odio e amore: chi vincerà?

di dream_liberty
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno all'Alice academy ***
Capitolo 2: *** Incontro ***
Capitolo 3: *** Passato, e presente ***
Capitolo 4: *** SORPRESA!!! ***
Capitolo 5: *** Jinno-sensei ***



Capitolo 1
*** Ritorno all'Alice academy ***


POV.MIKAN

L'Alice Academy.

Dopo 5 anni, rieccomi davanti a quel cancello che varcai 6 anni fa, e che dopo un anno varcai di nuovo ma nella parte opposta, verso l'uscita.

Respirai profondamente, ed entrai, tracciando così il mio destino.

Sorrisi, nonostante fossero passati 5 anni nulla era cambiato, l'edificio era austero e gigantesco proprio come lo ricordavo, tutto era curato, anche il più piccolo particolare, ma chissà se anche le persone erano rimaste le stesse.

Poi vidi un individuo a me familiare, era il prof Narumi, anzi meglio dire il prof. Naru, non era per nulla cambiato, era lo stesso uomo che avevo scambiato per un travestito di 5 anni fa, sempre con lo stesso sorriso sornione.

Sembrava aspettare qualcuno, e forse quel qualcuno ero io la nuova e vecchia studentessa, dagli alice estremamente rari.

Andai da lui, sorridendo falsamente,in realtà lo odiavo, lo odiavo con tutto il cuore, lui mi ha abbandonata, non ha fatto nulla per evitare che io fossi cacciata e umiliata quel giorno. Ho passato 5 anni infernali, traslocando i continuazione per colpa di quelle stupide associazioni antialice, non sono più riuscita ad avere un amico.

-Bentornata Mikan- ero così immersa nei miei pensieri, che non mi accorsi che il prof. aveva cominciato a parlare o meglio a blaterare come al suo solito di quanto gli fossi mancata ecc... tutte bugie, ma io continuai a sorridere, dovevo sorridere, dopotutto il mio motto era “Sorridi sempre con chiunque e non mostrare le tue vere emozioni, a nessuno”. Poi mi accorsi che Naru si era fermato davanti una porta, -Non ti dispiacerà dividere la stanza con Hotaru, finché non determinerai il tuo livello di stelle, vero?-,- No affatto- risposi,dopotutto non mi dispiaceva rivedere una vecchia amica, -Ah Mikan sono tutti in classe devi muoverti a vestirti la divisa sopra il letto- , poi lui borbottò un ciao e se ne andò lasciandomi così un po di privacy.

Guardai la divisa, era la divisa liceale, era diversa dalle uniformi liceali di 5 anni fa, era più... be si, più moderna.

Sorrisi, la divisa mi piaceva, era costituita da una corta gonna nera, una camicia bianca ed una piccola cravatta rossa, c 'era pure un maglioncino da indossare sopra, era di un bel blu scuro, sì era proprio il mio stile, semplice e senza troppi fronzoli. Mi vestii in fretta, ero già in ritardo, mi guardai allo specchio, la divisa mi stava abbastanza bene, però i miei capelli erano raccolti in due codini piuttosto infantili, be diciamo che non era proprio un'acconciatura che s' addiceva ad una sedicenne, così decisi di scioglierli.I capelli castani ed ondulati mi ricadevano morbidi sulle spalle, erano lunghi fino a metà schiena, misi la frangetta da una parte ed ero pronta per il mio primo giorno di scuola.

 

 

 

ANGOLO DELL'AUTRICE IDIOTA

 

okay “me dietro Natsume” questa storia fa schifo e lo so ma abbiate pietà di me questa è la mia prima fanfiction, aspetto qualche piccola recensione vanno bene anche quelle negative, beh io vado se no Natsume comincia a dirmi su.

Buonanotte a tutti.

Spero che la storia vi piaccia almeno un po.

p.s scusate gli errori

P.s di nuovo il prossimo capitolo lo posterò questo sabato, e sarà più lungo, ne viene aspetto in tanti. Ciaoooooo

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Capitolo 2
*** Incontro ***


POV MIKAN

Guardai che ore fossero e mi accorsi che non ero in ritardo come di consueto, ma in un SUPER ritardo di ben 30 minuti.

Mentre correvo tra i corridoi delle superiori come una psicopatica scappata dal manicomio imprecai contro la mia lentezza e contro il tempo che scorreva troppo veloce per i miei gusti.

Non trovavo la classe giusta, e ci misi almeno un quarto d'ora a trovarla, sicuramente ero la prima alunna che arrivava con 45 minuti di ritardo il primo giorno di scuola superiore in tutta la storia giapponese.

Quando trovai la classe mi dovetti fermare per riprendere fiato, mi ricomposi, presi un bel respiro profondo e provai ad entrare dignitosamente,cosa che sfortunatamente non successe perché inciampai, cadendo rovinosamente su qualcuno.

Mi strofinai la nuca borbottando un “che male!”, fu in quel momento che un odore famigliare mi investii, un profumo di muschio misto ad un non so che, che rendeva l'odore piacevole, ma non riuscivo a ricordare a chi appartenesse quella fragranza.

Poi sentii qualcuno parlare,aveva una voce calda e sensuale, maschile - Mi hai per caso scambiato per il tuo cuscino personale brutta befana?!- Come osava quell'idiota a darmi della brutta befana, per la prima volta lo guardai dritto in faccia per dirgliene quattro. Però quello che vidi mi tolse il fiato.

Rimasi a fissarlo imbambolata, non potevo crederci, non volevo, non era possibile che fosse lui, eppure aveva i suoi stessi capelli neri, i suoi stessi occhi rossi, la sua stessa presunzione, la sua stessa bellezza anche se più matura.

Non non c'erano dubbi era -Natsume?-.

Quel nome che tanto avevo odiato mi uscirono dalle labbra senza che io potessi fermarle.

-Bene, vedo che sai il mio nome nonostante noi non ci conosciamo, adesso ti potresti togliere di dosso,razza di cretina- non si smentiva mai, non si ricordava neppure di me, be mi sembrava ovvio,per il grande Natsume ero troppo insignificante per ricordarsi che ero

Lo guardai con astio e silenziosamente mi rialzai,diretta da Naru per presentarmi alla mia “nuova” classe.

 

POV. NATSUME

Stamattina mi svegliai di pessimo umore (quando mai non succede .nd me, sta zitta non rompere nd Natsume), andai in classe di malavoglia, e mi sedetti al solito posto, in fondo vicino a Ruka, il mio migliore amico.

Oggi avevo lo strano presentimento che sarebbe successo qualcosa di spiacevole, ma cosa?

Anche quell'idiota di Naru, sembrava nervoso, cosa molto rara e insolita per un tipo disinvolto e naturale come lui. Infatti per i primi 45 minuti, guardò la porta come se fosse una statua o un quadro famoso pronto ad essere rubato.

Mi alzai con le mani in tasca ( che figo nd me, vuoi stare zitta autrice dei miei stivali nd, natsume, come osi idiota nd me) per uscire, l'aria si era fatta troppo opprimente per i miei gusti.

Ma non appena aprii la porta, mi ritrovai a terra, sotto il peso di qualcuno, che a quanto pare mi aveva scambiato per un cuscino.

A giudicare dalle curve schiacciate nel mio petto dedussi che fosse una ragazza, una ragazza dall'odore familiare, un profumo di ciliegia mista a... sì pesca, “ Sakura” mi venne subito in mente.

Nah non poteva essere lei perché: 1) la ragazzina testarda che 5 anni fa frequentò questa sorta di manicomio non si sarebbe mai sciolta quegli stramaledettissimi codini che la facevano sembrare una bambina, invece questa ragazza aveva i capelli sciolti che le copriva buona parte del viso, e 2) lei ormai se n'era andata per sempre dall'accademia, dal mio mondo, da me.

Mi aveva semplicemente abbandonato, senza preoccuparsi di me, di cosa mi sarebbe successo.

Sicuramente adesso era felice, si sarà sicuramente dimenticata di me, di Hotaru, di Ruka, dei suoi migliori amici.

La odiavo, la detestavo per il suo egoismo, per la sua felicità che io non potevo più provare, per il suo sorriso.

Scacciai quei brutti pensieri, e mi riconcentrai sulla ritardataria che si stava strofinando la nuca poco aggraziatamente, stava borbottando-ahi, ahi che male- volevo togliermela di dosso, adesso capivo il significato di quella strana sensazione d'inquietudine che avevo provato per tutta la mattinata.

Il pavimento era duro e cominciava a farmi male la schiena.

La ragazza anche se sembrava uno stecchino era piuttosto pesante e non sembrava volersi cavare da quella posizione piuttosto indecente.

Siccome non sembrava capire da sola in che situazione si trovava ,glielo avrei fatto capire io, con le buone o con le cattive, ma poiché non avevo voglia di perdere tempo avrei cominciato direttamente con le cattive- Mi hai per caso scambiato per il tuo cuscino personale brutta befana?!- lei per la prima volta mi mostrò il suo viso, guardandomi negli occhi senza paura, mi accorsi che quella ragazza non aveva solo la stessa fragranza in comune con lei, (Mikan per chi non ha capito) aveva i suoi stessi capelli color nocciola, gli stessi occhi profondi e puri, la sua stessa insolenza.

Mi ero così tanto concentrato sul suo viso, che quasi non mi accorsi che aveva sussurrato -Natsume?- come se mi conoscesse, be mi sembrava ovvio che mi conoscesse, dopotutto tutta l'accademia mi conosceva per la mia bellezza, la mia sfacciataggine, la mia intelligenza e per il mio alice.(Modesto nd me, zitta o me ne vado nd Natsume, uffa basta litigare nd Mikan)

Sicuramente era una delle mie tante ammiratrici /oche, anche se assomigliava lei ,no lei era un'altra cosa questa solo un'oca, così le risposi con crudeltà -Bene, vedo che sai il mio nome nonostante noi non ci conosciamo, adesso ti potresti togliere di dosso, razza di cretina?!-

Lei mi guardò con odio, non fastidio ma odio puro, glielo si leggeva in faccia.

Si rialzò silenziosamente, e raggiunse la cattedra,per presentarsi probabilmente.

Non mi aveva neanche chiesto scusa quella sottospecie d'idiota, mi rialzai e raggiunsi il mio posto, non avevo più voglia di uscire, volevo sapere chi fosse quella ragazza insulsa, che aveva osato sfidarmi.

-Vedo che non ti smentisci mai con i tuoi ritardi eh?- perché quello scemo le parlava con così tanta confidenza, nonostante non si conoscessero, almeno in teoria.

-Mi dispiace, non si ripeterà più, promesso.- disse sorridendo - Non promettere,è meglio- disse quasi esasperato il prof. Barbie.

Poi rivolto alla classe disse- Spero che farete sentire la vostra vecchia compagna di classe, a suo agio-

Ero diventato mezzo sordo o aveva detto vecchia compagna? -Adesso presentati-.

La ragazza guardò prima dalla mia direzione, con uno sguardo pieno d'odio, poi tutta la classe con un sorriso stampato in faccia.

Cosa diavolo le avevo fatto?!

Poi si presentò -Sono Mikan Sakura, vi ricordate di me?- il mio mondo crollò.

Quella che mi aveva abbandonato con così tanta facilità, era tornata?

La ragazza che mi aveva fatto passare l'inferno non lasciandomi morire?

La ragazza che avevo odiato per 5 anni, era davanti a me?

Non era possibile, lei aveva perso il suo alice, e per entrare in questa stupida accademia ne aveva bisogno, allora perché?

In più quel cretino di Naru l'aveva mandata a sedermi vicino a me, in quel momento lo avrei bruciato più che volentieri.

-Ah Mikan nonostante tu abbia già frequentato l'accademia, conosci solo le divisioni elementari quindi ti servirà una guida, qualche volontario?-

quasi tutte le mani maschili alzarono la mano.

-Mhm...ho deciso, la guida sarà Natsume!- no lui non voleva morire bruciato, una morte veloce ed indolore, no lui voleva morire carbonizzato, avrei bruciato le sue ossa una ad una, avrebbe avuto una morte lenta e dolorosa, lo garantisco.

