Harry e Heather Potter: il principe mezzosangue

di clif
(/viewuser.php?uid=271658)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** omicidio ***
Capitolo 3: *** riuniti sotto lo stesso marchio ***
Capitolo 4: *** missione quasi impossibile ***
Capitolo 5: *** ospite sgradito al Prince Manor ***
Capitolo 6: *** destino segnato ***
Capitolo 7: *** legami spezzati ***
Capitolo 8: *** il testamento di Sirius Orion Black ***
Capitolo 9: *** Horace Lumacorno ***
Capitolo 10: *** estate silenziosa nella vecchia casa dei Black ***
Capitolo 11: *** G.U.F.O. (capitolo extra) ***
Capitolo 12: *** discorsi tra sorelle ***
Capitolo 13: *** il principe mezzosangue ***
Capitolo 14: *** la prima lezione con Silente parte 1 ***
Capitolo 15: *** la prima lezione con Silente parte 2 ***
Capitolo 16: *** Lumaclub ***
Capitolo 17: *** sinistri movimenti nel dopofesta ***
Capitolo 18: *** Natale al Riddle Manor ***
Capitolo 19: *** il maestro più potente ***
Capitolo 20: *** fiocchi e ciuffi azzurri ***
Capitolo 21: *** Horcrux ***
Capitolo 22: *** sotto le stelle ***
Capitolo 23: *** l'ultima notte ***
Capitolo 24: *** non sei un assassino ***
Capitolo 25: *** scacco matto ***
Capitolo 26: *** la fuga della regina parte 1 ***
Capitolo 27: *** la fuga della regina parte 2 ***
Capitolo 28: *** attraverso le tenebre ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Alla fine dello scorso volume, abbiamo lasciato Harry ed Heather Potter sconvolti, soli e

preoccupati.

Il loro amato padrino Sirius Black è morto, e le parole di Albus Silente sulla profezia conferma

Che lo scontro con lord Voldemort è ormai inevitabile.

Niente è più come prima: l’ultimo legame con la loro famiglia è troncato,

perfino Hogwarts non è più la dimora accogliente dei primi anni,

mentre Voldemort è più forte, crudele e disumano che mai.

Ma ciò che fa soffrire più Harry sono i suoi legami:

ormai sembra avvenuta una spaccatura netta nel rapporto tra lui ed Heather.

Eccoci giunti al penultimo capitolo della serie: ormai è giunto il momento per la giovane Potter

(ma anche per altri Serpeverde) di fare una scelta definitiva.

Sospetti e verità che non offrono risposte ma moltiplicano gli enigmi; nuovi personaggi

E nuove magie ma anche inattese rivelazioni su personaggi già noti.

Mescolando la suspense dell’indagine con la passione dell’amore adolescente,

ecco a voi la storia che vi accompagnerà nell’attesa dell’ultimo capitolo dell’intera saga.

Sequel della storia “Harry e Heather Potter_ l’ordine della fenice”

N.d.A.
I capitoli verranno postati tutte le domeniche e tutti i mercoledì. Buona lettura :)
Bye-Bye

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** omicidio ***


Il sole era ormai tramontato da alcune ore nella fredda Norvegia. In una piccola baracca, riscaldata magicamente da un incantesimo, un uomo era  rannicchiato su un sudicio letto, raggomitolato dentro delle coperte logore e strappate. Un rumore proveniente da fuori lo fece sussultare. Subito il suo cuore cominciò a battere, ma si calmò quando si rese conto che dovuto solo a qualche animale notturno.

Per molti babbani della zona, quello era solamente un vecchio e povero pazzo che si era trasferito in quella baracca lontano dalla città, da ormai un anno. Il solito pazzo che di cui nessuno sapeva niente, ne voleva sapere niente. Per il mondo dei maghi, quello era Igor Karkarof.

Mago Bulgaro. Ex- preside della scuola di magie e stregoneria di Durmstrang ed ex- Mangiamorte, servitore di Voldemort: il mago oscuro più potente di tutti i tempi. In seguito alla caduta di lord Voldemort, avvenuta quindici anni prima, il viscido Mangiamorte riuscì ad evitare la prigione di Azkaban dando delle soffiate agli auror su chi fossero i suoi compagni.

Grazie alla sua mossa codarda era riuscito non solo ad evitare l’ergastolo, ma anche a ricoprire un ruolo piuttosto importante nell’Europa magica: preside di una delle tre scuole più famose del mondo dei maghi. La sua fortuna, però cominciò a voltargli le spalle più di anno prima.

Con l’inaugurazione del torneo tremagli (evento secolare), il marchio sul suo braccio aveva cominciato  a fargli sempre più male. Finchè non avvenne ciò che temeva di più: Voldemort era tornato in vita, e nel pieno possesso delle sue forze. A quel punto gli rimaneva da fare solo una cosa: fuggire.

Il signore oscuro lo avrebbe punito con la morte per il suo tradimento. Così eccolo lì: un intero anno nascosto in mezzo ai babbani, senza poter usare troppe magie (per paura di essere rintracciato) e senza poter vivere con i suoi soliti agi. La sua amata vita passata era ormai finita. L’uomo si alzò dal letto cigolante.

La sua barba (già solitamente lunga) era talmente incolta da essere diventata lunga e sporca. Non si preoccupava da tempo della sua igiene personale. Ormai, da lì ad un anno, la sua unica preoccupazione era diventata non farsi trovare da Lui e poter uscire ancora vivo da quella situazione.

La guerra era ricominciata: le due fazioni avevano ripreso le armi. Da una parte vi erano Voldemort insieme ai suoi Mangiamorte, mentre dall’altra c’erano quel babbanofilo di Silente insieme all’Ordine della fenice. Per un periodo aveva quasi pensato di farsi proteggere da quest’ultimo, ma in seguito ai fatti avvenuti nell’ufficio misteri aveva cambiato idea.

La notizia aveva fatto il giro del mondo (quello magico, ovviamente): Sirius Black era morto in uno dei loro conflitti, e Karkarof non voleva farsi proteggere da persone che non riuscivano a salvare neanche se stesse. Uno sbuffo di freddo fece sussultare l’uomo. Per un attimo sperò fosse lo stesso animale di prima, ma la speranza durò poco.

Il vetro della baracca iniziò a congelarsi e la temperatura intorno a lui si abbassò di colpo. Al mago non ci volle molto per capire: dissennatori, solo loro potevano fare una cosa del genere. i dissennatori erano delle creature sinistre ed orribili, in grado di divorare la felicità all’interno dei cuori delle persone.

Fino a pochi mesi prima, erano al servizio del ministero della magia, e facevano la guardia ad Azkaban, ma da quando Voldemort era risorto, si erano uniti alla sua causa: consci del fatto che stando con lui avrebbero ottenuto un numero maggiore di vittime. Se erano giunti lì, poteva esserci un solo motivo: lo avevano trovato.

Subito si fiondò verso il comodino, cercando di afferrare la bacchetta, ma a causa della foga, fece cadere tutto il contenuto del cassetto per terra. Riuscì a ritrovare la propria arma, nello stesso istante in cui la porta venne sfondata. Nella catapecchia entrarono tre dissennatori, seguiti a ruota da una donna dai capelli neri.

Igor Karkarof riconobbe all’istante la donna, e cominciò a provare paura più verso di lei che per le tre creature che le fluttuavano intorno. L’uomo iniziò a sudare e il suo volto, già solitamente pallido, iniziò a sbiancare. Non aveva speranze di poter uscire vivo da un duello contro di lei: Bellatrix Lestrange.

Era la Mangiamorte più vicina all’oscuro signore, e anche la più forte. Pochissimi maghi potevano tenerle testa in un duello, Sirius Black poteva confermarlo. E poi, anche se per puro miracolo riuscisse a cavarsela, c’erano quelle tre ripugnanti creature che lo guardavano fameliche, neanche fosse il loro pranzo. Anche se in un certo senso lo sarebbe potuto diventare.

Senza avere neanche il tempo di reagire, la Lestrange tirò fuori la bacchetta e gli lanciò contro una maledizione oscura. Il Sectusempra (è questo il nome della maledizione) sfrecciò per la stanza e colpì in pieno il braccio dell’avversario. Il braccio non era quello che impugnava la bacchetta, era il sinistro, ma Karkarof non ebbe tempo per pensarci: il suo avambraccio era letteralmente volato via.

L’uomo si contorse sul pavimento, e cominciò ad urlare talmente forte, che la sua voce risuonò a decine di metri di distanza. Bellatrix rimase in silenzio, aspettando che l’altro smettesse di dimenarsi: adorava torturare il prossimo, ma detestava vedere un mago purosangue che piagnucolava come un comune babbano.

-Smettila di piangere! Tu non meriti affatto di portare il marchio del mio padrone!- Esclamò la donna. Infatti il marchio nero (il simbolo dei Mangiamorte) era impresso sul braccio sinistro di tutti gli adepti dell’oscuro signore: Bellatrix, con quel gesto aveva, ossia tagliandogli via il braccio con il marchio, aveva voluto ribadire che ormai non faceva più parte della setta.

In un disperato tentativo di sopravvivere, Igor tenne salda la bacchetta e la usò per lanciare uno schiantesimo contro l’avversaria. Purtroppo Bellatrix fu più veloce e riuscì ad evitarlo. L’incantesimo attraversò il colpo evanescente di uno dei dissennatori e andò a scagliarsi contro un albero di fronte all’abitazione.

-Direi di finirla qui, ho perso anche troppo tempo con te: è questa la fine che fanno i traditori come te- Disse la donna, con un ghigno sadico, disarmandolo definitivamente e lasciandolo nelle mani fredde e secche dei dissennatori. Igor Karkarof riuscì a sentire solo un insopportabile freddo e poi, letteralmente, il buio più totale.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** riuniti sotto lo stesso marchio ***


Draco era inginocchiato al centro della stanza, nel più completo silenzio. non era da solo nella sala grande dell’immenso maniero della famiglia Malfoy, che da quando suo padre Lucius era stato arrestato, era diventato suo a tutti gli effetti. Insieme a lui vi erano altri maghi e streghe, tutti disposti in circolo. Tutti Mangiamorte o quasi.

A partire da sinistra, vi era sua madre Narcisa, con uno sguardo spento e sofferente. Nonostante la donna non fosse a tutti gli effetti una Mangiamorte (infatti non aveva il marchio), era stata obbligata anche lei a partecipare alla riunione. Da quando il marito era stato arrestato, la situazione per lei si era complicata. Per il figlio ancora di più.

Accanto a lei c’era la sorella pazza, Bellatrix Lestrange con sguardo folle e soddisfatto. Era riuscita ad uccidere, il mese prima, il suo cugino traditore, Sirius Black. Inoltre, in quell’ultima settimana aveva spazzato via numerosi maghi e streghe che il suo padrone voleva morti. Per lei non c’era soddisfazione più grande.

A seguire vi era uno dei Mangiamorte più fedeli della cerchia, Yaxley, un mago con dei lunghi capelli biondi. Era, come quasi tutti i seguaci più importanti dell’oscuro signore, un Purosangue discendente da un antico e potente famiglia. Come parecchi altri Mangiamorte, era evaso da Azkaban a Dicembre dell’anno prima. Durante la famosa evasione di massa.

Accanto a lui vi era un uomo alto, robusto e piuttosto trasandato. Sembrava a metà tra un essere umano e un animale. La realtà non era poi così lontana: quello era Fenrir Greybak, un famoso e spaventoso licantropo. Era stato lui a mordere Remus Lupin. Si era “alleato” con Voldemort per poter ottenere un esercito incontrastato di licantropi.

Dopo di lui vi erano due individui: un uomo e una donna. Nonostante ciò, erano di corporatura e di aspetto simile: i fratelli Carrow. Erano due Purosangue fissati, e odiavano a morte i babbani. Per questo, solo l’anno prima, si erano uniti ai Mangiamorte. Nonostante fossero nuovi, però avevano fatto strada per via della loro particolare abilità nell’uso della maledizione Imperius (Alecto Carrow) e la maledizione Cruciatus (Amicus Carrow).

Accanto a loro, che per via della sua stazza non passava affatto inosservato, vi era Goyle. Il padre di Gregory Goyle. L’uomo sembrava ancora più silenzioso ed ottuso del solito. Da quando Lucius Malfoy e Tiger, durante la battaglia all’ufficio misteri, erano stati arrestati, lo sciocco uomo sembrava perso. Proprio come il figlio, senza una guida provvista di cervello, non era in grado di muoversi.

In un punto in fondo alla sala si poteva scorgere uno dei Mangiamorte che aveva partecipato, a suo tempo, all’uccisione dei McKinnon. In seguito a quello, era stato imprigionato nella prigione di Azkaban, fino a che non era evaso, durante la grande evasione di massa, proprio come Bellatrix Lestrange e Yaxley.

E infine, nel punto più lontano della sala vi era un ultimo mago. Vestito, come al solito, con un abito lungo e nero: Severus Piton. “L’uomo dai due volti”: così era stato soprannominato il tanto odiato, severo professore di pozioni. Era una spia sia per l’ordine della fenice, che per i Mangiamorte. Nessuno sapeva dire con assoluta certezza da quale parte stesse veramente, ma sia Voldemort che Silente si fidavano ciecamente di lui.

Ma colui che faceva più paura. colui che aveva su di se gli occhi di tutti i maghi presenti nella sala, si trovava al centro di essa. Precisamente, di fronte a Draco Malfoy: lor Voldemort. L’uomo in questione, se ancora si poteva definire uomo, aveva fatto chiamare a se tutti i suoi Mangiamorte più fedeli (o almeno quelli rimasti) e li aveva riuniti lì a villa Malfoy. Presto si sarebbe aggiunto un nuovo Mangiamorte tra le loro fila.

-Benvenuti, amici miei- Cominciò a dire l’uomo dalle sembianze serpentine. Subito il flebile vociare che percorreva le file degli oscuri maghi si interruppe: quando il lord oscuro iniziava a parlare, nessuno si azzardava ad aprire bocca.

-Purtroppo, come sicuramente saprete, in seguito alla vergognosa missione all’ufficio misteri, molti dei vostri compagni sono stati arrestati e rinchiusi ad Azkaban- Continuò a dire il lord. Tutti annuirono mentre gli sguardi di alcuni di loro si fecero vitrei. Narcisa aveva perso suo marito: Lucius questa volta non se la sarebbe cavata facilmente.

Mentre Bellatrix iniziò a pensare a suo marito Rodolphus, ma i suoi pensieri erano diversi da quelli della sorella: lei pensava a quanto fosse vergognoso avere un marito così. Era appena riuscito a fuggire da Azkaban, grazie alla grande misericordia del loro padrone, e si era fatto ricatturare così facilmente.

-Ma non preoccupatevi, adesso che i dissennatori sono dalla nostra parte, farli evadere nuovamente sarà un gioco da ragazzi. Ma non è questo il motivo per cui vi ho chiamato- A quelle parole, Narcisa sussultò. Sapeva di cosa l’oscuro signore stesse parlando, e proprio per questo non potè fare a meno di tremare.

-Fino a quando non avremo liberato nuovamente i nostri compagni, ci serviranno nuove giovani leve che porteranno avanti la nostra giusta guerra- Dicendo quelle parole, Voldemort si voltò verso un Draco Malfoy ancora inginocchiato. L’ultimo rampollo della casata più potente dell’Inghilterra trattene uno spasmo.

Per un attimo i suoi pensieri erano finiti su Hermione: chissà cosa stava facendo senza di lui? fortunatamente la madre gli aveva insegnato l’occlumanzia, e grazie al suo talento, era in grado di schermare i suoi pensieri al signore oscuro. Se avesse visto nella sua testa delle immagini di una nata babbana, sarebbe probabilmente morto.

-Nonostante la sua giovane età, il nostro amico Draco, quest’oggi, si unirà a noi… allunga il braccio sinistro, ragazzo- Sibilò il mago oscuro. Narcisa soffocò un ennesimo rantolo. Adesso suo figlio sarebbe stato marchiato, esattamente come suo marito, e sarebbe diventato un Mangiamorte. Tutta quella follia le aveva portato via il marito.

Aveva provato con tutte le sue forze a salvare il figlio dallo stesso destino, ma senza successo. Draco, leggermente esitante, ma senza darlo troppo a vedere, porse l’avambraccio a quello che ormai era diventato il suo nuovo padrone. Appena l’uomo mise una mano sul suo braccio sinistro, Draco avvertì un dolore lancinante.

Come se qualcuno le stesse marchiando a fuoco. Ed in effetti ci aveva visto giusto. appena il lord spostò la sua mano, l’ultimo dei Malfoy capì che la sua sorte era segnata: era stato marchiato. Adesso era un Mangiamorte. Per quanto la cosa lo disgustasse. Questo significava che non poteva più tornare indietro. Avrebbe dovuto dire addio alla sua libertà, e ciò lo addolorava. Avrebbe dovuto dire addio ad Hermione, e ciò lo faceva morire.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** missione quasi impossibile ***


-Adesso uscite tutti! Devo parlare faccia a faccia con il nostro nuovo compagno- Disse il lord oscuro agli altri Mangiamorte. I servitori del lord oscuro annuirono con il capo, ma prima che potessero uscire tutti, ne fermò alcuni e disse loro di restare lì: Narcisa, Bellatrix e Severus avrebbero potuto assistere al colloquio.

-Dato che tra poche settimane tornerai ad Hogwarts, per fare il tuo sesto anno di studi, intendo darti un incarico molto difficile e di grande responsabilità- Disse con un sorriso gelido e una voce serpentina. A quelle parole, Narcisa si rimise ad ansimare e per poco non scoppiò a piangere.

Bellatrix la ignorò, come se il dolore della sorella non fosse importante, invece Severus poggiò una mano sulla spalla dell’amica, come per tentare di confortarla. Nessuno dei tre sapeva ancora quale fosse questo compito: ma era chiaro che fosse praticamente una missione suicida. Lucius doveva pagare per il suo errore, e torturare il figlio sarebbe stata una buona punizione.

-Quando quest’anno tornerai ad Hogwarts, dovrai uccidere Albus Silente- La stanza cadde nel più profondo silenzio. Albus Silente. Il mago più potente del mondo. Colui che lo stesso signore oscuro temeva. Era una missione suicida, tutti lo avevano compreso, tanto che Narcisa non si trattenne più e scoppiò a piangere. Draco rimase impietrito per alcuni secondi, ma poi annuì rigidamente con il capo.

-Sono sicuro che riuscirai a farti valere. Hai tempo fino alla fine dell’anno scolastico. Scegli pure tu il modo migliore di agire, ma vedi di portare a termine il tuo compito- Disse, aggiungendo una minaccia non tanto velata sul finale. Draco, ancora raggelato, annuì nuovamente con il capo. Guardando il lord uscire silenziosamente dalla stanza, seguito a ruota da Bellatrix, Narcisa si voltò prima verso il figlio e poi verso Piton.

-Ti prego, aiutalo- Lo implorò sottovoce, in modo che il ragazzo non potesse sentirli. Severus rimase impassibile per alcuni secondi, ma poi annuì leggermente. Scoccò un ultima occhiata al suo figlioccio, il giovane Malfoy, e uscì anche lui dalla stanza, lasciando madre e figlio da soli nel loro vecchio e tetro maniero.

Little Hangleton era avvolta da un inquietate silenzio. Nessuno passava mai da quelle parti, specialmente quando calava la notte. E negli ultimi due anni si era fatta ancora più silenziosa.

Era ormai mezzo secolo che la villa in cima alla collina aveva una sinistra fama. Villa Riddle. Da quando i suoi abitanti erano stati uccisi, la villa non era stata più aperta. Robert Riddle, sua moglie Deborah e loro figlio Tom erano stati trovati morti un estate di molti anni prima.

Tutti e tre i cadaveri erano stati trovati nel salotto della villa. Non avevano nessuna ferita, sembravano godere di ottima salute: in altre parole, sarebbero sembrati sani se non fosse stato per il fatto che fossero morti.

Le voci che la villa fosse stregata da ormai due anni si erano intensificate: Frank Bryce, colui che a suo tempo era stato sospettato della morte dei Riddle, era stato ritrovato morto nello stesso identico modo. Il suo corpo, privo di ferite e di segni che facessero supporre che fosse morto, era stato rinvenuto dentro la sua abitazione qualche settimana dopo il decesso. Erano anni che i suoi rapporti con il resto del paese si erano fatti minimi, per questo ci volle tutto quel tempo per scoprire l’accaduto.

Ma la villa non era l’unica zona spettrale della piccola e silenziosa cittadina. A un paio di chilometri dalla collina, proprio al limite della proprietà dei Riddle, vi era una piccola baracca abbandonata. Quella baracca un tempo era appartenuta alla famiglia Gaunt. Degli strani individui: padre e due figli, un maschio ed una femmina.

Fu proprio quest’ultima a fuggire insieme al rampollo dei Riddle, più di mezzo secolo prima. In quella baracca, da quando i proprietari negli anni quaranta erano tutti morti, soltanto un’altra persona ci aveva rimesso piede. Un uomo con un mantello e un cappuccio nero era stato visto, circa una trentina di anni prima, mentre si aggirava nei dintorni.

Da allora, la zona si era fatta sempre più inospitabile, e la casupola era diventata praticamente inagibile. Per questo, Silente fatico leggermente per poter riuscire ad individuare il punto esatto dove l’abitazione in questione fosse. L’erba era diventata talmente alta, che si poteva scorgere soltanto il tetto.

Il vecchio mago si avvicinò alla porta, ma subito si rese conto che qualcosa non andava. Intorno ad essa era stata messa una protezione magica. Con un semplice colpo di bacchetta, riuscì a disattivarla e ad entrare. Peccato che le sorprese non finirono lì. Appena dentro, Silente si ritrovò circondato da due lupi mannari. La luna piena non c’era, perciò doveva trattarsi di qualche illusione causata da una maledizione oscura.

Con un altro semplice colpo di bacchetta, come se stesse facendo semplicemente degli incantesimi elementari, paralizzò le due creature prima che potessero attaccarlo. Dopo pochi secondi, i due lupi scomparvero prendendo le sembianze di una sedia e un piccolo mobile. Silente pensò di aver capito come funzionasse quella strana magia oscura.

Qualunque oggetto che veniva toccato si trasformava in qualche mostro o creatura pericolosa, proprio come i due mobili che lui aveva inavvertitamente intruppato quando aveva aperto la porta. Un incantesimo parecchio pericoloso, ma in fondo non si aspettava niente di diverso: in fondo l’ultimo che era entrato lì dentro era lord Voldemort.

Cominciò ad aggirarsi all’interno della stanza, attento a non toccare nient’altro, e a guardare attentamente ogni cosa che poteva risultare strana. Non sapeva esattamente cosa fosse l’oggetto che stava cercando, ma era convinto che emanasse un energia oscura e potente. Infatti ne sentì proprio una provenire da un scrigno in fondo alla camera.

Sembrava privo di valore e proprio per questo era difficile notarlo, ma Silente capiva che fosse una strategia del signore oscuro. Si avvicinò lentamente e appena lo sfiorò con la punta delle mani, lo bloccò con un incantesimo. L’oggetto, che si stava già per trasformare in qualcosa, tornò alle sue sembianze originali.

Con un secondo colpo di bacchetta tolse il sigillo magico che era stato posto sul suo lucchetto e in silenzio lo aprì. Per la prima volta da diversi anni, il volto di Silente si trasfigurò in una maschera di puro stupore e sgomento: all’interno vi era un prezioso anello, appartenuto a Salazar Serpeverde, con una pietra nera incastonata sopra.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** ospite sgradito al Prince Manor ***


GAZZETTA DEL PROFETA

COLUI CHE NON DEVE ESSERE NOMINATO CONTINUA A MUOVERSI.

Le stragi di babbani e maghi non purosangue vanno avanti.  Diversi treni (mezzi di trasporto babbani) hanno subito attacchi da parte dei Mangiamorte. Molti incidenti apparentemente inspiegabili, come il crollo di  ponti e esplosioni, hanno causato la morte di centinaia di babbani.

I dissennatori, da quando hanno abbandonato il loro posto ad Azkaban, hanno iniziato a moltiplicarsi. L’intera Inghilterra, sia quella magica che no, è costantemente pervasa dalla nebbia, con temperature spesso sotto lo zero. Si è attualmente perso il conto del numero di vittime che queste creature hanno fatto.

Il primo ministro è stato avvisato dalle autorità, ma per il momento la situazione non accenna a migliorare. Ci sono stati anche diversi casi di rapimento, tutti causati dai Mangiamorte. Tra questi vi è il famoso costruttore Inglese di bacchette: Olivander. Attualmente, anche su questo gli auror brancolano nel buio.

Oltre le stragi di Babbani, anche tra i maghi vi sono state numerose vittime. Nelle ultime settimane se ne possono contare, per ora, tre. Igor Karkarof, l’ex Mangiamorte che aveva fatto perdere le sue tracce circa un anno fa, è stato ritrovato privo di vita in una baracca della Norvegia: il suo corpo era stato brutalmente mutilato.

Il secondo omicidio è avvenuto proprio sotto gli occhi del ministero della magia.  Amelia Bones, la direttrice dell’uffici applicazione della legge magica. gli auror sostengono che abbia ingaggiato un duello, e sia stata uccisa da Voi Sapete Chi in persona. Mentre la polizia brancola nel buio, gli auror sono in una situazione ancora peggiore.

L’ultimo omicidio attribuito a Lui e ai suoi sostenitori, è avvenuto proprio ieri sera: Emmeline Vance. Auror molto famosa e potente. È stata uccisa da alcuni Mangiamorte, proprio a pochi passi del ministero Babbano. Rufus Scrimgeor, il successore di Cornelius Caramell, afferma di aver aumentato le protezioni nei vari luoghi pubblici e promette che presto ci saranno dei risultati riguardo la cattura d…

Caroline Prince chiuse l’edizione della gazzetta del profeta, con un forte sbuffo. Ormai era tutta l’estate che il ministero non faceva altro che fare promesse riguardo la cattura di Voldemort. Probabilmente tentava disperatamente di salvare la faccia, in seguito alla stupidità di Caramell, che aveva tentato di negare con tutte le sue forze il ritorno di Voldemort.

