A boyfriend for (a different type of) rent.

di marta4
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm sorry, I'm already in a relationship! ***
Capitolo 2: *** Here, Doggy Doggy ***
Capitolo 3: *** Something interesting ***



Capitolo 1
*** I'm sorry, I'm already in a relationship! ***


Era una tiepida sera di inizio autunno, quando il sole sembra voler opporsi fermamente al tramonto.

Aveva appena finito di registrare uno spot pubblicitario agli studi televisivi: c’erano volute interminabili ore prima che il regista si convincesse che quello ottenuto fosse un risultato accettabile; colpa di quell’attoruncolo da quattro soldi che le era stato affiancato grazie a chissà quale conoscenza o parentela importante. Il nervosismo dovuto all’incompetenza del collega le aveva causato l’insorgere di un tic, precisamente un tremolio all’occhio sinistro che aveva persistito per le ultime due ore delle riprese, affievolendosi solo dopo che le sue orecchie avevano percepito finalmente la frase ‘stop, va bene così per oggi, grazie a tutti!’.


Tutto ciò che desiderava era tornare a casa, riempire la vasca da bagno con acqua calda, accendere le sue adorate candele profumate, abbassare le luci, accendere la radio e rilassarsi.
Da poco era cominciata l’università e dalla fine del liceo non aveva mai avuto due giorni liberi di fila, colpa del suo manager che probabilmente non sapeva proprio rifiutare un’offerta di lavoro.

Aveva proprio bisogno di una pausa e poco importava che fosse durata ore o giorni, l’importante era godersi un po’ di tranquillità.
Si stava avviando lentamente verso la sua auto, flettendo alternatamente il capo a destra e a sinistra, cercando di alleviare le contratture muscolari che derivavano da quella interminabile giornata, quando improvvisamente le squillò il cellulare. Incerta sul da farsi, aspettò il terzo squillo prima di decidersi a cercare di recuperare il cellulare nella sua immensa borsa, operazione che richiese altri quattro squilli.


Lesse il nome sul display e le sorse un fantastico sorriso.

“Hei Nao, come va?” nonostante la stanchezza sentire il suo migliore amico riusciva sempre a renderla felice, ed era percepibile dal tono della sua voce.
“Ciao Sana, vorrei invitarti ad uscire stasera. So che è un pochino tardi per chiedertelo, ma spero che tu non abbia già impegni!” il suo tono racchiudeva un misto tra speranza e qualcosa che si poteva definire come una sorta di preghiera. Con quale coraggio avrebbe potuto rifiutare?
“Va bene Nao! Ci vediamo tra un’ora e mezzo a casa mia!”


Ed ecco che tutti i suoi piani di relax erano andati a farsi benedire. Sperava almeno che si sarebbe divertita.
L’ idea del bellissimo bagno caldo venne malauguratamente rimpiazzata da una rapida doccia, seguita da una non altrettanto rapida serie di coccole quali creme, cremine e lozioni che Sana aveva cominciato ormai ad adorare. Il motivo? Stava nel semplice aggettivo “nutriente” riportato sulle confezioni di tali prodotti… questa parola l’aveva talmente colpita che si ritrovava a pensare: ‘Anche la mia pelle deve mangiare! Che razza di persona sarei se la lasciassi a digiuno!”… solite assurdità da Sana insomma!

Poi arrivò il momento criptico di scelta dell’outfit che si svolgeva nelle solite tre fasi: scelta, prova e giudizio con passerella ( per il quale veniva prontamente ingaggiata una giuria composta da Misako kurata, Rei e la signora Shimura, a cui venivano fornite, ovviamente, le magiche palette numerate per la votazione).


Fu pronta con solamente due ore e quindici minuti di ritardo… Un vero record!
Quando Naozumi la vide il suo cuore perse un battito, che fu prontamente recuperato da Sana che, con la corsa che fece scendendo le scale era praticamente in tachicardia.

