Girasole

di Zomi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Colosseo ***
Capitolo 2: *** Acacia ***
Capitolo 3: *** Campo di Girasoli ***



Capitolo 1
*** Colosseo ***







 
** Fanfiction ideata da TsunamiZN e partecipante all’iniziativa
“Inventa la trama, noleggia l’autore” indetta dal Midori Mikan **
 



 
GIRASOLE
 
 
Capitolo 1: Colosseo
 
 
La festa esplodeva nel bel mezzo della piazza di Dressrosa, tra le mille macerie accumulate attorno al Colosso, unico superstite della Gabbia.
Nonostante i danni, le case ammassate tra loro, i feriti e la stanchezza, il popolo di Dressrosa sembrava essere pieno di energia nell’aver ritrovato finalmente la libertà che non sapevano di aver perduto.
I balli, le donne in abiti eleganti, i migliori cibi e la musica riempivano le vie spezzate del regno, unendo tutti gli abitanti in un unico popolo in festa.
Gli ex giocattoli si riunivano alle loro famiglie, i numerosi pirati cantavano a squarcia gola canzoni da furfanti, censurate per le innocenti orecchie dei piccoli che saltavano intorno a loro, mentre i marines interrompevano di tanto in tanto i loro barbosi rapporti con qualche urlo divertito e un boccale di birra, brindando con Issho, sorridente per la prima volta nell’arco dell’intera giornata.
E tutto per quella festa.
Una bellissima festa, lo doveva riconoscere Zoro.
C’era il cibo, la buona musica, il saké prelibato delle miglior cantine, la compagnia era ottimo e perfino sapere che Bartolomeo piangeva tra un “Rufy sempaiii” e un “Doro Zempaiii: quando zei digooo” abbelliva la serata illuminata dai falò.
Eppure lo spadaccino non era del tutto felice.
Non era tanto la notizia che alcuni membri della famiglia Donquijote fossero misteriosamente scomparsi, o che la Marina continuava a puntarli con i loro fucili mezzi spuntati, o del fatto che Rufy continuava a infilarsi le dita nel naso sotto lo sguardo inorridito di un Law bendato e per una volta paziente, e non medico, mentre Sabo, ancora inesperto con il frutto Mera Mera, appiccava incendi qua e là che prontamente Koala spegneva, prima di mollare uno scappellotto al biondo.
No, era dell’altro.
Una cosa che, se ne rendeva conto mentre portava nuovamente il boccale di birra alle labbra lanciando un’occhiata furtiva e rovente dietro di sé, non avrebbe dovuto infastidirlo ma anzi rincuorarlo.
Strinse le labbra sul boccale, incenerendo con lo sguardo la schiena arancione di uno degli uomini di Law, Penguin forse o qualcun altro, emettendo un basso ringhiò finché il pirata non si spostò liberando la visuale al samurai in giacca e camicia.
La visuale che tanto lo infastidiva per giunta.
Perché seppur fosse contento che i pirati Heart fossero giunti in soccorso, dalla vicina Zo, ai suoi Nakama sulla Sunny, in difficoltà nel fronteggiare la flotta di Big Mom, seppur la felicità composta che provava lo faceva ghignare nel sentire la ciurma riunita in quella grande festa, dopo la loro fuga dal naviglio dell’imperatrice, inspigeabilmente chetatosi e scomparsa dalle coste di Dressrosa –per ora- non riusciva davvero a digerire lo strano e ambiguo, decisamente troppo ambiguo, affetto che si era creata tra il cuocastro e la sua mocciosa.
Ringhiò cavernoso, stringendo assassino il boccale di birra, che s’incrinò per la sua forza, mentre l’occhio d’ebano persisteva sulle figure vicine e chiacchieranti della navigatrice e del damerino impomatato.
Sanji parlava lentamente, togliendosi la sigaretta dalle labbra e liberando una nuvola di fumo nell’aria fresca della sera con cadenza ritmata, mentre Nami sorrideva e gli passava una mano sotto il braccio, stringendolo e sussurrando qualcosa che sembrava rincuorare il casanova che annuiva col capo, per poi posarlo contro quello ramato di lei, in una morbida e intima carezza.
Il boccale andò in frantumi nel palmo di Zoro, ferendogli lievemente il palmo e aggiungendo un fastidioso dolore fisico a quello bruciante e insensato che si agitava nel suo petto.
Non lo sopportava, non lo capiva e no gli piaceva.
Nami era sua.
Sua.
Certo, non le si era mai dichiarato, non la riempiva di attenzioni e moine varie come il cuoco, e non dimostrava palesemente il suo interesse a lei, ma c’era sempre quando la rossa aveva bisogno di una mano o di una spalla su cui posare il capo pieno di pensieri. Era certo che anche Nami, silenziosamente, ricambiasse quel suo strambo modo di volersi bene, tacito e colmo di gesti più che parole, ma allora perché se ne stava al fianco del biondo, a coccolarlo e accarezzarlo sul capo?
Era successo qualcosa in quelle poche e movimentate ore sulle coste di Green Bit?
Un nuovo ringhio di pura gelosia, e determinazione, riecheggiò nella gola di zoro, che si alzò di scatto dalla sedia che occupava accanto a un improvvisato bancone di alcolici della festa.
Il biondino si era fatto avanti e le aveva dichiarato i suoi sentimenti?
Le aveva fatto una qualche esibizione da casanova dei fornelli, a cui Nami non era stata in grado di resistere?
-Dannato- storse le labbra, marciando rapido per la piazza circostante il Colosseo, mantenendo gli occhi fissi sulla coppia e su Nami, sorridente e con sguardo dolce rivolto a Sanji.
-Credi di portarmela via così?- sibilò, sfoggiando un ghigno strafottente e deciso –Non sarà così facile…- sghignazzò, marciando spedito verso il gruppo di Tontata che ballava attorno alle gambe di Luffy.
 