 

ANGOLO DELL'AUTRICE IDIOTA
Io:ciao come va la vita?
Nat: male per te se non stai zitta
Io: come osi brutto insolente
N: parla quella
Io: Basta sei licenziato
N: va bene nessun problema almeno per me, tu invece non avrai il tuo bel protagonista tenebroso, bye bye
Io: no aspetta scherzavo
N: visto sei un'idiota senza spina dorsale
*me piange*
Io: continuiamo dopo il discorso
N: ti sei già ripresa
Io:lasciamo stare
beh spero che il capitolo vi piaccia, l'ho fatta anche più lungo, spero che non faccia schifo almeno. Spero di ricevere qualche recensione intanto saluto di cuore:
 DarkDevil9700 
 Nefer666
 Tia09   
Sapphy
grazie per le vostre meravigliose recensioni spero di rivedervi presto.
Ciaoooo
p.s natsume: è proprio senza speranza

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Capitolo 3
*** Passato, e presente ***


Pov.Mikan

“Narumi vuole morire per mano mia!!!!!

Perché devo avere come partner quel cretino, e per di più mi ci devo sedere vicino!!! Che ingiustizia, in questo momento se è possibile lo detesto più di prima!!!!” .

Stavo già pensando ad un omicidio preparato esclusivamente per lui,(Narumi per chi non avesse capito) quando a metà strada per arrivare in fondo all'aula (vicino a Natsume, nd me) il prof. cretino mi chiamò ancora alla cattedra , “Cosa vuole ancora quest'idiota?!” pensai perfidamente mentre sorridevo al cretino in questione.

-Sì prof. C'è qualche problema?- chiesi provando palesemente a nascondere la nota di fastidio che trapelava dalla mia voce.

Lui invece sempre con quel sorriso che lo faceva sembrare ancora più tonto, rispose- Non hai finito di presentarti Mikan!-.

Lo guardai interrogativa, cos'altro c'era da dire? Mi sembrava di aver detto tutto, così diedi voce ai miei pensieri per risolvere i miei dubbi interiori.

Il biondo bisbigliò qualcosa, però parlò talmente a bassa voce che sentii solo qualche parola indistinta.

Stavolta lo guardai con un po' di fastidio, faceva prima a dirmelo con voce normale, ah no dimenticavo di chi parlavo, Naru era tutto tranne “normale” forse non sapeva neanche cosa significava questa parola.

Lui guardò prima me e poi la classe con fare allusivo,giuro stavo per scoppiare,quando una lampadina si accese nella mia testolina.

Lo guardai stranita, perché avrei dovuto dire quella cosa?

Feci le spallucce, come per dire “No Problem!”, anche se mi sembrava stupido doverlo dire.

Rivolta alla classe dissi con un bellissimo sorriso -Ops scusate ho dimenticato di dirvi che ho 16 anni- poi bisbigliai al prof qualcosa come “non credevo che fosse obbligatorio dirlo” a mo di scusa.

Naru sbatté la testa contro il tavolo con fare disperato, poi sospirando disse solo -l'alice-, -Come scusi?- che cavolo c'entrava l'alice nel presentarsi?!, -Dimmi i tuoi alice Mikan!!!!- sembrava un disperato, ma non riuscivo a capire il motivo di tanto nervosismo,-Ma lei sa già che alice ho, che senso ha dirle qualcosa che sa già?!- chiesi ingenuamente, forse un po' troppo.

-Alla classe!!!- sembrava un vulcano in eruzione, -Ma cosa devo dire alla classe?!- risposi a tono.

Lui sospirò esasperato, mi guardò seriamente negli occhi, e parlando lentamente, scandendo parola per parola disse- Devi dire alla classe che alice hai- non so perché ma mi sembrava che il prof stesse parlando con una ritardata, invece che ad una sua alunna sedicenne sana di mente.

Lo guardai, e sospirando dissi -Lo poteva dire anche prima-

suscitando misteriosamente le risate della classe, in quel momento lo sguardo di Naru sembrava la faccia di qualcuno che si voleva impiccare, secondo me aveva qualche rotella fuori posto.

Poi sentii una strana forza che faceva pressione sul mio povero stomaco, e che faceva sussultare il mio cuore rendendo i miei battiti irregolari.

Era la prima volta che provavo questa brutta sensazione, ma cos'era? Guardai la “mia” classe, non riuscivo a far uscire nessun suono che sembrasse una parola tranne qualche mugugno, il mio sguardo ricadde su una figura seduta scompostamente in fondo, lui, quello stupido.

Stava guardando la finestra disinteressato come se non fosse successo nulla di particolarmente interessante, come se tutto fosse normale, “Già” pensai amaramente”per lui non sono nulla, nessuno”.

Quella strana forza mi serrò di più lo stomaco, i miei battiti divennero veloci e lenti allo stesso tempo, il mio respiro si fece più affannoso.

Forse quella sensazione era qualcosa di simile a quello che le persone normali chiamavano... Paura, terrore, fifa, sentimenti che non avevo mai provato, almeno non in questo modo.

Si, decisamente quella era Paura con la p maiuscola, ma di cosa avevo paura? Del disprezzo dei miei compagni? No, non credo, ormai ero abituata ad essere disprezzata,anche odiata per il mio carattere, la mia storia, i miei alice.

Ero talmente persa nei miei pensieri che quasi non mi accorsi che una bella ragazza dai capelli neri con strane sfumature verdognole, truccata pesantemente, e con le unghie laccate di rosso, diceva -Ti vuoi muovere a dire il tuo alice insignificante, non abbiamo tutta la mattina per sentirti pavoneggiare un alice che non serve a niente, hai capito...Mikan- mi accorsi che quella ragazza disse il mio nome con disgusto, una cosa che mi diede molto fastidio,il mio nome era l'unico ricordo che mi aveva lasciato mia madre, -Allora... cos'è il gatto ti ha mangiato la lingua?-chiese con fare provocatorio, serrai le mani fino ad avere le nocche bianche, se avessi avuto delle unghie più grandi, mi sarei ritrovata con molti segni nelle mani.

Mi avvicinai lentamente, dopo istanti che mi parvero interminabili, arrivai davanti alla ragazza dai corti capelli verdognoli.

Le sorrisi dolcemente e con voce zuccherosa dissi -Se i miei alice sono insignificanti, i tuoi sono esilaranti, giusto...cagnolino?- la guardai beffarda, e con quest'ultima constatazione provocai le risate generali della classe, facendola diventare rossa dalla vergogna.

La ragazza si alzò di scatto e mi mollò uno schiaffo che mi fece vedere le stelle.

In classe scese un silenzio pesante.

Il punto dove mi aveva schiaffeggiata bruciava da morire, ma non emisi neanche un gemito, non le avrei dato quella soddisfazione. MAI.

Lei invece mi guardò con aria di superiorità -Allora non parli

più?!- mi chiese probabilmente credeva che io mi sarei messa a piangere e che mi sarei prostrata davanti a lei magari baciandole i piedi,sogghignai, credeva veramente che mi avrebbe sconfitto con un piccolo schiaffo?, be si sbagliava di grosso,

-Be cos'hai da ridere, idiota?-mi chiese la strega, la guardai beffarda -Lo sai che con la violenza non si risolve nulla, dovresti essere più diplomatica, ah no, dimenticavo i cagnolini non sanno essere diplomatici, giusto cagnolino?- lei mi guardò stupefatta, mentre io una con disinvoltura che non credevo m'appartenesse me ne andai a sedermi vicino a Natsume.

Guardai nostalgica la postazione del banco, era uguale a quella di 6 anni fa dove mi ero seduta e con sorpresa avevo scoperto che il mio compagno di banco era un maniaco dai capelli neri che mi aveva dato della baka. Guardai il mio compagno di banco, lo stesso di 6 anni fa, lo stesso che mi fece arrabbiare, lo stesso che mi faceva imbarazzare, lo stesso che mi fece battere il cuore all'impazzata, il mio vecchio e maniaco compagno di banco,“proprio come ai vecchi tempi” pensai con un po' di malinconia , ma mi riscossi, i tempi erano cambiati, io ero cambiata, lui era rimasto lo stesso.

Pov. Natsume

Non ci potevo credere,come faceva quella baka ad essere così baka, non solo aveva esasperato Narumi cosa più unica che rara ma si era persino presa uno schiaffo da Sumire,che sembrava bello forte,il primo giorno di scuola!

Devo ammettere che era stata coraggiosa.

Non so se complimentarmi per aver preso in giro quella cozza di Sumire, o darle della stupida per aver preso uno schiaffo nel giro di 10 minuti, e per aver esasperato un cretino, soltanto perché non voleva dire i suoi alice, già chissà perché non voleva dire i suoi alice?

Ero così immerso nei miei pensieri che quasi non mi accorsi che qualcuno si era seduto vicino a me.

Girai impercettibilmente il capo, per vedere chi fosse così coraggioso o stupido da sedersi, senza IL MIO permesso, vicino al sottoscritto, e vidi LEI.

Beh mi sembrava ovvio, dopotutto Mikan era sia coraggiosa che idiota, anche quando aveva dieci anni era così, coraggiosa a tal punto da sembrare stupida, era rimasta uguale a come me la ricordavo ma allo stesso tempo sembrava... non so diversa,forse perché era cresciuta, almeno fisicamente parlando, o perché aveva i capelli sciolti ma...”no niente ma Natsume è così e basta lei non è cambiata, è rimasta la solita baka idiota che ti ha abbandonato” pensai con un po' di rimprovero e rabbia.

Cominciai, senza accorgermene, ad osservarla attentamente, aveva una guancia arrossata, c'era ancora il segno dello schiaffo, doveva essere stato bello forte.

Il viso era angelico, la pelle rosea, e senza un grammo di trucco, una ragazza acqua e sapone, ormai a scuola quasi tutte le ragazze dai 15 anni in su si truccavano, chi pesantemente chi leggermente, l'unica ragazza a scuola che non si truccava era Hotaru, be a quanto pareva se ne era aggiunta un'altra.

“L'altra” in questione sembrava distratta, con la testa fra le nuvole, “proprio come ai vecchi tempi” pensai un po' nostalgico (il grande Natsume nostalgico, questa non me la posso proprio perdere nd me, se non stai zitta ti brucio i capelli nd Natsume, no alt,tutto ma non i capelli, ti prego *me piange* nd me, smidollata nd Natsume) ma mi riscossi i tempi erano cambiati, io sono cambiato, lei invece era rimasta la stessa.

Però la voglia di stuzzicarla ritornò viva in me, - Sei rimasta proprio una baka, sei senza speranza- le dissi ad alta voce con il chiaro intento di provocarla, cosa che non tardò a venire, infatti lei si girò rossa dalla rabbia, giurerei di aver visto del fumo uscire dalle orecchie.

-Che cosa?! non è vero io non ero e non sono una baka, tu invece sei rimasto il solito idiota!!!- sogghignai, quest'anno si preannunciava davvero divertente, - baka, indossi ancora le tue mutandine a fragola o usi quelle a pois?!- le chiesi.

Mikan divenne di tutte le sfumature rosse possibili, si stava vergognando, e molto probabilmente la risposta era positiva, quindi potevo riprendere tranquillamente il suo vecchio soprannome – mutandine a pois!- lo dissi con tono divertito. Il suo viso divenne paonazzo, forse per l'imbarazzo o forse per rabbia, ma prima che potesse ribattere dicendo cose poco gentili sul mio conto, venne interrotta da una voce fastidiosa,che diceva - Bravo il mio Natsume, le devi dare una bella lezione per avermi umiliata- cosa cosa?! Davvero quell'idiota credeva che la stessi difendendo, be sta andando fuori strada, e poi aveva detto il mio Natsume, schioccai le dita e come per magia i capelli di Sumire cominciarono a bruciare,-Dovresti chiudere più spesso quella bocca, gallina- la gallina in questione, invece stava correndo per tutta la stanza urlando a squarciagola -Per favore aiutatemi, la mia piega si rovinerà, i miei capelli!!!! Aiutatemi branco d idioti buona nulla (non so se si scrive così)datemi dell'acqua prestoooo!!!- dopo aver detto l'ultima frase, uscì correndo dalla classe urlando -Acqua!!!-.

La classe in generale cominciò a ridere, tutti tranne me, non mi divertivo a prendere in giro quella cozza troppo truccata.

In quel momento sentii una risata,una risata cristallina che non apparteneva a nessuno della classe.

La risata proveniva da qualcuno vicino a me,-Che hai da ridere, mutandine a pois?- la proprietaria della risata smise di ridere e mi guardò gonfiando le guance ed incrociando le braccia, “proprio come una bambina” pensai.