“Buonasera” disse lui, emozionato.
“Ciao Nao!” gli schioccò un bacio sulla guancia. Lui arrossì, come sempre. Sana sembrò non notarlo, come sempre.

Naozumi le aprì la portiera: tipico di lui. Si infilò rapidamente in auto rivolgendo una rapida occhiata al finestrino, ravviandosi i capelli e controllando la sua figura attraverso il flebile riflesso offerto dal vetro.

“Insomma, quali sono i progetti per stasera? Fuochi d’artificio, stelle filanti, musica e magia… Cos’ha in serbo per me, oh mio cavaliere?” esclamò l’ultima frase con una cadenza quasi medievale.
“Ehm… Veramente..” si grattò la testa, evidentemente in difficoltà. “ avevo pensato a qualcosa di più tranquillo, mi spiace deluderti. Volevo portarti in quel nuovo locale che hanno aperto in centro per sorseggiare un drink, ascoltare buona musica e chiacchierare un po’ ”. Disse lui abbassando lo sguardo.
“è perfetto Nao, tranquillo!”.

Mise in moto e dopo circa venti minuti furono al locale. La guida di Naozumi era tutt’altro che ‘sportiva’.. Diciamo pure che andava a velocità “lumaca influenzata”. Altri 5 minuti buoni li perse per il parcheggio.
Finalmente entrarono. La serata passò velocemente e senza grandi colpi di scena.

La riaccompagnò a casa e quando furono dinanzi al cancello le prese le mani e guardandola negli occhi le sussurrò “Sana, sono innamorato di te.”
Inutile parlate della sua espressione sbalordita con tanto di occhi sbarrati, bocca spalancata e maxi gocciolone magicamente sgorgato sulla tempia.
Non aveva la più pallida idea di cosa rispondere, di due cose però era certa: la prima era che Nao era il suo migliore amico, la seconda era che poteva essere solo ed esclusivamente quello!

C’erano stati già in passato momenti in cui aveva meditato sul loro rapporto, cercando di capire, sotto consiglio di Mama, se vi fosse qualcosa in più. La risposta era stata sempre la stessa.
Ovviamente questo a lui non poteva dirlo in questi termini, quindi cercò una scappatoia rapida per evitare di farlo rimanere male.

“Nao, beh; ecco... in realtà… Sai avrei voluto dirtelo già prima… È che … mi sto frequentando con un ragazzo!” si complimentò con se stessa per l’uscita geniale, degna di un’attrice ( qual era).
“Ah, mi fa piacere Sana. Come mai ancora non me ne avevi parlato?”. Si poteva candidamente avvertire la delusione nelle sue parole.
“Ehm.. è che volevo prima capire in che modo si sarebbe potuta evolvere questa frequentazione!” Nella sua mente si figurò se stessa che dava una pacca sulla spalla ad un’altra se stessa, soddisfatta, complimentandosi per l’inventiva.
“Ah, ho capito.. Buonanotte Sana!” si girò e Sana poté quasi intravedere l’ aura negativa che lo avvolgeva.
Corse dentro e si preparò per la notte a tempo di record, tuffandosi letteralmente nel suo letto, il sonno sopraggiunse nel giro di pochi secondi.

Erano passati giorni da quella confessione, eppure l’argomento non era stato più tirato fuori. Finché un pomeriggio Naozumi trovò il coraggio di riaprirlo.
“Allora Sana, come va col misterioso ragazzo?” chiese con una punta di ironia.
“… abbastanza bene Nao! “ rispose Sana un po’in difficoltà.
“ Insomma, quando avresti intenzione di farmelo conoscere.. O almeno vedere in fotografia? Finirò per credere che era tutta un’invenzione se non lo farai!” si poteva avvertire un accenno di reale dubbio dietro la sua aria scherzosa”
“Ehm… Al più presto Nao, garantito!” fu l’unica cosa che le venne da dire.
“lo spero bene”. E lasciò così cadere il discorso.

Col passare dei giorni le sue richieste si facevano più insistenti e Sana cominciava davvero a preoccuparsi di essere scoperta.