ANGOLO DELL’AUTORE:
What If Post Dressrosa richiesta da TsunamiZN (minilong, 3 capitoli… già scritti? Puffff. Ma per chi mi avete presa… certo che no), spero le piaccia e le ricordo che è sempre in tempo per chiedermi modifiche o altro. Buona lettura ^^
Zomi
P.S.: pubblicata alle 00.20... vale no?






Molti anni fa nel paese di Wa no Kuni viveva un bellissimo samurai dai capelli verdi. Era forte e valoroso, il miglior spadaccino di tutto il regno. Il samurai era innamorato della meravigliosa principessa Namizo, figlia del re del paese, e lei contraccambiava. Questo amore li consumava, perché entrambi sapevano che non potevano avere futuro data la differenza di rango…
- Ma che razza di storia è mai questa, Nami?! Ti avevo chiesto un racconto sui samurai, non una storia piena di sentimentalismi come piace a voi donne!-
- Questa è la storia di un samurai! E non interrompere sul più bello, buzzurro che non sei altro! Vogliamo tutti sapere come finisce la storia fra il samurai e la bella principessa!-
- Tutti chi?!-

- I lettori, no? Sì, dico proprio a voi che avete appena letto l’inizio di questo appassionante racconto. Volete sapere come continua? Allora andate sul Midori Mikan!-

 

