Il dolce sapore della vendetta - pov. Annabeth

di _Fanvergent_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


### PROLOGO ###

 

Lui mi aveva tradito.

Lui mi aveva abbandonata.

Lui non c'era più; lui,una delle prime persone ad avermi voluto bene, ora era morto.

In quel momento, nella sala dei troni, mi si era rotto dentro qualcosa; ma gli altri erano contenti, “beh avevamo vinto la guerra, ma a quale prezzo?” .

Non sapevo come vivere in un mondo senza Luke, da bambina era stato la mia unica ancora di salvezza e no, a me non interessava se ci aveva tradito.

Ora lo capivo, in fondo aveva ragione, agli dei non importa nulla dei loro figli, o almeno non quanto dovrebbe, siamo solo delle pedine nei loro piani, usati quando hanno bisogno di soldatini sacrificabili.

Questi pensieri non sono da me, lo so; ma la guerra e la morte cambiano le persone. Hanno cambiato Luke: dopo la morte di Talia non è più stato lo stesso ragazzino sveglio e vispo che mi ha salvata in quel vicolo.

Lo vedo in questi occhi grigi che una volta erano tempestosi ma adesso sono solo slavati dalle lacrime silenziose.

Lacrime amare che mi offuscano vista e pensiero.

Non lo amavo, o almeno credevo il contrario finché non me lo ha chiesto. Poi ho capito, era mio fratello, la prima persona di cui mi sono fidata e a cui mi sono appoggiata ogni volta che soffrivo. Ma non lo amavo.

Avevo bisogno di aggrapparmi a qualcuno per non affogare nella mia solitudine; vidi Talia che stringeva una maglia, la sua maglia, ma non potevo consolarla, non potevo essere d'aiuto a nessuno in quelle condizioni.

                                   
* NA: Ciao a tutti, questa è la mia prima long e spero veramente venga bene e piaccia. La mente geniale e contorta che ha ideato originariamente la trama di questa storia (la mia migliore amica) presto pubblicherà la stessa storia narrata da punto di vista di Percy.
-Lisa

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


### CAPITOLO 1 ###

 

Tornai al campo, da sola e vidi l'unica persona di cui avevo bisogno in quel momento: Percy.

 

Diventai la sua ragazza.

Ma anche lui era cambiato, rimaneva ben poco di quel ragazzo impacciato che baciai sul Monte Sant'Elena.

Non mi sentivo più una figlia di Atena, ero solo una ragazza confusa, non avevo più certezze, ero insicura su tutto: sul mondo in cui vivevo, sui miei sentimenti. Non è che fingessi quando ero assieme a Percy ma eravamo rallentati da qualcosa, o meglio da qualcuno e il suo ricordo. Gli amici persi in battaglia erano tanti, troppi.

Lui era distaccato e io ero una lastra di acciaio, impenetrabile e fredda come lo Stige.

Non sembrava neanche che stessimo insieme, ma io avevo bisogno di lui, costantemente.

Per questo decisi di provarci, volevo provare a rilassarmi e fingere che andasse tutto bene.

 

Passeggiavo con Percy, le nostre mani non davano cenno di volersi avvicinare, “normale per una coppia” pensai ironicamente. Stavamo in silenzio, ognuno assorto nei propri pensieri, troppo pesanti per dei ragazzi di sedici anni.

Ad un tratto mi spinse contro il muro esterno della sua cabina e, prima che io potessi dire qualcosa, premette le sue labbra contro le mie e ,quasi involontariamente, risposi al bacio.

<< Vuoi entrare? >> mi domandò << I-I-Io, no >> calò un silenzio molto imbarazzante << Non sono... >> -pronta- è così che terminava la frase nella mia mente ma a lui non riuscì a dirlo, forse per paura che si staccasse da me maggiormente o forse per indecisione << Sono stanca >> mentii.

Mi baciò a fior di labbra distrattamente e mugugnò un frettoloso “Notte” per poi sparire nella sua cabina.

Risistemai la mia maglietta, un po' troppo sollevata e mi avviai verso la cabina 6, mi infilai a letto ancora vestita, così scossa da non riuscire a compiere semplici azioni di routine.

 

 

La mattina mi svegliai tardi, era già ora di pranzo e mi avvicinai al tavolo dei figli di Ares, volevo fare un po' di sano combattimento anti-stress. Non avevo nulla a che vedere con le figlie di Afrodite, Demetra, Apollo o anche Atena stessa, loro si mettevano lo smalto, facevano giardinaggio, cantavano o leggevano un libro per rilassarsi; a me piaceva sudare, sentire il rumore delle armi che si scontrano, avere un avversario davanti da battere.

<< Clarisse, ti va un po' di allenamento con me? >> chiesi alla diretta interessata senza soffermarmi sugli sguardi dei suoi fratelli << Certo principessa, se proprio ci tieni a farti ferire >> << Ah ah ah...crederci è l'importante >> le strizzai l'occhio allontanandomi dalla mensa.

“Percy” pensai, dovevo assolutamente parlare con lui; la sera scorsa con ogni probabilità avevo fatto la figura dell'idiota, ferendo il mio orgoglio in primis.

Arrivata alla sua cabina bussai, nessuna risposta così decisi di entrare e mi sedetti sul suo letto.

Dopo un'ora che aspettavo annullai l'incontro-scontro con Clarisse. Parlare con Percy era decisamente più importante anche se, non avendo idea di cosa dire, avrei improvvisato. “Che grande stratega che sono” borbottai infastidita.

Mi appisolai sul suo letto e al mio risveglio ancora non c'era traccia di lui. “Cavolo” pensai “è già quasi ora di cena e quella Testa d' Alghe non si è fatta viva; dove può essere stato tutto il pomeriggio?”. Mi diedi dell'idiota da sola, ovviamente era stato ad allenarsi; come figlia di Atena facevo pena ultimamente.

 

 

La sera ci fu il falò, la fine dell'estate era giunta ma a casa non ci tornavo; nonostante al campo fosse troppo doloroso rimanere, sentivo che se mi fossi allontanata avrei perso la Annabeth combattiva e forte che tutti pensavano io fossi.

<< Questa è stata un'estate difficile per tutti, abbiamo avuto molte perdite, alcuni valorosi eroi sono morti questa primavera e per tutta l'estate in missioni di ricognizione pericolose >> sentì dei singhiozzi, Silena era ancora straziata dalla morte di Beckendorf; Percy si irrigidì al mio fianco, anche per lui è stata dura, era un suo grande amico ed è morto per salvarlo sulla Principessa Andromeda << altri hanno combattuto coraggiosamente, morendo con onore, per salvare l'Olimpo. Siamo finalmente liberi, Crono è stato sconfitto e ora è nel Tartaro >> disse Chirone

<< E' stato Luke a salvarci e nessuno si è degnato di ricordarlo con onore >> intervenni al limite della sopportazione, faceva più comodo pensare che fossimo riusciti a sconfiggere Crono, non che Luke fosse tornato in se e ci avesse liberati di Crono.

<< Quell'essere è un traditore, a causa sua sono morti in molti >> << Se lo è meritato, è solo colpa sua se Crono è risorto >> urlarono adirati una figlia di Demetra e un figlio di Ares.

<< Voi non eravate lì, non potete sapere, lui, lui... >> iniziai a balbettare, ormai le lacrime mi bagnavano il viso e senza accorgermi scattai in piedi e iniziai a correre nella foresta.

<< Annabeth!! >> sentii gridare delle voci che sembravano appartenere a Talia e Percy ma nessuno dei due mi seguii, constatai delusa.

Cercai un posto nei confini del campo dove passare la notte, evitai il pino di Talia e optai per un angolino molto isolato.

Altra idea grandiosa della giornata: dormire per terra di notte.

Lottai fino all'alba con i rami che mi pungevano i fianchi e la schiena e con le foglie bagnate per l'umidità. Esausta per la mancata dormita, mi alzai e decisi di trovare conforto da Talia; lei, nonostante soffrisse quanto me, cercava di starmi sempre vicina e per questo le ero veramente grata. Penso fosse la mia migliore amica, salvarsi la vita a vicenda porta a questo.

Involontariamente pensai a quel giorno di quasi dieci anni fa, il cielo nero, l'enorme ciclope, lei che ci fa da scudo, lei che viene scagliata via, che cade e che muore.

Forse è quel giorno che le cose iniziarono ad andare a rotoli, Luke non si era mai ripreso e nella sua vita quell'avvenimento aveva lasciato un segno indelebile.

Decisi di fare tutto il giro della foresta e camminando, inevitabilmente, pensai a quella testa d'alghe. Le cose erano più facili a dodici e tredici anni, i miei problemi iniziarono quando mi resi conto di vederlo sotto una luce diversa...non esattamente come amico. Prima litigavamo per le stupidate che diceva, poi per la mia gelosia (si lo sto ammettendo e non ho intenzione di ripeterlo) e ora le nostre conversazioni potevano paragonarsi a questa: “Mi passi il sale?” “Ecco tieni”.

Mi ritrovai a scuotere la testa da sola nel bosco, come una perfetta squinternata.

                                                               
                                                                 Annabeth Chase

                                                                      Percy Jackson

 

*NA: Ed ecco il primo capitolo ^^. Ringrazio tutti quelli che hanno anche solo letto la storia (con la speranza che prima o poi lascino una recensione). 
Ringrazio sopratutto Lidja_ (Ti voglio bene)
Un bacio a tutti :*
-Lisa

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


### CAPITOLO 2 ###

 

Sentii, un fruscio poco lontano da me e automaticamente mi ritrovai il pugnale in mano, mi avvicinai e iniziai a sentire delle voci.

