A new love

di Little_Rinoa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - 1 - ***
Capitolo 2: *** - 2 - ***



Capitolo 1
*** - 1 - ***


A new love

A new love

I personaggi presenti in questa storia sono di proprietà della Square-Enix.

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Non aveva mai amato Squall.

Quella convinzione le giunse dal cuore, dolorosa, ma non difficile da accettare: aveva sempre creduto il contrario, per questo continuava ad ingannare se stessa,  fingendo di amarlo.

Tutto quello che provava, e che aveva volontariamente provato, era solo frutto di affetto misto a curiosità: curiosità di capire un po’ di più quel lupo solitario, affetto perché, bene o male, erano cresciuti insieme. Le loro strade si erano divise, questo sì, ma da piccoli avevano condiviso lo stesso tetto.

Adesso che Squall aveva trovato il suo posto, al fianco di Rinoa, lei, Quistis Trepe, non poteva fare nient’altro che stare a guardare.

Ma cosa pensava di guadagnare in questo modo? Niente.

Tutti i suoi amici sembravano aver trovato qualcosa a cui appoggiarsi nella loro vita: Squall con Rinoa, Rinoa con Squall, Zell con Sephora, Irvine con Selphie e Selphie con Irvine.

Ma  lei, oltre la loro amicizia, cosa aveva? Niente.

Sapeva di dover essere paziente, di avere ancora molti anni dinnanzi a sé, ma che i suoi amici avessero già una persona su cui contare le provocava un senso di solitudine che non sapeva come appagare. Aveva bisogno di dare tutto il suo amore a qualcuno. E che quel qualcuno le desse l’amore che le mancava.

Seduta nel suo studio, con ancora in mano la penna che ormai non le serviva più, Quistis fu riportata alla realtà dal sonoro bussare alla porta. Aveva deciso di abbandonare l’insegnamento per dedicarsi alle pratiche amministrative del Garden, cosa che le dava meno soddisfazioni, ma più fama.

“Entri pure, è aperto. ” Rimase con gli occhi fissi sulla porta, immaginava già chi fosse, e ne ebbe la conferma quando Squall entrò, con l’aria sfinita di chi non aspettava nient’altro che la fine di quella giornata.

“Tra cinque minuti, nel mio studio. Tu e Shu, vado ad avvisarla.” Guardò il giovane comandante uscire con la stessa rapidità con cui era entrato e sospirò, poggiando la penna sulla scrivania. Il lavoro era molto in quel periodo, ed erano tutti stanchi, ma Squall sembrava il più frustrato di tutti, perché il preside aveva dato una mole maggiore di compiti a lui. Sia lei che Shu ne erano consapevoli, ma Squall non voleva farsi aiutare da nessuno.

Spostò la sedia per alzarsi e passando dinanzi ad una delle vetrine degli archivi guardò il suo riflesso per un controllo veloce al suo aspetto: non sapeva se Squall le avesse convocate per qualche incontro, infatti non era famoso per le sue spiegazioni. Si sistemò la camicia e la giacca, dopo di che uscì dal suo studio affrettando il passo per non essere in ritardo, i cinque minuti di Squall dovevano essere cinque minuti. Odiava i ritardi.

Entrata nel suo studio, guardò Shu con aria incuriosita, la collega le rispose con un’alzata di spalle,  nello studio non c’era nessun cliente. Entrambe si sedettero sulle poltrone davanti alla scrivania di Squall, sapevano di poterlo fare, qualsiasi altro SeeD per rispetto sarebbe rimasto in piedi.

“Ho una missione per voi.”

“Intendi dire, le contrattazioni sono per noi?” Lo interruppe Shu, mentre nella mente delle due giovani SeeD iniziava a farsi strada un brutto presentimento.

“NO… Una vera missione. Partirete insieme ad altri due SeeD a vostra scelta.”

“Un momento Squall .” Quistis lo guardò profondamente negli occhi, prima di proseguire “COSA HAI DETTO?”

“Mi hai sentito bene Quistis e, diamine, smettetela di interrompermi!”

Quistis sbuffò, affondando la schiena nella poltrona.

“A Deling, un’associazione nata dopo la guerra si è impegnata per dare un tetto a tutti i bambini rimasti orfani, e ora hanno scoperto una banda, detti i DarkDragons, che rubano bambini orfani per poi rivenderli senza autorizzazioni a persone ricche che cercano una copertura per dimostrare di avere una famiglia, o che spesso cercano un erede.”

“RUBANO? Questi ricchi non hanno il buon gusto di andare in un orfanotrofio per non far sentire questi bambini oggetti?”

“E’ per questo che hanno chiamato noi, Quistis. Per fermarli.” Squadrò la SeeD con occhi di fuoco per essere stato nuovamente interrotto, ma Quistis sostenne il suo sguardo senza paura, quasi con sfida.

“Quindi, ho scelto voi due per comandare la missione, Quistis, tu sarai il comandante, Shu, tu la sua vice.”

“COSA? Squall, non puoi scegliere noi senza prima consultarci, senza prima chiederci se ci va bene la cosa. Abbiamo deciso di ritirarci dal campo di battaglia, così come l’hai deciso anche tu!”

“Mi hanno chiesto i migliori SeeD, e al momento, voi due siete le uniche disponibili.” Adirato dal controbattere, Squall prese a giocherellare con il suo cercapersone sulla scrivania, sfogando la rabbia causata dalle storie che gli stava raccontando Quistis. Cercava di trattenersi, di non aggredirla,per non dirle che non ne poteva più di missioni, riunioni e carte da leggere.

“Ci sono anche Selphie e Irvine, Zell e chissà quanti altri uomini!”

Selphie e Irvine stanno indagando qui a Balamb, Zell sarà presto impegnato in un’altra missione.”

“Perfetto.” Mormorò Shu, rimasta in silenzio per ascoltare il battibecco dei due ragazzi.

“E dimmi, Squall, chi ci sostituirà?”

“Non sono affari vostri questi. Ed ora, se volete scusarmi, ho del lavoro da sbrigare. In questi rapporti c’è scritto tutto ciò che dovete sapere…” Porse alle due ragazze i due blocchi di fogli che presenziavano sulla scrivania. “Mi aspetto che firmiate senza indugiare.”

Shu annuì, lo stesso fece Quistis, rassegnata.

“Non so cos’altro dirvi, partirete dopo domani.”

Shu fu la prima ad alzarsi, avviandosi alla porta per tornare nel suo studio. Per loro la giornata finiva lì, per incominciare i preparativi e leggere i rapporti. Quistis la seguì, ma poco prima di chiudere la porta, Squall la chiamò.

Quistis, questa è la vita: senza la possibilità di poter scegliere. Ci facciamo condizionare dalla gente, ma non scegliamo mai veramente per noi stessi.”

La giovane SeeD rimase ad ascoltare a testa bassa, e richiuse la porta dietro di sé, senza rispondere.

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“Mi ero ripromessa di non cascarci ancora Shu. Non posso, non voglio ritornare lì fuori.” Shu osservò la compagna sbattere forte i cassetti della scrivania, alla ricerca di qualcosa che non c’era.

Quistis… Lo sai che non ha avuto scelta, lo sai bene come lo so io. La guerra ha sfinito tutti, Squall più di noi.”

“Lo so, maledizione… LO SO!” Quistis si sistemò alla sua scrivania, poggiando la testa tra le mani, come a volersi riparare da tutto ciò che le era intorno. “Bambini, Shu ... E lui ne parla come se fossero chissà cosa!”

Shu guardò con dolcezza la neo-compagna di missione. Le due ragazze erano molto differenti. Quistis apparentemente sembrava fredda e composta, ma dentro di sé nascondeva un gran cuore, non era adatta a quel lavoro. Non era adatta a quel Garden. “Quistis, lo sai che sul lavoro non dobbiamo farci travolgere dai sentimenti, altrimenti è la fine.”

“Lo so.” Sospirò stancamente.

