The Bling Ring 2.2 - Make it two

di Light2015
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Back in business ***
Capitolo 2: *** E fu come vederci noi ***
Capitolo 3: *** New contests ***
Capitolo 4: *** Faccia a faccia ***
Capitolo 5: *** Nightmare ***
Capitolo 6: *** Un trofeo amaro ***
Capitolo 7: *** Una silenziosa ed elegante resa ***
Capitolo 8: *** Dreams for plans ***
Capitolo 9: *** L'idea. Strettamente personale. ***
Capitolo 10: *** A secret plan ***
Capitolo 11: *** Il sopralluogo (parte1) - We'll rush into it anyway ***
Capitolo 12: *** Il sopralluogo (parte2) - Young and Beautiful ***
Capitolo 13: *** Operazione di soccorso ***
Capitolo 14: *** Vegas ***
Capitolo 15: *** Questione di numeri ***
Capitolo 16: *** Pillole e confidenze ***
Capitolo 17: *** Il colpo (parte1) - Diabolik ***
Capitolo 18: *** Il colpo (parte2) - La vendetta di Nicki ***
Capitolo 19: *** All'alba ***
Capitolo 20: *** Everything ***



Capitolo 1
*** Back in business ***


Capitolo 1
Back in business


- “Guarda che casino che hai fatto”
Ero avvinghiato a Nicki, la tenevo stretta. Era voltata verso l'esterno del letto e mi dava le spalle ma intravidi il suo sorriso, o forse semplicemente lo percepii. Le scostai i capelli e la baciai sulla spalla.
- “Vedi tutte quelle banconote sparse per la stanza? Guarda quante... ora ti alzi e le raccogli una per una”
Lei si mise a ridere, si voltò e mi baciò. Erano passati circa sei mesi dal disastro con la polizia davanti alla villa della Hilton ma tutto era finito per il meglio: l'agente che ci aveva aggredito pagava il suo debito con la giustizia attraverso i domiciliari, io avevo ottenuto un risarcimento danni piuttosto cospicuo e nessuno sospettava che i “ladri di lusso” fossimo noi. Io e Nicki spesso ci trasferivamo per i week end a Torrance e avevamo deciso, di comune accordo con Mark e le ragazze, di non effettuare altri furti. Eravamo ricchi, avevamo tutto. Cloe non lavorava più da Halo, ma ci andava occasionalmente da cliente. Sam approfittava dei soldi per non lavorare e trascorrere le giornate tra Rodeo Drive e la spiaggia, mentre Mark si era recato più volte a Las Vegas a giocare d'azzardo, aveva più perso che vinto ma la vita mondana di quella città lo attirava. Nicki si era iscritta all'università di nuovo ma non frequentava, in ogni caso rimanevo stupito dalla velocità con cui dava gli esami: quando le chiesi se pagasse i professori mi diede un ceffone. E io? Mi mancava la tesi e come al solito temporeggiavo. Noi due spendemmo la maggior parte dei soldi in viaggi, ovviamente nessuna menzione al fatto che viaggiavamo nel lusso più sfrenato. Ognuno di noi aveva elaborate scuse da raccontare alle rispettive famiglie per giustificare certe spese. La più gettonata era il lavoro durante i week end o vecchi risparmi. In realtà ecco l'attività del week end: raccogliere le banconote che Nicki spargeva per la camera da letto. Ogni tanto, anche solo per farmi un dispetto, semplicemente le lanciava, come la sera prima, e finivano ovunque. Ero convinto di aver limitato i danni baciandola e portandola a letto ma ora che mi ero svegliato la stanza era comunque un vero disastro.
- “Ti prometto che questa volta sistemo io”
- “Lo dici sempre ma poi tocca comunque a me”
Mi rivoltai su di lei e la baciai sul collo, iniziai a scendere, quando arrivai alla pancia sentì le due dita affondare tra i miei capelli.
- “Torna qui da me”
E fui di nuovo sulle sue labbra.
- “I soldi...”
- “Si li devi raccogliere”
- “Sono diminuiti”
- “Cosa?”
- “Ne abbiamo spesi molti...”
- “Si ma ne abbiamo ancora tanti”
- “Anche Mark e le ragazze sono nella stessa situazione”. Disse come se avesse completamente ignorato la mia affermazione.
- “Come?”
- “Oggi li vediamo per pranzo a Santa Monica e ne parliamo”
- “Parlare di cosa?”
- “Beh, quello che abbiamo non ci assicura completamente un futuro con queste spese”
- “Riduciamo le spese! O vendiamo qualche vestito, valgono migliaia di dollari...”
- “Non ci pensare nemmeno!”
- “Vorresti tornare a rub...”
- “Non dire quella parola! E comunque no, pensavamo solo ad una o due ville, giusto per sistemarci definitivamente”
- “Pensavamo? Ne hai già parlato con loro? Perchè sono sempre l'ultimo a sapere le cose?”
- “Perchè fai mille problemi! E comunque tu non devi partecipare, starai a casa come ai bei vecchi tempi quando eri paranoico. Ora è meglio se ci prepariamo, dobbiamo essere a Santa Monica per l'una”. Si svincolò dalla mia presa e andò in bagno.
- “E tutte queste banconote sparse?”

 

***


Invidiavo i ragazzi con la tavola da surf sottobraccio diretti verso la spiaggia. Era una splendida giornata ma ero bloccato al Sunset per chissà quanto con Nicki, Mark e le ragazze. Ero perso nei miei pensieri da qualche minuto e tornai alla realtà quando il cameriere arrivò con un vassoio di tartine e bibite.
- “Avanti, facciamo due conti” disse Cloe. “A me sono rimasti circa cinquecentomila dollari, a Sam duecentomila, voi due?”
- “Beh se li mettiamo insieme circa un milione...” rispose Nicki
- “Cavolo, non avete speso niente”
- “Circa centomila. La maggior parte in viaggi... in prima classe”
- “Abbiamo anche prenotato un ristorante tutto per noi quando siamo andati a Vancouver” dissi sorridendo orgoglioso.
- “Cazzo è vero, avevo visto le foto. E tu Mark? Quanto hai?”
- “Ragazzi Las Vegas non mi ha portato fortuna...”
- “Quanto hai?” ripetè Cloe.
Mark esitò un po', rigirandosi tra le dita uno stuzzicadenti con atteggiamento imbarazzato.
- “Trentamila”
- “Oh merda...”
- “Già, “Oh merda” è quello che ho pensato anche io quando le mie fiches sono finite dall'altro lato del tavolo sotto la faccia compiaciuta di uno svedese stronzo.”
Mi misi a ridere e gli diedi una pacca sulla spalla per compatirlo. Sam si mangiò l'ultima tartina e con la bocca ancora piena disse:
- “D'accordo ragazzi le regole sono queste: due furti capienti. Io, Cloe e Nicki abbiamo già visto dove, nonostante la differenza dei nostri risparmi la divisione dei soldi avverrà come al solito, cioè in parti uguali. Alex se non te la senti...”
- “No no vengo...”. Certo, avrei preferito rimanere a casa. Con cinquecentomila dollari in tasca perchè avrei dovuto rischiare di nuovo? Guardai i surfisti in lontananza aspettare l'onda buona. Nicki appoggiò una mano sul mio braccio. “Sei sicuro?”. Lei sarebbe andata comunque, per loro. Per noi. “Si, tranquilla”. La baciai.
- “Bene allora, Britney sarà a Miami per tutta la prossima settimana per i provini della nuova stagione di Xfactor”
- “Aspetta! Britney Spears?” Mark era incredulo, io per niente. Sapevo che le ragazze avrebbero dato il meglio di loro stesse.
- “Quante Britney conosci che fanno Xfactor?”
- “Ma cazzo...”
- “Solo la sua linea di profumo basterà a ripianare le tue perdite” gli disse Nicki.
Nei quaranta minuti successivi le ragazze ci spiegarono il loro piano per intrufolarci nella villa e portare via quanta più roba e soldi possibile. Al termine quasi provai dispiacere per Britney.

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Capitolo 2
*** E fu come vederci noi ***


Capitolo 2
E fu come vederci noi

 

La villa era gigantesca, sembrava un palazzo in stile Versailles o un castello con più residenze concatenate. Non sapevo se mi piaceva, era esagerata. Era semplicemente troppo. I lampioni illuminavano la maestosa entrata, l'erba era perfettamente tagliata ai lati dei vialetti e il silenzio notturno riempiva la scena. Avevamo pianificato di entrare dal lato retrostante perchè meno appariscente e con più finestre al piano terra. Al momento di entrare nella proprietà mi tornò in mente il primo furto con Nicki, ne era passato di tempo e sinceramente non mi sarei mai immaginato di trovarmi ancora in una situazione simile. Una volta all'interno ci dedicammo al piano terra, area che di solito tralasciavamo. Purtroppo per Britney avevamo intenzione di fare veramente il pieno. Dopo circa una decina di minuti avevamo riempito il primo sacco con soprammobili d'argento, soldi e qualsiasi altra cosa destasse il nostro interesse e che potesse avere valore. Dopodichè avanzammo al piano superiore percorrendo la scalinata principale. Una volta di sopra ci ritrovammo in un ampio salone con vetrata che dava sul giardino frontale e due corridoi che portavano in due diverse ali della villa. Uno a destra e uno a sinistra.
- “Dove?” chiesi.
Sam sembrò presa un po' alla sprovvista. “Penso sia uguale, andiamo a destra”.
Ci fermammo nelle prime stanze e trovammo lo studio di registrazione e la sala dei premi. Cloe prese un MTV Award e se lo infilò della borsa. “Tanto guarda quanti ne ha!”. Poi finalmente un paio di camere da letto. Il solito. Soldi in contanti nei cassetti, gioielli e vestiti. Solo la casa della Spears ci faceva incassare quando tutti i furti dell'anno precedente. Le ragazze ci avevamo visto giusto.
- “Andiamo a fare un giro dall'altra parte, magari c'è anche di meglio” disse Nicki.
- “Meglio di così sarà dura ma proviamo”
Eravamo quasi pieni e avevamo lasciato giù il borsone con i soprammobili, ma l'occasione non si spreca quindi tornammo indietro. Fu nel maestoso salone che notammo il problema. Anzi, cinque problemi. Cinque problemi che sbucavano dal corridoio che portava all'ala ovest. Ci trovammo faccia a faccia. Fu come vederci noi. Due ragazzi e tre ragazze, ben vestiti e con borsoni strapieni di vestiti e gioielli. Il mondo sembrò fermarsi. Ci guardammo increduli. I miei occhi passarono velocemente dall'uno all'altro. Notai le loro caratteristiche fisiche più evidenti. Una ragazza era bionda, una mora e malinconica, un'altra eccessivamente truccata, un ragazzo era di origini sudamericane e l'altro aveva i capelli tendenti al biondo. Per un attimo pensai che fossero sbucati da un universo parallelo. Dopo qualche istante, anche se sembrarono ore, Mark riuscì a muovere la situazione.
- “Andiamo... forza forza!”. Un ultimo sguardo e scendemmo le scale correndo per tornare al piano di sotto. Avevano un bel bottino, ma era migliore o peggiore del nostro? Quando afferrai il borsone dei soprammobili e feci per scavalcare la finestra li sentii scendere velocemente al piano terra. Avevano provato ad andare nel corridoio est per vedere se avevamo lasciato qualcosa. Sentii le loro voci concitate ma non capi cosa dicevano.
- “Alex!” Nicki mi chiamò a voce bassa, dovevamo andare.
Uscì dalla casa, chiusi dietro di me la finestra e mi avviai con gli altri verso le nostre auto.
In macchina con me c'erano Nicky e Sam e nessuno di noi riuscì a dire una sola parola, mandammo semplicemente un messaggio a Mark e Cloe per dir loro che saremmo andati tutti da me per fare il punto della situazione. Fu così che circa quaranta minuti dopo eravamo in camera mia, con il capiente bottino buttato in un angolo.
- “Chi cazzo erano?”
- “Più di chi erano io mi preoccuperei del fatto che ci hanno visti in faccia”
- “Si ma anche noi abbiamo visto loro”
- “Ma noi abbiamo un anno di precedenti”. Aggiunsi nervoso. “Di loro non sappiamo niente, potrebbe essere il loro primo furto”
Mark si avvicinò alla scrivania e accese il mio computer. “Facciamo una ricerca, se non troviamo niente vuol dire che sono alle prime armi”
- “Oppure che sono molto bravi”
Su YouTube apparsero video di vari telegiornali, alcuni più recenti altri meno, che parlavano dei “ladri di lusso” delle Hills. Cioè noi... o almeno così credevamo.
- “Fermo fermo!” Nicki bloccò il video. “Noi non siamo mai entrati a casa di Orlando Bloom”
- “Oh merda... qui stanno facendo di tutta l'erba un fascio! La polizia non sa che siamo due gruppi diversi!”
- “La cosa però potrebbe anche tornare a nostro vantaggio...”
Mark chiuse la finestrella di YouTube. Guardai Nicki che intanto si era sdraiata sul mio letto.
- “Rimani qui a dormire?”
- “Se mi vuoi...” ripose sorridendo.
- “Sempre”
Cloe non trattenne una smorfia “Sempre peggio voi due”. Mi misi a ridere.
- “Ragazzi c'è dell'altro”. Ci voltammo, Sam teneva in mano il suo cellulare senza togliere lo sguardo dallo schermo. “Ho un'applicazione che si chiama Happn e individua gli sconosciuti che si incontrano, sempre che questi abbiamo la stessa app ovviamente...”
- “Non dirci che li hai trovati”
- “Si, cioè... solo una delle ragazze.” Sam ci mostrò la foto, era quella al centro del gruppo che io avevo notato come pesantemente truccata.
- “Alexis Neiers”
- “Non so perchè ma ho la sensazione che loro stiano facendo la stessa cosa” dissi ancora convinto della teoria dell'universo parallelo.

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Capitolo 3
*** New contests ***


Capitolo 3
New contests


Quando venimmo ad abitare a Woodland Hills l'unica cosa che mi infastidiva della mia stanza erano le tende che, benchè oscuranti, rimanevano sempre con una qualche fessura e lasciavano trasparire la fastidiosa luce del mattino. Ora invece le lasciavo semi aperte di mia spontanea volontà, mi piaceva svegliarmi con la luce naturale. Il mondo mi avvertiva che era giorno. Nicki era accostata alla mia schiena, il suo braccio destro sul mio fianco e la mano appoggiata delicatamente sul mio addome. Improvvisamente sentii il rumore di un cellulare che vibrava, diedi un'occhiata sul mobile dal mio lato ma il mio telefono non c'era, allora mi voltai e vidi quello di Nicki sull'altro comodino vicino alla finestra. Qualcuno stava chiamando. Lo afferrai cercando di non svegliarla. Era Sam.
- “Hei sono le nove...” Dissi con calma, ancora assonnato.
- “Sveglia la bella addormentata, ci vediamo da Mark tra un'ora”
Ma Nicki si era già svegliata e mi osservava con sguardo interrogativo.
- “Cos...?! Aspetta che metto il viva voce”
- “Alexis Neiers mi ha contattata, vuole vederci. Ci vediamo da Mark tra un'ora per parlarne”
Per un attimo non mi ricordai nemmeno chi fosse Alexis Neiers, poi ripensai alla notte precedente, un paio di borsoni con vestiti e gioielli di Britney erano ancora accatastati nell'angolo vicino all'armadio.
- “E muovetevi cazzo”
- “Sam... hai dormito a casa tua stanotte vero?”
- “Si...”
- “Si percepisce”
Nicki si mise a ridere. “Dai, che poi si arrabbia con me”.
Continuammo a sghignazzare e mi sembrò che anche Sam un po' di ironia l'avesse colta.
- “Siete due stronzi”

Proprio prima di uscire di casa ricevetti una mail dall'università. Era dal dipartimento di formazione post universitaria. Settimane fa avevo portato a termine un test d'ingresso per un master a numero chiuso da svolgere dopo la laurea, l'avevo svolto senza impegno non aspettandomi niente. Avevo in mano i risultati. Aprii la mail: 79 su 100. Ero entrato.
- “Wow...”
- “Che succede?”
- “Sono entrato al master”
- “Quello con il test?”
- “Eh?! Si...” ero un po' frastornato.
Nicki fu entusiasta, mi abbracciò. Al piano di sotto i miei genitori erano in cucina che finivano di fare colazione e Emily era intenta a leggere un giornale e inviare messaggi. Diedi loro la notizia. Mia madre e mia sorella furono felicemente sorprese, mio padre apparve molto più moderato. Se avevo fatto qualcosa di così notevole doveva esserci un tranello.
- “Quanto era il minimo?”
- “Era alto... 70” risposi sommessamente.
- “Quindi da 70 a 100 hai preso 79... è piuttosto mediocre”
Ogni commento in risposta mi sembrò sprecato per cui semplicemente mi voltai, afferrai le chiavi dell'auto sul mobile nell'atrio e me ne andai sperando che Nicki mi seguisse.
- “Comunque sei stato bravo!” lo sentii urlare.
Scesi lungo il vialetto e salii in macchina, lei arrivò dopo un paio di minuti. Non avevo voglia nemmeno di partire, sarei rimasto seduto li a tempo indefinito.
- “Quel test non è da tutti” mi accarezzò i capelli. “Sono orgogliosa di te. Se non fossi stato così bravo non avresti preso nemmeno 70, non ti pare?! Gli stupidi non passano un test del genere Alex”
E' vero, non era un test semplice o scontato ma lei avrebbe preso 100 studiando un'ora il giorno prima. Lei, che nonostante avrebbe potuto, non sminuiva mai ciò che facevo.
- “Grazie”