-Be che che hai non posso neppure farmi una sana risata, non tutti sono musoni come te, Natsume- rispose con stizza la baka, se credeva che mi avrebbe smontato con qualche parola si sbagliava di grosso,-effettivamente è vero solo le baka come te ridono tanto, giusto mutandine a pois?- ribattei con calma calcolata, una calma che sembrava farla imbestialire,-Tu sei un maniaco delle mutandine, idiota pervertito- io risposi con la solita calma -un maniaco come l'intendi te, sono persone che godono nel fare quello che fanno- la ragazza mi guardò basita, in effetti la mia risposta era simile a quella che le avevo dato la prima volta che ci incontrammo, ma si riscosse in fretta e muovendo istericamente le mani mi rispose arrabbiata più che mai -Tu infatti ci godi a guardare la mia biancheria intima- io invece le risposi sempre tranquillo -Io non ho visto la tua biancheria, ho tirato ad indovinare, sei tu che sei prevedibile in certi aspetti-

Lei invece cominciò a battere istericamente i piedi per terra, come per scaricare la rabbia ma siccome non sembrava funzionare, si risiedette e cominciò a scarabocchiare nervosamente un quadernino, poi si guardò intorno come se si fosse accorta di qualcosa -Ehi Natsume dove sono finiti Ruka ed Hotaru, io non li vedo- cominciò calma, certo che cambia umore in fretta, -Perché dovrei dirtelo io?- chiesi svogliato,-Perché tu sei il mio partner, Natsume!- rispose ingenuamente.

La guardai malizioso e mi avvicinai e con voce sensuale le chiesi -in quale senso tu usi la parola partner?-, lei mi guardò interrogativa,e dopo averci pensato due minuti, arrossì violentemente, segno che aveva capito, in ritardo ma aveva capito.

-N- non intendevo in quel senso, no, cioè io, intendevo che Naru, mi ha assegnato come guida a te- balbettò muovendo nuovamente le braccia in modo frenetico.

-Comunque- guardai fuori dalla finestra- Ruka è ad un corso intensivo sugli animali, mentre Hotaru è in una qualche conferenza informatica-, lei mi guardò delusa ma poi sembrò riscuotersi – E quando tornano?- mi chiese avvicinandosi di qualche centimetro di troppo, vidi che il suo seno non era cresciuto un granché, e così per constatarlo meglio le toccai quel leggero rialzamento del petto.

-Sei piatta!- le dissi senza troppi giri di parole, Mikan all'inizio guardò prima me e poi la mia mano allungata all'altezza del suo petto poi... il putiferio.

-Tu...- disse con rabbia- tu, maniaco pervertito come hai osato?!-,-Osato cosa?- chiesi innocente,-A toccarmi il seno razza di pervertito senza scrupoli- - Ma quale seno?- chiesi ancora innocente.

Mentre stavamo litigando, qualcuno bussò alla porta della classe, - Chi è?- chiese cauto il supplente di Narumi, che a quanto pare se n'era andato, la porta si aprì con uno scatto -Siamo noi-

ANGOLO DELL'AUTRICE IDIOTA E RITARDATARIA

ciaooooooo cm va?!

Mikan: male per te!!!

me: perché sei così burbera, sembri Natsume!!!

Mikan: Perché mi hai fatto il seno piccolo, e perché quel cretino mi ha toccato il seno!!??

Natsume: Cretino a chi? Qui sei tu la Baka, e poi non è stato un piacere toccarti il seno!

Mikan: Pervertito!

Nat: Baka!

Mik: Cretino!

Nat: Idiota

me: calmi calmi, pace e amore!

Nat&Mik mi guardano con occhi di fuoco : è tutta colpa tua!

Me: io che c'entro?

Nat&Mik: Sei tu l'autrice!!!!

me accucciata in un angolino che fa cerchietti sulla sabbia con aria depressa

Nat&Mik: Be siccome l'autrice è depressa adesso noi vi salutiamo! Ciao ciao!

 

me che strappa il microfono a quei due depravati mentre li caccio via

me: Scusate questi due cretini, Be adesso vi saluto io!

Nat&Mik: ma perché?

Me: perché sono io l'autrice!

Ma prima di andarmene volevo chiedere scusa per l'immenso ritardo mi dispiace ma proverò a farmi perdonare me in ginocchio

Tutti incavolati con la forca: e come?!

Me che trema dalla paura: non lo so! Me che piange e poi scappo facendo Ciao ciao con la manina!

 

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Capitolo 4
*** SORPRESA!!! ***


La porta si aprì di scatto.

Davanti all'uscio c'erano due figure, un ragazzo ed una ragazza.

Il ragazzo aveva una folta chioma corvina leggermente scompigliata che gli dava un fascino spigliato.

Nel bel viso lievemente sudato probabilmente per la folle corsa appena fatta, aveva uno strano tatuaggio a forma di stella nera appena sopra lo zigomo sinistro.

La ragazza invece aveva corti capelli rossicci, anch'essi scompigliati, la pelle era rosea,le gote erano imporporate forse per la fatica ed i vestiti leggermente stropicciati. Teneva una mano su un ginocchio mentre l'altra sul petto abbondante (probabilmente) per riprendere fiato. Anche lei era un po' sudaticcia.

Fu il ragazzo dalla chioma corvina a parlare con voce affannosa– Ci scusi il disturbo professore volevamo chiederle se sono liberi ...- guardò un secondo un foglietto stropicciato che aveva tra le mani- Natsume Hyuga e ...- riguardò il piccolo pezzo di carta spiegazzata strabuzzando i begli occhi blu elettrico, forse per paura di aver sbagliato – e... Mikan Sakura ?- il suo era poco più un sussurro sorpreso quasi una domanda timorosa.

Il ragazzo alzò piano la testa, che fino ad allora era stato chino nel povero bigliettino che nel frattempo stropicciò ancora di più, forse per il nervosismo.

Lo sguardo ricadde inevitabilmente su una figura femminile dai lunghi capelli castani seduta in fondo all'aula, che stava discutendo quasi ferocemente con un bel ragazzo dagli insoliti ed intensi occhi rosso vivo.“Proprio come 5 anni fa” pensò malinconico.

No, non poteva sbagliare era lei, non c'erano dubbi.

Forse vi chiederete il perché.

Facile l'unica ragazza abbastanza coraggiosa e stupida che litigasse (senza essere uccisa) in quel modo con quello scorbutico ragazzo dai capelli corvini, era lei. Mikan Sakura.

Il bel ragazzo dalla chioma corvina s'avvicinò piano quasi avesse il timore che quella figura fosse un miraggio, oppure uno scherzo di cattivo gusto tiratogli dalla stanchezza e dalla speranza, quella stessa speranza che aveva scacciato, a volte anche rinnegato per non soffrire troppo di quella mancanza.

Quando arrivò dinnanzi alla bella ragazza, allungò piano la mano come se volesse accertarsi che quella non fosse una mera illusione o un abbaglio.

La grande mano tocco il caldo viso di Mikan, e con uno scatto fulmineo la strinse in caloroso abbraccio.

Pov. Mikan

Quando lo strano ragazzo dai capelli corvini mi abbracciò, mi sentii pervadere da una strana sensazione di familiarità, come una sorta di deja vù.

L'odore che emanava quel ragazzo era così inebriante, e... familiare, non trovavo altre parole per descriverla.

Le mie mani si mossero da sole ricambiando quel insolito eppure dolce abbraccio.

Non so quanto tempo passò, forse un paio di minuti o forse ore, ma sentii qualcosa d'indesiderato.

Qualcuno vicino a me tossicchiò divertito, come se fosse un vano tentativo per non scoppiare a ridere.

Infatti fu completamente inutile.

Dopo sì e no due secondi, ci fu una fragorosa risata.

Sapevo chi era, ma non capivo perché il mio cuore stesse aumentando il suo ritmo, galoppando come un cavallo da corsa nel bel mezzo di una gara.

Perché la sua risata mi faceva questo effetto?

“Lui ti ha abbandonato Mikan! Ricordalo! Il tuo cuore non dovrebbe battere per un simile bastardo! Sarebbe pericoloso innamorarti di lui” mi riprese la mia coscienza, rimproverandomi, ma non so per quale motivo ribattei (mentalmente) come a volerlo difendere. Difenderlo da me stessa. O forse volevo giustificarmi con la mia coscienza?

“Lui non è un bastardo! È solo uno scemo ma non è bastardo! E...e poi... e poi il mio cuore non stava battendo per lui, stava battendo perché ero sorpresa che Natsume sapesse ridere, si ecco è così”.

Mentre stavo praticamente litigando con la mia coscienza, mi accorsi che non c'erano più delle calde braccia intorno alle mie spalle, e quella risata stupenda era sparita, come scemata nel nulla più assoluto. Per un momento mi chiesi se mi fossi immaginata tutto, ma poi scossi la testa in segno di disapprovazione, era tutto troppo reale perché fosse solo una mia mera illusione.

Sentii una voce calda e maschile che mi riportò alla realtà -Mikan... ehi Mikan va tutto bene?- chiese leggermente allarmato il mio interlocutore.

Feci un segno di assenso.

Le mie labbra si mossero da sole, come se avessero formulato un pensiero autonomamente senza il bisogno del mio cervello (bacato nd me per la prima volta concordo!! nd Natsume smettetela di prendermi in giro nd Mikan).

-Tsubasa-sempai*?- il mio era poco più un flebile sussurro timoroso.

L'espressione del presunto sempai s'intenerì, mi diede un buffetto sulla guancia e disse con sollievo – Meno male, credevo che ti fossi dimenticata di me!-.

Stavolta sul mio volto nacque un largo sorriso sincero, che si trasformò in una fragorosa risata, il mio sempai all'inizio fece il finto offeso ma dopo si unì alla sottoscritta.

Non so come ma dopo notai una figura femminile vicino a Tsubasa-sempai.

Era una bella, anzi bellissima ragazza dai corti capelli rossicci tagliati un po' a zig zag, che le conferivano un'aria sbarazzina, gli occhi color mogano sembravano sprizzare energia e vitalità, aveva un seno piuttosto abbondante fasciato da un morbido maglioncino color porpora che faceva contrasto con la candida camicia che indossava sotto, la gonna era nera e corta proprio come la mia, la piccola cravatta era di un rosa pallido ed era leggermente allentata.

La pelle invece era rosea e le labbra carnose piegate in un ampio sorriso che mostrava una fila di denti immacolati.

-Misaki-sempai!- esclamai buttandomi su di lei.

Probabilmente per colpa del mio peso (cicciona nd Natsume Come osi?! Sono uno stecchino lo hai ammesso anche tu nel 2^cap.! Nd Mikan Ho detto che SEMBRAVI non che eri, infatti subito dopo ho detto che eri pesante! Nd Natsume Stupido ne riparliamo dopo! nd Mikan che gli fa la linguaccia) la sempai perse l'equilibro ed io le caddi rovinosamente addosso.

Che figuraccia!

Mi aspettavo che Misaki-sempai mi sgridasse o altro, invece sentii due braccia cingermi in una morsa soffocante, la mia faccia affondò sul suo seno prosperoso, era la prima volta che mi sentivo così... protetta e amata, mi sentivo a mio agio.

“Forse è così che si sentono i bambini quando vengono abbracciati dalla propria mamma?!” mi ritrovai a pensare un po' sconfortata ma anche contenta di aver provato finalmente quella bellissima sensazione rassicurante, e promisi a me stessa di abbracciare più spesso la sempai.

-Misaki-sempai io...- ma prima di finire la frase lei mi fermò con un gesto, si alzò da quella posizione effettivamente un po' scomoda e mi offrì una mano che accettai di buongrado, cominciava a farmi male il fondoschiena.

Quando eravamo entrambe in piedi in perfetto equilibrio,(più meno per Mikan nd me, ehi!!! nd Mikan) lei

mi sorrise dolcemente – Non chiamarmi sempai, mi fai sentire vecchia e...- forse non saprò mai cosa stava per dire, perché Tsubasa-sempai ci interruppe ridendo.

-ahahahah, Misaki ma tu sei vecchia, non dovresti dire così, guarda tra un po' ti spunteranno anche i capelli bianc...- prima ancora che finisse di parlare, Misaki gli diede una padellata in faccia lasciandogli un segno rosso e vistoso.

Da dove aveva tirato fuori quella padella?!!

Ma francamente Tsubasa-sempai se l'era proprio cercata!

Quest'ultimo cominciò a massaggiarsi il naso con qualche esclamazione di dolore.

-Come osi darmi della vecchia?!- urlò Misaki imbestialita, faceva quasi paura. Mi annotai mentalmente di non far arrabbiare Misaki.

Qualcuno tossicchio rumorosamente, interrompendo così una guerra tra i due sempai.

-Ehm non avevate bisogno della signorina Sakura e del signorino Hiyuga?!- chiese allusivo il supplente.

Tsubasa e Misaki annuirono un po' imbarazzati per il caos creato da loro.

Uscimmo dalla classe un po' imbarazzati, l'unico che sembrava disinvolto era Natsume.

