The Bad Sides Of Being In Love

di Mitsuko_Ayzawa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bad Weather ***
Capitolo 2: *** Bad Idea ***



Capitolo 1
*** Bad Weather ***


Alla mia BAE, fedele compagna di ship, senza la quale non andrei da nessuna parte.

BAD WEATHER


 
 

C’era un lato negativo nell’essere figli di Apollo, dio del sole per eccellenza.
La meteoropatia.
Will Solace era meteoropatico, più o meno come tutti gli altri suoi fratellastri. Lui ne era perfettamente consapevole, e lo era anche Nico di Angelo, che da qualche mese a quella parte si era guadagnato il diritto di auto-definirsi il fidanzato di Will meraviglioso Solace. Ancora dopo tutto quel tempo a volte si chiedeva ancora come avesse fatto il figlio di Apollo ad innamorarsi di uno come Nico, ma al ragazzo la cosa non dispiaceva. Gli dispiaceva solo avere ceduto al corteggiamento palese e sfrenato del biondo solo dopo un anno da che si erano conosciuti, quando l'ingresso in università del maggiore era imminente. Oh, quanto tempo sprecato.
Nico però non si era abbattuto, anzi, aveva fermamente deciso di continuare su quella strada, e crogiolarsi ancora della presenza di Will nella sua vita, dell’affetto con cui lui lo trattava e dell’espressione a metà tra il sorpreso e lo sconvolto quando qualche nuovo semidio appena arrivato al campo si rendeva conto che il biondo dottore che assomigliava ad un surfista aveva una relazione felicemente stabile con lo scarno ed inquietante figlio di Ade. Quella era decisamente la parte migliore. Quando gli altri si rendevano conto di dover restare all’esterno dello spazio vitale di Will, se volevano conservare tutti i loro arti.
Ma nonostante il carattere aperto e allegro del giovane Solace, quando pioveva precipitava in uno stato di apatica depressione.
Ecco perché, quando Will aveva dovuto lasciare il sicuro nido costituito dagli incantesimi di protezione del campo per frequentare il college di medicina migliore degli Stati Uniti, la John Hopkins University, il giovane occupante della Cabina 13 lo andava a trovare ogni qual volta che pioveva, con l’obbiettivo di tirargli su il morale.
Dopo tutto quel tempo, Nico era diventato molto più forte, e grazie alle premurose cure di Will, viaggiare nell’ombra non costituiva più un pericolo. Ergo, poteva recarsi dal suo fidanzato ogni volta che uno dei due desiderava vedere l’altro.
Cosa che, in quegli anni, sarebbe successa piuttosto spesso.
 