Inutile dire che mi misi ad origliare, avevo uno strano presentimento. Capii che le voci in questione appartenevano al mio ragazzo e “a Silena??” ; “possibile che..?” ma ancora non capivo di cosa parlassero, col senno di poi avrei fatto meglio ad andarmene.

Ascoltai una conversazione già iniziata.

<< E allora io cosa sono? Un passatempo? >> disse la figlia di Afrodite. << No, cosa?! No assolutamente, non lo penserei mai! E' lei il passatempo...è-è una copertura >> replicò Percy sorpreso, appoggiandole le mani sulle spalle e accarezzandogliele.

<< Se è la verità dimostramelo >> rispose lei con voce rotta girandosi e portandosi le mani al viso. << Ehi piccola vieni qui, io amo solo e soltanto te. Guardami >>. Le alzò il mento con le dita, la guardò dolcemente e a quel punto sentii un rumore, nel mio petto.

Feci cadere il pugnale che, ovviamente, decise di colpire l'unico sasso presente nel raggio di miglia, facendo un bel po' di rumore e interrompendo la loro scenetta idilliaca. Già, perché mentre io ero occupata a non morire d'infarto lì sul posto, loro avevano deciso di incollare le loro labbra in un bacio, che di casto aveva ben poco.

Presi il pugnale e me ne andai, fregandomene di far rumore, tradita, ferita nell'orgoglio e parecchio incazzata.

Corsi nella mia cabina ma non piansi, non riuscivo a pensare a nient'altro che a come farla pagare a quello stronzo di una sottospecie di pesce.

Avevo deciso, me ne sarei tornata a San Francisco, lontano da quel posto che ormai mi ricordava solo sofferenze.

Scrissi un biglietto esclusivamente per assicurarmi che “il coglione” non mi seguisse.

 

“Sono tornata a casa. Non provare a seguirmi, tanto so che sarebbe solo senso di colpa e non affetto. Sei uno stronzo e un codardo. So cosa hai fatto e non ce la faccio vedere te e la tua doppia faccia tutti i giorni.”

 

Misi giù la penna sospirando, questo posto mi sarebbe mancato, era stato la mia prima grande casa ma, ormai, i ricordi negativi oscuravano i giorni spensierati passati ad allenarmi.

Feci il mio zaino e facendo attenzione a non essere vista da nessuno me ne andai; passai nella cabina 3 per lasciare giù il biglietto e poi mi diressi all'uscita.

Era orario di colazione, in giro non c'era anima semi-divina e così potei passare per l'arena, il laghetto delle canoe, l'armeria e la parete di lava, salutando quei posti così cari.

Giunsi, infine, al pino di Talia e ai confini. Mi voltai un'ultima volta, presi un bel respiro e col pugnale in mano iniziai ad allontanarmi dal campo.

Il viaggio fu lunghissimo ma relativamente tranquillo, incontrai solo qualche mostro minore che, senza grossa fatica, misi KO.

Avevo prenotato un volo per San Francisco grazie al portatile di Dedalo, una volta arrivata decisi di andare da mio padre e la sua famiglia.

Ancora non sapevano che sarei tornata e non pensavo sarebbe stata proprio una bella sorpresa.

Scesi dall'aereo che era appena passata l'alba di mercoledì.

Dall'aeroporto presi un taxi che mi lasciò proprio sotto casa.

Suonai e da dentro sentii Susan urlare: << Mattew, vai ad aprire >>

<< Annabeth! >> esclamò il mio fratellastro. << Ciao Mattew >>

<< Papà!! E' tornata Annabeth >>

<< Cos-, Annabeth, tesoro! Che sorpresa. Pensavo avessi deciso di rimanere al campo per tutto l'inverno >> disse abbracciandomi.

Almeno ora, quando tornavo a casa, era felice di vedermi e, anche se movimentavo un po' la sua vita, con qualche visitina a sorpresa di mostri, non me lo faceva pesare.

<< Ciao papà, mi sei mancato. Al campo le cose sono piuttosto cambiate, così ho deciso di andarmene e tornare qui. Ho un po' di soldi da parte e posso prenotare una stanza in albergo ma, per un paio di giorni dovrò restare qui per sistemarmi >>

<< No Annie, tu resti qui a casa. Non ti faccio stare in albergo >>

Mio padre era cambiato, non era la stessa persona da cui ero scappata a sette anni, ora non voleva farmi stare in albergo; quando, come mezzosangue ne avevo viste di più brutte.

Bobby e Susan era in cucina, mi accolsero calorosamente per i nostri standard affettivi.

<< Annabeth tutto bene? >> mi chiese addirittura Susan

<< No, non va molto bene ma non importa, ho bisogno di stare un po' da sola per pensare. >>

<< La colazione? >>

“Oh dei” pensai “ora si preoccupano pure se faccio la colazione” << Fatta in aereo >>

<< Allora tesoro, noi ora dobbiamo andare al lavoro e a scuola >> disse indicando i miei fratellastri, << Ci vediamo per pranzo e non preoccuparti di preparare nulla, che andiamo a mangiare fuori >>

Sorrisi debolmente in senso di gratitudine, avevano capito che non volevo mi venissero fatte domande sul mio ritorno e che avevo bisogno di schiarirmi le idee.

Corsi in camera mia e mi buttai sul letto; ero troppo stanca, troppo ferita, una lacrima mi scorse sulla guancia fuori dal mio controllo. Non avrei mai più pianto -mi ero ripromessa- non per lui, non per amore.

 

***

 

Dopo un paio di giorni ero ancora distrutta e in preda alla più totale noia e frustrazione, avevo ricevuto più volte messaggi Iride da Talia, Clarisse, Nico, Malcolm e Tyson, le prime mi intimavano di tornare, testuali parole: “Dimmi chi devo fulminare che lo arrostisco” “Muovi il culo bionda e torna qua subito”

Avevo passato un paio d'ore a pensare a Perseus e a Silena, non me l'aspettavo da entrambi.

Anche se non ero del tutto convinta che lui mi amasse -non ero sicura di amarlo neanche io-, pensavo che mi volesse abbastanza bene e mi rispettasse più di così.

Decisi di farmi una passeggiata, giusto per spezzare la routine; che ruotava attorno a libri, film, portatile di Dedalo, letto e gelato.

Essere a San Francisco era parecchio pericoloso; così vicino al monte Tamalpais, centro del potere di Crono

Nonostante fosse ormai ritornato nel Tartaro, il suo covo rimaneva pieno di mostri delle sue schiere, in attesa di un nuovo comandante per tornare alla ribalta.

Come ad affermare i miei timori, il monte era in pieno fermento. Stava succedendo qualcosa, percepivo attività di mostri e io ero ben decisa a scoprire cosa stessero architettando ma sopratutto sotto il controllo di chi.

 

Era una bella scarpinata per arrivare in cima e impresa più difficile era non farsi notare dalle sentinelle. Le schiere di Crono si stavano riorganizzando velocemente e arruolando parecchi combattenti. Tutto ciò non era pensabile, a New York avevamo ucciso parecchi mostri, tutti gli “assi nella manica” di Crono e il Titano stesso. Non potevano essere già così in tanti essendo auto-governati, avevano sicuramente un comandante capace... chessò un Titano -no tutti rispediti nel Tartaro- , un dio minore ancora frustrato o un semidio traditore particolarmente vendicativo ma tutti o erano morti o avevano confessato e stavano al campo.

Dovevo scoprire di più.

 

Il centro del Monte era ben organizzato, strategicamente dovevo ammetterlo: le schiere erano preparate e ben guidate, erano tutti impegnati a far qualcosa, fabbricare armi, combattere o riuniti a discutere. Tracciai con lo sguardo linee immaginarie per capire da dove provenissero gli ordini per arrivare al loro capo.

Impegnata com'ero non mi accorsi dei mostri che arrivavano dall'ingresso del cunicolo dov'ero nascosta, ero praticamente in trappola.

I due lestrigoni arrancavano come se fossero stanchi, punto a mio favore: sarebbe stato più facile distruggerli.

Con un balzo mi lanciai contro il primo che cadde disorientato e lo ferii al torace, tranciai la coda del secondo per renderlo meno letale e, mentre questo cercava di capire dove fosse finita la sua coda letale, lo rispedii negli inferi.

Il primo intanto si era rialzato ed era ben intenzionato a colpirmi, continuava a sferrare colpi con la coda, cercando di ferirmi e disarmarmi ma ero troppo veloce per lui in modalità attacco, gli saltai sulla schiena aprendogli col pugnale uno squarcio per poi vederlo ridotto in polvere dorata.

 

Mi legai i capelli e mi spostai in un altro cunicolo, probabilmente con il rumore dello scontro avevo rivelato la presenza di un'infiltrato e -meglio per me- non farmi scoprire.

Dall'altro tunnel si accedeva ad un'ampia caverna, vuota tranne per una persona o meglio un semidio che non pensavo di rivedere. Ethan.

Doveva essere morto, era morto, l'avevo visto abbandonare la vita dopo essersi rialleato con noi contro Crono.

Emisi un verso di sorpresa che non passò inosservato al figlio di Nemesi che si voltò.

<< Figlia della saggezza >> lui al contrario mio non era per nulla sorpreso nel vedermi lì.

