Aithusa Duchannes Kuruta

di Tessie_chan
(/viewuser.php?uid=912902)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Individui pericolosi ***
Capitolo 3: *** In incognito ***
Capitolo 4: *** Come un iceberg ***
Capitolo 5: *** Incontro straordinario ***
Capitolo 6: *** Morte nella palude ***
Capitolo 7: *** Duello tra Maghi ***
Capitolo 8: *** Prova di cucina ***
Capitolo 9: *** Le origini dei Maghi ***
Capitolo 10: *** La torre trabocchetto ***
Capitolo 11: *** Forza e fragilità ***
Capitolo 12: *** Rifiuto e dolore ***
Capitolo 13: *** Bugie e attrazione ***
Capitolo 14: *** Fuoco e sentimenti ***
Capitolo 15: *** Febbre e paura ***
Capitolo 16: *** Sangue e lutto ***
Capitolo 17: *** Stelle e passione ***
Capitolo 18: *** Verità e tradimento ***
Capitolo 19: *** Silva e Concorda ***
Capitolo 20: *** Dubbi e rancore ***
Capitolo 21: *** Amore e follia ***
Capitolo 22: *** Vendetta e perdono ***
Capitolo 23: *** La giusta sorella ***
Capitolo 24: *** Nascita di un assassino ***
Capitolo 25: *** Prima volta ***
Capitolo 26: *** Rivelazione e addio ***
Capitolo 27: *** Nuovi e vecchi nemici ***
Capitolo 28: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 29: *** Cinque anni dopo I parte ***
Capitolo 30: *** Cinque anni dopo II parte ***
Capitolo 31: *** Caccia e scoperte I parte ***
Capitolo 32: *** Caccia e scoperte II parte ***
Capitolo 33: *** Inganni e segreti del passato ***
Capitolo 34: *** Mater artium necessitas I parte ***
Capitolo 35: *** Mater artium necessitas II parte ***
Capitolo 36: *** Mater artium necessitas III parte ***
Capitolo 37: *** Acciaio e velluto ***
Capitolo 38: *** Orrore e violenza ***
Capitolo 39: *** Una serpe in seno ***
Capitolo 40: *** La bellezza dell'amore e del perdono ***
Capitolo 41: *** L'amore è complicato ***
Capitolo 42: *** Pietà contro responsabilità ***
Capitolo 43: *** Consapevolezze e preparativi ***
Capitolo 44: *** Divide et impera I parte ***
Capitolo 45: *** Divide et impera II parte ***
Capitolo 46: *** Divide et impera III parte ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Come ho fatto ad arrivare a questo?
Ormai sono mesi che mi pongo questa domanda. La maggior parte delle persone, quando si sentono chiedere quale sia il loro obbiettivo nella vita, rispondono con frasi del tipo << Voglio diventare medico per salvare vite umane >> oppure << Voglio sposarmi e avere una famiglia mia >> o << Voglio viaggiare e vedere il mondo >>. 
Ho sempre invidiato queste persone, che hanno la possibilità di sognare e pensare al proprio futuro come qualcosa da costruire con determinazione e coraggio, seguendo le proprie ambizioni.
Io non ho mai avuto questo privilegio. Per me il futuro è sempre stato qualcosa di pericoloso, incerto e decisamente non assicurato. Perchè ogni mio giorno potrebbe essere l'ultimo. E se qualcuno mi chiedesse qual è il mio obbiettivo nella vita, risponderei << Il mio obbiettivo in questa vita è difendere l'umanità  e salvare tutte le persone che amo. Tutto il resto, compresa la mia vita, non ha alcun significato per me.>>
Mi chiamo Aithusa Duchannes Kuruta, e non sono una ragazza come le altre. Sono una Maga, una Guardiana, e il mio unico scopo è proteggere gli umani,o come li chiamiamo noi,i Mortali, dai demoni, dai Rinnegati e da tutto ciò che di oscuro e malvagio ci sia a questo mondo.

Non sono l'unica, ce ne sono tanti come me, e tutti noi viviamo solo per la nostra missione. A meno che non succede qualcosa che ci faccia perdere la retta via, e allora si diventa Rinnegati, cioè maghi malvagi che sono passati dalla parte dei demoni; una delle cose più terribili dell'essere maghi è vedere un proprio compagno perdere la ragione e diventare un assassino assetato di sangue e dolore, trasformandosi da amico a nemico.
Ma non sono qui per parlare di questo, non ora almeno. Sono qui per raccontare la mia storia. Oggi ormai ho quasi vent'anni, sono trascorsi dieci anni dal giorno in cui ho perso quasi tutta la mia famiglia nell'attacco al popolo dei Kuruta. E' a quel punto che la mia vita, un tempo felice e spensierata, si è trasformata in un'esistenza dove paura e coraggio, amore e odio, dolore e felicità si mescolano in vortice assurdo.
Ora sono sul punto di realizzare il mio destino, e affrontare finalmente la Brigata dell'Illusione, la peggiore banda di Rinnegati che la storia della magia ricordi, i responsabili di tutto il male che ho avuto nella mia vita, e fare finalmente giustizia.
E' quasi come una roulette russa. Sto per giocarmi il tutto per tutto, potrei vincere e essere finalmente una donna libera, oppure potrei perdere e morire, abbandonando così tutte le persone che amo al loro destino.
Cinque anni dopo la scomparsa del mio popolo, dei Kuruta siamo rimasti solo io, e i miei due fratellastri maggiori, Masahiro e Kurapika. E' da allora che comincia il mio racconto,dal mio esame per diventare Hunter.
Perché è in quell'occasione che ho incontrato le persone che hanno stravolto la mia vita.

Angolo autrice
Salveee!! Che ne pensate com'è l'inizio? Mi raccomando recensite, fatemi sapere che ne pensate! Byeeeee!


Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Individui pericolosi ***



Aithusa sospirò impaziente.
Ormai era quasi un'ora che aspettavano! L'esaminatore aveva intenzione di farsi vivo oppure no?
Cominciava a innervosirsi. Non poteva nascondersi dal fratello ancora per molto, non senza usare la magia almeno. Ma usare la magia avrebbe comportato il rivelare la sua natura di Maga, cosa che Aithusa voleva evitare a tutti i costi!
Qualcosa sapeva su come si svolgesse l'esame per diventare Hunter. Suo fratello Masahiro, che l'aveva sostenuto e superato quattro anni prima, le aveva raccontato che di solito era diviso in quattro o cinque prove, e che queste erano sempre diverse, in quanto gli esaminatori cambiavano ogni anno,e ognuno organizzava la sua prova come preferiva. Sapeva inoltre che moltissimi candidati trovavano la morte proprio durante l'esame.
Non che la cosa la preoccupasse, in ogni caso. Lei non aveva nulla da temere, a differenza di quella testa di legno di Kurapika.
No, non era l'esame a impensierirla, bensì due delle persone che quest'anno vi partecipavano. 
Era da un po' che se n'era accorta, e di tanto in tanto lanciava un'occhiata anche verso di loro. Uno di loro era un uomo travestito da clown, con i capelli verde acqua e gli occhi a mandorla che emanavano una luce spaventosa, omicida. Un Mortale avrebbe pensato che si trattava semplicemente di un esibizionista o di uno squilibrato, ma ad Aithusa c'erano voluti due secondi netti per capire chi fosse in realtà quell'individuo.
Un Rinnegato. Un mostro, un'assassino avido e assetato di sangue, un Mago traditore del suo mandato. Aithusa ne aveva uccisi parecchi di mostri come lui, ma questo.. emanava un potere spaventoso, terribile. Pregò di non doverlo mai sfidare, perchè non sarebbe riuscita a sconfiggerlo.
L'altro individuo la preoccupava ancora di più. Era un Mortale, tuttavia Aithusa sentiva di non poterlo sottovalutare, perchè emanava un'aura omicida che non aveva nulla da invidiare a quella del Rinnegato. Era un tipo bizzarro, con il viso senza espressione infilzato con numerosi aghi. Più lo osservava, più nella mente di Aithusa si affacciava un terribile sospetto.
<< Vuoi vedere che è... >>
Aithusa scosse la testa. No, non  poteva essere. Non aveva motivo di preoccuparsi, quel folle non si sarebbe mai degnato di partecipare all'esame.
C'era anche un'altra persona che aveva attirato l'attenzione di Aithusa. Un ragazzino che doveva avere la sua stessa età, con i capelli bianchi arruffati e freddi occhi azzurro ghiaccio; si guardava intorno con aria annoiata e non parlava con nessuno.
Che strano, aveva un'aria così familiare...era come se Aithusa lo conoscesse da sempre. Ne era stranamente attirata. Chissà chi era..
Le congetture di Aithusa vennero interrotte da un suono che ricordava molto quello di una sveglia. Era appena arrivato l'Esaminatore.
<< Benvenuti signori all'esame per Hunter. Prego seguitemi. La prima prova consinsterà nel seguirmi fino al luogo dove si terrà la seconda prova >>
Detto questo cominciò a correre lungo una galleria. Tutti cominciarono a seguirlo, e Aithusa non fu da meno.
Finalmente l'esame aveva inizio.

Angolo autrice : ecco il terzo capitolo! Recensite, mi raccomando! Kiss

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** In incognito ***


Aithusa si guardò intorno, emozionata, cercando al tempo stesso di non farsi notare.
Era già da un paio d'anni che aspettava questo momento, e adesso era arrivato.
L'esame per diventare Hunter.
In teoria avrebbe dovuto sostenerlo due anni prima, quando aveva dodici anni, ma poi aveva deciso di aspettare.
Non si era pentita della sua decisione. Negli ultimi due anni era molto migliorata nelle arti magiche e nell'arte del combattimento, e aveva anche avuto modo di maturare come persona. Tuttavia aveva deciso di aspettare, non perchè timorosa di non essere all'altezza, ma per poter sostenere l'esame insieme a suo fratello. 
Insieme a Kurapika.
Aithusa, con tutta la discrezione di cui era capace, sbirciò verso il suo fratellone. Fortunatamente non l'aveva ancora notata. Kurapika stava parlando con un ragazzino poco più piccolo di lei, con i capelli neri tagliati a spazzola e occhi castani grandi e puri, e con un uomo adulto dai capelli castani e vestito molto elegantemente. Sembrava fossero diventati amici. Aithusa sorrise tra sè.
In condizioni normali non si sarebbe nascosta da Kurapika. Al contrario si sarebbe avvicinata per abbracciarlo, e poi si sarebbe presentata ai suoi nuovi amici.
Eppure adesso non aveva altra scelta che nascondersi, perchè se suo fratello avesse scoperto che lei era lì, avrebbe fatto una scenata assurda. 
Il motivo? Lui non aveva mai approvato che lei sostenesse l'esame, e di recente lei aveva scoperto a sua volta di approvare la scelta del fratello maggiore. 
Suo fratello infatti aveva scelto di diventare Hunter solo per vendetta.
Flashback
<< Non capisco perchè vuoi sostenere l'esame. A che serve? Sei una Maga, cosa te ne fai di una licenza da hunter? >>
<< Non è per la licenza che voglio diventare hunter, Kurai. Lo sai>>
<< Allora perchè? >>
<< Be', tutti i membri della nostra famiglia sono o erano hunter. Non voglio essere di certo da meno: quasi tutti i migliori combattenti del mondo fanno parte dell'associazione. E poi Maghi e Hunter sono alleati da sempre! >>
<< Francamente non mi sembra un motivo valido >>
<< Detto da te è assurdo, onii-chan. Tu vuoi diventare hunter per inseguire la vendetta! >>
<< Certo! Voglio vendicare il nostro clan, i nostri genitori! Il NOSTRO POPOLO! Ti sembra così difficile da capire? >>
<< Kurai.. certo che capisco! Ma la vendetta non ci restituirà quelli che abbiamo perso! >>
<< Almeno avranno giustizia, Tess! >>
<< Non cercare la vendetta chiamandola giustizia! >>

Fine Flashback
Così adesso era lì, costretta a nascondersi fino all'inizio dell'esame, per evitare che il fratello la costringesse ad andarsene.
Voleva sostenere l'esame. Ma ancora di più voleva tenerlo d'occhio, per evitare che si cacciasse nei guai.

Angolo autrice: Salve a tutti! scusate se ci ho messo tanto a pubblicare il secondo capitolo, ma l'università non aspetta! :( Mi raccomando recensite, ditemi cosa ne pensate! Kiss kiss

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Come un iceberg ***


Accidenti, quel tunnel sembrava non finire mai.
Non che Aithusa fosse stanca, ma cominciava ad annoiarsi; a quanto pareva quella corsa non era destinata a finire tanto presto.
Molti partecipanti erano crollati per strada a causa della stanchezza. Aithusa era dispiaciuta per loro, e in condizioni normali si sarebbe fermata ad aiutarli, ma suo fratello ancora non si era accorto della sua presenza, e lei sperava che continuasse così il più a lungo possibile.
D'altro canto, se crollavano solo per qualche ora di corsa, forse era meglio che l'esame per loro finisse così. Facevano una magra figura, ma almeno ne uscivano senza rimetterci la pelle.
Aithusa cercò Kurapika con lo sguardo: stava correndo una decina di metri davanti a lei, in compagnia del bambino e del uomo con cui sembrava aver fatto amicizia, e sembrava stessero battibeccando fra di loro. La ragazzina ridacchiò sotto i baffi.
<< Leorio guarda! Gli altri partecipanti sembrano tutti fantastici! >> disse il ragazzino con i capelli neri.
<< Ma figurati Gon! A me non sembrano niente di che! E poi la cosa importante è superare l'esame, e non credo proprio che questi rammolliti ne siano in grado! >>
<< Smettetela di dire stupidaggini! E poi guardate che parlando disperdete solo energia! >> li rimproverò Kurapika.
Ci risiamo. Il solito saputello da enciclopedia. Aithusa alzò gli occhi al cielo.
Dopo un po' la Maga notò che il ragazzino con i capelli bianchi si era avvicinato al terzetto, e aveva cominciato a parlare con loro. Aithusa non poteva fare a meno di studiarlo: continuava a sembrare annoiato, ma c'era una punta di vivacità in quella voce apparentemente atona. Era affascinante, a modo suo, come può esserlo osservare un gigantesco icerberg.
Aithusa si arrovellava: ma dove diavolo poteva averlo incontrato quel tipo? Perchè l'aveva già visto, non aveva più dubbi. Le sembrava così familiare.. era una sensazione strana. 
Era attirata da lui, ma non come se lui fosse una calamita. No, piuttosto... come se lui, sotto la sua maschera annoiata e fredda, nascondesse il mondo intero in tutta la sua varietà e bellezza.
 Che stupidaggini. Stava decisamente svalvolando. Neanche lo conosceva.
<< Leorio! Che ti è successo?! Ti senti male? >>
 Fu come se avesse ricevuto uno schiaffo.  Era così immersa nei propri pensieri che non si era neanche accorta che non solo si erano fermati, ma che li aveva addirittura superati! 
Aithusa si fermò a sua volta, nascondendosi nell'ombra per ascoltare. I ragazzi erano radunati in cerchio intorno all'uomo che si chiamava Leorio, che stava letteralmente agonizzando sdraiato per terra. Poverino, sembrava completamente esausto.
<< Leorio, che succede? Parla, dì qualcosa! >> esclamò Gon preoccupato.
L'uomo, che stava cercando di riprendere fiato, riuscì a farfugliare << Ragazzi, andate avanti senza di me. Io non ce la faccio più, mi arrendo. >>
<< Non esiste! Noi non ce ne andiamo senza di te! >>
Aithusa non potè fare a meno di sorridere. Che bambino adorabile.
<< Gon ha ragione. Neanch'io me la sento di andare avanti lasciandoti qui >> disse Kurapika.
<< E allora che facciamo? Non credo proprio che questo vecchio riuscirà a rialzarsi! >> disse con noncuranza il ragazzo con i capelli bianchi.
"Ma che razza di schifoso..." pensò Aithusa.
<< Mi dispiace Killua. Stai perdendo tempo per colpa nostra >> fece Gon dispiaciuto.
"Ah allora è così che ti chiami. Be' congratulazioni, hai vinto il premio come bastardo dell'anno!"
<< Cosa possiamo fare? >> gemette Gon, in preda allo sconforto. 
Aithusa sospirò rassegnata. Non voleva che suo fratello la scoprisse, ma era evidente che non sarebbero andati via senza Leorio, e lei non poteva lasciarli indietro.
Così, preparandosi allo scontro imminente, uscì dall'oscurità e si avvicinò ai quattro amici.
<< Posso esservi utile? >>
Angolo autrice: Ed eccovi il quarto capitolo! Finora non ha recensito nessuno, per favore fatemi sapere che ne pensate! pleaseee *kiss 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Incontro straordinario ***


Note autrice: Ok ragazzi, adesso si entra nel vivo, si fa sul serio! Godetevi il quinto capitolo!

Killua sbuffò impaziente. Ci mancava anche quel vecchio rammollito, come se quella prova non fosse già abbastanza noiosa.
Quando la prova era cominciata, Killua aveva sperato si trattasse di una cosa veloce; invece, dopo aver corso per diverse ore, ancora non si vedeva la fine di quel tunnel, e lui non ne poteva più dalla noia. Così aveva cominciato ad ascoltare i discorsi di quei tre tizi che alternavano chiacchiere e litigi da quando era cominciata la prova, e alla fine si era addirittura unito a loro. Non aveva combattuto del tutto la noia, ma almeno quei tizi erano più interessanti da osservare degli altri, soprattutto Gon, il ragazzino con i capelli neri; sembrava avere un paio d'anni meno di lui, ma il suo entusiasmo e la sua ingenuità, degni di un bambino dell'asilo, erano davvero bizzarri. 
Sì, per un momento aveva quasi cominciato a divertirsi.
Almeno fino a quando quel vecchio non aveva deciso di crollare per terra completamente esausto.
Killua, dal canto suo, sarebbe voluto andare avanti come se niente fosse, ma Gon e Kurapika si erano fermati ad aiutarlo e lui, seccato, non aveva avuto altra scelta che fermarsi a sua volta.
Gon aveva cominciato a scuotere il vecchio per la spalla, pregandolo di alzarsi, ma il vecchio sembrava intenzionato a mollare. Meglio così, era solo un peso morto.
Tuttavia Gon e Kurapika non sembravano intenzionati ad andarsene senza di lui e lo esortavano a rialzarsi. 
<< Posso esservi utile? >>
Killua si girò di scatto verso il punto da dove arrivava la voce, imitato dagli altri.
La prima cosa che venne in mente a Killua in quel momento era che ragazzina che aveva parlato, e che ora stava andando loro incontro, doveva avere la sua stessa età. Poi, quando fu abbastanza vicina, si bloccò per lo stupore.
Era piuttosto alta per essere una ragazza, ed era davvero bellissima. Aveva lunghi capelli neri come l'inchiostro raccolti in una coda alta, un viso dai tratti armoniosi e delicati, labbra rosee e perfette.
Ma ciò che più colpì Killua erano gli occhi. Occhi grandi ed espressivi, dalla forma leggermente allungata, erano di un colore davvero particolare: erano di un intensissimo color oro, luminosi come stelle e ardenti come il fuoco.
Killua sbattè le palpebre una, due, tre volte. Cavolo, dire che era affascinante non era decisamente abbastanza. Normalmente lui non faceva caso alle ragazze, in genere le trovava addirittura fastidiose. Ma lei...
Lei aveva qualcosa di singolare. Killua affilò lo sguardo per osservarla meglio, cercando di capire. Era davvero strano, ma c'era qualcosa nelle sue movenze, nel suo viso, nel suo sguardo.. era come se non fosse del tutto umana. Come se appartenesse al loro mondo, sì, ma non del tutto. Non faceva paura, affatto, ma metteva in soggezione, era come trovarsi di fronte a qualcosa di estremamente particolare, quasi ultraterreno.
Gli altri non sembravano shockati quanto lui. Gon la guardava con un sorriso amichevole, Leorio aveva proprio perso i sensi, e Kurapika.... 
Kurapika la stava fissando rosso come un peperone per la rabbia, e suoi occhi mandavano lampi.  
<< AITHUSA DUCHANNES KURUTA! SI PUO' SAPERE COSA CI FAI TU QUI? >> urlò, fuori di sè, e la sua voce rimbalzò sulle pareti del tunnel, facendoli sussultare tutti.
 Lei, in tutta risposta, sospirò rassegnata << Esattamente l'accoglienza che mi aspettavo da te, fratellone >>
" Fratellone?!" pensò Killua perplesso.
La ragazzina intanto aveva fatto un passo avanti. 
<< Perdonatemi, non mi sono presentata. Come mio fratello ha urlato trenta secondi fa, il mio nome è Aithusa, e sono la sorella minore di Kurapika >> e a quel punto sorrise << ma i miei amici mi chiamano Tess! Piacere di conoscervi! >>
Gon si alzò di scatto e le andò incontro tutto contento, porgendole la mano. 
<< Il piacere è mio, signorina Aithusa! Io mi chiamo Gon, Gon Frencss, e loro sono Killua e Leorio! >> esclamò Gon indicando Killua e Leorio, che era ancora svenuto.
<< Ciao Gon! Ti prego, chiamami solo Aithusa, odio le formalità >> disse Aithusa, stringendogli la mano. 
Poi guardò Killua, e lui per un momento ebbe la sensazione che lo stesse guardando con una punta di astio << Ciao Killua, piacere di conoscerti >> disse, con un tono leggermente più freddo di quello che aveva usato con Gon.
<< Piacere mio, Aithusa >> mormorò Killua, ancora vagamente turbato.
Kurapika, che era rimasto in silenzio fino a quel momento, esplose.
<< Aithusa, perchè diavolo sei qui??! Ti avevo detto che non volevo sostenessi l'esame! Perchè non sei rimasta a casa come ti avevo detto??>>
 << Perchè tu non mi hai ascoltato quando IO ti ho detto che non approvavo la tua decisione di sostenere l'esame >> Aithusa lo fissò impassibile << Se tu non ascolti quello che ti dico, perchè io dovrei ascoltare te? >>
Kurapika diventò, se possibile, ancora più rosso, e sembrava quasi che pure gli occhi gli stessero diventando scarlatti. 
<< Ora smettila, onii-chan, e spostati da lì, così controllo come sta il tuo amico >> Aithusa aveva parlato mantenendo un tono tranquillo, ma si percepiva una leggera punta di nervosismo nella sua voce.
La ragazza annullò la poca distanza rimasta, e si inginocchiò vicino a Leorio. Killua notò in quel momento che indossava un paio di pantaloni neri che le arrivavano sotto le ginocchia, e una camicia blu e rossa in stile cheongsam. Da un fianco le pendeva una borsa di tela nera, dietro la schiena, infilata in una cintura che le attraversava il petto, c'era una spada, e al collo aveva una collana con una pietra arancione che emanava degli strani riflessi.
 Aithusa intanto aveva posato due dita sul collo di Leorio.
<< Non c'è da preoccuparsi, sta bene. E' solo stanco per la corsa. >> disse, e cominciò a frugare nella borsa << Dovrei avere qualcosa per farlo stare meglio >>.
Un secondo dopo tirò fuori una minuscola boccetta che conteneva uno strano liquido verde. La stappò e, con l'aiuto di Gon, ne versò il contenuto nella bocca di Leorio. 
Qualche istante dopo, Leorio aprì gli occhi di scatto << Ma cosa..? >>
<< Stai tranquillo Leorio, è tutto a posto! >> esclamò Gon entusiasta << Eri svenuto, ma la signorina Aithusa ti ha guarito! >>
<< Chi è che mi ha guarito? >> Leorio si girò e, appena vide Aithusa, sgranò gli occhi e rimase a bocca aperta. Killua si trattenne dal tirargli un pugno. Che diavolo aveva da guardarla così? Era una bambina in confronto a lui!
<< Lieta di conoscerti, signor Leorio. Mi chiamo Aithusa, sono la sorella minore di Kurapika >>
<< La sorella di Kurapika? Cavolo, non vi assomigliate per niente! >> Leorio si mise seduto << E comunque, ti prego, chiamami solo Leorio! Il piacere è tutto mio! >>
Aithusa gli sorrise, e il viso le si illuminò, rendendola ancora più bella. Killua strinse in pugni per evitare di strappare il cuore dal petto di Leorio.
Ma che gli stava succedendo? Perchè lei gli faceva quell'effetto?
<< Non è consigliabile per te ricominciare a correre subito, Leorio. Non preoccuparti, ti porterò io >> lo rassicurò Aithusa.
<< Che cosa? Vorresti portarmi tu? Ma hai idea di quanto io pesi, ragazzi->> Leorio si interruppe subito, perchè Aithusa l'aveva afferrato e, senza troppi complimenti, se lo era caricato sulle spalle come se non pesasse niente, e aveva cominciato a correre a una velocità straordinaria. Gon e Killua erano rimasti a bocca aperta, mentre Kurapika era impassibile. 
<< Allora che fate? Venite o no? >> gridò Aithusa, che si era già allontanata parecchio.
Gon e Killua si guardarono allibiti e cominciarono a correre per raggiungerla, seguiti da Kurapika.
"Ma chi diavolo sei tu, Aithusa?" pensò Killua.

Angolo autrice: Allora, che ne pensate? La situazione comincia a riscaldarsi! Fatemi sapere che ne pensate, recensite pleaseeeeeeee!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Morte nella palude ***


Erano ormai fuori. 
Per fortuna la corsa non era durata ancora molto, e, dopo circa una mezz'ora, erano fuori dal tunnel. 
Killua era più sconcertato che mai.  Per tutto il tempo, Aithusa aveva corso con Leorio sulle spalle senza fermarsi o rallentare mai, e senza mostrare il minimo segno di stanchezza; non solo, aveva anche sempre preceduto tutti gli altri.
Killua, quando l'aveva vista la prima volta, non aveva pensato che avesse una tale forza fisica; al contrario era convinto che, a parte il suo fascino, non avesse chissà quale abilità nel combattimento o in qualsiasi altra disciplina. 
Era evidente che l'aveva sottovalutata. E, a giudicare dalla tranquillità di Kurapika di fronte alle azioni della sorella, come se non avesse fatto niente di particolare, probabilmente non avevano ancora visto niente.
Aithusa fece scendere Leorio dalle spalle, e lui la ringraziò.
<< Grazie per l'aiuto, Aithusa >> le sorrise << Non che ne avessi bisogno, è ovvio >> esclamò Leorio gonfiando il petto in un moto tardivo di orgoglio << ma ho apprezzato la gentilezza >>
 << Figurati! >> rise Aithusa, divertita dall'atteggiamento di Leorio.
<< Piuttosto, ci dici come hai fatto? >> intervenne Gon curioso << Devi avere una forza notevole, visto che lo hai portato in spalla per tutta quella strada! >>
<< Be', vedi Gon, io ho seguito degli allenamenti molto severi sin da quando ero piccola >> Aithusa sorrise << per questo sono così forte fisicamente! >>
Killua stava per parlare, ma venne interrotto dall'esaminatore.
<< Bene signori, ci siamo fermati per una piccola pausa, ma non è qui che si terrà la seconda prova d'esame. Prima che la prima prova possa dirsi conclusa, dobbiamo superare la palude di Numera. Solo a quel punto potrete affrontare la seconda prova d'esame >>
<< Oh, fantastico >> brontolò Leorio << dobbiamo correre ancora! Che razza di prova è?! >>
<< Lamentarsi non serve. Dobbiamo farlo, se vogliamo superare l'esame >> sospirò Kurapika << Forza, andiamo! >>  e cominciarono a correre, seguendo l'esaminatore che nel frattempo era ripartito.

***
Bastarono pochi minuti per rendersi conto che questa volta sarebbe stata tutta un' altra storia: ben presto infatti furono avvolti da una nebbia così fitta che non si riusciva a vedere neanche a distanza di due passi, figuriamoci se si vedeva l'esaminatore, e si sentivano dei rumori spaventosi, sicuramente versi di animali feroci. 
Aithusa aveva un terribile presentimento: non solo per le bestie e l'esaminatore, ma anche per l'atmosfera che si respirava.
Era da ormai due anni che Aithusa andava continuamente in guerra con i suoi compagni Maghi, e dopo tutte le battaglie che aveva visto, e tutte le volte che aveva ucciso o aveva assistito alla morte di qualcuno, riconosceva la morte quando le passava accanto, e sapeva percepire quando l'aria intorno a lei cambiava e diventava più pesante,più fredda, quando la morte incombeva.
Stava per accadere qualcosa di terribile.
Aithusa, in preda all'ansia, non toglieva gli occhi di dosso ai suoi compagni, soprattutto da suo fratello: tutte le cellule del suo corpo sembravano avvertirla "Pericolo, pericolo!"
<< Signorina Aithusa, cosa c'è? Sembri terrorizzata! >> esclamò Gon, preoccupato.
Aithusa si girò per rispondergli, quando un urlo riecheggiò nella palude, e lei si paralizzò sul posto.
Non era un urlo normale. Era l'urlo di un uomo che grida contro il cielo, chiedendosi perchè la sua vita debba finire in quel modo, l'ultimo grido di un uomo prima che la vita abbandoni il suo corpo.
L'urlo di un uomo ucciso.
Anche gli altri si erano fermati, e sembravano shockati. Tutti a parte Killua, che manteneva la sua espressione fredda e annoiata. Aithusa avrebbe voluto scagliargli una palla di fuoco in faccia.
<< Tess >> la chiamò Kurapika, gli occhi pieni di apprensione << per l'amor del cielo, non fare sciocchez->>
Si interruppe all'istante. Aithusa, con uno scatto fulmineo, era corsa nella direzione da dove era arrivato l'urlo. 
<< Tess, torna indietro! >> urlò Kurapika.

Aithusa stava correndo così velocemente che i contorni della vegetazione le apparivano sfocati. Aveva capito cos'era successo nello stesso istante in cui aveva sentito quel grido.
Il Rinnegato. Non poteva essere che opera sua. La Maga ricordava la luce spaventosa che aveva visto nei suoi occhi, la brama di uccidere che aveva percepito in lui. 
Stava facendo una strage di Mortali.
Aithusa alla fine arrivò in una radura, e sentì il sangue gelarsi nelle vene.
Aveva già guardato molte volte la morte negli occhi, ma non si sarebbe mai abituata a quell'orrore che ti stringeva il petto in una morsa.
C'erano cadaveri ovunque, immersi in grosse pozze di sangue. Molti erano sdraiati bocconi, senza che si vedesse la loro espressione, ma molti altri.. erano supini, con gli occhi spalancati, bianchi nella morte, la porta aperta in un grido muto e la gola e il petto completamente squarciati. 
L'orrore diventò ben presto rabbia, e gli occhi di Aithusa saettarono cercando il responsabile di quella strage.
Il Rinnegato era circondato da Mortali armati che lo fissavano con aria minacciosa. Sembravano intenzionati ad ucciderlo.
"Pazzi!" pensò Aithusa. I Mortali capaci di competere con un Mago si contavano sulle dita di una mano, e quelli capaci di affrontare un Rinnegato erano ancora meno.
Perchè un Mago non mai avrebbe usato la propria magia per ferire un Mortale, era la Sacra Regola dei Maghi a proibirlo; ma i Rinnegati avevano ripudiato il loro mandato, e quindi anche la Sacra Regola, perciò non si facevano problemi a usare la loro magia contro i Mortali.
<< Ascolta Hisoka! >> esclamò uno dei mortali, rivolgendosi al Rinnegato << Sei in inferiorità numerica! Arrenditi e non fare resistenza, altrimenti la tua fine sarà lunga e dolorosa! >>
Hisoka, in tutta risposta, scoppiò a ridere.
"Oddio, no!" pensò Aithusa in preda al panico. Li avrebbe massacrati senza pietà!
Lei non aveva nessuna possibilità contro di lui. Lei aveva solo 14 anni, era molto forte e potente per l'età che aveva, ma quello doveva averne almeno 25, ed emanava un potere spaventoso, di gran lunga più grande del suo. Non l'avrebbe mai sconfitto.
Eppure non poteva stare a guardare. Doveva fermarlo, prima che uccidesse altri innocenti.
Era la sua Missione, il suo Mandato, la sua ragione di vita: proteggere i Mortali dai demoni e dai Rinnegati, e impedire all'oscurità di sopraffare il mondo.
Aithusa percepì la propria magia scorrere e pulsarle nelle vene come se fosse viva, le sue fiamme ardere in ogni terminazione del suo corpo mentre, lentamente, univa le mani a coppa davanti a sè e creava una sfera di fuoco.
Individuò il suo obbiettivo e si preparò a scagliargliela contro.
Ormai indietro non si torna.
Lanciò la sfera di fuoco, centrandolo proprio in mezzo alle scapole, bruciandogli la maglia e ustionandogli la pelle.
<< ANDATE VIA, SUBITO! >> urlò Aithusa ai Mortali, con tutto il fiato che aveva in gola.
I Mortali, spaventati dal grido di Aithusa e dalla vista del fuoco, si girarono e scapparono nella direzione da dove erano partiti.
Il Rinnegato, che per il contraccolpo era caduto in avanti, nel frattempo si era rialzato e la osservava.
La stava guardando come un gatto guarda un topo particolarmente appetitoso, leccandosi le labbra con uno sguardo da folle, evidentemente eccitato dall'idea di ucciderla.
<< Guarda guarda.. non credevo ci fossero altri Maghi qui. Questa sì che è una scoperta interessante! >> disse, cominciando ad avvicinarsi << Adesso sì che potrò divertirmi! Dimmi biscottino... cosa dovrei fare con te adesso? >>
Aithusa in tutta risposta assunse la sua guardia migliore. 
Se quel tipo aveva voglia di giocare, lei non si sarebbe di certo tirata indietro.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Duello tra Maghi ***


Killua e gli altri erano rimasti immobili, fissando il punto della vegetazione in cui Aithusa era scomparsa.
Gon e Leorio sembravano perplessi e preoccupati, si stavano evidentemente chiedendo cosa avesse in mente la ragazzina, Killua a sua volta era pure curioso, anche se aveva mantenuto un'espressione disinteressata, e Kurapika..
Kurapika aveva gli occhi spalancati, colmi di un terrore indescrivibile.
<< Devo inseguirla, adesso! >> gridò in preda al panico, e cominciò a correre nella direzione che aveva preso la sorella, seguito a ruota da Gon e Leorio, e anche Killua gli andò dietro.
<< Kurapika, cosa pensi che stia succedendo? Cosa pensi volesse fare Aithusa? >> chiese Gon confuso.
<< Avevo il sospetto che quel tipo vestito da clown fosse un Rinnegato >> disse Kurapika, parlando evidentemente da solo << ma pensavo fosse solo un'impressione! E non pensavo che Aithusa sarebbe stata tanto sprovveduta da volerlo affrontare! Mio Dio, la ucciderà! >>
<< Chi vuole uccidere Aithusa? >> chiese Leorio << Quel tipo vestito come un giullare? Mi pare di aver sentito che si chiama Hisoka.. ma perchè dovrebbe volerle fare del male? E soprattutto.. >> Leorio guardò Kurapika << Che diavolo è un Rinnegato?! >>
<< Già, cos'è un Rinnegato? >> chiese Gon ingenuo.
<< Non sapete cosa sono i Rinnegati?! >> chiese Killua sconcertato. Come potevano esserci ancora delle persone che non sapevano dell'esistenza dei Maghi? Ormai erano decenni che si erano mescolati tra Mortali!
<< I Rinnegati sono Maghi che hanno ripudiato il loro Mandato, e che invece di proteggere gli umani usano la loro magia per i loro scopi malvagi >> disse Kurapika.
<< Maghi??! Non dirai sul serio! Io credevo che la loro esistenza fosse solo una leggenda! >> fece Leorio sconcertato.
<< Io invece non avevo mai sentito parlare dei Maghi >> disse Gon confuso << Quindi esistono davvero?! E sanno fare incantesimi, preparare pozioni e volare come nei libri? >>
<< Sì, più o meno >> rispose Kurapika.
<< Che bellooo! Non vedo l'ora di conoscerne uno! >> esclamò Gon felice << Ma questo che centra con tua sorella, Kurapika? >>
<< Be'... a questo punto non ha più senso tenervelo nascosto. Mia sorella Aithusa... è una Maga, una molto potente >>
<< CHE COOOOSAAA?! >> gridarono all'unisono Gon, Killua e Leorio.
Non poteva essere vero. Aithusa, quella stessa ragazza che lui aveva pensato non avesse particolari abilità, non solo era una grande guerriera, ma era addirittura una Maga! Una Guardiana! Killua era incredulo.
Come aveva fatto a non capirlo prima? Ma soprattutto..
<< Quindi ora Aithusa sta sfidando Hisoka?! >> urlò Killua in preda al panico << Ma non può sconfiggerlo, lui è molto più grande di lei, ed è sicuramente molto più potente! La ucciderà! >>
<< E' per questo che ci dobbiamo sbrigare! >> gridò Kurapika, e accelerarono la loro corsa.

