Confessions of a Teenage Drama Queen di milly92 (/viewuser.php?uid=28249)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Prima Vera Soddisfazione Della Mia Vita ***
Capitolo 2: *** La Prova ***
Capitolo 3: *** In Tv Non C'è Abbastanza Posto Per Una 44 ***
Capitolo 4: *** E Meno Male Che Lo Zio Cercava Di Mettermi In Guardia ***
Capitolo 5: *** Dalle Stalle Alle Stelle ***
Capitolo 6: *** Una Buona Occasione Per Essere Una Buona Life Coach ***
Capitolo 7: *** Il Trono E' Mio ***
Capitolo 8: *** Il Giorno Di Conoscenza Tra Life Coaches ed Artisti ***
Capitolo 9: *** Ballerini Per Caso ***
Capitolo 10: *** Il Futuro Matrimonio Rovinato ***
Capitolo 11: *** Questione Di Voti ***
Capitolo 12: *** Il Breve Ritorno Della Life Coach ***
Capitolo 13: *** Non E' Bello Ciò Che E' Bello Ma E' Bello Ciò Che E' Famoso ***
Capitolo 14: *** Un Buon Motivo Per Andare In Chiesa ***
Capitolo 15: *** Scommesse, La Nuova Coppia E Aspiranti Attori ***
Capitolo 16: *** Era Solo Un’Illusione ***
Capitolo 17: *** Che Ci Fai Tu Qui?! ***
Capitolo 18: *** 5 Maggio, Data Importante… Ma Non Per La Morte Di Napoleone! ***
Capitolo 19: *** La Serenata Che Non Mi Fece Rasserenare ***
Capitolo 20: *** Sbagliare E’ Umano, Perseverare E’ Diabolico ***
Capitolo 21: *** Anche L’Occhio Vuole La Sua Parte ***
Capitolo 22: *** Qel Pazzo Venerdì 13 ***
Capitolo 23: *** Perché?! ***
Capitolo 24: *** La Ragazza Perfetta Gold Boyz ***
Capitolo 25: *** Quando La Sincerità Bussò Al Loft Di Music’s Planet ***
Capitolo 26: *** Tregua, Intervista E Pasta ***
Capitolo 27: *** La mia nuova amica ***
Capitolo 28: *** Calciatori e Cheerleaders Per Un’Ora ***
Capitolo 29: *** Cambio Di Life Coach ***
Capitolo 30: *** Talent Nuovo, Vita Nuova ***
Capitolo 31: *** La Gelosia? Più La Scacci E Più La Proverai ***
Capitolo 32: *** Un Apparente Salto Nel Passato ***
Capitolo 33: *** Il Premio Strega Dell’Anno E’ Mio ***
Capitolo 34: *** E.R.: Infermieri per una notte ***
Capitolo 35: *** L’Ultima Settimana Ha Inizio ***
Capitolo 36: *** What’s Love? ***
Capitolo 37: *** Non Me Lo So Spiegare ***
Capitolo 38: *** My Sweet Sixteen ***
Capitolo 39: *** L’ultima Cena ***
Capitolo 40: *** Addio, Loft! ***
Capitolo 41: *** Una Finale Sconvolgente ***
Capitolo 42: *** Goodbye My Lover(s) ***
Capitolo 43: *** Non E’ il Prezzo Giusto Da Pagare Per Un Concerto ***
Capitolo 44: *** Basta, Non Ce La Faccio ***
Capitolo 45: *** Stupid Girls ***
Capitolo 46: *** La Mia Nuova Vita ***
Capitolo 47: *** Il Battesimo Della Figlia Del Mio Migliore Amico ***
Capitolo 48: *** L’Amore Non Va Mai In Vacanza ***
Capitolo 49: *** Il Desiderio Di Compleanno Avverato ***
Capitolo 50: *** Tutta Colpa Degli Incidenti ***
Capitolo 51: *** Il Diavolo Veste Prada ***
Capitolo 52: *** Una Mission Impossible Da Compiere ***
Capitolo 53: *** Confessions Of A Teenage Drama Queen ***
Capitolo 54: *** Happy Ending ***
Capitolo 55: *** Epilogo: La Fine Dell'Inizio ***
Capitolo 1 *** La Prima Vera Soddisfazione Della Mia Vita ***
1. La prima vera soddisfazione della mia vita
Salve, popolo di Efp! E’ la
prima volta che pubblico una fic in questa sezione, e devo dire che mi fa uno
strano effetto, mi sento quasi emozionata. Volevo dirvi giusto un paio di cose
prima di lasciarvi al capitolo: l’ispirazione per il programma in cui sarà
ambientata la fic l’ho presa dal Programma “X Factor”,di cui sono molto
appassionata. Il titolo è preso dall’originale titolo americano del film
“Quanto è difficile essere teenager!” dato che la trama ha qualcosa di simile,
e, ultima cosa, volevo dirvi che i primi 37 capitoli di questa storia sono già
stati scritti, quindi, se la storia vi piace (speriamo…) non dovete far altro
che farmelo sapere ed io pubblicherò il secondo cap al più presto, dopodomani
credo. Ultima cosa: dal contenuto vi accorgerete che in questa fic capitano
cose spesso impossibili, ma spero che non la prenderete a male, il mio scopo è
semplicemente quello di farvi sognare un po’ insieme a Debora! Come chi è
Debora?! Correte a leggere e lo scoprirete!
Buona lettura! ^^
Milly92
P.s.: Le recensioni sono
sempre ben accettate…. :-)
Confessions of a Teenage Drama
Queen
Capitolo 1
La prima vera soddisfazione della mia vita
“Partecipa anche tu alle selezioni per essere
il life coach di uno dei protagonisti di MUSIC’S PLANET!”
Alzai
lo sguardo dalla versione di Tacito che dovevo tradurre per il giorno seguente
e rimasi a fissare con sguardo sognante quella pubblicità che stava facendo per
tv, finchè l’ultimo eco della colonna sonora del programma non si spense.
“Hai
sentito, Debora?”
Mia
madre, che era appena entrata in cucina, mi guardava sorridendo.
“Si,
ho sentito… purtroppo!”
“Dai,
ci saranno altri modi per vedere il tuo amato Niko, tranquilla. Sai quanti
concerti farà quando uscirà da Music’s Planet?” mi rassicurò.
Niko
e Music’s Planet erano le mie risorse di energia e apparenti ragioni di vita in
quella burrascosa primavera del 2008, quando ero costretta a trascorrere le mie
giornate tra scuola, casa e studio.
Music’s
Planet era un nuovo programma musicale, in cui aspiranti cantanti e gruppi si
sfidavano nell’arco di 12 puntate per poter vincere un contratto discografico,
ed io lo seguivo soprattutto per il mio concorrente preferito, Niko, un bel
diciannovenne che veniva da Napoli. Ed io, essendo della provincia di Caserta,
mi illudevo di poterlo incontrare e conoscere un giorno.
“Si,
ma io non lo vedrò mai, sai che papà si rifiuterà di accompagnarmi a meno che
non farà il concerto sotto casa” sbuffai, guardando il testo della versione con
astio e cercando una parola sul vocabolario di malavoglia.
“E
cosa vorresti fare, allora? Diventare la sua…?”
Dovete
sapere che mia madre non ha mai masticato molto l’inglese, così suggerii: “Life coach, mamma, life coach! E comunque, perché no? Chi mi vieta di fare i provini?”
dissi in tono scherzoso.
Eppure,
quella sera, continuavo a chiedermi cosa fosse questo “life coach” e lo scoprii
sul sito di Music’s Planet: era una persona che doveva comportarsi come specie
di baby sitter con il concorrente a cui era stato assegnato, doveva tirargli su
il morale, vedere i vari appuntamenti e cose simili. Una specie di manager in
poche parole. E bisognava avere almeno 15 anni per poter fare il provino, con
il capogruppo della categoria del cantante a cui si era interessati. Ne erano
tre: Maria Di Maio, il capogruppo degli under 25, Silvia Fortuna, capogruppo
degli over 25 e Luke Castagna, capogruppo dei gruppi.
Io
ne avrei compiuto sedici tre mesi dopo, così quella notte dormii poco e
niente, continuando ad illudermi di
diventare la life coach di Niko…
Basta, domani compilo il modulo di
iscrizione per i provini sul sito di Music’s Planet e la faccio finita! So che
non mi chiameranno, ma almeno potrò dire di averci tentato!
“Hai
fatto la versione, Debora?” mi chiese la mattina dopo Cristina, una delle mie
migliori amiche.
“Si,
ma inutile dire che mi è venuta uno schifo…” risposi rabbuiata, accelerando il
passo verso la mia scuola, il liceo Classico Europeo “G. Pascoli”, dato che la
campanella sarebbe suonata da lì a cinque minuti.
“Immagino
che ciò sia dovuto al fatto che ieri nella puntata di Music’s Planet ha fatto
vedere Niko che provava il suo pezzo per martedì!” sghignazzò lei. “Hai visto
com’era bello? Ho fatto i salti mortali per riuscire a vederlo, sono uscita
dalla piscina con i capelli ancora bagnati…”
“Eh
si… No, più che altro è dovuto al fatto che ho visto la pubblicità che parlava
dei provini per i life coach…”
“Si!
L’ho vista, non sai cosa darei per poter poterci provare…”
“Di
Bene! Della Ventura! Cosa ci fate ancora
qui? Filate in classe, su!”
Sobbalzammo,
trovandoci davanti il nostro professore di latino e greco che ci guardava con
aria impaziente appena fuori il cancello dell’istituto.
“Si,
stiamo andando, professore!” risposi, e subito corremmo in classe.
“Ti
dico solo che questo oggi ci fa nere!” esclamai senza fiato due minuti dopo,
mentre prendevamo posto appena in tempo per vedere il professore entrare in
classe e fare subito l’appello.
“Di
Bene, su, inizia a correggere la versione…” mi chiamò, mentre Cristina faceva
una faccia dispiaciuta e sentivo rimbombarmi nelle orecchie una sola parola: “Sfigata!
Sfigata! Sfigata!” mentre Luisa, la secchiona della classe, si voltava a
guardarmi compiaciuta.
Fu
quell’episodio che, due ore dopo, mentre eravamo in sala informatica e il prof
uscì dalla sala, mi convinse ad iscrivermi velocemente sul sito.
“Ma
cosa fai?” mi chiese Lina, un’altra delle mie migliori amiche.
“Cerco
di dare una svolta a questa vita di merda!” affermai, mentre digitavo il mio
cognome.
Era
il ventitré marzo, ed aspettai invano per una settimana. Ma quando notai che
nessuno mi contattava, passata la rabbia, ringraziai il cielo dato che era una
cavolata, dovevo terminare l’anno scolastico e non sarei mai stata scelta,
oltre al fatto che non sapevo come avrebbero reagito i miei dato che non gli
avevo detto niente.
Eppure,
il primo aprile, quando tornai a casa alle tre e mezzo(eh si, la scuola mi
tratteneva fino a quell’ora) trovai mia madre un po’ confusa ed incredula ad
aspettarmi.
“Ma
non sai che pesce d’aprile mi hanno fatto, oggi!” disse subito, mentre posavo
lo zaino nella mia stanza.
“Cosa?”
chiesi distrattamente, mentre posavo il vocabolario di greco e mi buttavo sul
mio letto esausta.
“Mi
hanno chiamata stamattina e mi hanno chiesto se
c’eri tu…”
“E
chi era?”
“Diceva
di essere uno della redazione di Music’s Planet e che eri stata convocata per i
provini per diventare life coach per domani…” disse scettica, prima di fare una
risata sarcastica.
Mi
alzai di botto dal letto, con gli occhi quasi fuori dalle orbite. “Cosa? Ma mi
stai prendendo per i fondelli?” chiesi senza giri di parole, incredula.
“No!
Ma… perché?”
“Merda!
Mamma, io… Io mi sono iscritta sul sito, lasciando i miei dati! Davvero mi
hanno invitata…?”
E
lì venne il caos: mia madre fece un piccolo urlo, svegliò mio padre che stava
riposando dicendogli tutto, mi connessi ad internet per vedere meglio gli orari
ed ebbi anche una dolce sorpresa: gli studi televisivi e il loft si erano
trasferiti da Roma a Napoli a causa di non so cosa ed io nemmeno lo sapevo!
“Cri,
non sai cosa è successo! Domani andrò a fare i provini, Cri! Mi hanno chiamata!
Ti rendi conto?!”
Feci
la stessa telefonata a Lina, Giusy e Sabrina, le mie altre migliori amiche, e
tutte mi risposero senza parole…
Senza
speranze mi presentai ai provini con i miei e mio fratello. Era una semplice
prova, un’esperienza! Non sapevo nemmeno cosa bisognasse fare ai provini, se
era cantare ero spacciata: sono super stonata…
Mano
a mano seppi che bisognava solo parlare di sé a Maria Di Maio, e dire perché si
desiderava entrar a far parte del programma.
Tante
persone venivano eliminate, altre venivano accettate per passare ai provini
successivi. Non me ne capacitavo: Maria come faceva a comprendere se eravamo
giusti o no in due minuti?
Quando
arrivò il mio turno volevo morire: il cuore mi batteva all’impazzata, e a
stento sentii l’imbocca al lupo della mia famiglia.
Indossavo
dei semplici jeans chiari, una maglietta azzurra abbastanza leggera che
nascondeva la mia ciccia sui fianchi ed avevo i miei capelli castani legati in
una treccia. Che impressione avrei fatto?
Entrai
e la vidi, la Di Maio: esattamente com’era in tv, solo che sembrava stanca a
causa dei provini. Indossava un tailleur grigio, aveva i capelli più ricci del
solito e il mascara sceso sotto gli occhi.
“Ciao,
come ti chiami?” mi chiese.
“Debora
Di Bene…” dissi, arrossendo come una pazza. Ero iper emozionata, cercavo di non
balbettare; essere lì, di fronte a colei che guidava Niko nel suo percorso
musicale era un vero onore.
“Bene,
Debora, da dove vieni?”
“Maddaloni,
provincia di Caserta” risposi, cercando di ostentare sicurezza.
“So
dove si trova Maddaloni” ribattè lei secca, come se si fosse offesa.
“Ah!
Mi scusi, è solo che nessuno la conosce…” mi scusai mortificata.
Maria
annuì, inforcando gli occhiali e prendendo in mano la penna.
“Cosa
fai nella vita?”
“Secondo
anno di liceo Classico Europeo”
“Sarebbe?”
chiese.
Sospirai.
Spiegare la particolarità del mio liceo era dura!
“Beh,
è simile ad un semplice classico solo che in più studio diritto, spagnolo e
inglese, arte, geografia e scienze le studio tutti e cinque gli anni invece che
solo nel primo biennio o l’ultimo triennio”
La
donna si tolse gli occhiali, squadrandomi . Mi metteva un’enorme soggezione.
“E
perché sei qui? La scuola ti impegna molto a quanto vedo” ribattè sicura di sé.
“Sei giovane! Quanti anni hai?”
“Sedici
a luglio” risposi all’istante, decidendo di farmi valere. “E la scuola non sarà
un problema, ne ho parlato già alla scuola e nel remoto caso in cui dovrò
partecipare studierò lì nel loft, tanto mi manca solo un voto in qualche
materia per terminare il quadrimestre” aggiunsi stizzita,inventando tutto di
sana pianta e implorando tutti i miei santi protettori.
“Va
bene! E dimmi, immagino tu sia qui per Niko” dichiarò convinta, guardandomi con
un’occhiata di sfida.
Cosa
fare? Mentire? Essere sincera?
“Si”
risposi. “Ma, insomma, non per conquistarlo o cose simili, non sono così scema!
So che lui è a Music’s Planet per lavorare…. Non lo conosco, certo, ma mi piace
la sua modestia, la sua serietà, e il suo modo di cantare è davvero unico”.
Dissi
tutto questo in un battibaleno, quasi quasi mi mancava il fiato.
E,
alla fine, dopo un enorme silenzio… Maria mi sorrise. Mi sorrise!
“Mmmh,
bene, direi che puoi passare al prossimo turno, Debora!” disse infine dopo
avermi squadrata per bene.
“Cosa?”
chiesi senza capire, mentre il cuore mi martellava forte.
“Ho
detto che puoi passare al turno successivo, che si terrà domani!” ripetè, e mi
affrettai ad annuire.
“Oh,
oh, si, oh, grazie mille!” esclamai,
ancora senza aver realizzato la cosa ed uscendo, andando incontro verso i miei
che mi aspettavano ansiosi.
Non
volevo crederci, urlai come una pazza, mi dimenai addosso a mia madre…
“Ce
l’ho fatta, ce l’ho fatta! Sono passata al prossimo turno! ” urlai per mezza
giornata.
Ma
la gioia e la gaiezza andarono via non appena vidi, ventiquattro ore dopo, che
eravamo circa cinquanta persone ad aver passato il primo turno di provini per
diventare la life coach di Niko.
“Debora
Di Bene e Annalisa Ferrara!” chiamò Maria, e mi feci avanti tremante insieme ad
una ragazza dai lunghissimi capelli neri.
Questa
volta ci sottopose ad alcune prove particolari, chiedendoci di immedesimarci in
alcune situazioni e chiederci come avremmo reagito.
“Va
bene, ragazze, vi faccio sapere dopo…” ci congedò.
E
non potete immaginare la mia incredulità quando passai anche il secondo turno,
quando, da cinquanta eravamo diventate venticinque.
E
poi da venticinque diventammo dodici. Da dodici divenimmo sei.
E
da sei divenimmo tre.
Io,
la Sfigata per eccellenza in certe situazioni, avevo passato ben cinque turni,
uscendone illesa.
“Ragazze,
è stata una scelta dura, devo dirlo, e sono sicura che tutte voi potreste
essere delle perfette life coach per Niko. Ma purtroppo devo sceglierne solo
una… Perciò, Stefania, mi dispiace ma tu non hai passato questo turno…” iniziò
Maria con aria triste, mentre Stefania, una venticinquenne bassina e con i
capelli mossi, annuiva e usciva dalla stanza, lasciando nella sala me e Lucia,
una ragazza di 18 anni di Torino.
“In
bocca al lupo” mi disse, mentre a stento riuscivo a ricambiare l’augurio, con lo
stomaco che si annodava.
Ripensai
ai miei, al fatto che era meglio non vincere perché avrei avuto problemi con la
lontananza, anche se mio padre era andato a parlare con il preside che, vedendo
che avevo almeno due voti in ogni materia, aveva detto che non c’erano problemi
e che al massimo avrei studiato lì e poi sarei uscita ogni tanto per fare i
vari test ed interrogazioni.
“Bene
ragazze, alla fine, dopo varie prove voi siete state quelle che mi hanno
dimostrato di essere più mature e responsabili ed io ho scelto… Debora!”
annunciò Maria, mentre Lucia mi guardava e mi abbracciava, con uno sguardo
deluso.
Fu
quel gesto a convincermi del fatto che avevo sentito bene, e mi sentii le
lacrime uscire per la gioia e l’emozione.
“Oh,
Maria, non ci credo! Grazie!” dissi, abbracciandola.
Uscii
dalla sala emozionata, ancora piangente, mentre dicevo: “Sono passata! Sono
stata scelta!” e mio fratello restava allibito mentre mia madre iniziava a
piangere a sua volta e papà sorrideva suo malgrado…
“Mi
raccomando, Deb, spacca tutto e parla di me a Niko!” mi salutò Cristina quella
sera, dato che l’indomani sarei arrivata al loft.
Ed
eccomi lì il giorno dopo, nei pressi del loft di Music’s Planet.
Me
ne stavo lì, fuori la porta con gli altri life coach. Ci guardavamo emozionati,
curiosi su ciò che sarebbe successo da lì a qualche minuto, quando i tre
capogruppo arrivarono e ci fecero segno di seguirli.
Non
riuscivo a capacitarmi del fatto che avrei conosciuto Niko e che sarei stata la
sua life coach finchè sarebbe rimasto lì… Cosa avrebbe pensato di me?
Continua...
Qualche
Anticipazione:
Martina
mi sorrise. Era una ragazza di diciotto anni dell’Aquila, sembrava davvero
simpatica. Ma, ahimè, dovevo ancora conoscerla bene.
Non
seppi darmi una risposta perché Niko era lì davanti a me, visibilmente confuso.
Non avevo nemmeno sentito la porta aprirsi, cavoli!
Niko
fece una piccola risata. “Anche io non credevo avrei mai arrivato qui, ma, beh,
alla fine ce l’ho fatta” mi raccontò. “Ma perché, quanti anni hai? Diciotto?”
chiese.
“Si.
Ah, e comunque, i tuoi cugini di Pisa non capiscono niente” disse Niko sereno
mentre ci avviavamo in sala prove.
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Capitolo 2 *** La Prova ***
capitolo due la prova
Confessions of a Teenage Drama
Queen
Capitolo 2
La prova
Mentre
seguivo Maria all’interno del loft continuavo ad avere l’impressione di essere
in un sogno dal quale qualcuno molto crudele avrebbe potuto svegliarmi
all’improvviso. Insieme a me c’erano due ragazzi, Dario e Giorgio: il primo,
con i capelli biondo scuro e gli occhi verdi, sembrava spaesato ed emozionato
come me, l’altro invece , più alto e con la carnagione scura,sorrideva e
sembrava volersi mostrare sicuro di sé.
Ci
eravamo già presentati, ed avevo scoperto che Dario era il life coach di
Rossella e Giorgio era quello di Simona, due cantanti della stessa categoria di
Niko.
“Che
carino” commentò Giorgio, appena entrammo in cucina: era bianca e rossa, con un
grande tavolo al centro e alcuni sgabelli sparsi per la stanza. Su una delle
sedie giaceva una chitarra e sul tavolo vi erano vari fogli sparpagliati.
“Si…”
dissi senza fiato, mentre Maria, Silvia e Luke si fermavano e facevano segno a
noi life coach di fermarci. Notai un uomo alto con dei baffi molto spessi
accanto a loro, che se ne stava vicino una telecamera. D’istinto mi aggiustai i
capelli e il colletto della camicia.
Fa che non mi inquadri di profilo…
“Mi
raccomando, Luigi, solita inquadratura, eh!” disse Silvia Fortuna,
aggiustandosi la voluminosa chioma biondo platino mentre l’uomo accendeva
l’aggeggio.
Solita
inquadratura?! Quante ne esistevano?!
“Bene, questo è il loft!” disse Luke, un
trentenne dalla chioma mora e gli occhi chiarissimi, mostrando la zona con la
mano. “I ragazzi sono di là, ora li andremo
a chiamare, non sanno nulla della vostra presenza e del vostro arrivo…”
“In
realtà non sanno proprio niente, questa dei life coach è stata una mia idea!”
disse entusiasta Silvia, mentre una delle altre life coach rideva e un’altra si
aggiustava furtivamente il lucidalabbra.
“Quindi,
in bocca al lupo!” esclamò Maria.
Non
ebbi il temo di dire “Crepi” che dal corridoio di fronte entrarono Rossella,
Simona, Rosangela degli over 25 e due gruppi vocali, i Music Sense e i Gold
Boyz.
Non
si sentiva altro che un misto di “Piacere!”, “Che bello conoscerti!” e “Io sono
il tuo life coach”.
“Ciao,
io sono Andrea dei Gold Boyz, piacere!” disse velocemente un ragazzo sulla
ventina, molto alto, con i capelli scuri caratterizzati dalla cosiddetta cresta
ed un sorriso voluminoso.
“Piacere,
io sono Debora!” risposi senza fiato, mentre lui annuiva sorridendo e correva a
salutare qualcun altro.
“Ciao! Piacere, Rossella!” esclamò una
diciannovenne affascinante, dalla pelle diafana, gli occhi verdi e i capelli
corvini. Dal vivo assomigliava ancora di più a Biancaneve!
“Ciao,
io sono Debora” mi presentai emozionata, ancora incredula.
“Io
sono Simona” dichiarò invece una ventenne un po’ in carne con i capelli ramati
e un sorriso ampio.
“Lo
so” risposi con un sorriso, mentre la tensione iniziava ad attenuarsi. “Vi
seguo dall’inizio della trasmissione, giuro” spiegai.
Mi
presentai quasi a tutti insieme agli altri life coaches, sentendomi decisamente
imbarazzata.
“Sei
la life coach di Niko, vero?” mi chiese Rossella qualche minuto dopo, dopo che
ebbi sistemato la mia roba nella stanza che avrei diviso con la life coach dei Music
Sense, Martina e Giulia, la life coach di Fabio, uno degli over 25.
“Si…”
risposi, e nel dirlo non ci credevo ancora.
Martina
mi sorrise. Era una ragazza di diciotto anni dell’Aquila, sembrava davvero
simpatica. Ma, ahimè, dovevo ancora conoscerla bene.
“Comunque
Niko sta per venire” soggiunse Maria, che era stata fino ad allora in un’altra
stanza a fare le varie presentazioni e a dare le varie spiegazioni agli altri
concorrenti. “Sta tornando da un appuntamento con Radio Due”
Annuii,
non sapendo cosa aggiungere. E, non so come, la abbracciai. “Oh, grazie ancora,
Maria!” sussurrai.
Lei
ricambiò la stretta affettuosamente.
“E’
stato merito tuo!”
Poco
dopo Rossella e Simona andarono in sala prove con i loro coach insieme a
Martina che raggiunse i Music Sense. Maria mi condusse in un elegante
soggiorno.
“Beh,
tu stai qui, Niko è arrivato! Lui non sa nulla!” si congedò facendomi
l’occhiolino e allontanandosi con Giulio D’Amore, il vocal coach del gruppo di Silvia
Fortuna. Mi lasciò da sola con il cameraman, che mi sorrise incoraggiante.
“Quale
inquadratura preferisci?” mi chiese.
“Oh,
ehm.. Quella preferita della signora Fortuna”
Rimasi
immobile come una cretina, senza sapere cosa fare. Il mio stomaco era diventato
di piombo! Cosa avrebbe pensato di me Niko vedendomi?
Non
seppi darmi una risposta perché Niko era lì davanti a me, visibilmente confuso.
Non avevo nemmeno sentito la porta aprirsi, cavoli!
Sentii
un calcio allo stomaco, l’aria mancarmi e mi sarei appoggiata a qualcosa per
non cadere se avessi potuto muovermi, dato che mi sentivo le gambe paralizzate.
Era
ancora più bello dal vivo: aveva jeans scuri, una maglia a righe nere e bianche
e i suoi occhi mi sembravano dei fari in mezzo al mare in tempesta.
“Ciao…”
disse, osservandomi, prima di fare un cenno al cameraman.
“Oh,
oh, c-ciao” mormorai, avvicinandomi. Non ci credevo, era un sogno… “Immagino ti
stia chiedendo chi sono” gli dissi, cercando di sorridere e sembrare educata.
Lui
ricambiò il sorriso. “Beh, si! E’ vero che qui capita di tutto, ma avere una
sconosciuta nella mia camera non mi era ancora successo…”
Arrossii:
quella era la sua camera?! Mara mi aveva trascinato nella sua camera! Eppure
non sembrava, era un semplice soggiorno… Ma tre secondi dopo, vicino la porta,
lessi: Niko, Massimo, Fabio e Luigi.
Accipicchia! E un occhiata in più mi rivelò una seconda stanza dove c’erano i
letti.
“Oh,
scusa, mi ci ha portato Maria, cioè…”
Niko
mi guardava confuso. Sospirai: calma, Debora, calma…
“Sono
la tua life coach. Ho partecipato ai provini ed ho passato le selezioni, il mio
compito è farti da supporto nella vita quotidiana, tirarti su il morale e cose
simili. Anche agli altri ne è stato affidato uno” aggiunsi, imbarazzata.
Niko
continuava a guardarmi con un’aria strana, poi annuì, ancora un po’ confuso.
“Credo
sia meglio se chiedi a Maria se hai
qualche dubbio, io non ti so dire altro, non credevo che sarei passata…
Insomma, credevo mi avrebbero detto: “Sei troppo giovane” e cose simili”.
Niko
fece una piccola risata. “Anche io non credevo avrei mai arrivato qui, ma, beh,
alla fine ce l’ho fatta” mi raccontò. “Ma perché, quanti anni hai? Diciotto?”
chiese.
Scossi
il capo. “Innanzitutto mi presento!”
Miracolo,
mi stavo sciogliendo! Era bellissimo, eppure non era freddo e timido come
voleva apparire!
“Mi
chiamo Debora, ma puoi anche chiamarmi Deb, ho quasi sedici anni e vengo da
Maddaloni”
“Maddaloni?
E dov’è, al nord?”
“Eh?
Ma no! Al sud, qui vicino, provincia di Caserta” risi, sentendomi decisamente
stupida.
Niko
mi guardò incredulo. “Davvero? Hai un accento perfetto! Non si sente proprio
che sei del sud…”
“I
miei cugini di Pisa non la pensano così, comunque” decretai, “Grazie per avermi
dato due anni e mezzo di più”.
Un
altro sorriso. “Non ci credo che non hai nemmeno sedici anni, sembri davvero
una diciottenne” dichiarò. “Comunque, piacere di conoscerti Debora, io sono Nicola,
ma puoi chiamarmi Niko” disse, imitando la mia presentazione.
Mi
porse la mano, cordiale. La strinsi, mormorando un flebile “piacere”, dato che
a quel tocco mi sentii mancare.
All’improvviso
entrò Maria, soddisfatta, senza nemmeno bussare. “Hai visto Niko? Cosa ne pensi
della tua life coach?” gli chiese.
Niko
mi guardò incoraggiante. “Anche se non ho capito cosa deve fare, beh, si vede
che hai scelto bene! Mi sta già simpatica, poi è della Campania come me!”
Ricambiai
lo sguardo, dicendo: “Allora… Forza Napoli!”
“Forza
Napoli!” ricambiò entusiasto, battendo il cinque con me.
“Ora
scoprirai qual è il suo compito” sovvenne Maria, riportandomi alla realtà.
“Seguitemi in sala prove”
“Si.
Ah, e comunque, i tuoi cugini di Pisa non capiscono niente” disse Niko sereno
mentre camminavamo, con Luigi alle calcagna.
Inutile
dire che per un pelo non svenni, incredula.
La
sala prove era una stanza abbastanza grande, piena di strumenti, microfoni e in
un certo senso mi dava un senso di calore. Al centro c’era una sedia più grande
delle altre, che pensavo fosse il “trono” di Maria, e tutt’attorno ce n’erano
altre normali.
Mi
sentivo un po’ a mio agio, finalmente, e mi sedetti su una di quelle sedie,
imitando Maria e Niko. Non mi ero sbagliata, quella era la sedia dove si sedeva
sempre lei.
“Vado
a chiamare Sandro, si intrattiene sempre” si lamentò la donna, alzandosi controvoglia,
riferendosi al vocal coach.
Io
e Niko rimanemmo lì come due pesci lessi, guardando ognuno in due direzioni
diverse.
“Allora,
cosa ti piacerebbe cantare?” gli chiesi dopo un po’ per fare conversazione. Lui
si voltò verso di me lentamente, quasi come se avesse dimenticato la mia
presenza.
“Oh,
magari potessi cantare quello che voglio!” sbottò. “E poi, parliamoci chiaro,
qui sono il più sottovalutato, le star per Maria sono Rossella e Simona”.
Improvvisamente
il suo sguardo divenne triste, incutendomi una certa tenerezza.
“Ma
no Niko, vedi, io penso che lei ci tenga anche a te solo che non lo dà a
vedere. E poi perde meno tempo con te perché sei più bravo e non hai bisogno di
essere gonfiato con maggiori
attenzioni” risposi, cercando di essere cordiale.
Ma
Niko scosse il capo. “No, so che se dovesse scegliere chi buttare fuori tra me
e una di loro non esiterebbe a scegliere me” disse.
“E
allora tu falle cambiare idea, no? Insomma, ora sono la tua life coach e ti
aiuterò!” esclamai, forse fin tropo convinta. Non mi sembrava affatto giusto
che venisse messo all’ombra di quelle due, che venivano venerate come delle
dee, delle ninfe della musica. Lui aveva tutti i requisiti per essere un adone
della musica pop!
Nei
suoi occhi lessi qualcosa di strano, e appena udimmo i passi di Maria e Sandro
mi sussurrò lentamente “Ne parliamo dopo, ok?”.
Annuii,
e ricomposi la mia espressione indignata di fronte a Maria e il vocal coach.
“Lei
è Debora, la life coach di Niko” mi presentò Maria con un’aria un po’ scocciata.
Certo
che quella donna era davvero lunatica! Con un sorriso un po’ forzato mi alzai e
strinsi la mano a Sandro Forte.
Dopo
che egli ebbe sistemato la pianola, preso alcuni fogli, meditato un po’,
finalmente Maria si decise a parlare.
“Bene
Niko, per te avevamo pensato la canzone dei Greenday, “Wake me up when
September ends”, cosa ne pensi?” chiese Maria mentre Sandro annuiva convinto e
già gli porgeva il testo della canzone.
La
reazione di Niko fu prevedibile mentre io cercavo di nascondere la mia
disapprovazione. Fece un piccolo sbuffo , scrollando le spalle.
“Veramente
non è che ne sia entusiasta, eh, insomma, è una canzone troppo…”
“…
Troppo fuori dal suo genere, ecco!” conclusi io, senza nemmeno trattenermi.
Maria
mi scoccò un’occhiataccia. “E dimmi, cosa vorresti fargli cantare, carissima?” mi chiese sarcastica,
accentuando l’ultima parola.
Decisi
di essere rispettosa, insomma, non era mia intenzione farla irritare nemmeno
dopo un’ora del mio arrivo!
“Beh,
un pezzo di Tiziano Ferro!” buttai lì, abbastanza convinta. “Tipo “Perdono”,
“Rosso relativo”, “Imbranato”, “Sere nere”, “Stop! Dimentica”. Ce le vedo bene
addosso, vanno benissimo con la sua voce, il suo tono forte…”
Maria
mi squadrò per diversi secondi, mentre Niko scattò su improvvisamente dato che
si era accasciato sulla sedia.
“Si!
Maria, scusami, ma Tiziano Ferro… Si! Si!” era entusiasta, e improvvisamente mi
lanciò un’occhiata radiosa.
Arrossii,
ricambiando lo sguardo. E, miracolo, Sandro annuì.
“Maria,
la ragazza ha ragione! Tiziano Ferro è perfetto per lui! Perché non ci ho
pensato io?!” dichiarò, quasi come se si volesse dare dello stupido.
“Mah,
Niccolò, insomma, Tiziano Ferro? Ma… Ma no, non va bene…” si oppose Mara. “Non
ve bene per Niko e per la sua voce…”
“Cosa
vorresti dire, che la mia voce non è capace?” scattò su Niko, cercando di
essere pacato.
“Ma
no, no, solo che…” Era evidente che Maria si stava arrampicando sugli specchi.
“Facciamo
così” propose Sandro, lanciandomi uno sguardo di sbieco. “Ora lui ne proverà
qualcuna, ok? Poi vedremo!”
Io
sorrisi in sua direzione. “Credo sia una buona idea” sovvenni, e quando Maria
mi lanciò un’occhiataccia aggiunsi: “Non che io sia qualcuno qui per dare il
mio parere”.
“Brava”
gracchiò Maria.
“Invece
no, lei qui è la mia life coach e la sua opinione per me conta!” ribattè Niko
alzandosi e mettendomi una mano sulla spalla come per trasmettermi il suo
sostegno.
Rimasi
di sasso dinanzi quel gesto di fiducia, ma non ribattei, non volevo che Maria
mi cacciasse fuori.
“Va
bene, allora proviamo “Sere nere”, ok?” propose il vocal coach, evidentemente
per spegnere le probabilità di formazione di una futura lite.
Tutti
annuimmo silenziosamente. Dopo che Sandro ebbe trovato lo spartito di “Sere
nere”, fece qualche prova, accese il pc, scaricò il testo e lo diede a Niko.
Mi
sentivo emozionata, Tiziano Ferro era uno dei miei idoli e vedere Niko cantare
una sua canzone dal vivo era un po’ come essere ad un suo concerto.
Niko
accese il microfono, la base partì, e un’atmosfera magica si impadronì nella
stanza.
“Ripenserai agli angeli, al caffè caldo
svegliandoti mentre passa distratta la notizia di noi due. Dicono che mi
servirà, se non uccide fortifica mentre passa distratta la tua voce alla tv,
tra la radio e il telefono risuonerà il tuo addio. Di sere nere che non c’è
tempo,non c’è spazio, mai nessuno capirà. Vuoi rimanere, perché fa male, male,
male da morire senza te…”
Avevo
le lacrime agli occhi, era una cosa stupenda. Ce l’aveva nel sangue Tiziano
Ferro, quasi quasi sembrava fosse la serata della puntata in prima serata!
“Cavoli,
bravo, Nicò!” esclamò convinto Sandro, simulando un applauso. “Sono allibito, è
stupenda!”
“Anche
io la penso così, sei stato davvero… Davvero super” conclusi imbarazzata.
Niko
si voltò verso di me e fece un gesto tra la modestia e la felicità.
Tutti
aspettavamo il verdetto di Maria, che aveva gli occhi lucidi.
“E
va bene, mi hai fatto piangere! Contento? Solo che ora mi metti in difficoltà,
ca**o!” sbottò. Aveva detto già una parolaccia in mia presenza!
“Posso
sapere il perché, Maria?” chiese Niko fin troppo educatamente, sedendosi.
Lei
non lo guardò. “Perché io dovevo già dare un pezzo di Tiziano Ferro a Rossella”
rispose. “Non possiamo portare due canzoni con lo stesso artista”.
L’espressione
di Niko poteva simulare ira, ma anche la solita frase: “Cosa avevo detto io?”
“E
quale,scusa?” chiese.
“La paura che”
A
stento trattenni una risata. Era ridicolo un pezzo del genere per una voce come
quelle di Rossella!
“Mi
scuso se mi intrometto…” iniziai, lanciando un’occhiata timorosa verso la
telecamera,ma la sua risposta acida mi fece zittire.
“Figurati,
ormai lo fai anche senza permesso, prego”
Queste
parole mi ferirono da morire, non era da me fare cose simili.
“Va
bene, ok, non so cosa mi ci avete portato a fare qui in sala prove se non posso
nemmeno esprimere un’opinione. Vado di là, la mia presenza è inutile. Però,
scusi se glielo dico Maria, non è giusto negare un pezzo a Niko che gli sta
bene solo per darlo alla sua pupilla,
che tra l’altro è fatta per un genere diverso” risposi prima di alzarmi ed
uscire.
Non
seppi cosa successe, fatto sta che mi aspettavo che qualcuno mi fermasse.
Invece non successe nulla, entrai nella mia stanza e iniziai a mettere in
ordine la mia roba dato che le valige erano ancora intatte. Sentivo le lacrime
che volevano uscire fuori, le reprimetti ma dopo un po’ non ce la feci più.
Dopotutto anche Maria aveva dichiarato che Rossella era la sua pupilla qualche
settimana prima, insieme a Simona! Ero solo stata sincera, ma sapevo che non
avrei dovuto agire così.
Mezz’ora
dopo la porta si aprì, rivelando Martina.
“Ehi,
ma hai pianto?” mi chiese avvicinandosi.
Annuì,
asciugandomi il viso. “Si, ma non è niente, tranquilla”
Lei
non mi credette. “Cosa è successo? Dimmi!”
“Te
lo dico dopo Martina, ok?” dissi evasiva, perché conoscendomi sapevo che
raccontando l’accaduto sarei di nuovo scoppiata in lacrime.
Martina
annuì e si arrese ma solo perché sentì qualcuno chiamarla.
Ero
lì da nemmeno mezza giornata e già avevo combinato il primo guaio!
Non
sapevo che a chiamare Martina era stato Niko, il quale entrò nella mia stanza,
chiudendo la porta. Evidentemente le aveva chiesti se ero in camera.
Il
mio cuore accelerò un battito mentre cercavo di asciugare le ultime lacrime.
“Posso?”
chiese.
Feci
un cenno di assenso, tanto ormai era entrato e sapevo cosa stava per fare,
anzi, dire: ti ringrazio ma non dovevi risponderla così.
Si
sedette sul mio letto, con stampata in faccia un’espressione indecifrabile.
“Senti
Debora…” iniziò.
“Lo
so,Niko, ho sbagliato, ora mi sistemo e le chiedo scusa va bene?” dissi
meccanicamente.
Lui
mi fissò, prima di scoppiare a ridere. “Ma sei pazza? Tu… Sei stata grande! Gli
hai detto cose che mi trattengo da settimane! Mi hai difeso come una vecchia
amica, una sorella!” esclamò, facendo un segno di vittoria. “Ed ora grazie a te
ho “Sere Nere” da cantare!” aggiunse.
Lo
fissai, incredula. “Cosa?!”
Niko
annuì, contento. “Si, appena te ne sei andata Maria ha detto : “Mazza, c’ha na
faccia tosta”” iniziò, imitando la sua voce facendomi ridere. “Ma Sandro, beh,
lui ti ha dato ragione, le ha detto che è vero che anche se Rossella è la sua
preferita ciò non la autorizza a mettere a rischio me con un testo che non fa
per me… Così Maria ha iniziato con la solita solfa che Rossella in un eventuale
ballottaggio è più discograficamente pronta di tutti e bla bla bla…. Così mi
sono alzato e le ho detto che non si fa come fa lei, perché mi ha negato la sua
mano dopo che è il mio capogruppo e tu me l’hai porta dopo che mi conosci da
solo un’ora”.
Accolsi
il suo racconto in silenzio, scioccata. “Davvero?” balbettai. “Le hai davvero
risposto così?”
“Le
ho detto la verità” mi corresse.
Sorrisi
come una demente. “Grazie”
“E
di che, life coach” rispose,
sottolineando l’ultima parola.
Scoppiammo
a ridere come due vecchi conoscenti, prima che nella mia stanza si intrufolasse
Maria.
Si
diresse verso la finestra, guardando il prato su cui si affacciava il loft. Non
si degnò di guardarci in faccia.
“Mi
fa piacere che tra di voi c’è già un’intesa. Debora, hai superato la prova!” si
girò, sorridendomi.
Io
ero ancora un po’ sconvolta, ma ebbi il coraggio di dire: “Eh?”
Maria
annuì. “Si, anche gli altri life coach hanno dovuto superare una cosa simile.
Dovevamo mettervi in difficoltà e vedere quanto credevate nel vostro
concorrente da seguire, se eravate capace di individuare i brani da cantare e
tu lo hai fatto a pieni voti. E anche tu, Niko! Gli altri concorrenti non hanno
difeso i loro life coach, bravo. Si vede che tra di voi c’è già un’intesa”
Ero
davvero incredula, cioè, mi ero arrabbiata per niente? Scossi il capo, dandomi
della scema.
“Cioè,
Maria, tu hai finto? Non pensavi quelle cose?” chiese Niko.
Maria
fece un verso misterioso, come a dire: “Chissà!”. “Allora, complimenti a entrambi! Spero
lavorerete bene insieme! Ci vediamo domani” si congedò, ma prima si avvicinò,
abbracciandoci entrambi.
“Ah,
e tu puoi, anzi devi, darmi del tu, Debora,ok?” mi chiese sorridente uscendo.
“Va
bene Maria” concessi, ancora stranita mentre sentivo la porta chiudersi.
Eravamo
di nuovo io e Niko, soli. Ci guardammo in modo enigmatico, prima di riscoppiare
a ridere di nuovo come dei pazzi.
“Allora,
vuoi venire a registrare un messaggio nel confessionale?” mi chiese. “E’ bello
rivederli dopo un pò, potremmo raccontare di questa prova” suggerì.
“Va
bene” concessi, “Ma fammi dare prima un’aggiustatina”.
Rimase
lì a guardarmi mentre andavo in bagno a sciacquarmi il viso, e mi osservò
mentre mi truccavo e mi legavo i capelli.
“Ah,
tu dovevi dirmi ancora quelle cose riguardo al fatto di Maria…” gli ricordai
mentre mi si avvicinava. Ero intenta nel colorarmi le guance con un po’ di
fard. Strano come mi sentissi davvero a mio agio, Niko mi faceva sempre lo
stesso effetto ma almeno non balbettavo più come una cretina!
“Credo
tu sappia ormai a cosa mi riferisco dopo l’episodio di oggi” disse. “Ne
riparliamo un altro giorno, ora non credo sia il caso”.
Non
replicai, posai il trucco e lo guardai. “Sono pronta, andiamo!”
“Ok,
life coach” ironizzò per l’ennesima volta. Uscimmo dalla mia stanza e mi
presentò gli altri che non avevo ancora avuto modo di conoscere e registrammo
il messaggio narrando l’episodio…
Poco
dopo però, Niko mi disse: “Sai, ora ho capito qual è il compito di un life
coach”
Lo
guardai. “Ah si? Allora sarai lieto di spiegarmelo” ironizzai.
Continua…
Salve cari lettori! Come butta
il vento dalle vostre parti? A parte il fatto che il giorno dopo che ho
pubblicato il primo cap mi si è rotta la tastiera del pc e ciò mi ha impedito
di aggiornare subito (vi ripeto che i primi 37 cap sono già stati scritti!
Quindi preparatevi ad una narrazione prolissa ihih!), io inizio già a sentire
nell’aria un’atmosfera pre-scolastica dopo aver preso la lista dei libri e come
se non bastasse ho ancora i compiti delle vacanze da terminare… Ma passiamo
alle cose più importanti, ovvero ringraziare le dolcissime persone che mi hanno
spronato a pubblicare questo secondo cap!
Promise: Grazie mille, mi fa
piacere che ti piaccia, è un gran sollievo! Spero valga lo stesso per questo ^^
Fammi sapere!
Gemellina Dolly: Ciao
carissima! Eh si, Debora è davvero dolcissima, ma spesso come hai visto ciò non
le porta mai cose buone, anche se in questo cap è stata premiata! Niko ora lo
hai conosciuto… Cosa te ne sembra? Un bacione!
Penso che aggiornerò sabato!
Voi cosa ne dite? Vi va bene l’aggiornamento due volte a settimana, il
mercoledì e il sabato? Fatemi sapere, e mi raccomando, recensite per farmi
sapere la vostra opinione, buona o cattiva che sia!
A presto,
la vostra milly92.
Qualche Anticipazione:
Ma, purtroppo per me,
non così entusiasmante fu il primo
vero incontro con Silvia Fortuna.
“Ho saputo che sei Campana
anche tu, anzi, lo sa tutta l’Italia dopo il tuo famoso: “Forza Napoli”, eheh!”
osservò senza togliermi gli occhi di dosso.
________
Mi voltai verso di lei,
inerte. Mi sentivo il fiato e la voce mancare. A stento riuscii a dire: “Sbaglio
o mi ha dato della grassa?” , scrutando
il mio riflesso nel vetro del distributore.
________
Rimasi sbalordita da quel
discorso, ma sentivo che lo stesse dicendo solo per consolarmi. Mi accarezzò il
viso, facendo un sorriso per rincuorarmi.
________
Mi abbracciò per la prima
volta e sentii il suo cuore battere all’unisono con il mio.
|
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Capitolo 3 *** In Tv Non C'è Abbastanza Posto Per Una 44 ***
In tv non c'è abbastanz apost per una 44
Ciao a tutti! Come promesso
eccomi qui ad aggiornare!E’ appena scattata la mezzanotte, quindi posso dire di
aver aggiornato di sabato come promesso… xD Perché purtroppo ho ancora i
compiti delle vacanze da finire e amiche da salutare dopo il ritorno dalle
vacanze, ma eccomi qui lo stesso! Questo capitolo lo dedico a Promise,
Gemellina Dolly e Sweet_Baby_Love che sono state le prime (e uniche)
recensitrici di questa fic fino ad ora… Grazie!
X Sweet_Baby_Love: Grazie
mille, ecco qui il nuovo chappy, spero ti piaccia! ^^
Beh, io vi lascio alla
lettura e preciso che non ho niente contro l’Inter (capirete a cosa mi
riferisco leggendo…) xD Mi raccomando, recensite per farmi sapere cosa vi piace
e cosa no, ve ne sono grata in anticipo! Baciotti e buona lettura, a mercoledì!
Confessions of a Teenage Drama
Queen
Capitolo 3
In tv non c’è abbastanza posto per una 44
Registrare
un messaggio in quella specie di confessionale fu una cosa emozionante ma allo
stesso tempo divertente. Alla fine mi ritrovai in quella stanza bianca a dire
delle scemenze insieme a Niko, mentre Luigi ci riprendeva un po’ scocciato,
poiché noi ridevamo ogni tre secondi… Per me quella sarebbe stata la prima
volta in tv!
“Wow.
Wow. Qui è davvero tutto… wow”
“Scusatela,
oggi è a corto di parole”
“Dai!
Allora parla tu!”
“Va
bene! Popolo italiano, pubblico di Music’s Planet, telespettatori… Lei è
Debora, la mia life coach! Se non sapete cos’è siete pregati di chiamare la
capogruppo Maria Di Maio…”
“Hai
mai pensato di presentare al posto del presentatore?”
“Mh,
no… Se ti fa piacere ci posso fare un pensierino, però…”
“Era
una battuta!”
“Lo
so”
“E
meno male! Questo programma andrebbe in fallimento!”
“Va
bene! Allora gente, siete testimoni della nostra super intesa dopo solo due
ore….”
“Credo
sia meglio se andiamo…”
“Ok…
Ma manca una cosa….”
“Cosa?”
“Forza
Napoli!”
“Forza
Napoli! Olèèè!”
“Si,
ma non Napoli la squadra! Forza Inter!”
“Eh?
Ma sei pazzo?! Io tifo solo per le squadre Italiane… Forza Napoli!”
“E
perché, l’Inter cos’è?”
“Una
internazionale, ci giocheranno al massimo due-tre italiani…!”
Ecco,
queste sono le parole dette nella registrazione. Idiote, si, ma uniche: per
tutto il tempo stetti seduta sulle sue ginocchia e a sorridere come una cretina.
Chissà
come sarebbe stato in tv!
Nel
frattempo strinsi amicizia con tutti, con chi subito e con chi più tardi, perchè
era molto difficile; vivere con trenta persone più grandi era una cosa davvero
strana, a volte non esitavo a sentirmi a disagio a causa della mia età, anche
se ciò non accadeva solo con una persona: Massimo De Luca, un ventinovenne
degli over 25 che veniva da Firenze. Ci eravamo conosciuti la prima sera,
quando mi ero fermata in cucina a leggere con aria curiosa il foglio che stava
sul tavolo già dal mio arrivo.
“Sono qui a guardare le stelle, piccole,
luccicanti, ma un po’ insignificanti se paragonati a quell’anello di brillanti.
Spero solo che i tuoi occhi brilleranno di più quando ti farò quella fatidica
domanda, sperando di essere dolce come mamma sempre mi raccomanda, ma visto che
non sono mai stato bravo con le parole te lo chiedo con questa canzone… Tu mi
ami ed io ti amo… perché allora non ci sposiamo? Vivere al tuo fianco è ormai
il mio sogno, me ne sono reso conto da quando sono recluso qui, la musica non
basta a rendermi felice, ci vuole anche la compagnia paradisiaca della mia
Beatrice…”
Rimasi
scioccata leggendo quelle parole, e quasi mi emozionai.
“Wow”
dissi senza fiato, desiderando e sperando che un domani parole simili sarebbero
state spese anche per me.
“Ehi,
ti piace?”
Mi
voltai di scatto, trovando davanti Massimo. Lo stimavo molto, da casa era il
mio preferito, oltre Niko ovviamente, insieme ai Gold Boyz.
“Oddio,
scusami, non sapevo fosse tua, l’ho trovata…” iniziai a scusarmi,alzandomi
nervosamente dalla sedia.
Massimo
sorrise apertamente, rivelando una dentatura perfetta che brillava insieme ai
suoi piccoli occhi verdi.
“Ma
no, figurati, anzi, mi farebbe piacere conoscere il pensiero di una ragazza!”
“E’
bellissima! Oh, non mi sono presentata! Io sono Debora!” aggiunsi imbarazzata,
porgendogli la mano.
“Piacere,
Massimo! In effetti abbiamo anche cenato insieme, ihih! Comunque… ti piace per
davvero?” chiese nuovamente, questa volta un po’ teso.
“Ma
certo! E’ dolcissima, ma è una canzone o una poesia?” chiesi, sentendomi un po’
ignorante.
“E’
una canzone, sai, sono un cantautore…”
“Si,
lo so, lo dicesti una volta in tv, in realtà sono una tua grande fan…”
Ci
sorridemmo per qualche istante prima che mi decidessi a chiedergli: “Ma questa
sarebbe una proposta di matrimonio?”
Annuì,
radioso. “Sono secoli che voglio chiederlo a Beatrice, la mia ragazza, e solo
ora mi sono deciso, in questo mese ho capito di amarla davvero tanto…”
“Che
bello” contemplai, e continuammo a parlare, finchè non decidemmo di chiamarci
“zio” e “nipotina” visto che tutti lo chiamavano così ed io ero la più piccola
in assoluto lì in mezzo.
Ma,
purtroppo per me, non entusiasmante come quello con Massimo fu il primo
vero incontro con Silvia Fortuna. Luke
lo avevo già conosciuto, e mi aveva sorriso apertamente, invece l’incontro con
la Fortuna, che poi chiamai Sfortuna, non fu molto piacevole.
Era
il quarto giorno di permanenza nel loft e stavo camminando diretta verso il
distributore con Niko, particolarmente allegra dato che le prove erano andate
benissimo e Sandro aveva affermato che se fosse stato per lui non avrebbe più
provato dato che sembrava quasi inutile. Una volta vicina al distributore
comprai un pacchetto di patatine e iniziai a mangiarlo, dividendolo con Niko e
Rossella che era già lì in attesa del turno delle sue prove. Improvvisamente
spuntò Silvia Fortuna dall’entrata principale sulla sinistra, vestita tutta di
verde.
“Ehi,
Niko!” esclamò, ignorando completamente la povera Rossella che la guardava con
aria di sufficienza.
“Ciao
Silvia” rispose garbatamente Niko sorridendole.
Lei
ricambiò il sorriso prima di guardare me e squadrarmi dalla testa ai
piedi. Era così truccata che mi sembrava
finta, e devo dire che ero stata più emozionata di conoscere Luke che lei,
nonostante la conoscessi da più tempo dato che era comparsa in qualche
programma.
“E’
lei la tua life coach, vero?” gli chiese indicandomi.
“Si,
lei è Debora” rispose subito Niko.
La
salutai con un timido: “Salve” mentre lei non si degnò nemmeno di stringermi la
mano.
“Ho
saputo che sei Campana anche tu, anzi, lo sa tutta l’Italia dopo il tuo famoso:
“Forza Napoli”, eheh!” osservò senza togliermi gli occhi di dosso.
“Veramente
l’idea è partita da me” precisò Niko. Gli lanciai uno sguardo grato prima di
confermare: “Si, vengo dalla provincia di Caserta”
Silvia
annuì appena. Poi sorrise, come solo lei sa sorridere, e disse: “Va bene,
allora io vado, ho le prove del mio gruppo. Ciao Niko! E mi raccomando, bella, vacci piano con la pizza pà pummarola n’copp e queste schifezze, il pubblico si aspetta
che la life coach di Niko sia un figurino!”.
Si
allontanò convinta e salutando qualcuno che non vidi. In questo momento ho un
momento di vuoto totale, ricordo solo che la busta di patatine mi cadde a terra
facendo più rumore del solito.
Molti
secondi dopo però la voce di Rossella mi arrivò scandalizzata. “Cioè, ma è
pazza?”
Mi
voltai verso di lei, inerte. Mi sentivo il fiato e la voce mancare. A stento
riuscii a dire: “Sbaglio o mi ha dato della grassa?” , scrutando il mio riflesso nel vetro del
distributore. Notai con rammarico che la mia maglietta fucsia metteva in
risalto i miei fianchi, causa della mia 44.
“Si…
Ma sta fuori!” sibilò la voce scandalizzata di Niko.
Invece
io non ne ero sorpresa più di tanto, onestamente. Sapevo solo di essermi illusa
che il mio carattere mi avrebbe dato una mano… Ero pur sempre in tv, luogo dove
l’immagine aveva la precedenza su tutto!
“No”
ribattei. “Non sta fuori, non posso darle torto, non sono un figurino ma di
certo non lo diventerò se mi critica”
aggiunsi.
“Ma
che, Debora! Non puoi darle ragione! Ci sono ragazze messe peggio di te qui,
come Simona” spiegò sottovoce Rossella, “E non ha mai detto niente!”
Scrollai
le spalle mentre entrambi mi guardavano critici.
“Scusate,
mi è passato… tutto. Vado nella mi camera” mi congedai, forse un po’ troppo
bruscamente. “Niko, se è qualcosa chiamami”
Una
volta nella mia stanza vi trovai Martina intenta nel civettare allegramente con
Carlo dei Music Sense. Il mio sguardo cadde sulla sua minuscola vita, al
massimo poteva avere la 40.
Non
avevo voglia di stare a sentire le loro risate, così presi il giubbino ed uscii
nel terrazzo. Erano ormai le sette passate, ma io avevo perso l’appetito e la
voglia di fare qualsiasi cosa mentre le parole di Silvia mi rimbombavano nelle
orecchie. Aveva ragione dopotutto, non ero un fenomeno per il mio corpo, eppure
non doveva premettersi di offendermi così spudoratamente. Chissà cosa avrebbe
detto in tv durante la puntata del lunedì!
Stetti
lì fino alle nove passate, a guardare il prato, quando sulla mia spalla si posò
una mano calda.
“Sapevo
che non avresti cenato”
Mi
girai e mi ritrovai davanti lo zio Max.
“Oh
ciao” dissi. “Scusa, cosa ne….?”
“Niko
mi ha detto. Non è potuto venire perché Maria lo ha trattenuto” mi spiegò in
modo calmo.
Aveva
un’aria serena e comprensiva. “Non dare retta a Silvia, non devi digiunare per
colpa sua. È fatta così, stop”
“Si
ma mi ha offesa di brutto, in modo sarcastico ed egocentrico credendosi figa”
buttai lì, esponendo il pensiero che mi rimbombava in testa da due ore.
Lui
annuì. “Immagino. Ma credimi, non ti manca nulla. Non avrai le ossa di fuori,
ma non sei obesa, mettitelo bene in testa. E poi sei molto carina, avrai un
sacco di fan” mi rassicurò.
Feci
una risata nervosa. “Si, certo, firmerò tanti autografi e Valentino mi chiamerà
per la collezione Primavera- Estate 2008” ironizzai. “Max, io sono qui per
assistere Niko, non credevo sarebbe stata così dura”.
Massimo
mi abbracciò, dimostrandomi il suo affetto. “Quando c’è di mezzo una cotta
tutto è duro” disse.
Arrossii
come una pazza. “Eh?”
Ma
Massimo non mi potette rispondere, perché dietro di noi c’era Niko, appena
arrivato, senza nemmeno il giubbino addosso.
“Il
mio turno è finito” sghignazzò, e dopo avermi dato un’ultima pacca sulla spalla
entrò dentro, facendo l’occhiolino a Niko.
Quest’ultimo
mi si avvicinò con un’aria triste. “Vieni nella mia stanza, stai congelando” mi
disse, e mi prese per mano, conducendomi nella sua camera, il luogo dove ci
eravamo conosciuti.
Il
contatto con la sua mano mi provocò un brivido lungo la schiena, e la strinsi
forte finché non arrivammo.
“Debora,
perché non sei venuta a cena? Tu… Non devi dare retta a Silvia!” esclamò,
imponendomelo quasi ed avvicinandosi e me, mentre ero intenta nel posare il mio
soprabito.
“Calma,
non avevo fame, tutto qui!” risposi pacata.
“E
per quanto hai intenzione di non avere fame?”
mi chiese mezzo arrabbiato.
“Finché
non sarò un po’ più decente” risposi con lo sguardo basso.
Ma
l’alzai quando fu lui ad impormelo, alzandomi il capo con una mano e
obbligandomi a guardarlo negli occhi.
“Ascoltami”
disse, rimanendo con la mano azzeccata sulla mia faccia. “Tu per me qui in
mezzo sei la migliore, e non solo perchè sei una persona vera!Preferisco te
alla 40 di Martina, alla 38 di Giulia! Sei bellissima quando sorridi, sei unica
quando sei imbarazzata, sei perfetta quando vuoi essere modesta. Avere una 40
non ti aumenterà tutto ciò! Anzi, ti sminuirà, facendoti essere uguale a tutte
quelle altre oche della tv! Per me sei bella così come sei”
Rimasi
sbalordita da quel discorso, ma sentivo che lo stesse dicendo solo per
consolarmi. Mi accarezzò il viso, facendo un sorriso per rincuorarmi.
Mi
abbracciò per la prima volta e sentii il suo cuore battere all’unisono con il
mio.
“Oh
Niko, non mentirmi” borbottai stringendolo.
“Sono
sincero!” rispose , accarezzandomi i capelli. “Non so se lo sai, ma sono una
persona fin troppo schietta e non sono capace di mentire nemmeno in situazioni
del genere…” si giustificò, separandosi.
Io
lo guardavo con gli occhi umidi, certo, il suo discorso era molto commovente ma
non poteva sapere davvero come mi sentivo. Era troppo complicato: per qualche
giorno mi ero sentita al settimo cielo ed ora la mia certezza era svanita, ero
ritornata la perdente di sempre, Debora la Life Coach era ritornata ad essere
“Confetta Imperfetta”, come mi chiamavano alcune volte le mie amiche.
“Non
puoi capire” dichiarai asciugandomi gli occhi con un fazzoletto che mi aveva passato.
“Perchè?”
“Perché…
E’ tutto complicato, ecco” inizia a spiegare. “Vedi, nei miei primi quindici
anni e mezzo di vita poche cose mi sono venute bene, tra cui spiccano le mie
amicizie, qualche voto scolastico, il rapporto con la mia famiglia, il mio modo
di pensare. Stop”.
Niko
stava per ribattere, aprì la bocca ma gli feci cenno di aspettare.
“Raramente
sono stata la prima in qualcosa, e quando si parla di aspetto esteriore crollo
perché non sono mai stata l’idolo di qualcuno, non sono mai stata l’alunna
preferita della maestra per la sua bellezza, non sono mai stata la ragazza che
tutte vorrebbero essere al liceo, spesso ero solo Debora, quella che è tutta
precisa, che è “La ragazza seria”, di cui ti puoi fidare solo quando nessun’altro
è disponibile…. Superare le altre candidate per me è stata una cosa magnifica,
ma ora è crollato questo castello….”
Finii questo discorso con nuovi singhiozzi, fu brutto ricordare tutti
quei momenti e vidi che Niko si era ammutito. Che stupida, facevo pena!
Sembravo una di quelle povere disperate che andavano da Alda D’Eusanio a
“Ricomincio da qui” a dire tutti i fatti loro.
Dopo
qualche secondo lui stava per rispondermi quando nella stanza irruppe Simona
senza nemmeno bussare, infagottata in un maglione di lana nonostante fosse
Aprile, cosa che la faceva sembrare ancora più cicciottella.
“Niko…
Oh, scusate” disse, fermandosi sulla porta.
Il
suo sguardo vagò da Niko, seduto verso di me con le mani incrociate, a me, mezza tremante e singhiozzante con il
fazzoletto in mano.
“Dimmi
Simona” rispose lui alzandosi e raggiungendola.
“No,
niente, volevo chiederti di venire a provare con me e Rossella visto che domani
c’è l’appuntamento con la stilista…” spiegò, continuando a squadrarmi.
“Oh,
va bene, vengo tra un pò…”
“No,
dovresti venire ora perché ce le hai tu le chiavi d’emergenza della sala
prove…”
Niko
si voltò, lanciandomi uno sguardo mortificato. Mi alzai, annuendo.
“Scusatemi
voi allora” balbettai. “Ci vediamo domani” aggiunsi allontanandomi.
Me
ne andai nella mia stanza, dove stetti sotto al doccia per un tempo indefinito.
Chissà se tutta quella roba sarebbe andata in onda. Arrossi di vergogna al solo
pensiero.
Indossai
il pigiama, ormai erano le dieci passate. Misi il cartello: “Do not disturb”
fuori la porta per far capire a Martina di non venire in compagnia e farmi
vedere in quelle condizioni.
Non
riuscivo a prendere sonno, ma finsi di dormire quando Martina ritornò molte ore
dopo, ridendo da sola. Chissà cosa stava combinando lei, si vede che si stava
divertendo.
E
ci credo, era l’idolo dei maschietti lì in mezzo insieme a Giulia, la life
coach di Fabio, entrambe bionde e sensuali.
Non
riuscivo a dimenticare l’espressione quasi schifata di Silvia. Ripensai a Niko,
a quando mi aveva abbracciata…
Era
tutto un casino. Decisamente.
Solo
una cosa era sicura: lì stavo facendo di tutto tranne la life coach, anzi,
sembrava che i ruoli si fossero invertiti.
Continua…
Allora,
cosa ve ne sembra? Vi è piaciuto il testo della canzone di Max? Non so come mi
siano venuta l’ispirazione e quelle specie di rime, fatemi sapere! E mi
raccomando, i commento sono sempre ben accettati, ne ho bisogno!^^
La
vostra milly92.
Qualche Anticipazione:
“Ok. Sei davvero attraente così, questa
camicia fa risaltare i tuoi lineamenti e… sei molto sexy” aggiunsi, arrossendo
per l’ennesima volta.
____________
“Tra
parentesi, credevo ti piacessero le bionde dopo che hai accettato l’invito di
Francesca”
____________
“Cosa
si vede in tv?” chiesi spiazzata, allontanandomi dalla sua stretta.
____________
“Hai
saputo, vero?” mi chiese.
____________
“Sei una brava ragazza, e
sarebbe bello se se ne accorgesse. Anzi, per me lo sa, ma non si avvicina
perché è consapevole che prima o poi vi separerete” buttò lì.
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Capitolo 4 *** E Meno Male Che Lo Zio Cercava Di Mettermi In Guardia ***
4. E meno male che lo zio cercava di mettermi in guardia
Ma salve, cari lettori! Come
va? Io nn posso far altro che pensare al conto alla rovescia appena iniziato,
ho scoperto che molto probabilmente la mia scuola aprirà l’11 ed io ho ancora i
compiti di matematica da finire… Mi piacerebbe qualcuno da ringraziare per le
recensioni, ma purtroppo non ne ho ricevuta nessuna, ma ringrazio di cuore
coloro che hanno letto lo scorso capitolo e Gemellina Dolly e Giulls
per aver inserito la storia tra i preferiti… Mi farebbe piacere sapere
cosa ne pensate di questa fic, grazie! E a voi altri? La storia piace? Perché se
no, non ci sono problemi, posso sempre smettere di pubblicare e cancellare la
storia, è inutile se non è di vostro gradimento! Spero mi farete sapere cosa ne
pensate, a sabato! Buona lettura!
Confessions of a Teenage Drama Queen
Capitolo 4
E Meno Male Che
Lo Zio Cercava Di Mettermi In Guardia
La
settimana proseguì decisamente sottotono per me, non mi sentivo più a mio agio
lì in mezzo, ed ovviamente nessuno aveva voglia di annoiarsi dietro le mie
paranoie adolescenziali così spesso rimanevo da sola a rimuginare su cosa
stessi combinando lì in mezzo.
Il
mio ruolo di life coach era visibilmente ridotto, Niko era sempre di ottimo
umore e non aveva mai problemi quindi mi sentivo fin troppo superflua.
Quella
settimana tutti avevano avuto un brano in cui si riconoscevano e di conseguenza
l’umore era sempre alle stelle.
Continuai
a fare amicizia con tutti i “coinquilini”, mentre mi abituavo agli orari
stressanti delle varie giornate: sveglia alle sette, colazione alle otto, prove
dalle nove alle dieci e mezzo con il capogruppo, poi prove individuali fino
all’ora di pranzo, pranzo all’una e mezza, ulteriori prove fin al tardo
pomeriggio, cena e poi, finalmente, un po’ di relax in giardino o in soggiorno,
dove ogni tanto si improvvisava qualche concerto.
L’unica
persona che al momento mi stava vicino e con cui avevo preso confidenza ero lo
zio Max, che era disposto ad ascoltarmi io ogni momento.
“Nipotina,
tu non me la conti giusta” se ne uscì il sabato pomeriggio. Eravamo da soli nel
salone del loft, ed io stavo aspettando Niko e le altre della sua categoria con
i loro life coach per andare a provare i vestiti da indossare nella puntata del
martedì. Mi voltai verso di lui, chiedendomi cosa sospettasse.
“Perché?”
chiesi falsamente serena, cercando di simulare indifferenza. Dopotutto non c’era
niente in particolare che mi turbava, o forse si: il fatto che dopo la mia
sfogata Niko mi evitava quasi come la peste…
Massimo
mi sorrise incoraggiante. “Dai, insomma, questa è la classica cotta
adolescenziale in cui si crede di aver trovato il principe azzurro, bello,
gentile e famoso…” sintetizzò con aria saggia.
Arrossi
di botto, fingendo di non aver capito. “A cosa ti riferisci?”
“Alla
tua cotta per un certo Niko” bisbigliò. Sorrise quasi nostalgico con l’aria di
chi la sapeva lunga.
“Ma
non dire scemenze, zio!” dissi, cercando di smettere di arrossire come un
peperone particolarmente arrostito.
“Debora
è naturale, stai tranquilla. Solo che non vorrei ti illudessi”
“A
parte che non è niente naturale e tu stai farneticando” risposi, “Non c’è bisogno
di farmi comprendere con cotanta gentilezza che la ragazza ideale per Niko è
molto lontana dal mio essere, grazie” aggiunsi scocciata con aria franca.
Massimo
parve assumere un’aria di scusa. “No, scusa, non intendevo questo! Volevo solo
avvisarti, in senso che tu sei una semplice sedicenne e lui è un diciannovenne
già famoso, corteggiato…”
“Lo
so, grazie” risposi a denti stretti.
“Quindi
ti piace?”
Domanda
a trabocchetto, eh si. Cedetti, uscendomene con un autoritario: “Sarei lesbica
se non mi piacesse!”
Massimo
rise. “Spero mi ascolterai” bisbigliò, dato che Niko era arrivato, con indosso
dei pantaloni bianchi e una maglia azzurra. Prese posto distante da me, aprendo
una rivista a casa e tuffandocisi dentro.
“Si
saluta, eh” lo rimproverò Massimo sarcastico.
“Si,
scusate, solo che oggi non è una buona giornata” se ne uscì Niko scocciato.
“E…
Ehm, cosa è successo?” chiesi abbastanza rossa in viso a causa dello sguardo di
Massimo puntato su di me.
Niko
posò la rivista,accorgendosi che si trattava di “Chi”, scrollando le spalle.
“Niente, niente, così”
Non
replicai, decidendo di distrarmi guardando il paesaggio fuori la finestra.
C’era fin tropo sole per essere l’inizio di aprile, il giardino era luminoso…
Una giornata perfetta.
“Eccoci!”
La
voce allegra di Rossella seguita dai passi di Simona mi ridestò dai miei
pensieri.
“Allora,
gente, andiamo? L’autista ci sta aspettando fuori” annunciò Giorgio impaziente.
Così
qualche minuto dopo eravamo tutti e sei in una grande BMW , parlando del più e
del meno. Ero seduta tra Giorgio e Dario, che mi tenevano allegra con le loro
battute anche una volta arrivati nella grande boutique della stylist del gruppo
under 24. Prendere una boccata d’aria fu
decisamente piacevole dopo essere stata chiusa in casa per quattro giorni.
Dario
e Giorgio presero a commentare i vestiti di Rossella e di Simona mentre io
cercavo di vedere cosa stavano rifilando a Niko.
Alla
fine, dopo un’estenuante attesa, vidi che stava indossando dei jeans scuri e
una camicia bianca con delle scarpe eleganti-sportive.
“Cosa
ne pensi?” mi chiese, rivolgendomi la parola per la prima volta dopo tanto
tempo.
“Finalmente,
iniziavo a pensare che avessi dimenticato chi sono” buttai lì.
Lui
scosse il capo, grattandosi la nuca. “Scusa, è che è una giornata particolare”
rispose subito.
“E
il mio ruolo è proprio quello di essere una tua confidente e cose simili, no?”
gli ricordai. “Poi se non vuoi parlarne stai tranquillo, fingerò di fare il mio
dovere”
“Oh,
no, no” disse subito, parando una mano davanti. “Ne parliamo dopo”
“Va
bene…”
“Allora,
cosa ne pensi?”
“Stai
bene” concessi con aria misteriosa, quando in realtà avrei voluto dire: “Sei
proprio un gran fichetto”.
“Non
mentire”
“Stai
benissimo, sei fin troppo fico. Stenderai nuovamente le tue fan, martedì. Va
bene così?” dissi, cercando di far apparire un velo di ironia.
Rise,
come solo lui sapeva sorridere. Una risata pura, piena di gaiezza.
“Dai,
sii sincera” mi chiese con uno sguardo da cane bastonato. Come mentirgli?
“Ok.
Sei davvero attraente così, questa camicia fa risaltare i tuoi lineamenti e…
sei molto sexy” aggiunsi, arrossendo per l’ennesima volta.
La
voce mi si era abbassata e mi sentivo la gola secca. Abbassai lo sguardo… Per
me fu una sorpresa sentire la sue braccia circondarmi la vita e vedere il suo
capo a poca distanza dal mio.
“Grazie”
mi disse nell’orecchio, stringendomi a sé. Rimasi immobile come la solita
demente, non riuscendo nemmeno a ricambiare la stretta.
“Ehm ehm, Niko, credevo volessi un
consiglio anche da parte mia”
La
voce mielosa della Sfortuna mi raggiunse da lontano, perforandomi il cervello.
Il
ragazzo si allontanò subito da me, con aria imbarazzata.
“Oh,
Silvia, non sapevo ci fossi anche tu”
“In
effetti, ma sai, mi trovavo nei paraggi e sono venuta. Stai davvero bene…”
“Grazie
Silvia” rispose Niko.
Lei
gli fece l’occhiolino. “Beh, io vado dagli altri! A dopo!” si congedò, senza
nemmeno degnarmi di uno sguardo. “Ah” aggiunse, voltandosi di nuovo in nostra
direzione, “Tra parentesi, credevo ti piacessero le bionde dopo che hai
accettato l’invito di Francesca”
Se
ne andò, lasciando Niko in preda ad una crisi di imbarazzo e me come colpita da
un fulmine.
“Francesca?”
chiesi, cercando di simulare molta calma.
“Si
…” rispose Niko. Si riferiva ad una sua fan che nemmeno due settimane prima gli
aveva inviato una lettera molto esplicita… E subito un flashback prese vita nel
mio cervello…
“Debora, Debora! Hai visto ieri cosa è
successo a Music’s Planet?”
Cristina era corsa verso di me appena
era entrata in classe, approfittando del fatto che la professoressa di Arte non
fosse ancora entrata.
“Eccome! Quella Francesca ha una faccia
tosta! Chiedere di uscire a Niko, che dopotutto, anche volendo, non può uscire
con una, è pur sempre chiuso nel loft…”
“Ma no, non credo che ci uscirebbe…”
osservò critica Cristina, posando lo zaino e togliendosi la giacca.
“Si, non è un tipo che si lascia
ammaliare da queste cose, e poi lui deve pensare alla carriera…” aggiunsi,
convinta.
“Ah”
mormorai. “Quindi alla fine hai accettato la sua corte?”
“No,
ho solo accettato di vederla, è una bella ragazza. Usciamo domani sera”
Uh. E lui non era quello che doveva
pensare alla carriera?!
Quelle
parole mi rimasero impresse per tutto il pomeriggio. Che cretina, mi ero
illusa, aveva ragione Max! Anzi, forse lui sapeva qualcosa…
Rimasi
immusonita e pensierosa finchè non uscimmo; feci per entrare nella BMW ma
l’autista mi bloccò.
“Ti stanno aspettando delle tue amiche, la
direzione ha accettato di fartele incontrare” disse con tono spiccio. “Ti
passerò a prendere tra un’ora”
I
miei occhi si allargarono per la gioia, era come avere una boccata di ossigeno
dopo molti minuti di apnea.
Non
ebbi il tempo di rallegrarmi che vidi quattro teste correre in mia direzione,
sprizzanti di felicità. Cristina, Lina, Giusy e Sabrina mi stavano raggiungendo
radiose.
“Oh,
cavolo! Ragazzeeee!” urlai, abbracciandole. “Che sorpresa vedervi qui! Oh, non
ci credo!”
Cristina
e Sabrina piangevano quasi, con gli occhi lucidi.
“Debora,
tu sei il mio idolo!” esclamò Giusy continuando a stringermi. “Conosci Niko!
Cavoli! E ci sei già così amica, da quel che si vede in tv!”
“Cosa
si vede in tv?” chiesi spiazzata, allontanandomi dalla sua stretta.
Lina
rise. “Tieni, te lo abbiamo fatto apposta, qui ci sono tutte le clip dove ci
siete tu e lui!” disse, porgendomi un dvd.
“Si,
le sappiamo a memoria, a scuola ne parlano tutti! Anche i professori, è una
cosa pazzesca…” aggiunse Cristina.
“Ah
si? E cosa dice Giuliani?” chiesi alludendo al mio amato professore di chimica.
“Uh,
dice che ti metterà il debito se non confermerai il sei e che a lui non importa
un tubo neanche se sfonderai ad Hollywood…!” dichiarò con voce noncurante Lina,
mentre tutte quante scoppiavamo a ridere.
“Allora?
Su, dicci qualcosa su Niko!” mi incitò Sabrina, curiosa.
“Ma
che, vi dico solo che uscirà con quella famosa Francesca…”
Le
loro facce assunsero un’espressione incredula. “Rimane pur sempre un uomo!”
disse con aria saggia Giusy, dispiaciuta.
“…
E che mi parla a stento dopo che Silvia Sfortuna mi ha dato della grassa…”
Questa
volta l’espressione mutò da incredulità a indignazione.
Rimanemmo
per un’oretta buona in giro per Napoli, finche l’autista non mi chiamò.
“Ragazze,
vi giuro, mi mancherete un casino!” affermai, rinnovando la serie di abbracci.
“Sé
sé” sbottò Cristina con aria furba. “Tu stai meglio di noi quattro messe
insieme!”
Scossi
il capo. “E’ un casino, non sono nessuno qui in mezzo! Preferirei non essere
mai entrata” mi congedai, stringendole in un ultimo abbraccio.
Vederle
andar via mi causò un tuffo al cuore, e quella sera pensai a loro ancora più
del solito, mentre vedevo il dvd. Cavoli, non avevano omesso niente, solo che
ovviamente la clip del mio “contrasto” con la Sfortuna non c’era. C’era il
nostro primo messaggio, la nostra presentazione, lo scherzo di Maria, alcune
immagini mie e di Martina con gli altri life coach…
Alla
fine c’era anche una mini clip dove io scherzavo cn Niko e Rossella.
Il
mio primo pensiero fu: “Chissà cosa ne pensano di me gli italiani!”
Vedermi
lì in tv fu davvero strano, e mi lamentai per le inquadrature… ma almeno non mi
avevano mai presa di profilo! Accettare l’inquadratura della Sfortuna almeno mi
era stato utile…
“Cos’è?” mi chiese Martina poco dopo, notando
il dvd sopra la scrivania.
Era
molto graziosa come sempre, con indosso una minigonna rosa e una maglietta
bianca.
“Niente,
niente, l’ho trovato per caso” mentii, nascondendolo subito.
“Come
è andata dalla stylist?”
“Bene…”
mentii. “E tu? Cosa hai fatto?”
“Sono
andata in giro per il loft con Carlo” rispose con tono spensierato.
Feci
un piccolo cenno, almeno lei se la continuava a spassare!
Quella
sera Niko non si fece vedere ed Massimo, dopo aver provato la sua canzone con Rosangela,
mi si avvicinò furtivamente mentre tutti erano impegnati nel perdere tempo e a
rilassarsi dopo la giornata molto stressante.
“Hai
saputo, vero?” mi chiese.
“Di
Francesca? Si!”
Allora
era vero, lui sapeva, eccome…
“Io
mi riferivo a questo oggi” si spiegò. “Di sicuro non sarà nulla di serio, ma ci
esce lo stesso. Promettimi che non ci resterai male per cose simili finché sari
qui, anzi, nella vita in generale” mi chiese dolcemente, stringendomi un
braccio in segno della sua presenza morale.
“Ci
proverò, zio” dissi, abbracciandolo. Era la prima volta che ero io ad abbracciare
lo zio, e per la prima volta mi sentii protetta per davvero, come se ad
abbracciarmi fosse mio padre.
“Sei
una brava ragazza, e sarebbe bello se se ne accorgesse. Anzi, per me lo sa, ma
non si avvicina perché è consapevole che prima o poi vi separerete” buttò lì.
Sapevo che lo diceva per consolarmi, ma mi andava bene così, quello era tutto
un mondo di menzogne, una in più o una in meno non facevano differenza.
Mi
sforzai di credere nelle sue parole, ma mi rassegnai un’ora dopo, quando
constatai che Niko stava parlando al telefono con Francesca.
Se
stava così bene, perché mai durante il pomeriggio era così giù? Era quella la
cosa che doveva dirmi? Andai a dormire con queste domande che mi ronzavano in
testa, cercando di non pensare che l’indomani quella Francesca avrebbe ottenuto
ciò per cui avrei pagato oro pur di ottenerlo.
Continua....
Qualche Anticipazione:
La
guardai confusa. “Appunto, martedì, oggi è domenica, c’è tempo, lasciatemi
dormire…” risposi cercando di far capire che non mi andava.
__________________
Scossi
il capo con una fitta al cuore. “Non penso, insomma, oggi Niko esce con quella ragazza, non credo di essere
molto d’aiuto”.
__________________
“Non
devi dire niente” mi rispose Niko cercando di non farmi sentire a disagio.
“Devi solo farmi vedere come ti sta”
__________________
“Mi concede questo ballo, madame?” mi chiese
ridendo.
__________________
“Oh!”
squittì Martina, separandosi di botto dal ragazzo. Aveva i capelli arruffati e
il lucidalabbra spalmato su mezzo viso.
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Capitolo 5 *** Dalle Stalle Alle Stelle ***
5. dalle stalle alle stelle
Buongiorno cari lettori! Come
ogni sabato eccomi qui… Innanzitutto ci tengo a presentare questo capitolo,
perché rappresenta la fine della “prima fase” per Debora, in cui era insicura e nostalgica, e l’inizio della seconda, in cui
comprenderà che sentirsi vittima non serve e comprende di dover reagire…
Detto questo, ringrazio di
cuore:
Giulls:
Tranquilla, non la cancellerò, anche perché ormai ho scritto 40 capitoli e mi
sembrerebbe uno spreco ^^ Mi fa piacere che ti piaccia questa storia! Eh si,
Francesca dovrebbe proprio andare al rogo, diciamo che ci penserà Niko, ihih,
poi leggendo capirai… Riguardo Niko e Debora, beh, di certo non posso dire se
si metteranno insieme, però ti voglio dare una piccola dritta: in questa
storia, che spesso risulterà “incasinata”, bisogna fare moltaaaa attenzione ai
piccoli segnali e particolari che io, da perfida autrice xD lancio capitolo
dopo capitolo… Baci!
Sweet_ Baby_Love: Grazie, spero che anche questo capitolo ti piaccia e che la tua
curiosità sia diminuita (o aumentata? xD) dopo questo capitolo! Baci!
Confessions Of A Teenage Drama
Queen
Capitolo 5
Dalle Stalle alle Stelle
“Svegliati,
Debora!”
Quella
domenica mattina aprii gli occhi a causa della voce allegra di Martina e Giulia
che mi stavano scrollando così forte che per un secondo dimenticai di essere
nel loft di Music’s Planet, per cui risposi: “Si, mamma, un attimo…”
“Dai
Debora! È importante!” disse la voce di Giulia.
Vedevo
ancora un po’ sfocato a causa del sonno, così mi alzai e mi strofinai gli occhi
per vederci meglio. Mi ero addormentata molto tardi per cui ero ancora
assonnata.
“Cosa?”
chiesi sbadigliando.
“Dobbiamo
vedere cosa indossare martedì sera durante il serale di Music’s Planet, no?”
affermò Martina, come se fosse la cosa più logica del mondo ed io fossi una
bambina un po’ ottusa.
La
guardai confusa. “Appunto, martedì, oggi è domenica, c’è tempo, lasciatemi
dormire…” risposi cercando di far capire che non mi andava.
“Uffa,
dai, vieni!”
“Ok,
va bene! Ma lasciatemi almeno il tempo di rendermi più presentabile!” risposi,
puntando il dito contro il mio pigiama rosa con i coniglietti ed i miei capelli
che di sicuro erano in condizioni terribili.
Mezz’ora
dopo così raggiunsi la cucina del loft, indossando una gonna a scacchi rosa e
azzurri ed una camicetta bianca con i capelli decisamente più in ordine.
Ma,
inutile dirlo, Martina e le altre si erano già dileguate.
“Dove
sono Martina e le altre?” chiesi al nulla, sbuffando dato che le avevo cercate
per mezzo loft.
“Sono
uscite, hanno avuto il permesso della produzione di andare da Armani” mi
rispose Rosangela degli over 25 mentre faceva colazione.
“Perfetto!”
sbottai sarcastica, accasciandomi su una sedia. Insomma, Armani era aperto anche
di domenica mattina?!
Scocciata
per la buca ricevuta, e non solo per quello, iniziai a sgranocchiare una
porzione di cereali.
“Ti
hanno dato buca, eh?” mi chiese la voce comprensiva di Carlo dei Music Sense.
Alzai
lo sguardo e vidi che stava prendendo posto vicino a me. Aveva i capelli
castani un po’ disordinati e non era vestito con la solita cura come al solito.
“Si” risposi. “Se fosse per me starei ancora a letto a dormire…”
“A
chi lo dici” convenne, “Ho davvero sonno ma stamattina ci hanno chiamato alle
sette per dirci che avevamo le prove alle otto e un quarto con Luke e il vocal
coach Michael”.
“Ah,
e non lo sapevate?”
“No,
io e gli altri ieri non abbiamo visto il programma” si giustificò con un
sorriso malandrino.
Gli
sorrisi di rimando, annuendo. “Comunque mi hanno fatta alzare prima del solito
senza nessun motivo”
“Vabbè,
penso avrai qualche dovere da life coach oggi, no?” mi chiese Carlo.
Scossi
il capo con una fitta al cuore. “Non penso, insomma, oggi Niko esce con quella ragazza, non credo di essere
molto d’aiuto”.
Carlo
annuì comprensivo. “Capisco… Oh, Simò!” aggiunse rivolto a Simone, un membro
del suo gruppo. Simone mi era davvero simpatico, era bassino, un po’ pienotto e
molto dolce, spesso aveva timore di ribattere con una persona che non
conosceva. Mi riconoscevo un po’ in lui ad essere sincera.
“Buongiorno!”
lo salutai.
“’Giorno”
“Ma
che fine hai fatto dopo le prove?” chiese Carlo. “Sei scomparso!”
Lui
scrollò le spalle. “Luke mi ha trattenuto… Quello è pazzo! Ha iniziato a
cantare e a suonare con la pianola e mi sono dovuto sorbire gli scleri suoi e
di Micheal!”
“E
cosa c’entravi tu,scusa?” gli chiesi.
“Ma
che ne so, sono il primo che gli è capitato sotto tiro, immagino” mi rispose.
Grazie
a lui, Carlo ed il resto dei Music Sense trascorsi una domenica mattina molto
più piacevole rispetto a quella che mi sarei immaginata. Perdemmo tempo in
giardino, mi fecero ascoltare tutte le canzoni che sapevano fare e ci
divertimmo un mondo a fare le imitazioni degli altri.
Martina,
Giulia e le altre life coach, ovvero Rita e Samanta, ritornarono nel loft alle
quattro passate, cariche di buste e pacchetti.
“Scusaci,
pensavamo che non saresti più venuta” si scusò Martina con un sorriso ipocrita.
“Si,ma
se vuoi posso sempre prestarti uno dei miei top, ne ho preso qualcuno in più
per emergenza” si offrì Giulia, prima di dire: “Oh, scusa, dimenticavo che non
abbiamo la stessa taglia!” e far ridere tutte le altre.
“Infatti,
la mia 4° non entrerebbe mai in uno dei tuoi top! Quanto porti? La 2°?” chiesi
con una vena di perfidia, lanciando lo sguardo al suo seno che di sicuro era
ingrandito da un reggiseno imbottito.
Le
ragazze rimasero zitte, senza sapere cosa ribattere, e vedere lo sguardo offeso
di Giulia mi fece sentire meglio, così feci la mia uscita in grande stile dopo
averle squadrate una ad una. Avevo deciso: basta essere la vittima!
Di
certo avevo preferito la mia semplice domenica mattina trascorsa tra risate a
cinque ore di shopping forzato con quattro ragazze che avrebbero potuto
indossare tutto senza problemi e che di conseguenza mi avrebbero fatto
ritornare in mente la questione della “dieta”, non che io l’avessi dimenticata,
sia chiaro.
Ripensai
alle mie amiche, alle nostre chiacchierate, alle nostre scemenze… Mi sembravano
così lontane, nonostante le avessi viste il giorno prima.
Basta, Debora, devi andare avanti,ora
sei qui, non piagnucolare per ogni cosa…!
Così
la prima parte della mia prima domenica nel loft passò così, in modo fin troppo
strano. Niko non si fece vedere fino alle sei del pomeriggio, era stato fuori
tutta la mezza giornata.
Quando
lo vidi rientrare gli corsi incontro,anche se mi sentivo lievemente stordita:
indossava dei pantaloni neri con un giubbino di pelle e gli occhiali da sole.
“Ciao,
che fine hai fatto?” gli chiesi cordialmente, avvicinandomi.
Ignorò
la mia domanda, dandomi sui nervi.
“Cosa
fai stasera?” mi chiese, mentre mi faceva segno di seguirlo.
Lo
guardai stranita, senza sapere a cosa fosse dovuta quella domanda. Ma certo, me
lo stava chiedendo in modo che dopo aver risposto sarei stata obbligata a
chiedergli: “E tu?” e lui mi avrebbe risposto quella cosa facendomi deprimere.
“Niente,
penso che starò nella mia stanza a decidere cosa indossare martedì sera” buttai
lì. Feci una pausa, prima di aggiungere: “Tu esci, giusto?”
Eravamo
arrivati nella sua stanza e lui mi fece segno di entrare.
“No,
no” rispose.
Se
avesse potuto, la mia mascella avrebbe toccato terra, insieme ai miei occhi che
avrebbero tanto voluto uscire fuori dalle orbite.
“Ehm,
cosa?” chiesi, sicura di non aver udito bene.
“E’
per questo che sono uscito” mi spiegò. “Ho perso tempo a cercare di
rintracciare Francesca con l’autista, sono dovuto andare fino a Salerno per
dirle che non mi andava di uscire con lei…”
“E
allora perché hai accettato,scusa?” gli chiesi con il cuore che mano a mano
accelerava i battiti.
“Perché….
Beh, me lo ha consigliato Silvia Fortuna, diceva che avrebbe fatto bene alla
mia immagine… Ma ieri, parlandoci al telefono, ho capito che era un’oca e che non faceva al caso mio”
Lo
guardai sbigottita, insomma, quella Sfortuna del cavolo lo aveva spinto fino a
quel punto? Cosa non avrebbe fatto pur di non far guadagnare maggiore successo all’immagine di qualcuno! Anzi, al suo
programma, semmai…
“Ah,
ho capito” spiegai ancora colpita ma felice per l’uscita mancata. “Scusa se te
lo dico, ma non penso che avresti dovuto accettare solo perché te lo ha detto
lei…” aggiunsi.
“Diciamo
che sono stato messo alle strette” mi rispose amareggiato, sbuffando e
sedendosi sul letto. Sembrava davvero
scocciato e mi ricredetti sul suo conto.
All’improvviso
la mia rabbia e la mia amarezza, come c’era da aspettarselo, scomparvero
davanti al sorriso che comparve sul suo volto dopo che ebbe detto: “Comunque ho
una sorpresa per te”
Lo
guardai interrogativa.
“Ho
incontrato le altre life coach per la strada e mi hanno spiegato che ti hanno
dato buca. Così, beh, visto che non potrai più muoverti per andare a prendere
un vestito anche tu, ho avuto l’autorizzazione dalla produzione di provvedere…”
mi spiegò Niko, lasciandomi di stucco.
Si
avvicinò ad una busta che aveva posato sul letto di Massimo senza che me ne
accorgessi , firmata “Armani Store” , e, con mio enorme stupore, ne cacciò
fuori un completo stupendo, composto da un paio di bermuda bianchi jeansati ed
una fascia azzurra particolare con un copri spalla molto raffinato in
tinta.
“Ma…
Ma… Non ho parole!” me ne uscii, incredula. Per questo si era attardato!
“Non
devi dire niente” mi rispose Niko cercando di non farmi sentire a disagio.
“Devi solo farmi vedere come ti sta”
Lo
guardai, senza parole e con aria grata.
“Come
potrò mai ringraziarti…?”
“Rimanendo
sempre te stessa” fu la sua semplice risposta. “Specialmente dopo che tutti ti
vedranno martedì ed inizieranno ad arrivarti lettere dai fan” ironizzò cercando
di mettermi a mio agio, perché ero davvero sconvolta e non sapevo come
comportarmi davanti al suo gesto.
“Si,
certo” risposi sarcastica, continuando a fissare il completo.
Un
altro sorriso. Mi abbracciò, trasmettendomi l’ennesimo brivido… Insomma,
sarebbe rimasto lì, non sarebbe uscito!
Eravamo
ancora abbracciati quando la porta si spalancò, rivelando Massimo.
Si
fermò di botto, nascondendo a stento un ghigno. “Oh, scusate, pensavo non ci
fosse nessuno” si giustificò.
“Non
preoccuparti, entra, vedi se ti piace il completo che Deb indosserà martedì” lo
rassicurò Niko, separandosi da me.
La
reazione di Massimo fu prevedibile: ne rimase sorpreso,ascoltando la storia, e
mentre guardava il vestito mi lanciò uno sguardo contento.
“A
cosa devo questi tuoi sorrisetti furbi?” gli chiesi un’ora dopo, mentre eravamo
sulla terrazza .
“Al
fatto che la mia nipotina sta ottenendo quello che vuole” fu la sua risposta
ancora più enigmatica. Si allontanò, con l’ombra di un sorriso ancora stampato
in faccia.
“Ehi,
zio! Guarda che martedì voglio conoscere la tua Beatrice per dirle di non
accettare la tua proposta di matrimonio dato che la vita con te è un continuo
enigma!” annunciai ridendo.
Lo
zio si girò, ridendo anch’egli. “Provaci! Ma mi sa che andrete molto
d’accordo!” mi minacciò congedandosi, raggiungendo Luigi, uno degli over 25 che
lo aveva mandato a chiamare.
Rimasi
sul terrazzo ad osservare le stelle e ne vidi una cadente.
Fa che le cose con Niko non ritornino a
peggiorarsi…
“Ehi!
Alla fine ho saputo che hai saputo rimediare alla nostra buca” sghignazzò
la voce da zanzara petulante di Martina dietro di me. Evidentemente voleva
vendicare l’insulto di Giulia.
“Si”
risposi sfacciatamente. Non mi sarei fatta mettere i piedi in testa, avrei
reagito nuovamente, avevo deciso…
“Bah,
e meno male che glielo abbiamo detto noi
a Niko altrimenti staresti ancora senza vestito”
“Oh,
non sai quanta ve ne sono grata, ma sai, avrei fatto bella figura anche con i
miei vestiti, io non sono come certe persone che hanno bisogno dei vestiti di
marca per sembrare più decenti” me ne uscì diabolica, sorrisi e mi allontanai,
lasciandola stupita per tutta quella grinta in compagnia della sigaretta che stava fumando
avidamente e di Carlo che era appena
arrivato.
Avevo
ancora la sua faccia scioccata impressa nella mente quando mi sentii chiamare.
“Ehi,
Deb”
Ero
nel corridoio, mi voltai e mi ritrovai di nuovo faccia a faccia con Niko.
“Ehi”
“Stavo
cercando proprio te, vieni” mi disse, prendendomi per mano e conducendomi nella
cosiddetta “sala feste”, che veniva usata solo nelle occasioni speciali.
Era
una sala ampia, in cui c’era solo qualche tavolo. Nn l’avevo mai vista in tv ad
essere onesti.
Dentro
c’erano quasi tutti, sia concorrenti che life coach, che si scatenavano a ritmo
di musica sulle note di “Please don’t stop the music” di Rihanna.
“Ma
che succede qui?” gli chiesi, stringendo la sua mano.
“Beh,
Luigi ha appena ricevuto una telefonata
dalla moglie e ha saputo che tra nove mesi diventerà papà” rispose Niko allegro.
“E’ una cosa bellissima”
“Si…
Wow, e ha solo venticinque anni! Chissà se io alla sua età avrò almeno trovato
l’uomo della mia vita” chiesi al nulla.
“Infatti,
me lo chiedo anche io…” convenne Niko, per un attimo pensieroso, poi, come se
si fosse riscosso, lasciò la mia mano e mi condusse al centro della stanza che
fungeva da sala da ballo.
Non
mi andava di ballare, non ero un asso nel ballo, specialmente in quello da
discoteca,così andai a congratularmi con Luigi, ma quando due secondi dopo
iniziò la canzone di Cascada, “Everytime we touch” , mandai ogni cautela alla
ortiche ed iniziai a ballare insieme a Rossella e Andrea dei Gold Boyz,
scatenandomi nel vero senso della parola, ma mi allontanai subito quando
Rossella iniziò a lanciarmi occhiatacce e a ballare avvinghiata ad Andrea.
Mi
allontanai e mi avvicinai a Simone e Dario, che subito mi sorrisero e non
fecero obiezioni.
Era
un bel po’ che non prendevo parte ad una festa, a causa dello studio e del
fatto che dopo essermi lasciata con il mio ragazzo mi ero esclusa un po’ dal
resto del mondo…
Niko
dapprima ballò con Simona, ma quando Giorgio lo spodestò iniziò ad avvicinarsi
a noi.
“Mi
concede questo ballo, madame?” mi chiese ridendo.
“Non
so, messere…”
Sorridendo
come dei dementi iniziammo a ballare insieme, dimenticandoci del fatto che i
camera men ci avrebbero potuto riprendere o cose simili,anche se non c’era
molto rischio dato che Luigi il cameraman ed un suo collega si stavano
dividendo una bottiglia di vodka.
Niko
era molto bravo, si vedeva che andava spesso in discoteca, e ballando mi venne
in mente il videoclip della canzone, in cui Cascada irrompeva in una biblioteca
e coinvolgeva tutti nelle danze, e alla fine se ne stava insieme al ragazzo da
lei amato…
“Scusate,
scusate” Luigi si era alzato goffamente su una sedia, cercando di attirare
l’attenzione. “Volevo ringraziarvi per
la vostra partecipazione ad una mia così grande gioia… non sapete quanto vorrei
essere vicino a mia moglie in questo momento. Perciò, concedetemi di mettere la
nostra canzone…”
Dalla
console partirono le note della canzone “Your Eyes”, ovvero la colonna sonora
del film “Il tempo delle mele 2”.
Scoppiò
un applauso, e subito tutti iniziarono a ballare il lento a coppie, Rossella
con Giorgio, Simona con Dario, Rosangela con Simone, suscitando vari
sorrisi, Massimo e Luigi iniziarono a
ballare insieme, ridendo come degli scemi, dato che per loro ballare con
un’altra donna che non fosse la moglie o la futura sposa non fosse giusto.
“Dai,
balla con me, piccolina”
Rimasi
di sasso mentre Niko posizionava le mani attorno ai miei fianchi ed iniziava a
dondolare sul posto a ritmo di musica. Appoggiai le mie braccia attorno al
suo collo, emozionata come non mai. Era
bello sentirlo così vicino a me, e per
la seconda volta da quando lo conoscevo potetti ascoltare i battiti del suo
cuore. Appoggiai la mia testa contro la sua spalla, e fu bello sentire che non
rimase impassibile ma mi strinse più forte. Quando la canzone terminò ci
guardammo negli occhi, e mi persi nel suo ennesimo sorriso rassicurante.
La
serata si concluse con un “Tanti auguri a Luigi!”, una fetta di torta, un
sorriso malizioso dello zio e l’entrata dei tre giudici più il presentatore Ivan
Argenti.
Non
lo avevo ancora conosciuto così me lo presentarono e subito compresi che era
davvero una bella persona, proprio come appariva in tv.
Notai
che la Sfortuna mi scrutava accigliata , e poco dopo scoprii il perché: lei
insieme agli altri tre era entrata durante il lento, quindi mi aveva vista
ballare con Niko quando invece lui sarebbe dovuto stare all’appuntamento con
Francesca combinato da lei…
“Allora,
a domani!” mi congedai alle due, senza avere nemmeno un po’ di sonno.
“A
domani!” mi salutò Simone, con il quale mi ero divertita a ballare la macarena.
“See
you tomorrow” se ne uscì Luke con il suo perfetto accento inglese.
“A
domani Debora” mi salutò Niko. Salutò distrattamente Maria e la Sfortuna e mi
diede un bacio sulla guancia, allontandosi con Luigi.
Sorrisi
beata mentre aprivo la porta della mia stanza ed accendevo la luce, trovandomi
Martina seduta sul letto intenta nel baciarsi con Carlo.
“Oh!”
squittì Martina, separandosi di botto dal ragazzo. Aveva i capelli arruffati e
il lucidalabbra spalmato su mezzo viso.
“Hai
capito…” mormorai sorpresa.
“Deb,
non dirai niente, vero?” mi chiese Carlo supplichevole. “Siamo… siamo entrambi
fidanzati…”
“Dipende”
e così dicendo lanciai uno sguardo di pure perfidia a Martina.
“Cosa
vuoi che faccia?” chiese senza giri di parole lei, sbuffando.
“Devi
piantarla di rompermi le scatole e fare scherzetti come quello di oggi insieme
alle tue amiche oche”
“Ok,
ok…” accettò lei, prima che Carlo si alzasse per ritornare nella sua stanza.
“Martina?”
“Si?”
“Hai
tutto il lucidalabbra spalmato per la faccia…”
Lei
si guardò allo specchio prima di sbuffare rabbiosa e andare in bagno per
toglierlo.
Sorrisi,
anche se il fatto che nel loft si fosse formata la prima coppietta non mi entusiasmava
più di tanto, era come se non m’importasse.
Era
vero, non m’importava, ero semplicemente felice dopo quasi una settimana: mi
sentivo davvero come Vic de “Il tempo delle mele 2”, credevo di aver trovato il
mio Philip, solo che lui non lo sapeva…
Continua…
Allora?
Cosa ve ne sembra? Commentate numerosi, mi raccomando! A mercoledì ^^
la
vostra milly92.
Qualche Anticipazione:
“Quindi la tua prima ragazza ti mollò solo
perché ti eri iscritto in un istituto tecnico invece che ad un liceo?” chiesi
incredula.
_____________
“Volevi
dirmi qualcosa, Rossella?” chiese Andrea mentre svoltavamo un angolo.
“No,
cioè, quando saremo da soli…” precisò a bassa voce,cercando di non farsi
sentire.
_____________
Ivan
sorrise serenamente. “Ma no, voi life coach non state rubando niente, e poi non
è che non stai facendo nulla, eh. Niko lo vedo diverso, più sereno…” rispose.
_____________
“Hai
fatto una bella azione” se ne uscì Ivan alle mie spalle. “Sei l’unica life
coach che sta facendo per davvero il suo lavoro”
_____________
“Certo che mi hanno detto che
è stata una tua idea, anzi,i miei ti mandano tanti saluti e vogliono conoscerti
stasera durante il back stage” dichiarò. “Grazie Deb, non so come farei qui senza
di te…” mormorò imbarazzato.
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Capitolo 6 *** Una Buona Occasione Per Essere Una Buona Life Coach ***
6. Una buona occasione per essere una buona life coach
Hola chicos! Ho aggiornato un
po’ prima perché credo che nei prossimi giorni non avrò tempo, quindi credo proprio
che questo sarà il mio ultimo aggiornamento estivo dato che l’11 inizio la
scuola ç_ç. Non so quando potrò aggiornare, forse venerdì. Che tristezza!
Comunque, questo capitolo fa
parte di quelli “principali”, in cui conosciamo i personaggi che in seguito
saranno importanti oltre a Niko e Debora, come il presentatore Ivan Argenti,
Andrea e Rossella.
Detto ciò, grazie di cuore a
tutti coloro che hanno letto lo scorso cap alla cara Giulls per aver recensito: si si, Martina è proprio una
stronzetta, ma nel prossimo capitolo verrà ripagata nel peggiore dei modi con
la sua amica Giulia… Debora ha fatto bene a tirare fuori la grinta, vero? Sono
contenta che tu l’abbia apprezzato! E riguardo Francesca, te lo avevo detto che
ci pensava Niko a sistemarla, muahahahah! Contenta di questo aggiornamento “precoce”
xD? Un bacione e grazie mille!
E voi altri? Me la lasciate
una piccola recensione? Ve ne sarò infinitamente grata! ^^
Buona lettura!
Confessions of a Teenage Drama Queen
Capitolo sei
Una Buona occasione Per Essere Una Buona Life Coach
Il
buonumore non mi abbandonò molto facilmente grazie a Dio. Il giorno che
precedette il serale del programma lo trascorsi quasi esclusivamente insieme a Niko
dato che quasi tutti erano impegnati con le prove, sia delle canzoni che dei
costumi, così ebbi la mia seconda occasione di essere per davvero una life
coach e non solo un’adolescente che perdeva tempo tra crisi adolescenziali e
feste.
“A
cosa pensi?” gli chiesi il lunedì mattina. Era venuto nella mia stanza e mi
stava osservando mentre mettevo in ordine i miei vestiti senza dire una parola,
in attesa delle prove nello studio.
“Un
po’ a tutto… Sai, la questione di Luigi mi ha dato molto a pensare” rispose
prendendo posto sulla sedia della scrivania.
“La
questione di Luigi? Cioè, al fatto che
sua moglie è incinta?”
“Si”
mi guardò con i suoi bellissimi occhi azzurri e per la primissima volta vi
lessi un’aria affranta, triste, malinconica.
Smisi
di occuparmi delle varie creme di Martina sparse tra i miei trucchi e mi voltai
verso Niko, sedendomi sulla sedia della scrivania.
“Non
capisco…” replicai sinceramente, fissandolo e cercando di mantenere il mio tono
sincero, ovvero preoccupato.
“Mi
è ritornato in mente una scena di otto anni fa, quando mia madre ci annunciò di
aspettare mia sorella. Mio padre fece un urlo di gioia ed aprì una bottiglia di
spumante, versandola a terra per metà a causa dell’emozione” iniziò a
raccontare. Gli occhi gli brillavano e lì compresi quanto gli mancasse la sua
famiglia. “Quando mia madre stava per pulire la bloccò, dicendole che non
doveva sforzarsi e pulì lui, ma prima prese il telefono e chiamò tutta la
famiglia… Da quella scena compresi che avere una famiglia così felice è la cosa
più importante di tutte, non serve essere ricchi o essere famosi se poi non hai
delle persone con cui divedere queste gioie” aggiunse, abbassando il capo. “Per
questo sono stato io a crescere mia
sorella, non volevo essere da meno alla felicità dei miei genitori, perché se
loro erano felici lo ero anche io”.
Ci
guardammo e notai che il suo tono era incrinato, commosso. Mia alzai dalla
sedia, avvicinandomi a lui e abbassandomi alla sua altezza dato che era seduto.
“Guarda
che non c’è niente di male se la tua famiglia ti manca, Niko. Anzi, ti capisco,
non sai quanto manca a me dopo nemmeno una settimana! Perciò, sfogati,
altrimenti io che ci sto a fare qui?” tentai di incoraggiarlo. “Ho sempre
saputo che sei una persona così sensibile alla famiglia, oltre che umile, per
questo ho deciso di fare i provini per diventare la tua life coach”
Alzò
lo sguardo, e sentii una fitta di paura quando vidi una lacrima rigargli il
viso. I ragazzi che piangono mi hanno sempre spaventata, ma allo stesso tempo
li ho sempre ammirati perché si
distinguono dalla massa di fighetti che vogliono fingere di essere chissà chi
quando poi sono i primi a piangere di nascosto perché qualcuno gli ha fatto la
bua.
“Ho
detto qualcosa di sbagliato?” chiesi intimorita.
Si
asciugò la lacrima scuotendo il capo. “Oh, no, ma che! Scusa, non dovevo…” si
scusò, cercando di asciugarsi gli occhi.
“Dai,
piangi se ti fa stare meglio, anzi, piangiamo tutt’e due, ci sfoghiamo e stiamo
in pace con noi stessi…”
“Perché
vuoi piangere?”
“Perchè
mi fai commuovere e mi manca la mia famiglia” dissi. Io mio tono era già più
acuto, pronto ad annunciare un diluvio di lacrime. Mi si stringeva il cuore nel
vederlo così.
Io
stessa tutte le notte rivolgevo il pensiero alla mia famiglia, chiedendomi cosa
facessero, se gli mancavo…
Niko
non mi rispose ma si limitò a guardarmi.
“Su,
sfogati” decretai cercando di convincerlo.
Sorrise
nervosamente, scuotendo il capo. Ma, due secondi dopo, eccolo lì a raccontarmi
della sua famiglia, della sua sorellina Maria, di quanto i suoi genitori
avevano lottato per averla dato che sua madre aveva qualche problema, e poi a
raccontarmi della sua vita in generale prima di Music’s Planet, dei suoi amori,
dei suoi amici… Eppure io gli raccontai molte cose, ma la questione amorosa la
lasciai perdere, non mi andava di dire che ero stata brutalmente mollata cinque
mesi prima.
“Quindi
la tua prima ragazza ti mollò solo perché ti eri iscritto in un istituto
tecnico invece che ad un liceo?” chiesi incredula. E’ proprio vero che chi ha i
denti non ha pane e chi ha il pane non ha i denti.
“Si,
disse che i suoi non volevano che la loro pargoletta frequentasse un tipo “poco
raccomandabile”, ma dico io” spiegò sbuffando.
“Ma
ora di sicuro si starà mangiando le mani ogni volta che accende la tv e ti
vede…” lo rassicurai, strappandogli un sorriso.
Tra
un ricordo e l’altro venne l’ora delle prove, ora in cui disse che voleva
provare da solo dato che sarebbe stata la prima della settimana sul palco.
Era
la prima volta che entravo nello studio, e sentii quasi un senso di smarrimento
tanto che era grande.
La
parte centrale, ovvero dove si trovavo il vero studio con le varie tribune era
enorme, ma il resto era composto da camerini e corridoi.
“Vado
a provare con Maria e Sandro, ti raggiungo io dopo, ok?” mi chiese Niko mentre
si allontanava, quando mi riaccompagnò dietro le quinte.
“Ok…”
Mi
guardai intorno, notando che c’era un corridoio lunghissimo davanti a me.
Chissà dove porta…
Fatto
sta che tre secondi dopo, essendo curiosa di vedere i camerini, dopo aver
girato qualche angolo, sentii di essermi persa.
“Ti
serve una mano?”
Mi
voltai, sussultando, e mi trovai davanti Andrea dei Gold Boyz che mi sorrideva
comprensivo. Indossava un abito elegante ed era ancora più carino del solito
(si, era il mio preferito dopo Niko se non ve l’ho detto…), con i capelli scuri
caratterizzati dalla solita cresta.
“In
realtà mi sono persa” ammisi imbarazzata. “Ho un pessimo senso
dell’orientamento… Cercavo i camerini”
Andrea
continuava a sorridermi. “Tranquilla, capitava anche a me fino a due settimane
fa, ci è voluto un mese per farmi orientare… Vieni, ti accompagno i verso i
camerini. E tra parentesi scusami ieri” aggiunse, mentre mi faceva segno di
seguirlo.
“Per
cosa?” chiesi senza capire.
“Per
il fatto che Rossella ti ha quasi cacciata via mentre stavamo ballando” spiegò.
“Oh,
ma figurati, e poi dovrebbe essere lei a scusarsi, non tu, no?” risposi
sorridendo.
Fece
un piccolo cenno, prima di svoltare a destra e dire: “Ecco, questo dovrebbe
essere il tuo camerino” indicando un cartello dove c’era scritto: “Debora, Rita
e Samanta”.
“Oh,
grazie!” esclamai, entrando dato che la porta era aperta. Era una stanza ampia,
con tre grandi specchiere e un armadio. “Fichissimo!”
Andrea
sorriso comprensivo. “Invece domani sera ti sembrerà un incubo per l’emozione”
spiegò.
Stava
per dire altro quando la voce di Rossella lo fece sobbalzare. “Andrea! Sei
qui!” stava urlando, correndo verso di lui cn indosso un abito bianco e rosa ed
entrando nella stanza.
“E
ti pareva!” sussurrò tra i denti.
“Cosa
ci fai qui?” chiese la ragazza con una nota di disappunto.
“Mostravo
il camerino a Debora non vedi? Comunque vieni, ti accompagno al corridoio
principale” mi disse gentilmente, mentre Rossella si spostava per farci uscire
e mi guardava un po’ scocciata.
“Volevi
dirmi qualcosa, Ros?” chiese Andrea mentre svoltavamo un angolo.
“No,
cioè, quando saremo da soli…” precisò a bassa voce,cercando di non farsi
sentire.
“Oh,
ecco, ora ricordo la strada” dissi di botto, stufa di fare da “candela”.
“Grazie mille, Andrea!”
“Figurati,
è sempre un piacere” rispose lui, mentre Rossella se lo trascinava chissà dove.
Presi
posto su una delle panche del corridoio, ripensando alle parole di Niko, a
quanto fosse dolce. Dopo i primi cinque minuti però, un’idea mi balenò in
testa, così sgaiattolai fuori dallo studio.
Nel
corridoio che precedeva l’uscita incontrai il presentatore Ivan Argenti come
speravo, che stava leggendo qualcosa su una sedia.
Era
molto concentrato, e quasi mi dispiacque disturbarlo. Eppure quando lo chiamai
mi sorrise, facendomi capire che non lo avevo disturbato. Dovevo essere molto
più simpatica del solito se volevo raggiungere il mio scopo.
“Ciao
Debora” mi salutò, distraendosi dalla sua lettura e posando quell’ammucchio di
fogli, che scoprii essere il copione del giorno dopo.
“Ciao,
Ivan! Disturbo?”
“No,
anzi, mi fai un po’ di compagnia”
Feci
un gesto strano, un misto tra un cenno ed un sorriso. “Imparavi il copione?”
“Si,
ma ormai l’ho imparato…”
“Ah.
Puoi dirmi cosa dovremmo fare noi life coach? Cioè, di solito i vocal coach non
fanno nulla…” gli chiesi con tono spensierato.
Ivan
diede uno rapido sguardo al copione, e meno male che l’aveva imparato!
“No,
da quel che c’è scritto qui avrete un ruolo importante, vi dovrò presentare
dopo aver presentato i vari cantanti, i giudici dovranno motivare la vostra
scelta, vedremo qualche clip su di voi e poi dovrete stare al fianco del vostro
cantante dopo la sua esibizione. Sei emozionata?”
“Abbastanza,
sai, mi sento un po’ in colpa, avremo l‘onore di stare sul palco quando poi gli
artisti per arrivarci hanno dovuto sudare” spiegai, spostando una ciocca
ribelle dietro l’orecchio.
Ivan
sorrise serenamente. “Ma no, voi life coach non state rubando niente, e poi non
è che non stai facendo nulla, eh. Niko lo vedo diverso, più sereno…” rispose.
Arrossii.
“Ma no, non è merito mio”
“Chi
lo sa, forse sei la parte che gli mancava per sentirsi al settimo cielo”
“No,
lui non sta molto bene ultimamente, oggi mi ha rivelato che gli manca la sua
famiglia” dichiarai, decidendo di rivelargli il mio piano e gettando ogni cautela alle ortiche. Volevo
chiedere come fare per far incontrare a Niko la sua famiglia.
Esposi
la mia idea a Ivan e lui ci meditò un po’ su. “Vieni, ne dobbiamo parlare con
la produzione” esclamò, facendomi segno di seguirlo.
Gli
ero grata, anche perché perdette quasi due ore per progettare tutto. Parlammo
con il direttore della produzione, il quale, con mia enorme gioia, acconsentì.
Bisognava solo chiamare la sua famiglia... E indovinate a chi toccò questa
mossa? A me! Mi sentivo imbarazzata, non sapevo come espormi.
“Insomma,
fai finta di star chiamando una tua amica! Alla fine li passi a me in modo che
non possono credere che è una presa per i fondelli” mi rassicurò Ivan.
Annuii,
tremando. “Ma Niko non deve sapere
nulla…”
“Ok,
terrò acqua in bocca” mi rassicurò.
Così,
sospirando emozionata, presi il telefono dell’ufficio del direttore e composi
il numero scritto su alcuni documenti.
Il
cuore mi martellava in petto e mi sentii quasi il fuoco in faccia.
Uno
squillo. Due squilli. Tre squilli…
“Pronto?”
Era
una voce da bambina, cavoli, doveva essere la sua sorellina! Respirai a fondo
prima di dire: “Ehm, casa D’Aiello?”
La
bambina esitò un attimo. “Si” rispose infine. “Chi è che parla?”
“Chiamo
da… da Music’s Planet, potrei parlare con mamma o papà?” chiesi cercando di
essere dolce e serena e conquistarmi la simpatia della bambina, almeno per
telefono.
“Va
bene, va bene! Aspetti un attimo, signora!
Mamma, mamma! C’è una signora che vuole parlarti, c’entra con Music’s Planet!”
Sentii
i passi affrettati della donna e guardai ansiosa in direzione di Ivan che mi
sorrise in modo rassicurante, alzando il pollice.
“Si,
pronto?” Come i passi, la voce era ansiosa ed emozionata.
“Buongiorno,
lei è la signora D’Aiello?”
“Si…
Lei chi è scusi?”
“Ehm,
sono Debora, la life coach di suo figlio, non so se mi conosce…” iniziai,
cercando di rimanere tranquilla.
Un
attimo di esitazione. “Ma certo, si! Salve, è… è successo qualcosa?” chiese.
“Oh,
no, non si preoccupi. L’ho chiamata solo per farle una… proposta. Vede, oggi ho
parlato con suo figlio e mi ha rivelato di avere molta nostalgia sua e di tutta
la famiglia così ho chiesto alla produzione di organizzare un incontro ed ho
avuto il permesso” spiegai, sforzandomi di essere chiara.
“Ah,
capisco” disse la donna. “Ma… Non ho capito cosa… Cosa dobbiamo fare, ecco”
“Niente
di che, vi dovreste incontrare con lui stasera per passarla tutti insieme, ne
ha bisogno, domani c’è un’esibizione molto importante…” dichiarai. “Se vuole le
passo Ivan Argenti, il presentatore, è qui con me” aggiunsi, lanciando
un’occhiata di sbieco a Ivan.
“Va
bene, grazie mille!”
“Di
niente, e buona giornata” la salutai.
Passai
la cornetta all’uomo, che iniziò subito a conversare con la donna. Alla fine si
misero d’accordo: quel pomeriggio, verso le sei, la famiglia D’Aiello si sarebbe incontrata
con Niko a Napoli e poi avrebbero trascorso tutta la serata insieme.
“Ma
che fine hai fatto durante le prove?” mi chiese Niko all’ora di pranzo,
rientrando in cucina dove io avevo già preso posto vicino a Simone.
“Oh,
sono stata chiamata dalla direzione, mi hanno detto che oggi hai un
appuntamento alle sei con l’autista, devi andare ad un’intervista per un
giornale” risposi con ottima aria da attrice.
Nessuno
sapeva del piano tranne la direzione, la famiglia di Niko, me e Ivan.
Così
dopo pranzo continuarono le prove e alle cinque il ragazzo andò a preparsi per
l’uscita, lamentandosi che non era giusto che lui doveva concedere queste
interviste quando anche agli altri non era concessa quest’opportunità.
“Su,
star, goditi il momento! Non dico niente io che vengo usata come tua
segretaria” ironizzai.
Rise
prima di salire in auto, salutandomi con la mano.
Risi
di rimando, immaginandomi la sua faccia quando avrebbe scoperto la verità.
“Hai
fatto una bella azione” se ne uscì Ivan alle mie spalle. “Sei l’unica life
coach che sta facendo per davvero il suo lavoro”
Con
questo piccolo merito che mi rimbombava nelle orecchie ritornai nel loft, e
finalmente ebbi il tempo di provare il completo che mi aveva regalato Niko.
Miracolo, era la taglia giusta! E per di più nascondeva i miei difetti.
Mi
guardai allo specchio, sorridendo come un’ebete. Avevo conosciuto Niko, gli ero
simpatica, ero contenta… Scossi il capo, dicendomi che la felicità era questa e
che non mi sarei dovuta più azzardare a chiedere qualcosa di più dalla vita.
Passai
la serata insieme a Simona e Giorgio, dato che io ed il ragazzo eravamo molto
curiosi circa ciò che sarebbe mai successo l’indomani durante il serale.
“Allora,
Simo, come funziona? A che ora dobbiamo prepararci? A che ora dobbiamo essere
pronti?” le domandai dopo cena, acciambellandomi sul divano mentre Giorgio
annuiva curioso.
“Di
solito le parrucchiere verso le sei e qualcosa sono già nello studio, subito
dopo le ultime prove…” rispose.
“Meglio,
domani vorrei asciugare i capelli lisci e ci vogliono secoli…” brontolai,
prendendo in mano una ciocca castana e mossa, che ormai era un po’ crespa.
“Si,
anche io voglio averli lisci per una volta!” concordò Simona, accennando la sua
chioma riccia.
“Tranquille,
le parrucchiere sono bravissime!” si intromise improvvisamente Rossella,
sorridendoci. La guardai un po’ stralunata, avevo la netta impressione di non
starle simpatica dopo quei due avvenimenti.
“Oh,
non avevo dubbi” borbottai, rispondendo al sorriso.
“Si,
e poi staresti ancora meglio con i capelli lisci secondo me” disse lei. “A
proposito, ho saputo che Niko è uscito per un’intervista”
“No,
in realtà è uscito con i suoi genitori, gli ho organizzato questo piccolo
incontro visto che era un po’ giù. Ma lui non lo sapeva” spiegai, scaturando
l’ennesimo sorriso nella ragazza.
“Ma
che brava che sei! Magari Dario si
comportasse così…” sospirò, dandomi un pizzicotto sulla guancia come se fossi
una bambina di due anni. Dopotutto aveva solo tre anni in più a me!
Fu
così che Rossella si aggiunse alla lista delle persone “incomprensibili”.
Niko
ritornò molto tardi, era quasi l’una. Io a mezzanotte ero già andata a dormire,
quindi non lo vidi fino alla mattina dopo, ovvero il momento in cui fu lui a
svegliarmi, facendomi sobbalzare.
“Buongiorno
Debora!”
Per
un pelo non urlai, dovevo far paura! Indossavo una camicia da notte azzurra e
avevo dormito con i capelli legati in una coda…
“Niko!
Buongiorno!” risposi, lanciando un’occhiata al vassoio che aveva in mano.
“Non
so se basterà a ringraziarti” si scusò.
“Cosa?”
“La
colazione a letto” mi spiegò. “Non so se basterà a ripagare l’enorme regalo che
mi hai fatto ieri sera”
Sorrideva
fin troppo.
“Ah,
te lo hanno detto…”
“Certo
che mi hanno detto che è stata una tua idea, anzi,i miei ti mandano tanti
saluti e vogliono conoscerti stasera durante il back stage” dichiarò. “Grazie Deb,
non so come farei qui senza di te…” mormorò imbarazzato. Mi abbracciò,
sussurrandomi un piccolo “Ti voglio bene” nell’orecchio destro. Inutile dire
che provai l’ennesimo brivido…
“Ti
giuro, mi sono risollevato passando la serata con loro! Grazie! Grazie!”
“Ma
di che! Era prima un dovere e poi un piacere, Niko! L’ho fatto con il cuore!
Anzi, avrò fatto pure la figura dell’imbranata al telefono!”
“Ah
ah, mia sorella pensava fossi Silvia Fortuna” disse ridendo lui.
Risi
anch’io. “Wow, mi sento onorata, giuro!”
Alla
fine fece colazione con me, e per la prima volta fui convinta di potermi
considerare in parte una sua amica.
Ma
la giornata era ancora lunga, eh si, quella sera ci sarebbe stato il serale… E,
tra le tante cose che sarebbero successe, avevo ancora le considerazioni della
Sfortuna su di me da affrontare.
Continua…
Cosa ve ne sembra? Ci
sentiamo al prossimo capitolo! Ki$$ ki$$, la vostra milly92.
Qualche anticipazione:
Era
Angela del gruppo “Dj” che stava per chiedermi qualcosa quando la interruppi:
“Angela, lo sai che Martina ha tr…”
“La spuma è nel mio beauty
case” fu l’istantanea risposta della biondina.
________________
“Mi
ha comprato un vestito, con i soldi della produzione per di più, non un anello
di brillanti per chiedermi di sposarlo” precisai, cercando di sdrammatizzare.
“Da
cosa nasce cosa, non si sa mai” mi rispose spalmandomi in faccia del
fondotinta.
________________
“Chi
mi cerca?”
Fa che dica quel nome…
“Tutti!”
Uffa…
________________
“Bah,
ragazzi, mi dispiace essere sempre la voce fuori coro, ma… Bah, non ne sono
convinta” iniziò. Pregai Santa Debora, ma invano.
________________
“Si,
evvai!” esclamò Niko, correndo a congratularsi con Simona mentre Martina e
Giulia lo guardavano disgustate mentre piangevano.
________________
“Nipotina,
è fatta! Gliel’ho chiesto e mi ha detto di si!” mi sussurrò nell’orecchio.
“Non
avevo dubbi!” esclamai, abbracciandolo prima di dire: “E’ qui? Voglio
conoscerla!”
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Capitolo 7 *** Il Trono E' Mio ***
7. Il Trono E' Mio
Salve cari lettori! Come va?
Ieri è iniziata la scuola e
mi sento già “Game Over” ad essere onesti, soprattutto dopo che il mio amato prof di latino, greco ed italiano
ha iniziato a spiegare la differenza tra la letteratura greca e quella latina.
Che esagerazione, già il primo giorno! Non trovate anche voi? Per fortuna che
oggi e domani non si va per disinfestazione… E voi? Avete già iniziato la
scuola?
Passando al cap, dovrebbe piacervi,
soprattutto se non siete fan di Martina e Giulia, ihih! E ho notato che siete
tutte ansiose circa il bacio tra Niko e Debora…
Detto ciò, grazie di cuore a
coloro che hanno letto lo scorso cap e che hanno recensito:
Giulls:
Si, Rossella è strana e lo sarà ancora, diciamo che è quel tipo di persona
lunatica che cambia opinione (e anche sentimenti!) molto in fretta. Avrà anche
un ruolo più importante nella storia, ma verso la fine del programma quindi tra
tanti tanti cap xD Riguardo Niko e Debora, beh, ovviamente non posso dire
nulla, ti dico solo di aspettare verso il cap 10 per qualcosa in più, eheh!
Grazie mille, un bacione!
oOokikkaoOo: Grazie, mi fa piacere che la storia ti
piaccia! Riguardo al bacio puoi tranquillamente leggere la risposta che ho dato
a Giulls, ma comunque tranquilla, la storia è lunga, basta avere solo un po’ di
pazienza! ^^ Baciotti!
Sweet_Baby_Love: Grazie mille bella, per il bacio o
qualcosa di simile bisogna solo avere pazienza, come ho detto anke a kikka puoi
tranquillamente leggere la risp che ho dato a Giulls! grazie mille! Kisses.
Penso che
aggiornerò al settimana prossima, nel frattempo fatemi sapere cosa ne pensate,
mi raccomando!
la vostra
milly92.
Capitolo 7
Il Trono E’ Mio
“Martina,
dov’è la mia spuma?”
Questa
fu una delle prime frasi che urlai nella prima parte del martedì pomeriggio.
Ero in bagno, intenta nel preparare tutta la roba che sarebbe servita alla
parrucchiera e l’estetista per prepararmi nel camerino mentre Martina era
intenta nello sbaciucchiarsi spensieratamente con Carlo.
Essere
una dei pochi custodi del segreto, ovvero insieme a Giulia, Rita, Samanta e il
resto dei Music Sense era una noia, ma ciò non voleva dire che non avrei potuto
usare l’arma a mio vantaggio.
Infatti,
quando in risposta ricevetti una serie di suoni umidi, urlai: “Martina!
Rispondi o spiattello tutto!”
E
quando nemmeno questa volta ebbi nessuna risposta uscii dal bagno e, fortuna
del caso, bussarono alla porta, colsi la palla al balzo. Si staccarono e
Martina mi guardò quasi preoccupata.
Era
Angela del gruppo “Dj” che stava per chiedermi qualcosa quando la interruppi:
“Angela, lo sai che Martina ha tr…”
“La
spuma è nel mio beauty case” fu l’istantanea risposta della biondina.
Sorrisi
in sua direzione, mentre Angela mi chiedeva: “Martina cosa?”
“Martina
ha trovato il fermaglio che le avevi prestato” inventai subito.
“Ma
quale fermaglio?”
“Oh
no, Debora, era di Rosangela non di Angela…” si affrettò ad appoggiarmi
Martina, mentre Carlo guardava la scena attonito. “Avrai sbagliato a sentire”
“Può
capitare, sempre “Angela” c’è in mezzo, no?” sorrisi. “Comunque, cosa stavi
dicendo Angela?”
Così
tra urla, minacce ed ansia alle sei e mezzo riuscii ad arrivare viva nel
camerino di noi life coach. Era così bello avere quel camerino con su scritti i
nostri nomi… Quella sarebbe stata una serata importante, in cui il popolo
italiano mi avrebbe conosciuto ufficialmente, quindi dovevo essere perfetta.
“Come
li asciughiamo i capelli?” mi chiese la parrucchiera. Si chiamava Anna ed aveva
un forte accento milanese.
“Mi
piacerebbe asciugarli lisci, ma è molto difficile lisciare i miei capelli, non
vorrei stressarla…”
“Ma
che, fidati di me, in nemmeno un’ora avrai dei capelli liscissimi che non si
gonfieranno” rispose incoraggiante Anna, mentre la parrucchiera che si stava
occupando di Giulia, Sara, confermò: “Si, Anna è un mito nell’asciugare i
capelli lisci, la chiamiamo “Liscia Capricci”, sai?”
Annuii,
sperando che Dio me la mandasse buona. E, per fortuna, esaudì la mia richiesta:
un’ora dopo i miei capelli erano perfettamente lisci, legati ai lati in un modo
un pò particolare con dei fermagli azzurri. E, meno male, si mantennero.
Ancora
più simpatica era l’estetista, Giovanna: aveva diciannove anni ed era molto
brava.
“Posso
vedere i tuoi vestiti, così faccio gli abbinamenti giusti?”
Le
mostrai il completo bianco ed azzurro e le piacque molto. “Hai buon gusto” si
complimentò mentre iniziava ad idratarmi la pelle con una crema speciale.
“Il
merito è di Niko, me lo ha comprato lui dato che io non avevo avuto
l’opportunità di uscire a comprarlo, le altre mi avevano dato buca…”risposi.
Giovanna
divenne bianca. “Wow, che fortuna, è dalla prima puntata che ci provo con lui
ma niente…” dichiarò con aria invidiosa.
“Mi
ha comprato un vestito, con i soldi della produzione per di più, non un anello
di brillanti per chiedermi di sposarlo” precisai, cercando di sdrammatizzare.
“Da
cosa nasce cosa, non si sa mai” mi rispose spalmandomi in faccia del
fondotinta.
Alla
fine mi truccò con colori che variavano dall’azzurro al bianco, potevo dire di
essere travestita da bandiera del Napoli!
Indossai
degli orecchini d’argento con una collana abbinata e quella fu la prima vera
volta della mia vita in cui mi sentii davvero bella. Addirittura potevo
affermare di sentirmi superiore al club delle fighette, alias Martina&Co. I
miei chili di troppo, i miei fianchi, il mio naso sembravano aver detto addio
al mio aspetto…
Infatti,
loro indossavano dei vestitini eleganti molto simili solo di colori diversi,
colori che andavano dal blu scuro al fucsia scintillante.
Alle
otto inizia a sentirmi addosso l’emozione. Credevo di tremare come un
ghiacciolo…
Quella
sera rappresentava la seconda prova della mia vita, ed io dovevo superarla a
tutti i costi!
“Stai
calma, li schiacciamo tutti!” sovvenne Rita. Forse voleva incoraggiarmi, forse
si sentiva sicura di sé, fatto sta che non sortì alcuno effetto sul mio stato
d’animo. Anzi, mi agitò ancora di più: dando uno sguardo fuori al camerino
notai che quasi tutte le ragazze indossavano degli abiti eleganti. Perché
dovevo essere sempre diversa?!
Alle
otto e venti parrucchiere ed estetiste se ne andarono, dicendoci che ci saremo
viste comunque dietro le quinte per un ultimo ritocco. Le altre uscirono fuori
dal camerino, invece io preferii restare dentro, chiudendo anche la porta, fino
alle nove meno qualcosa.
Nemmeno
dieci minuti dopo sentii la porta bussare.
“Debora,
posso?”
Era
la voce di Rossella.
“Si,
entra pure”
Rossella
entrò, aveva l’aria emozionata quanto me. “Wow, sei bellissima!” si congratulò
vedendomi.
“Grazie,
vale lo stesso per te!”risposi. Stava davvero benissimo con top fuxia, dei
pantaloni neri aderenti, dei sandali con il tacco a zeppa e i lunghi capelli
neri mossi. Il pensiero che almeno non si comportava più da “snob” in mia
presenza mi rassicurava….
“Ti
stiamo aspettando! Vieni fuori, siamo tutti pronti!” esclamò, facendomi segno di seguirla.
“Non
so, sono troppo emozionata…”
“E
cosa vuoi fare, restare tutta la serata qui? Dai, non dico niente io che devo
cantare!”
Aveva
ragione, fin troppo. Così, cercando di non cadere sia per l’emozione che per i
tacchi fin troppo alti per i miei standard, mi avviai con lei dietro il palco.
“Chi
mi cerca?”
Fa che dica quel nome…
“Tutti!”
Uffa…
Al
mio arrivo, al primo impatto non ci capii molto: era tutto un po’ scuro e non
vedevo altro che sagome in movimento.
Ma
dopo tre secondi mi abituai, e con sollievo notai che Rosangela era vestita
molto nel mio stile: pinocchietto di jeans e maglia scollata verde smeraldo.
“Stai
benissimo!” le dissi cordiale.
“Grazie!
Ma tu non scherzi mica, eh!” fu la sua risposta.
“Ah
nipotì! Che ce semo messi nella capoccia?” fu il saluto dello zio, con tanto di
finto accento romano.
“Ah
zì, recordate che me devi presentà la tua ragazza e che posso dirce qualcosa de
equivoco…” risposi prima che mi stringesse a lui con un braccio.
“Romani
a parte stai benissimo, non mi sembri una sedicenne”
“Una
quasi sedicenne” precisai.
“Penso
proprio che un tuo certo compaesano rimarrà stupito dalla bellezza della sua
life coach” esclamò, ma sottovoce.
Lo
guardai scocciata, perchè diamine mi illudeva?!
“Massimo,
non illudermi ancora…” sbottai annoiata.
Lo
zio scosse il capo. “Senti, anche io ho avuto diciannove anni, e quello sguardo
dolce mentre ballavo un lento con una ragazza l’ho fatto solo quando, come
minimo, mi sentivo a mio agio con lei” rivelò, alludendo alla festa di Luigi.
“Come
vuoi tu” ribattei, per niente convinta.
“Comunque
stasera è una grande serata per me” cambiò discorso l’uomo, e quando lo guardai
interrogativa mi mostrò una scatolina di velluto blu. La aprì e rivelò un
anello di oro bianco con un diamante bianco sopra. “Me lo ha appena portato mio
fratello, lo avevo comprato qualche mese fa” spiegò, mentre guardavo l’oggetto
ammaliata.
“E’
stupendo, zio! Sono sicura che ti dirà di si, specialmente dopo la canzone!”
esclamai.
“Speriamo…”
Ma
una voce squillante, ovvero quella della Sfortuna, mi fece allontanare,
evitando di incontrarla per un pelo.
“Forza
Max! Stasera farò il tifo per te con tanto di pon pon!” stava dicendo, mentre
lui nascondeva rapidamente l’anello in tasca.
Non
so perchè mi stavo nascondendo da lei, ma fatto sta che non mi vide dato che
stavo nascosta dall’altra parte del dietro-palco, nella parte d’entrata degli
under 24.
Proprio
lì c’era Maria che stava parlando con i suoi ragazzi più Giorgio e Dario. Niko era
il primo della fila attorno a lei, era vestito con gli abiti che aveva provato
durante le prove dalla stylist e ascoltava il discorso molto attentamente, come
sempre.
“…
Quindi, su! Forza, grinta e coraggio, non voglio vedere nemmeno una lacrima
stasera! Oh, Debora! Finalmente!” esclamò Maria, raggiungendomi. La salutai con
due formali baci sulle guance.
“Scusami
Maria, mi hanno trattenuta”
“Tesoro,
sei una favola!” mi salutò Simona, che aveva i capelli legati in uno chignon e
indossava un abito nero e bianco, che onestamente la faceva sembrare un po’ un
pinguino.
Le
sorrisi, decidendo di non ribattere, anche perché notai lo sguardo di Niko
fisso su di me. Com’era bello…
Notò
che lo stavo guardando perché mi si avvicinò radioso. Si, sorrideva. Non so
perché, ma fatto sta che quel sorriso sembrava sincero e mi fece letteralmente
sciogliere.
“Ciao”
lo salutai, mentre Maria si allontanava e gli altri si raggrumavano in gruppi e
parlottavano concitati dato che mancava un quarto d’ora all’inizio della
serata.
Non
ricambiò il saluto, si avvicinò soltanto e mi scrutò per un lungo istante.
“Sei
davvero bellissima, stasera milioni di ragazzi mi invidieranno per avere
un’amica così stupenda” disse, prendendomi il braccio e facendomi fare un giro
su me stessa per scrutarmi meglio.
“Grazie,
ma è soprattutto merito tuo… Il vestito, sai” spiegai.
“Ma
che, questo visino è solo merito tuo” disse, dandomi un amichevole pizzicotto
sulle mie guance un po’ paffute.
“Dai,
basta, altrimenti arrossisco”
“Guarda
che già sei arrossita” mi rivelò ridendo.
Mi
portai una mano in faccia e constatai di essere bollente… E, ovviamente, a
pochi metri di distanzi vidi lo zio Max scrutarci mentre parlava con Luke.
“Allora
posso ritenermi una tua amica?” mi azzardai a chiedere.
Niko
mi guardò, facendomi capire che la mia era stata una domanda fin troppo sciocca.
E anche se non fosse stata la verità non mi avrebbe potuto mentire, mi dissi.
“Certo,
sciocchina!” rispose, prima di stringermi lievemente a lui.
Ricambiai
la stretta, ma in quell’istante iniziarono a girare i camera men per il back
stage da mandare in onda l’indomani, così mi ricomposi ed accettai l’aiuto di
Giovanna nell’aggiustarmi il trucco.
L’emozione
ormai era alle stelle, e a stento ci capii qualcosa circa le istruzioni di Ivan,
che continuava a ripetere a noi life coach: “Mi raccomando, preparatevi dietro
l’entrata del gruppo del vostro cantante, perché subito dopo la loro entrata in
studio tocca a voi…”
Così
alla fine noi life coach rimanemmo indietro mentre i cantanti si mettevano in
fila e venivano annunciati.
Ahimè,
non sapevo cosa mi aspettava…
Finalmente,
dopo tutte le presentazioni e le varie formalità, sentii Ivan annunciare:
“Bene, caro pubblico di Music’s Planet! Sto per fare una presentazione molto
importante… Credo che tutti sapete dell’entrata dei life coach martedì scorso…”
Nel
frattempo, l’assistente sistemò me, Giorgio e Dario davanti il tabellone che da
lì a trenta secondi si sarebbe aperto rivelandoci. Io, come Niko, e come unica
donna, ero la prima della fila.
Il
cuore raramente mi era martellato così forte in quasi sedici anni di vita…
Ricordo
che insieme al tabellone si aprì anche il mio cervello, non so come ce la feci
a raggiungere quelli della categoria under 24 senza cadere a causa
dell’emozione. Durante le prove avevamo stabilito che ogni life coach doveva
stare vicino il suo cantante, e me lo ricordai solo grazie vedendo Giorgio
stare vicino ad Ilaria, così mi avvicinai a Niko che mi strinse il braccio,
come per dirmi di stare calma. Evidentemente mi sentiva tremare.
Cercavo
di vedere qualche faccia amica tra il pubblico, ma vedevo solo luci accecanti…
Nel frattempo stavano uscendo anche Martina e glia altri life coach per le
altre categorie.
Alla
fine, dopo gli applausi, Ivan si decise a parlare.
“Allora!
Gente, vediamo di conoscere i nostri life coach prima della sfida…”
E
indovinate da chi iniziò? Da moi, ovviamente.
“Come
avrete capito, e mi riferisco alla tante fan di Niko che forse in questo
momento sono lievemente arrabbiate, lei è la sua life coach e si chiama Debora.
Ha quasi sedici anni e viene dalla provincia di Caserta. Come ti senti,Debora?”
“M-Molto
emozionata devo dire, anzi, fin troppo” risposi. Sentire la mia voce
amplificata e tremante nel microfono era abbastanza inquietante.
“Sapete,
proprio ieri Debora, da vera life coach, ha organizzato un incontro tra Niko e
la sua famiglia, facendoli incontrare dopo più di un mese. Cosa ne pensi di
questa sorpresa, Niko?”
Vidi
Niko fare il suo sorriso sincero e rispondere: “E’ stata una cosa bellissima,
rivederli per me è stato un vero toccasana! Non le sarò mai grato abbastanza”
Ci
guardammo, e tutti applaudirono.
Meno
male, iniziavo a sentirmi a mio agio!
“Ora
vediamo una clip dove vediamo l’entrata di Debora e la sua settimana…”
Risi
rivedendo il momento in cui ci eravamo
conosciuti, il nostro saluto in quella specie di confessionale, la mia “Prova”,
vedermi battere le mani dopo che Tony aveva provato “Sere Nere”…
“Allora,
giudici! Cosa ne pensate di Debora?”
Maria
rispose che aveva fatto bene a credere in me, di essere soddisfatta della sua
scelta, che non l’avevo delusa, Luke disse che gli ero molto simpatica perché,
come Niko, ero molto umile e non ero una ragazza “tutta pepe”. Ma, ovviamente,
la signora Sfortuna non fu della loro stessa opinione.
“Bah,
ragazzi, mi dispiace essere sempre la voce fuori coro, ma… Bah, non ne sono
convinta” iniziò. Pregai Santa Debora, ma invano. “Non vorrei essere noiosa, ma
io sono dell’idea che bisognava scegliere una life coach allo stesso livello di Niko, ovvero con un’immagine perfetta, il
nasino alla francese, una bella taglia 40, ma soprattutto più... esplosiva, va,
e un po’ più grande”.
Inutile
dire che mi sentii come il venerdì precedente.
Ma,
con mia grande sorpresa, dal pubblico partii una serie di “Buuu!” mista alle
proteste di qualche concorrente. Martina però rideva sotto i baffi.
“Silvia,
forse c’è bisogno che ti spieghi il concetto di life coach” iniziò Maria.
“Concordo…”
attaccò Luke.
“Giudici,
calma, io penso che stia prima a Debora e poi a Niko rispondere” precisò Ivan.
Alleluia! Forza Ivan! Vota Ivan for president!
Mi
passò il microfono e decisi di essere più pacata possibile anche se mi sentivo
la voce mancare.
“Non
credo ci sia tanto da rispondere” iniziai. “Sapevo che Silvia la pensasse così
già da venerdì, onestamente. Cioè, già li mi ha fatto capire che per lei la
life coach di Niko doveva essere un figurino; so di non essere una miss, so di
non essere nessuno, mi assumo le mie responsabilità e quindi non mi offendo, ma
vorrei dire che sono qui per essere una life coach, non una modella, e per di
più una bella immagine non mi servirebbe più di tanto dato che io, rispetto
agli altri artisti che sono qui, non sono qui per diventare una pop star”. Gli
applausi si triplicarono, e aumentarono ancora di più quando Niko aggiunse: “Silvia,
concordo con lei, e poi, scusami ma penso che lei non sia come la definisci tu,
è bella, graziosa e posata. E riguardo l’età, beh, anche se non ha nemmeno
sedici anni ciò non le ha impedito di organizzarmi l’incontro con la mia
famiglia e rendermi felicissimo. In questa settimana mi ha ascoltato, mi ha
supportato e grazie a lei sono soddisfatto del pezzo che ho da cantare”.
Borbottai
un “Grazie” molto flebile mentre gli applausi esplodevano, Silvia sbuffava e
Maria e Luke annuivano.
Quella
volta vinsi io, eh si, perché non ribattè, facendo una faccia alla: “E’ meglio
se sto zitta, tanto sono superiore!”
E,
ciliegina della torta, Ivan accennò al nostro incontro di venerdì e… Tadà! Mandarono in onda la scena in cui
diceva che sapeva chi ero io e che facevo bene a rinunciare alla pizza etc.
perché il pubblico si aspettava che la life coach di Niko fosse un figurino.
Francesco,
miracolo, terminò con un: “Concordo con
gli altri Silvia, Debora va bene così com’è!”.
Passando
alle altre presentazioni, ovviamente Martina e Giulia furono molto lodate…
Ma
per me il bello venne quando Niko si esibì. Ebbi il permesso di stare sul
palco, e mentre cantava sentivo i brividi che solo la sua voce sapeva darmi.
Era perfetto, anzi,dire perfetto era poco! Era divino! Nemmeno Tiziano mi
faceva emozionare così…
Gli
applausi del pubblico potevano raggiungere il soffitto, che bello!
Alla
fine dell’esibizione Ivan mi chiese se avevo qualcosa da dire al pubblico.
“Ehm,
cosa dire? Vi prego, votatelo, altrimenti mi sentirei enormemente in colpa dato
che sono stata io a consigliare il brano…” dissi.
Ritornai
dietro le quinte, sedendomi tra Giorgio e Dario ad guardare la puntata vicino
la piccola tv che c’era con un misto di ansia mentre seguivo le altre
esibizioni.
I
miei preferiti furono i Gold Boyz, che si esibirono in “My Sharona” di Knak e
Rossella, che cantò “Cinderella” di Britney Spears.
“…
Passa il turno, accedendo alla 5° puntata… Niko!” disse poco dopo Ivan, mentre
lui esultava trionfante e sollevato.
Quando
vidi che si era salvato iniziai ad urlare come una pazza e corsi verso di lui
che stava venendo verso di noi.
“Evvai!
Madò, Deb, io ti faccio una statua!” urlò. Mi stava quasi appiattendo tanto che
mi stava stringendo. “Inizia a pensare ad un nuovo brano! Oh, Madò, grazie! Grazie!”
Per
la seconda volta nella mia vita sentii di aver fatto una cosa giusta per
davvero e ricambiai l’entusiasmo, il quale però sparì tre minuti dopo, quando
Simona andò in ballottaggio con i Music Sense.
“Oh
no, Oddio, Oddio!” iniziò Martina, alzandosi e buttandosi tra le braccia di
Carlo che era venuto dietro le quinte approfittando della pubblicità.
“Simone,
mi dispiace, vedi che ce la farete…” gli dissi, abbracciandolo quando venne in
mia direzione.
“Speriamo…”
mormorò cn gli occhi lucidi mentre mi abbracciava a sua volta.
Lo
accompagnai fino all’uscita che portava al palco con uno strano groppo in gola,
dopotutto un po’ mi ci ero affezionata.
Ma
inutile dire che toccò alla Sfortuna la decisione finale e…
“Elimino
i Music Sense!” disse, facendomi sprofondare anche se da una parte ero contenta
per Simona.
“Si,
evvai!” esclamò Niko, correndo a congratularsi con Simona mentre Martina e
Giulia lo guardavano disgustate mentre piangevano.
“Giuly,
promettimi che ti divertirai anche per me!” stava dicendo Martina prima di
correre verso Carlo e continuare a piangere come una fontana.
Ma
le lacrime non cessarono, dato che nella seconda manche uscì Fabio, e così
insieme a lui se ne dovette andare anche la
cara Giulia.
Miracolo,
le due reginette delle life coach se ne erano andate… Che fosse un segno del
destino?
Quando
la puntata terminò mi sentivo esausta, come se mi avessero tagliato il cervello
in mille pezzi: una parte di me era contenta, un’altra delusa, l’altra triste…
A distrarmi però fu lo zio Max, che era stato bravissimo nella sua performance
dei Pink Floyd.
“Nipotina,
è fatta! Gliel’ho chiesto e mi ha detto di si!” mi sussurrò nell’orecchio.
“Non
avevo dubbi!” esclamai, abbracciandolo prima di dire: “E’ qui? Voglio
conoscerla!”
“Si,
si, è qui…” rispose, e mi fece cenno di seguirlo fino all’entrata dello studio.
Mi
condusse fino al giardino, dove tra le tante persone notai una donna con i
lunghi capelli color mogano che si voltò e ci sorrise, avvicinandosi.
“Ciao, tu sei Beatrice, vero?” le chiesi. “Io
sono Debora!”
“Si,
piacere di conoscerti Debora!” si presentò, stringendomi la mano. “Massimo mi
sta parlando molto di te, si vede che sei per
davvero la sua nipotina!”
“Eh
si, è uno zio perfetto” sorrisi ironica, mentre lo zio mi faceva la linguaccia.
“Ed anche bravissimo, sei molto fortunata!”
“Si
lo so…” mi rispose Beatrice radiosa, abbracciandolo.
Erano
così carini insieme! Li guardai mentre parlavano, entusiasti, perché l’uomo non
era andato in sfida.
Chissà
se anche io sarei mai stata felice come loro!
Purtroppo
non potetti conoscere la famiglia di Niko
dato che la sorellina era molto stanca e i genitori l’avevano dovuta portare a
casa.
I
miei genitori non erano venuti, ma ne ero contenta, ero stata io stessa a
chiedere ciò anche se naturalmente sotto sotto ci avevo un po’ sperato. Ma era
meglio così, non ce l’avrei fatta a vederli senza poter tornare a casa… Quanto
mi mancavano…
Ignorai
completamente la Sfortuna che mi guardava acida mentre,all’una e mezzo, salivo
sul pullman che ci avrebbe ricondotti al loft; forse ce l’aveva ancora con me per
la questione dell’uscita mancata anche se non capito perché la cosa le stava
così a cuore.
“Ragazzi,
fatevi salutare” dissi mezz’ora dopo, mentre i Music Sense entravano
nell’ingresso con le valige in mano.
“Divertiti anche per noi” fu il saluto di
Giulia e Martina, con gli occhi rossi e
gonfi.
“Scusami
per… per quelle cose, ecco…”disse velocemente Martina mentre mi abbracciava per
la prima volta. Le lanciai un’occhiata scettica, facendola ridere.
Devo
dire che mi dispiacque, chi mi avrebbe rotto le scatole?
Poi
però sorrisi: c’erano sempre Samanta e Rita, le mie nuove compagne di stanza!
Dovevo
godermi la mia permanenza nel loft, dopotutto ero anch’io di passaggio, e
niente escludeva che sette giorni dopo sarei stata nelle stesse condizioni…
“Debora,
guarda cosa ci hanno inviato i tuoi!” mi chiamò Niko poco dopo, verso le due e
qualcosa, appena entrai in cucina dopo essermi cambiata ed aver indossato
qualcosa di decisamente più comodo.
“Cosa?”
domandai subito.
Indicò
un vassoio di sfogliatelle poggiate sul tavolo, strappandomi un sorriso.
“Ringraziali
appena li vedi” disse, porgendomene una.
“Ma
certo”
Così
quella sera, anzi quella mattina si può dire dato che andai a letto alle
quattro meno qualcosa, presi sonno molto difficilmente avevo nella mente troppe
emozioni miste alle offese… ma soprattutto quel “Grazie” che non svanirà mai
dalla mia mente…
Si,
devo ammetterlo: la vita da tv era molto stressante, “pericolosa”, capace di
farti venire un infarto se non ci sei abituata, ma anche emozionante ed unica!
Ed
io dovevo coltivare quel percorso, specialmente ora che Niko aveva ancora più
fiducia in me e le reginette della situazione erano fuori circolazione.
Qualche anticipazione:
“Mi dispiace, ma oggi abbiamo
una piccola gita alla Reggia di Caserta” gli spiegai sedendomi sul letto.
_____________
“Sei l’unica persona che
conosco che abbia mai ascoltato una guida”
“Sono anche l’unica persona
che conosci che però ti sta facendo entrare qualche informazione in quel
cervellino, non esiste solo la musica, sai” risposi con tono dispettoso.
