La costruzione della notte

di corvonero83
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una storia chiusa ***
Capitolo 2: *** Il Gioco ***
Capitolo 3: *** La Costruzione della notte ***
Capitolo 4: *** Mi fido di te ***



Capitolo 1
*** Una storia chiusa ***


Questa storia era già stata pubblicata ma come mi era stato fatto notare avevo messo troppa ciccia la fuoco in una one-shot. Quindi su consiglio di Francine, persona meravigliosa che vive in questo fandom, l'ho ripresa e sotto sua accurata revisione gli ho ridato una seconda vita. Quindi non posso che pubblicarla dedicandola a lei e ringraziandola ancora per l'estrema pazienza che ha avuto con me! Sei un autrice con i controcazzi e davvero una persona speciale!

Specifico che I Goldini non mi appartengono e la storia è frutto della mia testolina bacata per cui ho dovuto alzare l'età dei fanciulli per ovvi motivi!immaginateli grandicelli mi raccomando!

Buona lettura!

 

 

 

 

 

“Si considera una storia chiusa 
una storia che non ha più scuse 
dove a tutti ormai risulti chiaro 
il destino del protagonista 
che si definisce in quanto tale 
dal suo arco di trasformazione 
si considera una storia chiusa 
quando si può trarre una lezione 
si considera una storia chiusa 
se avvenuta una trasformazione 
si considera una storia chiusa 
quando si può trarre una lezione. 
finisce qui, rassegnati 
sai più di quanto imparerai 
è tardi ormai per porre rimedio….”

 

(Mambassa – Una storia chiusa)

 

 

DeathMask osservava il paesaggio che si stendeva davanti a lui. Il lago era scuro, freddo e inquietante.

Non si era mai spinto così a nord. Aveva viaggiato molto, soprattutto in Oriente ed in Africa, ma mai a latitudini così alte!

C’era voluta lei per farlo arrivare fin lì!

La ragazza gli mise davanti agli occhi una tazza di tè.

Lui la squadrò. -Nashira? Stai scherzando, vero? Tè?-

-È corretto al rum- precisò lei.

E lui si addolcì un poco.

-Fa un freddo boia, qui! Come fai a resistere? Al Santuario eri così freddolosa!- La scrutò con i suoi occhi blu, indagatori, ma non ricevette risposta.

Era cambiata. Nonostante fossero passati solo pochi mesi da quando se ne era andata la trovava più matura.

Cresciuta.

-Nashira? Perché ti sei rifugiata quassù… in culo ai lupi!?-

-Per non farmi trovare! Ma credo di aver fatto male i calcoli- sorrise amaramente -Come diavolo hai fatto? E soprattutto, perché sei qui?- La sua voce si incrinò, preoccupata.

DeathMask sogghignò ma non le rispose subito.

La ragazza abbassò gli occhi e raccolse tutto il proprio coraggio per domandargli quello che le ronzava in testa dall’istante in cui se lo era ritrovato davanti.

-Death? È successo qualcosa a Shura, vero?-

L’uomo spostò lo sguardo da lei alla distesa di erica che circondava lo specchio d’acqua. Tutto quel viola gli stava dando la nausea. Dite ne sarebbe rimasto affascinato e lo avrebbe subito corretto. “Magenta! Quello è magenta non viola! Sei il solito scimmione ignorante!”.

Ma Dite non se l’era sentita di fare il messaggero di tristi novità, e così ora toccava a lui.

Come al solito!

-Mettiamola così. Shura sta bene. Fisicamente, sta bene. Ma mentalmente è distrutto. Ha qualcosa che lo sta logorando dentro. Facciamo così. Tu mi spieghi perché te ne sei andata via così all’improvviso, senza portarti dietro l’armatura e io ti dico cosa sta succedendo al Santuario!-

-Granchietto, sei il solito ricattatore! Ma davvero Shura e Aiolos non vi hanno mai accennato niente?-

Al nome di Aiolos, Cancer ebbe un moto di stizza che represse egregiamente.
-No! Dopo che sei sparita, Shura ha dato di matto. E ha litigato con Aiolos. Te l’immagini, quei due che non si rivolgono la parola? Ecco. C’è voluta una certa puttanella che non si fa mai i fatti suoi per farli riavvicinare. Ma sai come sono fatti, quei due, no? Inseparabili. Come i parrocchetti.-

Nashira sorrise. -Dite… Come sta la mia bellezza?-

-Lui? Benissimo! Chi vuoi che lo ammazzi, quello?! Sono io che devo sempre fare tutto quello che vuole lui! Anche adesso ha affidato l’intera faccenda a me!-

-Cosa? Quale faccenda?- Lo scrutò attenta.

-Nashira, sono successe un bel po’ di cose…- tentennò un poco.

-E dimmele, no?! Se ti sei sbattuto per trovarmi vuol dire che è successo qualcosa di grave, e io so che è successo qualcosa di grave a Shura! Vero?- sbottò spazientita.

DeathMask trangugiò in un attimo la sua tazza di tè. -Me ne servirà un’altra, più forte, allora!-

Nashira rientrò in casa e dopo poco si ripresentò sulla veranda con altre due tazze fumanti.

-Certo che anche tu però, la Scozia! Mi hai fatto penare per trovarti, sai?- la fissò preoccupato.

-Come l’hai capito?- Era davvero curiosa di sapere come avesse fatto ad arrivare lassù.

-E come secondo te? Ti conosco, Nashira. Ti conosco da quando sei stata affidata a quel caprone per farti diventare un cavaliere. Avevi quanto? Dieci anni?- Cancer accennò un lieve sorriso e Nashira poté notare una piccola vena di dolcezza su quelle labbra incurvate all’insù.

Sentì un poco di calore nel suo cuore. Aveva bisogno di un po’ di aria di famiglia.

DeathMask continuò: -All’inizio pensavo ti fossi rifugiata in Spagna, per ovvi motivi…-

-Ci sono stata un mese, sai? Ne sentivo il bisogno, però poi non ce l’ho fatta e sono scappata. Mi faceva male stare lì!-

-Poi mi sono ricordato di tutte le volte che mi stressavi con la storia del mostro e del lago, di quanto li avresti voluti vedere. Se non fossi stata qui, non ti avrei trovato da nessun’altra parte! E io ti dovevo trovare!-

-Dovevi?- lei sottolineò quella parola per spronarlo a parlare.

-Nashira ascolta, non sarà facile per te accettare quello che ti devo dire.- Il ragazzo si raddrizzò sulla sedia e si mise a fissarla seriamente. -Aiolos ha tradito! Ha tradito il Grande Sacerdote e tutto l’Ordine. Ed è toccato a Shura difendere il Sacerdote e il Tempio cercando di fermalo…-

-No! Non è possibile!- Nashira si portò una mano alla bocca incredula.

Cancer annuì. -Purtroppo lo è invece. Shura ha dovuto usare Excalibur e… lo ha ucciso…-
Conscia della gravità delle parole di Death Mask, Nashira sbiancò.

-Shura non se lo perdona. Sta ammattendo! Prima ha perso te, ora ha perso quello che reputava il suo migliore amico…-

-Aiolos… Aiolos non può aver tradito Atena?! Non può!-

-Neppure noi ci abbiamo creduto. Almeno all’inizio. Ma poi....-

Nashira tremò, le lacrime le scesero giù dalle guance, ribelli.

-Tu devi tornare con me al Santuario. Devi aiutarlo, Nashira! Devi aiutarlo a capire che ha fatto il suo dovere, che ha fatto la cosa giusta! E devi stargli vicino. Solo tu puoi aiutarlo!- La voce di Cancer era stranamente preoccupata e sincera. -Non esce se non per andare al Tempio a fare penitenza davanti ad Atena, non vuole visite… io e Dite non lo vediamo da molto, sono preoccupato!- Prese fiato -So quello che si dice di me in giro. Sono uno stronzo. Un egoista. Eccetera, eccetera. Ed è tutto vero. Ma Shura è comunque un amico. Almeno credo. Voglio aiutarlo. E lo vuoi anche tu.-

La ragazza fissò il riflesso del sole sull’acqua scura del lago. Sospirò.

-Death, io vorrei venire, ma non posso!- Non riusciva a guardarlo in faccia, non ce la faceva. Se i loro sguardi si fossero incrociati, Nashira avrebbe visto lo stupore galleggiare negli occhi dell’amico.

Lo stupore e il rammarico.

-Perché?- lui non capiva.

-Perché ho disertato! Ho tradito anche io, in un certo senso! Ho rinunciato all’armatura per scappare. Se torno al Tempio sarò giustiziata o cacciata con vergogna e conoscendo Shura non me lo perdonerebbe, io…io….-
-Nashira, lui ti ama. Ti ama a tal punto che sarebbe capace di disertare assieme a te, se solo glielo chiedessi!-

-No! Non dirlo nemmeno per scherzo!- Era seria. -Atena è tutto per lui, servire la dea e il suo ordine è tutta la sua vita! Non posso permettergli di perdere anche questo!-

-Allora, vieni con me. Nessuno ti torcerà un capello, te lo giuro.-

-Death… non posso. Ho paura! Una fottuta paura che lui non mi voglia! Io so di averlo deluso, io so che lui mi detesta! Lo sento e non potrei mai sopportarlo! Lui non è innamorato di me. Lui ha sempre amato Aiolos ed ora… sarà distrutto dal dolore. Gli serve ritrovare fiducia in se stesso e in Atena, non gli servo io….-

Cancer si fece scappare un ghigno, non volle farlo in realtà, non davanti a lei, sarebbe stato del tutto fuori luogo! Ma gli scappò uno dei suoi ghigni sadici e la fissò con occhietti curiosi e maliziosi.

-Aiolos? Ora mi spieghi cosa diavolo è successo dopo la rottura della maschera. E non dire che non è successo niente perché io non ci credo! È vero! Shura ed Aiolos sono stati molto più che amici, io e Dite lo sappiamo bene, ma l’amore, Nashira, è altro! Amore è il modo in cui Shura si trasforma quando parla di te, quando tu eri con lui! Il modo in cui ti guardava, come ti parlava. Lui è innamorato di te e lo è da molto prima di aver visto il tuo bel musetto. Dimmi cosa è successo quella sera! Fammi capire!-

La ragazza lo fissò arrendendosi. Si addolcì un poco e si raggomitolò su se stessa, tenendosi in equilibrio sulla sedia.

-Non è semplice, credimi! Ho cercato di seppellire tutto nel profondo del mio cuore. Ma fa male, mi fa ancora male! Dite mi ha fatto capire che dovevo essere io a scegliere, solo io! Invece….- esitò.

-Invece?- Cancer era già pronto a spaccare la faccia a qualcuno. In realtà ci era andato molto vicino. Dopo la scomparsa di Nashira aveva fatto il quarto grado a Shura che però non aveva aperto bocca e lui si era infuriato ancora di più, afferrandolo per il collo e sbattendolo contro il muro per fargli sputare il rospo. Se non fosse intervenuto Dite, Mask era sicuro che gli avrebbe fatto sputare anche qualcos’altro.

Nessuno dei due, né Shura né Aiolos, dissero mai la verità. Era evidente che nascondevano qualcosa, avevano liquidato la fuga di Nashira con un semplice “non voleva combattere né tantomeno amare Aiolos, è semplicemente scappata”.

Molto semplice.

Ma DeathMask non ci aveva mai creduto. Anche perché un disertore lo si passava a fil di spada, al Santuario la legge era quella.

-Invece ho fatto decidere a loro, o meglio a Shura. L’ho messo alle strette, volevo che mi salvasse da quella situazione, ma non poteva farlo. E io non ho capito.- Nashira continuò, la voce le uscì debole.

-Shura?- Cancer sgranò gli occhi, forse doveva fargli saltare davvero qualche dente all’amico.

-Ho scelto di concedermi ad Aiolos, ma ho preteso che Shura fosse presente, che mi fosse vicino! Altrimenti avrei rinunciato all’armatura.-

DeathMask sbiancò.

Voleva Dite. In quella situazione sentì il bisogno di averlo vicino. Nashira era davvero una specie di sorellina per lui, e sapere che quei due…. Gli montò una rabbia cieca dentro.

-Nashira, io…- strinse i pugni. Era in imbarazzo ma si sentiva anche in colpa nei suoi confronti e lei lo capì.

-Shura ha permesso ad Aiolos di amarmi ed io ho accettato, Aiolos è stato dolce e Shura è sempre stato vicino a me, a noi…- le tremò la voce -Sono una sciocca, sai? Io credevo che Shura dopo… sì, io credevo che si sarebbe lasciato andare. Invece ha mantenuto la sua freddezza. Me ne sono andata perché non potevo sostenere una situazione simile -

-Io lo ammazzo!- Cancer batté un pugno sul tavolo, le tazze traballarono violentemente.

Nashira lo guardò con dolcezza e gli sorrise per ringraziarlo di quel gesto fraterno.

Si voltò verso l’orizzonte. -Ti ricordi la prima cosa che ha fatto Shura quando sono arrivata alla Decima Casa?-

Cancer la guardò perplesso, lei capì che ci stava pensando ma non se lo ricordava.

-No, non me lo ricordo! Ero troppo impegnato a sfotterlo perché doveva fare la baby-sitter a te!- Si morse la lingua ma lei non se la prese.