All'ora prestabilita eravamo a casa di Mark. Sua madre, del tutto ignara dello scopo del meeting, ci preparò anche dei dolcetti come spuntino che consumammo in camera. Nicki si buttò sul letto appena fatto, si appoggiò allo schienale e con le gambe tese accavallò i piedi. Io ero ancora piuttosto scocciato e mi sdraiai al suo fianco con la testa appoggiata alla sua pancia e il braccio sinistro che l'avvolgeva. Chiusi gli occhi.
- “Avanti Sam, qual è il punto della situazione?” esordì Cloe.
- “Alexis Neiers vuole vederci. Penso che dovremmo discuterne onde evitare inconvenienti. Io le ho detto che ne avrei parlato con voi ovviamente”
- “Ma vederci tutti insieme?”
Nicki emise una risatina ironica “Dubito venga da sola”
- “Oltretutto...” disse Mark “Vorrei farvi notare che su TMZ stamattina hanno parlato del furto”
- “Si è già venuto a sapere? Britney è via tutta la settimana”
- “A quanto pare, secondo il sito, aveva un sistema di allarme collegato al cellulare e si è accorta che non era funzionante”
- “Aspetta aspetta... c'era un allarme?”
- “Esatto, quei tizi sono arrivati; hanno disattivato l'allarme, non so come; sono entrati dall'entrata principale e si sono dati da fare. Poi siamo arrivati noi”
- “Sono in gamba, non c'è dubbio”
Nicki mi accarezzò i capelli.
- “Come minimo ci accusano di avergli fregato la roba” dissi.
- “Ci mancherebbe...” Cloe aveva il tono di quella che è già sul piede di guerra.
- “Portiamo la refurtiva di ieri a Torrance” mi disse Nicki “Inseriamo l'allarme ed evitiamo di andarci per un po' se non è necessario”
Non avevo minimamente riflettuto sul fatto che potevano derubare anche noi. Anche se a Torrance non tenevo più i soldi dentro al letto apribile ma avevo fatto costruire una vera e propria cassaforte nella cabina armadio capiente e blindata come il caveau di una banca, ringraziai dentro di me la lungimiranza di Nicki.
- “D'accordo, ottima idea”
- “Insomma, che le scrivo?” chiese Sam sbuffando.
- “Che ci vediamo sabato al Palace a Rodeo Drive intorno alle cinque del pomeriggio”

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Capitolo 4
*** Faccia a faccia ***


Capitolo 4
Faccia a faccia

Rodeo Drive nel fine settimana era un via vai continuo di persone, tra turisti e assidui frequentatori di boutique di lusso. A complicare la cosa trovammo anche tratti di strada chiusi per l'allestimento di un red carpet e un giocatore dell'NBA inseguito dai paparazzi. Anche noi, nel nostro piccolo, ci sentivamo un po' celebrità. Molti degli abiti che indossavamo provenivano da armadi che non erano i nostri e le ragazze sembravano sfilare su una passerella alla settimana della moda. Arrivammo alle cinque in punto al locale ma gli altri avevano già riservato un tavolo per tutti in un'area appartata.
- “Sono qui dalle quattro, te lo dico io...” sussurrò Cloe a Sam.
Li salutammo freddamente, con distacco e ci sedemmo nelle poltroncine lasciate libere davanti a loro. Vestivano abiti firmati anche loro.
- “Ragazzi, finalmente!” esordì Alexis, apparentemente entusiasta. “Dovremmo presentarci. Queste sono Rachel e Courtney” indicò rispettivamente la ragazza mora dall'aspetto malinconico e la bionda. “E loro Nick e Jay”. Fece un cenno ai due ragazzi seduti alla sua destra. Nick era quello dai capelli castano chiaro e Jay di origine sudamericana. Sam ci presentò a sua volta. Trovavo sinceramente divertente il fatto che sembrassero i nostri alter ego e che nessuno ci facesse caso.
- “Beh, sotto con le domande!” disse Alexis esaltata. Doveva essere la capogruppo in un certo senso. Il potere decisionale sembrava più nelle sue mani che negli altri quattro ragazzi, i quali erano piuttosto passivi.
- “Da quanto lo fate?” chiese Cloe.
- “Da quando voi avete smesso. Si, lo so che siete voi i ladri di lusso che l'anno scorso hanno svaligiato mezza Los Angeles.”
Mark assunse uno sguardo tra preoccupazione e sorpresa.
- “Come avete fatto a eludere il sistema di allarme dalla Spears?” chiesi.
- “Informazione riservata. Però se vuoi te lo dico in privato...” Alexis sorrise e mi fece l'occhiolino. Nicki la fulminò con lo sguardo, ma la ragazza sembrò fare finta di niente e si affrettò a porre la sua prima domanda.
- “Quanto avete incassato l'anno scorso?”
- “Informazione riservata” Nicki rispose con tutta la durezza e l'autorità di cui disponeva.
Calò il silenzio, per fortuna arrivò il cameriere a prendere le ordinazioni dei nostri cocktail. Nessuno sembrava voler parlare. Parlare significava esporsi, prendere un rischio e dire qualcosa di sbagliato lasciando un vantaggio agli avversari. Chi avrebbe chiesto lo avrebbe fatto per un motivo ben preciso e fu Alexis a continuare la conversazione, il che confermò ancora una volta l'idea che fosse lei la mente del gruppo.
- “Ragazzi il problema è che non possiamo rischiare di incontrarci di sorpresa un'altra volta”
Stava arrivando al punto. Il vero motivo per cui aveva voluto incontrarci.
- “Quindi proporrei di avere differenti bersagli oppure... uno comune, tipo una sfida”

- “E' una troia!”
Eravamo tutti e cinque nella mia macchina, sulla via del ritorno, imbottigliati nel traffico. Alexis era riuscita a far innervosire Nicki con battutine inserite qua e là in ogni contesto per provocarla. E ci era riuscita.
- “La sua idea è sfruttarci per i suoi furti e stare alle sue regole o continuare ognuno per la sua strada ma in tal caso saremmo gli uni contro gli altri e chissà...”
- “Non dimenticare che siamo tutti sulla stessa barca, se avvertono la polizia... anche noi avvertiamo la polizia” disse Mark.
- “Secondo me non lo farebbe mai...” Mi ero fatto un'idea ben precisa di quella ragazza. “Lei non vuole rovinarci, vuole essere al nostro livello, imitarci. Vuole soldi e successo”
- “Anche io la penso così” aggiunse Cloe. “E poi noi in realtà avremmo ancora un colpo da mettere a segno, non abbiamo bisogno di spingerci oltre”
A quelle parole anche Nicki sembrò calmarsi. Le presi la mano. Dopotutto eravamo rimasti senza alcun accordo con gli altri ragazzi, Alexis ci aveva dato il suo numero di cellulare nel caso avessimo voluto farle delle domande o organizzare qualcosa ma niente di obbligatorio.
- “Comunque, non avete notato che sembrano le nostre versione più squallide?” Era da un po' che volevo la loro opinione. “Come se fossero le nostre copie di un universo parallelo”
- “Beh, un po' si” disse Sam.
- “A parte Mark... cazzo Mark, sei l'unico con l'alter ego messicano” Iniziammo tutti a ridere.
- “Ragazzi dai...”
- “Sul serio, se si fosse chiamato Marcos sarebbe stato splendido”

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Capitolo 5
*** Nightmare ***


Capitolo 5
Nightmare


Erano passate poco più di due settimane dall'incontro con Alexis e i ragazzi ma non ci eravamo più sentiti, noi non avevamo molto da voler condividere con loro quindi semplicemente andammo avanti con la nostra routine. Routine che comprese lo smerciare oggetti tramite Ricki, portare soldi a Torrance e per quanto mi riguardava finire la tesi. Scrivevo lentamente, non avevo fretta. E poi, soprattutto, mi chiedevo chi mai l'avrebbe letta fino in fondo. Comunque quello era il mio impegno per cui in ogni caso, pur se con estrema calma, diedi il meglio per concludere. Anche Nicki era occupata con gli esami ma rimaneva riservata sull'argomento e studiava solo quando necessario, nonostante questo otteneva ottimi risultati. Chi si preoccupava dello shopping a costo zero erano Sam, Cloe e Mark. Quest'ultimo quasi ogni sera inviava ad ognuno di noi, il piano aggiornato per il prossimo e probabilmente ultimo furto della nostra rinomata carriera. La vittima era Katy Perry. L'attenzione ai dettagli era massima dato che il caso della Spears aveva fatto molto clamore vista la quantità e il valore degli oggetti rubati.
Quel pomeriggio andai a correre e alla sera approfittai del fatto che mamma e papà sarebbero andati a cena fuori con colleghi di lavoro e Emily con amici per concludere definitivamente la tesi. Mi trasferii con il portatile in sala e, anche se per scrivere preferivo usare il computer fisso in camera, mi sistemai sul divano con la porta finestra che dava sul giardino aperta. Erano circa le nove e mezza. L'interlinea doveva essere di 1,5. Cambiai l'intestazione per l'indice bibliografico. E se ci fossero stati errori di battitura? Una vergogna per qualsiasi laureando. Controllai una pagina alla volta. Un lavoro estremamente noioso, forse avrei dovuto chiedere ad Emily di svolgerlo al posto mio in cambio di una Luis Vuitton o un paio di Jimmy Choo. Collegai l'ipod allo stereo, avrebbe reso la situazione meno angosciosa. Alle undici e venti, interlinea per interlinea, parola per parola, non mi importò più di niente, chiusi il monitor e decisi di andare di sopra a guardare un po' di televisione. Fu quando spensi, computer, stereo, e luci che mi resi conto che la tv in camera mia era già accesa. Pensai a Buster, il nostro cane, che poteva essersi intrufolato di sopra e aver calpestato il telecomando o qualcosa del genere. Salì le scale, arrivai alla soglia della mia stanza e constatai subito che non era Buster...
- “Alexis!”
La ragazza era comodamente sdraiata sul mio letto con tanto di scarpe, aveva il telecomando in mano e faceva zapping tra i canali. Entrai, spensi la tv direttamente e la costrinsi ad alzarsi.
- “Sei tanto carino quando ti arrabbi...”
- “Che ci fai qui? Come sei entrata?”
- “Sono qui da un po'” disse ignorando le mie domande. “Dov'è tutta la roba che hai rubato? Qui c'è veramente poco...” Accarezzò l'anta del mio armadio con un ghigno. Era sempre pesantemente truccata, con i capelli raccolti, canottiera troppo stretta e pantaloncini troppo corti.
- “Come hai saputo dove abitavo?”
- “Quante domande, ti basti sapere che ho i miei metodi. Ma tranquillo, sono qui solo per parlare. Non voglio ne i tuoi soldi ne cercare di incastrarvi”
Aveva modi quasi infantili, ingenui come una bambina un po' svampita. L'opposto di Nicki.
- “Ieri siamo andati a casa di Selena Gomez, che risate... siamo anche rimasti nelle riprese della videosorveglianza ma eravamo mascherati” Si mise a ridere.
- “Si beh, è successo anche a noi una volta...”
- “Dovremmo fare una gara, vedere chi sono i migliori ladri di lusso di Los Angeles”
Ecco dove voleva arrivare.
- “Scordatelo, davvero... noi non abbiamo nessun interessa a...”
- “E' così bella”
Aveva spostato il mouse del computer fisso ed era apparsa una foto di me e Nicki.
- “Mi ascolti quando parlo?”
- “Si, non avete intenzione di sfidarci ho capito.” rispose bruscamente. Sembrò che l'ingenuità fosse scomparsa in una manciata di secondi. Mi inquietava il modo in cui guardava quella foto per cui cercai di farla rinsavire.
- “Ascolta Alexis, io mi devo laureare a breve e l'ultima cosa che voglio è finire nei casini per qualsiasi cosa. Qualsiasi cosa! Hai capito?”
- “Certo. Beh, auguri per la laurea”. Sorrise e se andò, non mi fidavo di lei per cui l'accompagnai personalmente alla porta.
- “E' stato carino vederti”
- “Anche per me” mentii.
- “A presto allora!”
Più che un saluto, sembrò una minaccia.

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Capitolo 6
*** Un trofeo amaro ***


Capitolo 6
Un trofeo amaro

C'erano ben tre cabine armadio nella villa di Katy Perry. Le ragazze non l'avevano scelta a caso per quello che, ancora una volta, sarebbe dovuto essere il nostro ultimo furto. Le premesse c'erano tutte, il valore dei beni contenuti in quella proprietà bastava a sistemarci per anni a venire. Anche per Mark, che era quello che aveva perso più soldi negli ultimi mesi. Era stato tutto ben pianificato per settimane: la chiave era sotto lo zerbino ma bisognava entrare dalla retro della tenuta per evitare le due telecamere posizionate all'interno del salone principale e puntate verso la porta d'ingresso.
Ero nel corridoio a contare i soldi che avevo trovato nello scrittoio quando Nicki arrivò entusiasta, mi prese per mano e mi trascinò nella più piccola delle cabine armadio, che era comunque più spaziosa della mia camera da letto.
- “Guarda cos'ho trovato!”
Mi mostrò un completo da uomo, molto elegante, sistemato sul divano al centro della stanza. Lo tirò su e me lo appoggiò al petto. Era di Orlando Bloom?!
- “Ti starebbe bene per la laurea”
- “Dici? Beh, si non è male”
- “E' di Armani, li ho visti simili a Rodeo Drive sui duemila dollari... questo costerà anche più tremila secondo me. Prendilo, è perfetto.”
Non aveva tutti i torti. Per quanto fosse inconcepibile piegare un capo del genere, lo arrotolai con delicatezza e lo sistemai nel borsone facendo la massima attenzione e cominciammo ad aprire tutte le ante di quell'enorme armadio. Arrivarono anche Sam e Cloe che avevano già fatto il pieno nelle altre stanze. Io aprii un cassettone pieno di camice di ogni tessuto ordinate per colore. Ne presi una e la tirai addosso a Nicki, poi un'altra, poi un'altra ancora.
- “Dai, smettila!”
Le presi tutte e gliele lanciai, lei ricadde sul divano ridendo. Ne approfittai per tirare giù altri abiti firmati e le tirai anche quelli. La raggiunsi, ricoperta di vestiti e mi sdraiai su di lei. La baciai.
- “Ti ricordi di questo?” ne sollevò uno. “L'avevo visto in una boutique a Santa Monica qualche tempo fa. Quando poi siamo andati a cena da Canali”
- “Come fai a ricordarti tutte le vetrine che vedi? Comunque no, non mi ricordo...”
- “Come no?”
- “Ero con te. Il resto l'ho dimenticato.” Ero patetico, ma funzionava.
Sorrise, lasciò il vestito e mi baciò ancora.
- “A Jordi per fargli dire una cosa del genere dovrei drogarlo e pagarlo” disse Sam.
Dopo pochi istanti arrivò Mark, aveva tre orologi che dal polso risalivano il braccio, un cappello storto in testa e un giro di perle al collo.
- “Come cazzo ti sei conciato?”
Ma ignorò la mia domanda.
- “Abbiamo visite”. Improvvisamente fece capolino Courtney, la ragazza bionda del gruppo della Neiers, seguita da Rachel, Jay, Nick e appunto Alexis.
- “Ragazzi!” era entusiasta. “Che coincidenza, anche voi qui”
- “Coincidenza un cazzo” disse sottovoce Cloe, ma abbastanza forte da farsi sentire da tutti.
Alexis guardò il caos di abiti sul divanetto e si avvicinò con gli occhi spalancati afferrando quello che Nicki aveva visto a Santa Monica. Fu guerra aperta.
- “No, hei! L'ho visto prima io!”
- “Ma andiamo, hai le borse piene...”
- “Non ci entreresti nemmeno li dentro!”
I ragazzi di Alexis se ne andarono nelle altre stanze ridendo, lasciando noi a placare la lite.
- “E' meglio se ce ne andiamo” esordì Mark
- “Non vado da nessuna parte senza quel vestito!” Nicki era ormai su tutte le furie. Litigarsi oggetti con Sam o Cloe era nella norma, era routine. Ma con Alexis era guerra pura, non la sopportava. Non riusciva a parlarle senza una nota di disgusto nella voce, e trovarsela li che tentava di portarle via qualcosa che riteneva suo la faceva letteralmente infuriare. Riuscimmo a placare gli animi quando feci capire ad Alexis che ce ne saremmo andati lasciandole tutta la cabina armadio purchè lasciasse quel vestito. Lei accettò dopo interminabili minuti con un sorriso compiaciuto quasi come se, in realtà, di quell'abito non gliene importasse più di tanto, per lei il vero divertimento era infastidire Nicki.

