Il Re Leone-come tutto ebbe inizio (LIBRO III°)

di Miranh
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incendio ***
Capitolo 2: *** La vendetta di Kamau ***
Capitolo 3: *** Salvi ***
Capitolo 4: *** La strada per il ritorno ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Ombre e nuova vita ***
Capitolo 8: *** Assalto alla Rupe ***
Capitolo 9: *** Infondo al crepaccio ***



Capitolo 1
*** L'incendio ***


-IL Re Leone-

Come tutto ebbe inizio

 

 

-Libro III-



Capitolo 1. “ L'incendio ”

 

 

Kamau rimase per i primi giorni nel luogo in cui era avvenuta la morte di Akin, senza assaggio di cibo o acqua. Il dolore per la perdita del fratello fu troppo difficile da scacciare e non riusciva ad allontanarsi dal suo corpo esanime, nonostante avesse cominciato a decomporsi. Sui rami di alcuni alberi, che avevano radici in quella zona, vi si erano appollaiati alcuni avvoltoi affamati, in attesa di un possibile pasto. Kamau li guardava con infinito disprezzo e puro disgusto. Alcuni emettevano versi striduli, agitando le ali, nel tentativo di intimorirlo e di incitarlo ad andarsene. Ma più insistevano, più l'ira si faceva viva in Kamau. La sua espressione si contraeva in un ringhio silenzioso e si sdraiò a terra lentamente, fingendosi morto. Trascorsero delle ore prima che un paio di avvoltoi fecero un tentativo di avvicinamento. Si calarono giù da un albero con acrobatiche svolte aeree e saltellarono cautamente verso i due corpi dei leoni. L'avvoltoio più grosso, ignaro dell'orrenda morte che l'avrebbe aspettato, giunse vicinissimo al corpo maleodorante e martoriato di Akin e, con un rapido colpo di becco, lacerò la sua pelliccia e divorò un pezzo della sua carne. Quello fu il segnale atteso da Kamau. Si alzò svelto in piedi e con un balzo improvviso fu addosso allo sventurato avvoltoio. Sfogò su di lui gran parte della propria rabbia, soddisfacendo la bramosità di cibo causata dal lungo digiuno. L'avvoltoio più piccolo schiamazzò terrorizzato e si alzò subito in volo per aver salva la vita. Kamau non ebbe riguardi per la sua preda. Gli staccò la testa calva e le ali dal corpo, che ancora si agitava, e lacerò con le zanne e gli artigli tutto il suo ventre e ne divorò ferocemente la carne e le interiora, non lasciando neanche le ossa intatte. L'intera area di quella valle si riempì di orribili versi assordanti. Se un avvoltoio si agitava, lo facevano anche gli altri compagni dello stormo. Molti volarono via. Altri restarono a vedere con orrore come quel leone fece scempio di un loro compagno. Terminato l'insano pasto, Kamau con le zampe e il muso completamente imbrattati di sangue e ricoperti di piume nere appiccicate ad esso, sollevò il capo e gettò un potente ruggito, che mise in fuga gli uccelli restanti. Non avrebbe mai concesso una morte indolore ai responsabili della morte di Akin. Lo promise a se stesso e abbandonò quel luogo, mettendosi sulle loro tracce. Trascorse diverse settimane a cercarli.

...........

 

Uru si risvegliò ansimante. La cicatrice sul petto era gonfia e le doleva. La notte era stata nuovamente popolata da incubi. Si guardò intorno: non era ancora l'alba. Ahadi dormiva accanto a lei, insieme agli altri. Decise di lasciarli riposare tranquilli. Non riuscendo a riaddormentarsi, si alzò ed andò a fare un giro. Erano giunti in un luogo pacifico, ricco di erba e mandrie di animali. Attorno alla valle si trovavano piccole giungle e diverse colline, accerchiate da un limpido corso d'acqua.

I primi raggi del sole iniziarono ad aprirsi una strada nel cielo e ben presto nella valle cominciò un grande movimento. L'attenzione di Uru fu catturata dal passaggio di un piccolo branco di antilopi e prese l'iniziativa di procacciare il cibo per gli altri.

Intanto nel resto del gruppo Laio si svegliò per primo. Si diede una piccola stiracchiata ed annusò l'aria. L'odore degli altri animali gli fece venire l'acquolina in bocca. Si guardò intorno e si accorse che Uru era sparita. Allarmato, scosse le spalle di Ahadi con una zampa. Il leone si svegliò mugugnando e sbadigliò: << Cosa c'è, Laio? >>

Il giovane lo guardò titubante: << Ehm...Non mi piace essere allarmista, ma...Uru è sparita >>

<< Come?! >> guardò accanto a sé: la leonessa non c'era. Si alzò svelto ed allungò lo sguardo all'orizzonte preoccupato, ma di Uru nessuna traccia. Il suo odore si perdeva nel vento.

Anche Kesi ed Elvira si svegliarono e si unirono al discorso. Decisero di dividersi per cercarla. Ma le loro intenzioni si dissolsero non appena la videro di ritorno, mentre trascinava con sé una giovane antilope catturata.

Ahadi tirò un sospiro di sollievo, ma la osservò con occhi adirati.

La giovane si scusò con loro: << Mi rincresce avervi fatto preoccupare. Ma non riuscivo a dormire, così ho pensato di procurare del cibo... >>

<< Figurati >> disse Kesi << L'importante è che tu stia bene >>

Uru sorrise ed invitò gli amici a mangiare.

Dopo il pasto Ahadi le si avvicinò: << Uru, potresti venire un momento? >>

<< Sì, certo. Ma perché? >>

<< Ho bisogno di parlarti in privato >> si voltò verso gli altri << Scusateci. Torniamo fra poco >>

<< Non c'è problema >> rispose Laio;

I due si allontanarono insieme.

Elvira si rivolse alla madre: << Cosa succede? >> le domandò;

<< Credo che Ahadi voglia rimproverarla... Bé, non posso certo biasimarlo. De resto si è allontanata in quelle condizioni senza avvertirci >>

<< Dev'essere così...Ma temo il peggio >> si angustiò Laio.

 

Ahadi condusse Uru vicino al piccolo fiume. Vi si fermarono non appena furono abbastanza distanti dagli altri.

<< Di cosa volevi parlarmi? >> domandò lei;

Il leone la guardò serio: << La ferita...Ti fa male? >>

Uru si guardò il petto: << Ma no...Si sta rimarginando bene. Mi sento in perfetta forma >> sorrise; ma Ahadi era poco convinto:

<< Potresti provare a muoverti un po'? >>

<< E cosa dovrei fare? >>

<< Una cosa qualsiasi...Stiracchiarti ad esempio >>

Uru obbedì, ma la tensione dei muscoli le aumentò il bruciore e fece una smorfia di dolore.

<< Lo vedi che non stai ancora bene? >> osservò lui << Che ti è saltato in mente di andare a caccia da sola? Lo sai che non ti devi sforzare >>

<< Ma io... >>

<< Perché non mi hai svegliato? >>

<< Non volevo disturbarti. Sia tu che gli altri stavate dormendo così bene... >>

<< Non è un buon motivo per allontanarti da sola in quelle condizioni senza dirmi niente. Ti rendi conto di quanto mi hai fatto preoccupare? >>

<< Mi dispiace... La prossima volta ti avvertirò >>

<< No. La prossima volta non te andrai proprio da nessuna parte da sola, finché non ti sarai rimessa come si deve >>

<< Ma, Ahadi! Guardami: sto bene! Sei troppo apprensivo nei miei confronti >>

<< Ti dà fastidio che io mi preoccupi per te? L'ultima volta che ti ho lasciata andare ti ho quasi persa! >>

<< Non volevo dire questo... >>

<< E allora cosa c'è? >>

<< Non puoi impormi cosa devo o non devo fare. So badare a me stessa. Ne abbiamo già parlato tempo fa >>

<< Lo so. Ma ogni volta che lo dici, il risultato viene sempre fuori a danno della tua salute. E questo non lo tollero >>

<< Ma è la mia vita! E sono io a decidere cosa farne >>

<< Benissimo allora! Non dirò più niente. Continua pure a fare di testa tua. Così lo vedremo se sarai ancora in grado di aiutare gli altri >>

<< Lo sono e lo sarò sempre, a dispetto della mia salute >>

<< Se ti dico certe cose, è solo per il tuo bene! La tua salute è anche un mio problema, in quanto tuo compagno! >>

<< Se è un problema per te, allora non te ne devi preoccupare. Sono grande ormai. Non sono più una cucciola indifesa >>

<< Ma a volte è come se tu lo fossi ancora. Specialmente quando assumi questi atteggiamenti >>

<< Bene! Scusami se sono troppo infantile per te! >> detto questo, si girò e cominciò a tornare indietro;

<< Uru, aspetta! Uru! >> ma la giovane non si fermò. Ahadi sospirò arrabbiato e la seguì senza più dire niente.

Gli altri li videro tornare. Ma capirono dalle loro espressioni che la conversazione si era chiusa in modo infausto.

<< Ecco...Che vi dicevo? Hanno litigato >> affermò Laio;

Elvira e la madre si scambiarono una triste occhiata.

La giornata trascorse tranquilla e normale come le altre, fatta eccezione per Ahadi ed Uru. Si evitarono per l'intero giorno. Per gli amici fu straziante vederli in quello stato, ma non sapevano quale fosse il modo giusto per porre rimedio.

Quella sera immense nuvole nere si fecero strada nel cielo. Erano costantemente accompagnate da veloci fasci di luce e forti rimbombi di tuoni. Quello spettacolo rispecchiava negli occhi di Kamau il suo desiderio di vendetta. Ormai erano passati alcuni giorni da quando aveva ritrovato le loro tracce ed era sempre rimasto nascosto ad osservare e studiare i loro movimenti. Era deciso che quella stessa notte avrebbe perseguito il proprio spietato intento. Non molto lontano dalla zona in cui si trovavano gli amici, un filmine bruciò un intero albero ed il vento, in assenza della pioggia, favorì la diffusione delle fiamme sulle altre piante e gli altri alberi. Volatili e mammiferi si dispersero terrorizzati, scatenando il panico.

Kamau, superato il timore iniziale, si convinse che quella situazione potesse giovargli. Afferrò con i denti un grosso ramo in fiamme e cominciò a correre velocissimo, spargendo le fiamme sui campi d'erba. Prima che il fuoco divorasse il ramo completamente, il leone riuscì a raggiungere il confine della piccola giungla nella quale Ahadi e gli altri erano entrati per ripararsi dal temporale, che sarebbe scoppiato a momenti. Ma mai si sarebbero aspettati che quel bel luogo, dal buon riparo che era, diventasse un campo di morte. Un cespuglio prese fuoco e si sparse sul terreno. Le fiamme salirono dal tronco fino alla cima di un albero. Il vento lo spinse oltre i rami di altri alberi, causando morte e distruzione per i piccoli animali.

Fu il grande schiamazzare di uno stormo di uccelli superstiti a destare Ahadi e gli altri dal sonno. Arrivarono anche piccoli roditori di ogni specie, numerosi e terrorizzati. Alcuni tentarono di trovare riparo sotto terra, mentre altri si aggrappavano ad ogni cosa per aver salva la vita. Scavalcarono perfino i dorsi dei leoni sdraiati.

<< Ma cosa succede?! >> si allarmò Elvira.

Gli altri si guardarono intorno ed annusarono l'aria preoccupati. Cenere e fumo inquinavano l'aria rendendola soffocante. Ahadi si alzò e guardò lontano verso la parte da cui provenivano gli animali in fuga: il buio della notte era bruscamente interrotto da una strana e divampante luce.

<< Correte! >> esclamò << Dobbiamo scappare! >>

<< Come?? >> si sconcertò Laio;

<< C'è un incendio! Presto! >>

Gli altri non fecero più domande e cominciarono a fuggire per i sentieri della giungla.

Ma senza la pioggia l'incendio cresceva e divorava senza indugio tutto ciò che capitava sotto le sue enormi lingue di fuoco. Di piante e animali non sarebbe rimasto altro che cenere.

In breve tempo buona parte della giungla fu distrutta. Le fiamme avanzavano in maniera irregolare e costrinsero spesso Ahadi e gli altri a cambiare strada. L'uscita da quell'abisso di morte sembrava introvabile.

La situazione peggiorò quando Laio inciampò a terra e un albero in fiamme cadde schiacciandogli la zampa posteriore destra.

<< Aiuto!!! >> gridò disperato e dolorante;

<< Laio! >> Ahadi e gli altri accorsero per prestargli soccorso. Spinsero il tronco con tutte le loro forze, nonostante bruciasse loro il pelo e la pelle. Infine Laio fu liberato, ma non era in condizioni adatte per continuare a correre. Ahadi cercò di sostenerlo ed incitò gli altri a proseguire per cercare un sentiero sicuro. Andarono avanti per delle ore a cercare un'uscita da quell'inferno. Laio era sfinito e la zampa era gonfia e pulsava di dolore. Anche le leonesse cominciarono a dare segni di cedimento. Trovarono per fortuna una piccola zona non ancora colpita dal fuoco, in cui, ai piedi di una discesa, scorreva uno dei piccoli torrenti della valle. Scesero giù lentamente e fecero immergere a Laio la zampa nell'acqua fresca. Kesi ed Elvira gli si sdraiarono accanto per confortarlo. Uru si sedette là vicino a riprendere fiato. L'unico che non si riposò fu Ahadi.

<< Voi riposatevi un po' >> disse agli amici << Vado a vedere se questo sentiero è sicuro >>

<< Non senza di me >> intervenne Uru, avvicinandosi a lui << Verrò anch'io >>

<< Questa volta no >> replicò lui << Hai bisogno di riposo, Uru. Non ti sei ancora ripresa. Mi rallenteresti il passo >>

<< Non ti darò fastidio >>

<< Te ne prego. Vorrei che restassi accanto agli altri per proteggerli nel caso ci fosse bisogno >>

Uru chinò il capo: << Va bene... >>

<< Tornerò presto >> la rassicurò << Non allontanatevi da qui >> poi si girò e cominciò a correre.

Uru lo guardò sparire tra gli alberi e sentì una fitta al petto e allo stomaco. Aveva paura. Temeva che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe visto.

Ahadi procedeva cautamente. Fortunatamente quel sentiero sembrava una via sicura per uscire dalla giungla. Si guardò attorno. Vide una grossa sagoma furtiva nascosta in mezzo ad alcuni alberi e cespugli su per una salita. Aveva un'aria familiare e non sembrava che volesse scappare dall'incendio della valle.

Dopo qualche secondo la sagoma scura sparì. Ahadi continuò a camminare sospettoso, aguzzando la vista e le orecchie. Udì un forte rimbombo e qualche strano scricchiolio. Poi una immensa luce si diffuse. Il fuoco era arrivato a consumare anche quelle ultime parti di vegetazione rimasta e in breve tempo circondò il sentiero. Le fiamme avanzavano verso di lui. Ahadi cominciò a correre svelto per tornare dagli altri e avvertirli, ma giganteschi tronchi infuocati, caddero giù per le vaste discese e gli sbarrarono il cammino. Tentò di raggirarli ma si trovò completamente accerchiato dalle fiamme.

<< Dannazione! >> il panico cominciò a impadronirsi di lui. L'aria iniziò a mancare e il fumo era soffocante. Il respiro si fece più affannoso e per un attimo la vista gli si annebbiò e si chinò a terra. Fu il suono di una voce a farlo riprendere:

<< Ahadi! Ahadi! >>

Ascoltò incredulo: << Uru...? >> si rialzò e la cercò con lo sguardo << Uru! Dove sei?? >>

Poi la intravide: si trovava oltre il muro di fuoco dentro il quale era rimasto intrappolato.

<< Ahadi! >>

<< Uru! Sei matta?! Cosa ci fai lì?! Vattene via! >>

<< No!! >>

<< Salvati! Devi salvarti! Altrimenti resterai intrappolata anche tu! >>

<< No! >> singhiozzò lei << Senza di te non me ne vado! >>

<< Me la caverò! Vedrai! Ma ora devi andare! >>

Le fiamme si ingrandirono.

Kesi raggiunse la giovane: << Santo cielo! >> si avvicinò << Ahadi! >>

<< Kesi! >> la chiamò lui << Andate! Porta Uru con te! Io cercherò di uscire da qui! >>

<< Va bene! >> Kesi obbedì a malincuore e cercò di trascinare via Uru, ma lei continuò a piangere: << No! Non voglio...! >>

<< Vai, Uru! >> disse lui, cercando di trattenere le lacrime << Devi essere forte! Conducili fuori dalla giungla! >>

Uru lo guardò un'ultima volta. Dentro di lei ardeva un forte amore, ma anche un grandissima angoscia. Un'angoscia che mai gli era capitata di provare. Si girò e andò via seguita da Kesi e dalla fiamme.

Ahadi le guardò finché non sparirono. Cominciò a singhiozzare ma gli occhi bruciavano troppo perché potessero uscire lacrime.

Si fece forza e cominciò a cercare un varco per salvarsi.  

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Capitolo 2
*** La vendetta di Kamau ***


Capitolo 2. “ La vendetta di Kamau ”

 

 

Le fiamme producevano un immenso calore ustionante e disidratante. La tossicità del fumo soffocava l'aria e le ceneri si depositavano fastidiosamente sul manto e sulla criniera. Il fiato era corto. I muscoli in stato di adrenalina. Zampe robuste come tronchi d'alberi e artigli sporgenti che a fatica tentavano di scavare le braci bollenti, in cerca di un'uscita. Queste cose erano ciò di cui Ahadi era fatto dal momento in cui era rimasto intrappolato. Tentava di restare aggrappato alla vita con ogni mezzo necessario. Non poteva permettersi di perdere coscienza. Non doveva assolutamente fare quella misera fine. I suoi artigli continuavano a graffiare, le sue zampe a raspare e spostare, fino a quando riuscirono ad aprirsi un piccolo varco. Senza perdere l'occasione, Ahadi saltò e riuscì a superare il muro di fuoco, riportando poche ustioni.

Tossì forte, liberando i polmoni dal fumo e dalla cenere che aveva inspirato. Ora che aveva superato il primo ostacolo, ne rimaneva un altro più grande: farsi strada in ciò che restava della giungla e uscire da lì per ricongiungersi agli altri, sempre che ce l'avessero fatta.

Sfinito e dolorante riprese a scappare, evitando il più possibile il contatto con il resto delle fiamme. La vista era offuscata per via del troppo calore e ogni odore era stato spazzato via dalla tossicità dei fumi. Orientarsi là dentro si dimostrò alquanto faticoso. Raggiunse un punto in cui gli alberi in fiamme terminavano con un burrone. Sotto ad esso scorrevano una cascata e le rapide del fiume che si ramificava nelle varie sorgenti d'acqua della valle. Indietreggiò con l'intenzione di cercare un'altra via. Ma, a causa della spiacevole situazione, la cosa peggiore per lui fu il non accorgersi immediatamente dell'ombra minacciosa che lo seguiva costantemente, bramosa di sangue.