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Capitolo 2
*** Acacia ***


Capitolo 2: Acacia
 
Che ricordasse in vita sua non si era sentita più confusa di così.
Un attimo prima era tra le confortevoli e calde braccia di Sanji, che l’abbracciava e stringeva forte al suo petto coperto di bende, in cui affondava il viso aspirando a grandi boccate l’inteso aroma di tabacco che emanava, crogiolandosi nel ricordo lontano di sua madre Bellmere, anche lei ornata spesso da quella nota dolciastra e secca di nicotina.
E un attimo dopo era… strattonata con forza e violenza da Zoro per le vie di Dressrosa, senza motivo e spiegazione.
Ammutolita, Nami avanzava correndo dietro alle ampie falcate del verde, ticchettando coi sandali sui resti di porfido della città, riuscendo a malapena a capire dove fossero.
Manteneva gli occhi fissi sulla schiena bardata dalla gianna nera dello spadaccino, ignorando il lieve dolore al braccio destro, teso verso il compagno che lo strattonava per il polso, scorrazzando per le più buie viuzze della città distrutta, bloccandosi di colpo ogni tanto e borbottando a capo basso verso i suoi addominali.
“Ottimo” sollevò gli occhi al cielo ornato di stelle Nami, incespicando sui tacchi e cercando di non sbattere con il viso contro la schiena imponente del verde, ora immobile a fissare l'incrocio in cui si erano fermati “Ora parla anche con i suoi addominali: ma perché a me? Perché a me?”
-Dove?- latrò roco Zoro, stringendo la presa sul polso della rossa e guardandosi attorno.
-Parli con me?- si avvicinò la cartografa, trattenendo uno sbuffo.
Il verde grugnì, distanziandosi da lei ma mantenendo la presa salda sulla sua mano, tendendo il braccio e mettendo una sufficiente distanza tra loro affinché Nami non potesse capire cosa diamine stava borbottando.
Sempre con i suoi addominali, ovvio.
La rossa si passò la mano libera sulla fronte imperlata di sudore, sistemandosi i ricci ramati che le ricadevano sul viso per la corsa folle e priva di direzione in cui Zoro l'aveva coinvolta.
Che gli fosse andato ti volta il cervello?
Magari lei, con la sua diplomatica violenza e i numerosi pugni che da sempre gli donava sul cranio, l'aveva fatto ammattire del tutto, uccidendogli gli ultimi neuroni sani che possedeva.
Era possibile… no?
-Che vorresti dire con “la tua destra, non la mia”?!? Quante destre dovrebbero esistere?!?-
Si, era possibilissimo dato che ora il futuro miglior spadaccino al Mondo stava discutendo con i suoi pettorali.
Almeno si stava rivolgendo a muscoli diversi e forse più intelligenti di quelli che gli riempivano la scatola cranica.
Forse.
-Buzzurro- soffiò dal naso spazientita -Non per voler disturbare la tua litigata con i tuoi pettorali- mosse una mano ad indicarlo, attirando la sua attenzione -Ma mi puoi spiegare dove diamine mi stai portando? E soprattutto il perché?!?-
Zoro la fissò atono, squadrandola nel buio notturno e mantenendo il capo piegato di trequarti verso di lei, muovendo le labbra quasi stesse masticando le parole che da lì a poco le avrebbe rivolto.
Lo fissò smuovere le mascelle, non accennando a lasciarle andare il polso e rivolgendole le spalle, lanciando di tanto in tanto occhiatacce furiose al suo petto, colpevole di quella scena assurda e priva di motivo.
-Allora?- sbottò nervosa la rossa, battendo un piede a terra e fulminandolo con lo sguardo.
Si decideva a parlare chiaro, si o no?
-No- sbottò secco lo spadaccino, tornando a voltarsi in avanti e riprendendo la sua disputa interiore con gli atletici muscoli che gli occupavano il petto.
No?
Aveva forse detto no?
A lei?
Aveva forse osato risponderle con quell’orribile parola negativa?
Le stava negando qualcosa?
Lui a lei?
Lo scricchiolio rabbioso dei denti squalini di Nami fu attutito nella notte solamente dal frastornate eco del pugno che la rossa scagliò contro il cranio verde del compagno, picchiandolo con tutta la furia che le infuocava le vene.
-Ora tu mi dici che ti passa per il cervello!!!- lo prese per il colletto della giacca, portandoselo a un sol soffio dal viso.
Zoro ringhiò, ignorando il dolore che pulsava all’altezza del bernoccolo dondolante sul suo capo, affrontando la navigatrice senza alcun timore.
-Ma che diamine ti prende, ragazzina?- portò i denti digrignati a un sol centimetro dal viso nervoso della rossa –Vuoi forse rompermi le ossa che quella montagna di roccia dalla voce da soprano mi ha lasciato intere?-
-Se servirà a sapere che cosa diavolo hai in mente si!- strinse i pugni lungo i fianchi, strattonando il polso fino a liberarsi della presa del verde, agitano il pugno ora libero minacciosamente.
-Colpiscimi quanto ti pare: non mi fai paura mocciosa…- sbottò spavaldo.