***


Sulla via del ritorno ci fermammo ad una stazione di servizio poco fuori città. Erano quasi le due. Quando scendemmo dalle nostre auto nessuno aveva, in realtà, voglia di parlare; era il nostro ultimo furto ma non trovavamo lo spirito giusto per celebrare.
- “Come facevano a sapere che eravamo li?” chiese Mark.
- “Forse era davvero una coincidenza, voglio dire... era una preda succosa. Lo sapevano tutti che Katy Perry sarebbe stata a Miami per il Festival”.
- “Un cazzo Sam! Non so come ma lo sapevano che c'eravamo noi!” Cloe aveva le idee chiare e Nicki la pensava come lei.
- “Tu piuttosto... che hai quell'applicazione sul telefono, non è che per sbaglio hai inviato qualcosa?”
- “Cosa? No, io le cose che manda Mark le guardo sul computer a casa! Di certo non apro gli allegati sul cellulare e tanto meno li inoltro”
Computer? Casa? Mi sentii gelare il sangue nelle vene.
- “Oh merda...”
Mi appoggiai con una mano alla mia auto.
- “Li ha visti dal mio computer”
- “Come?”
- “Alexis è stata da me una sera sul tardi. Era in camera mia, il computer era acceso e deve aver...”
- “Aspetta! Cosa?” A Nicki non servì altro per innervosirsi. “E' stata da te? Di notte? E non mi hai detto niente?”
- “Stavo finendo la tesi ed ero di sotto, quando sono andato in camera lei era li che guardava la tv e il computer era acceso...”
- “Beh, almeno sappiamo com'è successo e che non ha assodato un hacker per spiarci” disse Mark trovando l'unico lato positivo della situazione. Ma a Nicki delle informazioni rubate sembrava non importare più di tanto...
- “E come è entrata?”
- “Non lo so, forse come sei entrata te altre volte” le risposi di rimando un po' scocciato.
- “Perchè non me lo hai detto?”
- “Perchè non mi sembrava rilevante e non volevo che ti innervosissi per niente”
- “Ok ragazzi dai, non è successo niente” Cloe cercò di calmare la situazione e ci riuscì. O almeno in superficie. Quando dovetti riaccompagnare Nicki a casa il tragitto lo trascorremmo in silenzio. Parcheggiai nel vialetto, le consegnai il borsone con la refurtiva e notai i pochi centimetri di stoffa del vestito che si era litigata con Alexis che fuoriuscivano dall'apertura. Il suo trofeo, amaro. La presi per la mano e la tirai delicatamente verso di me, la baciai.
- “Dimmi che è tutto a posto...” le sussurrai.
- “Tutto a posto”
Mi fermai qualche istante a guardarla negli occhi. Solo quando mi baciò a sua volta la lasciai andare.

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Capitolo 7
*** Una silenziosa ed elegante resa ***


Capitolo 7
Una silenziosa ed elegante resa

- “Dai, non insistere. Non vengo...”
Mark era irremovibile. Quella sera saremmo dovuti andare all'inaugurazione di un locale a Santa Monica di un amico di Cloe.
- “Ma mi annoio, sai come sono loro... riescono a fare casino per ore, non posso stare in un angolo da solo”
- “E allora non andarci nemmeno tu. Io ho parenti a cena e di uscire stasera non ne ho voglia”
-
“Ma non voglio stare in casa con... la tesi!”
- “Alex smettila” Lo sentii ridere all'altro capo del telefono “Sembri una sedicenne in crisi adolescenziale”
- “Vaffanculo”

Lasciai che le ragazze andassero all'orario di apertura ma io me la presi comoda e arrivai al locale solo verso mezzanotte sperando che fossero almeno un po' stanche in modo da limitare la mia permanenza il più possibile. All'entrata la coda era ormai terminata ma riuscii a saltare la fila presentandomi come “amico di Cloe, amica di Samuel”. Il buttafuori mi guardò storto ma mi fece entrare senza pormi ulteriori domande, doveva essere piuttosto stanco e annoiato anche lui. Gli interni non erano niente di nuovo, un locale come un altro. Solo molto affollato, la voce dell'inaugurazione con cocktail gratis aveva attirato mezza Beverly Hills. Cercai con lo sguardo le ragazze ma non le vidi, così mi diressi verso il bancone.
- “Dimmi pure”
- “Non so, fammene uno con la frutta. Quello che vuoi”
Mi sentivo come se fossi li da ore e non da pochi minuti. Il mini cocktail alla frutta fu pronto immediatamente. Era fin troppo alcolico per i miei gusti. Pochi istanti dopo tra la folla, con la coda dell'occhio, intravidi Nicki dall'altra parte della sala. Sorrideva e parlava animatamente con... Nick?! Il passivo, mono espressivo amico della Neiers. Un pugno allo stomaco... e non fu l'aver ingerito per intero il superalcolico. Rimasi a guardarli. Sembravano divertirsi davvero. Le mise anche una mano sulla spalla. Mi sentii infiammare.
- “Oh andiamo! Non fare quella faccia”
Alexis era apparsa all'improvviso.
- “Siete una persecuzione”
Sapeva cosa stavo guardando.
- “E' da quasi tutta la sera che sono insieme”
- “Non m'importa...”
- “Oh si invece. Nick e Nicki... e Alex e Alexis, no?”
Sorrisi ripensando alla faccenda dell'universo parallelo. Guardai ancora una volta la mia ragazza dall'altra parte della sala e decisi di stare al gioco.
- “Ma si, perchè no? Dai, andiamo via di qui”
Lei non aspettava altro e mi seguì verso l'uscita.
- “Dove vai?” Sam era apparsa dal nulla.
- “Hei!” Dissi con tono entusiasta. “Noi ce ne andiamo, salutami Nicki e l'idiota”. Non aspettai nemmeno una sua reazione, semplicemente andai via a passo svelto con Alexis alle calcagna.
Visto che eravamo con la mia macchina e guidavo io, mi parve giusto stabilire anche la meta. Dopo mezz'ora di viaggio parcheggiai in uno dei posti auto liberi di casa Neiers. Si trattava di una spaziosissima proprietà, con un rigoglioso giardino in un silenziosissimo quartiere poco fuori il centro città di Los Angeles.
- “E così abiti qui... niente male. Mi fai entrare vero?”
- “Certamente”
L'interno della casa era più normale e modesto rispetto all'esterno, salimmo le scale e quando entrai in camera di Alexis rimasi stupefatto dalla quantità di abiti e oggetti sparsi ovunque. Non era certo organizzata come noi, lei semplicemente teneva tutto li. Mi guardai intorno ammutolito.
- “I tuoi genitori...?”
- “Dormono”
- “Si ma di tutto questo cosa dicono?”
- “Mmh, niente... loro non mi dicono mai niente”
Annuì e mi avvicinai al computer in stand-by, mossi il mouse e mi apparve il desktop. Sorrisi.
- “Alexis... lo so che hai sbirciato nel mio quella sera”
- “Però te ne sei accorto troppo tardi” Si avvicinò e mi mostrò una cartella. La aprii. C'erano una ventina di documenti. Erano tutti progetti di furti, compresi i due nei quali eravamo presenti anche noi. Improvvisamente sentimmo suonare il campanello al piano di sotto.
- “Aspetta, vado io” disse.
Io feci finta di niente e continuai ad aprire i file. C'erano informazioni su proprietari, indirizzi, sistemi di allarme, giorni disponibili. Pensai al meticoloso lavoro che faceva Mark ma questo dovevo ammettere che lo superava. Aprii uno degli ultimi documenti e apparve la foto di un enorme diamante. Valore stimato intorno ai due milioni di dollari. C'erano tutte le altre informazioni allegate. Sentii i toni delle voci aumentare al piano di sotto. Avviai il browser, entrai nella mia casella di posta e mi inviai il file. Chiusi tutto e scesi al piano di sotto.
- “Non so come sei arrivata qui ma te ne devi andare...”
Alexis era alle prese con una Nicki furiosa.
- “Secondo te quanto ci ho impiegato a sapere dove abiti, razza di cornacchia! Alex avanti andiamo”
- “Ora gli dici anche quello che deve fare”
Oh mio Dio, disastro.
- “Andiamo via...” mi ripetè Nicki insofferente.
- “Tu pensi che lui sia uno dei tuoi trofei vero? Un bottino. Ti piace esibirlo come esibisci gli abiti che indossi. Ha più valore lui o un vestito di Cavalli? Sentiamo”
Calò il silenzio. Una minima, infinitesimale parte di me rimase ferita da quella frase. Come se quella infinitesimale parte sapesse che era vera. Spostai il peso da un piede all'altro, imbarazzato. Nicki rimase calma ma era visibilmente scossa.
- “Sei veramente viscida Alexis...” La guardai e per la prima volta da quando la conoscevo mi parve sconfitta. Era tremendamente ferita e sapevo che stavo contribuendo non prendendo le sue difese. Non sapevo bene perchè non stavo facendo niente, rimasi a guardarla senza dire una parola finchè lei se andò. Una silenziosa ed elegante resa.

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Capitolo 8
*** Dreams for plans ***


Capitolo 8
Dreams for plans


Quella sera rimasi da Alexis un'ora buona dopo che Nicki se ne andò. Mi feci raccontare tutto sui loro furti e sul diamante. Lo avrebbe indossato Jessica Chastain agli Oscar. E l'unica sera buona per rubarlo sarebbe stata proprio quella quando, dopo la cerimonia, sarebbe stato riportato alla villa mentre la Chastain sarebbe andata all'after party indossando abiti ed accessori rigorosamente diversi. Mi offrì di unirmi a loro ma rifiutai.
Il giorno successivo mandai agli altri il file del diamante che mi ero auto inviato e ventiquattrore dopo eravamo tutti a casa di Cloe per parlarne. Inutile dire che Nicki aveva risposto a monosillabi ai messaggi di gruppo e che ora non mi rivolgeva la parola.
- “Che storia è questa? Vuoi davvero prendere quel coso?” Mark era scettico.
- “Quel coso, come lo chiami tu, vale più di due milioni di dollari. Sarà in quella casa solo per una sera perchè la Chastain lo ha in affitto per gli Oscar e qui abbiamo tutte le informazioni possibili per prenderlo”
- “Non si tratta solo di prendere il diamante ma anche evitare che finisca nelle mani di Alexis e compagnia”
- “Appunto! Oh andiamo Cloe, lo so che non aspetti altro che incastrarli!”
- “Devo ammettere che come idea ha un certo stile”
La puntai con l'indice. Mi stavo entusiasmando. Guardai Sam.
- “Beh, studiamo bene queste cose che hai mandato e valutiamo”
- “Io ci sto”. Grande Mark!
Mancava solo Nicki che, come al solito, era sdraiata sul letto e ci guardava senza lasciar trasparire una minima emozione.
- “Ci lasciate un attimo da soli per favore?” chiesi.
Mi assicurai che Mark e le ragazze fossero scesi al piano di sotto e chiusi la porta.
- “Allora, non hai niente da dirmi?” la incalzai. Lei si alzò e incrociò le braccia. Non un buon segno.
- “Per la cronaca, ho fatto parlare Nick quella sera con un paio di cocktail, ora so tutto di loro”
- “Anche io ho fatto parlare Alexis e so tutto di loro” dissi tranquillo.
- “Lei vuole solo rovinarmi. Vuole i soldi, il successo, i vestiti... e vuole te”
Mi infilai le mani in tasca e sorrisi.
- “Lei è esattamente l'opposto di come sei tu, siete agli antipodi. Sei gelosa, testarda, permalosa e autoritaria” mi avvicinai. “Ed è per questo che amo te... e non potrebbe mai essere il contrario”. Le accarezzai il viso.
- “Darei tutto quello che ho se servisse a tenerla lontano da noi”
- “Non serve! Sfidiamola per quel diamante. Lei è come ossessionata, vuole confrontarsi, vuole batterci sul nostro campo, vuole avere più di te lo hai detto anche prima. Lasciamoglielo fare!”
- “Intendi lasciarla vincere?”
- “No, noi le daremo le condizioni: al di la di chi vinca e di chi perda, loro dovranno sparire alla fine. Nessun contatto, ognuno per la sua strada. Però se prendiamo il diamante noi incassiamo qualche milione di dollari. E se Alexis dovesse intromettersi ancora nella nostra vita basterà denunciarla per furto! Nicki, lei tiene tutto in camera sua! Non nasconde niente di quello che ruba! E' ingenua, pensa che tutto questo sia solo divertimento”
Sembrò pensarci un attimo.
- “Sembra una buona id...”
- “Ragazzi!” Mark urlò da dietro la porta. “Scendete un minuto per favore?”
Quandoo raggiungemmo il piano inferiore trovammo il padre di Cloe in compagnia di un uomo magro, alto, con i capelli brizzolati e l'aspetto stanco. Indossava la divisa da poliziotto. Cercammo di sorridere e mantenere un aspetto rilassato.
- “Ragazzi questo è Jonathan, un mio caro amico e sta indagando su questi ultimi furti avvenuti nelle ville qui intorno. Ha la foto di una ragazza recuperata dalle immagini a circuito chiuso di un'abitazione, non si vede bene ma visto che Cloe frequenta molti locali ho pensato di chiedere a lei se per caso le sembra familiare e per fortuna, guarda un po'... ci siete anche voi qui oggi”. Il padre di Cloe sorrideva non nascondendo un certo orgoglio all'idea di partecipare a delle indagini. Jonathan si porse in avanti mostrandoci la foto.
- “L'avete mai vista? Riuscite a identificarla?”
Era Alexis. Ovviamente. Tirai un'occhiata veloce a Cloe che capì immediatamente.
- “Non penso la conoscano, noi cinque usciamo sempre insieme e se io non l'ho mai vist...”
- “Cloe per favore, lascia rispondere i ragazzi”
- “Beh...” Tentennai.
- “Forse ha un aspetto familiare” Nicki ci fece sobbalzare, avvertii il nervosismo di tutti. La odiava e Dio solo sa quanto avrebbe voluto incastrarla.
- “O forse no, non si vede affatto bene!”
- “E' tutto quello che abbiamo signorina”
- “E' che ormai si assomigliano tutte” dissi ridendo. “Sa, nei locali... si vestono tutte uguali, stessa pettinatura...”
Nicki mi diede ragione facendomi tirare un sospiro di sollievo “E' vero, potrebbe essere chiunque. Non saprei davvero”
- “Va bene ragazzi, grazie comunque” L'agente si avviò verso la porta “Mi raccomando però, se la vedete o pensate di averla riconosciuta, chiamatemi!”
- “Oh non mancheremo!” rispose Nicki di rimando.

 

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Capitolo 9
*** L'idea. Strettamente personale. ***


Capitolo 9
L'idea. Strettamente personale.

Avevo atteso la laurea dal primo giorno di università. Il giorno tanto agognato, immaginato, pianificato e desiderato finalemente era arrivato. Ma avevo altro nella testa. Un'idea geniale che mi assorbiva quasi completamente. Sopravvissi discretamente all'attesa della discussione della tesi e al termine non esultai nemmeno come mi ero immaginato di poter fare. Era meraviglioso certo, ma non quanto quello che avevo in mente. E non potevo parlarne con nessuno.
Come pianificato mamma organizzò una festa a casa nel giardino sul retro vicino al campo da tennis con tanto di cibo e cocktail per gli invitati. Rigorosamente in abiti eleganti, avevo richiesto un certo dress code. C'era anche il cathering. Il giardino pullulava di amici e parenti, alcuni che non vedevo da una vita ma avevo spedito l'invito per ricevere i complimenti anche da loro... e magari i regali. Un egocentrico. Ma era la giornata giusta. Ero laureato e giustificato. Intravidi Nicki, era ancora dove l'avevo lasciata. In un abito bianco di Dior, con il bicchiere di champagne in mano, sorridente e completamente bloccata dai discorsi dei miei nonni paterni e zii. Mi avvicinai, le misi una mano sul fianco.
- “Hei, stavamo giusto parlando di te”
- “Ma guarda un po'...”
- “Alex, tesoro, sei un ragazzzo fortunato”
- “Lo so! La amo... questa laurea” scherzai.
Nicki mi colpì lievemente sul braccio.
- “Ci vuole pazienza con lui, sai anche quando era piccolo era così... e guai a dirgli qualcosa! Ha sempre fatto tutto di testa sua. Allergico a manifestazioni di affetto ed egoista. Non pensavo riuscisse a trovare qualcuno che riuscisse a sopportare il suo caratteraccio”
- “Grazie zia.” risposi con tono piatto. Come mio padre, ogni occasione è buona per trovare da dire. Ci vuole pazienza con me dopotutto. Nicki inizialmente rise poi notò il mio sguardo poco sereno. Mi accarezzò i capelli.
- “E' un gentiluomo. Ed è anche molto dolce.” Poi rivolse lo sguardo su mia zia “Con me almeno. O con chi è gentile con lui”. Calò il gelo. Ooh si. Come disse il Dottor Cox in un episodio di “Scrubs”: questo momento è così bello che ci farei sesso. Sorrisi soddisfatto, presi Nicki per mano e ci dirigemmo verso il lato opposto del giardino.
- “Sono repubblicani” le dissi.
- “L'avevo immaginato”
Raggiungemmo Mark e le ragazze che erano seduti comodamente a mangiare dolci nelle poltroncine. Erano ormai le sette di sera e ancora avevano il coraggio di mangiare.
- “Basta Sam! Poi non passi più dalle porte” Le strappai via il piattino e mi infilai in bocca l'ultimo pasticcino.
- “Ma vaffanculo! Ne ho mangiati due!”
Io e Nicki ci sedemmo nei due posti liberi sul dondolo davanti a loro e Mark mi passò il suo telefono.
- “Guarda un po'...”
Alexis aveva creato un conversazione comune con tutti e dieci in cui il primo messaggio era per congratularsi con me per la tesi. Dopodichè affermava, in maniera semplice e concisa, che avrebbero partecipato alla sfida sul diamante lanciata da noi. Nei giorni precedenti infatti, dopo aver convinto Nicki e le ragazze, le avevo scritto che sapendo del diamante avevamo intenzione (finalmente) di sfidarla. Unica condizione: al di la del gruppo vincente e a furto terminato, loro avrebbero dovuto chiudere ogni contatto con noi. Il tutto senza minimamente accennare al fatto che la polizia avesse una sua foto, sia pur sgranata e irriconoscibile.
- “Secondo me ci siamo infilati in un bel casino...” Nicki era sempre stata la meno convinta “Ma se serve a farla sparire vedrò di collaborare”
- “Abbiamo anche il 50% di opportunità di avere un diamante da due milioni e mezzo di dollari non dimenticarlo” disse Cloe.
- “Dovremo fare un sopralluogo in quella casa, capire come prenderlo e chi dovrà entrare, è inutile che andiamo tutti e cinque dentro...” Avevo già le idee chiare. Ci avevo riflettuto molto più di loro e avevo già fatto qualche ricerca oltre al materiale che mi ero inviato dal computer di Alexis.
- “E quando andare” aggiunse Mark “Non possiamo rischiare di ritrovarci di nuovo tutti insieme, anche perche partirebbe una ressa per arrivare primi e finiremmo sicuramente in un casino...”
- “I nostri doppi sono veramente passivi” disse Sam con lo sguardo sullo schermo del celllulare “Non dicono mai niente”
- “Beh è la Neiers che comanda”
Mi sbottonai il primo bottoncino della camicia e scossi la testa “Secondo me no, anzi. Loro la sfruttano, la mandano avanti in ogni occasione, però il bottino lo dividono equamente. Diciamo che le fanno fare il lavoro sporco. C'è lei nella foto della polizia, è lei che manda i messaggi con il suo telefono, è lei che rischia insomma”
- “Detta così mi fa un po' pena” disse Sam.
Vidi con la coda dell'occhio la mamma di Nicki parlare con la mia e voltarsi poi verso di noi.
- “Tesoro si sta facendo tardi e questi tacchi mi uccidono, che dici se andiamo?”
- “Si, arrivo”
- “Pensavo rimanessi qui stasera” le dissi deluso mentre si alzava.
- “Ho un esame mercoledi te l'ho già detto, devo finire di ripassare”
Si alzarono anche gli altri. In effetti ero piuttosto stanco e l'idea di ritirarmi in camera mia, mettermi una tuta e guardare la televisione mi invogliava parecchio. Ma avevo ancora una telefonata da fare...
Aspettai che se ne andarono proprio tutti, il sole era ormai tramontato e regnava la quiete. L'unico rumore proveniva da Buster che era sotto la tettoia a mordicchiare un piatto di plastica. Presi il cellulare e mi diressi sul campo da tennis. Trovai il numero in rubrica e chiamai. Era libero. Passai dolcemente la mano sulla rete moderatamente tesa a metà superficie.
- “Pronto?”
- “Ricky! Sono Alex...”
- “Ehi bello, come stai? Cloe mi ha detto che ti laureavi in questi giorni”
- “Si, oggi veramente”
- “Ah oggi, congratulazioni. Beh sarai veramente libero adesso, come ti senti?”
- “Non hai idea!” Risi euforicamente e sentì Ricky sghignazzare
- “Allora, cosa posso fare per te?”
- “Avrei un lavoretto, so che conosci un tizio che fa certe cose. L'avevi nominato una volta quando eravamo al locale”
- “Ah si? Certo certo, di che si tratta?”
- “Preferisco dirtelo di persona, quando posso venire?”
- “Ah bravo ragazzo! In settimana, al mattino... quando vuoi”
- “Bene, bene... mercoledì?”

