DxD: A Dragon's Fate - The New Sekiryutei

di Xephil
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Life 0: Kuoh Academy ***
Capitolo 3: *** Life 1: Fine della tranquillità ***
Capitolo 4: *** Life 2: Diavoli e preti ***
Capitolo 5: *** Life 3: Notte di dolore ***
Capitolo 6: *** Newlife: Nuova vita ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo




Una bella e confortevole casa.
Una piacevole serata.
Una sorpresa inaspettata.
I volti gioiosi dei miei genitori.
La mia felicità.

Pensavo che la mia vita non avrebbe potuto essere più perfetta.

Pensavo

Ora non c’era più niente intorno a me.. niente se non il fuoco.. le macerie.. il silenzio...

Mi mossi tra le rovine di quella che fino a pochi minuti prima era la mia casa. Era tutto distrutto. Distrutto da una forza che non riuscivo neanche a comprendere. Che fino a poco fa stentavo addirittura a credere che esistesse.

Mi sbagliavo.

Camminai tra le fiamme che divoravano ciò che era rimasto dell’abitazione; il loro crepitare era l’unico suono che rompeva il silenzio altrimenti assoluto, ma non faceva altro che rendere l’atmosfera ancor più desolante e pesante.

Camminai meccanicamente. Il mio corpo si muoveva da solo. La mia mente era troppo confusa per dominarlo. Era spezzata. Si rifiutava di accettare la realtà.. io mi rifiutavo di accettare la realtà…

Ma i miei occhi me la mostravano, continuavano a fissare quello spettacolo raccapricciante. Provai a chiuderli, invano. Continuavo a vedere. E, nel contempo, nella mia testa si succedevano una dopo l’altra quelle immagini.. quelle orrende visioni...

Quelle persone ghignanti...

Quell’uomo dai lunghi capelli neri e gli occhi rossi...

Quelle ali nere da pipistrello...

Quell’esplosione...

Ed ecco che anche i suoni tornarono a rimbombare pesantemente nelle mie orecchie:

Quelle urla disperate.. mio padre che dice a me e mia madre di scappare...

Poi quelle luci arcobaleno...

Quella risata malefica...

Quel grido strozzato...

Camminai ancora per un po’ tra quelle rovine ardenti e fumanti e, infine, li vidi.

I corpi dei miei genitori riversi a terra. Immobili. Straziati.

Mi avvicinai ancora e vidi i loro occhi vuoti, privi del bagliore della vita che splendeva come un sole fino a pochi minuti prima.

Non riuscii a reggere a quella vista e caddi in ginocchio piangendo. Morti, pensai. No, non è vero! Gridai dentro di me. Mi rifiutavo di accettarlo, ma era inutile.
Ancora una volta, i miei occhi mi tradirono sbattendomi in faccia con violenza la dura realtà.

“Ehi, guardate! Qui ce n’è uno ancora vivo!”

Quella voce mi fece alzare la testa di scatto. Vidi una figura umana a pochi metri da me, o meglio quasi umana. La coppia di ali da pipistrello che spuntavano dalle sue spalle mi terrorizzarono ancora di più.

Nel giro di qualche secondo altre due figure si erano avvicinate alla prima. Tra le fiamme, il fumo e le lacrime che soffocavano i miei occhi non riuscivo a distinguerle chiaramente, ma riuscivo sempre a vedere quelle dannate ali.

“Com’è possibile? Il capo si è occupato personalmente di far fuori questi pezzenti! Possibile che gli sia sfuggito proprio un moscerino come quello?”

“A quanto pare anche il grande Zamiel ogni tanto può fallire!”

“Zitto! Sei pazzo? Non dire cose del genere con tanta leggerezza! Se lo venisse a sapere, il capo non esiterebbe un secondo a squartarti senza pietà!”

“Probabilmente ha avuto solo fortuna!”

“Dunque, che facciamo? Lo uccidiamo?”

“Ovvio, idiota! Il capo ha ordinato chiaramente che in questa città non deve sopravvivere nemmeno la più piccola forma di vita! Eliminiamo questo moccioso e andiamocene! Non ne posso più del mondo degli umani!”

Un istante dopo l’ultimo che aveva parlato balzò in avanti ad una velocità incredibile e mi colpì con un calcio così violento da farmi volare all’indietro. Sentii la mia schiena sbattere contro qualcosa di solido e un tremendo dolore mi pervase tutto il corpo. Urlai di dolore, ma quelli, per tutta risposta, risero.

“Sentite come squittisce quel topolino! Troppo divertente! Non uccidiamolo subito! Godiamoci questo momento!”

Malgrado il dolore mi sforzai ad aprire le palpebre. La mia vista era ancor più offuscata di prima, ma riuscii a vederli avvicinarsi a me, i volti contratti in ghigni sadici, le mani sollevate nelle quali stava comparendo una luce multicolore, le ali che fremevano come eccitate nell’aria.

Poi, l’ultimo dei tre, che stava passando accanto ai corpi dei miei genitori per raggiungermi, invece di scavalcarli, li calciò via in malo modo. Come spazzatura.

Dentro di me qualcosa cambiò.

Il dolore, la sofferenza, la paura. Svanirono tutte in un istante, rimpiazzate da qualcosa di molto più forte...

Un odio smisurato. Una rabbia senza confini.

Avevano distrutto la mia casa. La mia città.
Avevano ucciso i miei amici. I miei genitori.
E ora volevano uccidere anche me.
Avevano distrutto la mia vita.. e ridevano, come se fosse stato un gioco.

Non li avrei mai perdonati, né loro né quel loro capo chiamato Zamiel. Dovevano morire. Volevo ucciderli con tutto me stesso.

Sfoggiando una forza che non sapevo di avere, o forse, non avevo mai posseduto fino ad allora, mi alzai e li guardai. Davanti ai miei occhi trasudanti ira, perfino quei mostri alati parvero spaventarsi.

“Maledetti.. maledetti.. MALEDETTI!” Urlai con tutto me stesso. “LA PAGHERETE!”

D’istinto, come guidato da una forza interiore, misi avanti la mano destra aperta, il palmo rivolto verso di loro.

“ANDATE ALL’INFERNO!!!!!”

La mia frase fu accompagnata dal rilascio di una fortissima luce rossa dal mio braccio alzato che avvolse quegli esseri alati prima che potessero reagire. Poterono solo urlare davanti a quel fenomeno inaspettato.
Quando la luce si dissolse rimasi sconvolto. I tre erano stati completamente spazzati via da quella luce misteriosa, insieme a buona parte degli edifici alle loro spalle, ormai anch’essi privi di vita al loro interno. E sulla mia mano.. vi era ora una sorta di guanto rosso che sembrava fatto di squame d’acciaio e presentava un grosso gioiello verde incastonato sul dorso. “Ma che cosa..?”

Così è lui il mio nuovo possessore... Sono sorpreso che un moccioso sia già riuscito ad invocare ed usare il mio potere con tanta facilità ed efficacia…

Quella voce che sembrava provenire dal nulla mi spaventò. “Chi sei?”

Cosa? Sei in grado di sentirmi?” La sorpresa che avevo percepito nel suo tono si era intensificata. Sembrava davvero sconvolto che potessi sentirlo.

Non ce la feci più. Troppe cose erano successe quel giorno. La mia vita era stata distrutta in un colpo e strani fenomeni continuavano ad accadermi intorno. Era esasperante.
“Da dove mi parli? Dove sei? Sei con quei tipi, per caso? Se è così, fatti vedere e giuro che faccio fuori anche te!”

La rabbia che provavo mi dava coraggio, nonostante il mio smarrimento. Alzai il braccio con il guanto come se fosse stato un’arma, aspettando che il proprietario di quella voce si mostrasse.

Kukuku... Sei un tipo interessante, ragazzino. Non si può dire che ti manchi la grinta. Mi piace molto questo tratto nei miei possessori.

Il suo tono era passato da sorpreso a divertito. Prima che potessi chiedergli spiegazioni, parlò di nuovo: “Concentrati su quel guanto rosso. Prova a immaginare di voler vedere cosa c’è all’interno di quel gioiello e desideralo con tutto te stesso. Mi raccomando, dovrai metterci la tua stessa anima o non funzionerà.

Per quanto confuso eseguii, spinto più da curiosità che altro. Chiusi gli occhi e mi concentrai intensamente desiderando di vedere cosa c’era dentro quel gioiello così bello e al contempo misterioso. Per qualche secondo non successe niente, ma poi ebbi l’impressione di stare fluttuando nell’aria e aprii gli occhi.
Per poco non ebbi un infarto. Mi trovavo sospeso in un enorme spazio completamente invaso da gigantesche lingue di fuoco e fiamme e, in mezzo ad esse, si ergeva davanti a me un immenso drago rosso occidentale con enormi ali, denti e artigli affilati e due occhi verdi che mi fissavano con un misto di sorpresa e interesse.

[Così sei riuscito sul serio ad arrivare qui. Sono sinceramente stupito.]

Non sapevo se essere più confuso o spaventato. Da dove era spuntata fuori una creatura tanto terrificante?
“C-chi sei tu? C-cosa vuoi da m-me?”

[Io sono uno dei due Draghi Celesti, chiamato anche Welsh Dragon e Sekiryutei. Il mio nome è Ddraig.]

“Sei un d-drago?”

[…..È quello che ho appena detto.]

“Vuoi m-mangiarmi?”

Ddraig rise rumorosamente. [Ma che idee ti vengono?! Ah, il solito preconcetto da due soldi di voi umani… Non preoccuparti: non posso e non ho alcuna intenzione di mangiarti e, anche se potessi, non lo farei. Un bambino piccolo e magro come te sarebbe un ben misero pasto.]

Non potei non tirare un sospiro di sollievo. Di solito mi irritava l’essere definito piccolo, ma in quella situazione decisi di non replicare. Era meglio non innervosire una bestia simile, anche se non sembrava avere cattive intenzioni.
Lo guardai meglio e non potei che restarne ammirato: era una creatura davvero maestosa. Mi erano state raccontate spesso storie fantastiche sui draghi e me li ero sempre immaginati come bestie fantastiche, ma la realtà superava ogni mia più fervida immaginazione. Era terrificante, ovvio, ma nel contempo bellissimo. Una fiera e possente belva che nemmeno la natura, per quanto inimitabile nel generare la vita, sarebbe riuscita a replicare. Ero così estasiato che, per un po’, fui in grado di non pensare ai raccapriccianti eventi che si erano verificati solo pochi minuti prima.

Ddraig dovette probabilmente accorgersi del mio sguardo incantato perché chiese: [Qualcosa non va?]

“No, niente.. pensavo solo che non avevo mai visto un drago vero e sei ancora più maestoso di quanto credessi!”

Parve confuso. [Non hai più paura di me?]

“Certo che ne ho, chi non ne avrebbe? Tuttavia sei anche una creatura incredibile e potente come nessun altra, perciò non posso non essere ammirato!” Risposi sinceramente.

Il drago rimase interdetto per qualche secondo, poi rise di nuovo. [Nessuno mi aveva mai parlato così! Sei un tipo davvero divertente, piccoletto!]

Per un secondo sorrisi anch’io. Poi, mi vennero in mente diverse domande e iniziai a tempestarlo: “ A proposito, dove siamo? Come sono finito qui? E cos’è questo guanto? C’entra qualcosa con te, vero? E quei tizi alati chi erano? Come ho..?”

[Piano, piano, ragazzino! Una domanda alla volta!] Fece un profondo respiro. [Per farla in breve, io sono lo spirito che risiede in quel guanto, il Boosted Gear, e ora ci troviamo all’interno di esso. La tua anima è giunta qui quando ti sei concentrato su di esso e hai desiderato di vedermi.]

“Perciò è come se parlassi con te tramite la mia anima?”

[Sei perspicace, ragazzino. Sì, è esatto. Ora stiamo comunicando con le nostre anime.]

“Chi erano quelle creature che hanno ucciso.. hanno ucciso...” Non riuscii a continuare. Nella mia mente le terribili immagini dei corpi senza vita dei miei genitori avevano ripreso a susseguirsi ininterrottamente. Senza quasi rendermene conto, stavo di nuovo piangendo.

[Quelli erano diavoli. Esseri provenienti dall’Inferno e nemici giurati del Dio della Bibbia e degli angeli. Non so perché abbiano attaccato e distrutto la tua città, ma tu ti sei salvato solo grazie ai tuoi genitori e al mio aiuto.]

“A-allora i miei genitori.. s-sono davvero.. sono..?”

[I tuoi genitori sono morti. I diavoli li hanno uccisi. Mi dispiace, ragazzino.]

Non dissi altro. Urlai e piansi disperato.
Fino a quel momento avevo continuato a sperare che fosse tutto un incubo, un brutto sogno da cui mi sarei risvegliato da un momento all’altro vedendo accanto mia mamma che mi accarezzava la testa e mi diceva di non preoccuparmi.. ma adesso.. con quelle parole…

Quasi non mi accorsi che Ddraig stava di nuovo parlando: [Devi essere coraggioso. Dovrai imparare a cavartela da solo da ora in poi. Bè, non proprio da solo...] Lo fissai incuriosito e mi sembrò di scorgere una parvenza di sorriso sul suo muso dentato. [Ti aiuterò io. Dopotutto sei il mio possessore e io ci tengo che i miei possessori sopravvivano e diventino forti. In caso contrario, inoltre, il Bianco riderebbe di me…]

Non capii di che parlasse, ma al pensiero di non essere rimasto del tutto solo mi sentii leggermente sollevato. Cercai di reprimere le lacrime, poi un pensiero mi balenò in mente: “S-sei stato tu a uccidere i d-diavoli prima, v-vero?”

[Non proprio. Quello era il mio potere, certo, ma sei stato tu ad evocarlo. Io rimango in uno stato di letargo all’interno dell’anima del mio possessore finchè quest’ultimo non riesce ad usare i miei poteri per la prima volta, intenzionalmente o non. Io posso farmi sentire o intervenire solo da quel momento in poi. Anche se devo ammettere che mi hai sorpreso: nessuno è mai riuscito ad usare i miei poteri, seppur in minima parte, ad una così tenera età, né tantomeno a parlare con me. La tua affinità con i draghi dev’essere davvero elevata.]

Rimasi sorpreso. “Q-quella era solo una p-parte dei tuoi poteri?”

[Certamente!] Sembrava offeso. [Credi che il mio potere sia tutto lì? Ti informo che, se sviluppata al massimo, la mia forza è in grado di uccidere anche Dio o Satana!]

Incredibile, pensai. Quasi subito un altro pensiero, più oscuro, mi attraversò la mente. Mi asciugai le lacrime dagli occhi e mi sforzai di riprendere la calma.
Allora dissi: “Vorrei imparare ad usarlo. Vorrei che tu mi addestrassi, Ddraig.”

Il drago inclinò la testa da un lato. [Stai pensando di vendicarti?]

Era evidente, la mia rabbia era palpabile, per cui non feci niente per negarlo. “Si. Anche se sono ancora sconvolto, mi ricordo che c’erano molti altri diavoli oltre a quelli che ho ucciso. E quello che chiamavano capo.. Zamiel... Sono dei mostri. Hanno ucciso delle persone innocenti senza pietà.. i miei amici.. i miei genitori... Voglio vendicarmi. Voglio fargliela pagare a tutti coloro che hanno rovinato la mia vita!”

[Zamiel è un diavolo molto potente, perfino io devo riconoscerne la forza. Inoltre, i diavoli che sono ai suoi ordini e hanno attaccato la tua città sono molti. Se vorrai vendicarti, dovrai prepararti a vivere una vita di guerra. Una vita in cui dovrai uccidere per sopravvivere e abituarti all’idea di poter essere attaccato ogni singolo giorno. Una vita in cui avrai molti nemici e forse nessun amico. Comunque, tanto per la cronaca, t’informo che i possessori di Sacred Gear non hanno mai vissuto una vita serena.]

“Sacred Gear?”

[Oggetti dotati di abilità straordinarie creati dal Dio della Bibbia. Solo gli esseri umani possono usarli e li acquisiscono fin dalla nascita, ma solo col tempo apprendono della loro esistenza. Tra questi ve ne sono tredici molto più potenti degli altri chiamati Longinus. Quel guanto, il Boosted Gear, è uno di questi.]

“Allora tu sei più potente di Zamiel e dei suoi seguaci, giusto?”

[Ovviamente!]

“Perfetto. Non m’importa cosa comporterà la mia scelta. Voglio imparare ad usare il tuo potere, Ddraig. Farò qualsiasi cosa, ma lo voglio. Altrimenti non sarò mai in pace con me stesso per aver lasciato quegli assassini in circolazione dopo tutto quello che hanno fatto.” Realizzai un’altra cosa. “E comunque ormai sono segnato: ho già ucciso dei diavoli, perciò è solo questione di tempo prima che mi vengano a cercare. Non ho scelta se non quella di diventare più forte e andare avanti.”

Lo fissai negli occhi e Ddraig dovette capire che facevo sul serio perché annuì. [Allora così sia. Da oggi siamo compagni. Ti addestrerò per diventare forte e usare il mio potere, ma ti avverto: non sarà affatto facile! Perciò, preparati, ragazzino!]

Sorrisi alle sue parole, ma l’ultima m’indispettì. “Non mi chiamo < ragazzino >! Il mio nome è Zayden!” Allungai una mano. “Piacere di conoscerti, Ddraig. Anzi, compagno.”

Il mio gesto lo lasciò interdetto, ma poi sembrò sorridere. [In tal caso piacere, Zayden.] Alzò una delle sue enormi zampe e chiuse le dita lasciando fuori solo l’indice, dopodiché avvicinò l’artiglio -grande solo quello almeno il doppio del mio braccio- alla mia mano perché potessi stringerlo. [Anzi, partner.]




Salve a tutti minna!! Sono tornato!!

Come potete vedere, dopo Bleach e mentre sto scrivendo un crossover tra Devil May Cry e Claymore con la mia amata Fedra-chan <3 (che consiglio vivamente e potete trovare, nel caso vogliate leggerlo, qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3371258&i=1), ora mi cimento con HighSchool DxD! :D
Anticipo subito che a me piace molto l'opera in sè, soprattutto per l'idea originale di portare al suo interno tutte le vare mitologie esistenti, che io personalmente adoro tutte, e per la presenza dei possessori di Sacred Gear, che sono i miei preferiti perchè mi piace che anche agli umani siano date armi per rivaleggiare con gli esseri sovrannaturali e potere quindi prendere a calci in culo quelli che li deridono perchè troppo deboli... XD Tuttavia, devo anche dire che non mi piace affatto il fatto che il protagonista sia un pervertito incallito e senza speranza e l'enfasi eccessiva che viene posta sul lato ecchi e sul debole delle ragazze per lui (debole che, però, nella maggior parte dei casi, non ha un motivo logico) senza che, come sempre, ci sia un vero e proprio cambio degli eventi se non qualche piccola e insignificante effusione. Cioè.. mi fate capire che senso ha circondare qualcuno con stupende ragazze innamorate se poi non solo non sa starci dietro, ma neppure ci combina niente pur proclamandosi un pervertito e pur nutrendo sentimenti sinceri per loro?! Non ha un c***o di senso!!
A parte questo anche molti eventi della trama e le evoluzioni dei personaggi procedono spesso in modi non molto interessanti a mio parere (soprattutto sempre quel pirla del protagonista.. XD)... Malgrado tutto, ne sono stato così preso che ho avuto una gran voglia di scriverci una fanfic sopra e, quindi, eccomi qui!! Come potete vedere, ho sostituito Issei con un nuovo protagonista da me creato e che ha avuto un passato molto più difficile di lui. Per questo e molti altri motivi che si scopriranno in seguito, a differenza dell'originale, il mio Zayden sarà quello che io considero un vero guerriero Sekiryutei, duro, forte, determinato, spavaldo e combattivo ma anche buono, generoso, nobile, leale e molto altro e avrà quindi anche rapporti diversi con le ragazze, tuttavia non mancheranno le romance.. ;) soprattutto, il suo rapporto con Ddraig sarà diverso da qualunque altro suo possessore.
Per saperne di più, restate con me, godetevi la lettura e, se vi va, lasciatemi una recensione positiva/negativa, anche piccola! Sono sempre più che apprezzate!!
Ci si risente tra due settimane!!
Ja na minna!!!

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Capitolo 2
*** Life 0: Kuoh Academy ***


Life 0: Kuoh Academy



Undici anni dopo…
 
 
DRIIIIIIIIIIIIIIINNNNNNNNNNNNNNN
 
Il trillo della sveglia. Quell’odiosissimo rumore che strazia i timpani peggio delle unghie sulla lavagna e ti tira fuori a forza dall’ammaliante mondo di Morfeo.
Non l’ho mai sopportato.
 
Quella mattina non era un’eccezione, dunque, con un gesto brusco, la spensi.. o meglio, colpii il pulsante di stop con tanta forza che il display s’incrinò e la porticina posteriore in cui s’inserivano le batterie saltò via. Guardai la sveglia e, osservando lo schermo spegnersi, pensai che probabilmente non avrebbe più potuto disturbarmi. Mai più.
Bè, in fondo se lo meritava.
 
“Stavo facendo un bel sogno” mi ritrovai a borbottare, quasi a voler giustificare il gesto sciocco e distruttivo appena compiuto.
 
[Non è la prima volta che ne rompi una per questo motivo. Però, ti consiglierei di evitarlo da ora in poi. Non credo che ti piaccia comprare una sveglia nuova una settimana si e una no e non ti è nemmeno conveniente.]
 
Quella voce era provenuta dal nulla, ma ormai c’ero fin troppo abituato. “Buongiorno a te, Ddraig” risposi ridacchiando.
 
[Di nuovo i tuoi genitori?]
 
M’incupii. “Li vedo che sorridono e mi tengono per mano. Io ho ancora otto anni. Camminiamo insieme lungo il mio vecchio quartiere.. diretti alla nostra casa. O meglio, a quella che era la nostra casa. Non è la prima volta che lo sogno, ma ogni volta prego di non svegliarmi. Che il sogno si tramuti in realtà. E invece poi, ogni volta, quell’odioso trillo mi riporta coi piedi per terra.” Sbuffai spostando le coperte e mettendomi a sedere sul letto. “Quanto vorrei poter controllare i sogni…”
 
[Forse ti sembrerò indelicato, ma sai che non devi ancorarti al passato, né tantomeno impantanarti nei sogni. Per quanto possano essere belli, sai bene che essi non potranno mai sostituire la vera realtà. Per come la vedo io, sono solo un inganno, un modo per trovare la felicità là dove non esiste più. Un piacere temporaneo e illusorio, niente di più. Non inseguirli. Non farne un’ossessione.]
 
Sospirai. Facile dirlo per lui.
 
[Guarda che vedo benissimo i tuoi pensieri. Te ne sei dimenticato, partner?]
 
“Certo che no, compagno. Solo.. non sempre si possono controllare i propri pensieri, lo sai bene. Comunque.. ti ringrazio per la premura, ma sai che non devi preoccuparti: non sono così infantile da farmi dominare dai fantasmi del passato.”
 
Ddraig sembrò rilassarsi. [Lo so. Ora muoviti. Sai che non devi fare tardi il primo giorno, soprattutto se in una nuova scuola.]
 
Sbottai: “Ma chi sei? Mio padre? Non rompere, è snervante! Torna a dormire piuttosto, tu che puoi farlo!”
 
Probabilmente aveva colto il sarcasmo nelle mie ultime parole, ma non mi rispose. Dopo un paio di secondi di silenzio lo sentii russare.
 
“Ma che tipo! Mi ha preso alla lettera! Dannato…”
 
[Ti ho sentito…] E riprese a russare.
 
Lasciai perdere. Mi alzai dal letto e, dopo averlo accuratamente rifatto, mi lasciai cadere a terra prono iniziando una serie di flessioni; ne feci una trentina per poi girarmi sulla schiena e fare altrettanti addominali. Negli allenamenti veri e propri faticavo molto di più, ma questi esercizi mattutini servivano solo per scrollarmi di dosso la sonnolenza residua, riscaldare e tenere così attivo il mio corpo.
Dopo aver finito mi diressi in bagno. Passando vicino alla mia scrivania, scorsi sulla sedia davanti ad essa l’uniforme della mia nuova scuola, arrivata proprio il giorno prima, e la afferrai svogliatamente.
Mi feci una rapida doccia e mi vestii con quegli abiti: un paio di pantaloni neri, una camicia bianca con righe verticali, un blazer nero dai bordi bianchi e un nastro dello stesso colore che avevo avvolto a fiocco sul colletto.
Mi esaminai allo specchio. Non erano male, ma l’idea di dover indossare abiti identici a quelli di tutti gli altri maschi della mia scuola non mi entusiasmava.
 
Saranno anche le regole tipiche degli istituti giapponesi, ma così l’originalità di ogni persona va davvero a farsi benedire, pensai.
 
Avvicinai il volto al vetro. I lunghi capelli lisci arrivavano quasi a sfiorarmi le spalle, dove diventavano più mossi e il loro colore castano sfumava in un ramato quasi scarlatto andando verso le punte, come una tinta mal riuscita; a mio parere, con gli anni, quel rosso è diventato sempre più intenso -chissà se c’entra il mio potere di drago-. I lineamenti del mio viso si erano fatti con il tempo e gli allenamenti più affilati e marcati e sotto il mento e sulle guance s’intravedeva un’ombra di barba. Un tipico aspetto fisico da diciannovenne insomma.. almeno in apparenza. Tuttavia la parte che mi era sempre piaciuta di più del mio corpo erano gli occhi, di un acceso verde smeraldo proprio come quelli di Ddraig -un altro effetto collaterale del mio potere, forse.. visto che da piccolo erano di un verde molto più scuro- ; li fissai per un po’ con un lieve sorriso, scorgendo anche una lieve traccia di occhiaie sotto di essi, per poi dirigermi in cucina, al piano di sotto. Consumai in fretta la colazione, afferrai la cartella e uscii di casa.
 
*
 
La Kuoh Academy era un grande edificio scolastico dall’aria piuttosto tranquilla e diviso in numerose sezioni. A quanto ho sentito, era originariamente un istituto privato femminile e solo qualche anno fa è diventato misto.
Non avevo mai pensato che sarei finito a frequentare un istituto di scuola superiore in Giappone. Prima frequentavo un liceo a New York, ma c’è stato un piccolo incidente di cui preferisco non parlare.. visto che ne sono il diretto responsabile.. ed esso è stato chiuso a tempo indeterminato...
Comunque, siccome la Kuoh Academy e la mia vecchia scuola avevano un forte legame, dovuto all’amicizia stretta in passato tra i loro rispettivi dirigenti, il preside della prima si è offerto di accettare nel suo istituto qualunque studente volesse e avesse la possibilità di trasferirsi, salvando così i mesi scolastici già trascorsi e dando l’opportunità di continuare l’anno scolastico. Non molti studenti accettarono, chi per un motivo chi per un altro, ma della mia classe io fui l’unico.
Certo, il cambio di ambiente e lingua era notevole, anche per il fatto che ero passato da un continente ad un altro, ma in fondo mi era abbastanza indifferente dove studiavo. Mi era sufficiente che vi fossero degli insegnanti competenti e mi avevano garantito che lì lo erano.
 
Quando mi hanno offerto di venire in questo istituto, inoltre, mi avevano detto che avrei potuto seguire per i primi mesi delle lezioni private in inglese, mentre nel contempo alcuni insegnanti mi avrebbero insegnato la lingua giapponese per permettermi di unirmi più tardi alla classe vera e propria senza rimanere indietro sul programma. Molto gentile da parte loro, ma inutile dal momento che non mi era affatto piaciuta come prospettiva, anzi, il mio handicap linguistico e il mio naturale desiderio di conoscenza mi avevano dato uno stimolo per imparare in fretta una nuova lingua.
Per questo, prima di venire qui, avevo studiato la lingua giapponese ogni giorno dei due mesi che avevano anticipato il mio trasferimento in questo Paese. Quasi 24 ore al giorno per due interi mesi.. un vero incubo.. ma alla fine ero riuscito a imparare il giapponese piuttosto bene, al punto che riuscivo a parlarlo, leggerlo e scriverlo con una certa fluidità. D’altronde, visto che conoscevo e sapevo parlare ben quattro lingue –inglese, italiano, spagnolo e tedesco-, impararne una nuova non era di certo una novità. L’unica difficoltà era stata il tempo, ma per fortuna ero riuscito a gestirlo bene. Certo, non ero ancora bravo come con le altre quattro lingue, ma la mia conoscenza attuale era più che sufficiente per comunicare fluidamente e restare al passo con le lezioni. L’avrei perfezionata con il tempo.
 
Per questo, quando arrivai alla mia nuova classe e la professoressa mi presentò agli altri studenti, fui in grado di capire perfettamente le sue parole: “Oggi abbiamo un nuovo studente. Ha dovuto trasferirsi qui dall’istituto Lincoln degli Stati Uniti a causa di un incidente avvenuto poco tempo fa, perciò non sorprendetevi per l’insolito periodo dell’anno.”
 
Squadrando la classe contai 19 ragazze e 6 ragazzi. Degno di un ex-istituto femminile.
 
M’inchinai e presentai secondo le usanze giapponesi che avevo imparato. “Mi chiamo Zayden Ward. Piacere di conoscervi. Per favore, abbiate cura di me.”
 
Tutti mi osservarono piuttosto incuriositi, probabilmente per il fatto che sono l’unico occidentale in questa classe e, ci avrei scommesso, per il colore dei miei capelli. Chissà quanti staranno pensando che me li tingo.. Bah.
Se però i maschi avevano solo uno sguardo curioso, le femmine invece mi guardavano anche con un certo interesse, ma non era certo la prima volta -modestia a parte, ho sempre avuto un moderato successo con l’altro sesso!-.
Andai a sedermi nel posto indicatomi dalla professoressa e, almeno per le prime ore, mi limitai a guardare fuori dalla finestra prestando poca attenzione alle lezioni. Non fraintendete, non sono un pusillanime, anzi, ho sempre avuto ottimi voti, ma dovevo ancora abituarmi a quel nuovo ambiente scolastico.
 
 
Alla pausa pranzo decisi di uscire dalla classe e farmi un giro per l’istituto per trovare un posto tranquillo dove mangiare e nel contempo esaminarlo meglio. Non feci però in tempo a uscire che un gruppetto di ragazze della mia classe mi circondò iniziando a tempestarmi di domande con un entusiasmo a dir poco soffocante.
 
“Che capelli particolari! Come mai te li tingi, Ward-kun?”
 
Come prevedevo, la prima domanda che mi era stata rivolta riguardava i miei capelli -che novità!-.
 
“No, non li tingo. Ce li ho così dalla nascita. Non ne so il motivo.”
 
“Uao! Ma pensa! Sono davvero insoliti!”
 
“Però, chissà perché, ti stanno proprio bene così!” aggiunse una ragazza che sembrava avere un’aria più maliziosa delle altre.
 
“Cos’è successo nel tuo precedente istituto?” chiese un’altra.
 
“Storia lunga. Preferisco non parlarne.” Come se potessi rivelar loro una cosa simile!
 
“Allora..?”
 
Mi alzai e con due parole liquidai le altre domande per poi uscire. Che liberazione! Non ho mai sopportato la gente invadente.
 
Girai per un po’ la scuola e alla fine mi sedetti in un punto del giardino vicino al campo sportivo per potermi gustare il bento che mi ero preparato la sera prima. Non era affatto male come istituto in fin dei conti. Ben fornito, insegnanti apparentemente capaci, studenti tranquilli ma anche vivaci, qualche elemento di disturbo qua e là, ma in fondo quale scuola non li ha? E, soprattutto, niente esseri sovrannaturali, solo semplici umani. Non sarà male restare qui a studiare, mi dissi con un lieve sorriso.
Mangiando sentii delle urla estasiate e, voltandomi in quella direzione, vidi gruppetti di ragazze che fissavano ammirate due ragazze che camminavano attraverso il campo. Dopo qualche secondo realizzai che dovevano essere le cosiddette idol della scuola di cui avevo già sentito parlare: Rias Gremory e Akeno Himejima.
Erano entrambe studentesse del mio anno ed entrambe erano delle bellissime ragazze. La prima aveva lunghi capelli cremisi, un fisico mozzafiato e, da quanto avevo sentito, era la ragazza più popolare della scuola, sia per la sua bellezza che per la sua bravura e i suoi modi gentili e raffinati. La seconda era altrettanto bella e formosa con lunghi capelli neri legati in una coda di cavallo ed era la seconda ragazza più popolare della scuola per gli stessi motivi. Persino uno appena arrivato come me aveva sentito parlare di loro in ogni corridoio della scuola da gruppetti di ragazze e ragazzi letteralmente persi per loro. Avevo anche sentito che erano rispettivamente la presidentessa e la vicepresidentessa del Club di Ricerca dell’Occulto, ma ancora non mi ero informato sui vari club perciò non sapevo in che cosa consistesse.
Le due ragazze passarono vicino al campo sportivo dirette all’ingresso della scuola e, notandomi, mi salutarono con un sorriso gentile al quale io risposi sorridendo a mia volta e facendo un cenno del capo, dopodiché sparirono dentro la scuola, sempre inseguite da quelle comitive di fan sfegatate. Alla faccia della popolarità!
Finito di mangiare il mio bento, stavo per tornare in classe quando mi accorsi che un’altra ragazza mi si era avvicinata. Era più bassa di me di tutta la testa, con lunghi capelli corvini che le cadevano lisci fino ai fianchi, un fisico snello ma formoso e gli occhi viola; mi fissava tenendo le mani congiunte in basso e tremando un pochino. Sembrava davvero molto nervosa.
“Si? Devi dirmi qualcosa?” chiesi.
 
“E-ecco, Zayden-kun.. i-io.. p-probabilmente non mi hai ancora n-notata.. sono una delle tue c-compagne di classe.. mi c-chiamo Yuuma Amano.”
 
No, in effetti, non ti avevo notata. Non che abbia già osservato con precisione ogni singolo compagno di classe...
 
“I-io.. volevo d-dirti.. che mi.. mi.. p-piaci davvero molto!” Mentre sgranavo gli occhi dallo stupore, lei s’inchinò e con voce quasi supplichevole continuò: “Per favore, vorresti diventare il mio ragazzo?”
 
Cosa? Una bella ragazza mi si confessa in questo modo il primo giorno?! Ma che scherzo è questo?
No. Un momento. Questa situazione mi è familiare. Possibile che..?
Chiusi gli occhi e mi concentrai per un po’ su di lei, sulla sua aura. Dopo alcuni secondi realizzai.
 
Yuuma inclinò la testa di lato, visibilmente agitata. “T-ti ho forse fatto innervosire? Non v-volevo! I-io...”
 
Riaprii gli occhi e le sorrisi. “No, no, tranquilla, Yuuma. Sono solo sorpreso, non mi era mai successa una cosa così. Non ci conosciamo nemmeno.. come puoi esserti già innamorata? Un colpo di fulmine, forse?”
 
Lei sembrò agitarsi ancora di più. “N-non lo so di preciso! So.. so solo che c’è q-qualcosa di te che mi.. ha a-attratta subito! Ma.. f-forse non ti p-piaccio?”
 
Sembrò sul punto di versare alcune lacrime. Per un rifiuto che non è nemmeno arrivato? Fin troppo strano, come le sue motivazioni... Sì, mi sa che ci ho visto giusto.
Sospirai e le rivolsi un sorriso gentile. “Non è questo. Tu sei una ragazza molto carina, ma, dato che non ci conosciamo, non posso dirti di punto in bianco di sì... Però, se vuoi, questo weekend potremmo uscire insieme e conoscerci meglio. Magari potrei scoprire di essermi innamorato anch’io di te!”
 
Yuuma, che si era rabbuiata per un attimo, sfoggiò un sorriso raggiante. “Si! Si! Con vero piacere! Vedrai, Zayden-kun: mi farò amare da te!”
 
Sorrisi di nuovo. “Lo spero.”
 
In quel momento, il braccio destro mi pizzicò e, mentre tornavamo in classe, non riuscii a trattenere un ghigno.
 