Fin quando una mattina, mentre passeggiava fuori dal campus, ebbe un’illuminazione. L’idea le balenò in mente non appena i suoi occhi incontrarono quelli ambrati di un ragazzo a dir poco splendido.

Senza ragionare troppo sul da farsi si mosse quasi meccanicamente verso il povero malcapitato e, improvvisamente, sfoderò la sua arma letale: il cellulare. Aprì la fotocamera e, arrivata ad un palmo dal suo naso, scattò una fotografia, sotto gli occhi increduli del povero ragazzo. Si voltò e corse via alla velocità della luce, lasciando il ragazzo interdetto ed anche un po’ shockato.


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Capitolo 2
*** Here, Doggy Doggy ***


Dopo aver messo in pratica la sua brillante idea si era sentita soddisfatta per almeno venti minuti buoni.
In seguito al misfatto non aveva esitato neanche un attimo e nel giro di due minuti la foto scattata era stata inviata, ricevuta e perfino visualizzata da Naozumi, corredata da una scritta a caratteri cubitali: ‘Eccolo qui! Lui è il ragazzo che sto frequentando!”.

Dunque perché la sua soddisfazione era durata per un tempo così limitato? Ebbene, dopo l’iniziale senso di vittoria, i suoi neuroni avevano stranamente cominciato a funzionare, attraverso sinapsi fino a quel momento ignote. Di lì in poi ci vollero pochi secondi a metabolizzare il fattaccio come avrebbe fatto qualsiasi persona normale.
Punto primo: aveva scattato una foto ad uno sconosciuto, proprio sotto i suoi occhi;
Punto secondo: avrebbe potuto incontrarlo in qualsiasi momento.. E con quale faccia sarebbe riuscita a sopravvivere all’imbarazzo?
Punto terzo: e se Nao le avesse chiesto di conoscerlo di persona?
Punto quarto (di nuovo): AVEVA FOTOGRAFATO UNO SCONOSCIUTO! Ma come diavolo le era saltato in mente? Una persona normale non si sognerebbe mai di fare qualcosa del genere. Che stupida!
Aveva provato a tranquillizzarsi a lungo, finendo poi con il convincersi che non c’era nulla di cui preoccuparsi.. Del resto con le migliaia di persone che abitano a Tokyo, ci sarebbe voluta una sfortuna non indifferente per incontrare due volte la stessa persona.

Era passata una settimana buona, ormai aveva quasi rimosso il ricordo della figuraccia fatta, se non fosse per Nao che ogni tanto, ostinatamente, chiedeva informazioni riguardo l’evoluzione della sua storia. Domande alle quali lei, ovviamente, rispondeva in tono dubbioso ed evasivo.
Era un Martedì, ora di pranzo. Aveva letteralmente costretto Naozumi ad andare a pranzo con lei sostenendo, con inaudita fermezza, che il cibo della mensa universitaria fosse in assoluto il migliore della zona.

Aveva appena finito di seguire le lezioni del mattino e aspettava l’amico all’entrata del campus. Appena lo vide arrivare cominciò ad agitare le braccia, suscitando non poca ilarità negli studenti di passaggio. Naozumi le fece un cenno per farle capire che l’aveva notata e che poteva anche calmarsi, senza ottenere risultati. Lo salutò con un bel bacio sulla guancia e si incamminarono verso la sala mensa sotto gli occhi sognanti di numerose ragazze, evidentemente fans dell’attore. Lui per tutta risposta si ravviò il ciuffo lilla, rivolgendo a qualche fortunata uno sguardo scintillante, tipo anime.