Una sgradevole sensazione scosse ogni nervo del suo corpo. Sollevò le orecchie e tentò di aguzzare la vista. Riuscì nuovamente a scorgere la strana sagoma scura che lo aveva inquietato sin dal primo momento in cui l'aveva vista. Essa stavolta era più vicina e avanzava verso di lui. Si faceva strada fra le fiamme e la distanza tra loro diventava sempre più breve. Più si avvicinava e più questa assumeva grosse sembianze feline. La sua forma definitiva si rivelò essere quella di un enorme leone dal manto ombroso e dai grandi occhi penetranti e minacciosi. La sua bocca mise a nudo le zanne con un orrendo e inquietante sogghigno: << Devo farti i miei complimenti, Ahadi... Sei riuscito ad uscire da quel muro infuocato, in cui ti avevo rinchiuso... Peccato. Era divertente guardarti disperare >>

Ahadi rabbrividì e soffocò un ringhio: << Chi diavolo sei?? >>

<< Non ti ricordi di me? Mi offendi, sai? >> ridacchiò malignamente << E pensare che quella notte tu e quella dannata principessina siete stati solo fonte di guai per me...E lo siete tuttora >>

<< Quella notte...? >> Ahadi lo guardò meglio. Infine riuscì a ricordarsi di lui. Era il leone che tenne Uru in ostaggio.

<< Tu... >> ringhiò << Cosa vuoi ancora?! >>

Kamau rispose con un altro lungo ringhio: << Ah, no... Non solo hai ucciso mio fratello...Ma hai anche la faccia tosta di chiedermi per quale motivo io ti abbia seguito fin qui!! >>

Ahadi sobbalzò all'udire quella affermazione e si ricordò del leone da cui aveva difeso Uru: << Che cosa..? Lui era... Io avrei ucciso tuo fratello?? >>

<< Esattamente...! >> gli si avvicinò ancora di più << Era tornato sanguinante da me, per causa tua! E si è lasciato morire! Mi ha avvertito di guardarmi bene da te, ma io non riposerò e non morirò fino a quando non vedrò la tua carcassa bagnarmi le zampe di sangue!! >>

Ahadi sentì come un grosso macigno nell'addome e nel petto. Per molto tempo il suo unico pensiero era stato quello di vendicare la morte della madre ad ogni costo. Ma ora le cose erano diverse. L'idea di aver inconsciamente ucciso un altro leone lo fece stare terribilmente male. E adesso il leone di fronte a lui si era macchiato di odio profondo e rancore nei suoi confronti, proprio come fece lui stesso nei riguardi di Zhymu. Per un attimo fu come se una solitaria e pungente oscurità lo avesse accecato e privato di ogni sensibilità, tanto che non reagì al primo attacco di Kamau.

Zanne e artigli penetrarono nella sua carne con forza e lo scaraventarono a terra in pochi secondi.

<< Reagisci! >> lo esortò Kamau << O sei soltanto un dannato pusillanime?! >> e sferrò il secondo attacco.

Ahadi tornò in sé e riuscì a schivarlo per un soffio. Le ferite aperte sulla spalla bruciavano. Si rimise in piedi e assunse una posizione di difesa: << Io non voglio battermi con te! Mi dispiace per quello che è successo...e capisco come ti senti. Perciò basta spargere sangue! >>

<< Presumi di sapermi capire?? Non sai un bel niente di me! >> replicò Kamau, attaccando di nuovo. Ahadi tirò fuori gli artigli e rispose all'attacco: << Credi che non sappia cosa vuol dire perdere l'unico parente che ami e su cui puoi fare affidamento?! >> lo colpì dritto sul petto, atterrandolo << Credi che non sappia come sia la vita aggrappata all'unico sentimento di vendetta che ancora alberga in te?! >>

Kamau non rispose e si rialzò risoluto, ignorando il dolore.

<< Per anni l'odio e il risentimento sono stati il mio unico motivo che mi spingeva ad andare avanti >> continuò Ahadi << Ero diventato un mostro che viveva solo per uccidere! E tu ora stai compiendo il mio stesso errore! So che per te sarà difficile non portarmi rancore ed io non mi aspetto di certo il tuo perdono, ma finirai per distruggere te stesso se continuerai per questo sentiero!! >>

Kamau lo guardò con occhi ancora più adirati di prima: << Basta...Basta!!Taci!! Tu meriti solo la stessa morte che hai fatto fare ad Akin!! >>

Energia veniva sprigionata da ogni poro della pelle ed alimentava continuamente la potenza dei loro muscoli. Forti mascelle serrarono con le zanne arti e collo dell'avversario. Artigli agili si facevano furiosamente strada nel terreno e nella carne fino alle ossa. Nel giro di pochi minuti il suolo fu ricoperto dal colore rosso del loro sangue. Le lingue di fuoco, che continuavano ad espandersi, divorando quel restava della vegetazione, erano la cornice di quel terribile scontro.

 

Uru si sforzava di non piangere. Non poteva assolutamente permetterselo in quella situazione, nonostante ne avesse un bisogno struggente. Ma non riusciva togliersi dalla mente l'immagine di Ahadi circondato dalle fiamme. E così quello sarebbe stato il loro addio? Il fato era talmente crudele da non permettere loro neanche il tempo di riappacificarsi in seguito ad un litigio? Per che cosa si erano rincontrati dopo tanto tempo, allora? Per separarsi in quel modo angosciante, forse? Allora sarebbe stato meglio non rincontrarsi affatto. Così non avrebbero scoperto l'amore, che li legava, e non avrebbero sofferto così tanto.

A riportarla alla realtà fu l'ennesimo lamento di Laio. Il giovane si accasciò a terra stremato per la fatica e il dolore. Era come se tante punte di lance gli avessero trafitto l'osso della zampa. Era tremendamente gonfia e bastava il minimo movimento a farlo soffrire. Elvira pianse sconfortata nel vederlo ridotto così. Kesi cercava disperatamente di incitarlo a proseguire, ma lui non si alzava: << Lasciatemi qui... >> disse;

<< Ma cosa dici, figlio mio?? >> anche Kesi cominciò a piangere;

<< Dovete lasciarmi...! Per voi sono soltanto un peso in più. Non uscirete mai vive da qui se continuerete a stare al mio passo...! >>

Uru fece un respiro profondo e trovò la forza per parlare: << Ora basta! >> esclamò risoluta; gli altri si voltarono a guardarla.

<< Se soltanto uno di voi continua a piangere e si arrende, lo concerò per le feste! >>

<< Ma, Uru... >> balbettò Laio;

<< Niente ma! E' mia responsabilità proteggervi! Da quando avete deciso di seguirmi, questo è uno dei compiti più importanti per me! Inoltre ho promesso ad Ahadi che vi avrei condotti tutti fuori da questa giungla! Nessuno escluso! Perciò niente più lacrime! Non è proprio il momento adatto! >> si avvicinò a Laio << E tu alzati immediatamente! Se non lo farai, ti trascinerò via a forza, dovesse costarmi qualsiasi cosa! E' una promessa! >>

Gli amici non obiettarono nulla di fronte a quelle parole. Laio obbedì e si alzò, facendosi sostenere da Uru. Continuarono a scappare dall'incendio con molta cautela. Infine la gioia più grande per i loro occhi e i loro corpi stremati fu la trovata di un'uscita da quella giungla.

Raggiunsero un punto della valle non colpito dal fuoco e si lasciarono andare sulla nuda e fresca terra. Dopo tanto calore e aria soffocata, distendersi su quel terreno fu un'estasi. Era come sdraiarsi su una placida e umida nuvola, che accarezzava piacevolmente il corpo. Accanto a loro si riunirono anche altri animali sopravvissuti all'incendio.

Poi arrivò ciò che tutti attendevano con ansia: la pioggia. Essa, che sempre era disprezzata per il freddo e l'umidità che comportava, apparve a ciascun essere vivente di quella zona come una benedizione.

<< Finalmente, la pioggia... >> sospirò Kesi.

Uru sollevò il capo, facendosi accarezzare dalle gocce d'acqua, dopodiché si voltò indietro a guardare la giungla. Aveva mantenuto la parola. Ora i suoi amici erano salvi. Il fuoco aveva smesso di espandersi e pian piano cominciava ad indebolirsi. Era una buona occasione per tornare indietro ad aiutare Ahadi. Raccolse in sé le energie rimaste e si alzò in piedi: << Voi restate qui al sicuro. Io andrò a cercare Ahadi >>

Elvira scattò: << Cosa?! Vuoi tornare lì dentro?? Ma è pericoloso andarci da sola. Lascia che venga con te >>

<< No >> ribatté Uru << Non permetterò che vi succeda altro. Tu e tua madre dovete restare qui e curarvi di Laio >>

<< Ma, Uru, la tua è un'imprudenza >> intervenne Kesi << Ormai...dubito che lui... >>

<< Lui non è morto! >> obbiettò la giovane << E' vivo...Io so che è vivo! Lui non è il tipo da morire facilmente. Devo assolutamente trovarlo, o non sarò una compagna degna >>

Laio sollevò debolmente la testa: << Uru ha ragione, mamma... >>

Elvira si precipitò a sostenerlo << Non ti sforzare >> gli disse preoccupata;

<< Non preoccuparti... >> replicò lui e si rivolse di nuovo alla madre << Dovete lasciarla andare da lui... Ahadi è forte. Sicuramente è ancora vivo...Vedrete che lei riuscirà a trovarlo >>

Uru si meravigliò e guardò l'amico con occhi lucidi: << Grazie, Laio... >>

<< Non devi ringraziarmi... >> cercò di sorridere << Ora va' da lui, sbrigati >>

Uru annuì e si preparò ad andare: << Se dovesse succedere qualcosa e non sarò di ritorno entro domani, partite senza di me e Ahadi. Mio padre vi accoglierà >>

<< Va bene... >> rispose Kesi << Ma...promettimi che non succederà niente e che tornerete sani e salvi tutti e due >>

Uru sorrise mesta: << Lo prometto >>

Detto questo, si voltò e corse in direzione della giungla.

 

L'acqua lottò contro le fiamme incendiarie e riuscì a domarle. Il terreno divenne fangoso e scivoloso, ospitante le ceneri e i resti carbonizzati della giungla bruciata. La vista di quel paesaggio morto e desolato era opprimente.

Con la criniera bagnata, appesantita e gli occhi appannati dalla scrosciante pioggia, i due leoni si fronteggiavano senza tregua. Il fiato si faceva sempre più corto e le energie venivano a mancare, ma ciò non contribuì a porre fine all'ira di Kamau. Si lanciò contro Ahadi, serrandogli il collo con un potente morso e trascinandolo vicino all'orlo del burrone. L'acqua gelata colava sui loro dorsi, mescolandosi al sangue e rendendone l'odore più pungente. Il terreno fangoso accanto al burrone si rivelò alquanto fragile e avrebbe potuto cedere da un momento all'altro. Ahadi raccolse le forze rimaste per liberarsi dalla feroce presa.

Sferrò un potente colpo contro Kamau, che lo fece svincolare da lui e scivolare a terra. Ma la quiete non durò a lungo. Infatti il terreno poroso si sgretolò proprio sotto le zampe di Kamau. Cacciò fuori un grido di spavento, ma riuscì a restare aggrappato al bordo grazie agli artigli, mentre i pezzi di roccia staccati precipitavano giù nelle rapide. Ma la parete era umida e cadere là sotto sarebbe stato facile. Ahadi corse ad affacciarsi con cautela e gli allungò una zampa:

<< Aggrappati! >> lo esortò;

Kamau lo osservò, ansimando sbigottito, dopodiché roteò timoroso lo sguardo sul fiume, osservandone le onde sbattute sulle rocce. Per un attimo nella mente gli apparve il volto di suo fratello: << Akin... >> sussurrò a bassa voce. Quando tornò a guardare su, Ahadi notò che dai suoi occhi uscivano delle lacrime.

Kamau, stringendo i denti, allungò una zampa tremolante e si aggrappò a quella dell'avversario. Ahadi tentò di aiutarlo, ma si accorse presto che Kamau aveva afferrato la sua zampa per un altro motivo. Si aggrappò ad essa con tutti gli artigli e tirò a sé con tutto il suo peso corporeo. Ahadi ruggì dolorante e sentì che le rocce stavano nuovamente per cedere.

<< Sei impazzito?! >> gli gridò adirato << Ci ammazzerai entrambi!! >>

Kamau rise malignamente, nonostante i suoi occhi continuassero a piangere: << E' proprio quel che voglio! >> tirò ancora più forte << Io mi getterò in quelle rapide! E tu verrai insieme a me! >> e scoppiò nuovamente a ridere.

Ahadi si dimenò, cercando di svincolarsi dalla presa. Non poteva finire così. Non in quel modo. Doveva assolutamente farcela. Doveva tornare da Uru.

Ma il suo peso, assieme a quello di Kamu, contribuì al nuovo crollo del terreno e, senza avere il tempo di accorgersene, entrambi stavano già precipitando giù in quegli abissi di morte...

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Capitolo 3
*** Salvi ***


Capitolo 3. “ Salvi ”

 

Faceva terribilmente freddo. Le rapide del fiume, rafforzate dal temporale, erano talmente veloci e gelide, che in pochi minuti un dolore acuto percorreva le membra e gli arti fino alle ossa. Ahadi tentava a fatica di rimanere con la testa in superficie, mentre le zampe lottavano contro la corrente. Il corpo martoriato era quasi privo di energie. Riusciva a resistere solo grazie alla propria forza di volontà. Non poteva assolutamente cedere. Col fiato sempre più flebile cercò di avvicinarsi ad una delle pareti rocciose che sovrastavano il fiume. Ma l'arrivo di uno dei tronchi, trasportati dalle acque, glielo impedì. Lo colpì fortemente di striscio sul capo, provocandogli una nuova ferita. Ahadi rimase stordito dal colpo e la vista si offuscò, fino ad essere circondata da un desolato buio.

 

Sotto la scrosciante pioggia Uru continuò a correre per diverse ore fra le braci umide della giungla. Dai tronchi d'alberi bruciati continuava ad uscire del fumo soffocante. Quegli alberi e quelle piante, un tempo rigogliosi e ospitanti varie specie di volatili e mammiferi, ora erano soltanto un triste cumulo di ceneri nere e grigiastre. Ma ancora più angosciante fu la vista dei resti carbonizzati e maleodoranti degli animali non scampati all'incendio. Ossa e corpi orrendamente arsi e consumati, che si contorcevano su se stessi, come foglie secche. La giovane fu costretta a trattenere il respiro a causa del fetore. Per qualche minuto rimase pietrificata dal rammarico, con le zampe che le tremavano. Tra quei corpi vi erano anche quelli di diversi cuccioli. Un dolore pungente le percorse il petto e la gola. Cercò di non guardarli e riprese a correre ancora più svelta. Aveva paura... Paura di ritrovare il corpo di Ahadi in quelle stesse condizioni. Aveva cercato dappertutto ma di lui nessuna traccia. Urlò continuamente il suo nome, fino a consumarsi la voce. La vista le si annebbiò con le lacrime, che minacciavano di uscire, mentre i singhiozzi si susseguivano. Si ritrovò costretta a fermarsi di nuovo. Chinò il capo, sentendo le fredde gocce di pioggia colarle lungo tutto il corpo:

<< Re del Passato...Vi prego... Fate che non gli sia successo niente. Aiutatemi a trovarlo. Ho bisogno d'aiuto... >> si gettò a terra esausta
<< Mamma... Aiutami! Ho bisogno di te! Dammi un consiglio! Un segno...! Va bene qualsiasi cosa... >> non si trattenne più e scoppiò a piangere disperatamente.

Rimase rannicchiata al suolo per diversi minuti, tremante e schiacciata dalle gocce fredde. Sussultò e si rialzò con un veloce scatto. Non era stando ferma a piangere che avrebbe risolto le cose.

Col corpo stanco e infangato ricominciò a cercare il suo amato. Doveva essere vivo da qualche parte. Probabilmente era in difficoltà e aveva bisogno d'aiuto. Se invece era morto, doveva almeno ritrovarne il corpo, per accertarsene definitivamente... No. Non poteva pensarci. Sarebbe stato troppo doloroso per lei affrontare una situazione del genere.

La pioggia lentamente cominciò ad affievolirsi. La giovane raggiunse le basse rive del fiume e aguzzò lo sguardo. Vi erano diversi rametti trascinati via dalla corrente. Seguì con gli occhi il loro movimento fino a scorgere una sagoma impigliata ad un piccolo tronco, avente le radici aggrappate al terreno fangoso della riva. Probabilmente stava per sradicarsi. Senza pensarci due volte, la leonessa stava già correndo in quella direzione.

Spalancò silenziosamente la bocca. Non emise alcun suono. Lo sbigottimento fu troppo grande, così come il pizzico di gioia che l'assalì. Aggrappato a quel tronco c'era lui. Il suo Ahadi. Gli si avvicinò con cautela e con i denti lo afferrò per la criniera. Ma, come aveva temuto, il tronco si sradicò. La giovane emise un grido e cadde in acqua con le zampe anteriori, continuando a tenere i denti stretti alla presa. Rischiavano di venir trascinati via entrambi. Uru mise tutte le proprie forze nelle zampe e cominciò a lottare contro il fiume per tirare fuori Ahadi. Con grandi respiri ed immensi sforzi, la giovane indietreggiò, riuscendo a mettere in salvo il compagno e si lasciò cadere accanto a lui sfinita. Dopo aver ripreso fiato, si precipitò subito ad osservare le sue condizioni. Aveva ferite sparse per gran parte del corpo e il respiro sembrava assente. Lo chiamò con la sua voce e lo scosse più volte per farlo rinvenire, ma invano. Poggiò l'orecchio sul suo petto. I battiti erano molto deboli. Col cuore in gola, Uru cominciò a massaggiare e a fare pressione con le zampe sulla zona toracica del leone, sperando di riuscire a stimolare la fuoriuscita dell'acqua dai suoi polmoni. Tentò e ritentò più volte, senza darsi tregua:

<< Respira...! Avanti! >> esclamava << Respira, stupido! Pensi forse di potermi lasciare in questo modo?! Non te lo permetterò! >> e continuò così fino allo stremo. Ma quando vide finalmente un segno di vita in lui, si fermò. Ahadi tossì diverse volte, espellendo l'acqua che aveva inghiottito. Uru tirò un grande sospiro di sollievo. Era talmente felice, che rischiava di piangere nuovamente. Controllò che lui respirasse a dovere, dopodiché gli si sdraiò vicina per tenerlo al caldo, fino a quando non si sarebbe ripreso completamente.

 

La notte giunse al proprio culmine. I grandi acquazzoni pian piano si indebolirono e i grossi nuvoloni neri venivano trasportati altrove dal vento.