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Capitolo 10
*** A secret plan ***


Capitolo 10
A secret plan


Martedì sera. Ore 21,40. La noia. Non che mi mancasse la stesura della tesi ma sinceramente iniziavo ad accusare il fatto di stare con le mani in mano. Da piccolo quando non sapevo cosa fare, a volte, portato all'esasperazione, mi mettevo letterlamente a piangere. C'è gente che della vita vuota ci campa, letteralmente. Il master sarebbe iniziato tra tre mesi e mezzo. Tre mesi e mezzo così?! Semplicemente frustrante. Situazione accentuata dal fatto che invece Nicki era nel pieno di una sessione di esami per cui si stava dedicado unicamente allo studio da qualche tempo. Nonostante questo il suo metro di studi rimaneva in giorni, il mio era in mesi.
In televisione non c'era assolutamente niente, tant'è che anche su un programma affidabile come Focus trasmettevano storie di incontri alieni. Provai al computer ma lo streaming andava a singhiozzo. Pensai di intrufolarmi in qualche casa in ricordo dei bei vecchi tempi in cerca di cianfrusaglie. Fu un pensiero breve ma molto intenso. Purtroppo da solo e senza un piano avrei combinato sicuramente qualche casino. Volevo in ogni modo uscire. 'Fanculo', pensai. Ero già vestito, mi infilai la giacca, le scarpe e una volta al piano di sotto presi le chiavi della macchina senza dire o vedere nessuno. Ero ancora sul vialetto quando, onde evitare di far eventualmente preoccupare i miei, mandai un messaggio a Emily che era in camera sua.
“Ho preso il suv, vado da Nicki”
La signora Moore era via per un paio di giorni per lavoro come spesso accadeva e Nicki divideva la casa con sua sorella minore Gabi. Anzi, sorellastra. La ragazzina mi odiava. Sedici anni di pura acidità e antipatia. Per fortuna non ero mai stato costretto a frequentarla troppo spesso e quella sera avevo deciso di evitarla. Parcheggiai lungo la strada silenziosa, gli unici rumori percettibili erano un cane che abbaiava in lontananza e il getto degli irrigatori nei giardini delle villette. Una luce era accesa al piano di sopra in camera e una di sotto in sala. Mi tirai su il cappuccio della felpa, voltai sul lato destro dell'abitazione e raggiunsi la finestra della cucina. Era aperta giusto un dito. La tirai su e mi arrampicai verso l'interno. Trovai appoggio su quello che doveva essere il ripiano della cucina, mi ranicchiai li sopra e girandomi cercai di richiudere delicatamente la finestra quando improvvisamente qualcuno accese la luce. Mi prese un colpo ed evitai di cadere solo gestendomi con un movimento che dire impacciato è sminuire. Ero in piedi, il cappuccio della felpa era venuto via.
- “Cosa ci trova mia sorella in te rimarrà un mistero”
Eccola, la piccola saccente mi guardava con sguardo di superiorità e una smorfia dipinta sul volto in modo da non nascondere la sua disapprovazione nei miei confronti.
- “Speravo di non verderti ma oggi deve essere la mia giornata sfortunata”. Feci per uscire dalla cucina.
- “Dove pensi di andare?! Sta studiando!”
- “Fatti i cazzi tuoi”. La oltrepassai e nel mentre lei fece una faccia scioccata. “Glielo dico che mi hai risposto cosi”. Ormai stavo salendo le scale due gradini alla volta. Non bussai nemmeno. Nicki era sul letto sotto le lenzuola circondata da fogli e un paio di libri.
- “Che ci fai qua? Non mi hai detto che passavi...”
Chiusi la porta e mi tolsi la felpa. “Tua sorella è sempre più odiosa”
- “Non hai risposto alla mia domanda”
Sorrisi, mi avvicinai e le strappai i fogli dalle mani e li lanciai verso l'altro lato della stanza.
- “No, no! Che fai?”. Fece per alzarsi.
- “Sono venuto a distrarti”
- “Ho l'esame dom...”. La baciai respingendola indietro. “Ok, faccio una pausa”. Scostai le lenzuola e mi sdraiai su di lei. Ci spogliammo e iniziammo a baciarci freneticamente. Le sue mani andavano dappertutto, dai miei fianchi, alla schiena, ai capelli. Quando iniziai a muovermi impazientemente dentro di lei, allungò il braccio per spegnere la luce sul comodino. Non ci riuscì al primo tentativo e sentìì un rumore sordo di qualcosa che cadeva dal mobile. La baciai sul collo per sentire il suo respiro agitato e per renderle più difficile l'impresa, poi finalmente riuscì a spegnere la luce. E ci lasciammo andare.
Allungai la mano, lei non c'era. Aprii gli occhi e la vidi già vestita allo specchio a sistemarsi la giacca. Ero sicuro che tutto quello che indossava era firmato. Sorrisi, ancora mezzo addormentato. Venne verso di me.
- “Buongiorno”. Mi baciò.
- “Che ore sono? Vai già via?”
- “Si sono le 7,20, l'esame inizia alle 8” Mi accarezzò i capelli. “Gabi mi ha detto che ti ha sorpreso a entrare dalla finestra della cucina ieri sera”. Si mise a ridere, probabilmente immaginandosi la scena.
- “Quella piccola odiosa arpia... stavo facendo pratica. Sai, per il diamante.”
- “Ah certo, certo...”
Mi issai, mi avvinghiai a lei e iniziai a baciarla sul collo, le accarezzai una gamba...
- “Alex... non posso fare tardi...”
Mi staccai e mi limitai a guardarla. Purtroppo l'orario egli esami era tassativo. Altre volte invece, per le lezioni che non erano obbligatorie, riuscivo a trattenerla. Anche all'ultimo minuto. Mi piaceva l'idea che arrivasse in ritardo perchè da già vestita e pronta a uscire si era rispogliata per me. Adoravo essere la causa dei suoi ritardi.
- “Devo andare” mi baciò di nuovo velocemente e si diresse verso la porta. “Ah! Prima mentre dormivi ti è arrivato un messaggio da Ricki, sai cosa vuole?”
- “Ah, no... dopo guardo. Comunque chiamami quando hai finito.”
Fortunatamente non aveva aperto il messaggio, che diceva semplicemente che il nostro appuntamento era spostato dalle 9 alle 10, ma era già preoccupante che sapesse che ero in contatto con Ricki, avrei dovuto inventarmi una scusa entro la fine del suo esame.

Alle dieci meno cinque ero nel retro del locale, attesi gli ultimi minuti facendo avanti e indietro nel vialetto scorrendo la bacheca di facebook per perdere tempo. All'ora stabilita entrai e mi avviai lungo il corridoio buio, claustrofobico e sudicio che portava all'ufficio di Ricki e che avevo già percorso molte volte con gli altri. Scesi gli scalini e trovai l'ultima porta con la luce al neon che la illuminava a intermittenza. Come diavolo faceva Ricki a stare rinchiuso li sotto tutto il tempo?! Bussai.
- “Avanti”
Entrai, un po' nervoso. Se non mi avesse aiutato in qualche modo tutto il mio piano sarebbe andato a farsi fottere. O la va o la spacca.
- “Hei bello! Come butta? Allora dimmi un po' che ti passa per la testa...”
- “Dunque, avrei un lavoretto per te, guarda qui.” Gli passai la mia pen drive che collegò al pc.
- “Chi sa di questa cosa? Mi sei sembrato molto riservato”
- “Nessuno, nemmeno Nicki. E vedi di mantenere il silenzio”
- “Ho tanti clienti Alex... ognuno con i suoi motivi. Fa parte del mio lavoro. Allora vediamo”
Aprì tutti i file velocemente per rendersi conto di cosa si trattasse.
- “Che dici? Quanto mi costerebbe?”
- “Come sai ho un amico che fa queste cose, anche per me. Voglio dire, è capitato che ne vendessi qualcuno dei suoi” disse sorridendo ma lasciando trasparire un che di imbarazzo. “Una cosa così verrà sui mille credo. Più qualcosa per me...”
- “Ovviamente”. Era addirittura meno di quanto mi fossi immaginato. Cercai di soffocare l'entusiasmo e di apparrire il più freddo e distaccato possibile. “Mi serve velocemente”
- “Se questo mio amico non ha troppo lavoro te lo fa sicuro. Lo chiamo e ti faccio sapere”
- “Ok, appena puoi... e mi raccomando, non una parola con nessuno!”

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Capitolo 11
*** Il sopralluogo (parte1) - We'll rush into it anyway ***


Capitolo 11
Il sopralluogo (parte1) - We'll rush into it anyway

- “Dove pensi di andare?”
Avevo messo un piede fuori dall'auto ma Nicki mi aveva già fermato. Ero con lei, Cloe e Mark nei dintorni della villa della Chastain. Sam non c'era, era andata a prendere Jordi in aeroporto. L'abitazione era distante circa duecento metri. Era il primo sopralluogo, dovevamo farci un'idea migliore della zona rispetto a quella mostrata da GoogleMaps. Per non parlare dell'interno: era necessario cercare eventuali cassaforti o sistemi di allarme.
- Vengo con voi!”
- “Scordatelo! Tu e Mark restate in macchina!”
- “E perchè? Cosa siamo venuti a fare?”
Dannazione, dovevo entrare in quella casa.
- “Tu tieni la macchina pronta alla fuga e lui ti fa compagnia”
- “Oh andiamo!” non sapevo come controbattere ma ormai Nicki e Cloe si erano già incamminate verso la maestosa cancellata e dopo pochi istanti scomparvero nel buio.
- “Spero si ricordino di non prendere niente, se qualcuno si accorge che siamo entrati non sarà più possibile prendere il diamante quando sarà il momento” disse Mark.
- “Ma che cazzo...” risalii in macchina ma lasciai la portiera aperta. Quella mattina Ricky mi aveva chiamato dicendomi che il pezzo che avevo richiesto era in lavorazione ed entro pochi giorni sarei potuto andarlo a prendere. Ma sarebbe stato tutto inutile se non avessi potuto dare un'occhiata all'interno della villa.
- “Ne vuoi un po'?” Mark si era portato un po' di roba per passare il tempo.
- “No grazie...” Continuai a riflettere su cosa potessi fare. Avrei probabilmente dovuto dire apertamente a tutti che avevo seriamente intenzione di portare a fine io il furto. Forse mi avrebbero lasciato contribuire al sopralluogo. O forse Nicki si sarebbe impuntata ancora di più. Insomma, fatto sta che dovevo cavarmela da solo.
Scesi dall'auto, ero dannatamente frustrato.
- “Senti Mark, io entro e vaffanculo. Tu stai pronto a...” Sorrideva con una faccia totalmente ebete. L'avevo già perso. “Va be, stai qui e basta”
Mi avviai verso la villa passando dalla stessa parte in cui erano andate Nicki e Cloe. Notai che si era accesa una luce al secondo piano. Sapevo che non avevano resistito. In penombra i vestiti non si vedono bene. Impiegai un po' a trovare l'entrata, non mi ero accorto che le ragazze avevano lasciato una delle vetrate del giardino semiaperta. Una volta dentro mi feci luce con la torcia del cellulare e salii al piano superiore, le trovai subito.
- “Che cazzo state facendo? Non siamo qui per i vestiti stavolta!”
- “Dovevi rimanere in macchina!”
- “Avete trovato almeno la cassaforte in cui metteranno il diamante? O qualcosa che vale la pena sapere?”
- “Ora andiamo...”
Sospirai. Per loro i vestiti erano come una droga, tutto il resto passava in secondo piano. Le lasciai li e mi avviai nel buio aiutato solo dalla luce del telefono. Diedi velocemente un'occhiata alle stanze lungo il corridoio ma non mi soffermai. A dire il vero non sapevo nemmeno io bene cosa cercare. L'unica possibilità era la camera padronale. Era la più grande di tutte e aveva un bagno interno. Dove si tengono le cassaforti? Incassate nei muri dietro ai quadri. Feci luce lungo le pareti della stanza e la vidi. Una grossa tela. Rappresentava un disegno astratto. Doveva essere parecchio colorato ma con quella poca e misera luce sembravano solo scarabocchi senza significato. Appoggiai il telefono sul mobile più vicino cercando di mantenere illuminata la zona e sollevai delicatamente la cornice. Ed eccole li. Non una ma due cassaforti, una più piccola dell'altra. Incredibile quando la gente sia prevedibile. Feci delle foto nonostante il flash del telefono illuminò tutta la camera e probabilmente sarebbe stato notato anche dall'esterno. Risistemai la tela e con la manica della maglietta ripulii le impronte. Il diamante sarebbe arrivato il giorno stesso degli Oscar, indossato da Jessica Chastain durante la cerimonia e riportato alla villa la sera stessa nonostante lei sarebbe andata all'after party. Diedi un'occhiata anche alla finestra dalla camera e il punto del giardino sul qualche si affacciava, poi tornai dalle ragazze.
- “Forza andiam... che state facendo?”
Nicki e Cloe saltavano sul letto,anzi ballavano sulle note di una canzone che conoscevano solo loro.
- “Guardala è impazzita!” Disse Cloe scendendo. “E' bastato niente per farla uscire di testa”
- “No ti prego, non dirmi che lei dato qualcosa...”
- “No no, sono solo delle pilloline che ti rendono un po' più attivo del solito, sia fisicamente che mentalmente”
- “Oh Cloe...” mi portai le mani ai capelli.
- “Cosa? Io per avere quell'effetto devo prenderne quattro o cinque e invece guarda lei! Comunque l'effetto sparisce in meno di un'ora”
Le porsi la mano. “Avanti scendi”. Rimasi stupito dal fatto che obbedii.
- “Dovremmo andare a Big Sur, una volta ci sono andata e ho mangiato un'anguria fantastica”
Cloe scoppiò a ridere.
- “Che cazzo dice? E' normale?” le chiesti mentre sistemavo il copriletto tutto increspato.
- “Si, dice a voce alta ciò che le passa per la testa”. Ingoiò anche lei un'altra pillolina.
- “Basta! Non complicare la faccenda!” gliele presi a forza e me le infilai in tasca.
- "È meglio se ce ne andiamo" Mi avviai verso il corridoio.
- "No aspetta!" Nicki mi trattenne tirandomi per la manica "Ho paura del buio!"
Mi venne da ridere "Cosa?! Hai paura del... Cloe ma davvero dice la verità?!"
- "Io so solo che questa roba fa l'effetto di una sbronza... te l'ho detto, dice quello che pensa"
A notare il mio sguardo sempre più incredulo si affrettò a sottolineare ulteriormente che l'effetto sarebbe durato poco meno di un'ora. Ma fino ad allora...
- "Non mi piace il buio, preferisco le angurie"
Cloe, che ormai accusava anche lei l'effetto dell'ennesima pillola, rideva da non reggersi in piedi.
- "Ascolta, se vieni via con me ti prometto che ti compro tante angurie... e ti porto a Big Sur"
- "Davvero?! Ok..."
Grandioso. Spensi la luce della camera e nel buio più totale accesi quella del telefono. Lei mi afferrò i fianchi, Cloe si avviò prima di noi nonostante non vedesse quasi niente. Sentii le mani di Nicki salirmi lungo la schiena lentamente.
- "Sei così bello" sussurrò. "Dovremmo passare la notte insieme..."
- "Lo stiamo già facendo"
- "Intendevo in un altro senso"
- "Si ok come vuoi ma prima usciamo da qui". La feci sfilare al mio fianco e la presi per mano.
- "Uuuh che presa salda!"
- "Nicki basta". Mi venne da ridere, avrei dovuto filmarla in modo che si rivedesse.
- "Mi piace Big Sur ma se fossi con te non uscirei mai dalla camera da letto"
Era dannatamente divertente ma non riuscivo a godermi la situazione, ero troppo preoccupato che potesse arrivare qualcuno. Una volta raggiunte le scale iniziammo a scendere lentamente ma dopo pochi istanti sentii come un tonfo. Illuminai meglio la zona: Cloe era inciampata e rideva istericamente senza alzarsi. Anche Nicki iniziò a ridere.
- "Oddio dai vi prego..." Iniziai a pensare che non ne saremmo mai usciti. Ci vollero almeno cinque minuti per fare una rampa di scale. Quando raggiungemmo il piano terra iniziarono anche a spintonarsi. Mentre cercavo di fare mente locale e ritrovare la finestra dalla quale eravamo entrati, Nicki mi prese il telefono e illuminò un vaso di cristallo su un tavolino in un angolo dell'enorme sala.
- "Guarda che bello! Prendiamolo!"
- "No! Lascialo li e non toccare niente! Se la Chastain dovesse accorgersi che è entrato qualcuno saremmo fottuti per il diamante"
Sorprendentemente risistemo' il vaso come l'aveva trovato.
- "Allora, la finestra è quella la, c'è Mark che ci aspetta in macchina. Basta uscire e attraversare il giardino"
- "Mi sono fatta male, mi serve del ghiaccio!" si lamento' Cloe. "È successo prima quando sono caduta dalle scale"
- "Cosa?! No dobbiamo andare..."
- "Mi fa male il ginocchio e ci metto del ghiaccio! Nicki vieni, dov'è la cucina?"
Si avviarono entrambe verso l'altro lato della sala e accesero un paio di luci.
- "No va be, ma che cazzo...". Mentre mi soffermai un istante a imprecare dentro di me sentii della musica provenire dall'esterno. Stava arrivando qualcuno?! Merda. Guardai fuori ma non vedevo niente, in realtà sembrava tutto tranquillo. Il suono sembrava provenire dalle vicinanze dove avevo lasciato la macchina e... Mark! Mark e il suo cazzo di fumo! Corsi in cucina, Cloe si stava tamponando col ghiaccio il ginocchio effettivamente gonfio e Nicki aveva trovato ciò che la rendeva davvero felice. Una fetta di anguria. Era tutto dannatamente surreale.
- "Vado da Mark. Venite appena potete, il più in fretta possibile. Avete capito?". Annuirono. Confidavo sul fatto che l'effetto delle pillole avrebbe dovuto iniziare a scemare prima o poi.
Quando raggiunsi l'auto, Mark stava fumando con la portiera aperta e della musica edm a tutto volume.
- "Che cazzo fai?" gli urlai mentre allungavo il braccio per spegnere la radio. "Ma che vi prende stasera a tutti quanti?"
- "Allora, hai preso il diamante?"
- "Non siamo venuti a prendere il diamante Mark! È solo un sopralluogo, ed è un disastro!"
- "Ah già, è vero... scusa, sono fatto"
- "Ma non mi dire"
- "Dove sono le ragazze?"
- "Adesso arrivano... spero!"