*
 
La settimana trascorse abbastanza in fretta. Le lezioni si erano svolte come da programma e ormai avevo imparato diverse cose sul conto della scuola.
Come pensavo, non era affatto male.. tuttavia, a rompere quell’aria normale e serena, c’era sempre quell’anomalia che rispondeva al nome di Yuuma Amano. Per tutta la settimana aveva fatto di tutto per avvicinarsi di più a me e farmi affezionare a lei; si era dimostrata una persona molto dolce e gentile, disponibile ad aiutarmi e a informarmi su quante più cose possibili riguardo l’accademia e la città stessa.
Molte delle ragazze della mia classe, come anche tutti i ragazzi, erano molto gelosi quando ci vedevano insieme, già così legati malgrado ci fossimo conosciuti solo da pochi giorni. In particolare le ragazze sembravano seccate dal fatto che avessi già quella che poteva ormai dirsi a tutti gli effetti una fidanzata.
Anche se mi era difficile ammetterlo, sarebbe piaciuto anche a me pensarlo…
 
Giunse finalmente il giorno del nostro primo appuntamento.
Prima di uscire mi vestii con un paio di jeans blu, una camicia bianca con sopra un maglione nero leggero e un paio di scarpe nere e rosse; inoltre, m’infilai due anelli sulla mano destra, uno azzurro sull’indice e l’altro bruno sull’anulare, e uno argenteo sul pollice della mano sinistra, tutti con raffigurati sopra dei curiosi simboli simili a rune, oltre ad infilarmi sul medio della sinistra un ditale metallico tipico di un rockettaro dark: a scaglie e terminante in una punta aguzza, simile all’artiglio di un rettile. Osservai gli anelli e il ditale per un secondo e un ghigno mi attraversò la bocca per un breve istante.
Mi diressi al luogo dell’appuntamento e trovai Yuuma che già mi aspettava. Indossava una maglietta bianca e una gonna corta nera.
Appena mi vide, mi corse incontro abbracciandomi con un gridolino di gioia. “Finalmente è il giorno!” esclamò raggiante. “È il nostro primo appuntamento!”
 
Ricambiai l’abbraccio. “Già. E sono sicuro che sarà indimenticabile.”
 
Staccandosi da me la sua attenzione fu catturata dal mio ditale, unica nota stonata del mio abbigliamento. “Come mai indossi un oggetto simile?”
 
“Mi piace. Mi fa pensare all’artiglio di un predatore. Gli animali predatori sono i miei preferiti. Lo metto sempre quando esco, ma evito di portarlo a scuola perché sicuramente mi riprenderebbero.”
 
Lei ridacchiò. “Sei proprio un tipo curioso, Zayden-kun! Ma mi piaci così!”
 
La ringraziai e le porsi un braccio invitandola a seguirmi.
 
Grazie a lei ma non solo, mi ero informato sulla città durante la settimana, così fui in grado di destreggiarmi abbastanza bene durante il nostro appuntamento. Visitammo diversi negozi parlando nel contempo del più e del meno, pranzammo in un ristorante che avevo già visitato più di una volta in settimana e del quale avevo apprezzato molto sia la cucina che l’atmosfera interna, molto cordiale e serena, e, nel pomeriggio, ci spostammo in un parco lì vicino dove passammo il tempo a parlare, ridere e scherzare girando per le stradine o dondolandoci sulle altalene.
Era stata una giornata davvero intensa ma piacevole, al punto che quasi non mi accorsi che il sole iniziava a tramontare. In quel momento Yuuma mi prese per mano e mi portò nella zona più deserta e tranquilla del parco, dove nessuno, come disse lei stessa, avrebbe potuto disturbarci.
Quelle parole fecero scattare qualcosa in me. Forse il momento era giunto…
 
“Mi sono divertita molto oggi” mi disse con un gran sorriso.
 
“Già.. anche a me questa giornata è piaciuta molto.”
 
Lei mi guardò dritto negli occhi e il suo sorriso divenne ancora più dolce. “Senti, Zayden-kun.. potrei chiederti un favore?”
 
“Dimmi.”
 
“Potresti fare una cosa per me?”
 
Sì. Il momento era decisamente giunto. “Certo, qualsiasi cosa!”
 
Yuuma ridacchiò. Poi aprì la bocca:
 
“Potresti morire per me?”
 
L’atmosfera gelò immediatamente a quelle parole. Anche perché a pronunciarle.. ero stato io.
 
Yuuma mi guardò attonita. Il suo sorriso era completamente svanito. “Cosa hai..?” La sua voce era scesa di un’ottava ed era diventata molto fredda. Irriconoscibile.
 
La conferma che aspettavo. Inclinai la testa da un lato e, sfoggiando un sorriso palesemente falso, ripetei: “Potresti morire per me? Non era quello che stavi per chiedermi? Eh, Yuuma Amano? O dovrei dire.. angelo caduto?”
 
A quelle parole divenne ancor più sconvolta, ma quando parlò il suo tono era tornato dolce come prima: “N-non so di che p-parli.. Zayden-kun, che s-stai..?”
 
Sta provando a fare la finta tonta dopo che si è palesemente rivelata? Patetico.
 
“Falla finita. È tutta la settimana che mi concentro sulla percezione della tua aura per confermare i miei sospetti e so bene che cosa sei. Perciò, getta la maschera, angelo caduto!”
 
Dopo quelle parole dovette capire che non sarebbe servito a nulla mentire ancora.
Difatti, il suo volto divenne freddo e minaccioso e dal suo corpo iniziò ad uscire un’aura scura. I suoi vestiti si trasformarono completamente diventando un completo sadomaso, mentre dalla sua schiena spuntarono due ali ricoperte di piume nere. “Sono l’angelo caduto Raynare” disse. “Sei stato bravo ad accorgerti della mia vera identità. Come hai fatto?”
 
“Non sei la prima a farmi questo giochetto.”
 
“Che vuoi dire?”
 
“Non ci arrivi da sola? So bene perché mi hai attaccato: ti hanno informato che ho una Sacred Gear pericolosa, che per questo dovevi tenermi d’occhio e, se necessario, eliminarmi. Fuochino?”
 
Raynare non rispose, ma la sua espressione sorpresa era più che eloquente.
 
Continuai: “Sono ormai undici anni che sfuggo a tentativi di cattura o assassinio da parte di diavoli o angeli caduti, dunque ho acquisito una certa esperienza a sfuggire da essi. E, tra questi tentativi, ve ne fu uno che vedeva una giovane ragazza cercare di adescarmi come hai fatto tu. Un’altra donna angelo caduto, per la precisione. Quella volta me la sono vista davvero brutta, ma per miracolo mi sono salvato. Da allora presto molta attenzione alle persone che vogliono avvicinarsi a me. Quando tu ti sei ‘dichiarata’, ho avuto un vero e proprio deja vu: stesse identiche parole di quel giorno, stessa identica situazione. Perciò, mi sono concentrato sulla tua aura finchè non ho percepito quella sgradevole sensazione tipica dell’aura degli angeli caduti. Lasciatelo dire: voi donne angelo caduto non avete fantasia. Davvero non sapete inventare di meglio del classico cliché della finta ragazza innamorata? E io che credevo che le donne fossero tendenzialmente più intelligenti degli uomini... Ah bè, le eccezioni esistono sempre.”
 
Raynare divenne livida dalla rabbia. “Ti prendi gioco di me, umano?”
 
Io invece ero calmissimo. “Affatto. Dico solo il mio sincero pensiero.”
 
“Non ti capisco. Perché sei stato al gioco se mi avevi scoperto?”
 
“Per lo stesso motivo per cui tu ti sei finta innamorata di me e mi hai chiesto di uscire insieme prima di volermi uccidere.” La fissai negli occhi ghignando. “Perché era divertente. Farti credere che avevi la situazione in pugno, quando invece ero io a tenere i fili dell’intera faccenda. Non puoi immaginare che soddisfazione mi stiano dando le tue espressioni! Impagabili! Ahahah!”
 
A quel punto una forte aura oscura emerse dal corpo di Raynare facendo vibrare l’aria circostante. “Tu, un misero essere umano, osi farti beffe di me?! Prendermi in giro in questo modo.. nessuno mi ha mai umiliata tanto! Maledetto, maledetto! Ti ucciderò qui e subito e cancellerò quello stupido ghigno dalla tua faccia!”
Detto questo, creò una lancia che sembrava fatta di luce viola solidificata nella sua mano destra e me la scagliò addosso rabbiosa.
 
Povera illusa. Come se non avessi già affrontato un angelo caduto.
Alzai la mano sinistra e generai uno scudo di luce rossa davanti al mio corpo che respinse l’attacco.
 
Raynare rimase sconvolta. “Sai usare la magia?”
 
“Spiacente. Dovrai fare di meglio per battermi!”
 
“Dannato!” E mi lanciò contro altre lance di luce, ma ognuna di esse impattò contro il mio scudo senza scalfirlo minimamente.
 
“Attacchi come questi non mi fanno neanche il solletico! Impegnati di più!”
 
La mia provocazione la fece solo infuriare di più. Stava perdendo il controllo e, di conseguenza, abbassando la guardia. Perfetto!
Creò l’ennesima lancia di luce, ma, invece di scagliarla, prese il volo spostandosi alle mie spalle e tentando d’impalarmi. Quello che speravo: ruotando sui piedi con un movimento fluido, schivai la punta della lancia e mi ritrovai il suo fianco destro servito su un piatto d’argento. Alzai la mano destra e feci per colpirla.
In quel momento percepì un’altra aura accumularsi sopra di me e, d’istinto, mi buttai indietro evitando una lancia di luce blu che si conficcò nel terreno nel punto in cui, un istante prima, c’ero io. Mi rimisi in piedi con una capriola all’indietro e, guardando sopra di me, vidi un altro angelo caduto scendere dal cielo e mettersi accanto a Raynare. Questo aveva l’aspetto di un uomo di mezz’età con corti capelli neri, che indossava un impermeabile scuro e un cappello.
 
“Dohnaseek! Perché sei qui?” chiese Raynare tutt’altro che contenta.
 
“La stavi tirando lunga” replicò l’altro con calma. “Perciò gli altri mi hanno detto di venire a controllare che fosse tutto a posto e, a quanto pare, ho fatto bene.”
 
“Vi avevo detto che avrei giocato con lui prima di ucciderlo, perciò era naturale che ci mettessi tanto! Non vi fidate di me, forse? E, comunque, non mi serve il tuo aiuto!”
 
Uhhh. Nervosetta, eh? Ne approfittai: “Io credo che ti serva eccome il suo aiuto. Dopotutto.. sono stato io a giocare con te finora, l’hai dimenticato? Inoltre, nel caso non l’avessi notato, il tuo amico ti ha appena salvato il culo. Perciò, una mano in più non può che farti bene, mia cara Raynare!”
 
La donna mi guardò con un’espressione ancor più furiosa e un istinto omicida quasi palpabile. Ormai non c’era più niente in lei della dolce ragazza che era stata fino a pochi minuti prima. Meglio così: non mi sarei fatto alcuno scrupolo!
 
Raynare stava per attaccarmi di nuovo, ma Dohnaseek la fermò. “Visto che ormai sono qui è meglio se lo attacchiamo insieme. Questo tipo sarà anche un umano, ma da quello che ho visto non è uno sprovveduto. Si muove molto bene e sa usare la magia, inoltre, sappiamo che ha una Sacred Gear molto potente. Non dobbiamo prenderlo alla leggera. Non so se la sta usando già adesso, ma se lo affrontiamo insieme non riuscirà a contrastarci!”
 
Una buona analisi. Ma anche inutile. Questi due non hanno capito una cosa e io sarò felice di spiegargliela.
 
“Oh, state tranquilli! Non sto usando la mia Sacred Gear e nemmeno lo farò, quindi non preoccupatevi per quella!”
 
Raynare sembrò confusa. “Cosa vorresti dire?”
 
La fissai con un altro ghigno ancora più largo dei precedenti. “Che non mi serve la Sacred Gear per far fuori due angeli caduti di basso livello come voi.”
 
A quel punto anche Dohnaseek divenne livido. “Sei troppo arrogante, umano! Rimpiangerai amaramente la tua impudenza!”
 
Entrambi crearono una lancia di luce nelle loro mani e me le scagliarono contro. Le due lance s’intrecciarono a mezz’aria combinando i loro poteri.
Avrei dovuto impegnarmi un po’ più del previsto, ma poco male. Alzai di nuovo la mano destra e creai uno scudo più potente del precedente per bloccare il colpo. L’attacco fu respinto, tuttavia barcollai per il contraccolpo e i due angeli caduti ne approfittarono per scagliare altre lance.
La combinazione dei loro poteri li aveva resi di sicuro più potenti, ma le loro aure non si espandevano oltre un certo livello. Dunque era quello il limite della loro forza.
 
[Deludente] commentò di colpo Ddraig nella mia testa. Gli diedi ragione mentalmente.
 
Decisi di subire i colpi ancora per un po’. Se c’era una cosa che mi piaceva quando combattevo contro avversari troppo presuntuosi o superbi, era dargli l’illusione della vittoria per poi strappargliela di mano all’ultimo, così da minare il loro spirito e distruggere la loro volontà. Persa quella, un guerriero è già sconfitto.
Bloccai i vari attacchi con lo scudo e ad ogni colpo mi finsi sempre più stanco e debole. Vedendo ciò i due presero ad attaccarmi con maggior foga e io mi lasciai cadere in ginocchio simulando una stanchezza eccessiva e lasciando svanire lo scudo. Mi sorressi da terra con le mani e li guardai con aria fintamente esausta.
 
Raynare rise beffarda. “Ma come? Non fai più il gradasso adesso? Ci hai sottovalutati troppo, mio caro Zayden!” Si rivolse al compagno. “Voglio che soffra. Tagliagli gli arti, ma non finirlo. Quel piacere dev’essere solo mio!”
 
Dohnaseek ghignò annuendo. Poi partì all’attacco, una lancia di luce stretta in pugno.
 
Hanno abboccato all’amo. Bravi pesciolini.
 
Nel mentre, io accumulavo energia nella mia mano sinistra. La manipolai concentrandola e variando la sua forma attraverso il pensiero, mentre mormoravo: “Fulgor.”
Osservai compiaciuto i simboli incisi sul mio ditale illuminarsi e il metallo venire pervaso da una scarica elettrica.
Quando Dohnaseek fu a meno di un metro da me, scattai. Mi alzai rapido e balzai in avanti scagliando la mia mano sinistra verso di lui; nel contempo, rilasciai tutta l’energia accumulata.
 
Il resto accadde tutto in un secondo. Un lampo di luce. Il forte rumore di carne squarciata e ossa rotte. Un gemito strozzato di dolore. Uno di stupore.
 
Guardai sopra la spalla di Dohnaseek e fui compiaciuto nel vedere Raynare sgomenta mentre fissava la mia mano sinistra avvolta dai fulmini.. che sporgeva da un buco nella schiena del suo compagno. Gli avevo trapassato il torso.
Mi girai verso Dohnaseek, il quale sputava sangue e mi fissava incredulo. “C-come hai..?”
 
“Ho usato la magia per avvolgere la mia mano nell’elemento fulmine e aumentare così il suo potere perforante. Sul mio ditale sono incise delle rune che mi aiutano a richiamare e alterare gli elementi, così da facilitare il loro utilizzo.”
 
“C-cosa? M-ma chi.. s-sei.. tu?”
 
Alzai la mano destra e gliela appoggiai sul volto avvicinandomi al suo orecchio. Poi sussurrai una cosa a voce bassa perché Raynare non mi sentisse e sentii l’angelo caduto accanto a me fremere. Lo guardai di nuovo negli occhi, ora carichi di paura, e sorrisi. “Addio.”
 
Invocai di nuovo il mio potere magico, ma stavolta rilasciai dalla mano destra un vortice di fuoco che avvolse prima la testa, poi il corpo di Dohnaseek. Mentre questi urlava dal dolore, estrassi con uno strattone la sinistra dal suo petto e lo lasciai cadere a terra dove rimase a contorcersi per qualche secondo con le fiamme che gli divoravano le carni.
Nel giro di pochi secondi, dell’angelo caduto non rimase che cenere.
 
Guardai Raynare, ancora sconvolta, e alzai la mano sinistra insanguinata facendole cenno di avvicinarsi. “Ora tocca a te.”
 
La donna angelo caduto, però, non sembrava più così ansiosa di affrontarmi. Osservò la mia mano sinistra, poi la destra. “Allora non era solo per piacere. Quel ditale è un oggetto da combattimento! E scommetto che anche gli altri tuoi anelli servono a tale scopo!”
 
Ghignai di nuovo. “Hai vinto la scommessa, bellezza! E ora dimmi: ti va di ballare?” Iniziai ad avvicinarmi con le mani alzate, un’aura rossa che andava ad accumularsi in entrambe.
 
Raynare digrignò i denti. “Avevi previsto tutto.. dannato...” Fece un gesto e sotto i suoi piedi si generò un cerchio magico viola. “Ricorda queste parole: me la pagherai! Anche per il mio compagno! Me la pagherai molto cara!” E svanì nel nulla.
 
Abbassai le mani e sospirai. “Peccato.. stavo iniziando a scaldarmi…”
 
[Non preoccuparti, partner. Da quanto ho sentito, è probabile che vi rincontrerete molto presto] mi disse Ddraig.
 
“Già, hai ragione.”
 
Di colpo sentii un’altra presenza che si avvicinava. Non capii se era umana o no, ma era meglio non farmi vedere da nessun altro per quella giornata.
Appoggiai una mano per terra e richiamai il mio compagno: “Andiamo a casa, Ddraig.”
 
[Lascia fare a me!]
 
Un cerchio magico rosso, con simboli diversi da quelli di Raynare, si generò sotto i miei piedi ed emanò una luce che mi avvolse completamente. Chiusi gli occhi mentre sentivo la familiare sensazione di improvviso vuoto d’aria nello stomaco e, quando li riaprii, ero nella mia casa.. anzi, nel mio regno! Così mi piaceva definire la mia camera da letto, visto che era il mio luogo casalingo preferito.
Mi guardai intorno: una stanza quadrata abbastanza grande con un letto a due piazze appoggiato con lo schienale sul muro opposto alla porta d’entrata –lo so che vivo da solo, ma mi sento più comodo a dormire su un letto grande-, una scrivania alla parete opposta, un largo armadio posto nell’angolo a sinistra del letto e un comodino alla sua destra. Sul muro est era attaccato uno schermo TV ultrapiatto Sony da 36 pollici con collegata una PlayStation 4 –ognuno ha la propria consolle personale, no?-, mentre quello opposto aveva una libreria piuttosto fornita e, accanto ad essa, era appesa una magnifica o-katana con il fodero nero lucido e decorato da motivi serpentini dorati. Tutto in ordine.
 
Mi sedetti un attimo sul letto. “Che giornata! E io che quando sono arrivato qui credevo che avrei avuto un soggiorno tranquillo.. almeno fino alla fine del mio primo mese scolastico.. e invece già dal primo giorno mi ritrovo con il fiato di un angelo caduto sul collo! Che strazio!”
 
[Ormai i nostri incontri/scontri sono sempre più frequenti. È probabile che ci sia grande fermento tra le Tre Grandi Fazioni, sia tra loro che dentro di loro] commentò Ddraig.
 
“Pensi che, in tal caso, anche il nostro obbiettivo uscirà allo scoperto, prima o poi?”
 
[Non saprei proprio dirtelo con certezza. Tuttavia succederà sicuramente qualcosa di nuovo e probabilmente d’insolito.]
 
“Finchè non riguardano lui, poco m’importa delle questioni delle Tre Grandi Fazioni. Non sono affar mio.”
 
[Sì, lo so.]
 
Mi rialzai e scesi in cucina per prepararmi una piccola cena. Una volta consumata ritornai in camera, mi spogliai e mi misi un paio di pantaloni di tuta blu per poi distendermi sul letto.
Se vi state chiedendo se questo è il mio pigiama, vi dico di si. Nulla di più che quei pantaloni senza nemmeno le mutande sotto. Potrà sembrare strano, ma non sopporto di tenere la biancheria intima di notte. La trovo davvero scomoda.
Di solito non andavo a letto così presto, ma quella storia degli angeli caduti mi aveva dato una certa stanchezza e anche una strana sensazione. Sentivo come se mi stesse per accadere qualcos’altro d’imprevisto.
 
Sperai che fosse solo una suggestione. Dopodiché chiusi gli occhi e cedetti al sonno.





Note:
Sacred Gear = oggetti speciali creati dal Dio della Bibbia in persona e contenuti all'interno dell'anima degli esseri umani; vi sono moltissimi tipi di Sacred Gear, ognuna dotata di un particolare potere, ma tutte sono attivate e rispondono in base alle emozioni e ai desideri del possessore: più questi sono forti, più la Sacred Gear si potenzia a sua volta.
Longinus = particolare Sacred Gear dotata di più di un potere e, per questo,
molto più potente delle altre; ve ne sono tredici in totale e si dice possano dare poteri divini.
Angeli caduti = angeli che hanno perso la Grazia di Dio a causa di pensieri e atti impuri per il Paradiso e per questo banditi da esso; sono riconoscibili per le ali nere piumate, il cui numero simboleggia anche il loro status di potere: più ali possiedono, più sono potenti (due è il minimo, dodici il massimo).
Diavoli = gli abitanti originali degli Inferi e nemici naturali degli angeli e del Dio della Bibbia; nonostante il loro enorme potere, hanno normalmente un aspetto umano e sono riconoscibili per le ali da pipistrello, presenti anch'esse in un numero variabile; si dividono in diverse classi in base al loro livello di potere: bassa, media, alta, suprema (oltre vi sono i loro sovrani, chiamati i Quattro Grandi Satana).

Salve a tutti, minna!!
Incredibile ma vero, per una volta ho pubblicato in anticipo! Non abituatevi però: questo capitolo era già pronto da un po' e poi l'ho voluto pubblicare per festeggiare la laurea che sono riuscito a ottenere pochi giorni fa. Il prossimo, tuttavia, sarà pubblicato tra due settimane come avevo detto di questo, perciò, non aspettatevi cadenze settimanali (troppo difficili da mantenere per me! XD)!
Come potete notare da questo capitolo, abbiamo fatto un grosso salto nel tempo e siamo arrivati a quando Zayden ha 19 anni ed è arrivato alla Kuoh Academy, dunque, da ora la sua linea temporale seguirà a grandi linee quella dell'opera originale, anche se i fatti varieranno non poco visto il cambio di protagonista (ma di questo suppongo ve ne siate già accorti, no? XD). Il salto mi serviva per arrivare al passo con l'inizio dell'opera, ma anche per creare un alone di mistero sul suo passato, alone che dissolverò col tempo tramite flashback, racconti e visioni, quindi non preoccupatevi: le risposte arriveranno! ;)
Tornando al capitolo, Zayden è chiaramente un tipo molto diverso dai classici protagonisti degli shonen come Naruto o Goku: non è tipo da farsi manipolare, anzi, tende a rivoltare con l'astuzia situazioni pericolose e trasformarle in vantaggiose per lui, inoltre, non ha problemi a uccidere e tende a essere anche piuttosto sadico e spietato in battaglia; oltre a questo, non so se si è notato, ma è piuttosto annoiato dal mondo umano, o meglio dagli umani normali, e cerca sempre di trovare un po' di tranquillità.. d'altronde, essendo costretto per 11 anni ad avere a che fare con esseri sovrannaturali.. potete dargli torto? XD Posso assicurarvi, però, che c'è molto di più di questo e lui è un tipo ancora più complesso di quanto possiate immaginare... Non è nè il classico vendicatore nè un normale combattente come tanti altri.. aspettate e vedrete!
Come finirà la storia tra Zayden e Raynare? Che segreti avrà in serbo la Kuoh Academy per lui? Restate con me e lo scoprirete!!
Ah, l'avrete sicuramente notato, ma ho messo delle note alla fine dove descrivo ogni cosa dell'universo di DxD che ho citato, un modo per aiutare chi non lo conosce o non si ricorda.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi dò appuntamento al prossimo!! E se avete voglia, recensite e fatemi sapere la vostra opinione, positiva o negativa!! ;)
Ja naa minna!!!

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Capitolo 3
*** Life 1: Fine della tranquillità ***


 

Life 1: Fine della tranquillità

 

La mattina dopo era domenica. Eppure, quando mi svegliai, mi sentivo tutto fuorché euforico o pieno di energie per il giorno dedicato universalmente al dolce far nulla. Per la prima volta dopo tanto tempo sentivo una certa inquietudine dentro di me, quell’inquietudine che sapevo indicare l’arrivo imminente di qualcosa di spiacevole.
L’incontro/scontro del giorno precedente con gli angeli caduti era stato sicuramente un segno, una premonizione forse.

“Succederà di sicuro qualcosa che non mi piacerà nell’immediato futuro. Che seccatura…” mi ritrovai a borbottare sommessamente, mentre a malavoglia mi alzavo.

Guardai fuori dalla finestra della mia camera e constatai con gioia che era un’altra bella giornata di sole. Proprio quello che ci voleva.
Feci una rapida colazione, m’infilai una tuta con una fascia sul braccio sinistro per infilarci dentro il mio ipod e, indossate le cuffie e fatta partire la musica, uscii per poi mettermi a correre. Se c’era una cosa che mi aiutava a distendere i nervi e a dimenticare l’inquietudine causata da quelle sensazioni, era proprio un po’ di sano jogging. Niente meglio dello sforzo fisico ti aiuta a calmare la mente, nel mio caso in particolare la corsa o il nuoto con in sottofondo le mie canzoni preferite.
Non so per quanto tempo corsi o quanta strada percorsi. Mi muovevo seguendo una direzione del tutto casuale concentrandomi per mantenere una velocità costante e un respiro controllato, in modo da poter resistere il più a lungo possibile, di conseguenza non badavo né all’ora né ai luoghi attraversati. Finché, a un tratto, mentre passavo vicino a un parco e volgevo la testa per osservare un momento quel posto di verde pace, non mi accorsi della figura minuta che aveva appena svoltato l’angolo davanti a me e mi veniva incontro.
Quando riportai gli occhi sulla strada era già troppo tardi: in un istante mi ritrovai col sedere per terra, esattamente come la persona a cui ero andato addosso e che aveva emesso un gridolino mentre cadeva. Un urlo troppo acuto per essere di un ragazzo.
Alzai gli occhi e mi ritrovai davanti una ragazza con lunghi capelli biondi seduta per terra nella mia stessa posizione, i suoi occhi verdi mi guardavano con un’espressione spaesata e sorpresa come se si stesse ancora chiedendo cos’era successo; accanto a lei una valigia giaceva semiaperta e parte del suo contenuto si era rovesciato sul marciapiede, di sicuro a causa dell’incidente.

“Oh, accidenti! Mi dispiace molto!” dissi rimettendomi frettolosamente in piedi. “Mi sono distratto un attimo e non mi sono accorto che ti stavo venendo addosso. Sono mortificato!” Le porsi una mano per aiutarla a rialzarsi. “Non ti sei fatta male, vero?”

“N-no.. n-non preoccuparti…” rispose lei accettando il mio aiuto.

Quando si rimise in piedi, un’improvvisa folata di vento le tolse il velo bianco che aveva in testa e potei vedere chiaramente il suo volto. Doveva avere qualche anno in meno di me e dai tratti somatici capii che doveva avere origini occidentali, probabilmente era una straniera. Era molto carina e i suoi occhi emanavano un’innocenza e una dolcezza che di rado avevo visto, al punto che mi sembrarono per un attimo quelli di una bambina.
Mi abbassai per raccoglierle il velo e la aiutai anche a rimettere a posto la sua valigia, era il minimo che potessi fare visto che l’incidente era stato colpa mia.

Quando finimmo, mi accorsi finalmente del suo abbigliamento: indossava una veste nera lunga fino alle caviglie con maniche molto lunghe e larghe e i bordi bianchi, il velo bianco dai bordi azzurri che si stava rimettendo in testa mostrava il disegno di una croce sul davanti e ai piedi aveva un paio di scarponi marroni. Quell’abbigliamento e il crocifisso d’argento che portava al collo lasciavano pochi dubbi sulla sua identità.



“Grazie infinite” disse infine con un gran sorriso. Anche la sua voce era gentile e dolce, perfettamente in linea con il suo aspetto. Doveva essere una persona molto mite.

“Oh, figurati. Dopotutto è colpa mia se sei caduta” risposi sorridendo a mia volta per poi voltarmi. “Ciao allora!”

Prima che potessi ripartire, però, la sentii chiamarmi: “A-aspetta un attimo!”

Tornai a guardarla: “Sì, che cosa c’è?”

Lei giochicchiò con gli indici, mentre un leggero rossore le si diffondeva sulle guance. “Mi sono persa e ho bisogno di aiuto. Sapresti indicarmi cortesemente la direzione per arrivare alla chiesa della città?”

Per un attimo rimasi sorpreso, ma mi ripresi subito: “Oh.. certo. Ho capito. Vieni pure con me, ti accompagno.”

“Davvero? N-non serve che ti s-scomodi tanto!”

“Nessun problema. Tanto non ho alcun impegno particolare e preferisco evitare che tu ti perda di nuovo.”

Lei mostrò un sorriso raggiante. “Grazie infinite ancora!”

Mi sentii abbastanza spaesato. Troppa riconoscenza per così poco.

Mentre la conducevo alla meta designata, volli dare una conferma ai miei sospetti: “Sei straniera, vero?”

“Sì, esatto” rispose lei. “Sono stata trasferita da poco alla chiesa della città.”

“Allora sei una suora.” Proprio come pensavo.

Mi rivolse un altro sorriso. “Sono felice di aver incontrato una persona gentile come te. Dev’essere stato Dio a guidarci.”

Dio, eh? Certo, come no…
A volte dimentico che pochissimi sanno le cose che so io. Dopotutto undici anni di guerra silenziosa ti permettono di acquisire esperienza e un bel po’ di informazioni e segreti, anche alcuni che sarebbe meglio non scoprire mai... Mi ritrovai a sperare che questa ragazza non scoprisse mai quel segreto che, a suo tempo, aveva sconvolto anche me. Sicuramente non avrebbe retto.

In quel momento un gemito di dolore attirò la nostra attenzione. Voltandoci vedemmo un ragazzino, probabilmente uno studente delle elementari a giudicare dall’età e dalla cartella che portava sulle spalle, che piangeva seduto sul marciapiede; sul suo ginocchio era visibile una piccola abrasione.
Senza esitazione la suora si avvicinò al piccolo inginocchiandosi accanto a lui e accarezzandogli la testa per calmarlo.

“Un ometto non dovrebbe piangere per un graffio come questo” disse con dolcezza. Poi mise le sue mani sopra la ferita del bambino.

Ciò che accadde dopo mi lasciò esterrefatto: sulle dita medie della ragazza apparvero degli anelli dalla forma particolare e un’aura verde prese a espandersi da essi. L’abrasione iniziò subito a rimarginarsi fino a scomparire del tutto nel giro di qualche secondo; nel mentre sentii chiaramente la mia mano destra pulsare.
Una Sacred Gear, senza alcun dubbio, pensai.

Avevo già provato a percepire la sua aura per evitare un’altra brutta sorpresa e avevo constatato con sollievo che era davvero un essere umano come me.. ma che fosse anche una posseditrice di Sacred Gear come me non me lo sarei mai aspettato! Eppure quel potere e quell’aura emanata erano inconfondibili.

“Ecco, la ferita è guarita. Adesso va tutto bene” disse la suora al bambino non appena ebbe finito. Quest’ultimo era ancor più sconvolto di me per quel misterioso fenomeno, ma non fece niente se non rimanerne estasiato e ringraziare calorosamente la ragazza. Ah, beata ignoranza dei bambini!
Tornammo a camminare e lei notò che il modo in cui la fissavo era leggermente cambiato. “Devo averti sorpreso. Mi dispiace, ma è l’istinto.”

Istinto.. quindi era così abituata a curare gli altri che ormai le veniva spontaneo.
Questo mi diede parecchio di che pensare. Una ragazza di chiesa che possiede una Sacred Gear capace di guarire le ferite e così avvezza al suo utilizzo da farlo istintivamente. I casi erano due: o qualcuno, probabilmente altri della chiesa, le aveva insegnato a usare sempre il suo potere a tale scopo, forse anche per il proprio tornaconto, o lei era così dolce e gentile da aver deciso di farlo spontaneamente una volta scoperti i suoi poteri. O forse tutte e due queste opzioni erano corrette.
“Hai un potere davvero incredibile” dissi alla fine osservando la sua reazione.

“Questo stupendo potere è un dono che mi è stato concesso da Dio.” Poi vidi la sua espressione divenire leggermente più mesta, nonostante il bel sorriso ancora presente. “Già.. stupendo…”

Avevo già visto troppe volte quello sguardo sui volti di altri possessori di Sacred Gear per non capire che cosa volesse dire. Lo sguardo di chi è stato vittima di pregiudizi e odio stupido e infondato per la maggior parte della sua vita. Lo sguardo di chi è solo. Lo sguardo di chi troppo spesso si chiede se quelle lingue maligne e venefiche non dicano proprio la verità. Lo sguardo di chi sente un vuoto incolmabile dentro di sé.
Sentii una sensazione familiare avvolgermi il cuore.

[Vuoi farlo di nuovo? Partner, non stai diventando un po’ troppo gentile?]

Ignorai il sarcasmo di Ddraig e osservai l’orologio che avevo al polso per vedere l’ora. Senza neanche farlo apposta, era l’una. Avevo davvero perso la cognizione del tempo, ma era perfetto per quello che avevo in mente.
Mi guardai intorno e riuscii ad identificare la zona esatta in cui eravamo. Mancava ancora un po’ per arrivare alla chiesa e lì vicino c’era qualche locale adatto per un buon pranzo. Annuii soddisfatto e mi rivolsi alla ragazza in tono gentile: “Senti, hai fretta di arrivare o posso rubarti un po’ di tempo?”

Lei mi guardò con un’espressione confusa. “P-perché me lo chiedi?”

“Oh, non preoccuparti. Semplicemente ho notato che è ora di pranzo, la chiesa è ancora un po’ lontana e, siccome a me sta venendo fame e suppongo che anche tu ne abbia, volevo chiederti se ti va di farmi compagnia per pranzo mentre mettiamo qualcosa sotto i denti. Offro io.” Mi affrettai ad aggiungere: “Ovviamente se non hai impegni urgenti o se non ti fidi perché sono un estraneo, in tal caso dimmelo che ti accompagno subito.”

“N-no, non ho a-alcun impegno al momento.. e.. ecco.. non so perché, m-ma mi ispiri fiducia a-anche se non ti c-conosco.. p-però, g-già mi stai accompagnando, offrirmi anche da m-mangiare.. non v-vorrei arrecarti disturbo né approfittare così della t-tua gentilezza...”
In quel momento un lieve brontolio uscì dal suo stomaco facendola diventare rossa come un pomodoro. A quanto sembrava la fortuna mi sorrideva!

Feci una risata. “Mi sa che qualcuno ha già risposto per te! Non preoccuparti, non mi disturbi affatto, anzi un po’ di compagnia mi fa piacere. Mangio sempre da solo. E poi.. consideralo come le mie scuse per esserti venuto addosso.”

“M-ma non c’è bisogno.. non mi sono offesa…”

“Niente da fare, insisto! Altrimenti sarò io a ritenermi offeso! Prendere o lasciare.” Chiusi il discorso incrociando le braccia e assumendo un’espressione volutamente corrucciata, un atteggiamento tipico di un bambino che fa i capricci.

Lei mi fissò sorpresa per un attimo, poi scoppiò in una lieve risatina. “Allora non posso rifiutarmi. Va bene, andiamo.. ehm…”

Capii subito che intendesse. “Ah, giusto! Tanto parlare e non ci siamo ancora presentati.. che sbadati!” Feci un piccolo inchino. “Mi chiamo Zayden Ward. Chiamami pure Zayden.”

Lei ricambiò l’inchino. “Piacere, Zayden-san. Mi chiamo Asia Argento. Chiamami pure Asia!”

“Il piacere è tutto mio, Asia-chan! Vieni, conosco il posto giusto per rifocillarci!”

La portai a un bar-ristorante a soli cinque minuti di distanza. Ero andato a pranzarci già un paio di volte e mi era piaciuto molto: non era un locale molto grande, ma aveva un’atmosfera piacevole e tranquilla e la cucina era pulita e servivano solo piatti fatti in casa, i migliori di tutti. Non essendo esperta del luogo e del mangiare servito, la aiutai ad ordinare. Prendemmo entrambi due panini –un piatto semplice era l’ideale per metterla a suo agio e renderla più serena per quando le avrei parlato- e delle bibite. Fintanto che aspettavamo, decisi di cominciare la conversazione con qualche domanda meno diretta: “Allora, Asia-chan, dimmi: dove sei nata? Da dove vieni? E come mai ti hanno trasferita qui?”

“Provengo da una piccola città dell’Italia, situata vicino a Firenze.”

