Could this be the magic, at last

di HakunaMatata_3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** My heart with you ***
Capitolo 2: *** I'd wait for life ***
Capitolo 3: *** È delicato ***
Capitolo 4: *** I cowboy non mollano ***
Capitolo 5: *** Freeze ***
Capitolo 6: *** Stranger ***
Capitolo 7: *** Terraferma ***
Capitolo 8: *** Get ready for it ***
Capitolo 9: *** Nel così blu ***
Capitolo 10: *** Can't we be friends? ***
Capitolo 11: *** Make room!!!! ***
Capitolo 12: *** La mia libertà ***
Capitolo 13: *** Senza te ***
Capitolo 14: *** In qualche parte del mondo ***
Capitolo 15: *** Into the wild ***
Capitolo 16: *** J'ai menti ***
Capitolo 17: *** Surrender the night ***



Capitolo 1
*** My heart with you ***


Ron Weasley - My heart with you
 


Waited a hundred years to see your face
and I would wait a hundred more
if only to be near you,
to have you and to hear you.
Isn't that what time is for?
Sailed a thousand ships in search of you,
traveled to distant lands.
I dove for sunken gold,
I took what I could hold, but you're 
still the greatest treasure I've held in my hands.
My love, the reason I survive,
trust we'll be together soon.
Should our fire turn to dark,
take my heart with you.

(The Rescues – My heart with you


Nello stesso istante in cui mi ero materializzato, avevo desiderato di poter tornare indietro. La discussione con Harry si era ripetuta nella mia testa, l’avevo analizzata passo passo e mi ero dato dello stupido.
Ma il senso di colpa che provo nei confronti del mio migliore amico non è niente, niente rispetto a ciò che provo ogni volta che penso a Hermione.
Gioco con il deluminatore di Silente e penso a Hermione.
Osservo Bill e Fleur e penso a me e a lei.
Mi do del vigliacco ogni secondo che passo a villa Conchiglia.

E poi la sento.
È la mattina di Natale e, come il regalo più bello che si possa mai ricevere, sento la sua voce.
Hermione dice il mio nome, lo sento dalla mia tasca. Faccio scattare il deluminatore e la luce più intensa e più brillante che abbia mai visto appare nella stanza in cui dormo. Mi affretto a seguirla fuori di casa, in giardino, poi mi entra dentro.
È come se Hermione fosse qui con me, come se non me ne fossi mai andato.
Sento la luce pulsare dentro di me ed è come un secondo cuore.
Il primo, quello vero, è rimasto con lei. Sto tornado indietro a riprenderli entrambi.

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Capitolo 2
*** I'd wait for life ***


Merope Gaunt - I'd wait for life


I don't know where you are
Or how you may be
But I know I love you still
 If you ever turn away
If you ever change your mind
If the road ahead becomes too hard to climb
If there's something in your heart that tells you to stop
Oh to hold you close tonight
I'd wait for life

(Take That - I’d wait for life)

 
Lacrime amare mi scorrono lungo il viso, mi carezzo la pancia e sento mio figlio – nostro figlio – che scalcia. Mi costringo a sorridere, fissando il mio brutto viso riflesso nella vetrina di una sala da tè.
Come ho potuto pensare che saresti rimasto con me?
Altre lacrime, un altro calcio e poi un dolore acuto al ventre. Mi stringo la pancia e continuo a camminare, sola in una Londra caotica piena di Babbani che non fanno caso a me, alla mia disperazione e al mio bambino. Un’altra fitta. Devo muovermi a raggiungere l’orfanotrofio.
Passo davanti al Paiolo magico, lanciandogli un’occhiata carica di malinconia. Penso alla soffitta che abbiamo condiviso abusivamente per qualche mese, nel cuore di Diagon Alley, e che ho dovuto lasciare proprio come tu hai lasciato me.
Il mio Tom.
Continuo a piangere mentre la neve inizia a cadere e a imbiancare tutto nel giro di pochi minuti. Le strade di Londra sembrano un quadro bellissimo e vorrei che tu potessi vederle. Vorrei perdermi nei tuoi occhi scuri e sorridere nel vedere il tuo bellissimo viso. Serro le palpebre e la mia mente torna a qualche mese fa.
Penso a tutti i bei momenti che abbiamo vissuto insieme, ai tuoi sguardi carichi di tenerezza, alla mia magia. Penso al nostro matrimonio, a quando abbiamo fatto l’amore per la prima volta e alla tua faccia felice quando ti ho detto che aspettavo un bambino. Penso ai giorni più belli della mia vita, ai giorni con te. Penso alle notti insonni trascorse a preparare i filtri d’amore per tenerti con me ancora per un po’. Penso a quando feci evanescere una pinta intera di pozione e attesi, speranzosa, la fine del suo effetto su di te. Povera, stupida Merope.
Riapro gli occhi, la pancia dolorante e il passo svelto. La sottoveste mi si bagna e prendo a piangere più forte. Il nostro bambino sta per nascere.
Penso al tuo viso, alla tua voce calda e tranquilla, ti sento quasi vicino, mi incoraggi a resistere e a correre per raggiungere l’orfanotrofio che mi hanno indicato.
Quando arrivo e busso forte alla porta, mi accascio al suolo. Qualcuno viene in mio aiuto e sento domande esplodere ovunque. Vogliono sapere il mio nome, quanto tempo fa si sono rotte le acque, ogni quanto ho le contrazioni.
Rispondo solo “Merope Gaunt”, poi non dico più niente. Non so più niente. Non so dove sei o come potresti stare. Ma so che ti amo ancora.
Urlo a pieni polmoni e i miei pensieri sono per te. Urlo e spingo per un tempo che mi sembra infinito, due donne chine su di me per farmi partorire. Sento nostro figlio piangere e piango anche io. Piango per te, mio Tom. Piango per come te ne sei andato, piango perché per te ho rischiato tutto, piango perché ti amo con tutta me stessa. Piango perché senza di te non ho motivo di esistere. Piango perché il tuo corpo e le tue labbra non sono più per me.
Ho aspettato una vita intera per quei momenti e lo farei ancora. Ma sono tanto stanca e non c’è la tua mano a stringere la mia.
E poi, all'improvviso, vedo il tuo viso sorridente e sorrido anche io. Forse hai cambiato idea e sei venuto a prenderci.
<< Chiamatelo Tom >> mi sento dire. << Tom, come suo padre. E… e Orvoloson, come il mio >>. Sento qualcuno dire “sì, cara, sta’ tranquilla”, ma quando il tuo viso si fa più nitido e sento la testa pesante, capisco che c’è qualcosa che non va. << Riddle >> aggiungo in fretta. << Tom Orvoloson Riddle. Tom… Riddle… Tom >>.
La mia voce si spegne, le palpebre sono aperte a stento.
Sto sognando. Sì, è tutto un sogno e se chiudo gli occhi sognerò un po più profondamente.
Il tuo volto mi esplode nuovamente nella testa. Perché sei sempre nei miei pensieri. Sei sempre nei miei pensieri, per tutta la vita.
Mi agito sulla brandina dell’ospedale dell’orfanotrofio e penso al nostro letto. Oh, per stringerti a me, penso disperatamente  per stringerti a me stanotte aspetterei tutta la vita.
Poi muoio.

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Capitolo 3
*** È delicato ***


Neville Paciock - È delicato


Resti d'inverno persi nel vento
Io non mi stanco no, no
E vengo a cercarti in un sogno amaranto
Questo cuore sparpagliato per il mondo se ne va
Questo cuore disperato 
è delicato
Dove sei, arcobaleno, che cosa fai?
Miele selvaggio, quando ti sogno, che cosa fai
Nel cuore mio tra il nulla e l'addio?

(Zucchero – È delicato)
 
 
Di fronte casa di zio Algie c'è un parco giochi.
Quando andiamo a fargli visita, la nonna mi fa tirare sempre le tende e chiudere le fineste, per evitare che entrino gli "schiamazzi di quei bambini". Ogni volta che lo faccio, osservo sempre con occhi attenti e per tutta la durata del pranzo fantastico su quello che ho visto: genitori che spingono i passeggini o che giocano con i figli; madri che spingolo le altalene sempre più in alto; padri che prendono in braccio i figli dopo i giri sullo scivolo.
Oggi la nonna e zio Algie parlano della fuga da Azkaban di Sirius Black. Pare sia stato avvistato dalle parti di Hogsmeade, ma non do peso alla cosa. Nelle orecchie mi rimbombano le risate e i gridolini di gioia dei bambini e mi dondolo pian piano, gli occhi chiusi, fingendo di sentire il tocco di mia madre dietro la schiena. Dopo poco cado dalla sedia, facendo volare il mio pranzo. La nonna mi dà dell'impiastro e si affretta a pulire. Chiedo scusa a zio Algie per aver macchiato la tovaglia, poi riprendo le mie fantasticherie, stando ben attento a non muovermi.
Quando andiamo al San Mungo a trovare mamma e papà, la nonna mi lascia un po' da solo con loro per andare a parlare con un infermiere. Il professor Allock batte le mani, deliziato per non so cosa, e mi affretto a chiudere le tende attorno a noi.
Papà fissa il soffitto come sempre, mentre la mamma sembra nervosa. Le prendo la mano e le dico all'orecchio "Grazie per avermi spinto sull'altalena" e lei ridacchia. Papà ripete "altalena", ma i suoi occhi restano fermi sul soffitto. Mi avvicino di più alla sua barella e, prima che la nonna torni, gli dico che mi manca. Lui fa un cenno con la testa, poi uno strano sospiro. Vorrei piangere, urlare con tutto il fiato che ho in gola, costringere mio padre a guardarmi.
Sento il cuore battere forte. Vorrei che rallentasse. Vorrei che smettesse di battere, vorrei poter alleviare le sue sofferenze. Ma il mio cuore non mi dà retta e continua a pompare sangue. Questo cuore è testardo. Questo cuore disperato è...
Mia madre mi accarezza una guancia.
<< Delicato >> dice in un sussurro, venendomi incontro senza nemmeno saperlo.
<< Delicato >> ripeto io. Lei sembra soddisfatta.
La nonna torna prorpio adesso, scambia due parole (due sul serio, non per modo di dire) con i miei genitori, poi mi trascina via.
Ceniamo in silenzio e, dopo aver mangiato, corro subito a letto.
La notte è il momento che preferisco.
Sognare è la cosa più bella del mondo: nei miei sogni, zio Algie non soffre per i reumatismi; la nonna è sempre soddisfatta di me; faccio guadagnare al Grifondoro un sacco di punti e mi riescono tutti gli incantesimi, come a Hermione.
Nei miei sogni, mia madre mi abbraccia forte e mio padre mi guarda felice.
Nei miei sogni sono un ragazzo normale.
Non sono delicato.