L'aria era fresca e ricca di umidità. Fu allora che Ahadi riaprì gli occhi. Erano infastiditi dalla luce e sudici per via del fango. Era disorientato e sentiva il corpo pesante e indolenzito. La gola bruciava. L'unico piacere, che i suoi sensi percepivano, era un lieve tepore, che lo avvolgeva. Roteò leggermente la testa e si accorse che, sdraiata accanto a lui, c'era Uru, che lo riscaldava col corpo. Aveva la testa appoggiata sul suo collo e il morbido ventre che gli ricopriva la schiena. Dormiva profondamente e aveva le guance segnate dalle lacrime. Il leone ricordò gli avvenimenti accaduti. Si ricordò del leone che voleva vendicare il fratello ucciso. Il leone, negli occhi del quale per un momento Ahadi vide se stesso e quel che era anche lui fino a non molto tempo prima. Per una volta il primo sentimento a riempire il suo animo fu la gioia. Gioia per essere vivo. Gioia di poter vedere ancora la sua amata. Provò a chiamarla, ma la voce era arrochita dal dolore: << U...Uru... >> e riprovò più forte << Uru...! >>

La giovane mugugnò e sollevò piano la testa, aprendo gli occhi. I due furono uniti da lungo sguardo. L'espressione di Uru esprimeva sconvolgimento e felicità nello stesso tempo:

<< Ahadi... >> si alzò da terra, continuando a guardarlo << Amore mio...! Sei vivo! Sei vivo! Ce l'hai fatta! >> pianse felice e si chinò nuovamente per abbracciarlo.

Lui abbandonò momentaneamente il dolore della carne ferita e si concentrò solo su di lei. Si girò, sollevandosi col busto e ricambiò la sua affettuosità. Si strinsero e ciascuno dei due versò lacrime sulla spalla dell'altro.

<< Temevo il peggio... >> disse lei << Temevo che... >>

<< Sshh... Non pensarci più ora >> la tranquillizzò lui, continuando a stringerla forte.

Poco prima di lasciare quelle rive, Ahadi diede un ultimo sguardo al fiume. Di Kamau nessun segno. Era sparito per sempre. La terribile notte, ricca di intemperie e risentimenti, era finita.

Era finalmente finita.

Alcuni raggi del Sole attraversarono le grandi nuvole, offrendo agli occhi un affascinante e mistico paesaggio.

Kesi era rimasta accanto ai figli addormentati, continuando a scrutare i resti della giungla, pregando di rivedere Ahadi ed Uru sani e salvi. Elvira si svegliò ed osservò la madre preoccupata: << Mamma... Sono tornati? >>

Kesi chinò tristemente il capo e lo scosse.

<< Ma...continueremo ad aspettarli, vero? Oppure andremo a cercarli? >>

<< Se restiamo qui, almeno loro sapranno dove trovarci. Se ci disperdiamo, rischiamo di non incontrarli >>

<< Forse hai ragione... >> la giovane si sedette accanto alla madre, mentre Laio aprì gli occhi, comprendendo la situazione.

Continuarono ad aspettare, cercando di non perdere la speranza. Tutto intorno a loro era silenzioso. Quel silenzio era inquietante e travolgente.

Ma tutto ai loro occhi cambiò non appena li videro tornare. Ahadi sembrava ferito e c'era Uru ad affiancarlo. Era vivo. Un'immensa gioia scosse tutti quanti con un fremito. Kesi pianse felicemente, Elvira cominciò a correre verso di loro e Laio si sollevò da terra, gridando contento i loro nomi...

 

Non fu facile. Con i due leoni convalescenti, il viaggio di ritorno verso le Terre del Branco si rivelò alquanto difficoltoso. Ahadi e Laio avevano bisogno di assoluto riposo per migliorare le proprie condizioni. Ma le tre leonesse non si persero d'animo e fecero di tutto per aiutarli. Ogni giorno procedevano lentamente per non affaticarli e per far sì che la zampa di Laio non peggiorasse. Stare sotto al Sole era disidratante, per cui ogni albero che incontravano sulla strada, grande o piccolo che fosse, era sempre un ottimo datore d'ombra. Esse procacciavano il cibo per i loro leoni, a volte allontanandosi anche per diversi chilometri pur di trovare le prede. Ahadi pian piano si riprese e riacquistò le forze. Le ferite iniziarono a cicatrizzarsi, grazie anche alle erbe procurategli da Uru. Nei giorni che si susseguivano lui riusciva a correre sempre più lontano e aveva ricominciato ad affiancare le leonesse per la caccia. Ma per Laio non fu così. La zampa non migliorò, nonostante lui si sforzasse di non muoverla tanto. Cominciò ad abituarsi al dolore, ma nel cammino restava comunque lento. Gli altri lo confortavano e lo spronavano a non cedere. Uru confidava nella sua resistenza e nel fatto che, una volta tornati nelle Terre del Branco, Rafiki avrebbe di certo fatto qualcosa per aiutarlo.

Dopo un lunghissimo viaggio di ritorno, durato quasi più di tre mesi, finalmente riuscirono ad avvicinarsi ai confini dell'amata terra. Sarebbero rimasti solo un altro giorno nei dintorni, per poi ripartire e raggiungere la meta subito il mattino seguente. Trovarono un bel posto vicino ad una piccola giungla, ricca di vegetazione. Quello sarebbe stato l'ultimo giorno che avrebbero trascorso insieme, liberi da ogni dovere.

<< Sono così eccitata...! >> gioì Elvira << Finalmente domani potremo andare vivere con tutti voi nelle Terre del Branco! E conosceremo il re! >>

Anche Kesi era contenta: << Incredibile...Non siamo nemmeno arrivati, eppure già mi sento così rilassata, come se fossi a casa >>

<< Tutto questo è casa vostra ora >> disse Uru sorridendo << Sono certa che vivrete bene qui e che sarete ben accettati dal mio branco e da mio padre >>

<< Dimmi...che tipo è? >>

Uru sospirò fausta: << Bé, lui... E' il mio eroe. E' modesto, saggio, coraggioso, forte...sopratutto un buon padre. Non riuscivamo a stare molto tempo assieme. Era sempre impegnato nel suo ruolo, ma coglieva ogni occasione per stare con me e mia madre. Mi ha insegnato tanto. Sono orgogliosa di lui. Spero di poter essere all'altezza del suo compito >>

<< Lo sei senz'altro >>

Ahadi ascoltò serenamente la conversazione, seduto accanto a Laio. Il giovane fra tutti era l'unico a conservare ancora un'aria ammutolita.

<< Cosa c'è? >> gli domandò Ahadi;

Laio chinò il capo: << Sono stato un tremendo peso per voi in questo viaggio... Mi dispiace. Se non fosse stato per me, non avreste sofferto così tanto... >>

<< Sei uno sciocco a pensarla così... A cosa servono gli amici e la famiglia, secondo te? Quando uno è in difficoltà, pensi sia giusto abbandonarlo, per aver maggior cura di sé stessi? Se avessimo ragionato così, a quest'ora saresti ancora in quella giungla, come un cumulo di resti carbonizzati >>

Laio lo guardò con occhi lucidi.

<< Tu non sei uno scarto da gettar via, Laio... Sei uno dei pochi amici che io abbia mai avuto nella mia vita. Per me sei importante. Finalmente riesco ad apprezzare il senso della vera amicizia... Sai, non ho avuto una vita facile ed evitavo sempre la compagnia. Ero convinto che avere qualcuno caro per il tuo animo fosse solo fonte di turbamento e sofferenza. Per fortuna mi sbagliavo. Aver cura degli altri e della vita è una cosa incredibile. Sappilo bene >>

Il giovane annuì, sorridendo. Gli era molto grato per quella parole confortanti.

Ahadi tornò a guardare Uru. Se non fosse stato per lei, ora lui non sarebbe qui. Se non l'avesse mai conosciuta, sarebbe precipitato in un oscuro abisso di morte e malvagità. L'esperienza avuta in quel lungo viaggio aveva insegnato loro tante cose, ma sopratutto aveva unito le loro anime più che mai. L'aveva sempre sottovalutata. La vedeva come una creatura intraprendente, ma fragile e bisognosa di protezione... Ma ormai non più. Adesso era tutto diverso. Ora lei appariva ai suoi occhi forte, impavida e determinata. Aveva pienamente dimostrato di saper badare agli altri, ma anche a se stessa. I tempi della fanciullezza erano finiti. Era diventata una splendida leonessa, pronta ad affrontare la prossima reggenza con tutta se stessa. Adesso era lui ad avere bisogno di lei.

I loro occhi si incontrarono. Goderono entrambi dell'intensità di quello sguardo reciproco. Ad un tratto l'espressione di Uru si riempì di uno strano turbamento. La giovane si distaccò frettolosa da quello sguardo. Lui la osservò con aria interrogativa, ma subito dopo lei gli fece cenno col capo, per scusarsi e dire che andava tutto bene.

Calò la notte. Un'atmosfera lieta si diffuse nella savana, abbracciata dal manto nero e dalle numerose stelle lucenti che lo ricoprivano.

Kesi e i suoi figli si addormentarono serenamente. Anche Uru dopo un po' chiuse gli occhi a si rannicchiò accanto ad Ahadi. Il leone rimase sveglio ancora un po' a scrutare il cielo. Quello sarebbe stato davvero l'ultimo giorno di completa libertà per lui. Il domani seguente avrebbe segnato l'inizio di una nuova vita e di nuove priorità. Ma cosa ancora più turbante era il pensiero di dover rincontrare Mohatu dopo tanto tempo. Chissà come avrebbe reagito? O se lo avrebbe accettato di nuovo nel branco...

 

Una voce calda gli sussurrò all'orecchio e lo distolse dal suo stato di dormiveglia: << Ahadi >>

Il leone si girò ed aprì gli occhi: << Uru...? >>

La giovane stava in piedi, col capo chino verso di lui << Sssh...Vieni >> gli disse. Lui si alzò piano, cercando di non svegliare gli altri e la seguì.

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Capitolo 4
*** La strada per il ritorno ***


Scusatemi tanto per la lunga attesa! Finalmente è pronto!

Capitolo 4. “ La strada per il ritorno ”

 

 

I due si diressero verso l'interno della piccola giungla, fino a raggiungere un'area ricoperta di morbida erba. Gli alberi si trovavano attorno ad essa, e lasciavano spazio ad un'ampia vista del cielo stellato. La luce argentea della Luna sfiorava dolcemente le superfici lisce e verdi della vegetazione. Se si chiudeva gli occhi, si poteva ascoltare i delicati suoni della natura, portati fino alle orecchie da una leggera brezza.

Ahadi si fermò ad osservare estasiato l'immensità di quel cielo notturno, dopodiché tornò a concentrarsi su Uru: << Perché mi hai portato qui? Volevi dirmi qualcosa? >> le domandò.

Lei aveva nuovamente lo stesso sguardo turbato di quel pomeriggio. Fece qualche passo avanti a lui e si sedette sull'erba, dandogli le spalle. Sentiva che il cuore le stava per scoppiare. Respirò profondamente e iniziò parlare:

<< Questa...è l'ultima notte che passeremo insieme, lontani da casa. Segna la fine del nostro viaggio... >>

<< E sei triste? >>

<< Sì e no. Insomma... Sono felice di poter tornare a casa sana e salva, con nuovi amici e specialmente con te. Ma so anche che avrò sicuramente nostalgia della libertà e delle avventure trascorse insieme >>

<< Bé, certo. Anche a me mancherà il tempo trascorso là fuori. Ma questa non è una ragione per arrestarsi. Vedrai che insieme continueremo a dare vita a tante altre avventure. Se solo tuo padre mi accoglierà di nuovo... >>

Uru si voltò: << Oh, vedrai che andrà tutto bene. Mio padre sarà ben contento di rivederti dopo tanto tempo. Lo sento >>

<< Speriamo... >>

La leonessa lo guardò teneramente, ma sentì un altro sobbalzo al cuore e si rigirò. Lui la osservò con attenzione: << C'è qualcosa che ti turba? E' da oggi che sei strana... >>

Uru sospirò e si alzò. Camminò lentamente verso di lui. I loro volti erano più vicini che mai. Ahadi percepì una piacevole fitta al petto. Lei chiuse gli occhi e affondò il capo nella sua morbida e folta criniera e gli si strusciò addosso con tutto il corpo. Il leone sentì tutto il calore e la morbidezza della giovane compagna. Il cuore iniziò a fremergli, così come le zampe. Non appena lei tornò a guardarlo intensamente, lui rimase senza fiato, colpito da quel suo bellissimo e seducente sguardo. Gli occhi le brillavano a tal punto da estasiare l'animo di chiunque li vedesse.

<< Cosa...Cosa vuoi fare, Uru? >> le domandò titubante << Se ti comporti così, io....non so se riuscirò a controllarmi... >>

<< Infatti non devi trattenerti più >> gli disse dolcemente << Vorrei che questa notte sia speciale per noi >> e si gettò sul suo petto << Io... Io voglio che tu mi faccia tua, Ahadi >>

Che fosse un sogno? Oppure era la realtà? Finora lui aveva sempre contenuto l'ardore che lo spingeva verso di lei. Aveva sempre e solo immaginato un momento come quello. Eppure ora stava accadendo realmente... Si scostò lentamente e le cercò gli occhi:

<< Sei seria? >> le domandò risoluto << Mi stai chiedendo davvero di... >>

Lei annuì << Ti prego... >> lo supplicò con lo sguardo << Sto dicendo sul serio. Io ti amo. Ti voglio... Non te ne uscire con la scusa della mia giovane età >>

Ahadi la strinse a sé: << Ho smesso da tempo di vederti come una creatura piccola e fragile, Uru... Sei cresciuta veramente bene. Tu ora appari ai miei occhi più determinata e forte che mai >>

<< Davvero? >>

<< Sì. Mi sento perso se non ti ho accanto >>

Lei sorrise commossa e ricambiò l'affetto del leone, abbandonandosi con lui a dolci effusioni per interi minuti.

Ahadi si volse nuovamente a guardare il cielo e respirò profondamente. Sentiva ardere in lui un immensa fiamma di desiderio. La voleva...La voleva disperatamente. Aveva un grande bisogno di conoscere ogni tratto del suo cuore e del suo corpo. Si guardarono un'ultima volta. Lei chinò il capo, pronta a concedersi a lui. Ahadi le cinse il ventre e lentamente si piegarono sull'erba. Le sfiorò col muso la schiena longilinea, fino al morbido collo, dandole piacere col suo caldo respiro. La giovane fu colta da un gradevole brivido e rispondeva con un leggero sospiro ad ogni tocco da parte del compagno.

Essendo la prima volta per lei, sentiva dentro di sé un pizzico di timore. Il cuore le batteva più forte che mai. Lui se ne accorse e, prima di andare fino in fondo nell'accoppiamento, continuò ad accarezzarla per farla stare tranquilla.

<<  Ahadi...io.... >>

<< Non c'è nulla di cui avere paura, Uru... >> le disse teneramente << Stai tranquilla >>

Il calore e l'affetto, che lui manifestava per lei, riuscirono a calmare questi suoi turbamenti. Chiuse gli occhi e si lasciò andare.

Lui la strinse più forte ed entrò in lei.

Poi tutto attorno a loro si fece confuso e silenzioso. Il tempo perse il proprio significato. Tutte le loro energie si consumavano nella reciprocità di quell'unione. L'aria venne tagliata da una grande quantità di sospiri e in essa si poteva sentire il disperso calore dei corpi, che ardevano passionali. Fu tanto doloroso quanto piacevole. Non si riusciva a pensare ad altro, tranne che a quella sensazione, così dolcemente straziante, così immensa, da traboccare oltre la mente e la carne, più veloce del sangue vermiglio e del cuore pulsante. Non potrebbero bastare tutte le parole esistenti per descrivere i sentimenti provati da due amanti in momenti come questo. Tutte le facoltà e le forze si limitano a due brevi parole pronunciate sotto lo sguardo delle stelle, così corte, ma che portano in sé uno dei più grandi, mistici ed indefiniti tesori dell'esistenza: “ Ti amo... ”

…....

 

Non era ancora l'alba. Uru non riusciva a chiudere occhio da quando si erano abbandonati esausti sull'erba . Continuava a guardare con amore il suo compagno, addormentato accanto a lei. Mai nella vita aveva immaginato di vivere un'esperienza simile. L'ultima notte del suo viaggio. La notte importante in cui aveva perso la verginità. La notte più bella ed emozionante della sua vita. Continuava a ripensare al dolore iniziale, di quando lui l'aveva deflorata. Il calore del suo possente corpo sopra al proprio, che le donava piacere ed estasi ad ogni intenso movimento...

Gli accarezzò la criniera con una zampa, poi lui aprì gli occhi. Il colore smeraldo delle iridi era splendente e si rispecchiava nello sguardo rubino della leonessa. Si scambiarono un sorriso:

<< Stai bene? >> domandò lui.

Lei annuì: << Mai stata meglio >> si rannicchiò più vicina a lui << Non riesco ancora a crederci... L'abbiamo davvero fatto? Mi sento talmente felice, che tutto mi sembra così irreale... Che sia stato un sogno? >>

Lui rise: << Chissà... Forse stiamo ancora sognando >>

<< Allora vorrei non svegliarmi mai >>

I loro cuori e i loro corpi si cercarono e si incontrarono in una nuova unione traboccante di passione.

 

Il manto stellato della notte svanì, lasciando posto ai mattinieri raggi del Sole. Ahadi osservava dolcemente la sua amata compagna, che dormiva serena al suo fianco. Era così bella. Guardarla nella piena luce del mattino divenne estasiante per lui. Ma ormai era arrivato il momento di andare. La svegliò, accarezzandole una guancia col muso.

<< Buongiorno >> le disse;

<< Oh... >> fece lei << E' già mattina? >>

<< Già. Dobbiamo andare o si chiederanno che fine abbiamo fatto >>

<< Hai ragione >> sorrise mesta. Avrebbe voluto restare accanto lui a quel modo per sempre...

Si alzarono, ma lei sentì una piccola scossa di dolore: << Ah... >>

<< Cosa c'è ? >> domandò lui;

<< Mi fa male il basso ventre... >>

La guardò leggermente imbarazzato: << Scusa... Temo di essermi lasciato andare un po' troppo stanotte >>

<< Ma no, adesso passa. Sei stato perfetto, davvero! E' stato tutto così... magnifico. Non hai idea di quanto sia felice in questo momento... >>

Lui sorrise e l'abbracciò affettuosamente.

<< Confesso che mi mancherà questo posto >> le disse;

<< Anche a me >>

Diedero un ultimo sguardo a quella splendida distesa d'erba, con la promessa che un giorno vi sarebbero tornati.

Si ricongiunsero con i loro amici e insieme ripresero il viaggio verso le Terre del Branco.

 

I canti degli uccelli variopinti, all'unisono con i loro battiti d'ali, diedero inizio ad un'altra soleggiante giornata. Percorrevano il vento riempendo il cielo dei loro vivaci colori. I rami e le foglie danzavano assieme ai petali dei fiori, disperdendosi per diversi chilometri. Era tanto tempo che una brezza così tiepida e piacevole non si faceva sentire nel Regno. Tutte le creature sfiorate da essa, dalle più piccole alle più imponenti, provavano un senso di piacere, poiché inibiva il forte calore del Sole.