______________
“Meglio stare qui con te che
con qualcun altro del loft” mi rivelò, ritornando a distendersi, facendomi
diventare rosso fuoco.
“Ehm, perché scusa? Gli altri
li conosci da più tempo di me…”
______________
“Shh, zitta! Senò quelli chissà che si pensano!” mi pregò,
mentre mi stringeva meglio ed iniziava a camminare
______________
Mi voltai e ci trovammo naso
contro naso. Ora al freddo si era sostituito un caldo in stile 41 gradi di
febbre…
|
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Capitolo 8 *** Il Giorno Di Conoscenza Tra Life Coaches ed Artisti ***
Il Giorno Di Conoscenza Tra Life Coaches ed Artisti
Ciao a tutti! Come va?
Ho deciso di aggiornare dopo
soli due giorni perché domani inizierà la nuova settimana scolastica e di sicuro
non aggiornerò fino a sabato, spero vi farà piacere.
Questo cap è più dolce di
solito, e vede come protagonisti solo Niko e Debora…
Grazie di cuore a coloro che
hanno letto lo scorso cap e a coloro che hanno recensito:
Giulls: Come al solito ho
aggiornato prima del previsto, spero ne sarai contenta! ^^ Comunque nemmeno io
sopporto la Sfortuna, penso si capisca da come la descrivo muahahahaha! Eh si,
ora le cosa saranno più facili per Debora senza quelle due oche… o no? xD
Grazie mille bella, un bacione!
Sweet_Baby_Love: Mi dispiace
che sei impegnata in questi giorni, c’entra l’inizio della scuola? Ti capisco,
tranquilla ^_^ Anche io se fossi stata in Debora avrei fatto qualcosa del
genere, o forse avrei meditato una vendetta crudele…. mmmmh… Vabbè, non
divaghiamo xD Grazie mille, kiss!
Detto ciò… hasta la vista, ci
sentiamo verso la fine della prossima settimana! E mi raccomando, aspetto un
vostro giudizio!
la vostra milly92
Capitolo 8
Il Giorno Di Conoscenza Tra Life Coaches ed Artisti
“I love you baby…”
Questa stupida canzoncina mi
svegliò il giorno dopo alle sette e mezza ad opera della radiosveglia. Aprii
gli occhi con un sussulto, mi sembrava di essere appena andata a dormire! E,
decisamente, avevo ancora le sfogliatelle sullo stomaco, così mi vestii e non
feci colazione quando andai in cucina, dove vi trovai solo i Gold Boyz, formata
da Andrea, Giuseppe, Dante e Francesco, mezzi sonnambuli. Non avevo avuto
occasione di conoscerli molto bene, a parte Andrea, così ne approfittai per
approfondire la loro conoscenza anche perché erano uno dei miei gruppi
preferiti.
Stavano leggendo con aria
critica un foglio, e commentavano ridendo.
“Cos’è?” chiesi, allontanando
la nutella dalla mia portata.
“Il programma di oggi” mi
rispose Giuseppe. “Da quel che ho capito ognuno di noi dovrà andare in giro per
la Campania con il proprio life coach”
A quella notizia le mie
orecchie si appuntirono, decisa a saperne di più. Presi l’elenco e lessi con
attenzione.
C’era scritto, sotto il
titolo: “Giorno di conoscenza tra life
coaches ed artisti”:
Ore 10.00:Gold Boyz e Samanta
al Centro Campania. Rosangela e Giacomo al Golfo di Napoli. Massimo e Rita al
Maschio Angioino. Luigi e Armando al Famila. Niko e Debora alla Reggia di Caserta.
Non seguii la lettura a causa
della notizia. Io e Niko alla Reggia, ovvero il luogo dove avevo sognato di
conoscerlo nemmeno un mese prima, quando ci andai con la mia scuola?!
Già davanti a me vedevo una
scena in cui io e lui correvamo mano nella mano tra i prati della Reggia,
accompagnati da quella stupida canzoncina “I love you baby”…
Così, mentre qualcun altro si
alzava, corsi nel dormitorio di Niko, Max e Luigi per svegliarlo. Insomma, ora
dovevo anche fare da mammina… Ma la cosa non mi dispiacque affatto.
Entrai furtivamente, quasi con passo felpato, con tanto di vassoio
con la colazione. Dormiva nel letto centrale, era disteso sulla schiena e
sembrava profondamente addormentato, oltre che ad un angioletto. E, ciliegina
sulla torta, dormiva con una canottiera aderente blu invece che con il classico
pigiama. Mentre “I love you baby” mi rimbombava ancora nelle orecchie lo
scrollai lievemente, sussurrando: “Niko? Sveglia!”
Si mosse appena, e dovetti
richiamarlo una seconda volta per svegliarlo completamente.
“Oh, buongiorno” disse ancora
mezzo addormentato.
“Buongiorno” risposi,
porgendogli il vassoio della colazione e posandolo davanti a lui.
“A cosa devo questo precoce
risveglio?” mi chiese, dopo avermi ringraziato per la colazione e guardando l’orologio:
erano le otto e cinque. “Di solito il giorno dopo il serale dormo fino alle
undici…”
“Mi dispiace, ma oggi abbiamo
una piccola gita alla Reggia di Caserta” gli spiegai sedendomi sul letto.
Gli dissi tutto quello che
sapevo con amorevoli dettagli e alla fine se ne uscì con un: “Bello! Non sono
mai stato alla Reggia!”.
“Perciò muoviti, che per le
nove dobbiamo essere pronti”
Personalmente ce la feci a
stento e Niko mi aspettò per minimo venti minuti. Essere presentabile era molto
importante per me, così sciolsi i capelli che erano ancora lisci e vi aggiunsi
solo una fascia arancio, abbinata alla maglietta. Inaugurai gli occhiali da
sole che mi avevano regalato i miei prima di partire ed uscii, sentendomi un
po’ strana: mi ero preparata fin troppo in pace senza Martina che mi chiamava
ogni tre secondi chiedendomi di prestarle qualcosa e Giulia che mi chiedeva:
“Come sto?”.
Le mie nuove compagne di
stanza, Rita e Samanta, erano un po’ più simpatiche, ma a parte che avevano
rispettivamente ventuno e venticinque anni, erano molto più tranquille. almeno
così mi sembrava. Ciò, in quel momento, poteva essere sia un pro che un contro.
“Alleluia!” esclamò Niko
vedendomi. “Ma cosa ci siamo messe in testa stamattina?” aggiunse, indicando
gli occhiali da sole, il giubbino di pelle e la borsa nera di Hello Kitty, in
perfetto contrasto con il mio stile del momento.
“Volevo sembrare una
bodyguard” ironizzai.
Così salimmo nella BMW della
produzione che in nemmeno un’ora ci condusse alla Reggia, tempo durante il
quale ci limitammo ad ascoltare musica nel suo i-pod. La Reggia era maestosa
come sempre, ricca di opere dallo strano fascino.
L’autista, prima di
lasciarci, mi affidò una serie di fogli, tra cui spiccava l’intero programma.
10:15/11:30: Visita libera della Reggia e del parco.
La gente ci guardava, ma
quasi nessuno riconobbe Niko dato che erano quasi tutti turisti stranieri.
Invece la guida sì, si fece fare un autografo ed una foto e poi acconsentì a
lasciarci visitare le stanze da soli perché Niko non sopportava le guide.
“Scusami” si giustificò, “Ma
mi addormento e non servirebbe a nulla”.
Ci soffermammo a guardare le
sale più belle come quella da ballo, enorme. Me lo sarei fatto un bel valzer
con lui lì…
“Wa, certo che questo re era
un nano!” esclamò vedendo il letto di non so quale re.
“E’ una ricostruzione”
specificai, “Lo disse la guida quando ci venni a fine Marzo. Praticamente
questa stanza era stata distrutta, non mi ricordo perché, così fecero una
fedele imitazione…”
Niko mi guardò. “E tu l’hai
pure ascoltata?” mi chiese stupito.
“Un po’” mi giustificai,
mentre lui rideva scuotendo il capo.
“Sei l’unica persona che
conosco che abbia mai ascoltato una guida”
“Sono anche l’unica persona
che conosci che però ti sta facendo entrare qualche informazione in quel
cervellino, non esiste solo la musica, sai” risposi con tono dispettoso.
Lui non se la prese, anzi,
cacciò di nuovo fuori il suo i-pod e iniziammo a sentire un po’ di musica,
perché non poteva non ascoltare qualche canzone dopo che aveva sentito
pronunciare la parola musica, o almeno così si giustificò.
E, ovviamente, non mi accorsi
che dietro di noi c’era il camera man che aveva ripreso quella simpatica scena.
“Bene, ora devo andare al
Famila da luigi… Ritornerò qui oggi pomeriggio” si congedò e se ne andò insieme
la troupe.
Finalmente!
La visita del parco fu
decisamente migliore… Vi dico solo che ce ne stemmo sdraiati sull’erba , a
chiacchierare riguardo gli eventi della sera prima e ad ascoltare ancora musica.
Mi sentivo bene, fin troppo…
11:30/13:00: Libera attività e pranzo nel bar della
Reggia
“Scusa, ma cosa ce lo hanno
dato a fa ‘sto programma?” chiesi scocciata mentre mi rialzavo dal prato per
constatare che avevo fatto bene a stendermi sul giubbino dato che era un po’
bagnato. “Insomma, tanto non c’è nessuno che ci controlla”
“Magari fosse così” rispose Niko
rabbuiato, rialzandosi e avvicinandosi lentamente a me per poi dire a bassa
voce: “Li vedi quei due tipi in giacca e cravatta?” mi chiese, indicando con lo
sguardo due tipi abbastanza grossi molto lontani da noi.
“Si…”
“Mi sa che sono i bodyguard
di turno, ci stanno sempre dietro mantenendo le distanze. Di certo il programma
non può lasciarci incustoditi…”
Ci guardammo scocciati, poi
imitai un sorriso stiracchiato: “Ma almeno siamo qui a rilassarci un pò, no? E’
vero che stiamo soli come due scemi, ma è meglio di niente…”
“Meglio stare qui con te che
con qualcun altro del loft” mi rivelò, ritornando a distendersi, facendomi
diventare rosso fuoco.
“Ehm, perché scusa? Gli altri
li conosci da più tempo di me…”
“Si, ma con te mi sento più a
casa mia, lì è una noia, tra le paranoie di Rossella, gli atteggiamenti pomposi
e un po’ falsi di Simona…”
Sorrisi compiaciuta e
ristendendomi al suo fianco. Ci guardammo negli occhi e scoppiammo a ridere,
senza nessun motivo preciso.
Il pranzo fu una delle cose
migliori, mangiammo pizza, una vera pizza,
dopo tanto tempo e ci gonfiammo di coca cola.
“Non vuoi un po’ di birra?”
mi chiese Niko, porgendomi la bottiglia.
“No, grazie, poi non te la
consiglio dato che dopo abbiamo molti km da fare a piedi…”
13:15/16:30: Salita fino alla cascata, visita del
giardino inglese e svolta del test di conoscenza.
Dovevamo salire fino alla
cascata e al giardino inglese, e percorrendo perciò circa 3 km all’andata e 3
al ritorno. Quegli uomini se ne stavano sempre molto più indietro di noi per
controllarci , ma non gli badavamo più di tanto.
“Oh Dio, non ce la faccio
più!” mi lamentai dopo nemmeno 1 km. Mi sentivo ancora la pizza sullo stomaco,
invece Niko sembrava ancora pieno di energie. La birra gli aveva fatto bene a
quanto pareva…
“Dai, life coach! Un po’ di resistenza!”
Lo guardai storto mentre mi
toglievo il giubbino di pelle e rimanevo a mezze maniche.
“Anche se sono una life coach
non vuol dire che sia superman!” ribattei, piegandomi sulle ginocchia.
“Allora ti porto io per un
po’” si offrì, avvicinandosi.
Di sicuro, dinanzi a quella
proposta, divenni color arcobaleno, uscendomene con un sonoro: “Che?!”
“Su, vieni”
“No, no, ma che, sono molto
pesante!”
“Ho fatto palestra,
tranquilla”
Non ebbi il tempo di
ribattere che mi aveva sollevata da terra,
facendomi urlare come un’ossessa.
“Shh, zitta! Senò quelli chissà che si pensano!” mi pregò,
mentre mi stringeva meglio ed iniziava a camminare.
“No, è inutile, fammi
scendere…” protestai, solo perché averlo così vicino a me, con i nostri visi a
poca distanza, era una tortura.
“Zitta e aggrappati di più”
fu la sua risposta.
Così, senza nessuna via di
scampo, strinsi più le braccia al suo collo e rimasi così per svariati minuti.
Mi aspettavo che mi avrebbe presa sulle spalle, ed invece… Camminava stringendomi, tenendo la presa ben
salda, e mi guardava negli occhi molto spesso, sorridendomi.
Con la scusa di sederci un
po’ però mi lasciò scendere dieci minuti dopo, ansimando.
“Cosa ti avevo detto? E’ una
faticaccia, non sono più una bambina” dissi, mentre prendevo posto vicino a lui
su una delle panchine che stavano sul prato laterale alla salita.
“Non sei pesante, dai. Mi
sono fatto un po’ di muscoli” ribattè cercando di rassicurarmi.
Erano le due, così ce la
prendemmo comoda.
Vedemmo una coppia di
fidanzatini passeggiare felici, di sicuro tedeschi o giù di lì, e quasi lessi
un velo di invidia nel suo sguardo.
“Vorresti essere al loro
posto?” chiesi comprensiva.
“No, solo che sarebbe bello
passeggiare mano nella mano con una brava ragazza e sentirsi felici così” fu la
sua risposta atona.
Brava ragazza?
“Perché proprio brava
ragazza?”
“Perché mi sono sempre
piaciute le stronze che dopo un mese si scocciavano” dichiarò sbuffando.
“A me è piaciuto, anzi, forse
ho amato, uno stronzo che dopo quattro mesi mollava tutte e che, almeno nel mio
caso, se ne è uscito con la storia della “pausa di riflessione” senza farsi più
sentire e mettendosi con un’altra” spiegai amareggiata.
Un altro sguardo.
“Ci ha perso lui. Che te ne
frega, sei ancora un po’ piccola per certe cose…”
“Piccola?! Cavoli, ho quasi
sedici anni!”
“Ed io ne ho diciannove”
“Tanto piacere”
E, come al solito, ecco
l’ennesima risata per sdrammatizzare. L’argomento “amori passati” fu messo da
parte, fino al momento del test di conoscenza.
Lo svolgemmo alle tre meno un
quarto, ora in cui arrivammo alla cascata.
Presi il foglio e iniziai a
leggere.
“Allora… Sai quando sono
nata?”
“Ehm… A giugno del 1992…”
“Si, ma precisamente?”
Mi guardò come un alunno
all’interrogazione che non era molto preparato. “Non lo so”
“Il primo giugno ”
“Ah ok, così ti mando gli
auguri…”
Quella era un’occasione da
cogliere al volo….
“Ma se non hai nemmeno il mio
numero o indirizzo msn!” sbottai.
E, signore e signori, fu così
che glielo diedi e ottenni il suo numero, oltre al suo indirizzo e-mail.
“Qual è il mio colore
preferito?”
“Azzurro e rosa!” fu la sua
risposta pronta, come a dire: “Vedi che questa la so!”
“Squadra del cuore?”
“Napoli!”
“Ho migliore amiche o amici?”
“Ehm, si, quelle quattro che
vennero a trovarti” disse, riflettendo.
“E come si chiamano?” chiesi;
era troppo divertente fare la prof!
“Boh”
“Cristina, Lina, Sabrina e
Giusy”
Seguirono altre domande
pallose, fino a quella sul primo bacio.
“Dai, racconta, sono
curioso!”
“Ok…”
“Quanti anni avevi?”
“Quattordici” dichiarai,
scrutandolo.
La sua reazione non fu niente
di che, annuii e mi guardò come a dire “continua”.
“E tu, a quanti anni?” gli domandai
super curiosa.
“Tredici”
Mi raccontò tutta la
situazione, che era stato per gioco durante il gioco della bottiglia, ed io
raccontai la mia esperienza,ovvero dopo aver ballato un lento ad una festa al
primo anno di liceo, che lui giudicò “Più romantica”.
Alla fine il test andò a
farsi benedire, perché continuammo a parlare delle nostre storie d’amore…
“Voglio davvero innamorarmi
ora, trovare la donna della mia vita, che sia dolce, disponibile, sincera, ma
soprattutto seria” mi rivelò mentre ci aggiravamo per il giardino inglese,
davanti al laghetto.
“Idem” risposi. Peccato che
io ce l’avessi davanti il ragazzo dei miei sogni…
Ci addentrammo nella gotta lì
vicino, dove iniziai a tremare per il freddo.
“Hai freddo?” mi chiese
premurosamente. Si avvicinò, mettendomi una mano sulla spalla.
“Un po’…”
Non volevo fare la gatta
morta, così mi guardai intorno, scrutando le pareti, quando sentii le sue
braccia forti abbracciarmi da dietro.
Rimasi immobile, un’ondata di
calore mi pervase all’improvviso. Sarei rimasta così per secoli!
Mi voltai e ci trovammo naso
contro naso.
Ora al freddo si era
sostituito un caldo in stile 41 gradi di febbre…
“Grazie” sussurrai, “Ora va
molto meglio”
“Anche a me” rispose incoraggiante,e mi tenne abbracciata
a se finchè non andammo nel giardino e ritornammo nel parco dove ci aspettava
il camera man, che ci fece fare qualche ripresa mentre fingevamo di risalire
fino alla cascata e parlavamo. Si allontanò non appena lo vide, fingendo di non
aver fatto nulla.
Ogni tanto ci guardavamo,
incrociando i nostri sguardi, e sorridevamo come due ebeti.
Ritornammo nel loft alle
cinque e mezzo, e durante i breve tragitto in auto pensavo solo a una cosa: lì
mi stavo innamorando per davvero di Tony, non era più solo quella cotta da ragazzina
per il mito della tv, no, era proprio come il ragazzo che avevo sempre sognato,
con i suoi pregi e difetti…
Una volta ritornati ci
presentarono quei due bodyguard e fingemmo di non averli riconosciuti:
dopotutto dovevo essergli riconoscente, non si erano permessi di seguirci fino
alla grotta!
Qualche Anticipazione:
“E qual è? Non la conosco
onestamente” ammise Maria.
“Vabbè, la voglio provare, me
la sento addosso!” disse improvvisamente Niko dopo un minuto di esitazione.
_____________
La guardammo con tanto
d’occhi: cosa poteva mai dirci una coreografa ballerina eccetera eccetera?!
_____________
Niko si voltò verso di me.
“Cosa?” chiese.
Per un istante credetti di
leggere una nota di gelosia nella sua voce e nel suo sguardo , prima di darmi
della stupida.
_____________
“Si, aspetta, Massimo!
Abbassa la voce! Un’ultima cosa: se stanotte sognassi una ragazza di che forse
mi piace… Cosa vorrebbe dire? Cioè, se questo si aggiungesse al fatto che la
penso spesso…”
“Niko, ma quanti anni hai? Mi
sembri un bambino! Tu di questa già ne sei cotto! Stop! Ora però mi dici chi
è…?”
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Capitolo 9 *** Ballerini Per Caso ***
Ballerini Per Caso
Ciao a tutti e buon sabato!
Finalmente il week end tanto agognato per sei giorni è arrivato, e spero che
sarà piacevole per tutti voi!
Personalmente quando è
suonata la campanella dell’ultima ora ho azzardato una specie di corsa ad
ostacoli per uscire da quel maledetto lager chiamato scuola, ma non divaghiamo.
Questo capitolo fa da passaggio a ciò che succederà in seguito, e alle fans di
Niko e Debora dico solo di aspettare il prossimo capitolo per qualcosa di
nuovo!
Detto ciò, grazie di cuore
alle New Entry tra i preferiti, ovvero Prof e Kyaelys, coloro che
hanno letto e coloro che hanno recensito, ovvero:
Prof: Grazie mille, spero che
questo capitolo ti piaccia! Un bacione.
Sweet_Baby_Love: Grazie
mille, riguardo al bacio… chi vivrà vedrà, ihih… Allora scusami per l’errore ^^,
devo dire che un po’ ti invidio visto che non hai il problema della scuola da
affrontare sei giorni su sette e sei andata in giro con la tua migliore amica, io ne ho sedici ed ho passato una
settimana fatta solo di scuola e studio… Comunque ancora grazie, spero che ti
sia piaciuto anche questo capitolo! Kisses!
Detto ciò, spero di poter aggiornare
il più presto possibile, forse a metà della prossima settimana. Mi raccomando,
aspetto un vostro parere!
La vostra milly92.
Capitolo 9
Ballerini Per Caso
Appena tornammo dalla Reggia
io e Niko fummo convocati insieme alle altre della sua categoria e i loro life
coaches nella sala prove, dove Maria e Sandro ci aspettavano per l’assegnazione
dei brani.
A differenza della settimana
prima io e Niko ci sedemmo vicino, scambiandoci qualche occhiata ogni tanto. Mi
sentivo ancora un po’ stordita a causa di tutte le emozioni provate con lui, ma
mi dissi di stare attenta al discorso di Maria e di concentrarmi.
“Allora, come è andata la
giornata? Vi siete divertiti?” iniziò lei, inforcando gli occhiali.
“Si, tantissimo, Caserta è
magnifica…” rispose Simona emozionata, lanciando uno sguardo a Giorgio.
“Mi fa piacere, bene…”
continuò la donna. “Allora, dato che chiedere ai life coaches il brano da farvi
interpretare ha portato bene, io e Sandro abbiamo pensato di conceder loro
un’altra opportunità, ovvero proporre il nuovo brano”
“Evvai” esclamò Dario
convinto, “Io ce l’ho già pronto”
“Anche io!” concordò Giorgio.
“Idem” feci, ripensando alla
mezza giornata appena trascorsa.
“Complimenti allora,
sparate!” ci incoraggiò Sandro curioso, prendendo nota.
I cantanti guardavano noi
life coaches con una nota d’impazienza, in particolare Rossella.
“Su, Dario, inizia tu…”
propose Maria.
Dario annuì, mentre io e Simona
iniziavamo a fare un coro di: “Ooooooh” per mettere suspense.
“Allora, il brano… è…”
“Ooooooh…”
“E’…”
“Datti una mossa!!!” protestò
Rossella, facendoci ridere.
Dario fece una faccia da
angioletto prima di annunciare: “Overdrive” Di Katie Rose, visto che in quello
stile sei perfetta…” arrossendo lievemente.
“Wow, che bella, quella che
sta anche in Mean Girls, vero?!” domandai entusiasta, dato che amavo quella
canzone.
Dallo sguardo che mi stavano
riservando gli altri capii che non la conoscevano, mentre Dario rispondeva:
“Esatto, quella!” più sollevato.
“Ehm, non la conosco…” ammise
Rossella.
“Nemmeno io” risposero in
coro gli altri.
“Penso sarebbe meglio farne
un altro, dobbiamo fare qualcosa di conosciuto per evitare il ballottaggio…”
spiegò Maria rivolta a Dario, mentre Rossella annuiva.
Il ragazzo subito annuì,
ancora rosso in viso. “Ma certo, si, si, figurati… Allora, ehm, potrebbe sempre
fare… Ci sono! “Hot” di Avril Lavigne!” si riprese, mentre Rossella dilatava
gli occhi e batteva le mani entusiasta.
“Oh, siii!” esclamò lei,
agitando la lunga chioma corvina e sorridendo. “Dario, sei un genio!”
“Oh, grazie…” fece lui.
All’entusiasmo di Dario per
aver fatto una buona proposta si aggiunse la suspense di Giorgio.
“Allora, io per Simona ho
scelto…”
“Ooooooh” ma questa volta il
coro era fatto solo da me perché Simona era troppo impegnata ad ascoltare.
“Dai,spara” tagliò corto lei.
“Ok, ok, sparo… Io canto di Laura Pausini”
“Si!!!”
Simona era entusiasta, e Maria
e Sandro decisero di provare prima di decidere.
A quel punto toccò a me, ma
chissà perché Simona non mi ricambiò il favore degli “Ooooooh”, e mi fece anche
un bel piacere ad essere onesti.
Niko mi guardava, come a
dire: “Mi raccomando”.
L’idea mi era venuta quella
mattina, mentre eravamo stesi sul prato ad ascoltare proprio questa canzone.
“I miss you” dei Blink 182” risposi
subito. “So che loro sono un gruppo, ma non credo faccia differenza con la
giusta tonalità e un buon arrangiamento” aggiunsi ansiosa, guardando da Maria a
Sandro e da Sandro a Niko.
“E qual è? Non la conosco
onestamente” ammise Maria.
“E’ carina, si, si potrebbe
fare” fece invece Sandro pensieroso.
“Vabbè, la voglio provare, me
la sento addosso!” disse improvvisamente Niko dopo un minuto di esitazione.
“Sei sicuro? Dimmelo se non
ti piace” lo incoraggiai.
“No, no!”
Così facemmo sentire la
canzone a Maria, e anche a lei piacque molto. Sandro sembrava convinto, così,
decisi i brani, decidemmo di iniziare le prove l’indomani dato che ormai erano
le sei passate.
Ci riunimmo nel salotto del
loft, dove mano a mano arrivavano gli altri dopo i vari colloqui con i
capogruppo.
Lo zio Max era fin troppo
entusiasta, fatto sta che entrò accennando un passo di danza.
“Che canzone hai avuto?” gli
chiesi curiosissima.
“Don’t cry dei Gun’s Roses”
mi rispose all’istante.
“Bella!” feci, per rispondere
al suo entusiasmo.
Noi life coaches ci
guardavamo entusiasti dato che un po’ di quella gioia era dovuta anche a noi e
alle altre scelte.
Tuttavia le sorprese non
erano finite per noi life coaches. Infatti, alle sette io fui convocata insieme
a Giorgio e Dario nella palestra della categoria 16-24.
“Ma cosa ci vorranno mai
dire?” chiesi a nessuno in particolare, mentre svoltavamo l’angolo che
conduceva al luogo.
“Non so…” mi rispose Dario.
Quel giorno era particolarmente affascinante, con i capelli biondi senza gel e i suoi occhi verdi
trasmettevano una particolare armonia… Che fosse la gioia per essere riuscito a
scegliere un buon brano per la sua Rossella?
Ad aspettarci c’era una donna
sulla trentina, vestita con tanto di tuta aderente e scarpette da ginnastica.
“Voi siete Debora, Dario e
Giorgio?” ci chiese, facendo segno di accomodarci.
“Si…” annuimmo, un po’
spaesati.
“A cosa dobbiamo questa
convocazione?” chiese Giorgio curioso.
“Ve lo dirò a tempo debito!”
fu la sua risposta. “Innanzitutto mi presento, mi chiamo Lina e sono una
coreografa ballerina di danza classica, moderna ed hip hop”
La guardammo con tanto d’occhi: cosa poteva
mai dirci una coreografa ballerina eccetera eccetera?!
Lei ci rispose subito: “Sono
qui per insegnarvi un balletto da eseguire martedì prossimo durante la prime
time. Dovete sapere che, a causa della mancanza di esibizioni, per aumentare la
durata della puntata e mettervi alla prova dovrete eseguire un balletto dato
che non potete cantare…”
Inutile esprimere la nostra
reazione…
“Cioè, noi dovremmo
ballare?!” chiese Dario quasi schifato.
“Si” rispose Lisa come se
fosse la cosa più logica del mondo.
Era assurdo, assurdo! Io… Io
avrei dovuto ballare? Ma dove eravamo? A Music’s Planet o al Grande Fratello?
O, peggio ancora, a “Veline”?Insomma,
che diavolo c’entravamo noi life coaches? Eravamo degli intrattenitori
per il pubblico? Perché allora non avevano chiamato qualche clown da circo?!
“Scusi ma è... obbligatorio?”
chiesi.
“Si, non avete scelta”
sorrise diabolicamente. “Tranquilli, il balletto durerà un minuto e cinquanta e
anche gli altri life coaches delle altre categorie balleranno” ci rassicurò,
anche se la cosa non mi rassicurava affatto. Non era una bella consolazione
onestamente.
“E… Non ho capito, tutt’e tre
dovremo fare un balletto insieme o singolo?”
“Tutti insieme, precisamente,
ballerete “Umbrella” di Rihanna” ci
annunciò, quasi fiera. “Insomma, è una delle poche che va bene per voi essendo
una ragazza e due ragazzi”.
Se avessi potuto avrei
sbattuto la testa contro il muro. No. Tutto tranne “Umbrella”, la canzone che le ragazze della mia classe, ovvero in
maggior parte oche, avrebbero dovuto ballare nello spettacolo di fine anno e
che stavano preparando dall’inizio dell’anno scolastico nelle ore di educazione
fisica.
“Non si può cambiare can…”
iniziai, ma Lisa mi interrupe con un “No” secco.
Scambiai un’occhiata con
Dario e Giorgio, più confusi di me, e scossi il capo come a dire: “Oddio!”
Poco dopo entrarono altri due ballerini, che onestamente
sembravano due effemminati, e, sorpresa!, si esibirono con Lisa facendoci
vedere i passi con tanto di canzone.
Rimasi totalmente allibita…
Lisa si strusciava tranquillamente contro quei due, facendo piroette e
maneggiando un ombrello con tanta maestria. Nemmeno nei miei sogni meno modesti
sarei riuscita a fare tutto quello, e poi avere quegli atteggiamenti con Giorgio e Dario mi metteva terribilmente
in soggezione.
“E’ tutto chiaro?” chiese
alla fine Lisa.
“Si, solo una domanda!”
esclamò Dario, alzando la mano.
“Si, dimmi”
“Non è che potete esibirvi
voi al posto nostro martedì?” lo precedette Giorgio sfacciatamente, facendoci
ridere tutti.
Lisa gli lanciò
un’occhiataccia, e alla fine disse: “Mi raccomando, vi aspetto domani mattina
alle undici, dopo le prove cantanti” e se ne andò parlottando con quei due
ballerini, lasciandoci completamente senza parole.
Al nostro ritorno nel salotto
fummo assaliti dagli altri, dato che gli altri life coach non erano ancora
tornati.
“Cosa volevano?” chiesero Niko
e Rossella nello stesso istante.
“Ve lo diciamo a patto che
non ci ridiate in faccia” ribadì Giorgio, sedendosi su un divano con aria
affranta.
Quando spiattellammo tutto le
facce di tutti rimasero sbalordite, ancora più delle nostre quando lo avevamo
saputo, se possibile.
“Cioè, voi life coaches
dovrete fare un balletto?” chiese Luigi ridendo.
“Si, non me lo ricordare”
dissi a denti stretti.
“E che balletto!” precisò
Dario. “A noi è toccato “Umbrella” e
ce lo hanno anche fatto vedere…”
“E com’è?” chiese Simona,
puntellandosi sui gomiti.
“Tremendo” risposi
all’istante. “Dovrei strusciarmi contro di loro ogni tre secondi ed armeggiare
con un ombrello”
Niko si voltò verso di me.
“Cosa?” chiese.
Per un istante credetti di
leggere una nota di gelosia nella sua voce e nel suo sguardo , prima di darmi
della stupida.
“Si, ma farò cambiare i
passi, non me ne frega” lo rassicurai.
La sua espressione non
cambiò, e mi dissi di essere un’ illusa.
Alla fine cenammo tutti
insieme e andammo a dormire verso le undici, dopo aver trascorso un paio
d’ore a perdere tempo.
Avevamo giocato a “Obbligo,
giudizio, verità o tre cose” ed eravamo morti dalle risate, dato che
obbligavamo chiunque capitasse a tiro a fare cose assurde, tipo a far dire ai
ragazzi: “Vorrei essere una donna per
poter indossare liberamente la gonna” o a bere del caffè con il sale dentro.
Non sapevo che la settimana
che era appena iniziata sarebbe stata molto intensa sotto tutti i punti di
vista, e che avrei ricevuto qualche indizio o qualche conferma…
Mi addormentai con le note di
“Umbrella” nelle orecchie, e non
potevo sapere del dialogo che stava avvenendo nella stanza di fronte la mia, di
cui seppi l’esistenza qualche tempo dopo.
“Sei strano, Niko, è successo
qualcosa?”
“No Max, tranquillo”.
“Ne sei sicuro? Difficoltà
con il brano?”
“No, anzi, mi piace”
“E allora?”
“Niente, te l’ho detto”
“Va bene, ‘notte”
“Notte”
Silenzio.
“Max?”
“Si?”
“Dopo quanto tempo hai capito
di provare qualcosa per la tua ragazza?”
“Dopo una settimana più o
meno”. Pausa. “A cosa devo questa
domanda?”
“Così, mi chiedevo se è
possibile iniziare ad innamorarsi dopo poco tempo che si conosce una ragazza…”
“Ah, e a quale proposito?”
“Nessuno…! Senti, ma la tua
ragazza è più piccola di te?”
“Si, di tre anni”
“E… non ti è mai sembrata
troppo piccola per te…?”
“Quando ami una persona non
ti fai troppi problemi. Ma dimmi, cosa diavolo ti è successo? Mi sembri un
bambino alla prima cotta”
“Niente, niente, buonanotte”
“No, io so curioso!”
“Luigi, niente, non ti ho
chiesto niente”
“Si, ma lo hai chiesto a me”
“Uffa, Max! Ti ho detto
basta”
“Allora non devi mai più
chiedermi un consiglio”
“Si, infatti!”
“Luigi, ma chi ti ha chiesto
nulla!”
“Guarda che qui sono quello
che ha più esperienza, sono sposato! Quindi Nicò se è qualcosa chiedi pure”
“Si, ma io sono il più
grande”
“Oh, ma…”
“Basta, ragà! Volevo parlà ma
mi avete fatto cambiare idea”
“Si, classica scusa!”
“Vabbè, buonanotte”
“Ok, ma non è finita qui”
“Va bene, Luigi. Notte Max”
Silenzio. Luci spente. Si sente Luigi russare.
“Ehi, Massimo!”
“Cosa vuoi? Avevamo dett…”
“Si, aspetta! Abbassa la
voce! Un’ultima cosa: se stanotte sognassi una ragazza di che forse mi piace…
Cosa vorrebbe dire? Cioè, se questo si aggiungesse al fatto che la penso
spesso…”
“Niko, ma quanti anni hai? Mi
sembri un bambino! Tu di questa già ne sei cotto! Stop! Ora però mi dici chi
è…?”
“Te lo dirò solo se scoprirò
di provare davvero qualcosa. Grazie! Buonanotte, questa volta per davvero”
“Ok, buonanotte”
Vi starete domandando come
feci a sapere di questo discorso clandestino, vero? Beh, lo saprete a tempo
debito,insieme al resto della storia; dopotutto la mia permanenza in quel loft
fu discretamente lunga, ebbi il tempo di conoscere i vari segreti e meandri, e
ricordo tutto perfettamente nonostante ora
non sia più quella quasi sedicenne
insicura…
Qualche anticipazione:
“Allora fingi che sia
qualcuna che ti piace, cavolo!”
“Ok, ed io fingerò che lui
sia N…” mi corressi subito, dicendo: “Nate di Gossip Girl!” Quando invece stavo
per dire Niko. Che sciocca, lo stress mi dava alla testa…
___________________
“Dovrei indossare questo
top?!” chiesi scandalizzata alla stilista che mi guardava incoraggiante. Tra le
mie mani avevo un autentico mini pezzo di stoffa rosso, fin troppo scollato.
“Si, perché?” mi chiese, come
se fosse una cosa ovvia ed io fossi un po’ scema.
___________________
“Desidererei conversare con
la mia life coach se è possibile, sempre se non è impegnata a bal… Ehi, ma stai
piangendo?” chiese, cambiando subito tono.
Mi si avvicinò, mentre
scuotevo il capo e tiravo su con il naso.
___________________
Massimo parve captare qualcosa
di strano nella mia voce perché chiese: “Stavate?” per poi affacciarsi e
scorgere Niko che se ne stava all’impiedi come un baccalà.
Il suo volto sembrò fare due
più due. “Oh, ho capito, scusatemi…”
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“No! Oddio, spiegami tutto!”
So che non se lo meritava,
eppure alla fine glielo raccontai, chiedendogli ovviamente di tenere la bocca
chiusa.
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Capitolo 10 *** Il Futuro Matrimonio Rovinato ***
Il Futuro Matrimonio Rovinato
Buona domenica a tutti!
Oggi vado un po’ di fretta,
nella mia città c’è la festa per il Patrono così devo muovermi a studiare per
poter uscire stasera…
Grazie a Queenrock che ha inserito
la fic tra i preferiti e a tutti coloro che hanno letto!
Mi raccomando, commentate,
anche con critiche, è molto importante per me!
Spero che dopo aver letto
questo capitolo le fans di Deb e Niko saranno un po’ più contente… O mi vorrete
ammazzare? xD
Dedico questo capitolo a Joe
che ultimamente mi tira un po’ su e mi ha convinta a non abbattermi per il
comportamento del “mio Niko”… Ti voglio bene!
Alla prossima settimana, la
vostra milly92.
Capitolo 10
Il Futuro Matrimonio Rovinato
I giorni che seguirono furono
tra i più particolari della mia vita: finalmente potevo dire di essermi
integrata nel gruppo, ero amica di tutti, non trascorrevo un’ora senza pensare
“Mamma mia, questa si che è vita!”. Per quel momento la sfiga mi aveva ceduto
una tregua, e ne fui grata a Dio. Confetta Imperfetta stava ritornando ad
essere Debora la Life Coach!
Le cose più divertenti, ma
anche imbarazzanti, erano le dure ore di prove del balletto “Umbrella”, nel quale strinsi un
rapporto particolare sia con Giorgio che con Dario.
Fu con quest’atmosfera dunque
che il terzultimo giorno di prove iniziai ad imparare l’ultima parte del
balletto, particolarmente impegnativa. Non che la parte precedente ci riuscisse
perfettamente, intendiamoci.
“Un due, un due tre, passo
avanti, giro, ombrello, onda…” la voce
di Lisa si contrapponeva a quell’insistente: “You can stay under my umbrella, ella, ella, ella...”.
Noi tre cercavamo di farcela,
ma ci era impossibile eseguire il passaggio in cui io dovevo fare l’onda mentre
prima Giorgio e poi Dario mi abbracciavano da dietro, per poi armeggiare con
l’ombrello due secondi dopo. L’imbarazzo verso quei movimenti un po’ ambigui
era quasi passato, ormai eravamo in confidenza e avevamo superato lo stadio di
queste sciocchezze.
“… Quattro, cinque, sei…
Giro, ombrello in avanti, no, Debora, Dario! Dovete essere più convincenti!
Dario, perbacco, fingi che lei sia Rihanna!”
urlò spazientita Lisa.
“Ma a me non piace Rihanna”
rispose innocentemente Dario, mentre Giorgio rideva.
“Allora fingi che sia
qualcuna che ti piace, cavolo!”
“Ok, ed io fingerò che lui
sia N…” mi corressi subito, dicendo: “Nate di Gossip Girl!” Quando stavo per
dire Niko. Che sciocca, lo stress mi dava alla testa…
“Ok, perfetto! Su,
ricominciamo!”
Così ricominciammo da capo il
balletto, mettendocela tutta. La prima parte era dedicata interamente ai
ragazzi, che ballavano la parte cantata, anzi, rappata, da Jay Z mentre io subentravo in un secondo
momento. E, miracolo, quella volta la prima parte ci riuscì quasi perfetta.
“Meno male! Bravi!” applaudì
Lisa.
Mi voltai verso di lei,
soddisfatta, per poi accorgermi che lei aveva solo parlato: gli applausi
provenivano da dietro le colonne della palestra, ovvero il posto dove Rossella,
Simona e Niko si erano nascosti e da cui erano appena sbucati.
“Wow, ammazza Debora!” disse
Simona, entusiasta. “Rihanna ti fa un baffo...”
“Hai capito la piccolina…”
rise Rossella, mentre abbracciava Dario dicendo: “Complimenti!”
Niko se ne stava zitto,
ma nascondeva le risate sotto i baffi.
“Su, spara la critica” lo
incoraggiai.
“No, no, vai bene, sei
brava…”
Lo guardai con uno sguardo
sarcastico, ma non potetti aggiungere altro dato che Lisa ci aveva richiamati
al lavoro.
Alla fine, il giorno dopo lo
imparammo quasi per bene, ma il bello venne durante la prova costumi.
“Dovrei indossare questo
top?!” chiesi scandalizzata alla stilista che mi guardava incoraggiante. Tra le
mie mani avevo un autentico mini pezzo di stoffa rosso, fin troppo scollato.
“Si, perché?” mi chiese, come
se fosse una cosa ovvia ed io fossi un po’ scema.
Non replicai, con il pensiero
che andava sui miei fianchi da cui sarebbe uscito fuori il mio grasso e sul
fatto che non mi sarebbe entrato sul seno.
Ma, meno male, mi sbagliavo.
Il top addosso faceva un bell’effetto, era svasato sui fianchi anche se il seno
veniva risaltato, il mio seno con una quarta abbondante.
Abbinato al top c’era un
cappellino, mentre al completo era
aggiunto un paio di bermuda marroni abbinati alla cravatta finta.
“Questo è lo stile Rihanna”
mi spiegò l’assistente.
“Si, lo so” risposi, pensando
a cosa avrebbero detto le oche della mia classe che avrebbero ballato
“Umbrella” a fine anno nel vedermi eseguire il loro balletto con due baldi
giovani.
Ormai era domenica, e dopo la
visita all’atelier della stilista ritornai nel loft, dove pranzai in compagnia
di tutti.
Ma verso le tre del
pomeriggio iniziai a pensare più del solito alla mia famiglia, alle famose
domeniche a casa mia in cui mi svegliavo alle undici, facevo colazione,
iniziavo a studiare per poi pranzare con i piatti favolosi di mia madre,
rilassarmi un po’ e poi continuare a studiare prima di uscire con le mie
amiche.
Così andai nel confessionale,
decisa a far sapere tutto questo ai miei genitori. Lì,dopo una settimana,
piansi di nuovo.
“Ehi, famiglia! Non sapete
quanto mi mancate… Mamma, papà, Giuseppe come state? Spero bene… State
tranquilli, io qui sto benissimo ma mi mancate troppo… So che vi avevo chiesto
di non venire ma… martedì potreste venire alla puntata serale? Così potrò
riabbracciarvi dietro le quinte. Vi giuro, mi manca ogni singola cosa, anche la
più scema! Il suono delle partite alla playstation di Giuseppe, la cucina di mamma, le risate di papà, i vostri
abbracci, le vostre ramanzine… Vi prego, venite, voglio vedervi”
Chiesi di farlo andare in
onda prima di ritornare nella mia stanza, con gli occhi ancora lucidi.
E i miei occhi divennero
ancora più umidi quando sul mio letto trovai un pacco. Lo scartai, trovando il
mio libro di matematica, un quaderno che non conoscevo e dei biglietti.
Il primo diceva: “Ehi Debora! Ormai sei la star del liceo,
anche se Gianmaria Lucrai non ritiene giusto che tu stia in tv e lui no! J Comunque,
carissima, vuoi o non vuoi ti tocca studiare, Catauro ti deve interrogare e
diritto vuole che confermi il 9, quindi è stato deciso che ritornerai a scuola
il 15 aprile dato che in quella data tutti i concorrenti dovranno tornare a
casa per votare e farai queste due “commissioni”. Divertiti, ci manchi tanto.
La tua 2° A ”.
Il secondo, nemmeno a farlo
apposta, era da parte della mia famiglia
“Tesoro sei un mito, è bellissimo vederti almeno tre
volte a settimana in tv felice e spensierata! Ti pensiamo tanto, ormai a
Maddaloni ci fermano tutti per chiederci se sei davvero nostra figlia. Siamo
orgogliosi di te, stai facendo il tuo dovere in modo giusto… E non pensare a Silvia,
tu per noi sei perfetta così come sei. Continua così anche se ci manchi tanto.
Ti vogliamo bene, Mamma, Papà e Giuseppe. P.s: Studiaaaa!!! ”.
Finii di leggere con un
sorriso misto alle lacrime quando bussarono alla porta. Era Niko,
particolarmente di buon umore.
“Desidererei conversare con
la mia life coach se è possibile, sempre se non è impegnata a bal… Ehi, ma stai
piangendo?” chiese, cambiando subito tono.
Mi si avvicinò, mentre
scuotevo il capo e tiravo su con il naso.
“Cosa è successo? Silvia?”
“No, ma che, magari… Forse
puoi capirmi, mi manca la mia famiglia…” risposi semplicemente, porgendogli il
biglietto. Lo lesse rapidamente, prima di riservarmi un’occhiata critica.
“Certo che ti capisco, vieni
qua” si offrì, stringendomi a sé mentre i singhiozzi divenivano più forti. Non
volevo fare la gatta morta, non è nel mio genere, eppure in quei momenti era
una cosa normale starsene lì abbracciata a lui. “Stai calma, è normale” mi
tranquillizzò. Nella sua voce c’era una nota strana, ancora più umana,
indecifrabile.
“No che non è normale, per
due settimane non ho fatto altro che divertirmi, li ho completamente ignorati,
gli ho impedito di venire alla prime time…”
“… Perché sapevi di non
resistere a vederli senza poter ritornare a casa con loro” terminò per me,
accarezzandomi il capo. “Non sei come vuoi sembrare, sei ancora più dolce e
sensibile. E’ normale” aggiunse.
Restammo così per una decina
di minuti, mentre continuavo a singhiozzare e lui sussurrava qualche parola
consolatoria. Ripeto, mi sembrava più strano del solito.
Alla fine lesse anche il
biglietto del mio corso. “Ah! Hai capito la furba! Tu stai piangendo perché non
vuoi studiare ed essere interrogata!” ironizzò facendomi ridere.
“Eh si, mi tocca studiare”
dissi, asciugandomi gli occhi e accennando un sorriso.
Così poco dopo, dopo che mi
ero sciacquata il volto, eravamo entrambi vicini alla scrivania, io sedutaci
spora e lui seduto su una sedia, intenti nel ripetere matematica…
“Allora, dimmi qual è la
forma implicita della retta” mi chiese imitando
un prof particolarmente serio e facendomi ridere.
“Allora… ax+by+c=0” risposi.
“Ok, bene… Dimmi qual è
l’equazione della retta del primo e terzo quadrante” continuò, questa volta più
serio.
Andammo avanti fino alle sei,
ora in cui iniziammo diritto.
“Io di diritto non so un
cavolo” mi rivelò.
“Questo si che è un reato,
dovrà scontare una pena tipo l’approfondimento della materia, signore…” gli
risposi. Ero ancora un po’ imbarazzata per la scenata di poco prima, eppure lui
non voleva farmela pesare, per questo cercai di fare un po’ l’ironica.
Gli sorrisi, portandomi una
ciocca dietro l’orecchio e in quell’istante successe qualcosa. Niko si alzò,
stando di fronte a me, ancora seduta sulla scrivania.
“Mi piacerebbe scontare la
mia pena insieme a lei” dichiarò, portando la sua mano sotto il mio mento e
alzandomelo in sua direzione, costringendomi a guardarlo e a perdermi in quei
profondi occhi cerulei.
Le mie guance divennero
scarlatte, non sapevo cosa stesse succedendo. Fatto sta che dissi un flebile:
“Anche a me” nello shock più totale mentre lui si avvicinava al mio volto e mi
baciava una guancia lentamente e stringendomi una mano, incastrando le nostre
dita.
Chiusi gli occhi come una
demente mentre ricambiavo la stretta e stavo già per sporgere le labbra, dato
che lui si stava spostando verso la mia bocca a partire dalla guancia, quando
sentii il suo respiro e il suo cuore battere all’impazzata una volta che ebbe
aderito il suo petto al mio.
Riaprii gli occhi e ci
guardammo in un tacito silenzio, i nostri volti rossi e la mia espressione
tentava di concedergli il permesso di baciarmi. In quell’istante era scomparso
tutto, il libro di diritto, le interrogazioni, il fatto che eravamo in un
programma televisivo, che qualcuno sarebbe potuto entrare nella stanza.
Ed infatti, ovviamente, dopo
qualche indugio, mentre sentivo il suo naso troppo vicino al mio e l’altra sua
mano si era spostata attorno ai miei fianchi, qualcuno bussò alla porta,
facendoci sobbalzare.
Ovvero quello a sobbalzare fu
Niko che mi guardò imbarazzato mentre aprivo gli occhi allarmata e saltavo giù
dalla scrivania, aggiustandomi stupidamente i capelli e andando ad aprire.
Dietro alla porta c’era lo
zio Max tutto sorridente, che subito chiese: “Disturbo?”
Ma no, hai solo interrotto il momento cruciale della
mia adolescenza!
“Ehm, no, stavamo ripetendo,
ho delle interrogazioni il giorno che ritornerò a casa per le elezioni, sai”
dissi di botto.
Emanuele parve captare
qualcosa di strano nella mia voce perché chiese: “Stavate?” per poi affacciarsi
e scorgere Niko che se ne stava all’impiedi come un baccalà.
Il suo volto sembrò fare due
più due. “Oh, ho capito, scusatemi…”
“Beh, allora? Cosa volevi
dirmi?” chiesi, cercando di non essere scorbutica.
“No, niente… Mi sono appena
arrivate le partecipazioni e volevo invitarti! Anche a te Niko, ovviamente! Mi
sposerò il prossimo 20 febbraio…” rispose, porgendoci una busta bianca ciascuno
con su incise delle fedi nuziali incrociate una volta che Niko si fu avvicinato
alla porta.
“Oh, ma è magnifico! Grazie
per l’invito, zio!” dissi, anche se in realtà avrei voluto dire: “Peccato che tu abbia rovinato il mio futuro
matrimonio!”
Lo abbracciai mentre Niko
faceva lo stesso.
“Se vi va mi stanno
festeggiando nella sala feste..” disse prima di allontanarsi.
Annuimmo prima di chiudere la
porta. Posai i libri, ancora rossa in volto.
“Beh, allora ripeterò domani
tanto mancano tre giorni” dissi imbarazzata.
“Oh, certo! Si, ehm, ti vengo
ad aiutare se vuoi…” si offrì.
“Oh, non fa niente, pensa al
brano da cantare…” gli dissi.
Sembravamo due estranei! Quel
antefatto dell’accaduto stava condizionando il nostro rapporto dopo nemmeno
cinque secondi!
“Oh, va bene, ma se ti serve
una mano…”
“Si, si…”
Lo guardai uscire con una
fitta al cuore prima di buttarmi sul letto.
Mi stava per baciare, cavolo! Cosa vorrà dire? Debora,
non iniziare con i castelli in aria!
Mi legai i miei capelli,
ormai di nuovo ricci, mi truccai lievemente e indossai un abitino bianco.
Raggiunsi rapidamente la sala
feste, dove stavano festeggiando Massimo con delle coppe di champagne. Niko se
ne stava con i Gold Boyz; al contrario, lo zio appena mi vide arrivare mi
scrutò, e mi si avvicinò prima possibile.
Me ne stavo da sola fuori la
terrazza quando mi chiamò.
Ci guardammo e alla fine lui
disse: “Cavolo, non volevo interrompere qualcosa…”
“Non hai interrotto niente,
cioè, lo avresti interrotto se avessi bussato tre secondi dopo” dissi
sconfortata, appoggiandomi alla ringhiera con aria stanca e sorseggiando un
bicchiere di aperitivo.
L’uomo rimase a bocca aperta.
“No! Oddio, spiegami tutto!”
So che non se lo meritava,
eppure ala fine glielo raccontai, chiedendogli ovviamente di tenere la bocca
chiusa.
“Quindi è successo
all’improvviso, dopo una tua semplice battuta?” chiese.
“Si! Oddio Max, sapessi com’era
dolce, mi sentivo già in paradiso…”
dissi.
“Ti brillano gli occhi” mi
informò con aria nostalgica. “Cavoli, ed io pensavo che fosse solo una cotta…”
“Intanto hai rovinato il
momento più bello della mia vita” sbuffai senza riuscire a trattenermi. “Non so
se ti perdonerò mai”
Per un istante parve sul
punto di dire qualcosa, ma si bloccò, dicendo: “Se è destino è destino” con
aria saggia.
E quella stessa espressione
gliela lessi in faccia un’ora dopo, mentre Niko mi invitava a ballare ed io
accettavo come una cretina.
Quella non era la mia vita,
assolutamente, troppo ambigua, troppo incerta… E pensare che alla fine tutto
questo si modificò con la venuta di una nuova persona! Ma di questo ve ne
parlerò tra qualche capitolo, ora mi devo solo occupare nel raccontarvi la mia
esibizione di “Umbrella” con Giorgio e Dario
e di come cambiò il rapporto tra me e Niko.
Vi ripeto, tutto questo è
servito a farmi crescere, fin troppo velocemente.
La vita della tv per me si
rivelava sempre più strana, capace di diventare da entusiasmante a
nauseante!
Qualche Anticipazione:
Mi guardava un po’ stranito,
solo dopo si affrettò a spiegare:
“Scusami, non ti avevo riconosciuta!” con aria incredula e squadrandomi. “E’ la
prima volta che ti vedo… così”
________
“Vabbè, dai, va bene così”
concluse Rossella. “A proposito Deb, hai studiato? Domani hai l’interrogazione
eh?”
Al solo udire quella frase arrossii, evitando accuratamente
di incrociare il mio sguardo con quello di Niko. Infatti anche lui si voltò,
tossendo.
________
E sapete cosa rispose lui?
“Perché Silvia, vorresti dire
che non le sta bene? Sulle sue gambe non puoi proprio lamentarti!” prima di
ridere insieme a tutto il pubblico dopo il “Concordo!” di Luke.
________
“Perché, scusa a cosa mi
sarei dovuta riferire?”
“A quello che stava
succedendo tra noi…”
________
“Oh Dio! Ma cosa ho fatto?
Perché sono qui?”
“Ce lo chiediamo anche noi,
ci siamo messi una paura, cosa sono venuto a cercarti…” fu la sua risposta,
mentre mi aiutava a chiudere i libri.
|
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Capitolo 11 *** Questione Di Voti ***
Questione Di Voti
Salve a tutti!
Innanzitutto auguri a tutti i
Francesco/a!
Questo capitolo è abbastanza
lunghetto mentre il prossimo sarà un più corto del solito, spero che non vi
annoierete nel leggerlo! Lo dedico a tutti coloro che mi sono vicini in questo
periodo, Brunella, Joe, Mìmì, Giovy e anche a tutti voi che leggete e che mi
tirate su con le vostre recensioni!
Grazie a coloro che inseriscono
la fic tra i preferiti, leggono la storia e recensiscono:
Giulls: Tranquilla, ti capisco
circa il fatto che sei impegnata, anche io lo sono per questo aggiorno solo il
sabato o la domenica, quando sono un pò più libera! Comunque il matrimonio
dello zio è salvo, almeno per ora, ma forse Debora glielo avrebbe voluto far
disdire con una maledizione per aver interrotto lei e Niko, ma pazienza xD… Spero
che il cap ti sia piaciuto!
Piichan: Grazie mille, spero
che anche i prossimi cap ti piacciono, aspetto un tuo parere! E tra parentesi
complimenti per la tua fic, mi ha davvero presa!
Al prossimo sabato, credo!
La vostra milly92.
Capitolo 11
Questione Di Voti
Il rapporto tra me e Niko
cambiò da quella maledetta domenica, ma non so dirvi se in male o peggio. Non mi azzardai più a
pronunciare la parola “diritto” o la parola “Interrogazione” ma allo stesso
tempo vidi un cambiamento di atteggiamento da parte sua.
Quando eravamo in compagnia
era solare, mi difendeva, ci lanciavamo sguardi imbarazzati, invece quando
eravamo soli tutto era diverso, ci comportavamo o in modo fin troppo formale o
fin troppo amichevolmente.
Così il martedì andammo alle
prove, momento in cui mi sentii sciogliere vedendolo cantare la canzone dei
Blink 182, ricordando la passeggiata alla Reggia, la grotta, quello che ormai
per me era il nostro quasi bacio.
Mi stavo decisamente
illudendo, ma cosa potevo mai farci?!
Così alla fine dopo le prove
dei cantanti iniziarono le prove dei vari balletti, alle quattro del
pomeriggio. Dovevamo indossare i nostri costumi per la prima volta, per vedere
se c’era una piena possibilità di movimento. Con una particolare ansia così
indossai il top e tutto il resto, anche perché sapevo che non mi sarei sentita
a mio agio.
“Che figo, Deb!” mi disse
Rita entusiasta, accennando al mio cappellino. Lei era vestita con degli shorts
di jeans e una fascia cortissima, e avrebbe ballato la canzone “Kiss kiss”.
“Grazie” risposi,
squadrandomi critica sulle gambe e sui fianchi.
Uscii qualche minuto dopo,
intenta nel legarmi i capelli in una crocchia, e vidi Giorgio e Dario
confabulare.
“Oh, ecco i Rihanna Men!” li
accolsi.
Entrambi indossavano dei
jeans e dei giubbini di pelle con gli occhiali da sole, cosa che io avrei
dovuto sfilar loro a metà balletto.
“Ecco la nostra Rihanna”
risposero loro sarcastici.
Ridemmo prima di
iniziare vedere le prove dei ballerini
dei gruppi vocali, che avrebbero ballato
“Gimme more” di Britney Spears.
Resero il balletto quasi
degno di un palco a luci rosse, e noi
spettatori iniziammo a battere le mani ridendo.
“Hai capito!” disse la voce
di Niko dietro di me.
Mi voltai, guardandolo.
“Oh, sei qui! Non ti vedevo
più! Comunque bravissimo, hai cantato da Dio” mi congratulai.
Mi guardava un po’ stranito,
solo dopo si affrettò a spiegare:
“Scusami, non ti avevo riconosciuta!” con aria incredula e squadrandomi. “E’ la
prima volta che ti vedo… così”
“Così come?”
“Così… vestita da grande”
“E’ perché non hai ancora
visto i vestiti ufficiali di stasera, questi sono per il balletto” risposi,
accennando ai vestiti che avrei indossato per tutta la serata, ovvero una
minigonna di jeans con una maglia con il collo a barca fuxia e argento con dei
sandali con il tacco alto abbinati.
“Perché, cosa indosserai?”
“Vedrai” risposi vaga,
continuando ad osservare il balletto che riuscì fin troppo bene.
“Benissimo, ora è il turno
degli under 24” annunciò Ivan, facendomi ricevere una pugnalata al cuore.
“Oh mamma” mormorai in preda
al panico, mentre Dario mi prendeva per il polso e Lisa iniziava a squadrarci.
“In bocca al lupo” disse
Niko, facendomi l’occhiolino.
Quelle parole mi furono da grande
incoraggiamento una volta sul palco.
Tutti ci squadravano ma si
zittirono curiosi quando la musica partì. Io dovevo stare dietro le quinte e
sarei dovuta uscire dal tabellone centrale.
Quando arrivò il mio turno
respirai emozionata prima di entrare ufficialmente sul palco e iniziai a
muovermi, cercando di non sbagliare. Fu più facile del solito a dire il vero,
sbagliai due passi ma nessuno se ne accorse!
Alla fine quei poveri cristi
ce la fecero a sollevarmi mentre alzavo le braccia in aria, e rimasi stupita
dagli applausi che furono scatenati dagli altri.
Incredula abbracciai Dario e
Giorgio, contenti quanto me, urlando: “Stasera spacchiamo tutto!”
Ma spaccare tutto quella sera
fu difficile, eh si.
Iniziai a sentire l’ansia più
forte del solito mentre mi truccavano e mi aggiustavano i capelli,
lisciandomeli di nuovo.
Alla fine dopo essermi
vestita e tutto scesi dietro le quinte, dove mi fermai a parlare con Rosangela
che anche quella volta aveva il mio stesso stile.
“E’ destino che dobbiamo fare
sempre le gemelle” disse, ma quella caratteristica non era solo la nostra.
Infatti, dato che quella
settimana avevo avuto l’opportunità di scegliere i vestiti nelle boutique della
stylist insieme alle altre, ovvero Simona e Rossella, avevamo deciso tutte di
ricorrere allo stile minigonna e magliette larghe ma eleganti.
Mi sentivo ancora meglio
della settimana prima, per la prima volta non ero a disagio, ma il mio pensiero
vagava ai miei genitori, che se fossero venuti li avrei potuti riabbracciare,
ma solo alla fine della puntata.
Questo fu il pensiero che mi
diede la forza di non cadere nel panico.
“Allora stasera volete fare
le gemelle” se ne uscì Giorgio quando mi vide. Stava parlando con tutti gli
altri under 24 e come al solito io ero l’ultima arrivata.
“Si, ci siamo messe
d’accordo” soggiunse allegra Simona, stringendomi affettuosamente.
Quella sera stava bene anche
se le sue gambe erano un po’ più cicciottelle.
“Ma alla fine anche se
gemelle siete sempre diverse” s’intromise Niko. “Anche se siete tutte
bellissime! Avevi ragione, Deb! Questi abiti ti stanno ancora meglio, ti darei
di nuovo diciotto anni!”
“Di nuovo?” chiese curiosa
Simona, mentre si aggiustava il microfono ed io arrossivo e allo stesso tempo
ridevo ripensando al nostro primo incontro.
“Si, quando ci siamo
conosciuti la scambiai per una diciottenne”
“E che per di più veniva dal
nord” aggiunsi. “Comunque avete parlato voi che vi siete vestiti quasi
identici” ribattei, notando che entrambi indossavano jeans scuri e maglie a
righe colorate, molto più sportivi del solito.
“Vabbè, dai, va bene così”
concluse Rossella. “A proposito Debora, hai studiato? Domani hai
l’interrogazione eh?”
Al solo udire quella frase arrossii, evitando accuratamente
di incrociare il mio sguardo con quello di Niko. Infatti anche lui si voltò,
tossendo.
“Si, ho studiato, speriamo
bene” risposi vagamente, cercando di non arrossire ulteriormente.
Il pensiero che il giorno
dopo sarei stata giudicata sulla base del mio balletto da tutto il liceo mi
mandò in tilt, per questo mi imposi di andare ancora meglio che nelle prove.
Poco dopo iniziò il momento
del caos: l’arrivo dei giudici, gli ultimi tocchi delle estetiste, il saluto del
nostro Ivan e gli ultimi incoraggiamenti.
Maria ci salutò rapidamente
insieme a Sandro, poi prese da parte Simona e lasciò noi a terminare di
aspettare.
“Mi raccomando, spacca tutto”
dissi a Niko quando ci ritrovammo da soli.
Quello era uno dei momenti
amichevoli, in cui non eravamo distaccati.
“Si, ce la metterò tutta. Lo
stesso vale anche per te!”
“Ehm, a me sarà più
difficile, non ho scelto io di essere una ballerina” dissi sinceramente.
“Io credo che tu ti muova
bene… Vorrei essere nei panni di quei due stasera” rivelò. Non capii se stesse
scherzando, eppure lo abbracciai premurosamente. La cosa più bella fu essere
ricambiata con lo stesso slancio.
Era davvero strano il suo
comportamento, ma dissi che eravamo in tv e che non dovevo illudermi, anche
perché lui una volta lì fuori sarebbe ritornato dai suoi amici e da un branco
di amiche che di sicuro sbavavano per lui.
Fu con questo pensiero che
alla fine salii sul palco, alle 21:15.
Con una stretta al petto vidi
mia madre, mio padre, mio fratello, gli amici di famiglia Peppe e Valentina e
le mie migliori amiche Cristina, Giusy, Lina e Sabrina. A differenza della
scorsa settimana riuscii a vedere tra il pubblico, forse perché ormai
l’emozione di stare lì sopra era diminuita. Feci un piccolo segno di
riconoscimento misto ad un saluto prima di iniziare ad ascoltare Ivan.
“… Perciò caro pubblico vi
annuncio che questa sera anche i nostri life coach si metteranno in gioco
ballando e la squadra più votata dal pubblico vincerà un’uscita con gli altri
life coach per Napoli…”
Io e i due ragazzi ci
guardammo, entusiasti. Ormai potevamo dire di essere amici a tutti gli effetti…
Il primo ad esibirsi fu
proprio Niko, regalandomi emozioni pari a
quelli della prima settimana. Fu bravissimo, perfetto… Lo contemplai con
gli occhi lucidi come sempre, peggio di una ragazzina che osserva il suo mito
di sempre. Ma io ero una ragazzina.
Il giudizio della giuria fu
altrettanto positivo, anche ovviamente la Sfortuna doveva sempre distinguersi.
Infatti questa volta disse:
“Eh, Nicò! Bravo, bravo, devo dire che la tua life coach ti fa bene, o forse
sarà l’effetto della sua minigonna di stasera…”
E sapete cosa rispose lui?
“Perché Silvia, vorresti dire
che non le sta bene? Sulle sue gambe non puoi proprio lamentarti!” prima di
ridere insieme a tutto il pubblico dopo il “Concordo!” di Luke.
Io arrossii come una pazza,
nascondendomi il viso con le mani. Tra il pubblico ascoltai un coro di “Deb!
Deb!” opera di Giusy, mio fratello e Cristina…
Ma cosa gli succedeva? Per la
primissima volta era stata fin troppo sfacciato per difendermi…
Ero così imbarazzata che alla
fine non gli rivolsi la parola dietro le quinte, ma con mio dispiacere tutti
erano presi dalla battuta, anzi dall’affermazione, così che addirittura Andrea
dei Gold Boyz mi lanciava occhiate allusive e sorrideva mentre Rossella
sembrava furiosa.
Inoltre c’era anche il camera
man che ci riprendeva, ma se ne andò dieci minuti dopo. Io me ne stavo nella
parte isolata del retroscena, preoccupata e pensierosa.
“Scusami, ti sei offesa?
Volevo solo chiudere quella boccaccia a Silvia”
Mi voltai e mi ritrovai
l’oggetto dei miei pensieri davanti agli occhi, con un’aria dispiaciuta.
“Devo dire che mi sono
sentita imbarazzata al massimo, ma ormai è fatta” risposi.
“Ti vedo strana” aggiunse lui
ancora preoccupato, avvicinandosi.
“E’ un po’ tutto, sai, il
balletto, l’emozione, la paura per domani…”
“Beh è anche colpa mia, ti ho
fatto perdere del tempo quando avresti dovuto studiare diritto…” si scusò, passandosi una mano dietro la nuca.
“Oh, ma no, non mi hai
distratta, cioè, alla fine sarei dovuta andare sempre alla festa di Massimo…”
“Ma a cosa ti riferisci?”
chiese. Non sapevo se era per scherzo o per vedere la mia reazione.
Arrossii di botto. “Al… Al
fatto che alla fine abbiamo ripetuto solo matematica, no?” risposi evasiva.
“Ah” fece, voltandosi e
contemplando un punto impreciso.
“Perché, scusa a cosa mi
sarei dovuta riferire?”
“A quello che stava
succedendo tra noi…”
Udire quella risposta mi fece
scoppiare il cuore, e mi sembrava di non sentire più le note della canzone di
Rosangela.
Iniziai a balbettare come una
cretina…
“Io credevo che tu, insomma,
pensavi fosse un errore, cioè…”
“Nessuno può dire se fosse un
errore o meno anche se so che siamo in tv, sotto gli occhi delle telecamere,
che ci conosciamo da due settimane…” fu la sua risposta decisa, quella risposta
che mi fece vacillare.
“Cioè, tu vuoi dirmi che…?”
tentai di dire, ma non terminai la frase.
No tranquilli, nemmeno questa
volta successe niente, ma mi strinse a sé prima che la voce delle assistenti
urlassero: “Quelli del balletto sono pregati di iniziare a prepararsi!”
Niko sbuffò, tirandosi
indietro e lasciandomi andare.
“Ne riparleremo?” chiesi
mentre mi allontanavo.
“Se ne riusciremo ad
argomento si” rispose con un’espressione neutra.
Una volta nel camerino vi
ritrovai le ragazze già vestite, così mi affrettai a muovermi dato che la mia
sarebbe stata la prima esibizione.
Mi vestii con le mani
tremanti, ripensando a quelle parole.
Ero incredula, lui non riteneva sarebbe stato un errore… Cioè, non si era
espresso, ma se fosse stata una risposta negativa me lo avrebbe detto.
Una volta che ebbi indossato
il “costume” la parrucchiera mi fissò meglio i capelli e mi mise il cappellino
nel modo giusto.
Alla fine, ora che indossavo
quel costume ben truccata, potevo dire di essermi immedesimata nella parte.
Una volta che ritornai dietro
le quinte mi incontrai di nuovo con Dario e Giorgio che sembravano tranquilli.
Giorgio seguiva l’esibizione di Simona preoccupato dato che aveva appena
stonato due volte.
“Su, non scoraggiarti, andrà
bene lo stesso” lo incoraggiai dato che non poteva essere ancora più ansioso
sul palco!
Ma, ahimè, alla fine della
prima manche ad andare all’ultimo scontro, ovvero in ballottaggio, fu proprio
lei. Niko si era salvato per secondo, eppure mi aveva quasi ignorata, preso
dalle congratulazione altrui.
“Tesoro mi dispiace” dissi a
Simona abbracciandola. “Vedrai che ce la farai”
“Grazie Debora” disse prima
di stringere Giorgio a sé, il quale si sentiva terribilmente in colpa dato che
era stato lui ad affidarle il brano.
“Giorgio, su” lo incoraggiai,
prima di avvicinarmi a Niko e sussurrargli un freddo: “Comunque
congratulazioni, eh”.
Anche questa volta mi ignorò,
mandandomi per davvero su tutte le furie.
Per sfogarmi ritornai nella
zona più appartata del retroscena a ripetere i passi, pensando alla mia
famiglia che stava aspettando la mia esibizione e che non avrei dovuto
deluderli.
“Ed ora pubblico, sapete che
è arrivato il turno della prima esibizione, ovvero quella dei life coach della
categoria under 24. Applaudiamo Debora, Giorgio e Dario che ci balleranno “Umbrella” di Rihanna!” disse Ivan, tre secondi prima che la porta centrale dove
di solito entravano i gruppi vocali e rivelando i due ragazzi che furono
davvero applauditi con l’anima.
Io me ne stavo lì dietro,
dato che dovevo entrare venti secondi dopo, con il cuore che batteva a mille.
Alla fine quel “You have my heart…” arrivò, ed io con tanto
coraggio e palpitazione feci la mia entrata con tanto di ombrello rosso
brillantinato ed iniziai ad eseguire i vari passi, mentre sotto il palco Lisa
ci guardava preoccupati.
Ma la mia rabbia, la mia
ansia, la mia agitazione, mi fecero bene. Nessuno di noi sbagliò nulla, ci
trovavamo perfettamente a tempo, le onde mi riuscirono come non mi erano mai
riuscite, riuscii a sentire un certo legame con i due ragazzi e a muovermi
sensualmente, a fare le piroette con più convinzione, ad essere veloce al
momento giusto, a muovere l’ombrello come una vera majorette…
Dario e Giorgio erano sicuri,
si muovevano bene, mi facevano sentire a mio agio, e nessuno di noi quasi non
sentii gli applausi del pubblico presi com’eravamo.
Un minuto e cinquanta dopo io
ero a un metro da terra, con le braccia in aria e un sorriso radioso.
Il pubblico era in delirio, e
Lisa saltò sul palco entusiasta al massimo.
“Non l’avevate mai fatta così
bene! Bravissimi!”
Sorridevo, abbracciavo i
ragazzi, per un istante dimenticai tutte le mie preoccupazioni.
I giudici non si espressero,
ovviamente il loro dovere era solo quello di giudicare circa le canzoni, non i
balletti, e questo mi fece piacere poiché non mi andava di ricevere ulteriori
critichi da madama Sfortuna.
Alla fine Ivan si avvicinò a
noi tre, dicendo: “Gente, non sapete come stanno tremando!”
Noi annuimmo ridendo,
scacciando via l’ansia.
“Allora, com’è stato
accettare questa novità del balletto?” chiese.
“Evito di esprimermi” rispose
Giorgio con aria malandrina.
“Perché? Va bene, diccelo tu,
Debora, che sei la più piccola in assoluto”.
“Beh, ovviamente siamo stati
sorpresi, insomma, quando abbiamo saputo del balletto ci siamo detti: “Ma cosa
siamo, life coaches o intrattenitori per il pubblico?” E’ stata una
considerazione sbagliata certo, ma fino a oggi eravamo un po’ insicuri, io per
prima che non sono mai stata brava nel ballo” ammisi.
Ivan mi batté una mano sulla
spalla, dicendo: “Non penso che ora tutti pensino che non sei brava, si vede
che ti sei impegnata e questo è da ammirare perché a differenza dei cantanti tu
e questi due ballerini non siete stati voi a decidere di ballare!”
Infine lo salutammo, mentre
annunciava il ballo dei gruppi vocali.
Fummo accolti con urla
entusiaste, abbracci, incitamenti… Per una volta era bello essere la
protagonista!
Ma Niko si limitò a
guardarmi, lasciandomi ancora più delusa. Cosa diavolo gli avevo fatto?
La puntata proseguì, e ad
andare in sfida contro Simona fu il gruppo Dj. Luke salvò i Dj, Maria Simona e
la signora Sfortuna, per vendicare l’atto di tre puntate prima in cui Maria
aveva eliminato un suo concorrente proprio contro i Dj, eliminò Silvia, la
quale così si ritrovò fuori.
Mi dispiacque molto, alla
fine mi ci ero affezionata. Il brutto però fu anche dare l’addio a Giorgio!
Ma intanto, dopo
l’eliminazione, fu anche nominato il balletto vincente, quello grazie a cui i
life coach che lo avevano rappresentato avrebbero vinto una giornata fuori dal
loft, a Napoli.
Non ci credo ancora nel
dirlo, ma fu proprio il nostro con il 62% dei voti.
Rimanemmo increduli, mentre
Lisa saltava su e giù per l’orgoglio… Anche se Giorgio sarebbe dovuto andare
via il premio gli spettava comunque, così fu stabilito che il giovedì saremmo
usciti tutti e tre insieme.
“Debora, finalmente!”
Mi voltai,ancora un po’
stordita per tutte quelle emozioni. Davanti a me c’era la mia famiglia, gli
amici di famiglia e le mie amiche. Per un istante credetti di aver visto dei
fantasmi…
“Mamma! Papà! Giuseppe!
Raga!” urlai, correndo loro incontro come una pazza.
“Debby, ma tu sei la nostra
star!” disse Valentina, stritolandomi.
“Complimenti, sei
bravissima!” dichiarò Giacomo con un sorriso.
“Deb, madò, non ci credo,
finalmente ti riabbraccio…”
Inutile dire che quella
visita mi fece piangere come una cretina, presa tra abbracci e baci commossi.
Dopo due settimane li rivedevo!
“Oh, ragazze, grazie per
essere venute!” dissi singhiozzando.
“Ma che Deb, tu sei la nostra
diva!” dichiarò Cristina stringendomi. “Ma cosa stai combinando con lui? Ti vediamo sempre insieme a lui, felici…”
“Vi spiego tutto domani, ma
state tranquilli!” li rassicurai. “Mi manca venire a scuola, sapete?”
“Ma non dire scemenze!”
sbottò Sabrina sorridendo e stringendomi forte.
Alla fine fui costretta a
salutarli dato che dovevano tornare a casa.
“Tornerò domani mattina
presto, massimo per le sette e mezza” li salutai. “Ci vediamo tutti lì…”
Ci stringemmo in un ultimo
abbraccio prima di separarci.
“Mena, non ti azzardare più a
mandare messaggi come quello dell’altra volta! Ho pianto!” disse papà cercando
di tirarmi su, ma non ci riuscì perché vederli andare via mi causò un nuovo
piccolo lutto.
Fortunatamente fui distratta
da Beatrice, la futura moglie di Max, che mi si avvicinò contenta e si dimostrò cordiale.
“Grazie per l’invito del matrimonio!” le dissi. “Prometto che non
mancherò!”
“Mi fa piacere, sarà ancora
di più una bella giornata” sorrise, prima di avvicinarsi al suo futuro marito
che aveva cantato in modo divino.
Giorgio se ne stava da solo
in un angolo a rimuginare.
“Giorgio mi dispiace, non
sarà lo stesso senza di te” dissi avvicinandomi.
“Non è per me, mi dispiace
per Simona” mi rispose alzando lo sguardo mentre lo abbracciavo solidale.
Fu in quell’atmosfera di
gioia-tristezza che andai a letto alle due, da sola nella mia stanza dato che
Samanta e Rita erano già partite insieme agli altri che abitavano molto a nord
e avrebbero impiegato molto per arrivare a casa.
Quella sera così rimanemmo
solo noi del Sud-Centro, più vicini alle nostre case, ovvero io, Rossella,
Luigi, Niko ei Gold Boyz.
“Deb, vieni di là, dormiamo
tutti nella mia stanza , siamo quattro gatti stasera!” disse Rossella,
irrompendo nella mia stanza con tanto di pigiama bianco e azzurro.
Avrei preferito restare mene
da sola a rimuginare per il comportamento di Niko, e poi non eravamo quattro
gatto dato che en eravamo in otto, ma accettai. Indossai un pigiama nuovo,
arancio a fiori e mi avviai nella stanza, dove Luigi e Niko stavano parlando.
Si zittirono di botto
vedendoci, poi ci offrirono dei dolci inviati dalla moglie di Luigi. Mangiammo
parlando della serata, dei colpi di scena, prima di decidere di dormire a causa
della partenza dell’indomani.
“Ragazzi, ma quindi nessuno
farà il viaggio fino a Roma con noi?” domandò Andrea prima che spegnessi le
luci.
“Si, io sono di Roma, no?”
disse subito Rossella, sorridendo ed
agitandosi tutta. Si vedeva lontano un miglio che lui le piaceva.
“Ah, no, io pensavo venisse
anche Debora…” si giustificò.
“Ma cosa dici, non sai che
lei è della provincia di Caserta?” si intromise Niko, mentre gli lanciavo
un’occhiataccia.
“Wow, ti sei ricordato della
mia esistenza” sbottai. “E comunque so rispondere da sola. Andrea, comunque
sono di Caserta”.
“Mi confondo sempre, scusami,
è che non hai l’accento del sud” si giustificò dandomi un pizzicotto sulla
guancia. Inutile dire che Rossella si volto dall’altra parte.
“Deb, uffa, scusami…” disse
Niko avvicinandosi pericolosamente. “Sai che la prime time è un casino” aggiunse.
“Va bene” concessi a denti
stretti prima di sistemarmi in un lettino vicino la finestra anche se non
riuscivo a prendere sonno.
Pensavo alla mia famiglia,
alla vittoria, ma soprattutto alle parole di quel ragazzo che tanto mi faceva trepidare.
Mi imposi di dormire, ma non
ce la feci, così alle tre mi alzai e andai nella mia stanza lentamente,
cercando di non svegliare nessuno, e presi il libro di matematica, ripetendo le
cose su cui stentavo di più. L’essere stata in tv di certo non mi avrebbe garantito
la sufficienza!
“Allora, il teorema sulla
circonferenza… AB è uguale…” iniziai a dire, e continuai fino a non so quando.
Fatto sta che ero da sola
nella stanza, con le luci soffuse che erano la mia unica compagnia. Ripetei,
ripetei, ripetei… Finchè…
“Basta Debora, io devo dirtelo, tu mi piaci un
casino!”
“Ma Niko! Cosa dici?”
Eravamo vestiti molto elegantemente, e dietro di noi Max
e Beatrice ballavano in abiti nuziali.
“Si, l’ho capito già durante il programma ma non
potevo espormi più di tanto…”
Poco dopo eravamo in un giardino pieno di margherite.
“Allora, sono ricambiato?” chiese lui, prima di
baciarmi con ardore .
Gli risposi di si prima che insieme iniziassimo a
correre mano nella mano tra il prato, come nei migliori film romantici…
“Debora?”
“Eh?”
Era mattino inoltrato, e mi
sentivo la testa come di piombo. Davanti a me c’era l’evangelica visione di Niko
in canotta e pantaloncini.
“Oh Dio! Ma cosa ho fatto?
Perché sono qui?”
“Ce lo chiediamo anche noi,
ci siamo messi una paura, cosa sono venuto a cercarti…” fu la sua risposta,
mentre mi aiutava a chiudere i libri.
Cercai di ricordare, presa
anche da quello stupendo sogno.
“Oh, si, ieri non riuscivo a
dormire così sono venuta a ripetere…” risposi, mettendo tutto nello zaino.
“L’avevo immaginato!”
“Comunque che ore sono?”
chiesi, strofinandomi gli occhi.
“Le sei e mezza, vieni a fare
colazione!” mi invitò.
Lo guardai ancora
frastornata, annuendo. “Si, anche se dubito che mangerò qualcosa, sono troppo
emozionata…”
“Almeno non hai la
responsabilità del voto” disse sorridendo lui, facendomi segno di seguirlo.
Infatti tre minuti dopo ero
in cucina con lui, Luigi, Ilaria e i Gold Boyz che discutevano animatamente su
chi votare. Seguii il discorso, senza capirci nulla.
“Alla fine penso che nessun
politico guardi proprio ai nostri interessi” esclamai.
“Brava! Ed è per questo che
consegnerò una scheda nulla!” approvò Luigi applaudendomi.
Ridemmo tutti alla sua
convinzione, e poco dopo mentre mi preparavo avevo ancora il sorriso sulle
labbra.
Dopotutto quello che sarebbe
successo a scuola non sarebbe stato poi così male, no?
Ripensai al sogno, dandomi
mentalmente della demente… Peccato che le cose al matrimonio dello zio Max
sarebbero state ben diverse, eh si…
Qualche anticipazione:
“Beh, un’arma a nostro
svantaggio, ci avrebbe fatto piacere fare tutto il tragitto con te” affermò
lui, prima di chiedere ridendo: “Vero Niko?”
“Ehm, si, che domande”
rispose lui un po’ burbero.
______________
“Dovete già andare?
Altrimenti sarei lieta di offrirvi un caffè…” si risvegliò, dopo il primo
impatto.
“No, signora, ci scusi ma
dobbiamo andare” rispose per loro l’autista.
______________
Mamma si bloccò dall’atto di
sistemare i libri sullo scaffale. “Cosa? Andrai ad un matrimonio VIP?” chiese
esterrefatta.
______________
We piccolina! Sono appena arrivato, qui è un casino,
avevi previsto bene! Tu come sei stata accolta? In bocca al lupo per le
interrogazioni!Risp e divertiti! Tvb, un bacione.
______________
La aprii, avanzando.
Sembrava tutto vuoto finché
non vidi uno striscione azzurro e tante facce spuntarono dietro una cattedra
messa lì apposta.
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Capitolo 12 *** Il Breve Ritorno Della Life Coach ***
Il Breve Ritorno Della Life Coach
Salve a tutti! Come va? Ho
deciso di aggiornare oggi visto che questo cap è abbastanza corto, sabato provvederò
a postare il seguente che è più lungo e , onestamente, è uno dei miei preferiti
per il contenuto.
Bando alle ciance,
grazie a coloro che hanno letto lo
scorso cap e coloro che hanno recensito:
Giulls: Riguardo agli esami,
beh, lo sapremo nel prossimo cap, eheh! Niko geloso? Non hai ancora visto
niente, aspetta e vedrai XD Spero ti sia piaciuto questo capitolo!
_New Moon_: Grazie, mi fa
piacere sapere che sei stata sincera nel dirmi che all’inizio la storia non ti
piaceva! Ti ringrazio davvero tanto, i tuoi complimenti mi fanno arrossire!
Spero valga lo stesso per questo cap, fammi sapere!
_Vampire Cullen_: Grazie
mille, è sempre un piacere sapere che la propria storia appassiona il lettore,
è una vera soddisfazione! E questo cap? Ti è piaciuto? Aspetto un tuo giudizio!
Detto ciò… A sabato! Mi raccomando,
commentate come sempre!
La vostra milly92.
Capitolo 12
Il Breve Ritorno Della Life Coach
“What can I do
to make you love me?”
La voce limpida e soave dei
The Corrs fuoriusciva dalla radio dell’auto mentre io, Niko e Luigi eravamo
intenti nell’entrare in macchina dopo aver posato i bagagli indispensabili per
quel giorno e mezzo.
Quella canzone era perfetta
per me: si, cosa dovevo fare per farlo innamorare di me?
Uffa Debora, finiscila! Basta! Tu sei qui per essere
la sua life coach e basta, finiscila con queste paranoie da bambina!
L’autista, Salvatore, ci
disse che avrebbe accompagnato prima me a casa e poi i ragazzi visto che a
quell’ora c’era più traffico a Napoli mentre l’autostrada per Caserta era più
libera.
“In poche parole ci lascerai
da soli” affermò Luigi, seduto alla mia sinistra.
“Si” risposi.
“Beh, un’arma a nostro
svantaggio, ci avrebbe fatto piacere fare tutto il tragitto con te” affermò
lui, prima di chiedere ridendo: “Vero Niko?”
“Ehm, si, che domande”
rispose lui un po’ burbero.
Perché Luigi faceva così lo
scemotto e il sarcastico?
“Comunque vi invidierò,
sarete accolti come degli eroi” dissi, mentre davanti a noi c’era l’amato
Famila.
“Anche tu avrai la tua parte
a giudicare da come sei stata accolta ieri dalla tua famiglia” mi rassicurò Niko.
“Appunto, la mia famiglia!
Chissà il liceo come giudicherà il balletto…” mi dissi preoccupata, guardando
l’orologio: erano le sette e venti.
“Che te ne frega! E poi ci
sarà un motivo per cui avete vinto, no?” ragionò Luigi saggiamente. Gli
sorrisi, ultimamente con me era molto più gentile del solito, si vedeva che si
stava instaurando un rapporto meno formale tra noi, a parte il fatto che era
una persona stupenda.
Così un’ora l’auto si fermò
davanti la mia amata casa, che contemplai quasi con le lacrime.
E giù c’erano mia madre, mio
padre e mio fratello. Notai mia madre guardare curiosa dentro l’auto: sapevo
che avrebbe voluto conoscere Niko, era la sua seconda fan dopo di me!
“Wow, vedendola meglio sei
identica a tua madre!” disse lui.
“Ragazzi, vi andrebbe di
conoscerli? Tre secondi, giuro” aggiunsi rivolta a Salvatore, l’autista.
“Si, certo che mi va!”
rispose allegro Niko, seguito a ruota da Luigi.
Scesi dall’auto, seguita a
ruota da loro.
Dopo aver abbracciato i miei
genitori, che fortunatamente non vedevo da sole sei ore, dissi: “Vi presento Niko
e Luigi!” fin troppo entusiasta.
“Piacere, signora!” affermò
subito Luigi, stringendole la mano.
“Piacere” disse papà.
“Piacere di conoscervi, Debora
mi parla sempre di voi e di te” si presentò educatamente Niko, ma sorridendo,
rivolgendosi soprattutto a mio fratello che lo guardava scrutandolo immobile.
Strinse la mano ad ognuno, mentre mia madre sembrava essersi ammutita.
“Dovete già andare?
Altrimenti sarei lieta di offrirvi un caffè…” si risvegliò, dopo il primo
impatto.
“No, signora, ci scusi ma
dobbiamo andare” rispose per loro l’autista.
“Va bene allora, se potremo
ci fermeremo al ritorno” disse educatamente Niko mentre Luigi annuiva.
Ognuno salutò educatamente
l’altro con due formali baci sulle guance, ma quando toccò a me li abbracciai
entrambi con affetto.
“Mi raccomando, tornate vivi
e non fatevi sbranare dai fans!” dissi infine.
“Faremo del nostro meglio”
risposero all’unisono salendo in macchina.
Erano ormai dentro quando Niko
si affacciò dal finestrino. “Deb, mi raccomando, tieni il cellulare acceso che
ci sentiamo!” esclamò mentre l’auto partiva e ci salutavamo con la mano.
“Certo!” risposi entusiasta.
Quando l’auto fu lontana mi
voltai verso la mia famiglia; li scrutai attentamente dopo due settimane,e mi
dissi che nonostante tutto li vedevo diversi.
“Hai capito a mia figlia,
tutta che si butta tra le braccia di quelli!” protestò ironicamente papà.
Gli feci la linguaccia, prima
di rivolgermi a mamma. “Allora, mamma? Realizzato il tuo sogno?” sorrisi.
Mamma era ancora immobile,
scrutando il vuoto. Alla fine si risvegliò dalla sua trance, quasi sussultando.
Ormai stavamo risalendo le scale che conducevano al mio appartamento. “Debora,
è… è un Dio! E’ ancora più bello dal vivo! Dimmi, ci sei molto amica?” chiese
presa, mentre papà la guardava male, geloso marcio.
“Ma che, quello è solo un
atteggiato” s’intromise mio fratello disprezzante.
“Se se, perché non glielo hai
detto in faccia?!” lo sfidai, prima di rivolgermi a mamma. “Ci sono amica,
credo si veda dalla striscia quotidiana” risposi.
“Eccome! Hanno fatto vedere
anche voi che ballavate la canzone de “Il tempo delle mele 2”alla festa di Luigi!
Sei il mio orgoglio!” disse entusiasta. “Dimmi, com’è che ti ha chiesto di
ballare?”
Così trascorsi la seguente
mezz’ora a parlare di tutti i concorrenti, del giudizio della Sfortuna su di
me, sulla simpatia di Luigi e sulla dolcezza di Massimo.
“Ah mamma, sono stata
invitata alle sue nozze!” la informai, mentre preparavo lo zaino dopo due
settimane.
Mamma si bloccò dall’atto di
sistemare i libri sullo scaffale. “Cosa? Andrai ad un matrimonio VIP?” chiese
esterrefatta.
Perciò i momenti pre-scuola
li passai narrando tutto per filo e per segno. Mi sentivo al settimo cielo,
rivedere la mia stanza mi fece venire tanta nostalgia, ma mi fece uno strano
effetto vedere l’armadio vuoto come il mio reparto trucchi…
Ero lì con la mia famiglia,
cos’altro avrei dovuto desiderare di più?
“Ditemi, cosa fa vedere nel
day time?” chiesi alle otto, davanti a dei biscotti al cioccolato.
“Ci sei spesso!” rispose
papà, che sarebbe rientrato al lavoro un’ora dopo.
“Si, ti fanno sempre vedere
che parli con Niko, che ridete, che scherzi con Massimo… Poi questa settimana
c’eri sempre quando facevano vedere le prove!” m’informò mio fratello, che
sembrava aver messo da parte tutte le ostilità.
“Si, Massimo è un grande”
dissi.
“Si, ma tu mi devi parlare di
Niko! Allora, com’è?” chiese spazientita mamma.
“Meglio di quello che sembra
in tv” risposi, e mi accorsi di avere un tono sognante.
“E quindi? Dai, spara!”
“Ma niente, è davvero dolce,
mi fa sempre i complimenti, all’inizio pensava avessi diciotto anni…”
E ci stavamo anche per baciare…
“E poi?”
“Mamma, è tardi! Devo andare
a scuola! Ti racconto oggi!” risposi, alzandomi e prendendo lo zaino.
Era strano vedere come fosse
speciale per loro a dire la verità, ormai per me era una cosa normale!
Così andai a scuola,
salutandoli con più affetto del solito.
Mi chiesi come sarebbero
state le cose lì, se mi avrebbero giudicato male o meno. Quella mattina
indossavo dei pantaloni rosa pallido con una maglietta bianca e delle ballerine
abbinate, e mi continuai a chiedere se stessi bene o meno finché non mi vibrò
il cellulare.
Mi aspettavo un sms di
qualche amica, ma invece…
Ciao piccolina! Sono appena arrivato, qui è un casino,
avevi previsto bene! Tu come sei stata accolta? In bocca al lupo per le
interrogazioni!Risp e divertiti! Tvb, un bacione.
Il mittente era Niko, e quasi
non ci credevo leggendolo.
Il cuore mi batteva forte, e
quel poco di fame che avevo scomparve.
Bene, sto andando a scuola, speriamo bene! Crepi, mi
raccomando, difenditi bene dallo stormo di fans! ;-) Un bacione star, tvb!
Ebbi appena il tempo di
alzare lo sguardo dal display che vidi dinanzi a me l’entrata del liceo
classico europeo “G. Pascoli”.
Ingoiai fin troppa saliva,
c’era qualche ragazzo qua e là , qualcuno mi scrutava, ma niente di più.
Mi diedi della sciocca per
essermi illusa di trovare qualcosa di diverso prima di entrare nel liceo.
Feci una corsa per non
arrivare in ritardo, ma mi misi paura vedendo il primo piano deserto.
Accelerai il passo prima di
salire al secondo piano, dove c’era la mia aula.
Quando la vidi indugiai un
attimo, cercando di ricordare che materia avevo alla prima ora.
Arte! Meno male, la prof era
innocua…
Così sospirai, prima di
bussare ed entrare.
Uno, due, tre…
Il vuoto totale! La classe
era vuota!
Sbuffai, cercando qualche
segno. Mi guardai intorno e solo alla fine lessi sulla lavagna, scritto con la
grafia di Giusy, che era anche la rappresentante di classe: “Per i ritardatari: siamo nell’auditorium
per il progetto Arte a Scuola”
Così posai la cartella vicino
al mio banco, notando con una stretta al cuore che era costellato da tante
scritte come: “Ci manchi!” e “Torna presto… Con Niko, possibilmente!” e scesi
giù, sperando di non dover fare il permesso a causa del ritardo.
Arrivata davanti la porta
dell’auditorium la trovai stranamente chiusa.
La aprii, avanzando.
Sembrava tutto vuoto finché
non vidi uno striscione azzurro e tante facce spuntarono dietro una cattedra
messa lì apposta.
“Bentornata piccola life
coach!” recitava lo striscione.
Rimasi pietrificata,
immobile, mentre tante persone mi assalivano e mi abbracciavano, impedendomi di
riconoscerle. Ma le sorprese, come sempre, non erano finite lì!
Qualche Anticipazione:
“Gianmaria Lucrai, piacere”
disse porgendomi la mano.
“Piacere. Allora come stanno
le cose a te ingrandirebbe i brufoli” risposi, stringendogli la mano e facendo
ridere di più gli altri.
__________
Ma lo capii tre secondo dopo:
avevo trenta richieste di amicizie su Netlog, venti contatti su msn volevano
aggiungermi e quaranta e-mail nella posta in arrivo.
__________
“Giusto, posso sapere come
hai avuto il m….”
“Devi sapere” mi zittì, “Che
la gente che conosci sta vendendo il tuo numero e indirizzo msn come se fosse
oro….”
__________
“Ma per certe cose il tempo
non serve” replicò lui convintissimo “Su, sciogliti…” aggiunse, prendendomi per
mano e cercando di condurmi al centro della pista da ballo.
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Capitolo 13 *** Non E' Bello Ciò Che E' Bello Ma E' Bello Ciò Che E' Famoso ***
Non E' Bello Ciò Che E' Bello Ma E' Bello Ciò Che E' Famoso
Buon sabato a tutti!
Come al solito ho tantissimo
da studiare, diciamo che il libro di letteratura greca mi sta guardando con
un’aria minacciosa simile a quella del mio prof, per cui non vi tedierò ulteriormente
con grandi discorsi come è mio solito fare.
Per cui ringrazio le new
entry tra i preferiti e coloro che hanno recensito:
_Baby_Sweet_Love: Ecco il
cap! Eh si, lo scambio di sms è stato davvero carino, per una volta non c’è
stata la solita barriera cantante/ragazza comune tra Deb e Niko ma hanno
compiuto quest’azione normalissima. Spero ti piaccia anche questo capitolo!
_New Moon_: Grazie mille,
cosa te ne sembra di questo cap? Aspetto un tuo giudizio!
Giulls: Genero?! Diciamo che
al momento la madre di Deb vorrebbe che Niko fosse il suo amante xD xD xD Si, l’idea
della festa a sorpresa è stata carina, forse un po’ scontata, ma in questo cap
scoprirai che Deb lo reputa un gesto “Ipocrita” ed io non le do tutti i torti.
E tu? xD
La prossima settimana sarò
davvero impegnata, quindi dubito che avrò tempo di aggiornare… A sabato!
La vostra milly92.
P.S. Mi è venuto in mente un
piccolo sondaggio… Chi è il vostro personaggio preferito tra i personaggi
secondari fino ad ora? Rispondete numerosi!
Capitolo 13
Non E' Bello Ciò Che E' Bello Ma E' Bello Ciò Che E' Famoso
Non
riuscivo a vedere quasi niente tranne le decine di braccia che mi stringevano e
che facevano a lotta per stringermi. Addirittura mi arrivò una testata da non
so chi!
“Ahia!
Calma, calma, sono qui, non me ne fuggo!” urlai disperata, con la testa
dolorante e cercando di farmi spazio.
In
un battibaleno si creò spazio intorno a me, così riuscii a respirare.
Davanti
a me, mi resi conto, c’erano quasi quaranta persone, ed alcune continuavano
arrivare. Rimasi stupita, e solo dopo qualche secondo riuscii a scovare le mie
migliori amiche che si sorridevano e mi guardavano curiose nonostante le avessi
viste solo sette ore prima.
“Eh,
salve a tutti” bofonchiai imbarazzata, con le mani sudate e le braccia
tremanti: avere tutti quegli occhi puntati su di me mi innervosiva e allo
stesso tempo mi imbarazzava.
“Quasi
non ci credo che sei mia alunna, eri ancora più bella in tv” ironizzò la
professoressa Siano, l’insegnante di arte, avvicinandosi e abbracciandomi.
“Si,
ma la tv ti ingrassa ancora di più devo dire” precisò il famoso Gianmaria
Lucrai, famoso perché girava voce che fosse gay ed era un appassionato di moda,
con cui non avevo mai parlato prima.
“Oh,
ma grazie” sbuffai mentre qualcuno rideva.
“Gianmaria,
piacere” disse porgendomi la mano.
“Piacere.
Allora come stanno le cose a te ingrandirebbe i brufoli” risposi, stringendogli
la mano e facendo ridere di più gli altri.
Anche
lui mi concesse una risata con il suo portamento effemminato prima di lasciare
posto alle 14 ragazze della mia classe che si buttarono addosso tutte insieme,
lasciandomi senza fiato.
“Debora!
Debora!” iniziarono ad urlare.
Che ipocrisia, fino a due settimane fa
non se ne fregavano proprio di me ed ora se ne escono con un bel party nell’auditorium,
mancano solo i palloncini …
“Che
figo il balletto” si complimentò estasiata Sara, la “coreografa” della classe,
ma anche capo oca a mio giudizio. “Ce lo insegnerai?”
“Se
avrò tempo” dissi vaga, mentre la mia insegnante di Spagnolo, Giovanna D’Alise,
mi abbracciava premurosamente.
Ma
almeno non avevo fatto una figuraccia… O così sembrava.
Sembravo
appena tornata dalla guerra per tutte le persone che mi stringevano e urlavano
il mio nome, e le cose furono ancora migliori, o peggiori, una volta fuori
dall’aula.
Tutti
mi guardavano, mi scrutavano, di sicuro giudicavano.
Anche
in bagno le ragazze mi scrutavano tra una sigaretta e l’altra, qualcuna che non
conoscevo più sfacciata mi fermava, qualcun’altra si limitava a fare un cenno
all’amica.
“Deb,
sei la pop star del liceo!” disse entusiasta Cristina, che per l’occasione
indossava una gonna di jeans, una maglia con il collo a barca rosa e delle
ballerine abbinate. “Ricordi come era
schifosa la vita prima che tu andassi a Music’s Planet?”
“Ma
che, Cri, mi stanno solo giudicando male” ribattei, notando due dell’ultimo
anno che mi additavano.
Ma
si, ero la cretinetta del secondo anno che si pavoneggiava per essere andata in
tv, no?
“Ciao”
mi salutò la più popolare della scuola, Paris
Eppure,
con un po’ di soddisfazione, mi dovetti ricredere un po’: notai che tante
ragazze, soprattutto quelle del primo anno, si vestivano come me, avevano quei
piccoli particolari che c’erano solo nel mio stile: fasce colorate nei capelli,
frontini con la frangetta davanti, maglie a maniche lunghe con sopra i top, e tante ragazze che avevano
avuto i capelli lisci ora li portavano mossi come i miei.
Alla
fine capi che era bello essere un po’ più conosciuta, specialmente quando
queste mie “ammiratrici”, se così le posso chiamare, mi fermavano e si
complimentavano.
Poco
dopo però venne il tempo delle verifiche, dove fui soggetta a molte battutine,
tipo: “Scusa se qui non c’è il
conduttore a farti la domanda”.
Presi
sette e mezzo a diritto e sei e mezzo a matematica con una nota di tristezza,
ma ovviamente non avevo potuto dare il massimo avendo così poco tempo per
studiare.
“Su,
tirati su” esclamò Sabrina. “Non hai mica preso un’insufficienza!”
“Infatti,
io ho preso sei a diritto e cinque a matematica, cosa dovrei dire…” tentò di
tirarmi su Lina.
“Ho
trovato qualcosa che potrebbe tirarti su” esclamò a bassa voce Giusy,
trattenendo a stento un urletto. “Daniele sta venendo verso di noi!”
“Chi?”
domandai senza capire.
“Giusto,
tu non sai niente! E’ un nuovo studente,
si è trasferito da Roma la settimana scorsa, è uno schianto…”
Lo
confermai tre secondi dopo, quando un ragazzo dai capelli biondo cenere e gli
occhi verdi, alto e con indosso un giubbino di pelle batté sulla mia spalla,
facendomi voltare.
“Ciao” mi salutò , mentre Cristina tentava con
un dolce: “Ehi, Daniele, ciao!”
“Ciao”
risposi senza sapere cosa fare o dire, dato che aveva ignorato il saluto della
mia amica.
“Tu
sei Debora, vero?”
“Ehm,
si, e tu…?”
“Piacere
di conoscerti, mi chiamo Daniele e vado in 4°B” si presentò, porgendomi la
mano.
Mentre
la stringevo mi dissi che la 4°B oramai poteva essere denominata la classe
degli dei scesi in terra, dato che ce n’erano altri molto carini.
“Sei
nuovo?” chiesi, anche se sapevo già la risposta.
“Si,
mi sono trasferito da Roma da una settimana”
“Poverino,
dalle stelle alle stalle” commentai, dato che la mia scuola non era nemmeno
lontanamente adagiata come una di Roma.
“Ma
no, mi trovo meglio qui ad essere sincero. Comunque, piacere di averti conosciuta,
seguo Music’s Planet solo per te! Ciao, bellissima” si congedò, facendomi
l’occhiolino ed andandosene, lasciandomi come una cretina che ebbe a stento il
tempo di replicare: “Ciao”.
“Oddio!!!!”
Appena
fu lontano,le ragazze mi saltarono addosso, dicendomi di essere diventata una
“attizzatrice certificata”.
“Guarda,
per quello che ha fatto gli perdono il fatto di non avermi salutata!” concesse
Cristina.
“Ma
lo sai che per tutta la settimana ci ha domandato solo ed esclusivamente di
te?” mi informò Giusy cn un’aria un po’ invidiosa. Scrollai le spalle, senza
sapere cosa dire o fare. Che fosse brutto non era affatto vero, ma dire che mi
piacesse era una bugia dato che al momento pensavo solo a Niko.
Tra
sguardi, qualche complimento, domande curiose e strane considerazioni riuscii a
chiudermi in un bagno con le mie quattro migliori amiche durante la ricreazione
che precedeva le lezioni pomeridiane tipiche della mia scuola e iniziai a
parlare a raffica, rispondendo ad ogni loro domanda.
“Com’è
Massimo?” chiese Lina.
“Dolcissimo”
risposi, “Mi ha anche invitata alle sue nozze!”
La
notizia fu accolta con stupore, ovviamente. Nessuno ci credeva….
“E
qual è la cosa più brutta che ha fatto da quando lo conosci?” chiese Sabrina.
Le
passai in rassegna una ad una e decisi che potevo fidarmi di loro. Potevo
rispondere sinceramente.
“Bussare
alla porta mentre Niko mi stava per baciare” risposi sognante, cercando di
intravedere le loro reazioni.
Silenzio.
Poi alla fine Giusy rise, dicendo: “Si, dai, a chi vuoi piglià in giro!” e Cristina
mi guardava come se stessi limonando con Berlusconi davanti ai suoi occhi.
Sabrina
e Lina sembravano stordite, guardandosi a vicenda per poi fissarmi.
“Cioè,
tu stavi per essere baciata da Niko, quel
Niko?!” chiese Lina stupita.
“Si,
giuro!” risposi alzando le mani.
“Oddio”
fece Cristina.
“Beata
te” aggiunse Giusy.
“Ora
ci racconti tutto!” impose Sabrina, prima di aprire la porta di scatto e dire:
“E che c***o, fatevi gli affaracci vostri!” a due del primo anno dietro la porta
di cui aveva intravisto le scarpe.
Ridemmo
per un istante, inveendo contro le spione, prima di tornare serie. Tutte
pendevano dalle mie labbra e per un mi
godetti il momento creando suspense con abilità.
Alla
fine raccontai tutto per filo e per segno, lasciandole a bocca aperta.
“Io
ti ammazzo! Hai fatto colpo su Niko, ti rendi conto? Ci hai anche ballato “Your
eyes” a quella stramaledetta festa! Esci
in tv tutti i giorni, vivi con delle persone importanti…” iniziò Cristina con
finta aria critica, prima di abbracciarmi. “Solo che me lo devi presentare…!”
aggiunse con aria furba.
Non
feci in tempo a rispondere “Si” che mi squillò il cellulare. Lo presi e sul
display lessi “Niko chiamata”.
“Oh
cavolo, mi sta chiamando!” urlai presa, cercando di non farmi cadere il
cellulare dalle mani. “Già prima mi ha
inviato un sms…”
“E
tu non ci dici nulla?!” fece Giusy sbalordita.
“E
rispondi, muoviti!” disse Lina emozionata.
“E
metti il vivavoce!” aggiunse Sabrina, avvicinandosi a me.
“Ok…”
risposi, premendo il tasto altoparlante.
“P-Pronto?”
“Ciao
piccolì” esclamò la voce di Niko, mentre attorno a lui si sentivano tante voci.
Cristina
mi guardò incredula, facendo una faccia sognante e sillabando “Piccolì, madò che dolceeee!”
“Ehi
star” risposi arrossendo. “A cosa devo questa chiamata?”
“Così,
la life coach non si scorda mai e si chiama nei momenti di relax”
“Si,
e dove l’hai letta questa? Nel manuale della futura pop star italiana?”
“Dai
scherzo… No, volevo sentirti…!”
A
queste parole rimasi paralizzata mentre Sabrina faceva una faccia in stile “e
ti pareva” e Cristina e Giusy cercavano di calmare Lina in preda ad uno shock.
“Già
mi manchi” aggiunse serio.
“Oh
si, ehm, cioè, vale lo stesso per me” risposi dandomi mentalmente della
stupida.
“Allora,
cosa dicono i fans?”
“Ma
quali fans…! Il massimo che mi hanno detto è che in tv sembro più grassa”
“Carini.
E come sono andate le interrogazioni?”
“Bene…
E tu? Come è andata? Chi hai votato?”
“Non
sapevi che il voto è personale…”
“…
Uguale, libero e segreto? Si, gliel’ho detto poco fa alla prof di diritto, ma
non credo sia così segreto dopo l’animata discussione di stamattina, no?”
“E
meno male che hai studiato da sola diritto”
“Si,
perché certe persone mi avrebbero solo distratta” feci prima che mi potessi fermare,
chiudendo gli occhi per la bomba sparata.
“Ma
a te non sarebbe dispiaciuto essere distratta da quel che ho capito, no?”
stette al gioco lui ma quasi serio, mentre le mie amiche si erano rassegnate e
facevano finta di pregare.
“Non
so…”
“Comunque
se vuoi potrò distrarti domani visto che verrò a prenderti fuori scuola”
“Cosa?”
“Si,
Salvatore mi accompagnerà alle tre e qualcosa al tuo paese e poi andrà a
prendere Luigi perché ha avuto qualche problema, non so” mi spiegò. “Poi
ritornerà con lui e ritorneremo al loft”
“Ah,
benissimo”
“Ti
potrò distrarre?”
“Dipende
da cosa intendi per distrarre…” risposi mentre Lina scuoteva il capo e mi
faceva segno: “Tu sei scema”
“Lo
vedrai” fu la sua riposta. “Comunque ci vediamo domani, ok? Ho un appuntamento
con i miei migliori amici…”
“Va
bene star, anche se alla fine non mi hai detto chi hai votato”
“Ah
ah! Ciao piccolina, ti voglio bene”
“Anche
io, un bacio”
Staccai
con il fiato corto, mentre le ragazze mi fissavano incredule.
“Debora,
ti rendi conto? Gli piaci!”
Dopo
tutte queste subdole considerazioni la ricreazione terminò e ritornai in
classe, dove la professoressa Nusco, l’insegnante di italiano, mi invitò a narrare come si svolge il
programma, quando si registra, e mi consegnò il mio compito in classe.
Miracolo,
avevo preso sette e mezzo per la prima volta! Il massimo che aveva messo era
sempre stato sette…
Al
termine delle lezioni, con un po’ di folla intorno ritornai a casa con Cristina
che mi scortava.
Dopo
aver parlato un po’ con mia mamma, mi pregò di connettermi ad internet.
Ubbidii,
senza capire cosa volesse. Ma lo capii tre secondo dopo: avevo trenta richieste
di amicizie su Netlog, venti contatti su msn volevano aggiungermi e quaranta
e-mail nella posta in arrivo.
“Vedi,
sei famosa!” mi disse la bionda soddisfatta. “Ed io lo sarò appresso a te,
haha!”
Ma
non ero ancora andata nel forum di Niko…
“No,
Deb, non ci andare, ti prego…” mi ammonì fermamente la mia amica, togliendomi
il mouse di mano.
“Perché?”
chiesi sentendo puzza di bruciato.
“Ma
no, che ci vai a fa…”
Fui
più veloce di lei, ripresi il mouse e andai sul forum, aspettandomi qualcosa di
molto brutto. Ma, ahimè, non mi ero preparata abbastanza.
Nelle
varie discussioni della sezione “Music’s Planet” ce n’erano tre dedicate a me.
Ma non dedicate nel senso positivo…
La
prima si chiamava “Debora, la life coach. Cosa ne pensate?”
Un’utente,
una certa xgirlx90, scriveva:
“Ragazzi, non so se avete saputo della
futura entrata dei life coaches a Music’s Planet, ovvero persone che dovranno
seguire i talent giorno dopo giorno con supporto morale. E indovinate Maria chi
ha scelto per Niko? Una sedicenne della
provincia di Caserta che si chiama Debora. L’ho vista nella puntata quotidiana,
e ne sono rimasta allibita: non troppo alta, un po’ atteggiata, pomposa e
sicuramente stracotta di Niko. Dico io, ma a che servono ‘sti life coaches?
Staremo a vedere…”
La
seconda si intitolava: “Io a quella Debora l’ammazzo!”, e l’autrice era una
certa Mery&Love.
“Sono incazzata nera raga! Ma chi si
crede di essere quella tipa?! L’avete vista come fa la vittima? E Niko la
consola pure! Le sta sempre dietro e lei se la gode un mondo! Poi ha fatto il
comizio con Rossella e si ritiene grande amica di Massimo… Insomma, siamo a
Music’s Planet, non al GF!”
La
terza, ma non per ordine di crudeltà, era di una certa Niko6Bono e si chiamava:
“La ballerina del cavolo”.
“Oddio, avete visto le prove? Mi sono
schiantata dalle risate ihih! Quella Debora sembra un maiale rincretinito! Ma
chi si crede di essere? E Niko le ha anche fatto i complimenti, si vede che
erano falsi! Madò, ma cosa succede a chi balla peggio? Spero proprio che li
caccino fuori, così quella cessa se ne andrà…”
Ovviamente
mi incazzai di brutto, ma tra le prime risposte ne lessi una di “Cri92”:
“Zitte oche che non siete altro! La
vostra unica giustificazione sapete qual è? L’I-N-V-I-D-I-A!!!! Conosco Debora
e lei non è assolutamente il tipo di persone da pavoneggiarsi, anzi, spesso le
dico che deve avere più fiducia in sé stessa! E anche se non la conoscessi non
mi darebbe quest’impressione! E poi mi congratulo con l’adamin, permettere di
offendere persone così, tanto che ve ne frega? Basta che non si offende Niko,
eh!”
E
quella Cri92 era propri Cristina… La guardai, era un po’ imbarazzata.
“Oh,
grazie tesoro!” dissi prima di cacciare via alcune lacrime, un misto tra rabbia
e gratitudine. L’abbracciai affettuosamente prima che il mio cellulare
iniziasse a squillare.
“Chi
è?” mi chiese lei.
“Mah,
non so, non ce l’ho registrato…”
Aprii
lo sportellino del cellulare e risposi.
“Pronto?”
“Ehm,
parlo con Debora?”
“Si,
con chi parlo?”
Era
una voce maschile un po’ familiare. Cristina mi fece strani gesti, curiosa.
“Sono
Daniele, ci siamo parlati stamattina, non so se ricordi…”
Rimasi
stupita, riconoscendo la voce. Sillabai “Daniele” a Cristina che mi chiedeva
chi fosse e lei divenne scarlatta e sobbalzò dalla sedia, sbracciandosi in
gesti frenetici.
“Oh,
oh! Si, Daniele, certo, ciao…” feci, facendole segno di calmarsi.
“Ciao
Debora, tutto bene?”
“Si,
si, ehm, a te?”
“Si
ora che sono riuscito a rintracciarti!”
Rimasi
scioccata mentre Cristina continuava, questa
volta silenziosamente, quella sorta di danza.
“Giusto,
posso sapere come hai avuto il m….”
“Devi
sapere” mi zittì, “Che la gente che conosci sta vendendo il tuo numero e
indirizzo msn come se fosse oro….”
La
notizia mi fece rimanere ancora più perplessa, non sapevo e credere o meno ad
un’assurdità del genere.
“Eh?”
“Si,
è così! Comunque, ti ho chiamato per invitarti ad una festa stasera….”
“Ah…”
“Si,
ci sarà molta gente del classico europeo, ovviamente potrai portare anche le
tue amiche, ma nessun ragazzo mi raccomando!”
La
sua voce era accattivante, e stavo già per dire di no quando vidi che Cristina
dato che avevo messo l’altoparlante per la seconda volta in quella giornata
stava esultando di gioia. Lei amava le feste. Amava le feste con i “Belloni”.
Amava divertirsi in generale. E decisi che per lei, per ringraziarla, ci sarei
passata sopra e ci sarei andata anche se sapevo che mi avrebbe usata per
vantarsi con gli amici.
Così
tre ore dopo io e la mia “banda” eravamo fuori la casa di Daniele, ovvero una
villetta con un portone quasi regale. Era molto famosa nella città, la
nominavano la “piccola reggia” perché al centro del cortile c’era una fontana
reale molto elegante, e quando era stata messa in vendita era stata oggetto dei
pensieri di qualche riccone maddalonese. E invece la famiglia di Daniele li
aveva scavalcati, direttamente da Roma!
Indossavo
un vestitino non troppo formale color pesca, un po’ come le altre ragazze,
tutte ben truccate e decise a divertirsi.
Ad
accoglierci fu Daniele in persona, vestito con dei pantaloni neri aderenti ed
una camicia nera con la cravatta allentata. Era fin troppo bello per poter
sembrare vero! Mi sorrise prima di salutarci tutte con i famosi tre baci. Gli
presentai quelle che non conosceva e poi ci condusse nel cuore della festa,
ovvero nel retro del grande cortile, decorato con luci da discoteca ma soprattutto
con tavoli pieni di alcolici.
Alcuni
dei suoi amici subito si presero le mie amiche, e alcune di loro che erano
fidanzate dovettero respingerli a forza; invece notai con una risata che Sabrina
se ne stava con un ragazzo con cui si stava frequentando e Cristina e Giusy
andare a ballare con due ragazzi niente male. Evidentemente era tutta una messa
in scena, perché alla fine rimasi da sola con Daniele.
“Vedi,
non mi sto vantando di te e di averti alla mia festa” disse subito.
“Non
ho mai detto questo” replicai freddamente.
“Fai
bene allora, perché io e te ci conosciamo da otto ore…”
“Appunto”
“Cosa
appunto?”
“Appunto
nel senso che ci conosciamo da sole otto ore
quindi mi sembra affrettato invitarmi…”
“Ma
per certe cose il tempo non serve” replicò lui convintissimo “Su, sciogliti…”
aggiunse, prendendomi per mano e cercando di condurmi al centro della pista da
ballo.
Cosa
fare? Stare al gioco e passare una bella serata o fare la musona?
Quello
che scelsi è ovvio…
Tre
secondi dopo me ne stavo a ballare come una furia insieme a Daniele, che era un
asso nel ballare quasi quanto Niko. Niko…. Pensando ciò mi risvegliai dal mio
torpore, ritornando alla realtà, alla realtà di Music’s Planet. Cosa stava
facendo Niko? Mi stava pensando?
“Cosa
c’è?”
Daniele
si era accorto della mia preoccupazione, perché mi ero fermata e stavo fissando
il vuoto.
“Oh,
niente, tranquillo!”
“Su,
dimmi…” disse, passandomi un braccio attorno alle spalle e conducendomi fuori
dalla pista da ballo. Mi versò qualcosa da bere nel bicchiere e lo bevvi, senza
neanche curarmi di vedere cosa fosse.
“Sto
bene” risposi dopo essermi scolata il tutto. “Davvero, è stato un attimo,
niente…”
“Sicura?
Dai vieni, anche io mi sono scocciato di ballare…” confermò, facendomi segno di
seguirlo.
Attraversammo
il cortile, aprì la porta d’entrata e mi ritrovai in un magnifico ingresso
stile impero.
“Wow”
esclamai.
Lui
ignorò la mia considerazione e mi condusse nella sua stanza, che era circa
cinque volte la mia, con i poster dei Greenday appesi dovunque. C’era un bel
balzo di stile dalle altre stanze alla sua camera a dire la verità, lì mi
potevo sentire perfettamente a mio agio dato che era molto informale.
Così
parlammo, e alla fine scoprì che non era male come carattere, era solare e
sapeva farmi ridere.
“Ti
vedo sempre in tv, sai?” mi disse all’improvviso.
“Davvero?”
“Si,
vedo quella trasmissione solo perchè ci sei tu, ed averti qui è una cosa
magnifica, un sogno!”
Mi
fece arrossire come una cretina, e per farmi sentire a mio agio rinnovò il suo
sorriso rassicurante, accarezzandomi una guancia.
“E’
una novità per me, tutto questo. Dopotutto io in tv non faccio niente, e vedere
che almeno nella mia città qualcuno mi conosce…” dissi, sentendomi un
grandissima stupida.
“Non
è vero che non fai niente, sei te stessa e questo è un grande pregio, in tv
tutto è sempre così falso!”
Gli
sorrisi, non sapendo cosa dire o fare.
Ci
scambiammo anche gli indirizzi e-mail prima di scendere in cortile e scatenarci
a ballare, questa volta con più convinzione.
Non
successe niente di che, ma il giorno dopo a scuola tutti mi salutavano ancora
di più, sorridendomi, e durante l’ora di educazione fisica vidi che Daniele era
affacciato alla finestra per salutarmi.
Infatti,
mi raggiunse in corridoio alla fine dell’ora e alla fine delle lezioni venne
fuori la mia classe per salutarmi dato che quel pomeriggio sarei ritornata al
loft.
“Allora
oggi te ne vai di nuovo?” mi chiese dopo avermi presa in disparte.
“Si…”
“Non
sai quando tornerai?”
“Quando
verrà eliminato Niko.Perciò spero di tornare il 4 Giugno, dopo la finale! Non
vorrei portargli sfiga…”
“Sei
fin troppo buona, Deb, allora addio! E ricorda che se non deciderai di tornare ti seguirò…” disse, abbracciandomi con
calore. Tutti ci guardavano sghignazzando, e mentre si allontanava mi mandò un
bacio.
A
quel punto, mentre le mie amiche mi saltavano addosso e commentavano, mi sorse
una domanda spontanea: se non fossi uscita in tv, Daniele mi avrebbe mai
guardata?!
Qualche Anticipazione:
Sussultai, prima di voltarmi
e trovarmi faccia a faccia con Niko che sorrideva. “Insomma, non potevo non
scegliere la cappella di S. Nicola, no?” mi salutò.
__________
“Salve ragazze, voi dovete
essere le amiche di Debora!” disse lui, passandosi una mano dietro al nuca.
Sembra addirittura imbarazzato! “Mi ha parlato molto di voi!”
“Oh, anche lei ci ha parlato
molto di te…” fece Giusy, guadagnandosi un’occhiataccia torva da parte mia.
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“Oh no, allora è vero che noi
campani siamo un po’ scemi!” si lagnò ironicamente Niko, mentre Francesco gli
si gettava addosso e fingeva di picchiarlo.
__________
“Ma no, mi riferisco alla
maturità, si vede che sei più “Grande” di loro mentalmente” spiegò, “Ma
cos’erano quelle frecciatine su un certo Daniele?” chiese poi, riferendosi a
quando Sabrina lo aveva nominato circa i miei eventuali fans.
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Capitolo 14 *** Un Buon Motivo Per Andare In Chiesa ***
Un Buon Motivo Per Andare In Chiesa
Salve a tutti!
Spero vi faccia piacere il
fatto che abbia aggiornato un giorno prima ihih!
E’ stata una settimana
durissima, anche perché la mia ispirazione era a mille, avrei tanto voluto
scrivere un nuovo capitolo (sono arrivata fino al 45 per ora, il che vi dice
che questa fic avrà almeno 50 cap, armatevi di pazienza!) ma ne sono riuscita a
scriverne solo due pagine.
Mi ha fatto davvero piacere
sapere che lo zio Max è il vostro personaggio secondario preferito! E’ un
personaggio che adoro, costruirlo mi è riuscito davvero naturale!
Detto ciò grazie a coloro che
hanno letto lo scorso cap, inserito la fic tra i preferiti e coloro che hanno
recensito (mi sono guadagnata tre lettrici fedeli, grazieeee!):
New Moon: Grazie, è un
piacere sapere che la storia continua a piacerti! Ecco il cap, cosa ne pensi?
Giulls: Daniele? Chissà, per
ora sbava solo dietro a Deb, dovrai aspettare qualche cap, muahahah! Comunque
si, sono una fan di Mean Girls, anzi, lo ero fino a tre anni fa ma resta il
fatto che è un film che mi fa morire dalle risate ogni volta che lo vedo anche
se ormai lo so a memoria. Immagino te ne sei accorta dall’espressione usata
nello scorso cap, “attizzatrice certificata”, vero? Anche tu sei una fan?
Sweet_Baby_Love: Per ora
Daniele sbava solamente dietro a Deb, bisogna aspettare un po’ per qualche
sviluppo! Eh si, l’invidia è proprio una brutta bestia… Anzi, avanti questo “sentimento”
avrà un ruolo importante, sigh!
Il sondaggio di questa
settimana è … Quale è il personaggio che più vi ha colpito per la sua particolarità? Mi raccomando, rispondete numerosi!
Penso che aggiornerò
mercoledì,
la vostra milly92.
Capitolo 14
Un Buon Motivo Per Andare In Chiesa
Così quel pomeriggio, mentre
qualche sconosciuto mi salutava e le mie care amiche sghignazzavano a causa
degli squilli di Daniele, passò rapidamente e le tre e mezza, ora del termine
delle lezioni, arrivarono molto rapidamente per i miei gusti.
Avevo appena messo piede
fuori dalla scuola e stavo salutando le altre ragazze quando il cellulare
iniziò a squillare, rivelandomi un sms di Niko.
Ehi, sono nella chiesa fuori la tua scuola, vieni!
In chiesa?!
Subito mi recai verso quel
posto, che era proprio di lato alla scuola, dicendo alle ragazze che sarei
tornata subito. Il cuore mi batteva molto forte, e sentivo che le mie converse
erano diventate di piombo, impedendomi di camminare bene.
Appena entrata, dopo aver
fatto il segno della croce, iniziai a guardarmi intorno costatando che la
chiesa era vuota. Feci qualche passo, guardando anche nei confessionali, e
stavo proprio vicino la cappella di S. Nicola quando sentii un braccio cingermi
la vita e una mano coprirmi gli occhi.
Sussultai, prima di voltarmi
e trovarmi faccia a faccia con Niko che sorrideva. “Insomma, non potevo non
scegliere la cappella di S. Nicola, no?” mi salutò.
“Si, dimenticavo che la tua
innata intelligenza non finisce mai di stupirmi!” ribattei ancora con il cuore
che galoppava.
“Comunque ciao, eh”
“Ciao”
Gli feci la linguaccia mentre
lui scuoteva il capo rassegnato e mi abbracciava. “Scusa, ma era il mio unico
nascondiglio” si scusò sussurrando mentre si allontanava e tirava fuori dalla
tasca un capello e un paio di occhiali. “Una ragazza mi stava riconoscendo… Non
mi andava di essere infastidito ancora”
“Figurati! Ma sei un
maleducato, eh, non si indossa il cappello in chiesa… Comunque ti da fastidio
conoscere solo quattro mie amiche?” gli chiesi lentamente, sussurrando anch’io,
pensando già alle loro facce deluse se non glielo avessi fatto conoscere.
“Ma che, scema! Dai,
chiamale, ti aspetto qui” esclamò.
Annuii, uscendo dalla chiesa.
Subito mi congedai dalle altre ragazze, dicendo che ci saremo riviste al più
presto ma che di sicuro sarei tornata per la fine dell’anno scolastico. Si
affollava così tanta gente che ci impiegai circa dieci minuti per liberarmi di
tutti, e alla fine mi ritrovai anche Daniele davanti.
“Ehi, che coincidenza…” si
giustificò, anche se si era capito benissimo che era passato apposta per di lì
nonostante ci fossimo già salutati poco prima.
Mi voltai e notai Niko di
striscio che si era affacciato per controllare, forse preoccupato dal mio
ritardo.
“Eh si” gli dissi
semplicemente, facendogli comprendere che non mi andava di perdermi nelle sue
smancerie. Si allontanò, deluso, ma non vi badai più di tanto ad essere onesti,
anche perché il solo pensiero di Niko nella chiesa vicina mi elettrizzava.
“Ragazze, vi devo davvero
salutare” mi scusai, rivolta alle altre della classe.
“Uffi, egoista! Non mi hai
nemmeno insegnato “Umbrella”!” esclamò Sara mettendo il finto broncio.
“Te lo insegno quando torno,
ok?” promisi rapidamente, notando con la coda dell’occhio che Niko continuava
ad affacciarsi.
“Ok… Ma aspetta un ultimo
secondo, cara!” disse lei, scuotendo la chioma bruna e cercando una macchina
digitale dallo zaino. “Un sorriso per la stampa!” esclamò, allungando il
braccio e scattando la foto.
Immagino che stampa voglia dire Blog, My Space,
Netlog, Badoo…
Finalmente se ne andò,
seguita dal resto della classe, così riuscii a trascinarmi Giusy, Lina, Sabrina
e Cristina in Chiesa.
“Ma dico io, a che ti serve
pregare quando c’hai quel Dio vicino 24 ore su 24? La provvidenza è con te!” esclamò
Sabrina sbuffando.
Risi, dicendole di zittirsi,
ed entrammo in Chiesa. Notai Niko ancora vicino la Cappella, mentre parlava con
una signora anziana. Visto di spalle non sembrava lui, così le ragazze non
intuirono niente, anzi, mi guardarono interrogativa mentre mi avvicinavo.
“Signora, glielo ripeto, non
ho visto il ladro che le ha rubato la borsa…” stava dicendo. Sentii Cristina
stringermi il braccio e Lina trattenere rumorosamente il respiro. Giusy e
Sabrina restano immobili quando compresero chi avevano vicino.
“Ma comm, giuinò, i stev cà a
dicir u’ Rusario e vuj sterv cà vicin a mè, ait vist i sicur… O và sit pigliat
vuj?” (“Ma come, ragazzo, io stavo qui a dire il Rosario e voi eravate qui
vicino a me, avete visto di sicuro… O ve la siete presa voi?” scusate il
dialetto N.d.a.) rispose lei, arrabbiata.
“Ma no…! Cosa dite!” rispose
stizzito Niko.
Mi guardai intorno, e alla
fine notai che sotto la panca lì vicino c’era proprio una borsa nera.
Mi avvicinai e la presi,
poggiandola di nascosto dietro di lei, in modo da non farmene accorgere,
facendo segno a Niko di zittirsi. La signora era così presa dall’accusare che
non se rese nemmeno conto, per fortuna.
“Scusate, ma questa borsa è
grande, di pelle nera, con tante cerniere?” domandò Niko con aria furba,
ridendole quasi in faccia.
“Si! Ait vist che va sit
pigliat vuj?” (“Si! Avete visto che ve la siete presa voi?”)
“No, in realtà è dietro di
lei…” rispose il ragazzo, questa volta ridendo apertamente.
Inutile dire che la signora
arrossì per la figuraccia e se ne andò senza dire nulla…
“Grazie” sussurrò Niko poco
dopo, mentre uscivamo dalla Chiesa.
“Eh eh! Ti ho salvato!”
esclamai, fingendo di darmi arie di importanza. “Comunque, bando alle ciance,
ti devo presentare le mie amiche!”
“Si, giusto!” Salve ragazze,
voi dovete essere le amiche di Debora!” disse lui, passandosi una mano dietro
al nuca e osservandole. Sembra addirittura imbarazzato! “Mi ha parlato molto di
voi!”
“Oh, anche lei ci ha parlato
molto di te…” fece Giusy, guadagnandosi un’occhiataccia torva da parte mia.
Niko rise, così gliele
presentai. Inutile dire che le ragazze erano incredule, e a Lina per un pelo
non veniva un infarto.
Eppure, un quarto d’ora dopo
eravamo tutti e sei a casa mia, con mamma che preparava il caffè, mio fratello
che scrutava Niko in cagnesco e le ragazze che lo riempivano di domande.
L’autista sarebbe venuto alle cinque insieme a Luigi e ci avrebbe riportati al
loft.
“… Quella che meno sopporto è
Silvia ad essere sinceri, dice sempre le stesse cose e poi offende Debora…”
stava dicendo il ragazzo.
“Eh, hai visto, Niko?”
s’intromise timidamente mia madre, “Sei stato così gentile a difenderla,
martedì!”
“Signora, l’ho fatto perché
quell’oca si meritava quella risposta e perché non è giusto che prende di mira
Debora quando poi non è assolutamente grassa o cose simili…”
Mia mamma lo contemplava con
un’aria di dolcezza mista ad incredulità, e dovetti richiamarla alla realtà
dicendo che il caffè era pronto.
“Infatti, parla proprio lei!”
m’intromisi, annuendo. “Avrei preferito essere criticata da quella vecchia
della chiesa, ihih!”
“Quale vecchia?” domandò
mamma, servendo il caffè.
“Niente signora, in poche
parole prima mi sono rifugiato in Chiesa per non essere riconosciuto e una
vecchia mi ha detto che le avevano rubato la borsa e ha anche iniziato ad
accusarmi di essere il ladro!” spiegò Niko.
“Si, e Debora l’ha trovata e gliela
messa vicino senza farsene accorgere…” aggiunse Cristina.
Scoppiammo a ridere, e
continuammo a parlare delle esperienze del loft e così simili.
Così a malincuore scesi giù
un’ora dopo, dove Salvatore ci stava aspettando con aria impaziente.
Salutai le ragazze, mia
madre, mio padre che era appena tornato da un servizio di lavoro per salutarmi
e mio fratello che alla fine, dopo una lunga lotta contro se stesso, chiese:
“Niko, scusa, mi fai un autografo?” cacciando fuori carta e penna.
Lui glielo fece ridendo,
sapeva come la pensava mio fratello su di lui, ovvero che fosse un cantante che
se la tirava solamente. Dopotutto non aveva ancora dodici anni, tentai di
giustificarlo…
Con un piccolo nodo alla gola
vidi casa mia allontanarsi dalla mia vista, e a stento notai Luigi salutarmi.
“Allora, com’è andata? Sei
famosa?” mi chiese solare.
“Oh, dai…”
“No no, è famosa tranquillo!”
s’intromise Niko ancora più solare. “C’era una folla attorno a lei…”
Sorrisi, guardando fuori dal
finestrino, mentre Luigi replicava con un bel: “Azz!”
La cosa più bella però fu
ritornare nel loft, dove riabbracciai tutti. Da quel momento una nuova “era”
nel loft, ovvero quella in cui legai molto con i Gold Boyz, che per me
divennero fondamentali quasi come lo zio Max.
Tutto successe al ritorno, quando
ritornarono da Roma in contemporanea con noi.
Ero appena uscita dalla mia
stanza per andare all’incontro con Maria e Sandro quando li trovai accovacciati
nel corridoio, intenti nel parlare animatamente.
“Ehi, vi hanno demolito le
sedie e i letti nella vostra stanza?” me ne uscii, guardandoli con curiosità.
“Si, c’è stata
un’infestazione di tarli…” rispose Andrea. Mi sorrise, mentre facevo lo stesso,
ma come al solito quando ci parlavamo giunse la voce di Rossella ad interromperci.
“Andrew, eccomi, dovevi dirmi
qualcosa?” disse, affascinante come al solito con indosso una gonna nera e
degli stivali abbinati.
“Si, Ros” rispose lui.
“Scusatemi” ci disse, alzandosi e allontanandosi con lei mentre il resto del
gruppo sghignazzava.
“Allora, come è andata nella
tua città? La nostra life coach dice di essere stata invasa da uno stormo di
fans…” mi informò Giuseppe, particolare per i suoi capelli abbastanza lunghi e
voluminosi.
“Bene, anche io ho avuto la
mia parte di fama” sghignazzai, decisa a non fare la figura della modesta. “A
voi invece?”
“Bene, devo dire, ci hanno
fatto una festa a sorpresa! E alla fine non abbiamo nemmeno votato, ihih!”
disse Dante, con cui avevo parlato poco e niente in quelle due settimane.
Mi diressi con loro ad
aspettare Maria, e ci unimmo a Niko che mi stava aspettando insieme a Dario che
aspettava Rossella. Sembrava davvero molto giù per la partenza di Giorgio.
“Sai, ho saputo che i miei
bisnonni erano nati nella tua città!” mi informò Francesco di quel gruppo poco
dopo. “Davvero? Erano di Maddaloni?”
“Maddaloni? Ah no, Valle di
Maddaloni!”
“Ah, è li vicino, diciamo una
piccola frazione” spiegai.
“Quindi anche nelle mie vene
scorre sangue campano!” esclamò falsamente gioioso.
“Oh no, allora è vero che noi
campani siamo un po’ scemi!” si lagnò ironicamente Niko, mentre Francesco gli
si gettava addosso e fingeva di picchiarlo.
“Ehi, frazione di Gold Boyz!”
squillò la voce di Maria, “Non ti permetterò di uccidere uno del mio gruppo,
già ne sono solo in due…” scherzò.
“Dai, Maria! Pochi ma buoni!”
fece Sandro alle sue spalle.
Poco dopo ci riunimmo nella
sala prove per l’assegnazione dei brani, curiosi di sapere su quali canzoni
sarebbe caduta la scelta quella settimana.
“Scusate, life coaches, ma dopo l’eliminazione
di Simona onestamente credo sia meglio che siamo noi a scegliere i brani…” si
scusò Maria.
“Ma certo, figurati” facemmo
io e Dario.
“Allora, partiamo dal nostro
baldo giovane” iniziò, mentre Sandro prendeva il cd con le basi su cui aveva
scritto il titolo delle canzoni.
Niko si rizzò sulla sedia, la
concentrazione era palpabile.
“Per te abbiamo pensato “Più
bella cosa” di Eros Ramazzotti”, ok?”
Il volto del ragazzo era
serio e preoccupato. “Oh, ok, proviamo” disse. Sapevo che non ne era convinto,
ma non mi azzardai a replicare.
A Rossella, particolarmente
allegra, fu assegnato “Stupid Girls” di
Pink e ne parve entusiasta come al solito. Come mai i problemi c’erano solo con
Niko?
“Com’è cominciata io non saprei la storia infinita con te, che sei
diventata la mia lei…”
Quella sera eravamo nella sua
stanza insieme a Max, particolarmente rinvigorito dalla visita a Firenze, la
sua città, che accompagnava il canto del ragazzo con la chitarra.
“Più bella cosa non c’è, più bella cosa di te, unica come
sei…”
“No, Niko non va bene!
Insomma, ci vuole passione! Lo dice anche il testo, no? “Ci vuole passione con te…” Va bene?”
“Ci proverò Max” sbuffò lui.
Non c’era quell’entusiasmo che lo particolareggiava di solito quando gli veniva
affidato un brano.
“Dai, fingi che davanti a te
ci sia la ragazza dei tuoi sogni…” lo incoraggiai, seduta sul letto di Luigi.
“Giusto” se ne uscì lui,
spostandosi su una sedia di fonte a me.
Lo guardai visibilmente
confusa, mentre Massimo si girava e rideva.
Compresi tre secondi dopo: Niko
cantava, guardando me e indicandomi ogni volta che nel testo compariva “te”. In
poche parole era come se lui fosse Eros ed io la Hunziker a cui aveva dedicato
la canzone.
“Più bella cosa non c’è, più bella cosa di te, unica
come sei…”
Alla fine Max applaudì,
mentre io, arrossita, ero un po’ stordita e Niko non sembrava ancora convinto.
“No, domani chiedo il cambio,
non mi sento a mio agio” se ne uscì, posando il testo e sbuffando. “Volete
venire un po’ in terrazza? Non sono nemmeno le dieci”
“Oh, no scusa,io sto qui a
provare” disse Max con aria innocente. Da una parte gliene fui grata, anche se
sapevo che lo faceva a posta per lasciarci soli, così dissi: “Vengo io” e ci
avviammo insieme in terrazza, dove però trovammo Rossella e Andrea, intenti nel conversare dolcemente mentre
guardavano le stelle.
Così ci avviammo fuori il
giardino, parlando davanti un bicchiere di thè freddo alla pesca.
“Le tue amiche sono
fenomenali” mi disse Niko. “Davvero uniche, specialmente Cristina! Ma allo
stesso tempo sono così diverse da te…”
“Beh, si,sono la più
introversa tra loro”
“Ma no, mi riferisco alla
maturità, si vede che sei più “Grande” di loro mentalmente” spiegò, “Ma
cos’erano quelle frecciatine su un certo Daniele?” chiese poi, riferendosi a
quando Brunella lo aveva nominato circa i miei eventuali fans.
“Ah, Daniele! No, niente…”
“E’ quel ragazzo che ti stava
intorno, quello biondo?”
“Ehm si” affermai stupita.
“Diciamo che mi è stato sempre intorno in questi due giorni, sono anche andata
ad una sua festa…”
Con una certa soddisfazione
notai il suo sguardo farsi indagatore, ma non ebbe il tempo di dire nulla dato
che Rossella e Andrea, che erano appena arrivati poco distanti, si stavano
stringendo in un abbraccio fin troppo affettuoso.
“Ma guardali” me ne uscii per
sdrammatizzare, “Sembra di stare al Grande Fratello, ihih”
“Noi non possiamo biasimarli,
no?” affermò lui tra lo scherzo e il serio, facendomi rimanere pietrificata.
Eppure, constatai con un
senso di sollievo che nonostante fossi appena tornata da casa, a differenza
delle settimane precedenti non sentivo affatto la nostalgia di casa, anzi…!
Qualche Anticipazione:
“Basta con i commenti!
Dobbiamo veder cosa fare ora che siamo stati scoperti…” esclamò deciso
Vincenzo, aggiustandosi gli occhiali sul naso.
________
Ritornando al mio “Ruolo”,
chiusi gli occhi e presi in mano un bigliettino a caso. Lo aprii molto
lentamente, facendoli trepidare tutti e tre, finché alla fine non lessi: Francesco.
________
“Dubito che un film che ha
come titolo il nome di due ragazzi possa essere d’azione, ad essere sinceri”
ammisi. “Comunque congratulazioni! Se vuoi posso sempre farti da manager,
ihih…”
________
“E’ che quella canzone è… era
la nostra canzone… mia e del mio ex… Ma… non può essere lui…” risposi con la
gola secca.
________
“Oh, ma è magnifico Ros!”
esclamai abbracciandola. “E’ fantastico! Siete una bellissima coppia!” dissi,
il che era vero.
________
“E, ehm, dimmi Francesco,
cosa vincerà chi azzeccherà la scommessa?” chiesi con aria da finta tonta.
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Capitolo 15 *** Scommesse, La Nuova Coppia E Aspiranti Attori ***
15.Scommesse, La Nuova Coppia E Aspiranti Attori
Ciao a tutti! Come al solito
oggi vado di fretta, ho tantissime cose da fare ma mi sarei sentita in colpa
non aggiornando.
Questo capitolo, oltre ad
essere di svago per Debora, presenta un paio di accaduti che in futuro saranno
la causa di qualche casino.
Comunque, grazie a cloro che
hanno letto e che hanno recensito lo scorso cap:
New Moon: L’idea di creare
una protagonista “normale” era alla base di questa fic, perché mi piace il
fatto molte ragazze si possano riconoscere in una ragazza simile, non
bellissima quanto umana in tutto e per tutto, quindi ti ringrazio, la tua
recensione è stata super gradita (non che le altre non lo siano xD). E,
tranquilla, scrivi quanto vuoi nelle recensioni, adoro leggere le recensioni “corpose”!Allora
posso ufficialmente chiamarti fedele lettrice? xD
Giulls: Beh, si può dire che
a Daniele piaccia Debora per lo stesso motivo per cui a lei piace Niko, no?
Comunque tranquilla, per ora non è in circolazione (ribadisco, per ora, ihhih…). Sono davvero felice di aver trovato
un’accanita fan di Mean Girls che, come me, conosce le battute a memoria! E’
davvero.. sghicio! xD E anche io adoro la colonna sonora, infatti molte canzoni
di quel film ce l’ho nell’mp4!
Ho notato che non commentate
mai le anticipazioni che lascio a fine di ogni cap, vi fa piacere leggerle o
devo eliminarle? Fatemi sapere!
Penso che aggiornerò sabato,
se così non fosse aggiornerò domenica o martedì. Hasta la vista!
la vostra milly92.
Capitolo 15
Scommesse, La Nuova Coppia E Aspiranti Attori
Il giorno dopo così, Maria e Sandro
decisero di affidare a Niko un altro brano, ovvero "Like I Love you" di Justine Timberlake. Onestamente non feci i salti di
gioia,non amando il cantante, anzi, mi venne l’istinto di vomitare appena l’ascoltai, ma devo
ammettere che cantata da Niko quella canzone acquisiva originalità e una
sensualità mai vista.
La settimana proseguì
tranquilla tra una prova e l’altra, specialmente dopo che il giovedì ero uscita
con Dario e Giorgio per Caserta, dando l’addio al povero Giorgio ancora ucciso
dai sensi di colpa.
Il
venerdì così me ne stavo
distesa sul divano del salotto a leggere un giornale, dato che Niko era
ad
un’intervista all’Italia sul 2, quando irrompettero nella
stanza Luigi,
Vincenzo, un ventiduenne occhialuto del gruppo “Dj”
fidanzato con Angela dello stesso gruppo e Francesco dei “Gold
Boyz”.
Appena mi videro si
bloccarono di botto, sedendosi sul divano di fronte al mio e indugiando per
qualche secondo.
“Ehm, cosa fai di bello,Deb?”
mi chiese Francesco con finta aria giuliva.
“Niente, voi, piuttosto?”
risposi, squadrandoli uno ad uno.
“Noi? Niente…”
“Si, si, guardate che me ne
vado se volete”
Il loro sguardo indeciso, ma
non troppo, mi fece capire che era la cosa che volevano. Così me ne andai fuori
al balcone, continuando a leggere la rivista sotto i tiepidi raggi del sole di
aprile e controllando ogni tanto se stava ritornando Niko. Ma ogni volta, come
c’era da aspettarselo, vedevo Rossella insieme ad Andrea.
Quasi mezz’ora dopo, però,
sentii un mormorio più accentuato di Vincenzo: “… No, è come dico io, si
dichiareranno solo se uno dei due uscirà! Ci scommetto il posto di capo del
Club Scommesse Music Planetarie ! ”
“… Vincè, ti vedi troppi
film!” fu la risposta seccata di Luigi.
Mi sporsi un pò, cercando di
vedere, e notai che Francesco stava prendendo appunti su un foglio e gli altri
due discutevano, prendendosi in giro animatamente.
Ma le parole “Club”,
“Scommesse” e “Music Planetarie” avevano destato la mia già grande curiosità.
“Ma cosa combinate?” chiesi
con voce un pò perfida e maliziosa, facendoli sobbalzare. Mi guardarono con
l’aria di chi è stato appena trovato con le mani nel sacco.
“Piccola, perché…?” iniziò
Vincenzo, ma lo zittii subito con lo sguardo.
“Non chiamarmi
piccola,specialmente dopo che ho capito cosa state combinando voi tre! Mica
sono così scema… E penso che il soggetto, anzi, i soggetti, di queste vostre..
scommesse.. siano Rossella e Andrea al momento! Dico al momento perché immagino
che cambiate soggetto in continuazione, per questo è una… società…ehm,
segreta…” non so questo ragionamento da dove uscì, eppure l’espressione
scioccata dei ragazzi mi fece capire che ero nel giusto.
“Caspita, non sei come
sembri…” fece Luigi, guadagnando tempo.
“Basta con i commenti!
Dobbiamo veder cosa fare ora che siamo stati scoperti…” esclamò deciso
Vincenzo, aggiustandosi gli occhiali sul naso mentre io guardavo Luigi con un
vago cipiglio per la sua affermazione.
“Potrei collaborare, e in
cambio terrei la bocca chiusa” esclamai.
“Collaborare?” chiesero
all’unisono.
“Si! Potrei aiutare ogni
volta qualcuno di voi a far vincere la propria scommessa…”
L’idea di fare qualcosa di
diverso dall’ascoltare prove e sbavare inutilmente dietro Niko era allettante,
ad essere sinceri.
Alla fine, dopo vari
tentennamenti ed obiezioni, dalle sottili labbra di Francesco uscì un bel “Si”.
Scoppiai a ridere, soddisfatta, schiacciando il cinque con tutti loro.
“Chi aiuterai questa
settimana?” chiese Luigi poco dopo, mentre ci spostavamo nella stanza dei
ragazzi per gli accordi, onde non essere scoperti.
“Facciamo il tocco, no?”
proposi.
“Si, infatti, sarà la sorte a
scegliere!” approvò Francesco, scrivendo i loro nomi su un foglio e riducendolo
a tre bigliettini.
Le varie sommesse erano:
1)
Vincenzo
scommetteva che si sarebbero dichiarati quando uno di loro sarebbe uscito, e di
conseguenza si sarebbero messi insieme al di fuori del programma.
2)
Luigi scommetteva
che Andrea si sarebbe deciso martedì sera, vedendola bellissima nel suo abito
per la prime time, e lei avrebbe ceduto alle avance.
3)
Francesco
scommetteva che già era successo qualcosa tra di loro ma avevano deciso di
starsene zitti.
Ritornando al mio “Ruolo”,
chiusi gli occhi e presi in mano un bigliettino a caso. Lo aprii molto
lentamente, facendoli trepidare tutti e tre, finché alla fine non lessi: Francesco.
“Francesco!” dissi, e lui
fece un piccolo balzello.
“Si, ma qui è dura, cioè, non
posso aiutarti a farli tornare indietro nel tempo e far succedere qualcosa
prima” sussurrai preoccupata.
“Ma puoi sempre indagare,
come io farò con Andrea!” mi incoraggiò lui, facendomi sorridere. Ero in ballo
e dovevo ballare, mi dissi.
Qualche istante dopo entrò
Niko, senza nemmeno bussare. Aveva una faccia un po’ sbattuta, e mi fissò un
po’ stordito nel vedermi da sola con tre persone con cui non ero poi così tanto
amica.
“Com’è andata?” gli chiesi.
“Oh, è successa una cosa… Una
cosa… Bella…” balbettò, ancora confuso. Si sedette sul letto, con aria assente,
prima di pronunciare, anzi, sillabare: “Sono stato invitato a fare un provino
per un film”.
La mia mascella avrebbe
potuto toccare terra, insieme a quella degli altri.
“Cosa?!”
“Beh, si… Un regista ha detto
che ho la faccia giusta per interpretare il protagonista di un film e… E
recitare era il mio sogno rima di scoprire il canto” confessò.
“Oh, ma è… stupendo!” urlai,
presa dall’adrenalina, mentre gli altri ragazzi applaudivano e insieme ci
buttavamo su di lui, abbracciandolo.
Insomma, di certo non era una
notizia da poco per una persona che fino a un mese prima era sconosciuta a
tutti.
Di conseguenza, mentre Luigi
e Vincenzo lo alzavano da terra, urlando: “Per Niko, olè, hippy hippy urrà”, ci
recammo in cucina, annunciando la notizia a tutti gli altri, che accolsero la
notizia con gioia e sorpresa.
Il film si sarebbe chiamato “Leo&Felicia”,
e Niko avrebbe dovuto interpretare proprio Leo se fosse stato scelto.
“E ci credo che questa si
chiamerà Felicia” commentò Annalisa dopo il brindisi, “Chi non sarebbe felice
nel fare la tua fidanzatina?”
“Concordo!” fece Massimo,
lanciandomi un occhiata di sbieco e facendomi quasi affogare mentre stavo
bevendo.
“Ma no, dai, chi vi dice che
non sia un film di azione?” se la sviò lui.
“Dubito che un film che ha
come titolo il nome di due ragazzi possa essere d’azione, ad essere sinceri”
ammisi. “Comunque congratulazioni! Se vuoi posso sempre farti da manager,
ihih…”
“Perché non fai tu Felicia,
Deb?” s’intromise Gino ridendo.
“Ma no, Niko mi ruberebbe la
scena” risposi all’istante con voce dispettosa, facendo ridere tutti.
Ma il momento dei
festeggiamenti però si fermò un attimo quando irruppe nella stanza Giovanni,
uno dei ragazzi della redazione.
Aveva in mano un mazzo di
rose, e già qualcuno iniziò a dire: “Ecco un altro regalo di qualche tua fan, Niko!”
che Giovanni scosse il capo.
“No, queste sono per Debora”
dichiarò, raggiungendomi e consegnandomele. Le presi in mano, sconvolta.
“Per me?” chiesi senza
capire. Samanta e Rita mi si avvicinarono, scrutandomi, con un’aria un po’
invidiosa: ero la prima life coach che riceveva qualcosa.
Ancora incredula, notai un
biglietto lì vicino e lo aprii con le mani tremanti. Era scritto con un
inchiostro azzurro chiaro e con una bella calligrafia, che però era maschile, e
dentro vi era scritto il ritornello della canzone “When you’re gone” di Avril Lavigne. Non vi era nessuna firma o
minimo indizio che potesse dirmi con certezza chi fosse…
“When you're gone the pieces
of my heart are missing you, when you're gone the face I came to know is
missing too, when you're gone the words I need to hear to always get me through
the day and make it ok… I miss you”
Sbiancai di botto, con le
mani tremanti: quella era la canzone mia e del mio ex ragazzo!
Si, l’ex ragazzo che mi aveva
mollata cinque mesi prima…
Tutti mi guardavano,
incitandomi a leggere. Gli passai il bigliettino, prima di sedermi sul divano e
prendere un po’ di fiato. No, non poteva essere lui! Era anche fidanzato, da
quel che sapevo…
“Ehi, cosa c’è?” mi chiese
Rita.
“No, niente…”
“Qualcosa ci deve pur essere”
s’intromise Niko sedendosi vicino a me e rileggendo il biglietto.
“E’ che quella canzone è… era
la nostra canzone… mia e del mio ex… Ma… non può essere lui…” risposi con la
gola secca.
Niko mi guardò a lungo,
mentre Rita si allontanava un po’ seccata.
“Forse lo hai riconquistato
stando in tv!” ipotizzò.
“Ma che, è fidanzato!”
“E che c’entra, mica l’essere
fidanzati rende ciechi!”
Ci guardammo, finché la
notizia non si espandette per tutto il loft. Non sapevo perché ci ero rimasta
così, insomma, ormai ci eravamo lasciati da cinque mesi, e nonostante fosse
stato un amore molto importante per me, ci avevo messo una pietra sopra.
E poi, mi dissi, nessuno
poteva confermarmi che era lui… Il testo era dedicato ad una persona lontana e
che manca ad un’altra persona… E se fosse stata qualche altra persona?
La notizia arrivò anche a
Mara e gli altri giudici, che da quel momento mi presero un pò in giro
affettuosamente.
Per fortuna, dopo il primo
impatto, non ci pensai più di tanto tra le prove e il fatto che il mio ruolo di
life coach stava ritornando utile: dovevo convincere Niko ad essere più sicuro
di se stesso e a non avere paura di fare il “Bello e dannato” sul palco, come
richiedeva la canzone di Justine Timbrelake.
“Ma non è nella mia natura,
non sono così sfacciato!” protestò dopo l’ennesima ramanzina alla fine delle
prove. Eravamo in giardino, e Maria mi aveva chiesto di convincerlo per poi
farlo ritornare a provare dopo le prove di Rossella.