-Mi ha tagliato i capelli! Erano lunghi, sotto le spalle. E lui mi ha quasi rasata a zero! “I capelli lunghi sono un vezzo! Ti ostacolano durante il combattimento! Te li potrebbero prendere e tirare!” Me lo ricordo ancora, il suo tono asciutto e deciso! Io ero imbestialita, i capelli erano l’unico aspetto della mia femminilità che potevo mostrare, ma avevo anche paura di contraddirlo!-

-Diavolo! Ora mi ricordo! Dite era andato su tutte le furie! Lo aveva insultato, ma Shura è una testa dura. Con tutti i suoi principi e le sue regole!-

-Non ho mai avuto la forza di farli ricrescere. E solo per lui! Anche se lui non ha mai capito che l’unica cosa che davvero mi ostacolava nei combattimenti… era la maschera! Ti limita di molto la visuale, sai?-

Rimasero per un po’ in silenzio.

-Vado a riprendere ancora un po’ di tè.-

Cancer annuì. Non l’avrebbe convinta. Se lo sentiva dentro.

Quando Nashira tornò la fissò curioso.

-Cosa c’è?- Lei aveva capito che voleva chiederle qualcosa.

-Lo hai mai visto?-

-Chi?-

-Non chi, cosa!- Accennò al lago e lei capì.

-No! Lo fisso tutti i giorni. Faccio lunghe passeggiate vicino alle rive, tocco l’acqua e gli parlo, ma non si è mai fatto vedere…- Abbassò gli occhi. - Sono una sognatrice, vero?-

-Sei speciale, Nashira, e prima o poi lo vedrai, il tuo mostro!- Sorseggiò il tè .

-Perché siete in missione, tu e Dite?-

Cancer sospirò, finì di bere il suo tè assaporandone il gusto del liquore forte che ne irrobustiva il sapore.

-C’entra con il tradimento di Aiolos?- Lo fissava seria, le mani infilate dentro le tasche della felpa.

-Si! Stiamo cercando eventuali complici, ma non è semplice e non credo ce ne siano. Abbiamo un sospetto, Dite lo sta sorvegliando. Dite è molto più paziente di me ma molto meno bravo nel dare le brutte notizie.-

DeathMask la guardò serio. -Io devo tornare da lui. Se decidi di venire con noi, torneremo subito al Tempio e ti prometto che davvero nessuno ti torcerà un capello. Ti proteggeremo noi!-

Lei sospirò e sembrò pensarci un attimo.

-Non posso farlo, Death. Mi dispiace.-

Lui annuì rassegnato. Si alzò dalla sedia -Allora devo rimettermi in viaggio!-

-Aspetta un attimo.- Nashira lo fermò ed entrò veloce in casa per poi uscirne subito dopo con in mano un panno rosso.

Era un sacchetto in realtà. Glielo porse.

-Cos’è?-

-La mia maschera. È ancora rotta. Io non saprei come aggiustarla, e poi appartiene al Santuario. Shura deve decidere cosa farne. Non posso venire con te, ma…- esitò -Ma se lui mi rivuole con sé, digli che venga a prendermi. Digli che mi dimostri che ci tiene davvero a me. Almeno questo me lo deve, non credi?- Era seria.

-Davvero?- Mask esitò un secondo -Non hai paura che quel caprone venga di persona per fare il suo dovere? Tu stessa sei consapevole di quanto sia fedele ad Atena…-

Nashira rimase in silenzio fissando il lago, oltre le spalle dell’amico.

Poi decise di parlare -L’ho messo in conto. Ma se deve essere, allora che sia lui, e nessun altro a farmi pagare il mio tradimento.-

Deathmask, a quelle parole, buttò giù una saliva amara. Mai avrebbe voluto un epilogo simile.

-Va bene. Parlerò con lui.- Il ragazzo prese il panno. -Tu bada a te stessa in attesa che il caprone venga a prenderti! Perché credimi, lo farà! Lasciami il tempo di dirgli dove sei!-

-Non so cosa sperare, sai?-

Cancer non disse niente. Le fece un sorriso, un sorriso sincero e le diede un lieve bacio sulla fronte.

Non si vergognò di quel gesto, era rivolto ad una persona a cui teneva.

Dite gli aveva insegnato ad essere più malleabile, non sempre e non necessariamente con tutti… ma con alcune persone sì! E tra quelle poche persone c’era Nashira.

La ragazza lo vide allontanarsi e le venne da piangere.

Aveva voglia di andare con lui, ma sapeva che non poteva ripresentarsi da sola. Il pensiero gli tornò a quella maledetta giornata di cinque mesi prima. Si era affidata a Shura e ora doveva solo aspettare e lasciare che fosse ancora lui a decidere per lei.

 

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Capitolo 2
*** Il Gioco ***


“Tra tutti i giochi

Quello che sa riuscirti meglio

È farmi male…

Ma non per questo ci stai attento

Vedere il sangue ti dà piacere…

Resto in attesa del tuo segnale che

Da inizio al gioco che non sai fermare…

Fino a farmi sanguinare…

Ma va bene così, a me piace così…

Recito i miei lamenti e sembri crederci…

A me piace così, mi sta bene…

È la posta più alta te l’affido qui

A me piace così, mi sta bene così…

Io ti lascio fare

Per provare fino a dove può arrivare

Fino a dove un uomo che pur di non sentirsi morto è pronto a farsi uccidere

Per ciò io ti chiedo di più,

È una rivelazione

Nasce da una semplice constatazione

Lo sai! Lo sai! Lo sai!

Questo nostro gioco io non so se che lo sai

Ma ha una sola conclusione

I miei lividi sono i lasciti di ogni singola emozione

Tu non sai che quel che vuoi donarmi è una liberazione…semplice….”

 

(Mambassa – Il gioco)

 

 

 

 

Era una delle tante giornate afose al Santuario.

Era solo Maggio, ma il sole picchiava forte lo stesso.

Per Nashira solito allenamento, solita fatica.

Aver conquistato l’armatura della Vela, essere ormai un cavaliere d’Argento riconosciuto dall’Ordine non le aveva facilitato la vita anzi; una volta sua, quell’armatura era divenuta per il suo maestro un valido motivo in più per tenerla sotto costante e duro allenamento.

Shura era ancora il suo maestro, armatura o meno, e sempre lo sarebbe stato!

E lui voleva perfezionarla.

In tutto.

Perché lui stesso era riuscito a perfezionarsi solo dopo aver conquistato l’armatura della Decima Casa.

Stavolta però il moro stava forse superando il limite.

-Shura, non ti sembra di esagerare?- Aiolos aveva capito che il tipo di allenamento che l’amico aveva in mente per la ragazza era eccessivo. Erano su una delle piattaforme centrali dell’arena dei combattimenti, quella più bassa, per osservare meglio i movimenti di Nashira.

-Sono semplici automi, li ho testati anche io! Mu li ha progettati con gli scarti delle armature sacre. Sono ottimi strumenti di allenamento, fidati.- La voce secca di Shura fece zittire l’amico che annuì poco convinto.

-Sarà…-

Il Cavaliere del Sagittario era seduto sul bordo della pedana, le gambe a penzolare nel vuoto e la schiena appoggiata ad una delle colonne di marmo che reggevano il tetto. Shura era ritto in piedi, di fianco a lui, le braccia conserte e tutta l’attenzione rivolta alla sua allieva.

Nashira stava imprecando tra sé e sé.

Aveva sentito parlare di quegli automi. Alcuni cavalieri, tra cui Shura stesso, li avevano già testati.

Erano tre perfette sagome umane senza vere forme e prive di lineamenti del viso.

In questo erano pari.

Aveva iniziato a combattere con loro dopo una strana parola pronunciata dal suo maestro, che li aveva azionati senza alcun preavviso.

E non fu semplice affrontarli almeno non subito.

Erano pezzi di metallo, metallo resistente, inscalfibile, metallo divino.

Nonostante gli automi non avessero un vero e proprio cervello, fu complicato per Nashira metterli alle strette.

Ad un certo punto pensò di avere la meglio. Ormai aveva capito come affrontarli, scoprendo una sequenza di movimenti che gli automi ripetevano ad intervalli regolari, o quasi, e Shura dall’alto sembrava compiaciuto del suo operato.

A un certo punto il Cavaliere si mosse dalla sua posizione -Vado a prenderle dell’acqua, sarà assetata!-

-Vuoi che vada io?- Aiolos fece per alzarsi.

-No, rimani pure. Ci metto un minuto.-

Il Cavaliere del Sagittario annuì e tornò ad osservare il combattimento.

Fu un attimo.

Nashira non riuscì mai a capire se avesse commesso lei un errore di calcolo oppure no, ma improvvisamente fu colpita al volto, con estrema violenza, da una di quelle macchine da guerra.

Lei non riuscì a reagire. Aveva sempre difeso il viso, per ovvi motivi.

Come era potuto succedere? Come aveva fatto a distrarsi? Non realizzò subito cosa le fosse successo, sentiva solo un forte dolore alla guancia, ma poi ecco il vento sulla pelle.

La maschera?!

La maschera le si era sfilata dal viso, rotta in due per il colpo ricevuto. Metallo sacro contro metallo sacro.

E quell’errore la fece cadere a terra, colpita di nuovo con violenza dall’automa ancora in piedi.

Aiolos aguzzò la vista e vedendola in difficoltà si precipitò nell’arena dove con pochi colpi ben assestati mise fuori uso l'ultimo ominide di metallo ancora funzionante, non ricordandosi la parola che Shura aveva usato per azionarli.

-Nashira?- le si avvicinò.

-Resta lì! Non ti avvicinare!- La ragazza si teneva il ventre. L’avevano colpita forte e sentiva dolore anche al volto. Ma il dolore più lancinante lo provava guardando la maschera spezzata vicino a lei.

-Nashira fatti aiutare.- Aiolos non l’ascoltò e tentò di afferrarle una mano, ma appena la sfiorò, lei lo cacciò via, attenta a nascondergli il viso.

-Stai lontano, Aiolos!-

-Ma cosa…- Lui non capì subito, ma quando la ragazza fece per alzarsi la vide vacillare e si precipitò a sostenerla, allora vide.

Nashira aveva perso la maschera che giaceva ai suoi piedi spezzata.

Aiolos ebbe un brivido. Un brivido di piacere. Il viso della ragazza era bello, pulito, attraente e lui deglutì a fatica. -Nashira?-

Gli occhi verdi e brillanti come due smeraldi lo guardavano persi, pieni di paura e incertezza. Aiolos ne capì subito il motivo e provò lo stesso smarrimento, conscio del suo ruolo in quello che stava succedendo.

E per una frazione di secondo entrambe si persero l’uno negli occhi dell’altro.

-Nashira?- La voce di Shura li fece voltare e il Capricorno, di fronte a quella scena, si gelò, lasciando cadere per terra la brocca d’acqua che teneva in mano e che si frantumò ai suoi piedi.

-Cosa, cosa è successo?- Era incredulo. Non voleva crederci!

Nashira non indossava la maschera. Il suo volto era libero. Quel volto che tante volte aveva cercato di immaginare senza mai riuscirci veramente.

Nashira abbassò gli occhi e si ritrovò a fissare i due pezzi di acciaio che giacevano ai suoi piedi. Istintivamente si staccò dalle braccia di Aiolos per reggersi da sola. Ma era rigida, immobile.

Si sentiva persa. Sconfitta.

Annullata.

-Maestro?- Le uscì una debole invocazione di aiuto. Cosa doveva fare?

Come un fulmine Shura la raggiunse e la prese per le spalle, preoccupato, perché la vide sofferente e sconvolta. Ma non quanto lui, i suoi occhi a quella visione si erano spiritati.

Aveva davanti a sé la creatura più bella che avesse mai visto. Più bella quasi di Atena, osò pensare, blasfemo.

Con una mano le accarezzò il volto, la pelle pallida della ragazza divenne fuoco a quel contatto improvviso. -Stai bene?- vide che aveva il volto graffiato e la guancia gonfia.

Lei annuì. Ma non riusciva a parlare.

Shura non stava ragionando, era mosso dall’istinto e dal desiderio. Vederla in volto per la prima volta gli aveva suscitato un terremoto dentro. Un terremoto che aveva sentito molte volte quando l’aveva vicina e a cui ora poteva dare un nome: amore.

Era innamorato di lei?

Passò d’istinto un dito sulle labbra rosse e morbide della giovane e fissandola dritto negli occhi disse -I tuoi occhi sono verdi!- una constatazione.

Aveva sempre creduto fossero marroni, invece no.

Verdi come un bosco in estate, come smeraldo puro.

Poi come se se ne fosse ricordato solo in quel momento alzò lo sguardo verso Aiolos.

-Tu…tu... ?- non riusciva a dirlo.

Aveva capito di essere innamorato della sua allieva, di volerla e desiderarla, ma aveva anche capito che cosa era successo. Aiolos ne aveva visto il volto per primo.

E la legge del Santuario era chiara e semplice.

Inviolabile.

Aiolos annuì. Shura strinse i pugni per la rabbia e lanciandogli uno sguardo gelido se ne andò via avvolto dal fruscio del suo mantello.

Aveva mille sentimenti contrastanti dentro di sé. Tristezza, rabbia, odio… paura. E Aiolos, che lo conosceva bene, percepì ogni sfumatura di quello sguardo gelido che raramente il Capricorno gli aveva rivolto.

Sapeva che le cose non sarebbero dovute andare così. Perché non aveva insistito per andare lui a prendere l’acqua? Ora ci sarebbe stato Shura al suo posto, come era giusto che fosse! Quei due erano innamorati, lui… lui non c’entrava niente!

-Aiolos?- La voce di Nashira lo fece ridestare da quei pensieri. Le si avvicinò di nuovo.