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Capitolo 12
*** Il sopralluogo (parte2) - Young and Beautiful ***


Capitolo 12
Il sopralluogo (parte 2) - Young and Beautiful


Quando raggiunsi l'auto, Mark stava fumando con la portiera aperta e della musica edm a tutto volume.
- "Che cazzo fai?" gli urlai mentre allungavo il braccio per spegnere la radio. "Ma che vi prende stasera a tutti quanti?"
- "Allora, hai preso il diamante?"
- "Non siamo venuti a prendere il diamante Mark! È solo un sopralluogo, ed è un disastro!"
- "Ah già, è vero... scusa, sono fatto"
- "Ma non mi dire"
- "Dove sono le ragazze?"
- "Adesso arrivano... spero!"

Lo costrinsi a buttare la roba che stava fumando e aprii tutti i finestrini e portiere della mia auto. Mark continuò a scusarsi giustificandosi col fatto che si annoiava. Le ragazze ancora non arrivavano così decidemmo di raggiungere la cancellata per dare un'occhiata. Tutte le luci sembravano spente. Improvvisamente sentimmo un cane abbaiare in lontananza dall'interno della proprietà. Anzi, sembrava avvicinarsi. Intravidi Nicki e Cloe correre a tutta velocità verso di noi. Raggiunsero l'alta ringhiera che circondava il perimetro.
- "Prendilo!"
- "Cos...?" Nicki mi lanciò il vaso di cristallo che le avevo pregato di non toccare. Fece una traiettoria a parabola alta e lo afferrai al volo. Sentivo l'abbaiare del cane sempre più vicino.
- "Ora prendi me!" Nicki era già in cima alla cancellata e stava scavalcando, posai il vaso per terra appena in tempo e me la ritrovai tra le braccia. Il cane le aveva raggiunte e abbaiava inesorabilmente, per fortuna anche Cloe era riuscita a salire in alto.
- "Hei, non è giusto che tu hai avuto l'atterraggio comodo e io devo cadere come un sacco di patate! Mi fa anche male il ginocchio... Mark! Vieni qua e prendimi!"
Mark obbedii senza ribattere, Cloe si lanciò. Inizialmente sembrò averla afferrata ma una frazione di secondo dopo erano tutti e due a terra.
- "Che imbranato che sei!"
- "Sei tu che pesi!"
Iniziarono a discutere, con il cane dall'altra parte della ringhiera che continuava ad abbaiare. Non cercai nemmeno di farli ragionare, tanto ormai...
Mi diressi verso la macchina ancora completamente aperta e mi sedetti esausto al volante, Nicki mi raggiunse con il suo vaso di cristallo sotto braccio.
- "Ti avevo detto di non prenderlo, di lasciare tutto com'era"
Le si dipinse sul volto un'espressione da bambina infelice "Dai non mi sgridare!" Sistemo' il vaso sui sedili posteriori, poi tornò davanti, si sedette a cavalcioni su di me e iniziò a baciarmi.
- "Ti prego dimmi che stai tornando in te" le sussurrai.
- "Si, non ti preoccupare. Ormai ho smaltito, Cloe non molto invece"
- "Ci credo, ne ha prese almeno tre di quelle pillole"
- "Che è successo a Mark? Mi sembra strano anche lui"
- "Si è fumato un po' di roba... è stata una serata impegnativa per me"
- "Poverino" disse ironicamente accarezzandomi i capelli "Sei riuscito a trovare una cassaforte o qualcosa di interessante? Anche se avremmo dovuto farlo noi..."
- "Si..." Vidi nello specchietto Mark e Cloe con i vestiti impolverati che si avvicinavano alla macchina. "Poi ti racconto quando siamo soli, ora vediamo di andarcene"
Avremmo dovuto impiegare circa un'ora per tornare a casa ma ci mettemmo un po' di più. La strada statale era deserta. Letteralmente. Era una lunga strada dritta e disabitata. All'orizzonte si stagliavano le luci della città che però sembravano non avvicinarsi mai. Come irraggiungibili. Cloe raccontava a Mark la serata, ed entrambi erano ancora parecchio eccitati, mentre Nicki se ne stava in silenzio nei sedili posteriori con in grembo il suo vaso di cristallo. Accesi la radio.
I'd fly above the trees
Over the seas in all degrees
To anywhere I please

- “Lenny Kravitz!” urlò Cloe. Alzai il volume. Nonostante fossi esausto, improvvisamente mi riaccesi. Iniziammo a cantare tutti e quattro all'unisono.
- “Oh I want to get away! I want to fly away! Yeah yeah yeah...”
Ancora e ancora.
Fu quando alzai lo sguardo sullo specchietto retrovisore che notai un'auto della polizia con la sirena accesa e un agente che ci faceva cenno di accostare. Abbassai il volume della radio.
- “Cazzo...”
Mi fermai in una piazzola sabbiosa al bordo della strada desolata sotto uno dei pochi lampioni presenti nella zona.
- “Voi due state più zitti che potete” dissi a Mark e Cloe. Non feci in tempo a dire a Nicki di nascondere il vaso ma dentro di me sapevo che l'aveva già fatto. Uno dei due agenti si avvicinò al finestrino che abbassai.
- “'Sera... c'è qualche problema? La velocità era...”
- “Nessun problema, solo un controllo. E' una strada non molto frequentata a quest'ora”
- “Ah... già... veniamo da Big Sur. E' stata una lunga giornata”
- “Da Big Sur? E passate di qua?” Panico. Non sapevo minimamente la strada per Big Sur, ma era il primo luogo che mi era venuto in mente. Per fortuna Nicki intervenne al momento giusto.
- “Si... ci siamo persi lo svincolo”
- “Ok, scendete per favore, mi fate vedere i vostri documenti?”
Solo noi potevamo trovare un agente tanto pignolo in mezzo al deserto alle due di notte. Scendemmo dall'auto. Pregai e ripregai dentro di me che Mark non barcollasse o non facesse niente di strano. Durante il controllo dei documenti l'altro agente che era rimasto in macchina ci raggiunse velocemente.
- “Dobbiamo andare! C'è un furto in una villa a Holmby Hills”
Evitai di incrociare lo sguardo degli altri. Ero abbastanza certo fossero Alexis e i ragazzi.
Il poliziotto finì di controllare le nostre carte d'identità distrattamente.
- “D'accordo, siete a posto. Buon rientro”
- “Grazie”
Aspettammo che l'auto della polizia si allontanò nell'arida notte californiana.
Cloe tirò un sospiro di sollievo “Porca troia... è andata bene”
- “Scommetto che erano loro” dissi.
- “Ci hanno letteralmente salvato il culo” disse Mark tornando in macchina.
Girai su me stesso, Cloe si accese una sigaretta. Guardai il buio dall'altro lato della strada apprezzando una lieve brezza che sollevò un po' di polvere ai miei piedi. La musica era di nuovo alta. Lana Del Rey.
Diamonds, brilliant
In Bel Air now

Nicki mi prese la mano e mi tirò lentamente verso il centro della carreggiata.
Hot summer nights, mid July
When you and I were forever wild

Si avvinghiò a me e iniziò a oscillare dolcemente.
The crazy days, city lights
The way you'd play with me like a child

Era bellissima.
Will you still love me
When I'm no longer young and beautiful?
Will you still love me
When I got nothing but my aching soul?
I know you will, I know you will.

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Capitolo 13
*** Operazione di soccorso ***


Capitolo 13
Operazione di soccorso


Per il nostro primo anniversario io e Nicki decidemmo di andare a cena a Santa Monica in un ristorante da tre stelle Michelin. La maggior parte della cena la trascorremmo a prendere in giro il cibo che ci veniva servito e a ridere su ogni similitudine che ci venisse in mente. Forse avremmo dovuto essere meno snob e andare a mangiarci una pizza in spiaggia. Finalmente all'arrivo di un normalissimo sorbetto alla mela verde mi sentii come tornato nel mondo reale.
- “La cosa assurda è che tutti sembrano sapere cosa stanno mangiando” disse Nicki osservando gli altri tavoli.
- “Ma perchè l'abbiamo fatto?!”
- “Per sembrare una coppia normale”
- “Però alla fine sono piuttosto sazio... non l'avrei mai detto”
- “Visto che abbiamo finito ti vorrei parlare di una cosa che...”
- “Signori, tutto bene?” Un membro dello staff del ristorante era venuto ad assicurarsi che fossimo soddisfatti del servizio. Greg. Aveva la divisa con il cartellino nominativo ben in vista. Chissà quante ore di corso avrà dovuto svolgere Greg per sapersi muovere in un posto così. Io non so se ne sarei stato in grado. Rispetto per Greg.
- “Si perfetto. Ah ci può portare il conto?”
- “Certamente” e se ne andò con passo svelto. Era come trasparente per i clienti, nessuno lo notava.
Proposi a Nicki una passeggiata per Santa Monica.
- “Ci prendiamo i churros?”
- “Scordatelo! Hai detto che eri sazio, non fare il maiale”
Tornò Greg con il conto e nel mentre il mio cellulare iniziò a suonare insistentemente. Numero sconosciuto. Infilai delle banconote da cento nel fascicolo con lo scontrino e Greg risparì alla cassa. Risposi.
- “Cazzo devi venirmi a prendere”
- “Chi sei?”
Nicki mi guardava con sguardo interrogativo.
- “Alexis! Sono a Calabasas, stavamo svaligiando una casa, è di una presentatrice della CBS o che cazzo ne so, sono arrivati degli agenti e gli altri sono scappati e sono rimasta da sola.”
- “Aspetta aspetta... c'è la polizia li?”
Lo sguardo di Nicki si fece più preoccupato. Le feci cenno di stare tranquilla.
- “No! Se ne sono andati, il punto è che... come cazzo ci torno a casa adesso?”
- “Chiama Courtney o Nick o...”
- “Non mi rispondono! Chissà dove sono! Devi venirmi a prendere o faccio un casino! Vi denuncio tutti”
- “Ok ok arrivo, stai calma. Mandami l'indirizzo preciso”
Quando terminai la conversazione, Greg tornò con il resto e Nicki aveva capito...
- “Era lei?! Che cosa vuole?”
- “Che la vado a prendere a Calabasas o siamo tutti fottuti”
Ci alzammo e raggiungemmo la macchina nel parcheggio.
- “Ti porto a casa prima ok?”
- “No vengo anche io! Quella stronza, è il nostro primo anniversario da coppia semi normale! Non poteva chiamare i suoi fedelissimi compari?”
- “Non le rispondono”. Accellerai lungo il vialone.
- “Ah chissà perchè... E comunque poteva anche tornare a piedi, non le fa male un po' di attività fisica”
Quando arrivammo nella strada indicata da Alexis, lei non c'era.
- “Pazienza, se la sarà mangiata un coyote. Dai torniamo indietro”
Nicki era ancora insofferente, nonostante avesse deciso lei di venire, avrebbe fatto volentieri a meno di portare a termine l'incontro. Fermai l'auto su un lato della stretta stradina e nemmeno qualche secondo dopo Alexis sbucò fuori da un cespuglio. Aveva con se un borsone pieno di roba. Fece un cenno con la mano prima di aprire il portabagagli, poi salì in macchina.
- “Oh ci sei anche tu...” disse appena a bordo.
- “Si da il caso che all'anniversario col mio ragazzo ci sia anch'io”
- “Ragazze... per favore. Abbiamo un'ora di convivenza forzata per tornare in centro città”
Durante il tragitto Alexis ci raccontò che lei e i ragazzi erano riusciti come sempre ad entrare e a prendere vestiti e gioielli ma che avendo acceso troppe luci, i vicini si erano insospettiti e sapendo che la proprietaria era fuori città hanno chiamato la polizia. Gli altri erano riusciti a scappare ma Alexis era rimasta indietro con parte del bottino. Eravamo ormai quasi arrivati quando pensai di approfittare della sua presenza per fare qualche domanda con tono indifferente...
- “Come siete messi per il colpo al diamante?”
- “Noi bene, voi?”
Risposta troppo sintetica.
- “Non c'è male. Speriamo di non incontrarvi però”
- “Non temere, quel diamante sarà nostro ancora prima che inizi l'after party. Peccato per te Nicki, ti starebbe bene se lo indossassi”
- “Sicuramente più che a te”
Riportammo Alexis a casa sua, riprese la refurtiva dalla mia auto e ci salutò entusiasta. L'idea di aver rischiato l'arresto e anni di carcere per furto non l'avevano minimante sfiorata. Che alla fine... è un modo di vivere meraviglioso.
- “Beh è ovvio che loro saranno li prestissimo ad aspettare quella sera. Dovremmo inventarci qualcosa per anticiparli” disse Nicki.
Svoltai a destra per tornare sulla strada principale.
- “Dormi da me o ti porto a casa?”
- “A casa, domani devo studiare. Anzi... ti volevo parlare di una cosa prima a cena”
- “Ok” Semaforo rosso. La guardai.
- “Ecco noi non... non possiamo continuare così. Ho parte della mia roba a casa, parte da te e parte a Torrance. Facciamo avanti e indietro continuamente. E non è il massimo incontrare i tuoi genitori in corridoio mentre indosso solo una tua maglietta o nemmeno vedere mia mamma che ti chiama 'bel biondo' a colazione. Per non parlare di mia sorella...”
Scattò il verde.
- “Dove vuoi arrivare?”
- “Dovremmo scegliere un posto per noi.”
- “Stavamo bene a Torrance...”
- “Si si certo ma ci siamo stati solo qualche mese e non è vicinissimo. Ma mi va bene anche tornare la quando tutta questa faccenda sarà finita. Vorrei solo... fermarmi stabilmente. Con te e basta.”
Non avevo mai riflettuto su questa cosa. In effetti eravamo continuamente l'una a casa dell'altro, uno spostamento continuo e una totale mancanza di privacy.
- “Conosci il nostro budget. Cerca una casa qui, anche in affitto o non so. Quello che vuoi...”
- “Dici davvero?”
- “Basta che abbia la vista sul mare, la piscina, il campo da tennis... e una bella cassaforte”

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Capitolo 14
*** Vegas ***


Capitolo 14
Vegas


- “Sai già come aprirla la cassaforte?”
Eravamo tutti e cinque da Mark a studiare un piano definitivo per il furto al diamante ma quella domanda restava ancora senza risposta.
- “No...”
- “Beh, ci ho pensato e mi è venuto in mente un tizio che ho conosciuto a Las Vegas che una volta mi ha detto di avere quell'arnese che calcola le combinazioni” disse lui.
- “Che?”
_ “Si è una tastierina che si attacca a quella vera e legge il codice. Come in “Ocean's twelve”
- “Ma che cazzo dici... com'è possibile?”
- “Ti dico di si! Questo tizio le fornisce a certa gente e funzionano. Certo non ci svaligi un casinò ma una cassaforte piccola si...”
- “Beh, facciamocela mandare e vediamo”
- “Lui non manda niente in giro...”
Aveva detto qualcosa che io non avevo capito. O meglio, non volevo capire. Guardai le ragazze, i loro volti si allargarono in un sorriso.
- “No! Che cazzo no! Io non ci vado fino a Las Vegas!”