<< Mi aspettavo una tua visita, sai tengo d'occhio il campo da un po', da quando me ne sono andato dagli inferi. Felice di rincontrarmi? >>

<< Tu, sei morto! …  >>





                                                                    -Percy e Silena-

                                                                     -Annabeth-

 

                                                                     -Ethan

*NA: Salve a tutti :), ecco qui il nuovo capitolo.
Spero che vi piaccia e che lasciate un recensione piccina picciò *faccia da cucciolo*
Mi dispace per i fan della Percabeth (sono una di voi) però vabbè poi vedrete sviluppi di diverse ship ;)
-Lisa

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Capitolo 4
*** capitolo 3 ***


### CAPITOLO 3 ###

 

<< Tu sei morto! Com'è possibile che tu sia qui? E in ogni caso eri nostro alleato e ora, ora cosa sei? >> urlai in preda al panico.
<< Sai Annabeth, le cose cambiano: i morti un momento prima sono confinati nell'ade e poi non lo sono più; stessa cosa per gli amici, pensi siano tuoi alleati e poi ti voltano le spalle.
Potrei sembrarti doppiogiochista, ma sono solo guidato dalla vendetta.
Credevo veramente in Crono quando ho scelto il suo schieramento ma poi ho trovato sempre più i suoi metodi sbagliati e distruttivi; per questo vi ho aiutati nella sala dei troni. Invano, oserei aggiungere, visto che sono stato spedito nei campi della pena. Certo non mi aspettavo l'Elisio ma almeno una giusta condanna, così sono tornato e ho continuato la mia iniziale causa contro gli Dei. Stavolta non ho neanche più mia madre dalla mia, è tornata come un cagnolino da Zeus chiedendo perdono. >>
Ero sbigottita, stavo ascoltando il monologo di un mio nemico, che avevo visto morire. Certo anche io ero stata negli inferi ed ero tornata, con la differenza però, che non avevo mai avuto lo status di morta. Tutto ciò era assolutamente impossibile.
<< Oh non disturbarti a pensare a come. Sono l'unico che lo sa e non ho intenzione di svelarti i miei trucchetti ma con le giuste conoscenze e facendo leva su ideali di sottomissione degli dei, posso questo e altro. Sono anche venuto a conoscenza di certe cose, un certo figlio di Poseidone che se la fa con una semidea di Afrodite alle tue spalle, imperdonabile. >> disse guardandomi con un ghigno stampato sul volto.
<< Lasciami fuori dai tuoi piani, sei solo un lurido manipolatore, un- >>
<< Non sprecare fiato fingendoti innocente, so cos'hai pensato dopo la morte di Luke, so che hai dato la colpa agli dei, in fondo i miei ideali non ti fanno così tanto ribrezzo, anzi li condividi. Non hai mica sofferto così tanto per colpa loro? >>
<< … >>
<< Oh, mi sa tanto di averci preso. Ho un esercito che guiderò contro l'Olimpo, non voglio distruggere il campo, tutti noi siamo solo burattini, non abbiamo colpe se siamo sotto l'influenza dei nostri genitori. Voglio solo distruggere gli dei, possiamo farcela anche senza i titani. Dopotutto mi sono reso conto che anche con il loro avvento saremmo stati sottoposti, se non in condizioni peggiori di ora e non è quello che voglio >>
<< Non possiamo sconfiggere gli dei e governare noi semidei >> mentre dicevo questo una vocina nella mia testa mi ripeteva: “Sicura Annabeth? Sicura che non possiamo?”
<< Non mi interessa se per gli dei posso o no, tanto ci proverò comunque e se non sei ancora stata uccisa da uno dei miei mostri è solo perché mi serve una stratega e sei la migliore...Sai cosa farò ora? Io me ne torno nel mio covo, ti lascerò libera di andare a casa e pensare alla mia proposta, stai certa che quando avrai deciso mi farò vivo io >>
<< Non c'è niente a cui pensare. Io non accetto. >>
Parole al vento, ecco cos'erano le mie: solo parole al vento. Perché ormai ero sola nella stanza. Ethan era scomparso nell'ombra.

 

Ancora scossa dall'incontro con Ethan, decisi di tornarmene al più presto a casa.
Ero molto pensierosa quando qualcosa mi venne addosso, o meglio qualcuno mi si lanciò contro in modo decisamente poco amichevole.
<< Ehi ma che Ade? >> dissi sconcertata estraendo il pugnale, ero più che convinta che Ethan non bluffasse dicendo che mi avrebbe lasciato tornare a casa.
Infatti "la cosa" non era né un mostro né Ethan ma una ragazza vistosamente inesperta con le armi ma determinata a ferirmi.
<< Chi cavolo sei? E che vuoi da me? >> le chiesi menando un fendente
<< Tu chi diamine sei, io sono una figlia di Afrodite, sono qui per il campo; evidentemente tu e gli altri traditori vi state dando da fare per distruggerci >>
Ero molto avvantaggiata in uno scontro del genere e solitamente non esageravo con i colpi, ma quella ragazza mi dava sui nervi veramente tanto, "chi era per permettersi di darmi della traditrice?"
<< Metti giù il pugnale! >> urlò e per un momento rimasi interdetta, la mia mano stava per muoversi da sola a lasciare andare la mia arma, ma la mia mente era più forte. << Pensi davvero di incantarmi con le parole? Allora non sai chi sono! >> risposi passando ad un contrattacco feroce ma venni interrotta.

<< RAGAZZE FERMATEVI! >> "Oh dei no!" pensai, non quella voce.
<< Cos- >> disse la ragazza, lasciando andare la sua spada.
<< Ebe, siamo tutti dalla stessa parte. Lei è... >>
<< Oh ora sei dalla mia? Pensavo preferissi quella di Silena. >> risposi stizzita, fortuna che avevo esplicitamente scritto di non seguirmi.
<< Sospettavo fossi scappata per questo. Ma devi capire che la amo, non avrei mai potuto prevedere quello che c'è tra noi. Io però ti voglio bene Annabeth, rimani una delle persone più importanti della mia vita. Torna al campo con noi. Sono convinto che Chirone non farà troppe storie. >>
Oh quello superava i limiti, lui la amava e me lo diceva come se dovessi darlo per scontato. << Non puoi dire sul serio. Non ho intenzione di tornare al campo finché la tua stupida faccia sarà presente. Mi hai fatto credere di amarmi, mi hai illusa, hai rovinato la nostra amicizia e intanto stavi con un'altra. Mi hai umiliata! Chissà in quanti mi ridevano dietro sapendo quello che stavi facendo. >>
<< Te l'avrei detto, davvero, ma stavi già soffrendo così tanto e non volevo peggiorare la situazione. >> commentò a mo' di scuse.
<< Be' invece l'hai fatto. Quella tua stupida testa piena d'alghe non è riuscita a pensarne una giusta. >>
<< Annabeth io- >>
<< Non voglio nemmeno starti a sentire. Riusciresti soltanto a trovare scuse, come il grande codardo che sei! >>
<< Codardo? Questo è troppo! Ho salvato il culo a tutta l'umanità non puoi darmi del codardo! Se non fosse stato per me sareste tutti morti! >> disse lui arrabbiandosi e alzando la voce.
<< Vorrei farti notare che abbiamo fatto tutti la nostra parte! >> "Ma chi pensava di essere,l'unico che valesse qualcosa?" << E Luke si è dovuto sacrificare per salvarci. Sei un grandissimo codardo perché non hai avuto le palle per dirmi la verità! >>
<< Certo, perché avresti reagito diversamente da come stai facendo ora? Andiamo Annabeth non fare l'ipocrita! >>
<< Adesso l'ipocrita sarei io? Sei riuscito a farmi credere che ci tenessi a me, ma nel frattempo ti sbattevi quella. Ah tra l'altro era la fidanzata di un tuo amico. Non ti fai schifo nemmeno un po'? >>
<< Beckendorf ormai è morto! Non mi importa quello che avrebbe pensato! >>
"..." Ci guardammo negli occhi entrambi furenti, aspettando chissà cosa.
<< Non ti riconosco più. Non sei più il mio Percy >>. Dissi abbassando il tono, ero più ferita che arrabbiata. << Dopo Luke anche tu sei riuscito a deludermi. >>
<< Be' sì, sempre e solo Luke, vero?! Tu non sei mai stata veramente con me perché pensavi a quel traditore. Hai rischiato di farci uccidere tutti perché: “ci deve essere ancora qualcosa di buono in lui, ne sono sicura”. Pff e io che te l'ho pure permesso. Se lui non fosse stato così debole da cedere alle tue moine tutti i miei sforzi per salvare il mondo sarebbero andati nel cesso. Sì, complimenti Annabeth, ora sai che non sono poi il ragazzo che credevi, ma tu lo sei? Sei davvero come credi di essere? >>
Ok, ora ero più arrabbiata che ferita. << Pensi che io- >>
<< No. Non ho ancora finito con te. Sei convinta di essere una grande eroina che non si lascia distrarre dai sentimenti, che rimane lucida, ma la verità è che questo è proprio il tuo difetto fatale. Credere di non essere condizionabile e poi rovinare tutto. Nel mare dei mostri hai rischiato di mandare tutto a puttane per andare a un picnic, qui su questo stesso monte hai liberato Atlante per salvare Luke e anche sull'Olimpo, quando in gioco non c'erano solo le nostre vite ma quelle di chiunque sulla Terra, hai rischiato tutto solo per lui. >>
<< Non hai il diritto di rinfacciarmi tutto ciò, so di aver fatto degli errori come chiunque, ma avrei dato la mia vita per te, per Luke e per gli altri. Tu pensi che abbiamo vinto solo grazie a te ma ammettilo, negli anni senza l'aiuto dei tuoi amici, non avresti mai fatto molto. Devo ricordarti le volte che ti ho salvato la vita? E dove cazzo è finita la tua lealtà verso gli amici?! Sei diventato un grandissimo stronzo. >>
<< E' sparita insieme a tutte le mie debolezze, e se il mio difetto fatale non c'è più, il tuo sta diventando ciò che è: fatale. Dei Annabeth te ne sei andata dal campo per orgoglio e cazzo pensi sempre e comunque di essere la migliore. >>
<< Percy stai esagerando. Hai veramente il coraggio di parlare del perché me ne sono andata dal campo?! Pff, sei un' idiota. La nostra conversazione finisce qui. Non ho altro tempo da sprecare con te. >>
La verità è che stavo per crollare, erano giorni che tenevo tutto dentro. Le mie emozioni erano come un fiume costretto da una diga, rotti gli argini, era deciso a far crollare tutto. Quel tutto, la mia maschera di freddezza misto a superbia, stava per lasciarmi indifesa e a qualunque costo non dovevo farmi vedere debole da lui.
<< Stai scappando ancora, ultimamente lo fai spesso no?! >> mi urlò dietro con voce di derisione.
Quelle parole facevano male, dannatamente male, più di una lama passata sulla pelle. E lui non poteva farmi anche questo. Mi avvicinai a lui, guardandolo minacciosa negli occhi.
-sclaff-. La sua guancia era calda e la mia mano fredda.