Per tutto il mese di ottobre aveva piovigginato a tratti, ma tutto sommato la situazione era passabile, e Will, complice il suo perenne ottimismo e le quotidiane chiamate-Iride con Nico, era riuscito a frequentare i corsi senza troppi problemi.
Poi la seconda settimana di novembre si era svegliato, mentre fuori dall’edificio la pioggia batteva fortissima, ed era quasi impossibile intravedere qualcosa al di là dei tre metri e mezzo.
Will rivolse un silenzioso ringraziamento a Zeus, riempiendolo con quanto più sarcasmo possibile, prima di infagottarsi in una felpa sformata e trascinarsi stancamente per le aule.
Era stato verso l’ora di pranzo che era tornato sui propri passi, per cambiare i libri per le lezioni del pomeriggio, e davanti alla porta della sua stanza aveva visto la cosa più bella che avesse potuto immaginare.
Nico di Angelo, il busto magro ma atletico fasciato da un chiodo in pelle, con i capelli neri scompigliati sul volto, lo stava aspettando appoggiato con la schiena alla porta della sua stanza. Ai suoi piedi giaceva un borsone nero semivuoto. Non lo aveva ancora notato, quindi Will si concesse qualche secondo per metabolizzare il fatto che lui fosse lì, fissandolo a bocca aperta. Sentendosi osservato, Nico si voltò, incrociando gli occhi dell’altro e facendogli un lieve sorriso, mentre si scostava dalla porta.
«Will, ti stavo aspettando!» esordì il più giovane, camminando verso l’altro con il suo passo leggero ed elegante tipico di ogni semidio guerriero. Will allungò un braccio davanti a sé, mentre con l’altro reggeva una pila di libri, e abbracciò strettamente il suo ragazzo, seppellendo il volto nell’incavo tra il collo e la spalla. Nico gli cinse le spalle con le braccia magre, mentre gli dava qualche pacca incoraggiante sulla spalla.
«Penso di essere depresso, Nico» mugugnò Will dopo qualche secondo, senza cambiare posizione.
«Tu non sei depresso Will».
«Ti dico di sì, invece».
«Will, sono solo due gocce d’acqua, smettila di frignare».
«Due gocce d’acqua?» Will si staccò di colpo, emettendo un verso quasi stridulo e indicando la finestra che dal corridoio si affacciava sul cortile. «Ti sembrano due gocce d’acqua? Sembra che Zeus stia provando ad affogarci!»
Nico incrociò le braccia sul petto, alzando un sopracciglio.
«Punto primo, se Zeus volesse davvero farci fuori ci avrebbe fulminato e, punto secondo, il dio più probabile per i tentativi di omicidio per affogamento è Poseidone. Ah, e punto terzo, ti ricordo che siamo in autunno. E in autunno piove, di solito».
Will alzò gli occhi al cielo.
«Non dovrebbe piovere così tanto» mentì, cercando di non sembrare patetico, ma Nico continuava a fissarlo con quel sopracciglio inarcato che lo rendeva al contempo terribilmente spaventoso e incredibilmente sexy, e Will sapeva di avere poche speranze di riuscire a mandare avanti la farsa.  
«Comunque» riprese Nico prima che il figlio di Apollo potesse dire altro, mentre le sue labbra si aprivano in un sorriso leggero «ero certo che ti saresti ridotto in questo stato, quindi sono venuto a tirarti su il morale». Gli occhi di Will si illuminarono e il ragazzo fece un passo in avanti.
«Davvero?» Nico gli rivolse un sorriso ancor più ampio, prima di sporgersi in avanti e lasciargli un bacio a fior di labbra.
«È quello che fanno i fidanzati, no?» gli sussurrò a pochi centimetri dal volto. Il cuore di Will si riempì improvvisamente di gioia. Il suo ragazzo era venuto a trovarlo appositamente per sollevargli il morale. Il suo ragazzo, che fino a due mesi e mezzo prima gli avrebbe tagliato una mano se si fosse azzardato a toccarlo in pubblico, e che ora lo baciava nel bel mezzo di un corridoio affollato di sconosciuti. Nico di Angelo, figlio di Ade, uno dei semidei più potenti e pericolosi dei due Campi che faceva qualcosa di romantico e si definiva come il suo fidanzato.
La giornata aveva preso una piega inaspettatamente bella.
E Will Solace era convinco che se non avesse smesso di sorridere gli sarebbe venuta una paresi facciale, ma proprio non riusciva a smettere. Si sporse a sua volta in avanti, catturando di nuovo la bocca dell’altro con la propria.
«Oh, Nico di Angelo, non sai quanto ti amo in questo momento».
Un secondo dopo, realizzò quello che aveva detto. Ti amo. Aveva sul serio detto ti amo. Se lo era lasciato scappare. Non il mi piaci, o il vorrei stare con te che i due si erano sempre detti. Aveva proprio detto di amarlo.
Per un lunghissimo secondo Nico non disse nulla, mentre metabolizzava la cosa, e Will si sarebbe davvero dato una sprangata in testa.
Ma poi Nico sorrise, e tutto andò improvvisamente bene. Il moro lo guardò intensamente, gli zigomi lievemente arrossati, mordicchiandosi il labbro inferiore per un altro secondo, prima di avvicinarsi ancora di più a lui, senza però baciarlo ma limitandosi a far accostare le loro fronti.
«Lo sapevo già» sussurrò, prima di fare un passo indietro tirando Will con sé. «Beh, che aspetti, vogliamo andare in camera? Ho portato qualche DVD e un po' di roba da mangiare» disse indicando il borsone che giaceva abbandonato a due metri da loro. «Ma se vuoi, possiamo anche passare il tempo in altro modo, amore».
Will non poté fare a meno di sorridere, di fronte all’espressione leggermente ammiccante di Nico e al modo in cui lui lo aveva chiamato.
«Ah sì? E quale altro modo di passare il tempo proporresti?» chiese il biondo mentre faceva scattare la serratura della sua stanza, reggendo il gioco. Nico passò da uno sguardo ammiccante a uno decisamente più malizioso. Il ragazzo si alzò in punta di piedi per compensare la differenza di altezza, passandogli le braccia intorno alle spalle e premendosi contro il corpo dell’altro e spingendo entrambi nel privato della stanza. Immerse le mani nei ricci biondi di Will, lasciando che si attorcigliassero di nuovo intorno alle sue dita.
«Questo sta a te deciderlo» disse contro le sue labbra, prima di baciarlo.
Forse, in fin dei conti, il brutto tempo non era poi una cosa negativa.


