Il limite della Salvatrice

di _heartbeat_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il limite della Salvatrice ***
Capitolo 2: *** Cuscini immaginari e altre storie ***
Capitolo 3: *** E' per te che sono verdi gli alberi... ***
Capitolo 4: *** ...Rosa i fiocchi in maternità... ***
Capitolo 5: *** f(Regina)=Emma Swan ***
Capitolo 6: *** E' per te che il sole brucia a luglio... ***
Capitolo 7: *** E' per te tutta questa città... ***
Capitolo 8: *** E' per te che sono bianchi i muri ***
Capitolo 9: *** ...E la colomba vola ***
Capitolo 10: *** E' per te il tredici dicembre ***
Capitolo 11: *** E' per te la campanella a scuola ***
Capitolo 12: *** E' per te che a volte piove a giugno ***
Capitolo 13: *** E' per te il sorriso degli umani ***
Capitolo 14: *** Sogno di una notte di fine autunno ***
Capitolo 15: *** Vietato oltrepassare la linea gialla ***
Capitolo 16: *** Mi piace piacere ***
Capitolo 17: *** Posso essere divergente? ***
Capitolo 18: *** L'importanza di essere ferro ***
Capitolo 19: *** Se la testa è pesante ma il cuore è leggero ***



Capitolo 1
*** Il limite della Salvatrice ***


-Emma!Emma, aspetta!-
Il suono della voce di Regina la fece voltare, era secca, tagliente, fredda e distante, non più carica di amore e di passione.Sembrava vuota.Forse Regina si era un po’ svuotata di quell’amore che aveva provato fino a poco tempo prima.
Era spuntata all’improvviso dalla strada e si era precipitata sulle scale della sua villetta.
-Che vuoi?- le rispose altrettanto distante Emma lisciandosi cautamente l’abito di pelle nera.La guardava con occhi di ghiaccio, l’acchiappasogni ancora stretto nella mano destra come a non volerlo abbandonare.Aveva rivisto ciò che aveva fatto, si era rivista nella sua cattiveria di quel gesto.Era stata egoista.Ma ne aveva bisogno, ne sentiva un enorme bisogno.
Henry era scappato via, si era rintanato nella sua stanza al piano di sopra della casa di Regina e non voleva uscire nè parlare con nessuno.
-Avanti!Non ho più molto tempo, parla o me ne vado e ti chiudo la porta in faccia.Scegli tu, che vuoi fare?-
Regina si avvicinò ed incrociò le braccia sotto il seno.
-Voglio indietro Emma!-
-Io sono Emma e non sei divertente, e nemmeno molto originale a dire il vero, ci hanno già provato mia madre e pure Hook-
Regina alzò il sopracciglio contrariata.Ci aveva provato anche il capitano, la disgustava abbastanza.
-Così il pirata è arrivato prima di me?-
Emma annuì e sospirò.
Non aveva tempo e voglia di parlare con l’ex-sindaco e, cosa ancora più importante e gravosa la sua ex ragazza, non ne aveva la minima intenzione, voleva dormire e tornare ai suoi assurdi piani per scaricare l’oscuro potere su qualcun’altro.
-E’ già dove ero io fino ad un mese fa?-
La bionda negò con la testa.
-Regina sono stanca, se vuoi farmi il discorsetto che fai di solito hai sbagliato giornata!-
Regina si lasciò sfuggire un sussurrato “uuuhhh” e decise di avvicinarsi ulteriormente.
-Così la Signora oscura è stanca?Pensavo che l’unica cosa che fossi capace a fare fosse arrabbiarti, ferire ed uccidere di dolore le persone!- ammiccò –Ah e dimenticavo che, conoscendoti bene come solo io so, non avrai certo perso tempo con Hook e il suo Uncino, non è vero Miss Swan?Ti piace lui vero?- il tono di voce della mora era cambiato, era diventato caldo, avvolgente, seducente e altamente provocante.
Emma aveva semplicemente deglutito a vuoto, senza parole e senza aria nei polmoni.
-Come immaginavo!Ora che le tue capacità ed esigenze sono aumentate decisamente hai bisogno di un nuovo sfogo.Ma lo sa il tuo pupazzino che è solo un gioco e glielo mostrerai anche a lui dopo mesi con uno di quelli?-
Indicò l’acchiappasogni decorato con varie piume e l’altra lo lasciò andare, sentiva il sangue scaldarsi ed entrare in circolo nel suo corpo.
Regina era più che intenzionata a portarla al limite, ci sapeva fare con le parole e tutto ciò che stava dicendo era vero.Aveva bisogno di ferirla per poterla salvare.
-Ti ho detto che non mi interessa Hook!-
-Se ne sei così convinta perchè non hai mai avuto il coraggio di dire ai tuoi he stavi con una donna e che avevi dimenticato il tuo Neal da un pezzo, perchè non hai detto questo?Perchè ero io?-
-Non c’entra niente Regina, era diverso, era un momento di debolezza per entrambe, non capivamo niente e non è stato veramente niente- Emma si sedette su uno degli scalini e cominciò ad accarezzare un filo d’erba sul ciglio della strada. –Non ne valeva la pena sollevare un simile polverone-
Regina si sentì trafitta al cuore da centinaia di pugnalate, una più profonda dell’altra, una che scavava più dell’altra.Scacciò la voglia sincera di farle del male e pensò a come andare avanti, dopotutto lo sapeva che sarebbe andato così.
-Hai ragione, era talmente insignificante che mi supplicavi di venirti a trovare la sera, di abbracciarti, baciarti, solo a me chiedevi di darti piacere dove gli altri non potevano toccare, ma ci sono abituata, le stronze e gli stronzi non muoiono mai, sono sempre in mezzo ai piedi e non feriscono solo te ma chi ti sta intorno.Vogliamo parlare di Henry?-
-Gli passerà-
-Swan!Hai quasi ucciso Violet, la sua quasi prima ragazza, non te lo perdonerà-
-E’ solo una come tante, non sarà la prima nè l’ultima, lo sa anche lui-
-E’ tuo figlio, nostro figlio, non uno qualunque, lo senti come parli, sembra che non te ne freghi nulla ma in realtà sei solo una vigliacca: hai paura, paura di te stessa, della bambina sperduta e inaffidabile che eri, hai paura di non poter fare nulla senza i tuoi poteri ma sei debole e io giuro che...-
-Stai zitta!Non ho paura e non sono debole.Non lo sono mai stata e non lo sarò, non puoi giudicarmi principessina.Hai avuto tutto e sei sempre stata un’ingrata, hai fatto uccidere quanta gente?Centinaia, migliaia di contadini.Non sono io la codarda, lo sei tu.Io non ho ucciso il mio amoruccio, Regina!-
Regina si sentì le labbra tremare, aveva caldo e freddo, le sudavano le mani e sentiva il suo autocontrollo scemare a poco a poco ma vedeva Emma di fronte a sè e la avvertiva spossata, instabile, era vicina al crollo anche lei.
Doveva resistere.Lo doveva a troppe persone, ad Henry, a Daniel, agli Charming, ad Emma e a se stessa.
-Io non ho ucciso Daniel-
-Provamelo.Voglio sentirtelo dire, voglio che esca dalle tue labbra quel suono strozzato di dolore e rabbia.Avanti Regina, urla, fatti sentire che ti sentirai meglio-
Emma allungò la mano verso Regina, sapeva bene cosa voleva fare, le avrebbe strappato il cuore e lo avrebe stretto talmente forte da farla piegare in due, poteva ricattarla, averla dalla sua parte come silenziosa alleata ed esecutrice.Poteva essere un’arma potentissima.Era Regina, aveva un potere enorme, l’avrebbe controllata come una marionetta.
Quando tentò di oltrepassarle il petto venne fermata da qualcosa caldo e in movimento.Su e giù.Il petto della mora si alzava e si abbassava con la mano di Emma appoggiata sopra a così poco da dove era il cuore.
Le dita lunghe della bionda trovarono solo la pelle ambrata dell’altra ed Emma non riuscì a fare altro che trattenere il respiro mentre Regina ignorava decisa i brividi lungo la schiena.
Una nuova luce invase gli occhi della Signora oscura mentre si ritraeve come scottata.
-Non puoi strappare il cuore ad una persona che ami!Nemmeno il più oscuro dei signori può violare questa legge magica.L’amore è l’unica luce che può salvarti dall’oscurità-
-Ma tu...-
Regina negò.
-Non ho ucciso Daniel, mia madre lo ha fatto, lei non lo amava, io sì e non l’ho ucciso-
Emma era stupita, quasi spaventata, aveva la bocca socchiusa e si sentiva incredibilmente stretta nei suoi abiti.
-Ma quindi...-
-Non so se nel modo insignificante in cui hai detto tu ma, a quanto pare, mi ami parecchio visto che ti sei anche calmata e hai abbandonato per un attimo l’oscurità-
-Sono cambiata Regina, non posso più-
-Shhhh...le persone non cambiano-
-Ma rivelano quello che sono: e io sono sempre stata questo-
-No, non lo sei.Sei meglio di così-
-Sono il lato oscuro Regina, non posso fare del bene.Volevo farti del male, non posso amarti-
Regina si alzò e la guardò negli occhi.Un lampo le oltrepassò entrambe, si specchiarono entrambe negli occhi dell’altra.
-Lo so, ma non eri tu.Ora sei Emma, prima no.L’unico modo per portarti via dal buio è ferirti, farti buttare fuori la rabbia che hai dentro.Lo sapevo e mi sono presa questa responsabilità.Sono andata in contro a tutti questi rischi.Pensavo di morire, mi aspettavo peggio Swan!-
Emma sorrise e scomparve in una nuovola viola, Regina se la immaginò vestita con il suo solito giubottino di pelle e il cappellino in testa, la vide comparire sorridendo e se la ritrovò davanti come la vecchia Emma.
-Decisamente meno affidabile di prima!- la beffeggiò –Ma molto più bella ed Emma-
-Grazie Regina, mi stai salvando- le diede un tenero bacio sulla guancia e poi si rabbuiò nuovamente.
-Domani Swan!I pensieri negativi rimandali a domani come delle scuse quantomeno dovute a tutta Storybrooke e le più sincere e vere a tuo figlio- riprese fiato, poi si ricordò di non aver finito il suo discorso.-Ah, un’ultima cosa, dimenticavo questo...-
Emma non ebbe il tempo di chiedere o mostrarsi stupita che si vide arrivare la mano di Regina dritta in una guancia.
Il dolore le annebbiò la vista per un attimo prima che si risvegliasse.
-E questo?-
-E’ per avermi fatto tanto male, se prima ti avessi punito mi avresti uccisa quindi meglio ora che mai-
Emma sorrise e l’abbracciò.
 

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Capitolo 2
*** Cuscini immaginari e altre storie ***


C’era una volta una foresta incantata piena di creature magiche, fate, maghi, streghe e gloriosi cavalieri che amavano girare in lungo e in largo per i sentieri terrosi.In quella misteriosa regione viveva un’importante famiglia che regnava pacificamente e con giustizia.
Poco distante dalla dritta via che portava al castello si ergeva un minuscolo podere posseduto da un’altra famiglia importante ed altrettanto nobile di sangue; il padre, un vecchio signore con i baffi, aveva una bellissima figlia dai capelli corvini e le labbra rosse come la più matura delle mele.La ragazza amava alla follia il suo caro padre e non perdeva occasione per confortarlo dopo la morte della moglie, un giorno, non molto tempo dopo, accadde che, a palazzo, la giovane regina venne a mancare dando alla luce sua figlia e il padre, attirato da una nuova prospettiva di vita più ricca ed agiata presentò al re vedovo la sua amata figlia.
 
-Swan, basta!Questa ricorda troppo la favola di Biancamelma e del suo Principino striminzito e non vorrei ricordarti la posizione che avevo in quella storia.Cambia, hai una scelta vastissima!-
Regina era seduta nella biblioteca di Storybrooke su una delle sedie che circondavano l’enorme tavolo.Attorno a lei una moltitudine di pile di libri di diverso spessore.
Emma sorrise arrampicandosi sugli scalini della scale per ragiungere un altro livello.Appena ebbe afferrato la sua nuova scelta la buttò nel vuoto sotto di lei ricevendo la conferma del suo arrivo a destinazione grazie ad un tonfo che fece sobbalzare i presenti.
-Hai orecchie Regina.Vediamo se sei pronta uguale-
 
Dopo un altro sfortunato incontro con il Gatto e la Volpe...
 
-Banale anche questa!- esclamò senza alzare gli occhi dal suo foglio.
-Eddai Regina, lasciami almeno arrivare al punto, così non vale!- sbuffò la bionda.
Regina alzando gli occhi al cielo diende il permesso all’altra di parlare.
-Comunque sei prevedibile!-
Emma respirò soddisfatta schiarendosi la voce.
-A volte va bene così-
 
...dicevamo...dopo l’incontro con il Gatto e la Volpe, fu imprigionato dal Giudice, quindi incatenato da un contadino come cane da guardia alle galline.Pentito delle sue malefatte, Pinocchio andò in cerca del suo papà Geppetto, che aveva preso il mare per raggiungere il suo burattino.
 
-Sul serio Emma?Devo indovinare anche questa?E’ palesemente scontata e il signorino “io sono un burattino e non mi fermo mai” è un po’ passato di moda!-
-Ehii!- Emma le pizzicò il braccio amichevolmente –Porta rispetto al povero Pinocchio.E poi non trovi una certa somiglianza anche tra questa favoletta e la tua vita?-
Regina la guardò stralunata scuotendo la testa.
-Nah, non ci vedo niente di simile!-
-Bisogna spiegarti tutto a te!Io sono Pinocchio, tu il Gatto e la Volpe e Graham è il Giudice-
-Troppi film mentali miss Swan- sfogliò qualche pagina –E poi io sarei addirittura entrambi?-
-Forse non sono nemmeno abbastanza-
-E Graham il Giudice? Seriamente?-
Emma rise rimettendo a posto il volume.
-Regina fossi in te non mi sentirei nella posizione adatta per parlare contro di lui-
Regina arrossì e rabbrividì allo stesso tempo ripensando alla sua pseudo relazione con Graham.
-No, non capisco cosa intendi-
-Forse preferisci immaginartelo come un amministratore delegato in completo grigio e scarpe nere lucide con una strana, pericolosa e alquanto insana schizzofrenia e ossessione per catene, frustini e cinghiate sul culo.Dimmi un po’, era così anche con te?No, perchè io mi sarei ribellata immediatamente!-
-EMMA SWAN! Non mi sembra l’ambiente adatto a parlare di cose del genere e poi, dove te le inventi tutte queste cose?Hai una fervida immaginazione, Swan-
In quel momento entrò nella grande sala Henry, accompagnato come al solito dal suo zainetto e dal suo sorriso.
-No ma’! Emma non ha inventato proprio niente, è tutto scritto in uno di questi qui!- disse indicando un volumetto alquanto floscio e grigio.
Cinquanta sfumature di Grigio.Appunto, come aveva immaginato.E che fantasia poi.
Regina scandalizzata scosse la testa mettendo da parte
-Questo magari evitiamo di leggerlo miss Swan!-
Emma rise animatamente.
-Ma come, già me lo immaginavo!-
-Swan, cambia genere.IMMEDIATAMENTE E SENZA NO!-
Henry le passò un volumetto abbastanza spesso con una copertina finemente decorata e molto graziosa.
 
Se sei un sognatore, fatti avanti, se sei un sognatore, un mentitore, un desideratore, un compratore di elisir d’amore...Se sei un fingitore, vieni al mio focolare: dobbiamo tessere storie con fili luccicanti.Vieni avanti! Vieni avanti!
 
Finito di recitare Emma battè il cinque ad Henry complimentandosi per la scelta che sapeva avrebbe messo in crisi l’altra madre.
Regina corrugò la fronte persa nei suoi pensieri mentre, in fondo al corridoio, la figura sfrecciante di Belle attirò l’attenzione del ragazzino che le corse in contro per aiutarla.
-Henry sta prendendo una brutta piega, si sta schierando dalla tua parte e non dalla mia e questo è preoccupante!-
-Già, a quest’ora tre anni fa sarei già stata arrestata tre volte e condannata all’esilio altre dieci dal  nostro amato sindaco, la “Regina Cattivella stronza forte e sempre bella”, non sei d’accordo con me?-
-Io non sono stronza, e sono sempre la più bella del reame.La mia era una forma di protezione signorina Salvatrice! Comunque sono in panico, non ho idea di che passo sia.Indizio?-
Emma si mise a cavalcioni sulla sedia di fronte a quella della mora.
-Lo sai che sono vietati, comunque è stata messa anche come introduzione di un libro-
-Questo dovrebbe aiutarmi?Ci sono centinaia di introduzioni- disse con il suo solito ghigno perfido, Emma alzò il sopracciglio – Va bene, va bene, mi arrendo.La prossima cioccolata da Granny’s te la pago io.Hai vinto, ma siamo due ad uno.Il titolo?-
Emma esultò felice, riuscire a farsi pagare le colazioni e le merende da Regina era un’impresa ardua ma mai impossibile specialmente se usava le loro sfide sui libri.Ce l’avrebbe sempre fatta a fare almeno un punto.
- Comunque è “Strada con uscita” di Shel Silverstein.E’ l’introduzione di “Cuore di inchiostro”.Devi assolutamente leggerlo!-
Regina annuì guardando l’orologio, mancavano ancora due ore alle sette, sarebbero potute rimanere ancora per un po’.
-Lo farò, nel frattempo stai attenta al tuo elisir d’amore Swan!-
-Capirai cosa mai potrà succedere-
-Non sottovalutare mai il suo potere, rende schiavo chiunque!-
La bionda rimise a posto ciò che aveva preso accarezzando con cura le copertine dei vari libri assaporandone la diversità al tatto, la morbidezza, il freddo o il caldo.
Le piaceva passare tempo in biblioteca con Regina, almeno su quel punto si erano trovate d’accordo, si erano molto avvicinate in quel periodo, avevano stretto amicizia e iniziavano a conoscersi veramente.
 
Nessun uccello vola appena nato, ma arriva il momento in cui il richiamo dell’aria è più forte della paura di cadere e allora la vita gli insegna a spiegare le ali.Un amico capisce i limiti dell’altro e lo aiuta.I veri amici condividono anche il silenzio.I veri amici si prendono sempre cura uno dell’altro.I veri amici condividono i sogni e le speranze.I veri amici condividono anche le piccole cose che allietano la vita.
Quando gli amici sono uniti, non possono essere sconfitti.I veri amici si aiutano a superare qualsiasi difficoltà
 
-Questa mi piace Swan, è dolce e vera e non lo so, mi ricorda quasi un cuscino morbido e caldo pronto ad accoglierti e non farti fare male.Un ammortizzatore-
-Mi spieghi dove vedi un cuscino in queste righe che ho letto?Parlano di gatti non di piume e cuscini-
-I gatti sono morbidi, e poi stavi parlando di amicizia e l’amicizia è come un enorme cuscino morbido pronto ad attuttire ogni colpo e a farci rimbalzare per tornare in piedi-
Emma sorrise immaginandosi la scena: Regina che precipitava e rimbalzava di testa su un cuscino grande quanto quel tavolo per tornare in piedi.Era una bella metafora doveva ammetterlo, i suo complimenti andarono a Regina e alla sua quasi inutile e invisibile fantasia.
-Comunque hai ragione, è molto bella questa frase!-
 
C'è quell'amica un po' sboccata che si mette sempre in mostra, ma che ci fa ridere tanto;Ci sono amiche con cui andiamo ovunque, quella con cui abbiamo discusso del primo ragazzo di cui ci siamo innamorate;C'è l'amica che ci critica senza cattiveria ogni 5 minuti, quella che sa tutto, quella così dolce che ci abbraccia all'improvviso;Quella con cui abbiamo condiviso il letto in quel viaggio che fu un po' l'iniziazione della nostra vita di "Donne";Quella a cui raccontiamo davvero di tutto e dalla quale siamo sempre state capite.Le amiche sono con noi nei momenti peggiori della vita.L'amica che abbracciamo in silenzio e la sentiamo piangere e quella che ci offrì la spalla giusto un secondo prima di scoppiare in lacrime;Quella che fa tutto ciò che le chiediamo.L'amica che ci ascolta quando siamo innamorate e stiamo lì ore parlando della stessa persona;Quella che ci chiama solo il giorno del nostro compleanno, e che alla fine a noi piace così;Quella che sembra nostra madre e vive dispensando consigli;E l'amica per cui subito provammo un bene enorme, senza riuscire a spiegarlo;Quella che facemmo intristire per stare con un'altra che non valeva nulla;L'amica che ti diede il consiglio più sensato della tua vita, che però non hai mai ascoltato;L'amica che paga per noi quando siamo senza soldi in tasca;L'amica che ci era tanto legata, ma che poi si allontanò da noi e ora non sappiamo più nulla di lei;E l'amica che è come una sorella per noi;
 
-E io sarei?- domandò curiosa Regina massaggiandosi le tempie, era stanca ma si era divertita.
-L’amica che critica ogni cinque minuti, quella che mi finanzia quando sto a secco, quella che ho sentito piangere e che avrei voluto consolare anche quando non potevo o non lo sapevo neanche io, quella che è peggio di mia madre e l’amica madre di mio figlio- rispose tutto di un fiato la bionda diventando rossa per lo sforzo.
Regina rise e si appoggiò alla spalla di Emma.
-Respira!Hai finito?-
Emma scosse la testa tamburellando con le dita sul legno.
-Ancora?E che cosa manca scusa?Hai fatto una lista lunga un chilometro-
-Potrebbero esserci centinaia di altri appellativi, ma...-
-Ma?Dai Swan, odio essere curiosa!- piagnucolò Regina.
-Non è vero, tu adori essere curiosa-
-E va bene, dai, mi piace e lo sai, ora muoviti o farà in tempo ad arrivare Natale-
-Sei l’amica più speciale di tutte-
-Sarebe a dire?-
Emma prese un enorme respiro.
-Sei l’amica che “accidentalmente” e “senza alcuna intenzione” ha cercato di uccidermo quattro volte circa ma che in un modo o nell’altro non potrò mai scordare o lasciare andare via perchè ormai sei qui, dentro la mia vita e sulla mia vita, e non posso cancellarti anche perchè dovrei ucciderti, sai troppe cose di me-
-Tu per me sei l’amica rompiballe, guastafeste, pasticciona, divertente e terribilmente imbranata e malsana-
-Grazie, molto meglio così-
-Amica “ti arrivo tra i piedi e non mi sposto più”- disse Regina indicandola e rivolgendole il più smagliante dei sorrisi.
-Amica “ faccio la dura e la cattiva ma mi sciolgo con i peluches e due favolette”-
 
 
TRIANGOLO DEI BERMUDA :D :
Saaalveee! Come già avevo fatto capire avevo intenzione di iniziare una raccolta perchè era moolto più comodo sia per me che per voi.
Spero di avervi soddisfatto un po’.
I libri citati sono: una versione molto personalizzata e assolutamente mia di Biancaneve, una passo tratto da Pinocchio ( questa volta originale), il pezzo di Silverstein che fa da introduzione a cuore di inchiostro, Storia di un gatto e del topo che divento suo amico di Sepulveda e infine un pezzetto sull’amicizia che ho trovato in giro ma che non è mio.Leggete assolutamente i librei citati perchè, insomma, se sono citati ci sarà un motivo :D
Come sempre se vi va recensite, mandate un messaggio, un commento, una frase, quello che vi va di fare, basta anche leggere semplicemente (Però se recensite è meglio)
A presto :) un bacio!
Ce:) 

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Capitolo 3
*** E' per te che sono verdi gli alberi... ***


Il maggiolino sfrecciava veloce e spensierato per la strada semi libera, andava così forte che a volte Regina aveva l’impressione che si stesse alzando in volo, per Emma un avvenimento del genere sarebbe stato catalogato come “Figo, indimenticabile e assolutamente da provare” per lei, invece, avrebe avuto un unico sottotitolo: FAMMI SCENDERE O MUOIO O ANCORA PEGGIO TI VOMITO QUI!
Quello era il problema di Emma, forse l’unico vero difetto di quella pazza bionda: la voleva sempre stupire e finiva sempre per spaventarla a morte.Eppure le piaceva così tanto.
Strinse gli occhi scacciando la sensazione di vuoto allo stomaco e si aggrappò più saldamente al sedile sotto lo sguardo divertito di Emma.
-Puoi stare tranquilla.Non vado fuori strada, la mia guida è eccellentissima!- Emma sorrise cercando la mano di Regina per stringerla con la sua.
-La tua guida è il primo dei miei problemi, questo catorcio giallo non reggerà ancora per molto!- rispose Regina stringendo la presa.
-Reggerà, Regina, reggerà, te lo giuro.Ha affrontato di peggio che una semplice strada-
-Certo: semplice e per niente piena di curve e soprattutti stiamo andando così piano.Mi sto quasi addormentando da quanto sono tranquilla!- Regina finse una vocina da piccola bimba sperduta guardando Emma sbuffare sonoramente.
-Se ti stai addormentando aggiungo un po’ di brio, l’acceleratore non vede l’ora!-
-Così un infarto mi uccide definitivamente e ti sbarazzi di me una volta per tutte.Come tecnica per lasciarmi è piuttosto originale: un “Scusa ma non mi piaci più” o “Forse i mondi da cui veniamo sono troppo distanti per ogni sortilegio” o ancora “Sei così pessima a letto che devo rimediare con un ALTRO e quest’altro è HOOK!” sarebbero andati bene lo stesso!-
Emma si voltò e si fermò a fissare Regina beandosi di quel sorriso genuino e straordinario che la faceva morire e poi rinascere e che era sempre e solo per lei, adorava letteralmente quella ragazza. Le piaceva da matti stare con lei, uscire, andare a mangiare e a bere fuori, ubriacarsi e raccontarsi aneddoti imbarazzanti sulle loro precedenti vite.Era così strano eppure così magico e ogni volta scopriva un pezzetto in più di Regina, della Sua Regina, quella che aveva scaricato Robin per lei e aveva accettato tutti i problemi che avrebbero dovuto affrontare.
-Lo sai che non potrei mai lasciarti così, forse per Hook sì a dir la verità, il suo uncino stuzzica!- la voce le si fece più profonda mentre Regina schioccava la lingua visibilmente contrariata.
-Ah è così?Quindi mi stai dicendo che l’idea di fare sesso con Hook ti alletta più di quella di farlo con me?- rispose a testa alta Regina.
Ci avevano sempre scherzato sulla cotta super evidente del pirata nei confronti della Salvatrice, lo prendevano un po’ in giro e si pizzicavano a vicenda.
-Certo che...niente può battere me e te insieme, neanche lui...credo-
-Swan la finisci da sola o devo marcare il territorio e pensarci io?-
Emma cambiò marcia e accelerò dando una colpetto al volante del maggiolino.
-Cosa mi fai? Pipì addosso come i cani?- rise la bionda ricevendo una gomitata da Regina.
-Ti lascio così tanti segni che anche il pirata capirà di chi sei e cercherà qualcun’altra-
Emma mimò con il labiale un “Allettante” prima di tornare a guardare la strada fischiando le note di una canzone che aveva sentito alla radio.Rimasero in silenzio per dieci minuti, Regina sembrava stregata dalla campagna fuori dal finestrino, guardava le case sfumare nell’azzurro del cielo e il profilo dimenticato di boschetti e alberi secolari, le piacevano gli alberi e la natura, dopotutto era vissuta nella Foresta Incantata per anni e anni e non si era mai lamentata dei tronchi possenti.
Emma assomigliava ad un albero perchè era forte e le offriva l’ombra necessaria a riposare, il sostegno utile per arrampicarsi e costruire una scala e poi una casetta e poi il mistero del cambiamento, dell’alternarsi di tanti momenti diversi proprio come un albero.
Le mancavano le mele e sarebbe stata una Emma perfetta.Una melEmma.Ah quanto le sarebbe piaciuta allora.
Picchietto con le dita sul finestrino e traccio il contorno del suo riflesso deformato sul vetro.
Dal canto suo Emma la guardava e si rispecchiava nei suoi capelli, nel suo corpo, nelle sue labbra e anche in quel riflesso sbiadito.Lei c’era e sarebbe voluta rimanere abbastanza per dare un lieto fine alla mora, il lieto fine che non aveva mai potuto assaggiare.Ci avrebbe almeno provato, era la Salvatrice e amava Regina, questo le bastava.
-A cosa pensi?- chiese dopo interminabili minuti di silenzio tombale.
-Uhm?- si voltò confusa la maggiore.
-Ho chiesto: cosa c’è di così bello nel panorama fuori dal finestrino?-
Regina scosse la testa stropicciandosi gli occhi.
-Non è vero!- borbotto.
-Cosa?-
-Quello che hai detto...la domanda che hai ripetuto non è quella che mi hai fatto prima!-
Emma sorrise e solleticò il fianco di Regina.
-Allora mi stavi ascoltando Gina!-
-Nah ma la prima era più corta...comunque pensavo agli alberi e a te­-
-Però, che accostamento, vuoi pensare a un sortilegio che mi faccia diventare un albero?Indubbiamente ti sbarazzeresti di me in pochi istanti-
-Sì, e poi?Rimmarrei da sola e mi deprimerei perchè l’unica persona a cui tengo, oltre a mio figlio, non ci sarebbe stata più!Non voglio ancora sbatterti sul marciapiede-
-Meglio per me e forse peggio per te!- rispose Emma, stavano torando a Storybrooke dopo il loro giretto delle cinque, il sole era ancora alto in cielo e illuminava tutto di una luce spettacolare –Non ti libererai di me così facilmente come quando si sega un albero!-
-Non volevo segarti in due, tu sei il mio albero...-
-L’albero maestro-
-Già...cioè, no...basta riferimenti a navi, pirati o rum o la tua punizione sarà esemplare!-
Risero entrambe arrivando davanti a casa Mills, un piacevole venticello avvolgeva la città.
-Contavo i minuti che avresti impiegato a fare i collegamenti-
-Stronza!-
Emma si sporse verso Regina lasciandole un tenero bacio sulla guancia scompigliando i capelli della mora che si ritrasse togliendo le mani della bionda dalla sua testa.
-Non esiste ancora un albero di Stronza-
-Beh lo potrei inventare io, tu saresti il suo primo esemplare-
-Perfida come la più perfida delle Regine perfide-
-Stronza come la più tenera delle Salvatrici stronze-


angolon di me:
Buonasera popolo della foresta incantata, ecco un'altra delle mie perle di pazzia dovute a mancanza di zuccheri o ad eccessi di caramelle,come al solito vi chiedo di leggere, recensire, commentare, recensire, criticarmi, recensire e recensire.Nah, vi ho detto già di recensire?
anyway spero vi piaccia e ci si vede presto perchè ho parecchie idee in testa.
ce :)