“Dai, insomma, farai furore!
Piacerai così tanto che ti salverai per primo…”
“No! Posso farcela anche
senza smancerie!”
Lo guardai, esasperata.
“Allora, caro signor D’Aiello”
iniziai, alzandomi in stile psicologa e parlando con un tono alquanto
minaccioso, “Lei vorrà mettere a
rischio sei settimane di duro lavoro per una timidezza inconcepibile! Se si rifiuta, sa cosa ne uscirà fuori? Maria
le dirà che le è piaciuto, ma mentirà
perché in realtà le vorrebbe tagliare
le orecchie, Luke le dirà che non ha
interpretato bene il brano e la Fortuna le dirà che va bene, ma solo perché con
quella faccia lì può fare di tutto!
E’ questo quello che vuole? Avere i
consensi solo perché si appartiene
alla stessa categoria e per la sua
bellezza?”
Mi zittii, senza fiato,
fermandomi di fronte a lui e scrutandolo minacciosamente. Niko rimase con la
bocca mezza aperta, incapace di proferire parola. Alla fine, dopo essersi messo
il capo fra le mani, ammise: “Hai ragione…” con una vocina sconsolata.
“Meno male, ah! Perciò, su,
vai di là e prova decentemente!” lo
spronai, dato che Rossella era appena venuta in giardino.
“Ciao Rossella!” la salutai,
mentre Niko si avviava verso il loft mogio mogio. Quella era la mia occasione
per aiutare Francesco nella scommessa.
“Oh, Debora! Ciao!” mi salutò, voltandosi e
sedendosi vicino a me. Aveva l’aria un po’ sognante e sorrideva.
“Cos’hai? Sei strana!”
iniziai con aria indagatrice.
Lei scrollò le spalle, ma
sorrideva imperterrita.
“Dai, se ti va di parlarne io
sono qui, sai che di me ti puoi fidare…” fu la mia affermazione un po’ in stile
vittima. E, miracolo, vidi un lampo nel suo sguardo.
“Ma, si, certo che te ne
voglio parlare!” rispose,
improvvisamente entusiasta, e mi prese per un braccio, trascinandomi nella
parte più tranquilla del giardino.
“Dai, spara!” la incitai,
curiosissima.
“Oh, vedi… Quando ritornai
dal viaggio per le votazioni trovai Andrea… e gli altri Gold Boyz nel loft, dato
che loro furono i primi arrivati ed io fui la seconda. Subito Andrea mi aiutò a
sistemare i bagagli, e mi chiese se mi era mancato. Già lui si era fatto
sentire in quei due giorni di lontananza, così gli dissi di sì e lui mi disse
che valeva lo stesso per lui… E quella sera ci siamo baciati, mercoledì!”
Feci una faccia stralunata: Francesco
aveva ragione! Ma non era che aveva scommesso tutto questo perché già sapeva?!
Bah…
“E allora?!”
“Beh, tre secondi fa ci siamo
messi insieme… Mi ha fermata dopo le prove….”
“Oh, ma è magnifico Ros!”
esclamai abbracciandola. “E’ fantastico! Siete una bellissima coppia!” dissi,
il che era vero.
“Grazie! Ma mi raccomando,
zitta, eh…”
“Si, si, figurati…”
Così, con un’aria più felice
del solito, raggiunsi Niko in sala prove, e finalmente lo vidi cantare con
quella maledetta aria da bello e dannato. Rimasi sconvolta dalla sua bravura,
che era ancora più accentuata del solito con la voce graffiante.
“No, dai, Deb, per favore,
vai via, mi fai emozionare…” disse intimidito, così fui costretta ad
allontanarmi dicendo: “Hai vergogna di me, ok, ma ricorda che dovrai cantare
così davanti a tutta Italia…”
Proprio fuori la sala prove
però trovai Francesco “Lo scommettitore” e lo raggiunsi.
“Vieni, vieni!” gli dissi,
trascinandomelo nel soggiorno.
“Che è successo?” mi chiese,
quasi allarmato.
“Ho parlato con Rossella”
sussurrai, guardandomi in giro e vedendo se qualcuno poteva sentirci. “Hai
vinto la scommessa, lei ed Andrea si sono baciati mercoledì!”
Ma non era entusiasta, il che
confermava la mia ipotesi: aveva barato, sapeva già tutto!
“Davvero? Wow, figo”
“E, ehm, dimmi Francesco,
cosa vincerà chi azzeccherà la scommessa?” chiesi con aria da finta tonta.
“La possibilità di scegliere
un nuovo membro ufficiale del club”
“E mi sa che farai bene a darla a me questa
possibilità, bello mio” esclamai allontanandomi, “So perfettamente che già
sapevi tutto di questa storia… E di certo faresti brutta figura se lo dicessi
ai tuoi amici del club, no?”
Lo lasciai colpito e
sconvolto, ma pur sempre guadagnandomi il quarto posto nel club delle scommesse
un’ora dopo!
Qualche Anticipazione:
“Ma si, e se non ti seguono,
beh, non capiscono un fico secco! Anche perché quella cinesina non può
permetterselo… Vedremo se Silvia la sfotterà!”
_______________
“Lo vuoi uno scoop?” chiesi,
con la mia aria da giornalista di gossip.
Ci guardammo con un’aria
d’intesa e lui annuii, curioso. “Ti amo
quando fai quell’aria da giornalista di cronaca rosa!”
_______________
“Insomma, non ho mai capito a
cosa servono i life coach” affermò Claudio alle tre meno dieci. “Per me sono
solo persone che abusano della nostra
popolarità”.
_______________
Divenni scarlatta, con il
cuore che mi arrivava in gola. “Ehi, calma! Ma quale bacio, poi?Non c’è mai
stata una cosa del genere tra noi, ci stavamo per baciare, anzi, tu mi stavi
per baciare…”
“Ma tu mi avevi fatto capire
che ti andava bene” osservò.
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Capitolo 16 *** Era Solo Un’Illusione ***
Era Solo Un’Illusione
Buon sabato a tutti! Come va?
Questo capitolo introduce dei
personaggi particolari, che serviranno a rendere l’atmosfera più leggera a
volte, ma c’è anche un momento un po’ duro per Debora…
Comunque, grazie di cuore
alle new entry nei preferiti, ovvero Aika_chan,
Anthy e giulietta_cullen (potreste farmi sapere cosa ne pensate, per favore?
^^) e a coloro che hanno recensito:
Vero15star: Grazie mille, è
sempre un piacere sapere che la propria storia fa appassionare un lettore!
Tranquilla, non le toglierò le anticipazioni ^^ Eh si, Deb e Niko sono
carinissimi ma mi fa piacere soprattutto il fatto che adori Max, perché è stato
il primo personaggio che ho inventato dopo i protagonisti e a cui tengo
particolarmente. Spero che anche questo cap ti sia piaciuto!
Giulls: Tranquilla cara, non
le toglierò, anzi, mi ha fatto super piacere il fatto che tu le abbia
commentate! Cosa ne pensi delle anticipazioni su questo cap? Comunque hai
ragione, Daniele come personaggio non è che abbia fatto una bella entrata nella
storia, ma non temere, Deb sa cosa fare! ^^ Riguardo al club delle scommesse,
potremmo crearne uno nostro ihih! Ho parlato con Deb xD e ha detto che le
farebbe piacere se noi ci aggregassimo, ma io vi prenderò parte solo se ne
entra a far parte anche Niko… xD
_New_Mon_: Non le toglierò,
tranquilla! Grazie mille, spero che anche questo capitolo ti piaccia come i
precedenti!
Volevo dirvi che sto cercando
qualche sito come quelli per creare delle bamboline per creare Niko, Deb e gli altri
personaggi per farvi avere un’idea di come sono fatti e per mettere un’immagine
in ogni capitolo, cosa ne pensate? E in tal caso, potreste consigliarmi qualche
sito? Grazie!
Detto ciò, penso che
aggiornerò giovedì 30 visto che dovrebbe esserci uno sciopero a scuola…
Adiòs, la vostra milly92.
Capitolo 16
Era Solo Un’Illusione
“… E passa il turno… Niko!”
La voce piena ricca di
suspense di Ivan Argenti mi fece sobbalzare per il sollievo, facendomi urlare
un “Siii!”
Io, Dario, Rita, Samanta gli
altri life coaches e coloro che avrebbero cantato nella seconda manche eravamo
dietro le quinte durante il live della settima puntata ad aspettare il turno di
chi si sarebbe salvato nella prima manche, e Niko era stato il primo. La sua
performance era stata perfetta come sempre, ma arricchita da un particolare: aveva
fatto anche una piccola coreografia!
Dalla tv lo vedevo
abbracciare Maria prima di raggiungerci
tre secondi dopo, con un sorrisino soddisfatto e tranquillo.
Lo raggiunsi, radiosa.
“Ti sei salvato per primo!
Vedi che avevamo ragione?!” feci entusiasta.
“Si, ma ora basta con questa
storia, ho imparato la lezione!” mi rispose, stringendomi a sé e schiacciando
il cinque con Dario.
Nel frattempo era stato
annunciata anche la “salvezza” di Massimo, che ci raggiunse brandendo la sua
chitarra.
Alla fine, ad andare in
ballottaggio furono i “Dj” , che al loro ritorno dietro le quinte erano
preoccupati e silenziosi.
“Ehi, Vincy, è colpa mia, ti
ho portato sfiga da quando faccio parte del tuo club” esclamai a bassa voce,
cercando di metterla sullo scherzo.
“Si, ma promettimi che se noi
Dj ce la facciamo questa settimana aiuterai me!”
Anche se ero un membro
ufficiale, il mio ruolo era ancora quello di aiutare e di decidere le
scommesse, così accettai.
La seconda manche fu dura, e
ad andare in ballottaggio fu Rosangela, che alla fine fu eliminata da Maria.
La notizia mi fece sentire
davvero dispiaciuta per la prima volta, così che qualche lacrimuccia d’addio mi
scese: non eravamo chissà grandi amiche, ma Rosangela era una delle poche che
sapeva comprendermi nei miei momenti di silenzio .
“Chi si vestirà come me, ora?”
le chiesi tra le lacrime, poco dopo la “Sentenza”, ammiccando ai miei jeans
stretti e la maglietta pesca a stile impero, simile ai suoi pantaloni bianchi
jeansati e la maglia rossa non molto aderente.
“Beh, direi qualcuna dei … “Locos
Sounds” fece, ammiccando la tv. Erano
appena entrati ufficialmente in gara, scontrandosi contro un bolognese, Christian,
e Livia, una pugliese. Era usanza far entrare un concorrente ogni due puntate,
per allargare un po’ il cerchio.
“Dici?” feci scettica, dato
che una, dai lineamenti orientali, Annah, era molto cicciottella e l’altra, Giulia,
vestiva con ballerine e una vestina abbinata.
“Ma si, e se non ti seguono,
beh, non capiscono un fico secco! Anche perché quella cinesina non può
permetterselo… Vedremo se Silvia la sfotterà!”
“Ne dubito, non si chiama Debora
Di Bene!”
Annalisa mi guardò sorpresa.
“Di Bene?!”
“Si, è il mio cognome, no?”
“Ah, giusto!” sorrise,
riabbracciandomi. “Vedi, rischiavo di andarmene senza nemmeno conoscere il tuo cognome!”
“Si, ma è stato il pezzo di
Baglioni a portarti sfiga” risposi, riferendomi alla canzone che aveva cantato,
“Via”, “Ti ha davvero fatto andare via!”.
Alla fine tra i saluti di
benvenuto per i Loco Sounds e quelli di addio per Rosangela la serata passò fin
troppo velocemente, facendo arrivare le due e mezza di notte senza troppe
cerimonie.
“Sono contento che non sia
entrato quel Christian” si confidò Niko mentre eravamo in giardino a bere
qualcosa tutti insieme.
“Perché? Era bravo” obiettai.
“Si, ma sarebbe successo il
casino che successe tra Simona e Rossella: tutti si sarebbero messi in testa
che tra noi ci sarebbe stata competizione…”
“Da come parli devo dedurre
che è vero” dichiarai. “Dai, non è un male essere intimoriti da un rivale”
“Ma che rivale, siamo due
cose diverse, lui è un tipo tutto alla James Blunt, Michael Bublè…”
“E tu infatti avevi
intenzione di cantare una canzone di James Blunt in futuro” obiettai con aria
da precisina.
Mi guardò, facendo un gesto
con la mano come a dire: “Madò!”
“Ok, la pianto” affermai. In
realtà mi decisi a smettere d’infastidirlo perché avevo appena visto Rossella e
Andrea arrivare insieme in giardino,
sorridenti come al solito.
“Ma guardali!” fece Niko
ridendo.
“Lo vuoi uno scoop?” chiesi,
con la mia aria da giornalista di gossip.
Ci guardammo con un’aria
d’intesa e lui annuii, curioso. “Ti amo
quando fai quell’aria da giornalista di cronaca rosa!”
Quella frase, nella sua
ingenuità, mi fece diventare un peperone, e gli feci segno di seguirmi lontano
da orecchie indiscrete. Ci recammo in cucina, con la scusa di prendere una
nuova bottiglia di coca cola, dove per un pelo non caddi per prendere la
bottiglia da un mobile piuttosto alto dato che avevo usato la mano sinistra. Niko
mi sorresse da dietro, prendendo con abilità la bottiglia che stava cadendo per
terra.
“Ouch!” feci, mentre mi stava
ancora sorreggendo con le sue braccia. Mi voltai, ritrovandomi faccia a faccia
con lui. “Grazie, sono sempre la solita imbranata!” lo ringraziai mentre mi
alzavo, ancora più rossa di prima.
“Dai, fa niente, l’importante
è che è tutto ok” disse gentilmente. “Allora, qual è lo scoop?”
“Ah!” solo in quell’istante
mi ricordai che avevo deciso di violare nuovamente la promessa fatta a Rossella.
Lo so, sbagliavo, ma cosa ci potevo mai fare se morivo dalla voglia di
raccontarlo? “In poche parole” feci, abbassando la voce, “Rossella sta con Andrea!”
Niko fece una faccia
entusiasta, tra l’incredulo e il “Lo sapevo!”. “E come lo sai?”
“Me lo ha confidato lei, so
che avrei dovuto zittire, ma so che di te mi posso fidare…” dichiarai.
“Che onore, piccolina!”
Ritornammo in giardino, dove Richard,
un membro dei Locos Sounds mezzo inglese, ci accolse con un: “Finalmente! Per
caso l’avete fabbricata questa bottiglia?”
“Abbiamo avuto un
imprevisto…” fu la secca risposta di Niko.
I Locos Sounds erano entrati
da due ore ma già nessuno li sopportava più di tanto: il fatto che fossero entrati nella settima
puntata era già seccante, poiché potevano avere la finale in tasca facendo metà
percorso, e poi sembravano altolocati e superiori perché Luke li aveva
definiti: “I Maestri di Music’s Planet, da cui ho molto da imparare”.
Erano composti da Annah e
Giulia, di cui vi ho già parlato,Richard, un ragazzo di origini inglesi, carino
ma apparentemente pieno di sé, Claudio, di origini spagnole, pazzoide e
introverso, che apriva la bocca solo per dire cose spiacevoli e offensive.
L’unico più bravo sembrava Amedeo, il più anziano che sembrava apparentemente
aperto e disponibile. E, soprattutto, era l’unico italiano al 100%. Insomma, una banda con componenti che vengono
da mezzo mondo, per di più insopportabili!
“Insomma, non ho mai capito a
cosa servono i life coach” affermò Claudio alle tre meno dieci. “Per me sono
solo persone che abusano della nostra
popolarità”.
“Cosa? Ma come ti permetti?”
iniziò Samanta offesa.
“Ma perché, vuoi dire che
stai facendo qualcosa qui?” ribattè.
“Certo che faccio qualcosa!
Aiuto il gruppo assegnatomi a muoversi psicologicamente nel mondo in cui è
entrato, ascoltando i suoi sfoghi…”
“E poi di certo non perdiamo
tempo così, pensa che io sto perdendo settimane di scuola!” aggiunsi.
“Mi sembra un buon prezzo da
pagare per essere popolare” continuò imperterrito lui, mentre Annah gli dava
una botta nelle costole per zittirlo.
“Ma che popolare! Ma scusa,
già è molto che ritieni che noi abusiamo della vostra popolarità dato che sei qui da tre ore e già credi di dettar
legge!!”
“Detto legge perché ho
ragione, vero?” chiese in generale.
“No che non è vero, per me i
life coach sono una bellissima cosa, ci supportano tutti, non solo il cantante
a cui sono stati assegnati!” affermò Massimo, lanciandogli un’occhiata torva.
Improvvisamente l’atmosfera si era raggelata.
“Infatti! Ognuno di noi, se
Dio vuole, avrà bisogno di una specie di manager se farà carriera, e in questo
modo ci stiamo già abituando!” disse Luigi.
“Senza la mia life coach
probabilmente stasera sarei andato al ballottaggio, senza di lei non avrei rivisto
la mia famiglia, non sarei così di buon’umore…” diede man forte Niko, seduto
vicino a me, mettendomi una mano sulla spalla.
“Si, ma per te è diverso! Una
cosa è avere una life coach e una cosa è avere come life coach una persona che
ci piace, lo sappiamo tutti ormai, noi che stavamo a casa e che vi abbiamo
visti in tv fino ad ora!” ribattè Claudio.
“Cosa?”
Era calato il silenzio
imbarazzato. Claudio aveva una faccia convinta e Niko era senza parole.
“Senti, ma allora perché non
te ne sei stato a casa a spiarci dalla tv visto che sei tanto bravo? Sembra che
il tuo scopo qui sia quello di romperci
le scatole e offendere!” rispose Niko cercando di alzarsi, mentre lo trattenevo
con forza.
“Osi dire che è una
menzogna?”
“Non sono cazzi tuoi! Ora chiedi scusa a tutti i
life coach o…”
“O...?”
“O qui vivrai una convivenza
in stile lager nazista!” affermai, “Non è giusto offendere persone che stanno
qui da più tempo di te, e di certo non sei nessuno per giudicare! Il tuo gruppo
non ne ha nemmeno ancora uno! Voglio vedere come lo tratterai il vostro life
coach quando verrà, domani!”
Esplose un coro di “Giusto!”,
e, cosa fenomenale, anche Annah e Richard approvarono. Li guardammo sbalorditi,
e Richard rispose: “Concordo sul fatto che Claudio ha sbagliato, tutto qui”.
Così quella sera,anzi, quella
mattina,andai a dormire ancora più tardi del solito, con la testa piena delle
cretinate di Claudio.
“Si, ma per te è diverso! Una cosa è avere una life
coach e una cosa è avere come life coach una persona che ci piace, lo sappiamo
tutti ormai, noi che stavamo a casa e che vi abbiamo visti in tv fino ad ora!”
Lo sognai in una piazza stile
Settecento, su un patibolo, e Niko e Max che gli volevano tagliare la testa…
Per questo la mattina dopo, quando lo vidi a colazione, per un pelo non
scoppiai a ridergli in faccia. Ma, sorpresa, aspettò che ci fossimo tutti per
poi dire, alzandosi: “Vabbè, comunque scusatemi per le cretinate che ho detto
ieri sera”.
Chissà chi lo aveva
obbligato!
Forse si aspettava un
applauso, perché si risedette un po’ deluso e Annah, dall’alto dei suoi tre
toast con la Nutella, gli diede una pacca di consolazione.
“Lo odio quel Claudio, lo
odio” borbottai un’oretta dopo, mentre io e Niko lo scrutavamo mentre parlava
con Amedeo e Giulia.
“Pensi che abbia ragione?” mi
chiese.
“Cosa?” domandai esterrefatta.
“Ma stai bene?”
“Ma no, non sulle offese”
spiegò, “Su quello che mi ha detto, che sono contento di te perché… Perché mi
piaci”
Lo fissai senza parole, senza
sapere cosa dire.
“Che? Ehm, è una cosa tua,
cosa ne posso sapere io…” borbottai, come al solito imbarazzata quando si
toccava quel tasto dolente, mentre le mie viscere ballavano la conga.
“Se così fosse avrebbe
ragione” ragionò. “Ma perché, pensi che con te mi comporti diversamente?”
“No, ti comporti come
sempre…”
“Si, tranne per
quell’incidente prima di tornare a casa, vero?”
Il suo tono era quasi
spensierato, e quasi quasi si leggeva un velo di malinconia. Non risposi, e
alla fine lui se ne uscì con un: “Ehi, sto parlando di quel bacio, mica del
fatto che ti chiederò di sposarmi! Cerca di essere meno impacciata!”
Divenni scarlatta, con il
cuore che mi arrivava in gola. “Ehi, calma! Ma quale bacio, poi?Non c’è mai
stata una cosa del genere tra noi, ci stavamo per baciare, anzi, tu mi stavi
per baciare…”
“Ma tu mi avevi fatto capire
che ti andava bene” osservò.
Calò un silenzio
interminabile, mi sentivo una stupida, invece sembrava che per lui stavamo
parlando del tempo che avrebbe fatto l’indomani!
“Se ti imbarazzo mi sto
zitto,ma volevo approfittarne per chiarire” si scusò, avvicinandosi.
“Oh, no, ma non qui”
accettai, conducendolo nella mia stanza e chiudendo la porta a chiave in modo
da restare indisturbati.
Lo guardai, invitandolo a
parlare, e si decise a farlo dopo qualche secondo. Sceglieva le parole con
cura, e scrutava ansioso il poster di Laura Pausini affisso da Rita.
“Mah, niente, solo che non ne
abbiamo più parlato da quella prime time ed io non so mai come sentirmi, cioè,
non so se tu te la sentivi…”
“Beh, si, ovvio! E’ inutile che
giro intorno” ammisi, guardando per terra.
Ero sicuramente impazzita…
Niko mi si avvicinò, e fece
un sorriso stiracchiato. “Anche io me la sentivo,eri così bella in quel momento,
ma forse è meglio che siamo stati interrotti, no? Siamo pur sempre in un programma
tv, ed io ora ci tengo ad averti come amica”
Quella parole mi colpirono
come un colpo al cuore, sentii l’aria svanire, i polmoni scoppiare, la stanza
mi girava intorno… Un coro di “Illusa!” mi rimbombava nelle orecchie, ma mi
dissi che c’era da aspettarselo.
“Oh, ma certo, si” feci con
aria assente.
“Ok, allora è tutto ok?”
“Certo, si, si, fai finta che
non sia successo nulla! Ma non spararmi neppure più domande come “Secondo te mi
piaci?” visto che la pensi così, no?” affermai decisa, cercando di ritornare
normale.
“Si, era per chiedere, ovvio
che mi piaci, ma non nel senso amoroso!” si giustificò, aprendo la porta.
Sbuffai alle sue spalle, e
quando incontrai quel Claudio quasi gli voltai la faccia e mi astenni dal
mandargli qualche maledizione solo grazie a Vincenzo che mi raggiunse tutto
pimpante. “Deb, vieni!” mi disse in tono eloquente.
“Si, scusa Niko, vado un
attimo da lui” feci, e mi allontanai. Raggiunsi la stanza dei ragazzi che
faceva da sala riunioni.
“Io proporrei una scommessa a
discapito ad uno dei membri ufficiali” iniziò a proporre Francesco, guardandomi
intensamente e con un’aria maliziosa. Non gli era andato giù il fatto che
l’avessi scoperto, qualche giorno prima.
“Cioè?” domandammo in coro, mentre io pregavo tutti i
santi di non far uscire qualche scommessa che avesse come soggetto me e Niko.
“Cioè… Secondo voi, a Niko
piace Deb come dice Claudio o no?” esclamò, prima di scoppiare a ridere
vistosamente. Luigi, però, rideva più forte di tutti, e subito iniziai a farmi
qualche domandando idiota: dopotutto era il suo compagno di stanza… E se già
sapeva del “palo” che avevo ricevuto?
“Tranquillo, non c’è niente
da scommettere, tranne se non vuoi farmi vincere” lo interruppi, con falsa voce
soave. “Perché già so la risposta,
abbiamo appena finito di parlarne”
L’affermazione fu seguita da
un silenzio da tomba, e ringraziai il cielo quando Vincenzo disse: “Ok, ok,
allora… Scommettiamo proprio su Claudio! Io scommetto che riuscirà ad
ambientarsi, e visto che il mio gruppo ha vinto il ballottaggio, tu mi aiuterai
a farlo integrare nel gruppo, Deb!”
Inutile descrivervi la mia
reazione…
Insomma, dovevo aiutare a far
integrare nel gruppo e far risultare più accettabile la persona grazie a cui,
se non avesse aperto bocca, mi sarei ancora potuta illudere!
Qualche Anticipazione:
“No, il cuscino era troppo
scomodo e le lenzuola non erano perfettamente stirate, oltre al fatto che sono
abituato a dormire in lenzuola di seta…” fu la sua risposta, come se stesse
dicendo qualcosa di ovvio.
________
“Eh, si, e pensa che lo fa
gratis…”
“Guarda che potrei anche
metterci del veleno, lì dentro…!” sogghignai.
________
“Pensavi all’ammiratore
sconosciuto?” mi chiese, indicando le rose, a cui ero vicinissima.
“Diciamo, più che altro al
mio ex” risposi vaga, alzandomi e sedendomi sul letto.
________
“Va beh, chi se ne frega…”
obiettai.
“Me ne frega, non devono
permettersi di dire cose false su di te, specialmente offendere in quel modo!”
________
“Sei stato tu?” esclamai
sbalordita, ricollegando quella canzone alla rose.
“Si, spero ti siano
piaciute!”
|
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Capitolo 17 *** Che Ci Fai Tu Qui?! ***
Che Ci Fai Tu Qui?!
Hola a todos!
Innanzitutto volevo
ringraziarvi per le recensioni ricevute nello scorso cap, è la prima volta che
lasciate 6 recensioni per un solo cap da quando sto pubblicando questa fic
quindi non potevo non festeggiare aggiornando prima! ^^
Volevo avvisarvi che questo
capitolo segna l’inizio di una nuova parte del racconto: quella dei “Casini”,
dei litigi, delle dispute… Del caos, in poche parole! Quindi preparatevi ad
entrare nel vivo della storia a partire dal cap 18!
Detto ciò, grazie a coloro
che hanno recensito:
Giulietta_Cullen:
Innanzitutto grazie per aver esaudito la mia richiesta ^^ Riguardo Debora, beh,
ho cercato di costruirla con un carattere “Umano”, nel senso che commette
errori come tutti noi, quindi fare un po’ la “pettegola” andando a dire al suo
amato ciò che le è stato riferito fa parte di questo piano prestabilito,
sarebbe noioso se fosse perfetta, non credi? ^^ E riguardo Niko e Deb insieme,
come dico sempre… Chi vivrà vedrà! xD Grazie
mille,spero di continuare a leggere le tue recensioni!
Vero15Star: Concordo
perfettamente con te, Niko è stato un vero idiota, ma dopotutto è come tutti i
suoi colleghi maschietti , anzi, forse il fatto di essere un artista lo rende
ancora più idiota visto che si preoccupa delle telecamere, del pubblico e bla,
bla, bla… Grazie mille, spero che questo cap ti sia piaciuto come avevi
intuito!
Giulls: Cara fedele amica di Mean
Girls! Continuo a ribadire che le tue recensioni sono un vero toccasana per me,
quando le leggo resto con lo sguardo intrappolato al pc e rido per minimo dieci
minuti…! “Daniele
come personaggio non è che abbia fatto una bella entrata nella storia, ma non
temere, Deb sa cosa fare” intendo che visto che Daniele non ha fatto una bella
impressione, manterrà il suo carattere ma Debora saprà come comportarsi nei
suoi riguardi. “Si, spero ti siano piaciute!” ... ti prego....ti supplico...ti
scongiuro oh mia fedele amica di mean girls...nn dirmi che è stato DANIELE...ti
prego!!” ehm, tesoro, voglio lasciarti la sorpresa
leggendo il cap… Il bacio tra Deb e Max?! O_O Penso che volevi scrivere Deb e
Niko, giusto? Comunque, come ho detto a giulietta_cullen… chi vivrà vedrà! xD
Spero che il cap e le anticipazioni ti piacciano!
Sweet_Baby_Love: Grazie mille!
Eh si, i prossimi capitoli saranno capitoli di vera e propria guerra, hai inteso perfettamente!
Niko e Deb intesi male? Vedremo, anche perché
quei due non si capiscono mai… xD
_New_Moon_: Grazie!
Tranquilla, sono la prima ad ammettere che Niko è un’idiota , non farti questo
tipo di problema, ihih, cara fedele lettrice! ^^
Giunigiu95: Grazie, spero che
anche questo capitolo ti sia piaciuto! Spero continuerai a farmi sapere cosa ne
pensi!
Penso che aggiornerò giovedì
o al massimo sabato, ok?
Bacioni,
la vostra milly92.
Capitolo 17
Che Ci Fai Tu Qui?!
Il giorno seguente fu uno dei
più intensi di quell’esperienza, ma non tanto per il contenuto quanto per le
emozioni e gli sbalzi d’umore vissuti.
“… Ma sai, noi Gold Boyz
siamo tutti single” mi stava dicendo Giuseppe a colazione, mentre metà dei
coinquilini dormivano ancora. Io mi ero svegliata molto presto, ansiosa del
compito che mi era stato affidato circa Claudio, e cercavo di trovare una
soluzione su come fare per farlo socializzare.
“Chissà perché…!” ironizzai,
mentre mangiavo una vaschetta di yogurt alla fragola.
“Cosa vorresti dire?!”
chiese, stando al gioco.
Scrollai le spalle, e poi in
quel momento mi ricordai che non era vero: Andrea non era single grazie a
Rossella… Lui sapeva o lo ignorava per davvero?
“No, ora mi dici!”
“Bah, io penso che almeno tu
ce l’avresti la ragazza se andassi dal barbiere ogni tanto, ihih” risposi,
accennando ai suoi capelli ricci, abbastanza voluminosi.
“Spiritosa!”
“Dai, scherzo! Anzi in realtà
ti invidio, magari ce l’avessi anche io quei ricci!” feci, indicando i miei
capelli mossi.
Giuseppe era il componente
dei Gold Boyz con cui riuscivo a parlare
liberamente, era socievole,spiritoso, un po’ come Francesco ma meno “Clown”, così
trascorremmo la colazione ad insultarci, finché non arrivò Claudio in cucina,
con indosso una maglia con il simbolo di superman e i pantaloni del pigiama.
“Ciao” lo salutai fin troppo
cordialmente.
“Ehi, superman!” fece
Giuseppe.
Claudio lo guardò storto,
prendendo dei cereali dalla scatola e iniziando a mangiarne una manciata.
“Scherzavo, amico!” si scusò
l’altro, sbuffando quasi. Aveva ragione dopotutto!
“Hai dormito bene?” chiesi,
con la voce simile a quella di mia nonna quando mi chiede se mi sono piaciute
le sue polpette.
“No, il cuscino era troppo
scomodo e le lenzuola non erano perfettamente stirate, oltre al fatto che sono
abituato a dormire in lenzuola di seta…” fu la sua risposta, come se stesse
dicendo qualcosa di ovvio.
Ma chi era, il principe
William?!
Scambiai un’occhiata con
Giuseppe, prima di rispondere: “Ah, ma certo” e rituffarmi nel mio vasetto di
yogurt.
“No che non è certo, voi
credete che io sia pazzo, viziato e spocchioso, vero?”
“Forse solo un po’ la seconda
ipotesi” esclamò Giuseppe. “Scusa, ma qui non siamo in un hotel a cinque
stelle…”
Per tutta risposta, Claudio
si alzò, senza degnarci di uno sguardo, e uscì dalla cucina.
“Ehi, ma che ho detto?”
chiese il ragazzo. “Qui non si può nemmeno essere sinceri…”
“’Giorno a tutti!” disse la
voce di Niko, il che mi fece sobbalzare e mi spinse a passarmi una mano tra i
capelli e sedermi più composta, mentre cercavo di non ripensare alle parole che
mi aveva detto il giorno prima, “Ma che gli è venuto a quel Claudio? Per un
pelo non mi è venuto addosso!”
“Niente, la sindrome degli
ultimi arrivati che si credevano di venire in un hotel a sei stelle” rispose Giuseppe, mentre io annuivo.
“Ah, life coach, ci sei anche
tu!” fece Niko, dopo aver annuito, sorridendomi.
“Si per tua sfortuna” risposi
facendo una smorfia.
“Scherzavo! Dormito bene?” mi
chiese, prendendo posto e dandomi un pizzicotto sulla guancia destra dopo
avermela accarezzata.
“Più o meno” risposi,
fingendomi indifferente.
“Uh, hai avuto anche tu
problemi con il cuscino scomodo e le lenzuola, perché non erano di seta?”
enfatizzò Giuseppe, strappandomi un sorriso.
“Si, ahah!” risposi.
“Cos’è questa storia?” chiese
Niko.
Gli spiegammo tutto,
facendolo rimanere di sasso. “Quello sta male” concluse, per poi avvicinarsi al
frigo e prendere la confezione di latte.
“Se vuoi posso farti io il
latte” mi offrii, senza sapere da quale parte del mio subconscio proveniva
quella mia offerta.
Si voltò, osservandomi.
“Davvero? Grazie!”
“Figurati” sorrisi,
avvicinandomi a lui e prendendo la confezione per poi prendere il pentolino e
accendere il gas.
“Cavoli, c’hai proprio la
cameriera, eh?” dichiarò Giuseppe, stiracchiandosi.
“Eh, si, e pensa che lo fa
gratis…”
“Guarda che potrei anche
metterci del veleno, lì dentro…!” sogghignai.
La nostra discussione intelligente fu interrotta dal
cinguettio di Rossella ed Andrea, che entrarono abbracciati in cucina. Appena
ci videro si staccarono, arrossiti.
Io e Niko, che sapevamo, ci
scambiammo un’occhiata, mentre Giuseppe fece finta di nulla, ma alla fine,
mentre prendevano posto, chiese: “Sicuri che voi due non avete nulla da dirci ,
piccioncini?”
Rossella divenne scarlatta,
ma la conversazione fu deviata grazie a Samanta, che entrò tutta pimpante.
“’Giorno!” esclamò, “A mezzogiorno verrà il life coach dei Locos Sounds, hanno
lasciato l’annuncio nella sala prove!”
“E tu sei andata in sala
prove?!” chiese Andrea curioso.
“No, me lo ha detto Annah,
stanno provando…”
“A quest’ora? E poi non sono
nemmeno stati assegnati i brani…” obiettai, spegnendo il gas e prendendo un
bicchiere.
“Ma che ne so, si sa che
quelli so’ strani!” rispose lei prendendo posto e scrollando le spalle.
Che i Locos Sounds fossero
davvero strani ce ne accorgemmo qualche ora dopo, mentre Giulia si lamentava
del brano assegnato solo perché non avrebbe potuto vestirsi elegantemente,
Richard fu scovato a fare delle strane mosse davanti lo specchio
dell’ingresso,dicendo: “Ma quanto sei bono! Quanto! E’ solo questione di tempo
prima che tutte le ragazze ti saltino addosso!”, Amedeo balbettava da solo tra sé e sé, Annah
si ingozzava di Nutella poco prima di pranzo e, ciliegina sulla torta, Claudio
scriveva una richiesta alla produzione, mentre Salvatore dei “Dj” cercava di
metterlo sulla buona strada.
Chissà cosa stava
richiedendo… Coinquilini più “normali” rispetto a lui?!
Poco dopo l’assegnazione dei
brani, in cui a Niko fu affidato “Feel” di Robbie Williams, me ne stavo nella
mia stanza, a ripensare al pasticcio in cui mi ero messa. Come avrei fatto a
far socializzare Claudio con gli altri se la prima ad avere problemi con lui
ero io?!
Alzai lo sguardo, e notai le
rose che avevo ricevuto, più appassite che mai. Mi avvicinai, rileggendo il
biglietto. Parole bellissime, certo, ma che mi riportavano lontano con il pensiero,
al mio ex ragazzo, ai nostri momenti più belli trascorsi insieme, al modo
brutale in cui ero stata mollata, al periodo di quasi depressione che mi aveva
causata…
Quasi assorta in questi
pensieri non sentii nemmeno la porta aprirsi e non vidi Niko entrare.
“Ehi, ci sei! Non mi hai
risposto mentre bussavo!”
Sobbalzai, scrutandolo e
mettendolo a fuoco quasi con una certa difficoltà.
“Scusa, ehm, io…”
“Pensavi all’ammiratore
sconosciuto?” mi chiese, indicando le rose, a cui ero vicinissima.
“Diciamo, più che altro al
mio ex” risposi vaga, alzandomi e sedendomi sul letto.
“Beh, capita, anche io a
volte penso alla mia ex…”
“Non me ne hai mai parlato,
sai? Hai sempre fatto discorsi in generale!” feci, più che altro per distrarlo
dalla discussione sul mio ex ragazzo dato che non mi andava di parlarne.
“Vuoi che te ne parli?”
“Se ti va…”
“Ok! Si chiamava, anzi, si
chiama, Alexandra, e mi ha lasciato perché è dovuta partire per uno scambio
culturale in Francia…”
Quelle parole mi fecero
rimanere stupefatta: sapevo chi era!
“Cosa? Alexandra? Francia?”
chiesi. “Ma… è una del tuo forum! Bionda, occhi azzurri…”
“Si, è lei! Sta nel mio
forum?!” chiese illuminato dalla notizia.
“Si, e sapessi quante ne ha
scritte su di me…” dichiarai. Era la famosa xgirlx90 che aveva scritto commenti
poco gentili su di me. La conoscevo tramite Internet perché prima di andare a
Music’s Planet partecipavo al forum ogni tanto.
“Cosa?”
Gli raccontai del suo
commento e di tutto il resto, facendolo rimanere a bocca aperta. Alla fine se
ne uscì con uno: “Stronza!” che mi fece compiacere un po’.
“Va beh, chi se ne frega…”
obiettai.
“Me ne frega, non devono
permettersi di dire cose false su di te, specialmente offendere in quel modo!”
Non potei non sorridere
vedendolo così indignato, ad essere onesta. Cosa potevo farci? Mi piaceva
sempre di più, e la rivelazione del giorno prima mi aveva fatto rimanere male,
anche se sapevo che sarebbe andata a finire così.
“Ragazzi, venite, è arrivato
il nuovo life coach!” disse Rita emozionata, irrompendo all’improvviso nella
stanza.
“Ok, veniamo” dicemmo
insieme, per poi guardarci e scoppiare a ridere.
“Chiunque sia questo, ricorda
che tu sei la migliore life coach e non pensare a quello che ti dicono gli
altri” mi disse, mentre stavo per uscire dalla porta.
Mi bloccai, presa dalla
dolcezza con cui erano state pronunciate quelle parole. Lo guardai, e notai che
il suo sguardo era simile a quello di qualche settimana prima, quando stava per
baciarmi. Cosa gli prendeva, diamine?! Perché a volte era così dolce per poi
subito contraddirsi?!
“Ehm…” risposi, incapace di
simulare alcun suono.
“Cosa c’è?” mi chiese,
avvicinandosi e chiudendo la porta.
“Niente, dai, andiamo” cercai
di svignarmela, ma lui, più veloce di me, si parò davanti la porta.
“Dimmi, sembri… strana”
“Io? No, ma che”
Ci guardammo per un lungo
istante, prima che lui dicesse: “Scusami”
“Per cosa?”
“Per questo che ho detto, so
di essere contraddicente a volte, sappi che l’ho detto perché le penso”
dichiarò.
“Si, va bene, so cosa intendi,
so che non fai così perché ti piaccio o cose così, so che lo dici perché ti va
dirlo, però… Che cavolo, mi ci fai rimanere sempre come una scema! Ti prego,
non giocare con me” dissi queste parole con voce quasi implorante, non ce la
facevo più, era come se una parte di me continuasse ad illudersi di potergli
interessare minimamente. Ma, allo stesso tempo, con quelle parole gli avevo
quasi rivelato completamente i miei sentimenti.
Però lui non mi chiese nulla,
annuii, aprendo la porta e facendomi segno di uscire.
“Chissà chi è questo nuovo
life coach!” disse, con voce più allegra.
“Oh, si, chissà” feci,
cercando di suonare vivace e spensierata. “Oggi abbiamo le prove, vero?”
“Abbiamo?” rise. “Hai
intenzione di fare un duetto?”
“Ma scemo!” lo spinsi lievemente,
facendo una smorfia. “In senso… vabbè, meglio che sto zitta!”
“Si, brava, stai zitta!”
“Antipatico!”
“Bisbetica!”
Continuammo a fingere di
litigare per tutto il corridoio; era una delle cose più strane: spesso
riuscivamo a superare momenti critici comportandoci subito come se non fosse
successo nulla.
Una volta nell’ingresso
notammo che tutti erano intorno al nuovo arrivato, di cui riuscivo solo a
scorgere la chioma bionda.
“… Si, grazie, spero di
essere un buon life coach!Oh, guarda chi è arrivata, finalmente, ti fai sempre
attendere!”
Udendo queste parole mi
voltai, e dalla folla, sorridente e quasi trionfante uscì Daniele, che si stava
avvicinando con passo vellutato, sorridendo quasi con soddisfazione.
“Daniele?! Che ci fai tu
qui?!” domandai.
Ero sbalordita, con la bocca
aperta e l’impressione di aver sbagliato stanza,anzi, casa. Cosa ci faceva lì?
Sembrava che tutti potessero essere life coach da un giorno all’altro!
Daniele se ne stava davanti a
me, radioso, mentre tutti ci guardavano curiosi. Continuavo a fissarlo
incredula.
“Vi conoscete?” chiese
Samanta.
“Si, ho avuto l’opportunità
di conoscerla quando è ritornata nella nostra città la scorsa settimana” spiegò
con nonchalance. “Non mi saluti nemmeno?” aggiunse con un sorriso ironico.
“Oh, si ciao” dichiarai,
avvicinandomi e salutandolo con i formali baci sulle guance prima che lui mi
abbracciasse. Sentivo lo sguardo di tutti fisso sulla nuca, ed era una
sensazione che non mi piaceva affatto, nemmeno durante le prime time mi sentivo
così. Per
tutta risposta, Daniele disse, in stile recitazione poesia, con perfetto
accento inglese: “When you're gone the pieces of my heart are
missing you ,when you're gone the face I came to know is missing too, when
you're gone the words I need to hear to always get me through the day and make
it ok. I miss
you. Ma ora avremo tanto tempo per stare
insieme…”
“Sei stato tu?” esclamai
sbalordita, ricollegando quella canzone alla rose e cercando di fingere di non
aver sentito l’ultima affermazione.
“Si, spero ti siano
piaciute!” rispose.
“Piacere di conoscerti!”
Stavo per rispondergli,ancora
confusa per tutto quello che stava accadendo, ma la voce di Niko ci aveva
interrotti.
“Piacere, io sono Daniele!” rispose
lui, porgendogli la mano e concentrandosi nell’imitare una faccia sicura.
“Lo so, io sono Niko” rispose l’altro, fingendosi ancora più sicuro.
“Lo so” ripetette Daniele, imitandolo senza batter ciglio.
Li guardai, e vidi che si
stavano scambiando uno sguardo mentre si stringevano la mano, che sembrava
proprio di sfida mentre gli altri sussurravano ancora per la questione delle
rose. O era solo la mia impressione?
Qualche Anticipazione:
“Certo che lo fa, e ti dirò
di più: lui lo fa per avere popolarità davanti le telecamere, io lo faccio
perché mi piaci” disse convinto, spostandosi anche lui di un posto.
________
“E di che, anzi, quando
litigherete sarò lieta di aiutarti ad inventarti qualche buona scusa”
ironizzai.
________
“Si, mica c’è una pizzeria
qui vicino?” chiese subito Annah, e dovemmo sforzarci per non ridere. La
lezione della lampo non le era bastata…
________
Non ebbi il tempo di vedere
nient’altro che mi sentii afferrare da lui e voltarmi, faccia a faccia, prima
di sentire le sue labbra posarsi sulle mie e sentire la sua presa farsi più forte
attorno alla vita.
________
“No… Io… Se dovessi
scegliere… Sceglierei te…”
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Capitolo 18 *** 5 Maggio, Data Importante… Ma Non Per La Morte Di Napoleone! ***
5 Maggio, Data Importante… Ma Non Per La Morte Di Napoleone!
Un ciao globale a tutti!
Oggi non ho molto tempo per
prolungarmi, volevo solo dirvi che in questo capitolo è amplificata la presenza
del conduttore Ivan Argenti, che da questo capitolo in poi sarà una persona
molto importante per Debora.
Detto ciò, grazie di cuore
alle new entry tra i preferiti e coloro che hanno recensito:
Giulietta_Cullen: Daniele non
piace a nessuno, hai ragione, è troppo sicuro di se e secondo me anche un (bel)
po’ “pomposo”, caratteristica che si evidenzia ancora di più in questo
capitolo. Nemmeno a me piacciono le persone scostanti, ma per ora Niko si
comporta così, forse perché ha paura di far risultare chiari i suoi
comportamenti e pensieri… Riguardo al bacio, beh, la risposta è più o meno a
fine capitolo!
Vero15Star: Benvenuta anche
tu nel club anti-Daniele, ihih! Eh si, Claudio è snob, ma chi ci dice che
questa sua caratteristica a volte non faccia divertire un po’ i coinquilini del
loft? Te ne accorgerai andando più avanti, eheh! Spero che anche questo cap ti piaccia!
Giulls: Carissima, figurati,
anzi, mi è uscito spontaneo aprire la risposta alla recensione con quella frase!
^^ Come al solito leggere la tua recensione mi ha fatto morire dalle risate, e
sono contenta che questa fic a volte ti faccia ridere, non sono una scrittrice
comica ma a volte mi piace mettere battute e cose che fanno ridere! Vorrei
commentare tutte le cose carinissime che mi hai scritto, ma purtroppo non ho
tempo, sigh. Spero solo non mi ammazzerai dopo che avrei letto chi bacia Debora
in questo cap… Pleaseeeee! Riguardo il bacio di Niko e Deb, ti dico solo di
stare tranquilla! Un bacione, carissima amica di Mean Girls! ^^
95_angy_95: Grazie mille, è
sempre bello avere nuove recensitrici! Mi fa piacere che Debora ti piaccia, e
ti ringrazio per i complimenti. Spero continuerai a seguirmi!
Credo che aggiornerò sabato,
studio permettendo. Felicissimo Halloween a tutti voi! E ricordate…
Recensioncina o scherzetto? xD
La vostra milly92.
Capitolo 18
5 Maggio, Data Importante… Ma Non Per La Morte Di
Napoleone!
I giorni che seguirono mi
passarono davanti quasi come se fossero sfocati: non avevo il tempo di rendermi
conto di qualcosa che subito le cose cambiavano, divenendo l’opposto. Era come
se non avessi un attimo di pace, tra le prove sempre più impegnative in cui
dovevo mettercela tutta per trovare difetti e far migliorare il mio “talent”,
le idee che non mi venivano per aiutare Vincenzo a far vincere la
scommessa,Claudio che era sempre più scorbutico,pazzoide e strano, Niko che
sembrava sempre più strano, a volte dolce e a volte permaloso, e, infine,
Daniele che non mi dava un attimo di tregua. Stava sempre tra i piedi, e se non
gli davo retta faceva il cretino con qualcun’altra.
Arrivai al sabato pomeriggio
semidistrutta, stanca per il sonno mancato ed esaurita per tutti quegli
avvenimenti.
Cosa diavolo stava
succedendo?
Me lo stavo appunto chiedendo
durante le prove, mentre i Locos Sounds si esibivano, quando il presentatore
Ivan Argenti mi si avvicinò, con i capelli biondo-castani leggermente sconvolti
e con indosso una tuta bianca e blu. Ero seduta sulla tribuna con un’aria in
stile zombie, e il suo saluto mi fece quasi sobbalzare.
“Oh, ciao, Ivan” feci,
cercando di sembrare tranquilla.
“Tutto bene?”
“Si, certo” risposi, ma forse
non riuscii a nascondere un po’ di sarcasmo perché gli occhi azzurri di Ivan mi
perforarono.
“Io credo di no, sembri molto
stressata” dichiarò. “Vero?”
“Ok,si, vero” affermai. Era
così evidente? “Sai, con sei persone in più in casa, le prove…” cercai di
giustificarmi, anche se non aveva senso più di tanto.
“Oh, si, ma certo” rispose
Ivan sarcastico, “Tu non me la conti giusta!”
“Io?”
“Si, vedo un certo movimento
intorno a te, Deboruccia”
“Che?”
Mi guardava con l’aria di chi
la sa lunga, con un enorme sorriso beffardo stampato in faccia.
“Quel Daniele ti ronza
intorno e il nostro Niko non sembra digerirlo! Li ho visti battibeccare tre
secondi fa” mi informò. “Non dirmi che non ne sapevi nulla”
“Non ne sapevo nulla per
davvero, Ivan!” risposi.
“Forse circa il litigio, ma
sul fatto della “Contesa”…”
“Oh, va bene, Daniele mi
ronza intorno, è vero, ma sul fatto di Niko sono solo impressioni, siamo troppo
amici, amici e basta, ne abbiamo già parlato” dissi, senza prendere fiato e fin
troppo velocemente.
“Sarà,ma io non ho mai creduto
nell’amicizia tra uomo e donna” se ne uscì lui, sospirando e facendo
l’occhiolino. “Certe cose le capisco al volo, credimi!”
Stavo per ribattere quando
dall’alto si levò un “Ivan!” da parte della direzione.
Sbuffò, alzandosi. “Io devo
andare, deve essere arrivato il vestito per martedì. Comunque ne riparleremo, ca-pi-to?” scandì, dandomi un buffetto
sulla guancia mentre io sbuffavo annoiata e rassegnata.
“Ok, Capitano” risposi. Era
la seconda volta che parlavamo come dei vecchi amici, ma fui felice di
constatare che dopo il nostro breve discorso mi sentivo più calma.
“Oh oh, guarda chi c’è!
Perché mi segui sempre?”
Mi voltai: davanti a me c’era
proprio Daniele, con indosso dei jeans chiari ed una camicia a righe bianche e
nere. Inutile dire che con quella visione la mia calma andò subito a farsi
benedire.
“Semmai sei tu che mi
perseguiti” risposi secca.
“Io? Forse hai ragione, cosa
ci posso fare se sei sempre così attraente?”
“Attraente? Guarda che se non
fossi uscita in tv non saresti qui” lo rimbeccai acida.
“Perché fai sempre la persona
acida con me? Non sembravi così maldisposta alla mia festa”
“Forse perché lì non facevi
il cretino” sbuffai.
Ci guardammo, e sul suo volto
vidi comparire un sorriso malizioso. “Anche Niko fa il cretino, eppure a lui
non glielo dici” affermò, mettendomi un braccio sulla spalla.
“Niko non fa il cretino”
dichiarai, togliendogli il braccio da sopra la mia spalla e spostandomi di un
posto.
“Certo che lo fa, e ti dirò
di più: lui lo fa per avere popolarità davanti le telecamere, io lo faccio
perché mi piaci” disse convinto, spostandosi anche lui di un posto.
Rimasi pietrificata, rossa in
volto: come osava?
“Non dire cazzate!” urlai
quasi, alzandomi nervosa e allontanandomi.
“Fai quel che vuoi, ma lui
non ti penserà quando tutto ciò sarà finito!” esclamò, rincorrendomi.
Mi fermai solo perchè la Sfortuna
mi stava guardando con curiosità.
“Perché dici questo? Insomma,
se ti piaccio comportati bene, non mettere in mezzo gli altri!” affermai
decisa, battendo un piede a terra per la frustrazione.
“Non voglio che tu ci
caschi…”
“Sono fatti miei se voglio
cascarci o meno” risposi secca, allontanandomi ed uscendo dallo studio.
Quando aprii la porta ero
ancora così presa che quasi non urtai Massimo.
“Ehi, calmati, furia!” mi
disse, scansandosi.
“Oh, scusami Max, scusami”
borbottai.
“Che è successo?”
Il suo tono era preoccupato,
quasi come se sapesse qualcosa in più a me ed aveva paura che io lo fossi
venuta a sapere.
“Niente, le solite
discussioni con Daniele” risposi. “Scusami ancora” mi congedai, uscendo.
Rimase così, fermo, mentre mi
allontanavo.
Cosa voleva Daniele? Aveva
ragione? Ma soprattutto, Niko davvero faceva così il cretino con me? Era
gentile, certo, e lo era ancora di più da quando era arrivato Daniele, ma…
Insomma, me lo aveva detto esplicitamente che non gli interessavo!
Eppure, mentre mezz’ora dopo
provava “Feel” di Robbie Williams, non potei non pensare che fosse un angelo
sceso dal cielo.
Ero seduta al terzo posto del
banchetto dei giudici, insieme a Maria e Sandro, incantata dall’esibizione: era
dolce, la sua voce era evangelica…
Era sempre così perfetto
quando cantava, tanto che quella volta piansi come la prima esibizione
nell’ascoltarlo.
“Bravo, bravo!” fece Maria, quando
la canzone terminò, battendo le mani, “Hai anche fatto commuovere la nostra
primadonna!”
Niko scese dal palco,
togliendosi l’auricolare, sorridendo più che mai.
“Davvero?” chiese.
“Si, mi sono commossa”
risposi, avvicinandomi a lui. Dovevo
avere ancora gli occhi lucidi, perché fece una faccia intenerita e mi asciugò
l’ultima lacrima superstite con un dito.
“Allora posso dire di
avercela fatta” rispose.
“Beh, direi di si”
“Su, baldo giovane, proviamo
l’ultima volta!” esclamò Sandro, facendolo annuire e risalire sul palco.
Io rimasi lì, seduta sul
palco per vedere e sentire meglio, e alla fine, mentre le ultime note della
canzone davano l’addio, mi alzai per scendere quando lui mi prese da dietro,
sorridendo, e facendomi fare una giravolta come nei migliori balletti. Alla fine
scoppiammo a ridere, e finsi di non vedere Daniele che ci scrutava torvo dalle
tribune del pubblico.
“Dai, per oggi possiamo anche
rilassarci un po’!” mi disse Niko mentre Rossella iniziava a provare, “Vieni a
fare un giro, perdiamo un po’ di tempo con gli altri?”
“Certo!”
Mi prese sottobraccio e ci
avviammo verso la sartoria, dove vidi Ivan che mi guardava ancora malizioso,
come a dire: “Cosa ti avevo detto?”.
Stavamo criticando una giacca
verde acido quando Andrea mi si avvicinò.
“Deb, scusa, posso parlarti
un attimo?”
“Si, certo” risposi, curiosa.
Mi portò dietro uno stand di
camicie paillettate. Fece un respiro profondo, prima di dire: “Ross mi ha detto
che… che, beh, sai di noi, già da un bel po’”
“Oh, si” risposi.
“Volevo solo avere la conferma,
sai così puoi consigliarmi anche tu ogni tanto”
“Ma certo!”
“Va bene, allora, grazie” si
congedò.
“E di che, anzi, quando
litigherete sarò lieta di aiutarti ad inventarti qualche buona scusa”
ironizzai.
“See! Tiè!” fece, con il
segno delle corna per terra.
Ritornammo vicino a Niko
ancora ridendo, ma fummo distratti da Richard che ci venne incontro con aria
trionfale, dicendo: “Stasera si esce, abbiamo avuto il permesso dalla
produzione di andare in giro per Caserta!”
“Caserta? Ma se siamo qui, a
Napoli…” domandai incuriosita.
“Perché stasera ci sono le
riprese di non so che film nella zona principale di Napoli, sarebbe rischioso
esporsi con tuta quella gente” mi rispose lui, prima di andare ad avvisare gli
altri.
Inutile dire che la cosa fu
accettata con gioia, era pur sempre sabato sera, e prendere un pò d’aria era
una bella idea.
Così un’ora dopo eravamo
tutti nelle nostre stanze, intenti nel prepararci. Constatai che era dura farlo
senza l’aiuto dell’estetista e della parrucchiera, ormai ci avevo fatto
l’abitudine!
Prestai accessori e maglie a
Rita e Samanta, tanto che alla fine, quando uscimmo dalla stanza, il mio
armadio sembrava dimezzato.
Avevo rimasto sciolti i
capelli, indossavo una minigonna di jeans, una maglia azzurra e bianca con il
giubbino di jeans e mi ero truccata un po’ più “da grande”, rubando i segreti e
consigli della mia estetista che mi truccava ogni martedì.
I ragazzi erano già ad
aspettarci, mancavano solo Niko, Daniele ed Andrea, che fecero un’entrata in
stile VIP, in particolar modo Daniele, che stava davvero molto bene, tra lui e
gli altri due c’era l’imbarazzo della scelta.
“Stai benissimo” mi dissero
all’unisono lui e Niko, per poi guardarsi male, ed io sorrisi compiaciuta.
“Si, stai bene, sei bella”
disse Claudio un po’ goffamente, sorprendendomi e facendomi quasi ridere.
“Oh, grazie Claudio!”
risposi, chiedendomi a cosa fosse dovuto qual complimento da parte di una
persona che non mi calcolava e che non sopportavo.
Alla fine Rossella uscì dalla
sua stanza dopo mezz’ora rispetto a me, e Annah dopo quarantacinque minuti,
poiché si era rotta la lampo dei suoi pantaloni.
Alle nove e mezzo eravamo a
Piazza Mazzini, il centro di Caserta, e l’autista ci lasciò con i soliti due
bodyguard, che per quella sera però sembravano avere da fare, dato che non si
fecero più vivi.
“Allora, gente, che si fa?”
chiesi, guardandomi intorno. Le persone non sembravano accorgersi di noi, anzi,
di loro, i cantanti.
“Non so, qui sei tu la
Casertana!” disse Rossella, mano nella mano con Andrea.
“No, io sono Maddalonese,
ehehe! Comunque propongo di fare un giro, ok?”
“Ok!”
Così ci incamminammo verso i
grandi negozi e vetrine di quella via, per poi fermarci nella piazzetta del
grande monumento. Attorno a noi c’era il verde, tante panchine, l’atmosfera era
di puro giubilo.
“Che bello, un po’ di
libertà!” esclamò Angela dei “Dj”.
“Si, mica c’è una pizzeria
qui vicino?” chiese subito Annah, e dovemmo sforzarci per non ridere. La
lezione della lampo non le era bastata…
Ignorammo la domanda, o forse
qualcuno le rispose, non so dirvi, perché in quell’istante dimenticai tutto:
vidi il mio ex, che era proprio di Caserta, uscire da dietro il monumento con
la sua ragazza.
D’istinto, con il cuore che
batteva forte, mi avvicinai ancora di più a Daniele che se ne stava vicino a
me, cercando di fare conversazione e scusarsi, e portai il suo braccio intorno
la mia spalla, voltandomi verso di lui.
“Ti prego, stai al gioco,
dietro c’è il mio ex” lo implorai, mentre quelli attorno a noi scherzavano.
“Non ti chiedo di fare il mio ragazzo,ma…”
“Ho capito, calma” fece lui
premurosamente, accarezzandomi i capelli e fingendo di ridere per poi
abbracciarmi. “E’ quello con il giubbino nero?” mi chiese nell’orecchio.
“Si” sussurrai, sconvolta:
dopo tutti i litigi non si era tirato indietro, facendomi quel favore! Lo avevo
chiesto a lui perché di certo non avrei potuto fare la parte con Niko, la
notizia sarebbe subito circolata.
Finsi un’espressione di pura
sottomissione amorosa, scompigliandogli i capelli e abbracciandolo a mia volta;
quando mi voltai notai che Niko mi guardava.
“Se ne è andato?” chiesi a
Daniele, che mi teneva ancora stretta.
“Ci sta guardando! E’
immobile, fermo…”
“Cavoli…” sbuffai. “Quando se
ne va?”
“E che ne so, ma non posso
guardarlo più di tanto altrimenti capisce” mi ricordò.
“Giusto, hai ragione, scusa. E tra parentesi… Grazie”
“E’ un piacere. Uffa, ma
quando se ne va?”
“Pensavo ti piacesse stare
tra le mie braccia” gli ricordai, ironica.
“Certo, ma non fingendo
davanti al tuo ex”
Lo guardai, per poi
accorgermi che lo sguardo di Niko era ancora su di noi mentre parlava con
Letizia.
“Debora, c’è solo un modo per
farlo andar via!”
“Ossia?”
“Fargli capire che sei
fidanzata per davvero, fidati” mi disse con aria seria.
“No, dai, non fa niente…”
borbottai, togliendo le braccia dal suo collo e allontanandomi ancora con il finto
sorriso sulle labbra.
Non ebbi il tempo di vedere
nient’altro che mi sentii afferrare da lui e voltarmi, faccia a faccia, prima
di sentire le sue labbra posarsi sulle mie e sentire la sua presa farsi più
forte attorno alla vita. Chiusi gli occhi, sentendomi per un attimo sospesa in
aria, prima di capire cosa stavo facendo e di staccarmi.
Mi voltai e vidi il mio ex
allontanarsi con la tipa. Daniele sorrideva compiaciuto.
“Oh, ok, grazie, ma… non
c’era bisogno di essere così… estremi” dissi, quasi senza fiato.
“Figurati, sai che io ci sono
quando hai bisogno di aiuto” mi rispose.
Annuii, incerta,e poco dopo
ero ancora incredula di tutto l’accaduto, standomene da sola vicino la fontana
e non vedendo gli altri andarsene chissà dove.
“Allora alla fine hai ceduto”
Niko se ne stava dietro di
me, a braccia incrociate e… con una sigaretta in bocca. Lo guardai stupita, e
lui se ne uscii con un: “Fumo quando sono nervoso”.
“Ok… Se ti riferisci al
bacio…”
“Certo che mi riferisco al
bacio!”
“L’ho fatto solo per far
ingelosire il mio ex che stava dietro di me!” dissi con voce acuta.
“Non mi devi spiegazioni,
solo che mi ero illuso che tu fossi diversa” rispose freddo.
“Illuso? Scusa, ma… Insomma,
non avevi nessun pretesto per illuderti, sono solo una tua amica…”
“Amica, si, ma voglio solo
proteggerti e non farti diventare una
qualunque! Vederti con quello mi ha…”
“Sei geloso?”
La domanda mi uscì naturale,
e per un pelo non mi tappai la bocca dopo averla pronunciata.
“Può darsi! Ma solo perché
per me sarai sempre la mia life coach, la piccola che non riusciva ad
ambientarsi… Vederti con lui…”
“Ma stavamo fingendo!
Fingendo! Forse lui no, ma io si, per me non è stato niente…” lo implorai
quasi.
Buttò la sigaretta a terra,
squadrandomi. “Perché non hai scelto me?”
“Perché saremmo stati su
tutti i giornali!” risposi subito. “Credimi, avrei scelto te, ma non voglio
rovinare la tua carriera, dopo saresti stato famoso per questo scoop non per la
tua bravura!”
Quelle parole sembrarono
colpirlo in modo strano, si bloccò, guardando per terra. “Hai ragione, scusami.
Ma dimmelo se ti piace”
“No… Io… Se dovessi
scegliere… Sceglierei te…”
Ci fissammo, e forse non mi
resi conto della rivelazione fatta.
Senza una parola annuì,
facendomi segno di seguirlo fin dentro il Backstage, la discoteca dove erano
andati gli altri. Parlammo durante il tragitto, e capii che mi aveva perdonata
ed aveva capito, anche se alla fine di certo non avevo sbagliato nei suoi
confronti. Come al solito tutto tornava meglio di prima dopo aver litigato!
Una volta arrivati mi portò
ad un tavolo, facendomi sedere. Mentre bevevamo qualcosa insieme alla fine
disse, titubante: “Oggi è un mese che ci conosciamo, ricordi?”
Per un pelo non mi soffocai,
sussurrando: “E’ vero! E’ il 5 maggio!”
“Si, sono anche 187 anni che
è morto Napoleone, ihih”
“Wow, giusto! Che figata!
Alla nostra amicizia” urlai, alzando il bicchiere.
“Alla nostra amicizia!”
rispose, facendo cin cin.
“Salve, gente”
Era Claudio, che si afflosciò
sulla sedia vicino alla mia. “Ti volevo dire che vorrei ballare con te solo che
sono troppo ubriaco, sigh” fece, indicandomi, mentre lo fissavo senza parole.
Rise, singhiozzando, prima
che Luigi, Vincenzo,Max, Andrea,Richard, Amedeo e Giorgio se lo trascinassero
via, ballando. Miracolo… Lo consideravano uno di loro! Vincenzo aveva vinto la
scommessa senza che io facessi nulla… O forse un po’ di merito ce lo avevo: chi
può dire che Claudio non si fosse ubriacato perchè mi aveva vista prima con
Daniele poi con Niko?
“Mi sa che hai fatto colpo anche su di lui!” esclamò Niko.
“Ah! Che onore!” ironizzai,
prima di alzarmi, presa dall’improvvisa allegria, come se non fosse successo
niente, e prenderlo per mano. “Vieni a
ballare!”
Lo condussi al centro della
pista, dove Daniele ballava con una tutto preso .E quella volta fu Niko a
guardarlo soddisfatto, mentre mi lasciavo andare e mi stringevo a lui,
ballando. Era per amicizia, no?!
Peccato che per il momento
avevo dimenticato che loro quel pomeriggio avevano litigato e che io non ne
sapevo il perché…
Qualche Anticipazione
(Attenzione, c’è un piccolo scherzetto di Halloween:
un’anticipazione non riguarda il cap 19 ma il 20… Secondo voi qual è? Rispondete
numerosi!):
“Alla fine Daniele ha
scommesso che sarebbe riuscito a baciarti entro quella sera, ma Niko non ci ha
badato più di tanto,nel senso che lo ha guardato schifato e se ne è andato…”
________
“Ecco il momento della vendetta” pensai.
________
“Stiamo insieme da una
settimana” terminò Andrea, quasi scocciato. Sembrava davvero seccato circa
l’argomento, e mi dissi che di sicuro c’era stato un litigio precedentemente.
________
Andrea socchiuse gli occhi,
quasi per invocare la pazienza, prima di annuire.
“Certo, anzi, se è qualcosa
io stasera sto con Debora” dichiarò, avvicinandosi a me e passandomi un braccio
attorno la vita. “Vero, tesoro?”
________
“Capisco. Quindi avete
discusso per questo, e lei non ha ceduto, giusto?” chiesi.
“No. Alla fine abbiamo fatto
pace, ma… Non voglio che continui così”
________
“So tutto di te e Daniele, grazie a Luca. Ma cosa ti è
preso?! Terrò acqua in bocca anche se non te lo meriti, ma poi mi spieghi
tutto”.
|
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Capitolo 19 *** La Serenata Che Non Mi Fece Rasserenare ***
La Serenata Che Non Mi Fece Rasserenare
Buon sabato a tutti!
Come al solito non ho molto
tempo, ringrazio di cuore le new entry tra i preferiti, ovvero Angelee e Kuro (mi
farebbe piacere sapere cosa ne pensate, grazie ^^) e coloro che hanno
recensito, ovvero giulietta_cullen, vero15star e 95_angy_95. Scusate se non
rispondo alle vostre recensioni come è mio solito fare, spero mi perdonerete.
La prossima settimana sarò impegnatissima,
quindi credo che aggiornerò direttamente il prossimo sabato. Mi raccomando,
continuate a recensire!
la vostra milly92.
Capitolo 19
La Serenata Che Non Mi Fece Rasserenare
“Oggi ti vedo proprio assente!”
“Ehm, si, è vero”
Il mitico zio Max mi
guardava, anzi, sarebbe più appropriato dire che mi stava squadrando, con uno sguardo indagatore. Stavamo in
giardino, mentre intorno a noi si stava facendo una specie di festa, qualcuno
suonava con le chitarre e Claudio ballava goffamente.
Poco dopo mi si avvicinò,
porgendomi la mano.
“Balli con me?” mi chiese,
come una bambino che chiede alla madre di comprargli le caramelle dopo essere
stato messo in punizione.
“Oh, volentieri Claudio, ma
Massimo mi stava per dire una cosa urgente, vero Max?! Magari dopo, ok?” feci,
scambiando un’occhiata con Massimo e facendogli cenno di seguirmi.
Claudio annuì, forse se lo
aspettava, perché tornò a fare la sua danza indù come se niente fosse. Ormai si
era abituato al fatto che ero decisa ad ignorarlo, perché dopo l’uscita cercava
in tutti i modi di parlarmi e mi perseguitava, tanto che quella mattina me lo
ero ritrovato davanti agli occhi appena mi ero svegliata.
“In realtà dovrei dirti per
davvero una cosa” annunciò Max appena entrammo nel salotto.
“Ah si?” chiesi.
“Si…”
“E cosa riguarda?” chiesi con
finta noncuranza, mentre dentro di me sapevo già la risposta. “Il fatto che
Daniele e Claudio non mi danno tregua?” ironizzai,anche se sentivo puzza di
bruciato.
“Su Daniele ci hai toppato…
Diciamo che riguarda il triangolo amoroso Debora-Niko-Daniele, ne sai
qualcosa?” domandò, fissandomi come se avesse i raggi X.
“Ma non fare lo scemo, sai
come la penso!” dissi, arrossendo violentemente.
“Si, ma non sai come stanno i
fatti” mi rispose con aria saggia. “Le tue convinzioni valgono fino ad un certo
punto”
Mi buttai su un divano, con
aria preoccupata. “Spara, cosa sai che io non so?”
Massimo fece un sospiro e mi
si sedette vicino, iniziando a parlare come una specie di psicologo.
“Per prima cosa, qualche
settimana fa Niko mi parlò di una ragazza che conosce da poco e che pensava gli
piacesse…” iniziò, raccontandomi tutto il loro dialogo.
Ascoltavo sempre più rapita,
dicendomi che non potevo essere io. Insomma, lui sapeva che mi interessava,
perché nascondersi? Perciò era ovvio che fosse qualcun’altra. Ma, dentro di me,
c’era sempre quella bollicina di speranza.
“E poi, seconda cosa, sai che
ieri Niko e Daniele hanno litigato, no?”
Sentendo quella domanda
sentii il respiro mancarmi. Era vero! Lo avevo proprio dimenticato…
“E… perché?!” chiesi
esitante, anche se non volevo saperlo, anzi, solo una parte di me.
Massimo fece la sua solita
aria da so-tutto-io prima di rispondere: “Per te, no?”
“Vabbè, ma cosa li ha portati
a litigare…?”
“Daniele si stava vantando
con uno della direzione, dicendo che ti conosce già da prima, che lui ti piace
e che è questione di poco tempo prima che tu cada tra le sue braccia…”
Rimasi a bocca aperta, mentre
nella mia mente si ripeteva solo la parola “Stronzo!”
“Oddio! E... quindi?” chiesi,
sempre più curiosa.
“Quindi Niko lo ha sentito e
ha detto di finirla, che siamo in un programma tv di musica e non a Stranamore,
che se voleva conquistarti ti avrebbe dovuto aspettare a casa, che non era vero
che tu eri interessata a lui e che doveva finirla di fare il cretino… E alla
fine…”
“Alla fine?!”
“Alla fine Daniele ha
scommesso che sarebbe riuscito a baciarti entro quella sera, ma Niko non ci ha
badato più di tanto,nel senso che lo ha guardato schifato e se ne è andato…”
Non so come, ma scattai
all’impiedi al suono di quelle parole. Daniele non mi aveva calcolata dopo
l’episodio del bacio, ed io che pensavo che lo avesse fatto per aiutarmi!
“Ora però statti calma, eh”
mi ammonì, costringendomi a sedermi. “Te l’ho detto per farti capire che devi
agire con più attenzione, non fidarti di Daniele e soprattutto decidere cosa
fare con Niko, se indagare o lasciare che si scanni con Daniele”
Lo fissai, mettendomi il capo
tra le mani. “E’ ovvio che non mi fiderò più di quello stronzo, ma Niko agisce
perchè mi vuole bene, non per altre cose”
“Come vuoi, comunque puoi
dire a Daniele che sono stato io a dirti la verità, non me ne frega di
litigarci”
Esitai un attimo, prima di
annuire. “Grazie Max” aggiunsi poi, abbracciandolo. “Sei l’unico che mi capisce
qui!”
“Ma no…” ironizzò,
ricambiando l’abbraccio. “E’ solo che tu mi ricordi molto Beatrice, sai? Era
identica a te quando l’ho conosciuta”
Sorrisi, ma mi bloccai quando
nella stanza entrò Daniele con Giulia, ridendo spensieratamente.
“Ecco il momento della vendetta” pensai.
Ma mi bloccai, poiché tutti
stavano entrando nella stanza a causa della pioggia.
“Ehi, sei scomparsa!”
La voce affettuosa di Niko mi
colpì come una botta al cuore, e non potei non sorridere in modo ebete,
voltandomi verso di lui.
“Si, hai bisogno del supporto
della tua life coach?” chiesi.
“Si, 24 ore su 24” rispose,
ridendo.
“Uh, ma guarda quanto sono
bellini!”
Il sangue mi si gelò nelle
vene quando notai che a dire ciò era stato proprio quel grande cretino di
Daniele. Sorrideva, standoci davanti, all’impiedi.
“Uh, ma guarda come sei
demente” sbuffai.
“Non la pensavi così ieri,
mentre ti baciavo, eh, e ti proteggevo dal tuo ex?”
Sentii Max e Niko irrigidirsi
ai miei lati, ma li bloccai: dovevo vedermela io!
Mi alzai, furiosa, e notai lo
sguardo di tutti posarsi su di me.
“Appunto, l’ho fatto per
dargliela a vedere a quello stronzo! Del resto anche tu avevi uno scopo, no?
Scommettere con altri che riuscirai a baciarmi entro un tot di tempo… Mi fai
schifo!” risposi, mentre vedevo la paura scorrere nel suo sguardo mano a mano che la mia frase veniva
pronunciata.
Sentivo lo sguardo di tutti
ancora più incollato su di me, ma mi sentivo così carica di energia e voglia di
vendetta che non vi badai più di tanto.
Daniele se ne stava zitto,
fermo, e alla fine, dopo un’occhiata odiosa verso Niko, uscii dalla stanza.
“Non è stato Niko a
dirglielo, sono stato io, sai?!” urlò Massimo, mentre Claudio applaudiva e
Luigi rideva.
Io me ne stavo ancora
immobile, e Niko mi si avvicinò, mentre gli altri ritornavano alle loro
precedenti attività con un po’ più di agitazione.
“Tu lo sapevi?”
“L’ho saputo ora” mi
giustificai. “Ora so da dove viene quella tua rabbia nei miei confronti, scusami,
hai ragione, ma se lo avessi saputo… Non me ne frega di lui, per me quel bacio
non ha avuto senso…”
Mi guardò un attimo prima di
scrollare le spalle. “Va bene, su, ora non pensarci più!” disse,
attorcigliandomi le spalle con le braccia e conducendomi in cucina, dove però
ci abbattemmo nella dolce coppietta Rossella/Andrea, intenta nello scambiarsi un
dolce ma intenso bacio.
“Tu non sai niente!” sussurrai minacciosa all’orecchio di Niko, mentre i due si accorgevano
della nostra presenza e si separavano, imbarazzati.
“C’è qualcosa che dovrei
sapere?” chiese Niko, fingendo .
“Oh, vedi, il fatto è che…”
iniziò Rossella, rossissima in viso e nascondendosi quasi dietro Andrea.
“Stiamo insieme da una
settimana” terminò lui, quasi scocciato. Sembrava davvero seccato circa
l’argomento, e mi dissi che di sicuro c’era stato un litigio precedentemente.
“Ah, auguri allora! Grazie
per avermi informato, eh, sorellina”
sbottò Niko, riferendosi al patto che avevano stretto durante la rima settimana
di permanenza nel loft: quello di dirsi tutto, come dei veri fratelli.
“Vedi, Niko, scusami ma è che
non volevo che la notizia si diffondesse troppo...” farfugliò lei. Esitò un
attimo, prima di dire: “Comunque, devo andare un attimo in bagno” e uscire
dalla stanza.
“Ma cosa le succede?” chiese Niko,
prima di sbuffare e inseguirla.
Andrea si sedette, assumendo
una posa quasi depressa. Faceva quasi tenerezza, poverino.
“Ehi, Andrea, se vuoi tolgo
il disturbo” feci, accennando alla porta.
“Ma no, anzi, se vuoi puoi
darmi una mano” mi rispose.
“Ma certo! Dimmi!” esclamai,
avvicinandomi.
“Si, ma non qui” dichiarò, e
lo seguii fino al punto più nascosto del giardino,sotto un capanno e con
sottofondo il rumore della pioggia, proprio dove Rossella mi aveva confidato di
stare insieme a lui una settimana prima. Il fatto che si fosse confidata con me
e non con il suo “fratellino” un po’ mi lusingava, ad essere nesti.
“Allora? Non dirmi che si
tratta del primo litigio!” esclamai, memore delle parole del giorno prima.
Lui mi guardò, voltandosi di
scatto. “Si!” dichiarò, sbuffando. “Purtroppo”
“E… Perché?”
“Non vuole dire agli altri
della nostra relazione, ha paura che si venga a sapere “lì fuori” e così
dobbiamo avere una relazione clandestina, ed io non voglio che sia così, non ho
niente da nascondere!” rispose, battendo un piede a terra per la frustrazione.
“Ah” mormorai. “E tu invece
non sei d’accordo e vorresti esporti, senza nasconderti davanti a noi, giusto?”
“Si, di certo non voglio
rivelarlo alle telecamere, ma mi sento soffocato…” si sfogò.
“Capisco. Quindi avete
discusso per questo, e lei non ha ceduto, giusto?” chiesi.
“No. Alla fine abbiamo fatto
pace, ma… Non voglio che continui così”
Era troppo affranto, deluso,
amareggiato, e chi più ne ha più ne
metta. Il suo bel viso (era il mio preferito dopo Niko, ve l’ho detto?)
versione rattristita non mi piaceva proprio.
“Su, Andrea! Cambierà idea
prima o poi, anche perchè conoscendo Niko saprà come agire con lei…”
Detto fatto. Un quarto d’ora
dopo tutti sapevano di loro, grazie proprio a Niko che sentendo il suo sfogo le
aveva fatto capire quanto stesse sbagliando e quanto fosse inutile la sua
preoccupazione, e l’aveva minacciata con un bel “O parli tu o parlo io,
facendoti fare una bella figuraccia, anche a quel povero Andrea che non c’entra
nulla!”.
Fu un bel sollievo vederli
esporsi “alla luce del sole”, felici.
Andrea mi sorrideva radioso,
e raggiunse gli altri Gold Boyz per le ultime prove della giornata quasi
saltando per la gioia.
Almeno a loro le cose
andavano bene. A me assolutamente no.
La mattina dopo, infatti,
Giovanni, quello della produzione, mi fece recapitare una lettera da parte
della mia amica Cristina. Anzi, un messaggio di due righe.
“So tutto di te e Daniele, grazie a Luca. Ma cosa ti è
preso?! Terrò acqua in bocca anche se non te lo meriti, ma poi mi spieghi
tutto”.
Cacchio, avevo dimenticato
che Luca fosse il suo migliore amico! Lo so che non è bellissimo essere l’ex
del migliore amico della tua migliore amica, ma in quel momento ne compresi gli
svantaggi al 100%.
Se lo sapeva lei lo sapeva
anche Mariangela, un’altra delle migliori amiche del cretino, e se lo sapeva
lei lo avrebbe saputo anche Lina. Se lo sapeva Lina lo avrebbero saputo anche
Sabrina e Giusy.
Alla fine lo avrebbe saputo
tutta la scuola. E, ciliegina sula torta,perché no, i miei.
“Debora, piccolina, perché sei triste?” mi
domandò Claudio quella sera, mentre me ne stavo da sola nella mia stanza a
rimuginare.
Ero così presa dai nervi che
non ce la feci più. Alzai gli occhi in sua direzione, e poi verso il soffitto.
“Claudio, se vuoi dirmi qualcosa dimmelo, non cercare altri mezzi!”
“Altri mezzi?” Indugiò un
attimo, prima di illuminarsi. “Ho capito cosa vuoi dire! Vuoi che ti dedichi
una canzone! Aspetta…”
Un minuto dopo sentii un
imponente rumore di chitarra sotto la mia finestrae le arole della canzone "A Te" di Jovanotti. Mi affacciai, e vidi che
Claudio era nel giardino, intento nel suonare quello strumento.
“A te che sei l'unica al mondo, l'unica ragione per
arrivare fino in fondo ad ogni mio respiro,quando ti guardo dopo un giorno
pieno di parole ,senza che tu mi dica niente tutto si fa chiaro ,a te che mi
hai trovato all'angolo coi pugni chiusi con le mie spalle contro il muro pronto
a difendermi ,con gli occhi bassi stavo in fila con i disillusi ,che mi hai
raccolto come un gatto e mi hai portato con te …”
Anche il resto dei
coinquilini si affacciò, e tutti mi guardavano, nascondendo a stento la risata.
“Se non la smetti con questa
serenata mi pentirò di averti raccolto
come un gatto e di averti portato con
me e ti farò morire di vergogna…” iniziai, minacciosa, urlando per farmi
sentire.
Claudio si fermò all’istante,
gettando la chitarra per terra. “No, no! Ti prego!” mi implorò, ritornando nel
loft.
Mi voltai, e vidi Niko
affacciato alla sua finestra che rideva di sana pianta, prima di incrociare lo
sguardo con Daniele e diventare serio.
Chiusi la finestra, mentre
Rita e Samanta entravano nella stanza e iniziavano a complimentarsi per la
serenata made in Claudio.
Le ascoltai, falsamente in
ascolto…
Cosa avevo fatto di male? Dopotutto avevo solo
voluto impartire una lezione al mio ex con il più cretino che mi era passato
sotto tiro….
Cretino, cretino, cretino!
Ma la più cretina lì in mezzo
ero io, che ci ero cascata!
Qualche anticipazione:
Per spiegargli tutta la
situazione mi ci volle quasi un quarto d’ora, e alla fine lui ebbe anche il
coraggio di commentare con un “Cosa ti avevo detto?”.
“Innamorato è una parolona,
diciamo attratto” fece. “Parlare di amore tra noi è... troppo. Anzi, mi ero
illuso, non è come sembra, Rossella!”
“Come vorrei che certi
stronzi se ne andassero fuori dalle scatole ogni tanto!” scoppiai quando ci
passò vicino per la settima volta.
“In realtà l’ho fatto per me
stessa, sai, non vorrei arrivare a quarant’anni ed avere la pelle flaccida ed i
fianchi larghi come certe persone!” ribattei, con un sorriso mieloso.
“Calmati, Deb, ce la farà,
sono sicuro” mi rassicurò Andrea, mentre Massimo si avvicinava.
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Capitolo 20 *** Sbagliare E’ Umano, Perseverare E’ Diabolico ***
Sbagliare E’ Umano, Perseverare E’ Diabolico
Buon sabato a tutti! Come va?
Devo dire di essere molto
contenta circa l’esito di questa storia, dopotutto questa sezione non è molto
frequentata e non mi aspettavo così tanti consensi!
Ringrazio di cuore le
quindici persone che hanno inserito la fic tra i preferiti e coloro che hanno
recensito:
Giulls: Tranquilla, cara,
spesso io sono la prima a non avere tempo ^^ Hai perfettamente ragione, ma
conserva la tua ira per Daniele che nei prossimi capitoli ti servirà più spietata
che mai! Muahahah! Hai ragione, fai bene ad essere orgogliosa! xD Spero che anche
questo cap ti sia piaciuto, baciotti!
Vero15Star: Hai proprio ragione, Daniele è stronzo e Niko
vigliacco… O forse il suo comportamento vuole solo evitargli di farlo esporre
troppo in quel mondo, dato che sono tutti sotto gli occhi di tutti in quel
programma. Ma comunque, non riesce proprio a gestire la situazione, vero? Spero
che questo cap sia stato di tuo gradimento!
95_angy_95: Si, come ho già
detto anche secondo me Daniele è antipatico. Mi fa piacere che anche tu adori
lo zio Max, ma soprattutto che finalmente Claudio stia simpatico a qualcuno! ^^
Grazie mille per la recensione, spero di continuare a leggere le tue opinioni!
ladymarie: Carissima, ho
letto la tua recensione subito dopo aver letto il nuovo cap della tua fic e
sono rimasta piacevolmente sorpresa, mi fa davvero piacere che tu stia seguendo
questa mia nuova storia! Spero di conoscere presto il tuo giudizio sugli altri
cap visto che sei una delle mie scrittrici preferite e la tua opinione per me è
davvero importante ^^ Un bacione!
Angel Texas Ranger: Grazie
mille per l’incitamento e per i complimenti ^^ Che coincidenza il fatto che Deb
abbia il tuo stesso nome… O sei tu che hai lo stesso nome di Deb?! xD xD Spero
che anche questo cap ti sia piaciuto, spero continuerai a seguirmi!
Freeze: Si, scusami ma il
fatto è che questa era una fic su X Factor quindi i personaggi si chiamavano
come i protagonisti del programma, la decisione di cambiare i nomi è subentrata
dopo e a volte capita che dimentico di modificare qualche nome ^^ Grazie ancora
per la segnalazione, spero che la storia continui ad essere di tuo gradimento!
_New_Moon: Tranquilla, non c’è
nessun problema, può capitare a tutti di non poter recensire! ^^ Perché mai
dovrei essere arrabbiata?! Non potrei mai, anche perché adoro il tuo nick visto
che in questo period osto leggendo “New Moon” di Stephenie Meyer e lo trovo
davvero bellissimo! E’ da lì che hai preso spunto per il tuo nick? Bacioni!
Prima di lasciarvi al
capitolo, vi do un piccolo avvertimento: se volete capire cosa succederà nei
prossimi cap, vi basta captare i piccoli segnali che sto lanciando nelle righe
di questo cap…
Credo che aggiornerò mercoledì
o direttamente sabato prossimo visto che la prossima settimana settimana, come
questa, sarò molto impegnata.
Besos,
la vostra milly92.
Capitolo 20
Sbagliare E’ Umano, Perseverare E’ Diabolico
“Ti prego, Giovanni! Ti
prego!”
Dopo un mese di permanenza
nel loft stavo chiedendo qualcosa al costo della vita ad un ragazzo della
produzione, mettendomi quasi in ginocchio. L’avrei fatto pur di non sentire più
quell’insistente “No”.
“No, Debora, non posso, non
potete comunicare con le persone lì fuori, sarebbe come darti il cellulare e
permetterti di fare una chiamata!”
“E’ una questione di vita o
di morte! Giuro!” esclamai, buttandogli la lettera davanti agli occhi e
agitandola freneticamente.
“Cos’è una questione di vita
o di morte?”
La voce allegra e spensierata
di Ivan mi fece voltare, mentre la busta era ancora sospesa a mezz’aria.
“Debora vuole spedire una
lettera ad una sua amica, ma le sto dicendo che non può!” rispose Giovanni,
guadagnandosi un’occhiataccia da parte mia e un cenno strano da parte di Ivan.
“Giusto, si, Debora non si
può!” diede man forte lui. “Comunque, Giovanni, sono venuto a chiamarti, ti
vogliono nella redazione”
Così Giovanni uscì, cercando
di scusarsi con lo sguardo. Io e Ivan rimanemmo impalati, all’entrata del loft.
“Era una scusa, non lo cerca
nessuno” sghignazzò. “Ma tanto troverà qualcosa da fare, c’è così tanto
lavoro!”
“E perché lo hai mandato
via?” chiesi acida per il suo rifiuto e per aver dato ragione a Giovanni.
“Perché ho deciso di
aiutarti!” esclamò, facendomi rimanere spiazzata.
“Davvero?” chiesi.
“Davvero!”
“Oh, grazie Ivan!” dichiarai,
saltellando quasi e abbracciandolo per la gioia.
“Figurati, ma comunque lo
farò ad una sola condizione” sibilò, sorridendo maligno.
“Quale?”
“Solo se mi farai leggere la
lettera, no?”
Fu così che si ritrovò a
leggere la lettera qualche istante dopo, mentre lo guardavo torva.
Cara Cristina, per favore, ritira le minacce e
ragiona! Sono sempre io, Deb! Come puoi credere alle fandonie di Luca? Cioè, mi
spiego, Luca aveva ragione… Ma io l’ho fatto solo perché c’era lui nei paraggi,
per fargli vedere che mi sono ripresa dopo la rottura! Lo so, sono stata una
scema, e questa mia azione mi è costata molto, ma ti giuro che io non sto con
Daniele e non mi ci metterò mai, soprattutto dopo che ho scoperto che mi ha
baciata per una scommessa! Ok? Avrei così tante cose da dirti… Ricorda che sono
sempre la tua compa di cui ti puoi fidare, e please, acqua in bocca! Ti voglio
un casino di bene, Deb.
Dopo aver letto Ivan alzò lo
sguardo, perplesso. “Mi sono perso qualche pezzo” disse. “Daniele ha scommesso
su di te e ti ha baciata? E chi è questo Luca?”
Per spiegargli tutta la
situazione mi ci volle quasi un quarto d’ora, e alla fine lui ebbe anche il
coraggio di commentare con un: “Cosa ti avevo detto?”.
Beh, ma almeno mi avrebbe
spedito la lettera!
Sperai con tutto il cuore che
Cristina avrebbe capito, e se non l’avesse fatto… Al mio ritorno avevo tutto il
tempo per farglielo capire, no?
Eppure ero sempre un po’
sottopressione in quei giorni, la sfida era sempre più ardua e le prove sempre
più estenuanti.
Era divenuta quasi una
tradizione il fatto che io non vedessi le prove finali di Niko, perciò, il
martedì pomeriggio me ne stavo dietro le quinte, mentre la sua voce rimbombava
appena dato che la canzone era molto “soft”. A farmi compagnia c’era Andrea, solo
soletto perché gli altri Gold Boyz erano chissà dove con Luke e Rossella era
già nel camerino con l’estetista.
“Procede tutto bene tra voi?”
chiesi innocentemente.
“Si, cioè, diciamo” fu la sua
risposta secca. “Ma non voglio parlarne, scusa” aggiunse, il che mi fece capire
che insistere mi avrebbe solo fatto fare una figuraccia e che le cose non erano
migliorate così tanto dopo il famoso litigio.
“Ok, scusami. Allora, cosa mi
dici?”
“Che qui in mezzo sembri
l’unica disposta ad ascoltarmi” mormorò.
E meno male che non dovevamo
parlare di Rossella!
“Ma no, e gli altri Gold Boyz?
Loro di sicuro fanno molto più di me…”
“No, loro sono convinti che
sia colpa mia, che non dovevo mettermi con una ragazza in un programma
televisivo” ribattè affranto.
“Ma non è colpa tua se ti sei
innamorato proprio ora!” dissi indignata.
“Innamorato è una parolona,
diciamo attratto” fece. “Parlare di amore tra noi è... troppo. Anzi, mi ero illuso,
non è come sembra, Rossella!”
Rimasi zitta, certa di non
aver udito bene.
“Scusa, ma sono cose che
capirai più in là…”
“No, Andrea, che c’entra!
Sono più piccola,è vero, ma certe cose
le capisco, non sono stupida!” ribattei.
Non sopportavo che tirassero fuori la questione dell’età ogni tre secondi.
“E’ vero, hai ragione, se
fossi piccola non staresti qui a subirti le mie paranoie” rispose, mettendo una
mano sulla mia spalla. “Ma posso chiamarti lo stesso piccolina?”
“Te lo concedo, Grande Andrea!”
risposi sorridendo, più che altro per tirarlo su, anche se sapevo che la cosa
non lo avrebbe aiutato più di tanto.
“Ok, d’ora in poi saremo
Piccola Debora e Grande Andrea! Grazie, piccolina” mi sussurrò nell’orecchio,
stringendomi a sé.
Arrossi come una scema: è
vero che lo consideravo il “secondo bello”, ma non doveva assolutamente farmi
quest’effetto!!!
“Figurati” borbottai. “Se
vuoi sfogarti la Piccola Debora està siempre aquì!”
“Bueno, senorita! Muchas
gracias!”
Mi ero dimenticata che anche
lui studiava lingue all’università di Roma!
Trascorremmo il resto delle
prove a parlare, ma il bello venne quando Daniele iniziò a passeggiare
continuamente davanti a noi, lanciandoci occhiate allusive.
“Come vorrei che certi
stronzi se ne andassero fuori dalle scatole ogni tanto!” scoppiai quando ci
passò vicino per la settima volta.
“Dipende da cosa intendi per
stronzo…” si difese.
“Grazie, Daniele, con questa
risposta ti sei autolesionato: hai capito che l’affermazione era rivolta a te!”
esclamai trionfante, alzandomi. “Andrea, vado a vedere dov’è l’estetista”.
“Va bene, piccolina” fu la
sua risposta, mentre si guardava intorno.
Mentre mi avviavo nel mio
camerino incrociai Rossella, che sembrava un po’ giù mentre parlottava
concitata con lo zio Max. Scossi il capo, decisa: li sembrava di stare per
davvero al GF!
Eppure non riuscivo a
rilassarmi, nemmeno quando la parrucchiera mi stava massaggiando delicatamente
la cute. C’era un certo nervosismo, dentro di me, e la cosa brutta era che non
ne sapevo spiegare il motivo.
Che diamine, sarei dovuta
essere felice, quella mattina mi ero pesata ed avevo scoperto di aver perso due
kg!
Indossai il mio mini abito
azzurro con le mani tremanti, quasi come se mi fossi dovuta esibire di nuovo in
“Umbrella” come due settimane prima. Per la prima volta arricciai i capelli in
occasione della prime time, in modo che venissero perfettamente ricci e lucidi.
Uscii dal camerino molto
lentamente, salutando l’estetista.
“We Deb! Domani si decidono
le nuove scommesse, eh!” mi accolse Luigi, che non vedevo da quella mattina a
causa delle prove che non coincidevano con quelle del “Mio” talent.
“Oh, Luigi! Eh si, va bene”
risposi.
“Stasera vuoi fare furore,
eh!”
“Si, certo, come tutti i
martedì” feci, sorridendo.
“Se tu fossi mia figlia mi
dispererei, giuro!” esclamò lui, ridendo.
“Non potrei mai esserlo,
abbiamo solo nove anni di differenza” gli ricordai, ma il nostro discorso interessante fu interrotto da Francesco
dei Gold Boyz.
“Mi sto perdendo questa
riunione improvvisata del club?” chiese
solare.
“Ma no, solo un discorso
padre figlia” risposi facendo l’occhiolino a Luigi.
“E chi è il padre, scusa?”
chiese con finta aria tonta.
“Sono io, piacere!”
Era Massimo, che aveva
ascoltato e che ci stava raggiungendo, con indosso la sua solita chitarra, dei
jeans scuri ed una camicia nera.
“Oi, ma tu non eri mio zio?”
gli chiesi.
“Zio, padre, stiamo là…”
ironizzò. “Ragazzi, buonasera!”
“Buonasera”
“Stasera sembro tranquillo,
vero?” ci chiese, posando la chitarra.
“Si, fin troppo” rispose Francesco.
“Ed invece ti senti nervoso,
giusto?” conclusi.
Max annuì, mentre Luigi gli
diceva qualcosa di consolatorio.
“Vale lo stesso per me, mi
sento troppo agitata, ho le mani che tremano!” diedi man forte.
“Sarà perché il tuo abito è
troppo scollato e perciò hai freddo” disse una voce maligna alle mie spalle.
Mi voltai. Daniele, con tanto
di giacca elegante, sogghignava alle mie spalle.
“Certo, ma non dire che non
lo apprezzi!” risposi sfacciatamente. Mi aveva decisamente rotto le scatole,
era passata una sola settimana dal suo arrivo ma ero già al limite.
“Senti, piantala Daniele,
ok?” s’intromise Massimo, facendosi avanti.
“Facendo così non ottieni
nulla, siamo tutti una squadra e tu sei l’ultimo arrivato, è ovvio che stiamo
tutti dalla parte di Deb, anche perché ti sei comportato come un…” iniziò Luigi,
ma Francesco lo interruppe.
“Un verme viscido” concluse.
Daniele fece per ribattere,
ma si zittì e fece finta di attaccare bottone con Claudio, che mi stava
salutando speranzoso. Presa dalla rabbia, ovviamente non lo notai nemmeno.
“Grazie, ragazzi, ma so
vedermela anche da sola” li ringraziai.
“Cosa è successo?”
Andrea, Rossella e Niko erano
arrivati. L’ultimo mi osservava, e subito disse: “Daniele ha fatto qualche
commento?”
“Diciamo…” risposi,
scrollando le spalle.
“Cosa?” aggiunse Andrea. “E
cosa ha detto?”
Gli raccontai quella sorta di
battuta cretina che aveva fatto, lasciandoli tutti indignati.
“La deve finire,
quell’idiota, altrimenti gliene dico quattro…!”
“Già fatto, ma non serve a
niente” disse Niko. “Ormai discutiamo giorno e notte, cerco di fargli capire che
facendo così dimostra solo il deficiente che è, che deve lasciarla in pace, ma
è inutile”
Lo guardai con uno sguardo di
pura tenerezza, ma la voce di Rossella mi ridestò. Si staccò da Andrea che la
stava abbracciando, dicendo: “Amore, ora facciamo finta di niente, è arrivato
il camera man” e avvicinandosi a
Massimo, tentando di attaccare bottone.
Andrea socchiuse gli occhi,
quasi per invocare la pazienza, prima di annuire.
“Certo, anzi, se è qualcosa
io stasera sto con Deb” dichiarò ironico, avvicinandosi a me e passandomi un
braccio attorno la vita. “Vero, tesoro?”
“Ma certo, amorino” risposi
ridendo,per non far vedere che quel minimo gesto mi aveva imbarazzata. Cosa
diamine mi stava succedendo?
Qualche istante dopo la
redazione ci chiamò, annunciandoci che la puntata sarebbe iniziata tra cinque
minuti e diciassette secondi. Perché proprio diciassette? Mi chiesi. Portava
sfiga. Ed infatti…
“Salve, Deborina!”
Stavo parlando con Angela del
gruppo “Dj” quando la voce mielosa della Sfortuna mi fece sussultare. Mi
voltai, trovandomela davanti: indossava un lungo abito nero fin troppo scollato.
“Ciao Silvia” la salutai,
falsamente entusiasta.
“Stasera stai benissimo,
questo vestito ti snellisce!” esclamò, avvicinandosi ancora di più. “E devo
dire che i capelli ricci ti stanno meglio!”
“Non è il vestito, sono io
che sono dimagrita!” la informai.
“Ah si? Vedi che i miei
consigli sono sempre giusti?” si alterò, ridendo.
“In realtà l’ho fatto per me
stessa, sai, non vorrei arrivare a quarant’anni ed avere la pelle flaccida ed i
fianchi larghi come certe persone!” ribattei, con un sorriso mieloso.
Lei annuì impercettibilmente,
dicendo: “Oh, ma certo cara, ora scusami che vado dalla mia squadra. E comunque non ho ancora quarant’anni”
ed andandosene.
Forse l’avevo offesa, ma
dopotutto, lei come si era comportata con me? L’avevo ripagata con la stessa
moneta, anzi, ero stata fin troppo buona.
Dopo le solite trepidazioni
la puntata iniziò, e con essa tutte le esibizioni.
Erano davvero tutte
bellissime a dire la verità, emozionanti, in particolare Massimo che cantò
“Your song” di Elton John, i Gold Boyz con “Wild Boys” dei Duran Duran e,
ovviamente, Niko. Era stato davvero super… e forse fu per questo che andò in
ballottaggio. Si, avete letto bene.
Al termine della prima
manche, mentre Ivan annunciava chi si sarebbe salvato e chi no, erano rimasti
solo lui e i Locos Sounds. Ero convintissima che ce l’avrebbe fatta, ma allo
stesso tempo capii da dove veniva la mia agitazione di prima.
“Ce la farà, tranquilla” mi disse
Rossella.
“Sper…”
“E passa il turno… I Locos
Sounds!”
Sentii il sangue fermarsi, o
forse gelarsi nelle vene, ma fatto sta che mi sentii mancare. Niko se ne stava
lì, sul palco, mentre veniva applaudito e Maria commentava.
“Oddio, no!” esclamai, anzi,
quasi urlai. “Era stato… bravissimo, perfetto, no…!”
“Calmati, Deb, ce la farà,
sono sicuro” mi rassicurò Andrea, mentre Massimo si avvicinava.
“Andrà tutto bene, insomma…”
Abbassò la voce, “Quella della seconda manche sono i più… scarsi, tranne Rossella”
“Si, ma ho paura, non può,
insomma…”
Non riuscivo a calmarmi, e mi
veniva voglia di piangere.
“Debora, Niko non può uscire,
altrimenti io come faccio senza di te?” domandò Claudio, quasi disperato quanto
me, cercando di abbracciarmi.
“Eh, grazie, Claudio, ch
gentile che sei” gli dissi, mentre la voglia di piangere aumentava a dismisura.
Vidi Niko raggiungerci da
lontano, e la prima cosa che mi uscì spontaneo fare fu abbracciarlo più forte
che potevo,mentre iniziavo a piangere.
“Debora, calma! Tu devi
sostenermi, no?” mi disse, la voce che tremava appena.
Mi staccai, annuendo. “Si,
scusa, sono una stupida…”borbottai, asciugandomi le lacrime e notando che avevo
tutto il mascara sciolto.
“Ce la farò, no?” mi chiese facendo l’occhiolino.
“Si, certo…” dissi.
La colpa mi stava divorando.
Anzi, dire divorare è a dir poco. Mi stava inghiottendo, impossessandosi di
ogni centimetro di me. Avevo sbagliato,
avevo fatto intromettere Niko nella storia di Daniele, lo avevo distratto dalle
prove… Eppure per me era stato bravissimo… Per me… Il mio giudizio non valeva
niente, no?
“Sbagliare è umano,
perseverare è diabolico” affermò lui, asciugandomi una lacrima. “E quello che
dovrebbe piangere sono io….”
“Si, giusto, scusa, sono
un’ipocrita, scusa…” borbottai, decisa a calmarmi. Anzi, più che altro me lo
imposi: era iniziata la pubblicità e Maria e Sandro si stavano avvicinando.
“Insomma, oggi eri stato
davvero perfetto…!” iniziò Sandro.
“Beh, che vuoi fare, ce la
farai, ne son sicura!” lo incoraggiò Maria.
Niko non sembrava convinto.
“E se vado in ballottaggio con Rossella?” chiese, più a sé stesso che a Maria.
“Beh,deciderò” fu la sua
risposta, anche se vidi un po’ di paura nei suoi occhi. “E tu non piangere, donzella, questo macho ha
bisogno di te!” aggiunse rivolta a me.
Annuii, sorridendo tra le
lacrime anche se ciò mi risultava molto difficile.
Quei momenti non li
dimenticherò mai. Gli attimi duravano secoli, e non sapevo nemmeno perché ci
stavo così male. Insomma, anche se non ce l’avesse fatta… Cosa cambiava? Sarei
tornata a casa…!
“Su, dai piccolina, sorridi
per me!”
Niko mi stava quasi
implorando. Cercava di tirarmi su, ma io non ne volevo proprio sapere. Vicino a
noi, gli ormai immancabili Max e Andrea ci guardavano e sussurravano
incoraggiamenti ogni tanto.
Poi, durante la pubblicità
che precedeva l’annunciazione del secondo in ballottaggio, Maria chiamò in
disparte Niko così me ne restai sola soletta nel mio angolo, su una delle
panche e su cui sembrava ci avessi messo le radici.
Quello era il momento della
verità, mi dissi. Ed infatti…
“Deb, anche se Niko venisse
eliminato… Uno, ti aspetto alle mie nozze, due, sto organizzando qualcosa per
tenerci tutti vicini ogni tanto, ok? Tranquilla, ci rivedremo!” mi disse Max,
facendomi scoppiare nell’ennesimo pianto isterico.
“Sai qual è la cosa più
brutta?” fece Andrea, prendendomi in disparte poco dopo.
“Quale?” chiesi.
“Che… Beh, sai, anche
Rossella è nella seconda manche quindi rischia, ma… Una parte di me se dovesse
succedere un ballottaggio simile, beh, preferisce far salvare Niko per non
farti andare via” rispose serio, facendomi rimanere di stucco.
Forse mentiva, ma che
importanza aveva?
“Su, coraggio, vediamo cosa
succede” dissi alla fine, mentre Ivan riceveva la busta con verdetto.
“Brava, così ti voglio”
acclamò Niko, stringendomi a sé e accarezzandomi i capelli. “Tanto qualsiasi
cosa succederà sarai la mia manager se mi prenderanno ai provini per il film!”
“Aspetta che almeno diventi
maggiorenne” gli ricordai, ricambiando la stretta.
Tutti guardavamo la piccola
tv li vicino come se fosse la nostra unica ancora di salvezza.
Sul palco, vicino ai vari
giudici, c’erano Rossella, i Dj, Luigi…
La musica in sottofondo mi
rendeva davvero nervosa.
“Passa il turno… Rossella!”
Tutti tirammo un sospiro, e
vidi Rossella abbracciare Maria
raggiungerci due secondi dopo.
“Passa il turno… I Dj!”
Restammo tutti scioccati: eh
si, a Niko toccava proprio scontrarsi contro Luigi. E in quel momento capii
quanto volessi bene a Luigi: si, mi
dispiaceva lo stesso.
“Sarà Luke a decidere!” gli
ricordai mentre si allontanava.
“Si… Forse la prossima volta
che ci rivedremo sarà per fare le valigie!” urlò allontanandosi, facendomi
sedere sulla prima panchina che mi capitasse sotto tiro ancora più agitata.
“Non portare sfiga!”
Ma era la sfiga che
perseguitava noi!
“Luke lo salverà,
tranquilla!” mi rassicurò Max, mentre al suo fianco Rossella annuiva.
“Si, non gli piace Luigi”
diede man forte Vincenzo dei Dj.
“E se lo elimina” aggiunse Andrea,
che era del suo gruppo, “Farò lo sciopero per due settimane, non canterò!
Vedremo se non lo richiama!”
Finsi di sorridere, mentre Niko
si esibiva nell’ultimo scontro, cantando “Sere nere”.
Davanti a me, con sottofondo
la canzone che ci aveva uniti appena conosciuti, che rappresentava la prima
piccola “battaglia” vinta insieme, vedevo tutte le immagini di quel mese… Mi
ritrovai a pregare, e notai di avere al braccio qualcosa di nuovo: una collana
con la croce d’argento attorcigliato intorno
al mio polso, che di solito indossava Niko. Doveva avermela messa di nascosto,
mentre mi abbracciava. La strinsi più
forte che potevo.
“Allora, giudici, avete
trenta secondi di tempo per decidere” disse Ivan, quando anche Luigi terminò di
cantare.
Furono i trenta secondi più
lunghi della mia vita. Non sentivo Rossella stringermi la mano, non sentivo Massimo
sospirare forte, Andrea e Francesco dietro di me stringermi il braccio, Giuseppe
dire: “Su, Luke…” .
Alla fine però, i trenta
secondi terminarono.
“Maria, tocca a te” disse Ivan.
“Beh, Luigi sa che lo stimo
molto ma penso che sia un cantante troppo
troppo pop, per cui elimino Luigi”.
“Silvia, tocca a te”.
“Allora, sapete entrambi che
mi piacete un sacco, che vi stimo molto, e spero che Niko non me ne vorrà… Sa
che lo ritengo il divo del programma, gli auguro tanto successo... Per cui
elimino Niko”.
Tutto normale fino a quel
momento, ogni giudice aveva salvato il proprio membro. Ora toccava a Luke.
“Tocca a te, Luke”.
Luke fece una faccia strana,
si passò le mani tra quel poco di pizzetto che aveva, meditabondo. Io, senza
rendermene conto, mi ritrovai inginocchiata davanti la tv, con il braccialetto
di Niko stretto in mano e le lacrime che ricominciavano a scendere.
“Beh, devo dire che è una
scelto difficile, a mio avviso! Nessuno rappresenta il mio genere musicale, ma
non per questo ciò deve influire sulla mia scelta, sono gusti personali. Quello
che deve scegliere è il popolo, che ora mi da questa responsabilità. Cosa dire,
Niko è più commerciale ma allo stesso tempo con un futuro più ben definito, Luigi
è bravissimo con i toni alti, dopotutto è arrivato poco tempo fa nel
programma…”
“Luke, datti una mossa!”
sussurrai, mentre gli altri come me pendevano dalle sue labbra.
“Perciò, cosa dire…”
“Non dire niente, spara solo
il nome!” urlò Andrea.
“… Sapete che sono una frana
nello scegliere…” replicò Luke, godendosi quasi tutta quella suspense.
“Perciò…”
“Perciò…?” chiedemmo
all’unisono.
“… Perciò elimino…”
“Elimini?!”
“…Elimino Luigi!”
Un sospiro. Un urlo di gioia.
Un abbraccio collettivo. Saltellavo a più non posso, mentre Niko sospirava e
abbracciava Luigi.
Ce l’aveva fatta. Ce l’aveva
fatta!
Mi liberai dall’abbraccio di Andrea
per corrergli incontro, brandendo la sua collana.
“Ce l’hai fatta, grazie al
cielo!” urlai.
“Si, grazie anche a te”
rispose, mentre mi sollevava quasi in aria.
Rimanemmo come dei cretini a
piangere e ridere, mentre gli altri ci sommergevano.
“La collana!!” gli dissi, porgendogliela.
“No, tienila tu, a me non
serve più, sei tu il mio portafortuna” mi rispose poco dopo, mentre eravamo nel
loft, dopo aver salutato Luigi, con cui il club delle scommesse si era sciolto.
“Va bene…” acconsentii.
“Deb?”
“Si?”
“Però dovrai dirmi quando ti
porterà fortuna. Dovrai chiamarmi, anche se saremo lontani km e km!”
“Certo, te lo giuro sul bene
che ti voglio. E sappi che dopo stasera ha raggiunto le stelle!”.
Qualche Anticipazione:
Ero letteralmente tra le sue
braccia, ma la domanda era: come diavolo avevo fatto a finire addormentata lì
sopra, e soprattutto con lui?!
_______
“Beh, dicevi cose come… Beh,
eri ubriaca, ovvio…!”
“Cosa dicevo?” chiesi
disperata.
_______
“Geloso di cosa?” rispose
Daniele sprezzante. “Che tu riesci a farla stare al tuo gioco e scopartela
grazie alla tua celebrità e al tuo bel visino da riempire di pugni?”
_______
“Ma che, Deb! Non mi da
fastidio… E so che tu hai in testa altre persone!” mi rispose lei, facendo
l’occhiolino, mentre le altre due ridevano.
_______
“Non è colpa mia se sei così
soffice e bella da stringere” mi rispose, mandando in aria senza badarci troppo
il cuscino che gli avevano lanciato e continuando a starmi vicino.
|
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Capitolo 21 *** Anche L’Occhio Vuole La Sua Parte ***
Anche L’Occhio Vuole La Sua Parte
Ciao!
Sono un po’ impaziente di
pubblicare questo cap, visto che nel prossimo ci sarà il vero e proprio “boom”.
In questo si evidenziano comportamenti e riflessioni che si trascineranno nei
prossimo capitoli, anche se mi piace semplicemente per il fatto che per una
volta, forse la prima, vedremo una Debora un po’ meno… controllata! Leggendo
capirete a cosa mi riferisco, eheh!
Detto ciò, grazie a coloro
che hanno recensito lo scorso cap:
Freeze: Grazie mille per la
precisazione, prometto che la prossima volta farò più attenzione a scrivere le
misure per intero ^^ hai proprio ragione, nei libri lo spessore aiuta a
comprendere ciò che succederà invece con le fic è più difficile, ma comunque ti
dico che per ora ho scritto 53 cap e me ne mancano altri due. Quindi spero che
questo dato ti aiuti in seguito! ^^ Sarò crudele, ma mi piace quando i lettori
sono incuriositi dalla storia, e ad essere onesti mi fa anche un piacere perché
vuol dire che c’è interesse. Quindi… Cosa ne pensi di questo cap? Spero
continuerai a seguirmi! ^^
Vero15Star: Ti ringrazio,
come sempre Daniele si conferma sempre più cretino, e di sicuro la tua idea su
di lui peggiorerà dopo questo cap… Eh si, la suspense circa l’eliminazione
doveva esserci, ma non sono mai così cattiva, ihih. L’importante è che “Tutto è
bene quel che finisce bene”, no? ^^Spero che continuerai a seguirmi facendomi
sapere il tuo parere!
95_angy_95: Che bello che
Andrea ti sia simpatico!E’ la prima volta che una lettrice lo apprezza, è una vera gioia per me, è uno dei miei
personaggi preferiti, a volte lo adoro mooolto più di Niko, anche perché
rappresenta il mio ragazzo ideale, eheh. Spero che questo cap ti aia piaciuto!
Credo che aggiornerò sabato,
hasta luego!
La vostra milly92.
Capitolo 21
Anche L’Occhio Vuole La Sua Parte
Salutare Luigi fu molto
difficile, forse ancora di più che dire addio a Rosangela. Mi sentivo un pò in
colpa ad essere sincera, e continuavo a ripetermi: “Almeno Niko è ancora
dentro, no?” .
Con lui terminò il club delle
scommesse, con nostro sommo dispiacere, ma Vincenzo disse che non sarebbe stata
la stessa cosa decidemmo di scioglierlo definitivamente perchè nessuno sarebbe
mai stato capace di rimpiazzarlo.
Eppure, quando se ne andò,
sentii un senso di gioia e leggerezza invadermi: era finito l’incubo, il
rischio, e mi dissi che mi sarei dovuta godere di più ogni istante trascorso lì
con tutti i ragazzi.
“Hai visto, ce l’abbiamo
fatta” mi disse Niko quella notte, mentre eravamo in salotto. Erano le due
passate, e ancora ci decidavamo ad andare a letto, ancora elettrizzati.
“Ce l’hai fatta” lo corressi.
“Grazie anche a te, però,
davvero” affermò.
Stetti zitta un secondo,
prima di dire: “Ma non credi sia stata anche un po’ colpa mia? Cioè…” abbassai
la voce, “Con la storia di Daniele, ti sei distratto...”
“Ma no, dai, non è così. Non
mi distrarrà mai, quel pivello”
“Ok, ok!” affermai, visto che
si stava iniziando a scaldare al solo udire quel nome.
Restammo lì con gli altri,a
festeggiare.
“Deb, vuoi?” mi domandò
gentilmente Rossella, porgendomi una bottiglia di birra.
Esitai, dato che ero astemia,
ma poi la accettai, presa dall’euforia, e iniziai a bere, mentre la ragazza mi
trascinava con sé sul tavolino del soggiorno ed iniziavamo a ballare sulle note
di canzoni movimentate. Tutti ci applaudivano, e la scenetta si allargò quando
si unirono Vincenzo, Angela e Max, che Rossella tirò per la cravatta, costringendo
a ballare con lei… Dopo la prima
bottiglia ne bevvi un’altra, e un’altra ancora…
Non so che ora ci
addormentammo…
So solo che quella mattina,
appena aprii gli occhi, vidi intorno a me qualcosa che non era la mia stanza.
Avevo un enorme mal di testa e sentivo un respiro profondo e regolare proprio
vicino a me.
Abbassai lo sguardo e, con la
testa che mi girava un po’, notai che una mano stringeva la mia, avvolta ai
miei fianchi.
C’era qualcuno dietro di me.
O forse ero io che stavo avanti a qualcuno.
All’erta, ancora assonnata,
mi voltai e… E mi accorsi di stare sul divano del salotto, distesa, tra le
braccia di Niko.
Si, avete letto bene. Avevo
dormito con Niko sul divano, diamine!
Indossavo ancora i vestiti
che avevo indossato dopo il serale, dei jeans con un top, e Niko invece aveva
ancora indosso la camicia e i pantaloni della prime time.
Ero letteralmente tra le sue
braccia, ma la domanda era: come diavolo avevo fatto a finire addormentata lì
sopra, e soprattutto con lui?!
Guardai l’orologio affisso
alla parete: erano quasi le sette.
Sarei rimasta volentieri lì,
a dormire ancora tra le braccia di quel dio, e stavo ancora decidendo cosa
fare quando la porta del salotto si
aprì. Subito chiusi gli occhi, fingendo di dormire e stringendo ancora la mano
di Niko.
“Ehi, ma che…? Oh!”
Era la voce di Daniele,
stupita. Lo sentii camminare rapidamente, uscire fuori dalla stanza. Che
cavolo, ci mancava solo lui!
Eppure a lui, ovviamente,
seguì lo zio Max, che scoppiò a ridere.
“Ehi…”sbottò una voce
assonnata.
Cacchio! Niko si era
svegliato! Lo sentii alzarsi e lasciare la mia mano.
“Dormi, Debora, dormi!” mi dissi.
“Max, ma che fai?” lo sentii
chiedere con la voce impastata dal sonno.
“Potrei farti la stessa
domanda! Insomma, mi avevi detto che l’avresti portata nella sua stanza dopo
che si era ubriacata!” lo rimbeccò Massimo.
Cacchio, mi ero ubriacata sul
serio!
“Infatti, devo essermi
addormentato anch’io insieme a lei…” si scusò l’altro, stiracchiandosi e
facendomi quasi cadere dal divano. Ma
c’era qualcosa di strano nel suo tono…
“Si, certo… Scommetto che sei
rimasto a guardarla e ti sei addormentato vicino a lei… Anche se sembravate due
sposini a dir la verità…”
Max aveva iniziato a
sghignazzare e ridere più rumorosamente, così mi dissi che sarebbe stata
un’ottima scusa per svegliarsi. Dopotutto, fingere di dormire era una delle mie
specialità sin da quando ero una bambina e fingevo di dormire mentre mia madre
e mio padre preparavano la calza la notte dell’Epifania!
“Oh, ma cos…?” feci,
girandomi su un fianco e aprendo gli occhi.
Si zittirono, guardandomi.
Vidi Niko che mi fissava.
“Ma cosa… cosa è successo?
Niko perché sei sul divano con me? Anzi, perché io sono sul divano?!” chiesi,
facendo la voce più assonnata possibile, alzandomi e stropicciandomi gli occhi.
“Oh, beh, in realtà…”
“In realtà avete dormito
insieme sul divano” completò Max. Niko lo guardò male, così si affrettò ad
aggiungere: “Scusate, ma vado a fare colazione, sto morendo di fame…!” prima di
volatilizzarsi.
“Allora, mi spieghi che è
successo?” chiesi a Niko, alzandomi dal divano, con la testa ancora dolorante.
“Beh, vedi, ieri hai bevuto
molto, e… ti sei ubriacata…” iniziò, mettendosi a sedere normalmente. “Alla
fine tutti sono andati a dormire ma tu eri ancora sveglia, dicevi cose strane…
Così sono andato nella mia stanza ed ho detto a Massimo che sarei tornato subito
perché ti eri addormentata e che ti avrei portata nella tua stanza. Era la mia
intenzione, ma è stato difficile fatti addormentare!”
“Cosa… cosa dicevo o facevo?”
chiesi, intimorita dalla risposta.
“Beh, dicevi cose come… Beh,
eri ubriaca, ovvio…!”
“Cosa dicevo?” chiesi
disperata.
“Ok, te lo dico… Diciamo che
più che altro mi facevi dei complimenti, ma hai anche cacciato delle parolacce,
tipo : “Lasciami stare, stronzo, voglio ballare…”. Tutto qui!”
Tutto qui?! Oddio…
“Cosa intendi per
complimenti?” chiesi.
Lui scrollò le spalle. “Beh,
cose del tipo: “Sei troppo figo stasera, mi sarebbe dispiaciuto andare via…”
Arrossii come una matta,
nascondendomi il volto. “Oddio, scusami, non ero in me…”
“E poi” riprese, con tono
quasi leggero,cercando di farmi capire che non era successo nulla, “Ho dovuto
sudare sette camicie per farti sedere sul divano, e…” rise, “Ho dovuto
raccontarti una storia per farti calmare ed addormentare… Ma mi sono
addormentato anche io…”
Mi sorrise. “Su, dai, non è
niente, eri ubriaca…”
“Che c’entra, chissà cosa
penserai ora di me! Io volevo restare per te, per farti continuare questo
percorso…” esclamai, anche se un po’ mentivo.
“Facciamo una cosa, fingerò
di essere ubriaco e ti dirò anche io una cosa… segreta” mi rivelò, con un tono
calmo e tranquillo.
Annuii, ancora imbarazzata.
Cosa poteva mai essere?
“Vedi, verso le quattro mi
sono svegliato e mi sono ritrovato vicino a te. Avrei voluto portarti a letto,
ma eri così… bella, sembravi un
angioletto, così ho fatto finta di nulla e ti ho stretta a me,
riaddormentandomi”.
Aveva lo sguardo basso, ed
era arrossito.
Incredula, sorrisi dolcemente
prima di accarezzargli una guancia. “Non fa niente, tranquillo” lo rassicurai,
presa da un moto di affetto superiore al solito.
“Meno male, credevo la
prendessi a male, insomma, dopo tutti i miei discorsi sul fatto che per m sei
solo un’amica, cioè, sei solo un’amica…”
“Solo un’amica, no?” chiesi.
“Oh, si, certo, sei solo
un’amica, solo un’amica” ripeté imbarazzato.
Restammo zitti per un bel
po’, prima di deciderci ad andare a colazione.
“Io vado a cambiarmi prima”
gli dissi, “Ed ho bisogno di una bella doccia dopo la sbronza, è la prima volta
che mi ubriaco” ammisi.
“Non avevo dubbi” rispose
sorridendo.
Qualche minuto dopo, mentre
l’acqua tiepida mi massaggiava il corpo, non facevo altro che sorridere come
una cretina per tutto ciò che era successo. Possibile? Possibile? Ma
soprattutto… era tutto vero? Cercai di scovare nella mia mente… Non ricordavo
niente, ricordavo solo fino a quando io ballavo con Rossella. Ma perché mi ero
ubriacata?!
Mezz’ora dopo, a colazione,
eravamo tutti un po’ silenziosi: si sentiva la mancanza di Luigi, era lui
quello che spesso faceva il caffè e raccontava barzellette, trattenendoci a
tavola più del dovuto.
“I giudici verranno oggi
pomeriggio, sono impegnati in un’intervista” annunciò Richard, facendo un
ingresso in cucina a suo parere plateale.
Annuimmo, ma Lara disse:
“Cavoli, io sono curiosa!”
Di certo vi starete chiedendo
chi sia questa Lara: era l’ultima entrata nel programma, aveva fato il suo
ingresso proprio la sera prima, ma io ero così presa dal rischio di
eliminazione che non vi avevo nemmeno badato; mi ero resa conto della sua
presenza solo al rientro del loft. Aveva trentun anni, era abbastanza bassa, ed
era già famosa nel loft per la sua passione per le canzoni soft, lente, quasi
funerarie.
“Comunque da martedì ognuno
canterà due brani” aggiunse lei, “Me lo ha detto Silvia ieri sera”.
“Bello, sono andato in
ballottaggio per un solo brano, figuriamoci con due!” esclamò sarcastico Niko.
“Su, fratellino, non essere
pessimista, dopotutto sei andato in ballottaggio una volta sola, molti di noi
ci sono andati più di due volte…” lo rincuorò Rossella.
“Si, e poi non ci andrai,
tranquillo: farò io una campagna pubblicitaria per te, lo farò senza dubbi pur
di non dovermi sorbire una Debora piagnona e che poi si ubriaca, ballando sui
tavoli e dormendo con il primo che gli capita sottotiro!” dichiarò altezzoso
Daniele, con uno sguardo furente.
La conseguenza fu
prevedibile: Niko si irrigidì, stritolando quasi la tazza che aveva tra le mani
e lanciandogli un’occhiata torva, che lo avrebbe ucciso se solo avesse potuto.
Anche Massimo, Andrea e
Francesco si voltarono verso di lui, mentre io credevo di non aver udito bene.
“Senti, Daniele, non sono
affari tuoi, di sicuro non sono venuta vicino a te…” iniziai, cercando di
controllarmi, ma fui interrotta da Niko.
“Gli piacerebbe che tu
andassi da lui! Sei solo geloso!”
“Geloso di cosa?” rispose
Daniele sprezzante. “Che tu riesci a farla stare al tuo gioco e scopartela
grazie alla tua celebrità e al tuo bel visino da riempire di pugni?”
Quella frase mi colpì come un
colpo di cannone al cuore, mi sentii le guance in fiamme, e quasi non mi resi
conto di Niko, Massimo ed Andrea che gli si scagliavano contro.
“Cosa hai detto?! Ma stai
scherzando…? Io… Non sono come te, non ci proverai mai a… A… insomma, ha sedici
anni!” balbettò Niko a causa della furia.
“Forse non lo sai, ma due
persone possono essere amiche, rispettarsi, e, perché no, dormire insieme anche
se tra loro non c’è niente oltre all’amicizia! Ma tu sei così… Così… Così perverso che non ci arrivi!” aggiunse Andrea, fin troppo
tranquillamente rispetto al suo scatto precedente.
Ma quello che stava reagendo
di più era Max: lo aveva afferrato per la collottola, dicendo: “Non osare più
dire queste cose, Debora non farebbe mai una cosa di questo genere…”. Anzi, più
che altro ringhiava.
Subito mi avvicinai, aiutando
Rossella, Francesco, Richard e Dante a separarli. Dopo innumerevoli sforzi ci
riuscimmo, ma continuavano a lanciarsi occhiate torve e rabbiose.
“Ragazzi, per favore, la
prossima volta ignoriamolo” dissi poco dopo, mentre eravamo tutti nella mia
stanza. “Vi ringrazio, ma a causa sua non dobbiamo… Cioè, dovete…”
“Deb, no! La deve piantare,
mi sta tirando le botte di mano ogni santo giorno!” esclamò Max, appoggiato
alla scrivania.
“A chi lo dici” aggiunse Niko
sbuffando.
“Il fatto è che oggi ha
davvero esagerato” riprese Andrea. “Cioè, quando ha cacciato fuori quella cosa… Non lo sapevo nemmeno io,
il fatto del divano”
“Deve averci visto mentre
dormivamo” ragionai, anche se lo sapevo per certo.
“Si, ma, insomma… Come può
pensare che noi… Insomma…” arrossì Niko, proprio come me. “Eravamo vestiti di
tutto punto…” aggiunse, come per dare una spiegazione più ovvia.
“Vabbè, che c’entra,
sembravate davvero… Cioè, così abbracciati… A me avete fatto tenerezza più che
altro” spiegò Max. “Di certo, anche se fosse successo, non sareste rimasti… svestiti…”
“Ma non è successo!”
s’infervorò Niko, rossissimo in viso.
“Calma, sembra quasi ti
dispiaccia” affermò sorridendo Andrea, facendo ridere Massimo.
“Dai, basta” affermai decisa,
sempre più color porpora. “Rimane sempre il fatto che quello stupido rompe le
scatole a ripetizione…”
“E’ solo geloso” disse Andrea.
“Gli brucia che Niko sia tuo amico…”
Non risposi, pensando che più
o meno Daniele mi aveva dato della ragazza facile. Come poteva pensare una cosa
simile?
Beh, certo, mi vedeva in giro
sempre con i ragazzi, mi aveva vista ballare come una cubista su un tavolo
ubriaca, mi aveva vista dormire su un divano con uno…
Mi dissi che sarei dovuta
cambiare, stare sempre dietro alle ragazze.
Perchè cambiare a causa sua?
Ma lui rappresentava anche coloro che mi guardavano dalla tv… Se apparivo così
a lui apparivo così a tutti…
“Ragazze, cosa fate di
bello?”
Erano le cinque, e gli over
25 stavano con la Sfortuna per l’assegnazione dei brani. Mi ero detta che avrei
dovuto fare qualche piccolo sforzo ogni tanto e stare con loro, parlando delle
scemenze di cui parliamo solo noi ragazze.
“Aspettiamo” rispose Samanta,
mentre Rita annuiva.
“Io più che altro aspetto il
mio boy che ancora si decide ad uscire dalla sua stanza” fece Rossella, quasi
scocciata.
“Il suo boy, sentitela!”
enfatizzai ridendo. “Mi fa piacere, Andrea è un bravissimo ragazzo”
“Eh, lo so” mi rispose, anche
se nel suo sguardo leggevo qualcosa di strano, quasi un velo di tristezza.
“Senti,Ross, so che
ultimamente ci sto più vicina del solito” iniziai, decisa a chiarire, pensando
che la sua espressione fosse dovuta a un po’ di gelosia. “Ma spero che non ti
dia fastidio,io…”
“Ma che, Deb! Non mi da
fastidio… E so che tu hai in testa altre persone!” mi rispose lei, facendo
l’occhiolino, mentre le altre due ridevano. Lì per lì sembrò serena, poi,
mentre Max passava davanti a noi e ci salutò, si rabbuiò di nuovo, mordendosi
un labbro.
“Ma cosa dite, ragazze,
sentiamo, e chi sarebbe…?”
“Lo sai tu, e questo è
l’importante” fece Rita evasiva, dandosi arie di importanza.
Anche dopo l’assegnazione dei
brani, me ne stetti un po’ più con Rita e Samanta, che in quanto life coaches dei
Gold Boyz e Max non avevano prove, ma dopo un po’ iniziai ad annoiarmi. Erano
diventate vere amiche, ed io lì in mezzo mi sentivo un’intrusa... Erano le mie
compagne di stanza, certo, ma non ci parlavo mai così tanto da sapere i loro
fatti più personali.
“Ieri durante il backstage ho
visto Erika” disse Rita mentre si limava le unghie.
“E chi è?” chiesi.
“La sua migliore amica” mi
rispose Samanta come se fosse una cosa ovvia.
“E mi ha detto che Stefano si
è messo con Maria!” continuò sbuffando Rita.
“E chi sono?” chiesi
nuovamente.
“Allora, Stefano è l’ex di
Rita che ha sempre sbavato dietro Maria, la peggior nemica di Rita, che però lo
ha sempre respinto perché a lei piaceva il cugino della sorella di una compagna
di classe di Anna, la vicina di Rita…”
rispose.
Annuii, capendoci ben poco.
Ma alla fine di quella giornata giunsi ad una conclusione: non me ne fregava di
cosa potevano pensare gli altri di me, quell’occasione era unica, ed io di
certo non l’avrei sprecata a fare cose che non volevo!
“Ho notato che sei stata
molto con le ragazze oggi” mi salutò Massimo quella sera, mentre ero sul
terrazzo.
“Si…”
“Come mai? Ci sei mancata a
cena”
“Solo a cena?”
“Sempre” sorrise lui.
“Allora? Come mai?”
“Beh, sai… Ho pensato che
stando con voi, comportandomi come ho fatto ultimamente, la gente potrebbe
pensare di me ciò che pensa Daniele, ma alla fine mi sono detta che non
m’importa del giudizio altrui, non sto facendo nulla di male”.
“Brava, nipotina! E poi senza
di te qui non sarebbe la stessa cosa, vale la pena sorbirsi le tue lagne per il
ballottaggio pur di continuare ad averti qui! Quel Daniele è solo invidioso del
fatto che tu non gli concedi la tua amicizia, e fai bene! Non pensarlo, lui
pensa che vuoi bene a Niko solo per il suo aspetto…” approvò lui,
abbracciandomi.
Ricambiai l’abbraccio, prima
di separami a causa di una forte botta.
Rientrammo in casa e vedemmo
il caos: l’ingresso e il salotto erano pieni di cuscini e una lampada era
caduta per terra.
I Gold Boyz, Lara, Rossella, Niko
e Vincenzo e Angela dei Dj stavano facendo la lotta con i cuscini dei vari
divani.
“Eh no, qui non si lotta
senza di me!” urlai, mentre prendevo un cuscino ed Max mi imitava, lanciandolo
chissà dove. Destino, colpii proprio Niko.
“Questa me la paghi!”
ribattè, lanciandomene uno e urtandomi.
“E tu mi paghi questa! Oh,
dov’è un cuscino quando serve?!” urlai freneticamente, ridendo.
In pochi secondi mi ritrovai
a ripararmi il capo con le mani, prima di venire travolta da Niko che era
caduto grazie ad una cuscinata di Dante.
“Oggi ce l’hai proprio con me,
eh” affermai, continuando a ridere.
“Non è colpa mia se sei così
soffice e bella da stringere” mi rispose, mandando in aria senza badarci troppo
il cuscino che gli avevano lanciato e continuando a starmi vicino.
Eravamo praticamente distesi
sul pavimento, e la lotta andò avanti senza di noi.
“Mi mancava questo nella
lista dei complimenti, qui a Music’s Planet” ammisi imbarazzata.
“Abituatici, che ne riceverai
molti altri dal sottoscritto!” affermò, dandomi un lieve bacio sulla guancia.
Sorrisi come la solita demente,
ma quel sorriso si cancellò dal mio volto quando, in preda ad una crisi di
insonnia, quella sera non riuscii a dormire ripensando ad una stupidissima
frase che Max mi aveva detto quella sera.
“Lui pensa che vuoi bene a Niko solo per il suo aspetto…”
Era così? Daniele aveva
ragione?
Provai ad immaginarmi un Niko
brutto, pieno di brufoli, con occhiali e apparecchio, più grasso, ma subito
diedi termine a quella fantasia, infastidita. Non sopportavo l’idea di sembrare
così superficiale; mi imposi che Niko mi piaceva anche per il suo carattere.
Strano, mi sono sempre piaciuti i ragazzi
intellettuali, romantici, che condividono le mie stesse passioni! Invece Niko è
diverso; non è intellettuale, non condividiamo nulla, io sono una semplice
studentessa, lui è un cantante…. E poi, a volte è un po’ troppo impulsivo,
subito si arrabbia, invece a me piacciono i tipi calmi, ma anche più
divertenti, che fanno le battute ogni tre secondi. Ma soprattutto, più chiari,
non ambigui come lui.
Mi addormentai in preda ai
quei pensieri, dicendomi: “Anche l’occhio vuole la sua parte”, senza sapere
davvero cosa pensare.
Qualche Anticipazione:
“Pessima giornata, dopotutto
è venerdì 13” mi ricordò Andrea, accasciandosi ancora di più sul divano.
______________
“Ovviamente questo è un punto
di partenza, ragazzi, voi potete comunicarmi eventuali modifiche che vorreste
apportare, anche perché ci sono altri autori che vorrebbero avere l’onore di
aiutarvi” spiegò.
______________
“Allora non sono l’unica a
pensarlo!” esclamai, ma mi zitti di botto perché Massimo veniva verso di noi.
Sembrava davvero abbattuto, ci salutò a stento e andò chissà dove.
______________
“Non devi dire niente” mi
rassicurò, stringendomi a sé lentamente, come se fossi una bambola di cristallo
che si sarebbe potuta rompere facilmente.
______________
Ci separammo, e lui riprese
la chitarra, ma proprio in quel momento entrò Maria, facendoci sobbalzare.
“Siete qui! Vi sto cercando da secoli… Dobbiamo andare!” esclamò.
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Capitolo 22 *** Qel Pazzo Venerdì 13 ***
Quel Pazzo Venerdì 13
Buon sabato a tutti!
Aspettavo da secoli di
pubblicare questo cap, e spero che comprenderete la mia impazienza leggendo… ^^
Comunque, grazie alle due new
entry tra i preferiti e a coloro che hanno recensito lo scorso cap:
Vero15Star: Ti dico solo di
stare tranquilla, specialmente circa il bacio! Poi leggendo il cap capirai,
ihih! Grazie mille, è bello vedere che continui a seguirmi con entusiasmo,
spero mi farai sapere cosa ne pensi anche di questo! ^^
_Just_Me_: Oddio, confesso di
essere emozionata, il fatto che _New_Moon_ ti abbia consigliato di leggere la
mia storia e che ti sia piaciuta mi fa arrossire, è un gesto bellissimo! Una
“scrittrice” (non voglio esagerarmi nell’autodefinirmi tale xD) non potrebbe
desiderare di meglio! Ti chiedo gentilmente di ringraziarla da parte mia e
dirle che anche secondo me New Moon è davvero un bel libro e che non ci sono
problemi circa il fatto che non può recensire. Spero che anche questo cap sia
stato di tuo gradimento!
95_angy_95: No, i gialli non
sono la mia passione, e poi se Debora va in carcere la storia come continua?
(Grazie, so di essere fondamentale e so anche che la storia senza di me non avrebbe
assolutamente senso! *_* n.d.Debora/ Giusto! ^_^ n.d.Niko/ Davvero? Ohhh, grazie Niko, lo so che mi ami, e anche io ti amo! =D n.d.Debora/
Ma che hai capito, mi riferivo al fatto che se non ci tu fossi tu la storia non
avrebbe senso visto che nessuno mi rompe le p…/ Shh, zitti tutti e due! Devo
terminare lo spazio delle recensioni, altrimenti la storia come va avanti?! U_U
n.d.Milly92/ T_T n.d.Niko&Deb). Scusa il dialogo di quei due… xD xD xD
Angel Texas Ranger:
Tranquilla, l’importante è che ora recensisci sempre! xD Scherzi ed imposizioni
false a parte, riferirò il tuo messaggio a Daniele, saprai la risposta nel
prossimo cap! xD
Non so quando aggiornerò, al
massimo dovrete aspettare sabato prossimo, ma sono così ansiosa di aggiornare
con il cap 23, visto che d’ora in poi inizierà una parte in stile “Beautiful”
della storia, che vedrò di aggiornare entrò mercoledì. Spero che il capitolo vi
entusiasmi!
La vostra milly92.
Capitolo 22
Quel Pazzo Venerdì 13
Il martedì seguente si
sarebbe affrontata la nona puntata, un vero e proprio traguardo. Si sentiva che
l’atmosfera era più calda, si iniziava già a parlare di inediti da presentare
in finale e progetti; lo stesso fatto che ognuno dovesse portare due brani,
dato che il numero dei concorrenti era ridotto e quindi la puntata senza di
essi sarebbe terminata prestissimo, faceva notare che si era nella fase
“bollente”.
Eppure, fase bollente o no,
il divertimento per me e gli altri aumentava di volta in volta dato che ormai
ci conoscevamo molto bene. Le prove erano davvero estenuanti, si faceva caso al
minimo particolare ed errore, ma i momenti liberi nel loft erano unici.
Non facevamo altro che fare
scemenze che nemmeno i bambini delle elementari avrebbero fatto, ma ci
sentavamo felici per questo. Per me era iniziata una nuova fase.
La prima era stata
l’adattamento e lo stringere amicizia, la seconda cercare di reprimere i miei
“sentimenti” per Niko, la terza gestire la mia vita al di fuori del loft, la
quarta stringere ancora più amicizia e capire i veri amici lì dentro… E in quel momento per me iniziava la quinta.
La quinta fase fu speciale:
avevo scoperto dei nuovi amici, a cui prima non badavo così tanto: i mitici
Gold Boyz, che in questa parte della storia sono molto importanti, se non
fondamentali.
Erano solari, divertenti, ma
anche maturi: amavo leggere poesie con Dante, che, forse anche un po’ per il
nome, aveva una particolare vena poetica, sclerare con Francesco, che ormai
avevo nominato “Il Mio Giullare”, confrontarmi con Giuseppe e confidarmi e
chiacchierare in generale con Andrea.
Ormai la mia giornata aveva
degli orari fissi: sveglia alle sette e mezza, colazione alle otto, prove dalle
dieci all’una, pranzo all’una e mezza, prove dalle quattro alle sette, cena
alle otto. Ed era proprio in quei vari ritagli di tempo che succedevano le cose
più improbabili e divertenti.
Venerdì 13 Maggio me ne stavo
spaparanzata sul divano del salotto insieme a Dario, che se ne stava un bel po’
giù da quando aveva saputo di Rossella ed Andrea, quando bussarono alla porta
del loft.
Ovviamente per andare ad
aprire ci fu una lotta: Francesco e Giuseppe si menarono con cuscini e cose
simili, ridendo come due forsennati, per arrivare per primi alla porta. Alla
fine, in stile “tra i due litiganti il terzo gode”, fu Vincenzo ad aprire.
Era Ivan, con indosso una
bella tuta verde.
“Capitano, bella tuta!”
esclamai in segno di saluto, appena lo vidi.
“Grazie, lo so” rispose con
una smorfietta. “Puoi chiamarmi tutti i ragazzi?”
“Ok…”
Chiamai i ragazzi dispersi
tra la cucina, il salotto e il terrazzo. Mi mancavano solo Rossella e Max, e
trovarli fu un’impresa epica. Alla fine li trovai in fondo al giardino,
sull’altalena a dondolo che ridevano e scherzavano come se nulla fosse. Rimasi
spiazzata, Rossella rideva genuinamente e le leggevo qualcosa di strano nello
sguardo.
Sussultò e mi guardò quasi
male quando li chiamai. E, dulcis in fundo, si sedette vicino ad Max in quella
specie di “riunione”, mormorandogli chissà cosa nell’orecchio ogni tre secondi.
Andrea la guardava senza capire, seduto a pochi metri da lei.
“… E quindi oggi alle quattro
avete l’appuntamento al Centro Professione Musica, dove parlerete con Guglielmo
Bianchi, il produttore del cd del futuro vincitore, ed inizierete ad impostare
il lavoro per i vari inediti, anche se solo quattro di voi potranno farlo
ascoltare al pubblico….”terminò Ivan.
“Wow, che figata!” fece
Annah, accompagnata da veri mormorii di assenso.
“Eh si, perciò fatemi fare
bella figura” rispose Ivan.
Annuimmo, e prima di
andarsene mi prese in disparte.
“La lettera l’ho inviata,
questa è la risposta” sussurrò, mettendomi la busta nella tasca dei pantaloni.
Lo guardai con uno sguardo di
gratitudine. “Grazie, Ivan!” esclamai. “Prometto che non ti disturberò più!”
Mi sorrise prima di uscire,
dicendo un generale: “A dopo, ragazzi!”
La visita al CPM era molto
attesa da quel che potevo vedere, tutti erano emozionati tranne Andrea che se
ne stava zitto zitto mentre attendavamo che ci venissero a prendere. Come si
faceva a far soffrire un ragazzo così? Era davvero bravo, intelligente,
acculturato e, perché no, bello.
“Ehi Grande Andrea” gli dissi
avvicinandomi.
Mi guardò, prima di tornare a
guardare in direzione di Rossella che faceva una sorta di sfilata vicino a
Massimo, mostrando la sua minigonna bianca e una maglietta velata.
“Pessima giornata, dopotutto
è venerdì 13” mi ricordò Andrea, accasciandosi ancora di più sul divano.
“Se ti riferisci…”
“Alla mia ragazza che non mi
calcola da due giorni per stare sempre dietro ad un ventinovenne che si sposerà
tra nemmeno un anno? Si, mi riferisco a lei!” esplose, prima di mettersi una
mano in faccia e dire: “Scusa, non volevo aggredirti!”
Scrollai le spalle: era
comprensibile, fin troppo.
“Perché… Non le parli?”
suggerii, sentendomi molto stupida.
“Ci ho provato, ma ogni volta
spunta finge di dover fare qualcosa e mi evita per le ore successive” sbuffò.
“Mi dici do ve sto sbagliando?!”
“Forse sei troppo buono”
ipotizzai. “E lei si sta prendendo la mano con tutte le dita”
“Sono convinto che è in fissa
con lui, che le piace…!”
“Non penso, altrimenti non starebbe
con te” ragionai.
Eppure mezz’ora dopo, appena
entrammo nel CPM , Rossella se ne stava ancora a braccetto con un Massimo, che
cercava di togliersela dai piedi con occhiate nervose, tutta felice.
Il CPM era enorme, c’erano
almeno venti sale tutte arredate con pareti legno e soffici poltrone rosse. In
ogni stanza c’erano gli strumenti più svariati, tutti siglati “CPM”.
Guglielmo Bianchi, il
produttore, un uomo alto e brizzolato, ci stava aspettando e dopo un piccolo
discorso introduttivo in quella che sembrava la sala riunioni, diede ad ogni
concorrente un foglio con testo e musica del proprio inedito.
“Ovviamente questo è un punto
di partenza, ragazzi, voi potete comunicarmi eventuali modifiche che vorreste
apportare, anche perché ci sono altri autori che vorrebbero avere l’onore di
aiutarvi” spiegò.
Ogni concorrente fu portato
in una stanza con tanto di microfoni e strumenti con tanto di life coach, vocal
coach e capogruppo.
Il testo di Niko si chiamava “Tra
i banchi di scuola”, e lo sorpresi a fissare il foglio fin troppo intensamente
mentre Sandro accendeva i microfoni.
“Ci pensi” mi disse, “Che…
Insomma… Se andassi in finale potrei cantare
questa canzone, per di più inedita?”
Era incredulo, fin troppo per
i miei gusti.
“Mancano tre puntate, su” lo
incoraggiai, “Puoi farcela”.
Ci scambiammo uno sguardo,
uno dei nostri soliti sguardi che solo noi potevamo decifrare.
“Su, Niko, ora ti faccio
sentire il ritmo con il piano” fece Sandro, prendendo gli spartiti.
Mentre la canzone procedeva,
squadrai il mio riflesso in uno dei vetri che facevano da muro nell’altra
stanza, in cui stava provando Lara. Ero diversa, mi dissi, e non solo per i due
chili in meno. Il mio sguardo era più sereno, maturo; i miei abiti diversi dai
soliti jeans e converse, indossavo dei pantaloni neri con una maglia a mezze
maniche fuxia e degli stivali estivi abbinati; il mio trucco era più maturo, il
mio sorriso era più ampio. Erano passate cinque settimane, ma io mi sentivo
cresciuta di anni ed anni. Sembravo una vera e propria “Signorina”. Avevo
imparato a socializzare molto facilmente, ad affrontare qualche disputa… Debora
la life coach stava diventando Debora la Grande. Anzi, Grande Debora.
“Cosa ne pensi, Debora?” mi
chiese Sandro, dopo aver suonato.
“E’ carina, però qualche
modifica potrebbe anche andare bene”
risposi.
“Infatti, la vorrei un po’
più movimentata, voi stessi avete detto che in questo genere pop-rock mi muovo
meglio” fece notare Niko. “Per una volta che ho cantato una canzone lenta sono
andato in ballottaggio….”
Riascoltammo di nuovo
l’arrangiamento, in versione più movimentata, e andò decisamente meglio.
“Mi dai un attimo il testo?”
chiesi a Niko, che lo stava leggendo per l’ennesima volta con la fronte
corrugata.
Sobbalzò quasi udendo la mia
voce. “Si,certo” fece e me lo passò.
Lo lessi, sorridendo ogni
volta che andavo avanti di un rigo.
Cavolo, era bellissimo il testo.
Parlava di un amore nato tra i banchi di scuola, visto dal punto di vista di un
ragazzo che sapeva che una ragazza gli andava dietro da un anno. E quando si
era deciso a ricambiarla… Lei aveva preferito un altro compagno di classe.
“Allora posso procedere con
l’arrangiamento e le modifiche?” chiese Sandro dopo varie prove.
“Direi di sì” concesse Niko.
“Mi raccomando, eh,
movimentato!” gli ricordai, mentre Rossella entrava per ascoltare
l’arrangiamento del suo inedito. Sorrideva, era tutta allegra, e faceva una
smorfia diversa ogni 3 secondi.
“Qui gatta ci cova” pensai tra me e me, mentre Dario
si sedeva al mio posto ed io e Niko uscivamo.
Non ero l’unica a pensarlo,
infatti, mentre io e Niko ci sedavamo in una specie di hall ad aspettare gli
altri visto che eravamo i primi ad aver finito, disse: “Rossella è
strana,vero?”.
“Allora non sono l’unica a
pensarlo!” esclamai, ma mi zitti di botto perché Max veniva verso di noi.
Sembrava davvero abbattuto, ci salutò a stento e andò chissà dove.
“Cavolo, ora ci si mette pure
lui!” sussurrai. “Ma cosa gli sta prendendo a tutti quanti?” chiesi al nulla.
“Non me lo chiedere” sbuffò
afflitto Niko, con il capo tra le mani. “Perché forse ho capito cosa è successo
tra Ross e Max…”
“Cosa è successo secondo te…?”
chiesi allarmata ma allo stesso tempo curiosa di sentire la sua tesi.
“Non vorrei che lei si fosse
innamorata di lui, si sta per sposare, cavolo!” esclamò; dovetti fargli cenno
di abbassare la voce per non far sentire niente ad un signore che stava
passando sembrava un addetto o giù di
lì.
“Andiamo a fare un giro?”
proposi. “Sono tutti nel bel mezzo delle prove”
“Ovviamente solo a me mancava
l’arrangiamento completo” rispose Niko. “Comunque, ok, andiamo” acconsentì.
Era troppo nervoso per i miei
gusti, quando faceva così aveva qualche pensiero.
“E’successo qualcosa?”
chiesi, mentre passavamo davanti la stanza in cui provavano i Gold Boyz. Tutti
stavano ridendo con Luke perché Francesco stava accennando un balletto, solo Andrea
se ne stava seduto in silenzio, evidentemente sovrappensiero.
“No, niente” mi rassicurò.
Alla fine ci fermammo in una
zona particolarmente isolata del centro, poiché Niko si era fissato di voler
trovare un’arpa.
“Insomma, cosa ci può mai
fare un’arpa qui?” chiesi per l’ennesima volta. “A cosa ti serve?!”
“Dai, piccolina, non fare
storie!” protestò lui.
Mi fermai nel bel mezzo del
corridoio per protesta, bloccandomi e smettendo di camminare.
“Dai, vieni!” rifece,
tornando indietro e prendendomi per mano.
“Ma... se ci perdiamo qui
dentro? Se gli altri se ne vanno?” chiesi.
“Ma che, staremo qui fino
alle sette, e non sono nemmeno le sei!”
“E che c’entra, è venerdì 13,
può succedere di tutto…” specificai. Chissà perché, dopo i miei pensieri circa
il suo aspetto e i miei sentimenti nei suoi confronti, sentivo di non essere
convinta di voler restare da sola con lui, preferendo di andare a consolare Max
o Andrea. Mi sentii strana nel pensare che, circa un mese prima, avrei dato
tutto pur di trovarmi in una situazione del genere.
“Giusto! E perché vuoi
impedire che qualcosa succeda?” affermò, trascinandomi dietro di lui.
Continuò a guardarmi negli
occhi, come a volermi dire qualcosa di più, e alla fine cedetti, lasciandomi
trascinare in un’altra stanza.
Ovviamente non trovammo
l’arpa, ma ci fermammo in una stanza particolarmente grande piena di divani e
poltrone.
“Questa è la stanza più bella
fino ad ora” affermai, sedendomi su un divano particolarmente soffice.
“Allora è la più bella in
assoluto perché sono finite” mi ricordò, prendendo posto vicino a me.
“Giusto” risposi, sentendomi
molto in imbarazzo. Chissà quante volte eravamo stati così vicini, ma quella
volta c’era qualcosa di strano in lui.
Rimanemmo in silenzio, finché
non cacciò il foglio del suo inedito dalla tasca ed iniziò a cantarla per la
primissima volta, con l’accompagnamento di una delle chitarre che erano esposte
lì.
“Mi ha insegnato Max a
suonarla un po’” si giustificò, mentre si schiariva la voce ed iniziava a
cantare. Dopo un po’ si fermò di botto, appoggiando la chitarra per terra e
prendendo la mia mano destra tra le sue.
“E’ vero” mormorò, mentre mi
sentivo quasi allarmata per quel gesto improvviso ma che allo stesso tempo mi
sembrava già programmato.
“C-cosa?” chiesi.
“Quello che dice questa
canzone, è vero” ripeté, guardandomi fisso negli occhi. Io non riuscivo a
guardarlo fisso in quelle pozze azzurre, era come fissare una luce accecante.
“Ah si?” chiesi, mentre il mio
cervello iniziava a disconnettersi.
“Si… Sai, se ci trovassimo in
una situazione come quella della canzone, ci rimarrei male” disse lentamente,
stringendo saldamente la mia mano e avvicinandosi ancora di più. “Cioè, metti
caso che tu preferiresti Daniele a me… Io ci rimarrei di merda! Specialmente
ora che non faccio altro che pensarti 25 ore su 24…”
Aprii lievemente la bocca per
la sorpresa, e mi sarei strofinata gli occhi e dato un pizzico se non avessi
avuto i muscoli apparentemente bloccati.
“Ma… Ma cosa dici… Insomma,
t-tu… Mi hai sempre detto che per te ero solo un’amica…” balbettai.
Sorrise, scuotendo il capo.
“Sei solo un’amica, no?” affermò. “Ma ciò non vuol dire che per me tu non possa significare altro”.
“Niko, ma cos…” iniziai,
decisa a capirci qualcosa, ma lui mi interruppe poggiandomi un dito sulle
labbra.
“Shh. Volevo solo sapessi che
starti lontano, anche solo la notte, e
convivere con Daniele che non fa altro che guardarti come vorrei poterti guardare io si rivela un’impresa sempre più
epica. Ultimamente tu per me sei proprio il mio ossigeno…!” disse, prima di
guardare un punto impreciso in alto.
Io me ne stavo zitta come una
scema, insomma… Quella era una dichiarazione?! Max aveva ragione? E mi sentii
allibita dal fatto che era provavo più
sorpresa che gioia.