-Stai meglio?-

Ma lei non rispose. Lo fissò con gli occhi pieni di lacrime -Cosa devo fare? Io…io- lasciò cadere quelle lacrime amare -Io sono innamorata di lui…-

-Lo so- Velocemente il ragazzo raccolse i pezzi della maschera e glieli porse. -Tieni- poi prese un bel respiro. -Io credo che anche lui sia innamorato di te. Devi decidere tu Nashira. Solo tu puoi decidere il nostro destino.-

Nashira non riuscì a rispondere, continuava a buttar fuori quelle lacrime che odiava e che la portarono a scappare da lui quando Aiolos tentò di sfiorarle una mano.

Il tocco di Shura sulle sue labbra e i suoi occhi ardenti le bruciavano ancora sulla pelle e dentro il cuore.

Sapeva da chi andare. Dite! Solo lui poteva aiutarla, lui era un amico, e se anche l’avesse vista senza maschera non sarebbe cambiato niente.

Ormai il danno era fatto.

 

 

 

Rimasto solo Aiolos decise di seguire Shura alla Decima Casa.

Dovevano parlare di quello che era successo.

-Shura?- il cavaliere del Sagittario entrò titubante. Trovò l’amico in ginocchio davanti alla statua della dea Atena.

Quell’enorme statua che troneggiava nel salone principale.

-Perché? Perché?!- Shura lo ripeteva come un mantra, i pugni serrati, le nocche delle dita sporche di sangue perché battute con violenza sul pavimento di marmo, le lacrime agli occhi.

-Shura?- La voce dell’amico lo fece sobbalzare. Shura voltò di scatto la testa e Aiolos si sentì perforare da quegli occhi scuri.

-Aiolos…- si sentiva impotente.

L’amico gli si avvicinò lentamente e gli mise una mano sulla spalla. -Mi dispiace, Shura! Dovevi essere tu! Non io!-

-Cosa hai intenzione di fare?- Shura era serio.

-Sai che non sono io a dover decidere! È Nashira!-

Shura si aggrappò all’armatura dell’amico. -Aiolos io…io credo di essermi innamorato di lei!-

-Lo so! E lei è innamorata di te! Shura ascoltami, io non potrei mai accettare di combattere contro di lei. Ma non posso neanche amarla sapendo quello che ti lega a Nashira! Non ci ha visto nessuno, possiamo fare finta che tu l’abbia vista per primo, non io!- Aiolos lo stringeva a sé, sentendolo però mugugnare con dissenso alle sue parole. -Shura! Per tutti gli dei, ascoltami! Poche sacerdotesse hanno combattuto e poche ne sono uscite vive e vittoriose! Lo sai meglio di me! E sai bene come lei ne uscirebbe a pezzi se dovesse battersi contro di me. Anche tu l’hai vista in viso, dammi ascolto! tu l’hai vista, non io!-

-Aiolos! Non parlare così!- Shura lo riprese subito. -È la legge di Atena e lei deve fare una scelta….Quindi ti prego, dimmi cosa farai se Nashira sceglierà di amarti!- La voce gli si fece dura.

Shura voleva una risposta.

-Shura ascoltami! Nashira è molto bella, oggi ne abbiamo avuto la conferma. E non posso negare che la potrei amare, ma… guardami!- Aiolos scosse l’amico che a quelle parole aveva abbassato lo sguardo. -Shura guardami! Da quanto ci consociamo io e te?... Non ti farei mai del male, mai! Tu, tu per me sei più di un fratello… tu… tu sei…-

-Aiolos…- un sussurro appena.

Shura alzò la testa e si ritrovò il volto dell’amico a pochi millimetri dal suo.

Non poté evitarlo. In quel momento non voleva evitarlo. Il bacio fu improvviso, ma dolce. Come solo Aiolos sapeva essere.

Come gli aveva già dimostrato quella sera di molti anni prima…

Sei la mia capretta testarda! Lasciati andare Shura,! Ti insegno io a fare l’amore…”

-Shura io sono legato a te. Anche se quella ragazza mi attrae, anche se le voglio bene io so che tu la vuoi più di te stesso… io non potrei mai farti del male o tradirti…-

A quelle parole Shura si irrigidì. Lo guardò fisso negli occhi e per un secondo si dimenticò di Nashira per affrontare un fantasma che si portava dentro da troppo tempo. Un fantasma che gli pesava dentro lo stomaco e che non aveva mai avuto il coraggio di combattere.

-Tu non mi tradiresti?- lo ripeté a bassa voce -Già, tu non sei un traditore Aiolos, vero?- ma non trattenne il tono sarcastico -Tu non hai tradito Saga? Tu non mi hai usato per vendicarti di lui, vero?- la voce di Shura era una supplica, era come se lo stesse implorando di non distruggergli quell’unico ricordo di amore che aveva nel cuore.

-Shura?- Aiolos si senti male a quelle parole, le sentì infilarsi subdole dentro il suo petto, come delle frecce avvelenate e sentiva il veleno nato dal senso di quelle parole invadergli il sangue e il corpo. -Non ti ho mai usato! Mai!- Glielo urlò in faccia, con voce isterica, costringendolo a guardarlo.

-Ma non ti sei più avvicinato a me, Aiolos. Dopo quella notte non ti sei mai più…-

-Mi dispiace!- Aiolos lo interruppe. -Ero consapevole che il mio atteggiamento ti avrebbe creato dei pensieri, e davvero mi dispiace! Dopo la partenza di Saga, dopo aver capito che lui aveva fatto la sua scelta e che quella scelta non ero io… avevo perso fiducia. In tutti. Lui non era solo il mio amante, lui era un fratello, un amico… un complice! Vi abbiamo cresciuti assieme, tutti voi. Poi, tu ti sei legato a me, subito. Non so per quale motivo, ma volevi solo me e io non ho potuto che lasciarmi vincere dalla tua dolce testardaggine. Non volevo cedere con te Shura, credimi! Ma tu sei… tu sei speciale! Hai un carattere duro, determinato ma sai essere anche dolce e dai l’anima per le persone a cui tieni. Poi sei bello, di una bellezza selvaggia ma pulita, incorruttibile…-

-No! Io non sono così!- Shura stava tremando. Si sentiva esplodere dentro, la sua rabbia repressa da troppo tempo ora si stava mescolando al rancore di vecchi ricordi e alla paura di perdere Nashira.

Aiolos sospirò -Io ti ho voluto con tutto me stesso! Credimi! Ricordati di quella sera! Ricordati di come ti ho lasciato prendere il sopravento, di come ti ho lasciato fare quello che volevi, insegnandoti ad essere meno rude, meno istintivo, insegnandoti ad amare l’altra persona… Credi che lo avrei permesso a chiunque?- Anche Aiolos iniziò a liberarsi di qualcosa che teneva dentro da tempo. -Non dimenticherò mai Saga. Io lo amo! Volevo sapere se potevo fidarmi di nuovo di qualcuno. E tu me lo hai fatto capire, solo che… ho anche capito che non potevo innamorarmi di te…-

Shura sbiancò -Perché?- in realtà non era sicuro di volerlo sapere davvero.

-Perché tu eri già innamorato di qualcuno… e non di me! Quella sera tu eri con me fisicamente, ma con la testa eri da un’altra parte, quando ti sei addormentato hai sognato. E hai sognato Nashira, invocandola più volte. Solo tu non ti sei mai reso conto di essere innamorato di lei.- Aiolos si addolcì.

-No! Aiolos io… io sono stato male per causa tua! Mi sono sentito colpevole, usato… sporco per causa tua!- Aiolos a quelle parole tremò. Shura non ci stava capendo più niente, si sentiva perso in un limbo nero, lugubre. Perso in sentimenti che lo stavano rendendo confuso.

Gli era piaciuto amare Aiolos, gli era piaciuto farsi spogliare da lui, farsi accarezzare da lui! Baciarlo, sentirne il sapore della pelle, l’odore! Sentirlo suo… completamente suo.

Essere due corpi uniti in un unico essere.

Però era anche vero che quella ragazza lo stava tormentando. Era sempre stato attento a non commettere errori con lei, era il suo maestro in fin dei conti. Aveva sempre controllato la maschera ed aveva sempre fatto attenzione a non trovarla senza! Non era cieco, però, e l’aveva vista mutare nel fisico, non più una bambina dalle forme acerbe ma una donna meravigliosa.

Ed era attratto da lei.

Questo era vero.

Ecco perché si infuriava se Death gli faceva notare che non era più una bambina, ma una bella ragazza fatta di carne e desideri.

E lui era un uomo ugualmente fatto di carne e desideri, ed ora lui desiderava lei più di ogni altra cosa. E non era come con Aiolos, no! Lui aveva voluto Aiolos e se lo era preso alla prima occasione. Lui ed Aiolos erano uniti da un legame profondo, ma l’amore era un’altra cosa. Amore era essere pronto ad uccidere lui stesso Aiolos per evitare a Nashira di fare una scelta. Amore era sentire la voglia di prendere la ragazza per mano e portarsela via, lontano, dove non esistevano maschere, armature, il tempio ed Athena.

Per lei lo avrebbe fatto?

Avrebbe tradito Atena per amore?

Non lo sapeva e non lo capiva.

E lui odiava sentirsi confuso e perso.

-Shura?- Aiolos lo richiamò a se, gli occhi dolci e pieni di comprensione. Shura si lasciò catturare da quello sguardo ancora una volta.

Quella dolcezza innata che contraddistingueva il Sagittario e lo rendeva unico, quella delicatezza, quella preoccupazione per gli altri che lo avevano attratto subito. Lui piccolo orfano bisognoso di attenzione. Semplice e puro affetto.

Amore.

Shura si strinse tra le braccia dell’amico, come faceva quando era più piccolo e Aiolos era sempre pronto a consolarlo e aiutarlo.

-La mia piccola capretta. Ti voglio bene Shura, non ti farei mai soffrire… la mia più grande paura è deluderti!-

-Non mi deluderai mai Aiolos! Come potresti!-

Sei la mia capretta testarda! Lasciati andare Shura,! Ti insegno io a fare l’amore…

 

 

 

Afrodite stava sorseggiando dell’ottimo vino italiano seduto nel suo giardino di rose.

Erano ancora sane, belle e pulite, non ancora avvelenate ma comunque destinate a diventare il suo strumento di morte preferito.

Rifletteva su alcune cose che stavano succedendo al Tempio da un po’ di tempo, cose strane: aveva notato movimenti insoliti, il Sacerdote che non sembrava più lui, la scomparsa di Saga e la voce che Athena si fosse reincarnata o lo stava per fare. Ne aveva parlato con DeathMask ma al solito quello zotico gli aveva dato del paranoico sotto stress.

-Forse è vero, forse sto solo esagerando! Mi serve una vacanza!- si massaggiò la fronte stanco. Poi sentì una voce che lo stava chiamando. -Nashira?-

Si alzò di scatto.

La ragazza lo raggiunse, stava piangendo ma soprattutto era senza maschera.

-Per Atena! Cosa diavolo è successo? Dimmi cosa è successo?- Dite la strinse a sé, sapeva che era scoppiato un casino.

Ora bisognava solo risolverlo.

La fissò in viso e ne rimase abbagliato. Era bella, non che la cosa lo stupisse più di tanto, lo aveva sempre immaginato. Ma era una bellezza strana, la sua, semplice e pulita: labbra rosse e morbide, lineamenti quasi nobili, occhi verdi come due smeraldi.

-Come è potuto succedere?-

-È capitato tutto all’improvviso! Mi… mi stavo allenando con gli automi ideati da Mu! Io non capisco, Dite! Shura controlla l’armatura tutti i giorni, maschera compresa. Mi hanno colpito al viso e la maschera si è spezzata…- si stringeva a lui come ad un fratello. Aveva bisogno davvero di aiuto. Era piena di confusione.

-Metallo divino contro metallo divino…- Afrodite lo sussurrò tra sé. -Chi ti ha vista? Dimmi che è stato Shura, ti prego?!-

-Aiolos. Mi ha vista Aiolos e dopo pochi secondi è arrivato Shura.-

Dite sospirò. -Aiolos…- Dite ebbe un brivido. -Non poteva andare meglio di così…- ironia nella voce.

-Perché? Dite perché è andata così? Perché non mi ha vista Shura? Io lo amo, sono innamorata di lui! Io non voglio Aiolos!-

Nashira era scossa da brividi. Cercando di calmarla, Afrodite le prese il volto tra le mani, quel volto sconosciuto eppure così familiare. -Lo so Nashira. Ma la legge è chiara! Shura cosa ha fatto?-

- Scappato! credo che Aiolos gli sia andato dietro…-

-Bene se non si scannano adesso, quei due non lo faranno mai più!-

Dite la prese per mano e la fece sedere sui gradoni dell’ingresso della sua casa. -Nashira, è semplice. Tu sei un cavaliere, ma sei anche una donna. Per questo il tuo volto deve restare nascosto. Perché non sei come le altre. Tu sei votata ad Athena. Ma questo lo sai! Lo hai sempre saputo! Se malauguratamente un uomo dovesse vedere il tuo viso, tu puoi scegliere di amarlo o combattere contro di lui fino all’ultimo sangue. Sono poche le sacerdotesse che hanno dovuto fare questa scelta e poche sono quelle che hanno deciso di combattere. Quasi tutte hanno scelto di concedersi all’uomo che le aveva viste, anche senza amore, per poi abbandonare l’ordine.- Dite esitò un attimo. -Tu però sei diversa dalle altre e sei nata per combattere…- Afrodite l’aveva vista in azione un paio di volte ed era convinto che quella ragazza avesse un potenziale micidiale. -Sono dell’idea che se decidessi di combattere seriamente, potresti anche uccidere Aiolos…- e alle sue stesse parole Dite ebbe quasi un brivido di piacere.