Quest'ultimo sospirò rumorosamente -Siete proprio degli stupidi, come vi è saltato in mente di cominciare a litigare in quel modo in classe?! Ricordatevi non siete più dei bambini, ma ragazzi di diciannove anni almeno fisicamente parlando-

aveva una voce fredda e calcolatrice, mi sentii pervadere da strani brividi.

-Uffa quanto sei noioso sembri un vecchio, sei peggio di Misaki!- esclamò Tsubasa.

La sempai invece sembrava sul punto di mangiarlo, non mi sarei affatto sorpresa se le sarebbero spuntate le fauci, ma questo per (s)fortuna del sempai non successe, però ne ricavò un'altra padellata in faccia, sembravano una di quelle gang comiche che a volte si vedevano in televisione, in effetti facevano sbellicare dalle risate.

(Adesso è il mio turno nd Natsume, Ma io non ancora finito nd Mikan Quando avrai finito avremo compiuto i cent'anni nd Natsume Tanto meglio, saremo più saggi nd Mikan be io non ho voglia di aspettare così tanto quindi dammi il microfono nd natsume che prende il microfono a Mikan Ehi!!!! nd Mikan)

Pov. Natsume

Quei due idioti dei sempai ricominciarono a litigare come se non ci fosse un domani.

Sospirai, sapevo che con loro era solo fiato sprecato, nonostante i loro diciannove anni erano rimasti proprio dei bambini.

Mentre i due stavano ancora bisticciando (Con Misaki in vantaggio) e io sospirando, Mikan cominciò a ridere, la sua era una risata contagiosa e cristallina.

I due idioti (mi rifiuto di chiamarli sempai) si fermarono guardandosi all'inizio un po' confusi e poi sempre più divertiti fino a cominciare a ridacchiare anche loro.

Misaki improvvisamente s'avvicinò e guardò seria il ragazzo, allungò piano il braccio e cominciò ad accarezzare delicatamente il viso un po' livido di Tsubasa, sembrava quasi che avesse paura di fargli male.

Be non posso di certo darle torto.

Invece Tsubasa arrossì, dava l'impressione di essere un'aragosta arrostita.

Sembrava una scena così intima, non che mi sentisse in imbarazzo o altro, è solo che le smancerie non facevano per me. Mi voltai impercettibilmente verso Mikan.

Era più rossa di Tsubasa, e guardava i suoi stivali neri con accurata attenzione, come se in quel momento fosse la cosa più interessante da vedere, anche se c'era qualcosa di ancora più coinvolgente da vedere. Me.

Mi avvicinai -Ehi baka, cos'hai?Ti vergogni? - l'ultima frase gliela sussurrai piano al suo orecchio. Sapevo che si sentiva in imbarazzo, ma mi divertiva metterla ancora più in difficoltà.

Infatti le sue orecchie divennero, se possibile, ancora più paonazze di prima. Era proprio buffa.

Ridacchiai piano, ma lei mi sentì lo stesso. Si girò con uno scatto fulmineo -Che hai da ridere?! Non è divertente- sbottò lei a bassa voce, probabilmente non voleva disturbare i due piccioncini, che si stavano ancora guardando.

Che stupida, quei due non si sarebbero risvegliati in quello stato di trance neanche se avesse urlato.

-Se sto ridendo è proprio perché è divertente- risposi anch'io a bassa voce, non so neanch'io perché, forse era per prenderla in giro o reggerle il gioco. Chissà?. Scrollai le spalle per scacciare quegli strani pensieri.

Mi avvicinai ancora di più,e Mikan fece qualche passo indietro fino a avere le spalle al muro, arrossendo vistosamente. Sorrisi lievemente, mi piaceva farle quell'effetto.

-Hai la febbre per caso? Sei tutta rossa in viso- le chiesi scaltro, mi avvicinai facendo combaciare le nostre fronti.

Il suo dolce profumo di ciliegia mista a pesca m'investì.

A pochi millimetri da me avevo i suoi occhi color nocciola, ma adesso che li vedevo bene aveva anche delle pagliuzze verde smeraldo qua e là, le sue guance erano imporporate, e le sue labbra rosse e carnose erano piegate in una smorfia imbarazzata. I nostri respiri si mescolavano creando una sinfonia (non ti è venuto nient'altro in mente, questa battuta è squallida nd Natsume non è vero è...ehm è romantica! Nd me, se lo dici tu...nd Natsume ,ehi cosa intendi dire! Nd me, Lasciamo stare nd Natsume) .

Mi allontanai di scatto come se fossi stato scottato -Non hai la febbre- dichiarai noncurante, Mikan invece girò il viso dall'altra parte, sembrava quasi offesa.

-Cosa credevi, che ti avrei baciata?- chiesi prendendola un po' in giro.

-M-ma che cosa stai dicendo! Io...io non credevo proprio niente, sei uno stupido Natsume!- farfugliò cercando di evitare il mio sguardo.

-Senti chi parla Baka!- dissi calmo.

La baka in questione sembrò riprendere un po' del suo coraggio, -Come osi brutto idiota, cretino, scemo, stupido e citrullo?! Io qui non sono la stupida, l'unico babbeo qui sei tu!!!- urlò tutto questo senza riprendere fiato, e ora il suo torace si stava muovendo velocemente, sembrò sul punto di aggiungere qualcos'altro ma fu interrotta da Tsubasa, a quanto pare avevano finito le loro smancerie.

-Ehi perché stai urlando?-nel mentre diceva questo appoggiò una mano sulla sua spalla, una cosa che stranamente mi diede... fastidio.

Sospirai e mi passai una mano tra i capelli, poi come un fulmine a ciel sereno mi venne in mente il probabile motivo per cui Tsubasa e la sua compagna ci abbiano chiamato, -Perché ci avete chiamato fuori?- chiesi gelido. Tsubasa si bloccò, cominciò a boccheggiare come un pesce fuor d'acqua, forse era proprio così che si sentiva.

-Be ecco, non saprei da dove cominciare!-sembrava in difficoltà.

-Comincia dall'inizio- dissi come se fosse un fatto ovvio, infatti era così. Un fatto ovvio.

Si schiarì la voce -Ehm, ecco, Persona...- non riuscì a finire perché fu interrotto.

-Che c'entra Persona?!- chiese inquisitoria Mikan, la sua espressione ora era dura.

-Se mi lasci parlare ti potrò spiegare- ribatté stanco il ragazzo – Come stavo dicendo Persona mi ha inviato nella vostra classe per chiamarvi, aveva accennato una missione credo- Be quella non era la prima volta che inviava Tsubasa per avvisarmi per qualche missione, ma perché aveva chiamato anche Mikan, forse aveva a che fare con i suoi alice?

-Bene bene, finalmente siete arrivati- fummo interrotti da una voce melliflua e familiare.

Persona.

Nessuno osava parlare.

-Che c'è il gatto vi ha mangiato la lingua?- chiese con scarso interesse.

-Perché ci hai chiamato?- chiesi.

-Per una missione.-disse secco lui.

-Ed io che c'entro con tutto questo?- chiese muovendo le mani incapace di star ferma.

-Non fare la finta tonta.- ora Persona sembrava decisamente annoiato, come se scene del genere, per lui, siano quotidiane. Non mi stupirei se fosse veramente così.

Si stava avvicinando, l'unico rumore che si sentiva nel corridoio era il rumore dei suoi tacchi contro il pavimento. Il rumore, se si può chiamare così,sembrava quasi una melodia ipnotica.

-Io non sto facendo la finta tonta!- esclamò sulla difensiva Mikan.

-Allora...- disse riprendendo il suo solito tono di voce, avvicinandosi sempre di più a lei -sei proprio tonta-

lo sguardo di Mikan ora sembrava furioso.

Tsubasa provò, diciamo così, a distrarre Persona.

- In cosa consiste la missione?- Persona lo guardò come se fosse un insetto da uccidere, all'istante.

-Tu...- mi indicò con l'indice della mano fresco fresco di smalto, nero ovviamente -e tu...- indicò Mikan con un rapido gesto della mano curata – dovrete affrontare insieme un incarico importante, non sono ammessi fallimenti, è chiaro?!- la sua voce era autoritaria, non avrebbe ammesso repliche.

-Lei è matto! Non posso affrontare una missione il primo giorno di scuola, e per di più con quel pervertito!- l'ultima frase la disse indicandomi.

Mi vendicai.

-Ti ricordo che siamo già agli inizi di Dicembre, oggi non è il primo giorno di scuola- dissi con ghigno.

-Sì ma...- provò a ribattere debolmente, non aveva più via di scampo, lo sapeva.

-Niente ma, vi voglio vestiti eleganti per le sei del pomeriggio!- adesso sembrava più un generale che un professore.

-Il punto d'incontro?- chiese fievolmente Mikan. Sapeva di aver perso.

Persona fece un ghigno malefico -Nel bosco del Nord*.- detto questo girò i tacchi, letteralmente, e se ne andò.

-Il bosco del Nord?- sembrava tremare un po', si girò verso di me.

-Se non ricordo male il bosco del Nord è denominata anche il bosco della Paura, è così Natsume?!- chiese rivolgendosi al sottoscritto.

-Hai una buona memoria- replicai duro, avrei voluto aggiungere “ Adesso ricorderai anche quando mi hai abbandonato?!” ma mi trattenni.

-Dovremmo muoverci adesso c'è Jinno!- esclamai.

-Che cosa?! Stai scherzando vero? Oh no quello là sarà anche capace di darmi una None-star*!!- disse preoccupata.

-Be allora comincia a correre!- le dissi sbrigatvo.

 

ANGOLO DELL'AUTRICE RITARDATARIA ED IDIOTA

Me: Ciao! Come va

tutti con la forca: muori!!

me che piange dispiaciuta: mi dispiace!!! okay avevo detto che avrei provato ad essere più puntuale, è solo che ho avuto tanto da fare!

Natsume: Per esempio?

Me: Natsume da che parte stai?!

Natsume: dalla parte del più forte! Be allora dicci cosa avevi!

Me: be ecco io... io avevo le ultime verifiche, interrogazioni varie, altre storie d'aggiornare, le prove di teatro e poi lo spettacolo! ( che chi se lo chiede è andata benissimo, ho fatto sbellicare dalle risate!)

Mikan: Già lei fa la parte dell'ubriaco quindi questo lo dice lunga su di lei!

Me: Mikan anche tu?!

Natsume:Se proprio una Baka autrice dei miei stivali!

Me: Basta avete rotto andatevene via tutti!!

Allora intanto volevo scusarmi per l'enorme ritardo, anche se so già che non mi perdonerete, sigh me piange in un angolino! Comunque volevo spiegarvi i significati di alcune parole magari per chi non lo sapesse.

Sempai: indica un compagno o collega più anziano o superiore di grado che merita considerazione e rispetto.

Sensei:significa "professore", "maestro" o "dottore".

Kōhai:cioè un compagno o collega più giovane ed inesperto.

Il bosco del nord: nell'anime se non ricordo male è la casa di Mr Bear, anche qua sarà così ma l'ho voluto denominare il bosco della paura per renderlo più interessante, spero no dispiaccia a nessuno.

None-star: significa niente stelle e viene utilizzato nel manga (credo) per indicare le persone senza stelle.

Spero di non aver dimenticato altro, e so che ci sono delle parole che nel capitolo non c'è però ho voluto scriverlo nell'eventualità che ci possa essere nei prossimi capitoli.

Be spero che non faccia schifo e che vi piaccia!!

Ciaooooooooo

p.s: l'ho fatto anche più lungo!! XD !!!

 

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Capitolo 5
*** Jinno-sensei ***


Avviso che il capitolo è molto lungo, quindi mi scuso del probabile disagio, ma non potevo proprio dividere il capitolo.

Pov Mikan

 

Cominciammo a correre tra gli intricati corridoi della sezione superiore.

O meglio, io correvo a più non posso, mentre Natsume procedeva con passi lenti e misurati, senza nessuna fretta, tanto avremmo ricevuto il castigo peggiore del secolo.

Una bazzecola, niente di che.

Una bazzecola un corno, se tra cinque secondi non avesse messo in moto le sue belle (oddio ho pensato veramente belle?!) chiappe, gli avrei dato un calcio nelle parti interessate.

Il bello è che era stato proprio lui a dire di correre. Coerenza portami via.

-Muoviti!! Arriveremo in ritardo di questo passo!- esclamai spazientita dal passo poco lesto di Natsume, sembrava farlo apposta!

No, mi correggo, non sembrava.

Lui lo faceva apposta per farmi incazzare, era una delle poche sicurezze che il Karma mi concedeva.