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Capitolo 4
*** ...Rosa i fiocchi in maternità... ***


All’ospedale di Storybrooke tutto sembrava intrappolato in un alone di misteriosa magia, tutto, a cominciare dai letti che avevano preso a muoversi autonomamente sotto lo sguardo divertito e terrorizzato dei propri ospiti che si trovavano rintanati sotto le coperte.I medici cercavano disperatamente di farli tornare a posto nelle stanze ma non c’era niente da fare, ormai si erano convinti e niente li avrebbe smossi.
Un tonfo attirò l’attenzione di una bambina di cinque anni circa che, staccandosi dalla presa ferrea della madre, si precipitò verso l’uomo a terra con una risata soffocata sulle labbra.
L’uomo si mise a sedere squadrandola attentamente: i lunghi capelli neri raccolti in una treccia, la pelle chiara ma non troppo, le labbra carnose e rosse e quei due denti mancanti in quel bellissimo sorriso.
Ormai la conosceva così bene.
Le scompigliò quel poco di capelli liberi facendola sorridere.Adorava il suo sorriso, era un qualcosa di contagioso, solare, spontaneo e incondizionato e durava spesso per delle ore.
E poi lui lo sapeva che per un sorriso del genere bastavano solo due coccole o anche un saluto.La piccola era fatta così.A differenza della madre.
- Regina, vieni immediatamente qui!- le ordinò la voce severa della madre.
Regina non sembrava darle molto peso, infatti continuò a ridere e prese tra le sue manine quelle del dottore iniziando a tirare e tirare per alzarlo.Era talmente concentrata da non accorgersi degli altri richiami isterici di Cora che guardava la scena da distante come a volerne evitare il ricordo.
Quella donna era così strana, pensò l’uomo, sembrava essere scolpita nella pietra e avere il cuore di ghiaccio, incuteva timore persino agli adulti, figuriamoci ai bambini.
-Regina Mills!Ho detto di lasciare stare il dottore, vieni qui e subito!- urlò quasi attirando l’attenzione dei presenti e del medico che cambiò espressione rivolgendo alla bimba un sorriso complice per poi alzarsi e riportarla ai genitori.
-Ci dispiace tanto, davvero, siamo mortificati.Può stare certo che sarà l’ultima volta, Regina imparerà a mostrarsi e comportarsi come una principessa, non sarà più di nessun impiccio- si avvicinò Cora mentre Henry tentava di scusarla con lo sguardo prendendo sottobraccio la figlia.
-Ma io stavo solo giocando...- tentò la bambina lisciandosi le pieghe della sua gonna e aggiustandosi le calze che erano scese per lo sforzo.
-Non è il posto adatto per giocare Regina!Il dottore non è un tuo amico, non è un bambino e non ha tempo da perdere con i tuoi stupidi giochi da bambina-
Regina si sentì offesa e tirò su rumorosamente con il naso.Il dottore era visibilmente imbarazzato, non era la prima volta che sentiva Cora minacciare la figlia ma in fondo lui la capiva Regina, gli era così simile: stufa di essere comandata a bacchetta da una madre ossessiva e dura che non la lasciava divertire come tutti i bambini di Storybrooke.Non la vedeva mai al parco a giocare con gli altri, era sempre dietro alla madre o lì all’ospedale con suo padre, giocare con lui era il suo unico sfogo.
-Non vi preoccupate signori Mills, Regina ha ragione, stavamo giocando insieme!-
Cora guardò male la bimba che rideva attaccata alla gamba del padre, subito dopo quel piccolo contatto di occhi il sorriso mutò in un’espressione piatta molto simile a quella degli avvocati seri e dei serial killer.Inespressiva e completamente fredda e assente.
-Non deve cercare di scusarla, Regina sa che quello che ha fatto non è corretto e che verrà punita per questo, lei torni al suo lavoro e si occupi degli altri e noi penseremo all’educazione di nostra figlia-
Mamma mia quanto era pesante, quel pensiero attraversò nello stesso istante le menti del dottore, di Regina e di un instabile e provato Henry che non sopportava più le interminabili liti della moglie.
-Se fossi un grillo parlante non diresti tutto questo, io sono il grillo parlante del signore e lo aiuto nel suo lavoro qui, gli stavo salvando la vita, lasciami stare...- gridò Regina sentendo la presa della mano della madre avvolgerle il braccio.
-Non fare la capricciosa...C’è ancora molto da aspettare?- chiese visibilmente scocciata.
-Non credo signora, dovreste essere i prossimi-
-Io non lo voglio fare il vaccino, lasciami andare via, non voglio!- protestò agitando le mani e i piedi Regina sentendo a poco a poco le unghie di Cora conficcarsi nella sua carne, le faceva male ma avrebbe sopportato o rischiava grosso davvero.
-Su Tesoro mio, vedrai che non te ne accorgerai, ti terrò la mano io e se avrai paura potrai sempre guardare me- le disse affettuoso Henry accarezzandole una guancia e asciugandole le poche lacrime di rabbia scese.Regina si tranquillizzò al tocco di suo padre, la faceva sentire così bene averlo con sè lì vicino.
-Io quella non la voglio, solo te, lei no!-
-Quella è tua madre, brutta bestiolina!E soffiati il naso!- le rispose acida Cora.
-Sentite, sentite, ho un’idea da proporre alla signorina, potrei parlarle un secondo in privato?- s’intromise il dottore sbottonandosi il camice, lui era il paciere, l’ago della bilancia della situazione, doveva comprarsi Regina e averla dalla sua parte o temeva una punizione dolorosa per la piccola.
Henry annuì sorridendo imbarazzato e Cora rispose lisciandosi il vestito.
Era una loro mania quella di lisciarsi gli abiti, erano ossessionati dal pensiero dell’ordine.
-Ha un minuto, giochi bene il suo tempo, non glene darò di altro-
-Allora Gina ascoltami, lo so che non vuoi fare quel vacino che fai tutti i mesi ma è necessario, tu vai lì e fai la buona e poi raggiungimi che ho una sorpresa da farti vedere, ti piacerà molto-
Regina annuì e tornò proprio mentre il primario chiamava il suo nome, entrò nello studio e ne uscì poco dopo con il sorriso sulle labbra e un cerotto colorato sulla puntura.Chiese a suo padre il permesso e raggiunse l’atrio dove sapeva di trovare il suo amico che la prese per mano conducendola verso il terzo piano.
-Perchè andiamo di qui?- chiese la piccola sbirciando di tanto in tanto dentro le camere delle corsie salutando allegramente vecchietti mezzi addormentati e neo mamme super agitate.
La sua non doveva essere stata così felice di tenerla in braccio a giudicare da come la guardava ora.
-Ancora un attimo e vedrai- con un abile gioco di mani estrasse le chiavi dalla tasca dietro dei pantaloni e aprì la porta di una grande stanza con una vetrata sul corridoio.
Regina si lasciò andare ad un meravigliato wow.
Vicino a lei dieci e più testoline con pochi capelli di diverso colore e nasini all’insù e boccucce socchiuse.Erano così carini e innocenti e avrebbe voluto prenderli in braccio e dare loro il bacio della buonanotte e raccontare loro le favole che voleva che le raccontasse sua madre.Era stregata da quei piccoli marmocchi grandi poco più di un braccio.
Rimase colpita da una culla in particolare: una bimba immaginò vedendo le copertine con l’orlo rosa, aveva una manciata di capelli biondi e dormiva pacificamente.Era così tenera.Tirò per il camice il dottore attirandolo verso la culla che le interessava.
-Che c’è?- chiese stupito, dovevano fare piano, era vietato entrare lì e se li avessero scoperti rischiavano grosso.
-Mi piacciono questi bambini- rispose facendo passare l’aria tra i denti mancanti.
-Lo sapevo, ti ho portato qui apposta, anche a me piacciono-
-Perchè allora non ne hai?- chiese curiosa.
-Perchè non sono arrivati, non c’è stata la volontà di cercarli e non abbiamo neanche avuto fortuna...a volte capita.Te, quando sarai mamma, vorrai dei bimbi?-
-Io voglio dieci bambini, sei gatti, un cane, un cavallo e il principe azzurro- ammise arrossendo Regina –Ah e anche un castello enorme come le regine-
-Regina di nome e di fatto- rise lui –Comunque credo tu chieda un po’ troppo-
-Uffa!E va bene allora tre gatti, il cane, il cavallo, il principe e il castello-
-E niente eredi per il regno?-
-Hai detto di scegliere...se devo proprio, voglio una figlia come questa- disse indicando la culla che la sovrastava.
Il dottore lesse il cartellino con il nome e sorrise.Emma Swan.Un cigno.Romantica.
Pensò che Regina fosse ironicamente modesta nei suoi desideri, ma era una bambina, era giusto fosse così.
-Perchè proprio come lei?-
-Perchè...hai visto quante scatole come questa ci sono in questa stanza?Lei è l’unica che mi ha colpito quindi sarà così-
-Ti vedo decisa Gina, si chiama Emma Swan!-
-Swan come cigno, è proprio un bel cigno, non è neanche nata brutto anatroccolo.E’ così bella, vero?- Regina posò le manine sul bordo della culla e, per un attimo, la piccola mano rosa di Emma si poggiò sull’ombra della sua e vi rimase nel sonno.
-Hai ragione.E’ una delle più belle anche se in fondo così piccoli sono così uguali-
-No, lei è speciale, ha le manine piccolissime e così rosa.E’ bellissima.Dottore dici che la posso sposare se le regalo le mie ultime caramelle alla mela e cannella?Dici che accetta?-
L’uomo si lasciò andare ad una fragorosa risata prendendo in braccio Regina e facendola avvicinare ad Emma.
-Gina, non credo possa mangiare le tue caramelle e nemmeno sposarti però io accetto volentieri i tuoi dolci-
Detto questo Regina gli porse la caramella e lui la mangiò con gusto.
-Ora accetterà di sicuro.Sei gentile Gina e hai charme-
-Posso dirle una cosa-
-Ti aspetto dalla porta-
Regina si avvicinò e picchiettò sulla plastica, non voleva svegliarla, l’avrebbe spaventata e non voleva.
-Piccolo bell’ anatroccolo o cigno, sei la più bella testolina che spunta dalle coperte che io abbia mai visto, sai, ho detto che tu sei un cigno bellissimo davvero.Io sono Regina ma il mio amico mi chiama Gina, sono più grande di te, tua sorella maggiore se vuoi o se no il tuo grillo parlante decidi tu e dimmelo.Voglio restare qui con te perchè la mia mamma è cattiva e mi sgrida sempre, non mi fa mai giocare.A te le leggono le favole?A me no eppure mi piacciono tanto, soprattutto quelle a lieto fine...-
Il dottore si avvicinò a lei e la prese per mano avviandosi verso la porta.
-Su Regina o tua madre dirà che ti ho rapito e non ti farà più stare con me-
Regina annuì per poi mollare la presa.Corse verso la culla e per poco non scivolò.
-Un’ultima cosa...lui mi dice che non posso convincerti a sposarmi con le caramelle ma io ci proverò lo stesso e da grande sarai il mio bel cigno, però dovrai stare attenta ai miei gatti o ti mangeranno.Povera piccolina, ti prometto che ti cercherò Emma e ti troverò ovunque sarai e ti regalerò il più bell’anello di caramelle mai visto.Parola di grillo parlante.Ci vediamo presto, ciao Emma-
Diede un bacino alla plastica trasparente e se ne andò dal suo amico, Emma involontariamente passò la mano sull’impronta delle labbra.
Erano solo un Cigno ed un Grillo Parlante. 


Angolo autrice:
lo so, sono una pazza assurda ma ho davvero tanta ispirazione in questo periodo e devo sfruttarla prima che se ne vada, ho immaginato un incontro tra una mini Regina e una mini mini Emma ipotizzando la sua nascita a Storybrooke, adoro il personaggio del dottore che non ha un nome ma c'è sempre per Regina.
Sto provando a scrivere una storia per ogni verso di una canzone, non so che ne uscirà ma penso si sia capito quale sia il titolo.
Spero vi piaccia e vi ricordo di mandarmi i vostri pareri commentando o recensendo.Fatemi sapere presto.
Alla prossima.
Il Grillo Parlante :)

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Capitolo 5
*** f(Regina)=Emma Swan ***


A Storybrooke pioveva a dirotto da più di due giorni e sembrava che la noia stesse avendo la meglio sull’attività della popolazione che preferiva starsene a casa davanti alla tv piuttosto che incontrarsi da Granny’s per stare insieme e divertirsi.
Hook era sulla sua Jolly Roger intento a studiare mappe strane e messaggi criptati da parte di un arrabbiato e infelice Peter Pan, Henry guardava una delle sue serie tv sul divano di casa Mills con una ciotola di pop corn appena fatti sulle gambe, Regina non osava commentare la nuova e malsana abitudine di smangiucchiare chicchi di mais scoppiati e salatissimi, annuiva in silenzio e ogni tanto ne rubava una manciata facendo sorridere il figlio e meravigliandosi lei stessa di quanto poco sani e stramaledettamente buoni fossero quei cosi.
Mary Margaret non aveva molto da fare se non preparare la cena e consolare Neal mentre David cercava inutilmente di seguire la partita senza che le urla del piccolo lo distraessero.
Emma sembrava essere l’unica veramente impegnata a fare qualcosa di serio e utile per la sua vita che non comprendesse l’ingrassare: era rintanata da ore nella sua camera e scriveva frenetica su un blocco dei difficili problemi di matematica che prevedevano conoscenze che lei non aveva.Era stufa ma non poteva arrendersi per così poco.
Cercava di mantenersi concentrata ma non ce la faceva così si prese una pausa accendendo il pc e buttandosi sul letto.
Navigò senza meta nel mare delle notizie, rovistò nell’archivio del Gazzettino di Storybrooke e guardò gli annunci del Times.Non le mancava poi così tanto New York, era rimasto nei suoi ricordi ma nulla di più anche se, a volte, in sogno riusciva ancora a sentirne i profumi, i colori e le persone che abitavano le strade.
Ora c‘era Storybrooke e c’era la sua famiglia e questo le bastava.
Il telefono sulla scrivania trillò animandosi di vita propria e attirando la sua attenzione, Emma con eccellente abilità di ladro gattonò sul materasso e cercando di non alzarsi allungò le braccia verso il tavolo, nel momento esatto in cui le sue dita toccarono lo schermo freddo sentì il terreno mancarle sotto la pancia e si ritrovò stesa a terra.Sbuffando si ricompose e zittì quell’oggetto malefico che le aveva procurato un male atroce al ginocchio.
Sorrise nella sua testa scorrendo i numeri in rubrica e optando per uno chiaro e sicuro che aveva evidenziato persino in grassetto.
Reginaaa!!!
L’aveva salvata così in modo tale da prepararsi psicologicamente ad ogni eventuale ramanzina che l’altra osava chiamare semplice chiamata, di solito erano rare, ma in quel periodo si erano intensificate.
Emma: ‘Sera Regina!Necessito del tuo imminente e caritatevole aiuto.
Regina: Qual buon vento Swan!Cosa vuoi dalla mia pace?
Emma: Regina, mi rispondi in tempo reale, wow, cosa sta succedendo alla mia perfida sovrana?Comunque, Henry ha mangiato?Sta bene?
Regina: Cioè, mi hai scritto per questo?Potevi chiamare e sinceramente tuo figlio sta da Re in casa della Regina!E sì, mi sono evoluta e velocizzata, sono in grado di mandare messaggi a più di una persona contemporaneamente senza usare un piccione.
Emma: Modesta come al solito e comunque si dà il caso che tu mi abbia risposto e che il campo questa volta non sia misteriosamente scomparso e finalmente hai lasciato stare quella stupida storia del piccione viaggiatore.Mancavano solo i gufi.
Regina: Non è una stupida storia, è realtà, sono stata abituata per anni a mandare piccioni e sapessi quanti hanno sbagliato indirizzo e mi hanno consegnato lettere strane e minacce di morte.
Emma: Non credo abbiano sbagliato indirizzo, sua maestà stava sul culo a tanta tanta gente, meglio che ti abbiano mandato i piccioni viaggiatori piuttosto che i piccioni cagatori.
Regina: Volgarità a livello giallo, due parolacce in una stessa frase, troppo scurrile per una regina.
Emma: Senza tenere conto che, a quanto pare, io ho più sangue blu di te, sono la figlia di Biancaneve, figlia del re e moglie del principe azzurro.Che vuoi di più?
Regina: Forse lo sei dentro ma non professionalmente e come portamento e poi regina Emma non suona per niente bene.
Emma: Prendimi in giro ma guarda che il tuo nome non è da meno.Come credi che suoni Regina Regina?E’ ridicolo.
Regina: Tornando serie per un attimo, dimmi cosa c’è!
Emma: Ho bisogno che mi aiuti a fare i compiti.
Regina: Questo è ridicolo, nemmeno Henry mi chiede una mano per fare i compiti.E poi scusa, tu non ci vai più a scuola, cosa diavolo devi fare?Non puoi farli da sola?
Emma: Lo so che non vado più a scuola e che è passato poco tempo dall’ultima volta che sono stata rinchiusa in punizione, ma ho deciso di rimettermi in pari e devo studiare ma da sola non ci riesco e gli esercizi non mi vengono e ho bisogno che me li spieghi tu.
Regina: Esercizi di cosa?Non sono un’insegnante, non sono in grado di prepararti come potrebbero altri, non credo di riuscirci...
Emma: Matematica e, odio ammetterlo, ma mi sento completamente inutile, ti prego.
Regina: Oddio, hai preso proprio il genio della lampada, comunque vedrò cosa posso fare, ti porto Henry alle sette e un quarto, sii puntuale.E, per la precisione regale della mia persona, non sei affatto inutile, ci sono miriadi di cose che sai fare e che io non riesco neanche ad immaginare.Propongo uno scambio equo.
Emma: Grazie Regina! Ti ascolto, sono tutta messaggi.
Regina: Matematica in cambio di una lezione da babbani su come usare il computer.
Emma: Ci sta, immagina la mia mano stringersi alla tua, abbiamo un patto e non si può spezzare, ti aspetto alle sette e un quarto per la nostra prima lezione.
 
Emma lasciò andare il telefono tra le coperte senza aspettare un’ultima risposta di Regina, si mise ad osservare la quantità di fogli di carta stropicciati e sparsi sul pavimento, vide le squadrette e le matite appuntite e per un attimò giurò di vedere persino il mago dei numeri in persona che le porgeva biscotti alla cannella a forma di radice, pi greco, integrali o semplici numeri.
Scacciò quei pensieri che la stavano inquietando e decise di dormire una mezz’oretta.
Quel tempo così uggioso la rendeva molla e stanca e l’unica cosa che desiderava era il suo piumone.Già si immaginava il loro beato matrimonio con Morfeo come prete e i suoi sogni come invitati.
Ah che magnifica vita che l’aspettava.Si voltò su un lato e si addormentò beatamente, si svegliò quando il suo corpo urtò un qualcosa di morbido vicino a lei che profumava di mele e pulito, sorrise istintivamente stringendo con le braccia il ventre dell’altra figura, non aprì gli occhi ma sapeva perfettamente di chi si trattasse, era così inconfondibile.
Una mano voltandosi le accarezzò dolcemente la schiena e due labbra carnose le lasciarono un bacio sulla tempia.
-Mi sembrava di essere stata inflessibile sulla puntualità di stasera!- mormorò Regina con voce roca.
-Non mi sembra ti dispiaccia stare qui abbracciata a me sul mio letto- Emma aprì gli occhi sorridendo e riavviandosi i capelli.
-Affatto! E’ il tuo letto, era così invitante e morbido, mi chiamava a te-
La bionda si stiracchiò tirandosi a sedere.
-Scusa, non pensavo fossero già le sette e un quarto!-
-Infatti non lo sono: sono le otto e dieci-
Emma sussurrò un “oddio” battendosi con la mano la fronte.
-Scusa davvero, almeno hai mangiato?-
-Certo che sei proprio fissata con questo mangiare, se sei così adesso figuriamoci quando sarai nonna, che farai?Scleri-
-Ricordiamoci che ho mia madre come esempio e che l’altra madre di mio figlio e mia attuale ragazza sia un’iperprotettiva mamma chioccia-
Regina fece l’offesa dandole un pizzicotto che fece scappare un ahia! dalla bocca di Emma.
-Smettila, non sono così dai, è essere perfide!-
-Degno di te, mia maestà!-
-Eddai, guarda che gli lascio più libertà ormai-
-Se certo, va in bagno da solo ora!-
Emma si sporse e baciò Regina a fior di labbra.Sentì il sapore salato dei pop corn e si stupì.
-E mangia i pop corn senza sembrare un fuori legge e anche Nostra Mamus sembra apprezzare!-
-Già, potrei aver accidentalmente ammesso la loro bontà anche se sono così grassi-
Sospirò soddisfatta.
-Se ti dicessi che non ho nessuna voglia di iniziare a studiare matematica ora e che mi sento più stanca di prima?- la canzonò Emma.
-Ti darei ragione e andrei a prendere il computer-
Emma si portò il pc sulle gambe, lo sbloccò con la password e diede carta bianca all’altra donna che si era sistemata vicina a lei, stretta al suo braccio.Le aveva illustrato le pagine di testo, le cartelle di documenti, le foto ordinate per data e luogo.
Quel computer era troppo ordinato per essere di una sbandatissima Emma Swan.
Regina si meravigliò per lo sfondo che le ritraeva da Granny’s mentre bevevano uno shot sorridendo, risaliva al loro primo beverdì, il più bello e divertente, fatto di tante nuove scoperte e grasse risate.Sembrava uno scatto rubato a loro e al tempo.
Si guadagnò un “questa foto è orribile!Guarda come sono venuta male” a cui rispose con un “Sta zitta che sei bellissima pure mezza ubriaca ed era l’unica foto che abbiamo insieme”.
Le mostrò il lettore musicale con le sue playlist, le fece vedere New York di sera, di giorno, d’estate sotto il sole o di inverno sotto la neve guadagnandosi l’espressione stupita più tenera del mondo.Strinse un po’ di più Regina a sè aprendo internet.
-Questo è il capitolo più interessante della nostra lezione, in questa piccola finestra sono racchiusi tutti i più grandi segreti e anche quelli più piccoli, trovi di tutto digitando sulla tastiera, non c’è niente di più divertente quando fuori piove e dentro ti annoi, puoi fare cento mila milioni di cose con Internet-
-Posso vedere quel coso strano, sì, dai Emma, quel sito se si chiama così...-
-Cosa Gina?-
-Faccia Libro o qualcosa di simile-
-Facebook Gina, è divertente anche quello, se ti fidi di me ti apro un profilo-
-Io cosa ho detto: faccia libro o facebook, stessa cosa.Comunque cosa vuol dire che mi apri un profilo, questo viso non lo tocchi per nulla al mondo-
-Stai tranquilla, non devo squartarti viva per aprirti un profilo, basta un semplice click, ti fidi?-
Regina annuì debolmente.
-Allora, un bacio prima e un bacio dopo-
Regina glielo concesse avvicinandosi e respirando il profumo dolce della cannela che aveva imparato ad odiare e amare.
Emma smanettò un po’ sulla tastiera, mise una delle foto più belle che aveva di Regina come immagine del profilo e scelse un nome divertente ma facile da ricordare.Pochi minuti e aveva finito.Lo mostrò a Regina accompagnandolo ad un “tadaaa!”.
-Wow, quindi ora che devo fare?-
-Nulla, devi aspettare che arrivino le richieste d’amicizia o se vuoi vai a stalkerizzare chi più ti piace-
-Se uno è mio amico non deve chiedermi il permesso di essere mio amico-
-Lo so, infatti le persone che ti sono care lo sanno bene da sole di essere tue amiche, puoi aggiungere chi ti pare, ci sono Belle, il Signor Gold, mia madre e pure Henry, puoi farti i fatti degli altri e ridere delle foto che postano o delle cose che scrivono-
-Perchè si possono mettere foto e si può scrivere?-
-Già, hai visto che bella foto che ho scelto-
-E quando l’avresti fatta?-
-Ho le mie qualità ma devo mantenere i segreti professionali.Comunque sei bellissima!- ammiccò sorridente, il tempo era volato da quando era arrivata la mora a casa Charming -Regina di bellezza, ti ha appena mandato l’amicizia Robin Hood, accetti?-
L’altra annuì e si accoccolò alla bionda.
-Regina La Malvagia Mills, seriamente?- rise pronunciando quel nome assurdo e così suo.
-E’ carino dai, è amabile.A me piace-
-E se volessi scrivere qualcosa?-
-Calma, non correre, hai tempo, scrivo io per questa volta.Aspetta cinque minuti, sarà una sorpresa-
Passò velocemente le dita sui tasti, scivolavano leggere sulla plastica e scrivevano parole e parole, riempivano lo spazio bianco di una triste casella world e le donavano autenticità, poi finivano stampate sul foglio.Gliele mostrò poco dopo.
-La realtà è che io mi sento la x, l’incognita, in un’equazione di secondo grado che può avere due soluzioni: una positiva, che prendo in ogni caso perchè è positiva, c’è il più e sembra più buona e bella, e una negativa che viene costantemente scartata perchè sta sotto, è meno, inferiore, più piccola.Mi sento così eppure sono dipendente da te come una delle equazioni di un sistema che si deve verificare contemporaneamente per essere vero, a volte mi sento un membro da semplificare, da tagliare fuori perchè è inutile ma poi mi convinco che se non esistessi mancherebbe un pezzo e qualsiasi cosa non tornerebbe a posto come dovrebbe.Però poi penso che io sono a e tu sei –a ma allo stesso tempo sono anche –b e tu sei b, siamo l’una il reciproco dell’altra e stiamo sulla retta che passa per l’origine degli assi che poi non è altro che la mia e la tua vita che si incontrano.Si potrebbe quasi dire che io sono in funzione di te e te il contrario ma a volte i calcoli non tornano e butti via paginate di quaderni piene di conti inutili, inutili incognite, sistemi a troppe variabili, valori assoluti che scompaiono e troppi membri negativi che non bilanciano il positivo.Non voglio rischiare di finire in un foglio accartocciato in fondo al cestino, dimenticato o disperso nell’immensità di un formulario.Io voglio essere quella formula indispensabile, quella di cui tutti hanno bisogno per risolvere un problema, quella come il delta o la ridotta, quella che impari una volta e non la scordi più e che ha un posto speciale nella tua mente, e allora non c’è niente che ti possa far sbagliare perchè tu hai quella e insieme a lei vai dritto fino al risultato.Voglio diventare a, b, c e anche k, la variabile dei valori, voglio essere tutto questo un po’ per volta.E tu ci stai?
Regina si commosse e baciò teneramente Emma abbracciandola.
-Un bacio prima e uno dopo-
-Lo prenderò come un sì-
-E’ un sì svitata!Menomale che non sapevi la matematica-
-Non è la matematica, sei te!-
 