Con gli occhi chiusi e la mente aperta, Rafiki, seduto su uno dei rami più alti del suo gigantesco albero, godeva di quella brezza che gli scompigliava giocosamente la barbetta. Provò un senso di quiete e felicità. Un importante messaggio arrivò al suo cuore. Sorrise ed aprì gli occhi:

<< E' tornata >>

 

L'immensa luce del giorno incorniciava la poetica grandezza della Rupe dei Re. Re Mohatu osservava quietamente le sue terre dall'estremità della grande roccia. Il tempo passava ma l'immagine di lui, così saggio e imponente, con la criniera al vento, in piedi sulla Roccia, era diventata un eterno simbolo di disinvolta autorità. Fece un respiro profondo e si preparò ad affrontare un'altra giornata, attendendo pazientemente notizie da Zozo.

Ma quell'atmosfera tranquilla fu allegramente interrotta da miagolii e dallo scalpiccio di piccole zampette: << Mohatu...! >>

Due piccoli leoncini, di quasi un mese, uno dal pelo grigiastro e gli occhi verdi e l'altro dal pelo bianco e gli occhi dorati, lo chiamarono giocosamente, correndo e inciampando tra loro.

<< Kiba, Sangah! Sapete che non dovete correre così. E' pericoloso quassù >>

I due gli si avvicinarono e si affacciarono oltre la Roccia: << Wow! E' così alto... >> esclamò Sangha, il leoncino bianco.

<< Mohatu, giochi con noi? >> domandò l'altro,

Mohatu sospirò e sorrise: << Mi dispiace, piccoli, ma ho dei doveri da sbrigare. Su, tornate dentro la grotta dai vostri genitori >>

<< Mamma e papà dormono ancora... >> si lamentarono;

<< Non fatevelo ripetere due volte. Giocheremo più tardi >>

Fortunatamente Athena si era svegliata e andò da loro: << Piccoli! Cosa vi ho detto?? Non dovete dar fastidio a Mohatu! >>

<< Mamma! >> le andarono incontro e le si infilarono fra le zampe.

La leonessa sospirò: << Ti chiedo scusa, Mohatu... Sono davvero incorreggibili >>

Il leone rise: << Non devi scusarti. E' bello vedere un po' di vivacità in questo posto >>

Athena sorrise: << Ci sono notizie su di lei? >> gli domandò;

Il re scosse tristemente la testa.

<< Capisco... >> fece lei << Però sono certa che tornerà presto >>

Mohatu cercò di sorridere e fece cenno di assenso. Lei gli sorrise ancora e chinò il capo in segno di congedo: << Andiamo, piccoli >>

<< Possiamo giocare qui? >> domandò Kiba;

<< No. E' l'ora della vostra poppata. Venite dentro, così poi la mamma potrà andare a caccia >>

<< Uffa... >> la seguirono svogliati.

Mohatu li guardò tornare dentro. Gli erano tornati in mente i piacevoli ricordi dell'infanzia di Uru. Per un attimo fu come rivedere la regina Aura alle prese con qualche marachella combinata dalla loro amata piccola e dai suoi amici. Sentiva la loro mancanza più che mai.

Intravide Zozo in lontananza. Volava molto svelta. Non era raro che volasse veloce, ma questa fu la prima volta che la vide arrivare così frettolosamente. Atterrò alle sue zampe e cercò di riprendere fiato, lasciando cadere a terra le ali esauste.

Il re la osservò perplesso: << Zozo? E' successo qualcosa di grave? >>

La bucero scosse la testa.

<< E allora cosa c'è? Parla >>

<< Sono passata da Rafiki... >> ansimò << E mi ha comunicato una notizia incredibile... >>

<< Cosa ti ha detto? >>

<< Ha detto... Ha detto che è tornata vostra figlia!! >>

Il cuore del leone sobbalzò per l'improvvisa felicità provata nell'ascoltare quelle parole << E' sicuro?? >> domandò euforico << E' davvero certo che sia tornata?? >>

Zozo annuì. Mohatu sollevò lo sguardo al cielo. Si sentiva finalmente liberato dalle angosce che albergavano nel suo animo da quasi un anno: << Oh, Aura... Nostra figlia è tornata a casa!! Grandi Re, vi ringrazio! >>

Senza pensarci due volte si ritrovò già a correre per la savana, seguito dalla fedele aiutante. Niente e nessuno sarebbe stato in grado di fermarlo in quel momento.

 

Ahadi sentì una stretta allo stomaco. Uru tentava di tranquillizzarlo, ma invano. Si stavano avvicinando sempre di più alla Rupe dei Re. La grande roccia continuava ad apparire man mano più grande e nitida all'orizzonte. Era finalmente tornato in luogo che poteva chiamare casa? Oppure sarebbe stato cacciato? Era l'iniziò di una grande felicità o solo di altri tormenti?

I muscoli erano in preda alla tensione e il cuore era in subbuglio. Improvvisamente tutto il corpo gli si pietrificò. Il suo sguardo era rivolto dritto avanti a loro e incrociò l'arrivo dell'unica figura paterna che abbia mai avuto: il loro maestoso e amato re....

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Salve a tutti! Mi scuso davvero per la lunghissima attesa! Vi ringrazio davvero tanto per la vostra pazienza. Da adesso in poi prometto di essere più coerente con le pubblicazioni. Spero che apprezzerete comunque i capitoli che posterò. Un saluto caloroso! 


Capitolo 5. “ Finalmente a casa ”

 

 

<< Padre!! >>

Una gioia immensa e pungente si impossessò di ogni nervo del corpo di Uru, la quale corse più veloce che mai verso l'amato padre.

Entrambi si impegnavano ad accorciare le distanze nel più breve tempo possibile. Da quanto tempo erano rimasti separati? Ma ormai l'unica cosa che contava era di essersi rincontrati. Per qualche secondo tutto il mondo venne messo da parte. La vera luce della savana non era più il Sole, ma l'amore che univa quel padre affettuoso con l'adorata figlia.

Con un un balzo si riunirono in un caloroso abbraccio, finendo per rotolare a terra, fra risate e lacrime piene di felicità.

<< Piccola mia...! >> pianse il leone, tenendola stretta a sé << Sei tornata... Sei di nuovo qui con me...finalmente! >>

Lei sorrise e chiusi gli occhi lacrimanti: << Sì! Sono a casa... Mi sei mancato così tanto >>

Rimasero abbracciati a lungo. La felicità era così grande da soffocare le parole in singhiozzi.

Difronte a quella meravigliosa manifestazione d'affetto nemmeno Kesi e i suoi figli poterono fare a meno di commuoversi. Si erano sì immaginati un re saggio, serio e disinvolto, ma mai avrebbero pensato di trovarsi difronte a un' anima così gentile. Tale padre, tale figlia.

Anche Ahadi era rimasto profondamente colpito dalla tenerezza di quel ricongiungimento, ma l'ansia, che lo pervadeva, gli impediva di muoversi e gli faceva tremare le zampe. A stento riusciva reggersi in piedi.

Mohatu non si era ancora accorto di lui. Per i primi minuti il re non ebbe occhi che per sua figlia. L'adolescente spensierata e ingenua, che partì da quel posto tanti mesi prima, era completamente svanita nel corpo di una splendida ed intraprendente leonessa, che sul manto e nella luce degli occhi lasciava intravvedere i segni di numerose ed assennate avventure.

<< Fatti guardare... >> le disse euforico << Incredibile come sei cresciuta. Sei...sei davvero cambiata in meglio. Non sai quanto mi renda felice vederti sana e salva. Tua madre sarebbe molto orgogliosa di te, come lo sono io >>

<< Grazie, papà >>

Lei sorrise, mentre le lacrime continuavano a solcarle le guance. Si strinsero a lungo, come se avessero il timore di separarsi ancora.

<< Ho un sacco di cose da raccontarti >> disse lei << Ma prima vorrei presentarti qualcuno >> si sciolsero dall'abbraccio e Uru lo condusse verso gli altri.

Mohatu, nell'avvicinarsi, osservò diligentemente i nuovi arrivati, ma quello che più di tutti catturò la sua attenzione fu il leone più grande. Con lui scambiò un lungo e penetrante sguardo. Era maestoso, aveva il corpo robusto, la criniera era lunga e nera, e gli occhi splendevano di un verde intenso... Ma furono proprio quegli occhi, familiari e pieni di emozioni, a colpirlo. Nel cuore e nella mente del re si riaccesero lontani e caldi ricordi.

Si fermò a qualche passo da lui ed ebbe un sussulto.

<< Non è possibile... >> sussurrò.

Uru si voltò a guardare il padre: << E invece è possibile >> gli disse con la voce resa tremula dalla tanta gioia e dal tanto timore.

Ad Ahadi mancava il respiro. Non sapeva cosa fare, né cosa dire. Provò a fare qualche passo avanti, ma si fermò quasi subito, temendo di crollare a terra. Aveva affrontato numerosi pericoli nella sua dura vita, ma mai gli era capitato di dover affrontare una prova così ardua. Quasi tutto quello che aveva vissuto gli sembrò irrilevante, paragonato a questi lunghi e silenziosi istanti. Cercò gli occhi di Uru, sperando di ricavarne conforto. E lo trovò: lei lo guardò dolcemente e fece un cenno di assenso col capo, spronandolo a farsi avanti. Così il leone fece un respiro profondo e provò ad avvicinarsi a Mohatu. Si ritrovarono molto vicini, faccia a faccia. Kesi e gli altri rimasero in attesa di quel che sarebbe successo.

Gli occhi di Mohatu tornarono a farsi lucidi: << Ahadi... >>

Il giovane deglutì. La prima cosa che fece fu di prostrasi in maniera riverente e supplichevole difronte al re, lasciando tutti sorpresi e col fiato sospeso. Perfino Mohatu si stupì di quel gesto.

<> disse Ahadi, mantenendo gli occhi fissi al suolo << Essere tornato qui e rivederti dopo tanto tempo mi rende molto lieto. So di essere stato un grande peso per voi in passato e so anche che per colpa mia avete rischiato di perdere Uru quella notte. Le mie parole e questa posizione pietosa, che ho assunto, non bastano ad esprimere il profondo rammarico che provo in questo momento. Ma non sono venuto per mendicare compassione. Non merito di certo la tua gentilezza. Sono tornato con la speranza di venire nuovamente accolto da te in questa grande terra. Ma se non vorrai accogliermi, potrò capirlo. Mi troverai pronto ad ubbidire al tuo volere. Hai la mia più sincera comprensione e tutto il mio rispetto. Attendo solo un tuo cenno >>

Uru non poté fare a meno di trattenere nuove lacrime all'udire quelle meravigliose parole. Kesi e gli altri rimasero davvero colpiti da quella situazione e pregavano con tutto il loro cuore che Ahadi venisse nuovamente accolto nel branco.

L'espressione di Mohatu si fece seria e rendeva indecifrabile ciò a cui stava pensando.

<< Alzati >> fu la risposta diretta e risoluta che fece sussultare tutti.

Il cuore di Ahadi accelerò i battiti. Senza porre obiezioni si rialzò, mantenendo lo sguardo basso. Non ce la faceva a guardarlo negli occhi. Ma un nuovo ordine di Mohatu lo costrinse a farlo: << Guardami >>

Il giovane si sforzò ed obbedì ancora. Gli occhi penetranti di Mohatu lo resero nervoso. Ma ciò che di più lo turbava era il fatto che il re non lasciava trasparire affatto i propri pensieri. La sua espressione era rigida e salda come una roccia. Tutto quello che Ahadi poteva fare era attendere, ma non ce faceva più a sopportare quell'atmosfera silenziosa.

<< Ti prego, Moahtu... Dì qualcosa >> lo supplicò << Ho bisogno di sapere. Io...non so davvero cosa... >> ma il suo discorso venne bruscamente interrotto da un caloroso ed improvviso abbraccio da parte del re. Tutti rimasero stupiti da quel grande gesto, soprattutto Ahadi.

Mohatu, dopo averlo abbracciato, cambiò espressione e sul suo volto comparve un affettuoso sorriso.

<< Da quando in qua ti ho imposto di rivolgerti a me in toni tanto formali, Ahadi? >> disse il re << Ma dove ti eri cacciato? Ti abbiamo cercato dappertutto! >>

Ahadi rimase sbigottito: << Cosa? >>

Uru sussultò di gioia assieme ai suoi amici.

Mohatu continuò il suo discorso: << Quella notte ci hai fatto stare davvero in pensiero. Eri scomparso senza nessun preavviso... >> gli scese un'altra lacrima << Perché te ne sei andato? Ci sei mancato davvero tanto. Sono contento che tu stia bene >> e lo abbracciò di nuovo.

Ahadi non riuscì a contenere l'immensa gioia provata in quegli istanti. Il re lo aveva accolto di nuovo. Finalmente aveva ritrovato un padre e un branco. Promise a se stesso che mai più li avrebbe lasciati. Si strinse a lui come non mai:

<< Mohatu...! >> pianse << Davvero mi permetterai di stare con voi? Non devo più andarmene? Neanche dopo quello che avete passato per causa mia? >>

Mohatu sorrise di nuovo << Ma certo che puoi restare con noi >> lo guardò seriamente negli occhi << Se lo desideri... bentornato! >>

Ahadi ebbe un sussulto e si gettò di nuovo sul petto del re.

Avrebbe voluto dirgli tante cose per esprimere la propria gratitudine, ma la felicità e i singhiozzi gli impedivano di esprimersi. Ancora non riusciva a crederci. Anche Uru si unì a loro in un affettuoso abbraccio di gruppo.

Laio ed Elvira gridarono di gioia: << Evviva!! >>

Mohatu si concentrò su di loro e con un caldo sorriso domandò: << E voi chi siete? >>

Kesi si fece avanti, chinando il capo in segno di rispetto: << Il mio nome è Kesi e loro sono i miei figli, Elvira e Laio. Siamo molto lieti di fare la vostra conoscenza, maestà >>

<< Pacere di conoscervi. Siete amici di mia figlia? >>

<< Sì, signore >>

Uru si unì al discorso, rivolgendosi al padre con sguardo supplichevole: << Ci siamo conosciuti durante il mio viaggio. Da allora siamo rimasti molto uniti. Purtroppo non avevano un branco a proteggerli, così ho pensato di offrire loro la nostra casa e di accoglierli nel branco. Ora Laio è ferito ad una zampa ed ha bisogno d'aiuto. Ti prego, possono restare anche loro con noi? >>

Mohatu li osservò attentamente. Quello che provò per loro era un sentimento positivo. Gli erano simpatici nonostante li avesse appena conosciuti: << Da oggi in poi questa sarà la vostra casa. Siete i benvenuti >>

I tre sussultarono felici e si inchinarono riempiendolo di ringraziamenti.

<< Avrete sicuramente molte cose da raccontare >> continuò il re rivolgendosi a tutti << Sarò felice di ascoltare le vostre avventure. Ma prima occupiamoci di questo ragazzo >> si avvicinò a Laio e gli offrì sostegno per camminare fino alla Rupe. Il giovane lo ringraziò ancora ed accettò l'aiuto. Uru si voltò a guardare Ahadi orgogliosa: << Alla fine è andata bene >> gli disse affettuosamente << Hai visto? >>

Ahadi annuì. Era da tanto che non si sentiva così appagato. Ora bisognava solo raccontare al re della loro relazione. Ma lasciarono questo passo per un secondo momento. Osservarono l'orizzonte decorato dall'immensa Rupe, che pian piano si avvicinava sempre di più. Finalmente erano a casa.

 

Le leonesse della Rupe erano tornate da una battuta di caccia a buon termine. Fra loro c'era anche Hydo, che aveva contribuito alla cattura di un grosso gnu. I piccoli Kiba e Sangah si affacciarono dalle alte rocce e scesero giù frettolosi per andare in contro ai genitori. Le loro zampette piccole e morbide incrementavano la loro goffaggine e fecero diversi ruzzoloni. Una volta scesi giù, cominciarono a chiedere attenzione: << Papà! Papà! >>

Hydo si voltò: << Figlioli, cosa fate quaggiù? >>

I due cuccioli risero e iniziarono a correre fra le zampe del padre, desiderosi di giocare. Athena li guardò severamente: << Voi due...! Sapete bene che non dovete ancora lasciare le grotte senza permesso >>

Hydo la smentì: << Tranquilla, Athena, non è successo niente di grave. Dovranno imparare prima o poi ad affrontare il mondo esterno. Giusto, piccoli? >>

<< Sì, papà! >>

Anche Helya si unì al discorso: << Potremo portarli a fare una passeggiata. Ormai sono abbastanza grandi >>

Athena sospirò: << E va bene. Dopo il pasto andremo a farci un giro insieme. Ma dovrete stare sempre vicini a noi, d'accordo? >>

I cuccioli saltarono di gioia: << Evviva! Grazie, mamma >>

Il branco continuò il pasto, mentre Kiba e Sangah giocavano tra loro.

Ad un certo punto Sangah, il leoncino bianco, scorse delle figure che si avvicinavano: << Mamma, guarda! Stanno arrivando dei leoni >>

Athena alzò lo sguardo assieme agli altri: << E' Mohatu. E gli altri che stanno con lui? >>

Hydo e Helya si scambiarono un'occhiata: << Non sarà che... >>

Tentarono di osservare meglio. Ebbero un improvviso sussulto: << Ma è Uru!! >>

Tutto il branco si animò di gioia. I cuccioli guardavano i genitori con aria interrogativa. Poi si ricordarono dei racconti che la madre faceva loro di solito: << Uru è la principessa di cui ci avete parlato? >> domandò Kiba.

Athena rispose: << Sì, tesoro! E' tornata finalmente >>

Uru notò i suoi amici da lontano e ne fu felice. Non ce la faceva più a stare lontana da loro. Iniziò a correre di nuovo, desiderosa di riabbracciarli.

Le diedero un'accoglienza molto calorosa e si unirono in tenere effusioni di gruppo, cercando di colmare il tempo che non avevano trascorso assieme. Sfuggì anche qualche lacrima di gioia.

<< Amici miei... Quanto mi siete mancati! >>

Athena strofinò il muso col suo: << Oh, Uru... Ma dov'eri finita? Ti abbiamo aspettata tanto. Pregavo in continuazione affinché arrivasse questo giorno >>

<< Non abbiamo mai smesso di pensarti >> disse Hydo;

Uru si commosse ancora di più a udirli parlare così.

Helya intervenne con un tono gioioso:

<< C'è una bellissima sorpresa, sai? >>

<< Quale? >> domandò Uru, incuriosita. Hydo si voltò e chiamò i suoi figli: << Piccoli! Venite, su >>

I due cuccioli avanzarono timidamente fino ad arrivare al cospetto di Uru e volsero i propri occhioni in alto per guardarla.

Hydo li presentò << Uru, ti presentiamo i nostro figli: questo è Kiba e l'altro dal pelo bianco è Sangah >>

La giovane rimase senza parole di fronte a quelle due piccole meraviglie:

<< Sono meravigliosi! Davvero, complimenti! E' la sorpresa più bella che abbiate potuto fare >> e si rivolse ai cuccioli << Piacere di conoscervi, io mi chiamo Uru. Sono amica dei vostri genitori> >

Sangah domandò: << Mohatu è il tuo papà? >>

<< Sì >>

<< Allora sei la principessa? >> chiese Kiba;

<< Sì. Ma consideratemi vostra amica. Lo preferisco >> e sorrise radiosamente. I piccoli la guardarono meravigliati e sorrisero anche loro: << Sai che sei bella? >> le dissero insieme.