-Non voglio fati paura, voglio farti male!!!- lo colpì sul petto, lievemente a dire il vero, quasi rinnegando il suo desiderio di nuocere al verde.
Come avrebbe potuto poi?
Lui così grande e grosso e lei così esile e debole a suo confronto?
Come avrebbe potuto fargli del male, quando in realtà voleva solo farlo stare bene?
-Sei uno scimmione- strillò, colpendolo sul petto, fissano la sua mano sfiorar appena la stoffa della giacca, spiegazzandola appena.
Eppure, per quanto il colpo fosse stato lieve e ben calcolato per non far del male, un leggero “Ahiah!” echeggiò nella notte che li circondava, rimbombando contro i calcinacci dei Dressrosa.
-Ahiah?- sbiancò Nami, fissano il pettorale colpito stupita.
Zoro deglutì pesantemente, retrocedendo di un passo sotto lo sguardo stupito della cartografa.
-Il-il tuo pettorale ha… ha detto “Ahiah”?-
-No- negò malamente.
-Si invece!- riportò gli occhi nocciola sul viso sbancato dello spaccino –Il tuo pettorale ha detto “Ahiah”!!!-
-Ti dico di no mocciosa- ruotò secco il capo di lato, cercando di nascondere la sua pessima faccia da poker.
-Non prendermi in giro Roronoa!!!- lo strattonò per il lobo con i tre pendagli, riportandolo a confrontarsi con lei –Ho sentito benissimo che il tuo pettorale ha mugugnato di dolore!-
-Umpf… non sapevo che le mocciose avessero le allucinazioni uditive- storse il naso, ricevendo in risposta alla sua frecciatina un'ulteriore tirata di orecchio, che lo costrinse ad incurvarsi all’altezza della rossa, ormai furibonda per tutta quella situazione.
Passasse la passeggiata notturna tra le macerie della città, passasse anche il caratteraccio di Zoro e il suo recitiamo, ma che negasse l’evidenza proprio no, questo Nami non poteva sopportarlo.
-Dimmi che sta succedendo buzzurro!!!- strattonò l’orecchio del verde quasi fosse un campanello.
-Dannazione donna: l’orecchio mi serve!!!-
-Parla razza di scemo!!!-
-Se una volta tanto facessi la brava mocciosa già lo sapresti!!- ringhiò, afferrando il braccio della rossa che lo attanagliava –E molla la presa!!!!-
-Parla ominide!!! Parlaaaa!!!!-
-Mai, strega!-
-Buzzurro!-
-Mocciosa!-
-Marimo!-
-Arpia!-
-Stupido…-
-… Zorolandh!!! Non respiroh!-
La voce di Nami si azzerò all’udire quella stranissima vocina acuta e ansimante, abbassando gli occhi ad un piccolo bozzolo fremente che si muoveva sui pettorali di Zoro, agitandosi sotto la giacca.
-Hiii!!!- si portò le mani alla bocca –Che hai lì sotto Zoro?!?-
-Oh dannazione: ti ci metti anche tu ora?!?- ringhiò il verde, cercando di fermare, palpandosi il petto, il rigonfiamento che scorrazzava su di lui.
Gli occhi di Nami sbiancarono, rendendone l'iride nocciola quasi rosata.
Di cose strane ne aveva viste nella sua vita, partendo da Luffy arrivando fino alle stramberie di Punk Hazard, ma quella specie di baco che si agitava e borbottava sul torace dello spadaccino le batteva quasi tutte.
Si sentiva il viso impallidire attimo dopo attimo, mentre Zoro ringhiava e litigava con il piccolo bozzolo, che non smetteva di dimenarsi cercando una via d’uscita.
-Ariah!!!- uggiolava con voce esile.
-Piantala di agitarti!!!- latrava lo spadaccino, ringhiante davanti a una sempre più sconcertata Nami.
Perché? Perchè a lui?
Per una volta aveva avuto un idea geniale, geniale davvero, e non aveva lasciato niente a caso, se non l’eventualità che la sua adorata Buona Stella si sentisse al quanto perfida con lui quella sera, tanto da rendere ancora più lunatica del solito la sua mocciosa e ingestibile quella piccola, chiacchierona vipera di una…
-Ahhh!!! Ariah!!!-
… Wicca, ora esanime e a penzoloni fuori dalla giacca del verde, finalmente in grado di respirare e libera dalla stoffa scura che la opprimeva.
Zoro grugnì, fulminando la Tontatta dalla chioma azzurrina respirare a grandi boccate, facendo capolino dalla sua camicia.
-Si può sapere che ti è preso?- ringhiò, prendendola per la collottola e portandosela davanti agli occhi.
-Devi farti una doccia Zorolandh!- gli puntò un microscopico ditino contro il naso la guerriera tascabile –Non riuscivo a respirare la sottoh…-
-Stiamo camminando da ore: è ovvio che inizi a sudare…- la rimbeccò, aggrottando le sopracciglia.
-Stiamo camminando da ore perché non mi ascolti e ci perdiamo continuamenteh!!!- incrociò le braccia al piccolo petto la piccola guerriera,
-Che staresti insinuando?!?- la sventolò infastidito.
-Che non ti sai orientareh!!!- gli tirò la linguaccia, per nulla intimorita dalla stazza enorme e furente del verde.
-Io so orientarmi benissimo!!- si sentì punto sul viso -Sei tu quella che non sa dare le indicazioni!!!-
Nanetta impertinente e lingua lunga!!!
Come osava?