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Capitolo 4
*** I cowboy non mollano ***


Dudley Dursley - I cowboy non mollano
 


Perché sai che i cowboy non mollano
se gli spari poi si rialzano
il destino pu
ò rallentarli però
i cowboy non mollano
Perch
é sai che i cowboy non mollano
quando cadono si rialzano
il destino pu
ò fargli male però
i cowboy non mollano
(Max Pezzali – I cowboy non mollano)
 


Ci penso da mesi, da anni in realtà, ma ultimamente sta diventando un chiodo fisso, un’ossessione. Se papà solo lo sospettasse…
Ho insistito io per tornare a vivere nella nostra vecchia casa dopo… be’ dopo. Ed è qui che ora vivo con mio padre e con mia figlia, covando la segreta speranza di scorgere la sua chioma disordinata comparire da un momento all’altro.
Ma sono passati anni e lui non si è mai fatto vedere a Privet Drive. Mi alzo dal letto stranamente risoluto e determinato, mi vesto, mi lavo ed esco di casa dopo aver dato un bacio sulla fronte di Charlotte. Mio padre non mi chiede dove vado e io non mi prendo la briga di dirglielo.
La comunicazione mi è arrivata una settimana fa. Oggi è il venti agosto. Ho pochissimo tempo.
Penso al mio piano e la prima cosa da fare è trovare un gufo.
Mi incammino verso il negozio di animali a qualche isolato di distanza da casa mia e spero che abbiano dei gufi da lettera.
Sono di buon umore, ma il commesso del negozio mi demolisce quasi subito.
<< Gufi da che? >> chiede aggrottando la fronte.
<< Da lettera… per inviare lettere >> spiego nervoso.
<< Che c’è, non le piace l’ufficio postale? >>. Borbotto qualcosa mentre esco dal negozio, ma penso che all’ufficio postale, forse, c’è qualche… qualche mago che potrebbe aiutarmi.
<< Dovrei spedire una lettera a Hogwarts >> sussurro a un impiegato dall’aria abbastanza strana, sicuro che sia un mago: non ho mai dimenticato quelli che hanno fatto visita a casa mia, e questo potrebbe benissimo essere uno di loro.
<< Dove? >>
<< Ehm… alla scuola di Hogwarts… o qualcosa del genere… >> non credo che si trovi ancora lì, ma forse, se riesco a capire come mandare una lettera alla scuola, posso capire come mandarla anche a lui.
<< Mi spiace, non ne ho mai sentito parlare. Se attende un istante, posso fare una ricerca >> si offre l’impiegato. << In che regione si trova? >>
<< Lasci perdere >> borbotto depresso.
Torno a casa, ma non mi do per vinto.
Quando era piccola, mia figlia credeva che fossi un cowboy. Quando le chiesi il perché lei mi rispose che i cowboy non mollavano mai e io ero sempre molto determinato. All’epoca mi chiedevo cosa ne sapesse di determinazione una bambina di cinque anni, ma è il pensiero di un me cowboy a darmi forza.
Due giorni dopo sono a Londra. Mio padre non mi ha chiesto il motivo della mia partenza e io non gliel’ho detto. Charlotte mi ha chiesto di poter venire con me, ma ho dovuto dirle di no. “Papà è pronto a galoppare verso un’avventura” le avevo detto e lei si era messa a ridere. “Papà, non ho più cinque anni. Ora so che non sei un cowboy!” “E invece lo sono, Charlie. Ho una sorpresa per te, una sorpresa degna di un cowboy. Ti ricordi quello che dicevi da piccola su di loro? I cowboy…” “I cowboy non mollano. Lo so, papà” “Non mollo nemmeno io, Charlie”.
Mi aggiro per le strade della capitale entrando in tutti i negozi di animali, ma nessuno ha mai sentito parlare di gufi postini (ce n’erano un paio che pensavano di denunciarmi per maltrattamento di animali) e in nessun ufficio postale sanno cosa sia Hogwarts.
Prendo a vagare per Londra borbottando a bassa voce tutte le poche parole che conosco che hanno a che fare con il mondo magico.
Provo con Harry Potter, Dissennatore, Babbano, incantesimi, pozioni, gufi, stregonerie niente.
Solo quando mormoro bacchetta a denti stretti in una piccola traversa, c’è una ragazza che si gira.
<< Oh, sì! I prezzi sono alle stelle, quest’anno! Ho promesso a mia sorella che l’avrei comprata io a mia nipote, ma quasi quasi me ne pento >>.
Sorrido a quella ragazza: << Già, a chi lo dice! >> le rispondo, mentre penso che ce l’ho fatta.
<< Va a Diagon Alley? >> mi chiede la ragazza. Scavo nella memoria in cerca di quel nome, e credo di averlo già sentito. Annuisco teso.
<< Oh, bene. Le va di farmi compagnia? >>. Annuisco di nuovo e mi lascio guidare nel vicolo.
<< Mi chiamo Padma, a proposito >>  si presenta la ragazza.
<< Michael >> mento.
<< Michael… >> ripete lei con fare meditabondo. << Non credo di ricordarmi di te, sai? Non sembri più grande di me. Io ero dell’anno di Harry Potter, a Corvonero. Tu in che Casa eri? >>.
È come ricevere uno schiaffo in faccia.
<< C-conosci Harry Potter? >> chiedo ansioso.
<< Sì, ero nell’ES a scuola, nel periodo della Umbridge. Ma mia sorella lo conosce meglio, erano nella stessa Casa, sai. E tu, in che Casa eri? >> insiste.
Si ferma davanti a uno muro scrostato e sporco stretto tra due negozi. Il mio cervello lavora in fretta.
In che Casa ero? Corvocoso no, c’era lei. Il ricordo di un fallimentare tentativo di conversazione avvenuto una ventina d’anni fa affiora alla mia memoria.
<< Dovete essere orgogliosi di lui, davvero. Possiede tutte le capacità di un Grifondoro, non poteva non capitare lì. Io ero un Tassorosso, ma a questo punto non è la Casa a essere importante. Ti ricordi gli scherzi che ci facevamo nella Sala Comune, eh Dedalus? Duelli di bacchette di nascosto dai Prefetti, che ricordi… >>.
<< Ero tra i Tassorosso >> dico, sperando che vada tutto liscio. << L’anno prima quello di Harry Potter >>.
La ragazza sobbalza.
<< Oh! Eri… eri con Cedric Diggory, allora! >>. Per un istante mi perdo nel ricordo di mio cugino, la voce attutita dalla parete che ci separava, mentre aveva incubi sulla morte di un certo Cedric. Padma sta sicuramente parlando di lui.
<< Già >> borbotto.
<< Mi spiace, non volevo >> si scusa.
<< Non preoccuparti, è passato tanto, ormai >> dico. Lei annuisce distrattamente, lo sguardo fisso sul muro.
<< Be’, sarà meglio andare, ci sarà la fila al passaggio per Diagon Alley, le liste dei libri di scuola sono arrivate ieri in tarda serata >> dice dopo un po’, poi punta dritta verso il muro.
È impazzita! penso, poi mi ricordo che maghi e streghe attraversavano un muro alla stazione di King’s Cross per andare a Hogwarts e tornare indietro. Mi affretto a seguire la ragazza e spero di non sembrare ridicolo agli occhi dei Babb- cioè, dei passanti una volta che mi sarò schiantato nel muro.
Ma non mi schianto. Sono in un uno squallido pub con un viavai di gente davvero notevole. Padma va dritta verso il retro del locale, punta la sua bacchetta (rabbrividisco impercettibilmente) contro il muro.
Si apre un varco e finiamo su una stradina piena di persone, soprattutto ragazzi giovani, che entrano in ogni sorta di negozio. Distolgo lo sguardo da un cartello nella vetrina più vicina (che annuncia che le milze di pipistrello sono a metà prezzo, oggi) e guardo la strada. Sono un Babbano nel mondo magico in compagnia di una strega. Il panico mi assale, poi mi ricordo del piano e del gufo.
<< Ehm… il mio… il mio gufo, sai, è morto da poco… era vecchio in effetti… E… e così io devo prenderne uno nuovo, sai, quindi… >>
<< Oh, certo, ti accompagno al Serraglio Stregato >> dice sorridendo. La ringrazio per la premura, poi, approfittando di un suo momento di distrazione, me la do a gambe: mentire (soprattutto a una strega) mi mette a disagio. Prendo a vagare per Diagon Alley con stupore e interesse e mi meraviglio del fatto che i miei abbiano sempre detestato la magia, quando qui è tutto bellissimo.
Avvisto il Serraglio Stregato e penso che ormai nulla può andare storto, quando una ragazzina dai capelli rossi mi spintona un po’ per passare. Finisco a pochi centimetri da una vetrina e leggo su un foglio di pergamena molto consunto: Non si accetta denaro babbano.
Il panico ritorna e la ragazzina si gira.
<< Mi scusi, signore, sta bene? >>
No che non sto bene.
<< Certo, stai tranqui- TU? >>.
Mezza Diagon Alley si volta al mio urlo e sussurrano indicandomi. Io, a mia volta, indico un ragazzino magro e con i capelli nerissimi sparati in aria dietro la ragazzina che mi ha urtato.
<< Cosa succede? >> interviene una donna guardinga. Ha i capelli rossi e lo sguardo intenso. È identica alla ragazzina e credo che sia sua madre.
<< M-mi scusi, io credevo di… >> inizio mentre penso a una scusa.
<< Ginny, che succede? >> chiede una voce profonda e leggermente familiare alla donna.
Dal groviglio di passanti emerge un uomo alto, i capelli neri che vanno in tutte le direzioni, occhi verdi e occhiali rotondi. Non vedo la cicatrice, sarà sotto la frangia, ma sono sicuro che è lui.
<< Harry Potter >> sussurro stupito. Non credevo che avrei avuto tanta fortuna.
<< E tu sei? >> sibila la donna guardandomi in cagnesco.
<< Io… Harry, io… >> balbetto.
All’improvviso non mi sembra più una buona idea. La gente si è stufata di guardare la scenetta. Alcuni vanno via, altri restano a guardare e indicano di sfuggita i miei interlocutori. “Guarda, sono i Potter!” sento dire.
I Potter. Osservo quella che è sicuramente la moglie di Harry, e quelli devono essere i suoi due figli.
Non sapevo si fosse sposato.
<< Ehi, papà. Che succede? >> chiede un altro ragazzino, più grande dei primi due.
<< Ma quanti figli hai? >> mi scappa. La donna sembra esplodere.
<< Spero che tu non ne abbia, o si ritroveranno orfani prima della fine della giornata. Mio marito è un Auror! >> minaccia facendo un passo avanti e frugando nell’ampia veste che porta. Credo di aver capito la piega che la situazione sta prendendo.
<< N-no, la prego. N-non la usi… non volevo, sul serio… >>
<< Dudley? >> chiede incredulo Harry fermando la moglie. Sono pervaso dal sollievo. Non mi ha dimenticato! Sorrido debolmente, ma continuo a guardare con apprensione la mano della moglie di mio cugino, stretta sicuramente attorno alla sua bacchetta.
<< Dudley, sei tu? >> continua mio cugino.
<< S-sì >>.