Lei arrossì e li ringraziò. Poi tornò a rivolgersi agli amici: << Anch'io ho qualcuno da presentavi >> e si voltò verso Ahadi e gli altri che stavano arrivando. Gli amici notarono il maestoso leone dalla criniera nera e gli occhi lucenti: << Ha un'aria familiare. L'abbiamo già visto da qualche parte, per caso? >> domandò Helya.

Uru sorrise di nuovo: << Sì. Ora ve ne ricorderete >> e lo chiamò << Ahadi! Vieni! >>

Lui udì il richiamo di Uru ed accelerò il passo. Gli amici si sbalordirono:

<< Ahadi? E' il leone che ti salvò la vita? >> chiese Hydo.

Uru rispose soddisfatta: << Indovinato >>

<< Siete riusciti a rincontrarvi?? >> esultò Helya;

<< Già >>

Athena abbracciò l'amica contenta: << Finalmente! Era ciò che desideravi da sempre >>

Ahadi arrivò e salutò cordialmente gli amici di Uru. Erano dei cuccioli vivaci l'ultima volta che li aveva visti. Ed ora quasi non li riconosceva per quanto erano cresciuti. E non appena vide i due cuccioli provò una tenerezza immensa per loro. Gli amici lo accolsero con gioia, lieti di avere di nuovo alla Rupe il leone coraggioso che salvò la vita della loro amata Uru. Poi, notando che tra i due vi era una certa affinità, domandarono:

<< Per caso state...insieme? >>

Ahadi ed Uru si scambiarono un tenero sguardo ed annuirono. Allora gli altri esultarono a gran voce: << Congratulazioni! >>

Ma Uru li zittì subito: << Sssh! Mio padre non sa ancora nulla >>

<< Ma come? >> si dispiacerono loro.

<< Anche questa sarà una sorpresa >> continuò lei << Ma per il momento è meglio fare le cose con calma >>

Anche Ahadi era d'accordo: << E' già tanto che il re mi abbia accolto di nuovo qui. Per il momento posso ritenermi soddisfatto. Meglio non correre rischi >>

<< E quando penserete di dirglielo? >> chiese Athena;

<< Presto >> rispose Uru << Presto... >>

Zozo volò svelta verso di loro: << Principessa Uru!! Siete tornata finalmente! >>

La giovane sollevò lo sguardo: << Zozo! Che bello rivederti! >>

<> continuò Zozo, volandole attorno << Siete cresciuta splendidamente! Siete ancora più bella di quanto ricordavo! >>

<< Grazie, amica mia >>

Intando arrivarono anche Mohatu assieme agli altri. Fece sdraiare comodo Laio ed incitò Zozo ad andare da Rafiki per chiamarlo. L'intero branco si dispose con curiosità attorno ai nuovi arrivati. Uru li presentò con piacere a tutti, invitando le altre leonesse a rispettarli ed aiutarli, spiegando la loro situazione. 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6. “ Il giuramento ”

 

 

Zozo tornò svelta alla Rupe, accompagnata da Rafiki. Ciò che lui vide, una volta arrivato, lo fece sorridere: Mohatu riunito finalmente con la sua amata figlia, che tanto aveva atteso. Ma la meraviglia più grande fu quella di poter vedere di nuovo Ahadi.

Uru corse svelta ad abbracciare affettuosamente il caro mandrillo. Anche Ahadi gli si avvicinò contento di rivederlo. Tra i due ci fu uno sguardo ricco di complicità: << Vedo che finalmente sei tornato >> disse Rafiki << Sono fiero di questa tua scelta >>

Ahadi lo abbracciò, lasciando l'amico leggermente sbigottito da quel gesto inaspettato: << I consigli, di cui mi hai fatto dono tempo fa, sono serviti per molte cose, Rafiki. Grazie di cuore >>

Il mandrillo sorrise ancora, felice di aver sentito l'animo di Ahadi ricolmo di una nuova luce e ricambiò l'abbraccio. Dopodiché si fece accompagnare nella grotta dove si erano rintanati i nuovi arrivati. Si presentò a loro gentilmente e offrì il proprio aiuto al giovane Laio. Il resto delle leonesse si era allontanato per una battuta di caccia, con lo scopo di procurare il cibo per i viaggiatori tornati.

Le mani esperte del mandrillo operarono a dovere la zampa ferita. Trovò i punti più dolorosi e vi cosparse sopra una serie di rametti ed erbe per immobilizzarla. Tuttavia non sarebbe mai stato possibile per il giovane recuperare completamente l'uso dell'arto. Le ossa si erano molto ingrossate per riaggiustarsi da sole ma il continuo movimento del viaggio aveva peggiorato il tutto. L'unica cosa che Laio poteva fare era di restare fermo il più possibile fino ad un possibile miglioramento.

Kesi e i suoi figli si sorpresero. Mai avrebbero pensato che un branco di leoni potesse condividere la propria amicizia con altre specie differenti. Ciò contribuì ad alimentare ancora l'opinione positiva che si erano fatti nei confronti del re.

Laio rimase alquanto incuriosito dalle capacità curative del mandrillo. Le sue mani gli avevano donato sollievo dai dolori lancinanti che lo perseguitavano. Continuando ad osservarlo per bene, il giovane leone si fece sfuggire una domanda: << E' incredibile... Come hai imparato tutte queste cose? >>

Rafichi sorrise e dopo qualche secondo gli rispose: << In passato sono stato allevato da una tribù di esseri umani. Ho vissuto con loro abbastanza a lungo da poter osservare molte delle loro conoscenze. Ma drammatiche circostanze mi separarono da loro. Da allora ho appreso come sopravvivere nella giungla, cercando di mettere in pratica ciò che ho imparato e col tempo sono diventato esperto >>

Elvira sussultò: << Sorprendente! Vero, mamma? >>

Kesi annuì: << Siamo capitati davvero in un bel posto. Grazie davvero per l'aiuto prestato a mio figlio >>

<< Era mio dovere >> rispose Rafiki << E, qualsiasi cosa abbiate bisogno, non esitate a farmi chiamare. Mi raccomando per te, giovane Laio. Devi rimanere in assoluto riposo per un po' di tempo >>

<< D'accordo. Grazie mille >> rispose il giovane riconoscente.

Rafiki li salutò e usci dalla grotta, dove lo aspettavano il re con la figlia e Ahadi, assieme ad Hydo con i suoi cuccioli. Il mandrillo disse loro che le condizioni di Laio erano abbastanza stabili, ma bisognava prevenire ulteriori danni all'arto. Uru, vedendolo in procinto di andare via, gli chiese di restare un altro po' con loro, ma Rafiki fece no con la testa e aggiunse sorridendo: << Tanto ci rivedremo molto più presto di quanto pensiate >> e fece l'occhiolino rivolto a lei e ad Ahadi prima di andarsene, lasciando i due un attimo di stucco.

Kesi uscì fuori dalla grotta intenta a ringraziare ancora una volta Mohatu per l'ospitalità: << Maestà, non so proprio come ringraziarvi per la vostra generosità. E' la prima volta che un intero branco ci rivolge tanta gentilezza. Vi sono davvero grata per tutto >>

Mohatu le sorrise affabilmente: << Non deve essere stato facile per te allevare due figli sena la minima protezione di un branco. Spero che finalmente qui possiate trovare un po' di riposo e sopratutto una famiglia su cui contare >>

Kesi sentì una lacrima solcarle una guancia e chinò il capo in segno di rispetto. Uru le andò incontro contenta, sfiorandole il muso con il proprio.

Le altre leonesse tornarono dalla caccia con una grossa preda e tutti insieme si misero a consumare il pasto.

Il Sole pomeridiano aveva scaldato con cura ogni roccia della Rupe facendone comodi posti per riposare. Mohatu si era momentaneamente ritirato verso l'apice della rupe ad ammirare dall'alto la figlia bene accolta dai suoi amici. Athena stava sdraiata ad allattare i suoi piccoli accanto ad Hydo ed Helya. Iinsieme agli altri membri del branco stavano riuniti attorno ad Uru ed ad Ahadi per ascoltare le avventure che avevano vissuto durante il lungo viaggio. Anche Zozo si fermò ad ascoltare, accovacciata sul ramo di un alberello. I due raccontarono di come si erano rincontrati e di come da allora operavano insieme per portare aiuto agli altri. Preferirono evitare di parlare delle esperienze più pericolose e dolorose. Non era bene per l'atmosfera gioiosa che si era creata. Fra le leonesse ve ne era una dagli occhi celestini che si avvicinò ad Ahadi. Lui la riconobbe: << Rina? >>

<< Quanto tempo, Ahadi >> disse lei << Mi fa piacere rivederti >>

<< E' un piacere anche per me. Ti trovo bene >>

<< Grazie >>

Dietro di lei si avvicinò una giovane adolescente: << Questa è mia figlia Laika. Ha un anno di età >>

<< Piacere di conoscerti >> disse lui gentilmente;

La giovinetta arrossì e sorrise timidamente, colpita dal bell'aspetto del leone: << Piacere mio, signore... >>

Rina tornò al discorso: << Sono davvero contenta che entrambi siate tornati sani e salvi, e sopratutto che il fato abbia deciso di riunirvi come era bene che fosse. C'è sempre stato un legame indissolubile tra voi due, un legame che mai nessuno sarà in grado di spezzare. E lo sbocciare dell'amore era inevitabile. Vi auguro di essere felici >>

Uru e Ahadi sorrisero contenti e la ringraziarono di buon cuore. Era davvero una splendida giornata per loro. Ma Uru notò presto l'assenza di un suo caro amico e si rivolse ad Hydo: << E Khendo? Dov'è? Ci sono tutti tranne lui >>

Lo sguardo di Hydo si ammutolì, così come quello di Helya ed Athena. Uru e Ahadi li osservavano con occhi interrogativi cercando di capire. Hydo iniziò a parlare: << Purtroppo non so dove sia. E' qualche mese che è sparito senza preavviso. L'ultima volta che lo vidi fu poco tempo prima che Athena partorisse. Era andato a far visita a suo padre, ma al ritorno lo avevo trovato molto turbato. E il giorno dopo non era più da queste parti >>

Uru si rattristò: << E' forse successo qualcosa? >>

Hydo scosse la testa: << Non ne ho idea. Ho provato a cercarlo, ma quando sono nati i cuccioli ho preferito restare momentaneamente qui >>

<< Capisco... >> Uru chinò il capo pensierosa. Moriva dalla voglia di vederlo, ma dentro di sé albergava anche il desiderio di accertarsi se lui fosse stato veramente a conoscenza dei piani di Zhymu attuati per uccidere Ahadi...

A rompere l'atmosfera rigida fu Helya, che spronò tutti a sorridere comunque, visto che quello era un giorno di festa per loro. Bisognava goderselo. Il resto poteva aspettare.

Intanto Mohatu era sceso giù dalla grande roccia e andò incontro ai giovani. Invitò Ahadi ad andare a fare una passeggiata con lui: << In questo momento gradirei molto conversare un po' con te. Mi accompagneresti a fare due passi? >>

Ahadi ebbe la sensazione che la conversazione si sarebbe incentrata su argomenti molto seri. Ci fu un attimo di esitazione, ma accettò l'invito del re e lo seguì.

Uru li osservò mentre si allontanavano in direzione della savana. Il suo cuore si riempì di apprensione e di speranza. La loro relazione non sarebbe rimasta nascosta ancora a lungo all'intuito del padre.

 

Ahadi camminava al fianco di Mohatu, mantenendo lo sguardo fisso a terra, mentre il re volgeva gli occhi verso il lontano orizzonte. Si alzò una brezza che scompigliò le criniere di entrambi. Fu allora che Ahadi si ricordò di una cosa e cominciò a parlare: << Quasi dimenticavo... Durante il mio viaggio solitario ho incontrato un numeroso branco di leoni. Il loro capobranco si chiama Kaius. Mi ha ospitato per qualche tempo >>

Mohatu si voltò a guardarlo stupefatto: << Kaius? >>

<< Esatto. Ti rivolge i propri saluti. Mi ha raccontato un po' del vostro passato >>

Mohatu per un po' rimase senza parole. Erano anni che non sentiva nominare Kaius e nella sua mente si riaccesero numerosi ricordi della sua infanzia.

Ahadi continuò a parlare: << Sai, in un primo momento mi stupii della somiglianza che aveva con te. Ho perfino pensato che poteste essere imparentati >>

<< In un certo senso è vero... >> commentò Mohatu << ...io e lui siamo cugini >>

<< Sul serio?! >> Ahadi si sorprese << Kaius non ne aveva fatto parola... >>

<< Invece è così >> affermò il re sorridendo << Sono contento di sapere che stia bene. Cos'altro ti ha raccontato? >>

Ahadi riordinò le parole nella sua mente e continuò: << Ho scoperto che conosceva mia madre. Anche lei era stata ospitata nel branco tempo prima della mia nascita >>

<< Davvero? Questa sì che deve essere stata una bella sorpresa per te >> commentò Mohatu;

Ahadi annuì: << Già. Ha anche detto di avere un fratello minore, ma non aveva più avuto sue notizie da molto tempo >>

<< ..... >> l'espressione di Mohatu si rabbuiò. Voltò la testa dall'altra parte per nascondere le forti emozioni che imperversavano dentro di lui.

<< Va tutto bene? >> si preoccupò Ahadi.

Il re sussultò e tornò in sé: << Ah...Sì, sto bene >> e tornò a guardarlo in volto per cambiare argomento << ...a dir la verità volevo parlarti di una cosa importante, Ahadi >>

Ahadi acconsentì: << Dimmi pure >>

<< Uru ormai è cresciuta ed è diventata una leonessa responsabile. Presto toccherà a lei proteggere la savana al mio posto. Ma non voglio che resti sola... Ed ora che sei tornato non hai idea di quanto io mi senta appagato al pensiero che possa esserci tu con lei >>

Ahadi spalancò gli occhi sorpreso e decise di non nascondere più i suoi sentimenti: << A proposito di questo...! Finora io ed Uru abbiamo taciuto per timore. Mi considero già molto fortunato ad essere stato riaccolto nel vostro branco. Ma ora vorrei dirtelo sinceramente: ciò che mi ha spinto a tornare non è stata solo la mancanza di questo posto. Io...sono innamorato di Uru. La amo più di ogni altra cosa al mondo. E vorrei essere un compagno degno di lei...e degno di te >>

Mohatu sorrise felice. Quest'affermazione era ciò che sperava di sentire:

<< Chi meglio di te potrebbe restare al fianco di mia figlia? Sei stato come un figlio per me, e lo sei tutt'ora. Uru non aveva mai smesso di pensare a te. Ancora non riesco a credere che tu sia tornato... Il fatto che vi siate ritrovati è stato certamente una benedizione >>

Il cuore di Ahadi sussultò per la gioia. Era troppo bello per essere vero...

<< Stai parlando sul serio...? Mi permetterai davvero di restare al fianco di Uru? >>

Il re annuì. A quel punto Ahadi non riuscì più a trattenersi e lo abbracciò affettuosamente. Non trovava le parole per esprimergli gratitudine. Non esistevano parole per dire quanto fosse infinitamente grande la sua felicità in quel momento.

Dopo l'abbraccio, Mohatu tornò a guardarlo seriamente: << Però sappi che la vita qui sarà molto impegnativa e piena di responsabilità. Gestire un intero regno è arduo. Devi sempre guardare con occhi disinvolti ciò che ti circonda e agire di conseguenza per il bene dell'equilibrio della vita. Sei consapevole di questo? >>

Ahadì annuì serio.

<< Sei disposto a condividere questo enorme peso assieme a mia figlia? >>

Annuì di nuovo: << Sì, per quanto arduo possa essere, sono pronto ad apprendere il ruolo che mi spetta >>

Mohatu tornò a sorridere: << Molto bene >>

 

La giovane Uru, ignara di tutto, continuava a camminare in cerchio con la testa tempestata di pensieri. Era tesa, molto tesa. E preoccupata. Gli amici cercavano di farla rilassare, ma non servì a molto. Tutta l'attenzione fu poi rivolta verso le sagome lontane dei due leoni che rientravano a casa. Lei non riuscì a resistere e corse loro incontro. Gli si fermò davanti, col fiatone che fuoriusciva dai suoi polmoni: << Allora... >> disse << Tutto bene...? Di...di cosa avete parlato? >>

I due leoni fecero un risolino: << Rilassati, figlia mia. Non hai motivo di preoccuparti >>

<< Vorresti dire che... >>

<< Sì. Tu e Ahadi avete la mia benedizione >>

La giovane saltò di gioia e abbracciò il padre: << Oh, papà... Grazie! Grazie di cuore >> e si rivolse ad Ahadi strofinando dolcemente il capo con il suo << Sono così felice >> disse lei;

<< Anch'io >> rispose lui.

Mohatu li osservò teneramente. Era davvero contento.

<< Mi dispiace interrompervi, ma... >>

I due si voltarono e Mohatu continuò:

<< ...vi avverto però che le prossime due settimane le trascorrerete con me a prepararvi. Dovrete imparare bene ad affrontare questo grande passo. Poi sarà il momento propizio per il vostro giuramento >>

 

E andò così. Ogni giorno della settimana Mohatu portava con sé la figlia ed il futuro genero. Addestrò sopratutto Ahadi ai doveri di un buon sovrano. Restavano fuori anche fino a tarda notte pur di completare l'istruzione. La pratica era importante quanto la morale. Ascoltare, osservare, annusare divennero i principi di ogni azione consecutiva. Il rispetto verso le altre creature era fondamentale, ma nei casi critici bisognava dimostrare determinazione ed intraprendenza. Lezioni di vita da portare sempre dentro di sé. E due settimane passarono...

 

Il Sole aveva raggiunto il punto più alto del cielo ed irradiava tutto ciò che capitava sotto ai suoi caldi raggi. Zozo compieva ampie virate in volo, ammirando la grande folla composta dagli abitanti del regno riuniti ai piedi della Rupe in attesa dell'affacciarsi del re.