“Adesso cerca di calmarti. Non serve a nulla prenderla in questo modo, sai che anche Squall non cambierà idea.”  Quistis annuì.  Shu si sedette sulla poltrona dinnanzi alla scrivania dell’amica.

“Solo che non me l’aspettavo, non così improvvisamente.”

“Hai ragione, Quis. Però ricordati che noi siamo SeeD e non possiamo tirarci indietro, conosci le conseguenze.” 

Quistis sospirò nuovamente per calmarsi e guardò la sua amica. “Che ne diresti di dare un’occhiata a questo rapporto?” Prese dalla scrivania il blocco di fogli rilegato che le aveva dato Squall. Shu annuì e si avvicinò con la poltrona per poter guardare dal suo che aveva poggiato lì prima. Aveva intenzione di leggerlo da sola, ma Quistis era venuta a chiamarla nel suo studio per chiederle di farlo insieme e non aveva saputo dirle di no. Non che la cose le dispiacesse, ovviamente.

Seguì Quistis cambiando pagina nello stesso momento in cui lo faceva lei, commentando quando lo riteneva opportuno e ascoltando ciò che la sua amica aveva da dire. Alla fine fu chiaro ad entrambe il quadro della situazione, la missione era estremamente semplice perché non vi erano un gran numero di persone coinvolte e soprattutto, avrebbero avuto l’appoggio di Galbadia.

Quando Quistis e Shu si salutarono, erano ormai passate due ore. Shu aveva un appuntamento con il fidanzato e Quistis sarebbe dovuta andare in mensa per cenare con gli altri, ma non ne aveva nessuna voglia; mandò un messaggio a Selphie avvisandola che non avrebbe cenato e si avviò verso i dormitori.

Mancavano due giorni alla partenza e doveva preparare la valigia, salutare gli altri e pulire la sua stanza. Le venivano i brividi solo al pensiero.

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In viaggio per Deling City, lontana da tutto ciò che le era familiare, Quistis si sentiva ancora più sola. Si rese conto che mentre Shu e uno dei due SeeD che le accompagnavano avevano una persona da cui ritornare, lei invece non aveva nessuno, era strano pensare che quel Garden, dove per tanti anni era stata la sua casa, non le dava nessun motivo per tornare.

La missione non era neanche incominciata, e lei si preoccupava del ritorno.

Tornò a concentrarsi sul libro che stava leggendo per passare il tempo, mancavano ancora due ore per raggiungere Deling. Lì, avevano una suite ciascuno in uno degli alberghi più costosi: già, era evidente che i responsabili volessero entrare nelle loro grazie, come se fossero esseri senza cuore, capaci di prendere sotto gamba una missione. Si sbagliavano, ed era questo che odiava delle missioni, della gente.

Aveva scelto per quella missione due ragazzi, che a prima vista le erano sembrati seri e simpatici, e non si era sbagliata. Uno di loro rileggeva per la decima volta il rapporto sulla missione e ricordava si chiamasse Thomas, l’altro, ovvero Michael, era intento a sfogliare una rivista d’armi. Gli uomini! Al suo fianco, Shu lavorava con un portatile sulle ginocchia, il viso concentrato. Non la disturbò, non ne aveva neanche la voglia. Cercò di ritornare sul suo libro, o almeno, a far finta di leggere.

Andando avanti in quel modo – alternando la vera lettura a quella finta – non si accorse della voce meccanica del microfono interno alla loro cabina SeeD che annunciava l’imminente arrivo alla stazione di Deling City. Alzò, gli occhi dal suo libro, guardando i suoi compagni di viaggio che si preparavano a scendere, chiuse il libro e li imitò. Spostando un momento le tende dal finestrino, notò che era buio: una consolazione, significava che fino al mattino successivo non avrebbe dovuto incontrare nessuno.

Come sperava, nessuno li disturbò, probabilmente aspettavano la mattina, per trovarli freschi e riposati. Infatti, quando Quistis mise piede nella sua suite, la prima cosa che notò fu il biglietto posto su un tavolo all’ingresso. La suite era spaziosa, arredata con un gusto un po’ eccentrico, ma le piaceva. La camera da letto e il bagno erano un sogno, la cosa la mise di buon umore, non vedeva l’ora di farsi un bel bagno caldo.

Ma prima, dovette leggere il biglietto. Era freddo e di poche parole, per un attimo pensò fosse stato Squall a scriverlo. Le dicevano brevemente di raggiungerli la mattina dopo in un’altra camera, dopo la colazione, per discutere dei particolari. Quistis lo rimise al suo posto. Non vedeva davvero l’ora.

Il bagno caldo servì a farla rilassare, ma non di molto, il pensiero costante del dover ritornare lì fuori, in un campo di battaglia, non faceva che tormentarla. Vedere gli effetti che la guerra aveva provocato era ciò che non avrebbe voluto vedere se non attraverso le pratiche delle missioni che arrivavano al Garden.

Invece, ora, c’era lei al posto di tanti SeeD che ogni giorno mandavano in battaglia. Lì a Deling la pressione della guerra non si sentiva, almeno esteriormente, ma i problemi politici erano numerosi e insostenibili. Proprio per questo la missione era affidata a Seed di Balamb: molti SeeD galbadiani erano del tutto fuori controllo, altri sotto accusa e infine vi erano i latitanti, come Seifer.

Povero Seifer, vittima dei suoi stessi sogni.

Preparò su una sedia la sua divisa, di fianco al letto, la sua arma era pronta a scattare, se mai ce ne fosse stato bisogno. L’idea di rimanere a rimuginare su ciò che l’aspettava non superava la morbidezza del letto, che le favoriva il ritorno tra le braccia di Morfeo. Si addormentò con la speranza che la missione finisse presto.

Il giorno dopo, cinque minuti prima dell’appuntamento con i capi dell’organizzazione, Quistis, Shu e i due SeeD erano già pronti a bussare alla porta della loro suite. Quando furono invitati ad entrare, la prima cosa che saltò al loro occhio, era l’immenso numero di carte che vi erano depositate in ogni dove. Più che una suite d’albergo, sembrava una base operativa.

“Benvenuti nel nostro studio!” Disse l’uomo che aveva aperto la porta, come a far eco ai loro pensieri. Era un uomo sulla cinquantina, ben ordinato e con un completo da lavoro di marca: almeno avevano soldi, pensò Quistis. Soprattutto se potevano permettersi di stare stanziati in un albergo del genere… E a quanto vedeva dal casino, dovevano essere lì da un po’.

“Signore… Una scelta insolita come base.” Rispose Quistis, dopo che si furono presentati e accomodati sul comodo divano presente in tutte le suite.

“Certo, signorina Trepe. Dobbiamo assolutamente rimanere nascosti. Come avrete letto dai nostri rapporti, siamo solo stati capaci di scovare i BlackDragons tramite investigatori, ma il meglio sta a voi farlo.”

Quistis annuì, con finta convinzione. Ecco che il problema persisteva, erano chiamati macchine da guerra, uomini che non aspettavano altro che mettersi in moto e partecipare al “meglio” delle missioni.

“Mi scusi per la maleducazione, io sono Adrian Bobo”. Seguì tutto il discorso dell’uomo sull’origine della loro organizzazione, di cosa si occupavano, delle persone aderenti, della banda da scovare. Tutte cose noiose che le toccava seguire.

“Capisco. Bene allora, ci spieghi come dovremmo procedere. Io e la mia squadra siamo pronti.”

“Bene. Siamo riusciti a scoprire che la loro base si trova in una semplice casa nelle vicinanze dell’arco. Vi daremo indirizzo, numero civico e un mezzo per raggiungerlo, con il vostro superiore ho discusso della possibilità di utilizzare la sala di controllo dell’arco come appostamento investigativo, in caso vi servisse... Le chiavi ci sono state consegnate dal Generale Caraway in persona…” Il signore fece una piccola pausa prima di ripendere.

E bravo Squall, pensò Quistis. Non gli sfugge mai niente a quel ragazzo.