***
<< Cosa dovrei fare con te adesso, biscottino? >>
Hisoka la stava osservando divertito, studiando la sua guardia e l'espressione del suo viso. Lo stava fissando con uno sguardo consapevole, era chiaro che aveva capito con chi aveva a che fare, e che non poteva batterlo.
Eppure non sembrava spaventata. Al contrario, lo fissava con uno sguardo fiero e luminoso, con aria di sfida, esortandolo a farsi avanti.
Hisoka si leccò le labbra. Quella ragazzina lo affascinava. Senza neanche accorgersene avevano cominciato a girare in tondo nella radura, senza distogliere lo sguardo l'una dagli occhi dell'altro. 
<< Che maleducato, non mi sono neanche presentato. Sono Hisoka, Mago Guardiano dei Fluidi >> Hisoka sorrise, accennando un inchino << o meglio, questo era il mio titolo prima che cambiassi, come dire...fazione. E tu saresti, biscottino? >>
<< Aithusa Duchannes Kuruta, Maga Guardiana del Fuoco >> rispose Aithusa con voce ferma << Immagino che, se ti chiedessi perchè hai fatto una simile strage di Mortali, tu non avresti una risposta valida da darmi, vero? >>
<< Li ho uccisi per divertimento. Mi stavo annoiando, così ho deciso di giocare a fare l'esaminatore >> il Rinnegato sospirò annoiato << ma a quanto pare nessuno di loro era all'altezza >>
<< Erano umani! E' ovvio che non fossero all'altezza! E tu li hai uccisi solo per il tuo personale divertimento! >> Aithusa si stava infuriando sempre di più, i capelli,stavano cominciando a sollevarsi e a vibrare, mossi dal potere che emanava, e ai suoi piedi l'erba cominciava a bruciare, così come lei bruciava di rabbia.
Chi era quell'uomo per giocare con la vita degli altri? Chi era per potersi macchiare di simili azioni  e poi continuare a vivere come se niente fosse?
<< Esatto, è proprio così >> Hisoka la guardò, eccitato dalla sua furia << E adesso cosa pensi di fare? >> chiese, provocandola.
Aithusa tese tutti i muscoli, preparandosi allo salto.
<< DARTI UNA LEZIONE! >>
E scattò in avanti, arroventando il pugno, e colpendolo allo stomaco con tutta la forza che aveva.
Hisoka fece un volo di dieci metri, e prima che potesse atterrare, Aithusa gli scagliò contro un'ondata di fuoco, che lui evitò per un soffio. 
Hisoka le lanciò una carta da gioco, e Aithusa si scansò per evitarla, ma non fu abbastanza veloce, e la carta le sfiorò di striscio la guancia, procurandole un taglio che cominciò a sanguinare.
" Le carte sono affilate come coltelli! " pensò Aithusa sconcertata, portandosi una mano al viso.
<< Devo ammetterlo, biscottino, non te la cavi affatto male! >> rise Hisoka << Eh sì, sei proprio un delizioso frutto immaturo... quando sarai più grande, sarai una straordinaria avversaria! >>
<< Non preoccuparti, cercherò di essere un'avversaria valida già adesso! >> gridò Aithusa, e si lanciò di nuovo contro di lui, ma stavolta lui fu più svelto, e, dopo aver schivato il suo pugno, la colpì con il gomito alla nuca, facendola crollare a terra. 
<< Ahi, questo deve essere stato doloroso! >> esclamò Hisoka, divertito. 
<< TESS! >>
Aithusa sollevò a fatica la testa, e vide che suo fratello era appena entrato nella radura, seguito dagli altri, e la fissava in preda al panico.
<< O-onii-cha-an>> farfugliò Aithusa, cercando di rialzarsi, con la testa che le girava.
Hisoka battè la mani, emozionato << Ma guarda! Altre persone con cui giocare! >>
<< NO! >> gridò la maga, rimettendosi in piedi << Sfera incandescente! >>
Il colpo centrò Hisoka in pieno petto, che volò a gambe all'aria per la seconda volta, mentre Kurapika e gli altri la raggiungevano.
<< Imouto >> mormorò Kurapika, sostenendola, mentre gli altri la fissavano con gli occhi fuori dalle orbite.
<< Per favore ragazzi.. dovete andarvene! Vi farà del male, e voi non avete poteri per proteggervi! >> li pregò Aithusa, con voce rotta.
<< Non esiste! Io non vado via senza di te! >> gridò Kurapika, stringendole forte la mano.
<< Kurapika ha ragione! Non puoi affrontarlo da sola! >> esclamarono all'unisono Gon e Leorio.
<< Ma voi non .. Attenzione! Muro di fuoco! >>
Hisoka, mentre parlavano, si era rialzato e aveva lanciato contro di loro una sfera di energia magica, che si era infranta contro il muro di fuoco che Aithusa aveva appena fatto in tempo a creare.
Gon, Killua e Leorio la fissavano a bocca aperta.
<< Wow, troppo fico! >> gridò entusiasta Gon.
Aithusa non gli rispose, si era gettata di nuovo contro di lui, e cercava di colpirlo con pugni e calci dati a velocià incredibile, ma Hisoka riusciva a parare tutti i colpi come se niente fosse.
<< D'accordo, ora basta >> disse Hisoka, le afferrò un polso e si preparò a tirarle un pugno allo stomaco, ma Aithusa con l'altra mano mirò al volto, affondandogli le unghie affilate nella carne.
Hisoka gridò sorpreso e la lasciò andare, e la maga fece un balzo indietro, allontanandosi da lui. Il Rinnegato aveva tre sanguinanti graffi paralleli sulla guancia, mentre Aithusa era illesa.
<< Sei più forte  e veloce di quanto pensassi! >> dichiarò Hisoka << ma questo non ti salverà! >>  urlò con voce da folle, e fece per andare ancora all'attacco, ma a metà strada si bloccò, sconcertato.
Gon lo aveva colpito con la lenza della sua canna da pesca, lasciandogli un livido sulla tempia.
<< Lascia stare la nostra amica, o dovrai vedertela con noi! >> gridò Gon,e gli altri si strinsero intorno a lui in posizione di combattimento, a conferma delle sue parole.
Aithusa rimase a bocca aperta. Erano pazzi! Sfidare Hisoka in quel modo! Volevano morire?
Anche il diretto interessato li guardava sorpreso, e dopo qualche istante scoppiò a ridere.
<< Ma tu guarda! Quanti tipi interessanti! Soprattutto tu, biscottino , e quell'altro bambino con i capelli neri! Ma sì, credo proprio che vi risparmierò la vita! Avete tutti un ottimo potenziale, non vedo l'ora che diventiate maturi! >> e a quel punto sorrise << avanti, datevi una mossa, se volete arrivare al luogo della seconda prova! >> disse e corse via.
Per un momento, nessuno osò respirare. Poi, qualche secondo dopo, Aithusa scivolò in ginocchio, lasciando andare il fiato che aveva trattenuto.
<< Grazie a Dio... non si è fatto male nessuno.. che gli spiriti della Terra mi aiutino! >> gemette Aithusa << se penso a quello che sarebbe potuto succedere... >>
<< Stai bene? >> le chiese Killua, tendendole la mano per aiutarla ad alzarsi.
Aithusa alzò lo sguardo verso di lui. Dal primo momento che lo aveva sentito parlare lo aveva trovato sgradevole, ma adesso.... forse poteva concedergli il beneficio del dubbio. 
<< Sì, sto bene, grazie >> rispose con un sorriso, accettando la sua mano per rialzarsi.
Non appena gliela prese... fu come se una scossa bollente le avesse attraversato il braccio, scuotendola nel profondo. Aithusa si rialzò, sbattendo le palpebre per la sorpresa, ma lui sembrava non aver sentito niente. 
" Sarà stato lo shock" pensò la maga, alzando le spalle. Nel frattempo anche gli altri li avevano raggiunti.
<< Coraggio, dobbiamo muoverci, o non raggiungeremo mai il resto del gruppo! >> disse Leorio, e tutti insieme ripartirono verso la seconda prova d'esame.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Prova di cucina ***



<< Ragazzi, ce la siamo cavata per miracolo! >> esclamò Leorio.
Dopo che Hisoka se n'era andato, erano ripartiti subito per cercare di raggiungere il resto del gruppo. Facile più a dirsi che a farsi! Li avevano staccati di parecchio, e in mezzo a quella nebbia sembravano introvabili! 
Per fortuna Gon era con loro! Sfruttando il suo finissimo senso dell'olfatto, era riuscito a distinguere l'odore dell'esaminatore, e seguendo la traccia correndo come dei forsennati, erano riusciti a riunirsi al gruppo un attimo prima di uscire dalla palude, e arrivare così al luogo dove si sarebbe tenuta la seconda prova, che altro non era che un basso edificio appena fuori dalla palude.
<< Altro che miracolo, ce la siamo cavata grazie a Gon! >> rispose Aithusa, e arruffò i capelli del bambino << Sei stato grande, tesoro! >>.
Gon arrossì << Grazie, signorina  Aithusa >>.
<< Ti ho già detto di non chiamarmi "signorina"! Mi fai sentire vecchia! >> rise la Maga.
L'esaminatore si schiarì la voce << Congratulazioni, signori. Voi che siete qui riuniti avete superato la prima prova dell'esame. Ora vi lascio nelle mani degli esaminatori della seconda prova d'esame! >> e si allontanò.
In quel momento dall'edificio uscirono due persone. Uno era un uomo gigantesco, altissimo e molto grasso, dall'aria simpatica, e l'altra era una giovane donna alta e formosa, che sorrideva smagliante.
<< Benvenuti a tutti, esaminandi, alla seconda prova d'esame! >> esordì la donna << Noi saremo i giudici di questa prova, io sono Menchi e lui è Buhara, e siamo gli Hunter Buongustai! Dunque, come avrete intuito, questa prova avrà come argomento..la cucina! >>
<< CHE COOOOSAA!?? >> esclamarono tutti i partecipanti all'esame.
<< Accidenti, e adesso? >> piagnucolò Aithusa << Io non so cucinare per niente! >>
<< Dire che non sai cucinare è un eufemismo, non trovi sorellina? >> disse sarcastico Kurapika << L'ultima volta che ci ha provato ha carbonizzato l'intera cucina, fatto due buchi nel soffitto, e contaminato l'intera area con il gas nel raggio di un chilometro! >>
<< Quei fornelli non volevano accendersi, che ne sapevo io che le manopole dovevano essere richiuse! >> sbuffò lei offesa << E per quanto riguarda i buchi nel soffitto e la cucina bruciata, è successo perchè ho cercato di cucinare usando il mio fuoco, ma ho esagerato con l'intensità della fiamma! Poi la bottiglia di liquore era rimasta aperta lì vicino e...>>  Aithusa abbassò lo sguardo << In ogni caso, è stato un incidente! >>
<< Sì, e per poco non ci lasciavamo tutti la pelle >> borbottò Kurapika.
<< Dovrete cucinare due piatti diversi, uno per ognuno di noi, e se saremo entrambi soddisfatti, avrete superato la seconda prova d'esame >> continuò Menchi. 
<< Il piatto che dovrete cucinare per me >> esordì Buhara << è il maiale arrosto! In questi boschi vive la mia specie preferita, il grande calpestatore! >>
<< Il grande calpestatore... Ma cosa? >> esclamò Aithusa voltandosi di scatto, nella direzione dalla quale proveniva un rumore davvero poco rassicurante.
Non ebbe il tempo di girarsi verso gli altri  che una mandria di maiali grossi come elefanti travolse tutto il gruppo facendoli ruzzolare a gambe all'aria.
Ricaddero tutti insieme uno sopra l'altro, una montagna di persone tutte ammassate che si schiacciavano fra di loro. 
<< Ragazzi, tutto a posto?? >> chiamò Leorio, che era finito in cima al cumulo, uscendone senza un graffio.
<< Si, noi stiamo bene! >> esclamò Gon, emergendo dal cumulo con Killua e Kurapika.
<< Tess? Dove sei finita? >> chiamò Kurapika.
<< Mmmm, mmmm >> si sentì dalla base del cumulo. 
<< Accidenti, è rimasta seppellita! >> gridò Killua e, con l'aiuto degli altri, scostò le altre persone finchè non afferrò il braccio Aithusa.
<< Stai bene, sorellina? >> chiese Kurapika, aiutandola ad alzarsi; aveva un livido su uno zigomo, probabilmente qualcuno le aveva tirato una gomitata, ma a parte questo sembrava a posto. 
<< Si, Kurai, tutto ok >> rispose Aithusa, tastandosi la guancia << Avanti, dobbiamo catturare quei maiali! >>
Così si divisero, e ognuno catturò e cucinò il suo maiale. Aithusa presentò un piatto completamente bruciato, ma fortunatamente Buhara non sembrava un tipo pignolo, e li promosse tutti.
<< Sei stata fortunata ad essere stata promossa! Non avrei assaggiato quel piatto nemmeno se mi avesse salvato da una morte per inedia! >>
<< Sta' zitto, oppure ti trasformo in un coniglio e ti faccio al forno con le patate, razza di fratello degenere! >> lo minacciò Aithusa seccata.
<< Bene, adesso è il mio turno >> dichiarò Menchi << Quello che dovrete cucinare per me è..il Nigirizushi! >>
Ci fu un momento di silenzio assoluto.
<< Scusate, signorina, il cosa?! >> chiese Aithusa perplessa.
Tutti gli altri cominciarono a borbottare a loro volta perplessi e preoccupati. Come facevano a cucinare qualcosa senza sapere neanche cosa fosse?
L'unico a non sembrare preoccupato era un ninjia, che Aithusa aveva sentito chiamare Hanzo, che al contrario di tutti se la rideva sotto i baffi.
<< Quel tizio sa qualcosa >> borbottò Killua.
<< Lo faccio parlare io >> replicò Aithusa, e sul suo volto comparve un sorrisino malefico che prometteva guai; si avvicinò al ninjia e, dopo aver attirato la sua attenzione, gli mormorò qualcosa sottovoce, fissandolo negli occhi, che mandarono un lampo. Il ninjia annuì con aria da ebete e urlò << Il Nigirizushi è un piatto tipico giapponese, e consiste in una forma di riso allungata grande quanto un boccone, insaporita con del rafano, e sulla quale va poggiata una singola fetta di pesce crudo! >>. 
Tutti rimasero a bocca aperta davanti a quella scena, e Aithusa fece un risatina malvagia << D'accordo, ora puoi svegliarti. Non ricorderai niente. >> e schioccò le dita. Hanzo sbattè gli occhi e si guardò intorno confuso << Perchè mi state guardando tutti? Ho qualcosa in faccia? >>.
<< Aithusa! >> gridò Kurapika scandalizzato << Gli hai fatto un incantesimo per farti dire cosa dovevamo cucinare!? >>.
<< Non c'è di che, Kurai! >> Aithusa rise di nuovo << Forza, al lavoro! >>
E così si misero tutti a cucinare. Nel mentre, Kurapika fece un altro commento sarcastico sulla cucina di Aithusa, e come risultato schivò per un pelo una padella che la sorella gli aveva lanciato contro, gridandogli che era solo un fratello ingrato e rompiscatole. 
Tuttavia avevano sottovalutato quella prova d'esame. L'esaminatrice infatti bocciò tutti i loro piatti, criticandoli senza pietà, dicendo che il pesce non era abbastanza umido, che si sentiva troppo il rafano, che il riso non le si scioglieva in bocca, eccetera eccetera.
<< Mi dispiace, ma siete tutti bocciati. Ritentate l'anno prossimo, se volete >> dichiarò l'esaminatrice con aria annoiata.
<< Non direte sul serio, spero! >> protestò Leorio.
<< Mi dispiace ma ormai ho deciso. Su, toglietevi dai piedi >>
Il gruppo allora si infuriò e cominciò a urlare e a protestare, ma , prima che potesse scatenarsi una sommossa, un dirigibile atterrò lì vicino.
Ne uscì uno strano vecchio; aveva la barba lunga e un codino dietro la testa, ai piedi portava degli zoccoli piuttosto alti e sembrava piuttosto in forma per l'età che aveva. Ad AIthusa piacque subito, perchè aveva un'aria da gran burlone.
<< Salve signorina Menchi. Posso sapere cosa sta succedendo qui? >>
<< Presidente Netero! Da quanto tempo non ci vediamo! >> disse Menchi con tono rispettoso, inchinandosi come un allievo fa di fronte al proprio maestro << Ecco vedete, io ho appena bocciato tutti gli esaminandi, perchè non mi ritenevo soddisfatta dei loro risultati nella prova di cucina! >>
<< Quello è il presidente Netero, il capo del comitato d'esame! >> sussurrò Kurapika.
<< Capisco >> rispose il presidente << però converrai con me che sottoporre gli esaminandi a un giudizio così severo sia un po' eccessivo. Li hai addirittura bocciati tutti! Non vorresti dar loro un'altra possibilità? >>
<< Sì-ì, certo >> balbettò Menchi << in questo caso, potrebbe condurci con il suo dirigibile in cima a quella montagna? >> chiese, indicando un monte in lontananza.
Il presidente acconsentì, e nel giro di poco tempo si ritrovarono nel punto stabilito.
<< Bene, ascoltate. L'argomento di questa prova sarà l'uovo sodo. Tuttavia non cucinerete uova normali, ma quelle dell'aquila ragno! Le potrete trovare in questo burrone! >>
Il gruppo si affacciò, e vide che, tese da un capo all'altro del burrone, c'erano delle ragnatele alle quali erano appese le famose uova.
<< Bene allora! Tutti dentro! >> gridò Gon entusiasta e si lanciò nel burrone, seguito da tutti gli altri. Alcuni si aggrapparono alla ragnatela, altri furono attaccati dalle aquile e altri ancora caddero nel fiume che scorreva sotto di loro.
<< Ehi, guardate quella mocciosa! >> gridò un uomo, indicando un punto alla sua destra.
Killua, Gon e Leorio si girarono e sgranarono gli occhi. Aithusa stava fluttuando a mezz'aria come se niente fosse, e stava staccando un uovo dal filo. 
<< Aithusa! Stai volando! >> urlò Gon entusiasta.
<< Certo che volo! Sono una Maga, l'hai dimenticato? >> gridò Aithusa in risposta, e volando uscì dal burrone.
<< Dopo voglio sapere tutto su tutto quello che sai fare! >> fece Gon, arrampicandosi fuori anche lui, seguito dagli altri. 
<< Dopo risponderò a tutte le domande che vuoi, promesso! Ora cuciniamo queste uova, non ne posso più! >>
Le uova furono cucinate, e di quelli che erano arrivati sulla montagna ne furono promossi 42. 
<< Bene, la seconda prova d'esame è conclusa! >> annunciò Menchi, e tutti esultarono, sollevati.
<< Bene, adesso salite sul dirigibile! Sarete condotti nel luogo dove si svolgerà la terza prova d'esame, ma non ci arriveremo prima di domani mattina, perciò godetevi un po' di meritato riposo! >>
Aithusa fece per seguire gli altri, ma il presidente la fermò.
<< Tu devi essere Aithusa Duchannes! >>
<< Sì, signore, sono io >> rispose la ragazza perplessa << vi conosco, per caso? >>
Anche i suoi amici e suo fratello si erano fermati ad ascoltare, curiosi.
<< Non credo che abbiamo avuto il piacere. Però conoscevo tua madre, Concorda Duchannes >> Netero sorrise << Una donna meravigliosa, pace all'anima sua, e una Maga ancora più straordinaria. Tu sembri assomigliarle molto, mia cara, e non solo nell'aspetto. Spero che diventerai una Maga coraggiosa come era lei! >>
<< Lo spero anch'io, signore >> rispose Aithusa e si inchinò rispettosamente.
Netero le sorrise e si allontanò, mentre la Maga lo seguiva con lo sguardo.


<< Ah, grazie al cielo! >> sospirò Aithusa, lasciandosi cadere sul pavimento << penso proprio che andrò a dormire subito! >>
<< Non puoi! Hai promesso che avresti risposto a tutte le mie domande! >> protestò Gon.
<< Ah già è vero! Bene allora, chiedimi quello che vuoi. >>
<< Dimmi, come sono nati i Maghi? Sono sempre esistiti, o sono arrivati dopo gli umani? >>
Aithusa sospirò << E' una storia lunga.. ma credo che abbiamo tempo a sufficienza. Su, siediti >> e Gon ubbidì, seguito da Killua e Leorio, che erano curiosi a loro volta, e da Kurapika, che si sedette accanto alla sorella << Vi racconterò tutto ciò che c'è da sapere sui Maghi. >>


Angolo autrice : scusate, il capitolo è un po' più breve degli altri, questo perchè volevo che la spiegazione di Aithusa sul mondo dei maghi avesse un capitolo a sè! Mi raccomando, non perdetevi il prossimo per nessun motivo! Recensite mi raccomando, baciiiii

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Le origini dei Maghi ***



Il mondo come lo conosciamo non è stato sempre così. All'alba dei tempi, la Terra era un mondo selvaggio, una meravigliosa distesa verde ricca e piena di vita, popolata solo da animali che vivevano in armonia fra di loro. Ma era un'armonia animale, in cui il più forte prevaleva sul più debole, e nella quale non c'era spazio per i sentimenti, o le emozioni, o il pensiero.
Gli spiriti della Terra, divinità buone e Guardiani del pianeta,  guardarono al nostro mondo, e lo trovarono incompleto, meraviglioso nella sua armonia, ma privo di calore e di luce. Così decisero di creare i Mortali.
Erano simili agli animali, in quanto avevano le loro stesse esigenze e la loro stessa vulnerabilità, ma allo stesso tempo erano completamente diversi. Erano bellissimi, avevano la capacità di pensare, comprendere e apprendere, avevano ingegno e fantasia, conoscevano la paura e il coraggio, e sapevano amare e odiare. Ma soprattutto avevano il libero arbitrio, che permetteva loro di scegliere tra bene e male.
Con la nascita dei Mortali la Terra divenne più bella di quanto non fosse mai stata, perchè era pulsante di vita, e piena di persone che amavano e creavano grazie al loro intelletto.
Eppure gli spiriti temevano. La Terra doveva mantenere un suo equilibrio, e loro avevano creato i Mortali. Presto sarebbe arrivato il momento in cui le divinità malvagie della Terra, gli Oscuri, avrebbero voluto a loro volta dare vita a qualcosa di loro, a qualcosa di terribile.
Non dovettero attendere a lungo, perchè presto gli Oscuri dettero vita ai Demoni.
Queste creature erano tutto il contrario di ciò che erano i Mortali. Erano mostruosi, creature orripilanti, erano manifestazioni di odio, morte, invidia, ira, e tutto ciò che oscuro e crudele potesse esistere. Ma la cosa peggiore era che non avevano nè intelligenza, nè emozioni, nè desideri: tutto ciò che volevano era uccidere, distruggere, e a loro volta erano quasi impossibili da distruggere.
Ben presto cominciarono a fare strage di Mortali. I Mortali erano vulnerabili e completamente indifesi di fronte a loro, non solo perchè venivano sterminati in massa, ma perchè ben presto la loro paura e il loro dolore per la perdita dei proprio si trasformò in odio, rabbia. Gli Oscuri sembravano aver avuto la loro rivincita, non solo perchè avevano creato i demoni, ma perchè stavano lentamente corrompendo i Mortali.
Gli spiriti della Terra soffrivano nel vedere le loro creature massacrate, eppure non intervennero, perchè temevano un'ulteriore vendetta da parte degli Oscuri.
Tuttavia, non tutti i Mortali erano andati perduti. Alcuni cercavano disperatamente di difendersi e reagire, non volendo arrendersi al buio.
Vi erano in particolare cinque giovani Mortali: la giovane Freya, che con suo fratello Eragon aveva visto morire tutta la sua famiglia, e ora entrambi vivevano solo per affrontare quei mostri; c'era Edwin, che non tollerava la vista del suo bellissimo pianeta devastato dai demoni; c'era Hilda, che da mesi lavorava come infermiera lottando per strappare le vittime dei demoni dalla morte; e infine c'era Dacre, che era da sempre innamorato di Freya e l'avrebbe seguita ovunque, perfino contro i demoni. Questi ragazzi erano decisi a sconfiggere i Demoni a tutti i costi, e alcune volte, combattendo tutti insieme, erano riusciti perfino a ferirne qualcuno. Tuttavia, come tutti i Mortali, erano deboli di fronte al potere dell'Oscurità, e non potevano vincere.
Un giorno i cinque amici scoprirono il luogo dove alcuni dei demoni più potenti si nascondevano, e decisero di andare ad affrontarli, anche se erano consapevoli di non poter vincere. Quando gli Spiriti scoprirono le loro intenzioni, cercarono di fermarli.
" Non potete affrontarli! Non avete alcuna possibilità contro di loro! "
" Ne siamo consapevoli "
"Allora perchè volete andare comunque? Non risolverete niente! "
" Siamo destinati a morire comunque. Se non verranno fermati, quei demoni ci stermineranno. Se dobbiamo cadere, lo faremo combattendo, almeno avremo una morte onorevole! "
" Siamo gli spiriti della natura, vi proibiamo di andare oltre! "
" Non possiamo obbedire, siamo desolati. Dobbiamo fare un tentativo, e se falliremo, che possiate avere pietà di noi!" 
Così il gruppo, disobbedendo alle divinità, si avventurò nella grotta dove si nascondevano i demoni. Fu una battaglia terribile, e purtroppo i giovani eroi ne uscirono sconfitti.
Gli spiriti entrarono nella grotta, e piansero di fronte allo spettacolo che si trovarono davanti. I Mortali avevano ucciso un paio di Demoni, ma erano stati feriti a morte da tutti gli altri, e ora giacevano agonizzando, aspettando di morire.
Gli spiriti si commossero così tanto davanti a quella folle prova di coraggio e sacrificio che ebbero pietà di quelle loro povere creature, e usarono i loro poteri per guarirli e salvarli, mentre i demoni si dissolsero alla presenza delle divinità. Quando i cinque si ripresero, gli spiriti parlarono loro così:
" Avete dimostrato che il vostro amore per questo pianeta e per tutte le creature che lo abitano è più forte di qualsiasi paura, persino della paura della morte. Sebbene non ci fossero possibilità che i Demoni cadessero, voi li avete affrontati comunque, perchè credete nel difendere l'umanità, e mettete la vostra fede al di sopra di tutto. Il vostro è stato un gesto incredibilmente nobile. Ma è anche vero che, quando vi abbiamo intimato di non proseguire oltre, voi avete disubbidito, sfidando i vostri creatori. Le vostre azioni segneranno il vostro destino, sarete premiati, ma sarete anche condannati."
Ascoltate queste parole, i cinque furono avvolti da una fortissima luce e da un' energia impressionante, che entrò nei loro corpi e cominciò a scorrere nelle loro vene come sangue, cambiandoli per sempre.
" Da oggi voi siete Maghi. Ognuno di voi controllerà un particolare potere, e potrà usarlo per proteggere l'umanità. Questo potere vi renderà superiore a qualsiasi Mortale, e vi renderà capaci di cose straordinarie, potrete solcare i cieli, cambiare la realtà intorno a voi, e arrestare l'oscurità che incombe. Ma tutto questo ha un prezzo: non sarete più Mortali, e l'umanità quando vi guarderà, saprà che siete diversi da loro, e qualsiasi vostro desiderio personale, e ogni vostro sentimento e felicità, dovrà cedere il passo all'obbiettivo che voi stessi avete scelto; i vostri figli e i figli dei vostri figli saranno come voi, e dovrete mandarli a combattere nonostante il rischio di non vederli tornare. Le tenebre che combatterete vi indurranno in tentazione, ricordandovi ogni giorno che, sebbene non siete più Mortali, amate e odiate come loro, e che i vostri poteri, così come possono essere messi al servizio della luce, possono essere messi anche al servizio delle tenebre, e vi ricorderanno che voi stessi avete scelto questo destino, e che voi stessi siete la causa di ogni vostro dolore futuro. L'essere Maghi non vi renderà incrollabili, non dimenticate"
Gli spiriti fecero per ritirarsi, ma poi aggiunsero:
" C'è un' altra cosa. Avete voluto sfidare le divinità, e ora le divinità si ritirano. Noi scompariremo da questo mondo, per non tornarvi più, e lo stesso faranno gli Oscuri. Da oggi è tutto nelle vostre mani, perchè ora siete voi i Guardiani della Terra!"
Detto questo, gli spiriti si sollevarono in cielo e, unendo i loro poteri, crearono un' isola ampia diversi chilometri, che rimaneva miracolosamente sospesa in cielo. L'isola era rigogliosa come lo era la Terra, ma ogni cosa di quel luogo era quasi disumana, a causa della magia che emanava. 
" Questo è il nostro ultimo dono per voi. Quest'isola volante sarà il vostro rifugio, il vostro regno, la vostra patria, e avrà nome Avalon. Nessun Mortale potrà mai avervi accesso, pena la morte! "
E andarono via, per non tornare mai più.
I Maghi rimasero a lungo in quella grotta, rimuginando su ciò che gli spiriti avevano detto, e cercando di abituarsi alla loro nuova condizione. Nella grotta c'era un piccolo specchio d'acqua e, specchiandosi in esso, i Maghi videro che le divinità non avevano mentito: avevano ancora l'aspetto di Mortali, ma c'era qualcosa di indefinibile che li rendeva diversi, bellissimi e disumani come il regno di Avalon. Come gli spiriti avevano preannunciato, il loro destino era ormai segnato.
I cinque amici lasciarono la Terra, e volando giunsero ad Avalon, la loro nuova casa. Cominciarono a crearsi una vita in quel luogo, costruendo nuove dimore, e imparando a controllare i loro nuovi poteri. Come era stato preannunciato, ognuno di loro aveva un potere particolare, e imparò ad usarlo per combattere i demoni. Con gli anni cominciarono a creare alcuni incantesimi, che potevano essere usati da tutti loro, e scoprirono che alcune erbe e altre sostanze presenti in natura, combinate con la magia, potevano essere usate per creare pozioni e potenziare alcuni sortilegi. Con il tempo impararono a costruire i primi oggetti magici, come armi intrise di potere, monili che avevano il potere di rilevare la presenza dei demoni, e tanti altri. Tutto sembrava andare per il verso giusto, e i cinque amici vivevano in armonia e affetto: Freya sposò Decra ed ebbero dei figli, mentre Hilda sposò Edwin, e anche loro diventarono genitori, e Eragon fu sempre grandissimo amico di tutti loro. I Maghi proteggevano i Mortali, e, sebbene non si era mai del tutto al sicuro, la vita sembrava essere più serena e tranquilla sulla Terra.
Sì, sembrava tutto perfetto. Ma non era che l'inizio.
Ben presto le profezie degli spiriti cominciarono ad avverarsi. Il senso di colpa per la morte che infliggevano ai demoni, il terrore di diventare assassini senza cuore,  il peso della loro missione e l'odio che nutrivano per i demoni cominciarono a pesare sui cuori dei cinque Guardiani. L'odio che nutrivano per quelle creature cominciò a torturarli, e il sangue che versavano turbava tutte le notti il loro sonno, perchè spesso erano costretti a uccidere anche i Mortali che cercavano di uccidere i loro simili umani. Era terribile, ma non avevano scelta, a volte dovevano prendere una vita umana per salvarne tante altre. Tuttavia non usavano mai la magia contro i Mortali, perchè da quella non avrebbero avuto possibilità di difendersi.
Tuttavia loro resistettero, senza farsi schiacciare dalla vergogna. Si macchiavano di azioni terribili, ma agivano per una giusta causa.
Ma anche i più forti possono crollare. Decra, che portava il peso della sua missione più dolorosamente degli altri, cominciò a odiare ciò che faceva, cominciò a odiare il dover proteggere i Mortali. Perchè avrebbe dovuto proteggere quelle miserabili creature, così fragili e deboli, destinate comunque a morire e che spesso si uccidevano fra di loro? Perchè doveva usare la sua magia per qualcosa di così futile, quando avrebbe potuto essere grande, quando avrebbe potuto cambiare il mondo?
Cominciò a odiare i Mortali. Spariva per lungo tempo senza dire dove andava. Freya e gli altri erano molto preoccupati per lui.
Un giorno Eragon decise di andarlo a cercare. Con il tempo l'amico diventava sempre più irritabile e insofferente, e Eragon temeva che potesse commettere qualche sciocchezza.
Quando lo trovò, fu paralizzato dall'orrore.
Decra incombeva sul cadavere di un Mortale morto, con le mani imbrattate di sangue. Era evidente che il Mortale era stato attaccato da Decra senza motivo, ed era ancora più evidente, a giudicare dalla squarcio ancora rilucente di energia magica che aveva sul petto, che il Mago aveva ucciso quel poverino usando i propri poteri.
Ma la cosa più spaventosa era Decra stesso. La sua aura magica, un tempo calda e luminosa, ora era fredda e buia, e emanava un forte desiderio omicida.
" Decra, ma cosa hai fatto?" mormorò scioccato Eragon.
" Ne ho abbastanza di tutto questo, amico mio. Non posso più tollerare di dover proteggere queste insulse creature! Così deboli, così insignificanti! Cosa dobbiamo a queste persone?Non posso più accettare di sprecare i miei poteri per una cosa simile!"
" Ma di cosa parli?! Questa è la nostra missione, il nostro mandato! Ora siamo noi i nuovi Guardiani di questo mondo! "
" Amico mio, non pensi abbastanza in grande. Pensa a quello che potremmo fare se usassimo i nostri poteri per noi stessi! Potremmo cambiare il mondo, trasformarlo secondo i nostri desideri! POTREMMO RENDERLO NOSTRO! "
" Sei impazzito, non sai quello che dici! "
" Oh, sono lucido invece. Era da anni che non ero così lucido! Sì sì , è questo che voglio! Voglio cambiare il mondo, farlo mio!"
" Mi dispiace, Decra, ma non te lo posso permettere! " gridò Eragon. 
Decra sorrise malvagio " Allora muori! " gridò e lo uccise con un colpo solo.
Eragon non aveva neanche cercato di difendersi. Non si aspettava un simile tradimento.
Freya percepì la morte dell'amatissimo fratello; credendo che fossero stati i demoni, chiamò Edwin e Hilda e volarono insieme nel luogo dove si era consumata la tragedia.
Quando arrivarono, e capirono che era stato Decra a compiere quel delitto terribile, si spezzò loro il cuore.
Freya guardò il marito con gli occhi pieni di lacrime, e non riuscì a riconoscerlo.
" Cosa c'è, moglie? Sembri turbata! " rise Decra.
Freya era incredula. Non appena aveva visto il marito, aveva capito che l'uomo che aveva amato era scomparso per sempre, e che al suo posto c'era un mostro assetato di sangue e potere, un nemico ben peggiore di qualsiasi esercito di demoni.
Un Rinnegato.
Gli spiriti li avevano avvisati che una cosa simile sarebbe potuta succedere. Essere Maghi non li rendeva incrollabili nelle loro convinzioni, e potevano perdersi, potevano essere corrotti.
Potevano diventare peggio dei demoni.
Decra ormai era perduto.
Freya prese la sua decisione. Gli spiriti erano stati chiari:
" La vostra missione verrà sempre prima dei vostri desideri e della vostra felicità personale. Non dimenticatelo mai."
Sguainò una spada e trafisse il suo stesso marito.
***
Aithusa si interruppe. Killua, Gon e Leorio la guardavano, profondamente turbati dalla sua storia.
<< E poi? Cosa accadde? >> chiese Leorio, con voce quasi assente.
Aithusa sospirò << Da quel giorno i Maghi compresero quanto poteva essere pesante il loro fardello. Freya aveva dovuto uccidere il suo stesso marito, e non fu mai più la stessa persona. Passarono i decenni e poi i secoli, i Maghi diventavano sempre di più, ma non dimenticarono mai la storia dei Primi Maghi, perchè Decra non fu l'unico a rinnegare la sua missione. Molti persero così i propri familiari, molti dovettero scontrarsi con quelli che in passato erano le persone che amavano di più. Con il tempo, per non dimenticare il motivo della loro esistenza, alcuni di noi lasciarono Avalon per vivere sulla Terra insieme ai Mortali, mescolandosi fra loro, e unendosi spesso anche a loro >>
<< E si può fare? >> chiese Killua << Innamorarsi di un Mortale, intendo >>
<< Non c'è nessuna legge che lo vieta. Ma non è una cosa ben vista. Maghi e Mortali sono diversi, e vivono in maniera diversa, per cui è difficile che un Mortale e un Mago siano una coppia ben assortita >> Aithusa si schiarì la voce << Ovviamente ci sono delle eccezioni >>
<< Davvero? >> chiese Gon, curioso.
<< Io ne sono la prova vivente >> rispose Aithusa << Mia madre era una Maga, mio padre invece era un Mortale >>
<< Sul serio??! >> esclamarono all'unisono Gon, Killua e Leorio.
<< Si, certo. E' per questo che il mio nome è Aithusa Duchannes Kuruta. Mia madre era Concorda Duchannes, e mio padre era Taranis Kuruta. Porto il cognome di entrambi perchè appartengo ad entrambe le specie, sono innanzitutto una Maga, ma sono anche una Mortale >>
<< Pazzesco >> mormorò Killua.
<< Un momento! Tu e Kurapika siete fratelli, vero? Allora com'è possibile che tu sia una Maga, e lui invece no!? >> chiese Leorio.
Aithusa e Kurapika si scambiarono un'occhiata.
<< Ecco, in effetti >> disse Kurapika << io e Aithusa non siamo fratelli, ma fratellastri. Siamo figli dello stesso padre, ma non della stessa madre.  La mia madre biologica morì quando ero molto piccolo, e mio padre si risposò con la mia madre adottiva poco tempo dopo. Per quello che mi riguarda, è sempre stata Concorda la mia vera madre, e Aithusa è sempre stata mia sorella >>. Aithusa sorrise dolcemente al fratello.
<< I vostri genitori dovevano amarsi davvero molto >> mormorò Gon.
<< Più di quanto tu possa immaginare. D'altronde, come avrebbe potuto essere altrimenti? Erano Legati! >> disse Kurapika.
<< Be', se erano sposati è ovvio che fossero legati! >> fece sarcastico Killua.
<< Be', ecco vedete >> cominciò Aithusa, lanciando un 'occhiataccia al fratello << quando dice "Legati", mio fratello non usa un'espressione casuale. I nostri genitori erano stati uniti da un particolare tipo di magia che si chiama appunto "Legame" >>
<< Un particolare tipo di magia? >> chiese Killua perplesso.
<< Una magia rara e molto molto potente. Si dice che, anche se hanno lasciato il pianeta, gli spiriti vegliano ancora sui Maghi. Ogni Mago ha il suo destino, che si pensa venga tracciato proprio dagli spiriti. Secondo la leggenda, alcuni Maghi nascono destinati a essere la metà, cioè l'anima gemella, di un'altra creatura degli spiriti, cioè o di un altro Mago o di un Mortale. Quando due anime destinate l'una all'altra si incontrano e hanno un contatto, si crea il Legame >>
<< E questo Legame cosa comporta? >> chiese Leorio.
<< E' una Magia meravigliosa e terribile allo stesso tempo, un po' come noi. Quando si crea un Legame, le persone che sono state legate non potranno innamorarsi di nessun altro all'infuori della propria metà, ed esisteranno solo per lei. Non è che sarà loro vietato amare qualcun'altro... è che non ne saranno più capaci, ecco. Dopo che una persona è stata legata,  non vedrà nessun altro in quella maniera, mai >> concluse Aithusa << E' meravigliosa perchè si crea un rapporto straordinario, fuori da qualsiasi schema. E' terribile perchè... essere Legati a qualcuno non significa amarlo automaticamente. Significa solo che non potrà amare nessun altro, perchè due persone Legate sono due metà di una cosa sola, e non possono essere separate >>.
Tutti ascoltavano con il fiato sospeso, perfino Kurapika.
<< Wow >> fece Gon << chissà come deve essere bello! >>
<< Già, hai ragione >> sorrise Aithusa << Altre domande? >>
Gon alzò la mano. 
<< Sì, dimmi >> rise Aithusa.
<< Prima parlavi di oggetti magici.. cosa sono esattamente? >>
<< Gli oggetti magici sono oggetti creati con la magia, e che hanno dei poteri particolari. Ce ne sono moltissimi, ma i più diffusi sono tre >> Aithusa si portò una mano al collo, sfiorando il suo ciondolo arancione << Vi ho parlato dei monili magici. Permettono di percepire quando ci sono demoni nelle vicinanze, e possono essere usati per contattare altri Maghi. Sono il metodo di comunicazione più usato tra noi, soprattutto quando bisogna chiamare un Mago alla battaglia. Poi ci sono le armi >> continuò e si sfilò la cintura che le attraversava il petto, porgendo la spada a Gon << Vengono forgiate con la magia, e ogni mago ne ha una a sua scelta. Sono più efficaci delle armi normali. Su, estraila >> lo incoraggiò, e Gon la sguainò, e tutti rimasero a bocca aperta, a parte Kurapika.
Era una spada d'oro massiccio che sembrava splendere di vita propria, dai bordi spaventosamente taglienti. Sull'elsa, anch'essa d'oro, erano incastonate delle pietre bianche molto luminose, e sul piatto della spada c'era una scritta " Mene mene tekel upharsin".
<< E' presa dalla Bibbia >> spiegò Aithusa << Significa " Sei stato pesato su una bilancia e sei stato trovato mancante" >>
<< E' una spada bellissima >> disse ammirato Gon, restituendola ad Aithusa. 
<< Grazie. Era di mia madre >> disse Aithusa << Comunque, tornando a noi.. infine, il terzo oggetto è questo >> disse, tirando fuori dalla tasca uno strano cristallo bianco << Questa pietra ha un potere molto particolare. Se la stringi forte tra le mani pensando a un episodio del passato, puoi mostrarlo anche agli altri. E' particolare anche perchè può essere usato anche dai Mortali >>.
<< Davvero?? Posso provarlo? Posso? >>  pregò Gon, con gli occhi da cucciolo spalancati.
<< Sì, certo >> sorrise Aithusa dandogli la pietra e Gon gridò entusiasta. << Allora, devi stringerlo tra le mani e pensare a qualcosa che ti è successo. Cerca di evocare l'immagine, più precisamente che puoi >>
Gon strinse forte la pietra e serrò gli occhi, il viso concentrato. Qualche secondo dopo, il cristallo si illuminò, e sul pavimento cominciò a formarsi un'immagine: erano loro che correvano durante la prima prova d'esame.
<< Wooooow!! Troppo forte! >> gridò Gon su di giri. 
<< Se vuoi puoi tenerlo, te lo regalo. Anzi >> disse Aithusa, e tirò fuori dalla borsa altri tre cristalli uguali << ne regalo uno a ciascuno di voi! >>
Kurapika, Killua, Gon e Leorio accettarono il regalo ringraziandola calorosamente.
<< Bene, ora dovete proprio scusarmi, ma sono esausta! Penso proprio che andrò nella mia stanza a dormire >> annunciò Aithusa e si alzò << Buonanotte a tutti! >>
<< Buonanotte, Tess! >> risposero in coro Gon, Killua e Leorio.
<< Aspetta, sorellina, vengo con te! >> le gridò Kurapika, correndo per raggiungerla.
Per qualche minuto camminarono in silenzio, poi finalmente Kurapika parlò << Ascolta Tess.. >>
Aithusa si voltò verso di lui.
<< Volevo dirti.. che mi dispiace per come ho reagito nel tunnel... e per quello che ti ho detto prima dell'esame. Avevi ragione tu, non posso pretendere che tu ascolti quello che ti dico, se io non faccio lo stesso con te >> Kurapika alzò timidamente lo sguardo << Sono sinceramente pentito, imouto >>.
Aithusa sorrise e lo abbracciò, stampandogli un bacio sulla guancia.
<< Per questa volta ti perdono, ma non farlo più, oniichan! >>  rispose Aithusa, arruffandogli i capelli, mentre Kurapika l'abbracciava forte. Litigavano spesso, ma erano profondamente legati, e Aithusa sarebbe andata anche all'inferno per lui.
<< Bene, però ora staccati, sono stanca, voglio andare a dormire! >> rise Aithusa, sciogliendo l'abbraccio <<  'Notte, Kurai! >>
<< 'Notte, Tess! >> rispose Kurapika, e ciascuno entrò nella propria cabina.
Aithusa stabilì che, prima di andare a dormire, un bagno caldo era d'obbligo. Aprì il rubinetto per far riempire la vasca, e cominciò a spogliarsi.
Si tolse la spada dalla schiena, posò la borsa per terra, si sfilò le scarpe e cominciò a sbottonarsi la camicia, guardandosi distrattamente allo specchio. Santo cielo, che faccia che aveva.
Fu un attimo. Un secondo prima stava fissando il riflesso del suo viso, e un secondo dopo lo sguardo le cadde sulla base del collo, dove c'era quella che a prima vista sembrava una macchia nera.
Il vetro si era appannato, e Aithusa ci passò un panno sopra per poter guardare meglio.
Non appena vide cos'era, urlò.
 Fu un grido spaventoso, un grido che esprimeva tutto lo shock, tutto lo sgomento, tutto l'orrore e tutta la paura del mondo. 
<< KURAPIKA! KURAPIKAAAAAA!!! >>
Kurapika piombò nel bagno come una furia << Tess! Cosa c'è? Cos'è successo?! >>
Aithusa non gli rispose, sebbene il fratello la scuotesse per le spalle in preda al panico. Era scivolata in ginocchio e fissava il vuoto con occhi assenti, con una mano poggiata alla base del collo.
Le era comparso il Simbolo. Aithusa lo aveva visto prima di quel giorno solo sui libri e sulla mano di sua madre. Ma mai avrebbe potuto immaginare di vederlo impresso sulla propria pelle....
La sua vita era stata completamente stravolta, per sempre.
Era stata Legata.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** La torre trabocchetto ***