“Non so cosa dirti…” mormorai
con un filo di voce, sentendo la gola farsi improvvisamente arida.
“Non devi dire niente” mi
rassicurò, stringendomi a sé lentamente, come se fossi una bambola di cristallo
che si sarebbe potuta rompere facilmente. Il suo cuore batteva forte, proprio
come qualche settimana prima, mentre ripetevo diritto…
“N-Niko, c-cosa s-stai fac…” ebbi il tempo di
dire, prima che lui mi zittisse con uno sguardo.
“Shh, so che tu lo vuoi
quanto me, è per questo che volevo che restassimo un po’ da soli…” disse con
voce roca, guardandomi senza batter ciglio.
Non risposi, interdetta; ebbi
solo il tempo di vedere i nostri nasi toccarsi, sentire la sua presa farsi più
stretta attorno alla mia vita, i nostri respiri unirsi prima che tutto
divenisse di una luce bianca, paradisiaca…
Niko mi stava baciando,
impossibile ma vero. Sentivo le sue labbra calde e soffici che accarezzavano le
mie con un’abile maestria, facendomi dimenticare tutto intorno a noi.
Si avvicinò ancora di più,
costringendomi ad inarcare la schiena; prese la mia mano per poi condurla
dietro al suo collo, come ad invitarmi a stringerlo.
Lo accontentai, quasi come se
avessi paura che scappasse, e come risposta mi accarezzò la chioma con estrema
dolcezza. Mi sembrava il mio primo bacio, come se solo quella volta stessi
baciando per davvero un ragazzo. All’improvviso i miei dubbi si
smaterializzarono come se non fossero mai esistiti.
Quel contatto profondo, quel
sentire le sue carezze e le sue labbra così vicine a me, mi mandava in tilt, e
solo Dio sa quando ci decidemmo a separarci, con lo sguardo basso.
Ecco, odiavo quel punto: ad
un bacio succedeva sempre l’imbarazzo!
Ma per tutta risposta mi
riabbracciò, stringendo le mie mani tra le sue.
“Perché?” domandai
semplicemente, ora che riuscivo a spiccicare un pensiero sensato.
Ci separammo, e lui riprese
la chitarra, indeciso su cosa dire, ma proprio in quel momento entrò Maria,
facendoci sobbalzare. “Siete qui! Vi sto cercando da secoli… Dobbiamo andare!”
esclamò.
Annuimmo, come due scolaretti
delle elementari, ci alzammo e la seguimmo.
Una volta in macchina però
lui si avvicinò a Rossella che gli aveva chiesto di potergli parlare, mentre io
me ne stetti tra Samanta e Rita, che chiacchieravano allegramente tra loro. Non
sentii nemmeno cosa dicevano, presa com’ero dall’accaduto.
Non potevo crederci, era un
sogno. Ci eravamo baciati! Alla fine era successo! Lo avevo sognato tanto, ci
avevo sperato…
Ma… ora? Cosa sarebbe
successo? Ed io? Era davvero ciò che volevo?
Al nostro ritorno il loft mi
parve più luminoso e grande, avrei voluto voglia di saltellare per la gioia, di
urlarlo al mondo, ma riuscii a contenermi per un pelo.
Decisamente ne ero contenta,
era ovvio.
Era successo, ok, ma mi dissi
che, qualsiasi sarebbero state le conseguenze, le avrei accettate, specialmente
se fossero state negative.
Ma all’improvviso sentii
qualcosa di ingombrante nella tasca: la risposta di Cristina! Me ne ero proprio
dimenticata…
La aprii fuori al balcone
della cucina, con le mani tremanti.
“Cara Deb, va bene allora… aspetto tue notizie! Mi
raccomando, non fare altri scandali, eh! Qui succedono cose di pazzi, ma la tua
assenza si sente! Se posso martedì verrò alla prime time, così parliamo un po’
durante il back stage (hai visto come parlo l’inglese? XD). Mi manchi tanto, e
scusami per lo scatto di nervosismo, mi conosci J . Tv1kdb! Tua
Cri.”
La terminai di leggere con un
sorriso. Scandali? Beh, ne avevo appena fatto un altro…
Qualche Anticipazione:
Almeno per gli altri il
venerdì 13 non si era smentito, mi dissi.
______________
“Mi hai detto le stesse
paranoiche frasi che tutti mi hanno detto ogni volta che mi lasciavo con una
ragazza” rispose, e accennando una risata.
______________
Risposi al bacio, sentendomi davvero obliata e
beata, ed ero senza fiato quando si decise a separarsi da me.
_____________
“Lasciami!” urlai, “Come ti
sei permesso di… usarmi… Stronzo! Daniele aveva ragione!”
______________
Udendo ciò Andrea per un pelo
non si strozzò con l’acqua che stava bevendo.
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Capitolo 23 *** Perché?! ***
Perché?!
Ciao a tutti!
Scusate ma stasera ho
tantissimo da fare, devo ancora finire di studiare storia per l’interrogazione
di domani quindi non potrò rispondere alle vostre recensioni. Spero che non ve
la prendiate e che mi facciate sapere lo stesso cosa ne pensate, il vostro
giudizio per me è fondamentale. ^^
Ho preferito aggiornare oggi perché
domani, ahimè, sarà ancora peggio…
Mi consolo con il piccolo ma
onnipresente pensiero che mancano SOLO cinque settimane alle vacanze natalizie.
Buona lettura, aggiornerò
sabato!
La vostra milly92.
Capitolo 23
Perché?!
La sera del venerdì 13
sembravo l’unica pimpante nel loft: Angela e Vincenzo avevano litigato e…
Rossella aveva lasciato Andrea, mentre Max se ne stava chiuso nella sua stanza
senza cenare e parlare con qualcuno. Almeno per gli altri il venerdì 13 non si
era smentito, mi dissi.
La cosa più brutta fu sapere
che la coppietta si era lasciata.
Me ne stavo fuori al balcone,
ed ebbi appena il tempo di andare nella mia stanza per nascondere ben bene la
lettera che, mentre ritornavo, notai che la porta della stanza di Rossella,
Angela e Lara era aperta: dentro vi era Rossella seduta sul letto, Andrea che
camminava furioso avanti e indietro, Niko e gli altri Gold Boyz che osservavano
la scena, zitti e muti.
Chiedendomi cosa fosse
successo, continuai a camminare, ma in quel momento Andrea mi raggiunse,
prendendomi per un braccio. “Deb, vieni!” mi ordinò, e quando entrai nella
stanza incrociai lo sguardo di Niko arrossendo quasi, ma lui non sembrò badare
a me.
Cavoli, Andrea me l’aveva
quasi spezzato, il braccio!
“Ma cosa è successo?” chiesi,
massaggiandomelo.
“Oh, scusa, non volevo farti
male” si scusò brevemente lui, prima di dire: “Rossella mi ha appena lasciato”.
Accusai il colpo con
incredulità: insomma, era vero che le cose tra loro non stavano andando bene
negli ultimi giorni, ma quell’atto era a dir poco… estremo!
“Cosa?” sbottai, guardando
Rossella. “Ma… Ross, perchè?!” chiesi, con l’aria di chi si trova in un
manicomio.
Lei cacciò qualche altra
lacrima dagli occhi già arrossati. Scrollò le spalle, dicendo: “Non lo so, non
provo più niente per lui e poi c’è sempre il fatto delle telecamere…”
A quelle parole Andrea rise,
ed io avrei voluto tanto poter imitarlo. Insomma…!
“Non sembrava che oggi ti
facessi tanti problemi davanti alle telecamere del CPM, standotene avvinghiata
a Massimo!” ribattè.
Io approvai, prima di notare
un particolare: le telecamere… del CPM?
“Ma… Ma perché, c’erano le
telecamere lì?” chiesi, sentendomi mancare.
“Si, in ogni sala, per
evitare furti degli strumenti e cose simili” mi spiegò Giuseppe.
Volevo morire. Quindi noi….
eravamo stati ripresi dalle telecamere?! Cercai Niko con lo sguardo, e lui mi
rispose con uno che equivaleva a dire “parliamo dopo”. Ma sembrava calmo, quasi
come se sapesse già tutto.
Quasi non sentii Rossella
ribattere: “Ok, tu non mi interessi più, contento?”
“Contento si, non mi va di
stare con una persona che non ha nemmeno il coraggio di ammettere che ama un
altro!” esclamò Andrea furioso, uscendo con passo veloce dalla porta e
sbattendola, lasciando Rossella presa da un nuovo pianto isterico.
I Gold Boyz lo seguirono, ma
Niko rimase lì.
“Deb, parliamo domani di quel
fatto, ok?” fece, avvicinandosi a Rossella con aria grave.
“Ok…” annuii, ma avrei voluto
tanto poter parlarne ora. In poche parole quelli del CPM avevano del materiale
che per la stampa sarebbe stato succulento!
Ma non riuscii a deprimermi
ancora di più, perché Dante mi venne a chiamare. “Deb, vuoi venire nella nostra
stanza? Andrea sta veramente male…” mi supplicò quasi.
Annuii, seguendolo. Andrea se
ne stava sdraiato sul letto, a guardare il soffitto, mentre faceva rimbalzare
una palla anti stress con una mano.
Non potetti negare a me
stessa che in quel momento era davvero bellissimo, con la solita cresta, quello
sguardo magnetico, anche se il suo solito sorriso era spento.
“Potete lasciarmi solo per
favore?” chiese, alzandosi dal letto.
Automaticamente mi avvicinai
alla porta per uscire, prima che lui dicesse: “No, Deb, tu resta per favore”
Mi fermai, mentre gli altri,
uscendo, mi sussurravano cose del tipo: “Metticela tutta” e “Tiralo su”.
Appena la porta si fu chiusa
alle loro spalle, mi avvicinai ad Andrea e lui mi fece segno di sedermi
affianco a lui.
“Ehi, su” gli dissi,
avvicinandomi al suo letto. “Reagisci, prima o poi la verità verrà a galla…”
“Non m’importa, la so la
verità” tagliò corto. “E non mi importa nemmeno del fatto che mi abbia
lasciato, è meglio così, dopo tutte le sue paranoie me ne starò in pace ma… Non
riesco ad accettare il fatto che abbia preferito qualcun altro a me” mi rivelò,
mettendosi una mano in fronte. “Dove ho sbagliato? Cosa ho che non va?” chiese
afflitto. “L’ho trattata come una principessa…”
Poverino, mi fece tanta
tenerezza. Quasi quasi mi veniva da piangere vedendolo in quello stato.
“Dai, Grande Andrea, sta pur
certo che un altro come te non lo troverà! E pure se le piace Max, beh, lui si
sposa tra un po’, e di certo non è interessato a Rossella invece tu avrai così
tante chances una volta uscito di qui… Sei un bravo ragazzo, bello, simpatico,
intelligente… E se Rossella non lo ha capito fino in fondo, beh, ci ha perso
lei” affermai, cercando di tirarlo su.
Lui si voltò verso di me…
Sorrideva. Si, sorrideva.
“Cosa ho detto di così
divertente?” chiesi, sorridendo anch’io.
“Mi hai detto le stesse
paranoiche frasi che tutti mi hanno detto ogni volta che mi lasciavo con una
ragazza” rispose, accennando una risata.
Arrossii, ma tentai di vedere
la cosa dalla parte giusta. “Vedi che almeno ti ho fatto sorridere?” gli
ricordai.
“Si, giusto” indugiò un
attimo, prima di dire un energetico: “Ma hai ragione! Insomma, chi cazzo se ne
fotte! Ho 21 anni, mica 50! Ho tutta una vita davanti a me per trovare quella
giusta, e alla fine, sono solo i gusti di Rossella che l’hanno condotta
scegliere un altro, no? Sono solo i suoi, mica quelli di tutto il mondo!” esclamò.
Rimasi leggermente colpita da
tutta quell’energia, ma dissi comunque un: “Bravo!” di incoraggiamento.
“Grazie, piccola” mi disse,
abbracciandomi con calore.
“Figurati” risposi,
ricambiando l’abbraccio.
“Ma... Aspetta un secondo…”
mi mormorò nell’orecchio, mentre eravamo ancora abbracciati.
“Si?”
“Davvero pensi di me che io
sia bello, bravo, intelligente…?”
La sua voce all’improvviso
era seria, come il suo sguardo che mi squadrava quando sciolsi l’abbraccio. Arrossii
nuovamente, prima di dire: “Certo che lo penso” e abbassare lo sguardo.
Eppure, l’aver fatto una
buona azione, non mi bastò a dormire bene quella notte. Avevo davanti agli
occhi l’immagine di me e Niko che finivamo su tutti i giornali con tanto di commenti
malevoli, vidi Alexandra del Forum raggiungermi e scannarmi, i miei genitori
offesi, mia nonna fare commenti ancora più offesi e scandalizzati in dialetto
napoletano…
Alla fine, dopo aver sognato
di essere bocciata per la mancanza di serietà e di essere rinchiusa in un
carcere minorile dopo che una sadica Alexandra in vesti di giudice mi aveva
condannato a vita, mi svegliai di soprassalto alle cinque e mezza del mattino.
Provai e riprovai a
riaddormentarmi, ma ogni volta la mente mi si riempiva di cattivi pensieri a
tal punto che iniziai a sudare freddo, così alle sei, dopo una doccia per
niente rilassante, mi decisi ad andare in cucina per farmi una camomilla, una
tisana… Qualunque cosa che mi avrebbe
potuta aiutare a sfogare il nervosismo e calmarmi!
Non mi vestii nemmeno
decentemente, mi limitai ad indossare una vestina a mezze maniche verde a
fantasia e a legarmi i capelli, che mi stavano dando fastidio come non mai.
Ma in cucina trovai una
“sorpresa”: c’era Niko seduto a capotavola, con indosso solo dei pantaloncini e
con tanto di torso nudo. Stava bevendo qualcosa da una tazza, e appena mi vide
per un pelo non sobbalzò.
“Anche tu qui?” gli chiesi
imbarazzata: era la prima volta che ci trovavamo da soli dopo l’accaduto del
pomeriggio precedente.
“Si, immagino che non hai
dormito affatto, giusto?” mi chiese con tono di ovvietà.
Mi sedetti di fronte a lui,
annuendo. Forse li avremmo chiarito!
“Ovvio” commentai. Esitai un
attimo, prima di chiedere con calma, per trovare le parole giuste: “Tu… Io…
Cioè… Le telecamere del CPM… pensi controlleranno?”.
Anche lui indugiò, prima di
dire: “Vieni, è meglio non parlare qui” e condurmi nella sala festa. Quanti
ricordi mi pervasero appena entrai! La festa di Luigi…!
Spense tutte le luci,
giustificandosi con uno: “I guardiani potrebbero notarci”. Ma per fortuna era
quasi l’alba, quindi riuscivo a vederlo.
Chiuse la porta alle nostre
spalle, e prima che potetti rendermene conto mi ritrovai contro di essa, spinta
dalla forza del corpo di Niko. E in quell’istante risentii le sue labbra sulle
mie, ma quella volta era diverso: non era un bacio dolce, no, era un bacio
passionale, quasi come se fosse l’ultimo che aveva a disposizione nella sua
vita. Risposi al bacio, sentendomi davvero obliata e beata, ed ero senza fiato
quando si decise a separarsi da me.
“Perché?” fu l’unica cosa che
seppi dire,come la volta precedente, riuscendo finalmente a trovare la forza di
guardarlo negli occhi.
“Perché forse mi odierai
appena risponderò alla tua domanda di prima” mi rispose. “Era l’ultima
occasione che avevo”.
Mi sentii le vene gelare, in
contrasto al precedente calore…
“Io lo sapevo, certo che lo
sapevo” iniziò, con una voce da supplica.
“Cosa?!” urlai quasi, ma
dovette tapparmi una mano con la bocca per farmi abbassare la voce. “Tu sapevi
che c’erano le… telecamere?!”
Ma la risposta gli si leggeva
in faccia, divisa a metà tra il dolore e il pentimento. “Si, lo sapevo”
rispose, mentre dentro di me iniziavo a sentire il cervello non rispondere più
alla ragione: com’era possibile, cioè, era così stupido?!
“Ma sei scemo?” iniziai,
convinta di star sognando.
“Forse si” rispose, con aria
afflitta.
“No, spiegami, che forse la
ritardata qui sono io!” esclamai, senza capirci più un’acca.
Sospirò, passandosi una mano
tra i capelli. “Ok, ma siediti” mi implorò quasi. “E’ una storia lunga”
Ubbidii, sedendomi su una
poltrona, più che altro per fare
qualcosa che mi impedisse di pensare, ma non servii a nulla.
“Vedi, ricordi la questione
del provino per il film?” mi chiese, prendendo posto poco distante da me. Lì
fuori era spuntata l’alba: era così bella, chiara, mi ricordava le lunghe gite
con la mia classe, quando eravamo costretti a partire ancora prima dell’alba ed
io mi soffermavo a guardare il cielo dal finestrino del pullman, ancora
assonnata… Come sarei voluta essere lì, senza pensieri…
“Si” risposi
automaticamente,senza capire cosa c’entrasse.
“La scadenza per i provini
era fissata per il 15 maggio, ed io stando qui non potevo farli…”
“Si” ripetei, ancora senza
capire.
“E perciò… Beh, avevo un
accordo con il regista: nel caso non fossi uscito per il 15 maggio, il 13 dello
stesso mese avrei dovuto fare una specie di dichiarazione ad una ragazza
davanti alle telecamere del CPM e lui avrebbe provveduto a prendersi il video”
Disse tutto ciò fin troppo
velocemente, lasciandomi bianca come un cadavere, umiliata, incredula… Perciò
aveva guardato in alto prima di baciarmi, per le telecamere!
Mi alzai di botto, e mi
stupii di non aver causato qualche rumore.
“Debora, per favore…” iniziò
lui, prendendomi per un braccio.
“Lasciami!” urlai, “Come ti
sei permesso di… usarmi… Stronzo! Daniele aveva ragione!”
Mi lasciò stare udendo quel
nome, quasi come se si fosse scottato.
“Ma non è come sembra, io non
ti ho detto nulla per farti essere naturale, speravo ti avessero dato la parte
di Felicia!” si giustificò.
“Ma non dire sciocchezze!”
esclamai, lanciandogli uno sguardo d’odio. “Sei stato un… un... Non ho parole!
Mi fidavo di te, mi hai solo illusa, si vedeva che era tutto preparato ed io
come una cretina ci sono cascata!”
Restammo in silenzio per
qualche secondo, prima che mi decidessi ad uscire dalla stanza.
“Debora, torna indietro!” mi
urlò dietro, ma non gli diedi importanza; sentivo un’enorme groppo in gola, una
voglia matta di urlare, fare a pugni, piangere…
Le lacrime non ritardarono ad
uscire, così forti da impedirmi quasi di vedere.
“Debora!”
Avevo urtato qualcuno nel bel
mezzo del corridoio, e solo dopo qualche secondo riconobbi Andrea.
“Cosa è successo? Ho sentito
le tue urla!” mi informò. Accese la luce, e mi guardò critico poco dopo. “Ma
stai piangendo…”
“Debora…”
Niko ci aveva raggiunto, ma
ritornò nella sua stanza appena vide con chi ero.
Non la smettevo di piangere,
ero in piena crisi isterica. Mi ero illusa per dodici ore di qualcosa che non
esisteva, e, peggio, che era stato fatto con uno scopo. E’ vero, avevo avuto qualche titubanza, ma il
fatto che una parte di me si fosse illusa restava.
“Debora, calmati, spiegami
cosa…”
“Lasciami in pace!” dissi tra
un singhiozzo e l’altro, cercando invano di andare nella mia stanza.
“No che non ti lascio in
pace” dichiarò serio Andrea, afferrandomi a fatica per un braccio. “Vieni in
cucina, bevi un po’ d’acqua…”
“No!” protestai, dimenandomi,
ma alla fine mi prese in braccio, trascinandomi a forza in cucina e facendomi
sedere sul tavolo come una bambina.
Mi porse un bicchiere d’acqua
e lo bevvi tanto per fare qualcosa, vergognandomi della mia scenata.
“Scusami per la scenata”
borbottai poco dopo, singhiozzando ancora.
“Figurati, ma ora spiegami
cosa è successo con Niko” rispose Andrea con calma. “Sai che a me puoi dirlo”
“Niko è uno stronzo”
sintetizzai, decisa a sputare fuori tutto quel veleno per vendicarmi. “Ieri al
CPM mi ha baciata davanti alle telecamere, con tanto di dichiarazione
commovente…”
Udendo ciò Andrea per un pelo
non si strozzò con l’acqua che stava bevendo.
“… Ed ora mi ha appena detto
che era tutta una finta, dopo avermi ribaciata, perché era una specie di
provino per quel film a cui era stato candidato”
Era senza parole, mi guardava
allibito.
“Niko aveva un accordo …? Ti
ha baciata solo per… Per fare una specie di provino?”
“Si, e non me lo ha detto
prima perché sapeva che mi sarei rifiutata di fare una cosa simile davanti alla
telecamere, non ne sapevo niente..…” mi sfogai, mentre i singhiozzi
riprendevano.
“Oddio, non ci credo…!”
sibilò lui, stringendomi la mano.
Prima che potessi dire nulla
mi ritrovai a singhiozzare contro il suo petto, come se ciò servisse a
cancellare la realtà.
“Deb, calmati, ci sono io
qui… sono sicuro che… che non voleva farlo…” tentò di consolarmi accarezzandomi
i capelli.
“Ma cosa dici! Lui ha messo
la sua carriera da attore prima di me e usandomi senza nessuno scrupolo!”
singhiozzai. “Mi sento una stupida per essermi illusa, una stupida, una stupida
tradita… Perché tutte a me?” chiesi al nulla, continuando a singhiozzare.
“Perché forse sei troppo
buona” mi rispose con un tono dolcissimo, staccandosi da me e asciugandomi le
lacrime con un fazzoletto che aveva preso da sopra la tavola.
Non risposi, ancora in preda
al pianto. Mi osservava mentre mi sfogavo, con un’attenzione che quasi mi
metteva in soggezione, ma che allo stesso tempo era comprensiva e sempre più
rassicurante.
Erano ormai le sette quando
mi decisi a smetterla.
“Sai qual è la cosa
peggiore?” gli chiesi mentre gli preparavo il latte, quasi per ringraziarlo.
Poverino, aveva avuto una notte insonne a causa della questione con Rossella ed
io l’avevo tenuto ancora più sveglio con le mie urla.
“Che il video rischia di fare
il giro dell’Italia?” propose,passandomi lo zucchero.
“A parte quello” risposi,
mentre lo stomaco faceva un’altra capriola per quella nuova possibilità, “Che Daniele aveva ragione in fondo”.
“Cavoli, hai ragione!”
Scrollai le spalle, decisa sul
fatto che peggio di così non poteva andare: in tre minuti avevo perso tutto
quello per cui mi ero illusa in più di un mese. E la parte di me che aveva
avuto dei dubbi gioiva silenziosamente, senza farsene accorgersene. Forse,
chissà, qualcosa l’avevo imparato…
Qualche Anticipazione:
Sembrava davvero abbattuto,
così annuii. “Va bene, ma voglio vederti in giro entro oggi, ci sono anche le
prove ufficiali…” dissi, cercando di tirarlo su.
Scrollò le spalle, prima di
richiudere la porta e lasciandomi di nuovo quel grande vuoto nello stomaco.
________
Daniele parve piacevolmente
sorpreso, aprì la bocca e poi la richiuse, la riaprì e disse: “Mi… Mi hai
chiesto scusa?”
________
“Mica è un playboy come noi,
anzi, come il nostro Andrea che fino a ieri sera sgaiattolava nella stanza di
Ros…” iniziò Francesco, prima di tapparsi la bocca a causa di una mia
occhiataccia.
________
“Sai che vorremmo te come
life coach? Quella Samanta non la sopportiamo, non fa un cavolo…” mi informò
Dante.
________
“Ma niente, niente, non avevo
mai pensato per davvero al fatto che tu fossi così… Cioè, che avessi sedici
anni, che abbiamo sei anni di differenza, cioè… Lo sapevo ma…”
|
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Capitolo 24 *** La Ragazza Perfetta Gold Boyz ***
La Ragazza Perfetta Gold Boyz
Salve!
Mi scuso per il ritardo, ma non
ho proprio avuto tempo per aggiornare, tra stanchezza,compiti, rottura del
sito, amiche in crisi e il film Twilight… Chi di voi lo ha visto? Cosa ne pensate? A me è piaciuto moltissimo!
Ovviamente la rivelazione dello scorso cap vi
ha lasciati stupiti ed indignati… Eh si, il nostro Niko, così dolce e
rispettoso, si è sporcato le mani con atto così ignobile. Cosa succederà ora?
Perché Max se ne sta chiuso in camera? Perché Rossella ha lasciato Andrea? E
quest’ultimo come si sente? Cosa farà Debora? Le risposte le troverete in parte
in questo e in parte nel prossimo cap!
Grazie mille a:
Vero15Star: Figurati! Eh si,
Niko è stato proprio stronzo! Non
nascondo che anche io lo avrei ucciso di botte mentre scrivevo e lo farei
tuttora! Grazie mille, spero continuerai a seguirmi! ^^
Angel Texas Ranger: No dai,
non essere depressa, solo alla morte non c’è soluzione… ma no, anche alla
stronzaggine dei ragazzi non c’è soluzione. xD Ora ho aggiornato, spero che ciò
allevi il tuo senso di oppressione! ^^
95_angy_95: Hai ragione, se
fossi in Rossella me lo sarei tenuto caro caro un raga come Andrea! Infatti,
alla fine Daniele aveva ragione… Strano eh? Spero che questo cap ti piaccia!
Just_Me: Si, Niko ci ha
proprio delusi! Chiarirsi, dici? Chissà… Spero ti sia piaciuto questo cap!
Penso che aggiornerò
direttamente il sabato visto che mi aspetta una settimana impegnatissima come
al solito.
La vostra milly92.
Capitolo 24
La Ragazza Perfetta Gold Boyz
Come c’era da aspettarselo
quel sabato fu micidiale in tutto e per tutto: la casa sembrò divisa in
fazioni; era una guerra di trincea in cui vinceva chi riusciva a conquistare
più centimetri, in cui anche un millimetro aveva il suo valore. Ma c’era anche
chi si rifiutava di combattere, alias Niko e Max che se ne stavano nelle loro
camere senza dire nulla.
Per mia sfortuna tutti
sapevano del litigio, infatti avevano sentito le mie urla e si diceva che tutti
fossero usciti dalle loro stanze ma che Niko li avesse fermati.
Da quel momento nessuno di
noi lo aveva visto.
Meglio per me, mi dissi, ma
mi chiesi fino a quanto sarebbe potuta andare avanti questa guerra: c’erano le
prove ed io ero la sua life coach. Ma di certo non avevo intenzione di cedere e
perdonarlo dopo tutto ciò che aveva fatto alle mie spalle.
Così, due ore dopo il
fatidico sfogo con Andrea, me ne stavo zitta zitta in cucina, cercando di
ignorare gli sguardi di tutti puntati su di me, in particolare quello di
Daniele, e di ignorare quelli freddi tra
Andrea e Rossella.
Mi sembrava di essermi
svegliata da un sogno stupendo e allegro per poi andare a finire in un crudele
incubo.
Non sapevo cosa fare, cosa
dire, cosa rispondere a chi mi chiedeva cosa fosse successo: lo avevo detto ad
Andrea, vero,ma solo perché mi fidavo di lui, di certo non sarei andata a
sputtanare Niko in lungo e largo anche se se lo meritava.
Dentro di me sentivo un
grande vuoto, dovuto anche al fatto che era un bel po’ che non parlavo con Max,
il mio adorato zio. Sembrava che Andrea avesse preso il suo posto, ma sapevo
che Max era insostituibile.
Così, dopo una tetra
colazione, in cui in realtà non mangiai altro che mezzo yogurt, andai nella mia
stanza per rendermi più presentabile anche se non ne avevo proprio voglia e
bussai alla porta della stanza di Max, che, ahimè, era anche quella di Niko.
Ma per fortuna fu Max ad
aprirmi. Aveva le occhiaie sotto gli occhi, sembrava non dormisse da secoli.
“Max!” esclamai, sorpresa dal
suo aspetto.
“Ehi” borbottò.
Sentii qualcosa muoversi,
forse era Niko che voleva sapere cosa stessi dicendo.
“Vorrei parlarti un po’, non
ti vedo in giro da ieri…” dichiarai, con tutta la dolcezza che riuscii a
trovare.
“Scusa, Deb, ma non mi va…”
“Dovrai uscire prima o poi…”
“Lo so, ma ora non mi va…”
Sembrava davvero abbattuto,
così annuii. “Va bene, ma voglio vederti in giro entro oggi, ci sono anche le
prove ufficiali…” dissi, cercando di tirarlo su.
Scrollò le spalle, prima di
richiudere la porta e lasciandomi di nuovo quel grande vuoto nello stomaco.
Cosa poteva mai essere successo?
La mattinata fu ancora più
tetra: tutti se ne stavano zitti, paurosi che ogni minima parola potesse
scatenare un putiferio.
I Dj se ne stavano in cucina,
le ragazze preparavano il pranzo e i ragazzi modificavano l’arrangiamento; i
Locos Sounds provavano in una parte del giardino insieme a Daniele; Rossella se
ne stava con Samanta e Rita a parlare nel salotto; i Gold Boyz provavano il
loro pezzo nel il terrazzo.
Non sapevo cosa fare, così me
ne stavo nella sala prove, vicino la tastiera, premendo tasti a casaccio e
cercando invano di ricordare qualche canzoncina stupida che mi avevano
insegnato al corso di pianoforte in quinta elementare.
“A’ bella, che fai?”
Era Rita, accompagnata da
Samanta come al solito.
“Niente, voi piuttosto?”
chiesi.
Scrollarono la spalle, poi
Samanta subito disse: “Senti, ma si può sapere cosa è successo con N…?”
“Non voglio sentire quel
nome, grazie” la rimbrottai decisa. “Non mi va di parlarne, se gli va sarà lui
a dirvi cosa ha fatto”.
Annuirono e se ne andarono.
Che patetiche, però, potevano fingere di voler fare conversazione ancora un
altro po’, in modo da cercare di farmi cascare e farmi credere che il loro
scopo non era quello di scoprire i fatti miei.
Sbuffai, afflosciandomi sulla
tastiera come se fosse una zattera, ma dovetti rialzarmi quando un
impertinente: “Ehi, alzati, che quella pianola
serve agli altri” mi raggiunse come da mille chilometri di distanza.
“Ah, sei tu” risposi, rivolta
a Daniele che mi stava davanti, con le mani in tasca e con un’aria quasi
superiore.
“Si, sono io. Penso mi sia
ancora permesso parlarti o la tua squadra di bodyguard protesterà anche su
questo?” chiese sprezzante.
“No” ribattei, dicendomi di
calmarmi poiché non mi andava di litigare ancora.
“Anche perché ora la tua
squadra ha perso un bodyguard” mi ricordò trionfante.
Sapevo dove volesse arrivare.
Lo sapevo fin troppo bene. Era giunto il momento dei “Te l’avevo detto”. Ma ciò
di certo non cambiava il fatto che anche lui mi avesse baciata per una
scommessa, che mi avesse criticata…
Improvvisamente mi sentii una
bambola con qualche pezzo mancante che veniva contesa tra due bambine solo per
fare bella figura con le amichette.
“Senti, so perché sei qui”
tagliai corto. “Di certo ora saprai cosa è successo e perché ho litigato con quello. Perciò, ti chiedo scusa, avevi
ragione quando avevi detto che mi usava, ma ciò non cancella quello che hai
fatto” dissi.
Io che chiedevo scusa così
facilmente? Wow, stavo invecchiando…
Daniele parve piacevolmente
sorpreso, aprì la bocca e poi la richiuse, la riaprì e disse: “Mi… Mi hai
chiesto scusa?”
“Si, ma se fai così mi
rimangio le parole” borbottai scocciata.
“Oh, no, ok… Allora… Scusami
tu... per la questione della scommessa… Delle prese in giro…” fece, parlando
lentamente.
“Ve bene, ok” dichiarai.
Forse ero impazzita, gli stavo perdonando l’avermi dato della ragazza facile…
“Pace?”
“Pace…”
Ci stringemmo il mignolo come
due bambini prima di ridere.
Si alzò, e per la prima volta
lo vidi sotto una nuova luce, anzi, una luce sotto cui non lo vedevo dalla
festa a casa sua.
“Devo andare dal mi gruppo
per le prove” si giustificò.
Annuii, lui fece qualche
passo prima di dire: “E tra parentesi, volevo davvero baciarti, non solo per la
scommessa… E sono contento che abbiamo fatto pace dato che sono qui solo per
te” prima di arrossire ed uscire velocemente dalla stanza, lasciandomi lì
seduta con l’ombra di un sorriso stampato in faccia.
Mi alzai anche io poco dopo,
raggiungendo i Gold Boyz. Oramai erano le
poche persone lì in mezzo su cui potevo contare per davvero.
Stavano sistemando i vari
spartiti e nel frattempo facevano una lotta-danza.
“Cosa combinate?” chiesi
appena entrai, notando che Giuseppe e Francesco stavano circondando Andrea in
uno strano modo e si muovevano come dei beduini.
“Benvenuta nel party di
benvenuto ad Andrea tra i single” mi accolse Dante con un sorriso. “A
proposito, devo farti leggere una poesia che ho scovato stanotte…” aggiunse,
riferendosi al fatto che entrambi avevamo una passione sfrenata per la
letteratura ed amavamo leggere insieme qualche brano o poesia che ci era
particolarmente piaciuto.
“Perché tu di notte leggi le
poesie, a’ Dante!” esclamò Giuseppe
sarcastico.
“Mica è un playboy come noi,
anzi, come il nostro Andrea che fino a ieri sera sgaiattolava nella stanza di Ros…”
iniziò Francesco, prima di tapparsi la bocca a causa di una mia occhiataccia.
Parlare della sua ex di certo non era il miglior modo per tirarlo su. “Ehm” si
ricompose, “Il festino deve continuare!” balbettò, prendendo Dante e
trascinandolo nella mischia, spingendolo addosso agli altri due.
“Basta, ragà!” scoppio il
povero Andrea, riemergendo da quei tre corpi ammassati. “Fatemi respirare!”
Si alzò, avvicinandosi a me
che me ne stavo poco distante a guardare quell’improbabile spettacolo di
cabaret.
“Come va?” mi chiese, mentre
gli altri si zittivano.
“Come deve andare…” risposi
scrollando le spalle. “E a te?”
“Come deve andare…” mi imitò,
sorridendo apertamente, imitando il suo sorriso più sincero che non mi regalava
da giorni. Risi, mentre mi stringeva brevemente a sé con un braccio,
regalandomi un po’ di puro calore e senso di beatitudine.
“Noi sappiamo cosa è
successo” intervene Giuseppe, avvicinandosi, mentre ci separavamo.
Subito lanciai un’occhiata ad
Andrea, preoccupata.
“No, non è stato lui” disse
subito il riccio, parando le mani davanti. “E’ stato… Niko, prima”.
Magnifico, il traditore
voleva anche fare il super eroe coraggioso e dispiaciuto!
“Ah” mormorai. “Bene”.
Stemmo zitti per un po’, poi
alla fine mi decisi a sciogliere quella parentesi ghiacciata. “Comunque… Ho
fatto pace con Daniele” dichiarai, lasciandoli sbalorditi.
Il primo a rimanere di sasso
fu proprio Andrea, che si sedette su una sedia lì vicino e disse: “Non ci credo,
ma che cacchio succede oggi?!”
“Aspetta, lui mi aveva
avvertita” gli feci notare. “Mi aveva detto che Niko mi stava... usando… Che mi
mentiva… Gli ho anche detto che ciò non cambiava i suoi sbagli, i suoi insulti
pesanti, ma alla fine mi ha fatto capire che era solo geloso…”
“Io non penso che Niko ti
abbia mentito” s’intromise Dante, facendomi segno di sedermi vicino a tutti
loro. Ubbidii, curiosa di sapere cosa si sarebbe inventato. “Cioè, ti ha
mentito in quel momento, ma io penso che ti voglia davvero bene, lo dimostrava
ancora prima di sapere del provino del film. Si vedeva che in fondo gli
piacevi” spiegò, lasciandomi senza parole.
Anche prima di dirmi la
verità mi aveva ribaciata, mi dissi. Ma ciò non cancellava quella perfida
azione che aveva compiuto…
“Non so, resta il fatto che
ci sto di merda” risposi.
“Hai tutte le ragioni di
questo mondo” mi sostenne Francesco. “Non si tratta così una ragazza d’oro come
te”.
“Ragazza d’oro, se se” lo
schernii.
“Si, è vero!” annunciò Giuseppe,
alzandosi. “A nome dei Gold Boyz ti nominiamo la nostra ragazza d’oro, ovvero
la minorenne del loft a cui vogliamo più bene” disse, dandosi qualche aria e
con un’aria in stile Pippo Baudo.
“A chi vuoi piglià in giro”
risi, “E’ ovvio, io sono l’unica minorenne qui in mezzo!”
Scoppiammo a ridere, mentre Giuseppe
fingeva una faccia colpita e diceva: “Intelligente la ragazza!”
“Allora , a nome dei Gold
Boyz, ti nominiamo la “ragazza perfetta Gold Boyz”, va bene? Ovvero, sei il
tipo di ragazza che ognuno di noi vorrebbe” fece Andrea sorridendo.
Scossi il capo, ricambiando
il sorriso. “A chi volete fa scema!”
Ma prima che potessi
aggiungere altro mi strinsero in un abbraccio collettivo.
“Sai che vorremmo te come
life coach? Quella Samanta non la sopportiamo, non fa un cavolo…” mi informò Dante.
“Che onore” risposi
alzandomi. Era ormai l’una. “Andiamo in cucina? Diamo una mano ad apparecchiare
a quelle poverelle che stanno cucinando…”
Mi seguirono annuendo, ed
ovviamente il pranzo fu tetro come la colazione, anche se scambiai qualche
parola con Daniele e risi grazie a qualche battuta di Vincenzo. Nessuno mi
chiese cosa fosse successo, tutti sapevano e mi chiesi come mai quelle due
volevano saperlo da me.
Ma alla fine, mentre aiutavo Angela
a lavare i piatti, Niko fece un teatrale ingresso da pecorella smarrita.
“Mi hanno convocato quelli di
radio 101” spiegò; evidentemente qualcuno lo stava osservando, “C’era scritto
nel programma di oggi. Ci vediamo stasera, provate anche per me”
Tirai un sospiro di sollievo:
per quella giornata mi ero scampata le prove in sua compagnia! Ma sapevo che
non sarebbe potuta durare per sempre… Prima o poi ci saremmo dovuti
confrontare, o almeno fingere davanti a Maria e le telecamere.
Con questo pensiero così
assistetti a qualche prova nello studio, con una partecipazione pari a zero.
E, puntuale come ogni sabato
a quell’ora, Ivan mi si avvicinò.
“Di male in peggio?” mi
chiese, prendendo posto vicino a me, mentre i Locos Sounds provavano la loro
canzone
“Diciamo dalle stelle alla
stalle, và” risposi annuendo.
“Hai litigato per davvero con
Niko?” chiese nuovamente, lasciandomi senza parole ed interdetta. Come faceva a
saperlo anche lui? “Ho sentito Rita e Samanta che ne parlavano” mi spiegò.
“Si, abbiamo litigato”
confermai, maledicendo quelle due. “Ed ho fatto pace con Daniele se ti
interessa”
“La situazione opposta della
scorsa settimana a quanto pare” commentò.
“Si” sbuffai. “Ti giuro, non
ce la faccio più, sta diventando tutto un incubo qui! Mi sento terribilmente
sola a volte, mi manca la vita normale” mi sfogai affranta, socchiudendo gli
occhi quasi come per invocare qualche santo.
Ivan annuì, scrollando le
spalle. “Non so cosa dirti, sei molto
giovane e vedi le cose diversamente” mi disse.
Cosa c’entrava?
“Boh. Fatto sta che… Che
vorrei che le cose fossero andate diversamente, che tutto fosse rimasto come la
prima settimana”
“Cioè saresti voluta rimanere
insicura, traballante, senza aver legato con tutti?”
“Ero insicura? Cioè, ora sono
sicura?” chiesi senza capirci più nulla.
“Oh si, sai quello che vuoi.
E a me sembra che tu non voglia più quello che volevi all’inizio” disse
lentamente.
Mi lasciò interdetta, e si
allontanò all’ennesimo: “Ivan!” del capo della sartoria con un breve sorriso.
Davvero non volevo più cosa
desideravo all’inizio? Cosa volevo? E, con un colpo al cuore, ripensando a Niko
non mi sentii più lo stomaco chiudersi per l’emozione o le guance arrossarsi. I dubbi dei giorni precedenti, anche senza
l’influenza dei suoi sbagli, erano diventate certezze.
Mi dissi che tutto era dovuto
al fatto che al momento lo ritenevo un gran bastardo, ma… Era vero, ero
piccola, capace di vedere le cose diversamente a distanza di poco. Cinque
settimane prima avrei dato molto per poter conoscerlo, invece in quel momento,
dopo averlo conosciuto e baciato, non mi sembrava più così speciale.
“Sei una superficiale!” mi dissi.
Sbuffai, e andai dietro le
quinte per distrarmi un po’ e vedere cosa indossare in sartoria.
Solo una settimana prima lì Andrea
si era confidato con me, eravamo usciti tutti insieme, avevo discusso e fatto
pace con Niko…. Mi sembrava tutto così remotamente lontano…!
“Su che genere vuoi andare
questa settimana?” mi chiese gentilmente
la stylist, con un sorriso ampio nonostante fosse lì a lavorare da chissà
quanto tempo.
“Dark, come il mio umore”
buttai lì.
Non avevo nemmeno la forza di
nascondere il mio malumore e di fingere che tutto stesse andando per il verso
giusto.
“Ok, abbiamo dei nuovi capi
che sono perfetti per te, sono arrivati stamattina!”
Feci un piccolo cenno, quasi
come se mi interessasse, e alla fine mi ritrovai ad indossare dei pantaloni
neri di un tessuto quasi setato e lucido, una camicia bianca con le maniche a
sbuffo e sopra un gilet nero, abbinato con delle scarpe con il tacco alto in
stile ballerina, con la punta rotonda ed un fiocchetto sopra.
“Stai molto bene” si
complimentò la stylist. “Ti consiglierei di scegliere questi abiti”
“Si, certo, li scelgo”
risposi abbozzando un sorriso.
“Allora ti chiamo Sara per
prenderti la piega ai pantaloni, aspetta un attimo”
Durante l’attesa provai ad
abituarmi alle scarpe, che erano molto alte, e mi fermai a scrutarmi davanti
allo specchio. Si, tutto sommato stavo bene, quel completo mascherava i miei
difetti e mi snelliva sensibilmente.
“Cara, puoi aspettare una
decina di minuti? Sara è impegnata con la signora Fortuna…” mi chiese la
stylist, così gentilmente che nemmeno un pazzo avrebbe avuto il coraggio di
dirle di no.
“Ma certo,si figuri, nel
frattempo mi abituerò alle scarpe” le risposi, facendola allontanare con un
sorriso, ma frenetico a causa del lavoro che aveva da fare.
“Ammazza, stai bene” disse la
voce di Dario, che potevo vedere dietro di me grazie allo specchio.
Mi voltai, fingendomi
lusingata. “Grazie, Dà!”
Scrollò le spalle e si
allontanò. Qualche minuto dopo, alla fila per le pieghe ai pantaloni si
aggiunsero anche Rossella e Antonio. Si lanciarono uno sguardo strano, ed io mi
sentii in imbarazzo per loro. Così decisi di distrarre qualcuno dei due, ma Rossella
si allontanò, dicendo alla stylist che preferiva indossare una gonna. Andrea fece
una faccia scocciata, come a dire: “Uffa, ma che c’ho, le zecche?”
“Su, non farci caso”
mormorai, aggiustandomi il bottone della camicia.
“Figurati, ormai ho imparato
a stare lontano dalla classe 89” disse sarcastico, riferendosi all’anno di
nascita di Rossella.
“E quale classe avresti
scelto?” domandai curiosa, per vedere cosa si sarebbe inventato.
“87, 88…”
“Cavoli, quindi sceglieresti
anche qualcuna del 90, 91…?” chiesi.
“Si, anche 92, perché no!”
rispose disinvolto, aggiustandosi la cravatta fuxia.
“Che onore per la mia
classe!” dichiarai falsamente lusingata.
Si bloccò di botto,
arrossendo. “Sei del 92?”
“Si, ho quasi sedici anni,
no?” ragionai.
“Oh, scusami allora”
“Scusarti di che?” feci senza
capire.
“No, niente, niente” mormorò,
voltandosi. Era arrossito di brutto, ma che cavolo gli prendeva?
“Ehi, Andrea, che succede?”
gli domandai.
“Ma niente, niente, non avevo
mai pensato per davvero al fatto che tu fossi così… Cioè, che avessi sedici
anni, che abbiamo sei anni di differenza, cioè… Lo sapevo ma…”
Si stava impappinando,
rossissimo, e alla fine dovette tentare di allentare il nodo alla cravatta,
senza successo.
“Aspetta, ti do una mano…” mi
offrii avvicinandomi. Per fortuna grazie ai tacchi riuscii ad arrivare con
maggior facilità al suo metro e ottantacinque di altezza. Mentre allentavo il
nodo notai che era ancora più rosso, respirava quasi in modo affannato, ma si
fermò quando alzai gli occhi ad opera finita, incrociando il suo sguardo,
faccia a faccia con lui.
“Va meglio?”
“Ehm, si, grazie…” mi rispose accennando un sorriso, e fece
una faccia sollevata quando vide Sara avvicinarsi con tanto di metro in mano.
Davvero non capii cosa gli era preso.
Alla fine, dopo che entrambi
avevamo la piega ai nostri pantaloni, uscimmo insieme dalla sartoria.
“Sai che all’improvviso non
me ne frega nulla più di Rossella?” mi informò lui, mentre eravamo seduti
dietro le quinte ad attendere la fine delle ultime prove. “Ci sto male perché
non ci parliamo più, ma alla fine… Si vede che non mi piaceva davvero”.
“E sai che a me non m’importa
più di Niko?” dissi, prima di tapparmi la bocca. L’avevo detto. L’avevo detto!
E per di più ad una persona che non sapeva “ufficialmente” che mi piacesse.
“Allora ti piaceva!” disse
trionfante.
“Si… Ma… Da ieri… Cioè… E’
bastato un suo sbaglio per cancellarlo… Mi sento una superficiale…” mormorai.
“Ma che, è una cosa normale,
fidati, anche per me vale la stessa
cosa: di sicuro Rossella mi piaceva per la sua bellezza, ma è tempo di cambiare
e…. innamorarsi!” approvò.
Sgranai gli occhi, incredula.
“Avevi detto che l’amore…” iniziai, ma mi interruppe.
“La penso diversamente da
sette giorni a questa parte” mi disse.
Lo guardai con un’aria simile
alla venerazione prima di ridestarmi. “Sai, avete in comune solo la passione
per la musica tu e quell’altro” dichiarai sorridendo.
Gli ci volle qualche minuto
prima di capire il paragone. “Ah” disse infine, “E… In bene o male per me?
“In bene, ovvio!” risposi,
prima di abbracciarci automaticamente.
Qualche Anticipazione:
“Siamo in tv, non al premio
Nobel per l’onore e la lealtà! Sono qui per far carriera, non per dar conto ad
una sedicenne psicolabile!”
________
“Sai, resta il fatto che devo
combinare qualcosa, non posso essere la life coach di uno con cui non parlo!”
ragionai tristemente.
________
“Sei una strega! Una maga!”
esclamò Daniele. “Sei il mio mito!”
________
“Scusate ma… Il mio
comportamento è dovuto al fatto che forse il mio matrimonio salterà!”
________
“Dolce, vera, dai lineamenti particolari e
particolarmente calda…” Complimenti”,
terminò, leggendo le ultime frasi dal foglio e consegnandomelo.
|
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Capitolo 25 *** Quando La Sincerità Bussò Al Loft Di Music’s Planet ***
66
Rieccomi!
Scusatemi per il ritardo,
spero che abbiate letto l’avviso! Purtroppo il mio amato pc ha scelto ilo momento
meno opportuno per dare problemi…
Comunque, spero che questo
cap sia di vostro gradimento!
Grazie mille a:
Vero1star: Andrea e Deb
insieme? Mmm… Si vedrà nei prossimi cap, credo, ho la bocca cucita… ihih! E comunque
hai perfettamente ragione, Robert Pattinson è uno strafigo!
Angel Texas Ranger:Ehh, mi sa
proprio che Deb al momento non prova niente per Niko mentre Andrea è un carissimo
amico, una presenza fondamentale… anche io adoro Twilight, è stato un film
stupendo!
95_angy_95:Cos’ha lo zio Max
lo scopriremo in questo cap! Andrea cotto di Deb? Chissà…! Come hai detto tu lo
scopriremo nei prossimi cap!
_New_Moon: Ciao e bentornata!
Grazie mille, ora mi fai arrossire… ^^ Comunque anche per me Twilight è stato
stupendo, non vedo l’ora di vedere il prossimo film!
Spero di aggiornare sabato…
Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate!
la vostra milly92.
Capitolo 25
Quando la sincerità bussò al Loft di Music’s Planet
La domenica si annunciò
diversa dal solito: normalmente la trascorrevamo in giardino e a preparare il
mega pranzo domenicale , invece quella settimana tutti provavano i due brani
assegnati, dato che non c’era nessun minuto da perdere, e per questo Maria e Sandro
ci convocarono in sala prove.
“Non dobbiamo perdere nessun
minuto, due ore di prova in più prima di quelle in studio non potranno che
giovarci” annunciò decisa Maria, mentre Niko e Rossella annuivano.
Era una tortura per me dover
stare lì, in rappresentanza di una persona di cui la mia stima nei suoi
confronti oscillava tra lo 0 e il -10.
Ci eravamo scambiati solo
un’occhiata truce, cioè, l’occhiata truce era stata la mia, lui mi aveva risposto
solo con un cenno scocciato.
“Su, baldo giovane, inizia tu
con “Bella stronza” di Masini” fece Sandro,
facendo partire la base.
Cavolo. La faceva benissimo.
Era intonatissimo…
“Niko,sai che oggi proverai la coreografia con una
ballerina?” rise Maria giuliva. “E’ perfetta per questa coreografia”
Feci una smorfia,
immaginandomi la scena: beh, dopo quello che aveva fatto con me non doveva
essere un problema fare una coreografia con una ballerina davanti a milioni di
persone. Invece lui rimase interdetto, dicendo “Mannaggia!”
“Cosa c’è, Debora, non ti va bene?” chiese Maria, scrutandomi. Di
sicuro si riferiva alla mia smorfia.
“Ma no, anzi, direi che va
benissimo, dopotutto Niko ultimamente sta prendendo una certa confidenza con le
telecamere” sogghignai, ricevendo un’occhiataccia colpita da parte sua.
Alla fine delle prove così me
ne uscii rapidamente dalla sala prove, respirando finalmente un po’ di aria di
libertà dopo tutta quella tensione. Mancava poco a mezzogiorno, così me ne
andai sul terrazzo del salotto, decisa a starmene per conto mio a causa di
tutta quella stizza.
“Senti, piantala!”
Sobbalzai, trovandomi di
fronte un Niko decisamente nero di
rabbia. Nel frattempo mezzo loft si stava riunendo nel salotto a causa del
termine delle prove.
“Prego?” domandai, decidendo
di far finta di non aver capito.
“La devi smettere di fare
battutine del cavolo davanti a Maria! Cioè, che cazzo voleva dire quella
battutaccia circa le telecamere…?” urlò,
facendo girare qualcuno che se ne stava nel salotto.
Era troppo, a dir la verità.
Non ce la feci più, così esplosi anch’io. “Vorresti dire che non è vero?! Mi
sono scocciata, ultimamente sei un falso della Madonna! E non mi riferisco solo
a quel fatto! Fai tante scenate, fai
il timido, il bravo ragazzo, e poi alla fine fai l’esatto contrario pur di
raggiungere i tuoi scopi! La prossima volta veditela da solo o almeno sii
onesto, stronzo!” urlai di rimando, sentendomi quasi febbricitante a causa
del’ira.
Ci lanciammo un’occhiata
furente, prima che lui ribattesse: “Siamo in tv, non al premio Nobel per
l’onore e la lealtà! Sono qui per far carriera, non per dar conto ad una
sedicenne psicolabile!”
“Come mi hai chiamata?!”
esclamai, sentendo un forte istinto di mollargli un ceffone, un calcio, un
pugno… qualsiasi cosa gli facesse davvero male come lui lo stava facendo a me.
“Sedicenne psicolabile, ecco
quello che sei! Se fossi stata diversa te ne avrei parlato, ti avrei detto…”
“Sapevi che ti avrei detto di
no perché, come dicevi tu fino a poco fa, “Non sono come tutte le altre”! Sai
come sono fatta! E’ nella mia natura!”
Ormai riuscivamo a stare
fermi con non poca difficoltà, entrambi rossi come peperoni.
“Ma stai zitta, quelle erano
tutte cose che ti dicevo per ammorbidirti…” dichiarò sprezzante, facendomi rimanere
zitta. “Era tutto scritto nel mio copione! Tutti qui ne abbiamo uno, e la prima
ad averlo qui sei tu, che vuoi fare la brava ragazza ma che alla fine tradisci
le persone una ad una non appena vedi che hanno capito come sei fatta
veramente!”
Ormai le persone in salotto
iniziavano a guardarci preoccupati.
“Finiscila, non è vero…”
protestai, quasi senza avere più la forza di ribattere.
“Certo che è vero! Forse
all’inizio potevo essere sincero, ma dopo no, ho dovuto recitare, cosa potevo
mai fare? Vuoi capire che quando usciremo qui fuori non ci rivedremo più?”
Davanti a me vedevo un
cortometraggio infinito… Io che arrivavo, che ci presentavamo, che piangevo,
lui che mi consolava…
“Ok, come vuoi!” sbottai,cercando
di non piangere e di mantenere un certo contegno . “Spero per te che tu sia
felice della fine di quella che credevo un’amicizia! Anzi, di più! Mi ero
illusa, tu mi piacevi, e molto, ed io mi ero solo illusa… Stai tranquillo, ora
nella mia vita non conti più nulla, verme viscido!” urlai, allontanandomi con
passo d marcia, ignorando le occhiate di tutti fissi su di me.
Ero finita dopo quella
litigata. Finita. Ogni legame era stato spezzato, non potevo fingere che
andasse tutto bene, facevo meglio ad andarmene a casa…
Avevo voglia di chiudermi
nella stanza e non uscirne più, ma mi dissi che non gliel’avrei voluta dare
vinta e che dovevo dimostrami forte. Per una volta avrei dovuto fingere anch’io
come aveva fatto lui per così tanto tempo. Mi sentivo male, non potevo credere
che tutti quei giorni trascorsi, quei sorrisi, quelle chiacchierate, quei
momenti, fossero tutti falsi.
Anche lui si presentò a
pranzo, insieme a Max.
“Max, finalmente!” dissi. Che
stupida, avevo quasi dimenticato la sua presenza presa com’ero da quella
situazione.
Abbozzò un sorriso in mia
direzione prima che mi ci avvicinassi. “Come stai? Ma cosa è successo?”
“Scusa ma non mi va di
parlarne” mi ripeté come il giorno precedente, prima di alzarsi e prendere
qualcosa dal frigo.
Ancora più sconsolata,
ritornai al mio posto, tra Francesco ed Andrea. Niko se ne stava dall’altra
parte, intento nello scherzare con Vincenzo come se niente fosse. Sospirai
affranta, dicendomi chi me l’aveva fatto fare di partecipare.
“Ho saputo della litigata”
fece Andrea dopo pranzo, mentre ce ne
stavamo sul divano a vedere Lara e il suo life coach Alessandro fare una lotta
con i cuscini.
“Dovevi vederla” sbuffai.
“Su, intanto alla fine hai
avuto tu l’ultima parola” mi ricordò.
“E che voci circolano? Cosa
dicono? Che gli ho mollato un pugno sul naso e un calcio nei paesi bassi?”
sbottai affranta, mentre Lara cadeva a causa di una cuscinata bene assestata e
rideva. Come avrei voluto essere al suo posto!
“Lo hai fatto?” esclamò Andrea,
voltandosi a guardarmi con un’aria di ammirazione.
Lo guardai anch’io, alzando
le sopracciglia. “E ci credi pure?! Magari lo avessi fatto… Mi sono
trattenuta…”
Gli raccontai tutto per filo
e per segno, lasciandolo allibito.
“Tu che sei un cantante e che
sei qui per far carriera… La pensi così? Cioè… Per te oltre alle prove e le
esibizioni, il resto è tutto superfluo? I legami al di fuori di qui non
conteranno più?” gli domandai, decisa a conoscere l’opinione di qualcun altro e
sperando che fosse sincero.
“No! Cioè, io sono venuto qui
con gli altri tre per provare a fare successo, ma alla fine stando da due mesi
qui è ovvio che ho legato… anzi, fin
troppo… E una volta uscito, beh, cercherò anche di coltivare le amicizie
oltre che a fare qualsiasi altra cosa lavorativa! E poi” aggiunse, facendo una
faccia seria, “Non ho mai recitato un copione e cose simili, e dubito che lo
stiano facendo gli altri. Mi ha deluso, lui che sembrava il più vero!”
Annuii alle sue parole più
serena: almeno lì in mezzo c’era qualcuno più… normale!
“Sai, resta il fatto che devo
combinare qualcosa, non posso essere la life coach di uno con cui non parlo!”
ragionai tristemente.
Andrea annuì, pensieroso.
“Potreste fare una tregua… Nel senso non siete amici ma vi limitate ad un
rapporto professionale, tipo parlare nelle prove o cose simili”
Era un’idea, certo, ma dopo
lo scontro di quella mattina non sarei riuscita a fargli nemmeno un “ciao”
senza lanciarli un’occhiata assassina.
Eppure mi resi conto di
quanto fosse importante quel consiglio quel pomeriggio, alle prove nello
studio.
Christian, il coreografo, gli
spiegò la coreografia con la ballerina, una tipa mora magrissima. La
coreografia più che altro consisteva nel camminare su e giù per il palco e poi
tenersi stretta la ballerina o farle una carezza ogni tanto.
Ma non funzionava. Si dimenticava
le parole della canzone e i passi. Alla fine, dopo mezz’ora di sbagli continui,
Maria si alzò dalla sua postazione.
“Ma che ti succede?” gli
chiese sghignazzando, mentre lui si era seduto sul divano su cui doveva stare
la ballerina durante la canzone.
“No, è che… Niente, così,
tutti questi occhi puntati su di me…” si giustificò.
Alla fine riprese a provare,
mentre mi si avvicinò Daniele.
“Tutto bene?”
“Si, certo” dissi sarcastica,
prima di aggiungere un sentito: “Puozz
carè!” sottovoce, che in dialetto napoletano vuol dire: “Che tu possa
cadere!”, poiché mi aveva appena lanciato un’occhiata di disapprovazione
vedendomi parlare con Daniele mentre provava.
E, quasi come per magia, tre
secondi dopo inciampò sul palco, cadendo quasi a faccia per terra, facendo
scoppiare a ridere tutti i presenti.
Daniele era scioccato, mi
guardò con un’aria simile alla venerazione.
“Non ci capisco molto di
napoletano ma… Voleva dire “cadi” o qualcosa simile?” disse ridendo.
“Si! Oddio!” risi, mentre Maria
si alzava e gli andava vicino ridendo come una pazza.
“Sei una strega! Una maga!”
esclamò Daniele. “Sei il mio mito!”
Sorrisi incredula, e alla
fine, dopo le prove in cui mi costrinsi a dare un discreto parere, raggiunsi
gli altri dietro le quinte. Ormai avete imparato che per me, in quel momento,
“altri” stava a dire “Gold Boyz” o, meglio, soprattutto Andrea.
“Ragazzi, se sapeste cosa è
successo!” iniziai, ridendo ancora.
“Oh, Deb!” esclamarono insieme,voltandosi
verso di me. Stavano provando per l’ultima volta il loro brano in inglese.
“Oh, scusate, continuate, vi
dico dopo!” mi congedai con un sorriso.
“Deb!”
Era ancora Daniele, mi stava
raggiungendo sorridente.
“Daniele” feci.
“Cosa fai qui?”
“Perdo tempo, no?” risposi,
mentre Dante e Francesco si davano la colpa a vicenda con ripetuti: “Hai
sbagliato tu, hai ripetuto il ritornello due volte!” e “No, la seconda volta
devi cantare più forte!”.
“Si, anche io” mi guardò,
quasi come se fosse imbarazzato. “Ma ti immagini quando ritorneremo a scuola?”
aggiunse, come per fare conversazione.
“Tutti ci odieranno, noi stiamo qui a divertirci e loro lì a sgobbare!”
“Divertirci? Ultimamente ne
dubito, almeno per me” dissi, ritornando a pensare a tutta quella storia.
“Scusa, non volevo…” si scusò
arrossendo.
“Figurati, collega” ribattei,
cercando di alleggerire l’atmosfera. Notai che i Gold Boyz avevano terminato,
così dissi: “Vieni, devo raccontargli della caduta!” e lui accettò con un
sorriso.
“Allora, cosa dovevi dirci?”
chiese Giuseppe, allacciandosi una converse.
“Se ve lo dico non mi
credete” iniziai sorridendo come una scema.
“Si” diede man forte Daniele,
“Abbiamo una strega qui!”
Gli altri ci guardarono senza
capire, e alla fine mi decisi a spiegare: “In poche parole prima, alle prove di
Niko, lui stava provando la coreografia di Bella stronza con una ballerina, e all’improvviso mi ha
lanciato un’occhiataccia, così ho detto sottovoce: “Puozz carè!”, che in
napoletano vuol dire: “Che tu possa cadere…”
“E indovinate cosa è
successo?” fece Daniele.
“Cosa è successo?” chiese Andrea.
“E’ caduto per davvero tre
secondi dopo!” esclamai, scatenando le risate generali.
“Wow, mi raccomando, non
scagliarci mai nessuna maledizione!” dichiarò Francesco ridendo.
“Ci proverò” ironizzai.
“Salve ragazzi”
Era Max, che sorrideva a
stento. Lo guardammo sorpresi, e lui si giustificò con un: “Scusate ma… Il mio
comportamento è dovuto al fatto che forse il mio matrimonio salterà!”
Rimanemmo sconcertati,
increduli a ciò che aveva appena detto.
“Ve lo sto dicendo per
evitare altre domande… La verità è che Rossella venerdì... ci ha provato… con
me… Ed io ci sono cascato come un ragazzino. E lì, al CPM, lavora il fratello
di Beatrice che mi ha detto di aver visto tutto grazie alle telecamere…” si
fermò, sospirando, come se gli costasse la vita pronunciare quelle parole. “…
Ed io glielo dirò martedì…”
Il più sconvolto lì era Andrea,
che aveva avuto la conferma delle sue ipotesi.
“Oh, Max…” borbottai,
mettendogli una mano sulla spalla e con gli occhi lucidi.
Lui scrollò le spalle, con
gli occhi lucidi. “Perciò scusatemi se sono stato assente… Ci vediamo a casa”
disse, allontanandosi e lasciandoci lì, zitti.
“Alla faccia di Ross, ma è impazzita?” iniziò Giuseppe.
“Intanto ci avevo
azzeccato” sbottò Andrea.
“Fratè, non ci pensare che
una così è meglio perderla che trovarla!” rispose Dante.
Io me ne stavo zitta,
incapace di proferire verbo, incredula. Possibile che Max si fosse lasciato
andare? Era l’unico caso in cui accettavo un tradimento: lui amava Beatrice,
altrimenti non se ne sarebbe pentito.
Poco dopo ritornammo nel
loft, chiusi in un silenzio imbarazzante. Ce ne stavamo nel salotto tutti
zitti, ognuno immerso nei propri pensieri. Ci scambiavamo occhiatacce,
occhiate, sguardi… Senza proferire parola.
Alla fine, dato che tutti gli
sguardi si riversavano su Rossella, lei si alzò decisa.
“Basta! Piantatela di
guardarmi! Lo so che ho sbagliato, ma le cose si fanno in due, no? So che in
quel momento ho tradito il mio ex con un uomo che stava per sposarsi, ma ora
basta! Quel che è fatto è fatto! Ognuno di noi qui aveva qualche segreto o cose
simili! O volete dirmi che non è vero?” scoppiò, alzandosi dal divano e
guardandoci uno ad uno.
Nessuno rispose.
“Bene. Facciamo così, ognuno
di noi ora dirà agli altri qualche segreto, e vedremo se sarò ancora l’unica ad
essere guardata così!” aggiunse, con
un’occhiata di sfida.
All’inizio nessuno parlò, poi
Claudio si alzò, aggiustandosi gli occhiali sul naso. “Io ho una cotta segreta
per Debora” disse, scatenando le risate generali. Tutti mi guardavano ed io
feci una mezza smorfia, dato che non era una novità.
“Ok, grazie Claudio, almeno
tu hai avuto il coraggio” fece Rosella con un breve sorriso.
“Io una volta, a ventotto
anni, mi innamorai di un diciassettenne” aggiunse Angela alzandosi.
“Io all’inizio odiavo far
parte del mio gruppo!” si aggiunse Vincenzo.
Dopo qualche faccia colpita
da parte di qualcuno del suo gruppo , ad alzarsi fu Dante che disse: “Non
sopporto essere così riservato a volte e non essere una faccia conosciuta del
mio gruppo”,lasciando gli altri tre a bocca aperta.
Le varie notizie lasciavano
ognuno un po’ sconvolti, facendo alternare il silenzio per la sorpresa a
qualche commento.
Cosa dovevo fare? Il cerchio
si ristringeva sempre di più ed io ero rimasta senza dire nulla insieme ad
altri pochi.
“Mi sono preso una cotta in
queste settimane, e non mi riferisco a Rossella” rivelò Andrea alzandosi, dopo
aver fatto un bel respiro.
“All’inizio non sopportavo Luke”
fece Giuseppe.
“Una volta, a diciotto anni,
mi misi con una trentenne… sposata” fu la risposta di Francesco.
Segreti dopo segreti, mi
decisi di fare qualcosa. Tutti mi guardavano, come ad invitarmi a dire la mia.
Tremante, mi alzai, sentendo le gambe cedere da un momento all’altro.
“Io… Beh, io più che altro mi
sento di essere una persona un po’ superficiale al momento. La cosa che vi dirò
non è nuova, scommetto che già la sapete… A me piaceva Niko, e ho fatti i
provini per conoscerlo, altro che life coach… Mi sento superficiale perché dopo
il litigio, beh, ho capito che era solo apparenza” dissi,sedendomi subito.
Avrei tanto voluto coprirmi la faccia con le mani, ma mi dissi di rimanere
ferma, fingendo che non m’importasse nulla.
Ma, stranamente,partì una
serie di applausi da parte di tutti tranne Niko che mi squadrava in un modo
molto strano, ma non d’ira.
“Meno male, ce l’hai
fattaaa!” sbottò Rita.
“Alla fine si sapeva”
commentò Samanta con aria da sapientona.
Non le badai, sentendomi
leggera come un palloncino. Evitai di incrociare lo sguardo di Niko, che si
alzò, brandendo in mano un foglio.
“Il mio segreto, se così
posso chiamarlo, è che ieri non sono andato alla radio, bensì ho incontrato il
produttore di quel famoso film… E, Debora, sai cosa mi ha detto? Che non faccio
a caso loro, la mia recitazione è stata scarsa. Ma, la novità, che conferma che
Dio esiste, è che vorrebbe ingaggiare te. “Dolce,
vera, dai lineamenti particolari e particolarmente calda…” Complimenti”,
terminò, leggendo le ultime frasi dal foglio e consegnandomelo.
Lo lessi con un colpo al
cuore, mentre tutti mi guardavano senza parole.
“Gentilissima Sig.na Debora di Bene, dopo la visione
del provino del signor d’Aiello, abbiamo deciso che lei potrebbe essere la
persona giusta per interpretare Felicia, la protagonista del film ,grazie
all’impressione che ci ha fatto, ovvero quella di avere le particolarità di Felicia:
dolce, vera, dai lineamenti particolari e particolarmente calda. Perciò la
invitiamo ai provini che si terranno a Roma il giorno 15 Giugno 2008, sperando
nella sua partecipazione. Distinti saluti, Giorgio Salanti”.
Restai zitta, mentre Niko usciva
dalla stanza e qualcuno mi strappava il foglio di mano per leggere.
Qualche Anticipazione
“Ma che…” riuscii a
balbettare, “Deve esserci un errore”.
_____________
“Si, e di certo non possiamo
scannarci davanti alla giornalista” risposi sarcastica.
_____________
“Che gioia essere vicino i
nuovi idoli delle teenagers!” dichiarò.
_____________
Sarà stata la temperatura dei
fornelli, chissà, eppure quei gesti mi facevano sentire febbricitante e con il
viso in fiamme.
_____________
“Complimenti anche a te che
mi hai aiutata con il sugo, te ne sarò grato” rispose giulivo, abbassandosi
alla mia altezza e dandomi un delicato bacio sulla guancia.
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Capitolo 26 *** Tregua, Intervista E Pasta ***
Tregua, Intervista E Pasta
Ciao!
Finalmente sono iniziate le
vacanze natalizie, che bello!
Nello scorso cap abbiamo
lasciato Debora incredula davanti ad un invito per partecipare ad un provino…
Cosa succederà?
Volevo precisare che l’episodio della pasta che verrà
narrato in questo cap è realmente accaduto nella prima edizione di X Factor, c’è anche un video su You Tube che lo fa vedere, per
cui non ho resistito e l’ho inserito nella fic, adattandolo alla situazione
(infatti alcune battute sono simili a quelle del video). Ok?
Grazie mille a:
Angel Texas Ranger: Siii, viva voi Debore! xD E Niko si è meritato proprio una bella
“punizione” anche se per me non è ancora
abbastanza… Tu che ne dici? xD xD
95_Angy_95:
Purtroppo lo zio Max ha rischiato di cadere nella trappola di Rossella… E Niko ha avuto quello che si
meritava come hai detto tu, eheh! Spero
che questo cap ti piaccia!
Vero15star:
Riguardo Andrea e Deb in questo cap ci sarà un piccolo momento che li vedrà
protagonisti, spero ti faccia piacere! E Max, beh, è pur sempre un uomo ma ha
saputo dare fine ala provocazione, per questo Debora lo comprende. E su Niko,
beh, hai perfettamente ragione!
A mercoledì!
La vostra milly92.
Capitolo 26
Tregua, Intervista E Pasta
Quasi riuscivo a captare
l’incredulità di Rita e Samanta che mi fissavano qualche secondo dopo che Niko
era uscito dalla stanza. Continuavo a fissare il foglio come se potesse darmi
qualche spiegazione in più, come se mi
aspettassi che uscisse la scritta: “Scherzo!” da un momento all’altro.
Avevo il respiro affannato, e
quasi non sentii Dante che mi chiedeva di poter leggere il foglio, e lasciai
che se lo prendesse senza nemmeno aver capito cosa mi avesse chiesto.
Era uno scherzo, certo, una
presa in giro, una pubblicità… Qualsiasi cosa spiegasse il fatto che un noto
regista mi aveva invitato a dei provini, rifiutando la star del momento.
“Alla faccia, complimenti” se
ne uscì Dante riconsegnandomi il foglio qualche minuto dopo.
“Ma che…” riuscii a
balbettare, “Deve esserci un errore”.
“Non credo, però… E’ proprio
vero che Dio esiste…” commentò preso Giuseppe leggendo il foglio.
Non riuscii a rispondere, e
ringraziai Dio quando Vincenzo esclamò: “Ehi, è tardi, chi viene a preparare la
cena con me?” , facendo allontanare più di metà dei presenti.
Rimasi con i Gold Boyz, che
mi guardavano senza aggiungere nulla.
“Secondo voi cosa devo fare?”
chiesi disperata, continuando a stringere quel foglio.
“Penso che dovresti saperne
di più, quindi di conseguenza parlare un po’ con Niko dato che lui è l’unico
che ne sa qualcosa” consigliò Andrea, riprendendo il foglio e leggendo.
“Ma come faccio? Cioè,
scusate ma… Non ce la faccio a…parlargli…” mormorai.
“Il fatto è che lui sembra
pure offeso da questo rifiuto!” ragionò Francesco. “Ma penso che alla fine è
inutile litigare, insomma, a te non piace più, lui non è stato preso… Metteteci
una pietra sopra!”
Un po’ aveva ragione, ma di
certo non si poteva cancellare tutto quel casino e sapevo che anche se avessimo
fatto pace, tra me Niko non ci sarebbe mai stata più un’amicizia dal momento
che lui stesso aveva ammesso di aver finto.
Fu così che a cena me ne
stetti zitta zitta, mangiandolo solo un po’ di insalata ed una mela, con il
pensiero rivolto a quel foglio e alla proposta per il provino. Com’è strana la vita, pensai: poco più di un
mese prima ero lì, insicura, con una cotta pazzesca per Niko, ed invece ora ero
lì, apparentemente più sicura e cresciuta, con una cotta alle spalle per lui e
in procinto di fare un provino per un film.
“Ragazzi, sono arrivati i
programmi!” annunciò Rita mentre aiutavo Rossella a sparecchiare. “E indovinate
un po’? Domani ogni life coach verrà intervistato da “fashion Girl” con il
proprio talent!” aggiunse presa.
Ascoltai la notizia con un
nodo alla gola. “Un’intervista?!” chiesi.
“Si, alle dieci” confermò
Samanta leggendo.
E fu quel fatto a spingermi
nella camera di Niko mezz’ora dopo, tremante e incerta. Bussai alla porta, e
quasi non riuscivo ad aprirla dopo il suo “avanti”.
Appena mi vide restò fermo,
senza dire nulla.
“Posso?” chiesi, cercando di
non ricordare la sua faccia semi indemoniata di quella mattina mentre mi diceva
tute quelle cose terribili.
“Si” mormorò, facendomi segno
di sedermi su una sedia lì vicino.
Ubbidii, prima di sospirare e
dire: “Sai, domani abbiamo un’intervista con “Fashion Girl”…”
“Uh, davvero?” chiese, per
niente interessato e facendomi irritare.
“Si, e di certo non possiamo
scannarci davanti alla giornalista” risposi sarcastica.
“E allora?”
“E allora, visto che qui
l’offesa dovrei essere io, volevo… volevo proporti di fare pace. So che hai
finto e tutto il resto,ma non credo sarà molto doloroso comportarti con me come
una normale conoscente” dissi tutto d’un fiato, abbassando lo sguardo.
“Mi stai dicendo che mi hai
perdonato?!” chiese incredulo, lasciando perdere il tono irritato.
“Perdonato è una parola
grossa… Diciamo che sono disposta a far finta di nulla, tanto non mi piaci più,
io non ti sono mai interessata nemmeno come amica e tra un po’ non ci vedremo
nemmeno più… Quindi che senso ha fare la guerra?” spiegai, dicendo addio a
tutti i miei valori della “vita precedente”.
Lui non rispose all’inizio,
così rimanemmo in un grande silenzio durante il quale io scrutai la stanza ed
imparai a memoria ogni particolarità del pavimento.
“Non me l’aspettavo” dichiarò
alla fine. “Dopo le mie parole di oggi…”
“Diciamo che sono cresciuta
ed ho imparato qualcosa in queste settimane… Anche se per te resto sempre una…
sedicenne psicolabile, giusto?”
Quelle parole lo colpirono e
lo affondarono. “Non lo penso per davvero, e scommetto che lo sai! Quelle cose
non sono vere, le ho inventate…” ammise, ma io scrollai le spalle.
“Ti ho detto che sono
cresciuta, e perciò penso che solo il tempo potrà affermarmi se quanto dici è
vero” ribattei il più tranquillamente possibile.
Lui annuì tristemente, prima
di porgermi la mano. “Allora… Pace?”
“Tregua” precisai seccata,
stringendogli brevemente la mano ed alzandomi. “L’intervista è alle dieci
domani mattina” lo informai, prima di uscire dalla stanza.
La notizia fece la notizia
del loft, e tutti parvero sollevati tranne Max, che se ne stava zitto zitto a
provare i suoi brani.
Avrei tanto voluto parlarci,
ma quando lui non incrociò il mio sguardo diverse volte, pur sapendo che lo
stavo osservando, mi rassegnai, sostenendo una conversazione “garbata” con Niko.
L’indomani si annunciò
particolarmente caldo, sembrava di essere già a giugno, e mi stupii quando vidi
l’estetista sulla soglia della mia camera, spiegandoci che ci avrebbe preparato
lei. Era la nostra prima intervista, eppure tra Rita e gli altri life coach io
ero la meno emozionata, e la cosa mi preoccupava un po’. Era come se tutti quei
disastri degli ultimi giorni mi avessero rafforzata e non mi permettevano di
emozionarmi per una cosuccia da niente come un’intervista.
“Come pensate debba
vestirmi?” chiesi alle ragazze appena uscii dalla doccia. “Elegante, casual,
sportivo…?”
“Direi casual con qualcosa di
elegante” mi consigliò l’estetista che stava truccando Samanta.
Annuii, e alla fine, dopo
qualche indecisione, indossai dei jeans neri, una maglia a camicetta azzurra e
delle ballerine con un minimo di tacco.
L’estetista fece davvero un
bel lavoro, e rimasi i capelli sciolti ma adornati con un frontino . Mi sentivo
davvero “a posto”, e come per il fatto dell’intervista, mi sentivo fin troppo
sicura. Perché?!
Continuai a chiedermelo
finché non andai in salotto ad aspettare l’autista insieme agli altri.
“Stai davvero bene, sembri un
gioiellino” mi accolse Lara. Le sorrisi riconoscente, dopotutto non la
conoscevo bene e all’inizio l’avevo giudicata un po’ male semplicemente per il
fatto che spesso era un po’ egocentrica.
“Si, diciamo che così posso
darti…uhm, sedici anni e mezzo, và!” concordò Andrea sorridendo e dandomi un
pizzicotto sulla guancia.
“Ma grazie! Ed invece io con
quella cresta te ne do diciotto” lo rimbeccai ridendo, prima di notare che il
camera man di turno, Luigi, era appena arrivato.
“Oh, bella scena! Dai,
ripetetela, la mettiamo nel day time di giovedì, il pubblico vuole anche
momenti normali, in cui non provate” disse, azionando la telecamera.
Ormai ci eravamo così
abituati che senza pensarci troppo ritornai indietro e feci il mio ingresso in
sala e ripetemmo le stesse battute, ma alla fine si intromise anche Niko che iniziò
a prendere in giro Giuseppe per i suoi capelli.
“Perfetto, va bene così”
annunciò Luigi spegnendo l’aggeggio.
Alle dieci meno un quarto
arrivarono i vari autisti che ci condussero in diversi posti, a me e Niko toccò
un bar al centro di Napoli, dove ci stava aspettando una donna con una corta
chioma bionda e riccia, con dei grandi occhiali e vestita molto elegantemente.
Mi ricordava un po’ Rita Skeeter di Harry Potter a dir la verità.
“Salve, che onore! Piacere,
io sono Aida Genellotti, l’inviata di “Fashion Girl”!” si presentò stringendoci
la mano e sorridendo imperterrita.
“Piacere” dicemmo io e Niko,
abbozzando un sorriso.
“Che gioia essere vicino i
nuovi idoli delle teenagers!” dichiarò.
“Scusi?” chiesi. “Idoli…?”
“Ma si, Music’s Planet è
seguito soprattutto per voi due, il pubblico vi ama, insieme siete formidabili,
lui timido ma giusto, il classico principino, e lei pacata e modesta…”
Io e Niko ci scambiammo
un’occhiata scettica, prima che lei si decidesse a dire: “Allora, iniziamo
quest’intervista! Io registrerò le vostre risposte con questo” spiegò,
cacciando un registratore fuori dalla borsa, “E dopo dovreste fare qualche
foto”.
Annuimmo, scatenando in lei
l’ennesimo sorriso.
“Iniziamo con te, Debora!” mi
disse poco dopo aver ordinato qualcosa. Io me ne stavo zitta ed attenta mentre
bevevo il mio bicchiere di thè alla pesca, mentre Niko scrutava la scena
curioso mentre beveva la sua coca cola. “Allora, parlami un po’ dell’inizio di
quest’esperienza e dei provini!”
“Beh, in realtà è nato tutto
per gioco, ho deciso di fare i provini tanto per fare un’esperienza, e per me
era una vera sorpresa ogni volta che Maria mi faceva passare al turno
successivo. Quando mi ha detto che ce l’avevo fatta, scegliendo me invece che
Lucia, l’altra ragazza che era arrivata allo stesso punto, non ci credevo…”
risposi. Scavare nei ricordi mi provocava un leggero brivido.
“E com’è stato ambientarsi in
un ambiente dove gli altri abitavano da quasi un mese?”
“All’inizio è stata dura, già
il fatto di entrare di mercoledì e non durante una prime time come succedeva
con i nuovi entrati ti metteva a disagio perché non avevi una presentazione
ufficiale. Poi però dopo i primi giorni mi sono trovata subito con tutti, anche
se mi mancava la mia famiglia”.
Aida annuì, bevendo un sorso
di caffè. “E come si è evoluto il tuo rapporto con Niko? Sappiamo che gli hai
addirittura consigliato due brani, che hai organizzato un incontro con la sua
famiglia…” disse, spingendo il registratore più vicino a me. Mi dissi di essere
molto cauta, di certo non potevo spiattellare tutta la verità; infatti, Niko mi
aveva lanciato un mezzo sguardo intimorito mentre continuava a bere.
“Oh, diciamo che non si è mai
evoluto, nel senso che abbiamo avuto subito un’intesa dai primi giorni e che
non abbiamo fatto altro che perfezionarla successivamente, arrivando
addirittura ad avere dei riti scaramantici durante le ultime prove…”
Grazie a Dio
non mi può crescere il naso per tutte queste scemenze che sto dicendo!
“Riti scaramantici che però
non hanno portato bene nell’ultima puntata: come hai vissuto il ballottaggio
martedì?” domandò.
Mi lasciai scappare un
sorriso al solo ricordo. “Male, male. Infatti qualcuno mi prende ancora in giro
nel loft: non so se i camera men hanno ripreso-ero troppo scossa per badarci-
ma feci una specie di fosso su una delle panche del back stage, tanto che non
riuscivo a stare all’impiedi per via della… tremarella! Ricordo che tutti
cercavano di consolarmi, e alla fine io, Massimo, Rossella e i Gold Boyz ce ne siamo
stati davanti a quella piccola tv a pregare chissà quale Santo, anche se alla
fine mi è dispiaciuto per Luigi, ero molto affezionata a lui”.
“Quindi, dopo cinque
settimane, con chi hai legato maggiormente tra i vari coinquilini, oltre che
con Niko?” fece Aida, con una vena di curiosità in più rispetto alle altre
domande.
“Decisamente con i Gold Boyz
e Massimo”
“Ah, e… le donne? Ti sei
lasciata andare alla solidarietà maschile!” sorrise lei.
“Ma no, è che tra donne si
lega molto quando si ha la stessa età, la più piccola lì tranne me ha 19 anni,
e quindi i nostri discorsi, le nostre esperienze, sono diverse e non abbiamo
molto in comune di cui parlare, invece, si sa, gli uomini sono più bambini,
quindi diciamo che spesso io sono la più grande lì” ironizzai, soddisfatta
della scusa che avevo trovato. Mica potevo dirle che Rita e Samanta erano oche,
che Rossella stava sbagliando e che di Lara non sapevo quasi nulla?
“Concordo!” fece Aida
ridendo. “Ultima domanda: come ti aspetti di trovare il “Mondo” alla fine di
quest’esperienza?”
Ci riflettei un attimo prima
di rispondere. “Non lo so… E’ che qui le giornate trascorrono tra musica,
prove, prove di costumi… Invece ho un po’ paura del grande ritorno, dovrò
terminare l’anno scolastico e fare qualche test e interrogazione, ma
soprattutto mi mancheranno tutti i ragazzi!”
“Va bene, grazie mille Debora,
dopo tocca a Niko” esordì Aida, spegnendo il registratore.
Alla fine, dopo qualche
domanda similissima alla mia, si congedò, ma prima ci fece qualche foto: ne
fece un paio di singole ad ognuno e poi qualcuna in coppia, in cui sorridevamo
e cose simili.
“Vi manderò la copia venerdì” ci salutò, dopo
averci stretto la mano.
“Ed anche questa è fatta”
dissi serenamente mentre raggiungevamo gli altri nella piazza principale della
città.
“Si, comunque grazie per aver
detto qualche bugia” mi ringraziò Niko cordiale e a bassa voce, quasi come se
qualcuno potesse sentirci. Scrollai le spalle, prima di raggiungere gli altri
che distavano a pochi passi da noi. Non sapevo perché stavo facendo tutto
quello…
“Deb, com’è andata?” chiese
Daniele sorridente. “A me hanno detto che sono molto fotogenico!”
“Non avevo dubbi” lo presi in
giro, ridendo. “E’ andata bene, è uscito che io e Niko siamo i numeri uno e che
la gente segue Music’s Planet solo per noi, ahaha!”
Fu con quest’aria spensierata
che quella sera, dopo le ennesime prove, ci ritrovammo nel loft, respirando un
po’ di libertà.
Non erano nemmeno le otto che
Niko, Max, Francesco e Giuseppe andarono a fare un sonnellino, Daniele e i Locos
Sounds andarono in giro con Luke e i Dj.
Così rimasi con dante,
Andrea, Rossella e Lara a guardare un po’ di vecchie esibizioni sul mega divano
del salotto.
“Allora, hai saputo qualcosa per i provini?”
mi chiese Lara mentre rileggeva il testo della sua canzone.
“No, in realtà è ancora un
segreto ed io non ci sto pensando più di tanto… Poi si vedrà!” risposi
sbadigliando. Al momento, dopo
l’iniziale incredulità, non me ne fregava molto.“Ma che noia, raga!” brontolai.
“Hai ragione, un altro po’ e
mi addormento pure io!” concordò Andrea. “Voglio fare qualcosa…”
“Eh, ma cosa?” chiesi. “Non
c’è niente da fare oltre che preparare la cena!”
Quelle parole lo
illuminarono. “Giusto! Ora vado a fare la pasta!” annunciò.
“Cosa? Tu sai cucinare?”
“No, ma c’è sempre una prima
volta!” mi ricordò. Era troppo entusiasto, così decisi di aiutarlo, anche se le
mie arti culinarie all’epoca si riducevano a fare toast, latte e caffè.
“Ti do una mano!” proposi.
“Si! Dai, ci divertiamo un
po’…”
Fu così che ci ritrovammo in
cucina come due imbranati.
“Quale pentola devo usare
secondo te?” chiese, guardando le varie stoviglie come se fossero degli
strumenti da sala operatoria.
“Questa per fare il sugo e
questa per fare la pasta” risposi, prendendo una pentola grande ed un
pentolino.
Presi la pentola e la riempii
d’acqua, quasi soddisfatta di sapere qualcosa che a lui era ignoto.
Lui accese i fornelli e mise
l’acqua a bollire.
Ora bisognava fare il sugo!
“Ehm, questo lo fai tu, eh”
dissi.
“Cosa? Tu non sai…?”
“No” risposi al’istante
vedendo la sua faccia da pesce lesso.
“Ma sei una ragazza! E
credevo che mi avresti aiutato!” protestò, iniziando a ridere per la mia
espressione.
“E che c’entra! E poi ti ho
aiutato” precisai, “Ti ho detto quale pentole prendere, ho messo l’acqua sul
fuoco… Chiamo Lara, và”
Mi allontanai con un “Mi
raccomando, non far esplodere nulla in mia assenza!” prima di raggiungerla, che
aveva lasciato perdere le esibizioni e se ne stava nella sua stanza mezza addormentata.
Per cui, non volendola
disturbare, lasciai perdere.
Me ne ritornai da Antonio
quasi delusa quando arrivò Rossella.
“Lara si stava per
addormentare” dissi lentamente.
“Ed ora come facciamo?”
“Posso aiutarvi io” si offrì
lei speranzosa. L’aria si raggelò all’istante:
Andrea la guardò gelido mentre lei sorrideva timidamente.
“Si, va bene” concesse
improvvisamente lui, lasciandomi stupita.
La ragazza fece un sorriso
enorme prima di dirmi: “Deb, vieni, guarda, così dopo continui tu!”
Accettai entusiasta, vedendo
che si erano decisi a parlare: forse si erano chiariti quella mattina, chissà.
“Allora, quanto sale ci
vuole?” chiese il ragazzo interessato.
“Un po’, altrimenti è salato”
rispose lei, mettendone un po’ nella salsa. “Poi bisogna girare e mettere un po’
d’olio” spiegò, prendendo il sale dalle sue mani senza incrociarne lo sguardo.
“Ok, Deb, vuoi continuare tu?” mi chiese cordiale.
“Si, grazie” risposi,
prendendo in mano la cucchiaia. Lei
sorrise, fece un breve inchino comico e si allontanò, scusandosi con un: “Vado
a ripetere il brano”.
“Avete fatto pace?” chiesi
sottovoce mentre mettevo l’olio e giravo il sugo.
“Diciamo, stamattina abbiamo
deciso di fare una tregua, proprio come te e Niko. A proposito, avvisami subito
se fà di nuovo lo stronzo” spiegò disinvolto. “Oh, aspetta, bisogna abbassare
il gas” disse allarmato, parandosi dietro di me e girando il pulsante. Rimase
così, affacciato sulla mia spalla e appoggiando innocentemente una braccio
vicino alla mia vita, vedendo come cucinavo,e alla fine decise di girare il
sugo insieme a me. Sarà stata la temperatura dei fornelli, chissà, eppure quei
gesti mi fecero sentire febbricitante e con il viso in fiamme.
“Ok, ora devi mettere la
pasta a bollire” gli ricordai mentre l’acqua bolliva da chissà quanto.
“Oh, giusto, scusami” si
scusò, allontanandosi e prendendo la busta di pasta.
“Ah Andrea, ma che fai, er
cuoco?” lo prese in giro la voce di Francesco mezza assonnata.
“Si,dormiglione”
“Allora mi sa che stasera
farò il digiuno” dichiarò ironico, sedendosi dietro la pianola.
“Ok, ma come ti azzardi ad
assaggiarne solo un cucchiaio ti taglio le mani!” sbottò Andrea minaccioso.
Così alla fine, dopo qualche
incertezza, Andrea fece la sua entrata plateale in cucina con la pentola in
mano.
“Oh, complimenti!” gli dissi,
mentre me ne stavo seduta sulla sedia.
“Complimenti anche a te che
mi hai aiutata con il sugo, te ne sarò grato” rispose giulivo, abbassandosi
alla mia altezza e dandomi un delicato bacio sulla guancia.
“Allora scrivi una canzone su
quest’episodio” proposi.
Fu tra l’entusiasmo
generale,qualche cuscinata, dovuta a Giuseppe che appena aveva saputo l’autore
della pasta aveva affermato “Ma manco morto l’assaggio!”,le nostre occhiate
sarcastiche generali mentre Francesco
assaggiava furtivo e tanti applausi per la “Prima pasta” di Andrea che cenammo.
L’atmosfera era delle
migliori, tanto che anche Max si unì a noi lasciandosi strappare qualche
risata. Tutti ci eravamo rappacificati, i gruppetti non esistevano più…
Era uno spasso veder Andrea che
continuava a ripetere tutti i passaggi con tanto di: “Cucino anche domani se
volete, ma le pentole le lavate voi!” e Niko rispondere: “Oh, ma era sugo
pronto! Che ti vanti a fa?” scatenando i
deliri generali.
Ma la migliore battuta, prima
di andare a dormire, fu quella di Dante: “Almeno se non facciamo successo con
la musica… Apriamo un ristorante!”
Qualche Anticipazione:
“Credi
che non me ne sia pentita? Il fatto è che quando mi piace una persona seguo il
mio istinto, è più forte di me…”
“L’istinto della vedova nera” pensai tra me e me.
_________
“Ma si, grazie mille! E’ la
seconda volta che mi aiuti in ventiquattro ore, grazie, grazie,prima o poi te
la dedicherò una canzone!” esclamò convinto, afferrandomi per la nuca e dandomi l’ennesimo bacio sulla
guancia.
_________
“Oh,
un altro po’ e ti prendevo per la mia prof di latino” disse Daniele ghignando.
“Oh,
c’è una prof di latino così sexy al classico?” risposi con una vena di
perfidia.
_________
“Si,
Silvia?”
“Grazie…
io… Ti devo delle scuse, ho sbagliato a giudicarti!” disse a voce alta.
_________
“Allora…
Potresti metterci una buona parola su di me?” mi chiese, rossa più che mai.
|
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Capitolo 27 *** La mia nuova amica ***
222
Ciao
a tutti!
Scusate
ma oggi vado molto di fretta, grazie mille a coloro che hanno recensito e che
mi seguono sempre, non so come farei senza di voi!
Mi
farebbe piacere se leggeste e mi faceste sapere cosa ne pensate della mia fic
su Twilight, “Dall’Italia con amore”, grazie in anticipo!
Aggiornerò
venerdì, quindi… Buon Natale anticipato a tutti voi!
La
vostra milly92.
Capitolo 27
La Mia Nuova Amica
Il
martedì si annunciò più tranquillo rispetto ai martedì precedenti, nonostante
ognuno avesse due brani da presentare. Quando ricevetti i miei vestiti li
guardai con un po’ di apprensione: non mi andava proprio di vestirmi di nero,
ormai l’umore dark mi era passato e se fosse stato per me avrei indossato
qualcosa di sgargiante.
Di
certo la bufera non era passata del tutto, a volte la notte, prima di
addormentarmi, pensavo all’accaduto al CPM e a tutti gli insulti di Niko, ma
era come se ormai ci avessi fatto l’abitudine ad essere forte e a guardare
avanti invece che indietro.
Così
trascorsi la mezza giornata tra varie prove, e cercavo invano di avvicinarmi ad
Max, come al solito senza successo.
Perciò
per quella sera mi proposi di stragli vicina più che mai, volente o nolente che
fosse stato.
“Buonasera
gente” esclamai quella sera, verso le sette, raggiungendo tutti dietro le
quinte mentre aspettavamo i parrucchieri e le estetiste.
Erano
tutti raggruppati vicino le varie panche, così presi posto anch’io,
appositamente vicino a Max.
“’Sera”
mi rispose qualcuno.
“Oh,
Max, ho sentito le tue canzoni durante le prove… Le fai benissimo, specialmente
quella di Battisti!” mi congratulai.
Lui
mi guardò con un debole sorriso. “Grazie, ma so che stasera andrò in ballottaggio”
mi rispose insofferente.
“Eh?
Ma cosa dici! Esci da questo corpo, spirito maligno!” ironizzai, cercando di
farlo ridere ma senza successo.
“E’
inutile, Debora, non sprecare il tuo fiato” sbottò quasi infastidito, alzandosi
ed andando chissà dove.
Mi
lasciò lì come una demente, ed anche con una certa rabbia. Insomma, non stavo
facendo niente di male, mica gli stavo rompendo le scatole con domande
assillanti sull’accaduto?!
Ma
i miei pensieri furono interrotti da Rossella che si sedette al suo posto.
“Deb,
scusami, è tutta colpa mia e tu da buona amica ci vai in mezzo” mormorò con la
sua solita faccina mortificata.
Le
lanciai uno sguardo ambiguo, indecisa su cosa dire. “E’ inutile piangere sul
latte versato, no? Però, Ross, lasciatelo dire: ma cosa volevi combinare? Eri
fidanzata e sapevi che lui si sarebbe sposato…”
Lei
abbassò lo sguardo. “Credi che non me ne sia pentita? Il fatto è che quando mi
piace una persona seguo il mio istinto, è più forte di me…”
“L’istinto della vedova nera” pensai tra me e me.
“E
alla fine sono stata ripagata con la solitudine” aggiunse.
A
stento trattenni uno sbuffo: se voleva recitare la parte della povera incompresa aveva scelto proprio la
persona sbagliata con cui fingere…
“Beh, si, ed è un peccato, tu ed Andrea
eravate così una bella coppia…” dissi, buttando fuori la prima cosa che mi
capitava.
Lei
sorrise. “Si,ma alla fine ti ho solo fatto un piacere…” dichiarò con un
sorrisetto furbo.
“Che
cosa?” chiesi senza capire.
“Su,
vi ho visti ieri mentre preparavi il sugo… E poi ti ricordi il suo segreto? “Mi
sono preso una cotta per qualcuna che non è Rossella”, chi può mai essere se
non tu?”
Probabilmente
arrossii perché il suo sorriso si ampliò, ma risposi: “Ma cosa vai pensando! E
poi lui è… grande, abbiamo quasi sei anni di differenza…”
“E
che c’entra, io ed Max ne abbiamo dieci!”
“Ross,
basta, è solo una tua frode mentale, noi non ci piacciamo” risposi decisa, ma
una voce alle mie spalle chiese: “Di chi state parlando?”
Era
Andrea, e prima che potessi dire qualcosa Rossella fece: “Fattelo dire da lei,
io devo scappare dall’estetista” con un’aria innocente, dileguandosi
all’improvviso.
Andrea
si sedette al suo posto. “Allora?”
“Ma
no, niente, insisteva con… Con il fatto che io e Niko ci piacciamo, che
baggianata” inventai subito, molto teatralmente.
“Come
minimo” ragionò lui, “E poi se quello si permette di toccarti con un dito dopo
quel casino giuro che gli taglio le mani”
“Oh,
ma grazie, bodyguard!” risposi ridendo, anche se ero sollevata dal senso di
protezione che mi infondeva.
“Comunque
dopo me lo fai tu il nodo alla cravatta? Ricordi che feci un casino solo per allentarlo…”
“Si,
va bene, anzi, vieni nel mio camerino verso le otto e mezza così mi evito la
passeggiata fino al tuo con i tacchi” risposi con aria pigra.
Fu
così che un’ora e mezzo dopo me lo ritrovai davanti, mentre mi scrutavo ansiosa
allo specchio.
“Stai
bene” mi disse, brandendo una cravatta fuxia nella mano destra.
Buttai
un’occhiata critica al mio chignon da cui pendeva qualche ricciolo prima di
rispondere con un “Grazie”, la parrucchiera aveva insistito tanto!
“Solo
che sembri un po’ una prof” aggiunse ridendo.
“Allora
posso anche bocciarti per non saper superare la prova del nodo alla cravatta
alla veneranda età di ventun anni” lo rimbeccai avvicinandomi e prendendo in
mano l’accessorio.
“Quasi
ventidue in realtà, ad agosto” rispose, con uno sguardo quasi rabbuiato ed una
voce triste. Era come l’altra volta nella sartoria, sembrava che al momento
l’età per lui fosse un problema!
“E
allora?” chiesi senza capire. “Anche l’altra volta facesti un discorso simile…”
“Niente,
è che ci sono sei anni di differenza…”
“Tra
cosa?” chiesi distrattamente, intenta nell’allacciare il nodo.
“Tra
me e te, no?” disse sbuffando.
Mi
bloccai un istante, mentre le parole Rossella prendevano vita nella mia mente.
“E, ehm, allora? Non puoi avere un’amica sedicenne, anzi, neo sedicenne?”
“Giusto,
non li hai nemmeno sedici anni!” sbottò, prima di dire: “Ma si, giusto, faccio sempre
i miei discorsi senza senso” si scusò, con un’aria diversa dalla precedente.
“Hai
ragione, ultimamente non li capisco i tuoi discorsi” risposi, stringendo il
nodo. “Ti piace?”
“Chi?”
chiese allarmato, arrossendo.
“Il
nodo!” risposi. “Ma ci sei stasera?!”
“Oh,
si, il nodo, certo. Si, certo che mi piace, grazie!” fece, ricomponendo un
sorriso.
“Sicuro?”
“Ma
si, grazie mille! E’ la seconda volta che mi aiuti in ventiquattro ore, grazie,
grazie,prima o poi te la dedicherò una canzone!” esclamò convinto,
afferrandomi per la nuca e dandomi
l’ennesimo bacio sulla guancia. Ennesimo? Il secondo! Ma era troppo per i suoi
standard, mi dissi, prima di scuotere il capo decisa e dire: “Va bene,
aspetterò, ma dovrai chiamarmi per fare il videoclip!” prima di guardarmi
un’altra volta allo specchio ed uscire insieme.
“Ora
pretendi troppo, prof” mi ammonì.
“E
tu stai alzando troppo la cresta, alunno pluriripetente” ribattei, mentre lui
si tastava la sua amata cresta.
“Ok,
prometto che domani l’abbasserò un po’” esclamò ridendo. Lo spinsi lievemente,
mentre raggiungevamo gli altri nel backstage.
“Oh,
un altro po’ e ti prendevo per la mia prof di latino” disse Daniele ghignando.
“Oh,
c’è una prof di latino così sexy al classico?” risposi con una vena di
perfidia.
“Al
classico dove andavo prima, a Roma”
“Ah,
buono a sapersi” affermai ironica prima che anche Niko se ne uscisse con un:
“Prof!”
E
fu seguito a ruota da altre cinque affermazioni simili, alias Rossella, Rita, Dante,
Lara e Vincenzo.
“Questa
osservazione ti condurrà al ballottaggio” dissi alla fine a quest’ultimo,
scocciata dallo scherzo che diventava sempre più pesante. E, ironia della
sorte, ci azzeccai: i Dji andarono in ballottaggio!
“Tu
sei una strega, non c’è alcun’altra spiegazione” affermò Daniele, “Prima la
caduta, poi questo…”
“Zitto
che mi sento in colpa” risposi mesta, avvicinandomi ai Dj che erano appena
rientrati in studio dopo la notizia.
“Almeno
io per ora sono fuori rischio” commentò Niko durante la pubblicità; aveva
cantato “Bella stronza” e Luke lo aveva criticato per il fatto che riteneva la
coreografia con la ballerina una cosa superflua.
“Con
l’altro brano ti farai valere” risposi, anche se per la prima volta quelle
parole non mi uscivano dal cuore.
Lui
annuì, prima di allontanarsi con un: “Vado ad indossare il secondo vestito”
poiché ogni cantante doveva vestirsi diversamente alla seconda esibizione.
Fu
così che si presentò dieci minuti dopo tutto bianco, scatenando le risate
generali. “E poi io sarei la prof! Tu mi sembri un gelataio!” ribattei
convinta, mentre Francesco annuiva.
Alla
fine si svolse anche la seconda manche, dove furono tutti bravissimi e Luke
ritirò le critiche fatte precedentemente.
Quello
che più mi emozionò però fu Max, che cantò
“Con il nastro rosa” di Battisti. Specialmente
nella parte in cui diceva: “E non vorrei aver sbagliato la mia spesa con la mia sposa” aveva le lacrime agli occhi.
E,
come la volta precedente, forse fu per questo che andò in ballottaggio.
“Lo
avevo detto io!” se ne uscì appena ritornò sul palco durante la pubblicità.
“Dai
Massimo, sono sicura che ce la farai…” gli stava dicendo la signora Sfortuna
con il suo accento Toscano.
“Silvia,
scusa ma non mi va di parlarne” si scusò, lasciandola quasi delusa. Non poteva
vederlo così ancora per molto, no, così mi avviai con passo deciso verso di
lui.
Non
seppi cosa mi prese, fatto sta che mi parai davanti a lui e dissi: “Finché
ignori noi va bene, ma ignorare anche il tuo capogruppo! Insomma, sei qui per
fare musica, capito? Perciò, lascia fuori i tuoi pensieri e problemi per una
volta e concentrati su questo ballottaggio! E non fare l’egoista: forse vuoi
andartene a casa, ma non pensi a noi che rimarremo qui, non pensi al fatto che
abbiamo ancora bisogno della tua musica, della tua presenza? Tu servi al mondo,
le tue canzoni saranno la colonna sonora della vita di qualcuno! E piantala di
abbatterti, non ce la faccio a vederti così!” con tutto il fiato che avevo.
Massimo
mi guardò in uno strano modo, tutti gli altri ci stavano guardando: dovevo aver
alzato lievemente la voce.
“Hai
ragione…” sibilò, mentre ci abbracciammo simultaneamente. Non so perché, ma mi
venne da piangere. “Possibile che tu devi mancare proprio nel momento cruciale?
Ho tante cose da dirti… Mi manchi tantissimo zio!” sussurrai.
Quelle
parole forse gli fecero bene, perché aumentò la stretta e poco dopo sorrise.
“Si,
stai tranquilla, qualsiasi cosa succederà non andrò a dormire finché non mi
avrai detto tutto!” mi rassicurò, staccandosi ed avvicinandosi a Silvia. “Stavi
dicendo, Silvia?” le chiese, prima di lasciarsi abbracciare anche da lei. E,
miracolo, vidi la Sfortuna sorridermi raggiante.
Mi
si avvicinò con passo felpato, ignorando il vocal coach che voleva parlarle.
“Debora?”
mi chiamò con un tono fin tropo gentile.
“Si,
Silvia?”
“Grazie…
io… Ti devo delle scuse, ho sbagliato a giudicarti!” disse a voce alta.
Rimasi
quasi presa da quelle parole.
“Oh,
beh, per Max questo ed è altro, sono secoli che cerco di parlarci…” borbottai,
stranita da quella strana conversazione.
“Si,
resta il fatto che sei l’unica a cui ha dato ascolto. Qui sei importante per
tutti, mi sa che devo imparare molto da te” affermò. Mi squadrò, centimetro per
centimetro, prima di dire, con un grande sorriso: “Ti va di essere… amiche… da
oggi?” mi propose speranzosa.
Valutai
quella proposta a lungo… Dopotutto avevo perdonato Niko, Daniele… Una persona
in più per me ormai non faceva differenza.
“Va
bene…” annuii, dicendomi di essere pazza. Io e la Fortuna amiche? Saremo andate
anche a fare shopping insieme prima o poi?
“Allora
ti autorizzo a chiamarmi Silvietta!” annunciò ridendo e schiacciando il cinque.
“Si,
zia Silvietta!” sottolineai, decisa a fare ancora qualche piccolo dispetto
nonostante la “tregua”.
“No,
Silvietta e basta!”
Per
la prima volta scoppiammo a ridere insieme.
“Comunque
scusami per tutte le batoste che ti ho dato…” aggiunse subito.
“Perché
ti comportavi così?” le chiesi, cogliendo al volo l’occasione.
“Perché…
Sai, all’inizio per me qui c’era in gioco prima la popolarità del programma e
poi la nascita della nuova pop star, così sono stata io a proporre questa cose
dei life coach… E per la life coach di Niko avrei voluto una simulazione di
velina semplicemente per far alzare l’audience, in modo che le fan di Niko
iniziassero ad ingelosirsi, creare forum e cose simili per rendere la cosa più
popolare, oltre al fatto che mi aspettavo che succedesse qualcosa in stile GF…
Ma ti giuro, le mie critiche, la mia insistenza di far uscire Niko con quella
Francesca, erano dovute solo a questo scopo! Solo ora, con quelle parole che
hai detto a Max, ho capito che qui si fa solo musica…” mi spiegò, quasi con gli
occhi lucidi. “Perciò, ti chiedo ancora scusa per tutto… E sei davvero una bella ragazza” aggiunse con
un sorriso.
Finsi
di non aver sentito l’ultima cosa detta indubbiamente per aggiustare la
situazione, e ringraziai il cielo quando la pubblicità terminò. Io e la Sfortuna
eravamo amiche? Bah, perciò mi imposi di chiamarla Silvia e non più con
quell’adorabile nomignolo… Anche se all’inizio fu difficile, eh…!
Mi
avvicinai al piccolo schermo e sorrisi a Max che si avviava verso il palco
insieme ai Dj. C’era una grande concentrazione, e mi accorsi che senza i Dj
eravamo quattro gatti, anche se Annah valeva per due ovviamente.
Rimasi
all’impiedi, tra Richard e Daniele, con le dita incrociate.
Ivan
stava facendo il riepilogo della situazione e stava concedendo i trenta secondi
per pensare ai giudici.
“La
vuoi? L’altra volta ha portato fortuna!” mi sussurrò Niko porgendomi la collana
con la croce d’argento che due giorni prima gli avevo restituito, dopo il
litigio.
Quel
gesto mi fece rimanere bloccata, come se fossi stata investita da una corrente
d’acqua gelata, facendomi rivivere tutti quei cattivi ricordi. “No, grazie,
tienila tu” risposi pacatamente, prima di voltarmi di nuovo verso la tv.
Nessuno di noi si azzardava ad incitare il suo “preferito”, era una lotta alla
pari, entrambi avevano legato con tutti noi.
Alla
fine toccava a Maria decidere e prese parola, mentre noi eravamo ancora ansiosi
visto che silvia aveva eliminato i Dj e Luke Max. “Ho sempre salvato i Dj”
iniziò, facendomi tremare, “Ma li ritengo pronti e sono convinta che Max saprà
farsi valere più avanti per cui elimino… i Dj”.
Mi
costò molto non urlare per la gioia, dopotutto c’era chi si era rattristato per
la “Perdita” ed io ero molto legata a Vincenzo.
Ma
nessuno potette impedirmi di andare contro ad Max e abbracciarlo per la gioia,
seguita a ruota dagli altri.
“Meno
male” se ne uscì, abbracciando Vincenzo.
“Ehi,
Vin” esclamai. “Mi dispiace, ormai l’ex club delle scommesse è andato in
pezzi…” mormorai. “Mi mancherai”
“Cosa
dobbiamo farci” borbottò lui, con gli occhi lucidi.
Rimasi
ferma, senza sapere cosa dire o fare, quando dietro di me sentii delle voci
conosciute chiamarmi.
“Deboraaaaa!”
Ebbi
appena il tempo di voltarmi che mi vidi davanti Cristina e Sabrina, vestite
entrambe in modo molto elegante.
“Oh,
ragazze!” esclamai abbracciandole. Per un istante mi sentii catapultata nel
passato, nelle normali giornate scolastiche…
“Come
stai? Sei troppo in forma!” si congratulò Sabrina radiosa, guardandosi poi
intorno.
“E’
il nero, tranquilla” sorrisi. “Qui si sta bene, anche se ho tante cose da
dirvi… Voi, piuttosto?” chiesi curiosissima, “Cosa succede a Maddaloni?”
“Una
noia come al solito…” fece Sabrina. “E tu invece qui fai più di quegli
scandali…” mi rimbeccò ridendo.
Quella
parola mi fece ricordare il fatto del film…
“Lo
volete sapere un segreto?” chiesi,decisa a sputare un rospo.
“Non
dirmi che stai con Niko” iniziò Cristina, fissandomi come se fossi una rana
dissezionata.
“Ma
che, anzi, non mi piace più” risposi, facendole rimanere senza parole. “Il
fatto è… che sono stata invitata a fare un provino per un film!” esclamai,
facendole rimanere ancora più scioccate.
Spalancarono
gli occhi, fissandomi ancora di più.
“Oddio,
ma tu sei Deb?” chiesero in coro, riabbracciandomi.
“Si,
state tranquille, sono sempre io” le rassicurai, prima che la voce di Andrea mi
dicesse: “Deb, dobbiamo andare”
Vedendolo
le ragazze sussultarono, così sorrisi e gli feci segno di raggiungermi.
“Cosa
c’è?” chiese lui.
“Volevo
presentarti due delle mie migliori amiche” gli dissi, mentre le ragazze lo
contemplavano sbalordite, “Loro sono Cristina e Sabrina”.
“Piacere,
ragazze, io sono Andrea” si presentò stringendo loro le mani e sorridendo
ancora di più, mentre loro borbottavano un: “P-piacere” incredule.
“Deb,
cinque minuti con te valgono una vita di sogni!” esclamò Cristina mentre le
riabbracciavo per salutarle.
“Questa
è per te” aggiunse Sabrina, dandomi in mano una macchina digitale in mano. “Te
la mandano i tuoi, non sono potuti venire”.
“Ok,
grazie” risposi.
“Ah,
l’ultima cosa!” fece Cristina, questa volta arrossendo. “Ti piace Daniele?”
“Cosa?
No!”
“Allora…
Potresti metterci una buona parola su di me?” mi chiese, rossa più che mai.
“Ma
certo Cri” risposi facendole l’occhiolino.
Fu
con questi nuovi obiettivi e la mia nuova macchina fotografica che raggiunsi il
loft e subito cambiai gli abiti, indossando dei bermuda ed una maglietta verde.
Salutammo
i Dj e poi come ogni martedì ci sedemmo fuori al giardino a commentare gli
accaduti.
Max
se ne stava seduto più isolato, così mi decisi a raggiungerlo.
“Hai
parlato con…?”
“Si”
mi rispose.
Prima
di sapere il verdetto sorrisi, cacciando fuori la macchina fotografica. “Ti va
di onorarla con me? Voglia che la prima foto sia la tua, zietto”dissi,e con un
sorriso ci scattammo quella foto, che tutt’ora ho salvata sul mio pc in ricordo
di quell’avventura che ben pochi hanno avuto l’opportunità di vivere.
Qualche Anticipazione:
“Lei…”Max
inghiottì prima di rispondere: “Mi ha mollato un ceffone prima di chiamarmi
stronzo e dirmi che non se l’aspettava e… che ci deve pensare”
_______
“Allora
spererò che prima o poi diventeremo più… amici” dichiarò Daniele con un mezzo
sorriso.
“Oh,
ecco le nostre cheerleaders” ci accolse Niko avvicinandosi. “Quale slogan hai
preparato per me?” mi chiese con un sorriso.
“In realtà nessuno”
risposi,senza sapere se gioire o essere triste per quello che gli stavo per dire.
“Io tifo per l’altra squadra” annunciai.
“Grazie per
l’incoraggiamento, è dedicato a te questo goal” mi spiegò, baciandomi una
guancia ed allontanandosi continuando a guardarmi.
Le nostre mani si toccarono,
e per la prima volta fui io a lanciargli uno sguardo grato, sentendo le guance
in fiamme.
|
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Capitolo 28 *** Calciatori e Cheerleaders Per Un’Ora ***
Calciatori e Cheerleaders Per Un’Ora
Buona
domenica a tutti! Spero abbiate passato un felicissimo Natale!
Questo
è uno dei miei capitoli preferiti, c’è una particolare aria di spensieratezza
tra le righe e poi c’è qualche gesto
particolare tra Deb ed Andrea… Detto tra noi, li adoro…! :-D
Vi rinnovo l’invito a leggere a mia fan
fic su Twilight ^^
Detto
ciò grazie mille a:
_Just_Me_: Ma grazie, mi fai sempre arrossire! Sei troppo gentile!
Spero che valga lo stesso per questo cap!
New_Moon_: Si, Silvia è uno dei personaggi che stupirà sempre di
più fino a diventare, strano ma vero… Materna! Ho aggiornato il più presto
possibile, spero ti piacerà questo cap!
Penso
che aggiornerà venerdì, pertanto… Buon Ano anticipato a tutti voi!
La
vostra milly92.
Capitolo 28
Calciatori e Cheerleaders Per Un’Ora
Presi
posto vicino a Max, su una delle sedie
del giardino che non mi era mai sembrata così fredda. Poggiai la macchina
fotografica sul tavolo più vicino, e lo scrutai con comprensione mentre si
copriva il volto con una mano, fingendo di sbadigliare per giustificare i suoi
occhi lucidi.
“Cosa…
cosa le hai detto?” chiesi, continuandolo ad osservare, ma questa volta con più
dolcezza.
“La
verità” rispose, guardando un punto imprecisato nel vuoto.
“Cioè?”
chiesi. “Non mi hai mai detto cosa è successo veramente, hai… beh, parlato in
generale” precisai.
“La
verità?” fece, lanciandomi un’occhiata penetrante. “Le cose stanno così: al
CPM, dopo le mie prove, Rossella mi ha raggiunto” iniziò a spiegare, corrugando
la fronte. “Ha iniziato a parlare e… beh, a provarci spudoratamente, iniziando
a sbottonarsi la camicetta. Le ho chiesto cosa stava facendo, ma lei… mi ha
zittito baciandomi. Alla fine mi sono staccato e me ne sono andato, ma la cosa
più brutta è… è stata che una parte di me si è allontanata controvoglia,
ritenendola bellissima in quel momento”.
Terminò
il racconto con la voce bassissima, e compresi che ovviamente gli faceva male
raccontarmi tutto.
“Ma
è normale, scusa, tu sei pur sempre un uomo! Se fossi stato un altro saresti…
andato fino in fondo!” mormorai.
“Tu
al posto di Beatrice cosa avresti fatto?” mi chiese improvvisamente.
“Io…”
ci riflettei un attimo, prima di dire: “Beh, ovviamente sarei già stata
preoccupata dal momento in cui saresti partito, per la presenza di belle
ragazze che per di più condividono la tua stessa passione… Ma… penso che ci
rifletterei, ma non manderai subito il matrimonio all’aria”. Mi bloccai,
ricordandomi che non mi aveva ancora detto la decisione della donna. “Cosa ha
deciso lei?” chiesi subito.
“Lei…”
Max inghiottì prima di rispondere: “Mi ha mollato un ceffone prima di chiamarmi
stronzo e dirmi che non se l’aspettava e… che ci deve pensare”
Mi
coprii la mano con la bocca e abbassai lo sguardo, prima di appoggiare una mano
sulla sua spalla. “Sono sicura che capirà, anzi, convincerò Rossella a parlarci
martedì, così saprà che hai detto la verità!” esclamai.
Lui
scrollò le spalle. “Mi crede, su questo non ha dubbi… E’ il resto che al
momento mi preoccupa, io la amo e non esiterei a dire il fatidico “si”
sull’altare nonostante tutto questo!” rivelò afflitto. “Sono uno stupido…”
“Non
sei stupido! Capito?!” dichiarai. “Un altro uomo non se ne sarebbe fregato al
tuo posto!”
Max
non rispose, immerso nei suoi pensieri.
“Credo
che… che andrò di là, ti ho disturbato fin troppo” mi scusai, rendendomi conto
di quanto ero stata pesante chiedendogli tutte quelle cose. “A dopo” lo
salutai,prendendo la macchina fotografica mentre lui abbozzava un sorriso e
muoveva la mano in segno di saluto.
Ma
le sue condizioni non migliorarono con il passare dei giorni, lo vedevamo in
giro giusto a pranzo e a cena e al CPM e Rossella non faceva altro che sentirsi
in colpa.
Nel
frattempo mi dissi che dovevo dare una piccola mano a Cristina con l’operazione
“Cupido”. Passai all’azione il giovedì
mattina, quando andai a colazione e beccai Daniele solo soletto, intento nel
mangiare un toast. Sembrava ancora assonnato, con i capelli scompigliati e la
camicia abbottonata cn un’asola in meno.
“Buongiorno”
lo salutai, sorridendo e avvicinandomi al frigorifero, dove presi la confezione
di succo di frutta ad ACE prima di versarmene un bicchiere.
“Oh,
buongiorno” rispose sussultando.
“Tutto
ok? Hai un’aria sbattuta” notai, prendendo posto vicino a lui.
Mi
guardò scrollando le spalle, prima di dire: “Ormai la sera andiamo a letto alle
tre, il mio gruppo cambia sempre arrangiamento per colpa di Claudio che non si
trova…”.
“Cavoli,
c’è sempre lui in mezzo” borbottai. “Non mi starà mai simpatico quel tipo”
aggiunsi, alzandomi e riponendo la confezione nuovamente nel frigo.
“Nemmeno
a me ad essere onesti, ma cosa posso mai farci? Se penso che non avevo nessuna
speranza di entrare a Music’s Planet…” borbottò, arrossendo un po’. “Comunque,
è una cosa strana il fatto che stiamo nella stessa scuola e che qui non abbiamo
legato” .
“Se
non avessi fatto lo scemo…!” lo rimbeccai un po’ freddamente. Notai il suo
sguardo cambiare, così mi affrettai ad aggiungere con più calore: “Cioè, ci
sono state delle situazioni particolari, non abbiamo colpe”.
“Allora
spererò che prima o poi diventeremo più… amici” dichiarò Daniele con un mezzo
sorriso.
Annuii,
preferendo non rispondere. Come cavoli facevo a parlarli di Cristina?
“Allora,
Daniele, ehm… Mi racconti un po’ com’è andata a scuola dopo che io sono
ritornata qui, prima che tu partissi?” chiesi speranzosa, confidando nella
fortuna.
“E’
stato un bel periodo, lo devo ammettere” rispose, chiudendo il barattolo di
Nutella e la confezione di Pan Carrè. “Ho anche fatto amicizia con alcune tue
amiche…”
Bingo!
“Ah
si? E con chi?” domandai curiosamente.
“Allora…
Quella bionda che è venuta anche martedì a salutarti…”
Tombola!
“Cristina
vorrai dire, quella riccia?”
“Si,
si, lei… poi anche quell’altra bionda che le sta sempre dietro, mi pare si
chiami Giusy…”
“Si”
Proseguì
l’elenco mentre io cercavo invano un modo per accennargli Cristina nuovamente.
Alla fine mi dissi che dovevo essere sincera.
“Senti
Daniele, il fatto è che… Vedi, tu piaci a Cristina” buttai fuori in un baleno,
con le dita incrociate sotto il tavolo.
“Quindi volevo sapere… se, insomma, aveva qualche speranza con te, se ti
andrebbe di uscire con lei al ritorno”.
“Cristina?”.
Daniele ci rifletté un secondo. “Si dai, si potrebbe fare, è carina e
simpatica…” disse infine.
“Oh,
bravo!” approvai entusiasta, schiacciando il cinque.
Così,
con la questione “Cupido” apparentemente risolta per il momento, ritornai nella
mia stanza più allegra del solito e mi preparai per le prove. L’inedito di Niko
era stato modificato, e quel giorno lo provò per intero con l’accompagnamento
musicale di Sandro. Io me ne stavo tra Maria,Rossella e Dario ad ascoltare,
attenta.
“Bravo,
va bene” acconsentì Maria con un mezzo applauso. Sembrava più giovane con una
maglietta lilla a mezze maniche e il trucco abbinato. “Ora direi di provare i
due brani di questa settimana, ok?”
“Ok…”
rispose Niko, mentre Sandro metteva la base.
“Partiamo
dal brano inglese che quello italiano lo sai meglio!” annunciò lui, mettendo il
cd.
Niko
annuì e mi lanciò mezzo sguardo, intercettandolo dopo molto tempo. Le nostre
occhiate complici mi mancavano molto…
“Debora,
i fogli!” esclamò quando vide che io non feci nulla.
“Eh?
Cosa?” chiesi sobbalzando, persa in quei pensieri.
“I
fogli del testo” ripeté. “Li avevo dati a te” aggiunse scocciato.
Subito
glieli diedi, dicendomi che ormai era quasi tutto perso e che non saremmo mai
stati amici.
“Oddio, basta! Non ce la faccio più, ho la
testa piena di”A te”, che noia!”
sbottò Giuseppe all’uscita, mentre ritornavamo nel loft con un pullmino.
“Canterete
“A te” di Jovanotti?” chiesi, voltandomi verso di lui ed Andrea seduti dietro
di me e Lara.
“Si”
dissero all’unisono. “Ma ci immagini noi che cantiamo una canzone sdolcinata?”
fece Andrea scettico.
“No
onestamente, insomma, voi che cantate una canzone d’amore… No!” sbottai
ridendo.
“Invece
sarà fico, mostrerò il latin lover che è in me” si introdusse Francesco, mentre
gli altri due più Dante facevano un verso scettico.
“Vabbè,
che volete farci! Su, la prossima volta canterete qualcosa di meglio” li
incoraggiai facendo spallucce.
“Sempre
se non usciamo” mi ricordò Giuseppe.
“Ma
non dire sciocchezze, come farei senza di voi?” dissi, spingendolo lievemente.
“Oh,
ci stai facendo una dichiarazione d’amore?” chiese Andrea ridendo e fingendosi
emozionato.
“Ma
stai zitto…!” lo rimbeccai, mentre Giuseppe, ridendo, spiegava: “No, sai, lui
dice così perché avrebbe preferito che
tu avessi detto: “Senza di te”,
eheh”.
Andrea
imitò la mia spinta di poco prima, prima di arrossire lievemente e di
incrociare il mio sguardo. Mi sentii
arrossire di rimando, e ringraziai il cielo quando irruppe Richard radioso,
dicendo: “Ragazzi, visto che per oggi abbiamo provato abbastanza, cosa ne dite
di organizzare una partita di calcio cinque contro cinque?”
“Ma
siete pazzi? Sapete che io odio il calcio…” gli ricordò Dante.
“Lo
sappiamo, infatti siamo dodici maschi e ci siamo già
organizzati: tu non
giocherai e Alessandro farà l’arbitro”
spiegò. “Allora, voi altri? Giuseppe,
Andrea…?”
Vidi
i ragazzi scambiarsi un’occhiata indecisa ed io e Lara ci guardammo con
un’occhiata in stile: “Maschi!”.
“Ma
dai, partecipate, no? Per una volta farete qualcosa di diverso…” li incoraggiò lei.
“A’
ragà, dovete accettà perché noi stiamo già organizzando i cori per le
cheerleader!” esclamò Samanta radiosa, alzandosi dal suo posto e raggiugendoci.
“Capito Gold Boyz? Ve lo impongo come vostra life coach!”
“Ma
perché, tu farai da cheerleader?” chiesi con una mezza risata.
“Si,
ed anche tu lo farai tesoro, anzi, vieni dietro che stiamo preparando gli
slogan!”.
Fu
così che un’ora dopo mi ritrovai nella stanza di Rossella insieme a tutte le
altre ragazze. Con le varie uscite ne eravamo davvero pochissime: io, Rita,
Samanta, Rossella, Lara, Giulia e Annah.
“Allora,
le formazioni sono queste, me le ha appena date Alessandro: la prima squadra è formata da Richard, Daniele,
Andrea,Massimo e Dante, mentre nella seconda ci sono Amedeo, Claudio,Francesco,
Niko e Dario” spiegò Rossella leggendo dal foglio. “Noi ne siamo in sette,
faremo una squadra da quattro ed una da tre! Allora, chi si propone per la
prima squadra?”
Samanta,
Rita e Lara alzarono la mano. E subito la alzai anche io, non mi andava di
tifare per la squadra di Niko, preferivo stare dalla parte di Max.
“Ok,
allora io, Annah e Giulia tiferemo per la seconda squadra” si accordò Rossella.
“Va bene? Ci sono obiezioni?”
Nessuna
di noi fiatò, così Rita subito si affrettò a dire: “Allora passiamo alla
creazione delle divise! Io propongo di indossare minigonne bianche o di jeans
con delle magliette di colore diverso in base all squadre!”
Quella
parte chissà perché era la mia preferita: avevo sempre sognato essere
cheerleader per una volta, e lo ero stato solo una volta, alla partita di
basket dei miei compagni di classe in quinta elementare…
“Propongo
la maglia rosa o azzurra per la mia squadra!” proposi entusiasta. “Ne avete,
no?”
Si
levò un mormorio di assensi, mentre Giulia diceva: “Allora per la nostra
squadra la propongo arancio o verde!”
Alla
fine ognuno di noi uscì dalla propria stanza con tanto di gonne bianche e
maglie azzurre per la mia squadra e verde per l’altra. Andammo tutte insieme
fuori al giardino, dove si sarebbe tenuto l’incontro, e vidi i ragazzi vestiti
da calciatori un po’ strani, solo Niko, Daniele e Andrea sembravano vestiti un
po’ decentemente.
“Oh,
ecco le nostre cheerleaders” ci accolse Niko avvicinandosi. “Quale slogan hai
preparato per me?” mi chiese con un sorriso.
“In
realtà nessuno” risposi,senza sapere se gioire o essere triste per quello che
gli stavo per dire. “Io tifo per l’altra squadra” annunciai. Lui rimase senza
dire una parola prima di avvicinarsi a Giulia. Mi sentii un po’ in colpa ma fui
distratta dalla voce di Ivan Argenti che esclamò: “Ecco i pon pon!”.
“Ehi,
Ivan, ma cosa…?” chiesi senza capirci nulla, prima di vedere i vari camera men
arrivare.
“Verrete
ripresi, sapete che un day time con questa partita avrà più audience! E poi
Rita mi ha contattato per farvi avare i pon pon! Tu sei nella squadra azzurra,
giusto?” chiese, notando la mia maglietta e porgendomi un paio di pon pon
abbinati.
“Grazie,
ma… Oddio, ripresi!” esclamai,prendendoli. “Che vergogna!”
Fu
con questo pensiero che io e la mia “Squadra” ci avvicinammo a coloro che
avremmo sostenuto.
“Mi
raccomando, fateci fare bella figura” dichiarai facendo l’occhiolino, “Abbiamo
certi slogan…!”
“Uh,
ma sentila! Tanto lo so che tifi per noi solo perché ci sono io!” rise Daniele
con una falsa aria furba.
“In
realtà io sono qui solo per lo zio” lo informai facendo la linguaccia. “Perciò
zio, come minimo devi fare tre goal per me, eheh”
Massimo
sorrise, facendomi ringraziare il cielo e facendomi gioire.
“Ma
certo, anzi, mi impegnerò così, visto che ci sono le telecamere, se non mi va
bene con la musica proverò con il calcio!” ironizzò.
“Giusto,
tu farai il calciatore ed io lo chef” lo sostenne ridendo Andrea, che sembrava
per davvero un calciatore con il completino nero ed azzurro.
“Giusto!
Andrea, dopo devi cucinare tu!” esclamai.
Lui
fece una faccia stranita, prima di rispondere: “Si ma pulisci tu, l’altra volta
ci ho messo mezz’ora per sgrassare le pentole…”
“Poverino”
lo schernii, prima di sorridergli. “Certo che
pulisco io” aggiunsi, e notai che
il camera men ci stava già riprendendo.
“Su,
ragazzi, iniziamo! E’ tutto pronto!” fece Alessandro avvicinandosi, con tanto
di fischietto. Sembrava per davvero un arbitro.
Con
un po’ di emozione io e le ragazze ci mettemmo nella parte destra del giardino,
mentre ripetevamo i vari slogan e i piccoli passi che avevamo preparato.
Ivan
se ne stava seduto sulle panchine con Dante, intento nel fare da cronista.
“…
Ed ecco che le due squadre entrano in campo! Salve pubblico, qui è Ivan che vi parla, e qui con me c’è un ospite
d’eccezione, Dante Alighieri… Saluta il pubblico, Dante!” iniziò. Udendo mi scappò una rimata leggere
che scacciò via la tensione rimasta.
“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi
ritrovai per una partita
di calcio dove giocavano dei pazzi…”.
Le
due squadre si diedero la mano e dopo le varie procedure che non ho mai capito
la partita iniziò per davvero. La mia squadra si chiamava “Music Lovers” e
l’altra “Music Players”.
“Forza
Music Lovers! Forza! Osteria numero uno, come i Music Lovers non c’è nessuno,
osteria numero mille i Music Lovers faranno scintille…” iniziammo a dire,
agitando i pon pon. Mi sentivo decisamente una cretina, ma allo stesso tempo mi
sentivo ibera di fare ciò che volevo.
“…
Ed ecco che Niko scarta con abilità Daniele, ma il ragazzo sembra deciso a
riprendersi la palla… No, Niko la riprende ma arriva Andrea che con abilità fa
rientrare la palla nel possesso della sua squadra con un dribbling da favola…”
Vidi
Rossella farmi uno strano cenno dall’altra parte, ma non capii cosa voleva
dire. Nel frattempo non ci stavamo limitando ad urlare come della sceme e ad
agitare i pon pon.
“…
Ma un deciso Claudio sottrae la palla ad Andrea con una scartata niente male,
cavoli è bravo…”
“Forza
Andrea, forza Andrea, sei tutti noi!” urlai for dal coro, facendomi avanti ed
arrossendo come una pazza.
Notai
Niko e Max guardarmi, mentre Andrea riusciva a riconquistare la palla come una
furia e si avviava verso la porta, contro Amedeo che faceva da portiere.
“…
Ed è forse grazie al commento e all’incoraggiamento di una delle cheerleaders
che Andrea riesce ad avviarsi vicino la porta, scartando Dario e francescp… E’
vicinissimo alla meta… Il portiere lo segue con lo sguardo, tira… La palla
sembra… Ma no, è goal! Goal!”
Esultammo
di gioia e le ragazze ripetettero il mio slogan, mentre tutti abbracciavano Andrea
per il goal fatto e Niko sputava per terra. Mi voltai e vidi che Andrea mi
stava venendo incontro, stringendomi a sé
e alzandomi quasi da terra. “Grazie per l’incoraggiamento, è dedicato a te
questo goal” mi sussurrò all’orecchio, baciandomi una guancia ed allontanandosi
continuando a guardarmi. Mi sentivo così stordita che non mi ero nemmeno resa
conto del fatto che mi aveva bagnata con la sua maglietta sudata.
“…
La situazione è 1 a 0 per i Music Lovers, gente… Ecco che un deciso Francesco sottrae la palla a Massimo e
si avvia deciso verso la porta opposta, dove Dario cerca di difendere la porta…
E Giuseppe lo blocca, che bello vedere due componenti dello stesso gruppo
contendersi qualcosa per una volta…”
La
partita andò avanti e la situazione rimase così fino ad un quarto d’ora dopo.
“…
Ed ecco che Niko è in possesso della palla, ma Daniele è deciso a scartarlo… Ma
Niko tira, e Claudio fa da assist con la testa… Ed è goal! Goal! 1 a 1 gente!”
Sentii
le altre ragazze esultare, mentre Niko ci lanciava un mezzo sguardo di sfida.
Lo ignorai, dicendomi che non avevo nulla da temere. Dopotutto era solo una
partita, e se lui era così ottuso da prenderla sul serio erano fatti suoi; e
poi avevo ancora la testa annebbiata dal ricordo del ringraziamento di Andrea
“Forza
ragazzi, siete i migliori!” iniziammo ad urlare nuovamente.
La
partita proseguì, finché Alessandro non assegnò una punizione a favore
dell’altra squadra e grazie a Dio Dario parò. Poi toccò a Massimo e Claudio segnare.
“…
L’arbitro fischia, è terminata la partita! Così la situazione finisce in parità,
due a due...!”
Abbastanza
stanche per i quarantacinque minuti di saltelli e urla sfrenate, ci accasciammo
per terra, mentre i ragazzi facevano lo stesso e contestavano qualcosa.
“Bravi
ragazzi, nemmeno in gara vi ho mai visto così presi e rivali!” esclamò Ivan,
mentre i camera men parlavano su cosa montare e cosa eliminare visto che non si
poteva mandare in onda tutto.
“Eh
si” commentò Massimo, prima di avvicinarsi a me. “Ti sembrerà un miracolo, ma
sto meglio, mi è servito distrarmi un po’” mi informò.
“Oh,
evvai! E comunque bel goal, zio!” esclamai, agitando ironicamente i pon pon ed
alzandomi. “Mi fa piacere! E vedi che tutto si aggiusterà” gli ricordai,
raggiungendo gli altri e le ragazze.
“Ross,
mi spieghi cosa voleva dire quel gesto prima?” le chiesi, curiosa.
Lei
sorrise, prima di bisbigliare: “Vedi, sul campo si stava svolgendo un corpo a
corpo tra Niko e Daniele, i due che ti hanno sempre contesa… E alla fine mi ha
fatto sorridere il fatto che sia stato proprio Andrea a prendere la palla, in
stile “Tra i due litiganti il terzo gode”! Secondo me sarà così anche nella
vita reale, prima o poi sarà lui a mettersi con te…”.
La
guardai e scrollai le spalle,dicendo il solito: “Ma và…”.
Quella
serata fu davvero bella, omettendo la gara per chi doveva andare a farsi la
doccia per primo, ovvio. Erano le nove e mezza quando ci ritrovammo in cucina
per la cena tutti ristabiliti, e qua e là si sentivano ancora i commenti.
“Comunque
Alessandro è peggio dell’arbitro Moreno, eh” si stava difendendo Amedeo,
“Insomma, il fallo era stato fatto nell’area di rigore…!”
“Moreno
a chi…!”
Ridendo
iniziai a preparare il sugo, mentre Andrea ritornava dalla dispensa con due
pacchi di spaghetti in mano.
“Dici
che fare gli spaghetti sia più difficile?” mi chiese preoccupato.
“Ma
no, non perderai la tua fama di chef” lo rassicurai, con una voce piuttosto
sarcastica mentre versavo il sugo nella padella.
“Ehi,
guarda che se fai così ti preferisco versione cheerleader!” mi rimbeccò passandomi la cucchiaia di legno.
“E’
un pensiero tuo” risposi ridendo, cercando di prendere l’oggetto perché non me
la dava, brandendola come una spada. “E poi hai fatto goal grazie a me...” gli
ricordai, aumentando la presa.
“Hai
ragione, mi salvi sempre” ammise, mollando la presa e dandomi l’oggetto. Lo
afferrai ed iniziai a fare lo stesso procedimento di qualche giorno prima,
decisa nel non incrociare il suo sguardo. “Secondo me imparando sarai un’ottima
chef” aggiunse osservandomi.
“Mai
quanto te” sorrisi, alzandomi sulle punte per prendere il sale.
“Aspetta,
faccio io” si offrì, prendendolo facilmente con il suo metro e ottanta e più
mentre ero sul punto di afferrare il barattolo. Le nostre mani si toccarono, e
per la prima volta fui io a lanciargli uno sguardo grato, sentendo le guance in
fiamme.
“Grazie”
feci, prima di dargli un bacio sulla guancia totalmente imbarazzata, un po’
come faceva lui per ringraziarmi di solito.
“Figurati”
rispose, e si parò nuovamente dietro di me come la volta precedente, poggiando
il mento sulla mia spalla e stringendomi lievemente intorno alla vita.
In
quell’istante mi sentii lo stomaco affamato improvvisamente pieno oltre che alla pressione alzata di centinaia
di gradi.
“Ecco,
ora tocca a te” affermai alla fine, mentre avevo finito di condire il sugo.
Sobbalzò
quasi e disse: “Certo, grazie”.
Feci
un cenno e gli lasciai libera la “Postazione”, dicendogli che sarei andata a preparare
la tavola.
“Debora?”
“Si?”
“I
tuoi capelli hanno un profumo delizioso…”
Ci
scambiammo qualche sguardo prima di deciderci a continuare, mentre Massimo, Niko
e Rossella ci guardavano a nostra insaputa, ognuno con un’espressione
differente.
Alla
fine la pasta fu servita, immortalai il
momento con numerose foto e come la
volta precedente ci furono particolari commenti, e tra questa volta vi citerò
quello di Richard che l’altra volta non aveva avuto il piacere di assaggiarla:
“Beh, Andrea, magari giocassi a pallone come cucini…!”.
Ora
sta a voi interpretarne il senso…!
Qualche Anticipazione:
Era
vero: tre secondi dopo mi ritrovai davanti la stampa della copia settimanale di
“Cioè” e, ciliegina sulla torta, c’eravamo tutti noi in copertina.
_____
“Perfetto
allora, dopo le prove verrai da Armani con me!” stabilì entusiasta.
_____
“Bene…
In realtà io ed i giudici siamo qui per darvi una notizia che forse sconvolgerà
un po’ il vostro equilibrio…” iniziò, mentre Silvia annuiva e si avvicinava.
_____
“Ti
vogliamo come nostra life coach!” esclamò Andrea come se fosse la cosa più
logica del mondo.
_____
Inutile
dire che a quelle parole Samanta sbiancò e fece segno a Niko di uscire,
sbattendo quasi la porta.
_____
Feci
un piccolo cenno prima di schiarirmi la voce e dire: “Promettiamoci che se
arriveremo in finale, l’ultima sera la renderemo indimenticabile!”.
|
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Capitolo 29 *** Cambio Di Life Coach ***
Cambio Di Life Coach
Salve!
Dopo
questo cap le cose varranno ulteriormente sconvolte e penso che il titolo dica già tutto a proposito…
Grazie
mille a:
95_angy_95:
Andrea che cerca di conquistare Deb? Se solo sapesse l’effetto che le fa cap
dopo cap…! Eh si, zio Max si sta
rimettendo, senza di lui le cose sembrano più strane, non trovi?
giuigiu95:
Hai ragione, Debora e i casini ormai vanno proprio braccetto! E lei e Andrea, beh… anche io li
adoro se non si è capito!
Giulls:
Carissima collega di mean girls, non preoccuparti assolutamente! Spero che tu
abbia ricevuto la mia risposta via e-mail! La tua mancanza si è sentita molto!E
comunque… Bentornata! ^^ Grazie, è sempre un piacere sapere che la fic ti continua
a piacere! Riguardo Niko, beh, per ora
continua ad essere moooolto idiota, poi, chissà…! Spero che anche questo cap ti
piaccia!
Peso
che aggiornerò sabato, per cui… Buon Anno a tutti voi!
La
vostra milly92.
Capitolo 29
Cambio Di Life Coach
Il
venerdì si annunciò grigio e piovoso in contrasto ai precedenti giorni di
eccessivo sole e caldo. Per questo Daniele prese un bel raffreddore
accompagnato da alcuni decimi di febbre, forse dovuti anche alla gran sudata
del giorno precedente per la partita, così noi life coaches rimanemmo nel loft
per accudirlo quando i cantanti andarono a provare al CPM.
“Mannaggia
a m…etciù!” starnutì il ragazzo,
mentre Samanta, che al momento si era presa l’incarico di chef, gli preparava
qualcosa di caldo.
“Dai,
non farla tragica, che sarà mai” lo rassicurai, “Non è niente di che! Sono
sicura che dopo la febbre si abbasserà ulteriormente”.
“Speriamo,
io non mi ammalo mai, ma quando succede è un casino” mi informò, mentre gli
passavo un fazzoletto. Di fronte a noi, Alessandro dormiva beato, disteso sul
divano, Dario leggeva e Rita si limava le unghie.
“Riposati
se vuoi, dormire aiuta in questi casi” gli dissi cordiale, mentre lui
starnutiva per l’ennesima volta.
“Non
ho sonno” rispose scocciato.
“Daniele,
vieni in cucina! Ti ho fatto la pastina con il dado!” urlò Samanta in stile
mammina premurosa.
Così
trascorremmo il pomeriggio in gran noia finché non bussarono alla porta.
“Cavoli,
sono già tornati? Sono solo le sei” fece Rita andando ad aprire. Scrollai le
spalle, sbadigliando, ma tre secondi dopo la sentii fare un urletto eccitato e
corse verso di noi, brandendo in mano un pacco. “Sono i giornali con le nostre
interviste! Oddio!”
“Cosa?”
chiedemmo in coro, correndo verso di lei.
Era
vero: tre secondi dopo mi ritrovai davanti la stampa della copia settimanale di
“Fashion Girl” e, ciliegina sulla torta, c’eravamo tutti noi in copertina.
“Cavoli”
esclamai, prendendo una copia e sedendomi sul divano senza fiato. “Cavoli”
ripetei, mentre le mie mani tremavano e faticavo a sfogliare le pagine. Alla
fine, dopo aver scambiato pagina 64 per pagina 94 e figuracce simili riuscii a
trovare le due pagine dedicate a me e Niko, restando totalmente allibita. C’era
una foto gigantesca mia e di Niko che ci sorridevamo sotto la scritta “Life
coach per la pelle”, e la mia intervista era presente nella pagina di destra,
con uno sfondo prettamente rosa e accompagnata da tre mie foto, di cui
riconobbi anche il momento in cui l’avevano scattata. Alla pagina seguente
invece, con lo sfondo azzurro, c’era l’intervista a Niko e poi in fondo alla
pagina c’erano scemenze circa i nostri oroscopi e cose simili…
“Wow”
mormorai leggendo. Mi rincuorai vedendo che le cose scritte erano vere e i
giornalisti non si erano inventati nulla.
Dopo circa venti minuti mi decisi a girare pagina e leggere anche le
altre interviste.
“Bella
intervista, complimenti” fece Daniele, disteso sul divano con un piccolo
sorriso.
“Anche
a te” ribattei. Lanciai uno sguardo alla sua foto e aggiunsi: “Comunque sei
davvero fotogenico” con un sorriso sincero.
Lui
arrossii lievemente e fece un cenno modesto, ma l’entrata di una Samanta tutta
elettrizzata ci distraette. “Mi avete
vista? Oddio, che emozione!”.
“Complimenti,
Sam” esclamai, ridendo per la sua reazione. Eravamo diverse, esprimevamo le
nostre emozioni in modo differente, io con il silenzio, lei con le urla.
“Grazie”
disse tutta compiaciuta, togliendosi una ciocca riccia da sopra la spalla prima
di fiondarsi sul divano e iniziare a squadrare le sue foto con aria critica.
Io
ed Alessandro ci lanciammo un’occhiata e ci vollero molti sforzi per non farci
scoppiare a ridere. Era davvero un bravo
ragazzo, uno di quei tipi che aiutano il prossimo a tutti i costi e che poi
alla fine vengono ripagati con l’indifferenza.
“Sam
hai visto come sono venuti i miei capelli? Uffa…” si lamentò Rita
avvicinandosi all’amica con aria
afflitta.
Fu
un pomeriggio emozionante ma allo stesso tempo monotono, e ringraziai il cielo
quando ritornarono gli altri, accompagnati anche da Ivan e i giudici.
“Deborina!
Tesoro, ti ho vista sul giornale, auguri!” fece Silvia avvicinandosi e
salutandomi con due baci sulle guance.
“Grazie
Silvietta” la rimbeccai con un sorriso.
“Hai
già scelto i vestiti per martedì?” mi chiese curiosa, posando la borsa
sull’attaccapanni.
“No,
penso li sceglierò domani come al solito in sartoria” risposi.
“Perfetto
allora, dopo le prove verrai da Armani con me!” stabilì entusiasta.
“Cosa?”
“Hai
sentito bene, le altre ragazze lo fanno sempre, è giusto che anche tu ne
approfitti un po’! Ti aspetto alle sette al’uscita dello studio” affermò,
legandosi i capelli con un elastico rosso, prima di sorridermi ed avvicinarsi a
Lara.
Ancora
un po’ sconcertata raggiunsi Niko nella sua stanza, intento nel posare un
quaderno nel suo cassetto.
“Ehi,
hai visto l’intervista?” chiesi.
Si
voltò, e dopo avermi squadrata annuii impercettibilmente.
“Ok…”
feci,sentendomi in imbarazzo, “Ci vediamo di là”.
Ritornai
dagli altri con un piccolo senso di colpa, dopo la partita non ci eravamo
parlati granché. Ma era cache colpa sua, mi dissi, dopo tutti quegli errori che
aveva commesso nei miei confronti era già troppo se l’avevo perdonato.
Vidi
che Luke aveva preso posto vicino alla tastiera su cui mi ero accasciata
nemmeno una settimana prima, e stava dicendo: “Questa la dedico al povero
Daniele” con un sorriso.
Fu
così che tre secondi dopo assistemmo al Luke show: l’uomo iniziò a fare dei
midley dei Beatles, mentre gli altri cantavano con lui.
“Ecco
a voi la pasta” esclamò Dante avvicinandosi e porgendo un piatto di penne al
sugo a Luke.
“Ma
che fai, rubi il posto di chef ad Andrea?” gli chiesi ironica, mentre il
ragazzo mi faceva un applauso.
“Brava!
E diglielo a quel ladro di mestieri!” approvò avvicinandosi.
“Cos’è
questa storia?” chiese Luke, prendendo il piatto ed assaggiando.
“Ho
preparato la pasta al sugo più buona del mondo per due volte” esclamò dandosi
delle arie.
“Non
oso immaginare signor Andrew” rispose Luke. “Ma... argh, ci hai messo la
cipolla, Dante?” chiese, strozzandosi quasi ed inghiottendo con difficoltà il
boccone.
Dante,
che stava servendo Maria, rinsavì dalla folla. “Si, un po’, per dare sapore…”
“Un
po’? Ma questo non è pasta con la cipolla, è cipolla con la pasta!” protestò
ridendo, facendoci scoppiare a ridere di conseguenza.
“Cipolla
con la pasta! Questa è bella!” dicemmo io ed Andrea contemporaneamente, prima
di guardarci e continuare a ridere.
“Allora
è vero, tu sei lo chef n°1” sorrisi facendo la linguaccia a Dante.
“Ma
che, lo chef n°-1, è diverso” precisò lui.
“Ragazzi,
un attimo di attenzione prego!”.
Ivan
si era posizionato al centro del salotto e si sbracciava per attirare la nostra
attenzione. Mano a mano ci posizionammo attorno a lui, curiosi di sapere cosa
voleva dirci.
“Bene…
In realtà io ed i giudici siamo qui per darvi una notizia che forse sconvolgerà
un po’ il vostro equilibrio…” iniziò, mentre Silvia annuiva e si avvicinava.
“Si…
Dopotutto questo è un programma televisivo e ci sono spesso dei cambiamenti…”lo
appoggiò la donna, prendendo un bicchiere di champagne che le aveva offerto
Rossella.
“Sarebbe?”
chiese Alessandro curioso.
Io
me ne stavo tra Luke ed Andrea, intenta anche nello scrutare Samanta dire
qualcosa all’orecchio di Niko, facendolo ridere silenziosamente.
“Beh
ragazzi… Il fatto è che alla fine della prossima puntata settimanale, dopo
l’eliminazione… Da notare che quindi saranno rimasti solo i semifinalisti…”
“Ivan
datte ‘na mossa!” sbottò Rita presa.
Ivan
fece un piccolo sorriso prima di dire: “Alla fine della puntata ci sarà un
cambio tra cantanti e life coaches, cioè, ogni life coach verrà affidato ad un
cantante diverso da quello a cui era stato affidato inizialmente!” .
Seguì
un enorme silenzio, mentre Maria e gli altri giudici si guardavano e noi ci
scambiavamo occhiate perplesse.
“Lascio
a voi il libero accordo, potete decidere già da stasera e collaborare con i
nuovi life coach per vedere se vi trovate bene così non avrete dubbi dopo
martedì. Devono essere i talent a scegliere, comunque” si congedò Ivan.
“Aspetta
Ivan, hai dimenticato di dire ai life coaches la questione del premio…!” lo
interruppe Silvia soave, mentre noi ci voltavamo verso di lei con un rapido
scatto.
“Cioè?”
chiese Samanta.
“La
produzione ha deciso che il life coach del talent vincente avrà l’opportunità
di avere un ruolo rilevante nel videoclip dell’inedito” spiegò. Notai che Samanta fece un piccolo scatto prima di
afferrare Niko per il braccio e dirgli nuovamente qualcosa.
“Bene,
per oggi è tutto, noi dobbiamo andare” disse Luke con una falsa voce serena.
“Sappiamo di avervi dato notizie sconvolgenti” aggiunse con un ghigno,
facendoci ridere.
“Debora
allora ti aspetto domani per la questione dei vestiti!” mormorò Silvia mentre usciva, facendomi
l’occhiolino.
“Ok”
risposi, prima di andare nella mia stanza ed accasciarmi sul letto. Mi era
passata la fame, davanti a me non vedevo altro che un conflitto di interessi,
ora tutti si sarebbero contesi il cantante che aveva più possibilità di
vincere…. Ed io? Cosa avrei fatto?
“Eccoti
qui, finalmente” disse la voce di Francesco, facendomi sobbalzare.
“Ragazzi!”
esclamai, rivolta ai Gold Boyz. Mi alzai e mi sedetti sul letto a gambe
incrociate.
“Siamo
qui per… Beh, hai capito cosa, no?” chiese Dante mentre tutti prendevano posto
attorno a me.
“No,
cosa?” chiesi, ancora un po’ confusa dai pensieri precedenti.
“Ti
vogliamo come nostra life coach!” esclamò Andrea come se fosse la cosa più
logica del mondo.
Ricordai
le loro parole della settimana precedente, quando mi nominarono “Ragazza
perfetta Gold Boyz” e mi dissero che se avessero potuto avrebbero scelto me. Allora erano stati sinceri! Ma poi un
dubbio mi prese: dovevo pensare anche un po’ a Max…
“Oh,
grazie” mormorai, indecisa. Mi sorrisero incoraggianti, e mi costò un’enorme
fatica dire: “Ragazzi, vi… vi faccio sapere, ok? Il fatto è che Max potrebbe
offendersi, voglio vedere se me lo propone, alla fine gli sono amica e…”
“In
realtà Max ha scelto Dario qualche minuto fa, stavano facendo una sottospecie
di asta, mancavi solo tu… Penso che quei due insieme formeranno il club anti -
Rossella, ho sentito che Dario ci discuteva spesso…” mi informò Giuseppe.
“Ah…
Allora, beh, certo che voglio essere la vostra life coach!” esclamai. “E non
pensate di essere secondi a M…”.
“Lo
sappiamo, shh” fece Andrea, poggiandomi un dito sulle labbra. Gli sorrisi, ma
quel bel momento fu interrotto dall’entrata di Samanta e Niko. Lei se ne stava
rigorosamente a cavalcioni addosso a lui, e quella scena mi fece ricordare la
mezza giornata che trascorremmo insieme alla Reggia.