<< Lasciami in pace Jackson >> sibilai nel suo orecchio. << Lasciami. In. Pace. >> E me ne andai. Ethan

                                                                Ethan


                                                                   Ebe


                                                              Annabeth


                                                                          Percy

*NA: Buon pomeriggio a tutti ^^. Spero che il capitolo vi piaccia sul serio perchè io lo adoro (mi piacciono le litigate *.*)
Come sempre vi chiedo se (gentilmente) potreste lasciarmi una piccola recensionina. Passate anche a leggere la stessa storia raccontata dal punto di vista di Percy (così magari non sarete così tanto in collera con lui.) http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2968853
-Lisa
 

 

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Capitolo 5
*** capitolo 4 ***


### CAPITOLO 4 ###


Grugnii nel sonno e lanciai il cuscino contro la sveglia. Non che, poverina, mi avesse fatto nulla, ero stata io ad impostarla; ma per sua sfortuna ero troppo tesa e nervosa. Dormivo malissimo da giorni, come se non bastasse l'incontro con Percy, ero angosciata anche dalla proposta di Ethan.

Capivo benissimo che era sbagliato quello che voleva fare, -Ma sbagliato nei confronti di chi?- mi ripeteva una vocina nella mia testa.

-Dei nostri suddetti genitori?- Mi veniva anche difficile chiamarli così, quale ruolo di genitore assolvevano? Cosa ci trasmettevano? Amore, serenità? No, guai, problemi e un albero genealogico discutibile.

“Pff” borbottai alzandomi. Almeno con me stessa dovevo essere sincera: l'idea di Ethan non mi rivoltava più di tanto, anzi come mi aveva detto lui, concordavo su molti punti. Gli unici a doverla, in qualche modo pagare, erano gli immortali, non i ragazzi del campo; ma da condividere quest'idea ad accettare di scatenare una guerra ne passava.

Sì, ero incazzata con gli dei per quello che era successo a Luke, per cosa aveva dovuto passare Talia da bambina e per quanto avessimo tutti sofferto. Tutti i mezzosangue avevano qualcosa in comune, sofferenza alle spalle, solo e tanta sofferenza per colpa dei nostri genitori.

In più cosa avevamo ottenuto dopo averli salvati tutti? Niente, un campo distrutto, amici morti e nemmeno un gesto di gratitudine. Tante belle parole nella sala dei troni ma poi erano tutti magicamente scomparsi, eravamo minuscoli e passeggeri in confronto ai loro tremila anni di vita.

 

***

 

La vita a San Francisco procedeva bene, e per quanto potesse essere strano: tranquilla.

Ethan non si faceva sentire: “meglio ancora non avevo deciso” e Percy era sparito dalla circolazione.

In realtà un po' mi sentivo sola, mio padre era impegnato col lavoro ma a casa era dolce e premuroso, Susan non stravedeva per me e i ragazzi erano occupati con la scuola e i compiti.

Io non avevo niente da fare, vagavo un po' per la città o stavo a casa a guardare film e pensare; mi mancavano i ragazzi del campo: Talia, Clarisse e Malcolm.

Per un momento avevo anche pensato di tornare al campo ma, -andiamo-, sapevo benissimo che non lo avrei mai fatto. Dopo la mia “uscita di scena”, forse un po' troppo impulsiva e teatrale, non avrei mai avuto il coraggio di tornare.

Il giorno successivo mio padre mi propose di andarcene in un parco vicino a casa per stare un po' insieme. Quando ci sedemmo al tavolino del bar, iniziai a raccontargli nel dettaglio tutta la guerra, d'altronde a lui quelle cose interessavano, anche se sembrava più inorridito che appassionato.

Quando raccontai di Luke mio padre sussultò: si era fatto un'idea contrastante di lui, mi aveva salvato la vita da bambina ma aveva assistito direttamente alla mia prigionia sul monte Otri, in ogni caso sapeva quanto gli fossi affezionata, e con fare affettuoso cercò di consolarmi.

<< Non preoccuparti papà, un giorno lo rincontrerò. >> avevo quasi le lacrime agli occhi, parlare di Luke mi faceva sempre quell'effetto.

 

Giorni dopo

<< ETHAN! >> urlai per le spavento.

<< Scusa non volevo spaventarti. >> alzò lui le mani a mo' di difesa. << In effetti presentandomi in casa tua così all'improvviso, non potevo evitare di allarmarti. >>

<< … >>

<< Allora? Hai deciso? >>

<< No. Ehm, ecco io ho bisogno di più tempo per pensarci, non credo di poterlo fare >>.

<< Il tuo rifiuto non è così efficace, la sceneggiata della lealtà non regge. >>

<< Dovrei essere completamente convinta per fare una cosa simile e non sono così sicura >>

<< Penso di poterti convincere! >> mi guardò con aria di sfida.

<< Mmmh? >> borbottai sospetta.

<< Sulla principessa Andromeda, la missione di Jackson e Beckendorf: sai io ero lì e Beckendorf non è morto per uno sbaglio, Jackson l'ha ucciso. Per cosa? Per stare con Silena. Il tuo migliore amico non è mai stato chi che credevi, quante altre volte di cui sei allo oscuro pensi ti abbia mentito o ingannata? >>

Ero incredula, la mia mente faceva fatica ad assimilare questa notizia, non potevo fidarmi totalmente di Ethan, ma sopratutto non potevo credere che Percy avesse ucciso Beckendorf.

Per quanto fosse stato stronzo come me ultimamente non sarebbe mai stato capace di una cosa simile; insomma il suo difetto fatale era la lealtà verso gli amici e ucciderne uno non è decisamente leale...neanche tradire la propria ragazza però lo era...

Non sapevo se crederci o no, il comportamento di Percy tuttavia era stato strano, era sempre teso quando si parlava di Charlie, in allarme e sulla difensiva.

In ogni caso non dovevo farmi influenzare, vero o falso che fosse, nel profondo avevo già comunque deciso da che parte stare.

<< Avete un piano d'attacco? >> domandai.

<< Non ancora, hai visto tu stessa: solo tanti mostri in attesa di una guida >>.

<< Ora ve lo creerò io. Accetto. >>

Ethan era piacevolmente sorpreso.

<< Ad una condizione >>

<< Dimmi figlia di Atena >>

<< Devi usare il tuo trucchetto per Luke, devo vederlo e lo voglio dalla mia parte >>

<< Ok, ci proverò, ma non prendertela se ha cambiato schieramento >>

<< Tu portalo da me e ci penserò io a lui, se vorrà scegliere l'altra parte sarà libero di farlo. Io ho solo bisogno di parlargli >>

<< Benvenuta fra le mie truppe Chase >> disse porgendomi la mano.





*NA: Scusate il ritardo ma non ho avuto tempo per pensare molto alla storia :(
Visto che la scuola ha riniziato a torturarmi con compiti e verifiche d'ora in poi pubblichero i nuovi capitoli ogni due settimane (impegni permettendo). Mi dispiace anche per la normalità del capitolo ma è di passaggio e più introspettivo che altro.
Ringrazio tutti quelli che seguono, leggono e recensiscono :)
Lisa

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


### CAPITOLO 5 ###

 

Chirone galoppò verso di me. << Annabeth che hai fatto? Come hai potuto? >> disse guardandomi negli occhi, i suoi erano lucidi e mi fissavano come a cercare qualcosa dentro di me.

Iniziai a correre via, attraversai i campi di fragole, -o meglio- ciò che ne rimaneva, tutto era distrutto, tutto era bruciato; e la colpa era solo mia.

Non rimaneva più nulla di intero, nessuno da salvare e nessuno che si sarebbe fatto salvare da me che ero la causa di tutto.

Sentivo le urla dei ragazzi del campo, Talia mi chiamava a gran voce ma non riuscivo a trovarla da nessuna parte.

Non era rimasto più nessuno da trovare.

 

Le gocce di sudore mi colavano lungo le guance e si mischiavano alle lacrime. Ormai questi incubi duravano da parecchie notti e mi impedivano di dormire per più di un paio d'ore. Continuavo a sognare i miei amici morire e il campo venire raso al suolo. Ero piena di rimorsi e sensi di colpa, “come potevo anche solo rischiare che tutto ciò accadesse?”

Mi ero, però, sempre più convinta della mia nuova decisione: preservare il campo ad ogni costo, fare in modo che Ethan non lo prendesse di mira ma sopratutto evitare che uccidesse i miei amici. Ad ogni costo.

Entrai in cucina con l'andatura di uno zombie e mi preparai una tazza di caffè. Quando anche il resto della famiglia si sedette per la colazione, li salutai e poi andai a fare una doccia fredda. Dovevo riprendermi, non potevo presentarmi davanti a Ethan in quello stato; oltre ai vestiti indossai anche la mia maschera di durezza, inflessibilità e forza.

Quell'incontro era importante, bisognava discutere del piano d'attacco e cosa di cui mi importava notevolmente di più: Luke. Ethan mi aveva promesso che avrebbe cercato di farlo ritornare sotto forma di fantasma semi-corporeo, o qualunque cosa fosse riuscito ad ottenere per uscire dagli Inferi.