Il troglodita incoerente sospirò rassegnato, dandomi quasi l'impressione che dovesse parlare ad un bambino particolarmente duro di comprendonio. E quel bambino, con ogni probabilità ero io.

-Tanto siamo già in ritardo, non serve a niente fare una corsa contro il tempo come stai facendo tu, finiresti in ogni caso in punizione- disse seccato.

Giuro che se non fosse per il fatto che eravamo già in un ritardo di cui Jinno sensei ci (mi) avrebbe fatto pentire amaramente, lo avrei già preso a schiaffi, no anzi a pugni.

I pugni erano più dolorosi, magari gli avrei rotto l'osso del naso, e...

-Stai rallentando il passo idiota, più rallenti più la punizione di Jinno sarà atroce- mi consigliò acido la persona che in quel momento era al centro dei miei pensieri non proprio ammirevoli.

Sfortunatamente dovetti ammettere che aveva ragione, ma non per questo avrei lasciato i miei intenti omicidi in sospeso.

-Tic tac, il tempo sta scorrendo e tu sei ancora qui, la tua punizione diventerà sempre più crudele- cantilenò.

Io sbuffai. Era peggio di una donna in menopausa.

E... e poi chi si credeva di essere quello screanzato?! Non sarei stata la sola a finire in punizione, ci sarebbe finito anche lui con me.
Be credo. 
Spero.

Te l'avevo detto Mikan, ma al giorno d'oggi nessuno ascolta la propria coscienza” mi riprese quest'ultima che rintanai immediatamente in un angolo remoto del mio cervello. Di ramanzine ne avevo fin sopra ai capelli.

 

Dopo qualche minuto, dove noi stranamente non litigammo (in realtà non ci eravamo più rivolti la parola), arrivammo davanti alla porta che conduceva alla nostra classe, e... be alla nostra (mia) punizione alla Jinno.

Avvicinai, con la lentezza esasperante di un bradipo assonnato, la mano tremolante verso l'imponente apertura in noce,e la misi con delicata gradualità sopra la maniglia in ottone. Più ritardavo il momento X, meglio era.

Continuai ad osservare la porta, cercando una qualunque illuminazione da parte dei santi Kami o di Ghandi.

Ma oltre alle venature quasi pittoresche dell'uscio, non ottenni nessuna illuminazione da parte del Grande Ghandi, o magari anche dei Kami.

E dire che il famoso vecchio indiano che vinse il Nobel per la pace anni or sono era contro alla violenza, o almeno quando era ancora in vita; ma si sa, non si è mai troppo vecchi per cambiare in peggio.

Be guardiamo il lato positivo in questa situazione in cui probabilmente ne sarei uscita nei migliori dei casi con qualche frattura, almeno non avrei più visto quel pallone gonfiato di Hyuga Natsume per un po' di tempo.

Ero anche indecisa se aprire o no, forse non c'era neanche il bisogno di dirlo.

Anche un deficiente lo avrebbe capito.

E sinceramente ero molto più orientata verso la seconda opzione che ammettiamolo chiunque avrebbe preferito, ma sapevo che se sarei scappata a gambe levate come mi suggeriva il mio istinto di sopravvivenza, mi sarei ritrovata in guai peggiori di quelli che mi aspettavano attualmente, eppure non riuscivo a trovare quel coraggio che mi portasse ad aprire la porta che mi avrebbe portato direttamente al letto di morte. E chi l'avrebbe avuto dopotutto? Nessuno appunto, quindi non posso essere biasimata per questo.

Mentre mi facevo delle seghe mentali con un pubblico immaginario particolarmente comprensivo, oltre l'asse di legno pregiato che mi divideva dalla mia meravigliosa classe, ci fu un urlo agghiacciante e poi silenzio.

La mia fervida (ed anche malata direi) immaginazione, intanto, cominciò a galoppare nelle punizioni più remote e violente.

Ma la più spaventosa di tutte era l'idea che il professor Jinno mi assegnasse una None-star. Forse vista dall'esterno sembrerebbe una cosa da nulla, ma qui dentro una None-star equivaleva ad essere una sorta di fenomeno da baraccone a vita.

Se venivo presa in giro, alle elementari per quello stupido giudizio datomi anche allora da Jinno-sensei, cosa sarebbe successo se mi avesse rifilato un'altra None-star adesso che ero alle superiori?! Non volevo immaginarlo.

Pregai con tutta me stessa il mio Karma, che il professor Jinno con gli anni avesse ammorbidito il carattere burbero, e che magari fosse diventato un gentile professore di mezza età, o ancora meglio ancora che se ne fosse andato in pensione. Anche se dubitavo di entrambe le alternative.

La prima lo aveva dimostrato l'urlo di dubbia appartenenza dietro alla porta, la seconda... be la seconda, per quanto fosse bella, era un'opzione impossibilitata visto che Natsume ilrovinasogni Hiyuga aveva esplicitamente detto che il prof. era ancora vivo e vegeto.

Ma dato che la speranza era l'ultima a morire, ed io ero fessa dalla paura, mi tenni ancorata a queste due possibilità ben remote ad avverarsi.

-Muoviti!- sbottò spazientito Natsume dalla mia indecisione (più che giustificata aggiungerei), dandomi uno spintone con la gamba, prendendomi così di sorpresa, facendomi cadere (anche se l'aggettivo più appropriato sarebbe ruzzolare) contro il portone, aprendolo.

Fantastico. Un'entrata davvero trionfale.

-Ma che ti sei fumato questa mattina, coglione rincitrullito?!- esclamai furente dimenticandomi, anche se solo per pochi secondi, dove (o meglio, con chi) mi trovassi, assumendomene così le conseguenze.

Mi ero tolta lo sfizio d'insultarlo ad alta voce, e per questo molto presumibilmente sarei finita come minimo nell'infermeria della scuola a patire di dolore.

A pensarci bene l'idea non era poi così male, avrei saltato quasi sicuramente la missione.

Forse.

Niente era sicura in quella gabbia di matti.

Niente.

-Signorina Sakura- disse una voce gelida.

Fantastico, i Kami e forse anche il grande Ghandi ce l'avevano con me, in quello non avevo dubbi.

Ero ancora per terra.

Stavo cominciando seriamente a pensare d'intraprendere una sana e duratura relazione d'interesse con il pavimento.

Il mio amore aveva bisogno di coccole, amore e rispetto, e per donarglielo doveva avere un contatto diretto con la sottoscritta, il professore invece sembrava non capire questo bisogno.

Anche lui avrà avuto una gioventù in cui faceva cazzate varie, no?
Forse.

Probabile.

Oppure, data la bellissima realtà in cui mi trovavo, la risposta molto verosimilmente era un no chiaro e tondo.

Quindi in poche parole la mia tranquilla vita liceale era andata fottere in un qualche bagno pubblico lontano da qui.

Che bella che è la vita.

È meravigliosa quanto...
Forse, a pensarci bene, sarebbe meglio evitare di offendere con epiteti 
poco carini, ma più che meritati, la vita. Lo avevo già fatto in passato ed ecco la mia situazione catastrofica, con il felice epilogo della mia improvvisa scomparsa da questo mondo.

Una vita breve ma intensa” volevo questa frase come commemorazione della mia tomba.

Riepilogando (no, non volevo crederci quindi dovevo riepilogare per forza, nella vaga speranza di un errore) la mia vita, sempre se quella si potesse chiamare vita, all'interno dell'accademia sarebbe stato peggio dell'Ade. Quasi quasi l'Ade o inferno, chiamatelo come volete, non è poi una così brutta opzione, mi chiedo se ci sia ancora qualche posto.

Ed a condire il tutto, il mio karma non aiutava.

Karma del piffero.

Dopo interminabili secondi in cui ovviamente maledii Natsume ed il mio karma mal funzionante, raccolsi (o se non altro ci provai) quel poco coraggio che avevo ed alzai lievemente il viso, interrompendo il contatto con il mio beneamato pavimento.

Era in piedi, e dalla posizione, piuttosto scomoda devo dire, in cui mi trovavo mi sembrava un gigante.

Proprio come sei anni fa.

Aveva il solito cipiglio severo che lo aveva caratterizzato da sempre, o almeno sin da quando ero venuta nell'accademia .

Era vestito con un completo rigido, gli occhi erano due fessure che mi fulminavano con lo sguardo, e in tutta sincerità non mi sarei affatto sorpresa se da un momento all'altro mi avesse fulminato, nel vero senso della parola. Ne era benissimo capace, lo sapevo.

Il mio sguardo infine si spostò sulla bacchetta che utilizzava per riportare l'ordine, e per punire chi non avesse seguito le regole, in particolar modo le sue regole.

Tremai al solo ricordo di essere stata una di quelle vittime.

Rammentai ancora la scarica elettrica che mi aveva procurato quella maledetta bacchetta. Nonostante la scossa fu di breve durata, ne uscii traumatizzata.

Il ricordo era ancora vivido.

Chiusi gli occhi per controllare il mio respiro. Stavo andando in iperventilazione.

Che bella giornata di merda.

Forse quella telefonata all'Ade la dovevo fare dopotutto, chissà magari un posticino per una ragazza sfortunata era ancora disponibile.

-Signorina Sakura, mi sta ascoltando?!- mi riprese il professore con una nota di disappunto malcelata.

E non era neanche diventato il gentile vecchio professore di mezza età che avevo tanto desiderato diventasse, né era andato in pensione dato che fino a prova a contraria e, ahimè, non ce n'era nessuna, si ergeva davanti a me in tutta la sua altezza statuaria. Non che fossi particolarmente sorpresa.

Le mie erano fin dall'inizio blande speranze su cui sorreggermi.

Per l'ennesima volta in pochi minuti maledii con il pensiero il mio karma di dubbia esistenza, mentre il professore cominciava evidentemente a spazientirsi.

-Sakura, si alzi!- riprese lui.

Guardai un'ultima volta il mio pavimento, e sospirai.

Accarezzai le sue piastrelle fredde.

Mi dispiace pavimento, la nostra storia è stata breve ma intensa.

Quella frase cominciava a piacermi, forse l'avrei presa come filosofia di vita. Sempre se sarei rimasta in vita.

Comunque dopo un'ultima occhiata di dispiacere e rammarico indirizzato a vuoto per gli altri, alla pavimentazione per me, mi alzai con poco entusiasmo.

Mi lisciai la gonna spiegazzata con gesti bruschi e nervosi, con l'unico (disastroso aggiungerei) risultato di peggiorare la situazione in generale, ottenendo così un'occhiata (l' ennesima in poco tempo) di biasimo da Jinno-sensei.

Cominciamo bene.

Abbandonai così i miei buoni, buonissimi, propositi di migliorare la mia gonna, che probabilmente aveva visto tempi migliori, ma poi, dovetti dubitare di questa magra consolazione visto che gli unici tempi che aveva avuto modo di vedere era stato insieme alla sottoscritta.

Povera sottana, ti posso capire. Più o meno.

-Adesso spero vogliate spiegarmi il perché di questo ritardo- quella frase normalmente sarebbe stato una richiesta più che altro, magari anche un po' severa, ma pur sempre una richiesta, invece quando la locuzione uscì dalla lingua biforcuta del mio amabile professore di matematica assomigliò più ad un intimazione di un tiranno pronto a tagliarti la testa in due. E non era molto rassicurante che il tiranno in questione fosse il prof. Jinno. Sembrava la versione giapponese di Adolf Hitler. Ed in tutta sincerità avrei scelto il pericoloso tedesco razzista.

Sempre meglio di Jinno.

-B...be ecco professore, i...io cioè noi, cioè sì, be si ecco possiamo spiegare-.

Brava Mikan ottimo lavoro, una spiegazione impeccabile...

Ma col cavolo, “possiamo spiegare” ma che razza di scusa sarebbe?!

Non che ci volesse qualche scusa visto che teoricamente ci aveva chiamato fuori un professore, ma dubito che se qualcuno (sopratutto Jinno-sensei) a cui stai su enormemente, ti stesse minacciando di morte certa con lo sguardo (sopratutto con il suo sguardo), e con una bacchetta che ti aveva traumatizzato in passato, riusciresti a parlare coerentemente. Sfido io chi ci riuscirebbe.

Spostai lo sguardo verso Natsume nell'inutile speranza che lui mi potesse aiutare in un qualsiasi modo.

Idiota, cretino, scemo. Quelli furono gli epiteti più carini e meno osceni che la mia mente riuscì a perire per descriverlo in quel momento quel vigliacco arcaico.

Non solo non stava facendo nulla per salvarci (okay, per salvarmi) da quella situazione assurda, ma sembrava anche vagamente divertito nel vedermi in difficoltà.