“Vi
presento la mia nuova life coach” esclamò Niko tutto pimpante, senza guardarmi,mentre
Samanta rideva e scendeva con molta eleganza.
“E
noi ti presentiamo la nostra nuova life coach” lo rimbeccò subito Andrea,
mentre io facevo un sorriso a cinquantadue denti e allungavo le braccia per appoggiare
le braccia sulle spalle dei quattro.
“In
bocca al lupo Sam, so che ne sarai all’altezza, forse pure più di me! So che
hai molta più pazienza!” dichiarai
tranquilla, prima di voltarmi e chiedere: “Ragazzi, a che ora avete le prove
dello studio domani? Sapete, io alle sette devo andare, Silvia mi ha detto che
andrò con lei da Armani a fare shopping…”
Inutile
dire che a quelle parole Samanta sbiancò e fece segno a Niko di uscire,
sbattendo quasi la porta.
“Dalle
quattro alle cinque e un quarto” risposero in coro, prima che io mi sfogassi
con un sincero: “Ma che stronzo, a che gioco sta giocando? Non mi ha detto
nulla, che si è messo in testa?!”.
“Lascialo
perdere, ora sei dei nostri! Benvenuta nei Gold Boyz And Golden Girl!” esordì
Francesco battendo le mani.
“Io
propongo un brindisi, vengo subito!” esclamò Dante pimpante, uscendo
velocemente.
“Certo
che la vita è strana…” mormorai sbuffando. “Sono venuta qui come una scema,
apparentemente pazza di Niko, ed ora invece sono la vostra life coach!”
“Ti
dispiace?” chiese Andrea, quasi offeso.
“Ma
che, anzi, non posso chiedere di meglio!” esclamai facendo un grosso sorriso.
“Anzi, come vostra life coach vi autorizzo ad entrare in questa stanza a
qualsiasi ora, e di conseguenza vi autorizzo a vedermi in pigiama e disastri
simili” ironizzai.
In
quel momento entrò Dante con una bottiglia di champagne e bicchieri di plastica
in mano.
“Brindiamo
a Deb in pigiama!” decretò Francesco facendomi l’occhiolino. “So che è più sexy
così” aggiunse, mentre gli lanciavo un cuscino addosso e per un pelo non
colpivo Dante che stava riempiendo i bicchieri.
Brindammo,
e alla fine finii per bere quattro bicchieri di quel delizioso nettare.
“Basta,
altrimenti mi ubriaco come l’altra volta e non mi va di risvegliarmi sul divano
con qualcuno” affermai, stoppando Giuseppe che mi stava servendo il quinto
bicchiere.
“Dimentico
sempre che sei una minorenne” disse, “Il fatto è che mi dai l’impressione di
una più grande, e non sono per l’aspetto fisico”.
“E’
un complimento?” chiesi, singhiozzando ed accasciandomi su quel poco di letto
libero che mi ritrovavo.
“Direi
di si”
Feci
un piccolo cenno, mentre sentivo la testa girarmi un po’.
“Che
cavolo, mi gira la testa!” protestai. “Nel caso mi sbronzassi non tenete conto
delle mie parole e delle mie azioni” li avvisai, alzandomi lentamente a sedere
mentre mi scrutavano.
“Tranquilla”
fece Andrea, avvicinandosi e stringendomi la testa con le mani. “Va meglio?”
All’improvviso
mi sentii meglio, quella brutta sensazione era scomparsa.
“Si,
accidenti!” risposi. “Grazie!”
“Eh,
il nostro Andrew è un esperto in questo campo” mi informò ridendo Dante mentre
Andrea continuava a stringermi il capo. Le sue mani stranamente calde erano un
sollievo per me, e mi dissi che sarei rimasta così per ore.
“Ma
stasera ce l’hai con me?” protestò lui, mentre mi lasciava stare e mi alzavo per recuperare un po’ di
equilibrio.
Scoppiammo
a ridere mentre si scambiavano occhiate in “Grande stile” e mi dissi che dovevo
essere felice perché da quel momento sarebbe iniziata la sesta fase: la fase
“Live with Gold Boyz”.
“Promettiamoci
una cosa” me ne uscii un’ora dopo, mentre eravamo in giardino. Io guardavo le
stelle mentre Giuseppe suonava la chitarra e Francesco e Dante cantavano.
Nessuno
mi rispose, così voltai, notando che ai
miei lati Andrea mi stava osservando.
“Andrea?”
gli chiesi, senza capire.
“Oh,
si, dimmi” sobbalzò, mentre Francesco si girava e sghignazzava.
“Stavo
parlando con tutti voi in realtà…” precisai, mentre lui mi toglieva gli occhi
di dosso e diceva: “Scusa, ma sai, avevi una così bella espressione…”.
Feci
un piccolo cenno prima di schiarirmi la voce, imbarazzata, e dire:
“Promettiamoci che se arriveremo in finale, l’ultima sera la renderemo
indimenticabile!”.
“Come
minimo!” risposero in coro. “Parola di Gold Boyz A Golden Girl!”.
Facemmo
un gesto in stile cavalieri della tavola rotonda prima di ritornare alle nostre
occupazioni. Io continuai a guardare le stelle mentre pensavo al brusco addio
tra me e Niko, che alla fine non c’era nemmeno stato, e al fatto che da lì a
venti ore sarei andata a fare shopping con Silvia.
“Ehi,
Boyz” fece proprio la voce di Niko, lievemente affievolita.
Mi
voltai di scatto, e quando incrociò il mio sguardo si bloccò quasi.
“Ciao
Niko” lo salutai, quasi con una vena di perfidia.
Mi
ignorò, e chiese qualcosa a Giuseppe che non sentii, presa dalla rabbia del
momento.
Quella
sera Samanta ritornò nella stanza verso le due, svegliandomi con il rumore
insistente dei suoi tacchi. Sentii Rita alzarsi di botto prima di dire: “Sam,
finalmente! Che fine hai fatto?”
“Sono
stata a provare con Niko, non sai che palle! Prima con i Gold Boyz assistevo
raramente alle prove, ma se voglio comparire nel videoclip, beh, me lo devo
sudare, no?” disse, mentre la sentivo camminare per la stanza.
Rita
rise. “Ma perché, sei convinta che vincerà lui?!” chiese sarcastica.
“Certo!
Si a che vincerà lui! Debora non è così scema come sembra” aggiunse in un
bisbiglio, ridendo malignamente. “Peccato che Niko subito l’ha ripudiata come
life coach, non ha capito che in tv non serve a niente fare la tipa tutto onore
e lealtà!”
“Col
cavolo, intanto è lei quella che ha un provino per un film da fare…” sbottò
Rita con aria di precisione.
“Non
me lo ricordare” ribattè Samanta, “E domani andrà anche da Armani con la Fortuna!”
“Nooo!”
Ascoltai
quella conversazione con una vena di ira gigantesca, l’istinto di alzarmi e far
capire che avevo sentito tutto era forte. Ma mi dissi che avrei dovuto
resistere e che quell’informazione l’avrei potuta usare al più presto.
Ero
davvero delusa, specialmente da Niko… Che cavolo gli avevo fatto? Era stato lui
ad iniziare…! E intanto della nostra presunta amicizia rimaneva solo un
articolo di giornale.
Qualche Anticipazione:
Mi alzai e feci agli altri
segno di seguirmi, dicendo: “Venite, andiamo a provare, forse oggi non ci sarò
perché vado da Armani con Silvia…” e lanciandole un’occhiata quasi assassina.
_______
“Allora
puoi venire con noi in sartoria dopo? Ci dai una mano con i vestiti” propose
lui. “Samanta non se ne fregava proprio”
_______
“Qui
sei l’unica che non fa il gioco sporco, Deb” disse, improvvisamente serio. “E
non potrà essere sempre un bene in una società come questa dove conta
l’apparenza piuttosto che i fatti”.
_______
“Cavoli,
sembri una principessa!” esclamò Francesco giulivo, avvicinandosi.
“Ma
lei è una principessa” precisò
Andrea.
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Capitolo 30 *** Talent Nuovo, Vita Nuova ***
Talent Nuovo, Vita Nuova
Hola
chicas (credo siate tutte ragazze …)!
Ho
deciso di aggiornare prima visto che nei prossimi giorni sarò impegnatissima.
Questo cap è di transizione più che altro,anche se Deb comprende più a fondo i suoi
sentimenti per Andrea, e spero che vi faccia piacere il fatto che Niko non
compare proprio, ihih!
Grazie
mille a:
95_angy_95: Infatti, mi sa che anche Debora è lievemente felice di essere la life
coach dei Gold Boyz xD E, tra parentesi, anche io adoro i Gold Boyz, vorrei
proprio degli amici come loro!
giunigiu95: Niko ti sta sulle scatole? Chissà perché! xD xD La scena in cui Andrea fissa Deb è una delle
mie preferite, mi fa piacere che ti sia piaciuta!
Giulls: Carissima, grazie come sempre della recensione, è una
gioia leggere i tuoi commenti, mi fai morire sempre dalle risate, specialmente
quando dicevi “Che paura voglio la mamma” ihih! Riguardo il tuo dubbio, beh,
conoscerai a verità sul perché Niko l’ha baciata anche prima di dire la verità
nel cap 39, mi sa che dovrai pazientare un po’, sorry! Bacioni!
_New_Moon_: Che bello, anche tu adori Andrea! Io lo amo (si può
dire di amare qualcuno di tua invenzione?! xD)! E tra parentesi, anche io ti
adoro per le tue magnifiche recensioni e perchè ti sono grata del fatto che continui
a seguirmi! Grazieeee! ^^
Angel Texas Ranger: Certo che Deb
farà vedere a tutti chi è, tranquilla, e inizierà in questo cap!
A presto,
la
vostra milly92.
Capitolo 30
Talent Nuovo, Vita Nuova
Ormai
tutto si era evoluto da quel fatidico 5 aprile, e quella notte dopo la
conversazione tra Samanta e Rita mi addormentai difficilmente, pensando al
fatto che non c’era quasi nessuna ragazza su cui avrei potuto contare. Ma
quella mattina successe qualcosa che mi fece salire l’umore di qualche tacca:
fui svegliata da un coro di “Buongiorno” e dall’odore di ciambelle calde.
Aprii
gli occhi e sobbalzai vedendo che i Gold Boyz erano davanti a me: Giuseppe e Francesco
sorridevano,Dante aveva in mano un vassoio con succo di frutta e caffè ed Andrea
reggeva in mano un vassoio di ciambelle.
“Oh,
buongiorno” esclamai, alzandomi di scatto e aggiustandomi i capelli, sicura del
film horror che stavo esibendo. “Ma cosa…?”.
“Ti
abbiamo portato la colazione a letto!” fece Francesco allegro.
“Grazie…”
mormorai. “Aspettate che mi do una sistematina e vengo”.
“Ma
perché…? Stai bene, dai…!” cercò di convincermi Andrea, mentre io prendevo dei
vestiti dall’armadio e facevo per andare in bagno.
Gli
lanciai uno sguardo simile a quello che la fatina avrebbe rivolto a Pinocchio,
mentre Francesco si scusava con un:
“Ieri ci hai autorizzati ad entrare a tutte le ore!”, prima di sparire nel
bagno e ricomparire venti minuti dopo, con tanto di gonna bianca, maglietta
arancio e capelli sistemati.
“Direi
che possiamo fare colazione” esclamai, prima di notare che metà della roba era
scomparsa. “Alla faccia”.
“Su,
non è colpa loro, povere bestie, compiatiscile” fece Giuseppe indicando
Francesco e Dante.
Scoppiammo
a ridere, mentre scrollavano le spalle e
Samanta si svegliava, irritata. “Volete fare silenzio? Vorrei dormire, è
presto…”.
“Mica
è colpa nostra se fai le ore piccole” la rimbeccai, troppo amareggiata per le
sue parole della sera precedente e lasciandola a bocca aperta. Mi alzai e feci
agli altri segno di seguirmi, dicendo: “Venite, andiamo a provare, forse oggi
non ci sarò perché vado da Armani con Silvia…” e lanciandole un’occhiata quasi
assassina.
Sapevo
di comportarmi da stronza, ma al momento mi era inevitabile. In un certo senso
era come se stessi ripagando tutte quelle cose che aveva detto la notte prima
sul mio conto… E mi dissi che doveva ricredersi.
“Cavoli,
sei proprio ostinata…” sussurrò Dante mentre chiudevo la porta e ci dirigevamo
verso la cucina.
“Lo
saresti anche tu se avesse detto tutte quelle cose su di te, bello mio…”
risposi. Gli raccontai dell’accaduto, e rimasi un po’ stupita quando non
rimasero sconvolti. “E’ fatta così, non ci possiamo far niente” sintetizzarono.
Annuii,
mentre Daniele correva verso di noi e ci salutava affettuosamente.
“Mi
sento benissimo, l’influenza è scomparsa del tutto” annunciò felice.
La
giornata migliorò con il passare delle ore. Notai che essere la life coach dei
Gold Boyz era uno spasso, non c’era momento in cui non ridevamo per qualche
sciocchezza, ma soprattutto adoravo i momenti con Andrea, quando lo scoprivo a
fissarmi o quando faceva il galantuomo. Ormai tutti quegli sguardi e sorrisi
erano diventati fondamentali per me, ed iniziavo a dirmi di essere una cretina
perché ero ricascata in quel tunnel per la seconda volta in poco più di un
mese. Quale tunnel? Delle ragazzine prese dai divi, ovviamente. Ma sentivo che
con lui era diverso, sentivo che era sincero, ma allo stesso tempo mi dicevo
che non dovevo illudermi di piacergli perché non volevo che la storia si
ripetesse.
Fu
con questi pensieri che mi ritrovai nello studio ad assistere alle loro prove
ufficiali.
“Benvenuta
nel regno dei Gold Boyz” mi accolse Luke appena presi posto tra lui e Kevin, il
vocal coach, di origini inglesi come lui.
“Thank you” risposi energica. “I’m sure that be in Gold Boyz’s kingdom will be a pleasure… E tra parentesi… pretendo lezioni di inglese da parte
vostra!” risposi sorridendo.
Kevin
annuì insieme a Luke, che ripose: “Sure, Debora! Anzi, Debby!”.
Feci
un piccolo cenno:dopotutto Debby era molto meglio rispetto a Deborina.
“Allora,
iniziamo con “A te” va bene?” fece
Luke poco dopo, mentre gli altri
annuivano e la base partiva.
Iniziarono
a cantare, e dal primo momento fino all’ultimo tentavo di non ridere: erano
troppo troppo seri per i miei gusti, quasi quasi non erano credibili…
“A te che sei l’unica al mondo, l’unica ragione
per arrivare fino in fondo ad ogni mio respi..” si fermò Francesco, iniziando a ridere e indicando Andrea.
“Non è colpa mia se ha quell’espressione da idiota mentre fissa Deb ed io sto
cantando” si giustificò, indicandoci. Trasalii: mi ero accorta fin troppo dello
sguardo che mi aveva lanciato…
“Dai,
non sfottere sempre” si difese Andrea, voltandosi e rosso in volto mentre anche
Giuseppe e Dante iniziavano a ridere.
“Ragazzi,
dai, non perdete tempo!” cercai di dire,rossa a mia volta, ma fui sovrastata
dalle risate di Luke e Kevin.
Era
davvero diverso il loro modo di provare rispetto a quello di Maria e Sandro che
spesso non accettavano distrazione, eppure in quel modo ottenevano buoni
risultati: i Gold Boyz non erano mai andati in ballottaggio.
“Non
vorrei scoppiare a ridere anche martedì, quindi evita di fissarla…” bofonchiò Francesco
tra le risate che stavano diminuendo mano a mano.
“Su
ragazzi non perdete tempo!” esclamai, alzandomi e alzando la voce in modo da
farmi sentire. Andrea aveva una faccia rassegnata e sorrise in mia
direzione,grato.
Mi
guardarono quasi sconvolti, come se non credessero alle loro orecchie.
“Deb
ha ragione, dai, riproviamo!” esclamò Andrea, facendomi un piccolo segno di
riconoscenza.
“Ci
mancava un’altra persona diligente tra voi, eh?” chiese Kevin sarcastico.
“Brava Debby, brava” approvò con un breve applauso ed io feci un piccolo cenno.
Così
la base ripartì, ed io,Luke e Kevin ci mettemmo le cuffie per ascoltare bene.
Restai
interdetta e piacevolmente sorpresa quando Andrea cantò: “A te che non ti piaci mai e
sei una meraviglia, le forze della natura si concentrano in te che sei una
roccia, sei una pianta, sei un uragano, sei l’orizzonte che mi accoglie quando
mi allontano. A te che sei l’unica amica che io posso avere,l ’unico amore che
vorrei…”
ritornando a guardarmi e facendomi
l’occhiolino, dopo avermi mandato un bacio. Presa da quel gesto, a stento mi
accorsi della fine della canzone.
Applaudimmo,
mentre Kevin precisava: “La seconda strofa dovremmo modificarla…”.
Con
il seguire delle prove arrivarono ad indicarmi quando facevano “A te”,
facendomi sentire particolarmente felice. Mi stavo davvero divertendo ad essere
onesta, e mi dissi che sarei tanto voluta arrivare fino in finale insieme a
loro. Solo in un secondo momento pensai al premio circa il videoclip… Niko
sembrava scomparso dai miei pensieri per il momento, e la cosa mi turbava alquanto.
“A
che ora hai l’appuntamento con Silvia?” chiese Giuseppe mentre uscivamo dallo
studio e andavamo fuori a prendere una
boccata d’aria.
“Alle
sette…”
“Allora
puoi venire con noi in sartoria dopo? Ci dai una mano con i vestiti” propose
lui. “Samanta non se ne fregava proprio”.
“Ed
è per questo che avevate così poco stile” sdrammatizzai, prima di dire con una
faccia più seria: “Certo che ci sarò, io non sono Samanta!” .
Perciò
mezz’ora dopo mi ritrovai in sartoria a scegliere i due vestiti per le esibizioni.
Che
strano, eppure scegliere vestiti da uomo non era una passeggiata!
Mentre
stavo scegliendo tra un completo nero molto semplice ed uno argento
particolarmente esuberante per Dante udii la voce squillante ed allegra di Ivan
che diceva: “E’ sempre un piacere” o cose simili.
“Ehi
Ivan” lo salutai, mentre davo entrambi i vestiti a Dante e gli chiedevo di
provarli.
“Deb!
Proprio te cercavo!” mi salutò, mentre consegnava una cravatta color pesca a
Sara e si avvicinava sorridendo.
“Ma
guada un po’” dissi sarcastica.
Ci
sorridemmo prima che lui dicesse: “Ti ho vista alle prove dei Gold Boyz! Sei la
loro life coach ora, giusto?”.
“Si!”
risposi, forse in modo fin troppo entusiasta perché mi lanciò un’occhiata
strana.
“Wow
che entusiasmo” commentò ridendo. “E come si è risolta la questione di Niko?”
volle sapere curioso, facendomi segno di seguirlo vicino ai camerini in modo da
poter parlare senza essere ascoltati.
Esitai
prima di dire un piccolo: “Abbastanza bene, tanto ora lui ha Samanta”
“Sei
gelosa? Noo!” sghignazzò.
“Ma
fai il serio per una volta! Non sono gelosa, è che Samanta lo sta usando solo
perché crede che sia lui a vincere e lui si è lasciato abbindolare…” spiegai.
“Qui
sei l’unica che non fa il gioco sporco, Debora” disse, improvvisamente serio.
“E non potrà essere sempre un bene in una società come questa dove conta
l’apparenza piuttosto che i fatti”.
Aveva
fin troppo ragione e non me la sentii di ribattere.
“Comunque
devo muovermi se voglio essere in orario per l’appuntamento con Silvia” dissi
d’un tratto, facendo un passo avanti. “Andremo da Armani alle sette” spiegai
quando mi lanciò un’occhiata interrogativa.
“Cavoli,
hai fatto pappa e ciccia con lei, eh?” chiese, facendo l’occhiolino.
“Non
eri tu quello che tre secondi fa ha detto che in una società come questa conta
l’apparenza piuttosto che i fatti?” lo rimbeccai, prima di strappargli una
risata ed allontanarmi con la mano in segno di saluto.
“Ehi,
Deb, cosa ne pensi?”.
Rossella
era a pochi passi da me, con indosso un vestito blu molto carino che le
risaltava i lineamenti apparentemente dolci.
“Wow,Ross,
sei uno schianto!” risposi entusiasta, mentre sorrideva e diceva: “Grazie!” .
Ricambiai
il sorriso, e mi avvicinai a Dante. “No, questo completo argento non va bene”
dichiarai, guardandomi intorno alla ricerca di qualcosa.
“Deborina!”
La
voce mielosa di Silvia mi fece sussultare, mi voltai e feci un piccolo sorriso
apprensivo circa la sua espressione sempre entusiasta e a volte indubbiamente
falsa.
“Silvietta!” ricambiai, pensando che di questo
passo sarei riuscita a trovare i vestiti con molta difficoltà.
“Visto
che sei già qui ti andrebbe di iniziare ad avviarci? Sono le sei e venti”
propose.
Riflettei
un attimo prima di dire: “Non posso, Silvia, sto scegliendo i vestiti per i
ragazzi… Sono la loro nuova life coach, sai…”.
Lei
accentuò il sorriso. “E che fa? Vengono con noi, non c’è nessun problema!”
Feci
per ribattere quando Andrea venne tutto trionfante in nostra direzione,
brandendo in mano un completo. “Ragazzi, ho trovati i completi per la prima
esibizione!”.
“Che belli! Ma stavo giusto dicendo a Debora,
perché non venite con noi da Armani?” ripeté Silvia decisa, continuando a
sorridere.
Fu
così che cinque minuti dopo ci ritrovammo nella BMW della produzione, con Silvia
tutta allegra seduta vicino l’autista. Io me ne stavo schiacciata contro il
finestrino, seduta proprio vicino ad Andrea. Sentirlo così vicino era una
specie di tortura, specialmente quando lui poggiò innocentemente la mano destra
sulla mia e poi mi guardò, sorridendo.
Quando
arrivammo da Armani rimasi letteralmente rapita: era un negozio enorme, pieno
di abiti di tutti i generi. E lo rimasi ancora di più quando vidi i prezzi...
Cinture che costavano 500 €…
“Ragazzi,
venite su!” fece Silvia con fare esperta, mentre il proprietario del negozio ci
salutava con un inchino, facendomi rimanere scioccata. Ci condusse in un
reparto di abiti eleganti, fatto di tantissimi stand colorati e milioni di paia
di scarpe poggiate elegantemente dovunque.
“Per
i prezzi state tranquilli, ho la carta di credito della produzione” ci
rassicurò, mentre continuavamo a guardarci intorno senza sapere cosa dire.
“Vieni
Debora” aggiunse, prendendomi per un braccio e conducendomi vicino ad uno stend
di vestiti eleganti.
“Grazie
Silvia, davvero non so cosa dire…” borbottai, mentre guardavo uno sfavillante
vestito color crema.
“Non
devi dire nulla, è il minimo che posso fare dopo tutto quel bel po’! Anzi, se
vuoi possiamo continuarci a venire!” aggiunse, mentre mi porgeva un abito corto
color pesca. “Cosa ne pensi?”
“E’
carino, ma il pesca è un po’ troppo chiaro per me…” risposi.
“Si,
hai ragione” ammise, mentre la commessa diceva: “Ho appena mandato un commesso
ad ognuno dei ragazzi! Io mi occuperò di te, bella, vieni!”.
Andammo
vicino un altro stand, e ci rimasi per non so quanto tempo. Sembrava che al
primo impatto tutto fosse perfetto e poi, puff!, la magia scompariva e uscivano
dei difetti.
“No,
mi scusi ma è un po’ troppo aderente” dichiarai uscendo dal camerino tre quarti
d’ora dopo, con in mano un abito color lavanda.
“Va
bene, tranquilla” mi rassicurò la commessa, che si chiamava Anita, mentre alle
sue spalle ricompariva Silvia che era andata a vedere qualcosa per lei. Brandiva un abito lilla e sorrideva
entusiasta, ancora più del solito se riuscite ad immaginarvela.
“Debora!
Debora! Devi assolutamente vedere questo!” esclamò, mostrandomelo.
Rimasi
senza parole, incredula. Era davvero stupefacente. Di sicuro era a minigonna,
ma era fatto in modo che non fosse aderente sui fianchi e aveva un’allacciatura
vicino al collo in stile cinesina. Elegante ma allo stesso tempo un po’
sportivo.
“Deb,
hai fatto? Oh” la voce di Giuseppe mi fece voltare verso di lui e gli altri
tre.
“Penso
di aver quasi finito, voi?”.
“Si,
abbiamo già presi gli abiti per la seconda esibizione” rispose Francesco.
“Ragazzi,
cosa ne pensate di questo vestito?” chiese Silvia allegra, avvicinandosi e
mostrandolo.
“Le
starebbe davvero bene secondo me” disse Dante, seguito da mormorii di assenso.
Fu grazie a quel commento che entrai nel camerino, pregando tutti i santi che
conoscevo e… Miracolo! Mi stava benissimo, snellendomi nei punti giusti.
“Debora,
eccoti le scarpe abbinate!” fece Silvia senza entrare, mettendomi un paio di
sandali abbinati con sopra delle decorazioni che sembravano fatte di diamanti.
“Grazie”
risposi, in preda all’adrenalina, e le indossai subito. Cavoli, era davvero un
miracolo. Il tacco delle scarpe aiutava ancora di più perché mi slanciava
moltissimo. Sospirai un attimo prima di uscire, e quando lo feci cercai di non
cadere a causa dei tacchi.
“Cosa
ne pensi?” chiesi a Silvia, che stava parlando insieme ad un signore.
“Sei
una favola” rispose sorridendo. “Se non lo prendi… io….”
“Ho
capito” sorrisi, prima di chiudere un attimo gli occhi e voltarmi verso i
ragazzi.
“Cavoli,
sembri una principessa!” esclamò Francesco giulivo, avvicinandosi.
“Ma
lei è una principessa” precisò Andrea.
Mi voltai verso di lui e ricambiai il sorriso che mi stava rivolgendo, mentre Giuseppe
si voltava a guardarlo e poi annuiva insieme a Dante.
“Lo
prendo allora?” chiesi a loro.
“Devi”
mi imposero.
Fu
così che ritornai nel camerino, con un sorriso a cinquantadue denti. Cavoli,
era bellissimo! Tutto era favoloso! Mi ci voleva proprio quella distrazione….
Ma
mi guardai allo specchio preoccupata mentre pensavo che se qualcuno non avesse detto “Ma è una principessa” non sarei stata
in quello stato.
Qualche Anticipazione:
“Benvenuta nell’Inferno delle 11:30” mi
accolse sottovoce Daniele sorridendo, raggiungendomi da dietro.
______
“Vaffanculo
lo dici a qualcun altro! Samanta sei una spostata! Che cazzo, io…” mi fermai di
botto, sedendomi su una sedia lì vicina. Mi girava la testa e mi sentivo quasi
febbricitante, forse era stato lo spavento e l’emozione troppo forte.
______
Non
so cosa le farei, denunciarla è poco! E pensa che è la mia compagna di stanza!
E se le viene qualche raptus di notte e mi ammazza?” sdrammatizzai.
“Non
ha bisogno di un raptus per farlo, credimi” sdrammatizzò lui, prendendo la mia
mano poggiata sul tavolo tra le sue e portandola sulla sua guancia.
______
Ma
la mia emozione diminuì, trasformandosi in gioia, quando vidi Massimo passare
radioso ed annunciare: “Mi sposo! Mi sposo! Beatrice ha parlato con Rossella!”
______
Rossella
si voltò verso di lui, raggiante, dicendo: “Hai ragione! Sei troppo dolce Andrea!”
prima…
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Capitolo 31 *** La Gelosia? Più La Scacci E Più La Proverai ***
La Gelosia? Più La Scacci E Più La Proverai
Ciao
a tutti e Buona Epifania!
Mi
credete se vi dico di aver sognato Debora che
doveva scontrarsi in una gara di canto con Samanta ed io ero sotto il
palco a tifare con voi? E’ una cosa assurda visto che non vi conosco di persona
e non so come siete fatte! Oddio…
Mi
ricordo in particolare una ragazza bionda che aveva preparato anche i pon-pon per
tutte noi per sostenere Deb… Qualcuna di voi è bionda?! xD
Vabbè,
sogni assurdi a parte, ci tenevo a
precisare che questo cap è uno dei miei preferiti e che, da come si capisce dal
titolo (scusami, caro Celentano, per aver stroppiato la tua canzone!) è incentrato
sulla gelosia…
Grazie
mille a:
95_angy_95: Eh si, mi sa proprio che Deb ha vinto un terno al
lotto diventando la life coach dei carissimi Gold Boyz! Mille volte meglio che
perdere tempo dietro a Niko e i suoi attacchi di antipatia…
vero15star: Augurissimi anche a te! Purtroppo riguardo
Rossella, eh, la conosciamo e sappiamo com’è fatta, ha l’istinto della vedova nera
per dirla con le parole di Deb. Certo, non è affatto giusto se si rimette con Andrea…
m dopotutto, quand’è che a Deb succede qualcosa di giusto? Comunque, vedremo cosa
succederà nei prossimi cap per dire l’ultima parola!
Angel Texas Ranger: Andrea e Deb rosa e fiori? Speriamo… E comunque hai
ragione, Deb sta iniziando a farsi rispettare! E per Samanta beh, ti lascio
scoprire cosa combinerà in questo cap…. Cosa la odierai ancora di più come me!
Giulls: Carissima, è stato un piacere conoscerti su msn! Comunque
hai ragione, purtroppo tutte noi appena sveglie sembriamo degli spaventapasseri,
specialmente circa i capelli cespugliosi e gli occhi gonfi, ma Andrea è
perfetto proprio perché, preso dall’amore, non lo nota ihih! E mi dispiace se dovrai
aspettare altri 8 cap, dai, non odiarmi… xD
giunigiu95: Siii, anche io adoro il vestito di Deb, pensa che l’ho
descritto dopo averlo visto per davvero in un negozio! Solo che costava 367
euro, sigh, per questo posso limitarmi a sognarlo, ihih!
Infine
volevo dirvi che ho appena finito di scrivere l’ultimo cap della storia, il 54esimo.
Volete che questa storia abbia anche un
epilogo?Fatemi sapere!
A sabato, baci,
la
vostra milly92.
Capitolo 31
La Gelosia? Più La Scacci E Più La Proverai
Il
martedì mattina me ne stavo nella mia stanza a canticchiare qualcosa che
nemmeno lontanamente avrebbe potuto assomigliare a “Semplicemente” degli Zero
Assoluto mentre vedevo il dvd della partita di calcio del giovedì precedente
con le lacrime agli occhi per le risate. Era andato in onda il giorno
precedente in tv, e Ivan mi aveva detto
che era stato un successo e che di sicuro quel pomeriggio la replica sarebbe
stata vista dal doppio del pubblico abituale.
Ero
stata ripresa parecchie volte di profilo, e sarei sprofondata sotto terra se
avessi potuto quando mi vidi urlare quella frase di incoraggiamento per Andrea,
ma di conseguenza sorrisi come un’ebete quando lo vidi correre ad abbracciarmi
dopo aver fatto goal. Notai quanto si era dovuto abbassare per arrivare alla
pari del mio metro e sessantacinque di altezza con un velo di malinconia, il
fatto che lui fosse così grande in tutti i sensi per me mi attanagliò come un
serpente. La storia, ahimè, si stava ripetendo, solo che questa volta il
soggetto era diverso, ancora più irraggiungibile, e non solo per i suo venti
centimetri in più.
“Hai
visto la mia cintura di Gucci?”.
La
voce di Samanta interruppe i miei pensieri, e sussultai trovandomela
all’improvviso nella stanza, con un’espressione poco amichevole e le mani
poggiate sui fianchi.
“No,
la prima ed unica volta che ho visto una cintura di Gucci da vicino è stato a Gennaio
a Roma, quando la mia amica spendacciona ne ha comprata una per il suo ragazzo
per l’anniversario…” risposi cercando di risultare simpatica. Ma evidentemente
fallii.
“Non
dirmi che da Armani non ne hai viste…” mi rimbeccò acida, mentre si smuoveva
dal suo fosso e apriva il suo armadio.
“No,
ero interessata ai vestiti ad essere onesta, e poi lì di sicuro c’erano cinture
di Armani, non di Gucci!” ribattei scocciata, mentre spegnevo la tv e il
lettore dvd.
Lei
non mi rispose, ma uscii dalla stanza tre secondi dopo senza una parola e
premurandosi di sbattere la porta. Non c’era un valido motivo per questa nostra
“Lite”, “Disputa” o come volete chiamarla, fatto sta che lo trovai un’ora dopo,
quando mi avviai in cucina per prendere una tazza di caffè. Quella notte avevo
dormito solo tre ore a causa delle estenuanti prove e la conseguente insonnia dovuta
ai sorrisi di Andrea.
Trovai
Annah e Giulia intente nel lavare i piatti, Rita che lanciava sguardi
insistenti a Niko e quest’ultimo che faceva finta di non accorgersene seduto su
una sedia ed intento nel ripassare il testo di qualche brano.
“Benvenuta
nell’Inferno delle 11:30” mi accolse sottovoce Daniele sorridendo,
raggiungendomi da dietro.
“Cosa
succede?” chiesi curiosa, dimenticandomi del caffè.
Lui
mi fece un piccolo cenno che equivaleva a dire: “Seguimi e te lo dico”, così
annuii, presi rapidamente una tazza, la riempii di caffè e lo seguii in
salotto, dove prese posto sul mio divano preferito.
“In
poche parole Samanta ha litigato con Niko, e lui vuole cambiare life coach” mi
informò sghignazzando.
Spalancai
la bocca, incredula di quello che mi stava dicendo.
“Che
cosa?” chiesi senza parole e avvicinandomi ancora di più a lui.
“Si,
perché lui si è lamentato del fatto che lei non vuole mai seguire le prove, non
gli dà mai una mano… Non fa un cavolo in poche parole. E ad un certo punto è
uscito fuori anche il tuo nome” aggiunse con l’aria di chi la sa lunga.
“Sarebbe
a dire?”
“Niko
le ha rinfacciato che tu eri una brava life coach, diligente… E lei se ne è
andata furiosa”.
Quella
notizia mi fece sentire soddisfatta ad essere sincera. E lo fui ancora di più
quando a pranzo Niko mi servì la pasta e mi riempì il bicchiere ogniqualvolta
si svuotava. Di acqua, ovviamente!
Fatto
sta che Samanta lo guardava senza parole, con aria di disapprovazione e
umiliata allo stesso tempo.
L’aria
tempestosa della ragazza-furia proseguì per tutta la giornata e culminò con un
particolare evento.
Era
pomeriggio inoltrato ed io me ne stavo a parlare degli ultimi dettagli con
Kevin nel backstage del palco quando la voce di Francesco mi chiamò da una
ventina di metri.
“Deb!
Deb! Vieni subito, seguimi!”.
Il
suo tono era preoccupato, così mi scusai con Kevin e lo raggiunsi di corsa,
chiedendo subito: “Ma cosa è successo?!”.
Non
mi rispose, ma trenta secondi dopo mi ritrovai nel mio camerino, dove regnava
il caos: c’erano i miei smalti rovesciati per terra, la mia cipria e i miei
ombretti in pezzi e al centro della stanza Andrea urlava come un forsennato
contro Samanta, che aveva in mano un paio di forbici gialle. Il mio vestito per
la serata era poggiato sul letto come se fosse carta straccia e le costose
scarpe erano sparpagliate per la stanza, una a nord e l’altra a sud.
“…
Tu sei una pazza, giuro che lo dirò alla produzione, potrei denunciarti! Che
cavolo volevi fare?!” stava urlando Andrea.
Samanta
aveva lo sguardo basso, tuttavia un po’ di sfacciataggine persisteva ancora sul
suo viso.
“Si
può sapere cosa diamine è successo alla mia roba?” domandai esasperata,
abbassandomi per vedere i resti dei trucchi e cercando di non scivolare sullo
smalto.
“Debora!
Finalmente, questa pazza stava… Ti stava distruggendo tutto, ha messo Rita a
fare il palo e quando sono entrato stava per tagliarti il vestito!” spiegò
ancora irato, mentre Samanta si dimenava dalla sua stretta.
“Che?”
chiesi, alzandomi per trovarmi alla sua altezza. “Ma sei pazza o cosa? che
cavolo ti è preso? Cosa ti ho fatto?” urlai, con la testa che quasi mi girava
per tutto quel disastro.
“Ma
vaffanculo!” mi urlò lei, con le lacrime agli occhi e cercò di correre via,
scivolando per terra a causa del mio smalto rosa e sporcandosi tutti i
pantaloni bianchi.
“Vaffanculo
lo dici a qualcun altro! Samanta sei una spostata! Che cazzo, io…” mi fermai di
botto, sedendomi su una sedia lì vicina. Mi girava la testa e mi sentivo quasi
febbricitante, forse era stato lo spavento e l’emozione troppo forte. Sentii
una figura avvicinarsi a me e Samanta urlare un “Lasciami!”. Io soffrivo già
normalmente di vertigini, figuriamoci in un momento simile…
“Stronza,
l’hai fatta anche sentire male!”la rimproverò la voce di Andrea,e capii che era
lui quello vicino a me mentre Francesco la teneva. Mi teneva saldo il capo e mi
accarezzava i capelli mentre io tenevo gli occhi chiusi, temendo di riaprirli
onde evitare una nuova vertigine.
“Ragazzi,
basta, scusatemi è l’eccessivo stress di quest’ultima settimana…” si lagnò la
ragazza, e dal suo tono capii che stava piangendo.
“Io
più che altro la chiamerei gelosia…” si infervorò Francesco, e udì un ulteriore
singhiozzo. Aprii gli occhi e mi ritrovai davanti la faccia rassicurante di Andrea.
“Vieni,
andiamo al bar e ti prendi una camomilla! Invece tu metti tutto in ordine e
preparati a chiedere scusa e a comprare tutta la roba a Debora altrimenti dirò
tutto alla produzione! Controlla tu, Fra, per favore!” disse Andrea con un tono
autoritario che mi metteva quasi ansia e mi condusse fuori al camerino
tenendomi un braccio intorno alla spalla.
Per
fortuna non incontrammo nessuno fino al bar e li mi fece sedere a tavolino e
presi una camomilla, mentre lui si limitò a prendere un bicchiere di acqua
frizzante. Mi spiegò che era venuto a cercarmi per tenergli un po’ di compagnia
prima dei vari preparativi e che fuori
la porta aveva trovato Rita che aveva fatto di tutto per non farlo entrare e
lui alla fine si era insospettito sentendo il rumore di qualcosa che si era
rotto ed era entrato, trovando la stanza in quello stato e Samanta che si
avvicinava al vestito con in mano le forbici. Poi in seguito era passato Francesco
che era venuto a chiamarmi.
“Io
non capisco” esclamai, sorseggiando la camomilla bollente. “A cosa serviva fare
tutto questo?”.
“Forse
pensava che avresti ritardato a prepararti non avendo più trucco e vestito,
così non saresti potuta entrare in scena e… Boh, forse pensa che Niko non ci
avrebbe ripensato nel cambiarla come life coach!” ipotizzò.
Non
era un’idea troppo credibile, ma fatto sta che io pensavo ancora al fatto che
era venuto a cercarmi per stare un po’ insieme…
“Cavoli,
ha rovinato quasi 80 € di cosmetici!” dissi sconfortata. “Non so cosa le farei,
denunciarla è poco! E pensa che è la mia compagna di stanza! E se le viene
qualche raptus di notte e mi ammazza?” drammatizzai.
“Non
ha bisogno di un raptus per farlo, credimi” sdrammatizzò lui, prendendo la mia
mano poggiata sul tavolo tra le sue e portandola sulla sua guancia.
“Hai
ragione” concordai, e per un pelo il raptus non venne a me quando la voce di Giovanni l’assistente
della redazione irruppe nel bar e ci chiamò.
“Ragazzi,
dovete registrare un messaggio che andrà in onda tra due ore, su!”.
Il
messaggio in poche parole consisteva nel dover annunciare al pubblico il life
coach che ogni talent aveva scelto.
I
Gold Boyz furono davvero carini, Francesco aveva già preparato una scenetta simpatica,
nel quale alla fine dovevo giungere io e spiegare che era stato un onore essere
stata scelta da loro.
“Venerdì
abbiamo saputo di dover cambiare life coach, e abbiamo accettato la notizia con
grande gioia” iniziò Francesco.
“Si,
e non di certo perché Samanta ci stava… Antipatica”
continuò Andrea con una trattenuta vena di sarcasmo.
“Semplicemente
per il fatto che il rapporto con il life coach è diverso da quello con il vocal
coach, c’è un rapporto più umano, invece con il vocal coach di base ci deve
essere quello professionale” fece Dante.
“Che
poi con il nostro vocal coach c’è ne è anche uno affettivo, beh, questa è
un’altra storia…” precisò Giuseppe con la sua solita parlantina.
“Comunque,
noi abbiamo trovato la nostra nuova life coach e questi 4 giorni di…
convivenza, hanno confermato che è quella giusta per noi!” disse Francesco.
“Infatti,
perciò, siamo lieti di annunciarvi che abbiamo scelto….” dissero gli altri tre
in coro.
“…Debora!”
terminarono, ed io, che me ne stavo seduta davanti a loro per non farmi vedere,
mi alzai mostrandomi alle telecamere e sorridendo per quel che mi riusciva.
Dissi
che ero felice di essere stata scelta e cose simili, così ritornai nel mio
camerino di nuovo in ordine un po’ scombussolata.
Non
riuscivo a capacitarmi del fatto che Samanta avesse fatto un cosa simile, e il
fatto di dormire con lei mi spaventava per davvero.
Alle
nove meno un quarto ero pronta, anche se stranamente avevo avuto un altro paio
di vertigini, ma almeno mi sentivo soddisfatta del modo in cui mi andava il
vestito e di qual era stato il risultato finale. Non so quale santo mi aiutò ad
astenermi dal raccontare l’accaduto all’estetista che mi chiese dov’erano
finiti i miei trucchi, così fui costretta a fingere di averli dimenticati nel
loft.
“Debora,
sei davvero bella” mi accolse Niko con un piccolo sorriso.
Finsi
di non essere stupita ed abbozzai un sorriso, forse si era reso conto di quanto
fossi utile e voleva cercare di fare una piccola pace dopo tutti quei disguidi.
“Grazie”
risposi, prima di voltarmi e fare per raggiungere gli altri.
“Aspetta!”
mi richiamò, e mi voltai nuovamente verso di lui.
“Si?”.
“Tu…
Tu sarai la life coach dei Gold Boyz, giusto?” mi domandò lentamente.
Annuii.
“E…
come ti trovi?”.
“Benissimo,
ne sono davvero soddisfatta” risposi, forse fin tropo gelidamente per tutte
quelle questioni, perché lui fece un piccolo cenno, abbozzò un sorriso e si
allontanò grattandosi la nuca, come faceva di solito quando era nervoso.
Mi
sentivo un po’ in colpa ad essere sinceri ma avevo deciso di dovermi fare
rispettare, così mi avviai vicino agli altri, dove Silvia mi fermò.
“Debora,
sei divina! Che bambolina che sei!” dichiarò entusiasta, sorridendo e
abbracciandomi lievemente.
“Grazie
Silvia, anche tu stai benissimo” risposi, e per la prima volta lo sentivo per
davvero: quell’abito nero le stava davvero bene, non era un po’ volgare come al
solito, forse perché non metteva in risalto il seno.
Mi
sorrise in risposta prima di allontanarsi ed avvicinarsi a Lara.
“Max!”
esclamai, vedendolo poco lontano, seduto su uno sgabello mentre suonava la
chitarra riprovando il suo pezzo, apparentemente apatico a tutto quel caos che
lo circondava.
Stavo
per chiamarlo quando mi dissi che lo avrei solo disturbato, così andai a
cercare il “Mio gruppo”. Ero vicina alla porta che conduceva allo studio
riservato al pubblico quando vidi nientepocodimeno che Rossella intenta nel
parlare con… Beatrice!
Di
sicuro rimasi imbambolata come un pesce lesso ma mi risvegliai quando vidi le
due chiamarmi. Mi avvicinai, sorpresa.
“Debora,
ciao, come stai?” mi chiese Beatrice mentre ci salutavamo con due formali baci
sulle guance. Sorrideva, sembrava proprio felice.
“Bene,
grazie, e tu..?” chiesi esitante.
Lei
lanciò uno sguardo sereno a Rossella prima di sorridere e dire: “Bene… potresti
farmi un favore?”.
“Ma
certo!”.
“Dovresti
portarmi nel camerino di Massimo e poi condurre anche lui li, devo dirgli una
cosa…”.
Detto
fatto. La sensazione che stesse per succedere qualcosa di super buono mi prese
al volo e così tre secondi dopo ero vicina a Max, che dal canto suo stava
ancora suonando.
“Max,
scusami, potresti farmi un favore?” gli domandai lentamente.
Lui
si deconcentrò e mi guardò quasi seccato.
“Si,
certo…” sbuffò quasi.
“Vedi,
la produzione mi ha detto che è arrivata una lettera dai miei ma per sbaglio
l’hanno portata nel tuo camerino… Potresti…?”.
“Tieni
la chiave” rispose subito.
“No,
ma che, devi venire tu, io non saprei dove mettere le mani, ti prego, ci
vorranno tre secondi…” lo supplicai, facendo una faccia in stile angioletto
cuccioloso.
Fu
così che si rassegnò, posò la chitarra per terra e si avviò verso il camerino,
con un’aria palesemente seccata.
“Ecco,
vieni” disse, aprendo la porta e facendomi segno di entrare.
Mi
affacciai un secondo, giusto il tempo di controllare se Beatrice c’era ancora e
lo spinsi dentro, chiudendo la porta alle sue spalle.
Avrei
origliato ad essere onesti se il corridoio non fosse stato pieno di gente…
“Debora,
eccoti!”.
La
voce di Dante mi raggiunse ansiosa ed emozionata.
“Ehi,
Dante” risposi raggiungendolo.
“Vieni,
manca poco” spiegò, e ci avviammo dietro l’entrata dei gruppi vocali, dove mi
fermai incantata vedendo il modo in cui era vestito Andrea: jeans blu, giacca
nera e camicia bianca sbottonata di due bottoni. Semplice ma fichissimo.
“Hai
rinunciato alla cravatta per non venire
a disturbarmi, eh?” chiesi con aria furba, avvicinandomi.
Lui,
che stava discutendo degli ultimi particolari con Luke, si voltò nella mia
direzione e rimase qualche secondo a fissarmi prima di dire: “Ma che, non era
proprio inclusa! E poi avrei avuto una scusa per venirti a trovare, no?”
ragionò ridendo, prima di dire: “Comunque stasera stai ancora meglio…”.
Arrossii,
ma purtroppo Giuseppe fece un “Ehm, ehm” che ci costrinse a smetterla e a
voltarci verso di lui.
“Che
maleducati, Luke stava parlando…!” ci rimproverò ridendo.
Arrossii
ancora di più, prima di bofonchiare un lieve: “Scusate” e voltarmi verso di Luke,
che fece: “Ma che, figuratevi! Comunque, dicevo, Debby, il cambio life coach ci
sarà subito, prima dell’inizio della gara, ok?”.
“Ok…”
risposi emozionata, sentendomi lo stomaco annodarsi. Ma la mia emozione
diminuì, trasformandosi in gioia, quando vidi Massimo passare radioso ed
annunciare: “Mi sposo! Mi sposo! Beatrice ha parlato con Rossella!”.
Lo
sommergemmo per la notizia, facendogli le nostre congratulazioni, e lui disse
che poi ci avrebbe spiegato tutto.
“Meno
male, Rossella ha guadagnato dieci punti” fece Andrea sollevato, e questa
affermazione non fece altro che farmi ingelosire senza motivo.
Tre
minuti dopo entrammo in scena, e dopo le varie presentazioni ci fu il cambio life coach. Fummo accolti da
un caloroso applauso, e Ivan commentò anche con un: “Sapete, Debora era molto
richiesta come life coach! Siete fortunati, Gold Boyz, trattatemela bene!” e
così dicendo lanciò un mezzo sguardo a Niko che alla fine aveva dovuto
accettare Samanta come aveva scelto precedentemente. Daniele era andato con Lara,
Alessandro con Rossella, Dario con Max, Rita con i Locos Sounds.
“Ma
certo” risposero in coro, stringendomi in un abbraccio collettivo.
Così
la gara iniziò, e come al solito fu davvero stupenda, ognuno si impegnò al
massimo. I Gold Boyz furono bravissimi in “A te”.
Fu
un sollievo quando si salvarono, e ad andare a rischio di eliminazione furono i
Locos Sounds. Vidi Rita piangere vicino a Samanta, e non potetti far altro che
essere un po’ soddisfatta anche se avrei preferito Samanta al suo posto dopo
tutto quel casino. Non ci parlavamo, ci limitavamo solo a lanciarci occhiatacce…
Ma
il peggio per me venne quando, nella seconda manche, ad andare in ballottaggio
fu Rossella.
“Cavoli,
speriamo bene! Mi sento uno schifo perchè sono contento di aver cambiato
talent…” mormorò Daniele, prendendo posto vicino a me mentre Ivan spiegava la
situazione.
“Dai,
siamo ottimisti” fece Max, guadagnandosi dieci occhiate da parte nostra:
parlava lui, quello che ultimamente era stato il re dell’ottimismo…!
Così
ognuno si esibì per far vedere ciò che valeva alla giuria, e Rossella cantò “I love Rock and Roll”, ed Andrea
disse: “Che brava, spero non se ne vada…”.
Quelle
parole mi fecero sentire uno schifo, e non so cosa mi portò ad appoggiarmi alla
spalla di Daniele, che quasi sussultò ma subito mi circondò un fianco con il
braccio destro.
Andrea,
che stava vicino a me, ci notò, fece uno sguardo acido,si voltò e disse: “Si,
sembrerà crudele, ma dopotutto preferisco che si salvi Rossella…” facendomi
arrivare la gelosia alle stelle.
E,
cinque minuti dopo, mentre Silvia eliminava i Locos Sounds salvando Rossella,
lui e gli altri Gold Boyz si aggiunsero ai festeggiamenti di Niko ed
Alessandro, correndo subito in direzione della ragazza che ci stava
raggiungendo in lacrime.
E
lei per prima cosa saltò addosso ad Andrea, abbracciandolo come se fosse
l’ultimo abbraccio che aveva a diposizione nella vita…
Cosa
stava succedendo? Lui non era quello che la stimava ben poco?
Vidi
Luke passarmi davanti, seguito dai cameraman, e Kevin poco lontano parlava con gli
eliminati, circondati da tutti tranne me, Daniele, Rossella ed Andrea.
Ora
Rossella si stava asciugando le lacrime mentre Andrea le passava un
fazzolettino e diceva: “L’importante è che ce l’hai fatta, ammetto che senza di te il loft non sarebbe stato lo
stesso… Siamo in semifinale!” prima di lanciare uno sguardo a me e Daniele.
Rossella
si voltò verso di lui, raggiante, dicendo: “Hai ragione! Sei troppo dolce Andrea!”
prima… prima di alzarsi sulle punte e stampargli un bacio in piena bocca…
In
quel momento mi sentii capitolare, avrei tanto voluto andare lì e tagliarla a
pezzettini… Speravo che Andrea si staccasse, ma rimasi ad aspettare invano….
Lui non si mosse, anzi, si abbassò per aiutarla e la strinse a sé… Rispose al
bacio, facendolo diventare passionale… In quel momento sembravano di nuovo la
vecchia coppia di qualche settimana prima, solo che c’era una differenza: lei
non se ne stava fregando delle telecamere e degli altri… E, mentre la mia
delusione divampava, senza riuscire a farne a meno, desideravo tanto essere al
suo posto…
Io
stessa cercavo di scacciare la gelosia di Samanta ma allo stesso tempo non
potevo far altro che provarne a mia volta…
Qualche Anticipazione:
“Ross,
dai… Oddio, ma… Shh, c’è Deb che dorme sul divano!”.
_____
Magnifico.
Si vedeva che il secondo bacio me l’ero perso.
_____
“Sono
un po’ arrabbiato, tutto qui, quella Samanta mi ha semplicemente incastrato”
rispose. Stava per aggiungere qualcosa quando richiuse la bocca e bevve un
sorso di quello che scoprii essere
camomilla.
_____
“Dormire
per la seconda volta con il signor Niko ti ha fatto male, eh?” chiese Daniele
con aria furba.
“La
prossima volta dormirò con te e vedrò come mi sveglierò, contento?”
_____
“Si,
ma che resti tra noi” sussurrò, mentre tutti i nostri volti si avvicinavano al
suo. “Stamattina mentre venivo qui l’ho visto che bussava alla porta della sua
stanza per restituirle il reggiseno…”.
_____
Niko
scoppiò a ridere, e poco dopo, mentre gli passavo i tovaglioli, disse: “Sono
felice, dai, dopotutto tutto sta tornando alla normalità!”.
|
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Capitolo 32 *** Un Apparente Salto Nel Passato ***
Un Apparente Salto Nel Passato
Hello!
Ecco
a voi un altro di miei capitoli preferiti, anche se il contenuto non è chissà quanto allegro, anzi, sono sicura che mi
ammazzerete quando finirete di leggerlo! Diciamo che in generale questa è la
parte che più preferisco, piena di colpi di scena.
Grazie
mille a:
Giulls: Tesoro mi dispiace ma purtroppo mi sa che dopo questo
cap mi ammazzerai definitivamente per l’odiosa questione Rossella-Andrea, sigh!
E come dici tu, a Niko sta bene il fatto che Deb sia felice con i Gold Boyz, muahaha!
Chi fa soffrire Deb la deve pagare, giusto? E ancora complimenti per la fic,
appena finisco qua vado a leggere il nuovo chappy!
kirya: Grazie mille! Lo so, è assurdo
che Andrea baci Rossella dopo tutto quel che è successo, ma spero che non me ne
vorrai dopo aver letto questo cap! Purtroppo succedono tutte a Deb, poverina. Ancora
grazie!
giunigiu95: Eh si, purtroppo Deb è circondata da s*****i, mi sa
che a volte lei è l’unica normale e coerente lì in mezzo! Grazie per l’opinione,
certo che lo scriverò l’epilogo!
95_angy_95: Si, povera Deb, sembra che succedono tutte a lei!
Andrea è stato proprio un demente, penso che dovrebbe ringraziare il cielo se
quella povera ragazza ancora l’ha ucciso insieme a quell’oca di Rossella…!
vero15star: Carissima, anche secondo me Deb è perfetta con
Andrea, ma voglio rassicurarti sul fatto che non è sua intenzione mettersi con
Niko, ok? ^^ Mi raccomando, non
uccidermi quando leggerai il cap…
_New_Moon: Hai ragione,
le cose stanno andando decisamente male, sembra proprio che Andrea sta per raggiungere il livello di demenza di Niko! Riguardo
l’epilogo, ho deciso di scriverlo, grazie per il consiglio ^^ e sappi che è una
tortura anche per me dover dire addio a questa storia, che ormai è parte di me,
dato che la sto scrivendo dai primi di aprile… Ma, su, ci restano ancora 23 cap
da leggere! ^^
Non
so quando aggiornerò, forse domenica perché la settimana prossima sarà tremendissima
per me, uffa. Perciò vi chiedo di scusarmi per un eventuale ritardo! ^^
E
mi raccomando, lunedì seguite la 1° puntata di X Factor 2 per fare onore a questa
fic, che senza l’ispirazione di questo programma nn sarebbe mai nata! ^^
La
vostra milly92.
Capitolo 32
Un Apparente Salto Nel Passato
Il
ritorno nel loft fu decisamente buio, per me: nel pullman che ci avrebbe
ricondotto “a casa” me ne stetti seduta da sola in fondo a tutto, apatica alle
urla entusiaste di qualcuno,ai pianti di Giulia per essere stata eliminata e a
quelli di Rita che aveva dovuto addio al suo sogno di partecipare al videoclip.
Il paesaggio notturno mi scorreva davanti agli occhi lentamente, ogni negozio
chiuso ed ogni panchina vuota cercavano di catturare la mia attenzione, che al
momento cercava di non essere catturata dai sorrisi e dagli sguardi complici
che Andrea e Rossella si stavano lanciando due posti avanti a me.
“Ehi,
nipotina! Ti dispiace se ti disturbo un po’?”.
Max
mi sorrideva radioso, appoggiato con il gomito al sediolino di Lara che stava
di fronte a me.
“Ma
certo, voglio sapere tutto” risposi, cercando di distrarmi dai miei pensieri.
Dopotutto era una cosa ovvia quello che era successo, la stupida ero stata io
che come al solito mi ero illusa dell’esistenza di qualcosa che non esisteva.
“Innanzitutto
volevo ringraziarti” iniziò incoraggiante, “Per aver contribuito a quella
sorpresa!” .
“Era
il minimo che potessi fare” dissi, cercando di fingermi ancora interessata.
Insomma, avevo fatto di tutto nelle ultime settimane per riuscirgli a parlare,
consolarlo e cercare di sistemare la situazione, ed ora che tutto si era risolto
quasi quasi non me ne importava un fico secco, presa com’ero dai miei casini
personali…
“Comunque
appena ho visto Beatrice ci sono rimasto, credevo di aver avuto
un’allucinazione, poi lei ha iniziato a parlare, dicendo che mi aveva
perdonato, che Rossella le aveva spiegato tutto… E che voleva ancora sposarmi!”
concluse accennando il suo ennesimo sorriso a 120 denti.
“Mi
fa piacerissimo, davvero! Mi aspettavo una cosa del genere quando mi ha chiesto
di farle quel favore…!” dichiarai,
questa volta ancora più sollevata dalla notizia.
Eppure
mi guardò, quasi come se avesse notato il mio piccolo malessere interno, e
prima che potesse domandare altro lo abbracciai per zittirlo e fargli capire
che era tutto ok, anche se non era affatto vero.
Una
volta ritornata nel loft mi cambiai rapidamente, salutai i Locos Sounds ed un
insistente Claudio che non la smetteva di buttarsi addosso e andai nella mia
stanza anche se non avevo ancora sonno nonostante fossero le tre passate. Ma
quando, alle quattro meno dieci, Samanta fece il suo ingresso nella stanza,
subito mi alzai, lanciandole un’occhiataccia, presi il cuscino e me ne andai
nel salotto. Non avevo voglia di dormire nella stanza insieme a lei, avevo
paura che i suoi “Istinti omicidi” nei miei confronti fossero ancora vivi, così
mi accoccolai sul divano e cercai di dormire. Ero tra il sonno e la veglia
quando udii dei lievi bisbigli.
“…
Shh, stai zitta! Stanno dormendo!”.
“E
che fa! Dai allora, mi spieghi un po’? Si può sapere? Ti interesso ancora o
no?”.
“Ross,
ne riparliamo domani…”.
“Dai,
cosa ti costa dirmi un si o un no… Voglio solo sapere, ti prego…”.
“Ross,
dai… Oddio, ma… Shh, c’è Deb che dorme sul divano!”.
“E
allora?”.
“Allora
un corno, dai, ti ho detto domani e basta…”.
“Ma
cosa te ne fr…”.
“Ho
detto domani e basta! Stop!”.
“Allora
ti aspetterò nella mia stanza, se avrai voglia di vedermi!Non vuoi nemmeno
darmi il bacio della buonanotte…?”.
“Ma
per favore…”.
Quella
conversazione stava diventando davvero troppo per me, così mi decisi ad aprire
gli occhi, giusto in tempo per vedere Andrea abbassarsi per darle un bacio
sulla guancia mentre lei, perfida, si voltava dall’altra parte, pronta ad
accogliere l’ennesimo bacio. Questa volta fu lei a trattenerlo, prima di
staccarsi soddisfatta, e feci in tempo a richiudere gli occhi mentre Andrea mi
passava vicino per andare nella sua stanza. Invece Rossella rimase lì, ferma, prima di sedersi sul divano
vicino al mio. Non ce la facevo a starmene ferma, così un po’ di tempo dopo,
forse mezz’ora, forse dieci minuti, mi alzai per andare in cucina.
“Ti
sei svegliata” mi disse, accendendo la luce. Sorrideva, aveva dipinta in faccia
un’espressione quasi paradisiaca, e devo dire che era bellissima così, con i
lunghi capelli corvini che le incorniciavano il viso e il vestito blu ancora
addosso.
“Si,
non mi andava di dormire nella mia stanza… fa… fa troppo caldo” inventai. “Tu
piuttosto? Ti vedo strana”.
“Oh,
beh, è una cosa un po’ complicata… credo di essermi ripresa la cotta per Andrea,
ci siamo baciati tre volte stasera…” esclamò, facendo una faccia estasiata.
Magnifico.
Si vedeva che il secondo bacio me l’ero perso.
Davanti
a me già vedevo una scena in stile Beautiful ambientata in giardino, dove erano
impegnati in un bacio mozzafiato….
“Cavoli,
mi fa piacere” mentii. “Vi avevo già visti dopo la serata nel backstage, ma ora
mi stai dando le prove che non mi ero sbagliata!” sorrisi falsamente, mentre
avrei solo voluto andarmene in cucina e cercare di calmarmi con qualsiasi cosa
oltre che picchiare lei e quell’altro
essere.
“Si,
prima ne stavamo anche parlando, spero che mi abbia perdonata, insomma, quella
per Massimo è stata solo una sbandata, ora che tutto si è risolto non vedo
perché non possiamo ritornare insieme…”.
Si,
cavoli, era proprio un segno del destino. Ma lei non era quella che diceva
tutte quelle cose su me ed Andrea? Il fatto della partita, dei due litiganti…
“Ma
a te non dispiace, giusto?” chiese poi, quasi obbligandomi a dire “No”.
“Ma
sei scema? Eri solo tu quella che si faceva i film in testa, sei tu quella che
gli interessa… Ora scusami, ma vado in cucina, ho una sete pazzesca” mormorai
velocemente, prima che lei facesse un cenno soddisfatto e si decidesse ad
andare nella sua stanza. Sembrava che fosse rimasta lì solo per aspettare il
mio risveglio e raccontarmi tutto per farmi crepare ancora di più.
Mi
avviai verso la cucina con un passo in stile zombie, anche se indossavo una
camicia da notte molto leggera mi sentivo avvampare dal caldo. Appena entrai
rimasi bloccata, convinta di rivivere un flashback: davanti a me c’era Niko,
seduto dietro il tavolo, proprio come la mattina in cui mi aveva confessato la
verità.
“Oh,
anche tu qui” mi accolse, stringendo una tazza, come quella sera, e anche
quella volta indossava solo pantaloncini. Solo che quella volta ero stata io a
dirgli “Anche tu qui”.
“Eh
si” tagliai corto, avvicinandomi al frigorifero e prendendo un bicchiere di thè
alla pesca particolarmente freddo, che di sicuro mi avrebbe stizzata ancora di
più.
Mi
sedetti di fronte a lui, e per qualche secondo ci limitammo a bere, finché non
si decise a sciogliere il ghiaccio.
“Come
mai sei ancora sveglia?” mi chiese cordiale.
“Niente,
così…”.
“E’
per la questione di Samanta, vero? Ho saputo cosa ha fatto” mi informò,
comprensivo.
Colsi
la palla al balzo, dicendo: “Si, è per questo, infatti sto dormendo nel
salotto, condividere la stanza con li ora mi spaventa un po’”. In parte era
vero, anche se non era tutta la verità. “Tu, invece?”.
“Sono
un po’ arrabbiato, tutto qui, quella Samanta mi ha semplicemente incastrato”
rispose. Stava per aggiungere qualcosa quando richiuse la bocca e bevve un
sorso di quello che scoprii essere
camomilla.
“Capisco…”.
“Mi
fa piacere che tu invece ti stai trovando bene, anche se è brutto il fatto che
non siamo più una squadra…” mormorò a bassa voce.
“Guarda
che tu non me ne hai proprio parlato, te ne sei uscito dicendo che avevi scelto
Samanta ed io non ho potuto far altro che risponderti dicendo che ero stata
scelta dai Gold Boyz…” risposi stizzita.
Ci
guardammo in silenzio, prima che lui rispondesse con un: “Lo so, ma era un
periodo così… Sai che ultimamente è successo di tutto…”
“Lo
so, lo so” risposi stancamente. “Ho i nervi a pezzi ad essere onesti, ci
capisco ben poco”.
“Benvenuta
nel club… life coach”.
Il
sentirmi chiamare così dopo secoli mi fece venire la pelle d’oca, in un attimo
davanti a me vidi delle immagini vissute insieme a lui, quando tutto era più
calmo e decisamente più semplice. Mi sembrava impossibile che fossero passate
solo sette settimane.
Gli
sorrisi, e dopo ore quelle fu il mio primo sorriso sincero. Restammo così senza
aggiungere altro, poi quando vidi che si erano fatte le quattro e mezza lo
salutai, dicendo che ero troppo esausta.
Ma
fatto sta che quella mattina, quando riaprii gli occhi alle sette e mezzo, lo
ritrovai addormentato vicino a me. Non era come l’altra volta, non ce ne
stavamo abbracciati, lui se ne stava seduto, ma notai che la mia mano sinistra
era a pochi centimetri dalla sua. Mi alzai di botto, stropicciandomi gli occhi,
incredula circa tutte quelle coincidenze quando per un pelo non caddi dal
divano vedendo che di fronte a me, sul divano occupato da Rossella poche ore
prima, c’era Andrea che leggeva una rivista di musica.
“Buongiorno”
mi salutò.
“Oh,
b-buongiorno” risposi, lanciando ancora occhiate stranite a Niko. “Ma che ci fa
lui qui?”.
“Se
non lo sai tu” mi rispose Andrea sarcastico, posando la rivista e dicendo: “Ci
vediamo a colazione”, alzandosi.
Rimasi
un attimo stordita, cercando di decifrare quelle parole, prima di decidermi a
ritornare in stanza, ordinarmi ed andare a fare colazione.
Al
mio ritorno trovai Niko sveglio, seduto allo stesso posto ed intento nel
fissare un punto fisso dinanzi a lui.
“Buongiorno”
dissi, decisa a saperne qualcosa in più.
“Buongiorno…
Ma per caso anche tu stavi dormendo qui?”.
“Si…
Ti sarei grata se mi sapessi dire…”.
“Cavoli”
mi interruppe. “E’ possibile? Mi sono addormentato vicino a te, dovevo avere un
sonno bestiale…”.
“Si,
ma tu mi sai dire perché ti sei messo proprio vicino a me?!” chiesi impaziente,
sentendo lo stomaco brontolare per la fame. Per fortuna che non c’era più Annah
che finiva le cose più buone!
“Perché
sull’altro divano c’erano… Rossella ed Andrea addormentati… E visto che nella
mia stanza si moriva dal caldo ho deciso di appoggiarmi un po’ dov’eri tu…”.
Boom.
Boom. Vi sto descrivendo l’imitazione del mio piccolo cuoricino… E quell’essere
aveva anche fatto la faccia scocciata quando lui aveva dormito sul divano con
quell’altra?!
“Ah…
ma che ore erano…?”.
“Le
cinque e qualcosa … Io vado a sistemarmi, ci vediamo a colazione, ok?” si
congedò, alzandosi e dandomi un pizzicotto sulla guancia. Annuii, non più
abituata a quei gesti, e mi diressi in cucina, dove c’erano solo Francesco, Dante,
Giuseppe e Daniele.
“’Giorno
Gold Boyz, ‘giorno Dan” li salutai, fingendomi allegra e di buon umore,
prendendo posto a tavola.
“Guarda
che non siamo tutti i Gold Boyz”
precisò Giuseppe ridendo quasi.
“Buongiorno
anche a te Giuseppe” ribattei sarcastica, afferrando la confezione di pan carrè
e Nutella.
“Ehi,
stamattina non siamo di buon umore, eh?” affermò Francesco osservandomi.
“Sono
solo stanca” risposi. “Oh, ma dov’è il coltello?” sbottai, alzandomi e aprendo
il cassetto per prenderlo.
“Ops,
se fossi in te mi starei zitta, Fra, con quel coltello in mano è pericolosa”
mormorò ridendo Giuseppe, indicandomi.
“Zitto
tu, se non vuoi vedertelo ficcato in gola!” sbraitai, sedendomi e lanciandogli
un’occhiataccia.
“Dormire
per la seconda volta con il signor Niko ti ha fatto male, eh?” chiese Daniele
con aria furba.
“La
prossima volta dormirò con te e vedrò come mi sveglierò, contento?”.
Mi
stavano davvero rompendo le scatole, e non era una bella cosa da fare su di me
quando ero molto suscettibile, in particolar modo a prima mattina dopo aver
avuto un traumatico risveglio.
“Magari”
fece, facendomi l’occhiolino e scambiando un’occhiata con Dante che rise.
“Basta,
io me ne vado in camera” dissi scocciata, prima che loro due mi fermassero.
“Dai,
Deb, stamattina siamo solo allegri, non te la prendere a male” cercò di
fermarmi Dante, diventando improvvisamente serio. “Capisco com’è svegliarsi un
po’ così, faremo i bravi, promesso”.
“Lo
spero” sbuffai minacciosa, riprendendo posto.
Terminai
di prepararmi il toast, ed iniziai a mangiarlo quando Francesco disse: “E’
stata una nottata un po’ particolare per tutti, io sono stato sveglio tutta la
notte pensando a Giulia che ci ha abbandonato, tu hai dormito involontariamente
con Niko da quel che ho capito, Dante ha passato la notte in bianco grazie ai
dolci che ha portato Ivan ed Andrea, quello che a mio giudizio è stato il
migliore, se l’è spassata con Rossella …”.
“Spassata?” chiesi, fingendomi curiosa
piuttosto che irata.
“Si,
ma che resti tra noi” sussurrò, mentre tutti i nostri volti si avvicinavano al
suo. “Stamattina mentre venivo qui l’ho visto che bussava alla porta della sua
stanza per restituirle il reggiseno…”.
“Hai
capito a Andrea…” mormorò Giuseppe, mentre io volevo semplicemente andare da
quei due e tagliarli in mille pezzi. E ad Andrea avrei voluto tagliare una cosa
in particolare… Ma non voglio cadere nel volgare.
“Tu
credi che loro… loro abbiano…” balbettai, sconcertata.
“Si,
penso proprio che loro “abbiano”, almeno che Andrea non abbia strane tendenze e
Ross non abbia deciso di aiutarlo prestandogli qualche indumento intimo
femminile…” mi rispose Francesco sghignazzando. “Cavoli, sono contento per lui,
insomma, è pur sempre Rossella, quella bona della Madonna…”.
“Come
cavolo siete fatti vuoi uomini! Vi basta un sedere sodo, due tette enormi ed un
fisico palestrato per trattare una donna come una dea! Ed invece snobbate
quelle che hanno solo il cervello!” scoppiai, non facendocela più. Stavo
sfogando la mia ira su quei poverini che non c’entravano nulla…
“Calmati,
Deb! Stavo solo scherzando!” disse Francesco improvvisamente serio, parandosi
le mani davanti.
“Non
è vero, voi tutti la pensate così! Ma tranquilli, è normale, anche noi ragazze
badiamo prima all’aspetto estetico….” aggiunsi, pentendomi del mio sfogo e
cercando di riparare.
“Dai,
calmati, e poi anche tu potresti essere al pari di Rossella, tranquilla, solo
che sei un po’ piccola, tutto qui…” mi rassicurò Dante cordiale.
“Piccola
per voi, noi siamo quasi coetanei e dico che è perfetta” dichiarò Daniele,
avvinandosi e mettendomi una mano sulla spalla.
“Daniele,
cerchi sempre i momenti meno opportuni per provarci” lo rimbrottò Giuseppe
mentre io toglievo bruscamente la sua mano da sopra la mia spalla. “Comunque
concordo, ed ora calmati Deb, si vede che questa mattina non è la tua
mattinata, capita a tutti…”.
Annuii,
anche se non riuscivo a togliermi dalla mente delle immagini odiose di cui i
protagonisti erano quei due.
“Buongiorno”.
La
voce di Andrea mi fece sobbalzare, e a stento ricambiai il saluto.
“Hai
una faccia distrutta, amico, cosa hai fatto stanotte?” chiese Giuseppe sogghignando.
“Conosci
l’undicesimo comandamento, Giuseppe?”.
“Non
andare a letto con una delle concorrenti del programma a cui stai
partecipando?” disse beffardo, mentre Francesco gli lanciava un’occhiataccia.
“Semplicemente
FCT, ovvero… Fatti i cazzi tuoi!” rispose, alterato.
“Ehi,
ragazzi, calma” mi intromisi, anche se in realtà ne avrei voluto sapere di più.
“Non
dirlo a me, parlane con Giuseppe…”.
La
cosa era alquanto ambigua: insomma, non avrebbe dovuto essere felice?!
“Ok,
che cavolo, qui non si può nemmeno scherzare…!” sbottò Giuseppe, tuffandosi
nella sua tazza di caffelatte.
Andrea
prese posto vicino a Dante, mentre io dissi che sarei andata a vedere cosa
riportava il programma di oggi.
C’era
scritto che avevamo l’incontro con Luke e Kevin alle 4 del pomeriggio, così
trascorsi il mio tempo fino a quell’ora a cercare di sapere qualcosa in più.
Soprattutto, dallo stesso Andrea.
Lo
abbordai prima di pranzo, mentre era seduto sul divano a guardare le esibizioni
della serata precedente.
“Comunque
ieri sera Rossella mi ha detto qualcosina a proposito di voi due…” dissi dopo i
primi inconvenevoli.
“Cosa?”
esclamò, buttando un cuscino per l’aria.
“Si,
che, almeno fino a quell’ora, vi
eravate baciati tre volte e che vedeva come un segno del destino il fatto che Max
avesse risolto con Beatrice, che aveva scoperto di tenerci ancora a te…”
risposi.
“Ahh,
ti ha detto solo questo…” esclamò
tranquillizzato.
“Perché,
cos’altro doveva dirmi?” chiesi, ostinata a sapere la verità. Ma avevo paura di
cosa sarebbe potuto uscire da quelle labbra…
Ci
guardammo a lungo prima che lui cedette con un: “Ok, mi fido di te, mi
raccomando…”.
“Ma
certo…”.
“Vedi,
stanotte, cioè, stamattina… Abbiamo s… Lo abbiamo fatto” dichiarò, lasciandomi
totalmente sconfortata per la delusione. Era come tutti i ragazzi, non un difetto in più, non
uno in meno…
“Ah,
quindi state insieme?” chiesi ormai totalmente depressa.
“No,
cioè, non ne abbiamo ancora parlato, ma… Non so, non me la sento di rimettermi
con lei…”.
“Ah,
capisco, allora perché…?”.
“Perché
è stato un attimo, ho perso il controllo, spero capirà….”.
Eppure,
quando Luke e Kevin assegnarono loro i due brani per la semifinale, lo vedevo
particolarmente allegro e solare.
“Andrew,
cosa succede? E’ l’allegria per la semifinale?” chiese Luke curioso mentre
uscivamo dalla sala riunioni.
“Si,
e i brani sono fantastici” rispose lui allegro, scrollando le spalle.
Non
ci capivo più niente, ormai davanti a me avevo solo contraddizioni. Non era il massimo vedere il ragazzo che ti piace
criticare la sua ex di continuo per poi sbavarle dietro all’improvviso qualche
giorno dopo…!
E
la cosa che più mi turbava era che Niko si stava riavvicinando a me, trovando
scuse a destra e a manca.
“Ti
va di venire ad apparecchiare la tavola con me?” mi chiese quella sera, mentre
me ne stavo sul terrazzo a contemplare tristemente le stelle che come al solito
erano le mie uniche compagne. Fino a poco prima ero stata con gli altri tre Gold
Boyz a fare battutine cretine su Andrea e Rossella: era il massimo che potevo
fare per sdrammatizzare un po’ i miei istinti omicidi verso quei due…! Potevo
dire di comprendere un po’ Samanta, in un certo senso… Anche se i principi
della nostra gelosia erano differenti, ovvio.
“Va
bene” annuii. Cosa mi costava, tanto? Era successo quel che era successo, ma
tanto ormai tutti si stavano riappacificando e tutto stava tornando normale,
non vedevo perché anche la mia “guerra” non dovesse finire.
Entrammo
in cucina quando restai bloccata per l’ennesima volta: Rossella se ne stava
seduta sul tavolo, il tavolo su cui noi tutti mangiavamo ogni santo giorno e
avremmo mangiato anche quella sera, intenta nello sbaciucchiarsi in modo poco
casto Andrea, che ci dava le spalle.
A
prendere in mano la situazione fu Niko, che, come nell’ennesimo flashback,
disse: “C’è qualcosa che dovrei sapere,
sorellona?”.
Lo
ringraziai, ma mi pentii subito quando lei, staccandosi rapidamente, fece un
sorriso a trentadue denti. Non era come nel vecchio ricordo, no, lì avevano
appena litigato…
“Si”
disse raggiante. “Ci siamo appena rimessi insieme, vero, amore?”.
Guardai
subito in direzione di Andrea, che confermò con un: “Beh, si, siete i primi
a saperlo!” prima di prenderla in
braccio e trascinandosela chissà dove.
La
mia delusione ormai era alle stelle, mi domandavo cosa avessi sbagliato…
Credevo di piacergli,che almeno fosse sincero! E invece no, eccolo di nuovo lì
con colei che aveva disprezzato per settimane….
Ma
questa volta i miei sentimenti invece di sparire,ahimè, triplicarono.
Niko
scoppiò a ridere, e poco dopo, mentre gli passavo i tovaglioli, disse: “Sono felice,
dai, dopotutto tutto sta tornando alla normalità!”.
“Si,
idem” mentii. “Mi dispiacerebbe solo se lei uscisse martedì, poverina, ora che
si sono rimessi insieme…”.
E
fu lì che le buttai il mio più grande malaugurio involontariamente…
Qualche anticipazione:
“Ma
niente, Luke, tranquillo, siamo sempre noi, ci conosci” risposi, contenta del
fatto che mi stessi distraendo.
________
“Comunque
stai benissimo versione cavallerizza, life coach!”dichiarò lui mentre mi
allontanavo.
________
“Amore,
ora mi offendo, come mi hai potuto confondere con Debora?”
“Lo
so, ha visto dieci chili in meno e dieci centimetri in più, ma cosa vuoi farci,
tu lo hai fatto completamente impazzire!” ribattei irritata, allontanandomi.
________
“No,
cazzo” sentii Niko dire, e mi lanciò uno sguardo come a dire “E’ colpa tua”.
________
La
vedemmo andare via, e lanciai numerose occhiate ad Andrea, che al momento stava
dicendo: “We’re in final! We’re in final!”.
________
“Niente,
ancora grazie…” rispose scrollando le spalle, prima di avvicinarsi e baciarmi
lievemente, trattenendo il mio viso tra le sue mani.
|
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Capitolo 33 *** Il Premio Strega Dell’Anno E’ Mio ***
Il Premio Strega Dell’Anno E’ Mio
Salve!
Scusate
il ritardo… E poi non potevo non aggiornare il giorno dell’inizio della seconda
stagione del programma grazie a cui è nata questa fic!
Credo
che leggendo questo cap sarete contente per una cosa in particolare, alias una
persona che se ne va… ;-D
Grazie
mille a:
kirya:
Grazie, quanti complimenti! Hai proprio ragione, ma comunque ti invito a
riflettere su certi comportamenti di quei due baldi giovani, forse, chissà,
qualcuno di loro ci tiene davvero a Deb…
Giulls:
Carissima, non vedo l’ora di leggere il fatidico capitolo cinque! Comunque sono
d‘accordo con te, sembra quasi che Niko se ne sia pentito… Ma dico quasi, eh! xD Sono curiosa di vedere
come la penserai circa Andrea alla fine del cap, visto che… Oops, scusa, lascio
a te la sorpresa! ;-D
giunigiu95:
Eh si, povera Deb! E chi è che la bacia, beh, a fine pagina ti attende la
risposta!
95_angy_95:
Ecco, ho aggiornato! So che stai morendo d’impazienza circa il bacio, mi dispiace
per il ritardo… Secondo te chi è?
vero15star:
Carissima, so che ormai mi odi, anche perché a volte mi odio da sola visto che
adoro Deb e Andrea insieme! Ti dico solo che Andrea sa di essere fatto per Deb,
e nel prossimo cap scopriremo la ragione della sua scelta circa Rossella… Puoi
perdonarmi? ^^ Tranquilla, per ora niente Niko/Deb!
Angel
Texas Ranger: Infatti, Deb deve assolutamente farsi valere! Riguardo Samanta,
beh, anche io l’avrei già uccisa capitoli fa! :-D
_New_Moon_:
Mi dispiace, so che tutti questi intrecci confondono le idee circa le coppie,
gli atteggiamenti etc… Ma sappi che alla fine ne varrà la pena! ^^ Mi fa
davvero piacere che stasera guarderai X Factor, spero che ti piacerà altrimenti
mi porterò dietro questa “responsabilità”, ma sappi che più che altro del
programma mi ha colpito il fatto che la musica viene presa con sentimento,
passione… Senza parlare del fatto che adoravo alcuni protagonisti del programma,
quelli che mi hanno ispirato per Niko, Max e i Gold Boyz e che adoro tutt’ora!
Credo
che aggiornerò sabato,
la
vostra milly92.
Capitolo 33
Il Premio Strega Dell’Anno E’ Mio
La
settimana proseguì abbastanza movimentata per i miei gusti: il martedì seguente
ci sarebbe stata la semifinale e tutti erano intenzionati a rimanere in gara
per accedere alla finale. Inoltre c’erano visite frequenti al CPM per le prove
circa gli inediti, così per fortuna ebbi ben poco tempo per stressarmi e
deprimermi per la questione della nuova coppietta. Se mi era dispiaciuto quando
si erano lasciati, ora rosicavo di
gelosia per il fatto che si fossero ricongiunti.
Ma
almeno ebbi qualche occasione per distrarmi: il giovedì Giovanni mi portò un
pacco, contenente i libri di spagnolo, chimica, italiano e storia con tanto di
quaderni di appunti e bigliettino che mi informava che il 6 giugno avrei dovuto
sostenere test ed interrogazioni su queste materie. Ero anche preoccupata, ma
non c’era niente di meglio che chiudersi in camera e studiare nel tempo libero
quando tutti erano impegnati e il pericolo di incrociare la coppietta in giro
era molto elevato.
Questa
volta non vi tedierò con l’intero resoconto della settimana, dato che non c’è
niente in particolare da narrare tranne studio, sbaciucchiamenti vari e
attacchi di gelosia, ma partirò dalla domenica, quando Gold Boyz stavano controllando per l’ultima volta
le parole del loro inedito, “Tradire”. Diceva cose verissime,sembrava scritta
apposta per la situazione che stavo vivendo, parlava di una storia finita per
un tradimento. L’unica differenza era che tra me ed Andrea non c’era stata
nessuna relazione.
“E’
perfetto, Luke, va bene, vero ragazzi?” chiese Giuseppe entusiasta, mentre si
alzava i voluminosi capelli per il caldo.
“Ti
serve un elastico?” chiesi premurosamente, notando che stava davvero morendo di
caldo.
“Magari”
rispose, e afferrò l’elastico fuxia che gli stavo porgendo.
“Wow,
sei proprio chic ora” sghignazzò Francesco indicandolo.
“Si,
si potrebbe anche intonare con la maglietta nera, dai” aggiunse Dante, battendo
il cinque con Francesco.
“Ragazzi,
zitti, questo passa il convento” li zittii, prima di scoppiare a ridere a mia
volta. Cacciai la macchina fotografica che mi avevano mandato i miei e gli feci
una foto a tradimento, lui se ne accorse e iniziò a inseguirmi per la stanza
per prendere la macchina e cancellarla.
“Gold
Girl and Boyz, cos’è quest’allegria primaverile?” domandò Luke, bevendo il suo
solito succo d’arancia.
“Ma
niente, Luke, tranquilli, siamo sempre noi, ci conosci” risposi, contenta del
fatto che mi stessi distraendo e che quasi non notavo Andrea seduto su una
delle poltrone intento a rileggere il testo della canzone, apatico alle nostre
buffonerie.
Ma
mi bastò che alzasse lo sguardo ed incrociasse il mio per farmi ritornare in
mente quella situazione. Mi mancava, e di brutto. Mi mancava parlarci, vederlo
ridere...
“Lo
spirito dei Gold Boyz ti ha colta, e di brutto” commentò Kevin ridendo,
aggiungendosi alla conversazione. Sobbalzai, ritornando alla realtà, e mi
imposi di tornare a fare la scema.
“Comunque
credo che questa… riunione…. possa essere sciolta, ci vediamo stasera alle
prove nello studio!” dichiarò Luke,
prendendo i suoi occhiali da sole e la sua cartellina dalla scrivania.
Indossava
una maglia gialla con un’ape davvero sfiziosa.
“Ehi,
Luke, qualche volta me la devi prestare quella maglia!” dissi sghignazzando
mentre ci salutavamo, fotografandola, e lui fece un cenno cordiale in risposta.
“Allora,
prima di pranzo dovrei convocare un’altra riunione, molto breve, tranquilli”
disse Dante, fermando me e Francesco che stavamo già andando in cucina.
Lo
guardammo sconcertati, prima che un acuto: “Amoreeee!” ci costrinse a voltarci:
Rossella, con indosso dei mini pantaloncini e un top, stava correndo incontro
ad Andrea, che la abbracciò calorosamente e la alzò lievemente da terra per
l’entusiasmo.
“Mi
sa che dovremmo fare a meno di lui, fa niente, tanto ormai è presente poco e
niente” sbuffò Dante, mentre i due parlottavano.
“Ma
perché non glielo dici?” chiesi mentre ci avviavamo nella loro stanza.
“Insomma, lui è qui con voi per tentare di vincere un contratto discografico,
non per pomiciare con la ragazza!”.
“Vaglielo
a spiegare” fu la sua risposta sconfortata.
Purtroppo
il suo comportamento proseguì, e la cosa non fece altro che sconfortarmi,
l’armonia dei Gold Boyz in un certo senso era cambiata, lo stesso Andrea non
era più lo stesso, passava il tempo libero a rincretinirsi dietro a Rossella,
ed ogni notte qualcuno di noi li trovava appartati in qualche posto.
Alla
fine,Lara, la sua compagna di stanza, venne a dormire nella mia la domenica
notte perché Rossella si era eclissata nella loro stanza con Andrea, mangiando
uva e cioccolato.
In
poche parole, il loro atteggiamento turbava tutti noi coinquilini.
Il
martedì della semifinale mi sentii uno straccio, mi mancavano le visite
pre-prime time di Andrea, ora lui aveva trovato chi gli avrebbe allacciato la
cravatta (e slacciato a fine serata…). Nemmeno il cofanetto nuovo di trucchi
che Samanta mi aveva comprato per ripagarmi “L’incidente” era servito a tirarmi
su il morale.
Scesi
dal camerino prima del solito, indossando una gonna bianca, un top bianco e
beige con degli stivali abbinati. I miei capelli erano lisci, proprio come le
prime puntate, ed il trucco in stile acqua e sapone. Mi sentivo più a mio agio
del solito ad essere sincera, e subito mi avvicinai a Max.
“Deb,
scusa ma devo andare a salutare Beatrice” si congedò tre secondi dopo che mi
ero avvicinata.
Così
mi sedetti su una delle solite panchine, sentendo un particolare vuoto dentro
di me: ero circondata da coppie felici….
“Anche
tu da sola?”.
Alzai
lo sguardo, ritrovandomi di fronte Niko, vestiti tutto di azzurro. Si, poteva sembrare un vero principe azzurro,
anche gli occhi erano azzurri!
“Si,
principe azzurro” dissi. “Per il vestito,eh, non fraintendere” mi affrettai ad
aggiungere, visto che aveva fatto un sorriso radioso.
“Si,
avevo capito, cavallerizza” fece, alludendo ai miei stivali.
“Allora
visto che sono una cavallerizza mi aspetto un invito sul tuo cavallo bianco”.
“Certo,
a fine serata, sempre se ne esco vivo” disse preoccupato. “Sai, ho avuto
problemi con la voce, sono raffreddato e oggi ho avuto anche la febbre a 38.
Sarebbe un sogno arrivare in finale”, spiegò, alludendo al fatto che il
pomeriggio il medico era venuto a visitarlo.
“Dai,
sono convinta che ce la farai”.
“Ma
se stasera esce Rossella ti do il premio “Strega dell’anno”!” annunciò
abbassando la voce e guardandosi intorno con circospezione.
“Perché?!”
chiesi senza capire.
“Ricordi
cosa mi dicesti mercoledì? Quella frase tipo: “Si, però che peccato se lei esce
la settimana prossima….” Ricordi?!”.
Feci
mente locale. “Ah, si, ma l’ho detto senza malizia” feci, anche se non era la
pura verità e sapete perchè…
“Deb,
vieni?”.
Giuseppe
mi stava chiamando, elegante nel suo completo bronzo.
“Si,
subito” risposi, mentre mi avvicinavo e salutavo Niko con un cenno.
“Comunque
stai benissimo versione cavallerizza, life coach!”dichiarò lui mentre mi
allontanavo.
Che
strana creatura era quel Niko! Non lo capivo proprio…
Raggiunsi
gli altri, dopo aver salutato gli altri, e quasi non mi venne un colpo quando,
mentre mi stavo avvicinando al tabellone dei gruppi vocali, sentii Andrea abbracciarmi
da dietro e dirmi nell’orecchio: “Amore, dove vai?”.
Mi
voltai di scatto, e notai una strana espressione sul suo volto.
“Ma
ti sei letteralmente scimunito? Non sono Rossella!” protestai, mentre lui si
parava le mani davanti.
“Oddio,
scusami! Ma ti sei lisciata i capelli e poi siete vestite simili, entrambe con
la gonna bianca e gli stivali!” si scusò ridendo, mentre la vera Rossella
passava e lui le raccontava l’accaduto.
In
effetti aveva ragione, i nostri vestiti si differenziavano per il semplice
fatto che i suoi stivali erano marroni e che invece di un top indossava una
maglia a mezze maniche abbastanza larga.
“Amore,
ora mi offendo, come mi hai potuta confondere con Debora?”.
“Lo
so, ha visto dieci chili in meno e dieci centimetri in più, ma cosa vuoi farci,
tu lo hai fatto completamente impazzire!” ribattei irritata, allontanandomi.
Appena
arrivai vicina agli altri raccontai l’accaduto a Francesco, che fece una faccia
scioccata. “Quei due sono impazziti” sintetizzò.
“Si,
ma mi sono sentita offesa….”.
“Lo
so, ma non ci pensare, dai” mi rassicurò abbracciandomi. Ricambiai la stretta,
sentendomi improvvisamente più tranquilla.
“I
tuoi abbracci sono terapeutici, Fra” lo informai, accennando un sorriso.
“Eh,
lo so” ripeté, alzando il pollice.
Ci
unimmo alla conversazione di Giuseppe e Dante, che stava dicendo: “… Giuro che
se stasera usciamo per colpa sua lo
ammazzo…”.
“Si,
speriamo non si distragga…!” concordò Giuseppe. “Non ce la faccio più, rivoglio
indietro il nostro Andrea!”.
“A
chi lo dici” mi lasciai scappare, prima di tapparmi la bocca ed arrossire.
“Ti
comprendiamo, tranquilla” mi rassicurarono loro.
Andrea
si fece vivo cinque minuti prima della diretta, con un piccolo sorriso stampato
in faccia.
“Andrea,
vieni, dobbiamo fare il nostro saluto portafortuna!” lo chiamarono, e lui a
stento si avvicinò, non prima di aver fatto l’occhiolino a Rossella che se ne
stava con Niko, Maria e i life coaches dietro il tabellone laterale.
Feci
una smorfia, la stessa con cui iniziai a seguire le esibizioni. Belle, sentite,
perfette, dietro ognuno di loro si celava il duro lavoro di una settimana.
L’unica che non mi piacque fu quella di Lara, ma era un fatto personale: a me
la sua voce infastidiva particolarmente, era troppo da funerale.
Dato
che era la semifinale fu permesso a noi life coaches di stare sul palco con i
vari talent al momento del verdetto circa la prima manche.
L’ansia
era palpabile, e ciò non faceva altro che rendermi ancora più nervosa.
“Bene,
allora, iniziamo subito…” fece Ivan, leggendo la busta. Fece una faccia strana,
e mi sentii svenire: poteva fare una faccia del genere solo leggendo qualcosa
di anomalo, e i Gold Boyz non erano mai andati in nomination!
“Passa
il turno…” iniziò, mentre mi guardavo intorno preoccupata e mi sentivo
stringere sia da Francesco sia da Giuseppe che stavano ai miei lati. “… Rossella!”
esclamò, mentre lei saltellava gioiosamente, abbracciava Maria, Niko ed
ovviamente Andrea.
Dopo
i vari applausi Ivan continuò. “Passa il turno…”.
Sentii
i due stringermi ancora di più, e con la coda dell’occhio vidi Luke sillabare:
“Cavoli, se non passiamo siamo fritti, siete l’ultimo gruppo rimasto!”
“…
I Gold Boyz!”.
Pensierosa
com’ero a stento ascoltai, e mi resi conto della cosa mentre vidi i ragazzi
gioire ed abbracciarsi.
“Oh!”
esclamai incredula: mancava un solo muro da scavalcare per poter accedere alla
finale.
Non
ci capii molto in quegli istanti, ma mi resi conto della cosa quando Kevin accorse
sul palco e i ragazzi mi presero in braccio, Andrea compreso.
“Ehi,
ehi, mollatemi…” sussurrai, ma ero felice, anche perchè vedevo che Andrea stava
esultando anche con gli altri.
Alla
fine, dopo questa “esibizione”, mi lasciarono stare e ritornammo dietro le
quinte, dove subito mi piantai davanti la piccola tv per vedere Lara salvarsi.
Erano rimasti solo Niko e Max…
“Mi
dispiace, ma uno di voi andrà in ballottaggio… E passa il turno… Massimo!”.
Vidi
Massimo gioire, prima di avvicinarsi a Niko e stringerlo a sé con un braccio.
Ero
contenta per lui, ma mi dispiaceva per Niko, poverino, stava anche male e
nonostante tutto aveva cantato bene. Ricordai la prima volta che era andato in
ballottaggio, così appena ritornò vicino a noi, con l’aria tesisissima, la
prima cosa che mi sentii fare fu dire: “Mi dispiace, vedi che ce la farai anche
questa volta!”.
Lui
scrollò le spalle prima di abbracciarmi. Restai un po’ sconcertata, ma
ricambiai comunque la stretta.
La
seconda manche fu davvero combattuta, il mio gruppo fu davvero bravissimo.
Questa
volta oltre a Lara non mi piacque Rossella.
Così,
dopo aver passato tutta la seconda manche in compagnia di Daniele e Niko, che
era davvero preoccupato, ritornai sul palco per il verdetto.
E
fu di nuovo una serie di parole e discorsi da parte di Ivan, che alla fine si
decise ad annunciare il verdetto.
“Allora,
passa il turno…”.
Questa
me ne stavo vicino a Luke, che mi sorrideva incoraggiante.
“…
I Gold Boyz!”.
“Sii!”
urlai, aggiungendomi all’abbraccio collettivo, e ritornai dietro alle quinte
con un pensiero in meno: sarebbe stato bruttissimo vedere il ballottaggio Niko-
Gold Boyz.
“Dai,
Niko, per me vai con Lara…” disse Andrea.
Lo
guardai di sbieco prima di dire: “Sarebbe una catastrofe per te andare con Rossella”.
Ma
Andrea non fece una faccia strana all’idea, si limitò a guardare la tv
sovrappensiero.
E
fu lì che portai sfiga: Massimo si salvò, ed ad andare in nomination tra Lara e
Rossella fu proprio quest’ultima.
“No,
cazzo” sentii Niko dire, e mi lanciò uno sguardo come a dire “E’ colpa tua”.
“Ehi
Niko, se questo malaugurio ha funzionato terminerà di funzionare, no?” lo
rassicurai, mentre lui si alzava per ritornare sul palco, con l’abito cambiato:
ora indossava dei jeans ed una giacca nera.
“Speriamo,
ma mi dispiacerebbe….”.
“Pensa
a te, per una volta” gli imposi, anche se lui a sé stesso ci aveva pensato
molte altre volte, ed io lo sapevo bene. Gli diedi un lieve bacio sulla guancia
e sorrisi, mentre lui si avviava verso il “Patibolo”.
“Vai
Niko,vai, metticela tutta…” stava dicendo Andrea.
“Ma
sei impazzito?” gli chiesi sconvolta. Fino a prova contraria stava incoraggiando
colui che era in sfida con la su ragazza.
Lui
si voltò, coprendosi la bocca con una mano.
“No,
è che… Ti spiego dopo, non parliamo da secoli….”.
“Di
certo non per colpa mia” replicai seccata, prima di far cenno agli altri Gold
Boyz di avvicinarsi.
Seguimmo
la sfida, in cui Niko cantò “Bella stronza” nonostante i problemi di voce e
Rossella “Hot” di Avril Lavigne.
“Wow,
non ha mai cantato così bene, Rossella” commentò Max.
Non
capivo, lei aveva messo più zizzanie in giro e alla fine tutti sembravano
tenere per lei…
Noi
ce ne stavamo vicino la tv immobili, con le dita incrociate…
Il
cameraman passò, e disse che qualcuno di noi doveva dire qualcosa che il giorno
dopo sarebbe andato in onda nel day time.
“E’
una sfida alla pari, ma onestamente spero che Maria salvi Niko… Lo dico da ex
life coach” dissi, facendomi avanti per prima.
“Su
giudici, tocca a voi ora. Inizia tu, Silvia” fece Ivan, tenendo le braccia
sulla spalla di Niko e su quella di Rossella a sinistra.
“Beh,
Rossella sa che l’ho salvata nella scorsa puntata, ma tra lei e Niko preferisco
Niko, per cui elimino Rossella”.
Grande
Silvia! Mi dissi di doverla ringraziare a fine puntata.
“Tocca
a te, Luke”.
“Beh,
penso che Rossella sia un’artista più completa, per cui elimino Niko”.
Me
l’aspettavo,certo, quella bravissima ragazza
aveva ammaliato anche lui…
“Maria,
tocca a te”.
E
qui era dura, lei avrebbe dovuto scegliere tra i due pupilli che aveva portato
con sé fino alla semifinale.
Lei
e Rossella erano commosse, la ragazza piangeva…
“Beh,
entrambi sapete che vi stimo molto come artisti altrimenti non vi avrei
scelto…” Scambiò uno sguardo con Rossella. “Rossella ha già capito… Mi
dispiace… Elimino Rossella” terminò con la voce commossa, prima che Niko abbracciasse
Rossella e Maria si precipitasse ad abbracciare l’eliminata.
Ivan
terminò la puntata con grandi parole, e tutti fummo invitati a salire sul palco
per salutarla.
Così
dovetti fingermi commossa dalle telecamere, e mentre tutti facevano quasi a
lotta per abbracciarla, Niko mi si avvicinò.
“Il
premio “Strega dell’anno” è tuo” mi sussurrò all’orecchio, con la voce rauca.
“Dai
che ci hai guadagnato anche tu” gli risposi con un’aria misteriosa.
Il
ritorno al loft fu disastroso, e mi dissi che un po’ Rossella mi sarebbe
mancata: pianse per tutto il tempo, finché non ci riunimmo in cucina per
brindare il suo addio.
Quasi
tutti la aiutarono a fare i bagagli, e la cosa mi fece un po’ tenerezza:
dopotutto aveva lasciato il segno, altrimenti non le avrebbero dato quell’addio così commosso.
“Beh,
ragazzi, vedete come sto e penso valga molto più di mille parole… E poi, beh,
vi annuncio che per questo io ed Andrea ci siamo lasciati, è stato bello vivere
questi giorni con te…” terminò con le lacrime agli occhi prima di andarsene. “Deb,
Lara, Samanta, siete le uniche donne rimaste, fatevi onore!”.
La
vedemmo andare via, e lanciai numerose occhiate ad Andrea, che al momento stava
dicendo: “We’re in final! We’re in final!”. Ero davvero sconcertata: non era la
sua ragazza fino a pochi secondi prima ad aver varcato la porta di casa?
Dante,
Giuseppe e Francesco si aggiunsero ai suoi festeggiamenti, felici del fatto che
stesse per ritornare l’Andrea di una settimana prima.
Niko
li guardava contento, ma notai che si tratteneva la gola e se la massaggiava.
Mentre gli altri cambiavano stanza per prendere altro champagne, mi ci
avvicinai.
“Qualcosa
non va?”.
“Si...
la gola…”.
“Ma
dobbiamo chiamare un medico allora!” dissi premurosamente. “Vado subito, aveva
lasciato il numero nell’ingresso se non sbaglio…”.
“Ok,
grazie…” mi rispose, mentre controllavo se aveva la febbre. In effetti scottava
anche un pò.
“E
di che, dopotutto rimaniamo sempre una squadra” gli sorrisi, prima di fare per
alzarmi. Era meglio essere brava in un momento del genere, mi dissi.
Ma
lui mi trattenne per un braccio, costringendomi a restare seduta e a voltarmi
verso di lui.
“Cosa
c’è?” chiesi, apprensiva.
“Niente,
ancora grazie…” rispose scrollando le spalle, prima di avvicinarsi e baciarmi
lievemente, trattenendo il mio viso tra le sue mani. Fu un bacio dolce e breve,
non come i due precedenti, e quando si staccò mi guardò negli occhi dicendo:
“E’ sentito, non ci sono né impegni, né provini, né telecamere dietro questo gesto”.
“Oh,
oh, va bene, io… vado a chiamare il medico!” esclamai, senza capirci nulla in
verità, alzandomi e notando che, da dietro la porta, Andrea aveva assistito
alla scena.
Qualche Anticipazione:
“Sei
gelosa” affermò tranquillo. “Semplicemente gelosa”.
__________
“Max,
allora, cosa dice?” chiesi, tanto per parlare, e quando non ebbi alcuna
risposta mi voltai: si era addormentato sul divanetto della stanza.
__________
“Siediti,
faccio io” si offrì il ragazzo, mentre spostava una sedia per farmi sedere e
raggiungeva il lavello per prendere bicchieri e caffettiere. “Ho una settimana
da farmi perdonare”.
__________
Mi
abbracciò, prima di darmi un lieve bacio sul collo. Sentii sfiorare i nostri
nasi quando, come nel solito film ricorrente, questa volta suonò il campanello.
“E
ti pareva” sbuffò lui.
__________
“Andrea,
per favore, basta, se…” presi coraggio. “Se mi vuoi baciare… beh… Fallo in un
modo più decente e romantico, senza trovare scuse cretine” terminai, prima di posare
la tazza nel lavandino. Il sonno mi dava decisamente alla testa, ovvio.
___________
“Comunque
ho controllato e ho visto che sta meglio, siete uniche! “E.R.: Medici in prima
linea” non vi fa un baffo!” esclamò.
|
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Capitolo 34 *** E.R.: Infermieri per una notte ***
E.R.: Infermieri per una notte
Ciao ragazze!
Leggendo le vostre recensioni
mi sono resa conto che una parte di voi tifa Niko-Deb, un’altra Andrea-Deb e un’altra
ancora è indecisa…
Penso che leggendo questo
cap, le Andrea-Deb saranno moooolto contente, ihih! ^^
Grazie mille a:
Angel Texas Ranger: Eheh, il comportamento
di Andrea è anomalo, ma leggendo questo cap capirai che di Rossella non
gliene fregava nulla e che l’ha usata
solo per uno scopo… Chissà qual è… Niko sta facendo lo scemo con Deb? Ma nooo!
xD
95_angy_95: Eccomi, ho
aggiornato il più presto possibile! So che è tutto un casino, ma leggendo
capirai tutto (o quasi! xD). Anche se posso dirti che mano a mano la sindrome della
demenza ritornerà a Niko ^_-
giunigiu95: Eh si, Andrea ha visto tutto… Ma che c’ha, il radar?
xD Diciamo che i casini inizialmente ci saranno, ma almeno si chiariranno! ^^
Giulls: Grazie, tesoro! Si, è
vero che Niko bacia Deb, ma spero rivaluterai un po’ anche Andrea dopo questo
cap! Certo, il suo comportamento sembra quello di un donnaiolo, ma… Chissà… Nel
prossimo cap terminerà la spiegazione che inizia in questo! E ancora complimenti
per la fic! ^^
vero15star: Ecco la mia
lettrice Andrea-Deb più affezionata! ^^ Fiuuuu, mi hai perdonata, mi aspettavo di
peggio =D. Tranquilla, per ora Niko se
ne starà molto lontano da Deb, e sono sicura che sarai felicissima leggendo il
cap per quello che succede!
_New_Moon_: Che bello, X Factor
ti è piaciuto! Devo ammettere che io vedendolo mi sono sentita un po’ triste perché
sono ancora affezionata ai cantanti della scorsa edizione, ma pazienza… E chi
sono i tuoi preferiti? Comunque la tua confusione è comprensibile, ti lascio scoprire
la reazione di Andrea leggendo il cap! ^^
Credo che aggiornerò domenica.
La vostra milly92.
Capitolo 34
E.R.: Infermieri per una notte
“Il
dottore sta venendo, aveva detto che sarebbe venuto dopo la puntata”.
Mi
fermai di botto mentre stavo varcando la soglia della stanza, guardando fisso
Andrea che mi aveva detto questa frase con un tono di rimprovero.
“Oh,
io non lo sapevo…” mormorai.
“Bene,
stavo per venire a dirlo a Niko, avevo notato che stava un po’ a terra, ma a
quanto pare mi sono sbagliato visto quello che ha appena fatto” aggiunse,
prendendomi per il polso e trascinandomi nella sua stanza.
“Ehi,
lasciami!” protestai. “E poi non sono affari tuoi…” aggiunsi. Non era il
massimo sentirsi dire ciò da uno che per sette giorni ti ha ignorato per stare
con la sua ex che aveva sempre criticato.
“Ma
erano affari miei quando ti confidavi con me e mi toccava consolarti!”.
“Guarda
che nessuno ti obbligava! E poi taci, visto che per una settimana mi hai
completamente ignorato! Tu con Rossella hai fatto di peggio!” ribattei
infuriata.
Lui
si sedette sul letto, squadrandomi da capo a piedi.
“Sei
gelosa” affermò tranquillo. “Semplicemente gelosa”.
Lo
guardai con un’occhiataccia assassina, arrossendo. “Per favore, ti ho solo dato
una risposta. Più che altro sono delusa
perché credevo che fossi diverso! Invece no, appena hai visto che lei era disponibile non hai esitato ad usarla visto che lei si lasciava usare!
Quando poi la criticavi e la ritenevi una buona a nulla! Non avevi detto di
aver chiuso con la classe 89?!” sbottai, prendendo fiato.
“Si,
e come hai detto tu per me è stata solo una storia di sesso, niente di più! E
poi le cose che nascono qui finiscono alla fine no? Perciò non ti illudere con Niko…”.
“Niko
non era in sé, ha i decimi di febbre, e per me quel bacio non ha significato nulla…” gli spiegai con tono paziente.
“E poi quello geloso qui mi sembri tu”.
Mi
sedetti sul suo stesso letto, a braccia incrociate. Lo guardai, studiando la
sua reazione. Sembrava quasi sollevato dalle mie parole circa il bacio.
“Si,
sono geloso, c’è qualche problema? Ti voglio troppo bene e non voglio che la
storia si ripeta!” affermò tranquillamente.
“Hai
uno strano modo di dimostrarlo e poi so badare a me stessa, ho imparato dalle
situazioni precedenti, tranquillo… papà!”
lo presi in giro, ma senza sorridere, anzi, avevo un’espressione piuttosto
offesa. “Almeno lui mi è stato vicino
come un amico, non come te che appena ti sei messo con quella mi hai
completamente ignorato” aggiunsi con aria di precisione.
“Lo
so, ma il fatto era che… Beh, non potevo parlare con te, era gelosa… Diciamo
che c’era una specie di patto tra noi…”.
“Ma
bravo! Complimenti! Cosa non fareste voi ragazzi per…” ma mi zittii poiché
avevo sentito il campanello suonare. “Dopo finiamo di parlare!” gli
imposi, mentre andavo nell’ingresso per
poi accorgermi che il medico era già entrato e stava visitando Niko, che aveva
il viso arrossato e rispondeva a stento alle domande. Tutti gli stavamo
intorno, seguendo la visita preoccupati.
“Allora,
qualcuno può preparargli qualcosa da mangiare? Deve prendere questa pillola di
cortisone, ma a stomaco pieno. Poi da domani per tutta la settimana dovrà
prendere questo sciroppo che gli ho prescritto e che andrà a prendere qualcuno della produzione tre volte a giorno,
così dovrebbe essere in forma per la finale” spiegò il medico, un uomo
abbastanza alto, dai capelli grigi e con dei simpatici baffi.
“Si,
vado io a cucinargli qualcosa” si offrì Samanta, dirigendosi in cucina.
“Ma,
dottore, domattina starò meglio?” chiese Niko, disteso sul divano e vestito di
tutto punto. Aveva gli occhi lucidi e parlava a voce bassissima. Quando ero
entrata non mi aveva nemmeno guardata dopo il bacio, offuscato dalla febbre e
dai dolori com’era.
“Certo,
certo” lo rassicurò. “Mi raccomando, stanotte dovreste fargli un po’ da
infermieri, dovete misurargli la febbre e non farlo parlare, oltre che fargli
mangiare qualcosa come brodini caldi. Lo so che siamo a maggio, ma dovrà avere
un po’ di pazienza, e lo chiedo anche a voi per favore” si congedò, mentre lo accompagnavamo alla
porta.
Fu
così che passai la prima vera notte insonne: io, Lara, Samanta e Max ci
prendemmo il compito di stargli dietro e fare da “infermieri”.
Il
mio compito fu quello di stargli vicino mentre dormiva (si addormentò verso le
quattro) e controllare se gli si alzava la temperatura. Sentivo le palpebre
pesanti, mentre Lara preparava degli “Impacchi” come li chiamava lei e Samanta
era fuori con Giovanni, dato che aveva avuto il permesso di uscire e andare a
prendere i vari medicinali in una farmacia notturna.
Mi
sentivo davvero giù, stare da sola in quella stanza con la fioca luce che
offriva la piccola lampada mentre Max leggeva alcune informazioni sulla
confezioni delle pillole di cortisone mi intristiva, e mi dispiaceva che Niko
si fosse ammalato ad un passo dalla finale. Il bacio ormai era una cosa
superata, più che altro pesavo alla
breve ma accesa discussione con Andrea.
“Max,
allora, cosa dice?” chiesi, tanto per parlare, e quando non ebbi alcuna
risposta mi voltai: si era addormentato sul divanetto della stanza. Bella cosa,
ora dovevo restare sveglia altrimenti Samanta sarebbe rimasta fuori al ritorno,
anche se la cosa ad essere onesti le stava bene…
Controllai
la febbre, e con un sospiro di sollievo vidi che scottava di meno.
“Ehi,
ma sei ancora sveglia?”.
Sussultai,
e solo dopo secoli notai, a causa della pessima luce, che Andrea era entrato
nella stanza e se ne stava dietro di me, con indosso una tuta grigia.
“Si,
questo è il mio compito” risposi sbadigliando.
“Vai
a dormire, starò io qui al tuo posto, sono le cinque e mezzo”.
“Ma
no, non riuscirei a dormire” risposi, stropicciandomi gli occhi.
“Ehi,
Deb, ho fatto, ora devo solo bagnargli il viso con questo impacco” mormorò Lara,
entrando con una piccola scodella in mano e un fazzoletto di stoffa. Aveva le occhiaie evidenti e i capelli
scompigliati. “Oh, Andrea, ci sei anche tu? Andate in cucina, ho preparato una
tisana e il caffè… Vi chiamo io dopo”.
“Tranquilla,
Lara, ti do una mano…” mi offrii, ma lei sorrise.
“No, mi sono ingozzata di caffè prima, non
vedo perché non debba farlo anche tu, piccolina”.
“Ok,
ma devi chiamarmi, ok?” le dissi, mentre
mi alzavo.
“Certo,
ci vorrà poco” mi rassicurò, mentre mi allontanavo con Andrea alle calcagna.
Il
loft a quell’ora sembrava magico, ci ero passata altre volte ma mai dopo essere
stata sveglia fino a quell’ora e senza essere andata a dormire, vedevo gli
alberi del giardino muoversi lentamente grazie ad un po’ di vento e il cielo
aveva qualche nuvola ambrata.
“Siediti,
faccio io” si offrì il ragazzo, mentre spostava una sedia per farmi sedere e
raggiungeva il lavello per prendere bicchieri e caffettiere. “Ho una settimana
da farmi perdonare”.
“Non
è così che la sconterai” precisai, appoggiando la testa al tavolo. “Gli altri
ci sono rimasti davvero male, non ti sentivano più parte del gruppo”.
“Lo
so, ho già chiarito con loro”.
“Bene”.
“Quindi
non hai più scuse ora” mi ricordò.
“Bene”
ripetei scocciata.
“Dai,
non fare la bambina…” si lamentò, mentre metteva i bicchieri sul tavolo. “Caffè
o tisana?”.
“Caffè”
risposi all’istante.
“Ed
io ti do la tisana, se prendi il caffè mi mangi” mi rimbeccò sorridendo, mentre
mi accarezzava i capelli.
“Idiota,
dammi il caffè, ne ho bisogno” sbadigliai per l’ennesima volta, cercando di non
badare a quelle carezze. “Con tanto zucchero” aggiunsi.
“E
tu cosa mi dai in cambio?”.
“Guarda
che lo ha fatto Lara, non tu, quindi taci…” tentai di ribattere, senza forze e
con tanto sonno, oltre al fatto che mi sentivo stordita e stupidamente felice
per la sua presenza. Andrea, il mio
Andrea, era di nuovo single, più bello e
deciso che mai.
“Ma
io te lo sto servendo…” precisò.
“Oh,
ok, basta, non lo voglio più!” buttai lì scocciata. “Faccio prima se te lo
pago, questo caffè!”.
“Infatti,
ma non devi pagarmelo con i soldi, ma con qualcos’altro!”.
“Se
intendi far ritornare Rossella nel loft non posso, sorry” lo presi in giro,
alzandomi dal tavolo e prendendo un tovagliolo, visto che avevo il viso bagnato
a causa di tutte le lacrime causate dagli sbadigli.
“Dai,
ancora, lei non mi interessava! Vuoi capirlo si o no? E’ stata solo
un’avventura, anche se ammetto che mi sono messo con lei per un’altra ragione…
Al massimo di lei poteva interessarmi solo una cosa” disse scocciato e con voce
sarcastica.
“Si,
come per tutte le ragazze, no?”.
E quale sarebbe l’altro motivo?!
“No!
Quando una ragazza mi piace veramente non penso a… quello…” mi informò,
mettendomi una mano sulla spalla e facendo una faccia seria.
“Buon
per loro, allora” risposi stizzita, visto il cambio di atteggiamento. “Allora?
Quale sarebbe il motivo che ti ha spinto a buttarti tra le su braccia?”.
“Te lo dico domani, ok? E comunque ho deciso
con cosa dovrai pagarmi il caffè” dichiarò, ritornando a sorridere.
“E
sarebbe?” chiesi, stando al gioco e sedendomi sul tavolo, in modo da poter
essere più alta.
“Un
bacio” disse, avvicinandosi pericolosamente e accarezzandomi una guancia.
Si,
un bacio. A che gioco stava giocando? Non fate domande idiote, certo che glielo
avrei voluto dare, ma non in quella circostanza, e per di più così, per gioco.
No, se doveva succedere doveva essere perché ce lo sentivamo entrambi….
“Ok”
dissi, e decisi di svincolare la situazione dandogliene uno sulla guancia.
“Ma
no, intendevo un vero bacio” precisò
deluso, continuando a stringere il mio volto.
“Non
dire sciocchezze, tu sei quello che fino a quattro ore fa stava con Rossella e
che non mi ha degnata di uno sguardo, e poi queste cose non si fanno tra
amici!” mi infervorai, anche se non chiedevo di meglio che poterlo baciare. Ma
avevo paura di rovinare quello che stavo salvando dopo che lui aveva rotto con quella,
e poi non mi sembrava giusto visto il suo comportamento degli ultimi sette
giorni.
“Scusa,
e dove lo metti Niko? Con lui non ti fai problemi….”.
“Andrea,
ma allora sei geloso! Perché vuoi un bacio da me? Per scommessa?” iniziai ad
infervorarmi, più confusa che mai.
“No,
semplicemente perché… mi va… Sai che ti voglio bene, e non chiedo altro che
baciarti…” disse a voce bassa e suadente.
Mi
sentii sciogliere, e tutti i miei buoni propositi di non essere più la
bambolina di turno andarono a farsi friggere.
Me
ne stavo seduta ancora immobile su quel tavolo,senza sapere cosa fare mentre il
suo braccio destro scendeva a cingermi la vita.
Mi
abbracciò, prima di darmi un lieve bacio sul collo. Una scarica di adrenalina
mi attraversò, facendomi sentire ardere in tutti i punti. Sentii sfiorare i
nostri nasi quando, come nel solito film ricorrente, questa volta suonò il
campanello.
“E
ti pareva” sbuffò lui.
“Io…
ehm, vado ad aprire” borbottai imbarazzata, seccata mio malgrado per
l’interruzione, scendendo dal tavolo e incamminandomi verso la porta d’ingresso
a testa bassa.
“Buongiorno”
sbuffò Samanta. “Come sta Niko?”
“Ehm,
meglio, in realtà ora c’è Lara vicino a lui, io stavo prendendo un po’ di
caffè…”.
“Ok,
ho preso le medicine, vado a mettergliele sul comodino” si offrii, dandomi la
sua giacca senza troppi complimenti. La stavo poggiando sull’attaccapanni
quando un lieve: “Ecco il tuo caffè” mi fece girare.
Andrea
mi stava porgendo la tazza, sorridendo. E chi lo capiva!
“Oh,
grazie” risposi, constatando che era ormai freddo. Ritornai in cucina e lui mi
seguì, sedendosi di fronte a me.
Rimasi
così,a sorseggiare caffè per un’ora,
scambiando un’occhiata con Andrea ogni tanto, finchè non mi decisi ad andare di
là dalle altre. Era ormai l’alba, lievi fiocchi di luce entravano in cucina,
così Andrea spense la luce.
“Diciamo
che per questa volta ti ho fatto lo sconto”
disse infine, parlando dopo secoli.
“Andrea,
per favore, basta, se…” presi coraggio. “Se mi vuoi baciare… beh… Fallo in un
modo più decente e romantico, senza trovare scuse cretine” terminai, prima di
posare la tazza nel lavandino. Il sonno mi dava decisamente ala testa, ovvio.
“Ok,
ne prenderò nota” rispose stizzito. “Scusami. Cercherò di essere più decente, è
solo che il sonno mi dà alla testa… E anche tu mi fai un effetto simile”.
Annuii,
stordita, senza sapere cosa pensare. Cosa voleva dire? Davvero gli interessavo?
Il mio cuore batteva a mille mentre tornavo nella stanza di Niko.
Era
sveglio, e sembrava più in forma, solo un po’ assonnato.
“Ehi,
buongiorno, come stai?” chiesi gentilmente, quando in realtà avrei preferito
starmene in camera a rimuginare circa le parole di Andrea.
Fece
un cenno come a dire “Meglio”, e mi ricordai che non poteva sforzarsi. Secondo
me non si ricordava nemmeno di avermi baciata.
Meglio così! pensai.
“Lara,
cattiva, non mi hai chiamata” dissi sorridendo e abbracciandola.
“Dai,
tranquilla, ora ha la febbre a 37 e mezzo”
mi rassicurò. “Niko, dormi un altro paio d’ore e poi ti prenderai lo
sciroppo” aggiunse cordiale, mentre lui annuiva.
“Andiamo,
và, lasciamolo in pace” propose Samanta scompigliandogli affettuosamente i
capelli e uscendo, prima di dirigersi nella nostra camera.
“A
proposito, mi trasferisco da voi, io sono sola in camera dopo che Ross se ne è
andata” ci ricordò Lara.
“Certo”
le risposi cordiale assaporando quelle parole. Rossella se ne era andata,
andata, andata… Possibile che, nonostante tutto quello che avevo sofferto,
riuscivo solo pensare che Andrea era
sigle? Dov’era la mia rabbia? Il mio orgoglio? I miei sentimenti feriti?
“Ragazze,
oddio, mi sono addormentato!”.
Max
era corso verso di noi, tutto spettinato e con una specie di fiatone
inspiegabile.
“Ce
ne siamo accorte” dicemmo io e Lara contemporaneamente, sarcastiche.
“Scusate,
ma leggere quei foglietti…. Non ce l’ho fatta…” si scusò, cercando di
appiattirsi i capelli.
“Ormai
è fatta, ma giuro che si è sentita la tua mancanza, volevo proprio fare una
bella partita a carte per ammazzare il tempo” lo presi in giro, mentre
ridevamo.
“Comunque
ho controllato e ho visto che sta meglio, siete uniche! “E.R.: Medici in prima
linea” non vi fa un baffo!” esclamò.
“Infatti,
diciamo che siamo più “E.R. Infermieri per una notte” , no?” propose Lara sarcastica.
“Comunque,
sono ormai le sette meno un quarto, cosa ne dite di andare a dormire?” .
Andrea
era ricomparso e sorrideva incoraggiante.
“Baderemo noi a Niko quando si sveglierà, tranquille. Deb, l’incontro
con Luke è alle tre, quindi dormi quanto vuoi” aggiunse, mentre mi dirigevo in
stanza.
“Ok,
mi vieni a svegliare tu verso l’una per favore?” chiesi.
“Ma
certo, ti chiamo per il pranzo, ok?”.
“Fantastico” risposi, prima di allontanarmi ed
entrare nella stanza dove Samanta stava già sul letto profondamente
addormentata.
Mi sentivo felice, gioiosa, allegra… Il
malumore che mi aveva contagiato fin a poche ore prima era scomparso, aveva lasciato il posto alla speranza, e mi
addormentai con l’immagine di Andrea che stava per baciarmi scolpita nella
mente.
Qualche Anticipazione:
“Ehi,
infermiera!” mi accolse Max sorridendo, mentre Niko sorrideva dall’alto del suo
brodino e mi faceva cenno di sedermi vicino a lui.
_______
“Perché
infatti dal 15 marzo ad ora abbiamo dato la caccia al lazo alle mosche
utilizzando i fili del mcrofono…” disse sarcastico Andrea sottovoce.
“Non
parlare proprio tu, Andrew” lo zittì Francesco con un’occhiata piccante.
_______
“Credo
di aver sognato di averti baciata… o è la verità?”
_______
“Grazie,
Andrea, diciamo che dopo stasera ti ho perdonato al 100% …” dissi, cercando di
risultare scherzosa anche se volevo davvero dirglielo.
_______
“Ma
perché? Dai, non volevo farti commuovere, sono stato molto tragico, le cose non
saranno così…” tentò invano di consolarmi, mentre Daniele mi circondava il
braccio con una spalla.
_______
“Ehi,
siamo noi quelli che devono provare e andare incontro alla finale, quindi vedi
di tirarti su che ci serve il tuo supporto da life coach” fece Dante con finto
tono hitleriano.
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Capitolo 35 *** L’Ultima Settimana Ha Inizio ***
L’Ultima Settimana Ha Inizio
Buona
domenica a tutti!
Questo
capitolo segna l’inizio dell’ultima ma densa fase del programma,in cui ne
continueremo a vedere di tutti i colori!
Grazie
mille a:
Angel Texas Ranger: Daaai, vediamo se in questo
capitolo riuscirai a perdonare Andrea come la tua omonima! =D Andrea chiede
perdono anche a te! ^^
vero15star:
Eh si, purtroppo è un mio difetto far diventare la situazione un po’ pesante,
ma sono sicura che saprò farmi perdonare definitivamente con questo cap e il
prossimo! Ne varrà la pena aver aspettato tanto, credimi! E, riguardo Andrea…
Per ogni cosa c’è una ragione, ti assicuro che ci tiene veramente a Deb… Anzi, te lo lascio
scoprire leggendo il cap!^^
kirya:
Grazie, continui a farmi emozionar con i tuoi complimenti! Si, le cose stanno
decisamente migliorando, e continueranno a farlo nel corso del cap!
Giulls:
Una storia tra un ventiduenne e una sedicenne?! Mmm… No, guarda, non ho proprio
capito a chi ti riferisci! xD Che coincidenza, comunque! Riguardo la tua
domanda, mancano ancora venti capitoli perché
la fic non si ferma alla fine del programma, ma prosegue con la storia di Debora
dai sedici ai diciassette anni e poi ai diciannove, quando le succederà
qualcosa di…. magnifico!
95_angy_95:
Andrea vuole baciare Deb perché…. Lo scoprirai leggendo, eheh! Certo, lei non
ci capisce più niente ormai, ma forse un po’ di ragione le sta ritornando! E la
demenza ritornerà a Niko nei prossimi capitoli,a partire dal 37!
_New_Moon:
Noooo, ti giuro che anche i adoro i The Bastard Sons Of Dionisio, oltre a
Noemi, Enrico, Matteo e Serena! Comunque in questo cap scoprirai qualche motivo
in più circa il comportamento di Andrea, spero ti piacerà! ^^
Non
so quando aggiornerò, forse mercoledì o giovedì.
La
vostra milly92.
Capitolo 35
L’Ultima Settimana Ha Inizio
Quando
mi svegliai, all’una e mezzo, mi sentivo catapultata in un’altra dimensione: mi
sembrava di trovarmi un giorno avanti, che quella notte vissuta fosse durata
un’eternità a tal punto di valere per un intero giorno. Andrea aveva mantenuto
la promessa, eccedendo di soli 30 minuti perché “Non aveva avuto il coraggio di
svegliarmi prima visto che dormivo come un angioletto”.
Di
conseguenza, visto che ci misi parecchi minuti a riprendere conoscenza, arrivai
a pranzo mezz’ora dopo, anche perché mi ero appena ricordata che mancavano solo
tre giorni al mio sedicesimo compleanno e mi ero persa in contemplazioni varie,
con indosso dei bermuda, una camicetta lilla a mezze maniche e un finto sorriso
stampato in faccia, visto che mi veniva ancora da sbadigliare.
“Ehi,
infermiera!” mi accolse Max sorridendo, mentre Niko sorrideva dall’alto del suo
brodino e mi faceva cenno di sedermi vicino a lui.
“Salve
colleghi, ditemi che le riprese di E.R. sono finite che un sola puntata mi è
bastata!” risposi, prendendo posto vicino a Niko. “Samanta, hai cucinato tu?”
chiesi educatamente, visto che lei continuava a fissarmi, decisa a non litigare
per l’ennesima volta.
“No,
io mi sono svegliata poco prima di te” rispose, prima di tuffarsi con la faccia
nel suo piatto.
“Ho
cucinato io” s’intromise Andrea, con una finta aria modesta, seduto di fronte a
me.
“Ah,
vedo che le vecchie lezioni di cucina sono servite!” sorrise Lara. “E’ davvero
buono, complimenti!” si complimentò.
“Grazie,
Lara…”.
Assaggiai,e
mi dissi che quasi quasi poteva assomigliare al ragù di mia madre. “Si,
complimenti, è squisito” dissi.
Mi
sorrise apertamente, mentre Francesco diceva: “Ma no, non vedete che fa schifo?
Guardate, guardate!” mostrando il suo piatto vuoto. Che clown che era, mi
dissi, mi sarebbe mancato quando tutto sarebbe finito…
“Ah,
Deb, stamattina Giovanni ha portato una lettera per te, tieni” disse Max dopo
pranzo, mentre me ne stavo sul divano cercando di non riaddormentarmi. Per
fortuna c’era Daniele che stava studiando, ragion per cui non c’era pericolo
grazie a quel ronzio fastidioso.
“Oh,
grazie, spero che non siano solo appunti per altre interrogazioni…” dissi,
prendendo la busta. Lo so, era egoista, non studiavo per bene da secoli, ma
ormai la voglia non c’era…
Aprii
la busta, e vi trovai una lettera della mia famiglia.
Cara Debora, come va? Ormai ti sei
proprio dimenticata di noi, eh… Abbiamo visto in tv che hai fatto il cambio di
life coach, secondo noi vinceranno proprio i Gold Boyz, e poi sono così
simpatici! Ti seguiamo sempre in tv, e ormai ci sei quasi tutti i giorni. Sei
dimagrita? Sembri davvero snella, e poi se sempre così curata e bella! Sei la
nostra stella, ormai, e ci manchi davvero tanto anche se siamo contenti perché
ti vediamo sempre allegra e solare. Martedì verremo, di sicuro non ci perdiamo
la finale, abbiamo i posti riservati vicino la fidanzata di Massimo e i
genitori di Niko! Salutaci tutti, ci vediamo martedì! Ti vogliamo bene,
Mamma, Papà e
il tuo fratellino
Terminai
di leggere con un piccolo sorriso dipinto sulle labbra, prima che Max mi
togliesse il foglio di mano, ovviamente.
“…Abbiamo
visto in tv che hai fatto il cambio di life coach, secondo noi vinceranno
proprio i Gold Boyz, e poi sono così simpatici! I genitori di Debora tifano
per voi e… Si siederanno vicino Beatrice!”
disse sorpreso, leggendo.
“Non
tifano solo per loro, credono solo che vinceranno, tifano anche per te e Niko…”
precisai, soprassata dalle risate generali.
“Ah,
ok” ebbe il tempo di dire lo zio, cercando
di calmare le risate mentre gli altri leggevano la lettera.
Intanto,
un’ora dopo eravamo in riunione con il capitano e il vocal coach, intenti nel
fare un discorso tutto pomposo circa la finale e l’impegno.
“Siete
l’unico gruppo rimasto, ma sotto sotto me lo aspettavo che sareste stati voi i
“Survivor” di questa categoria. Il pubblico vi adora, siete l’immagine che loro
cercano in un artista, e personalmente credo che voi potreste rappresentare i
vincitori. Perciò, voglio che vi impegnate il triplo del solito! Sapete che non
credo a quella sciocchezza del “L’importante è partecipare, non vincere” ,
eheh!” iniziò Luke, strappandoci un sorriso.
“Si,
il pubblico li ama, e crede in loro, me lo hanno scritto anche i miei in una
lettera oggi!” confermai.
“Si,
in quella lettera dove la informavano che sarebbero venuti alla finale…” disse
sarcastico Giuseppe.
“E
che c’entra?”.
“Erano
troppo felici di rivederti, perciò si sono lasciati prendere la mano e volevano
incoraggiarti visto che sei la nostra life coach….”.
“Ma
che, anzi, sono tristi perché devono aspettare ancora una settimana…”.
“Uh,
perché, verranno alla finale?” chiese Kevin all’improvviso, dopo mezz’ora
dall’annuncio.
Ci
guardammo, scuotendo il capo, mentre questa volta toccava agli altri ridere.
“Comunque,
cari “Survivor” e “Survivor girl”, ihih, da oggi inizieremo a lavorare sul
serio…” continuò Luke.
“Perché
infatti dal 15 marzo ad ora abbiamo dato la caccia al lazo alle mosche
utilizzando i fili del microfono…” disse sarcastico Andrea sottovoce.
“Non
parlare proprio tu, Andrew” lo zittì Francesco con un’occhiata piccante.
“…La
finale, qualunque sia il risultato, non sarà la fine bensì l’inizio delle
vostre carriere… Perciò, su, passiamo all’assegnazione della cover, la vostra ultima cover….”.
Fu
una riunione strana, durante la quale non facemmo altro che parlare della
finale e del bilancio di questi mesi.
“Ma
ci pensi?”.
Quel
pomeriggio me ne stavo nella mia stanza, con i capelli bagnati avvolti in un
asciugamano, intenta nel guardare il giardino fuori la mia finestra. Mi voltai,
al suono di quella voce bassa e rauca, e mi trovai Niko davanti.
“Ehi,
non si bussa nemmeno!” protestai, mentre smaltivo il colpo.
“La
porta era aperta, scusa” spiegò.
“Si,
ok, ma comunque dovresti conservare la voce per le prove…”.
“No,
tranquilla… Comunque volevo chiederti una cosa…”.
Al
ricordo dell’accaduto di quella notte sentii il cuore accelerare per l’ansia.
“Si, dimmi” lo invitai falsamente tranquilla, squadrandolo.
“Credo
di aver sognato di averti baciata… o è la verità?”.
Bum.
Bum. Bum.
Tipico battito di chi non sa cosa fare. Mentire o
essere sincera?
“Oh,
beh, vedi, ecco, in realtà… Si” dissi infine. “Ma tranquillo, so che non eri in
te, visto che non sapevi nemmeno di averlo fatto, quindi… Ok, è tutto ok!”.
Fece
una faccia strana prima di sorridere. “Grazie, avevo questo dubbio… Scusami, la
febbre mi dà sempre alla testa, una volta quando avevo la febbre dissi
alla ragazza del mio amico che mi era
venuta trovare che lui la tradiva, figurati….”.
“Alla
faccia… Mi va bene quel bacio, và” dissi imbarazzata.
“Già…”.
“Ora
io vado ad asciugarmi i capelli, altrimenti mi si asciugano in testa e mi
prendo anch’io la febbre oltre che un gran mal di testa con conseguente
cervicale…” mi congedai.
Niko
annuii. “Quel “Ma ci pensi” era dovuto ad una piccola riflessione, stavo
dicendo: “Ma ci pensi che tra 7 giorni non ti vedrò più con questo turbante in testa e tu non mi farai
più da crocerossina!”.
“Grazie
per il pensiero, caro poeta!” risposi ridendo, mentre lui usciva ed io entravo
in bagno. Mi guardai allo specchio, con la testa in tilt. Mi aveva baciata, per
lui non valeva nulla quel gesto e il peggio erano che non importava nemmeno a
me.
“Meglio
così” sospirai, mentre mi pettinavo la chioma ribelle e prendevo phon e spuma.
“Cavoli, dov’è il beccuccio?! Qui c’è solo il diffusore… Mah…”.
Decisa
a provare qualcosa di nuovo, l’asciugai con il diffusore…
“Aaaargh!”.
Venti
minuti dopo mi guardavo allo specchio: i capelli erano così ricci che avrebbero
fatto invidia anche a Giuseppe! Ma erano gonfi, così decisi di sminuirli un po’
con la spuma…
“Debora,
sai dove… Oh!”.
Lara
era entrata in bagno e mi guardava sconcertata.
“Hai
preso tu il beccuccio e lo hai cambiato con il diffusore?” le chiesi.
Lei
rise, aggrappandosi al muro, prima di dire: “Beh, si, l’ho usato sul mio phon…
Ma stai bene!” aggiunse. “Ora sei davvero la rappresentante dei Gold Boyz,
ihih”.
“Di
Giuseppe vorrai dire…” la corressi, ma dopotutto mi piaceva come mi stavano
quei ricci che avevano sostituito i miei capelli mossi.
Anche
gli altri rimasero sbalorditi dal mio nuovo look, ma dissero di averlo
apprezzato.
“Mmm…
dovrei utilizzarlo anche io il diffusore, cosa ne dici?” mi prese in giro Giuseppe
dopo cena, mentre me ne stavo in giardino ad imparare il preterito indefinito
dei verbi irregolari spagnoli.
“Di, diste, dio, dimos, disteis… Oh,
taci, anzi, dammi una mano!” lo zittii, dandogli la fotocopia su cui stavo
studiando.
“Ma
cos’è, arabo?” chiese interrogativo, leggendo.
“E’
spagnolo!” protestai indignata.
“E
allora parla con Andrea, non con me…” se la squagliò, riferendosi al fatto che
studiava lingue all’università.
“Uff!”
protestai, mentre si allontanava e mi lasciava da sola con lo spagnolo.
Restai
così un’altra mezzoretta prima di essere interrotta da un: “Hola, Debora, me
han dicho que necesitas una mano para estudiar! Yo creo que necesitas ayudo
para hacerte el pelo, pero no hace nada… Què tal?”. Alzai lo sguardo, notando
Andrea e tentando di non sciogliermi a causa del sorriso perfetto come la sua
pronuncia. Indossava una maglietta nera a mezze maniche e dei semplici jeans,
ma in cuor mio pensai che non era mai stato più bello.
“Una
mierda” sorrisi sarcastica. Andrea rise, prima di prendere le fotocopie in mano
e leggere. “Dai, scherzavo, ti stanno bene i capelli e poi… E’ facile, è solo
memoria!”.
“Appunto”
risposi affranta. “La memoria non è il mio forte, preferisco capire le cose
piuttosto che impararle a memoria senza capire, e poi mi confondo sempre con il
latino” sbuffai. “Forse è meglio se per stasera mi dedico all’italiano”.
“Ma
no, perché, dai, vedi che tra mezz’ora li saprai tutti a memoria!”.
Andrea
prese il libro e mi diede la fotocopia. “Leggili uno per uno ad alta voce e poi
cerca di ripeterli!”.
Lo
guardai scocciata, prima di prendere il foglio e dire: “Speriamo, vorrei
prendere almeno 8 al test”.
“Stai
studiando per il test?”. Andrea mi squadrò pensieroso. “Pensavo fosse per
l’interrogazione! Allora fai così, oltre che a studiarlo a memoria esercitati
anche a scriverli su un foglio con tanto di accenti….”.
Sembrava
una cavolata, ma alla fine mi servì utilizzare il mio metodo. Nel giro di
quaranta minuti li sapevo tutti a memoria!
“Grazie,
Andrea, diciamo che dopo stasera ti ho perdonato al 100% …” dissi, cercando di
risultare scherzosa anche se volevo davvero dirglielo.
Lui
sorrise, scrollando le spalle. “Per una volta sono io che ho salvato te!” se ne
uscì. “Sono contento che tu mi abbai perdonato, non me l’ aspettavo. So di
essere stato un bastardo, ma devi sapere che mi sei mancata tremendamente”
spiegò, prendendo le mie mai tra le sue. Era serio, quasi frustrato.
“Io
non voglio rimproverarti circa il fatto che hai scelto Rossella, è solo che
vorrei… capire…” mormorai, senza sapere cosa dire.
“Ero
geloso, Deb, mi sono ingelosito
vedendoti vicino a Daniele, quando hai poggiato la testa sulla sua spalla. E’
una sciocchezza, lo so, ma per quel gesto così banale mi sono sentito divorato
dalla gelosia, così ho accettato le avances di Ross, e, vedendo che la cosa ti
ingelosiva, ho deciso di rimettermi con lei” disse, con un tono tormentato che
rispecchiava il suo volto.
“Cosa?”
domandai flebilmente.
“Deb,
non dirmi che non ti sei resa conto di tutti i segnali che ti ho mandato nelle
ultime settimane! Volevo vedere se ti ingelosivi, quanto ci tenevi a me! Ogni volta che abbracciavo Rossella ti
vedevo sbuffare, in un certo senso ero contento!”. La sua voce ormai era supplichevole,
e si avvicinò ancora di più a me.
“E
se Rossella non fosse stata eliminata? Cosa avresti fatto?” domandai stordita
per quella specie di confessione.
“Non
lo so” ammise. “Ma voglio che tu sappia la verità, Deb, voglio che tu sappia
che d’ora in poi da me riceverai solo stima,rispetto e soprattutto affetto”.
Feci
una faccia sorpresa, ma comunque mi dissi di approfittare del momento e
chiedere tutta la verità. “Ho capito ma vorrei che tu parlassi chiaro, Andrea.
Che senso aveva fare tutta questa commedia? A parte che non mi ricordo questo
momento tra me e Daniele, ma tu sai che a me lui non interessa! Perchè non mi
hai parlato? Cosa ti costava? Io… ci sono stata davvero male” ammisi.
Il
ragazzo sospirò e si alzò. “Vieni, camminiamo un po’” mi invitò, tendendo la
mano, come per invitarmi ad afferrarla.
La
guardai, esitante, prima di allungare lentamente il braccio e stringere la sua
mano calda. Andrea fece un piccolo cenno e la strinse ancora di più,
conducendomi in una zona del giardino
isolata anche perché erano tutti nel loft.
“Vedi,
nella mia condizione non dovrei distrarmi e tu sei una calamita per la mia
distrazione. Le ultime settimane per me sono state magnifiche, e non sai quanto
mi sono pentito di non averti conosciuta bene dall’inizio! Ma, ritornando alla
distrazione, in verità ho fatto il cretino con Rossella perché credevo che non
avrei più avuto il coraggio di avvicinarmi a te dopo tutto quello che avevo
fatto. E invece è bastato il bacio di Niko a far scattare in me definitivamente
il desiderio di averti al mio fianco. Ora capisci?” spiegò, poggiando una mano
sulla mia spalla. Restai immobile, intenta nello studiare il suo bellissimo
volto, i suoi occhi scuri come capelli, la sua espressone dolce al chiarore
della luna.
“Si,
capisco” mormorai flebilmente. Ora capivo per davvero, riuscivo a captare la
sua sincerità, e niente poteva dissuadermi dal perdonarlo. “Sei perdonato,
Andrea, ora al 110% ” dissi.
Sorrise
nuovamente, prima di avvolgermi con le sue braccia. Mi sentii protetta, al sicuro,
e lo strinsi a mia volta. Alzai lo sguardo sentendo la voglia di dire milioni
di cose.
“Deb,
detto ciò… Tu cosa ne pensi? Ci tieni a me? Ho qualche speranza?” domandò
cautamente, togliendomi una ciocca riccia da davanti agli occhi e poggiandola
dietro l’orecchio.
“Certo
che si” sussurrai decisa a dire la verità. Si aprì per l’ennesima volta in un
sorriso e avvicinò il volto al mio, prendendolo tra le sue mani. Stavo
prendendo mentalmente nota di baciarlo
una volta per tutte, di farmi avanti, poi però iniziai a pensare al fatto che
sarei risultata goffa visto che mi sarei dovuta alzare sulle punte per potergli
arrivare…
E,
ovviamente, fui interrotta dalla voce di Lara che ci raggiunse come da molto
lontano. “Ragazzi, venite in salotto, c’è una riunione organizzata da Massimo!”
disse, facendoci segno di muoverci.
La
seguimmo in salotto, intenti nello squadrarci un po’ confusi. Non sapevo cosa
fare dopo quelle parole… A che scopo me le aveva dette? Comunque, almeno, ero
sollevata.
Samanta,
Dario e Giuseppe se ne stavano su uno dei divani, mentre Niko battibeccava con
Max circa l’antibiotico che non voleva prendere (“Vuoi cantare martedì si o
no?” lo stava minacciando lo zio) come un bambino e Dante, Francesco e Daniele
guardavano la scena sghignazzanti sull’altro divano, il mio preferito, quello
che solevo chiamare il “Megadivano”poiché era più ampio e comodo.
“Deb,
che fine hai fatto?” mi chiese Daniele, facendomi segno di sedermi vicino a
lui. Lo raggiunsi, mi sedetti e dissi:
“Studiavo spagnolo, non riesco a credere che tra otto giorni sarò a scuola a
fare i vari test” con un’aria un po’ mogia. Andrea prese posto poco lontano,
continuando a guardarmi.
“A
chi lo dici, io continuo a ripetere che ci stanno maledicendo per il fatto che
noi siamo qui a spassarcela” mi diede man forte.
“Si,
ci faranno neri, specialmente il mio prof di lettere classiche” acconsentii ,
fingendomi spensierata.
Ci
lanciammo uno sguardo terrorizzato, prima di sorriderci.
“Allora,
gente, vi starete chiedendo perché ho indetto questa riunione” ci interrupe Max,
stando seduto su uno sgabello preso dalla cucina al centro della stanza.
Seguii
un mormorio di assenso prima che lui continuasse: “Vedete, tra una settimana
saremo nelle nostre case, con le nostre famiglie,il vincitore magari starà
festeggiando, ma saremo tutti ritornati alla cosiddetta vita reale, la mattina
non faremo più colazione insieme, non potremmo più vivere l’ansia delle
esibizioni, l’assegnazione dei brani, non faremo più le lotte per usare la
doccia per primi …. E forse potremmo avere qualche rimpianto, perché non
saremmo più qui in compagnia, ed io non voglio che questo succeda. Insomma,
voglio che questi ultimi giorni siano indimenticabili per tutti noi, vorrei che
ognuno di noi facesse tutto ciò che ha sempre voluto fare e dire ma non ne ha
mai avuto il coraggio. Meglio un minuto di vergogna che una vita di rimpianti,
questo deve essere il nostro motto! Più che altro è un avviso… Cosa ne dite?”.
Sentendo
quelle parole sentii gli occhi bruciarmi vivamente, e mi accorsi che avevo
iniziato a piangere involontariamente dopo essermi voltata e aver incrociato di
nuovo lo sguardo di Andrea, preoccupato come il mio. Quelle parole mi avevano
fatto ricordare tutto, il fatto che l’avventura giungeva al termine, e mi
avevano toccata profondamente. Mi guardai intorno e vidi che quasi tutti
avevano gli occhi lucidi, tranne Samanta e Lara.
Mi
alzai rapidamente, dirigendomi in cucina per prendere un tovagliolo per
asciugarmi il viso, quando notai che Max mi aveva seguito insieme a Daniele. Non
volevo che quell’avventura terminasse, specialmente dal momento che io ed
Andrea ci eravamo chiariti.
“Ehi,
ma stai piangendo per… per quello che ho detto?” mi chiese preoccupato, mentre
mi asciugavo il viso.
Annuii,
nascondendomi il viso nel tovagliolo.
“Ma
perché? Dai, non volevo farti commuovere, sono stato molto tragico, le cose non
saranno così…” tentò invano di consolarmi, mentre Daniele mi circondava il
braccio con una spalla.
“No,
è tutto vero, sarà così!!!” risposi, sedendomi.
“Ti
prendo un bicchiere d’acqua” mormorò Daniele a bassa voce.
“Ma
che, sono sicuro che ci incontreremo al più presto….” tentò nuovamente lo zio,
sedendosi a sua volta e accarezzandomi i capelli.
Scossi
il capo, mentre cercavo di calmarmi e prendevo il bicchiere d’acqua che Daniele
mi stava porgendo. “Dici così perché per te è diverso, ti sposerai, vivrai con Beatrice
e, se vincerai, vincerai un contratto discografico, mentre io me ne starò da
sola nella mia città senza di voi, senza un tubo da fare e presa dalla
malinconia…”.
“Ma
no, e poi vivi nella stessa città di Daniele, su…”.
“Eh,
infatti, Deb, ci faremo coraggio a vicenda…”.
“Non
nel senso che credi tu, scemo” lo rimbeccò Max, cercando di farmi ridere.
“No,
lui mi ha promesso che uscirà con una mia amica…” lo zittii, prima di respirare
a fondo e notare che tutti stavano venendo in cucina.
“Max,
volevamo dirti che siamo tutti d’accordo con la tua proposta” sussurrò Niko.
“Eh,
anche io e Deb, vero?” disse subito Daniele.
Nel
frattempo, mentre annuivo, i Gold Boyz mi si avvicinarono. “Lacrime post
discorso?” chiese Francesco comprensivo.
“Si”
risposi, cercando di non guardare Andrea.
“E
perché mai? C’è tempo per le lacrime, su” mi incoraggiò lui, abbassandosi al
mio livello e costringendomi a guardarlo. Mi resi conto ancora di più del fatto
che mi aveva detto che per lui ero importante…
Mi
sentivo una bambina stupida e piagnona, ma allo stesso tempo mi sembrava
impossibile che quel discorso non avesse fatto lo stesso effetto agli altri.
“La
smetto solo se mi promettete che non vi dimenticherete di me e che ci vedremo”
imposi, anche se sapevo che era inutile, non potevi imporre ad una persona di
non dimenticarti…
“Anche
volendo non potremmo dimenticarti, e poi sei pur sempre la nostra life coach,
ti porteremo in giro con noi con qualche scusa” mi rassicurò Giuseppe, più
solare che mai.
“Si,
infatti, stai tranquilla e pensa a divertirti…” disse Andrea, facendomi
l’occhiolino.
“Capirai,
tra prove e studio….” dissi sarcastica, mentre lui accennava una risata nervosa.
“Ehi,
siamo noi quelli che devono provare e andare incontro alla finale, quindi vedi
di tirarti su che ci serve il tuo supporto da life coach” fece Dante con finto
tono hitleriano.
Aveva
ragione, non dovevo fare così, avevo tutta una vita a disposizione per
piangere, dovevo pensare a vivere gli ultimi giorni nel migliore dei modi,
specialmente io che non avevo una sfida da affrontare. E, soprattutto, dopo il chiarimento
con Andrea, dovevo adempiere al mio
dovere nel migliore dei modi.
“Quindi,
gente, sorridete e preparatevi ad una settimana indimenticabile!” esclamò Max poco dopo, scatenando i sorrisi, malinconici e
speranzosi, di tutti noi.
Qualche Anticipazione:
Udendo
ciò lui sorrise come un’ebete, come faceva tutte le volte che udiva le parole “Beatrice”
e “Matrimonio”.
________
“Evvai!
Si!” dissi tra me e me, sorridendo, mentre ripensavo a quando avevo conosciuto
Silvia e lei mi aveva “Insultato” circa il mio peso.
________
“Stasera balli con me?” chiese poi, aumentando
la presa e avvicinandosi ancora di più al mio viso.
________
“Finchè
era Rossella ti ho lasciato fare, ma ora non lo tollero più. Non ha nemmeno
sedici anni, ti rendi conto? E poi vedo che tu ne sei più preso, e non voglio
che….”
________
Si
girò, e quando alzai lo sguardo notai che sorrideva, mi stava regalando un vero
sorriso a 32 denti. “Perfetto!” esordì, stringendomi a sé e abbassando il viso
per arrivare alla mia altezza.
|
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Capitolo 36 *** What’s Love? ***
What’s Love?
Eccomi!
Sono
reduce da giorni durissimi e super stressanti, e ammetto che aggiornare questa
fic è uno dei momenti di relax che posso concedermi davanti al pc.
In
questo capitolo la situazione amorosa di Deb diventerà definitivamente ( e
finalmente, ihih!) stabile, e solo Dio
sa quanto vorrei essere nei suoi panni al momento! xD
Grazie
mille a:
95_angy_95:
Al momento mi sa che l’unica malattia di Andrea sia solo ed esclusivamente Deb,
ihih! Purtroppo il programma giunge al termine, riesci ad immaginare la povera
Deb senza tutti i suoi compagni di avventura?
Angel
Texas Ranger: Oh, non parliamo di capelli, i miei non sono né lisci, né ricci,
né mossi… L’unica cosa certa è che sono
crespi, e senza la schiuma avrei un cespuglio in testa! Mi fanno disperare così
tanto che li ho anche tinti color mogano per cambiare un po’, visto che nessun
taglio fa la differenza! Ma, capelli a parte, Andrea mi dice di dirti che farà
il possibile per farsi perdonare ancora di più e spera di riuscirci in questo
cap! =D
freeze:
La fic avrà complessivamente 55 capitoli, epilogo compreso. Comunque Andrea
voleva dire che si è messo con Rossella con l’iniziale scopo di allontanarsi da
Deb visto che starle vicino lo distraeva in continuazione e non voleva affezionarsi
ulteriormente poi però ha agito per farla ingelosire e alla fine si è pentito,
perché comunque manca meno di una settimana alla separazione… Spero di essere
stata più chiara! ^^
kirya:
Ma grazie, sei sempre troppo buona! *^_^* Pensa che anche io mi sono commossa a
scrivere il discorso di Max! E cosa succederà tra Deb e Andrea…. Te lo lascio
scoprire leggendo il cap!
Giulls:
Ehi, guarda che sto prenotata prima io per le ripetizioni di spagnolo made in
Andrea! xD xD xD Lo so, sono perfida nel far interrompere sempre Deb e Andrea,
ma in questo cap mi farò perdonare! La persona che dirà ad Andrea che non vuole
che stia con Deb è… Dante! Immagino che tu sia un po’ sconcertata, quindi ti
lascio scoprire cosa succede lasciandoti al cap!Bacioni e complimentissimi
anche a te! ^^
A
sabato,
la
vostra milly92.
Capitolo 36
What’s Love?
Click. Click. Click. Scattare foto è sempre stata una delle cose che ho
sempre amato fare , forse anche perché sono figlia di un fotografo. Mi ha
sempre rilassato, donato la tranquillità e la calma quando era preoccupata e
nervosa. O, semplicemente, era il più grande strumento che potevo utilizzare
per ricordare qualcosa di speciale che non avrei potuto avere davanti per tutta
la vita.
Per
questo motivo il giovedì mattina stavo fotografando i ragazzi che facevano
colazione, con un piccolo sorriso sulle labbra, poiché non tutti se ne erano
accorti, presi dal sonno com’erano.
“Dite
cheese!” urlai all’improvviso, e scattai la foto mentre Max, Niko e Giuseppe si
giravano verso di me, ancora sconvolti dall’affermazione.
“Ehi!
Non dirmi che poi queste foto faranno il giro del Web!” protestò Massimo,
mentre prendeva dei biscotti dalla confezione.