Dopo aver ordinato si diressero con i rispettivi vassoi verso un tavolo libero e presero posto.
Cominciarono a consumare il pasto, che non era poi tutta questa prelibatezza, quando improvvisamente qualcosa, o meglio qualcuno, attirò la loro attenzione.
Successe tutto in un attimo: Naozumi guardò Sana, alla quale scappò un verso strano. Lo spaghetto che stava mangiando prese una direzione diversa dal consueto, facendo bella mostra di sé fuoriuscendo dalla sua narice sinistra. Gli occhi quasi le guizzarono fuori dalle orbite e rimase immobile, manco fosse una statua.
“ Ebbene, finalmente ho l’onore di vedere questo fantomatico ragazzo!”
Il ragazzo della fotografia era proprio lì, a separarli un paio di metri. In seguito a quello strano verso si accorse della presenza della “paparazza” e aprì la bocca, evidentemente con lo scopo di chiedere qualche spiegazione riguardo l’accaduto.
Sana si alzò di scatto e in un tempo record afferrò il braccio del malcapitato, trascinandolo via con una rapidità disumana fuori dalla sala, in un posto appartato.
Giunta a destinazione si accasciò sulle ginocchia per recuperare il fiato perso sotto gli occhi increduli del ragazzo.
“Insomma, si può sapere cosa vuoi da me?” Domandò con tono alquanto infastidito.
“Ehm.. Scusami” si alzò e lo guardava, ancora col fiatone. “ Avrei bisogno di parlarti..”
Cercò invano un cenno di consenso da parte di lui che le facesse capire che poteva continuare il discorso.
Quando capì che non sarebbe arrivato continuò. “Innanzitutto piacere, sono Sana Kurata”. Tese una mano al ragazzo che continuava a guardarla indifferente. “Dunque… Ci sarebbe questo mio amico.. Beh io lo conosco da una vita, abbiamo lavorato spesso insieme, è il mio migliore amico sai… Io gli voglio bene come fosse un fratello, non riuscirei ad immaginare la mia vita senza lui..” Stava continuando a farneticare, quando improvvisamente lui le rivolse un’occhiata glaciale che la fece rabbrividire ed improvvisamente si fermò.
“Cosa vuoi da me?” questa volta alzò la voce, il tono da infastidito era diventato decisamente nervoso.
Capì che se non fosse arrivata rapidamente al dunque il ragazzo avrebbe girato i tacchi e se ne sarebbe andato , quindi gli espose rapidamente i fatti, gesticolando vistosamente, imbarazzatissima.
“Ma quanti anni hai?” chiese lui con tono chiaramente ironico. Ovviamente lei non se ne accorse subito.
“Diciann.. “ poi capì cosa voleva intendere il ragazzo e si bloccò “Ma come ti permetti, non mi conosci nemmeno! Sei un gran maleducato lo sai?” affermò sull’orlo di una crisi di nervi .
“Io?” replicò lui esasperato, alludendo al comportamento non propriamente educato di Sana.
“Insomma, quindi volevo chiederti.. Anche se mi rendo conto che non è propriamente normale, se potevi fingere almeno davanti a lui di essere.. Beh.. Il mio ragazzo.” Abbassò lo sguardo, mentre le sue guance sembravano andare in ebollizione.
La guardò stranito per qualche secondo.. “Ed io cosa ci guadagno?”
Lei rimase interdetta per un attimo, poi con tono deciso esclamò “Il piacere di fare del bene per qualcuno!”
Lui inarcò semplicemente un sopracciglio. Risposta eloquente.
“Va bene dunque… Chiedimi ciò che vuoi.” Solamente dopo si rese conto di ciò che aveva detto.
“Sarai il mio cagnolino.” Rispose in una frazione di secondo, come se avesse già riflettuto a cosa rispondere tempo prima.
“ In che senso scusa?” Domandò grattandosi il capo.
“.. Accetti?” chiese lui, eludendo la domanda.
“… Come se avessi scelta!” replicò Sana.
“Scodinzola.” Esclamò come se fosse la cosa più normale del mondo.
Lei sembrò realmente pensarci su un attimo. “Ma non ho la coda!”
Inarcò nuovamente il sopracciglio, come a farle capire che proprio non gli interessava quel dettaglio.
Allora lei si mise carponi e cominciò a ‘scodinzolare’ nell’ unico modo che le veniva in mente, ossia scuotendo il fondoschiena.
La guardò soddisfatto, poi si voltò per andarsene mentre lei era ancora a quattro zampe. Aveva ormai fatto circa dieci metri quando le si accese una lampadina. Gli corse dietro.
“Suppongo che tu debba almeno dirmi il tuo nome!”
“Hai troppe pretese, Poochie. ” e continuò a camminare impassibile, sotti lo sguardo incredulo di lei.