Italiana, eh? Bé, dal suo cognome dovevo aspettarmelo. Italiana.. come la mia mamma…

“Mi hanno trasferita qui.. p-perché…” La sua espressione sembrò adombrarsi, ma decisi di non darle subito importanza. “E-ecco.. avevano b-bisogno.. di una mano nella c-chiesa di questa città e v-visto che il mio a-aiuto n-non era più fondamentale dov’ero.. h-hanno deciso di m-mandarmi qui.” Mentre parlava quell’espressione sembrò divenire ancor più mesta.

Non mi stava dicendo la verità, o perlomeno non tutta. Proprio come sospettavo, doveva esserle successo qualcosa e di sicuro non era qualcosa di buono. E probabilmente aveva a che fare coi suoi poteri.
Provai ad andare più a fondo: “Hanno scelto te per il tuo fantastico potere, vero? A proposito, come fai a fare una cosa simile? Sembra una magia, o un miracolo!” Finsi un’espressione di puro stupore per farmi passare per un semplice curioso.

Asia sorrise. “Come ti ho detto, questo potere mi è stato donato da Dio. Ce l’ho da quando sono nata, ma ho scoperto di averlo solo quando avevo otto anni. Avevo trovato un cane in fin di vita che vagava vicino alla chiesa dove vivevo. Ho pregato da sola più che potevo perché si salvasse.. e così, allora, accadde un miracolo. Quel cucciolo tornò sano e in piena forma come se non fosse mai stato ferito. In seguito anche il resto della gente della città scoprii che cosa potevo fare e mi portarono in una grande chiesa dove mi fu ordinato di curare le malattie e le ferite dei cristiani che venivano da tutto il mondo. Fu come un sogno divenuto realtà. Avevo sempre desiderato di poter aiutare le persone, di poter guarire i loro mali…”

Nonostante tutto, mentre parlava, vedevo sempre più chiaramente che dietro il suo sorriso dolce e gentile si nascondeva un’immensa tristezza. Non me l’aveva detto, ma probabilmente usare quel potere, anche se per fare del bene, doveva aver attirato molti pregiudizi su di lei, molti pareri contrari al fatto che possedesse un potere che solo esseri sovrannaturali potrebbero possedere, pareri dovuti alla paura, all’invidia e all’ignoranza.
La cosa mi dava veramente fastidio. Non solo per il fatto che fosse stata discriminata nonostante le sue opere di bene, ma anche perché quelli della chiesa, appena scoperto il suo potere, avevano subito allungato le loro mani su di lei per usarla a loro vantaggio. Non mi erano sfuggiti quel 'mi fu ordinato' e quel 'fu come un sogno'. Le era stato ordinato, non chiesto. Probabilmente avevano fatto leva sul suo buon cuore e sulla sua indole caritatevole per indurla a pensare che quegli ordini erano per il bene della gente e dunque rappresentavano la volontà di Dio, mentre invece così ne approfittavano per curare e aumentare le loro schiere di fedeli. Quel “fu”, invece, indicava che era stato solo per un certo periodo di tempo che le era sembrato un sogno divenuto realtà. Poi doveva essere successo qualcosa…

Asia dovette accorgersi della mia aria meditabonda perché chiese: “Zayden-san, va tutto bene? Sembri un po’ agitato.”

Cercai di riscuotermi subito e di assumere un tono amichevole: “No no! Niente di che, Asia-chan! La tua storia mi aveva solo sorpreso.. sai, non si sentono tutti i giorni storie di eventi e vite così particolari e incredibili! Al confronto, la vita monotona e ripetitiva che c’è qui sembra davvero poca cosa, eheh!”

Lei sembrò risollevarsi. “Non dire così! Sono sicura che anche qui ci sono tante belle cose ed eventi! Anzi.. perché non mi parli un po’ di questa vita? Così giudicherò io se è davvero monotona e ripetitiva, o no!” Concluse con un’espressione talmente solare e curiosa che non avrei potuto dirle di no neanche se l’avessi voluto.

“Va bene, come vuoi!”

“A proposito.. sei anche tu non sei di qui, vero, Zayden-san?”

“No, esatto. Sono nato in una cittadina degli Stati Uniti di nome Hyde Hill. Mio padre era statunitense e mia madre italiana, proprio come te. Quando avevo due anni, tuttavia, ci siamo trasferiti in Italia per poi tornare negli USA tre anni dopo. In seguito, ho vissuto ancora in Italia per alcuni anni della mia adolescenza...”

Le raccontai la mia vita quotidiana di studente liceale e del mio trasferimento dalla mia vecchia scuola a New York alla Kuoh Academy, di come la gente passasse il tempo da queste parti e quali fossero a mio parere i vantaggi e gli svantaggi di un Paese orientale rispetto ad uno occidentale. Ovviamente non dissi nulla riguardo al vero motivo per cui mi ero dovuto trasferire, né della mia vera identità. Preferivo aspettare ancora un po’, far sì che lei si fidasse di me prima come una persona e poi come un suo 'simile'. Temevo che se mi fossi svelato troppo presto, avrebbe potuto non fidarsi più o reagire in modo imprevisto -come avevo già avuto modo di appurare in casi simili in passato-, anche se era improbabile data la sua natura così dolce e sensibile. Comunque era meglio non rischiare.
Mangiammo continuando a parlare del più e del meno e Asia dimostrò di apprezzare molto la cucina del posto. Sembrava perfettamente a suo agio e questo mi rendeva felice; l’aria malinconica e insicura che aveva all’inizio era svanita del tutto.
Tuttavia, quando uscimmo dal locale, quel lieve velo di malinconia sembrò riaffiorare: doveva aver realizzato che ci saremmo presto separati, visto che ora avrei dovuto accompagnarla alla chiesa e poi andare per la mia strada. Dovevo trovare un modo per prolungare la nostra compagnia reciproca e risollevarle il morale. Incredibilmente la fortuna fu ancora una volta dalla mia parte.

“Asia-chan, hai visto? C’è un luna park qui vicino. Non me n’ero accorto prima!” dissi indicando con il dito alcune giostre che spuntavano da sopra le case a pochi isolati di distanza.

“Un.. cosa..?” sembrò confusa. Non era mai stata ad un luna park? Bé, dovevo aspettarmelo.. però, meglio così!

“Non lo conosci? È un posto pieno di giostre e molte altre attrazioni fatte apposta per divertire la gente, grande o piccola che sia. Visto che non hai impegni, che ne dici se andiamo un po’ a divertirci? Non è un problema se ti porto nel tardo pomeriggio alla chiesa, vero?”

“N-no, non direi proprio.. ma, Zayden-san, n-non voglio approfittare così della tua gentilezza! M-mi hai già o-offerto il pranzo dopotutto.. non serve a-anche…”

“Se sono i soldi a preoccuparti, non temere: non sono un riccone, ma sono in grado benissimo di mantenermi e di potermi permettere qualche svago di tanto in tanto. Inoltre, se non li uso in queste occasioni, quando li uso? E poi mi fa piacere tornarci.. è da quando avevo otto anni che non ci vado.”

Asia mi guardò sorpresa. “D-davvero? Come mai da così tanto tempo? È successo qualcosa? I tuoi genitori non ti hanno più portato? E, se è così divertente, come mai non ci sei mai andato con i tuoi amici?”

Mi accigliai. Erano domande alle quali non avrei voluto rispondere.. non tanto per quali fossero le risposte, ma perché il pensare a quali fossero mi straziava ogni volta il cuore e l’anima. “I miei genitori.. non ci sono più da molti anni ormai. Per quanto riguarda i miei amici.. non ne ho molti e non sono qui, in questa città…”

Asia si portò una mano alla bocca. Era sconvolta e molto triste. “Mio dio.. Zayden-san, tu.. mi dispiace tanto. Non avrei mai voluto essere così indelicata.. scusami davvero.”

“Non potevi saperlo. Non hai niente di cui scusarti.”

“Sai.. anche io non ho i genitori. Non li ho mai conosciuti, a dir la verità. Mi hanno detto che sono stata trovata in lacrime davanti alla chiesa di quella piccola città.”

Cosa? È stata abbandonata alla nascita? Allora non ha mai avuto il calore di una vera famiglia.. la sua sorte è stata ancora più avversa della mia. Anche per questo, mi dissi, devo aiutarla.
La fissai negli occhi cercando di non sembrare afflitto. “Allora avanti, Asia-chan! Scacciamo via i brutti pensieri con un po’ di sano divertimento!” Le porsi una mano con un sorriso a trentadue denti. “Fidati di me!”

Lei mi guardò sorpresa per un attimo, ma poi prese la mia mano e fece un sorriso altrettanto raggiante. “Sì!”

Finimmo per passare tutto il pomeriggio al luna park e alla sala giochi adiacente; quando ce ne andammo era quasi il tramonto. Come avevo immaginato, Asia non era stata semplicemente felice di divertirsi al luna park, ma addirittura estasiata! Sembrava una bambina mentre la portavo da una giostra all’altra, la sua risata cristallina e le sue urla di gioia non smettevano più! E incredibilmente, anche se l’avevo fatto per aiutarla, avevo finito per divertirmi un mondo anch’io. Avevo anche vinto al tiro a bersaglio un peluche che poi le avevo regalato e mi ero commosso al sentirla dire che l’avrebbe tenuto per sempre come segno del nostro incontro.
Era da tantissimo che non passavo del tempo in totale divertimento e relax con qualcuno… In cuor mio, ero più che soddisfatto.
Continuammo a chiacchierare, mentre la accompagnavo finalmente alla chiesa, e pensai che ora sarebbe stato il momento giusto per rivelarmi. Tuttavia fu lei a interrompermi di colpo:

“Zayden-san, posso farti una domanda?”

“Oh.. ma certo. Chiedi pure.”

“Perché hai voluto farmi passare questa meravigliosa giornata?”

Rimasi spiazzato. Aveva capito che c’era altro?

“Non fraintendere: non mi è dispiaciuto, anzi.. non ho mai passato una giornata così bella come quella di oggi e te ne sarò grata in eterno. Però, prima a pranzo, ho notato una cosa: sei diventato impercettibilmente più cupo mentre ascoltavi la mia storia. Eri dispiaciuto, ma quella tristezza che provavi non era rivolta solo verso di me.. era come se stessi rimembrando un fatto che ti aveva causato altrettanto dolore. E la stessa ombra l’ho rivista quando hai menzionato i tuoi genitori. Sei bravo a nascondere in fretta le emozioni, Zayden-san..” si fermò e mi fissò dritto negli occhi “..ma i tuoi occhi non sono capaci di mentire.”

Eh... Questa ragazza è più sveglia di quanto pensassi.

“Dimmi la verità, Zayden-san, ti prego. Che cosa c’è?”


Ormai era inutile tirarla per le lunghe. Invece di risponderle, decisi di mostrarle: mi guardai intorno per assicurarmi che non ci fosse nessuno e alzai il braccio destro davanti ai suoi occhi facendo comparire il Boosted Gear. Il guanto era cambiato molto da quando l’avevo invocato la prima volta. Seguendo i miei progressi e la mia evoluzione, la mia Sacred Gear si era evoluta a sua volta: ora copriva il mio intero avambraccio fino al gomito, le sue scaglie erano più grandi e spesse e gli artigli più affilati, sul dorso presentava quattro piccoli spuntoni dorati disposti in due serie parallele da due e altri due erano presenti ai lati in corrispondenza del polso, mentre dalla parte posteriore spuntavano quattro aculei ben più grandi che proteggevano il gomito; inoltre, sempre posteriormente presentava un secondo gioiello verde, identico a quello presente sul dorso della mano. Era più simile che mai alla zampa di un drago.



Asia ne rimase sconvolta; si portò una mano alla bocca per non fiatare, mentre io facevo sparire il guanto. “Z-Zayden-san.. allora anche tu..?”

“Si, Asia-chan. Sono anch’io un possessore di Sacred Gear. Sono proprio come te.”

“È.. è per questo che hai voluto.. ma perché? Non capisco…”

Sospirai mestamente. “Anche se non me l’avevi detto chiaramente, avevo intuito che dentro di te portavi un grande dolore. La sofferenza che provano tutti coloro che vengono discriminati perché diversi dagli altri. Dimmi la verità, Asia-chan: tu curavi tutte le loro ferite e malattie, ma quelle persone non ti hanno mai trattata giustamente, vero? Ti hanno sfruttata, accusata, insultata, o cacciata? Cosa ti hanno fatto davvero per riempire di tutto quel dolore il tuo cuore?”

Asia abbassò lo sguardo e una profonda malinconia apparve sul suo volto. “Non è andata esattamente come pensi” disse infine. “Le persone della chiesa non avevano rapporti stretti con me, è vero, ma non mi hanno mai maltrattata.. anzi, per i miei poteri, mi definirono la Santa Fanciulla e fui trattata più con riverenza e adorazione che con disprezzo. Dal canto mio, io ero così felice di poter usare il mio potere per aiutare la gente!” La sua voce si spezzò per un attimo. “Ma tutto cambiò quel giorno.. il giorno in cui trovai un uomo gravemente ferito caduto a terra. Preoccupata per la sua sorte lo curai senza esitare.. ma purtroppo quell’uomo era…”

“Chi? Chi era?”

“Un diavolo.”

Il mio cuore perse un battito a quella parola. Diavolo. Quella ragazza aveva curato, seppur inconsapevolmente, un diavolo.
Ora mi era tutto chiaro. Anche se lei continuò a parlare, non ebbi bisogno della sua successiva spiegazione per capire cos’era successo.

“Diventai un’eretica perché avevo il potere di curare anche i diavoli. Per questo sono stata costretta ad andarmene e a cercare rifugio qui, dove c’è qualcuno che ha detto di volermi accogliere e aiutare.”

La sorte di quella povera ragazza era stata ancora più avversa di quanto avessi pensato. “Asia-chan, tu…”

“Però” aggiunse con un lieve sorriso, “non ho mai smesso di pregare il Signore per esprimergli la mia gratitudine. Senza contare che non avrei mai immaginato le cose terribili di cui era capace la gente. Il Signore mi sta di certo mettendo alla prova. Se riesco a superare queste difficoltà, sicuramente un giorno farà avverare il mio sogno. Questo è ciò in cui credo.”

“Il tuo sogno?”

“Avere molti amici, comprare fiori e libri insieme a loro, parlare e divertirci tutti insieme. Questo è il mio sogno.” Le sue parole trasudavano dolore e tristezza, ma il suo sorriso non era mai scomparso. “Io non ho amici.”

Fissai il suo volto per un paio di secondi, un insolito senso di protezione che mi cresceva dentro. Neanche me ne resi conto, ma l’abbracciai stringendo la sua piccola testa al mio petto.
Lei rimase interdetta. “Z-Zayden-san?”

“Tu non avevi amici, Asia-chan. Ora non ci sono io, scusa?” La sentii rabbrividire di sorpresa, ma non la lasciai, anzi la strinsi ancor più forte, quasi a voler sottolineare il mio desiderio di proteggerla. “Da quando ho compreso la tua natura e il tuo destino ingiusto, ho deciso che avrei fatto di tutto per aiutarti. Per questo ho voluto farti passare questa giornata di divertimento e gioia.. per farti capire che, nonostante tutte le difficoltà e tutto quel dolore, c’è sempre qualcosa che può aiutarci a sopportarlo. C’è sempre una luce in mezzo all’oscurità.” La scostai leggermente per guardarla dritta negli occhi. Era arrossita, ma non sembrava più triste. “Sai, anch’io ho sofferto molto a causa della mia Sacred Gear e, per questo, ho rischiato più di una volta di diventare un vero mostro, di diventare vittima dell’odio e della rabbia.. ma ho sempre avuto accanto a me delle persone, poche certo, ma fidate che mi hanno aiutato a non cadere nell’oscurità. Una in particolare mi è sempre stata accanto dal giorno in cui i miei genitori sono morti e io non gli sarò mai grato abbastanza. Mi ha insegnato tante cose, come anche gli altri, ma la cosa più importante che ho imparato è che un vuoto in fondo al cuore non potrà mai essere colmato da solo, ma solo insieme ad altri. Per questo, ora io voglio essere accanto a tutti coloro che possiedono una Sacred Gear, soprattutto se, come te, hanno sofferto molto a causa di essa. Voglio poterli aiutare. Per questo voglio aiutare anche te, Asia-chan. Sappi che in me troverai sempre un amico sincero e pronto a tutto per aiutarti, te lo prometto. E tu.. vuoi essere mia amica?”

Asia mi aveva ascoltato per tutto il discorso con un’espressione esterrefatta e incredula, ma quando conclusi lo divenne ancora di più. Poi, lentamente.. sul suo volto si formò il sorriso più bello e radioso che avesse mai fatto. “Sì! Con tutto il mio cuore!” esclamò abbracciandomi di nuovo.

Le accarezzai la testa come se fosse stata una bambina. “Hai detto che volevi andare a comprare fiori e libri con i tuoi amici.. la prossima volta che usciamo per andare a divertirci ci andremo di sicuro, ok?”

Lei non rispose, ma annuì fortemente contro il mio petto. Poi udii di colpo dei singhiozzi e sentii la mia maglia che andava inumidendosi. “Su su, non piangere! Mi metti a disagio così! Mi fai sentire in colpa!”

“Scusa, ma sono così felice.. grazie, Zayden-san.. grazie davvero!”

Le diedi un altro buffetto. “E di che? Gli amici servono a questo."

 

*
 

Mentre camminavo lungo la via per tornare a casa, la luce del tramonto si era già dissolta e ormai il velo di tenebra della sera era calato. I lampioni illuminavano la strada davanti a me e in cielo una splendida luna piena brillava maestosa in mezzo a tutti gli altri astri luminosi. Osservandola meglio mi accorsi che non era completa, mancava ancora un piccolo spicchio sul lato destro perché potesse essere ammirata nella sua interezza.
Alla fine avevo accompagnato Asia fino alla chiesa della città e lì ci eravamo separati, anche se non prima che io le avessi chiesto se era sicura che si potesse fidare di quelle persone che avevano affermato di volerla accogliere tra loro per aiutarla, se era sicura che non l’avrebbero trattata come avevano fatto i loro predecessori. Lei sembrò inizialmente titubante a rispondere, ma poi mi disse di non preoccuparmi, che se la sarebbe cavata e ci saremmo presto rivisti. Io non ero del tutto convinto.. tuttavia avevo deciso di fidarmi e di limitarmi per il momento a vedere che cosa sarebbe successo. Nel peggiore dei casi, l’avrebbero cacciata di nuovo e io, dopo averla accolta e consolata, sarei andato da loro a pestarli a sangue.
Mi augurai non dovessi arrivare a tanto.

[Come sempre hai agito di testa tua. Mi sorprendo sempre di come tu possa passare da una personalità sadica e spietata coi nemici ad una apatica e distaccata con gli altri umani e ad una gentile e generosa con i possessori di Sacred Gear. Potrei paragonarti ad una gemma dalle mille facce.]

“Che pensiero profondo. Non mi sarei mai aspettato di sentirlo da un Drago Celeste verso un misero umano. Ti stai ammorbidendo un po’ troppo, forse? Eh, Ddraig?”


Lo dissi guardando verso il basso, nell’occhio di Ddraig che si era rigirato nell’orbita per guardarmi storto. Sì, da sotto di me. Perché se il mio corpo era fuori, nel mondo reale, che camminava tranquillamente diretto verso casa, la mia anima e, con essa, la mia coscienza erano all’interno del Boosted Gear insieme a quelle del mio compagno. Ormai avevamo raggiunto con il tempo un legame tale che non mi serviva più restare fermo e meditare per entrare nella mia Sacred Gear, mi bastava concentrarmi su di essa e volerlo, anche mentre il mio corpo faceva tutt’altro. Perciò, in quel momento, mi trovavo a parlare con Ddraig comodamente seduto sulla sua enorme testa, posizione che mi era stata concessa solo dopo molto tempo e molte proteste da parte sua, che si sentiva un tantino sminuito nel suo orgoglio di Drago Celeste a portare un umano sulla sua testa come se si stesse lasciando cavalcare. Ormai, però, ci si era abituato e non lo trovava più spiacevole.



[Che spiritoso.. direi piuttosto che sei tu quello che si ammorbidisce troppo quando si parla di possessori di Sacred Gear.. soprattutto se hanno un passato particolarmente tragico alle spalle…]

“Hai detto bene: solo con i possessori. Dopotutto, se non ci aiutiamo tra noi, con chi dovremmo farlo?”

[Non eri così un tempo.. almeno non così tanto.. è da quella volta che ti sei preso tanto a cuore la questione dei detentori di Sacred Gear.. da quell’incidente…]

A quelle parole, un terribile ricordo mi attraversò la mente:

[Flashback: Esplosioni dappertutto. Fiamme colossali che si elevavano al cielo. Urla terrorizzate e disperate, lanciate da volti sconvolti e deformati dalla paura, scolpiti nei loro ultimi orribili istanti di vita.
E, in mezzo a tutto quel caos, quell’unica figura veniva verso di me con uno sguardo trasudante istinto omicida. Quel volto che mi aveva sempre sorriso, ora emanava solo odio e rabbia.. e le sue parole furono ancor più dure e crudeli:
Sei solo un traditore… Mi hai mentito…”

Non è vero! Io non ti ho mai mentito! Ho sempre voluto soltanto aiutarti! Adesso ti prego, smettila!” gli urlai.

Menzogne! L’hai fatto solo perché ti servivo! Sei un ipocrita! Un egoista! Un lurido traditore!”

Non sono un traditore! Non ho mai voluto né tradirti né sfruttarti, lo sai bene anche tu! Ora cessa questa follia!”

No! Mi fermerò solo quando avrò finito.. quando avrò portato a termine la mia vendetta contro di te, sgozzandoti come il cane bastardo che sei!”

Ti prego, ti supplico! Non costringermi a fare ciò che non voglio… Fermati!”

Mai! E ora MUORI!” E scattò contro di me, l’istinto omicida ormai irrefrenabile.

FERMO! NO!”]

Mi riscossi di colpo da quel ricordo. Per quanto tempo fosse passato, quella memoria continuava a tormentarmi crudelmente.. e la ferita dell’anima che mi era stata lasciata quel giorno non era mai guarita del tutto.
“Ddraig, lo sai che…”

[Scusami, partner. So che per te è difficile accettare ciò che è successo in passato.. ma devi ricordare che non puoi sempre aiutare tutti. Certe persone non possono essere aiutate.]

“Lo so. Lo so…”

[Sai.. stavo quasi dimenticando di ringraziarti.]

“E per cosa di grazia?”

[Per aver detto a quella ragazza che io sono colui che non potrai mai ringraziare abbastanza per ciò che ho fatto. Sono lusingato.]

“Ho solo detto la verità. Se quel giorno di undici anni fa non ti avessi incontrato, io sarei morto come i miei genitori.” Sorrisi accarezzandogli le ruvide squame della fronte. “Io ti devo tutto, Ddraig. Per questo ti sarò grato in eterno.”

Ddraig emise un suono strano: era quello che avevo imparato ad associare ad una risatina divertita. [L’ho detto e lo ripeto: sei il possessore più strano e stravagante che io abbia mai avuto.. ma sono felice che sia tu il mio partner.]

Sorrisi di rimando.

Di colpo qualcosa mi riscosse, costringendomi a troncare la conversazione per tornare a concentrarmi sul mondo esterno. Mi guardai intorno, la strada era tranquilla e deserta, ma l’atmosfera circostante non lo sembrava affatto. Mi fermai un istante per concentrarmi al meglio sulla percezione delle aure, cercando di capire che cosa ci fosse d’insolito.
Alla fine le sentii: quattro aure non molto distanti in forte fermento. Senza alcun dubbio erano impegnate in un combattimento.. ma non era quella la cosa che più mi aveva preoccupato, bensì il fatto che non fossero aure umane.
Erano inconfondibili aure demoniache!

Senza esitare mi diressi nella loro direzione e, dopo qualche minuto, giunsi ad un edificio solitario ai limiti di un quartiere. Situato in mezzo ad una zona aperta, mostrava chiare tracce di abbandono e recava cartelli di futura demolizione.. tuttavia da dentro potevo sentire diversi rumori e di tanto in tanto delle luci multicolore brillavano dalle finestre del piano terra. Essendo isolato, nessuno poteva accorgersi di quegli strani fenomeni senza avvicinarsi, dunque, qualunque cosa accadesse lì dentro, nessuno se ne sarebbe mai accorto. Per fortuna sapevo percepire le aure!
Mi avvicinai cautamente all’ingresso privo di porte, probabilmente rimosse in precedenza, e percependo le aure all’interno divenire sempre più intense capii che lo scontro stava arrivando al suo culmine. Così, con un piccolo scatto, entrai.

La prima cosa che mi saltò all’occhio fu un vero e proprio abominio: una creatura simile ad una chimera alta almeno quattro metri con gambe feline grosse come tronchi e ricoperte di una peluria marrone, un busto umano muscoloso e glabro ad eccezione dello sterno presentante una sorta di gemma azzurra incastonata e circondata da lunghi peli, una coda di rettile terminante in una testa di serpente e, al posto di collo e testa, il corpo femminile nudo di una donna formosa con lunghi capelli neri, denti enormi e aguzzi e due occhi completamente neri ad eccezione delle iridi azzurre. Davanti a quell’orrenda creatura stavano quattro individui dall’aspetto umano, ma emananti anch’essi un’inconfondibile aura demoniaca.



Guardai ancora quello schifo di mostro. Conoscevo un solo tipo di creatura così ripugnante. Un Diavolo Randagio. Un altro diavolo che ha tradito il suo padrone per fare i propri comodi. Non ho avuto molte esperienze con essi, ma devo ammettere che questo è il più brutto che abbia mai visto. Riportai l’attenzione sui quattro individui che lo stavano combattendo, tre sembravano figure femminili e una invece era maschile. Una caccia ai randagi?

La situazione non era decisamente rosea per il Diavolo Randagio: le sue braccia erano state mozzate, il suo tronco massacrato di colpi e ora una delle tre donne lo stava bombardando con una serie di fulmini magici di notevole potenza. Non sarebbe durato ancora molto.
Poi, avvicinandomi e squadrando meglio quegli individui, mi accorsi di una cosa: erano tutti ragazzi della mia età o giù di lì e non solo: indossavano pure l’uniforme della Kuoh Academy! Erano diavoli che frequentavano la mia scuola?!
In quel momento gli occhi mi caddero sulla schiena della ragazza più vicina a me, completamente ricoperta da un magnifica chioma di capelli cremisi che le arrivavano fino al fondoschiena.. solo una ragazza dell’istituto aveva quei capelli…
“Rias.. Gremory?”

Al mio mormorio basso ma percettibile, la ragazza si voltò e i miei sospetti si rivelarono fondati.
Voltai lo sguardo verso gli altri diavoli e mi accorsi che tutti mi guardavano stupiti, come se si stessero chiedendo che cosa ci facessi lì. Pur non avendo conosciuto di persona nessuno di loro, li riconobbi tutti per la loro fama nella scuola. L’unico maschio era Yuuto Kiba, un ragazzo con capelli biondi corti e un viso molto bello che lo faceva sembrare un principe, ed era il maschio più popolare della Kuoh Academy. Le ragazze, oltre a Rias Gremory, erano invece la sua vice, Akeno Himejima –che era anche colei che stava fulminando il Diavolo Randagio-, e Koneko Toujo, una ragazza minuta con lisci capelli bianchi e occhi dorati, considerata la mascotte della scuola per il suo fisico da lolita e la sua aria innocente.
Tutti e quattro si fermarono di colpo e rivolsero la loro attenzione su di me, le loro espressioni incredule. “Ma tu sei…” mormorò infine Rias Gremory.

'Io sono' un paio di cefali! Tu piuttosto, anzi voi chi siete! Siete diavoli! Le persone più popolari della mia nuova scuola sono tutti diavoli! Roba da matti!

Un urlo c’interruppe all’istante. Voltandomi, vidi il Diavolo Randagio, che aveva approfittato di quel momento di sconcerto per riprendersi e allontanare Akeno Himejima con un colpo di coda, superare i suoi avversari e puntare invece verso di me. “Un umano! Ti divoro!”

La voce di Rias Gremory mi giunse alle orecchie, sinceramente preoccupata: “Scappa di lì! Svelto!”

Scappare? Tsk! Ma per favore! Quel diavolo si è firmato la condanna da solo!
Il serpente si è avvicinato al nido pensando di trovare un pulcino indifeso.. e invece ciò che troverà.. sarà un falco adulto!

Ghignai al pensiero e, con un movimento rapido, battei le mani per poi poggiarle a terra mentre richiamavo la mia aura. Non avevo con me i miei anelli, ma non mi servivano di certo cinque elementi o più per uccidere un diavolo di questo livello. Me ne bastava uno.. quello che sapevo usare meglio, nonché il mio preferito...
Nell’istante in cui le fauci del Diavolo Randagio stavano per chiudersi sulla mia testa, manipolai il potere magico che avevo immesso nel terreno e generai una colonna di lava dal suolo davanti a me, proprio sotto il corpo dell’abominio che fu sollevato in aria con uno straziante urlo di dolore. Dopo un paio di secondi interruppi l’attacco lasciando così che il corpo del mostro, orrendamente ustionato, precipitasse verso di me.
Mi mossi di nuovo alzando la mano destra verso di lui –o lei, difficile dirlo con un simile mostro!- e richiamai di nuovo il mio elemento. Questa volta manipolai il fuoco residuo dal precedente attacco affinché si formassero delle fiammate che avvolsero il Diavolo Randagio come se fossero state dei serpenti vivi.

Enveloping Flames!”

L’abominio urlò così forte che sentii i timpani vibrare, ma non interruppi l’attacco finché il fuoco non ebbe incenerito completamente la maggior parte del suo corpo. Quando interruppi la magia, il solo tronco di donna del diavolo, anch’esso ricoperto di bruciature, cadde su di me e io approfittai della sua debolezza per sferrargli un calcio in pieno volto. Il mostro crollò a terra con diversi denti rotti e un rivolo di sangue che gli colava dalla bocca.
Mi avvicinai e lo fissai con un ghigno trionfante. “Le tue ultime parole?”

Il Diavolo Randagio aprì debolmente gli occhi, uno sguardo di puro stupore e terrore sul suo volto. “C-chi.. d-diavolo sei.. t-tu..?”

Ma cosa lo chiedo a fare? Sempre quella è la domanda!

“Mi spiace, ma preferisco non dirlo in presenza di spettatori. In ogni caso, per te ora sono solo il tuo boia.” Alzai di nuovo la mano destra. “Addio.”

Schioccai le dita. Una piccola luce rossa risplendette sulla testa del diavolo, la quale scoppiò l’istante dopo in un’esplosione di fuoco che incendiò anche ciò che restava del suo corpo. Osservai soddisfatto i resti del mostro che venivano ridotti in cenere dalle fiamme e mi voltai verso l’uscita per andarmene.

“Aspetta!” La voce di Rias Gremory mi richiamò.

Se c’era una cosa che proprio non mi andava in quel momento era intrattenere una conversazione con dei diavoli, dotta o banale che fosse. La ignorai e uscii dall’edificio. Tuttavia, un forte rumore di passi dietro di me mi fece capire che non mi avrebbero lasciato andare tanto facilmente. Che seccatura.

“Aspetta!” ripeté. “Tu non sei il nuovo studente trasferito? Come hai fatto? Sei forse un mago?”

Mi girai per guardarla. “No, ma me la cavo discretamente con la magia, soprattutto con il controllo dell’elemento fuoco. E, prima che tu mi faccia altre domande” dissi vedendola sul punto di parlare di nuovo, “rispondo subito a un paio di esse. Uno: non sapevo niente di voi e delle vostre vere identità fino a stasera. Sono capitato qui per puro caso. Due: se vuoi ringraziarmi per aver eliminato quel Diavolo Randagio, non ti scomodare. Non l’ho fatto per aiutarvi, ma solo perché quell’abominio mi ha aggredito scambiandomi per uno stuzzichino. Adesso scusa, ma voglio tornarmene a casa, sono parecchio stanco.” Sottolineai quelle parole con un tono distaccato e lievemente scontroso per indicare che, per me, quella conversazione era finita.

Lei non sembrò del medesimo parere. “Aspetta solo un momento! Ma tu..?”

Non la lasciai finire. Poggiai una mano a terra: “Ddraig?”

[Capito.]

Il mio cerchio magico di teletrasporto, o come amavo chiamarlo Dragon Portal, si formò sotto di me e, prima che i quattro diavoli potessero dire altro o fare qualcosa per fermarmi, mi ritrovai nella mia stanza dopo il consueto bagliore scarlatto.
Sospirai pesantemente. “Pensavo che la giornata si sarebbe conclusa in modo piacevole.. e invece.. guarda te cos’ho scoperto per puro caso. I cosiddetti divi della mia nuova scuola sono tutti dei diavoli! Possibile che più provi a tenermi alla larga da quegli esseri e più me li ritrovo tra i piedi?! Roba da chiodi!”

Borbottando qualche altra imprecazione, mi spogliai e diressi in bagno per fare una doccia. Fu un piacere impagabile sentire l’acqua calda scorrermi sulla pelle, portandosi via nel contempo il sudore della giornata e un pizzico del mio nervosismo. Quella magnifica sensazione era perfetta per rilassarsi.
Tuttavia non potei non ripensare alla scoperta di quella sera. In particolare una domanda mi tormentava: per quale motivo dei diavoli dovrebbero frequentare una scuola umana come i comuni mortali? La cosa m’incuriosiva parecchio.

Ripensai a quei diavoli ad uno ad uno. Yuuto Kiba..

Koneko Toujo..

Akeno Himejima..

Rias Gremory..

..un momento. Rias Gremory.. Gremory.. dove ho già sentito questo nome? Gremory.. Gremory…
Poi realizzai.

“Ma certo! Come ho fatto a dimenticarmene? I Gremory sono una delle famiglie più importanti e nobili degli Inferi! Uno dei 72 Pilastri!”

[Finalmente te ne sei ricordato. Stavo per dirtelo io.]

Sbuffai. “E perché non l’hai fatto prima se vedevi che facevo così fatica a ricordarmene?”

[Volevo che ci arrivassi da solo. Considerando i tuoi obbiettivi, è importante che tu ti ricordi le famiglie più influenti dei diavoli. Soprattutto questa famiglia.]

“Perché i Gremory sono così importanti?”

[Pensaci bene. Chi sono i Quattro Grandi Satana attuali?]

“Che domande.. Ajuka Belzebù. Falbium Asmodeus. Serafall Leviathan. E.. Sirzechs.. Lucifer.” Non dovette aggiungere altro. “E quest’ultimo era prima conosciuto come Sirzechs Gremory, il primogenito della famiglia Gremory! E io.. sono a scuola con sua sorella?!?!”

I miei timori erano fondati.

A quanto sembrava, la mia tranquillità in questo nuovo Paese era finita molto prima di quanto pensassi…





Note:
Diavolo Randagio = Un diavolo servitore che ha rinnegato o ucciso il suo diavolo padrone e si è dato alla macchia; molto spesso, a causa del loro tradimento/ribellione, la loro natura diviene più selvaggia e brutale e, di conseguenza, i loro corpi assumono sembianze mostruose e anche il loro comportamento diviene più bestiale.

Salve a tutti, minna!!
Sono in ritardo di qualche giorno stavolta, visto? Ve l'avevo detto di non abituarvi troppo alle mie pubblicazioni anticipate... XD
Scherzi a parte, come avrete visto, qui Zayden ha il suo primo incontro non solo con Asia ma anche con Rias e il suo gruppo (anche se quest'ultimo è un incontro decisamente breve e assai più sgradito...), perciò, come potrete ben capire, da qui la sua avventura si ricollegherà con le vicende della storia originale, ma gli eventi subiranno ovviamente delle adeguate variazioni per il nuovo protagonista. Se qualcuno, come ho già avuto modo di sentire, si sta chiedendo quale sia l'abilità effettiva di Zayden con la magia e chi gli abbia creato quegli anelli usati nel precedente capitolo, rispondo dicendo che quel 'chi' lo scoprirete nel futuro, mentre sull'abilità vi basti sapere che, con le magie elementali, è bravo a manipolare gli elementi ma fatica a richiamarli e per questo necessità degli anelli, eccezion fatta per il fuoco che è il suo elemento personale (capirete in futuro che intendo), mentre su altre magie, sia difensive che offensive, è piuttosto ferrato. Per chiarimenti, aspettate e vedrete! ;)
Questo capitolo per me è stato piuttosto faticoso poiché quello che volevo iniziare a mostrare meglio era il carattere del mio protagonista. Non vi girerò in tondo: Zayden è effettivamente bipolare, dunque non sorprendetevi se cambierà spesso carattere passando da toni annoiati o rabbiosi a toni più gentili e generosi con una certa rapidità. Si può dire che le sue esperienze di vita l'hanno portato a sviluppare un carattere molto variabile a seconda della situazione o, meglio ancora, delle persone con cui interagisce. Per quanto riguarda quel piccolo flashback, sappiate che il suo passato rimarrà un mistero ancora per un bel po', ma fidatevi se vi dico che ne varrà la pena!
A proposito, mi sono finalmente ricordato d'inserire le immagini! Volevo già farlo dal prologo, ma ogni volta me ne dimenticavo.. perciò ho deciso d'inserire anche tutte quelle che avrei messo nei capitoli precedenti. Spero vi piacciano!
Vi dò appuntamento alla prossima Life, tra due settimane! Se, nel frattempo, avete tempo o voglia di leggere qualcos'altro, vi suggerisco la mia e di _Fedra_ fanfiction-crossover tra Devil May Cry e Claymore intitolata "Devil May Cry - La guerra dagli occhi d'argento" a questo link: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3371258&i=1. Fidatevi: è tosta!! ;)
Credo di aver detto tutto.. spero che il capitolo vi sia piaciuto.. e.. alla prossima!! XD
Ja naa minna!!