Lo odio, lo odio, lo odio.

L'ho già detto che lo odio?!

Digrignai i denti per la rabbia e la profonda avversione che provai verso quell'emerito balordo. Se finivo io nei guai ci finiva anche lui, eravamo nella stessa insicura zattera, la barca sarebbe anche fin troppo rassicurante, quindi a rigor di logica avrebbe dovuto salvarsi le chiappe, magari aiutando anche me.

Non gli costava nulla.

Più o meno, ma almeno avrebbe fatto la prima cosa utile in vita sua. Non era mai troppo tardi per imparare.

E invece no!

Doveva divertirsi guardando una povera studentessa appena arrivata (cioè io) che si umiliava davanti al professore più spregevole della scuola, per cercare una scusa abbastanza tangibile per salvare le chiappe ad entrambi.

Certo, dovevo ammettere anche che la studentessa in questione aveva già la scusa perfetta (ed era pure la verità) ma se la stava praticamente facendo addosso per poter solo spiccicar parola e salvarsi dalla punizione del prof.

Comincio a credere che in questo istituto la logica non funzioni molto bene, e le mie beneamate capacità di razionalismo se ne stessero andando allegramente a quel paese.

Magnifico, un primo giorno con i fiocchi.

Meglio di così non poteva andare.

-Sto aspettando- disse l'oggetto o meglio la persona che incuteva (a me sopratutto) timore, per quanto stupida potessi essere (so di non essere il massimo dell'intelligenza ma non l'avrei ammesso ad alta voce neanche sotto tortura, sopratutto davanti a quell'idiota indisponente che portava il nome corrispondente a Natsume il troglodita) ci tenevo a rimanere in vita, dopotutto ero ancora troppo giovane per morire.

Oh avanti, chi avrebbe parlato in modo costante e lineare mentre il suo sguardo sembrava poter fulminare qualunque cosa, con o senza alice?!

Mi schiarii la voce, per guadagnare tempo prezioso. Tanto prezioso quanto inutile, ma ad ogni modo di valore.

-Ehm, sì, ecco, credo che Natsume possa spiegare tutto!- dissi con impetuosità.

-Io cosa?- finalmente intervenne.

Be in realtà lo aveva praticamente forzato, ma quelli erano piccoli ed insignificanti dettagli (che facevano la differenza, ma anche questi erano dettagli trascurabili), l'importante era che fosse intervenuto, e così facendo avrei potuto lasciare tutto il fardello della conversazione con il temibile professore a Natsume.

Sono un fottuto genio e poi dicono che sono stupida (in realtà sei tu che ti sei data della stupida nd me, Mikan non mi ascolta e comincia a fare una risata malvagia, sono un fottuto genio muahahahah nd mikan, smettila stai spaventando le lettrice, sei vagamente inquietante nd Natsume, Mikan non ascolta neppure lui, conquisterò il mondo muahahahah, okey basta, il mio momento di genialità è finito, evaporo nd Mikan -.-' nd me e Natsume, °_° nd lettrici sconvolte).

 

Pov Natsume

-Tu spiegherai il perché siamo usciti nell'ora precedente- rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Aveva dipinto nel viso un sorrisetto idiota che probabilmente voleva spacciare per un sorriso malvagio.

Presumibilmente, no sicuramente si stava elogiando per il suo lampo di (scarsa) genialità

Sul mio volto si dipinse un ghigno, quest'anno si prospettava piuttosto divertente.

-E perché dovrei Sakura? Hai cominciato tu quindi ti lascio l'onore di finire- dissi marcando con sottile sarcasmo il suo cognome.

Lei mi guardò spaesata, non sapeva cosa rispondere, il mio ghigno si allargò ulteriormente.

Nella sua permanenza nell'accademia le avrei riservato un trattamento speciale. Su quello non c'erano incertezze.

Dopo poco sembrò riprendere un pizzico di coraggio, anche se secondo me il tipo di coraggio che usava Mikan si avvicinava decisamente più alla stupidità, ma dopotutto il mio era solo un umile punto di vista di un gran figo intelligente, in cerca di una vendetta sanguinaria.

C'era un sottile confine tra coraggio e stupidità e qualcosa mi diceva che Mikan aveva superato quel confine già da tempo.

-Lo puoi benissimo dire tu, oppure hai paura?!- mi sfidò quell'insulsa, idiota incosciente.

-Secondo me l'unica che ha paura in questa stanza sei tu, e qualche studente, di certo non io- dissi calmo, senza troppi giri di parole. Con Mikan era meglio essere il più diretti possibile, non era il tipo che afferrava i doppi sensi con rapidità.

In realtà a volte non li afferrava proprio.

O almeno così era alle elementari.

Gonfiò le guance rosee offesa, proprio come un bambino a cui non veniva dato il giocattolo desiderato per Natale. Quando faceva così stava cercando di guadagnare di tempo, pensando ad un modo per ribattere. Un modo stupido solitamente.

Era rimasta tale e quale a sei anni fa.

Proprio una bambina.

La bambina che mi abbandonò.

Si avvicinò ulteriormente, mi arrivava a malapena all'altezza del petto, quindi fu obbligata ad alzare il viso per guardarmi meglio per fulminarmi dritto (o obliquo data la sua scarsa altezza) negli occhi.

Le sue iridi color nocciola nei miei rossi.

Decisamente una strano accostamento cromatico.

Al contrario della maggior parte del corpo studentesco, nei suoi occhi non leggevo inquietudine, c'era solo furia e livore.

Non aveva angoscia a mostrarmelo.

Era proprio un'imbecille.

Un'imbecille interessante.

-Non farò il tuo stupidissimo gioco!- sibilò guardandomi sfrontata.

Nel mio viso riapparve un sogghigno forse non proprio rassicurante per chi si trovava di fronte al sottoscritto. Mi abbassai alla sua misera altezza da nanetta.

La guardai bene, i grandi occhi erano di un colore indefinito.

Al primo impatto sembravano di un banale color nocciola, ma se si guardavano meglio avevano delle pagliuzze verdi attorno all'iride castana, ecco perché lo definivo un colore ambiguo.

Proprio come lei.

Gli occhi erano ricoperte da lunghe e folte ciglia, il viso aveva lineamenti delicati, e la pelle era lattea e pura. Attorno al naso leggermente all'insù si potevano notare piccole lentiggini, che la facevano sembrare ancora più infantile.

Le labbra erano carnose, morbide e rosse.

Labbra su cui mi sarei sicuramente avventato, se non fosse per il fatto che il soggetto in questione era la persona che più disprezzavo al mondo. O almeno in accademia.

Dovevo ammettere, però, che era diventata una bella ragazza, ma questo non avrebbe alleggerito i miei intenti vendicativi contro di lei.

Questo mai.

-Sai, lo stai già facendo da tempo il mio gioco- sussurrai suadente all'orecchio della piccola impertinente.

Lei si chiuse con irruenza le orecchie, nascondendole con i lunghi capelli castani, e con uno scatto repentino si allontanò da me, borbottando qualcosa simile a “brutto pervertito” con vivaci accostamenti di oscenità che non sto qui a dirvi.

Pervertito forse, ma di certo non brutto.

Il sensei alzò il sopracciglio scettico.

-Spero che adesso che avete confabulato alla ricerca di qualche discolpa, vogliate spiegarmi il perché di questo ritardo, oppure è una questione top-secret?- l'ultima espressione era carica di sarcasmo.

Un sarcasmo che la nuova studentessa non colse.

Mi meraviglio di quanto possa arrivare lontano la sua ingenuità (o stupidità, dipende dai punti di vista).

-Non c'è nulla di top-secret sensei né stiamo inventando delle scuse, semplicemente siamo indecisi se dirlo io o Natsume, ma sinceramente Natsume è molto più bravo a nascondere la paura al contrario di me e...- s'interruppe a metà frase, accorgendosi di aver parlato troppo.

E quindi aveva paura del sensei. Questa proprio non me l'aspettavo.

Il fatto parlava chiaro allora, da qualche parte nel suo cervello bacato c'era un minimo di senso di sopravvivenza.

-Ah, e quindi la nostra povera studentessa è inquieta vicino al sottoscritto?! Non lo sa che a volte sarebbe meglio tenersi certi fatti per sé? Mi sa che alla signorina le ci vuole una bella punizione- disse con tono di beffa.

La sua espressione, mentre diceva questo, non era cambiata di molto, quella di Sakura, invece, era il ritratto del terrore.

Lei sapeva quanto fossero dolorose le punizioni del prof. Jinno.

Avrei dovuto essere soddisfatto nel vedere l'espressione impaurita, anzi terrorizzata ed angosciata di Mikan eppure... non so, non sentivo nulla.

Il nulla più totale.

 

Pov. Mikan

Guardai con gli occhi spalancati dal terrore la bacchetta di Jinno-sensei. Lui si avvicinò ed io istintivamente feci un passo indietro, volsi lo sguardo verso Natsume.

Quello fu un grosso errore.

Non solo lui non sembrava voler intervenire a mio favore (cosa di cui ero abbastanza certa data la posizione rilassata), ma sembrava anche vagamente compiaciuto, e questo, per un motivo o un altro, faceva incredibilmente male, anche più della scarica elettrica che mi avrebbe colpita da lì a poco.

Che stupida!

Cosa mi aspettavo da uno che mi aveva abbandonata senza battere ciglio?! Che forse sarebbe venuto a trarmi in salvo? No, lui non si sarebbe mai scomodato per un'inutile ragazzina che odiava.

Al solo pensiero nasceva in me furia contro Natsume, e disprezzo per me stessa.

Mi disprezzavo, quasi mi disgustavo per essere così debole. Non riuscivo a dimenticare il passato come aveva fatto Natsume.

Il passato era passato, questo era il presente.

Un presente dove io e lui ci odiavamo a vicenda.

Dove lui mi aveva abbandonata, quella lontana sera si sei anni fa.

Quella sera in cui i miei alice sparirono.

Sentii un pizzicore fastidioso alle mani.

“No, non adesso,ti prego” pregai il mio karma o qualunque altra divinità presente sulla terra.

Il pizzicore si attenuò leggermente ed io sospirai di sollievo, appuntando mentalmente di ringraziare i santi Kami che mi avevano aiutata (be fino ad un certo punto).

Solo allora mi accorsi che il prof. Jinno era davanti a me in tutta la sua altura, stava brandendo la sua bacchetta pronto a punirmi.

Io chiusi gli occhi ed alzai d'istinto le mani, magari per parare e rendere un po' meno doloroso il colpo di fulmine che avrei ricevuto.

Sapevo che in realtà sarebbe stato inutile, avrebbe fatto male comunque.

Il colpo arrivò.

 

Pov. Natsume

Mikan alzò le mani per parare il colpo.

Baka, ecco cos'era.

Non avevo altre parole per descriverla.

Non avrebbe di certo reso il colpo meno doloroso, si sarebbe solo ustionata le mani.

Be quella era una sua scelta, non era affar mio per certo.

Il sensei colpì.

Non successe nulla.

Assottigliò lo sguardo, segno che era infastidito.

-Stai usando il tuo alice, ragazzina- affermò.

Stavolta non usò titoli onorifici pieni di dileggio e scherno verso la studentessa.

Quindi Mikan aveva deciso finalmente di usare il suo misterioso alice.

L'alice dell'annullamento.

Il suo longevo alice.

E dire che mi ero quasi incuriosito. Quasi.

Un potere del genere le permetteva a malapena di difendere se stessa.

Un alice completamente insulso, inutile in poche parole.

Mi chiedo perché Persona l'abbia mandata in missione con me, dopotutto sapevo difendermi benissimo anche senza una sciocca ragazzina tra i piedi.

Lui lo sapeva bene.

Allora perché?

Scossi il capo, non doveva importarmene cosa diavolo pensasse quell'uomo dalla mentalità estremamente contorta e malata.

Guardai nella direzione di Mikan, aveva un'espressione stupita.

Il suo viso esprimeva solo questo.

-Io... cosa?!- chiese.

Anche il suo tono esprimeva semplice e genuina sorpresa.

-Hai usato il tuo alice in classe contro il tuo professore, ed ora...- fece una piccola pausa dove lui sorrise glaciale, avrebbe fatto venire i brividi a chiunque.

-Ne pagherai le conseguenze.-

 

Pov. Mikan

Ero confusa.

Come potevo aver utilizzato l'alice dell'annullamento senza neppure accorgermene?!

Era... impossibile.

Era vero che non riuscivo ancora a controllarlo bene ma non credevo di essere rimasta un principiante in tutti i sensi.