***


Arrivammo dopo quasi sei ore di macchina. Ai nostri genitori dicemmo semplicemente la verità: saremmo andati un week end a Las Vegas, una notte e due giorni. Mark aveva contattato il “tizio delle cassaforti” come lo chiamava lui e ci aveva dato appuntamento alle undici di sera poco fuori città. Avevamo la macchina di Cloe e io mi limitai a starmene seduto sui sedili posteriori a guardare il deserto del Nevada continuando a pensare che quella sarebbe stata solo una perdita di tempo. Ci fermammo davanti al famoso Ceasar's Palace verso le sei del pomeriggio.
- “Che succede?” chiesi vedendo che non avanzavamo.
- “Siamo arrivati”
- “Come? Hai... hai prenotato qui?”
- “Andiamo! E' solo per una notte... abbiamo una suite con quattro stanze. Come in “The Hangover””
- “Cazzo Mark smettila di citare film! Questo non è un film! Quanto ci costa questa follia?”
- “Quattromila a notte... ma siamo cinque quindi fai tu i conti”
- “Tu... tu lo sapevi?” chiesi a Nicki scioccato.
- “Nooo... l'ho scoperto adesso”. Si misero tutti a ridere. Ovviamente io non mi ero interessato, fidandomi di loro e pensando di dover solo pernottare una notte a Las Vegas, non mi immaginavo una cosa così in grande. Mi addolcii quando vidi la suite. Era veramente enorme. Ciascuna camera da letto aveva il proprio bagno privato e vi era un ampio spazio comune contornato da vetrate che davano sulla città ormai illuminata. Andammo a cena in un ristorante poco lontano. Appena finito io e Mark avevamo il compito di vedere il tizio delle cassaforti mentre le ragazze sarebbero andate in un casinò a divertirsi.
- “Trattate bene la mia macchina” disse Cloe porgendomi le chiavi.
- “Oh si, se Mark ha intenzione di fare come in “The Hangover” forse non troverete nemmeno più noi due domani mattina.”
Sentendo questa frase a Nicki venne in mente un'ulteriore raccomandazione: “E niente spogliarelliste! Se vengo a sapere che siete andati in qualche posto squallido... ve lo taglio!”

Arrivammo con dieci minuti di anticipo ma c'era già un losco figuro all'angolo del negozio di ciambelle. Aveva i capelli lunghi e scuri raccolti in una coda, un pizzetto e indossava un giubbotto di pelle nero come quelli delle boyband anni novanta e un paio di jeans. In una mano teneva una sigaretta che si portava freneticamente alla bocca ogni pochi secondi e nell'altra una valigetta. Faceva avanti e indietro sul marciapiede.
- “E' lui?”
- “Mi sembra di si”
- “Come si chiama?”
- “Trevor”
- “Mh, si ci sta. Ha un aspetto da Trevor in effetti”
Mark si mise a ridere. Scendemmo dall'auto e ci avvicinammo. Appena vide Mark, il suo volto si illuminò.
- “Hei bello! Porca puttana eccoti!” Lo abbracciò.
- “Hei Trevor...” rispose Mark un po' in imbarazzo.
- “Chi è questo?” Chiese lui indicandomi nervosamente ma senza smettere di sorridere.
- “Un mio amico, mi ha accompagnato. Tranquillo”
Il fatto che dovesse tranquillizzarlo mi inquietava.
- “Ti piacciono i biondi?” gli chiese.
- “Eh? No no! Hei! Non quel tipo di amico! Un amico e basta cazzo!”
- “Oh la vuoi un po' di roba? Mi è arrivata ieri del...”
- “Noi siamo qui per l'apri cassaforte!” intervenni io. Questo voleva spacciare. “Ce l'hai vero? Ci siamo fatti sei ore di macchina per quel coso”
- “Sisi certo. Però stai calmo... ho degli amici a cui piacciono molto i biondi come te”
Ma porca puttana.
- “Dai Trevor è solo stanco. Comunque parlando di affari, quanto vorresti per... per l'affare?”
- “Niente!” disse sorridendo entusiasta “Trevor non vuole niente”
Bene, ora parla di se in terza persona.
- “Sul serio? Dai cento dollari te li diamo...”
- “No no grazie, è un favore Mark. Però se ricapiti a Las Vegas me lo riporti?!”
Rimasi allibito. Era pazzo.
- “Oh si... si certo!”
Trevor ci aprì la valigetta. Dentro c'era una tastierina numerica con degli agganci e un foglio di istruzioni. E quella roba mi avrebbe permesso di rubare un diamante da milioni di dollari?! Ero sempre più perplesso. Mark prese la valigetta e insistette per offrire a Trevor una ciambella da Mr. Donuts. Fino a una settimana prima non avrei mai pensato di trovarmi a Las Vegas da Mr.Donuts con un tizio del genere seduto davanti. Continuava a guardarmi in maniera strana, come se mi stesse studiando e io non vedevo l'ora di andarmene.
- “Come hai detto che ti chiami?”
- “Non l'ho detto”
- “Ma sei di qua? Perchè cazzo, sei proprio biondo”
Mark sghignazzò cercando di trattenere una risata. A mezzanotte circa le nostre strade si divisero e noi due tornammo nella via principale a fare un giro. Continuavo a essere preoccupato per la tastiera, se non funzionava eravamo fottuti. Cercai di distrarmi e godermi la visita senza pensare all'affidabilità di Trevor che, per quanto mi riguardava, valutavo meno di zero. Las Vegas sarebbe visibile anche da Marte probabilmente, ha un inquinamento luminoso senza eguali. Ma la cosa assolutamente fighissima è che riproduce in miniatura tutte le più famose città del mondo: Venezia, Parigi, Roma... Arrivammo in hotel alle due quando le ragazze mandarono un messaggio scrivendo che erano rientrate anche loro. Ero distrutto. Se volevano fare l'after erano liberi di farlo ma io sarei crollato nella mia camera da ottocento dollari a notte a testa. Quando arrivammo alla suite sentii subito un certo euforismo.
- “Ragazziiii! Abbiamo una sorpresa!”
- “Anche noi...” dissi esausto sollevando la valigetta senza il minimo vigore.
- “Oh bene l'avete presa, funziona?”
- “Bella domanda” risposi “Voi che avete?”
- “Ottantacinque mila”
- “Ottantacinque mila cosa?”
- “Dollari”
Io e Mark ci guardammo a bocca aperta.
- “Li avete vinti al casinò?”
Annuirono. “E come diavolo avete fatto?”
- “Nicki sa contare le carte” disse Sam.
- “Tu sei... un genio. Cazzo, io sto con un genio” Non sentii più la stanchezza. Festeggiamo tirando fuori bibite e alcolici dal mini bar per almeno un'altra ora. Infine ci arrendemmo, Nicki mi prese per mano e mi trascinò nella nostra camera.
- “Non fate troppo rumore voi due!” Ci urlò Sam dall'altro lato della suite. Chiusi la porta e quando mi voltai vidi delle mazzette di dollari ai piedi del letto. Banconote nuove. Nicki ne prese una e tolse la fascetta bianca che le legava insieme. Sorridemmo. Con un po' di forza le lanciò in aria verso il soffitto e le osservammo ricadere lentamente. La spinsi sul letto e iniziammo a baciarci su una distesa di soldi.

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Capitolo 15
*** Questione di numeri ***


Capitolo 15
Questione di numeri


Il pezzo che avevo ordinato a Ricki era finalmente arrivato ed era...
- “Perfetto! Davvero incredibile”. Ero nel suo scantinato sudicio sotto al locale.
- “Visto? Il mio amico lavora bene. Ora vorrei quasi chiederti a cosa ti serve...”
Ah no, bel tentativo. Scossi il capo. Mi intascai l'oggetto e gli buttai sulla scrivania altri duecento dollari.
- “Mi hai già pagato, cos'è questa generosità?”
Mi avviai verso l'uscita.
- “Las Vegas”

***


Quando arrivai a casa di Nicki mi preoccupai prima di nascondere il mio acquisto nello zaino e lasciarlo in macchina. Avevamo un meeting per tirare le somme del furto: dall'orario di arrivo alla fuga. Dalla vittoria alla sconfitta. Suonai al campanello, la porta si aprii e apparve Gabi. Quella piccola strega malefica, il problema che parlava.
- “Oh eccoti, sei in ritardo” disse con disapprovazione.
- “Spostati, fammi entrare” spalancai la porta cercando di ignorarla, Nicki aveva sentito e stava già scendendo le scale.
- “C'è quella cosa che tu chiami 'il mio ragazzo'”
- “Ok ok, ora torna a fare i compiti”
Gabi continuò a guardarmi con disprezzo mentre si dirigeva verso la cucina.
- “Tua sorella è il tuo unico difetto” dissi a Nicki dandole velocemente un bacio sulla guancia.
Quando arrivammo in camera, Mark e Sam erano sistemati con due computer portatili rispettivamente sulla scrivania e sul letto. Cloe era in piedi vicino alla finestra aperta a fumare. Come al solito.
- “Che fate?”
- “Sam gioca a Candy Crush, io controllo gli orari della cerimonia degli Oscar”
- “L'avete provata la tastiera per aprire la cassaforte?” mi tolsi la giacca e la buttai su una sedia già piena di vestiti.
- “Si” disse Mark “Non ha dato problemi”
- “Seah! Non ci avrei scommesso un centesimo”
- “Povero Trevor, quanta poca fiducia gli hai dato?”
- “Zero. Ma come fuziona?”
- “Praticamente trova la combinazione un numero alla volta, ora ti faccio vedere”
Prese il marchingegno che avevamo recuperato a Las Vegas e si avvicinò ad una piccola cassaforte che Nicki teneva nell'armadio, come quelle che si trovano nelle camere d'albergo. Mark appoggiò la tastierina sopra quella vera.
- “Solo gli agganci non funzionano, devi tenerla con la mano. Poi premi questo” indicò il pulsante più grande, centrale. “Qui il secondo per selezionare l'apertura”
- “Ok” speravo di ricordarmelo.
- “Ora selezioni e aspetti”
- “Perchè quanto ci mette?”
- “Circa venti secondi”
- “Non sono pochi...”
Attesi che il marchingegno testò ogni numero fino a trovare quello giusto di quattro cifre, sentii un “bip”, il led diventò verde e la cassaforte scattò aprendosi.
- “Però funziona!”
- “Bene, spero funzioni anche quando sarò la dentro”
Nicki incrociò le braccia, il suo sguardo si fece più cupo. “Sei proprio convinto di voler entrare tu? Voglio dire, Mark sa già usare quell'affare...”
- “Mark non è mai entrato in quella casa. Sam neppure e tu e Cloe eravate fatte. Sono l'unico che si ricorda la disposizione delle stanze, delle finestre e delle vie di fuga”
A dire il vero non c'erano vie di fuga. L'unica era calarsi dal terrazzino della camera da letto padronale e atterrare nel giardino sul retro, il cui perimetro dava sul lato più comodo per scappare in auto.
- “C'è anche il cane” aggiunse Cloe. “Quel fottutissimo cane”
- “Mi porterò del cibo per cani” dissi con tono superficiale facendo spallucce. Nicki sospirò insofferente. La ignorai.
- “Ditemi dell'orario, Alexis e compagni saranno la prestissimo”
- “La premiazione finisce intorno a mezzanotte. Dopodichè la Chastain si cambierà e il diamante verrà riportato alla villa. Ci si impiega circa un'ora e mezza per arrivare dal centro. La cerimonia vera e propria compresa di after party finirà molto più tardi, alle tre passate, quindi di tempo ne abbiamo. L'unico problema sono gli altri. Saranno pronti ad entrare non appena vedranno che il diamante è al suo posto e quelli della sicurezza se ne saranno andati.”
- “Mmh, vorrà dire che entrerò in casa prima che arrivi la sicurezza”
Mark non seppe cosa rispondere, Sam smise di giocare a CandyCrush e per la prima volta mi parve di avere la sua attenzione.
- “Intendi nasconderti dentro ed aspettare?”
- “Esatto!” cercai di apparire entusiasta e confidente.
- “No, scordatelo”
- “Oh andiamo Nicki! Entro, mi nascondo, aspetto la sicurezza, prendo il diamante ed esco!”
- “Ti devo ricordare che Gabi ti ha beccato mentre entravi dalla finestra della cucina?! Questa è una casa molto più piccola e lei una tredicenne! Li sarai in una villa con guardie armate!”
- “Ma non ci sarà nessuno quando dovrò entrare!”
Ci stavamo scaldando. Mark, Sam e Cloe non proferirono parola. Mi avvicinai a lei.
- “Ho le idee chiare, so cosa fare e sono sicuro. Perchè non ti fidi?”
- “Io mi fido è solo che... quello che è successo l'anno scorso...”
- “E' successo l'anno scorso! Ti prometto che se qualcosa va storto me ne vado subito. E poi ci sarete voi fuori ad aspettarmi”
Calò il silenzio, la guardai negli occhi senza distogliere lo sguardo. Sospirò.
- “9315” disse infine.
- “Cosa?”
- “E' il codice del sistema di allarme”
- “Non c'era l'allarme l'altra volta” ero confuso.
- “Era disinserito, ma questa volta lo metteranno. Quando sei tornato da Mark, io e Cloe abbiamo fatto un giro veloce e abbiamo notato la centralina. Quando è disattivato è possibile controllare il numero e modificarlo, come se fossi il proprietario di casa. Se non è stato cambiato è 9315”
Le lasciai un bacio a stampo sulla bocca.
- “...e serve anche per aprire la porta d'entrata”
- “Come? Tipo caveau?
- “ Tipo caveau. Si apre col codice non con la chiave”
Organizzammo gli ulteriori dettagli come il procurarsi corda e moschettone per calarmi dalla camera, la loro postazione con la macchina, i messaggi che ci saremmo inviati in caso di emergenza e ogni altro aspetto utile. Non sapevo se la Neiers e gli altri avevano tutte le informazioni che avevamo noi, soprattutto il codice del sistema di allarme ed eventualmente anche la tastiera apri-cassaforte. Parte di me pensava che non avessero speranze. L'altra parte non dava niente per scontato. Si avvicinava l'inizio di un gran finale.

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Capitolo 16
*** Pillole e confidenze ***


Capitolo 16
Wide awake!