<< Coraggio Tess, cerca di calmarti >>
Kurapika aveva aiutato la sorella ad alzarsi, l'aveva fatta sedere sul letto e poi si era messo al suo fianco, accarezzandole la guancia per tranquillizzarla.
Dava l'impressione di essere calmo, ma in realtà anche lui era preoccupato.
All'inizio aveva avuto paura che si fosse ferita in qualche modo, ma non aveva visto sangue da nessuna parte, e un po' si era tranquillizzato.
Ci aveva messo dieci minuti per farla riprendere dallo shock, e quando le aveva chiesto il motivo di tanta agitazione, Aithusa gli aveva mostrato il collo, che fino a quel momento aveva tenuto coperto con la mano, e Kurapika aveva compreso perchè fosse così fuori di sè.
Sulla base del collo Aithusa aveva il Simbolo del Legame.
Kurapika capiva perchè Aithusa fosse così sconvolta. Da quel momento in poi niente per lei sarebbe stato più come prima, perchè il suo cuore non le apparteneva più.
Il Legame poteva essere meraviglioso così come poteva essere terribile. Poteva essere meraviglioso se ti innamoravi della tua metà, se entravate in sintonia, se andavate d'accordo.
Ma se le cose non andavano così? Non è che potevi liberarti, niente può spezzare un Legame.
Kurapika ripensò ai genitori. Loro si amavano alla follia, chiunque li vedesse se ne accorgeva. 
Erano stati sposati per diversi anni, e ogni volta che Kurapika li guardava vedeva una coppietta innamorata come il primo giorno. Uno dei suoi ricordi più belli era una mattina di marzo, quando vide i suoi genitori camminare fianco a fianco, ridendo come ragazzini e senza parlare, perchè le parole non servivano. A loro bastava guardarsi per capirsi, e così camminavano in silenzio, con le mani marchiate con il Simbolo che si sfioravano a ogni passo.
Eppure il loro rapporto non era sempre stato rose e fiori. Perchè quando si erano conosciuti e innamorati, Tananis era già sposato con la madre biologica di Kurapika.
Kurapika non conosceva molto di più sulla loro storia, anche se sapeva che Concorda l'aveva raccontata ad Aithusa, che però non ne parlava mai. Non doveva essere stato un periodo felice per la loro madre.
Sicuramente era questo che turbava tanto Aithusa. Pensare alla madre, che doveva aver attraversato l'inferno prima di poter stare con l'uomo che amava.
In ogni caso il problema da risolvere adesso era un altro. A chi era stata legata Aithusa?
<< Tess >> cominciò Kurapika << dimmi, ieri, quando sei andata a dormire, non avevi il Simbolo, vero? >>.
<< No! Ne sono sicurissima, fino a ieri non c'era! >> rispose Aithusa << Mio Dio, Kurapika... e adesso come faremo a capire a chi sono stata Legata? Qui ci sono un sacco di esaminandi! >>.
<< Il Legame si crea quando hai un contatto fisico con la tua anima gemella, vero? >> chiese Kurapika << Pensa, chi hai toccato fra tutte quelle persone? >>
<< Chi ho toccato? Farei prima a chiedermi chi non ho toccato! Durante la seconda prova d'esame sono entrata in contatto praticamente con tutti, ti ricordi? Quando quei maiali ci sono venuti addosso, e siamo finiti gli uni sopra gli altri! >>.
<< Maledizione, l'avevo dimenticato! >> imprecò Kurapika  << Ma... quasi tutti i partecipanti all'esame sono molto più vecchi di te >> mormorò Kurapika << E' possibile essere legati a una persona tanto più grande? >>.
<< Il Legame non ha età, Kurai! Pensa ai nostri genitori! Nostro padre aveva sei anni più di nostra madre! >>.
<< Be', di regola, la persona legata a te dovrebbe avere il Simbolo nel tuo stesso punto... >>.
<< E che dovremmo fare? Andare da tutti i dannati partecipanti di questo esame e chiedere loro di togliersi la maglietta? Ci prenderanno per pazzi! Senza contare che non tutti sono passati alla terza prova! >> Aithusa sembrava sull'orlo di una crisi di nervi, camminava avanti e indietro per la stanza, ignorando il fratello che cercava di convincerla a mettersi seduta... fino a quando non si bloccò in mezzo alla stanza.
<< Adesso che c'è?! >> chiese esasperato Kurapika, che sapeva che quando la sorella si paralizzava, era perchè le era venuta in mente un' idea spaventosa.
<< E se... >> sussurrò Aithusa con voce assente << e se fossi stata Legata a Hisoka? >>
<< COSA!? NON PRENDERMI IN GIRO, NON E' DIVERTENTE! >> gridò Kurapika, disgustato.
<< Pensaci, Kurai! Ho lottato contro di lui! E lui è un Mago, l'unico Mago qui intorno! Potrebbe benissimo essere successo! >> Aithusa aveva cominciato a tremare << Lo sai che, quando un Mago viene Legato, il 75% delle possibilità è che l'anima gemella sia un altro Mago! >>
<< Hisoka non è un Mago! E' un Rinnegato! >> gridò Kurapika, che si alterava sempre di più.
<< Non fa differenza. Un Rinnegato sarà anche da biasimare perchè ha ripudiato la sua missione >> disse Aithusa << ma questo non cambia il fatto che è pur sempre un Mago. >>
<< Non può essere vero >> mormorò Kurapika << non puoi essere stata Legata a quel mostro.. >>
<< Ehi fratellone, ora calmati >> Aithusa gli si avvicinò, prendendogli il viso tra le mani << la mia è solo un'ipotesi come le altre. Non è detto che sia stata legata a lui >>
Kurapika guardò la sorella negli occhi. Gli occhi color miele di Aithusa erano ancora spaventati, ma la paura era stata quasi del tutto soppiantata dalla preoccupazione per lui.
" Sono un pessimo fratello maggiore " pensò il ragazzo.
<< Hai ragione. Non c'è alcuna garanzia che si tratti di Hisoka >> disse infine Kurapika << e hai ragione anche quando dici che non sarà facile capire a chi sei stata Legata. >>.
<< Ascolta fratellone, per il momento io propongo di fare finta di niente >> rispose Aithusa << Guardiamoci intorno con discrezione, cercando di escludere più gente possibile. Quando avremo un po' diminuito le possibilità, decideremo come comportarci. Se siamo troppo diretti da adesso, rischiamo di non scoprire niente >>.
Kurapika approvò l'idea della sorella; era la strategia più logica da seguire. Decisero inoltre di non parlare della loro scoperta con nessuno, nemmeno con Gon, Killua e Leorio, per evitare situazioni imbarazzanti.
<< Senti, non mi va di lasciarti da sola stanotte >> disse Kurapika << Posso rimanere a dormire qui con te? >>.
<< Si, oniichan. Per favore, rimani con me >> rispose Aithusa con gratitudine, e si coricarono insieme, dormendo abbracciati come facevano quando erano bambini.
***
Il giorno dopo i due fratelli, dopo essersi a turno lavati e vestiti, decisero di raggiungere i loro amici.
Aithusa, in particolare, quella mattina aveva deciso di sfoggiare una gonna lilla a balze che le arrivava sopra il ginocchio, una maglietta azzurro cielo e soprattutto, un bel foulard a fiori che le copriva completamente petto e collo.
Kurapika si guardava continuamente in giro, indugiando soprattutto sul collo e sul petto di tutti gli uomini che incrociavano.
<< Fratello, smettila! Così dai troppo nell'occhio! >> lo riprese Aithusa sottovoce.
<< E' assurdo! Perchè sono tutti così "abbottonati"!? Di questo passo non lo troveremo mai! >>
<< Cosa non troverete mai? >> fece Gon curioso, che li aveva raggiunti in silenzio, seguito da Killua e Leorio.
<< Ecc-co no-oi... >> balbettò Aithusa << noi cercavamo... il ristorante, sì! Stiamo morendo di fame, e voi? >> esclamò Aithusa, e afferato Gon per il polso, cominciò a trascinarlo verso la sala della colazione.
I ragazzi si sedettero tutti insieme e, tra scherzi e risate, fecero colazione. Aithusa, in particolare, fece uno scherzo spassossimo a Leorio, dando fuoco alla brioche che stava per mordere, facendolo spaventare così tanto che scappò fuori dalla sala a gambe levate, tra le risate di tutti.
Un paio di ore dopo il dirigibile atterrò sulla cima di quella che sembrava una torre altissima, dove li aspettava un tizio molto basso, con grandi occhiali colorati e una cresta di capelli neri in testa.
<< Che tipo buffo! >> commentò Gon, e Aithusa gli dette una gomitata per farlo tacere.
<< Benvenuti, signori, alla terza prova d'esame! Le regole sono semplici: dovete riuscire a scendere da questa torre incolumi entro 72 ore! Buona fortuna a tutti! >> disse, e, salito sul dirigibile, se ne andò.
<< Be', direi di metterci al lavoro! Dobbiamo trovare un modo per scendere! >> dichiarò Aithusa.
<< Scusa, ma tu non puoi scendere volando? >> chiese Killua perplesso.
<< Non credo proprio che sia una buona idea. Guarda là! >> rispose Aithusa.
Guardarono verso il punto che la Maga aveva loro indicato, e videro un tizio che stava cercando di scendere calandosi dalle pareti esterne; all'improvviso venne attaccato da quelli che sembravano giganteschi avvoltoi, che lo fecero precipitare nel vuoto.
<< Visto? Pessima idea >> commentò Aithusa << Ragazzi, non vorrei sbagliarmi, ma ci sono meno persone rispetto a prima... devono esserci dei passaggi! >> esclamò, e cominciò a picchiettare su ogni lastra di pietra.
<< Ehi, guardate qua! Ne ho trovati cinque! >> gridò Gon poco distante da loro.
I ragazzi lo raggiunsero e notarono che aveva ragione: c'erano cinque passaggi, mimetizzati fra le normali lastre.
<< Be', a questo punto, direi di andare >> disse Kurapika << Questi passaggi potrebbero condurre in posti diversi, quindi, nel caso ci separassimo.. ci ritroviamo alla base! Siete pronti? >>
<< Uno, due, tre! >> gridarono tutti insieme, e si lasciarono scivolare nella torre.
***
La prima cosa che Aithusa riuscì a vedere era buio totale. Era stata una breve caduta, appena una decina di metri, non era stato neanche necessario volare per attutire l'impatto.
La seconda cosa che percepì era che non era sola nella stanza: percepiva i respiri di altre quattro persone. 
Aithusa fece un ghigno << Ragazzi, siete tutti interi? >>
<< Si, tutto a posto! >> rispose Gon allegramente.
Le luci si accesero, e si ritrovarono in una stanza chiusa e completamente vuota.
No, non completamente. In fondo c'era una colonnina, sulla quale erano poggiati cinque bracciali con un timer montato sopra, e due tasti, uno con una croce e uno con un cerchio.
Ciascuno di loro ne indossò uno, e si sentì una voce che disse:
<< Congratulazioni, esaminandi. Avete scelto la via della decisione a maggioranza! In questa torre troverete diversi trabocchetti, e a ciascuno di voi verrà chiesto di fare una scelta tra due opzioni. Sarà la maggioranza a vincere! Ora decidete: volete proseguire oppure no? Se volete proseguire scegliete il cerchio, se volete fermarvi scegliete croce! >>
<< Be', mi sembra ovvio che vogliamo proseguire! >> dichiarò Leorio, e tutti premettero il cerchio.
Si aprì una porta nascosta, che dava su un lungo corridoio. I cinque amici si addentrarono senza esitare.
Camminarono per alcuni minuti, fino a quando non videro una luce, doveva essere la fine del corridoio! Alzarono il passo, spinti dalla curiosità, e si ritrovarono di fronte a un precipizio.
<< Porca miseria! >> gridò Leorio, facendo un balzo indietro.
Davanti a loro, a circa una cinquantina di metri, c'era una sorta di ring, irraggiungibile per via della distanza - anche se Aithusa avrebbe potuto raggiungerlo volando - e ancora più oltre, c'erano un gruppo di individui incappucciati che li attendevano.
<< Bene bene >> commentò Aithusa << sembra che il divertimento cominci adesso >>.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Forza e fragilità ***


I cinque amici osservarono le figure incappucciate. Erano cinque persone, quasi completamente invisibili sotto gli ampi vestiti che indossavano, dai quali spuntavano solo le mani, che era bloccate con delle manette.
Uno di loro si fece avanti e parlò: era un uomo altissimo e molto muscoloso, con il volto coperto di cicatrici << Bene arrivati, esaminandi. Noi siamo stati ingaggiati dal comitato d'esame per mettervi alla prova! Voi cinque dovrete battervi con noi, uno contro uno, e il tipo di sfida sarà a piacere! La vittoria spetta al gruppo che vincerà più scontri! Se vincerete potrete proseguire, se perderete il vostro esame finirà qui! Il primo a battersi sarò io! Chi di voi mi farà da avversario? >>
Aithusa studiò l'uomo: sembrava il classico combattente che fa affidamento solo sulla forza bruta, senza applicare nessun tipo di strategia. Quelli come lui si potevano battere in più di un modo, a patto di essere abbastanza resistenti, ovviamente.
<< Vengo io! >> disse Gon ingenuo, e fece un passo avanti.
<< No! >> gridò Aithusa, afferandolo per le spalle << Ma l'hai visto quant'è grosso? Quello ti polverizza con una mano sola! Vado io, è meglio! >> e cominciò a percorrere il ponte che era comparso mentre parlava.
<< Una mocciosa? Sul serio?! >> rise il gigante << Così non c'è gusto per- >> e si interruppe all'istante, crollando a terra privo di sensi.
Aithusa, muovendosi come un fulmine, gli era arrivata alle spalle e lo aveva colpito alla nuca, mettendolo fuori combattimento.
<< Troppo facile >> borbottò Aithusa tornando indietro.
<< Prima vittoria per gli esaminandi! >> annnunciò una voce da un altoparlante.
<< Tess, sei stata grande! Lo hai sconfitto con un colpo solo! >> esclamò Leorio dandole una pacca sulla spalla.
<< Il prossimo sono io! >> disse Gon facendosi avanti.
Gon sfidò un ometto mirgherlino, che lo sconfisse in una prova di furbizia; gli era andata decisamente male, considerando la sua ingenuità spaventosa. 
Leorio si trovò di fronte a una donna, e si sfidarono alla morra cinese, e non solo Leorio perse clamorosamente la sfida, ma perse anche una scomessa (aveva infatti scomesso che la donna in realtà fosse un uomo, e aveva ovviamente perso) nella quale la posta erano 50 ore di attesa senza poter proseguire nella discesa della torre.
<< Complimenti, sei davvero un fenomeno, vecchio! >> lo apostrofò Killua << Adesso io e Kurapika dobbiamo vincere per forza, se vogliamo uscire da questa torre! >>
<< Killua >> lo riprese Aithusa sottovoce.
<< Ora vado io >> disse Kurapika, e salì sul ring.
Il suo avversario era un gigante dal viso deforme, tutto muscoli e con un'aria da tonto che faceva concorrenza a quella di Gon; ma il particolare che saltava più all'occhio era un tatuaggio a forma di ragno che faceva bella mostra di sè sulla schiena dell'uomo.
Non appena Kurapika lo vide, gli occhi gli diventarono scarlatti, e con un solo pugno in faccia lo mandò al tappeto.
<< Kurapika! >> lo riprese Aithusa << Era proprio necessario essere così violento? >>.
<< Quel tatuaggio.. mi ha fatto salire il sangue alla testa >> rispose il fratello, assente.
<< Oh, andiamo! Era chiaramente falso! I membri della Brigata dell'illusione portano sì il tatuaggio del ragno, ma con un numero sopra! Quel tipo era chiaramente un impostore! >>
<< Si può sapere di che state parlando? >> chiese Leorio confuso.
Kurapika, che nel frattempo si era seduto stringendosi le ginocchia al petto, alzò lo sguardo verso di lui e rispose << La Brigata dell'illusione è la più spietata banda di Rinnegati della storia. Cinque anni fa, quando io e Aithusa eravamo ancora bambini, loro hanno sterminato il nostro popolo, compresi il re e la regina: i nostri genitori >> Kurapika affilò lo sguardo << Gli unici a scampare a quella tragedia fummo noi due e nostro fratello Masahiro, perchè non eravamo lì quel giorno. Li uccisero tutti perchè volevano impadronirsi dei nostri occhi, che sono considerati una delle sette meraviglie del mondo: quando siamo preda di una forte emozione, diventano scarlatti >> Kurapika si alzò, gli occhi di nuovo scarlatti puntati in quelli della sorella << E' per questo che voglio diventare Hunter! Perchè voglio vendetta! >>.
Gon, Leorio e Killua fissavano sconcertati i due fratelli, che non distoglievano l'uno lo sguardo dall'altra. Kurapika fissava Aithusa con aria di sfida, e lei sosteneva il suo sguardo senza indietreggiare di un millimetro.
<< Non è così che cancellerai il tuo dolore, fratello >> dichiarò Aithusa << Non è versando altro sangue che troverai pace. E smettila di guardarmi con quell'aria di sfida >> continuò, mentre la sua mano prendeva fuoco, in un tacito avvertimento << non sono io il tuo nemico, ricordatelo >>.
Kurapika fece una smorfia irritata, ma distolse lo sguardo.
Aithusa lo fissò minacciosa ancora per un momento, poi si rilassò e girò verso Killua << Ora vai, tocca a te. Mi raccomando, stai attento >>
Killua annuì e andò verso il ring, dove un uomo parecchio spaventoso lo attendeva. Aveva l'aspetto di uomo normale, ma i suoi occhi mettevano i brividi. Il suo sguardo ricordava un po' quello che aveva l'attore del film "Frammenti di un omicidio".
Aithusa cominciò a mangiarsi le unghie. Non era cieca, aveva capito che Killua era molto forte, così tanto che probabilmente, se lei fosse stata una Mortale, sarebbero stati allo stesso livello. 
Eppure non poteva fare a meno di preoccuparsi. L'avversario di Killua sembrava il più forte fra quelli che avevano affrontato, e lei provava uno strano istinto protettivo nei confronti dell'amico... più lo conosceva, meno lo capiva, e meno capiva se stessa e le sensazioni che provava pensando a lui. Senza contare il fatto che la sensazione di averlo già conosciuto prima non l'aveva mai abbandonata.
Lo scontro cominciò, e l'uomo si lanciò subito verso Killua.. e un attimo dopo era morto, con Killua che teneva il suo cuore stretto nella mano destra.
Aithusa si raggelò. La tecnica che aveva usato Killua, modificare la mano fino a renderla una lama estremamente tagliente... c'era solo una famiglia che la conosceva, e proprio da quella famiglia prima Concorda, e poi lei l'avevano imparata.
Aithusa andò incontro a Killua, e senza tanti complimenti gli mormorò << Tu sei un membro della famiglia Zaoldyeck, non è vero? >> 
Ecco perchè le era sembrato così tanto familiare quando l'aveva visto! Doveva averlo già visto nella loro casa! D'altronde lei non aveva mai conosciuto tutti i componenti di quella famiglia di mercenari... ma non avrebbe mai immaginato di incontrarne uno così lontano dal monte Kukuru!
Killua la fissò allibito << Come hai fatto a capirlo!? >>
Aithusa gli indicò la mano << Quella tecnica che hai usato... e il modo in cui gli hai strappato il cuore... solo uno Zaoldyeck potrebbe farlo >> mentì spudoratamente. Anche lei lo sapeva fare, ma non voleva che Killua lo sapesse, per il momento << Tranquillo, non lo dirò a nessuno >>
Killua continuava a guardarla con occhi blu freddi e indagatori. Alla fine fu lei a distogliere lo sguardo, girandosi verso gli altri << Be', sembra proprio che abbiamo vinto! >>.
In quel momento si aprì una porta che fino a quel momento era rimasta nascosta: dava su una grande stanza arredata con due divani, un tavolo con cinque sedie, quella che sembrava una dispensa e al centro un grande tappeto spesso almeno cinque centimetri.
<< Qui dovrete aspettare lo scadere delle cinquanta ore che avete perso. Quando il tempo sarà finito, si aprirà un'altra porta, e potrete proseguire >>.
<< Cinquanta ore chiusi qua dentro ragazzi! Non so come scusarmi! >> disse Leorio, lasciandosi cadere su uno dei divano. 
<< Non importa, l'importante è abbiamo superato quella sfida! Quando usciremo da questa stanza, dovremo soltanto arrivare alla base della torre prima che finisca il tempo! >> gli rispose Kurapika.
Aithusa non stava ascoltando, era completamente immersa nei propri pensieri. Killua non poteva trovarsi lì per caso. Conoscendo la famiglia Zaoldyeck, c'erano solo due spiegazioni possibili: la prima poteva essere che Killua si trovasse lì per lavoro, cioè avesse ricevuto l'incarico di uccidere qualcuno che prendeva parte all'esame. Ma in quel caso, il malcapitato sarebbe già dovuto essere morto, e Killua avrebbe già preso il largo, inoltre così non si spiegava la sua partecipazione all'esame; la seconda ipotesi, secondo lei la più plausibile considerando il comportamento dell'amico, era semplice: Killua non desiderava più lavorare come mercenario, e quando aveva incontrato le resistenze della sua famiglia, era scappato di casa. Sì, decisamente questa era l'ipotesi più sensata, ma servivano conferme.
 << Mio fratello ha ragione! E visto che dobbiamo aspettare >> disse Aithusa sedendosi a gambe incrociate sul tappeto << potremmo approfittarne per conoscerci meglio! >>
<< Sì, che bello! >> esclamò Gon sedendosi al suo fianco, seguito dagli altri.
<< Sono curiosa. Voi perchè volete diventare Hunter? >>
<< Perchè mio papà è un Hunter! Io non l'ho mai conosciuto, lui se n'è andato di casa quando ero appena nato, ma sono sicuro che è un Hunter straordinario, e io voglio diventare come lui, così potrò trovarlo e conoscerlo! >> rispose Gon con entusiasmo.
Aithusa sorrise. Quel ragazzino era davvero fantastico, così entusiasta e pieno di vita! Il mondo sarebbe un posto migliore se fossero tutti come lui.
<< Io voglio diventare un Hunter perchè il mio più grande desiderio è fare il medico! Se riuscirò ad ottenere la licenza, potrò studiare senza dover pagare le costose tasse universitarie! >> dichiarò Leorio sorridendo. 
<< A me in realtà non interessa diventare un Hunter. Ho sostenuto l'esame solo per mettermi alla prova dopo essere scappato dalla mia famiglia >> disse Killua annoiato.
"Lo sapevo!" pensò Aithusa compiaciuta. Era la conferma di quello che lei credeva: Killua era una persona migliore di quanto non apparisse. Certo, aveva sempre quell'aria annoiata e arrogante, ma non era che una maschera che nascondeva una profonda insicurezza e vergogna. Se era scappato di casa, evidentemente era perchè non voleva più uccidere, si vergognava di quello che aveva fatto in passato e voleva essere una persona migliore. Era davvero ammirevole da parte sua, considerando la famiglia nella quale era cresciuto. Gli Zaoldyeck era i migliori assassini del mondo ( fra i Mortali ovviamente) e Aithusa sapeva bene quanto potessero essere folli e crudeli quando ci si mettevano.
La Maga sentì una fitta di solidarietà nel cuore. Lei sapeva bene cosa significava essere costretti a uccidere contro la propria volontà, dover vivere costantemente con la morte che ti respirava sul collo. L'unica differenza tra lei e lui era il motivo che li spingeva a uccidere: lei uccideva per la sua missione di Maga, lui aveva ucciso perchè spinto dai suoi familiari, che a loro volta uccidevano per soldi.
Eppure Aithusa non voleva giudicarli.Che diritto aveva di farlo? Lei stessa aveva le mani sporche di sangue, e di fronte alla morte erano tutti uguali. Lei, seppure agisse per una diversa motivazione, non si sentiva tanto migliore di loro. 
E poi, non tutti gli Zaoldyeck erano mostri senza cuore, nessuno poteva saperlo meglio di lei.
<< Tess, stai dormendo? >> chiese Gon, agitandole la mano davanti agli occhi.
<< Eh, cosa? >> farfugliò lei. Si era di nuovo persa nei propri pensieri!
<< Ti ho chiesto perchè tu vuoi diventare Hunter! >>
<< Perdonami Gon, ero sovrappensiero! Be', vedi >> Aithusa sorrise << Anch'io voglio diventare Hunter perchè voglio essere come i miei genitori! Anche loro erano Hunter! Inoltre, tra Hunter e Maghi c'è un'alleanza vecchia di decenni. >>
<< Sul serio? >> chiese Gon.
<< Certo! Vedi Gon, gli Hunter sono i migliori combattenti fra i Mortali. E' capitato che si siano scontrati con i Rinnegati e i demoni,e i Maghi intervengono spesso in loro aiuto. >> rispose Aithusa << Immagino tu sappia che ci sono diverse categorie di Hunter: Blacklist Hunter, Beast Hunter, Archeological Hunter... a me piacerebbe diventare una Lost Hunter, una Hunter che si occupa di salvare le persone disperse! >>.
<< Ma scometto che non è questo il tuo sogno, vero? >> chiese Leorio, con aria di chi la sapeva lunga.
Aithusa sorrise << E' vero, per quanto mi piacerebbe diventare una Lost Hunter, non è quello il mio obbiettivo. Il mio più grande desiderio è diventare Maestra di Arti Magiche! >>.
<< Un sogno ambizioso, non c'è che dire! >> la prese in giro Killua.
<< Sì, prendimi pure in giro, antipatico! >> borbottò Aithusa << Un Maestro di Arti Magiche è un Mago che ha le doti per insegnare la Magia ad altri Maghi. Di solito noi impariamo le basi della magia dai nostri genitori e poi, compiuti i dieci anni, possiamo scegliere se studiare da autodidatti o farci addestrare da uno di questi Maestri. Va da sè che un Maestro di Arti Magiche è un mago straordinariamente abile e potente! I Maestri sono molto pochi, e sono i più grandi Maghi viventi! >>.
<< Wow, che figo! >> esclamò Gon << Hai mai conosciuto uno di questi Maestri? >>.
<< Oh sì! Mia madre era una Maestra, la migliore di tutti! >> disse Aithusa orgogliosa << Spero di poter essere come lei, un giorno. >>.
<< A proposito, è da prima che volevo chiedere una cosa a te e a Kurapika >> disse Leorio << prima tu hai detto che i vostri genitori erano il re e la regina dei Kuruta! >>.
<< Sì, è così >> rispose Kurapika.
<< Questo significa che tu e Aithusa siete dei reali! Siete un principe e una principessa! >>
<< Lo eravamo, sì >> sospirò Aithusa << Ma il nostro popolo è stato sterminato, il regno di Rusko distrutto. Non c'è più nulla su cui regnare per noi >>.
Cadde un silenzio imabarazzato. Dopo qualche secondo fu Aithusa a spezzarlo, sospirando di nuovo.
<< Bene, direi che per oggi è abbastanza. Devono essere le dieci ormai. Tutti a dormire! >> ordinò la Maga e tutti cercarono di sistemarsi per la notte.
Leorio si sistemò su uno dei divani, Kurapika e Gon si strinsero per entrare insieme nell'altro e Killua e Aithusa presero due cuscini e due coperte per sistemarsi sul tappeto l'uno accanto all'altra.
<< Buonanotte a tutti! >> esclamò Aithusa e pronunciò sottovoce una formula magica per far dormire Kurapika, Gon e Leorio, che cominciarono a ronfare dopo tre secondi esatti.
<< Scusa, ma ho pensato che, se dobbiamo parlare, è meglio che non ci senta nessuno >> mormorò la ragazza rivolta a Killua.
<< Adesso mi dici come fai a conoscere la mia famiglia!? >> chiese Killua.
Aithusa si morse il labbro. Non se la sentiva di parlargliene, era troppo presto, non lo conosceva ancora bene. Chissà cosa avrebbe pensato di lei se avesse saputo!
<< Scusa, ma chi non conosce gli Zaoldyeck?! E poi io sono una Maga. E' il genere di cose che sappiamo, visto che siamo i Guardiani della Terra >> mentì Aithusa, pregando che se la bevesse.
Killua, dopo averla squadrata sospettoso, sembrò crederle << Perchè non l'hai detto anche agli altri? >>
<< Perchè avrei dovuto farlo? Non sono affari miei >> rispose Aithusa.
<< Dici di conoscere gli Zaoldyeck, di sapere chi sono e cosa fanno,  eppure... non mi odi, non mi disprezzi, e non hai paura di me. Perchè? >> sussurrò Killua.
<< Perchè dovrei aver paura di te? Tu non vuoi farmi del male. E poi come potrei disprezzarti? Io non sono migliore di te >> rispose sinceramente la ragazza.
<< Di cosa parli?! Tu sei una Maga, una Guardiana! Tu proteggi il mondo dall'oscurità, sei un'eroina! Io sono solo uno schifoso assassino, che sarà sempre solo, che non meriterà mai degli amici! >> disse Killua.
Aithusa si sentì stringere il cuore per quel povero ragazzo che non aveva conosciuto amore, amicizia o felicità nella sua vita, e istintivamente gli prese la mano.
Killua sbattè le palpebre sorpreso da quel gesto.
<< Ascolta, Killua. Forse ti sei fatto un'idea sbagliata di me. E' vero, sono una Guardiana, ma non sono un'eroina, per niente. Anch'io vivo sempre con l'ombra della morte che mi segue. Anch'io uccido in continuazione, e non c'è notte in cui io non mi rigiri nel letto vergognandomi delle mie azioni, che sono terribili, anche se fatte a fin di bene. Non sono io a essere migliore di te, ma tu a essere migliore di me, perchè hai scelto di scappare di casa e allontanarti dalla tua vita di mercenario per essere una persona migliore. Credimi, ti capisco quando pensi di non meritare amici, di non meritare di essere felice, perchè a volte anch'io penso questo di me stessa. Ma voglio dirti una cosa: l'amicizia non è una cosa che si merita. Guarda questi ragazzi. Loro si sono affezionati a noi, nonostante sapessero che io sono una Maga, e nonostante ti abbiano visto uccidere un uomo a sangue freddo. Essere amici è anche questo >> Aithusa gli strinse la mano, sorridendogli.
Killua la fissava, commosso per ciò che aveva detto, e incapace di credere che lei potesse capirlo davvero.
Ma poteva farlo? Poteva quella bellissima, dolce e coraggiosa ragazza capire come si sentiva e perdonarlo, quando lui per primo non ci riusciva?
Sì, a quanto pare sì. Killua sentiva che il peso che portava nel cuore era diventato più leggero.
Ricambiò la stretta << Tess.. >>.
<< Adesso riposati >> disse Aithusa, e Killua sentì un piacevole tepore invaderlo, e in poco tempo si addormentò.
***
Quando fu sicura che si fosse addormentato, Aithusa sospirò.
Nel suo petto si agitavano una miriade di emozioni. Tenerezza, tristezza, pietà, affetto, preoccupazione, ma soprattutto una strana e irragionevole felicità di essergli vicina.
Che stava succedendo? Cosa le stava facendo quel ragazzo? Perchè era così felice di stargli accanto? Perchè ogni volta che lo guardava, i battiti del cuore accelleravano?
Si ranicchiò sotto la coperta, pensierosa. Killua sembrava così forte, eppure era allo stesso tempo così fragile... sarebbe riuscito a venire fuori dal circolo vizioso della morte?

Angolo autrice: Voilà! Il rapporto tra i nostri amici diventa sempre più profondo, e qualcuno di loro non prova più solo amicizia.. basta spoiler, mi raccomando recensite e fatemi sapere che ne pensate! Kiss


Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Rifiuto e dolore ***


<< Sveglia, bella addormentata! >>
Aithusa sentì che qualcuno la stava scuotendo per la spalla. Farfugliò qualcosa di incompresibile e si girò dall'altra parte, ignorando il fratello maggiore.
<< Non farmelo fare, Tess. >> l'avvertì Kurapika.
La ragazza mugugnò di nuovo, sistemandosi meglio sul divano... e un attimo dopo era con il fondoschiena sul pavimento. Kurapika l'aveva spinta bruscamente giù dal divano.
<< Ahia! Fratello, sei pazzo? >> esclamò, mentre Killua, Gon e Leorio ridevano a crepapelle della scena.
<< Ti avevo avvertita, tesoro >> rispose il ragazzo << Piuttosto, guarda cosa ho trovato in un mobile! >> continuò, ficcandole in mano una tazza.
Aithusa, con gli occhi ancora appannati per il sonno, annusò il contenuto della tazza e lanciò un gridolino di entusiasmo.
<< Fantastico! Ci voleva proprio, cominciavo a entrare in astinenza! >> disse, portandosi la tazza alla bocca.
<< Che cos'è? >> chiese Gon, curioso.
<< Whisky! >> rispose Aithusa allegra << Ed è anche di buona qualità! Grazie, molto gentili! >> esclamò Aithusa, sollevando la tazza in un brindisi in direzione dell'altoparlante.
<< Whisky??! >> gridò Leorio allibito << Alla tua età?! E a quest'ora della mattina? >> guardò Kurapika << Sei impazzito a far bere quella roba a tua sorella? >>
<< Ahahah, stai tranquillo Leorio, non è impazzito >> rispose Aithusa << Gli alcolici per me sono come il caffè. Mi danno carica >> 
<< Ti danno carica? Come sarebbe? Non capisco. >> fece Leorio.
<< Io sì >> intervenne Killua << Aithusa è una Maga del Fuoco, e il fuoco le brucia nelle vene. Avere in circolo dell'alcool la rende più forte, le dà energia, vero? >>
<< Proprio così! Non devi preoccuparti, Leorio. Ne bevo solo un paio di tazze al giorno, sarebbero necessarie diverse bottiglie di alcool per farmi ubriacare! >> disse Aithusa scolandosi la tazza tutta in un sorso, per poi sorridere a Killua.
Dopo la chiacchierata che avevano avuto due sere prima non avevano più parlato. Il giorno successivo si erano comportati come se niente fosse, anche se ora, ogni volta che i loro sguardi si incrociavano, si sorridevano a vicenda. 
Ormai l'attesa era finita. Le cinquanta ore erano passate, bisognava proseguire. Aithusa si rimise in piedi, togliendosi la polvere dai vestiti e aggiustandosi il foulard. Non voleva mostrare il suo Simbolo, non finchè non avrebbe capito a chi era stata Legata.
<< Ah, mi sento molto meglio! Mi si è pure alzata la temperatura corporea! >> esclamò, tastandosi il polso. Normalmente la sua temperatura era di circa quattro gradi più alta di quella di una persona normale, ma quando beveva arrivava anche a quarantacinque gradi. E se si arrabbiava, arrivava anche a cinquanta.
<< Quanto tempo abbiamo per arrivare alla base? >> chiese, seguendo gli altri oltre una porta che fino a quel momento era rimasta nascosta. 
<< Circa sei ore. >> rispose Killua.
<< Allora muoviamoci! >> e cominciarono a correre tutti insieme lungo il corridoio.
Attraversarono lunghi corridoi, evitarono trappole,  e sgusciarono in stretti passaggi. Dovettero perfino superare una stanza dove dalle pareti venivano scoccate ininterrottamente delle frecce. 
Aithusa fece un incantesimo per bloccare per qualche secondo le frecce, mentre Gon, Kurapika e Leorio passavano; Killua stava per seguirli, ma ad un certo punto..
<< Tess, attenta! >> e la spinse via, evitando che una freccia la colpisse. Si mosse fulmineo cercando di schivarla, ma la freccia lo sfiorò all'altezza della spalla, strappandogli la maglia e lasciandogli un taglio superficiale.
Aithusa lo afferrò e volò verso gli altri << Stai bene? >> chiese angosciata. 
<< Tranquilla, è solo un graffio. >> rispose Killua, e continuarono nella loro discesa.
Giunsero alla base della torre un attimo prima che scadesse il tempo, e si accasciarono esausti contro la parete.
Gon e Killua si dettero il cinque, ridendo entusiasti; ormai erano diventati ottimi amici.
Aithusa abbracciò prima Leorio e poi, quando l'aspirante medico si fu allontanato per andare a controllare la ferita di Killua, il fratello maggiore.
<< E' andata bene! >> dichiarò entusiasta.
<< Sì, sembra di sì! >> le rispose Kurapika, dandole un buffetto affettuoso sulla spalla.
Aithusa si voltò verso gli altri. Killua stava litigando con Leorio, perchè l'uomo voleva fargli togliere la maglietta per esaminare meglio il taglio, e Gon rideva a crepapelle.
<< Non abbiamo ancora trovato la tua metà, però >> disse Kurapika a bassa voce << Non so proprio come potremmo fare.. >>
<< Già, è un problema. Non possiamo far passare troppo tempo, altrimenti c'è il rischio di non trovarlo più. Forse potremmo.. >>
<< Tess.. >> mormorò Kurapika sconvolto, guardando verso gli altri.
<< Killua, ma cos'è questo simbolo nero che hai sul petto? Un tatuaggio? >> chiese Leorio, che nel frattempo era riuscito a far togliere la maglia a Killua.
<< Non lo so, non l'ho mai visto prima! >> rispose l'albino perplesso << Fino a qualche giorno fa non c'era! >>.
<< E' strano! >> intervenne Gon << Secondo voi appartiene a qualche lingua? >>
Aithusa fissava il simbolo, che era identico al suo, incredula. 
Non poteva essere vero. Non... non era possibile!
Eppure quel segno parlava chiaro. 
Significava che le persone che lo portavano erano state create per stare insieme ed amarsi, che esistevano per essere l'uno la metà dell'altra.
E ora a portarlo erano lei e Killua.
Erano stati Legati. Era Killua la sua Metà.
***
Sul dirigibile che li stava scortando verso la prossima prova, Aithusa cercava di calmarsi.
Era stata Legata a Killua. Tra sette miliardi di persone che vivevano sulla Terra, era stata legata proprio a lui. Vedi che a volte il destino è veramente cinico e baro!?
Oh andiamo, così però non valeva. Proprio a un Mortale, per giunta uno Zaoldyeck! Qualcuno probabilmente stava ridendo di lei in quel momento.
Certo, poteva anche andarle peggio. Poteva capitarle Hisoka.
Almeno Hisoka è un Mago le mormorò nella testa una vocina impertinente.
"Si, un Mago Rinnegato! No, grazie!"
Però non cambiava il fatto che era stata Legata a Killua.
E adesso?
Non poteva innamorarsi di lui. Era un Mortale, non si sarebbero mai capiti, non sarebbero mai stati in sintonia. Erano troppo diversi.
Tuo padre e tua madre però stavano bene insieme continuò ancora la vocina.
"Era diverso! Erano due persone incredibili, straordinarie, noi non lo siamo affatto. E poi loro erano fatti l'una per l'altra, al punto che le loro differenze scomparivano di fronte al loro amore."
Anche tu e Killua siete fatti l'una per l'altro insistette la vocina.
"Forse, ma noi non ci amiamo! Siamo solo amici!"
Sicura?
"Assolutamente! E non ci ameremo mai, puoi contarci!" 
Doveva stargli lontana. Non poteva permettere che fra loro nascesse l'amore. Cosa avrebbe fatto poi? Portarlo con sè in battaglia? Andare a vivere insieme ad Avalon? Queste cose erano vietate, impossibili e pericolose per lui! E lui non sarebbe mai riuscito a sopportarlo.
Erano troppo diversi, un mondo intero li separava. Non poteva funzionare tra loro. 
Era deciso, doveva stargli lontana. Per il bene di entrambi.
***
Qualche ora dopo giunsero su un'isola sperduta in mezzo al mare, stranamente circondata da una gran quantità di relitti di nave, e il più grande fra questi era una gigantesca nave con la poppa profondamente incagliata nell'isola stessa.
<< Guardate che roba! >> esclamò Gon sorpreso.
Scesero tutti insieme sul grande nave e ad accoglierli trovarono una coppia di simpatici vecchietti. Aithusa non riusciva a smettere di guardarsi in giro, a disagio.
<< Benvenuti, signori, al nostro albergo! >>
<< Albergo? >> chiese Kurapika confuso.
<< Sì, albergo! Il comitato d'esame ci ha pregati di riferirvi che, dopo questi giorni di grandi fatiche da parte vostra, è giusto che abbiate un po' di riposo. Perciò per i prossimi tre giorni potrete riprendere le forze e divertirvi! >>
Gli esaminandi esultarono sollevati. Finalmente un po' di relax!
<< Bene, allora tutti in camera a farsi una doccia! >> esclamò Leorio.
<< Un momento! Il pagamento delle stanze va anticipato >> disse la donna << Sono un milione di jeni a notte! >>
<< COSA?! >> esclamarono tutti in gruppo.
<< State scherzando! E' un prezzo assurdo! >> protestò Aithusa.
<< Capisco la vostra difficoltà, e per questo siamo disposti a venirvi incontro >> riprese la donna << se vorrete, potrete pagare la stanza in un altro modo! Come avrete notato, l'isola è circondata da relitti, e in molti di questi sono nascosti dei tesori. Potreste recuperare alcuni di quei tesori, e pagarci con quelli! >>.
Gli esaminandi si guardarono.
<< Be', non credo che abbiamo molta scelta >> disse Hanzo, cominciando ad avviarsi verso l'acqua.
<< No, io non lo faccio! >> gridò Aithusa terrorizzata << Mi rifiuto! >>
<< Qual è il problema, Tess? >> chiese Killua. Aithusa distolse lo sguardo da lui.
<< Non sa nuotare, e ha paura dell'acqua >> rispose Kurapika esasperato.
<< Io sono una Maga del Fuoco! Non sopporto l'acqua, mi fa paura! Potrei morire! >>
<< Tess, ti ricordo che l'acqua la bevi, e la usi per lavarti! Non rischi di morire! Avanti, ti aiuterò io! >>
<< NOOOOOOO! NON LO FARO' MAI! HO PAURAAAA! >> gridò e istintivamente balzò in braccio a qualcuno.
Ovviamente la sfortuna era della sua parte, perchè senza accorgersene era finita in braccio proprio a Killua, che la fissava sorridendo divertito, e con aria complice.
<< Oh! Scusa, sono mortificata! >> esclamò scendendo e allontanandosi in fretta da lui, evitando il suo sguardo.
<< Adesso calmati! Se non vuoi immergerti, lo farò io, va bene? Tu puoi restare sulla nave a tenere d'occhio ciò che io riporterò in superficie, d'accordo? >> disse Kurapika.
Alla fine, Aithusa accettò, e tutti si divisero. Leorio andò per conto suo, mentre Gon e Killua si allontanarono insieme. Kurapika fu di parola e si tuffò da solo, riportando in superficie diversi gioielli, una corona e uno scettro. Aithusa rimase a sorvegliare i tesori.
Un'ora dopo Kurapika riemerse per l'ennesima volta, ma stavolta aveva in mano solo un pendente, che mostrò alla sorella.
<< Lo riconosci, vero imouto? >>
Aithusa se lo rigirò tra le mani. Sì, lo riconosceva. Era un gioiello tipico dei Kuruta. 
<< Ma cosa si faceva su quel relitto? Pensi che fosse una nave dei Kuruta? >>
<< Non ci sono dubbi. >> le rispose il fratello << Deve essere naufragata qui prima che avvenisse la strage >>
Aithusa guardò la nave con gli occhi lucidi. Povere creature...
<< Voglio vederlo. >> disse, e volò verso il relitto, il quale era metà sommerso dall'acqua e metà all'asciutto. Aithusa, tremando di paura, atterrò lentamente sul ponte, mentre il fratello la raggiungeva a nuoto.
Aithusa si guardò intorno. Non c'era traccia dei corpi, dovevano essere stati trascinati via dalla corrente. Era tutto distrutto, completamente.
<< Non è rimasto più niente >> mormorò Aithusa, addolorata, e Kurapika le prese la mano.
Aithusa strinse forte la mano dell'amato fratello, poi si inginocchiò e, a mani giunte, recitò una preghiera per i morti. 
Quanto dolore, quanta sofferenza.... quanta morte.
Ripensò ai suoi genitori, il re e la regina. Avevano combattutto con tutte le loro forze per difendere la loro gente, ed erano caduti con onore. 
Ripensò a quando lei, Kurapika e Masahiro erano tornati a casa e aveva trovato il loro regno distrutto. Rivide lei stessa camminare tra i cadaveri dei Kuruta, privi degli occhi, in un lago di sangue. Vide sè stessa, ad appena nove anni, inginocchiarsi insieme ai fratelli davanti ai corpi dei loro genitori, con il volto rigato dalle lacrime.
Capiva il desiderio di vendetta di Kurapika. Anche lei spesso desiderava che quei mostri che avevano sterminato la sua gente sparissero dalla faccia della Terra.
Però voleva credere che erano sopravvissuti per un motivo diverso. Voleva credere che fosse più giusto dedicare la propria vita agli altri, cercando al tempo stesso di ritrovare un po' di felicità, piuttosto che vivere per vendetta.
Si rimise in piedi, prese di nuovo per mano suo fratello, e lo condusse lontano dal relitto.
Quando furono di nuovo sulla grande nave, Aithusa scagliò una sfera di fuoco sul relitto, che cominciò a bruciare.
Rimasero in silenzio per diversi minuti a fissare le fiamme, tenendosi per mano; poi Kurapika, senza dire una parola, gettò in mare il gioiello dei Kuruta.
Aithusa lo guardò con occhi pieni di lacrime << Oniichan... >>
Kurapika la guardò a sua volta, e rimasero a fissarsi per un tempo infinito. Poi Kurapika si allontanò, lasciandola da sola.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Bugie e attrazione ***


Aithusa fissava il soffitto, turbata, ripensando agli avvenimenti delle ultime ore.
Aveva cercato Kurapika ovunque per ore senza trovarlo, fino a quando Leorio non le aveva detto che il fratello aveva deciso di dividere la camera con lui.
<< Aithusa, sei sicura di stare bene? Sembra che tu abbia pianto! >>
<< Tranquillo Leorio, è tutto a posto. >> aveva risposto Aithusa con voce flebile << ora scusami, ma sono stanca, vado a dormire. >>
A quanto pareva Kurapika aveva deciso di evitarla.
Aithusa sospirò. Come se dover sfuggire a Killua non fosse abbastanza.
Mentre si dirigeva nella sua stanza aveva incontrato Gon e Killua che pescavano insieme parlando del più e del meno. Aveva cercato di tirare dritto senza farsi notare, ma Killua se n'era accorto.
<< Tess, dove vai? Perchè non rimani con noi, è una serata bellissima! >>
<< No, Killua, ti ringrazio. Preferisco ritirarmi >> ed era corsa via. Aveva fatto appena qualche metro, quando si sentì afferare per la spalla.
<< Tess, ma che ti è preso? Perchè sei corsa via così? >> poi, dopo averla guardata negli occhi, disse << Hai pianto? >>
<< No, non ho pianto. Per favore, ora lasciami. >>
<< Perchè menti?! Hai il viso macchiato di lacrime >> Killua la fissava, sconcertato << Perchè non vuoi parlarne con me? >>
<< Perchè non sono affari tuoi! Lasciami andare subito! >> gridò Aithusa, liberandosi con uno strattone e allontanandosi in fretta.
Nell'andare via non si era voltata indietro. Non voleva vedere l'espressione dispiaciuta che doveva essere comparsa sul volto di Killua.
E adesso stava sdraiata sul letto a fissare il vuoto, incapace di dormire, con il cuore stretto in una morsa. Come si era cacciata in una situazione simile? Suo fratello non voleva vederla, e lei non voleva vedere Killua, che però le stava addosso perchè era preoccupato per lei. 
La solita vocina nella sua testa le diceva che forse doveva dire la verità a Killua sul loro Legame. Ma Aithusa non poteva farlo. Aveva capito che Killua aveva già cominciato a provare un sentimento per lei, o almeno era sulla buona strada per cominciare a provarlo, e fargli sapere la verità avrebbe solo peggiorato le cose.
No, non poteva dirgli la verità, nè sul loro Legame, nè riguardo al rapporto che Aithusa aveva da sempre con la famiglia Zaoldyeck. Le conseguenza sarebbero state troppo gravi.
Si rigirò nel letto. Accidenti, si sentiva soffocare là dentro! Si alzò di scatto, afferrò il foulard e uscì sul balcone.
Inspirò la fresca aria salmastra a pieni polmoni, e arricciò il naso. Il mare non le era mai piaciuto, in parte per il suo odio per l'acqua, in parte per il semplice fatto che era così grande e sconfinato. L'aveva sempre trovato spaventoso, perchè vicino ad esso si sentiva vulnerabile.
Aithusa percepì un cambiamento nell'aria. Uno spostamento quasi impercettibile, ma che lei notò comunque. Sorrise sardonica.
<< Adesso cominci anche a spiarmi, Killua? >>
Un'ombra atterrò leggera al suo fianco, e Killua la fissò con aria quasi colpevole.
<< Come hai fatto a capire che ero io? >>
<< Non mi lascio sorprendere così facilmente. Ora mi dici cosa ci fai qui? >> chiese Aithusa, ostentando indifferenza. Aveva capito che tentare di sfuggirgli e basta non sarebbe servito a niente. Doveva stroncarlo con la freddezza, era l'unico modo.
Peccato che lei non fosse mai stata una brava bugiarda.
Eppure Killua sembrava crederle, quando mentiva. 
Il ragazzo indietreggiò, come se Aithusa lo avesse spinto via << Be', io... ero preoccupato per te. Il modo in cui ti sei comportata prima... >>
<< Ti ho chiesto di farti gli affari tuoi. Ti sembra così strano? >>
<< Sì! So che ti è capitato qualcosa di grave, ma non vuoi parlarne. Perchè non vuoi farlo? Forse posso esserti d'aiuto... >>
<< Non mi serve il tuo aiuto. Ora ti prego di andartene. Mi stai disturbando. >>
Colpito. Killua fece un passo indietro, con espressione ferita. Aithusa lo squadrò con aria sprezzante; in realtà avrebbe solo voluto confortarlo, dire che non diceva sul serio. Non lo fece: stava agendo così per il bene di entrambi.
<< Stai mentendo. >>
Aithusa rimase a bocca aperta << Come scusa? >>
<< So che mi stai mentendo. Lo vedo da come mi guardi >> Killua fece un passo avanti << Non riesci a guardarmi direttamente negli occhi. E' un errore da principianti questo, lo sai vero? >> Allungò una mano verso di lei, ma Aithusa indietreggiò per non farsi toccare. Non avrebbe potuto sopportarlo in quel momento.
Killua lasciò ricadere la mano, dispiaciuto << Stai cercando di allontanarti da me, l'ho capito. Non pensi di dovermi almeno una spiegazione? >>
La Maga scosse la testa << Io non... >> si interruppe quando Killua le afferrò il polso, attirandola verso di sè.
Aithusa trattenne il fiato. Riusciva a sentire l'odore del ragazzo: Killua profumava di ferro e aghi di pino.
Era un profumo molto gradevole.
Alzò gli occhi verso di lui, con le guance il fiamme << Killua, tu quanti anni hai? >>
Il ragazzo la fissò allibito << Da dove ti viene adesso questa domanda?! >>
<< Non lo so. Mi sono resa conto di non avertelo mai chiesto. >>
Killua la guardò come se fosse pazza << Quattordici. Tu invece? >>
<< Anch'io ne ho quattordici. >> Aithusa abbozzò un sorriso << Chissà perchè avevo immaginato che avessimo la stessa età. >>
<< Tess... dimmi la verità. Io so che tra noi c'è... qualcosa. Lo percepisco chiaramente, e so che anche tu lo senti. Allora perchè cerchi di allontanarmi? Ho fatto qualcosa che non dovevo? >>
Aithusa sgranò gli occhi << No, non è questo! Dio, io non so come fare a... tu non puoi capire. Tra noi le cose non possono funzionare. Non sai quanto mi dispiaccia per questo, ma io non penso che... >>
<< Non è vero! Tu stessa hai detto che siamo simili! Perchè ora non ci credi più? >>
<< Mi sbagliavo, Killua. C'è un abisso che ci separa. Io sono una Maga, e tu... >>
<< A me non importa se sei una Maga! Ti giuro che non mi importa! Devi credermi! >>
<< Non sai di cosa parli. Non sai cosa significa avere a che fare con una come me. Non passerebbe molto tempo prima che tu ti penta di aver detto questo. >> 
<< Se dici così forse è perchè non hai capito cosa provo per te. >> affermò Killua << Se solo tu mi dessi una possibilità per dimostrartelo...>>
Killua le stava accarezzando delicatamente una guancia. Aithusa non si scostò, non ne ebbe la forza. Non ricordava più un solo motivo per cui avrebbe dovuto stargli lontana. 
Erano Legati, erano l'uno la metà dell'altra. Non poteva opporsi a questo. Cercare di evitarlo non sarebbe servito a nulla.
Killua cominciò ad abbassarsi lentamente verso il suo viso. Aithusa chiuse gli occhi, incapace di resistergli. Sentì il suo respiro tiepido sulle labbra...
Qualcuno urlò. Aithusa e Killua si allontanarono di colpo, spaventati.
<< Che diavolo... >> mormorò Aithusa e corse verso il ponte, seguita da Killua.
Sul ponte si erano radunati tutti gli esaminandi. Raggiunsero insieme Gon, Leorio e Kurapika.
<< Che succede? >> chiese Aithusa concitata.
<< I due vecchi se ne sono andati con un dirigibile, abbandonandoci qui >> rispose Leorio << Siamo bloccati, non abbiamo modo di lasciare l'isola. >>
***
Rimasero sul quel ponte diverse ore, fino a quando non venne l'alba. I due vecchi non tornarono.
<< Non credo proprio che ritorneranno.. >> sospirò Hanzo.
<< Temo tu abbia ragione. Siamo bloccati qui. >> rispose Kurapika.
<< Ma perchè ci hanno lasciato qui, secondo voi? Potrebbe essere un'altra prova d'esame? >> chiese Gon. 
<< Non è da escludere. >> disse Aithusa.
<< Ho appena controllato. Le scorte di acqua e cibo sono scarse, dureranno al massimo tre giorni. >> annunciò Leorio, che li aveva appena raggiunti << Inoltre, la radio di bordo non funziona. Non possiamo contattare nessuno. >>.
<< Io dico di esplorare la nave alla ricerca di indizi. Non ha senso stare qui senza fare niente. >> propose Hanzo, e si divisero per andare a dare un'occhiata. Non andarono tutti però: alcuni degli esaminandi decisero di provare a lasciare l'isola rimettendo a posto alcune piccole imbarcazioni che si trovavano vicino alla nave. Provarono a dissuaderli, ma quegli idioti non vollero saperne.
Qualche ora dopo si ritrovarono nella sala dei comandi e fecero il punto della situazione: l'unica cosa che avevano trovato era il diario di bordo. Era stato Gon a portarlo, e Aithusa gli arruffò i capelli << Sei davvero un bambino in gamba tu! >> e Gon rise, imbarazzato.
Kurapika esaminò il diario di bordo, e quello che scoprì fece spaventare tutti: ogni dieci anni in quella zona si scatenava una tempesta di proporzioni spaventose, che nel corso del tempo aveva causato diversi naufragi, come dimostravano i relitti che circondavano l'isola. La tempesta si sarebbe scatenata in due fasi: la prima era la meno distruttiva, e si poteva sopravvivere solo nascondendosi all'interno della grande nave; la seconda fase invece avrebbe spazzato via qualunque cosa si fosse in quel tratto di mare, compresa l'isola stessa. 
<< MA E' TERRIBILE! GLI ALTRI NOSTRI COMPAGNI SONO GIA' USCITI IN MARE! >>
Corsero subito sul ponte: ormai era troppo tardi, circa una dozzina di persone si era già calata in mare ed era ormai lontana.
<< Mio Dio... >> mormorò Aithusa coprendosi la bocca con le mani, e Leorio le posò una mano sulla spalla.
All'orizzonte intanto il cielo si era rapidamente oscurato e comiciava a formarsi una tromba d'aria. Il mare si era rapidamente ingrossato, e la corrente trascinava le barche. In particolare un uomo, che Aithusa aveva sentito chiamare Geretta, era in balia delle onde con la sua scialuppa, e gridava disperato.
<< DOBBIAMO FARE QUALCOSA! >> gridò Gon, e si lanciò in acqua.
<< GON! >>  urlarono disperati i quattro amici rimasti, mentre l'acqua superava il parapetto.
<< Dobbiamo metterci in salvo! >> gridò Hanzo, trascinando Killua e Kurapika per i polsi.
Aithusa guardava il mare con gli occhi spiritati. Gon non poteva tornare sulla nave da solo, figuriamoci con un uomo sulle spalle. Doveva fare qualcosa...
Come se fosse in trance, Aithusa si sollevò in volo e si avventurò in mare per cercare l'amico.
Sentì Kurapika, Killua e Leorio che le gridavano terrorizzati di tornare indietro. Aithusa non si voltò nemmeno. Era come se non li sentisse....
Ad un certo punto lo vide. Gon sosteneva Geretta con un braccio, e al tempo stesso cercava affannosamente di mantenersi a galla, lottando contro le onde.
Fu come se Aithusa avesse ricevuto uno schiaffo. Si riscosse dal torpore e volò in picchiata verso i due << Gon, allunga la mano! >>. 
Gon alzò lo sguardo e le tese il braccio. Aithusa lo afferrò al volo, trascinandoli entrambi in alto con sè, mentre le onde si abbattevano anche su di lei.
Volò veloce come il vento, e qualche secondo dopo i tre crollarono sul ponte << DANNAZIONE A TE, GON! IO ODIO IL MAREEEEE!!!!! >> strillava Aithusa con voce isterica.
I loro amici accorsero ad aiutarli, trascinandoli dentro la nave.
<< VOI DUE SIETE PAZZI! AVETE IDEA DI COSA AVETE RISCHIATO? >>  urlava Kurapika furibondo, mentre Aithusa e Gon si abbracciavano forte, cercando disperatamente di riprendere fiato.
<< Grazie, Aithusa >> mormorò Gon.
Aithusa fece un gesto per dirgli di non preoccuparsi, perchè non riusciva neanche a parlare. Provate voi a trascinare in volo 150 chili in mezzo a una tempesta!
<< Non è finita >> disse Hanzo, turbato << Tra ventiquattr'ore ci sara la seconda mareggiata... e saremo tutti spazzati via >>
Cadde un silenzio terribile. Dovevano trovare una soluzione.. o per loro sarebbe stata la fine.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Fuoco e sentimenti ***


<< Ragazzi, dobbiamo trovare un modo per salvarci la pelle. Non possiamo più aspettare >> dichiarò Hanzo.
"Sì, facile a dirsi" pensò Aithusa. Erano sopravvissuti in ventiquattro alla prima mareggiata, e adesso erano di nuovo tutti riuniti nella sala dei comandi per decidere il da farsi.
Be', quasi  tutti. Hisoka era da qualche parte in giro per la nave infischiandosene bellamente del pericolo incombente, e non si era visto neanche il tizio ricoperto di aghi, che a quanto pareva si chiamava Ghitarakuru. Be', in ogni caso nessuno sentiva la loro mancanza.
Invece Hanzo e Kurapika era stati nominati capi dell'operazione di sopravvivenza, perchè erano i più razionali e svegli del gruppo.
<< Senti Aithusa, tu non potresti usare i tuoi poteri di Maga per fermare la tempesta? >> continuò Hanzo.
Aithusa gli lanciò un'occhiata al vetriolo << E' vero che sono una Maga, e quindi so fare incantesimi, non miracoli. Inoltre io possiedo il potere del fuoco, non ho alcuna influenza sugli agenti atmosferici >> Aithusa si massaggiò una tempia << No, l'unico modo per sopravvivere alla seconda mareggiata è lasciare questo tratto di mare >>
<< La vedo dura. Qui intorno ci sono solo relitti. Non c'è neanche una nave adatta allo scopo >> affermò Leorio.
<< Sì che c'è! >> saltò su Gon << Quella su cui ci troviamo! E' abbastanza grande e resistente! >>
<< Stai scherzando?! Forse non l'hai notato, ma questa nave è completamente incastrata nell'isola! >> protestò Leorio.
<< Be', forse Gon non ha avuto una cattiva idea >> disse Kurapika << Se trovassimo il modo di liberare la nave, e di riattivare i motori... >>
<< Ascoltate, propongo di fare dei controlli sulla nave. Ci rivediamo qui tra un'ora >> disse Hanzo, e tutti si misero al lavoro.
Un'ora dopo si ritrovarono, e stabilirono quali fossero i problemi più gravi da affrontare: i due più importanti erano senza dubbio il dover staccare la nave dall'isola, e il dover trovare il modo di riavviare il motore della nave. Inoltre era necessario liberare le eliche dalle alghe e drenare l'acqua da alcuni locali della nave.
Si decise che Kurapika e Hanzo avrebbero coordinato le operazioni, Killua Gon e Leorio avrebbero liberato le pale delle eliche dalle alghe, cinque persone si sarebbero occupate di aggiustare il motore, e altre dodici si sarebbero occupate dei locali della nave.
<< Ma rimane il problema della scogliera! Come facciamo a liberare la nave? >> 
<< A questo posso pensare io. >> dichiarò Aithusa.
Tutti si voltarono allibiti verso di lei. Cosa aveva in mente la giovane Maga?
Kurapika era l'unico a non essere sorpreso. Si avvicinò alla sorella << Qual è il tuo piano, imouto? >> .
Aithusa tirò fuori dalla borsa un vecchio libro rilegato in cuoio, e dopo averlo sfogliato per qualche istante, mostrò agli altri una pagina << Incantesimo distruttivo di Fusione. E' molto complesso da eseguire, e richiederà tutti i miei poteri, ma credo di potercela fare. Richiede sei ore di concentrazione e preparazione: una volta pronta, dalle mie mani si libererà una grande quantità di magma ad altissima temperatura, che indirizzerò verso la parete rocciosa, fondendola, e liberando così la nave >> Aithusa sorrise sardonica << Dovremo cercare dei superalcolici, però. >>
Tutti la guardavano a bocca aperta, stavolta anche Kurapika. Quando sua sorella era diventata così potente da riuscire a fare una cosa simile?
<< Tess, sicura di volerlo fare? Usare tutti i propri poteri è pericoloso per un Mago. >> chiese Kurapika, turbato. 
<< Se non lo faccio, qua moriremo tutti. Devo rischiare. >> rispose Aithusa seria << Abbiate fiducia in me. Prometto che non vi deluderò. >> Guardò i due capi dell'operazione << Hanzo, Kurapika? >>
I due si guardarono. Per quanto fosse terribile mettere sulle spalle di quella ragazzina una simile responsabilità, non avevano scelta.
<< Va bene. Permesso accordato >> disse Hanzo << Geretta, hai sentito cos'ha detto la ragazza? Vai a cercare qualcosa di forte da bere, ne avrà bisogno >>
Geretta annuì e si precipitò fuori, seguito da tutti gli altri che si apprestavano a svolgere il loro compito.
Aithusa volò fino alla scogliera, e si sedette a gambe incrociate, in posizione di meditazione. Sarebbe stata una giornata molto lunga.
***
Il tempo perse di significato, mentre Aithusa raccoglieva tutti i suoi poteri. Poco dopo l'inizio della sua meditazione, Geretta l'aveva raggiunta, portando con sè cinque bottiglie di scotch e perfino un piccolo fiasco di vodka polacca, il più forte alcolico del mondo.
Aithusa, senza aprire gli occhi, ringraziò Geretta con un cenno del capo, e lui stappò la prima bottiglia e gliela mise in mano. 
Aithusa continuò a concentrarsi e a raccogliere i propri poteri, e ogni tanto beveva un lungo sorso direttamente dalla bottiglia. Ben presto la bottiglia finì, e Geretta la sostituì una, due, cinque volte, sempre più sconcertato. Aithusa continuava a ingollare liquore con la naturalezza di un alcolizzato incallito, senza dare il minimo sintomo di ebbrezza.
Nel frattempo anche gli altri si davano da fare. Kurapika e Hanzo dirigevano le operazioni, il motore, sotto le mani degli esaminandi, riprendeva lentamente vita, l'acqua lentamente lasciava i locali della nave, grazie ad altri esaminandi che si servivano di alcune pompe.
Anche Gon, Leorio e Killua stavano lavorando sodo sott'acqua, liberando le pale dalle alghe.
Gon e Leorio procedevano sempre più angosciati, percependo il lento ma costante cambiamento del mare che si preparava alla tempesta. L'unico che sembrava non preoccuparsi dell'imminente catastrofe era Killua.
Infatti, l'unica cosa a cui il ragazzo riusciva a pensare era Aithusa, e le parole di Kurapika.
Che cosa intendeva il Kuruta quando diceva che era pericoloso per la sorella usare tutti i suoi poteri? E se l'incantesimo l'avesse ferita in qualche modo?
Killua non era mai stato così in pensiero per qualcuno in vita sua. Era sempre stato abituato a infischiarsene di tutto e tutti, a preoccuparsi solo della famiglia. Era questo che gli avevano insegnato. Gli altri con contavano nulla, non meritavano rispetto, figuriamoci preoccupazione, lealtà o affetto.
O amore.
Killua non aveva mai saputo cosa fosse l'amore. Secondo la sua famiglia, l'amore era una solo una debolezza, qualcosa da evitare e disprezzare; qualcosa che un mercenario non avrebbe mai dovuto conoscere.
Eppure Killua aveva sempre saputo che in realtà quelle erano tutte menzogne. Lo aveva capito guardando suo padre Silva, il quale, a dispetto di quello che diceva, a modo suo amava sua moglie Kykyo, e, anche se non l'avrebbe mai ammesso davanti ai figli, aveva rispetto della vita umana.
Killua aveva sempre saputo che i familiari gli avevano mentito su cosa fosse l'amore; ma non aveva mai capito cosa volesse dire davvero amare.
Ora invece sentiva di averlo capito. I sentimenti che provava verso Aithusa... non li aveva mai provati prima, per nessuno. Provava un'attrazione così intensa e totalizzante da fare quasi paura, ed un così intenso desiderio di starle vicino che ogni minuto trascorso lontano da lei era come una pugnalata al cuore; il solo pensiero che potesse accaderle qualcosa era insopportabile.
Una parte di lui si chiedeva se quei sentimenti fossero causati solo dal fatto che Aithusa era stata forse l'unica a vederlo per ciò che era davvero, e accettarlo e perdonarlo; ma Killua sapeva che c'era sotto qualcos'altro, qualcosa che lui non poteva ancora capire.
Killua sospirò, rimettendosi all'opera. Non era il momento di pensare a queste cose. Dovevano darsi da fare, se volevano vedere il sole un'altra volta.
***
La tempesta incombeva. Ormai il tempo era quasi esaurito.
Aithusa tremava per lo sforzo. Aveva accumulato una quantità di energia spaventosa che, unita all'effetto dell'alcool che aveva ingerito, stava mettendo a dura prova il suo organismo.
Il vento soffiava impetuoso, e le onde diventavano sempre più alte. Dovevano sbrigarsi.
<< Geretta, torna sulla nave e vai nella sala dei comandi. Quando arriva il mio momento, usa dei segnali luminosi >>
Geretta obbedì e si precipitò sul ponte. Aithusa cominciò ad trasferire tutta la sua magia nelle mani.
Non poteva fallire. Tutte quelle persone contavano su di lei! Se non fosse riuscita a distruggere la scogliera, sarebbero morti tutti lì. 
Ripensò a tutte le volte che era stata in battaglia, tutte le volte che, insieme ad altri Maghi, si era lanciata con la sua spada in pugno contro uno schieramento di demoni. Aveva avuto paura, era ovvio che aveva avuto paura, ma non era niente rispetto a quello che stava provando in quel momento.
Pensò a Killua, a Kurapika, a Gon, a Leorio... che se sarebbe stato di loro, se non fosse stata all'altezza della situazione?
Non poteva fallire. C'era troppo in gioco.
Dalla sala comandi giunsero i segnali luminosi, e Aithusa intravide Kurapika che le faceva dei segni.
Ti prego, stai attenta.
Aithusa annuì e guardò in basso, verso il ponte. Erano tutti quanti lì, a guardare con il fiato sospeso. 
"Bene allora. Diamo il via alla festa!" pensò Aithusa.
***
Killua era con gli altri, e non distoglieva lo sguardo da Aithusa, terrorizzato.
La ragazza era in piedi sulla scogliera, e l'aria intorno a lei era rareffatta, influenzata dall'aura di fuoco che la circondava. Aveva gli occhi serrati e il viso contratto in una smorfia che esprimeva un misto di dolore  e concentrazione; i pugni erano sollevati e tremavano visibilmente.
Killua vide partire dalla sala dei comandi alcuni segnali luminosi. Vide la Maga aprire appena gli occhi, e annuire. Dopodichè aprì lentamente i pugni e poggiò lentamente le mani sul terreno. 
<< FUSIONE! >> gridò la ragazza con tutto il fiato che aveva.
La nave e l'isola cominciarono a tremare con forza. La gente non riusciva neanche a stare in piedi, ruzzolavano tutti sul ponte, cercando di aggrapparsi a qualsiasi cosa. Killua si sentì tirare indietro, erano Gon e Leorio che gli gridavano che dovevano allontanarsi.
Killua cercò di resistere, ma alla fine fu trascinato dentro alla nave insieme a tutti gli altri.
Imitato dagli altri esaminandi, schiacciò il viso sulla finestra, e gridò per lo sconcerto.
La roccia che bloccava la nave era diventata rossa per il magma, e si stava lentamente fondendo, come un gelato lasciato al sole. La pietra incandescente colava in mare, emettendo enormi nuvole di vapore.
<< PRESTO, AVVIATE IL MOTORE! DOBBIAMO STACCARCI PRIMA DI ESSERE SEPPELLITI DAL MAGMA! >> urlava Kurapika, in preda al panico.
I motori presero vita con un rombo, e la nave, senza smettere di tremare, cominciò faticosamente a staccarsi dall'isola. 
La scogliera era ormai quasi completamente fusa, ma a causa della grande quantità di vapore, Aithusa non si vedeva più.
<< Kurapika! Dobbiamo allontanarci! Il vapore è troppo denso, ormai non la vediamo più! >>
<< Aspettate! >> gridò il Kuruta in preda al panico << Aspettate ancora un momento! >>.
Passarono alcuni secondi, che a Killua sembrarono lunghi un secolo.
All'improvviso si sentì un tonfo sul ponte. Aithusa aveva volato in mezzo al vapore bollente fino a raggiungere la nave, ed era crollata priva di forze sul ponte.
Killua si precipitò fuori, seguito da Kurapika, Gon e Leorio, e si inginocchiò vicino alla ragazza. La Maga aveva la pelle chiazzata di rosso a causa del vapore, e tremava violentemente per il dolore.
<< Cosa state aspettando? >> rantolò Aithusa con un filo di voce << Dobbiamo allontanarci da qui, in fretta! Spingete al massimo i motori! >>
Detto questo, si accasciò, svenuta per la fatica e il dolore. Killua la prese in braccio e corsero tutti di nuovo dentro; Kurapika tornò a dare ordini agli altri, e Gon e Leorio lo seguirono.
Killua accarezzò la guancia bollente di Aithusa, con gli occhi pieni di lacrime.
<< Sei stata incredibile, straordinaria. Sono così fiero di te! >> sussurrò, stringendola forte a sè.
La nave nel frattempo si allontanava dall'isola. Grazie a Dio erano salvi.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Febbre e paura ***


Navigarono ininterrottamente per due giorni.
Kurapika e Hanzo avevano trovato una carta nautica sulla quale era evidenziata un' isola lontana non molte miglia dal luogo di partenza; decisero tutti insieme si dirigersi là, nella speranza di ritrovare il comitato d'esame. D'altronde, ormai erano tutti convinti che quell'avventura non fosse stata altro che l'ennesima prova d'esame, e non vedevano l'ora di farla finita.
Killua scrutava l'orizzonte attraverso un oblò: secondo Kurapika, sarebbero arrivati a destinazione prima di sera. 
Aithusa tossì nel sonno, ma non si svegliò.
Killua si voltò a guardarla: erano ormai due giorni che non usciva da quella stanza, incapace di allontanarsi da lei. Mentre tutti si davano da fare per condurre la nave lontano dall'occhio del ciclone, Killua aveva cercato in ogni modo di rianimarla, ma Aithusa non sembrava volersi svegliare. Una volta al sicuro dalla tempesta, Kurapika li aveva raggiunti per controllare le condizioni della sorella, aiutato da Leorio: il medico aveva stabilito che i segni rossi che le ricoprivano la pelle erano ustioni causate dal contatto con l'acqua bollente, e Kurapika aveva invece stabilito che Aithusa non si riprendeva semplicemente perchè aveva usato troppa magia nello stesso momento, e ciò aveva avuto su di lei l'effetto di una perdita di due litri di sangue. Kurapika aveva frugato nella borsa della ragazza e aveva tirato fuori tre fiale piene di liquidi dagli strani colori, e, una alla volta, ne aveva fatto bere il contenuto di ciascuna di esse alla sorella.
<< Le ho fatto bere una pozione soporifera per farla dormire e calmare il dolore, una curativa per guarire le ustioni, e una per aiutare i suoi poteri a rigenerarsi >> aveva spiegato il ragazzo << Dormirà per un paio di giorni, ma quando si sveglierà sarà come nuova >>.
Dopo aver detto questo, Kurapika aveva sistemato la sorella in un letto e le era rimasto vicino tutta la notte. Killua, consapevole di quanto i due fratelli fossero legati, non se l'era sentita di disturbare, ed era rimasto seduto fuori dalla porta tutto il tempo, finendo con l'addormentarsi contro la parete.
Kurapika, quand'era uscito all'alba dalla stanza, l'aveva trovato ancora là fuori, addormentato nonostante il freddo notturno, e si era sentito stringere il cuore. Il Legame tra i due doveva aver cominciato a stringersi, se Killua teneva alla sorella al punto da non volersi allontanare da lei nemmeno per andare a riposare per la notte.
Il Kuruta aveva svegliato Killua il più delicatamente possibile, e gli aveva chiesto se non volesse stare con Aithusa al posto suo per un po'. Killua aveva accettato pieno di gratitudine, e da allora non si era più mosso da quella stanza, nè per dormire nè per mangiare.
Verso mezzogiorno Aithusa era stata colta da una febbre violenta. Killua chiamò subito Leorio, il quale rimase sconcertato, rendendosi conto che la temperatura aveva supera i 60°; stabilì che la febbre era un buon segno, poichè era causata dalle ustioni che stavano guarendo, ma era necessario abbassarla un po' con delle pezze fredde.
Così Killua aveva trascorso tutto il resto del giorno e buona parte della notte a inumidirle la fronte e i polsi con l'acqua fredda, per evitare che la temperatura si alzasse ulteriormente, mentre Aithusa tremava e si agitava nel sonno, respirando convulsamente.
Adesso era di nuovo mattina inoltrata, erano quasi arrivati a destinazione, e, sebbene la febbre si fosse placata, Aithusa ancora non si svegliava.
Erano venuti in molti a trovarla: Gon aveva tenuto compagnia a Killua il pomeriggio precedente, Kurapika aveva dato il cambio a Killua alle quattro del mattino, Leorio e Hanzo erano venuti parecchie volte a informarsi sulle sue condizioni, perfino Geretta era passato una volta, lasciando una bottiglia mezza piena di tequila per quando si sarebbe svegliata.
Killua, dal canto suo, era sempre preoccupato; le ustioni erano guarite, e la febbre era sparita, ma se non si fosse svegliata affatto?
<< Killua? >> 
Killua si voltò di scatto. Aithusa aveva aperto gli occhi, e stava cercando di mettersi seduta.
Il ragazzo si precipitò da lei << Tess.. >> mormorò abbracciandola forte << per fortuna ti sei svegliata... ho avuto così tanta paura... >>.
Aithusa ricambiò cautamente l'abbraccio << Killua, cosa è successo? Per quanto tempo ho dormito? >>
<< Due giorni. Tuo fratello ha detto che avevi usato troppa magia, e ti ha fatto bere delle pozioni.. hai avuto la febbre alta, tremavi... temevo non ce la facessi..>>
Aithusa sbattè le palpebre << Due giorni... aspetta, mi stai dicendo che sei rimasto qui tutto il tempo? Che ti sei preso cura di me? >>
<< Sì... ma ora non ci pensare. L'importante è che tu stia meglio >> Killua si allungò per prendere la bottiglia di tequila e una tazza << Ora tieni, bevi.. ti ridarà le forze... >>
Aithusa bevve avidamente tre tazze di liquore, e il colore le tornò sulle guance; qualche minuto dopo posò la tazza e mise una mano sulla guancia di Killua.
Killua trattenne il fiato. Aithusa lo stava toccando con una tale delicatezza e trasporto.. doveva essere un sogno, per forza.
<< Killua, grazie per esserti preso cura di me, e per essermi stato vicino... non lo dimenticherò mai >> e si sporse per baciare il ragazzo sulla guancia.
Killua arrossì e sorrise come un idiota. Aithusa, vedendo la sua espressione, scoppiò a ridere << Che buffo che sei! Sembri Gon! >>
In quel momento bussarono alla porta. Aithusa gridò << Avanti! >>.
La porta si spalancò e Kurapika irruppe come un tornado << Tess! Oh, grazie a Dio ti sei svegliata! >> e gettò le braccia al collo della sorella.
<< Kurai.. mi dispiace di averti fatto preoccupare >> rispose la ragazza ricambiando l'abbraccio e accarezzandogli con delicatezza la schiena << Stai tranquillo, ora sto benissimo! Sono pronta a proseguire questo dannatissimo esame! >> 
Aithusa si alzò dal letto e si stiracchiò << Ora fuori, voi due! Devo farmi una doccia! >>
I due ragazzi uscirono, raccomandandole di raggiungerli sul ponte non appena avesse finito. Aithusa prese dei vestiti puliti dalla borsa e andò dritta in bagno. Si fece una lunga doccia calda, lavandosi anche i lunghi capelli neri, si pettinò con cura e si vestì; indossò un paio di jeans scuri lunghi fino al ginocchio, una canottiera bianca e verde e un foulard blu per coprirsi il collo. Inoltre si raccolse come al solito i capelli in una coda, legandoli con un nastro azzurro, si sistemò la spada sulla schiena e uscì dalla stanza, andando verso il ponte.
<< Tess! >> gridarono Gon e Leorio quando la videro, e la stritolarono in una abbraccio a tre, mentre Aithusa rideva e baciava sulle guance tutti e due << Tranquilli, sto bene! Mai stata meglio, giuro! >>.
<< Sono contento di sentirlo >> intervenne Hanzo, che si era avvicinato << In quanto capo delle operazioni di fuga, volevo ringraziarti per quello che hai fatto >> continuò porgendole la mano, che Aithusa strinse con un sorriso.
<< Guardate! Siamo arrivati all'isola! >> gridò Gon.
Mezz'ora dopo la nave era attraccata e tutti erano scesi. Sull'isola trovarono ad attenderli il presidente Netero e il comitato d'esame.
<< Congratulazioni signori! Voi ventiquattro avete superato la prova bonus dell'esame! >>
I ventiquattro esaminandi esultarono sollevati. Finalmente quella stupida prova era finita!
<< Bene. Se siete d'accordo, procediamo subito con la quarta prova d'esame! >> disse Netero << Allora, la quarta prova consisterà- >>
Fu interrotto un forte nitrito che proveniva dal cielo. Alzarono tutti lo sguardo e videro qualcosa di incredibile: un bianco cavallo alato stava scendendo in volo verso di loro.
<< Guardate! Un cavallo che vola! >> gridò Gon emozionato.
<< Non è un cavallo normale! E' un destriero di Avalon! >> esclamò Aithusa, e si portò la mano sulla fronte per vedere meglio << Kurai, guarda! Quello sul cavallo è Nex! >> e corse felice verso l'animale, che era appena atterrato.
Dal cavallo scese un ragazzino della stessa età di Aithusa: era davvero alto, aveva i capelli di un castano molto scuro e gli occhi di un luminoso viola ametista, e a giudicare dall'aria sovrumana che aveva, doveva essere un Mago come Aithusa; come la ragazza portava al collo una pietra luminosa e colorata, e le spalle erano coperte da un mantello verde scuro.
Aithusa corse incontro al ragazzo e gli gettò le braccia al collo << Nex, che bello vederti! >>
Il ragazzo sorrise e ricambiò affettuosamente l'abbraccio << Lo sapevo! Ti lascio per appena un paio di settimane, e sei già persa senza di me! >> 
<< Sì sì, cantatela pure, vanitoso che non sei altro! >> rise Aithusa divertita.
<< Nex, che piacere rivederti! >> disse Kurapika abbracciando a sua volta il ragazzo << Ti sei deciso a farti vivo! Ti sei dimenticato degli amici? >> 
<< Perdonami, vecchio mio. Avalon è lontana da qui, e ho passato un po' di tempo con mia madre. Dice che non sono abbastanza presente! >>
Aithusa nel frattempo aveva trascinato il nuovo arrivato dagli altri << Ragazzi, vi presento Nex Duchannes, mio cugino (figlio di mia zia Selina), nonchè il mio insostituibile migliore amico! >> Aithusa indicò i tre amici << Nex, loro sono i miei nuovi amici, Gon, Leorio e Killua! >>
<< Onorato di fare la vostra conoscenza, signori >> disse Nex, inchinandosi rispettosamente. Gon, Killua e Leorio ricambiarono confusi il gesto cerimonioso << Pia-piacere nostro! >>
<< Piuttosto, scherzi a parte, che ci fai qui, cugino? >> chiese Aithusa << Se non ricordo male, ti avevo detto che avrei sostenuto l'esame per diventare Hunter! >>
<< Si, me lo avevi detto. E credimi, non sarei venuto, se non si fosse trattato di una cosa seria >>
Aithusa, preoccupata per il tono cupo del cugino, si mise in guardia << Nex, cos'è successo? Dimmi la verità, ti prego >>
Nex sospirò; nel frattempo gli altri esaminandi e il comitato si erano avvicinati per ascoltare, compreso il presidente Netero.
<< E' accaduta una cosa terribile. Un esercito di circa cinquecento demoni è giunto alle porte di Avalon e ha ucciso le guardie al confine. Fortunatamente non è ancora penetrato nel regno, ma le difese magiche non resisteranno a lungo. E' la Guerra, Tess, siamo stati convocati alla battaglia. I nostri compagni d'armi mi hanno mandato a cercarti per dirtelo >> spiegò Nex, turbato.
Aithusa non rispose. Il cuore le batteva così forte da sentirlo nelle orecchie.
Tump, tump, tump.
Dunque la Guerra era ricominciata, era stata richiamata a combattere. Sapeva che sarebbe successo prima o poi, ormai era da due mesi che la situazione era troppo tranquilla, ma non avrebbe mai potuto immaginare che sarebbe accaduto proprio in quel momento! Non durante l'esame, non alla presenza di suo fratello!
<< Tess.. >> mormorò Kurapika.
<< Ma Nex, io non posso andarmene così! Sono nel bel mezzo dell'esame, non posso lasciarlo a metà! >>
<< Di questo non dovete preoccuparvi, signorina Duchannes >> intervenne Netero << Vista la vostra condizione di Maga, e la precedenza che la vostra missione ha su qualsiasi cosa, vi concedo l'accesso automatico alla quinta prova d'esame. Avrete tempo una settimana per tornare dalla guerra. Se entro questo limite di tempo non sarete di nuovo qui, verrete considerata squalificata. Accettate le condizioni? >>
Aithusa era incredula. Davvero quell'uomo voleva farle una simile concessione?
<< Sì, accetto. Grazie, signor Netero. >> mormorò la ragazza.
<< Non ringraziatemi, signorina. Vi sto permettendo di andare incontro a un pericolo spaventoso, non è una cosa per la quale ringraziare >>
<< Non vorrai andare sul serio?! >> gridò Kurapika in preda al panico << L'ultima volta che sei andata in battaglia sei tornata più morta che viva! Ti sei salvata per miracolo! >>
A quelle parole, Killua fu scosso da un brivido terribile.
<< Lo so, me lo ricordo. Ma non ho scelta, devo andare. Cerca di capire, Kurai >> rispose Aithusa. 
<< Ma tu non... >> mormorò Kurapika, e Aithusa gli prese la mano << Tranquillo, fratello. Tornerò, te lo prometto >>
Detto questo, la ragazza si tolse la spada dalla schiena e se la sistemò sul fianco, senza che nessuno avesse la forza di fermarla. Aithusa tirò fuori dalla borsa alcuni pugnali e li nascose negli stivali e nei pantaloni, mentre Nex le metteva sulle spalle un mantello uguale al suo, però color vinaccia.
Killua si avvicinò alla ragazza barcollando e le prese la mano << Non andare >> mormorò con un filo di voce.
Aithusa lo guardò profondamente dispiaciuta: ecco perchè non credeva all'amore tra Maghi e Mortali. Lei non poteva portarlo con sè, e lui non poteva fare altro che lasciarla andare, con il cuore a pezzi. E sarebbe stato così per tutta la vita.
<< Te l'avevo detto >> rispose Aithusa in un sussurro, stringendogli forte la mano  << Te l'avevo detto che ti saresti pentito di aver pensato che non ti importava se sono una Maga >>
Killua trattenne il fiato, con gli occhi lucidi, e Aithusa si allontanò da lui, abbracciò senza parlare il fratello, sorrise triste a Gon e Leorio, e salì sul cavallo, dietro a Nex.
<< Auguratemi buona fortuna! >> disse Aithusa con voce incrinata, e Nex fece partire il cavallo, che si sollevò veloce in cielo, fino a quando l'isola non fu lontana.
Aithusa si appoggiò alla schiena di Nex, addolorata, ma pronta alla battaglia.
E consapevole che, al suo ritorno, nulla sarebbe stato più come prima.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Sangue e lutto ***


