Nobody decent ever wins a war

di sgnap97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Mietitura (prima parte) ***
Capitolo 2: *** La Mietitura (seconda parte) ***
Capitolo 3: *** Giorno 1 - La Cornucopia ***



Capitolo 1
*** La Mietitura (prima parte) ***


Nobody decent ever wins a war
a fanfiction crossover (Hetalia & Hunger Games)
sgnap97




LA MIETITURA
prima parte

 

Non importava quale fosse il loro nome, quanti anni avessero, quale fosse la loro nazionalità. I ragazzi se ne stavano tutti immobili, come bravi soldatini, fermi, con le braccia lasciate penzoloni lungo i fianchi e gli occhi fissi ognuno verso la propria urna. Avrebbero potuto sovrapporre le immagini di ogni Distretto e nessuno avrebbe notato la differenza.
Un solo tombale silenzio, come se tutti quei ragazzi fossero già morti.Poi la voce e quella mano che pescava quei biglietti senza capire bene quanto quel gesto avrebbe significato. Ed ecco che dal silenzio tombale uscivano i nomi dei tributi ed essi, lentamente si avviavano all'esecuzione.



 

~ Tributi dal numero 1 al numero 13 ~

 

Primo tributo del Distretto 1: Feliks Łukasiewicz (Polonia)

Sorrido alle telecamere. Sì, devo sorridere anche se mi sento morire dentro dalla paura. Magari qualcuno penserà anche che sono felice di andare a morire in un'arena in una maniera totalmente priva di senso. Eppure avanzo ostentando un passo quasi sicuro, cercando di convincermi che ce la posso fare, che sono abbastanza forte e che sì, non è tutto così deciso come credono i miei connazionali.
“Un applauso al primo tributo.”
La mia gente applaude senza allegria, in maniera educata. Sembra uno di quegli applausi di cordoglio nei funerali di Stato.

 

Secondo tributo del Distretto 1: Roderich Edelstein (Austria)

C'è così tanta tensione che i battiti del cuore rassomigliano ai tocchi del metronomo. Tic tac tic tac, sarebbe stato un buon accompagnamento per la sonata n° 11 di Mozart. Cerco di concentrarmi sulla musicalità del momento per non lasciarmi coinvolgere e divorare dalla paura, ma non sembra servire granché. Allora mi tolgo gli occhiali e cerco di dare una parvenza di decenza a quel ciuffo a cui, in tempi migliori, avevo dato anche un nome. Come era? Maria... Mariazell. Quando rimetto gli occhiali noto che dall'agitazione ho lasciato ditate su tutta la lente, ma che importa? Quando sarò morto nessuno controllerà se i miei occhiali erano sudici.
“Un applauso al secondo tributo.”
Eleganza: l'ammiro. Se chiudo gli occhi potrebbe anche sembrare la fine di un'esibizione con il mio fidato piano. Faccio un breve inchino, ecco, sì. Molto meglio. Almeno quando morirò le mie sonate saranno apprezzate maggiormente.
 

Primo tributo del Distretto 2: Ivan Braginski (Russia)

Strano, non riesco a sentire niente. Dovrei provare paura o ribrezzo nel pensare che dovrò uccidere dei ragazzi come me per portare a casa la pelle e vincere, eppure non riesco a sentire niente. In realtà non so nemmeno io cosa provo, se sono felice di dover dimostrare il mio valore e rendere evidente la superiorità della mia nazione o se sono solo scocciato dal fatto che nell'arena non ci sarà la vodka. Ma non sarebbe stato un grave problema, mi sarebbe bastato chiedere agli sponsor e me ne avrebbero mandata quanta ne avessi voluto.
Per i favoriti sono una cosa semplice, gli Hunger Games.
Una volta sul palchetto mi stringo semplicemente nella sciarpa, attendendo il prossimo tributo per potermene andare.
“Un applauso al primo tributo.”
La gente non applaudì, attendeva solamente di potersene tornare a lavorare nelle fabbriche. Strinsero le dita a pugno e le alzarono in segno di rispetto. A presto, compagni.
 