Anche in seguito alle sue dimissione, richieste a gran voce da tutta la nazione, Scrimgeor non si era comportato molto meglio. Pur non nascondendo il ritorno dell’Oscuro, cercava di non far capire quanto fosse problematica la situazione. arresti privi di fondamento erano all’ordine del giorno. Si faceva di tutto pur di far sembrare che gli auror facessero il loro dovere.

La Prince chiamò l’elfo domestico di famiglia e gli ordinò di buttare via quella cartaccia. In fondo, non era quello che le interessava. Aveva spettato con impazienza che il suo gufo le portasse la posta della mattina, non per il giornale, ma per poter  leggere la lettera che sicuramente le aveva scritto la sua… fidanzata?

Ormai stavano insieme a tutti gli effetti. Dopo che si era ripresa dalla maledizione di Anthonin Dolohov (anche se aveva ancora qualche acciacco, ogni tanto), le due si erano chiarite definitivamente e ora stavano insieme. Caroline amava l’altra ragazza e sapeva che anche Heather, seppur aveva un modo tutto suo di dimostrarlo, amava lei.

Nelle lettere che le aveva scritto durante l’estate, compresa quell’ultima che teneva in mano, Caroline aveva capito ci fosse qualcosa che non andava nell’altra. Non aveva mai nominato il fratello. Sapeva che i due avessero, in un certo senso, litigato l’anno precedente. Ma non sapeva precisamente cosa fosse successo loro.

Scosse la testa e, dopo aver riposto la lettera insieme alle altre, uscì dalla sua stanza. Quando non si intratteneva a scrivere e leggere la posta, la Serpeverde si intratteneva a chiacchierare con la madre. Da quando, l’anno prima, il padre era morto, sua madre, per un periodo, si era chiusa in se stessa. Caroline aveva faticato molto per aiutarla a riaprirsi, almeno con lei.

In quei momenti, sembrava lei la madre che si occupava della figlia. Una volta scesa nel grande salone, notò la donna seduta su uno dei divani. Aveva lo sguardo vacuo e spento. Sembrava quasi non rendersi conto di tutto ciò che la circondava. La figlia inarcò il sopracciglio, leggermente dubbiosa.

-Mamma?- La chiamò la ragazza. Cosa le prendeva? In quello stato catatonico l’aveva vista solo durante le vacanze di Natale, proprio poco dopo che il padre era stato assassinato. Credeva che fosse riuscita parzialmente a ad uscirne. Allora perché si comportava così? Avvicinandosi , però notò che il suo sguardo vacuo non era dovuto alla sofferenza: qualcuno l’aveva stregata.

-INCARCERAMUS!- Gridò una voce dietro di lei. prima che potesse fare qualunque cosa, si ritrovò con delle catene invisibili che la tenevano bloccata. Riuscì, con estrema fatica, a voltarsi e vedere chi fosse stata a colpirla. Rimase a bocca aperta: Bellatrix Lestrange era dietro di lei, e la stava guardando con il suo classico sorriso folle.

-Dovresti insegnare a tua madre che mettere intorno alla propria casa gli incantesimi base di difesa non bastano per tenere lontani Mangiamorte. Essere purosangue non vi rende automaticamente protetti- Disse la donna, con un ghigno sadico, indicando la signora Prince, chiaramente sotto Imperio. Caroline rimase in silenzio ad osservare l’altra: i suoi occhi mandavano lampi di rabbia.

Era in una situazione di netto svantaggio: era senza bacchetta, con tutto il corpo bloccato, davanti ad un’avversaria molto più potente ed esperta di lei. inoltre la teneva sotto scacco anche per via della madre: non poteva fare nulla finchè la teneva sotto imperio. La Mangiamorte rimase ad osservarla in silenzio, poi continuò a parlare.

-Non intendo farvi del male. Come ho già detto prima, sarebbe uno spreco sterminare una delle poche famiglie purosangue rimaste, soprattutto Serpeverde. Però ho bisogno di un favore da parte tua- Le disse. Caroline rimase in silenzio, valutando se accettare o no la proposta. In realtà non aveva molta scelta: se si fosse rifiutata avrebbe ucciso sia lei che la madre.

No poteva permettere che le succedesse qualcosa: era tutto ciò che rimaneva della sua famiglia. Inevitabilmente, il suo pensiero corse ad Heather, che, in un modo o nell’altro, aveva perso sia il suo padrino che suo fratello. Distolse l’attenzione da quei pensieri e tornò a rivolgersi a Bellatrix, la quale continuava a guardarla con un ghigno sadico. Come se fosse stata sicura della sua risposta.

-Cosa vuoi che faccia?- Le domandò, cercando di guadagnare tempo. Doveva tenere al sicuro sua madre a qualsiasi costo. Bellatrix sorrise, sentendo quella risposta, e cominciò a parlare.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** destino segnato ***


-Cosa vuoi che faccia?- Le domandò, cercando di guadagnare tempo. Doveva tenere al sicuro sua madre a qualsiasi costo. Bellatrix sorrise, sentendo quella risposta, e cominciò a parlare.

-Non ti chiedo molto. Voglio solo che tu mi faccia, in futuro, un piccolo favore- Disse la Mangiamorte, iniziando a camminare intorno alla stanza, senza però mai perdere d’occhio l’altra. Non voleva che facesse qualche colpo di testa, come tentare di liberarsi e sciogliere la maledizione fatta alla madre.

-Cosa, di preciso?- Le chiese ancora. Qualunque cosa sarebbe andata bene, pur di salvare la vita alla madre, ma voleva prima sapere cosa fosse: sicuramente voleva ricattarla in qualche modo. Non avrebbe più avuto il coraggio di guardarsi allo specchio, se per colpa sua qualcuno ci avrebbe rimesso. Coraggio… buffo.

Era appena entrata per la prima volta dentro il castello di Hogwarts. La famosissima scuola di magia e stregoneria della Gran Bretagna. Quello sarebbe stato il suo primo anno: chissà in quale casa sarebbe finita?

Tutta la sua famiglia era Serpeverde, ma i suoi genitori non le avevano mai fatto pressione di alcun tipo: in qualunque casa fosse finita, sarebbero stati fieri di lei. ecco che finalmente l’elenco arrivò alla lettera P. Paciock… Grifondoro… Parkinson… Serpeverde… Potter Harry… Sentendo quel nome tutta la sala calò in un profondo silenzio.

Ma non fu lui a lasciare senza parole Caroline. Appena Harry si diresse al tavolo dei Grifondoro, si fece spazio tra i ragazzi una ragazzina all’apparenza identica al ragazzo sopravvissuto. Doveva essere la sua gemella, eppure Caroline scorgeva qualcosa di differente dal fratello. Sembravano uguali e allo stesso tempo opposti.

Quando i suoi occhi incrociarono quelli della ragazza, sentì un brivido lungo la schiena. Cosa le stava succedendo? Seguì con occhi concentrati lo smistamento della ragazza. Non rimase sorpresa quando la vide dirigersi verso il tavolo verde – argento. Aveva capito subito che quella sarebbe stata la sua casa.

Finalmente arrivò il suo turno. Si diresse verso il tavolo dei professori. Il cappello, appena toccò la testa della ragazzina, prese vita.

-Cos’abbiamo qui? una Prince? La tua testa è molto diversa da quella dei tuoi famigliari. Vedo astuzia, ma anche coraggio e un grande cuore. Ti vedrei meglio in Grifondoro…- Caroline per un secondo ne fu quasi contenta, ma poi si voltò appena verso la ragazza di prima. Non voleva finire in una casa diversa dalla sua, neanche lei sapeva il perché.

Il suo smistamento durò più di cinque minuti. Una testurbante: Grifondoro o Serpeverde? Il cappello continuava ad insistere che si sarebbe trovata meglio nella casa di Godric, mentre lei si imponeva con tutte le sue forze di stare nella stessa casa di He… nella casa di Salazar. Alla fine il cappello accettò la scelta della ragazza e sospirando disse.

-SERPEVERDE!-

Dopotutto il cappello aveva pensato bene quando intendeva metterla a Grifondoro. Ma non si sarebbe mai pentita della sua scelta: se non fosse stata smistata a Serpeverde, non avrebbe mai potuto conoscere Heather. Intanto Bellatrix le si era avvicinata e, con profondo stupore della Prince, aveva annullato l’incantesimo che la teneva prigioniera.

-Ti consiglio di non fare mosse strane: posso ordinare a tua madre di suicidarsi, in un attimo. Ora alza il braccio sinistro e facciamo il… voto infrangibile- Aggiunse le ultime parole, con un ghigno ancora più crudele. Sentendola, Caroline sbiancò di colpo. Non si sarebbe più potuta sottrarre. Si girò un secondo verso la madre e la guardò mentre teneva stretto in mano un coltello: non aveva altra scelta.

Senza aggiungere altro, le due donne alzarono le loro braccia e le strinsero tra loro. Una manipolata Cassiopea Black in Prince fece da tramite per il rito. Le braccia delle due vennero annodate da delle lucenti catene fatte di magia. Per un attimo fu tentata di spezzare il contatto e attaccare, ma la paura che alla madre potesse succedere qualcosa, la bloccò.

-Vuoi tu, Caroline Prince, portare  a termine il compito che Bellatrix Lestrange ti darà?- Cominciò a recitare la donna. La Serpeverde, dopo un attimo di esitazione, annuì. Cos’altro poteva fare, altrimenti?

-E, sempre tu, Caroline Prince, non riferirai a nessuno, in nessun modo, questa conversazione?- A quelle parole, il volto della ragazza raggiunse una tonalità di bianco pallido: per un attimo aveva sperato di potersi fare aiutare da Heather, ma anche quell’ultima possibilità era andata in fumo. Con un peso sullo stomaco, la ragazza annuì nuovamente. Il patto era fatto. Il suo destino era segnato.

Severus Piton entrò nel suo ufficio, sbattendo la porta. Era appena tornato dall’ennesima riunione dell’oscuro signore. Era preoccupato, ne doveva parlare anche con il preside. Draco era in pericolo, rischiava veramente grosso questa volta. Aveva intenzione di parlarne con Silente, per vedere come agire in proposito, ma proprio in quel momento era da qualche parte fuori da castello. Proprio allora, mentre sbraitava insulti di ogni genere, vide davanti a se un Patronum a forma di fenice.

-Severus, ti prego, raggiungimi subito nel mio ufficio. Ho bisogno di te. Credo aver fatto una sciocchezza- Disse il Patronum con la voce di Albus Silente. La voce sembrava però sofferente e affaticata. Questo mise subito in allarma il professore di pozioni, che, senza aspettare oltre, uscì in fretta e furia dal suo studio.

Il suo destino era segnato. Ormai lo aveva capito. Albus Silente, seppur fosse un uomo molto saggio ed un mago di incredibile potenza, aveva sempre evitato la morte, ma questa volta sembrava ormai arrivata. Guardò un ultima volta l’anello di fronte a se. Ormai spaccato a metà. E poi si fece il buio.

Ormai era calata la notte intorno all’antico castello di Hogwarts. Il professor Piton ci aveva messo delle ore a fare tutti i contro incantesimi possibili sulla maledizione che aveva colpito Silente. Il vecchio preside, infine riuscì finalmente a riprendersi. Per la prima volta nella sua vita, sembrò confuso.

Per un attimo pensò di essersi sognato tutto. La ricerca. Il viaggio. Little Hangleton. La baracca. Lo scrigno. L’anello… e la maledizione. Ma poi, quando vide la sua mano destra totalmente annerita, proprio nel punto in cui era stato colpito, comprese di averlo fatto davvero. Scioccamente aveva infilato al dito l’anello, e adesso ne pagava le conseguenze.

Intanto Severus Piton, ansimando per la fatica, aveva appena finito di prestare le sue cure al preside. Aveva fatto tutto ciò che era in suo potere, ma quell’incantesimo oscuro era davvero troppo potente. L’inevitabile lo aveva solamente rimandato, ma per quanto? Massimo un anno, forse.

-Sono spacciato, non è vero?- Domandò a fatica Albus, ma senza alcuna traccia di paura nella voce. Sembrava parlare del tempo atmosferico. Non era uno sciocco, lo avrebbe capito comunque. Così Severus annuì semplicemente, rispondendo alla domanda dell’altro.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** legami spezzati ***


-Sono spacciato, non è vero?- Domandò a fatica Albus, ma senza alcuna traccia di paura nella voce. Sembrava parlare del tempo atmosferico. Non era uno sciocco, lo avrebbe capito comunque. Così Severus annuì semplicemente, rispondendo alla domanda dell’altro.

-Quanto tempo mi resta?- Domandò ancora, il vecchio uomo. Piton sbuffò appena ed esaminò la ferita riportata dalla maledizione. Ad occhio e croce doveva trattarsi di un sortilegio molto potente. Qualsiasi mago normale sarebbe morto nel giro di pochi minuti, ma Silente non era un mago qualunque. Inoltre con le giuste cure si poteva rimandare l’inevitabile.

-Un anno, se tutto va bene- Gli rispose. Era inutile mentire o cercare di addolcire la pillola. Aveva preferito  essere onesto, e dirgli tutto senza giri di parole. Tanto, in fondo, Silente doveva averlo capito meglio di lui. Il vecchio preside annuì semplicemente. Ora avevano altre cose da discutere, forse persino più importanti.

-Cosa ha detto Voldemort nella riunione di questo pomeriggio?- Domandò al suo professore di pozioni. Severus dilatò le narici e alzò gli occhi al cielo: con tutto quello che era successo, si stava quasi dimenticando della riunione a villa Malfoy. Così si sedette sulla sedia di fronte alla scrivania del preside, e si mise a raccontare per filo e per segno tutto ciò che aveva detto l’oscuro.

Silente ascoltò in silenzio tutto il discorso dell’altro. Sembrava già più vecchio e stanco di quanto non fosse poche ore prima. La situazione era critica, e non solo per il suo stato di salute, ma anche per Draco Malfoy. Voldemort aveva ordinato a quel povero ragazzo di ucciderlo. Modestia a parte, era una missione praticamente impossibile. E questo Lui lo sapeva.

Voleva far fallire Draco per punire l’errore che aveva fatto Lucius all’ufficio misteri. Silente afferrò l’anello che teneva in bella vista sulla sua scrivania, e lo ripose dentro uno dei cassetti: in futuro gli sarebbe tornato utile. Scosse la testa e si rivolse nuovamente al suo professore di pozioni.

-Dovrai cercare di stargli vicino. Cerca di aiutarlo, fai in modo che ti permetta di aiutarlo. Se davvero l’oscuro signore tiene in ostaggio la signora Malfoy, c’è ben poco che possiamo fare, senza rischiare la sua vita- Disse lui. Piton annuì nuovamente, ed aspettò che il suo interlocutore continuasse a parlare.

-Adesso però lasciamo da parte questi pensieri. Ti darò una buona notizia: da quest’anno sarai il nuovo docente di difesa contro le arti oscure- Se ne uscì il vecchio uomo, con occhi birbanti. Sembrava che la conversazione precedente fosse stata del tutto accantonata. Come faceva quell’uomo a scherzare in un momento del genere, Piton non lo sapeva. Rimase però sorpreso dall’informazione.

-Davvero? Ma allora chi sarà il nuovo professore di pozioni?- Domandò confuso. Non voleva che il suo posto venisse preso da qualche pozionucolo appena promosso, o peggio un incompetente. Però la prospettiva di poter finalmente insegnare la SUA materia l’allettava. Finalmente, dopo sedici anni, avrebbe insegnato difesa contro le arti oscure.

-Intendo chiedere al mio vecchio amico Horace Lumacorno, credo che ti ricordi di lui, di tornare ad insegnare ad Hogwarts- Disse l’altro. Severus annuì appena. Lo conosceva eccome. Era stato il suo professore di pozioni, quando studiava ad Hogwarts, anni prima. Era un ex-Serpeverde, piuttosto strampalato, ma del tutto estraneo alle arti oscure.

La sua unica pecca era il carattere troppo invadente. Cercava sempre di circondarsi di allievi influenti e promettenti. Ricordava ancora con orrore le noiosissime festicciole che il grassoccio uomo organizzava. Era un mago molto vecchio, all’incirca coetaneo di Silente, e insegnava ad Hogwarts da diversi decenni. Aveva lasciato il posto poco prima della caduta di Voldemort  ed era stato proprio lui a prendere il suo posto.

-Glielo andrò a chiedere direttamente io. Lo passerò a trovare, accompagnato da Harry ed Heather Potter- Lo informò Silente. Per l’ennesima volta quel giorno, stava cominciando a perdere colpi, il neo professore di difesa contro le arti oscure rimase confuso. Cosa centravano i gemelli Potter?

-Rivoglio Horace ad Hogwarts, per un motivo valido. Andrò a trovarlo la settimana prossima: dovrò passare comunque dai ragazzi per il testamento del povero Sirius. Ne approfitterò per portarli con me. Entrambi hanno una grossa responsabilità sulle loro spalle- Gli spiegò. Severus, ignorando il commento sul suo acerrimo nemico dei tempi della scuola, pensò ai due gemelli.

La cosa era molto più complicata di quanto potesse sembrare. I due ragazzi dovevano collaborare, ma il loro legame sembrava aver subito un brusco colpo. Piton sospirò per l’ennesima volta, quel giorno gli stava capitando un po’ troppe volte. Alla fine dell’anno precedente, aveva visto per caso la loro conversazione per i corridoi, e non sembravano affatto due fratelli che andavano d’amore e d’accordo.

i due gemelli stavano attraversando uno dei corridoi del castello, nel più completo silenzio. fu Harry, non sopportando più quella situazione, a romperlo. Si voltò verso di lei e le caricò contro: voleva sfogarsi contro qualcuno, e l’apparente tranquillità di Heather lo stava mandando fuori di testa.

-Come cazzo puoi rimanere così impassibile?! Ti rendi conto che Sirius è morto?! Come puoi fregar…- Ma non fece in tempo a terminare la frase. In un istante si ritrovò a terra, con il barro dolorante e parecchio sangue che gli colava giù dal naso: Heather gli aveva appena rifilato un pugno. Almeno a qualcosa era servito: lo sguardo di Heather non era più indifferente era diventato mortalmente freddo.

-Non ti azzardare mai più. Hai capito? Se non fosse stato per il tuo stupido orgoglio, non volendo ascoltare i consigli di nessuno e non volendo chiedermi aiuto con l’occlumanzia, Sirius non sarebbe morto. Assumiti le tue responsabilità e taci- Gli disse con voce gelida. Gli occhi di Harry si riempirono di lacrimi, ma non per il dolore al labbro, e il suo corpo fu scosso da dei tremiti.

-Non voglio più avere tra i piedi un debole come te. A proposito, con questo fanno due occhi. Non intendo chiuderne più. Ascolta bene questa parole: tu per me sei morto, Harry Potter- Gli disse con un sorrisino inquietante, aveva indossato la stessa maschera che teneva con gli altri. Voleva fargli capire questo: adesso per lei sarebbe stato un semplice sconosciuto.

Se quei due ragazzi avrebbero dovuto collaborare per sconfiggere l’oscuro signore una volta per tutte, erano in grossi guai. Silente, quasi avesse letto i pensieri del suo amico più giovane, scosse la testa e si lasciò scappare un leggero sorriso. Ci era già passato, più di una volta, in una situazione del genere.

-Non ti preoccupare, Severus. Ci vuole ben altro a spezzare totalmente un rapporto fraterno. I legami, se sono sinceri, possono essere la nostra più grande forza… ma a volte, anche la nostra peggior disgrazia- L’ultima frase la disse sottovoce, quasi stesse parlando a se stesso, più che all’altro. Con un gesto del capo, congedò l’insegnante e rimase solo a meditare.

-Gellert…- Sussurrò il vecchio uomo, tra se e se. 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** il testamento di Sirius Orion Black ***


Quell’estate, nel dintorni della silenziosa via babbana Privet Drive, sembrava ancora più calda e noiosa. Escludendo le varie famiglie babbane, che come al solito passavano le vacanze a prendere il sole e a spettegolare con il vicino della porta accanto, vi era una villetta in particolare che non passava inosservata. Privet Drive numero 4.

I signori Dursley, gli abitanti della casa, si comportavano come di consueto (parlavano con i vicini, giravano nei dintorni, venivano invitati dagli “amici” per qualche barbecue), cercando di non pensare alla grossa macchia presente nella loro famiglia: i nipoti maghi, Harry ed Heather Potter.

Da quando erano tornati dalla scuola di magia, i due gemelli si comportavano in modo strano. non erano stati più visti parlare tra di loro. Heather aveva preso tutte le sue cose ed era tornata a dormire nel ripostiglio del sottoscala. Luogo dove aveva passato i primi dieci anni della sua vita. I pranzi e le cene erano sempre pieni di tensione, con Harry che cercava di parlarle e lei che lo ignorava.

Il silenzio che si era creato tra i due era un bene e, allo stesso tempo, un male per i coniugi Dursley. Era un bene perché non sentirli parlare aveva portato un po’ di pace all’interno del piccolo nucleo famigliare. Ma era anche un male perché i due erano convinti che i nipoti volessero organizzare qualche cosa strana.

La cosa strana avvenne verso i primi giorni di Agosto. Solitamente i due gemelli ricevevano la posta sempre dalle stesse persone: Harry scambiava lettere con Hermione e Ron e, all’oscuro dei suoi genitori, anche con Astoria. Heather, invece scambiava lettere solo ed esclusivamente con Caroline, la sua ragazza. Le faceva ancora un po’ strano chiamarla in quel modo.

Aveva notato, però che nell’ultima settimana, le sue lettere si erano fatto più strane. Sembrava quasi che nascondesse qualcosa. Lei era in grado di capirlo anche via messaggio. Il fatto inaspettato avvenne esattamente tre giorni dopo il loro compleanno. Qualcun altro si era messo in contatto con loro.

Ad un certo punto, proprio durante la cena, sul tavolo del salotto era comparsa, in una nube di fuoco, la fenice dei professor Silente. Fanny aveva stretto tra le zampe una lettera per i due ragazzi. Il preside sarebbe passato, fra due giorni, per consegnare loro il testamento di Sirius, e per parlare con loro anche di un’altra faccenda.

Il giorno in questione era infine arrivato. I signori Dursley erano seduti impettiti sul divano del salotto. Terrorizzati da ciò che poteva attenderli. Vernon e Petunia ricordavano bene il loro unico incontro con il vecchio mago, avvenuto circa quindici anni prima, e non era stata affatto una visita piacevole. Tutti e tre, compreso Dudley, sobbalzarono al suono del campanello.

I Dursley non si mossero, a differenza dei gemelli Potter che si affrettarono ad aprire. Harry guardò con la coda dell’occhio la sorella: aveva provato tutta l’estate a intavolare una conversazione con lei, ma tutti i tentativi erano andati a vuoto. Aperta la porta, si ritrovarono davanti un professor Silente parecchio sciupato, ma sorridente come sempre.

-Salve ragazzi. Mi fa piacere rivedervi. Come siete cresciuti in questi pochi mesi- Affermò, gioviale. In effetti i due Potter erano maturati molto in quei pochi mesi di lontananza dal castello. Harry si era alzato di alcuni centimetri, il suo viso era maturato, ed il suo fisico si era parecchio irrobustito. In parole povere, aveva ormai definitivamente abbandonato ogni tratto infantile, lasciando il posto ad un uomo maturo.

Anche Heather era cambiata durante quel periodo estivo. I suoi capelli, ben curati e sempre lisci (a differenza di prima che erano un po’ mossi), si erano allungati di qualche centimetro. Anche lei, come il fratello, si era fatta più alta. Le sue gambe erano più toniche e i suoi seni si erano fatto più grandi. Era a dir poco stupenda.

Harry arrossì lievemente, Heather invece non fece una piega (ovviamente). Non avevano mai avuto un rapporto confidenziale come invece aveva con il fratello. Non seppe mai dirsi il perché. Il preside, seguito dai due ragazzi, si diresse al salotto dei Dursley. I padroni di casa guardarono orripilati l’ospite, ma rimasero immobili e in silenzio. quando tutti furono seduti, l’uomo tirò fuori una pergamena e iniziò a parlare.

-In realtà, non ho molto da dire a riguardo: Sirius ha, ovviamente, lasciato tutti i suoi possedimenti esclusivamente a voi due- Cominciò a dire. Entrambi i gemelli cercarono di non pensare al padrino deceduto da poco. Lo zio Vernon, che fino a quel momento era rimasto rigido e in silenzio, alle parole “possedimenti” aveva affinato l’orecchio. Magari ci sarebbe scappato qualche guadagno pure alla sua famiglia.

-Entrambi avete ereditato un’ingente quantità di galeoni, che si andranno ad aggiungere al vostro patrimonio: 198 milioni di galeoni a testa, in aggiunta ai 300 milioni del patrimonio della famiglia Potter.
Inoltre ora possederete anche tutte le ville e abitazioni della famiglia Black, compreso Grimmauld Place, ovviamente- Spiegò lui.


Vernon sembrava leggermente confuso e anche parecchio scocciato. Aveva capito poco o niente di tutto quel discorso (galeoni… Grimmauld Place), ma aveva compreso che non avrebbe guadagnato nulla da tutta quella storia. Ancora una volta, quei due non erano serviti a nulla. Nonostante Silente avvertisse i pensieri del babbano, lo ignorò e continuò l’elenco

-Inoltre Sirius ti ha lasciato, Harry, Fierobecco (l’ippogrifo appartenuto ad Hagrid, utilizzato da Sirius durante la latitanza) e questo diario- Aggiunse, porgendo al ragazzo sopravvissuto un vecchio taccuino logoro. Heather lo riconobbe subito

-Sirius è riuscito a risponderci. Ah quanto dice, è lontano e al sicuro dagli auror che lo stanno cercando- Heather fu sollevata dalla notizia, ma il suo volto non fece trasparire alcuna emozione, ovviamente.

-Inoltre, insieme alla lettera era allegato questo piccolo diario. Tranquilla, non l’ho neanche aperto- Aggiunse Harry, porgendole un piccolo taccuino. Gli occhi di Heather brillarono di una strana luce, che il fratello non riuscì ad identificare. Però gli diede il taccuino senza fare storie e se ne andò verso il proprio scompartimento, lasciando da sola Heather.

-Cos’è?- Domandò Caroline. Vedendo che l’amica non ritornava, era uscita anche lei per il corridoio. Heather si voltò verso di lei e le mostrò il taccuino di Sirius.