 

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Capitolo 4
*** Life 2: Diavoli e preti ***


 

Life 2: Diavoli e preti

 

Che notte di merda!

Per una volta non era stata quella maledetta sveglia mattutina –tra l’altro ricomprata da solo qualche giorno- a farmi alzare col piede sbagliato, ma la notte prima di quell’insopportabile suono!

Avevo chiuso occhio ben poco. Il pensiero che le persone più popolari della mia nuova scuola fossero diavoli mi aveva letteralmente tolto il sonno. E questo perché ero sicuro che avrebbe significato non poche noie per me, soprattutto dal momento che mi avevano visto in faccia e pure in azione...
Ok che la mia vita di attuale Sekiryutei non può essere normale o tranquilla, ma diamine! Un piccolo momento di pace l’avrei apprezzato! Invece che sia in Occidente o in Oriente non cambia niente.. che bellezza!

[Mi spiace, partner, ma ai draghi raramente è concesso il privilegio della pace, anche per brevi periodi, soprattutto se sono potenti.]

Grazie mille, Ddraig. Una vera iniezione di fiducia mattutina.

[Sono solo realista. Lo sai bene. E comunque ricordati che, prima che incontrassi quella donna angelo caduto, hai passato ben due mesi lontano dalle battaglie, più di qualunque altro mio precedente possessore. Di che ti lamenti, perciò?]

Ricordati che, se sono riuscito a prendermi questa 'pausa', è stato solo perché gli altri mi hanno convinto a scaricare su di loro tutto il lavoro per prepararmi alla nuova scuola, sennò col cazzo che mi riposavo! E comunque vuoi mettere due mesi contro undici anni ininterrotti? Per di più due mesi di puro e continuo studio? Bah, lasciamo perdere. Meglio sbrigarsi, piuttosto. Non voglio fare tardi a scuola.

Dopo essermi vestito e aver fatto colazione, uscii di casa diretto alla Kuoh Academy.
Come immaginavo, quando rientrai in classe, tutti si comportarono con me come se non fossi mai stato fidanzato con Yuuma Amano, anzi, come se lei non fosse nemmeno mai esistita: le ragazze mi guardavano di nuovo bramose, alcuni ragazzi un po’ invidiosi, altri cordiali, e tutti, professori compresi, quando per essere sicuro al 100% chiesi loro se conoscessero una studentessa col suo nome, risposero negativamente. Meglio così!
Tuttavia sapevo anche che Yuuma, no, Raynare si sarebbe rifatta viva al più presto e, dunque, che avrei dovuto presto farci i conti per chiudere definitivamente la nostra 'storia'. Inoltre, avrei dovuto presto affrontare anche qualcun altro...

Neanche a farlo apposta, avevo appena formulato quel pensiero che sentii qualcuno chiamarmi. Alzai gli occhi e vidi un mio compagno di classe che mi diceva: “Scusami, Zayden, ma c’è Yuuto Kiba che chiede per te.”

Già, c’avrei scommesso!

Voltai lo sguardo verso la soglia della porta della classe, dove il suddetto Yuuto Kiba attendeva parlando con alcune ragazze, entrambe con gli occhi luccicanti mentre chiacchieravano con il cosiddetto 'Principe Azzurro' della scuola. Miseria nera.. a volte mi chiedo come sia possibile che gli umani si rendano così ridicoli senza nemmeno rendersene conto. Mi fanno quasi vergognare di appartenere alla loro stessa specie!

Sapevo che non avrei potuto rimandare quel momento per sempre, quindi era meglio affrontarlo subito.
Mi diressi alla porta e, avvicinandomi, Yuuto Kiba si accorse di me e mi salutò con un sorriso gentile e un cenno della mano. Io risposi squadrandolo da capo a piedi: era la prima volta che lo vedevo da così vicino e in una situazione tranquilla anziché nella confusione di una battaglia e potei constatare che il titolo affibbiatogli non era poi così campato per aria. Era certo un bel ragazzo: biondo, occhi grigi con un piccolo neo sotto il sinistro, un fisico molto asciutto ma comunque tonico e dei modi di fare molto garbati e rispettosi, proprio come i principi del passato. Concentrandomi attentamente sulla sua aura, tuttavia, potei percepire il potere demoniaco soppresso in essa; non era molto elevato, ma era meglio non abbassare la guardia, visto che non conoscevo le sue abilità.
Mi fermai davanti a lui mentre congedava le ragazze e, senza mezzi termini, gli chiesi ergendomi in tutta la mia altezza: “Che cosa vuoi?”

La freddezza del mio tono e il mio atteggiamento parvero sorprenderlo, ma non esitò a rispondermi: “Perdona il disturbo, Ward-senpai, ma devo...”

“Lascia perdere le formalità. Odio i giri di parole. Io so chi sei tu e tu sai che io non sono, diciamo, normale, perciò dimmi subito cosa vuoi, o volete.”

Sottolineai apposta quell’ultimo verbo per fargli capire che sapevo che veniva anche a nome dei suoi compagni e la sua espressione cordiale vacillò. Sospirò, chiaramente in difficoltà. “Rias-Buchou vorrebbe parlarti. Oggi subito dopo la scuola, alla sede del Club di Ricerca dell’Occulto.”

Sospirai a mia volta, scocciato. Avrei voluto rifiutarmi, ma, come già detto, avrei solo rimandato quell’incontro che, prima o poi, sarebbe arrivato comunque. Inoltre, stavamo parlando pur sempre della sorella del Principe dei Diavoli, il più potente e autoritario dei Quattro Grandi Satana, perciò era quantomeno doveroso ascoltarla. Mi augurai solo di non finire per attirare anche l'attenzione del signore degli Inferi. Era l’ultima cosa che mi serviva.

“Il vecchio edificio scolastico, giusto?” chiesi solo, per avere conferma del luogo.

“Sì, esattamente” rispose Yuuto Kiba, già più sollevato dal fatto che non avessi rifiutato.

“Comunque dille di non aspettarsi una lunga conversazione” aggiunsi prima di dargli le spalle e tornare al mio posto. Se anche voleva dirmi qualcos’altro, dovette essersi rassegnato perché né provò a fermarmi né a parlare ancora, andandosene a sua volta.

Io tornai al mio posto e, per il resto della mattinata, rimasi ad ascoltare piuttosto svogliatamente le lezioni, attendendo la fatidica ora...
 

*
 

Al suono dell’ultima ora, salutai rapidamente i miei compagni e mi diressi al luogo prestabilito per l’incontro.
Il vecchio edificio scolastico era uno stabile della scuola staccato dal complesso principale e consisteva in una grande costruzione a tre piani, il cui terzo piano fungeva da torre dell’orologio, bianca con tetto nero e diversi rampicanti che ricoprivano le pareti fino al secondo piano. A quanto avevo sentito, era un dormitorio caduto in disuso e quindi abbandonato parecchio tempo fa. Sarebbe probabilmente andato incontro alla demolizione se non fosse stato per Rias Gremory, la quale lo rese la sede del club da lei stessa fondato dopo averne ottenuto la gestione dalle autorità scolastiche.
Club di Ricerca dell’Occulto. In effetti, per un normale studente deve sembrare solo un club un po’ stravagante e singolare.. ma per uno come me, che conosce fin troppo bene il sovrannaturale, è chiaro come il sole che è solo una copertura per la loro vera natura e le loro attività intra ed extrascolastiche.

Arrivai davanti al vecchio edificio e, senza che neanche bussassi, la porta d’ingresso mi venne aperta; dietro di essa, Yuuto Kiba e Akeno Himejima mi accolsero con un sorriso cordiale.

“Benvenuto, Zayden-kun. La Buchou ti sta aspettando” disse la seconda spostandosi per farmi entrare.

Squadrai per un istante anche lei. Definirla bellissima sarebbe stato riduttivo: lunghi capelli neri raccolti in una coda di cavallo da un fiocco arancione, occhi viola, un fisico molto formoso e tonico e un viso che sembrava modellato da uno scultore rinascimentale. Non c’era da sorprendersi se era considerata una delle due ragazze più belle e popolari di tutta la scuola.
Indossava l’uniforme femminile scolastica, che consisteva in una camicetta bianca con sopra una giacca nera chiusa sotto il seno, una minigonna fucsia e un nastro avvolto a fiocco sul petto, oltre a delle calze nere lunghe fino alle ginocchia e scarpe marroni.
Se fossimo stati un ragazzo e una ragazza qualunque, sarei stato ben felice di rimanere lì ad ammirarla e magari chiederle un appuntamento, ma nessuno di noi lo era… E io, per ovvi motivi personali, tendevo a fidarmi poco dei diavoli.

Akeno Himejima e Yuuto Kiba mi condussero fino alla sala principale dell’edificio, una grande stanza rettangolare rivestita di legno, con divani stile vittoriano e un basso tavolo al centro, alcune sedie e mobili lungo le mura, diversi quadri appesi e un’illuminazione data da molte candele accese su tutto il perimetro. Su uno dei divani centrali stava seduta Koneko Toujo, che sgranocchiava dei dolcetti, e all’altra estremità della sala vi era una grande scrivania.
Quando mi avvicinai ai divani, Yuuto Kiba disse: “Koneko-chan, questo è Zayden Ward. Ward-senpai, lei è Koneko Toujo.”

“Ehilà” dissi senza troppo entusiasmo. Lei rispose con un cenno del capo. Tipa di poche parole, eh? Meglio così.

“Benvenuto, Zayden Ward” disse un’altra voce femminile proveniente da dietro la scrivania.

Alzai gli occhi in tempo per vedere colei alla quale apparteneva quella voce alzarsi dalla scrivania e venirmi incontro. Ecco il grande capo.
Rias Gremory. Studentessa modello e ragazza più popolare della Kuoh Academy. Presidentessa del Club di Ricerca dell’Occulto. E.. -ora ne sono sicuro- diavolo di Alta Classe e sorella dell’attuale Lucifer, o Lucifero.
Akeno Himejima era senza dubbio affascinante, ma lei.. non avevo mai visto una ragazza più bella. I lunghi e fluenti capelli cremisi le arrivavano fino al bacino, gli occhi azzurro-verdi emanavano nobiltà e pacatezza, la pelle rosata sembrava riflettere la luce delle candele da quanto era liscia e perfetta e il suo corpo aveva le forme più seducenti che avessi mai visto. Indossava anche lei l’uniforme scolastica, ma questa non faceva che rafforzare ancora di più il suo fascino, esaltando il suo fisico formoso e perfetto e dandole nel contempo un tocco di semplicità. Nessun artista avrebbe mai potuto realizzare o imitare una bellezza simile.
Eppure, malgrado il suo tono gentile e l’espressione tranquilla, sentivo chiaramente l’aura demoniaca dentro di lei, molto più elevata di quella di tutti gli altri membri del Club, e quella bastava a rendermi diffidente e pronto a qualunque reazione possibile, amichevole o ostile che fosse.

“Lo saprai già di sicuro, ma il mio nome è Rias Gremory. Piacere di conoscerti” mi disse con un cortese inchino. Anche i suoi modi di fare erano tipici di una persona raffinata e aristocratica, da vera dama nobile.

Ricambiai l’inchino, ma non dissi nulla. A sua differenza, io non ripetevo il mio nome a chi già lo conosceva solo per rispettare l’etichetta.. era uno spreco di tempo.

“Immaginavo che avresti chiesto d’incontrarmi dopo ieri sera” dissi invece raddrizzandomi. “Che cosa vuoi da me?”

Come Yuuto Kiba, anche Rias Gremory sembrò sorpresa dal mio modo sbrigativo e lievemente brusco. Di solito non mi piaceva apparire maleducato, soprattutto con una ragazza, ma, come avevo già detto, tendevo a non fidarmi troppo dei diavoli.
Tuttavia lei non ci diede troppo peso e mi rispose: “Solo parlarti un momento. Non capita tutti i giorni di incontrare un umano con una simile forza spirituale e vorrei solo accertarmi di un paio di cose.”

Si sedette sul divano imitata da Yuuto Kiba, mentre Akeno Himejima, uscita e rientrata rapidamente da un’altra porta nella sala, poggiava sul tavolino un vassoio con alcune tazze piene di tè fumante. Con un gesto, mi fece cenno di accomodarmi a mia volta, ma io invece mi allontanai di un passo e incrociai le braccia.
“No, grazie. Sto bene così.. e comunque non mi fido abbastanza di voi diavoli da sedermi a bere tè come se nulla fosse dopo avervi conosciuti da appena cinque minuti.”

L’enfasi che avevo posto su quella parola congelò le espressioni dei presenti per un istante, poi il volto di Rias Gremory si fece più serio mentre mi guardava. Avevo messo subito in chiaro che non conoscevo semplicemente le loro vere identità, ma che m’intendevo di creature sovrannaturali e, inoltre, dallo scontro con il Diavolo Randagio della sera precedente, avevano capito che non ero un semplice essere umano nemmeno come capacità. Da ora ero sicuro che mi avrebbero trattato con più prudenza ed era quello che volevo.

“Dunque tu conosci davvero la nostra razza” fece con voce calma, mentre dalla schiena sua e di tutti i presenti si aprivano un paio di grandi ali nere da pipistrello. Ironico.. un tempo ne avevo paura e ribrezzo, ma ora mi lasciano del tutto indifferente. “Perché?”

“Non siete i primi diavoli che incontro, ti basti sapere questo. Non ho intenzione di raccontarvi i particolari della mia vita” risposi.

“Sei un tipo piuttosto scontroso e schivo” disse Rias Gremory sorseggiando il tè. “L’avevo già immaginato ieri sera dal tuo modo sbrigativo di andartene, ma ora ne ho la conferma. Immagino tu sappia che non è esattamente normale che un essere umano sia così informato sul nostro mondo...”

“Sì, lo so anche troppo. Tuttavia, con tutto il rispetto, le mie faccende personali e i motivi per cui so dell’esistenza del sovrannaturale non sono affari vostri. Se la sera scorsa me ne sono andato di fretta è proprio perché volevo evitare questa conversazione. È completamente inutile per me e anche per voi, a dirla tutta. Riguardo ieri sera, come ho già detto, non vi avevo né seguiti né stavo dando la caccia a quel Diavolo Randagio, ma sono casualmente passato di lì in quel momento mentre tornavo a casa. Lo scontro tra le vostre aure mi ha attirato e, quando quell’obbrobrio mi ha attaccato, mi sono solo difeso. Non l’ho fatto per aiutarvi. Prima di ieri sera non mi ero nemmeno accorto che eravate diavoli. Sopprimete piuttosto bene la vostra aura.”

“Grazie del complimento. Comunque, anche se non sapevi della nostra vera identità fino a ieri, rimani un essere umano con un grande potere interiore.. nel mio territorio.” Marcò il pronome possessivo rivolgendomi nel contempo un sorrisetto di sfida. “Direi che qualche spiegazione in più è d’obbligo. Dimmi.. chi sei tu in realtà?”

Pensa davvero che, solo perché questa città è sotto la sfera d’influenza della sua famiglia, possa avanzare delle pretese verso di me? Ecco perché odio i diavoli di Alta Classe: sempre a credere di poter fare e ottenere tutto quello che vogliono! Tsk! Con me caschi male, ragazza!

“Non ti devo alcuna spiegazione extra e non osare pretenderle. Questa città sarà anche sotto la giurisdizione della tua famiglia, non la tua ma della tua famiglia, ma io non sono un vostro servo. Non puoi obbligarmi a dire o fare un bel niente.”

Mi godetti il lampo di stizza che corse per un attimo lungo il volto di tutti i presenti, Rias Gremory in particolare. Tutti uguali questi nobili: appena li sgammi sulle loro effettive proprietà e titoli o ti rifiuti di piegare la testa, si irritano subito. Sarà anche stata una diavola purosangue e nobile, con una bellezza incredibile e un portamento elegante e raffinato, ma sotto rimaneva la tipica ragazza ricca e viziata, abituata a ottenere sempre quello che vuole e che non sopporta che qualcuno non si pieghi a lei o ai suoi desideri.
Oh bé, direi che questa conversazione è bella che finita.

Girai i tacchi e feci per andarmene quando la voce di Rias Gremory mi raggiunse di nuovo: “Dove stai andando?”

“Che domande.. vado a casa. Non c’è nient’altro da dire.”

“Non avevo ancora finito. Non mi accontento di informazioni così scarse su qualcuno tanto forte quanto sfrontato che vive in questa città senza che nessuno di noi sapesse niente a riguardo...” C’era una nota d’impazienza nel suo tono. Evidentemente non era abituata a farsi tenere testa da uno sconosciuto.

Ghignai compiaciuto. Solo perché sei una diavola e una nobile, non puoi avere sempre tutto quello che vuoi!

“Se sei preoccupata, ti anticipo subito che i tuoi affari in questa città non m’interessano affatto. Quindi stai tranquilla perché non farò niente per arrecarti disturbo o ostacolarti.. a meno che non crei tu qualche disturbo o ostacolo nei miei obbiettivi, è ovvio.”

“E quali sarebbero codesti obbiettivi?”

“Non posso dirteli, ma, chissà, forse in futuro li scoprirai da sola... Forse.”

Avanzai verso la porta d’uscita e allungai una mano verso la maniglia.

“Sei piuttosto arrogante a pensare che ti lasceremo andare in questo modo, senza averci detto qualcosa di più...”

Quella voce ora aveva un fondo di irritazione. E l’aura demoniaca che s’intensificava alle mie spalle rendeva il suo nervosismo ancor più evidente.
Vuole spaventarmi con la sua aura adesso? Povera illusa. Mi sono concentrato su di lei per tutto il tempo e ho già compreso a grandi linee l’estensione della sua forza. Non è niente che possa impressionarmi o anche solo impensierirmi.. ma se vuole giocare a fare la dura, io ci sto!

Mi voltai verso di lei e la vidi avvolta da un sottile strato di aura cremisi, mentre mi fissava con uno sguardo visibilmente più impaziente; anche gli altri membri sembravano piuttosto nervosi. Ghignai ancora ed espansi l’aura a mia volta, non al suo massimo ma abbastanza perché diventasse visibile intorno al mio corpo, sovrastasse la sua e facesse vibrare leggermente l’intera stanza, mentre nel contempo rilasciavo il mio intento omicida. La luce delle candele prese a tremolare insieme alle pareti e le espressioni dei diavoli si irrigidirono di colpo. Yuuto Kiba e Koneko Toujo scattarono in piedi davanti a Rias Gremory facendole da scudo, mentre Akeno Himejima si spostò dietro al divano con le mani alzate, pronta a colpire; la rossa aveva represso la sua aura e la sua espressione era ancora più sorpresa di quelle degli altri. Negli occhi di tutti, potei vedere una certa paura. Ottimo.

“Non intendo combattere con voi, ma non provate mai più a imporvi su di me. Io non obbedisco a nessuno, sia chiaro, e non ho certo paura di voi. Perciò, lasciate che vi dia un consiglio amichevole: non importunatemi più e non provate a ficcare il naso nei miei affari, o potrebbe succedervi qualcosa di poco piacevole. Fidatevi, voi non ne ricavereste altro che guai e io solo ulteriori seccature.”

Messe in chiaro le cose, soppressi di nuovo l’aura e uscì dalla stanza mormorando: “Addio.”
Stavolta nessuno provò a fermarmi.
 

*
 

Lasciato il vecchio edificio scolastico, mi nascosi dietro un albero del giardino vicino, perché nessuno mi vedesse, e riattivai il Dragon Portal per tornare a casa. Tuttavia, mentre mi materializzavo nel salotto di casa mia, ebbi il vago sentore che, malgrado l’avvertimento che avevo dato loro, quei diavoli mi avrebbero comunque tenuto d’occhio o perseguitato nei giorni successivi. Che gran rottura!

Mi avviai in cucina per preparare qualcosa da mettere sotto i denti e, con mia somma sorpresa, trovai sopra la tavola una vaschetta di alluminio chiusa da un involucro di carta dello stesso materiale sopra alla quale era appiccicato un biglietto. Mi avvicinai e, riconoscendo la scrittura, lessi:

Mi ero preparata le lasagne, ma ho finito per farne troppe. Perciò te le ho portate finchè eri a lezione, visto che ero sicura che tu non saresti mai venuto a prenderle se te l’avessi chiesto. Devi solo scaldarle. Almeno stasera hai la cena pronta! E fatti sentire più spesso, che mi fai preoccupare!

Nonna Lucia


Non potei non soffocare uno sbuffo di divertimento che si trasformò in una risatina. Quella vecchia! Come se non sapesse quanto io ami i piatti che lei prepara e che mi teletrasporterei subito anche in Antartide pur di venire a prendere quelle prelibatezze, se solo me lo chiedesse! Ci scommetterei il braccio destro che ha usato la scusa del cibo per venire a controllare la casa e assicurarsi che la tenessi in ordine e pulita! Come se fossi ancora un bambino! Ma d’altronde.. suppongo che, per una nonna, noi nipoti, a 8, 19 o 50 anni, restiamo sempre dei bambini, non potei non pensare con nostalgia.

Mia nonna Lucia. L’unico membro della mia famiglia ancora in vita e colei alla quale dovevo tantissimo, quasi quanto a Ddraig... Avrei dovuto irritarmi per la sua solita ed eccessiva premura, ma dopo tutto quello che era successo in passato, come potevo darle torto in fin dei conti? E poi le volevo bene anche per queste sue fissazioni sulla pulizia e l’ordine.
Oh bé.. comunque.. cena assicurata stasera! E che cena!
Misi la vaschetta nel microonde e, dopo pochi minuti, la estrassi e aprii, sentendo subito l’aroma forte e paradisiaco delle lasagne con carne invadermi le narici... Eheh, sarò anche piuttosto bravo come cuoco.. ma la cucina della nonna è sempre imbattibile!

Mentre mangiavo di gusto, controllai la cucina e, in effetti, notai che certe cose erano state spostate e messe in punti più strategici e facili da raggiungere durante la preparazione dei pasti. Come sempre, avevo ancora molto da imparare a riguardo!
Terminato di mangiare, controllai il resto della casa e anche nelle altre stanze vidi che c’erano stati dei piccoli cambiamenti, tutti per rendere la casa più ordinata... Come se io fossi disordinato! E che diamine! Poteva anche essere un po’ meno puntigliosa! Ah, ma che lo dico a fare?

La casa in cui alloggiavo lì in Giappone era un piccolo edificio a due piani solitario, situato a lato di una delle numerose strade cittadine e circondato da un piccolo giardino. Il piano terra consisteva in un soggiorno abbastanza ampio, la cucina, un bagno e un piccolo ripostiglio, mentre al piano superiore c’erano due camere, la più grande delle quali fungeva sia da mia stanza da letto che da studio, e un altro bagno, che usavo anche come lavanderia.
Era stata proprio mia nonna a trovarmela quando le avevo detto che avrei potuto continuare gli studi in Giappone. Non solo era stata d’accordo, ma aveva pure insistito perché andassi dicendomi che non dovevo preoccuparmi per il cambio di ambiente, che lì mi sarei trovato bene e avrei anche potuto trovare indizi importanti sui miei obiettivi.

Finora non ho trovato o scoperto ancora niente in questa città, ma devo avere pazienza. Se ne era così sicura, vuol dire che qualcosa c’è di sicuro... Anche se avrei preferito evitare di avere a che fare con una delle famiglie di diavoli più influenti degli Inferi...

Era inutile rimuginarci su... Però, quel nervosismo non se ne andava, neanche dopo quella squisita cena. Mi serviva qualcosa di più forte, qualcosa per sfogarmi per bene.. e sapevo dove trovarla.

Mi diressi alla seconda camera al piano superiore, quella che avrebbe dovuto fungere da camera degli ospiti, ma che io, visto che non avevo ospiti, usavo per tenere un paio di cosette personali...
Aperta la porta, mi trovai davanti una stanza rettangolare con un divano-letto verde lungo il muro opposto, alcuni mobili con cassetti vuoti ai lati.. e un paio di casse audio-amplificatrici al centro, sopra le quali era adagiata una stupenda chitarra elettrica con la cassa armonica arancione vivo e il manico blu indaco.
Ecco quello che ci vuole! Un po’ di sano rock o metal!, pensai collegando le casse alla chitarra e prendendola in mano.

Che potevo suonare? Ci riflettei per qualche minuto, poi, trovai la canzone giusta.
Presi il plettro e diedi un potente colpo mentre cantavo:


I'm so sick of me, being sick of you,
And the way you look, all the things you do,
You drive me crazy, drive me crazy
Sick of being broke, can't pay the ren
I'm about to snap, I can't handle this
I'm doing crazy, doing crazy (going crazy)


If you're sick like me
There's no stopping now,
Gotta break it up
And just let it out
If I was sick like you,
I would feed the fire
I would light it up
And watch it all come down...

(Adelitas Way - Sick)

 

Tre minuti dopo, terminai con un profondo sospiro, stanco e con un po’ di mal di gola, ma decisamente più leggero e rilassato.
Non avevo dimenticato gli ultimi eventi, tuttavia stavo molto meglio. Suonare e cantare le mie canzoni preferite –tutte vari generi di rock e metal e di quella che io definivo 'musica epica'- era sempre stata una delle mie valvole di sfogo migliori perché non solo buttavo fuori tutto il nervosismo con la musica, ma anche perché mi piaceva un sacco suonare e cantare. Era tra i miei hobby preferiti.
Inoltre, siccome la casa era separata dalle altre abitazioni, nessun vicino poteva lamentarsi se facevo casino! Doppio vantaggio!

Riposi la chitarra e me ne andai in camera da letto, deciso a dormire e a prepararmi alla giornata successiva.. e alle occhiatacce che di sicuro mi sarebbero arrivate dal Club di Ricerca dell’Occulto. Come se me ne sarebbe fregato davvero qualcosa...
 

*

 

Fu un suono improvviso a svegliarmi.

Un trillo d’allarme che proveniva dalla mia destra, lieve ma sufficiente a svegliarmi. Alzai lo sguardo semiassonnato dal cuscino e vidi che era il piccolo display sulla parete, vicino al bordo della porta, a emettere una lucina rossa intermittente. L’allarme che segnava quando qualcuno camminava lungo il giardino.

Feci appena in tempo ad alzare il busto dal letto che udii uno scatto dal piano terra, seguito dal lieve cigolio della porta d’ingresso che si apriva.
Holy shit.. spero sia solo un ladro, mi ritrovai a pensare rivolgendo un attimo lo sguardo alla debole luce lunare che entrava dalla finestra. Nemmeno si può dormire in pace adesso.

Mi alzai lentamente e m’infilai una maglietta adagiata sulla sedia dietro la mia scrivania, per poi portare il mio sguardo sulla o-katana appesa alla parete accanto al letto. Con un sorrisetto ringraziai la mia fissazione con gli attacchi a sorpresa -che mi faceva tenere le mie armi il più vicino possibile- e afferrai la spada.

Chiunque fosse stato a violare il mio domicilio, avrebbe trovato una brutta sorpresa!

Uscii cautamente dalla stanza tenendo tutti i sensi all’erta e concentrandomi per percepire un’eventuale aura. Non sentii niente, né udii passi o altri rumori. Piuttosto strano...
Raggiunsi e scesi con ancor più prudenza le scale fino a ritrovarmi nel lato sinistro del salotto; accesi le luci e, come immaginavo, vidi la porta d’ingresso aperta, ma non c’era anima viva. Il fatto che fossero entrati scassinando la porta, però, indicava due cose: uno, non erano diavoli –quale diavolo forzerebbe una serratura piuttosto che farla scattare con un piccolissimo sprazzo di magia?-, due, chiunque fosse, voleva essere silenzioso e non svegliarmi. In effetti, se non fosse stato per quell’allarme segreto, non mi sarei mai accorto della sua intrusione.
Eppure c’era qualcosa che non andava... Anche se l’intruso fosse stato un umano, una piccolissima quantità di aura avrebbe dovuto essere percepibile e io invece non sentivo niente. La cosa non mi piaceva affatto.
Mi mossi cautamente dalla scala alla cucina, osservando nel contempo ogni angolo del salotto. Con una mano ben stretta intorno all’impugnatura della katana, mi sporsi oltre il bordo del muro che separava cucina e soggiorno e guardai dentro la prima, pronto a colpire. Nulla. Nemmeno un insetto.

Fu solo per i miei sensi incredibilmente affinati che udii il cigolare di una porta che veniva aperta, seguito da un fruscio e dal sibilo di qualcosa che fendeva l’aria in rapido avvicinamento. D’istinto mi abbassai buttandomi contemporaneamente di lato, mentre una sorta di lama di luce bianca passava sopra la mia testa e si conficcava nella parete.

Cazzo, un istante più tardi ed ero fottuto!

Con una rapida capriola mi rialzai assumendo una posizione di guardia, quando l’identità del mio aggressore mi lasciò interdetto: era un ragazzo, un giovane umano più o meno della mia età, o forse più giovane, dai capelli bianchi e gli occhi rossi. Indossava degli abiti clericali bianchi e un lungo cappotto blu coi bordi grigi, dal collo gli pendeva un crocifisso dorato e in mano impugnava quella che sembrava una spada lunga, la cui lama era però composta da pura luce.

“Che mi prenda un colpo... Un prete?” mormorai, incapace di nascondere la mia sorpresa. “E tu chi cazzo sei? Non sai che è una grave infrazione entrare in casa d’altri senza permesso? Soprattutto per qualcuno della chiesa!”

Il ragazzo liberò la sua arma dalla parete, scoppiando poi in una risata sguaiata e maniacale. “Oh, cielo! Ma dove ho messo le buone maniere? Non si può attaccare qualcuno senza nemmeno presentarsi!” Si prodigò in un inchino tutto svolazzi, ma chiaramente privo di qualunque intento cortese o rispettoso. “Il mio nome è Freed Seelzen e sono un giovane prete che ama esorcizzare i diavoli per l’umanità!”

 

 

Lo fissai mentre si metteva a saltellare durante la sua presentazione. Ma questo è un coglione!, non potei non pensare, mentre mi inchinavo a mia volta nel modo più falso possibile. “Molto piacere, Freed! Io sono Zayden Ward, un semplice studente del terzo anno e, soprattutto, sono un semplice essere umano, non un diavolo. Quindi, mi sorge spontanea la domanda: ma tu che cazzo ci fai in casa mia?”

L’altro rise ancora. “Domanda legittima! E io ti rispondo non una, ma ben due volte: primo, perché so che hai avuto contatti con dei diavoli! Secondo, perché.. diciamo che me l’ha chiesto una certa persona che tu hai fatto molto incazzare!”

Ci misi poco a fare due più due. “Ah.. capisco. E questa persona, per caso, porta un paio di ali piumate nere e uno di tette?”

“Bravissimo! Allora te la ricordi la tua cara amica, no, fidanzatina Raynare! Sai, il modo in cui l’hai lasciata le ha spezzato il cuore! Quale crudeltà verso una ragazza così dolce e carina!”

“E, visto che non può uccidermi da sola, manda uno come te a fare il lavoro sporco? Da quando i preti fanno i mercenari per gli angeli caduti? Credevo che la vostra fede ve lo impedisse...”

“Diciamo che io ho avuto qualche problema coi miei superiori e, per questo, non mi permettevano più di fare il mio mestiere in santa pace! Ma la nostra amica mi ha preso sotto la sua ala e mi ha dato modo di tornare a fare quello che amo di più: ammazzare mostri e umani da loro sedotti!” E scoppiò in un’altra risata folle.

Non avevo mai avuto grande simpatia per la chiesa, ma sapevo che normalmente non tolleravano un estremismo simile. Quel tipo era chiaramente pazzo. Da rinchiudere in manicomio e gettare la chiave.
Ghignai beffardo. “Ah, ora è tutto chiaro. Sei stato scomunicato, vero? Ti hanno buttato fuori perché non approvavano i tuoi metodi e la tua indole e, non avendo dove andare, hai accettato l’aiuto di quella stronza e sei diventato un suo leccapiedi in cambio della sua protezione... Mi sa che la tua fede vale meno di zero.. a te non te ne frega nulla di Dio, vero? Essere prete, rispettare il credo, riportare gli agnelli sperduti al pastore, eliminare i cosiddetti mostri.. a te interessa solo quest’ultima parte, tutto il resto è solo una scusa per fare quello che vuoi!”

Freed mi fissò sorpreso per un istante, poi il suo viso si deformò nella smorfia più orribile che avessi mai visto. “Hai fatto i compiti a casa, amico! Sì, hai proprio ragione! A me della fede, del credo, della Bibbia e del suo schifoso Dio.. non me ne frega un cazzo! Io voglio solo trucidare quelle creature immonde che infestano questo mondo! Tutte quante, senza lasciarne nemmeno una!” Mi puntò contro la spada di luce. “Ma prima di tornare a quei mostri, ho un lavoro da portare a termine proprio qui. Spiacente, Zayden-kun, ma gli ordini sono ordini, e i miei sono di.. staccarti quella testa di cazzo e gettarla ai piedi del mio capo perché lei possa calpestarla finché non diviene una merdosa poltiglia!”

Molto bene. Direi che le ostilità sono ufficialmente aperte. “Vuoi la mia testa, eh? Ok, allora..” passai la katana nella mano destra e mi tirai indietro i capelli con l’altra “..vienitela a prendere.”

Freed non se lo fece ripetere due volte e scattò tentando un affondo alla mia testa. Conoscevo piuttosto bene le armi degli esorcisti e sapevo che quella spada di luce, anche se creata per uccidere diavoli e altre creature oscure, era capace di tagliare qualsiasi cosa come una normale spada, perciò evitai il colpo inclinando il capo. L’altro non si fermò e tentò un altro affondo, che evitai di nuovo, poi un fendente diagonale ascendente seguito da uno discendente; solo con quest’ultimo attacco estrassi finalmente la katana e bloccai il colpo. Lo spinsi indietro e, reggendo con la sinistra la spada e con la destra il fodero, scattai in avanti scambiando diversi colpi con il mio avversario. Per essere un umano era decisamente forte e veloce, ma ero abituato a ben di peggio.
Se Raynare s’illude davvero che questo coglione possa uccidermi, allora è più stupida e ingenua di quanto pensassi!

Allontanai con un fendente la spada di Freed e lo colpì alla bocca dello stomaco con una stoccata del fodero. Il prete barcollò e si allontanò tenendosi una mano alla pancia. Io lo incalzai immediatamente.

“Ehi, ehi! Calma! Tu hai due armi, io una sola! Fammi recuperare!”

Che fa, mi prende per il culo? “Cazzi tuoi! Con uno come te, onore e rispetto in battaglia non significano niente, quindi non vedo perché dovrei rispettarli!”

Sferrai altri fendente che Freed bloccò o evitò, ma riuscì a colpirlo di nuovo col fodero, stavolta al fianco, facendolo vacillare. Cercai di finirlo con un affondo, ma si riprese prima del previsto e riuscì a schivarlo, subito dopo infilò la mano libera sotto il cappotto e ne estrasse.. una pistola?!
Lo sparo che seguì, rapido e inaspettato, colpì in pieno il fodero sbalzandomelo di mano, poi la canna dell’arma puntò verso la mia testa. Feci appena in tempo ad alzare il braccio destro davanti al volto e a richiamare il Boosted Gear, che un secondo sparo risuonò nell’aria e sentii qualcosa centrarmi con forza il polso.
Abbassai il braccio per osservarlo e vidi un leggero fumo che si alzava dal punto colpito, ma non c’era nemmeno un graffio. Tsk.. come se le scaglie di un drago potessero essere danneggiate da qualcosa di simile.