 

<< Ciao bellezza >>

Ero arrivata al luogo previsto per l'incontro: un vicolo poco frequentato vicino ai piedi del monte.

Sbuffai. << Ethan non chiamarmi bellezza. Non siamo amici, siamo solo alleati >>

<< Tranquilla Chase, volevo solo allentare la tensione. >>

<< Arriva al dunque, qual'è il piano? Dammi indicazioni per crearne uno, come vuoi procedere? >>

<< Come intendo procedere... vediamo: ci servono alleati al campo, infiltrati; ovviamente manderò altri miei mezzosangue che ho trovato io ma me ne servono altri più potenti e influenti. Per ora è questo il tuo compito. >>

Si voltò e fece per andarsene ma lo bloccai per il braccio, stringendo più che potevo (poco visto che doveva fare ancora pratica con la parte corporea del suo nuovo essere).

<< Il patto Ethan, non dimenticartene. >>

<< Ci sto lavorando. Verrai aggiornata a cosa fatta. >>

Lo guardai con odio e lui rise, scuotendo la testa.

 

Un paio di pomeriggi dopo decisi di dirigermi al Golden Gate Park di San Francisco con un bel tomo di architettura da studiare. Dovevo distrarmi dai miei pensieri, il senso di scolpa mi stava mangiando viva ma l'orgoglio mi impediva di tirarmi indietro o fare qualcosa per mettere fine a quella pazzia. Anche perché ormai ci ero dentro fino al collo e dovevo escogitare qualcosa -di non avventato- per tenere Ethan lontano dal campo.

Immersa nei miei pensieri mi sedetti all'ombra di un grande albero e tirai fuori i panini per il pranzo.

Dopo un paio d'ore iniziava a farmi male la schiena e mi tirai su per sgranchirmi collo e gambe. Mi avvicinai alla fontana per un sorso d'acqua e chinandomi a bere mi sentì osservata, “magari è solo una sensazione” mi dissi.

Tornata sul mio telo ripresi a studiare ma, restai sempre sulla stessa pagina: la mia testa iniziò a farsi viaggetti, creare collegamenti ed elaborare gli ultimi avvenimenti. Di conseguenza iniziai a mangiarmi il labbro inferiori dal nervoso e l'ansia.

Una voce alla mia sinistra mi fece sobbalzare:

<< Quante volte devo dirti di non torturati le labbra così? >>

Avrei riconosciuto quella voce ovunque, anche in mezzo ad una folla di bambini urlanti.

Alzai lo sguardo e lo vidi lì impalato che mi fissava con quel suo tipico ghigno stampato in faccia, le braccia incrociate al petto muscoloso e la spalla appoggiata ad un lampione.

Ero talmente scioccata da non riuscire a proferire parola, mi si erano bloccati gli ingranaggi del cervello e seccata la gola.

<< Beh mi aspettavo un saluto un po' più caloroso da parte tua >>

<< I-i-io beh.. >>

Lui rise e il sole illuminò la sua cicatrice.

<< E' strano trovarti senza parole >>

E i miei neuroni ripresero a lavorare, per fortuna.

<< Luke, Oh mie dei, tu sei qui >>. Detto questo mi alzai con un'enorme voglia di abbracciarlo e stringerlo.

<< Pensi che io possa riuscire ad abbracciarti? >> gli chiesi titubante con la voce tremante.

<< No, non credo. Ethan ha detto che ci vorrà un po' per ottenere una forma corporea >> mi rispose afflitto. << Non sai quanto vorrei però >>

Ci guardammo alcuni istanti, indecisi su come comportarci.

Era tanto tempo che non stavo col vero Luke, con quello che mi voleva bene veramente e che mi proteggeva. Negli ultimi anni eravamo schierati da due parti opposte e quando si era liberato di Crono era morto.

<< Tu eri morto >> “Brava Annabeth, che affermazione intelligente. E cavoli che tatto.”

<< Ahahaha >> lui scoppiò a ridere, “Bravo lo stronzo, oltre a non aiutarmi nella mia impacciatezza mi prende anche in giro”. << Annabeth sapevo che eri stata tu a chiedere a Ethan di farmi tornare. Dovevi aspettartelo che sarei venuto a cercarti >>

<< Cretino >> sibilai sottovoce. << Certo che l'ho chiesto io ad Ethan ma scusami se sono sorpresa di vederti >> dissi facendo la classica faccia da saccente che lo faceva imbestialire da bambini: alzata di sopracciglia, mani sui fianchi e smorfia da saputella.

<< Mi sei mancata. Non sai quanto. Dai vieni sediamoci che abbiamo parecchio di cui parlare. Ti si legge in faccia che vuoi sapere e provare a capirmi. >>

<< Ci sediamo in un bar sulla spiaggia? >> proposi, mi sembrava il luogo adatto per parlare.

La strada non era molta dal parco al lungomare, per fortuna pensai, eravamo abbastanza in imbarazzo a camminare così vicini senza poterci neanche sfiorare. Avevo una voglia matta di riabbracciare il mio Luke, quello vero, quello che mi voleva bene veramente.

Quando arrivammo al bar ci sedemmo ad un tavolino con vista sull'oceano, mi sarebbe piaciuta davvero molto come panorama se solo non mi avesse ricordato un ragazzo con gli occhi verdi di mia conoscenza. Meglio concentrarsi su un ragazzo dagli occhi azzurri che mi doveva spiegare un paio di cosette.

<< Luke allora dimmi: cosa ti è capitato? >> gli chiesi.

<< Rancore, molto molto risentimento. Quello che è successo a mia madre e a Talia mi ha fatto perdere la testa. Ero debole e Crono si è approfittato di me. Annabeth ascoltami: non mostrare mai le tue debolezze e stai sempre in guardia. >> mi raccomandò.

<< Luke lo so, mi conosci sai che sono sempre attenta. >>

<< Sono davvero orgoglioso di te: anche quando ero io il nemico non ti sei fatta aggirare facilmente. Non immagini quanto io mi odi per quello che ti ho fatto passare, però credimi volevo veramente salvarti. Ero veramente convinto che Crono avrebbe conquistato tutto -dei, per fortuna non è successo- e l'unico modo per impedirgli di ucciderti era portarti dalla nostra parte o farti mia prigioniera. Mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto passare. >>

<< Luke lo so, l'ho sempre saputo nel profondo che eri tu e volevi proteggermi. In modo un po' contorto però; non credi? >> cercai di ridere ma gli occhi lucidi non mi davano esattamente un'aria divertita.

Lui mi guardò con occhi tristi e fece un sorriso rassegnato.

<< Annabeth devo chiederti una cosa... >>

<< Certo dimmi >>

<< Che è successo a te? Cosa ci fai qui lontano dal campo da sola? E sopratutto perché sono qui? >>

<< Non mi va di parlarne scusa. Sappi solo che sono qui per cercare di dimenticare. All'ultima domanda non posso risponderti io, Ethan...vuole a tutti i costi dirtelo lui. >>

<< Mmmh ok, per il momento ti do buone queste risposte evasive. Ma non ti fidare di quel tipo, so che detto da me suona un po' ipocrita ma, gli piace un po' troppo il doppio gioco e quello che fa non è esattamente normale. >> disse indicandosi.

<< Non mi fido di lui, non mi fido più di nessuno ormai. Non gli permetterò di fare nulla ne a me ne ai miei amici. >>

<< Ok, mi fido del tuo giudizio Annie. >>

<< Ti uccido, non chiamarmi così. >> gli risposi con aria minacciosa.

<< Spiacente ma qualcuno è arrivato prima di te. >> disse ridendo.

Quella sera tornai a casa con un grosso cerotto sul cuore e un largo sorriso sulle labbra. Anche mio padre si accorse che ero inaspettatamente felice ma preferì buttarla sul vago per tenerlo fuori da quella pazzia.

Vedere Luke mi aveva fatto veramente bene, poter parlare con lui dopo cinque anni era magnifico, liberatorio e decisamente incredibile.




*NA: Ciao a tutti, perdonatemi il ritardo ma l'ispirazione proprio non voleva arrivare e la scuola...beh sapete com'è -.-
Comuqnue.....LUKEEEEEE *.* , lui si commenta da sola e nei prossimi capitoli ne vedrete delle belle ;)
-Lisa

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


### CAPITOLO 6 ###

 

Sognai un fastidioso rumore che mi ricordava la mia suoneria. “Un momento ma quella è la mia suoneria”. Contai le dita delle mie mani. Si dice che nei sogni non sono mai dieci. Purtroppo erano proprio dieci e quindi io non stavo affatto sognando. Buttai un braccio sul comodino afferrando il mio cellulare.

<< Pronto? >> biascicai.

<< Si può sapere che Ade ti è saltato in testa? >>

<< Ummh? >> risposi ad un furioso Luke.

<< Vieni fra mezz'ora a casa mia, dobbiamo parlare >> e mise giù.

“Ma che cavolo prende a quel ragazzo?” mi chiesi più e più volte preparandomi ed avviandomi verso il suo appartamento. Ormai era tornato da una settimana, aveva imparato a controllare la forma corporea ed Ethan gli aveva procurato un monolocale dove stare, ero già passata da lui un paio di volte quindi la strada la sapevo. Il punto era un altro: perché svegliarmi a quell'ora indecente e sbraitarmi contro affinché lo raggiungessi subito?.

La mia coscienza lo sapeva bene il motivo, fu per quello che esitai prima di suonare il campanello.

Un lungo respiro. Sangue al cervello. Autocontrollo. “Annabeth non crollare”. << DRIIIN >>

<< Entra, è aperto. >>

Dall'ingresso intravidi Luke che si infilava un paio di pantaloni della tuta. Si presentò davanti a me a petto nudo in tutta la sua magnificenza e con i capelli ancora bagnati dalla doccia.