Era tutto pronto, dovevamo solo aspettare. Mancava una settimana alla notte degli Oscar e l'attesa si faceva snervante, soprattutto per me. Cercai di calmarmi ripensando a quanto ero teso prima di ogni esame all'università, quelle erano state situazioni peggiori. Forse. Mamma e papà avevano invitato per cena nonni e zii quella sera e io non ero per niente in vena ma dovetti partecipare. Invitai Nicki, mia unica ancora di salvezza. Arrivo' indossando un abito nero, piuttosto corto e attillato ma pur sempre elegante. Era una calamita per gli sguardi di tutti; anche di Emily, nonostante la irritasse il fatto che le rubava la scena. La cena fu noiosa come previsto e i miei parenti non si risparmiarono battute su opinioni politiche, nemmeno fossero ad un vertice diplomatico. Mio padre d'altro canto non mancò di aggredirmi verbalmente quando feci notare che sarebbe stato meglio cambiare argomento dicendomi che con me non si puo' mai parlare seriamente. Sinceramente di politche monetarie anticicliche ne sapevo piu io, fresco di laurea in economia, che tutti loro messi insieme. Glielo dissi. E non miglioro' la situazione. Nicki cercò di distrarmi ma servì a poco. Dovevo fare qualcosa, se fossi rimasto seduto li ancora in minuto avrei avuto una crisi di nervi. Accennai al fatto di andare in bagno mentre in realtà mi chiusi in camera, l'aiuto ce l'avevo nel cassetto. La notte del sopralluogo alla villa della Chastain avevo preso a Cloe le pillole che avevano mandato fuori di testa lei e Nicki e non gliele avevo più restituite. Ne ingoiai un paio e tornai al piano di sotto. Volevo che la mia serata fosse più leggera e quelle pillole ti davano proprio quello: leggerezza. Mangiammo il dolce, ma gli effetti ancora non si sentivano. C'è chi chiese il caffè, ma io ero ancora ben lucido e serio. Fu solo quando ci alzammo per andare in sala che...
- "Che bei faretti" dissi guardando le luci sul soffitto. Mi muovevo lentamente, tutto ciò che mi circondava mi faceva sorridere.
- "Ora ci tocca anche la riesumazione dei vecchi ricordi" mi sussurro' Emily, anche lei disperata dall'andamento della serata.
- "Nooo, dai facciamo due chiacchere!" avevo tanta voglia di parlare.
Mi sedetti sul divano e Nicki mi raggiunse. La guardai con un sorriso idiota. Anzi, mi sentivo idiota e non potevo farci niente, ero in uno stato di totale relax mentale.
- "Sei bellissima" dissi a voce alta.
Sentii gli sguardi di tutti su di noi, lei sorrise imbarazzata "Grazie... se sei stanco tra un po' potremmo and..."
- "Ti piacciono questi faretti?! Io li trovo adorabili, potremmo metterli anche nella nuova casa"
- "Quale nuova casa?" Chiese mia mamma. Nicki fu presa alla sprovvista.
- "Oh no! Cioè, ecco..." Avremmo reso nota la nostra intenzione di andare a vivere per conto nostro dopo il tentativo di furto al diamante ma il danno ormai l'avevo fatto. Ed ero felice e rilassato, per cui continuai a sorridere passando lo sguardo da Nicki a mia madre soddisfatto.
- "Io e Alex pensavamo, tra un po', di trovare... uno spazio nostro. Si insomma di..."
La tv si accese all'improvviso. Mia nonna, spostandosi sulla poltrona, aveva per sbaglio premuto il telecomando. C'era il telegiornale.
- "La polizia indaga ancora sui furti susseguitesi con intensità negli ultimi mesi nei dintorni di Los Angeles e che vedono come vittime celebrità locali. Non si sa ancora se tutti i casi sono imputabili agli stessi soggetti o se..."
- "Ah!" Sorrisi soddisfatto. Finalmente si parlava di me. "Siamo stati bravi. Finora ci è andata bene!"
Si voltarono tutti a guardarmi. Emily si portò una mano alla testa. A mio padre sorse il dubbio.
- "In che senso?!"
Ma Nicki era pronta. "Nel senso che ci è andata bene a non essere stati derubati anche noi. Voglio dire, chissà quanti oggetti questa gente non rivedrà più. Magari c'erano anche molti ricordi affettivi..."
- "Eh si, quelli non hanno valore monetario." Disse mia zia. "Se mi rubassero l'album con le foto del matrimonio, come le recuperi? Noi non abbiamo mica le copie nei computer come voi..."
Nicki era riuscita a distogliere l'attenzione dal mio tentativo di autoincriminazione ma io mi sentivo sempre più espansivo.
- "Te l'ho già detto che sei molto bella?"
- "Si... ora smettila". Disse a denti stretti lanciandomi uno sguardo feroce.
- "Sei talmente bella che prima a cena ti avrei buttata sul tavolo e scopata davanti a tutti"
Calò il silenzio. Qui nemmeno lei seppe cosa dire.
- "Alex!" Mia mamma aveva uno sguardo scioccato, nemmeno avesse visto un cammello con gli occhiali da sole entrare in casa con un sottofondo di musica raggae.
- "È meglio se vai un po' di sopra a riposarti". Emily si alzò e io e Nicki la seguimmo su per le scale. Ci fermammo a metà.
- "Si può sapere che diavolo ti prende?" Tra un po' fai venire un infarto a metà degli ospiti. "Ora, siccome sono una brava sorella maggiore, torno giù e dico che hai per sbaglio ingerito del vecchio rum di papà a cena o qualcosa del genere"
- "Ok... se ti rende felice hai tutto il diritto di farlo. Tu invece" e indicai Nicki "Guarda bene quei faretti perché a me piacciono e se anche a te..."
- "Oddio..."
- "Che c'è?!"
- "Penso di sapere cosa gli prende, spero solo di sbagliarmi"
Emily tornò in sala a tentare di giustificare il mio comportamento mentre io salii con Nicki in camera mia. Appena chiuse la porta alzò subito la voce.
- “Dimmi dove le hai messe!”
- “Perchè sei arrabbiata?”
- “Guarda che tanto le trovo lo stesso, ti conviene parlare subito!”
- “Dai, non fare così...” cercai di abbracciarla.
- “Lasciami, stai seduto!”
Ero così contento fino a qualche minuto prima e ora mi sentivo in colpa. Obbedii come un cane ben addestrato. Volevo solo che si calmasse. Nemmeno l'dea di una casa tapezzata di faretti mi rendeva più sereno.
- “E smettila di guardarmi così! Dove sono le pillole?”
- “Nel cassetto di quel comodino” indicai verso l'altro lato del letto. Lei andò subito a frugare e le trovò dopo nemmeno un minuto. Poi prese il telefono e se lo mise all'orecchio continuando a guardarmi minacciosamente. Rimasi in silenzio poi qualcuno rispose.
- “Cloe, sono io. Lo sai che Alex aveva le tue pillole? Quelle che abbiamo usato alla villa... se le era tenute e prima ne ha presa una... o di più, non lo so. Alla cena di famiglia. Non ti dico...”
Nicki continuò un altro paio di minuti a parlare con Cloe poi mise via il telefono. E adesso? Era veramente arrabbiata. Mi veniva da piangere.
- “Smettila! Smettila di guardarmi così...”
- “Mi dispiace, non lo faccio più”. Ero ormai vittima di un calo emotivo profondo. Lei si sistemò i capelli. Poi sbuffò e infine si lasciò scappare un sorriso.
- “Non riesco a rimanere arrabbiata con te in questo stato”
Mi sentii di nuovo leggero, felice come un bambino il giorno di Natale. La tirai verso di me e ci sdraiammo sul letto. L'avvolsi con un braccio.
- “Voglio andare ad un concerto dei Coldplay” le dissi. Perchè improvvisamente avevo voglia di fare tante di quelle cose... volevo vivere tantissimo. “E voglio una moto. E trasferirmi da solo con te così posso dirti tutto”
- “Anche ora puoi dirmi tutto” Appoggiò una mano sul mio viso delicatamente.
- “No, hai visto prima come mi hanno guardato quando ho detto che avrei voluto fare sesso con te sul tavolo?!”
Si mise a ridere, poi mi baciò. ”Peccato, mi sarebbe piaciuto”
Continuò a baciarmi dolcemente. Mi venne in mente qualcosa di più audace e dubito fosse stato l'effetto delle pillole. Le afferrai un fianco e voltandomi mi sdraiai su di lei baciandola più intensamente. Feci scivolare la mano destra lungo la sua gamba per poi risalire sotto il vestito, la toccai. Lei smise di baciarmi e sorridendo disse: "C'è tutta la tua famiglia al completo al piano di sotto, vuoi davvero....?!"
- "Si, anzi... voglio che ti sentano"
Rise "Tu sei pazzo...."
- "No sono solo fatto e innamorato"
Per non lasciarla ribattere le tappai la bocca baciandola ancora. Le tirai giù la spallina del vestito e scoprii il suo seno, che cominciai ad accarezzare. Cominciai a muovermi lentamente. Sentii le sue mani sulle mie spalle, poi sul mio petto. Mi sbottonò la camicia finchè ci riuscì. La baciavo sul collo, sulle labbra, non volevo darle tregua. Quando il mio ritmo si fece più sostenuto gemette sommessamente. Poco dopo sentii il suo corpo irrigidirsi sotto al mio.
- "Alex..."
Fui scosso da un brivido, una sua mano mi stringeva i capelli e l'altra era appoggiata sulla spalla con le unghie che affondavano in cerca di un appiglio. Anche se indossavo ancora la camicia sapevo che mi sarebbe rimasto il segno. Le diedi tutto me stesso, lei inarco' la schiena mandando la testa leggermente all'indietro. Quando abbassai lo sguardo non potei fare a meno di notare quanto fosse bella, elegante e sofisticata anche in quel momento. Continuai a muovermi, i nostri sguardi si incrociarono e quando tutto fini mi lasciai ricadere su di lei affondando il volto tra suo collo e la sua spalla respirando affannosamente. La presa ai capelli si allento e inizio ad accarezzarmeli.
- "Ti amo" mi sussurrò.
Quando mi svegliai avevo la sensazione che fosse presto. Guardai l'orologio che avevo ancora al polso. Erano le sei e dieci del mattino. sapevo che una volta sveglio non mi sarei più riaddormentato, era sempre cosi. Ripensai alla sera precedente, cazzo che casino avevo combinato con quelle pillole a cena... Mi voltai verso destra e vidi Nicki che dormiva profondamente, coperta solo dalle lenzuola che lasciavano intravedere il suo corpo nudo. Un'opera d'arte. Fui tentato di svegliarla per averla ancora ma mi sentii un egoista e decisi di lasciarla dormire. Guardai il soffitto della mia camera, mi sentivo un'anima in pena. Il giorno del furto era vicino e mi resi conto solo in quel momento di quello che rischiavo. Di nuovo. Mi era già andata bene molte volte e sapevo che prima o poi la fortuna sarebbe girata. Anzi, non era questione di fortuna ma calcolo di probabilità. Mi alzai, presi il necessario per andare a correre dall'armadio la cui anta scricchiolo quando la richiusi. Nicki si mosse nel letto raggomitolandosi da un lato ma continuando a dormire. Le lasciai un post-it sul mio cuscino e andai in bagno a cambiarmi. Quando uscii di casa c'era silenzio e la luce era ancora tenue. Scorsi la playlist dell'Ipod fino a trovare i Coldplay.

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Capitolo 17
*** Il colpo (parte1) - Diabolik ***


Capitolo 17
Il colpo (parte 1) - Diabolik

Non fu facile alzarsi dal letto quel giorno. Il nervosismo per il furto si fece sentire e la dipartita del nostro amato Buster, avvenuta il giorno prima, non migliorò la situazione. Adoravo quel cane, ci ero cresciuto insieme ed ero seriamente convinto che fosse davvero uno dei miei migliori amici. Quel giorno avrei preferito delegare a qualcun altro il compito per il quale, invece, mi ero preparato da così tanto tempo. Ma non potevo deludere gli altri. Dovevo rimanere concentrato.
Ore 19,24
Jessica Chastain apparve sul red carpet indossando un abito di De La Renta, al collo il famigerato diamante. I flash dei fotografi non si risparmiarono. La guardai intensamente in televisione dal divano della sala. Mi dispiaceva quasi crearle un simile problema.
Ore 20,30
Iniziò la cerimonia degli Oscar. Battute sul Governatore, battute sul Presidente, battute su Clooney, battute sul cibo, battute sul meteo...
Ore 22,25
- “Mamma! Io esco!”. Lo zaino con il necessario era già pronto dal giorno prima con tutto il necessario per entrare e per uscire, Mark e le ragazze erano venuti a prendermi a casa. Andavamo con un'auto solamente.
Ore 23,40
Raggiungemmo la villa in anticipo rispetto all'arrivo del diamante, ma le tempistiche erano giuste per evitare Alexis e i suoi ragazzi. Quando scesi dall'auto mi sembrò di essere tornato indietro nel tempo, alla sera dell sopralluogo. Era tutto dannatamente tranquillo e immutato. Io, Nicki e Mark scavalcammo la recinzione facendo attenzione al possibile arrivo del cane famelico. Non era amichevole come Buster. In caso gli avremmo dato dell'allettante cibo per cani imbottito di sonnifero. Fortunatamente non ce ne fu bisogno ed arrivammo all'ingresso senza problemi. Mark diede uno sguardo all'interno e vide la spia rossa dell'allarme. Questa volta era attivata. Deglutii. Volevo tornare indietro.
- “Ok ci siamo” disse Nicki “Il codice è 9315, lo sai”
- “Si si...”
- “Il sensore per la disattivazione è li dietro la pianta. Appena ci dai l'ok lo riattiviamo noi”
- “Ok...”
- “Poi saremo in macchina ad aspettarti in ogni caso”
- “Mh-mh”
- “Hai il telefono silenzioso? Controllalo sempre che ti scriviamo cosa succede qui fuori. E fai attenzione a scendere dopo perchè...”
Mark intervenne “Nicki! Gli stai solo mettendo ansia! Lascialo stare, lo sa cosa deve fare”
- “Ok...” mi baciò, era più nervosa di me. “Ti amo, a dopo”. Scostai la pianta indicatami e trovai la scatoletta con la tastiera. 9315. La serratura scattò è la porta si apri leggermente, sbirciai all'interno e vidi che il lumino era diventato verde. Mi feci coraggio ed entrai. Mi aiutai con il cellulare ad illuminare la zona ma mi ricordavo bene come raggiungere il piano superiore. Una volta di sopra cominciò la parte più noiosa: entrare nel gigante armadio nella camera padronale ed attendere. Scrissi a Nicki e lei riattivò il sistema dall'allarme. Dopo cinque minuti non riuscivo già più a stare fermo li dentro. Ho sempre avuto questo problema: in aula a lezione, in aereo, in macchina, sul divano... ovunque. Non riuscivo a mantenere la stessa posizione a lungo e iniziai a divincolarmi. Cercai una sistemazione più comoda che mi desse più sollievo per più tempo. Per fortuna non ero uno sprovveduto e avevo installato nel telefono “Piante vs Zombie”. A mezzanotte e dieci mi arrivò un messaggio da Nicki che mi avvertiva che avevano intravisto un'altra auto, probabilmente quella del gruppo della Neiers. Beh, in fondo a me non cambiava molto per il momento. La mia unica preoccupazione era piantare girasoli e sparasemi. Dieci minuti dopo un altro messaggio. Due tizi della sicurezza entravano con una valigetta. Chiusi l'applicazione e attesi. Sentii le voci in corridoio. Mi agitai ma continuai a pensare che non avrebbero mai aperto l'armadio, perchè mai avrebbero dovuto farlo se non gliene davo motivo? Dovevo stare immobile, un rumore ed ero fottuto. Entrarono in camera. Uno dei due si lamentava dell'orario, abitava fuori Los Angeles e ci avrebbe messo un'altra ora almeno prima di toccare il letto. Non resistetti, mi appoggiai con la schiena sul lato interno e strisciai verso l'alto. Appoggiai delicatamente una mano sull'anta dell'armadio e spinsi l'equivalente di un paio di millimetri. Vidi due figure. Spinsi ancora un po'. La tela con il dipinto astratto era sul letto, uno dei due uomini in giacca nera apriva la cassaforte piccola, l'altro aveva aperto la valigetta e teneva in mano qualcosa. Volevo vederlo quel dannato diamante ma non ci riuscii. Allentai la pressione sull'anta e questa si rischiuse dolcemente. Aver visto quale delle due cassaforti lo avrebbe contenuto era già più di quanto mi potessi aspettare. Volevo muovermi ma non lo feci. Solo quando senti scattare l'interruttore della luce e gli uomini allontanarsi tirai un sospiro di sollievo. Scrissi a Nicki:
“Dimmi quando li vedi andare via in macchina”
Visualizzò subito. La risposta non si fece attendere.
“Andati”
Scattai fuori dall'armadio sempre con la torcia del cellulare accesa, levai la tela e tirai fuori la tastierina portatile. Rimasi un attimo perplesso. Cazzo... andava bene per la cassaforte grande, non quella piccola. Era misura standard.
- “Ma porca puttana...” E adesso? Preso dalla disperazione provai comunque a sovrapporla. Non combaciavano gli agganci. Però se la tenevo ferma in mano... feci un tentativo e la azionai facendo attenzione a non muoverla di un millimetro. Seguii la procedura che mi aveva insegnato Mark e funzionava! Iniziò ad elaborare i codici, ero di nuovo in una posizione scomoda ma cercai di resistere. Con la coda dell'occhio intravidi un nuovo messaggio di Nicki. Riuscii a leggere solo l'anteprima:
“Entrano ora Alexis, il messicano e...”
Merda! Non potevo ritrovarmeli qui! Ancora prima di iniziare a imprecare la cassaforte scattò. Deo Gratias. Il momento che attendevo da mesi! Feci il lavoro sporco, mi sentii il Diabolik della situazione. Richiusi la cassaforte e rimisi la tela. Aprii la portafinestra e uscii sul balconcino che dava sul giardino. Avevo una bella corda con moschettone automatico per calarmi ma non c'era tempo, gli altri stavano salendo. Notai un folto cespuglio qualche metro più giù.
- “Oddio di prego...” sospirai e... mi buttai di sotto. Sentii prima il rumore del tonfo e solo dopo il dolore al fianco. Mi alzai goffamente e mi nascosi dietro ad un albero per riprendermi. Da un primo check up verificai che non mi ero rotto niente per cui mi diressi, molto meno Diabolik, verso il perimetro della proprietà oltre qualche avevo lasciato i ragazzi.
Scavalcai la recinzione e appena raggiunsi la macchina aprì di scatto la portiera lanciando lo zaino e salendo altrettanto velocemente.
- “Dai andiamo, parti parti!”
- “L'hai preso?” chiese Mark.
- “No, la tastiera non era della misura giusta”. Evitai di incrociare i loro sguardi, sistemai lo zaino tra le mie gambe.
- “Cazzo... va be sei stato grande comunque”
Solo in quel momento me ne accorsi.
- “Dov'è Nicki?”
Mark sospirò, quasi rassegnato. “Non ti piacerà...”