-Qui ci sono scritti tutti gli appunti su come poter diventare degli animaghi il più in fretta possibile e senza correre troppi rischi- Spiegò la ragazza con un ghigno. Caroline rimase in silenzio per alcuni istanti, per poi capire a cosa l’altra si stesse riferendo.

Su quel taccuino c’erano scritto tutti gli appunti su come diventare un animagus. Che Sirius glielo aveva lasciato in eredità voleva significare solo una cosa. Heather scosse la testa: non doveva più pensare ad Harry, era diventato solamente un ostacolo. Il preside continuò a parlare, apparentemente all’oscuro di quella piccola parentesi della mente della ragazza.

-A te invece, Heather, ha lasciato in eredità questa lettera e il suo sidecar incantato- Terminò l’uomo, porgendole un foglio. Questo era tutto ciò che rimaneva del grande Sirius Black. Questo era tutto ciò che rimaneva della loro famiglia.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Horace Lumacorno ***


Il piccolo gruppo, composto da tre maghi, iniziò a camminare verso una meta ignota. Harry ed Heather si guardarono leggermente intorno, non comprendendo dove il preside li avesse portati. In realtà, non era stato molto chiaro a riguardo. Una volta finito di leggere il testamento, aveva detto ai due che li avrebbe portati da un suo conoscente.

Senza dare molte altre spiegazioni, aveva detto ai due di preparare ai bagagli e di seguirlo. Dopo dieci minuti, si erano smaterializzati tutti e tre via da lì ed erano comparsi in una buia via di qualche città sconosciuta.

-Da quest’anno ci sarà un nuovo professore ad Hogwarts: sono venuto qui per persuaderlo ad accettare la cattedra- Disse Silente. Mentre Harry annuì semplicemente, Heather lo guardò con sospetto. Se era solo quello il motivo, allora perché aveva portato anche loro? Perché non diceva mai le cose senza omettere dei particolari?

Si girò per un breve ed impercettibile attimo verso il gemello, e vide il suo sguardo: era adorante. Lo sguardo di qualcuno che riponeva la sua piena fiducia nelle mani di un altro. Senza farlo apposta, scosse la testa. Suo fratello era un vero ingenuo. Lei non si sarebbe mai fidata totalmente di quell’uomo. Era per questo che aveva sempre evitato un confronto con lui e che in sua presenza teneva sempre attiva l’occlumanzia.

-Eccoci davanti la sua casa. Horace abita qui- Spiegò, indicando l’oro una piccola villetta. In apparenza, totalmente identica a tutte quelle presenti nella via. Dopo aver bussato, senza ricevere alcuna risposta, il mago entrò lo stesso. Dentro era stato messo tutto a soqquadro. In un primo momento, i due gemelli pensarono che fossero passati di lì i Mangiamorte.

Silente però non era dello stesso avviso. Infatti quella era solamente una recita architettata dal suo vecchio amico, per non avere delle visite sgradite. Una volta che il vecchio professore uscì fuori da dentro una poltrona, Harry era rimasto allibito dalla cosa, il preside li potè presentare.

-Horace, ti presento due dei miei studenti più promettenti: Harry ed Heather Potter. Ragazzi, vi presento un vecchio amico e collega: il professor Horace Lumacorno- Disse. Lumacorno, dopo aver scoccato un occhiataccia al collega, si concentrò sui due giovani ragazzi: sembrava estasiato dalla loro presenza.

-Salve ragazzi. È un vero piacere conoscervi. Vostra madre è stata la mia studentessa preferita. La migliore in tutte le materie, anche se in pozioni aveva un rivale. Però fisicamente avete preso praticamente tutto da quel piccolo birbante di James- Disse il tarchiato uomo, con un tono gioviale. Sembrò voler aggiungere qualcosa, ma venne interrotto da Silente, che volle parlare con lui in privato.

Così, dopo aver chiesto ai due ragazzi di aspettarlo lì, si diresse insieme al collega nella stanza accanto. Dovevano aver insonorizzato la stanza con qualche incantesimo, perché non si avvertiva più alcun rumore provenire dall’interno. Era la prima volta, dalla fine della scuola, che i due gemelli rimanevano nuovamente da soli.

-Chissà perché ci ha portato qui? in fondo, dopo averci appena presentato, ci ha mollati qua- Se ne uscì’ Harry. In realtà non era quello che voleva dire, ma non importa: tutto pur di annullare quel silenzio opprimente. Heather sbuffò appena e, con grande sorpresa del gemello, rispose

-Come fai a non arrivarci? Il tuo amato preside ci ha usati semplicemente come mezzo per convincere quell’uomo a prendere la cattedra ad Hogwarts. Non hai visto come era eccitato all’idea di vedere i due che sono sopravvissuti all’oscuro signore?- Domandò Heather, seccata. Come faceva il fratello ad essere così ottuso. Così Grifondoro. Non vedeva neanche l’evidenza.

Harry fu un po’ offeso dalla risposta dell’altra. Lo aveva trattato come se fosse un bambino duro di comprendonio. Ma non disse nulla a riguardo: era tanto felice che almeno gli avesse parlato, da mettere tutto il resto in secondo piano. Il ragazzo fece per aggiungere qualcosa, ma il ritorno del preside bloccò sul nascere le sue parole.

-Scusate il ritardo, ragazzi. Ho finito. Horace, ci rivedremo ad Hogwarts- Salutò l’amico con un sorriso caloroso. Irritante, per alcuni: Lumacorno sembrava tra quelli. Nonostante però non sembrasse entusiasta all’idea, ricambiò il saluto e ne rivolse uno vero e caloroso ai due ragazzi. Una volta fuori, finalmente il vecchio mago si rivolse ai due giovani.

-Ragazzi, vi ho portato qui perché con la vostra presenza sarebbe stato molto più facile convincere Horace a tornare: il mio vecchio amico ha l’Hobby di collezionare gli studenti più promettenti e talentuosi- Cominciò a spiegare. Heather fece un piccolo ghigno, vedendo la faccia irritata del fratello: alla fine ci aveva visto giusto lei. silente continuò a parlare, ignaro, almeno in apparenza, al loro precedente scambio di battute.

-Però, dato che adesso siamo qui da soli, voglio parlarvi anche di un’altra cosa. La guerra è ormai iniziata e voi, che vogliate oppure no, ci finirete dentro. A questo punto, voglio aiutarvi: se accetterete, potete pensarci quanto volete, vi darò delle lezioni private e tutte le informazioni che vi serviranno su Voldemort- Disse. Harry annuì, mentre Heather rimase in silenzio.

Quell’uomo stava omettendo qualcosa di importante, ne era sicura. Inoltre, aveva notato un altro particolare strano: La sua mano destra sembrava essere stata colpita da qualche maledizione. Ma cosa ci poteva essere di tanto potente da poterlo fare? Scosse la testa, decisa a lasciar cadere per il momento la faccenda, e si riconcentrò sulla conversazione.

-Adesso però smettiamo di parlarne. Non tornerete dai vostri zii per quest’estate, per questo vi ho fatto recuperare i bagagli. Ovviamente, i Weasley si sono offerti di ospitarvi fino alla fine delle vacanze estive- Spiegò. Harry annuì nuovamente, questa volta raggiante. Heather invece non sembrava affatto convinta di questa soluzione.

-In realtà, preside, preferirei passare il resto delle mie vacanze in tranquillità: dato che adesso mi appartiene a tutti gli effetti, potrei trasferirmi per un po’ a Grimmauld Place?- Domandò la Potter. Entrambi i maghi si voltarono verso di lei. quello più giovane aveva uno sguardo deluso, mentre l’anziano sembrava distratto.

Nella sua mente, vide il volto di Heather sostituito a quello di un ragazzo Serpeverde. Aveva un bel viso e degli occhi di un nero intenso, il suo ghigno era lo stesso che aveva Heather. Subito a quelle due immagini se ne sovrappose una terza: un ragazzo, anch’esso di bell’aspetto, con dei lunghi capelli biondi. Silente scosse la testa ed annuì in direzione della ragazza. Subito dopo i due fratelli si separarono.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** estate silenziosa nella vecchia casa dei Black ***


Harry e Silente si ritrovarono istantaneamente nei pressi della tana, la casa della famiglia Weasley. Harry non aveva più aperto bocca da quando si era separato dalla sorella. Si sentiva perso senza di lei: come le gli fosse stato amputato un pezzo del suo corpo. Silente informò il ragazzo che avrebbe dato lezioni a lui e la sorella separatamente.

Dopo aver salutato il suo studente prediletto, il preside si smaterializzò ad Hogwarts. Essere preside aveva i suoi privilegi, tra cui potersi smaterializzare all’interno delle mura del castello. Raggiunse il suo ufficio e si sedette al suo posto dietro la scrivania: non si era mai sentito così stanco in tutta la sua vita.

Era innegabile la somiglianza. Harry gli ricordava sempre più se stesso quando aveva la sua età, mentre Heather era molto simile a… Gellert. Ma la somiglianza maggiore stava nel loro rapporto. Il vecchio uomo si augurò che non finisse nello stesso modo, e che il loro rapporto potesse reggere. Appena formulato quel pensiero, si sentì un ipocrita: in fondo, a breve, sarebbe stato proprio lui a mettere a dura prova il loro rapporto.

Intanto Heather aveva ormai quasi raggiunto la sua destinazione: Grimmauld Place. Aveva deciso di usare il nottetempo come mezzo di trasporto. Harry gliene aveva parlato tre anni prima. Dopo che prima dell’inizio del terno anno aveva pietrificato quella cicciona della zia Marge, lo aveva usato per abbandonare Privet Drive.

Già… Harry. Tra le grida del guidatore e le sciocchezze di Stan Picchetto, il bigliettaio, Heather ripensava al fratello. Non poteva più stargli accanto. Ciò che il signore oscuro e Bellatrix avevano detto l’anno precedente non era del tutto sbagliato.

-Dove credi di andare?- Le gridò contro, Heather. Per poco un raggio di luce blu elettrico non la colpì al fianco, ma all’ultimo secondo riuscì a deviarlo con un sortilegio scudo di incredibile potenza. La Mangiamorte sghignazzò soddisfatta, mentre la Potter la fissò con uno sguardo a metà tra il glaciale e l’odio puro.

-Mi dispiace, ragazzina. Ci sai fare, ma i tuoi tentativi sono del tutto inutili: il tuo punto debole ti impedisce di poter tenere testa al Signore oscuro- Disse la Lestrange, con una risata folle, prima di sparire tra le fiamme verdi del cammino. Heather rimase per qualche secondo il silenzio.

Il signore oscuro, conscio che affrontare Silente e tutta la squadra auror al completo fosse un azzardo, decise di smaterializzarsi. Non prima però di aver rivolto un’ultima volta la parola ad Heather.

-Hai delle immense capacità, in futuro potresti diventare una delle streghe più potenti di tutti i tempi. Peccato che hai un punto debole che ti impedisce di sbocciare a pieno: l’affetto che provi verso tuo fratello è solo una zavorra. Finchè non te ne libererai, non riuscirai mai a raggiungere il tuo vero potenziale- Detto questo, l’oscuro signore scomparve in una nuvola di fumo. Lasciando la sala nel più completo silenzio.

Nel più completo silenzio, Heather aveva raggiunto il punto della strada che divideva il numero 11 da numero 13 di Grimmauld Place. Concentrando i propri poteri, fece apparire la via magica che portava al numero 12: la vecchia casa della famiglia Black. L’ingresso, come del resto tutta la casa, era pieno di polvere e oggetti oscuri.

Dopotutto era la casa di un’antica famiglia purosangue Serpeverde. Una volta dentro, però, non si ricordò la regola più importante: non fare mai rumore all’ingresso di casa Black. Infatti, a causa dei suoi passi pesanti sul pavimento, il quadro di Walburga Black, Madre tanto odiata da Sirius, si risvegliò.

-CHI INVADE LA CASA DEI MIEI PADRI?! FECCIA MEZZOSANGUE! FUORI DALLA MIA CASA!- Cominciò a gridare l’orrendo ritratto della vecchia padrona di casa. In un’altra occasione, Heather lo avrebbe semplicemente ignorato o avrebbe usato la sua diplomazia per farla tacere, ma in quel momento era troppo stanza e irritata per fare una di queste cose.

Semplicemente rivolse alla strega purosangue uno sguardo tanto freddo e spaventoso, da farla ritrarre oltre la sua cornice. Dopo che il silenzio tornò nella vecchia casa, la Potter si diresse per le scale che portavano al piano di sopra. a metà strada chiamò l’elfo domestico, Kreacher, e gli ordinò di preparare una delle stanze.

Essendo, insieme al fratello, la nuova padrona della casa, aveva ereditato anche quel piccolo e disgustoso esserino: così lo chiamava lei. Kreacher non pareva molto entusiasta della nuova proprietaria della casa (troppo fedele alla signora Black, per poter apprezzare chiunque altro), ma non potendo obbiettare niente, fece un inchino e scomparve.

In attesa che l’elfo finisse di sistemare una delle stanza, la ragazza si diresse nella camera dove era posto l’albero genealogico. Ricordava bene l’ultima volta che vi era entrata. Aiutata dal padrino del fratello, Sirius, durante le scorse vacanze di natale, si era allenata lì dentro: voleva riuscire ad effettuare un perfetto Incanto Patronum.

-EXPECTO PATRONUM!- Gridò Heather, puntando la bacchetta contro un nemico immaginario. Dalla punta dell’arma uscì un forte fiotto di luce argentea, ma nessuna sagoma corporea. La  ragazza sbuffò, mentre Sirius rimaneva ad osservarla, in silenzio.

Erano nel pieno delle vacanze natalizie. Il signor Weasley era ormai completamente guarito e tutti i ragazzi (Weasley e Potter) stavano trascorrendo le vacanze a Grimmauld Place, per fare compagnia a Sirius. Harry e i suoi amici si erano rinchiusi nella camera di Hermione. Da quando avevano scoperto, origliando una conversazione dei membri dell’ordine, che la sua mente era connessa con quella dell’oscuro, non facevano altro che fare congetture in merito.

Heather invece, con l’aiuto di Sirius, si stava esercitando nell’incanto Patronum. Per il momento, però non era ancora riuscita a fare un Patronum corporeo decente. Sirius uscì dal suo stato silenzioso e consigliò ad Heather

-Prova con qualche ricordo veramente felice- Provò ad aiutarla. Si sentiva strano con lei. solitamente lui odiava tutti i Serpeverde, soprattutto i membri della sua famiglia (i suoi genitori, suo fratello e le sue cugine), ma con la ragazza era diverso. Sentiva uno strano legame con lei, quasi paterno. Heather si concentrò e provò a rievocare uno dei momenti più belli della sua infanzia: quando scoprì di essere una strega.

-EXPECTO PATRONUM!- Gridò nuovamente la ragazza. Questa volta, dalla punta della bacchetta fuoriuscì una sagoma non ben definita di un animale: aveva una forma allungata, ma ancora non si riusciva a distinguere bene. Ci era andato vicino. Al prossimo ci sarebbe riuscito, doveva solo trovare il ricordo perfetto.

Senza neanche farlo apposta, le venne in mente un ricordo piuttosto recente. Nulla a che fare con la sua infanzia: il bacio che aveva dato a Caroline prima che cominciassero le vacanze.

Alzò per l’ennesimo volta la bacchetta e pronunciò l’incantesimo. Dalla punta della bacchetta, questa volta, fuoriuscì un enorme pitone. Ma non un pitone qualsiasi. Quando l’animale si voltò verso di lei, riconobbe quegli occhi: erano gli stessi di Caroline. Il suo Patronum era la forma animagus della ragazza.

Heather scosse la testa, e un piccolo sorriso le nacque sulle labbra carnose. Era più forte di lei: qualunque cosa stesse pensando, la sua mente la riportava sempre a Caroline.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** G.U.F.O. (capitolo extra) ***


Erano passati ormai alcuni giorni da quando Harry era arrivato alla Tana, la casa dei Weasley. la settimana prima era stato raggiunto anche da Hermione Granger: il trio d’oro era nuovamente al completo. in quel periodo, la famiglia Weasley però aveva ricevuto anche altre visite: agli occhi di Harry, inattese.

Fleur Delacure, la campionessa di Beauxbatons che aveva partecipato al torneo tremaghi, si era fidanzata con Bill, il primo genito della famiglia, e passava quasi tutto il girono alla tana. Molly non sembrava entusiasta di averla a breve come nuora. Vi era un’altra coppia che però aveva sollevato l’umore di Harry.

Remus e Tonks si erano sposati poche settimane prima e la Metamorfomagus era in dolce attesa. Tutti sembravano cercare di continuare con le loro vite, nonostante il fantasma di Sirius aleggiasse ancora su di loro. Remus sembrava però preoccupato: temeva di aver fatto un errore ad avere un figlio con le sue condizioni.

Ma tutti quegli avvenimenti facevano solo da contorno ai pensieri che aleggiavano nella mente di Harry: Heather non gli aveva mandato neanche una lettera. Aveva ricevuto, con sua grande gioia, delle lettere da Astoria, ma nessuna da parte della sorella. I suoi due amici avevano notato che ci fosse qualcosa che non andava tra i due, ma erano sempre rimasti in silenzio, non volendo invadere la privacy dell’amico.

Un grido di Hermione lo riscosse dai suoi pensieri. I ragazzi si voltarono verso la finestra aperta della cucina, e videro un gufo volare verso di loro. Per un attimo, Harry aveva sperato fosse della sorella, ma si era dovuto ricredere quando aveva visto il sigillo di Hogwarts sulla lettera: erano i risultati dei loro G.U.F.O., gli esami del quinto anno. Hermione prese le lettere ed insieme iniziarono  a leggerle.

HARRY JAMES POTTER
Astronomia A
Cura delle creature magiche O
Incantesimi O
Difesa contro le arti oscure E
Divinazione S
Erbologia O
Storia della magia D
Pozioni O
Trasfigurazione O
 
RONALD BILLIUS WEASLEY
Astronomia S
Cura delle creature magiche A
Incantesimi O
Difesa contro le arti oscure O
Divinazione S
Erbologia O
Storia della magia D
Pozioni O
Trasfigurazione O
 
HERMIONE JANE GRANGER
Astronomia E
Cura delle creature magiche E
Incantesimi E
Difesa contro le arti oscure O
Rune antiche E
Aritmanzia E
Erbologia E
Storia della magia E
Pozioni E
Trasfigurazione E

Tutti e tre i ragazzi sembravano soddisfatti del risultato. Harry sapeva bene di non essere stato promosso in storia della magia, durante l’esame aveva avuto a visione su Sirius ed era svenuto, ma la cosa non gli importava: lui desiderava diventare auror, e le materie che glielo consentivano erano tutte sopra ‘accettabile’.

Anche Ron era soddisfatto di se stesso, nonostante fosse stato l’unico a non aver preso neanche un ‘eccezionale’. Era riuscito comunque a prendere più promozioni di Fred e George messi insieme. Inoltre anche lui desiderava diventare un auror, e i suoi voti glielo potevano permettere.

Paradossalmente, era Hermione quella meno felice: aveva sperato di prendere il massimo dei voti in tutte le materie, ma in difesa contro le arti oscure non ci era riuscita. In ogni caso riuscì a consolarsi: in fondo chi poteva prendere il massimo in tutte le materie? Si domandò tra se e se, mentre metteva la pagella in bella vista.

Anche Caroline Prince e Draco Malfoy avevano ricevuto i risultati dei loro G.U.F.O. Li avevano letti attentamente, seppur entrambi avessero la testa da tutt’altra parte. In fondo un peso addirittura più grande gravava sulle loro spalle. Caroline ricordò quando aveva detto ad Heather i corsi extra che voleva seguire. Sul suo volto scappò un accenno di sorriso.

-A proposito di scuola: tu hai scelto quali corsi in più farai quest’anno?- Le chiese Caroline. Heather rimase un secondo concentrata per ricordare i nomi, poi rispose.

-Divinazione, Aritmanzia e rune antiche. Ho preferito evitare di fare babbanologia e cura delle creature magiche: sulla prima ne so più del professore stesso, molto probabilmente, e fidati se ti dico che non vale la pena saperne di più, mentre per le creature magiche non ho un grande interesse. Nel prossimo futuro non lavorerò certamente allo zoo- Disse la Potter.

-Io invece farò Babbanologia, Aritmanzia e cura delle creature magiche. I miei genitori, a differenza di quelli delle nostre amiche, non sono stati contrari alla mia voglia di scoprire le usanze dei babbani- Le spiegò di rimando l’amica. Heather annuì distrattamente.

DRACO LUCIUS MALFOY
Astronomia O
Cura delle creature magiche A
Incantesimi O
Difesa contro le arti oscure O
Divinazione A
Erbologia A
Storia della magia S
Pozioni E
Trasfigurazione O
 
CAROLINE CASSIOPEA PRINCE
Astronomia O
Cura delle creature magiche O
Incantesimi E
Difesa contro le arti oscure O
Babbanologia O
Aritmanzia E
Erbologia O
Storia della magia O
Pozioni E
Trasfigurazione E

Intanto, a diversi chilometri di distanza, una giovane Serpeverde era in silenzio a rimirare la foto che teneva tra le mani. Era all’interno della busta che aveva avuto in eredità da Sirius: raffigurava suo padre, Sirius, Remus e… Basta, la foto era stata strappata a un lato. Dopo averla rimirata, per l’ennesima volta, la infilò dentro la borsa.

Erano stati giorni abbastanza tranquilli per Heather. Dopo i primi omenti di attrito, era riuscita persino a farsi rispettare dal quadro della vecchia proprietaria e dal vecchio elfo. Probabilmente, nonostante fosse una mezzosangue, era pur sempre una Serpeverde e manteneva i valori della nobile casata. Doveva essere quello il motivo per cui la situazione non era più così tesa.

Chissà cosa stava facendo in quel momento Harry? Scosse la testa, decisa a cancellare totalmente certi pensieri e si concentrò sulla lettere che le era arrivata solo pochi minuti fa: erano i risultati degli esami dell’anno precedente. A differenza dei normali ragazzi, lei non aveva nessuna ansia: sapeva perfettamente di essere andata bene. Ciò che lesse fu solo una conferma.

HEATHER LILY POTTER
Astronomia E
Incantesimi E
Difesa contro le arti oscure E
Divinazione E
Rune antiche E
Aritmanzia E
Erbologia E
Storia della magia E
Pozioni E
Trasfigurazione E

-Mia signora, ha pensato a quell’offerta di Silente?- La voce serpentesca di Samuel la riportò alla realtà. La Potter si girò verso di lui e rimase un attimo in silenzio, come a valutare qualche risposta poter dare. Poi scosse la testa, e si decise a rispondere.

-Ho una grande stima del preside, ma, a differenza di Harry, non mi fido minimamente, ma voglio sapere cosa abbia in mente. Per farlo c’è solo un modo: devo accettare la sua proposta- Detto questo, si zittì e tornò a concentrarsi sull’arazzo davanti a lei.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** discorsi tra sorelle ***


Finalmente il giorno della partenza arrivò. Harry, insieme ai suoi amici, salì sull’espresso che li avrebbe portati ad Hogwarts. Il ragazzo sopravvissuto, nonostante avesse minimizzato la faccenda con i suoi amici, era pieno di pensieri: che oscillavano da Draco Malfoy alla sorella.

Quell’estate, quando erano andati a Diagon Alley per gli acquisti scolastici, aveva visto Malfoy. Il Serpeverde si comportava in maniera strana e, seguendolo con il mantello dell’invisibilità, lo aveva visto entrare a Magie sinister: il negozio pieno di articoli oscuri. Aveva preferito non parlarne agli altri, soprattutto ad Hermione. L’amica avrebbe liquidato la questione con un “stai esagerando come sempre”.

Ma non erano queste le sue uniche preoccupazioni. Heather non si era fatta sentire per tutto il periodo in cui era stato alla tana. In realtà, se lo aspettava, ma sotto sotto aveva sperato che gli mandasse una lettera. Un piccolo segnale che tutto fosse tornato come prima. Prima che il loro rapporto subisse quella brutta interruzione.

Aveva deciso di rivelare ad Hermione e Ron il motivo per cui avevano smesso di parlarsi, in fondo prima o poi lo avrebbero scoperto comunque. Ron aveva risposto che doveva solo aspettare che le passasse, e poi tutto sarebbe tornato come prima. Harry non ne era affatto convinto. Hermione invece era rimasta semplicemente in silenzio.

Il ragazzo sopravvissuto scosse la testa e, dopo aver salutato i suoi amici, promettendogli che li avrebbe raggiunti più tardi al loro solito scompartimento, andò per il treno alla ricerca di Astoria: erano tre mesi che non la vedeva, e ne aveva sentito la mancanza in un modo che non credeva possibile.

Intanto, dall’altra parte del treno, anche un’altra studentessa era alla ricerca di qualcuno. Daphne Greengrass  era da quando era salita sull’espresso che si era messa alla ricerca ella sua compagna di dormitorio: Heather Potter. Doveva assolutamente pararle, lei era l’unica in grado di sapere come affrontare la situazione. era rimasta a dir poco sorpresa da ciò che le aveva rivelato la sorella.

Daphne era in silenzio nella sua stanza. A breve sarebbe ricominciata la scuola. Il suo stesso anno, per la precisione. Aveva ricevuto pochi giorni prima i risultati degli esami dell’anno precedente. Era andata molto meglio di quanto credesse, ma meno di quanto si aspettassero i suoi rigidi e severi genitori.

DAPHNE DAKOTA GREEGRASS
Astronomia O
Incantesimi O
Difesa contro le arti oscure O
Divinazione A
Aritmanzia O
Erbologia O
Storia della magia A
Pozioni E
Trasfigurazione O

Scosse la testa e mise via la lettera con i risultati. In quel momento, sua sorella Astoria entrò nella stanza. Sembrava a dir poco furiosa. Poco prima era stata chiamata dai genitori, che le volevano parlare di qualcosa di molto importante. Chissà cosa le avevano detto? Presa dalla curiosità, e anche dalla preoccupazione, glielo andò a chiedere.

-Mamma e papà mi hanno detto che forse stipuleranno un contratto prematrimoniale con la famiglia Malfoy: a loro piacerebbe vedermi moglie di Draco. Ti rendi conto?!- Gridò l’ultima frase, con tono frustrato. Non voleva assolutamente sposare quello spocchioso figlio di papà. Daphne sbuffò e scosse la testa.