Uccidere il prediletto di Atena.

-No!- Nashira lo urlò.-Io non voglio combattere con Aiolos. No! Io non posso, Dite…- la ragazza alzò il volto arrossato, non piangeva più ma aveva lo sguardo perso.

-Allora devi concederti a lui.- La sentì tremare dentro il suo abbraccio. -La tua purezza Nashira, la tua verginità è il premio che ogni uomo brama. Non credo che Aiolos si farebbe problemi ad amarti, sei bellissima, però lui è molto corretto, lui sa che tu ami Shura e credo sappia cosa Shura sente per te! Solo quell’imbecille di un caprone si ostina a non capirlo!- sospirò -Certo, la parola amore è complicata, si può amare qualcuno anche nel senso di volergli molto bene ma senza desiderarlo fisicamente. O si può desiderare qualcuno fisicamente senza esserne troppo innamorati…- Dite si perse un attimo nelle sue parole chiedendosi quale fosse la sua situazione nei confronti di DeathMask ma poi tronò alla ragazza per evitare isterismi non adatti a quel momento.

-Dite, io non credo che Shura sia innamorato di me…-

-Questo lascialo dire a chi se ne intende più di te! Tu sei inesperta! Quella capra testarda è cotta di te! Solo che è troppo razionale e orgoglioso per ammetterlo! Aiolos si sentirà malissimo, si è trovato tra voi due, da ostacolo…-

-E se rinunciassi all’armatura?- Nashira alzò il volto arrossato.

-Ma non dire sciocchezze! L’armatura è tua per diritto!- Il cavaliere dei Pesci saltò su con tono arrabbiato.

-Non posso affrontarli! Aiolos e Shura sono legati da molto tempo, e il loro legame è profondo, è molto più di un semplice legame tra amici…-

-Lo so…- Dite sorrise amaramente. -Ma non puoi solo svicolare! Non è nel tuo sangue, tu sei nata per essere una guerriera! Ascoltami... torna da loro e agisci secondo quello che ti dice il tuo cuore. Tu non vuoi scappare, io lo so. Lo sento! Il tuo cuore non vuole scappare! Vai da loro e affrontali!-

Nashira lo guardò mordendosi il labbro inferiore.

-Ho paura… non posso combattere contro Aiolos! Non voglio combattere contro di lui!- Lo ripeté ancora come se dicendolo potesse evitare di fare una scelta.

-Nashira! Devi decidere tu! È il tuo destino, e qualunque decisione prenderai io sarò dalla tua parte!-

-Decidere io?...- la voce debole della ragazza fu un sussurro che si andò a perdere con il vento tiepido. Nashira guardò le scale che scendevano verso le case sottostanti quella di Dite. Si alzò e decise di seguire davvero il suo istinto.

-Ti prego dimmi che riuscirò a prendere la decisione giusta!-

-Certo che ci riuscirai!- Afrodite annuì convinto e la osservò scendere quella scalinata di marmo freddo e indistruttibile con fare fiero da vero cavaliere.

 

 

Nashira rimase fuori dall’entrata della Decima Casa per un tempo indefinito. Fissava la maschera che aveva tra le mani. Le sembrava strano tenerla lì, separata da lei. Separata dal suo viso, dalla sua pelle. Solo in quel momento si accorse di quanto fosse bella la sensazione di libertà del suo volto senza quella piccola “gabbia”, quanto fosse bello sentire il fresco sulla pelle, quanto fosse più chiara la sua visuale.

Eppure, quella era sempre stata la sua difesa.

Ora, invece, era una semplice nemica.

Decise di entrare. Doveva entrare e affrontarli.

Avrebbe preso una decisione trovandoseli davanti agli occhi. Seguendo i battiti del suo cuore.

Avvertì perfettamente i due cosmi, si trovavano tutti e due lì dentro e la cosa la fece tremare un poco e tremò ancora di più quando vide che si stavano baciando nella stanza di Shura, le armature abbandonate sul pavimento gelido.

-Promettimi che la proteggerai, Aiolos…- La voce di Shura si faceva sentire debole tra un bacio e l’altro. Spezzata da un qualche sentimento che Nashira non capiva se fosse dolore o piacere.

-Farò tutto quello che può renderti felice…- le mani di Aiolos scorrevano delicate sulla pelle dell’amico, accarezzandolo e cercando di dargli un qualche conforto.

Nashira ebbe un moto di stizza e rabbia. Eccola lì la verità, limpida e reale davanti ai suoi occhi: quei due si amavano. Era lei ad essere l’intruso, e non poteva farci niente.

-Caro Dite, ecco il modo in cui mi ama Shura!- lo disse a denti stretti.

L’istinto le disse di andarsene, di lasciare tutto, il tempio, l’armatura… Shura! Ma a quel pensiero un nodo le legò lo stomaco.

Voleva andarsene ma qualcosa la stava trattenendo, non capiva bene cosa ma poteva immaginarlo. La bellezza dei due ragazzi, il legame che la univa ad entrambi, la voglia di essere amata da loro, la voglia di essere desiderata da Shura nello stesso modo in cui lo vedeva desiderare Aiolos.

Non provava gelosia e il piccolo moto di rabbia era passato, voleva solo essere “amata” dal suo maestro ed era disposta a tutto pur di averlo. Anche ad accettare Aiolos tra loro.

Non riuscì a trattenersi ed entrò in quella stanza.

Shura arrossì imbarazzato, Aiolos vedendola comparire sorrise, ma senza malizia.

La malizia non faceva parte di lui.

E fu proprio Aiolos a parlare per primo. -Nashira?! Hai deciso come vuoi comportarti con noi?-

Gli occhi di Shura a quella domanda passarono dall’amico alla sua allieva. Erano pieni di desiderio, desiderio di sapere che cosa sarebbe successo di loro.

-Io… io… non posso!- la ragazza si lasciò cadere in ginocchio. -Non posso amarti Aiolos!-

Shura le si avvicinò e d’istinto la strinse a sé, forte. Quasi a soffocarla. Come per dirle “Tu sei mia. Io lo so!”

-Shura…- era una delle poche volte che Nashira lo chiamava per nome e lui ebbe un brivido. -Io sono innamorata di te. Non posso amare Aiolos!-

Il cavaliere del Sagittario sapeva che doveva essere così. Fissò l’amico che lo guardò perso. Shura non sapeva cosa fare e Aiolos tentò ancora di convincerlo.

-Io lo so cosa fare Shura! Te l’ho già detto! Tu l’hai vista per primo… non io! E non dire il contrario! Nessuno saprà la verità!- Aiolos si avvicinò a loro e Nashira a quelle parole si illuminò di speranza.

E il Capricorno vacillò. Stava per cedere, perso nel calore del corpo della ragazza che stava stringendo. Ma poi i suoi occhi si posarono sulla statua di Atena che troneggiava su di loro con il suo sguardo severo, freddo.

E si sentì colpevole di quel pensiero, di quella debolezza.

Lui era un Cavaliere d’Oro, aveva sputato sangue per esserlo, eseguendo sempre il suo dovere. Non avrebbe mai tradito Athena, non l’avrebbe mai delusa e di sicuro non avrebbe mandato tutto a puttane per una semplice debolezza!

Ma era una semplice debolezza?

Si staccò bruscamente da lei. -No! È la legge di Atena, Aiolos, e noi non possiamo contraddirla! Lei deve fare una scelta!-

-Io non voglio combattere con lei, Shura!- Aiolos si stava spazientendo. Discutere con Shura era sempre sfiancante per lui - E non voglio che mi si conceda quando lei ama te! Questa è un’idiozia. E tu… tu ami lei! Sei tu il prescelto, non io! Io non sono nulla, mentre tu, tu sei tutto per Nashira.-

-Nashira!- La voce austera di Shura la fece sobbalzare, lei si raddrizzò d’istinto, abituata ad obbedire ai suoi ordini. -Prendi una decisione. Ora! Combatti contro Aiolos o…- tremò nel dirlo -O concediti a lui!- Shura stava facendo una gran fatica a mantenere il suo solito sangue freddo. Si sentiva male, aveva la nausea, avrebbe voluto fare tutto il contrario di quello che stava facendo. Ma Atena lo stava guardando.

Dura Lex, sed Lex.

-Scegli!-

Nashira posò i suoi occhi in quelli del maestro. Lo vide freddo, irremovibile, lo vide incatenato al suo senso del dovere, sottomesso solo ad Atena. Shura avrebbe potuto accettare di perdere lei, di perdere Aiolos, ma non di perdere Athena.

Ma anche lei era un cavaliere e qualcosa le si smosse dentro. Non si era mai sentita una donna, una sacerdotessa. Lei era un Cavaliere d’Argento ed era forte. Se lui l’avesse messa alle strette lei avrebbe accettato, ma non senza conseguenze!

-Aiolos io ti concedo il mio corpo.- Parlò con freddezza, con tono incolore, fissando il Sagittario che a quelle parole spalancò gli occhi incredulo mentre Shura si sentì morire dentro.

-Ti concedo il mio corpo ma non me stessa e questo lo sai, ma lo farò solo se Shura sarà presente. Io lo voglio con me.- E rivolgendosi al suo maestro -Io ti voglio con me!-

-Cosa?- Shura sbottò incredulo e per la prima volta la vide pronta a fargli la guerra. L’aveva vista combattere, aggressiva e forte come una tigre, un nemico da temere. Ma mai si era rivoltata contro di lui e sentì un moto di timore dentro di sé.

-Io concedo ad Aiolos la mia verginità e dopo tornerò ad essere un Cavaliere, ma voglio che tu sia con me. Se non lo accetterai, io non solo mi concederò a lui ma diventerò la sua amante, rinuncerò all’armatura e a te. Andrò a vivere da lui e ti rinnegherò come maestro.-

-Nashira…- Shura si sentiva cedere le gambe.

-Voglio che sia tu a prepararmi per quello che mi aspetta, perché io non ne so nulla e tu sei il mio maestro e me lo devi! Preferisci sopportare per una sera che Aiolos si prenda quello che vorrei dare a te e che tu vorresti, oppure preferisci vedermi andare via da te per sempre? Io speravo che tu mi salvassi da tutto questo!-

-Come? Dimmi come?-

-Mettendo per una volta da parte la tua integrità morale! Ma il tuo orgoglio vince su qualsiasi tipo di sentimento ti leghi a me. Perfetto. Io ho fatto la mia scelta… ma tu devi decidere il nostro destino…-

Nashira voleva metterlo in difficoltà, ferirlo! Perché forse era vero che lui l’amava, ma non era ancora pronto a dimostrarglielo.

Aiolos non fiatò. Riguardava loro due e stava apprezzando la risolutezza della ragazza nei confronti di Shura.

-Maestro… cosa vuoi che faccia?-

Shura deglutì a fatica, una saliva amara come veleno. Vederla rinunciare all’armatura dopo tutti i sacrifici fatti, vederla rinunciare all’ordine, lei che era un cavaliere nato, vederla tradire Atena, poteva sopportarlo? Ma soprattutto poteva sopportare di vederla concedersi ad Aiolos e accettare che lui se la portasse via?

Le si avvicinò conscio di quanto diventasse impossibile per lui ragionare con lei vicino.

-Sei forte, e ora so anche quanto tu possa essere micidiale. Tu sei una mia creatura, io ti ho fatta diventare quello che sei… tu! Tu sei mia!-

-Io sono tua!- ripeté lei -Per questo devi guidarmi verso quello che mi aspetta. Solo tu puoi farlo…-

Shura le prese il viso tra le mani, baciandola. Lo fece piano, con dolcezza, anche se un lieve bacio tra di loro c’era già stato, stavolta non c’erano maschere a dividerli. Non voleva spaventarla ne farle del male, voleva farle capire cosa sarebbe successo. Perché era vero!

Doveva essere lui a fare tutto questo.

Era compito suo.

Lui era il suo maestro da sempre.

E si ritrovò per la prima volta a maledire il destino che gli aveva affidato un’allieva femmina.

Aiolos lo vide condurla nella sua camera e li seguì; un brivido gli corse lungo la schiena quando si rese conto di quello che stava per succedere. Da quanto tempo non toccava una donna? Ci sarebbe riuscito?

Il fantasma di Saga si aggirava ancora nel suo cuore, però lui non aveva mai sdegnato il corpo femminile, Nashira era molto bella e desiderabile e Shura aveva deciso di essere presente.

Fosse sarebbe riuscito a coinvolgerlo, rendendo la situazione molto più piacevole anche per la ragazza. Se così non fosse stato, allora Shura avrebbe imparato una dura lezione.

Nashira si lasciò guidare da Shura, come aveva sempre fatto in tutta la sua vita. Distesa sul letto si godeva le carezze e i baci via via sempre più impetuosi del ragazzo, e non le importava se Aiolos era lì, con loro, non le importava sapere che sarebbe stato proprio Aiolos ad amarla.

C’era Shura con lei e questo le bastava, coltivando nel cuore la speranza che all’ultimo Shura ci ripensasse, accettando il compromesso proposto da Aiolos.

Ma non fu così.

Shura alzò gli occhi fissando l’amico e questi si avvicinò come se quello sguardo fosse stato per lui un cenno di permesso.