Freed mi guardava sorpreso. “Oho, interessante! Così è quella la famigerata Sacred Gear di cui parlava Raynare! Devo ammettere che ha un aspetto piuttosto figo!”

Ricambiai il suo sguardo con un sogghigno. “Niente bossoli, un odore piuttosto insolito e una canna dalla forma a croce” dissi osservando il punto in cui il guanto era stato colpito e la pistola del prete. “Anche quell’arma è fatta per sterminare le creature oscure, giusto? Mi spiace, ma contro il braccio di un drago quella roba non serve a nulla!”

“Hai detto drago? Quindi la tua Sacred Gear è di tipo drago? Interessante! Ho sempre desiderato poterne ammazzare uno!”
 


Povero idiota. Continua a sognare!, pensai scagliandomi contro di lui.

Cercò ancora di colpirmi alternando colpi con la spada agli spari, ma stavolta usavo il Boosted Gear per bloccare i proiettili e incalzavo con foga ancora maggiore. Non mi serviva attivare il potere del Gear, era sufficiente usarlo come scudo. Spada e scudo. Una combinazione vecchia ma sempre efficace.
Alla fine riuscii a sbilanciarlo con una stoccata improvvisa e, quando mi vide avanzare per finirlo, si spostò di lato come mi aspettavo: allora allungai una gamba e lo centrai facilmente al bassoventre mandandolo a sbattere contro il muro alle sue spalle. Era fatta! Un ultimo fendente e sarebbe stata la sua testa a volare via!

Fu in quel momento, mentre levavo la katana, che sentii quella voce: “Padre, va tutto bene q.. KYAAAAAAH!!!”

Quella voce.. la conoscevo bene!

Mi voltai e, ferma sulla soglia della porta ancora aperta.. c’era Asia!

“Z-Zayden-san?!”

“A-Asia-chan?! Che cosa..?!”

Con la coda nell’occhio mi accorsi della lama di luce di Freed che si avvicinava al mio collo e, di nuovo d’istinto, mi abbassai buttandomi di lato, ma stavolta quel bastardo doveva esserselo aspettato perché, mentre cadevo a terra, sentii il rumore di uno sparo e, subito dopo, un dolore lancinante trafisse la mia gamba.
La mia capriola si trasformò in una brusca caduta e non potei non soffocare un gemito. Percependo un nuovo pericolo, feci appena in tempo a puntare la mano destra dietro di me e generare uno scudo di energia rossa che una nuova serie di spari risuonò nell’aria, seguiti dal rumore di qualcosa che s’infrangeva su di esso.

“Uno scudo magico, eh? Certo, che ne hai di frecce al tuo arco! E anche i tuoi riflessi sono dannatamente buoni!”

Ignorai la voce beffarda di Freed e mi misi lentamente seduto per analizzare la gamba ferita. Un buco perfetto in mezzo al ginocchio.. quel maledetto aveva una bella mira in fin dei conti! La ferita sanguinava, ma il vero danno era all’articolazione.. quel bastardo me l’aveva perforata! Ora non potevo più sorreggermi su quella gamba! E il dolore era atroce!
In quel momento sentii la voce di Asia gridare: “Padre, cosa sta facendo?! Perché lo attacca?”

Il prete folle la fissò con un sorriso inquietante. “Oh, sei arrivata al momento giusto, Asia-chan! Se non fosse stato per te, questo stronzo mi avrebbe fatto saltare la testa! E ben fatto anche con la barriera: non si era nemmeno reso conto di dove fossi! Peccato che non immaginassi che i suoi riflessi fossero così sviluppati...”

Una barriera. Ecco perché non percepivo la sua aura. L’hanno piazzata intorno alla casa prima di fare irruzione. Ed era Asia a generarla? Ma lei che ci faceva qui? Perché era con lui?

“Z-Zayden-san? Il nemico che dovevamo fermare.. era lui?” La voce della mia amica era terrorizzata e confusa e mi guardava con le lacrime agli occhi. Quindi lei non sapeva che avrebbero attaccato me...

“Cosa? Voi due vi conoscete? Ahahah! Pensa che coincidenza! Comunque è proprio così, Asia-chan! È lui il nostro obiettivo, colui che ha minacciato la nostra sorellona angelo caduto! Uno schifoso umano che si mescola coi diavoli della sua scuola e mira a farci fuori tutti! È solo un traditore della sua razza!”

Brutto pezzo di merda... Come osava insinuare che fossi io un traditore della mia razza, quando lui non si sarebbe fatto scrupoli ad ammazzare persino un bambino se questo si fosse anche solo avvicinato a un diavolo?!

“Mi dispiace dover eliminare un tuo conoscente, Asia-chan, ma questo è il nostro incarico! E ora.. è tempo di portarlo a termine!” Con quelle parole Freed si scagliò sul mio scudo tempestandolo di colpi di spada e pistola.

Continuai a tenere il braccio alzato per sostenere la barriera, ma era difficile resistere passivamente a così tanti colpi stando fermo e con una ferita sanguinante e dolorante. Dovevo reagire in fretta.

Di colpo, Asia si portò tra Freed e me arrestando l’assalto del prete, il quale non parve apprezzarlo: “Ehi, tu.. che stai facendo adesso?”

“La prego, Padre, lo risparmi! La supplico!”

“Cosa? Hai la minima idea di quello che stai dicendo?”

“Nonostante quello che ci hanno detto, io non credo affatto che sia vero! Zayden-san è una brava persona! Io ne sono sicura! Mi ha aiutata, fatta divertire e incoraggiata senza chiedere nulla in cambio se non la mia amicizia! Lui è mio amico, un uomo buono e sincero! E sono sicura anche che Dio non approverebbe i suoi metodi! Perciò, la prego, lo risparmi! La imploro!”

Fissai Asia sorpreso e commosso da tutta quella fiducia nei miei confronti. Mi voleva davvero bene allora.. non credevo che si sarebbe già così affezionata a me, ma non mi dispiaceva affatto, anzi ne ero molto contento.

Purtroppo qualcun altro non lo era affatto.

“Non dire stronzate!” gridò Freed furioso menando un fendente che squarciò l’abito di Asia in due, lasciandola seminuda.

La ragazza gridò coprendosi il petto, ma il bastardo non aveva ancora finito, visto che la prese malamente per il viso e le mani sbattendola contro il muro. “Sai cosa vuol dire disobbedire agli ordini?” le chiese fissandola dritto negli occhi con uno sguardo ancor più folle di prima. “Farò in modo che la sorellona angelo caduto poi non mi punisca.. ma ora.. direi che è a te che serve una punizione!”

“Asia! Fermo!” gridai alzandomi in piedi, ma la gamba malandata cedette non appena mi appoggiai ad essa e non potei fare altro che sorreggermi alla vicina ringhiera delle scale per non cadere di nuovo, mentre stringevo i denti dal dolore.

Nel frattempo, Freed aveva impalato le maniche delle braccia di Asia al muro con la sua spada in modo da tenerla ferma e stava stringendo brutalmente uno dei suoi seni, mentre con la canna della pistola le sollevava la gonna. Il suo viso ora mostrava un ghigno perverso. “Una suora pura stuprata da un prete davanti al suo caro amico impotente! Non lo trovi eccitante? Ahahahah!”

“NOOOOO!!!” urlava Asia dimenandosi in lacrime.

Stuprare? Stuprare...

Quella parola.. quel verbo.. io lo.. lo odio.. IO LO ODIO!

[BOOST!]

Il gioiello del Boosted Gear brillò di luce verde.

“Tu.. maledetto, schifoso pezzo di merda...” Presi ad avanzare zoppicante verso Freed, che ora mi guardava incuriosito. La gamba non la sentivo nemmeno più, ma non m’importava nulla.

“Cosa.. vorresti fare alla mia amica? Cosa vorresti fare.. ad Asia? Come osi.. posare le tue luride mani.. su di lei.. come osi.. COME OSI?!”

[BOOST!]

Il gioiello s’illuminò ancora.

“Preparati, Freed Seelzen! Perché ora scoprirai che cosa significa.. SCATENARE L’IRA DI UN DRAGO!”

[EXPLOSION!!!]

A quell’ultimo urlo, il gioiello brillò più forte che mai, mentre sul guanto comparivano dei simboli dorati e una potentissima aura scarlatta avvolgeva il mio corpo, facendo tremare la casa e aprendo delle crepe nel pavimento sotto i miei piedi e nella parete vicina.

L’espressione di Freed divenne sgomenta e si staccò da Asia riprendendo la spada e puntandomi la pistola contro. “Stai indietro, mostro!”

Prima che potesse sparare, però, ero già arrivato davanti a lui e avevo afferrato con la mano sinistra la canna dell’arma. Strinsi il pugno e la pistola andò in pezzi.
Con un grido a metà tra la sorpresa e il terrore, Freed tentò di colpirmi con la spada, ma alzai la mano destra afferrandogli stavolta il pugno e, per la seconda volta, strinsi con forza sentendo l’impugnatura della spada che si sbriciolava sotto le mie dita, insieme alle ossa della sua mano. La lama di luce svanì e il viso di quel bastardo si deformò in un tremendo urlo di dolore, mentre un liquido caldo e scuro aveva preso a scorrermi tra le dita. Quale meravigliosa sensazione!

Lo fissai dritto negli occhi stringendo ancora più forte il pugno e sentendo altre ossa sbriciolarsi. “Tu sei il mostro, non io!”

Con un violento movimento del braccio, sollevai Freed in aria e lo schiantai al suolo con tanta violenza da sfondare il pavimento e infossarlo di almeno mezzo metro. Il prete folle tossì vomitando una grossa quantità di sangue e giacque, in preda a spasmi e brividi; dovevo avergli rotto la schiena e buona parte del costato.. o almeno lo speravo.

Rivolsi lo sguardo verso Asia, ancora accasciata a terra tremante e con le mani strette intorno al petto a cercare di coprirsi, gli occhi smarriti e piangenti. Sembrava un cucciolo terrorizzato, povera piccola...

“Asia-chan, per favore, copriti gli occhi. È meglio che tu non veda ciò che sto per fare. Dico davvero, fidati di me e copriti gli occhi.”

Seppur un po’ riluttante, la vidi obbedire e portarsi le mani tremanti agli occhi.
Riportai lo sguardo su Freed, agonizzante e sanguinante, e nuova rabbia mi pervase facendomi levare gli artigli del Boosted Gear, ora avvolti dall’aura rossa.
Crepa, fottuto figlio di puttana!

Un improvvisa eruzione di energia alle mie spalle mi bloccò e mi indusse a voltarmi di scatto, protendendo nel contempo il guanto per parare un colpo in arrivo.
Quella che sembrava una lancia di luce impattò sul mio palmo disperdendosi, ma subito dopo un nuovo, atroce dolore mi pervase il torso e, abbassando gli occhi, vidi che una seconda lancia mi aveva trapassato il ventre. Cazzo!

“La tua percezione del pericolo e i tuoi tempi di reazione sono incredibili, Zayden-kun. Ti sei salvato anche stavolta, ma, purtroppo per te, mi ero aspettava questa reazione e ho nascosto un secondo colpo dietro al primo.”

Quella voce.. la conoscevo fin troppo bene ormai.
Anche se la vista mi si era parzialmente offuscata, vidi distintamente la sagoma di Raynare che varcava ancheggiando provocante la soglia di casa mia. Una nuova lancia di luce si stava generando nella sua mano destra. Lei ghignò nel vedermi lottare per restare in piedi.
 

 


“Vedo che non hai perso tempo dopo avermi scaricata in così malo modo! Ora te la fai con la mia preziosa Asia? E guarda come hai ridotto Freed...” cinguettò con la voce dolce e timida di Yuuma Amano. “Sei davvero un cattivo ragazzo, Zayden-kun!”

Ringhiando di rabbia, piantai gli artigli nella parete per sorreggermi, ma il dolore era terribile, la gamba era fuori uso e stavo perdendo troppo sangue. Non potevo resistere per molto, ma non le avrei comunque mai permesso di toccare Asia. Lei la voleva per il suo potere, ne ero sicuro, e non potevo lasciare che altri la sfruttassero di nuovo. “Non osare toccare Asia.. o giuro che, ferito o meno, ti farò a brandelli...”

“Fai ancora la voce grossa pur essendo in fin di vita? Credo che sia ora di chiuderti quella bocca una volta per tutte!” replicò Raynare brandendo la lancia.

Non avevo scelta. Ero in pessime condizioni, ma dovevo combattere. Perciò raddrizzai la schiena e mi preparai ad attivare il Gear. Quello che volevo fare era rischioso, ma mi sarebbero bastati pochi secondi per finirla...

Di colpo una serie di aure invase il giardino sorprendendo sia me che la donna angelo caduto, la quale mormorò: “Che diamine... Proprio adesso dovevano arrivare? Asia deve aver lasciato cadere la barriera.”

Un istante dopo mi si scagliò addosso attaccandomi con la lancia; io fermai il colpo con il guanto, ma fui spinto indietro e la lancia nel mio addome vibrò facendomi ancora più male. Crollai in ginocchio e non potei fare altro che guardare Raynare che afferrava Asia e Freed e creava un cerchio di teletrasporto sotto di sé.
“No, ferma!” urlai. “Lasciala andare! ASIA!”

Raynare rispose con un sorriso sadico e beffardo, mentre Asia mi rivolse uno sguardo triste ma sorridente. Le sue labbra articolarono: “Zayden-san.. grazie...”

Lottando contro il dolore, mi rialzai ancora. Dovevo dirglielo! “ASIA, TE LO PROMETTO! VERRÒ A SALVARTI! MI HAI SENTITO? IO VERRÒ! È UNA PROMESSA!!”

La vidi sorridere e annuire in lacrime, mentre le luci del teletrasporto la avvolgevano e lei scompariva nel nulla...
Quella troia l’aveva portata via, ma io l’avrei salvata ad ogni costo!

Barcollando e sentendo la mia coscienza che diventava sempre più fievole, ignorai le figure che si avvicinavano e arrancai verso una piccola credenza sulla parete est del soggiorno, tenendo sempre ferma la lancia di luce ancora piantata nel mio corpo. Non potevo estrarla senza una cura, o mi sarei dissanguato in pochi secondi.

Mentre arrivavo alla credenza e la aprivo con un gesto brusco, sentii dei brusii e poi una voce familiare dietro di me dire: “Ward-senpai! Cos’è successo? Stai b...?!”

“No, non sto bene per niente, diavolo idiota! Ora sta zitto e lasciami concentrare! Non voglio lasciarci la pelle!”

Frugai freneticamente tra le varie boccette all’interno della credenza cercandone una in particolare. Il dolore e la vista annebbiata me ne fecero rovesciare più della metà, ma dovevo assolutamente trovare quella giusta prima di perdere i sensi, o avrei vissuto poco con ferite simili. Dietro di me, Yuuto Kiba e quelli che probabilmente erano gli altri membri del gruppo di Rias Gremory si stavano avvicinando e mi stavano dicendo qualcosa. Li ignorai, non era il momento di chiacchierare.
Alla fine ne individuai una piccola e piena di un liquido ambrato. Era lei!

Ora veniva la parte difficile.

“Ward-senpai, sei ferito gravemente! Lasciati...”

“Ho detto zitti e indietro! Non mi serve aiuto!” Tossii sputando una boccata di sangue. Le gambe mi tremarono, ma resistei e mi appoggiai al muro con la spalla sinistra. “Limitatevi a guardare e a non interferire! Non sarà una cosa piacevole!”

Stappai la boccetta coi denti reggendola con la sinistra, presi un bel respiro e, con un colpo d’artigli, spezzai la lancia di luce in due per poi spingere fuori la punta rimasta dentro al mio fianco con un forte colpo di palmo. La ferita si lacerò e sanguinò ancor più copiosamente, mentre un dolore accecante mi offuscava la mente per un istante, minacciando di farmi svenire.
Fu solo con uno sforzo sovrumano che riuscii a rimanere abbastanza lucido da versare subito il contenuto della boccetta sullo squarcio. Un lieve fumo dall’odore acre si levò dalla ferita e sentii un forte bruciore per qualche istante, ma poi il dolore iniziò a scemare e allora versai un altro po’ del liquido stavolta sul ginocchio ferito.

Pochi secondi dopo, il dolore era scomparso quasi del tutto e, fissando il fianco, potei constatare con sollievo che buona parte della ferita si era richiusa, lasciando solo un piccolo taglietto insanguinato sulla pelle. Anche il ginocchio era guarito e la gamba ricominciava a riacquistare sensibilità.

Alzai lo sguardo e vidi Yuuto Kiba, Koneko Toujo e Akeno Himejima fissarmi stupefatti; dietro di loro arrivò Rias Gremory, la quale mi fissò anch’ella basita. “Che incredibile potere rigenerante...” mormorò. “Sono lacrime di fenice?”

“No” risposi a denti stretti. “Non proprio. È un distillato simile ad esse inventato da una mia conoscenza. È un po’ meno efficace e più doloroso, ma funziona egregiamente. E ora scusatemi, ma devo andare... Devo salvare Asia.. ad ogni.. costo...”

Cercai di muovermi, ma, non appena mi staccai dal muro, un fortissimo capogiro, dovuto probabilmente al troppo sangue perso, mi fece crollare a terra come un sacco vuoto e persi i sensi.
 

*

 

Rias POV:

Osservai il corpo insanguinato di Zayden Ward, ora steso al suolo davanti ai miei piedi e col respiro quasi impercettibile, e non potei non trattenere un sorriso. Quel ragazzo sapeva essere tanto insolente quanto coraggioso. Il fatto che prima di svenire abbia detto di dover salvare una persona senza badare alla precarietà delle proprie condizioni è ammirevole.
Quando siamo accorsi dopo aver percepito quelle insolite concentrazioni di aura, non credevo che c’entrasse anche lui. Sapevo che degli angeli caduti stavano combinando qualcosa nel mio territorio, ma mi ha sorpreso scoprire che lui fosse coinvolto in qualche modo e che gli angeli caduti gli dessero la caccia. Certo che questo ragazzo sa come inimicarsi persone pericolose... Eppure in lui c’era qualcosa che mi affascinava. Non so perché ce l’abbia con noi diavoli, ma quella sua sicurezza mentre ci parlava mi aveva colpito.. per non parlare poi di quell’eruzione di potere...
Era davvero un tipo interessante. Sarebbe stato un peccato lasciarlo così...

“Ara ara. Sembra davvero esausto. Non deve essere stato uno scontro facile” disse Akeno affiancandosi a me col suo solito sorriso. “Cosa vuoi fare, Buchou?”

La guardai sorridendo a mia volta. “Non posso dire di avergli perdonato la scontrosità e l’insolenza di oggi, ma ho il timore che se lo lasciamo così, in quelle condizioni, potrebbe non sopravvivere. Perciò credo che lo aiuterò. A modo mio.”

“Buchou, vuoi forse dire che..?”

Spostai lo sguardo su Yuuto. “Il gruppo Gremory sta per ingrandirsi ancora. A quanto pare, non ama molto i diavoli per ragioni a me sconosciute e, dunque, scommetto che questo non gli piacerà, ma solo così potrò aiutarlo a riprendersi e guadagnarci anch’io qualcosa di molto prezioso. Sono sicura che, col tempo, cambierà idea.”

Alzai la mano destra e invocai un piccolo cerchio magico di richiamo sopra di essa, facendo comparire i miei otto pedoni, i miei Evil Pieces.
Lo avrei reincarnato in un diavolo come noi e sarebbe diventato un mio servo. Così il mio gruppo e famiglia avrebbe guadagnato un nuovo membro, un umano il cui potenziale, per mia somma gioia, sembrava davvero grande.

Mi abbassai su di lui avvicinando la mano su cui lievitavano gli otto pezzi. “Ti offro una nuova vita” recitai invocando il potere degli Evil Pieces, che risplendettero di luce rossa. “Diventa un mio suddito. Lega la tua vita alla famiglia Gremory e alla mia! Rinasci come diavolo e come mio Pedone!”

Gli Evil Pieces si alzarono in aria e si posarono sulla sua schiena, risplendendo ancora più forte. Ancora poco e sarebbe diventato un mio servo...

Ma poi accadde l’incredibile: i miei otto pezzi iniziarono di colpo a vibrare paurosamente e, dopo pochi secondi, furono sbalzati via volando e rimbalzando per tutta la sala. Che cosa significava?!

Sentii Akeno che mi chiedeva: “Buchou, che succede? Perché non funziona?”

C’era una sola spiegazione: una reazione di rigetto! Stava rifiutando i miei Evil Pieces! Ma come poteva nelle sue condizioni?! Era.. possibile.. che il suo valore fosse così alto.. da non poter essere reincarnato con otto pezzi infernali?!

Una forte presa si chiuse sul mio polso ancora teso. Abbassai gli occhi e non potei evitare di sobbalzare quando vidi la sua mano destra, ancora avvolta in quella Sacred Gear, stringermi il braccio. Provai a tirarlo via, ma quella presa era solidissima e non riuscii nemmeno ad allentarla. Come poteva un umano contrastare la forza di un diavolo di Alta Classe come me?!

“Non riprovarci.. mai.. più...” Il suo volto si alzò verso di me, mentre si metteva carponi. “Io.. non sono.. schiavo.. DI NESSUNO!”

I suoi occhi incrociarono i miei e sussultai: le sue iridi verde smeraldo brillavano come fari, mentre le pupille erano diventate strette e verticali, come quelle dei gatti. Il suo sguardo era così carico di rabbia e ardore da farmi rabbrividire.

Strattonai la mano per liberarmi e, alla fine, mi mollò senza smettere però di fissarmi. Barcollai indietro venendo subito sostenuta da Akeno, mentre Yuuto e Koneko si frapponevano tra me e Zayden Ward, il quale ricadde in posizione quadrupede e rimase immobile con gli occhi fissi verso terra. Era svenuto di nuovo.
Che diamine è successo? Cos’era quell’agghiacciante sensazione?, mi chiesi.

[Rias Gremory!]

Di chi era quella voce? Mi guardai intorno prima di riportare gli occhi su quel ragazzo e vidi il gioiello sul guanto lampeggiare.

[Il mio nome è Ddraig! Sono il Sekiryutei! Mi conosci, vero? Ti avverto: osa ancora toccare questo umano e dovrai fare i conti con me!]

Trattenni il respiro mentre uno stupore mai provato prima mi pervadeva.
Il Sekiryutei. Il Drago Celeste. Il Welsh Dragon. Uno dei draghi più temuti e potenti di tutti i tempi, la cui forza si diceva fosse superiore a quella dello stesso Dio, era rinchiuso dentro la Sacred Gear di quel ragazzo. Quindi quello non era una comune Sacred Gear.. no.. era davvero il Boosted Gear, uno dei tredici Longinus...
Ora mi era tutto chiaro. Quel potere incredibile che avevo sentito oggi e quella sensazione terrificante che avevo provato guardandolo negli occhi.. ecco a cosa erano dovuti. Avevo sentito parlare dei Draghi Celesti e dei Longinus, ma non avrei mai immaginato che la loro potenza potesse essere così opprimente. Inoltre, sembrava anche averli sviluppati piuttosto bene, se il drago poteva agire anche quando lui era incosciente.
Non sarei mai riuscita a reincarnarlo. Non ero davvero abbastanza forte. Tuttavia questa scoperta m’intrigò ancora di più e decisi comunque di fare qualcosa. Normalmente non l'avrei mai fatto con il rischio di non guadagnarci niente -dopotutto ero pur sempre una diavola, una creatura avida per natura-, ma qualcosa mi diceva comunque di farlo. Mi diceva che dovevo aiutare questo ragazzo.
Mi staccai da Akeno e mi avvicinai di un passo al corpo di Zayden Ward. Come prevedevo, il guanto reagì emettendo una scarica di energia rossa, mentre la testa di Zayden Ward si alzava e mi fissava con occhi spenti; il drago stava davvero controllando il suo corpo.

[Che cosa hai in mente, Rias Gremory? Ti avverto: non provarci nemmeno a fare qualcosa di strano.]

Dovevo stare attenta, o il Drago Celeste avrebbe potuto ridurre me e i miei amati servitori in cenere in pochi secondi. Mi schiarii la voce e parlai: “Sekiryutei Ddraig. Voglio chiederti una cosa. Per favore, ascoltami.”




Note:
Preti esorcisti = Particolari uomini della chiesa che sono stati addestrati a combattere contro i diavoli e le altre creature oscure per proteggere l'umanità; usano armi legate alla luce e alla fede (crocifissi, argento, acqua santa, ecc.), letali per tali esseri, e dimostrano spesso capacità superiori agli esseri umani normali.
Boosted Gear = Uno dei tredici Longinus, le più potenti tra le Sacred Gear, nel quale vi è rinchiuso l'anima e il potere del Welsh Dragon, Ddraig; ha il potere di raddoppiare il potere dell'utilizzatore ogni dieci secondi (scanditi dall'urlo 'Boost') e di poterlo rilasciare (scandito dall'urlo 'Explosion') o trasferire a proprio piacimento; più il possessore è forte e abile più il suo potere può aumentare, al punto da poter arrivare a uccidere persino Dio o Satana.
Drago Celeste = Una delle classi più elevate di drago, composta da due soli componenti (tra cui lo stesso Ddraig), il cui potere è tale da poter rivaleggiare con quello delle divinità più potenti.

Salve, salve, salve a tutti!!! XD
E siamo alla Life 2! E, come avrete sicuramente visto, le cose si iniziano a complicare non poco...
Per quanti di voi si chiedevano come sarebbe stato il primo incontro tra Zayden e il gruppo Gremory, bé, eccovi la risposta. Non proprio piacevole, eh? XD Del resto la situazione di Zayden è molto diversa da quella di Issei, perciò non c'è da sorprendersi se i suoi rapporti coi diavoli sono un po' tesi... Vi chiarisco una cosa: come vedrete anche più avanti, Zayden non odia tutta la razza dei diavoli per colpa di quello che gli ha assassinato la famiglia, ma solo quelli che erano suoi sottoposti o provano a ucciderlo; quindi non è che si è preso in antipatia a vista il gruppo di Rias, ma è giustamente diffidente verso di loro visto quello che ha passato ,per questo avrebbe preferito evitarli.. ma come poteva evitarlo vista la curiosità di Rias? Purtroppo il loro colloquio non è stato dei migliori, ma è così che fa il mio protagonista: quando non ha voglia di parlare di qualcosa, liquida tutto in due parole e chi s'è visto, s'è visto! Comportamento che giustamente la nostra rossa non sopporta e che vorrebbe un po' correggergli provando a reincarnarlo... Su quest'ultimo punto, visto che si parla di un insolente dotato però di un potere immenso, come poteva resistere all'impulso di provare a renderlo un suo servo? Peccato che lui sia troppo forte per lei... XD Vi informo subito, anche se forse l'avrete già capito, che ci vorrà un bel po' perché i rapporti tra loro migliorino, ma è anche per questo che la loro storia diventerà più interessante.Ve l'assicuro! ;)
Per quanto riguarda lo scontro con Freed, tenete d'occhio lo stile di combattimento di Zayden perché in futuro vi saranno piacevoli rivelazioni e dimostrazioni di abilità e potenza...
Riguardo invece la nonna del protagonista... Che sorpresa, eh? Ha ancora un parente vivo in fin dei conti! XD So che questo avrà creato altri interrogativi nella vostra testa, ma vi chiedo di avere pazienza e aspettare. Tutto avrà una risposta! Per ora sappiate che non viveva con lui e i suoi genitori (perciò non è stata coinvolta nell'incidente di undici anni prima), non è un'umana del tutto normale e non si sono incontrati subito dopo il fattaccio ma solo molto dopo... Sul nome, vi basterà guardare la nazionalità dei genitori di Zayden nel cap. precedente e capirete se è materna o paterna e dove vive. ;)
Dimenticavo: l' "Holy shit" del protagonista non è casuale. Talvolta, quando è particolarmente esasperato o stupito, Zayden tira fuori imprecazioni o frasi nella lingua che ha più usato in vita sua, ovvero l'inglese, di puro istinto. L'ho scelto come tratto comico del personaggio perché mi piaceva l'idea di variare lingua di colpo... XD
Per finire.. Asia è stata rapita e Zayden è stremato.. come potrà salvarla dalle grinfie di Raynare? E cosa vuole proporre Rias? Le risposte nel prossimo capitolo!!!
Se vi è piaciuto e avete voglia di scrivere e domande di qualunque tipo, scrivetemi pure e sarò ben felice di rispondervi! Spero che abbiate apprezzato anche questo!!
Ja naa minna!!! ;)

 

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Capitolo 5
*** Life 3: Notte di dolore ***


Life 3: Notte di dolore

 

No, Asia! No, ti prego! Non morire! No, non di nuovo! NO, BASTA! ASIAAAA

Spalancai gli occhi di colpo ritrovandomi a fissare il bianco soffitto della mia camera.

Avevo visto la morte di Asia.. arrivavo troppo tardi per salvarla e non potevo fare altro che stringere a me il suo corpo ormai freddo, mentre davanti ai miei occhi scorrevano una dopo l’altra le immagini di tutte le persone che non ero stato capace di salvare in vita... Per fortuna era stato solo un sogno...
Oppure no?
Mi ricordai all’improvviso di tutto quello che era successo la notte precedente: l’attacco di Freed, l’arrivo di Asia e poi di Raynare, l’intervento del gruppo di Rias Gremory e il suo tentativo di reincarnarmi... Non era successo niente un cazzo! Era accaduto di tutto e di più stanotte! E se Asia era ancora nelle grinfie di Raynare, il mio incubo avrebbe potuto divenire realtà in qualsiasi momento! Dovevo andare subito a cercarla e salvarla!

Provai ad alzarmi, ma uno strano peso su spalla e fianco sinistro mi impedì di muovermi come avrei voluto. Voltai lo sguardo e ciò che vidi mi lasciò letteralmente a bocca aperta: distesa sotto le coperte accanto a me e immersa in un sonno profondo.. stava..!

Rias Gremory! Ma che ci fa nel mio letto?! E.. aspetta.. cos’è questa sensazione soffice sul mio braccio? Non dirmi che..!

Scostai le coperte e i miei sospetti ebbero conferma: era completamente NUDA! Dormiva tranquillamente appoggiata a me, coi suoi seni che spingevano sul mio braccio! Uao.. certo avevo notato che era formosa, ma non credevo che fossero così grandi e morbide.. ma che vado a pensare adesso? Perché è qui piuttosto? E perché io sto fermo a fissarla come un coglione pervertito? Beh, sono pur sempre un maschio in fondo, ma.. non è il momento per certi pensieri! Devo muovermi subito e.. aspetta.. ora che guardo meglio.. PURE IO SONO NUDO!

“MA CHE CAZZO..?!?!”

Che ho combinato stanotte? Anzi, che mi hanno fatto mentre ero incosciente?!
Preso dalla sorpresa, mi allontanai da lei con uno scatto, ma, così facendo, finii per cascare dal letto sbattendo la schiena per terra e la nuca sul comodino accanto al letto. Porca miseria, che male!

“Hmm... Perché urli? Cosa c’è da agitarsi tanto?”

Mi misi seduto tenendomi la nuca dolorante e vidi Rias Gremory che si strofinava gli occhi, mentre mi guardava assonnata.
“Come perché urli?” ribattei. “Perché sei nel mio letto? Nuda, per giunta! E perché sono nudo anch’io? Che mi hai fatto?!”

Lei mi guardò prima un po’ perplessa, poi la sua espressione divenne maliziosa. “Sei davvero sicuro di volerlo sapere?”

Oddio, ma che mi ha fatto? Spero non quello che penso! Non avremo fatto sesso mentre ero incosciente! Equivale a uno stupro! Stuprato da una diavola nel sonno... No, eh! Non ci sto, no!

Stavo per replicare quando si mise seduta anche lei, mostrandosi senza pudore a me in tutto il suo splendore. Il suo sorrisetto si allargò, mentre si metteva in ginocchio e tirava indietro i lunghi capelli cremisi mettendo così ancora più in vista le sue nudità. “Cosa pensi che possiamo avere fatto, viste le nostre condizioni? Non è difficile da capire, no?”

Allora abbiamo davvero..?! E me lo dice pure senza riserve! Ah, ma ovvio: da quando i diavoli si vergognano di qualcosa del genere?
Prima che potessi sputarle addosso tutto quello che pensavo di lei, Rias Gremory si mise a quattro zampe e gattonò sensuale verso di me. “Che ti prende? Adesso fai il ritroso? Stanotte non lo eri affatto.. ah, giusto, eri incosciente dopotutto...” mormorò più provocatoria che mai. “Cielo, se sei così da svenuto o addormentato, non oso immaginare di che cosa saresti capace da sveglio... Che ne dici di farmelo scoprire?”

Quelle parole così provocatorie accompagnate dalla visione di quelle due colline rosee dondolanti davanti ai miei occhi scatenarono una reazione istantanea nei miei 'Paesi Bassi' e, per un istante, il mio istinto di maschio rischiò di prendere il sopravvento... Istinto che, se lasciato libero, avrebbe mandato all’istante a fanculo la mia rabbia per il rapporto forzato e inconsapevole della notte precedente e la mia diffidenza verso i diavoli e mi avrebbe portato a prendere e sbattere quella creatura così bella e seducente sul mio letto ed esaudire la sua richiesta, facendo sesso come se non ci fosse stato un domani... Per un istante lo pensai e fui sul punto di realizzare quel pensiero quando uno sprazzo di coscienza mi trattenne, dicendomi che non dovevo lasciarmi andare ai miei istinti più bassi dal momento che una questione ben più seria e importante richiedeva la mia attenzione!

In quel momento, la voce di Ddraig risuonò nella stanza: [Ok, basta così. Il gioco è bello quando dura poco. Puoi calmarti e raffreddare i bollenti spiriti, partner: non avete fatto niente stanotte, avete solo dormito insieme. Tutto qui.]

Sul serio? Non era successo niente tra noi?
Guardai Rias Gremory per conferma e lei sbuffò rimettendosi a sedere, chiaramente scocciata. “Per essere un Drago Celeste, sei un vero guastafeste. Potevi lasciarmi divertire ancora un po’.. è così buffo e facile da giocare quando è imbarazzato o agitato!”

Ecco la conferma definitiva. Stronza.. altro che notte di fuoco! Si è solo divertita a prendermi per i fondelli quando ho equivocato la nostra situazione! E, ci scommetto, l’ha fatto per vendicarsi del modo in cui l’ho liquidata il giorno prima!
E purtroppo, anche se lo scherzo era finito, aveva avuto fin troppo effetto su di me, soprattutto in un certo punto...
“Giuro che questa me la paghi cara!” ringhiai mentre mi portavo le mani al cavallo per coprire l’evidente alzabandiera che mi era rimasto, per poi alzarmi di scatto e correre fuori dalla stanza esclamando: “Non provare a muoverti di lì!”

Arrivai in bagno, chiusi la porta a chiave e m’infilai sotto la doccia, aprendo al massimo l’acqua fredda. Dovevo assolutamente sbollire!

Il getto gelido fu un trauma e un sollievo al tempo stesso: in breve le mie agitazione ed eccitazione diminuirono fino a scomparire, mentre il mio 'amichetto' si calmava a sua volta e passava da ore dodici a ore sei.
“Ehi, Ddraig.. perché non me l’hai detto subito?” mormorai a denti stretti quando fui di nuovo in grado di parlare.

[Beh, non puoi negare che fosse una cosa divertente, partner] rispose Ddraig con una bassa risatina. [Inoltre, così ti sei svegliato e ripreso subito, no?]

“Non sei divertente! Perché le hai permesso di stare in casa mia? Anche se ero incosciente, potevi benissimo prendere il controllo del mio corpo e scacciarla, ma non l’hai fatto! Perché? Mi ha forse fatto qualcosa?”

Il tono del mio compagno divenne più serio: [No, non temere. Come ti ho detto, non ha fatto niente se non dormire accanto a te.. e usare i suoi poteri demoniaci per aiutarti a guarire più velocemente dalle ferite che avevi subito e a recuperare tutte le energie perdute. Ti sei quasi dissanguato stanotte, partner, e se non è successo, è stato solo per i tuoi riflessi pronti e la tua volontà a non arrenderti. Tuttavia, è stato grazie a Rias Gremory se sei riuscito a recuperare così bene in una sola notte. Voleva aiutarti, per questo non l’ho fermata.]