<< Tess, sbrigati! Non possiamo rimanere indietro! >>
<< Arrivo, Nex! >> rispose la Maga, strappando la spada viscida di sangue dal cadavere di un grosso demone.
Aithusa in quel momento si trovava in quella che sua madre aveva sempre definito "modalità battaglia": non provava orrore, nè paura, nè disgusto, era solo invasa da una fredda lucidità che le permetteva di vedere tutto a rallentatore,  e di decapitare demoni senza il minimo rimorso; in pratica le emozioni negative l'avevano momentaneamente abbandonata mentre faceva strage di demoni, ricoperta di sangue (non suo) dalla testa ai piedi.
Concorda diceva sempre che il segreto era non uscire mai da quella modalità: fin quando ci sei dentro, nessuno potrà mai coglierti di sorpresa. Se permetti ai brutti pensieri di sopraffarti, sei morta, le ripeteva sempre.
Aithusa raggiunse Nex correndo. Ormai era da tre giorni che combattevano senza sosta, cercando di ricacciare indietro l'esercito di demoni. Stavano vincendo: un po' alla volta, metro dopo metro, i demoni cominciavano a ritirarsi, allontanandosi sempre di più dai confini. 
Tuttavia la situazione non era così buona come poteva sembrare: i demoni erano in notevole vantaggio numerico, e continuavano ad arrivare rinforzi. I Maghi in ogni caso, pur essendo stanchi, non erano disposti ad arrendersi, nè tanto meno a cedere terreno. In quel momento lo scontro si stava consumando in una foresta appena fuori le mura di Avalon.
Aithusa corse dal cugino << Com'è la situazione? >> 
<< Abbiamo sedici morti e venti feriti >> rispose cupo Nex << Siamo rimasti circa in cinquanta. Gli esploratori dicono che ci sono ancora almeno duecentocinquanta demoni, là fuori. >>
Sedici morti. Aithusa serrò i denti. Sedici Maghi caduti in battaglia...
La ragazza scosse la testa. Non poteva piangerli in quel momento. Ci sarebbe stato tempo per le lacrime.
<< Andiamo avanti! >> disse con voce decisa e ricominciò ad avanzare, seguita da Nex, che le copriva le spalle. Seguendo il suono delle grida, giunsero in un campo.
Stava avendo luogo una battaglia spaventosa: una quindicina di maghi stavano affrontando circa un centinaio di demoni: ogni guerriero era circondato da una decina di demoni e lottava per non farsi sopraffare. Una donna menava colpi d'ascia a destra e a manca, mentre poco lontano da lei un vecchio teneva a bada i demoni agitando una lunga lancia; un giovane arciere in equilibrio su un ramo scagliava frecce in ogni direzione, mentre i demoni cercavano di abbattere l'albero su cui si trovava.
Nex lanciò due chakhram d'argento nella loro direzione: questi, descrivendo un arco perfetto, volarono verso i demoni e ne decapitarono quattro, mentre gli altri si abbassavano per evitare il colpo.
<< Forza! >> gridò Aithusa e si lanciò nella mischia, scagliando subito una sfera di fuoco contro un demone ricoperto di punte. Il mostro lanciò un gridò di dolore e si accasciò, circondato dalle fiamme, mentre la Maga gli piombava addosso e lo finiva piantandogli un pugnale nel cuore.
Nex intanto si era precipitato ad aiutare il vecchio, e stava combattendo con un demone a sei braccia, che si muoveva velocissimo nel tentativo di afferrarlo. Aithusa piombò tra i due e, roteando la spada, gli tagliò tutte le braccia. Il demone indietreggiò urlando e Aithusa concluse il lavoro arroventando la spada e tagliandogli la testa.
<< Grazie cugina! >> gridò Nex, mentre si mettevano schiena contro schiena e continuavano ad attaccare muovendosi in cerchio; combattevano così da quando erano bambini, e insieme erano davvero micidiali.
<< Guarda di là! >> la richiamò il cugino, indicando un punto ai margini del campo: una bambina di appena dodici anni indietreggiava terrorizzata di fronte a due demoni alti due metri con artigli lunghissimi e affilati.
I due ragazzi corsero nella loro direzione; Nex si gettò su uno dei due, e usò i suoi poteri per pietrificarlo: i poteri del ragazzo infatti erano legati alla roccia. Aithusa isolò l'altro imprigionandolo in una cupola di fuoco, e cominciò a stringere, fino a quando il demone non fu completamente carbonizzato.
<< Allontanati da qui! >> gridò alla bambina << Presta soccorso ai feriti! >>
La bambina annuì spaventata e si allontanò.
<< Tess, attenta! >> gridò Nex, e Aithusa si voltò : un demone simile a un grosso leone si era lanciato contro di lei. Aithusa urlò e cadde all'indietro per non farsi colpire, mollando la presa sulla spada; Nex la raccolse e tagliò di netto la testa del demone. Il sangue schizzò sul viso di Aithusa, che gridò per il disgusto, mentre il cugino la aiutava ad alzarsi.
 I due amici si scambiarono un'occhiata eloquente e ricominciarono ad attaccare. Sarebbe stata una lunga notte per loro.
***
Nel frattempo sulla Terra si stava svolgendo la quarta prova d'esame; gli esaminandi si davano la caccia l'un l'altro, mentre il comitato d'esame si godeva il divertimento.
L'unico che non seguiva la prova era il presidente Netero, che se ne stava per i fatti suoi, preoccupato.
Era in pensiero per quella giovane Maga, Aithusa: Netero aveva sempre trovato disumano il fatto che i Maghi cominciassero a combattere all'età di appena dodici anni, e sebbene quella ragazzina fosse un po' più grande, non era comunque un'adulta.
Il presidente sapeva che quella ragazza era molto potente e pericolosa per la sua età: si era scontrata con quel Rinnegato, Hisoka, e non solo non era rimasta ferita, ma era riuscita addirittura a ferire lui. Ovviamente quel tipo doveva essersi trattenuto, ma Aithusa aveva un potenziale straordinario, non solo come Maga, ma anche come Hunter.
Potenziale che sarebbe andato perduto, se fosse morta in guerra.
Netero ripensò a Concorda Duchannes. Era una donna straordinariamente forte, sia nel corpo sia nello spirito, che aveva superato difficoltà che avrebbero messo in ginocchio uomini molto più grandi e considerati di lei, fino a quando non si era scontrata con un nemico più temibile di lei, e aveva perso. La figlia sembrava avere il suo stesso coraggio e la sua stessa imprudenza, ed era per questo che era così preoccupato. 
Sapeva che un giorno Aithusa si sarebbe scontrata con lo stesso nemico che aveva distrutto la madre, e che quel nemico non si sarebbe trattenuto con lei. Poteva solo pregare che Aithusa Duchannes, una volta arrivato quel giorno, fosse più grande, più potente e più forte di quanto non fosse mai stata la madre.
***
Mentre Nex le fasciava le mani, Aithusa si guardava intorno.
La battaglia si era conclusa con la loro vittoria; erano trascorsi sei giorni da quando era giunta ai confini di Avalon, e lo scenario era ai limiti della riconoscibilità. Il campo era disseminato di cadaveri di demoni, squartati, mutilati e decapitati, e l'erba era completamente rossa per il sangue . Fortunatamente i corpi dei Maghi morti erano già stati portati via per essere cremati. I due ragazzi avevano contribuito a cercare i dispersi e a fare la conta dei feriti e dei morti, e Aithusa aveva avuto una crisi isterica quando, ai piedi di un grande albero, aveva trovato i resti della bambina che avevano salvato: i demoni dovevano averla seguita, approfittando del fatto che fosse sola e disarmata, e l'avevano uccisa, per poi cibarsene.
Aithusa si guardò le mani: era stata lei stessa a farsi quei tagli, stringendo forte la spada sguainata tra le mani, nel tentativo di combattere il dolore dell'anima con il dolore fisico.
Nex non l'aveva fermata: aveva capito quanto stesse soffrendo, e non si era intromesso nel suo dolore; però le aveva pulito le ferite e fasciato le mani, mormorandole che capiva il suo dolore, che sarebbe andato tutto bene, che sarebbe stata meglio.
Ma Aithusa non sarebbe mai stata meglio, e nemmeno Nex: era quella la loro condanna, e lo sarebbe stata sempre. Il dolore non li avrebbe mai lasciati del tutto.
A parte le ferite sulle mani, Aithusa era rimasta quasi completamente illesa, e così anche l'amico. Avevano alcuni graffi superficiali sul viso e sulle braccia, diversi lividi sparsi per tutto il corpo, e Nex era stato colpito di striscio al braccio dall'aculeo di un demone; per il resto, erano stati decisamente fortunati.
<< Forse dovresti andare, adesso. >> suggerì con delicatezza Nex.
Aithusa alzò stancamente lo sguardo << Dove dovrei andare? >>
<< Dai tuoi amici e da tuo fratello. A sostenere l'esame. >>
<< Sinceramente non più ho nessuna voglia di sostenere quello stupido esame, nè tanto meno di tornare in mezzo a Mortali che non potranno mai comprendermi, e che saranno capaci di provare solo pietà per me. >> rispose cruda Aithusa.
Nex sospirò. I sentimenti negativi che aveva represso durante la guerra le si erano manifestati tutti in una volta, e ora ce l'aveva con il mondo intero, soprattutto con sé stessa. Non c'era modo di confortarla in quel momento, il ragazzo lo sapeva bene.
<< Be', non hai scelta. Ti ricordo che lo hai promesso a tuo fratello. >> disse Nex, ostentando indifferenza.
Aithusa lo guardò negli occhi, con un'aria da assassina che metteva i brividi. Nex sostenne il suo sguardo senza abbassare il proprio, sempre con aria indifferente.
Aithusa sbuffò << Sul serio, amico. A volte sai essere una persona straordinariamente fastidiosa. >> e si alzò, dirigendosi verso il cavallo di Nex << Prendo in prestito il tuo destriero, cugino. Stammi bene. >>
Nex si avvicinò alla ragazza, che nel frattempo era salita in groppa all'animale, e le baciò una mano, sorridendole con affetto << Buona fortuna con il tuo esame, cugina. E sii prudente. >>
Aithusa sbuffò di nuovo, poi accennò un sorriso << Anche tu, amico mio. >> e partì al galoppo, diventando ben presto un puntino in lontananza.
***
La quarta prova d'esame stava per terminare. Mancavano solo dieci minuti.
I quattro amici erano già nel luogo d'incontro stabilito, insieme agli esaminatori.
Aithusa non era ancora tornata.
Kurapika continuava a camminare avanti e indietro, sempre più preoccupato. Leorio e Gon stavano seduti in silenzio, guardando a terra con gli occhi tristi, e Killua...
Killua serrava i pugni così forte che dalle mani cadevano goccioline di sangue, e gli tremavano le spalle.
Lei doveva tornare. Aveva promesso.
<< Ragazzi, guardate! >> gridò Hanzo, indicando il cielo. Il destriero di Nex stava scendendo in picchiata verso di loro.
<< Tess! E' tornata! >>  esclamò Gon entusiasta, correndo incontro alla ragazza, che era scesa dal cavallo ancora in volo, e aveva volato da sola fino a terra. Gon non le dette nemmeno il tempo di atterrare, e la abbracciò forte.
 << Per fortuna sei tornata! Non sei ferita vero? >> Gon le afferrò i polsi << Cosa è successo alle tue mani? >>
<< Non è niente, tesoro >> mormorò Aithusa. 
<< Imouto! >> gridò Kurapika, stringendo a sè la sorella << Tesoro, meno male, non sai che paura ho avuto! >> continuò, baciandole la fronte << Grazie al cielo stai bene! >>
<< Tutto a posto, Kurai. >> disse Aithusa, con voce spenta, lasciandosi abbracciare anche da Leorio, che esaminò i tagli che aveva sulle mani << Cavolo! Chi ti ha fatto queste ferite? >>
<< Non ha importanza. Ora scusatemi, ho bisogno di stare da sola. >> mormorò Aithusa, e fece per allontanarsi, ma Killua le si parò davanti. 
Per quella che sembrò un'eternità i due ragazzi si guardarono, non parlando con la bocca, ma con gli occhi. Killua comunicava alla ragazza il suo sollievo nel vederla sana e salva, e tutti i sentimenti che aveva provato nell'ultima settimana, mentre Aithusa...
Aithusa sembrava dire con gli occhi Ti prego, ho bisogno di tempo, adesso.
Alla fine Killua si fece da parte.
Aithusa, senza dire una parola, salì sul dirigibile, lasciando cadere la sua spada sporca di sangue.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Stelle e passione ***


Aithusa osservava il cielo da ore ormai, contando le stelle, cercando di trovare un po' di serenità nel proprio cuore, mentre il viso continuava a rigarsi di lacrime.
Il dirigibile era partito da ore, e ormai era notte fonda. Tutto era silenzio, tutto era in pace, tutto tranne lei.
Kurapika aveva cercato di parlarle, ma quando si era avvicinato, Aithusa aveva scosso la testa in silenzio, guardandolo con occhi tristi, e Kurapika aveva capito; aveva capito che la sorella stava piangendo i morti di guerra, e che lui non era il benvenuto in quella specie di rito simbolico.
Così se n'era andato. Aithusa lo aveva apprezzato: non voleva la compassione di nessuno, perchè sentiva di non meritarla.
In effetti, non sentiva di meritare proprio nulla, nemmeno il rimorso, nemmeno le lacrime.
Un leggero profumo di ferro e aghi di pino le arrivò alle narici; Aithusa sospirò rassegnata.
<< Credevo avessimo stabilito che non puoi cogliermi di sorpresa >>.
Killua le si avvicinò silenziosamente << Speravo di sfruttare un momento di distrazione >>
<< Io non mi distraggo mai. Non posso permettermelo, con il lavoro che faccio >> rispose Aithusa.
Killua si mise al suo fianco e alzò anche lui lo sguardo al cielo. Per qualche minuto si limitarono a osservare insieme il firmamento, in silenzio; poi Aithusa parlò:
<< Quando ero piccola, mia madre mi raccontava sempre una storia >> Aithusa parlò senza voltarsi a guardarlo << C'è una leggenda ad Avalon, che racconta che ogni volta che un Mago muore in battaglia, in cielo compare una nuova stella. Un giorno, quando avevo sette anni, ci giunse la notizia che mio zio Mordred, che era il marito di Selina, la sorella di mia madre, e il padre di Nex, era caduto in battaglia >> Aithusa si asciugò il viso con la manica << Cercai per notti intere una nuova stella da attribuire a mio zio, ma non la trovai mai. Allora andai da mia madre, e le chiesi se la storia delle stelle che mi aveva raccontato fosse una bugia. Lei mi rispose che non lo era: se non riuscivo a vedere una nuova stella nel cielo, era perchè non lo stavo guardando davvero >> Aithusa tirò su col naso << Dopo la morte di mia madre, per anni l'ho cercata in cielo, decisa a trovarla a tutti i costi, senza mai riuscirci; e quando ho cominciato ad andare in guerra, per anni ho cercato i morti di guerra nel firmamento, senza trovarli mai! >> Aithusa ormai piangeva << Perchè non riesco a vederli? Forse il mio dolore non è abbastanza sincero? Perchè non posso avere neanche questo conforto? >> singhiozzò, e Killua la abbracciò, lasciando che la ragazza piangesse con il viso affondato nel suo petto.
Aithusa pianse a lungo, ma Killua non la lasciò mai; continuò accarezzarle la testa, continuò a tenerla stretta contro il suo petto, cercando di farle arrivare un po' calore e conforto.
Killua capiva cosa la ragazza stesse provando: anche lui, quando uccideva qualcuno, sentiva il dolore della perdita umana fin nelle ossa, anche se non lo manifestava mai; tornava a casa, si comportava come se niente fosse e, non appena ne aveva l'occasione, si chiudeva in camera per piangere le vite perse, quelle che aveva preso lui, e quelle che prendevano gli altri membri della sua famiglia. 
Aveva vissuto così per anni, fino a quando aveva compreso che vivere poteva essere molto più che sopravvivere; quella consapevolezza gli aveva dato il coraggio di scappare di casa e allontanarsi dalla propria famiglia.
Tuttavia il rimorso non ti abbandona così facilmente e, sebbene Killua avesse smesso di uccidere, il senso di colpa lo aveva tormentato ancora. 
Fino a quando non aveva incontrato lei, e non aveva capito che poteva esistere anche il perdono.
Ora che l'aveva trovata, non poteva perderla; che ne sarebbe stato di lui, se lei fosse uscita dalla sua vita? Come poteva un cieco, dopo aver visto il sole, tornare nell'oscurità?
***
Dopo un paio d'ore il dolore di Aithusa si placò. Si sciolse dall'abbraccio caldo di Killua, e si asciugò il viso con un fazzoletto << Grazie di avermi sopportato per tutto questo tempo. Ora sto un po' meglio, grazie a te. >>
<< Non c'è nulla di male nel ricevere aiuto, Tess. >> rispose Killua
<< Sì, lo so >> sorrise imbarazzata la ragazza << E' solo che non capisco... perchè ti preoccupi così tanto per me? In fondo non mi conosci... >>
<< Non è vero >> rispose Killua << In realtà, credo di riuscire a capirti abbastanza bene ormai. Te l'ho detto, sono convinto che tra noi ci sia qualcosa di speciale >> Killua affilò lo sguardo << E sono convinto che tu sappia qualcosa al riguardo, qualcosa di cui non vuoi parlarmi. >>
Aithusa avvampò << I-io veramente... >>
Killua alzò un mano << Tranquilla, ragazza. Non ti chiederò di dirmelo, se è questo che ti preoccupa. >>
<< Sul serio?! >> Aithusa lo guardò incredula << Ma... non vuoi sapere la verità? >>
<< Certo che voglio sapere. >> Killua le sorrise, accarezzandole una guancia << Ma posso aspettare. Me lo dirai quando ti sentirai pronta, non prima. >>
Gli occhi dorati di Aithusa si riempirono di nuovo di lacrime, ma stavolta erano lacrime di gioia << Killua, io... >> mormorò la ragazza, facendo involontariamente un passo avanti.
Killua annullò la distanza tra loro, e le prese il viso tra le mani << Credo tu abbia capito quello che provo per te. Eppure sei ancora qui con me, nonostante tu sappia benissimo quello che sono. Nemmeno nei miei sogni più belli avrei potuto sperare in questo >> le sussurrò a fior di labbra; poi la baciò.
Aithusa sentì un brivido bollente correrle lungo la spina dorsale e diffondersi in tutto il corpo, e comprese perchè la gente parlava di "fuoco della passione": nemmeno nei suoi incantesimi più riusciti, nemmeno nella sua forma migliore aveva mai provato un calore così potente, così... vivo.
Killua la stava baciando con una passione così intensa, e al tempo stesso con una delicatezza così disarmante, che la Maga non potè fare a meno di sperare che quel ragazzo forse l'amava davvero, e non era attratto da lei solo per via del Legame. 
Killua premette gentilmente le labbra di Aithusa per farle aprire la bocca: Aithusa si lasciò andare del tutto, e le loro lingue si incontrarono, mandando una scossa di elettricità ad entrambi, che tremarono all'unisono per l'emozione.
La ragazza, senza neanche accorgersene, gli aveva infilato una mano fra i capelli, morbidi e leggeri come piume, attirandolo ancora più vicino; il ragazzo gemette e si staccò dalla sua bocca, per passare a baciarle il collo. Aithusa ansimò: ogni bacio era come un marchio a fuoco impresso su di lei, e la faceva sentire preziosa, insostituibile, desiderata... 
Una sirena suonò all'improvviso prepotente, e i due ragazzi si staccarono, con il fiato corto.
<< Mi sa che siamo arrivati >> brontolò Killua, seccato.
Aithusa rise del suo tono scontento, e gli posò un bacetto sulle labbra << Dai, andiamo! Gli altri ci staranno cercando! >> esclamò, e i due ragazzi ridendo corsero dentro, tenendosi per mano.
Due uomini, che fino a quel momento avevano osservato la scena di nascosto, uscirono allo scoperto.
<< Be', amico, sembra proprio che il tuo fratellino si sia innamorato di quella ragazza! >> esclamò Hisoka, ridendo.
<< Quella piccola, maledetta sgualdrinella! >> ringhiò l'altro, furibondo << Lo sapevo che sarebbe accaduto! Lei e sua madre hanno irretito mio nonno e mio padre per anni, e adesso anche Killua ha perso la testa per lei! Ma non le permetterò di rovinare anche mio fratello con le sue idee di rispetto e giustizia! >> l'uomo strinse i pugni << Sistemerò questa faccenda personalmente, e una volta per tutte! >>
***
Kurapika rimase molto sorpreso quando vide Aithusa e Killua avvicinarsi mano nella mano come due fidanzatini, ma rimase ancora più sorpreso quando si accorse che negli occhi della sorella non c'era più traccia di dolore, ma solo felicità. A quanto sembrava, tra loro doveva essere successo qualcosa.
" Speriamo solo che vada tutto bene!" pensò Kurapika.
Ormai erano giunti all'ultima prova d'esame, ed erano rimasti solo in nove: loro cinque insieme ad Hanzo, Ghitarakuru, Hisoka e Bodoro, un vecchio maestro di arti marziali.
Furono condotti in un hotel, dove, nella sala principale, trovarono ad attenderli il presidente Netero e il comitato d'esame.
<< Benvenuti signori, e signora >> iniziò Netero, accennando un inchino verso Aithusa << Vi annuncio che nell'ultima prova dovrete affrontarvi in un torneo uno contro uno! La condizione necessaria per superare la prova è uscire vittoriosi da un solo incontro. Di conseguenza oggi tutti, tranne uno, diventeranno Hunter a tutti gli effetti! >>
<< Questa è bella! >> mormorò Aithusa. 
<< Il primo incontro sarà: Kurapika contro Hisoka! >>
Aithusa si raggelò. Suo fratello contro Hisoka? Cos'era, uno scherzo?!
<< Stai tranquilla, Tess >> le mormorò Killua all'orecchio << Hisoka non ucciderà Kurapika, sarebbe una violazione alle regole, che gli costerebbe la promozione. Kurapika se la caverà >>
Aithusa alzò gli occhi al cielo. Come se quel Rinnegato potesse preoccuparsi delle regole...
Lo scontro cominciò, e fu subito evidente che Hisoka era cento volte superiore al Kuruta: per quanto Kurapika cercasse di colpire il giullare, questo schivava ogni colpo con una nonchalance davvero irritante. Andarono avanti per un po', fino a quando Hisoka sorrise sprezzante << Mi arrendo. Hai vinto tu >>
<< Che cosa?! >> esclamò Kurapika << Perchè? >>
<< Guarda tua sorella. Ho la sensazione che, se andassimo avanti, rischierei di morire per mano sua! >> rise ancora Hisoka, facendo l'occhiolino all'interessata, che in tutta risposta tossì una fiammata in segno d'avvertimento. Kurapika perciò fu il primo di loro a ottenere la licenza.
L'incontro successivo fu ancora peggiore: si scontrarono Gon e Hanzo. Hanzo era decisamente superiore al bambino, che però non voleva arrendersi per nessun motivo. Il ninjia lo torturò in molti modi nel tentativo di convincerlo, ma Gon, dopo aver incassato in silenzio tutti i colpi, ancora non si voleva arrendere. Alla fine Hanzo gettò la spugna e si arrese, concedendo a un Gon gravemente ferito e privo di sensi la vittoria.
I quattro amici accorsero subito: Gon aveva perso conoscenza, e necessitava di cure. Uno degli esaminatori lo portò via, promettendo di prendersi cura di lui.
Subito dopo fu il turno di Aithusa, che si ritrovò Bodoro come avversario: Aithusa non sapeva proprio come affrontarlo senza fargli troppo male, ma Bodoro sorprese tutti arrendendosi subito, affermando che non poteva combattere con quella che, anche se era una Maga, era poco più di una bambina.
Dopo fu il turno di Killua, che doveva affrontare Ghitarakuru.
Aithusa aveva un bruttissimo presentimento: aveva notato quell'individuo già dalla prima prova d'esame, e non le era piaciuto per niente; durante l'esame non ci aveva più fatto caso, ma adesso quella brutta sensazione era tornata ancora. Quel tipo nascondeva qualcosa, senza dubbio.
<< Killu >> chiamò Ghitarakuru, e Killua si paralizzò.
Aithusa trattenne il fiato: no, non poteva essere lui.... 
" Vi prego, ditemi che non è chi penso! " pensò Aithusa disperata.
<< Non ci credo che per tutto questo tempo, tu non ti sia accorto di niente, fratellino! >> continuò lui, cominciando a sfilarsi gli aghi dalla pelle.
Man mano che li toglieva, la sua fisionomia cambiava, il viso diventava più aggraziato, gli occhi più grandi, e gli crebbero anche i capelli.
<< Sei... sei tu, fratello >> farfugliò Killua, sconvolto.
<< ILLUMI! >> urlò Aithusa, livida di rabbia << MALEDETTO BASTARDO! LO SAPEVO CHE ERI TU! >>.
Illumi Zaoldyeck si voltò verso la Maga << Aithusa-chan, mia cara bambina! Che piacere rivederti, è passato parecchio tempo dal'ultima volta! >>.
Aithusa fissò con odio il primogenito della famiglia Zaoldyeck << Il piacere è tutto tuo, Illu-chan >> rispose a tono la Maga, con voce sprezzante.
Il suo più vecchio nemico era tornato. Aithusa strinse i denti: cosa poteva volere quel maledetto?


Angolo autrice : Eccoci qua, ragazzi! I segreti di Aithusa cominciano a venire fuori... a quanto pare i suoi rapporti con la famiglia Zaoldyeck sono più complicati del previsto!
Lo so, sono cattiva a finire il capitolo così. Ma dovete avere pazienza, e continuare a leggere, se volete saperne di più!
Baci baci!!!


Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Verità e tradimento ***


Cosa poteva volere Illumi?
Aithusa stringeva i pugni con forza, tanto che le ferite che aveva sulle mani si erano riaperte, e il sangue gocciolava sul pavimento. 
La ragazza ripensò a tutte le sofferenze patite per colpa di quel ragazzo. Si rivide mentre sputava sangue di nascosto in un fazzoletto per ore; ricordò quando mentiva a sua madre dicendo che era stanca e voleva andare a dormire,  ma in realtà si coricava nel letto e si contorceva per il dolore causato dal veleno che cercava di ucciderla, e al quale lei che cercava in ogni modo di resistere.
<< Cosa ci fai qui, Illumi? >>  chiese Aithusa tagliente.
<< Davvero non ci arrivi, Aithusa-chan? Sono venuto per riportare Killua a casa. >>
<< Lui non vuole tornare a casa vostra. Ti sei scomodato inutilmente. >>
<< Tess, tu lo conosci davvero? >> chiese Killua con un filo di voce.
<< Certo che mi conosce! Mi conosce da quando aveva cinque anni! Non è vero, piccola strega? >>
<< Sì, è vero >> rispose Aithusa << Purtroppo per me >>.
<< Oh, andiamo! Non hai sentito nemmeno un po' la mia mancanza? >>
<< No, nemmeno un po'. Nè di te, nè delle tue torture! >>
<< Torture?! >> fece confuso Kurapika << Tess, cosa sta succedendo? Chi è quest'uomo?? Perchè dice di conoscerti?? >>
<< Lui è Illumi Zaoldyeck, il primogenito della famiglia Zaoldyeck, la più temuta famiglia di mercenari del mondo, nonché il fratello maggiore di Killua. E non mente, quando dice che ci conosciamo >> Aithusa sospirò << Poi ti spiego meglio >>
<< Bene ora, tolti di mezzo i convenevoli, vorrei tornare alle cose serie >> disse Illumi << Killua, la mamma è molto arrabbiata con te per il fatto che le hai ferito il volto e sei scappato di casa, ma ti ha già perdonato. Però devi tornare a casa con me, subito >> Illumi si interruppe un momento, poi proseguì << Non sei tagliato per essere un Hunter, la tua vera vocazione è quella del mercenario. Appartieni alla famiglia Zaoldyeck, devi continuare la tradizione. >>
<< Non è vero! >> mormorò Killua.
<< So cosa stai pensando. Pensi che le cose potrebbero essere diverse, ma si dà il caso che ti sbagli. Sei un mercenario, non desideri niente, e non speri in niente. >>
<< Non è vero! C'è una cosa che voglio! >> disse a voce alta Killua.
<< Sì, credo di sapere di che si tratta. Tu vuoi stare con la giovane Aithusa, non è vero? E vuoi essere amico di quegli altri tre tipi, non è così? >>
Aithusa e Killua trattennero il fiato all'unisono.
<< Ne abbiamo già discusso diverse volte, Killu. Un mercenario non può avere amici, non ne ha bisogno. Se ti farai degli amici, con il tempo comincerai ad odiarli, perchè ti renderai conto che sono solo d'intralcio, che non potranno mai essere alla tua altezza. E se mai arriveranno a esserlo, non riuscirai a resistere al desiderio di ucciderli, per vedere se ne sei in grado. >> Illumi continuava a mantenere un'espressione neutra << Per quanto riguarda la giovane Maga... è comprensibile che tu ne sia attratto. Lei e sua madre hanno circuito nostro padre e nostro nonno per anni; quella mocciosa lo fa ancora. Ma tu non devi lasciarti sedurre da lei, hai capito? Lei è una Maga, tu un Mortale, appartenete a due mondi diversi, che non si incontreranno mai. Ti porterà sulla cattiva strada, ti farà dimenticare che sei uno Zaoldyeck, e poi ti spezzerà il cuore >> Illumi sorrise sprezzante << Così come Concorda ha fatto con nostro padre >>
<< Noi abbiamo circuito?! >> gridò Aithusa fuori di sè << Silva e Zeno hanno sempre voluto molto bene a me e a mia madre! Silva e Concorda erano migliori amici! Siamo sempre state considerate parte della famiglia! >> Aithusa gli puntò un dito contro << E tanto perchè tu lo sappia, mia madre ha sempre provato rimorso per il dolore che ha causato a Silva! Ma cosa poteva fare, a parte respingerlo? Lei era Legata a mio padre, non poteva amare un altro uomo! E Silva lo sapeva, per questo l'ha perdonata! >>
<< Non cambia le cose. Mio padre aveva delle speranze con Concorda, ma lei lo ha rifiutato, per un altro uomo. Questo ti serva da lezione, Killua. Le donne Duchannes possono anche dimostrarti gentilezza e affetto, ma poi ti pugnalano alle spalle >>
<< Killua, ascoltami >> lo pregò Aithusa << E' vero, non sono stata sincera con te, non ti ho detto che conoscevo la tua famiglia. Ma avevo paura che ti saresti allontanato da me, se avessi saputo! Tu li odiavi, temevo che avresti odiato anche me! >>
<< Dunque gli hai mentito. Come volevasi dimostrare >> disse Illumi << Non puoi fidarti delle donne Duchannes. Se insisti nell'alimentare i sentimenti che provi per lei, finirai come nostro padre >>
<< Ti sbagli! >> dichiarò Aithusa, e si strappò di dosso il foulard, scoprendo il Simbolo.
Killua trattenne il fiato, a bocca aperta, e perfino Illumi abbandonò la sua espressione vuota per fare posto alla sopresa.
<< Killua ne ha uno uguale nello stesso punto. Siamo stati Legati. >> disse Aithusa << Avevi ragione, Killua, tra noi c'è qualcosa di speciale. Aspettavo il momento giusto per dirtelo >>
<< Allora era per questo... >> mormorò Killua, ormai completamente sotto shock.
<< Dunque le cose stanno così >> disse Illumi, tornando alla sua espressione neutra << Capisco. Ma questo non cambia niente, Killu, lei rimane comunque una Maga. Che futuro potreste avere insieme? Lei combatte in nome della giustizia, tu uccidi per soldi. Senza contare il fatto che appartenete a due razze diverse! Cosa farai? Rimarrai a guardare mentre lei diventa dieci volte più forte di te, mentre va a combattere senza che tu possa seguirla? >>
Aithusa chinò il capo, perchè, a parte ciò che Illumi aveva detto riguardo ai motivi che li spingevano a uccidere, lei la pensava esattamente allo stesso modo.
<< Forse hai ragione tu, Illumi. Forse io e Killua siamo davvero troppo diversi >> Aithusa fece un passo avanti << Ma questo non significa che Killua debba per forza essere un mercenario! Lui merita una vita migliore, una vita normale! E, tanto per essere chiari, sei arrivato un po' tardi! Killua è già amico di Gon, Leorio e Kurapika, specialmente di Gon! >>
<< Sul serio? >> chiese Illumi << Allora non ho scelta. Devo sbarazzarmi di tutti e tre >> e si avviò verso la porta da dove era uscito prima Gon.
Si fermò subito. Aithusa gli si era parata davanti, con un'espressione che faceva davvero paura.
Illumi non si scompose << Vuoi davvero affrontarmi, Aithusa-chan? >>
Aithusa per tutta risposta modificò entrambe le mani fino a renderle lame estremamente taglienti.
Illumi accennò un sorriso << Vedo che ormai la tecnica segreta degli Zaoldyeck non ha più segreti per te, piccola strega >>
<< Tuo padre è stato un ottimo maestro. >> Aithusa scoprì i denti << Prova solo a far del male a uno solo dei presenti, e io ti strappo il cuore dal petto e te lo ficco in gola >> la Maga sorrise sardonica << Sono molto brava anche a fare questo >>
<< Non ne dubito >> rispose Illumi << E' un vero peccato che tu sia moralista come lo era tua madre. Saresti potuta essere una mercenaria eccezionale >>
<< Già, non è vero? E' un peccato che tu non sia mai riuscito a corrompermi. Ti ricordi quando mi costringevi a ingoiare l'arsenico di nascosto? O quando mi sottoponevi all'elettroshock? Non l'ho mai detto a nessuno, non volevo far arrabbiare mia madre, o tuo padre e tuo nonno. Ma forse non avrei dovuto. >>
<< Ah sì, mi ricordo benissimo! Era necessario, mia cara. Casa Zaoldyeck non poteva essere frequentata da persone deboli. >>
<< Sono tutte menzogne! Tu non tolleravi la mia presenza e quella di mia madre, e hai cercato di uccidermi in tutti i modi, da quando avevo appena cinque anni! Sei sempre stato geloso dell'affetto dei tuoi familiari per me, e invidioso della mia condizione di Maga! Perchè non lo ammetti? >>
<< Va bene, lo ammetto. Non sopportavo che qualcuno di esterno alla famiglia godesse di così tanta considerazione. Però sei davvero un'ingrata, a mio parere. E' grazie a me se ora sai resistere alla tortura e ai veleni! >>
<< Già, hai ragione, come ho fatto a essere così egoista? >> disse sarcastica Aithusa << In ogni caso, non puoi uccidere nessuno, se non vuoi essere bocciato. E tu non lo vuoi, vero? La licenza ti serve per il tuo lavoro, dico bene? >>
<< Si, hai indovinato. Sei davvero perspicace, mia cara! Hai ragione, non posso uccidere nessuno, adesso. Ma se vinco l'incontro, sarò promosso, e dopo potrò fare ciò che voglio. >> Illumi si voltò verso Killua << Dunque, Killua, mi affronteresti per salvare la vita dei tuoi amici e quella di Aithusa? Lo faresti, fratellino? >>
Killua tremava come una foglia, e guardava a terra, assente.
<< No, non lo faresti. Perchè sai di non potermi sconfiggere. E, come ti è stato insegnato fin da piccolo, non affronteresti mai un nemico che non puoi battere, nemmeno per amicizia, nemmeno per amore >> Illumi si era avvicinato al fratello, e lentamente stava allungando una mano verso di lui << Allora, otouto? Sappi che, se non combatterai contro di me, segnerai la sorte delle persone che dici di amare >>
Killua ansimava, terrorizzato. Alla fine abbassò le spalle, rassegnato << Mi arrendo >> farfugliò.
<< Killua! >> gridò Aithusa incredula.
<< Visto? Proprio come avevo detto. In realtà, non provi niente nè per lei, nè per quei ragazzi >> Illumi sorrise, trionfante << Sei un mercenario, e lo sarai sempre >> Illumi sospirò << Non vedo più alcun motivo per fare loro del male. Ti ho messo alla prova, e tu hai chiaramente manifestato le tue priorità. Non avrai mai degli amici, e non amerai mai quella piccola strega. >>
Killua voltò le spalle al fratello, e si avviò verso l'uscita. Aithusa non cercò di fermarlo: non riusciva nemmeno a muoversi, completamente sconvolta.
Un grido riecheggiò nella stanza. La Maga trattenne il fiato, invasa dall'orrore: Killua aveva trapassato il petto di Bodoro con la mano modificata.
Aithusa urlò e cadde in ginocchio accanto al vecchio, ma ormai non c'era più nulla da fare. Era morto.
Aithusa alzò gli occhi pieni di lacrime verso Killua, che la guardava senza vederla << Come hai potuto, Killua? >>
Il ragazzo non rispose, le voltò le spalle e se andò. Illumi lo seguì, sorridendo alla ragazza. Aveva vinto.
***
Aithusa sedeva in una poltrona sistemata vicino al letto di Gon, tenendosi la testa fra le mani.
Come era potuta succedere una cosa simile? Come aveva potuto permetterlo?
Guarda che non è colpa tua le mormorò la voce nella sua testa.
" E di chi è, se non mia? "
Di Illumi, naturalmente. E anche di Killua.
"Killua? Cosa centra Killua?"
Smettila di illuderti. Hai visto quello che ha fatto. Ha ucciso quel pover'uomo senza motivo, e se fosse dipeso da lui, anche Gon, Kurapika e Killua sarebbero morti. Forse anche tu.
"Mi rifiuto di crederci! Killua non è come Illumi!"
Forse lo hai sopravvalutato, perchè accecata dal Legame. Forse lui non è mai stato come lo vedevi tu. Forse non è tanto migliore di suo fratello.
Aithusa strinse i denti. Possibile che le cose stessero davvero così? Possibile che ciò che aveva visto in Killua in realtà non esisteva? Poteva essersi sbagliata su di lui fino a quel punto?
Era davvero possibile che lui non l'amasse affatto, che non l'avesse mai amata?
Forse lo era, sì. Ma Aithusa non poteva vivere con questo dubbio.
Si sporse per accarezzare la testa di Gon, che stava lentamente cominciando a svegliarsi. 
Aveva deciso. Dopo quattro anni di lontananza, sarebbe tornata a casa Zaoldyeck, per parlare con Killua, e sapere la verità.
Se davvero l'aveva presa in giro fin dall'inizio, voleva sentirselo dire in faccia, e se i suoi sospetti erano fondati, avrebbe avuto il piacere di trasformarlo in uno scarafaggio.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Silva e Concorda ***