-Lo sai che vanno così le cose. Anch’io sono stata promessa all’erede dei Zabini e, una volta finita la scuola, dovrò sposarlo- Le spiegò la sorella maggiore. Quella non era una bugia, ma in realtà non era neanche una piena verità. Lei e Blaise si amavano, da almeno due anni, e lei aveva accettato il tutto solo per quello. In quel momento la colse un’illuminazione.

-Non sarai innamorata di qualcuno, vero?- Le domandò con tono da vera Serpeverde. Astoria alzò il capo fiera, ma non riuscì a nascondere il rossore sulle sue gote. Quella, per Daphne, fu praticamente un’ammissione in piena regola. Ammissione che le fece nascere un piccolo ghigno sul volto. Per un attimo l’ultimogenita fu tentata di negare, ma alla fine decise di dirle tutta la verità. In fondo lei era sua sorella, la sua confidente.

-Mi sono innamorata di Harry Potter- Disse tutto n’un fiato. Calò il silenzio, e il ghigno dal volto della bionda scomparve di colpo. Aveva sentito bene? Sua sorella si era invaghita del ragazzo sopravvissuto? Peggior nemico dei Serpeverde e gemello della regina delle serpi? Si tranquillizzò al pensiero che in ogni caso fosse una semplice infatuazione, e rispose

-Lascia perdere, Astoria. Non ne vale la pena. E poi, Potter non ti guarderebbe mai, sei pur sempre una Serpeverde- Le disse. Credeva che quelle parole avrebbero aiutato la sorella a comprendere che doveva lasciar perdere il tutto, ma servirono solamente a farla infuriare ancora di più. Come si permetteva di giudicarla?

-Sappi che io ed Harry stiamo insieme dall’anno scorso. E quest’anno non intendo più nascondere la nostra storia. Qualunque cosa diranno i nostri genitori, io non mi sposerò con Malfoy- Detto questo, Astoria uscì dalla stanza, lasciando un attonita Daphne senza parole.

Ne doveva assolutamente parlare con Heather. Lei forse l’avrebbe aiutata. Non aveva nulla contro la loro relazione, almeno non lei. Sarebbe stata soddisfatta di essere in qualche modo imparentata con la regina, ma i loro genitori non l’avrebbero presa affatto bene. Seppur non Mangiamorte, erano dei sostenitori passivi della politica dell’oscuro signore. L’avrebbero diseredata, probabilmente.

Passò nello scompartimento dei prefetti, ma trovò solamente Weasley e una ragazza di Corvonero di cui adesso non ricordava il nome. I due le avevano detto che Heather aveva lasciato il vagone una decina di minuti prima, accompagnata da Caroline Prince. La bionda annuì (senza ovviamente ringraziare) e si diresse verso la coda del treno.

Se Heather aveva seguito Caroline, voleva dire che avevano preso posto nel loro solito vagone. In un paio di minuti percorse tutti i corridoi del treno, spintonando senza troppi complimenti alcuni primini, e entrò, senza bussare, nello scomparto in questione. Se ne pentì subito. All’interno vi erano le due amiche, anche se in quel momento non sembravano tanto amiche.

Si stavano scambiando un bacio che non aveva proprio nulla di casto. Appena le due si staccarono, calò un silenzio a dir poco teso: Caroline divenne rossa dall’imbarazzo, Daphne si pietrificò, mentre Heather guardò la bionda con un’aria mista tra fredda e seccata. Non era un segreto, molti nella casa verde-argento sospettavano che le due avessero una storia, ma non era ugualmente preparata.

-Scusate, non volevo disturbarvi: Heather, dovrei parlarti di una cosa molto importante, anzi, due- Disse la Greengrass, per la prima volta nella sua vita in imbarazzo. Heather sbuffò leggermente e, dopo aver dato un altro lieve bacio a Caroline, uscì con l’altra per il corridoio. Sperava solo, per lei, che fosse qualcosa di veramente importante.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** il principe mezzosangue ***


Quell’anno era appena cominciato e già aveva portato delle novità, non per tutti gradite. Il professor Horace Lumacorno avrebbe ripreso la sua vecchia cattedra, ossia quella di pozioni, e il professor Piton, con orrore per la casa dei Grifoni, avrebbe finalmente insegnato la materia che desiderava da 16 anni: difesa contro le arti oscure.

Dal sesto anno, gli studenti avrebbero cominciato a seguire solo le materie desiderate: quelle in cui erano stati promossi l’anno precedente, e che avrebbero potuto aiutarli nel mestiere che intendevano fare una volta che finivano la scuola. Harry e Ron avevano deciso di proseguire nei corsi di Trasfigurazione, erbologia, Pozioni, difesa contro le arti oscure e incantesimi. Corsi indispensabili per poter diventare auror.

Neville Paciock in un primo momento aveva pensato anche lui di intraprendere la carriera di auror, come lo erano stati i suoi genitori, ma il voto troppo basso in trasfigurazione non glielo aveva permesso. Così aveva cambiato prospettiva e aveva deciso di diventare professore di erbologia: in fondo, era uno dei migliori del loro anno in quella materia (subito dopo Hermione ed Heather, ovviamente).

Il più grande sogno di Caroline invece era quello di diventare guaritrice: per i babbani, l’equivalente del dottore. I corsi che doveva seguire erano gli stessi di Harry e Ron, e sembrava più che determinata a seguirli tutti alla perfezione. Ma, Heather lo aveva già notato da quando l’aveva incontrata sull’espresso di Hogwarts, sembrava che qualcosa la tormentasse. Forse una preoccupazione per qualcosa.

Per quanto riguarda Heather e Hermione (le due studentesse migliori di tutta la scuola) invece avevano deciso di non abbandonare nessuno dei corsi. Nessuna delle due era ancora sicura di quale carriera seguire una volta finita la scuola, perciò avevano deciso di seguire più corsi possibili, in modo di avere più possibilità di scelta in seguito.

In quel momento, Heather si era appena seduta al suo solito posto, proprio accanto a Caroline. A breve sarebbe iniziata la prima lezione con il professor Lumacorno. Davanti a loro erano sedute Pansy Parkinson e Daphne. Guardando la schiena dell’amica bionda, Heather ricordò la discussione che avevano avuto sul treno.

-Mia sorella e tuo fratello stanno insieme! Capisci?!- Sembrava frustrata in maniera a dir poco eccessiva. Aveva perso ogni limite e freddezza che distingueva i componenti della loro casa. Heather sbuffò, annoiata dal suo comportamento ridicolo, e glielo fece presente. Inoltre lei ne era già al corrente dall’anno scorso: la leggimanzia le era sempre tornata utile.

-Inoltre che problema c’è? Per caso la mia famiglia non è abbastanza pura per i tuoi standard, Daphne?- Le domandò poi. La Greengrass rabbrividì, spaventata dalla possibilità di aver fatto arrabbiare la compagna, e rettificò subito

-Non è quello il problema: lo sai, a me non mi è mai interessato che tu non fossi una purosangue- Cominciò a spiegare lei. Quello che diceva, in realtà, non era del tutto vero. Ancora ricordava la conversazione che aveva avuto con le altre ragazze durante il loro secondo anno.

********************************************************************************

-Avete sentito cosa è successo?- Domandò Millicent alle altre 3 compagne, anche se la domanda era stata sentita da tutte le ragazze presenti nella stanza.

-Draco è diventato il nuovo cercatore della squadra di Quidditch del Serpeverde. E questa mattina ha litigato con la squadra di Grifondoro- Disse come se fosse stata una notizia sensazionale, pensò Heather. Era all’ordine del giorno che Malfoy perdesse tempo a litigare con quei Grifoni.

-Poi ha fatto piangere la Granger figurati- Le altre due ragazze rimasero momentaneamente stupite, ma poi si ripresero.

-Cosa le ha detto per farla piangere?- Domandò Daphne, incuriosita. In realtà anche le altre lo erano.

-L’ha chiamata sporca mezzosangue- Le informò. Nessuna di loro tre, apparentemente, si accorse della tensione che aveva invaso in quel momento l’aria.

-Per quale motivo si è messa a piangere? In fondo Draco ha solo detto la verità, lei è veramente una sudicia sang…- Pansy interruppe a metà il suo commento. Tutte le ragazze si erano voltate verso Heather. La ragazza in questione era rigida e immobile. Guardava un punto fisso davanti a se e il suo sguardo era terrificante. Le altre ragazze impallidirono di fronte quello sguardo. Erano a dir poco terrorizzate, tranne Caroline, che guardava l’amica con sguardo triste.

********************************************************************************

-Però ho paura che mia sorella possa correre dei guai stando con lui… e sinceramente anche continuando a stare nel nostro gruppo continuerebbe a correre dei rischi. Ricordi cosa ha rischiato Caroline l’anno scorso, durante l’attacco al ministero?- Domandò lei, agitata. Parlava a bassa voce, quasi spaventata dalla reazione dell’altra. Heather però sembrava tranquilla e pienamente d’accordo con lei.

-Credo che tu abbia ragione, lascia fare a me. Ci parlerò io a tua sorella- Le disse con voce calma. Troppo calma. Solitamente il suo tono di voce era sempre accompagnato da un lieve gelo. Quasi avessi davanti a te qualcosa di terribile. Senza dare il tempo alla Greengrass di aggiungere altro, Heather tornò nello scompartimento che divideva con Caroline. Una cosa che la Potter odiava era essere interrotta in qualche attività che le piaceva.

A distoglierla dai suoi pensieri fu il rumore di una porta che sbatteva. Harry e il suo amico Ron erano, come al solito, in ritardo. Se il professore fosse stato ancora Piton, sicuramente li avrebbe messi in punizione, ma Lumacorno era un tipo abbastanza permissivo, e infatti chiuse semplicemente un occhio.

Harry gettò distrattamente un occhio per cercare la sorella, ma distolse subito lo sguardo. Non aveva ancora comprato il libro di pozioni del sesto anno, perciò si dovette accontentare di uno di quelli che il professore teneva nel ripostiglio. Il libro in questione cadeva letteralmente a pezzi: sembrava vecchio di decenni.

Una volta che tutti furono ai loro posti, il professore diede loro le istruzioni per iniziare con la prima esercitazione pratica. Tutti quanti si affrettarono ad aprire il libro alla pagina con gli appunti. Fu a quel punto che Harry notò le varie scritte  su di esso: era pieno di appunti sulle varie pozioni segnate e anche degli incantesimi abbastanza complicati, alcuni dei quali il ragazzo non aveva mai neanche sentito parlare.

Harry, in preda alla curiosità, aprì la pagina interna della copertina per vedere se ci fosse scritto il nome del precedente proprietario: questo libro appartiene al Principe Mezzosangue.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** la prima lezione con Silente parte 1 ***


La prima lezione di pozioni fu abbastanza piacevole, almeno per i gemelli Potter. Più di una decina di calderoni era esplosa, e Lumacorno aveva faticato un po’ a ripristinare l’ordine all’interno dell’aula. alla fine della lezione, solo 4 studenti erano riusciti a fare un “distillato di morte” perfetto: Heather Potter, Hermione Granger, Caroline Prince e… Harry Potter.

Le tre streghe rimasero sorprese dal constatare che Harry fosse riuscito a fare una pozione tanto difficile. Almeno Hermione e Caroline, Heather era invece leggermente sospettosa. Nessuna di loro poteva ovviamente sapere che il ragazzo avesse letto gli appunti di questo fantomatico Principe per poter fare una pozione tanto perfetta.

Una volta che lezione era finita, il professore aveva chiesto ai quattro studenti di attendere un momento. L’uomo, quando anni prima insegnava, era solito organizzare delle festicciole ogni tanto, con gli studenti più brillanti (influenti) della scuola, e voleva invitare loro quattro al primo incontro del Lumaclub: così era stato ribattezzato quel piccolo club esclusivo.

Le settimane cominciarono a passare. E tra lezioni di Quidditch (era diventato il nuovo capitano della squadra) e lezioni sempre più difficili, Harry faticava sempre di più a trovare dei momenti liberi. Momenti liberi che passava puntualmente con Astoria. In quel momento i due ragazzi erano seduti di fronte al lago nero: lungo non molto frequentato.

-Ho rivelato a mia sorella che noi due stiamo insieme- Disse tutto d’un botto l’ultima della famiglia Greengrass. Harry, preso in contropiede, non riuscì a rispondere subito. Si erano messi d’accordo di tenere segreta, almeno per il momento, la loro relazione: come mai all’improvviso aveva cambiato idea?

-Non volevo più tenerle segreta una cosa così importante. Non voglio più tenerla segreta a nessuno- Spiegò la Serpeverde, notando lo sguardo confuso del suo ragazzo. Harry la guardò per un attimo, poi annuì. Capiva le sue ragioni, e in fondo le condivideva pure. Così le promise che a breve avrebbero rivelato la loro relazione anche agli altri.

Si scambiarono un veloce bacio e poi si salutarono. Avrebbe passato volentieri ancora un po’ di tempo con la sua ragazza, ma il dovere lo chiamava: tra poco ci sarebbe stata la sua prima lezione con il professor Silente.

Velocemente rientrò nel castello e raggiunse l’ufficio del preside. Il gargoyle di guardia lo fece passare tranquillamente. Aveva ricevuto l’ordine di far passare i fratelli Potter anche senza la parola d’ordine. Una volta dentro, Harry si guardò intorno. Era dal quarto anno che non vi entrava.

Tutto era come allora. Il pensatoio, la fenice del vecchio mago e la scrivania posta al centro della stanza. L’unica differenza era Silente: infatti l’uomo sembrava terribilmente stanco, quasi malato. Il Grifondoro aveva paura a chiedergli che cosa avesse: non voleva far sparire il sorriso allegro dal volto dell’uomo.

Una volta che furono entrambi seduti, il preside iniziò a parlare. Disse ad Harry che in quelle sedute lo avrebbe aiutato a migliorare le sue capacità magiche e insieme avrebbero cercato di scoprire più cose possibili sul passato di Voldemort, quando ancora era conosciuto con il nome di Tom Orvoloson Riddle. A quelle parole, Harry non riuscì a trattenere una domanda.

-Anche Heather seguirà i miei stessi allenamenti?- Domandò. Non sapeva neanche perché lo avesse chiesto. Forse, nel profondo, sperava in una risposta affermativa per potersi sentire in qualche modo più vicina a lei. Silente però scosse la testa.

-No, tua sorella avrà degli incontri differenti: sappi che, al momento, le sue capacità magiche sono cinque volte superiori alla tue. Dovrai impegnarti un po’. Durante il primo quadrimestre riceverai lezioni private da Minerva e da Remus (si sono offerti di aiutarci in quest’impresa) e seguiremo insieme, tramite pensatoio, la storia di Voldemort. Dal secondo quadrimestre i nostri incontri saranno esclusivamente tra di noi- Gli spiegò.

Harry annuì. Non sapendo se essere più sorpreso delle capacità della sorella o per aver saputo che Silente in persona gli avrebbe dato lezioni di duello. Il preside gli fece cenno di seguirlo e gli indicò il pensatoio già pronto. Era il momento di scoprire qualcosa sulle origini di Tom Orvoloson Riddle.

I ricordi posseduti dal preside permisero a Harry di vedere l’incontro tra Tom Sr. Riddle e Merope Gaunt, i genitori del signore oscuro, e il primo incontro che Silente aveva avuto con quest’ultimo. Più di cinquanta anni prima, nell’orfanotrofio dove il ragazzo viveva. Non fu questo però a sconvolgere di più Harry.

-Volete che vi accompagni io oppure vi basta che spieghi dove dovete andare?- Domandò il guardiacaccia. Harry fece per rispondere ma venne preceduto da sua sorella.
-Facciamo da noi, non c’è problema, grazie lo stesso, Hagrid- Gli disse Heather. Il gigante annuì e poi si diresse verso la porta.

-Domani passerò per dirvi tutto, e anche per farvi gli auguri di buon compleanno, a presto- Fece per uscire ma fu fermato dalla voce della sorella Potter.
-Sappiamo anche parlare con i serpenti…- Hagrid, a quelle parole, rimase paralizzato sul posto, senza sapere cosa dire.

-…Loro ci trovano, sussurrano cose, è normale per persone come noi?- Gli domandò. Ma Hagrid non rispose, non sapeva proprio cosa rispondere.

La conversazione tra Tom e Silente gli aveva ricordato in maniera inquietante quella tra Heather ed Hagrid, la prima volta che si sono incontrati. Era già successo altre volt. Non era pochi coloro che gli avevano fatto notare una certa somiglianza tra Tom e la sorella. Ma solo allora aveva realizzato a pieno la cosa. Senza farlo apposta gli tornò alla mente la conversazione che avevano avuto lui ed il preside alla fine del primo anno di scuola.

Andando avanti con il discorso, Harry fece improvvisamente una domanda al preside.

-Perché Voldemort era convinto che Heather avrebbe accettato la sua proposta?- Domandò all’improvviso, riferendosi a ciò che le aveva detto durante il duello per contendersi la pietra. Silente non perse il suo solito sorriso, probabilmente si aspettava già una domanda del genere.

-Devi sapere, Harry, che in molti oltre me (Hagrid, il cappello parlante e Voldemort stesso), hanno notato una forte somiglianza tra Heather ed uno studente che studiò ad Hogwarts circa 50 anni fa: Il signore oscuro. Heather ha le stesse caratteristiche che aveva lui alla vostra età… se però tralasciamo un particolare-Aggiunse infine, con uno sguardo più serio.

-Quale?- Domandò Harry. Sembrava parecchio confuso da questo discorso: non riusciva proprio a notare le somiglianze tra Heather e Voldemort, che Silente diceva. Silente lo guardò fisso negli occhi e lo indicò.

-Tu- Disse semplicemente il vecchio uomo. Adesso Harry era ancora più confuso.

-Io?- Domandò lui. cercando di capire il senso di quel discorso. Cosa centrava lui con la differenza di cui stava parlando?

-Un fratello, un migliore amico, l’affetto, qualcuno su cui contare, qualcuno che ti vuole bene e a cui vuoi bene. Tutto questo è ciò che manca a Voldemort, è ciò che tua sorella possiede, è ciò che impedirà a tua sorella di perdersi durante il suo tragitto… questa è la loro unica, ma enorme, differenza- Spiegò l’uomo con pazienza. Ma Harry sembrava non capire a pieno il tutto. Probabilmente, se Heather fosse stata sveglia, gli avrebbe dato del demente. A volte, i discorsi troppo seri, lo confondevano.

-Ora è meglio che vi riposiate entrambi… promettimi solamente una cosa, Harry…- aggiunse infine Silente.

-Rimani sempre al fianco di Heather. Non permetterle di perdersi…- Aggiunse con un espressione solenne.

-Certo che non l’abbandonerò mai, è mia sorella, non deve neanche chiedermelo… ma perché mi sta dicendo queste cose?- Domandò titubante. Il fatto che Heather fosse simile a Voldemort, quando era ancora un ragazzo, lo aveva scosso un po’.

-Fai in modo che non perda mai di vista la luce- E senza aggiungere altro, Silente uscì dall’infermeria. Permettendo ai due gemelli di riposare e ricaricare le energie, dopo la loro faticosa avventura con Voldemort e la pietra filosofale.

Non era riuscito a mantenere la promessa fatta. E, per la prima volta nella sua vita, temette di averla persa per sempre.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** la prima lezione con Silente parte 2 ***


Era ormai calata la notte, e nel castello ormai non si sentiva volare una mosca. Nessuno si azzardava ad andare in giro, con i tempi che correvano, per la scuola. Fatta eccezione per i corridoi dei sotterranei. Un agitata Astoria Greengrass, non riuscendo a prendere sonno, li stava percorrendo nervosamente da almeno mezz’ora.

 Il rumore di passi in avvicinamento la fece voltare. C’era qualcun altro oltre lei. si voltò e vide davanti a se la regina delle serpi: Heather Potter. Istintivamente deglutì. Tutte le sue compagne, lei compresa ovviamente, avevano sempre una certa soggezione in sue presenza. Era carismatica, ma da un lato anche parecchio sinistra.

-Astoria, come mai sei in giro a quest’ora? Lo sai che, essendo un prefetto, dovrei punirti?- Le domandò, mentre teneva alzata la bacchetta, in modo da illuminare l’ambiente circostante. Astoria improvvisò delle scuse campate per aria e fece per rientrare nel dormitorio, ma venne bloccata per un polso dall’altra.

-Non c’è fretta. In effetti, è un bene che ti abbia trovato da sola qui: devo parlarti di una cosa importante- Disse la Potter. Astoria tremò appena, e si maledisse in mille lingue per aver confidato a Daphne il suo segreto. Era sicura che la ragazza volesse parlarle della relazione che aveva con il fratello: probabilmente, almeno da ciò che le pareva di intuire, era contraria.

-Sappiamo entrambe di cosa voglio parlare: della relazione che hai con Harry. Non ci girerò intorno, la mia domanda è molto semplice: lo ami davvero?- Le domandò. Aveva la sua solita espressione distaccata, ma il suo sguardo era intenso: come volesse leggerle dentro. La Greengrass rimase un attimo sorpresa dalla domanda, e anche in soggezione per quello sguardo.

Lo amava? Era la prima volta che ci pensava veramente. Aveva ammesso già da alcuni anni che era attratta da lui e che le piaceva, ma amarlo. Lo vedeva il ragazzo più bello e buono del mondo. Quando era accanto a lui si sentiva in pace, felice. Lo amava? La risposta a questa domanda era ormai chiara anche per lei.

-Si, lo amo- Le rispose senza esitazione. Ne era pienamente sicura. Heather la guardò per alcuni secondi negli occhi, come per valutare la sua sincerità. Poi le lasciò il polso. Per un breve attimo, talmente veloce che l’altra pensò di esserselo immaginato, Heather sorrise, ma poi il sguardo tornò serio e concentrato.

-Capisco… allora non mi rimane altra scelta- Disse sottovoce. Astoria non fece neanche in tempo a capire cosa volessero dire quelle parole che Heather, con una rapidità notevole, alzò la bacchetta e la puntò alla fronte della compagna. Astoria sentì la formula dell’Obblivio e poi il buio.

Heather riportò la compagna addormentata nella sua stanza, nel più completo silenzio, e poi riuscì dalla sala comune: tra poco ci sarebbe stato l’incontro con Silente. Ancora non sapeva cosa riguardasse, ma meglio essere puntuali. Con passo sostenuto, raggiunse l’ufficio del preside. Era tardi e nessuno girava a quell’ora, perciò non ebbe problemi di alcun tipo.

-Buonasera, signorina Potter. Si accomodi pure- Le disse il preside, con tono gentile. Heather ricambiò il saluto con un semplice cenno del capo e si sedette sulla sedia di fronte alla scrivania. Fanny, la fenice dell’uomo, la guardava storta. La Potter la ignorò e si concentrò sull’uomo davanti a lei. Il suo sguardo non tradiva alcuna emozione.

Era la prima volta che i due rimanevano da soli, e Silente non potè fare a meno di notare quanto quella situazione gli fosse famigliare. Scosse la testa e iniziò  a parlarle. Le spiegò che i loro incontri sarebbero stati diversi da quelli del gemello, ma che entrambi servivano ad un unico scopo: la sconfitta definitiva di Voldemort. Heather annuì, e Silente, senza poterne fare a meno le fece una domanda.

-Ho saputo che ti sei allontanata da tuo fratello. Non ti chiederò di rivedere la tua scelta, nonostante sia giusto che collaboraste, ma vorrei saperne il motivo- Domandò l’uomo, conscio che questo avrebbe scatenato una rabbia fredda nella ragazza. E infatti, lo sguardo di Heather si fece freddo e pericoloso, quasi pervaso da un’aria selvaggia.

-Vorrei mettere subito le cose in chiaro, professore. Io non sono mio fratello. Non sono una tipa che si fa manipolare facilmente. Le risponderò una volta sola, poi la questione sarà chiusa per sempre: mi sono allontanata da Harry, perché stando accanto a lui non potrò raggiungere il mio obbiettivo- Gli rispose.

Il suo tono era rimasto educato, ma si poteva notare che aveva l’intonazione di un ordine: non sarebbe più tornata sull’argomento ed era meglio che Silente lo capisse subito. Sorprendentemente, almeno per lei che non lo conosceva bene, il preside sorrise gioviale. Quasi si augurasse di sentire quella risposta.

-So che tu, come alcune delle tue compagne di dormitorio, non avete bisogno di allenamenti extra- Le disse con un piccolo sorriso. Heather si sentì un po’ a disagio: che il preside fosse a conoscenza delle riunioni del loro gruppo? Scosse la testa e si disse che fosse impossibile: in fondo praticavano magie illegali, e se lo avesse scoperto le avrebbe già sospese.

-Bene, allora arriverò subito al punto: desidero che tu ti faccia alleato Voldemort- Disse. Cadde il silenzio e, per alcuni secondi, l’unico rumore che si sentiva erano i rintocchi dell’orologio posto sulla mensola in alto. La ragazza era rimasta sorpresa dalla richiesta, ma poi si riprese e domandò con un tono di voce che non faceva trasparire alcun turbamento

-Mi vuole far diventare una Mangiamorte?- Gli chiese. La notizia la infastidiva parecchio. Non tanto per il fatto di unirsi all’uomo (se così si poteva ancora chiamare), ma per il fatto di essere il soldato di qualcuno: odiava non essere la migliore, farsi comandare non era proprio per lei. Silente però negò.

-No. Ho già qualcuno infiltrato tra le fila dei Mangiamorte. Io ti sto chiedendo un ruolo più importante: dovrai fartelo alleato. In modo che possa sapere in anticipo le sue mosse, ma senza essere uno dei suoi seguaci: nelle veste di Mangiamorte sarebbe difficile poterti muovere liberamente.- Le spiegò il preside. Heather rimase semplicemente in silenzio.

-Il mio tramite tra i Mangiamorte potrà aiutarti ad avvicinarti a Voldemort. Però prima devo farti una domanda importante: accetti questo rischioso incarico?- Le domandò. Il suo tono era diventato di colpo serio, un evento strano per lui. heather continuò a guardarlo per alcuni istanti, il suo volto era una maschera imperturbabile.