Quella zanzara color puffo iniziava ad irritarlo: con la sua parlantina e il fare da “So-tutto-io” e quel suo modo di sbeffeggiarlo senza paura… gli ricordava una certa mocciosa dai grandi occhi nocciola e i capelli ramati, ma di sicuro quella nanetta era ben più facile da zittire: bastava infilarla in un barattolo.
-Io so dare le indicazionh!- si agitò offesa Wicca, dondolandosi nella giacchina turchese –Sei tu che non sai qual è la sinistra e la destrah!!! Per questo siamo al porto di Acacia invece che al…-
-Si può sapere che diamine succede?!?- strillò, pestando i piedi a terra Nami, interrompendo il piccolo teatrino di samurai e nanetta.
I due sollevarono gli occhi su di lei, rabbrividendo nel vederla a braccia incrociate sotto i seni e gli occhi fiammeggianti di rabbia.
Zoro tremò, drizzandosi con la schiena: sfumato, il suo piano era letteralmente andato in fumo ora che la rossa era venuta a conoscenza della presenza della Tontatta.
Dannazione, sarebbe stato imbarazzante dirle la verità ora, del perché avesse una nanerottola sotto la giacca e, soprattutto, del perché l’avesse con sé.
-Mocciosa…- si schiarì la gola.
-Zitto!!!!- aprì una mano, sollevandola verso di lui a zittirlo.
-Tu…- indicò con un dito la ancora dondolante Wicca, appesa come un insetto tra l’indice e il pollice del samurai -…tu sai vero?-
-Sih!!!- annuì lesta l’azzurrina.
Con ritrovata dolcezza, Nami le sorrise, avvicinandosi di un paio di passi affinché la nanetta potesse posare i piedini sul suo palmo aperto, ritrovando stabilità e liberandosi della presa di Zoro, abbandonandosi sulla mano della cartografa.
-Io sono Nami- se la portò al viso per osservarla meglio.
-Oh, sei Namilandh!!!- sgranò gli occhi Wicca, illuminandoli di una strana luce romantica –Zorolandh mi ha detto che eri bella, ma non cosìh!!!-
-Ah, Zoro ha detto così?- sollevò un sopracciglio sorniona, rivolgendo un’occhiata divertita al ragazzo, che distolse lo sguardo da lei con un grugnito.
-E dimmi…- tornò a rivolgersi alla Tontatta -... sai anche perché Zoroland mi ha trascinato fin qui?-
-Certoh!- saltellò quella –Ha avuto un’idea per…-
-Ehi!!!- intervenne Zoro, riprendendo la gnometta tra due dita –Non osare dire nulla!!!- ringhiò minaccioso prima che uno scappellotto della cartografa lo zittisse, riprendendosi il mal tolto.
-Non osare tu fare del male a questa creaturina così dolce e indifesa!!!- si strinse Wicca al petto, proteggendola con entrambe le mani.
Wicca dolce e indifesa?
Ma aveva la più pallida idea di che forza avesse quella guerriera miniaturizzata?
No, decisamente non ne aveva e Zoro di questo ne era certo.
-Quella gnoma non è affatto dolce e indifesa- infossò una mano nei pantaloni, usando l’altra per additare la Tontata -È come te!!-
-Oh quindi bella… proprio come hai detto tu?- sbattè le lunghe ciglia, arricciando le labbra con fare mellifluo.
Zoro si strozzò con la saliva, incapace di credere che quella arpia della sua mocciosa stesse usando contro di lui le sue stesse parole: di chi diamine si era innamorato?!?
-Tu… strega- ringhiò.
Nami ridacchiò, arricciando le sue belle labbra carnose e rosse, abbassando lo sguardo a Wicca e prestandole attenzione.
-Allora…- le accarezzò il piccolo capo turchese -… ti va di dirmi che ha in mente quel buzzurro?- indicò il compagno con un moto del capo, quasi non fosse presente e non potesse sentirla.
Wicca annuì energicamente e, portata vicino all’orecchio della rossa, parlò fittamente a Nami, saltellando a tratti sul suo palmo presa dall’emozione.
-Capisco- annuì la cartografa, sperando che la notte fosse riuscita a celare il rossore delle sue guance.
-Quindi per arrivare… là- fece vaga, rivolgendosi alla guerriera –Dobbiamo riattraversare tutta la città giusto?-
-Mm-mmh- annuì –Questa è Acacia, il porto di Dressrosa… qui non ci sono girasolih-
Nami sorrise, accarezzando un’ultima volta la testolina della Tontatta prima di posarla a terra e congedarla.
-Grazie- le sorrise superandola e avvicinandosi a uno scontroso e sbuffante Zoro –Ora ci penso io a lui, torna pure alla festa-
Wicca annuì, correndo e saltellando sui resti del porto, ridacchiando a tratti persa in chissà che fantasia.
-Che ti ha detto?- sbottò in un ringhiò lo spadaccino, serrando le braccia al petto, degnando appena di un'occhiata la fuga della sua piccola amica guerriera.
La cartografa si accostò a lui, posando il florido petto al suo braccio piegato, portando le mani ad una delle sue e afferrandola con forza.
-Niente di importante- riuscì a liberare il braccio del samurai dalla sua offesa presa –A quella devi pensarci tu… no?-
Zoro la squadrò con attenzione, cercando di capire che cosa avesse in mente quella gatta, ma riuscì solamente a leggere una grande felicità nel suo sguardo.
-Vieni…- lo strattonò appena, stringendo ora lei una mano di lui -… ti porto dai Girasoli-
 