 
 
Angolo svitata:
salve a tutti, sono tornata con un’altra demenziale fanfiction, molto probabilmente mi odierete perchè c’è di mezzo la matematica ma magari la Swanqueen ve la fa diventare un po’ più simpatica.
Aspetto i vostri pareri, le recensioni, i commenti, le minacce o qualsiasi altra forma di libertà di espressione.
A presto.Un bacio.
Ce:)
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** E' per te che il sole brucia a luglio... ***


-Buongiorno Sindaco scorbutico!- salutò allegramente Emma entrando da Granny’s per la sua solita colazione estiva a base di brioches e spremuta di arancia, Regina Mills, dall’alto del suo sgabello, non potè fare altro che sospirare portandosi una mano alla tempia.
Era mattina, non poteva dire che fosse presto però era lo stesso mattina e le sue sinapsi avevano bisogno di un rillassante risveglio di bellezza; il risveglio alla Emma Swan non era previsto eppure non riusciva a smettere di sorridere vedendo la gioia contagiosa della ragazza.
-A cosa dobbiamo questa allegria?- domandò scrutandola attentamente: indossava una canotta larga nera che le lasciava sccoperta una parte del costato e una salopette di jeans con i pantaloncini corti, Regina non potè fare a meno di rimanere a fissarla.
-L’allegria all’estate che sta arrivando e questo...- le diede un abbraccio -...Questo alla tua bellissima faccia incantata, direi che apprezzi parecchio il mio look-
Regina scosse la testa alzando il sopracciglio.
-Nah...è l’estate, mi sono fermata ad estate, giuro che non stavo guardando la figlia della mia nemica numero uno, sarebbe troppo strano-
-Come no- bevve la sua spremuta tutta d’un fiato e tornò a guardare la mora –Dovresti essere un po’ più estiva anche tu, sei troppo vestita- sorrise guardandola e Regina alzò gli occhi al cielo.
-Lo charme è proprio una dote di famiglia, peccato che quando lo distribuivano te eri a mangiare- la prese in giro.Ammirava i tentativi della bionda di sedurla, ma erano davvero pessimi, infatti aveva trovato tutto un altro metodo.
-Ma non intendevo quello, è estate, lasciati trasportare e il nero non è decisamente adatto, ti fa sembrare lugubre-
-Ehi, la tua canotta è nera!-
-Sì, ma è appunto una canotta, facile Gina, e poi esalta le forme-
-Che non hai.E’ inutile Emma, non sei migliorata dall’ultima volta-
Lei sbuffò sonoramente alzandosi per pagare.Era già in ritardo per il suo solito giro di controllo per la città.
-Ci vediamo dopo?- chiese Regina speranzosa.
-Va bene, chiamami quando hai finito- rispose Emma stringendola in un abbraccio, odiava sentirsi così dipendente da Regina, ne era attratta non solo fisicamente, anche emotivamente e psicologicamente.
Salutò Granny e si buttò in strada.
Il bello di Storybrooke d’estate era l’armonia che si creava, sembrava che per quei miseri tre mesi anche i cattivi prendessero ferie dai loro oscuri piani e li lasciassero in pace, tutti potevano davvero vivere senza la paura di essere trascinati nell’aldilà su mandato di un uomo in completo e capelli di fiamma blu o rischiare di essere congelati, grigliati e arrostiti da perfide streghe un po’ matte.
Tutti, nessuno escluso, anche la Salvatrice che tornava ad essere lo sceriffo senza troppi problemi.
Incontrò Leroy, Robin con Roland e Biancaneve che le rivolse un enorme sorriso cercando di rimanere in equilibrio sotto il peso delle borse della spesa.
-Aspetta, ti aiuto io!Lo sai che non devi caricarti troppo, non fa bene alla schienam, poi non lamentarti che hai i dolori-
-Ma sentila, sta poprio diventando come sua madre!- rispose Biancaneve, Emma rabbrividì a quell’idea, le voleva un bene immenso, ma neanche nei suoi incubi peggiori diventava come lei.La vita pacifica e tranquilla di Mary Margaret non l’attirava molto, non le piaceva e non era fatta per lei; lei aveva bisogno di avventure, nemici da sconfiggere e Regina come principessa azzurra, non poteva fare uno strappo così grande alla regola.
-Se è così avvertimi che cerco immediatamente Tremotino e gli firmo tutti i contratti che vuole- la prese in giro Emma.
-Devo dire che l’ironia non l’hai presa da me, da tuo padre in parte con una spruzzata di quella sottile e cattiva di Regina-
-Devo iniziare a dubitare delle mie origini mamma?No perchè, anche in questo caso, sarebbe meglio avvertirmi prima che faccia qualcosa di terribilmente sbagliato-
Biancaneve rise con gusto, sapeva del debole della figlia per la Regina Cattiva, non ne aveva mai fatto un grande problema, la vita era di Emma e poteva giocarsela come voleva, ea rimasta stupita perchè non se lo aspettava ma nulla di più.Avevano parlato a lungo su come agire e lei aveva sentito solo il forte impulso di abbracciarla, era Emma, la sua Emma, la loro Emma e niente avrebbe cambiato questa condizione.
-Puoi stare tranquilla che nelle tue vene non c’è il sangue di Regina, agisci in pace e prenditi un po’ di sole che sei ancora bianca-
-Non hai diritto di parola su questo, Biancaneve-
-Devo tornare al lavoro, saluta papà e Henry, lo so che sono in gita insieme, me lo ha detto Regina sta mattina-
Mary Margaret la salutò e le due presero strade differenti.Erano quasi le due quando Emma si sedette alla sua scrivania, nel suo ufficio da sceriffo; sul tavolo un bicchiere di limonata fresca e un sandwich integrale con pomodori e pollo mezzo mangiucchiato.
Le piaceva il suo lavoro anche se, a Luglio, con quel caldo, era insopportabile stare al chiuso.
-Swan, com’è che non sei al mare?- chiese una voce che arrivò ovattata alle orecchie di Emma.
-Uhm?Non c’è nessuno che mi ci porti e andarci da sola è piuttosto triste- rispose distratta la ragazza.
-Se prendessi il tuo coso giallo e ti sbrigassi forse saresti ancora in tempo per andarci con una “nessuna”, sempre se ne hai voglia!-
-Regina mi uccide se lascio il mio lavoro senza un permesso presentato almeno prima che io nascessi con tanto di data e ora precisissime-
-Che esagerata!Sono sicura che Regina ti ucciderà se non accetterai l’invito, qui hai le chiavi, ti aspetto in macchina-
Emma non fece in tempo a sollevare il capo che l’altra persona era sparita, era talmente concentrata a decifrare un documento di Hook che non aveva distinto la voce.Prese malvolentieri le chiavi, scrisse velocemente un biglietto di scuse a Regina e passò da casa per mettersi il costume e prepararsi uno zainetto con il minimo indispensabile per il mare, dopodichè si precipitò alla macchina un po’ perchè era in ritardo, un po’ perchè spinta dalla curiosità.
-Ci hai messo poco!-
-Gina-
-Volevo farti una sorpresa, e poi ho caldo e voglia di vederti in costume-
-Dritta al punto, Sali e muoviti!-
Si misero in viaggio accompagnate dalla radio e dopo poco più di un’ora erano sulla costa intente a cercare una spiaggetta tranquilla e non troppo affollata, ne trovarono una incastonata in una baia.
Una volta scese dall’auto Regina per poco non inciampò scivolando sulla sabbia fina e chiara, Emma non potè trattenere una risata che fu ripagata da un pizzicotto.C’erano solo loro e il mare calmo a pochi metri.Sistemarono gli asciugamani e si spogliarono, Regina arrossì notevolmente alla vista del fisico di Emma.
-Ehi, non è la prima volta che mi vedi, è come se fossi in mutande e reggiseno se così preferisci, comunque è bella la tua faccia imbarazzata e affascinata- le prese la mano e la strinse con la sua.
-Lo so ma è bello lo stesso-
-Andiamo a fare il bagno daii!- la trascinò Emma tirandola per un braccio.
L’acqua era gelida e appena Regina la toccò corse lontana come scottata, era l’Oceano, dovevano tenerlo in considerazione che l’acqua sarebbe stata fredda.
-Io non ce la faccio, è gelata!- si lamentò.
-Ci sono io, ti scaldo io!- detto questo le schizzò notando subito il cambio di espressione della bocca di Regina –Vedi, sei arrabbiata, arriva più sangue e ti senti più calda-
-EMMA STPIDA SWAN! Vuoi che Regina mantenga la sua promessa e ti uccida perchè hai saltato il lavoro?-
-Teoricamente non puoi essere arrabbiata con me per queste perchè sei tu la causa e...- disse velocemente Emma con le spalle a lato mare guardando la figura imponente di Regina davanti a lei.
-Stai zitta e baciami!- le ordinò il sindaco avvicinandosi a lei e portando le mani dietro al suo collo.Emma obbedì in fretta senza farselo ripetere facendo toccare le sue labbra con quelle della mora in un bacio dolce e poi sempre più appassionato fino a quando Regina non la spinse all’indietro facendole perdere l’equilibrio, Emma cercò di aggrapparsi a Regina, ma l’unica cosa che ottene fu di fire sott’acqua con l’altra sopra di sè.
Quando riemerse prese fiato e scoppiò a ridere schizzando con le mani.
-Questo è un colpo a tradimento!- esclamò.
-Il bacio o il tuffo?- Regina si strinse a lei.
-Entrambi- rispose muovendo qualche bracciata –Vedi che alla fine non è male, non è così fredda in due!-
-In due!- sottolineò regina seguendola.
Nel nuotare notò che sul costato destro di Emma c’era qualcosa, una scritta, non riusciva a capirlo, la fece voltare dove toccavano il fondo e lesse il tatuaggio.
-In me mago agere, che significa?- chiese curiosa.
-Immaginare: lascio agire il mago che è in me!Mi piaceva-
-E quando lo avresti fatto?-
-Non tanto tempo fa-
-E chi è questo mago dentro di te?-
Emma sbuffò divertita, era bello vedere Regina gelosa, la faceva sentire amata.
-Sei gelosa- disse pizzicandole i fianchi.
-Sì, può essere, tengo alle cose mie- le rispose Regina.
-Quindi sono tua?-
-Mi sembra avvio, chi altro tratto come te?Chi bacio?Di chi mi sto innamorando?-
-Ma allora puoi essere dolce anche tu, pensavo che nelle istruzioni la parola con la D non rientrasse-
-Simpatica e come sempre abile rovinatrice di momenti- le diede una carezza affettuosa e un bacio sulla guancia.
-Comunque tu sei la migliore regina che è in me-

Angolo autrice:
Ecco un altro capitolo frutto della mia malattia, spero vi piaccia, ho già pronte nuove storie, aspetto solo il momento migliore per rileggerle e poi le metto.
Se vi va recensite e commentate.Grazie a chi segue, ricorda, recensisce e preferisce la mia storia.
Grazie tante:)
Ce:)

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Capitolo 7
*** E' per te tutta questa città... ***


Emma sentiva il sangue ribollire nelle sue vene e una scintilla sempre più calda e insopportabile farsi strada nel suo petto e risalire tutto il suo corpo fino ad arrivare al cervello, voleva urlare e picchiare Regina così forte da farla urlare a sua volta, voleva farle sputare fuori quei gemiti strozzati carichi di paura e dolore.Voleva che si sentisse come si sentiva lei in quel momento, voleva farle male e ridere nel vederla imponente e punita.
Come aveva potuto farlo?Come aveva avuto il coraggio di andare avanti dopo quello che aveva fatto?
Si promise che, se il rimorso non l’aveva ancora uccisa ci avrebbe pensato lei che di rabbia repressa in corpo ne aveva da vendere.
Come aveva fatto a rimanere così maledettamente tranquilla nonostante tutto attorno a lei stesse morendo o vivendo nel dimenticatoio di una vita passata mai esistita.
E lei, Emma, come aveva anche solo potuto pensare di riuscire a cambiarla, a renderla più umana, più buona.Era nata cattiva dentro, non poteva cambiare.
Senza pensarci seguì il sindaco dentro ad uno stanzino poco distante dal letto di Henry, la prese per un braccio e la spinse forte contro uno scaffale facendo cadere a terra tutto il contenuto di quelle scatole.Al sentire un lamento strozzato di Regina il suo cuore sussultò e un sorriso cattivo le comparve in volto.
In fondo era cattiva anche lei, se lo sentiva dentro tutto il buio che aveva, era la Salvatrice, ma non si sentiva così.
La tirò sù e le lasciò riprendere fiato un attimo prima di ripetere il suo gesto.
Regina non provò nemmeno a fermarla, non ce la faceva, Emma sembrava invasa da una forza sovrumana tanto era più forte.Alzò lo sguardo e incrociò i suoi occhi: li vide scuri e tenebrosi, il verde completamente sparito, inghiottito dal nero della pupilla, le guance arrossate e il petto spossato dal suo respiro irregolare.
Aveva paura, paura di quello che poteva succedere, paura di non riuscire a fermarla in tempo, paura che la voglia di vendetta fosse troppo grande da poter essere controllata.
Per la prima volta aveva davvero paura di Emma Swan.La Salvatrice trasformata nel peggiore dei suoi incubi.Un supereroe malvagio e pronto a tutto.
Regina adesso era accasciata per terra, un braccio appoggiato su uno scatolone, l’altro stretto attorno alla vita, aveva gli occhi rigati di lacrime nere di trucco, aveva male alle costole e ai polmoni, sentiva il respiro abbandonarla ogni minuto che passava, aveva freddo e anche caldo e voleva abbracciare Emma e calmarla e non sapeva nemmeno lei perchè lo volesse così tanto.Si sentiva così vuota, così debole davanti a quello che le sembrava una gigantessa bionda.Si fece ancora più piccola temendo un nuovo colpo e soffocò un urlo di dolore quando sollevò la gamba sinistra, probabilmente era rotta.
Emma si avvicinò pericolosamente, la guardava fissa negli occhi, il viso arrossato e i capelli madidi di sudore, le prese il braccio legato alla vita e la tirò in piedi, Regina traballò instabile e si appoggiò ad uno dei montanti dello scaffale per non cadere.Vide la bionda pronta a tirarle un ceffone e con poca voce in gola la supplicò di smetterla.
-Em...Emma, ti-ti prego...- tossì e sputò da un lato un misto di saliva e sangue –Fermati!-
Emma si avvicinò ulteriormente, era a pochi centimetri dal suo viso.
-Perchè dovrei?Credi che questo sia abbastanza?Credi che io mi sia sentita meglio per questi cazzo di ventotto anni!Come credi che sia stata?- le urlò contro Emma.
-Io...io volevo solo essere felice-
-E volevi esserlo rovinando la vita degli altri?Rovinando la mia vita e quella di tuo figlio, cara la mia Regina Cattiva-
Henry era steso su un letto d’ospedale a meno di venti metri da loro e stava morendo pian piano per colpa di Regina, per colpa del suo stupido sortilegio e della sua ancora più stupida paura di perdere ciò che più amava.Ma ora tutto era cambiato, lei non era più solo Regina Mills, lei era la cattiva della situazione.
-Emma ti prego...lasciami vivere, non ti servo da morta!- sussurrò Regina spingendola per quanto potesse verso il muro.
-No, è diverso, tu non mi servi per niente, nè da viva, nè da morta, sono la Salvatrice e te sei un mostro...mi hai fatto vivere per la strada, crescere con la consapevolezza che qualcuno mi avesse abbandonato in un cassonetto perchè non ero abbastanza quando invece è stata la tua invidia a portarmi via.Come pensi di trovare il lieto fine che cerchi, strappando agli altri la loro felicità?- urlò Emma con la schiena appoggiata al freddo muro e la voce spezzata dal magone.
Quando Regina aveva confessato il suo mondo si era fermato, aveva rivisto tutta la sua vita nel giro di pochi minuti e si era rivista appena nata avvolta nella copertina bianca e viola che Mary Margaret teneva come ricordo di un qualcosa che non ricordava più.Ecco, lei era la figlia di nessuno.La figlia di due persone diventate due perfetti sconosciuti che erano arrivati ad odiarsi senza sapere di cercarsi da una vita.Lei era il niente e il tutto e Regina lo sapeva.
-Dovrei ucciderti per come sei...- disse portandole un braccio alla gola.
-Ti prego Emma...fermati p-prima che sia troppo tardi, o lo smetti ora o la tua vendetta non troverà mai pace-
-Perchè tu ovviamente ne sai qualcosa, non è vero?Quanta gente hai ucciso, quanti hai separato dalle loro famiglie e portato qui sotto un altro aspetto...avrei dovuto fidarmi di Henry e credergli subito, almeno lui sapeva la verità-
Regina tossì e si sentì venire meno, ormai le lacrime le segnavano le guance e si mischiavano al sangue che le colava dal labbro spaccato, le sentiva sccendere sul collo e dentro alla camicia macchiata.Era stanca e sentiva gli occhi chiudersi, non era un buon segno.
-E-emma, ero arrabbiata, avevo il cuore spezzato, avevo perso il mio primo e unico vero amore per un’ingiustizia, l’avevo perso per colpa di mia madre e per colpa di Biancaneve e ti giuro che mi sentivo come ti senti ora te, arrabbiata, confusa, ferita e abbandonata, volevo far provare a Biancaneve quello che io avevo provato vedendo morire Daniel davanti ai miei occhi, ma non volevo che fosse lo stesso, avrei pensato a qualcosa di immensamente maggiore.Rubare la felicità e il vero amore a chi l’aveva trovato mi sembrava la scelta migliore.Se non potevo averlo io nessuno lo avrebbe avuto.Così ho stretto un accordo con Tremotino e rubato a Malefica, la mia unica amica, ciò che silenziosamente e con cura proteggeva, ho sacrificato il cuore di mio padre e ho creato questo sortilegio nella speranza che tutti, ma proprio tutti, i miei sudditi nella Foresta Incantata sarebbero stati trasportati qui, così è nata Storybrooke.E poi sei arrivata tu e...-
-E io ti ho rovinato tutti i piani con il mio essere così determinata e incerta nelle mie decisioni, ti spaventavo così tanto che hai fatto uccidere il tuo amante polverizzandogli il cuore, hai accusato Mary Margaret per non farla innamorare del Principe Azzurro e non farle ricordare che la sua coinquilina, la cara Emma, fosse la sua figlioletta che ha messo quando era in fasce dentro il tronco di un albero magico, non mi hai permesso di vedere mio figlio, quello che io ho portato in grembo e che ora sta lottando contro la morte perchè accidentalmente è stato avvelenato al posto mio.Come credi che reagirà se riuscirà a sopravvivere?- Emma piangeva e Regina anche, i corpi delle due erano smossi da tremiti e sembravano sputare l’una addosso all’altra il proprio dolore come se nessuno le avesse mai ascoltate davvero, Emma sorreggeva con le braccia il peso di Regina che non riusciva più a stare in piedi.
Potevano essere passati secondi, minuti, ore, ma fuori da quello stanzino era tutto un altro mondo, un mondo fatto di niente, una città fatta dalle bugie del sue stesso sindaco.Quello stesso sindaco che voleva essere felice ma che non ci sarebe riuscito mai.
-Henry è l’unica cosa che mi rimane, lo amo più della mia stessa vita-
-Allora non sai cosa voglia dire amare una persona, non avresti fatto così, avresti rinunciato alla tua felicità per la sua, lo avresti protetto dal vero male e allontanato se necessario, non lo avresti lasciato morire per un errore.Uno stupido errore del cazzo-
-E’ quello che hai fatto tu?Lasciarlo andare e vederlo sfumare verso una nuova vita lontano da te?-
-Glielo dovevo e non ho pensato ad altro, io non ero nessuno, non ero stata nessuno, non volevo che finisse come la bambina che ero stata io-
-Dovrei lasciarlo andare?Lasciarlo scegliere tra me e te?- chiese titubante, la paura di perdere il figlio in ogni lettera che pronunciava, si sentiva forte, Emma l’avvertiva come la prima volta che era arrivata in città.
-Perchè deve sempre scegliere tra qualcuno e qualcun altro, non siamo così diverse, abbiamo due vite diverse ma condividiamo e proteggiamo lo stesso tesoro, io ti odio e tu mi odi ma non per questo Henry deve odiare una e amare l’altra, non è così che funziona in una famiglia-
-Siamo una famiglia?-
-Un trio, non so come lo vuoi chiamare ma direi proprio di sì, lo siamo a tutti gli effeti anche se così distanti-
-Cosa facciamo per prima cosa?- chiese allora Regina facendo un ampio respiro.
-Collaboriamo e troviamo una soluzione a questo errore, il resto si vedrà- le porse stanca una mano mentre con l’altra si asciugava il pianto.
-Il resto si vedrà- ripetè Regina sostenendosi alla bionda.