Quella rivelazione mi lasciò parecchio stranito. Per quale motivo una diavola, con cui non avevo buoni rapporti per giunta, avrebbe dovuto aiutarmi senza ricevere nulla in cambio... Aspetta.. che sia questo ciò che vuole davvero? Usare questa scusa per ricattarmi o far leva sul mio senso dell’onore per sentirmi in debito?
Mi sembrava un’assurdità per un diavolo, ma purtroppo ora mi sentivo davvero in debito... Ad ogni modo sarà meglio parlarle al più presto e mettere in chiaro un paio di cosette.

[Partner.] La voce di Ddraig era più seria che mai. [Ti sei indebolito, lo sai?]

Abbassai lo sguardo. “Sì.. me ne sono accorto. Sono in, diciamo, 'pausa' da troppo tempo. I miei riflessi sono calati e anche la mia resistenza.”

[Due mesi di allenamenti basilari e niente scontri veri fino all'altro giorno. È normale arrugginirsi un po', ma non credevo che lo saresti stato fino a questo punto. Passi il proiettile nella gamba viste le condizioni in cui eri, ma quella lancia avresti dovuto fermarla ad occhi chiusi. La tua 'pausa' era motivata, ma, finita questa storia, sarà meglio tornare ad allenarsi come mai prima.]

“Tranquillo, compagno. Era proprio quella la mia intenzione.”

Uscii dalla doccia avvolto in un accappatoio e ritornai in camera, mentre mi sfregavo i capelli con un asciugamano. Rias Gremory stava ancora seduta placidamente sul mio letto.. ed era ancora nuda.

“Perché non ti sei vestita nel frattempo?” sbottai cercando di guardarla solo negli occhi per non essere di nuovo tentato.

“Mi hai detto tu di non provare a muovermi” replicò lei serafica.

“Molto divertente. Forza, muoviti e rivestiti! Non ho molto tempo...”

Lei si sollevò un poco mettendosi più in mostra. “E se non volessi?”

La stavo guardando dritta negli occhi e lo vedevo bene: non c’era vera malizia nelle sue azioni, ma solo sfida. Come prima, anche ora non aveva alcuna reale intenzione perversa, ma mi stava solo provocando per sfidarmi e farmi abbassare i toni, oltre che per vendicarsi del trattamento di ieri. La cosa mi fece stringere i denti dal nervoso. Come se avessi il tempo di assecondare i capricci di una ragazza viziata! Sì, perché non vedevo altro che questo: una ragazza che si comportava come una mocciosa per puro orgoglio! E questo mi dava davvero fastidio!

La vidi sgranare gli occhi quando le afferrai un braccio e la costrinsi rudemente ad alzarsi dal mio letto, senza mai interrompere il nostro contatto visivo. “Ascoltami bene” le dissi con voce bassa e gelida. “Non so se hai capito, ma non ho tempo per assecondare i tuoi stupidi capricci adesso. Le ultime ore sono state davvero pessime per me. Ho avuto una discussione non voluta con voi diavoli, un prete folle e rinnegato mi ha aggredito cercando di ammazzarmi per conto di quella stronza di angelo caduto della mia ex, mi ha bucato una gamba e ha minacciato di stuprare una mia amica davanti a me e, infine, la suddetta caduta è arrivata e si è portata via quella mia amica senza che io potessi fare nulla per fermarla. Ho un’idea su cosa voglia farle e non è niente di bello, anzi! Devo assolutamente andare a cercarla senza perdere altro tempo! Per cui adesso sono fin troppo incazzato per tollerare le provocazioni infantili dettate dall’orgoglio di una ragazza diavolo viziata e capricciosa!”

Lei strattonò il braccio liberandosi e mi fissò con un’espressione più offesa che mai. “Ma come ti permetti di parlarmi così?! Chi ti credi di essere?!” mi gridò in faccia. “Ricordati che sei in debito con me per averti aiutato! E, soprattutto, ricordati che l’ho fatto malgrado il modo con cui ieri hai trattato me e i miei servitori! Io non permetto a nessuno di trattarmi..!”

Non la lasciai finire che la riafferrai per le braccia e la spinsi di nuovo sul letto, sovrastandola e immobilizzandola col mio corpo. Ora mi ero davvero stufato.
“Stammi bene a sentire. Non m’interessa se ti sto offendendo o no perché la sola cosa che stai facendo è farmi sprecare tempo inutilmente con una discussione del tutto superflua al momento e più tempo passa più la mia amica rischia. Quindi, o metti subito da parte l’orgoglio e ti comporti maturamente rispondendo a un paio di domande e rimandando a un qualunque altro momento questa conversazione, o ti farò provare sulla tua pelle qual è il vero terrore. Non m’interessa se sei la sorella del Satana o Maou Lucifer, non sto scherzando.”

La fissai con un’occhiata più penetrante che mai rilasciando nel contempo un po’ del mio istinto omicida e la sua espressione s’irrigidì per un istante prima di rilassarsi e annuire, anche se chiaramente a malincuore. Mi spostai per lasciarla libera e lei si alzò e andò a recuperare i suoi vestiti adagiati vicino al letto, mentre io mi dirigevo all’armadio posto nell’angolo della stanza e frugavo al suo interno alla ricerca di qualche abito da indossare a mia volta.
“Perché mi hai voluto aiutare?” le chiesi infilandomi boxer e jeans.

“Di preciso, non lo so nemmeno io” rispose lei senza guardarmi, mentre si infilava la biancheria intima. Dio, perfino mentre si riveste è terribilmente sensuale.. calma la tua lussuria da troppo repressa, idiota! “Forse.. siccome non ero riuscita a reincarnarti, volevo comunque legarti in qualche modo a me per semplice orgoglio. O forse perché vederti lì a terra mi è in qualche modo dispiaciuto e volevo aiutarti. O per entrambi questi motivi. O per nessuno dei due.”

Quella risposta mi lasciò alquanto perplesso: davvero aveva agito più d’impulso che per un motivo preciso? Molto strano, non era il comportamento che mi sarei aspettato da un diavolo. “Non ti facevo così enigmatica. Comunque, credo che il primo motivo sia il più probabile, considerando che hai provato a reincarnarmi contro la mia volontà” dissi infine con un lieve tono sarcastico, mentre m’infilavo una polo nera dalle maniche corte.

“Puoi pensarla come vuoi e ti chiedo venia per quello che ho fatto, ma non parlare come se mi conoscessi. Non sai nulla di me” ribatté chiaramente infastidita, ma con una risolutezza che finora non avevo mai sentito nel suo tono.

“Va bene, stavolta ti chiedo scusa io. Però, non biasimarmi se fatico a crederti.”

“Non ho altre risposte da darti. E non ho detto che devi credermi per forza.”

Meglio cambiare discorso o finiremo per litigare di nuovo. “Tu sapevi della presenza degli angeli caduti in questa città?”

“L’avevo percepita, certo, ma non sapevo perché fossero qui, né cosa avessero in mente. Ho deciso di non intervenire subito per vedere come si sarebbero mossi e se le loro intenzioni avessero potuto crearmi qualche disturbo. A quanto pare, però, quelli a cui erano interessati eravate tu e quella tua amica che hai detto che hanno rapito. O sbaglio?”

“No, è esatto. Avevano preso di mira me perché, in qualche modo, sapevano che io possedevo una Sacred Gear pericolosa e, forse, temevano potessi crear loro dei problemi... Tuttavia solo ieri ho capito che il loro vero obiettivo non ero io, ma Asia.”

“Come mai sono interessati a lei?”

“Sono sicuro che sia per il fatto che anche lei possiede una Sacred Gear molto rara, capace di guarire qualunque ferita in poco tempo. Temo che vogliano impadronirsene.”

Terminammo di vestirci e lei mi rivolse un’espressione pensierosa. “Se non sbaglio, quando un possessore viene privato della sua Sacred Gear...”

“Muore” conclusi io sentendo un’improvvisa stretta al cuore.

Purtroppo una Sacred Gear è parte integrante del suo possessore. Solo gli umani possono possederle e, per loro come per me, non è semplicemente uno strumento di potere ma funziona come un vero e proprio organo. Con tempo e allenamento, si può sviluppare i suoi poteri e farla evolvere a livelli sempre più alti, ma, nonostante tutto, rimane nel suo profondo un oggetto tremendamente delicato e sensibile agli sconvolgimenti del nostro corpo e del nostro animo. Le Sacred Gear si nutrono di emozioni e più queste sono forti, più lo diventano anche le prime, tuttavia questa loro caratteristica le lega irrimediabilmente al nostro stesso essere. Di conseguenza, quando una Sacred Gear viene estratta con la forza, la stessa anima del possessore viene come spezzata e il suo intero corpo subisce così uno sconvolgimento tale che i sistemi vitali vengono danneggiati in modo irreparabile e la morte è così inevitabile.
Non l’avrei mai permesso! Mai!

“Tu hai idea di quale possa essere la loro base?” le chiesi poi in tono più gentile possibile. Avevo un assoluto bisogno di informazioni.

Lei mi guardò un po’ sorpresa dal mio tono, ma poi rispose: “Molto probabilmente è la vecchia chiesa abbandonata. Prima, quando eri in bagno, ho ricevuto una comunicazione da Akeno che mi diceva di aver rilevato la presenza di una barriera intorno a quell’edificio. A occhio e croce è una barriera di rilevazione, che informa l’utilizzatore quando qualcuno la attraversa. Tuttavia non c’era fino a ieri, perciò è molto probabile che stiano facendo qualcosa durante la quale non vogliono essere disturbati.”

Solo in quel momento mi accorsi dell’ora segnata sulla sveglia: le sette di sera. Ero rimasto incosciente per più di mezza giornata! Maledizione! Dovevano star già per iniziare il rituale di estrazione! Non c’era tempo da perdere!
Avanzai verso la scrivania e, aperto uno dei cassetti, ne estrassi i miei anelli magici e me li infilai tutti, poi scorsi la mia katana appoggiata alla parete e recuperai anche quella. Ero pronto all’azione!

Prima di dirigermi all’uscita, mi voltai verso Rias Gremory e le feci un piccolo inchino. “Mentirei se ti dicessi che ora mi stai simpatica. Non ti chiederò scusa per ieri, ma sappi che ti sono grato per il tuo aiuto.” Raddrizzai la schiena e la fissai dritta negli occhi. “Quando questa storia sarà finita, riprenderemo la nostra conversazione e salderò il mio debito con te, Rias Gremory. Hai la mia parola.”

Lei mi guardò per qualche secondo per poi piegare le belle labbra in un sogghigno. “Aspetterò quel momento con ansia. Buona fortuna, Zayden Ward.”
 

*
 

Quando raggiunsi la chiesa, il tramonto era ormai sceso e la sera stava avvolgendo l’intera città nel suo oscuro abbraccio, mentre la luce argentea della luna crescente illuminava il profilo della costruzione rendendola quasi spettrale.
Rias Gremory aveva ragione: intorno alla chiesa era stata chiaramente eretta una barriera. La sua aura era appena percettibile, ma c’era e questo non mi aiutava: appena avessi messo un piede al suo interno, mi avrebbero percepito subito. Ah, pazienza! Non ho certo il tempo di neutralizzarla!

Prima che potessi varcarla, però, sentii dei movimenti dietro di me e mi voltai di scatto immaginando un nemico. Con mia somma sorpresa, invece, mi trovai davanti Yuuto Kiba e Koneko Toujo. “E voi che ci fate qui?” chiesi.

“Ordini della Buchou” rispose Yuuto Kiba. “Dal momento che rischiano di creare non pochi scompigli nella nostra città, ha dichiarato gli angeli caduti come nostri nemici. Siamo qui per liberarci di loro.”

“Non ho alcun bisogno del vostro aiuto.”

“Infatti gli ordini non sono di aiutarti, Ward-senpai, ma di eliminare gli angeli caduti. Se quella è anche la tua intenzione, allora sei tu piuttosto ad aiutare noi.”

Ma che bravo oratore.. quella Gremory.. se li sceglie bene i servi...

“Noi abbiamo i nostri ordini. Tu non badarci e segui i tuoi” disse Koneko Toujo con voce piatta.

In quel momento percepii all’interno della barriera diverse aure poco distanti e, a giudicare dalla loro intensità e dall’improvvisa comparsa di fasci luminosi di energia da dietro l’edificio, era già in atto uno scontro. Riconobbi due aure come quelle di Rias Gremory e Akeno Himejima, mentre le altre mi erano sconosciute, ma probabilmente appartenevano ad altri angeli caduti alleati di Raynare.
Dunque anche loro intendevano davvero scendere in campo. Lamentarmi era inutile, ormai non potevo più farci niente.

Sbuffai infastidito. “Fate come vi pare. Basta che non m’intralciate.”

Approfittai del fatto che l’attenzione degli angeli caduti fosse momentaneamente rivolta alle due ragazze per attraversare la barriera e arrivare rapido al portone della chiesa, che aprii con una spallata. Mi ritrovai in un ampio spazio gremito di vecchie panche disposte in file ordinate e illuminato debolmente dalla luce lunare che penetrava dalle vetrate impolverate. In fondo alla chiesa vi era un altare sormontato da un grande crocifisso e circondato da statue di santi; a questi ultimi e al crocifisso stesso, però, era stata distrutta la parte superiore lasciandoli decapitati e rovinati. Un vero scenario da miscredenti che hanno rinnegato e abbandonato il loro dio.
Che obbrobrio.

Non avevo fatto che pochi passi all’interno che un applauso seguito da una risata folle risuonò nell’aria. “Complimenti! E così sei riuscito ad arrivare fin qui!”

Riconosco questa voce! Voltai la testa verso la sinistra dell’altare e vidi il prete rinnegato, Freed Seelzen, emergere da dietro di esso. Sembrava essere tornato in perfetta salute, ma con le ferite che gli avevo inferto era impossibile che avesse recuperato così in fretta.. a meno che non avessero costretto Asia a curarlo, chiaro!
Quel pensiero mi diede la nausea e mi sentii ancor più furioso.

“Non credevo che saresti riuscito ad arrivare qui così presto. La sorellona Raynare aveva detto che ti aveva conciato piuttosto male... Devi possederne parecchi di assi nella manica! E ti sei pure portato dietro un circolo di merdosi diavoli! Sei proprio un umano deviato!” disse Freed col suo solito tono beffardo.

Ignorai l’ultima affermazione e replicai: “Potrei dire la stessa cosa di te. Avresti dovuto essere in fin di vita adesso.. e scommetto che se non lo sei è solo per merito di Asia! Dimmi subito dov’è!”

“Oh, ti riferisci a quella puttanella di suora fallita? È nei sotterranei sotto l’altare, dove tra poco avverrà il rituale!” Detto questo, infilò le mani sotto il cappotto e ne estrasse due impugnature da cui si generarono due lame di luce. “Ma se vuoi arrivare a lei, prima dovrai superare me!”

Prima che potessi muovermi, Yuuto Kiba mi poggiò una mano sulla spalla facendomi voltare verso di lui. “Ward-senpai, lascialo a noi. Se hai davvero qualcuno da salvare, non puoi perdere tempo qui” mi disse prima che la sua espressione diventasse di colpo più cupa. “Inoltre, io odio i preti e sarei ben contento di dargli una lezione.”

Lo fissai sorpreso: non credevo che quel viso innocente da principino potesse assumere un simile cipiglio... Di sicuro gli è successo qualcosa di brutto in passato e la causa deve essere legata ai preti, o meglio alla chiesa. Interessante.
Comunque mi limitai a scrollare le spalle e rispondere: “Non disturbatevi. Mi basteranno quindici secondi a metterlo fuori gioco.”

Avanzai verso Freed estraendo la katana e impugnandola con la sinistra, mentre lui ricominciava a ridere. “Hahahaha! Quindici secondi? Mi sottovaluti, Zayden-kun! Prima ti ho sottovalutato io e mi hai sorpreso col potere della tua Sacred Gear, ma stavolta non commetterò lo stesso errore! Non riuscirai a sconfiggermi ancora!”

“Invece non hai capito niente di me. Sei solo un coglione.”

Ci scagliammo entrambi all’attacco incontrandoci tra le panche e incrociando diverse volte le lame. Malgrado il suo vantaggio dell’usare due spade, io avevo capito piuttosto bene quale fosse il suo stile di combattimento e riuscivo a leggere ed anticipare tutti i suoi colpi senza troppe difficoltà.
Dovevo però sbrigarmela in fretta e riutilizzai la tattica usata con Raynare: iniziai a cedere terreno di proposito per indurlo a incalzarmi e, nel frattempo, preparare a sua insaputa il colpo decisivo. Come mi aspettavo, Freed mi assalì con più veemenza che mai nella convinzione che fossi in difficoltà e abbassò la guardia. Ora era il momento di contrattaccare.
Respinsi la sua prima spada e, quando sferrò un fendente con la seconda alla mia testa, lo schivai abbassandomi e ruotando verso destra, mentre, nel contempo, cambiavo rapidamente mano passando la katana dalla sinistra alla destra. La rotazione gli impedì di vedere il passaggio, in quanto coperto dal mio corpo, e potei sfruttarne il movimento per sferrare un immediato e rapidissimo fendente che colpì il dorso della mano destra di Freed aprendovi un profondo squarcio e costringendolo a mollare l’arma. Il prete folle gemette di dolore e indietreggiò stordito, ma stavolta fui io a incalzare e, con una velocità di polso ben più elevata rispetto a prima, colpii due volte la sua seconda spada rompendo l’equilibrio e aprendo la sua guardia, per sferrare subito dopo un colpo diagonale.
L’urlo di dolore che fuggì dalle labbra di Freed fu un vero e sadico piacere per le mie orecchie e lo fu ancora di più per i miei occhi quando lo vidi indietreggiare stringendosi al petto la mano sinistra, dalla quale mancavano ora le ultime quattro dita e i moncherini rimasti stillavano sangue.

“La mia mano! LA MIA MANO!” urlava l’albino. “Cosa mi hai fatto.. BASTARDO! FOTTUTO PEZZO DI MERDA! MI HAI FREGATO!”

“Come ti avevo detto, tu non hai capito niente di me” lo schernii con un ghigno. “Non ho mai avuto bisogno della Sacred Gear per ucciderti e.. non ho mai detto di essere mancino. Sono ambidestro, ma la mia mano principale è la destra, non la sinistra. Tu non potevi saperlo e mi è stato facile sorprenderti.” A quel punto mi voltai verso i due diavoli rimasti in disparte. “Quanto c’ho messo?”

“Sedici secondi” rispose incolore Koneko Toujo senza esitare. “C’hai messo troppo.”

Sbuffai. Avevo sbagliato di nuovo a calcolare i tempi.. mai stato il migliore coi numeri, del resto.
Spostai lo sguardo su Yuuto Kiba. “Avevi detto che tu odi quelli come lui, giusto? Allora vuoi dargli tu il colpo di grazia, o lo finisco io?”

Prima che il biondo potesse rispondermi, però, Freed indietreggiò e saltò sull’altare alle sue spalle. “Nessun merdoso diavolo mi ucciderà! Ricordatevi le mie parole: io tornerò per farvi tutti a pezzi!” urlò con un’espressione più folle che mai in volto, mentre gettava a terra qualcosa estratto dal cappotto con la mano non mutilata. “ADDIO!”

Una luce abbagliante si sprigionò dal punto in cui l’oggetto misterioso aveva toccato il terreno, accecandoci tutti e tre per alcuni secondi. Quando riaprimmo gli occhi, quel bastardo d’un prete era sparito.

“Tsk! Una flashbang... Quello stronzo aveva ancora un asso nella manica!” sbottai avvicinandomi a mia volta all’altare.
Non potevo perdere altro tempo, così lo afferrai e rovesciai di lato senza troppe cerimonie, scoprendo sotto di esso una botola con una lunga serie di scale che conducevano verso il basso. “Bingo!”

Scesi le scale di gran carriera e sentii Yuuto Kiba e Koneko Toujo che mi seguivano da dietro, ma non vi badai; dovevo assolutamente arrivare prima che fosse troppo tardi!
Nessun altro di quelli che amavo doveva morire! Non l’avrei più permesso! Ad ogni costo!
Continuai a correre più veloce che potevo e, alla fine, le scale terminarono in un’ampia sala illuminata da file di candele disposte sulle mura ai lati, al termine della quale vi era una folta folla di persone vestite con mantelli e cappucci neri che stavano ai piedi di un’altra scalinata diretta stavolta verso l’alto. Sopra di essa, incatenata a una grossa croce nera attraversata da venature verdastre che la rendevano simile a un enorme circuito elettrico.. vi era Asia! La poverina indossava solo una vestaglia bianca e, accanto a lei, scorsi anche l’odiata figura di Raynare.

“Sei arrivato fin qui, Zayden Ward. I miei complimenti” disse l’angelo caduto con un ghigno beffardo. “Peccato che sia già troppo tardi. Il rituale è ormai completo!”

In quel momento le venature della croce presero a pulsare e a risplendere più forte che mai e Asia iniziò a urlare di dolore, mentre la stessa luce verde sprigionata avvolgeva il suo corpo.

Inorridii. Non poteva essere vero! “ASIA! NOOO!!!”

Corsi verso di lei, ma i tizi incappucciati, probabilmente umani fuorviati da Raynare, si frapposero bloccandomi. Ora ne avevo davvero abbastanza.

“TOGLIETEVI SUBITO DI MEZZO!!!”

Agitai la katana furiosamente facendomi largo tra i corpi, parando o schivando i colpi delle loro armi, mentre il sangue schizzava sul mio volto e sulle mie braccia. Continuai ad avanzare abbattendo un nemico dopo l’altro, ma quando giunsi finalmente ai piedi della scalinata, vidi la luce sprigionata dalla croce divenire abbagliante per pochi istanti.
Quando si esaurì, una sfera verde lasciò il petto di Asia e si posò tra le mani di Raynare.. nel contempo, vidi gli occhi di Asia divenire vitrei e chiudersi...

“No.. no.. NOOO!!!”

Urlai a squarciagola, incapace di sopportare quella vista.

La risatina beffarda di Raynare mi riscosse. “Che gran peccato, Zayden-kun. Non hai fatto in tempo alla fine! Ma voglio essere generosa: visto che ho preso quello che volevo da lei, puoi tenerti il resto!”

Schioccò le dita e le catene che tenevano il corpo della mia amica svanirono, dopodiché la afferrò prima che toccasse terra e me la lanciò come se fosse stata uno straccio strappato.
Lasciai cadere la katana, mentre afferravo al volo quel corpo così leggero per le braccia eppure così pesante per l’anima e il dolore nel momento in cui la presi fu tale che, per un istante, fui sul punto di crollare in ginocchio. Con uno sforzo disperato rimasi in piedi e la fissai attentamente in volto; con mio enorme sollievo, sentii ancora un lieve respirare provenire dalle sue labbra. Era ancora viva! Potevo farcela a salvarla!
Dovevo però prima portarla al sicuro, così mi voltai per correre via da quel luogo maledetto, ma i sudditi superstiti di Raynare mi circondarono e fecero per attaccarmi ancora. Prima che potessi reagire, però, furono Koneko Toujo e Yuuto Kiba a fermarli.

“Ward-senpai, vattene e portala via di qui! Li tratteniamo noi!” mi gridò quest’ultimo.

Non me lo feci ripetere due volte e corsi più forte che potevo, risalendo le scale e ritornando nella sala principale della vecchia chiesa abbandonata; una volta lì, adagiai il corpo di Asia su una delle panche e le accarezzai delicatamente il viso. Era rosso e bollente.
“Asia.. Asia, rispondimi. Sei ancora con me, vero? Ti prego.. rispondimi...”

Le palpebre tremarono e si schiusero lentamente, rivelandomi due occhi smeraldini che luccicavano di lacrime, ma che mi fissavano ancora con immensa dolcezza e affetto.

“Zayden-san.. il tuo viso...” Una delle sue piccole mani si levò debolmente e mi accarezzò il volto insanguinato. “Sei.. ferito?”

Perfino ora che è in fin di vita si preoccupa per qualcun altro che non sia lei...
Le presi la mano tra le mie. “No, non preoccuparti. Non è sangue mio. Piuttosto resisti, ti prego. Voglio che tu resti con me, Asia. Ho promesso che ti avrei fatto vedere tante altre cose, ricordi? Non puoi andartene così.”

Lei mi guardò con una dolcezza ancora maggiore. “Sei venuto a salvarmi.. sei venuto.. davvero...”

“Certo che sono venuto! Ti ricordi che te l’avevo promesso? Io mantengo sempre le promesse che faccio, soprattutto verso i miei amici!”

Il suo sorriso si allargò ancora di più. “Sono felice.. di averti conosciuto.. di aver avuto un amico.. anche se per così.. poco tempo...”

“No, Asia, non dire così! Ti prego, resisti!” Ormai anch’io faticavo a trattenere le lacrime. “Puoi ancora farcela, cerca solo di resistere ancora un po’. Io posso...”

Il lieve scuotere della sua testolina mi bloccò. “Non importa, Zayden-san” mi disse continuando a sorridere, malgrado le lacrime che le colavano sulle guance e la voce sempre più debole. “Va bene così... Anche se per poco.. tu.. mi hai fatta.. sentire accettata e apprezzata.. non per il mio potere.. ma come.. persona.. come una vera persona... Ed era la cosa.. che più desideravo.. al mondo... Perciò.. grazie.. grazie per essere stato.. mio amico.. Zayden-san.. grazie.. di tutto...”

Poi i suoi occhi si richiusero e, attraverso la mano che stringevo, sentii distintamente il battito cardiaco rallentare inesorabile fino a fermarsi.

No! Non l’avrei mai permesso! MAI! Non stavolta!
Materializzai il Boosted Gear sulla mia mano destra. “Ddraig! Sei pronto?”

[Sono sempre pronto, partner, ma tu sei davvero sicuro di..?]

“Non è il momento di discutere! Facciamolo e basta! Subito!”

Il mio compagno sospirò, lievemente esasperato. [Sei sempre il solito... Ah, lasciamo stare! Procediamo!]

Mi portai la mano all’altezza del cuore e mi concentrai al massimo per manipolare l’energia vitale che scorreva nell’organo in modo che fluisse nel Gear, poi, quando fui sicuro che fosse stata ben assorbita, posai il guanto pulsante di luce rossa sul petto di Asia. Urlai: “Ora!”

[TRANSFER!]

L’energia fluì dal Gear direttamente nel corpo di Asia, la quale sussultò per un istante, mentre io venivo scosso da tremendi brividi e una sgradevole sensazione di nausea mi pervadeva. Mi sforzai di ignorarla e mi concentrai invece sul petto della mia amica, da cui ora sentivo provenire un battito appena percettibile ma presente.

Ce l’avevo fatta! Ero riuscito a prelevare e collegare l’energia vitale nel mio cuore a quello di Asia tramite il Boosted Gear e così avevo creato un collegamento tra di essi, permettendo al suo cuore di continuare a battere finchè batteva anche il mio. Tirai un sospiro di sollievo, ma non potevo ancora dire di aver finito. Ero riuscito a creare quel collegamento solo grazie all’aiuto di Ddraig e al fatto che anche Asia era stata una posseditrice di Sacred Gear, perciò la sua energia vitale, seppur ormai quasi esaurita, aveva potuto adattarsi all’aura del Boosted Gear e collegarsi attraverso di esso alla mia, ma la situazione rimaneva molto delicata. L’equilibrio creatosi tra le nostre energie era precario e un minimo turbamento nell’uno o nell’altra avrebbe interrotto il legame, condannando così Asia. Inoltre, proprio perché era così labile, la sua durata era limitata: avrei potuto mantenerlo al massimo solo per pochi minuti, poi si sarebbe interrotto a meno che non avessi intensificato subito il flusso di energia.. tuttavia in quel caso avrei rischiato di accorciare la mia durata vitale per mantenere in vita la mia amica. Ero pronto anche a quell’eventualità, ma...

[Scordatelo. Non resterò a guardare mentre prosciughi la tua vita per una ragazza più morta che viva. Non te lo permetterò, partner, qualunque cosa tu dica!]

Malgrado quella risposta, non riuscii ad arrabbiarmi con Ddraig. Dopotutto sapevo che, come io volevo proteggere Asia, lui voleva proteggere me e di questo gliene ero grato.
Presi un bel respiro e mi rialzai carico di nuova determinazione. Dovevo sbrigarmi a recuperare la Sacred Gear di Asia: se fossi riuscito a rimetterla nel suo corpo prima che il collegamento s’interrompesse, avrei potuto stabilizzarla del tutto e salvarla. E per recuperarla dovevo...

“Questo è incredibile. Non credevo che ci fosse un modo per salvare qualcuno una volta che la sua Sacred Gear è stata estratta... Sei pieno di sorprese, umano.”

Mi voltai trattenendo a fatica un ghigno. Eccola qui: la mia cara Raynare.. proprio colei che stavo per venire a cercare. Era seduta su una panca vicina circondata da sei dei suoi scagnozzi incappucciati, sfuggiti probabilmente a Yuuto Kiba e Koneko Toujo, e mi fissava con un sorrisetto beffardo, mentre mi mostrava le dita delle mani. Tra queste, sui medi, vi erano due anelli avvolti da un’aura verde, la stessa che sviluppava la Sacred Gear di Asia quando si attivava. Dunque era quella...

“Guarda, che potere meraviglioso!” disse Raynare estasiata, mentre portava una mano su un taglio sul braccio; la luce dell’anello s’intensificò e la ferita svanì. “Twilight Healing. Una Sacred Gear tanto rara quanto potente. Non importa quanto venga ferita gravemente, grazie ad essa guarisco sempre. Per noi angeli caduti che abbiamo perso la benedizione di Dio, questo è un dono stupendo. Grazie ad esso, inoltre, il mio rango di angelo caduto salirà ai vertici.” Unì le mani come se fosse stata in preghiera e la sua voce divenne carica di adorazione. “Oh, sommi Azazel-sama e Shemhaza-sama! Vi offrirò umilmente il mio potere quando tornerò!”

Azazel e Shemhaza? Hmm.. se non ricordo male sono i due leader principali della fazione degli angeli caduti, pensai. Dunque ha preso la Sacred Gear di Asia per loro. Per compiacerli!
Quel pensiero trasfigurò il mio ghigno in una smorfia rabbiosa, poi non riuscii a trattenere una risata amara.

Raynare e i suoi sgherri sembrarono sorprendersi. “Che cos’hai da ridere?” chiese la prima, visibilmente confusa e irritata.

“Mi chiedevo perché volessi così tanto appropriarti di quella Sacred Gear. Certo, il suo potere è eccezionale e, da quanto posso percepire, è anche in piena evoluzione, ma sentivo che non era solo per quello che la volevi. Ora invece credo di capire tutto... Dimmi, ti hanno per caso ordinato di impossessartene o hai deciso e fatto tutto da sola?”

La donna angelo caduto sghignazzò. “Questo piano è stato tutto una mia idea fin dall’inizio, nessuno me l’ha ordinato. Quando ho saputo che il Twilight Healing era nelle mani di una povera quanto ingenua ragazza, non ho saputo resistere. Come potevo lasciare che un simile potere andasse sprecato con lei? Per questo ho deciso di impadronirmene!” Il suo tono ridivenne sognante. “Non vedo l’ora che i miei superiori lo vedano! Oh, saranno così fieri di me!”

A quel punto non seppi più trattenermi. “Tutto chiaro come il sole. Tipico delle donne angelo caduto di basso rango: se non sanno succhiarlo ai loro capi abbastanza bene, cercano sempre un altro modo per poterli compiacere. Davvero patetico.”

Ghignai quando l’espressione di Raynare divenne furente: “Ma come.. osi.. tu… Miserabile essere umano..! Come osi?!”

“Io oso perché non m’interessa se siete creature sovrannaturali. Vi ho conosciuti tutti e ho capito una cosa molto importante. Diavoli, angeli o dei, in fondo siete tutti uguali: siete pieni di vizi e capricci che volete soddisfare anche a scapito delle vite di noi mortali.” Iniziai ad avanzare verso di lei facendo schioccare le nocche. “Ecco perché non vi do alcun rispetto per principio, perché il rispetto va guadagnato e esseri come te non lo meritano affatto! E ora, brutta troia, ti do un’unica possibilità di uscirne viva: ridammi la Sacred Gear di Asia e sparisci per sempre dalla mia vista.. o giuro che me la riprendo da me e ti strappo prima quelle sudice ali e poi quel cuore marcio.”

Raynare mi guardò ghignando a sua volta. “Fai la voce grossa quanto vuoi, ma tanto so che non puoi esagerare. L’ho notato, sai? Ciò che tiene in vita quella ragazza è un lieve collegamento creato tra la tua energia vitale e la sua, ma è così flebile che espandere a dismisura la tua aura finirà sicuramente per romperlo e condannarla a morte! Non puoi usare il tuo potere e, dunque, non puoi più fermarmi!”

Io rimasi impassibile. “È la tua risposta?”

Lei schioccò le dita. “Prendetelo.”

I suoi sei scagnozzi scattarono verso di me brandendo pistole e spade di luce identiche a quelle di Freed.

Voleva il gioco duro, eh? Perfetto! In fondo era quello che volevo anch’io! Lasciarla vivere mi avrebbe dato parecchio fastidio...

Quando il primo arrivò a portata cercando di colpirmi con una spada, schivai facilmente il colpo e sferrai una ginocchiata al suo basso ventre che lo fece piegare in due; allora gli avvolsi il collo con un braccio e glielo ruppi con una forte torsione. Subito sollevai il corpo in modo da usarlo come scudo contro i proiettili sparati da altri due che mi avevano raggiunto. Con un calcio spedii il cadavere contro uno dei due per poi scattare verso l’altro, muovendomi più veloce di lui, arrivandogli sul lato sinistro e tagliandogli la gola con una rapida artigliata –non potevo usare il potere del Boosted Gear, ma potevo comunque usarlo come un guanto da combattimento, impenetrabile alle loro armi e dotato di artigli affilati come sciabole-. Senza fermarmi, colpii con un pestone la testa del primo tizio, che stava ancora cercando di togliersi il cadavere del compagno di dosso, frantumandogli il cranio e spargendo sangue e cervella ovunque.
Nel momento in cui vidi i tre ancora in piedi che stavano per farsi sotto, li anticipai ed evitai il primo con uno spostamento laterale e il secondo con un balzo sopra la sua testa. Arrivai così davanti all’ultimo dei tre e bloccai il suo fendente sul nascere afferrandogli il polso, per poi colpirlo al mento con un potente gancio e rompergli il braccio armato con una ginocchiata al gomito. Alzai il Gear per bloccare alcuni proiettili sparati da un altro incappucciato e, calciando a terra quello che avevo ferito, mi scagliai sui suoi due ultimi compagni mirando per primo quello armato di pistola, il quale sparò altre due volte, ma era così vicino che mi fu facile capire la traiettoria dei colpi e così li evitai entrambi. Afferrai l’arma con la sinistra e gli piegai il braccio all’indietro mentre ruotavo verso destra per mettermi in mezzo a lui e al suo compagno e parare il fendente della spada di quest’ultimo con il guanto. Lo spinsi indietro facendo forza sul braccio e continuai la rotazione portandomi alle spalle del primo; come prima, cinsi il suo collo con un braccio e glielo torsi bruscamente udendolo fratturarsi. L’altro urlò cercando di colpirmi ancora, ma io lasciai cadere il corpo, evitai il fendente e affondai gli artigli nel suo petto con un gesto fulmineo, trapassandolo da parte a parte.
Riportai allora la mia attenzione sull’ultimo incappucciato vivo, che rantolava a terra tenendosi il braccio piegato in una direzione innaturale; vedendomi arrivare mormorò supplicante: “No.. no.. ti prego...”, ma io lo ignorai e gli afferrai la testa con la mano avvolta dal Gear. Sollevandolo, guardai Raynare e strinsi gli artigli di colpo, schiacciando il cranio del malcapitato e lavando così il sangue rappreso sul mio viso con nuovo sangue fresco. Riaprii la mano e, mentre dalle mie dita colava una disgustosa poltiglia scarlatta, mormorai con un ghigno: “Ora tocca a te.”

La donna angelo caduto mi fissò sorpresa. “Quanta brutalità... Quelli erano esseri umani, lo sapevi?”

“Certo che lo sapevo. Erano esseri umani proprio come me.. e allora?”

“Non provi niente per averli uccisi? Nessun senso di colpa o orrore? Hai spezzato crudelmente le loro vite e non batti nemmeno ciglio?” ridacchiò divertita. “Mi guardi come se fossi un mostro, ma ho l’impressione che tra noi due sia tu il vero mostro!”