ANGOLO DELL'AUTORE:
Il parlato di Wicca è preso dalla versione cartacea di Star Comics del manga, che pone un'acca (H) alla fine della frase di ogni Tontatta, seppur nelle scans online questo non vi sia.
Zomi
 

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Capitolo 3
*** Campo di Girasoli ***


Capitolo 3: Campo di Girasoli

 
Il vento soffiava con forza nella valle.
La moltitudine di girasoli, chiusi e ricurvi su se stessi, dondolavano seguendo il capriccioso volere del vento, che li piegava sugli alti steli creando onde di un giallo notturno che si infrangevano su ogni lato del Campo di Girasoli.
I piedi del palazzo reale sprofondavano e riemergevano dalla coltre ocra notturno di girasoli, navigando sui soffi del vento sul mare giallo addormentato.
Zoro ignorava l’aria fredda che muoveva tutto ciò che vi era nella piccola vallata, concentrandosi nel raggruppare i suoi pensieri che sembravano scappare sulle corde del vento prendendosi beffe di lui.
Stringeva le mani nelle tasche dei pantaloni scuri, mantenendo fisso davanti a sé lo sguardo in cerca, tra la moltitudine di girasoli dormienti e per nulla solari, le parole giuste con cui spiegarsi, con cui spiegarle che erano lì per lei, per loro.
Abbasso lievemente lo sguardo alla figura seduta a terra, le gambe piegate al petto e il capo ramato che scintillava quasi fosse giorno, rischiarando la valle e mettendo invidia alle stelle.
Poteva Nami illuminare una valle nel buio della notte?
Per Zoro si, e riusciva anche, nel suo silenzio sorridere ai fiori dondolanti, a rubargli ogni parola, rendendo difficile spiegare perché l’aveva condotta fin lì.
Sbuffò, passandosi una mano nella zazzera verde, scuotendo il capo e storcendo la bocca in una smorfia scontrosa.
Che diamine gli prendeva?
Si era piegato a qualche demone oscuro, muovendo le sue azioni sotto la guida di una qualche forma di emozione –guai a chiamarla gelosia- portandola di forza lì, muovendo mari, monti e Tontatta, pur di dirle cosa provava e che vederla tra le braccia del cuoco lo tormentava nel profondo.
E ora, ora che c’era così vicino, non spiccicava parola?
Permetteva alla sua indole burbera e taciturna di smorzare ogni verve del demone che lo aveva guidato fin lì, rovinando ogni cosa?
Grugnì, massaggiandosi la nuca.
Che diamine gli prendeva?
Quello non era lui.
Lui era un guerriero, era lo spadaccino che con ghigno strafottente e lame affilate aveva abbattuto Pika in pochi attimi, e non quel coso che si era fatto guidare da Wicca e poi da Nami per tutta Dressrosa, ribollendo di una strana rabbia e che ora fissava girasoli dormienti senza un perché e senza prendere in mano la situazione che lui stesso aveva creato, apposta tra l’altro, per dar voce a quel demone geloso che lo aveva costretto a fare tutto ciò.
No, non si sarebbe permesso di restarsene fermo e zitto davanti ai girasoli, zittendo nuovamente ciò che provava per la compagna.
Lui era Roronoa Zoro, non un pappe molle.
Lui era…
-… bellissimo, vero?-
-Chi?!-
Si morse la lingua, le labbra ancora piegate nella sua risposta affrettata all’affermazione innocente di Nami, che ora lo fissava con occhi truci.
La vide schioccare le labbra, arricciate in un mezzo ringhio, voltando poi il viso al campo di girasoli e ignorandolo.
Ottimo!
Non era più se stesso e aveva appena rovinato tutta la fatica fatta per… ah, e che cavolo!
-Si, è bello!- sberciò incrociando le braccia al petto e buttando un’occhiata al campo di girasoli notturno.
Che cavolo diceva ora?!?
Oh diamine.
-Sarebbe stato meglio di giorno…- dondolò il capo ramato la cartografa -… ma anche così sono belli-
Un grugnito dello spadaccino accompagnò la risatina ironica di Nami, che piegò il capo verso di lui, fissandolo con sguardo dolce.
L’osservò teso e sbuffante nel suo completo nero, elegante come mai lo aveva visto, con le labbra strette in una linea netta e dura, gli occhi ridotti a fessure ad accendere i girasoli spenti e le mani che si aprivano e chiudevano all’interno delle tasche, a liberare e frenare redini che esistevano solo nei pensieri dello spadaccino.
Prese un profondo respiro, stanca del silenzio notturno, stirando le braccia al cielo e alzandosi di scatto dal prato verdeggiante.
Si avvicinò a Zoro, osservandolo fermo e fiero nella sua posa di profilo e allargando le braccia verso di lui prima di parlare.
-Abbracciami-
L’occhio sano del verde ruotò di scatto, fermandosi sulla figura appannata dalla notte della cartografa.
Un abbraccio?
Lui a lei?
Il ghigno tornò a solcargli il volto con ritrovata strafottenza e sana voglia di far innervosire la compagna.
-Ohhh…- incrociò le braccia al petto, inclinandosi di lato verso Nami -… qui qualcuno vuole un po’ di attenzione-
La fronte della rossa si corrugò per un breve istante, prima di rilassarti nuovamente.
-Ohhh…- gli fece il verso imitandolo anche con le braccia conserte sotto i seni -… qui qualcuno mi ha fatto attraversare un’intera città di notte per portarmi a vedere dei girasoli!-
Un ringhio strozzato inclinò il ghigno dello spadaccino, che si ritrasse dalla compagna raddrizzando la schiena.
Sbuffò una mezza imprecazione, piegando il capo sul lato opposto a quello di Nami prima di tornare a voltarsi verso di lei e provare ad aprire bocca.
Non ci riuscì purtroppo.
Una massa scomposta di ricci di rame lo sommersero e due morbide e tenaci braccia lo avvolsero in una morsa decisa ma dolce, aggrappandosi a lui per il collo taurino dove anche un dolce visino da gatta furba si posò, nascondendo un sorrisino sornione.
Gli ci volle qualche secondo per metabolizzare la stretta che lo avvolgeva, e quando riuscì a zittire il suo orgoglio e ad allargare le braccia per richiuderle attorno alle spalle di Nami, gli sembrò che un blocco di pietra si sgretolasse all’altezza dello stomaco.
Sospirò, celando un sorriso intenerito, respirando a pieni polmoni il profumo fruttato che lo circondava.
Perfino i suoi pensieri sembravano più leggeri e meno confusionari ora che Nami lo stava abbracciando, alleggeriti dal vento che correva tra i fiori del prato e intorno a loro.
Ora gli sembrava tutto così facile.
-Mi mancherà Dressrosa- sospirò d’un tratto Nami, arricciando il nasino contro la pelle nuda del collo taurino del verde.
-Perché?- sfregò la zazzera smeraldina sulla sua tempia fresca.
-Bhè i Tonttata, il clima di festa… i negozi di vestiti!-
Ridacchiò grossolanamente, mormorando un leggero “mocciosa malata di shopping” che Nami lasciò volutamente cadere nella notte.
-Penso…- chiuse gli occhi, beandosi della presa forte e rassicurante di Zoro su di lei -… che Dressrosa mancherà molto anche ad altri…-
-Tipo?- inarcò un sopracciglio.
Che diamine di discorsi faceva?
E perché lui le permetteva di parlare, quando invece era la sua di occasione per dar voce ai suoi pensieri?