Da solo, di suo istinto non l’avrebbe mai toccata; anche se lei aveva deciso di concedersi a lui, lei non gli apparteneva.

Nashira apparteneva a Shura.

Aiolos non era Shura.

Nashira lo sapeva bene.

Aiolos era bello. Di una bellezza oggettiva che ti lasciava senza fiato. Ed era premuroso, di una dolcezza paurosa. La toccò come se avesse avuto cristallo tra le mani, bello ma fragile. La differenza era evidente tra i due e Nashira capì perché Shura avesse paura di essere al posto di Aiolos pur desiderandolo da morire. Shura in certe situazioni non sapeva controllarsi.

Aiolos non le avrebbe fatto male. Lui sì.

Eppure rimase al suo fianco, tormentandosi dentro di sé perché la voleva come non aveva mai voluto niente in vita sua. La voleva più di quanto avesse desiderato l’armatura. Peccato se ne rese conto troppo tardi.

E aveva troppa paura di rischiare. Così le strinse le mani quando Aiolos entrò in lei e inizialmente dovette sostenere il suo sguardo perché Nashira continuava a guardare lui anche se era Aiolos quello che stava facendo l’amore con lei. Shura capì il suo errore ma non poté tornare indietro. La teneva tra le sue braccia, la sentiva rigida, immobile ma poi qualcosa si ruppe e lei poté sciogliersi.

Lasciarsi andare.

La dolcezza di Aiolos era sincera e Nashira decise di accettarlo.

Il gioco si fece più intenso, Aiolos cercò di far capire a Shura che doveva partecipare anche lui, passando le sue attenzioni da Nashira al ragazzo, non privando l’amico delle sue carezze e dei suoi baci.

E il Capricorno si sentì spezzato in due, era conscio di averla delusa e di aver perso la sua occasione, ma era anche conscio che stava facendo la cosa giusta affidandola ad Aiolos.

Il suo dolce e premuroso Aiolos.

Per questo non divenne mai un vero gioco a tre.

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** La Costruzione della notte ***


“Dimmi cosa vuoi, te lo darò
questa notte non dire no
perdersi è così facile
non andare via tienimi
tienimi con te
here you are
here you lay
here you stay
I watch your sleep
come stai
quando sei
solo per
giorni bui?...”

 

(Mambassa- La costruzione della notte)

 

 

 

 

 

 

 

Erano passate tre settimane da quando DeathMask le aveva fatto quella visita inaspettata.

E non era successo niente.

Era arrivato un pacco, dopo alcuni giorni. Un semplice pacco che non aveva aperto.

Shura non si era presentato, Nashira stava perdendo la speranza e stava maturando in lei la decisione di andare al Tempio da sola. Doveva capire e affrontare il suo destino, scappare e nascondersi non serviva a niente.

Quello che le aveva raccontato Cancer era troppo orrendo e lei doveva aiutare il suo maestro.

L’uomo che l’aveva accolta e addestrata.

L’uomo che le aveva dato affetto e attenzioni, a modo suo.

L’unico uomo che avesse mai amato in vita sua.

Shura aveva bisogno di lei; o forse no?

Il dubbio la stava attanagliando e non solo il dubbio; un altro sentimento la stava divorando dentro, un sentimento che non avrebbe mai ammesso con se stessa! La paura.

L’aveva sempre gestita bene la paura, pochi istanti di panico da cui uscire sempre vittoriosa e sicura di sé, ma questa volta la paura che provava non era legata ad un avversario o a un combattimento, ma era paura di essere rifiutata da lui. Da Shura. La paura di essere cacciata via, di leggere delusione negli occhi del suo maestro, delusione ed odio.

Guardava la composizione davanti a lei. Grazie a Dite aveva imparato un po’ di cose sui fiori e quelle poche ma basilari informazioni le avevano permesso di trovarsi un lavoretto in un piccolo negozio di fiori di quel paesello vicino ad Inverness, dove si era rifugiata.

Non stava male in Scozia ma Death aveva ragione: faceva troppo freddo! E stava cominciando a sentire il peso della solitudine.

-Nashira, c’è un ragazzo che ha bisogno di te di là!- La voce della signora McCollins la ridestò dai suoi pensieri. L’anziana donna l’aveva accolta come una figlia più per curare la propria solitudine di vedova senza prole che per vere necessità lavorative.

Era una donna giovanile, molto pratica e allegra nonostante il destino le avesse portato via il marito troppo presto.

-È un bel ragazzo…vai!- si lasciò scappare e Nashira non poté che ricambiare il sorriso della donna, ignara di quello che la stava aspettando dietro la tendina di perline di plastica azzurra che separava il laboratorio dal negozio vero e proprio.

-Salve! In cosa pos…- le morì la voce in gola.

Se lo ritrovò davanti. Inaspettato.

E sentì il cuore batterle forte nel petto, troppo forte.

Shura era davanti a lei. Indossava un paio di jeans sgualciti, un giubbotto nero in cui stava nascondendo le mani e i capelli erano umidi per la pioggia del pomeriggio.

Non lo aveva mai visto in abiti civili e le venne meno il respiro.

Spalancò gli occhi per lo stupore e lui, nonostante si fosse impresso nel cuore e nella testa quel viso, ne rimase di nuovo colpito ed ebbe un brivido di piacere a ritrovarselo davanti così bello come lo aveva lasciato.

-Nashira?- lo sussurrò. Era davvero lei?

-Shura..- non riuscì a mantenersi nei ranghi, non riuscì a chiamarlo maestro! Shura...semplicemente Shura -Sei tu? Sei qui?-

Lui annuì -Scusami se ci ho messo tanto ad arrivare…-

Nashira tremò e senza ragionare gli si avvicinò per poi gettarglisi tra le braccia.

-Sei venuto?- non riusciva a crederci.

Lui la strinse a sé, forte. Forse troppo forte.

Respirò il profumo della sua pelle e solo in quel momento, tenendola stretta a sé, capì quanto avesse bisogno di lei.

-Perché te ne sei andata via, così?- La fissò serio ma senza rancore o rabbia. Le sfere nere, profonde volevano solo capire il senso di quella fuga, anche se in parte già lo sapevano.

-Per troppi motivi, Shura…-

I due capirono di dover parlare di molte cose. Non lo capirono solo loro; la signora McCollins comparve nel negozio e percepì il legame invisibili che legava i due ragazzi, un legame che superava il semplice amore tra due persone.

-Nashira puoi andare se vuoi. Come vedi non c’è molto lavoro e alla composizione posso pensarci io…- sorrise dolcemente e con quel sorriso amorevole fece arrossire Shura.

-Grazie Mary!- Nashira diede un lieve bacio sulla guancia della donna per poi rivolgersi di nuovo a Shura -Vieni!- lo invitò a seguirla e lui lo fece in silenzio senza obiettare.

Percorsero un breve tratto di strada e dopo pochi minuti, salendo una piccola rampa di scale in legno, si trovarono al riparo, dentro un piccolo ma confortevole bilocale.

-Perché la Scozia?- Shura era curioso e impaziente.

-Non lo so… Volevo essere lontana….- lo fissò insicura -Togliti la giacca. Vuoi qualcosa di caldo?-

Lui fece un cenno di diniego con la testa, ma si tolse il giubbotto nero mostrando un maglione verde che aveva visto tempi migliori.

Nashira lo studiò un poco, notò il viso stanco e tirato, gli occhi arrossati e le occhiaie profonde, non sapeva se per il troppo pianto o il poco sonno. Decise di parlare per prima.

-Shura?- Il ragazzo si stava fissando le scarpe, sentendosi chiamare alzò il viso di scatto fissandola con i suoi occhi neri e incerti. Sembrava un bambino perso. -Dimmi che quello che mi ha raccontato Death non è vero….- Era una supplica. E sperò con tutto il cuore che lui le dicesse “Si!...è uno scherzo di Cancer… sai che è un coglione!”.

Ma non fu così.

Shura abbassò lo sguardo. Si sentiva colpevole, inadeguato… non degno di stare davanti a lei.

-Ho dovuto farlo, io…io..- La voce gli tremò, sentì di nuovo gli occhi bruciargli, pieni di sale.

-Aiolos…- Lei sussurrò quel nome e per Shura fu una stilettata al cuore che lo portò a fraintendere tutto.

-Nashira, perché sei scappata? Io non volevo perderti, se l’avessi voluto, saresti potuta restare e amarlo… Io lo avrei accettato! Se volevi lui io… io…- si fece più cupo -Lo hai amato con sincerità, non solo per dovere… non gli hai dato solo il tuo corpo…-

Nashira sbiancò. Si rese conto che Shura non aveva davvero capito niente di tutto quello che era successo.

-Io non ero e non sono innamorata di Aiolos!-

-Ma tu hai accettato di fare l’amore con lui….-

-Ho fatto solo quello che volevi tu!- Nashira si alzò di scatto. -Ho lasciato a te la decisione, Shura! A te! Non puoi non essertene accorto! Io speravo che dopo quella notte tu ti saresti lasciato andare con me! Invece sei diventato un muro di ghiaccio e io non potevo più sostenere i tuoi occhi freddi…-

Il ragazzo spalancò gli occhi.

E anche lui si rese conto solo allora di non aver capito niente.

-Aspettami un attimo- Nashira sparì dietro l’unica porta della stanza lasciandolo perso nei suoi pensieri. Stava regnando un silenzio innaturale, interrotto solo dal rumore del vento che si era messo a soffiare con prepotenza.

Nashira aprì il pacco che le era arrivato giorni prima. Era giunto il momento di farlo perché nel suo io più profondo sapeva bene cosa contenesse. O meglio, lo sperava. E quando la vide tirò un sospiro di sollievo.

La maschera era tra le sue mani. Era di nuovo intatta, un unico pezzo di freddo metallo.

Frugò nel cassetto che conteneva le sue poche cose e tirò fuori una veste bianca, la sua veste cerimoniale che aveva portato con sé senza un vero motivo. Forse solo per non dimenticare.

La indossò, non sapeva se ne aveva ancora il diritto. Shura era pur sempre il suo maestro e lei aveva disertato. Doveva portargli rispetto e dopo una piccola incertezza indossò anche la maschera.

Dopo tutto quel tempo di libertà la sentì per la prima volta come uno strumento di tortura. Una volta era la sua forza, era parte di lei.

Ora la sentiva fredda e scomoda.

“Maledetta maschera!”

Si ripresentò nella stanza dove aveva lasciato Shura. Il Cavaliere stava guardando fuori dalla finestra, dandogli le spalle, era concentrato a guardare il lago, probabilmente aveva in testa le stesse domande che le aveva fatto DeathMask.

-Maestro?- lo chiamò con voce debole riprendendo il suo ruolo di allieva.

Shura si voltò di scatto e quando i suoi occhi furono su di lei sentì un brivido lungo la schiena. Era inerme davanti a lui, con quella veste bianca, candida, simbolo di purezza! Quella veste che avrebbe dovuto proteggerla per il suo significato simbolico di “vergine” di Atena, ma che la rendeva involontariamente affascinante e provocante, avvolgendone le forme perfette con il tessuto impalpabile. Deglutì a fatica.

Finché non si fissò sul volto coperto dalla maschera.

Odiava quella maschera! L’aveva sempre odiata!

Aveva di nuovo la sua allieva davanti e non sapeva se lo voleva davvero.

Quando Cancer gli aveva riferito che l’aveva trovata, si era sentito morire. L’amico era entrato a forza dentro la Decima Casa e lo aveva costretto a starlo a sentire gettandogli ai piedi i frammenti della maschera di Nashira.

“Nashira è viva e sta bene. Si trova in Scozia, ben nascosta. Non mi ha voluto seguire, ha paura! E posso capirla. Ora. Tu, testardo di un caprone, la vai a riprendere, se non lo fai… la perderai per sempre!”
La voce di DeathMask era dura e perentoria ma anche velata di una piccola supplica. Shura capì quello che voleva dirgli l’amico: voleva ammazzarlo di botte, a giusta ragione! Ma voleva anche riavere Nashira al Tempio, soprattutto avrebbe voluto vederli felici.

Aveva chiesto a Mu di aggiustare la maschera e il Cavaliere dell’Ariete l’aveva riparata il prima possibile, ma gli ci erano volute lo stesso due settimane. Una in più era servita per organizzare il viaggio senza destare sospetti nel Gran Sacerdote.

 

Nashira si avvicinò a lui lentamente e Shura rimase immobile, come paralizzato, per lui era sempre un colpo vederla così… simile alla dea Atena. E senza rendersene conto, le si gettò in ginocchio abbracciandole la vita e mettendole il viso sul ventre. Cercando disperatamente un rifugio per la sua vergogna.

-Shura?!-

-Non sai quanto ho bisogno di te!- Aveva il terrore nella voce.

-Alzati Shura! Ti prego, ora sono qui!-

Il Cavaliere d’Oro si alzò, arrossendo per quel gesto poco virile che aveva appena compiuto. Ma era felice, il suo cuore si era alleggerito un poco da quando l’aveva ritrovata.

Nashira lo guardò con i suoi occhi verdi attraverso la maschera e decise di togliersela. Lo fece con sicurezza dandola a lui -Questa è tua. Io… io sono tua, ti appartengo se tu, se tu lo accetti e lo vuoi ancora…-

-Nashira?..- Il ragazzo esitò un attimo, ma solo perché la bellezza di quel volto lo aveva turbato ancora.

-La mia scelta eri tu, Shura. Puoi perdonare la mia diserzione?-

Il cavaliere non rispose.