Provai a chiedere informazioni, sperando di aver sentito male.

-In che senso scus...- non riuscii a finire la locuzione.

Sentii una scarica elettrica trapassarmi.

La scarica era potente. Più forte della volta scorsa.

Dopo soli pochi secondi non riuscivo a stare in piedi.

La scarica continuò senza fermarsi, incurante della sofferenza che mi procurava.

Annaspai in cerca di ossigeno per alimentare i miei polmoni, senza mai trovarne abbastanza.

Mi misi in ginocchio nella speranza che lo strazio si attenuasse un poco, invece quest'ultimo aumentò.

Mi morsi il labbro per non urlare.

Quello mai.

-Quindi opponi resistenza ragazzina?- chiese retorico

Un piccolo sorriso di vittoria m'increspò lievemente le labbra ormai graffiate e sanguinolenti.

-Dovrò aumentare un pochino l'intensità- finì senza pietà.

A causa dell'energia della scarica che mi fluiva dolorosamente in corpo non riuscivo a distinguere niente, vedevo tutto sfocato.

Strinsi forte la gonna ormai sgualcita, per farmi un po' di coraggio.

Non lo avrei mai pregato per nessun motivo.

Mai.

 

Pov. Natsume

Era stupidamente coraggiosa.

Ritiro tutto quello che ho detto sul suo istinto di sopravvivenza. Non ne ha neanche una briciola.

Avrebbe potuto pregarlo di smetterla, e con molte probabilità lui le avrebbe dato ascolto, felice di averla umiliata.

Lei lo sapeva.

Invece a parte qualche piccolo gemito di dolore dalle sue labbra non fuoriusciva nient'altro.

E questo irritò maggiormente il sensei.

L'intensità aumentò tanto da riuscire a vedere la scarica opalescente che fuoriusciva dalla bacchetta del sensei.

Se non si fermava Mikan non ce l'avrebbe fatta per certo.

Non sarebbe stato una bella fine morire il primo giorno di scuola.

Guardai i miei compagni.

Erano muti, c'era chi sorrideva soddisfatto (tra questi c'era Sumire la gallina), e c'era chi guardava la scena impaurito, incapace di intervenire.

Ma perché quella beota quando era il momento non usava il suo insignificante alice?!

 

Pov. Mikan

Non sentivo quasi più le fitte che mi trapassavano l'epidermide. Quasi.

-Riesci ancora a resistere- non era una domanda, la sua era una constatazione.

Sorrisi di nuovo. Un sorriso più stanco che assomigliava per lo più ad una smorfia.

Sì, riuscivo ancora a resistere.

-Che irrispettosa- riprese, aumentando, se possibile l'intensità elettrica.

-Sensei potrebbe smetterla di tormentare quella ragazza?- chiese retorica una voce femminile interrompendo l'intento omicida del professore.

Quella voce assomigliava a...

-Signorina Imai, non s' intrometta o sarò obbligato a colpire anche lei- disse a mo' di rimprovero il professore, dimenticandosi della sottoscritta e della sua punizione .

Hotaru? Che ci faceva lì?

La risposta arrivò da sola, mentre il sangue ricominciava a fluire normalmente nell'encefalo.

Io ero in accademia ed Hotaru viveva lì.

Volevo vederla, sentirla, toccarla, e magari anche picchiarla per non essersi fatta sentire in quegli anni.

Neanche una volta.

E prima che me ne accorgessi, l'ambiente divenne lugubre e silenzioso.

Ero tornata sola.

 

Pochi minuti prima

 

Una bella quanto eccentrica ragazza sfrecciava con una sorta di monociclo tra i corridoi ormai vuoti della sezione superiore.

La gonna svolazzava sbarazzina, mentre i corti capelli neri venivano smossi dal leggero venticello creato dalla velocità del mezzo.

-Hotaru aspettami! Che fretta c'è?!- esclamò un ragazzo che correva trafelato, cercando (inutilmente) di raggiungere il veloce veicolo.

Aveva morbidi capelli dorati che gli ricadevano negli occhi dalle iridi celesti e gli zigomi delicati lo facevano assomigliare tutto e per tutto ad una reincarnazione del principe azzurro.

Forse era per questo che Naru lo sceglieva spesso per recitare in quell'infausto ruolo, durante i festival della cultura. Un ruolo che, inutile dire, detestava dal profondo del cuore.

Probabilmente un odio scaturito dal fatto che la bella ragazza davanti a sé, riuscisse sempre ad immortalarlo in momenti non proprio...garbati, per poi ovviamente minacciarlo.

Hotaru si girò, rivelando così due grandi occhi ametista ed un viso inespressivo.

-Sei troppo lento- disse solo, con voce atona, senza però rispondere in modo diretto alla domanda posta dal ragazzo.

-Ti ricordo che oltre a non avere né l'alice della velocità né un marchingegno che mi porti a zonzo dovunque io voglia senza fare la benché minima fatica...- s'interruppe alludendo al mezzo su cui era posta comodamente la ragazza - Ho dovuto affrontare una missione faticosa e sono stanco morto.- finì scocciato dalla diffidenza che la sua parabatai* dimostrava .

Hotaru scrollò le spalle fasciate dal maglioncino blu della divisa che le ricopriva il seno florido e le curve armoniose.

Se non fosse per il suo caratteraccio, ed il fatto che lo facesse sgobbare sfruttando spudoratamente il suo lato cavalleresco, Ruka l'avrebbe considerata una ragazza decisamente attraente; ma dato le caratteristiche non irrilevanti appena sopracitate che non poteva di certo ignorare, la considerava a mala pena un essere umano di sesso femminile. In realtà faticava anche a credere che fosse un essere umano classificabile.

-Sono affari tuoi Ruka, e poi la missione l'abbiamo affrontata insieme, non sei l'unico stanco- il suo tono non era cambiato di una virgola, anche se per una volta non gli aveva risposto a monosillabi com'era solita fare.

-Allora perché hai insistito tanto per andare a scuola?! Tra qualche ora dovremo affrontare un'altra missione di massima importanza... e che cavolo Hotaru, ma mi ascolti?!-disse non esattamente gioviale dato che era stato buttato dal giaciglio caldo e confortevole su cui aveva dormito i primi preziosi ed intimi cinque minuti da quando era rientrato da quella missione insonne.

Inutile dire che la piccola canaglia oltre a sembrare fresca e riposata lo aveva preso a calci nel culo per svegliarlo come dio comanda.

Quella psicopatica lo aveva anche minacciato con foto a dir poco imbarazzanti (molte fatte durante le prova di teatro, altre negli spogliatoi maschili) di cui non conosceva neanche l'esistenza, dicendogli che se non l'avesse seguita avrebbe inviato quelle rappresentazioni, in cui decisamente non dava il meglio di sé, in tutti gli apparecchi elettronici di cui disponeva la scuola, e magari spacciandoli anche al suo fan club. Ed adesso eccolo qua a correre dietro a quell'arpia che lo stava facendo correre dalla sua stanza nei dormitori speciali che, ahimè, era di una lontananza considerevole dall'aula dove solitamente tenevano le lezioni che a quanto pareva era la sua meta predestinata, mentre lei utilizzava comodamente quello stupido monociclo senza ruote a propulsore magnetico.

E per di più i motivi per cui aveva avuto un risveglio tanto affettuoso (sempre se affettuoso si potesse considerare una ragazza che ti faceva vedere il buongiorno a suon di calci in posti di cui sarebbe disagevole soltanto parlarne. Quella pazza non sapeva neanche cosa significasse il pudore. Un sostantivo che lui invece aveva ben chiaro), erano a lui ignoti.

Dire che era incazzato era poco. Troppo poco.

La ragazza dai corti capelli neri si girò di nuovo con estrema calma.

-Hai detto qualcosa Ruka?- chiese inarcando un sopracciglio.

Il povero ragazzo ignorato roteò i begli occhi chiari, esasperato quanto abituato dal menefreghismo che caratterizzava la ragazza che lo accompagnava nella maggior parte delle missioni in cui prendeva parte.

Si armò di santa pazienza pregando i Kami o una qualche divinità di passaggio di aiutarlo in questa nobile causa.

Rimasero in silenzio, lei mentre muoveva agilmente l'aggeggio, come l'aveva affettuosamente (si fa per dire) appellato Ruka, tra gli aggrovigliati corridoi e lui mentre correva trafelato dietro al confortevole trasporto della fanciulla.

 

I due ragazzi arrivarono finalmente a destinazione.

Hotaru, fresca e riposata come non mai, scese dal comodo attrezzo, mentre quest'ultimo si rimpicciolì, con vari e complicati meccanismi, in un piccolo cubo metallico, che si posò con un tonfo nella costosa pavimentazione adiacente al corridoio.

La ragazza si abbassò leggermente per prendere l'oggetto portandoselo in una tasca della gonna scolastica.

Invece Ruka, che ormai aveva il fiato corto e qualche piccola goccia di sudore che gli imperlava la fronte perlacea, provò a simulare una frase di senso compiuto, dato che gran parte della sua scorta di ossigeno era andata a quel paese con tanti bei saluti.

-Adesso...- cercò di prendere un scorta ingente per riempire i suoi polmoni provati.

Riprovò a riformulare la frase.

-Adesso... adesso Hotaru, tu mi devi una spiegazione per i calci di questa mattina- incastrò i suoi occhi cerulei su quelli ametista della ragazza.

Santissimi Kami, come poteva una fanciulla dagli occhi così suggestivi e rari ad essere una despota? Non poteva essere una ragazza dolce e carina...o soltanto lontanamente normale?

I grandi misteri della vita, Ruka. Misteri della vita.

Lei invece lo guardò come se fosse un tirocinante idiota a cui doveva spiegare più volte una formula di semplice applicazione.

Effettivamente Hotaru non aveva una grande considerazione per il suo affascinante parabatai. Forse attrazione fisica, ma niente di più. Per lei rimaneva il suo schiavo personale.

Punto e basta.

-Allora?- chiese lui impaziente, picchiettando le scarpe nere slacciate. Be come avrebbe potuto allacciarle, lei non gliene aveva lasciato il tempo.

-Allora niente- disse Hotaru, lasciando di stucco lo sventurato ragazzo che si era sorbito i suoi calci come sveglia.

-Come niente?!- non solo quella folle lo aveva obbligato a correre come un cretino per tutta la scuola, minacciandolo con foto di dubbia legalità ed averlo preso a pedate, ma adesso gli rispondeva con un magro niente?! La tolleranza che aveva cercato di racimolare pregando Dei di incerta esistenza andò a fottere senza tanti complimenti.

-Niente un cazzo! Mi hai svegliato a calci, minacciandomi, e denudandomi dei miei vestiti per indossare l'uniforme ed adesso mi dici niente?- Hotarulo lo fissò.

-Sì- fu l'unica risposta che uscì dalle morbide labbra rosee della squilibrata.

-Tu sei pazza, almeno sei cosciente di questo?- non c'era la benché minima ironia nella locuzione del ragazzo.

-Forse- rispose vaga.

Sì, decisamente era una psicopatica, fu la saggia sentenza del biondo principe reincarnato.

-Bene entriamo- disse sospirando il buon ragazzo, ormai stufo di arrovellare l'encefalo già duramente provato, per capire gli strani meccanismi del cervello della oramai sedicenne Hotaru.

Tanto era inutile, quell'arpia avrebbe sempre trovato un qualcosa che lo avrebbe imbarazzato o sorpreso. Più imbarazzato che sorpreso probabilmente.

-Ti lascio l'onore- disse la tiranna con lieve ironia.

Un'ironia che di certo non aveva intuito dalla sua espressione costantemente indifferente, tant'è che si è chiesto più volte se avesse una paralisi facciale in stadio avanzato.

Semplicemente gli veniva ormai naturale cogliere quelle piccole, minuscole, sfumature nella voce atona.

Be dopo aver sopportato le sue angherie, i momenti imbarazzanti che inevitabilmente gli procurava e le missioni...dopo un po', come dire, ci si abitua.

Un po' come quando vai a vivere in un paese straniero di cui non conosci minimamente la lingua ma che dopo un certo periodo di tempo è quasi un obbligo tacito averla imparata. Magari non alla perfezione, ma abbastanza da riuscire a capirla.

Volente o nolente.

Lui era decisamente nella seconda sponda.

-Se non vuoi aprire basta dirlo...principino pisciasotto-

Il viso di Ruka passò a varie sfumature di colore, tant'è che la stessa Hotaru reputò talmente interessanti da ripromettersi di studiarne il fenomeno nel suo laboratorio personale che la scuola le aveva gentilmente concesso (merito in realtà dei numerosi premi in denaro e riconoscimenti vinti da lei) utilizzando ovviamente come cavia il suo parabatai. In caso di rifiuto di quest'ultimo, bastava prendere qualche foto disagevole e minacciarlo. Facile come bere un bicchiere di H2O*.