“Bisogna catturare, uccidere, arrestare o quello che volete qualsiasi persona si trovi in quella base. Quando sarete riusciti nell’impresa, vi basterà fare un fischio,  perché fuori da questa casa ci sarà un’armata della polizia locale pronta ad aiutarvi.”

“Mi scusi, signore.” Shu intervenne. “Ma se avete le armate locali dalla vostra, perché chiamare noi?”

“Perché, signorina, voi siete abili, loro stupidi. Tutto qui.”

Giusto, pensò Quistis, perché noi siamo abili. Hyne, che sciocchezza, questi uomini si fanno contraddire dalla fama. Che orrore.

“Bene. Se non vi dispiace, vorrei poter parlare con la mia squadra per organizzare un piano. “

L’uomo annuì, decisamente soddisfatto, il sorriso compiaciuto sul suo volto non piacque a Quistis, sapeva cosa significava, che l’uomo non vedeva l’ora di farla finita. Almeno su questo, lui e Quistis erano d’accordo. E soprattutto, questi uomini stavano salvando dei bambini innocenti; quindi, da una parte Quistis era con loro.

Strinse la mano all’uomo e seguita dal suo gruppo si avviò verso l’uscita. Diede appuntamento agli altri nella sua stanza per l’ora successiva e si ritirò.

Quando risuonarono dei colpi alla porta, precisamente un’ora dopo, Quistis aveva riflettuto a fondo su come far muovere la sua squadra.  Il piano sembrava poter funzionare, e neanche gli altri ebbero nulla da ridire.

Probabilmente avrebbero perso qualche giorno, ma anche i clienti sembravano soddisfatti. A turno, i quattro ragazzi, avrebbero spiato la zona in cui si trovava l’organizzazione, dalla stanza di controllo del sistema meccanico del cancello dell’arco, in modo da capire un po’ meglio il nemico e soprattutto per non trovare sorprese indesiderate ad aspettarli. Quistis si appuntò mentalmente di ringraziare Squall per aver chiesto anticipatamente il permesso di utilizzare quella stanza per loro, infatti proprio dalle chiavi che il signor Bobo le aveva dato che le era nata l’idea.

“Secondo voi, signor Bobo, loro si aspettano un nostro attacco?” Chiese Quistis, quando fu il momento di incontrare l’organizzazione per illustrare loro il piano.

Mmmhh… Forse sì, forse no. Di certo voi avete la nomina di essere chiamati in tutto il mondo, in questo periodo.”

Perfetto. Pensò Quistis sarcastica. Dopo cena, la ragazza iniziò ad assegnare i ruoli. Avrebbero cominciato il giorno successivo, alle prime luci dell’alba e avrebbero continuato così per due giorni. Dopo di che, bisognava pensare all’attacco finale, sempre che le informazioni raccolte fossero necessarie. Ognuno di loro avrebbe dovuto far rapporto completo delle informazioni, che sarebbero state archiviate da Shu nel suo computer controllato dal Garden. Il  che significava che anche Squall avrebbe saputo come procedevano le cose.

Una volta terminato il lavoro di raccolta informazioni, ci sarebbe stata la riunione strategica con il signor Bobo.

Era ormai notte inoltrata quando Quistis decise che il primo turno, che sarebbe durato sei ore, in modo da dividere il tempo equamente con gli altri, l’avrebbe iniziato Shu. Avrebbe preferito mandare uno dei due ragazzi, ma dato che Deling City era pericolosa per le donne di notte, i due insistettero  nel prendere gli orari notturni per loro e lasciare il giorno alle ragazze. Quistis sorrise tra sé; aveva scelto dei SeeD perfetti.

Congedò i ragazzi e si preparò per andare a dormire. Il mattino successivo avrebbero accompagnato tutti e quattro Shu per vedere da vicino dov’era situata l’associazione, dopo di che lei sarebbe tornata in albergo per fare rapporto a Squall via e-mail e i due ragazzi sarebbero stati nelle vicinanze e avrebbero comunicato con Shu tramite auricolare. Shu aveva insistito per rimandarli in albergo dato che avevano i turni notturni, ma i due ragazzi erano stati ben felici di accompagnarla.

Per loro fortuna, la sala dei controlli aveva una piccola finestra che affacciava proprio sulla casa dei BlackDragons

Tranquillizzata dalla presenza dei due SeeD con Shu, Quistis si preparò alla lunga e-mail che avrebbe dovuto scrivere a Squall: infatti, le portò via due ore buone. Chiamò la reception per richiedere il pranzo anticipato in camera, nell’attesa, chiamò uno dei SeeD. Tante notizie e nessun problema. Fantastico.

Shu la informò brevemente: in casa erano presenti cinque persone dell’organizzazione, nessuna traccia di bambini,ma aveva visto con il binocolo due donne portare vassoi non in bella condizione ai piani superiori. Non sapeva dire con precisione se aveva visto giusto, ma ad occhio e croce dovevano essere quindicina . Le finestre delle camere ai piani alti erano totalmente oscurate, il che significava che i bambini dovevano trovarsi là. Tutti gli uomini presenti possedevano una pistola.

Quistis si rilassò un momento, era tutto tranquillo. Ricordava bene quella stanza di controllo che qualche tempo prima lei e i suoi compagni avevano raggiunto per abbassare il cancello. Il generale Caraway, ovvero il padre di Rinoa, diventato un mezzo presidente a causa della situazione instabile, aveva stranamente accettato di consegnare loro le chiavi. Erano stati fortunati, o meglio, Squall era stato fortunato ad averlo come suocero, altrimenti non era sicura che ci sarebbe mai stata una benché minima unione di Deling City con Balamb, soprattutto quando erano SeeD esterni ad occuparsi di un caso interno a Galbadia.

Contenta che tutto andasse secondo i piani e che per ora non vi erano intoppi, Quistis si alzò per prepararsi al suo turno di guardia. Indossata una tuta, proprio come aveva visto fare a Shu, si avviò nella hall per aspettare la macchina che l’avrebbe accompagnata. Ora stava meglio, il senso di abbandono che aveva avuto il giorno prima era passato: adesso si sentiva bene, stava facendo qualcosa per aiutare il mondo.

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Note dell’autrice: Eccomi con una nuova fan fiction, questa volta incentrata su uno dei personaggi più belli, ma allo stesso tempo meno apprezzato del videogioco. Mi sono divertita molto a scriverla, e spero che sia piaciuta anche a voi.

A breve, in arrivo la seconda e ultima parte.

Volevo ringraziare la bravissima noFrogs per la betatura.

 

 

 

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Capitolo 2
*** - 2 - ***


A new love

La fortuna volle essere dalla sua quel pomeriggio: vide qualcuno bussare alla porta. Prese il binocolo dalla scrivania dinnanzi a sé e iniziò ad osservare. Un uomo vestito da operaio bussava alla porta della casa. Quistis capì immediatamente che era un ricco cliente camuffato quando notò il perfetto taglio di capelli, della barba e i movimenti eleganti.

L’uomo che aprì la porta scrutò a destra e a sinistra prima di richiuderla. Segno che avevano paura di essere spiati. Quistis sapeva dati i rapporti che lì intorno doveva esserci la polizia locale in borghese, ma fin’ora non aveva vestito nessuno con aria “sospetta”: o erano bravi, o invisibili.

Cercò di seguire i movimenti dei due uomini tramite l’unica finestra al pian terreno: al suo interno, si notava un tavolo e una parete con una porta, che conduceva alla cucina. Dopo pochi istanti il tipo chiuse le tendine. Quistis dette un pugno sulla scrivania. Attese l’uscita dell’uomo, che non avvenne, e la cosa l’insospettì.

“Comandante… Credo sia ora di darmi il cambio, che ne dite?”

Balzò dalla sedia per lo spavento, si era dimenticata dell’auricolare nel suo orecchio. Aveva dato ‘ordine’ ai compagni di chiamarla senza problemi, e come notava l’avevano presa in parola.