Secondo tributo del Distretto 2: Elizabeta Héderváry (Ungheria)

Mi sento come se il mondo mi fosse crollato addosso: una botta di emozioni così, tutta insieme, senza nemmeno lasciare un piccolo preavviso. Stringo con le dita la gonna, cercando di asciugare le mani grondanti di sudore.
Sì, ho paura. Ho così' paura che ho una voglia fottuta di prendere la mia padella e sbatterla in giro riducendo in pezzi ogni cosa. Sono così arrabbiata! Perché, perché, perché a me? Non voglio morire, non voglio assolutamente morire. E sono pronta a tutto.
Cerco di tenere la testa alta mentre cammino per prendere il mio posto accanto all'altro tributo. Se solo fossi una dei favoriti almeno quanto lo è lui...
“Un applauso al secondo tributo.”
Sorridi Elizabeta, sorridi e conquistati il pubblico. Mi passo una mano tra i capelli, mostrandomi molto più convinta di quanto non fossi. Sì, ce la posso fare, non devo demordere. Sono bella e sono abbastanza sveglia per vincere: in fondo non devo contare solo sulle mie doti. Basterà stringere le alleanze giuste.
Lancio un bacio al pubblico che mi applaude esaltato: li ho appena conquistati.

 

Primo tributo del Distretto 3: Kiku Honda (Giappone)

Struscio le dita sul bottone dorato della divisa per farlo risplendere: doveva essere tutto perfetto per quando sarei salito su quel palco e tutto il paese mi avrebbe visto. Liscio il tessuto della divisa bianca, rigirando all'interno i piccoli fili che continuano ad uscire, ribelli.
Sono stato scelto io.
Avrei una voglia matta di tirarmi indietro, di fuggire, di rifiutarmi di adempiere al mio dovere. Eppure me ne sto in silenzio cercando di camminare pensando alla responsabilità che ho sulle spalle. Se ho paura? Sì, credo di doverne avere, anche se non riesco a capire bene cosa provo. In fondo è mio dovere combattere e portare onore al mio paese.
Non è altro che un compito come un altro.
“Un applauso al primo tributo.”
La mia gente congiunge le mani e piega la schiena in un elegante inchino. Contraccambio, tenendo le mani giunte davanti al petto.

 

Secondo tributo del Distretto 3: Yao Wang (Cina)

Il mio primo pensiero corre al mio fedele amico e compagno: come farà senza di me? Avrà qualcuno che gli darà da mangiare, che gli offrirà una coperta o un tetto la notte, o che semplicemente lo stringerà a sé quando avrà paura? Sono convinto che potrei portarlo con me, ma non mi perdonerei mai se gli succedesse qualcosa per causa mia.
Strano, mi sto aggrappando a cosa possa pensare il mio panda senza neanche sapere se ha o no capito che sono stato scelto, che devo partire e che nemmeno so se riuscirò a tornare. Quando lo poggio con grazia a terra e gli faccio segno di non seguirmi noto nei suoi occhi la paura di perdermi.
E' bello contare tanto per qualcuno.
Mi avvio verso il palchetto invidiando la compostezza dell'altro tributo. In realtà non mi sono nemmeno sistemato il ciuffo o rifatto la coda.
“Un applauso al secondo tributo.”
Cerco di risultare sicuro di me quando in realtà mi sento morire. E' buffo, visto che sono uno dei favoriti. Lancio un fugace sorriso al mio piccolo panda per poi tornare ad ostentare il coraggio.

 

Primo tributo del Distretto 4: Lovino Vargas (Sud Italia)

Stringo i pugni quasi per istinto. Dannazione... Avrei una voglia matta di urlare e spaccare tutto, soprattutto la testa di Spagna. Ironico, davvero, come nei momenti difficili abbia voglia di ammazzarlo.
E pensare che Antonio non sarà nemmeno nell'arena. E questo è un bene... Perché non lo avrei mai ammazzato sul serio. Spero solamente che il lato buono che c'è in me non venga scoperto proprio adesso: non sarò mai l'agnellino sacrificale.
Mi avvio con un passo sicuro che non so come mi sia uscito visto che in realtà non sono sicuro per niente.
“Un applauso al primo tributo.”
Come farò a tornare a casa? Come posso sopravvivere a questo gioco? La mia gente applaude, ma per me non è altro che un rumore di sottofondo: ogni cosa si è fermato quando è stato pronunciato il nome di mio fratello.