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Capitolo 8
*** E' per te che sono bianchi i muri ***


Drriiinnn!!
Per quale diamine di mago! Il campanello stava suonando da quasi mezzo minuto e nessuno era ancora andato ad aprire, urlai un disperato Henryyy! nella speranza che mio figlio mi sentisse e decidesse di scendere dal suo letto fatto di fumetti e grovigli di cuffie per la musica e venisse ad aiutarmi.Non ero nella condizione ideale per aprire la porta e accogliere un ospite.
Drriiinnn!
Il rumore si fece più insistente di prima e anche più frequente, Henry lo diedi per morto ormai e mi rassegnai a scendere le scale in tuta, maglia larga e molletta nei capelli.Ero inguardabile.Che imbarazzo!
Drriiiiiinnnnnnn!!
Feci gli scalini a due a due, non mi sarei meravigliata se fossi caduta a faccia all’ingiù e mi fossi spappolata per terra, urlai uno Sto arrivando che mi si strozzò in gola e per poco non inciampai nel tappeto dell’ingresso.
Drriinnn!
E vabbè però che cavolo, se avevo detto che stavo arrivando voleva dire che stavo arrivando, se continuava a suonare non ci mettevo mica meno, anzi, ce ne misi di più per ripicca.Questo era uno dei pochi tratti della vecchia me che ancora mi piaceva sfoderare specialmente con certe persone precise, lì sì che mi soddisfavo.Dovevo dire che era quasi terapeutico, meglio di ogni medicina.
Drriinnn!
Arrivai alla porta ed ero pronta per urlare in faccia al malcapitato la maledizione più malvagia che mi fosse passata per la testa.Magari lo avrei trasformato in zanzara, così sarebbe stato più facile da schiacciare o meglio in un pesce rosso, Henry ne voleva uno da un pezzo e non credevo esistesse peggiore tortura che essere l’animaletto domestico di quella bestiola di mio figlio.Già, quella sarebbe stata la pena ideale.
-Razza di sciagurato rompiballe, che cosa vai rompendo alla mattina così presto?- dissi con tanto di voce teatrale degna di una delle star più brave di Broadway.
Lo sciagurato, o meglio la sciagurata, alzò gli occhi per guardarmi e non appena incontrò il mio sguardo sorrise appena.
-Buongiorno anche a te Regina!- mi salutò allegramente appoggiandosi distratta allo stipite della porta.
Emma.
E certo, non potevo mica non immaginarmelo che sarebbe stata lei.E pensare che avrebbe fatto una brutta fine da lì a cinque secondi, poverina, me la immaginavo mentre saltellava trasformata da pesce con i capelli biondi e la giacchetta di pelle che aveva sempre.
-A cosa devo il piacere della tua visita?- domandai non ricordando particolari avvenimenti o strani torti che potevo averle fatto questa volta.
-Si da il caso che io sia qui, a palazzo, su invito della Regina stessa- mi rispose sorridendo.
Ma che cavolo, io ti stavo per fare qualcosa di brutto e tu continui a sorridermi come se non avessi pensato nulla, così mi uccidi Emma Swan, mi uccidi di brutto perchè io adoro quel tuo dannato sorriso e anche la tua giacchetta di pelle.In poche parole adore te, e questo è...strano.
-Davvero?- non ricordavo proprio, mi guardò e io la guardai e poi mi riguardò e di nuovo la guardai e alla terza volta che lei mi guardava e io la guardavo decise che era meglio tirare fuori quel foglio stropicciato sul quale riconobbi la mia scrittura ordinata e pulita.
Ovviamente il foglio in origine era stato elegante e pulito a sua volta ma nelle mani di Emma anche un granello di polvere sarebbe stato stropicciato.Era inevitabile.
-Carissima e mai desiderata Emma, lo so che IO...sottolineato tre volte Regina, tre volte...non chiedo mai favori a nessuno nè tantomeno a te perchè diciamocelo, non ti lascerei sola a casa mia neanche se la casa fosse in demolizione...che carina, mi salveresti da morte certa, un briciolo di cuore lo hai anche tu allora...vorrei, questa volta e solo questa, fare un’eccezione alla regola chiedendoti una mano per una sorpresa ad Henry, una grande sorpresa.Prometto che ti concederò qualche spazio libero in più con tuo figlio.Augurandoti una settimana ricca di imprevisti e lavori faticosi, la tua amata Regina.P.S suona quante volte vuoi a tuo rischio e pericolo- lesse Emma imitando la mia voce e rendendola più altezzosa e infantile.
Ah certo, ora mi ricordo, la sorpresa, Henry, Emma, il muro bianco e la pittura.
-Immagino che tu voglia entrare- dissi facendola accomodare nell’ingresso sempre guardandola come a volerla studiare.In realtà credo di aver passato così tanto tempo a studiare le sue mosse, i suoi interessi, i suoi passi falsi, le sue debolezze che non ero riuscita ad imparare il suo carattere sbarazzino e autonomo, non mi ero abituata a vederla al mio fianco alla guida di Henry, non l’avevo vista ccome Emma.Ed ora era lì, in piedi davanti a me ed era solamente Emma.
-Vuoi qualcosa da bere?Caffè, Tè, acqua?- lo chiedevo per cortesia, perchè in fondo ero una regina ed ero raffinata, dovevo esserlo per ricordarmi la parte buona di me stessa.Lo chiesi invano perchè sapevo che Emma non avrebbe accettato nulla di mio, non dopo che avevo programmato di stecchirla con una sfogliatella alle mele avvelenate direttamente dalla produzione ad origine protetta della foresta incantata e con tanto di morso di Biancaneve.Il morso del nemico aveva aggiunto un profumo speciale, oserei dire vendetta essiccata al sole e conservata e stagionata sotto le macerie di Storybrooke e dintorni.
Ma ora, avendo Emma lì, non pensavo alla vendetta o alla sorpresa, pensavo ad Emma.
-Dove cominciamo?- la guidai per un corridoio al secondo piano fino ad una stanza enorme con grandi finestre che avevo già fasciato e preparato alla trasformazione.Emma buttò a terra lo zaino e trafficò al suo interno tirando fuori pennelli e rulli e una maglia bianca e un paio di pantaloncini neri davvero molto corti che contrastavano con la sua pelle chiara.Come se fosse la cosa più naturale da fare Emma si tolse lavecchia maglia e mise quella bianca, dopo fece lo stesso con i pantaloncini.
Diosss!Non dovevo pensare in quel modo, non di Emma, non in quella situazione ma cavolo, aveva un corpo spettacolare e non avevo potuto fare a meno che guardarla spogliarsi con gli occhi sgranati e la bocca asciutta arrossendo pian piano alla vista del reggiseno nero di pizzo e alle mutande abbinate.Quando ebbe finito mi si avvicinò e, con grande comicità, mi chiuse la bocca ridendo.
-Che?- feci io confusa sapendo benissimo di essermi incantata.
-Mi sembrava di aver visto la tua bocca scendere sempre più giù e cadere verso il basso mentre mi spogliavo- bastarda, i doppi sensi non li reggo.Ammetto che sei stata brava a provocarmi, hai colto l’occasione ma mi farò perdonare.
-Io non ti stavo guardando-
-No, hai ragione scusa, eri troppo occupata a spogliarmi con gli occhi, non pensavo ti facesse un effetto del genere vedendo una ragazza seminuda, pensavo ti piacessero solo i principi, non le principesse-
Infatti non mi piacciono le principesse o tecnicamente sì perchè tu sei una sorta di principessa nelle favole e di sicuro lo sei per me però...cavolo, mi mandi in pappa il cervello, meglio raffreddare tutto nella pittura.
Con molta poca voglia di scendere di nuovo le scale decisi di far salire i secchi di colore direttamente fino alla stanza.Avevamo a disposizione così tanti colori che credevo non ne potessero esistere in quel numero.Io volevo il rosso, si potrebbe dire per la mela, ma non solo, Emma voleva il verde e il giallo, ma io non volevo l’arancione quindi niente rosso e giallo vicini, Emma non voleva il viola quindi il blu era da scartare vicino al rosso ma con il giallo avrebbe creato solo altro verde.E troppo verde è il colore di Tremotino, mi mancava solo quello nella stanza di mio figlio.
-Senti, abbiamo così tanta scelta che non vale la pena non usarli tutti, facciamo un gioco, un intreccio di colori e creiamo qualcosa di fantastico.Per esempio: prendi uno dei pennelli grandi, intingilo nel colore che vuoi e poi schizzalo sul muro bianco- mi disse porgendomene uno.
Allora, da dove cominciare.Sì da, togliamoci il pensiero subito, intinsi il pennello nel barattolo del rosso e lo lanciai con forza contro il muro, al contatto con il bianco il colore esplose e si divise in tante direzioni, sembrava una ragnatela, senza volere avevo sporcato anche la maglia di Emma che mi sorrise.
Lei continuava a sorridere e io continuavo a farmi del male stando a guardare quella bocca che rideva per me, parlava a me e non so cos’altro mi avrebbe potuto fare...Regina smettila e scusati.
-Emma mi dispiace, per la maglia-
-Oddio Regina, pensa che questa maglia è talmente costosa che l’ho pagata meno di tre pacchetti di patatine ed è così di marca che è pure di seconda mano, non hai idea dell’enorme danno che hai fatto- prendimi in giro che ti sistemo io.Aspetta e spera che la Regina Cattiva non scateni la sua ira.
-Mi prendi in giro?-
-E’ corretto, mia cara, io lo chiamerei più prendere per il culo ma lo so che questa casa bandisce le parolacce- disse imitando la risatina isterica e nervosa di Tremotino –Ti perdonerò solo se tu mi laserai fare questo- non me ne accorsi neanche ma mi passò due dita su ogni guancia e le colorò con toni diversi.Era una guerra?E che guerra fosse!La soldatessa che era in me si stava già scaldando facendo streatching e giri di corpo.
-Quindi ora sono marchiata?- disse alludendo ad altro che delle semplici righe di colore.
Emma annuì sicura schizzando un po’ del suo colore sulla parete.Mi avvicinai furtivamente e le sussurrai all’orecchio.
-Beh...allora non vedo perchè tu non lo debba essere- mentre lo dicevo le pitturai due strisce rosse e blu sul collo lei, vedendo il viola che si era mischiato sulle mie dita, mi pizzicò il fianco sorridendo.
-Questo è un colpo a tradimento, ho diritto a due tiri liberi-
-Cioè?-
-Mettiti davanti alla parete, scegli il primo colore, il secondo è a sorpresa-
-Celeste- dissi velocemente prima di posizionarmi davanti alla bionda, Emma mi guardava fissa negli occhi, prese uno dei rulli e si assicurò che fosse bene grondante prima di avvicinarsi con un urlo di battaglia che mi fece piegare in due dal ridere.Diventai letteralmente azzurrina per tutto il busto.
La pittura iniziava a tirare e io mi sentivo stranamente euforica, avevo voglia di fare lo stesso a Emma, volevo che diventasse un arcobaleno.Forse volevamo colorarci più a vicenda che pitturare quel muro bianco.
Il secondo colpo non tardò ad arrivare, ma era diretto alla parete e non a me.
-Ricordiamoci che siamo qui per quella!- disse indicando le mie spalle.
Ovvio?Quando mai avevo pensato qualcosa di diverso da questo, Swan dubiti di me?Fai bene.
Ci dedicammo con più cura a finire il nostro obbiettivo, dipingevamo attente cambiando i colori ogni dieci pennelate, ci sfioravamo appena, ma era già bello così, Emma era caldissima, la sua pelle mi riscaldava anche se solo sfioravo il suo pollice, profumava di cannella e di buono ed era piacevole passare del tempo con lei.
Eravamo arrivate alla fine della parete delle finestre e avevamo bisogno di riposarci un po’, bere qualcosa e magari mangiare, Emma fece per aprire QUELLA porta ma io la bloccai in tempo.
Senti ciccina, dove credi di andare conciata in quel modo e con quelle mani? Tu non esci da questa stanza finchè non ti sei lavata per bene.
-Ehi, prima di venire qui ho preso il pranzo da Ganny’s per entrambe, ho pensato che avremmo avuto bisogno di qualcosa di veloce e comodo quindi...tieni, spero che ti piaccia, Granny l’ha fatto apposta per te!- esclamò allungandomi un pacchettino incartato che non aveva un bellissimo aspetto, era stata gentile, ma non dubitai che non si fidasse ancora di me.
-Vuoi qualcosa da bere?- chiesi rinnovando l’offerta che avevo fatto al suo arrivo, questa volta la sua risposta mi stupì.
-Sì, grazie Regina- mi rispose sorridendo.
-Che cos...-
-Quello che vuoi tu, quello che prendi tu mi andrà benissimo, mi affido a te, fai conto che sia cieca, non posso guardare quello che fai e non voglio nemmeno farlo, mi fido di te-
Okkeei!!Mi aveva completamente spiazzato, le opzioni erano due: o era talmente assetata da essere quasi disidratata e non poteva fare altrimenti, o si stava fidando davvero di me.Optai più per la prima, in effetti era un po’ pallida.
Tornai poco dopo con due bicchieri di sidro di mele, Emma mi guardò titubante e io feci due più due e capì: sidro di mele più mela avvelenata uguale a niente perchè questa volta ero innocente davvero.
-Sul serio Swan, è pulito, non l’ho corretto!- mi giustificai notando la sua espressione.
-E chi ha detto nulla, ha fatto tutto la tua testa, dai la colpa a lei, vieni qui che c’è tanto da fare ancora- mi indicò il pavimento accanto a lei e io mi ci fiondai, avevo fame e bisogno di respirare il suo profumo.
Mangiammo in silenzio sfiorandoci ogni tanto per accartocciare i pacchetti o prendere i bicchieri, la pittura si stava asciugando più velocemente del previsto.Era bella, stava venendo bene, aveva ragione Emma, così era più naturale ed Henry sarebbe impazzito visto l’entusiasmo di sua madre.
-Riprendiamo?- mi prese per mano e mi alzò, io mi diedi un po’ di slancio e mi ritrovai a meno di dieci centimetri dalla sua bocca, i suoi occhi verdi mi guardavano, il suo respiro caldo lo sentivo sulle labbra.Volevo baciarla, lo volevo così tanto che me ne sarei fregata del lavoro che c’era ancora da fare, non era una cosa solo di oggi, era da un po’ che la sentivo la bestiolina dell’amore, la scintilla che mi riscaldava il cuore.
Anche lei lo voleva, lo sentivo nel suo respiro meno regolare, si chinò verso di me ma io mi spostai di colpo così poggiò le sue labbra sulla mia guancia.Diooo!Già così era un qualcosa di woow...Regina Mills ti stai prendendo una vera e super evidente cotta per Emma Swan alias la Salvatrice o la madre di tuo figlio.
-Io...io scusa Regina, è l’abitudine, è meglio che torniamo...di là, scegli il prossimo colore che una parete l’ho fatta quasi solo io- la voce di Emma era strana, non era velata di imbarazzo ma non era nemmeno più euforica, era semplicemente strana.Forse ci era davvero rimasta male di quel bacio mancato.
-Si, forse hai ragione te, comunque penso che il giallo qui stia bene, è lontano dal blu e dal rosso, che ne dici?- chiesi speranzosa di dimenticare la scena passata.
-Devo prendermi ancora la mia vendetta per il viola Regina, guardati le spalle perchè posso arrivare ovunque!- mi disse lasciando ampie pennellate –Ad esempio, qui- e mi soffiò in un orecchio, lasciando poi un grosso segno rosso che dal lobo scendeva per la mascella.
-Io direi che vicino al giallo possiamo metterci il violetto, lo so che è un mashio però era avanzata della pittura viola e non posso sprecarla-
-Dammi una mano!-
Obbedì senza fare domande, meglio non peggiorare le idee di quella pazza bionda.
-Prendi un po’ di verde, giallo, blu, rosso, arancione e il resto e poi spiaccicala sul muro, io faccio lo stesso dall’altra parte-
Immersi le mani nella pittura fredda e mi lasciai sfuggire una risata carica di emozioni.Corsi per la stanza vedendo Emma fare lo stesso, ci incontrammo a metà via, lasciammo le impronte che si unirono in un misto di colori che andavano oltre alla sola pittura.Ovviamente, per la mia solita fortuna, inciampai sulla plastica che proteggeva il pavimento e catti in avanti, Emma mi prese al volo tra le sue braccia ma nel farlo cademmo una sopra l’altra.
Questa volta non ci potevano essere più scuse, non volevo trovarne di scuse e non ne avrei cercate da parte di Emma, l’unica cosa che volevo erano quelle dannate labbra sulle mie, quel suo sapore buone unito al mio come la nostra pittura.
Emma non fece nulla se non alzare la testa per guardarmi, ero io la guida, io davo il via e lei aspettava solo quello.Mi strinse forte in un abbreccio e io incastrai la mia testa nell’incavo del suo collo segnato dalla pittura secca.Le accarezzai le guance e poi non ce la feci più.
-Al diavolo!- sussurrai sulle sue labbra, ormai non potevo tornare indietro.
Sospirai al contatto con Emma era strano anche il nostro bacio, era salato e dolce con una punta di amara e un po’ di sorpresa, era colorato e umido come tutti i baci del mondo, ma non era come glia altri baci, era il più bello e dolce che avessi mai dato, era Emma e io non volevo altro che passare il pomeriggio a baciarla e coccolarla e colorarla.
Regina Mills ma che cosa ti sta succedendo?Sembri come se in balia del vento ti volessi tuffare nelle onde per soffrire meno il mal di mare.Emma è la tua onda, è la terra ferma e tu, Regina Mills, sei ormai così diversa da quella che eri tanto tempo fa al tempo del C’era una volta.
Te Regina Mills, sei innamorata di una squilibrata bionda che è innamorata di te dal primo giorno che ti ha visto in tuta e maglia larga.

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Capitolo 9
*** ...E la colomba vola ***


Casa Mills era avvolta da un piacevole silenzio, tutto era tranquillo e al suo posto: i fiori e il prato erano innaffiati in giardino, la casa era in ordine, l’arrosto con le patatine cuoceva in forno ed Henry guardava un film in tv senza parlare.Regina non ricordava quando fosse stata l’ultima volta che aveva visto casa sua così in ordine da quando Emma era venuta a stare da lei; era appunto silenziosa perchè la sua abitante più rumorosa era ancora al lavoro e sarebbe tornata a momenti.
Regina era impaziente di vederla, era stata una settimana intensa per entrambe, tanto che arrivavano alla sera troppo stanche per poter parlare o passare del tempo insieme dopo cena, meno male che di lì a poco avrebbe riavuto indietro la sua famiglia al completo.
Incominciò ad apparecchiare aiutata da Henry che controvoglia aveva ubbidito all’invito della madre; non era più la Regina cattiva della foresta incantata, ma aveva ancora i suoi assi nella manica per convincere le persone, e tra questi non c’era nessun accenno a fare la carina o la dolce.Tutt’altro.
Scompigliò dolcemente i capelli del figlio e respirò il suo profumo che era un misto tra il suo, quello di Emma e l’odore del sapone per il bucato.Era così cresciuto negli ultimi tre anni che aveva perso quell’aria impacciata da bambino sostituendola con una nuova aria impacciata da ragazzo un po’ più grande, almeno si faceva ancora abbracciare.La crisi adolescenziale non aveva ancora bussato alla loro porto, meglio così pensò Regina.
Mentre ancora pensava ai problemi di suo figlio suonò il telefono, guardò l’orologio, segnava le sette e mezzo, era l’ora di cena e loro non aspettavano chiamate da nessuno di importante, pensò che fosse uno stupido scherzo o uno dei nani che aveva sbagliato numero, dopo un attimo di indecisione Henry glielo rubò dalle mani e rispose al suo posto.
-Pronto!-
Dall’altra parte sentì tanto rumore e il gracchiare della linea.
-Sono Whale, Henry, ho bisogno di parlare urgentemente con tua madre, è importante.Me la puoi passare?- la voce di Whale era agitata e spaventata, sembrava in ansia.
-Un secondo che la chiamo-
Henry diede un urlo alla madre che era andata a controllare la loro cena e le portò il telefono sibilando che era urgentissimamente richiesta la sua voce.
-Whale, se vi hanno tagliato di nuovo la luce, non sono io la causa ma quell’incapace del nano elettricista.Puoi richiamare per le lamentele domani, sto aspettando la mia fidanzata...- disse Regina, ma fu interrotta dal suono fastidioso di un’ ambulanza.
-E’ questo Regina, io...ascolta, lo so che è difficile, ma...devi venire all’ospedale immediatamente!-
-Ma Emma?Glielo avevo promesso...-
-Regina, Emma non verrà- Whale lo disse con voce spenta, fredda, impassibile, ma era solo l’aspetto professionale perchè il suo cuore stava piangendo.
-Come non verrà?E’ lì con te?-
-Sì è qui, ma non nel modo in cui pensi tu...è...- gli tremò il labbro e gli crebbe in gola un enorme magone.
-Lei è...è morta?- Regina si sentì mancare la terra sotto ai tacchi, si allontanò dal salotto e si ritirò in un angolo lontano da Henry, non voleva che sentisse anche lui, non voleva che lo sapesse così.
Dall’altra parte della cornetta Whale respirò.Regina non lo voleva credere, non lo poteva credere.
-Lei, non è morta però...-
-Ti prego, dimmi solo la verità, non voglio giochi di parole, voglio solo la verità-
-L’hanno investita mentre tornava a casa, la sua macchina si è accartocciata come carta pesta e ha preso fuoco, ha diverse ustioni, costole rotte e traumi interni, dubito che riesca a sopravvivere a questa notte-
Regina sentì gli occhi pizzicarle, aveva male ovunque come se dentro a quell’auto ci fosse stata lei, come se in quel letto di ospedale ci fosse stata davvero lei, perchè in fondo c’era lei, un pezzo della sua anima, del suo cuore se ne stava andando e lei non riusciva a dire niente.
-Come fai a dirmelo cosi?- disse Regina in un soffio di voce.
-E’ soltanto la prassi- la informò Whale.
-Fanculo alla prassi e fanculo a te e fanculo anche a quell’altro che l’ha investita- urlò sbattendo forte una mano su un armadio ferendosi, se ne fregò del taglio, era l’ultimo dei suoi pensieri, il primo di sicuro era Emma.
-Dieci minuti e sono lì...Henry?Lo devo portare?- chiese titubante.
-Come credi, potrebbe essere l’ultima volta che vede sua madre- detto questo chiuse la chiamata lasciando Regina nel buio e nell’angoscia più totale, non aveva più aria nei polmoni, non aveva la forza di uscire da quella stanza e dire a suo figlio la verità, proprio lei che voleva tanto la verità adesso non sapeva come comportarsi.Sentiva le lacrime farsi strada sul suo viso, gli occhi le bruciavano, voleva urlare e tornare indietro nel tempo per salvarla, per impedire che qualcuno le portasse via di nuovo l’amore.
Quando prese coscienza raggiunse il figlio e lo strinse forte a sè, noto i suoi occhi lucidi e capì che aveva origliato la loro conversazione, non si arrabbiò con lui, ma con se stessa per non averlo protetto.
-E’...è così, davvero?- domandò facendosi piccolo –La mamma se ne sta andando?-
Regina non rispose, represse un’altra ondata di lacrime e lo abbracciò più saldamente.Spense il fuoco promettendo che non avrebbe più toccato cibo fino a quando sarebbe successo l’inevitabile e lanciò la giacca ad Henry che chiuse le luci.
-Mamma, io ho bisogno di correre fino da lei, devo correre- disse tirando sù con il naso.
Regina annuì apatica e gli strinse la mano prima di guardarlo allontanarsi correndo verso l’ospedale, ogni tanto lo sentiva gridare e lo vedeva tirare calci al nulla davanti ai suoi piedi
Si tirò sù il cappuccio della felpa e si lasciò andare bagnandolo di calde lacrime.La consapevolezza è il dolore peggiore e lei ormai era consapevole di aver perso Emma per sempre.Lo doveva accettare e doveva essere pronta per sostenere Henry perchè tutto sarebbe arrivato insieme.
 
All’entrata fu bloccata da Mary Margaret che la prese tra le braccia e la strinse a sè ascoltando silenziosa i lamenti di quel corpo che sua figlia amava tanto.E Regina per risposta si lasciò completamente al dolore e pianse lacrime amare e nel frattempo cercava di calmare se stessa e Mary Margaret.
-Lei ti vuole vedere, vuole la sua famiglia- le disse amorevolmente Biancaneve poggiando una mano sulla sua guancia.
Henry le strinse la mano ed insieme si avviarono per il lungo corridoio bianco.Camminavano sincronizzati trascinando i piedi e tenendo lo sguardo basso e fisso sulle loro mani incrociate.Erano rimasti loro e basta e quel triste ospedale.
Regina aveva sempre odiato gli ospedali, li chiamava culla del dolore perchè le madri provavano dolore a partorire e i pazienti erano costantemente vittime di dolore e sofferenza, a volte supplicavano che qualcuno li potesse salvare da quel male facendoli morire una volta per tutte.L’ospedale era un doppio mondo dove morti e vivi condividevano lo stesso letto.
Emma era sola in un lettino di terapia intensiva, sembrava dormire ed era irriconoscibile: aveva il volto coperto da graffi, il naso rotto, il braccio destro ustionato ed era completamente intubata.
Henry le accarezzò il braccio sano e le prese la mano tra le sue senza lasciare la presa su quella di Regina; Emma era fredda, ma non era il freddo di un corpo morto, era il freddo di un corpo vivo che stava morendo perchè Emma era lì e stava morendo sotto i loro occhi.
-Ciao mamma!Io non lo so se mi puoi sentire o se sei già andata in un posto migliore.Mi dispiace così tanto vederti così.Ti ricordi quante avventure che hai fatto insieme al tuo Ragazzino, ti ricordi quando ti parlavo del sortilegio e tu ti ostinavi a non capire e poi tutti i tuoi problemi, i cattivi da affrontare, il ghiaccio, Pan.Sai quante volte ho sorriso pensando alle nostre avventure!- la voce di Henry era dolce, sottile, sperava in questo modo di alleviare il passaggio.
-He...Henry...mi dispiace- soffiò Emma schiudendo gli occhi e guardando le due sagome vicino a lei, Regina le stava accarezzando una guancia, aveva gli occhi rossi ma erano completamente asciutti.
-Come stai?- chiese il ragazzino.
-Come se tutti i miei nemici si fossero messi d’accordo per sconfiggermi una volta per tutte- rispose la bionda.
-Possibile che riesci ad essere ironica anche in un momento del genere?- domandò retorica Regina.
-E’ l’ultima volta che lo posso fare- ammise dispiaciuta Emma.
-Non dire così mamma, il dottor Whale ti salverà- le promise Henry.
-Sono sicura che in un modo o nell’altro vivrò sempre con voi- disse Emma –Regina, mi dispiace di aver rovinato la nostra cena da famiglia perfetta-
-Ti prego, non fare così, non dirlo nemmeno per scherzo, non hai rovinato nulla, io...io- tentò Regina ma fu fermata da un gesto della bionda che le afferrò con la poca forza che aveva la mano.
-Shhh, va bene così- Regina passò il pollice caldo sul dorso della mano -Come state voi?-
-Come fai a pensare a noi adesso, tu sei lì e noi non riusciamo a fare altro che pensare a come fare senza te e tu invece sembri così serena e tranquilla- sospirò Henry.
-La verità è che io sono serena dentro perchè so che ho vissuto bene-
-Ma adesso stai male-
Regina posò l’altra mano sulla spalla del ragazzo e la mosse infondendogli calore e tranquillità.
-Adesso, Henry, è poco rispetto al tutto.Io sono stata bene con voi, ho conosciuto te, la mamma, i nonni.Ho conosciuto la mia famiglia ed è bello- Emma accennò un sorriso, umettandosi le labbra secche e screpolate.Stava male, ma loro erano lì con lei e lei non pensava al dolore in quel momento.
-Sei felice?-
-Sì-
Emma tornò a chiudere gli occhi cercando di respirare un po’ d’aria da sola, ma fallendo si affidò all’ossigeno.
-Henry, vai dai nonni, ti aspetto là- disse Regina invitandolo ad uscire per lasciarle sole.
Cavolo, era il loro ultimo momento di coppia, l’ultimo piccolo angolo di intimità che potevano avere.Sarebbe stato il ricordo più doloroso e bello al tempo stesso.Regina si appoggiò al letto accarezzandole i capelli.
-Devi rimanere forte per lui, fallo per noi- disse Emma voltandosi verso di lei.
-Io ti giuro che lo trovo e lo ammazzo a quel bastardo che ti ha ridotto così, ti giuro che lo farò fosse l’ultima cosa che faccio in questa vita- esclamò arrabbiata Regina pur sapendo che sarebbe stato impossibile.
-Gina, smettila, non vivere da arrabbiata- la calmò l’altra.Come faceva ad essere così attenta agli altri mentre avrebbe dovuto pensare solo a se stessa –Ho scritto una cosa, era pronta da un po’...leggila quando non ci sarò più-
Regina strinse forte li occhi e contrasse la mascella reprimendo l’angoscia che si stava impossessando del suo corpo.Emma le indicò la sua giacchetta di pelle rossa, o quanto ne rimaneva, le disse di frugare in una delle tasche e quando Regina ne estrasse un foglio piegato e bruciato sorrise debolmente.
-Sono stanca Gina-
Regina la zittì e cercò di cullarla a sua volta ma era inquieta.
-No, devi rimanere con me, pensa a qualcosa di bello e rimani sveglia e passerà anche questo-
Emma rise e anche se era quasi un sussurro Regina si beò di quella risata.
-Lo sai che non posso-
Regina respirò e rispose annuendo, lo sapeva fin troppo bene.
-Vuoi che faccia qualcosa, i cuscini, le coperte?-
-Regina, ho paura di morire!-
-Non ne devi avere, piccola mia, non devi avere paura di nulla.Ci sono io qui con te!-
Scosse la testa e aprì un’ultima volta gli occhi, si sforzò e fece incontrare le sue pupille verdi con quelle scure della regina, si perse in quel mare di pensieri e si domandò tante cose.
-Vorrei...vorrei che fossi tu a prendere il mio ultimo respiro-
Regina sembrò sorpresa e non riuscì a capire subito.
-Il bacio del vero amore forse ti può salvare-
-Non si tratta di magia Gina...è diverso- disse la Salvatrice, non avrebbero potuto spezzare un incantesimo che non esisteva nemmeno -Voglio uno dei tuoi baci che mi hanno sempre tolto il fiato- disse Emma rilassando per quanto poteva il corpo –Ho bisogno di un ultimo ricordo felice di te.Con te-
Regina si avvicinò piangendo, Emma le asciugò con il pollice una lacrima e se la portò alle labbra, il dolore era una forma strana di amore ma faceva lo stesso parte di quel grande insieme.
-Non piangere amore mio...io...ricorda la lettera- disse solo, gli occhi inumiditi.
Respirò il fiato di Regina per quell’ultima volta e unì le loro labbra in un bacio dolce, pieno di amore e salato per le lacrime, rimasero così per qualche secondo, poi Regina si staccò tremante.Emma era immobile, la sua mano ancora stretta con la sua ma sempre più fredda.Pensava che fosse arrivata.Sperava che stesse bene.
-Ti...amo- sussurrò tossendo prima di rilassarsi completamente e lasciarsi andare sul materasso.
-Ti amo anche io- le rispose Regina che non trattenne più le lacrime, strinse la sua mano più forte mentre il rumore della macchina a cui era attaccata le ovattava le orecchie, le sembrava di essere finita in una bolla fuori dal mondo, aveva perso Emma, la sua Emma, il suo amore.Aveva perso una parte di se stessa e si sentiva così vuota, fredda.Non si accorse dei medici che tentavano di soccorrere invano la sua ragazza mentre Whale la consolava e le diceva che gli dispiaceva.Lei non sentiva niente, nulla.
Voleva solo tornare a casa e piangere da sola nel buio della loro stanza abbracciata a quel cuscino che non avrebbe più saputo di Emma, non avrebbe più saputo di cannella e buono.Non l’avrebbe più fatta sorridere.Voleva solo tornare a casa e dormire per sempre con lei; prima però doveva ultimare la sua promessa.
 
mia cara Regina,
non avrei mai voluto scriverti questa lettera, non avrei mai dovuto pensarci eppure sono giorni che la porto con me, per precauzione, non vorrei lasciarti senza un bel ricordo di me.Lo so che scrivo male, ma sforzati di capire per una volta.
Avrei dovuto darti ascolto su parecchie cose: avrei dovuto cambiare la macchina perchè potrebbe attirare la mia morte dato il suo sgargiante colore, avrei dovuto mangiare più sano e vedere meno film, ma sono un po’ strana e tu lo sai.Ormai mi conosci meglio di chiunque altro ed è ancora più difficile doverti dire queste cose perchè ho l’impressione che succederà presto e mi dispiace solo non aver speso tutto il mio tempo con te.Sai devo dirti che l’idea di morire mi spaventa, ho paura Regina, ci credi?L’ho detto sul serio, ho paura di perdere quello che ho trovato, di perdere te, di sentire dolore.Ho paura.
Diciamo che le nostre prime volte non sono andate un granchè: la prima relazione di entrambe è finita male o molto male come nel tuo caso, il nostro primo incontro non è stato dei migliori visto che dopo hai cercato di uccidermi per quasi un anno, il nostro primo bacio è stato a dir poco bagnato, ti ricordi che diluvio?Mamma mia che freddo che faceva ma tu mi stringevi e mi riscaldavi, la nostra prima volta è stata a dir poco imbaazzante e non voglio ricordarla perchè davvero, è imbarazzante!Penso che la nostra prima morte rispetterà i canoni delle altre prime volte.
Quando me ne andrò voglio che tu divida la mia vita in tanti pezzettini, separali ben bene secondo i tuoi interessi e poi uniscili ai tuoi, vivi la vita per due: corri un po’ anche per me, gioca anche per me, mangia, dormi, leggi, cresci Henry, fai l’amore anche per me, innamorati anche per me perchè io ci sarò per te e te avrai qualcosa di molto prezioso e di mio.Tu avrai il mio ultimo respiro e il mio cuore e io veglierò su di te per sempre!
E ricorda che, quando guarderai il cielo e vedrai una colmba bianca volare, alta e fiera, sappi che sono io e che ti sto appoggiando con tutto il mio cuore.
Comunque andranno le cose, se anche dovessimo lasciarci manterrò fede alla promessa.Te lo prometto, hai la mia parola.
Arrivederci Gina!
Ti Amo!
La tua, Salvatrice.