“Va bene, Thomas. Che ore sono?”

“Le diciotto e trenta.”

“Capisco. Sei qui fuori?” Per mettere in scena la loro finta, avevano richiesto la mattina stessa le divise da guardiani, per passare inosservati.

“Sì.” Dopo un minuto, il ragazzo entrò già in uniforme e pronto per il lavoro. “Tutto tranquillo, Comandante?”

“Abbastanza. Credo di avere una nuova tattica in mente, Thomas. Ho capito molte cose questa sera. Stai attento anche ai minimi particolari. Sono furbi.”

Il ragazzo annuì, pronto al saluto militare ad un suo superiore, ma fu fermato da un cenno con la mano di Quistis. “Anche se è sera, qualcuno potrebbe vederci. Ricorda che questa stanza è proprio in posizione frontale rispetto alla casa.”

“Mi scusi, Comandante.”

“Non ci sono problemi. Buon lavoro, allora.”

“C’è Michael ad aspettarvi fuori.”

Quistis fece un cenno con il capo e si avviò all’uscita, era esausta, ma anche eccitata dalle informazioni e non vedeva l’ora di parlare con Shu. Nel tragitto fino all’albergo evitò di parlare con il ragazzo per sicurezza, e dopo avergli spiegato brevemente la situazione mentre aspettava l’arrivo di Shu nella sua suite, lo mandò a riposare.

Shu non rimase sorpresa dalle informazioni, lei non aveva visto nessuno entrare e se quello fosse stato davvero un cliente, ne dedusse che la banda non doveva averne molti.

“Dovremmo vedere come va avanti domani Shu. Probabilmente ne ricevono uno al giorno.”

“Sì… Ed escono dal retro, immagino.”

Quistis si morse un labbro, pensierosa. “Penso di sì. Ma non avevo pensato a questa soluzione, di solito qui le ville sono chiuse dietro.”

“Vedrò di far controllare ai ragazzi domani.” Quistis annuì in risposta e insieme si recarono al ristorante per la cena.

Dopo cena lesse con calma il rapporto scritto da Shu e partì con il suo. Era stanca, ma decise di levarsi subito il pensiero e cercò di essere il più dettagliata possibile nelle descrizioni, riportando anche i particolari più stupidi. Finito il suo lavoro, ripose il portatile e andò a farsi un bagno. Dato che voleva sapere qualcosa, decise di aspettare il ritorno di Thomas per chiedergli se c’erano stati altri ospiti, ma la sua risposta fu negativa. L’unica cosa strana che aveva visto era la ‘sparizione’ delle due cuoche. Quistis gli spiegò la sua teoria dell’uscita secondaria sul retro. Passò il portatile al ragazzo chiedendogli di scrivere più particolari possibili ed andò a letto.

Ora che il quadro della giornata tipo della banda era quasi chiaro, Quistis sentì dentro di sé quella carica che ormai, da quando aveva lasciato il campo di battaglia, non sentiva più. Ricordava ancora la missione per sconfiggere la Strega: lì vi era anche la preoccupazione di morire, qui sentiva solo rabbia per quella gente che teneva quei poveri bambini chiusi come bestie in gabbia. Neanche la luce del sole potevano vedere.

Quando alle sei venne svegliata da Michael ritornato dalle sue sei ore di lavoro, Quistis non si aspettava di sentire che una coppia era giunta nella casa, e come sospettava, non vi era mai uscita.

“Avvisa Shu e dille di contare attentamente quanti vassoi verranno portati questa mattina. Dobbiamo controllare se sono venuti solo per contrattazioni o per portar già via i bambini.”

Dopo il saluto di congedo, il ragazzo lasciò la stanza e Quistis sorrise tra sé, presto anche tutte queste persone che avevano ‘comprato’ i bambini sarebbero state arrestate. Non vedeva l’ora.

Sì vestì in fretta e segnò su un pezzo di carta tutti i piani per la giornata successiva: alle sei del mattino sarebbe finito il turno di Michael e con lui la loro operazione di ‘spia al nemico’, in seguito, Quistis non avrebbe atteso neanche un po’ prima di riunire tutta la truppa e mettere insieme i vari rapporti, per raccogliere tutte le informazioni possibili per la realizzazione del suo piano.

In prima mattinata avrebbe incontrato il signor Bobo per informarlo e per preparare un piano, aveva bisogno di lui per realizzarlo e sperava che fosse utile. Senza farlo apposta, pochi minuti prima di alzare il telefono per informarlo, venne chiamata su una linea interna coperta e controllata dalla polizia dove il signor Bobo le chiedeva novità. Quistis fu breve e gli spiegò che si sarebbero incontrati la mattina successiva alle dieci e che sperava di poter cominciare con l’operazione vera e propria il giorno successivo, perché non avevano più tempo.

Il suo turno fu meno fruttuoso del precedente, ma i suoi sospetti erano validi: i vassoi mancanti erano due. Anzi, tre, contando la visita di una nuova coppia a tarda serata e, soprattutto, la casa sembrava avere un piccolo sentiero sul retro.

Adesso che fissava sul tavolo dinnanzi a sé tutti gli schemi delle loro future azioni sentì l’adrenalina salire a mille. Era sicura di sé ed era contenta di non aver sentito per qualche giorno quel senso di solitudine che l’accompagnava quasi ovunque… Era tornata a vivere, perché stava combattendo per qualcosa di utile, stava per salvare tanti bambini e sentiva che il suo piano sarebbe stato un successo. Le aveva fatto bene, e tenne a mente di ringraziare Squall per l’incarico, una volta terminata la missione.

“Allora, ripassiamo il piano. Io e Thomas ci fingeremo una coppia sposata ed entreremo in casa alla ricerca di un bambino. Non indosseremo NESSUNO strumento perché siamo quasi sicuri che ci perquisiranno dato che entreremo senza nessun nome da usare come referenza, infatti il signor Bobo ci ha detto che dalle loro precedenti investigazioni hanno notato che la maggior parte della gente sono solo ricchi in contrasto con le loro famiglie. Questo è un punto a nostro vantaggio. Useremo i dati famigliari della famiglia di un amico del signor Bobo, quindi NON dobbiamo assolutamente sbagliare. E’ di fondamentale importanza. Shu, Michael, voi rimarrete nascosti fuori nei pressi della casa in attesa del segnale, ovvero il momento esatto in cui la banda chiuderà le tende della finestra. E’ molto importante che i cinque organizzatori stiano tutti al piano inferiore, per evitare che facciano del male a qualche bambino. Quindi, prima di entrare chiederemo conferma all’infiltrato della polizia che ora è nella sala di controllo dell’arco. La polizia di Deling City è già pronta con le ambulanze che porteranno i bambini in ospedale. Vi ricordo di astenervi dall’uso della pistola, se è possibile, ricordiamoci che ci sono dei bambini, ma in caso estremo, feriteli. Partiremo questa sera, dopo che le cuoche saranno andate via, così non avremo nessun impiccio. Non sappiamo se ce ne sono altri, quindi massima attenzione. E con questo… BUONA FORTUNA A TUTTI!”

I ragazzi risposero in coro e tornarono ognuno nella propria stanza, si sarebbero incontrati nell’atrio l’ora successiva. Nel frattempo Quistis contattò il poliziotto che le diede buone notizie: i capi della banda erano tutti e cinque al piano di sotto, e discutevano di diverse pratiche. Ne avrebbero avuto per un po’ e le cuoche erano già andate via. Quistis riattaccò soddisfatta e andò a prepararsi per indossare il costoso tailleur che il signor Bobo le aveva procurato, dato che lei e Thomas non avevano referenti, dovevano far finta di non conoscere le ‘regole’ del vestiario. Così avrebbero dovuto avere entrambi l’aria di due ricchi. Anche l’auto che gli avevano fornito non era da meno, e quando ricevette il segnale di Shu che tutto era pronto, lasciò l’auricolare in macchina e si preparò ad interpretare una ricca viziata che non voleva ingrassare per avere un figlio, mentre Thomas sarebbe stato il povero marito che cedeva ai capricci della moglie.