Lo guardai con un sopracciglio alzato. << Se dovevi lavarti e prepararti potevo venire anche con un po' più di calma. >> dissi acida. Svegliarsi alle sei del mattino con la prospettiva di una litigata coi fiocchi non era il massimo della vita.

<< Siediti. Dovevo parlarti e dovevo farlo subito. >> mi ordinò rimettendosi la maglia.

Dopo un attimo di pausa continuò: << Ho visto Ethan stanotte e finalmente si è deciso a parlarmi del vostro piano: ma dico sei impazzita?>>

<< Non sono impazzita, ho le mie ragioni. E tu sei l'ultima persona che può venirmi a fare la paternale. >>

<< Ecco lo sapevo che prima o poi saresti saltata fuori a rinfacciarmi questa cosa. Mi sembrava strano che la perfetta Annabeth Chase non avesse niente da insegnarmi. >>

<< Oh Luke sei l'ultima persona dalla quale accetterei di star a sentire un discorso del genere. Davvero, sei un'ipocrita! >> Stavo iniziando a scaldarmi anch'io. Nella mia testa sapevo di essere dalla parte del torto ma chissà per quale meccanismo difendevo ancora le mie idee.

<< Sto solo cercando di proteggerti. Per le mutande di Ade si può sapere a che pensavi quando hai accettato? >>

<< Non pensavo a niente va bene? Io, Annabeth Chase ho fatto una cosa avventata, senza rifletterci su troppo. >>

<< Non è una scelta avventata del tipo: panino con bacon o hamburger. Cazzo Annabeth si tratta del destino del mondo probabilmente. Te lo dico perché ci sono passato prima di te e so che è la cosa più sbagliata da fare. Hai rancore verso gli dei? Bene: benvenuta del club ma la soluzione non è questa, lo sai: l'ho imparato sbagliando e perdendo tutto. Non fare i miei stessi errori. >>

<< Non è detto, se faccio questo è anche per te, sopratutto per te, per come sei e siamo stati trattati. Per Talia, per tutti quelli che sono morti e hanno combattuto per gli dei. >>. Quasi stavo urlando ma io non volevo litigare con Luke, semplicemente non avevo più le forze per avercelo contro.

<< Ancora una volta credi di sapere come andrà a finire ma ti sbagli >> disse sospirando.

<< E ancora una volta tu credi di conoscermi. La verità è che non sai nulla di me, non sai cosa mi passi per la testa o cosa mi spinga a fare tutto questo. >> “Mai pungermi nell'orgoglio. Mai.” << Forse non avrei dovuto farti tornare. Forse avrei fatto meglio.. >>.

Non finii la frase. Luke mi mise una mano dietro la schiena e mi baciò. Un bacio lungo e leggero. Nessuna passione, nessuna ansia, solo il desiderio di rivelare i propri pensieri senza cadere nella cadere nella fragilità delle parole.

<< Ti odio >> dissi ridendo. Ancora una volta aveva fatto cadere le mie barriere. Ancora una volta riusciva a farmi passare dall'incazzatura totale alla felicità più attesa.

<< Lo so >> sorrise lui prima di riappoggiare le sue labbra sulle mie.

Questa vota il bacio andò oltre le parole non dette, si trasformò in una corsa folle.

Il desiderio ci riempiva le ossa, la mente e il cuore. Le nostre labbra si cercavano e non volevano cedere. Tutto ciò che avevo cercato di nascondere, i sentimenti che avevo cercato di affogare in false sicurezze, tornarono a galla. Ricordai il giorno che mi aveva trovata. La forza che era stato in grado di trasmettermi con poche frasi era la stessa che cercava di condividere con me in quei baci. Tra noi non erano mai servite molte parole e in quel momento erano persino di troppo.

Improvvisamente la tristezza dei mesi passati l'uno senza l'altro tornò a tormentare i nostri cuori feriti e ci spinse a cercarci ancora di più.

Le sue mani accarezzavano il mio corpo passando dalla schiena a sotto la maglietta. Mi lasciò dei baci sul collo e mi fece sedere sulla scrivania per essere alla stessa altezza.

I pochi CD che aveva sulla scrivania caddero senza disturbare la nostre mani.

Le nostre labbra continuavano la loro corsa ma un pensiero mi invase la mente. Ancora una volta Percy minava la mia felicità.

Avevo passato giorni attribuendogli la colpa della disfatta della nostra relazione e della fine della mia vita al campo, ma volevo davvero essere così ipocrita da seguire il suo esempio?

Luke non sembrava avere dubbi e le sue mani erano molto chiare ma non era giusto.

Ci sarebbe stato un tempo anche per noi, avevo a lungo sperato sarebbe arrivato ma probabilmente dovevamo aspettare ancora che tutte le ferite guarissero.

Non avevamo permesso nemmeno alla morte di mettersi tra noi, di sicuro non lo avrebbero fatto i giorni, i mesi, le stagioni o gli anni, e per le ali di Dedalo, neanche gli dei.

<< Luke.. >> mi baciò nuovamente mettendo a dura prova la mia fermezza.

<< ..dovremmo.. >> gemetti quando le sue labbra lasciarono un altro segno rosso sul mio collo << ..fermarci >>

<< Hai ragione >> disse ma continuò a baciarmi e io non trovavo la forza di fermarlo. Era una droga a cui avevo rinunciato per troppo tempo.

<< Potremmo.. >> continuò lui << ..mangiare qualcosa >> più cercavamo di separarci più i nostri corpi si attraevano.

<< Non ho fame >> dissi io con difficoltà << Potremmo leggere >>

Non solo Luke era caduto preda del suo desiderio anche le mie mani sembravano non darmi ascolto: più la mia testa imponeva loro di allontanarlo più cercavano i suoi capelli e lo stringevano pericolosamente a me.

<< Non è il mio genere >> le sue mani accarezzavano le mie gambe mentre la sua bocca continuava a cercare la mia che, come stregata, non poteva opporre resistenza.

<< Film? >> ormai erano diventate domande inutili a cui avremmo trovato scuse pur di non lasciarci. Lo sapevamo entrambi ma tentavamo di illuderci che ce l'avremmo fatta. Mi scordai perfino per quale assurdo motivo dovessimo smettere.

<< Un gioco? >> si staccò lasciando un bacio a metà, lasciandomi tra lo stupore e la delusione.

Mi guardò negli occhi spaventosamente serio. Sembrava volesse leggermi la mente, arrivare fin dove nemmeno io potessi fare. Non era una novità per noi. Molte volte aveva cercato di capirmi ma neanche io ci ero mai riuscita. Troppe volte mi aveva riservato quello sguardo che tanto cercava e tanto nascondeva. Ma presto il suo sorriso storto tornò a rincuorami e ripresi a respirare.

<< Ne conosco uno divertente >> detto questo si sfilò la maglietta, mi afferrò sotto il sedere e cademmo insieme sul letto tra baci e sospiri.

 

 

Sognai un fastidioso rumore che mi ricordava la mia suoneria. “Un momento ma quella è la mia suoneria”. Contai le dita delle mie mani. Si dice che nei sogni non sono mai dieci. Purtroppo erano proprio dieci e quindi io non stavo affatto sognando. Buttai un braccio sul comodino afferrando il mio cellulare.

<< Pronto? >> biascicai.

<< Si può sapere che Ade ti è saltato in testa? >>

<< Ummh? >> risposi ad un furioso Luke.

<< Vieni fra mezz'ora a casa mia, dobbiamo parlare >> e mise giù.

“Ma che cavolo prende a quel ragazzo?” mi chiesi più e più volte preparandomi ed avviandomi verso il suo appartamento. Ormai era tornato da una settimana, aveva imparato a controllare la forma corporea ed Ethan gli aveva procurato un monolocale dove stare, ero già passata da lui un paio di volte quindi la strada la sapevo. Il punto era un altro: perché svegliarmi a quell'ora indecente e sbraitarmi contro affinché lo raggiungessi subito?.

La mia coscienza lo sapeva bene il motivo, fu per quello che esitai prima di suonare il campanello.

Un lungo respiro. Sangue al cervello. Autocontrollo. “Annabeth non crollare”. << DRIIIN >>

<< Entra, è aperto. >>

Dall'ingresso intravidi Luke che si infilava un paio di pantaloni della tuta. Si presentò davanti a me a petto nudo in tutta la sua magnificenza e con i capelli ancora bagnati dalla doccia.

Lo guardai con un sopracciglio alzato. << Se dovevi lavarti e prepararti potevo venire anche con un po' più di calma. >> dissi acida. Svegliarsi alle sei del mattino con la prospettiva di una litigata coi fiocchi non era il massimo della vita.

<< Siediti. Dovevo parlarti e dovevo farlo subito. >> mi ordinò rimettendosi la maglia.

Dopo un attimo di pausa continuò: << Ho visto Ethan stanotte e finalmente si è deciso a parlarmi del vostro piano: ma dico sei impazzita?>>

<< Non sono impazzita, ho le mie ragioni. E tu sei l'ultima persona che può venirmi a fare la paternale. >>

<< Ecco lo sapevo che prima o poi saresti saltata fuori a rinfacciarmi questa cosa. Mi sembrava strano che la perfetta Annabeth Chase non avesse niente da insegnarmi. >>

<< Oh Luke sei l'ultima persona dalla quale accetterei di star a sentire un discorso del genere. Davvero, sei un'ipocrita! >> Stavo iniziando a scaldarmi anch'io. Nella mia testa sapevo di essere dalla parte del torto ma chissà per quale meccanismo difendevo ancora le mie idee.