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Capitolo 10
*** E' per te il tredici dicembre ***


Uscì di corsa dal mio ufficio salutando quel buon uomo di mio padre che gentilmente si era offerto di cambiare il mio turno con il suo per farmi uscire prima delle sei, del resto lui non aveva programmi per quella sera, io sì, eccome se ce li avevo.In realtà non c’era nulla di certo, ma era sempre così quando si trattava di dover uscire con Hook, lo era sempre stato fin dal nostro primo incontro.
Hook era incerto e disordinato e devo dire che con una disordinata e confusa come me ci stava benissimo.Eravamo una strana coppia io e lui, un po’ fuori dal normale: non era niente di ufficiale anche se andavo da lui da almeno due mesi quasi ogni sera, mangiavo con lui, baciavo lui, uscivo con lui.Uncino mi dava tutte le attenzioni che avevo dimenticato dimenticando Neal, lo consideravo la mia nuova ancora di salvezza, il mio punto fisso.
Era la mia seconda stella a destra che mi avrebbe portato a Storybrooke e mi avrebbe guidato.Santo cielo Swan, ti stai innamorando sul serio di un pirata.
Sospirai e prosegui verso casa mia, decisi di fermarmi da Granny’s per uno dei caffè che solo Ruby sapeva preparare e che mi rallegrava immediatamente la giornata; la salutai sorridendo e aspettai la mia ordinazione al bancone chiacchierando con Granny a proposito del gossip della città...eh Leroy, Leroy, Leroy, a quanto pare hai conquistato il cuore di una dolce fatina...che cosa inquietante anche solo da pensare.
Ruby mi servì e poi si avvicinò alla figura di fianco a me che sembrava più stanca del solito e più depressa del solito, ovviamente non si poteva dire che il resto dei giorni fosse allegra e di buon umore, ma non mi aveva ancora insultata o presa in giro con quel suo modo da stronza perfettina un po’ altezzosa quindi aveva decisamente perso dei colpi.
-Caffè doppio e amaro!- ordinò sbuffando portandosi le mano alle tempie, non mi guardò neanche, davvero mooolto strano.Qualcosa non andava per davvero.
-Giornatina interessante?- chiesi curiosa.
Regina sospirò e voltò il suo sguardo su di me.E sì, era anche pallida.Brutto, brutto segno.
-Direi piuttosto impegnativa, ma qual buon vento ti porta seduta vicino alla tua acerrima nemica, Swan?-
Eccola la mia Regina e il suo velato sarcasmo.
-In realtà sei tu che ti sei seduta qua, io c’ero prima di te- dissi imitando la sua voce.Mi piaceva prenderla in giro.
-Come vuoi, come mai proprio qui?-
-Perchè qui è Granny’s, e Granny’s è Granny’s, cosa c’è di meglio?E poi, dovrei avere uno pseudo appuntamento con Hook!-
Regina sorrise alzando un sopracciglio, la odiavo quando cercava di indagare sui dettagli, era...strano.
-Ufficializzerete mai la vostra relazione super clandestina o siete talmente aperti che gli lasci avere più di una donna al suo fianco?- domandò retorica, la gguardai scioccata e poi guardai Ruby che mi fece segno di voltarmi e mi undicò un tavolo un po’ in disparte.Di spalle c’era una ragazza, sembrava alta e bionda, era vestita bene e sembrava avere molto da “offrire” dato che il MIO pirata sbavava praticamente sul tavolo, leggevo nei suoi occhi la voglia di quella ragazza e mi sentì ferita dentro come se una fiamma bollente mi stesse solleticando il petto sempre più forte da farmi scottare.Ero gelosa o forse solo arrabbiata?Non lo sapevo, sbuffai sonoramente e decisi di ignorarlo, sapevo che prima o poi mi avrebbe vista, forse lo stava facendo apposta.
-Lascialo stare, fossi in te ne cercherei uno più affidabile, tra tutti proprio un pirata ti sei presa!-
-Disse la Regina più temuta e spietata della foresta incantata!- esclamai io non riuscendo a trattenermi.
-Emma, di solito sai come la penso su Regina...- cominciò Ruby ma la mora fu più svelta e la interruppe con un “Ehi, si può sapere che vi dite voi due alle mie spalle” a cui la mia amica rispose con un “Tante, tante belle cose” che mi fece scappare una risata –Dicevo, che sono sempre contraria alle idee drastiche e molto masochiste di Regina, ma penso che questa volta abbia ragione, lascialo stare, che sbavi pure dietro a quella bionda ossigenata e tinta che per altro ha davvero un cattivo odore.Lascialo stare con lei!-
-Strano che a parlarmi di sbavare, odore e lasciare stare il proprio fidanzato sia quella stessa mia amica che ha mangiato l’unico che abbia mai avuto!-
Lo so era cattiva, ma mi sentivo attaccata dalle mie amiche, Hook si stava comportando da vero pirata, ma io non riuscivo a non vederlo solo per Killian Jones che mi aveva fatta innamorare.
-Allora fai testa tua e sbatti la faccia contro la realtà, se lui è la vuol dire che tu non gli basti, forse non sei abbastanza brava a letto, Miss Swan!-
Regina, Regina, Regina, se solo sapessi.Mi fa sorridere e mi toglie le parole di bocca, non so davvero come rispondere.
-Regina, lo so che anche tu muori dalla voglia di venire a letto con me- dissi accarezzandole una spalla.
-Mi hai scoperta Miss Swan, e io che volevo rimasesse un segreto, ora lo sa pure Ruby, sarà la prima a cui racconterò la tua performance- rise lei con tono seducente lasciandomi un bacio sulla mascella.
-Ridi, ridi, poi ti faccio vedere io- ci sfidavamo a colpi di doppi sensi e coccole che sembravano un po’ troppo esplicite per un locale del genere, Ruby ci lasciava fare, sorrideva continuando a pulire bicchieri.Mi sporsi oltre il corpo di Regina e vidi lo sguardo di Hook incenerirmi, i suoi occhi fissavano i miei, e sembrava aver perso l’attenzione per quell’oca che aveva davanti che le stava provando tutte per attirarla nuovamente su di sè.
-E’ una sfida Miss Swan?Mi vuoi sfidare a chi riesce a portare l’altra più vicina al limite?Cosa avrei in cambio?-
-Questi sono discorsi da Tremotino, non ti farò firmare un contratto per venire a letto con me!-
-E chi ha detto che comunque ci verrei?-
Tu me lo stai dicendo, cavolo, il tuo corpo sta diventando sempre più caldo e sempre più vicino al mio, la tua voce è roca e dannatamente sexy e a me sta iniziando a mancare l’aria e cosa ancora più strana sto iniziando a pensare a te in quel modo, Regina, sto pensando a te e non a Hook ed è...strano anche questo.
-I tuoi occhi mi danno la conferma, signor Sindaco- risposi io sicura.Sentivo lo sguardo di Hook sulla mia schiena e, nonostante fosse quasi inverno sembrava agosto dentro a quella stanza.
-Sembri molto sicura Swan!Devo chiedere al capitano il livello delle tue capacità?-
-Se proprio insisti ti basta chiedere al Lupo!- le dissi io avvicinandomi sempre di più.Vedevo Regina pensare, la sentivo respirare e la vedevo dubbiosa.
-Aspetta...cosa?Tu e lei?...cioè tu e ruby...davvero?- chiese tra l’imbarazzato, il curioso e l’eccitato.
Non avevo intenzione di andare giù con i particolari, non avevo intenzione di raccontare di nuovo quella storia.Era abbastanza imbarazzante, non so quanto amai Rubty nel momento in cui prese la parola.
-E’ successo una volta sola prima che lei spezzasse il sortilegio- disse arrossendo, sì, poteva andare, insomma era andata più o meno così.
-E?- chiese Regina.
-E niente dai...lei era sola e io ero sola, avevamo bisogno l’una dell’altra, è stata solo un’avventura e ora siamo più amiche di prima- risposi tagliando corto io.
-Questo è...strano e insolito- disse l’ex perfdida strega assassina.
-In teoria le principesse delle fiabe non amano altre principesse!-
-In teoria, nella foresta incantata non succede, ma qui a Storybrooke tutto è lecito!- rispose pronta Regina.
-Tutto tutto?- chiesi io.
-Tutto tutto-  risposero in core le altre due.
Hook intanto si era alzato e si stava avvicinando pericolosamente al bancone accompagnato da miss bionda gonfiata che era veramente, ma veramente brutta.Non riuscii a capire il perchè di quella scelta, non mi reputavo una strafiga, ma melio di quella mi sembrava il minimo.Mi guardò e mi squadrò, non si era ricordato del nostro appuntamento, e io, illusa, che avevo fatto i salti mortali per riuscire a farcela e per stare con lui, forse avevano ragione, lui aveva scelto il pagliaccio biondo al posto mio e anche l’alcol a giudicare dall’alito pesante.
Pagò e passò oltre senza dire una parola, senza nemmeno mezzo sorrisino o un ghigno, niente.
Io non ci vidi più, aspettai che uscisse e rivolsi uno sguardo come di scuse a Regina prima di prenderle il volto tra le mani e baciarla.Fu un bacio molto bacioso e piuttosto strano pure quello.C’erano delle emozioni di mezzo, ma non saprei dire cosa: rabbia, curiosità, tenerezza, passione e forse un po’ di amore.Mi staccai poco dopo e mi trovai il sopracciglio alzato di Regina confusa quanto me, ma stranamente appagata.Mi tirai indietro e feci per andarmene, sarei tornata dopo a pagare, mamma mia che imbarazzo.
-Io...io scusa, scusa davvero, non so che mi è preso, devo andare-
Regina rimase imbambolata e si svegliò solo quando Ruby le fece cenno di seguirmi di corsa e fermarmi prima che fosse troppo tardi.
-Emma1- mi chiamò, io mi immobilizzai e aspettai che mi raggiungesse.
-Non lo so perchè l’ho fatto okay, non ne ho idea, scusa, non succederà più e non lo so...-
-Avresti potuto baciare Ruby, era più familiare per te forse-
-Ti ho già detto che è successo una volta soltanto e che non c’entra niente con questo-
-Credi che si possa rifare un’altra volta?-
-Che cosa?- chiesi, non sapevo se si riferiva a Ruby o al nostro bacio.
-La smetti di parlare a raffica!- sorrise, faceva freddo fuori, mi infilai di più nel mio giacchetto e proseguì.
-Cosa?-
-Sta zitta e baciami!- non me lo feci ripetere, non ero più io erano i miei sensi a comandare a cercare quelle labbra a morderle e volerle, erano le mie mani che stringevano Regina e l’abbracciavano stretta come a non volerla lasciare andare.Era la mia bocca a sorridere contro la sua.
-Lo sai che giorno è oggi?-
-Il tredici dicembre?- la data non mi diceva niente di nuovo.
-E’ il giorno in cui la regina delle stronze dal cuore di ghiaccio ha baciato una salvatrice un po’ confusa, ma tenerissima!- esclamò lei contenta, sembrava che il malumore fosse scomparso completamente dal corpo di Regina.
-E quindi?-
-Quindi, chi ti lascia scappare più-
Sorrisi e lo fece anche lei.

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Capitolo 11
*** E' per te la campanella a scuola ***


La scuola era finita dopo quell’odioso ultimo trillo della vecchia campanella che tante mattine le aveva distrutto le orecchie quando era troppo addormentata per seguire la maestra che scriveva alla lavagna; non le dispiaceva la sua classe, bravi bambini, comunissimi e tranquilli bambini, un po’ troppo perfettini per i suoi gusti, ma quello era il meglio del peggio che poteva capitarle; anche la sua maestra era brava, simpatica e disponibile, la faceva sorridere e cercava di dimostrarsi comprensiva alla sua situazione familiare, se si poteva parlare davvero di una famiglia.
Quello era il suo grande problema, il suo magone in gola.Lei una famiglia non ce l’aveva, insomma, una di quelle che tengono a te, ti vogliono bene, vengono a prenderti dopo il pomeriggio a scuola e sono felici di vederti, loro non erano così, la meastra sì però, la vedeva molto più mamma della sua vera madre.
Quel pomeriggio come al solito dopo il suo nome seguì un lungo momento di silenzio, Emma abbassò gli occhi, poi rialzandoli indicò un punto a caso nella folla di genitori, disse che la aspettavano lì, ma sia lei che la maestra sapevano che la verità era un’altra.
Odiava ammettere di essere così sola, avrebbe voluto più amici con cui giocare.
Intravide lontano due suoi compagni, Killian Jones, vispo bimbetto, magrolino e tenebroso, le sembrava uscito da uno dei film sui Pirati che aveva visto una volta alla televisione, e insieme a lui c’era Ruby, la sua migliore amica immancabilmente tinta di rosso ovunque, dai suoi capelli ai vestiti, alle mani pacciugate con il pennarello.
Ruby era davvero l’unica vera persona per Emma, era la sua Persona, erano inseparabili e il pensiero di passare tre mesi senza vederla la rendeva triste, avrebbe dovuto recuperare il tempo perso in qualche modo.
Si avvicinò ai due salutandoli, Ruby le si gettò al collo mantre Killian saliva velocemente le scalette dello scivolo e scendeva con aria spavalda, Emma rise forte alla vista di quel gesto, adorava i tentativi di attirare l’attenzione da parte del piratino.
-Ems, siamo libere, è finita la scuola, domani dormiamo fino a tardi!- esclamò eccitata la rossa –Vero che vieni con noi ai giardini domani, la nonna ha detto che mi lascia venire solo se ci sei anche tu, ti preeegoo!- incrociò le dita stringendole forte.
Emma non sapeva cosa risponderle, avrebbe voluto ma doveva vedere i suoi genitori cosa dicevano, le avrebbero detto di iniziare a fare i compiti per non rovinare  le vacanze a loro in seguito quando avrebbe chiesto il loro aiuto.
Stava per rispondere quando fu travolta da una bambina che stava correndo a testa bassa, nel giro di pochi secondi si ritrovò a terra con la bimba sopra di sè, era leggermente stordita e sentiva il sangue colarle dalle ginocchia sicuramente sbucciate, bruciava incredibilmente e avrebbe voluto piangere ma c’era Ruby ed Emma non piangeva mai davanti a lei.Era il loro patto.Piangere sì ma non davanti all’altra, se lo avesse fatto anche Ruby avrebbe iniziato a piangere e così avrebbero allagato i giardini interi.
L’altra non sembrava essere d’accordo con loro perchè iniziò a piangere copiosamente toccandosi parti del corpo che erano distanti anni luce da dove aveva colpito.Emma alzò gli occhi al cielo sospirando e scambiandosi uno sguardo complice con Ruby.
Quella bambina era appena rientrata nella categoria: bambina smorfiosa e irritantemente un’ottima attrice.
-Tutto a posto?- chiese Emma per essere educata.
-NO!- urlò l’altra con la lingua impastata di lacrime –Sono per terra e mi sono rotta le collant!-
-Ah certo, le collant, figurati, le mie ginocchia stanno bene!- sussurrò ironicamente la bionda, quell’affermazione aveva confermato la sua ipotesi.Era una figlia di papà anche un po’ egoista dato che non si era minimamente preoccupata di vedere se Emma si era “rotta le collant” come lei oppure aveva le ginocchia tinte di sangue.
Prima le collant e poi, se mai avanzava tempo, gli altri.Quello sembrava il motto della bambina.
-Mia madre mi metterà in punizione, erano nuove, come faccio!- continuò a lamentarsi.
-Digli la verità: stavi giocando e ti divertivi e sei inciampata su un’altra bambina, cadendo ti si sono rotte, è semplice- rispose noncurante Emma, era sempre seduta per terra e con le dita stuzzicava la ferita togliendo le pellicine che le davano fastidio.
-Non è così facile.Mia madre non mi crederà-
-Ma se le dici una bugia ti crederà ancora di meno-
Ruby ascoltava in silenzio lo scambio tra le due, i suoi occhi si muovevano da una parte all’altra come un arbitro che guarda una pallina da tennis, sembrava ipnotizzata.
-Non dovevo giocare, aveva ragione lei, dovevo andare subito a casa e fare i compiti!- tirò su con il naso.
-Principessina sul pisello, come ti chiami?- chiese Ruby sedendosi alla fine dello scivolo.
-Regina- disse l’altra.
Emma e Ruby si guardarono prima di esclamare in coro un “ modesta” e scoppiare a ridere.
-Rapunzel e Pomodoro, la finite di ridere, Regina è il mio vero nome!-
-Ehi, io non ho i capelli lunghi come Rapunzel-
-Perchè io Emma ti sembro un pomodoro?- si difese ridendo Ruby.
-Bhe, in un’altra dimensione o un’altra vita nascerai pomodoro, o se preferisci direttamente Ketchup!- la prese in giro Emma.
-La potete finire, sù, aiutami a liberarmi così la tua compare è libera e smette di lamentarsi e io posso andare a casa mia e scappare da mia madre.Non la sopporto, preferirei non averla mai avuta!- protestò Regina, Emma si era rabbuiata e aveva abbassato il capo, Ruby le diede una pacca affettuosa sulla spalla.
-No, non lo vorresti, nessuno lo vorrebbe!- disse con un filo di voce la bionda.
-Io sì, non posso fare niente da sola-
-Quando inizi a fare tutto da sola ti rendi conto di quello che ti manca-
-Ma cosa ne sai tu, non mi conosci nemmeno-
Emma cercò di bloccare il braccio di Ruby che si era precipitato a sollevare Regina per la camicia, nessuno doveva permettersi di fare allusioni a qualche madre davanti a loro, proprio loro che non l’avevano mai vista.
-Sentimi bene piccola stronzetta, dovresti imparare a non lamentarti di ciò che hai perchè quando lo perdi, lo perdi e non puoi più tornare indietro e piangere per una ferita sperando che tua madre ti consoli perchè lei non c’è più e tu sei da sola e ti devi arrangiare- disse arrabbiata, i capelli rossi sembravano più accesi del solito –E alzati da Emma, se non era per lei altro che collant rotte!-
La prese per un braccio e la strattonò via tirando poi su Emma che stava continuando a giocare con la sbucciatura.
-Ruby...Rubs, basta, davvero.Non l’ha fatto apposta, non voleva, ne sono sicura- si intromise Emma facendo calmare le due.
-Sì, non volevo farlo apposta, non volevo fare quello che ho fatto- si scusò a disagio Regina, non aveva capito bene in cosa avesse sbagliato, ma preferì non fare ulteriori danni.
-Come punizione dovrai accompagnare Emma alla fontana e aiutarla a disinfettare le ferite, magari l’acqua fredda ti aiuterà a non rifarlo più- disse Ruby imitando un tono altezzoso e precisino che fece sorridere le altre.
Regina annuì e si lasciò guidare fino al rubinetto, mentre Emma si sciacquava le ginocchia Regina la guardava e la studiava: sembrava così sicura di sè, autonoma e in certi casi più grande della sua età eppure era una bambina come lei.
-Scusa, non pensavo che Ruby ti avrebbe spaventato così, di solito lo fa solo con i bambini più grandi e i maschi-
-La conosci da tanto?-
-Tantissimo, da quando eravamo piccole, è come una sorella per me-
-Posso chiederti perchè si è arrabbiata così tanto-
Emma si asciugò con dei fazzoletti che le aveva dato Regina.
-E’ che ci fa arrabbiare quando qualcuno si lamenta dei propri genitori davanti a noi perchè essere senza di loro ci fa sentire diverse, lei vive con sua nonna, io sono in affido, solo per questo: non sapete godervi il momento della vostra famiglia, voi che ce l’avete veramente-
Regina la abbracciò istintivamente, un gesto naturale tra le sue amiche.
-Mi dispiace, non volevo-
-Tutto a posto!Non sei la prima-
Regina estrasse dalla tasca del grembiule un paio di cerotti con le principesse disegnate sopra, li mostrò ad Emma e poi si accucciò per metterglieli sulle ferite cercando di evitare che la colla finisse sulle zone arrossate.
Emma sorrise per l’inaspettata gentilezza e dolcezza della mora e si ricordò di avere anche lei qualcosa che faceva al caso di Regina.
-Aspetta!Tieni queste, io non le uso, so che non sono belle come le tue, però possono andare- disse porgendole un paio di collant blu che poche ore prima aveva messo sotto la gonna.
-Ma...ma sono le tue, te come farai?-
-Sopravviverò un’estate senza calze, tienile tu e salvati il culo da tua madre e abbracciala dopo-
Regina sorrise abbracciandola di nuovo.
-Magari il prossimo anno giochiamo insieme ai giardini- propose la mora.
-Ci conto-
-Io sono Emma...comunque- le tese la mano.
-L’avevo capito...Regina- gliela strinse forte nella sua.