-Adesso...- il ragazzo ancora rosso in viso deglutì rumorosamente prima di mettere la grande mano lattiginosa sopra la maniglia ancora tiepida, segno che qualcuno era entrato pochi minuti prima.

-Adesso la apro- disse con una serietà tale da far roteare i begli occhi della giovane sedicenne d'innanzi a se.

-Sei noioso, muoviti- disse quest'ultima con tono aspro.

Il giovine non fece in tempo a risponderle per le rime come era solito fare, dato che un mano gli arrivò vicino al viso. Troppo vicino.

-Se non apri quella porta entro tre secondi, ti giuro sui miei più preziosi esperimenti che ti farò passare il bimestre peggiore della tua misera vita- nonostante il suo fu un sussurro appena pronunciato, accompagnato dall'espressione annoiata, il suo tono tradiva un tremore che a Ruka sembrò qualcosa di simile ad un'ingente quantità di impazienza, cosa decisamente insolita per la ragazza. Ovviamente non essere impaziente, quello era all'ordine del giorno, ma Hotaru per quanto fosse inquieta non ne lasciava mai trapelare, o almeno non così tanto.

Ruka.... la tua parbatai è pur sempre un essere umano, non è strano che qualche volta lasci trapelare un pizzico di emozione dalla voce, non dovresti esser così sorpreso” lo riprese la sua coscienza decisamente più matura e preparata.

-...1- stava seriamente contando.

Cattivo segno Ruka.

-...2-

Oggi morirai per mano di una psicopatica schizzata.

-...3-

Prima che Hotaru pronunciasse l'ultima agognata lettera che componeva l'infausto numero,e di cui lo sventurato Ruka non avrebbe avuto un bel ricordo, la serratura scattò. Come se fosse stato qualcosa a smuoverla, dato che il ragazzo non aveva ancora abbassato la maniglia.

I due si scambiarono un solo sguardo, simile a quelli che utilizzavano in missione, ed entrarono con inconsueta sintonia.

 

Qualcosa di fresco, assomigliante ad un leggero venticello primaverile, uno di quelli che scuoteva i grandi alberi di ciliegio di cui l'accademia era ricca, colpì il giovane viso di Hotaru con leggerezza, come una presenza invisibile.

-Aiuto- sembrava dire.

Solo quello.

Volse lo sguardo alla cattedra, dove di consueto c'era Jinno che spiegava mantenendo quei suoi occhi glaciali puntati sui suoi poveri studenti, ma lo spettacolo che le si parò davanti era di sicuro peggiore.

Una ragazza dai capelli castani era ridotta in ginocchio, mentre Jinno d'innanzi a lei volgeva la bacchetta da cui fuoriusciva una scarica semitrasparente.

La giovine non urlava dal dolore, non piangeva, non chiedeva pietà, rimaneva semplicemente in quella posizione sofferente.

Assomigliava a lei.

Ma non riusciva a vederle il viso, nascosto dalla chioma castana, per poter dare un simile giudizio su chi fosse. Eppure il panico, o qualcosa di simile, le salì appesantendole l'organo muscolare* nel suo seno sinistro. Sentiva i suoi battiti divenire pian piano sempre più irregolari.

Paura.

Era quello il nome di quella emozione negativa che le appesantiva le viscere.

Ma paura di cosa?

Dell'incolumità di quella ragazza così somigliante a Mikan? O forse era perché una parte di sé aveva riconosciuto la vecchia amica su quel corpo un po' più maturo?

Hotaru preferì non rispondere ne l'una ne all'altra domanda posta probabilmente da una zona del suo encefalo, con cui ancora non aveva spartito alcuna relazione, data la sua scarsa, o meglio inesistente, presenza nell'andamento di crescita della ragazza. E di certo quest'ultima non voleva avere una connessione stabile con questa area a lei del tutto sconosciuta. Per lei quella fascia che ne rappresentava il suo essere emotivo la rendeva più debole, senza poter trovare appigli nella logica, perché si sa le emozioni, per quanto possano essere in ambito scientifico una semplice scarica di adrenalina e quindi una mera illusione su cui l'essere umano si arpionava, ti intrappolavano in una gabbia senza uscita, senza razionalità.

La voce, mentre stava facendo queste profonde riflessioni, uscì da sola, come se fosse comandata da un'altra presenza.

-Sensei potrebbe smetterla di tormentare quella ragazza?!- Ruka si mise a fissare la sua parabatai, con una lieve ruga di preoccupazione ad increspargli il viso.

La voce uscì calma, o meglio, apparentemente calma. Perché a Ruka, in tutta quella tranquillità vocale, gli parve di sentire l'aura negativa che circondava Hotaru, e quindi probabilmente era arrabbiata. Molto arrabbiata.

Sentì i peli biondi che gli costernavano l'epidermide degli avambracci rizzarsi per la pelle d'oca. Perché quando Hotaru era incazzata poteva succedere di tutto, dalla pioggia di pandacorni all'apocalisse.

Tutto.

Il ragazzo guardò, con segreto tremore, l'origine della collera della sua pericolosa parabatai.

Una ragazza inginocchiata dal probabile dolore che stava patendo in quel momento, mentre il sensei la guardava con disprezzo e cattiveria.

La fanciulla assomigliava incredibilmente a lei.

Il suo primo amore.

Il prof. Jinno non appena si accorse che la frase era rivolta a lui, si girò con accurata lentezza verso la sua prossima vittima carneficiale, interrompendo così l'efficacia del suo alice su quella studentessa che attirava così tanti ricordi nei tre missionari attorno a lei*.

-Signorina Imai, non s' intrometta o sarò obbligato a colpire anche lei- disse con inconsueta calma, accorgendosi che il suo avversario non era alla sua estesa portata, ed in segno di sconfitta, posò la sua beneamata bacchetta grigia metallica sopra la cattedra.

Incoerente.

Ecco come lo avrebbe descritto Hotaru se Naru le avesse chiesto di descrivere il professor Jinno in uno di quelle strambe tracce che metteva nei temi di giapponese moderno*. Non feroce e senza pietà come l'avrebbero descritto molti dei suoi compagni, ma , incoerente e con un gran senso d'inferiorità di se stesso. Ma si sa, Hotaru aveva una visione del mondo completamente diversa e magari anche strana dalla maggioranza dei ragazzi poco maturi che componevano la sua classe.

Un tonfo fece volgere molti sguardi, tra cui quello dei due parabatai e del missionario solitario.

La giovane aveva perso i sensi.

Il ragazzo dalle intense iride scarlatte rimase con uno sguardo impenetrabile, impossibile da capire persino dal suo migliore amico.

Forse la cosa non gli importava più di tanto.

-Prendetela e portatela in un'infermeria- disse poco interessato, mentre con calma ritornava alla sua postazione, pronto a ricominciare la noiosa lezione di geometria analitica che stava tenendo ai suoi vogliosi studenti.

-Il primo criterio di congruenza consiste nel...- riprese con voce atona, girando il corpo verso la lavagna per scrivere vari esempi dell'argomento che stava spiegando.

Un argomento decisamente troppo semplice per l'intelligente Hotaru, che si prese la briga di vedere se la vittima appena salvata fosse ancora viva.

Cercò di sentire il battito cardiaco della ragazza come suo fratello, ormai un medico piuttosto famoso, le aveva insegnato per casi di necessità.

Casi che in tutta sincerità Hotaru non avrebbe messo mano, ma quella era un'eccezione.

Era viva, per fortuna.

Le guardò il viso disteso.

Era bella.

Era diventata bella, si corresse mentalmente, perché ormai non c'erano dubbi, era lei.

Mikan.

-È lei, vero?- le sussurrò il suo affabile parabatai.

Annuì in segno di affermazione, mentre cercava con scarsi risultati, di coricarla nelle spalle.

Oltre ad essere diventata bella era diventata anche piuttosto pesante constatò sbuffando la bella giovine.

-Su da a me- disse convinto il ragazzo con un piccolo sorriso che gli illuminava il volto, divertito probabilmente dalla piccola debolezza che aveva appena dimostrato.

Ma prima che il corpo ormai fiacco della fanciulla venisse messo al sicuro nelle braccia del principino, venne rapito con rapidità da Natsume, stanco di aspettare e voglioso di saltare la lezione del professore.

La coricò con poca finezza nella spalla destra, facendolo effettivamente assomigliare ad un barbaro che aveva appena catturato una nuova schiava di piacere.

I tre, con un Ruka ancora scioccato, si incamminarono verso l'uscio.

Hotaru però si girò, guardando con disprezzo il professore che ancora stava spiegando complicati teoremi che per lei erano di facile comprensione.

-Professore, ci potrebbe indicare in quale infermeria...- ma prima che finisse la frase, l'uomo la liquidò con un gesto sbrigativo, aggiungendo un borbottio di cui la giovane missionaria capì solo ”Hiyuga”, ma scrollò le spalle ed uscì dalla classe chiudendo con forza la porta.

 

DIZIONARIO

Parabatai: Per chi non avesse letto Shadowhunters, i parabatai sono due missionari che sono piuttosto uniti. Nel capitolo, o meglio nella storia dato che comparirà sempre più spesso, ha un significato decisamente più tecnico e meno emotivo, in cui due missionari sono obbligati ad andare nelle varie missioni assieme.

Ammetto che nella prima parte della spiegazione non sono stata moto chiara, ma questo perchè se qualcuno ha intenzione di leggere la saga, o perlomeno il primo libro, non gli rovinerò la sorpresa.

Se ci sono altri termini magari poco chiari e/o poco comprensibili, chiedo gentilmente a te lettore di avvisarmi.

 

SPAZIO DELL' “”AUTRICE”” MOLTO, MOLTO, MOLTO RITARDATARIA

 

Allora....”me che schiva dei pomodori marci”, da quanto tempo non ci sentiamo?!

N: 6 mesi per la precisione

Me: Shhhhhh

Come stavo dicendo....vi chiedo umilmente di perdonarmi!!

me che si inginocchia mentre scrive al computer

Ma stavolta la colpa non è completamente mia!!

Vi racconto ragazzuole mie, allora ammetto che i primi due mesi (cioè da giugno a luglio) non avevo più messo mano sulla storia, o meglio avevo scritto le prime quattro pagine ma poi mi sono completamente bloccata, ma ad agosto l'ispirazione mi ha illuminato la via e non ho più smesso di scrivere (anche se al contrario di questo comprendeva solo 10 pagine ed un quarto, mentre questa versione decisamente migliore è della bellezza di 23 pagine) ma sfortuna volle che io non avessi internet dato che ero in vacanza, e quindi cretina come sono non ho salvato correttamente fatto che infatti ho scoperto a settembre, periodo in cui l'ispirazione se n'era andata a fottere molto lontana da me.

E quindi dopo aver provato e riprovato a scrivere qualcosa di lontanamente decente, mi ero arresa alla cruda realtà, anche perché la scuola era iniziata portando con se studio, studio, studio e tante interrogazioni e verifiche.

Ma poi a Novembre ho cominciato a riavere la mia beneamata ispirazione, ed ho ricominciato a scrivere, ma in modo irregolare dato che ero letteralmente sommersa dagli studi (ed ancora tutt'ora lo sono).

Ed oggi finalmente ho finito di scrivere, mentre in realtà dovrei studiare per la verifica d'informatica, d'inglese e di francese (tutte queste verifiche sono tra domani e dopodomani, quindi sono nell'orlo della disperazione, perché SONO STANCA!!! Ma questo i prof. non sembrano averlo capito.

Ma guardiamo il lato positivo della storia, tra pochissimi giorni c'è Natale e quindi VACANZE!!!!

Bene per le più intrepide che hanno letto questo mio spazio di scuse e giustificazioni, chiedo:

Vi è piaciuto il capitolo?

So che non ho ancora rivelato il nuovo alice di Mikan ma nel prossimo in cui ci sarà anche la missione scoprirete molte cose!

Scusate per avervi fatto aspettare tanto, ma stavolta spero di essere più puntuale dato le vacanze!

Vi saluto!

P.s: solo io sono morta dalle risate mentre rileggevo la parte dei calci che si è sorbito il povero Ruka? Spero che questa coppia, che preannuncio piuttosto esilarante, vi piaccia!

P.s(ancora): Chiedo scusa per la probabile presenza di errori grammaticali che mi possono essere sfuggiti durante la lettura.

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