 

Secondo tributo del Distretto 4: Feliciano Vargas (Nord Italia)

Piantala! Piantala! Piantala! Non puoi farti vedere così! No! No! NO! Devo stare calmo, devo cercare di stare calmo. Eppure non riesco a smettere di tremare e guardarmi intorno con gli occhi sperduti.
Non è solo per la paura di morire, no... cioè, ovvio che ho paura di morire. Ed è altrettanto ovvio che non voglio morire, che voglio ancora vivere, crescere, mangiare la mia amata pasta... No! Era per mio fratello... Dio! Come è potuto accadere che dovessi combattere contro mio fratello, che dovessi lasciare morire... o uccidere! mio fratello se voglio vincere? Se voglio tornare?
No! No! No!
Metto un passo avanti all'altro, a fatica. Sono sempre stato un codardo, sempre. Non può esserci qualcuno di così stupido da volersi alleare con me. E poi cosa avrebbe portato? Tanto sarei morto comunque.
“Un applauso al secondo tributo.”
Non tremare... Non tremare... Non tremare...

 

Primo tributo del Distretto 5: Olanda

Mi sistemo il ciuffo e trattengo la sciarpa in modo che non mi cada mentre camminerò verso il palchetto. Devo farmi vedere sicuro così che gli sponsor avrebbero potuto puntare su di me: chissà, sia mai che per una volta le cose andassero nel verso giusto.
“Un applauso al primo tributo.”
Spero solo che quando riporteranno il mio corpo a casa, i miei familiari lasceranno i tulipani arancioni sulla mia tomba... Sono i miei preferiti.

 

Secondo tributo del Distretto 5: Eduard von Bock (Estonia)

Non è tanto il morire che mi rattrista, ma l'evidenza che io stesso, per sopravvivere, dovrò essere l'artefice delle morti degli altri tributi. Io non sono un assassino, non voglio diventarlo. Non voglio cambiare per uno stupido gioco.
Mi piacerebbe sistemarmi gli occhiali ma so che se li prenderò in mano non riuscirò a trattenerli e mi cadranno a terra.
“Un applauso per il secondo tributo.”
Non male come ultimo saluto, mi fa sentire importante. Come se per una volta, nella vita, contassi qualcosa.

 

Primo tributo del Distretto 6: Raivis Galante (Lettonia)

Le lacrime cominciano a scendere da sole, senza che il mio precario autocontrollo potesse fermarle. Poi comincio a tremare. No! No! Non io, non io, non io! Non posso essere io! Perché? Che speranza ho, io, con i favoriti? Non so nemmeno come usarla un'arma, come posso combattere... uccidere! No! Non possono mandare me, non possono!
I pacificatori dovettero raggiungermi ed afferrarmi per le braccia per trascinarmi fino al palchetto, non sarei mai riuscito a muovermi altrimenti. Non con questo tremore incontrollabile alle gambe.
“Un applauso al primo tributo.”
E' un applauso composto, il loro: un ultimo saluto. Il mio pianto isterico si trasforma in un grido disperato quando non riesco più a negare l'evidenza: non farò mai ritorno.

 

Secondo tributo del Distretto 6: Danimarca

Il ragazzo danese ostenta una sicurezza che molti gli invidiano. Se i pacificatori lo avessero permesso si sarebbe presentato volentieri con la sua fedele arma. Ravvia il ciuffo, sorridendo in una maniera sghemba e che molte ragazze avrebbero trovato attraente.
Aveva paura? Anche fosse non lo avrebbe mai dato a vedere. La sfida lo intrigava in fondo, sarebbe stato bello se uno come lui avesse primeggiato sui favoriti.

 

Primo tributo del Distretto 7: Tino Väinämöinen (Finlandia)

Mi sentivo piccolo ed inadatto: come se non dovessi essere qui. Perché dovrei in fondo? In un gioco non dovrebbero partecipare quelle persone che hanno la possibilità di vincere in egual misura? Ed io, che possibilità ho contro tutti gli altri? Che cosa posso fare io che non so nemmeno come si combatte, che non voglio combattere.
Sono solo un tassello per riempire lo sfondo di un mosaico di guerrieri.
Quando mi tolgo il berretto per salutare sembra molto il rispetto che si ha durante un cordoglio... non farò ritorno.  




 



ANGOLO DELL' AUTRICE
Spero che questa fanfiction vi piaccia! Questa è la prima parte del prologo, spero che vi invogli a continuare a leggere, presto pubblicherò anche la seconda parte della mietitura. 
Fatemi sapere, mi farebbe molto piacere ricevere un vostro commento ed una vostra opinione.