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Capitolo 12
*** E' per te che a volte piove a giugno ***


-Ma’!Io esco!- urlò la voce di Henry dal piano superiore mentre scendeva frettolosamente le scale cercando di infilarsi meglio la felpa e nello stesso momento non inciamparsi nelle stringhe slacciate.Era vestito meglio del solito, profumava ed era tirato a lucido, i capelli in ordine, la sua felpa preferita e i jeans appena stirati.Mai lo aveva visto così ben messo da quando la era venuta a cercare a Boston per riportarla a “casa”.Stava proprio bene.
-Ehi, quanta eleganza Ragazzino!- Emma gli sompigliò i capelli ricevendo in cambio un’occhiataccia fulminante alla Regina, una di quelle che l’avvertivano di alto pericolo di morte imminente e la facevano indietreggiare nelle sue frecciatine. –Ho solo detto che stai bene-
-Sì, e mi hai rovinato i capelli, gli avevo dato il giro giusto, non erano più piatti- si lamentò lui avvicinandosi allo specchio per aggiustarsi.
-Aspetta dai, vieni qui, lascia fare a me!- disse Emma dolcemente avvicinandosi al suo bambino respirando il suo nuovo profumo, era profumo di vita e di amore, Henry era innamorato, si sentiva così felice. –Lo sai, ho sempre voluto fare una cosa del genere...cioè, è una cosa molto da madre-figlio questa no?-
Henry annuì debolmente, gli comparvero le fossette ai lati della bocca, proprio come a sua madre.
-Immagino sia più una cosa madre-figlia, ma apprezzo il tentativo-
Emma rise.
-Dai, ci ho almeno provato, e poi non possiamo cambiare il corso delle cose, vorrà dire che per noi sarà una cosa da madre-figlio, in fondo, anche i figli maschi si innamorano prima o poi- gli pizzicò il fianco.
-Ehi, io NON sono innamorato, e i pizzicotti li puoi dare solo alla mamma- si difese l’altro girandosi a guardarla.
-Guarda che è normale avere una cotta alla tua età...io probabilmento ero indecisa e confusa e ne avevo già tre o quattro tra fidanzatini, piccoli amanti, sogni irraggiungibili e occhi a cuoricini.Sono contentissima per te!-
-Non lo dire alla mamma, ti pregoooo!- la implorò Henry chinandosi per allacciarsi le all star nuove di zecca che si intonavano alla felpa.
In quel momento, come a volerlo fare apposta, entrò dalla porta Regina, avvolta nel suo impermeabile estivo nero, con i capelli decisamente allagati e la faccia rigata di mascara colato.Non sembrava dell’umore giusto per affrontare suo figlio.
-Buonasera, che mi sono persa?- domandò scrollandosi come un cane l’acqua e l’umido di dosso, un tuono li scosse tutti e tre.Henry guardò rassegnato fuori dalla finestra segnata da numerose gocce più o meno enormi, stava diluviando e con questa constatazione vedeva per il suo appuntamento sempre meno possibilità di scelta.Meno male che aveva convinto Violet ad andare a mangiare da Granny’s, poi magari sarebbero andati al cinema, sempre se avessero avuto abbastanza soldi.Massì...poteva andare lo stesso come terzo primo appuntamento, in fondo non era nulla di ufficiale.
-Bentornata Panda!- la prese in giro Emma prendendo il soprabito bagnato e portandolo in bagno, al suo ritorno Regina la guardò con espressione fulminante nel vero senso della parola perchè in quel preciso momento un fulmine illuminò la stanza.
Nonostante fosse pieno giugno i temporali erano più frequenti che a marzo, duravano meno ed erano imprevedibili: si poteva uscire alla mattina con un sole da spaccare le pietre ed arrivare alla sera nelle condizioni di Regina.Tutto poteva succedere in quei temporali estivi.Anche un tenero appuntamento.
-A cosa dobbiamo questo cambiamento...aspetta un attimo...- Regina annusò il collo del figlio –Hai messo la colonia di tuo nonno?-
Henry annuì felice, aveva fregato di nascosto il profumo a David, glielo avrebbe restituito se non avesse funzionato, in caso contrario se lo sarebbe tenuto, tanto David non sembrava tanto bisognoso di usarlo viste le sue doti di corteggiamento per Biancaneve.
-Dove stai andando?-
-Esco-
Regina sgranò gli occhi.No no e no, non poteva uscire proprio quella sera, con quel cavolo di diluvio in corso.
-Si può sapere perchè vorresti uscire quando sembra che si siano messi d’accordo per rovesciare tutti i mari su Storybrooke?-
-Mammmaa!Perchè l’avevamo già deciso e poi staremo al chiuso, lo prometto, non ci cacceremo nei guai.Fidati!- Henry sgranò gli occhi per convincerla.
-Aspetta...”l’avevamo”...con chi vorresti uscire?-
-Gente-
-Gente chi?No, perchè se è una ragazza, voglio sapere almeno se la conosco e poi...mi dici dove andreste-
-Ma che ragazza ma’, serata tra uomini, ed è una sorpresa, sappi solo che siamo al chiuso-
-Certo e per uscire a fare una serata da uomini ti imbalsami tutto e ti fai bello che potresti fare invidia al trattamento dei faraoni morti!- disse retorica la donna, Emma in tutta la scena, se ne stava un po’ in disparte e li ascoltava divertita.
-Beh potrebbe essere, guarda te ed Emma!- rispose a tono il ragazzo facendo sbiancare Regina.
-Scherzo ma’, non è come hai pensato tu-
-E allora si può sapere con chi te ne vai?-
-Si chiama Violet e mangiamo qualcosa insieme, ora devo proprio scappare!- prese l’ombrello, si tirò su il cappuccio dopo aver preso chiavi di casa e portafoglio e si lascio la porta alle spalle fissato da una Emma euforica e una Regina scioccata.
-Ems, ha una ragazza...quando è successo?-
-Meno male che è successo, non aspettavo altro mamma chioccia, è un ragazzo ormai, non puoi trattarlo come un bambino-
Regina si stese sul divano seguita da Emma che si sedette a gambe incrociate in modo che la testa di Regina fosse comodamente non sull’osso.Le accarezzò le guance e le arruffò i capelli.
-E smettila, me li spettini- sbuffò Regina prendendo le mani di Emma tra le sue.
-Uffa però...è un vizio di famiglia o ho beccato solo la giornata storta di entrambi?- sorrise notando quanto fossero simili Henry e Regina.
-Sono solo preoccupata, se si bagna e rimane con i piedi bagnati tutta la sera?Poi si ammala e addio.O se questa Violet è una poco di buono?Magari si stanno ubriacando e noi siamo qui, o peggio...se succede l’inevitabile?Emma, se succedesse l’inevitabile io non saprei proprio cosa fare, insomma, è piccolo, non riesco neanche ad immaginarlo fare certe cose...-
-E che cavolo, la smetti di straparlare, non ti preoccupare che staranno benone, non si stanno ubriacando, non sono fatti, non stanno progettando nè di ucciderti nè di uccidermi nè di mettere su una casa di eredi dallo strano albero genealogico.Sono solo ragazzi!-
-Dici?- chiese titubante la mora mettendosi più comoda e stringendosi di più ad Emma.
-Non lo dico, lo super dico.Pensa a quanto sono belli i temporali d’estate e a quante cose potrebbero succedere?-
-A me fanno paura in realtà, tutti quei tuoni che ti fanno tremare dentro, tutti quei fulmini che mi illuminano-
-Pensavo che alle dive piaccessero sempre i flash- la prese in giro Emma facendole la linguaccia-
-Ma che simpatica che sei!E comunque continuo ad avere paura dei temporali- disse Regina sovrastata dal rombo di un tuono –Ecco vedi, lo fanno apposta così mi fanno aumentare l’ansia-
-Io li trovo romantici!-
-In quale remota isola del tuo cervello un temporale è romantico-
-Beh in questa...io e te sul divano e fuori l’acqua e nostro figlio solo con una ragazza!-
-Oh, ma sei proprio stronza eh?-
-Rilassati...era da tempo che non avevamo un po’ di tempo da sole, che ne sai che le assenze strategiche del ragazzino non si rivelino interessanti- sorrise Emma maliziosa dando un bacio sulla guancia di Regina che però non sembrava molto contenta.
-Uhmm!- protestò pochi secondi dopo.
-Cosa?-
-Non lo voglio lì Emma, il bacio, ne voglio uno sulle labbra-
Emma acconsentì e fece incontrare le loro labbra in un bacio dolce.
-Sì direi che potrebbero dimostrarsi molto interessanti- ammiccò Regina sorridendo con gli occhi.
-Cos’è, è passata la paura del piccolo figlio innamorato?-
-Passata no, ma potrei farci un pensierino-
-Ho le mie armi a disposizione, posso convincerti sempre!-

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Capitolo 13
*** E' per te il sorriso degli umani ***


-Regina, mi vuoi spiegare che cosa significa la tua frase: hai mai detto qualcosa di importante?- chiese Emma entrando da Granny’s affamata e ordinando un doppio cheeseburger con patatine e salsa barbecue, la donna di fronte a lei la guardò un po’ incerta, non si capiva se a causa della domanda o del suo pranzo, probabilmente per entrambe.
-Significa esattamente quello che vuole significare- rispose tranquillamente sorseggiando il suo bicchiere di vino rosso che stava accompagnando con un’insalata molto verde e poco mista.Emma si domandò come facesse Regina a mangiare così tanta verdura.
-Secondo me, tu prima eri una capra, altro che Regina Cattiva- rise addentando il panino lasciandosi poi cadere a peso morto sul divanetto in preda all’estasi, era così impegnata che non si accorse del sopracciglio alzato della mora e della sua confusione.
-E’ per l’insalata, si che fa bene, che è salutare e quant’altro, ma tu ne mangi in quantità esagerate.Una capra sei!-
Regina le fece il mimo e le lanciò uno sguardo assassino, lo stesso che le riservò dopo una sua battutaccia dal doppio senso platonico riguardo all’abilità di Ruby nel fare i panini così bene.
-Se la signorina Lucas o Cappuccetto Rosso o come la vuoi chiamare è così brava con le mani vai pure da lei, nessuno ti obbliga a rimanere a questo tavolo e nessuno obbliga me quindi, se non ti dispiace, io me ne vado!Ciao!-
Emma bloccò il braccio di Regina con una stretta salda, quasi troppo forte, infatti lasciò un segno rosso sulla pelle dell’altra.Almeno così l’aveva convinta a restare, si disse mentalmente che stava parlando con Regina e che doveva abbassare il livello delle sue battute perchè Regina era raffinata e molto femminile a differenza sua.
-Scusa, dai, non intendevo questo e lo sai, Ruby è brava a fare i panini con le mani, mica altro.Rimani ancora un po’ con me, la pausa pranzo è quasi finita-
-Sicura Swan?-
Emma annuì e poi le sorrise.Era l’una e mezza, poco più di mezz’ora.
-E non chiamarmi Swan che mi dà fastidio!- disse mettendo il finto broncio.
-Beh se metti il broncio sono costretta a chiamarti così per sempre!-
-Dimmi quella cosa delle parole importanti-
Regina prese un boccone di insalata, un sorso di vino e si pulì delicatamente con il tovagliolo le labbra che Emma non aveva smesso di fissare.
-Guarda che rimangono al loro posto anche se non fai loro la guardia- ironizzò Regina avvicinandosi, Emma scrollò le spalle e si avvicinò a sua volta.
-Quindi?- chiese incerta.
-Quindi la domanda è la stessa di prima-
-Beh...- Emma si fermò a ragionare, riordinava i suoi pensieri e i suoi ricordi.Ne aveva dette tante cose importanti, forse anche troppe –Ho detto un “ciao” molto importante a Neal dopo undici anni che non lo vedevo e gli ho presentato mio figlio che è anche suo figlio, ho detto “va bene, resto” ad Henry dopo che si è fatto ore di pulman per venirmi a cercare, ho detto “allora siete voi” ai miei genitori e forse anche un paio di “ti amo” ad una persona che ho odiato e non avrei mai pensato mi potesse piacere.Direi basta, perchè ti importa così tanto?-
-Perchè sto cercando di cambiare in meglio e, niente, avevo solo bisogno del tuo sostegno perchè per me sei importante e ti amo anche io- disse Regina prendendole la mano e tracciandone i contorni.
-E chi l’ha detto che fossi proprio tu quella a cui ho detto ti amo- rise la bionda.
-La descrizione si addice parecchio e parla da sola-
Emma le diede ragione, non poteva negare l’evidente: Regina  era il peggio del meglio che le poteva capitare, la cattiva più cattiva della foresta incantata e quella meno credibile di Storybrooke.
-Tranquilla che il tuo primato di “egocentrica della coppia” non te lo toglie nessuno!-
Regina non osò proferire parola riguardo a quella frecciatina servita su un piatto d’argento, si sarebbe riscattata in seguito, la sua tattica di far innervosire Emma portava sempre a buoni risultati e ovviamente a sue vittorie schiaccianti sulla bionda.
-Così siamo già definite come coppia divisa in parti?- chiese soffocando una risata.
-Regina, quello che hai detto non ha minimamente senso, riformula una frase nella nostra lingua attuale!-
-Se siamo già divise, chi delle due porta i pantaloni a casa?Tu o io?-
Emma respirò profondamente, aveva già perfettamente in mente cosa rispondere, avrebbe fatto ridere Regina o l’avrebbe fatta uscire dalla tavola calda immediatamente e all’istante senza aggiungere “se” o “ma”, lo sapeva fin troppo bene, ma valeva la pena correre il rischio.
-In realtà Io, visto che tu hai sempre gonne e vestiti, mi hai mai vista con un vestito?-
-Non intendevo questo Swan!-
-Ah no?Davvero?Mi hai presa per scema?-
-Sì, un po’ lo sei, e, tornando ai vestiti, te li ho visti più volte e dovresti metterli più spesso, e poi io non dormo con un vestito-
-E va bene, se contiamo il pigiama, dobbiamo ammettere che tu porti dei pantaloni viola di seta quando dormi.E’ un pareggio, metà e metà ciascuna- negoziò Emma bevendo un sorso di birra.
-Lo sai che non ti bacerò mai dopo un hamburger e una birra-
-Come no!Ah, dimenticavo che tu sei una Reginetta raffinata- Emma si allungò sopra al tavolo stando attenta a non sporcarsi e a non sporcare in giro e schioccò un bacio sulla guancia di Regina che, sconsolata e divertita, scosse la testa godendosi la sensazione morbida delle labbra di Emma.
-Non hai risposto, accetti il compromesso?- chiese Emma.
-Tecnicamente, se teniamo conto del pigiama, io dovrei avere più potere di te-
-E perchè mai?- domandò curiosa Emma.
-Perchè i tuoi non sono pantaloni lunghi, sono shorts quasi invisibili e non valgono come i miei-
-Però sono comodi e ti piacciono...comunque tieniti tutto il potere che vuoi, io ho un’arma speciale e segreta che ti può far fare qualsiasi cosa-
-Sarebbe?-
-Se è segreto è segreto, non posso svelarlo così a caso-
-Ma io non sono Caso quindi- Emma rise notando la sottile ironia di quella battuta, a forza di stare con lei pure una regina avrebbe perso le migliori maniere e si sarebbe abbandonata a quella principessa un po’ anomala che era la figlia di Biancaneve.
-Quasi non ti riconosco più!- disse fingendosi commossa sfoggiando un enorme sorriso.
-Accetto il patto: io ci metto il potere e tu ci metti il sorriso, va bene?-
Emmma annuì.
-Perchè proprio il sorriso?-
-Perchè è forse il più bello che io abbia mai visto e se vedo quello tutto il mondo cambia pagina, mi fa fare quello che vuole lui, quel dannato sorriso-
Si stavano alzando per andare a pagare riordinando tutte le loro cose ed uscendo velocemete dal locale salutando un’allegra Ruby che impazziva a vederle assieme.
-E ora, questo dannato sorriso che ti dice?- chiese la bionda strizzando un occhio per la luce del sole che la accecava.
-Vuole attenzioni, sì, dice che non gli importa se hai mangiato quello schifo di pranzo preparato dalle manine tanto brave di Ruby, vuole un bacio-
Regina si alzò in punta di piedi e la baciò a fior di labbra, strinse le mani sulle sue guance ed aspettò che Emma la circondasse con le braccia.Quando Regina si staccò riaprendo gli occhi Emma si chinò a cercare ancora le sue labbra, le piaceva fare così, baciare Regina era una delle ragioni che la facevano sorridere.Regina potè sentire le labbra dell’altra deformarsi e allungarsi contro le sue.
-Era il sorriso o eri tu che lo volevi?-
-Entrambi, te l’ho detto, è il suo potere di farmi fare ciò che voglio-
-E’ la migliore arma segreta che una ragazza potrebbe desiderare.
Emma appoggiò la fronte a quella di Regina e respirò il suo profumo prima di cercare un’ultima volta le sue labbra per poi salutarsi.

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Capitolo 14
*** Sogno di una notte di fine autunno ***




Era quasi notte quando l'automobile di Emma cominciò a fare un suono strano, un rumore come di metallo che stride, e ad ogni curva aumentava sempre di più.Regina seduta dal lato del passeggero non osava guardare, aveva gli occhi chiusi e si teneva aggrappata alla maniglia.
"Santo cielo Swan, che succede a questa maledetta banana gialla?" sbottò voltandosi verso di Emma dopo che questa aveva preso un dosso più alto del solito.
"Scusami Regina, non è niente" Emma cercò di tranquillizzare Regina apparendo più calma e sicura di quanto in realtà fosse.
"Quanto manca?"
"Non lo so"
Regina sbuffò incollando il naso al finestrino studiando le sagome scure del bosco attorno a loro.Il cielo era nero e la strada poco illuminata si fondeva con esso creando un immenso strato color carbone.
Era stanca e non vedeva l'ora di tornare a Storybrooke.
"Ci sono ancora patatine?" chiese Emma svoltando a sinistra, Regina negò.
"Caramelle?"
"No Swan, non c'è più niente" rispose secca Regina.
Ciò che rimaneva della loro cena era qualche briciola sparsa sul tappetino e un sacchetto di spazzatura.
"Ho bisogno di restare sveglia, raccontami qualcosa"
"Non ho intenzione di rimanere un secondo di più chiusa in questa auto con te che ti stai per addormentare.Voglio scendere!" si lamentò la bruna agitando un braccio sopra alla sua testa.
"Come vuole sua maestà, ma siamo nel bel mezzo del nulla e tornare a casa a piedi la vedo dura" disse Emma rispondendo a tono alla provocazione dell'altra "Però se insisti"
Rallentò pur continuando ad andare, non era sicura infatti che se avesse spento il motore quello sarebbe ripartito e preferiva non correre il rischio.
"No Nono.Ho cambiato idea"
Passarono qualche chilometro in silenzio.
"Allora, io sto aspettando"
"Che vuoi sentirti dire? La storia della mia vita la sai già abbastanza bene figlia di Biancaneve"
"Raccontami qualcosa, qualsiasi cosa"
Regina si fermò a pensare, sotto di loro l'asfalto veniva inghiottito velocemente, in cielo risplendevano centinaia di stelle.
"Henry da piccolo era così simile a tua madre, avrei dovuto immaginarlo che ti avrebbe trovato, non è un tipino che si arrende facilmente"
"Eh già, ha un bel caratterino, chissà da chi avrà preso"
"Disse la madre finita in prigione"
"Sua oscura regina non mi sentirei in grado di giudicare gli errori giovanili altrui" rise Emma che venne colta da un balzo.Regina sussultò.
"Swan!"
"Cosa ne posso io!"
"Forse sarebbe il caso di cambiare la tua auto!"
"Tecnicamente non è mia"
"Praticamente sì"
"Come vuoi, io comunque non posso farci nulla"
Sentirono nuovamente un cigolio seguito da uno scoppio dopodiché il maggiolino cessò di muoversi.
"Oh che diamine!" sbottò Emma scendendo dall'auto sbattendo la portiera, Regina scese a sua volta.
"Ma che cavolo.Siamo bloccate in mezzo ad un bosco dove non passa mai anima viva e tutto perché tu hai insistito a voler prendere la tua stupida auto.A quest'ora  saremmo gia a casa se"
Emma non le lasciò finire la frase, le si era avvicinata e la stava minacciando.
"Regina tu sei una cavolo di strega, fai qualcosa per aggiustarla e smettila di lamentarti continuamente"
"Smetterla di lamentarmi? Sono bloccata in un bosco se non ti è arrivato all'unico neurone che ti ritrovi.BLOCCATA"
"Se non te ne sei resa conto per via del tuo ego smisurato, nella merda fino al collo ci sono anche io eppure non faccio tutta questa scena" Emma aprì il cofano e studiò la situazione al lume della torcia del suo iPhone ma era già difficile trovare una soluzione di giorno alla luce del sole figuriamoci di notte.Scoraggiata richiuse tutto e si sedette sull'accozzaglia di metallo che era il suo maggiolino e si mise a pensare a cosa fare.
"Chiamo David, gli dò le coordinate e gli chiedo se viene a prenderci" prese in mano il telefono ed era pronta a digitare il numero che Regina la interruppe.
"Non può uscire da Storybrooke e se esce non può rientrare" rispose con tono piatto.
"Quindi?"
"Ci accampiamo.L'auto è piccola ma forse riusciamo a starci in due"
Emma aprì le portiere dei passeggeri dietro e cercò di organizzare lo spazio, tirò avanti il sedile del guidatore.
"Vai tu dietro io starò bene qui" Regina la guardò perplessa per poi fare come le aveva detto.
Era autunno inoltrato e la temperatura si era abbassata notevolmente rispetto al tepore dell'estate.Emma fece dietrofront e cercò nel bagagliaio una coperta che aveva gettato lì alla rinfusa e tolse dal suo zaino un felpone colorato che indossò. Sbatté la coperta e la passò a Regina che sorrise grata alla bionda.
Si sistemarono alla meno peggio, Emma distratta controllava il telefono illuminata dalla luce della luna, Regina si assopì stringendosi alla coperta.Si voltò ad un tratto e gettò uno sguardo ad Emma che stava adesso con la testa appoggiata al finestrino, lo sceriffo si accorse degli occhi di Regina su di sé e si voltò per poi chiederle premurosa se avesse bisogno di qualcosa.
"Tu non dormi?"
"No.Aspetto.Magari siamo fortunate e qualcuno ci viene a salvare"
"Magari"
"Dormi ora, non preoccuparti"
Emma si voltò e Regina si stese nuovamente, consapevole che Emma si stava sacrificando per la sua comodità.L'ex sindaco si fermò incantata a guardare la giovane davanti a sé che si era addormentata con la testa poggiata sulle mani e sul cruscotto.La trovò adorabile, tenera.
"Emma?" chiamò nel buio "Emma?"
"Uhm?" Bofonchiò l'altra sbadigliando "Che c'è?" 
"Vieni qui dietro, mi faccio piccola piccola e ci stiamo anche in due, almeno stai più comoda"
"Ma va non preoccuparti.Dormi"
"Insisto che diamine, per una volta fai quello che dico io"
Emma sussurrò ironicamente il 'per una volta' guardando Regina farsi spazio sul sedile.Emma scavalcò e si sistemò in un angolo.
"Ci stai?" 
"Si si...ahia, solo un attimo che mi sistemo" disse la bionda portando i piedi sul sedile rovesciato.
"Stenditi, appoggia la testa sulle mie gambe e dormiamo che domani si sistemerà tutto"
Regina si accoccolò sulle gambe di Emma che trovò inspiegabilmente comode e si lasciò cullare dal tocco     della sua mano che giocava con i suoi capelli.I loro respiri erano fusi insieme, i cuori sembravano avere lo stesso battito.
"Che situazione"
"A dir poco esilarante"
"Pensare che tre ore fa ti stavo urlando di tutto" rise Regina alzando lo sguardo.
"Ti senti imbarazzata?"
"Perchè dovrei?"
"Beh ti sto letteralmente sbavando sui jeans"
Emma rise rilassandosi.
"Devo interpretarla in un'altra chiave signor sindaco?" ammiccò.
"Come vuoi, a te la scelta"
"E tu ti senti imbarazzata a sbavarmi sui jeans?"
"No, in realtà ci sto così bene, mi tieni caldo"
"Fa piacere essere la stufa di qualcuno" 
Calò di nuovo il silenzio, i vetri cominciavano ad appannarsi ed Emma vi disegnò uno smile sorridente.
"Mi sono divertita oggi con te"
"Anche io" rispose Regina fissando il tettuccio.
"Nonostante il mio essere testarda da aver preso la via più lunga e averci fatto ritrovare qui?" chiese inquisitoria Emma.
"Per una volta passi la testardaggine miss Swan"
"Meglio" 
Si chinò per darle un bacio sulla tempia , era l'abitudine pensò, l'abitudine al bacio della buonanotte ad Henry.Per sua sfortuna Regina alzò nuovamente il viso e le sue labbra fresche incontrarono quelle calde di Emma, fu solo un attimo.Poi si staccarono rimanendo con le bocche vicine.
Regina respirò il profumo di Emma e si sporse nuovamente a cercare quel tocco così soffice che aveva assaporato per qualche secondo, questa volta il bacio fu più lungo, più intenso.
Si staccarono nuovamente.
Regina fece per parlare ma Emma la zittì portandole l'indice alle labbra.
"Non dire niente, dormi"
Regina circondò la vita di Emma con le braccia e chiuse gli occhi.
"Buonanotte Emma Swan"
"Buonanotte Regina"

Che scherzo del destino, il maggiolino al mattino partì senza esitazioni.

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Capitolo 15
*** Vietato oltrepassare la linea gialla ***


                  A Giovanni, la mia Emma



Quella mattina corsi velocemente sullo stretto marciapiede malandato che costeggiava la stazione, colpii violentemente il fianco contro un paletto che reggeva la catena e rischiai di buttare a terra un paio di signori che mi guardarono di sottecchi e mi rimproverarono il mio essere maldestra, non li ascoltai nemmeno, continuavo a correre per arrivare il prima possibile sul binario.Il nove.A separarmi dal mio obiettivo rimaneva solamente un'ultima rampa di scale che feci a due a due. Quando mi fermai ero senza fiato, mi piegai in due accasciandomi sulle ginocchia per riprendermi.Sentivo il cuore pulsare forte in ogni parte del mio corpo, la vena alla tempia mi faceva quasi male e avevo un leggero sentore di nausea che non voleva lasciarmi stare.
Maledissi mentalmente la sveglia del mio telefono che aveva deciso di non suonare e disattivarsi da sola proprio il giorno in cui ne avevo più bisogno e mi voltai ad osservare il monitor con le partenze. Mancavano pochi minuti, ero arrivata giusto in tempo per non perdere il treno che aspettavo da quasi un mese, un treno che mi avrebbe portata in una stazione sconosciuta di una città sconosciuta dove forse mi aspettava una quasi sconosciuta che non vedevo l'ora di incontrare. Ecco, il treno era il punto di partenza del mio piano folle.
Salii a bordo, nella carrozza cinque, cercai il mio posto e mi misi dal finestrino.Mi incantai a fissare gli sguardi dei passeggeri, chissà per quale motivo si muovevano a quell'ora del mattino. Alcuni erano studenti, altri di sicuro pendolari con le loro valigette porta computer, la cravatta, gli occhiali e il giornale, riconobbi dei turisti per via dell'accento e della lingua diversa.
Chissà se ce n'era qualcuno che era come me? Qualcuno che partiva per amore e pazzia? Forse sì.
Ero stanca ma non volevo addormentarmi, fuori dal vetro risuonava lontana la voce metallica dell' altoparlante: "Treno in transito al binario otto, allontanarsi dalla linea gialla" e immediatamente, come ipnotizzate, le madri tiravano indietro i figli e li facevano sedere con la schiena contro il muretto del sottopassaggio.Li mettevano al sicuro. La linea gialla segnava il confine dal pericolo, se ti avvicinavi eri fregato, se mantenevi le distanze allora andava ancora bene.
Mi sembrava che il mio treno tutto ad un tratto fosse diventato la mia linea gialla.Avvicinarmi troppo mi avrebbe portato solo conseguenze negative. Scacciai quel pensiero.
Linea gialla.Linea.Gialla.Bionda.
Mi concentrai su altro e pian piano vidi i pali della stazione rimanere sempre più indietro fino a fondersi con l'azzurro del cielo. Accanto a me c'era una bambina, di fronte a lei quella che sembrava sua nonne, la bimba mi fissava e aveva uno sguardo carico di tenerezza.
La nonna le scosse un braccio per farla rinvenire dai suoi pensieri e io abbassai notevolmente il volume della musica che avevo nelle orecchie per ascoltare curiosa ciò che la donna stava dicendo.
«Rubs, cosa ti ho detto mille volte? Non è educazione fissare le persone» aveva una voce morbida ma decisa.La bimba si rabbuiò mettendo la testa sotto le braccia.
«Scusa nonna» bofonchiò.
«Chiedi scusa alla ragazza non a me, è lei che stavi fissando» mi tolsi un auricolare sentendomi chiamata in mezzo.
«Scusa» ripeté l'altra verso di me. Le sorrisi e le dissi che non aveva fatto nulla di mano poi lei tirò fuori un quadernino e si mise a colorare.Io me ne stetti zitta e ferma, non avevo più voglia di ascoltare la musica, mi dava fastidio, sentivo la gola pizzicare ad ogni chilometro che il treno ingranava, ogni volta che mi avvicinavo un po' di più alla linea gialla.
Ecco di nuovo il confine.
Linea gialla.Bionda.
Non sapevo che fare, avevo caldo ma non sudavo, le mie mani erano fredde.
«Dove vai?» chiese all'improvviso Ruby sorridendo con il suo sorriso sdentato.
La nonna si lasciò andare con un Ruuubyy sussurrato che sembrava molto esasperato.Le feci cenno di non preoccuparsi.
«A Boston.Tu?»
 «Anche noi» rispose la piccola, pensai che se dovevamo essere compagne di viaggio tanto valeva scambiare due chiacchiere. Mi faceva stare meglio, almeno non pensavo e non mi accorgevo del tempo che scorreva e delle stazioni in mattoni che mi lasciavo alle spalle.
«Vai dal tuo fidanzato?»
Scossi il capo.Era simpatica.
«Non proprio.Cerco un'amica»
«La tua fidanzata?» 
«No no, non è esattamente la mia fidanzata, in realtà è più una persona»
«Cosa vuol dire che è una persona? Anche io sono una persona?» si agitò sul sedile Ruby, la nonna leggeva e ogni tanto le lanciava qualche occhiata da dietro gli occhiali spessi.
«Anche tu sei una persona come lo sono io, ma lei è, diciamo, una persona che vorrei diventasse speciale» ammisi io e mi stupii del fatto che stavo parlando di amore ad una bambina che poteva avere sì e no sette anni.
«Ma quindi la ami?» disse con ovvietà nella voce.
«Ehi, ma quanti anni hai tu?»
«Sette e mezzo tra due giorni»
«Beh bimba del treno di sette anni e mezzo tra due giorni, l' amore non è una cosa così facile specialmente nella mia situazione»
Lei rise e mi mostrò il suo disegno: c'era il treno, con le due righe rosse per tutto il corpo, c'erano lei e la nonna e c'era una ragazza alta con i capelli ricci e biondi da un lato.
Pensai che assomigliasse tanto a lei, ma poi mi dissi che no, era solo il disegno di una bambina.
«Chi é questa?» poggiai il dito sulla figura.
«Emma»
Ah.Iniziavano a combaciare troppi pezzi del puzzle.
«E chi è Emma?»
Lei fece una faccia sorpresa.
«Come non sai chi è Emma!» esclamò e si buttò sullo schienale del sedile come se le avessero sparato.
«Ruby cosa ho detto?  Lascia stare la ragazza» la rimproverò la nonna facendo svolazzare i riccioli bianchi.
«Non dà fastidio davvero, è molto sveglia»
«Lo diceva anche sua madre»
«Emma è sua madre?» le cose combaciavano in parte ma la mia Emma non mi aveva mai detto di avere una figlia.In realtà non mi aveva mai detto molto.
La nonna rise scuotendo la testa e posando il libro.
«No, si figuri, è così giovane, non potrebbe mai.Emma è la persona più cara che abbiamo e Ruby le si è affezionata come fosse una sorella.
«Per curiosità, come si chiama di cognome?»
Speravo con tutta me stessa che non pronunciasse quelle quattro lettere vicine che mi avrebbero dato la conferma di tutto.
«Swan.Emma Swan»
Deglutii a vuoto un paio di volte, non avevo saliva, la mia gola sembrava la Valle della Morte tanto era secca.Tossicchiai frugando nello zaino in cerca di una bottiglietta d'acqua che speravo di aver preso,.Tutto ad un tratto quel posto vicino al finestrino mi sembrò essere diventato una gabbia.Che poi io non amavo la mia Emma Swan, non l'amavo per niente.Avevo solo preso un treno fino a Boston per cercarla ma non la amavo.
«La conosce?» la voce della nonna mi arrivò ovattata e solo lì mi accorsi di aver esitato troppo a lungo.
Di nuovo la linea gialla.Il limite sicuro.
«No, non di persona»
«Penso che le piacerebbe, Emma è così buona con tutti»
Avrei voluto urlarle che era vero, che era buona anche con me, ma che era anche stronza, mi teneva testa, mi sfidava.
Rimasi in silenzio e guardai fuori dal finestrino i boschi che mi sfrecciavano davanti.Alberi mossi dal vento, incurvati dalla pioggia, dal sole.Alberi verdi, alcuni di un verde profondo altri di un verde che assomigliava molto al colore degli occhi di Emma.
Basta.Non dovevo più pensare ad Emma Swan, basta pensare a lei anche se stavo andando da lei, anche se stavo avvicinandomi sempre di più alla mia linea gialla.
«Quanto manca nonna?» piagnucolò Ruby.
«Poco piccolo lupetto, la prossima fermata è Boston»
«Cosa?! Di già» 
«Si, mancano poco più di dieci minuti»
Sentì lo stomaco attorcigliarsi, avevo le farfalle, tutto a un tratto non mi sentivo più così sicura di quello che avevo fatto, mi sentivo sballottata dalle mie emozioni.
Volevo scendere dal treno ma una parte di me preferiva rimanere sopra e tornare indietro a casa mia, al sicuro.
«Scende a Boston anche lei?»
«Forse»
«Nonna nonna, lei scende come noi perchè deve incontrare una persona che non è la sua fidanzata ma che vorrebbe che sarebbe speciale» la nonna rise notando il verbo usato dalla nipote.
«Forse lupetto volevi dire che fosse»
«Si si, beh quello lì.Guarda nonna, siamo a Boston, là ci sono i grattaceli»
«Si siamo arrivate» si mise in borsa tutte le loro cose e aiutò Ruby a disincastrarsi dal suo posto «È stato un vero piacere conoscerti»
«Anche per me» risposi.
Annunciarono la stazione.E ci avviammo tutte e tre verso la porta.
È severamente vietato attraversare i binari.Allontanarsi dalla linea gialla.
"Ci siamo" pensai. Ormai ero arrivata ad un bivio, o buttarsi o tornare indietro con l' amaro in bocca.
Il treno si fermò e le mie due compagne di viaggio scesero per prime buttandosi nella folla alla ricerca di Emma.
Io indugiai sulla porta, aspettai che il cuore si calmasse che i polmoni si riempissero di aria e che l'ansia che avevo in corpo andasse un po' a scemare.Aspettai di trovarla tra tutti e ci misi un po'. Era china sul suo telefono, intenta a scrivere a chissà chi.Una testa bionda tra decine di teste.La sua testa.
La alzò e incrociò il suo sguardo al mio sorridendo, mi si avvicinò incredula tanto quanto me.
«Regina» fu l'unica cosa che mi disse.
«Emma» risposi io prima di essere avvolta in uno dei suoi abbracci.
Era la mia linea gialla, il confine tra la sicurezza e il vuoto e quella volta, non so come, mi sentii pronta a saltare.

