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di Iamsparks
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Fuggi - ***
Capitolo 2: *** Her pov ***



Capitolo 1
*** Prologo - Fuggi - ***


PROLOGO

Scappo. Via di casa, via dalla mia città che sentivo ostile, che non era più mia; io non le appartenevo. Svegliarsi la mattina, la solita routine, la stessa ripetizione tutti i giorni. Non volevo diventare come una di loro, un automa. E poi a venti anni non ti volti indietro, non ci pensi due volte; di una decisione non vuoi nemmeno stare a pensare ai pro e ai contro. C'è una scelta, scegli, e non sbagli, non puoi permetterti di sbagliare.

Quindi adesso sono in fuga, in solitaria. In autostrada, su un camper. Uno schifo, insomma. Ma a me non importa, a me basta viaggiare.
Non ho meta, e non ho intenzione di pensarci proprio ora. Libera, sono libera. Mi piace sentirmi libera.

Vado verso l'ignoto e in questo momento l'ignoto mi appare troppo interessante. Fortuna che in me nasce ancora questa sensazione di interesse per qualcosa, ogni tanto. Mi aiuta a tenermi in vita. Un interesse per una canzone, per un qualcuno, per un libro. Per qualsiasi cosa. Sì, mi aiuta.

Anche guidare è tra le mie attività preferite in quanto bisogna stare sempre all'erta, tiene la mia mente occupata.
Ogni tanto mi guardo attorno, ammiro il panorama: il deserto. Così immenso e unico.

È pomeriggio, sono circa le quindici, e per non sentirmi sola accendo la radio.
Il viaggio prosegue fino alle diciassette, e cioè fino a quando riesco a scorgere in lontananza l'insegna di un benzinaio: ritengo che sia opportuno fermarsi e caricare il serbatoio, questo vecchio camper consuma parecchio e non ho voglia di ritrovarmi a piedi nel mezzo del nulla.
E così mi fermo alla stazione di servizio, che consiste in un piccolo parcheggio e in un minuscolo market. Sempre meglio di niente.
Fermo il camper accanto alla pompa, introduco i soldi; faccio il pieno. Ritorno sul mio veicolo, decisa a proseguire, ed è proprio mentre sto per girare la chiave che il mio stomaco brontola. Giusto, quasi stavo per dimenticarmi della merenda.

Metto in moto il camper solo per spostarlo una decina di metri più avanti, davanti al market. Spengo. Controllo nella mia borsa e prendo con me dieci dollari.

Scendo, assicurandomi di aver bloccato le portiere, in quanto sono convinta che la prudenza non sia mai troppa (anche nel bel mezzo del deserto); mi avvicino alla vetrina del negozietto e vedo appesi annunci e manifesti risalenti all'inizio degli anni duemila. Mi stupisco quando, spingendo la porta a vetri, questa si apre. Non ci avrei mai scommesso.
Dentro, due scaffali stipati di mercanzia, una cassa alla mia sinistra ed una porta chiusa sulla parete opposta. È accesa solo una luce al neon sul soffitto. Non c'è segno di anima viva e quindi ne approfitto per ispezionare bene i ripiani di snack e bevande gassate. Prendo tutto ciò che posso, infilandomi barrette di cioccolato nelle tasche dei miei jeans strappati e riempiendomi le braccia con bottigliette di Coca-cola.

Decido comunque di lasciare i dieci dollari sul bancone, mi sembra un gesto rispettoso. Spingo la porta con la spalla destra e mi ritrovo nuovamente all'esterno; sono investita da una folata di vento caldo. Caldo ma non afoso.
Ho appena appoggiato le bevande sul cofano, quando sento un rumore di passi dietro di me. C'è qualcuno, e so che mi si sta avvicinando in fretta. Anzi, ormai è già qua, posso sentire la sua presenza e posso vedere la sua ombra proiettata davanti a me sul marciapiede.

Curioso, quel qualcuno ha i capelli ricci.

E rimane fermo, non si muove.

Mi devo girare?






Ciao lettore/lettrice,
questo è solo il prologo! La storia continua ;) !
Fammi sapere cosa ne pensi scrivendo una recensione o mandandomi un messaggio.
Grazie per la lettura,

A xx

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Capitolo 2
*** Her pov ***


HER POV
 

Un attimo di attesa, un fremito nell'aria. E se non volessi voltarmi? E se anch'io rimanessi immobile?
Ma io non seguo un filo logico, contro ogni prudenza mi giro, e vengo accecata dalla luce del sole che circonda una sagoma, una chioma riccioluta.
D'istinto mi butto in avanti caricando un pugno con il mio braccio destro, atto di violenza che viene immediatamente bloccato dalla figura che mi sta di fronte.

"Non farmi del male" -sentenzio decisa- "o la pagherai cara". Mi faccio ridere da sola, e mi lascio scappare un risolino. Nessuna reazione da parte sua. Sono patetica. Ecco, ho rovinato l'atmosfera.