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Capitolo 3
*** Something interesting ***


Il ragazzo si era volatilizzato e lei si era decisa a tornare in mensa, ancora sconvolta per stranezze del biondino, senza pensare al fatto che Naozumi, a causa del suo comportamento a dir poco bizzarro, sicuramente l’avrebbe tartassata di domande.

Riacquistò la sua posizione, non prima di essere inciampata sui suoi stessi piedi ed essersi abilmente mantenuta ad una sedia, evitando l’altrimenti sicuro schianto al suolo.
“Sana, potevi farmelo almeno conoscere! Perché lo hai trascinato via?” chiese visibilmente incuriosito e con un, più camuffato, accenno di tristezza.
“Beh… Ecco… Vedi… Volevo s-salutarlo lontano da occhi indiscreti!” Gli diede una pacca sulla spalla che lo fece quasi cadere dalla sedia, emettendo una risata quasi diabolica, forse più per congratularsi con se stessa della mega bugia che aveva appena sparato, piuttosto che per essere allusiva con l’amico.

Lui non rispose e lasciò cadere l’argomento, bevendosi l’ informazione, digerendola solo in parte.
Finirono di pranzare e si separarono: lui diretto agli studi televisivi, lei al corso del pomeriggio.

Aveva appena preso posto in aula quando un aeroplanino in perfetto stile quarta elementare le si schiantò rovinosamente sulla fronte: segno di una pessima mira del lanciatore. Lo afferrò leggermente spazientita e vide che su di un ala c’era scritto ‘aprimi’.
Lo fece e rimase un po’ interdetta dopo averne letto il contenuto.
“ Hayama?! Ben fatto, sorella!”

Si voltò ripetutamente per individuare visivamente l’artefice del biglietto, che sapeva essere la sua migliore amica Fuka Matsui. Quando la vide le rivolse uno sguardo innocente scuotendo il capo e alzando le mani, per far capire che con quelle asserzioni lei non c’entrava nulla, soprattutto perché non aveva nemmeno capito cosa diavolo significasse quella frase.
L’amica le fece un gesto per farle capire che in seguito ne avrebbero parlato.

Due ore e molti sbadigli dopo l’interminabile lezione finì e si precipitò fuori dall’aula concedendosi un sospiro di sollievo, prima di incontrare lo sguardo indagatore dell’amica.

“Avevi intenzione di scappare per caso? “
“Ma certo che no Fuka! Per chi diavolo mi hai presa!” rispose grattandosi il capo. “Dunque, si può sapere cosa voleva dire l’aeroplano?”
“Credi che io non lo sappia? Oggi vi abbiamo visti tutti in sala mensa… Ho visto come hai trascinato Hayama chissà dove. Voglio sapere tutto!” il suo tono decisamente non ammetteva repliche.
A Sana sembrò quasi di aver udito il rumore di un interruttore nella sua testa, che azionandosi accese una lampadina. “Per Hayama intendi il biondino scostumato?”
“Per Hayama intendo il biondino bono!” esclamò convinta.
“Fuka, ma insomma… Un po’ di contegno! In ogni caso non è come può sembrare.” Sembrava volesse a tutti i costi giustificarsi.

Le spiegò la situazione, Fuka sembrava quasi essere contenta per l’amica, manco avesse trovato una miniera d’oro.