Dinnanzi alla porta d’entrata, prese Thomas a braccetto e fece un piccolo cenno con il capo. Il ragazzo bussò e un uomo dall’aria volgare e cafona venne loro ad aprire la porta. La sua voce rispettava appieno il suo aspetto.

“E voi chi sareste,neh?” Li scrutò mentre guardava furtivo a destra e a sinistra, gesto che Quistis conosceva.

“Siamo clienti, secondo lei?” Rispose Quistis con aria da altezzosa signora. “Non ho la benché minima voglia di mettere su chili e di avere una pancia enorme.”

“Siete nel posto giusto. Nessuno vi ha seguiti, mhhh?” I ragazzi annuirono. Quistis si aspettava un controllo più solido, ma forse erano talmente sicuri di sé da non preoccuparsene. Invece di chiederlo gentilmente, iniziò a tastare Quistis in una perquisizione che sapeva più di una molestia. Dopo aver frugato anche nelle tasche, passò a Thomas. “Ehi, un po’ di tatto, insomma!” disse Quistis adirata.

“Lo vuoi sì o no l’erede senza ingrassare? E stai al gioco allora. Come vi chiamate?”

Thomas rispose prontamente. “Siamo i coniugi Saloris, ci siamo sposati da poco e mio padre vuole un erede. Mi capisce no?” L’uomo annuì, accompagnandoli all’interno della casa. L’interno era piccolo, essenziale, e molto sporco. Il tavolo che avevano visto entrambi dalla finestra era lì davanti a loro, e occupava gran parte della stanza. Il resto della banda era seduta lì, e li degnarono di un misero sguardo. Ingresso e soggiorno erano una sola cosa, mentre la cucina era separata dal resto, ma a luci spente Quistis non riusciva a vedere nulla. La scala che portava al piano superiore era di fronte alla porta d’entrata. L’ambiente aperto purtroppo, non costituiva un vantaggio per loro.

“Qui ne abbiamo di tutte le età. Dai dieci mesi ai tre anni. Prendete quello che più vi piace, dateci i soldi e sparite.”

“Di che cifra parliamo?” Chiese Thomas, facendo qualche calcolo mentale, Quistis suppose che a minuti sarebbe partito il segnale.

“Duecentocinquantamila guil, ragazzo. Un prezzo ragionevole per non spenderne altrettanti in operazioni per far ritornare alla signora il corpo che ha adesso.” disse guardando Quistis con uno sguardo di apprezzamento.

“Direi di sì.” Rispose Quistis ridendo. In realtà rideva per non piangere, quei poveri bambini erano trattati come oggetti. La scelta si basava addirittura sulla bellezza.

Entrambi i ragazzi scattarono quando uno degli altri signori, rimasti seduti a guardare, si alzò per chiudere le tende della finestra. Quistis notò che solo due erano armati e loro avrebbero dovuto aspettare Shu e Michael per le loro armi.

Dopo pochi secondi, che a Quistis parvero ore, sentirono un tonfo: Michael aveva sfondato la porta. Quistis e Thomas fecero finta di niente, e quando videro Shu e il SeeD con le pistole alte rimasero immobili in una finta paura.

DarkDragons alzatevi in piedi, mani in alto, siamo SeeD del Garden di Balamb.”

“Anche voi.” Disse Michael, in direzione di Quistis e Thomas, aveva capito il loro gioco. Quistis poteva vedere la sua frusta che pendeva dalla cintura di Shu, eseguirono l’ordine.

I cinque uomini si alzarono in piedi, leggermente sorpresi, gli si leggeva la paura negli occhi.

“VOI!” Tuonò uno dei cinque. “Avevate detto che non vi avevano seguiti.”

“Infatti,” disse Quistis, abbassando le mani per avvicinarsi il più velocemente possibile alla cintura di Shu per prendere la sua arma e la seconda pistola dalla custodia di Michael per porgerla a Thomas. “In realtà sono il Comandante Quistis Trepe, benvenuti all’inferno DarkDragons.”

“MALEDETTI!” Uno dei cinque scattò in avanti, prendendo una pistola da un posto nascosto sotto il tavolo, Quistis tentò con la sua frusta di levargliela di mano, ma l’uomo deviò e sparò nella sua direzione, Shu le si buttò contrò spingendola di lato, il proiettile la colpì di striscio su un fianco e la ragazza si accasciò a terra per il dolore. “SHU!” Urlò Quistis. “Sto bene Quis, pensiamo a loro.”

I cinque scaraventarono il tavolo di lato e si prepararono ad affrontare i ragazzi, solo due erano armati, ma la stazza degli altri tre faceva chiaramente capire che anche a mani nude non erano da sottovalutare. Michael rispose all’attacco e colpì ad una spalla il ragazzo che aveva appena sparato, il quale si accasciò per terra dal dolore e buttò di lato la pistola.

“Rinforzi! Chiamate i rinforzi!”

Shu avvisò immediatamente la base tramite auricolare e vide scattare verso di lei uno degli uomini a mani nude, ma Quistis partì prontamente e riuscì a fermarlo con la frusta prima che colpisse.

“Uccideremo chiunque oserà entrare in casa nostra! E faremo fare la stessa fine a voi!”

Ma Quistis, nel suo piano perfetto, non aveva calcolato una cosa. E questo fu il più grande errore della sua vita. Quando poco dopo sentirono dei passi dietro di loro, Quistis e Shu non riuscirono a voltarsi in tempo per vedere che quei passi erano in realtà di un bambino, perché sentirono il suono di uno sparo che colpì giusto in fronte quella piccola creatura che era scesa, attirata dal caos. Quistis guardava sconvolta tutto il sangue che usciva dalla ferita e vide il piccolo cadere per terra ai piedi della scala in un mare di sangue. “NOOOOO!” Con le lacrime agli occhi Quistis cercò di correre verso il piccolo e un secondo colpo partì dalla pistola dell’uomo, in direzione della donna.

“COMANDANTE!!” udì a stento la voce di Thomas, quando si sentì spintonata per la seconda volta lontano da un proiettile che avrebbe potuto ucciderla. Cadde a poca distanza dal bambino, quando si rialzò noto che le sue mani erano sporche del suo sangue. “BA..BASTARDI…”

“Mi pare di aver detto che avrei ucciso chiunque, no?!” Una risata sguaiata uscì dalla gola dell’uomo, Quistis si lanciò all’attacco e la sua frusta lo colpì in pieno volto.

“Puttana!” Urlò l’uomo pronto a puntare nuovamente la pistola contro di lei, ma uno sparo improvviso lo fece cadere per terra con un tonfo morto o quasi, a nessuno dei quattro SeeD importava più.

“Grazie Michael.” Il ragazzo le sorrise. Ma non era ancora finita. Erano rimasti altri tre uomini.

In quel momento, la polizia di Deling City entrò armata e i tre uomini dinnanzi alle dieci pistole puntate contro di loro, non poterono che arrendersi.

Però, l’uomo colpito alla spalla, alzò la pistola e la puntò contro Thomas, più vicino a lui. Sparò, noncurante di chi e dove avesse colpito. Il colpo prese in pieno la gamba del ragazzo.

“AHHHHH!!” Quistis e Shu si voltarono di scatto, Shu sanguinava, ma la ferita non era abbastanza profonda da fermarla. “THOMAS! Cos’è successo?” Quistis lo raggiunse mentre i poliziotti proseguivano nell’arresto dei tre uomini. Michael si assicurò di colpire con un piede l’uomo ferito che aveva appena sparato.

Quistis vedeva solo sangue, e tanto, uscire dalla gamba del SeeD. “Sta tranquillo…C’è l’ambulanza qui fuori… Ora ti portiamo via.” Si alzò e corse all’esterno, chiamando immediatamente l’ambulanza che era già arrivata. “ABBIAMO DUE FERITI, PRESTO!” Gli uomini si mobilitarono immediatamente e nei pochi minuti successivi rimasero solo Quistis, Michael e il bambino morto sul fondo della scala.