-Di sicuro Sanji non smetterà tanto presto di frignare: “Oh la mia Viola, la mia bellissima Viola!”- sghignazzò la rossa, ritrovandosi di colpo allontanata dal calore del corpo di Zoro che, braccia tese sulle sue spalle, la stava osservando schioccato.
-Viola…?- sbottò con la fronte corrugata.
-Si Viola- sbattè le palpebre –Hai presente? Bella, alta, mora, ex killer della famiglia Doflamingo, ha colpito in faccia Sanji con un calcio… hai presente si?-
-Ho presente, ho presente- sbuffò, ritirando le mani e infossandole nei pantaloni –Ma che centra lei con voi?-
-Voi?- lo guardò scettica.
-Te e il cuoco- più un ringhio che una spiegazione.
-Ahhh… io e il cuoco… - sbatté le palpebre confusa, prima di spalancare gli occhi e tremare sul posto, quasi urlando -… noi?!?-
Si scostò di un passo del ragazzo, guardandola sconvolta.
-Ma di che cavolo stai parlando Zoro?!?- si sgolò nella notte, facendo inarcare un sopracciglio perplesso al verde.
-Non penserai che io… e Sanji… oh andiamo! È palese che tra Sanji-kun e la principessa c’è stato ben più che un semplice calcio!- gli batté una mano aperta sulla fronte –Si può sapere che cosa hai bevuto per immaginarti che io e Sanji avessimo… fossimo… oh insomma Zoro!?!-
-Non ho bevuto nulla di strano!- sbottò Zoro, afferrandole il polso dell’arto con cui l’aveva percosso –Vi ho visto alla festa, appiccicati tra di voi, in un angoletto buio a sussurrarvi chissà quale stomachevole dichiarazione, mentre tu ti strusciavi su di lui e…-
-Ora ho capito!-
Lo spadaccino spalancò gli occhi, fissando la compagna battersi un pugno sul palmo libero, cambiando l’espressione degli occhi che, da sorpresi e spalancati, si assottigliarono a due fessure colme di furbizia, assumendo una leggera sfumatura color rame caldo.
La gola gli si seccò senza un perché mentre Nami tornava contro il suo petto, abbracciandolo per il costato e premendosi su di lui con fare da gatta.
-Sei geloso- si gongolò delle sue stesse parole, posando il mento sullo sterno del ragazzo, fissandolo con estrema sicurezza in pieno volto.
-C-cosa?!?-
Si sentì quasi perdere la terra sotto i piedi, e le braccia che fino a poco prima erano state forti e sicure nell’afferrare e stringere la cartografa, ora se ne stavano molli lungo i suoi stessi fianchi, permettendo alla presa della rossa di stringerlo con capriccioso possesso.
-Sei geloso- ripeté ancora Nami, allungandosi sui tacchi e arrivando a posare le labbra al suo orecchio ornato di pendagli –Per questo mi hai portato qui: per portarmi via da Sanji e dalle nostre stomachevoli dichiarazioni…-
Il ringhio che si alzò dalla cassa toracica di Zoro si mischiò alle risate della cartografa, che si strinse maggiormente a lui, strusciando la punta del naso contro la sua mascella indurita dall’espressione incarognita.
-… mi hai portato qui…- riprese a parlare -… al Campo di Girasoli, in un posto romantico…- grattò la lingua sul palato sull’ultima parola, facendo intirizzire la pelle lungo la colonna vertebrale a Zoro -… perché mi vuoi solo per te…- scivolò con le mani dalle spalle su tutta la schiena, infilando i pollici tra la cinta e la pelle calda dei suoi finachi -…perché non vuoi che consoli Sanji che deve separarsi da Viola…- schioccò la lingua sul palato -… perché sei geloso…- cantilenò infantile -… perché io ti piaccio!-
-Ehi piano con le parole, mocciosa!- sbottò Zoro, bloccandola contro di sé nonostante le parole burbere, abbracciandola con forza e ignorando bellamente la sua risatina divertita.
Si era goduto le piccole carezze ruffiane della rossa, tra la vera ricerca di dolcezza nel loro burrascoso rapporto e l’immancabile ironia che condiva i loro quotidiani bisticci.
Se la strinse forte al petto, portando una mano al capo ramato e spingendoselo contro al suo, cercando in tutti i modi di non farla scappare.
-Tu non mi piaci…- le soffiò tra i capelli, ricevendo un calcio su uno stinco a cui rispose ghignando basso e roco -…è di più-
Era stato quasi un sussurro nel vento notturno, ma Nami lo sentì lo stesso e accentuò la presa sulla vita dello spadaccino, premendo le labbra sulla guancia del verde in un casto bacio.
Il vento continuava a soffiare forte nel campo di girasoli, facendo dondolare i fiori gialli in una danza lenta e continua, in un avanti e indietro perpetuo, aspettando che la luna lasciasse passo al sole, loro Re, unico in grado di farli raddrizzare sui loro alti steli e di guidarli nella danza del vento.
Zoro abbandonò lo sguardo all’oro nero che aspettava una goccia di sole davanti a lui, deciso a non voler lasciarsi scappare la sua candela di rame dalle braccia, che si era totalmente accoccolata sul suo petto.
-… di più…- sussurrava tra sé e sé, ripetendo le parole contro la gola di Zoro come un mantra magico -… ma perché i girasoli?-
Zoro ghignò, stringendo appena la pupilla nel scorgere lontani, oltre i confini distrutti di Dressrosa, le prime luci dell’alba.
-Perché hanno bisogno del sole per vivere- la luce del sole iniziò a far capolino con maggior intensità, colorando il cielo di un tenue rosa che presto diventò rosso.
Scivolò con il capo sulla fronte di Nami, accarezzandole l’ovale del viso con entrambe le mani fino ad incorniciarlo e a poterla guardare direttamente negli occhi.
-Come io di te- vide i suoi ricci rossi venir illuminati dal sole, rendendoli di puro fuoco e ammaliandolo.
-Tu il sole, io il girasole- l’osservò illuminarsi interamente, sopra lo sfondo di girasoli non più intorpiditi ma svegli e desti al richiamo del loro Re.
Nami sorrise appena, il rossore delle guance che si mimetizzava a quello delle luci dell’alba, portando le mani sopra quelle di Zoro in una leggera carezza.
-Sicuro di essere tu il girasole?- domandò in un soffiò.
Sollevò gli occhi su quelli del compagno, sforzandosi di mantenere stabile e sereno il sorriso, stringendo con forza le mani callose che l’accarezzavano.
-Mi manca il mio sole…- mormorò chiudendo gli occhi e percependo la presa di Zoro accentuarsi su di lei alle sue parole.
-Sto arrivando-
-Più di dieci giorni…-
-Sono quasi arrivato-
-… senza sole-
-Manca poco-
-Sono un girasole perso, Zoro- riaprì gli occhi, rivelandoli umidi e malinconici –Torna a illuminarmi, presto…-
Le mani premute sul dolce viso da ladra si strinsero ancor di più, cercando davvero di non lasciarla fuggire.
-Sto arrivando!- urlò contro il vento, improvvisamente più forte, più duro –Sto arrivando, io…-
-Lo so- la voce di Nami era un sussurro lontano ormai, contro cui non poteva lottare.
Se solo fosse stata vera.
–Portami dei girasoli- la sentì canzonarlo mentre altre voci prendevano posto nella sua mente, assordandolo –Sii romantico almeno una volta…- una risata, forse non quella di Nami però -… buzzur…!-
 