 
 

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Capitolo 2
*** Bad Idea ***


Con la gentile partecipazione di Hazel Levesque e altri.

Grazie a tutte quelle buone anime che hanno recensito la prima OS e mi hanno fatto sentire felice di essere tornata a scrivere FanFic

BAD IDEA

 
 
 
Nico di Angelo non faceva che camminare inquieto per la stanza, su e giù, macinando i suoi stessi passi.
«Nico, per piacere, potresti darti una calmata? Mi stai facendo innervosire».
«Non ci riesco» ribatté seccamente Nico, senza smettere di camminare. In quel momento il ragazzo era convinto che tutti gli dei dovessero odiarlo. Altrimenti non si spiegava come mai proprio in quel momento i peggiori scenari possibili gli attraversassero la mente. Proprio in quel giorno.
Era e Afrodite si erano coalizzate contro di lui, poco ma sicuro.
Dai, Era, sarà divertente far venire a Nico l’angoscia per via dell’amore. Certo, cara Afrodite, ma facciamolo durante il giorno del suo matrimonio, sarà ancora più divertente, tanto sono io la dea dei matrimoni, a chi importa.
Questo era il motivo per cui Nico di Angelo, quasi un uomo adulto, non faceva altro che agitarsi nel suo completo nero e argentato cucito su misura come un bambino che è stato scoperto a rubare i biscotti e attende che sua madre decida come metterlo in punizione.
Per tutte le Arpie, era in momenti come questi che odiava gli dei.
«Santo Giove, Nico, hai vent’anni, smettila di comportarti come un dodicenne in crisi ormonale!» Il ragazzo si voltò di scatto, puntando i suoi occhi sulla figura magra di Hazel, che sedeva a gambe incrociate su una sedia, perfettamente composta nel suo abito da damigella. Il ragazzo afferrò una seconda sedia, trascinandola bruscamente di fronte a quella della sorella, per poi sedervisi sopra. Allungò le mani davanti a sé, afferrando quelle di Hazel e tenendole strette tra le proprie.
«E se qualcosa andasse storto? Se tutto questo fosse solo una brutta, anzi una pessima, idea? Hazel, non penso di essere psicologicamente pronto a tutto questo». Hazel sospirò sonoramente, senza però essere in grado di trattenere un sorriso. Quel nuovo lato di suo fratello, sebbene piuttosto irritante, aveva un che di tenero. Ricambiò con energia la stretta di mano, rivolgendogli il sorriso più incoraggiante che potesse fare.
«Nico, mio caro Nico. Se tu e Will foste veramente stati una brutta idea, ti assicuro che ve ne sareste accorti, dopo cinque anni e mezzo di relazione, e mesi di convivenza. E anche se fosse così, penso che Will se ne sarebbe accorto prima di chiederti di sposarlo, e di certo tu non avresti risposto di sì scoppiando poi a piangere davanti a mezzo Campo, se vuoi due insieme foste stati una cattiva idea. Voi due siete tutto quello che vuoi, tranne che una cattiva idea».
Nico inarcò le sopracciglia, riprendendo per un secondo la sua smorfia scettica. «Non sono scoppiato a piangere» sottolineò.
«Fidati, Nico, ero presente, eravamo tutti presenti. Sei davvero scoppiato a piangere».
«Ero solo un po' commosso, non stavo piangendo. Devi aver visto male». La giovane alzò gli occhi al cielo. Alla fine suo fratello doveva sempre avere l’ultima parola, doveva sempre sembrare il misterioso, sexy ed imperturbabile figlio di Ade. Ma Hazel era sicura che lui avesse pianto, non le importava che Nico continuasse pure a negare l’evidenza che quando Will si era inginocchiato davanti a lui, aveva perso un battito e i suoi neuroni si erano squagliati come gelato sotto il sole della California.