“Beh Sana, è che tu non ti rendi conto della fortuna che hai avuto! Akito è il ragazzo più ambito dell’università e sta con te!” il suo tono era fin troppo eccitato.
“Ehm… Non esattamente.”
“È solo questione di tempo!” affermò vittoriosa, con un luccichio negli occhi. Lanciò un’occhiata rapida all’orologio. “Ora devo scappare, ho un appuntamento, a domani!” nemmeno il tempo di dirlo e si era già volatilizzata lasciando Sana senza parole.


Si stava dirigendo verso casa, quando intravide una chioma bionda.
“H-Hayama?”
Lui non si voltò nemmeno, lei insistente accelerò il passo raggiungendolo.
“Sei per caso sordo? Eppure oggi a pranzo non sembrava.”
“Dimmi.” disse con tono glaciale.
“Quanta simpatia … Volevo solo salutarti, sai, si chiama educazione.” Il suo mutismo le causava non poca rabbia.
La guardò negli occhi per un attimo con indifferenza ed emise qualcosa di simile più ad un mugugno che ad una parola.
Lei non si lasciò intimidire, era il genere di persona che più che lasciarsi allontanare da atteggiamenti simili, cercava di capire cosa celassero. Proprio non si accontentava di essergli antipatica a pelle.
“Beh, insomma, non sei poi un gran chiacchierone…Eppure sei stranamente popolare tra le ragazze a quanto ho saputo.”
La guardò con aria interrogativa.
“Beh sai, ho raccolto informazioni sul tuo conto.” Disse senza pensarci, camuffando l’imbarazzo con una risata malefica. Nel frattempo continuavano a camminare, diretti chissà dove.
“Che genere di informazioni?” il suo tono era un misto tra il sorpreso e l’infastidito.
“Niente di particolare… Il tuo nome, ad esempio. Sai tu non ti sei nemmeno presentato, ricordi?”
Dal silenzio capì che di fare conversazione non se ne parlava proprio, quindi decise di andarsene, ma dove poi? Quella che stava percorrendo era la strada per arrivare a casa sua, dopo questa constatazione continuò a camminare, in silenzio… O almeno quella era l’intenzione. Passarono cinque minuti e si trovava sempre al suo fianco.
Inaspettatamente il biondino parlò.
“Hai intenzione di venire a casa con me?” il suo tono era allusivo ma ironico.
Lo guardò in cagnesco. “Caro signor -nonparloconteperchésonotroppofigo- si dà il caso che io stia andando a casa mia!” Disse, facendogli una linguaccia.
La guardò per un attimo, poi continuò a camminare, sembrava pensieroso.
Dopo un po’, finalmente aprì bocca.
“Perché lo fai?”
Sana, ovviamente, non capì a cosa si riferisse quella domanda, messa lì senza un filo logico. Si grattò il capo. “Faccio cosa?”
“Questa pagliacciata. Non sarebbe più facile dirgli che non ti piace?” Sembrava quasi realmente interessato ad avere una risposta.
Sana rimase sconvolta dalla lunghezza della frase che, per la prima volta, non era composta solo da mugugni e monosillabi.
“Non è così facile, io e Nao siamo amici da anni, non voglio rovinare il nostro rapporto.” Pronunciò quelle parole con tristezza, si vedeva che era sincera.
Lui si limitò a borbottare un “ mmh.. donne..” che lasciava intendere un -chi le capisce è bravo-. Anche se sul suo viso imperturbabile, per un attimo, riuscì a scorgere quasi un’ emozione. Sembrava un accenno di malinconia, ma forse l’aveva solo immaginato.
Senza rendersene conto era arrivata a casa. “ Beh, io abito qui. A domani, credo.”
“Ciao, Kurata.”
Aprì il cancello, e mentre si dirigeva verso il portone si ritrovò a pensare che, forse, quello strano ragazzo la incuriosiva un po’. Non avrebbe saputo spiegare se fosse stato per il suo mutismo o per quella sensazione di malinconia che aveva colto in quell’ istante nei suoi occhi… O forse era la fame che le era venuta che le metteva in testa strani pensieri. Sì, il motivo doveva decisamente essere un calo di zuccheri.










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