Il pub è piccolo e gremito di gente, ma mio cugino riesce subito a trovare un tavolo per noi due. Sua moglie e i suoi figli non ci sono, hanno ripreso a comprare il materiale scolastico. Deglutisco.
<< Come mai sei qui? >> mi chiede Harry senza troppi giri di parole.
<< Senti, scusa se ho urlato contro tuo figlio. Ti stavo cercando e me lo sono ritrovato davanti e… >>
<< Cercando? Perché mi cercavi? >>. Non so con quale coraggio chiedergli aiuto.
<< Il solito, Harry? >> si intromette una cameriera.
<< Sì, Hannah, grazie. E ehm… portane una anche a lui >>. La donna mi fissa, poi rivolge di nuovo lo sguardo a Harry.
<< Nuovo Auror? >> gli chiede. Harry sorride e scuote la testa.
<< È Dudley, mio cugino. Dudley, ti presento la mia amica Hannah Abbott. Hannah, Dudley Dursley >>
<< Piacere, Dudley >>
<< P-piacere >> balbetto.
<< Molto bene, due Burrobirre in arrivo >>. La cameriera, Hannah, se ne va e mio cugino riprende a fissarmi.
<< Allora? >> incalza. Sospiro pesantemente.
<< Da bambino ero un vero idiota, e da ragazzo mi sono superato, ma… sono un brav’uomo, ora, Harry. Ho messo la testa a posto, ho perso un bel po’ di kili, come puoi vedere, e tutte le mie cattive abitudini. Ho conosciuto una ragazza meravigliosa, Melanie e l’ho sposata >>. Harry continua a guardarmi mentre Hannah ci mette davanti le birre. Ne bevo un sorso e ne sono sorpreso, è buonissima. Harry sorride mentre sorseggia la sua e ricambio il suo sorriso.
<< Tua moglie sa che sei in un bar a bere con un mago, circondato da fattucchiere, folletti e lepricani? >> mi chiede. Bevo un altro sorso.
<< Mia moglie è morta due anni fa in un incidente d’auto >> dico piatto.
<< Mi spiace, Dud >>. Annuisco, poi mi frugo in tasca e tiro fuori una foto.
<< Lei è mia figlia. È identica a Melanie, ma la madre era tranquilla. Charlotte è un peperino >>. Harry osserva la foto e mi sorride un po’ nervoso. Fruga nel suo mantello e tira fuori la bacchetta.
<< Non preoccuparti >> mi dice divertito. La agita e, dal nulla, compare una foto.
<< Questa è la mia famiglia, invece. Ginny, mia moglie. Stiamo insieme dal penultimo anno di scuola… da prima del nostro ultimo incontro. Lui è Ted, il mio figlioccio. James, il primogenito. E qui ci sono Albus e Lily >>. Le facce nella foto si muovono, salutano. La moglie di Harry mi guarda con astio, il suo figlioccio e il primogenito mi fanno le boccacce. La figlia mi sorride e l’altro maschio saluta con la mano.
<< Sei molto fortunato >> gli dico. Lui annuisce e, sempre con la bacchetta, fa sparire la foto. Prendo un altro sorso di bollebirra. Quasi mi affogo quando Harry chiede se Charlotte è a casa con i miei.
<< Sì, è a casa… viviamo di nuovo a Privet Drive. Lei è lì con papà. La mamma… >>. Sospiro. << La mamma se n’è andata da tanto. Quando ce ne andammo… di casa, sai… non parlò per giorni. Papà era furibondo per tutta la faccenda e io… be’, ero ancora stupido, a quel tempo. Ma la mamma no. Una sera disse che dovevamo tornare a cercarti, che ti avevamo trattato malissimo e tu ci odiavi, ma eravamo la tua famiglia e non potevamo lasciarti da solo in un momento così difficile. Non ho mai visto papà così arrabbiato. Una notte, poco dopo Natale, la sentii piangere e chiedere scusa a tua madre. Poi prese a non mangiare e a non dormire più e poi… Be’, papà è diventato più scontroso del solito e non parla più tanto. Dorme nella mia vecchia stanza, ora. Charlotte ha la tua e io dividevo con Melanie quella dei miei >>. Harry sembra fortemente dispiaciuto per la morte di mia madre.
<< Le volte in cui l’ho sentita vicina si possono contare sulle dita di una mano >> mi dice. << Ma sono stati alcuni dei momenti più intensi della mia vita. E di sicuro i migliori che ho vissuto a Privet Drive >>.
Mi scuso di nuovo con lui, ma Harry mi dice che è acqua passata.
<< Non sono qui solo per questo >> riprendo. Mio cugino dice che se l’aspettava. Sorrido e, tremante, estraggo dalla tasca della giacca un’altra cosa.
<< Me l’hanno consegnata di persona e si sono offerti di spiegarmi tutto, ma ho rifiutato. Volevo… volevo che mi aiutassi tu, se puoi >> tendo a Harry un foglio di carta. Lui lo apre e legge sorpreso.
<< Anche mia figlia inizia quest’anno >> mi dice dopo un po’.
<< A papà è venuto un colpo >> confido a Harry sorridendo. << Quando ha visto la lettera con lo stemma della scuola e ha letto il nome di Charlotte >>. Mio cugino ride, poi si incuriosisce.
<< E tua figlia? È contenta di essere una strega? Le hai raccontato qualcosa del mondo magico? >>
<< Non gliel’ho ancora detto… Io non so niente, Harry, per questo mi serve il tuo aiuto. È una cosa che le cambierà la vita e non so come affrontarla >>.
Harry non dice niente. Dopo un po’ mi fa cenno di seguirlo e ci incamminiamo verso la porta sul retro. Incrociamo Hannah, che dice che offre la casa, e usciamo dal Paiolo magico per immergerci di nuovo in Diagon Alley.
<< Hai detto che abitate di nuovo a Privet Drive, vero? >> mi chiede. Io annuisco. Harry caccia di nuovo la bacchetta, sta per fare un incantesimo, quando una voce lo chiama.
<< Harry, tutto bene? >> gli chiede la moglie raggiungendoci. I tre figli sono dietro di lei.
<< Ginny, stavo per mandarti un Patronus! Tutto bene, sì. Ehm… lui è Dudley… te ne avrò di certo parlato qualche volta… non bene, forse, ma ormai è acqua passata. La figlia ha avuto la lettera da Hogwarts e ancora non lo sa… Dudley mi ha chiesto aiuto >>.
La moglie di Harry mi guarda con sguardo penetrante.
<< Come si chiama? >> mi chiede.
<< Charlotte >> le dico lasciandomi sfuggire un sorriso. Non posso non sorridere, pensando a lei.
<< Non sa niente del mondo magico, vero? >>
<< No >> ammetto. Lei annuisce.
<< Potete alloggiare nella nostra stanza degli ospiti finché la ragazza non prenderà il treno >> inizia a dire Ginny e sento Harry rilassarsi. << Stasera cenano con noi anche Ron, Hermione e i ragazzi, Harry. Charlotte potrà farsi raccontare da Hugo e Lily un bel po’ di cose >>. Harry annuisce e bacia la moglie. Le sussurra un grazie.
I bambini ci guardano incuriositi. << Chi sei? >> mi chiedono.
<< James, Albus, la mamma vi spiegherà tutto tra poco. Lily, tu vieni con noi >> dice mio cugino. Sua moglie annuisce e la bambina salta di gioia.
<< Dove andiamo, papà? >> chiede.
<< In missione speciale, Lily. Avete una cugina che non sa ancora di essere una strega. Andiamo a recuperare una parte della famiglia >>.
Sorrido mentre Harry afferra per mano me e la figlia per farci… teletrasportare.
Busso trafelato al campanello di casa. È Charlotte ad aprire la porta. La abbraccio forte.
<< Papà! Chi sono loro? >>
<< Sono i rinforzi, Charlie. I cowboy non mollano. Non mollano mai >>.
 