<< Sto solo cercando di proteggerti. Per le mutande di Ade si può sapere a che pensavi quando hai accettato? >>

<< Non pensavo a niente va bene? Io, Annabeth Chase ho fatto una cosa avventata, senza rifletterci su troppo. >>

<< Non è una scelta avventata del tipo: panino con bacon o hamburger. Cazzo Annabeth si tratta del destino del mondo probabilmente. Te lo dico perché ci sono passato prima di te e so che è la cosa più sbagliata da fare. Hai rancore verso gli dei? Bene: benvenuta del club ma la soluzione non è questa, lo sai: l'ho imparato sbagliando e perdendo tutto. Non fare i miei stessi errori. >>

<< Non è detto, se faccio questo è anche per te, sopratutto per te, per come sei e siamo stati trattati. Per Talia, per tutti quelli che sono morti e hanno combattuto per gli dei. >>. Quasi stavo urlando ma io non volevo litigare con Luke, semplicemente non avevo più le forze per avercelo contro.

<< Ancora una volta credi di sapere come andrà a finire ma ti sbagli >> disse sospirando.

<< E ancora una volta tu credi di conoscermi. La verità è che non sai nulla di me, non sai cosa mi passi per la testa o cosa mi spinga a fare tutto questo. >> “Mai pungermi nell'orgoglio. Mai.” << Forse non avrei dovuto farti tornare. Forse avrei fatto meglio.. >>.

Non finii la frase. Luke mi mise una mano dietro la schiena e mi baciò. Un bacio lungo e leggero. Nessuna passione, nessuna ansia, solo il desiderio di rivelare i propri pensieri senza cadere nella cadere nella fragilità delle parole.

<< Ti odio >> dissi ridendo. Ancora una volta aveva fatto cadere le mie barriere. Ancora una volta riusciva a farmi passare dall'incazzatura totale alla felicità più attesa.

<< Lo so >> sorrise lui prima di riappoggiare le sue labbra sulle mie.

Questa vota il bacio andò oltre le parole non dette, si trasformò in una corsa folle.

Il desiderio ci riempiva le ossa, la mente e il cuore. Le nostre labbra si cercavano e non volevano cedere. Tutto ciò che avevo cercato di nascondere, i sentimenti che avevo cercato di affogare in false sicurezze, tornarono a galla. Ricordai il giorno che mi aveva trovata. La forza che era stato in grado di trasmettermi con poche frasi era la stessa che cercava di condividere con me in quei baci. Tra noi non erano mai servite molte parole e in quel momento erano persino di troppo.

Improvvisamente la tristezza dei mesi passati l'uno senza l'altro tornò a tormentare i nostri cuori feriti e ci spinse a cercarci ancora di più.

Le sue mani accarezzavano il mio corpo passando dalla schiena a sotto la maglietta. Mi lasciò dei baci sul collo e mi fece sedere sulla scrivania per essere alla stessa altezza.

I pochi CD che aveva sulla scrivania caddero senza disturbare la nostre mani.

Le nostre labbra continuavano la loro corsa ma un pensiero mi invase la mente. Ancora una volta Percy minava la mia felicità.

Avevo passato giorni attribuendogli la colpa della disfatta della nostra relazione e della fine della mia vita al campo, ma volevo davvero essere così ipocrita da seguire il suo esempio?

Luke non sembrava avere dubbi e le sue mani erano molto chiare ma non era giusto.

Ci sarebbe stato un tempo anche per noi, avevo a lungo sperato sarebbe arrivato ma probabilmente dovevamo aspettare ancora che tutte le ferite guarissero.

Non avevamo permesso nemmeno alla morte di mettersi tra noi, di sicuro non lo avrebbero fatto i giorni, i mesi, le stagioni o gli anni, e per le ali di Dedalo, neanche gli dei.

<< Luke.. >> mi baciò nuovamente mettendo a dura prova la mia fermezza.

<< ..dovremmo.. >> gemetti quando le sue labbra lasciarono un altro segno rosso sul mio collo << ..fermarci >>

<< Hai ragione >> disse ma continuò a baciarmi e io non trovavo la forza di fermarlo. Era una droga a cui avevo rinunciato per troppo tempo.

<< Potremmo.. >> continuò lui << ..mangiare qualcosa >> più cercavamo di separarci più i nostri corpi si attraevano.

<< Non ho fame >> dissi io con difficoltà << Potremmo leggere >>

Non solo Luke era caduto preda del suo desiderio anche le mie mani sembravano non darmi ascolto: più la mia testa imponeva loro di allontanarlo più cercavano i suoi capelli e lo stringevano pericolosamente a me.

<< Non è il mio genere >> le sue mani accarezzavano le mie gambe mentre la sua bocca continuava a cercare la mia che, come stregata, non poteva opporre resistenza.

<< Film? >> ormai erano diventate domande inutili a cui avremmo trovato scuse pur di non lasciarci. Lo sapevamo entrambi ma tentavamo di illuderci che ce l'avremmo fatta. Mi scordai perfino per quale assurdo motivo dovessimo smettere.

<< Un gioco? >> si staccò lasciando un bacio a metà, lasciandomi tra lo stupore e la delusione.

Mi guardò negli occhi spaventosamente serio. Sembrava volesse leggermi la mente, arrivare fin dove nemmeno io potessi fare. Non era una novità per noi. Molte volte aveva cercato di capirmi ma neanche io ci ero mai riuscita. Troppe volte mi aveva riservato quello sguardo che tanto cercava e tanto nascondeva. Ma presto il suo sorriso storto tornò a rincuorami e ripresi a respirare.

<< Ne conosco uno divertente >> detto questo si sfilò la maglietta, mi afferrò sotto il sedere e cademmo insieme sul letto tra baci e sospiri.

 

*NA: mi scuso ancora per il ritardo...ma la scuola mi sta uccidendo.
Vorrei davvero avere più recensioni, sopratutto per capire se vi piace la storia o meno... quindi recensite-recensite-recensite. Non mi trattengo molto perchè Iron Man aspetta.
Bye bye.
Lisa

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


### CAPITOLO 7 ###

[martedì S. Francisco]

“Merda” quello fu il mio primo pensiero quella pomeriggio. Mi ero svegliata abbracciata ad un torace molto muscoloso, che in un secondo momento collegai a Luke. “Merda” ed ecco il pensiero quando collegai come ero finita in quella posizione.

“Oh merda, merda, merda” lentamente sfilai la coperta dal corpo di Luke, avvolgendomela addosso e andando verso il bagno.

Mi guardai allo specchio: capelli arruffati, occhi arrossati, labbra rosse e segni dello stesso colore sul collo. Mi sciacquai la faccia e appoggiai le mani al bordo del lavandino. “Ok Annabeth. Pensa. Non è stato brutto, lo rifaresti anche ora a mente lucida. Niente rimpianti. Quindi comportati in maniera normale con lui.”

<< Annabeth stai bene? >> mi sentì chiamare dalla camera.

Presi un respiro profondo e incrociai i miei occhi nello specchio.

<< Annabeth? >>

<< Si, scusa mi stavo lavando la faccia. >> risposi poco convincente.

<< Mmmh OK...sono in cucina a preparare il pranzo >>

“Forza ce la puoi fare” mi incitai mentalmente “Sai fare cose più difficili”

Il punto non era affrontare Luke per quello che avevamo fatto, ma affrontare le mie scelte per il piano di Ethan. La litigata della mattina mi aveva fatto aprire gli occhi e dovevo fare qualcosa. Mi sembrava di aver fatto scelte a casaccio fino a quel momento, incoerenti e sbagliate in principio.

Entrai in cucina dopo essermi rivestita e Luke era di spalle che trafficava davanti al frigo.

Spostai una sedia per sedermi e lui si voltò accorgendosi della mia presenza.

<< Ehi >> disse gentile << Va tutto bene? >>

<< Tranquillo è tutto a posto e-e-e... >>

<< E...? >> mi chiese guardandomi con le sopracciglia alzate e uno sguardo teso.

<< Davvero è tutto ok >> sperai vivamente che capisse a cosa mi riferivo. << Però dobbiamo parlare di quello che ho fatto >> continuai

<< Lo so, ma non capisco se comprendi fino in fondo cosa comporta ciò che farai. >>

<< Io lo capisco e capisco anche di aver sbagliato completamente, devo risolvere questa situazione. Ma non credo che Ethan me la farà passare liscia >> sospirai.

<< Per prima cosa dobbiamo avvisare il campo >> affermò deciso.

<< Cosa??? >> sobbalzai io.

<< E' la cosa più importante e sensata, non trovi?>> disse confuso

<< Si, hai perfettamente ragione. Ma io non voglio tornare per il momento, manderò un messaggio Iride a Chirone casomai. >>

<< No! Posso farlo io, torno io! >> disse alzandosi dalla sedia come volesse partire all'istante.

<< Luke >> sospirai afferrandogli il polso << Pensi che non faranno storie e non ti diranno niente? >>

<< Beh no, ma parlerò prima con Chirone o Grover e Percy: loro erano lì potrebbero darmi una mano a farmi credere. >>

<< Su Percy non ci contare, è cambiato >> dissi abbassando lo sguardo, parlare di lui ancora mi faceva male.

<< Oh ok >> rispose lui squadrandomi << Andrò da Chirone, va bene? >>

<< Si certo ma stai attento >>

<< Stai attenta tu con Ethan >> mi avvertì.

<< Gli starò il più possibile alla larga >>

Finito di dire questo mi si avvicinò e poggiò le sue labbra morbide sulle mie mangiucchiate tenendomi per i fianchi. Io mi unì le mani dietro il suo collo e risposi al bacio.

<< Ora è meglio che io torni a casa >> dissi appoggiando la fronte alla sua.

<< Va bene, ci vediamo fra una settimana? >>.
 