«Senti Nico, non mi interessa se ti sei messo a piangere quando Will si è proposto. Sul serio, è l’ultimo dei miei problemi. Ora però io e te dobbiamo alzare le chiappe da qui, perché tu ti devi sposare, e io sono la tua damigella d’onore».
Il ragazzo impallidì.
«Penso di stare per avere un infarto, Haz». La ragazza dovette trattenere l’impulso di schiaffeggiarsi la fronte con una mano. E poi di schiaffeggiare lui.
«Ottimo, non sarà un problema. Ti ricordo che Will si è brillantemente laureato in medicina, e potrebbe salvare la vita a te, farmi partorire e surfare, il tutto contemporaneamente».
Oh, Nico se lo ricordava, che Will era laureato in medicina con il massimo dei voti. Se lo ricordava perfettamente, dato che era stato durante i festeggiamenti per la sua laurea che gli aveva chiesto con un enorme sorriso di sposarlo. Anche se non era stata esattamente una richiesta. Era stato più un “Nico, sposiamoci!” esclamato di getto, mentre si inginocchiava sull’erba del campo, alla presenza di tutti i semidei.  
Hazel si alzò in piedi, incrociando le braccia sul petto, mentre il fratello la guardava con un’espressione a metà tra l’implorante e il terrorizzato.
«Non costringermi ad abortire, Nico, sto iniziando ad innervosirmi sul serio. E non va bene che io mi innervosisca».
Il figlio di Ade fece un sospiro profondo, passandosi una mano tra i capelli spettinati – era riuscito a fare in modo che nessun pettine o forbice si avvicinasse anche solo lontanamente alla sua testa – scompigliandoli ancora un po'. Puntò lo sguardo sulla sorella, il suo fisico minuto fasciato da un vestito color oro, prima di annuire velocemente un paio di volte.
«Ok» disse «Andiamo».
Si alzò in piedi, mettendosi al fianco di Hazel, mentre lei gli sistemava per l’ultima volta la cravatta grigia e la piega del colletto della camicia. «Come sto?» chiese il ragazzo.
«Sei fantastico» rispose lei «Non vedo l’ora di vedere la faccia che farà Will quando ti vedrà».
Oh, anche io non vedo l’ora di vedere Will, e non solo la sua faccia, anche io non vedo l’ora di passare il resto della mia pericolosa vita da semidio accanto a mio marito, anche se siamo miracolosamente arrivati ai venti e i ventitré anni di età. Ci sono tante cose che non vedo l’ora di fare, con lui.
Il ragazzo si riscosse dai suoi pensieri quando Hazel lo tirò per una manica verso la porta, anche se una parte del suo cervello continuò a pensare a quanto meraviglioso suonasse l’accostamento della parola “Will” con “marito”. Nico sorrise in automatico, come se si rendesse conto solo ora di quanto l’idea di sposare Will fosse definitiva e bellissima.
I due semidei uscirono dal piccolo edificio in cui si erano rifugiati quando lui aveva avuto un quasi attacco di panico. Il sole splendeva, nonostante fosse fine gennaio. Come da tradizione, il matrimonio greco si celebrava in inverno, ma quanto pareva almeno Apollo aveva deciso di dare la sua benedizione a quella giornata. Mentre i due si dirigevano verso il tempio di Era, Nuova Roma era in fermento intorno a loro. Semidei di ogni generazione erano affaccendati nei loro lavori, senza fare caso a Nico ed Hazel, dato che era da quella mattina ormai che semidei greci in abito elegante andavano a zonzo per Campo Giove.