 
 
Sentivo il bisogno di scrivere qualcosa su Dudley e poter riscattare in qualche modo sia lui che la madre.
Per me Dudley e Draco Malfoy sono molto simili, entrambi cresciuti a pane e pregiudizi, e volevo darne una mia versione. Ho sempre immaginato il Dudley adulto come più consapevole, con la mente più aperta e, soprattutto, pentito. Il saluto tra lui e Harry (per non parlare di quello di Petunia) all’inizio del settimo libro, mi hanno scaldato il cuore e ci rimasi quasi male quando nell’epilogo non trovai nemmeno una riga sui Dursley. Ecco, quindi, la mia versione di big-D e un piccolo accenno a Petunia.
Spero ti sia piaciuta :) 

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Capitolo 5
*** Freeze ***


Sirius Black - Freeze


We can stay here if you hold still
We can stay here for life if you say you will
We
ll be caught in a moment of time
If we all freeze
Don
t even breathe
Everyone freeze
Then you won
t leave
The words, the words we never say
Don
t make a sound till its too late
Just freeze so we don
t have to start again
Before we make the same mistakes
Before we throw it all away

(Take That – Freeze)
 

Come si suol dire, il sorriso mi muore sulle labbra. Si congela lì, letteralmente. Anche mia cugina sorride, poi corre via, verso un altro avversario, convinta che la seguirai. Ne sono convinto anche io, quindi spero che il tempo, che sembra rallentare sempre più, si fermi definitivamente, si congeli come la curva che ho sulle labbra, come il mio sguardo sorpreso.
Vedo Remus che ti stringe forte, per evitare che provi a tirarmi fuori di qui e muoia anche tu.
So di essere morto, perché inizio a pensare cose sconnesse.
Sembra mi si stia congelando anche il cervello.
Sento che urli il mio nome, è un suono attutito dalla distanza incolmabile che ora ci separa, ma mi si spezza comunque il cuore. O è sempre per la morte?
Il tempo si ferma definitivamente. Sembra una foto non magica, come i poster delle ragazze Babbane e delle motociclette che ho in camera mia: il velo rende tutto più sfocato e Remus continua a stringerti in un abbraccio immobile, la tua bocca spalancata che non emette suono, i getti di luce delle maledizioni fermi a mezz’aria, l’orlo della gonna di Bellatrix sospeso a pochi centimetri dal suolo mentre combatte.
Possiamo stare qui se ti aggrappi ancora a Remus, possiamo stare qui per tutta la vita, se dici che lo vorrai.
Saremo bloccati in una frazione di tempo, se tutti congeliamo, senza nemmeno respirare.
Tutti quanti congelano, cos
ì non dovrai andare via

Poi il tempo torna ad accelerare, mi allontano sempre più da te. I miei occhi, ora, vedono solo il velo.
E il mondo, purtroppo, si scongela di nuovo

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Capitolo 6
*** Stranger ***


Fleur Delacour - Stranger


You call me a stranger
You say I'm a danger
But all these thoughts are leaving you tonight
I'm broke and abandoned
You are an angel
Making all my dreams come true tonight

(Secondhand Serenade – Stranger)

Mi piaci da impazzire.
Mi piacesti dalla prima volta che ti vidi, all'ultima prova del Torneo Tremaghi, con il tuo codino, l'orecchino con la zanna e gli stivali in pelle di drago. Mi piacesti quando ti incontrai per caso alla Gringott e scoprii che lavoravamo allo stesso piano. Mi piacesti la prima volta che mi chiedesti di pranzare insieme e finimmo per girovagare per ore e ore a Diagon Alley mangiando un gelato. Mi piacesti la prima volta che mi riaccompagnasti al Paiolo Magico dopo il lavoro, lasciandomi immobile e piacevolmente sorpresa fuori alla locanda, la guancia formicolante per il tocco delle tue labbra e il tuo "buonanotte, straniera" che mi ronzava ancora nelle orecchie.
Mi piacevi cinque minuti fa, quando hai bussato alla porta della mia stanza con un sorriso incerto e una bottiglia di vino. << Sono stato promosso >> avevi risposto al mio sguardo stupito. << E sei l'unica persona con la quale mi va di festeggiare >>.
Mi piaci adesso, con il vino che scorre nelle vene di entrambi e che ci rende più audaci e scioglie le lingue.
<< Sei pericolosa, Fleur >> mi dici e io sgrano nuovamente gli occhi.
<< Moi? >>
<< Sì, toi >>.
Non capisco, ma ti affretti a spiegare.
<< È da quando ti ho rivista alla Gringott che non riesco a smettere di pensarti. Mi distrai sul lavoro, mi distrai a casa... Sei pericolosa per me >>.
Deglutisco senza riuscire a prevedere la piega che sta prendendo la conversazione. Dopo qualche secondo passato a fissarci, decido di sbilanciarmi.
<< Potrei dir lo stesso >>.
I tuoi occhi scintillano e con un singolo, fluido passo, annulli la distanza che c'è tra noi. Mi baci con forza, quasi con rabbia, complici l'alcol e la voglia che si accumula da almeno due mesi: lo so con certezza perché è quello che provo anche io.
Non penso alle voci degli avventori del Paiolo, al fatto che sono una ragazza per bene e non dovrei concedermi subito, al fatto che sono da sola in una terra straniera e potresti pensare male di me...
Non penso a niente, solo a quanto mi piace il fatto che tu mi abbia letteralmente spinta sul letto dopo che ti ho levato la maglietta.
Sono stordita dal vino e dal desiderio, le tue parole ancora in mente, e tutto diventa confuso e frenetico.

Una volta finito, ti accoccoli vicino a me, mi passi un braccio attorno alla vita e mi stringi forte. Sorrido.
Mi chiami straniera, dici che sono un pericolo, ma questi pensieri ti stanno abbandonato, stanotte.
Ti bacio sulla guancia, come hai fatto tu l'altro giorno, e ti auguro "buonanotte, straniero".
La tua risata cristallina è il suono che mi culla finché non mi addormento e spero vivamente che non sia la prima e l'ultima volta che la sento.

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Capitolo 7
*** Terraferma ***


Rose Weasley - Terraferma


Gli sguardi muti spesso parlano
pi
ù di parole urlate al vento
nell'entusiasmo del momento,
ma che al vento non resistono (volano)
mentre sopra un foglio vivono (restano)
in modo che non vada persa la nostra poesia,
la nostra immensa e assoluta energia
e la silenziosa complicit
à
in mezzo alle urla del mondo.
(Max Pezzali – Terraferma)
 

Rose Weasley, 16 anni, Grifondoro, era ossessionata.
Era ossessionata da quella cosa da quando aveva vinto un concorso di poesia alla scuola babbana che frequentava prima di andare a Hogwarts. Sua madre aveva iscritto lei e suo fratello lì, di modo che potessero imparare un po’ di geografia, storia e matematica prima di approdare alla scuola di magia, ma la materia preferita di Rose era inglese: la maestra, la signora Hall, era fissata con le poesie e ogni anno facevano un piccolo concorso in classe. Quando Rose vinse con una poesia sul suo gatto (in realtà i Weasley avevano un gufo, ma a Hermione sembrava inappropriato che la figlia scrivesse di rapaci e le aveva caldamente consigliato di ripiegare su un felino), ne fu così entusiasta che decise di dedicare una poesia a ogni persona importante della sua vita. Ne aveva scritte a non finire: per i suoi genitori, per i nonni, un paio per suo fratello, una interamente dedicata al suo gufo, una per ognuno dei suoi cugini – qualcuna in più per Roxanne e Albus - una per ogni zio, una per i gemelli Scamandro e una per il professor Paciock (un caro amico dei suoi).
Da qualche mese, però, l’ossessione di Rose celava qualcosa di ben più complicato.
Prese a seguirlo ovunque: durante le gite a Hogsmeade, quando c’era una ronda da fare, ogni volta che andava agli allenamenti di Quidditch, in biblioteca quando studiava per una verifica. Lo spiava durante le lezioni e il suo rendimento durante le ore che Grifondoro condivideva con Serpeverde calò vertiginosamente. Un paio di volte fuse il paiolo e le sue trasfigurazioni animali presero a essere meno accurate del solito.
Erano le otto di sera, il cielo era scuro e ricoperto di stelle. Rose era seduta sotto un albero a mangiare uno zuccotto di zucca e a torturare un filo d’erba mentre aspettava, leggermente in anticipo, l’arrivo della classe di Astronomia, quando una voce la fece sobbalzare.
<< Weasley >>.
Rose sollevò la testa verso l’alto e quasi le venne un colpo. Arrossì di botto, mentre il volto di un ragazzo veniva illuminato dalla fiammella che danzava in un barattolo ai piedi della sua borsa.
<< Malfoy >> mormorò.
<< Ti sei persa questo ad Aritmanzia >> le disse tendendole un taccuino in pelle di drago tutto consunto. Rose scattò in piedi e afferrò il suo quaderno. Lo strinse possessiva al petto e ringraziò Scorpius per averglielo restituito. Lui si girò per andarsene, ma lei lo richiamò, colta da un sospetto.
<< Malfoy! >> gli urlò e lui le si avvicinò di nuovo. Rose sentì le ginocchia cedere mentre gli occhi verdi di Scorpius erano puntati nei suoi.
<< N-non hai letto, vero? >> gli chiese pigolando, spostando lo sguardo azzurro sulla spalla del suo interlocutore.
<< Ho capito che era tuo solo riconoscendo la grafia >> le disse. Rose annuì, mentre si sentiva vacillare sempre più.
<< Scrivi molto bene, Weasley >> azzardò lui prima di correre via.
Rose rimase immobile, gli occhi ancora fermi nel punto dove prima c’era la spalla del ragazzo. Si riscosse e sentì le gambe nuovamente salde. Si sedette, abbassò le palpebre e si perse nel ricordo delle iridi verdi di Scorpius.
Poi aprì gli occhi e il taccuino. Sfogliò le pagine, poesia dopo poesia, fino a trovarne una completamente vuota. Sospirò contenta e tirò fuori dalla borsa una piuma auto-inchiostrante, poi iniziò a scrivere febbrilmente, tenendo sempre a mente quegli occhi verdi:
Terraferma tra le onde dell’oceano, soluzione e cura di ogni male.
Terraferma che i marinai inseguono e che le stelle mi han fatto trovare quando ero persa in alto mare.
Rose sorrise soddisfatta. Finalmente aveva qualche verso anche per Scorpius Malfoy. Ripose tutto in borsa e continuò a giocare con i fili d’erba, sempre in attesa dei suoi compagni e della professoressa.
Se solo avesse alzato lo sguardo, avrebbe visto un paio di occhi verdi che la scrutavano con avidità.