Kurapika stava cercando da ore di far ragionare la sorella, mentre lei preparava il proprio bagaglio, ignorandolo completamente.
Erano passati due giorni dalla quinta prova d'esame, e per tutto quel tempo la ragazza era stata a dir poco intrattabile: Kurapika aveva cercato di farsi dare delle spiegazioni dalla ragazza su tutto quello che era successo, ma lei non aveva voluto saperne; aveva sopportato di malavoglia le lezioni sulla licenza, la cerimonia di festeggiamento e tutte le altre procedure, e, non appena ne aveva avuto l'occasione, aveva annunciato la sua intenzione di andare in Padokia, a casa Zaoldyeck, da Killua.
Ovviamente Kurapika aveva cercato di dissuaderla: ci stava ancora provando, in effetti. Lei però continuava a riempire la sua borsa senza prestargli un minimo di attenzione.
Kurapika squadrò la sorella dalla testa ai piedi: era vestita in un modo che lasciava ben poco all'immaginazione. Il Kuruta non era mai riuscito a spiegarsene la ragione, ma quello era un comportamento tipico della ragazza: se si sentiva personalmente offesa o insultata, abbandonava i suoi soliti abiti colorati e innocenti per adottare un look molto più "appariscente", se così si poteva definire. Masahiro era convinto che Aithusa lo facesse apposta per attirare l'attenzione, per provocare una reazione: se qualche malcapitato faceva un commento di qualsiasi genere, Aithusa gli piazzava un pugno in faccia che lo faceva volare dall'altra parte della stanza; in un certo senso, diceva Masahiro, era il suo modo di cercare la rissa e sfogare un po' di rabbia repressa.
Per questo Kurapika, quando l'aveva vista, si era astenuto dal pronunciarsi: Aithusa indossava un paio di stivali di pelle nera con il tacco che le arrivavano a metà coscia, un paio di shorts scuri, una canottiera verde acquamarina molto scollata che le metteva in risalto tutte le forme, guanti neri strappati sulle dita, e una giacca di pelle nera abbinata agli stivali. Il viso invece era truccato con dell'ombretto viola chiaro, il mascara e del rossetto rosa acceso.
In sostanza, un mise che la faceva sembrare molto più grande, e molto più "disponibile". Doveva essere davvero molto, molto arrabbiata.
<< Senti Tess >> ricominciò Kurapika per la terza volta << non pensi che dovresti almeno darmi una spiegazione? Io non sapevo assolutamente niente di questa storia, dei rapporti che tu e la mamma avevate con gli Zaoldyeck! >>
<< Non mi sorprende che tu non lo sapessi, fratello >> rispose Aithusa senza voltarsi << Non lo sapeva nessuno, a parte papà. >>
<< Papà sapeva?! >> fece Kurapika, allibito.
Aithusa non rispose, continuò a sistemare le sue cose; Kurapika, che era sull'orlo di una crisi di nervi, alla fine esplose:
<< Bene! Continua pure a ignorarmi! Tanto non potrai farlo ancora per molto! Io, Leorio e Gon ne abbiamo parlato, e abbiamo deciso di venire con te! >>
La reazione della ragazza fu soddisfacente: lasciò cadere la borsa che si stava sistemando sulla spalla, con gli occhi sgranati.
Però durò solo un attimo: un secondo dopo aveva già raccolto la borsa e aveva di nuovo un'espressione sprezzante.
<< E sentiamo, cosa vi fa pensare che io vi voglia con me? >>
<< Niente. Però non cambia le cose. Noi veniamo con te, punto. >>
<< Non posso permettermi di fare da balia a tre mezze tacche come voi. Non sto esattamente andando al luna-park! >>
<< Motivo in più per non farti andare da sola. >>
<< Senti, Kurai... >>
<< No, tu senti. Noi veniamo con te, che ti piaccia o no, sono stato chiaro?! Killua è anche amico nostro, e tu non hai il diritto di dirci cosa dobbiamo fare! Noi veniamo perchè vogliamo venire, E BASTA DISCUTERE! >> gridò Kurapika, rosso per la rabbia.
Dopo qualche secondo, Aithusa sorrise sprezzante << Come vuoi, fratello. Il dirigibile parte tra due ore, se volete venire, dovete sbrigarvi. >>
Detto, fatto. Due ore dopo, con grande disappunto di Aithusa, erano tutti e quattro seduti a bordo di un dirigibile che li stava portando in Padokia.
<< Non vedo l'ora di rivedere Killua! >> disse Gon allegro << Secondo voi starà sentendo la nostra mancanza? >>
"Oh, senza dubbio!" pensò sarcastica Aithusa, guardando ostinatamente fuori dall'oblò.
<< Senti Tess, volevo chiederti >> continuò Gon << perchè non ci racconti la storia di Concorda e Silva? Siamo curiosi! >> chiese il bambino, con gli ingenui occhi spalancati.
Aithusa si voltò, con una risposta affilata già sulla lingua... che però non le uscì.
Accidenti, era impossibile essere cattivi con quel bambino. Così buono, gentile, fiducioso...Aithusa sospirò rassegnata.
<< E va bene >> rispose, ignorando lo sguardo sorpreso del fratello, << E' meglio se vi mettete comodi, perchè sarà un racconto abbastanza lungo >>.
***
Silva Zaoldyeck aveva sedici anni quando suo padre Zeno gli disse che avevano scelto la donna che avrebbe dovuto sposare.
Silva in realtà non disapprovava completamente la cosa, in effetti l'idea di sposarsi non gli faceva nè caldo nè freddo: più che altro, credeva di essere troppo giovane per sistemarsi; così chiese al padre il permesso di potersene andare per un po' dal monte Kukuru, per poter viaggiare e  guardarsi un po' intorno, per poi tornare e fare il proprio dovere di erede della famiglia. Ovviamente avrebbe continuato a lavorare. Zeno non ci trovò nulla di male, e dette il suo consenso.
Così Silva partì, e cominciò a viaggiare su e giù per il mondo, un po' per lavoro, un po' per piacere. L'erede degli Zaoldyeck era sempre stato un tipo curioso e intraprendente, il più gentile della sua famiglia, e moriva dalla voglia di scoprirlo tutto.
Un giorno Silva si trovava a Parigi per lavoro, in quello che una volta sarebbe stato chiamato un caffè-concerto, e aspettava di incrociare il suo obbiettivo; sperava di risolvere in fretta la faccenda, perchè non vedeva l'ora di visitare "la città più bella del mondo". Al pianoforte a coda sedeva un musicista che suonava un'aria di Mozart, che rendeva l'atmosfera piacevole e rilassante.
Ad un certo punto, un uomo salì sul palco con il microfono in mano e disse << Signori e signore, un momento di attenzione. Una delle nostre clienti abituali ci ha cortesemente chiesto di potersi sostituire per po' al nostro pianista. Facciamo un applauso per la signorina! >>
Il pubblico applaudì e sul palco salì una ragazza della stessa età di Silva, alta e magra, con lunghi capelli biondo cenere raccolti in una treccia, luminosi occhi color del miele, e un sorriso conturbante.
La giovane si sedette al pianoforte e, senza smettere di sorridere, cominciò a suonare e a cantare. 
Silva riconobbe la canzone: era Strong, di Sonna Rele. La ragazza cantava con una voce a dir poco  sublime, e suonava in maniera perfetta, senza la minima sbavatura. Doveva essere una musicista professionista, per forza. La musica sgorgava dalle sue mani e dalla sua bocca come acqua:
....Trust in your heart and your soul shines forever and ever
Hold fast to kindness, your light shines forever and ever
I believe in you and in me
Oh, we are strong....

Silva era come ipnotizzato; non aveva mai sentito nulla di simile. 
La canzone finì, e vi fu uno scroscio di applausi. La giovane si alzò e accennò un inchino, per poi dileguarsi in fretta, così come era venuta.
Silva sbattè le palpebre, riacquistando la concentrazione: non si era nemmeno accorto che il suo obbiettivo se n'era andato!
Lasciò dei soldi sul tavolo e uscì in fretta dal locale. Non era preoccupato, sapeva dove alloggiava la sua vittima, e ci mise dieci minuti appena ad arrivare all'albergo.
L'uomo in questione stava seduto in poltrona a leggere un giornale, completamente ignaro del pericolo che incombeva su di lui: Silva gli arrivò alle spalle e, con un movimento rapido e silenzioso, gli tagliò la gola con la mano; due minuti dopo era già fuori dalla porta della stanza, soddisfatto dal proprio lavoro.
<< Lavoro pulito, non c'è che dire. >> disse una voce femminile alle sue spalle. Silva si voltò e vide la musicista che aveva suonato al caffè. Dopo un attimo di smarrimento, sorrise e si inchinò leggermente.
<< Grazie, mia signora. >>
<< Siete un mercenario di professione? >>
<< Sì, è così. Silva Zaoldyeck, al vostro servizio. >>
<< Concorda, al vostro. Sapete, Silva Zaoldyeck, mi avete complicato notevolmente il lavoro, uccidendo quell'uomo. Ero venuta per interrogarlo, ma ora non potrò farlo più. >>
<< Sono spiacente, Concorda. Cosa volevate sapere da lui? >>
<< Diciamo che trattava con qualcuno che devo eliminare, e speravo di avere delle informazioni al riguardo. >>
<< Dunque siete una mercenaria anche voi! >>
<< No, affatto. I mercenari uccidono per soldi, io per un motivo diverso >> sorrise Concorda << Dovete sapere che io sono Concorda Duchannes, Maga Guardiana della Musica. Quell'uomo trattava con dei demoni che ho il compito di eliminare, per questo dovevo interrogarlo. >>
<< Capisco! Dunque siete una Maga! Be', il fatto che siete la Guardiana della Musica spiega anche la vostra esibizione magistrale di poco fa. >> 
<< Molto lusingata >> rispose Concorda << Ora scusate, ma devo andare. Quei demoni sono in città, non posso farmeli sfuggire. >> e sparì nel nulla. Silva rimase bloccato per un po' sul posto per la sorpresa, poi alzò le spalle e si avvio verso il suo hotel.
Mentre era sulla strada, avvertì una brutta sensazione, come se lo stessero pedinando; continuò a camminare tranquillo come se niente fosse, aspettando che il suo ospite si rivelasse.
Dopo neanche trenta secondi fu scaraventato contro un muro con un colpo alle spalle. Alzò la testa sconcertato, chiedendosi come avesse fatto a non sentirlo arrivare; guardò, e capì come mai non si era accorto di nulla: erano stati due demoni ad attaccarlo.
<< Bene bene, eccolo qui, il nostro Mortale impiccione >> fece uno dei due con voce cavernosa << Hai ucciso il nostro pollo, quindi noi ora uccideremo te! >>
Silva si mise in guardia. Non era abbastanza forte per uccidere dei demoni, solo un Mago poteva farcela, ma poteva comunque provare a scappare approfittando di un momento opportuno.
Un sibilo attraversò l'aria, e un secondo dopo i due demoni erano per terra, morti. Concorda Duchannes li aveva uccisi colpendoli alle spalle con una luminosa spada dorata.
<< Bene, mio caro amico! Sembra che alla fine abbiate involontariamente rimediato al torto che mi avete fatto! >> esclamò allegramente la Maga, aiutando Silva ad alzarsi << Quelli erano i demoni che cercavo. Ora me ne sono liberata, finalmente, e per merito vostro. Venite, devo assolutamente offrirvi qualcosa da bere! >> e lo trascinò verso un bar lì vicino, nonostante Silva cercasse di spiegarle che non aveva nessun debito con lui.
Si sedettero insieme al bar, e parlarono tutta la sera del più e del meno. O meglio, all'inizio parlò solo Concorda, che raccontò a Silva di come fosse cresciuta ad Avalon, di come qualche mese prima avesse deciso di trasferirsi sulla Terra per stare in mezzo ai Mortali nonostante la disapprovazione della sorella maggiore Selina; poi lei insistette affinchè Silva le raccontasse un po' del suo lavoro; Silva esitò, per la prima volta si vergognava di essere un mercenario, ma Concorda non sembrava volerlo giudicare, e così Silva si lasciò andare e le parlò di sè come non aveva mai fatto con nessuno. Concorda ascoltava interessata e curiosa, e mai i suoi occhi dorati furono attraversati dal disgusto, o dal biasimo.
Si separarono solo a notte fonda: Silva insistette per accompagnare Concorda a casa, nonostante lei continuasse a dire che non le serviva protezione. Arrivati all'albergo di lei, Silva non si trattenne più e chiese << Ma davvero non mi disprezzi per tutto quello che ti ho raccontato? Tu sei una Maga, dovresti volermi uccidere, altro che andare in giro con me come se niente fosse! >>
Concorda sorrise divertita e disse << Scusa, perchè dovrei volerti uccidere? Anch'io trascorro la mia vita a uccidere, l'hai dimenticato? Inoltre la mia missione è uccidere i Demoni e i Rinnegati, mica i Mortali! >> Concorda rise dell'espressione di Silva e continuò << A proposito, domani torna a trovarmi, così ci facciamo una passeggiata e finisci di raccontarmi della tua famiglia! >>  Concorda lo salutò con la mano ed entrò nella sua stanza, lasciando un basito Silva nel corridoio.
Il giorno dopo Silva tornò a trovare quella strana Maga sempre sorridente e allegra, che cantava e ballava in continuazione, anche in mezzo alla strada, dove la gente si fermava ad applaudirla, e lei rispondeva inchinandosi come neanche le più grandi star del cinema facevano.
Un mese dopo erano ancora insieme a Parigi, ed si volevano bene come migliori amici: erano migliori amici. Silva era così su di giri e felice che aveva smesso di lavorare come mercenario: non capiva il motivo per cui avrebbe dovuto uccidere degli sconosciuti. Per soldi? Ma cosa contavano i soldi, di fronte alla bellezza della vita e del mondo?
Viaggiarono insieme per quattro anni, vivendo le avventure più incredibili: Silva ormai era praticamente un uomo modello, che riconosceva il valore dell'amicizia, della lealtà, del rispetto e della giustizia. Concorda aveva insistito per insegnargli a suonare il violino e a ballare, e Silva le aveva insegnato le tecniche di combattimento della sua famiglia, compresa quella segreta della mano modificata, affinando le abilità combattive della Maga.
Silva, due anni dopo il loro primo incontro, aveva portato a casa sua Concorda per farla conoscere al padre, nella speranza che lui approvasse la loro amicizia. Zeno fu subito conquistato dall'esuberanza e il talento musicale e combattivo della Maga, e ben presto cominciò a volerle bene come a una figlia. Concorda lo prendeva affettuosamente in giro, dicendo che sotto sotto il vecchio mercenario aveva il cuore più tenero del mondo, e tornò spesso in quella casa a trovarlo, insieme a Silva. Era ormai considerata una di famiglia.
Concorda non fu da meno, e ben presto fece conoscere sua sorella Selina a Silva. Selina, con suoi capelli castano scuro, gli occhi blu notte e il portamento severo e austero, era tutto l'opposto della sorella; tuttavia ben presto anche lei si affezionò a Silva, e diventò una delle sue più care amiche.
Silva nel frattempo aveva cominciato a non vedere più Concorda come un'amica, ma come la donna con cui avrebbe voluto trascorrere il resto della sua vita; ne parlò con suo padre, e Zeno gli rispose che poteva fare ciò che voleva della sua vita, purchè facesse di tutto per essere felice.
Finchè la loro strada si incrociò con quella di Taranis Kuruta. 
Taranis Kuruta all'epoca era un venticinquenne incredibilmente affascinante: aveva i capelli neri come l'inchiostro, meravigliosi occhi color cielo, e un portamento regale; d'altronde come poteva non averlo? Era il re dei Kuruta!
Conconda provò da subito una grande simpatia per lui, e insistette affinchè viaggiasse con loro per un periodo; Silva non era d'accordo, ma non volle contraddire l'amica.
Taranis raccontò di aver lasciato il suo regno per incontrare alcuni capi di stato per delle alleanze politiche, e di aver lasciato una neomoglie a casa. Concorda ci rimase un po' male quando seppe che Taranis era sposato, ma cercò di non darlo a vedere.
Con il passare del tempo, la Maga era sempre più in sintonia con il Kuruta, come non era mai stata con lo Zaoldyeck. Silva era sempre più geloso, e ogni giorno che passava riusciva a nasconderlo sempre di meno. Taranis era un uomo dall'animo nobile, passionale e coraggioso, e lui era un mercenario in pensione. L'invidia lo divorava.
Circa un mese dopo il loro primo incontro, Taranis e Concorda si toccarono per la prima volta (fino a quel momento avevano evitato il contatto fisico per nascondere l'attrazione che avevano cominciato a provare l'uno per l'altra) e fra loro si creò il Legame; erano anime gemelle, destinate a stare insieme.
Taranis propose a Concorda di fuggire insieme: le confessò che in realtà non amava la donna che aveva sposato, che la loro era stata un'unione combinata, che con il tempo si era affezionato a lei, ma non l'avrebbe mai amata, perchè amava la sua Metà. Concorda ascoltò con le lacrime agli occhi le parole supplichevoli di Taranis, e, con il cuore a pezzi, lo pregò di andarsene, perchè non desiderava vivere la sua vita con un uomo già impegnato con un'altra. Taranis cercò in tutti i modi di farle cambiare idea, ma Concorda fu irremovibile, e il Kuruta dovette andarsene, con grande gioia di Silva, che sperava di approfittare della situazione e riconquistare la Maga.
Concorda era distrutta, per settimane non volle nè mangiare nè parlare, e Silva dovette costringerla a nutrirsi. Lo Zaoldyeck le rimase accanto e si prese cura di lei con una devozione commovente, sperando che l'amica capisse finalmente i sentimenti che provava per lei.
Ma Concorda aveva intuito la verità già da tempo: sapeva che Silva provava qualcosa per lei, e sapeva pure che avrebbe dovuto allontanarlo per non illuderlo e permettergli di dimenticarla, ma non ne ebbe la forza; il dolore la schiacciava, e lei tremava al pensiero di rimanere sola.
I mesi passarono e il dolore di Concorda di attenuò, anche se non sparì. Le speranze di Silva erano sempre più lampanti, e Concorda capì di non poter più aspettare, così decise di affrontarlo.
<< Silva, io so che tu pensi di essere innamorato di me >> gli disse << Ma ti assicuro che ti sbagli. La tua è solo un'infatuazione, tu non mi ami davvero! Devi capirlo, Silva, per il tuo stesso bene! >>
<< Come fai a dire che io non ti amo davvero? Ti sono stato vicino per anni, per anni ho vissuto solo per stare con te! >>
<< Silva, noi siamo amici. Solo amici! >>
<< Perchè non dici le cose come stanno? Perchè non dici che non potrai mai amarmi, perchè ami già Taranis? >>
Concorda lo guardò addolorata, e alla fine parlò << E' vero, le cose stanno così. Io amo Taranis, lui è la mia metà, e non potrò mai amare nessun altro. Mi dispiace Silva, ma devi fartene una ragione. >>
Silva sentì il rumore del proprio cuore che si spezzava. Lei non lo avrebbe mai ricambiato; aveva creduto per anni in un sogno che non si sarebbe mai avverato.
Silva se ne andò, nonostante Concorda avesse provato a farlo ragionare, a fargli cambiare idea; tornò a casa Zaoldyeck e, nonostante Zeno gli avesse consigliato di aspettare, sposò Kykyo, ben presto divenne padre, e ricominciò a lavorare come mercenario.
Trascorsero dieci anni da quando aveva lasciato Concorda, e Silva ormai era un altro uomo. Apparentemente sembrava essere un mercenario senza sentimenti, ma nel profondo era molto tormentato. Aveva compreso che Concorda aveva ragione, che lui in realtà non l'amava davvero, che aveva scambiato una bella amicizia per qualcos'altro: lo aveva compreso quando aveva cominciato ad amare Kykyo, e aveva capito la differenza tra affetto e amore.
Si era pentito di come aveva abbandonato la sua amica nel momento del bisogno, non c'era giorno in cui la sua musica non gli mancasse, e avrebbe voluto chiederle scusa; ma non aveva più sue notizie da anni. Alla fine riuscì a sconfiggere la vergogna, e si mise in contatto con la sua vecchia amica Selina.
La Maga gli raccontò che, cinque anni dopo il loro litigio, Taranis era tornato a cercare Concorda. Le aveva raccontato che sua moglie era morta, lasciandolo vedovo con un figlio di quattro anni e uno di tre; Taranis perciò era tornato per chiedere a Concorda di sposarlo, e di essere una madre per i suoi figli.  Concorda aveva accettato, si erano sposati e avevano avuto un'altra figlia; ora vivevano tutti insieme a Rusko, il regno di Taranis.
Silva così era andato a cercarla; qualche giorno dopo era giunto al castello reale, ed era entrato guardandosi in giro e chiamandola, senza che la sua amica rispondesse.
Ad un certo punto giunse in un grande salone: al centro c'era una bambina di circa cinque anni, con i capelli neri come l'inchiostro e gli occhi grandi e dorati, che cantava Strong con voce dolce e melodiosa, e ballava sulle punte. Silva capì subito chi era quella bellissima bambina e si avvicinò a lei sorridendo.
<< Sei davvero brava, piccola! >>
<< Grazie, mio signore! >> rispose sorridendo a sua volta la bambina << Io vi conosco! La mia mamma tiene una vostra foto in camera sua, sul comodino! Siete un amico suo? >>
<< Sì, hai indovinato! Il mio nome è Silva Zaoldyeck. Puoi accompagnarmi dalla tua mamma? >>
<< Sì! >> rispose la bambina, e lo condusse in giro per il castello, tenendolo per mano e saltandogli intorno ridendo e cantando, come un tempo faceva Concorda.
Alla fine giunsero in un ampio giardino. Concorda era seduta sull'erba, bella come il sole, e osservava gli altri suoi due figli che si allenavano a combattere, e ogni tanto gridava loro di fare attenzione a non farsi male.
<< Mamma, mamma! Guarda chi è venuto a trovarti! >> gridò la piccola Maga correndo verso la madre, che si voltò e la prese in braccio.
<< Chi, Aithusa? >>
La piccola Aithusa indicò il nuovo arrivato, e Concorda trattenne il fiato, mettendo giù la figlia.
<< Silva? >> mormorò incredula.
<< Ciao, Coco >> balbettò Silva imbarazzato << Sono venuto a chiederti scusa per come mi sono comportato... >>
Non finì mai la frase. Concorda aveva gridato per la gioia e gli aveva gettato le braccia al collo, stringendolo forte a sè << Silva, amico mio, fratello mio.... >>
Silva ricambiò l'abbracciò, e, per la prima volta dopo dieci anni, si ricordò quanto potessero essere belli l'affetto, l'amicizia e il perdono.
 ***
<< Ecco, questa era la storia di nostra madre e Silva >> concluse Aithusa << Dopo che si furono riappacificati, io e mia madre siamo andate spesso a casa Zaoldyeck, per trascorrere del tempo con Silva e Zeno. Zio Silvia mi ha insegnato molto sull'arte del combattimento, ed è sempre stato come un secondo padre, per me. Sono sicura che non approva l'intervento di Illumi nella fuga di Killua, lui vuole senza dubbio che Killua sia felice, e anche Zeno lo vuole sicuramente. Mentre non posso dire lo stesso degli altri membri della famiglia >> sospirò Aithusa << loro non sanno che significa avere amici, o provare rispetto o affetto per qualcuno. Non hanno mai sopportato nè me nè mia madre. Ci metteranno sicuramente i bastoni fra le ruote. >>
<< Non ha importanza! Noi riusciremo a vedere Killua, anche se proveranno a impedircelo! >> affermò Gon determinato.
Aithusa gli sorrise sardonica << Sì, hai ragione. Gli Zaoldyeck non riusciranno a fermarci. >>.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Dubbi e rancore ***



<< Forza, ragazzi! Cos'è, volete metterci tutto il giorno? >>
Aithusa batteva a terra con il piede, impaziente, aspettando che gli altri tre la raggiungessero. Gon, Leorio e Kurapika si affrettavano sulla salita, sbuffando  e brontolando a bassa voce << Ma come accidenti fa ad andare così spedita con quelle scarpe così alte? E perchè diavolo non abbiamo preso il pullman?? >>
<< Vi ho sentito! Andiamo, non fate le vecchiette, questa è una scorciatoia! >> rispose Aithusa, insofferente.
Ecco perchè non li voleva con sè! Se si lamentavano per un po' strada in salita, cosa avrebbero fatto una volta superato il Portone? Aithusa già li vedeva nascosti dietro di lei a tremare di paura come donnette.
<< Coraggio, siamo quasi arrivati ai confini della proprietà! >> li esortò Aithusa, ricominciando a salire, ignorando le proteste alle sue spalle.
Voleva chiudere quella storia il prima possibile; all'apparenza poteva sembrare indifferente, ma nel profondo si sentiva come se una mano ghiacciata le stesse stringendo il cuore in una morsa. La paura di essere stata ingannata, e di essersi innamorata di un mercenario crudele e bugiardo, la faceva andare fuori di testa.
Era strano pensare a quella parola: innnamorata. Ma non poteva mentire a sè stessa: lei amava Killua, profondamente e con tutto il cuore. E ora stava andando a cercarlo nonostante lui, molto probabilmente, l'avesse tradita. Aithusa si faceva pena da sola, e reagiva all'umiliazione che sentiva prendendosela con il mondo intero. Una logica che era tutta una grinza, ma non poteva farci nulla.
<< Eccoci! >> gridò Aithusa, e corse verso i Portali della Prova. Sembrava che, negli ultimi anni, non fosse cambiato nulla.
<< Aithusa-sama! >> gridò una voce che la ragazza conosceva bene << Siete proprio voi! Finalmente siete tornata! >>
La Maga non poté fare a meno di sorridere felice all'uomo anziano che le stava andando incontro, e lo raggiunse per abbracciarlo. L'uomo si bloccò per un momento per la sorpresa, poi rise benevolo e ricambiò la stretta << Vedo che siete affettuosa come sempre, signorina! >>. 
<< Sono contenta di rivederti, Zeburo-san! E' passato un secolo dall'ultima volta! >>.
In quel momento gli altri la raggiunsero, e Aithusa fece loro segno di avvicinarsi << Zeburo-san, lui Kurapika, il mio fratello maggiore, e loro sono Gon e Leorio, due nostri amici! Ragazzi, lui è il signor Zeburo, il custode dell'ingresso alla proprietà degli Zaoldyeck! >>.
<< Lieto di conoscere tutti voi! >> disse Zeburo, inchinandosi, e i tre ricambiarono gentilmente il gesto << Sono anni che qualcuno che non è Aithusa non viene qui! >>.
La Maga si schiarì la voce << Senti, Zeburo-san, volevo chiederti... Killua è tornato a casa? >>
<< Killua-sama? Oh sì, è arrivato circa quattro giorni fa! >>
La ragazza annuì in silenzio: dunque aveva deciso davvero di tornare dalla famiglia.
<< Be', io gli devo parlare! Con permesso, signor Zeburo >> disse Aithusa, e andò verso i Portali della Prova.
<< Signorina, non disturbatevi. Posso aprirla io! >>
<< No, grazie, Zeburo-san. Voglio verificare quanto è aumentata la mia forza dall'ultima volta >> rispose la ragazza, e, dopo aver posato i palmi sulle ante, cominciò a spingere.
Il primo portale cominciò lentamente a muoversi, seguito dal secondo, e infine dal terzo, mentre Aithusa gridava per lo sforzo.
I portali di aprirono del tutto, e la Maga saltò dall'altra parte un attimo prima che si richiudessero << Che ne dite, Zeburo-san? Niente male,vero? >> gridò dall'altra parte delle mura.
<< Non riesco a crederci! Avete aperto i portali fino al terzo! Siete diventata fortissima, signorina! >>
Aithusa saltò oltre le mura, ritornando dai suoi amici << Avete visto, ragazzi? Quella è la prima prova da superare per entrare in casa Zaoldyeck. Ogni anta della prima porta pesa tre tonnellate,e ogni volta che si apre una porta in più il peso delle ante raddoppia. L'unico modo per entrare nella proprietà senza essere uccisi all'istante è aprire almeno una delle porte. >>
I ragazzi intanto la guardavano come se fosse un'aliena, a bocca aperta.
<< Questo significa che sei riuscita ad aprire una porta che pesa sedici tonnellate??? >>.
La ragazza alzò le spalle << Sì, esatto >>. Aithusa sospirò << Ragazzi, non so come dirvelo, ma... non possiamo entrare là dentro tutti insieme se non potete aprire almeno la prima porta. Dovrete allenarvi per diventare abbastanza forti da riuscire ad aprirla, perchè se non ne sarete in grado, appena farete un passo là dentro sarete morti. >> 
<< Vi aiuterò io >> intervenne Zeburo << Sotto il mio allenamento, in pochi giorni diventerete abbastanza forti per poter entrare! >>.
E così fu. I tre amici, sotto la guida di Zeburo e Aithusa, si allenarono duramente, portando per giorni pesi terribili per aumentare la propria forza. Aithusa era sempre più impaziente, ma non li rimproverò mai, anzi li incoraggiò ogni volta che si abbattevano, esortandoli a rimettersi in piedi e a fare del loro meglio per migliorare.
Due settimane dopo riuscirono tutti e tre ad aprire la prima porta. Ringraziarono calorosamente Zeburo per l'aiuto, e l'uomo si raccomandò molto con loro, facendo loro promettere di essere prudenti, e li lasciò andare.
Aithusa si era rimessa alla testa del gruppo, e aveva ricominciato a guidarli nella loro marcia su per la montagna. I ragazzi erano decisi ad arrivare alla villa, e non avrebbero permesso a niente e a nessuno di fermarli.
***
<< Allora Killu? Non hai nemmeno il coraggio di reagire? >>
Killua sentiva appena il dolore delle frustate che Milluki gli stava infliggendo, perchè il dolore fisico non era niente rispetto a quello che sentiva nel cuore.
Continuava a vedere solo una cosa: Aithusa inginocchiata accanto a Bodoro che lo guardava con gli occhi pieni di lacrime, dolore e delusione, e gli diceva << Come hai potuto, Killua? >>.
Il ragazzo era tentato di chiedere a Milluki di ucciderlo e mettere fine alla sua pena; non lo faceva solo perchè era consapevole di meritare quel dolore così atroce, che lo annientava completamente: lo meritava, perchè aveva ferito e deluso la ragazza più meravigliosa che avesse mai incontrato, la persona che più amava al mondo.
Aveva ucciso Bodoro quasi senza rendersene conto; era sotto shock per le rivelazioni di Aithusa e le parole terribili di Illumi, e aveva fatto ciò che gli riusciva meglio, ciò che era più istintivo per lui: aveva ucciso senza pietà.
Illumi aveva ragione, pensò disperato. Lui non meritava amici, figuriamoci se meritava che una persona bella come Aithusa gli rivolgesse solo la parola. Era un assassino con le mani sporche di sangue, e lo sarebbe stato sempre.
Eppure una parte di lui sperava ancora che tutto sarebbe andato a posto; che Aithusa con il tempo lo avrebbe perdonato, che avrebbe ricominciato ad avere fiducia in lui, che sarebbero stati insieme, lontani da quel mondo di sangue e morte che odiavano entrambi.
Ma come poteva una cosa simile accadere davvero? Come poteva Killua anche solo sperarci? Chissà dov'erano Aithusa e gli altri in quel momento; con ogni probabilità erano andati per la loro strada, come era giusto che fosse.
<< Così speravi di andartene e di vivere una vita normale, accanto a quella piccola strega e ai tuoi amici? Sei proprio un illuso! Perchè quelle persone dovrebbero avere un minimo di stima nei tuoi confronti, secondo te? >>
Il cellulare di Milluki squillò, e il ragazzo rispose << Sì, cosa c'è? >>. Dopo qualche secondo il ciccione gridò << COSA? QUATTRO RAGAZZI HANNO APERTO LA PORTA DEL TEST E STANNO VENENDO VERSO LA VILLA?! >>.
Killua sussultò. Quattro ragazzi erano entrati nella proprietà? Possibile che fossero....
<< NO, NON MI IMPORTA SE CREDETE CHE AITHUSA SIA TRA LORO! FERMATELI! >> e riattaccò << Ma tu guarda, fratellino! A quanto pare quella ragazza è più stupida di quanto pensassimo, se è venuta a cercarti! O forse è venuta per ucciderti, tu che dici? >>
Killua non rispose. Aithusa era lì. Forse Milluki aveva ragione, forse era venuta per ucciderlo, ma non aveva importanza: era lì, era venuta fin lì per lui. Forse c'era davvero una speranza.
***
<< Tess, ma per quanto ne abbiamo ancora? Ti rendi conto che siamo in marcia da due giorni? >> si lamentò Leorio.
Aithusa non ce la faceva più: era praticamente da quando erano partiti che continuavano a lamentarsi e a chiederle quando sarebbero arrivati! Eppure li aveva avvisati che si sarebbe voluto parecchio tempo ad arrivare! Non li aveva costretti lei a venire!
<< BASTA LAMENTARSI! QUANDO ARRIVIAMO, SIAMO ARRIVATI! >> esplose esasperata la ragazza << E comunque ci siamo quasi, vedete? In lontananza si vede la villa! >>
I ragazzi esultarono, e Aithusa sbuffò. Non era stanca fisicamente, ma decisamente lo era psicologicamente. Avevano trascorso gli ultimi due giorni evitando trappole su trappole, e ad un certo punto si erano trovati davanti a un gruppo di maggiordomi con intenzioni chiaramente ostili; Aithusa si era limitata a incendiare un albero con i propri poteri, avvertendoli che se Silva avesse scoperto che avevano cercato di fermarla, sarebbero finiti tutti sottoterra prima ancora di poter chiedere pietà. I maggiordomi a quel punto li avevano lasciati passare, consapevoli che Aithusa Duchannes avrebbe potuto causare loro parecchi problemi con i padroni, se solo ne avesse avuto voglia.
E ora erano quasi arrivati alla villa, dopo due giorni di cammino. Aithusa in fondo era dispiaciuta per i ragazzi, ma non era molto in vena di carinerie; al contrario, più si avvicinava alla villa, più si arrabbiava.
Dannati Zaoldyeck! Perchè dovevano sempre mandarle la vita sottosopra?
Un'ora dopo erano davanti all'ingresso principale della villa. I ragazzi si lasciarono cadere per terra esausti, mentre Aithusa andava a bussare.
<< Non potremmo riposarci per qualche minuto, almeno? >> chiese Kurapika, infastidito.
<< No! Voglio andarmene da questo posto il prima possibile, perciò prima entriamo, meglio è! >> rispose la ragazza decisa, e bussò con forza.
I colpi riecheggiarono in una maniera che metteva i brividi, e Aithusa abbassò la mano, in attesa. Qualche secondo dopo la porta si aprì lentamente, e sulla soglia comparve Kykyo Zaoldyeck in persona.
Aithusa aveva sempre odiato la matriarca della famiglia Zaoldyeck, anche se non quanto odiava Illumi o Milluki. Kykyo era sempre stata gelosa in maniera ossessiva di Concorda, ed era per colpa sua se Aithusa non conosceva tutti i membri della famiglia: l'assassina infatti aveva impedito in ogni modo alla ragazza di intrecciare rapporti con persone che non fossero Silva e Zeno, e, celandosi dietro un falso atteggiamento affettuoso, l'aveva sempre trattata come un ospite molto poco gradita. Per non parlare del fatto che aveva delle convinzioni sulla vita e i rapporti umani che sfioravano l'assurdo. Dopo tanti anni, Aithusa si chiedeva ancora cosa potesse trovarci lo zio Silva in lei.
<< Aithusa carissima, mia dolce bambina! >> gridò Kykyo con voce così acuta che Aithusa sentì che le orecchie le si allungavano come quelle di Pinocchio quando diventa Ciuchino << Finalmente ti fai rivedere, dopo tutti questi anni! Ma dove sei stata finora? >> continuò la donna abbracciando forte la giovane Maga, che rimase immobile nella sua presa, rifiutandosi di reagire  << E come sei vestita? Sembri una di quelle ragazze moderne dai facili costumi! Devo assolutamente procurarti degli abiti più adeguati! >>
Aithusa rabbrividì al ricordo dell'ultima volta che Kykyo aveva cercato di vestirla. Mio Dio, che esperienza terribile era stata. << No, grazie, Kykyo-san, non dovete disturbarvi. Io e i miei amici siamo venuti per parlare con Killua, perciò se volete scusarci... >> disse, e cercò di oltrepassare la donna, che però si spostò, sbarrandole la strada.
<< Tesoro, mi dispiace, ma Killua non può vedere nessuno in questo momento. E' in punizione, e ci rimarrà ancora per molto tempo >>
Aithusa sapeva bene cosa significava "essere in punizione" in casa Zaoldyeck: sentì una furia terribile impossessarsi di lei. << Bene, allora! >> dichiarò con tono così furioso che Kykyo indietreggiò appena, sorpresa da tanta veemenza << Vorrà dire che parlerò con zio Silva di questa storia, e sentirò cosa ne pensa! Ora fatevi da parte! >> ordinò Aithusa autoritaria; Kykyo la guardò oltraggiata.
<< Come osi tu rivolgerti a me in questo modo.. >> cominciò Kykyo, lanciandosi in avanti. Aithusa sollevò i pugni, preparandosi a ricevere quella megera come meritava.
<< Kykyo! >> tuonò una voce << Ti sembra il modo di trattare la nostra amata Tess, dopo tutto il tempo che è passato dall'ultima volta che è venuta a trovarci?! >>
Un vecchio comparve sulla porta. Aithusa non fu sorpresa quando vide che non era cambiato di una virgola. La ragazza sapeva che, a dispetto dell'aria tranquilla che aveva, era uno dei combattenti più astuti e straordinari del mondo, celebre per la sua velocità sia in pensiero, sia in battaglia. Ma lei era una delle poche persone che sapeva che, nel profondo, quel vecchio era una delle persone più cortesi in circolazione.
<< Zeno-san! >> Aithusa sorrise radiosa, correndo ad abbracciarlo << Mi siete mancato tantissimo! >>.
Kykyo rimase a bocca aperta, scandalizzata, mentre Zeno ricambiava affettuosamente l'abbraccio della giovane << Anche tu mi sei mancata, cara >> Zeno le sorrise, accarezzandole la testa << Bentornata a casa >>.