“Si,
insieme a quelle del tuo matrimonio!” sghignazzai, prima di fotografare Lara che
si dava da fare vicino ai fornelli.
“Dai,
Debora, posa questa macchina…” protestò lei, tuttavia sorridendo.
Max
dal canto suo si era sbattuto una mano in fronte, in stile “Sono rovinato se lo
fa”.
“Sarebbe
una figata!” soggiunse Francesco mentre si alzava per prendere la bottiglia di
succo di frutta dal frigo. “Anzi, queste
foto potremmo proiettarle al tuo matrimonio!”.
“Si,
giusto!” esclamai presa, “Sarebbe davvero bello! Mi faccio fare il cd da papà,
con tanto di musica, e poi….”.
“Non
credo sia una buona idea, ci commuoveremo solo…” ragionò Andrea, parlando per
la prima volta da quando era entrato in cucina. Mi aveva sorriso e mi aveva
salutato con un bacio sulla guancia, avvicinandosi mentre prendevo la scatola
di cereali dallo scaffale. Avevo cercato di far finta di niente, finchè non
avevo fatto cadere un bicchiere per terra a cause delle mani che mi tremavano,
ovvio.
“Beh,
si, Andrea ha ragione” diede man forte Dante. “Basta pensare a quello che è
successo ieri dopo il discorso di Max…” aggiunse, lanciandomi un’occhiata
penetrante.
“Ok,
ok, ho capito… Comunque,Max, pensaci, tra meno di sei mesi ti sposerai…” gli
ricordai, dato che le nozze erano state fissate per la fine di ottobre.
Udendo
ciò lui sorrise come un’ebete, come faceva tutte le volte che udiva le parole “Beatrice”
e “Matrimonio”.
“Eh
si” rispose semplicemente, prima di zittirsi e rimanere a fissare un punto
imprecisato davanti a lui. Tutti ci guardammo rassegnati, facendo un piccolo
sbuffo prima di ridere.
E
per fortuna che avevamo quei momenti per ridere, perché durante il giorno non
ne avevamo né il tempo, né l’opportunità, né la voglia. Presi com’eravamo dalle
prove, dalle modifiche e dalle interviste pre- finale, i momenti per rilassarsi
coincidevano con la colazione, il pranzo, la cena e un po’ il dopo cena, sempre
se non si provava.
Eppure,
quella sera, quando ritornai dal CPM semi distrutta,trovai un piccolo regalino
appena uscii dalla doccia. Il primo di quella serata che mano a mano sarebbe
diventata magica. Notai la bilancia di Lara, ed esitai un po’, guardandola.
“Cosa
me ne frega!” esclamai, anche se era un bel po’ che non mi pesavo. Dopotutto
non stavo esagerando con il cibo e mi stavo muovendo abbastanza… Ci salii
sopra, prima di abbassare lo sguardo e guardare il risultato, con la stessa
espressione che riservavo esclusivamente ai risultati dei test di matematica.
E,miracolo,
credetti di non aver visto bene. La bilancia portava 59 chili!
Mi
dissi che era semplicemente impossibile, dato che quando ero arrivata pesavo 64
chili, e controllai che funzionasse. Si, funzionava. Ancora scioccata, mi
guardai allo specchio, e notai che ero dimagrita vicino ai fianchi e che le
ossa dello sterno fuoruscivano un po’.
“Evvai!
Si!” dissi tra me e me, sorridendo, mentre ripensavo a quando avevo conosciuto
Silvia e lei mi aveva “Insultato” circa il mio peso.
Entusiasta
per quella piccola soddisfazione, mi diressi a cena, quando trovai Max che
armeggiava con alcuni cd insieme a Daniele in soggiorno.
“Cosa
combinate?” chiesi allegramente. Mi sentivo sicura di me stessa, ero stata
invasa dalla stessa sicurezza che mi aveva invasa durante l’intervista per “Fashion
Girl”, oltre a sentirmi carina grazie ai quei chili in meno e ad un nuovo top
rosa che non avevo mai indossato prima.
“Stasera
si balla!” mi informò Daniele, “Abbiamo organizzato una piccola festa nella
sala festa, e dopo cena andremo tutti lì a ballare per svagarci visto che
questa giornata è stata micidiale… Per questo stiamo confrontando un po’ i cd”
spiegò, mentre Samanta entrava nella stanza tutta in tiro, con indosso un
miniabito nero ed argento. “Niko mi ha detto della festa così mi sono adeguata”
dichiarò.
Scrollai
le spalle, senza capire perché si fosse già preparata per cena, prima che mi
dicessi che era ovvio: lei era Samanta ed io Debora, non ci saremmo mai capite.
Così mi diressi in cucina,decisa a fare qualcosa di buono come apparecchiare.
“Allora
stasera si balla!” esclamò Andrea raggiante, mentre entrava in cucina,e notai che anche lui era già vestito per la
serata.
“Andrea,
lo sapevi e non mi hai detto nulla?!” gli chiesi, fingendomi arrabbiata mentre apparecchiavo
la tavola. All’improvviso al stanza mi sembrò piena, non più solitaria come
qualche secondo prima. Tentai di concentrarmi e di non pensare alle parole che
mi aveva detto la sera prima.
“Me
lo ha detto Francesco, prenditela con lui” rispose allegro, avvicinandosi e
aiutandomi a distribuire i tovaglioli. “Comunque dobbiamo cucinare la nostra
ultima pasta insieme prima di… martedì” mi sussurrò in un orecchio, mentre mi
cingeva la vita con il braccio destro.
Mi
sentii rabbrividire a quel contatto, e pregai che lui non se ne fosse accorto.
“Ma certo…” risposi, voltandomi per prendere un altro tovagliolo e ritrovandomi
con il viso a due centimetri dal suo. La voglia di baciarlo e stringerlo mi
stava annebbiando il cervello, oltre al fatto che mi stava facendo arrossire
come una demente, così mi voltai, e ringraziai il cielo quando mi ricordai che
eravamo soli noi in cucina.
“Stasera
balli con me?” chiese poi, aumentando la presa e avvicinandosi ancora di più al
mio viso.
Probabilmente si aspetta qualcosa dopo
quello che gli ho detto ieri… Fu la
prima cosa che pensai.
Terminai
di apparecchiare, mentre lui aspettava la risposta, e alla fine mi decisi a
rispondergli. Mi girai, trovandomi faccia a faccia con lui.
“Come
mai già me lo chiedi?”.
“Non
vorrei che qualcuno alias Niko o Daniele te lo chiedesse prima di me… Come te,
ho promesso a Max che sarei uscito da questo loft senza rimpianti, e andarmene
senza aver passato una serata in tua compagnia per me rappresenterebbe un
enorme rimpianto” spiegò.
“Io,
si, ok…” affermai, decisa a non rinunciare a quell’occasione, prima di
separarci visto che si sentivano delle voci vicine.
Cenammo, e tra un piatto e
l’altro ci lanciammo degli sguardi fin troppo complici. Dal canto mio mi
limitai a mangiare qualche boccone di insalata di pomodori, avevo lo stomaco
chiuso per l’emozione e notai che ero l’unica a non essermi ancora preparata
per la serata. Così, quando mezz’ora dopo tutti si stavano dirigendo nella sala
feste io me ne sgaiattolai nella mia stanza, dove mi truccai rapidamente ed
indossai l’unico miniabito che non avevo ancora indossato in quelle settimane:
era azzurro con alcuni ricami oro ed argento, lungo sopra al ginocchio di circa
dieci centimetri e con una scollatura abbastanza evidente.
Non lo avevo mai indossato
per paura di risultare sfacciata ma quella sera mi dissi che non dovevo
fregarmene , così vi abbinai anche dei decolleté e una collana argento ed oro
con un pendente in stile Breil, abbellii i capelli con due fermagli strassati e
mi osservai allo specchio: sembravo decisamente più grande e a dirla tutta mi piacevo.
Mi avviai verso la sala
festa, emozionata, camminando in un modo un po’ insicuro, ma quando vidi che Andrea
se ne stava vicino la parete ad aspettarmi, piuttosto che ballare senza di me,
mi sentii rinvigorita.
La mia unica grande paura era
quella di non concludere nulla per l‘ennesima volta, ad essere onesti. Lo so,
era stupido voler concludere qualcosa pochi giorni prima dell’addio, ma mi
dissi che anche io non dovevo avere rimpianti.
Mi raccomando, sta calma e ragiona, non fare
l’imbranata… mi imposi, mentre mi ci
avvicinavo e tutti si voltavano al mio passaggio. Ma Andrea proprio in quel
momento si era allontanato per prendere un bicchiere di chissà che cosa, così
mi dissi che avrei dovuto semplicemente imitare Cristiana Capotondi in “Come tu
mi vuoi”.
Iniziai a ballare al centro
della pista, cercando di non bloccarmi per gli sguardi di Niko e Daniele, ma
per fortuna non si mossero. Quando Andrea tornò mi osservò per un istante
sconcertato, prima di allargare gli occhi, stupito, sorridere ed avvicinarsi a
me con fare sicuro.
“Cavoli, sei stupenda” mi
sussurrò all’orecchio, con la solita voce bassa e suadente mentre iniziavamo a
ballare insieme.
Non risposi, ma sorrisi, e
solo Dio sa quanto mi sentissi felice in quel momento, anche se ero molto
imbarazzata. Per riposta a quel complimento così gli circondai il collo con il
braccio destro, mentre l’altro era impegnato ad accarezzargli il torace.
Ma dico, sono impazzita?
Quando mi resi conto di
quello che stavo facendo subito allontanai il braccio, nascondendo il volto
infuocato nell’incavo del suo collo.
“Non preoccuparti…” disse,
sorridendomi fiducioso mentre si stringeva di più a me e dallo stereo partiva
la canzone “What’s love”.
What’s love? Baby don’t hurt
me, don’t hurt me, no more…
Ballare con lui era magnifico,
mi faceva sentire a mio agio, mi sembrava di averci ballato già altri milioni
di volte.
Continuammo a muoverci a ritmo di musica, stretti l’uno all’altro,
mentre vedevo Dante lanciarci occhiatacce e Massimo confuso, Daniele irritato e
Niko irato.
Ma
non m’importava, no, quella sera era la nostra
serata, non dovevo avere più nessun rimpianto….
“Vieni”.
Andrea
mi prese per mano e mi condusse fuori dalla stanza, fino a portarmi in
giardino. Durante il tragitto stettimo in silenzio, poi, quando intorno a noi
regnava la pace e si sentiva solo l’eco della musica house, prendemmo posto
sull’altalena a dondolo che tante volte aveva ospitato le nostre chiacchierate.
Mi
guardava, quasi senza sbattere le ciglia, poi allungò timidamente la mano verso
il mio volto. Me lo accarezzò, quasi come se stesse aspettando qualche cenno,
mentre io non sapevo cosa fare.
“Sono
un’imbranata” dissi all’improvviso, prima di pentirmene e abbassare lo sguardo.
“No,
sei solo un po’ ingenua…
Sei chiara come un'alba, sei fresca come l'aria. Diventi
rossa se qualcuno ti guarda e sei fantastica quando sei assorta nei tuoi
problemi, nei tuoi pensieri” mi corresse,
canticchiando questo pezzo di “Alba chiara” con la sua voce melodiosa, avvicinandosi
di più e ritornando a stringermi intorno alla vita. “Ed è per questo che mi
piaci così tanto” aggiunse.
Rialzai
lo sguardo, dopo aver sorriso per la citazione della canzone, sicura di non
aver udito bene.
“Si,
mi piaci davvero tanto” ripeté. Certo, me lo aveva fatto capire, ma sentirselo
dire era tutta un’altra cosa.
Mentre
dalla sala feste si sentivano le note della canzone “Because the night”, sentii
lo stomaco attorcigliarsi prima di accorgermi che Andrea stava avvicinando
ancora di più il viso al mio. Se qualcuno che non ci conosceva ci avrebbe visto
in quel momento avrebbe pensato chissà cosa nel vedere un neo ventiduenne e una
neo sedicenne in quegli atteggiamenti, ma eravamo solo noi, in quel momento io
mi sentivo un po’ più grande e lui un po’ più adolescente.
“E ho guardato
dentro un'emozione e ci ho visto dentro
tanto amore che ho capito perché non si comanda al cuore” mi sussurrò.
“E questo sarebbe…”.
“Ancora Vasco, no?” terminò con un sorriso. “Al
momento è l’unico cantante che sa esprimere quello che voglio ti dire con
le sue canzoni. Questo momento è così
bello che ho paura di rovinarlo con parole mie”.
“Puoi dire quello che vuoi, in questo momento
niente può diminuire la mia felicità”.
Avvicinai
il mio volto al suo , piegandolo di lato, chiudendo gli occhi e affondando le
mani nei suoi capelli quando lui poggiò
una mano sul mio volto e la strinse, quasi come se avesse paura che potessi
fuggirmene.
“Sono
qui,tranquillo, non ho intenzione di andarmene” sussurrai, quando i nostri nasi
erano fin troppo vicini, prima di lasciarmi baciare come nei migliori film
romantici. Sentirlo così vicino a me, sentire le sue labbra dischiudersi sulle
mie e le sue mani continuare a stringermi il volto mi fecero dimenticare tutto,
furono di momenti di beato oblio. Né Niko né Daniele mi avevano baciata così, e
fu quel particolare a renderlo un vero bacio, oltre al fatto che questa volte
era un bacio sentito, non forzato da una scommessa o da un fine. Io stessa lo
volevo ancora di più che con Niko, e quando ci decidemmo a separarci fu per la
semplice mancanza di ossigeno.
Andrea
mi guardò con una strana espressione, raddolcita e beata allo stesso tempo,
prima di stringermi a lui. Restammo abbracciati su quell’altalena per chissà
quanto tempo, prima che lui si decidesse a dire: “Non credevo sarebbe stato
così”.
Sobbalzai,
preoccupata. “Così…come?” chiesi ancora frastornata.
Lui
rise lievemente. “Così… senza parole!”
rispose, ricordando la canzone di Vasco. “Un semplice bacio non mi aveva mai
coinvolto così, per me prima i baci erano tutti uguali” spiegò, prima di
ribaciarmi, questa volta con più sicurezza.
Quella
serata fu indimenticabile, ricordo solo che ci decidemmo a tornare in camera
verso le tre, quando gli altri si erano ritirati già da un paio d’ore. Eravamo
stati abbracciati tutto il tempo, tra un bacio e l’altro, come una vera coppia.
“Andrea,
ma… domani?” gli chiesi, con un nodo alla gola, mentre rientravamo.
“Domani
sarà domani, sappi solo che tutto quello che ti ho detto è vero e che non mi
pentirò mai di quello che ho fatto, anche quando Dante mi farà una paternale”
mi rispose, dandomi un ultimo bacio prima di fermarsi davanti alla porta della
mia stanza.
“Buonanotte”
mi salutò, mentre a stento riuscivo a muovere il braccio in segno di saluto ed
entravo, togliendomi le scarpe per non fare rumore.
Dormii
poco e niente, incredula su ciò che era successo.
Che serata magnifica… Mi
ritrovai a pensare per la cinquantesima volta quella mattina, appena mi alzai.
Notai che Lara e Samanta mi guardavano in un modo un po’ insolito, così mi
affrettai a prepararmi e ad uscire dalla stanza. Stavo passando davanti la
stanza dei Gold Boyz quando udii un secco: “Non dovevi, sai come la penso”. Era
al voce di Dante, così controllai che non stesse passando nessuno prima di
avvicinarmi di più alla porta.
“Finchè
era Rossella ti ho lasciato fare, ma ora non lo tollero più. Non ha nemmeno
sedici anni, ti rendi conto? E poi vedo che tu ne sei più preso, e non voglio
che….”.
“Cavoli,
Dante, la vita è mia! E poi tra qualche giorno avrà sedici anni! Questi “Non
voglio” non devono esistere!”.
“Non
c’entra, dici che sempre che sono la guida spirituale del gruppo, quindi
lasciami parlare! Siamo qui per la nostre carriera, capito? Anche se ti piace,
ignorala, sai quante ne troverai più in là? Ora devi concentrarti, siamo in
finale, che cavolo! E poi pensa a lei…”.
“Ci
penso fin troppo ad essere onesti.”
Quelle
parole mi fecero seccare la gola. Mi avviai in cucina, non potendo sentirne più
di quelle storie, e fui accolta da una serie di occhiate torve e incredule.
“Buongiorno”
dissi a testa bassa, per non incrociare lo sguardo di nessuno. Mi sedetti su
uno degli sgabelli quando constatai di non aver affatto fame, con uno strano
senso di oppressione che invadeva tutto il mio corpo. Eppure di una cosa ne ero
sicura: non me ne ero affatto pentita di ciò che era successo.
“Debora,
ehm, puoi prendermi un bicchiere per favore?” mi chiese Dario cordialmente,
facendomi riemergere dai miei pensieri.
“Oh,
ma certo” risposi, alzandomi er prendere l’oggetto per poi porgerglielo.
“Grazie”.
“Prego”.
Feci
per ritornare allo sgabello quando mi ritrovai faccia a faccia con Niko che stava ritornando dai fornelli, dove aveva
preso il latte, e mi lanciò un’occhiata di pura diffidenza, che mi confuse
ancora di più. Finchè era Daniele potevo capire, ma lui… Mi aveva sempre detto
che non gli interessavo, allora perché faceva così?
Si vede che non gli va che l’ex di Rossella
si comporti in modo ambiguo con qualcun'altra…. Dopotutto è sempre la sua
“sorellona”… mi dissi.
Gli
sguardi arrabbiati di Daniele non tardarono ad arrivare, ma il peggio per me
venne quando Andrea entrò in cucina senza lanciarmi nemmeno mezzo sguardo,
iniziando a parlare normalmente con Max.
Sentii
una coltellata al cuore, così, quando dopo dieci minuti aveva continuato ad
ignorarmi, decisi di uscire da quella stanza, infischiandomene degli sguardi
che avevo addosso.
Ritornai
nella mia stanza, dove rimasi a guardarmi allo specchio per vari minuti. Per
l’ennesima volta non mi riconoscevo più, il mio sguardo non era più né insicuro
né cresciuto, bensì semplicemente sconvolto.
Quando
sentii gli occhi bruciare per le lacrime corsi in bagno, decisa a reprimerle.
“Non
devo piangere, sono responsabile delle mie azioni e basta! E che cavolo, anche
se è un casino me lo sono creato io, non ho motivo di piangere, non risolverò
nulla…!” mi dissi, mentre mi asciugavo gli occhi e tentavo di aggiustarmi la
cipria er non far vedere il solco delle lacrime. Guardai l’orologio:erano le
otto e mezzo, un’ora dopo sarebbero venuti Luke e Kevin, quindi dovevo calmarmi
in quell’arco di tempo.
Uscii
dal bagno, con gli occhi ancora un po’ arrossati, quando sobbalzai nel vedere
Andrea seduto sul mio letto, in attesa.
“Finalmente
sei uscita” mi accolse, accennando un triste sorriso.
“Finalmente
mi rivolgi la parola” lo rimbrottai, incrociando le braccia al petto e
fermandomi. “Aspetta” aggiunsi, quando lui fece per parlare, “So che i ricordi
di ieri sera devono rimanere tali, che non devo illudermi che io e te staremo
insieme fino a martedì, ma almeno, che cavolo, il saluto è dell’angelo! O ti
vergogni di me e di quello che è successo ieri?!” chiesi con voce agguerrita,
prima di sentirmi una stupida.
“Ma
no! Ma sei impazzita?” mi domandò sconvolto, avvicinandosi. “Io non ti ho
salutata perché te ne stavi isolata, e allora ho pensato che non ti andava di
esporti davanti agli altri visto che continuavano a guardarti….” spiegò.
“Che
c’entra, era un semplice saluto, e poi non me ne importa di loro ormai, loro
non capiscono, la vita è mia, e voglio essere libera di fare ciò che voglio…”
ribattei.
“E
cos’è che vuoi?” domandò serio, poggiando le braccia sulle mie spalle.
“Dai…
Non fare queste domande idiote, lo sai benissimo…” risposi allontanandomi e
avvicinandomi alla finestra, notando che aveva chiuso la porta a chiave.
“No,
non lo so! Senti, io so solo che nonostante tu sia minorenne, nonostante io sia
in finale, nonostante il fatto che dovrei avere la testa piena di note, accordi
e strofe, nonostante le paternali di Dante sul fatto che sono un idiota, io ho
ancora voglia di starti vicino! E’ questo quello che voglio! E tu?” mi domandò
nuovamente.
Aveva
la voce frustrata, e si appoggiò sul davanzale vicino a me, con il capo fra le
mani. Mi sentii in colpa, fin troppo,
così lo abbracciai da dietro, appoggiando la testa alla sua schiena, e decisi
di essere sincera.
“Voglio
te, voglio sentirmi di nuovo bene come ieri sera…” sussurrai, stringendolo più
forte.
Si
girò, e quando alzai lo sguardo notai che sorrideva, mi stava regalando un vero
sorriso a 32 denti. “Perfetto!” esordì, stringendomi a sé e abbassando il viso
per arrivare alla mia altezza. Mi alzai un po’ sulle punte per facilitargli la
cosa visto che ero venti centimetri più bassa di lui, e non dimenticherò mai
l’espressione persa che gli vidi sul viso prima che ci baciassimo
spensieratamente.
Mi
faceva davvero un brutto effetto quel ragazzo, nel senso che era capace di
farsi perdonare con una sola parola, oltre al fatto che quando ero con lui
dimenticavo tutto e tutti.
Poco
dopo ci ritrovammo sul mio letto, ancora abbracciati, mentre ci sorridevamo
come dei bambini e lui giocava con i miei ricci.
“Posso
farti una domanda?” feci, voltandomi dalla sua parte, ritrovandoci faccia a
faccia.
“Tutto
quello che vuoi”.
“Da quando è che io ti… piaccio?”.
“Mi
piaci per davvero dalla partita” spiegò. “E sappi che martedì ti avevo
riconosciuta, sapevo che eri tu e non Rossella,
volevo avere un pretesto per poterti stringere a me” aggiunse.
“Wow,
che cosa commovente” sdrammatizzai, baciandolo lievemente prima di separarmi.
Ma lui mi ribaciò, protestando, e sbuffai sonoramente quando notai che tra dieci minuti sarebbero venuti Luke e
Kevin.
“Dobbiamo andare, è tardi…” dissi, alzandomi dopo aver
guardato l’orologio.
“Uffa,
che noia… amore” mormorò, prendendomi
per un braccio e costringendomi a ristendermi al suo fianco.
Sussultai,
sentendo quella parola. Come risposta, lui rise. “Che c’è, non posso chiamarti
così?”.
“Certo
che si, solo che nessuno mi chiamava così da secoli” confessai.
Ci
guardammo per un lungo istante, prima che lui mi stringesse contro il suo
petto. “Preferisci che ti chiami piccolina?” sdrammatizzò baciando il capo.
“Puoi
chiamarmi come vuoi” concessi.
Ci
scambiammo l’ennesimo sorriso prima di scambiarci un ultimo bacio e dirigerci
alle prove, felici e rilassati, anche perchè la prova più grande la stavamo
affrontando noi vivendo quella situazione che da lì a quattro giorni ci avrebbe
separati.
Qualche Anticipazione:
“No,
anzi, forse il problema è che le cose vanno fin troppo bene…” spiegai.
____________
“In
poche parole quello che ci stava intervistando ha chiesto se si era formata
qualche relazione all’interno del loft….”.
“Ed
Andrea è arrossito come un pomodoro…” terminò Giuseppe.
____________
Io
che apparecchiavo la tavola in compagnia di Tiziano Ferro, vi rendete conto?
____________
“A…
cosa devo… tutto questo?” chiesi ancora spiazzata. Mi aspettavo un bel “E’ per
il tuo compleanno!” ma purtroppo non fu questa la risposta.
____________
“Come
lo hai chiamato?” urlai, prima di guardarmi la mano arrossata: gli avevo appena
dato uno schiaffo abbastanza sonoro.
“Deb,
allontanati, non lo ascoltare…” disse Andrea, allontanandomi da Niko, che era
ancora preso dal massaggiarsi la guancia.
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Capitolo 37 *** Non Me Lo So Spiegare ***
Non Me Lo So Spiegare 1
Ciao!
Eccovi
questo nuovo capitolo, in cui la nostra Deb compirà i suoi attesissimi 16 anni…
E Niko ritornerà ad essere l’idiota di qualche capitolo fa!
Grazie
mille a:
95_angy_95: Sono d’accordo con te, sono proprio la coppia
perfetta! Cosa combinerà Niko, dici? Mmm… Te
lo lascio scoprire leggendo il cap, non vorrei rovinarti la sorpresa! ^^
kirya: Grazie mille! ^^ Hai perfettamente ragione, quei decerebrati non
capiscono un tubo, hanno in testa solo la finale, la vittoria e la gelosia! Ma
comunque Deb e Andrea non si scoraggeranno,
tranquilla! ^^
Giulls: Carissima, benvenuta anche tu nel club delle
Deb-Andrea, ihih! E Deb mollerà un ceffone a Niko perché… Te lo lascio scoprire
leggendo il cap, anche se forse puoi immaginarlo ^^
A
mercoledì,
la
vostra milly92.
Capitolo 37
Non Me Lo So Spiegare
Il
venerdì pomeriggio, il giorno prima del mio sedicesimo compleanno, me ne stavo
nel soggiorno con lo zio Max, visto che i Gold Boyz e Niko erano a RTL per
un’intervista e Lara era al CPM per il suo inedito, che era stato ulteriormente
modificato. Così Samanta e Dario se ne stavano in giardino e Daniele studiava,
cosa che anche io cercavo di fare in assenza di Andrea.
“Cammini per
strada mangiando una mela coi libri di scuola, ti piace studiare non te ne devi vergognare…”.
Alzai
lo sguardo dal libro di italiano, giusto in tempo per vedere Max sorridermi da
sopra la chitarra. Ironia della sorte, gli era stato assegnata proprio “Alba
chiara” come brano da portare alla fiale. Sorrisi come un’ebete ricordando
quando Andrea me l’aveva cantata.
“Sei
diversa, nipotina, c’è qualcosa che dovresti dirmi?”.
“Cosa? Io? No, niente…” risposi confusa,
distraendomi dal libro di italiano.
Ormai
il fatto della “storia” tra me ed Andrea
si era saputo, e le cose erano un po’ migliorate anche se Daniele mi parlava a
stento e Niko era freddo e distaccato con noi due. Max, invece, aveva accettato
la cosa con un sorriso, anche se sapevo che era dispiaciuto per il fatto che
rimanesse poco tempo alla fine del programma.
“Sarà,
ma ti vedo un po’ mogia” insistette, posando la chitarra ed avvicinandosi.
“Ma
no, forse è semplicemente che tu, essendo al settimo cielo, interpreti in modo
diverso la normalità” risposi, sentendomi un improvviso pugno allo stomaco nel
dire quelle parole.
“No,
ti conosco, e so che c’è qualcosa che ti turba” disse in tono definitivo. “E’
successo qualcosa con Andrea?”.
“No,
anzi, forse il problema è che le cose vanno fin troppo bene…” spiegai. Era
vero, le mie giornate erano davvero felici dopo tanto, le passavo sempre in
compagnia di Andrea e della sua dolcezza, e il pensiero che da lì a quattro
giorni ci sarebbe stato l’addio era davvero brutto, insomma, era come se la
durata della nostra storia fosse stata stabilita, ed in un certo senso era
vero.
Come
avrei fatto? Il solo pensiero di starmene nella mia città mentre lui era in
giro per i vari concerti, di doverlo salutare, di vederlo in tv in compagnia di
chissà chi , di sentirlo così lontano mi mandava in tilt …
“Capisco,
è una cosa orrenda. Ma è proprio vero che il destino esiste, tu sei venuta qui
cotta di Niko e poi hai perso la testa per un altro…” mormorò Max comprensivo.
“Ma nessuno può dire che non vi rivedrete più, forse quando crescerai potrai
raggiungerlo…”.
“Max,
non dire così, si sa che non è vero! Le nostre strade si divideranno, e di
sicuro a breve lo vedrò su alcune riviste abbracciato a qualche attrice…” dissi
sconfortata, mentre il solo immaginare la cosa mi procurava un forte mal di
stomaco.
“E’
la vita, piccolina, cosa vuoi farci…”.
Il
solo fatto che non mentisse per dire che non era vero mi fece sentire ancora
peggio, e ricambiai a stento la stretta quando mi abbracciò, dato che non
sapeva più cosa dire. Guardò il libro di italiano, scrollando le spalle.
“Io
vado a provare, ti lascio allo studio” si congedò, dandomi un bacio sulla
fronte e alzandosi.
Annuii,
anche se ormai la voglia di studiare era andata a farsi benedire, e dopo dieci minuti mi ritrovai a leggere lo
stesso paragrafo per la quinta volta senza capirci niente. Mi ci vollero
numerosi sforzi per fare la parafrasi della poesia “Lavandare” di Pascoli e altrettanti per impararla, ma per fortuna
terminai per le sette, un po’ soddisfatta dato che dovevo solo dedicarmi alla
chimica e alla storia.
“Eccoci
qui!”.
Erano
le sette e mezzo quando i ragazzi ritornarono dall’intervista, e sobbalzai
udendo la voce allegra e gaia di Francesco.
“Ehi,
siete tornati” lo accolsi, alzandomi dal divano.
“Si,
ma non sai che figata!” esclamò ridendo.
“Perché?
Cosa è successo?” domandai curiosamente.
“In
poche parole quello che ci stava intervistando ha chiesto se si era formata
qualche relazione all’interno del loft….”.
“Ed
Andrea è arrossito come un pomodoro…” terminò Giuseppe.
“Undicesimo
comandamento! Rispettatelo,e che cavolo!” trillò Andrea entrando. Lo guardai,
immobilizandomi quasi, e lui mi rivolse il suo solito sorriso affettuoso.
Cavoli, si faceva sempre più bello, non mi sarei mai scocciata di contemplarlo…
“Ciao, piccola, mi sei mancata tantissimo” mi disse avvicinandosi e
stringendomi a sé. Mi asciai cullare, sentendo le sue mani circondarmi la
schiena, e mi persi nel suo profumo.
“Ma
cosa mi combini!” lo rimproverai allegramente, mentre mi salutava con un bacio
e Niko, che stava entrando, si fermò di botto, uscendo dalla stanza con la
scusa per il fatto che avevano bussato alla porta.
Si
sentirono delle risate e poi un grande: “Oddio, Tiziano…!”.
“Ma
cosa succede?” chiesi, uscendo dalla stanza. Mi diressi all’ingresso, e rimasi
di sasso vedendo che davanti alla porta ancora aperta c’era Lara insieme a
Tiziano Ferro, entrambi sorridenti.
“Oh,
Tiziano F-F…. Oddio!” esclamai, avvicinandomi, sicura di aver preso una svista.
Ma
era proprio Tiziano Ferro, con indosso dei jeans ed una camicia bordeaux , i
capelli con il solito taglio che sfoderava i suo miglior sorriso mentre si
girava verso di me.
“Ciao,
tu sei Debora, giusto?” disse avvicinandosi e porgendomi la mano.
“S-Si,
s-sono i-io… P-Piacere…” risposi, stringendola a stento.
“Sono
venuto qui come regalo pre-finale” spiegò.
“Che onore conoscerti, Tiziano!” dichiarò Andrea
allegro, raggiungendoci.“Sei uno dei miei cantanti preferiti dal tuo primo album!”.
“E’
un onore per me ad essere onesti, ormai voi protagonisti di Music’s Planet
siete dei piccoli miti per noi cantanti che vi seguiamo da casa….” rivelò,
mentre ci dirigevamo tutti in salotto e Tiziano diceva che si sarebbe fermato
per cena.
Tiziano
Ferro era stato il mio ”Primo amore musicale”, ricordo quando, a dieci anni,
guardavo i vari programmi musicali solo per guardare la sua esibizione di
“Xdono” e immaginare di essere una di quelle ragazze che afferrava la rosa che
lui lanciava…. Quindi immaginatevi cosa poteva rappresentare per me averlo lì!
“Io
amo 111” dichiarai mentre eravamo in cucina e lui aveva insistito per aiutarmi
ad apparecchiare. Io che apparecchiavo la tavola in compagnia di Tiziano Ferro,
vi rendete conto?
“Mi
fa piacere, dopotutto quella canzone rappresenta molto, è la testimonianza del
mio calo di peso e di tutto quello che c’è stato dietro…” spiegò.
“Deb,
Tiziano, dite cheese!”.
Alzai
lo sguardo, trovandomi davanti Andrea che ci scattava una foto con la mia
digitale.
“Cheese!”
dicemmo all’unisono.
“Hai
avuto una bella idea, grazie!” esclamai. “Tiziano, ti va di fartene una più
decente?” chiesi timidamente.
“Ma
certo, Debora” rispose lui, senza smettere di sorridere.
Fu
così che passammo la serata tra foto e racconti.
“Niko,
mi ricordi un po’ me ad essere onesto,e poi la mia prima produttrice
discografica assomigliava molto a lei…” disse mentre cenavamo.
Niko
annuì vivacemente. “Si, è davvero brava Maria, è sincera e questa è una
bellissima cosa…”.
“Allora, Tiziano, non dirmi che vuoi andartene
senza averci cantato qualcosa!” esordì Max dopo cena, conducendolo vicino la
testiera e i vari strumenti musicali.
“Ma
che, scherzi! Cantare con voi è l’ultima cosa che mi perderei…” rispose Tiziano
entusiasta, prendendo il microfono e sedendosi dietro la tastiera, provando
alcuni accordi.
Ci
sedemmo tutti a cerchio intorno a lui, e lui iniziò a fare le note di “Sere
Nere”. “Questa l’hai cantata tu, vero Niko? E se non sbaglio te la consigliò Debora
dato che era la tua life coach….”.
“Si”
rispose lui rigidamente, alzandosi.
All’improvviso
mi sentii annebbiare la vista dai ricordi: le prime prove, il finto litigio con
Maria, l’ansia per il televoto, la mia cotta per lui… Quasi non mi resi conto
che avevano iniziato a cantare.
Mi
emozionai, e lo fui ancora di più quando Andrea si unì a loro, guadagnandosi
un’occhiataccia da parte di Niko.
“… Ho levigato la tua assenza solo con
le mie braccia, e più mi vorrai, meno mi vedrai, meno mi vorrai e più sarò con
te, con te, con te, lo giuro…”.
Rimasi
a guardarlo emozionata, dato che mi stava guardando e Tiziano faceva una faccia
compiaciuta.
Alla
fine applaudimmo, ancora emozionati. Quella canzone mi faceva uno strano
effetto, in effetti poteva essere la canzone di quell’avventura, che avevo
ascoltato appena arrivata e quasi alla fine di quel viaggio da entrambe le
persone che mi avevano fatto battere il cuore.
Eppure
poco dopo salutammo Tiziano, con un piccolo nodo al cuore dato che ognuno di
noi avrebbe preferito restare lì a cantare a ascoltare canzoni invece di andare
a dormire.
“Ciao,
Tiziano” lo salutai.
“Ciao,
Debora! Ci vediamo martedì, sarò in studio con voi e premierò chi vincerà!” mi
informò, mentre a quella notizia tutti si voltavano verso di lui.
Era
mezzanotte passata quando andammo a dormire, e quando guardai l’orologio
ricevetti un tuffo al cuore: avevo sedici anni! Ma nessuno sembrò ricordarsene…
Ci rimasi un po’ male ad essere onesta, anche se lì dentro si perdeva la
cognizione del tempo.
Mi
addormentai con molta difficoltà, e alle quattro ero di nuovo sveglia. Presi la
macchina fotografica ed iniziai a vedere
le varie foto che avevo scattato in quelle settimane, sorridendo e ricordando i
vari momenti. C’eravamo io e Tiziano, i ragazzi che facevano colazione, Lara
che cucinava, Samanta che battibeccava con Niko, ed io e Andrea che ci
baciavamo… Quella foto ce l’aveva scattata Giuseppe il giorno prima, di
soppiatto, ma non avevo il coraggio di cancellarla, era perfetta! Non mi ero
mai scattata una foto del genere con un ragazzo…
Alzai
lo sguardo quando sentii la porta aprirsi di scatto, ma mi rilassai quando vidi
che era Andrea che entrava furtivamente.
Mi
fece cenno di avvicinarmi, così posai la macchina fotografica e mi ci
avvicinai, chiudendo la porta alle mie spalle.
“Credevo
stessi dormendo, amore!” disse a bassa
voce.
“Mi
sono svegliata una decina di minuti fa, non avevo sonno! Tu, piuttosto?”
chiesi, mentre lo seguivo lontano dalla stanza.
“Si,
anche io, così ho preparato una piccola sorpresa visto che i ragazzi sono
andati a dormire sul terrazzo per il caldo… Vieni” disse, prendendomi per mano
e conducendomi nella stanza che divideva con gli altri tre. Entrai, e rimasi
stupita quando vidi che la stanza era illuminata da candele profumate e
adornate da rose rosse. Chiuse la porta e accese lo stereo ad un bassissimo
volume, mentre la voce di Dido con “Who makes you feel” inondava lievemente la stanza.
Si è ricordato del compleanno, allora!
“A…
cosa devo… tutto questo?” chiesi ancora spiazzata. Mi aspettavo un bel “E’ per
il tuo compleanno!” ma purtroppo non fu questa la risposta.
“Al
fatto che oggi non abbiamo proprio trascorso del tempo insieme” mi rispose,
prima di abbracciarmi da dietro e darmi un lieve bacio sul collo.
Era
quasi tutto perfetto, ma non sapevo perché sentivo un piccolo nodo alla gola,
un pensiero mi stava invadendo la mente: mi immaginavo la stessa scena che
aveva per protagonisti lui ed Rossella.
Andrea
continuò a baciarmi, arrivando lentamente alle mie labbra, ma con quel pensiero
fisso in testa non riuscii a fare altro che allontanarlo brutalmente.
Mi
guardò senza capire, ed aveva ragione.
“Scusami…” iniziai a dire, mentre iniziavo a
sentirmi decisamente stupida per tutte quelle preoccupazioni. A cosa serviva? E
anche se fosse? Che senso aveva? Tra qualche giorno ci saremmo dovuti salutare…
Andrea
mi guardava con una strana espressione preoccupata, mentre si sedeva sul letto
ed io lo imitavo.
“Hai
mai fatto tutto questo per Rossella?” chiesi all’improvviso.
Lui
fece una faccia rilassata appena sputai il rospo, e fece una piccola risata.
“Ah,
è per questo! Ma no, nn ho mai fatto tutto questo per lei, le nostre serate
erano molto meno romaniche, con lei non me ne fregavo di nulla…!” rivelò con
voce schietta. “Mi credi?” aggiunse, avvicinandosi e accarezzandomi il viso
lentamente.
“Si…”
soffiai a voce bassissima, accennando un sorriso. “Scusami, non dovevo…”.
“Eh
si, non dovevi, ma non ti sarà facile distruggere quest’atmosfera, piccolina…”
ironizzò, baciandomi, mentre la canzone terminava e iniziava “I will be” di
Avril Lavigne. “Mi sei mancata oggi” aggiunse, mentre prendeva una rosa e la
metteva tra i miei capelli.
“Anche
tu… Anche se senza te ho studiato molto di più”.
“Ah
ah, ed io ho provato meglio!”.
Iniziammo
a battibeccare così, finchè non finimmo per starcene abbracciati sul tappeto a
guardare fuori da quella bassa finestra.
“Tu
ci sarai?” chiesi lievemente, mentre le note della canzone proseguivano.
“Cosa?”
chiese Andrea, che aveva ripreso a giocare con i miei riccioli.
“La
canzone di Avril, dice “Io ci sarò…”. E tu?”.
“In
realtà è “io sarò”, comunque… Farò il possibile per esserci, lo sai, ma sai
anche che dopo martedì sarà impossibile poter stare ancora insieme…”.
“Lo
so, lo so… La mia unica paura è che quando verrò ai vostri concerti tu sarai
così preso dagli autografi da non avere tre secondi per salutarmi… E ho una gran
paura di vederti in tv al fianco di qualche cantante o attrice famosa…” dissi
con la voce rauca, cercando di non piangere.
Per
tutta risposta strinse la mia mano nella sua, facendomi rimanere un po’ male.
Quanto avrei voluto che avesse risposto: “No, non succederà, tranquilla”.
Ma
non si può chiedere alle cose impossibili di non accadere, giusto? E lui non mi
voleva illudere, lo sapevo.
E
faceva bene.
“… Un po’ mi manca l’aria che tirava, o
semplicemente la tua bianca schiena. E quell’orologio non girava, stava fermo
da mattina a sera, come me lui ti fissava. Io non piango mai per te, non farò
mai niente di simile. Si lo ammetto, un po’ ti penso ma mi scanso e non mi
tocchi più. Solo che pensavo a quant’è inutile farneticare….
Fu
quella canzone, “Non me lo so spiegare”, a risvegliarci da quel silenzio un po’
imbarazzante. “Tiziano ci ha seguito” dissi lentamente.
“Si,
e questa canzone ci ha azzeccato! Mi rivedo così, tra un po’ di tempo a pensare
queste cose…” rispose, aumentando la stretta e dandomi un bacio sulla guancia.
“E
perché?” chiesi.
Andrea
scrollò le spalle, mentre davanti a noi sorgeva l’alba, bella, che colorava il
cielo di un colore tra l’azzurro e il rosa.
“Non
me lo so spiegare”.
“Anche
io non me lo so spiegare” dissi.
“Cosa?”
“Il
fatto che mi stai regalando un bellissimo compleanno senza saperlo…” risposi,
decidendo di sputare il rospo. Era vero, involontariamente mi aveva fatto
quella bellissima sorpresa.
Andrea
si alzò di botto, prendendo l’orologio digitale dal comodino e controllando.
01 Giugno 2008, 05:03.
“Oddio,
amore, scusami, non sapevo fosse il primo giugno!” si scusò, più pallido che
mai, mentre si buttava una mano sulla fronte come a volersi dare dello stupido.
“Buon compleanno!” esclamò, prendendo una delle rose e porgendomele.
“Grazie
amore”.
Questa
volta fui io a baciarlo, sotto le note di “True” degli Spandao Ballet, ma ci
separammo di botto quando la porta si aprì di scatto, rivelando Niko.
“Andrea,
puoi abbass… Oh” mormorò, vedendoci, e il suo sguardo si fermò sulla spallina
abbassata del mio prendisole rosa, che era caduta dato che mi andava un po’
grande. “Scusate, ma sapete, a quest’ora le altre
persone dormono” sbottò, fraintendendo tutto.
“Cosa
vorresti dire?” dissi, scocciata da tutte le varie frecciatine che sputava da
vari giorni.
“Che
dovete fare i cavoli vostri senza disturbarci!” rispose, prima di fare per
allontanarsi.
“Ehi,
Niko, aspetta” lo bloccò Andrea alzandosi.
“Cosa
c’è?” sbottò scocciato.
“La
devi finire di insinuare cose inesistenti! E poi non sono fatti tuoi” aggiunse,
levando un sopracciglio mentre io mi alzavo per raggiungerli.
“Oh,
beh, non erano fatti tuoi nemmeno quando te ne stavi con Rossella, vero? Tanto
cosa te ne frega, eh?” rispose l’altro con il viso più rosso, mentre Andrea apriva
la bocca scioccato.
“Ma
cosa vuoi dire? A me sembra che tu abbia contribuito al club dei gelosi con
Daniele!”.
“Eh?
Ma taci, solo perché ora ci stai insieme credi di stare con Paris Hilton! Ma
chi t’invidia!”.
“Cosa
hai detto?” sbottai, intromettendomi. “Me l’ero dimenticato, il lord del
cavolo! Tu sei il classico tipo che, come la volpe, non si avvicina all’uva
buona quando sa di non poterci arrivare!”.
Ci
guardammo con un’occhiata furente, mentre Andrea approvava.
“Ma
che film ti sei fatta in testa? Ti sei davvero montata con tutte le stronzate
che quest’uomo di niente ti ha rifilato!” continuò Niko sprezzante.
“Come
lo hai chiamato?” urlai, prima di guardarmi la mano arrossata: gli avevo appena
dato uno schiaffo abbastanza sonoro.
“Deb,
allontanati, non lo ascoltare…” disse Andrea, allontanandomi da Niko, che era
ancora preso dal massaggiarsi la guancia.
Non
mi sentivo affatto pentita, quell’offesa era stata davvero troppo.
“Allora,
vuoi dirmi che problemi ti creiamo?” chiesi infine Andrea, guardandolo
freddamente.
Ma
Niko se ne andò facendo un verso sprezzante, senza degnarlo di una risposta.
“Come
credevo, ora si spiega tutto,anche se prima non me lo sapevo davvero spiegare…”.
“Che
cosa?” chiesi esitante, ancora intenta nel pensare alla faccia tosta che aveva
quel ragazzo.
“E’
semplicemente geloso”.
“Amore,
non credi di essere un po’ monotono? Anche con me dicevi sempre questo…”.
Andrea
mi sorrise. “Ed avevo ragione, no?”.
Qualche Anticipazione:
“Daniele,
come ti sei permesso di leggere la lettera?” urlai, irrompendo nella sua stanza
e sventolando il foglio, mentre stava leggendo un libro.
_______
“Questa
sono io?” chiesi incredula, sorridendo.
_______
“Oggi
il mio gruppo aveva la registrazione dell’inedito! Me lo sono perso!” esclamai,
sentendo un vuoto allo stomaco.
_______
“Debora, vuoi dire qualcosa a
queste persone che ti hanno raggiunta fin qui per festeggiarti?” chiese infine,
porgendomi il microfono, che presi in mano senza esitare. Un discorso, un
minimo ringraziamento ci voleva.
_______
“Ti
piacerebbe. Non allevierò i tuoi sensi di colpa, mi dispiace” disse in tono
freddo Daniele, lasciandomi scioccata, sorpassandomi e andando chissà dove.
|
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Capitolo 38 *** My Sweet Sixteen ***
My Sweet Sixteen
Salve,
gente! Eccomi qui con un giorno di anticipo =D
In
questo capitolo saranno un po’ più presenti le figure di Daniele e di Silvia,
dopotutto il programma sta per finire e ci sono comunque delle piccole cose
irrisolte con loro, specialmente con Daniele, con cui Debora dovrà fare i
conti.
Poi
mi scuso per la questione dell’Antonio che ha sostituto Andrea xD ma nella
versione originale i personaggi hanno altri nomi e purtroppo a volte per un
minimo di distrazione mi sfuggono e non li cambio. Prometto che cercherò di
farò ancora più attenzione! ^^
Grazie
mille a:
freeze:
Una strana piega, dici? Eh si, dopotutto non mi sembra che questa storia abbia
mai avuto una piega “normale” ^^Ma con la finale, nel cap 41, le cose saranno
più chiare, promesso!
Giulls:
Hi, my dear! =D Riguardo la finale, certo che faranno pace… Più o meno… Ihihi,
scherzo, anche se comunque quel giorno una certa persona non amata da Deb farà
intrusione nel backstage, sconvolgendo un bel po’ le cose che saranno già
sconvolte di per sé! Purtroppo la tristezza è d’ordine in questi cap, dato che
l’addio è vicino, sigh… Bacioni!
giunigiu95:
Eheheh, non sai quanto invidio Deb per la dolcezza di Andrea! Se si potesse
comprare un ragazzo così… ;-P
Angel
Texas Ranger: Ma certo, dopo la fine del programma continueremo a sapere cosa
fanno gli altri, anche perché Deb li incontrerà in una particolare occasione e
poi inizieranno a rivedersi frequentemente, anche se questo succederà tra un
bel po’ di cap! ^^
95_angy_95:
Andrea cerca semplicemente di non illudere Deb, perché illudendola si illuderebbe
a sua volta ^^ E cos’ha Niko, beh, lo scopriremo nel prossimo cap, dai, bisogna
pazientare solo un altro po’! =)
_New_Moon_:
Sei perdonata, tranquilla! Grazie mille! Ecco un altro cap, spero placherà
almeno in minima parte la tua sete di informazioni! ^^
vero15star:
Eheheh, che bello vederti entusiasta dopo tanto patire appresso a quei due!=D
Spero che anche questo cap sia di tuo gradimento!
A
sabato,
la
vostra milly92.
Capitolo 38
My Sweet Sixteen
L’indomani
quando aprii gli occhi mi ritrovai stesa sul letto di Andrea, con alcuni petali
di rosa sparsi vicino a me.
Ho sedici anni…
Mi
alzai, constatando di essere da sola con una piccola nota di tristezza, ma ebbi
appena il tempo di strofinarmi gli occhi che mi ritrovai Dante in camera, che
mi guardava quasi spaventato.
“Cosa
ci fai tu qui?” mi chiese allarmato.
Sobbalzai
quasi a causa del tono della sua voce. “Ehi, tranquillo, Dante! Stanotte Andrea…”.
“Lo
so, lo so cosa ha fatto, era per domandare” rispose burbero, prendendo gli
occhiali da vista in un cassetto ed uscendo.
Rimasi
senza parole da quel comportamento, così mi decisi ad uscire e andare nella mia
stanza per prepararmi. Il solo pensiero di aver dormito con Andrea mi rendeva
felice, ma mi sarebbe piaciuto trovarlo al mio fianco al risveglio, come era
successo con Niko.
Niko…
Cosa gli succedeva? Perché mi offendeva a ripetizione?
La
mia stanza era vuota, non c’era nessuna traccia di Lara e Samanta, così iniziai
a prepararmi velocemente, ripensando a quanto avrei voluto poter parlare con una
delle mie migliori amiche, per sfogarmi, dirle quanto ero felice per Andrea ma
allo stesso tempo triste…
“Ciao
mondo, ora che ho sedici anni vedi di giocarmi qualche buon tiro” dissi davanti
allo specchio, dopo che ebbi indossato una gonna di jeans, un top lilla e degli
stivali estivi bianchi.
“Sono
pazza, si, come posso azzardarmi a chiedere questo? Sono passata ai provini,
sono entrata qui, ho conosciuto Andrea… E’ già troppo! Scusami, mondo. Sono
un’egoista” aggiunsi, sentendomi decisamente stupida.
Diedi
un’occhiata al programma del giorno poggiato sulla scrivania, e lessi che era
una giornata iper piena: i Gold Boyz avevano l’incontro con l’autore
dell’inedito alle dieci e un’intervista a mezzogiorno, poi c’erano le prove in
studio dalle tre alle sei e, infine, momento importantissimo, l’incisione
dell’inedito dalle sei e mezzo alle otto e mezzo.
In
poche parole avevo la mattinata libera, visto che non ero richiesta né
all’incontro né all’intervista.
“Buongiorno”
dissi una volta entrata in cucina,
trovandovi solo Daniele.
“’Giorno”
rispose lui senza alzare lo sguardo dalla sua ciotola di latte.
“Scusa,
mica sai dove…”.
“Andrea
è già uscito con il resto del gruppo” mi rispose subito, interrompendomi.
“In
realtà ti stavo chiedendo dove fossero tutti gli altri” ribattei seccata.
“Ah,
in giro per le varie interviste e prove, siamo rimasti solo noi e Dario in
casa. E Andrea ti ha lasciato un messaggio, prima. Buon compleanno” aggiunse
freddamente prima di posare la ciotola nel lavandino ed uscire.
“Grazie,
eh!” sbottai, prendendo la lettera sul tavolo e sedendomi per leggere.
“Buongiorno, amore. Purtroppo oggi è una
giornataccia, piena di impegni e mi sa che ci vedremo direttamente a pranzo.
Non ho avuto il coraggio di svegliarti, dopotutto è il tuo compleanno e non mi
andava di darti un precoce risveglio… Ancora auguri, amore, e scusami ancora se
non me lo sono ricordato, o peggio, non sapevo che fosse il primo giugno. Spero
di sapermi far perdonare… Ti voglio davvero bene, a dopo. Andrea.”
Lessi
tutto d’un fiato, prima che una sola cosa mi riempisse il cervello…
“Daniele,
come ti sei permesso di leggere la lettera?” urlai, irrompendo nella sua stanza
e sventolando il foglio, mentre stava leggendo un libro.
“Eh?”
disse, con una grande faccia da strafottente.
“Tu-hai-letto-questo-biglietto”
conclusi.
“Ma
tu sei pazza” disse, alzandosi dalla sedia su cui era seduto e avvicinandosi.
“Non m’importa degli affari vostri…”.
“E
allora come hai fatto a sapere che era il mio compleanno? Solo qui c’è
scritto…” precisai, sentendo, tuttavia, di star sbagliando qualcosa.
“Forse
perché prima di venire qui mi sono informato sulla tua intera biografia! Ho
chiesto informazioni in lungo e in largo per sapere che sei nata il primo
Giugno 1992 a Caserta, che hai un fratello di dodici anni e innumerevoli
cugini! Ho scoperto che abiti a via G. Garibaldi al numero 125, che adori le lingue e il tuo più grande
complesso è quello di essere grassa, che adori Avril Lavigne e Britney Spears
oltre alla saga di Harry Potter e quella di Twilight e che il tuo più grande
sogno è quello di diventare una scrittrice….” disse, prendendo la lettera e
leggendo. “Cose che a quanto vedo non importano al tuo amato, che non lo sapeva
nemmeno! Io sto facendo il conto alla rovescia da un mese!” esclamò,
lanciandomi un’occhiata che non dimenticherò mai più in tutta la mia vita.
Dire
che mi sentivo umiliata è un eufemismo,
senza rendermene conto gli stavo facendo passare tutto ciò che io avevo
passato prima per Niko e poi per Andrea. Non me ne ero proprio importata di
lui, che si era buttato in quest’esperienza per me, per conoscermi meglio…
“Daniele,
scusami, io…” biascicai, ma lui si parò una mano davanti.
“Taci,
non voglio la tua pietà, sono io che ho sbagliato a seguirti fino a qui e ad
illudermi di poterti piacere… Ma non si fa come stai facendo tu! Non dico che
mi devi ricambiare obbligatoriamente, ma, che cavolo!, almeno un pò di
rispetto, non riesci a stare senza accusarmi in continuazione per qualcosa che
esiste solo nella tua testa! Ricorda che tutta questa gente non la vedrai più
fra qualche giorno, mentre io e te ci dovremmo vedere tutti i giorni per almeno
un altro anno…”.
Aveva
ragione. Fin troppa. “Lo so, ma… Insomma,anche tu hai fatto la tua parte! Mi
hai insultata, offesa…”.
“Si,
ma abbiamo fatto pace secoli fa…!”.
Mi
zittii, senza sapere cosa dire. Mi aveva decisamente messa K.O.
“Va
bene, va bene, ora che mi hai fatto la partaccia posso andarmene?” chiesi,
fingendomi scocciata quando in realtà mi sentivo un grande peso sullo stomaco.
“Nessuno
ti ha chiamata… E per tua informazione non ho più voglia di uscire con la tua
amica” mi rispose con indifferenza, voltandomi le spalle e ritornando ad
immergersi nel suo libro.
Uscii
dalla stanza umiliata e con un grande senso di colpa, decidendo una cosa: una
volta ritornati a scuola, per quei pochi giorni che ci rimanevano fino alla
fine dell’anno scolastico, sarei stata più gentile e garbata. Ma ciò non
serviva a ripagare tutto ciò che avevo fatto, e nemmeno a farlo uscire con Cristina.
Sai quante ragazze gli faranno la
corte?!
Me
ne andai in giardino, lasciando che un venticello estivo mi scompigliasse i
capelli con leggerezza prima di trovarmi davanti Silvia, con tanto di occhiali
da sole giganti, tailleur beige e tacchi vertiginosi.
“Cercavo
proprio te, Deborina!” esclamò raggiungendomi. “Mi sono informata e ho scoperto
che oggi compi sedici anni! Auguri!”.
“Grazie, Silvietta” risposi sorpresa mentre mi
dava due baci sulle guance e si fermava a scrutarmi.
“Devo
dire che hai fatto un salto di stile esagerato! Stai benissimo!” dichiarò
indicando gli stivali. “Comunque, visto che non avevo nulla da fare dopo che Lara
e Massimo avevano da fare con le varie interviste, sono venuta a darti il mio
personale regalo di compleanno!”.
“Oh,
ma non dovevi…” iniziai, imbarazzata, mentre mi porgeva un pacchetto.
“Ma
che, scherzi? Dovevo! E poi dopo, se vorrai seguirmi, c’è anche la seconda
parte del regalo da parte di tutta la produzione, compresi Ivan, Maria e Luke…”
disse disinvolta, togliendosi una ciocca bionda da sopra le spalle.
Feci
un cenno ancora più imbarazzato, mentre scartavo il pacco, scoprendo degli
occhiali da sole Chanel.
“Oh,
ma sono… Meravigliosi! Non ho parole….” mormorai flebilmente.
Silvia
sorrise, prima di dire: “Allora indossali e vieni con me, ho il permesso della
direzione, su…” e un minuto dopo mi trovai a bordo di una limousine al posto
della solita BMW, con tanto di occhiali da sole.
“Silvia,
ma cosa hai combinato? E’ troppo, mi sembra di stare in un film…” dissi
incredula mentre lei mi porgeva dei pasticcini e un bicchiere di coca cola che
erano come comparsi dal nulla con tanto di piatti e bicchieri.
“E
il bello deve ancora venire…”.
Aveva
perfettamente ragione. Venti minuti dopo eravamo in un centro di bellezza, dove
provai dei particolari massaggi, feci la sauna, il bagno idromassaggio…
“Vedi,
io vengo in questo tipo di centro quando sono sotto stress, è un vero
toccasana” mi spiegò Silvia mentre eravamo in una gigantesca piscina
idromassaggio.
“Fai
bene, tu che puoi…” risposi sentendo un po’ di invidia. Con la mia vita
scolastica a stento riuscivo a trovare un’oretta al giorno per doccia e
shampoo!
“Ma
che, credimi, io darei tutto per poter essere un’adolescente come te, per poter
andare spensieratamente alle feste, divertirmi, cambiare ragazzo come se niente
fosse…” rivelò con aria nostalgica.
Feci
un sospiro, pensando che anche se io ero un’adolescente facevo ben poche cose
di quelle da lei citate. “Peccato che io sia un’adolescente e non faccio
nemmeno il 50% di queste cose! Io non mi ritengo un’adolescente a volte, mi
sento solo una vecchia che va ancora a scuola… vado ad una festa ogni tanto, mi
diverto solo un pò il sabato sera e… Riguardo ai ragazzi…” arrossii di botto,
mentre l’immagine di Andrea prendeva il sopravvento nella mia mente e pregavo Santa
Debora di non dare a Silvia il potere di poter leggere nella mente.
“I
ragazzi?! Dai, continua…” mi incitò, curiosa.
“No,
niente, mi sono lasciata con il mio ragazzo a novembre e da allora sono single,
insomma, con la mia vita non è che trovo il tempo da perdere dietro a loro…”
risposi, il che era vero, ma senza contare la vita lì a Music’s Planet.
Silvia
mi squadrò prima di fare uno strano verso e spingermi lievemente. “Debora! Ma
che cavolo, dico io, hai sedici anni! Pensa anche a divertirti, mica devi farti
la storia seria? Io mi sentivo come te dopo aver divorziato, ma ora nessuno può
togliermi qualche appuntamento… con qualche fan…” mi rimproverò, il che mi fece
sentire davvero uno schifo: essere riprovati su questo argomento da una quasi quarantenne
divorziata non è il massimo.
“Hai
ragione, Silvia! Quando ritornerò a casa farò una strage…” ironizzai per
sdrammatizzare.
“Brava!
Tanto sarai anche popolare dopo questo programma, no?”.
Dopo
il massaggio mi portò in un negozio d’alta moda, dove prendemmo vari vestiti, e
poi dal suo parrucchiere, che mi cambiò il taglio di capelli, mi fece qualche
meches color mogano e me li lisciò. L’estetista mi truccò e mi fece la
manicure… Inutile dire che quella sera, verso le sette, quando mi guardai allo
specchio esitai a riconoscermi, con il trucco perfetto, i capelli perfettamente
mechati e piastrati e con indosso un abito bordeaux con tanto di scarpe
abbinate.
“Questa
sono io?” chiesi incredula, sorridendo.
“Si,
sei tu. Aspetta, manca una cosa…” disse Silvia, sfilandosi il suo collier
d’argento con tanti diamanti e mettendolo al mio collo.
“Silvia!
No, ma… è tuo…” protestai.
“No,
in realtà quegli occhiali da sole li ho comprati con i soldi della produzione,
quindi questo è il mio vero regalo” spiegò. “Oggi ti ho conosciuta per quello
che sei per davvero, e non sai quanto mi sento dispiaciuta per come mi sono
comportata prima…” dichiarò, con gli occhi lucidi, lasciandomi visibilmente
sorpresa ed ammaliata.
“Oh,
grazie Silvia! Davvero, mi hai regalato un compleanno fantastico, e non mi
riferisco solo al fatto che ora posso remotamente assomigliare ad una VIP! Sei davvero
una bella persona” conclusi abbracciandola, mentre bussavano alla porta.
“Signora
Fortuna, l’autista è arrivato!”.
Ci
separammo, ma continuai a vedere quella strana espressione contenta sul volto
di Silvia mentre entravamo nella limousine ed io lasciavo vagare i miei
pensieri verso Andrea…
“Merda!”
urlai quasi mentre la vettura sfrecciava per città.
“Cosa
è successo?” chiese Silvia preoccupata.
“Oggi
il mio gruppo aveva la registrazione dell’inedito! Me lo sono perso!” esclamai,
sentendo un vuoto allo stomaco.
“No,
tranquilla, la registrazione dei brani è saltata, ci sarà domani! Mi ha
chiamato prima Luke, perciò mi sono trattenuta così tanto!” spiegò, mentre mi
lasciavo sfuggire un sospiro di
sollievo. “Ed è per questo che cenerai con me… Spero non ti dispiaccia”
aggiunse, mentre la limo si fermava davanti ad un locale di sicuro di lusso,
“Cenerentola’s club”.
“Oh,
ma figurati” risposi, mentre in realtà stavo ancora pensando ad Andrea… Non ci
eravamo proprio visti, avevamo perso altre 24 ore da trascorrere insieme…
Basta, Deb! Devi piantarla! Non devi
dipendere da lui…
La
cosa mi risultò molto difficile non appena mi trovai all’entrata del locale,
dove vedevo solo ricconi vestiti elegantemente. Vidi il mio riflesso nel vetro
d’entrata e sorrisi mio malgrado, quanto avrei voluto che Andrea mi vedesse!
“Ricorda
che questa sera ogni tuo desiderio è un ordine…”sghignazzò Silvia, come
leggendo nei miei pensieri e mi condusse in una sala, una sala decisamente buia
per i miei gusti.
No. Non può essere! Non è come in quei
film americani, ora non si accenderanno le luci e nessuno urlerà “Sorpresa!”…. Pensai,
accecata dal buio.
Ma
mi sbagliavo.
Tre
secondi dopo le luci si accesero e da dietro i tavoli spuntarono tutti i
ragazzi, i giudici e Ivan Argenti.
“Sorpresaaaaaa!”
urlarono tutti in coro, raggiungendomi e facendomi rimanere di stucco. Nessuno
mi aveva mai fatto una festa a sorpresa, di solito mi limitavo ad andare in
pizzeria con le mie amiche!
“Oh,
ma… E’ fantastico! Sono senza parole…” dissi, mentre Maria mi augurava buon
compleanno.
“Auguri,
Deb!” disse Ivan, baciandomi le guance. “Piaciuto il regalo della produzione?”.
“Si,
grazie…”.
“Ha
funzionato, sei stupenda! Ma l’idea della festa è stata di Andrea…” mi sussurrò
prima di allontanarsi con un sorriso, lasciandomi ancora più stupita.
“Auguri,
Debora!”.
Era
Niko, che fece un sorriso sforzato, stringendomi la mano prima di allontanarsi
rapidamente. “Ehi, la mia nipotina cresce sempre di più…” disse la voce di Max,
distraendomi dai miei pensieri.
“Zio!”.
“Auguri,
piccolina…” disse abbracciandomi.
“Happy Birthday to you, happy
birthday to you…”.
I
Gold Boyz mi avevano raggiunta, e mi strinsero in un abbraccio collettivo. “Alla
faccia, stasera qualcuno vuole far venire un infarto al signor Andrew?” chiese
Francesco squadrandomi per bene e facendomi l’occhiolino.
“Sei
bellissima, Deb! Si vede che sei invecchiata!” sghignazzò Giuseppe
abbracciandomi.
“Scusami
per stamattina, ma sai, dovevo essere acido, non dovevi sospettare nulla,faceva
parte del piano…” si scusò Dante cordiale.
“Oh,
ma figurati, Mr. Acidità…! E di chi sarebbe questo piano?” chiesi, fingendo di non sapere nulla.
“Noi
non sappiamo nulla…” disse Giuseppe, continuando a sghignazzare, prima di
lasciarci soli. Andrea, che indossava dei jeans neri con una camicia bianca e
una giacca nera sorrise abbracciandomi.
“Grazie,
è… fantastico! Ma mi dispiace che non ci siamo proprio visti oggi…” sussurrai,
cercando di non commuovermi.
“Faceva
parte del piano portarti lontano dal loft… Comunque sei fantastica, stai
benissimo, mi sento quasi inadeguato al tuo fianco…”.
“Ma
taci, non dire sciocchezze” lo zittii, mentre la musica partiva e alcuni
camerieri aprivano il buffet.
Con
un nodo alla gola notai che Daniele stava parlando con Lara: non mi si era
proprio avvicinato, e di conseguenza mi venne in mente la discussione di quella
mattina.
“Allora, prima che la festa inizi sul serio
vorrei che Debora ricevesse l’ultimo regalo di compleanno… Da parte dei Gold
Boyz, che hanno terminato di prepararlo solo due ore fa dopo una giornata di
lavoro!”.
Mi
distrassi dai miei pensieri, e ringraziai Dio quando le luci divennero soffuse.
I ragazzi mi si avvicinarmi mentre mi guardavo intorno curiosa, cercando di
distrarmi.
“Cos’è?”
chiesi.
“Lo
scoprirai…” mormorò Andrea. Non successe nulla, anzi, partì solo la base di una
canzone.
E,
prima che me ne rendessi conto, la voce di Andrea invase la stanza.
It's a little bit funny, this feeling inside
I'm not one of those, who can easily hide
I don't have much money, but boy if I did
I'd buy a big house where we both could live.
È un po’
divertente
questa sensazione che ho dentro
Non sono uno di quelli
che riescono a nasconderlo facilmente
Non ho molto denaro,
ma, dannazione, se l’avessi
comprerei una grande casa
dove potremmo vivere entrambi.
Sbarrai
gli occhi,riconoscendo la canzone “Your song”di Elton John, ma decisi di non
dire nulla per continuare ad ascoltare. Il ritmo era dolce e lento, quasi
magico. Poi fu la voce di Giuseppe unita a quella di Francesco ad invadere la
stanza.
If I was a sculptor, but then again no,
Or a man who makes potions in a travelling show
I know it's not much, but it's the best I can do
My gift is my song and this one's for you.
Se fossi uno
scultore, ma anche se non lo fossi
o uno che prepara pozioni
in uno show itinerante
So che non è molto,
ma è il meglio che posso fare
Il mio regalo per te è la mia canzone
e questa è per te
Le lacrime scendevano prepotenti,
rovinandomi il trucco, ma per la commozione.
And
you can tell everybody, this is your song
It may be quite simple but now that it's done,
I hope you don't mind, I hope you don't mind
That I put down in words
How wonderful life is while you're in the world.
E puoi dire a
tutti,
che questa è la tua canzone
Forse è molto semplice
ma ormai è fatta.
Spero che non ti dispiaccia,
spero che non ti dispiaccia
quello che ho messo per iscritto
Come è meravigliosa la vita
ora ce ci tu sei nel mondo.
Cantarono
in coro il ritornello, prima che li abbracciassi per la gratitudine . Una
canzone riarrangiata da loro come regalo… Wow.
La
canzone proseguì , e quando terminò mi sentivo decisamente catapultata in un
vortice di emozioni indescrivibili.
“E
questa era “Your song”, la canzone che questo mitico gruppo dedica a Debora e
che sarà presente in un loro eventuale cd!” terminò Ivan. “Deb, vuoi dire
qualcosa a queste persone che ti hanno raggiunta fin qui per festeggiarti?” chiese
infine, porgendomi il microfono, che presi in mano senza esitare. Un discorso,
un minimo ringraziamento ci voleva.
“Beh,
cosa dire… All’inizio per me era tutto un gioco, compiere sedici anni, ma ora…
Ora mi rendo conto che qualcosa è diverso, è cambiato, o forse sono
semplicemente io ad essere cresciuta. Prima di venire in questo programma ero
un’altra persona, più timida, che aveva vissuto i suoi quindici anni di vita
per metà, ma ora… Ora ho l’impressione di aver iniziato a vivere, con le gioie
e dolori che ciò comporta. Ho fatto
alcuni sbagli, come quello di giudicare qualcuno precocemente o credere di
avere ragione quando non ce l’avevo, a volte ho sfogato la mia rabbia su
qualcuno che non se lo meritava, a volte mi credevo addirittura una super donna
… Perciò vi prego di scusarmi, ho imparato al lezione. E poi… Grazie a tutti
voi, che mi avete regalato un compleanno fantastico!” terminai, senza sapere
cosa aggiungere e gli applausi invadevano la sala.
“Bene,
grazie Debora! Ed ora… Che le danze abbiano inizio!” terminò Ivan, posando il
microfono e raggiungendoci.
“Oh,
ragazzi, grazie!” esclamai, abbracciando di nuovo i ragazzi e lanciandomi nelle
danze.
“Davvero
ti è piaciuta?” chiese Andrea sollevato, mentre allungava il braccio per
invitarmi a ballare.
“Ma
certo…” risposi, e, approfittando delle luci psichedeliche, lo baciai. “Solo
che dopo me la devi cantare di nuovo…”.
“Certo…”.
Ballammo,
finchè non notai Daniele seduto su una sedia tutto solo. “Andrea, puoi
scusarmi? Ho una missione da amica da compiere…”.
“Si,
vai, nel frattempo io vado in bagno”.
Mi
avvicinai al ragazzo, che mi squadrò dal capo ai piedi. “So che non servirà a
nulla, ma voglio rinnovare le mie scuse”.
“Ok”
si limitò a dire.
Sorrisi.
“Meno male! Ti va di ballare con me?” chiesi poi, continuando a sorridere.
“Ti
piacerebbe. Non allevierò i tuoi sensi di colpa, mi dispiace” disse in tono
freddo Daniele, lasciandomi scioccata, sorpassandomi e andando chissà dove.
Aveva
detto bene, i miei sensi di colpa non si erano affatto alleviati. Triplicati,
semmai.
Qualche Anticipazione:
“…
E che dovrai dire addio a tutti… Specialmente ad Andrea…” terminò lui per me,
facendomi voltare di scatto a guardarlo.
_____
La
cosa non valeva solo per lui, il fenomeno “valigie” aveva invaso tutta la casa,
per il corridoio non si vedeva altro che persone che si chiamavano, si
restituivano qualcosa, se ne regalavano un’altra come ricordo…
_____
“Non
far finta di non capire” iniziai, gettandoglielo letteralmente in faccia. “E’
di Rossella, vero? Io… io credevo che per te non fosse importante!” urlai.
_____
“Ora però fai finta di non sapere nulla e
goditi le ultime ore con quel tipo” mormorò, accendendo le torce, e per un
istante mi parve di vedere il suo volto rigato da una lacrima.
|
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Capitolo 39 *** L’ultima Cena ***
L’ultima Cena
Ciao!
Come
al solito ho aggiornato con un giorno di anticipo, perché domani dopo scuola andrò a casa di una mia amica e
non avrei avuto modo di postare.
Questo
cap apre lo scenario degli addii, preparatevi perché nel prossimo i ragazzi
abbandoneranno il loft… =(
Grazie
mille a:
Angel
Texas Ranger: Eh si, Daniele alla fine si
merita un po’ di compassione xD E cosa farà Andrea, beh te lo lascio
scoprire leggendo il cap! ^^
95_angy_95:
Immagino che dopo aver letto il cap farai i salti di gioia perché Niko rivelerà i suoi pensieri! E
i ragazzi si rivedranno ad un concerto ad agosto e dopo qualche anno, ma alcuni
di loro continueranno a sentirsi con Deb!
vero15star:
Eh si, hanno rotto e il bello e che fanno sentire Deb in colpa! Purtroppo lei è
la prima a farsi gli scrupoli quando loro se ne sono fregati di lei solo in un
secondo momento… Quanto ad Andrea… Chi è che non lo sposerebbe? =D Grazie mille
per i tuoi complimenti, tesoro!
Giulls:
Carissima, mannaggia a te che mi hai convinta a spoilerare! xD xD xD Diciamo
che Deb l’ha combinata grossa, ma con Daniele si aggiusterà tutto in questo
cap! Al momento è Niko che rompe, sigh… Non vorrei essere ei suoi panni, e tu?
^^
_New_Moon:
Tu ami Andrea ed io adoro te, grazie
mille per tutti i complimenti! ^^ Davvero il tuo ex somiglia ad Andrea? Allora
ti sarei grata se me lo presentassi! xD Scherzo, ovviamente =D
Penso
che aggiornerò mercoledì!
La
vostra milly92.
Capitolo 39
L’ultima Cena
“Ehi,
sedicenne!”.
“Ehi,
Ivan! Ciao!”.
Domenica
2 giugno me ne stavo seduta sulle tribune del pubblico mentre i Gold Boyz
provavano l’inedito, nello studio.
Ivan
mi sorrideva, e si stiracchiò lievemente. “Ahh! Sembrerò ipocrita, ma non vedo
l’ora di andare in vacanza…” brontolò, lanciando un’occhiata tetra al copione
che teneva in mano.
“Cosa?!
Oddio, si che sei un grande ipocrita!” mormorai. “Io non ce la faccio a pensare
che domani sera dovrò fare le valigie…”.
“…
E che dovrai dire addio a tutti… Specialmente ad Andrea…” terminò lui per me,
facendomi voltare di scatto a guardarlo.
“E’
un po’ che non parliamo, ma non sono cieco! Ieri ho visto tutti quei bacetti…”
spiegò. “E devo dire che ci sono rimasto, chi lo avrebbe mai detto…”.
Abbassai
lo sguardo, imbarazzata. “Guarda che sono la prima a non crederci, ma purtroppo
tutto finirà, no?” borbottai. “Come farò proprio non lo so…”.
“Oh,
dai, non farla così tragica, ci saranno sempre i concerti, il matrimonio di Max…
Poi sei nella stessa regione di Niko, Daniele…” disse Ivan, prima di lasciare
che un ghigno si impadronisse del suo volto quando lo guardai sbigottita.
“Certo
che lo fai proprio apposta! E poi, figurati, Daniele mi odia e Niko ce la tiene
con me senza dirmi nemmeno il perché…” risposi sconsolata.
“Sarà,
ma per me, anche se hai un anno in più, rimani sempre un po’ scemina, possibile
che non ci arrivi?” brontolò, prima che il solito: “Ivan, vieni, c’è stata una
modifica del copione!” lo costrinse ad alzarsi. “La gelosia, più la scacci e più l’avrai…” canticchiò, dandomi un
pizzicotto sulla guancia e allontanandosi, salutandomi con la mano.
Non
riuscivo a capacitarmi che Niko fosse geloso, anche se i segnali erano
evidenti. Forse dopo quel bacio si aspettava chissà che cosa…
Ma se è stato lui a dirmi che è stata
tutta colpa della febbre?
Quella
storia era decisamente degna di Beautiful, per me. Ero entrata cotta di Niko,
avevo fatto prendere a Daniele una cotta per me e poi mi era piaciuto Andrea… Rossella,
volente o nolente, aveva avuto ragione a quella famosa partita. Era stato lui
il “vincitore” , anche se gli restava poco tempo per esserlo.
Con
questi pensieri mi avvicinai a Luke e Kevin che stavano modificando alcune
cose.
“Qualche
problema?” chiesi, fingendomi interessata, mentre i ragazzi si avvicinavano e
Andrea mi dava un lieve bacio senza farsi accorgere dai due, che per fortuna
erano presi da alcuni fogli.
“Ma
sei pazzo…?” sussurrai, mentre Luke rispondeva distrattamente: “No, dovrebbe
essere tutto ok!”.
“Si…
di te…”.
“Che originalità…” dissi in risposta,
spingendolo lievemente. Si limitò a guardarmi intensamente, come faceva tutte
le volte che lo sorprendevo a guardarmi mentre io ero impegnata in altre cose.
E
quello stesso sguardo glielo vidi stampato in faccia quel pomeriggio, dopo aver
registrato l’inedito.
“Ragazzi,
siete stati favolosi!” li incoraggiai, brandendo il pugno non appena uscirono
dalla sala registrazione. “Com’è stato registrare il pezzo?”.
“Non
è una cosa nuova, abbiamo già registrato il tuo regalo di compleanno, no?” mi
ricordò Giuseppe.
“Si,
infatti” concordò Dante.
“Resta
il fatto che siete stati super” ripetei mentre
si allontanavano per parlare con il vocal coach.
“Hai
visto che alla fine la canzone te l’ho dedicata?” se ne uscì Andrea mentre mi
sedevo su una delle sedie dello studio.
Sobbalzai
quasi, ricordando le nostre conversazioni in cui scherzavamo e lui diceva che
mi avrebbe dovuto dedicare una canzone.
“Si,
ma resta il fatto che mi devi chiamare per fare il videoclip….”.
“Ci
puoi giurare!” affermò, e quando risi aggiunse: “Non sto scherzando, ci devi
essere nel videoclip, sempre se non sarai impegnata con il tuo film”.
Ebbi
un tuffo al cuore per l’ennesima volta: avevo decisamente trascurato la
questione dei provini!
“Mi
credi se ti dico che lo avevo proprio dimenticato?” gli domandai. “Ultimamente
ho dimenticato proprio tutto, è tutta colpa tua…” lo rimproverai, spingendolo
lievemente.
“Ma
cosa hai intenzione di fare? Farai i
casting?”.
Ci
riflettei un secondo, esitando, prima di rispondere: “No, ho deciso, non ci
andrò. E’ una sciocchezza, io non ho mai studiato recitazione… E poi non me la
sento”.
Quell’idea
però mi turbò fino al giorno seguente, mentre facevo le valigie e posavo tutti
gli abiti che avevo indossato in tutte le prime time. Posai il vestito azzurro
che avevo indossato la settimana prima con un tuffo al cuore, e lanciai lo
sguardo a quello che avrei indossato l’indomani, un abito bianco e argento.
E
se avessi accettato di fare i provini? Se avessi ottenuto anche una minima parte?
Sono impazzita, non posso, e poi è
meglio isolarmi da questo mondo! Altrimenti non ne uscirò più fuori…
“Deb,
mica hai visto i miei pantaloni verdi?” chiese Lara entrando, con in mano una
pila di vestiti piegati.
“No,
anche perché li avrei notati subito, io non ho pantaloni di quel colore…”
risposi, mentre mi allontanavo per prendere la biancheria intima dal cassetto.
“Ok,
grazie…”.
“Deb,
ti ho portato il cd, così non te lo dimentichi!” disse la voce di Francesco,
mentre bussava alla porta ed io rispondevo: “Entra!”.
Era
tutto indaffarato, aveva quasi il fiatone, e quando presi il cd, che conteneva
la loro versione di “Your song”e mi soffermai a squadrarlo si spiegò con un
breve: “Ho milioni di cose da restituire per tutta la casa”.
La
cosa non valeva solo per lui, il fenomeno “valigie” aveva invaso tutta la casa,
per il corridoio non si vedeva altro che persone che si chiamavano, si
restituivano qualcosa, se ne regalavano un’altra come ricordo…
“Ti
serve una mano, zio?” chiesi a Max quando ebbi finito di fare la mia, entrando
nella stanza dove si erano riuniti tutti i ragazzi.
“No,
ho quasi finito, grazie…”.
“Potresti
darla a me, tesoro!” mi chiamò Andrea, che si stava letteralmente appiccicando
con una camicia che non riusciva a piegare. “Potresti andare nella mia stanza e
prendermi tutti gli altri vestiti mano a mano?”.
Annuii,
contenta di fare qualcosa di utile per lui e di allontanarmi dagli altri dato
che Daniele aveva fatto una smorfia al suono della parola “tesoro!” , così mi avviai nella stanza che divideva con gli altri
tre a aprii il suo armadio, perdendomi tra magliette, giacche, pantaloni,
bermuda , camice…
“Alla
faccia, i miei vestiti sono di meno” commentai, spostando una pila di canotte.
“Ma
cosa…?” chiesi al nulla, quando notai che nel bel mezzo c’era un pezzettino di
stoffa ricamata nera. Lo sfilai, e con mio sommo dispiacere constatai che non
era un pezzo di stoffa, bensì un perizoma. “Non può essere…” sussurrai
incredula.
Rimasi
a fissarlo, sconcertata, immaginando che fosse un trofeo di Rossella…
“Amore,
hai fatto?”.
La
voce di Andrea mi raggiunse da molto lontano, e non mi diedi nemmeno la briga
di risponderlo.
“Cosa
stai…?” iniziò, avvicinandosi e fissando l’indumento senza capire.
“Non
far finta di non capire” iniziai, gettandoglielo letteralmente in faccia. “E’
di Rossella, vero? Io… io credevo che per te non fosse importante!” urlai.
“Ma
no, io non l’ho mai avuto!” rivelò, fissandolo ancora più sconcertato. “Dove lo
hai trovato?”.
“Non
dire cazzate… So che ormai tra un giorno tutto finirà, ma voglio che almeno tu
sia sincero con me! Perché non me lo dici in faccia che ci tieni davvero a
lei?” mi infervorai, sentendo di tremare per la collera.
“Deb,
piantala!” disse lui, prendendomi per le spalle. “Se avessi avuto qualcosa da
nasconderti di certo non ti avrei mandata qui a rovistare tra la mia roba, ti
pare?” mi fece ragionare.
Non
risposi, abbassando lo sguardo per la vergogna. “Beh, forse è così…” mormorai,
sentendomi decisamente più calma.
“Dove
lo hai trovato?” mi chiese di nuovo.
“Qui…”
risposi, e mentre mettevo le mani tra la pila di indumenti, notai che c’era
anche un bigliettino.
“Caro Andrea, spero che questo piccolo
pezzo di stoffa ti aiuti a non dimenticare quello che c’è stato tra noi, perché
io di certo non lo farò. Sarò stupida, ma mi sono resa conto di amarti in
questa settimana e spero di avere un’altra chanche con te in futuro. Tua
(spero)Rossella”. Lo lessi ad alta
voce, senza parole.
“Oddio”
disse lui, incredulo.
“Beh,
io la posso capire… “ sintetizzai con un nodo in gola.
“Pensa
che non ci avevo mai fatto caso a questo biglietto, lo avrà messo prima di
andar via” decretò Andrea rileggendolo. “Ma se pensa che mi metterò con lei in
futuro si sbaglia di grosso…” aggiunse, posando il pezzo di carta.
“Meglio
che continuiamo, và…” proposi, anche se non facevo altro che pensare ad un
eventuale Tg in cui vedevo lui e la tipa mano nella mano…
Alla
fine io, Lara e Samanta ci recammo in cucina per preparare la famosa ultima
cena, e feci il possibile per combinare qualcosa di buono. Non potetti far
altro che la macedonia di fragole visto che le mie capacità culinarie erano
molto ridotte, ma rimasi piacevolmente sorpresa quando un quarto d’ora dopo vidi
Andrea darsi da fare vicino ai fornelli. “Dovevamo cucinare l’ultima pasta
insieme, ricordi?” mi ricordò con un sorriso, mentre posavo il coltello e mi
sciacquavo le mani sporche di fragola.
“Come
vuoi…” risposi, e rimanemmo soddisfatti quando poco dopo il risultato fu ben
accettato.
“Sei
migliorato, Andrea” constatò Max allegramente, mostrando il suo piatto vuoto.
“Si,
era davvero buona” aggiunse Daniele, lasciandomi lievemente stupita. Gli
sorrisi inconsciamente, e, miracolo, lui ricambiò.
“Ricordate
la prima volta che la cucinò?” domandò Francesco con una vena di malinconia.
“Si,
era tutto emozionato” ricordai, pensando a quel pomeriggio che mi sembrava così
lontano, remoto, in cui avevo iniziato a comprendere che per me Andrea era
qualcosa in più che un semplice amico.
“Ma
grazie al tuo aiuto ce l’ho fatta” mi ringraziò Andrea, dandomi un bacio sulla
guancia mentre prendeva l’acqua.
“Si,
ma se non sbaglio era stata Rossella a dirti come fare il sugo, vero?” chiese
indifferente Niko, nascondendo a stento un ghigno mentre si puliva le labbra
con un fazzoletto di carta.
Udendo
ciò mi irrigidii, ricordando la questione del biglietto, ed Andrea si limitò ad
ignorarlo, dicendo: “Allora, il secondo lo hai preparato tu, Lara, vero?”.
“Si,
ho cucinato le patatine fritte…”.
“Oddio,
come al solito! E dacci un taglio, Lara!” si lamentò Dante accasciandosi sulla
sedia. “Giuro che se al mio ritorno mamma me le cucina…” iniziò.
La
cena continuò, e quando arrivammo al dolce portato da Giovanni continuammo ad
abbandonarci ai vecchi ricordi.
“Dite
la verità, non vi sareste divertiti così tanto se non fossimo venuti noi life
coaches a salvarvi” dissi, mentre prendevo un bignè.
Niko
mi lanciò una strana occhiata che finsi di non vedere mentre Max rispondeva:
“Si, è vero, ci avete tenuto compagnia… Ricordi come ci siamo conosciuti, Deb?”.
“E
chi se lo dimentica… Vi giuro mi sento diversa…” confidai, più a me stessa che
agli altri.
“Si,
io ti vedo più cresciuta” mormorò Giuseppe, dando un morso al su babà.
“Ed
io più bella” aggiunse Francesco, facendo ridere Andrea, che disse: “Si, ma voi
life coaches ci avete anche distratti dal nostro lavoro…”.
“C’è
chi non si è fatto distrarre” precisò Niko acido.
“Di
certo tu non rientri in questa categoria” scattai, stanca di tutte quelle
frecciatine.
“Cosa
vorresti insinuare?” mi domandò con una finta calma, mentre Max guardava la
scena attonito e Daniele iniziava a fissarci.
“Che
una persona si comporta come te solo
quando è gelosa o è turbata, quindi di conseguenza ti sei fatto distrarre”
spiegai con calma, decidendo di dar ragione alle intuizioni di Andrea.
“Tu
non mi hai distratto” sibilò.
“Non
ho fatto nomi, sei tu che lo pensi” dissi, alzando le mani. “Samanta, ti aiuto
a sparecchiare” aggiunsi, iniziando a raccogliere i vari piatti e posate. Niko abbandonò
la stanza, fingendosi indignato.
“Ragazzi,
dopo andiamo tutti in giardino a guardare le stelle, ok?” propose Massimo
cercando di alleviare l’atmosfera.
“Si,
Debora, ricordi cosa avevi detto quando hai accettato di diventare la nostra
life coach?” mi ricordò Dante.
“Si…
Che la nostra ultima serata insieme doveva essere indimenticabile…” ripetetti,
come se lo avessi imparato a memoria. Anche quando lo avevo detto la prima cosa
ce l’avevo con Niko: quante volte avevamo litigato ultimamente…?
Continuavo
a pensarci mentre sistemavo i teloni da bagno per terra, in giardino, insieme a
Daniele. Come al solito ce lo aveva ordinato Max, che voleva farci pace.
“Non
voglio sprecare questa serata ad ignorarti” iniziò, mentre aggiustavo una piega
all’ultimo telone steso per terra.
Mi
bloccai, incredula.
“Ci
sono stato male, è vero, però ormai è fatta, no? Volevo solo farti provare un
po’ come ci si sente ad essere ignorati, anche se per te è diverso, ovvio”
precisò, avvicinandosi.
“Daniele,
mi dispiace, so come ti sei sentito…”.
“E
come continuo a sentirmi ogni volta che vi vedo insieme…” terminò,
avvicinandosi ancora di più.
“Si,
ma non posso farci niente… E da domani anche io starò male, ed avrei bisogno di
un amico che mi stia vicino e che abbia vissuto quest’esperienza con me…”.
“Io
non ti consolerò, sarebbe troppo” dichiarò, ma la sua voce era dolce. “Però
vorrei che fossimo lo stesso amici, in fondo non ce l’ho mai tenuta con te, non
potrei mai odiarti” confessò.
“Posso
abbracciarti?” gli domandai con gli
occhi lucidi, sotto quel cielo stellato che non dimenticherò mai.
Automaticamente
mi strinse a lui sorridendo, e mai come quella volta mi sentii felice di essere
al suo fianco. “Scusami, scusami, scusami…” iniziai a dire, come una sorta di
mantra.
“Ti
scuso, ti scuso, ti scuso…” mi rispose, facendomi ridere.
“Dan…
Oh, bene, spero solo che il tuo Andrea lo sappia” brontolò la voce sprezzante
di Niko, che era appena entrato in giardino con alcune torce in mano.
Mi
separai da Daniele, e al contrario di ogni mia aspettativa sorrisi. “Piantala
di fare il musone, altrimenti mi dimostri solo di essere geloso per davvero”
gli dissi.
“Si,
sono geloso. E semplicemente perché tu sei venuta qui pensando a me e te ne
uscirai pensando ad un altro” spiegò abbassando lo sguardo cambiando
improvvisamente espressione.
“Io…
stavo scherzando…” borbottai, mentre Daniele diceva che sarebbe andato a vedere
se serviva qualcos’altro.
“No,Deb,
io… Te lo dico, tanto ormai è l’ultima sera e di sicuro l’hai capito… Tu… Mi
piaci per davvero, ecco, ancora prima di quel catastrofico bacio” spiegò,
tenendosi a distanza, mentre mi sentivo sprofondare. Alzò lo sguardo, in cui
riconobbi il Niko che avevo conosciuto all’inizio, non quello stupido con cui
avevo avuto a che fare nelle ultime settimane. Dottor Jekyll e Mr. Hide.
“Cosa?
Ma… no, insomma…! Tu mi avevi anche offesa, mi hai ignorata per tanto, hai….”
tentai di dire, senza capirci nulla.
“Era
per cercare di dimenticarti, ma non ci sono riuscito, ecco. Divento bastardo
quando non ottengo ciò che voglio. Per questo ero gentile con te quando Andrea
si mise con Rossella, per questo ti ho baciata con la scusa della febbre, mi
ero quasi convinto a farmi avanti! E’
dalla terza settimana che mi piaci per davvero, contenta?” rivelò, passandosi
una mano tra i capelli. “Ora però fai finta di non sapere nulla e goditi le
ultime ore con quel tipo” mormorò, accendendo le torce, e per un istante mi
parve di vedere il suo volto rigato da una lacrima. Mi sentii sprofondare.
La
cosa peggiore era che il suo tono era quasi accusatorio come se volesse lasciar
intendere che lì in mezzo la traditrice fossi io, come se lui non avesse
sbagliato nulla.
Non
poteva accusarmi, in tutta quella questione mi ero comportata bene, avevo
mentito ai giornali per lui, lo avevo scusato, avevo sopportato le sue offese,
i suoi sbalzi d’umore e le sue prese in giro… Ora dovevo anche sentirmi in
colpa?
Nonostante
ciò però potevo capire come si era sentito, io stessa avevo provato una
sensazione simile due settimane prima per Andrea e Rossella, e al solo pensiero
mi sentii un nodo alla gola e un macigno sullo stomaco.
Ma nonostante tutto l’ho difeso! Perché? Sono stata fin troppo buona con
lui…
Non
ebbi il tempo di replicare e di darmi a
risposta che vennero gli altri, tutti sorridenti ma un po’ nostalgici.
“Vieni,
amore…” mi chiamò Andrea, facendomi distendere al suo fianco; vicino a noi c’era Max e poco distante Giuseppe
e Lara cantavano una canzone con l’accompagnamento della chitarra.
Non
risposi, perdendomi a guardare le stelle con il capo appoggiato al suo petto,
cercando di evitare lo sguardo di Niko che se ne stava seduto poco distate,
isolato dai vari gruppetti.
“Vorrei
rimanere così per sempre” mormorai, sentendo gli occhi bruciare di lacrime. Mi
voltai verso lo zio, che sembrava ipnotizzato nel guardare il cielo. “Grazie
zio, hai sempre avuto ragione tu” dissi flebilmente, stringendogli la mano e
cercando di non notare la sua espressione interrogativa prima di alzare di
nuovo gli occhi e vedere le stelle, anche se mi riuscì difficile a causa delle
lacrime che mi annebbiavano la vista.
E
le lacrime triplicarono quando mi resi conto che non stavo piangendo per
l’imminente addio con Andrea, bensì perchè mi sentivo il Giuda di quella triste
ultima cena.
Qualche Anticipazione:
“Stronza!”
mi autorimproverai.
______
“Quindi…
Stai così perché sei confusa?” domandò pacatamente lo zio guardandomi
attentamente.
______
Era
uno strazio starsene nell’ingresso con le valige in mano a lanciare un ultimo
sguardo a quella casa che era stata il nostro rifugio per così tanto tempo.
______
“Incrociamo le dita” disse Francesco. “E tu, Max?
Cosa hai scritto?”.
“Venite”.
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Capitolo 40 *** Addio, Loft! ***
Addio, Loft!22
Ma
salve!
Mi
scuso per il ritardo ma ho dovuto prepararmi per l’interrogazione di geografia
in soli due giorni, grazie al prof che si è reso conto di avere una sola
interrogazione 6 giorni prima degli scrutini. Questo capitolo lo dedico a te, adorato prof, semplicemente perché ora grazie a te sono più
acculturata circa il Sudafrica,il Congo, la Nigeria e il Kenya con tanto di
cause ed eventi dell’apartheid ma non ho potuto fare shopping e non so cosa
diavolo indosserò domani. Grazie, eh.
Ok,
scusate lo sfogo! Ci tengo a precisare che in questo cap non terminerà il
programma e ci sono ancora 15 cap da
leggere! ^^
E scusate se questo cap è un pò cortino, il prossimo sarà più lungo!
Grazie
mille a:
giunigiu95:
Grazie! ^^ Hai proprio ragione, Deb ha l’imbarazzo della scelta, ma se fossi in
lei continuerei per la mia strada e sceglierei Andrea anche se ormai manca
pochissimo all’addio!
95_angy_95:
Eheh, devi sapere che Niko impiega sempre secoli per esternare i suoi
sentimenti... Causando tanto caos nella persona interessata! Infatti ora vedrai
come si sente la povera Deb….
Giulls:
Ma certo, tesoro, Niko aspetta solo te, gli ci vuole proprio una bella
consolazione! =D Purtroppo la tristezza è all’ordine del giorno e culminerà nel
cap 42, quando tutti si saluteranno definitivamente… Comunque grazie mille, sei
un tesoro!
Angel
Texas Ranger: Uomologo? Ok, assumiamone uno e facciamolo lavorare per Deb
perchè da questo cap in poi ne avrà proprio bisogno! ^^
vero15star:
Tesoro, giuro che la tua recensione mi
ha fatto commuovere, quando l’ho letta mi sono detta: “Ecco, ora posso dire di
aver fatto qualcosa di buono scrivendo questa storia”. E’ meraviglioso sapere
che si riescono a trasmettere emozioni simili attraverso una fic! Ti ringrazio
infinitamente! E comunque mancano ancora 15 cap, tranquilla!^^
_New_Moon_:Ti ringrazio, ma credo di avere una vasta collezione
di bastardi alle mie spalle! xD Purtroppo i raga sono tutti così, cosa vuoi
farci… Solo Andrea è perfetto! xD xD
A
martedì o mercoledì, buon fine settimana a tutte voi!
La
vostra milly92.
Capitolo 40
Addio, Loft!
L’indomani
si annunciò una giornata soleggiata e abbastanza calda, tanto che giravo per la
casa con tanto di top e shorts e con i capelli legati in una crocchia.
L’atmosfera
e la tristezza erano palpabili: ognuno di noi di noi gironzolava per il loft
guardandosi attorno accuratamente, essendo consapevoli che da li a poche ore
non avremmo più soggiornato tra quelle mura.
“Ehi,
piccolina!” .
Stavo
per andare in cucina quando Andrea mi prese per un braccio, trascinandomi sul
divano del salotto.
“Ehi”
feci, cercando di sorridergli, cosa che mi riusciva un po’ difficile ad essere
onesti. Mi sentivo estremamente in colpa,
la sera prima non avevo fatto altro che piangere tra le sue braccia
ed avevo fatto capire a tutti che ciò era dovuto all’imminente addio,
non al fatto che Niko mi aveva confessato i suoi sentimenti. La cosa
peggiore fu che per un istante immaginai
la mia avventura lì a Music’s Planet che si svolgeva in un modo diverso: Niko
che mi confessava i suoi sentimenti durante la famosa terza settimana ed io che
accettavo la sua corte, confidandomi con Andrea che rivestiva i panni di mio
migliore amico insieme a Max… E proprio mentre questa visione prendeva forma
nella mia mente Andrea mi aveva baciata e stretto a sé ancora più forte, sussurrandomi:
“Farò il possibile per raggiungerti
nella tua città, sabato”. Inutile dire che il mio stomaco aveva fatto due
capriole con tanto di brusca caduta.
“Allora?
Ieri sera eri un po’ giù…” mi domandò, abbracciandomi e baciandomi. Lo lascai
fare, gettandogli le braccia al collo, e mi sentivo quasi spensierata quando
nella mia mente riaffiorò il ricordo del bacio che mi aveva dato Niko una
settimana prima.
E’ stato
decisamente dolce, e poi bacia bene! Mi ritrovai a pensare, prima di aprire gli occhi con uno scatto e notare con
un senso di oppressione lo sguardo perso
di Andrea mentre mi circondava la vita con il braccio destro e mi accarezzava i
capelli con la mano sinistra.
“Ovvio
che sono giù, no?” sbuffai, divincolandomi dalla sua presa.
Ma che cavolo mi prende?
“Anche
io lo sono ma… che c’entra, non voglio sprecare nemmeno un minuto!” mi
rammentò, confuso dalla mia improvvisa reazione, passandomi il braccio attorno
la spalla.
Feci
spallucce, ancora stranamente presa da quell’attacco di poca lucidità,prima di
chiedere: “Allora? Quando ci molleremo? Dopo la finale o appena arriveremo
nello studio?” con un tono troppo severo e crudele.
Andrea
mi lasciò andare, guardandomi con un’espressione colpita.
“Ma
chi sei tu? Cosa ne hai fatto di Debora?”
chiese agghiacciato, alzandosi ed uscendo dalla stanza senza nemmeno
degnarmi di uno sguardo.
Restai
immobile, cercando di capire cosa avevo fatto. E quando lo compresi, mi
seppellii il capo tra le mani.
“Stronza!”
mi auto rimproverai.
“Uh,
chi stai degnando di un simile complimento?”.
La
voce curiosa di Max mi raggiunse come da lontanissimo. Prese posto vicino a me,
togliendomi le mani attorno alla testa e guardandomi negli occhi.
“Me
stessa. Si, sono una stronza” ripetei affranta.
“Si
può sapere cosa sta succedendo?”.
“Io…
non lo so!” affermai sinceramente, accasciandomi sul divano.
“Wow”.
“E
piantala di fare il sarcastico!” urlai, alzandomi e andandomene nella mia
stanza, ormai vuota da libri, scarpe e trucchi.
Mi
squadrai allo specchio, quello specchio in cui mi ero vista in quei due mesi e
che tante volte mi aveva confortata. E non ci vidi altro che uno sguardo
smarrito.
Tre
secondi dopo vidi la figura della zio dietro di me, che mi poggiava una mano
sulla spalla. “Ora me lo sai dire?” chiese pacatamente.
Mi
voltai, respirando un po’ rapidamente, prima di bofonchiare: “Credo che sia
dovuto al fatto che… Che Niko mi ha detto che io gli piaccio dalla terza
settimana” e guardare per terra.
“Cosa?!”.
Max
mi guardava scioccato, e si sedette sul
letto. “Io ci sto pensando da secoli, giuro! Ho iniziato ad insospettirmi
quando mi disse quella cosa sul sogno e poi quando una notte mormorò il tuo
nome nel sonno…”.
“Davvero…?”
feci senza parole, sedendomi al suo fianco.
“Si…
Ma non lo credevo possibile dopo il casino del film, delle telecamere…”.
“Invece
ieri mi ha detto così…” dissi sconsolata.
“Quindi…
Stai così perché sei confusa?” domandò pacatamente lo zio guardandomi
attentamente.
“No!”
risposi subito, ma non fui sollevata nel sentire che quel no non fosse sincerissimo. “E’ solo che è brutto
vedere un tu vecchio desiderio avverarsi! Io sono venuta qui per lui, ed ero
felicissima quando ho scoperto di provare qualcosa per Andrea perché lui non mi
ricambiava, e sapere che invece ora è il contrario mi da un senso di
colpa…” spiegai, colpita da quello che
io stessa stavo dicendo, ma preoccupata perché mi sentivo ancora peggio.
Max
annuì. “Capisco”.
“Ed
ho anche litigato con Andrea” borbottai, spiegandogli l’accaduto di poco prima.
“Ti giuro, ultimamente faccio cose cretine senza nemmeno rendermene conto…”.
“Stai
crescendo” concluse semplicemente l’uomo, abbracciandomi. “Ed ora che questa
avventura sta giungendo al termine, devi fare i conti con i tuoi sentimenti proprio come ai fatto con
Daniele e Silvia”.
“Mi
dici come farò senza di te?!” gli chiesi stringendolo.
“Vale
lo stesso per me…” rispose. “Ma ora va a fare pace con Andrea , su” disse
sorridendo.
“Si…”
annuii ed uscii dalla stanza, recandomi in quella dei ragazzi.
Vi
trovai Giuseppe e Niko che stavano accordando una chitarra, e quando Niko mi
guardò mi sentii sprofondare. “Scusate, avete visto Andrea?” chiesi
imbarazzata, poiché udendo quel nome Niko si era girato.
“Se
non sbaglio è in giardino, sembrava parecchio nervosetto” disse Giuseppe
allegramente. “Quindi vedi di tirarlo su perché non può affrontare la finale
con il muso e l’umore a terra” aggiunse facendomi l’occhiolino.
“Contaci!”
dissi,cercando di suonare spensierata.
Corsi
in giardino, dove lo trovai seduto sull’altalena a dondolo, e sentii un brivido
ricordando che li ci eravamo dati il nostro primo bacio.
Mi
avvicinai da dietro, e gli circondai il collo con le braccia. “Scusami” dissi.
“Sono stata una cretina… Ma c’è una spiegazione…” spiegai.
“Ti
ascolto” sussurrò, mentre facevo il giro dell’altalena e mi sedevo al suo
fianco.
Mi
ascoltò con attenzione e alla fine annuì semplicemente. “Ok, tanto siamo pari…
Ed io voglio davvero trascorrere queste ultime ore con te. Possibile che con te
non riesco mai a essere arrabbiato per tanto?” mi domandò ridendo.
“Guarda
che anche tu mi fai lo stesso effetto” gli sussurrai nell’orecchio, prima di
stringerlo e baciarlo con tutta la passione che mi sentivo dentro. Era così bello sentirmi protetta, al suo
fianco…
Ma
questa sensazione di beatitudine terminò quel pomeriggio, alle cinque, quando
fummo costretti a lasciare il loft. Era uno strazio starsene nell’ingresso con
le valige in mano a lanciare un ultimo sguardo a quella casa che era stata il
nostro rifugio per così tanto tempo.
“Aspettate,
penso che ognuno di noi debba scrivere qualcosa sul muro, lasciare un segno
indelebile circa il fatto che siamo stati qui…!” disse Max, lasciando perdere
il suo trolley e correndo in cucina. “Ecco, mi ero dimenticato di questi” disse
tornando da noi, con in mano quattro pennarelli indelebili.
Ne
presi uno ed andai nella mia stanza, fermandomi davanti ad una delle pareti
vuote.
Ed ora cosa ci scrivo?!
Cercai
di ripensare a qualche frase che poteva esprimere al meglio il mio soggiorno,
optai per scrivere qualche frase della canzone che mi avevano dedicato i
ragazzi, ma poi pensai che sarebbe stato troppo egocentrico. Poi, dal nulla,
affiorò il ricordo del mercoledì precedente, del bacio con Andrea…
“E ho
guardato dentro un'emozione e ci ho
visto dentro tanto amore che ho capito perché non si comanda al cuore. E va
bene così… Senza parole…”.
Me lo ritrovai scritto davanti prima che riuscissi
a capire bene cosa stessi facendo, con un sorriso nostalgico. Aggiunsi un
enorme “Grazie!” e lo fotografai con la mia digitale.
“Deb! Allora, cosa hai scritto?” mi ritrovai
davanti Andrea e il resto del gruppo, Daniele e Max.
“Mmm, ti piace Vasco?” domandò curioso Daniele.
“Beh, ehm, diciamo…” mormorai, incrociando lo
sguardo di Andrea che mi sorrideva.
“E voi? Cosa avete scritto?”.
“Vieni e lo vedrai!” fece Giuseppe, mentre tutti lo
seguivamo.
Ci condusse in quella che era stata la loro camera,
e sulla parete vicino la finestra c’era scritto tutto il testo di “A te”, che
avevano cantato poche settimane prima.
“Ovviamente è dedicata a tutti voi” spiegò Dante,
mentre noi iniziavamo ad applaudire, commossi.
“Io voglio sentire la vostra versione in radio al più presto, a prescindere dal
fatto che vincerete o no!” dichiarò Daniele, prima di lanciarmi un timido
sorriso. “Anche perché dice tutte cose vere…” aggiunse imbarazzato.
“Incrociamo le dita” disse Francesco. “E tu, Max?
Cosa hai scritto?”
“Venite”.
Quando lessi la sua scritta mi vennero le lacrime
agli occhi. Lui l’aveva scritta in soggiorno, il posto dove avevamo trascorso
dei momenti emozionanti, felici e tristi.
Non era il pezzo di qualche canzone, no, era un suo
semplice pensiero.
“Ho imparato
che chi ama cresce e vince, anche se sente di aver perso la sua battaglia
quando si trova lontano da chi ama. E così mi sento io ora, solo che so di essere
vincitore perché qui ho superato me
stesso”.
“Oh, zio” mormorai, asciugandomi le lacrime. “Tu
sei un poeta”.
“Si, ma ora non piangete” ci rammentò, anche se
anche lui sembrava commosso. “Abbiamo una finale da affrontare, e detto tra
noi… Che vinca il migliore”.
Ci fu qualche cenno e dei sorrisi nostalgici, gli
stessi che vidi stampati sulle loro facce un quarto d’ora dopo mentre uscivamo
dal loft.
Qualche Anticipazione:
“Cos…?” domandai al nulla, voltandomi e trovandomi
davanti i miei, mio fratello e il solito gruppo formato dalle mie quattro
amiche.
___________
“Si… E’ sempre questione di gusti… Il guaio è
quando una cosa piace a tutti…”.
___________
“R-Rossella…
C-ciao…” bofonchiai, credendo di vivere in un incubo. Indossava una vestina
azzurra con degli stivali bianchi e sembrava al settimo cielo.
___________
“Sai
che sono sempre il primo a giudicarlo quando sbaglia, ma ora non ha fatto nulla,
è Rossella l’idiota” disse Giuseppe.
___________
“Al
fatto che tu mi pensi ancora…” mormorò, continuando ad avvicinarsi finchè non
si trovò faccia a faccia con me.
|
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Capitolo 41 *** Una Finale Sconvolgente ***
Una Finale Sconvolgente
Ciao!
Oggi sono particolarmente felice perché sono
ufficialmente terminate le interrogazioni del primo quadrimestre, spero di
godermi per un po’ di tempo un minimo di stress in meno…
Quando scrissi questo capitolo, circa cinque mesi
fa, lo scrissi con le lacrime agli occhi e tutt’ora non riesco a fare a meno di commuovermi ogni
volta che lo rileggo. E’ in questo capitolo che si hanno le conseguenze
sentimentali di tutti gli accaduti nei 40 cap precedenti.
Dedico questo
cap alla mia carissima lettrice, scrittrice e ormai amica Giulls che oggi
compie gli anni! Augurissimi tesoro, ti auguro di trascorrere un compleanno fantastico! ^^
Grazie mille a:
95_angy_95: Certo che ne riparleranno, e lo faranno
proprio in questo cap… Come pensi che andrà a finire? Si accettano scommesse!
^^
Angel Texas Ranger: Tranquilla, mancano ancora 14
capitoli, tutti questi casini sono solo l’inizio, al ritorno vedremo la tua
amata “nometanea” alla prese con la vita “normale” dopo questa avventura… Conserva le lacrime! ^^
Giulls: Tanti auguri a te, tanti auguri a
teeeeee….. Ancora augurissimi tesoro!^^ Eh si quando ho dedicato il cap al mio
prof ero proprio sarcastica al massimo, ma tranquilla, ora che l’ho dedicato a
te sono sincerissima al 101 per cento, ihih ^^ Grazie mille per i complimenti,
sei sempre troppo buona tesoro!
giunigiu95: Eh si, Max è proprio un poeta… Come
farà Deb senza di lui??? Grazie mille per i complimenti!
vero15star: Tesoro,io non so più cosa dire, ho
riletto la tua recensioni decine e decine di volte tanto era la mia incredulità,
nel senso che non riuscivo a capacitarmi del fatto di essere capace di trasmettere
emozioni simili solo scrivendo. Grazie mille per aver esternato i tuoi pensieri,
sei un tesoro, non ti sarò mai grata
abbastanza per queste tue parole! E sappi che per me un piacere sapere che continuerai a seguirmi,
adoro leggere le tue recensioni, hai un modo di analizzare gli eventi della
storia i un modo davvero piacevole e soprattutto sincero! ^^ Un bacione!
A sabato,
la vostra milly92.
Capitolo 41
Una Finale Sconvolgente
Quella sera mi sentivo divisa a metà, come se
esistessero due Debora. E il bello era che nessuna delle due era felice. Una
era triste per l’imminente addio, l’altra invece era confusa dopo la
dichiarazione di Niko.
Constatai che la felicità non poteva bussare alla
tua porta per tanto tempo, quindi ora mi toccava essere triste e confusa dopo
una settimana gioiosa.
Continuavo a squadrarmi nello specchio del camerino
mentre la parrucchiera mi arricciava gli ultimi ricci con il ferro e
l’estetista controllava se le unghie fossero perfettamente a posto, e quando se
ne andarono non mi soffermai nemmeno a valutare se stessi bene o meno.
Ebbi appena il tempo di alzarmi e di squadrarmi un po’ con il vestito bianco
addosso che sobbalzai udendo dei numerosi: “Debora!” mentre la porta del
camerino si apriva.
“Cos…?” domandai al nulla, voltandomi e trovandomi
davanti i miei, mio fratello e il solito gruppo formato dalle mie quattro
amiche.
“Oh, non ci credo!” urlai, dimenticandomi per un
istante della mia disastrosa situazione.
“Sei bellissima!” si congratulò mamma mentre mi
abbracciava. “Ma sei dimagrita tantissimo!”.
“Ho perso cinque chili” dichiarai mentre
abbracciavo papà e mio fratello.
“Wow, io lo dico che sei una star ormai! Pensa se i
Gold Boyz vincono, tu starai nel loro videoclip!” osservò Cristina stringendomi forte, mentre
le altre si avvicinavano per fare lo stesso.
“Eh, si…” mormorai, cercando di sorridere. Mi
diedero in un pacchetto con dentro un collana d’argento, regalo per il mio
sedicesimo compleanno. Le ringraziai con un nodo in gola, conscia del fatto che
avrebbero potuto darmelo anche l’indomani, al mio ritorno, tanto mi restavano
poche ore da trascorrere lì. Ed io non sapevo
come sfruttarle.
“E complimenti per l’intervista!” disse Giusy.
“Stavi benissimo nelle foto!”.
“Grazie”.
Passammo dieci minuti a ricordare le mie opere più
“eclatanti” a loro giudizio, finchè una delle assistenti disse che dovevano
andar via perché mancava mezz’ora alla diretta tv.
Quando mi recai al backstage dagli altri mi sentivo
un po’ in imbarazzo, forse per l’eleganza dell’abito, e fui contenta nel constatare
che non ero l’unica ad essere vestita così anche perché Lara e Samanta ne
indossavano alcuni ancora più sontuosi, se possibile.
“Ehi, sei uno schianto”.
Sentire Andrea che mi chiamava e mi circondava la vita con le braccia mi
provocò un tuffo al cuore, ma mi imposi di non farci caso e di sembrare
naturale.
“Ehi” risposi a mia volta, cercando di sorridere e
stringendolo a mia volta. “Dove sono Giuseppe a gli altri due?”.
“Eccoci”.
I tre erano alle nostre spalle, vestiti molto
elegantemente come Andrea.
“State benissimo, sembrate addirittura dei
gentiluomini” enfatizzai ironica, facendoli ridere.
“E tu sembri addirittura una ragazza di classe” mi
rimbeccò Francesco facendo la linguaccia.
“Ehi, boys and girl, come on, let’s go!” disse la
voce di Luke, che stava venendo verso di noi. Indossava un abito da cerimonia nero semplice,
con tanto di fiore all’occhiello. “Emozionati?”.
“Un bel po’…” rispose Giuseppe per tutti noi.
Erano tutti emozionati a dir la verità, fatto sta
che anche lo zio tremava come una foglia mentre facevamo il nostro ingresso in
studio. Da quella sera dipendeva il loro futuro di artisti, quindi era logico
che ci fosse tanta emozione e timore di sbagliare.
La prima parte della serata prevedeva che tutti e
quattro i finalisti cantassero il brano inedito, e alla fine uno sarebbe stato eliminato.
Una volta di nuovo nel back stage presi posto
vicino a Daniele, mentre Samanta e Dario se ne stavano alzati a contemplare le
esibizioni.
“Ehi,
visto che domani torniamo a casa ti andrebbe di venire a casa mia nel
pomeriggio per l’ultimo ripasso?” mi domandò mentre i giudici giudicavano la
canzone di Lara.
“Ma,
Daniele, noi non abbiamo lo stesso programma, non servirebbe…” gli ricordai.
“Come
vuoi…” mi rispose distaccato, mentre Maria criticava un po’ la canzone dicendo
che era monotona.
“Si,
ha ragione, ad essere onesti non mi è piaciuta granché,è troppo monotona…”
mormorai.
“Ma
dai, perché, è carina!” disse Daniele.
“Sono
gusti, no?”.
“Si…
E’ sempre questione di gusti… Il guaio è quando una cosa piace a tutti…”.
Lo
guardai senza capire, mentre lui si riprendeva dal suo piccolo momento di
trance e ritornava a guardare la tv.
“Ehi,
tocca ai miei, vado a dargli l’imbocca
al lupo!” dissi rapidamente, mentre correvo per il corridoio che conduceva alla loro entrata. Li trovai
intenti nel fare il loro saluto porta fortuna.
“Ragazzi,
in bocca al lupo!” esclamai, abbracciandoli tutti insieme e notando che il
cameraman ci stava riprendendo.
“Crepi”
risposero all’unisono, mentre Andrea mi tratteneva un po’ di più
nell’abbraccio.
“Dieci, nove, otto…” iniziò a dire la voce che indicava i secondi che
restavano prima dell’entrata.
Feci
un ultimo sorriso prima di ritornare vicino a Daniele in tempo per vedere la
loro entrata.
Mentre
cantavano li guardavo attonita, ipnotizzata… La canzone era davvero stupenda,
anche se trattava di un tradimento amoroso. Mi sentii quasi avvilita, pensando
che forse anche io stavo tradendo Andrea per il semplice fatto che erano dodici
ore che non smettevo di pensare a Niko.
“Wow,
evvai, sono stati perfetti!” esclamai alla fine, applaudendo insieme a Max che
si era aggiunto a noi.
Restammo
a vedere i vari inediti, ovvero quello di Max e Niko, che furono bravissimi.
Ascoltando quello di Niko mi venne un nodo allo stomaco, e non potetti far
altro che rivivere il pomeriggio al CPM…
“Ed
ora, un po’ di pubblicità prima di sapere chi sarà il quarto classificato di Music’s
Planet!” annunciò Ivan alla fine delle esibizioni degli inediti.
Mi
alzai, cercando Andrea, e rimasi pietrificata quando…
“Debora!
Ti stavo cercando da una vita!”.
Rossella
mi sorrideva raggiante, a braccetto con Andrea.
“R-Rossella…
C-ciao…” bofonchiai, credendo di vivere in un incubo. Indossava una vestina
azzurra con degli stivali bianchi e sembrava al settimo cielo.
“Ciao!”
rispose, dandomi un bacio sula guancia senza staccarsi da Andrea, il quale mi
lanciava occhiate di scuse.
“Scusami,
ma devo andare ad aggiustarmi un attimo il trucco…” inventai, recandomi verso il camerino. Mi
aspettavo che Andrea mi seguisse, perciò quando il camerino si aprì ed iniziai
ad urlare: “Ma bravo, hai vinto il
premio Nobel per la faccia da schiaffi!” rimasi immobile trovandomi avanti Niko.
“Oh”
feci, alzandomi. “Credevo fosse…”.
“Lo
so” disse brevemente. “Quindi posso togliere anche il disturbo”.
“No”
risposi subito, senza capire da dove uscisse tutta quella volontà. “No,
tranquillo…”.
Sembrò
sollevato e guardò l’orologio. “Mancano quattro minuti al termine della
pubblicità”
“Si”
borbottai senza capire.
“Quindi
ora ho tre minuti e cinquantatrè secondi per ringraziarti e dirti che se nel
caso ora venissi eliminato, beh, che ti sono grato perché forse non ce l’avrei
fatta ad arrivare fin qui senza la tua presenza”.
“Ma
no, alla fine io non ti sono servita a nulla, devi dirlo a Samanta” gli
ricordai.
“Ma
che… Credimi, è merito tuo” insistette. “Anche quando ti sei messa con quello… Mi sono concentrato di più
sulla musica per distrarmi. E sappi che mi mancherai un casino…” aggiunse
abbassando lo sguardo.
Non
risposi, e mi sentii una stupida mentre usciva fuori senza aggiungere altro.
Ero stata senza dubbio sgarbata.
Ma
fatto sta che quando ritornai dietro le quinte mi sentii più vicina a lui che
ad Andrea, che stava ancora parlando con Rossella.
Che
era venuta a fare?!
Trovai
la risposta quando, prima di andarsene, gli diede un bacio a fior di labbra. Andrea
la respinse bruscamente, prima di guardare nella mia direzione, mentre io e gli
altri lo guardavamo stupiti.
Mi
avvicinai, con un grosso groppo in gola.
“Lo
so di non essere originale visto che stasera ci saremmo dovuti lasciare… Ma
comunque è finita già da ora, e vattene al diavolo insieme a quella!” sibilai
minacciosa.
“Ma
Deb, cosa dici, insomma, l’ho respinta…!” si giustificò, con aria di veemenza.
“Insomma
un corno, sei uno stronzo! Potevi anche non darle corda!” esclamai,
sentendo strano groppo in gola. Mi
guardò senza parole ed io mi allontanai ancora più confusa.
Restai
a guardare l’eliminazione insieme agli altri life coach. La cosa peggiore fu che
dopo l’iniziale colpo mi sentivo quasi in colpa per la scenata. Aveva ragione,
non aveva fatto nulla di male, mi sarei dovuta arrabbiare se non l’avesse
respinta.
Che mi prende? Vorrei tanto chiedergli
scusa ma dall’altra parte… Non lo so nemmeno io…
“Allora, passa il turno, accedendo alla
seconda manche…” iniziò Ivan leggendo dalla busta, mentre io avevo la testa altrove.
“…
Niko!”.
Mi
sentii sollevata, e sorrisi quando Samanta urlò, gettandosi a Dario per la
gioia. Il suo sogno circa il videoclip era sempre più vicino…
“Bravo,
Niko!” disse Ivan mentre il ragazzo abbracciava Maria e ritornava dietro le
quinte. Senza meditarci, senza sapere come ne perché, gli corsi incontro e lo
abbracciai raggiante, come se a passare il turno fossero stati i Gold Boyz.
“Complimenti!”
dissi, sentendo che ricambiava la
stretta con audacia.
“Grazie…”
rispose mentre mi staccavo e lo guardavo negli occhi. “Sono contenta se vinci
tu…” aggiunsi, senza nemmeno rendermene conto.
“Grazie”
ripetette, mentre Samanta gli si buttava addosso. Mi allontanai, ed ebbi appena
il tempo di capire che anche i Gold Boyz erano passati.
Mi
raggiunsero subito, e li abbracciai uno ad uno , evitando Andrea.
“Deb,
piantala, è stata lei, io….” cominciò.
“Si,
ok, va bene, ma ormai è finita, solo che non volevo finisse così….” ammisi,
ritornando al mio posto. Mi sentivo stordita, confusa dai miei stessi
atteggiamenti, quasi come se in tutta settimana trascorsa insieme avessi
vissuto la mia felicità solo per metà.
“Ma
possibile che…”.
“Taci,
per favore, va già abbastanza male senza di te” lo interruppi. Sul palco erano
rimasti solo Max e Lara.
“Ti
prego, fa che passi Max, ti prego…” iniziai a dire, decidendo di ignorarlo.
Alla fine si arrese, allontanandosi da me mentre gli altri tre al contrario mi
si avvicinavano. “Sai che sono sempre il
primo a giudicarlo quando sbaglia, ma ora non ha fatto nulla, è Rossella
l’idiota” disse Giuseppe.
“Non
so più cosa pensare, Giuseppe…” sospirai.
“E
passa il turno… Massimo!” disse finalmente Ivan.
“Siii!”.
Tutti
urlammo entusiasti, dato che nonostante volessimo bene a Lara conoscevamo Max
da più tempo. Daniele scrollò le spalle, applaudendo e abbracciando Lara.
“Mi
dispiace, Dan” gli dissi avvicinandomi.
“Tranquilla,
sai che non sono venuto qui per un videoclip” mi ricordò, passandosi una mano tra i capelli e
abbassando il capo.
Quella
visione mi fece tenerezza, tanto che gli gettai le braccia al collo e gli
baciai una guancia. “Ti meriti di meglio, Dan” dissi semplicemente, mentre lui
mi stringeva a sua volta.
“Evvai,
grande Max!” esclamò Dario, e poco dopo tornò nel backstage insieme a lui.
“Grande
zio!” gli dissi, facendomi spazio tra tutti coloro che lo abbracciavano.
“Grazie”
mi rispose stringendomi a sua volta quando riuscii ad avvicinarmi.
Mi
voltai per ritornare al mio posto quando notai lo sguardo di Niko fisso su di
me. Arrossii lievemente, e accennai un sorriso mentre Andrea mi si avvicinava
nuovamente. “Posso parlare?”.
“Spara”
concessi, decisa a non mandare tutto all’aria con un addio brutale, anche se
l’immagine di lui che veniva baciato da Rossella era ancora vivida in me.
“Si,
ma non qui”.
Ne
approfittò del fatto che nel programma c’era una discussione tra i vari giudici
così mi condusse in un corridoio laterale.
“Senti,
non ho fatto nulla, Rossella mi è venuta
incontro, ha iniziato a parlare e poi mi ha baciato, io non ci tengo a
lei…”spiegò, prendendomi per le spalle e tentando di baciarmi. Per un secondo
lo lasciai fare, semplicemente per vedere cosa avrei provato, e mi sentii un po’
sollevata nel sentire che un suo bacio
riusciva ancora a coinvolgermi. Mi staccai di malavoglia.
“Ma
Rossella sapeva che stavi con me? Glielo hai detto?” domandai.
“Oh,
beh, no, scusa, ma non ho avuto il coraggio di dirglielo dopo che ci sta così
male ed è così presa…” si scusò con un filo di voce.
“Ma
certo” sbottai sarcastica. “Poverina. Le hai evitato un dolore! Peccato che poi
la hai dato a me”.
Mi
guardò, sbuffando. “Ma la pianti di fare l’incompresa? Sei tu che non fai altro
che cercare una scusa per scaricarmi da oggi!”.
“Ah,
è così che la pensi?!” urlai.
“Si!”.
Ci
guardammo torvi, e feci per allontanarmi quando mi fermò. “Non sei più la
stessa di quella sera in discoteca, cosa ti è successo?”.
“Sei
tu che invece sei lo stesso con gli stessi interessi, solo che sono io che non
me ne sono accorta, vero?” domandai allusiva, mettendo le mani sui fianchi e
sospirando furiosa, come se avessi corso.
“Ok.
Ho capito. Ho sprecato una settimana. Tu pensi ancora a Niko!” esplose anche
lui.
“Cosa?!”
divenni scarlatta, e continuai ad urlare. “Cosa ti passa per la testa? E poi,
parli proprio tu che pensi ancora a Rossella! Ovvio che hai perso una settimana
con me, con lei invece ti sei divertito…”.
Lo
guardai con un’aria simile al disgusto prima di andarmene per davvero, rossa
per la rabbia. Di nuovo, ero passata dal sollievo e dalla voglia di scusarlo
alla rabbia più profonda. Avrei tanto voluto essere rinchiusa in una cella e rimuginare per almeno 24 ore da sola.
“Dimmi
che gliene hai dette quattro” se ne uscì Daniele durante l’ennesima pubblicità,
guardando con disgusto Rossella che parlava con Andrea e gli si gettava
addosso.
“Anche
otto se vuoi” risposi, con il trucco rinnovato dall’estetista e guardandoli
torva.
Che
stupida che ero stata. Mi ero lasciata prendere dalla rabbia con una delle
persone più dolci e calme che conoscevo, mettendo a repentaglio i miei
sentimenti e una settimana d’amore, ma dall’altra parte… C’era Niko, si. Di
nuovo quel sentimento che era stato un po’ represso stava ritornando a fiorire.
Mi
guardai intorno, e decisi di ritornare nel mio camerino per quei minuti. Stavo passando davanti a quello di Niko
quando fu lui a chiamarmi.
“Ho
ascoltato involontariamente la discussione tra te e Andrea…” mi informò,
alzandosi e raggiungendomi. “Ero nei bagni adiacenti” spiegò quando alzai un
sopracciglio.
“Ah”
mormorai, sentendo lo stomaco che mi si annodava.
“E’ vero quello che ha detto?”.
“Riguardo
cosa?”.
“Al
fatto che tu mi pensi ancora…” mormorò, continuando ad avvicinarsi finchè non
si trovò faccia a faccia con me.
Esitai,
senza conoscere la risposta, che trovai solo quando incrociai il suo sguardo.
“Si,
dopo ieri… si” dissi, con più convinzione di quanto mi aspettassi di avere
continuando a guardarlo negli occhi. Improvvisamente ritornai indietro di due
mesi, alla Debora che ogni martedì aspettava con ansia la diretta tv per
vederlo cantare e che si illudeva di poterlo conoscere. E,senza pensarci, senza
premeditarlo, feci prevalere la mia confusione e annullai la distanza tra di
noi, baciandolo.
Per
la prima volta ero io a baciarlo, e per un attimo dimenticai tutto quel casino
mentre gli accarezzavo il petto e allacciavo le
braccia intorno al suo collo.
Lo
sentii quasi trattenere il respiro prima di rispondere al bacio e accarezzarmi
delicatamente i capelli con una mano e cingermi la vita con l’altra.
Mi
strinse saldamente a se, facendo aderire i nostri corpi, e per la prima voltai
fui convinta che mi stesse baciando per davvero, con tutto il desiderio
accumulato in quel tempo.
“Diciamo
che questo era il mio imbocca al lupo
per la finale” dichiarai quando ci separammo. Passato il momento di “pazzia”
sentii un’enorme voragine alla bocca dello stomaco. Cosa diavolo avevo fatto?!
Nemmeno mezz’ora prima mi ero lasciata baciare da Andrea e mi ero sentita
sollevata! Ripensai a lui, alle sue braccia che mi stringevano, e mi sentii
vacillare. Alzai lo sguardo, per vedere la reazione di Niko, e anche in quel
momento mi sentii le gambe molli.
“Solo
questo?” chiese, senza fiato e continuando a tenermi stretta a sé.
“No,
era anche il momento che desideravo vivere sin da quando ti ho visto per la
prima volta in tv” confessai sentendomi
tuttavia una grande bastarda.
“Ora
va meglio, ma potresti darmi di nuovo l’imbocca al lupo?” mi chiese con lo
sguardo da cucciolone tenero.
“No,
non posso, non so cosa voglio per davvero…” mi scusai a testa bassa uscendo dal
camerino.
E
anche lì mi sentii una bugiarda. Certo che sapevo cosa volevo: li volevo
entrambi, l’uno per il suo aspetto e le sue particolarità, l’altro per la sua
maturità e la sua dolcezza. Ma non si potevano amare due persone
contemporaneamente, giusto?
Ritornai
dietro il backstage, isolata da tutti.
Andrea
continuava a guardarmi insieme al resto del gruppo e Niko mi si avvicinava ogni
tanto.
“Dai,
sali con noi sul palco” disse Dante al momento del verdetto, dopo che Max si
era classificato terzo.
Annuii,
prima che Andrea mi fermasse per un braccio. “Non volevo finisse così” disse.
“Nemmeno
io” borbottai, sentendo una grandissima voglia di urlare e piangere. I miei
sentimenti per lui ora erano lì non
avrei chiesto di meglio che lasciarmi stringere.
Volevo
farglielo capire ma fui costretta a sorridere dato che eravamo appena saliti
sul palco e Luke ci stava raggiungendo. “Possiamo farcela! Su, sorridete! Li
hai incoraggiati, life coach?” disse.
“Certo”
mentii Francesco mentre Ivan apriva la busta del verdetto, mettendomi una mano
sulla spalla. Gli sorrisi per quel che mi riuscii lanciando un’occhiata a Niko
che se ne stava dalla parte opposta del palco con Maria e Samanta.
“Sono
ormai più di due mesi che siamo tutti qui, intenti nel cercare la nuova pop
star italiana! E alla fine, dopo sfide, ballottaggi e tanta, tanta musica…
Vince… La prima edizione di Music’s Planet…” iniziò, prima di zittirsi.
Sentii
Giuseppe mettermi una mano sulla spalla e mi voltai verso Andrea, che teneva
gli occhi socchiusi. Cercai la sua mano
e la strinsi con forza.
Si
voltò verso di me sorpreso, prima di stringerla a sua volta.
“…
Niko!”.
Lo
studio esplose, e mi resi conto della cosa solo quando vidi il ragazzo esultare
per l’incredulità, abbracciare Maria e poi correre verso di me, che mi lasciai
stringere sapendo che Andrea si era voltato dall’altra parte e accettava il
secondo posto.
Ma
doveva sapere che nel mio cuore il suo
posto era sempre il primo, solo che al momento avrebbe dovuto dividerlo con
Niko…
Qualche Anticipazione:
“Non
ci sto capendo nulla” ammise, senza smettere di sorridere. Poi però il suo
sorriso si appassì. “Devo darti una brutta notizia…”.
__________
“Ti
sei perso il momento cruciale, ossia la posticipazione delle mie nozze” disse
mesto ma allo stesso tempo un po’ sorridente.
__________
“Come
faccio…” singhiozzai, mentre lui mi zittiva con un bacio. Mio malgrado risposi,
essendo conscia del fatto che sarebbe stato l’ultimo.
__________
“Deb,
ci vediamo presto!”
Mi
voltai, vedendo Niko e Andrea sul marciapiede che si sbracciavano per farsi
vedere mentre l’auto partiva.
|
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Capitolo 42 *** Goodbye My Lover(s) ***
Goodbye My Lover(s)
Ciao
e Buon S. Valentino! Come avete intenzione di trascorrere questa giornata? Io
stamattina sono andata al cinema con la scuola a vedere “Sette anime” e stasera
uscirò con e mie amiche single, sigh… Come titolo ho scelto quello della canzone
di James Blunt, aggiungendo il plurale, perché mi sembrava il più adatto, dato
che in questo cap Deb ritornerà a casa…
Grazie
mille a:
Anthy:
Grazie mille per i complimenti! Ammetto che sei l’unica che al momento tifa per
Niko e Deb, ma immagino che tu sia contenta della piega che ha preso la storia ultimamente!
^^ Spero che anche questo cap ti sia piaciuto!
Angel
Texas Ranger: Eeeeh, mi dispiace ma alla fine ho ritenuto giusto far vincere
Niko, giusto per togliere a Deb la possibilità di comparire nel videoclip… xD Scherzi
a parte, ti capisco se sei un po’ confusa, ma preparati alle prossime avventure/disavventure
della tua omonima fuori da Music’s Planet! =D
95_angy_95:
E chi è che non sperava per lo zio? =) Purtroppo nessuno può dire chi sceglierà
Deb visto che l‘avventura è giunta al termine! Lo scopriremo solo… leggendo,
no? ^^
vero15star:
Chissà perché avevo già immaginato la tua reazione,tesoro, ihih xD Sai che io
tifo Andrea/Deb come te, ma purtroppo la storia nella mia mente si è formata a
partire dal cap precedente, ovvero una ragazza che si ritrova in quel programma
confusa sentimentalmente il giorno della finale; tutti gli episodi precedenti
sono nati proprio per arrivare da questo punto. Tranquilla, ti dico
semplicemente di non preoccuparti! E ti ringrazio per l‘ennesima volta per tutti
i tuoi complimenti! Bacioni!
Giulls:
Ma figurati, tesoro, l’ho fatto con il cuore! ^^ Grazie mille per i complimenti,chettenera che sei! xD Tranquilla, in questo capitolo Andrea
e Deb si chiariranno definitivamente, anche perché alla fine del cap Deb
partirà per ritornare nella sua città :’-(
Alla fine mancano ancora 13 cap… Ma non ho capito a cosa ti riferisci
quando dici di essere curiosa riguardo lo spoiler… Forse alla questione “padre”?
Un bacione!
giunigiu95:
Purtroppo Deb alla fine ha capito di essere confusa, ma più che altro la
chiamerei indecisione perché sa di
essere attratta sia da Niko che da Andrea… Grazie mille, spero che anche
questo cap ti piaccia!
A
mercoledì,
la
vostra milly92.
Capitolo 42
Goodbye My Lover(s)
Quella
notte non dormii affatto, la puntata terminò all’una meno un quarto e dopo ci
fu una festa per Niko con tanto di giornalisti.
A
soddisfare la loro sete di foto ed informazioni ci pensò Samanta, che
ovviamente non pensava ad altro che al videoclip, ed io partecipai ai
festeggiamenti con dei sorrisi anche se le lacrime erano di più.
Ma
fatto sta che ero anche dispiaciuta per il mio gruppo che era arrivato secondo.
“Ragazzi,
mi dispiace, ma sono sicura che farete successo lo stesso” dissi con sincerità
rivolta a Giuseppe, Dante e Francesco, mentre Andrea se ne stava a parlare con Luke.
“Dispiace
anche a noi, eheh” ironizzò Francesco. “L’importante però è che tu comprerai
tutti i nostri eventuali cd” aggiunse
facendo l’occhiolino.
“Ma
certo, vi farò pubblicità occulta” confermai, mentre alle nostre spalle si
levava un coro di “Olèèè” seguito dal rumore di un tappo di bottiglia stappato.
Poco lontano, Niko aveva aperto l’ennesima bottiglia di champagne con un
sorriso da orecchio a orecchio.
“Ma,
dimmi, come sei rimasta con Andrea?” mi domandò Giuseppe mentre mi accompagnava
a prendere un bicchiere di champagne.
“Non
lo so nemmeno io…” confessai dispiaciuta, cercando di scacciare dalla mente
l’immagine mia e di Niko che ci baciavamo.
“Hai
tutto il mio appoggio, ma perché non vedete di chiarirvi per bene?” mi appoggiò
Giuseppe porgendomi un bicchiere già riempito.
“Vedremo,
non lo so” dissi evasiva, incrociando lo sguardo di Niko e cercando di non
arrossire. Non ci capivo più nulla, mi sentivo divisa in due.
“Ok…”
rispose allontanandosi verso Kevin che lo stava chiamando.
Ne
approfittai per avvicinarmi al vincitore, rivivendo un flashback di poche ore
prima.
“Congratulazioni, evvai! Sono
felicissima per te, Niko!” avevo urlato sentendo la gioia uscirmi dal profondo
del cuore.
“Non sai quanto lo sono io, grazie a te,
grazie, life coach…” mi aveva risposto quasi ridendo per la gioia, mentre la
folla si accalcava intorno. “La prima cosa che farò è spedirti il primo cd,
devi venire ai miei concerti…” aveva dichiarato prima di venire rapito da un
giornalista.
“Hai visto, Niko ce l’ha fatta!”.
Dietro di me la voce quasi sognante di Rossella
mi aveva fatto agghiacciare.
“Si, sono felicissima per lui” avevo
ribattuto gelida ma sforzandomi di sorridere.
“Eh si. Lo sai che Andrea mi ha proposto
di comparire nel videoclip di una canzone che lui e i ragazzi hanno riarrangiato
ultimamente, “Your song”?
Mi aveva guardato ridendo sotto ai
baffi, pavoneggiandosi e sentendosi quasi importante.
“Davvero? Comunque la conosco la
canzone, l’hanno modificata per me il
giorno del mio compleanno, sabato, sai. E’ che mi sono messa con Andrea quando
te ne sei andata, e allora…” avevo spiegato perfidamente mentre diventava bianca
come un cencio. “Avevi proprio ragione, dovresti fare la veggente! Ma comunque
l’ho mollato, tranquilla, quindi puoi pure continuare a passare all’attacco, Ross!” avevo terminato allontanandomi, mentre lei
sembrava stordita e arrabbiata allo stesso tempo.
Mi ero sentita umiliata, e per questo
ero ritornata in uno dei corridoi vuoti dello studio, sentendomi quasi
febbricitante.
“Ehi, sei qui”.
Riconoscere la voce affettuosa di Niko mi
aveva provocato un senso di sollievo, e non opposi resistenza quando mi
condusse in una stanza vuota e buia che poi riconobbi essere la sartoria.
“Scusa, ma per fortuna Samanta sa tenere perfettamente a bada i giornalisti” .
“Va bene…” risposi mentre accendeva la
luce e mi guardava negli occhi. Mi
abbracciò senza dire nulla, prima di staccarsi e fare un piccolo respiro, come
quelli che precedono un discorso importante.
“Volevo dirti che… Che ho proposto
spostare la sede dello studio dove farò il primo cd a Caserta”.
Accolsi la notizia con un enorme
stupore, sgranando gli occhi. “Davvero?”.
“Si” annuì deciso. “Spero verrà
accettata. Forse non mi crederai ma… Ma io provo qualcosa di davvero speciale
per te, e se per te va bene vedermi ogni tanto…”.
“Certo che mi va bene” avevo risposto precipitosamente, sentendo il
cuore battere più forte per l’emozione.
“Allora credo di poterti raggiungere tra
qualche settimana, sai che ora ci sono i paparazzi, le interviste,
l’organizzazione del lavoro…”.
“Va benissimo” avevo risposto,
abbracciandolo di nuovo e versando qualche lacrima, dovuto al fatto che ero
felice solo per metà. E Andrea?!
“Allora,
come vanno le prime ore da vera star?” gli domandai, facendolo sobbalzare dato
che se ne stava fermo, approfittando dell’attimo di pace che la gente gli stava
concedendo, presa dalla distribuzione gratuita del cd con l’inedito.
“Non
ci sto capendo nulla” ammise, senza smettere di sorridere. Poi però il suo
sorriso si appassì. “Devo darti una brutta notizia…”.
“Sarebbe?”
chiesi un po’ intimorita da quel tono.
“Ne
ho parlato con il produttore tre secondi fa, ma mi ha detto che dovrò produrre
il cd a Milano, il vero studio è li”.
“Oh”
accusai la notizia con un tonfo al cuore. Ecco, il mio sogno si era
smaterializzato, puff!, svanito, cancellato dalla brusca realtà. “Ve bene,
figurati, tanto saresti stato impegnato comunque…” iniziai a blaterare presa
dalla collera.
“Deb,
sai che non dipende da me” mi ricordò.
“Lo
so” dissi concisa, “Solo che mi ero illusa. Quest’esperienza è stata così
sconvolgente che credevo che alla fine mi avesse portato qualcosa di buono, di
concreto, ma non ho ancora imparato a tenere i piedi per terra…” spiegai con
gli occhi lucidi.
“Ehi,
Niko, vieni, c’è un giornalista che vuole intervistarti!” urlò Ivan
avvicinandosi e prendendolo per un braccio, trascinandoselo chissà dove.
Restai
come una cretina vicino al tavolo delle bibite, e guardandomi intorno notai che
ero l’unica a starmene da sola.
E
così era finita. Tra poche ore sarei tornata a casa, ritornando a vivere come
una ragazza normale, avrei affrontato i test, e a ricordarmi quest’esperienza
sarebbero rimasti solo i miei ricordi e le foto che avevo scattato. Cercai di
fare il punto della situazione di ciò che avevo realizzato o meno quando la
voce di Daniele mi ricondusse alla realtà.
“E
così nessuno dei due ha vinto” se ne uscì passandosi una mano tra i capelli.
“E’
meglio così, credimi” sospirai decisa, accasciandomi su una sedia.
“Comunque
l’invito per domani è ancora valido” cambiò argomento, sedendosi anch’egli.
Non
sapevo cosa dire, e ringraziai il cielo quando Silva ci interruppe, con il suo
gioioso: “Debora!”.
“Silvia,
stasera non ci siamo proprio viste!” esclamai abbracciandola.
“Lo
so, è stata una serata intensa! Non sai quanto mi dispiace che hai cambiato
gruppo, se fossi rimasta con Niko saresti uscita nel videoclip!”.
“Fa
niente…” tagliai corto e abbozzando un sorriso.
“Fa
eccome, volevo un pretesto per invitarti nella mia nuova trasmissione a
settembre!” spiegò rattristita.
“Puoi
trovarne un altro se ti va” concessi, per niente interessata a partecipare ad
un programma tv.
Dopo stasera ho chiuso con la tv, basta…
Eppure
la cosa più tragica fu salutare tutti la mattina dopo, dopo essermi appisolata
per nemmeno un’ora.
Mi
risvegliai alle sette meno dieci nella stanza singola dell’hotel in cui avevamo
alloggiato, credendo di aver sognato tutto, in primis il bacio con Niko. Ma
quando vidi l’abito bianco e oro appeso all’armadio che avevo indossato la sera
prima realizzai che era tutto vero, e non sapevo se esserne felice o meno, in
particolare per il fatto che se ne sarebbe andato a Milano. Pensai ad Andrea,
al fatto ce non avevamo più parlato, e mi dissi di dover rimediare. Quello che
c’era stato tra di noi era troppo importante per essere gettato va così e poi
io ci tenevo ancora, anche se ammettevo di avere uno stranissimo modo di
dimostrarlo.
Indossai
rapidamente dei pantaloni di cotone neri, un top fuxia e delle converse nere,
mi truccai un po’ controvoglia ed uscì dalla stanza per andare nella hall con
tanto di trolley gigantesco in mano.
Quasi
tutti gli altri erano giù, chi faceva colazione, chi controllava di non aver
dimenticato le ultime cose.
C’erano
anche i tre giudici e Ivan, i quali ci dissero che l’autista sarebbe arrivato
di lì a mezz’ora.
“Sei
scesa finalmente!” mi accolse lo zio facendomi segno di sedermi su uno dei
divani vicino a lui, nonostante ci fossero solo lui, Dario e Lara.
Feci
un piccolo cenno, cercando di non scoppiare in lacrime per l’ennesimo addio.
“Ti
sei persa il momento cruciale, ossia la posticipazione delle mie nozze” disse
mesto ma allo stesso tempo un po’ sorridente.
“Cosa?”
domandai, risvegliandomi del tutto.
“Si,
verranno posticipate all’anno prossimo,
mi hanno offerto un contratto discografico per quest’anno, ma Beatrice è
contenta lo stesso” aggiunse. “I suoi un
po’ meno, ma fa niente…”.
“Ma
è fantastico, non vedo l’ora di comprare il tuo cd!” esclamai, ancora un po’
scossa. “E’ come se avessi vinto!”.
“Beh,
diciamo di si. Vedrò di fare qualche concerto a Caserta, se i Casertani sono
tutti come te…” fece ridendo, mentre lo guardavo con un cipiglio.
“Ehi,
Deb!”.
Giuseppe
e gli altri Gold Boyz mi raggiunsero, posando i loro trolley. Sorrisi a tutti,
arrossendo dato che Andrea mi guardava in modo un po’ strano. “Ragazzi!
Finalmente! E’ così triste dovervi dirvi addio!” dissi sincera, abbracciandoli
finchè non venne il turno di Andrea. “Forse questa volta dovrei parlarti io…”
annunciai decisa a bassa voce.
Lui
annuì e mi seguii in un angolo appartato della hall.
“Per te è stato importante conoscermi e stare
insieme?” iniziai, senza sapere da dove iniziare.
“Ma
certo! E se penso che tu mi hai usato per far ingelosire quello dopo ciò che ti
ha fatto…! So che lo hai baciato, cosa credi!” rispose, tra l’offeso e l’incredulo.
“Andrea,
no, calma” lo fermai, sentendo un peso sul
cuore. “Io sono ancora presa da
te! Sono solo confusa, e mi dispiace essermi comportata così alla fine,
giuro, ma… Io ti voglio davvero bene, credimi, e mi mancherai un casino…” dissi
con le lacrime agli occhi.
Lui
si fermò ad analizzarmi e squadrarmi per qualche istante prima di prendermi per
le spalle. “Lo dicevo che non riesco ad essere imbronciato con te per tanto! Io
ti voglio davvero bene, per qualche giorno ho creduto di amarti…” confessò
arrossendo, lasciandomi totalmente stupita. Mi abbracciò, e non potetti far
altro che stringerlo mia volta.
Cavoli, gli voglio davvero bene…. Come
farò senza di lui?
“Spero
che Rossella sarà brava nel videoclip anche se un po’ me la sono presa”
affermai quando ci separammo.
“Diciamo
che è stato un colpo di gelosia, è stata lei a dirmi che avevi baciato Niko,
non volevo nemmeno crederci…” si scusò. “Ma, tranquilla posso capire la tua
situazione di confusione, e poi io te ne ho fatte passare tante con Rossella,
sappi solo che sei importante per me. Allora, abbiamo chiarito?”.
“Direi
di si. Grazie per tutti quei bei momenti” dissi con la voce che si spezzava.
Ci
sorridemmo e raggiungemmo gli altri, che stavano parlando circa il loro
viaggio.
“Ciao,
vincitore” dissi a Niko, che esibiva delle grandi occhiaie bluastre e violacee
sotto gli occhi mentre scendeva le scale che conducevano alla hall.
“Debora,
eccoti!” esclamò, facendomi segno di salire. Ubbidii e mi condusse dietro un
grande vaso.
“Io,
beh… Volevo darti questo prima di salutarti, è il frutto di queste settimane
trascorse insieme. Ne hanno dato uno ad ognuno di noi appena iniziato il
programma” dichiarò, porgendomi un quaderno blu con su disegnata una nota musicale.
Lo
guardai interrogativa, prima di constatare che era un diario.
“Oh,
non ho parole…” balbettai.
“Leggilo,
mi farebbe piacere. Voglio solo farti sapere come mi sono sentito…” si
giustificò mentre gli gettavo le braccia al collo, infischiandomene della
cameriera che stava passando in quel momento.
“Perché
dovevi dirmi tutto questo ora? Perché non me lo hai detto prima?” urlai quasi,
scoppiando in un pianto isterico.
“Perché
sono un cretino, lo sai” disse semplicemente. “Ti prego, non piangere piccolina…”.
“Come
faccio…” singhiozzai, mentre lui mi zittiva con un bacio. Mio malgrado risposi,
essendo conscia del fatto che sarebbe stato l’ultimo. “Come farò? Ci ho messo
una vita per capirci qualcosa di te, piacerti, ed ora…” continuai a
singhiozzare quando ci separammo.
“E’
la vita, ma io farò il possibile per raggiungerti, ci tengo a te…”.
Dieci
minuti dopo però fummo costretti a scendere giù, dove dovetti salutare anche
gli altri con il doppio delle lacrime.
“Zio,
fatti sentire…” sussurrai stringendolo più forte che mai, sopraffatta dai
singhiozzi.
“Ma
certo, piccolina, certo, tranquilla, ti chiamo appena arrivo a casa, su…” tentò
di tranquillizzarmi.
“Davvero,
Max, sappi che ti voglio un bene dell’anima, per me sei un secondo fratello, mi
mancheranno le nostre chiacchierate…” confessai, inforcando gli occhiali da
sole per mascherare i miei occhi rossi e gonfi.
“Sai
che vale lo stesso per me” dichiarò deciso, cn gli occhi lucidi. “La tua
presenza è stata confortante e… Volevo chiederti se ti andrebbe di fare da
damigella d’onore alle mie nozze, anche se dovessero svolgersi tra anni ed
anni” mi propose a bassa voce.
Restai
sorpresa, spalancando la bocca. “Ma certo, è un onore!” esclamai
riabbracciandolo.
Mi
sorrise, prima che venissi rapita da Lara e Dario.
“Mi
raccomando, Dà, non ballare “Umbrella” con nessun’ altra che sono gelosa”
scherzai mentre ci salutavamo.
Anche
Silvia, Maria e Luke mi vennero a salutare.
“Debora,
quando verrò in Campania ti verrò a trovare, anzi, verrai qualche giorno con me,
ok?” mi propose Silva stringendomi a sé.
“Ma
certo. E tra parentesi, ancora grazie per tutto…”.
“Ma
figurati! Mi dispiace solo aver iniziato con il piede sbagliato” si scusò
malinconica, prima di sorridere e dire: “Se ti serve una mano nel mondo della
tv chiamami, ti raccomanderò”.
Feci
un sorriso un po’ finto mentre annuivo e salutavo Maria e Luke.
“Ciao,capitano”
gli dissi abbracciandolo. “Grazie Maria, è solo merito tuo se ho vissuto tutto
questo…” dissi con sincerità.
“Dai,
zitta che mi fai commuovere!” mi ammonì la donna.
Ma
il peggio fu salutare i Gold Boyz.
Mi
riempirono la testa di: “Verrai ai nostri concerti?” e “Ci mancherai”.
Io
e Andrea ci dicemmo tutto con uno sguardo prima di abbracciarci. “Grazie per
tutti quei bei momenti” dissi semplicemente, mentre ero ancora tra le sue
braccia. “Ti voglio bene, scusami ancora per ieri sera”.
“Tranquilla…
Non sai quanto te ne voglio io!” disse, indossando anch’egli gli occhiali da
sole. “Ma devo darti un’ultima cosa, vieni”. Lo seguii rapidamente vicino alle
sue valigie e lo vidi estrarre un quaderno verde identico a quello di Niko da
una sacca. “Dagli un’occhiata se ti va” disse con una scrollata di spalle.
“Certo,
ma penso di sapere già qualcosa d quello che c’è scritto” dissi, prima di
alzarmi sulle punte e baciarlo rapidamente. Mi strinse per l’ultima volta a sé
prima di fare cenno di andare visto che mi stavano chiamando.
Ci
sorridemmo prima che Ivan mi
raggiungesse, con indosso una tuta grigia e gli occhi cisposi, come quelli di
chi si è appena svegliato.
“Deb,
mi mancherai tanto! Ricordi tutte le nostre chiacchierate?” mi apostrofò
allargando le braccia per invitarmi ad abbracciarlo.
“E
chi se le dimentica! E tra parentesi, hai sempre avuto ragione” rivelai
abbracciandolo.
“Lo
so, spero solo di rimanere in contatto con te”.
Quando
l’autista ci disse che era tardi, uscii dalla hall con un groppo allo stomaco
gigantesco, sentendo che tutte le lacrime del mondo non sarebbero bastate per
esprimere la mia tristezza mentre salivo in auto con Daniele.
“Deb,
ci vediamo presto!”.
Mi
voltai, vedendo Niko e Andrea sul marciapiede che si sbracciavano per farsi
vedere mentre l’auto partiva.
Mi
affacciai dal finestrino, togliendomi gli occhiali da sole. “Ci conto!” urlai
in risposta, mentre la macchina svoltava l’angolo. Non vederli più fu il primo
vero segnale che mi fece comprendere di essermi allontanata per davvero da quel
sogno.
E’
finita, mi dissi accasciandomi sul sediolino, letteralmente finita. Addio
stress, dieta, litigi, prove… Addio Niko… Addio Andrea…
Non
mi accorsi nemmeno di Daniele che diceva: “Dai, ce la faremo al di fuori del
loft” e mi stringeva la mano destra tra le sue.
Aprii
la borsa per prendere i fazzoletti quando vidi i quaderni di Niko e Andrea.
Senza meditarci li aprii e lessi il frammento di qualche pagina, scritte con
due grafie diverse: quella di Niko larga e disordinata, quella di Andrea stretta,
ondulata e precisa.