Il branco era riunito in cerchio difronte alla grotta più alta. Al centro di quel cerchio si trovava Ahadi con accanto Rafiki, che aspettavano l'uscita di Mohatu e di Uru dalla grotta. Il leone era più emozionato che mai. Rafiki si sentiva davvero fiero: << Alla fine ci siamo, figliolo. Chi l'avrebbe mai detto? >>

<< Già >> rispose Ahadi << Fino a poco tempo fa non avrei mai pensato che potesse accadermi una cosa tanto bella >>

<< Tua madre è di certo molto orgogliosa di te, come lo è anche la regina Aura. Finalmente si prospetta un buon futuro per te. Una rinascita. Però ammettiamolo...è stata proprio dura ragionare con te! >>

Ahadi rise: << Ah, ah... Hai ragione. Vedrò di farmi perdonare per questo >>

<< Ne sono certo, ragazzo mio >>

Poi tutti fecero silenzio. Il re e sua figlia erano pronti a venir fuori. Una volta usciti, la loro grazia fu incorniciata dalla luce dorata del giorno. Dopo pochi passi si fermarono difronte a Rafiki e ad Ahadi. Tutti erano più emozionati che mai. Ci un lungo periodo di sguardi comprensivi, dopodiché Mohatu rivolse il proprio discorso ad Ahadi: << Sei pronto ad assumerti le tue responsabilità? >>

<< Sì, mio re >>

<< Giuri di restare per sempre accanto a mia figlia, di amarla e proteggerla, coltivando il vostro reciproco rispetto? >>

<< Lo giuro >>

<< E tu, figlia mia, sei pronta a condividere con lui la tua vita e la tua reggenza? >>

<< Sì, lo sono >>

Mohatu fece un respiro profondo: << Bene. Ahadi, te la affido. Da oggi in poi lei sarà tua moglie >>

Uru scambiò un tenero sguardo col padre. Poi lasciò il suo fianco per andare a sedersi accanto al suo Ahadi.

Rafiki si piazzò davanti a loro e posò le proprie mani sui loro capi:

<< Siate benedetti. Abbiate coraggio e proseguite verso il vostro cammino. Giurate senza indugio di mantenere la prosperità e l'equilibrio in questo regno? >>

I due risposero insieme: << Lo giuriamo >>

<< Allora siete pronti ad affacciarvi in direzione del vostro avvenire? >>

Annuirono. Rafiki si scostò ed indicò loro l'apice della grande roccia. Mohatu andò avanti e i due lo seguirono dietro, mentre i membri del branco chinavano rispettosamente le proprie teste al loro passaggio.

Giunti alla sommità l'aria fu tagliata da un fiero ruggito da parte del re. Alla sua voce possente si unirono quelle dei due sposi e quelle di tutto il branco. La folla attorno alla rupe sollevò un gran clamore composto da centinaia di versi che insieme davano vita ad un glorioso coro, come mai si era udito in precedenza.

Una volta finita la cerimonia, Mohatu guardò con orgoglio i suoi figli. Era così fiero di loro...

<< Andate pure >> disse loro << Questa giornata è vostra. Godetevela più che potete >>

I due lo abbracciarono commossi e salutarono il resto del branco. Poi insieme si avviarono giù dalla rupe e corsero verso la valle, continuando ad ascoltare le felici grida di acclamazione dei loro amici. Mohatu li guardò dalla grande roccia finché non si furono allontanati. Poi chiuse gli occhi sollevò il muso verso il cielo. Fece un altro profondo respiro, lasciandosi accarezzare dalla brezza. Per un attimo gli parve di sentire l'odore della sua amata Aura.

<< Oh, Aura... Nostra figlia è cresciuta splendidamente. Ormai è pronta per affrontare il suo futuro. E' quello che ho sempre desiderato... Eppure sento ancora uno struggente desiderio di tenerla sempre stretta a me e proteggerla. Ma sono così felice per lei... >> sentì un dolce dolore nel petto ed un nodo alla gola. Le lacrime scesero giù calde e veloci. Le zampe gli cedettero ed ebbe un crollo. Rafiki gli corse vicino sorreggendogli il capo con le braccia:
<< Mohatu! Rispondimi! Tutto bene? >>

Kesi si avvicinò preoccupata assieme agli altri amici. Il re riaprì gli occhi ed appoggiò la testa sul petto di Rafiki.

<< Sto bene...non preoccupatevi. E' solo che in questo momento sono così felice, ma anche pieno di emozioni contrastanti...Ho bisogno di sfogarmi un po' >>

Rafiki gli accarezzò la criniera: << Ti comprendo. Sei libero di sfogarti quanto vuoi >>

<< Grazie... >> Le lacrime ripresero a scorrere e continuò a singhiozzare sul petto del mandrillo sotto sguardo intenerito e commosso del suo branco.

 

Col vento che sfiorava con forza i loro corpi in corsa verso l'orizzonte, Ahadi ed Uru andavano avanti senza fermarsi, totalmente pervasi dalla loro felicità.

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Capitolo 7
*** Ombre e nuova vita ***


Capitolo 7. “ Ombre e nuova vita ”

 

 

 

 

Passò più di un mese da quel giorno. Ahadi ed Uru trascorsero diverse notti a consumare la loro unione, trasportati dal grande affetto e dalla passione. Ormai erano diventati ufficialmente una coppia di futuri sovrani. Ahadi dimostrò più volte di essere degno di tale ruolo. Col tempo la sua disinvoltura si fece sempre più viva. Trascorreva le intere giornate fianco a fianco con Mohatu e si impegnava a fondo per comprendere al meglio le necessità di quella terra. Kesi ed i suoi figli si erano adattati per bene alla vita in quel posto. Erano confortati all'idea di aver trovato finalmente un branco premuroso e Laio pian piano riprese a camminare. La Rupe dei Re era tornata ad essere un luogo di speranza e d'amore.

Tuttavia Rafiki, meditando come sempre in cima al suo albero, sentiva che vi erano in serbo ancora altre prove da superare. Dal ritorno di Uru la rupe era stata colta da incredibile felicità, così tanta da far paura. E il mandrillo temeva che presto ci sarebbe stato qualcosa che potesse mettere a rischio l'armonia che si era creata.

Ma la sua contemplazione fu interrotta da una dolce voce familiare che lo chiamava: << Rafiki! >>

Lui si affacciò e guardò giù: era Uru, la quale lo attendeva con gran sorriso.

<< Buongiorno, figliola! Cosa ti porta da queste parti? >>

<< Ho bisogno di parlarti. Credo di avere delle importanti novità >>

<< Scendo subito >>

Detto fatto. In men che non si dica il mandrillo scese al suolo spinto dalla curiosità. Rimase colpito dal meraviglioso sorriso della leonessa.

<< Dimmi pure, mia cara. Sono tutto orecchi >>

Lei esitò un momento per via dell'emozione, ma poi iniziò a parlare:

<< Sono venuta qui per dirti che...credo di essere incinta! >>

Rafiki spalancò gli occhi e la bocca, rimanendo immobile e meravigliato.

<< Dici...dici sul serio?! >>

Lei annuì: << Ultimamente ho sempre molta fame ed ho anche iniziato a sentire dei piccoli movimenti nel mio ventre >>

<< Oh, caspita! Questa sì che è davvero una bella notizia! >> esclamò il mandrillo, saltando di gioia << Mi permetteresti di posare la mia mano sul tuo ventre? >>

Uru acconsentì e si girò di fianco. Allora Rafiki le posò sopra delicatamente la mano e cominciò ad accarezzarla piano piano. Ed ecco che finalmente sentì un leggero movimento dall'interno. Sussultò ancora più contento di prima: << Sii felice, mia cara Uru. Stai davvero per diventare madre. Le mie congratulazioni >>

Lei si commosse ed i due si scambiarono un tenero e lungo abbraccio.

<< E dimmi... >> continuò lui << ...l'hai già detto ad Ahadi e a tuo padre? >>

<< Non ancora >> rispose lei << In questo momento son fuori tutti e due. Intendo far loro una grande sorpresa quando ritorneranno >>

<< Capisco... Bé, sono molto contento per tutti voi. Sarà davvero una bella notizia per loro >>

<< Lo spero tanto. Ti ringrazio infinitamente, Rafiki >>

<< E' stato un piacere per me. Verrò a trovarti spesso. A presto dunque >>

<< A presto >>

Si salutarono cordialmente e lei si rimise in cammino per tornare a casa, mentre Rafiki si arrampicò di nuovo sull'albero e la osservò dall'alto.

 

Intanto Mohatu ed Ahadi si erano avviati verso un differente giro di territori nei pressi dei confini. Il re aveva deciso di far conoscere ad Ahadi le famigerate Terre di Nessuno. Per un buon sovrano era bene essere consapevole anche dell'aspetto più negativo di un regno. E così finalmente Ahadi poté scrutare per la prima volta con i propri occhi quelle aride terre situate oltre il fiume dei coccodrilli. Là in esilio da qualche parte si trovava il leone che aveva ossessionato i suoi pensieri sin dall'infanzia.

<< Così sono queste le Terre di Nessuno... >> disse << Hanno un aspetto davvero inquietante. Sembra che non ci sia nulla di vivo... >>

<< Già... >> rispose Mohatu << Mi fu raccontato che prima della mia nascita questa terra era un autentico paradiso ricco di piante e di tante creature. Esistevano persino alcune tribù di esseri umani. Ma un giorno arrivarono altri uomini provenienti da terre sconosciute. Si dice che fossero perfino in grado di emulare i rimbombi dei tuoni. Sta di fatto che si impossessarono di ogni cosa, perfino dei membri della loro stessa specie, tagliarono via molti alberi e la loro guerra incendiò gran parte della giungla. Scamparono in pochi a quel disastro e i superstiti andarono via, lasciando questa terra abbandonata a se stessa, bruciata e sterile. Tra i sopravvissuti c'era anche Rafiki, che all'epoca era solo un adolescente. Da allora queste terre sono conosciute con il nome di “ Nessuno ”. Una storia piuttosto triste, non c'è che dire >>

Ahadi guardò Mohatu mestamente. Perfino Rafiki celava dietro di sé un passato drammatico. Ma, nonostante questo, continuava ad andare avanti, dedicando tutto se stesso al bene proprio e a quello degli altri. Il suo era davvero un grande spirito.

Il re rivolse ad Ahadi uno sguardo serio, pronto ad esprimersi riguardo una questione importante: << Ascolta, Ahadi... Intendo confidarti alcune delle mie più intime intenzioni. Temo che presto mi imbatterò in un'azione assai azzardata >>

Il leone tese bene le orecchie: << Di che si tratta? >>

<< Intendo recarmi presto in queste terre desolate, con lo scopo di ritrovare Zhymu >>

Ahadi fu scosso da un brivido: << Che cosa?! >>

Mohatu continuò il suo discorso: << So che sembra irragionevole. Ma in cuor mio sento di non essere più in grado di sopportare questa situazione. Io e lui siamo legati da svariate questioni lasciate in sospeso. Intendo ora risolvere una volta per tutte le nostre divergenze, in maniera possibilmente pacifica >>

Ahadi cercò di replicare: << No, Mohatu... Ti supplico! Per quanto ne sappia...lui potrebbe non esitare ad ucciderti! >>

Mohatu gettò fuori un sospiro: << Forse è così... Ma la colpa è in parte mia. Sono stato un codardo per aver evitato di confrontarmi con lui in passato... Se lo avessi fatto, forse ora non ci troveremmo in questa tesa e fragile situazione >>

Ahadi scosse forte la testa: << Non posso permettere di farti rischiare la vita in questo modo! Lui ha avuto la possibilità di fare la sua scelta di vita. E ha scelto un percorso pieno di dissolutezza! Sarebbe pericoloso farlo tornare! Mohatu, ti prego... Io non so se ce la farò a sopportarlo... Non ora che sto finalmente costruendo una famiglia assieme a voi >>

Mohatu sorrise comprensivo e gli sfiorò il muso col proprio: << Torniamo a casa... >> disse << Direi che per oggi possa bastare come giro. Avremo modo di parlarne con calma >>

Ahadi tirò un sospiro di sollievo e si avviarono per far ritorno alla Rupe. Il tragitto seguì silenzioso, senza il minimo scambio di una parola. Le cose a cui pensare erano tante. Il discorso di Mohatu aveva fortemente scosso l'animo di Ahadi. Altre ombre a lui ignote si celavano nel passato. Ma restava determinato a far cambiare idea al re. Inoltre... Cosa ne avrebbe pensato Uru di una decisione così avventata?

Restò talmente aggrappato ai suoi pensieri da non accorgersi dello scorrere del tempo. In men che non si dica si erano ritrovati ai piedi della Rupe. Risalirono i massi e furono accolti da clamorosi sorrisi da parte del branco.

Rimasero perplessi per qualche secondo, ma poi domandarono a quale proposito era stata riservata loro quella benevola accoglienza. Le leonesse si voltarono verso la grotta, dove all'entrata si trovava Uru assieme ai suoi amici. Stava sdraiata in modo aggraziato e rivolse al padre e al marito un sorriso radioso. I due le si avvicinarono incuriositi e Ahadi le rivolse la parola ricambiando il sorriso: << Sono lieto che ci sia una serena atmosfera da queste parti... Ma, se non sono indiscreto, posso domandare a cosa sia dovuta? >>

La giovane si lasciò sfuggire una dolce risata e si alzò in piedi:

<< Bé... >> disse << Diciamo pure che presto avremo nuovi ospiti qui alla Rupe >>

<< Nuovi ospiti? >>

<< Sì. Il loro arrivo mi è stato annunciato da un piccolo calcetto nella pancia... >>

Ad Ahadi e a Mohatu si illuminarono gli occhi: << Vorresti dire che... >>

Lei annuì contenta: << Stiamo per diventare genitori! >>

Ahadi fremette dall'emozione, tanto che ebbe quasi un mancamento e si fece sostenere da Mohatu: << Sto per diventare padre... Diventerò padre! >>

Lei gli si avvicinò titubante: << Ti prego, dimmi che sei felice >>

Lui la guardò colmo di amore e felicità: << Certo che sono felice! Tesoro...è la notizia più bella che avresti potuto darmi! >>

Uru sussultò gioiosamente e le scese una lacrima.

I due non si trattenettero più e si abbandonarono in un caloroso e lungo abbraccio, sotto lo sguardo commosso di tutti.

Mohatu rimase meravigliato. Corse anche anche lui ad abbracciare la figlia. Gli occhi gli si fecero lucidi al pensiero che presto sarebbe diventato nonno. Ancora non riusciva a crederci... Il ricordo della nascita di Uru gli era rimasto impresso come fosse stato ieri. Ed ora eccola qua, pronta per diventare madre. Era davvero incredibile. Il Cerchio della Vita proseguiva nei suoi infiniti giri.

Col progredire della gravidanza, Uru smise di andare in perlustrazione per la savana e trascorreva gran parte del tempo a casa a riposare. Le altre leonesse procacciavano il cibo per lei e tutti si davano da fare per rendere l'ambiente confortevole. Le settimane scorrevano ricche di serenità. Niente sembrava nuocere alla tranquilla e piacevole situazione. Ma, come Rafiki stesso presagiva, mai nessuno avrebbe potuto immaginare che presto alcune ombre avrebbero occultato la luce fiammeggiante che coronava la grande famiglia della Rupe.

Una tranquilla e calda mattina, poco prima dell'alba, Uru fu svegliata dai piccoli movimenti dei suoi cuccioli nella pancia. Era nel terzo mese di gestazione e il ventre le era cresciuto. Era bello per lei sentire i piccoli muoversi. Sorrise appagata e si alzò pian piano, mettendosi seduta. Ahadi, che dormiva accanto a lei, aprì gli occhi e la vide sveglia:

<< Tutto bene? >> le chiese sottovoce;

Lei annuì: << Sì, tranquillo. I tuoi figli mi hanno destata >>

Lui sollevò il capo e posò una guancia sul ventre di Uru: << Senti come si muovono >> disse contento << Vogliamo andare un po' fuori, così non svegliamo gli altri? >>

Lei acconsentì e si diressero silenziosamente fuori dalla grotta. Andarono a sdraiarsi su una delle grandi rocce. Lui continuò a posare il capo sul pancione, mentre lei gli accarezzava la criniera con una zampa. Ahadi adorava sentire i movimenti dei suoi piccoli. Questi dolci momenti erano fonti di grandi emozioni per loro. Nuove vite stavano per venire al mondo.

<< Non vedo l'ora che nascano... >> disse lui sorridendo << Desidero tanto vederli >>

<< Anch'io >> disse lei << Potremo cominciare a pensare a qualche nome. Che ne dici? >> propose;

Lui tese bene l'orecchio sul ventre: << A sentirli, mi sembra che siano almeno due... Secondo me saranno un maschio e una femmina. Ma è solo una mia ipotesi >>

<< Quali nomi potremmo scegliere? >>

Ahadi ci pensò su: << Dunque, vediamo... Per un maschio...Mi piacerebbe un nome che ricordi quello di tuo padre >>

<< Il nome di mio padre, dici? >>

<< Sì. Ad esempio... Mufasa. Che ne pensi? So che è un nome piuttosto imponente, ma mi ricorda la grandezza d'animo di Mohatu >>

Lei sorrise dolcemente: << Mi sembra un bel nome. Ottimo per un piccolo principe >>

Lui la guadò contento e continuò a pensare ad un altro nome: << Se nascerà una femmina... potremmo chiamarla Amina. Riflette la sicurezza che mi da questo posto assieme a tutti voi >>

Uru annuì: << Mi piace. E' un nome molto dolce  >>

 

Intanto i raggi dell'alba cominciavano a schiarire il cielo. Mohatu si era destato dal sonno e, non trovando i due dentro alla grotta, andò fuori a cercarli. Li trovò nei pressi dei grandi massi ed andò loro incontro. Sorrise teneramente nel vederli così vicini l'uno all'altra. Loro, non appena lo videro, lo salutarono felicemente.

<< Stavamo decidendo dei possibili nomi per i piccoli >> disse Ahadi;

<< Bravi >> esclamò Mohatu << E a quali nomi avete pensato? >>

Uru entrò euforica nel discorso: << Ahadi ne ha appena trovati due bellissimi. Su diglieli >> lo incitò;

Lui rise un po' imbarazzato: << Bé... Avevo pensato a Mufasa per un maschio e ad Amina per una femmina... >>

Mohatu fece cenno di assenso col capo: << Ottima scelta. Sono dei nomi molto significativi. Mi piacciono >>

I due ricambiarono quelle parole con un gran sorriso.

In quel mentre si udì il battito d'ali di Zozo, in arrivo per il rapporto mattutino: << Bene >> disse Mohatu << E' il momento di andare. Ascolta, Ahadi, se lo desideri oggi potrai stare insieme ad Uru, a tenerle compagnia. In questi ultimi tempi la situazione nel regno sembra priva di problemi >>

Ahadi gli rivolse uno sguardo poco convinto. Certo, era contento di poter stare assieme ad Uru, tuttavia gli ritornarono in mente le intenzioni di Mohatu, confidategli tempo prima. Da quando avevano saputo della gravidanza di Uru, avevano evitato di accennare ancora a quei discorsi. Ma Ahadi sentiva in cuor suo che se non avesse tenuto d'occhio Mohatu, lui avrebbe di certo commesso quell'azione azzardata:

<< Grazie per il congedo, ma... >> disse determinato << Gradirei accertarmi di persona della situazione nel nostro regno. Inoltre i tuoi doveri, mio re, sono diventanti anche i miei >>

Mohatu lo guardò un tantino perplesso: << Capisco... >>

Ahadi si alzò e si preparò ad andare: << Non fraintendermi, Uru >> le disse dolcemente in tono scherzoso << Mi piacerebbe tanto stare con te, ma se non tengo d'occhio tuo padre, potrebbe rischiare qualche guaio, e avrà di certo bisogno di me... >>

Lei rise: << Non temere, sarò in buona compagnia assieme al branco. Vi aspetterò qui. Mi raccomando siate prudenti e state lontani dai guai... >>

<< Certamente >> rispose lui strofinando il capo col suo.