 












-… la nonna dice di prendere la grandine, tritarla e versarci sopra dello sciroppo alla menta!-
-Avete sentito uomini? Forza: prendete tutto ciò che riuscite e raccogliete la grandine!
-Si capitan Bartolomeo!!!!-
Storse il naso, girandosi su un fianco nella piccola branda che occupava, mantenendo le braccia piegate dietro il capo.
Davvero avevano raggiunto il Nuovo mondo affidandosi ai consigli di una vecchia dispersa chissà su quale isola?
Sospirò, sentendo Rufy ridere e chiedere altro sciroppo –alla carne?- mentre un certo dio Usopp pregava un collega di salvarlo.
Sospirò, mettendosi seduto e massaggiandosi il ponte del naso.
Zou era vicina, mancavano poche ore allo sbarco, e dei confini alti e non molto definiti già si stagliavano all’orizzonte dinanzi a loro.
-Manca poco- si schiarì la gola dal suo riposino, alzandosi dal letto e avvicinandosi alla parete colorate ornata di colorati avvisi di taglia.
Ne cercò uno con occhio attento, accarezzandone il viso ritratto quando lo trovò.
L’ovale perfetto, i ricci rossi, gli occhi di cacao, le labbra arricciate in un sorriso felino e ammaliatore.
Il suo Girasole.
-Sto arrivando- accarezzò nuovamente la foto di Nami Zoro, abbassando il braccio e portando una mano ad infossarsi nelle tasche dei pantaloni mentre si avviava sul ponte della nave dei Pirati di Bartolomeo, impaziente di arrivare a destinazione.
Un piccolo, solare, giallo fiore giaceva in attesa sotto i poster di essere consegnato alla legittima proprietaria, assieme a dei sentimenti che avrebbero preso forma in parole per la prima volta, finalmente.
Presto un Girasole avrebbe ritrovato il suo Sole.
 
 
 
















ANGOLO DELL’AUTORE:
Ohhhhhh e finalmente è finita!
Lo ammetto, è stato un parto quest’ultimo capitolo. Sarà che avevo perso enfasi nel scriverlo, sarà che è stata tanta fatica persa, sarà che ho altre cose in mente da scrivere e questa FF era l’ultima cosa che avevo e volevo da scrivere, ma davvero mi è stato difficile mettere la parola FINE alla storia.
Il finale è totalmente diverso da ciò che avevo in mente a giugno dell’anno scorso, ma quasi quasi mi soddisfa di più.
Che dire: i personaggi non sono IC, la trama scontata, alcune cose son andate perse, troppi dubbi restano, finale scontato… spero almeno ci sia qualcosa da salvare, e se così non fosse scusate la voglia persa di scrivere di quest’autrice, ma nonostante tutto non volevo lasciare Nami e Zoro a zonzo per Dressrosa per sempre.
Ciao e alla prossima!
Zomi
 

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