13/05/08,
giardino del loft.
Caro diario, oggi ho fatto la cazzata più grande della mia vita. Ho baciato
Debora per quella stupida cosa del provino del film. Mi sono sentito un
bastardo, ma non ho potuto evitare di sentire il cuore scoppiarmi di gioia
quando ha risposto al bacio. Cavoli, non mi sentivo così preso dal secoli, ma
ora devo spiegarle tutto, non posso ingannarla, deve sapere… Ma se deciderà di
non parlarmi più? Ne vale la pena? Devo dirle che in realtà io volevo baciarla
per davvero? Oddio, non ci capisco più nulla, è lei che mi manda in tilt… E’
amore?!
Niko
29/o5/08,
cucina.
Caro diario, stasera ho vissuto la
serata più bella di quest’avventura. Finalmente, dopo tue le sciocchezze
commesse, mi sono deciso a farmi avanti con Debora, invitandola alla festa che
i ragazzi hanno organizzato. Ballare con lei,stringerla a me, sentire il suo
profumo mentre la baciavo mi ha decisamente mandato in tilt. Non mi era mai
successa una cosa del genere, e se penso che tra una settimana dovrò dirle
addio mi viene una rabbia mista ad una pazzesca voglia di piangere. Rabbia
perché, che cavolo, mi ero imposto di pensare solo alla musica venendo qui, e
voglia di piangere perché non so come
farò a svegliarmi la mattina sapendo che non sta dormendo a due stanze di
distanza dalla mia. Cavoli, sono cotto di brutto. Come farò?
Andrea
Continuai
a piangere in silenzio mentre chiudevo i quaderno all’improvviso, non potendone
più e quando un’ora dopo vidi la mia casa fu come svegliarmi per davvero dal
sogno che per due mesi avevo avuto l’opportunità di vivere.
Qualche Anticipazione:
“Non è stato facile ma mi sono impegnata, anche
perché lì qualcuno aveva studiato spagnolo…” dissi come se niente fosse.
Grazie Andrea, ti devo un nove.
_________
Ma
a qualche passo dalla stanza mi bloccai, udendo la voce preoccupata di mia
madre.
_________
“Andrea
è uno stronzo” decretò subito Daniele quando glielo feci leggere. “Ma si è
rincretinito?”.
_________
“Ma
brava, brava, tu si che ci sai fare” disse Paris con la sua r moscia più
accentuata che mai. “Hai superato la prova!”.
_________
“Come
hai osato baciare il mio ragazzo?” urlò ancora lei, come se non mi avesse
ascoltato.
|
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Capitolo 43 *** Non E’ il Prezzo Giusto Da Pagare Per Un Concerto ***
Non E’ il Prezzo Giusto Da Pagare Per Un Concerto
Ciao!
Ho
aggiornato in anticipo dato che domani
andrò alla festa di laurea di mia cugina e non avrei
avuto tempo… In
questo cap vedremo Deb alle prese con la vita “normale” e
una nuova "conoscenza" antipatica quasi più di Rossella! Cosa
succederà?
Grazie
mille a:
Angel
Texas Ranger: Si, ci sono altri cap, tranquilla, la storia non è di certo finita qua, eheheh!
95_angy_95:
Eh si, purtroppo ogni cosa quando finisce è tristissima, specialmente quando ci
ha portato tante cose belle oltre che una marea di avventure che ci hanno
aiutato a crescere! Curiosa di sapere cosa faranno gli altri? Beh, per ora ti
lascio scoprire cosa fa Deb… E gli altri compariranno nel prossimo cap! ^^
giunigiu95:
Infatti, sono stati dolcissimi, io non sarei ritornata a casa davanti a un
gesto del genere, ihih… Chissà se continueranno a essere così dolci con Deb, tu
che dici?
_New_Moon_:
Tranquilla, capita a tutti essere impegnati, ed io spesso ne sono l’esempio
vivente! ^^ Riguardo il “sequel” della
fic… Sai che in realtà io già sto scrivendo il continuo? Quando ho letto la tua
proposta sono rimasta sbalordita! Non è che hai messo un hacker nel mio pc? xD
Scherzi a parte, sono felicissima se ti fa piacere leggere il continuo! Allora
mi dai l’approvazione per continuarla e pubblicarla? =D Bacioni!
vero15tar:
Tesoro, stiamo sulla stessa barca, anche io ho trascorso un S. Valentino da
single e in totale depressione, sigh. Non vorrei deluderti con questo cap, dove
purtroppo Andrea, come tutti gli altri, non è presente… Ma sono sicura che lo
sarai nel prossimo, dove compare di nuovo! Davvero sei nata a Maddaloni? Io, da
come avrai capito, ci sono nata e ci vivo… Sono curiosa: ora abiti nelle
vicinanze di Maddaloni? Giusto per
sapere se siamo nella stessa provincia o regione =D Bacioni!
Piccolo
sondaggio: Vi farebbe piacere se questa storia avrà anche un continuo (“Confessions
of a future bride”, che non superi i 20 cap) o ritenete che renda la cosa
noiosa e pesante? Fatemi sapere perché ho già scritto i primi due cap, ma non
fa niente se resta nel mio pc! ^^
A
sabato,
la
vostra milly92.
Capitolo 43
Non E’ il Prezzo Giusto Da Pagare Per Un Concerto
Completa las seguentes frases con el
preterito indefinito.
Esta noche yo… (hablar) con Lucia y ella
me …. (dir) que tenìa mucho sueno.
Completai
l’ultima frase del test di spagnolo e lo
consegnai alla professoressa che mi stava scrutando da un bel po’ con il suo
solito sorriso da adolescente.
“Speriamo
che mi confermerai la tua media, voglio proprio metterti un bel voto!” mi
disse. “Sai che per questo test ho anche messo i dieci” aggiunse, dato che il
resto della classe lo aveva già fatto e Luisa, la secchiona della classe, era
stata la fortunata a prendere quel voto.
Io ero l’unica a starmene in classe mentre gli altri già si godevano le
vacanze.
“Non
credo lo prenderò professoressa, ma credo di essere arrivata almeno all’otto”
dissi preoccupata mentre posava la penna rossa sul foglio.
Mi
rispose con un suono vacuo mentre posavo l’astuccio e il libro di chimica nel
mio zaino della Lonsdale che per troppo tempo era rimasto intatto, senza essere
stato utilizzato.
“Come
è andato il test di chimica?” mi domandò la donna qualche minuto dopo con una
strana espressione dipinta sul volto.
“Ho
preso sei e mezzo, si sa che non sono mai stata un genio della chimica”
risposi, sedendomi vicino la cattedra dato che la prof mi metteva perfettamente
a mio agio essendo la mia insegnante preferita e avendo solo 32 anni.
“A
chi lo dici! E l’interrogazione di italiano?” continuò.
“Otto”
risposi più soddisfatta.
“Storia?”
domandò ancora.
“Sette
e mezzo…” e mi rabbuiai ripensando al fatto che mi ero dimenticata la data
dell’incoronazione di Carlo Magno come una cretina.
“Bene,
sono soddisfatta allora” esclamò lei posando la penna brandendo in mano il mio compito.
“Perché?”
feci con il cuore che aumentava i battiti.
“Perché
vuol dire che la mia materia è quello in cui ti sei impegnata di più!” rivelò,
alzando il foglio e mostrandomi un bel nove.
“Oh,
Oddio, evvai!” esclamai, alzandomi. Abbracciai la professoressa, che per me era
come una migliore amica.
“Non
sai come sono contenta! Temevo che ti fossi distratta in quel programma tv” mi
confessò mentre la campanella del’ultima ora dell’ultimo giorno di scuola suonava.
“Non è stato facile ma mi sono impegnata, anche
perché lì qualcuno aveva studiato spagnolo…” dissi come se niente fosse, con
un’aria falsamente disinvolta. Venni inondata dal ricordo della sera in cui
Andrea mi aveva aiutato a studiare, circa otto giorni prima, e reprimetti a
stento un’insana voglia di piangere.
Grazie Andrea, ti devo un nove.
Uscii
dall’aula, constatando di essere l’unica ad essere ancora a scuola oltre a
Daniele che mi veniva incontro. Il secondo anno di liceo era ufficialmente
terminato!
“Ho
preso sette e mezzo a greco!” urlò entusiasto.
“Ed
io nove a spagnolo!” dissi in risposta, abbracciandolo. “Ti va di festeggiare?”.
Daniele
mi guardò stupito mentre assaggiava il sapore di quelle parole. “Non è un
appuntamento” mi affrettai ad aggiungere. Era crudele, dirglielo così, lo
sapevo, quando negli ultimi due giorni mi era stato particolarmente vicino.
“L’avevo
capito” sbottò in risposta. “Comunque si, mi va… Granita al Bar Centrale?”.
“Ok,
lasciami solo avvisare i miei …” dichiarai,prendendo in mano il cellulare.
Notai
con rammarico di non avere nessun sms e nessuna chiamata persa. Ormai ero
tornata a casa da due giorni e solo Max e i Gold Boyz si erano fatti sentire la
sera del primo giorno, dicendomi che era tutto ok e che già sentivano la mia
mancanza. Andrea si era trattenuto un po’ di più e mi aveva detto che sperava
di restare in contatto con me. Scacciai questo ricordo con difficoltà mentre
digitavo l’sms.
“Tutto bene, ho preso 9! Torno a casa
tra qualche ora, vado a festeggiare con Daniele, pranzate senza di me” scrissi
rapidamente. Posai il cellulare in tasca e feci cenno al ragazzo di continuare
a camminare.
“Tu
hai sentito qualcuno da quando siamo ritornati?” gli domandai dieci minuti
dopo, mentre eravamo seduti ad uno dei tavolini del bar davanti alle nostre
granite. Era la prima volta che apriva quel discorso.
“Si,
Lara, Dario e Max” rispose cautamente, come se già avesse intuito tutto. “Tu?”.
“Max
,Lara e i Gold Boyz…” dissi a testa bassa.
“So
dove vuoi arrivare, Deb, ma ragiona…” iniziò lui, indugiando un attimo prima di
afferrare la mia mano destra posata distrattamente sul tavolo. “Capisco che sei
confusa tra quei due, capisco che lui
ti manca ancora di più perché è l’unico
che non si è fatto sentire, ma… Ci potrà anche essere stato tutto il bene del
mondo tra voi ma ora lui è abbastanza
famoso, ha un cd da fare, interviste, inviti a programmi tv, è per di più è a
Milano, mentre tu sei una normale sedicenne che va ancora a scuola…” tentò di
farmi ragionare.
Annuii,
sentendo il solito vagone di lacrime prepararsi a scendere.
“Perciò
tirati su, ci sono tanti ragazzi che vorrebbero uscire con te, ma non voglio
vederti soffrire e sperare in qualcosa che non arriverà…”.
“Si,
tranquillo” borbottai flebilmente. “E’ solo che mi devo abituare, tutto qui. Mi
manca tutto, questi due giorni mi sembrano un’eternità…”.
“Lo
so… Invece per me è quasi normale essere ritornato, perché tu ci sei come c’eri
lì. Anzi, è meglio, perché non ci sono quei due alle tue costole” ironizzò
stringendo ancora la mia mano.
“Ma
tu mi vuoi davvero bene?” domandai ingenuamente. Avevo solo bisogno di un po’
di affetto e compagnia.
“Purtroppo
per me si” rispose. “Anche se mi sono arreso ormai” aggiunse arrossendo.
“Non
ti arrendere mai” gli dissi senza sapere da dove fuoriuscissero quelle parole.
Ma lui non le fraintese, annuì e mi sorrise, lasciando la mia mano e
dedicandosi alla sua granita alla menta che si stava sciogliendo.
Di
solito l’inizio dell’estate è un momento che aspetto con ansia, ma quell’anno
non fu così: invece di andare in giro con le mie amiche mi barricai in casa,
aspettando invano un messaggio, una chiamata o un’e-mail che non arrivava.
“Dai,
vieni, ti faccio conoscere il ragazzo con cui mi sto frequentando, sta al
Classico Europeo come noi” disse Sabrina entusiasta uno di quei giorni.
“No
, davvero, semmai ci vediamo domani…” rifiutai gentilmente, sentendo che ormai
mi ero indifferente uscire o stare barricata in casa visto che comunque non
avrei incontrato Max e gli altri.
Fu
così che il 15 giugno, giorno in cui mi sarei dovuta presentarmi ai provini del
film, mi trovai davanti ad una pagina bianca di Microsoft Word.
“A soli sedici anni non si può sapere
tutto della vita, eppure io credo di saperne molto di più da due mesi a
questa parte. Quel 5 Aprile 2008 ha
segnato la mia vita per sempre…” iniziai
a scrivere, e mi fermai tre ore dopo, con gli occhi assonnati, le braccia
stanche ma soddisfatta. Avevo scritto le prime venti pagine di quello che,
avevo deciso, sarebbe stato il mio primo libro.
Avevo
sempre amato scrivere, e il mio più grande sogno, prima di Niko e tutto il
resto, era scrivere un libro per adolescenti.
Quale occasione migliore di quella sottospecie di romanzo che avevo vissuto
poteva aiutarmi?
Era
ormai mezzanotte e mezzo quando spensi il computer e mi avviai in cucina per
bere. Ma a qualche passo dalla stanza mi bloccai, udendo la voce preoccupata di
mia madre.
“Ti
giuro, non è più lei! E’ silenziosa, non esce, corre appena squilla il
telefono, mangia poco e niente… Hai visto quanto è dimagrita? Stamattina le ho
preso dei pantaloni taglia 42 e le andavano bene! Per me ha perso almeno 7 chili…
Le sue amiche mi fermano per strada e mi chiedono cosa le sta succedendo, ed io
mi sento una buona a nulla nel rispondergli che non lo so!” stava dicendo.
Entrai
furtivamente in cucina, e mio padre fece una strana espressione quando mi vide.
“E’
tutto ok mamma! E’ solo che mi devo riabituare a questa vita, no? Li stavo
sempre chiusa in casa e mangiavo poco, devo solo riabituarmi, tranquilla. Anzi,
domani chiamo le ragazze e vado a vedere i quadri con loro, ok?” tentai di
tranquillizzarla con un tono di voce fin troppo calmo e pacato.
Lei
annui impercettibilmente prima di abbracciarmi insieme a papà, facendomi
sentire davvero uno straccio.
Mi
sentii ancora più male quando presi il diario di Niko e quello di Andrea, come
era mio solito fare la sera, e lessi una delle pagine in cui non mi conoscevano
ancora.
01/04/08 ore 23:43, cucina.
Caro diario, se vedessi com’è silenziosa
la cucina ora! Di solito è un caos a quest’ora, con Rossella che inizia a
ballare sul tavolo e Max che prova imperterrito con la sua chitarra mentre i
Gold Boyz cazzeggiano e ci coinvolgono in giochi e barzellette, invece stasera
sono già tutti a letto, esausti per le prove. Invece io non riesco a prendere
sonno, sono qui davanti la mia solita camomilla che penso all’amore. Si,
all’amore, ti rendi conto? E’ che ascoltare “Bella stronza” di Masini mi ha
dato a pensare. Io non ho nessuna stronza da maledire,nessuna stronza per cui
brucio d’amore e di passione, e da una parte non è bello, vorrei essere innamorato
di qualcuna che non sia la musica. Come vorrei che la mia vita venisse
sconvolta da una ragazza che mi faccia perdere la testa! Ma purtroppo sono qui,
confinato in questo loft… Me lo fai questo favore, diario? Me la mandi una dea
che mi faccia innamorare?
Niko
Restai
sbalordita quando terminai di leggere. Aveva scritto quella pagina quattro
giorni prima di consocermi… Chissà se pensava che io fosso quella “dea” tanto
agognata! Ma rileggere quei nomi e le abitudini del loft non fece altro che
accentuare la mia malinconia, così lessi
una pagina di quello di Andrea.
05/o4/08, ore 23:58,giardino
Caro diario, ho appena finito di provare
il brano della settimana con i ragazzi. Oggi sono arrivati i life coach, delle
persone che ci supporteranno moralmente durate il programma, da quel che ho
capito. A noi è stata affidata Samanta,
ma devo ammettere che non mi è per niente simpatica, è un’oca! Vabbè, d’altro
canto tutte le life coach sono così, in
primis Martina e Giulia. Sono tutte alte,magre, belle e formose… L’unica che si
distingue è Debora, la life coach di Niko. Da quel che ho capito non ha nemmeno
sedici anni, ma è molto carina, ha una bellezza particolare, per niente
appariscente. Mi è rimasta particolarmente impressa perché era tutta impaurita
ed emozionata quando è entrata, mi è uscito spontaneo sorriderle quando mi sono
presentato. Invece i ragazzi, Dario e Giorgio, sono davvero simpatici, abbiamo
giocato anche a carte insieme! Sono sicuro che la loro presenza ci porterà una
ventata di buon’umore!
Andrea
Sorrisi,
ricordando il momento i cui si era presentato. Si, mi aveva decisamente
sorriso… Era come guardare un film a
distanza di mesi e mesi, con una diversa percezione delle cose ed una
preferenza diversa circa gli attori preferiti. E così mi aveva notata per la
mia diversità rispetto alle altre, mi dissi.
Presa
da uno strano moto di affetto, così, prima di andare a dormire inviai vari sms.
“Ciao Andrea! Come stai? Volevo dirti
che ho preso 9 al test di spagnolo una
settimana fa… Grazie. Qui tutto bene, salutami gli altri tre
furbacchioni! Vi voglio bene!”.
“Ehi Silvietta! Tutto bene? Ieri ti ho
vista al Tg, è bellissima la linea di moda che hai lanciato… Complimenti! Sai,
ho iniziato a scrivere un libro, mi piacerebbe che lo leggessi quando finirò…
Forse quello potrebbe essere il piccolo pretesto che cercavi per invitarmi
nella tua nuova trasmissione, ihih…! Fatti sentire appena puoi. Un bacio!”.
“Ciao zietto! Come va la produzione del
cd? Qui è tutto troppo strano… Mi manchi davvero molto , fammi sapere la data
di qualche eventuale concerto! Ho davvero bisogno di parlarti… Ti voglio bene”.
Mi
bloccai un attimo, indugiando un po’
guardando il numero di Niko. Feci uno squillo, ma mi rispose la
segreteria. Delusa, avendo l’impressione di aver vissuto inutilmente quei due
mesi, lasciai il cellulare acceso e mi misi a letto, sperando che l’indomani si
annunciasse migliore.
Andai
con le mie amiche e Daniele a vedere i voti il giorno dopo, cercando di
ignorare le occhiatacce di Cristina dovute al fatto che Daniele non la guardava
nemmeno e si era rifiutato di uscirci insieme.
“Oddio,
non ho il coraggio di guardare” esclamai a tre passi dai quadri in cui c’erano
scritti i miei voti, tenendo gli occhi chiusi.
“Ma
taci, scema, che sei andata bene come al solito!” disse Sabrina superandomi e
leggendo.
“Oddio,
quanto bene?!” feci terrorizzata, continuando a tenere gli occhi chiusi.
“Bene”
si intromise Daniele, tentando di togliermi le mani davanti agli occhi con il
risultato che iniziammo a fare un singolare lotta corpo a corpo mentre una
ragazza che era stata rimandata settembre ci guardava con gli occhi gonfi di
pianto.
“Piantatela,
sembra di stare al circo, ci guardano tutti” sbottò Cristina infastidita,
allontanandolo da me e trascinandomi di peso davanti ai quadri.
Mi
decisi a cercare il mio nome, e mano a mano che leggevo quei vari numeretti
chiamati voti emettevo un sospiro di sollievo.
Italiano: 8
Lettere classiche: 7
Storia: 8
Geografia: 8
Diritto: 8
Ed. Fisica: 7
Matematica/Informatica: 6
Scienze: 6
Spagnolo: 9
Inglese: 8
Arte: 8
Religione: Ottimo
Media scolastica: 7,5
“Fiuuuu!”
dissi più che sollevata, abbracciando Lina e Giusy. “Spagnolo mi ha messo 9,
evvai!”.
“Sei
una piccola genia, ma mai quanto me” disse Daniele, e rimasi sbalordita quando
lessi la sua pagella: aveva tutti 8, solo un sette in greco e 9 in storia ed
educazione fisica.
“Accidenti,
ma come hai fatto?! Tu ti sei trasferito ad aprile!” domandai.
“Avevo
già studiato tutto a Roma, qui siamo molto indietro con il programma” spiegò
scrollando le spalle.
“Dai,
guarda a me, sono io il genio incompreso! Quest’anno non ho preso nessun
debito!” se ne uscì Sabrina mostrandoci la sua pagella composta da tutti sei.
“Brava,
Sabri!” feci, contenta per lei dato che l’anno prima aveva avuto il debito in
greco e storia. Non amava studiare, ma era un peccato poiché era
intelligentissima e apprendeva in uno sbatter di ciglia, come avevo modo di
assodare l’anno prima, quando le avevo dato delle ripetizioni.
Apparentemente
felice, uscii con loro quella sera, dopo aver scritto altre cinque pagine del
“Libro”, ed aspettai invano delle risposte ai vari sms fino al giorno seguente,
quando Andrea mi rispose con un: “Ehi, tutto
bene, una casa discografica ci ha invitato a collaborare ed abbiamo accettato!
Ti saluta tanto Rossella,è qui con me, se ti va facciamo un concerto il 2 Agosto
a Roma. Ciao!” e Max con un più
affettuoso: “Nipotina! A me tutto bene,
sto già lavorando ai brani. Te piuttosto? Come mai è tutto strano? Mi devi
spiegare tutto per filo e per segno quando avrò tempo di chiamarti, ok? Ti
voglio benissimo nipotì! Ci sentiamo!”.
“Andrea
è uno stronzo” decretò subito Daniele quando glielo
feci leggere. “Ma si è rincretinito?”.
“Lascia
perdere, fatto sta che se si aspetta che vado al concerto se lo sogna” risposi.
Lui
mi squadrò critico prima di dire: “Devi tirarti su, che diamine! Ti va di
venire alla festa di Paris D’Aquila mercoledì?”.
“Paris?
Ma chi, quella bionda montata della tua classe?” domandai, riferendomi ad una
tipa tutta tirata che si vantava di avere origini francesi.
“Si,
dai, vienici!”.
“Ma
che, non ci penso proprio…” ammisi.
“Invece
tu ci verrai!” disse con sicurezza, lanciandomi uno sguardo di sfida, lo stesso
che gli lanciai io quel mercoledì appena entrammo nel locale dove si sarebbe
tenuta la festa, mentre sul sottofondo c’era la canzone di Niko.
“Non
ci pensare” mi autoimposi, prima che Paris, vestita elegantemente con un
abitino bianco che le fasciava il corpo perfetto mi si avvicinasse.
“Ciao,
bella, io sono Paris!” disse con la r moscia.
“Piacere
e… ehm, auguri” finsi di sorridere.
“Ad
una festa come la mia non poteva mancare una V.I.P., come on!” mi disse,
trascinandomi per un braccio senza nemmeno salutare Daniele e conducendomi da
un gruppo di ragazzi.
“Ragazzi,
ecco a voi l’ospite della serata!” esclamò, togliendosi una ciocca biondissima
dalle spalle ed indicandomi con una delle sue unghie freschissime di french
manicure.
“Ciao…”
sillabai imbarazzatissima, notando che le occhiate dei ragazzi andavano sulla
scollatura del vestito color lavanda che indossavo e sulle mie gambe allungate
dai decolleté.
Si
levò un coro di “Ciao pupa” e “Ciao bellissima” e in quell’istante ci capì ben poco,
dato che venni sommersa da una decina di tizi che si precipitarono a
presentarsi.
Paris
guardava la scena soddisfatta, ma tre secondi dopo mi trascinò verso di sé per
farci un vero e proprio book fotografico
con il fotografo che, poverino, la seguì in giro per il locale.
Dal
canto mio, cercavo Daniele con aria disperata, ma mi fu impossibile trovarlo
dato che erano appena state aperte le danze, se così si potevano definire dei
movimenti grezzi e contro il ritmo in cui dei tipi si scolavano bottiglie
intere di rum e chissà che cos’altro.
“Ti
ho sempre seguita in tv, insomma” dichiarò Paris verso le dieci, quando mi
chiese di scortarla in bagno per incipriarsi il naso, “Prima eri così sfigata!
Senza offesa eh” aggiunse con tono mieloso mentre la guardavo con il
sopracciglio levato. “Ero curiosa di vedere se avresti fatto un salto di stile,
e devo ammettere che ci sei riuscita, ora sei una vera strafica!”.
Si
voltò, squadrandomi le meches, i capelli arricciati con il ferro e indugiò
sulla mia vita, la cui circonferenza era diminuita di un po’.
“Sei
proprio l’amica che stavo cercando!” concluse.
“Ma
perché, tu scegli le amiche in base al look?!” domandai sconcertata.
“Ma
certo” disse lei come se niente fosse.
“E poi, io sono mezza francese e tu mi dai l’impressione di una spagnola!
Quindi d’ora in poi dirai che tua nonna era una delle amanti di Francisco
Franco proprio come io dico che la mia bisnonna ballava al Moulin Rouge!” mi
impose,facendomi segno di uscire senza darmi possibilità di replica.
Una
volta lì fuori ci fu di nuovo il caos, così mi avvicinai al bancone del bar
dove mi ci vollero dieci minuti per convincere il barista a darmi un bicchiere
di semplice e pura acqua.
“Kamil,
dà alla signorina ciò che desidera” disse una voce elegante che sovrastava il
ritmo assordante della musica house .
Mi
girai e mi trovai davanti un ragazzo che faceva perfettamente giustizia alla
sua voce: alto, un po’ scuro di pelle, con dei grandi occhi castani e i capelli
biondo cenere, indossava un’ elegante giacca nera e mi sorrideva gentilmente
mentre Kamil scattava verso una bottiglia d’acqua. Avevo l’impressione di averlo già visto da
qualche parte.
“Grazie,
sono dieci minuti che ci provo” lo ringraziai grata mentre prendeva posto
vicino a me, con una grazia mai vista. Lo guardai meglio, e mi ricordi che
frequentava il penultimo anno nella mia stessa scuola.
“Lo
so, sono dieci minuti che ti sento protestare, così ho deciso di salvarti” ironizzò. “Comunque, che sbadato, non mi sono
nemmeno presentato! Io sono Ferdinando” disse.
“Io
sono…”.
“Lo
so chi sei, lo sappiamo tutti! E’ un onore conoscerti, Debora” mi precedette
mentre Kamil mi porgeva il fatidico bicchiere.
Finsi
un sorriso, anche se onestamente non mi dispiaceva essere popolare. “Il piacere
è mio” risposi, bevendo un sorso dal
bicchiere.
“Paris
mi ha appena detto che sei la sua migliore amica” aggiunse scrutandomi.
Rimasi
interdetta dalla notizia, ma annuì, prendendo mentalmente nota di dover
scannare Daniele al ritorno.
“E
mi ha detto che domani andrete a fare shopping” disse. “Io sono suo cugino”
spiegò. “La conosco da diciotto anni e devo dire che alla fine non è come
sembra, e ammiro molto le persone come te che le sono amiche per davvero, non
solo per i suoi soldi”.
Lo
guardai un po’ intontita, quando in realtà avrei voluto ridergli in faccia.
“Ma
si, Paris è davvero un’ottima ragazza, quando sono con lei ed inizia a parlare
francese mi sento così a mio agio che vorrei ritornare a Madrid, la città di
mia nonna…” inventai, dicendomi che dopotutto mi stavo distraendo.
“Ah
si? Tua nonna era spagnola?”.
“Si,
e, detto tra noi, era una delle amanti di Francisco Franco…” mentii.
“Si
vede, hai un’aria da spagnola… Caliente…
Ti va di ballare?” mi invitò.
Esitai
un attimo: cosa fare? Divertirmi o essere la vecchia Debora?
Addio per sempre vecchia Debora sfigata! Mi ritrovai a pensare tre secondi dopo, mentre
annuivo e mi ritrovavo al centro della pista con Ferdinando che mi stringeva a
se come se fosse una piovra particolarmente appiccicosa.
Tentavo
invano di allontanarlo un po’, ma la cosa mi riuscì difficile quando iniziò a
condurmi mano a mano nell’angolo più remoto della sala ballando. Notavo tanti
ragazzi guardarci, come la stessa Paris.
“Io
vado un attimo in bagno…” inventai cercando di scansarmi.
“Eh
no, dai, aspetta un attimo…” mi trattenne, circondandomi la vita con la braccia
e avvicinandosi al mio volto.
“No,
non aspetto” dissi subito, ma mentre parlavo mi ritrovai rudemente la sua
lingua ficcata nella mia bocca e il fotografo ci fotografò, come se non
aspettasse altro. “Cazzo, mollami!”
urlai, dandogli un calcio e costringendolo ad allontanarsi.
Mi
allontanai, andando in bagno, dove qualcuno mi applaudì.
“Ma
brava, brava, tu si che ci sai fare” disse Paris con la sua r moscia più
accentuata che mai. “Hai superato la prova!”.
“Quale
prova?” domandai ancora sconvolta da quell’essere.
“Ho
voluto esaminare un po’ il tuo comportamento con i ragazzi, e ti sei
decisamente fatta valere, tesoro” si complimentò. “Ora puoi davvero essere la
mia migliore amica!” esclamò, abbracciandomi.
“Ma
Paris, ragiona, non si diventa migliori amiche così…” tentai di farla ragionare,
divincolandomi dalla sua stretta.
“Su,
non dire sciocchezze! Ho già progettato tutto, domani andremo a fare shopping e
il 2 Agosto ci precipiteremo a Roma dove andremo al concerto dei tuoi cari
amichetti V.I.P. , ovvero i Gold Boyz, Massimo,
Niko e Rossella!” disse, porgendomi il biglietto del concerto. Feci una faccia
stralunata: erano giorni che li stavo cercando, ed erano tutti esauriti! Bastò
la sua aria soddisfatta a farmi capire che ero banalmente caduta nella sua
trappola.
“Ok,
Paris” dissi inghiottendo saliva, avendo l’impressione di star stringendo un
patto con il diavolo.
E
quell’impressione l’ebbi ancora di più quando, due giorni dopo, pubblicò le
foto della festa sul suo blog.
Ero
appena uscita da una gioielleria con Paris quando mi venne incontro Sabrina incazzata
nera con a fianco tutte le altre ragazze.
“Come
hai osato?” urlò.
Pensavo
si riferisse al fatto che ero uscita con Paris, così risposi: “Calma, lei è
Paris…” iniziai, mentre lei esibiva il suo nuovo anello da 508 €.
“Come
hai osato baciare il mio ragazzo?” urlò ancora lei, come se non mi avesse
ascoltato.
“Prego?
Quale ragazzo?” domandai senza capirci più nulla.
“Tu-Hai-Baciato-Il-Mio-Ragazzo-Ferdinado”
scandì lei, brandendo la foto in cui Ferdinando mi stava baciando alla festa di
Paris.
Sgranai
gli occhi, sentendo che forse quello non era il giusto prezzo da pagare per il
concerto.
Qualche Anticipazione:
“Ma ricordati che eravamo le uniche ad ascoltarti
quando eri ancora te stessa! Ora vai a fare shopping con la francese, và!”
esclamò Lina, allontanandosi con le altre.
_______
“Ma
niente di che, la Sony ci ha dato questa possibilità e stiamo già lavorando ad
un eventuale cd” rispose Giuseppe allegro.
_______
“Allora
immagino avrete anche parlato della nuova ragazza di Niko!” squittì lei
deliziata e guardandomi profondamente.
_______
“Beh,
visto che si è presentato il momento degli annunci… Io e Deb volevamo
annunciarvi che ci siamo messi insieme tre settimane fa!” disse, cingendomi il
braccio attorno le spalle e sorridendo.
_______
“Ok, ok!” esclamò, cancellando all’istante la
foto mia e di Daniele e prendendosi la mia memory card.
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Capitolo 44 *** Basta, Non Ce La Faccio ***
Basta, Non Ce La Faccio
Ciao!
Riguardo
la questione del continuo, vi prendo in parola e continuerò a scriverlo, ok? Il
primo capitolo sarà on-line pochi giorni dopo la fine di questa fic!
In questo cap continueremo a notare che
Deb sta cambiando carattere e modi di fare in negativo, e lo constateremo
definitivamente nel prossimo cap.
Grazie
mille a:
giunigiu95:
Hai ragione, nessuno sopporta Paris e si crede di essere chissà chi! E riguardo
questa presunta ragazza di Niko, beh, ti lascio al cap per scoprire cosa
succederà… Buona lettura! ^^
95_angy_95:
Puoi dirlo en forte, ora si che sono cavoli amari per Deb! Anche le pagine di
diario sono una delle mia parti preferite, personalmente penso sia bello leggere qualcosa dal punto di vista che
non sia quello di Deb per una volta, non
credi? ^^
vero15star:
Tesoro, tranquilla che in questo cap scopriremo la causa dell’anomalia dell’sms
del nostro Andreuccio (dobbiamo
dividercelo, eh si, perché lo adoro troppo anch’io =D). Non hai sbagliato, “bride”
vuol dire proprio sposa, in particolare sarà una futura sposa che riceve la
proposta di matrimonio in un’occasione particolare, prima che il mondo le
crolli addosso perché si rende conto di non essere una buona “donna di casa”…
Chissà chi è xD… E chissà chi è lo sposo…
Tu che dici? Comunque mi farebbe piacerissimo incontrarti e conoscerti appena
verrai a Caserta ^^ , poi semmai se ti va possiamo scambiarci gli indirizzi di msn così potremo metterci d’accordo quando
si presenterà l’occasione! Un bacione!
_New_Moon_:
Oddio, allora ho una lettrice maga! Non dirmi che hai già previsto l’esito
della fic! E se lo hai fatto ti prego non spoilerareeee! xD xD Allora ti prendo
in parola, carissima, e spero di sapere il tuo parere quando lo pubblicherò! Ci
conto, eh! xD
Angel
Texas Ranger: Levare Paris di mezzo un po’
difficile a momento, ma ti prendo in parola circa il continuo della fic e ho
deciso di continuare a scriverlo, spero ti piacerà! ^^
A martedì,
la
vostra milly92.
Capitolo 44
Basta, Non Ce La Faccio
“Il tuo ragazzo…?” biascicai, sentendo di essermi
persa un bel pezzo della storia.
“Si, io e Ferdinando ci siamo messi insieme martedì!” sibilò Sabrina minacciosa.
“Ma… Ma io non ne sapevo nulla! Non mi hai detto che
stavi con lui!” risposi, mentre Paris rideva.
“Ma su, riccia, non ti abbattere, Ferdinando non è
scemo, sa distinguere la lana dalla seta! E’ davvero infantile arrabbiarti così
con Deb solo perché è popolare, bella e corteggiata, sai?” dichiarò Paris
altezzosa.
“Paris!” la sgridai. “Senti, Sabri, quel ragazzo mi ha
baciata per una sc…” ma mi zittii visto che Paris mi stava pizzicando il
braccio destro.
“Cara, Deb non sapeva nulla di te e Ferdinando, anche
perché lui va a dire in giro che è single, è mio cugino e lo conosco bene.
Quindi il problema è tuo, non della mia amica. Au revoir!” disse con voce affettata , facendomi segno di
allontanarsi.
Io la guardavo impaurita dalla reazione che stavano
avendo le mie amiche, mentre Sabrina sembrava tremare per l’indignazione.
“Hai chiuso” sbottò Giusy indignata più che mai.
“Si, ormai non andiamo bene visto che non siamo
popolari e famose come te!” urlò Cristina.
“Ma ricordati che eravamo le uniche ad ascoltarti
quando eri ancora te stessa! Ora vai a fare shopping con la francese, và!”
esclamò Lina, allontanandosi con le altre.
Inutile dire che mi sentii catapultata in un altro mondo,
e non potetti far altro che scagliarmi contro Paris.
“Ma sei pazza!” le urlai, tremando. “Le mie amiche si
sono arrabbiate per colpa tua!”.
“Arrabbiate? Imbufalite, ihih” sghignazzò lei. “Senti,
ti ho solo fatto un piacere, meriti di frequentare altra gente….” .
Gente che non comprendeva il significato della parola
“affetto”, mi dissi il fatidico 2 Agosto, mentre ero in treno con Paris,
Daniele e il resto della comitiva della ragazza diretta verso Roma, dove si
sarebbe tenuto il concerto. Saremmo arrivati lì per l’ora di pranzo e avremmo
trascorso con i ragazzi le ore pre-concerto.
Gente che guardava con disprezzo chi pronunciava una
parola del dialetto napoletano.
Gente a cui interessava solo il tuo conto in banca.
Gente che non conosceva la differenza tra l’astuzia e la
malvagità, la ricchezza spirituale e materiale.
“Allora, pronta a rivedere i nostri amici?” mi domandò
Daniele mentre guardavo il paesaggio fuori dal finestrino.
“Ma certo” risposi, abbassando lo sguardo e
riconoscendomi a stento quando notai la scritta “D&G” dei miei jeans e del
mio top.
Mi sentivo vuota dentro, senza i miei valori che avevo
sempre difeso, e pensavo solo alle mie amiche che ora se la stavano spassando
in Calabria, nella casa estiva di Giusy, senza di me.
Era bruttissimo capire di aver spezzato un’amicizia. E
per cosa?
Guardai Paris che rideva mentre Gustavo, uno dei
ragazzi che erano in viaggio con noi, la abbracciava e le palpava il sedere.
Scossi il capo, cercando di non piangere.
“Max mi ha appena mandato un sms, abbiamo i posti in
prima fila!” disse Daniele mentre scendevamo dal treno e ci avviavamo nella
piazza dove si sarebbe tenuto il concerto. Stringevo in mano il mio biglietto,
quel pezzo di carta che rappresentava la motivazione delle cazzate commesse,
come se fosse la mia ancora di salvezza.
Attorno a me c’erano tantissime persone che si
accalcavano nonostante mancassero sei ore al concerto, e lanciai un sospiro di
sollievo quando riuscimmo a raggiungere i camerini dei ragazzi.
Paris se la filò con Gustavo e il resto del gruppo,
lasciando me e Daniele, in stile: “Ora che vi ho usato per le vostre conoscenze
non mi servite più!” , ma mi fece solo un grande favore.
“Oh oh! Ma guarda chi c’è!” disse una voce alle mie
spalle. Una voce che non ascoltavo da ben cinquantotto giorni e quattro ore.
Mi voltai, raggiante di felicità, trovandomi davanti Max
tutto sorridente, nel suo migliore stile estivo: pantaloni di lino e maglietta
a mezze maniche bianca.
“Zio!” urlai traboccante di felicità, abbracciandolo
come una furia mentre i bodyguard mi guardavano male. Avevo agognato quel
momento per due mesi, ed ora che lo stavo vivendo mi sembrava di essere
ritornata dietro di mesi e mesi.
“Nipotina! Oddio, sembra passato un secolo dall’ultima
volta che ci siamo visti!” esclamò, mentre Daniele attendeva la fine della
scenata per salutarlo.
“Ciao, eh” sbuffò falsamente arrabbiato e
abbracciandolo a sua volta, mentre alle sue spalle si sentiva: “Max, il pranzo
è pronto, vieni al bar!”.
Con un tuffo al cuore, vidi Andrea venire verso di noi
per poi bloccarsi, con indosso una maglia rossa, dei bermuda di jeans e gli
occhiali da sole. Sentii il mio cuore battere forte per la sua presenza,
incredula di riaverlo avanti. Quasi dimenticai di essere offesa con lui per la
questione dell’sms.
“Deb, ciao!” urlò, correndomi incontro e stringendomi
a sé.
“Andrea!” urlai a mia volta, ancorandomi letteralmente
a lui e stringendolo più forte che
potevo, quasi con le lacrime agli occhi.
“Quanto mi sei mancata” disse, come se gli altri
intorno a noi non ci fossero. “Più il tempo passa e più ti fai bella”.
“Mi sei mancato anche tu” ammisi, e ci sorridemmo.
“Debora!”.
Come al solito, a completare la mia felicità giunse Rossella.
“Stai benissimo, sembri una pop star!” si congratulò.
E tu una porno
star, invece… Pensai, squadrando la sua mini mini gonna e il top microscopico,
accompagnato da dei sandali dal tacco vertiginoso.
“Ciao” la salutai falsamente allegra, mentre mi
separavo da Andrea. “Comunque ancora grazie per le ripetizioni” gli dissi, decisa
ad aprire l’argomento “sms deficiente”.
Lui
mi guardò stranito. “Eh? Quali ripetizioni?”.
“Come!
Te l’ho scritto nell’sms! Ho preso nove a spagnolo!” risposi spazientita,
mentre lui continuava a guardarmi interrogativo.
“Ma
io non l’ho ricevuto” rispose lui ingenuamente, mentre Rossella assumeva
un’aria preoccupata.
“Ma
se mi hai risposto!” dissi, prendendo il cellulare e facendogli leggere l’sms.
Lui
lo lesse prima di continuare a mostrare
una faccia sconvolta. “Non ti ho risposto io” affermò. Guardò Rossella, dopo
aver letto bene la data.
“Ross,
quel giorno eravamo tutti a casa tua per le prove…” iniziò, come se avesse
capito tutto.
“E
allora?” fece lei con aria di sfida.
“Significa
semplicemente che hai risposto tu, cancellando l’sms dopo averlo letto” terminò
lui. “Non vorrei dirtelo qui davanti a tutti, ma devi piantarla con la tua
gelosia!”.
Rossella
sbuffò prima di correre via.
Mi
sentii stranamente sollevata, e gli sorrisi apertamente, mentre lui diceva:
“Scusala, non riesce a capire che non mi va di stare con lei e reagisce così…”.
Wow, ha mantenuta la sua parola, allora
alla fine era davvero sincero….
“Ma
figurati, pensavo ci sarebbe stata una spiegazione del genere” risposi
gentilmente mentre Daniele tossiva forte per ricordarmi che le cose non erano
proprio andate così.
“Allora,
andiamo a pranzo? Ovviamente siete invitati anche voi!” esclamò Max durante il
silenzio che si era creato.
“Ma
certo, grazie” rispose Daniele, mentre tutti iniziavamo a seguirlo verso un
locale lì vicino, accerchiati dai soliti gorilla.
Era
un locale moderno, con i tavolini trasparenti e le sedie colorate.
Appena
entrai, però, sentii un’ennesima fitta allo stomaco: oltre al resto dei Gold
Boyz c’era anche Niko, con indosso una maglietta azzurra e degli occhiali da sole.
trattenni il respiro, ricordandomi più che ai del fatto che non si era fatto
sentire dopo tutte quelle promesse e quei discorsi.
“Abbiamo
portato i rinforzi!” se ne uscì Max rivolto agli altri, indicando me e Daniele.
“Salve
ragazzi!” dissi falsamente disinvolta, correndo in direzione di Giuseppe, Dante
e Francesco, abbracciandoli e facendo le tipiche domande formali come “Tutto
bene?”. Quando arrivò il turno di salutare Niko, che era seduto all’estremità
del tavolo, esibii un sorriso stiracchiato.
“Debora,
non ti avevo riconosciuta!” se ne uscii lui. Mi salutò con due baci sulle
guance prima che uno dei gorilla lo chiamasse per fare un autografo a delle
fans.
Ci
restai male, mi ero aspettata un saluto più affettuoso, ma feci finta di non
badarci, prendendo posto vicino ad Andrea.
“Allora,
cos’è questa storia del vostro contratto discografico?” domandai ai Gold Boyz
dopo aver ordinato, controllando con la coda dell’occhio l’eventuale ritorno di
Niko.
“Ma
niente di che, la Sony ci ha dato questa possibilità e stiamo già lavorando ad
un eventuale cd” rispose Giuseppe allegro.
“Che
figata!” disse Daniele entusiasto.
“Alla
fine è come se avessimo vinto anche noi” disse sollevato Dante sorridendo.
“E
come avete intenzione di chiamare il cd?” domandai.
“Abbiamo
varie opzioni, tra cui c’è anche “28 Maggio”” rispose Andrea guardandomi
intensamente e facendomi arrossire come una furia.
Il
28 Maggio era il giorno in cui c’eravamo messi insieme…
“Si,
è la somma delle nostre date di nascita” spiegò Francesco entusiasta.
Che
coincidenza! Andrea sembrava pensarla come me visto che prese la mia mano tra
le sue, sotto al tavolo,e la strinse lievemente.
Per
un attimo mi sentii catapultata nel loft, alle giornate che avevamo trascorso
insieme, quelle ore sottratte allo studio in cui ce ne stavamo abbracciati a
guardarci semplicemente senza stancarci mai…
Improvvisamente
avrei tanto voluto rivivere quei momenti, come se non avessi mai avuto un
ripensamento su Niko.
“E
invece voi cosa mi dite? Com’è andato il vostro ritorno?”.
Max
interruppe il mio flusso di pensieri con questa domanda, facendomi sobbalzare.
“Benissimo,
ormai io e Deb facciamo parte del gruppo dei popolari dell’istituto” rispose
Daniele entusiasta.
“Oh,
beh, si, e poi le pagelle sono andate bene, ho mantenuto la media del 7,5
nonostante tutto” affermai. “Anche se ho litigato con le mie migliori amiche…”
aggiunsi, abbassando il capo.
“E
perchè?” domandò Max allibito. “Eravate così compatte!”.
Gli
raccontai dell’accaduto, del fatto che non avevo fatto più di tanto per poter
ottenere i biglietti del concerto…
“E’
stato un bel gesto, ma ti è costato caro” disse Andrea guardandomi dolcemente e accarezzandomi il
capo.
Scrollai
le spalle, imbarazzata da quel gesto intimo, e ringraziai il Cielo quando
vennero i camerieri che ci servirono il
pranzo.
Mangiammo
in allegria, raccontandoci i vari aneddoti che erano successi durante il
periodo di separazione, finchè non giunse Rossella a pranzare con noi.
“Scusate,
ho avuto un’intervista” si scusò con una bella faccia tosta, come se prima non
avesse fatto una figuraccia.
“Ma
figurati” le risposi con finto tono mieloso.
Lei
mi guardò, mi sorrise falsamente, bevve un sorso di vino rosso con estrema
grazia e sensualità guardando Andrea e poi disse: “Allora, vi stavate
raccontando tutte le novità di questi due mesi?”.
“Si”
rispose Francesco.
“Allora
immagino avrete anche parlato della nuova ragazza di Niko!” squittì lei
deliziata e guardandomi profondamente.
Nuova ragazza di Niko.
Nuova ragazza di Niko.
Nuova ragazza di Niko.
Quelle
parole mi rimbombarono nelle orecchie a tal punto che per un pelo non mi
strozzai con l’hamburger.
“Niko
ha la ragazza?” domandò Daniele, all’apice della felicità e dell’incredulità.
“Si,
non glielo avete ancora detto?” chiese Rossella sorridendo, mentre gli altri
scuotevano il capo e si guardavano imbarazzati, mentre Andrea mi scrutava, in
attesa di una mia reazione. Non battei ciglio, e finsi di ascoltare la
conversazione senza essere turbata più di tanto.
“Si,
è una nuova cantante emergente di Napoli, si chiama Eliana ed è davvero una
bella ragazza, lo devo ammettere! Si sono conosciuti ad un concerto a metà
Giugno, e Niko mi ha detto che è stato amore a prima vista, appena l’ha vista
ha dimenticato tutto… anzi, tutte!
Ihih! Comunque stanno insieme da un mese ormai” raccontò sghignazzando quella
vipera.
Dal
canto mio mi sentivo davvero umiliata, era riuscita a mettermi K.O.
“Vabbè,
Ross, non esagerare” tentò invano Max.
“No,
ha ragione, sono davvero preso, la canzone che uscirà a settembre è dedicata a
lei dopotutto” disse Niko in persona, sorridendo, alle mie spalle.
Mi
voltai, e vicino a lui vidi una ragazza alta quasi quanto lui, con un sorriso
smagliante e lunghi capelli biondo ramato.
“Amore,
così mi fai emozionare!” disse lei, abbracciandolo. “Ciao, ragazzi!” aggiunse
rivolta agli altri, che le risposero con un vago “Ciao”.
“Ciao,
io sono Eliana” si presentò cordialmente a me e Daniele.
Le
risposi altrettanto cordialmente, prima di voltarmi verso Niko e dirgli con un
fil di voce, ma senza staccare gli occhi dai suoi, “Congratulazioni!”.
“Grazie”
rispose senza batter ciglio.
Ecco perché non si è fatto sentire! Che
stupida che sono stata!
Feci
un sorriso del tutto ipocrita prima di voltarmi e notare che Daniele mi
guardava intensamente e sembrava avere una lotta contro sé stesso. Alla fine
sospirò e mi prese per un braccio, e quando lo guardai senza capire mi
sussurrò: “Reggimi il gioco, è per il tuo bene” mentre tutti erano distratti da
Eliana.
“Beh,
visto che si è presentato il momento degli annunci… Io e Debora volevamo annunciarvi
che ci siamo messi insieme tre settimane fa!” disse, cingendomi il braccio
attorno le spalle e sorridendo.
Annuii,
sorpresa, senza sapere se fosse una cosa giusta o meno. “Beh, si, si, solo che
avevamo deciso di dirvelo poco prima del concerto…” diedi man forte quando
dentro mi sentivo morire.
A
quelle parole seguirono varie reazioni: Max sgranò gli occhi, Andrea spalancò
la bocca, Rossella ci lanciò uno sguardo superficiale,ma facendomi capire che
ora ero io ad averla messa K.O., Giuseppe, Dante e Francesco ci guardarono
stupiti e Niko … Sorrise.
“Congratulazioni
anche a te allora!” disse.
“Grazie”
risposi.
Inutile
dire che dopo quella falsa rivelazione l’atmosfera si raffreddò: la cosa che
però mi fece più male, però, oltre a vedere Niko imboccare Eliana, fu vedere Andrea
dispiaciuto.
“Senti”
gli dissi alla fine del pranzo, prendendolo in disparte mentre ci dirigevamo ai
camerini, “Io non sto con Daniele, è una cosa che ha deciso lui per … Per non
darla vinta a Rossella” terminai a testa bassa.
“Perché
me lo dici? Cosa posso mai farci?” sbottò freddamente.
Non
riuscivo a replicare, avevo la bocca arida. “Hai uno strano modo di fingere
l’indifferenza” dissi. “Ma comunque sappi che non dimenticherò facilmente
quella settimana in cui siamo stati insieme”.
“Ok,
scusami, in realtà me ne frega… Ma devo imparare a vivere senza te, e, credimi,
è davvero difficile” disse.
“Non
so cosa dire, purtroppo non riesco a capire chi mi interessa di più tra te e
quell’altro” ammisi. “Solo che con te le cose sono più facili, siamo più in
sintonia…”.
Andrea
scrollò le spalle. Lo abbracciai, ma lui rimase impassibile, così mi decisi a
ritornare dal mio pseudo fidanzato che mi prese per mano.
Fingere
di esser la sua ragazza però mi diede qualche vantaggio: scoprii che a Niko,
nonostante fosse presissimo da Eliana, dava fastidio vederci insieme.
Infatti,
quando ottenemmo il permesso di assistere le prove nel pomeriggio in prima
fila, e mi decisi a baciare Daniele proprio mentre Niko cantava, egli sbagliò
la strofa, scusandosi per l’errore commesso.
“Ha
funzionato” dissi incredula.
“Si,
ci è rimasto secco!” esclamò Daniele ridendo, e mi baciò di nuovo, questa volta
con più foga.
Mi
sentivo una bastarda, ma lo lasciai fare, nonostante tutto mi stava facendo un
favore…
Click.
Mi
separai di botto per la luce causata da un flash mentre a pochi centimetri da
noi vedevo una Paris entusiasta che sghignazzava.
“Ecco,
questa foto finirà in prima pagina nel numero di “Europe Gossip” di settembre!”
annunciò lei.
“Gossip
che?” domandai alzandomi.
“Europe
Gossip! Il giornalino di Gossip del Liceo Classico Europeo che ho ottenuto il
permesso di pubblicare durante il prossimo anno scolastico!” spiegò Paris
entusiasta. “Ovviamente io sono la caporedattrice!” aggiunse.
“Paris,
piantala, siamo tuoi amici, la stavo bacando per … una scommessa” intervenne Daniele mentre alle nostre spalle i Gold
Boyz provavano “A te”.
“Appunto,
è per il vostro bene! Così sarete ancora più popolari!” esclamò estasiata lei.
“Paris,
dai, non possiamo nemmeno barattare la foto?” proposi, decidendo di giocare
d’astuzia.
“Sarebbe?”.
“Beh,
potresti cancellare quella foto in cambio di una mia foto più interessante, in
cui bacio un certo V.I.P…”.
Mi
dicevo che non sarebbe successo nulla, tranne il fatto che la mia popolarità a
scuola sarebbe saltata alle stelle, ovvio.
“Vediamo”
concesse Paris, mentre cacciavo fuori la mia digitale e le mostravo la foto in
cui io e Andrea ci baciavamo. Nel rivederla provai un lungo brivido lungo la
schiena.
Nel
momento in cui la vide le si dilatarono gli occhi e spalancò la bocca. “Ok,
ok!” esclamò, cancellando all’istante la foto mia e di Daniele e prendendosi la
mia memory card.
“Non
pensi che possa essere pericoloso aver dato la memory card con tutte quelle
foto a Paris?” fece Daniele quella sera mentre il concerto stava per iniziare.
“No,
non credo, non può farci nulla di che” dissi, cercando di rassicurare più me
stessa che lui. “Ma comunque, grazie per aver accettato di fingere di essere il
mio ragazzo” lo ringraziai.
“E’
stato un piacere” disse lui. “Ormai ci sono abituato…” aggiunse, facendomi
sentire davvero in colpa. “Ma tu, invece? Ho visto in che modo vi guardavate tu
e Andrea…”.
“Non
lo so, diciamo che mi piacciono tutti e due, solo che… Boh, non lo so nemmeno
io” ammisi sconfortata.
“Dai,
prima o poi troverai un ragazzo normale
che vada bene per te” mi rassicurò lui stringendomi a sé e baciandomi la
guancia, mentre vicino a noi Paris e gli altri urlavano per l’entrata dei
cantanti.
Ascoltarli
cantare mi fece bene, per tre ore mi rasserenai, liberai la mente dai miei
dubbi, ma il peggio venne quando fui costretta a salutarli.
Presi
in disparte Max e gli dissi la verità su me e Daniele, chiedendogli di tenere
acqua in bocca, e salutai anche gli altri.
“Se
puoi vieni a Pescara il dodici!” mi invitò Andrea cordiale. “E tra parentesi
sono contento che non stai con Daniele” aggiunse a bassa voce mentre mi abbracciava.
“Mi
raccomando, tesoro, spero di vederti presto!” disse Rossella sorridendo
malefica.
“A
chi lo dici, tesoro!” risposi, mentre abbracciavo Francesco e Giuseppe.
Eliana
mi si avvicinò e mi salutò con due baci sulle guance. Era davvero simpatica,
dovevo ammetterlo, eppure non potetti far altro che pensare a lei e Niko mentre
ero sul treno per ritornare a casa e gli altri dormivano. E, dulcis in fundo,
mi arrivò un sms proprio da parte sua.
Non sapevo che saresti venuta, scusami,
avrei voluto dirti la cosa diversamente. Mi dispiace, ma ora io amo lei, e non
avrei voluto illuderti. E’ meglio così, credimi. Ti chiedo solo di
dimenticarmi. Niko.
Restai
incredula davanti a quelle parole di ghiaccio. Dimenticare? Credeva che fosse
un gioco da ragazzi? Mi aveva sconvolto la vita, mi aveva fatto avere dei
ripensamenti su Andrea dopo tutto quello che aveva fatto, ed ora… Ed ora il massimo
che gli riusciva di dire era “Dimenticami, io amo un’altra” come se tutti gli
accaduti fossero frutto della mia immaginazione!
Presi
il diario che mi aveva dato due mesi prima che avevo custodito nel mio zaino
insieme a quello di Andrea, presi una pagina a caso e lessi. Ormai lo facevo
sempre quando ero triste o turbata, e quel diario per me funzionava come una
specie di oracolo.
29/05/08 ore 12:30, camera del loft.
Caro diario, oggi sarò breve e conciso,
non ce la faccio a scrivere molto, ho la mano che mi trema e le lacrime che
sgorgano come se fossi un bambino. Poco fa avuto la conferma che lei sta
con lui, come avevo previsto. E’ stato un shock sentire la loro
conversazione “clandestina” mentre stavo andando nella sua stanza per parlarle.
“Voglio te, voglio sentirmi di nuovo bene come ieri sera…” gli ha detto. Ieri
sera… Non oso immaginare cosa sia successo, ieri sera!Stanno insieme. Come li
invidio. E la cosa è stupida, perché me la sono lasciata sfuggire così, prima
le piacevo, ma come al solito ho rovinato tutto… Addio, piccola life coach.
Vorrei avere il coraggio di dirti che forse io ti… Basta, non ce la faccio.
Chiusi
il quaderno di botto, anche io non ce la facevo. Come aveva potuto dimenticare
tutto quell’amore che provava in così poco tempo?!
Qualche Anticipazione:
La
vecchia Debora era decisamente morta, sepolta, scomparsa, sostituita da una
Debora più frizzante, ma anche abbindolatrice.
________
“E
ci credo, non potevano non comprarla dopo che abbiamo organizzato la copertina
così bene” sghignazzai. Quell’”abbiamo” includeva il fatto che io fossi la
viceredattrice del giornalino.
________
“Va
bene, diciamo che se continuai così potrai venire alla festa di Halloween”
concessi gelida.
________
“Oh,
Silvia! Ciao!” dissi incredula. “Che sorpresa!”.
________
“Certo
che non sarebbe successo, ti conosco, e non fai nulla di male contro la tua
volontà. Sempre se hai capito di aver fatto cose cattive e sbagliate” disse con
freddezza.
________
“Non
sono il tuo giocattolo! Mi sono stufato! Mi ero illuso, era tutto un piano, ho
deciso di farti entrare nel giro per farti innamorare di me, di farti
ingelosire…” aveva detto.
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Capitolo 45 *** Stupid Girls ***
Stupid Girls1
Eccomi,
in anticipo di un giorno, dato che domani sarò tutta la giornata a casa di mia
cugina e non mi andava di farvi aspettare. Contente? ^^
Vi
avviso che in questo cap troverete una Debora opposta a quella che
avete
conosciuto, preparatevi e, please,non ammazzatemi… Come al
solito ad ispirarmi il titolo è una canzone, e questa volta
è toccato a una di Pink, leggendo capirete...
Grazie
mille a:
_New_Moon_:
Ooooh, ti avverto, sto già cambiando il finale, ma per favore, non prevederlo
altrimenti sarò costretta a cambiarlo all’infinito! xD xD Comunque ti
ringrazio, spero proprio che il continuo ti piacerà!^^
95_angy_95:
Bravaaaa! Mi associo ai tuoi insulti su
Niko, se li merita tutti, anzi sei stata anche fin troppo buona! Comunque
preparati, che i questo cap le cose peggioreranno ancora per Deb…
vero15star:
Tesoro, come sempre ti capisco, e già so che ci rimarrai male leggendo questo
cap, perché Deb sarà proprio fuori di sé, sigh… Ma nel prossimo ricomparirà
Andrea insieme a tante belle cose, promesso! ^^ * mi piacerebbe un sacco
vederti quando verrò a Caserta,sarebbe troppo bellissimo conoscere la mia
scrittrice preferita* Oddio, vuoi veramente far salire la mia autostima a
mille… Davvero, anche io ci tengo
tantissimo a conoscerti perché sei davvero simpaticissima, ti ho
aggiunta su msn, sono menakiss92@hotmail.it. Spero di fare due
chiacchiere con te al più presto! Besos!
giunigiu95:
Eheheh, è vero che Deb ultimamente è idiota, ma Niko non lo supera nessuno,
ihih! Bacioni!
Angel
Texas Ranger: Infatti, la vecchia Deb
non si comporterebbe così, ma non hai ancora visto il peggio, alias quello che
fa in questo cap… Preparati… xD
A
venerdì,
la
vostra milly92
Capitolo 45
Stupid Girls
Penso
sia inutile descrivervi come cambiò la mia vita dopo l’uscita del primo numero
dell’Europe Gossip. Fatto sta che in quel mese mi resi conto del potere che
potevo avere sfruttando la mia esperienza a Music’s Planet, ricevendo privilegi
dovunque andassi e qualsiasi cosa facessi nell’ambito scolastico. Solo tra gli
studenti, ovvio.
Si,
perché durante il nuovo anno scolastico, in cui iniziai il terzo anno di liceo,
i professori cambiarono idea su di me, insieme alla maggior parte della mia
classe: ero spregiudicata, non mi facevo scrupoli a di rispondere
maleducatamente a qualche insegnante se credevo di aver subito un torto perché
mi ero decisamente montata.
Eh
si, alla fine, dopo tre mesi di “amicizia”, Paris mi aveva decisamente
influenzata, a tal punto che a scuola ero definita la sua copia bruna.
La
vecchia Debora era decisamente morta, sepolta, scomparsa, sostituita da una Debora
più frizzante, ma anche abbindolatrice.
Questo
fu il periodo di cui più mi vergogno per il mio comportamento, ma purtroppo ciò
fu scaturito in realtà dalla rabbia provata dopo aver saputo che Niko stava con
quella Eliana. Eliana era davvero bella, socievole, magra e popolare. Ed io mi
misi in testa di diventare come lei, anche se sapevo che non sarebbe
servito nulla. Volevo felicemente far si
che un domani, incotrandolo, si sarebbe pentito della sua scelta.
Bella,
beh, potevo dire di esserlo, ma semplicemente perché i ragazzi volevano vedermi
bella dopo le mie imprese; socievole
lo ero diventata frequentando tutte le conoscenze di Paris, specialmente
durante le vacanze che avevo trascorso con lei in Sardegna avevo imparato a
fare amicizia in tempo record; magra ci stavo diventando, perché a furia di
stare dietro a Paris la imitavo in tutto e per tutto, mangiando qualche foglia
di insalata e uno yogurt a pranzo e un
po’ di secondo a cena, a tal punto che dai 59 kg che pesavo al mio ritorno, a
ottobre arrivai a pesare 52 kg, il che non era un bello spettacolo visto che
avevo una corporatura abbastanza grande; popolare lo ero, anche perché, mi
dicevo, se non lo ero io dopo la pubblicazione di quella foto…!
Fu
con questi pensieri che venerdì 17 ottobre feci il mio ingresso plateale nel
cortile del liceo, nella Ferrari argento di Paris, che aveva preso la patente
un mese prima.
Indossavo
una minigonna nera, un golfino fuxia e degli stivali abbinati, accompagnata dai
miei soliti occhiali da sole imitazione V.I.P.; al mio fianco, quelli che tutti
ritenevano la mia migliore amica indossava anch’ella una minigonna di jeans e
una camicetta bianca con degli stivali dal tacco vertiginoso.
Ormai
era un rito abituale a cui ci sottoponevamo tutte le mattine scendere dall’auto
con eleganza, chiudere l’auto facendo scintillare le chiave, spostarci i lunghi
capelli da sopra la spalla con estrema lentezza, sorridere ed avviarci verso il
nostro gruppo.
Maybe if I act like that, that guy will call me back
What a Paparazzi girl, I don't wanna be a stupid girl
Baby if I act like that, flipping my blond hair back
Push up my bra like that, I don't wanna be a stupid girl
“Prima
mi ha chiamata Ele, ha detto che ieri le copie di Gossip Europe sono andate a
ruba!” mi informò Paris radiosa, durante la nostra sfilata.
“E
ci credo, non potevano non comprarla dopo che abbiamo organizzato la copertina
così bene” sghignazzai. Quell’”abbiamo” includeva il fatto che io fossi la
viceredattrice del giornalino.
“Eh
si, solo che ora dobbiamo goderci la fama e trovare un buono scoop per
novembre!”.
Annuii,
notando che le mie ex migliori amiche mi stavano lanciando occhiate assassine,
e raggiungemmo il nostro gruppo, formato da Daniele, Gustavo, Ele e Ferdinando,
che avevo perdonato dopo la prova della festa.
“Ehi,
V.I.P.” mi accolse Daniele, dandomi un bacio sulla guancia.
“Ehi”
risposi, sorridendo e ricambiando il bacio.
“Stamattina
è un caos, la foto ha suscitato un gran scalpore, tutti non fanno altro
che parlare di te! Ieri su msn sono
stati scritti almeno venti interventi nei vari blog che parlavano di te e della
tua relazione con Andrea Romani, si sono fatte ipotesi, scommesse…” mi informò
eccitato Gustavo, che quella mattina aveva i capelli più gelatinati e incollati
in testa del solito.
“Scommesse?”
domandai, mentre notavo che alcuni del primo anno mi indicavano spudoratamente.
“Si,
c’è chi scommette che quel bacio è stato fotografato quando eri al loft e altri
che dicono che ve lo siete dati in Irlanda….”.
Tutti
sapevano che io e Paris avevamo fatto un piccolo tour che comprendeva Irlanda,
Galles, Scozia, Inghilterra, Danimarca e Francia quell’estate.
“Ok,
grazie per l’informazione, penserò ad inventarmi qualcosa di veramente
eccitante. Ora però devo trovare Gaia, mi deve passare matematica” dissi,
guardandomi intorno.
“Debora,
ecco il quaderno” disse la voce di Gaia della mia classe tre secondi dopo. “Ti
ho anche scritto le varie spiegazioni dello svolgimento…” aggiunse speranzosa,
guardandomi.
“Va
bene, diciamo che se continuai così potrai venire alla festa di Halloween”
concessi gelida.
Lei
mi sorrise e si allontanò, quasi saltellando.
Vedere
quanto timore incutevo nelle persone che mi circondavano era una vera e propria
soddisfazione, tanto che non pensavo alle cose maligne che la gente poteva dire
su di me.
“Ma
l’avete vista? Sembra una di quelle riccone sfondate americane, secondo me ruba
per avere i soldi per quei vestiti…” stava dicendo Ludovica Ferrara, una del
quarto anno, all’ora di ricreazione. Io me ne stavo alle sue spalle, e le
amiche la guardarono atterrita dato che mi avevano notata.
“No,
tranquilla, non andrò in carcere per furto” dissi con tono mieloso. “Anche se
forse ci potrei andare per aver sedotto un professore…” dissi con finto tono
pensieroso, allontanandomi e lasciandole nel dubbio.
Inutile
dire che all’ora di pranzo tutta la scuola vociferava che io avessi sedotto il
professore Lucerni, l’insegnante di Educazione Fisica.
Io
me ne stavo al cosiddetto tavolo d’onore insieme al mio nuovo gruppo, ovvero il
tavolo centrale della mensa, sempre ambito da tutti.
“Quella
storia su Lucerni è favolosa, Deb!” si complimentò Ele, battendo le mani e
guardandomi con i suoi grandi occhi verdi.
“Ma
io non ho detto nulla, ho solo accennato che forse potrei rischiare di andare
in carcere per aver sedotto un prof…” dissi ridendo e mangiando la mia solita
insalata.
“Tesoro,
purtroppo quando si è come noi la gente subito pensa al meglio…! Non dirmi che
non te la faresti una scappatella con Lucerni, è così fenomenale…” mi ricordò
Paris.
“Infatti,
giusto” convenni.
Il
mio terzo anno di liceo continuò così, costellato da intrighi, cattive azioni,
scherzi. Ci provavo sempre più gusto ad essere una di coloro che comandavano,
essere rispettata era bello, ma con il passare dei mesi, ovvero con il giungere
di S. Valentino, mi accorsi che non andava bene. Ma non perché ero diventata
un’oca, purtroppo, bensì per il fatto che ero solo l’ombra di Paris. Quando non ero con lei nessuno si intimoriva,
ottenevo meno rispetto. Lo stesso Daniele, che era il suo ragazzo da due mesi,
non mi calcolava più di tanto.
E
mi convinsi ancora di più ad agire quando il 13 febbraio 2009 mi trovai una
visita inaspettata fuori la porta, dopo essermi sorbita mezz’ora di Tg dedicato
proprio a Music’s Planet ed aver visto il video del nuovo singolo dei Gold Boyz.
“Deborina,
ciao!”.
Davanti
a me c’era Silvia, agghindata come al solito e sorridente.
“Oh,
Silvia! Ciao!” dissi incredula. “Che sorpresa!”.
“Lo
so, passavo di qui per i provini di Music’s Planet e così ho deciso di fare un
salutino ad una mia vecchia amica…” spiegò.
“Sono
iniziati i provini? Comunque, entra!” la invitai, più incredula che mai.
Ringraziai il cielo per il fatto di essere sola in casa, così avrei potuto
parlare liberamente senza mia madre tra i piedi.
La
accompagnai in cucina, offrendole il pretesto per squadrarmi bene durante il
piccolo percorso.
“Debora,
ma cosa hai combinato?” mi domandò mentre si sedeva ed io prendevo qualcosa da
bere nel frigo.
“A
cosa ti riferisci?” le domandai, anche se potevo immaginarlo.
Lei
non rispose subito, si prese una specie di pausa, squadrando la mia vita, i
miei capelli e la marca dei miei vestiti.
“Sono
allibita” disse. “Tu… Debora, quanti chili hai perso?” buttò lì. Mi voltai
verso di lei e notai che era impallidita.
“Ah,
ti riferisci a questo” mormorai, poggiando una bottiglia di coca cola sul
tavolo, dei bicchieri e una confezione di biscotti. “Io, beh, già a Music’s
Planet avevo perso cinque chili…”.
Mi
guardò insistentemente, come a costringermi a risponderle.
“Ho…
Ho perso altri otto chili” confessai, appoggiando una mano sui fianchi e
notando la mancanza di carne. Ora avevo solo le ossa; anche le gambe erano
dimagrite sensibilmente e portavo la 40-42. Tredici chili in meno nell’arco di
un anno si facevano sentire.
Silvia
continuava a guardarmi; era rattristita e lievemente spaventata.
“Ma
li hai persi facendo una giusta dieta e facendo sport?” domandò, anche se
conosceva la risposta.
“Beh,
ehm… No” confessai. Mia madre sapeva che ero in cura dal padre di Paris, che
era il dietologo più affermato della città e che andavo in palestra tre volte a
settimana, ma non era vero. Per questo non si era spaventata, pensava che il
mio dimagrire fosse una cosa controllata.
“Mangi
e vomiti?” chiese a bassa voce, ora davvero sbiancata.
“No!
Non sono bulimica! Io… Semplicemente mangio poco” spiegai.
“E
perchè? Perché indossi quei vestiti? Perché hai tinto i capelli color mogano?”.
Sentire
quelle domande da una persona che otto mesi prima ti aveva consigliato di dimagrire
non era il massimo. Ti faceva comprendere che avevi superato il limite.
“Perché…”.
Mi
sedetti e iniziai a spiegare tutta quella storia assurda, a partire dalla festa
di Paris… Inutile dire come ci rimase Silvia. Era allibita.
“Tu
sei pazza! Tu sei davvero impazzita! Tu sei diventata la persona che io volevo
tu fossi un anno fa! Oddio, non ci credo” iniziò ad urlare. “Tu ne devi uscire,
devi cacciare questa Paris dalla tua vita! E Daniele, poi! Lo facevo più
maturo! Se ti piace essere famosa a scuola e sentirti bella, ok, ma… Ma ciò non
deve farti ammalare! Tu rischi di diventare anoressica! E fai si che tutti ti
odino! Devi uscirne!” continuò a urlare. “Niko è fidanzato , a cosa serve fare
tutto questo? Le cose devi farle per te stessa! Non per gli atri! Non ti
riconosco più!”.
“Silvia,
calma!” dissi. Aveva ragione. Erano mesi che mi sentivo in colpa, ma quello
“status sociale” era come la droga, più ne facevi parte e più non potevi farne a
meno. “Hai perfettamente ragione, mi sono lasciata prendere un po’ la mano…”
ammisi, abbassando il capo. “Forse, se non fossi andata al concerto, se non
avessi visto quella Eliana, anzi, più che altro Niko innamorato di lei, forse
ciò non sarebbe successo”.
“Certo
che non sarebbe successo, ti conosco, e non fai nulla di male contro la tua
volontà. Sempre se hai capito di aver fatto cose cattive e sbagliate” disse con
freddezza.
Ci
guardammo per un minuto prima che mi decidessi ad annuire.
“Voglio
vedere un attimo il tuo armadio” scattò su all’improvviso. “L’armadio di una
ragazza la dice lunga sulla sua personalità, ed io non avrò capito fin a dove
sei arrivata fin quando non avrò visto i tuoi vestiti”.
Stizzita,
sentendomi in colpa, umiliata e cretina la accompagnai nella mia stanza.
“Ecco,
vedi” dissi, quasi seccata, ma lei non mi rispose. Mi voltai, e vidi che stava
contemplando la pila di “Gossip Europe” appoggiata sulla scrivania.
Subito
tentai di allontanarla, ma invano: come nei miei peggiori incubi, guardava
stralunata la copertina del primo numero, quello di ottobre.
“Debora,
tu ti rendi conto?!” sibilò, guardandomi con disprezzo.
Non
risposi, sentendomi bruciare per la vergogna.
“Basta,
io me ne vado! Ero qui per nome di Massimo a dir la verità, voleva invitarti
alle sue nozze che si terranno il cinque marzo, ma dubito che voglia
un’estranea al suo matrimonio, che della sua nipotina ha solo il nome e il
cognome” dichiarò, gettando la rivista
per aria e dirigendosi a passo spedito verso l’uscita.
Sentir
sbattere la porta mi fece sentire davvero uno schifo, e caddi a terra nel vano
tentativo di rincorrerla.
Guarda come mi sono ridotta…
L’unica
cosa che mi restava da fare era la prova dello specchio, quella che non facevo
da secoli. Mi alzai lentamente, mi avvicinai allo specchio e non vidi altro che
una ragazza troppo truccata, tinta e magra che non comunicava nulla. I miei
occhi erano spenti, solcate da lacrime di disperazione totale.
Non
pensai nemmeno al cellulare che squillava insistentemente.
L’incontro
con Silvia mi aveva riportato con la mente all’anno prima, quando, sebbene più
in carne e più ingenua, ero felice.
Basta. Domani sarà l’ultimo giorno da
ombra di Paris.
E
grazie a Dio mi decisi a non essere io la regina. No, sarei semplicemente
ritornata ad essere me stessa.
Inizialmente
fu difficile, tanto che passai la serata al telefono con Paris a progettare
l’operazione “Cupido al contrario”, che consisteva nel far separare le coppie
della scuola pubblicando varie foto scattate nei giorni precedenti il giorno di
S. Valentino in cui Paris baciava i vari ragazzi fidanzati.
Ma,
appena terminò la telefonata, venni sopraffatta da un’idea. Un’idea crudele da
un lato, ma buona dall’altro.
“Ciao
Daniele” dissi l’indomani in mezzo al corridoio affollato, nel mio migliore
stile da ragazza elegante e raffinata.
“Ciao.
Gustavo sta dando di matto, non trova più le foto sviluppate da affiggere alla
bacheca” mi informò.
“Ah
si?”.
“Si…”.
“Vabbè,
dai, almeno Paris si tirerà su con il tuo regalo di S. Valentino” dissi,
accennando al pacchetto che reggeva in mano.
“Si,
infatti, speriamo”.
“Posso
farti una domanda?” domandai, appoggiando una mano sulla sua spalla e
mordendomi il labbro.
Daniele
parve incuriosito da quel gesto. “Ok, spara”.
“Ci
tieni davvero a Paris? Più di quanto ci tenevi a me?” feci, avvicinandomi
pericolosamente.
Arrossì,
e restò con la bocca spalancata.
“Perché
me lo domandi?” chiese, senza allontanarsi.
“Perché
sono un po’ gelosa a dir la verità, mi manchi tanto, ricordi quando hai finto
di essere il mio ragazzo, al concerto? Quelli si che sono bei ricordi…” buttai
lì, facendo una faccia nostalgica e allacciandogli le braccia al collo visto
che Paris stava venendo verso di me.
“Davvero?
Cioè, ti manco sul serio?” disse lui, lasciando cadere il pacchetto per terra.
Tutti ci stavano guardando spudoratamente.
“Un
casino, Dan” mentii, avvicinandomi a tal punto che i nostri nasi si toccavano.
Appena
terminai la frase Daniele mi strinse a sé e mi baciò con foga, e ciò mi diede a
pensare che si era messo con Paris solo per farmi ingelosire. Sentivo lo
sguardo di tutti fisso sulla mia nuca, ma non vi badai, finsi di essere presa
dal momento, risposi con entusiasmo, finchè…
“Cosa
diavolo state facendo?” trillò la voce di Paris, inviperita.
“Diciamo
che ho raggiunto il mio scopo. Va al diavolo, Paris” disse Daniele, lasciandomi
stupita.
“Si,
anche io ho raggiunto il mio scopo. Dopotutto, me lo hai insegnato tu che non
bisogna fare nulla senza un secondo fine” esclamai, mentre tutti tacevano ed i
professori iniziavano ad intervenire visto che nessuno si era degnato di
entrare in classe.
“Come
avete osato, voi due? Io…”.
“Tu
cosa, Paris? Mi scomunichi come amica? Fai pure, anzi, sono i che te lo chiedo!
Gente, avete sentito? Io non sono più amica di Paris!” urlai, mentre,
inaspettatamente, scoppiava una serie di applausi e gli insulti di Paris
venivano sommersi dalle urla dei “tifosi”.
Mi
sentivo spensierata, leggera come una farfalla, fino a quella sera, quando
compresi di non avere più uno straccio di amico.
Saputa
la verità, Daniele si era davvero scocciato.
“Non
sono il tuo giocattolo! Mi sono stufato! Mi ero illuso, era tutto un piano, ho
deciso di farti entrare nel giro per farti innamorare di me, di farti
ingelosire…” aveva detto.
“Ah
si, è così? Guardami, mi hai convinta, mi hai visto diventare stronza… Allora è
solo colpa tua se ho trovato questa soluzione per uscirne!” gli avevo risposto,
incredula ma anche stupidamente sollevata.
“No,
piantala, sai solo accusare le persone, sei tu che hai scelto di intraprendere
quella strada, io te l’ho solo mostrata…”.
Aveva
totalmente ragione, mi dissi mentre lo vedevo allontanarsi, consapevole di non
avere più uno straccio di amico.
“Ho sistemato tutto, da oggi sono di
nuovo una persona civile, ok? Anche se non ho più uno straccio di amico, ovvio.
Avevi ragione, mi dispiace… Forse sei l’unica che mi è stata davvero amica con
questo gesto” scrissi a Silvia poco
dopo, mentre mi perdevo a contemplare le foto scattate a Music’s Planet.
Avevo
voglia di piangere, dare di matto, sfogarmi, ma non mi era concesso, me l’ero
cercata.
“Pronto,
Max? Tutto bene, si, certo… No, niente, volevo ringraziarti per l’invito ma non
posso venire, mi dispiace, nessuno mi può accompagnare… Si, scusami… Ma
chiamami per il battesimo del tuo primogenito, un giorno? Ok?”.
Ma
lo dissi senza convinzione, sperando che Max non avrebbe mai avuto figli. Non
mi andava di farmi conoscere per quella che non ero. Anzi, che ero, ma che non avevo più il
coraggio di essere, tradita dal mio aspetto.
Qualche Anticipazione:
“Voglio
andare all’Università a Roma, vivere e laurearmi lì” dissi, studiando le loro
facce.
___________
Andai
a dormire, stanca, ma subito mi dovetti alzare per un fastidioso rumore di
musica ad alto volume proveniente da una delle stanze.
___________
“Ho
anche diciannove anni ora, eh…” dissi. “Comunque sono qui per il battesimo
della figlia di Max!”.
___________
Li
guardai decisamente sconvolta. “Ma cosa dite, io mi sono appena diplomata,
invece voi avete bisogno di professionisti!” gli ricordai, anche se lusingata.
___________
“E
invece tu no, volevi colazionare con
la signorina per farle la proposta… Ti sta bene!” rise Francesco, mentre io mi
voltavo di scatto a fissare Andrea, il quale arrossì come un ragazzino e
sbuffò.
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Capitolo 46 *** La Mia Nuova Vita ***
La Mia Nuova Vita
Salve!
Ecco
a voi un altro dei miei cap preferiti!Purtroppo oggi non posso ringraziarvi uno
ad uno, sorry, ma grazie di cuore a: kirya,
freeze,giuigiu95,_New_Moon_, 95_angy_95, vero15star, Giulls e Angel Texas Ranger per le loro recensioni affettuose come
sempre!
Spero
che questo cap vi piaccia e scusatemi ancora per la fretta!
A
martedì, la vostra milly92.
Capitolo 46
La Mia Nuova Vita
Nella
vita ci sono momenti che dovrebbero essere importanti, come il battesimo, il
primo compleanno, la prima parola, la prima comunione, il primo bacio, e perché no, il termine del liceo, con
l’eventuale conseguenza dell’esame di maturità.
Eppure
io non mi sentivo così particolarmente felice quel fatidico 20 luglio 2011,
mentre me ne stavo immobile davanti ai quadri degli esami, dove c’era scritto
quel piccolo “92/100” vicino al mio nome.
“92!
92! Come il tuo anno di nascita! Oh, sei stata bravissima, tesoro!” stava
urlando mia madre, abbracciandomi.
“Benissimo,
ho vinto la scommessa, e tu che non credevi di superare il 90…” aggiunse papà
fiero. “92, accidenti, ce l’hai messa davvero tutta!”.
“Eh
si, ma più che altro sono sollevata” ammisi quel giorno a pranzo. “Sapete che
gli ultimi tre anni sono stati davvero… caotici per me e… Ho deciso di
rinnovarvi la proposta che vi feci a gennaio” dissi, mentre i miei genitori mi
guardavano curiosi e mio fratello, ormai quindicenne, messaggiava di nascosto
con una ragazza.
“Cioè?
Ci hai fatto così tante proposte ultimamente!” se ne uscì mamma.
“Voglio
andare all’Università a Roma, vivere e laurearmi lì” dissi, studiando le loro
facce.
Non
ce la facevo più a starmene in una cittadina come Maddaloni, mi sentivo troppo
giudicata, soppressa… Ormai avevo diciannove anni, volevo essere libera di
decidere cosa farne nella mia vita, anche perché negli ultimi anni avevo
imparato molto. Ero maturata, avevo pagato le conseguenze delle mie azioni
abbastanza duramente, ovvero con un isolamento durato fino all’inizio del
quarto anno, quando avevo fatto pace con le mie migliori amiche. Ma niente era
più come prima, ognuna di loro aveva una vita tutta sua ormai, erano tutte
fidanzate da almeno due anni e ognuna di loro aveva scelto la propria vita.
“Deb,
ne abbiamo già parlato…” iniziò papà con aria secca.
“Lo
so, lo so che sarà dura economicamente per voi, ma tranquilli, mi troverò un
lavoretto e una casa affittata, anche un monolocale, ma, vi prego, io non
voglio più stare qui, voglio ambiare aria, conoscere nuove persone…” li
implorai.
Ci
vollero due settimane per convincerli, e fu davvero dura fargli pronunciare
quel: “Ok, ma non ti sposterai da qui finchè non avrai trovato sia il lavoro
che l’appartamento”.
Era
il 3 agosto, e mi dissi che quella data avrebbe segnato la mia nuova vita,
quella in cui avrei fatto di tutto per ottenere un buon futuro. Avevo
intenzione di andare a studiare spagnolo all’Università di Roma, e, se
possibile, restare in quella città.
Così
quel giorno mi preparai per un piccolo viaggio che dovevo affrontare: recarmi a
Firenze per il Battesimo di Manuela, la primogenita di Massimo. Eh si, alla
fine Max era diventato papà e gli era toccato invitarmi dopo la mia promessa.
Sapeva tutto dei vari avvenimenti, del fatto che io e Daniele non ci eravamo
più parlati, e ci eravamo sentiti assiduamente in quei due anni e mezzo. Max
era diventato famoso, aveva pubblicato due cd proprio come i Gold Boyz e Niko.
Ma
era l’unico con cui continuavo a sentirmi, non parlavo con i Gold Boyz dal
fatidico concerto.
Nel
frattempo, avevo terminato di scrivere il “Libro”, lungo circa quattrocento
pagine, ma non avevo il coraggio di farlo leggere a nessuno.
Quando
misi piede a Firenze quella sera, subito mi ritirai nell’hotel dove avevo
prenotato una camera per l’avvenimento, e quella sera mi sottoposi alla prova
dello specchio, che ormai facevo tutte le sere.
Mi
squadrai, e mi dissi di essere fiera di me stessa, il mio sguardo era sereno,
identico a quello di ogni persona che sta per realizzare i sui sogni. Ero cresciuta di qualche centimetro negli
ultimi anni, arrivando al fatidico metro e settanta, ed ero ingrassata di soli
due chili. I capelli mi arrivavano alla schiena, più ricci che mai, del mio
colore naturale. Il mio volto era più sottile, proprio come le mie mani. Ero
quasi una donna, a giudizio dei miei genitori.
Andai
a dormire, stanca, ma subito mi dovetti alzare per un fastidioso rumore di
musica ad alto volume proveniente da una delle stanze.
“Oh,
no!” gemetti: era la nuova canzone dei Gold Boyz… E, come al solito, non
potetti far almeno di essere investita dai soliti ricordi che mi affliggevano
da tre anni. Come si poteva dimenticare un periodo della propria vita così
intenso?
“Uffa,
quando la smettono? Sono solo le dieci, è vero, ma sono stanca…” dissi tra me e
me, indossando di bermuda bianchi e un top azzurro, decidendo di andare a
reclamare.
Non
fu difficile scovare la stanza, era una delle ultime del corridoio. Decisa, mi
schiarii la voce e bussai, attendendo che mi qualcuno mi aprisse. Ci vollero
colpi e colpi per farli aprire, a causa del volume della canzone.
“Finalmente,
mi spiace disturbarla ma è lei a disturbare me!” dissi tutto d’un fiato
all’uomo che aveva aperto la porta. Era
alto, con i capelli scuri, una cresta evidente e mi sorrideva comprensivo… Il
suo volto ormai occupava decine e decine di riviste ogni settimana…
Spalancai
la bocca per la sorpresa, sentendo ogni muscolo del mio corpo immobilizzato
davanti a quella visione.
“Andrea?!”
domandai incredula, facendo istintivamente un passo indietro.
L’uomo
mi guardò meglio, chiudendo gli occhi in due fessure, prima di spalancare
anch’egli la bocca.
“Debora?!”.
Ci
guardammo stupiti, mentre altri tre ragazzi si affollavano davanti la porta.
“Debora!”
dissero sorpresi, e risi, riconoscendo Francesco, Giuseppe e Dante.
“Cosa
ci fai tu qui?” ci chiedemmo tutti all’unisono, prima di riscoppiare a ridere.
“Oddio,
come sei cambiata, fatti vedere meglio” disse Andrea, facendomi segno di
entrare in una stanza dove regnava il caos.
“Ho
anche diciannove anni ora, eh…” dissi. “Comunque sono qui per il battesimo
della figlia di Max!”.
“Anche
noi! Cavoli, ti sei fatta davvero una bella donna, piccolina!” esclamò Giuseppe.
“Ti ho riconosciuta a stento…!”.
“Invece
voi non cambiate mai” sorrisi.
Era
impossibile che si fosse verificata questa coincidenza, ed era anche
impossibile che io stessi nella stessa camera d’albergo con la boy band
italiana del momento, dopo averlo agognato sei giorni si e uno no a settimana
negli ultimi tre anni. Dopo ben tre anni eravamo tutti lì riuniti.
“E
allora, dicci qualcosa di te!” disse Andrea facendomi segno di sedermi su uno
dei letti e offrendomi una bottiglia di Bacardi, che accettai volentieri.
“Io?
Fino a prova contraria le star qui siete voi!” dichiarai sarcastica. “Dovete
dirmi com’è la vostra vita ora, dopotutto sono pur sempre la vostra ex life
coach…” gli ricordai, e nel dire quelle parole venni nuovamente presa dai
ricordi. Incrociare lo sguardo di Andrea mi riusciva quasi impossibile.
Chissà se lui ricorda perfettamente ciò
che c’è stato tra noi…
“Ah
ah! Ma niente, non è niente di che, siamo sempre noi!” mi ricordò Dante.
“Insomma,
tu ci puoi seguire in tv, sulle riviste, siamo noi non sapere nulla di te!” insistette Francesco
sedendosi vicino a me e tracannando una bottiglia di birra. Non era cambiato
affatto, solo che portava i capelli un po’ più lunghi del solito.
“Giusto!”
concordò Andrea.
“Se
insistete” li accontentai, scrollando le spalle. “Beh, mi sono appena diplomata
con 92/100 e… Mi sembra l’unica cosa buona
che ho da dirvi” ammisi, senza sapere cosa dire.
“Eh?
Sono passati tre anni, qualcosa di bello da dire ci sarà! Che ne so, un…
ragazzo, ad esempio?” propose Giuseppe.
“No,
ormai sono anni che non mi metto seriamente con uno” dichiarai. “Dovete sapere
che al mio ritorno ho passato un periodaccio, era un periodo particolare... Che
si è protratto a lungo, e mi sono trascinata le conseguenze fino alla fine del
liceo”.
“Cosa
è successo?” domandò subito Andrea avvicinandosi.
“Diciamo
che sono entrata a far parte di un brutto giro, comandato da una riccona. A
scuola ero diventata popolare e… cretina, và. C’era anche Daniele in questo
giro, e ho litigato con le mie migliori amiche…”.
“Questo
ce lo dicesti!” affermò Dante. “Me lo ricordo!”.
“Eh…
Iniziai a non mangiare più e a vestirmi firmata, spesso sembravo una facile per
come andavo in giro, finchè un giorno Silvia non mi venne a trovare a casa…”.
Raccontare
la storia mi fece sentire davvero male, ma allo stesso tempo, impossibile ma
vero, mi fece sentire a mio agio con i quattro come una volta.
“Perciò
non sei venuta alle nozze di Max!” esclamò infine Andrea. “Ammetto di esserci
rimasto male, tutti chiedevano di te…”.
“Lo
so, ma non ci tenevo a farmi vedere così, anche se alla fine non sono cambiata
molto” constatai, vedendomi riflessa nello specchio di fronte e vedendo le ossa
dello sterno che fuoriuscivano. Tuttavia portavo ancora la 42.
“Ma
cosa dici, sei favolosa, giuro, se non fossi tu potrei anche provarci con te”
buttò lì Francesco sorridendo.
“Devo
arrossire?” domandai, ridendo.
“No,
altrimenti Ada si ingelosisce…” rispose per lui Giuseppe, sghignazzando.
“Ada?
Chi è, la tua ragazza?!” domandai subito, curiosa.
Ovviamente anche Andrea sarà fidanzato…!
“Si,
ma nn sono l’unico, anche Dante c’ha la ragazza, Natascia…” rispose subito lui,
puntando il dito contro l’amico.
“Era
ora, dopotutto voi siete i vecchiacci del gruppo!”.
“Ma
se ho solo 28 anni!” sbottò Francesco.
“Non
farci caso, è geloso dei miei quasi 25 anni” sghignazzò Andrea. “Dopotutto sono
sempre il più piccolo, il più affascinante, il più bello, il più bravo…”.
“E
il più modesto” terminai per lui, mentre si voltava a fissarmi.
“Infatti,
tu si che mi capisci!” disse entusiasta, invitandomi a schiacciare il cinque.
Sorrisi, sentendo di star sognando.
Ci
guardammo profondamente, prima di essere interrotti da Giuseppe. “Dove hai
intenzione di andare all’università?”.
“A
Roma, ma devo rima trovare casa e un lavoretto” spiegai, pensando che dopo il
battesimo mi sarei dovuta dare una mossa.
“Roma?”
chiesero in coro.
“E’
dove abitiamo noi ora!” mi informò Andrea.
“Davvero?!”
domandai incredula.
“Si!
Volendo ti potremmo aiutare… Che tipo di lavoro cerchi?”.
“Qualsiasi
cosa, specialmente se comprende l’inglese e lo spagnolo, come ad esempio dare
ripetizioni…” dissi, mentre in cuor mio si accendeva un barlume di speranza.
“Inglese
e spagnolo? Noi siamo in cerca di una manager che ci trovi contatti in Europa
per il tour europeo di quest’autunno, che ci traduca le canzoni…” esclamò Dante.
“Deb,
tu sei la nostra grazia! Ti ha mandato il Cielo qui, in questa piccola stanza
d’albergo!” enfatizzò Francesco, inginocchiandosi.
Li
guardai decisamente sconvolta. “Ma cosa dite, io mi sono appena diplomata,
invece voi avete bisogno di professionisti!” gli ricordai, anche se lusingata.
“Ma
no, tranquilla, devi solo fare da mediatrice! E poi guadagneresti anche bene,
il minimo è sui 1800 € al mese” mi spiegò Giuseppe. “Di te ci possiamo fidare,
poi,e se le cose non vanno bene, qual è il problema?” aggiunse fiducioso.
Continuavo
a guardarli come chi sta per toccare il cielo con un dito. “Davvero voi mi
assumereste?” domandai incredula.
“Si,
cioè, ti possiamo raccomandare con il nostro produttore ed è fatta” mi assicurò
Andrea.
“Oh,
grazie! Grazie!” esclamai, abbracciandoli dopo tre anni piena di gratitudine e
speranza. Il primo ostacolo poteva dirsi superato!
Trascorremmo
la serata insieme, fino alle due, ora in cui ritornai in camera esausta ma
felice.
“Ci
vediamo domani mattina! Andremo in chiesa con la limousine, viene anche Rossella
con noi!” mi salutò Giuseppe raggiante.
“Rossella?”domandai
preoccupata e terrorizzata allo stesso tempo, e guardai automaticamente in
direzione di Andrea.
“Ehi,
ma cosa stai pensando? Guarda che non sta con me, è fidanzata da un anno con un
attore mezzo francese…” mi avvertì lui, parandosi la mano destra davanti e
facendomi sorridere senza motivo.
Quell’informazione
mi fece addormentare senza pensieri; non andavo a dormire così serenamente dal
giorno degli orali. Che cosa infima non avere nessun bel ricordo a livello
umanitario per così tanto tempo!
L’indomani,
quando mi svegliai alle sette, mi domandai se non fosse stato tutto un bel
sogno, ma mi ricredetti subito quando, mentre stavo uscendo dalla camera per
fare colazione Andrea bussò.
“Deb,
sono Andrea!” disse subito.
Sentire
la sua voce mi rincuorò, automaticamente mi guardai allo specchio per vedere se
ero in ordine, aggiustai il colletto della maglietta a mezze maniche e i
capelli e aprii.
“Andrea!
Buongiorno! Entra” lo invitai.
“Buongiorno!
Wow che ordine” esclamò, vedendo alcuni vestiti piegati per bene su una sedia e
il vestito azzurro che avrei indossato dopo per l’occasione appoggiato su una
stampella vicino l’armadio.
“Sono
arrivata ieri sera dopotutto” mi giustificai.
Guardò
il vestito e poi mi squadrò attentamente.
“Cosa
c’è?” gli domandai mentre prendevo la tessera della camera da sopra il
comodino.
“Niente,
cercavo di immaginarmi come ti stava addosso, l’azzurro ti è sempre stato bene…
Lo indossavi anche… quella sera…” rispose, iniziando a mormorare e facendomi
restare immobile e imbarazzata.
“Oh,
te lo ricordi ancora?” fu il massimo che riuscii a dire.
“Come
potrei dimenticarlo? Quella è stata l’ultima serata in cui mi sono sentito
davvero bene con una ragazza, libero e felice… E poi ti volevo davvero bene…
Cioè, sento di volerti ancora bene”
spiegò, mente uscivamo dalla stanza e ci recavamo a colazione.
“Guarda
che anche io ti voglio bene tutt’ora, Andrea! E comunque, anche io
non mi sono sentita così bene con un ragazzo, negli ultimi tre anni ho solo
avuto qualche storiella così, ma niente più… Tu ti puoi ancora dire il mio
ultimo ragazzo…” confessai. Mi sentivo come un fiume in piena; stavo
ricompensando tutte le volte che lo avevo pensato in quegli anni. Niko ormai
era scomparso dai miei pensieri, mi ero abituata al pensiero che lui fosse
fidanzato, visto che stava ancora con Eliana, e poi era anche un po’ la causa
dei miei “mali”, invece Andrea era sempre lì, single e maledettamente gentile
come una volta.
“Beh,
anche io ti voglio ancora bene, mi sembra di essere tornato ad essere quel
ragazzo di tre anni fa a cui piaceva una ragazzina, invece ora sei una donna!”
“E
allora?” domandai, cercando di trarne una conclusione.
“Niente,
sei una donna e quindi… Se quello che è successo quell’anno fosse successo ora,
forse le cose sarebbero andate meglio…”.
Ma
l’arrivo nella sala da pranzo e l’invasione dei fans fecero estinguere quella
conversazione; ci volle circa mezz’ora per farlo ritornare in camera illeso da
quello stormo di belve e ragazzine.
“Te
lo avevo detto io, fratello, che era meglio farsi portare la colazione in
camera!” lo apostrofò saggiamente Giuseppe bevendo un bicchiere di succo di
frutta.
“E
invece tu no, volevi colazionare con
la signorina per farle la proposta… Ti sta bene!” rise Francesco, mentre io mi
voltavo di scatto a fissare Andrea, il quale arrossì come un ragazzino e
sbuffò.
“Ok,
ok, ecco uno dei momenti più umilianti della mia vita… Ti volevo chiedere se ti
andava di venire al battesimo con me, di farti da accompagnatore…” bisbigliò
avvicinandosi e prendendo le mie mani tra le sue.
Quel
minimo contatto mi fece imbarazzare ancora di più, e ringraziai il cielo quando
i tre ragazzi iniziarono a parlare tra loro, ignorandoci.
“Beh,
direi che si potrebbe fare, si!” risposi sorridendo.
Mi
sorrise di rimando. “Fantastico, allora ci vediamo alle nove e mezzo nella
hall” propose.
“Va
bene, accompagnatore” sottolineai,
prima di sentire Francesco che urlava: “Si, infatti, Rossella e Eliana!”.
“Deb,
ti andrebbe di affittare la casa con Eliana e Rossella?” propose Dante, mentre
io, udendo quei nomi, passavo dalla felicità all’incredulità più grande.
“Eh?”
domandai senza capirci nulla.
“Si,
devi sapere che Eliana e Rossella hanno firmato il contratto con una casa
discografica a Roma e si sono affittate una casa vicino a noi, e stavano giusto
cercando una terza coinquilina visto che la casa è grande” spiegò Andrea.
Feci
un passo indietro, scuotendo il capo. “Ragazzi, vi ringrazio ma sapete che tra
me e Rossella non c’è un grande feeling, mi odia a morte ed io odio lei , e
Eliana…”.
“Lo
sappiamo, ma a parte che Rossella non ti odia più a morte visto che ora non gli
importa più di Andrea, poi Eliana è bravissima, lo sappiamo che è per essere
come lei che hai combinato quelle cose, ma… Pensaci, avrai noi come vicini se è
qualcosa e poi loro non ci sono mai per lavoro! E l’affitto mensile è davvero
poco, dovrai pagare al massimo 100 € da quel che ho capito…” dichiarò Francesco,
incutendomi un po’ più di serenità.
“Se
è così, diciamo che ci penserò, ne parlerò con loro, tanto ci saranno al battesimo,
giusto?” domandai esitante.
“Si”.
“Ok,
allora io vado in camera, devo prepararmi”
mi congedai, arrivando in camera e buttandomi sul letto per tutte quelle
novità. In meno di dodici ore quei ragazzi avevano quasi risolto i miei attuali
problemi; poi si aggiungeva il fatto che Andrea mi avesse chiesto di andare al
battesimo con lui…
Vivi il momento, te lo meriti dopo tutti
que casini! Mi dissi semplicemente
mentre ero sotto la doccia.
Mi
truccai, legai i capelli in una lunga treccia laterale, indossai il vestito e
alla fine mi dissi che potevo fare la mia figura.
Mentre
scendevo le scale che conducevano alla hall vidi Andrea ai piedi della
scalinata aspettarmi e guardarmi in quella sorta di sfilata, proprio come
succede nei film. Gli sorrisi, e quando lo raggiunsi lui mi sorrise di rimando.
“Sei
bellissima” mi disse, baciandomi la mano e guardandomi dritto negli occhi.
“Grazie,
anche tu stai bene” gli dissi. Era vero, indossava un semplice abito da
cerimonia nero ma era davvero stupendo e affascinante, tanto che quando salii
nella limousine mi dissi di dover uccidere colui o colei che mi avrebbe
svegliata da quel bellissimo sogno con un pizzicotto.
Qualche Anticipazione:
“No,
ma ci farò un pensiero… coinquilina!”
disse lei ridendo. “Perché accetti, vero?” domandò preoccupata.
________
“Zio,
non esagerare, sei tu che stai invecchiando” dissi ironicamente stringendolo.
________
“Auguri,
allora! Devo dire che ti trovo diversa” commentò, fermandosi sul braccio di Andrea
che mi stringeva per poi salire, fino al mio sterno e riscendere fino alla mia
vita.
________
“Si,
è morta a causa mia, capisci?! Quindi pensa come ci sono rimasta vedendoti così
deperita nove mesi dopo!” si spiegò, alzando il capo.
________
“Sappi
che sono onorato del fatto che vai a dire in giro che sei la mia
accompagnatrice…” disse, davanti alle due coppiette che sedevano con noi.
|
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Capitolo 47 *** Il Battesimo Della Figlia Del Mio Migliore Amico ***
Il Battesimo Della Figlia Del Mio Migliore Amico
Hola!
E
come al solito eccomi in anticipo… Strano, ma negli ultimi martedì ho sempre da
fare cose che mi impedirebbero di aggiornare!
Comunque,
eccovi un nuovo cap in cui le fan Deb e
Andrea inizieranno a gioire, eheheh!
Grazie
mille a:
Kirya:
Grazie mille! Tranquilla, ora vedrai cosa succede quando Deb rincontra gli
altri del programma, e ti dico solo di tenerti pronta per grandi sorprese e cambiamenti, eheh! Dici che Db e
Andrea torneranno insieme? Boh…. Muahaha! (Sono perfida, lo so!) xD Ancora
grazie, carissima, spero che anche questo ti piaccia!
vero15star:
Tesoro, sapevo che con lo scorso cap avrei scatenato la tua felicità, ma
sono certa che questo la farà aumentare
ancora di più, ihih! ^^E devi vedere nei prossimi… Bacioni, ti voglio beneeee!
95_angy_95:
No, no, Andrea mi ha promesso che farà il bravo, anzi lo sarà fin troppo! Ed io
te lo prometto insieme a lui! ^^
Giulls:
Grazie tesoro, ora mi fai commuovere! *al
diavolo Niko, voglio Deb con Andrea, così come Robert e Giulia!* Puoi dirlo forte, Niko
deve solo andarsene a quel paese e lasciare Deb e Andrea da soli, libri di fare
quella famosa uscita a quattro cn Giulia e Robert! Bacioni, ti voglio bene!
Freeze:
Ehm, ammetto di ricordare che il commento era un po’ assurdo, nel senso che non
avevo capito perfettamente a cose fosse dovuta quella frase di “gioia”, ma è
tutto ok, no problem! ^^ Anzi, ammetto che le tue recensioni mi restano sempre
impresse per la loro particolarità, ed io adoro le cose particolari! =)
_New_Moon_: Ti capisco perfettamente, anche a me manca
tantissimo quel periodo (specialmente ora che scrivendo anche il continuo) ma
mi manca soprattutto la vecchia Deb super insicura versione sedicenne, in cui
mi rispecchio moltissimo! Quindi
tranquilla, è del tutto normale provare questi sentimenti leggendo una fic
molto lunga in cui la protagonista è
cresciuta! ^^
Detto
questo, vorrei proporvi un piccolo (e banale!) sondaggio… Cosa ve ne sembra del salto
temporale che c’è stato nella fic? Vi ha infastiditi o vi ha interessato
maggiormente?Lo chiedo perché in seguito ce ne saranno altri… Fatemi sapere!
A
giovedì o venerdì!
La
vostra milly92.
Capitolo 47
Il Battesimo Della Figlia Del Mio Migliore Amico
Firenze
scorreva davanti ai nostri occhi mentre io e i Gold Boyz eravamo nella
limousine a parlare del più e del meno.
“Quindi
non hai nemmeno saputo che fine ha fatto Samanta?” mi domandò incredulo Francesco,
mentre eravamo sull’argomento “Vecchi amici in comune”.
“No!
Perché, cosa ha combinato?” domandai curiosissima.
“Dopo
Music’s Planet ha fatto i provini per qualche film, dopo essere comparsa nel
videoclip di Niko, ma non è stata presa, così si è sposata con un vecchio conte
milanese, produttore di film, ed ora è addetta ai casting, vedova da qualche
mese e sta progettando di sposarsi con il figlio di questo vecchio conte, un
cinquantenne arzillo…” spiegò lui, lasciandomi totalmente basita.
“Alla
faccia, hai capito a Sam! Secondo me l’ha ucciso lei al conte, ihih”
sghignazzai.
“Non
mi stupirei, ricordi così combinò al tuo camerino?” mi domandò Andrea,
lasciandosi prendere dai ricordi.
“E
chi se lo scorda, rimpiango ancora l’ombretto rosa della Pupa, era il mio
preferito” dissi. E poi tu quella sera andasti
a letto con Rossella…
Ebbi
appena il tempo di pensare quel nome che, puff!, la limousine si fermò e i
finestrini si abbassarono, rivelando Rossella accanto a un trentenne, vestita
elegantemente con un abito viola.
“Ciao,
raga! Oh, Debora, ciao!” disse lei, entrando insieme al suo compagno e
abbracciandomi affettuosamente, lasciandomi totalmente allibita. Cercai di non
ricordare cosa era successo l’ultima volta che ci eravamo parlate.
“Ciao,
Rossella, tutto bene?” le domandai cordialmente mentre la limo ripartiva.
“Si,
benissimo, te piuttosto? Ti trovo in gran forma!” esclamò osservandomi e
sorridendo imperterrita.
“Tutto
bene, grazie. Ah, e complimenti per il cd, mi è piaciuto molto!” mi
complimentai, il che era vero in parte.
Se deve essere una mia coinquilina,
fammi sotterrare l’ascia da guerra…! Anche se dimenticare tutto quello che mi
ha fatto sarà difficilissimo…
“Grazie!
Comunque lui è Pierre, il mio ragazzo” lo presentò, mentre Pierre sorrideva e
mi allungava la mano. Non era niente male a dir la verità, a parte quel pò di
barba.
“Piacere,
Debora” gli dissi cordiale, stringendogli la mano.
Non
disse nulla oltre ad accennare un mezzo sorriso, così restammo per un attimo in
silenzio prima che Rossella si decidesse a dire: “Francesco mi ha detto che
cerchi casa a Roma, Deb”.
“Si,
andrò lì all’Università e così…” iniziai, ma lei mi interruppe.
“Allora
cosa aspetti, fai i bagagli domani stesso e vieni, io e Eliana saremo
felicissime di averti con noi in casa, dopotutto ti conosciamo! Preferiamo te
ad un’estranea…” iniziò lei allegra. “La casa ha tre camere da letto, due
bagni, una cucina, un salone, uno studio e un ripostiglio, proprio al centro di
Roma, si affaccia sul Tevere, ma soprattutto sarai vicina di casa di questi
quattro…”.
“Hai
mai pensato di diventare il capo di un’agenzia immobiliare oltre che a fare la
cantante?” le proposi solare. Si stava comportando davvero decentemente, come
quando ci eravamo appena conosciute.
“No,
ma ci farò un pensiero… coinquilina!”
disse lei ridendo. “Perché accetti, vero?” domandò preoccupata.
“Si,
dai, mi hai convinta” dichiarai infine.
“Allora
sei apposto, anche perché accetti di
lavorare con noi, vero?” domandò Andrea minaccioso. “Stanotte abbiamo
chiamato Enzo, il produttore, e ha detto che va bene… Inizierai a settembre”.
“Ok,
ok… Grazie!” dissi grata, sentendomi davvero leggera come non mi sentivo da
tempo.
Fu
con questo spirito di gaiezza che alle dieci scendemmo dalla limo e ci trovammo
davanti la chiesa, maestosa e caratterizzata da un grande cortile. C’erano
molte persone in quello spazio, chi vestito elegantemente e chi invece più
sportivo. Ciò così divideva la gente in due categorie: gli invitati al
battesimo e i semplici fedeli che volevano seguire la messa di un cantante del
posto.
“Wow,
c’è già il pienone” disse Rossella. “Vieni, Pierre, c’è una mia amica. Ragazzi,
è Elena, la conoscete anche voi” aggiunse, facendo segno a Francesco,Giuseppe e
Dante di seguirla, lasciando me e Andrea da soli.
Feci
un sorriso di incredulità, visto che si era visto benissimo che gli aveva fatto
l’occhiolino e che era un suo tentativo di lasciare me e Andrea da soli.
“E’
cambiata” dissi semplicemente.
“Si,
non sai quanto. Sai, ogni volta che mi mettevo con una negli ultimi anni lei mi
diceva che… Che nessuna andava bene, perché era convinta che quella giusta
fossi tu” rivelò, parlando lentamente e cercando di studiare la mia reazione.
“Ah,
gentile da parte sua” mormorai. “Per curiosità, quante ragazze hai avuto?”.
“Beh,
cinque, ma inutile dire che la storia più lunga è durata quattro mesi” spiegò.
Annuii,
senza sapere cosa dire, ma la nostra conversazione fu interrotta da un
familiare: “Andrea!” alle mie spalle.
Trattenni
il respiro, riconoscendo la voce, e non mi voltai, mentre il mio adorato zietto
raggiungeva Andrea e lo abbracciava.
“Max!
Auguri per Manuela…”.
“Grazie!
Senti, mica hai visto Debora?” domandò impaziente, dopo averlo abbracciato.
“Ehm,
ehm” feci apposta, facendolo voltare verso di me.
“Oh,
scusami, io sono…” si scusò lui, voltandosi verso di me mentre io sorridevo
sarcasticamente.
“Ehm,
zio, ora mi offendo!” sbottai, falsamente offesa e mettendo le mani attorno ai
fianchi. “Non mi riconosci nemmeno?!”.
Massimo
rimase per qualche minuto imperterrito a fissarmi prima di scoppiare a ridere e
abbracciarmi. “Debora! Cavoli, non ti avevo riconosciuta! Ma sei cresciuta da
morire!”.
“Zio,
non esagerare, sei tu che stai invecchiando” dissi ironicamente stringendolo.
“Da quanto tempo!”.
“Eh
si, tre anni, nipotì!” fece lui.
“Allora,
dove sono Beatrice e Manuela?” domandai impaziente dopo i primi inconvenienti.
“Sono
lì, venite” disse, conducendoci vicino un’auto blu. Vicino c’era Beatrice, con
indosso un raffinato abito blu, che reggeva la neonata.
“Bea,
ti ricordi della mia nipotina acquisita?”.
Lei
mi guardò, prima di dire: “Debora! Ciao, bella, tutto bene?” e salutarmi con
due baci sulle guance.
“Bene,
grazie, Beatrice! Anzi, posso chiamarti zia visto che ora sei la moglie di mio
zio?” ironizzai, mentre mi soffermavo a guardare la piccola Manuela, fasciata
da un vestitino di seta bianca. Era abbastanza paffuta e sorrideva, agitando le
manine.
“Certo,
nipotina!”.
Le
sorrisi prima di dire: “Com’è bella questa piccolina! Posso prenderla in
braccio?”.
“Certo”.
Beatrice
me la passò delicatamente e la presi in braccio, mentre lei iniziava a giocare
con il mio indice sinistro.
“Ciao,
piccolina, sei bella proprio come la tua mamma!” disse Andrea, avvicinandosi.
“Si,
ma ricordati che la mamma è sposata con il papà, vero Manuela?” lo rimproverai
mentre Max e Beatrice parlavano con Rossella e gli altri Gold Boyz.
“Va
bene, allora diciamo che sei bella come la tua cuginetta” dichiarò lui,
lanciandomi un’occhiata di sbieco.
Feci
un sorriso imbarazzato, prima che però Manuela iniziasse a piangere.
“Beatrice,
Beatrice!” la chiamai. Lei subito accorse, cacciando il ciucciotto dalla borsa
e facendoglielo prendere.
“E’
colpa tua” rimproverai Andrea, “La tua voce l’ha spaventata”.
“E’
colpa tua, invece, perché avevo fatto un complimento alla sua mamma, tu hai
detto che non andava bene, l’ho fatto a te e si è offesa” ironizzò lui,
avvicinandosi e prendendomi entrambi le mani tra le sue.
“No,
lo hai fatto alla sua cuginetta” mi difesi, guardandolo negli occhi.
“Eri
tu, no, visto che sei la nipotina di suo padre!” rispose con aria furba. “Non
far finta di non aver capito…”.
“La
prossima volta sii più diretto se vorrai farmi un complimento” lo apostrofai,
chiudendo gli occhi in due fessure.
“Va
bene… Sei magnifica, e sono felicissimo di starti vicino, ora sto comprendendo
cosa è significato per me starti lontano tutto questo tempo” dichiarò
seriamente.
Stavo
per rispondergli, rossa in viso, quando
Francesco disse: “Allora, entriamo in chiesa, su”.
Subito
allontanammo automaticamente le nostre mani e li seguimmo.
Entrare
in chiesa fu davvero difficile vista tutta la gente che si era presentata, per
fortuna che avevamo i posti riservati nelle prime file. Lì incontrai Lara,
Dario, Maria e Luke.
Seguimmo
la messa, ma dopo che la bambina fu stata battezzata fu un sollievo ritornare a
respirare un po’ d’aria fresca.
Stavo
parlando con Rossella nel cortile quando un prominente: “Ross, finalmente, la
tua coinquilina ti aveva dato per dispersa!” ci interruppe. Lei sorrise,
rispondendo: “Ehi, Niko, tranquillo che nessuno mi ruba!”.
Mi
sentii il sangue raggelarsi; mi ero preparata a quell’evento, ma, come si dice,
la prudenza non è mai troppa.
Mi
voltai, decisa a rimanere impassibile. Niko era lì davanti a me, sorridente e
agghindato nel suo solito look giacca, camicia e jeans. Era davvero cresciuto,
si vedeva che ora aveva ventidue anni, era più uomo, con i capelli più lunghi e
la barba lievemente accentuata.
“Ciao,
Niko” gli dissi. Quelle parole mi costarono molto, quasi come se fossero di
piombo e si fossero appollaiate sulla mia gola.
Lui
mi guardò, come tutti del resto, un po’ stralunato prima di dire: “Oh, ciao, Debora!
Che bello rivederti!”.
Come
l’ultima volta mi salutò con due baci sulle guance, cordiale.
Fai finta di nulla mi autoimposi. Eppure, fui felice nel constatare che
vederlo mi aveva generato solo sorpresa, niente di più.
“Allora?
Tutto bene?” gli domandai, continuando a sorridere e a far finta di nulla.
“Benissimo,
a te invece? Cosa mi dici? Quanti anni hai ora?” domandò, con aria smemorata.
“Ne
ho diciannove, mi sono appena diplomata” risposi.
“E
con un bel 92, devi dire” aggiunse solare Andrea avvicinandosi e prendendomi
sotto braccio, stringendomelo e impedendo quasi al sangue di circolare.
Wow, è geloso?! Tranquillo, Andrea, non
m’importa più di questo smemorato!
“Auguri,
allora! Devo dire che ti trovo diversa” commentò, fermandosi sul braccio di
Antonio che mi stringeva per poi salire, fino al mio sterno e riscendere fino
alla mia vita.
“Si
cresce, purtroppo! Anche tu sei cambiato…” dissi.
“E’
l’amore, ihih” esclamò lui, sorridendo beato mentre Eliana si avvicinava.
Ma bravo, rinfacciamelo pure, credi che
non lo sappia che stai con quella?! Hai mai pensato di mettere i manifesti?
“Eccoti
qui, temevo di averti perso come al solito” dichiarò Eliana raggiungendolo.
Aveva un’aria quasi scocciata; anche lei sembrava maturata da quando l’avevo
vista la prima ed ultima volta dal vero, i suoi capelli da ramati erano
diventati biondi, era un po’ più in carne e sembrava una signora raffinata
invece che una ventiduenne.
“Ma
no, tranquilla, ti ho promesso che oggi sarà tutto tuo!”.
Eliana
lo guardò scettica prima di scrutarmi e dire: “Che cafona, scusami, io sono
Eliana!”.
“In
realtà ci siamo conosciute tre anni fa, comunque io sono Debora!” mi presentai
cordiale.
“Debora?
Ma mica sei la ragazza che verrà a vivere con me e Rossella?” domandò,
allargando gli occhi per la sorpresa. “Me lo ha appena finito di dire!”.
“Si,
sono io. Andrò all’università a Roma, quindi avevo bisogno di una casa e Rossella
mi ha fatto questa proposta…” risposi.
Niko
si voltò verso di me, di scatto. “Andrai all’università di Roma? Perché?”.
Stavo
per ribattere quando Eliana gli diede un pizzico. “Che maleducato che sei,
insomma, sembra quasi che ti dia fastidio!”.
Risi,
ed Andrea fece lo stesso. Mi iniziava a stare davvero simpatica!
Eliana
infatti non si smentì, appena arrivammo al ristorante chiese a Max di spostare
i posti (il quale, poverino, aveva messo me e Niko ai lati opposti della sala
per evitare disordini) e far si che io prendessi posto con lei, Niko,Rossella,
Andrea e Pierre.
“Ehm,
vorrei salutare una mia vecchia amica, se possibile!”.
Mi
voltai, mentre chiacchieravo con i ragazzi, e mi trovai davanti Silvia,
elegante come sempre e con stampato in faccia un sorriso quasi materno.
“Silvia!
Ragazzi,scusatemi un secondo” mi congedai, abbracciandola e allontanandoci dal
tavolo per parlare in pace.
“Allora,
vedo che la pecorella smarrita ha fatto ritorno al gregge” iniziò lei.
La
guardai,e tentai di trovare le parole più grate possibili.
“Silvia,
non so come ringraziarti! Se non fosse per te forse ora sarei in un centro
commerciale con quella sciacquetta e con un 60 all’esame di stato invece che il
mio 92…” buttai lì.
Silvia
non sorrise, fece una faccia grave, quasi stanca. “Ne sono felice… Sai perché
sono stata così dura con te? Perché sono stata troppo cattiva con altri…”.
“Cioè?”
domandai senza capire, mentre intorno a noi Max cantava una canzone per dare
inizio alla festa.
Silvia
scrollò le spalle, prima di condurmi al suo tavolo ancora vuoto. “Vedi, proprio
quando tu facesti il tuo ingresso a Music’s Planet io avevo concluso la prima
stagione di un altro programma e stavo facendo le selezioni per le ballerine
della seconda stagione. Una di loro, Licia, era bravissima, aveva la danza nel
sangue, ma la rifiutai perché… perché aveva la 42, capisci!”.
Appoggiò
la fronte alla mano, socchiudendo gli occhi. “E lei… Lei ritornò ai provini il
mese dopo, con una 38”.
“Due
taglie in un mese?” domandai allibita.
Silvia
annuì tristemente. “Si… La accettai, ma… Ma il giorno dopo, alle prove, Licia
svenne e… Ed è morta così, sul colpo” terminò con le lacrime agli occhi e il
labbro inferiore tremante. Improvvisamente intorno a me la musica scomparve
insieme al caos, ritornai con la mente a quel maledetto anno, rividi dinanzi a
me la piccola porzione di insalata e quello yogurt magro che avevo mangiato a
pranzo per sei mesi…
“Per…
per questo tu un mese dopo ti scusasti, con la scusa del fatto che avevo tirato
su Max?” domandai lentamente, stringendole la mano.
“Si,
è morta a causa mia, capisci?! Quindi pensa come ci sono rimasta vedendoti così
deperita nove mesi dopo!” si spiegò, alzando il capo. “Per un secondo ho
pensato che fosse ancora colpa mia…”.
“Ma
no,Silvia, no! E lo sai!” esclamai. “Per
favore, non ne parliamo più, ci fa solo male… Abbiamo fatto pace?” domandai poi
dubbiosa.
Silvia
si tamponò gli occhi umidi con un fazzoletto ed annuì. “Ma certo, tranquilla, e
poi ho saputo che verrai a Roma, a pochi passi da casa mia…”.
“Si,
sarà fantastico” esordii, sorridendo.
Ritornai
dagli altri un po’ in pensiero per la storia appena saputa, quindi a stento
badai dove mettevo i piedi a tal punto che andai a sbattere contro qualcuno.
“Mi
scusi… Oh!” esclamai, trovandomi davanti un uomo alto, che mi perforò con i
suoi occhi azzurrissimi.
“Preg…
Oh, Deb?!” domandò lui, voltandosi completamente verso di me.
“Ivan!”
dissi convinta, ridendo. “Che bello, ci sei anche tu!”.
“E
come potevo mancare! Cavoli, non ci speravo dopo che sei mancata alle nozze…”
spiegò, stringendomi a sé con un braccio. “Come stai? Sei cresciutissima…!”.
“Sei
la cinquantesima persona che me lo dice! Comunque tutto bene, tu piuttosto?”.
“Bene,
finalmente sono in vacanza! Ma dimmi di te… Ce l’hai il ragazzo?!” domandò,
facendo l’occhiolino.
“No”
risposi seccamente.
“Come
no?!”.
“No,
sono single, ma…” aggiunsi, creando suspense e facendo un sguardo malizioso.
“Ma?!”
domandò subito lui, pendendo dalle mie labbra.
“Ma…
Sono qui con un accompagnatore…” dissi lentamente.
“Chi
è?”.
Esitai
un attimo, comprendendo che lo stavo facendo davvero incuriosire, ma per una
volta il destino mi aiutò: Andrea mi
stava chiamando, venendo verso di me.
“Deb,
vieni a sederti? Stanno servendo gli antipasti! Oh, ciao Ivan, è un bel po’ che non ci vediamo!” esclamò,
stringendogli la mano mentre Ivan mi guardava stralunato.
“Nooo,
non dirmi che sei tu il suo accompagnatore!” esclamò subito, facendomi
arrossire come una pazza.
Andrea
restò piacevolmente sorpreso, annuì e mi prese per il braccio. “Eh si, sono io
il suo accompagnatore” rispose.
Gli
lanciai uno sguardo imbarazzato, prima di lanciare uno sguardo torvo a Ivan mentre
ci allontanavamo.
“Sappi
che sono onorato del fatto che vai a dire in giro che sei la mia accompagnatrice…”
disse, davanti alle due coppiette che sedevano con noi.
Niko
e Rossella subito si voltarono verso di noi, curiosi.
“In
realtà ho detto solo a Ivan che tu sei il mio accompagnatore” precisai,
ringraziando il cameriere che mi aveva servito l’antipasto. “Ma se ti imbarazza
non ci sono problemi, c’è un nipote di Max che non mi toglie gli occhi di dosso
da due ore…” aggiunsi, decisa a risollevarmi dalla figuraccia.
“Oh,
no, certo che no! Anzi, sono fiero del fatto che tu abbia accettato, ma dopo
quelle parole hai automaticamente confermato il fatto che ti va di continuare a
vedermi dopo oggi…”.
“Devo
continuare a vederti, dopotutto sarai il mio vicino di casa, no?” ribattei evasiva, ancora più presa dalla
vergogna.
“Oh,
Deb, so che hai capito cosa intende!” si spazientì Eliana allegra.
“Ed
io ho capito che voi tutti avete capito cosa intende, tranquilla” mormorai,
decidendo di dedicarmi ad una fettina di mozzarella per avere qualcosa da fare.
“E
allora? Cavoli, non sei cambiata affatto, eh, sempre così imbarazzata…” si
intromise Niko giulivo.
Fu
quell’affermazione a convincermi a cacciare la faccia tosta.
“Ok,
Andrea, hai capito bene, mi va di vederti ancora dopo oggi e di avere un vero
appuntamento senza ficcanaso!” dissi di botto, sorridendo sarcastica e
guardandomi intorno allusiva.
“Perfetto”
esordì Andrea battendo le mani.
Mi
resi conto di ciò che avevo fatto solo un’ora dopo, mentre ero in bagno e mi
esaminavo allo specchio, effettuando la fatidica prova: dopo secoli rivedevo in
me uno sguardo sbarazzino e preso.
“Complimenti,
Andrea è un’ottima scelta” si congratulò Eliana, entrando e vedendomi,
aggiustandosi il rossetto.
“Ehi,
usciremo solo insieme, calma” dissi.
Eliana
mi guardò sarcastica, facendomi ridere. “Ok, ok, so che se le cose vanno bene
potrà anche essere il mio ragazzo ma, sai, siamo già stati insieme tre anni fa,
anche se solo per una settimana…”.
Ma poi si è messo in mezzo anche il tuo
ragazzo, oltre al fatto che il programma è giunto al termine, sai!
A
quelle parole Eliana mi guardò stralunata. “Avevi sedici anni all’epoca?”.
“Si,
perché?”.
Lei
spalancò la bocca, sorpresa. “Cavoli, allora io so di te già molte cose!”.
La
guardai senza capire, e per fortuna sembrava decisa a spiegarsi.
“Andrea
mi parla sempre di te, dice che sei una ragazza fantastica, che credeva di
amarti, che eri un po’ insicura, che sei una bravissima ragazza e che…” si
fermò, ridendo, prima di completare con un deciso: “Sei l’unica con cui non ha
mai pensato di andare a letto, quando stavate insieme”.
Continuai
a fissarla, sbalordita.
“Perciò,
datti una mossa! Anzi, te la faccio dare io visto che sei una mia coinquilina!
Ti lascerò casa libera ogni volta che vorrai, ihih” sghignazzò, spingendomi
lentamente e continuando a ridere.
Ma
fu grazie a lei che mi sentii sicura di me quando Andrea mi invitò a ballare un
lento poco dopo e si fermò nella mia stanza a parlare quella sera. Per una
coincidenza radiofonica, la radio mandò “I Will Be” di Avril Lavigne, proprio
come la notte del mio sedicesimo compleanno.
E
quella volta sentii con certezza che lui ci sarebbe stato, insieme a Max e alle
altre persone che avevo conosciuto in quella pazza avventura che mi aveva
cambiato la vita, senza la quale forse in quel momento non sarei stata così…
felice!
Qualche Anticipazione:
“Che
piacere prendere l’ascensore con te” ironizzò, mentre l’ascensore si fermava di
botto, con un grande tonfo, e mi fece quasi cadere addosso a lui.
________
“Ho
visto solo il salone e già mi sembra tutto favoloso” ammisi, piacevolmente
sconvolta.
________
“Ah,
dimenticavo di autorizzarti ad entrare dalla finestra, Andrea, visto che avete
le camere vicine” sghignazzò Eliana.
________
“Ok,
ma, mi dispiace ammetterlo, sei stata davvero cattiva… Ricordi quando venni al
concerto?” le rammentai.
________
“No,
ti perseguito” rispose solare lui.
“Ricorda che mi devi ancora un appuntamento” mi rammentò abbracciandomi.
|
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Capitolo 48 *** L’Amore Non Va Mai In Vacanza ***
dfdf
Ma
salve!
Ho
appena finito di scrivere il terzo cap del continuo, e sono molto preoccupata
perché mancano solo sette cap alla fine e non so quanti altri ne riuscirò a
scrivere in questo arco di tempo, quindi mi sa che non sarò molto puntuale
nell’aggiornare la nuova.
Ma
ora non pensiamoci, abbiamo almeno un altro mese a disposizione…
Grazie
mille a:
vero15star:
Mi dispiace dirti che Paris- Miss Acidità comparirà di nuovo tra un paio di
cap, sigh… =( Ma almeno Rossella ha
abbassato la cresta, per fortuna, e in questo cap lei e Deb avranno un
chiarimento che coinvolge anche Eliana! E ci sarà anche il chiarimento del tuo amato Niko! Baci tesoro, ti voglio bene!
Giulls:
Si, si, Eliana è davvero simpatica! E Deb è molto cambiata esteticamente,
perché mentre a sedici anni aveva i capelli mossi e non molto lunghi, a
diciannove li ha ricci lunghi fino alla schiena, è più alta perché è cresciuta
di circa 5 centimetri ed è magra, dato che è aumentata di soli due chili da
quando era dimagrita e ci ha guadagnato molto grazie all’altezza… Beata lei!
xD Un bacione, ti voglio bene!
kirya:
Ma grazie, sei un tesoro, mi fai arrossire come una pazza! ^^ Riguardo ad un eventuale altro ragazzo che
si immischierà, mi dispiace dire che non ci sarà nessun’altro, ma qualche
piccolo casino non mancherà,eheh! =D
giunigiu95:
Infatti, orai Deb on è più interessata a Niko, ed è meglio per lei visto che
orai vive sotto lo stesso tetto della sua ragazza che da molto simpatica
potrebbe diventare una serial killer! xD Andrea farà il bravo,promesso!
freeze:
E’ tutto ok, ho chiamato degli operai che ricostruiranno tutto lo stucco caduto
dalla faccia di Silvia, non preoccuparti! xD xD Niko ha fatto quella faccia
perché è cosciente del fatto che avere Deb tra i piedi vuol dire ricordare
molto spesso gli sbagli commessi e il fatto di doverle dare una spiegazione
cosa che succederà in questo cap. E la cara Eliana non sa assolutamente nulla
della vecchia “simpatia” tra i due, e lo verrà a sapere sempre in questo cap! =)
_New_Moon_:
Wow, mi sa proprio che io e te siamo telepatiche, ci sono troppo
coincidenze! =D Davvero ti immaginavi
come sarebbero stati i protagonisti in futuro?Allora sono contenta di averti
accontentata inconsapevolmente! ^^ Grazie mille per i complimenti, sei sempre
troppo buona!
A
Lunedì o martedì,
la
vostra milly92.
Capitolo 48
L’Amore Non Va Mai In Vacanza
“Uff,
ma che ti sei portata dietro, tutta Maddaloni?” sbottò stanco Giuseppe la
mattina del 6 agosto mentre prendeva l’ennesimo trolley e lo trascinava su per
le scale.
“Ma
guarda che maleducato! Ti sei offerto tu di darmi una mano” gli ricordai,
mentre prendevo la borsa e controllavo se dentro c’era la pen-drive con dentro
le mie canzoni preferite e il mio racconto.
“Ehi,
se me la dai dopo vado su internet e ti scarico le modalità di iscrizione
all’università” disse Andrea indicandola.
“Oh,
si, certo” risposi porgendogliela e prendendo a mia volta uno dei tre giganti
trolley che mi ero portata dietro.
Eravamo
nel parcheggio del palazzo in cui avrei abitato, circondati da numerose auto.
“Ehi,
Deb, benvenuta!” esclamò Rossella.
Mi
voltai, ma non vi trovai nessuno.
“Sono
sopra!” aggiunse. Alzai lo sguardo, e vidi che era affacciata al balcone del
terzo piano, con i lunghi capelli sciolti e indossando una tuta rosa.
“Ehi,
coinquilina!” la salutai, agitando la mano radiosa. Mi sentivo davvero leggera
come una bollicina, salutare la mia famiglia non mi aveva per niente
intristita, anche perché erano venuti i Gold Boyz a prendermi, evitandomi il
viaggio in treno.
“Mi raccomando, ragazzi, è nelle vostre
mani!” aveva detto mamma mentre caricavamo le valigie nell’auto.
“E fatela studiare” aveva aggiunto papà.
Si era capito che quello per un suo modo carino per dire: “Non distraetemela”.
“Non fatela tornare più indietro, per
favore, ora che ho la camera tutta per me!” aveva esclamato mio fratello,
sempre attaccato al cellulare come una ventosa.
“Sali,
su, Giuseppe già ha portato la prima valigia” mi invitò, mentre annuivo curiosa
e mi trascinavo dietro la valigia, con Andrea alle calcagna. Una volta giunti
nell’ingresso del palazzo, adornato da alcune piantine, il ragazzo chiamò
l’ascensore ed entrammo, non senza difficoltà. Il risultato fu che ci trovammo
quasi spiaccicati l’uno contro l’altra a causa delle due valigie che ci
circondavano.
“Che
piacere prendere l’ascensore con te” ironizzò, mentre l’ascensore si fermava di
botto, con un grande tonfo, e mi fece quasi cadere addosso a lui.
“Ah
ah” risposi, senza trovare niente di buono da dire, visto che come al solito
sentivo le mie guance infiammate.
Per
fortuna Francesco aprì la porta e iniziò a trascinarsi dietro solo la prima
valigia, così potetti fingere di essere rossa a causa del peso della restante,
che era la più grossa in assoluto.
“No,
no, devi assolutamente chiudere gli occhi, prendila tu l’altra valigia, Dante!”
sibilò Rossella, venendomi incontro e mettendomi le mani davanti agli occhi.
“E’ un rito iniziato da Eliana e mi ha portato fortuna, qui ho trovato
l’amore…” spiegò.
“Ma
dai, è agosto, l’amore è in vacanza” risposi ironica mentre mi guidava verso
l’ingresso dell’appartamento.
Sentii
Andrea ridere; quanto avrei potuto vedere che faccia aveva fatto!
Non
sapevo decisamente come mi sentivo al riguardo; quando c’era mi comportavo
peggio di quando avevo sedici anni, ma quando non c’era mi mancava da morire e
non facevo altro che pensarlo. Però continuavo a ripetermi che era troppo
presto per trarne conclusioni, dovevo conoscerlo di nuovo, scoprire quanto
fosse cambiato davvero…
“Tadà!”
disse infine Rossella, togliendomi le mani dagli occhi e lasciandomi
improvvisamente accecata dall’improvvisa luce che mi aveva avvolta in contrasto
con il precedente buio.
Davanti
a me c’era un salone abbastanza ampio, con due divani color avorio, un tavolino
basso di vetro e una piccola tv. Appesi alle pareti c’erano vari quadri che
rappresentavano frutta morta, paesaggi e, in fondo, un quadro raffigurante
Eliana e uno Rossella.
“Oh,
non farci caso, è un omaggio della padrona di casa, è una pittrice e ha
insistito nel poterci fare un ritratto, immagino che morirà dalla voglia di
fartene uno appena ti vedrà” disse Rossella.
“Ho
visto solo il salone e già mi sembra tutto favoloso” ammisi, piacevolmente
sconvolta.
“Debora!
Ciao, fatti salutare! Scusa, mi sono appena svegliata!”.
Eliana
mi stava venendo incontro, tutta sorridente e con indosso solo un top e dei
mini pantaloncini.
Mi
diede un bacio sulla guancia e mi abbracciò, come se fossimo delle vecchie
amiche.
Sono una stupida, come ho potuto
diventare un mostro solo per essere come lei? Non è come pensavo…
“Figurati,
dopotutto sono solo le nove” la compresi, ricambiando l’abbraccio. “Allora,
dai, voglio vedere il resto della casa!” esclamai.
Restai
ancora più sorpresa nel vedere il resto della casa, era un appartamento di 160
m2; la mia stanza era grande, con un letto matrimoniale, un grande armadio, una
specchiera, una scrivania e una finestra luminosa che si affacciava su un
giardino ben curato. Da lontano potevo anche intravedere il Colosseo. La cucina
era la stanza più luminosa, i due bagni erano un po’ più piccoli, ma mi dissi
che mi sarei trovata benissimo quando firmai il contratto d’affitto con la
padrona di casa, la signora Ernesta, che, come aveva previsto Rossella, mi
domandò di potermi ritrarre appena avevo un po’ di tempo libero.
“Allora,
l’unica cosa che devi conoscere solo le regole” mi disse Eliana mentre eravamo
nel salotto con i Gold Boyz, intenti nel sorseggiare del caffè.
“Si,
dimmi” risposi subito, immaginandomi
chissà quali regole rigide e noiose.
“Tranquilla,
ne sono solo quattro” mi tranquillizzò Rossella, sorridendo di sbieco in
direzione di Andrea.
“Regola
n°1: la spesa si fa una volta a settimana, ogni settimana va a farla una di noi
e poi, conservando lo scontrino, divideremo la spesa per tre” iniziò Eliana.
Annuii,
mentre Rossella procedeva. “Regola n°2: le pulizie le facciamo così come ci
troviamo, non ci sono ruoli prestabiliti ma cerchiamo di tenere la casa il più
ordinata possibile”.
“Regola
n°3: se si vuole organizzare una festa, si chiede prima il consenso alle altre
due e se le altre il giorno dopo sono impegnate, tocca pulire a chi ha
organizzato la festa. Regola n°4: ognuno
di noi è libera di portare a casa chi vuole, basta che avvisa le altre se
qualcuno si ferma a pranzo o a cena” terminò Eliana, mentre io continuavo ad
annuire, dicendomi che non erano severe.
“Perfetto”
dissi. “Sarò una coinquilina D.O.C. , e Rossella lo sa visto che a già
coabitato con me in passato”.
“Si,
confermiamo” rise Andrea, guadagnandosi un’occhiataccia da parte mia.
“Ah,
dimenticavo di autorizzarti ad entrare dalla finestra, Andrea, visto che avete
le camere vicine” sghignazzò Eliana.
“Cosa?”
domandai esterrefatta, scatenando le risate generali.
La
mattinata trascorse piacevolmente, anche se terminai a mezzogiorno e mezza di
sistemare i miei vestiti e il resto della mia roba. Guardando la data sul
display del cellulare, però, mi accorsi di una cosa che avevo dimenticato.
“Ragazze,
ragazze!” esclamai subito, correndo in cucina, dove Eliana stava cucinando.
“Dimmi”
disse lei tranquillamente. “Rossella è in bagno”.
“No,
niente, è che mi sono appena ricordata che domani è il compleanno di Andrea e
visto che lui mi organizzò una festa tre anni fa, vorrei…”.
“Capito,
capito” mi rispose subito la ragazza, allargando gli occhi e sorridendo
compiaciuta. “Tranquilla, grazie al nostro aiuto gli farai trascorrere un
compleanno indimenticabile” mi tranquillizzò, facendomi l’occhiolino.
“Si?”
domandai dubbiosa.
“Si,
ma non urlare che di là c’è la loro cucina” mi ammonì, continuando a sorridere
solarmente.
Come
faceva ad essere cosa calma, placida e
tranquilla?
“Cosa
succede?” domandò spensieratamente Rossella, entrando nella stanza ed alzandosi
i lunghissimi capelli con un elastico.
“Dobbiamo
organizzare una festa a sorpresa ad Andrea, domani è il suo compleanno”
bisbigliò Eliana, accennando alla parete vicina.
Rossella
annuì, prima di dire, pensierosa: “Ma io so che voleva organizzare una cena con
noi, diceva che 25 anni sono importanti, è un quarto di secolo…”.
“E
lo festeggerà con lei, no? Così sarà ancora più speciale!” disse brevemente
Eliana.
“Ma
dai, piantala con queste illusioni, ti ripeto…” iniziai, arrossendo.
“Si,
si, mi ripeti che tra di voi con c’è niente di niente, che vi dovete ancora
conoscere, anzi, riconoscere… Ma ciò
non ti impedisce di preoccuparti del suo compleanno e di organizzargli una
festa a sorpresa, vero?” domandò la ragazza con aria furba.
Stava
per ribattere quando Rossella disse: “Sento puzza di bruciato”.
“Eh,
anche io la sento, Debora non ce la conta giusta!” asserì Eliana.
“No,
Eli, sento una vera puzza di bruciato! Cosa hai infornato?!” domandò Rossella,
mentre io scoppiavo a ridere ed Eliana, capito il senso della domanda, correva
verso il forno.
“No,
cavoli, avevo preparato la pasta al forno per festeggiare la tua venuta…” disse
mortificata un minuto dopo, mentre esibiva un vassoio bruciato di pasta al
forno.
Rossella
la guardava senza sapere cosa dire.
“Dai,
qual è il problema? Possiamo uscire e prendere qualcosa in un ristorante,
dopotutto sono nuova qui, potrete mostrami la città, conosco solo la zona
principale!” la incoraggiai. Per quelle poche volte che ero andata a Roma
sapevo che ristoranti e locali non chiudevano mai fino alla sera.
“Si,
dai” accettò Rossella.
Eliana
non sembrava convinta, continuava a scrutare il vassoio con aria mortificata.
“No, sei appena venuta, sei stanca dopo il viaggio…”.
Scrollai
il capo, decisa. “Eli, sono state solo due ore di viaggio, e per di più in
buona compagnia, cosa vuoi che sia? Dai, vestiti ed usciamo!”.
Alla
fine si convinse, e per l’una eravamo tutte e tre fuori nel cortile, intente
nel salire nell’auto di Rossella.
“Ehi,
ragazze, dove andate?” urlò la voce di Andrea.
Alzammo
lo sguardo,e lo vedemmo affacciato al balcone, con indosso solo dei
pantaloncini neri, a torso nudo.
Non svenire, non svenire! Però, che
cavolo, quanto è bello…
“Mi
portano in giro per Roma” spiegai, mentre mi riprendevo dallo shock.
“Si,
pranziamo fuori” aggiunse Rossella.
“Ah,
ok. Ma tornate presto, che alle cinque vi aspetto a casa per il caffè”
dichiarò, sorridendo e ritornando dentro.
Quando
entrammo nell’auto, notai che le due ragazze mi guardavano insistentemente.
“Cosa
c’è?” domandai, mentre abbassavo il finestrino.
“Hai
fatto una faccia quando l’hai visto, ihih” sghignazzò Eliana.
“Infatti,
è la stessa che facevo io fino a due anni fa” aggiunse pensierosa Rossella,
prima di tapparsi la bocca guardarmi
preoccupata.
La guardai di rimando, mentre la solita marea
di pensieri mi invadeva.
Ma cosa sto facendo? Condivido la casa
con lei dopo tutto quello che è successo? Ed Eliana, poi, forse se non fosse
stata per colpa sua non mi sarei…. Ammalata…
“Deb,
scusa, sto cosa stai pensando” disse Rossella, mentre Eliana metteva in moto.
“Scusami, purtroppo il fatto che mi sia piaciuto Andrea è incancellabile, sono
stata davvero cattiva con te a volte,
ma era solo attrazione fisica, se non fosse stato per il suo aspetto non mi
sarebbe mai piaciuto, invece ora io ho Pierre, lo amo da impazzire, quindi
giuro che non mi metterò mai in mezzo tra voi … E sai che ho sempre tifato per
te, gliel’ho sempre detto ad Andrea che quella giusta per lui sei sempre stata tu”
terminò, mettendomi una mano sulla spalla.
Scrollai
le spalle, decidendo però di esternare i miei pensieri. Eliana ci ascoltava
silenziosamente, forse si sentiva esclusa.
“Ok,
ma, mi dispiace ammetterlo, sei stata davvero cattiva… Ricordi quando venni al
concerto?” le rammentai.
Rossella
annuì, così mi decisi a proseguire, a dire davvero tutto. Non bisognava parlare
solo di Andrea.
“E
ricordi in che modo brutto e barbaro mi hai detto che Niko si era fidanzato?”
domandai.
Sentii
Eliana trattenere il respiro. “Niko? Cosa c’entra?”.
Guardai
allarmata Rossella, che chiuse gli occhi come per invocare la pazienza. “Eliana
non sa di questa piccola parentesi”.
“Quale
parentesi?” continuò lei allarmata, accostandosi vicino un piccolo ristorante e
mormorando: “Questo andrà bene”.
Ci
sedemmo al primo tavolino che trovammo, mentre la ragazza continuava a
scrutarmi nervosamente.
“Cioè,
tu vuoi dirmi che non sai niente, sai solo la storia tra me a Andrea?” domandai
esterrefatta.
“Si,
non lo so! Ma se ti decidi parlare!” .
Il
fatto che si stesse accalorando mi convinse ad essere molto cauta nel
raccontare. “Beh, vedi, tre anni fa io ero la life coach di Niko…” .
“Questo
lo so, l’ho visto in tv” mi interruppe.
“Ed
io avevo fatto i provini per conoscerlo, ero pazza di lui. Lo conobbi, e… E un
giorno, un fatidico venerdì 13, lui mi baciò” dissi, sentendo quasi un po’ di
nostalgia.
“Lui
ti baciò? Non è che sei tu…?” iniziò minacciosa Eliana, mentre io sgranavo gli
occhi.
“Eli,
ma sei pazza? E poi lui nemmeno ti conosceva, cosa pretendi?” la rimproverò Rossella,
prima di esortarmi a continuare.
Eliana
si zittì e mi guardò, in attesa.
“Ma
mi baciò davanti ad alcune telecamere a mia insaputa, dopo aver fatto una
piccola dichiarazione, in modo che
potesse valere come provino, dato che era stato invitato a far parte del cast
di un film…” proseguii. Chissà perché, a quell’affermazione il suo volto si
rilassò. “Quando me lo confessò ovviamente mi arrabbiai di brutto, così
litigammo. E qui entra in gioco Andrea”.
Lanciai
uno sguardo a Rossella, che confermò. “Si, in quel periodo io e Andrea stavamo
insieme, ma io mi presi una piccola cotta per Massimo, così lo lasciai”.
“Tu
ti prendesti una cotta per Massimo?”.
Eliana
era davvero sconvolta, ma il cameriere i interruppe. Ordinammo, e quando egli
si allontanò Eliana era ancora sconvolta. “Cioè, era un caos! Che mi sono
persa!” disse, mettendosi una mano sulla fronte.
“E
da quel momento” proseguii, “Io e Andrea ci avvicinammo, passavamo tantissimo
tempo insieme, per me lui era l’unico su cui potessi contare, finchè… Finchè Rossella
non se lo riprese”.
Inutile
dire che Eliana ascoltava sempre più sconvolta.
“Si,
ma tra di noi era solo sesso, poi la settimana dopo io venni eliminata, ci
rimasi male, invece lui no. Mi aveva usata solo per far ingelosire Deb”
dichiarò Rossella.
“Nel
frattempo io avevo fatto pace con Niko, anche se ci limitavamo solo al saluto e
qualche parola ogni tanto, ma la sera in cui Rossella venne eliminata lui stava
male, aveva febbre e mal di gola e… E mi baciò, dicendomi che era un gesto che
proveniva dal cuore. Ovviamente io sapevo che stava delirando, così non vi
badai; quella sera stessa discussi con Andrea, ci chiarimmo, e due giorni dopo
ci mettemmo insieme. Gli volevo davvero bene, Niko non faceva più parte dei
miei pensieri, e non ero nemmeno più la sua life coach, ma il giorno prima
della finale Niko mi… Mi rivelò che io gli piacevo a partire dalla terza
settimana”.
Continuai
a spiegare, a narrare quella storia, rivivendola attimo dopo attimo. Fui
contenta di constatare che usare i verbi al passato con Niko non mi faceva
male, cosa che invece succedeva quando parlavo di Andrea e della nostra
separazione.
“Ma
ti prego, non arrabbiarti con Niko, si vede che non voleva raccontartela per
non complicare le cose” la scongiurai alla fine, mentre passeggiavamo per
Piazza di Spagna.
Eliana
scrollò le spalle, fissandomi. “Non posso negare di essere un po’ delusa, ma se
penso che hai rischiato di diventare anoressica per colpa mia…”.
“Ora
è tutto passato, davvero, sono qui, abito con voi, e vi voglio già bene” dissi,
sorridendo. “Lasciamoci il passato alle spalle, ora tu stai con Niko, Rossella
con Pierre e… E io raccontando questa storia ho capito quanto voglio bene ad Andrea,
anche se l’ho rivisto solo pochi giorni fa” rivelai.
Le
ragazze sorrisero affettuosamente, e ci stringemmo in un abbraccio collettivo.
Mi sentii felice, come mi sentivo tanti anni prima con le mie migliori amiche.
“Ehi,
anche noi vogliamo un abbraccio!”.
Ci
voltammo,e dietro di noi vedemmo Niko,
Pierre ed Andrea.
“Ma
che fai, ci perseguiti?” domandai rivolta ad Andrea dopo aver salutato gli
altri due.
“No,
ti perseguito” rispose solare lui.
“Ricorda che mi devi ancora un appuntamento” mi rammentò abbracciandomi.
“Si,
lo so” risposi, gettando via la mia armatura di ferro e stringendolo a mia
volta. “E comunque oggi ho sbagliato… L’amore non va mai in vacanza”.
Andrea
stava per ribattere quando Niko lo precedette. “In realtà io vorrei parlarti un
attimo” disse.
Mi
staccai da Andrea, incredula. Mi voltai istintivamente verso Eliana che annuì
silenziosamente.
“Ok…”
mormorai, quasi a testa bassa, imbarazzata. Mi voltai anche verso Andrea che
sorrideva placidamente; evidentemente sapeva l’argomento delle parole che Niko
mi avrebbe detto.
Niko
così fece segno di seguirlo poco distante, mentre gli altri si riunivano a
parlottare tra loro.
“Ehm,
ti chiedo di scusarmi se non ti ho parlato già al battesimo” iniziò. “Anche perché parlarti mi è d’obbligo
ora che tu vivi qui ed io mi sono comportato malissimo con te tre anni fa”.
“Ti
ascolto” dissi, anche un po’ curiosa.
Fece
un piccolo sorriso prima di iniziare il suo discorso. “Innanzitutto sappi che
alla finale non ti ho presa in giro, i miei sentimenti per te erano sinceri.
Dopo che ci siamo separati ho trascorso un periodo molto incasinato, ti pensavo
spesso, ma… A fine giugno, ad un concerto, mi dissero che avrei duettato con
una cantante emergente di Napoli e il giorno delle prove… Io…” a questo punto
gli mancarono le parole, sembrava
emozionato. “Io ero sul palco, stavo cantando, e all’improvviso vidi Eliana
salire sul palco, con un vestito azzurro addosso e il suo magnifico sorriso… E
da lì non ci ho capito più niente e… quello che provavo per te è scomparso”
ammise.
“Capisco,so
cosa intendi” dissi annuendo. Il sentirlo palare così mi aveva fatto quasi
emozionare a mia volta, mi sembrava di star leggendo un romanzo d’amore e al momento
poco importava che io avessi sofferto per tutta quella storia.
“Si,
e da quel momento ho iniziato a corteggiarla senza sosta. Mi sentivo in colpa
nei tuoi confronti, anche perché al contrario vedevo Andrea che soffriva per la
tua assenza, e mi imposi di scriverti una lettera in cui ti spiegavo tutto, e
ho rimandato finchè non sei venuta al concerto e… Mi scuso per quello stupido
sms” mormorò infine, abbassando il capo.
Sospirai.
“Niko, io ci sono stata di merda. Ho sentito tutti quei mesi andati in fumo, e
sono diventata stronza, sono dimagrita per cercare di sembrare più bella perchè
volevo diventare come Eliana e fartela pagare un giorno, quando mi avresti
rivista e ti saresti pentito di aver scelto lei! Ti rendi conto?” esclamai,
presa da un’improvvisa foga.
“Lo
so, lo so. Ma comunque un pò ora lo
invidio ad Andrea, eh” ironizzò squadrandomi. Lo guardai acida, così si
affrettò ad aggiungere: “Volevo semplicemente chiarire e chiederti di scusarmi,
anche perché ora Andrea non ti darà pace finchè non uscirai con lui ed io non
voglio avere nessun rancore nel consigliarlo come amico se tra voi succede
qualcosa” fece sinceramente.
“Cosa
posso dirti… Ok, ti scuso” dichiarai.
“Grazie”
disse sorridendo. “Mi hai tolto un peso dallo stomaco”.
Scrollai
le spalle, accennando un sorriso, e ci stringemmo la mano con un’aria
buffissima.
Ritornammo
dagli altri e Andrea subito mi prese in disparte.
“Sei
ancora convinta del fatto che l’amore non va mai in vacanza?” domandò dolcemente.
“Si”
dissi più decisa che mai.
“Meno
male che lo hai capito” esclamò. “Per questo sarai felice di uscire domani sera
con me” aggiunse, falsamente minaccioso.
“Ma
domani è il tuo compleanno!”.
“Lo
so, e per questo come regalo voglio questo appuntamento…” insistette.
Ci
sorridemmo, e questa volta fui io a gettargli le braccia al collo. “Farò in
modo che i festeggiamenti per il tuo primo quarto di secolo siano
indimenticabili…”.
Andrea
rise, prima di lanciare un’occhiata spazientita a Rossella. “Non si sta mai
zitta, quella. E tra parentesi, ti
ringrazio lo stesso per la festa a sorpresa che ti ho impedito di
organizzare…!”.
Lo
guardai, sbalordita e sorpresa.
“Le
pareti della cucina sono molto sottili, ricordalo in futuro…!”.
Qualche Anticipazione:
“Ovviamente…?”
domandò nuovamente, divertito, continuando ad avvicinarsi finchè non mi
appiattii contro il muro e mi cinse la vita con le braccia.
___________
“L’appuntamento è stasera, fino ad allora non
dobbiamo vederci e… far si che ciò si
ripeta, ok?” domandai, imponendolo più a me stessa che a lui.