A presto, baci, Sgnap.

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Capitolo 2
*** La Mietitura (seconda parte) ***


Nobody decent ever wins a war
a fanfiction crossover (Hetalia & Hunger Games)
sgnap97




LA MIETITURA
seconda parte


 

~ Tributi dal numero 14 al numero 26 ~

 

Secondo tributo del Distretto 7: Ludwig Beilschmidt (Germania)

E' un mio dovere da buon soldato quello di avanzare senza paura e prendere la mia posizione senza avere alcun ripensamento o timore. E di cosa dovrei avere paura? Di quei ragazzini che non sanno nemmeno che cosa voglia dire andare in guerra? Questa sarebbe stata una passeggiata: una sfida contro una banda di bambini disarmati.
Sarebbe stato facile, e lo sapevano tutti: non per niente era uno dei favoriti ed essere tra i favoriti voleva dire ricevere aiuti nel momento del bisogno. Se mai avessi avuto dei momenti di bisogno.
Perciò avanzo a passo di marcia concedendomi un solo attimo per raddrizzare il berretto e calzare bene i guanti di pelle sulle dita. Sono pronto.
“Un applauso al secondo tributo.”
Nessuno applaude, sanno che non è un buon saluto per uno come me. La mia gente si porta la mano alla fronte mostrandomi il tipico saluto militare. Mi viene da sorridere, ma non sarebbe da me. Batto i tacchi e porto la mano al berretto. Sudore e sangue.

 

Primo tributo del Distretto 8: Toris Lorinaitis (Lituania)

Vorrei tanto lasciarmi andare e piangere… piangere e sfogarmi per il mio destino infausto. Fisso la boccia come se il biglietto potesse tornarvi dentro e scomparire, come se il mio nome non fosse mai stato estratto.
Ma devo essere coraggioso, lo devo alla mia gente e a me stesso, anche se so benissimo che non godrò di alcun supporto da parte degli sponsor: io non certo un favorito, non lo sarò mai.
“Un applauso al primo tributo.”
Quando la mia gente batte le mani mi sento morire. Spero solo che non mi vedano piangere.

 

Secondo tributo del Distretto 8: Sadiq Adnan (Turchia)

So di non essere tra i favoriti, e so anche che nessun punterebbe su di me dopo aver visto i miei avversari, ma quando chiamano il mio nome mi mostro pronto e scattante, convinto che la maschera che porto mi dia quella punta di mistero che convinca gli sponsor a scegliere me.
Perché non dovrebbero? Sono abbastanza prestante e sveglio per vincere questi giochi.
Prima di avviarvi verso il palchetto tiro indietro il lungo cappotto ed avanzo con passo deciso. Se sceglierete me non ve ne pentirete.
“Un applauso al secondo tributo.”
Sorriso sprezzante come se il pericolo non mi spaventasse. Sono pronto alla guerra: non credete di aver gioco facile con me.

 

Primo tributo del Distretto 9: Heracles Karpusi (Grecia)

Mi piacerebbe stringere a me un gatto e sentire il calore delle sue zampe che fanno il pane sulla mia pelle. Non mi piace combattere, non voglio uccidere. Io non sono un assassino.
Ma non posso non ricordarmi come in tempi remoti, prima che Teseo riuscisse ad uccidere il Minotauro, sette fanciulli e sette fanciulle venissero inviati a morte nel labirinto. Non posso non sentirmi simile a loro, in quanto anche io non sono altro che cibo per gli altri tributi.
Un obiettivo semplice da uccidere.
“Un applauso al primo tributo.”
Vorrei poter tornare, ma so che nessuno punterebbe su di me: non lo farei nemmeno io. Io sono solo un gattaro.
Non sono più forte come un tempo.

 

Secondo tributo del Distretto 9: Belgio

La bambina belga avanza verso il palchetto con la testa bassa ed il foulard che, preda del vento, continuava a frustarle il volto.
Si sente piccola e fragile, sa di non avere speranze con i favoriti. Ha paura, non vuole morire, ancora. Ma in fondo chi, tra i tributi, vuole veramente prendere parte ai giochi?