“Povero piccolo… Non aveva nessuna colpa…” Disse Quistis, mentre guardava i dottori portarlo via. “E’ stata tutta colpa mia, maledizione!”

“Comandante, non è stata colpa sua… Non potevamo immaginarlo. Come ha appena visto si è precipitato giù dalle scale solo un bambino… Non tutti.” Entrambi avevano notato i vestiti logori che il piccolo portava. “Ho paura delle condizioni degli altri, Michael.”

“Saliamo?” Il compagno le sorrise. La ragazza annuì, ormai tutte le sue difese erano crollate e si sentiva sempre più vicina ad una crisi di nervi, ma cercò di resistere.

“Chiami due dottori, tireremo fuori noi quattro i bambini.” Disse Quistis al poliziotto più vicino a lei e si avviò su per le scale, tentando di non calpestare le macchie di sangue che ancora ricoprivano la superficie dei gradini.

Non appena furono al piano superiore, ciò che li attirò immediatamente verso la stanza dei bambini furono dei lamenti e dei pianti, che data la confusione al piano di sotto non erano riusciti a sentire. La porta era aperta, forse lasciata dal bambino di poco prima, e i ragazzi entrarono senza problemi.

Quando Quistis accese la luce, non era pronta per quello spettacolo così straziante. La stanza era piccola, provvista di un unico letto e di una sola culla. Facendo pochi passi si arrivava subito alla fine del letto, posto contro il muro.

Una decina di bambini li fissavano, impauriti, sporchi e ammassati nell’unico letto. Soltanto due erano nella culla, e Quistis capì che erano ancora così piccoli da non saper neanche camminare. Avendo ancora le mani sporche di sangue tentò di ripulirle sui vestiti per non spaventare i bambini, dopo di che si avviò verso di loro. Erano tutti bellissimi, alcuni si abbracciavano e altri stringevano un vecchio pupazzo. La ragazza sentì scoppiarle il cuore in petto quando vide una piccola bambina bionda fissarla con le lacrime agli occhi, non piangeva, non si muoveva, Quistis vide in quegli occhi una tristezza che non avrebbe mai creduto di vedere in un bambino così piccolo. Rimase sconvolta.

“Ehi… Piccoli… Va tutto bene, non abbiate paura, vi portiamo via di qui…” Sì avvicinò piano per non spaventarli, cercando di parlare dolcemente per farli calmare, con alcuni funzionò, altri continuarono a piangere.

“Stanno tutti bene.” Sentì parlare Michael con i dottori dietro di lei, e poco dopo uno dei due si affiancò alla culla vicino a letto, prendendo il primo dei due bambini per passarlo all’altro dottore, prese lui l’altro e sparirono giù per le scale. Quistis prese in braccio il primo bambino più vicino a lei e lo passò a Michael, che si avvicinò subito, e sparì anche lui per la stessa strada dei medici.

Si sedette sul letto accarezzando i bambini per farli calmare, e il gesto parve funzionare e sorrise quando uno di loro le disse, “ci portate dalle persone buone?”

“Sì tesoro, persone buone buone che vi daranno tanti baci e abbracci.” I bambini più grandi capaci di capirla sorrisero contenti e Quistis in quel momento si sentì la persona più felice della terra. Aveva salvato tanti bambini da un destino infelice. Nei cinque minuti successivi tutti i bambini vennero portati fuori e Quistis guardò la piccola bambina bionda che prima l’aveva fissata con tanta intensità, doveva avere si e no tre anni. “E tu vieni con me?” La bambina si gettò subito in avanti e Quistis la prese tra le braccia, sorpresa dal fatto che la piccola le buttò le braccine al collo stringendola forte. Quistis la strinse a sé e la portò fuori di lì.

Quando cercò di consegnarla al dottore, la piccola fece storie e Quistis le promise che il giorno dopo sarebbe andata a trovarla, questo riuscì a calmarla e così l’ambulanza partì.

“Signorina Trepe, sono il Comandante della polizia di Deling City, vorremmo ringraziarla per l’ottimo lavoro compiuto.” Allungò la mano, e la ragazza la strinse subito.

“La ringrazio signor Comandante.”

“Come dovremmo procedere con i prigionieri?”

Quistis ci pensò un attimo. Squall non le aveva dato istruzioni. “Sono vostri. Il mio Garden si occuperà solo di ospitare i bambini per un po’. Adesso avviserò il mio superiore della riuscita della missione, in due giorni il Garden sarà qui per prelevare noi e i bambini.”

“Capisco. Saluti il Preside da parte mia. Le auguro una buona serata.” Quistis si congedò dall’uomo e tornò nella macchina usata poco prima per arrivare fin lì, Michael l’attendeva.

Durante il tragitto fino all’hotel nessuno parlò, Quistis era distrutta emotivamente e fisicamente per ciò che aveva appena affrontato e l’immagine di quel bambino ucciso non faceva che tormentarla.

“Michael… Vorrei andare da Shu e Thomas.” Il ragazzo la guardò, era distrutta, glielo leggeva in faccia,”Comandante, ho chiamato poco fa l’ospedale. Stanno entrambi bene. Thomas è sedato e lo risveglieranno domani e Shu ormai riposa.” Quistis annuì, non aveva neanche la forza per controbattere e accettò di farsi accompagnare fino alla camera dal SeeD. “Va a riposarti Michael… Ci vediamo domattina a colazione.” Dopo il solito saluto militare, il ragazzo uscì dalla camera in direzione della sua. Quistis si spogliò immediatamente gettando quei vestiti sporchi in un angolo della suite dove non potesse vederli e si gettò subito sotto la doccia. Il getto freddo dell’acqua l'aiutò a calmarsi, ma non fu sufficiente a far cessare le numerose lacrime che le scesero lungo il volto, che si trasformarono presto in un pianto doloroso. Si accasciò a terra scivolando lungo la parete della doccia e continuò a piangere mentre l’acqua continuava a scenderle sul corpo.

Le parve fosse passata un’eternità quando, recuperato un po’ del suo autocontrollo, chiuse l’acqua ed uscì dalla doccia. Si asciugò e indossò il pigiama. Sapeva che nessuno l’avrebbe disturbata fino alla mattina successiva. Prese il suo cellulare dalla borsa e chiamò Squall, a Balamb c’era la differenza di due ore, e nonostante l’ora tarda Squall le rispose ai primi squilli.

Quistis? E’ successo qualcosa?”

Quistis fece un lungo sospiro, e rispose alle domande di Squall. “Tutto bene Squall. Missione compiuta.” La voce le tremava un po’, e Squall se ne accorse.

Quis, qualche ferito? Perché parli così?”

“Sì… Shu ha riportato una ferita al fianco e Thomas alla gamba, ma staranno tutti bene.” Sentì un sospirò di sollievo dall’altra parte del telefono.

“E i bambini?” Sentire la voce di Rinoa le portò un po’ di malinconia, le mancavano i suoi amici. Rimase sorpresa del cambio improvviso di interlocutore.

“Oh Rin! E’ stato terribile… Erano in dieci, e stanno tutti bene… Li tenevano in condizioni disastrose… E uno di loro… Oh Rin!!”

Quistis iniziò a singhiozzare e Rinoa cercò di calmarla. “Calmati Quis, va tutto bene ora… Sono in buone mani e lo sai. Non so cosa sia successo… Ma tesoro, per favore, non darti colpe che non hai. Qualsiasi cosa sia accaduta… E’ successa per caso, capito?”

S-sì..” Disse Quistis, scoppiando a piangere. “Adesso va a dormire… E riposati. E’ difficile Quis, ma non ci pensare. Non è stata colpa di nessuno!”

Gra..zie RinD-dai la buona..notte..a Squa-ll…mi dispiac-e di aver-vi distu-rbati.”