-Accetto- Disse semplicemente, mentre sul viso del preside nasceva un piccolo sorriso, sorriso amaro, in realtà.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Lumaclub ***


Tra interrogazioni, incontri privati e partite di Quidditch, arrivò il mese di dicembre. Un evento abbastanza spiacevole era avvenuto qualche giorno prima, durante un uscita per Hogsmeade. Katie Bell, una studentessa di Grifondoro, era rimasta vittima di una collana maledetta: il colpevole era ancora sconosciuto.

Oltre quello, però non era successo nulla di troppo spiacevole. La prima partita contro Serpeverde era stata vinta, grazie a diversi fattori: la squadra avversaria era sprovvista del cercatore e del cacciatore, Draco ed Heather, che per qualche motivo erano assenti, mentre la squadra dei Grifoni aveva dato il massimo, specialmente Ron, nel suo ruolo da portiere.

Quest’ultimo si era da poco fidanzato con Lavanda Brown, una loro coetanea con cui Hermione divideva il dormitorio. Harry aveva temuto che la ragazza potesse soffrire, in fondo i due, seppur più di un anno prima, erano stati insieme, ma così non fu. In effetti anche Hermione quell’anno era strana. Aveva spesso la testa fra le nuvole.

Quando il ragazzo, preoccupato per lei, le aveva chiesto se fosse tutto ok, lei gli aveva risposto che si sentiva strana: come se avesse dimenticato qualcosa di molto importante… e molto bello. L’ultimo evento particolare era sicuramente la festa di Lumacorno.

Il vecchio professore di pozioni aveva informato il suo piccolo gruppo di eletti, che aveva organizzato, la settimana prima dell’inizio delle vacanze natalizie, una festa molto esclusiva: i ragazzi sarebbero dovuti venire accompagnati. Non era necessario che il partner facesse parte del Lumaclub.

Harry fu felice della notizia: quella sarebbe stata una buona occasione per poter rivelare a tutti la sua relazione con Astoria. E avrebbe avuto anche l’occasione di passare del tempo con lei: negli ultimi tempi non ne aveva avuto proprio modo. Entrambi, in fondo, erano sempre pieni di impegni. Fu con questi pensieri, che andò alla ricerca della giovane Serpeverde.

La trovò in uno dei corridoi del sesto piano. Aveva appena salutato la sua migliore amica, Tracey Davis. Appena l’altra fu lontana, il ragazzo sopravvissuto le si avvicinò. Attirò la sua attenzione e, senza darle il tempo di dire nulla, le spiegò dell’invito e della sua idea di rivelare in quel modo della loro relazione. Il volto di Astoria fu in un primo momento confuso, ma poi divenne estasiato e rispose.

-Certo che accetto il tuo invito, non ne potevo più di fare tutto in segreto. E poi, in fondo, le nostre sorelle già lo sanno- Disse, per la prima volta, con un vero sorriso. E non con uno dei suoi soliti ghigni da Serpeverde. Harry rimase un attimo sorpreso dalla notizia: non sapeva che anche Heather ne fosse al corrente.

I due si baciarono appassionatamente, ignorando che una terza figura li stava osservando attentamente. Heather Potter osservava la scena in religioso silenzio. Senza alcun apparente emozione.

-Non c’è fretta. In effetti, è un bene che ti abbia trovato da sola qui: devo parlarti di una cosa importante- Disse la Potter. Astoria tremò appena, e si maledisse in mille lingue per aver confidato a Daphne il suo segreto. Era sicura che la ragazza volesse parlarle della relazione che aveva con il fratello: probabilmente, almeno da ciò che le pareva di intuire, era contraria.

-Sappiamo entrambe di cosa voglio parlare: della relazione che hai con Harry. Non ci girerò intorno, la mia domanda è molto semplice: lo ami davvero?- Le domandò. Aveva la sua solita espressione distaccata, ma il suo sguardo era intenso: come volesse leggerle dentro. La Greengrass rimase un attimo sorpresa dalla domanda, e anche in soggezione per quello sguardo.

Lo amava? Era la prima volta che ci pensava veramente. Aveva ammesso già da alcuni anni che era attratta da lui e che le piaceva, ma amarlo. Lo vedeva il ragazzo più bello e buono del mondo. Quando era accanto a lui si sentiva in pace, felice. Lo amava? La risposta a questa domanda era ormai chiara anche per lei.

-Si, lo amo- Le rispose senza esitazione. Ne era pienamente sicura. Heather la guardò per alcuni secondi negli occhi, come per valutare la sua sincerità. Poi le lasciò il polso. Per un breve attimo, talmente veloce che l’altra pensò di esserselo immaginato, Heather sorrise, ma poi il sguardo tornò serio e concentrato.

-Capisco… allora non mi rimane altra scelta- Disse sottovoce. Astoria non fece neanche in tempo a capire cosa volessero dire quelle parole che Heather, con una rapidità notevole, alzò la bacchetta e la puntò alla fronte della compagna. Astoria sentì la formula dell’Obblivio e poi il buio.

Le aveva appena cancellato tutti i ricordi inerenti alla setta delle serpi. Daphne le aveva fatto presente che l’anno prima avevano rischiato veramente grosso. E le cose si sarebbero potute fare sempre più pericolose. Meglio non rischiare. Su quel punto, si sentiva in sintonia con Daphne: anche lei preferiva non far passare dei guai al fratello.

-Stai vicino a mio fratello e rendilo felice- Le sussurrò ad un orecchio. Heather riportò la compagna addormentata nella sua stanza, nel più completo silenzio, e poi riuscì dalla sala comune: tra poco ci sarebbe stato l’incontro con Silente.

La Potter scosse la testa, e si allontanò dalla coppietta felice. Quello sarebbe stato l’ultimo gesto esplicito di aiuto verso il fratello. Da quel momento in poi se la sarebbe dovuta cavare da solo. Scese le scale e si diresse verso i sotterranei di Serpeverde: chissà se Caroline avrebbe accettato di venire con lei alla festa di Lumacorno? Anche per loro sarebbe stato un buon modo per far vedere a tutti che stavano insieme.

Una volta nella sala comune, entrò nella stanza del loro dormitorio senza neanche bussare. All’interno vi era solamente Caroline che, appena sentito il rumore della porta, sobbalzò ed infilò uno strano pezzo di carta sotto il cuscino: cosa che non sfuggì all’occhio attento della Potter. Calò il silenzio: Caroline cercava di fare un sorriso abbastanza forzato, mentre Heather la scrutava attentamente.

-Lumacorno darà una festa la prossima settimana, proprio il giorno prima delle vacanze: vorresti venirci con me?- Domandò, senza la minima traccia di dubbio nella domanda. Caroline sussultò appena quando sentì la parola “vacanze”, ma cercò di non darlo a vedere e annuì sorridendo.

-Tutto bene?- Le domandò. Caroline annuì nuovamente, questa volta era palesemente a disagio. Heather la guardò intensamente negli occhi per alcuni minuti. Sembrava quasi che le stesse scrutando l’anima, ma sembrò crederle, o almeno non insistette. Uscì dalla porta e tornò all’ingresso della sala comune.

Caroline non potè fare a meno di tirare un sospiro di sollievo, ma non riuscì a sentirsi ugualmente meglio. Tutt’altro. Si assicurò che Heather si fosse allontanata sul serio e recuperò il pezzo di carta stropicciato.  Le era stato recapitato via gufo, solo qualche minuto prima. Lo rilesse, con la segreta speranza che le parole fossero cambiate, ma purtroppo non fu così.

-Non tornare a casa per le vacanze natalizie. Il 23 Dicembre vediamoci nei pressi della stamberga strillante, ad Hogsmeade: ti dirò quale compito dovrai eseguire. B. L.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** sinistri movimenti nel dopofesta ***


La festa fu abbastanza piacevole. Sicuramente le coppie che più fecero discutere i vari invitare furono quelle dei fratelli Potter: Harry Potter, come durante il ballo del ceppo, fu accompagnato da un elegante e bellissima Astoria Greengrass. Tutti quanti rimasero allibiti: da quella sera di due anni prima, nessuno li aveva più visti insieme.

Finalmente la serata del ballo arrivò. Il ballo fu svolto all’interno della sala grande, addobbata proprio per l’occasione. I primi ad aprire le danze furono, come tradizione, i quattro campioni del torneo e i loro accompagnatori.

La prima a scendere in pista fu un elegante e mozzafiato Fleur Delacure, accompagnata da uno studente di Beauxbatons. il poveretto era un bel ragazzo, ma appariva goffo e brutto in confronto a lei. Cedric Diggory invece volteggiava al centro della sala con il suo elegante smoking nero. Ad accompagnarlo vi era la sua ragazza e la sua aiutante per il torneo: Cho Chang, anch’essa vestita in maniera piuttosto elegante.

Più a destra della seconda coppia vi era il cercatore Bulgaro, Victor Krum. Ma non era lui ad attirare l’attenzione nel duetto, ma la sua affascinante accompagnatrice. Heather Potter, per l’occasione, indossava uno stupendo abito dai riflessi verde e argento. La stragrande maggioranza dei ragazzi presenti in sala era dell’idea che con la sua bellezza, e il suo fascino, potesse rivaleggiare senza problemi con la Veela campionessa di Beauxbatons.

Ma a lasciare tutta la sala a bocca aperta fu sicuramente la quarta coppia. Harry Potter si era presentato al ballo con niente popò di meno che la più piccola delle sorelle Greengass. Tutti quanti, persino i suoi due migliori amici, erano rimasti a bocca aperta quando li videro insieme.

L’altra coppia che fece più scalpore fu sicuramente quella tra Heather Potter e Caroline Prince. Non tanto perché fossero due ragazze, ma perché nessuno si aspettava che la regina delle serpi potesse uscire con qualcuno. Era sempre stata vista come magnifica e irraggiungibile. Aveva fan in tutte le case di Hogwarts, sia maschi che femmine, ma nessuno aveva mai avuto il coraggio di avvicinarsi a lei.

In quel momento, la Potter era stata presa da parte dal professor Lumacorno, che la stava presentando ad alcuni suoi amici influenti. Sembrava un ricco collezionista che mostrava il suo articolo più prezioso. Caroline rimase qualche passo più indietro, sorridendo appena per il falso sorriso seccato della compagna.

-E dovreste vederla durante una delle mie lezioni. Ma che dico! In una qualsiasi delle lezioni. È persino più brillante di sua madre, Lily Evans, immagino la ricordiate tutti. Non vedevo un talento simile da almeno cinquant’anni- Continuò a decantare il vecchio professore di pozioni. Il naso arrossato e la postura leggermente curva, facevano intuire che non dovesse essere molto sobrio.

A interrompere quella conversazione fu il custode della scuola, Gazza. Il vecchio magonò entrò nella sala, accompagnato da un recalcitrante Draco Malfoy. Nella stanza cadde per un attimo il silenzio: cosa diavolo stava succedendo? A interromperlo ci pensò il vecchio e odioso custode, sempre accompagnato dalla sua gatta.

-Professore, ho trovato questo studente che gironzolava senza autorizzazione per i corridoi della scuola- Informò Lumacorno. Severus Piton, che fino a quel momento era rimasto in silenzio in uno degli angoli della grande sala, si avvicinò e si offrì di riaccompagnare il ragazzo nel suo dormitorio. Draco non ne sembrava molto felice, infatti Harry potè notare, mentre usciva, che stava guardando il suo capocasa con qualcosa molto simile all’odio.

Intanto, nascosta dietro qualche coppietta, Hermione Granger osservava in silenzio la scena. Quella sensazione di déjà-vu era nuovamente tornata, e questa volta era ancora più forte di prima. Cos’era che la provocava? Non riusciva a spiegarselo. Ogni volta che rivedeva Draco, le riaffiorava alla mente il suo sguardo sorridente.

Per un attimo trasalì. Lo aveva sul serio chiamato per nome? Ma cosa diavolo le prendeva? Per un attimo, un veloce flash le attraversò la mente. Era una frase. Una frase detta da qualcuno di molto famigliare. “ti amo”.

-Tesoro, potresti aspettarmi qui un secondo? Torno subito- Disse Harry alla sua dama. Astoria annuì, leggermente preoccupata. L’arrivo improvviso del Serpeverde platinato l’aveva messa in agitazione. E il fatto che Harry intendesse seguirlo di nascosto non aiutava affatto. Lo lasciò comunque fare. E guardando un ultima volta nella direzione da dove era appena scomparso, si girò in direzione del buffet.

La mezzosangue. Hermione Granger, ogni tanto le lanciava qualche occhiataccia: a quanto pare neanche lei era a conoscenza della sua relazione con Harry. Astoria non potè fare a meno di sghignazzare: Harry avrebbe dovuto darle molte spiegazioni dopo.

Intanto, il ragazzo in questione, si era diretto con passo felpato per i corridoi della scuola. Voleva vedere cosa stavano tramando Piton e Malfoy. Era convinto che dietro l’attentato a Katie Bell ci fosse Malfoy, e forse anche Piton. L’untuoso professore non gli era mai andato a genio. Superò alcuni corridoi e si appostò in un angolo, appena sentì due voci famigliari parlare tra di loro.

-Sono affari miei, non devo rendere conto a lei di quello che faccio. Ho maledetto quella Grifondoro? Forse si o forse no- Disse Draco Malfoy, con strafottenza. Ma era chiaro che sotto quel leggero strato di spavalderia si nascondeva la paura. Harry ci aveva visto giusto: Malfoy stava seguendo gli ordini di Voldemort e voleva uccidere qualcuno. Piton esitò un attimo, poi rispose a qualcosa che l’altro gli aveva detto in precedenza.

-Non dire sciocchezze! Certo che hai scelta! Tu pensi di aver perso ogni motivazione, ma non è così. Lo so bene come ti senti, anch’io ho amato una nata babban…- Disse il professore di difesa contro le arti oscure, ma Malfoy lo interruppe con un ringhio irato. Harry era sempre più confuso: di cosa diavolo stavano parlando?

-In ogni caso non voglio aiuto, non da lei- Disse lo studente, in un inaspettato scatto di coraggio. Sembrava turbato da ciò che il professore gli stava dicendo prima, e voleva distoglierne l’attenzione. Piton scosse la testa. Quel ragazzo era testardo quasi come un Grifondoro. Ma, in ogni caso, non era un problema suo.

-Non è necessario che tu ti fidi di me. Abbiamo anche un altro aiuto dentro alle mura del castello: un alleato inaspettato. Qualcuno vicino ai nostri nemici. Qualcuno che ne Silente, ne il nostro caro signor Potter potrebbe mai anche solo immaginare- Disse l’uomo vestito di nero. A quelle parole, Harry non potè fare a meno di rimanere allibito: di chi stavano parlando?
 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Natale al Riddle Manor ***


Le vacanze di natale alla fine arrivarono. Harry, almeno agli occhi degli amici, pareva piuttosto silenzioso. Così, durante il viaggio in treno, gli domandarono cos’avesse. Harry decise di confidarsi con loro, e li mise al corrente della conversazione che aveva origliato tra il professor Piton e Malfoy. Hermione liquidò tutto, sostenendo che quello fosse un trucco del professore per farsi raccontare da Draco cosa stesse tramando. Saltò però la parte finale della conversazione.

-Non è necessario che tu ti fidi di me. Abbiamo anche un altro aiuto dentro alle mura del castello: un alleato inaspettato. Qualcuno vicino ai nostri nemici. Qualcuno che ne Silente, ne il nostro caro signor Potter potrebbe mai anche solo immaginare- Erano state questa le parole del professore. Non riusciva a darsi pace: diceva sul serio? E, in caso di risposta affermativa, a chi si stava riferendo?

-Alla tana ci saranno anche Remus e Tonks: il piccolo nascerà a breve. Verrà anche Heather?- Chiese Ron all’amico. Harry si voltò verso di lui, distogliendo i pensieri da quella misteriosa conversazione, e scosse la testa. L’aveva incontrata poco prima di salire sull’espresso di Hogwarts

-Mi ha detto che verrà negli ultimi giorni di vacanza: dice di essere occupata per una questione che riguarda Silente- Spiegò loro, il ragazzo. In realtà ci era rimasto parecchio male. Aveva rifiutato di passare del tempo con lui, proprio come durante le vacanze estive. Perfino poco prima aveva reso veloce e sbrigativa la loro conversazione. Gli altri due ragazzi annuirono e rimasero in silenzio.

Il primo giorno di vacanza passò velocemente. Tutti coloro che avevano deciso di rimanere al castello erano all’incirca una trentina, e la maggior parte erano Serpeverde. Del sesto anno, solo Heather, Blaise e Theodore avevano lasciato il castello. Daphne, Pansy e Millicent erano nella loro camera a chiacchierare.

Nel loro ultimo incontro di gruppo, erano riuscite a completare la trasformazione in Animagus. Pansy era in grado di trasformarsi in un enorme anaconda, Daphne in un cobra reale, mentre Millicent in un boa. Quando aveva tutte e tre effettuato la trasformazione, erano state in grado di sentire Samuel, il pitone di Heather, sghignazzare.

Draco era nella stanze delle necessità, con Tiger e Goyle che gli facevano da palo per controllare che nessuno lo vedesse. Intanto lui era intento ad aggiustare uno strano e scuro armadio all’interno della stanza. Doveva completarlo al più presto: prima lo avrebbe fatto e  prima quell’incubo sarebbe finito.

Solo una studentessa era fuori dalle mura del castello, in mezzo alla neve. Caroline Prince aveva approfittato della gita ad Hogsmeade per andare all’appuntamento con quella donna terribile. Quella Mangiamorte. Senza farsi notare da nessuno, si era allontanata dalle vie del villaggio e si era diretta verso la stamberga strillante, luogo dell’incontro.

Nei d’intorni non c’era anima viva. La Serpeverde, per un fugace attimo, sperò che l’altra non sarebbe venuta. Magari era stata uccisa da un auror in qualche attentato dei Mangiamorte. Non riuscì a sentirsi in colpa per quel pensiero. In un’altra occasione si sarebbe sentita una persona orribile, ma non in quel momento.

Comunque le sue preghiere non furono ascoltate. Dopo un paio di minuti si materializzò davanti a lei Bellatrix Lestrange. Aveva il suo solito vestito nero ed il ghigno folle e odioso che le si formava in viso ogni volta che guardava un nemico. Caroline restituì lo sguardo di sfida e rimase in silenzio, aspettando che l’altra iniziasse a parlare.

-Prima di dirti cosa dovrai fare, ti avverto di una cosa: intorno a casa tua ho messo delle barriere anti intruso e anti smaterializzazione, quindi non provare a fare scherzi- Le disse, continuando a tenere quel ghigno insopportabile. Ironico, era stata bandita da casa sua. Adesso qualunque possibilità di salvare la madre era sfumata. Doveva obbedirle per forza.

-La tua missione l’ho scritta su questo foglio, appena lo leggerai si brucerà. Adesso devo andarmene: è rischioso per me farmi notare da queste parti, spero che tu possa capirmi- Disse l’ultima frase con una risata beffarda. Dopo aver dato all’altra il pezzo di pergameno, scomparve usando la smaterializzazione.

Caroline rimase per alcuni istanti in silenzio. si odiava. Odiava la sua debolezza. Non sapeva più cosa fare. Non voleva che sua madre ci andasse di mezzo, ma piuttosto che eseguire quell’ordine si sarebbe uccisa. Con le lacrime agli occhi e il cuore che le martellava nel petto, continuò ad osservare le parole, mentre le fiamme dell’incantesimo le inghiottiva: uccide Heather Potter, hai tempo fino alla fine di quest’anno.

Intanto la Potter in questione, si trovava a diversi chilometri di distanza, in un quartiere babbano: Spinner’s End. A casa del professor Piton. Era lui la talpa infiltrata nei Mangiamorte, di cui le aveva parlato il preside. A breve, Piton sarebbe stato richiamato, tramite marchio nero, dal signore oscuro, e lei sarebbe venuta con lui. e infatti…

-Il signore oscuro mi ha ordinato di raggiungerlo, vuole che venga anche tu. L’incontro è a Riddle Manor- La informò l’uomo vestito di nero, mentre recuperava una teiera posta in fondo ad un mobile. Heather guardò l’oggetto, leggermente confusa. Piton sembrò notarlo, perché le spiegò velocemente

-È una passaporta. L’unico modo per raggiungere il luogo dove siamo diretti. Intorno al Manor sono state messe delle barriere anti smaterializzazione- Le spiegò il professore di difesa contro le arti oscure. Heather annuì e, insieme a lui, afferrò l’oggetto. subito una strana sensazione la avvolse. Si sentì come uno strappo all’altezza dell’ombelico e poi venne risucchiata.

Il salotto intorno a lei scomparve, lasciando il posto ad un ingresso buio e polveroso. Dovevano essere all’interno della villa di Voldemort. Intorno a lei vi erano degli oggetti parecchio inquietanti, tanto da far assomigliare il luogo alla casa degli orrori. Piton le fece cenno di seguirlo, lungo un corridoio lungo e stretto.

-Mantieni alta la barriera di Occlumanzia: il signore oscuro tiene sempre tutto sotto controllo- La informò sottovoce. Heather annuì appena. Neanche una vaga traccia di paura si poteva notare sul suo volto, e neanche nel suo animo. Piton aprì la porta di quello che doveva essere il salotto e, accompagnato dalla sua allieva, entrò.

Nonostante la poca luce che emanavano le varie candele poste sui mobili, si potevano ben scorgere i volti dei presenti. In fondo a destra si potevano notare tre Mangiamorte che Heather non aveva mai visto prima: erano i due fratelli Carrow, Amycus e Alecto, con la loro orribile e disgustosa faccia (Non per offendere, ma erano brutti sul serio), e un Mangiamorte di nome Rowle.

Al lato sinistro invece vi era solo la figura silenziosa di una donna: Narcissa Malfoy. La donna guardava Heather con occhi spenti. Era lo sguardo di qualcuno che temeva di perdere tutto ciò che aveva di bello nella vita. Ma la figura che attirava di più l’attenzione era quella centrale. Lord Voldemort era seduto a capotavola, e scrutava la Potter con morboso interesse.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** il maestro più potente ***


Harry ancora ansimava. Sentiva dolore ovunque. Non c’era parte del suo corpo, ossa o muscoli, che on chiedeva pietà. Posò un attimo la bacchetta e provò a riprendere fiato: aveva spinto i limiti della sua magia oltre il limite. Si asciugò un rivolo di sudore dalla fronte, e riprese ad osservare il mago davanti a lui.

Albus Silente era arrivato alla tana da qualche ora. Una visita inaspettata anche per i padroni di casa. Era venuto lì per mantenere la promessa fatta al suo studente: oltre a istruirlo sul passato di Voldemort, avrebbe cominciato ad addestrarlo nell’arte del duello. Harry ne fu felicissimo, ma non aveva previsto che fosse tanto faticoso. Dopo solo poche ore era allo stremo delle forze, Silente si guardò attorno, avevano allestito una palestra improvvisata dove poter fare pratica.

-Harry, forse sarebbe meglio smettere per oggi- Gli disse il preside con fare cortese. Si erano esercitati, in un primo momento, sul potenziare gli incantesimi che già conosceva, quella parte era andata piuttosto bene, poi erano passati agli incantesimi più complessi. Persino Silente si sentiva affaticato. Ormai era inutile fingere, la maledizione non gli permetteva più le stesse magie che faceva un tempo.

Ora come ora, se Voldemort lo avesse affrontato, non sarebbe più riuscito a contrastarlo. Intanto il suo sguardo non lasciava trasparire alcun barlume di pensiero, mentre aspettava la risposta di Harry. Il ragazzo aveva appena finito di riprendere fiato. Sarebbe stato meglio fermarsi lì? Per un attimo pensò di annuire all’affermazione del preside, ma poi gli tornò in mente ciò che gli aveva detto.

-Anche Heather seguirà i miei stessi allenamenti?- Domandò. Non sapeva neanche perché lo avesse chiesto. Forse, nel profondo, sperava in una risposta affermativa per potersi sentire in qualche modo più vicina a lei. Silente però scosse la testa.

-No, tua sorella avrà degli incontri differenti: sappi che, al momento, le sue capacità magiche sono quattro volte superiori alla tue. Dovrai impegnarti un po’. Durante il primo quadrimestre riceverai lezioni private da Minerva e da Remus (si sono offerti di aiutarci in quest’impresa) e seguiremo insieme, tramite pensatoio, la storia di Voldemort. Dal secondo quadrimestre i nostri incontri saranno esclusivamente tra di noi- Gli spiegò.

No. Non voleva essere secondo alla sorella. Doveva dimostrare a se stesso, a tutti gli altri, e a Lei, che anche lui sarebbe diventato un grande mago. Scosse la testa in direzione del vecchio professore e, dopo aver recuperato la bacchetta che giaceva sul terreno, riprese a fare i duri e difficili esercizi.

Intanto a diversi chilometri di distanza, più precisamente a Little Hangleton, altri due maghi erano intenti ad esercitarsi nell’uso delle maledizioni. Tom Riddle, meglio noto come lord Voldemort, signore oscuro, o “colui che non deve essere nominato”, aveva accettato l’alleanza offertagli da Heather Potter.

Interessato all’enorme potenziale delle ragazza, si era anche offerto di insegnarle i trucchi di magia oscura per cui, secondo lui, era incredibilmente portata. Sarebbe diventata una potentissima strega oscura, a parer suo, in un giorno neanche troppo lontano. Heather non potè fare a meno di ricordare la conversazione che aveva avuto con il suo ricordo uscito dal diario, 4 anni prima.

-Sei in grado di lanciare incantesimi non verbali, nonostante la tua età. Quanti anni avrai? 12? È pazzesco: persino io ho cominciato ad impararli al mio 3° anno- Le disse il giovane ricordo di Tom Riddle.

Heather non si lasciò distrarre dalle sue lusinghe e, dopo aver schivato un fiotto di luce nera, scagliò uno Stupeficium non verbale contro l’avversario. Tom parò il colpo evocando un enorme scudo d’argento. Il rumore del colpo si espanse per tutta la sala.

Entrambi i duellanti si guardarono negli occhi. i loro sguardi erano identici. Entrambi avevano una patina di freddo ed indifferenza che copriva un istinto omicida irrefrenabile. Tom interruppe quella sfida di sguardi e sorrise all’avversaria. Non un sorriso allegro. Ma un qualcosa di ancora più inquietante.