Incatenò i suoi occhi magnetici a quelli di lei e l’abbracciò. La strinse tra le sue braccia forti e Nashira si fece avvolgere da lui senza alcuna resistenza -Non devo essere io a perdonare te! Tu potrai mai perdonare la mia vigliaccheria? Io avevo paura di farti del male. Io… io sono una bestia mentre Aiolos… Sapevo che lui sarebbe stato dolce e premuroso, come era stato con me…- La voce gli uscì di nuovo strozzata.

-Anche tu lo saresti stato…- ne era convinta.

-Non lo so..-

-Io si! Io so che saresti stato dolce e premuroso Shura!- fu un sussurro che si perse tra le labbra del ragazzo che si erano avvicinate alle sue per poi incontrarle ed iniziare un gioco che li portò ben presto all’oblio.

-Ho bisogno di te Nashira..-

-Sono qui e ti seguirò ovunque tu vorrai…-

Shura fissò un attimo quel verde brillante -Io ti voglio con me, voglio che tu sia mia…-

-Io sono tua!-

E il Cavaliere a quelle parolesi liberò di ogni ulteriore indugio che gli stava legando il cuore. Tenendola per mano si fece strada in quel piccolo ambiente entrando nella camera da letto. Era da quella sera maledetta che desiderava averla, che bramava di sentirla davvero sua.

E ora lei era li.

Ed erano soli.

Solo loro due.

In un attimo la privò di quella misera veste facendola stendere sul letto, lei lo aiutò a togliersi i suoi abiti malconci. Finalmente erano nudi, l’uno davanti all’altro come non lo erano mai stati veramente.

Si stese su di lei, imbambolato da quegli occhi fieri, inebriato dal tocco delle sue mani sulla sua schiena possente, dalle dita che esploravano ogni centimetro di pelle seguendo i muscoli fino a delineare il percorso delle vertebre dalla base del collo alla linea dell’osso sacro.

-Giurami che non sei stata di nessun’altro?!- Era serio -Giuramelo!-

-Te lo giuro! Solo Aiolos mi ha avuta, solo lui. Ma io voglio te…-

-Dimmelo ancora!-

-Voglio solo te..-

E tanto bastò.

Shura non era Aiolos.

Non era dolce come il Sagittario, vero. Non era delicato e premuroso. Ma a lei non importava. Sentirlo dentro di lei, sentire il suo peso che la schiacciava, le mani che la tenevano salda al letto, il calore della pelle, il sapore del suo sudore.

Non le importava niente della vena bestiale che quell’atto trasudava.

Voleva averlo. Voleva essere sua. Voleva unirsi a lui perché lei era sua, lei era Nashira.

Stella del Capricorno.

Quel Capricorno tanto ragionevole, preciso, attento nei combattimenti e nel quotidiano, quanto sfrenato durante il sesso. Shura non ne capiva il motivo, era sempre stato così. Anche con Aiolos era così…

Ma ora non stava facendo sesso. Con lei stava facendo l’amore.

Ti insegno io a fare l’amore….”

E si bloccò. Gli occhi di Aiolos, gli occhi di Nashira. Solo ora si rendeva conto di quanto fossero simili quegli occhi. Occhi spalancati e pieni di speranza.

Shura non farlo! Questa bambina! Questa bambina è la dea Atena! Il Gran sacerdote…”

-Shura…?- un sussurro.

-Perdonami io…-

-Continua, fallo per me…-

Era una lotta nella sua testa: il ricordo di Aiolos, il sangue di Aiolos sulle sue mani, ed ora la realtà data dal corpo di Nashira sotto di lui, la voglia di amarla e di non farle male.

Ma poi il nodo si sciolse.

Lei prese le redini del gioco ribaltando i ruoli e Shura, sottomesso a quella furia meravigliosa, lasciò di nuovo che la sua razionalità lo abbandonasse. La morbidezza della pelle di Nashira, il suo sapore.

Al momento dell’amplesso Shura era di nuovo sopra di lei, la schiacciò quasi soffocandola stringendole le mani e permettendole di morderlo sulla spalla.

Rimase così, sopra di lei, dentro di lei. Quando fece per uscire fu proprio lei che lo fermò.

-Stai così, ancora per un po’, ti prego… È una sensazione bellissima…-

-Si…- Lui si distese di nuovo. -Siamo stati lontano troppo tempo-

Si lasciò cullare dalle mani della ragazza che accarezzavano dolcemente i suoi capelli neri, un po’ umidi per il sudore, scendendo al collo, passando il profilo delle orecchie e dandogli piccoli brividi di piacere.

-Death ti ha detto tutto vero?- Si accorse solo in quel momento che lei sapeva ma che lui non le aveva detto ancora niente.

-Sì- Nashira sospirò -Perdonami!-

Lui la guardò interrogativamente, gli occhi verdi erano pieni di ansia perché nel fare l’amore Shura aveva buttato fuori disperazione e rabbia -Shura? Dimmi cosa posso fare per aiutarti? Dimmi cosa vuoi, te lo darò! Ti darò tutto quello che posso darti.-

Un bosco verde perso in un oceano nero come la pece.

-Non andartene più! Non lasciarmi più! Tu sei parte di me, lontano da te mi sono sentito privato di qualcosa, come se mi avessero strappato via un arto! Tienimi con te… se lo vuoi…-

Lei sorrise dolcemente -Per tutta la vita, se lo vuoi tu- e lo strinse forte, forte tanto quanto poteva una ragazza come lei stringere un ragazzo possente come lui.

E Shura si perse in quell’abbraccio.

Si nascose in lei.

-Tornerò al Tempio con te, ma dovrò affrontare un processo vero?-

-Non devi preoccuparti. Io ti difenderò davanti al Gran Sacerdote… Devo parlare con lui. Ci sono troppe cose che non mi sono chiare! Io non riesco a perdonarmi, forse… Forse potevo evitare di colpirlo! Dovevo convincerlo a seguirmi al Tempio, a dirmi la verità, invece una voce dentro di me mi ha ordinato di ucciderlo...- Il ragazzo tremò e Nashira cercò di calmarlo con il suo calore.

-Non ci pensare ora, ti prego. Ci sono io con te…Riposati un poco e domani organizzeremo il ritorno al Santuario-

Shura sospirò e decise di ribaltare i ruoli, si portò sopra di lei e la prese tra le braccia. Aveva fatto così anche con Aiolos quella volta, nonostante fosse il maggiore, il Cavaliere del Sagittario aveva bisogno di essere cullato e protetto.

Con te mi sento sicuro Shura, protetto….”

Se ce ne sarà bisogno ti proteggerò sempre Aiolos…te lo prometto…”

Ma lui non aveva mantenuto la sua promessa.

Lui lo aveva ferito a morte.

-Penso di essere innamorato di te da sempre, ma l’ho capito solo quella sera….- glielo confessò all’improvviso.

-Shura…-

-Dovevo farlo io, non Aiolos… Dovevo capire i tuoi sentimenti, capire quello che volevi tu!-

-Io ti appartengo Shura, è scritto nelle stelle e non si può cambiare il destino.-

Il ragazzo si lasciò cullare da lei, perdendosi nel suo calore, nel suo odore, lasciandosi finalmente catturare dalle lusinghe di Morfeo, un dio che aveva trascurato da troppo tempo.

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Capitolo 4
*** Mi fido di te ***


“Le cose che sai di me 
le affido alla tua onestà 
mi fido di te, si tratta 
del classico rischio fatale 
mi fido di te, sbagliare del resto mi è più congeniale 
mi fido di te, mi piace il pensare che questa è la cosa 
che mi salverà 
mi fido di te, ché tanto tu poi 
già sai come finirà 
mi fido di te, si tratta di un vero ordinario mistero 
mi fido di te, affido a te ogni mio avere, ma tu non deludermi 
non deludermi, no 
Mi fido di te, mi lascio cullare dalle onde di un mare che mi porta via 
mi fido di te, ho scelto di non farmi condizionare 
mi fido di te, so già cosa pensa la gente che amo di quel che sarà 
mi fido di te, è tempo di chiudere gli occhi, buttarsi e non pensare 
mi fido di te, perché anche se sbaglio, è meglio che pensare male 
mi fido di te, è nelle tue mani il mio destino, ma tu non deludermi 
non deludermi, no 
no, tu, tu non puoi deludermi….”

 

(Mambassa – Mi fido di te)

 

 

 

Tornare al Santuario fu meno semplice del previsto.

Anche se Shura era al suo fianco, Nashira aveva paura di quello che l’aspettava.

Il Santuario era il luogo più bello del mondo per lei, niente e nessuno le avrebbe potuto far cambiare idea: imponente, sacro, incuteva inquietudine anche in chi vi aveva passato anni della propria esistenza.

Attraversando Rodorio, Nashira capì quanto le fosse mancato anche quel piccolo villaggio, un posto così diverso da quello in cui s’era rifugiata in Scozia.

Rodorio era piena di profumi, di suoni, di colori soprattutto. Nashira ripensò alle fughe segrete fatte con alcune compagne, ma anche quando era diventata allieva di Shura ogni tanto sgattaiolava via in coppia con Aiolia per girare tra le bancarelle del mercato rionale, godersi un po’ di libertà e procurarsi delle belle mele rosse per Milo!

Lei però amava fermarsi ad ammirare i colori dei fiori del negozio di Margarita.

Forse era anche per quello che aveva scelto un negozio di fiori in Scozia per nascondersi, le ricordava casa.

E fu proprio davanti a quel negozio che si fermarono.

Shura entrò e lei lo seguì in silenzio.

Margarita era una donna molto bella, dalle forme voluttuose e provocanti, gli occhi azzurri come un cielo estivo e i capelli ricci neri come la pece, in piena concorrenza con quelli di Shura stesso! Voci di corridoio dicevano che il giovane Aldebaran, Cavaliere del Toro, fosse suo amante da molto tempo, nonostante la differenza di età tra i due. A Nashira non interessavano quelle voci, lei la trovava molto bella e se era vero quello che si diceva in giro non poteva che essere felice per il Cavaliere del Toro.

La donna riconobbe Shura e dopo un attimo di incertezza capì chi era la ragazza al suo fianco e li fece passare per il retro del negozio.

I due si ritrovarono subito sulla strada che portava al Santuario e, di conseguenza, alle Dodici Case. Dopo aver attraversato una piccola radura, si ritrovarono davanti la Prima Casa, quella dell’Ariete che troneggiava imponente sulle loro teste.

-Mu non c’è. Come al solito è in Jamir per sistemare delle armature. Abbiamo libero accesso, ma poi seguiremo il sentiero che costeggia le case. È meglio così, non devono ancora vederti.-

-Come vuoi tu.-

Attraversata l’ampia Casa dell’Ariete si ritrovarono dall’altra parte e si avventurarono dove iniziava il sentiero segreto. I due sparirono lungo il passaggio segreto che conduceva fino alla Tredicesima Casa. Si trattava di un sentiero non in vista, a tratti sconnesso e non privo di difficoltà, che costeggiava le altre Case, senza costringere chi lo percorreva a transitare per tutti e dodici i templi. Era una scorciatoia che i Santi di Athena amavano usare per non disturbare i propri compagni, o quando avevano faccende da discutere con la massima urgenza.

Shura non chiese a Nashira cosa preferisse fare e lei non protestò per quella salita accidentata che aveva fatto mille volte, anche di notte! Doveva solo ricordarsi i punti più pericolosi e incerti.

Arrivarono alla Decima Casa senza intoppi.

C’era nell’aria un senso di pace strana, quasi irreale. Si sentiva il peso di quello che era successo ad Aiolos.

-Eccoci!- Il padrone di casa appoggiò per terra una sacca di tela, unico bagaglio del suo breve viaggio in Scozia.

Dentro il salone principale Nashira rimase immobile per pochi secondi, persa ancora nell’imponenza di quella stanza e della casa che aveva sempre ritenuto troppo grande per due persone, figurarsi per un unico cavaliere!

-È sempre casa tua, l’armatura è nella tua camera. Sistemati. Io torno subito-

Lei annuì ma non si mosse. La statua di Athena la fissava e Nashira si sentì morire dentro.

Aveva tradito, aveva tradito la sua dea. La sua ragione di vita. Ma lo era davvero? Davvero lei viveva per Athena?

Si era ritrovata al Santuario per caso, senza una vera ragione e nell’arena aveva capito di saper fare bene una cosa: combattere. Era agile, svelta, intelligente, per questo avevano deciso di affidarla ad un cavaliere d’Oro. Per renderla perfetta e farle avere un armatura.

Renderla una custode della giustizia di Athena. In realtà renderla una semplice macchina da guerra che non avrebbe mai dovuto provare sentimenti.

Quanto di più falso e ipocrita!

Nashira si avvicinò alla statua e solo allora lo notò: un nastro rosso era legato ad uno dei polsi della dea raffigurata. Un nastro rosso pieno di significato.

La tenia di Aiolos.

Nashira sentì qualcosa incrinarsi dentro di lei.

-Perché lo hai permesso?- Si rivolse a quel volto freddo e comprese di sentirsi delusa da lei. All’inizio non sapeva bene per cosa doveva lottare. Alla fine aveva accettato di diventare cavaliere, di lottare per l’armatura solo per Shura. Lui all’improvviso era diventato tutto il suo mondo, la sua famiglia e lei non voleva deluderlo, voleva renderlo fiero e orgoglioso della sua allieva. Per lui avrebbe dato via tutto, il suo orgoglio, il suo corpo di donna, la sua vita. Perché lei si era innamorata subito di quel carattere burbero eppure dolce, orgoglioso ma sensibile ed altruista.