 

Primo tributo del Distretto 10: Francis Bonnefoy (Francia)

Pensare di morire nel fango senza un letto di rose rosse non fa per me: sarebbe stato disdicevole per la mia figura. Anche se non ho alcuna intenzione di morire.
Sistemo la giacchetta ed a testa alta avanzo verso il piccolo palco: lunghe falcate eleganti. Ho voglia di affogare la rabbia e la paura in quel delizioso Champagne reso famoso dalla mia Francia: so bene che fino a che sarò nei giochi non potrò averne. Mi piacerebbe gustarne adesso che sono ancora in vita.
Gli sponsor hanno una scelta ben più ampia e razionale piuttosto che me.
“Un applauso al primo tributo.”
Sorrido, fin troppo forzatamente perché qualcuno possa credermi. Ma devo portare onore alla mia nazione come l'imperatore Napoleone fece prima di me. Sono pur sempre un francese, dopo tutto.

 

Secondo tributo del Distretto 10: Manciuria*

La bambina avrebbe desiderato scomparire. A dire la verità avrebbe proprio desiderato non essere mai esistita, almeno nessuno avrebbe sofferto quando sarebbe morta. Perché sarebbe morta, quello era un dato di fatto.
Le gambe tremanti reggevano il suo peso solo perché era inesistente. Se ci fosse stato solo un filo di vento in più sarebbe crollata a terra. Era solo carne da macello in una gabbia di cani affamati.

 

Primo tributo del Distretto 11: Norvegia

Il ragazzino norvegese cerca di arretrare, quasi per difendersi. Continua a guardarsi attorno, spaventato come se non concepisse l'idea che sì, è proprio lui il primo tributo del Distretto 11. Non potevano aver scelto lui, che speranze poteva avere, lui?
Sapeva benissimo di non essere altro che un semplice pezzo di carne buttato nella mischia per raggiungere il numero canonico di ventisei tributi. Nemmeno il più stupido poteva pensare che uno come lui sarebbe riuscito a tornare.

 

Secondo tributo del Distretto 11: Gupta Muhammad Hassan (Egitto)

È un ottima opportunità questa, perché il mio paese torni agli albori di grandezza. In fondo per me questi giochi non sono altro che una sfida stimolante. Ho voglia di combattere, di mettermi in gioco e dimostrare la mia forza. Ho la responsabilità di portare onore alla storia ed essere almeno in parte paragonabile ai nomi che mi hanno preceduto.
"Un applauso al secondo tributo."
Alzo la mano per salutare la mia gente: mi sento un faraone acclamato dal popolo. Il tour della vittoria sarebbe per me una glorificazione adeguata, sì, mi piace l'immagine di acclamazione generale che ho in mente.

 

Primo tributo del Distretto 12: Arthur Kirkland (Inghilterra)

Se dovessi essere sincero del tutto, ammetterei di avere una paura matta. A dire la verità non mi muoverei nemmeno se non fosse che sarebbe umiliante se i pacificatori dovessero venire a prendermi. Vorrei tornare ad essere l'uomo forte e deciso che ero un tempo... vorrei poter essere spietato. Vorrei avere il controllo della situazione, una buona volta.
Ho voglia di the.
Non potrò averne per un bel po'... anche se sarebbe una buona scusa per cui lottare.
Quando mi avvio verso il palco sento il peso della responsabilità di essere il rappresentante di una nazione come la mia. E se qualcosa dovesse andare storto...
"Un applauso al primo tributo."
L'applauso composto mi dimostra quanto la mia gente sia legata a me. Spero solo di essere in grado di comportarmi in modo da rendergli orgogliosi.

 

Secondo tributo del Distretto 12: Romania

Le speranze del ragazzo romeno si spengono non appena viene chiamato il suo nome. Si era da sempre ritenuto un ragazzo forte, deciso, sprezzante del pericolo, ma questa volta non poteva non avere paura: in fondo c'erano molti tributi ben più abili e prestanti di lui.
Ma si sa, nei giochi niente è deciso e chissà che uno come lui potrebbe prevalere sui favoriti. Quasi scoppiò a ridere, per poi ricordarsi che la vita era la sua: forse si stava sopravvalutando.

 

Primo tributo del Distretto 13: Alfred F. Jones (America)

Quando alzo la mano, lo faccio per salvare almeno uno degli altri ragazzi. Se vado io, soltanto un altro verrà gettato nei giochi. Sì, sono uno di quelli che chiamano volontari, o stupidi... a seconda dell'interlocutore. Ma non mi importa di ciò che pensa la gente, sono forte e la gente ha fiducia in me.
Gli sponsor mi aiuteranno ed io aiuterò gli altri. Sono un eroe in fondo... no?
“Un applauso al primo tributo.”
L'ovazione della mia gente mi rende fiero di essere americano. Porto una mano alla fronte a mimare un saluto militare. Tornerò e sarò il vostro eroe! Ve lo prometto, amici miei.