Questa one-shot fa parte della long “Grazie a Dio è venerdì”, ma non è necessario averla letta per poter comprendere la shot.
Se ti va, facci un salto (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3375014&i=1).

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Capitolo 8
*** Get ready for it ***


Luna Lovegood, Ginny Weasley, Neville Paciock - Get ready for it

The night is young
The night is ours
Until tomorrow
Until tomorrow
Get ready for it
Yeah get ready for it
You said there
s only one place left to find
Together we can save the world tonight
Get ready for it

(Take That – Get ready for it)


 
<< Non sono molto d’accordo, sai? >> disse Luna pensosa, grattandosi il mento.
<< Luna, non possiamo sottostare, dobbiamo reagire! >> rispose Ginny.
<< Esatto! Ci sono dei Mangiamorte nella scuola. Dei Mangiamorte >> le diede manforte Neville.
Luna li guardò con gli occhi sgranati.
<< Lo so che ci sono dei Mangiamorte, Neville. Sto solo dicendo che combatterli apertamente non è una buona idea. Saprebbero chi li ostacola e questo potrebbe inibire chi ha paura di qualche rappresaglia contro la famiglia o la Casa >>.
Neville e Ginny continuavano a essere un po’ scettici.
<< Cosa intendi dire? >>
<< Che è il momento di recuperare e Geminare i Galeoni di Hermione >>.

“Esercito di Silente, stiamo per tornare! Tutte le informazioni nella copia di “Storia della Magia”, nella sezione apposita della Biblioteca”.
Ginny si stava rigirando la piuma tra le mani da mezz’ora, la pergamena ancora bianca e la boccetta dell’inchiostro inutilmente aperta.
<< Tu ti occuperai del Manifesto >> le aveva detto Neville la sera prima, quando Ginny era sgattaiolata nel suo dormitorio mentre Seamus faceva la doccia.
<< Il Manifesto? >> aveva chiesto lei scettica.
<< Esatto. Lo nascondiamo in Biblioteca, nel reparto di Storia della Magia, dove non va mai nessuno. Scrivi qualche parola incoraggiante sull’importanza di tenere testa ai Carrow per contribuire a rovesciare tu-sai-chi >>
<< Neville, non so se ne sono capace >>
<< Sì che lo sei. Devi essero… Harry, Hermione e Ron sono lontani, ora sta a noi mandare avanti l’ES. Lo dobbiamo a loro e ai nostri compagni! Luna è la nostra mente, tu sei la nostra voce >>
<< E tu sei il nostro capo >> aggiunse Ginny. Neville arrossì.
<< N-non credo… sono… sono solo un… un coordinatore. Sì, un coordinatore >>. Ginny rise.
<< No, Neville, sei molto di più. Fidati della voce >> gli rispose ammiccando. Poi intinse il pennino nel calamaio e prese a scrivere.

…Ed è per questo che dobbiamo combattere. Libertà di pensiero, di opinione, di azione. Libertà di parola, di studio. Libertà di vita!
Neville era davvero impressionato. Sapeva che, con un po’ d’impegno, Ginny avrebbe potuto buttare giù un Manifesto niente male, ma si era davvero superata.
Siate pronti a combattere. Siamo pronti! Harry Potter è vivo ed è là fuori, pronto a scendere in campo per sconfiggere voi-sapete-chi. Affianchiamolo! Aiutiamolo! L’Esercito di Silente è pronto, i Carrow no. Ribelliamoci alle loro atrocità! Salviamo noi stessi e Hogwarts, il nostro posto sicuro, la nostra casa. Insieme possiamo riuscirci. Insieme possiamo cambiare il mondo. Insieme possiamo salvarlo. Il reclutamento è ancora aperto. Siamo pronti! Siamo pronti!
Neville annuì solennemente a quelle parole. Scrisse “siamo pronti”, accanto a quelli che aveva già scritto Ginny.
Luna comparve dal nulla dietro di lui e gli prese la piuma dalle mani. Neville rovesciò tutto l’inchiostro sulla pergamena per lo spavento. Luna rise, risucchiò tutto l’inchiostro caduto con la sua bacchetta, poi scrisse anche lei “siamo pronti”. Fece asciugare la pergamena e la ripose nel libro che tutti e tre avevano concordato.
<< Seamus ha detto che potete dormire entrambe nel nostro dormitorio >> esordì Neville recuperando il libro di Incantesimi. Luna e Ginny annuirono da sopra al tema che dovevano terminare per la lezione comune di Erbologia dell’indomani.
<< Non vedo l’ora di fargliela vedere >> disse Ginny senza alzare lo sguardo dalla pergamena. << Hanno ucciso Silente e Malocchio, hanno aggredito Bill e George. Sono pronta>>.
<< Hanno… hanno torturato i miei genitori fino alla follia. Sono pronto >> aggiunse Neville, alzando fieramente lo sguardo.
<< Hanno gettato il mondo magico nel caos. Siamo pronti >> concluse Luna. Si presero per mano e strinsero quasi fino a farsi male.
<< Siamo pronti >> ripeterono ancora a bassa voce, come un mantra.
Lo ripeterono ancora, finché madama Pince non li cacciò dalla Biblioteca per chiuderla.
Lo ripeterono ancora quella notte, mentre Seamus dormiva e loro studiavano dei piani per reagire alle violenze dei Carrow.
Lo ripeterono molte altre volte.
Lo ripetono anche ora. Ora che Ginny, nonostante le preghiere di Harry di restare nei paraggi, è corsa via dalla Stanza delle Necessità per raggiungere i suoi amici e la sua famiglia; ora che Neville rifiuta di unirsi a Voldemort e decapita Nagini; ora che Luna combatte insieme alle sue migliori amiche contro Bellatrix Lestrange…
Erano davvero pronti.
E lo dimostrarono all’intero mondo magico.

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Capitolo 9
*** Nel così blu ***


E immaginai
Cobalto il cielo
d
amore immenso intorno a lei
e me ne andai
e navigai
e non lo so se pi
ù tornai
(Zucchero - Nel così blu)
https://www.youtube.com/watch?v=4Mj7rfIJSgc
 
<< Ehi, quelli non sono i Malfoy? >>
<< È uscito dal maniero, a quanto pare! >>
<< Che ci fanno alla stazione? >>
<< Quello è suo figlio?! >>
<< Ecco un futuro Serpeverde >>.
Sono questi i commenti che continuo a sentire. Tutti fissano mio padre e me. Lui sembra non accorgersene, (anche se noto che stringe forte la mano di mia madre). Tremo mentre salgo sul treno per cercare uno scompartimento e lasciare lì il mio baule. Papà mi ha sempre detto che abbiamo un cognome molto difficile e che devo essere forte, ma non so se posso farcela. Ovunque sento gli sguardi traforarmi la nuca e così, codardo, mi affretto a raggiungere i miei per gli ultimi saluti e per lasciare che, al posto mio, fissino mio padre ancora un po’, come se fosse una sorta di scudo. Sto per chiedergli di tonare a casa, non mi sento pronto per tutto questo, quando lo vedo irrigidirsi. Fa un cenno con la testa a due uomini e una donna a pochi passi da noi. Io li osservo e lo stesso fa la gente sulla banchina.
Dapprima ne sono sollevato, poi li riconosco (grazie alla mia collezione di figurine delle Cioccorane) e sgrano gli occhi: Harry Potter e Hermione Granger ricambiano al saluto di mio padre. Ronald Weasley mi fissa, poi si rivolge a una ragazzina dai capelli rossi. Mi indica e le dice di non darmi confidenza e di battermi in tutti gli esami. Hermione Ganger ribatte qualcosa, ma smetto di ascoltare. Saluto i miei e, con gli occhi velati di lacrime, mi rintano sull’Espresso per Hogwarts, promettendomi di scendere per tornare a casa al primo annuncio di chiusura delle porte.
Dal finestrino riesco a vedere i miei che mi guardano preoccupati. I Weasley e i Potter gli si avvicinano per accompagnare i figli al treno, che inghiottisce un Harry Potter in miniatura e la ragazzina dai capelli rossi. Vedo i sei adulti perdersi in tesi convenevoli, poi una voce troppo vicina mi fa sobbalzare.
<< Posso posare il baule qui? Torno a prenderlo subito, promesso >>.
È lei. È la figlia di Weasley e Granger, la mia ipotetica rivale, quella che dovrebbe starmi alla larga. È Rose Weasley, come m’informa il baule. Non fisso altro, se non le lettere arancioni che compongono il suo nome.
Capelli rossi e fan dei Cannoni di Chudley, penso distrattamente. Scrollo le spalle come a dirle di fare ciò che vuole. C’è il primo avviso di chiusura delle porte. Faccio per alzarmi e individuo, con un’occhiata fugace, una colonna dietro la quale potrei nascondermi. L’unica cosa difficile…
<< Come ti chiami? >>. …è non farmi vedere dai miei e… cosa?
<< Eh? >>.
Rose Weasley ride. << Come ti chiami? >>
<< Scorpius >> sussurro distogliendo lo sguardo da fuori. Lo punto sulla sua spalla, ricoperta da una ciocca di capelli rossi.
<< Lascia perdere mio padre, Scorpius. Okay? >> Sbianco. Mi ha visto mentre origliavo. La guardo in faccia un secondo prima che lei si volti per scendere. Rimango folgorato dai suoi occhi. Sono dolci e comprensivi, non duri e sorpresi come quelli degli altri. E sono più belli del mare. Il mare non è così intenso, così profondo, così… così blu.
Per la seconda e penultima volta annunciano la chiusura delle porte. Non mi muovo. Ricado sul sedile, stordito. Avvolto dal calore, avvolto dallo sguardo di Rose. In testa ho la frase che lei disse, resta in testa a me. E mi estasiai. Tutti gli sguardi carichi di pregiudizio mi abbandonano pian piano, mi sento leggero come l’aria.
Fuori c’è la vita, c’è la frenesia, ci sono le lacrime delle madri e i saluti gioiosi dei figli. Ma io sono lontano, me ne sono già andato. Un terzo fischio, qualche minuto e il treno parte, con me dentro, ma non ci sono davvero.
E me ne andai nel così blu e non lo so se più tornai.