Ma sapeva che Shura aveva un unico amore, un'unica missione: servire Athena.
-L’ho tenuto perché volevo darlo ad Aiolia. Ma il leoncino non mi ha voluto più parlare ed ora è sparito dal Santuario. Credo che mi odi e a giusta ragione…- La voce di Shura la riportò alla realtà. Il Cavaliere l’aveva trovata intenta a fissare quel nastro rosso pieno di ricordi e dolore.

Nashira lo guardò triste.

-A volte non credi che lei pretenda troppo da noi?- Si pentì subito di avergli fatto quella domanda. Parlare di Athena e di dovere con Shura era come sbattere ripetutamente la testa contro un muro.

Ma Shura la stupì.

-Si! Lo penso spesso. Soprattutto da quando sei entrata nella mia vita. Ma è il nostro destino, difendere lei per difendere l’umanità.-

Nashira abbassò la testa per poi rivolgersi di nuovo alla statua e senza aspettarselo si sentì abbracciare con dolcezza. Shura la strinse a sé, cingendola con le sue braccia forti.

-Athena ci chiede tutto, vuole tutto da noi, sudore, sangue, sacrificio e morte… ma ci concede qualche gioia, a volte…-

-Tipo?- Lei non era convinta.

-Mi ha dato te. Mi ha fatto incontrare te e mi ha permesso di ritrovarti dopo quello che è successo. Tu hai scombussolato tutta la mia esistenza Nashira! Quando ho capito che ero innamorato di te, mi sono sentito sconvolto, spaventato! L’amore è un sentimento meraviglioso, ne ho ancora paura, ma ora so che sono pronto a tutto pur di stare con te. Di averti al mio fianco.-

-Shura…- Non seppe cosa rispondere. Nel suo cuore, Nashira era felice ma sapeva che quella felicità non sarebbe durata. Un’ombra nera incombeva su di loro, un’ ombra di distruzione e male.

E anche se era impossibile, Nashira vide negli occhi della statua di Athena un lampo di odio e disgusto per quell’abbraccio d’amore profano che sarebbe stato punito molto presto.

Si sentì soffocare e di colpo si staccò da Shura.

-Cosa c’è? Stai bene?- Il ragazzo si preoccupò subito.

-Si, scusami! Sono solo stanca-

-Mangiamo qualcosa e poi ci mettiamo a riposare, va bene? Death e Afrodite non sono al Santuario ma credo rientreranno presto, saranno felici di riaverti qui!- Shura le sorrise e lei cercò di ricambiare quella dolcezza per non preoccuparlo inutilmente. -Domani andremo dal Gran Sacerdote. Sei pronta?- le accarezzò il viso trattenendo la mano sulla pelle morbida della sua guancia.

-Si! Credo di si- Nashira mise una mano su quella del ragazzo. -Con te mi sento sicura. Io mi fido di te, Shura!-

Cenarono da soli, con un pasto frugale. Il Cavaliere del Capricorno non si era mai lasciato andare ai bagordi tipici di DeathMask. Aveva la sua dieta semplice che aveva imposto a Nashira. Ma la ragazza non aveva fatto una piega, solo una cosa la faceva sgarrare: la cioccolata calda che Dite le faceva trovare in inverno dopo i duri allenamenti di Shura.

Alla cioccolata non sapeva resistere, Shura lo sapeva benissimo, ma lasciava correre.

Passarono la notte assieme. Dopo un iniziale titubanza, Shura la prese per mano dicendole un semplice “Vieni con me” e Nashira si fece portare nella sua camera senza fiatare. Non fecero l’amore ma dormirono abbracciati. Stretti l’uno all’altra. Lei aveva bisogno del calore e del contato della pelle del ragazzo con la sua. Lui aveva bisogno del suo odore, di sentirla sua.

Completamente sua!

In realtà, Nashira non riuscì a dormire bene. Sentiva un peso dentro sè, un peso che le attanagliava il cuore e la faceva respirare male. Percepiva qualcosa di malvagio nell’aria, qualcosa che voleva punirla. Si strinse a Shura che stava dormendo un sonno profondo. Si concentrò sul battito del cuore del ragazzo e sul suo respiro regolare, quel ritmo semplice, ininterrotto la fece rilassare. Svuotò la testa da ogni pensiero negativo e decise di lasciarsi andare anche lei ad un sonno senza sogni.

 

La sensazione di disagio, però, la invase ancora il giorno dopo, quando, indossata l’armatura per la prima volta dopo così tanti mesi, la sentì pesante, ingombrante. E sotto la statua di Athena si sentì inadeguata, indegna di indossarla.

Mise la maschera. Controvoglia. Non era un buon segno.

Shura aveva indossato l’armatura completa, l’oro scintillava lucente, il mantello immacolato gli arrivava ai piedi, negli occhi la sicurezza che sarebbe andato tutto bene.

Cosa sarebbe potuto andare storto?

Nashira si fece influenzare da quella sicurezza e lo seguì in silenzio verso il Tempio. Oltrepassarono la casa di Camus dell’Acquario, vuota e arrivarono alla Casa dei Pesci, quella di Afrodite, priva del suo custode. La oltrepassarono grazie ad uno stratagemma che Dite aveva insegnato a Shura per non rimanere intossicati dalle sue rose.

Erano le rose che lo sostituivano, in caso di sua assenza, per vegliare la salita al Tempio.

Nashira si perse ad osservare le rose e come ogni volta pensò che erano perfette per Dite, belle ma letali.

Davanti al portone d’ingresso del Tempio tremò.

Shura se ne accorse e d’istinto le strinse una mano. -Ci sono io con te. Hai detto che ti fidi di me, fallo! Nashira ti prego, fidati di me! Nessuno ti farà mai del male. Te lo prometto.-

-Io mi fido di te e lo farò sempre…-

Il Cavaliere del Capricorno si fece riconoscere da alcune guardie che presiedevano all’entrata principale. Poi si fece annunciare al Grande Sacerdote.

-Dovrai spettarmi qui da sola per un po’, mantieni la calma.-

La fissò dolcemente con i suoi occhi scuri e profondi ed essendo soli Shura osò l’impensabile. Scostandole un poco la maschera la baciò lievemente sulle labbra.

Nashira rimase di sasso. Bloccata da quel gesto inaspettato, ma che le diede calore al cuore.

-Ti amo Nashira- era sincero.

-E io amo te- anche lei era sincera.

E lo osservò svanire dietro la grande porta che divideva l’atrio dalla sala delle cerimonie, la sala dove il Sacerdote era solito nascondersi agli occhi di tutti i comuni mortali.

 

 

Era stato spesso nella sala del Gran Sacerdote, ma ogni volta era per lui una sorpresa.

La sobrietà dell’arredamento contrastava con la grandezza della sala, solo tendaggi scuri, fiaccole alle pareti per illuminare un poco l’ambiente, una guida rossa che conduceva alla scalinata sulla quale troneggiava il seggio del Sacerdote.

E lui.

Seduto in posizione eretta. Impassibile. La lunga veste bianca, immacolata a simboleggiare il suo ruolo di Sacerdote, la maschera lucida che lo privava della sua identità.

Come per le sacerdotesse.

Come per Nashira.

Forse il Gran Sacerdote avrebbe capito la posizione assunta dalla ragazza e l’avrebbe perdonata.

Unico vezzo la collana di pietre preziose che gli ornava il collo protetto dal coprispalle in metallo rosso.

Shura era nervoso, non per paura ma solo per la reverenza e il rispetto che portava all’uomo che aveva davanti.

Si inginocchiò subito, appena raggiunto la base del trono. Erano soli.

-Shura di Capricorn!- La voce del Sacerdote tuonò nel silenzio della sala e riecheggiò un poco. Il cuore del Cavaliere si mise a battere forte senza un vero motivo. -Il Cavaliere più fedele e devoto alla dea Athena, per questo il più amato da essa.-

“No! Non è vero” Shura si trovò a pensarlo nella sua testa e se ne stupì.

Era la prima volta che dubitava del Gran Sacerdote e di Athena.

Era davvero il più devoto? Di certo non era il più amato, non era lui il preferito della dea. Lo sentiva dentro di sé. Lo aveva sempre saputo ogni volta che leggeva negli occhi di Aiolos la venerazione incondizionata verso la loro Dea.

E la cosa stava iniziando a far sgretolare la sua sicurezza interiore.

-Sommo Arles, chiedo scusa per questa visita improvvisa…-

-Ti aspettavo, in realtà.-

Shura alzò di scatto la testa per fissare la sagoma del Sacerdote. L’uomo si era alzato in piedi e sembrava ancora più imponente.

Il Sacerdote iniziò a scendere le scale per avvicinarsi al Cavaliere e la sua voce fu preceduta dall’ombra che si materializzò sui calzari del ragazzo. Shura rimase immobile tenendo la testa bassa ma con tutti i sensi all’erta.

-Alzati Cavaliere. Rilassati e dimmi quello che devi.-

Shura obbedì e si mise eretto davanti all’uomo. Da vicino, da così vicino non l’aveva mai visto e lo trovò quasi “normale”, poco più alto di lui, l’armatura sulle spalle lo ingrossava più del dovuto.

Shura prese coraggio.

-Sommo Arles! Sono qui per chiederle clemenza e perdono nei confronti della mia allieva, Nashira Cavaliere d’Argento della Vela. Credo lei sappia..-

-Si..- fu interrotto dalla voce tranquilla dell’uomo.

Shura lo fissò, il viso nascosto dalla maschera gli impediva di vederne la vera espressione. Odiava quella sensazione di impotenza!

-Nashira della Vela! Un Cavaliere interessante. Molto forte, mi dicono. Forte al punto da poter essere degna di raggiungere il settimo senso…-

Shura non era tranquillo. Non ne sapeva il motivo ma aveva paura.

-Sì, Sommo Arles…-

-So che è scappata dal Tempio, lasciando incustodita la sua armatura e tradendo i suoi doveri verso Athena!- Fece una pausa, ma notando l’impassibilità del ragazzo proseguì: -È stata vista in volto, vero?-

-Sì- la voce gli uscì flebile.

-Da chi?-

-Da me e...e da Aiolos di Sagittarius…- ebbe un attimo di esitazione.

-Due Cavalieri. E come è successo?- non c'era curiosità nella voce del Sacerdote. Anzi, risultava molto fredda.

-Un incidente, durante gli allenamenti. In realtà il primo a vederla è stato Aiolos…- il ricordo di quella giornata gli fece nascere un nodo in gola.

-Shura di Capricorn, sii onesto con me. Tu sei innamorato di quella ragazza?-

Il Cavaliere del Capricorno si irrigidì. Senza giri di parole il Gran Sacerdote voleva la verità. E la voleva da lui.

-Sì, Santità. Sono innamorato di lei e lei lo è di me. Per questo chiedo sia perdonato il suo atto di tradimento verso Athena e il suo ordine, quello dei Cavalieri d’Argento.- Prese fiato. -Nashira è stata smascherata e ha accettato di concedersi all’uomo che l’ha vista in volto per primo. Ora quell’uomo non c’è più….- Gli si incrinò la voce. -Ma ci sono io, e lei vorrebbe continuare ad essere un Cavaliere d’Argento al mio fianco.-

-Aiolos di Sagittarius…- Il Sacerdote pronunciò quel nome con tono vuoto. Era neutrale in tutto e quella neutralità, quasi indifferenza ai fatti, turbò ancora di più Shura.

Il nome di Aiolos poi lo fece tremare, vacillare e il Sacerdote colse la palla al balzo.

-Dimmi, Cavaliere, e sii sincero. Ti senti colpevole di aver ucciso un traditore?-

Il Capricorno esitò. Sì! Si sentiva colpevole ma non per aver ucciso un traditore, bensì per aver ucciso il suo migliore amico. Mentore. Fratello.

Esitò nel rispondere e a quell’esitazione il Sacerdote lo prese per le spalle all’improvviso obbligandolo a fissarlo in volto. Due fessure nere e profonde sostituivano gli occhi del sacerdote, due fessure a cui Shura si ritrovò incatenato, insicuro, spinto da una forza estranea. Non si era mai sentito così vulnerabile in vita sua.

-Tu sei un Cavaliere d’Oro. Tu sei il Decimo Cavaliere d’Oro. Scelto da Athena per custodire la sacra Excalibur. Rappresenti la giustizia della tua dea. Sei il più amato da Athena, il più devoto.-

-No!- lo disse di riflesso per difendersi, neanche lui sapeva bene da cosa. Non lo vedeva il pericolo ma lo percepiva, lo sentiva sotto la sua pelle, dentro il suo sangue. Un aura malvagia che proveniva proprio dal Sommo Arles.

Sentiva le mani dell’uomo stringerlo, tenerlo fermo, immobile, con insistenza.

-Shura di Capricorn devi tornare ad essere il Cavaliere sicuro che sei sempre stato. Aiolos di Sagittarius era un traditore. Hai agito per difendere e salvare Athena e il Santuario.-

Shura annuì.

Cominciò a sentire la testa pesante. Pesante ma vuota. Un velo nero avvolse la sua mente e un alone grigio circondò il suo corpo. I suoi occhi erano ancora incatenati alla maschera del Sacerdote. Cercò di staccarsi da lui, ma a poco a poco si sentì debole e si lasciò avvolgere dall’aura dell’uomo.