Ricambiai il suo sguardo provocatorio con uno beffardo. “Non ci provare, stronza. Con me non attacca il trucchetto dei sensi di colpa o dei rimorsi di coscienza. Ho ucciso dei miei simili, è vero, ma sappi che non sono stati i primi. Non ti ricordi cosa ti avevo detto? Da quando ho scoperto di essere un possessore di Sacred Gear, ho sempre subito attacchi da esseri di qualunque natura, tutti volti a uccidermi o peggio, e dunque ho dovuto imparare la regola fondamentale della guerra: uccidi o vieni ucciso. Quegli uomini erano stati plagiati e corrotti da te, lo sentivo dalla loro aura carica di oscurità, e volevano uccidermi senza pietà, dunque non vedo perché avrei dovuto avere pietà io di loro. Ho ucciso esseri di quasi ogni razza così tante volte in vita mia che ormai ho imparato a sopprimere le mie emozioni e a non provare compassione quando spezzo una vita. Ti consiglio invece di preoccuparti di quello che sto per fare a te.”

Avanzai lentamente per un paio di passi, poi scattai di colpo in avanti, pronto a colpirla, ma lei si allontanò alzandosi in volo con un battito d’ali e mi si rivolse rimanendo sospesa a mezz’aria: “Devo ammetterlo, sei un umano davvero insolito e terrificante! Non ho mai incontrato qualcuno come te, nemmeno tra i miei simili, e devo dire che, in altre circostanze e spoglie, mi sarebbe piaciuto davvero diventare la tua ragazza... Ah bé, ormai è irrilevante! Devo portare questa Sacred Gear ad Azazel-sama e, visto che vuoi ostacolarmi ad ogni costo e sei troppo pericoloso per i miei gusti, non ho altra scelta se non ammazzarti io stessa!”

E si gettò in picchiata brandendo due lance di luce. Io, dal canto mio, mi misi in posizione e bloccai entrambe le lance con il guanto, poi mi spostai di lato e saltai cercando di colpirla con un calcio a mezz’aria, ma Raynare schivò prendendo quota con un altro battito d’ali. Allora scagliò su di me le due lance di luce seguite subito dopo da altre, che io respinsi col Gear o scansai con un piccolo movimento laterale.
Aveva chiaramente cambiato approccio rispetto ai nostri precedenti incontri: continuava a svolazzarmi intorno attaccandomi con attacchi a distanza o colpi 'mordi e fuggi', probabilmente con l’intenzione di sfiancarmi prima di finirmi. Era problematico: in altre circostanze non avrei avuto problemi ad ingaggiare una lotta di resistenza, ma in questo caso non potevo: più tempo passava, più il collegamento tra me e Asia s’indeboliva. Dovevo finirla in fretta.
Per un attimo pensai di ingaggiare un combattimento aereo, ma poi ebbi un’idea migliore. Avvicinai la mano sinistra al volto per coprirmi la bocca e iniziai a concentrarvi energia mormorando: “Aura.” Le rune dell’anello argenteo sul pollice sinistro presero a brillare e un piccolo strato d’aria si formò intorno alla mano.
Non potevo attivare il Boosted Gear, ma usare la magia con la mia aura di base non avrebbe interferito col legame tra le energie vitali.

Raynare dovette accorgersi della mia manovra perché si gettò contro di me scagliando lance a ripetizione. “So già come funzionano quegli anelli e stavolta non ti permetterò di usare la loro magia!”

Illusa. Non aveva capito che l’avevo già attivato. Gli anelli servono a richiamare e facilitare la manipolazione dell’elemento voluto, ma tutto il resto sta all’utilizzatore. E io sapevo bene cosa fare.
Manipolai e concentrai al massimo la corrente d’aria in modo che formasse un sottilissimo ma concentrato strato intorno alle dita della mia mano, mentre nel contempo respingevo ogni colpo col guanto, e, quando Raynare fu praticamente sopra di me brandendo un’altra lancia, mi scagliai in avanti in modo da scivolarle sotto e agitai la mano aperta a taglio verso la sua ala sinistra.

Wind Break!”

Dalla mia mano si generò una potente e rapidissima lama incolore di vento che colpì in pieno l'ala di Raynare, tagliandola di netto. La donna angelo caduto fu così sorpresa da non poter fare nulla quando si sbilanciò e precipitò, schiantandosi su alcune panche e urlando di dolore. Visto che non volevi abbassarti al mio livello, ti ho tirata giù io ad esso!, pensai con un ghigno.
Non avevo intenzione di aspettare che si riprendesse, così la caricai con tutte le mie forze. Nel momento in cui si stava rialzando, io le ero già davanti e l'avevo afferrata per la gola con la sinistra; sfruttando lo slancio della corsa, balzai in aria tirandomela dietro per poi sbatterla di nuovo a terra quando riatterrai, usando tutta la mia forza combinata al mio peso. L’impatto fu abbastanza violento da incrinare il suolo e lei sputò una boccata di sangue.

Ghignai prima di chinarmi su di lei e afferrarle l’altra ala. “Ricordi cos’avevo detto?”

E gliela strappai via con violenza causandole un ulteriore grido straziato.
Approfittando del dolore che le annebbiava la mente, mi sedetti sopra di lei per immobilizzarla e le afferrai entrambe le mani tenendole bloccate con la sinistra, mentre con il Boosted Gear afferravo uno dei due anelli. Il gioiello del guanto luccicò di verde smeraldo.
“Questi li prendo io.”
Con un gesto secco sfilai l’anello dal suo dito, il quale brillò a sua volta di luce verde, mentre Raynare urlava ancora e si dimenava; per tutta risposta le sfilai l’altro e anche questo brillò, accompagnato da un ennesimo urlo di dolore.
Fissai il suo volto sofferente e, mentre i suoi occhi ametista si aprivano, vidi delle lacrime colare da essi, tuttavia non ne fui minimamente impietosito. Aveva causato troppo dolore perché potessi anche solo provare compassione. Mi limitai a guardarla sprezzante, mentre mi mettevo i due anelli in tasca e dicevo: “Ora sai anche tu qual è il dolore che si prova a sentirsi strappare via la propria Sacred Gear. Ritieniti fortunata: visto che non sei una vera posseditrice e li avevi da poco, toglierteli era facile, ma, anche se sentirai parecchio dolore, non morirai. Non per questo motivo, almeno...”

Il suo sguardo divenne terrorizzato e ancor più disperato, mentre le sollevavo le mani sopra la testa, stringendole sempre con la sinistra, e portavo gli artigli insanguinati del Boosted Gear sopra il suo petto. “No.. ti prego, non farlo... Zayden-kun.. ti supplico.. non farlo.. no!” implorò versando ancora più lacrime, mentre il suo volto sembrava ridiventare all’improvviso quello di Yuuma Amano.

Ormai era sconfitta, lo vedevo chiaramente, ma non battei ciglio né alle sue suppliche né al suo tentativo d’impietosirmi con l’immagine della dolce ragazza con cui ero uscito, anzi le risposi con un altro ghigno. “Spiacente, ma non ricordi che ti avevo detto anche un’altra cosa prima? Io non ho nessuna pietà in battaglia e di certo non per una come te.” Avvicinai gli artigli fino a toccarle la pelle con le punte. “Le ali le ho strappate, ora tocca a quest’organo marcio... Guardami bene e imprimi nella tua mente cosa significa scatenare le ire del detentore del Boosted Gear!”

“B-Boosted Gear?” L’espressione di Raynare divenne incredula, poi ancor più sconvolta e terrorizzata di quanto già non fosse. “Il potere del Drago Celeste che si dice possa uccidere anche Dio.. è tuo?!?!”

Invece di rispondere mi limitai ad espandere il mio istinto omicida e la mia aura insieme a quella di Ddraig all'esterno, in modo che fossero entrambi percepibili. La guardai sbattendo le palpebre e, riflessi nei suoi occhi, potei vedere i miei, che erano divenuti di un colore verde luminoso e con le pupille verticali, proprio come nei rettili, e un alone di pura energia rosso scuro che mi circondava. Il suo volto, già pallido, sbiancò ancora di più e sentii il suo corpo sotto di me irrigidirsi e paralizzarsi completamente.

“Che potere.. spaventoso...” mormorò con un filo di voce.

Scoprii i denti in una smorfia soddisfatta. Ora avevo spezzato del tutto la sua volontà e non avrebbe più nemmeno provato a reagire, sapendo che sarebbe stato inutile. Così mi preparai a concludere quella storia una volta per tutte. Addio per sempre, angelo caduto Raynare!

“Non te lo permetterò!”

Quella voce sconosciuta mi fece alzare la testa di scatto e vidi un luminoso cerchio di teletrasporto viola scuro apparire a mezz’aria. Da esso si materializzò una figura umana alata avvolta da una potente aura del medesimo colore del cerchio.
Era un giovane uomo dai corti capelli nero pece e vestito con dei jeans neri aderenti e una giacca da motociclista di pelle sempre nera e aperta sul davanti, rivelando così un torso tonico e muscoloso. Mi fissava con uno sguardo a dir poco ostile, ma ciò che mi preoccupò di più furono le sei ali piumate che spiccavano sulla sua schiena, nere come il resto del suo abbigliamento. Sei ali! Cazzo, questo è un angelo caduto di alto livello! Proprio ora doveva arrivare? Non ci voleva!

Sotto di me, Raynare sembrò riscuotersi all’arrivo di quell’uomo. “O-Oniisama!”

Cosa? Oniisama? Fratellone?! Quello è suo fratello?!

Ero talmente sorpreso che quasi non mi accorsi della grossa quantità di aura che si stava concentrando nella mano del nuovo arrivato, il quale mi scagliò contro senza preavviso una lancia di luce viola scuro quattro volte più grande di quella di Raynare. Non potevo schivarla in quelle condizioni, così alzai il Boosted Gear e generai uno scudo di energia che parò il colpo, ma l’impatto fu tanto violento da farmi tremare e le scintille che si sprigionarono mi accecarono per un istante.
Quando riaprì gli occhi, inorridii: in quel breve lasso di tempo, l’angelo caduto aveva già creato quattro nuove lance di luce che partirono tutte insieme contro di me. Per mia sorpresa, le lance non colpirono punti a caso dello scudo, ma tutte e quattro centrarono simultaneamente il centro di esso, rafforzando così il loro potere e mandandolo in frantumi. La sua distruzione generò inoltre un’onda d’urto talmente forte da farmi volare indietro di diversi metri, finché non mi schiantai su un vecchio confessionale posto a ridosso della parete, che cedette all’impatto col mio corpo crollandomi addosso.

Merda! Quello stronzo ci sa fare!, pensai, mentre gettavo da parte i pezzi di legno e mi rialzavo barcollante. Lo schianto mi aveva fatto male: la schiena era dolorante e mi accorsi che alcune schegge mi si erano conficcate nelle scapole e una nel bicipite sinistro, oltre ad essermi procurato un taglio sulla tempia dello stesso lato. Tuttavia non mi sarei certo arreso per così poco e riportai la mia attenzione sul nuovo avversario, mentre mi strappavo le schegge di dosso.

Questi non aveva provato ad attaccarmi ancora, ma si era avvicinato a Raynare e l’aveva raccolta in braccio; quest’ultima gli si strinse addosso come una bambina continuando a piangere. “B-Bernael-oniisama.. lui.. lui.. è...” balbettò con voce rotta.

L’espressione dell’appena sopraggiunto angelo caduto cambiò completamente nel guardarla, assumendo una dolcezza e una tristezza che non avrei mai immaginato. “Lo so, lo so” parlò a voce bassa, proprio come se si stesse rivolgendo a una bambina. “Guarda cosa ha fatto quello schifoso umano alla mia povera sorellina... Perdonami, sarei dovuto arrivare prima, ma la presenza di quei diavoli là fuori mi ha costretto a perdere del tempo per evitarli o non sarei nemmeno riuscito ad arrivare. Mi dispiace, Raynare.” Il suo sguardo ritornò su di me indurendosi all’istante. “Sekiryutei Zayden Ward. Sappi che pagherai molto caro il dolore che hai inferto alla mia sorellina stanotte. Rimpiangerai amaramente il momento in cui hai deciso di metterti contro di noi. Ascolta le mie parole: ti giuro che la pagherai.”

Tsk! Se crede che bastino due minacce a spaventarmi, non ha capito con chi ha a che fare. “Bernael, eh?” replicai riacquistando la mia spavalderia. “Ho sentito parlare di te: ti definiscono l’Angelo Caduto del Male e della Malvagità per la tua crudeltà e mancanza di compassione e si dice che il tuo potere sia pari e forse superiore a quello di un diavolo di Alta Classe. Tuttavia, non illuderti che questo basti a intimorirmi! Ho affrontato potenti avversari per undici anni, molti dei quali erano ben più forti di te, perciò ti consiglio io di cominciare a preoccuparti!”

“Continua a fare la voce grossa, umano, ma sappi che la nostra vendetta ti colpirà molto presto e non potrai fare nulla per sfuggirle. Anzi..” il suo volto assunse un ghigno malvagio che non mi piacque per nulla “..hai già iniziato a pagare in fondo... Non te ne sei accorto?”

Quelle parole mi confusero. “Ma che stai..?”

Poi i miei occhi si posarono sul corpo di Asia, ancora adagiato su quella panca, e mi accorsi che non riuscivo più a percepire la sua aura vitale.
No.. non è possibile, NO!, pensai inorridito guardando il mio petto. Come avevo temuto, il legame che univa la mia energia vitale a quella di Asia era stato spezzato! Doveva essere stato sicuramente il colpo precedente, quando aveva infranto il mio scudo! Quel bastardo non mirava a colpire me, ma a distruggere la mia concentrazione e disturbare la mia aura quel tanto che bastava a rompere quel collegamento così fragile!

Riportai gli occhi su Bernael, sentendo l’ira montare incontrollata dentro di me e lasciando esplodere l’aura che avevo represso fino a quel momento. Quel maledetto figlio di puttana.. lo ammazzo! Lo ammazzo! Sarà lui a pagarmela molto cara!

L’energia scarlatta che circondava il mio corpo era tanto intensa da incrinare il terreno sotto i miei piedi e scatenare un potente vento per tutta la chiesa, ma lui mi guardò beffardo e per nulla impressionato: “Te l’ho detto che l’avresti pagata.. e sappi che questo è solo l’inizio! Per ora ce ne andiamo, ma torneremo molto presto e quando lo faremo, tu sarai spacciato!”

Anticipando le sue intenzioni, mi scagliai in avanti per cercare di fermarlo, ma fui troppo lento: un cerchio di teletrasporto si formò sotto i piedi di Bernael e fece sparire lui e Raynare in un lampo di luce viola scuro, mandando così a vuoto il mio colpo che fendette solo l’aria.

“NO! NO! NOOO! MALEDETTO! MALEDETTI! TORNATE QUI! AFFRONTATEMI, DANNATI BASTARDI! SIETE SOLO DEI CODARDI!!”

Ma nessuno rispose alle mie urla. Il loro eco si perse nell’enorme spazio sconsacrato e ripudiato dai cieli, inascoltato come qualunque preghiera pronunciata in quel luogo profano.
La mia attenzione ritornò sulla figura inerme di Asia. Ormai era davvero finita. Non potevo più ripristinare il legame e lei non poteva più essere salvata.
Con movimenti quasi meccanici mi avvicinai al suo corpo, lasciando svanire il Boosted Gear e sentendomi sempre più male e sconfortato ad ogni passo. M’inginocchiai accanto a lei e feci per prendere una delle sue piccole mani tra le mie, ma mi bloccai di scatto: le mie mani erano macchiate di sangue, troppo per toccare una creatura dolce e pura come lei. Così le unii tra loro mormorando: “Aqua” e, con un piccolo scintillio delle rune sull’anello azzurro infilato al mio indice destro, un sottile strato di acqua avvolse le mie mani lavando via il sangue.
Quando ebbi finito, trassi dalla tasca i due anelli che erano la sua Sacred Gear e glieli infilai ad entrambe le dita medie. Nella vita o nella morte, era giusto che il Twilight Healing ritornasse a lei e lei soltanto. Gli anelli scintillarono leggermente quando li infilai, come se fossero contenti di tornare dalla loro legittima proprietaria.

“Asia, mi dispiace tanto” mormorai trattenendo a fatica le lacrime, mentre le accarezzavo delicatamente quelle guance così simili a quelle di una bambina, lisce e delicate come seta. La sua espressione era serena e rilassata, come immersa in un sonno profondo. “Ti avevo promesso che ti avrei aiutata.. che ti avrei portata a comprare fiori e libri come desideravi tanto.. che ti avrei mostrato tante altre cose divertenti da fare.. che sarei stato tuo amico fino alla fine.. che ti avrei protetta.. che avrei protetto il tuo sorriso così puro e innocente... E invece.. e invece.. non sono riuscito nemmeno a proteggerti da quei maledetti! Ho fallito.. HO FALLITO!!”

Ero furioso con quei maledetti angeli caduti, ma ancor di più con me stesso. Io e Asia ci conoscevamo da poco, vero, ma mi ero già molto affezionato a lei e il fatto che fosse come me una posseditrice di Sacred Gear con un passato triste e doloroso alle spalle non aveva fatto altro che rafforzare il mio desiderio di aiutarla, così come avevo promesso di fare anche con tutti gli altri possessori che avrebbero avuto bisogno di aiuto. E invece avevo fallito un’altra volta.. ancora una volta avevo fallito nel salvare qualcuno a cui tenevo...
Rabbioso, scagliai un pugno al suolo sotto di me, poi un altro, e un altro, e un altro...
Continuai a colpire furiosamente il terreno, percependo a malapena le mie nocche che si scorticavano e sanguinavano ad ogni colpo, mentre le lacrime che avevo trattenuto fino a quel momento uscivano incontrollate.
Ancora una volta.. tutto si ripete ancora una volta... Quel pensiero continuava a rimbombarmi in testa come il rombo dei tuoni di una tempesta. Volti conosciuti mi si alternavano davanti agli occhi di continuo, prima di lasciare di nuovo il posto alla visione del volto di Asia, con gli occhi chiusi e la pelle fredda.
Perché? Perché deve finire così un’altra volta? Perché? PERCHÈ?!?!

Qualcuno mi afferrò per il polso, impedendomi di colpire ancora il terreno. Mi voltai trovandomi davanti il volto afflitto di Yuuto Kiba. Con la coda dell’occhio, notai che teneva la mia katana nell’altra mano.
“Adesso basta, Ward-senpai” disse indugiando con lo sguardo prima sulle spaccature che si erano formate per terra a causa dei pugni, poi sulla mia mano insanguinata, per ritornare infine al mio volto. “Ormai è finita. Mi dispiace, ma non puoi fare più niente per lei.”

Quelle parole mi fecero solo infuriare di più. Con uno strattone, mi liberai dalla sua presa e mi tirai in piedi. “E lasciami! Che vuoi saperne tu di quello che sto provando in questo momento, eh?!”

“Fidati. Io conosco molto bene il dolore che si prova nel perdere qualcuno.”

Non aggiunse altro, ma si limitò a porgermi la mia katana. La accettai in silenzio, senza dire una parola e me la legai alla cintura grazie alla sottile fascia avvolta intorno al fodero. In quel momento mi accorsi che non era l’unico: anche Koneko Toujo e Akeno Himejima erano arrivate; da dietro quest’ultima si fece poi avanti la stessa Rias Gremory.
La rossa osservò mesta per un attimo il volto di Asia, poi si concentrò su di me. “Siamo arrivate troppo tardi. Io e Akeno abbiamo eliminato gli angeli caduti alleati di Raynare, ma l’arrivo di Bernael ci ha colte di sorpresa: ci ha bloccate in una barriera mentre entrava qui. È svanita solo quando se n’è andato. Non capisco però.. perché un angelo caduto così potente e temuto è intervenuto personalmente?”

“Raynare è sua sorella” risposi semplicemente io con voce piatta.

Rias Gremory fece un volto sorpreso. “Oh... Capisco. Ora è tutto più chiaro.” Si girò di nuovo a guardare Asia. “È lei la tua amica, vero? Povera ragazza. Mi dispiace molto.”

“Non me ne faccio nulla delle tue scuse, sono del tutto superflue” ribattei duro. “Ti avevo detto che non volevo e non mi serviva aiuto.. e comunque, alla fine, con o senza il tuo intervento, nulla sarebbe cambiato. Io avrei fallito lo stesso, perciò non addossarti colpe che non hai mai avuto.” Riportai lo sguardo su Asia. Non potevo fare più niente per lei ormai.. solo dare al suo corpo un degno funerale...

“Forse potrei fare io qualcosa per lei.”

Mi voltai perplesso verso Rias Gremory e vidi che reggeva tra il pollice e l’indice quello che sembrava un pezzo degli scacchi rosso sangue, un alfiere per la precisione...
Un momento! Quello non è un semplice alfiere! È un Evil Piece!

Mi misi a difesa davanti al corpo di Asia e fissai la diavola in cagnesco. “Non provarci nemmeno.”

Lei si stizzì: “Va bene. Si può sapere qual è il tuo problema?”

“Il MIO problema?! Qual è il TUO problema, piuttosto! Qual è il problema di voi diavoli, anzi! Sempre a credere che reincarnare gli altri nella vostra razza sia il dono migliore che possano ricevere! Se si trattasse solo di una scelta spontanea, forse potrei anche capire, ma voi lo fate in ogni caso! Persino quando il soggetto è morto, voi lo prendete e lo resuscitate come un vostro servo fino alla fine dei tempi, senza dargli nemmeno il diritto di scegliere! Ma chi vi dà il diritto di scegliere per gli altri? È questo che non sopporto di voi!”

Lei mi guardò sorpresa e potei giurare che anche gli altri membri del suo club e suoi servi avessero la stessa espressione. Se si illudevano che le avrei lasciato reincarnare Asia in una diavola senza battere ciglio, si sbagliavano di grosso!

Tuttavia, dopo pochi secondi, Rias Gremory mi diede una risposta inaspettata: “Ti stai comportando da egoista.”

Come, come? Io.. egoista? Egoista? Ma cosa sta dicendo questa..?

“Che cazzo dici? Sarei io ora l’egoista?!”

“Forse hai ragione a dire che noi tendiamo a fare le cose come ci pare, ma ricordati che dopotutto è la nostra natura. Noi siamo diavoli, siamo creature volubili e avide che seguono i propri desideri e vivono per realizzarli ad ogni costo. È per questo che il Dio della Bibbia ci bandì dal Paradiso ed è il nostro peccato.. un peccato di cui, però, non ci pentiremo mai perché è così che abbiamo scelto di vivere. Come tutti gli esseri viventi, anche noi abbiamo il diritto del libero arbitrio e nessuno può giudicarci per la nostra scelta! Proprio come tu dici che non possiamo scegliere per gli altri, neppure tu puoi giudicarci unicamente sulla base delle tue convinzioni! Non ne hai il diritto nemmeno tu che possiedi il potere di un Drago Celeste!”

“E allora? Arriva al punto! Questo non spiega affatto perché tra noi due sarei io l’egoista! Come ..?”

“Perché chi ti dice che invece è la tua opinione quella giusta?”

Quelle parole mi spiazzarono. Non mi aspettavo una risposta simile.

La rossa si accorse del mio stupore e continuò: “Tu dai per scontato che lei non vorrebbe mai tornare in vita, che non vorrebbe mai avere una seconda possibilità di vivere solo perché rinascerebbe come diavolo. Ti impunti sull’impedirmi di reincarnarla solo per questo, ma in realtà, se ci tieni così tanto a lei, dovresti invece non dico essere entusiasta ma almeno considerare questa possibilità anziché scartarla a priori! E sono sicura che anche lei sarebbe contenta di poterti rivedere e poter avere l’occasione di vivere una nuova vita, una vita magari migliore della precedente! Cosa ti fa pensare che sia io nel torto? O che sia solo io ad avere torto?”

Aveva parlato sicura di sé e senza tentennamenti, tenendomi testa come pochi altri. E, per quanto odiassi ammetterlo a me stesso, dovevo riconoscere che in parte aveva ragione: per un istante, così breve da essere impercettibile, avevo pensato che sarebbe stato bello se l’avesse riportata in vita.. poi, però, era subentrato il pensiero che Asia era stata una suora in vita, una persona che per tutta la sua vita aveva seguito e amato sinceramente la fede e Dio, malgrado tutte le avversità che quella stessa fede le aveva fatto affrontare, e, se fosse tornata come diavolo, non avrebbe più potuto fare quelle cose che tanto amava.. la preghiera, la Bibbia, le croci e qualunque altra cosa sacra.. sarebbero diventate solo fonte di sofferenza per lei, sia fisica che mentale.. come potevo giudicare giusta la scelta di reincarnarla in un diavolo?
Certo, poi mi dava anche fastidio che venisse reincarnata per volontà di qualcuno e non sua –facendomi tra l’altro ricordare come ci avesse provato anche con me solo la notte prima-, ma in fondo era il motivo minore...
Dopo le parole di Rias Gremory, tuttavia, non mi sentii più così sicuro. E se magari Asia avesse invece approvato? Se avesse davvero voluto avere una seconda possibilità di vivere e magari dimenticare gli orrori della vecchia vita? Mi sembrava impossibile considerando l’amore che metteva nelle sue preghiere e nei suoi pensieri verso Dio, ma io non ero lei e dunque non potevo dirlo con certezza...

“Ci disprezzi davvero così tanto da non voler nemmeno considerare questa possibilità? È perché ci odi che non vuoi? Se lei tornasse come diavolo, odieresti anche lei allora?”

“No.. non è per questo...”

Non avrei mai potuto odiare Asia, nemmeno se fosse diventata una diavola, e in realtà non odiavo la loro razza, ma solo alcuni di loro... Eppure stavo dando per scontato che fossi io ad avere ragione e che fosse lei nel torto... Da quando ero così superficiale? Forse stavo davvero agendo in modo egoistico, usando quelle giustificazioni solo per motivare la mia riluttanza a far reincarnare la mia amica in un'altra razza...

Prima che potessi parlare ancora, la rossa disse: “Se tu ci conoscessi bene come dici, sapresti che la famiglia Gremory non tratta i suoi sudditi come schiavi da maltrattare e umiliare. Qualunque servo, diavolo purosangue o reincarnato che sia, per noi è un prezioso e caro membro della nostra famiglia e, in cambio dei suoi servigi e della sua fedeltà, noi gli garantiamo sempre protezione, asilo, cibo, sicurezza, rispetto e affetto. Posso garantirtelo: questa ragazza troverà una vera famiglia in noi.”

“Ward-senpai, noi tutti possiamo garantirtelo: Buchou è una persona straordinaria e unica. Sono fiero di essere stato reincarnato in un membro della sua famiglia” intervenne Yuuto Kiba.

“Rias-Buchou non è solo la mia signora, ma anche la mia migliore amica. Lo è sempre stata, perfino prima che mi reincarnasse” aggiunse Akeno Himejima sorridendo sincera.

Persino la silenziosa Koneko Toujo si aggiunse: “Buchou è una brava persona. Sono felice e onorata di essere una sua serva.”

Tutti loro erano stati chiaramente reincarnati, eppure non avevano esitato un secondo ad affermare la loro gioia nell’essere diventati suoi servi. La ammiravano davvero.. no, non solo.. le volevano sinceramente bene.

“Non voglio che un potere incredibile come il suo vada sprecato, né che la sua vita debba finire in un modo tanto ingiusto. Per cui, sappi che anche lei sarà trattata come loro, sarà una mia diavola servitrice a pari diritto e mi assicurerò che riceva tutto quello che ho detto prima. Se non mi credi, potrai giudicarlo tu stesso. Dopotutto, potrai di nuovo starle accanto, no?” continuò Rias Gremory, sempre più convinta. “Ti ho sentito prima. Non so perché tu ti dia così tante colpe, ma era chiaro che avresti fatto di tutto per poterla aiutare e proteggere. Anche se diventerà parte della mia famiglia, così potrai continuare a farlo. È una vittoria per tutti, no? E, se per caso qualcosa la farà soffrire, tu potrai agire di conseguenza, anche contro di me. Hai la mia parola.”

Quelle ultime due frasi mi spiazzarono del tutto. Si era letteralmente messa in gioco per reincarnare Asia. Non vi erano dubbi che fosse interessata al suo Twilight Healing, ma non bramava solo quello come Raynare.. voleva davvero dare una seconda possibilità di vita ad Asia.. e la scelta finale l’aveva affidata a me, così come anche il giudizio di quella che sarebbe diventata la sua nuova vita...
Strinsi i pugni e i denti, combattuto. Sapevo che non aveva tutti i torti, anzi aveva probabilmente ragione, ma il pensiero che diventare una diavola avrebbe potuto sconvolgere Asia mi perseguitava.. che fosse costretta a seguire una scelta non voluta.. l’ultima cosa che volevo era che lei soffrisse ancora...

Però.. in fondo.. chi ero io davvero per dire cosa fosse più giusto per lei?
Lentamente, sentii i muscoli rilassarsi e la mente svuotarsi...

“D’accordo.”




Note:
Evil Piece = Strumento utilizzato dai diavoli per reincarnare esseri di altre razze nella propria; prende la forma dei pezzi degli scacchi e ogni diavolo di Alta Classe ne possiede un proprio set completo, dunque 15 pezzi (1 Regina, 2 Alfieri, 2 Cavalli, 2 Torri e 8 Pedoni), che può usare per reincarnare il soggetto desiderato in un diavolo che diventa così suo servitore; a seconda della forza del soggetto, può essere richiesto un numero più o meno elevato di Evil Pieces per reincarnarlo (ogni Pedone ha un valore di 1, la Regina vale come 9 Pedoni, l'Alfiere e il Cavallo 3 e la Torre 5), inoltre i poteri ricevuti dal diavolo reincarnato dipendono dal pezzo usato: il Cavallo lo rende molto veloce e agile, la Torre molto forte e resistente, l'Alfiere gli dà notevoli abilità magiche, la Regina possiede tutte le precedenti abilità combinate e il Pedone, pur non avendo abilità particolari, può trasformarsi in un qualunque altro pezzo a volontà del soggetto ma solo se in territorio nemico.


Salve di nuovo a tutti!! I'm back again!!
Come vi avevo detto, questo capitolo mostra come si risolve la questione di Asia e Raynare e qui si può vedere anche uno Zayden molto più complicato rispetto ai precedenti capitoli. Direi che ciò che ha passato negli undici anni saltati inizia a essere un po' più chiaro, eh? E così anche le cause della sua attuale personalità, che sembra sempre altalenare tra momenti di bontà e tenerezza puri ad altri di rabbia, frustrazione e sadismo... Ripeto, non aspettatevi di capire subito come gira la sua mente.. lo sto capendo a fatica persino io! XD Sappiate comunque che è sia una persona estremamente generosa e caritatevole che una molto molto pericolosa e senza pietà nemmeno per i suoi simili, sempre a seconda delle circostanze in cui si trova, ma soprattutto è una persona molto tormentata. L'avrete capito, ma il suo passato è pieno di momenti terribili che avrebbero distrutto o fatto impazzire chiunque altro e che lui è riuscito a superare solo per un motivo. Vi prometto che saprete tutto di quei maledetti undici anni, ma solo molto più avanti, perciò devo chiedervi di avere pazienza e di seguirmi se volete saperlo... In cambio, naturalmente, cercherò di rendere ogni capitolo meglio che posso per tenervi impegnati e appassionati!! ;)
Su Raynare, suppongo non vi aspettaste che la facessi sopravvivere, vero? Eheheh, chiedo scusa a chi voleva vederla morta (me compreso), ma mi serve ancora per il futuro e dunque ho trovato un modo per salvarla, almeno per il momento. La figura di Bernael l'ho introdotta io, ma non è inventata: è davvero noto nei testi come l'Angelo del Male e della Malvagità e, siccome mi aveva affascinato, ho deciso di inserirlo come un potente Caduto e fratello di Raynare. Sappiate che lui e la sua sorellina si faranno risentire nel modo più pericoloso possibile e allora sarà la vera resa dei conti tra loro e il nostro Sekiruytei!
Rias. Ditemi quanti di voi si aspettavano che i suoi scambi con Zayden sarebbero stati così. Come ho già detto, il loro rapporto non sarà dei migliori all'inizio, ma ci vorrà un po' perché imparino ad essere anche solo amici. Posso ora confermarvi che la loro relazione sarà quella dei due personaggi che si stuzzicano e si provocano di continuo litigando così sempre, ma che, con il tempo, si accorgono in realtà di volersi bene, se non di più... Per ora, però, saranno più gatto e topo e questo darà modo anche a Rias di maturare. Non so se qualcuno di voi lettori l'ha già ipotizzato, ma vi dico che, grazie a tale rapporto e al confronto continuo con qualcuno forte e schietto come Zayden, la nostra rossa potrà maturare molto meglio sia come persona che come 'Re' e diventerà così ben più forte, scaltra e determinata che nell'originale e, a mio parere, molto più interessante. Spero che sarete d'accordo anche voi!
Con questo dovrei aver finito... Vi anticipo solo che la prossima sarà la Newlife di questo primo volume e che con essa, dunque, finirà questa prima storia. Tuttavia non preoccupatevi perché la successiva è già in produzione avanzata!! Nel frattempo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi do appuntamento al prossimo! Se avrete voglia di sapere altro e farmi sapere la vostra opinione con le vostre logiche lodi e critiche, non dovete fare altro che scrivere e chiedere!! E, se avete voglia di leggere qualcos'altro nell'attesa e vi fidate del sottoscritto, eccovi il link per un'altra scatenata storia, frutto della mano mia e della mia amata Fedra:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3438659&i=1.
Il vostro Xephil vi ringrazia per l'attenzione e la lettura e vi dice alla prossima, anzi:
Ja naa minna!!

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Capitolo 6
*** Newlife: Nuova vita ***


Newlife: Nuova vita

 

“Quindi.. non ci sarà alcun problema, giusto? Potrà frequentare tranquillamente?” domandai un po’ timoroso, sorseggiando nel contempo la tazza di tè caldo che tenevo tra l’indice e il pollice della mano sinistra.

“Certo. Inizierà da domani, proprio come ti avevo detto. Perché tanto nervosismo? Deve solo affrontare il suo primo giorno di scuola” mi rispose Rias Gremory sorseggiando a sua volta dalla propria tazza.

Erano già passati due giorni dallo scontro con Raynare e dalla resurrezione di Asia come diavolo servitore dei Gremory.

Non appena aveva riaperto gli occhi, la mia amica mi aveva subito abbracciato in lacrime, felice come una pasqua per il solo fatto di essere in grado di vedermi di nuovo e, per qualche istante, dimentica del piccolo particolare di dover essere morta. Eheh.. ogni volta che ci ripenso, non capisco se mi sento lusingato o divertito dal suo candore. È davvero una ragazza dal cuore d’oro.
Quando poi l’abbiamo informata della sua attuale condizione demoniaca, ero pieno di timore che potesse odiarmi per aver permesso che venisse trasformata in qualcosa che fino a poche ore prima credeva essere l’incarnazione stessa del male... Invece, pur essendo stata inizialmente stupita e confusa a riguardo, dopo che le avevamo spiegato i motivi per cui l’avevamo reincarnata e chi sarebbe stata da quel momento in poi la sua signora e padrona, lei si era limitata a scuotere la testa e a dire, con mia somma sorpresa:

“Non m’importa se ora sono una diavola o una servitrice di una diavola. Se tu dici che posso fidarmi e che rimarrai sempre mio amico, Zayden-san, allora sarò felice di continuare a vivere al fianco tuo e di Rias-sama!”

Malgrado la sua sincera fede per Dio, Asia era riuscita ad accettare in modo incredibilmente rapido la sua nuova condizione e tutto perché io le avevo promesso che le sarei rimasta accanto e perché Rias Gremory e i suoi servi avevano promesso a loro volta che sarebbe stata bene con loro. Era più forte di quanto credessimo.

Quanto a me, ora mi trovavo nella sala comune del Club di Ricerca dell’Occulto insieme alla suddetta erede dei Gremory a rispettare la mia promessa di rispondere alle sue domande. Dopotutto ero in debito con lei per l’aiuto –seppur non richiesto- fornitomi durante il salvataggio di Asia e per averle permesso di tornare in vita, per cui adesso eccomi qui, ad accettare quel tè che avevo rifiutato neanche quattro giorni fa mentre ci intrattenevamo in una 'cordiale' discussione.
Eppure c’era ancora una questione che continuava a preoccuparmi.. ovvero il fatto che Asia avrebbe presto iniziato a frequentare la Kuoh Academy insieme agli studenti del secondo anno come Yuuto Kiba. Non che mi dispiacesse che venisse a scuola, ma continuavo a non essere tranquillo dal momento che non sarebbe stato solo il suo primo giorno di liceo, ma il primo giorno di scuola di tutta la sua vita!