 

Secondo tributo del Distretto 13: Matthew Williams (Canada)

Sono sempre stato invisibile, è strano che proprio adesso, che gli sguardi di tutti sono rivolti verso di me, ho una voglia incontrollabile di fuggire inosservato. È una sensazione strana quella che provo, paura, certo, smarrimento, e un grandissimo senso di inadeguatezza.
Chi sono io per contrastare il tributo mio compagno? Chi sono io per contrastare qualcuno? Perché dovrei tornare io quando il mio fratello americano è molto più adatto di me ad essere dipinto come l'eroe? In realtà il mio viso timido nemmeno ci starebbe bene sui manifesti. Non sarebbe nemmeno finito il tour della vittoria e già si sarebbero dimenticati il mio nome.
Io non sono fatto per essere ricordato. Sono semplicemente una pedina di sfondo per un gioco troppo più grande di me.
"Un applauso al secondo tributo."
Mi piacerebbe abbracciare per l'ultima volta il mio orso, lasciando che la mia pelle si beasse del suo comodo pelo. Non ci sarebbe stato altro... io nemmeno prenderei parte a questo gioco mortale. Mi piacerebbe svegliarmi e scoprire che questo è solo un brutto sogno.

  





 



ANGOLO DELL' AUTRICE e note

nota n° 1: Ho cercato di assegnare i Distretti a seconda dell'economia dei vari paesi - Distretto 1 che produce articoli di lusso, Distretto 2 che fabbrica armamenti, Distretto 3 che produce componenti elettronici e così via - , ma a volte sono solo andata ad istinto e non so assonanza, rispettando la regola dei due tributi a Distretto, ma alcuni si sovrapponevano e sono stati messi nei Distretti in cui mancava il tributo (se volete vi allego la lista completa dei vari Distretti e dei tributi con i vari motivi! Magari la metto come pedice a questo capitolo!

nota n° 2: I distretti 12 e 13 sono stati scelti come se la rivolta dei Distretti non ci fosse mai stata... Alla fine di Hunger Games c'è solo l'idea dei giochi, non c'è alcuna Panem né Capitol City.

 

* Ho deciso di creare Manciuria sia per completare l'ultimo Distretto che mi mancava, sia per un altro motivo che, seppur evidente, non vi rivelerò perché non voglio rischiare di fare spoiler.

 

Mi è dispiaciuto un sacco dividere questa mietitura, ma altrimenti mi sarebbe venuto fuori un capitolo, a mio parere troppo lungo. Per scusarmi, ecco a voi la seconda parte un po' in anticipo da quando avevo programmato, diciamo un regali di Pasqua (?).
Spero che questa storia vi possa piacere o quantomeno interessare! Mi farebbe piacere ricevere un parere e un riscontro, purtroppo non so quanto potrò essere puntuale, purtroppo l'università non da molti attimi di tregua e spesso scrivo durante le stesse lezioni (sì, lo so. Però solo se sono noiose...). Non sono una persona costante, mi sto forzando per diventarlo! Purtroppo i capitoli saranno di lunghezza variabile, perché ci sono momenti in cui accadono più cose e momenti più tranquilli (?), cercherò comunque di portarvi sempre un po' di azione!

Spero davvero che questa idea vi piaccia e che continuerete a seguire la storia! Questo capitolo introduttivo era necessario per introdurre i nostri tributi.

 

PS: E voi avete dei favoriti? Fatemi sapere per chi fate il tifo!

 

A presto, baci, Sgnap.

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Capitolo 3
*** Giorno 1 - La Cornucopia ***


Nobody decent ever wins a war
a fanfiction crossover (Hetalia & Hunger Games)
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GIORNO 1
La Cornucopia

 

Giorno 1, la Cornucopia.
60 secondi dal via.