“Ma non dirlo neanche per sogno Qui..” La ragazza non terminò la frase perché un’altra voce sovrastò la sua, “QuisRin ha ragione, nessuno ti darà mai la colpa per ciò che è successo, qualunque cosa sia. Resisti un po’, domani mattina partiremo con il Garden, ok?”

Quistis si calmò un momento, incredula delle parole di Squall. Stava cercando anche lui di confortarla! Assurdo! Com’era cambiato, lui che non voleva accollarsi i problemi degli altri, che rispondeva in modo del tutto menefreghista a qualsiasi domanda.

“Grazie…Buona…notte…” Sentì Rinoa augurarle la buona notte, dopo di che il ragazzo staccò la chiamata. Gettando il telefonino dall’altra parte dell’enorme letto dove si era seduta poco prima, Quistis si stese e quando finalmente si calmò del tutto, crollò in un sonno senza sogni.

-

La mattina successiva Quistis si alzò meccanicamente, si vestì e raggiunse Michael per la prima colazione. L’aveva chiamata anche il signor Bobo che la ringraziava per l’ottima riuscita della missione e aspettava di incontrarla nel pomeriggio per i ringraziamenti.

“Hai sentito i due feriti?” Sorrise debolmente Quistis, il ragazzo la guardò un secondo e ricambiò il sorriso.

“No, ma ho chiamato l’ospedale e mi hanno informato delle loro condizioni: stanno bene.” Quistis annuì e informò il ragazzo che sarebbero andati in ospedale, doveva verificare anche le condizioni dei bambini, perché Shu e Thomas sarebbero stati trasferiti sul Garden al loro arrivo, ma non sapeva se i bambini fossero pronti per questo.

La giornata fu lunga. Shu e Thomas erano in gran forma e lo stesso valeva per i bambini. Lavati e con abiti nuovi sembravano aver riacquistato un po’ della loro innocenza, ma erano ancora molto scossi. La piccola bambina salutò Quistis con la mano dal suo lettone; la prima cosa che Quistis notò guardandola era l’improvviso cambiò d’umore della piccola, il giorno prima aveva quella sguardo così straziante e Quistis era spaventata dal fatto di poterlo rivedere, non sapeva se avrebbe retto lo sguardo. Per fortuna, la bambina si era ripresa.

In un certo senso le ricordava lei a dieci anni. Se vedeva le foto notava lo stesso sguardo, quello di chi ha perso la propria famiglia, di cui ricordava solo i volti. Quella bambina doveva stare molto male nonostante la tenera età. Quistis era curiosa di scoprire quale fosse il suo vero carattere. Se l’immaginava allegra e vivace.

La SeeD si avvicinò per abbracciarla e lo stesso fece con tutti gli altri. Sarebbe rimasta lì tutto il giorno , ma i suoi programmi purtroppo erano diversi. Passò metà giornata al telefono con il Preside, che annunciava l’arrivo del Garden appena fuori Deling City per la mattina seguente, e l’altra metà con l’ospedale, cercando di organizzare i trasporti dei feriti e dei bambini. A tardo pomeriggio era già esausta. Chiese al signor Bobo di spostare l’incontro per cena, e per sua fortuna, lui accettò.

La cena fu formale e molto tranquilla, Quistis avvisò l’uomo che il Garden aveva già ricevuto il versamento per la quota della missione, ripeté gli avvenimenti della giornata e poco prima di andarsene strinse la mano all’uomo, che la salutò e le chiese di ringraziare la sua squadra per lui.

Mentre faceva le valigie, Quistis non poté che ripensare a pochi giorni prima, quando non vedeva l’ora che quella missione volgesse al termine. La morte di quel bambino le aveva lasciato l’amaro in bocca, ma il dolore era molto più sopportabile, anche se aveva avuto un vuoto nello stomaco quando un suo amichetto, quella mattina in ospedale, le aveva chiesto di lui. Con le lacrime agli occhi gli aveva detto che era andato in un bellissimo posto dove avrebbe avuto tanti giocattoli, cosa che sarebbe accaduta anche a lui , il bambino sembrò soddisfatto, soddisfazione che invece non provò Quistis.

Finiti i suoi bagagli, pensò a quelli di Shu. E poco prima dell’una aveva terminato tutto, anche quella sera, crollò immediatamente in un sonno ristoratore.

-

Quando i bambini videro l’enorme Garden, esclamarono in coro un piccolo ‘wow’. Fecero la stessa cosa Rinoa e Selphie, quando li videro. I piccoli diventarono la mascotte di tutto il Garden e vennero affidati a due badanti, le quali sarebbero state aiutate anche dalla Madre. Avevano a loro disposizione due stanze dei dormitori allestite a nursery room. Chiunque li incontrava non faceva che riservare loro coccole e regali, gesti che fecero ritornare il sorriso sui volti di tutti quei bambini.

Quistis tornava a trovarli tutti i giorni, passando ogni suo momento libero con loro, i bambini ne erano felicissimi e l’adoravano. E lei adorava loro. C’era qualcosa di così meraviglioso in ogni loro gesto, per loro tutto era nuovo e Quistis amava dar loro tutte le spiegazioni che volevano. Si sentiva finalmente in pace con se stessa, la solitudine tornava a trovarla ogni notte, quando tornava nella sua camera vuota e asettica. Nonostante l'arrivo dei bambini, sentiva comunque che nella sua vita le mancava qualcosa. Non un uomo, non un amico, neanche qualcosa di materiale, non se lo spiegava neanche lei.

Quella sera, come tutte le altre, era andata a dare la buona notte ai bambini. Rinoa e Selphie durante la giornata passavano molto tempo ad aiutare le bambinaie, ma Quistis si comportava come una madre per tutti loro. Istinto materno, amore innocente o semplicemente bisogno di affetto… Non sapeva neanche lei cosa la spingeva a passare del tempo lì.

“Buona notte Ally.” Disse Quistis, dandole un bacetto sulla guancia.

Ally era totalmente cambiata. Come Quistis immaginava era una bambina dolcissima e tanto allegra. I suoi occhi avevano perso parte della tristezza e ritrovato il visino rilassato che si meritava. Si dimostrava molto più grande della sua età, proprio com’era stata lei da piccola. Sapeva essere capricciosa e insistente, ma dopo un po’ crollava e faceva la buona. Anche se, in realtà, da Quistis riusciva ad ottenere tutto ciò che voleva.

I bambini da lì a pochi giorni sarebbero stati trasferiti a Balamb, e la notizia non poté che far uscire nuovamente tutti gli scheletri dall’armadio. Ally si era affezionata a lei già dall’inizio, e Quistis ne era rimasta incantata.

“Buona notte mamma.” Quistis guardò la bambina scioccata, non sapendo come comportarsi in quel momento.

“Non sono la tua mamma, piccola.” Non era preparata al broncio che la bambina mise dopo la sua risposta.

“Io ti voglio tanto bene.” Le lacrime che rigarono il viso di Quistis non erano di tristezza, ma di gioia più pura. “Anche io ti voglio tanto bene… Ma non posso essere la tua mamma.”

“Perché? ” La piccola iniziò a piagnucolare e gettò le braccine al collo di Quistis. La ragazza la strinse a sé. “Ally… Adesso dormi… La mamma va a dormire anche lei, ok?” La bambina alzò il viso e guardò Quistis con gli occhioni lucidi, alla ragazza fece una tenerezza inaudita. Voleva prenderla e portarla via. Ecco cosa le mancava, ora era tutto chiaro.

Mentre tornava nella sua stanza iniziò a fare qualche calcolo mentale. Avrebbe dovuto parlare prima con Squall, poi con il Preside, ma si sentiva forte e fiduciosa come non lo era mai stato. Aveva finalmente capito che nella vita l’amore di un uomo non era l’unico a rendere felice una persona; ma anche quello di una madre per un figlio era altrettanto bello, anzi, forse era il più bello… E non se n’era mai accorta. Certo, per una come lei che non aveva mai vissuto in una vera famiglia era strano accettare un concetto come questo, ma pensava di avere ormai la maturità e l’età giusta per compiere questo grande passo. Forse con l’età non proprio, ma aveva pur sempre venti anni e ne dimostrava molti più, com’era sempre stato d’altronde.