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Capitolo 10
*** Can't we be friends? ***


Yes, I thought I knew the wheat from the chaff
What a laugh, this is how our story ends
I'll let her turn me down and say
Can't we be friends?
I acted like a kid out of school
What a fool, now I see this is the end
I'll let her turn me down and say
Can't we be friends?
Oh what should I give
Though she gave me the air
Why should I cry
She was sigh and wonder why
Yes, I should have seen the signal to stop
What a flop, this is how the story ends
She's gonna turn me down and say
Can't we be friends?

(Ella Fitzgerald and Louis Armstrong – Can’t we be friends)
https://www.youtube.com/watch?v=oHKjA81m_R4



La lettera arriva puntuale come al solito. La scrittura di Hermione mi fa sorridere e la apro subito. Dragomir chiede di chi è e glielo dico. Mi dà una pacca sulla spalla, poi mi lascia solo con le parole della mia Hermione.
Il sorriso lascia piano piano il mio viso, mi alzo dalla sedia e do un calcio al letto. Stringo la lettera nel pugno e provo a calmarmi, ma non ci riesco.
“Non sono sicura di provare ancora gli stessi sentimenti e non voglio illuderti.”
Dragomir entra di nuovo nella stanza quando sente il rumore. Mi chiede se va tutto bene e io dico di sì. Ci vestiamo in fretta per andare all’allenamento e la rabbia diventa forza. Prendo il Boccino subito e tutti mi dicono bravo. Le ragazze vogliono autografi e foto, mi guardano adoranti. Scambierei volentieri tutti quegli sguardi per vedere un solo paio di occhi nocciola. Lascio lì i miei fan e i compagni di squadra, mi faccio una rapida doccia e torno in albergo.
“Non sono sicura di provare ancora gli stessi sentimenti e non voglio illuderti. Non possiamo essere amici?
Dopo l’allenamento, la rabbia torna a farsi sentire e scaglio la sedia contro il muro. Me la prendo con i cuscini, i quadri, i comodini. Quando Dragomir ritorna, ha il tatto di non dire niente e riparare ai danni che ho fatto con un veloce colpo di bacchetta, mi dice che l’allenatore vuole vedermi prima di pranzo. Sparisce quando non gli rispondo e recupero la lettera di Hermione dal cestino. La rileggo a denti stretti, poi prendo le lettere che ci siamo scritti in questi mesi. Rileggo anche queste e noto che sono man mano più fredde. Ci sono un sacco di accenni a Harry Potter e al loro amico rosso. Scommetto che è colpa sua. Continuo a leggere e lo nomina sempre più spesso.
Avrei dovuto vedere i segnali di stop. Che fiasco. Ecco come finisce la storia: mi sta rifiutando e chiedendo se possiamo essere amici.
Recupero un pezzetto di pergamena, scrivo “Certo” e la mando indietro con il gufo di Hogwarts.
È l’ultima sua lettera alla quale rispondo.

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Capitolo 11
*** Make room!!!! ***


Make room! Make room!
One day you'll gonna have explaining to do
Drag star, so cool
There's only room for one man and the one is you, you, you

(My Chemical Romance – Make room!!!!)
https://www.youtube.com/watch?v=jq0GmUaJM-w


Il tuo cognome viene sussurrato ovunque al tuo passaggio. La gente non si cura nemmeno di fingere di non guardarti mentre borbotta e ti indica. I professori continuano a paragonarti a tuo padre.
<< Sono James >> ti dici ogni mattina prima di lasciare il dormitorio. << Devo fare qualcosa per farglielo capire >>.
I giorni e le settimane passano, ma niente: continui ad essere il figlio di Harry Potter. Tuo cugino Fred ti consiglia di lasciar perdere e di concentrarti sugli studi, dato che la vostra vita da primini, al momento, prevede solo questo.
È passato un mese dal tuo arrivo a Hogwarts, è notte e ti sei appena svegliato a seguito di un sogno in cui tuo padre era un tuo compagno di dormitorio: tutti facevano amicizia con lui e ti lasciavano da solo in una cassa di vermicoli.
Ti alzi risoluto dal letto, ti assicuri che Fred e Frank dormano, poi ti infili la vestaglia ed entri in bagno.
Guardi il tuo riflesso nel grande specchio che c’è dietro la porta di legno e ti osservi: sei alto per avere soli undici anni e questo lo devi sicuramente ai tuoi geni Weasley; hai i capelli castani, gli occhi marroni come quelli di tua madre. La tua condanna è solo il cognome.
<< Sono James >> ti dici come sempre, puntando gli occhi nei tuoi attraverso lo specchio. << Ed è ora di farglielo capire >>.
Esci di soppiatto dalla stanza, voli giù per le scale, esci dalla Sala Comune e senti la Signora Grassa urlarti dietro. Ridi, poi scegli con cura la destinazione della tua prima scorribanda notturna.
Scendi al sesto piano e finalmente senti un paio di Prefetti parlare durante il giro di ronda.
Sei pronto.
<< FATE LARGO! >> urli nella notte, correndo davanti ai due Prefetti e facendo prendere loro un colpo.
<< James Potter, fermati immediatamente! >> dice uno dei due, poi senti i loro passi dietro di te.
Tu continui a correre e ridi di nuovo, forte. Hai capito come fare.
A Hogwarts c’è spazio per un solo Potter, ora.
E quel Potter sei tu. Tu. TU.

 
 
Buonasera a tutti!
Perdonate la lunga assenza, sono state due settimane intensissime e molto impegnative… ma eccomi di nuovo qua! Questa shot è stata tra le prime che ho scritto per questa raccolta e la canzone utilizzata, Make room!!!! dei My Chemical Romance, è stata “sfruttata” anche nella mia precedente song-fic “A song of times long gone”, a tema  Hunger Games, per il personaggio di Madge: ho sempre cercato di evitare di ripetermi nelle canzoni, ma ho ritenuto questa davvero adatta per il personaggio di James Sirius, quindi sono andata contro il mio proposito xD
Ringrazio di cuore Ariel88, che trova sempre il tempo per lasciare un commento a ogni shot, e GingerAle03, nuova lettrice che ha espresso un pensiero sullo scorso capitolo e sui precedenti.
Alla settimana prossima!

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Capitolo 12
*** La mia libertà ***


Ora con te
Sento più forte il cuore
Resta con me, vola
Solo con te
Sento tremare il cuore
Per sempre con me
Ti porterò

(Matteo Setti – La mia libertà)
https://www.youtube.com/watch?v=mvh1g8GOAFM
 
La latitanza è più difficile di quel che credevo: non è semplice nasconderti delle tracce, anche se si è dotati di poteri magici.
Ho perso il conto dei mesi di viaggio, delle memorie che ho cancellato, delle Smaterializzazioni che ho effettuato. E poi, in una notte ventosa, vengo colto da una strana consapevolezza: non sono libero come credevo, sono uno schiavo.
Sono schiavo della paura e del terrore, sono tuo schiavo così come lo ero quando ti servivo direttamente. Quella che conduco non è vita e la situazione inizia a starmi stretta.
Sospesa dentro me insiste una sola idea che porta la mia ragione a vivere: inizio a diventare sempre meno accurato nel nascondere le tracce del mio passaggio, magiche e non, mi limito a Confondere chi mi vede invece di Obliviarlo.
Qualche settimana o mese dopo la conclusione alla quale sono giunto, un innaturale crac mi fa sobbalzare. Ti avverto, più che vederti, perché ti sei Materializzato a qualche metro da me e ti nascondi dietro agli alberi fitti della foresta in cui mi sono rifugiato. Un sorriso m’increspa le labbra, poi la bacchetta mi vola via dalla mano. Mi volto e i tuoi occhi incrociano i miei, un sorriso sarcastico ti decora il volto serpentino.
<< Buon pomeriggio, Igor >> mi dici, come se ci fossimo dati appuntamento, come se non ti avessi tradito. Come se non stessi per uccidermi.
<< Buon pomeriggio >> dico a mia volta, poi un Incarceramus mi inchioda a un albero. Ci siamo quasi mi dico e a stento riesco a trattenere un altro sorriso.
Credendo di incutermi timore, inizi a parlare con voce bassa di fiducia tradita, difficoltà al perdono ed eque punizioni. Ma io non ti ascolto, penso solo a lei. Lei che mi tiene sveglio tutte le notti, che mi dà la forza di andare avanti e di affrontare tutto, anche questo momento: lei, la mia libertà.
<< …ed è per questo, caro Igor, che non ho altra scelta >> continui. Mi riscuoto quando sento il mio nome e annuisco. Mi sorridi, Lord Voldemort, è un sorriso brutto, folle, per niente sincero.
<< Addio >> sussurro e uno strano panico mi assale. Sono stato coraggioso per tutto questo tempo, ma ora con te sento tremare il cuore.
<< Avada… >> inizi a urlare, serro gli occhi e un’immagine mi esplode nella testa: è tutto di un delicato color oro, davanti a me c’è uno spazio infinito e, in lontananza, sento il rumore di una cascata. Una figura femminile, abbozzata ma estremamente sensuale, danza nella mia direzione.
Ora con te sento più forte in cuore: vive la mia libertà.
Mentre io… io non vivo più.