Angolon di me:

Ciao a tutti, mi scuso se gli aggiornamenti a questa storia arrivano adesso e non prima ma ho avuto un'estate non piena, di più e tenere aggiornate le storie non è rientrato nelle mie possibilità.Fatemi sapere cosa ne pensate e alla prossima:)

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Capitolo 16
*** Mi piace piacere ***


Emma Swan della sera precedente ricordava poco e niente, solo l’odore di sigarette e il sapore dell’alcol che scivolava in gola accompagnato da una scia di baci bollenti che le avevano segnato il collo e le avevano scaricato brividi per tutta la schiena.Emma Swan ricordava il sesso, bello e spensierato, senza troppe aspettative, ma non le tornava in mente il nome del suo amante, e aveva quasi paura a scoprirlo.
Sapeva che si trovava in una stanza non sua, in un letto non suo, avvolta in lenzuola che di suo avevano solo l’odore.Non distingueva mobili o vestiti a fare da cornice alle pareti bianche, tutto era scuro e avvolto nell’ombra, tutto, compresa la figura che dormiva beata accanto a lei senza emettere alcun suono.
Si voltò di lato verso il comodino e comincìò a fissare le cifre scritte in rosso che lampeggiavano sulla sveglia: erano le quattro e quarantadue del ventitrè agosto.Un giorno d’estate come tanti altri.Un’avventura come tante altre.Poteva andarsene in quell’istante, ci voleva così poco, ci pensò anche ma poi si convinse che non era da persone educate sparire così nel cuore della notte.
Faceva caldo, ma l’aria che entrava dalle finestre facendo svolazzare le tende le dava fastidio e così Emma si strinse nel lenzuolo candido.Si accorse solo dopo di averlo tirato troppo violentemente verso la sua parte e se ne rese conto perchè la persona vicina a lei si svegliò borbottando qualcosa di incomprensibile avvicinandosi per accoccolarsi su di lei cosicchè le loro gambe si potessero toccare.Emma si rese conto che erano calde, morbide e lisce.Quell’ultimo particolare le accese una spia: non erano pelose quindi non potevano essere quelle di Hook o di un qualsiasi maschio che non si facesse la ceretta.Quindi, di chi potevano essere?
Mossa da una miscela di timore e curiosità si voltò senza fare rumore per ritrovasi a faccia a faccia con l’ultima persona che sarebbe dovuta andare a letto con lei.
Il viso che aveva davanti era di una donna ed Emma per lo spavento quasi non cadde dal letto.Non poteva essere lei, non doveva essere lei e non si spiegava in che modo potessero essere finite insieme lei e Regina Mills.
In quell’istante pianificò realmente di scappare da quella casa, era già pronta ad alzarsi dal letto quando una mano di Regina le bloccò il fianco.Questo le provocò una strana sensazione, ma diede la colpa all’alcol che le aveva offuscato i pensieri.
Regina si voltò e appena la riconobbe si allontanò il più possibile cercando disperatamente qualcosa da mettersi per coprirsi.
Emma rise sarcastica.
-Regina, credimi, quello è l’ultimo dei miei pensieri- disse indicando la pelle nuda dell’altra che spuntava dal lenzuolo.Mosse lo sguardò per tutta la stanza seguendo gli indizi che la portassero ai suoi vestiti.
-Vedo che in fondo cerchiamo le stesse cose, Swan-
-Se anche tu cerchi una ragione valida a tutto questo, benvenuta nel club-
-Dio, che mal di testa!- Regina socchiuse gli occhi portandosi una mano sulla fronte –Swan, se riesci ad arrivarci lì nel cassetto ci sono delle mutande e due maglie larghe, non sono un granchè ma...-
-Andranno benissimo guarda.Quelle?- Emma tirò in faccia a Regina una palla di vestiti, la mora alzò gli occhi al cielo, ma la ringraziò mentalmente.
Non ricordava nulla se non che aveva bevuto troppo e aveva fatto una cosa che non aveva mai avuto il coraggio di fare, riuscì ancora a sentire in fondo alla gola il sapore di whiskey e le venne la nausea.
Entrambe si vestirono dandosi le spalle e cercando di mostrarsi il meno possibile non pensando che tanto avevano già visto letteralmente tutto dell’altra.
-Io vorrei sapere come sono finita a casa tua- Emma si distese a pancia in sù ammirando il niente del soffitto.
-Questa è un’ottima domanda- Regina fece una pausa –Di sicuro non ti ho invitata io-
-Avanti Regina, abbiamo appena scopato e mi vuoi dare la colpa?-
-Non ti ho dato la colpa per avermi scopato-
-Ah no? Perchè lo hai lasciato intendere-
Il cielo fuori era sereno, le stelle splendevano e la luna era di tre quarti e brillava di un giallo pastello.
-Possiamo non litigare almeno adesso?- propose Regina bisbigliando e ricevendo una risposta affermativa da Emma.
-E allora? Che facciamo?-
Regina scosse il capo sospirando.
-Non puoi tornare a casa adesso, sono quasi le cinque.Non ti lascio uscire-
-Non ho sonno- disse secca Emma.
-Nemmeno io- rispose Regina.
Adesso erano sdraiate vicine ma a distanza, tra di loro era sceso un silenzio imbarazzante, non si guardavano, le loro mani si toccavano appena.Se Emma era confusa Regina aveva un vortice di sensazioni diverse che la stavano tormentando di domande.
-Sembriamo due adolescenti alla loro prima volta- rise Regina strappando una risata anche alla bionda.
-No, tu non hai idea della mia prima volta, è stato esilerante a dire poco-
Regina si voltò da un lato.
-Eri piccola?-
Emma trovava la situazione imbarazzante e curiosa allo stesso tempo.
-Troppo, ero una cogliona-
-Non dire così.Anche io ho avuto diciotto anni-
-Beh, anche se stento a crederlo, vorrei ricordarti che io a diciotto anni ho partorito Henry e quella non era la prima volta-
Regina fece una faccia sconvolta.
-Sedici?-
-Quattordici-
La mora si lasciò scappare un “Ah” e di nuovo nessuna parlò.
-Comunque è come se lo fosse una prima volta.Non avevo mai provato con una donna-
-Così sembra che hai inserito un gettone e giocato la tua partita, è squallido-
-Perchè così non lo è?-
Regina sembrò rimanere male per quella risposta, di certo non si aspettava nulla da Emma però neanche una frase del genere.Emma si accorse dell’umore dell’altra e maledisse il suo tatto che era meno che inesistente.
-Non volevo dire quello...è solo che...è strano okay? Non riesco...ho bisogno di tempo per affrontarlo-
-Capisco-
-Possiamo parlare di altro?-
-Ad esempio-
-Non so, scegli tu-
Regina si fermò a ragionare, rimasero ferme nelle loro posizioni per cinque minuti buoni prima che una delle due spezzasse il silenzio.
-Va bene, ho un gioco-
-No, ti prego, nessun gioco stile tua madre-
Emma rise e negò.
-Non c’entra con mia madre, è solo per parlare e conoscerci un po’ meglio-
-Spiegati-
-A turno dobbiamo dire una cosa che ci piace e una che non ci piace.Inizia tu se ti va-
Regina si mise a sedere appoggiandosi alla spalliera del letto.Emma la imitò.
-Allora, mi piace l’inverno e non piace l’estate-
-Banale- commentò Emma sorridendo, Regina la guardò torva prima di continuare.
-Valgono i commentini?-
-E’ il bello del gioco-
-A me piace il mio maggiolino e non piace il ghiaccio-
-Seriamente? Per la macchina non spreco fiato ma per il ghiaccio? E’ ridicolo-
-Quando ti rapisce una che vive in una vaschetta di gelato gigante al gusto di terrore e paura ne riparliamo-
-Mi piacciono le mele e non piace la cannella-
-A me piace la cannella e non sopporto le mele-
-Siamo compatibili- ironizzò Regina.
-Al cento per cento- aggiunse Emma guardandola e scivolando un po’ più sul materasso.
-Mi piace il sole e non mi piacciono le lampade-
-A me piace il buio e non piace il mistero-
-Amo leggere e non scrivere-
-Mi piace ascoltare le persone e non mi piace parlare-
-E allora perchè stiamo parlando?- domandò Regina avvicinandosi alla spalla di Emma.
-Perchè a te andava e perchè va bene-
-Se lo dici tu-
Passarono un quarto d’ora ad elencare cose banali come la spiaggia, New York, i film e mentre si confessavano le loro passioni nascoste e i loro incubi maggiori ridevano senza un vero motivo, si facevano il solletico, si tiravano i cuscini e inscenavano scenette divertenti ricordando aneddoti imbarazzanti.Sembravano una coppia che stava insieme da anni e non se ne rendevano nemmeno conto.
-Adesso serie va bene?-
Regina annuì.
-Mi piace stare qui e non mi piace non sapere che succederà- ammise Regina con un filo di voce vergognandosi quasi delle sue parole e temendo il rifiuto di Emma che per risposta prese un sospiro e le strinse la mano.
-Mi piacciono le coccole, non mi piace andare via-
-Mi piace essere me stessa, non mi piace fingere-
-Perchè dovresti fingere?-
-Perchè non è sempre così facile essere te stessa-
Emma sapeva che si riferiva all’idea che parte degli abitanti di Storybrooke avevano di quella che era stata la vecchia Regina Cattiva, sapeva che ci pensavano ancora dopo tanto tempo e che Regina si torturava con questo pensiero.
-A me piace avere coraggio e non piacciono gli abbandoni-
Regina le accarezzò il palmo della mano con il pollice.
-Mi piace piacere e non mi piace essere usata-
-Narcisista-
-Non è essere narcista, è essere realisti, a chi non piace piacere? E’ bello sapere di piacere a qualcuno, fa sentire bene, fa sentire apprezzati e ti dimentichi di tante cose.Non sei mai voluta piacere a qualcuno?-
-Tante volte che neanche le immagini-
-Anche io-
-Un’altra cosa in comune- Emma mostrò le dita a "v" come segno di vittoria e Regina la imitò.
-Mi piace sentirmi amata non mi piace che debba finire-
-Tu credi a quello che è successo stanotte?-
-Non lo so se ci credo o meno.So che c’è stato e che in qualche modo ero coinvolta, ma non lo so.E’ strano e non so se mi sento pronta per affrontare tutto il resto-
Regina annuì in silenzio appoggiando la testa sul petto di Emma che le accarezzava i capelli.
 -Mi piace pensare alle persone ma non mi piace quando loro pensano a me-
-Fammi capire: ti piace piacere alla gente ma non ti piace che loro ti pensino? Non ha molto senso Regina-
La mora sospirò e si strinse di più alla bionda che la cullava accarezzandole i capelli.
-Emma Swan non sono tuo figlio, non mi devi fare addormentare- protestò verbalmente Regina che comunque non sembrava minimamente decisa a spostarsi.
-Come vuoi, nessuno ti obbliga.Ma se è così, niente più coccole-
Regina allarmata che quella minaccia potesse diventare realtà fece di no scuotendo animatamente la testa e facendosi ancora più piccola contro Emma che sorrideva soddisfatta.
Le piacevano le coccole di Emma perché erano spontanee.
-Abbiamo finito il nostro gioco?- domandò Regina, Emma la guardò maliziosa con i suoi occhi verdi penetranti mentre si sistemava i capelli biondi in un muccio disordinato.
-Va bene ricomincio io- continuò il sindaco sollevando un sopracciglio.
-Mi piace comandare e non mi piacciono le persone finte-
-A me piace comandare chi ama comandare e adoro le persone finte che spesso sono più vere di tanti-
-Come fai a dire una cosa del genere? Se sono finte non sono vere.E spesso sono delle stronze colossali-
-Fidati, ho le mie ragioni- rispose brevemente Emma guardando oltre la testa dell'altra donna.
-Mi piace bere sidro di mele e non mi piace fumare-
-Mi piace bere e darmi alla pazza gioia ma non mi piace non ricordare cosa è successo la sera prima- 
Regina rimase a bocca aperta cogliendo un altro riferimento alla loro nottata ma non cogliendone i sentimenti.
-Mi piace essere Regina e non mi piace essere Emma Swan- disse quella frase per smorzare la tensione che si era creata tra di loro.Emma sorrise e sulle sue guance comparvero due fossette che Regina trovò adorabili e che si affrettò a baciare.
-Mi piace essere Emma e non mi piace essere me stessa-
-Non ha assolutamente senso.È un'assurdità-
-Perchè la tua? Ovvio che non puoi essere me, non hai le fossette più adorabili del mondo-
-Mi fanno impazzire le tue fossette e non mi piace che il mondo pensi che tutto questo sia terribilmente sbagliato- Regina si rabbuiò e distolse lo sguardo da Emma che si mise a gambe incrociate sul lenzuolo.
-Ehi non pensarlo, immagino già gli invidiosi là fuori.Sì, lo ammetto, è terribilmente strano anche per me ma non per questo è sbagliato.Regina, è la nostra vita e siamo noi a viverla e noi a scegliere cosa fare.Puoi dire tutto, pensare tutto ma non che tutto sia sbagliato- 
-Lo so-
-Di che ti preoccupi allora?-
-C'è un ultimo mi piace che vorrei dire-
-Vai pure, tranquilla-
Regina prese un respiro profondo e si voltò a guardare il cielo che iniziava a colorarsi delle sfumature dell'alba.
-Mi piace il mio Sceriffo e non mi piace non sapere-
Emma rimase stupita ma non più di tanto, aveva capito dai discorsi che Regina aveva fatto che c'era sotto qualcosa di più di semplice sesso, qualcosa che andava oltre e che da una parte la attirava dall'altra la spaventava a morte.
Così si distese e le prese la mano destra nella sua sinistra e la attirò a sé fino a quando non si ritrovò a qualche centimetro dal suo viso, sentiva il suo profumo e il respiro caldo sulle labbra.
Regina alzò lo sguardo e lo incrociò al suo, sorrise e deglutì.
-Non sono brava con le parole- 
E finita l'ultima sillaba Regina si tuffò sulle sue labbra ed Emma la stringeva a sé mentre Regina la cercava di nuovo e di nuovo, la baciava e la mordeva, la voleva come forse prima non aveva voluto e non poteva resistere. Emma la assecondava, si sporgeva a cercare la sua bocca e la accarezzava, la cullava.
Quando si staccarono Emma non aveva più fiato ma era felice e si sorprese lei stessa di trovarsi soddisfatta, non lo avrebbe mai creduto.Regina esausta crollò al suo fianco sempre tenendole la mano e appoggiando il viso sulla spalla della bionda si addormentò.
-Hai ragione, è bello sapere di piacere, ti rende facile farti piacere le cose che non piacciono-
Le diede un bacio sulla fronte e chiuse gli occhi.
Angolon di me:
Buon qualsiasi momento del giorno in cui starete leggendo questa storia.
Ringrazio ovviamente chi legge, chi commenta, chi recensisce (grazie al mio orologio personale :D) e grazie anche a chi sceglie di inserire la storia tra i preferiti, seguiti e ricordati.Grazie davvero.
E niente, vi lascio a questo delirio di mezzanotte e ventisei.
E ci sono errori di battitura o di orrori di ortografia provvederò a modificare il testo al più presto.
Buona lettura e a presto!!
Ce:)

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Capitolo 17
*** Posso essere divergente? ***


“E’ giunto il momento di uscire dal vostro isolamento e di riunirvi a noi. Vi abbiamo fatto credere di essere gli ultimi rimasti, ma non è così, il resto dell’umanità vi aspetta, pieno di speranza, oltre la recinzione” e con questa frase si concluse il film scelto da Henry per la serata cinema della famiglia Swan-Charm-Mills più la mascotte Killian Jones che aveva gli occhi tremolanti e non smetteva di guardare i titoli di coda sullo schermo.
David era seduto sul tappeto davanti al tavolino con in mano la ciotola dei pop corn di cui ormai rimanevano poche briciole e qualche granello di sale, la mano penzolava sul ginocchio e Mary Margaret lo stava sgridando per ogni volta che si era pulito le dita sporche sui pantaloni.Neal dormiva beato nella sua bella culla al piano di sopra.
Il capitano si mise in piedi soffiandosi il naso, raccolse le lattine di birra vuote e schiacciate e diede la buonanotte a tutti congedandosi.Emma lo salutò con un bacio sulla guancia e un abbraccio, Henry gli batte l'uncino e David gli diede una pacca, poi tutti tornarono a quello che stavano facendo.
Henry sbadigliò sonoramente e Regina si voltò verso di lui per accarezzarlo e nel voltarsi, senza volere, si sedette su un piede di Emma che non fece tanto caso al dolore e si offrì di accompagnare il figlio a letto.Salirono le scale tenendosi la mano, Henry barcollava leggermente per la stanchezza ed Emma lo aiutò a spogliarsi e infilarsi il pigiama estivo.
Faceva caldo in quella torrida sera di agosto ed era tanto umido che si sudava anche solo respirando, a nulla era servito il tentativo di fare corrente tenendo porta e finestra aperte.
«Ho ancora diritto alla mia favola della buonanotte?» chiese il ragazzino sdraiandosi comodamente sul materasso e gonfiando un po' il cuscino per renderlo più confortevole.
«Hai già scelto il film, non ti sembra di dettare troppo le leggi qui ragazzino?» rispose ironica Emma avvicinandosi e sedendosi ai piedi del letto.
«Ma mamma!»
«Devo prendere da tua madre?»
Henry fece una faccia curiosa aggrottando un sopracciglio.
«Cioè dovresti diventare una fifona che non riesce a sopportare un film di azione e fantascienza senza avere qualcuno vicino? No grazie, mi piaci di più così»
«Henry! È tua madre ricordiamocelo, ha vissuto nella fantascienza e nell'azione per secoli della sua vita»
«Tecnicamente era fantasia, non fantascienza» puntualizzò Henry facendo sospirare Emma.
«Ma tu non eri così stanco da non riuscire a fare le scale da solo?»
Henry sorrise furbo e si fece aria sbattendo il cuscino.
«È che ho caldo ma'!»
«Lo so, fa caldo, ma non posso farci nulla»
Emma si alzò e di avviò verso la porta.
«Mamma aspetta!» la interruppe, Emma si voltò.
«Si?»
«Tu cosa vorresti essere? Del film intendo»
«Non lo so, non credo di essere brava con le scelte»
«Come fai a non saperlo a trent'anni?»
«Non importa quanti anni hai, cosa c'entra, se uno è indeciso lo può essere a venti, a trenta o ad ottant'anni»
«Io sarei Divergente» ammise fiero mostrando il bicipite destro. 
«Non avevo dubbi» corse a scompigliargli i capelli e a dargli un bacio in fronte «Adesso dormi.Domani ne parliamo»
Henry bofonchiò qualcosa di incomprensibile e si voltò dall'altra parte.
Emma scese le scale in silenzio ritrovandosi di fronte a sé la figura sinuosa di Regina che le stava salendo.
«Dorme?» chiese con voce bassa.
Emma annuì e fece per passarle oltre.
«Che c'è?» replicò Emma quando una mano di Regina si strinse al suo polso.
«Dove vai?»
«A vedere di rimediare al porcile che c'è in salotto come dopo ogni serata film» si staccò e scese un gradino «Tu va a casa a riposarti, sarai stanca»
«Ma figurati, tua madre sarà morta dopo essere stata dietro a quella larvetta rosa che sbava e piange ogni ora.Resto a darti una mano, dopotutto il casino l'ho fatto anche io»
«Come siamo scurrili e determinate Regina»
«Ogni tanto ci sta»
In quel momento videro arrivare Mary Margaret con uno straccio bagnato in mano e due occhiaie a dir poco nere.
«Mamma, vai e non ti preoccupare, ci pensiamo noi»
«Regina si ferma?»
«Rimedio ai miei guai e le dò una mano»
«Sei gentile» Biancaneve diede lo straccio alla figlia e si avviò sulla scala «Emma prepara il letto per Regina poi»
«Tranquilla dorme da me e io sul divano così siamo a posto» Regina la guardò come a chiederle spiegazioni di tutta quell'inaspettata gentilezza ma Emma si limitò a sorriderle e annuire con il capo. Mary Margaret diede la buonanotte a figlia e matrigna e sparì nell'ombra e nel silenzio portandosi dietro solo qualche scricchiolio.
Erano rimaste solo loro due, Emma, Regina e cinque piatti, altrettanti bicchieri e due teglie da lavare.
Si misero all'opera in silenzio, una accanto all'altra.
Lava.Asciuga.Lava.Asciuga.Pausa.
Continuarono così per dieci minuti buoni pulendo anche le tazze di cioccolata e caffè rimaste dalla merenda.
«Bello il film» spezzò il ghiaccio Regina.
Emma annuì mormorando un "già" lieve lieve.
«Come mai sei così silenziosa?»
«No, niente» Emma si morse un po' il labbro e sorrise a disagio «È che pensavo»
«A cosa?»
«Ad Henry...cioè ad una cosa che c'entra con Henry»
«Cioè?»
«Una domanda che mi ha fatto prima a cui non ho saputo rispondere»
«E si può sapere o è top secret?»
Emma si vergognava per la banalità del problema, si sentiva molto ridicola in effetti.
«Ho capito, segreto di stato»
«Ecco, lui mi ha chiesto cosa sarei voluta essere se fossi stata nel film»
«Intendi come attrice? No perché se no il taglio soldatino della biondina lo vedo giusto giusto per te» rise spruzzandole l'acqua in faccia.
Emma fece una smorfia e si asciugò.
«Ma non in quel senso...delle fazioni, cosa avrei voluto scegliere»
«E tu hai fatto tutta sta scenata per questo?»
«È stupido lo so»
«Oltre ad essere stupido, perché lo è, è piuttosto banale come scelta»
«Ovvero?»
«Eruditi»
«Ma se sono degli stronzi opportunisti»
«Sono stata sempre una stratega, tutti si inchinavano davanti all'eccellenza dei miei piani, all'intelligenza del mio cervello, mi sembra il minimo scegliere quelli» disse agitando le braccia Regina «Sono quelli blu vero?» 
«Tu hai fatto tanto la spavalda e li hai scelti per il colore della divisa?»
«Non li ho scelti per quello.Li ho individuati per il blu»
«E per cosa li avresti scelti?»
«Perchè sono intelligenti e furbi»
Regina ed Emma si spostarono in salotto e si buttarono letteralmente sul divano dove erano state a guardare il film.
«O magari sua maestà ha nostalgia dei suoi nemici e ha voglia di essere infilzata come la loro "capa"» Regina rise e si accoccolò tra il bracciolo e il corpo caldo di Emma che la stava a sentire.
«Comoda?» chiese ad un tratto voltandosi per ricevere la risposta affermativa dell'altra.
«E tu? Cosa saresti?» domandò Regina.
Emma sospirò, di nuovo quella domanda stupida a cui non riusciva a trovare risposta.
«Non lo so»
«Avrai pure un'idea no? Insomma saresti perfetta in qualsiasi fazione, saresti intrepida per il tuo coraggio, mi hai salvata da un incendio ricordi? Sei abile e veloce. Sei abbastanza giudiziosa e onesta e quindi una candida...»
«No non direi, sono una ladra, ho rubato in vita mia e sono una cazzo di fifona che non riesce a fare le sue scelte senza pentirsene.Non riesco ad essere tutta pace e amore, non fa per me, e per quanto io voglia esserlo non sono così intelligente»
«Non dire così Emma, il mondo è pieno di gente che pagherebbe oro per avere quello che hai tu o per essere salvata da te»
«Ad esempio?»
«Io»
Emma mormorò un ah e sorrise.Anche Regina sorrise e le prese una mano tra le sue iniziando a giocarci.
«Per me tu sei una divergente»
«Un' esclusa»
«La smetti di sminuirti»
«Non ti piace? Non ti fa sentire più potente?»
«No mi stufa»
Emma fece una pausa, Regina disegnò linee immaginarie con le unghie.
«Sai il discorso finale del film? Quello prima dei titoli di coda»
«AhAh»
«Lo hai presente?»
«Si, continua»
«Sembra essere stato scritto per me»
Regina alzò il sopracciglio muovendosi sul cuscino del divano.
«In che senso?»
«Cioè, dice " vi abbiamo fatto credere di essere gli ultimi rimasti" e il discorso sulla speranza, mi ci sono rivista dentro negli occhi di Tris, ero io in quel momento»
«Non sei tra gli ultimi Emma»
«Ma lo sono stata e ti assicuro che non puoi capire come ci si senta è una sensazione brutta davvero»
«Hai ragione Emma, non posso capirla, ma so cosa vuol dire perdere la speranza»
«Ma non come l'ho persa io, Regina tu non sei mai stata affibbiata e scaricata da una famiglia ogni mese o poco più, non hai vissuto da pacco»
«No, è vero, non ho vissuto così Emma, però so cos'é la speranza»
«Ti piace così tanto dire il mio nome?»
«Che c'è? È un bel nome»
Emma la assecondò e si portò le ginocchia al petto guardando dritta davanti a lei.
«È solo un film dopotutto»
«Solo un film» ripeté assente Emma.
«No, non ti vedo convinta.Che succede?»
«È che ho l'impressione di non essere abbastanza»
«Ou Ou.Emma.Emma, non pensarlo nemmeno, sei una delle persone più coraggiose e forti che conosco»
«Grazie» Emma si voltò trovando gli occhi di Regina intenti a fissarla, non appena se ne accorse Regina distolse lo sguardo e arrossì.
«Perché ti sei girata?»
«Perché sei troppo importante» enfatizzò Regina.
«Smettila di esaltarmi»
«Scusi sceriffo» Regina saltellò fino a mettersi con la spalla appoggiata al petto di Emma che le accarezzava i capelli dolcemente, Regina si incantò nuovamente a guardarla ed Emma sorrise.
Poi successe ciò che nessun autore avrebbe mai potuto scrivere nella sua fiaba.
Regina senza rendersene conto si era avvicinata ad Emma e aveva appoggiato delicatamente le sue labbra carnose e calde su quelle della Salvatrice che le aveva circondato le spalle con un braccio chiudendo gli occhi.
Fu solo un bacio, lento e troppo veloce allo stesso tempo, un bacio desiderato e nascosto.
«E questo?» chiese Emma ridacchiando stupita per quello che aveva vissuto poco prima.
«È per te»
«Per cosa?»
«Perché ognuno si sente importante quando é amato da qualcuno»