 

I ventisei tributi se ne stanno immobili ognuno fermo sul proprio piedistallo. Ognuno di loro sa che se dovesse scendere prima del gong salterebbe in aria senza se e senza ma. Non c'era pietà negli Hunger Games, solo regole. E per quanto possa sembrare assurdo, le regole, in una guerra, sono fondamentali. Si guardano attorno con sguardo perso nel vuoto, terrorizzato, alcuni riuscivano ad ostentare anche sicurezza. Nessuno affronta la paura alla stessa maniera di un altro, per quanto possano sembrare simili, così, con la stessa uniforme cachi e lo stesso destino davanti, sanno bene di essere ben diversi l'uno dall'altro. Sanno bene che l'unica differenza che conterà, però, sarà solo una: uno vive, venticinque muoiono.Niente di più semplice.

 

40 secondi dal via.

 

I tributi più giovani ed esili guardano atterriti la muscolatura sviluppata dei favoriti. Dovrebbero creare due giochi, sarebbe più giusto, uno per i favoriti e uno per tutti gli altri... Ma a qualcuno di quelli che contavano, di quelli che se ne stanno dietro ad una scrivania a muovere pedine ed attendere che gli altri si scannino tra loro, importa veramente qualcosa che i giochi non erano giusti? Probabilmente se fossero realmente giusti gli verrebbe negati tutto il divertimento.
Dovrebbero cambiare le regole: perché deve esserci un solo vincitore? Perché non potrebbero riunirsi attorno ad un fuoco a cantare canzoni e raccontarsi semplicemente storie del terrore?

 

20 secondi dal via.

 

I favoriti si scrutano tra di loro, prima di cominciare a volgere lo sguardo sulle prede. Sì, prede. C'erano dei bambini che sembravano essere da poco usciti dal fasciatoio, quest'anno. Ma chiunque seguisse gli Hunger Games sapeva bene che la gara si sviluppava tra i favoriti. Come se alcuni di quei ragazzini fossero stati chiamati come mero riempimento dei buchi mancanti
Di ragazzi svegli, però, sembrava ce ne fossero parecchi: anche quest'anno la gara sarebbe stata combattuta. Almeno per alcuni.
Cercarono di ignorare quel groppo allo stomaco che si formava dalla pietà puntando lo sguardo su quel tesoro piazzato ai piedi della cornucopia. Armi, munizioni, provviste: il paradiso per chi aveva idea di come gestirle.

 

5 secondi dal via.

 

I tributi flettono le gambe pronti a scattare. C'è chi ha già studiato una strategia o chi sta pregando di non incrociare la propria strada con un favorito. Poi c'è chi è pronto e assetato di sangue.
Non c'è nessuno veramente pronto a morire.

 

Il gong fece perdere un battito ai loro cuori e diede il via agli Hunger Games.

 

~ La Cornucopia ~

 

POV: Manciuria.

La bambina tirò un piccolo urlo, rimanendo immobile sul proprio piedistallo. Ad uno occhio poco attento e dall'animo nostalgico sarebbe potuta sembrare una di quelle ballerine che ruotano dentro ai vecchi carillon francesi, di quelli di cui sono pieni i film dell'orrore. Quando si decise a scendere e muoversi, cominciò a correre, sperduta da una parte all'altra dell'arena.
Non sapeva bene cosa fare, come comportarsi: lei non era fatta per la guerra. C'era un gruppo di tributi che aveva preferito fuggire nel folto del bosco, dandosela a gambe e sperando di trovare un buon posto dove nascondersi, così da lasciare sfogare i favoriti sui malcapitati.
Già, i favoriti. Loro si erano gettati rapaci verso la cornucopia, verso le armi. C'era una sorta di tacito accordo tra di loro per cui avrebbero fatto fuori prima i pesci piccoli e poi i rimanenti.
E lei era senza dubbio un pesce piccolo.
Forse avrebbe dovuto muoversi, fuggire... o trovare un arma... non lo sapeva! Era così preda del panico che non aveva idea di cosa fare, se ne stava semplicemente immobile, impaurita, con le braccia strette al petto per cercare di coprirsi.
Era così innocente da non essere un bersaglio, perché avrebbero dovuto attaccarla? Perché avrebbero dovuto eliminarla?
Aiuto... Voglio tornare a casa...
Uno dei favoriti, le passò accanto senza nemmeno considerarla: con il fucile in spalla ed i capelli biondi ben ordinati sulla testa. Le lanciò solo un lieve sguardo di superiorità. Doveva aver pensato che a lei ci avrebbero pensato altri, che non sarebbe valsa la pena di perdere tempo con lei.
Forse se avesse avuto degli alleati...
Arretrò quel tanto che bastava per cadere su una delle piattaforme. No... Vi prego. Vi prego!
Una folata di vento troppo repentina e troppo improvvisa le sfiorò la guancia, che si rigò di sangue un attimo dopo. Il dolore non arrivò subito, prima si fece strada il prurito e poi il bruciore. Si portò una mano al volto, spaventandosi quando la vide macchiata di sangue. Non era nemmeno riuscita a vederlo quel kunai.
“No...” Urlò, portandosi le gambe al petto e cercando di farsi piccola piccola, sperando che quel tributo la lasciasse stare come l'altro.
Era uno dei due ragazzi del 3... Un ragazzo giovane, dagli occhi nocciola che la fissavano con una sorta di rassegnazione. Muori tu e vivo io, sono le regole del gioco.
“Ti prego...”
Si riscosse, cercando di fuggire verso il bosco. Forse se si fosse data una mossa...
La katana del ragazzo la passò da parte a parte senza alcuna pietà. Spalancò gli occhi, prima di soffocare il grido di dolore e paura nel sangue che bloccava le sue vie orali. Quando Honda ritrasse la spada, la bambina si piegò su se stessa, come accade ad un foglio quando sta bruciando. Vomitò grumi di sangue prima che il cannone battesse il primo colpo.