Anche Mohatu salutò la figlia e insieme ad Ahadi si avviò giù dalla Rupe, andando incontro a Zozo. La volatile li avvertì di strane agitazioni verificatesi ai confini delle terre. I due non persero tempo e corsero a gran velocità, seguendo lei.

Intanto le leonesse si radunarono per una battuta di caccia. Uru rimase in compagnia delle leonesse più anziane e dei cuccioli di Athena e Hydo. I due piccoli le cingevano il ventre, ascoltando i movimenti dei nascituri:

<< Uru, quando nasceranno i tuoi cuccioli? >> domandò Sangah;

Lei accarezzò le loro testoline col muso: << Manca ancora un mese. Presto potrete giocare insieme >>

I due le sorrisero: << Non vediamo l'ora! >>

 

Un branco di zebre si trovava nei paraggi. Hydo e il giovane Laio, il quale si era si era molto ripreso con la zampa e aveva deciso di dare una mano, discutevano sulle tecniche di caccia, mentre le leonesse erano alla ricerca di postazioni favorevoli per l'agguato. Elvira, che grazie ad Uru aveva appreso bene molti segreti per cacciare, trovò un'ottima posizione. Ma la sua attenzione fu presto catturata da alcuni rumori in mezzo all'erba dietro di lei. Si voltò e vide un affascinante leone dagli occhi grigi e il la criniera di un chiaro castano; aveva ferite recenti sparse per il corpo e il respiro affannato a causa di una lunga corsa:

<< Chi...chi sei? >> domandò lei perplessa;

Tra i due ci fu un lungo sguardo. Lui, capendo che la giovane era nuova da quelle parti, riprese fiato e parlò: << Ho urgentemente bisogno di parlare col re! >>

<< Come?? >>

<< Tu sapresti dirmi dove posso trovarlo? >> le domandò allarmato;

Athena e Helya raggiunsero la postazione di Elvira. Non appena arrivate, furono colte da un forte stupore: << Khendo!! >> esclamarono in sintonia.

Lui ricambiò il loro sguardo, felice di vederle. Elvira si ritrovò ancora più confusa dalla situazione: << Lo conoscete? >>

Athena annuì: << Sì! Cosa ci fai qui? Che ti e successo? >>

<< Devo parlare con Mohatu! >> spiegò lui << Non c'è più tempo! Ditemi dove trovarlo! >>

Loro non capirono cosa stesse succedendo, ma la questione sembrava molto grave: << Purtroppo non sappiamo dove si trovi esattamente >> disse Helya << Probabilmente si è diretto ai confini >>

A quella risposta Khendo apparve ancora più teso e allarmato: << Dannazione! >> esclamò << Dannazione!! >> e corse via velocissimo.

<< Aspetta, Khendo!! >> urlò Athena << Ma che succede?? >> tentò di inseguirlo ma lui in poco tempo scomparve dalla loro vista. Il vento soffiava nella direzione sbagliata e non poterono nemmeno più sentire il suo odore. Hydo arrivò assieme al resto del branco dopo aver udito le loro grida: << Athena, cosa c'è?? >> le domandò agitato;

<< Khendo è tornato! >> disse lei << Era ferito e cercava Mohatu. E' corso subito via. Non siamo riuscite a capire cosa stesse succedendo >>

<< Dici sul serio?! >> Hydo allungò lo sguardo all'orizzonte, sperando di riuscire a scorgere la sagoma dell'amico, ma non vide nulla.

<< E adesso cosa facciamo? >> domandò Helya preoccupata. Gli amici si scambiarono continui sguardi angustiati, cercando di trovare una soluzione.

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Capitolo 8
*** Assalto alla Rupe ***


Capitolo 8. “ Assalto alla Rupe ”  


Mohatu ed Ahadi Raggiunsero i confini delle Terre di Nessuno. Zozo indicò loro il luogo delle agitazioni: c'era un piccolo gruppo di elefanti, i quali si disperdevano barrendo, ed altri piccoli animali in allarme. Poco lontano c'erano alcuni corpi di erbivori senza vita. Una marmotta uscì dalla propria tana ed andò incontro al re: << Maestà! >> lo chiamò. 
I due leoni abbassarono lo sguardo: << Cos'è accaduto qui?? >> domandarono al roditore.
<< All'alba i rinnegati sono penetrati alle Terre del Branco con violenza! Sono riusciti a scappare dal controllo delle sentinelle ed hanno massacrato molti di noi! >>
Lo sguaro dei due si riempì d'ansia: << Sapresti dirci dove si sono diretti esattamente?? >>
La marmotta scosse la testa: << Mi dispiace, ma mi ero messo al riparo nella tana per sfuggire all'attacco. Non ho più visto nulla >>
<< Grazie comunque, amico >> disse Ahadi << Andiamo, Mohatu. Chiederemo altrove e al limite seguiremo ogni traccia possibile >>
Il re annuì e si avviarono. Seguirono diverse indicazioni e varie tracce fino a raggiungere le prossimità di un crepaccio. Qualcosa non quadrava... Di certo il loro obbiettivo sarebbe stato quello di raggiungere la Rupe per assediarla, oppure quello di scappare oltre i confini... Ma perché dirigersi in zone vuote in opposizzione alla Rupe? Restando all'interno del territorio, per giunta. 
Una leggera brezza fece loro percepire un'altra traccia odorosa. La seguirono fino a ritrovarsi faccia a faccia con delle sagome poco lontane, che si facevano avanti verso di loro. I due leoni ebbero un ansioso sobbalzo: era Zhymu, circondato dai suoi seguaci... 

Intanto Khendo corse più veloce che poté verso un rifugio sicuro, composto da varie piante dalle grandi foglie. Là, trovò ad aspettarlo l'amata sorella, Laira, la quale aveva un'aria molto turbata e piena di timore. Non appena vide il fratello tornare, tirò un leggero sospiro di sollievo: << Oh, Khendo... Ero così preoccupata >> strofinò il capo sul suo, mentre lui riprendeva fiato. Le ferite dolevano molto, ma cercò di ignorarle: << Tu stai bene? >> le domandò. Lei annuì. 
<< Non sono riuscito a trovare Mohatu...! >> si disperò lui << Sono venuto qui da te per accertarmi che non ti avessero trovata... Ma ora è lui ad essere in pericolo! Potrebbe essere ovunque! Devo tornare a cercarlo >> 
Laira scosse la testa << E' troppo pericoloso! Ti prego... guarda come ti hanno ridotto. Se nostro padre ti trovasse di nuovo...ti ucciderà! Non posso perderti... >> le scesero delle lacrime << E stata colpa mia... Non sarei mai dovuta scappare via con te! E adesso ci sono tante vite in pericolo...! >> 
Lui la abbracciò forte << Non piangere, per favore...non è colpa tua. Non mi sono affatto pentito di averti portata via da quel posto orribile. Ma ora devo badare alle conseguenze >>
Le leccò una guancia << Non ti muovere da qui. Tornerò presto >> e si allontanò. Lei continuò ad osservarlo in silenzio, ma dopo un po' fu presa dall'agitazione e cominciò ad inseguirlo, senza farsi notare.

Mohatu fu scosso da un forte brivido nel vedere il deplorevole stato fisico a cui si era ridotto Zhymu. Anche Ahadi fu colto da una sgradevole sensazione.
Zhymu notò i loro volti turbati e si avvicinò sogghignando: << Bene, bene... Chi si rivede? E' trascorso tanto tempo, vero Mohatu? Vedermi ti sconvolge così tanto? E pensare che sei statu tu a ridurmi così, decretando il mio esilio... >>
Mohatu chinò il capo e sul suo volto si stampò un'espressone aggrottata ricolma di profondi rimorsi.
Zhymu rimase compiaciuto da quella reazione: << Ma tu guarda... non ti ricordavo così riluttante, caro il mio sovrano. Hai perso la tua determinazione. E chi c'è con te? >> si rivolse ad Ahadi << Però... Sei quasi irriconoscibile, moccioso. Chi l'avrebbe mai detto? Sei cresciuto sano e forte... Ho saputo che sarai tu a prendere il posto di Mohatu. Mi intrigherebbe molto potermi misurare di nuovo cone te... >>
La sua voce aveva un tono basso e sarcastico. Solo gli occhi lasciavano trasparire il risentimento di una belva che non vedeva l'ora di gustarsi il sapore della vendetta. 
Ahadi non disse ancora nulla ma si preparò a contrattacare. Ma Mohatu intervenne: << E' con me che ce l'hai, Zhymu! Non ti permetterò di toccare mio figlio! Lascia che la faccenda si risolva tra me e te! >>
<< " Tuo figlio " ? Ma tu pensa... >> rise malignamente << Eppure so che c'è qualcun altro che ha più diritto di lui di vivere nei pressi della Rupe! >> 
<< Di che stai parlando?! >>
<< Lo sai benissimo, Mohatu! Non fingere con me... Tu sai di chi sto parlando! >>
Ahadi non capì e rivolse lo sguardo a Mohatu, in attesa di sentire una risposta. 
Il re cercò di non badare alle parole di Zhymu e tentò di fare un discorso: << Ascolta, Zhymu... Per quante colpe tu possa avere, so di aver sbagliato con te... non avrei dovuto cacciarti via per tutto questo tempo. Avevo intenzione di venire da te un giorno di questi...per parlarti >>
<< Ah! Questa è proprio bella! >> si irritò l'avversario << Dopo tutto questo tempo...finalmente avrò l'onore di ricevere la tua grazia?! >> conficcò gli artigli nel terreno << Ebbene, è troppo tardi, non intendo ascoltarti! E' inutile rivangare il nostro passato! Desidero solo farla finita con te... e riprendermi mia figlia!! >> e scattò in avanti.
Mohatu all'udire quelle parole si paralizzò e non reagì. Fu Ahadi ad intervenire per salvarlo ed atterrò il leone furibondo. Mohatu si riprese dal turbamento e si mise tra i due: << Fermi! >>
Ma Zhymu lo colse di sprpresa e lo atterrò, con una zampa alla gola. 
<< Mohatu! >> Ahadi tentò di aiutarlo, ma gli altri leoni lo attaccarono e fu allontanato a forza da loro, in una profonda morsa di  zanne e artigli.  
<< Ahadi! >> Mohatu tentò di reagire, ma Zhymu gli soffocò il fiato, premendo sempre di più sulla sua trachea: << Ti sei fatto debole, mio caro... Ma ora guardami! Dimmi dove si trovano Khendo e Laira! >>
<< N-non so....di cosa tu stia...parlando! >>
<< Rivoglio mia figlia!! E' l'unico legame che mi resta con la regina Aura!! Lei aveva diritto di vivere alla Rupe! E non intendo abbandonarla come ha fatto sua madre!! >>
Una scossa di dolore trafisse il cuore di Mohatu e, come se il suo corpo, fino all'ultimo nervo, fosse attraversato da ingenti scosse di fulmini, riuscì a liberarsi dalla presa ed attaccò senza pietà l'avversario. 
<< Aiutatemi!! >> gridò Zhymu. Un paio di leoni si distolsero dallo scontro con Ahadi ed obbedirono. 
<< No! >> Ahadi, che stava riportando gravi ferite, a doversi battere solo contro tanti altri, tentò di correre in aiuto del re, ma invano.  
E, come se fosse stato tutto un  piano prestabilito, il feroce gruppo di leoni spinse i due sventurati ai margini del crepaccio. Zozo rimase atterrita ad assistere alla scena e volò via svelta per cercare aiuto. 
Mohatu cercò di resistere il più possibile, ma ben presto fu scaraventato giù. Affondò gli artigli nella roccia con le forze rimaste, ma le zampe posteriori rimasero sospese nel vuoto. Cercò un appiglio, ma non ce ne erano. Ahadi si ribbellò, cercando di liberarsi dalle prese voraci degli avversari. Era molto forte e riuscì a ferirne gravemente due ma gli altri leoni non demordevano. Più lui si dimenava, più sentiva i canini e gli artigli degli altri affondargli nella carne. Stava perdendo molto sangue e la vista gli si annebbiò.    
Zhymu, ferito e affannato, si affacciò sul fondo del crepaccio, sostenuto di seguaci, e sorrise malizioso: << Ti ho mentito, sai, Mohatu? Non volevo solo ucciderti e riprendere Laira... Intendo avere molto di più! >> 
Detto questo si sporse ancora di più e conficco gli artgigli nelle zampe di Mohatu fin quasi a trafiggerle. Mohatu gettò fuori un un forte ruggitto di dolore e si ritrovò a dover guardare la morte in faccia, mentre precipitava giù...
<< NOOOO!! Mohatu!! >> gridò Ahadi, mentre lo tiravano per la carne lacerata fino al crepaccio. Zhymu non mutò espressione e si rivolse ad Ahadi con la stessa freddezza che aveva rivolto a Mohatu: << Non temere, lo raggiungerai presto... Sappi che avrò ottima cura della tua cara Uru! >>
<< Dannato bastardo!!! >> Ahadi si sporse in avanti e lo colpì in faccia. Ma gli altri aumentarono la forza delle prese in difesa di Zhymu e riuscirono a spingerlo, facendolo precipitare giù... Mentre l'aria frustava il suo corpo tutti i suoi pensieri si concentrarono su un unico soggetto: " Uru...! Uru!! "
..........

La giovane si svegliò di sopressalto dal suo riposo pomeridiano. Sentiva freddo, e fu colta da una strana sensazione. Sentiva i piccoli agitarsi nella pancia.
<< Va tutto bene? >> domandò una delle leonesse anziane, che era rimasta in sua compagnia. 
<< Sì...sto bene. Sono solo un po' agitata. Ho avuto la sensazione di precipitare giù da un burrone... Dove sono gli altri? >>
<< Devono ancora rientrare dalla caccia >>
<< Capisco... >>
La leonessa la guardò preoccupata: << Non hai una buona cera, principessa Uru... E' meglio se venite a sdraiarvi nella grotta. L'agitazione non fa bene in gravidanza >>
<< Ma no, sto bene, davvero... >> volse lo sguardo a terra e notò i piccoli Kiba e Sangah sdraiati a dormire accanto a lei. Li guardò teneramente e li accarezzò col muso. Poi si udì un frenetico battito d'ali. Uru intravide Zozo in lontananza. La volatile aveva un'espressione seriamente allarmata: << Uru! Uru! >>
<< Zozo! Cosa è successo?? >> si preoccupò la giovane;
<< I rinnegati sono penetrati nelle Terre del Branco! Hanno tenuto un agguato al re e ad Ahadi! >>
<< Che cosa?! E loro come stanno? Se la sono cavata?? >>
<< Mi dispiace ma non saprei dare una riposta...! Stavano combattendo ferocemente quando sono volata via. Speravo di trovare il resto del branco qui alla Rupe ma a quanto pare al momento non ci sono... >>
Una morsa di terrore contorse le membra di Uru: << Stanno ancora a caccia! Và a cercarli e avvertili! >> 
Zozo ubbidì  e volò via.

Dopo poco tempo una leonessa richiamò attenzione: << Vedo  laggiù un gruppo di leoni che si avvicinano, ma non sono del nostro branco... >>
<< Cosa? >> Uru corse ad affacciarsi. Il suo cuore sobbalzò con timore << Ma quelli sono...Non può essere... No! >>
Le zampe le cedettero e una leonessa la sostennne: << Principessa! >>
Uru respirò profondamente, tendando di reprimere la paura e di recuperare la lucidità mentale. Si rivolse alla leonessa che la sosteneva: << Porta Kiba e Sangah al sicuro! Non lasciarli soli per nulla al mondo! Presto! >>
La leonessa obbedì. Svegliò i cuccioli e li portò con sé, scendendo giù dal retro della Rupe. 
Intanto Zhymu e i suoi seguaci giunsero ai piedi della grande roccia e cominciarono a salire i massi con risolutezza. Uru fu affiancata dalle poche leonesse anziane rimaste e si preparò a riceverli, pregando con tutto il cuore che Mohatu ed Ahadi stessero bene e che sarebbero tornati presto. Doveva crederci assolutamente.
Zhymu e gli altri raggiunsero le leonesse. Ci fu un lungo periodo di silenzio e di sguradi tesi. Uru cercò di trattenere la propria repulsione nel vedere le ferite sanguinanti dei leoni e sopratutto l'aspetto malconcio di Zhymu. Il leone invece rimase molto colpito dalla rosea bellezza della giovane Uru: << Quanto tempo, mia cara... Sei cresciuta bene >> le disse maliziosamente << Non mi aspettavo di potermi un girno ritrovare davanti ad una tale bellezza... >> e si avvicinò. Ma le leonesse anziane si protrassero in avanti per proteggere la giovane: << Non osare avanzare oltre! >> gli ringhiarono. 
<< Tacete voialtre! >> replicò lui << Altrimenti non esiteremo ad usare la forza! >> 
Le leonesse soffocarono in gola i loro ringhi, ma sitennero ugualmente pronte per un attacco. 
Zhymu si avvicinò ancora e, allungando lo sguardo, notò il ventre prominente di Uru. Ciò incrementò il suo sdegno:
<< Ah! Noto che sei in dolce attesa. Mio figlio ha fallito per bene con te... >>
Uru deglutì e tremò. Per quanto si sforzasse, la paura prendeva sempre il sopravvento. Tuttavia tentò di parlare con lui in toni decisi: << Ora basta...! Che cosa vuoi, Zhymu?? Che ne è stato di mio padre ed Ahadi?? >>  
Il leone sogghignò malignamente: << Non credo che ti farà piacere saperlo, principessa... Guardati, stai tremando come una foglia >>
<< Rispondimi! >> insistette lei;
<< Ebbene, ti accontenterò. Il vostro tanto amato sovrano è morto! E con lui se è andato anche quel lurido moccioso sovversivo! Ciò significa che ora l'unico ad avere il diritto di regnare su queste terre sono io! >>

Il dolore. Il silenzio. La fiele.  Il vuoto. Il nulla... Il pallore e l'amara consapevolezza di chi non trova più speranze in questa vita terrena...

<< Stai mentendo.... >> Uru chinò il capo e volse lo sguardo vuoto alla nuda roccia << Tu menti!! Non è vero!! Non è veroooo!!! >>
La leonessa si lanciò contro Zhymu e lo azzannò violentemente. Ma lui la reagì d'impulso e la colpì più volte fino a liberarsi dalla sua furiosa presa. La giovane cadde al suolo in pieno shock. Non vedeva e non sentiva più nulla...
Le altre attaccarono per difenderla. Ma tre leonesse anziane contro un'intero gruppo di maschi adulti non potevano avere la meglio. 
Quando tutto sembrava volgere al peggio, ecco il resto del branco di ritorno alla Rupe, guidato da Zozo. Hydo e Laio furono i primi a colpire gli avversari. Seguirono Helya, Athena e tutte le altre. Il suolo roccioso fu tinto di sangue. Quello che fino a poco tempo prima era un luogo di pace ed armonia si era tramutato in un ostile campo di battaglia.  