Lui era Shura di Capricorn. Lui era il Cavaliere d’Oro della Decima casa. Rappresentante della giustizia di Athena.

 

Aiolos ha tradito… Aiolos è un traditore e ha tradito soprattutto te…”

 

-I traditori non agiscono soli!- La voce del Gran Sacerdote risuonò nella sua testa -Nashira della Vela sta agendo ancora per ordine di Aiolos. Quei due erano alleati, complici, amanti. Quella donna ti ha ingannato. C’è un’altra traditrice al Santuario, un altro pericolo che minaccia la dea Athena. Tu devi ucciderla!!-

-Sì, Sommo Arles- La voce del Cavaliere uscì meccanica. Sentiva un nodo allo stomaco, un nodo che lo stava logorando lentamente.

Nashira

Doveva ucciderla.

Ma chi era Nashira? Perché un piccolo barlume dentro di lui bruciava così forte da farlo desistere da quell’ordine?

Arles percepì quella flebile esitazione e decise di togliere ogni indugio dal Cavaliere.

-Quella donna ha deciso di concedersi ad Aiolos e con lui voleva attentare ad Athena. Non ti ama, non ti ha mai amato e ha approfittato del fatto che tu sei stato il suo maestro… tu!- Shura sentì spezzarsi qualcosa dentro di lui.

Ma dopo quel crollo interiore, cedere divenne più semplice.

-Sì, Sommo Arles- Liberato dalla presa dell’uomo, Shura si inginocchiò davanti a lui.

-La ucciderai qui, davanti ai miei occhi.-

-Come comanda, Sommo Arles! Per la salvezza di Athena, la ucciderò senza pietà.-

 

 

 

Nashira non riusciva a stare ferma. Si perse ad osservare le statue che abbellivano l’anticamera. Era stata al Tempio molte volte, ma non vi si era mai fermata il tempo sufficiente per studiarne i dettagli d’arredo.

All’improvviso fu avvolta da una brezza fredda, la porta che la separava da Shura si aprì davanti a lei.

-Cavaliere della Vela puoi entrare- La voce solenne del Gran Sacerdote la fece tremare. La ricordava diversa. Più dolce, meno imponente. Più umana.

Dopo un attimo di esitazione, si mosse per entrare nella stanza. Non doveva aver paura, Shura era lì, con lei, e l’avrebbe protetta. Lei si fidava di lui. Da sempre e sempre lo avrebbe fatto.

Ma appena entrò nel salone capì che qualcosa non andava.

Il Sommo Arles sedeva sul suo seggio, alto e imponente. Shura era fermo e immobile, inginocchiato davanti alla scalinata che portava al trono, teneva la testa bassa. Non aveva fatto un cenno, una mossa al suo arrivo.

Nashira si avvicinò alla scalinata e si inginocchiò vicino al suo maestro, tenendo anch’essa la testa bassa.

-Grazie dell’udienza Sommo Arles.- ma con la coda dell’occhio lanciò uno sguardo a Shura. Lo vide con gli occhi chiusi, concentrato.

-Nashira, Cavaliere d’Argento della Vela, sei qui per chiedere perdono, non è così?-

-Sì, Sommo Arles.-

-La dea Athena ti sta ascoltando. Cosa hai da dire in tua discolpa.-

Nashira non se lo aspettava. Non si aspettava di doversi difendere davanti a quella dea che non sentiva più sua. Ma prese fiato e cercò di parlare.

-Sommo Arles ho tradito. Ho tradito il mio ordine, il mio ruolo di Cavaliere. Sono stata vista in volto da un uomo e ha dovuto fare una scelta. Ho scelto di amarlo perché affrontarlo avrebbe significato combattere contro un amico, un fratello maggiore. Ma confesso che il mio cuore apparteneva ad un altro uomo. Un uomo che ho amato in silenzio, tenendo nascosti i miei sentimenti finché non sono stata costretta ad ammetterli. Convinta di non essere ricambiata sono scappata. Sono scappata perché sentivo di averlo deluso, di averlo tradito. Non potevo continuare a vivere al suo fianco, macchiata della mia colpa.-

Nashira notò l’immobilità di Shura, ma si concentrò sulla figura del Sacerdote e nel parlare non si accorse che il Cavaliere si era alzato e si era posizionato dietro di lei.

-Cavaliere della Vela. La tua confessione è sincera.- Il Gran Sacerdote la fissava dall’alto. Nashira non poteva vederne il volto ma sentiva i suoi occhi puntati su di lei. Ma il fatto che fossero alla pari, che anche lei avesse il volto celato, le diede un po’ di coraggio.

-È così, Grande Sacerdote- e abbassò la testa per rispetto.

-Ma la dea vuole qualcosa di più.- La voce di Arles era tagliente e venata di cattiveria. -Perché tu non le hai ancora chiesto perdono. Tu devi implorare il perdono di Athena, non il mio!-

Nashira ebbe un brivido. Si stava chiedendo cosa stesse pensando Shura ma non trovò la forza di guardarlo.

-Io…io vorrei…- iniziò a balbettare incerta. Non voleva chiedere perdono ad Athena. Non lo voleva il suo cuore, il suo essere Cavaliere. Perché tutto quello che era successo era stato causato dall’arroganza di quella dea che aveva imposto stupide regole ai suoi sottoposti.

Parthenos la chiamavano.

Athena parthenos.

Athena la vergine.

E vergini, pure dovevano essere le sue sacerdotesse.

-Ad Athena io… io chiedo…-

Perdono”.

Ma non riuscì a fare uscire dalla bocca quella semplice parola.

-Smettila di fingere! Tu non vuoi chiedere perdono di niente. Io lo sento. Perché tu sei una traditrice!-

Nashira a quelle parole gelò. Non riuscì a dire niente per discolparsi. Perché era vero… stava tradendo la dea a cui aveva affidato la sua vita e a cui aveva giurato fedeltà.

-Verrai punita per questo!-

La ragazza si inginocchiò pronta a qualsiasi tipo di punizione, ma non pronta a quello che sentì dire dal sacerdote.

-Pagherai con il tuo sangue il tuo tradimento!-

Ci mise una frazione di secondo di troppo per capire il senso di quelle parole. Parole che la portarono a voltarsi di scatto per cercare aiuto in Shura. Ma Shura si era già scagliato contro di lei.

Sentì la mano del ragazzo avvolgerle il collo e stringerlo forte, sollevandola da terra con estrema facilità.

D’istinto, Nashira cercò di togliere quella mano dal suo collo o almeno di allentarne la presa ma non ci riuscì. Shura era forte e in quel momento lo sembrava ancora di più.

Ma soprattutto, quel ragazzo non era il vero Shura. I suoi occhi erano vuoti, vacui, persi in un nulla nero.

Capì che il Sacerdote lo teneva sotto controllo.

-Shu…Shura….- tentò di chiamarlo ma uscì solo un sussurro strozzato. Il Cavaliere d’Oro la scagliò contro una delle pareti, il colpo alla schiena la lasciò ancora di più senza fiato. Tentò di riempirsi i polmoni con quanta più aria possibile, anche se li sentiva bruciare. In un attimo fu di nuovo sollevata per aria e tenuta schiacciata contro il muro da Shura. Nell’impatto con la parete aveva perso la maschera. Erano occhi negli occhi. Verde disperato perso in un nero buio pece.

La mente di Shura era soggiogata dalla volontà del Grande Sacerdote.

-Shura… ti prego! Sono… sono io….- tentò di riportarlo alla realtà, farlo tornare in sé.

Ma il Cavaliere la fissava senza sentimento, le premeva la mano sul collo stringendo con tutto il suo potere.

Lacrime calde e piene di dolore iniziarono a scenderle dagli occhi -Shura, ti prego…-

 

Cavaliere d’Oro, finiscila!

 

La voce di Arles risuonò nella testa del ragazzo.

Shura ebbe dentro di sé un piccolo moto di esitazione, vedendo quelle stille salate colare dalle guance del suo nemico esitò.

-Shur…-

“Nashira”, un nome gli balenò nella mente, “Nashira… Chi sei, Nashira?”

-Nashira…- sussurrò.

La ragazza spalancò gli occhi.

-Sì, Shura so… sono io…- Con uno sforzo sovrumano riuscì ad avvicinarsi al viso del Cavaliere. Ma nel momento esatto in cui riuscì a posare le labbra su quelle del ragazzo, la voce di Arles risuonò per tutto il Salone.

-Uccidila, Capriconus!Elimina la traditrice!-

E il dolore che Nashira sentì allo stomaco fu soffocante.

Excalibur la trafisse senza pietà.

Shura non aveva esitato.

Un rivolo di sangue uscì dalla bocca di Nashira. Bocca ancora appoggiata a quella del ragazzo. Shura percepì il sapore metallico di quel sangue, amaro come veleno.

Il corpo della ragazza cedette, staccandosi dal muro e cadendo sul Cavaliere che la sorresse d’istinto.

-Ottimo lavoro, Cavaliere. La traditrice è stata uccisa. Athena te ne sarà riconoscente.-

Shura si inginocchiò a terra, appoggiando il corpo sul pavimento di marmo.

Fissò il suo volto e lo trovò bellissimo, gli occhi verdi spalancati in un espressione di impotenza e incredulità. Li chiuse con un solo gesto della mano e si sentì meno sporco.

Il braccio destro, quello che conteneva Excalibur, era sporco di sangue e quel sangue gli stava bruciando sulla pelle. Non ne capì il motivo… non gli era mai successo.

L’ombra de Sacerdote lo sovrastò all’improvviso.

-Va’ Cavaliere. Penserò io a lei. La porterò sull’Altura delle Stelle per immolarla alla dea che ha tradito.-

Shura annuì meccanicamente.

 

Tu hai conosciuto una Nashira. Ed è stata tua allieva. Ma quella ragazza è rimasta in Scozia. Non è voluta tornare con te e tu hai accettato la sua scelta. Il Cavaliere che hai ucciso è un impostore.”

 

Il Sacerdote gli impose la sua versione dei fatti, quella che Shura avrebbe dovuto raccontare al Cavaliere del Cancro e a quello dei Pesci, unici implicati in questa storia.

Shuar non fiatò.

Annuì di nuovo e con il capo chino uscì dal salone.

Sentiva ancora il braccio bruciare.

 

 

Arrivato alla Decima Casa Shura era ancora sotto il controllo del Grande Sacerdote.

Non sentiva niente, nessun sentimento, solo la pelle bruciargli. Per questo si mise sotto il getto della fonte d'acqua fresca che passava per tutte e Dodici le Case. Il sangue macchiava la pelle e l'armatura. Sangue rosso, ancora più rosso per il fatto di essersi seccato.

“Brucia, brucia tantissimo. Perché? Chi era quella traditrice…”

Si strofinò la pelle con forza, usando uno straccio ruvido che gli irritò il braccio. Ma il dolore provato da quel gesto gli attenuò la sofferenza data dal bruciore. Non riusciva a ragionare lucidamente, si sentiva stanco, molto stanco. Per questo si gettò sul letto ancora con i gambali dell'armatura e si lasciò cadere in un sonno profondo e nero. Niente sogni a cullargli l'anima, solo buio e silenzio.

Quando aprì gli occhi, il mattino seguente, sentì la testa pesante, invasa da un martellio fastidioso. Si sentiva uno straccio e ci mise qualche minuto a mettersi in relazione con il mondo. Il dolore alla testa lo stava tormentando ma riuscì comunque a concentrarsi su un pensiero: Nashira!

Lui...lui l'aveva trovata e lei era venuta con lui al tempio, o no? La cercò ovunque ma non solo non trovò lei ma non trovò niente che potesse provargli che lei era stata li.

-Possibile che io abbia sognato tutto?- se lo chiedeva ripensando al modo in cui avevano fatto l'amore -Io l'ho avuta, lo so. Lo sento! Ma lei non è venuta qui….-rimase perso nel dubbio per tutto il giorno.

Si ritrovò il braccio dove custodiva la Sacra Excalibur arrossato e non capì il perché.

Una sofferenza mentale e fisica lo aveva preso di mira, lo stava opprimendo, soprattutto si sentiva vuoto.

Privo di qualcosa. Di una parte di sé.

Il suo cuore stava soffrendo in silenzio.

Passeggiò per la casa ritrovandosi davanti alla statua di Athena. Ormai si era convinto di aver sognato il viaggio di ritorno con la ragazza.

-Perdonala, sacra Athena. Perdonala se non ha avuto la forza di tornare da te-

...e da me!”

Lui l'avrebbe perdonata? Lui l'aveva già perdonata. Conscio che parte del suo animo era rimasta con Nashira, con il corpo di Nashira.

Il ricordo della ragazza gli faceva male, feriva il suo cuore senza pietà e decise di tornare ad essere se stesso. Il Capricorno che si era lasciato andare con lei non esisteva. Lui non era dolce, non era portato all'amore e ai sentimenti.

Lui doveva solo combattere per la sua Dea. Così sarebbe stato per sempre.

Perché Athena non lo aveva mai tradito e mai lo avrebbe fatto.

-Io sono tuo Athena. E sempre sarò solo tuo.- si inginocchiò davanti alla statua iniziando le sue preghiere mattutine.

Il cuore gli batteva forte nel petto. Quel cuore ormai stanco, deluso e insoddisfatto. Quel cuore si sentiva tagliato a metà. Mai più avrebbe amato. Mai più avrebbe dato la sua completa fiducia a qualcuno.

 

mi fido di te, affido a te ogni mio avere, ma tu non deludermi 
non deludermi...”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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