Angolo autrice: Ragazzi, pazzesco, siamo al ventesimo capitolo! Non so davvero come ringraziarvi, perchè continuate a seguire la mia storia! Mi raccomando, recensite, fatemi conoscere la vostra opinione, baciiiii!

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Amore e follia ***





<< Bentornata a casa, tesoro >> le aveva detto Zeno.
Dopo un primo momento di entusiasmo per aver rivisto dopo tanto tempo una delle persone a cui voleva più bene al mondo, Aithusa, dopo aver sentito quella frase, si era di nuovo adombrata. Non era lì per una visita di cortesia. Doveva capire cosa stavano facendo a Killua, e quanto ne fosse informato Silva.
<< Zeno, ascoltate >> cominciò Aithusa << detesto essere così sgarbata,  non so quanto voi sappiate riguardo agli ultimi avvenimenti, ma io devo vedere Killua. Per favore, datemi il vostro consenso >>
Zeno guardò sorpreso la giovane << Ovviamente te lo concedo, mia cara. Ma sono un po' confuso. Chi sono le persone che sono venute con te? E da quando tu conosci Killua? >>
<< Perdonatemi, avete ragione. Vi presento mio fratello maggiore Kurapika, vi avevo già parlato di lui >> disse Aithusa indicando il fratello, che si inchinò profondamente in segno di rispetto << e loro sono Gon e Leorio, due miei carissimi amici. Godono della mia massima fiducia e della mia stima incondizionata. >>. Anche Gon e Leorio si inchinarono.
Zeno sorrise << Dunque tu sei Kurapika. E' un piacere conoscerti, finalmente; Aithusa mi parlato sempre molto bene di te. Somigli molto a tuo padre, che Dio l'abbia in gloria! >>
<< Grazie signore >> rispose Kurapika rispettoso e formale.
Zeno si voltò verso Gon e Leorio << Quanto a voi... se andate a genio a questa giovane signorina >> disse, indicando la Maga << allora andrete senz'altro a genio anche a me. Siete i benvenuti! >>
<< Papà! >> esclamò Kikyo scandalizzata << Non direte sul serio! >>
<< Sono serissimo, Kikyo. Dunque Tess, come ti dicevo prima... potresti spiegarmi cosa sta succedendo? Killua aveva deciso di andarsene, con la benedizione mia e del padre, ma è tornato a casa dopo appena un mese, e senza dare nessuna spiegazione! E adesso tu ti presenti qui chiedendo di vederlo, quando io credevo che voi due non vi conosceste affatto! Posso sapere cos'è accaduto? >>
Aithusa era incredula << Mi state dicendo che nè Illumi nè Kikyo-san vi hanno detto raccontato niente?! >>
<< No, assolutamente niente >> Zeno guardò Kikyo << Poi noi due discuteremo di questa cosa, ma per il momento... ti prego Tess, raccontami tutto. >>
E Aithusa raccontò tutto, senza tralasciare nessun dettaglio. Raccontò dell'esame, della scoperta dell'identità di Killua, del Legame che li aveva uniti, dei sentimenti che erano nati tra loro, dell'intervento di Illumi e delle ultime azioni di Killua.
Zeno ascoltava serio e in silenzio, annuendo di tanto in tanto; a volte la interrompeva per farsi spiegare un particolare, e si incupì parecchio quando Aithusa raccontò del suo scontro con Illumi, delle torture che di nascosto aveva subito da bambina, inflitte da Illumi e a volte anche da Milluki solo per invidia.
<< Be' Aithusa, devo ammettere che la tua storia mi lascia molto addolorato. Non avrei mai immaginato che Illumi e Milluki si fossero resi colpevoli di atti così terribili nei tuoi confronti! E il fatto che mio nipote sia intervenuto per costringere il fratello a tornare a casa è ancora più terribile! E non mi sarei mai aspettato che Killua gli cedesse così facilmente; ma, d'altro canto, sappiamo entrambi quanto Illumi sia bravo a manipolare le persone. Forse Killua può godere di alcune circostanze attenuanti. >> Zeno si interruppe << Ma, a giudicare dagli abiti che indossi, devi essere davvero molto arrabbiata con lui. >> Aithusa, dopo l'ultima affermazione, alzò gli occhi al cielo << E' comprensibile, tranquilla. Potrai senza dubbio parlargli, ma temo dovrai cercarlo, perchè io non so in quale punto della proprietà si trova esattamente adesso. >>
<< Io credo di saperlo, invece. >> disse gelida Aithusa, guardando Kikyo << Lo avete fatto torturare, non è vero? >>. I ragazzi dietro di lei sussultarono spaventati.
<< Non ho alcuna intenzione di risponderti, piccola strega! Chi credi di essere per venire qui e dirmi come devo trattare mio figlio? Torna da dove sei venuta, e non immischiarti in cose che non ti riguardano! >>.
Aithusa sentì che le sue mani prendevano fuoco per la rabbia << Ora basta, questo è troppo! >> gridò furiosa, e spinse via con forza la donna, che finì con il sedere per terra << Dopo mi occuperò di voi, statene certa! >> minacciò Aithusa, prima di entrare in casa e cominciare a correre verso lo studio di Silva, seguita dai suoi amici e da Zeno, che le gridavano di aspettarli.
Aithusa corse su e giù per i lunghi corridoi della casa per più di dieci minuti, prima di arrivare alla porta che cercava. Bussò con forza per diversi secondi, fino a quando una voce non le gridò di entrare.
Aithusa aveva sempre ricordato lo studio di Silva come la stanza più bella, e soprattutto "normale", di tutta la casa. Era ben illuminato, le pareti ricoperte di quadri dallo stile variegato e da diverse mappe del mondo, testimonianza del cosmopolitismo di Silva e del suo amore per i viaggi. In un angolo c'era quella che Concorda definiva sempre "la zona musica": c'erano alcuni violini di diverse fatture e qualità sistemati uno accanto all'altro, e un armadio di noce che la ragazza sapeva contenere una quantità incredibile di spartiti musicali, diversi metronomi e manuali. 
E, in fondo alla stanza, c'era una grande scrivania dove c'era seduto Silva Zaoldyeck.
Nemmeno lui era cambiato: era sempre un bell'uomo sulla quarantina, con la pelle olivastra, gli occhi azzurro ghiaccio uguali a quelli di Killua, e una liscia chioma di capelli color neve: era il più gentile e paziente della famiglia, e raramente Aithusa lo aveva visto arrabbiato.
Aithusa si avvicinò lentamente, improvvisamente a disagio: aveva lasciato passare troppo tempo dall'ultima volta che era andata a trovarlo, e adesso si sentiva in colpa. Silva era il membro della famiglia che l'amava di più, e la ragazza sapeva che sentiva spesso la sua mancanza.
Silva nel frattempo si era alzato, e la stava fissando incredulo e confuso, quasi come se non riuscisse a riconoscerla << Tess? Sei tu? >>.
<< Sì, zio Silva >> iniziò Aithusa dispiaciuta << Scusa se mi presento così, però.. >>
Fu interrotta dall'esclamazione di gioia dell'uomo, che corse verso di lei e l'abbraccio forte, sollevandola da terra << Piccola mia, finalmente.... stavo per venire a cercarti, temevo ti fosse accaduto qualcosa, non avevo tue notizie da troppo tempo... santo cielo, come sei cambiata! Ormai sei quasi una donna! >> Silva la mise giù, toccandole con cura la testa, quasi volesse assicurarsi che fosse reale << Perdona l'ansia paterna. Ma vivo sempre nel terrore che ti accada qualcosa! Dopo quello che è successo a Coco... ma non parliamo di cose dolorose. Dobbiamo festeggiare il tuo ritorno! >>
Aithusa si inumidì le labbra, dispiaciuta. Odiava dover smorzare l'entusiasmo dell'amato zio, avrebbe voluto trascorrere un po' di tempo con lui, ma non poteva, doveva prima sapere la verità << Zio, mi dispiace doverlo dire, ma la mia non è una visita di piacere. Immagino che neanche tu sappia cosa è successo negli ultimi tempi... >>.
In quel momento entrarono trafelati anche Zeno, Kurapika, Gon e Leorio << Eccoti! Non ti avevamo detto di aspettarci? >> la rimproverò Zeno.
<< Scusate >> mormorò la ragazza.
<< Be', figliolo, a quanto pare Aithusa non ha avuto il tempo di dirti nulla? Tesoro, perchè non racconti a Silva quello che hai raccontato a me? >>
Aithusa sgranò gli occhi, terrorizzata << Be', io, veramente... >>. La Maga non voleva parlare allo zio di ciò che Illumi le aveva inflitto per anni; Silva l'avrebbe presa malissimo, e avrebbe preteso la testa di Illumi su un vassoio. Non che le dispiacesse per quello squilibrato, ma non voleva ferire lo zio.
No, un momento! Illumi doveva pagare per ciò che aveva fatto! Non poteva passarla liscia, meritava una punizione dal padre!
<< Tess, avanti, parla. Non preoccuparti, qualunque cosa sia successa, risolveremo tutto. >> promise Silva.
E così Aithusa raccontò tutto per la seconda volta. Come aveva previsto, lo zio prese molto male tutta la parte che riguardava Illumi: si infuriò e giurò che appena avesse avuto il suo primogenito sottomano, gli avrebbe fatto vedere i sorci verdi. Ma al tempo stesso fu felicissimo quando Aithusa raccontò di lei e Killua, e abbracciò forte la ragazza.
<< E' una notizia meravigliosa, tesoro, meravigliosa! Sarete una coppia fantastica! Ah, se solo Concorda fosse qui! Sarebbe impazzita di gioia! Avete la mia benedizione, naturalmente! >>
<< Zio Silva, non correre! >> lo riprese la giovane << Non hai sentito cosa ho detto? Ci ha piantati in asso e se n'è andato! >>. 
<< Sono sicuro che si è trattato di un terribile malinteso! Vi chiarirete, e sarete liberi di stare insieme e andare dove vorrete! Ovviamente dovrete sposarvi, anche se non subito, siete ancora troppo giovani... magari tra un paio d'anni... >>
<< SILVA! >> gridarono all'unisono scandalizzati Zeno e Aithusa, e Silva si interruppe, imbarazzato << D'accordo, avete ragione. Non sono cose che mi riguardano. >>
<< Zio, io devo vedere Killua. Tu mi sai dire dov'è? >> chiese Aithusa supplichevole.
<< No, però posso scoprirlo. >> rispose l'uomo, e sollevò la cornetta del telefono sulla scrivania << Tsubone? Rintraccia subito mio figlio Killua, io rimango in linea. >>.
Il mercenario attese per qualche secondo, poi gridò << CHE COSA? E' NELLA STANZA DELLE TORTURE? CHI DIAVOLO L'HA PORTATO LI'?! >>. 
Aithusa si raggelò << Stanza delle torture?>> urlò furibonda, e si lanciò fuori dallo studio.
Sapeva dove andare, aveva trascorso ore in quel maledetto posto, quando era piccola. Schizzò come un fulmine giù per una rampa di scale, e giunse davanti a una porta di ferro battuto, che spalancò con una spallata.
Lo spettacolo che le si presentò davanti era a dir poco raccapricciante. Killua era appeso al soffitto mediante delle catene, ed era letteralmente ricoperto dal sangue che usciva copioso dai profondi tagli che aveva su tutto il corpo, che continuava a gocciolare sul pavimento; teneva la testa china, probabilmente aveva perso conoscenza, ed era spaventosamente pallido.
E, davanti a lui, c'era Milluki che la fissava terrorizzato, con il torso rivolto verso di lei, e la frusta insanguinata ancora stretta in mano.
Aithusa lo fissò a sua volta, con occhi spiritati. Alzò lentamente una mano e gli puntò un dito contro << Tu >>.
Milluki urlò in preda al terrore, e lasciò cadere la frusta << Ascolta, Aithusa, non farti prendere dalla rabbia... io ho solo eseguito degli ordini, lo giuro! Non volevo farlo.. >>
<< Bugiardo >> disse Aithusa con voce folle, avvicinandosi con una lentezza spaventosa, e, con un colpo preciso, tagliò di netto le catene di Killua, che crollò a terra. Si inginocchiò al suo fianco e gli sentì il battito. Era ancora vivo.
In quel momento entrò Leorio, che, nel vedere com'era ridotto Killua, urlò sconvolto << Mio Dio! >> e corse verso di loro.
<< Portalo via e medicagli le ferite. Poi vi raggiungo >>
Leorio guardò terrorizzato la ragazza e, intuendo lo stato di follia omicida in cui si trovava, si allontanò con Killua in braccio, senza discutere.
Aithusa si voltò di nuovo verso Milluki, leccandosi le labbra con un'espressione da invasata.
<< Cosa dovrei fare con te adesso, porcellino? >>.
<< AAAAH! Ti prego Tess, non uccidermi! >>.
<< Ucciderti? Sarebbe troppo facile, per te >> continuò la ragazza sorridendo sadica con gli occhi spalancati, e raccolse la frusta << Ho in mente per te qualcosa di più...divertente >>
Milluki urlò di nuovo e cercò di scappare, ma Aithusa lo fermò avvolgendogli con un colpo secco la frusta intorno al polso, e tirando. Milluki cadde a terra con un tonfo sordo.
Aithusa lo afferrò per le spalle e, nonostante il ciccione facesse resistenza, lo incatenò nella stessa posizione di Killua, e gli tolse la camicia.
Milluki gridava isterico, supplicando aiuto, mentre Aithusa arroventava la frusta con espressione sanguinaria.
<< Preparati, perchè ora sarò io a divertirmi >> gli soffiò all'orecchio, e sferrò il primo di una lunga serie di colpi, godendo delle urla di Milky.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Vendetta e perdono ***


<< Hai esagerato, Tess. >> la rimproverò Kurapika per l'ennesima volta.
Aithusa sbuffò << Hai visto anche tu come era ridotto Killua! Questo porco ha avuto quello che si meritava! >> rispose infastidita la ragazza.
Kurapika indicò Milluki con cipiglio severo e indignato, e Aithusa esaminò per l'ennesima volta il ragazzo: aveva ferite sanguinanti, gonfie  e rosse su tutto il corpo, nonchè diverse ustioni di secondo grado, e la cosa più assurda era che era ormai completamente calvo e privo di sopracciglia.
<< Mi spieghi perchè è completamente privo di capelli?! >>
Aithusa scrollò le spalle << Perchè glieli ho bruciati. >>
<< Che hai fatto?! >> esclamò Kurapika, sconcertato.
<< Oh, piantala, oniichan! Lui non merita la tua compassione, te lo assicuro! >> sbottò Aithusa << I capelli gli ricresceranno. >>
<< Piccola puttanella, giuro che me la pagherai! >> rantolò Milluki dal letto in cui si trovava, lanciando occhiate di fuoco alla ragazza.
<< Fossi al tuo posto, accantonerei i progetti di vendetta, Milky >> rispose Aithusa compiaciuta << Io ci sono andata leggera, ma non credo che tuo padre sarà altrettanto gentile! Quando tornerà, le prenderai anche da lui, e tante! >>
Milky rabbrividì  e Aithusa gli si avvicinò << Fa molto male, vero? Eh, lo so! Proprio come l'elettroshock faceva male a me, ti ricordi? >> la ragazza sorrise << Considerala una piccola vendetta per avermi rovinato l'infanzia, porcellino! >>
Milluki la guardò furioso, ma impotente, e Aithusa fece cenno a Kurapika << Dai, andiamo, abbiamo perso anche troppo tempo con lui. >>
Kurapika la seguì fuori dalla stanza e si mise al suo fianco, mentre la ragazza lo conduceva in giro per la casa << Devo ammetterlo, mi sento meglio, ora che gliel'ho fatta pagare. E pensa come starò quando Silva tornerà dopo aver punito Illumi! Non vedo l'ora! >>
<< Sai cosa ha intenzione di fare? >>.
<< Be' sai, Illumi me ne ha fatte davvero tante. Silva vorrà sicuramente picchiarlo, ma io volevo che avesse una punizione un po' più... raffinata. >> Aithusa sorrise sadica.
<< Tess, che cosa hai combinato? >> chiese Kurapika, allarmato.
<< Oh, nulla di che, tranquillo... potrei avergli fatto un incantesimo Corpus Emendo, niente di brutto... >>
<< COSA HAI FATTO? >> gridò Kurapika, guardandola terrorizzato << TESS! >>.
<< Che c'è?! Non è un incantesimo pericoloso! Gli farà solo sparire le ossa dal corpo per un po'! Forse per una settimana, o tre.... >> Aithusa fece una risata malefica.
<< Mio Dio... ricordami di non prenderti mai per il verso sbagliato! >> mormorò Kurapika. Non avrebbe mai immaginato che la sorella potesse diventare così... crudele!
<< Ora rimane solo Kikyo da sistemare... >> ragionava Aithusa ad alta voce << Però a lei non posso fare del male, zio Silva si arrabbierebbe... come potrei fargliela pagare? Mmm... ah, ho trovato! E' un'idea geniale, modestia a parte! >> e, ridendo come una bambina, cominciò a correre verso l'ala est della villa.
<< Tess! Dove vai?! >>
<< Raggiungi gli altri in camera di Killua! Ci vediamo dopo! >> gli rispose Aithusa senza fermarsi.
Qualche minuto dopo la ragazza giunse nelle stanze di Kikyo Zaoldyeck. Tutto lì dentro era così... nauseante! Tutto rosa, fucsia, giallo, pieno di pizzi, merletti, tulle, con putti praticamente ovunque, cuoricini, ghirigori, e chi più ne ha, più ne metta! 
<< Bleah... è stomachevole! >> esclamò Aithusa disgustata, con una smorfia sul viso << Forza, diamo una bella sistemata! >>.
Mezz'ora dopo Aithusa uscì dalle stanze della donna, con una soddisfazione in corpo che sfiorava l'estasi. Ah, il dolce sapore della vendetta! Non vedeva l'ora di assistere alla reazione che avrebbe avuto Kikyo quando si sarebbe accorta di come aveva ridotto la stanza, e soprattutto i suoi pomposi abiti vittoriani! Aaaaaaah, che bella sensazione!
Aithusa si diresse verso la stanza di Killua, mentre l'eccitazione della rivincita cominciava a scemare, sostituita dalla preoccupazione per Killua e al tempo stesso dal rancore che provava nei suoi confronti.
Non era andata a trovarlo neanche una volta, nonostante Gon l'avesse avvisata più di una volta che lo Zaoldyeck avesse cominciato a chiedere di lei appena si era svegliato. Aithusa si era limitata a dare a Gon un vasetto con della pomata magica, con il potere di far rimanginare in fretta le ferite, da portare a Leorio, mandando a dire al medico di spalmarla abbondantemente sulle ferite. Gon aveva protestato, ma alla fine aveva ubbidito, con grande sollievo della ragazza.
Aveva trascorso le ultime ventiquattr'ore a vendicarsi degli Zaoldyeck e, sebbene per certi versi si sentiva molto meglio, per altri era ancora più arrabbiata di prima.
Killua aveva anche avuto la faccia tosta di chiedere di lei. Ma come? Prima non aveva alzato un dito per difenderla, poi se n'era andato senza dire una parola, e adesso aveva anche il coraggio di comportarsi come un amante disperato? Aithusa aveva voglia di strappargli gli occhi dalle orbite!
Arrivò alla stanza di Killua; voleva togliersi il pensiero e affrontarlo, ma al tempo stesso aveva paura che i propri sentimenti la tradissero. Si era già umiliata abbastanza per lui, non aveva bisogno di farlo ancora!
Aithusa bussò: sentì dei passi avvinarsi alla porta, e sulla soglia comparve Leorio << Ah, eccoti, finalmente! Ma dove sei stata? >> Leorio uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.
<< Come sta? >> chiese Aithusa.
<< Bene, direi. La pomata che mi hai mandato è straordinaria, devi passarmi assolutamente la ricetta! Le ferite si sono rimarginate del tutto, ma ha perso parecchio sangue. Gli ho detto di dormire per recuperare le forze, ma lui voleva a tutti i costi venire a cercarti, così ho dovuto somministrargli un sonnifero. Ora sta dormendo. >> Leorio sospirò << Mentre gli spalmavo la pomata, Gon e Kurapika gli hanno raccontato la storia dei vostri genitori. Era parecchio scioccato, devo dire, e molto arrabbiato con Kikyo. Continuava a ripetere che era colpa sua se per tutto questo tempo voi non vi siete mai conosciuti. >>
<< Già, be'... >> rispose Aithusa << forse sarebbe stato meglio che le cose fossero continuate così. >>.
<< Non dire così, Tess. So che sei arrabbiata con lui, e che ne hai tutte le ragioni, ma io... io penso che quel ragazzo ti ami davvero. Forse mi sbaglio, ma credo che tu conti davvero molto per lui. >>
<< Ha uno strano modo di dimostrare affetto, allora. >> Aithusa sospirò << Senti, perchè non vai a riposarti un po'? Sei stato con lui tutto il giorno. Dai andiamo, chiama anche gli altri, vi mostro le stanze degli ospiti. >>
Aithusa accompagnò i ragazzi in tre stanze adiacenti, non lontane dalle sue, così, in caso di emergenza, potevano andare da lei. I ragazzi rimasero sorpresi quando scoprirono che Aithusa aveva delle stanze riservate solo a lei, come Silva, o Kikyo, o qualunque altro membro della famiglia, ma non commentarono. Augurarono la buonanotte alla Maga e si ritirarono.
Dopo che se ne furono andati, Aithusa pensò di andare anche lei in camera sua; però provava un forte desiderio di vederlo, almeno per un momento, per essere certa delle sue condizioni. Alla fine si arrese, e andò di nuovo nella stanza del ragazzo.
Aithusa entrò il più silenziosamente possibile, e avanzò nella stanza buia. 
Killua dormiva profondamente illuminato dalla fioca luce che entrava dalla finestra, steso supino a torso nudo. Aithusa arrossì e distolse lo sguardo: dannazione, era così bello, con la pelle chiara che splendeva alla luce della luna! 
Leorio aveva ragione, le ferite si erano rimarginate del tutto, erano rimaste solo delle lievissime cicatrici rosa chiaro: Aithusa si complimentò con sè stessa per la qualità dei suoi rimedi curativi. Sembrava relativamente tranquillo, caratterizzato da quella immobilità che solo un sonno indotto ti può dare.
La ragazza si sedette su una poltrona che era stata sistemata accanto al letto: all'improvviso si sentiva stanchissima, come se non dormisse da giorni, come se avesse un pesante macigno che le pesava proprio sul cuore.
Odiava quella situazione: da una parte avrebbe tanto voluto stendersi accanto a lui e rimanergli vicina per sempre, dall'altra avrebbe voluto solo lasciare quella casa per sempre e dimenticare tutto e tutti. Ma sapeva che non poteva essere così facile in nessuno dei due casi: avrebbe dovuto affrontarlo,prima o poi, e fare chiarezza su quello che sarebbe stato il suo futuro.
Se l'avrebbe vissuto con lui, o senza di lui; no, si sbagliava, non era questa la scelta che doveva fare. Doveva capire se fosse giusto strapparselo dal cuore, oppure no. Perchè Aithusa sapeva già da tempo che, almeno per il momento, loro non avrebbero vissuto insieme. Lei aveva una strada da percorrere, un sogno che doveva inseguire; doveva diventare Maestra di Arti Magiche, a qualsiasi costo, e una strada simile comportava pericoli che nemmeno osava immaginare, che avrebbero trasformato la sua vita in un gioco mortale, che sarebbe potuto finire da un momento all'altro con la sua morte. Era una strada troppo pericolosa, che doveva seguire da sola, senza di lui. Lo aveva accettato sin dal primo momento che aveva capito di amarlo. Meglio lontano da lei e al sicuro, che morto.
Killua si mosse nel sonno: si stava per svegliare. Aithusa saltò in piedi, e fece per andarsene, ma non fu abbastanza veloce. Killua l'afferrò per il polso e la tirò verso di sé.
 << Credevo avessimo stabilito che non puoi evitarmi. >> le disse, riprendendo la battuta che aveva fatto lei sul dirigibile. Sembrava passata un'eternità da allora.
<< Dovresti dormire. >> rispose la ragazza, evitando di guardarlo.
<< Ti preoccupi per me, eh? Allora un po' mi vuoi bene! >> la prese in giro il ragazzo, cercando di avvicinarsi di più. 
Aithusa si allontanò in fretta da lui, e lo guardò male << Sei consapevole del fatto che sarebbe mio diritto tagliarti la testa e metterla su un palo, dopo quello che hai fatto? >>
Il sorriso felice di Killua si spense, e sul suo viso comparve un'espressione addolorata << Mi dispiace, Tess. >>
Per un momento, Aithusa lo guardò senza nè muoversi, nè parlare. Poi Killua ruzzolò bruscamente giù dal letto. 
Aithusa gli aveva dato uno schiaffo.
<< Ti dispiace?? E' tutto quello che hai da dire? >> urlò Aithusa con voce rotta dalle lacrime << Hai ucciso un innocente senza motivo! E non hai alzato un dito per difendere i ragazzi! Per difendere me! >> la ragazza strillava, fuori controllo << Hai pensato a cosa sarebbe accaduto se Illumi non si fosse fermato? Se io non fossi riuscita a fermarlo? Eh? >> Ormai Aithusa singhiozzava << No, ovviamente no, eri troppo occupato a correre a casa, dalla famiglia che dicevi di odiare! Mi fai schifo, ti odio, ti odio! >>
Killua intanto l'aveva afferrata per i polsi, e cercava di tenerla ferma, mentre lei si divincolava. Voleva solo scappare, allontanarsi da lui, per impedirgli di causarle altro dolore.
<< Tess, ti prego, adesso calmati! >> la supplicava Killua << Hai tutte le ragioni per odiarmi, ma ti prego, smettila di piangere. Non sopporto di vederti così! >>.
Aithusa un po' alla volta smise di agitarsi, e crollò seduta sul letto, esausta << Non sarei mai dovuta venire qui. >>.
<< No, non dire così! >> gemette Killua, e le prese le mani << Ti prego, lo so che sei arrabbiata, ma mi devi perdonare! Io... non posso vivere con il pensiero che tu mi odi! >>
<< Come posso perdonarti? Mi hai presa in giro fin dall'inizio! Tutte le cose che hai detto su di noi... non credevi a niente, a niente! >>.
Killua si paralizzò per un attimo, incredulo. Poi le prese con forza il viso tra le mani e la costrinse a guardarlo << E' questo che pensi? Che io ti abbia mentito, e che ti abbia usata? >>.
La Maga sollevò il mento, quasi sfidandolo a sostenere il contrario. Killua la fissò a bocca aperta, scuotendo la testa, e la baciò.
Aithusa cercò subito di staccarsi, di spingerlo via, ma lui la strinse più forte, facendola scivolare all'indietro, con la schiena sul materasso, e lei si ritrovò incastrata sotto di lui.
<< Killua...basta >> cercò di dire sulle labbra del ragazzo.  Killua però non si fermò, anzi premette delicatamente con la bocca per entrare.
Aithusa non voleva cedergli, non voleva: se l'avesse fatto, si sarebbe completamente consegnata a lui, cuore e anima, lo sapeva. E quell'idea la spaventava a morte.
<< Aithusa, ti prego, guardami >> mormorò Killua << Io ti amo >>.
La giovane trattenne il fiato << Cosa hai detto? >>.
Killua la fissava con occhi ardenti << Io ti amo, Aithusa Duchannes Kuruta. Ti amo, e ti amerò fino alla morte, e se c'è una vita dopo la morte, ti amerò anche allora. >> il ragazzo aveva gli occhi lucidi << Ti prego, credimi. >>.
Il viso della ragazza si stava di nuovo rigando di lacrime, ma stavolta erano lacrime di felicità e incredulità << Dici davvero? Non mi prendi in giro? >>
<< Sono sincero, te lo giuro. Tutto quello che voglio è stare con te, per sempre. Ti prego, dimmi che non ho rovinato tutto. Sono stato un deficente, lo so, però... >>
Non finì la frase, perchè Aithusa lo aveva attirato di nuovo sopra di sè, e aveva timidamente posato le labbra sulle sue. Killua gemette per il sollievo e la gratitudine, e la baciò come se fosse sul punto di andare in mille pezzi, intrecciando le mani a quelle della ragazza.
Si baciarono e si esplorarono per un tempo che a loro parve infinito. Le labbra di Killua baciarono il viso Aithusa studiandone ogni tratto, ogni millimetro, per imprimere la fisionomia della ragazza a fuoco nella mente; le mani di Aithusa invece viaggiarono lungo tutto il torace di Killua, seguendo le linee dei muscoli delle braccia, del petto, delle spalle e della schiena, imparando a memoria ogni cicatrice, scoprendo ogni centimetro di pelle.
Rimasero così per ore, fino a quando furono colti entrambi dalla stanchezza, e finirono per addormentarsi l'una nella braccia dell'altro.
Un attimo prima di chiudere gli occhi, Killua le baciò i capelli e giurò a sè stesso di essere fedele a lei sempre, qualunque cosa sarebbe accaduta, nel bene e nel male. 
Perchè ormai lui apparteneva a lei, e sarebbe stato così per sempre.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** La giusta sorella ***



Il sole entrava prepotente dalla finestra, battendo con forza proprio sugli occhi chiusi di Aithusa.
La Maga mugugnò infastidita e aprì gli occhi, riparandosi con la mano. Chi diavolo aveva lasciato le tende aperte?
Poi si ricordò dove si trovava, e soprattutto con chi si trovava, e si bloccò paralizzata.
Accidenti, era rimasta lì tutta la notte! 
Aithusa si voltò lentamente verso Killua. Stava ancora dormendo, e sembrava così in pace e felice che la ragazza non potè fare a meno di sorridere. Era così bello, mio Dio..
La sera prima Killua le aveva detto che voleva lasciare subito quella casa con lei e gli altri per non tornare mai più, e le aveva promesso che non si sarebbero più divisi.
Aithusa in quel momento non aveva avuto la forza di contraddirlo; ma sapeva che, una volta lasciato il monte Kukuru, ciascuno di loro sarebbe andato per la propria strada.
Ci aveva riflettuto a lungo, e aveva deciso che per il momento avrebbe seguito Kurapika: ora che suo fratello aveva ottenuto la licenza, la prima cosa che il ragazzo avrebbe voluto fare sarebbe stata cercare un lavoro come Hunter in qualche ambiente legato in qualche modo alla criminalità, per poter ottenere informazioni sul Ragno. Aithusa non voleva lasciarlo da solo, in parte perchè voleva essere sicura che il fratello fosse al sicuro, in parte perchè aveva il terrore che i sentimenti negativi di rabbia, di odio e di vendetta potessero sopraffarlo e fargli perdere la ragione. Non poteva abbandonarlo a sè stesso.
Leorio avrebbe voluto sicuramente cominciare i suoi studi per diventare medico, e sarebbe dunque andato avanti da solo. Gon invece aveva espresso il desiderio di diventare più forte, prima di continuare la ricerca di suo padre. Aithusa sperava ardentemente che Killua decidesse di seguirlo, una volta compreso che non sarebbe potuto rimanere con lei.
Odiava il pensiero di doversi allontanare da lui in quel modo: tutto ciò che avrebbe voluto era stare con lui per sempre, e svegliarsi ogni giorno al suo fianco. 
Ma non poteva andare dietro ai propri desideri personali così egoisticamente, non poteva metterli di fronte al proprio dovere: doveva diventare Maestra di Arti Magiche, a tutti i costi.
<< Un soldo per i tuoi pensieri. >>
Aithusa sobbalzò << Cavolo, mi hai spaventata a morte! Da quanto eri sveglio? >>.
Killua si mise seduto e le posò un leggero bacio sulle labbra << Da poco, tranquilla. Allora? Cosa ti passa per la testa? >> Killua si adombrò appena << Non sei ancora arrabbiata con me, vero? >>
<< No no, tranquillo, non è questo. >> Aithusa si morse un labbro. Non poteva più aspettare, doveva essere sincera con lui << Non c'è un modo semplice per dirlo, perciò... te lo dirò e basta. >> la ragazza inspirò profondamente << Dopo che avremo lasciato questa casa, noi due dovremo prendere strade diverse, almeno per il momento. >>
<< Cosa?! >> esclamò Killua << Ma... perchè? Non capisco, pensavo che tra noi le cose si fossero risolte! >>
<< Infatti è così! E' solo che.... io adesso devo stare vicina a mio fratello. Lui ha bisogno di me, in questo momento. Ora che ha ottenuto la licenza, vorrà mettersi sulle tracce del Ragno, per vendicarsi. E io... io lo devo fermare. >>
<< Ma anch'io ho bisogno di te! >> protestò Killua, turbato.
<< No, non è vero. Ormai sei libero dall'influenza della tua famiglia, te la caverai anche senza di me. Mentre Kurapika... dovrà affrontare un momento difficile, e io sono sua sorella, devo rimanergli accanto! >>
Killua la guardava addolorato e incredulo, senza parlare. Aithusa gli prese le mani tra le sue.
<< Ti prego, cerca di capire. Io ti sono stata vicina, quando tu hai avuto bisogno di me. Ora è Kurapika che ha bisogno di me, non lo posso lasciare. >> la ragazza gli si avvicinò e posò la testa nell'incavo del collo, proprio dove c'era il Marchio del ragazzo << E poi, hai anche tu qualcuno a cui devi rimanere vicino, vero? >>.
Killua l'abbracciò e le baciò la fronte << Stai pensando a Gon? >>
<< Ha bisogno di te, del tuo sostegno e della tua amicizia. E anche tu hai bisogno di lui, per capire come fare a vivere la tua nuova vita. Io in questo non posso proprio aiutarti, lo sai. >> Aithusa gli dette un bacio sulla guancia << Non hai motivo di preoccuparti, hai capito? Noi ci apparteniamo, e questo non cambierà mai, per quanto possa essere grande la distanza tra di noi. Mi credi? >>
Alla fine Killua sorrise, rassegnato << Certo che ti credo. E va bene, hai vinto, partirò con Gon. Ma voglio avere sempre tue notizie, d'accordo? >>
La Maga annuì e lo baciò. Era una gran bugiarda. Killua non avrebbe più saputo niente di lei per molto, molto tempo, non c'era altra scelta.
***
I cinque amici si trovavano del giardino di casa Zaoldyeck, mentre l'elicottero privato della famiglia attendeva la loro salita.
<< Zio Silva, sei molto gentile come sempre, ma non era necessario prestarci il tuo elicottero per farci arrivare prima all'aeroporto! Non abbiamo mica fretta! >>
<< Non dire sciocchezze! Ci avreste messo almeno quattro giorni ad arrivare se foste andati a piedi! Così arriverete all'aeroporto in appena mezz'ora! >>
Silva era tornato quella mattina dalla sua "spedizione punitiva", e aveva subito chiesto spiegazioni ad Aithusa su un suo coinvolgimento in un incantesimo Corpus Emendo che, a quanto pareva, aveva colpito Illumi. La ragazza, spalancando gli occhi, aveva risposto << Un incantesimo Corpus Emendo? Ma è terribile! Chi può essere stato? >> e Silva era scoppiato a ridere, complimentandosi con la ragazza per l'idea davvero cattiva che aveva avuto.
Kikyo non aveva ancora scoperto in che condizioni erano ridotte le sue cose e i suoi vestiti, ma l'avrebbe scoperto presto, considerando il fatto che si era rifiutata di andarli a salutare, e aveva annunciato che si sarebbe ritirata in camera sua. Aithusa non stava più nella pelle.
<< Be', allora andate, e mi raccomando, state attenti! E fateci avere vostre notizie! >> disse Silva e abbracciò prima Killua e poi Aithusa, mentre Zeno guardava la giovane coppia ridendo sotto i baffi. 
<< Certo, zio Silva! A presto, Zeno-san! Abbiate cura di voi! >> gridò la Maga un attimo prima di salire sull'elicottero.
Aithusa si sporse dal finestrino << Mi raccomando, non uccidete Milky! Toglietegli solo i videogiochi! >>
<< D'accordo Tess, promesso! >> gridò Silva, e in quel momento tutta la montagna fu attraversata da un urlo di raccapriccio e rabbia così acuto e potente che tutti si tapparono le orecchie.
<< AITHUSA DUCHANNES KURUTA! COSA HAI FATTO ALLE MIE COSE E AI MIEI BELLISSIMI VESTITI?! MALEDETTA, PICCOLA STREGA! >>. 
Kikyo era uscita dalla villa scarmigliata e infuriata nel momento stesso in cui l'elicottero era decollato, e agitava i pugni in direzione della Maga, come se volesse strozzarla a distanza.
Aithusa scoppiò a ridere così forte che quasi non riusciva più a respirare, agitava le gambe e rideva, accompagnata dagli altri che avevano capito cosa era successo << Su su, quante storie, Kikyo-san! Sono solo un tantino bruciacchiati, non è così grave! >>
<< MALEDETTA MOCCIOSA, QUESTA ME LA PAGHERAI! >>
<< Ci vediamo, Kikyo-san! Comprate abiti ignifughi, la prossima volta! >> urlò Aithusa, e l'elicottero si allontanò definitivamente da villa Zaoldyeck.
Mezz'ora dopo i cinque erano arrivati all'aeroporto, ed erano pronti per prendere ciascuno la propria strada.
<< Ci rivedremo, non è vero? >> chiese Gon con occhi da cucciolo spalancati.
<< Ma certo, tesoro! >> rispose Aithusa, abbracciandolo forte << Ti ricordi? Tra sei mesi a York Shin City, ci rincontreremo tutti lì! >>
<< Esatto! >> esclamò Leorio, abbracciando i due ragazzi contemporaneamente << Abbiamo promesso! >>
Gon abbracciò Kurapika e Leorio, mentre Aithusa e Killua si allontanavano discretamente di qualche metro.
<< Mi raccomando, stai attento, a te e a Gon! Non cacciatevi nei guai, non attaccate briga con gente che non potete sconfiggere, e non fate stupidaggini! >> dichiarò Aithusa, abbracciando il ragazzo.
<< E tu non farti uccidere, nè dai demoni, nè dal Ragno! >> rispose Killua, stringendola forte << E ricordati una cosa. >>
<< Cosa? >> chiese la Maga.
<< Che ti amo. >> disse Killua, e la baciò con trasporto. Aithusa gli infilò le mani tra i capelli e lo tirò più vicino, mentre lui le baciava la fronte e le guance.
<< Anch'io ti amo, Killua... >> mormorò la ragazza, concentrando la sua energia magica nella mano che teneva la testa di Killua...
<< D'accordo, ora basta voi due, togli le mani dalla mia sorellina! >> li interruppe Kurapika, e i due sbuffarono all'unisono.
<< Kurai, perchè non ti fai i fatti tuoi? >> brontolò Aithusa, staccandosi da Killua.
<< Perchè se non ci sbrighiamo il dirigibile parte senza di noi! >> rispose Kurapika, e cominciò a trascinarla verso la pista. 
<< A presto, ragazzi! Siate prudenti, e abbiate cura di voi! >> gridarono insieme i due fratelli, mentre i gli altri tre si sbracciavano per salutarli << Anche voi, ragazzi! Fateci avere vostre notizie! >>
Aithusa e Kurapika si sedettero insieme nel dirigibile << Sei sicura di voler venire con me, imouto? >> chiese il ragazzo.
<< Sì, Kurai. >> rispose la Maga << E' con te il mio posto, adesso. >>

Sei mesi dopo
Aithusa stava sdraiata sul letto di uno squallido motel, incapace di smettere di piangere, incapace di muoversi, incapace di fare qualsiasi cosa.
L'unica cosa che riusciva a fare era ripensare alle parole crudeli che il fratello le aveva detto due giorni prima. Quando aveva creduto che Killua l'avesse tradita, aveva pensato che non potesse soffrire più di quanto aveva sofferto in quell'occasione. Ma ora sapeva che il dolore di allora non era niente rispetto a ciò che stava provando in quel momento.
La mente tornò di nuovo indietro a due giorni prima, come se potesse trovare una spiegazione, una qualsiasi, che giustificasse ciò che era accaduto.