_________
NdA:
All’inizio al personaggio di Igor Karkaroff  (che mi è sempre piaciuto, non so perché) avevo associato la canzone “Smile when you say goodbye” di Al Bowlly, uno dei miei cantanti preferiti (vi lascio qui il link, magari vi va di ascoltarla https://www.youtube.com/watch?v=2UZSQbvGqrY ), poi ho pensato che questa di Matteo Setti era molto più adatta. Spero vi piaccia! Ringrazio Ariel88 e GingerAle03, che hanno recensito lo scorso capitolo <3
Alla settimana prossima!

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Capitolo 13
*** Senza te ***


Come se fossi anni luce distante
Da quello che pensi in un istante
Mentre ti guardo sparire all'orizzonte
Mi perdo in quel rosso come un diamante
Si perde in un cielo di stelle e tra tante
Confuso e disperso, non sono niente

(Negramaro – Senza te)
https://www.youtube.com/watch?v=LOYB4kcC1Kg
 
 
Teddy è insolitamente tranquillo. Vedo i suoi occhi - ora rosa - che mi fissano con serietà. Mi torturo le labbra mentre lo guardo fisso e adeguo il colore delle mie iridi alle sue.
<< Mamma >> chiamo continuando a guardare mio figlio. Preoccupata dal tono che ho usato, mia madre si precipita nella mia vecchia camera da letto.
<< Dora, no >>.
Sospiro. Mia madre ha sempre avuto un ottimo intuito, cosa che ora torna utile: il groppo che ho in gola non mi permetterebbe di spiegarle le mie intenzioni.
<< Sì >> ribatto risoluta. Lascio un bacio sulla fronte di Teddy, gli sussurro un "ci vediamo dopo" e mi dirigo verso la porta. Mia madre mi sbarra la strada.
<< Ho detto di no, Dora >>. Purtroppo, mia madre è anche molto ostinata. Ma io lo sono più di lei.
Spalanco il balcone ed esco nell'aria fredda della notte.
<< Dora! >> mi urla dietro mia madre, ma io la ignoro.
Stacco i piedi e dalla terra mi sospendo a mezz'aria.

Hogwarts è a pezzi, come una vecchia ferita e stanca che cerca in tutti i modi di reggersi in piedi.
Non sono nemmeno arrivata che già vengo attaccata. La preoccupazione per Teddy mi lascia pian piano, sostituita dal desiderio di trovare Remus il prima possibile. Chiedo a tutti quelli che incontro, ma nessuno sa dirmi dov'è. Inizio a temere il peggio, quando vado a sbattere contro una persona. Ci puntiamo la bacchetta contro, poi ci riconosciamo. Gli salto al collo e lo bacio.
<< Che ci fai qui? >> mi chiede severo.
<< Combatto al tuo fianco >> rispondo. Lui scuote la testa.
<< Torna indietro, Teddy ha bisogno di te >>
<< E io ho bisogno di te >>.
La sua replica viene interrotta da un urlo atroce. Due Mangiamorte ci corrono incontro e ci affrettiamo a combatterli.
<< Avada Kedavra! >> urla uno dei due. L'incantesimo mi sfiora il collo. Mi sfugge una risata isterica.
<< È questo il meglio che sai fare? >> chiedo, poi schiano entrambi i Mangiamorte con due rapidi colpi di bacchetta.
Mi volto verso Remus per chiedergli cosa dobbiamo farne, ma non lo vedo.
<< Remus? >> lo chiamo, ma lui non risponde. Abbasso lo sguardo e mi manca l'aria.
<< Remus! >>. M'inginocchio accanto a lui e gli punto la bacchetta al petto.
<< Reinnerva! Reinnerva! No. No no no. Reinnerva! Remus, no. REINNERVA! >>.
Il mio urlo lacera l'aria mente scuoto per la veste mio marito. Mio marito morto.
Il pensiero di Teddy si ripresenta e scoppio a piangere. Un moto d'ira nei confronti del Mangiamorte che gli ha scagliato l'anatema che uccide mi pervade tutta.
Me la pagherai, penso. Mi alzo e gli vado vicino, ma lui non è dove l'ho lasciato.
<< Ehi, vedova. Sono qui >>.
Mi giro, ma sento che è troppo tardi. Un lampo di luce blu mi investe in pieno e sento cento coltelli invisibili trafiggermi. Il sangue esce a fiotti dal mio corpo. Boccheggio e mi accascio a terra.
<< Ciao ciao >> saluta il Mangiamorte. Mi passa vicino e calpesta la mia bacchetta spezzandola.
Non m'importa.
I suoni della battaglia esplodono intorno a me.
Non m'importa.
Sento il cuore pompare forte il poco sangue che mi rimane.
Non m'importa.
Inizio a rantolare e strisciare sul pavimento. Allungo le braccia cercando di afferrare la mano di Remus, ma è troppo e io sono così stanca. Sento le gambe spingermi sul pavimento ricoperto del mio sangue, la vista mi si appanna. I miei occhi, ancora rosa come quelli di mio figlio, restano fissi sulla figura di Remus, la mano s'immobilizza a pochi centimetri dalla sua senza raggiungerla.
E ancora non riesco a dirti il male che poi mi dà vederti andare via, via lontano lontano da me.
 


___________________________________________
Hola!
Chiedo perdono per la botta di depressione che vi ho regalato e che mi sono regalata da sola xD
Remus è uno dei miei personaggi preferiti e amo la sua storia con Tonks (non vi sto a raccontare dei pianti che mi feci quando lessi della loro morte), quindi all’inizio avevo pensato di scrivere della nascita di questa storia, delle notti insonni di Tonks mentre parlava insieme a Molly della situazione, dell’ostinazione di Remus and so on… non chiedemi perché non l’ho fatto, perché non saprei dirvelo nemmeno io xD
Ad ogni modo, spero che vi sia piaciuta e aspetto un vostro parere al riguardo.
A breve sui vostri schermi: Fiorenzo.
Grazie ad Ariel88 e GingerAle03 per aver recensito lo scorso capitolo!

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Capitolo 14
*** In qualche parte del mondo ***


L’amore è come un grande salto,
l’amore è una tempesta di vento,
l’amore è un grande temporale
e non è vero che non fa male.
(Antonello Venditti – In qualche parte del mondo)
 

 

Ti amo.
Non so da quanto tempo, né come sia accaduto.
Me lo chiedo da anni, ormai.
Quand’è che sei diventato di più?
L’amore che provo per te è un salto nel buio, è travolgente, è impetuoso.
L’amore che provo per te mi fa soffrire da anni, ma ne è sempre valsa la pena.
Perché tu eri lì con me, in ogni istante del giorno, nel dolore e nel pianto.
Penso alle mani sfiorate, agli abbracci rubati, agli sguardi pieni di parole non dette che ci siamo scambiati ovunque: tra le mura di casa tua, tra i corridoi di Hogwarts, durante le passeggiate a Hogsmeade, in ogni momento bello che abbiamo vissuto. E in quelli brutti.
Sto vivendo il mio momento peggiore, Ron, e tu ci sei ancora.

Non fisicamente, no, ma nella mia testa sì.
Dormo poco perché ho paura di sognarti.
I giorni si rincorrono sempre uguali, ogni spostamento è una tortura. Quando è il momento di andare via, lascio cadere a terra uno dei guanti che mi regalasti per Natale, non ricordo più quanti anni fa.
Forse ci stai cercando, forse sei vicino, forse vedendo il guanto…
Trovaci, Ron, penso. Trovaci e poi non mi lasciare mai, ti prego, non mi lasciare mai.

Il mio umore è altalenante.
Se tu mi fossi ancora accanto questa vita non sarebbe di cemento mi ritrovo a pensare ogni mattina, mentre mi trascino con Harry su e giù per i boschi della Gran Bretagna a suon di smaterializzazioni.
E se sfiorassi la mia pelle potrei fermarmi e guardare le stelle mi ritrovo a pensare ogni sera, mentre faccio la guardia fuori la tenda, gli occhi fissi a terra e la nostalgia della tua mano che si intreccia alla mia prima di dormire.

Ma adesso tu non sei qui con me e mi sento morire, tu non sei accanto a me nel dolore e nel pianto, al posto tuo c’è Harry.
Sbuca dalla tenda, mi augura la buonanotte e mi dà il cambio.
Torno dentro e mi getto di peso sul tuo sacco a pelo, respirando il tuo odore che si percepisce ormai appena.
Sento le lacrime scorrere piano, come ogni notte, e come ogni notte, ogni minuto, ogni istante, mi chiedo se stai così anche tu, se mi pensi. E ti immagino tornare.
Non dirmi che è un sogno proibito averti qui, che il tempo cancella i nostri ricordi.
Ora chissà dove sei, mi chiedo. E domani chissà dove sarai, in quale parte del mondo.
Ma è come se mi fossi dentro, tu non mi lasci: vedo i tuoi occhi azzurri quando mi addormento vinta dalla stanchezza.