[giovedì S. Francisco]

Ovviamente non avrei dato ascolto a Luke, insomma il mio gioco non avrebbe retto se fossi stata alla larga da Ethan, dovevo comportarmi come se fossi sua alleata.

Infatti dopo un paio di giorni stavo andando proprio da lui.

<< Ethan! >> lo chiamai affacciandomi al solito vicolo isolato.

<< Ciao bellezza >> disse lui facendomi irritare come suo solito. << Pronta a metterti contro i tuoi amici? Ti ricordo che avresti dovuto cercare alleati al campo, magari la figlia di Zeus o il figlio di Ade >>

<< Nessuno di loro accetterà, ti faccio un favore a non chiederglielo: verrebbero a conoscenza del piano e lo direbbero agli altri. >> mi giustificai, troppo velocemente per essere una reale scusa.

<< Ah, bene. Quindi tu sei l'unica ribelle del campo >> insinuò lo stronzo.

Deglutì non dandolo a vedere, sapeva qualcosa: ne ero certa. Stava a me non assicurare i suoi sospetti.

<< Ce ne sono altri. Ma non vale la pena rischiare che ci scoprano. >>

<< Mmmh-mmmh >> iniziò a girarmi intorno con la spada in pugno.

Ero abbastanza sveglia da capire cosa stesse per succede. Subito la mia mano corse alla cintura dove tenevo il mio coltello.

In un attimo mi fu addosso: spingendomi contro il muro e tenendo la sua spada a contatto con la mia gola.

Non era più tempo di far finta di essere dalla sua parte. Lui lo sapeva e mi stava minacciando.

Era il momento di contrattaccare.

<< Dimmi: pensavi davvero di poter fare così la stronza e ingannarmi col tuo stupido giochino? Pensavi sul serio di farmela così sotto il naso? >> disse premendo sempre di più col piatto della spada sulla mia gola.

<< Sei stupido. Sai che non mi farò mettere i piedi in testa da un bambinetto montato e fissato per la vendetta. >> la mia mano ormai impugnava il coltello ma lui non se ne accorse: era troppo concentrato a pensare di essere in vantaggio su di me.

All'improvviso sbiancò: come ricordandosi che ero brava a combattere.

In un lampo gli tirai una gomitata sul costato e tirai fuori il coltello puntandoglielo contro mentre si era allontanato più per la sorpresa che per il dolore.

Iniziammo a combattere, era tutto uno scontro di lame. Dovevo decidermi a dare retta a Luke: disarmarlo per avere il tempo di fuggire. In un momento di distrazione lui mi colpi al fianco, lacerando la maglietta e dal dolore che sentì, anche la carne. Mi ripresi subito e lo ferì ripetutamente sulla spalla.

Lui era messo peggio di me, aveva ferite sulle braccia, sul costato e sulla schiena; io solo al fianco. Dovevo però contare che mi sentivo svenire, vedevo già i puntini davanti agli occhi ma ero abbastanza concentrata per ferirlo gravemente. In un ultimo momento di coscienza lo colpì al lato del collo e lui sbarrò gli occhi e portandosi le mani al collo fuggì.

Codardo.

Mi accascia per terra premendo sulla ferita. E quella fu l'ultima cosa che ricordai.


*NA: non dovrei neanche farmi più vedere dopo il ritardo enorme...mi scuso tantissimo è che l'ultimo mese di scuola ho volontariamente messo da parte la scrittura per alzare alcune materie, ma ora posso liberamente riprendere a divorare libri e scrivere questa..cosa. Non saprei neanche come definirla io stessa. E' che vorrei ricevere almeno qualche recensione per capire se a qualcuno piace e cosa potrei cambiare per renderla più bella, ci tengo veramente tanto a sentire la vostra opinione. ^^
I prossimi 4 capitoli sono quasi pronti mancano solo piccoli punti di vista di altri personaggi, quindi spero di riuscire ad aggiornare a breve.
-Lisa

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


### CAPITOLO 8 ###

[mercoledì campo Mezzosangue]

PoV. Talia

Ero nella cabina numero 1, quella di mio padre a sistemare alcune cose per il mio “trasferimento” nella cabina di Artemide con le altre cacciatrici. Nessuno lo sapeva ma durante le visite al campo usavo quella cabina come mio rifugio, per pensare o per schiacciare un riposino senza dover tener d'occhio le altre ragazze.

La statua di Zeus mi inquietava sempre, nonostante non avessi paura dei mostri che avrei potuto incontrare in giro mio padre continuava a spaventarmi. Certo quel padre era un dio, il re degli dei per giunta. Mi soffermai sul piccolo specchio che era lì per chissà quale motivo. La seconda volta che il mio sguardo ci passò sopra scorsi una figura alle mie spalle.

Quei capelli, quegli occhi, quella postura, quella cicatrice...

<< Scusa non volevo spaventarti >> disse Luke alzando le mani in segno di resa.

<< Tu...tu... >> i miei occhi erano spalancati e rossi.

<< So cosa vuoi dire, non sei la prima. La risposta è sì: sono vivo. >>

Spalancai bocca o occhi, continuavo a deglutire a vuoto, sentivo i miei occhi bruciare e le mie mani tremare.

<< Scusa, forse non sarei dovuto apparire in questo modo. Avrei dovuto mandarti un messaggio, un segnale... . Ti prego Tal, dì qualcosa. >>

Sul mio volto si aprì un grande sorriso, coprì la distanza che ci divideva con due passi e lo baciai.

Un bacio veloce, a fior di labbra, senza passione, solo un modo per tranquillizzare il mio cuore.

Luke allungò subito le braccia e l'allontanò: << Non posso. Sto con … , una ragazza. Credo >>

<< Rilassati Luke. Sono una Cacciatrice di Artemide, ormai per me sei solo un grosso sacco d'organi. >>

<< Allora cosa?...>>

<< L'ultima volta che ho visto quella testa di cazzo ti ho quasi ucciso, il senso di colpa è grande. >>

<< Non dovresti rimproverartelo, stavi facendo la cosa giusta. Dovevate fermarmi, sei stata coraggiosa >>

<< Avrei potuto trovare una soluzione meno drastica, mi dispiace. Quando ti ho battuto e tu sei caduto per tutti quei metri e ti credevamo morto, ho avuto incubi terribili per tantissimo tempo finché non ti sei fatto rivedere. E' stato un sollievo, tu eri il cattivo e volevi distruggere gli dei, ma rivederti è stato un sollievo. Saper di non averti ucciso, che non eri morto è-è-è stato come tornare a respirare. >> lo guardai con gli occhi lucidi e un groppo in gola.

<< Ehi vieni qui >> mi disse dolcemente aprendo le braccia. Mi ci fiondai e ci stringemmo forte, era tanto tempo, anni, che non stavo così abbracciata a lui.

<< Okay, ora basta fare gli sdolcinati, non vorrei che il tuo orgoglio ne risentisse >> mi staccai asciugando le lacrime e sorridendo.

Lui scoppiò a ridere.

<< Cosa ci fai qui? >> gli domandai a bruciapelo assumendo un'aria seria.

<< Sono venuto per avvisarvi: il campo sarà attaccato >>

<< Dimmi chi devo uccidere, quando e dove >> dissi cercando di alleggerire la tensione. Mi sarei fatta spiegare un'altra volta come facesse ad essere lì, mi importava solo che ci fosse.

<< Non è così semplice. E' Ethan, è tornato e non è proprio dalla nostra parte. Ero in California con Annabeth e stavamo tenendo sotto controllo i nuovi movimenti del monte e abbiamo scoperto che sta rimettendo insieme un esercito di mostri per marciare sul campo. >>

<< Ho capito. Noi cacciatrici sospettavamo qualcosa, ci sono molti più mostri in circolazione del normale, ma dei non pensavo ad Ethan. >>

<< Lo so non me l'aspettavo neanche io, è stato lui a riportarmi sulla Terra. Non so nemmeno come abbia fatto, è tutto un mistero. >>

<< Dobbiamo assolutamente parlarne con Chirone. Al più presto. >>



 

 

[venerdì S. Francisco]

<< Annabeth! Svegliati dai. Ti prego svegliati. >> mi sentì riscossa dal mio stato semi-comatoso.

<< Cazzo! Svegliati. >> stavolta stava urlando. E io aprì di scatto gli occhi. << Nico >> sussurrai.

<< Tieni prendi questo >> disse offrendomi un cubetto di ambrosia e aiutandomi a tirarmi su da terra.

<< Cosa ci fai qui? >> domandai con voce flebile.

<< Cercavo Ethan ma ho trovato te. E a quanto pare non sono il solo sulle sue tracce. Il tuo fianco lo dimostra. >>

<< Sulle sue tracce? Cosa? Il campo? >> esclamai.

<< Si Ethan è venuto a far visita a Percy. Non troppo di cortesia fra l'altro e se ne è andato. >>

<< Ora però alzati >> aggiunse non vedendo una mia reazione. Ero troppo sorpresa per commentare qualcosa. << Ti porto al campo >> disse perentorio come aspettandosi una mia protesta. Ma era l'ultima cosa che volevo fare. Andare al campo, tornare a casa era tutto ciò di cui avevo bisogno.

<< Ok >> sussurrai.

<< Tieniti a me. Facciamo un viaggio nell'ombra >>.




*NA: so che probabimente non dovrei neanche farmi più vedere per il mio imperdonabile ritardo :(
Avevo anche pensato di abbandonare la storia perchè non ho davvero tempo per scrivere a causa della scuola, però ieri sera ho riaperto la pagina world e ho trovato questo e altri capitoli quasi completamente pronti e così ho deciso di riprendere in mano questa ff (e il mio tempo libero).
Ringrazio tutti quelli che in questo anno hanno letto la mia storia.
Lisa

 

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