-Tu sei come me. Nascondi, sotto strati di freddo distacco, un potere oscuro irrefrenabile. In futuro potresti diventare una signora oscura potentissima, una delle più potenti di tutti i tempi. Perché non ti unisci a me?- Le domandò con una voce tanto dolce quanto falsa. Lo sguardo di Heather sembrò esitare per qualche istante.

-Beh. Forse hai ragione. Forse in futuro diventerò davvero una strega oscura. Ma in tal caso, sarà meglio eliminare la concorrenza da subito. Tu cosa dici?- Gli domandò con un aperto ghigno. Tom contrasse la mascella e si rimise in posizione d’attacco, imitato subito da Heather.

In quell’occasione aveva rifiutato la sua offerta. Chi poteva immaginarlo che in futuro sarebbe stata costretta a doverla rivalutare. In ogni caso non doveva neanche impegnarsi troppo: sembrava nata per fare certi incantesimi. Se al posto suo ci fosse stato Harry, avrebbe avuto un conato solamente al pensiero. Ma lei non era Harry.

-Complimenti, mia cara. Sapevo che avevi del talento: neanche Bellatrix, alla tua età poteva essere paragonata a te. Nel giro di pochi mesi potresti diventare la più forte, dopo di me- Le disse l’uomo dalla voce serpentina. In effetti le sue non erano solo lusinghe dette al solo scopo di farla passare dalla sua parte. Già con l’iniziare del quarto anno, era diventata la studentessa migliore di tutte le scuole d’Europa.

E l’anno precedente era in grado di tenere testa ad alcuni dei Mangiamorte migliori della cerchia. Anche più di uno contemporaneamente. I suoi poteri erano in continuo aumento. Ormai doveva aver superato persino Bellatrix Lestrange. Abbassò la bacchetta, dopo un estenuante esercizio di magia oscura.

Aveva appena appreso un sortilegio proibito, in grado di spezzare blocchi e sigilli. Solitamente veniva utilizzato per rompere le barriere difensive di qualche roccaforte. Erano pochissimi i maghi in grado di usarlo. Non solo perché il ministero ne aveva proibito l’uso, ma anche perché i maghi in grado di utilizzarlo si potevano contare sulle punte delle dita. Un incantesimo di livello più basso, ma simile, lo aveva già usato prima dell’inizio del suo secondo anno.

Il passaggio si chiuse e i due ragazzi andarono a sbattere contro il muro. Heather si fermò appena in tempo prima di andare a caracollare contro di loro.

-Ma che diavolo è successo?- Domandò Ron senza capire. Come mai non erano riusciti ad attraversare il varco? Heather si avvicinò al grosso muro di mattoni ed esaminò il tutto.

-Il passaggio si deve essere sigillato: come, non saprei dirlo- Sentenziò lei. i due Grifondoro si guardarono all’unisono. Entrambi erano impalliditi. Come avrebbero fatto ad arrivare ad Hogwarts? Il treno sarebbe partito fra pochi minuti.

-Cosa facciamo?- Domandò Harry parecchio agitato. Ron meditò per qualche secondo. Non avrebbero potuto aspettare il ritorno dei genitori, per quell’ora sarebbe stato già tardi. A questo punto non rimaneva che fare una cosa.

-Dobbiamo usare la macchina di mio padre, non abbiamo altra scelta- Disse Ron. Sicuramente i suoi genitori lo avrebbero ucciso e sarebbe stato espulso da Hogwarts, ma non avevano altra scelta se non quella.

-Ecco fatto- I due ragazzi si voltarono verso Heather. Di cosa stava parlando?

-Sono riuscita a togliere il blocco posto sul passaggio. Ora dovremmo riuscire ad oltrepassare il muro- Spiegò loro la ragazza. Poi, come per voler dare loro dimostrazione, afferrò il suo baule, la gabbia con dentro Samuel, e attraversò il muro del binario 9 ¾. Ron ed Harry, dopo un attimo di smarrimento, la seguirono in tutta fretta.

Heather si rimise in posizione: davanti a lei era stato posto una barriera anti intrusi, preparata da Piton in persona. Voldemort fece a Heather il gesto di procedere, e così fece. La Potter alzò fuori la bacchetta e la puntò contro la difesa davanti a li. Subito un fiotto di energia malvagia quanto potente fuoriuscì dalla punta della sua arma.

Il muro davanti a lei si piegò su se stesso e, nel giro di pochi i stanti, si infranse in mille schegge di energia. Voldemort fece una risatina fredda e crudele, mentre Piton non riuscì a trattenere una piccola espressione di sorpresa. Aveva usato i suoi poteri a piena potenza, per poter erigere quella barriera.

-Complimenti, mia cara. Veramente complimenti- Disse il potente mago oscuro, applaudendo. Per la prima volta, qualcosa aveva stuzzicato la sua attenzione. Sarebbe diventata la più grande arma a sua disposizione, pensò tra se e se. E mentre Voldemort pregustava il suo roseo futuro, Heather ripensava con soddisfazione al modo in cui lo aveva convinto ad allearsi con lei.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** fiocchi e ciuffi azzurri ***


Era scesa la notte alla Tana, e con essa anche il silenzio. non si sentiva volare una mosca fuori dalla casa. Almeno finchè una figura incappucciata si smaterializzò davanti all’ingresso. Silenziosa com’era venuta, la sagoma si avvicinò alla porta e prese a bussare. Passarono alcuni secondi, prima che dall’altra parte qualcuno rispondesse.

-Chi è? Identificati- Fece la voce di Ginny Weasley dall’altra parte della porta. Erano ormai queste le procedure per aprire una porta. Dall’altra parte poteva essere benissimo un Mangiamorte camuffato. Il mondo non era più un posto tranquillo e sicuro. Ormai solo Hogwarts manteneva una minima parte di sicurezza.

-Heather Potter. Sorella gemella di Harry Potter. Prima e unica Serpeverde in tutta la storia della famiglia Potter. Compagna di Caroline Prince. Sono stata chiamata qui da un Patronum di Remus Lupin- Disse la figura che, dopo essersi tolta il cappuccio, si rivelò essere veramente Heather. Ginny sorrise.

Aveva detto il nome della sua compagna con disinvoltura. Ammirava questo lato della ragazza. Non si parlavano da parecchio tempo, l’ultima volta era stato quella notte di quattro anni prima.

nell’ultima stanza dormivano le uniche due ragazze presenti in casa: Ginny Weasley e Heather Potter.

Le due ragazze non avevano parlato molto, e nell’ultimo giorno proprio per niente, almeno prima di addormentarsi. Le due ragazze andarono a letto molto presto (non volevano svegliarsi tardi il giorno dopo). La stanza cadde in un profondo silenzio. Le due ragazzine si erano infilate nei loro rispettivi letti e avevano spento la luce. Anche Samuel, il pitone, si era raggomitolato ai piedi della sua padrona.

-Heather?- La voce della piccola Weasley, seppur bassa, risuonò per tutta la stanza. La ragazza in questione aprì gli occhi. incuriosita dal fatto che fosse stata chiamata. E anche un po’ seccata. Voleva dormire.

-Posso farti una domanda?- Le domandò lei. Heather notò il tono incerto ed esitante dell’altra, e ciò la incuriosì un po’.

-È da questo pomeriggio al Ghirigoro che una cosa mi tormenta: solo te potrai placare i miei dubbi- Le disse, scatenando ancora di più la sua curiosità.

-Di che si tratta?- Domandò Heather. Il tono non aveva ancora abbandonato quella nota di indifferenza, ma dal suo sguardo si poteva scorgere la curiosità.

-Ho paura che finendo a Serpeverde, o comunque in un’altra casa, i miei fratelli non mi parleranno più. So che tu sei la prima Potter della storia ad essere finita nella casa di Salazar, perciò solo tu potrai togliermi questo dubbio. Cosa devo fare?- Sembrava davvero preoccupata. Heather rimase per qualche istante impassibile.

Poi, probabilmente per la prima volta nella sua vita, il suo volto si distese in un sorriso comprensivo. Ginny registrò velocemente la nuova fisionomia della ragazza: probabilmente non avrebbe avuto altre occasioni di vederla. Il volto era lo stesso, ma sembrava quasi più luminoso. Come se la patina di tenebre che di solito ricopriva il suo animo fosse stata momentaneamente spazzata via.

-Devi stare tranquilla. Un rapporto tra fratelli non è così facile da rompere. Io ho estrema fiducia in Harry, e lui ne ha in me. La differenza delle nostre case non ha affatto inclinato il nostro rapporto- Detto questo, il suo volto tornò distaccato e senza aggiungere altro tornò a letto. Ginny rimase qualche istante a riflettere sulle sue parole, per poi sospirare di sollievo.

Non aveva scordato il fatto che se non fosse stato per lei, probabilmente non sarebbe più uscita viva dalla camera dei segreti. Caroline le voleva veramente bene. Fu quasi invidiosa della cosa. Lei non riusciva mai a mantenere un ragazzo fisso. L’anno prima era stata con Michael Corner, ma si erano lasciati perché lo considerava troppo noioso.

Quest’anno si era messa con Dean Thomas, ma anche la loro relazione si era conclusa, proprio il mese scorso. Aveva avuto una cotta per Harry, accentuata dal fatto che lui l’avesse salvata, ma si era esaurita già da tempo. In quel momento sperò ardentemente che anche lei un giorno potesse trovare qualcuno da amare.

-Sei arrivata appena in tempo per vedere il bambino. Le si sono rotte le acque qualche ora fa, e ha partorito proprio pochi istanti prima che suonassi. Dovessi vedere quanto è distrutta, e allo stesso tempo euforica, Tonks- Le disse la Weasley.

Heather annuì con un piccolo sorriso. Le due ragazze entrarono dentro il salotto, momentaneamente adibito a sala parto. L’intera famiglia Weasley, insieme a Harry ed Hermione, erano tutti intorno al divano. Tonks, ancora provata, era stesa su di esso. Tra le braccia teneva un fagottino dai capelli azzurri: era identico alla madre.

Remus, che ancora singhiozzava dalla gioia. Si voltò verso Heather ed Harry, e li richiamò un secondo fuori da lì. Non prima di aver baciato la moglie e il loro bellissimo bambino. Una volta fuori dalla porta, si rivolse ai figli del suo migliore amico.

-Teddy è davvero un bambino bellissimo- Disse Harry, bloccando sul nascere le parole dell’altro. Remus gli sorrise e lo ringraziò. Preferiva non pensare al lato negativo della faccenda: suo figlio aveva ereditato parte dei suoi geni. Sarebbe potuto diventare un licantropo. Scacciò via quei pensieri e si rivolse ai due ragazzi.

-Grazie ragazzi. Adesso Teddy è la cosa più preziosa che ho. Sareste disposti a fargli da padrino e madrina?- Domandò il lupo mannaro, senza troppi giri di parole. I due ragazzi rimasero spiazzati. Persino Heather. Non si aspettavano proprio una richiesta del genere. Però questo non significava che fosse sgradita.

-Ne sarei onorato- Disse Harry, con tono sicuro. E Heather, nonostante rimase in silenzio, annuì sicura. Non si sarebbe certo tirata indietro di fronte a quella responsabilità. Nonostante una vocina le martellasse il cervello, dicendole che non avrebbe mai potuto essere presente nella vita del piccolo Teddy.

Il piccolo gruppo rientrò in salotto e si mise intorno al capezzale di Tonks. Il bambino era sveglio, e mugugnava delle frasi senza senso. La mamma lo passò tra le braccia del padrino. Il bambino iniziò a lamentarsi e a dimenarsi tra le sue braccia. Heather scosse la testa: non riusciva neanche a tenere in braccio un bambino. Ma come doveva fare con lui?

-Dallo a me- Gli disse, con tono secco. Appena il bambino fu tra le sue braccia, smise improvvisamente di piangere. Sembrava sentirsi al sicuro con lei. si voltò a guardarla e le sorrise. Un sorriso che solo un bambino poteva vantare di possedere. La Potter ricambiò con un impercettibile movimento delle labbra. Si dispiaceva di non poter essere una buona madrina. Dato che a breve, per ciò che si era decisa a fare, tutti coloro che le stavano intorno l’avrebbero odiata a morte.

Probabilmente, anche Harry l’avrebbe odiata. Scosse la testa, e si riconcentrò sul suo piccolo figlioccio Metamorfomagus. 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Horcrux ***


-Horcrux?- Domandò la giovane Potter al preside. Erano passati alcuni mesi dalle vacanze natalizie. Molte cose erano successe da allora. I due gemelli Potter ricevevano spesso delle lettere e foto dalla famiglia Lupin: Remus li voleva tenere aggiornati riguardo la crescita del piccolo Teddy. Il bambino cresceva bene e, potere mutaforma a parte, era identico al padre.

L’unico lato negativo era che era “proprio” identico al padre. Il piccolo necessitava di assumere una volta ogni mese la pozione anti lupo. Inoltre erano successe anche altre cose piuttosto brutte durante questo periodo: Ronald Weasley era stato avvelenato da qualcuno. Fortunatamente si era ripreso abbastanza in fretta.

Però il dubbio rimaneva. Prima Katie Bell e a desso Weasley. qualcuno doveva esserci dietro quegli strani attentati. Ma chi? E soprattutto chi voleva colpire? La risposta, Heather la sapeva già. Doveva essere Malfoy, che tentava inutilmente di colpire il vecchio preside. Preside che in quel momento le stava davanti e le aveva appena rivelato il segreto di Voldemort.

-Esatto, signorina Potter. Voldemort si è reso immortale creando 6 Horcrux. Tuo fratello Harry è riuscito a scoprirlo solo pochi giorni fa. Ha convinto, con un pizzico di astuzia, il professor Lumacorno a farsi consegnare il ricordo di quest’ultimo che ne parlava con un giovane Tom Riddle- Le disse il preside, bonario. Heather si sentì stranita, per un attimo.

Perché non aveva chiesto a lei di indagare sul professor Lumacorno. Senza offesa, era più abile e astuta lei del fratello in certe situazioni. Forse anche il preside non si fidava di lei, perché era una Serpeverde. Comunque il professore andò avanti a spiegarle cosa fossero gli Horcrux. A quanto pare, Voldemort aveva diviso la sua anima in sette parti e l’aveva messa dentro degli oggetti specifici.

-Io ed Harry ci stiamo occupando di distruggerli. Per il momento, stiamo a due, ma tra poco riuscirò a trovare anche il terzo. Tieni questo libro. Credo che ti tornerò utile. Lì vi è scritto come creare e distruggere un Horcrux- Le disse il preside. A quel punto, Heather fu ancora più confusa.

Non riusciva a capire cosa tramasse il preside: prima non le diceva dei particolari del piano, poi le dava tra le mani la più grande tentazione di tutte le arti oscure. Scosse la testa, decidendo di ignorare i comportamenti folli del vecchio e potente mago, gli fece una domanda. Era da quando era iniziata quella riunione che intendeva chiederglielo.

-Professore, dovrei chiederle un favore… anzi, due- Disse al vecchio uomo. Il preside annuì, e ascoltò tutto ciò che aveva da dire la studentessa di Serpeverde. Aveva chiesto un favore anche al signore oscuro. Heather sbuffò divertita: aveva chiesto un favore ai due grandi maghi, per aiutare qualcun altro. Dopo che ella ebbe finito di parlare, Silente acconsentì e le disse che avrebbe provveduto il prima possibile a ottenere ciò che le serviva. Heather annuì e fece per uscire dallo studio.

-Signorina Potter. Lei è ancora sicura di ciò che sta per fare, vero?- Le domandò il preside. Heather potè notare il suo sguardo penetrante e attento da dietro le sue lenti. La ragazza non fece una piega. Annuì distrattamente ed uscì dallo studio. Aveva già accettato mesi prima. Se quello era l’unico modo, lei lo avrebbe fatto.

Nonostante la poca luce che emanavano le varie candele poste sui mobili, si potevano ben scorgere i volti dei presenti. In fondo a destra si potevano notare tre Mangiamorte che Heather non aveva mai visto prima: erano i due fratelli Carrow, Amycus e Alecto, con la loro orribile e disgustosa faccia (Non per offendere, ma erano brutti sul serio), e un Mangiamorte di nome Rowle.

Al lato sinistro invece vi era solo la figura silenziosa di una donna: Narcisa Malfoy. La donna guardava Heather con occhi spenti. Era lo sguardo di qualcuno che temeva di perdere tutto ciò che aveva di bello nella vita. Ma la figura che attirava di più l’attenzione era quella centrale. Lord Voldemort era seduto a capotavola, e scrutava la Potter con morboso interesse.

-Salve mia cara. Severus mi aveva avvertito che saresti venuta. Accomodati- Le fece l’essere viscido e disgustoso che stava davanti a lei. heather annuì con un cenno del capo, e prese posto su una delle sedie. Proprio di fronte al signore oscuro. I Mangiamorte interpretarono quello come un gesto di sfida, infatti si misero a ringhiare, ma Voldemort li zittì con un gesto della mano.

-Ho saputo anche che hai il desiderio di allearti con me. Insolito. Nessuno ha mai osato fare una proposta del genere. quindi io mi chiedo: che prove ho che il tuo non sia solo un bluff?- Le domandò il signore oscuro. Tutti rimasero in silenzio, un silenzio teso, ma Heather neanche questa volta si scompose.

-Ho saputo la missione che hai affidato a Draco Malfoy- Disse con tranquillità. I Mangiamorte si fecero rigidi, mentre Narcisa trattenne un singhiozzo. I suoi occhi si erano riempiti di lacrime. Heather non notò le loro reazioni, o comunque le ignorò bellamente, e continuò la sua arringa al grande mago oscuro.

-Nel caso Draco non riuscisse a portare a termine il suo compito, lo farò io personalmente- Disse lei, senza la minima traccia esitazione. Il ghigno di Voldemort si intensificò, mentre Narcisa smise di singhiozzare. Forse per suo figlio c’erano ancora speranze.

Passarono i mesi. Ormai la primavera era giunta, e ad Hogwarts si respirava un aria di nuovo e di pulito. Caroline Prince era appena uscita dall’aula di pozioni e si stava dirigendo a lezione di incantesimi: se voleva diventare una guaritrice, si sarebbe dovuta impegnare sul serio. Era però costantemente distratta.

Chi la conosceva bene, lo aveva notato. Le minacce di Bellatrix Lestrange la stavano facendo ammalare. Non poteva ignorare il pericolo che correva sua madre, ma non avrebbe mai fatto ciò che le aveva ordinato. Non alla donna che amava. Erano passati ormai alcuni mesi da quando stavano ufficialmente insieme.

Non era stato poi un grande scandalo. Per quanto la casa di Serpeverde fosse razzista, non era anche omofoba, inoltre erano già tutti concentrati su uno scoop ancora più grosso: Astoria Greengass, l’ultima rampolla di una nobile e potente famiglia, si era fidanzata con Harry Potter, il ragazzo sopravvissuto. Una voce la riscosse dai suoi pensieri.

-Prince, scusami, ti potrei parlare un secondo?- La chiamò Hermione Granger. La Serpeverde non aveva ami avuto un gran rapporto con la Grifona. Le uniche volte che si erano parlate ed incontrate erano per via delle loro amicizie in comune. Appena si avvicinò, la secchiona del trio d’oro iniziò a parlare.

-Scusami se ti faccio questa domanda: per caso sai chi è Eileen Prince? Ha il tuo stesso cognome, perciò dovreste essere in qualche modo parenti- Le domandò Hermione. Caroline rimase un attimo confusa dalla strana domanda, come mai le interessava della zia Eileen? Ma poi si decise a rispondere.

-La zia Eileen era la cugina di mio padre, la madre di Severus Piton- Le rispose la Prince, trattenendo una fitta di dolore, quando parlò del padre. Hermione annuì appena e la ringraziò. Caroline fece per chiederle altro, ma un urlo di ragazza attirò la loro attenzione. Un agitatissima Astoria Greengass stava correndo proprio nella loro direzione.

-Astoria, cosa succede?- Le domandò Caroline, trattenendola per il polso. L’ultima erede dei Greengass era talmente agitata che non si preoccupò neanche di voltarsi e capire chi fosse stata a fermarla. Rispose semplicemente alla domanda prima di strattonarle il braccio

-Harry e Draco si sono affrontati nel bagno di Mirtilla Malcontenta. Adesso Harry è stato portato all’ufficio di Piton, mentre Draco è ricoverato in infermeria- Disse agitata, ricominciando a correre in direzione dell’ufficio del professore di difesa contro le arti oscure. Caroline si voltò nuovamente verso il punto dove fino ad un attimo prima c’era la Granger.

Con suo sommo stupore, era scomparsa. Appena sentito la notizia di Astoria, si era precipitata anche lei per i corridoi. Ma dalla parte opposta alla giovane Serpeverde.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** sotto le stelle ***


-Harry e Draco si sono affrontati nel bagno di Mirtilla Malcontenta. Adesso Harry è stato portato all’ufficio di Piton, mentre Draco è ricoverato in infermeria- Disse agitata, ricominciando a correre in direzione dell’ufficio del professore di difesa contro le arti oscure. Caroline si voltò nuovamente verso il punto dove fino ad un attimo prima c’era la Granger.

Con suo sommo stupore, era scomparsa. Appena sentito la notizia di Astoria, si era precipitata anche lei per i corridoi. Ma dalla parte opposta alla giovane Serpeverde.

Hermione come una furia entrò nell’infermeria. Si tranquillizzò solo quando vide Draco addormentato in uno dei lettini in fondo, svenuto, ma in salute. Non sapeva perché si era comportata in quel modo. Appena aveva saputo del duello che aveva fatto con Harry, il suo migliore amico, e invece di correre da quest’ultimo, era corso da Malfoy.

Draco Malfoy. Lo stesso viziato bulletto che fino all’anno prima la derideva per il suo stato di sangue. Fino all’anno prima? Perché ogni volta che tentava di ricordare gli avvenimenti dell’anno precedente, le veniva un vuoto di memoria ed un forte mal di testa? Sembrava quasi che qualcuno le avesse cancellato la memoria.

Scosse la testa, conscia che pensarci non l’avrebbe portata ad alcun risultato, era da mesi che ci provava. Controllò che non ci fosse nessun altro all’interno della stanza, e si sedette sulla sedia accanto al lettino del Serpeverde. Avrebbe vegliato il suo riposo. Non sapeva perché intendesse farlo, ma sentiva che fosse giusto così.

Le stelle quella sera sembravano brillare più del solito. Harry stava in silenzio, in cima alla torre di astronomia, ad ammirarle. Aveva finito da poco la punizione con Piton. Per aver ferito seriamente Draco Malfoy, era stato obbligato dall’untuoso professore a revisionare tutti i vecchi fascicoli della scuola. Sbuffò irritato.

Hermione aveva ragione, avrebbe dovuto lasciare da parte il libro del principe mezzosangue, ma lui, testardo come un mulo, aveva preferito non darle retta. La maledizione Sectusempra, scritta sul libro, era parecchio pericolosa: e Draco se n’era reso conto di persona. Dopotutto gli era andata piuttosto bene: avrebbe potuto rischiare l’espulsione, ne era pienamente cosciente.

La cosa più assurda era l’identità del principe. Prima di raggiungere Piton in punizione, Hermione lo aveva avvertito che aveva scoperto chi fosse il proprietario del libro: per assurdo, era proprio Severus Piton. In seguito a quella notizia, aveva deciso di mettere da parte il libro e nasconderlo una volta per tutte nella stanza delle necessità.

Qualcosa attirò la sua attenzione. Qualcun altro era entrato nella torre. Non era stato un rumore ad attirare la sua attenzione, ma un profumo, un buon profumo che lui avrebbe riconosciuto in mezzo a mille altri. Un delizioso profumo di violette. Senza girarsi ne accennare un saluto, cominciò a parlare alla figura dietro di lui.

-Anche tu sei qui per ammirare le stelle, Heather?- Le domandò il fratello. In effetti era proprio quello il motivo. Entrambi, sin da quando erano piccoli, amavano ammirare il cielo stellato. Era un piccolo momento che i due gemelli condividevano. Era ormai un anno che non rimanevano più insieme a farlo.

-Già. È curioso che tu sia qui. Ho sentito dire in giro, che fossi in punizione con il professor Piton, per aver quasi ammazzato Malfoy- Gli rispose la sorella. In realtà la notizia non le era giunta alle orecchie come una semplice notizia di corridoio. Quella volta aveva rischiato grosso. I due ragazzi l’avevano quasi scoperta.

-OPTERO!- Gridò la ragazza. Una trentina di statue divennero polvere contemporaneamente. Un piccolo trucchetto oscuro che le sarebbe sicuramente tornato utile in futuro. Ormai la sua aura magica era cresciuta molto oltre il limite di un comune mago adolescente. Probabilmente in quella scuola, oltre ovviamente il preside, nessuno era in grado di sconfiggerla. Forse la McGranitt poteva tenerle testa, ma sarebbe stata dura.

La Potter rinfilò la bacchetta nella tasca dei pantaloni e si guardò intorno. La camera dei segreti cadeva letteralmente a pezzi. Di quel passo, entro massimo un anno, avrebbero dovuto cambiare nuovamente luogo d’incontro per la setta delle serpi. Quel giorno, la ragazza era entrata da sola per allenarsi. In questo modo non avrebbe dovuto dare spiegazioni riguardo i suoi sortilegi strani.

Fece per uscire, quando un idea le balenò in mente. Si girò verso la carcassa del basilisco e, con l’ausilio di un incantesimo, gli prese due zanne. Erano una delle poche cose in grado di distruggere gli Horcrux: meglio tenerle un po’ da parte. Percorse il corridoio umido e buio e fece per risalire lungo lo stretto cunicolo, ma delle voci attirarono la sua attenzione.

Qualcuno era nel bagno. Si fermò, prima che qualcuno potesse notarla, ed aspettò che gli schiamazzi si acquietassero. Appena fu tutto tranquillo, fuoriuscì dal lavandino che fungeva da passaggio. Oltre lei, vi era solamente il fantasma di Mirtilla malcontenta che osservava attentamente la porta del bagno. Sul pavimento si potevano scorgere delle tracce di sangue. La domanda era legittima: cosa diavolo era successo?