 

POV: Giappone

Il ragazzo giapponese se ne stette per un poco immobile, con gli occhi che vagavano dalla katana insanguinata al corpo della bambina. La prima vittima era stata sua.
Pulì la spada sull'erba e si sistemò l'uniforme. Doveva necessariamente aver fatto una buona impressione sugli sponsor: probabilmente non si aspettavano una spietatezza tale da uno come lui. Ma le regole del gioco sono ferree e alla fine solamente uno può rimanere in vita: non c'è spazio per gli elementi deboli, meglio evitare che si creino false speranze ed eliminarli subito. Anche gli altri favoriti sarebbero d'accordo, in fondo.
“Era innocua.”
Si voltò, guardando il proprio compagno di Distretto: anche Wang non scherzava in fatto di armi. Scrollò le spalle.
“Appunto.” gli rispose. “Che sia viva o sia morta non cambia molto la situazione.”
Il cinese strinse a sé lo zaino con le armi e si decise a muoversi. Per un attimo la sua mano indugiò su di uno shuriken come se fosse indeciso sul da farsi, come se fosse indeciso se attaccarlo o meno. Se sperava di coglierlo di sorpresa si sbagliava.
Dovette scegliere di lasciare le cose così com'erano perché si avviò celermente verso il bosco, prima di scomparire.
Il ragazzo ripose la katana e si decise a darsi una mossa. Per quanto fosse forte doveva trovare degli alleati: solo un idiota poteva pensare di sopravvivere nell'arena da solo. Chissà che intenzione avevano gli altri favoriti... probabilmente con il ragazzo del 7 si poteva parlare. Gli sembrava abbastanza sveglio da non penalizzarlo nei giochi.
Chissà dove poteva trovarlo: lo aveva visto andare verso il bosco, ma poi? Non che avesse paura, se almeno la metà dei partecipanti erano come quella bambina, tornare a casa sarebbe stato molto più semplice del previsto.
Si avviò verso il boschetto con la katana stretta tra le mani e pronto a sguainarla alla prima occasione. Non dovette camminare molto prima di udire il secondo colpo di cannone.
 




 


ANGOLO DELL'AUTRICE

Ed eccoci qui nel pieno dei giochi! Sì, non ho voluto far morire nessuno dei personaggi hetaliani, ma purtroppo ci può essere un solo vincitore e presto dovrò cominciare a soffrire mentre scrivo (sì, sono empatica e per scrivere queste storie è una sofferenza immane.)

Spero che questo primo capitoletto vi piaccia e che vi invogli a continuare questa storia! Scusatemi il ritardo, ma mi sono liberata solo adesso dagli esami! (per ora...) Cercherò di essere più puntuale e di pubblicare, se non una volta a settimana almeno due al mese (ma anche tre eh, ce la puoi e ce la devi fare!)

Fatemi sapere chi è il vostro favorito e lasciatemi un parere sulla storia, lo apprezzerò tantissimo!

Alla prossima, baci, Sgnap.

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