“Come posso non essere preoccupato?! È la prima volta che va a scuola! E se si trovasse male coi suoi compagni? E se la prendessero in giro? E se si annoiasse? E se le materie non le piacessero? E se trovasse il giapponese troppo difficile? E se..?”

Il mio sfogo fu bruscamente interrotto dalla risata che scappò dalle labbra di Rias Gremory, un suono cristallino simile al canto di un usignolo, impensabile per qualcuno che si autodefiniva una diavola.
Uao, se è carina quando ride... Sembra davvero una comune ragazza delle superiori in questo momento... Ma che vado a pensare?! Ho ben altro per la testa adesso!

Scuotendo lievemente la testa, la squadrai un po’ seccato: “Che ci trovi di tanto divertente?”

Lei ridacchiò ancora prima di riassumere la sua solita aria composta, seppur con le labbra ancor piegate in un sorrisetto. “Ti chiedo scusa, ma non sono riuscita a trattenermi. Non mi aspettavo una simile reazione da te.” Quando notò la mia espressione perplessa, aggiunse: “Voglio dire.. sei così diverso dal ragazzo brusco, impassibile e un po’ presuntuoso che eri l’altro giorno, così come dal tipo apparentemente sempre annoiato che sembri a scuola. Ora sembri solo.. un fratello maggiore iperprotettivo o addirittura un padre troppo ansioso il primo giorno di scuola della figlia! Per questo non ho saputo trattenermi!”

La fissai negli occhi per qualche secondo, ma non replicai. Non potevo dire che avesse tutti i torti dopotutto...

“Comunque non preoccuparti” continuò poi. “Posso assicurarti che tutti noi della famiglia Gremory abbiamo cercato di rassicurarla a riguardo e che faremo del nostro meglio per aiutarla sia dentro che fuori dalla scuola. Si troverà bene, puoi stare tranquillo. E poi lei stessa desidera andare: non l’ha mai frequentata, ma proprio per questo dice che ha sempre voluto provare ad essere una studentessa. Se poi ci saremo noi e tu con lei, allora sarà doppiamente felice di andare. Ci conosce da poco, è vero, ma sembra fidarsi di noi. Dice che le sembriamo brave persone e che, se tu stesso hai acconsentito alla sua resurrezione, allora non ha niente di cui preoccuparsi malgrado la nostra natura. Ti vuole davvero bene, sai?”

Non riuscii a non trattenere un sorriso. “Lo so.” Presi un altro sorso di tè. “In tal caso.. credo che prenderò sul serio le tue parole.”

Rias Gremory annuì e bevve a sua volta, prima di parlare ancora: “Spero di non suonare offensiva, ma devo dire che sei un tipo alquanto singolare, Zayden-san. In tutta la mia vita non ho mai conosciuto un umano come te.”

Le risposi con uno dei miei ghigni. “Non sei la prima a dirmelo, Rias Gremory. Diciamo che il mio carattere è un effetto collaterale del mio passato. Forse per voi diavoli sarò solo un giovane umano, un cucciolo visto quanto potete vivere, ma posso assicurarti che ho visto molte più cose nei miei 19 anni di vita che la maggior parte dei diavoli nella loro vita pressoché eterna. Per questo, per quanto non voglia, finisco bene o male per attirare sempre l’attenzione di qualcuno. Peccato che spesso non sia un’attenzione piacevole o vantaggiosa... Come in questo caso, se vogliamo fare un esempio.”

“Capisco. Suppongo che essere il possessore di uno dei tredici Longinus finisca per attirare inevitabilmente l’attenzione. Se poi il Longinus in questione è pure il contenitore dell’anima di uno dei Draghi Celesti... Beh, non c’è da stupirsi se la tua vita non è stata.. diciamo.. tranquilla. O ho capito male?”

“No, hai capito bene.” Sapevo che la conversazione avrebbe preso questa piega, ma non mi piaceva mai parlare del mio passato... Comunque avevo una promessa da mantenere. “Non ho intenzione di comportarmi in modo scontroso come l’ultima volta. Te lo devo dopo quello che è successo... Tuttavia, ti dispiace se ti chiedo solo di non domandarmi di parlare nel dettaglio del mio passato, Rias Gremory? Senza offesa, ma non mi fido ancora al punto da raccontarti la mia intera vita. Inoltre, non è mai piacevole per me.. ricordare.”

Parlai mantenendo sempre il contatto visivo con lei, come a farle capire che ero dannatamente serio sulla questione. La rossa mi guardò senza battere ciglio per qualche secondo, poi disse: “Avevo già compreso che il tuo passato deve essere stato alquanto tragico quando ho visto il tuo sfogo nel momento in cui hai pensato che Asia fosse morta. È chiaro che ti ha ricordato qualcosa di doloroso accaduta in precedenza.” Il suo tono divenne più dolce e un sorriso sincero le si formò sulle labbra rosee. “Non ti farò domande sul tuo passato a meno che non sarai tu darmi il tuo consenso, hai la mia parola. Ti chiedo solo di farti conoscere un po’ meglio, sia per me che per i miei cari servitori. Dopotutto anche noi dobbiamo saperne di più su di te per poterci fidare abbastanza da non vederti come una possibile, futura minaccia. Non credo tu possa darci torto per questo, no?”

Sospirai sollevato. “No. Su questo non posso affatto darti torto, Rias Gremory.”

“Chiamami semplicemente Rias, per favore. Non siamo ancora in piena confidenza, ma non occorre essere così formali.”

“Come preferisci, Rias. In tal caso, però, metti da parte anche tu le formalità.”

“Va bene, Zayden. Dimmi solo una cosa: sei titubante a raccontarmi del tuo passato solo per la sua tragicità o anche perché sono una diavola e, dunque, tendi ad essere più diffidente?”

“Più per il primo motivo che per altro... Tuttavia mentirei se dicessi che il secondo non c’entra niente.”

Rias annuì, il volto leggermente incupito. “Devi odiarci davvero molto allora.”

Scossi la testa. “Non proprio. Odio uno di voi in particolare. Tutti gli altri mi sono tendenzialmente indifferenti, ma a causa dei miei trascorsi con quell’uno e del fatto che molti altri della sua razza abbiano cercato di uccidermi o peggio, ho finito per diventare sospettoso verso tutti. È una cosa più istintiva che altro, mi spiace.”

“Oh. Dunque è come pensavo: sei stato davvero minacciato o attaccato da dei diavoli in passato.”

“Già.”

“Li hai uccisi?”

“Dal primo all’ultimo. Loro come molte altre razze, umani compresi. Chiunque abbia attentato alla mia vita l’ho eliminato, come ho fatto con quella feccia due giorni fa.” Malgrado cercasse di mantenere un’espressione neutra, notai che Rias si era irrigidita per un istante quando avevo confermato di aver già ucciso in passato. “Hai paura di me? O mi odi per aver ucciso dei diavoli?”

La rossa rimase silenziosa per qualche secondo, continuando a fissarmi con un’espressione enigmatica, poi parlò: “Non posso negare che queste rivelazioni mi turbino, ma, per usare la tua precedente espressione, non proprio. Senza dubbio non sei qualcuno da prendere con leggerezza, Zayden, e questo l’avevo capito fin da quando avevo percepito il tuo istinto omicida e la tua aura quattro giorni fa, tuttavia nel contempo non credo di poterti accusare di essere semplicemente un assassino o un folle omicida. Se c’è un’altra cosa che ho capito, infatti, è che non sei uno che uccide senza motivo e non sei privo di cuore. Basta vedere come ti comporti con Asia: nessun assassino senza coscienza sarebbe pronto a rischiare la propria vita per qualcun altro.” Sorseggiò un altro po’ di tè prima di fare un sorrisetto. “Inoltre.. nessun diavolo che conosco o per cui m’importa è morto per mano del Sekiryutei, perciò non vedo perché dovrei nutrire del risentimento verso di te.”

Devo ammetterlo: mi ha sorpreso! Non credevo che sarebbe stata così comprensiva considerando quanto è stata capricciosa e autoritaria l’altra volta!

Lei dovette notare la mia sorpresa perché subito chiese: “Che c’è?”

“Beh, devo dire che sono stupito. Forse non sei la principessa viziata e capricciosa che credevo tu fossi, dopotutto. Sei più matura di quanto credessi.”

Rias mi guardò interdetta per un attimo, poi gonfiò le guance in un broncio che trovai stranamente grazioso e buffo allo stesso tempo.. almeno finchè non divenne un sogghigno beffardo. “Che gentile... In tal caso, anch’io devo ammettere che forse ti ho malgiudicato: non sei il ragazzo arrogante e con idee di superiorità che davi l’idea di essere. Davvero inaspettato.”

Stavolta fui io a rimanere interdetto. Ma tu guarda questa..! Come.. osa..?!
Fui tentato di risponderle indietro, ma la mia parte logica mi suggerì di lasciar stare o avremmo certamente finito per dare alla conversazione una svolta poco piacevole. Perciò, seppur a fatica, ingoiai il boccone e mi limitai a dire: “Touché.”

Rias sembrò ridacchiare sotto i baffi, ma nemmeno lei disse altro. Si limitò a prendere un dolcetto dal piatto appoggiato sul tavolino in mezzo a noi e a mangiarlo con un certo gusto prima di spingere gli altri verso di me.
“Prendine pure. Posso assicurarti che Akeno è davvero brava a farli.”

Io annuì e ne presi uno, lo annusai un attimo e lo mangiai. All’apparenza erano dei daifuku ed erano dolci che avevo già avuto modo di assaggiare in precedenza, ma dovetti ammettere che questi avevano una consistenza particolarmente morbida e un sapore a dir poco delizioso.
“Non posso darti torto. Falle i complimenti da parte mia quando la vedi.”

“Lo farò con piacere” mi rispose lei prima di riprendere la tazza. Prima di portarsela alle labbra, però, mi fissò e vidi la sua espressione farsi più seria. “Posso farti una domanda? Tornando a quello che hai detto prima.. chi era il diavolo che odi?”

Alla fine me l’ha domandato. Speravo che sorvolasse, ma era impossibile vista la sua curiosità e la sua intelligenza. Per fortuna, se c’era una cosa di cui ero sicuro sui Gremory, era che non si erano e non si sarebbero mai mescolati con uno come lui e, quindi, potevo rivelarglielo senza paura.
Sospirai pesantemente. “Il nome 'Zamiel' ti dice nulla?”

Non fui sorpreso quando vidi Rias trasalire e quasi perdere la presa sulla tazza. “Zamiel? Quel Zamiel? Il Nero Cacciatore?”

“Proprio lui. Lui è il diavolo che voglio uccidere. Data la tua reazione, suppongo tu ne abbia sentito parlare.”

La rossa assunse un cipiglio piuttosto duro che non mi aspettavo. “Credo che non ci sia diavolo anziano o giovane, di Bassa, Media, Alta o Suprema Classe che non ne abbia sentito parlare almeno una volta nella sua vita. Zamiel. Il Nero Cacciatore, il Cacciatore Diabolico, l’Assassino Infernale. È noto con molti nomi sia negli Inferi che al di fuori di essi. Un Diavolo di Classe Suprema dagli straordinari poteri, paragonabili perfino a quelli dei Quattro Grandi Satana, specializzato nell’arte dell’assassinio e della guerra. Il cacciatore di taglie più temibile mai esistito nella storia degli Inferi e forse del mondo intero. Nessun bersaglio, per quanto difficile, gli è mai sfuggito. Nessuno.”

Non mi sfuggì la nota dolente con cui aveva pronunciato l’ultima parola e, osservando anche il suo cipiglio, ebbi un’illuminazione improvvisa: “Anche a te ha portato via qualcuno di caro?”

Lei scosse la testa. “Non a me in particolare. Suppongo tu conosca la grande guerra tra Dio e il primo Lucifero, giusto?” Al mio cenno affermativo, proseguì: “Dopo di essa, scoppiò una guerra civile tra i diavoli per scegliere i nostri successori ai Quattro Grandi Satana, caduti nel precedente conflitto. Zamiel combatté nella fazione dei vecchi Satana, i diretti discendenti dei primi e rivali della fazione dei nuovi Satana, quella che fu anche di mio fratello e, dunque, della nostra famiglia. E.. durante questa guerra.. lui uccise o assassinò diversi componenti delle famiglie nemiche, comprese le famiglie di mio padre, i Gremory, e di mia madre, i Bael. I miei genitori persero molti parenti a causa sua, tra i quali i loro nonni e metà dei loro fratelli e sorelle. Io non li conobbi mai per questo, ma quando mi raccontarono la loro storia, non ho potuto non notare il dolore negli occhi dei miei genitori. E chiunque faccia del male ai miei genitori, fa del male anche a me.”

La fissai rammaricato. “Mi dispiace. In tal caso, voglio rivelarti una cosa: non pensavo di dirlo, ma siamo più simili di quanto pensassi. Anche a me ha portato via qualcuno che amavo.. ma che dico.. ha portato via tutto ciò che amavo.” Strinsi i pugni con tanta forza da piantarmi le unghie nei palmi -per fortuna non tenevo la tazza in mano o l’avrei frantumata-. “I miei genitori.. i miei amici.. la mia casa.. la mia città... Zamiel mi ha preso tutto.”

Rias mi guardò sconvolta per un istante prima di mormorare: “La tua città?! Aspetta.. non sarà.. intendi la tragedia di Hyde Hill?”

Annuii. “Ti racconterò un frammento del mio passato. Avevo 8 anni la notte in cui accadde.. in cui tutto iniziò. Era la notte del mio compleanno.” Mentre parlavo, quei terribili ricordi iniziarono a susseguirsi inesorabili. “Zamiel comparve dal nulla accompagnato da uno stuolo di suoi seguaci e mise a ferro e fuoco tutta la città senza alcun motivo apparente. Io sopravvissi alla sua distruzione grazie ai miei genitori che mi misero al riparo giusto un istante prima che la nostra casa venisse spazzata via. Me la cavai per miracolo, ma venni poi trovato e quasi ucciso da alcuni diavoli rimasti indietro per eliminare eventuali superstiti. Riuscii a sopravvivere e ad eliminarli solo perché, fuori di me dal dolore e dalla rabbia, fui capace di usare involontariamente il Boosted Gear. Fu allora che acquisii la mia Sacred Gear e conobbi Ddraig e, sempre allora, decisi di imparare ad usare il suo potere per diventare più forte e vendicarmi di Zamiel. Ecco perché lo cerco. Per dargli la peggior morte immaginabile.”

Abbassai lo sguardo e strinsi ancor più forte i pugni. Gocce di sangue iniziarono a intravedersi tra le dita, mentre le unghie mi incidevano la carne.
Ogni volta che ricordavo quella notte non riuscivo a trattenermi e le mie emozioni fluivano implacabili attanagliando la mia anima in una morsa d’acciaio.

Senza preavviso sentii le piccole mani di Rias prendere le mie e stringerle delicatamente; rialzai lo sguardo e, con mia sorpresa, la vidi sorridermi con dolcezza.
“Mi dispiace molto, Zayden. Per un bambino deve essere stato davvero terribile... Non farti del male per questo, però. Non è tua la colpa per ciò che accadde.”

La fissai interdetto, ma poi annuii e rilassai i pugni. Lei mi passò un fazzoletto per asciugare il sangue.
“Ora capisco” disse poi. “Zamiel scomparve misteriosamente dopo la distruzione di Hyde Hill e nessuno ha più saputo nulla di lui da allora. La sua azione, tuttavia, è stata un crimine terribile per il mondo dei diavoli, poiché ha causato la scomparsa di un’intera città senza alcun motivo apparente. È stato anche il solo massacro da lui perpetrato senza che qualcuno, almeno a quanto ne sappiamo, gli affidasse il compito e questo rese l’accaduto ancor più sconvolgente e misterioso. Mio fratello era furioso quando gli portarono questa notizia e, dopo aver vinto la guerra civile ed essere diventato il nuovo Maou Lucifer, ordinò che fosse trovato, catturato e processato all’istante. Purtroppo era già sparito nel nulla e nessuno è mai più riuscito a trovarlo. In questi ultimi undici anni.. tu hai continuato a cercarlo per questo. Per raggiungere il tuo obiettivo ultimo.. la vendetta.”

Le risposi con un ghigno. “Esattamente. Beh, diciamo che la vendetta è uno dei miei obiettivi principali, ma non l’unico.”

Come mi aspettavo, la rossa assunse un’espressione sorpresa. “E quali sarebbero gli altri?”

Il mio ghigno si allargò. “Lo scoprirai in futuro.” Presi un’altra sorsata di tè. “Forse.”

 

Ancora una volta, il suo volto assunse un cipiglio irritato e, nel contempo, insolitamente grazioso. Dio, se era divertente stuzzicarla!
D’un tratto percepì una presenza familiare in rapido avvicinamento e decisi che era meglio chiudere lì la conversazione. Così feci un occhiolino a Rias mormorando non senza una certa ironia: “Fermiamoci qua per ora. Sarà per la prossima volta, ok?”

Il suo cipiglio si aggravò un po’, ma si limitò ad annuire, per poi rivolgere un largo sorriso alla persona che era appena entrata dalla porta sulla parete alle mie spalle: “Buongiorno, Asia.”

Mi alzai voltandomi a mia volta. “Ciao, Asia! Come..?”

Mi bloccai quando la vidi venire verso di noi indossando una versione leggermente modificata dell’uniforme scolastica della Kuoh Academy, consistente in una gonna corta fucsia, una camicia a maniche lunghe bianca e un maglione nero senza maniche, oltre a un fiocco nero intorno al colletto, calzini bianchi e scarpe marroni.
Sapevo che doveva iniziare domani, ma non credevo che si fosse già messa i vestiti e che le stessero così dannatamente bene.. cavoli, è come se gliel’avessero cucita addosso quell’uniforme.. come se fosse sempre stata destinata ad essere una studentessa!
Chi lo sa.. forse era davvero questo il suo destino...

“Zayden-san? Qualcosa non va?” mi chiese Asia notando il mio stupore.

Mi riscossi in fretta. “Ah no! No, niente! È solo che.. sono piuttosto sorpreso. L’uniforme ti dona ancor più di quanto pensassi.”

Il suo volto si accese di un sorriso estasiato e fece una giravolta su se stessa per farsi vedere meglio, mentre chiedeva: “Davvero?”

“Assolutamente. Sembra creata appositamente per te!” le risposi sincero ricambiando il sorriso.

“Sono così felice! Non vedo l’ora di poter venire a scuola con te!”

Mi avvicinai a lei e le diedi un buffetto in testa. “Anch’io non vedo l’ora.”

“Buongiorno, Asia-san, Ward-senpai.”

“Asia-senpai, Ward-senpai. Buongiorno.”

Mi voltai e mi accorsi che erano arrivati anche Kiba e Koneko; il primo mi sorrideva come sempre, mentre la seconda mi guardava con la sua solita inespressività, ma, a differenza dell’altro giorno, entrambi non sembravano avere più quel senso di disagio quando mi guardavano negli occhi. Probabilmente, dopo gli ultimi avvenimenti, non mi vedevano più come una possibile minaccia.

Ricambiai il saluto: “Ehilà, Kiba, Koneko. Per favore, non c’è bisogno di essere così formali. Chiamatemi col mio nome.”

“Come vuoi, Zayden-senpai.”

“Zayden-senpai.”

In quel momento, Akeno entrò da un’altra porta spingendo un carrello con sopra un’enorme torta di panna e fragole, al centro della quale un sottile rettangolo di zucchero recava la scritta con la glassa: Benvenuta, Asia Argento.
“Ara ara, ci siete già tutti?” disse la vice di Rias. “Che ne dite di fare una festa di benvenuto per la nostra nuova compagna?”

Una festa? Oddio...
Ok che ci stavamo un pochino aprendo, ma non mi sento ancora fiducioso o tranquillo a festeggiare insieme ad un intero gruppo di diavoli che conosco da così poco..., pensai prima che gli occhi mi ricadessero su Asia e vedessi il suo sorriso diventare ancora più luminoso. Come potevo rifiutare davanti a tanta gioia? Si sarebbe di sicuro rattristata se me ne fossi andato e non volevo affatto che accadesse! E poi si meritava una bella festa solo per lei dopo tutto quello che aveva passato...

E va bene! Per questa volta, partecipo!

“Non avevo mai ricevuto niente di simile.. niente di così bello.. nemmeno alla chiesa...” sentii mormorare Asia mentre si avvicinava alla torta.. un istante prima che trasalisse e scuotesse la testa esclamando: “Oh no! Che irrispettosa! Non dovrei dire cose del genere!” Unì le mani in preghiera chiudendo nel contempo gli occhi. “Ti prego, Signore, perdonami.. Ahia!”

Non potei non accigliarmi quando la vidi crollare in ginocchio, tenendosi la testa come se stesse per scoppiare e versando alcune lacrime. “Che male...”

“Ovvio. Non puoi più pregare Dio. Ormai sei una diavola” le disse Rias con un sorriso gentile.

“Giusto.. ora sono una diavola” ripeté Asia con una lieve nota di rammarico.

“Ti dispiace?”

Lei si asciugò rapidamente gli occhi prima di sorridere di nuovo. “No, anzi.. grazie infinite per avermi ridato la vita! Finché posso stare al fianco di Zayden-san, non m’importa di quale sia la mia natura!”

Malgrado le sue parole, io continuavo ad essere insicuro sulla sua reincarnazione come diavolo. La prima cosa che abbiamo dovuto spiegarle è stata che, a causa della repulsione dei diavoli verso tutto ciò che è sacro, preghiere comprese, lei non avrebbe più potuto prendere in mano croci o altra roba simile senza ferirsi o bruciarsi, né pronunciare più alcun inno a Dio senza soffrire di terribili seppur brevi mal di testa. Questo l’aveva tremendamente turbata all’inizio e ancora adesso notavo che faticava a separarsi da quella che era stata finora la sua vita.
Per questo, nonostante le sue parole mi dicessero il contrario, non riuscivo a non liberarmi del dubbio che forse, nel profondo, lei fosse infelice con questa nuova vita.

“Sei davvero sicura, Asia?” le chiesi abbassando lo sguardo. “La chiesa, Dio, la preghiera.. tutto quello che era il tuo mondo è stato totalmente rovesciato. È vero che non era una vita facile, ma il tuo amore per la fede era sincero e ancora adesso lo è. Come puoi essere davvero contenta di doverti separare da essa solo perché avrai me al tuo fianco? Davvero non avresti preferito...”
Fui bloccato dalla lieve pressione delle sue dita sulle labbra, dita che poi si spostarono delicatamente sul mio mento per farmelo alzare. Ciò che vidi mi lasciò di nuovo interdetto: non vi era altro che sincerità e gioia sul volto di Asia.

“Non dire altro, Zayden-san. Non sto mentendo. Tu sei stato un vero amico per me, qualcosa che nessuno era mai stato finora, che talvolta credevo non mi fosse nemmeno possibile trovare. Mi hai fatta ridere, divertire, mi hai asciugato le lacrime, mi hai rincuorata, protetta e sei arrivato a rischiare la tua stessa vita pur di salvarmi. Nessuno farebbe niente del genere se non fosse davvero affezionato alla persona in questione, perciò ora voglio continuare a vivere per poter ricambiare questa meravigliosa e vera amicizia, ciò che è sempre stato il mio più grande desiderio.” Il suo sguardo cadde sui membri del Club. “Inoltre, in questo modo ho potuto conoscere anche Rias-Buchou e tutti quanti voi e, anche se siete diavoli e non ci conosciamo da molto, siete stati gentili e buoni con me fin dall’inizio e, per questo, sento che siete anche voi delle brave persone.” I suoi occhi tornarono a fissare i miei. “Ecco perché, anche se sono triste di non potermi più rivolgere al Signore, non mi pento di essere diventata una diavola. Perché potrò rimanere per sempre con te, quindi smettila di rimproverarti per non avermi potuta salvare: tu mi hai salvata.”

L’ho salvata? Davvero.. non ho fallito stavolta?, pensai sentendo le sue parole risuonarmi nelle orecchie. Allora.. è tutto vero. Ce l’ho fatta.
Ero incredulo, ma anche felice come lo ero stato poche volte in tutta la mia vita. Sentendo lacrime di gioia spingere per uscire, mi allontanai un attimo da Asia e dagli altri e asciugai con un veloce gesto le due gocce che sgorgarono dai miei occhi; non avevo intenzione di rovinare la sua festa con un pianto, anche se di felicità.

“Zayden-san, stai bene? Che ti prende?” sentii dire Asia, chiaramente preoccupata.

Mi voltai e le rivolsi il sorriso più largo che potevo prima di riavvicinarmi per abbracciarla forte. “Niente.. sono solo molto felice. Mi hai tolto un grosso peso dalle spalle, Asia.. non immagini neanche quanto... E per questo ti rinnovo la promessa che ti feci il giorno in cui ci siamo conosciuti: in me troverai sempre un amico sincero e pronto a tutto per aiutarti e proteggerti! Hai la mia parola e io la mantengo sempre!”

Percepii le braccia di Asia stringersi intorno al mio busto e il suo viso strofinarsi sulla mia spalla mentre ridacchiava, proprio come una bambina. Come si poteva non volerle bene?
“Direi che ora posso mantenere anche l’altra mia promessa.” La scostai lievemente guardandola negli occhi. “Appena avrai voglia e tempo, andremo subito a comprare fiori e libri insieme e a fare tante altre cose divertenti! Che ne dici?”

La mia nuova amica s’illuminò ancora di più. “Sì! Con vero piacere!”

“Se permettete, vorremmo venire anche noi” s’intromise Kiba con il suo solito sorriso gentile. “Dopotutto, ora Asia-san fa parte della nostra famiglia ed è giusto che la aiutiamo a distrarsi e ad abituarsi il meglio possibile alla sua nuova vita.”

“Mi sembra più che giusto: visto che l’abbiamo accolta nella nostra famiglia, abbiamo anche noi la responsabilità di aiutarla” lo sostenne Akeno sorridendo a sua volta. Vicino a lei, Koneko annuì in approvazione prima di piegare anche lei le labbra in un piccolo ma dolce sorriso.

“Tutti insieme? Dite davvero?” esclamò Asia, ormai al settimo cielo.

Osservai il gruppo Gremory con un certo sollievo. Non stavano mentendo, lo vedevo dai loro occhi e lo sentivo dalle loro parole: entrambi emanavano solo sincerità e questo mi rendeva davvero felice. Ora Asia avrebbe potuto avere gli amici che aveva sempre desiderato e una nuova vita, ben più felice e ricca di affetti della precedente.
Dovevo ammetterlo: in fondo li avevo malgiudicati. Erano diavoli, vero, ma anche delle brave persone...

“Certo che sì” disse Rias avvicinandosi. “Dopotutto, siamo tutti parte del Club di Ricerca dell’Occulto. Dobbiamo restare insieme.”

Più che giusto.. aspetta, cosa?

“Tutti?” chiese Asia interdetta a sua volta. “Anche Zayden-san ne fa parte adesso?”

“Certamente! Non l’avevi ancora capito? Altrimenti come farebbe a restarti sempre accanto e a proteggerti come ha promesso?”

Che cosa? Ma che sta dicendo questa..?!

Asia si voltò verso di me. “Davvero sei parte del Club come me, Zayden-san? Sarai sempre con noi?”

Se fosse stato chiunque altro, gli avrei risposto subito di no in tutte le lingue che conoscevo.. ma vedere gli occhi luccicanti di speranza di Asia mi fece solo balbettare: “Ehm.. e-ecco.. ce-certo.. certo! L’ho promesso, ricordi?”

Lei si mise subito a saltare di gioia e mi abbracciò di nuovo prima di rivolgersi agli altri membri del Club.
Io ne approfittai per accostarmi a Rias e sussurrare: “Ma che cazzo dici? Io non ne sono parte, lo sai bene! Se sono qui ora è per Asia, non per entrare nel tuo circolo diabolico!”

Lei mi rispose con un ghigno perfido. “Per questo è giusto che tu ne diventi parte. Non vorrai davvero lasciare la tua amica con un gruppo di diavoli per i quali hai ancora così poca fiducia, no? Inoltre..” i suoi occhi si piantarono nei miei, mentre il suo indice sinistro mi accarezzava provocatorio il mento “..credevi davvero che ti avrei permesso di scappare dopo che hai lasciato così insoddisfatta la mia curiosità? Diciamo che alla fine ho trovato un modo per.. legarti a noi. Benvenuto nel club, Zayden Ward.”

La guardai frustrato per poi spostare gli occhi sugli altri membri della sua famiglia e notare che mi guardavano con gli stessi sorrisi maliziosi.
Riportai lo sguardo su Rias e non potei che digrignare i denti davanti al suo ghigno, ora divenuto uno di soddisfazione.

Brutta stronza! Maledetti bastardi! Mi avevano incastrato!

Goddammit..! Ritiro quello che ho detto: sono davvero un branco di figli di puttana... Lo sapevo che portavano solo guai!




Note:
Daifuku = letteralmente 'grande fortuna'; è un dolce giapponese composto da un piccolo mochi (dolce di riso glutinoso) e farcito di un ripieno dolce, di solito di anko, la pasta dolce di fagioli rossi (per immagini e altre informazioni, guardate pure Wikipedia).
Maou = signore dei diavoli; il titolo con cui sono conosciuti tra i diavoli i Quattro Grandi Satana, i sovrani degli Inferi e della stirpe demoniaca; ognuno di loro, una volta nominato, acquisisce come cognome il nome di un famoso diavolo della Bibbia: Asmodeus, Leviathan, Belzebù e Lucifer (quest'ultimo è anche il capo dei Quattro, colui che prende il nome di Principe dei Diavoli).


Ciao a tutti!! Rieccomi qua!! XD XD
Scommetto che non ci speravate più, eh? Scusate il ritardo, ma è stata una settimana in cui l'ispirazione per tutto è andata davvero a farsi benedire... Volevo già pubblicarlo mercoledì e invece guardate dove sono finito... Oh bé, spero che la qualità compensi l'attesa come sempre!! ;)
Siamo finalmente alla Newlife, ovvero alla fine di questo primo volume. Come già vi dissi, ho in mente di realizzare la mia storia sulla base strutturale delle light novel originali, quindi non preoccupatevi se la storia vi è sembrata troppo corta: tornerò molto presto con il secondo volume per proseguire le avventure di Zayden e compagni, dunque state tranquilli!! ;)
Come vi è sembrato questo finale? Come avrete notato, qui non ci sono ancora grandi spiegazioni, ma, oltre a vedere cosa ne è stato di Asia, è stato gettato anche un raggio di luce sul passato di Zayden, per la precisione su colui che sterminò la sua famiglia nel prologo e lo portò a diventare ciò che è tuttora. Come Bernael nella precedente Life, anche Zamiel non è un personaggio da me inventato, ma tratto da un'opera lirica tedesca di Carl Maria von Weber intitolata 'Der Freischütz' (= Il franco cacciatore). Centro dell'opera è proprio il patto col diavolo che, in questo caso, si manifesta sotto le sembianze di Zamiel, chiamato appunto il Cacciatore Diabolico, il quale offre sette pallottole d'argento infallibili in cambio dell'anima al protagonista Max per fargli vincere una gara di tiro al bersaglio e ricevere così in sposa Agatha, la figlia del principe Ottokar di cui è innamorato; Max viene indotto a cercare l'aiuto del diavolo dal suo amico Kaspar, il quale aveva a suo tempo stretto il medesimo patto e ora cerca in realtà un'anima da offrire a Zamiel per evitare che egli prenda la sua. Nel finale dell'opera, Max riesce a salvarsi dal patto infernale grazie all'aiuto della sua amata Agatha e Kaspar soccombe venendo trascinato all'Inferno da Zamiel.
Se qualcuno di voi ha letto Hellsing o visto Hellsing Ultimate, allora saprà di che parlo visto che l'antagonista principale, il Maggiore, cita tale opera nel 4°episodio e la stessa vampira Rip Van Winkle ne canta una parte prima di affrontare Alucard, il quale viene paragonato proprio a Zamiel e Rip invece a Kaspar. Quel nome mi suscitò una particolare attrazione e così, dopo essermi informato meglio a riguardo, ho deciso di inserirlo come principale nemesi di Zayden. Per la sua identità e poteri nel mondo di DxD, mi sono basato sul patto che fa nell'opera originale e l'ho reso dunque una sorta di cacciatore di taglie/assassino che lavorava per la fazione dei Vecchi Maou e ne rappresentava l'asso visti i suoi poteri enormi. Se vi state chiedendo quali erano esattamente i suoi poteri, che fine abbia fatto da undici anni a sta parte e perché abbia distrutto la città di Zayden, io vi rispondo: "Pazientate e lo scoprirete andando avanti, o non avrebbe senso per me continuare a scrivere questa storia!" XD
A proposito della città del protagonista, sappiate che Hyde Hill è una città immaginaria che ho inventato e posto sulla costa orientale degli Stati Uniti; il nome l'ho pensato proprio basandomi sul fatto che nella realtà è 'nascosta', ovvero non esiste. Immaginatevela come una sorta di Smallville, però più grande e con edifici leggermente più imponenti.

Tornando al capitolo che altro posso dire... Ah già: vi è piaciuta come si è momentaneamente risolta la storia tra Zayden e Rias? Ve lo dico subito: Zayden ha davvero una visione migliore del gruppo Gremory, lo dimostra il fatto che abbia voluto lasciar perdere le formalità e che si fidi nell'affidar loro Asia... Tuttavia questo non significa che sia già un loro amicone! Credetemi se vi dico che ce ne vuole per conquistare la sua fiducia! Ad ogni modo, avrete notato che lui e Rias hanno iniziato ad avvicinarsi un po' di più, non perdendo tuttavia mai occasione per provocarsi o spegnersi a vicenda... E adesso guardate che ha combinato la nostra diavola dai capelli cremisi! XD Come avevo accennato, mi serviva una motivazione per tenere Zayden vicino al gruppo Gremory e mi sono venute in mente due idee: Asia e questo scherzo di Rias. Alla fine li ho usati entrambi... XD Astuta, vero? Questa non se l'aspettava il nostro Sekiryutei!! XD Inoltre, questo era anche un modo per mostrare che Rias inizia a usare di più la testa e quindi a divenire più subdola e furba proprio per stare al passo con Zayden e rendergli pan per focaccia, cosa che avrà ripercussioni anche sul suo carattere futuro e contribuirà a portare a quella diversa evoluzione che avevo citato in precedenza. Che ne dite? Vi piace? Sappiate anche che è solo un termine provvisorio: nei prossimi due volumi, Zayden si legherà molto di più al suo gruppo sia fisicamente che emotivamente; in che modo lo scoprirete quando li leggerete! ;) Vi assicuro però che sarà qualcosa di interessante!!
Credo di aver detto tutto sulla Newlife, ma voglio concludere facendo i dovuti ringraziamenti a coloro che mi seguono:
Per le recensioni, ringrazio la mia amata moglie _Fedra_ (della quale consiglio la fantastica serie di Claymore, Occhi d'argento, capolavoro indiscusso di quel fandom!!), i miei mitici fratelli Death Crow e Re Nero (dei quali suggerisco la serie sempre del fandom di DxD, A DxD Chronicles, che chiamare opera d'arte della scrittura è davvero riduttivo!!), il mio fedele amico dai tempi di Bleach, Zephiel97, e i miei nuovissimi ma già apprezzatissimi recensori Baris D Lawrence Lorenxis94!!!
Per le preferite, ringrazio Baris D Lawrence, D3athking, d4rkr4198, 
Death Crow e Re Nero, Rafael12 e Zephiel97.
Per le ricordate, ringrazio Death Crow e Re Nero.
Per le seguite, ringrazio Deader, Death Crow e Re Nero, Lorenxis94, ryusuke, valepassion95 white_chaos_dragon.

Infine ringrazio anche tutti gli altri miei lettori silenziosi, che invito come sempre a farsi sentire quando ne avranno voglia. Osservazioni o critiche, va bene tutto, mi basta sentire le vostre voci!! Sono la vera forza di noi scrittori!! ;)
Con questo vi saluto (almeno per ora) e vi do appuntamento al mio prossimo volume di DxD, dal titolo: DxD: A Dragon's Fate - False Phoenix, la cui prima Life arriverà tra 3-4 settimane al massimo. Preparatevi a vedere cosa può fare davvero il nostro nuovo Sekiryutei!! Vi aspetto numerosi!! ;)
Stay tuned!! E naturalmente...
Ja naa, minna!!!!

 

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