-Cos’è successo?- Domandò la Serpeverde al fantasma della studentessa Corvonero. Mirtilla sobbalzò, presa alla sprovvista, probabilmente non aveva sentito il rumore del lavandino che si muoveva, e rivolse all’altra un occhiataccia. Non la sopportava proprio. La minaccia che le aveva fatto l’anno scorso se l’era legata al dito: “se dirai a qualcuno degli incontri nella camera dei segreti, userò la mia forma da Animagus basilisco su di te”.

-Dracuccio e tuo fratello, Harrino, si sono sfidati a colpi di bacchette. Adesso Draco è in infermeria, mentre Harry è stato portato via da quel professore antipatico e tutto vestito di nero- Le rispose il fantasma. Poi se ne uscì con un delirio su un duello per il suo onore e si gettò nello scarico. Ovviamente, fece il tutto piangendo.

Heather non potè fare a meno di alzare gli occhi al cielo: Harry ne aveva combinata una delle sue. Ma perché non poteva starsene buono almeno una volta? Si domandò la ragazza, esasperata.

I due gemelli rimasero in silenzio, per alcuni secondi. Harry non sapeva come aprire un discorso, mentre Heather non aveva semplicemente nulla da dire. Poi ad un certo punto, non sopportando più quella situazione così tesa, Harry cominciò a parlare.

-Non volevo che Sirius rimanesse coinvolto. Ero andato lì proprio per evitarlo. Sono stato uno stupido, avrei dovuto darti retta ed applicarmi di più negli esercizi di occlumanzia- Disse il ragazzo. Non sapeva cos’altro aggiungere. Neanche sapeva cosa fosse stato di preciso ad aver inclinato il loro rapporto, qualunque cosa gli passava nella mente in quel momento, sembrava così stupida e superflua. Fortunatamente Heather venne in soccorso del ragazzo.

-Non fa nulla, Harry. Non è stata colpa tua. Ricordati sempre una cosa: sei mio fratello, e ti voglio bene. Ricordatelo sempre- Gli disse la Potter. Harry rimase sorpreso, non aveva mai esternato i suoi sentimenti, seppur in poche e semplici parole. Senza rendersene conto, le rispose con un sorriso. Heather annuì con il capo, e scomparve per le rampe di scale della torre.

Nella sua frase c’era un significato più profondo. Un significato che il fratello non aveva colto, e che forse non avrebbe colto mai. Sei mio fratello, e ti voglio bene. Ricordatelo sempre. Aveva saputo, solo poche ore prima, sia da Voldemort che da Silente, che l’attacco ad Hogwarts sarebbe stato fra tre giorni. Ormai non c’era più tempo: aveva fatto la sua scelta, ed essa non combaciava col rimanere accanto ad Harry.

Draco Malfoy sobbalzò nel letto dell’infermeria. Si era svegliato di soprassalto, a causa di un incubo. Gli ci vollero alcuni secondi per realizzare dove fosse: era stato mandato in infermeria a causa di quello stupido di Potter. La sua ira però venne subito sostituita da un altro sentimento: la confusione.

Sentiva chiaramente un profumo famigliare intorno a se. Era il profumo della sua mezzosangue. Per un attimo, credette che la ragazza fosse passato là per vedere come stava. Ma era solo un’illusione. Lei non si sarebbe mai preoccupata di vedere se si fosse ferito, le aveva cancellato la memoria. Ormai l’aveva persa per sempre.

L’armadio svanitore all’interno della stanza delle necessità era stato quasi ultimato. Gli ultimi pezzi da aggiustare li avrebbe completati il giorno successivo. Ormai il momento del suo compito era arrivato: a breve avrebbe fatto entrare i Mangiamorte ad Hogwarts.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** l'ultima notte ***


Era calata la notte. Nel castello non si sentiva volare una mosca: almeno apparentemente. Harry Potter, solo poche ore prima, aveva accompagnato il preside in una delle sue ricerche. Avevano trovato l’ubicazione di uno degli Horcrux, e erano usciti per poterlo recuperare. Sicuramente Voldemort lo aveva messo in un posto sicuro, non sarebbe stato facile recuperarlo.

In quel momento, Severus Piton era intento ad osservare il cielo nuvoloso, dalla finestra del suo studio. Il professore di difesa contro le arti oscure sospirò, era stanco di tutto ciò. A breve i Mangiamorte sarebbero entrati dentro la scuola, e lui (per ordine di Silente) avrebbe dovuto far vedere a tutti la sua lealtà verso il signore oscuro.

La parte peggiore però non sarebbe toccata a lui. Malfoy, sotto ricatto, avrebbe dovuto uccidere Albus Silente. E se per qualche ragione avesse fallito, il compito sarebbe passato ad un’altra ragazza della sua stessa età. In quel momento era inutile rimuginare su certi pensieri. Doveva solamente aspettare il segnale, il marchio nero, e prendere parte all’azione.

Intanto, nel dormitorio dei Serpeverde, qualcun altro era immerso nei propri pensieri. Caroline Prince non riusciva a dormire. la scadenza del suo compito era ormai vicina, ma lei aveva fatto la sua scelta: non avrebbe mai fatto del male ad Heather, piuttosto sarebbe morta. L’unica cosa che la faceva soffrire era il non poter più rivedere la madre e la sua compagna.

-Caroline, sei sveglia?- La voce fredda, ma suadente, di Heather la fece sobbalzare. Non si era accorta che fosse sveglia anche lei. Alzò lievemente la testa e cercò di scorgere l’altra in mezzo al buio. Più facile a dirci che a farsi. Comunque, cercando di non svegliare le altre compagne di dormitorio, le rispose di si.

-Potresti avvicinarti?- Le chiese poi. Caroline, sempre più confusa, si alzò dal letto e si avvicinò all’altra. Anche Heather si alzò dal letto e, prendendo per mano l’altra, si diresse verso il salotto della loro sala comune. Lì nessuno le avrebbe disturbate in alcun modo. Una volta che si fu assicurata che non ci fosse nessuno in giro, alzò la manica dell’altra e le puntò contro la bacchetta.

Un fiotto di luce viola colpì in pieno il braccio della Prince. Sotto il suo sguardo pieno di stupore, vide delle catene d’oro formarsi intorno al suo avambraccio e poi disintegrarsi come vetro. Era impossibile: Heather aveva appena distrutto il voto infrangibile che aveva fatto con Bellatrix Lestrange. Era libera.

-Aveva capito già da tempo cosa ti stesse succedendo. Avevo letto nella tue mente tutto quanto- Le spiegò la ragazza. Caroline rimase a bocca aperta. Si era dimenticata che la ragazza fosse un abile Legiliments: la sua distrazione era stata la sua salvezza.

-Lumacorno darà una festa la prossima settimana, proprio il giorno prima delle vacanze: vorresti venirci con me?- Domandò, senza la minima traccia di dubbio nella domanda. Caroline sussultò appena quando sentì la parola “vacanze”, ma cercò di non darlo a vedere e annuì sorridendo.

-Tutto bene?- Le domandò. Caroline annuì nuovamente, questa volta era palesemente a disagio. Heather la guardò intensamente negli occhi per alcuni minuti. Sembrava quasi che le stesse scrutando l’anima, ma sembrò crederle, o almeno non insistette. Uscì dalla porta e tornò all’ingresso della sala comune.

Caroline non potè fare a meno di tirare un sospiro di sollievo, ma non riuscì a sentirsi ugualmente meglio. Tutt’altro.

-Queste sono due passaporta, me le sono fatte fare dal preside: la prima ti porterà direttamente dentro casa tua, in questo modo potrai salvare tua madre, mentre il secondo vi porterà entrambe fuori dalla portata di Bellatrix. Un luogo sicuro dove potrete stare per il momento. Ti chiedo solo di portare con te anche Samuel, qui non è più al sicuro- Le disse. Mentre le porgeva le due passaporte, una gomma da cancellare e un temperino, e le affidava Samuel, grosso serpente lungo 7 metri.

-Cosa intendevi quando hai detto che non è più sicuro qui?- Le domandò la ragazza, non riuscendo però a trattenere una nota di gioia. Quella era la scuola di Hogwarts: non esisteva luogo più sicuro di quello. Non riusciva ancora a credere che Heather l’avesse appena salvata. Le sarebbe stata debitrice a vita.

-Non posso spiegarti tutto, ma tra poco scoppierà il finimondo. Prendi queste passaporte e vattene. Ho fatto in modo che Bellatrix fosse lontana da casa tua, in questo momento. Appena sarò al sicuro anch’io, mi farò risentire- Le giurò l’altra e, senza aggiungere altro, le mise in mano la gomma e il temperino. Caroline sentì subito uno strappo all’ombelico e intorno a lei si fece tutto buio. In pochi secondi, l’ambiente di Hogwarts venne sostituito dal salotto di casa sua.

Oltre a Samuel, intorno a lei sembrava non esserci nessuno. lasciando indietro l’enorme serpente, si mise alla ricerca della madre. La cercò e chiamò per tutta la casa, ma sembrava scomparsa. Quando cominciò a temere che fosse stata portata via da quella disgustosa donna, la trovò addormentata dentro la stanza che fino all’anno prima condivideva con il padre.

Le si strinse il cuore a quella vista. Da quando l’anno prima suo padre era morto, la madre aveva smesso di dormire nella loro camera e si era trasferita nella camera degli ospiti. Nonostante fosse sotto maledizione Imperius, era ancora legata all’uomo: le sue lacrime ne erano una conferma. Cercando di non scoppiare a piangere anche lei, puntò la sua bacchetta sulla fronte della madre e recitò il contro incantesimo.

-FINITE INCANTATEM!- Subito la donna aprì gli occhi. La patina bianca che avvolgeva le sue iridi scomparve, lasciando spazio ad un’espressione confusa. La signora Prince cominciò a guardarsi intorno, non ricordando cosa stesse facendo e neanche come fosse finita lì, finchè i suoi occhi non caddero sulla figlia. Fece per chiederle qualcosa, ma Caroline la precedette.

-Mamma, non abbiamo tempo. Dopo ti spiegherò tutta la situazione, ma adesso dobbiamo andarcene- Le disse la figlia, con un tono di evidente agitazione nella voce. La prossima passaporta sarebbe partita tra due minuti: dovevano sbrigarsi.

Portandosi dietro la madre ancora parecchio confusa, si diresse verso il salotto, dove aveva lasciato Samuel. Il grosso rettile era rimasto immobile, probabilmente ad aspettare il ritorno delle due. Appena le vide si avvicinò alla gamba della più giovane e poggiò il muso sulla sua caviglia. Ora erano tutte vicine: tra pochi istanti sarebbero partite.

-Reggetevi forte- Disse Caroline. Il plurale era riferito anche a Samuel, nonostante non potesse capirla. Un attimo prima che la passaporta si azionasse, la Prince mandò un silenzioso ringraziamento alla sua anima gemella, e pregò che stesse bene. Dopodiché, i tre scomparvero nel nulla.

Draco Malfoy si svegliò nel cuore della notte. Dei rumori provenienti dal salotto della sala comune avevano interrotto il suo sonno. Non se ne dispiacque troppo: si sarebbe dovuto svegliare lo stesso. Afferrò la bacchetta e uscì dalla stanza, dopo aver controllato che gli altri ragazzi fossero profondamente addormentati.

Scese lentamente nel salotto e, con la bacchetta stretta in mano, si guardò intorno: sembrava non esserci nessuno. Eppure era sicuro di aver sentito due voci femminili che discutevano. Forse era stata solo la sua immaginazione, oppure erano due studentesse che stavano risalendo in quel momento nel loro dormitorio.

Continuando a non fare rumore, il purosangue uscì dalla sala comune. Aveva il cuore in gola: era terrorizzato all’idea di essere scoperto, e allo stesso tempo sperava di essere fermato. Arrivò infine nei corridoi del castello, a quel punto tirò un sospiro di sollievo: ci era riuscito. Non era stato scoperto. Ormai avrebbe potuto proseguire senza paura di incontrare qualcuno. Si sbagliava.

In fondo al corridoio venne intercettato da una figura a lui molto nota: Hermione Granger era davanti a lui. in suo sguardo mandava lampi e determinazione, e sembrava stesse aspettando proprio lui.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** non sei un assassino ***


Continuando a non fare rumore, il purosangue uscì dalla sala comune. Aveva il cuore in gola: era terrorizzato all’idea di essere scoperto, e allo stesso tempo sperava di essere fermato. Arrivò infine nei corridoi del castello, a quel punto tirò un sospiro di sollievo: ci era riuscito. Non era stato scoperto. Ormai avrebbe potuto proseguire senza paura di incontrare qualcuno. Si sbagliava.

In fondo al corridoio venne intercettato da una figura a lui molto nota: Hermione Granger era davanti a lui. in suo sguardo mandava lampi e determinazione, e sembrava stesse aspettando proprio lui.

Si guardarono per alcuni secondi, in assoluto silenzio. non si udiva neanche un suono intorno a loro. I loro volti erano impassibili, ma i loro animi erano nel più completo subbuglio: era da un anno che non si guardavano faccia a faccia in quel modo. Draco cercò di rimanere impassibile, mentre freddamente le disse

-Cosa fai qui, mezzosangue?- Le disse con cattiveria. Le sue parole furono fredde, ma dentro di se si sentiva morire: cosa diavolo faceva lì? Proprio in quel momento? A breve avrebbe dovuto aprire le porte ai Mangiamorte,  e Hermione era una nata babbana. Era quella che rischiava di più. Non sarebbe dovuta uscire dal suo dormitorio. Sorprendentemente, Hermione non rispose alla frecciatina.

-È inutile che continui questa recita, so tutto- Gli disse con determinazione. A quelle parole, Draco raggelò. Cosa significava? Non poteva aver scoperto tutto. La sua maschera di freddezza e disgusto si inclinò e dalla fronte gli colò un rivolo di sudore. Era a dir poco sconvolto. Come aveva fatto ad annullare il suo incantesimo?

Si frequentavano da alcuni mesi. In gran segreto, nemmeno i loro amici più intimi ne erano a conoscenza. Draco sbuffò. Per un po’ aveva pensato che per loro ci fosse una possibilità, ma purtroppo non era così. Suo padre era stato arrestato, adesso sarebbe toccato a lui portare avanti il nome della famiglia… e sarebbe stato marchiato. Hermione sarebbe stata in pericolo se le fosse rimasto accanto.

Con la morte nel cuore, alzò la bacchetta e, dopo averla puntata sulla fronte della ragazza, recitò l’incantesimo di Obblivio. Da quel momento in poi sarebbero tornati “la mezzosangue” e “il furetto”. Senza aggiungere niente, uscì dall’infermeria. Ripetendosi  che aveva fatto la cosa giusta.

-Durante l’anno ho avuto numerose e strane visioni di momenti che non ricordavo. L’altro giorno sono riuscita a sciogliere l’incantesimo di Obliovion: a quel punto ho ricordato tutto… di noi. Perché mi hai cancellato la memoria? Cosa stai facendo qui nel cuore della notte? Cosa stai complottando da tutto l’anno? Guarda che ho capito che ci sei te dietro agli attentati che sono avvenuti- Gli disse, con un tono di voce sempre più acuto.

Più volte aveva provato per quel ragazzo degli strani sentimenti a cui non riusciva a dare un nome. La verità l’aveva scoperta quando era andata a trovarlo in infermeria, dopo che  Harry lo aveva colpito con quel pericoloso sortilegio oscuro: Sectusempra, se non ricordava male.

Hermione come una furia entrò nell’infermeria. Si tranquillizzò solo quando vide Draco addormentato in uno dei lettini in fondo, svenuto, ma in salute. Non sapeva perché si era comportata in quel modo. Appena aveva saputo del duello che aveva fatto con Harry, il suo migliore amico, e invece di correre da quest’ultimo, era corso da Malfoy.

Draco Malfoy. Lo stesso viziato bulletto che fino all’anno prima la derideva per il suo stato di sangue. Fino all’anno prima? Perché ogni volta che tentava di ricordare gli avvenimenti dell’anno precedente, le veniva un vuoto di memoria ed un forte mal di testa? Sembrava quasi che qualcuno le avesse cancellato la memoria.

Scosse la testa, conscia che pensarci non l’avrebbe portata ad alcun risultato, era da mesi che ci provava. Controllò che non ci fosse nessun altro all’interno della stanza, e si sedette sulla sedia accanto al lettino del Serpeverde. Avrebbe vegliato il suo riposo. Non sapeva perché intendesse farlo, ma sentiva che fosse giusto così.

E in quel momento, aveva chiaro il perché fosse giusto così. Draco la guardò in silenzio. per un attimo fu tentato di negare tutto, ma ormai sarebbe stato inutile. Hermione aveva scoperto la verità, ed era troppo intelligente per poter fregarla. Ormai sarebbe stato inutile rifilargli un’altra bugia. Decise così di dirle la verità… tutta la verità.

-Il signore oscuro mi ha marchiato questa estate. Mi ha affidato un compito, se non lo dovessi portare a termine ucciderà mia madre. Devo fare entrare i Mangiamorte ad Hogwarts e uccidere Silente- Le spiegò il Serpeverde. Hermione rimase basita e in un primo momento non riuscì a replicare. Era per caso impazzito?

-Sei impazzito?! Come puoi esserti fatto mettere in mezzo in una situazione simile?! Come puoi pensare di riuscire ad uccidere?!- Cominciò a gridare la Grifondoro. Draco, per un attimo, ebbe paura che le sue urla potessero attirare l’attenzione di qualcuno: era notte, ma i fantasmi e Gazza giravano lo stesso.

-Non sarà difficile: per quanto possa essere un abile mago, cercherò di prenderlo di sorpresa- Le rispose accigliato. Neanche lui seppe dirsi perché le stava dicendo quelle cose: forse, nonostante fosse conscio che fosse rischioso, non voleva che lei lo vedesse solo come un ragazzino arrogante che faceva tutto senza riflettere.

-Non mi riferivo a quello. Tu non sei un assassino, Draco. Non puoi farlo, ti prego- Gli disse con sguardo determinato e supplichevole allo stesso tempo. Ormai erano distanti solo pochi centimetri. I loro volti erano un di fronte all’altro. Il purosangue rimase in silenzio per alcuni secondi. Gli aveva detto praticamente che lo amava ancora, o almeno aveva interpretato così le sue parole… ma non poteva più tornare indietro. Ormai era tardi.

-Mi dispiace- Le sussurrò all’orecchio, prima di schiantarla. Presa alla sprovvista, Hermione non ebbe modo di difendersi e venne schiantata contro il muro si accasciò a terra e perse i sensi. Draco, colto dai sensi di colpa, la prese tra le braccia e la portò nel salotto della sua sala comune: lì nessuno l’avrebbe disturbata e sarebbe stata al sicuro.

-Perdonami- Le sussurrò un’ultima volta, prima di poggiarla sul divanetto vicino al camino spento. Le diede un bacio a fior di labbra, ed uscì dalla sala comune. Sperava solamente che non le succedesse niente. L’armadio era pronto, i Mangiamorte sarebbero riusciti ad entrare. Sperava soltanto di essere pronto anche lui.

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** scacco matto ***


-Mi dispiace- Le sussurrò all’orecchio, prima di schiantarla. Presa alla sprovvista, Hermione non ebbe modo di difendersi e venne schiantata contro il muro si accasciò a terra e perse i sensi. Draco, colto dai sensi di colpa, la prese tra le braccia e la portò nel salotto della sua sala comune: lì nessuno l’avrebbe disturbata e sarebbe stata al sicuro.

-Perdonami- Le sussurrò un’ultima volta, prima di poggiarla sul divanetto vicino al camino spento. Le diede un bacio a fior di labbra, ed uscì dalla sala comune. Sperava solamente che non le succedesse niente. L’armadio era pronto, i Mangiamorte sarebbero riusciti ad entrare. Sperava soltanto di essere pronto anche lui.

Un quarto d’ora dopo Harry e Silente arrivarono, tramite scope volanti, sulla torre più alta del castello. Il preside era in uno stato a dir poco pietoso: dopo aver individuato l’Horcrux dentro una grotta buia, aveva dovuto beve una pozione molto pericolosa per poterlo recuperare. L’Horcrux, che altro non era che il medaglione di Salazar Serpeverde, in quel momento era al sicuro nella tasca di Harry.

Una volta recuperato l’oggetto, i due si erano smaterializzati nel villaggio di Hogsmeade. A quel punto, Harry aveva creduto che il peggio fosse passato. Si sbagliava di grosso. I due videro, nel cielo sopra il castello, il marchio di Voldemort. Questo poteva significare soltanto una cosa: i Mangiamorte erano riusciti ad entrare dentro il castello.

Ecco perché si erano ritrovati tutti e due nel punto da dove era partito il marchio. Da sotto si potevano sentire i rumori di esplosioni, segno che gli uomini di Voldemort avevano incontrato la resistenza dell’Ordine della fenice. Harry non potè fare a meno di preoccuparsi per i suoi amici: Heather, Hermione, Ron, Ginny… Astoria.

Prima che potesse scendere per dare manforte agli altri e per trovare qualcuno che potesse aiutare il preside, sentì un rumore di passi: qualcuno stava salendo le scale. Il primo pensiero di Harry fu quello di combattere, ma Silente gli ordinò di nascondersi nel sottoscala. E lui, seppur riluttante, obbedì all’ordine dell’uomo, ovviamente solo dopo che quest’ultimo gli ebbe assicurato che la situazione era sotto controllo.

Dalle scale fuoriuscì, proprio pochi istanti dopo che Harry si fu nascosto, Draco Malfoy. Il ragazzo, palesemente terrorizzato, puntava la bacchetta contro il vecchio preside. Harry rimase in silenzio ad ascoltare la conversazione tra i due. Era stato proprio Malfoy a fare entrare i Mangiamorte nel castello ed era anche il responsabile degli attentati avvenuti durante l’anno (quello a Katie Bell e a Ron).

Per un attimo, Draco credette che il preside volesse prendere la bacchetta e si preparò per disarmarlo, ma l’uomo fece scivolare la mano lontano dalla propria arma, così il Serpeverde rinunciò e rimase semplicemente con la bacchetta alzata. Silente gli disse che non era un assassino, e che avrebbe potuto aiutarlo. Non era stato l’unico a dire quelle parole: anche la sua mezzosangue ne era convinta.

Però proprio in quel momento, venne raggiunto da altri Mangiamorte. Un piccolo gruppo che era riuscito a superare lo sbarramento dell’Ordine: Bellatrix Lestrange, Yaxley e Fenrir Greybak. I tre sembravano parecchio affannati, segno che la resistenza che avevano incontrato fosse parecchio tosta, ma il loro sguardo fu sollevato quando videro la situazione sulla torre.

-Bravo Draco. Adesso finiscilo, presto!- Gli disse Bellatrix, con un folle sorriso sul volto. Harry afferrò istintivamente la bacchetta. Non credeva Malfoy capace di farlo, ma meglio essere sicuro. Intanto i ragazzo stava combattendo una terribile battaglia interiore. Da un lato, se si fosse rifiutato di ucciderlo, sarebbe morto lui, insieme alla sua famiglia.

Ma se avesse compiuto quell’atto, non sarebbe più riuscito a guardarsi allo specchio. Il suo volto lo avrebbe disgustato. E neanche Lei lo avrebbe mai perdonato. Non poteva farlo, ormai era chiaro. Anche se sarebbe stato punito per quello. Abbassò impercettibilmente la mano che impugnava l’arma, pronto a sentirsi una scarica di cruciatus  da parte della zia Bellatrix, ma un rumore assordante lo fece sobbalzare.

Qualcuno aveva appena infranto la barriera che i Mangiamorte avevano eretto poco prima. I Mangiamorte appena saliti avevano creato quella barriera per non permettere ai nemici di poterli raggiungere. Tutti sembravano scioccati: neanche Bellatrix sarebbe stata capace di annullarla. Chi stava salendo le scale in quel momento?

Un ombra comparve dalle scale a chiocciola, mentre tutti i presenti rimasero ad osservare la scena in silenzio. i Mangiamorte tenevano le bacchette in mano, temendo potesse trattarsi di un nemico. Intanto Harry era appoggiato al muro proprio dall’altra parte in cui si trovava la figura misteriosa. Nonostante la spessa parete, gli parve di sentire un profumo stranamente famigliare.

-Violette?- Si chiese tra se e se. Questo odore gli era a dir poco famigliare. Non poteva sbagliarsi, sapeva benissimo chi fosse quella persona. Infatti una tranquilla Heather Potter comparve pochi istanti dopo dalla scale della torre. Tutti rimasero in silenzio ad osservarla. Il più sconvolto di tutti era sicuramente Harry. Cosa diavolo stava succedendo?

-Scacco matto- Disse la Potter. Non era chiaro a chi fosse rivolta esattamente quella frase. Solo Harry sapeva il significato di quella frase: solitamente la sorella lo diceva quando stava per vincere in qualche partita a cui teneva molto. Nonostante si sforzasse, non riusciva a capire cosa centrasse quest’esclamazione con il contesto in cui si trovava.

Tutti coloro che erano nella torre continuarono a rimanere in silenzio. Harry si sentiva terribilmente in ansia per la sorella, eppure avvertiva come se qualcosa gli stesse sfuggendo: nessuno dei Mangiamorte sembrava intenzionato ad attaccarla. Solo Bellatrix la guardava con uno sguardo carico d’odio.

Quella piccola sgualdrinella era ancora viva. Cosa diavolo aveva fatto la Prince? Doveva ucciderla. Non poteva fare altrimenti. Cosa diavolo era andato storto? Quanto la odiava. Non le avrebbe mai permesso di prendere il suo posto nelle fila dei Mangiamorte. Era lei la seguace più fedele del suo padrone, non quella ragazzina.

Heather ignorò tutti gli sguardi di coloro che le stavano intorno, Draco aveva preso quasi a singhiozzare in maniera isterica. Era la vergogna della famiglia. Il padre non lo avrebbe più guardato in faccia. Silente invece rimase a guardare la Potter con uno sguardo tranquillo. Come se fosse l’unico presente a capire esattamente cosa stesse per succedere.

Harry continuò a tenere alta la bacchetta, nonostante fosse ancora confuso. Heather invece sembrava perfettamente a suo agio. Come se intorno a lei non ci fossero dei pericolosi Mangiamorte. Harry si sentiva sempre più agitato. La conversazione tra Piton e Malfoy gli stava tornando alla mente, e un terribile presentimento iniziava a tormentarlo.