Khendo rimase senza fiato. Aveva corso in lungo e in largo alla ricerca di Mohatu. Seguì ogni traccia possibile e finalmente raggiunse i pressi del crepaccio. Il suolo manifestava tracce di una lotta feroce: sangue e impronte profonde, alcune delle quali mostravano segni di trascinamento fino all'orlo del ripido pendio. Khendo avanzò col cuore in gola e si affacciò. Fu colto da un forte capogiro e si sdraiò, per evitare di cadere. I suoi timori si erano avverati: in fondo al crepaccio vi erano i corpi esanimi di Mohatu ed Ahadi. Le pareti erano segnate da profondi colpi di artigli. Avevano cercato in ogni modo di rallentare la caduta. Khendo cercò di riprendersi e fece un profono respiro. Una volta riempiti i polmoni d'aria, cacciò fuori potenti ruggiti e gridò a squarciagola i loro nomi, sperando di ottenere risposta. Volatili e piccoli animali presenti nei paraggi rimasero intimoriti dai continui frastuoni e scapparono via terrorizzati. Il leone continuò fino a quando non si consumò tutta la voce. Tese bene le orecchie pur di sentire un minimo cenno di risposta. Ma non ottenne nulla...
Laira, che lo aveva seguito, si angustiò a morte all'udire quei lamenti e lo raggiunse frettolosamente. Lo trovò rannicchiato vicino al crepaccio, perso nei suoi singhiozzi e nelle sue lacrime. 
<< Khendo, che è successo?? >> 
Ma il giovane non rispose e posò il capo sul petto della leonessa, sfogando il proprio pianto. Laira si scostò e guardò giù. Non appena vide i due corpi, comprese la situazione.
<< Oh, Khendo... Mi dispiace tanto >> e lo abbracciò forte. Lui continuò a piangere: << Come... Come potrò dirlo ad Uru...? >> 
Dopo qualche minuto un nuovo e grave pensiero sorse, e lui balzò in piedi: << Uru...! E' in pericolo! Nostro padre si sarà di certo diretto alla Rupe! Dobbiamo subito correre da lei!
>> 
Laira non disse nulla e acconsentì, anche se temeva il sorgere di nuovi guai. 
 
Mentre i due corsero via, in fondo alla gola rocciosa dei movimenti e dei sussulti quasi impercettibili restituirono vita a quei due corpi straziati...  

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Capitolo 9
*** Infondo al crepaccio ***


Capitolo 9. “ Infondo al crepaccio ”


Il dolore fisico era svanito nel nulla.
Ahadi si guardò intorno confuso: era come se stesse fluttuando nel vuoto. Il suo sguardo finì col posarsi su quello che sembrava essere il proprio corpo, steso a terra esanime. Il leone capì in parte quello che stava accadendo e fu colto da un rimpianto atroce. Non poteva terminare a quel modo al sua vita terrena...non ancora!
Una sagoma luminosa, somigliante a Mohatu, comparve accanto a lui, così decise di seguirne la medesima direzione. Ad un certo punto nella sua mente si materializzarono vivissimi i suoi ricordi terreni più belli: la propria nascita, il calore e l'amore materno di Neera, il primo incontro con la piccola ed amata Uru, quello con Mohatu, i trascorsi col branco sull'imponente e meravigliosa Rupe dei Re, il grande amore sbocciato tra lui ed Uru, l'affetto paterno del re... Era tutto lì, vivido come non mai!
Una meravigliosa sensazione di benessere lo pervase. Tutta la sofferenza passata perse il suo senso. Avrebbe voluto restare così per sempre...
Una luce dorata in fondo a quello che sembrava essere un lungo tunnel lo attirò. Da essa uscì una splendida, e a lui famigliare, figura eterea:
<< Madre...? >>
La figura luminosa fece cenno di assenso col capo e gli si avvicinò. Tra i due ci fu un interminabile abbraccio ricolmo d'amore: << Mi sei mancata così tanto! Non riesco a credere di stare di nuovo assieme a te... >>
Lei sorrise: << Sono molto orgogliosa di te, figlio mio... Ma il tuo momento non è ancore arrivato >>
<< Cosa? >>
<< Devi tornare indietro >>
<< Ma...perché? >>
Lo sguardo della leonessa si riempì di compassione. Ad un tratto una voce disperata frantumò l'armonia che si era creata. Pronunciava forte i nomi di Ahadi e Mohatu.
<< Vi stanno chiamando >> disse Neera.
Ahadi rimase sconcertato: era certo di non aver mai udito la voce adulta di quel leone durante la vita terrena, eppure sapeva in cuor suo che doveva trattarsi del giovane Khendo. Sì...era lui, affacciato sull'orlo del precipizio.
<< Era solo un cucciolo l'ultima volta che lo vidi... >> disse Ahadi << Eppure sono sicuro che quel leone sia lui. Com'è possibile? >>
Neera sorrise di nuovo: << Quando ci riavviciniamo al nostro vero essere, alla nostra luce, tutto ci appare più chiaro, perfino quelli che per noi sono stati i segreti più reconditi >>
Ahadi si voltò indietro in direzione dei richiami.
<< Devi tornare, Ahadi >> insistette Neera << C'è bisogno di te! L'anima di Zhymu ormai ha accumulato troppa oscurità ed è necessario che venga fermato al più presto >>
Il leone si voltò verso Neera un'ultima volta: << E Mohatu? >>
<< Anche lui farà ritorno come te, ma sarà per un tempo più breve del tuo >>
<< Ti prego, madre...dimmi di più! Ho bisogno di sapere cosa fare! >> ma fu improvvisamente colto da un sobbalzo. Stava per tornare.
<< Ciò che ti servirà sapere lo scoprirai tra poco tempo >>
Ahadi si sentì afferrare da una forza misteriosa, che iniziò a trascinarlo via.
<< Madre!! >>
<< Prosegui il tuo cammino, Ahadi! Non farti guidare dal rancore! >>
E queste furono le ultime parole di Neera udite dal leone.

L'impatto col proprio corpo fu altamente doloroso.
Spalancò gli occhi, che rimasero abbagliati dai raggi del Sole, e cominciò a tossire, espellendo dai polmoni la polvere rocciosa accumulata durante la caduta. Il dolore delle ferite era lancinante e aveva riportato diverse fratture. Fortunatamente negli ultimi metri era riuscito a rallentare la caduta, aggrappandosi a tutto ciò che poteva, e il terreno di fondo non era duro come si era aspettato.
Guardò in alto: Khendo era sparito. Probabilmente aveva creduto che fossero morti.
Poi roteò gli occhi altrove, in cerca di Mohatu.
Lo vide steso a terra a pochi metri di distanza. Raccolse tutte le forze rimastegli e avanzò a carponi verso il re, finché non lo raggiunse: << Mohatu... >> lo chiamò con voce flebile << ....Apri gli occhi... >>
Allungò una zampa e lo scosse più volte, temendo il peggio. Ma, come presagito da Neera, il leone si riprese e fece uno scatto improvviso, incominciando a tossire. Ansimava terribilmente e spalancò gli occhi disorientati.
Ahadi tirò un sopsiro di sollievo: << Mohatu...! >>
Il re voltò lentamente la testa e parlò con voce roca e ancor più flebile: << ...A....Ahadi... Sei vivo... >> tentò di muoversi e di girare il corpo verso di lui, ma Ahadi lo fermò: << Non sforzarti... mi avvicino io... >>
Mohatu fece cenno di assenso: << ...Ho...ho freddo... >>
<< Lo so... Ma adesso calmati... >>
Facendo molto piano e sopportando il dolore, Ahadi circondò il busto di Mohatu con le zampe anteriori e poggiò la testa sul suo collo, scambiando con lui il proprio calore.
Il re era ridotto in condizioni peggiori. Aveva gravi lacerazioni e fratture sparse sul corpo, una zampa posteriore spezzata e contorta, che perdeva sangue...
Ahadi distolse lo sguardo da quello scempio e chiuse gli occhi, cercando di pensare ad altro e di trattenere le lacrime. Ma non ci riuscì... Come avrebbero affrontato e superato quella situazione? Come avrebbero fatto a tornare da Uru? Cominciò a singhiozzare e fiotti di lacrime gli rigarono le guance fino a bagnare la criniera di Mohatu. No...non doveva piangere. In un momento del genere era necessario essere saldi e sostenere chi ne aveva bisogno. Ma fu più forte di lui. E ciò contribuì a farlo sentire in colpa. Non riusciva a trattenersi...
<< Non...piangere... >> disse Mohatu.
<< ...Perdonami...! >> singhiozzò Ahadi <> e pianse ancora più forte.
Mohatu si sforzò e cominciò a girarsi verso Ahadi.
<< ...Mohatu, no...! Ti prego... non sforzarti >> ma era troppo debole per tenere il re fermo.
Digrignando i denti ed emettendo suoni gutturali per il gran dolore, Mohatu riuscì a voltarsi: << Non piangere...figlio mio... >> si strinse forte a lui. Erano sfiniti e tremanti. I loro petti erano uniti e l'uno percepiva il battito del cuore dell'altro. Gli occhi si incontrarono in uno sguardo profondo ed Ahadi poté vedere che anche Mohatu stava piangendo silenziosamente: << Andrà tutto bene... >> disse il re << Ti voglio bene, Ahadi... >>
Gli occhi verdi del giovane divennero più luminosi che mai nel sentir pronunciare quelle parole. Quel leone portava in sé uno spirito così incredibilmente forte, così grande, così pieno d'amore... Allungò le zampe anteriori, strinse Mohatu a sé e chiuse gli occhi:
<< Anch'io ti voglio bene...padre >>


Quando Ahadi riaprì gli occhi era già notte fonda. Una splendida luna piena tingeva d'argento tutto l'ambiente.
Mohatu era sdraiato accanto a lui: scottava tremendamente e tremava. Ahadi non ce la faceva a vederlo ridotto così... l'unica cosa che poteva fare era scambiare il proprio calore con lui e leccargli le ferite per disinfettargliele. Il non poter fare di più lo tormentava. Sollevò il busto verso l'alto e raccolse tutte le forze per emettere ruggiti: << Aiuto...!! >> gridò << Vi prego... C'è qualcuno lassù che riesce a sentirmi?? Aiuto!! >> ma non ci fu nessuna risposta.
<< ...Aiutateci! Vi prego...!! >>
Consumò invano la voce. Non vi era minima traccia di altri animali nei dintorni. Ben presto si scoraggiò e chinò a terra il capo, sconfortato. Se la situazione non accennava neanche al minimo miglioramento, Mohatu di sicuro sarebbe morto presto.
Cosa poteva fare? Cosa?
Una sagoma piccola e scura si affacciò frettolosamente sull'orlo di quel precipizio: << Mohatu!! Ahadi!! >>
Il giovane tese bene le orecchie e sussultò: << Rafiki...?? >>
<< Ahadi!! >>
Il mandrillo cominciò a scendere, aggrappandosi atleticamente alla parete rocciosa.
<< Oh...Rafiki!! >> l'animo di Ahadi si riempì nuovamente di speranza.
Una volta raggiunti i due feriti, Rafiki, contento di vederli ancora vivi, cominciò subito ad esaminare le loro condizioni. Sussultò nel vedere la zampa mutilata di Mohatu.
Ahadi si sforzò di parlare: << Come...hai fatto a trovarci…? >>
<< Zozo è volata da me ad avvertirmi e mi ha indicato questo posto >>
<< E...la Rupe...è stata attaccata?? >> un altro colpo di tosse lo interruppe.
<< Basta parlare, Ahadi…! >> lo rimproverò Rafiki << Devi riposarti. Al resto penserò io >>
<< N-no, Rafiki… Ho bisogno di sapere! Uru…che ne è stato di Uru?? >> L'agitazione contorse le sue membra e lo fece gridare di dolore.
Subito Rafiki posò delicatamente le sue mani su di lui e lo fece distendere << Per favore, calmati adesso… Uru sta bene, non hai nulla di cui preoccuparti. La rupe è stata assaltata e conquistata purtroppo, ma il branco è sopravvissuto. Anche se un po' malconci, stanno abbastanza bene.
Vedrai, riusciremo a cavarcela e a risolvere tutto >>
Ciò rassicurò un poco Ahadi, anche se la sua impazienza di uscire da quel crepaccio non diminuì: << Quindi… sono tutti sottomessi? >>
<< Non temere...ce la faremo. Ho chiesto a Zozo di tenermi aggiornato su quanto accadrà laggiù. Ora cerca di rilassarti. Io intanto corro a cercare delle erbe per curarvi >> detto questo, il mandrillo risalì i massi più svelto che poté.


Giunse l'alba. La povera Uru giaceva inerme infondo alla grotta, sola e sconsolata. Uno dei rinnegati stava di guardia all'entrata, per evitare di farla uscire. I restanti membri della Rupe, esausti per la lunga battaglia, feriti e sconfortati per la triste notizia riguardo la morte del re e del suo successore, ancora non si perdonavano per questo fallimento. Durante l'attacco, avevano desistito non appena avevano visto la loro benamata principessa presa in ostaggio e minacciata di morte. Un'azione alquanto astuta da parte degli assalitori. E di certo non si sarebbero fatti scrupoli ad ucciderla. Sarebbe stato un ulteriore vantaggio in più per la loro conquista di potere. Così, in cambio di una resa da parte dei membri della Rupe, la sua vita era stata risparmiata. Ma a quale prezzo? Tutti sogni su un roseo e felice futuro sembravano svaniti nel nulla. Uru era come morta. Le mancavano le forze per andare avanti. Non voleva più bere e mangiare… Né udire, né vedere più niente…

Khendo e Laira stavano nascosti fra l'alta erba a controllare la situazione da lontano. Non dovevano assolutamente farsi scoprire, o sarebbe stata la fine:
<< Cosa facciamo, Khendo? >> si angustiò Laira << c'è un leone di guardia ad ogni angolo della Rupe. Ed alcuni sono andati in perlustrazione per trovarci >>
Khendo sollevò lo sguardo verso la grande roccia. Zhymu stava lassù in piedi a godersi il panorama, fiero di essere diventato il nuovo sovrano. Quella mattina i sui ruggiti risuonarono come versi di comando per tutta la savana.
<< Sta' tranquilla, Laira… Troveremo un modo per salvare Uru e gli altri >> disse il giovane, cercando di mantenere la voce calda e ferma, ma i suoi occhi intimoriti tradivano le parole appena pronunciate.
Un leggero battito d'ali si fece sentire. Khendo alzò ancora lo sguardo: << Zozo! >> esclamò a voce bassa.
La volatile guardò in basso e notò i due giovani leoni. Spalancò gli occhi incredula: << Khendo? >> planò piano ed atterrò dolcemente al suolo.
<< Oh, Khendo… Dove sei stato fino ad ora? Eravamo tutti in pensiero >> gli occhi le diventarono umidi.
<< Mi dispiace di avervi fatto preoccupare, Zozo… Ma volevo assolutamente aiutare mia sorella a fuggire da quel tiranno >>
<< Tua sorella? >> gli occhi della volatile incrociarono quelli della leonessa. Quanto vide la lasciò ancora più sorpresa:
<< Santo cielo… Assomiglia tanto alla nostra defunta regina Aura! Siete quasi due gocce d'acqua! >>
Khendo fece un leggero sorriso: << Già...incredibile, vero? >>
Laira chinò il capo: << Me lo dicono spesso in effetti. E' corsa anche voce che io possa essere una figlia segreta della regina e mio padre Zhymu… Ma lo ritengo alquanto improbabile. Provengo da un branco nomade. Insomma, mio padre me lo avrebbe detto se io fossi stata figlia di... >> si interruppe all'istante. Zozo stava cominciando a piangere.
Laira rimase perplessa: << Qualcosa non va? Ho forse detto qualcosa che non dovevo? >>
La volatile scosse la testa: << No… Non hai detto niente che non va… è solo che... >>
Anche Khendo inarcò un sopracciglio, cercando di capire: << Cosa c'è, Zozo? Parla >>
<< Non posso… Ho giurato solennemente di non parlarne con nessuno. Solo il re dovrà parlare di ciò >>
Il giovane leone era ancora più confuso: << Parlare di cosa? Ma il re è...è morto, Zozo... >> abbassò il capo mesto.
<< Non lo è, giovane Khendo >> rispose lei;
<< Cosa…?? >>
<< E' ancora vivo! Ed anche Ahadi! Rafiki si sta prendendo cura di loro! >> esultò;
Khendo e Laira si scambiarono uno sguardo stupito: << Dici sul serio?! Loro sono ancora... >>
Zozo annuì di nuovo: << Sì, sono vivi! Sia ringraziato il cielo! Sono appena tornata dal crepaccio per avvertire il branco, ma la presenza di quei rinnegati mi crea dei problemi. Cercheranno di uccidermi se oserò avvicinarmi >>
Khendo si concentrò, pensando ad una soluzione: << Questo costituisce un problema…Tuttavia, se tu volassi abbastanza in alto, potrebbero non fare molto caso a te. E magari potresti cercare di vedere se esiste un passaggio fra quelle rocce per fare uscire Uru da lì >>
<< Non sembra una cattiva idea... >> constatò lei << vale la pena tentare >>
<< Allora vai >> la incitò Khendo << noi ti aspetteremo qui. Sii prudente >>
<< D'accordo >> e volò via.

In quel mentre gli sconfitti furono costretti ad andare a caccia, per procurare il cibo ai nuovi padroni. Avrebbero voluto fargliela pagare, o scappare… Ma come potevano abbandonare la povera Uru?
Stanchi e malinconici si avviarono in cerca di prede. La leonessa anziana, che si era allontanata insieme ai piccoli Kiba e Sangah, si avvicinò a loro.
Athena e Hydo corsero subito verso i loro figli e li strinsero a sé. I cuccioli domandarono spaventati cosa fosse successo. La madre li guardò tristemente e rispose: << Ascoltate, piccoli miei… Per qualche tempo non dovrete avvicinarvi alla Rupe >>
<< Ma perché?? >> replicarono loro;
Athena cercò di trattenere le lacrime, ma non ce la faceva a rispondere. Hydo parlò per lei: << Sono arrivati dei leoni malvagi, figlioli. Per voi è diventato pericoloso. Dovrete stare lontani insieme a questa leonessa, finché non riusciremo a mandare via quei rinnegati. Mi raccomando, non dovete avvicinarvi alla Rupe per nessuna ragione. Lo promettete? >>
Per i piccoli fu difficile obbedire, ma alla fine promisero.
<< Verremo da voi ogni giorno >> li rassicurò Athena << Va bene? >>
I leoncini annuirono ed abbracciarono i genitori un'ultima volta.
La leonessa anziana parlò: << Li proteggerò io, potete contare su di me >>
I due leoni fecero cenno di assenso e, col cuore in frantumi, lasciarono i propri filgi alle spalle per seguire il resto del branco.

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