*

C’è la tua voce che urla insieme alla mia mentre una nuvola di capelli crespi e neri come la notte mi copre la visuale.
Bellatrix è il buio e io urlo insieme a te mentre mi trafigge la carne con un pugnale.
Il mio nome risuona ovunque.
“Granger” e “sangue sporco” esplodono fuori della sua bocca, come lava bollente, mi investono e fanno male quasi quanto il pugnale.
E poi c’è una voce che grida “Hermione”, ed è la tua voce. La sento dentro la testa, si fonde con i miei pianti e con le mie urla, aleggia sopra di me. Cerco di aggrapparmici, di sentirti vicino, ma mi sfuggi subito via. In uno sprazzo di lucidità, capisco.
Sto vivendo il mio momento peggiore, Ron, ma tu non ci sei.

Tu non sei qui con me, tu non sei accanto a me.
Continuo a urlare mentre la testa si fa sempre più leggera e mi sento morire.
Il pugnale continua imperterrito a scavare la mia pelle, Bellatrix mi chiede ancora della camera blindata e tu… Tu non sei qui con me, tu non sei accanto a me nel dolore e nel pianto.
Sto galleggiando a mezz’aria, i pensieri si fanno sconnessi, sono contenta che tu sia momentaneamente al sicuro, anche se vedo il tuo viso ovunque attorno a me a intermittenza.
Non dirmi che è un sogno proibito averti qui, che il tempo cancella i nostri ricordi.
Sento che sto per arrendermi.
Non mi lasciare mai, ti prego, non mi lasciare mai.
Ed è come se mi leggessi dentro, perché tu non mi lasci: le tue urla mi riecheggiano in testa quando perdo i sensi.







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Lucro’s corner.

Questa è una delle mie canzoni preferite di sempre.
Come sai se hai letto le mie song-fic, sono molto selettiva sulla scelta dei testi da usare e, anche se ho in mente questa shot da anni, non ho mai avuto il coraggio di metterla nero su bianco fino a questo momento.
All’inizio doveva essere ambientata solo durante l’assenza di Ron, ma la seconda parte si è praticamente scritta da sola.

Ci tengo a scusarmi per la lunghissima assenza, ma questa shot mi ha davvero messo in crisi e non volevo mettere la parola “fine” a questa raccolta senza questa canzone.
Approfittando di tutto il tempo libero, inoltre, ho deciso di mettere mano ad alcune delle shot precedenti e di pubblicarle nelle prossime settimane.

Spero vivamente che questa raccolta possa tenerti compagnia durante questo periodo così particolare e delicato. A proposito di ciò, se ne avessi bisogno, sappi che puoi scrivermi senza alcun problema.

Alla prossima!

LucroM

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Capitolo 15
*** Into the wild ***


Fiorenzo - Into the wild


It’s almost like we go dance
with desire then we go playing with fire
Then we go into the wild again
Into the wild
Into the wild again
(Take That – Into the wild)
 


Il vento soffia leggero sul mio viso.
È come una carezza e non riesco a non sorridere, colmo di gratitudine per questo piccolo regalo che mi fa la notte.
Vago per un po’ nella Foresta andando al passo, poi al trotto. Inizio a galoppare e sento il peso che mi opprimeva il petto lasciarmi piano piano.
Raggiungo Magorian e Cassandro vicino a un falò, ci rincorriamo illuminati dalla luna e dalle fiamme scintillanti.
È quasi come se danzassimo con i desideri, giocassimo col fuoco. E poi torniamo di nuovo nella natura selvaggia, nella mia amata Foresta.

Mi sveglio di soprassalto da quello che scopro essere soltanto un sogno. L’erba sulla quale sono disteso scricchiola quando mi muovo, ma anche se sono ancora intontito dal sonno, riesco a sentire che è artificiale dal freddo che emana la pietra sottostante. Punto lo sguardo verso il cielo, ma le nuvole si addensano contro le pareti invisibili della stanza e tornano indietro. Le osservo rimbalzare per un po’, poi mi alzo e mi allontano da questa camera che mi opprime, dal castello e dalle sue mura, dalla mia vita di adesso.
Galoppo verso la capanna di Hagrid mentre le prime luci del mattino iniziano a fare capolino e s’intravede ancora qualche stella. Guardo con odio quei puntini luminosi, le costellazioni che non sono più per me, e mi avvicino al limitare della Foresta Proibita.
Sento un groppo in gola, poi il vento inizia a soffiare, a parlare, come nel sogno. Chiudo gli occhi e rivolgo una preghiera silenziosa alla natura che mi circonda.
Lasciami correre con te, restare con te, amica mia.
Lasciami restare con te, correre di nuovo nella natura selvaggia.
Il suono di un ramo spezzato mi riporta alla realtà e sobbalzo.
Pomona mi guarda sorpresa, poi mi sorride dolcemente. Poggia a terra i suoi attrezzi, si siede accanto a me e inizia a parlare, a consolarmi.
Ma io non la ascolto.
Mi concentro sul vento, la sua voce è l’unica che voglio sentire, è musica per le mie orecchie.
Fingo che la mano poggiata sullo zoccolo sia la radice di un albero.
<< Se ti va di parlare, sai dove trovarmi >> mi dice dopo un po’ e io annuisco e ringrazio.
Alcuni umani sono proprio stupidi.
Lei non è mia amica.
Nemmeno Hagrid o Silente lo sono.
Io ho un’amica soltanto.
Ed è la mia foresta.

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Capitolo 16
*** J'ai menti ***


Severus Piton - J'ai menti

 

J'ai menti aux fantômes du parfum de tes mots
J'ai menti à ta paume qui me caressait la peau
J'ai menti à tes yeux qui pénétraient mon âme
J'ai menti des aveux en te cachant mes larmes
La vérité n'est pas, la vérité n'est plus
La vérité c'est toi, et moi, je t'ai perdue*
(Bruno Pelletier – J’ai menti)
https://www.youtube.com/watch?v=N4mQb7TTKDQ

 

Il Marchio Nero brucia come non mai, ma non mi muovo da dove sono. Prima Hogwarts, poi il Signore Oscuro.
La signorina Delacour viene recuperata dal labirinto, poco dopo anche il signor Krum. Di Potter e Diggory non ci sono tracce da un po'. Azzardo un'altra occhiata al Marchio.
<< E ora? >> sussurro disperato a Silente, indicandoglielo. Lui mi guarda con i suoi penetranti occhi azzurri.
<< E ora menti, Severus. La verità, per questa volta, dovrà aspettare >>.
I ricordi di tutta una vita si intrecciano con le parole dette da Silente.
La verità. La verità mia madre non me l'ha mai detta: perché sposò mio padre, perché non lo lasciò. Non so nemmeno la verità sulla sua morte.
La verità. La verità sui piani che ha Silente sul ragazzo, su come posso fare affinché il sacrificio di Lily non sia vano...
La verità.
La verità non esiste, non esiste più. La mia verità era Lily. E sono stato così stupido da perderla.





*Ho mentito ai fantasmi del profumo delle tue parole; ho mentito al tuo palmo, che mi carezzò la pelle; ho mentito ai tuoi occhi, che mi penetrarono l'anima, ho taciuto delle confessioni nel nasconderti le mie lacrime. La verità non esiste, la verità non esiste più. La verità sei tu e io ti ho perduta.

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Capitolo 17
*** Surrender the night ***


Now you surrender your heart, I surrender every dream,
Every weapon you've got, every secret that I keep,
You can fight this all you want, but tonight belongs to me
And I'll watch you in your sleep,
You can fight this all you want, but tonight belongs to me.
(My Chemical Romance – Surrender the night)
https://www.youtube.com/watch?v=6_kCpzMJ1Wo
 
Il profondo russare di Peter è l’unico suono che invade il dormitorio.
James e Sirius sono sgattaiolati via un’ora fa con indosso il mantello del padre di James per chissà quale scorribanda notturna. Hanno invitato anche Peter e me, in realtà, ma lui ha troppa paura di essere scoperto, quindi ha finto un mal di testa ed è corso a letto. Io ho declinato gentilmente l’offerta e ho ripreso a studiare, ho sentito lo sguardo di James indugiare su di me, come per valutarmi, ma non ci ho dato troppo peso.
Mi sarebbe piaciuto davvero uscire con loro, ma non dipende da me: questa è la sua notte e io non ho potere decisionale.
Lo stomaco inizia a farmi davvero male e capisco che è il momento. Mi precipito fuori dal letto, fuori dal dormitorio e dalla Sala Comune, giù per la torre Grifondoro e via a rotta di collo per i vari piani del castello. Spingo l’enorme portone e lo richiudo piano, sollevato per non aver incontrato nessuno durante il tragitto.
Il Platano Picchiatore ha la mia stessa altezza, ma non per questo è debole. Gli corro attorno per provare a confonderlo, ma riesce lo stesso ad assestarmi un bel gancio prima di riuscire a infilarmi sotto terra.
Un’altra fitta allo stomaco e so che ci siamo quasi. Percorro il tunnel scavato da una delle creature del professor Kettleburn e mi ritrovo nella Stamberga Strillante.
Mi spoglio e nascondo il pigiama e le scarpe, poi mi osservo allo specchio, tenendomi la pancia per il gran male.
Ho il petto pieno di graffi, la schiena costellata di cicatrici, delle occhiaie da far spavento e il volto stanco.
Ho solo dodici anni e già non ce la faccio più.
Vorrei sparire, morire, ma so che non ho molta scelta. Il tempo di un battito di ciglia e cado sul pavimento in preda a dei tremendi spasmi. Lotto per restare lucido, ma so che quella contro me stesso è una battaglia persa.
Una voce bassa e ringhiosa mi esplode nel cervello, mi oppongo, scivolo piano oltre il velo della consapevolezza, mentre il Remus che odio mi deride.
<<Fa’ cedere il tuo cuore >> sogghigna piano il volto che vedo allo specchio, mentre io perdo tutti i sogni e ogni segreto che porto con me.
<< Puoi combatterlo quanto vuoi, ma non ce la farai. Puoi combatterlo quanto vuoi, ma stanotte appartiene a me >>.
Purtroppo ha ragione, sono suo.
Mi arrendo alla notte. E a me stesso.

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