Tuttavia il tipo, dato che nel frattempo ho potuto constatare che si tratta di un ragazzo, non mi lascia andare il polso; anzi ora inizia a stringere più forte, sempre di più, tanto che mi sento costretta a richiamarlo.
"Ehi, mi stai facendo male".
Gli bastano queste parole per lasciar andare il mio braccio. Non ha ancora proferito parola. Lo guardo: poco più alto di me, ha un volto carino con un accenno di barba, occhi marroni contornati da occhiaie, folte sopracciglia. È proprio mentre sto passando lo sguardo sulle sue labbra che allunga il braccio verso di me.

"Il resto". Apre la mano, e vedo una monetina sul palmo.
Mi rifiuto di prendere 0,50 dollari dopo averlo derubato. Perchè presumo che sia il proprietario del market. Ma dentro il negozietto non c'era nessuno. Mi guardo attorno e c'è solo una moto, probabilmente la sua. Ma poi penso, come ha fatto lui a vedere cosa ho preso e ad essere sicuro di dovermi restituire 0,50 dollari?
"No" -gli rispondo- "Tienili te".
E così si mette la moneta in tasca. Ma non la smette di fissarmi, e allora anch'io decido di continuare ad osservarlo. Che tipo inquitante, forse è meglio andarsene.
"Beh, arrivederci". Mi dirigo al camper, prendo le bottigliette che avevo lasciato sul cofano e le butto attraverso il finestrino sui sedili posteriori. Apro la portiera del guidatore, mi siedo, allaccio la cintura e metto in moto. Nel frattempo il ragazzo non si è mosso di un millimetro, pur continuando a tenermi gli occhi addosso. Ne ho abbastanza, tanti saluti. Metto la retro, esco dal parcheggio e mi rimetto sulla strada. Cerco di tranquilizzarmi, l'incontro mi ha sconvolta. È stato l'incontro in sè, l'episodio, a mettermi così a disagio oppure è stato il giovane? La mia mente inizia a pensare e a ripensare, i pensieri si ammucchiano e a momenti non riesco a respirare. Inchiodo, affondando il piede sul freno. Respira, respira, con calma. Una goccia di sudore parte dall'attaccatura dei capelli e scivola sulla mia guancia sinistra. Ho la testa appoggiata al volante, le mani strette così forte che le nocche sono bianche.

Decido di tornare indietro. Inverto il camper, premo sull'accelleratore. Ci metto un bel pò ad arrivare alla stazione di servizio, una mezzora, non pensavo di essermene allontanata così velocemnte.
Parcheggio il camper e mi precipito nel mini market, che risulta essere tale e quale a come l'avevo lasciato: vuoto.
"Ehi, c'é nessuno? Ehi?!" -urlo.
"Sì?" sento alitare sul collo. Un infarto, ecco cosa mi è preso. Mi volto di scatto e lui è lì davanti a me, cioè quel ragazzo inquitante è proprio qui, fisicamente presente davanti a me. Lo abbraccio.
"Grazie" sussurro alla maglietta azzura nella quale ho affondato la faccia. Nessuna reazione da parte sua. Ma sento il suo cuore battere e questo mi basta.
"Sento che sei vivo, lo sento. Grazie per avermi fatta sentire viva, grazie" continuo a dirgli. Finchè percepisco le sue mani attorno alle mie braccia, percepisco che mi allontana. So che sta cercando di guardarmi negli occhi, ma tengo la sguardo abbassato, d'improvviso mi imbarazzo, ho appena abbracciato uno sconsciuto. Sconosciuto, non conosciuto. La mia mente viaggia e viaggia, formulando altri pensieri simili. Ho una mente malata.
"Tutto bene?" mi chiede.
"No, io non sto bene" rispondo sinceramente.

Allora mi prende per la mano destra e mi trascina fuori dal market, io sono impotente e lo seguo, mi faccio guidare fuori sul marciapiede. Mi fa sedere e mi dice di allungare le gambe, mi fa appoggiare la schiena contro il muro, che è tiepido dato che siamo nel deserto. Per ultimo mi appoggia la sua mano libera sulla fronte, adesso anche la mia testa è contro la parete e posso chiudere gli occhi, mi posso rilassare e posso riprendere fiato.
Adesso sono tranquilla, e i nostri respiri sono l'unica cosa che sento.
"So cos'era, un attacco di panico, vero?" mi chiede con dolcezza, dopo un lungo momento di silnezio.
"Presumo di sì" rispondo stancamente.

"Perchè non apri gli occhi?".

"Preferiso non farlo".

"Beh, non sai cosa ti perdi".
Incuriosita dal fare misterioso del ragazzo mi sforzo e ciò che vedo mi lascia senza parole: il tramonto. Questa è una delle poche volte che veramente assistito ad un tramonto, lo ammiro, ne osservo i vari colori e le numerose sfumature.
"È così emozionante"

"Sì, lo è davvero. Dimmi, ti senti meglio?"

"Decisamente".

Però la mia attenzione non è rivolta solamente al cielo, bensì anche al ragazzo.
"Posso chiederti come ti chiami?"

"Matthew Healy"
"Bel nome".  





Ciao lettore/lettrice,
grazie per la lettura. A me piace analizzare i comportamenti e i pensieri della gente, per questo solitamente non scrivo lunghi dialoghi.
Se hai voglia, lascia una recensione o scrivimi un messaggio. Ne sarei contenta.
Al prossimo capitolo,

A xx

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