Tornata a letto si sentiva una bambina alla Vigilia di Natale, che non riesce a chiudere occhio per l’eccitazione dei regali che avrebbe ricevuto l’indomani.

Non fu difficile ottenere cinque minuti del tempo di Squall, anzi, non fu difficile perché Squall era talmente curioso della felicità di Quistis che non era riuscito a dirle di no. Nonostante fosse un tipo chiuso era molto curioso, anche se cercava sempre di non far trapelare questo suo piccolo ‘difetto’. Vedere Quistis così felice lo sorprese, in realtà non l’aveva mai vista così. Era serena, e i suoi occhi sembravano sorridere talmente erano luminosi. Squall sperò non volesse parlare di qualche incontro strano che avesse avuto, a quel punto, l’avrebbe cacciata fuori dall’ufficio mandandola da Rinoa.

“Fammi capire,” disse il ragazzo, guardandola perplesso, dopo aver ascoltato ciò che Quistis le aveva appena detto, “tu vorresti adottare…una bambina?”

“Sì Squall, esatto.” Quistis era calma, e vedere Squall così sconcertato le faceva venire da ridere, ma si trattenne.

“Ed io… Cosa c’entro in tutto ciò? Non sono mica un assistente sociale…” Disse guardingo.

“Oh no, Squall. Vorrei solo sapere se secondo te è una proposta che si potrebbe realizzare.”

Mmhh…” Il ragazzo parve pensarci su un attimo, “se scegliessi quest’opzione, dovresti lasciare il Garden. Lo sai che non è considerato un luogo vivibile per un bambino al di sotto dei cinque anni.”

“Ne sono consapevole. Con il mio stipendio non avrei problemi a mantenere tutti e due.” Certo che no, pensò Squall. Ma come avrebbe fatto Quistis da sola? Non glielo chiese, in effetti non erano affari suoi.

“Non è mia intenzione giudicarti, ma mi pare un’idea assurda.”

“Ci credi poco, Comandante.”

“Un bambino comporta tanti problemi.”

“Sei un uomo, non puoi che pensarla diversamente. In effetti, non ti ci vedrei proprio a fare il padre.”

“E infatti, non ho la benché minima voglia di fare il padre.”

Quistis si trattenne dal rispondergli perché sentì bussare alla porta. Il ragazzo accolse il Preside quando sentì la sua voce e Quistis sapeva di trovarsi davanti la persona che l’avrebbe sicuramente aiutata.

“Oh buon giorno Quistis.” Il Preside sorrise bonariamente. “Ho sentito involontariamente che parlavate di bambini… Squall non avrai mica…”

“No, signor Preside. E’ Quistis ad essere impazzita.”

La ragazza lo fulminò con lo sguardo, e spinta dallo sguardo dolce e curioso del Preside gli raccontò della sua decisione.

Il Preside non parve sorpreso, come invece Quistis si aspettava. “Sai cara… In realtà era partito il conto alla rovescia sia mio che di Edea di quando me l’avresti chiesto.”

La Madre aveva aiutato tanto i bambini nel loro breve soggiorno al Garden, e ogni volta aveva osservato attentamente Quistis.

“Oh… Capisco… Alla Madre non sfugge niente, immagino.”

“Direi di no.” Ridacchiò il Preside.

“E lei… Cosa ne pensa?”

“Ciò che ha detto Squall è giusto, dovresti lasciare il Garden… E penso questo, Quistis. Da sola non puoi occuparti della bambina. Non dico che non ne saresti capace, ma credi che senza un uomo accanto saresti in grado di lavorare, occuparti della bambina, delle spese e della casa?”

Quistis abbassò lo sguardo, delusa. “Si trovano tante soluzioni… E avevo già pensato a questo… Se iscrivessi Ally ad una scuola privata potrei andarla a prendere alla fine del lavoro… Essendo madre otterrei l’orario ridotto.”

“Capisco. Allora sei proprio convinta.” Quistis annuì. “Vede signor Preside, per anni sono andata avanti con la consapevolezza che ciò che mi mancava era un uomo. Un uomo di cui prendermi cura e che si prendesse cura di me. Invece quella bambina, il suo affetto… Mi ha fatto capire che esiste un altro amore, ben più profondo, anche dei legami di sangue.”

Il Preside sospirò, e si sedette sulla poltrona di fronte a quella in cui era seduta Quistis. “Certo Quistis, l’amore di una madre verso il proprio figlio è sicuramente quello più forte del mondo, ma così chi si prenderà cura di te?”

Ally è una bambina fantastica. Andrò avanti e vivrò per lei… Ma se dovesse capitarmi l’uomo giusto, non rifiuterei quel tipo di amore, signor Preside.”

“Bene. La tua età potrebbe essere forse un piccolo problema, ma credo che leggendo tutti i tuoi documenti non avranno niente da ridire, ci sono troppo bambini da sistemare in questo periodo,” fece una piccola pausa, “ma non credere che sarà facile.”

Il viso di Quistis tornò ad illuminarsi, non poteva credere alle sue orecchie!

“Sono pronta a combattere, signor Preside.”

Ahh… Allora non sei ancora ‘uscita di scena’ come dite tra di voi…”

Quistis ridacchiò. “Consideriamola la mia ultima battaglia.” Il sorriso di sfida sul suo volto fece sorridere il Preside.

“Sono sicura che vincerai, Quistis.”

“La ringrazio, Signor Preside.”

Quistis guardò Squall, che era rimasto per tutto il tempo in silenzio e assorto nei suoi pensieri, ma sapeva che aveva ascoltato tutta la conversazione e che una piccolissima parte di lui l’appoggiava pienamente. Era cambiato molto nei due anni passati. Salutò entrambi ed uscì dalla stanza con passo sicuro e risoluto: se non avesse saputo che quella donna alta, bionda, slanciata e con gli occhiali fosse Quistis Trepe, nessuno l’avrebbe riconosciuta.

Il suo desiderio si stava realizzando, la consapevolezza che presto avrebbe avuto finalmente la vita felice che tanto si meritava. Shu aveva ragione, lei non era fatta per quel posto, per la guerra e tutto ciò che vi girava intorno, ma era perfetta per la sua bambina, perché l’aveva amata dal primo giorno in cui l’aveva vista, e considerando la reazione della piccola, doveva essere stata la stessa cosa anche per lei.

Le fu imposto di diventare SeeD perché era l’unico futuro per lei. Era cresciuta con il sostegno del Garden, ma ora basta, era arrivato il giusto momento di pensare da sola, di vivere da sola, senza dipendere da nessuno se non dal suo lavoro.

Ally era un piccolo angioletto mandatole da Hyne per farle finalmente capire chi era, per far nascere la vera Quistis. Forse un piccolo segnale l’aveva avuto con Squall, l’attaccamento che aveva dimostrato nei suoi confronti ai tempi dell’insegnamento, adesso che ci pensava, la faceva sembrare una mamma apprensiva preoccupata per suo figlio. Sospirò, altro che sorella.

Una vocina che ormai conosceva fin troppo bene attirò la sua attenzione lontano dai pensieri, e si voltò a guardare la piccola che stringeva forte la mano della bambinaia.

“Mammina!!” Guardò la bambina lasciare la mano della bambinaia per correre verso di lei, si chinò in avanti per prenderla in braccio e quando vide il suo volto illuminarsi di un sorriso meraviglioso che si trasformò in una perfetta risata infantile Quistis capì una cosa: voleva vivere solo per vedere quel sorriso sul volto di sua figlia tutti i giorni.

Fine.
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Note dell’autrice: Ecco qui la seconda e ultima parte, volevo ringraziare come sempre NoFrogs per la betatura. Alla prossima!

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