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Capitolo 18
*** Il colpo (parte2) - La vendetta di Nicki ***


Capitolo 18
Il colpo (parte 2) - La vendetta di Nicki


Scavalcai la recinzione e appena raggiunsi la macchina aprii di scatto la portiera lanciando lo zaino e salendo altrettanto velocemente.
- “Dai andiamo, parti parti!”
- “L'hai preso?” chiese Mark.
- “No, la tastiera non era della misura giusta”. Evitai di incrociare i loro sguardi, sistemai lo zaino tra le mie gambe. Non era ancora il momento.
- “Cazzo... va be sei stato grande comunque”
Solo in quel momento me ne accorsi.
- “Dov'è Nicki?”
Mark sospirò, quasi rassegnato. “Non ti piacerà...”
Mi sentii avvampare in viso. Avevamo programmato tutto per mesi. Avevo programmato tutto. E lei spariva nel momento cruciale. Rimasi in silenzio. Le costava tanto rimanere in macchina?!
- “Dove diavolo è?!”
Mark, Sam e Cloe non fecero in tempo a rispondermi che sentimmo l'allarme della villa iniziare a suonare nella notte. Mark mise in moto l'auto e sgommò circumnavigando il perimetro della proprietà.
- “Aspetta! Che cazzo fai? Non possiamo lasciarla qui!”
- “Tranquillo”
Pochi istanti dopo eravamo davanti all'entrata principale. L'allarme era assordante. Improvvisamente vidi una figura correre verso il cancello, aprirlo e raggiungere l'auto. Era Nicki. Le spalancammo la portiera e si fiondò dentro.
- “Forza andiamo!”
Mark ripartì a tutta velocità.
- “Dov'eri?”
- “Ce l'hai?”
- “Cos... no! Che stavi facendo?”
- “Fa lo stesso, l'importante è che non lo abbiamo loro”
- “Mi vuoi spiegare?”
- “Ho attivato l'allarme con loro dentro! Tra poco la polizia sarà qui...”
Ero senza parole, non la credevo capace di una cosa del genere. O forse si. Ma certo, come sono stato stupido. Era ovvio che si sarebbe vendicata di Alexis, che gliela avrebbe fatta pagare prima o poi. Diamante o meno, doveva incastrarla.
- “Hai pensato anche a cosa diremo quando faranno i nostri nomi?”
- “La nostra refurtiva è al sicuro e non esistono prove contro di noi, nemmeno una. Lei mi odia e ha provato a sedurti, mi pare un ottimo movente per cercare di mandarmi al fresco inventando qualche storiella compromettente, no? Inoltre sono stati beccati in flagranza di reato e con un bel quantitativo di stupefacenti”
Si voltò, i nostri sguardi finalmente si incrociarono.
- “Stupefacenti?” Con la coda dell'occhio intravidi Cloe sorridere. “Ma certo... le pillole”
- “Esatto... e tutto senza impronte digitali”
Questa non è un'idea dell'ultimo minuto ma un piano ben strutturato. Meditava vendetta da mesi.
- “Sei... un genio del male”
Imboccammo la statale deserta. Non avevamo visto nessuna auto della polizia ma probabilmente perchè il centro abitato più vicino con una centrale era dall'altro lato della vallata. Accostammo sotto un lampione ai confini del deserto come l'ultima volta. Sistemai lo zaino sotto il sedile, come quando si è in aereo, e scendemmo dall'auto. Cloe si accese una sigaretta.
- “Mezz'ora. Se tra mezz'ora non passano da qua vuol dire che li hanno arrestati”
Aspettammo. In silenzio.
- “Mi dispiace non avercela fatta” sussurrai.
- “Non importa” Nicki mi appoggiò le mani sui fianchi, era rilassata. “L'importante è che abbiamo chiuso questa storia”
Mi venne in mente una canzone dei Phoenix:
People in fashion
Rattle don't hesitate
I look of my own
Your chances are slim

Eravamo tutti immersi nei nostri pensieri. Mark si risedette in macchina con la portiera aperta fumando una delle sigarette di Cloe, quest'ultima si era sistemata per terra sullo scalino che l'asfalto della strada formava quando incontrava il terreno sabbioso del deserto. Sam intanto faceva avanti e indietro sotto il lampione controllando il cellulare ogni minuto. Eravamo una bella squadra, la mia vita era cambiata drasticamente da quando li avevo conosciuti. Erano la mia seconda famiglia. Nicki era appoggiata a me e guardava la lunga strada dritta fino all'orizzonte inghiottita dall'oscurità. Ad un certo punto due luci. Una macchina si avvicinava. Sam venne verso di noi, Mark e Cloe si alzarono. L'auto mise la freccia a sinistra e rallentò per posizionarsi dietro alla nostra.
- “Cazzo sono loro... come diavolo hanno fatto?”
Spenti i fari e il motore, la portiera si aprì e ne uscì una Alexis furiosa come non l'avevo mai vista. O come non la credevo capace di essere. Scesero anche gli altri, più minacciosi del solito. Lei venne verso Nicki, io feci un passo avanti.
- “Sei stata te?”
Si tratteneva a malapena, aveva gli occhi allucinati.
- “Non so di cosa parli”
- “L'allarme!”
- “Chi lo sa, e comunque cosa cambia?”
- “Che stronza...” Si portò le mani ai fianchi e scosse la testa rassegnata, forse anche un po' incredula.
- “Allora, l'avete preso il diamante?”
- “No ma c'è mancato poco”
Raddrizzai meglio la schiena.
- “Stavamo aprendo la cassaforte quando è suonato l'allarme”
Non riuscii a trattenere la curiosità. “Come l'avete aperta?”
- “Con un piede di porco... Abbiamo aperto prima quella grande e non c'era, così siamo passati a quella piccola. Avevamo aperto una fessura quando è partito quel cazzo di allarme” I suoi occhi passarono da me a Nicki che continuava a sorridere tranquilla non cercando minimamente di nascondere il suo coinvolgimento nella faccenda.
- “Beh, io non sono proprio riuscito a combinare niente invece” dissi infilandomi le mani in tasca.
- “Ho notato... A questo punto direi che abbiamo vinto noi, ci siamo andati più vicini. Io almeno il diamante l'ho visto con i miei occhi, ero a tanto così”
- “In ogni caso finisce qua”. Non capì subito chi aveva parlato finchè non vidi Courtney, la bionda, muoversi dietro Alexis.
- “Ci puoi contare” Cloe si era accesa un'altra sigaretta e iniziava a mostrare segni di insofferenza ma Alexis era ancora furibonda.
- “Dovrei fartela pagare” disse rivolgendosi a Nicki. “Questo è tradimento! Sei veramente una stronza”
- “Hai cominciato tu! 'Aleeex, Aleeex'” le fece il verso. Un'imitazione piuttosto realistica devo dire.
- “Oh guarda, Miss Perfezione si sentiva minacciata da me”
- “Ok, ora basta!” Dovetti intervenire o avremmo visto spuntare l'alba. “Alexis, mi dispiace. Lei è così e non posso farci niente. Anzi, non voglio. Per quanto riguarda te...” la guardai intensamente negli occhi. “E' stato un onore. Sinceramente. Sei forse l'unica persona che abbia conosciuto che se ne fotte delle conseguenze. Vivi e basta. E ti invidio per questo, io non ci riesco. Tu hai un coraggio incredibile, io ho mille paure, paranoie, fobie...”
- “Non mi sembrava visto come ti sei lanciato dal terrazzo”. Sembrò addolcirsi.
- “Ti sei lanciato dal terrazzo?!” Già, gli altri non sapevano ma per il momento li ignorai.
- “Quello che voglio dirti, Alexis, è di fare attenzione. E' lo show business ad avere bisogno di te, non il carcere”
Le sorrisi. Lei annuì, almeno l'avevo calmata: “Allora è un addio”
- “Si, buona fortuna per tutto il resto...”
- “Sei sempre in tempo per unirti a noi, chissà magari la prossima volta col tuo aiuto ci riusciamo” Si allontanò per raggiungere la sua auto.
Sorrisi, un po' mi dispiaceva salutarla, era un soggettone. “No grazie, sto bene dove sto”
Anche noi ci riavvicinammo alla nostra macchina.
- “Alexis?! Mi raccomando, il segreto professionale!”
- “Tutto per te, bel biondo”
Nicki si appoggiò all'auto rumorosamente come gesto di stizza. Alexis si divertiva ancora a infastidirla.
- “Ti detesto, ci tenevo a dirtelo.”
- “Il sentimento è reciproco”
Assolutamente incompatibili.
- “Ah quasi mi dimenticavo...” Alexis tornò indietro porgendomi un sacchettino di plastica pieno di pillole. “Penso siano vostre”
Sorrisi un po' imbarazzato, dopotutto era astuta. Non pensavo sarebbe riuscita a uscire dalla trappola tesa da Nicki. Risalirono in macchina e ripartirono. Non sapevo se li avrei più rivisti dal vivo. Sicuramente sui giornali.
Quando arrivammo finalmente a casa erano da poco passate le quattro del mattino. Io e Nicki eravamo in giardino, in una mano tenevo stretto lo zaino e nell'altra le chiavi della mia auto parcheggiata nel vialetto. Mi fermai.
- “Che fai?”
- “Andiamo a Torrance”
- “Cosa? Ora? Ma sono le... le...”
- “Dai, ne vale la pena. Fidati”

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Capitolo 19
*** All'alba ***


Capitolo 19
All'alba


Quando aprii la porta di casa, la sala era fiocamente illuminata dalla timida luce dell'alba che entrava fredda dalla vetrata sulla spiaggia. Ero stanco, ma non abbastanza. Accesi la lampada sul mobile della sala.
- “Io vado a letto e non provare a svegliarmi”
- “Aspetta...” Spinsi delicatamente Nicki verso la vetrata in modo che guardasse fuori “Chiudi gli occhi”
- “Perchè? Alex sono stan...”
- “Per favore!”
Quando finalmente la convinsi e mi assicurai che davvero non vedesse, presi lo zaino e vi affondai la mano. Lo trovai subito. Freddo. Tornai verso di lei e le avvolsi la catenina intorno al collo. Si portò una mano al petto tastando ciò che le avevo appena fatto indossare. Quando capì si voltò incredula.
- “Ma è...?! Come... come hai fatto?”
- “Sorpresa!”
- “Come diavolo hai fatto?” si portò le mani in volto. “Oddio...”
- “La tastierina ha funzionato”
- “Ma Alexis è arrivata dopo e ha detto di averlo visto dentro alla cassaforte!”
- “Era un falso” sorridevo guardando la sua espressione sconvolta. “E' cominciato tutto quella sera quando sono stato da lei, aveva nel computer tutte le informazioni possibili su questo diamante. E intendo carati, grandezza, peso. Sono andato da Ricki che ha commissionato il lavoro ad un tizio che conosce. La difficoltà è stata riuscire a fare lo scambio prima che arrivassero gli altri. Ti dirò la verità: speravo lo prendessero. Era un falso insospettabile. Ma è rimasto là e al termine del contratto di affitto della Chastain, tornerà nella gioielleria di appartenza e li chissà... magari qualcuno si accorgerà che è un falso. Ma per quanto ne sanno potrebbe essere stato scambiato chissà quando”
Nicki teneva le mani suoi fianchi e scuoteva la testa incredula.
- “E poi... se lo avessimo rubato apertamente la notizia avrebbe fatto il giro del mondo e ad Alexis, che ti ricordo ti odia, non sarebbe costato niente fare una telefonata anonima alla polizia facendo il tuo nome. Invece ora semplicemente non può accusarci di un furto che teoricamente non abbiamo commesso”
- “Sei incredibile... Mark, Sam e Cloe ne sono all'oscuro anche loro?”
- “Si”. Non riuscivo a non guardarla e a non sorridere. “Ti sta bene”
Lei si avvicinò e mi baciò. Rimase avvinghiata a me per secondi lunghissimi.
- “Non serviva...” disse infine. Io non risposi. Ci sedemmo sul divano con l'alba che ormai avanzava decisa sull'oceano.
- “Non dovermi dimostrarmi niente”
- “Si invece”
- “Guarda che ti avrei amato lo stesso”
- “Lo so ma ora puoi sfoggiarlo davanti a quella piccola arpia di tua sorella e dirle 'Guarda cosa mi ha regalato il mio fidanzato'”
Ridendo si appoggiò alla mia spalla. Rimanemmo in silenzio per un po'. Fu lei a interrompere quella lunga pausa.
- “Dopo che ne avevamo parlato, ho fatto qualche ricerca e avrei trovato una casa a Malibu per noi due”
- “E' sul mare?”
- “Si, cioè è su una collinetta sopra la spiaggia...”
- “Ha la piscina, il campo da tennis, il giardino, una cabina armadio rinforzata...?!”
- “Si ha tutto, ed è molto grande”
- “E rientra nel budget?”
- “Rientra nel budget”
Ci riflessi qualche secondo. “Come mai rientra nel budget?”
La sentii sorridere. “La svendono”
- “E come mai la svendono?” ora ridevamo entrambi.
- “Un tizio ci ha ucciso l'amante della moglie”
- “Ah”
- “Quelli dell'agenzia non riescono a venderla e hanno abbassato molto il prezzo. E' molto bella, se ti va potremmo andare all'open house la prossima settimana”
- “Va bene... preferisco svegliarmi sulla scena del delitto piuttosto che con mio papà che urla alle otto del mattino o con tua sorella che mi insulta a colazione”
- “Le mancherai, ci chiamerà spesso”
Il sole spuntò all'orizzonte e il mare iniziò a tingersi d'oro. Nicki si levò il diamante e lo osservò nelle sue mani.
- “E incredibile... cosa diciamo agli altri?”
- “La verità... anche se questo non è divisibile in cinque parti per cui se vorremo l'equivalente in denaro dovremo trovare il modo di venderlo”
- “Ci metteremo d'accordo, ma fino ad allora...” Lo strinse a sé.
- “E' che con i vestiti non ti rende giustizia, dovresti spogliarti...”
Rise “Rimandiamo la sfilata nudista a domani”
- “Ma è già domani praticamente”
- “Sei instancabile”

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Capitolo 20
*** Everything ***


Capitolo 20
Everything


Il diamante rimase a noi. La decisione la prendermmo tutti e cinque insieme, lo avremmo tenuto in cassaforte ma se qualcuno di noi avesse mai avuto bisogno di altri soldi ci saremmo allora preoccupati di venderlo. Durante le prime settimane successive al furto tenemmo d'occhio ogni possibile telegiornale o sito internet cercando di capire se qualcuno si fosse mai accorto che quello tornato nella gioielleria londinese fosse un falso ma a quanto pare niente di tutto questo avvenne. Le nostre vite tornarono alla normalità, o quello che comunque per noi sarebbe stata la normalità. Io e Nicki comprammo davvero la villa a Malibu dove era avvenuto l'omicidio. Io, dei due, ero quello titubante ma fui costretto ad ammettere che era meravigliosa e venduta ad un prezzo stracciato, ai miei genitori e alla madre di Nicki riuscimmo a far credere un'assurda storia su un mutuo. Era in collina e il giardino sul retro si affacciava sulla spiaggia, l'entrata dava su uno spaziosissimo open space con ventrate che dal pavimento arrivavano al soffitto ricomprendo l'altezza di due piani. Trasferimmo tutto. Attrezzammo l'enorme cabina armadio con un sistema di sicurezza ulteriore rispetto all'allarme di cui era già fornita la casa. Al suo interno un'ulteriore cassaforte con il diamante e le valigette con i contanti. Per la prima volta mi sembrò di aver trovato finalmente un posto sicuro. Nicki mi fece anche un regalo inaspettato. Sapendo della dipartita del mio amato Buster e consapevole dello spazio a disposizione, mi fece trovare a casa un cucciolo di terranova. Le chiesi come faceva a sapere che mi piacevano i terranova, ma rispose alla solita maniera (“Ho i miei metodi”). Lo chiamai Paco, era una piccola palla di pelo nera. Sarebbe diventato dieci volte tanto ma l'avrei addestrato e da grande avrebbe spaventato chiunque avesse provato anche solo ad avvicinarsi al parcheggio.
E Alexis e il suo gruppo? Beh, lei venne arrestata un mese dopo il nostro ultimo incontro sulla statale in piena notte. Si disse innocente scaricando la colpa sugli altri ragazzi e credeteci o no, divenne famosa. La sua storia finì su Variety e da li la sua carriera fu in discesa. Riuscì ad ottenere la visibilità che tanto desiderava, fui quasi contento per lei. Che fine fecero Courtney, Nick, Rachel e Jay non lo sapemmo con certezza ma probabilmente avranno avuto da scontare qualche anno di carcere per violazione di proprietà, furto e danneggiamento.
Ed io, io finalmente avevo tutto: la casa che avevo sempre sognato, i soldi, la tranquillità per il futuro. E avevo lei. Non avevo paura di niente. Coraggio o ingenuità? Perchè quando si ha tutto, si ha anche tutto da perdere...
[To be continued...]

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