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Capitolo 18
*** L'importanza di essere ferro ***


Arrivai alla cripta dei Mills con il fiato mozzato, avevo rincorso Regina per tutto il tragitto nascondendomi nella foresta per non farla insospettire ma, complice la pioggia autunnale, il sentiero era diventato un tappeto di fango e foglie secche che mi si erano incastrate nella suola degli stivali e camminare era diventata una vera e propria impresa. Avevo caldo e freddo allo stesso momento, le mani gelate e la faccia rossa e bollente tipica di uno sforzo.
Non sarei voluta essere lì, ma avevo accettato di sorvegliare Regina e l’avrei fatto a qualsiasi costo, avrei fatto di tutto pur di evitare che il sindaco ricadesse negli errori passati. Sapevo bene che quando Regina si rinchiudeva in quell’orribile buco di pietra aveva in mente qualcosa, lì si esercitava a domare la strega cattiva che era in lei e allo stesso tempo piangeva quella felicità che si allontanava ogni volta che stava per raggiungerla. Poteva starsene da sola senza che mia madre le venisse a fare la ramanzina su cosa poteva o non poteva fare e tirava fuori dai giochi anche me perchè odiavo quel posto.
La cripta sembrava rispecchiare l’umore di Regina: era fredda, grigia, cupa e spaventosa. Ed avrei tanto voluto che non fosse così, non riuscivo a capire come poterla aiutare senza ferirla o scoraggiarla, ero la Salvatrice, ma si sentivo totalmente inutile di fronte a Regina, come privata di ogni mia magia.
Mi appartai in un angolo nascosto che dava sulla foresta, era il crepuscolo e la luce del sole allungava le ombre degli alberi che assomigliavano ad uno scudo nero impenetrabile. Mi fregai le mani per scaldarmi e aspettai. Regina non tardò ad arrivare stretta nel suo cappotto elegante nero, i tacchi alti la rendevano un po’ instabile, l’acconciatura era impeccabile così come il trucco che dalla mia posizione potevo ammirare senza essere vista. Trattenni il respiro e mi mossi leggermente per sgranchirmi una gamba che mi si era addormentata, scontrai dei rametti che scricchiolarono appena sotto il mio peso, Regina era troppo assorta nei suoi pensieri per accorgersene.
Silenziosa la seguii all’interno dell’edificio, la vidi abbassarsi e sussurrare qualcosa sul sarcofago di suo padre, baciò la pietra liscia e poi scese le scale nascoste sotto la tomba. Io non persi occasione e scesi la scalinata ripida che conduceva al sotterraneo, sulle pareti da entrambi i lati c’erano infiniti cassetti più piccoli o più grandi che contenevano i cuori pulsanti di persone a me sonosciute, mi faceva senso immaginare una collezione così macabra degna del peggior film horror. I miei piedi si mossero da soli curiosi di scoprire un pezzo della vita di Regina così nascosta agli occhi di tutti, sul pavimento si estendevano enormi tappeti pregiati riccamente decorati da disegni arabeggianti. Mi abbassai e lasciai che le mie mani accarezzassero il morbido manto, i fili le facevano il solletico. Mi appuntai in testa di chiedere ai miei genitori qualcosa di simile per la sua camera e quella di Henry sicura che il ragazzino la avrebbe adorata.
Provai ad alzarmi ma qualcosa mi bloccava le gambe rendendole pesanti, con molta fatica riuscii a girarmi sulla schiena e solo in quel momento misi a fuoco la figura elegante e sinuosa di Regina Mills che avanzava minacciosa verso di me, strisciando sui gomiti indietreggiai.
-Pensa che coincidenza Swan, ero proprio venuta per preparare la cena e mi stavo lamentando che ormai tutti i cuori che ho sono qui da un po’ e hanno preso un certo aroma un po’ troppo stagionato, fai proprio al caso mio- Regina aveva una strana luce negli occhi, quasi una sete di vendetta.
-Lo preferisci arrosto, come spezzatino o natural? Così so cosa mettere da parte-
Mi si avvicinò tanto che non potei fare a meno di guardare nella profonda scollatura e deglutire a vuoto dopo aver perso qualche battito, Regina rise divertita dall’espressione dipinta sul mio volto, dovevo essere parecchio rossa.
-Sai, un giovane cuore eccitato è ancora più succulento così pieno di passione...non credi anche tu...Emma-
Il sindaco si morse il labbro passandovi poi la lingua sopra e mi mancò il respiro, da quando Regina Mills si divertiva a torturare in quel modo le sue vittime? E soprattutto da quando la sua vittima ero diventata io?
Non che mi dispiacesse questo nostro gioco di sguardi e provocazioni però così rischiavo di soffrire invano perchè anche se avevo aspettato questo momento per troppo tempo tanto da arrivare a sognarmelo la notte sapevo che una come Regina avrebbe cercato altro e mi avrebbe calpestato il cuore prima di inscatolarmelo per bene.
-Avanti Regina sono tutta tua- dissi con spavalderia – Certo che però giochi sporco, un incantesimo per immobilizzarmi, hai paura di me?-
-Ho paura di chi entra in casa mia senza permesso e pretende le buone maniere-
-Touchè- risposi ridendo, Regina agitò la mano destra e un formicolio caldo attraversò le mie gambe dandomi il tempo di tirarmi in piedi –Grazie-
-Ero credibile nella parte della cannibale folle e lesbica?-
-Quanti paroloni, ottima esecuzione soprattutto per aver mostrato un palese “finto interesse” nei miei confronti-
-Avrei fatto così con chiunque fosse entrato.Di solito spaventa-
-Non regge come scusa Gina, ti conosco troppo bene-
-E’ la verità, puoi crederci o no-
-Se ci fosse stata mia madre? O Henry? Avresti fatto la stessa cosa?-
-Magari saltando l’ultima parte- mi sorrise e giurai che stesse ammiccando, ma ormai il mio cervello mi aveva salutato tornandosene a casa per conto suo.
-Vedi che ho ragione-
-Già che sei qui e interferisci con il mio equilibrio mentale vuoi qualcosa da bere?-
-In effetti ho la gola un po’ secca- infilai le mani nelle tasche dei jeans e guardai Regina avvicinarsi ad una credenza di cristallo da cui estrasse una bottiglia di liquido ambrato.
-Sidro di mele, accontentati, non ho di meglio, era un po’ che non venivo qui-
-Va benissimo-
Prese due bicchieri e li riempì abbondantemente prima di porgermene uno.
-Ah Miss Swan?-
-Regina?-
Si avvicinò e prima che potessi rendermene conto mi diede uno schiaffo in piena guancia, la mia mano tremò e un po’ di liquore finì a terra.Non avevo capito il senso di quella sberla.
-E questa era?-
-Per essere sempre così scaricatore di porto-
Regina si lamentava così spesso del mio comportamento che ormai non ci facevo nemmeno più caso, lo prendevo come un omplimento, era il suo modo per dirmi che mi voleva bene.
-E se il criceto che hai in testa è troppo grasso per lavorare- altra frecciatina, era proprio in forma oggi –La sberla è perchè mi hai guardato le tette e ci stavi sbavando sopra-
-Non sono io che le ho messe in mostra-
-Ma non avevi il mio permesso di guardarle, siamo già a due infrazioni in una sola volta-
-E cosa fai allora? Chiami lo sceriffo e gli dici di venirmi a prendere? Peccato che lo sceriffo sono io- commentai, mi dava fastidio il suo modo sempre altezzoso e suberbo di parlarmi, solo a me riservava questo trattamento ed ero stufa di sopportare.
-Comunque non mi sembrava ti dispiacesse-
-Ma io stavo scherzando-
-Tu scherzi sempre quando si tratta di me, sono l’unica che dopo anni tratti ancora male e la mia unica colpa è quella di essere la figlia di Biancaneve-
Regina si era seduta e si massaggiava le tempie con le mani, le gambe accavallate, fissava il pavimento e non mi degnava di un sospiro.
-Ti tratto male perchè mi sembra di parlare con un bambino-
-Anche Henry è un bambino-
-E’ mio figlio-
-E io sono sua madre quindi esigo almeno un minimo di rispetto-
-Ma ti senti? Stai facendo una scenata per cosa? Per due battute-
-Due battute, è un continuo Regina e io non ce la faccio più, mi dà fastidio, sei l’altra madre di mio figlio dovremmo almeno essere rispettose tra di noi-
-Sei una bambina Emma, tutto questo discorso non ha senso-
-E’ brutto diventare adulti senza essere cresciuti sai?- esordì, sentivo le laccrime pizzicarmi gli occhi -Ma certo che non lo puoi sapere, cosa ne puoi sapere tu che sei una regina perfetta, di un regno da favola, cosa puoi saperne se dopo anni di torture, omicidi ti hanno perdonata come niente fosse.E a me, che non ho mai avuto una casa, una famiglia, degli amici, la felicità, a me che sono stata scaricata in carcere da quello che credevo fosse il mio vero amore vieni a dire che sono una bambina capricciosa? Allora hai un’idea sbagliata di me-
-Bevi- disse Regina guardandomi, era stanca, glielo leggevo negli occhi.
-Cosa?-
-Bevi, mi dispiace va bene? Ma tu bevi-
-Bevi anche tu-
-D’accordo-
Il rumore sordo dei nostri bicchieri riecheggiò nella stanza. Buttai giù un sorso e il liquido pizzicò leggermente la gola. Mi sentì meglio.
-Scusa per la scenata, non volevo- ammisi abbassando la testa.
-Dovevi sfogarti.Lo capisco- bevve l’ultimo sorso e buttò il bicchiere su un tavolino.
-Non so che mi è preso, non mi ricordo nemmeno da dove è iniziato tutto- risi.
-Dal tuo essere una Miss Finesse-
-Giusto, non lo sono perchè voglio esserlo, lo sono perchè sono cresciuta essendolo, quando vai in giro per la strada se sei una troppo buona, troppo elegante, femminile, ti prendono di mira e non ti mollano più, rischi davvero grosso soprattutto se hai sedici o diciassette anni.Se ti fai rispettare nessuno ti rompe le palle-
-Emma!-
-Che c’è?- dissi esasperata.
-Le parole-
-Santo Iddio Regina, ti ho mai fatto storie per quello che sei? Non mi sembra, quindi lasciami vivere in pace e se non ti vado bene così fattene una ragione, tanto non si può trasformare il ferro in oro-
-A me non importa di cambiarti, non voglio farti diventare oro-
-Invece sembra di sì-
-Allora non mi conosci abbastanza bene-
-Forse siamo sconosciute che fanno finta di conoscersi-
-Forse è come dici tu-
-Sarebbe triste no? Mi farei schifo da sola-
-Perchè?-
-Perchè può sembrare che non me ne freghi nulla, rispondo male, arrivo in ritardo e quando decido di rimanere sono gli altri ad andarsene e a farmi cambiare idea, ma in realta ci tengo-
-A cosa?-
-A te- alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi che mi fissavano increduli –Cioè mi importa che tu sia felice, che tu stia bene e se non lo sei io lo sono un po’ meno.Poi possiamo essere le migliori sconosciute ma io penso questo di te-
Regina sospirò pensando alle mie parole, dovevo avere un’espressione da cane bastonato, di sicuro non una delle mie espressioni migliori. Era confusa quanto me e la capivo, era come se riuscissi a leggere nella sua mente i suoi pensieri, forse era magia, non m’importava.
-Dopo che Robin è morto, io...io mi sono sentita annullata, era come se con lui fosse morta la parte migliore di me, il buono, il rosso del mio cuore.Ho cercato in tanti modi una soluzione, ho sperimentato incantesimi al limite del sopportabile pur di fermare l’avanzata del male dentro di me.Lo sentivo crescere dentro, come te senti la rabbia quando stai per esplodere io sentivo il cuore nero della Regina Cattiva pulsare fino a mozzarmi il respiro, la sentivo scorre nelle mie vene e sarei voluta morire pur di non soffrire in quel modo.Robin era il mio essere migliore.Trovava il buono nel malvagio che avevo fatto tanto che as volte mi spaventava quando voleva giustificare le mie azioni.Con lui il mio cuore batteva così forte da farmi male ma batteva di luce-
Fece una pausa, avevo voglia di abbracciarla e stringerla, mi sembrava così vulnerabile e sola in quel momento, vedevo la mia ombra scheletrica nei suoi occhi scuri.
-Poi tutto è finito ed è arrivata la tempesta. Ed ero così presa da me da non accorgermi di te, degli altri.Non mi rendevo conto di nulla.Solo di quello che avevo perso.Era rimasto solo quello- alzò lo sguardo e i suoi occhi erano velati da lacrime, mi avvicinai e mi sedetti a gambe incrociate sul tappeto vicino a lei che mi imitò stringendosi a me.Era così piccola.
-Quando hai avvelenato Henry, quando l’ho salvato con il bacio del vero amore e ho spezzato la maledizione mi sono vista il mondo crollare addosso, letteralmente, le mie certezze sono diventate incertezze, non sapevo chi fossi, e mi sentivo come la ladra che ero stata con Neal.Avevo due genitori che mi erano completamente estranei, un’intera città fatta di ombre, fantasmi delle loro vite passate.Sarei voluta scappare.E quando ti ho preso per la gola e sbattuto al muro ho sentito una forza dentro che non avevo mai provato, avevo una voglia di farti passare quello che avevi fatto passare a me, vedevo tutto quello che mi avevi tolto senza lasciare un briciolo di speranza.Quando perdiamo qualcosa riusciamo a vedere solo quello, non ci rendiamo conto del resto, di quello che è rimasto perchè la perdita è più importante-
Le accarezzai la schiena sentendola tranquillizzarsi.
-Poi sei arrivata tu, Emma.Ci sei sempre stata ma in quel momento eri sempre dove non dovevi essere, mi davi fastidio ma non riuscivo a fare a meno di te.Cercavo ogni situazione possibile per scontrarti, provocarti, insultarti solo perchè ne sentivo il bisogno.Mi facevi sentire viva e tornare a vivere era quello di cui avevo bisogno.Una spinta e tu le spinte e gli stimoli riesci sempre a darli.Sei una motivatrice-
-Sono una ladra e ragiono da ladra, se dai gli stimoli guadagni l’appoggio e migliori l’efficienza del colpo-
-Sei megglio di una semplice ladra-
-Anche tu mi fai sentire viva Regina, nel senso che quando sei vicina a me non capisco nulla, mi sento in dovere di proteggerti, darti la felicità che meriti.E’ difficile-
Regina si voltò a guardarmi e si avvicinò, la vidi chiudere gli occhi e pensai mi volesse baciare, la lasciai fare e lei poggiò delicatamente la testa sulla mia spalla incastrandosi al mio corpo come un puzzle perfettamente ritagliato.Mi dava una sensazione di calore, la strinsi e lei fece lo stesso, in quel momento avevamo bisogno l’una del calore dell’altra.
-Non posso cambiare il ferro in oro ma non mi importa-
-Io l’oro ce l’ho già- sussurrai al suo orecchio –Te-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 19
*** Se la testa è pesante ma il cuore è leggero ***


Regina uscì dal locale quando sentii le gambe incredibilmente pesanti e la testa che cominciava a girare. Non sapeva se incolpare l'alcol, la musica a palla o il suo corpo troppo vicino a quello di determinate persone. Ragionandoci sù diede la colpa principale alla prima opzione ma questo non le impedí di portarsi dietro un bicchiere di plastica colmo di liquido marrone che doveva essere Cuba libre o simile.
Appena fuori venne investita dall'aria pungente della sera, con gli occhi seguii il percorso dei fari di una macchina che si fermò esattamente di fronte a lei. Si scostò per paura di essere investita e si sedette su una panchina vicino.
Alla sensazione di freddo rabbrividii stringendosi nel suo cardigan nero, come al solito era troppo leggera, alzò lo sguardo verso io cielo. Non una nuvola. Tutto era cosí inspiegabilmente tranquillo che sembrava surreale. 
Emma.
Emma
Emma.
Ecco cosa c'era di tempestoso in quella serata: lei. E la sua unica colpa era quella di esistere e di essere stata invitata alla sua stessa identica festa. Ma perché poi? C'erano tanti locali dove potersi divertire, ma tra tutti proprio il suo.
Sbuffò una nuvoletta di condensa che si sciolse in aria rilevando una figura snella in avvicinamento.
Ecco, di male in peggio.
Emma Swan che si prende una pausa nello stesso momento e nello stesso posto in cui lei aveva deciso di prendersela.
-Ciao- agitò un braccio indicando subito dopo la panchina chiedendo il permesso.
-Stai invadendo il mio spazio vitale-
-Come al solito- esclamarono all'unisono, non si guardavano.
Era uno strano rapporto il loro: un giorno fidate amiche, un giorno acerrime rivali, un giorno quasi si illudevano di scambiarsi sentimenti ben lontani dalla sola amicizia. Se qualcuno avesse dovuto descrivere la loro situazione avrebbe usato la parola "confusione".
-Allora, ti stai divertendo?- chiese Emma massaggiandosi la testa.
-Più o meno, avevo bisogno di smaltire- rispose Regina portandosi una ciocca di capelli neri dietro l'orecchio destro.
-La tua serata? Niente di interessante?-
Emma perplessa sembrò scrutare la fila di persone che aspettavano ancora il loro turno per entrare.
-Qualcosa si muove tra la folla, ma è sempre la solita solfa: arrivano, si mettono a ballare praticamente attaccati al tuo culo, ti offrono da bere e si aspettano la ricompensa. Sinceramente mi ha un po' stufato. Vorrei una cosa diversa-
Regina alzó un sopracciglio voltandosi dal lato di Emma. Sicuramente la bionda aveva più esperienza di lei in fatto di ragazzi e avventure, ma non avevano mai affrontato esplicitamente l'argomento.
-Ti va di tornare dentro? Andiamo a ballare insieme se non trovi più gli altri!- Emma scattò in piedi entusiasta prendendo Regina per mano, al solo contatto della pelle Regina avvertì qualcosa in tutto il corpo. Emma era così, la trascinava, la spingeva oltre.
Barcollò leggermente sui tacchi per poi seguirla tra la calca. 
Saltarono, cantarono a squarciagola, ballarono spintonandosi con i vicini e ricevendo occhiate contrariate ma allo stesso tempo interessate a vedere l'evolversi della situazione. Dopotutto erano due ragazze belle, che sembravano mettere in mostra una danza di corteggiamento nei confronti l'una dell'altra. Spesso qualcuno si avvicinava ad invitare una delle due e, allora, puntualmente si prendevano per mano in una sorta di protezione.
Regina stava bene, non badava alle occhiatacce, che parlassero pure. Emma intanto si stava facendo sempre più disinvolta e provocante nei movimenti, manteneva un contatto visivo continuo mentre scivolava su di lei strusciandole il corpo contro. Regina sorrideva, ma dentro stava scoppiando, possibile che Emma non si rendesse conto di nulla? Eppure la stava fissando da quelle che le sembravano ore.
Si sentì di nuovo soffocare, prese la sua roba e quasi di corsa uscì. Ansimava, sarebbe voluta tornare a casa. Avrebbe voluto Emma con sé? Probabilmente non le sarebbe dispiaciuto. E perché poi non se lo riusciva a spiegare. Era terribilmente confusa.
Si sedette prendendosi la testa tra le mani, le dita le si sporcarono di ombretto quando si strofinò decisa gli occhi non ricordandosi di essere truccata.
-Che succede? Mi hai fatta preoccupare- 
-Non è niente. Credo che sia meglio che io torni, non sto molto bene-
-Hai freddo?-
Regina negò ma l'altra non le diede ascolto coprendole le spalle con la sua giacca.
-Swan...-
-Aha?-
-Perché hai ballato con me in quel modo?-
-Hai visto come ci fissavano? Scommetto che alcuni avrebbero pagato per essere schiacciati tra di noi- sorrise Emma, tirò fuori tabacco e cartine e cominciò a girarsi una sigaretta.
-Fumi?-
Regina negò, ma poi si lasciò prendere da uno strano istinto e accettò.
-Ti è piaciuto?- chiese portandosi la sigaretta alle labbra.
-Cosa?-
-Ballare con me- rispose cercando miseramente di accendersela.
Maledisse il suo pollice che al terzo tentativo le faceva già male, non aveva mai avuto fortuna con gli accendini.
-Aspetta, faccio io- Emma si avvicinò e fece con il suo, finalmente Regina poté aspirare una boccata di fumo.
-Allora?-
-Penso di sì. Perché?-
Regina tossicchiò espirando, Emma rise.
-È questo il tuo problema Swan, tu pensi di sì ma non ne sei sicura. Fai le cose come se non ti toccassero minimamente. Fai tutto come se fosse sempre uguale-
Emma si voltò perplessa, incrociò le gambe.
-Non ti capisco-
-Nemmeno io. Siamo a posto allora!- 
Regina sentiva il fumo arrivarle alla testa con quella solita sensazione di giramento che le dava fastidio anche solo ricordare.
-Regina, si può sapere che c'è? Abbiamo ballato okay? È stato divertente, sì, eccitante, forse sì, non sono certo di gomma e tu sei sicuramente bellissima, quindi non vedo dove stia il tuo problema- 
Spense la sigaretta e fece per alzarsi.
-È questo il problema. Swan. Tu giochi con le persone, e finché hai il controllo ti va bene, ma pensi mai a come si sentono gli altri?-
-Stai seriamente facendo un affare di stato per una cosa così stupida?-
-Non è stupida per me. Perché non lo capisci. Chi balla con me in quel modo, chi mi guarda in quel modo, chi mi cerca, mi tocca, ride e mi sussurra cose all'orecchio in quel modo non è una cosa stupida per me. E non è solo un discorso di stasera. Non puoi continuare a prendermi per il culo tutte le volte che siamo insieme. Smettila-
Regina stava tremando, aveva caldo e si sentiva stranamente leggera, come se si fosse tolta un peso dallo stomaco.
-Perché come ti guardo? Cosa faccio che ti fa pensare questo?-
-Mi guardi come si guardano le cose a cui si è interessati, mi parli come se volessi per forza parlarmi. Poi mi eviti per giorni, non mi scrivi, non mi chiami, praticamente ti fai viva solo quando ti viene comodo. Non vuoi stare con me da sola, non usciamo più senza qualcun altro. Cos'è cambiato da prima? Dimmi la verità-
Emma si risedette, era confusa e spaventata. Si torturava lo smalto blu che ormai era un residuo e aveva lo sguardo fisso a terra. 
E se Regina avesse realmente ragione?
Si piacevano e non se l'erano mai detto?
-Io non so cosa dire...-
-Fa niente, vado a casa!-
Emma la bloccò con gentilezza.
-Non so se ho ballato in quel modo per sentirmi osservata dagli altri o semplicemente da te, ma io non so spiegarlo tutto questo. Non ho proprio parole, vorrei baciarti ma non posso e tu non vuoi e mi faccio mille domande e non trovo nessuna risposta-
Regina la fissò sfidandola.
-Chi ti dice che queste risposte non siano già evidenti?-
-Voglio baciarti. Ho bisogno di baciarti- sussurrò Emma sulle labbra di Regina prima di impossessarsene velocemente mozzando il fiato di entrambe.
Si cercavano. Si volevano. Si aspettavano. Si ignoravano. Si trovavano.



Angolo mio:
Non pubblico da mesi, forse più di un anno, ma avevo voglia di scrivere e questo é il risultato. Come sempre consigli, critiche e quant'altro sono ben accetti. Potrebbe essere l'ultima storia o forse la prima di un piccolo ritorno. Vedremo in base all'ispirazione!!:) 
 

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