Proprio allora, con una velocità sorprendente, Heather tirò fuori la bacchetta dalla tasca e la alzò davanti a se. Al fratello gli si mozzò il respiro. Sembrava andare tutto a rallentatore. Per un attimo vide qualcosa nella sguardo della sorella. Non l’aveva mai vista così: sembrava una bestia feroce. A quel punto fu tutto molto rapido.

-AVADA KEDAVRA!- Disse Heather. Dalla sua bacchetta fuoriuscì un pulsante fascio di energia verde che investì in pieno Silente.

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** la fuga della regina parte 1 ***


Proprio allora, con una velocità sorprendente, Heather tirò fuori la bacchetta dalla tasca e la alzò davanti a se. Al fratello gli si mozzò il respiro. Sembrava andare tutto a rallentatore. Per un attimo vide qualcosa nella sguardo della sorella. Non l’aveva mai vista così: sembrava una bestia feroce. A quel punto fu tutto molto rapido.

-AVADA KEDAVRA!- Disse Heather. Dalla sua bacchetta fuoriuscì un pulsante fascio di energia verde che investì in pieno Silente.

L’uomo, nel più completo silenzio, cadde giù dalla torre. I Mangiamorte (Bellatrix, Yaxley e Greybak) iniziarono  a gridare e a esultare.  Draco, ancora sconvolto e tremolante, venne afferrato per una spalla da Heather e trascinato per le scale, prima che qualcuno dell’Ordine potesse sopraggiungere.

Intanto Harry non aveva mosso ancora un muscolo. Era ancora sotto shock, il suo cervello non riusciva ancora ad assimilare ciò che era appena successo. Doveva essere un incubo. Un illusione. Non c’era altra spiegazione. Heather non poteva aver fatto ciò che aveva appena visto. Non riusciva a crederlo.

-Non dire sciocchezze! Certo che hai scelta! Tu pensi di aver perso ogni motivazione, ma non è così. Lo so bene come ti senti, anch’io ho amato una nata babban…- Disse il professore di difesa contro le arti oscure, ma Malfoy lo interruppe con un ringhio irato. Harry era sempre più confuso: di cosa diavolo stavano parlando?

-In ogni caso non voglio aiuto, non da lei- Disse lo studente, in un inaspettato scatto di coraggio. Sembrava turbato da ciò che il professore gli stava dicendo prima, e voleva distoglierne l’attenzione. Piton scosse la testa. Quel ragazzo era testardo quasi come un Grifondoro. Ma, in ogni caso, non era un problema suo.

-Non è necessario che tu ti fidi di me. Abbiamo anche un altro aiuto dentro alle mura del castello: un alleato inaspettato. Qualcuno vicino ai nostri nemici. Qualcuno che ne Silente, ne il nostro caro signor Potter potrebbe mai anche solo immaginare- Disse l’uomo vestito di nero. A quelle parole, Harry non potè fare a meno di rimanere allibito: di chi stavano parlando?

In quell’occasione Piton e Malfoy avevano parlato di un infiltrato. Finalmente, dopo un minuto, il ragazzo sopravvissuto riuscì ad uscire almeno parzialmente dal suo stato comatoso. Con le gambe tremanti uscì dal suo nascondiglio e si avvicinò al balconcino della torre. Doveva guardare giù e assicurarsi che non fosse tutto un terribile incubo.

Con il volto pallido e grondante di sudore, deglutì a vuoto, sentiva un peso all’altezza del petto, e si affacciò giù. Gli ci vollero alcuni secondi per rendersi conto di ciò che era successo: Draco Malfoy aveva raggiunto la cima della torre e aveva puntato la bacchetta contro un Silente moribondo, i Mangiamorte li avevano raggiunti, seguiti subito dopo da Heather e… Heather aveva ucciso Silente.

-HEATHER!- Un urlo selvaggio e disperato si espanse per tutta la torre, prima che i ragazzo sopravvissuto si accasciasse a terra. Intanto nei piani inferiori si stava scatenando l’inferno. Minerva McGranitt si era messa a combattere contro Bellatrix Lestrange, la professoressa Sprite e Remus badavano a Greybak, mentre Piton (schieratosi con i Mangiamorte per ordine di Silente) stava lottando contro Kingsley e Bill Weasley.

In mezzo a tutto quel trambusto, nessuno si era accorto di due figure che correvano verso il portone del castello: Heather stava correndo fuori dalla barriera anti smaterializzazione, trascinando un ancora scioccato Draco Malfoy. Proprio quando furono a pochi metri dal portone, però, si ritrovarono una Serpeverde di loro conoscenza.

-Astoria!- Esclamò Malfoy. La sua voce continuava a tremare: non sapeva se essere terrorizzato più per se stesso o per la ragazza che aveva lasciato svenuta in mezzo a tutto quel casino. Ormai non sapeva più cosa pensare, voleva solamente addormentarsi e risvegliarsi il giorno dopo, scoprendo che quello appena successo era solo un brutto sogno.

-Draco!... Heather!... Cosa diavolo sta succedendo?!... ho trovato la Granger svenuta nella nostra sala comune, e poi questo casino!- Cominciò ad esclamare la giovane Serpeverde. Draco sobbalzò, sentendo quelle parole. Mandando al diavolo la prudenza, fece per chiederle se la Grifona stesse bene, ma Heather non gliene diede il tempo.

Con un rapido movimento del polso, tirò fuori la bacchetta e fece partire uno schiantesimo contro la compagna più giovane. Astoria non ebbe il tempo di capire neanche cosa stesse succedendo, che si ritrovò svenuta contro uno dei muri. Draco boccheggiò appena, prima di girarsi furente verso di Heather, che intanto si stava dirigendo verso l’uscita.

-Perché l’hai schiantata?- Gli domandò, con voce furente. Almeno aveva smesso di tremare e respirare a fatica. Heather però non gli rispose: avevano i secondi contati e dovevano uscire da lì il più in fretta possibile. Non avevano tempo da perdere a  parlare, perciò era stata obbligata a zittire Astoria il più in fretta possibile.

I due si diressero per il cortile del castello, ma quando furono ad una decina di metri dall’esterno delle barriere anti materializzazione (proprio accanto alla capanna di Hagrid) un Sectusempra sfiorò la guancia sinistra di Heather. Un lieve fiotto di sangue fuoriuscì dal taglio e andò a macchiare la sua divisa. La ragazza non ebbe bisogno di voltarsi per capire chi fosse.

A pochi metri dai due Serpeverde, uno sconvolto Harry Potter teneva la bacchetta alzata contro di loro. I suoi occhi erano spiritati, il volto pallido, e il respiro affannato: sembrava un folle. Il suo sguardo saettò velocemente sulla sorella e poi sull’altro compagno. Heather fece segno a Draco di andarsene e lui, cercando di non farsi notare, si diresse fuori dal giardino del castello.

Ma Harry non lo notò neanche. Con uno sguardo tra il folle e il disperato era completamente concentrato su di Heather. Cominciò a lanciarle i più terribili incantesimi, dal Sectusempra alla maledizione Cruciatus. La ragazza però, senza scomporsi minimamente, li parò tutti e poi con un incantesimo di disarmo gli fece volare via la bacchetta.

Anche lo sguardo di Harry era strano. era invaso dalla furia più nera, ma le sue pupille erano anche dilatate: era palesemente sotto shock. Aver visto la sorella uccidere Silente lo aveva sconvolto. Si era avventato su di lei, nel disperato tentativo di non pensare a nulla. Sfogandosi totalmente sul duello gli avrebbe impedito di soffermarsi pienamente su ciò che era successo: ragionare a mente lucida che la sorella avesse fatto quello, sarebbe stato un dolore insopportabile.

Fece per voltarsi, ormai convinta che senza bacchetta non potesse fare molto, quando un ruggito attirò la sua attenzione. Si girò nuovamente verso il fratello e faticò a mantenere la sua solita espressione priva di emozioni, di fronte a quella vista. Il corpo di Harry stava crescendo ad una velocità spaventosa.

Dopo essersi riverso al suolo, le sue zampe si trasformarono in artigli, il suo volto assunse la forma di un grosso muso feroce e dalla sua schiena spuntarono due enormi e maestose ali. Di fronte a quella vista, neanche Heather riuscì a trattenere una piccola smorfia di stupore: Harry si era appena trasformato in un enorme, quasi dieci metri, e possente Grifone. 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** la fuga della regina parte 2 ***


Fece per voltarsi, ormai convinta che senza bacchetta non potesse fare molto, quando un ruggito attirò la sua attenzione. Si girò nuovamente verso il fratello e faticò a mantenere la sua solita espressione priva di emozioni, di fronte a quella vista. Il corpo di Harry stava crescendo ad una velocità spaventosa.

Dopo essersi riverso al suolo, le sue zampe si trasformarono in artigli, il suo volto assunse la forma di un grosso muso feroce e dalla sua schiena spuntarono due enormi e maestose ali. Di fronte a quella vista, neanche Heather riuscì a trattenere una piccola smorfia di stupore: Harry si era appena trasformato in un enorme, quasi dieci metri, e possente Grifone.

Heather non ebbe il tempo di lanciare alcun incantesimo, che il Grifone le saltò addosso. Fortunatamente fu abbastanza veloce da schivare il colpo. Si rialzò e anche lei si trasformò: un istante dopo un grosso grifone e un enorme basilisco si guardarono tra di loro (anche se il rettile teneva gli occhi chiusi, affidandosi unicamente ai suoi sensi).

Il quadrupede saltò addosso al grosso serpente e tentò di affondargli i suoi artigli nella carne. Carne purtroppo troppo resistente. Tentò allora di attaccare usando le sue zanne, ma Heather, con un veloce movimento, si liberò di lui e lo scagliò a diversi metri di distanza. L’enorme leone alato atterrò su di una roccia, procurandosi una ferita piuttosto grossa al fianco.

Entrambe le creature mitologiche ripresero le loro sembianze umane. Harry si girò su un fianco (quello sano) e afferrò la propria bacchetta, che per un colpo di fortuna era andata a finire proprio accanto a lui. si rialzò e con occhi traboccanti d’odio lanciò un anatema che uccide contro la gemella.

- Finalmente ti sei deciso ad affrontarmi. Non è vero, Fratellino?- Gli disse con un tono derisorio degno di Bellatrix Lestrange, mentre rispondeva al colpo con uno schiantesimo. I loro fiotti di luce si incontrarono a metà strada, formando un enorme campana di energia: i loro nuclei gemelli avevano appena azionato il Prior incantazio.

A quel punto, dalla bacchetta di Heather, fuoriuscì uno sbuffo di fumo argentato. La sagoma, dopo essersi fermata esattamente al centro della grossa cupola, iniziò a prendere la forma ben definita di Albus Silente. Harry non potè fare a meno di singhiozzare… un attimo prima di essere scagliato all’indietro dalla brutale potenza della magia avversaria.

Heather rimase per qualche secondo a fissare il fratello riverso al suolo. Aveva combattuto usando solo la metà delle sue capacità magiche, ma era rimasta ugualmente sorpresa dai progressi che Harry aveva fatto. Si guardò velocemente intorno, a breve sarebbero sopraggiunto quelli dell’ordine, non doveva farsi trovare lì. Fece per raggiungere Draco, quando i lamenti di Harry non la fecero voltare.

-No! Non puoi essere tu, non ci credo! Mi rifiuto di crederlo!- Cominciò a gridare, disperato. Fino a quel momento aveva tentato disperatamente di non pensare alla situazione. ma quando aveva visto lo spirito del preside, era scoppiato: la gemella lo aveva tradito. Heather gli si avvicinò lentamente e si chinò su di lui. Harry non riuscì a trattenere un grido di dolore: gli aveva appena premuto il ginocchio sulla ferita al fianco.

-Purtroppo invece è così. Ho sempre messo i miei obbiettivi davanti a tutto e tutti, lo sai bene. E stando accanto a te mi sarà impossibile ottenere ciò che desidero- Gli disse lei con un ghigno cattivo. Gli occhi velati di lacrime di Harry la guardarono pieni di rabbia. Se fosse per il dolore emotivo o per quello fisico, nessuno avrebbe saputo dirlo.

-Il nostro legame è sempre stato unilaterale. L’unico motivo per cui ti stavo accanto era perché l’alternativa erano dei sudici babbani. Non hai notato che da quando abbiamo scoperto il mondo magico abbiamo cominciato ad allontanarci? Tu sei l’unico che non lo ha notato, persino quegli sciocchi dei tuoi amici se ne sono resi conto- Continuò a dire, affondando il coltello nella ferita fresca.

Harry non sembrava più neanche arrabbiato. Era caduto in uno stato catatonico. Lo shock e il dolore erano stati troppo forti per resistere. Non si rese conto neanche dello schiantesimo che lo colpì in pieno, prima di perdere completamente i sensi.

Hermione Granger si risvegliò a fatica in una stanza completamente bianca. Impiegò alcuni secondi per capire che quella fosse l’infermeria della scuola. Ma le ci volle parecchio più tempo per ricordare come ci fosse finita. Nonostante i suoi sforzi, l’unico risultato era un fortissimo mal di testa. Non riusciva a concentrarsi.

-Finalmente ti sei svegliata- Esclamò una voce alla sua destra. Hermione si voltò e vide la sua amica Ginny, seduta su una sedia accanto al lettino dove era stata lasciata a riposare. Sembrava sinceramente sollevata dal vederla nuovamente cosciente. Ancora un po’ scombussolata, le chiese cosa fosse successo.

-Sei stata ritrovata svenuta nella sala comune dei Serpeverde dalla piccola Greengass. Anche lei, in seguito, è stata schiantata. In questo momento sta riposando lì in fondo- Le spiegò, indicando con un gesto della mano il lettino in fondo. Steso su di esso vi era Astoria Greengass, priva di sensi. Perché era svenuta? Come mai si trovava dentro la sala comune delle serpi? E come mai anche la piccola Greengass si trovava lì? Solo allora ricordò la conversazione che aveva avuto con Draco.

-Il signore oscuro mi ha marchiato questa estate. Mi ha affidato un compito, se non lo dovessi portare a termine ucciderà mia madre. Devo fare entrare i Mangiamorte ad Hogwarts e uccidere Silente- Le spiegò il Serpeverde.

Le sue paure non sembravano infondate. Infatti la giovane Weasley le spiegò cosa fosse successo con i Mangiamorte, e le diede la notizia peggiore di tutte: Albus Silente era stato assassinato. Hermione divenne bianca come un fantasma. Aveva il terrore di chiedere chi fosse stato ad ucciderlo. Ma doveva saperlo. Così, senza troppi giri di parole, le chiese se fosse stato Draco ad assassinarlo. Ginny sembrava troppo assorta per notare la stranezza della sua domanda.

-No, non è stato Malfoy ad ucciderlo… è stata Heather, la sorella di Harry- Le spiegò Ginny, con un tono di voce funereo. Hermione non riuscì neanche a sentirsi sollevata per il fatto che Draco non fosse diventato un assassino. Era rimasta praticamente allibita dalla notizia. Ma sicuramente qualcun altro l’aveva presa ancora peggio. Non potè fare a meno di far volare la sua mente al suo migliore amico: come stava Harry?

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** attraverso le tenebre ***


Le sue paure non sembravano infondate. Infatti la giovane Weasley le spiegò cosa fosse successo con i Mangiamorte, e le diede la notizia peggiore di tutte: Albus Silente era stato assassinato. Hermione divenne bianca come un fantasma. Aveva il terrore di chiedere chi fosse stato ad ucciderlo. Ma doveva saperlo. Così, senza troppi giri di parole, le chiese se fosse stato Draco ad assassinarlo. Ginny sembrava troppo assorta per notare la stranezza della sua domanda.

-No, non è stato Malfoy ad ucciderlo… è stata Heather, la sorella di Harry- Le spiegò Ginny, con un tono di voce funereo. Hermione non riuscì neanche a sentirsi sollevata per il fatto che Draco non fosse diventato un assassino. Era rimasta praticamente allibita dalla notizia. Ma sicuramente qualcun altro l’aveva presa ancora peggio. Non potè fare a meno di far volare la sua mente al suo migliore amico: come stava Harry?

Il funerale di Silente (l’unica vittima dell’attentato) venne celebrato il giorno dopo. Tutti quanti i professori e gli studenti rimasti al castello parteciparono alla funzione. Oltre a loro, vi furono anche diversi amici e conoscenti del vecchio mago. In fondo alle panchine si potevano scorgere anche alcuni funzionari del ministero: primo fra tutti, il ministro Scrimgeor.

Era stato deciso dal consiglio di Hogwarts, e dal ministero stesso, che Silente venisse sepolto dentro i confini di Hogwarts. Accanto alle rive del lago nero. In mezzo a tutto quel dolore, uno studente in particolar modo tratteneva i suoi sentimenti più cupi. Nell’animo di Harry Potter albergava solo dolore, rabbia e frustrazione. Non sapeva se essere più addolorato dalla morte del suo mentore oppure dal tradimento della gemella.

Una volta finita la funzione, i quattro capi casa riaccompagnarono i vari studenti nelle proprie sale comuni. I Grifondoro in prima fila notarono la professoressa McGranitt in lacrime, era disperata per la morte del vecchio preside. Ad accompagnare i Serpeverde ci pensò il professor Lumacorno, dato che Piton, dopo aver duellato al fianco dei Mangiamorte, era fuggito con loro. Harry non rimase affatto turbato dal suo tradimento, non dopo gli altri eventi ben più gravi avvenuti quella notte.

Gli studenti di Hogwarts ormai si erano dimezzati. Dopo la morte del preside ( assassinato tra l’altro da una delle studentesse), molti genitori avevano preferito portar via i loro figli prima del tempo. Tra di essi vi era Zacharias Smith, il borioso Tassorosso che faceva parte del ES. E probabilmente anche Caroline Prince.

Infatti Harry, quando il giorno prima era andata a cercarla (era fuori di se dalla rabbia, tanto che Ron e Hermione temettero potesse metterle le mani addosso) per farle dire dove si nascondesse Heather, non la trovò. A quanto pare, prima di quella terribile notte, aveva avuto il permesso del preside di lasciare la scuola.

Una volta giunto al settimo piano, Harry, senza farsi notare dai suoi compagni, si separò dal gruppo e si diresse verso la torre opposta a quella di Grifondoro. La torre di astronomia. Il luogo dove tutto era iniziato… e finito. Si sedette al centro della stanza (senza aver il coraggio di guardare giù dal balcone), e iniziò ad osservare il medaglione che teneva stretto tra le mani.

La rabbia riaffiorò prepotente in lui. Quello non era un vero Horcrux. Qualcuno lo aveva sostituito già da tempo. Aveva rischiato la sua vita, Silente era morto, e tutto per un falso. Adesso avrebbe dovuto ricominciare la ricerca dei vari oggetti che Voldemort aveva usato come contenitori per la propria anima. Due erano stati distrutti, ne mancavano altri quattro.

Avrebbe preferito viaggiare da solo, ma Hermione e Ron avevano insistito perché venissero anche loro. Il ragazzo sopravvissuto non fu molto contento di questo cambio di programma. Voleva fare tutto da solo, ma il vero motivo era un altro. Un motivo che probabilmente neanche lui riusciva ad ammettere con se stesso. Così concentrato nelle sue riflessioni, non si accorse di una presenza alle sue spalle.

-Intendi ignorarmi anche qui, nonostante siamo solamente noi due?- Gli domandò Astoria, con un sopracciglio alzato e un tono di voce palesemente irritato. da quando il ragazzo l’aveva lasciata il giorno prima, con la giustificazione di non poter sopportare di metterla in pericolo, non avevano avuto più alcun confronto. Nonostante lei avesse tentato più volte.

-Ci siamo già detti tutto ieri. Non ho più nulla da dire- Le rispose con tono duro il Grifondoro. In realtà voleva interrompere la conversazione per paura di ritornare sui suoi passi. Non voleva mettere in pericolo Astoria, non se lo sarebbe mai perdonato. Ma la Serpeverde non sembrava in vena di dargliela vinta.

-In realtà, ieri hai parlato solo tu. Sappi solo una cosa: non so cos’hai in mente, probabilmente qualcuno dei tuoi assurdi piani che ti faranno rischiare la vita, ma noi due non ci siamo affatto lasciati, non per un motivo stupido come quello. Ci lasceremo solo quando lo deciderò io- Disse la giovane Serpe. E, senza lasciare il tempo ad Harry (rimasto senza parole) di ribattere, scese dalla torre e si diresse verso i sotterranei.

-Tanto di cappello a te, contessina delle Serpi. Non avrei mai detto che fossi così coriacea- Le disse una voce. Si girò verso un cunicolo del corridoio e vide la più giovane della famiglia Weasley. Ginevra, Ginny per gli amici. Tra gli amici del suo ragazzo (perché ancora lo considerava tale, nonostante la sua testa dura), era quella con cui aveva parlato di meno.

In realtà, neanche con Ron ed Hermione aveva un così grande rapporto, ma con la ragazza di fronte a lei avvertiva una certa ostilità. Nonostante fossero quasi coetanee (Ginny aveva un anno in più di lei), non riusciva a sopportarla. Forse perché, cosa ormai risaputa anche nei sotterranei di Serpeverde, la giovane Grifondoro aveva avuto una cotta per il suo attuale compagno.

Era anche vero che ormai la ragazza si era lasciata alle spalle la sua cotta infantile (le sue storie con Michael Corner di Corvonero e con Dean Thomas di Grifondoro, ne erano una prova), ma da brava Serpe qual era, non intendeva abbassare la guardia di fronte ad una possibile rivale. Sobbalzò quando la ragazza, dopo averle poggiato una mano sulla spalla, le passò un pezzo piegato di pergamena.

-Ti tornerà utile, nel caso dovessi aver bisogno di un luogo dove stare. Stammi bene- Le disse, prima di andarsene verso la torre dei Grifondoro. Astoria rimase per qualche secondo ad osservare con sguardo spaesato, il punto in cui era scomparsa la ragazza. Sul foglio c’era scritto un indirizzo “Ottery St Catchpole, Devon, la Tana”.

Intanto, a centinaia di chilometri di distanza, un’altra Serpeverde era immersa nei propri pensieri. Heather, dopo aver eseguito l’ordine del vecchio preside (ossia ucciderlo), aveva trovato rifugio nella grande villa dei Prince: in assenza dei proprietari non era stato difficile entrarvi. Per un po’ di tempo non sarebbe potuta uscire.

Era finita nel mirino di tutto il mondo magico: l’assassina di Albus Silente. Probabilmente la taglia che il ministero avrebbe messo nella sua testa avrebbe superato anche quella di persone come Dolohov o Bellatrix Lestrange. Ma lei non era una debole, avrebbe sopportato qualunque cosa pur di raggiungere il suo scopo.

Era la prima volta che i due rimanevano da soli, e Silente non potè fare a meno di notare quanto quella situazione gli fosse famigliare. Scosse la testa e iniziò  a parlarle. Le spiegò che i loro incontri sarebbero stati diversi da quelli del gemello, ma che entrambi servivano ad un unico scopo: la sconfitta definitiva di Voldemort. Heather annuì, e Silente, senza poterne fare a meno le fece una domanda.

-Ho saputo che ti sei allontanata da tuo fratello. Non ti chiederò di rivedere la tua scelta, nonostante sia giusto che collaboraste, ma vorrei saperne il motivo- Domandò l’uomo, conscio che questo avrebbe scatenato una rabbia fredda nella ragazza. E infatti, lo sguardo di Heather si fece freddo e pericoloso, quasi pervaso da un’aria selvaggia.

-Vorrei mettere subito le cose in chiaro, professore. Io non sono mio fratello. Non sono una tipa che si fa manipolare facilmente. Le risponderò una volta sola, poi la questione sarà chiusa per sempre: mi sono allontanata da Harry, perché stando accanto a lui non potrò raggiungere il mio obbiettivo- Gli rispose.

Per un attimo aveva esitato dal compiere quella scelta. Era conscia che in quel modo non sarebbe più potuta tornare indietro e avrebbe perso per sempre il fratello. Ma alla fine aveva preso la sua decisione: il suo fine era più importante della compagnia del fratello.

-Non volevo che Sirius rimanesse coinvolto. Ero andato lì proprio per evitarlo. Sono stato uno stupido, avrei dovuto darti retta ed applicarmi di più negli esercizi di occlumanzia- Disse il ragazzo. Non sapeva cos’altro aggiungere. Neanche sapeva cosa fosse stato di preciso ad aver inclinato il loro rapporto, qualunque cosa gli passava nella mente in quel momento, sembrava così stupida e superflua. Fortunatamente Heather venne in soccorso del ragazzo.

-Non fa nulla, Harry. Non è stata colpa tua. Ricordati sempre una cosa: sei mio fratello, e ti voglio bene. Ricordatelo sempre- Gli disse la Potter. Harry rimase sorpreso, non aveva mai esternato i suoi sentimenti, seppur in poche e semplici parole. Senza rendersene conto, le rispose con un sorriso. Heather annuì con il capo, e scomparve per le rampe di scale della torre.

Nella sua frase c’era un significato più profondo. Un significato che il fratello non aveva colto, e che forse non avrebbe colto mai. Sei mio fratello, e ti voglio bene. Ricordatelo sempre. Aveva saputo, solo poche ore prima, sia da Voldemort che da Silente, che l’attacco ad Hogwarts sarebbe stato fra tre giorni. Ormai non c’era più tempo: aveva fatto la sua scelta, ed essa non combaciava col rimanere accanto ad Harry.

Il suo obbiettivo: La sicurezza di Harry, l’unico parente rimastole in vita,  era più importante della sua felicità. E se per proteggerlo avrebbe dovuto farlo attraverso le tenebre… così sia.

N.d.A.

Eccoci giunti alla fine di questo sesto capitolo della serie. Ne approfitto per ringraziare tutti coloro che hanno messo òa storia tra le seguite/ricordate/preferite. In particolare Julia Slytherin, NeahSwanMills, 
Thranduil_Oropherion, 18Ginny18 e Gleek_out_lover per averla recensita; e kelly95, Anonymous_1592 e cody020701 per aver recensito ogni singolo capitolo. Spero di risentirvi tutti presto, grazie ancora di tutto, e alla prossima. Bye-Bye ;3

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3409931