Dopo poche decine di metri, i due giunsero in vista del tempio, in origine dedicato a Giunone, ma che Jason aveva prontamente adibito anche al culto greco della dea.
In quegli anni il ragazzo aveva adempiuto alla sua promessa, e ora templi di ogni dio erano sorti nel territorio del Campo, e lui era diventato il massimo esperto, quando si trattava di celebrazioni religiose. E in quando uno degli amici più cari di Nico, era stata ovvia la scelta di chiedere a Jason di officiare il matrimonio dei due semidei.
Quando i due varcarono le porte del tempio, erano già tutti lì, greci, romani, ogni persona che per loro era importante.
Ma, più importante di tutti, Will.
Il ragazzo si era accorto per primo dell’arrivo di Nico, e lo stava guardando con tanto d’occhi dal capo opposto della navata. Vestito con un abito bianco e argentato, con i ricci biondi che rilucevano della luce che entrava dall’alto, era indubbiamente bellissimo. Quando poi gli sorrise, Nico dovette fermare i suoi passi per un secondo, per paura di stramazzare al suolo.
Percorse la navata con Hazel sottobraccio, i piedi che in quel momento si muovevano sicuri verso la sua destinazione. Quasi non si accorse che Hazel lo aveva lasciato solo, per andare a riunirsi con Frank e gli altri semidei, tanto Nico era concentrato sulla figura luminosa di Will.
Si mise al suo fianco, senza mai staccargli gli occhi di dosso.
Jason non era ancora al suo posto, stava discutendo in un angolo con un giovane semidio vestito con la tonaca da sacerdote.
«Scusa il ritardo» sussurrò Nico, sporgendosi lievemente verso di lui. Will rispose con un sorriso, ma nei suoi occhi chiari si intravedeva quanto fosse sollevato. A quanto pareva, il figlio di Ade non era l’unico ad essere nervoso.
«Per un attimo ho temuto che avessi cambiato idea» ammise Will, arrossendo appena. «Ero davvero nervoso». Ridacchiò un poco, per sdrammatizzare.
«Non avrei mai cambiato idea» rispose Nico, con una decisione che sorprese entrambi. «Ero solo un po' in ansia da prestazione».
«Prestazione?» chiese Will, sbarrando gli occhi con un sorrisetto. «Quale prestazione?» A Nico occorsero solo pochi secondi prima di cogliere il doppio senso, e cercò con tutte le sue forze di trattenersi dal ridere, in parte fallendo.
«Maniaco!» gli sussurrò coprendosi la bocca con una mano per non fare troppo rumore. Will rispose con un sorriso ancora più ampio ed un’alzata di spalle, prima di allungare una mano e prendere quella di Nico e stingerla piano. Come sempre, la pelle di Will era molto più calda di quella di Nico, ma era un calore piacevole, che si diffondeva piano fino alle ossa.
«Ti amo, Nico di Angelo» sussurrò il figlio di Apollo, mentre la sua espressione si faceva seria e dolce al tempo stesso.
«Ti amo anche io, Will Solace» rispose Nico, riuscendo a stento a non far tremare la propria voce. Subito dopo un secco colpo di tosse li distolse dal loro scambio di sguardi, per scoprire che Jason aveva preso posto a pochi passi da loro e li guardava con un sopracciglio inarcato e un sorrisetto beffardo, prima di iniziare a parlare, a voce abbastanza alta affinché tutti lo sentissero.
«Se voi due avete finito di mangiarvi con gli occhi, penso che non sarebbe una cattiva idea iniziare la cerimonia».

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