___________
“Mi
raccomando, fai il più tardi possibile e non fare la santarellina. Almeno in
modo eccessivo” mi ammonì lei mentre uscivo di casa, sorridendo.
___________
“Io
non ce l’ho mai avuta con te” disse semplicemente, riacquistando il sorriso.
“Ma ora, dai, andiamo, la cena ci aspetta”
___________
“Guarda
che è anche il mio desiderio, dopo stasera ho capito che in certe occasioni il
cervello non va ascoltato…” gli rammentai, sorridendo e avvicinandomi.
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Capitolo 49 *** Il Desiderio Di Compleanno Avverato ***
Il Desiderio Di Compleanno Avverato
Ciao
a tutti!
Purtroppo
oggi vado molto di fretta, devo finire di studiare letteratura greca per l’interrogazione
di domani.
Grazie
mille a coloro ch hanno recensito: Giulls (tesoro, davvero è uno dei tuoi
preferiti? Sono commossa! Ti voglio tanto bene! ^^), giunigiu95 (scusa l’errore,
è che i nomi originali sono altri e devo modificarli! ^^), vero15star (è stato
un piacere chattare con te tesoro, e spero che questo “fatidico” cap sia di tuo
gradimento! Ti voglio bene!), 95_angy_95 (ok, i lavori per la statua per Andrea
sono già iniziati! xD), Angel Texas Ranger (eh si, la tua nometanea ha rimesso
la testa a posto! E Ada è la ragazza di Francesco! ^^).
Vi
lascio ad un cap moooolto dolce!
A
venerdì
la
vostra milly92.
Capitolo 49
Il Desiderio Di Compleanno Avverato
“Tante
Deb a me, tante Deb a me! Tante Deb a me e Andrea a te!”.
La
mattina del 7 agosto mi svegliai sobbalzando. La prima cosa che vidi fu un
soffitto diverso da quello di casa mia e poi, a completare quel senso di
smarrimento, trovai Andrea seduto sul mio letto, perfettamente vestito e
pettinato.
Il
mio contrario, ovvio, che avevo una piccolissima camicia da notte rosa e i
lunghi capelli disordinati.
“Andrea,che
ci fai qui?!” urlai, inveendo mentalmente contro le lenzuola del letto che non
avevo a causa del caldo e che, di conseguenza, non potevano coprirmi, mentre
lui terminava la sua improbabile canzoncina di auguri.
“Ed
io che mi aspettavo gli auguri!” protestò, mettendo un finto broncio.
“Oh,
si, è vero! Auguri!Buon compleanno!” dissi, strofinandomi gli occhi e
avvicinandomi per dargli due baci sulle guance.
“Grazie”
rispose mentre mi avvicinavo, prima di voltarsi di proposito e far si che lo
baciassi sulle labbra invece che sulla guancia.
Aprii
gli occhi per la sorpresa, ma continuò a trattenermi a sé e a baciarmi con un
ritmo lento ma sempre più incalzante.
Mio
malgrado mi separai di botto,alzandomi e
parandomi le mani davanti, con il fiatone, quasi come se avessi fatto una corsa
chilometrica.
Cavoli, che bel risveglio….
“Andrea,
calma” iniziai, con il cuore che batteva a mille. “So che abbiamo un
appuntamento ma… Preferirei che le cose andassero lentamente, ci siamo rivisti
dopo tanti anni e… Voglio passare un po’ di tempo con te prima di arrivare a certi comportamenti, anche se
ovviamente…”.
“Ovviamente
cosa?” domandò lui innocentemente, alzandosi dal letto e avvicinandosi, con
quell’aria da bravo ragazzo che mi faceva impazzire.
“Ovviamente…”
tentai di continuare, mentre il sole appena sorto gli illuminava il viso e gli
rendeva gli occhi color miele. Miele che avrei tanto voluto assaggiare e riassaggiare
per l’eternità.
“Ovviamente…?”
domandò nuovamente, divertito, continuando ad avvicinarsi finchè non mi
appiattii contro il muro e mi cinse la vita con le braccia.
“Ovviamente
mandi in tilt dicendo una semplice parola come “Ovviamente”…” terminai
sussurrando, sporgendomi verso di lui.
“E
tu mi mandi in tilt solo sussurrando, siamo pari” sussurrò anche lui,
accarezzandomi una guancia e continuando a scendere con la mano fino alle spalle, facendo
abbassare la bretella della camicia da notte e proseguendo verso i fianchi.
“Come
dobbiamo fare?” domandai sorridendo maliziosamente per la prima volta, perdendo
ogni brandello di lucidità.
“Io
un’idea ce l’avrei” rispose.
“Dimmi,
sono qui”.
“Lo
so, e so anche che non te ne andrai…” terminò, annullando la distanza tra noi e
baciandomi con foga.
In
quel preciso istante mi sentii esplodere, presa da un’insana voglia di sentirmi
stringere da lui e stringerlo a mia volta. Risposi, mentre le nostre lingue
iniziavano una lotta che non ammetteva sconfitti…
Ci
separammo dopo parecchi minuti, quando lui, non soddisfatto prese a baciarmi il
collo, spingendomi verso il letto.
Avevo
paura di star commettendo un grosso sbaglio, ma forse era per questo che
desideravo essere lì con tutta me stessa.
Sentivo
la pelle scottare ogni volta che i nostri corpi si scontravano , ma
all’improvviso la porta bussò.
“Deb,
sei sveglia?”.
Era
la voce di Eliana; udendo ciò ci separammo di botto, e risposi: “Si, Eli, mi
sto vestendo” con una voce che suonava innaturale.
“No,
perché volevo dirti che io e Ross usciamo con Niko e Pierre, ci vediamo a
pranzo, ok?”.
“Ah,
ok, buon divertimento” dissi. Aspettammo il rumore della porta d’entrata che si
chiudeva prima di guardarci.
“Andrea…
Dovremmo darci un taglio” iniziai. “L’appuntamento è stasera, fino ad allora
non dobbiamo vederci e… far si che ciò si
ripeta, ok?” domandai, imponendolo più a me stessa che a lui.
Lui
annuì. “Si, scusa, avevo perso il controllo ma… nemmeno tu hai fatto nulla per
fermarmi” spiegò, guardandomi maliziosamente.
Gli
buttai il cuscino in faccia, dicendo: “Scemo! E poi, che ci facevi qui?”.
“Sono
entrato dalla finestra, volevo vederti dormire, ma poi non ce l’ho fatta più…”
spiegò.
“Non
devi più permetterti! Davvero, mi metti in soggezione…” gli imposi. “Ed ora
torna a casa, su!”.
“Ok,
ok! Ma, dimmi, perché vuoi andarci piano, nel senso che vuoi conoscermi
meglio?” domandò.
“Perché
voglio che sia una cosa speciale, ci tengo a te, e vorrei che fosse una cosa
duratura” spiegai, con aria di semplicità. “Ora sono cresciuta, e non voglio
commettere i vecchi errori”.
Andrea
annuì. “Allora direi che ne vale la pena aspettare” constatò, avvicinandosi
alla finestra. “Vale lo stesso per me, ma purtroppo non è colpa mia se perdo il
controllo quando sei nelle vicinanze” ammise.
Ci
sorridemmo, prima che mi decidessi a tirarlo per un braccio. “Puoi usare la
porta di casa, scemo!”.
Quando
uscì mi ritrovai a passeggiare da sola per la casa, quella casa che conoscevo
da sole ventiquattro ore ma in cui avevo già vissuto momenti magici, ascoltando
la radio. Proprio in quel momento mandarono una canzone di Britney Spears
abbastanza vecchia, “Sometimes”,ma che poteva esattamente riassumere quello che
provavo.
You tell me you're in love with me
That you can't take your pretty eyes away from me
It's not that I don't want to stay
But everytime you come too close I move away
I wanna believe in everything that you say
Cuz it sounds so good
But if you really want me, move it slow
There's things about me you just have to know
Sometimes I run
Sometimes I hide
Sometimes I'm scared of you
But all I really want is to hold you tight
Treat you right, be with you day and night
Baby all I need is time
I don't wanna be so shy, uh-uh
Everytime that I'm alone I wonder why
Hope that you will wait for me
You'll see that, you're the only one for me
I wanna believe in everything that you say
Ah cuz it sounds so good
But if you really want me, move it slow
There's things about me, you just have to know
Just hang around and you'll see
There's no where I'd rather be
If you love me, trust in me
The way that I trust in you
All I really want is to hold you tight
Be with you day and night
Tu mi dici di
essere innamorato di me
come che non riesci a togliere il tuoi begli occhi via da me
Non è che non voglio rimanere
Ma ogni volta che ti avvicini troppo a me io mi allontano
Voglio credere in tutto quello che dici
Perché suona così bello
Ma se mi vuoi veramente, vacci piano
Ci sono delle cose di me che devi ancora sapere
A volte scappo
A volte mi nascondo
A volte ho paura di te
Ma tutto quello che voglio veramente è stringerti forte
Trattarti bene, stare con te giorno e notte
Baby tutto quello di cui ho bisogno è tempo!
Non voglio essere così timida
Tutte le volte che sono sola mi chiedo perché
Spero che mi aspetterai
Lo vedrai che sei l'unico per me
Voglio credere in tutto quello che dici
Ah perché suona così bello
Ma se mi vuoi veramente, vacci piano
Ci sono delle cose di me che devi ancora sapere
Rimanimi qui vicino a me e vedrai
Non c'è altro posto in cui preferirei essere
Se mi ami, fidati di me
Nel modo in cui io mi fido di te
La
canticchiai allegramente dicendomi che allora non era pazza a voler aspettare
un po’ visto che qualcun’altro aveva pensato ciò prima di me!
Continuavo
a domandarmi cosa mi fosse preso; non avevo mai perso il controllo in quel modo.
Ma ho anche diciannove anni, ci sono
ragazze che alla mia età sono già madri…
Arrossii,
ripensando ad Andrea, a me, a noi, ai suoi baci, alle sue mani che fino a poco
prima mi stavano accarezzando dolcemente… Dovevo andarci piano, non dovevo
scottarmi.
Passai
la giornata pensando, ogni volta che Eliana e Rossella mi chiedevano cosa
stessi pensando mi limitavo a rispondere: “Niente, sono in ansia per stasera” e
cambiavo stanza.
Eppure,
che cavoli, avrei dovuto pensare all’università, a quali corsi frequentare…
Eliana
e Rossella mi aiutarono a decidere cosa indossare; alla fine optai per un
abitino bianco, perché a giudizio di Rossella “esaltava i miei occhi e i miei
capelli”.
“Mi
raccomando, fai il più tardi possibile e non fare la santarellina. Almeno in
modo eccessivo” mi ammonì lei mentre uscivo di casa, sorridendo.
“Tranquilla”
le risposi, facendo l’occhiolino e scendendo. Mi assicurai di avere il regalo,
un braccialetto di oro bianco, nella borsetta e raggiunsi Andrea che mi
aspettava fuori al palazzo, davanti alla sua auto.
Quando
lo vidi trattenni il respiro, era bellissimo come sempre, anche se indossava
dei semplici jeans e una camicia nera a mezze maniche.
“Ciao”
disse.
“Ciao…
E ancora auguri” dissi. Mi diede un lieve bacio sulla guancia e mi fece segno
di salire in auto. “Scusa, ma prima cera un paparazzo poco distante”.
Accese
la radio, come per riempire il nostro silenzio iniziale, e quando mise in moto
disse: “Allora, non sei curiosa di sapere dove andremo?”.
“Si,
ma voglio sembrare educata, almeno solo per un’ora” ironizzai.
“Tranquilla,
farò finta di non aver sentito” stette al gioco. “E comunque non te lo dirò lo
stesso dove andiamo!”.
Lo
guardai, fingendomi offesa. “Va bene, ok…” iniziai, ma fui interrotta dalla
suoneria del mio cellulare.
“Cavoli,
è mamma…” lo informai.
“Rispondi,sono
curioso! E salutamela” aggiunse.
“Si.
Pronto, mamma?”.
“Debora!
Come va?” mi domandò subito.
“Benissimo,
mamma, benissimo! Ma te l’ho già detto oggi” le ricordai, visto che mi aveva
chiamato tre ore prima.
“Si,
lo so, è solo che mi sentivo sola…” disse.
“Mamma,
anche tu mi manchi” qui Andrea mi guardò, ghignando, “Ma purtroppo è per il mio
futuro, no?”.
“Si,
hai ragione. Cosa fai, comunque?”.
“Sono
in auto con Andrea, Eliana, Rossella e… Dante, andiamo un po’ in centro”
mentii. “Ti saluta Andrea” aggiunsi.
“Bene,
ricambia e divertiti. Ci sentiamo domani, ciao tesoro!”.
“Ciao
mamma, ti voglio bene!” la salutai, staccando prima che potesse dire altro.
Guardai Andrea, che continuava ad avere un sorriso stampato in faccia.
“Ricambia i saluti”.
“Non
andiamo in centro, comunque” sogghignò.
“Ho
dovuto mentire visto che non lo sapevo” lo presi in giro.
“Si,
ma resta il fatto che sei una figlia cattiva”.
“E’
solo colpa tua” lo rimbeccai.
Ci
guardammo con i sopraccigli levati prima di scoppiare a ridere e iniziare a
canticchiare la canzone che stavano dando in radio, “Il peso della felicità” di
Massimo, che era uscita l’anno prima.
“Perché sono felice qui con te ma mi
sento in colpa per chi non sa cosa sia la felicità, poi penso che nessuno
pensava a me quando non la conoscevo e allora rido, e ti bacio e rido e sorrido
e ti penso…”.
“Max
è con noi” dissi.
“Si,
pensa che è grazie a lui che ci siamo rincontrati” mi ricordò lui. “Gli devo un
favore”.
Annuii,
mentre una domanda mi attanagliava. “Quando hai saputo del battesimo hai mai
sperato che fossi invitata?”.
“Si,
anche se non avevo molte speranze dopo che non eri venuta alle nozze”.
“Io
quando ti ho visto aprire la porta ci sono rimasta” rivelai. “Ma ci avevo
sperato” aggiunsi.
La
canzone terminò, e con essa anche il tragitto che Andrea aveva percorso: fermò
l’auto, e mi fece cenno di scendere.
Intorno
era ormai tutto buio, c’erano tanti bar illuminati e abbastanza passanti.
“Ora
mi devi scusare, ma devo fare una cosa in stile “Tre metri sopra il cielo”,
anche se ammetto di odiare tutte quelle scemenze” disse Andrea.
“Cioè?”
domandai divertita. Quell’appuntamento, anche se non era ancora iniziato per
davvero, mi incuriosiva, teneva sveglia in me la felicità che provavo in quei
giorni.
Per
tutta risposta lui estrasse dalla tasca una benda nera, facendo una smorfia.
“Wow,
ahaha!” esclamai, scoppiando a ridere.
“Dai,
su, che mi sento già in imbarazzo” si affrettò a dire, legandomela dietro la
nuca e facendo si che non vedessi nulla.
“Ora
però devo aggiungerci una cosa mia, altrimenti è troppo facile per te capire
dove stiamo andando” dichiarò.
Annuii,
e sentii un tuffo al cuore quando lo sentii sollevarmi da terra. D’istinto mi
aggrappai a lui, e fu bellissimo sentire il suo respiro vicinissimo a me. “Ma
così non vale, non posso vedere la tua espressione, puoi farmi qualche smorfia
a tradimento”.
Lo
sentii ridere prima di dire: “Solo quello? Potrei fare cose ben peggiori…”.
“Ah-ah,
ad esempio?” lo schernii.
“Venderti
a qualche banda di cinesi in cerca di organi, o abbandonarti dopo averti legata
ad un lampione, per esempio” disse, con finto tono crudele, provocandomi uno
stupido brivido di paura.
Dopotutto sono pur sempre con un
venticinquenne che ho rincontrato da poco per le vie di Roma o qualche paesino
lì vicino alle nove di sera…
“Idiota,
taci o mi tolgo la benda!” lo rimproverai.
“Ok,
ok, diciamo che il massimo che mi sentirei di fare è baciarti a tradimento, ma
non ho intenzione di farlo visto che sono un gentiluomo e rispetto gli accordi”
dichiarò con tono leggero, facendomi ridere. “Oh, ecco, siamo arrivati…”.
Intorno
a me sentivo un inconfondibile rumore di onde…
Mentre
ero ancora tra le sue braccia mi autorizzò a togliermi la benda. Eseguii,
emozionata, e rimasi stupita ritrovandomi per davvero su una spiaggia. La luna
piena si rifletteva sul mare, e poco distante c’era un tavolino con due sedie e
un candelabro sopra che illuminava il tutto.
“Oh,
ma è stupendo!” esclamai senza fiato, voltandomi e trovandomi vicinissimo al
suo sorriso.
Non
disse nulla, ma mi strinse a sé, accarezzandomi i capelli, mentre io mi
stringevo più intorno al suo collo. Entrambi avevamo il respiro corto, ci stringevamo
senza un preciso motivo, ci sfioravamo, ma senza sorridere, come se solo in
quel momento ci rendessimo conto di essere stati lontani per tre anni.
“Mi
sei mancata da morire” confessò, mentre scendevo dalle sue braccia. “E anche se
alla fine mi sono abituato, il tuo pensiero è sempre stato qui” aggiunse,
prendendo la mia mano e conducendola vicino al suo cuore.
Annuii,
sentendo le lacrime agli occhi, e lo abbracciai. “Non me lo dire, io… Io sono
stata una stupida, non so come ho potuto ripensare a Niko alla finale, dopo
tutto quello che c’era stato tra me e te! Spero mi perdonerai” rivelai, senza
guardarlo negli occhi.
“Io
non ce l’ho mai avuta con te” disse semplicemente, riacquistando il sorriso.
“Ma ora, dai, andiamo, la cena ci aspetta”.
Mi
accompagnò vicino al tavolino, spostò la sedia e mi fece accomodare. Suonò il
campanello che c’era sul tavolo, e due camerieri comparirono da lontano,
portando un carrello con sopra la cena e la torta e se ne andarono. Iniziammo a
parlare, finalmente, del più e del meno, dei vari aneddoti vissuti in quei tre
anni…
“E
poi, non puoi immaginare che colpo mi è venuto all’esame! Il professore di
geografia astronomica, alla fine del colloquio, dice: “Bene, signorina, sono
d’accordo con la commissione nel metterle 35…” e stava già scrivendo quando
domanda: “Lei è la signorina Braccio, giusto?”. Ci è voluto la mano di Dio per
convincerlo che non ero io, stava per mettere il voto ad un’altra, che per di
più non era ancora andata al colloquio”
dissi poco prima della torta.
“Ma
dai! Non so come abbia fatto questo professore a non ricordarsi il tuo nome, se
avessi un’alunna come te sarebbe la mia preferita…”.
“Lecchino!”
lo rimproverai affettuosamente.
Fece
finta di non avermi ascoltato, perché disse: “Invece io all’esame di stato mi
inventai di sana pianta la parte di arte, era una materia che odiavo, e come
professoressa c’era una di un’altra sezione, una tipa rimbambita, che alla
fine, dopo che gli ho descritto la “Guernica” di Picasso, mi guarda compiaciuta
e dice: “Bene, signor Romani, immagino abbia approfondito molto…”. Poi
ovviamente alla fine fu lei a convincere la commissione a darmi 30” disse,
ridendo.
Lo
guardai scioccata, scuotendo il capo. “Che fortuna! Ma con quanto ti sei
diplomato? .
“89/100”
rispose. “Spero di essere degno di frequentare una ragazza che ha preso tre
punti in più a me…”.
“Forse
no, ma diciamo che dopo questa bellissima sorpresa sono anche disposta ad
interrompere il nostro accordo” concessi, imitando di nuovo lo sguardo
malizioso che gli avevo rivolto quella mattina.
“Bellissima
sorpresa?” domandò, guardandomi attentamente.
“Si,
è sempre stato il mio sogno cenare a lume di candela su una spiaggia con il mio
principe azzurro” rivelai. “Ma da quel che ho capito non ti importa del fatto
che sono disposta ad interrompere il nostro accordo e che ti ho appena chiamato
principe azzurro” aggiunsi, cercando di provocarlo un po’.
Andrea
sorrise, scuotendo il capo. “No, certo che mi importa! Ma dopo la torta, voglio
prima esprimere il desiderio” dichiarò, mettendo i piatti vuoti sul carrello e
prendendo la torta con su un grande 25.
“Allora
è arrivato il momento del regalo” annunciai mentre accendeva le candeline,
prendendo la borsa e prendendo il pacchetto. “Buon compleanno”.
“Grazie…
Ma il vero regalo che mi hai fatto è un altro” disse, dopo averlo aperto e aver
indossato il braccialetto.
Lo
guardai, aspettandomi qualche frase sdolcinata, ma con mia grande sorpresa lui
estrasse dei fogli dalla tasca e li aprì.
“Cos’è?”
domandai senza capire, avvicinandomi.
Andrea
si schiarì la voce e iniziò a leggere. “Il
breve periodo che passai con Andrea fu la parte più bella di tutta l’avventura
a Music’s Planet. Mi sentivo felice come
non lo ero mai stata e sentivo di essere ricambiata al 100%. Finalmente dopo molte
ricerche, sentivo di aver trovato quella che poteva essere la mia dolce metà,
ma purtroppo a ricordarmi che ciò non era possibile, ci pensava la finale che incombeva
sempre più rapidamente, accorciando sempre di più il filo del tempo che ci
teneva uniti. Spesso pensavo a cosa sarebbe successo una volta usciti dal loft,
e provavo una fitta allo stomaco pensando che di sicuro prima poi l’avrei trovato fotografato su tutti i giornali
al fianco di qualche ragazza famosa. Ma dovevo godermi ogni istante con lui. E
così feci”.
Terminò
di leggere, alzando lo sguardo e trovandomi meravigliata. “Tu hai letto il mio
romanzo?” domandai. Non sapevo perché, ma mi sentivo un po’ imbarazzata nel
sapere che lui aveva letto quelle pagine.
“Era
nella pen drive che mi hai dato, l’ho aperto innocentemente e quando ho trovato
quella parte mi sono sentito di nuovo lì nel loft, con te vicino, più piccola,
più insicura … Ma al cosa più bella è stato leggere che a te dispiaceva davvero
di vedermi al fianco di qualcun’altra, anche se alla fine siamo di nuovo qui,
io e te, senza nessuno tra i piedi… Ora ci sono, anche se quei giorni sono
lontani migliaia di chilometri” affermò,
riponendo il foglio in tasca.
“Si…
Spegni le candeline, su!” lo incoraggiai. “Tanti auguri a te, tanti auguri a te…” iniziai a cantare, battendo le mani.
Spense
le candeline, poi si voltò a guardarmi, con un’espressione da bambino dipinta
in volto.
“Esaudisci
il mio desiderio?” domandò lentamente.
“Guarda
che è anche il mio desiderio, dopo stasera ho capito che in certe occasioni il
cervello non va ascoltato…” gli rammentai, sorridendo e avvicinandomi.
Prese
il mio volto tra le sue mani e mi baciò dolcemente, con calma, come per
ricordarmi che quella sera era tutta nostra, che non c’era nessuno a darci fretta. Risposi con altrettanta calma,
chiedendomi da quanto tempo era che desideravo un momento del genere, e non mi
accorsi nemmeno di finire stesa sulla sabbia al suo fianco, dove restai finchè
entrambi non ci addormentammo come dei bambini tra un bacio e l’altro.
“Per
la prima volta il mio desiderio di compleanno si è avverato” mi annunciò
parecchie ore dopo, quando mi svegliai e mi ritrovai con la testa sul suo
petto, guardandolo un po’ stranita, mentre l’alba tingeva il cielo di rosa e
arancione.
“Quale
sarebbe precisamente?” gli domandai dopo averlo baciato per dargli il
buongiorno.
“Quello
di essere il tuo ragazzo, no?” mi ricordò, accarezzandomi i capelli.
Risi,
prima di fingere una faccia smemorata. “Perché, io e te stiamo insieme?” feci.
“Si,
da ben sette ore” mi ricordò, circondandomi la vita con le braccia e
ribaciandomi a sua volta.
Restammo
avvinghiati finchè il mio cellulare non prese a squillare, rivelando un sms di
Eliana: “Deb dove sei? Sei già uscita o non ti sei proprio ritirata?
Rispondi, siamo preoccupate”.
Andrea
lo lesse, e fece una faccia soddisfatta. “Permetti che chiamo io?” domandò,
godendosela un mondo.
“Ma
certo, mio prode cavaliere…”.
Inutile
dire che finimmo di nuovo avvinghiati a fare i piccioncini, e Eliana l’avvertii
solo un’ora dopo, mentre eravamo in macchina per ritornare a casa.
Qualche Anticipazione:
“Spero
che questo ritardo di almeno sette ore sia valso a qualcosa” sghignazzò
Francesco.
________
“Cioè, hai diciannove anni e
non hai mai… Oddio” fece Rossella.
________
“Certo
che lo voglio, so che non me ne pentirò” decisi, ritornando a baciarlo e slacciandogli
la camicia.
________
Per
tutta risposta gli passò il giornale; Andrea indugiò un secondo prima di
cacciare gli occhi fuori dalle orbite ed esibire un’espressione sconvolta.
________
Dalla
macchina uscì una ragazza dalla chioma bionda e luminosa, tutta arrabbiata. “Ma
dico io, chi gliel’ha data la patente?” urlò, avvicinandosi.
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Capitolo 50 *** Tutta Colpa Degli Incidenti ***
Tutta Colpa Degli Incidenti
Ciao!
Sono
reduce da un pomeriggio passato a studiare diritto, quindi già vi avviso del
fatto che non sono responsabile di quello che vi dirò! xD
Questo
capitolo apre qualche discorsetto più… Ehm… “Hot” se così vogliamo chiamarlo,
ihih, ma tranquille, non c’è scritto niente di che =D.
E
oltre a ciò, ci sarà una notizia bomba ed un brutto ritorno di una personaggio
moooolto amato, quindi preparatevi ad un capitolo movimentato!
Grazie
mille a:
vero15star:
Eheh, tesoro, io lo sapevo! Anche io lo avrei ucciso se avesse letto qualcosa
di personale, ma dopotutto è il nostro Andreuccio, questa gliela possiamo far
passare, dai… xD Un bacione, ti voglio bene!
95_angy_95:
Grazie mille, è sempre un piacere sapere che un capitolo è piaciuto! E su
Andrea, beh, avevi dei dubbi?! xD xD
giunigiu95:
Mi dispiace dirtelo ma il cognome di Andrea è Romani, non Tenero, ma comunque
potrebbe diventare il suo secondo nome. Glielo proporrò, ok? =D Grazie mille, bacioni!
Giulls:
Giuliaaaa! Tesoro! Io lo sapevo che saresti stata curiosa circa le
anticipazioni, proprio perché in questo cap scopriremo uno degli spoiler che ti
dissi un mesetto fa circa… Qual è te lo lascio scoprire leggendo, ihih! !!!! *cavolo, è SPETTACOLARE questo capitolo!! *
Addirittura?! *me arrossisce e abbraccia Giulia* Grazie mille tesoro, ti voglio
bene!
Angel
Texas Ranger: Siii, non hai visto che a breve uscirà un film intitolato proprio
“Spider- Andrea”? Solo che la protagonista femminile sarà sempre Mary Jane, Deb
l’hanno fatta fuori… xD xD Comunque tranquilla riguardo quella ragazza perché darà
fastidio solo alla povera Deb, sigh!
Purtroppo
non aggiornerò lunedì ma martedì perché ho molto da studiare e dopo devo anche
andare ad una festa di diciotto anni… Ce la farò?! =(
La
vostra milly92.
Capitolo 50
Tutta Colpa Degli Incidenti
Avere
l’abito sporco di sabbia, i capelli arruffati, il trucco sciolto, le scarpe
piene di sabbia e il mal di schiena per aver dormito sulla spiaggia non fu niente rispetto a scendere dall’auto
di Andrea sotto lo sguardo indagatore di Eliana, Rossella, Dante, Giuseppe e Francesco
che ci squadravano dal balcone. Le ragazze sembravano sollevate, mentre i
ragazzi erano sorpresi.
“Spero
che questo ritardo di almeno sette ore sia valso a qualcosa” sghignazzò Francesco.
“Forse
si, forse che no” risposi dubbiosa, facendo segno ad Andrea di zittirsi.
Uscimmo
dal cortile rapidamente e ci intrufolammo furtivamente nell’ascensore. “Certo
che sei cattiva, tenerli così sulle spine!” mi rimproverò affettuosamente Andrea.
“Capirai,
tanto alla fine ci sei sempre tu che spiattelli tutto!” esclamai, gettandogli
le braccia al collo e baciandolo come se fosse la prima volta. Aprii gli occhi
e notai che anche lui mi stava guardando mentre mi baciava, così ridemmo e
continuammo a scambiarci quell’ennesimo bacio.
“Ehm,
ehm, e meno male che avevi detto: “Forse si, forse che no”, cara” disse la voce
di Francesco.
Ci
separammo di botto: non ci eravamo resi conto che l’ascensore era arrivata a
destinazione ed aveva aperto le porte automaticamente, rivelando tutta la banda
davanti a noi.
“Va
bene, gente, stiamo insieme, contenti?” affermò Andrea prendendomi per mano
mentre uscivamo dall’ascensore.
“E
certo che lo siamo!” urlò Eliana, accompagnata a ruota da Rossella. Entrambe mi
guardarono radiose e mi abbracciarono.
Invece
i ragazzi guardarono Andrea tra lo sconvolto e l’ammirato; solo Dante gli diede
una pacca sulla spalla.
Rientrammo
nel nostro appartamento, mentre le ragazze mi chiedevano i dettagli, e trovammo
Niko che ci veniva incontro con indosso solo dei pantaloncini. “Cavoli, mi
avete svegliato con le vostre urla…”.
“No,
è che io e Andrea ci siamo appena messi insieme e allora le ragazze stavano
festeggiando…” spiegai.
Allargò
gli occhi per la sorpresa. “Davvero? Wow, auguri allora!”.
Ci
sorrise, prima di aggiungere: “Allora se ti fermerai a dormire qui, Andrea,
ricorda che la precedenza nel bagno la mattina va prima a me, poi a Pierre e
infine a te, che sei l’ultimo arrivato…” ridendo.
“No,
io e Deb siamo stati insieme già tre anni fa, quindi si potrebbe dire che
l’ultimo arrivato è Pierre!”.
“E
che c’entra…”.
“Ragazzi,
tranquilli, il problema non si pone visto che Andrea dormirà a casa sua per
ancora molto tempo” li fermai, ponendo fine a quella subdola affermazione. Le
ragazze mi guardarono senza capire, e subito mi fecero il terzo grado quando ci
riunimmo nella mia stanza un’ora dopo, quando Andrea andò con gli altri tre ad
un’intervista e Niko andò ad un incontro con il produttore.
“Cosa
vorresti dire con il fatto che Andrea dormirà a casa sua per ancora un po’ di
tempo?” attaccò subito Rossella, stringendo un cuscino.
“Voglio
dire che preferirei aspettare un po’ prima di…” iniziai, ma Eliana mi
interruppe.
“Cioè,
stai cercando di dirci che siete stati tutta la notte fuori e non avete fatto
niente?” domandò sconvolta.
“Si,
cosa c’è di male? Insomma, abbiamo guardato le stelle, abbiamo parlato…” dissi
senza capire. “E poi io non l’ho mai fatto” aggiunsi a mò di spiegazione.
Inutile
dire che mi guardarono sbalordite, come se avessero davanti un fantasma.
“Cioè,
hai diciannove anni e non hai mai… Oddio” fece Rossella.
“Ehi,
non ci vedo nulla di male” mi difesi. “Per certe cose bisogna aspettare il
momento giusto, no?”.
“Oh,
ma certo, si” si affrettò a rispondere Eliana. “Solo che sei la prima persona
che conosco che è ancora vergine a diciannove anni, a parte mia nonna” aggiunse
pensierosa, scatenando le risate di Rossella.
Le
guardai con il sopracciglio levato, un po’ offesa. “Scusate se non l’ho data in
giro al primo che capitava, eh, ma io ci tengo a certi valori, proprio come tua
nonna” ribattei.
Rossella
si zittì all’istante ed Eliana fece una faccia seria.
“Hai
ragione, anzi, io ti invidio un po’ ad essere onesta, la mia prima volta è
stata una schifo” disse Eliana, mettendomi una mano sulla spalla. “Avevo
diciassette anni e stavo con questo tipo da sei mesi, ero convinta che fosse
vero amore… Ma il giorno dopo lui mi mollò”.
“Beh,
vale lo stesso per me, solo che avevo quindici anni e stavo con questo ragazzo
da quattro giorni” rivelò Rossella, abbassando lo sguardo, imbarazzata.
Sentire
le loro storie mi rilassò, mi dissi che avevo fatto bene ad aspettare. “Mi
dispiace, ragazze…” dissi, senza sapere cosa dire.
“Invece
scommetto che la tua prima volta sarà fantastica, Andrea ci sa davvero fare…”
disse Rossella, prima di tapparsi la bocca.
“Rossella!”
la rimproverai, arrossendo, mentre questa a ridere fu Eliana.
“Scusami,
scusami… Ma è vero!” aggiunse.
“Farò
finta di non aver sentito” dichiarai. Immaginare Rossella e Andrea insieme mi
faceva ancora un po’ male, per questo mi imposi di non pensarci la settimana
dopo, mentre ero da sola in casa con
lui, dato che le ragazze erano andate a provare i nuovi brani. Andrea era
venuto con l’intenzione di aiutarmi a ripetere spagnolo per i test di
ammissione all’Università, ma dopo dieci minuti ci eravamo ritrovati a
pomiciare senza ritegno.
Inizialmente
avevamo iniziato a baciarci innocentemente, ma tre secondi dopo mi ero ritrovata
a cavalcioni su di lui sul divano del soggiorno.
Improvvisamente
sentii tutte le mie paure scemare, abbandonarmi. Ci lanciammo uno sguardo,
senza dirci nulla, e presi ad accarezzargli il torace come compromesso, mentre
lui faceva vagare le sue mani sotto la mia camicetta e mi slacciava il
reggiseno.
“Io…
Non l’ho mai fatto” rivelai a bassa voce, mentre mi baciava freneticamente il
collo.
Si
fermò di botto, alzandosi sui gomiti. “Lo immaginavo” rivelò, sussurrando
anch’egli con il fiato corto. “Sei sicura di volerlo fare con me?”.
“Certo
che lo voglio, so che non me ne pentirò” decisi, ritornando a baciarlo e
slacciandogli la camicia.
“Sicurissima?
Perché altrimenti non riuscirei a tornare indietro…” mi avvisò.
“Si”
riconfermai. Ci guardammo, e mi persi nel suo sguardo sexy mentre stava per
sfilarmi anch’egli la camicetta. Lo assecondai, sentendomi beatamente obliata,
quando il rumore insistente del campanello ci costrinse a dividerci.
“Cavoli,
chi è?” domandai, mentre Andrea per un pelo non mi buttava giù dal divano.
“Non
lo so, ma farai meglio a darti una sistemata” disse lui. “Io vado in bagno”
aggiunse.
Scocciata,
urlai un: “Vengo subito!”, mi aggiustai la camicia, infilandomi rapidamente il
reggiseno, e aggiustai i capelli, anche se ero ancora rossa in viso.
Aprii
la porta e mi ritrovai davanti Niko, che aveva una faccia sconvolta. “C’è
Eliana?” domandò subito.
“No,
è andata allo studio di registrazione, perché?” domandai, quando in realtà non
me ne fregava nulla, dato che i miei pensieri vagavano ancora su Andrea.
“Perchè?!
Ma non hai letto l’articolo su “Donne&VIP?” chiese, come se fosse la cosa
più logica del mondo, mostrandomi un giornale.
“No,
comunque entra” lo invitai, prendendo la rivista e restando scioccata appena
vidi la foto sulla copertina: c’era Eliana in una farmacia che teneva tra le
mani un test di gravidanza e sotto c’era scritto: “Eliana mamma? Probabilmente è un arrivo un piccolo D’Aiello!”.
Niko
prese posto in cucina, con aria affranta, mentre io lo guardavo sconcertata.
“Ma…
non ne sapevi nulla?” domandai.
“No!
Perché tu ne sapevi qualcosa?” chiese precipitosamente, sgranando gli occhi.
“No,
no” dissi, sedendomi a mia volta. Il fatto che Eliana pensasse di essere incinta
quasi mi fece dimenticare di Andrea, che entrò in cucina. Sembrava ancora un
po’ stordito, per cui non incrociai il suo sguardo.
“Ciao
Niko” disse. “E’ successo qualcosa?” aggiunse, notando che era parecchio
sconvolto.
Per
tutta risposta gli passò il giornale; Andrea indugiò un secondo prima di
cacciare gli occhi fuori dalle orbite ed esibire un’espressione sconvolta.
“Ma
lei te ne ha parlato?” domandò subito, sedendosi al mio fianco.
“No!”
rispose con uno scatto. “Io non ne sapevo nulla, me lo ha detto mia madre, era
furiosa, preoccupata… Mi ha chiamato stamattina, e quando sono andato dal
giornalaio quello mi ha guardato con un’espressione beffarda che lo avrei preso
a pugni, nervoso com’ero!” spiegò, mettendosi il capo tra le mani.
“Dai,
Niko, calmati, nessuno può dire che sia una cosa certa, forse lei lo ha preso
per precauzione…”.
“Anche
se le precauzioni le avresti dovute prenderle tu, amico” borbottò Andrea. Gli
diedi una gomitata tra le costole per farlo zittire, certo che i ragazzi erano molto
solidali tra loro in certe situazioni!
“Guarda
che le uso sempre, è stato un incidente!” dichiarò lui. “Io non ho nulla in contrario, solo che un
diventare genitori così, senza averlo premeditato! Siamo maggiorenni e
vaccinati, certo, abbiamo ventidue anni, ma una gravidanza intralcerebbe le
nostre carriere…”.
“Ma
nel remoto caso che fosse incinta, non dirmi che la faresti abortire!” gli
dissi, incredula.
“E’
facile parlare così, per te!” mi attaccò subito. “Non puoi capire…”.
“No,
non posso capire, ma ho un cervello per pensare! Insomma, come hai detto tu
siete maggiorenni e vaccinati, avete un lavoro, potreste tirar su un eventuale
figlio nel migliore dei modi!” ribattei.
Niko
fece un verso scettico, mentre Andrea accorse in mio aiuto dicendo: “Calma,
amico. E poi dovresti prima parlare con Eli, non credi?”.
L’altro
annuì, sconsolato. “Ma ci pensate? Se così fosse, tra nove mesi a quest’ora
sarò in ospedale ad aspettare…”.
Sorrisi
a quell’idea. “Vedi? Fai tutto il duro ma inconsciamente già sai di voler bene
a quella creatura…” dissi, in stile psicologa.
Udendo
ciò Niko alzò il capo, preoccupato e allarmato, e Andrea subito si parò le mani
avanti precisando: “Quella creatura che non si sa ancora se è nella pancia
della tua fidanzata” .
Stavo
aprendo bocca per dire altro quando bussarono alla porta. Scattai su,
preoccupata. “Se è lei noi usciamo e vi lasciamo da soli, ok?”.
“No,
vi prego” mi implorò, scuotendo il capo.
“Va
bene” acconsenti Andrea.
Mi
diressi alla porta d’ingresso ed aprii, trovandomi Rossella ed Eliana davanti.
Sembravano silenziose ed Eliana aveva gli occhi rossi.
Chissà perché all’improvviso sono
contenta di non essere andata oltre con Andrea, almeno tra un mese non avrò
questa preoccupazione! Pensai subito,
sentendomi totalmente egoista.
“Ehi,
venite, c’è Niko di là” dissi. Nell’istante in cui pronunciai quelle parole
Eliana divenne scarlatta mentre entrava in casa.
Ci
dirigemmo tutte e tre in cucina; nessuno aveva accennato niente circa ciò che
stava per succedere ma era come se si captasse già nell’aria.
“Ciao,
amo…” iniziò Eliana, ma si bloccò vedendo la rivista poggiata sul tavolo,
mentre io scuotevo il capo con aria di disapprovazione dietro le spalle,
facendo segno a Niko di essere un idiota, visto che avrebbe dovuta nasconderla.
Inspirò
violentemente, mentre Rossella le prese un braccio e prese ad accarezzarglielo.
L’aria
era tesa più che mai; io, Andrea e Rossella ci appiattimmo contro il mobiletto
dove c’era la tv mentre la coppia si guardava.
“Allora
hai saputo” disse infine Eliana, abbassando lo sguardo.
“Si,
ho saputo. Anche se avrei preferito saperlo da te!” ribattè Niko alzandosi.
Al
suono di quelle parole lei scoppiò a piangere, aggrappandosi al tavolo. Mi
faceva male il cuore nel vedere quella scena, tanto che non feci nemmeno caso a
Rossella che si affrettava a prendere un fazzoletto e porgerglielo.
“Guarda
c-che è successo i-ieri, v-volevo a-aspettare di esserne c-certa p-prima di
a-allarmarti…” singhiozzò.
Niko
parve sciogliersi, perché la abbracciò e le accarezzò la schiena.
“E…
allora?” domandò, cercando di essere cauto.
“Allora…
C’è che sono incinta, incinta!” strillò istericamente, aumentando la stretta
attorno al suo collo.
Io
ed Andrea trattenemmo il respiro, e si sentì tale e quale visto che era
piombato il silenzio.
Niko
si staccò violentemente dalla ragazza e si sedette, senza battere ciglio.
Subito mi affrettai a prendergli un bicchiere di acqua e glielo passai, ma lui
non mosse nemmeno un muscolo.
“E-ecco,
e-ecco, cosa t-ti avevo d-detto, R-Ross? C-cosa?! L-lui non lo v-vuole, m-mi
mollerà, mi lascerà d-da s-sola con il b-bambino…” continuò a piangere Eliana,
mentre io mi avvicinavo e la stringevo.
“Questo
mai, Eli, ma sei impazzita? Come potrei?” esclamò Niko, rialzandosi. “Sarà
difficile, certo, ma io ti amo e amerò questo bambino allo stesso modo, non
potrei mai…” aggiunse con la faccia più seria che gli avessi mai visto stampata
in faccia.
“Ma
è sicuro? Voglio dire, non sarebbe meglio andare da un dottore…” proposi,
cercando di suonare speranzosa.
“Già
fatto, siamo appena tornate dal ginecologo che ha confermato, è già incinta di
40 giorni” rispose per lei Rossella.
“Ah”.
Annuii,
senza sapere cosa dire o fare, e mi strinsi ad Andrea, che mi circondò le
braccia con le spalle.
Il
fatto che Niko ed Eliana stessero per diventare genitori sconvolse un po’ la
nostra vita; io e Rossella passavamo le giornate a servirla, ad impedirle di
sforzarsi, mentre i ragazzi cercavano di tirar su Niko ed impedirgli di leggeri
libri come “Il manuale del papà perfetto”.
I
loro genitori non l’avevano presa nel migliore dei modi, ma fatto sta che
all’inizio di settembre ci trovammo entrambe le famiglie a casa.
Fu
quindi in quest’atmosfera un po’ tesa che affrontai i test di ingresso
all’Università il dieci settembre.
“Allora,
com’è andata?” mi domandò Andrea ansioso mentre salivo in auto al termine del
test.
“Credo
bene” risposi, scoccandogli un rapido bacio e salutando una ragazza che avevo
conosciuto quella mattina, che quando vide che ero in auto con Andrea sgranò
gli occhi.
“Come
sarebbe credi?” domandò, ancora più ansioso, mettendo in moto.
“Sono
solo un po’ incerta su due domande di letteratura” dissi.
“Ah,
meno male” decretò. “Comunque lunedì ti aspetta il tuo primo giorno di
lavoro” mi informò. “Ho parlato con la
casa discografica ed è tutto ok”.
“Davvero?”
chiesi entusiasta.
“Si,
ma ora sei quasi una mia collega, quindi dovremmo mantenere un rapporto un po’
più professionale…” scherzò.
“Ah-ah,
scemo!” lo rimproverai, gettandomi addosso a lui nel vero senso della parola,
facendogli sbagliare a fare una curva…
Bum.
“Oddio!”
urlai.
“Cazzo!
E’ tutto ok?” domandò Andrea, affacciandosi dal finestrino, rivolto alla
conducente dell’auto contro cui avevamo urtato lievemente.
Dalla
macchina uscì una ragazza dalla chioma bionda e luminosa, tutta arrabbiata. “Ma
dico io, chi gliel’ha data la patente?” urlò, avvicinandosi.
Vedendola
restai di sasso, trattenendo il respiro: davanti a me non c’era nient’altro che
Paris, più cresciuta e arrabbiata che mai.
Anche
lei mi vide, perché il suo ghigno si trasformò subito in un sorriso sdolcinato.
“Oh,
Debora!” esclamò. Fece una risata cristallina, scuotendo la chioma come era suo
solito fare. “Lei è fortunato, mi accontenterò di un caffè con la sua compagna
invece che mettere in mezzo l’assicurazione per l'incidente” dichiarò, sorridendo ad Andrea che
mi guardava senza capire, mentre io sentivo il colorito abbandonarmi insieme
alla mia fortuna.
Qualche Anticipazione:
“Eccomi.
Comunque ho deciso di andare da Paris, non voglio che pensi che ho paura di
lei” lo informai, mentre il cameriere mi serviva il cappuccino.
__________
“Sei
più sexy quando cucini” disse, a bassa voce.
__________
Andrea
restò immobile, confuso. “Tu… Mi ami?” domandò, incredulo.
__________
“L’articolo
che io ti farò fare…?” domandai, sarcastica.
__________
“Ah,
a proposito! Ti saluta tanto Daniele, siamo colleghi, sai?” mi informò, con
falso tono mieloso.
|
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Capitolo 51 *** Il Diavolo Veste Prada ***
Il Diavolo Veste Prada
Ciao
a tutti!
Oggi
posto con un sorriso a trentadue denti perché finalmente mi sono tolta dalle
scatole l’interrogazione di italiano con buoni risultati quando invece avevo un
brutto presentimento circa il suo esito.
Vabbè,
non penso possa fregarvene molto xD, quindi penso che farò bene a ringraziavi
per le vostre affettuose recensioni che mi lasciate cap dopo cap!
Grazie
mille a:
giunigiu95: Si, il fatto che Eliana sia incinta
stravolgerà un po’ la vita di Deb e gli altri, ma dopo un po’ sia lei che Niko
si affezioneranno al bambino. E riguardo Paris, beh, ti lascio scoprire cosa ha
intenzione di fare a Deb leggendo il cap… Grazie mille per la recensione, baci!
95_angy_95:
Uh, mi dispiace tantissimo, ma come hai detto tu devi ricrederti, ormai Deb è
letteralmente cotta di Andrea e Niko sta per diventare genitore insieme a
Eliana, quindi… Ma credo ti farà piacere sapere che tra Niko e Deb si
instaurerà un bellissimo rapporto di amicizia! ^^
vero15star:
Tesoro! Si si, hai ragione, Niko ha guadagnato qualche punto (ma giusto qualcuno,
eh! xD) perché sta tornando a comportarsi da “uomo”, ma riguardo Deb e Andrea
ti dico solo di non preoccuparti… ^^ Paris come suo solito cercherà di
ricattare la povera Deb, ma risguardo Daniele, ehm… Ti dico solo di aspettare
il prossimo cap… A proposito, ho iniziato a leggere “Eternity”, sono arrivata
fino al terzo cap, non so se hai letto la recensione, mi è piaciuto davvero
molto! Continuerò al più presto perché sono davvero curiosa ^^ Un bacione, ti
voglio bene!
Giulls:
Ciao, Giuliaaaa! Purtroppo Paris esiste e fino ad ora nessuno l’ha ammazzata,
ma non perdiamo le speranze, dai! xD *chissà
se altre 2 coppie di mia conoscenza (una tua e una mia) si daranno da fare? xD*
Me lo stavo domandando anche io, sai? Secondo
me dobbiamo aiutarli un po’ noi… Ma voglio essere brava e ti dico che questa
fatidica “mossa” tra Deb e Andrea ci sarà ^^ E tra la tua coppia? Ehehe! =D E
riguardo il baby Niko… Sarà unA baby Niko, ihih! Un bacione, tesoro, ti voglio
bene!
freeze:
Ma certo, hai perfettamente ragione, ognuno la pensa come vuole, solo che Deb
vede sempre tutto da un punto di vista piuttosto “Moralista”, se così vogliamo
definirlo, e Niko e Eliana hanno ritenuto opportuno tenere il bambino visto che
comunque Niko può tranquillamente continuare il suo lavoro di cantante nel
frattempo e, come si vedrà più avanti, Deb e gli altri sono disposti ad
aiutarli. Riguardo Paris, beh, troverà il suo modo di minacciare Deb ma
cercherò di fare di tutto per salvarla dalle sue grinfie, promesso! =D
Penso
che aggiornerò sabato visto che venerdì devo immergermi totalmente nella
letteratura spagnola =’( Help meeeee!
la
vostra milly92.
Capitolo 51
Il Diavolo Veste Prada
“Allora
ti aspetto oggi pomeriggio a casa mia, tesoro, è così bello averti rivista!”
continuò Paris, iniziando a frugare nella sua borsetta di pelle lucida
sicuramente firmata ed estraendone un bigliettino. “Qui c’è scritto
l’indirizzo, mi raccomando, ti aspetto!” terminò, facendo un sorriso da
orecchio ad orecchio e risalendo nella sua auto, che esibiva una sensibile
ammaccatura sulla fiancata.
Andrea
ripartì; sentivo il suo sguardo fisso su di me mentre guardavo il biglietto e
leggevo per l’ennesima volta la scritta che c’era sopra.
“Chi
è quella?” domandò alla fine, scocciato dal mio silenzio.
“E’
Paris” dissi senza giri di parole, e solo nel dirlo mi sentii la gola secca e
il battito del mio cuore accelerò nuovamente.
Andrea
si fermò di botto vicino quella che sembrava un’autofficina, voltandosi verso
di me, stupito. “Paris? Quella Paris?”
chiese.
“Si,
quella Paris! Oddio...” mi ritrovai a dire. “Cosa vorrà mai da me? Perché
ha finto di essere così affettuosa?”.
Lui
mi guardò, preoccupato. “Scendi, dai, andiamo a prenderci qualcosa al bar e ne
parliamo”.
Ubbidii,
contenta di respirare un po’ di aria
fresca, ma continuavo a sentirmi stranamente oppressa, come se temessi qualcosa
che non ricordavo.
“Ho
paura, quella è una vipera, di sicuro si vorrà vendicare per come la umiliai
davanti a tutti il giorno di S. Valentino…” continuai, mentre Andrea mi
circondava e spalle con il braccio e mi stringeva a sé.
“Ma
dai, Roma è grande, non presentarti all’appuntamento e tutto si sarà risolto”
mi consigliò.
Feci
un verso scettico, mentre entravamo in un bar e prendevamo posto ad un
tavolino. “Non è come sembra, e poi mi
ha vista in tua compagnia…”.
Nel
dire quelle parole mi sentii soffocare, come se qualcuno mi avesse avvolto i
polmoni con qualcosa di spiacevole come una ragnatela. “Tesoro, vado un attimo
in bagno” dissi all’improvviso.
“Cosa
è successo?” domandò preoccupato.
“Niente,
mi scappa la pipì” inventai, fingendomi rasserenata.
“Ok,
allora cosa ti ordino?”.
“Un
cappuccino, grazie” dissi, prima di
seguire il cartello che indicava la toilette e chiudermi al porta alle spalle.
Constatai con sollievo che non c’era nessun altro, così mi guardai allo
specchio, dove lessi uno sguardo di pura paura dipinto sul mio volto.
Ecco
cosa mi preoccupava: Paris si era comportata così perché mi aveva vista con Andrea,
ed ovviamente si era resa conto di potermi minacciare facendogli vedere il
primo numero del nostro ex giornalino di gossip. Provai ad immaginarmi la
faccia di Andrea se avesse saputo che avevo sfruttato una nostra foto per farmi
bella davanti al liceo…
Ma che cavolo avevo nel cervello?
Letame?!
Era
una cosa così stupida e meschina!
Di
sicuro, se non fossi andata a casa sua, gli avrebbe fatto subito recapitare
quel giornale. Dovevo andarci, scoprire cosa voleva…
Ma non assecondarla, no, questo mai!
Possibile
che dopo tre anni dovevo ancora pagare per i sbagli compiuti in passato?
Ritornai
da Andrea, che si guardava distrattamente intorno e fingeva di non vedere tutti
gli sguardi delle persone che lo avevano riconosciuto fissi su di lui. “Eccomi.
Comunque ho deciso di andare da Paris, non voglio che pensi che ho paura di
lei” lo informai, mentre il cameriere mi serviva il cappuccino.
Lui
mi guardò con gli occhi fuori dalle orbite, dopo aver ringraziato il cameriere
per avergli portato il suo caffè amaro.
“Ma
sei pazza? Allora verrò con te, non ti permetterò di andare da quella vipera da
sola!” esclamò.
“Ma
oggi hai le prove, e poi se ci sei tu reciterà la sua solita commedia” cercai
di convincerlo, parlando distaccatamente, quasi come se non me ne importasse
nulla. “Invece se ci vado da sola sarà sincera e sputerà subito il rospo”.
Andrea
esitò, prima di dire: “No, non mi fido, quella è capace di tutto!”.
“Amore,
ma cosa può mai fare?!” risi, prendendo la sua mano nella mia e facendo gli
occhi dolci.
Forse
fu quel gesto a calmarlo, perché alla fine si decise ad annuire. “Ok, ma se non
mi chiami entro un’ora che sei andata da lei ti raggiungo…” acconsentì.
“Certo”
lo rassicurai, sorridendo falsamente tranquilla, quando in realtà avrei tanto
voluto piangere per la paura. Se c’era una cosa che avevo imparato per davvero
frequentandola, era che le bastarde non perdonano le bastardate.
Fu
con questa finta aria di tranquillità che ritornammo a casa, dove trovammo un Niko
tutto indaffarato che preparava il pranzo per Eliana,seduta sulla sedia a
sdraio in salotto.
“Ehi,
vai di là con Andrea, mi occupo io del pranzo” gli dissi, cercando di essere
cordiale.
Mi
guardò, sollevato. “Grazie. Ah, come sono andati i test di ammissione?” domandò
mentre stava uscendo.
“Bene,
sono incerta solo su due domande” gli risposi, prendendo la pasta dalla
dispensa. “E Eliana? Tutto ok?”.
Niko
scrollò le spalle, con aria mesta. “La notizia si sta diffondendo, abbiamo
messo il telefono fuori posto perché tutti i giornali di gossip vogliono
un’intervista” rispose. “E questo la fa affannare, prima ha avuto anche dei
dolori, oltre alla solita nausea”.
“Capisco”
dissi, senza sapere cosa dire, presa com’ero da quel chiodo fisso. Se chiudevo
gli occhi, non vedevo altro che Paris che sogghignava e mostrava l’articolo ad
Andrea.
Niko
si allontanò, e tre secondi dopo mi ritrovai Andrea in cucina, che mi abbracciò
da dietro mentre cucinavo, dandomi un lieve bacio sul collo.
“Sei
più sexy quando cucini” disse, a bassa voce.
Finsi
un sorriso stiracchiato, mentre lui aumentava la stretta. “Che ne dici se
stasera vieni un po’ da me? Sono secoli che non stiamo un po’ da soli” mi disse
nell’orecchio.
In
un’altra occasione quella proposta mi avrebbe fatto piacere, ma in quel momento
non me la sentivo proprio.
Paris non deve intromettersi tra noi,
assolutamente! Pensa ad Andrea, al fatto che sei pazza di lui…
“Perché
non anticipiamo e non andiamo da te ora? Tanto hai le prove alle cinque…” gli
dissi, sussurrando a mia volta. Volevo distrarmi un po’ con lui, era l’unico
modo per non pensare a quella vipera ossigenata.
Mi
guardò divertito, annuendo. “Va bene” disse. Fu con quello stesso sguardo
divertito che venti minuti dopo uscimmo di casa, dopo che ebbi preparato il
pranzo per Niko, Eliana e Rossella.
“I
ragazzi non ci sono” mi spiegò mentre varcavamo la soglia di casa sua. C’ero
stata solo una volta; era simile alla nostra solo che era ammobiliata in modo
molto più creativo e meno raffinato.
“Davvero
hai voglia di stare un po’ da solo con me?” lo stuzzicai appena la porta si fu
chiusa alle nostre spalle.
“Certo,
ce l’ho 25 ore su 24” rispose, voltandosi e baciandomi, facendomi aderire
contro la parete dell’ingresso.
Fu
un sollievo scoprire che stare con lui mi annebbiava il cervello, per quei
gloriosi istanti dimenticai Paris, il giornale, la foto…
Mentre
mi baciava fece scorrere lentamente le mani sotto la maglietta, facendomi
rabbrividire. Si ritrasse subito, staccandosi e dicendo: “Scusami…”.
“No,
è solo che le mani erano fredde, tutto qui” lo rassicurai.
“Sei
sicura? E’ solo che dopo quella volta non
so come comportarmi…” rivelò imbarazzato, mentre mi faceva segno di seguirlo
nella sua camera, dalle pareti azzurre e con tanti poster e foto attaccati, in
cui c’erano raffigurati i vari tour che aveva condiviso con il resto del
gruppo.
“Oh”
biascicai. “Guarda che io voglio, e mi sembra di avertelo anche detto, solo che
siamo stati interrotti e da quel momento non c’è stata più occasione”.
Lui
annuii, mentre mi sedevo accanto a lui. “Lo so, è solo che… Il fatto che tu non
l’abbia mai fatto ad essere onesti mi spaventa un po’” disse, guardandomi intensamente.
A
quelle parole mi alzai, sentendomi quasi offesa. E, senza sapere il perché,
insieme a quella confessione vidi Paris sghignazzare nuovamente in mia
direzione…
“Se
ci tieni a me questo fatto dovrebbe farti piacere” dissi, sentendo il respiro
affannato.
“Ma
certo che mi fa piacere, cosa hai capito!” dichiarò, con una nota di scusa
nella voce. “Intendevo nel senso che è
una cosa importante per te, e non vorrei te ne pentissi di aver scelto me… E’
un po’ una responsabilità” spiegò, prendendo le mie mani tra le sue e
continuando a guardarmi fisso negli occhi.
Quella
spiegazione rese tutto più facile. Annuii, sentendomi sollevata.
“Te
lo ripeto, voglio farlo con te, non potrò mai pentirmene perché ti amo” dissi, prima di rendermi conto
di aver detto per davvero di amarlo. Sentii un altro peso scivolare via dal mio
stomaco, mentre ripensando a quelle settimane trascorse con lui,
indimenticabili, comprendevo che era vero ciò che provavo.
Andrea
restò immobile, confuso. “Tu… Mi ami?” domandò, incredulo.
“Si,
ti amo…”.
“Ma...
E’ una cosa importante, non voglio correre…” disse, scioccato.
“Non
ti sto chiedendo di dirmelo anche tu” sentenziai, delusa da quella risposta.
“Ora vado, prima vado da quella meglio è” aggiunsi, sentendo una grandissima
voglia di correre, fuggire via. Possibile che con lui passavo dal timore alla spensieratezza
e poi dalla gioia al dolore?
La
cosa più brutta fu il fatto che non mi seguì, mi lasciò uscire, e nonostante
fossero solo le due e mezzo del pomeriggio iniziai a camminare per tutto
l’isolato per sfogarmi, con la testa pesante come un macigno.
Era
come se non capissi più niente, tutti quei pensieri si aggiravano confusi nella
mia testa.
Presi
il pullman, e alle tre e venti mi ritrovai
a casa di Paris, incerta davanti a quella porta.
Alla
fine bussai, senza altra scelta.
“Ah,
sei venuta” disse, con aria tronfia quando mi aprì. “Devi essere più coraggiosa
rispetto a qualche annetto fa, vero?”.
“Di
certo non devo avere paura di te, mia cara grande attrice. Com’è stato fingere
di essere mia amica di nuovo davanti al mio ragazzo?” le domandai, mentre mi
faceva cenno di entrare con un gesto quasi schifato. “Dimmi, vai subito al
sodo, cosa vuoi fare? Fargli vedere la copertina di quello stupido giornale?”.
Paris
rise genuinamente, scuotendo i capelli da sopra le spalle. “Ti sei svegliata
per davvero, allora! Non sai come sono stata contenta nel vederti qui a Roma…
Uscivo dalla redazione di “Donne&Vip”, sono stata io a scrivere l’articolo sulla
tua coinquilina”.
La
fissai, cercando di non battere ciglio.
“Come
lo so? Beh, è da un po’ che tengo la tua amichetta sotto occhio, e quando ho
saputo che tu saresti stata la sua nuova coinquilina ho fatto i salti di gioia.
Tra qualche mese prenderò la prima laurea in giornalismo, e l’articolo che tu
mi farai fare mi affermerà come giornalista di gossip” spiegò, dandosi delle
arie e cercando di intimidirmi.
“L’articolo
che io ti farò fare…?” domandai, sarcastica.
“Si,
ora tu mi dirai tutta la storia del bambino di Eliana e Niko! E se non lo fai…”
disse, cacciando la famosa rivista di gossip in cui c’eravamo io ed Andrea e
mostrandomela con un volto minaccioso. Vederci così mi regalò un tuffo allo
stomaco… Che senso aveva proteggere tutto se mi avrebbe mollata appena avremmo
parlato?
“Posso
avere un pò di tempo per pensarci?” tentai, senza sapere cosa fare.
Lei
rise, fin troppo sguaiatamente.
“E’
una cosa seria, idiota. Facciamo così, te lo dirò domani, ok? Qui, alla stessa
ora” stabilii.
Paris
fece un verso scettico. “Ok, ma se scompari dalla vista…” iniziò.
“Lo
so, lo so, mostrerai tutto ad Andrea, brava” sbuffai. “Conosco la strada da
sola, grazie” dissi, scocciata, mentre lei sembrava volersi sforzare di
accompagnarmi.
“Ah,
a proposito! Ti saluta tanto Daniele, siamo colleghi, sai?” mi informò, con
falso tono mieloso.
“Poverino,
ti ha ancora tra le scatole! E poi non pensavo ti piacesse fare la cornuta e
mazziata, come se dice da noi… Non solo ti mollò davanti a tutta la scuola per
me e tu gli stai ancora dietro?” la provocai,decisa a saperne di più.
“Ma
se è lui che mi ha seguita qui a Roma e si è iscritto alla stessa facoltà…”
sbottò lei. “Voleva anche rimettersi con me” aggiunse, come se ciò bastasse a
spiegare tutto.
“Si,
brava” dissi stancamente, mentre un piano prendeva forma nel mio cervello. “A
domani, purtroppo” la salutai. Lei restò in cucina, mentre io andai
nell’ingresso e presi le chiavi dell’appartamento poggiate su un mobiletto.
Volevo
introdurmi nella sua casa furtivamente, cercando di scoprire qualche suo
segreto e poi ricattarla.
Non
avrei mai fatto la spia a Niko ed Eliana, ma… Ripensandoci, volevo dire ad Andrea
della foto pubblicata. Se doveva saperlo, meglio saperlo da me che da lei.
Erano
le quattro passate quando ritornai a casa, con l’umore sotto terra.
La
casa era vuota, con mio grande sollievo.
Lessi
un post-it vicino al frigo: “Siamo andati dal dottore, Eliana continua ad avere
fitte. Torniamo stasera. Ross”.
Scrollai
le spalle, prima di andare nella mia stanza.
“Finalmente,
sei tornata” disse Andrea, che trovai seduto sul mio letto.
“Cosa
ci fai qui? E poi l’ora è passata ma non mi hai chiamato” gli ricordai acida,
ma soprattutto umiliata per aver fatto la figura della bambina che subito dice
“Ti amo” al suo principe azzurro.
“Ero
in imbarazzo per la mia figuraccia. Anche io ti amo, come potrei non amarti
dopo tutto quello che ci è successo? Il tempo non conta, anche se stiamo
insieme da poco. Davvero, ti amo. Ti amo, ti amo, ti amo, amore mio” disse,
avvicinandosi.
“Davvero?
Non lo dici solo per farmi calmare?” gli domandai.
“No,
ti giuro. Ti amo per davvero. Ti amo perché sei così dannatamente sincera, così
bella, così dolce, perché ti imbarazzi facilmente, perché sei così… Innocente…
Perché sei la ragazza che tutti vorrebbero”
spiegò. Mi sentivo le gambe cedere, e lo baciai per non fargli vedere
che mi stavo commuovendo. Ma, soprattutto, perché, una volta svelato il
segreto, forse non mi avrebbe più rivolto la parola.
“Allora
se mi ami per davvero, devi ascoltarmi. Devi sapere una cosa su di me che non
sai…” gli dissi.
Mi
godetti appieno la sua espressione serena ed innamorata,perchè sentivo che dopo
quella verità nulla sarebbe stato più come prima.
Qualche Anticipazione:
A quel punto, udendo quelle
parole, mi sentii quasi svenire. Ora ero io ad essere visibilmente sconcertata.
_________
“Per
fortuna bene, devo solo stare a riposo e prendere delle vitamine tre volte al
giorno” rispose Eliana, prendendo posto sul divano del soggiorno.
_________
“Si,
è l’occasione giusta per farla licenziare e togliermela dai piedi” rispose,
anche se nella sua voce un nonsochè di preoccupazione.
_________
“Uhm.
Quindi se ci incroceremo a Fiumicino non mi degnerai nemmeno di uno sguardo”
dedussi, un po’ troppo seriamente.
_________
“C-cosa
ci fate qui? P-Potrei chiamare la polizia e denunciarvi per violazione di
proprietà privata…” iniziò con voce acuta, con una mano sul petto.
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Capitolo 52 *** Una Mission Impossible Da Compiere ***
Una Mission Impossible Da Compiere
Hola
a todos!
Ho
aggiornato oggi perché il compito di spagnolo è stato spostato (fiuuu…!), ma
purtroppo non posso ringraziarvi uno ad uno perché devo aiutare una mia amica a
studiare per l’interrogazione di latino.
Quindi,
grazie di cuore a: 95_angy_95, giunigiu95,Giulls, freeze, vero15star, _New_Moon_
e Angel Texas Ranger per le loro
recensioni. Spero che questo cap vi piaccia, anche perché vi toglierete dalle
scatole qualcuno che amate molto,
ihih!
A
lunedì o martedì,
la
vostra milly92.
Capitolo 52
Una Mission Impossible Da Compiere
“Vedi,
io tre anni fa feci una cosa terribile” iniziai, sedendomi sul letto al suo
fianco e prendendo la sua mano destra nelle mie.
“Una
cosa terribile?”.Era visibilmente sconcertato. “Ed io che pensavo che il
massimo che avessi fatto fosse aver pubblicato la nostra foto in cui ci
baciavamo sul giornalino della tua scuola…” disse.
A
quel punto, udendo quelle parole, mi sentii quasi svenire. Ora ero io ad essere
visibilmente sconcertata. Lui sapeva?!
“Tu…
Tu come fai a saperlo? E soprattutto, se lo sai, perchè…” iniziai, sentendo un
vortice di domande assalirmi, insieme ad un’inaspettata serenità.
Si
parò una mano davanti, come per calmarmi. “Io pensavo che tu lo sapessi” si
giustificò. “Cioè, già me lo disse Silvia in segreto alle nozze di Max, non
smettevo di torturarla per sapere la verità sul fatto che non eri venuta, e
alla fine cedette, dicendomi di non dire nulla a nessuno. E poi l’ho letto nel
tuo romanzo, l’ho finito ieri” spiegò, calmissimo.
Non
avevo parole, sentivo la gola secca. “E non sei arrabbiato?” domandai cauta, ma
sempre più sollevata.
“Ma
certo che no, insomma, anche io ho fatto qualche cavolata…” ammise. “E poi non
è niente di che, dopo che baciasti Niko, beh, per me avevi raggiunto il
massimo”.
Ignorai
l’ultima considerazione, chiedendo: “E quale sarebbe la tua cavolata?”.
Abbassò
lo sguardo, un po’ imbarazzato. “Poco dopo la fine del programma, in
un’intervista… Dichiarai che c’era una life coach che mi era piaciuta che però
andava dietro a Niko…”.
Scrollai
le spalle, infischiandomene completamente. La felicità per aver evitato un
litigio mi invase al 101%.
“Non
ci credo che non sei arrabbiato con me!” dichiarai, abbracciandolo con slancio,
saltandogli letteralmente in braccio.
“Deb,
sono abituato a queste cose, e poi si tratta di tre anni fa. Ora mi
arrabbierei” precisò.
Risi,
un po’ nervosamente, e lo baciai, prima di dirgli: “Ti amo, lo sai?”.
“Si.
E sai che anche io ti amo?” rispose, stingendomi contro il suo petto e
accarezzandomi i capelli.
“Mmm,
vagamente…” borbottai, gettandogli le braccia al collo e ancorandomi
letteralmente a lui. “Non sai come mi sono sentita in colpa per quella
cavolata! E tra parentesi, Paris mi ha minacciato proprio con quella foto” lo
informai.
“Devo
ammettere che un po’ ci avevo pensato”
sussurrò.
Gli
spiegai tutta la situazione, e alla fine commentò con uno spensierato: “Bah,
fatti suoi. Anzi, fai così, chiamala e dille che non ce la fai a dirmi la
verità e che preferisci che a farlo sia lei… Voglio proprio scambiarci due
chiacchiere!” .
Scrollai
le spalle, indecisa. “Non lo so. Fatto sta che voglio chiamare Silvia, mi hai
ricordato che non la sento dal battesimo!” annunciai, presa da un’insana
euforia. Era tutto risolto, l’unico segreto, al quale non avevo minimamente
pensato quando avevo saputo che il romanzo era nelle mani di Andrea, era stato
svelato senza portare cattive conseguenze. “Hai il numero?”.
“Si,
ma se non sbaglio lo ha cambiato recentemente…” rispose, prendendo il cellulare
e dettandomelo, mentre digitavo le cifre sul cordless.
Aspettai,
prima che la voce dell’operatore telefonico mi dicesse: “Il numero da lei
chiamato è inattivo”. “E’ inattivo” dichiarai, scocciata, posando il telefono e
avvicinandomi di nuovo ad Andrea.
Mi
sentivo davvero bene, quasi inebetita; stentavo quasi a credere che in sola
mezza giornata avevo vissuto tutte quelle cose: i test all’università, lo
scontro con Paris, la delusione da Andrea, la minaccia di quella vipera, il
sollievo…
Rossella,
Eliana e Niko ritornarono alle sette, mentre io guardavo un po’ di tv per
rilassarmi, dato che Andrea era andato alle prove del nuovo cd. Subito corsi
verso l’ingresso quando il campanello suonò, e restai scioccata quando, accanto
a loro, più cresciuto e serio che mai vidi Daniele.
“Cia…
Oh” dissi, sentendomi imbarazzata. L’addio con quel ragazzo non era stato uno
dei migliori…
“Congratulazioni, 90/100 sono un ottimo
risultato” gli avevo detto fin troppo sfacciatamente il giorno in cui furono
esposti i risultati degli esami di stato, rincorrendolo quasi, nonostante non
ci parlassimo da quasi cinque mesi. Volevo salutarlo decentemente e riprovare a
scusarmi.
“Lo so, non ho bisogno della tua
approvazione” mi aveva risposto, acido e scorbutico, come tutte le occhiate che
mi aveva rivolto in quei mesi ogni volta che ci incrociavamo.
Sospirai, spazientita, e lo costrinsi a
fermarsi, prendendolo per mano. Quel contatto lo fece sobbalzare, ma non lo
lasciai.
“Senti, ho saputo che ritornerai a Roma
per l’Università” iniziai, continuando a stringere la sua mano calda. “Perciò
voglio riappacificarmi, non voglio avere più il rimorso di essere in lite. So
perfettamente di aver sbagliato, di averti usato solo per raggiungere degli
scopi, e mi dispiace. Se davvero mi volevi bene, dovresti perdonarmi”.
Daniele mi guardò per alcuni secondi,
indeciso sul da farsi. Poi, come e niente fosse, lasciò con forza la mia mano,
strattonandomi il braccio. “Ti volevo bene, ma non te ne voglio più. Ormai la tua amicizia non mi serve più a
niente, vai ad incantare qualcun altro” mi aveva detto, prima di lanciarmi
un’occhiata sprezzante ed allontanarsi, lasciandomi da sola in mezza la strada,
sconvolta e con un macigno sullo stomaco. Solo in quel momento capii quanto gli
volessi bene, e quanto sciocca ero stata a comportarmi così nei suoi
confronti.
“Ciao,
Debora. Come stai?” domandò fin troppo educatamente, tentando di sorridere.
“Oh,
bene, bene” mormorai, lanciando occhiate sospettose agli altri tre.
“Daniele
è qui per farci un piccolo favore” spiegò Niko, mentre li invitavo ad entrare.
“Ah,
capisco. Come è andata la visita?” domandai in generale, per sciogliermi un
po’. Rivedere quella persona mi aveva tesa. Paris aveva ragione, allora!
“Per
fortuna bene, devo solo stare a riposo e prendere delle vitamine tre volte al
giorno” rispose Eliana, prendendo posto sul divano del soggiorno.
“Si,
e per la strada abbiamo incrociato Daniele, e visto che sapevamo che è un
aspirante giornalista, abbiamo deciso di
chiedergli di scrivere un articolo sul bambino, sulla verità che Niko ed
Eliana ritengono giusto trasmettere alla gente” spiegò Rossella. “Vado a fare
il caffè” aggiunse cordiale, andando in cucina.
Daniele
annuì, sembrava di poche parole come me. Dimostrava molto più dei suoi ventun
anni, era alto circa un metro e ottanta da quel che sembrava e portava i
capelli biondi lunghi come sempre, ma meno gelatinati. Il completo nero che
indossava gli rendeva un’aria più matura, ma la camicia sbottonata senza
cravatta gli donava comunque quel particolare ribelle che lo ha sempre
caratterizzato.
“Che
coincidenza, proprio oggi Andrea si è scontrato con Paris mentre eravamo in
auto, e lei mi ha parlato di te dopo avermi invitato a casa sua per…
minacciarmi” dissi, decisa a dire qualcosa.
Lo
sguardo dei tre subito si posò su di me; Niko spalancò la bocca come Eliana e
Daniele fece una specie di ghigno.
“Si,
da quando ha saputo che eri in città muore dalla voglia di arricchirsi ancora di
più sulle tue spalle e rovinarti. Immagino ti abbia minacciato con la copertina
di quel giornalino per avere un articolo su loro due, giusto?” domandò con
sicurezza, indicando Niko ed Eliana che ormai ci guardavano senza capirci
nulla. Rassicurata dal fatto che Daniele sembrava voler mantenere una
conversazione pacata e dignitosa, spiegai tutto l’accaduto, lasciandoli
sorpresi.
“Wow.
Quindi incontrare Daniele è stato un segno del destino” sentenziò Niko, saggio.
Annuii,
un po’ scombussolata dalla situazione: ricordai la prima volta che io, Niko e
Daniele ci eravamo trovati vicini, e per un pelo non mi venne da ridere.
“Quindi
cosa farai, Daniele? Scriverai l’articolo al posto suo?” domandai educatamente.
“Si,
è l’occasione giusta per farla licenziare e togliermela dai piedi” rispose,
anche se nella sua voce un nonsochè di preoccupazione.
Dal
canto mio lo guardai senza capire, Paris aveva detto che era stato lui a
seguirla. Ovviamente non avevo intenzione di crederle, ma la cosa mi
incuriosiva lo stesso.
“Scusa,
ma lei mi ha fatto capire che siete in buoni rapporti” dissi cauta.
Daniele,
che stava osservando alcune foto sul tavolino che rappresentavano la nostra
piccola combriccola da poco ricostruita, subito si distrasse e per un pelo non
sobbalzò, lasciandosi trasportare da un’espressione prima sardonica, poi
malinconica. “E’ la messa in scena che ho architettato per convincere i miei a
ritornare a Roma. Sanno che Paris è la mia ragazza, così lei una volta al mese,
quando i miei zii di Roma mi invitano a cena, lei finge di stare con me. E’
l’unica scusa che avevo per venire qui… Seguirla per amore. Bah” aggiunse
scettico, come se ritenesse tutta la questione una cosa futile.
“Immagino
che lei abbia preteso qualcosa in
cambio” ipotizzai, dimenticandomi di Niko ed Eliana che ormai parlottavano tra
loro.
Daniele
annuì vigorosamente. “Si, l’ho raccomandata presso la redazione di
Donne&VIP visto che il capo è mio zio di secondo grado, altrimenti non
sarebbe mai stata presa. Ma sono stati assunti nuove matricole, quindi il capo
deve licenziare uno di noi due per fare posto agli altri, ed è per questo che
siamo in competizione. Voglio fare quest’articolo al più presto, in modo da
doverla lasciar perdere. Dirò ai miei che ci siamo mollati, tanto ormai non potrò
allontanarmi per la specializzazione” spiegò.
Feci
un piccolo cenno, per fare capire che avevo capito tutto. Non mi sentivo
perfettamente a mio agio, non ci vedevamo da più di due anni e la prima cosa di
cui parlavamo era il suo lavoro e le sue competizioni. Bello.
“Ehm,
ragazzi, noi torniamo subito, devo andare in cucina a mangiare qualcosa per
prendere le medicine” si scusò Eliana, più rotondetta che mai. Era incinta di
un mese e mezzo ma la differenza già si notava.
“Ok”
dissi. Io e Daniele restammo soli, e continuammo a lanciarci occhiate nervose
ed imbarazzate. Volevo parlargli, capire se mi aveva perdonata, ma per mia
fortuna fu lui ad aprire l’argomento.
“Buffo”
disse semplicemente, sorridendo laconico.
“Cosa?”
domandai subito, forse fin troppo velocemente.
“Sono
venuto qui per starti lontano, per non incrociarti per strada e… puff! , due
anni dopo ti ritrovo qui, fidanzata con il tuo secondo grande amore, che vivi
con la fidanzata del tuo primo grande amore, che per di più è incinta, e l’ex
del tuo secondo grande amore come se foste sempre state grandi amicone…”
spiegò, ironico. Non voleva essere accusatorio, glielo leggevo nello sguardo,
ma tentava di aprire il discorso più delicatamente possibile.
“Hai
ragione, ma Andrea non è il mio secondo grande, è il mio semplice piccolo fin troppo grande amore” risposi,
tentando di risultare leggera come un palloncino. “Sono contenta di aver
ritrovato tutti, qui. Anche te” aggiunsi lievemente, con tono pacato ma
sincero. “Ho sentito la tua mancanza, in questi anni. E mi sono sentita sempre
più bastarda” aggiunsi.
Scrollò
le spalle. “Anche tu mi sei mancata, ma starti lontano mi ha fatto bene, ad
essere onesti”.
“Oh,
ci credo. Niente sedicenni psicopatiche che ti sfruttano per raggiungere
qualche scopo” ridacchiai.
“No,
che c’entra, anche Paris mi ha usato, no? Ma… Ma sono cambiato, ho imparato ad
essere un po’ più duro-bastardo, più che altro- e le ragazze mi hanno iniziato
a seguire dappertutto. Ora esco con una” aggiunse, come se ciò bastasse a
risolvere tutto.
“Mi
fa piacere, ma come la pensi riguardo a me? Cioè… Mi… Hai perdonata? Posso
ritenermi una tua am… conoscente?”mi corressi subito.
Daniele
mi lanciò uno sguardo assorto. “Si, dai, puoi essere una mia conoscente che
posso salutare se incrocio per le strade di Roma”.
“Uhm.
Quindi se ci incroceremo a Fiumicino non mi degnerai nemmeno di uno sguardo”
dedussi, un po’ troppo seriamente.
Daniele
sbuffò, scuotendo il capo. Si alzò e mi si avvicinò, sedendosi sulla porzione
di divano accanto a me. “Debora, sul serio. Senti, venire qui oggi - d’altronde
ho saputo della tua presenza solo tre secondi prima di bussare alla porta- è
già stato troppo imbarazzante per me, considerando il modo in cui ti ho
salutata. Eravamo ragazzi, ed io avevo una cotta pazzesca per te, quindi pensa
come ci sono rimasto quel S. Valentino… Era una ferita troppo recente, per
questo ho preferito tornare qui e ritornare alla mia vecchia vita,
costruendomene una nuova sulla base di quella. Ma ormai siamo cresciuti,
sarebbe stupido ignorarti. Sei perdonata, basta solo che ora avrai un certo
rispetto nei miei confronti” aggiunse
ironico.
“Certo,
va bene se ti venero?” scherzai, esitante. Un nuovo peso, invisibile fino a
quel momento, si alleviò dal mio stomaco.
“Potrei
accontentarmi, vedremo” disse ridendo. Ci abbracciammo automaticamente, come ai
vecchi tempi. Mi accarezzò i capelli, stringendomi più del dovuto. “Non capisco
come ho fatto a perdere la testa per la tua versione sedicenne, ora sei molto
meglio” disse, continuando a ridere.
“Eh,
i misteri della vita” lo assecondai mentre ci separavamo. Ci sorridemmo, poi
Daniele prese un registratore dalla sua ventiquattr’ore e mi fece segno di
seguirlo, dicendo: “Ora mi tocca lavorare”.
“Si,
solo un’ultima cosa” lo fermai, setacciando le tasche dei miei jeans ed
estraendone le chiavi che avevo rubato a Paris. “Oggi le ho rubate a Paris,
pensavo mi sarebbero state utili per trovare qualche prova compromettente sulla
sua condotta per incastrarla, ma ormai non mi servono più, ho già risolto con
Andrea. Riusciresti a rimetterle a posto senza farti scoprire?”.
Daniele
le guardò come se fosse oro. Subito le afferrò, gioioso. “Certo! Anzi, si
potrebbe fare qualcosina circa il tuo piano precedente…”.
“Cosa
vuoi fare?” domandai, curiosa al massimo.
“Vedi,
lei ha infranto il contratto di lavoro, ha mandato tantissimi articoli che
sarebbero stati pubblicati su “Donne&VIP” a “Pinky Gossip”, per farsi
vedere di buon occhio dal direttore e fare da spia- è il suo sogno lavorare lì-
quando è contro le regole. Potrebbe anche rischiare la galera” aggiunse, con un
sorriso quasi sadico. “Ti va di fare quest’operazione di minaccia con me, dopo
l’intervista?”.
Sorrisi
apertamente. “Ma certo! Corro a prepararmi!” esclamai, entusiasta.
La
prospettiva di farla pagare a Paris, ricattandola, era davvero eccitante.
“Amore, è stato un pomeriggio intenso,
ho fatto pace con Daniele e ho trovato un modo per farla pagare a Paris. Eliana
e gli altri ti spiegheranno tutto, non so quando tornerò. Baci, ti amo” scrissi
rapidamente, e gli inviai questo sms.
Preferivo
non chiamarlo, visto che stava provando. Mi truccai leggermente, indossai dei
pantaloni bianchi con un top blu e aspettai il termine dell’intervista. Niko ed
Eliana decisero di dire una bugia- che il bambino era stato programmato e che a
breve si sarebbero sposati (a questo punto Eliana fece una faccia dispiaciuta,
visto che la proposta non gli era ancora giunta)- e aggiunsero tanti
particolari falsi sulla loro relazione.
“Eccoci”
disse Daniele un’ora dopo dopo, mentre giungevamo a casa di Paris. Le finestre
erano chiuse e le luci erano spente, con un pò di fortuna ce l’avremmo
fatta.
Subito
ci introducemmo furtivamente nel condominio, e bussammo, per essere certi che
Paris non ci fosse. Quando nessuno ci rispose, ci affrettammo ad aprire la
porta ed entrammo nell’appartamento.
“Muoviamoci,
spero non abbia cambiato il posto” borbottò tra sé mentre chiudevamo la porta.
“Ma che fai? Sei impazzita?” mi apostrofò, quando feci per accendere la luce.
“Ops,
sorry” dissi. Presi il cellulare che mi era squillato, e notai di aver ricevuto
la risposta di Andrea che diceva di non preoccuparmi.
“Brava,
usiamo i cellulari per fare luce. Siamo dei pessimi ladri, dovevamo portare
delle torce” approvò Daniele.
“Ok”.
Lo
seguii fino alla stanza della ragazza, dove iniziò a rovistare in un cassetto. “Che culo, è
ancora qui” esclamò dopo qualche minuto, estraendone una busta beige e
controllando i documenti.
“Si?”.
“Si!
Si, sono proprio questi!” urlò quasi, meravigliato. “Cavoli, mi sento davvero
come James Bond”.
“Ma
senza me come Bond Girl non avresti mai avuto il modo per accedere qui” lo
corressi, raggiante.
“Si,
si. Comunque, ora non dobbiamo fra altro che aspettare il suo ritorno, secondo
me non si è nemmeno accorta di aver perso le chiavi, ne ha sempre uno di
riserva”.
Ci
sedemmo sul divanetto dell’ingresso,ed aspettammo fino alle dieci meno un
quarto, ora in cui la porta si spalancò. Avevamo tante cose da raccontarci,
così il tempo passò molto velocemente.
“Buonasera,
Paris” disse Daniele, facendomi ridere come una pazza.
Paris
si bloccò all’istante,spaventata dalla voce, e subito accese la luce della
stanza. Quando ci vide restò ferma, impietrita.
“C-cosa
ci fate qui? P-Potrei chiamare la polizia e denunciarvi per violazione di
proprietà privata…” iniziò con voce acuta, con una mano sul petto.
“Anche
noi potremmo andare dalla polizia” iniziò Daniele, alzandosi.
“Si,
e fargli vedere tutti questi tuoi tentativi di sabotare la rivista in cui
lavori, anche se ancora per poco” dissi, sorridendo soavemente.
Mostrai
la busta, spavalda.
Paris
sbiancò, e per un pelo non cadde dai suoi tacchi di dieci centimetri.
“Hai
visto che bello? Non sono solo io ad avere segreti. Anche se volevo dirti che Andrea sa tutto
della rivista di gossip e della foto” dissi, sentendomi davvero perfida e
sadica, come lei.
“Si,
Paris. E poi ho appena intervistato Tony ed Eliana, facendomi dire tutta la
verità. Con la gentilezza si ottiene tutto, e mi dispiace che tu ancora l’abbia
imparato” continuò placidamente Daniele, mentre il volto della ragazza
diventava sempre più incredulo, spaventato e immobile. “Mi sa che dovrai dire
addio al tuo posto come giornalista. Tranquilla, tutti sanno che ti ho mollata,
non potrai nemmeno ricattarmi nemmeno più su quello”.
Ci
lanciammo un’occhiata d’intesa, prima che dicessi, brandendo la busta: “Perciò
Paris, un altro passo falso, un'altra mezza minaccia e spiattelliamo tutto alla
polizia. Non penso che la vita da prigioniera faccia per te. Impara a crescere
e a vedertela da sola” terminai, gioiosa, mentre lei si accasciava al suolo ed
io e Daniele uscivamo.
“Ricorda,
nemmeno mezza minaccia, lasciaci in pace” l’apostrofò il ragazzo.
Quando
fummo in auto scoppiammo a ridere come dei bambini, e fummo costretti a
mantenerci le costole.
“Ma
ci credi? Era pietrificata!” urlai, continuando a schiamazzare.
“Si!
Impossibile! In tanti anni non l’ho mai vista così…”.
“Mission
Impossible compiuta, James!” gli ricordai.
“Certo,
cara Bond Girl” rispose, schiacciando il cinque, mentre ritornavamo a casa mia
con una totale spensieratezza che non provavamo da secoli.
Tutto
era perfetto: stavo con Andrea, avevo fatto pace con Daniele, avevo trovato una
casa e un lavoro, avevo fatto i test per l’università, Paris era stata
“sconfitta”….
All’improvviso
sentii una voglia matta di festeggiare, vivere nel vero senso della parola.
Tante sofferenze erano servite a
qualcosa, mi dissi, mentre riabbracciavo Andrea e notavo Eliana e Niko più
sereni dato che il mondo stava per conoscere la loro verità e non c’erano più
giornalisti scatenati in giro.
Qualche Anticipazione:
“Festeggiare?”
domandai, sentendo di essermi persa qualche pezzo.
_______
“Wow,
che bello! E allora? Cosa aspetti?” domandai, immaginandomi lui e Eliana con
indosso gli abiti nuziali e comprendendo il significato di quella scatolina.
_______
Lo
guardai incuriosita, ridendo. “Un regalo che ha le gambe?!” azzardai,
avvicinandomi a lui che aveva preso posto sul divano.
_______
“Lei
ha l-letto…?” iniziai,senza riuscire a terminare una domanda di senso compiuto.
_______
Senza
capire, ci avviammo verso la porta per aprirla, e ci trovammo davanti un Niko
disperato.
|
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Capitolo 53 *** Confessions Of A Teenage Drama Queen ***
53
Ciao!
Ecco
a voi il terzultimo cap, in cui uno dei più grandi desideri di Debora diventerà
realtà!
Voglio
ringraziare le 30 persone che hanno inserito la fic tra i preferiti dato che
nelle ultime due settimane sono aumentate a dismisura, tutti coloro che hanno
letto e che mi seguono anche se non hanno mai recensito e tutti coloro che mi
recensiscono sempre!
Grazie
mille a:
Giulls:
Tesoro! Possibile che arrivi sempre in ritardo? Eh si, perché da questo cap in
poi Daniele ha la ragazza! Ma possiamo eliminarla, tranquilla… xD Paris non
disturberà più, promesso, anzi, farà un piccolo “regalo” a Deb nell’epilogo,
impossibile ma vero! Curiosa per l’ultima parte delle anticipazioni? Fai bene a
esserlo! xD Un bacione,ti voglio bene!
Gemellina
Dolly: Ciao, carissima! Non preoccuparti, hai rimediato, anzi, speravo che
avresti continuato a leggere! Ti ringrazio, sei sempre gentilissima con tutti
questi complimenti! Lo zio Max comparirà nel prossimo cap, ma nel continuo che
sto scrivendo ritornerà ad essere presente come prima! Ancora grazie per il
commento ^^ Un bacione!
giunigiu95:
Grazie, a me descrivere la parte in stile James Bond e Bond Girl mi ha fatto
morire dalle risate, sono contenta che ti sia piaciuta! E Niko è disperato perché…
Beh, te lo lascio scoprire lasciandoti leggere il cap! ^^
Smemo92:
Ciao! Non preoccuparti, come si dice, meglio tardi che mai, ihih! =D Anzi, mi
fa piacere il fatto che la storia ti sia piaciuta insieme alla protagonista, è sempre bello sapere che si è riusciti nel
proprio intento! Grazie mille per i complimenti! ^^ Non so cosa ne pensi del
fatto che abbia deciso di scrivere anche il continuo, ma spero che ti faccia
piacere e che continuerai a farmi sapere cosa ne pensi! ^^
A
sabato, visto che d’ora in poi sarò impegnatissima fino alla fine della
settimana =’(
La
vostra milly92.
Capitolo 53
Confessions Of A Teenage Drama Queen
Quando
si è felici, si sa, il tempo passa velocemente. Me ne resi realmente conto
quando mi ritrovai davanti alla bacheca dell’università, dove erano stati
affisse le date degli esami del secondo semestre.
Ormai
quell’edificio era la mia terza casa, dopo la mia casa e il mio ufficio. Ero riuscita ad entrarci, totalizzando
un buon numero di punti, e da quel unto la mia vita si era modificata
ulteriormente. Studiavo con piacere, a volte nel mio ufficio stesso, quando
c’era poco da fare.
Certo,
le prime settimane erano stati impegnativi, i vari assistenti mi guardavano in
un modo un po’ diffidente quando, il 7 di ogni mese, trovavo una rosa rossa
sulla mia scrivania, regalo del mio ragazzo che di conseguenza era anche uno
dei loro “capi”, ma già verso novembre le cose si erano messe bene.
Quindi,
leggere quel piccolo “30 aprile” vicino
al mio nome mi portò bruscamente alla realtà, la vera realtà, non quella di Debora
studentessa-lavoratrice-coinquilina-fidanzata-futura zietta.
“Cavoli.
Ma quando ne abbiamo oggi?!” domandai ad Erika, una mia carissima amica che
seguiva i miei stessi corsi.
Lei,
impegnata a trovare il suo nome sulla lista, con i capelli corvini legati in
una crocchia scomposta, rispose distrattamente: “5 aprile, perché?”.
5
aprile. Cavoli. Chissà perché, udendo quella data, ero convinta di avere un
particolare ricordo associato a quel giorno, ma non mi veniva nulla in mente.
“Ero
convinta di stare ancora a marzo” ammisi.
“Certo
che certe volte vivi propri sulla luna, eh” disse. “Andrea ti fa un brutto
effetto! Argh! Ho l’esame il 29!” urlò quasi, agitandosi tutta, tanto da far
crollare definitivamente la crocchia traballante e facendo cadere la penna che
la reggeva chissà dove, mentre tutti si voltavano a guardarla.
“Ma
che, è solo che sono così impegnata che non mi rendo conto di nulla” mi difesi,
prima di domandare: “Cos’hai contro il 29 aprile?”.
“E’
il mio 20° compleanno, uffi” si lamentò.
Ridacchiai
della sua espressione, facendole segno di seguirmi a lezione di letteratura
spagnola.
Per
tutta la lezione non feci altro che pensare al fatto che tra due giorni sarebbe
stato il nostro ottavo mesiversario,
mentre prendevo appunti distrattamente, e che mancava una settimana
all’ufficiale parto di Eliana.
Sorrisi
all’idea, ormai la sua pancia era enorme, e lei era affezionatissima alla bimba
che vi era lì dentro. Anche Niko amava
già la sua futura figlia, tutte le sere li vedevo sul divano intenti nel
parlottare con quella creatura. L’ansia era scomparsa, entrambi volevano
diventare genitori, senza avere rimpianti come all’inizio.
La
cosa più bella, però, era stato proprio ricostruire un rapporto con Niko :
Eliana era sempre confortata da Rossella, ed io mi ero ritrovata a parlarci e a
confortarlo numerose volte in quei mesi, tanto che a quel punto lo vedevo come
un ottimo amico, ma non il migliore, certo, perché ormai quel ruolo spettava a
Daniele, che dalla “sconfitta” di Paris veniva a trovarmi spesso con Sabrina,
la sua ragazza.
Fu
con una particolare spensieratezza- ma anche consapevolezza del fatto che mi
toccava studiare per gli esami imminenti- che ritornai a casa all’ora di
pranzo.
“Eccomi!”
dissi, aprendo la porta con le chiavi, sperando che ci fosse qualcuno.
“Ehi,
sei già qui?”.
Ad
accogliermi fu proprio Niko, vestito da chef improvvisato.
“Si,
oggi è il mio giorno libero dal lavoro” spiegai, togliendomi il giubbino e
appendendolo vicino agli altri. “Eliana?”.
“Dorme,
ultimamente fa proprio fatica a muoversi, non ha nemmeno voluto pranzare dopo
che le ho fato gli spaghetti con il pesce” brontolò. “Ma spero sarai lieta di festeggiare con me,
mentre gli altri ritornano!”.
Sorrideva
apertamente, e sembrava davvero entusiasta.
“Festeggiare?”
domandai, sentendo di essermi persa qualche pezzo.
Mi
guardò deluso, scuotendo il capo.
“Che
giorno è oggi?!” domandò spazientito, spegnendo il gas e scolando la pasta.
“Il
5 aprile, e allor…?”.
Ma
nel momento in cui risposi mi si bloccò il fiato, mentre un flashback molto
remoto si impossessava della mia mente.
“Oggi è un mese che ci conosciamo, ricordi?”
“E’ vero! E’ il
5 maggio!”
“Oh! Sono… Quattro anni che
ci conosciamo!” urlai, come in preda ad una crisi epilettica.
Niko rise, annuendo. “Te lo
sei ricordata!” disse sollevato.
“Si, scusami. Quattro anni,
wow” dissi tra me e me. “Sembra passata già una vita”.
Lui annuì, dopo aver servito
in tavola. “Chi lo avrebbe mai detto, che quattro anni dopo ci saremmo trovati
qui, io quasi padre, tu studentessa universitaria fidanzata con Andrea…”.
“Eh si” riuscii solo a dire,
mossa da una commozione improvvisa.
Forse comprese, perché mi
abbracciò forte. “Per me è stato un bene
conoscerti, davvero, ho capito tante cose. E mi dispiace solo per qualche
incomprensione, ma… Sappi che è grazie a te che ho capito di cosa è capace
l’amore, giuro. Non amerei Eli così tanto se…” si interruppe, preso ad
accarezzarmi i capelli. Non aveva senso terminare, no. Aveva già detto tutto.
Lo strinsi a mia volta,
sentendomi quasi come quattro anni prima. Ma quella volta era diverso, eravamo
cresciuti, e tra di noi non c’era altro che affetto.
“Chissà cosa sarebbe successo
se non mi fossi presentata ai provini” mormorai quando ci separammo, con una
vena di curiosità che voleva semplicemente scacciare l’emozione.
“Chissà! Chi ti dice che non
ci saremmo conosciuti lo stesso, se tu avessi deciso comunque di venire ad
abitare qui a Roma?” ipotizzò Niko, invitandomi a prendere posto e a pranzare
con lui.
“Mmm…” dissi semplicemente.
Pranzammo, e poi lo aiutai a
lavare i piatti. All’improvviso sembrò nervoso, pensieroso, tanto che fece
cadere un bicchiere a terra e per un pelo riuscii a recuperarlo senza farlo
rompere, per non far svegliare Eliana.
“Ma che hai?” gli domandai;
lo conoscevo troppo bene, e quando faceva così voleva dire che c’era qualcosa
che lo turbava.
Si asciugò le mani,
sospirando. “E’ un mese che te nn voglio parlare, ma non trovavo mai le parole”.
“Dimmi”
lo incitai, incuriosita.
“Vedi,
il fatto è che…” iniziò, prima di allontanarsi e ritornare mezzo minuto dopo.
“Cosa
c’è?” domandai spazientita.
Niko
sospirò nuovamente, appoggiandosi al lavandino e guardandomi fisso negli occhi.
“Ehm…
Il fatto è che…” abbassò la voce, cacciando uno scatolino dalla tasca,“Vorrei
chiedere ad Eliana di sposarmi”.
Udendo
ciò scoppiai a ridere. Chissà che guaio mi ero immaginata!
“Wow,
che bello! E allora? Cosa aspetti?” domandai, immaginandomi lui e Eliana con
indosso gli abiti nuziali e comprendendo il significato di quella scatolina.
Lui
fece una smorfia, smorzando il mio entusiasmo. “Ti sembra facile? Sta per
partorire, dopo il parto sarà in crisi per i chili di troppo, conoscendola ci
metterà secoli per trovare l’abito…”.
Non
conoscevo Eliana sotto quel punto di vista, ma annuii debolmente. “Senti, tu
chiediglielo, l’importante è che ti dica di si, pi potrete anche sposarvi tra
qualche mesetto, non è detto che
dobbiate correre!” tentai di incoraggiarlo, sorridendo.
“Tu
dici?” domandò, un po’ più animato.
“Si.
Senti, ricordi quando Daniele vi intervistò? Lì dicesti che avevate deciso di
sposarvi a breve, e lei fece una faccia rattristita! So che vorrebbe che
quell’anello fosse già al suo dito da nove mesi” spiegai, indicando la scatola.
Fece
una faccia scettica, scuotendo il capo. “No, sono sicuro che penserà che la
voglio sposare solo per la gravidanza… In parte è anche per questo, voglio dare
una vera famiglia alla bambina, ma voglio sposarla anche perché mi sembra
inutile aspettare, è lei l’amore della mia vita”.
“Guarda
che queste cose devi dirle a lei, non a me!” ironizzai, spingendolo lievemente.
“Senti, dopodomani io ed Andrea facciamo otto mesi, quindi usciremo e Rossella
sarà nello studio fino a tardi con il produttore. Organizza una cena qui, senza
dover uscire e dover sopportare i paparazzi, parlate un po’ e poi, con tutta la
calma che vuoi, chiedile di sposarti” aggiunsi, colta da un’idea improvvisa.
Finalmente
si illuminò un po’, sorpreso dal mio piano. Stava per ribattere quando
bussarono alla porta, così mi fece segno di zittire quando andai ad aprire.
Annuii
silenziosamente, prima di raggiungere la porta, aprirla e trovarmi avanti Andrea.
“Amore!”
esclamai, facendolo entrare e
gettandogli le braccia al collo. Anche se erano passati otto mesi ancora
mi abituavo alla fortuna a cui ero andata incontro mettendomi con lui, sentivo
di amarlo di più ogni giorno che passava, tanto che mi ero decisa a dirlo a mia
madre. “Davvero? Oh Dio! E’ fantastico!” mi aveva detto, e ci era voluta tutta
la mia pazienza per convincerla a non dire niente a papà, che era noto per la
sua gelosia.
“Ehi,
piccola, sono appena tornato dallo studio” mi salutò, baciandomi. “Tutto bene
all’università?”.
“Si,
ho gli esami a fine mese” brontolai, prendendolo per mano. “C’è Niko di là! Mi
ha appena fatto ricordare che oggi sono quattro anni che ci conosciamo”.
Andrea
annuì, sorridendo beato. “Si, me ne sono ricordato poco fa” disse, stringendo
la mia mano ancora di più mentre si sedeva sul divano del soggiorno. Salutò Niko
con la mano quando passò davanti a noi per andare da Eliana , poi mi strinse a
sé, accarezzandomi i capelli. “Come ho fatto a non innamorarmi subito di te
proprio non lo so…” mormorò, cingendomi la vita e continuando a stringermi a
sé, facendomi sentire in Paradiso.
“Me
lo domando anch’io” mormorai, accarezzandogli una guancia. “Ma l’importante è
che ora stiamo insieme” terminai decisa.
“Giusto,
hai sempre ragione, amore mio” concordò.
In
quel momento mi sentii la ragazza più fortunata del mondo, proprio come mi
sentivo ogni mattina che mi svegliavo e lo trovavo al mio fianco. Il fatto che
dormisse da me era un’abitudine, ma tra noi non era successo ancora niente, e
ad essere onesta, ero contenta così; tra di noi c’era così tanta dolcezza che
non c’era bisogno di altro per il momento, e poi anche l’esempio di Niko ed
Eliana ci aveva insegnato qualcosa.
“Stiamo insieme da soli quattro mesi,
non voglio correre questa volta. E poi preferisco che il nostro rapporto resti
così, non ho bisogno di altro per stare con te” mi aveva detto la sera di
Natale, quando ci eravamo trovati da soli a casa e, come tre mesi prima, ci
eravamo ritrovati quasi senza indumenti addosso senza sapere come.
Dal canto mio iniziai ad indossare il
maglione che mi aveva sfilato poco prima, rossa in viso. “Hai ragione, forse è
meglio spettare ancora un pò. Solo che quando ci troviamo così è difficile
mantenere il controllo” concordai.
“Non dirlo a me, amore” dichiarò mentre
si abbottonava la camicia, da cui si intravedevano i suoi pettorali perfetti.
“Però voglio farlo per la prima volta, e
tutte le altre a seguire, solo ed esclusivamente con te” dissi decisa quando mi
fui completamente rivestita, accoccolandomi accanto a lui. “Sei tu l’uomo della
mia vita”.
A quelle parole sorrise, accarezzandomi
il viso con delicatezza. “Anche io la penso così” affermò. “Sei tu la donna
della mia vita”.
Così,
la sera del 7 aprile mi ritrovai a casa sua, dopo aver gentilmente allontanato
gli altri ragazzi. Per le nove tutto era perfetto: la casa era adornata con
candele profumate, e sul tavolo della cucina lo aspettava il mio regalo, un
album con tutte le nostre foto.
“E’
stupendo” disse, dopo aver cenato. “Ma anche io ho un regalo per te” aggiunse,
“Un regalo che sarà qui a momenti”.
Lo
guardai incuriosita, ridendo. “Un regalo che ha le gambe?!” azzardai,
avvicinandomi a lui che aveva preso posto sl divano.
“Si,
ne ha due paia” mi rispose, stando al gioco e facendomi sedere sulle sue gambe
e iniziando a giocare con i miei ricci come faceva sempre.
Invece
io restai immobile a scrutare il suo viso, tracciandone i contorni con le dita,
finchè non bussarono alla porta.
“Ecco
il tuo regalo!” esclamò sollevato, andando ad aprire e lasciandomi da sola nel
soggiorno.
Chi
poteva mai essere questo regalo? Ipotizzai che fossero i miei genitori, e al
solo pensiero mi si annodò lo stomaco: non ero ancora pronta per le presentazioni
ufficiali con papà…
Quindi
restai sconvolta quando, al posto dei baffetti di papà e della chioma ramata di
mamma vidi la barba di Camillo Santorini e la chioma bionda di Silvia Fortuna.
“Oh”
dissi senza fiato, mentre alle loro spalle Andrea sorrideva. Me ne stavo
immobile, non tanto per Silvia quanto per Camillo, il capo della casa editrice
Albero Bello. “Salve”.
“Ma
guardala! Non ci vediamo da un mese e così mi saluti?” mi rimbrottò
allegramente Silvia, ridendo e correndo verso di me, abbracciandomi.
“Si,
scusa, Silvia” mormorai, lo sguardo fisso ancora su Camillo. “Piacere di
conoscerla, signor Santorini, io sono Debora” dissi senza fiato, domandomi
ancora cosa ci facesse lì quell’uomo che desideravo incontrare con tutta me
stessa da tre anni, dopo il successo della casa editrice di cui avevo la
maggior parte dei libri.
“Lo
so, lo so, e ti conosco anche meglio di quel che tu creda, grazie a questo”
disse cordiale, mostrandomi un libro abbastanza massiccio con la copertina
azzurro cielo. Sopra vi era scritto, in fuxia: “Confessions Of A Teenage Drama
Queen!”.
Leggendo
ciò trattenni il respiro, e dovetti appoggiarmi al divano per non cadere.
Quello era il titolo che avevo dato al romanzo che avevo scritto!
Non
potevano avermi plagiata!
“Lei
ha l-letto…?” iniziai,senza riuscire a terminare una domanda di senso compiuto.
“Si,
il tuo gentilissimo fidanzato mi ha contattato un mese fa per farmi leggere il
tuo romanzo, e l’ho terminato in tre giorni, lavoro permettendo. Ne sono
rimasto innamorato, hai una stile particolare che mi ha affascinato a partire dal terzo rigo
del primo capitolo!” spiegò, sedendosi al mio fianco mentre Silvia ed Andrea ci
guardavano entusiasti. “Perciò, mi sono permesso di stamparlo dato che vorrei
chiederti se ti andrebbe di pubblicarlo con la mia casa editrice, sono sicuro
che nel giro si poche settimane sarà al primo posto nelle classifiche
italiane!”.
Inutile
dire che al suono di quelle parole iniziai a tremare per l’emozione. Il mio
sogno di sempre, quello di pubblicare un libro, di fare qualsiasi cosa che
potesse darmi il titolo di “Scrittrice”, si stava per avverare.
“Ma
certo che lo voglio!” dissi subito, voltandomi verso Andrea che fece un sospiro
di sollievo.
“Perfetto
allora! Sono davvero contento, il pubblico ama le verità sui reality show oltre
che alle storie d’amore. Non ti darà fastidio che tutti sappiano la verità,
no?”.
“No,
onestamente no. E’ una cosa sentita, e mi piace per questo, se così non fosse
stato non sarei mai riuscita a scriverlo” dissi emozionata.
Camillo
sorrise incoraggiante. “Bene, ora non devi far altro che firmare qui” dichiarò,
porgendomi un foglio.
Fu
una serata speciale, in cui dovetti sforzarmi per non urlare dalla gioia. Non
facevo altro che ringraziare Andrea – “Guarda che è da agosto che ci sto
pensando” mi aveva detto- e parlare eccitata con Silvia, che era venuta per
fare da testimone a questo evento, dato che conosceva benissimo Camillo.
“Per
questo ti aspetto appena uscirà il libro al mio talk show” disse davanti all’ennesimo
bicchiere di champagne. “L’ho letto anche io e devo dirti che mi sono
emozionata, specialmente nella parte in cui dici che mi avevi perdonata e che
mi ritenevi un’amica”.
“Oh,
quella è la parte migliore del racconto” ironizzai.
“Allora
ci vieni in trasmissione?” domandò, con un’aria che non ammetteva repliche.
“Certo
che ci vengo, ma solo se può venire anche Andrea” acconsentii decisa. Volevo
rivelare al mondo intero che stavo con lui, dopo quel gesto potevo affermare di
amarlo cento volte di più.
“Vuoi
che ci esponiamo alla stampa?” domandò incredulo.
“Se
per te non è un problema…” dichiarai, mentre Silvia ci guardava con gli occhi
dolci.
“Certo
che no!” esclamò subito, gioioso. “Non vedo l’ora!”.
Scoppiammo
tutti a ridere, e quella sera potetti affermare di aver fatto qualcosa di buono
nella mia vita. Pensare che il mio romanzo sarebbe stato pubblicato mi faceva
girare la testa, era davvero troppo per me, che ero abituata a restare
nell’ombra di tutti gli amici famosi che avevo.
Stavo
ancora ringraziando Andrea con qualche smanceria quando, alle undici e mezzo,
il campanello iniziò a bussare freneticamente.
Senza
capire, ci avviammo verso la porta per aprirla, e ci trovammo davanti un Niko disperato.
“Ragazzi,
Eliana ha rotto le acque!” urlò in preda al panico, e prima che potesse
aggiungere altro io e Andrea eravamo già fuori, pronti a portare la ragazza
all’ospedale con la macchina.
Qualche Anticipazione:
“Oh,
ti amo per il fatto che tra un po’ sarai la scrittrice preferita di tutti i teenagers,
ovvio, no?” ironizzò, facendomi ridere.
_____________
“Non anc…” iniziai, ma fui
zittita da Niko che iniziò a correre verso di noi, come se fosse impazzito.
_____________
“E
comunque io e Niko dobbiamo dirvi una cosa… Abbiamo deciso di sposarci!”
aggiunse la ragazza, mostrandoci l’anello che portava all’anulare sinistro.
_____________
“Ricorda
che sei tutta la mia vita” sussurrò contro il lobo del mio orecchio destro,
mentre mi sfilava delicatamente la maglietta.
_____________
“Grazie,
Max, quanto mi sei mancato!” esclamai.
|
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Capitolo 54 *** Happy Ending ***
Happy Ending
Ma
ciao!
Come
va? Per fortuna ho finito di studiare presto e sono riuscita a postare in anticipo… Ecco a voi il cap
finale prima dell’epilogo, in cui Andrea e Deb si daranno una bella mossa,
ehehe! Che emozione, oddio, sembra ieri quando inziai a pubblicare questa fic... E sono passati già 7 mesi! T_T
E tra una settimana esatta sarà on line
il continuo, sempre in questa sezione ovviamente!
Grazie
mille a:
Giulls:
Sai che anche io voglio comprare il libro di Deb? Sarà nelle librerie il
prossimo 30 febbraio! xD xD Grazie mille tesoro, sei sempre troppo buona, e
grazie per avermi consigliato per questo cap, sei un vero angelo! ^^ Ti voglio
bene!
giunigiu95:
Anche io amo Andrea, ihih, chi non lo amerebbe? E’ impossibile restare
indifferenti alla sua tenerezza… Eh si, ora Niko ed Eliana si ritroveranno una
bella marmocchietta tra le scatole, per fortuna che ci sono Deb e gli altri che li aiuteranno!
95_angy_95:
Sai che anche io cerco un ragazzo come Andrea? Nel remoto caso che lo troverò
gli domanderò se ha un gemello per te, ok? xD Grazie mille per la recensione e
i complimenti!
_New_Moon_:
E chi è che non ama Andrea? xD Riguardo il continuo, tranquilla, ho già scritto
11 cap, quindi se ti va di sapere tutto, basta leggerlo, perché penso che
pubblicherò il primo cap già venerdì prossimo! Mi farebbe piacerissimo se lo
leggessi e soprattutto se ti piacerà! =) Un bacione!
freeze:
Eh si, 8 mesi sono molti, ma Andrea, dato proprio i suoi precedenti come hai
detto tu, ha preferito andarci piano, aspettando il momento giusto ma, tranquilla,
ora recupereranno ;-) Silvia leggendo il libro ha compreso più a fondo i
sentimenti di Deb, si è sentita in colpa, ma comunque le risate se le è fatte,
anche se comunque per lei tutto quello che c’era scritto non era una novità; nella
storia i personaggi “reali” sono solo Deb e Andrea, gli altri Deb li ha
denominati in un altro modo e ha cambiato anche alcune caratteristiche, quindi
non ha dovuto chiedere nulla. E riguardo Niko , che ne parliamo a fare, lo
sappiamo che è una pera cotta, altrimenti non sarebbe Niko! xD
vero15star:
Tesoro, sono io che adoro te! Come si fa a restare impassibili davanti a una bellissima
fic come Eternity? Mi ha davvero preso, e non vedo l’ora di leggere il prossimo
cap, quindi, please, aggiorna presto! *mi inginocchio* Ma certo che ti perdono,
anche perché non me la sono assolutamente presa xD può capitare a tutti di avere problemi con il
pc e di essere impegnati con la scuola, tranquilla. Riguardo la fic a 4 mani… E
me lo domandi pure? Certo che mi piacerebbe scrivere una fic con te, non
aspetto altro che tue predisposizioni =D Non preoccuparti, certo che
continueremo a sentirci quando la fic sarà terminata, e se ti va c’è sempre il
continuo che inizierò a pubblicare venerdì prossimo ^^ Ma ora tocca a te
aggiornare, è un’ordineeee! xD xD Un bacione tesoro, ti voglio bene!
Smemo92:
Sono d’accordissimo sulla tua ultima affermazione, niente è tutto bianco o nero
e spero che questa fic un po’ l’abbia dimostrato, era uno dei miei scopi ^^ Niko
padre-agitato è proprio strano, eh? Ma faremo bene ad abituarci a questa sua versione,
che si porterà avanti, come faremo bene ad abituarci a Deb e glia altri
versione zietti- baby sitter! =D Grazie mille per la recensione!
Gemellina
Dolly: Grazie mille tesoro, sei sempre troppo gentile! Purtroppo il resto dei
Gold Boyz al momento è un po’ trascurato, ma nel continuo avranno più rilievo,
specialmente Giuseppe, lo conosceremo meglio sotto dei punti di vista
inaspettati! E comunque io sto ancora aspettando i nuovi capitoli di “Una nuova
sorella per Ron!”, mi piacerebbe tantissimo sapere cosa succederà! Che dici, mi
accontenterai? xD Scherzo ovviamente, capisco se sei impegnata o cose simili,
ma sappi che quando la aggiornerai la fan numero uno correrà subito a leggere!
Un bacione! ^^
Detto
ciò, aggiornerò martedì con l’epilogo. Oddio, che commozione! Vabbè, vi lascio,
la
vostra milly92.
Capitolo 54
Happy Ending
Il
bianco delle pareti dell’ospedale ci avvolgeva completamente; più guardavo
quelle mura e più mi sembravano scure. Io e Andrea aspettavamo invano in una
stanza privata, dato che alcune infermiere lo avevano riconosciuto, qualche
notizia da parte di Niko, che aveva seguito Eliana in sala parto da già un’ora
e non si era fatto ancora vivo. Avevamo avvisato Rossella e i ragazzi, e ci
stavano per raggiungere.
“Chissà
se hanno pensato ad un nome da dare alla bambina” mormorai, per rompere il
silenzio dato che la stanza era vuota a parte noi due.
“Non
lo so” rispose Andrea pensieroso. “Ma hai notato che Eliana portava un anello
all’anulare sinistro?”.
Sgranai
gli occhi, incredula. “Davvero? Allora deve essere riuscito a farle la
proposta!” esultai entusiasta.
Andrea
levò un sopracciglio. “Tu sapevi che aveva intenzione di chiederle di
sposarlo?” domandò, quasi offeso.
“Si,
ma era un segreto” mi affrettai ad aggiungere. Feci una faccia dispiaciuta per
non aver potuto condividere quell’informazione con lui e presi le sue mani tra
le mie. “Lo sapevo da soli due giorni”.
Lui
strinse le mie mani in risposta e sorrise. “Tranquilla, so che mantieni sempre
i segreti, è anche per questo che ti amo” disse, alzando la mano destra fino a
portarla al mio viso. Lo accarezzò con delicatezza, e chiusi gli occhi, dato
che quel semplice gesto mi faceva rabbrividire lungo la schiena.
“E
quale sarebbero gli altri motivi?” domandai, con finta aria curiosa.
“Oh,
ti amo per il fatto che tra un po’ sarai la scrittrice preferita di tutti i
teenagers, ovvio, no?” ironizzò, facendomi ridere.
Quelle
parole ravvivarono il mio entusiasmo di un milione di tacche; non riuscivo
ancora a realizzare il fatto che il mio romanzo sarebbe stato pubblicato.
“Ovvio”.
“Ovviamente”
disse, facendomi ricordare quel caldo giorno di
otto mesi prima, il nostro primo bacio dopo tre anni…
Avvicinò
il viso al mio, quasi come se avesse dimenticato che ci trovavamo in un
ospedale e che avremmo dovuto essere in pensiero per la nostra nipotina
acquisita che stava per nascere, e mi diede un lieve bacio, che però da dolce
diventò improvvisamente irruente e infinito.
Sorpresa,
ma di certo non dispiaciuta, risposi con enfasi al bacio, mentre lui portava la
sua mano destra sulla mia gamba e quella sinistra attorno alla mia vita, sotto
la maglietta.
Persi
totalmente la cognizione del tempo ritrovandomi così, sentendomi accaldata e
piena di scariche elettriche, tanto che non so come mi ritrovai a cavalcioni su
di lui.
Passai
a baciarlo vicino il lobo dell’orecchio, mentre lui scendeva a baciarmi il collo, e con un minimo di
soddisfazione lo sentii sospirare lievemente.
Ed
ero ancora stordita quando lui si staccò, facendomi bruscamente ritornare alla
realtà. “Ringrazia che siamo in ospedale, altrimenti questo gesto non lo
avresti mai visto” spiegò malizioso mentre ritornavo a sedermi e cercavo di
calmarmi.
“Avrei
preferito non vederlo” ammisi, senza il minimo imbarazzo.
“Allora,
se ti va… Potrai non vederlo accettando di venire un attimo con me in un posto
speciale per una sorpresa che avevo preparato per questo mesiversario” disse
lentamente, studiando la mia reazione.
“Ma
certo” risposi subito, sentendomi totalmente sicura del fatto che quella fosse
la volta giusta dopo tanti mesi e continue interruzioni e insicurezze.
“Allora
ci conto” annunciò, prima di spiegarsi: “Deb, davvero, oggi è stata una
giornata speciale per entrambi, tu hai realizzato uno dei tuoi sogni, sta per
nascere la bambina… Sei totalmente sicura di voler fare questo passo? Perché
penso che questo sia uno dei momenti più giusti”.
Annuii,
totalmente convinta. “Certo, non sai da quanto sto aspettando questo momento.
Niente più di questo può rendere questa giornata ancora più speciale” spiegai,
e ci scambiammo uno sguardo fatto di complicità pura.
Purtroppo,
ad interrompere quel momento ci pensarono Rossella, Pierre e il resto dei Gold
Boyz.
“E’
nata?” domandò subito Rossella preoccupata.
“Non
anc…” iniziai, ma fui zittita da Niko che iniziò a correre verso di noi, entrando
di botto nella stanza,come se fosse impazzito. Indossava ancora il camice verde
che gli avevano fatto indossare all’entrata della sala parto e si gettò addosso
a me ed Andrea.
“E’
nata! E’ nata!” urlò, adrenalinico.
“Oh!
E dov’è?” chiese Giuseppe.
“L’hanno appena portata da Eli, venite,venite!”.
Lo
seguimmo fino alla fine del corridoio ed entrammo in una delle ultime stanze
dove c’era Eliana, scioccata e stanca, con in braccio la piccola.
Era
bellissima, abbastanza grande, con gli stessi occhi di Niko e i capelli
biondicci.
Restai
a bocca aperta, ammaliata da quella creatura.
“Come
si chiama?” domandai con un sussurro.
“Stella,
la nostra Stella” rispose Eliana sorridendo. Niko annuì, e si sedette sul bordo
del letto, predendo Stella in braccio.
Stentavo
a credere che fosse diventato padre ad essere onesti, mi sembrava di vivere in
una piccola favola.
“E
comunque io e Niko dobbiamo dirvi una cosa… Abbiamo deciso di sposarci!”
aggiunse la ragazza, mostrandoci l’anello che portava all’anulare sinistro.
Finsi
di essere sorpresa mentre Rossella emetteva un lieve strillo e abbracciai
Eliana, facendo l’occhiolino a Niko da sopra la sua spalla. Ricambiò,
sorridendo, e mi precipitai ad abbracciarlo a mia volta.
La
stanza si riempì di: “Auguri!” e “Congratulazioni!”, e mi sembrava di sentire
tutte quelle urla mentre ero in macchina con Andrea, quasi un’ora dopo.
“Dove stiamo andando?” domandai quando vidi che aveva imboccato una
strada diversa da quella dell’andata.
“Ti
piacerà” rispose semplicemente lui, e mi dissi che aveva perfettamente ragione
quando mi ritrovai sulla spiaggia in cui eravamo messi insieme.
“Che
bello” dissi semplicemente mentre mi cingeva la vita con le braccia. “E’ in
momenti come questi che scopro di amarti sempre di più”.
Non
disse nulla, ma sorrise e mi prese per mano, conducendomi fuori dalla spiaggia.
Dopo nemmeno dieci metri, ci trovammo di fronte ad una casetta. Prese un mazzo
di chiavi ed aprì la porta, facendomi segno di entrare.
“Ecco,
volevo venire qui dopo la sorpresa di
Camillo, ma Niko ci ha interrotti” spiegò, mentre eravamo ancora al buio.
“Hai
avuto un’ottima idea” dissi, ripensando al nostro discorso di poco prima e
sentendomi un po’ imbarazzata. Certo, dire le cose era un conto e farle ne era
un’altra.
“Si?”
domandò, accendendo la luce e illuminando un piccolo ingresso.
“Si”
confermai.
Si
avvicinò, aiutandomi a togliermi la giacca e appoggiandola sull’attaccapanni,
facendo lo stesso con la sua.
“Aspetta
un secondo qui” mi esortò, entrando in una stanza di fronte.
Mi
sedetti su un piccolo divano che si trovava in quella stanza, senza sapere cosa
pensare, come sentirmi e cosa fare. Come dovevo comportarmi? Mi sentivo come
una dilettante che si appresta a partecipare ad una gara di importanza
internazionale.
Ma
ritornai un po’ più tranquilla quando Andrea ritornò nella stanza, con un
piccolo sorriso sulle labbra.
Lui ti ama per quello che sei, e sa che
non sei esperta. Non si aspetta nulla di che, tranquilla, anzi, chi ti dice che
anche lui non sia un po’ spaventato?
“Vieni” mi invitò, prendendomi per mano e
conducendomi verso la stanza in cui si era richiuso.
Restai
incantata appena vi entrai, ammorbidita dalle luci di decine di candele bianche
e doppie sparse per tutta la stanza, in cui vi era un letto matrimoniale e il
tipo di mobilia che si trova nelle camere da letto.
“E’
stupendo” dissi, senza sapere cos’altro aggiungere.
“Speravo
ti piacesse” mormorò. Improvvisamente sembrava impacciato, come un ragazzino
alla prima cotta.
La
cosa mi preoccupava alquanto, insomma, se lui era così impacciato io cosa avrei
dovuto fare? Al momento la passione che ci aveva travolti in ospedale mi
sembrava remota, ma solo per quel senso di imbranataggine.
Così
mi voltai decisa verso di lui, facendo il primo passo. Gli circondai il collo
con le braccia e dissi: “Ti amo”, senza smettere di guardarlo negli occhi.
“Anche
io. Ed è per questo che siamo qui” rispose, con un’espressione improvvisamente
dolce dipinta in volto.
Raccolse
il mio viso tra le sue mani e iniziò a baciarmi lentamente, mentre io mi
aggrappavo totalmente a lui.
Si
bloccò, squadrandomi preoccupato.
“Shh,
è tutto ok e meravigliosamente bello” gli dissi, e fui sollevata nel sentire
che fosse la pura verità.
Di
nuovo incatenammo i nostri sguardi ciò
bastò per farci ritrovare stesi sul letto. Tentò di essere il più dolce
possibile quando si ritrovò sopra di me, forse per non farmi sentire il suo
peso, ma non vi badai, perché al momento sarebbe potuto crollarmi anche il
mondo addosso ma non me ne sarei resa conto.
Iniziò
a baciarmi il collo, la guancia, il lobo dell’orecchio, e a ogni suo tocco
sentivo una scarica di adrenalina percorrere tutto il mo corpo con una velocità
straordinaria.
Iniziai
a sbottonargli la camicia come nel nostro solito film ricorrente, ma entrambi
sapevamo che quella era la volta giusta, che niente e nessuno ci avrebbe
impedito di amarci in tutto e per tutto.
Mi
guardava negli occhi, con un’espressione dolce e quasi emozionata, facendomi
sentire importante come non mi era mai successo.
“Ricorda
che sei tutta la mia vita” sussurrò contro il lobo del mio orecchio destro,
mentre mi sfilava delicatamente la maglietta.
“Vale
lo stesso per te” sospirai decisa, baciandolo.
Lentamente,
con una calma esasperante, mi ritrovai con indosso solo la biancheria intima, e
mi sentii diversamente da come mi ero sempre immaginata. Mentre mi alzavo un
po’ per aiutarlo a sbottonare il
reggiseno non provai alcuna paura circa il suo giudizio, sapevo che non avrebbe
disprezzato i miei difetti.
Averlo
così davanti ai miei occhi, nudo e con un’espressione totalmente rapita mi
lasciò senza fiato, era perfetto, il suo torace scolpito mi sembrava essere
stato creato solo per essere riempito da una scia di baci.
La
frenesia ormai si era impossessata di ogni centimetro del mio corpo, e non
dimenticherò mai il modo in cui ci guardammo l’ultima volta prima di diventare
una cosa sola, conscia del fatto che eravamo destinati ad essere un solo corpo
e un’anima, mentre alle nostre spalle le onde componevano la colonna sonora di
quel momento tanto atteso e felice di due persone che non riuscivano a fare
altro che amarsi e che erano pronte a farlo per il resto delle loro vite.
Eliana
ritornò a casa una settimana dopo insieme a Stella, e in quell’arco di tempo mi
ero affrettata a scrivere un piccolo epilogo del libro. Avevo contattato
Camillo e gli avevo detto che il manoscritto non poteva essere pronto senza un
ultimo capitolo e alcuni ringraziamenti. Ovviamente l’epilogo parlava del lieto
fine che avevo avuto e che sapevo si sarebbe prolungato per anni ed anni.
Insieme
ad Eliana ovviamente ritornò anche il suo futuro marito, ed è inutile dire che
per le due settimane successive la casa fu un eterno via vai di gente oltre ai
loro familiari, per questo spesso ero
costretta a studiare ancora di più in ufficio e a casa di Andrea.
“Amore,
basta, mi piacerebbe se dedicassi tutti quegli sguardi a me invece che al libro
di letteratura” disse lui la sera del 29 aprile.
Mi
voltai e lo trovai appoggiato allo stipite della porta della sua camera con un
sorriso ironico stampato in faccia.
Risi
lievemente, scrollando le spalle. Ogni volta che lo vedevo, che mi parlava, che
mi abbracciava, non potevo far altro che rivivere quella magica notte nella
casetta vicino la spiaggia e desiderare di riviverla altri milioni di volte.
“Dai,
domani faccio l’esame e sarò tutta tua” risposi.
“No,
sono offeso, basta” finse, voltandomi le spalle e facendo finta di volersene
andare.
Risi
nuovamente, alzandomi e correndogli incontro. Lo fermai per la vita, e si girò
in mia direzione. Quando incrociò il mio sguardo la sua espressone divenne da
giocosa a seria e profonda. Portò le mani attorno al mio viso, prima di
spostare la sinistra dietro la mia schiena.
“Mi
dispiace che in questi giorni ci sia tutto questo caos da te, ma sono lieto di
avere una scusa per ospitarti” mormorò, continuando a guardarmi.
“Peccato
che però non abbiamo avuto tempo di stare da
soli per davvero” sussurrai, allungando una mano che finì dietro la sua
nuca. Improvvisamente il suo sguardo si accese,e capii che anche lui stava
pensando a quella notte.
“Dispiace
anche a me ma va bene così, abbiamo tanto tempo…” disse, chinandosi e poggiando
le sue labbra contro le mie.
“Si,
tanto…” risposi, stringendolo forte e ricambiando il bacio.
“Non
so se sai che mi sento l’uomo più felice della terra, e lo sono ancora di più
dopo la… la nostra notte…. Perché li
ho capito che tu sei per davvero la mia
dolce metà, in tutti i sensi. Siamo fatti l’uno per l’altra” dichiarò, quasi
emozionato, quando ci separammo.
“Lo
so, in un certo senso lo so da più di tre anni” risposi, sedendomi al suo
fianco sul divano che ci aveva ospitato innumerevoli volte. Intrecciai la sua
mano alla mia, e restammo a guardarci finchè non suonarono alla porta.
“Vado
io” dissi, alzandomi. Controllai vicino allo specchio se tutto era ok onde
evitare di avere sbavature di lucidalabbra per il bacio ed aprii.
All’inizio
non vidi nulla, poi successe tutto in due secondi: qualcuno urlò: “Tadà!”, si
accese la luce del codominio ed io urlai per lo spavento che, però, scomparve
appena riconobbi la persona che mi stava davanti con un sorriso a trentadue denti.
Alto
come sempre, con gli occhi quasi luminosi e avvolto da una giacca di pelle
nera, Massimo mi guardava in attesa di una reazione.
“Max!”
esclamai, quando associai il sorriso al volto e al nome.
“Deb”
disse semplicemente. Era un “Deb” in stile “Sei sempre la solita”, non un “Deb”
di riconoscimento. Sapeva già da prima che mi avrebbe trovato lì.
Senza
esitare lo abbracciai, stringendolo con tutta la forza che avevo, e lui
restituì la stretta con altrettanto entusiasmo. Dopotutto non ci vedevamo da
otto mesi.
“Oddio,
cosa ci fai qui?” domandai quando anche Andrea ci raggiunse, evidentemente per
le mie urla.
“Sono
venuto a trovare Stella e i suoi vecchi, no?” rispose come se fosse la cosa più
ovvia del mondo. “E poi volevo farti le
congratulazioni di persona, ho saputo del libro” aggiunse.
“Grazie,
Max, quanto mi sei mancato!” esclamai.
Stentavo
a credere che quell’uomo, padre, marito e cantante professionista fosse il
Massimo che avevo conosciuto quattro anni prima, colui che mi aveva sempre
consigliato e che era stato indispensabile per me in certi momenti. Ormai la
sua presenza, ahimè, non era più fondamentale, e poi avevo imparato a
sopportare la sua assenza in quegli anni. Ma il bene che gli volevo e la stima
che avevo in lui non sarebbero mai cambiati.
“Vale
lo stesso per me, nipotina! Comunque venite di là, Eli e Niko devono fare un
annuncio”.
Lo
seguimmo, e ormai avevo già dimenticato l’esame imminente. La casa era
affollata, c’erano i genitori dei
ragazzi, alcuni loro amici, Rossella, Pierre,
il resto dei Gold Boyz, Beatrice con la piccola Manuela molto cresciuta
e, infine,anche Daniele.
Niko
ed Eliana stavano al centro del soggiorno, sorridenti ed emozionati.
“Volevamo
dirvi che la data del matrimonio e del battesimo di Stella è stata fissata per
il 25 giugno, ed ovviamente siete tutti invitati” annunciò Niko lentamente.
Scoppiammo
in un applauso fragoroso e Giuseppe aprì una bottiglia di champagne.
Che
bello, c’era un matrimonio da organizzare in due mesi… Non osavo immaginare il
caos che ci sarebbe stato a casa in quei soli 60 giorni…
Andrea
mi cinse le spalle e mi strinse a sé,
sorridendo con una vena di sarcasmo; evidentemente aveva capito a cosa stavo
pensando.
Ma
sorrisi: dopotutto cos’era un matrimonio da organizzare con una neonata urlante
per casa con gli esami imminenti rispetto a tutto quello che era successo in
quegli anni?
Niente,
mi dissi, e mi persi beata nel momento che stavo vivendo, insieme a tutte le
persone più importanti che avevo conosciuto in quell’avventura che speravo non
sarebbe mai finita.
Qualche Anticipazione dall'Epilogo:
“Erano anni che non provavo
l’emozione di entrare in uno studio televisivo” mormorai, accasciandomi su un
divanetto e facendogli segno di
avvicinarsi a me.
___________
“Dobbiamo
farci qualche foto insieme,nessuno crede che tu sei mia figlia!” ironizzò.
___________
“Lo
conosciamo come tuo amico che è
venuto a prenderti l’anno scorso insieme
alla sua band” disse severamente papà… Prima di scoppiare a ridere e tendere
gioiosamente la mano ad Andrea che si lasciò coinvolgere dalle risate.
___________
“No,
sai, te lo volevo domandare a titolo informativo” iniziò Rossella, facendo uno
strano sorriso. “Sai, dopotutto fra un po’ anche io inizierò la vita
matrimoniale”.
|
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Capitolo 55 *** Epilogo: La Fine Dell'Inizio ***
Epilogo: La Fine Dell'Inizio
…
E così, dopo ben 7 mesi e 12 giorni, ecco che questa fic è giunta al termine. Dalle
vostre recensioni ho avuto modo di capire che almeno un po’ Deb e i suoi amici
vi hanno fatto appassionare, ridere, fatto tifare per un bacio o una litigata
che non arrivava, trepidare con i loro casini, e sono felice che così sia
stato, perché credo che le fan fiction servano proprio a questo, sfuggire per
qualche minuto da questa realtà a volte un po’ troppo noiosa e sognare ad occhi
aperti.
Non
so davvero cosa dire, se non ringraziarvi per il vostro amorevole supporto, perché
se così non fosse stato la storia non sarebbe mai giunta fino a questo punto.
Mi avete spronata a scrivere e ad impegnarmi sempre di più, e questa è una
delle cose più belle che possono accadere quando si scrive una fic.
Grazie
mille a tutti coloro che hanno recensito los corso cap, ovvero vero15star,
Smemo92, _new_Moon_ e 95_angy_95, a tutti coloro che hanno letto, recensito gli
altri cap e che hanno inserito la fic tra i preferiti.
Non
voglio essere melodrammatica, ma purtroppo non posso fare a meno di emozionarmi
un po’ ogni volta che devo mettere quel fatidico ”Si” vicino a “Completa”.
Ma,
se volete, già da venerdì 3 aprile Deb e gli altri ritorneranno in questa
sezione con “Confessions of a future Bride” perché se pensate che la cosa sia
finita qui, beh, vi sbagliate di grosso!
=D
Ancora
grazie, e, come disse qualcuno un po’ prima di me… “… Questa conclusione, benché
trovata da povera gente, c’è parsa così giusta,che abbiam pensato di metterla
qui, come il sugo di tutta la storia. La quale, se non v’è dispiaciuta affatto,
vogliatene bene a chi l’ha scritta, e anche un pochino a chi l’ha raccomodata.
Ma se invece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta” xD.
La
vostra milly92.
Epilogo
La Fine Dell’inizio
“…
Quindi, sono lieta di dirvi che questa stasera, qui a “Storie e V.I.P.”,
abbiamo un’ospite d‘onore! Negli ultimi sei mesi, il suo libro ha venduto
milioni di copie e ormai è l’icona degli scrittori dei teenagers! A soli
vent’anni, ecco qui la reginetta delle librerie, Debora Di Bene, accompagnata
dal suo fidanzato da più di un anno, Andrea Romani!”.
Mi
sentii traballare quando udii il mio nome echeggiare per tutto lo studio
insieme a quello di Andrea, ma mi imposi di sorridere e fingere che per me
fosse una cosa da niente essere in un programma televisivo come “V.I.P.”.
Presi
la mano di Andrea tra le mie e la strinsi forte mentre la porta dello studio si
apriva e ci invitava ad avanzare. “Calma” mormorò Andrea tra i denti, mentre
passavamo su una specie di passerella e ci avvicinavamo a Silvia che avanzava
verso di noi, radiosa nel suo completo di seta bianca.
Il
pubblico scoppiò in un lunghissimo applauso e quasi mi sentii svenire per l’emozione, conscia del fatto che
milioni di persone mi stessero guardando.
Silvia aveva insistito circa la mia partecipazione
al suo nuovo programma, e così eccomi lì a sponsorizzare il mio libro, che per
fortuna si era rivelato un modesto successo.
“Allora,
Debora, tu frequenti il mondo dei personaggi famosi da un bel po’ di tempo, ma
ora come ti senti nell’essere anche tu una di loro?” mi domandò Silvia dopo i
primi inconvenevoli.
“E’
strano, anche se io non mi definisco ancora tale, dopotutto ho scritto un
libro, non sono una show girl, un’attrice o una cantante…” risposi, sentendomi
decisamente stupida.
“Non
farci caso Silvia, non cambierà mai” sghignazzò Andrea quando lei fece una
specie di smorfia.
“Ma
dico io, come devo fare con te? Se si potesse comprare un po’ di autostima te
ne regalerei a quintali!” esclamò lei, tuttavia ridendo e abbracciandomi,
mentre tutto il pubblico applaudiva.
“Mmm,
guarda, sono secoli che la cerco e non ci sono riuscita…” ironizzai.
Silvia
fece un piccolo cenno. “Allora, raccontaci un po’ la tua vita a partire
dall’ultimo anno, quando ti sei trasferita a Roma”.
“Lo
scorso agosto mi sono trasferita a Roma per motivi di studio, infatti mi sono
iscritta alla facoltà di lingue, e sono andata a vivere con Rossella ed Eliana.
E’ lì che mi sono rivista con Andrea dopo tre anni, e ci siamo rimessi insieme”
lo guardai e notai che accennò un sorriso. “Poi, saputa la notizia della
gravidanza di Eliana, io, Rossella, il resto dei Gold Boyz e Niko, il suo
attuale marito, abbiamo trascorso nove mesi tra dottori e negozi di vestiti per
bambini. E’ stato un bellissimo periodo, che ha avuto il culmine con il
matrimonio di Niko ed Eliana, e subito dopo è uscito il romanzo, grazie ad
Andrea che ha contattato Camillo e grazie anche a te che mi hai raggiunta
quella sera insieme a lui!”. Quella sera… Una delle più bella della mia vita,
pensai tra me e me.
Silvia
fece una specie di inchino e continuò a sparare domande per un’altra mezz’ora.
Quando
l’intervista terminò uscii dallo studio molto frastornata ed emozionata, e
ringraziai Andrea dato che se non fosse
stato per lui non sarei mai riuscita a trovare il mio camerino.
“Erano
anni che non provavo l’emozione di entrare in uno studio televisivo” mormorai,
accasciandomi su un divanetto e facendogli segno di avvicinarsi a me. Ubbidii, e mi circondò le
spalle con le braccia.
“Abituati,
amore, che mercoledì ti vogliono quelli di Rai Uno” mi ricordò. Tremai alla
sola idea.
“Che
effetto ti ha fatto mostrarti in pubblico con me?” gli domandai, curiosa. Era
la prima volta, dopo un anno e cinque
mesi che stavamo insieme, che ci mostravamo in pubblico.
“Ho
pensato a tutte le illusioni delle mie povere fan che hai spezzato dal momento
in cui mi hai stretto la mano”
sghignazzò. Gli diedi un lieve colpo vicino la spalla, così si affrettò a dire:
“E’ stato bello, per la prima volta mi sono sentito completo davanti alle
telecamere. Ora tutti sapranno che sei tu la mia ragazza… Deb, la mia ragazza,
la mia scrittrice” enfatizzò.
Abbassò lo sguardo verso di me, che gli avevo
circondato la vita con le braccia, e si calò per baciarmi.
Mi
aspettavo un bacio rapido, invece restai
piacevolmente sorpresa quando mi trattenne a sé e lo prolungò, facendolo
diventare lento e denso.
“Hai
chiuso la porta a chiave?” domandò, con le labbra ancora serrate sulle mie.
“Si…”
mormorai senza capire, prima di aprire
gli occhi e vedere che il suo sguardo era acceso di passione.
Non
riuscii far altro che ridere, quando
invece avrei dovuto dire: “Ma sei pazzo!”,e continuai a lasciarmi baciare
mentre sentivo le sue mani esperte cercare la lampo del vestito che indossavo.
Iniziai
a sbottonare la sua camicia, liberandomi delle scarpe con il tacco vertiginoso,
quando bussarono alla porta. Sobbalzai, mentre Andrea iniziò a ridere per la
mia espressione.
“Deb,
sono Silvia!”disse la sua voce squillante mentre Andrea mi aiutava a sistemarmi
il vestito e contemporaneamente mi rimettevo scarpe.
“Si,
un attimo” dissi, controllandomi allo specchio per vedere se era tutto ok. “Non
vale, sei sempre più veloce di me”
bisbigliai ad Andrea, che fece una faccia da santarellino mentre aprivo la
porta.
Silvia
se ne stava davanti a me insieme ad alcuni collaboratori. “Complimenti, tesoro”
disse, abbracciandomi nuovamente.
“Grazie,
Silvia” feci, sperando di non essere ancora rossa in viso.
“Potresti
fare un autografo alle loro figlie?” domandò poi, indicando i due collaboratori
alle sue spalle.
Sorrisi,
come tutte le volte che me lo chiedevano. Ancora mi ci abituavo. Firmai gli
autografi e salutai i due uomini che si allontanarono.
“Ma
le sorprese non sono finite qui. Oggi, ventidue gennaio, dopo circa tre mesi
che non li vedevate… I vostri genitori sono qui!” esclamò lei in stile
Raffaella Carrà, radiosa, mentre io ed Andrea sobbalzavamo al suono della
parola “vostri”.
Ognuno
di noi non aveva mai conosciuto i genitori dell’altro, quindi l’idea di farli
conoscere tra loro era remotamente lontana!
Andrea
si avvicinò mentre le nostre famiglie spuntavano da uno dei camerini, e a
stento riconobbi mia madre, tutta acchitata nel suo vestito nero, e mio padre,
più serio che mai nel suo completo grigio. Dietro di loro, mio fratello, ormai
diciassettenne, sorrideva beffardo, e una ragazza un po’ più grande di me, con
lunghi capelli corvini e il taglio degli occhi identico a quello di Andrea mi
fece un piccolo cenno.
Feci
un faccia ancora più confusa nel vedere una coppia sulla cinquantina
avvicinarsi, composta da una donna bassina tutta sorridente, con i capelli ne
avvolti in una crocchia, e un uomo alto quanto Andrea che ci sorrideva dietro
dei simpatici baffi. Solo in quel momento registrai il fatto di non essermi mai
domandata che aspetto avessero i suoi genitori.
Si
alzò un coro di: “Mamma!”,
“Papà!”, “Deb!” e “Andrea!”,
e quasi quasi mi sentii
svenire mentre le braccia dei miei genitori mi avvolgevano.
“Tesoro,
ormai non vieni più a Maddaloni da quando sei famosa!” mi rimbrottò mamma.
“Mamma,
ma cosa dici…” risposi, mentre toccava a
papà stringermi.
“Dobbiamo
farci qualche foto insieme,nessuno crede che tu sei mia figlia!” ironizzò.
Risi
nervosamente, prima di abbracciare mio fratello, più alto che mai. “E vero che
vogliono fare il film sul tuo libro?” domandò.
“Si,
ma solo un’idea” risposi.
Ci
separammo, e cadde un silenzio
imbarazzato. Mio padre guardava Andrea con aria quasi minacciosa, mia madre
sorrideva a sua madre, che mi stava fissando.
“Andrea, non ci presenti la tua fidanzata?” disse
dolcemente, avanzando. Lanciai uno sguardo impaurito a Silvia, che se ne stava
un po’ in disparte a guardare la scena. Mi fece segno di sorridere e tentai di
ubbidire.
“Ma
certo, mamma, papà, vi presento Debora” disse con la sua voce melodiosa, al
momento seria ma quasi emozionata.
Mi
ci vollero un paio di sforzi per allungare la mano e stringere quella della
signora, che disse: “Finalmente ti conosco! Sono Elisa” e quella del signore
che disse: “Giulio, piacere di conoscerti, Debora”.
La
ragazza, invece, sorpassò i genitori e mi abbracciò inaspettatamente,
lasciandomi confusa ed imbarazzata. “Ciao, Debora, io sono Vittoria, sono
sicura che diventeremo ottime amiche! Come sono felce di sapere che sei tu la
ragazza del mio fratellone!” esclamò, gesticolando in un modo troppo aperto.
“Lo
credo anche io, piacere di conoscerti, Vittoria” risposi prima di sorridere,
sentendomi più sollevata. Sembravano davvero simpatici!
Ora,
però, toccava a me. Mi votai verso i miei. “Mamma, papà, Dario, voi conoscete
già Andrea…” iniziai.
“Lo
conosciamo come tuo amico che è
venuto a prenderti l’anno scorso insieme
alla sua band” disse severamente papà… Prima di scoppiare a ridere e tendere
gioiosamente la mano ad Andrea che si lasciò coinvolgere dalle risate.
Restai
basita, così lo presentai “ufficialmente” anche a mamma e a Dario.
“Abbiamo
già conosciuto la tua famiglia, Andrea” disse mamma. “E voglio che tu sappia
che siamo felici del tuo fidanzamento con Deb, non poteva scegliere un ragazzo
più maturo, diligente e bello!”.
“Si,
concordo, anche se poi mi spiegherete cosa è successo a Music’s Planet, ho
letto il libro” disse mio fratello.
“Oh,
tu che leggi un libro!” tentai di
svicolare, arrossendo.
“Comunque
anche noi siamo felici che Andrea stia con te, temevamo che, con la strada del
successo che aveva intrapreso, si sarebbe messo con qualche velina… E invece,eccoci una nuora
scrittrice!” disse suo padre.
Nuora?
Ma chi, io? Oddio!
“Ora
però verremo con voi a casa vostra e ci resteremo per un po’, così potremo
conoscerci meglio, cara!” disse sua madre, prendendo la mia mano tra le sue.
“E
faremo shopping insieme” aggiunse Vittoria radiosa.
“Oh,
che bello” disse, senza sapere davvero cosa pensare.
“Quanti
anni hai, comunque?”continuò la madre, per niente imbarazzata.
“Ne
farò ventuno giugno, signora”.
“Chiamami
Elisa, Deb, mi fa sentire vecchia!” disse allegramente. Scoppiammo a ridere, e
mi dissi che mia suocera era davvero
simpatica.
Così
ritornammo nel nostro palazzo, i miei si
fermarono da me e Rossella, che viveva ancora con me dopo le nozze di Eliana,e
i suoi dormirono da lui.
Se
ne andarono il trenta gennaio, giorno in cui, ritornando a casa mia, trovammo
Eliana e Niko con Stella e Daniele che parlottavano con Rossella e Pierre.
“Ehi,
chi non muore si rivede!” disse Daniele salutandoci con la mano.
“Scusaci,
ma sai, siamo stati indaffarati con le riprese di “Mi presenti i tuoi?”, ihih”
risposi, facendo un cenno a Eliana e prendendo Stella in braccio, che sulla
soglia dei nove mesi era già bella grossa.
“Abbiamo
saputo! Com’è andata?” domandò Niko curioso.
“Benissimo,
i suoi genitori sono una forza” rispose Andrea radioso, accarezzando la guancia
di Stella. “E suo fratello è davvero simpatico”.
“Si,
mi sono trovata davvero bene” concordai. “E tua sorella non è così svampita
come vuole sembrare” aggiunsi, dato che
dopo il primo giorno avevo iniziato a pensare che Vittoria fosse un po’
un’ochetta ventitreenne, quando poi si era dimostrata davvero gentile e
intelligente.
Ormai
mi sentivo completa, felice, e non solo perché ero riuscita a pubblicare il mio
libro con successo. Avevo tutto quello che una mia coetanea potesse desiderare.
“Comunque,
guarda qui, sono venuto per farti leggere questo articolo” disse Daniele,
passandomi un giornale. “Vai a pagina 53”.
Ubbidii,
passando Stella a Rossella, e mi ritrovai davanti a un breve articolo
intitolato: “Debora Di Bene dà il volto
alla letteratura italiana del secondo decennio del duemila e accende la
speranza dei nuovi scrittori italiani”.
Sorpresa,
lo lessi insieme ad Andrea mentre gli altri scrutavano la mia reazione.
“A soli vent’anni ha pubblicato il suo
primo libro, scritto tra i sedici e
diciannove anni, e grazie a lei il genere autobiografico ritorna di
moda. Si, perché Debora Di Bene è
riuscita a rendere una stria personale degna di un romanzo, cambiando solo i
nomi dei personaggi e rendendolo gradito
a tutti i ragazzi che amano sognare un po’. Il genere autobiografico è stato
sempre giudicato noioso, ed invece, grazie a lei, ecco che questo genere ha
inizia a spopolare. Ormai il suo nome è un mito, oltre fatto che Debora ha dato il buon esempio,
mettendo in seconda luce l’immagine della ragazza velina e accentuando quella
della ragazza intellettuale. Cosa dire, Debora, speriamo di leggere al più
presto un tuo nuovo capolavoro!
Paris
D’Aquila”
“Paris?”
riuscii solo a dire,sconvolta. “Ma è una presa in giro?”.
“No,
una richiesta di scuse se non altro” fece Daniele, godendosela un mondo per la
mia espressione. “E’ stata lei a chiamarmi e a dirmi dell’articolo. Ha fatto
intendere che si è pentita, ora lavora per un altro giornale, sai”.
Non
risposi, dire che ero sorpresa era ben poco. La conoscevo, e faceva gesti
simili solo per ottenere qualcosa in cambio.
“Non
pensarci, amore” fece Andrea deciso.
Annuii,
decisa a non pensarci. Ringraziai il cielo quando Rossella domandò ed Eliana:
“Allora, come va la vita matrimoniale?”.
Eliana
parve incuriosita da quella domanda, prima di rispondere: “Bene, anche se non
ho mai un minuto di tempo per incontrarmi con il produttore. Ma per fortuna ho
il marito più paziente del mondo” aggiunse, stringendo la mano di Niko.
Feci
un piccolo sorriso vedendo quella scenetta romantica, e mi dissi che era
impossibile che quello era il Niko che mi aveva fatto perdere le testa quando
ero una ragazzina. Ora lui era famoso, era un padre e un marito.
“No,
sai, te lo volevo domandare a titolo informativo” iniziò Rossella, facendo uno
strano sorriso. “Sai, dopotutto fra un po’ anche io inizierò la vita
matrimoniale”.
Tutti
alzammo lo sguardo verso di lei, giusto in tempo per vederla alzare la mano
sinistra e mostrarci l’anulare abbellito da un bellissimo anello.
Io
ed Eliana trattenemmo il respiro, prima di correre in sua direzione e
abbracciarla.
“Auguri!”.
I
ragazzi fecero lo stesso con Pierre, e ci bloccammo solo quando venimmo
accecati da un flash.
Daniele
ci aveva immortalati, brandiva la macchina
fotografica con un sorriso prima di mettere l’autoscatto ed incitarci a
mettere in posa. “Così ricorderemo meglio questa serata” spiegò.
Guardai
la foto dopo averla scattata e restai a fissarmi, stretta a panino proprio tra
Andrea, Niko e Daniele. Sorrisi tra me e
me, prima di mostrarla agli altri.
“E
così le coppie di sposi sono salite a due” dissi poco dopo, mentre brindavamo.
“Oh,
non fare la vittima, sono sicura che a breve anche tu avrai un bell’anello all’anulare” disse Niko, seduto a pochi metri
di distanza da me. “E se questo non succede, beh , me ne occuperò personalmente
con chi di dovere” aggiunse lanciando una finta occhiata sarcastica ad Andrea.
“Se
fosse per me quell’anello starebbe già a suo posto ma Deb non ha nemmeno
ventun’anni, quindi sa che dovrebbe aspettarsi la proposta tra circa tre
quattro - anni, vero amore?” disse lui, mettendomi una mano sulla spalla.
“Certo
che si” dissi, e fui felice nel sentire che era la pura verità. Non avevo
bisogno di un anello, al momento avevo tutto quello che potevo desiderare, e lo
capii ancora di più poco dopo, mentre ero fuori al balcone con Andrea a
guardare le stelle.
“Oh,
amore, vieni!” mi chiamò all’improvviso, mentre partiva una serie di flash dal
cortile su cui si affacciava il balcone.
“Cos…?”.
“I
paparazzi!” spiegò, e ciò bastò a farmi rientrare in casa, prima di scoppiare a
ridere come una scema insieme a lui.
E
l’unica cosa che riuscii a pensare, poi, fu semplicemente: grazie a Dio, pensa se
non avessi partecipato a Music’s Planet!
Fine
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