Flashback
<< E' inutile che cerchi di fermarmi, Aithusa. Ormai ho deciso. >>
<< Fratello, ti prego, ragiona! Non puoi davvero voler fare una cosa simile! Lavorare per la mafia! Quelle persone sono i peggiori criminali del mondo! Hai idea di quante persone abbiano ucciso, di quanto male abbiano causato? >>
Kurapika rise sprezzante, agitando le sue catene create con il Nen.
<< Detto da te è davvero divertente, imouto. Proprio tu, che per anni te la sei fatta con i più terribili mercenari del mondo! >>
Aithusa indietreggiò, ferita << E' diverso! Io sono una Maga, uccido da sempre, è la mia Missione. Tu sei diverso, sei migliore! Non abbassarti a diventare un assassino come me! >>
<< E' necessario. Se voglio sterminare il Ragno, devo cominciare ad abituarmi a uccidere! >>
La ragazza trattenne il fiato, terrorizzata << Fratello, non puoi pensare davvero di poterli sconfiggere! Loro sono i peggiori Rinnegati viventi, hanno ucciso centinaia di Maghi! Il tuo Nen è sicuramente molto potente, ma non sarà mai sufficiente! >>
<< Devo provarci. Li colpirò uno alla volta, e vedrai che riuscirò a eliminarli tutti! >>
<< Kurapika, ti prego, non inseguire la vendetta! Non ti darà mai la pace che cerchi, nè tanto meno la felicità! Tutto quello che farà è pesarti sul cuore come un macigno, e ti causerà più dolore di quanto tu possa immaginare! Il senso di colpa ti schiaccerà, credimi! >>
<< Il senso di colpa mi schiaccerà?! Quei mostri hanno ucciso la nostra gente, i nostri genitori! Come ultimi sopravvissuti, e come principi, è nostro dovere vendicarli! >>
<< No, non è vero! Non possiamo essere sopravvissuti per questo motivo, mi rifiuto di crederlo! Non voglio il sangue di altri morti sulle mie mani, o sulle tue! >>
<< Dunque è così che stanno le cose, per te? >> Kurapika la fissò con un tale disprezzo e disgusto che Aithusa si sentì come se un coltello le stesse premendo sul petto, aspettando di poter affondare nella sua carne << Non sei disposta a uccidere gli assassini dei Kuruta, i tuoi nemici naturali, per non sporcarti le mani di sangue? Ho sempre pensato che fossi debole, ma adesso ne ho la conferma! Sei una traditrice del tuo popolo, sei la vergogna dei Kuruta! >>
Il coltello affondò nel suo cuore, e Aithusa gemette, straziata. 
<< Non puoi pensarlo davvero >> rantolò la giovane.
<< Oh, lo penso eccome! La tua sola vista mi dà la nausea! Sei solo una codarda! >>
Quelle parole crudeli colpirono Aithusa come un pugno allo stomaco, e lei agì di conseguenza.
Schiaffeggiò il fratello maggiore con tutta la forza che aveva.
<< Allora vattene! VATTENE! Vai via, e non farti vedere mai più! Fai conto che io sia morta! Non sei migliore di quelli che vuoi uccidere! >> Aithusa cadde in ginocchio, singhiozzando << Se non mi vuoi nella tua vita, non trattenerti oltre! >>.
<< Addio, Aithusa. >> disse Kurapika, e le voltò le spalle e se ne andò.
Fine Flashback


E adesso era lì, con il cuore spezzato per il dolore che le aveva causato perdere il suo amatissimo fratello.
Cosa avrebbe fatto adesso? 
Qualcuno bussò alla porta << Tess, sono io, il maestro Aki. Per favore, fammi entrare. >>
Aithusa non si mosse, non ce la faceva. Il maestro bussò ancora << Tesoro, ti prego. >>
La Maga si arrese, si avviò barcollando alla porta e la aprì.
Aki la guardò dispiaciuto ed entrò nella stanza, mentre Aithusa si lasciava di nuovo cadere sul letto. L'uomo si sedette accanto a lei, poggiango i gomiti sulle ginocchia.
<< Kurapika mi ha detto che avete discusso. Ha detto anche aveva deciso di andarsene, e che non aveva più bisogno dei miei insegnamenti sul Nen. >> Aki sospirò << Immagino abbia deciso di accettare quell'incarico della mafia. >>
<< Infatti >> mormorò Aithusa.
Per qualche secondo regnò il silenzio, poi Aki disse << Come procede il miglioramento della tua tecnica Nen? >>
<< Bene, direi. >> rispose Aithusa, e il maestro si girò verso di lei << Lo sai che mi dispiace non poterti aiutare. Ma a quelli che appartengono alla Specializzazione non può essere insegnato nulla, te lo avevo già detto. >>
Aithusa ripensò a tutto ciò che era accaduto a lei e a Kurapika negli ultimi mesi. Avevano scoperto l'esistenza del potere Nen, e avevano incontrato il maestro Aki, che si era offerto di fare loro da insegnante. 
Quando Aki aveva spiegato che il Nen era l'energia spirituale che possedevano tutti i Mortali, Aithusa gli aveva notare che lei era una Maga, e che quindi non era il Nen la sua energia spirituale, bensì la Magia. Aki aveva risposto che questo valeva per un Mago Purosangue, ma lei era in parte anche Mortale, quindi anche lei possedeva il potere del Nen.
Così i due fratelli avevano cominciato ad allenarsi insieme nell'uso del Nen, dimostrando entrambi un grande talento. Ben presto avevano scoperto che Kurapika apparteneva alla categoria della Materializzazione, e Aithusa a quella della Specializzazione. Il maestro aveva dunque preso da parte la Maga, e le aveva detto che ora era compito suo capire in cosa consisteva esattamente il suo potere e come usarlo, perchè lui non poteva aiutarla.
E così, mentre Kurapika si allenava sotto la guida del maestro Aki, Aithusa si era sforzata di capire meglio il suo Nen. E, dopo settimane di allenamenti e meditazione, era giunta a una conclusione: il suo potere le permetteva di guarire qualunque ferita o malattia, e le permetteva anche di spezzare qualsiasi incantesimo oscuro.
Aveva cominciato a esercitarsi assiduamente, ferendosi da sola e guarendosi sempre da sola, oppure assumendo una dose eccessiva di veleno e facendola sparire, tutto usando il Nen invece della magia, e in breve tempo era diventata davvero molto abile.
<< Sì, maestro, me lo ricordo. >>
Aki annuì << Ora cosa farai con tuo fratello? >>
<< Niente. Ha detto molto chiaramente che non vuole più vedermi. >>
<< Ma tu lo sai cosa ha intenzione di fare! Affrontare la Brigata! >>
<< Ho cercato di fermarlo, ma non vuole saperne. >>
<< Allora seguilo da lontano! Ti sei dimenticata che a York Shin in questo periodo ci sono anche i tuoi amici? >>
Aithusa balzò bruscamente in piedi.
Killua, Gon, Leorio... sarebbero stati tutti lì, mentre Kurapika affrontava in quella stessa città la Brigata. Sicuramente avrebbero cercato di aiutare Kurapika..
"NO!" pensò Aithusa. Se Kurapika voleva farsi ammazzare da loro, lei non poteva impedirglielo, ma se ci fossero andati di mezzo anche gli altri...
Aithusa afferrò la sua borsa e corse fuori, urlando un saluto al maestro Aki.
Doveva andare a York Shin, per impedire alla Brigata dell'Illusione di far del male ai suoi amici.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Nascita di un assassino ***


Aithusa camminava avanti e indietro nella sua stanza dall'albergo, impaziente.
L'ultima settimana era stata un incubo. Dopo essersi precipitata a York Shin City si era subito messa a cercare Killua e gli altri; ma quella città era enorme, era impossibile trovarli senza avere neanche una traccia, e non poteva individuarli nemmeno usando la magia. Infatti, prima di partire con Kurapika sei mesi prima, aveva fatto loro di nascosto un incantesimo che li rendeva immuni a qualsiasi magia di rintracciamento. L'aveva fatto perchè aveva notato che Hisoka aveva uno strano atteggiamento nei loro confronti, quasi stesse aspettando la migliore occasione per ucciderli; così era corsa ai ripari con quel sortilegio, che però ora le si ritorceva contro. 
Allora aveva provato a cercare Kurapika, ma non aveva trovato nemmeno lui: aveva infatti scoperto che, a quanto pareva, Kurapika le aveva rubato una pozione che permetteva a chi la beveva di celare la propria presenza; il ragazzo doveva essersi fatto bene i conti in tasca, pensò Aithusa seccata.
Non le rimaneva che una speranza: Masahiro, il suo fratello più grande, che stava aspettando proprio in quel momento.
Masahiro era un bell'uomo di circa diciannove anni, di quelli che fanno sospirare le donne di qualsiasi età, e chiunque li avesse mai visti insieme aveva dichiarato che fratello e sorella erano praticamente due gocce d'acqua: avevano entrambi i capelli neri di Taranis, ed erano entrambi alti e con un portamento fiero e regale. L'unica cosa che li rendeva diversi era il colore degli occhi; Masahiro infatti aveva gli stessi occhi azzurro cielo di Taranis e Kurapika.
Masahiro era un uomo buono, saggio e gentile, il miglior Beast Hunter in circolazione. Era sempre in viaggio, per questo non viveva con i fratelli più giovani, ma quando loro avevano bisogno di lui, Masahiro piantava tutto in asso e correva da loro. Aithusa lo aveva sempre amato profondamente, e lo aveva sempre visto come un esempio da seguire. Sarebbe potuto diventare un re straordinario, se solo per loro ci fosse stato ancora un regno su cui regnare.
Aithusa lo aveva chiamato due giorni prima, e gli aveva raccontato tutto ciò che era accaduto nell'ultimo anno, compreso il fatto che lei e Kurapika ormai non si parlavano, e ciò che il giovane principe aveva intenzione di fare. Masahiro le aveva ordinato di non muoversi, promettendole che l'avrebbe raggiunta entro due giorni per aiutarla a risolvere quella situazione assurda.
Masahiro era molto simile alla sorella anche in questo, nel fatto che non desiderasse inseguire la vendetta: aveva pianto come tutti loro sui cadaveri dei morti, poi si era rialzato, si era asciugato il viso e si era costruito una nuova vita, diventando un Hunter stimato e conosciuto, oltre che un eccellente combattente.
Qualcuno bussò alla porta, e la Maga corse ad aprire.
Masahiro Kuruta le sorrise dall'alto, guardandola dolcemente con i suoi occhi azzurro cielo << Ciao, sorellina. Sono felice di rivederti. >>
Aithusa gridò felice, e si gettò tra le braccia dell'amato fratellone << Nii-sama.. >> mormorò con il viso affondato nel petto del ragazzo << Mi sei mancato così tanto...per fortuna adesso sei qui... >>.
<< Tranquilla tesoro, sistemeremo tutto >> le assicurò il fratello << Piuttosto, mi spieghi come fai a essere sempre più bella?! >> 
Aithusa rise del goffo tentativo di tirarla su di morale, e lo baciò sulla guancia << Piantala, Hiro. Forza entra, dobbiamo subito elaborare un piano. >>
I due fratelli si sedettero tenendosi per mano, e cominciarono a discutere sulla strategia da adottare. Masahiro rimase molto deluso quando scoprì che Kurapika aveva rubato una pozione di Aithusa: toccare un oggetto magico della sorella senza il suo permesso era infatti sempre stato considerato un tabù dai due ragazzi; a quanto pareva, Kurapika sembrava non aver intenzione di farsi il minimo scrupolo pur di raggiungere il suo obbiettivo. L'uomo allora propose di rintracciare Kurapika attraverso il cellulare, e Aithusa fu entusiasta di quell'idea: lei infatti non ci aveva pensato. 
Mi misero insieme al lavoro e mezz'ora dopo rintracciarono i telefoni di Kurapika e Killua: fortunatamente non si trovavano nello stesso posto.
<< Bene. Ora credo sia il caso di dividersi. Tu vai dai miei amici, e io vado a tenere d'occhio Kurapika da lontano. >> disse Aithusa.
<< No, è escluso! Non voglio che tu stia nemmeno a venti miglia da quegli assassini! >>
<< Hiro, ragiona. Tu sei un combattente incredibile, ma resti comunque un Mortale. Tra noi due, sono io che ho più possibilità di uscirne intera, se si arriva a uno scontro. >> rispose la Maga.
Masahiro strinse i pugni, furioso, perchè consapevole che la sorella aveva ragione << Accidenti a lui! Aspetta solo che riesca mettere le mani addosso a quel cretino di nostro fratello.. >>
<< Se hai intenzione di picchiarlo, ti consiglio di lasciar perdere, perchè non serve a niente. Ci ho già provato io. >> Aithusa sospirò << In ogni caso, i rapporti tra me e lui ormai sono definitivamente compromessi. Le cose non torneranno mai più come prima. >>
Masahiro la guardò triste << Dai, non essere così pessimista. Kurapika è senza dubbio un idiota senza paragoni, ma non è cattivo. Sono sicuro che si pentirà di quello che ha detto. >>
<< Forse, ma non fa alcuna differenza. Non credo proprio di poterlo perdonare. >> Aithusa si alzò << Andiamo, nii-sama. Abbiamo del lavoro da fare. >>
E così i due fratelli si divisero: Masahiro andò nella zona sud della città, dove si trovavano Killua e gli altri, e Aithusa si avviò fuori dal centro abitato, dirigendosi verso una zona desertica e isolata, dove Masahiro aveva individuato il cellulare di Kurapika.
Ad un certo punto percepì il Nen del fratello, a circa due chilometri ad est rispetto a dove si trovava lei. 
Non era solo. C'era anche un'aura magica vicino a lui.  Aithusa attivò lo Zetsu e si avvicinò correndo, per evitare di essere individuata in volo, e in pochi minuti li raggiunse, e quello che vide la lasciò senza fiato.
Kurapika stava affrontando un Mago altissimo e muscoloso in una battaglia all'ultimo sangue. Aithusa lo riconobbe, si chiamava Uboghin, ed era considerato uno dei membri più letali del Ragno, per la sua smisurata forza fisica.
 Si stava consumando uno scontro senza esclusione di colpi, il Mago scagliava sfere enormi di energia magica, che avrebbero potuto radere al suolo una città, e Kurapika si muoveva velocissimo per schivarle.
Aithusa tese tutti muscoli, pronta a spiccare il balzo e intervenire, se si fosse reso necessario. Dunque Kurapika aveva davvero deciso di colpire la Brigata un membro alla volta. La Maga sapeva che Kurapika aveva capacità straordinarie, che in parte erano innate, e in parte erano state acquisite nel corso del tempo; se vivi a stretto contatto con i Maghi per tutta la vita, qualcosina su di loro la impari. Ma questa non era una motivazione valida per attaccare briga con uno dei peggiori! Per un motivo stupido, fra l'altro!
Kurapika fu scagliato contro una parete con forza inaudita, e Aithusa si tappò la bocca per non gridare. Tuttavia non si mosse: sapeva che il fratello non era il tipo che si faceva sconfiggere con così poco.
Infatti Kurapika si rimise subito in piedi << Mi rendo conto di averti sottovalutato, Rinnegato. Sei più potente di quanto avessi immaginato. Ma hai sottovalutato il mio potere Nen. >>.
In quel momento attorno al collo del Mago apparve una catena di Nen. Aithusa la riconobbe: era la Catena della Prigionia.
<< Questa catena ha il potere di sigillare i tuoi poteri. Finchè ti avvolgerà, non potrai più usare la tua magia. >>
La ragazza annuì tra sè: era stata una mossa saggia e accorta, degna di Kurapika. Anche se era furiosa con lui, non poteva fare a meno di esserne fiera.
<< Ora ti conficcherò un'altra catena nel corpo, la Catena del Giudizio. Ti imporrò una condizione, e se non la rispetterai, morirai. >> Kurapika fece un gesto con la mano, e la Catena si piantò nel corpo dell'energumeno, all'altezza del cuore << Ora rispondi a questa domanda. Dove sono i tuoi compagni? >>
"Ti prego fratello, non lo fare!" pensò Aithusa disperata "Sei ancora in tempo per fermarti! Non diventare un assassino, rinuncia!".
Fece un passo avanti: doveva fare qualcosa, doveva...
Non devi fare nulla le disse la solita vocina nella testa.
" Ma Kurapika... "
Ha fatto la sua scelta, e tu la devi accettare. Hai già fatto tutto ciò che potevi per lui, e lui ti ha detto chiaramente che non vuole più la tua protezione. Accetta le cose per come sono!
Aithusa crollò in ginocchio, coprendosi gli occhi per non guardare, perchè non ce la faceva: la sua coscienza aveva ragione, non poteva interferire in quel modo nella vita del fratello, doveva essere lui a provare pietà, non lei al suo posto. Non poteva più fare niente per lui.
Sentì l'ultimo grido del Mago, quello che precede la morte, e il tonfo del suo cadavere che cadeva. 
Era finita. Kurapika era diventato un assassino.
***
Aithusa stava correndo, tutto ciò che voleva era allontanarsi da lì.
Non riusciva ancora a credere a ciò che era successo; fino all'ultimo momento aveva sperato che Kurapika si fermasse, che si rendesse conto di ciò che stava facendo.
Ma si era sbagliata: non solo Kurapika era perfettamente cosciente di quello che stava facendo, ma ne era addirittura fiero.
Che ne era stato del suo amato Kurai? Lo stesso fratello che andava a dormire con lei quando aveva un incubo, che le puliva le ferite e la consolava, che rabbrividiva davanti ai racconti terribili della guerra?
E' morto, fattene una ragione.
Sì, doveva accettarlo. Il Kurapika che aveva amato non c'era più, era morto sopraffatto dall'odio e dalla vendetta. 
Non era stata in grado di proteggerlo. Aveva fallito, come sorella e come Maga.
Il cellulare squillò, e Aithusa rispose << Pronto? >>
<< Tess, stai bene? I tuoi amici mi hanno supplicato di chiamarti, erano molto in pensiero per te! >>
<< Sto bene, nii-sama. >>
Masahiro sentì il dolore nella voce della sorella << Imouto, cosa è successo? >> chiese allarmato.
<< E' finita, Hiro. Kurapika ha ucciso a sangue freddo uno della Brigata. Lo abbiamo perso! >> gemette Aithusa, con voce rotta dalle lacrime.
Sentì che il fratello tratteneva il fiato << Non può averlo fatto davvero... >>
<< Invece l'ha fatto. Quel Rinnegato non poteva difendersi, e lui l'ha ucciso comunque, e senza motivo! Non stava proteggendo nessuno, voleva solo avere una soddisfazione personale! >>.
Masahiro mormorò qualcosa che la ragazza non capì, poi disse << Senti Tess, torna al tuo albergo. Ci vediamo lì tra mezz'ora, va bene? Solo tu e io. >>
<< Ok, a dopo. >> rispose la ragazza,  e chiuse la chiamata.
Non aveva detto a Masahiro che non voleva vedere gli altri, ma lui lo aveva capito comunque. Era davvero fortunata ad avere un fratello che la capiva così facilmente.
La situazione era davvero terribile: i Ragni erano convinti di aver ucciso tutti i Kuruta, e adesso loro era tutti e tre radunati lì, alla mercè di quegli assassini. 
Kurapika aveva ucciso uno di loro, e adesso il Ragno avrebbe rivoltato il mondo intero per trovarlo e vendicarsi. E, una volta arrivati a lui, sarebbero arrivati anche a lei e a Masahiro.
Morte, morte, solo morte. La vita della Maga girava da sempre solo intorno a questo.
Con le sue azioni, Kurapika aveva fatto scattare un meccanismo che si sarebbe fermato solo quando uno dei due schieramenti sarebbe caduto: o lei e i suoi fratelli, o la Brigata dell'Illusione.
Nel profondo aveva sempre saputo che un giorno si sarebbe ritrovata faccia a faccia con loro; solo aveva sperato di non coinvolgere nessun altro in quella storia.
Non voleva affrontare la Brigata, e soprattutto non era ancora pronta per farlo.
Perciò non c'era che una possibilità: doveva mettere tutti al sicuro e scappare, fino a quando non sarebbe arrivato il momento della resa dei conti.
***
<< Immagino tu ti renda conto che i tuoi amici hanno preso molto male la tua decisione di non coinvolgerli in questa storia. Soprattutto Killua. >> le disse Masahiro.
<< Mi sarebbe sembrato strano il contrario. >> rispose la Maga senza spostarsi. Aveva poggiato la testa sulla spalla del fratello, e non aveva alcuna intenzione di muoversi da lì. Il suo bisogno di conforto era irresistibile.
Era passato un giorno dallo scontro tra Kurapika e Uboghin, e Aithusa era ancora sotto shock.
<< Cosa faremo adesso? >> chiese il ragazzo.
<< Dobbiamo far sparire le nostre tracce e quelle di Kurapika, e andarcene. Non abbiamo altra scelta. Non siamo abbastanza forti per sconfiggere il Ragno. >>
<< Sì, hai ragione. >> rispose Masahiro << Ma non sarà facile. Ora la Brigata vorrà vendetta. >>
<< Lo so. Troveremo un sistema. >> dichiarò Aithusa << Il problema più rilevante è convincere Kurapika. Non accetterà mai di ritirarsi senza aver avuto soddisfazione. >>
<< So a cosa stai pensando. >> le disse il fratello << Pensi che Kurapika abbia il diritto di scegliere da solo come vivere. Ma con le sue decisione ora ha messo in  pericolo anche tutti noi, e questo non è accettabile. Deve smetterla. >>
Aithusa sospirò << Liberissimo di provare a convincerlo. Io ci ho rinunciato, è una cosa al di fuori delle mie corde. >>
Masahiro sospirò a sua volta << Già, me lo immagino. Per il momento non possiamo fare altro che aspettare, e vedere come reagirà il Ragno. Poi elaboreremo un piano. >>
Aithusa annuì e si alzò << Ora vai a controllare Killua e gli altri. Io terrò d'occhio Kurapika. Ci risentiamo in caso di novità. >>
<< Tess, vieni a vedere! >> gridò Masahiro, affacciato alla finestra.
La Maga lo raggiunse di corsa e guardò fuori. 
Urla, spari ed esplosioni si susseguivano in una assurda melodia lugubre. Le strade erano state messe a ferro e fuoco, le grida dei morti riempivano l'aria insieme al fumo, e gli spari facevano tremare la terra. 
Era una sinfonia di morte terribile, che colpiva dritta al cuore.
<< Cosa sta succedendo? >> mormorò sconvolto Masahiro.
<< E' un requiem. >> rispose Aithusa con un filo di voce << Un tributo a chi non c'è più. Manifestano il loro dolore seminando morte e distruzione. >>
Masahiro la guardò con occhi spalancati << Mi stai dicendo che i responsabili di questo orrore sono... >>
<< I Ragni. >> concluse la Maga con una voce spaventosa.
Quel giorno Aithusa Duchannes Kuruta giurò a sè stessa che avrebbe cancellato la Brigata dell'Illusione dalla faccia della Terra. Anche a costo della vita.

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Prima volta ***


Aithusa camminava spedita lungo il corridoio dell'albergo dove alloggiava Kurapika, diretta alla sua stanza.
Dopo aver visto la distruzione che la Brigata aveva portato in nome del loro compagno morto, non ci aveva visto più dalla rabbia. Aveva ordinato a Masahiro di raggiungere gli altri, ed ora stava andando da Kurapika.
Aveva giurato che non si sarebbe più fatta coinvolgere dai piani del fratello, ma ora aveva superato ogni limite. Meritava una lezione. 
Aithusa arrivò davanti alla stanza del fratello e buttò giù la porta con un calcio.
Kurapika era seduto sul letto, e le dava le spalle; non appena sentì quel baccano, si voltò di scatto << Aithusa? Cosa... >>
La ragazza non gli dette il tempo di finire, gli sferrò un pugno in pieno viso.
Kurapika cadde a terra, e sputò sangue sul pavimento << Che diavolo.. >>
<< SEI UN VIGLIACCO! >> urlò Aithusa << TU E LE TUE IDEE DI GLORIA E VENDETTA! VOLEVI VENDICARTI A TUTTI I COSTI, VERO? VOLEVI VENDICARE LA NOSTRA GENTE? GUARDA INVECE COSA HAI FATTO! >> e lo trascinò per i capelli alla finestra, da dove si vedeva la tragedia che ancora si stava consumando a York Shin City << GUARDA! PENSAVI DI ESSERE UNA VITTIMA DEI RAGNI, VERO? LORO SONO DELLE VITTIME! QUELLE PERSONE SONO TUE VITTIME! GUARDA! >> Aithusa lo strattonò, ottenendo in cambio un grido di dolore << GUARDA COSA HAI FATTO A QUESTE POVERE CREATURE INNOCENTI, A QUESTI FIGLI DI DIO, TU CHE NON VALI NIENTE! SEI TU LA CAUSA DI TUTTO QUESTO! >> e lo spinse per terra con forza.
Kurapika ansimava per il dolore, e teneva gli occhi bassi; almeno si vergognava a guardarla in faccia.
La ragazza si avviò verso la porta e la aprì, ma prima di uscire si voltò e gli puntò un dito in faccia << Non mi importa se vuoi vendicarti. Fai quello che vuoi, per me tu sei morto. Ma te lo giuro sulla memoria di nostra madre, Kurapika. Se un altro innocente muore per colpa del tuo egoismo e della tua stupidità, io ti uccido con le mie mani! Ti ho avvertito, ricordatelo! >>
Kurapika alzò gli occhi verso la sorella, e trattenne il fiato: la Maga aveva gli occhi scarlatti per la furia, e lo stava fissando come se le costasse un grande sforzo non ucciderlo.
***
Aithusa stava volando a gran velocità, mentre il vento le incollava le lacrime al viso.
Era stata nel luogo dove si era consumata la tragedia: un medico le aveva detto che c'erano stati settantaquattro morti, e un numero imprecisato di feriti.
Ed era tutta colpa di Kurapika. 
C'era stato un momento in cui Aithusa aveva davvero pensato di ucciderlo. Come poteva un crimine simile restare impunito? 
Poi però si era resa conto che, per quanto il fratello fosse responsabile dell'accaduto, non erano state le sue mani a strappare quelle vite. Quindi se n'era andata, per evitare di fare gesti inconsulti. 
Non poteva affrontare ora la Brigata, non sarebbe mai riuscita a sconfiggerli. Ma quei mostri dovevano sparire, e prima o poi Aithusa li avrebbe annientati, anche a costo di metterci un secolo.
Il telefono squillò, e Aithusa rispose << Pronto? >>
<< Tess, è terribile! Gon e Killua sono stati rapiti dalla Brigata! >> disse Masahiro.
<< Cosa? >> urlò Aithusa, e atterrò sul tetto di un palazzo << Com'è potuto succedere? >>
<< Credo che i ragazzi abbiano pedinato alcuni membri della Brigata. Non so perchè, ma è chiaro che devono essere stati scoperti. Li hanno portati nel loro covo, ora mi trovo a cento metri da loro. Non hanno fatto loro del male, li stanno interrogando per sapere se conoscono "il tizio delle catene". >>
<< Perciò non hanno ancora scoperto l'identità di Kurapika. E' una buona notizia. Inoltre Gon e Killua non sapranno rispondere, perchè non conoscono ancora la tecnica Nen di Kurapika. Cosa stanno facendo adesso? >>
<< I Ragni sembrano aver capito che i ragazzi non sanno nulla. Ma non vogliono lasciarli andare, hanno deciso di tenerli prigionieri! >>
<< Oh, mio Dio! Dobbiamo tirarli fuori da lì! >>
<< Ascolta Tess, raggiungimi al covo, ti ho mandato le coordinate sul telefono. Tu creerai una distrazione, e io li porterò via, okay? >>
<< Okay. Sarò lì tra cinque minuti, tieniti pronto! >> disse Aithusa, e, dopo aver chiuso la telefonata, si sollevò di nuovo in volo e si precipitò verso la zona indicata da Masahiro.
Percepì delle fortissime presenze magiche in un palazzo abbandonato e fatiscente, e si avventurò a cercare i ragazzi. Girò a vuoto per un paio di minuti, fino a quando non percepì due aure Nen, più una terza poco distante: dovevano essere Gon, Killua e Masahiro.
Scivolò silenziosamente giù per una scala antincendio, e arrivò davanti a una porta in acciaio, oltre la quale dovevano esserci i ragazzi, e c'era anche una presenza magica: qualcuno che stava sorvegliando i prigionieri. 
Aithusa unì le mani a coppa e formò una potente sfera di fuoco, e la scagliò contro un muro adiacente, frantumandolo in mille pezzi e facendo tremare l'intero edificio.
In quel momento l'ombra di Masahiro spuntò fuori dal nulla, e abbattè la porta con un pugno potenziato; i ragazzi uscirono trafelati dalla stanza, e cominciarono a correre dietro al ragazzo. 
Il Mago che li sorvegliava si precipitò fuori dalla stanza e fece per inseguirli, ma si fermò vedendo lei: era un gigante alto due metri, molto simile alla figura della creatura del romanzo Frankenstein, con cicatrici che gli deturpavano il viso. 
La guardò sconcertato << Tu chi saresti? >>
Aithusa lottò contro il panico: non poteva scappare, l'avrebbe presa, e doveva tenerlo impegnato per dare agli altri un vantaggio. Non aveva altra scelta, doveva combattere.
Sguainò la sua spada dorata e gliela puntò contro << Non voglio combattere con te, Rinnegato. Ma lo farò, se mi attaccherai, ti avviso. >>
<< Hai un'aria familiare, ragazzina. Mi ricordi qualcuno. Possibile che tu sia.... ma certo! Tu sei la figlia di Concorda Duchannes! >>
No, l'aveva riconosciuta!
<< Ma sei viva! Noi pensavamo fossi morta! >> 
<< Invece sono viva. Spiacente per voi. >>
<< Mi dispiace, mocciosa, ma devo ucciderti! Non posso permettere che l'erede di Concorda sopravviva! >> urlò, e cominciò a sferrare una raffica di colpi magici simili a proiettili a velocità incredibile.
Aithusa roteò la spada come un'elica, riuscendo a parare tutti i colpi. Il Rinnegato allora si lanciò contro di lei ancora più velocemente, con una mano tesa.
La ragazza cercò di spostarsi, ma lui fu più veloce: la afferrò per la gola e la sollevò da terra << Devo ammetterlo, sei in gamba per l'età che hai. Ma questo non ti salverà! >>
Aithusa rantolava per la mancanza di aria: la spada era caduta e non poteva usarla. Sembrava finita.
<< Addio, piccola Duchannes! >> gridò il Rinnegato, e fece per scagliarle un colpo magico...ma si fermò, con gli occhi sgranati.
Aithusa lo aveva colpito al cuore con la mano modificata.
L'uomo gemette appena e cadde trascinandola con sè, e morì con gli occhi ancora spalancati.
Aithusa se lo tolse di dosso, pulendosi sulla maglietta già zuppa di sangue la mano.
Mio Dio...lo aveva ucciso.
NO! Lei non aveva intenzione di farlo, non voleva..
<< Franklin! >> gridò una voce in cima alle scale, e Aithusa balzò in piedi.
L'avrebbero scoperta! Doveva scappare! 
Fece per lanciarsi oltre lo squarcio che aveva aperto nel muro.. e si bloccò.
Dalla tasca del Rinnegato era caduto un foglio piegato, intriso di una forte energia Nen. 
Aithusa lo raccolse: non riusciva a capire perchè, ma ne era  fortemente attirata. Lo mise in tasca e si affacciò nel vuoto, pronta a saltare, proprio nel momento in cui un altro Rinnegato con i capelli castani e gli occhi verdi compariva davanti al corpo di Franklin.
Il ragazzo la guardò impietrito per un attimo, poi cercò di afferrarla: ma Aithusa riuscì a spiccare il volo un attimo prima che la mano del ragazzo le si chiudesse intorno alla caviglia.
La ragazza si allontanò alla velocità del suono, mentre il Rinnegato urlava << Hanno ucciso Franklin! E' stata una Maga! >>
<< Ali del drago! >> gridò Aithusa, e dalla schiena le spuntarono un paio di grandi ali di pura fiamma, che cominciò a sbattere con furia, volando via dal covo.
***
Masahiro guardava i due ragazzi che aveva portato via dal covo del Ragno, e aveva condotto nella stanza d'albergo accanto a quella della sorella.
Gon guardava fisso a terra con occhi tristi, torturandosi le mani, e Killua fissava il Kuruta con uno sguardo omicida << Non dovevamo andare via senza di lei. >>
<< Tess se la caverà, stai tranquillo. >> rispose Masahiro in tono fermo.
<< Non puoi saperlo! Ma tu hai idea di chi ha sfidato? Quelli sono i Rinnegati peggiori della storia! >>
<< E credi che non lo sappia?! Non si sarebbe reso necessario, se voi due non foste andati a cacciarvi nella tana del lupo! Se vuoi prendertela con qualcuno, prenditela con te stesso, non con me! >>
Killua tacque ammutolito. Il fratello di Aithusa aveva ragione. Era tutta colpa loro. Non avrebbero dovuto immischiarsi in cose più grandi di loro.
Qualcuno picchiò alla finestra, e tutti sobbalzarono.
Aithusa aveva aperto la finestra ed era entrata, mentre due ali di fuoco le si dissolvevano dalla schiena.
<< TESS! >> gridò Killua, e corse ad abbracciarla, tempestandole il viso di baci << Amore, meno male che stai bene! Ma come ti è saltato in mente di fare una cosa così avventata?! >>
<< Cosa è saltato in mente a me?! Cosa è saltato in mente a voi! >> gridò Aithusa furibonda << Ma vi rendete conto di quello che avete fatto? >>
<< Hai ragione, Tess. Scusaci, siamo mortificati. >> disse Gon con voce lamentosa e gli occhi lucidi. 
Aithusa sospirò con espressione rassegnata, e andò abbracciare il bambino << Vabbe', non importa. L'importante è che state bene! >>
<< Mio Dio Tess, ma cos'è quel sangue che hai addosso?! >> esclamò Masahiro, avvicinandosi alla sorellina.
Aithusa guardò il fratello con occhi lucidi << Uno di loro mi ha aggredita. Mi aveva afferrata per la gola, non riuscivo più a respirare, e così.. l'ho ucciso! >> concluse, scoppiando a piangere con le mani sporche di sangue sul viso.
<< Tess, ora calmati. Non è colpa tua, è stata legittima difesa. >>
<< Lo so, però... >>
<< Shhhh >> le disse Masahiro, stringendola forte << Non volevi vendicarti, non l'hai ucciso a sangue freddo. Non è colpa tua. >> ribadì il ragazzo.
Aithusa si liberò della stretta del fratello, e si allontanò << Scusate, ma devo ripulirmi adesso. Non sopporto questo sangue addosso. >> .
La ragazza uscì in corridoio, entrò nella propria stanza e si chiuse in bagno, si spogliò e si infilò nella doccia. Strofinò la mano con acqua e sapone per più di dieci minuti, ma non riusciva a liberarsi della sensazione di sporco che si sentiva addosso.
Non riusciva ancora a credere di averlo fatto davvero. Aveva ucciso uno dei Ragni.
Non aveva mai voluto vendetta, e non la voleva neanche adesso. Eppure non riusciva a smettere di pensare a quegli innocenti morti senza motivo, solo per celebrare uno stupido requiem. Anche se odiava pensarlo, non poteva fare a meno di credere che forse erano un po' più in pace, ora che uno dei loro assassini era morto.
No! Non doveva pensare questo! La morte non poteva portare pace a nessuno, e lei si era solo difesa!
Uscì turbata dalla doccia, si infilò la biancheria intima , indossò una vestaglia di lino blu scuro, e si stese sul letto, chiudendo gli occhi. Si sentiva come se avesse una scheggia di ghiaccio piantata nel petto, che non solo faceva male, ma la faceva anche rabbrividire per il freddo.
Aveva ucciso uno di quei mostri. Ora gli altri avrebbero cominciato a dare la caccia anche a lei. Avrebbe dovuto darsi alla clandestinità, insieme a suo fratello Masahiro. Non si poteva fare altrimenti.
Qualcuno bussò alla porta, e Aithusa aprì gli occhi << Entra, Killua. >>
Killua aprì la porta e entrò silenziosamente nella stanza << Mi arrendo. Non riuscirò mai a coglierti di sorpresa. >>
<< Finalmente lo hai capito. >> sorrise triste Aithusa, battendo con una mano vicino a lei, per invitarlo a sedersi.
Killua si sistemò accanto a lei e le circondò le spalle con un braccio << Immagino dovrò rassegnarmi al fatto che non posso competere con te in questo. >>
Aithusa lo guardò << Killua... >>
<< Va tutto bene, Tess. So che non potrò mai essere forte come te. L'ho sempre saputo, e non mi è mai importato, te lo assicuro. >> Killua le sorrise e le posò un bacio sulle labbra.
All'improvviso Aithusa sentì un forte desiderio di essere abbracciata e baciata. Mise le mani dietro il collo di Killua e lo tirò a sè << Ti prego, abbracciami forte. >>
Il ragazzo non se lo fece ripetere e la strinse forte a sè, e cominciò a baciarle il collo. Aithusa sentì che la temperatura corporea di entrambi si stava alzando, e cominciò a rabbrividire. 
<< Killua... >>
<< Tess.. >> mormorò a sua volta Killua con voce roca. Le scostò la vestaglia dalla spalla, e cominciò a baciarla anche lì, mentre le mani salivano verso la testa, e le scioglievano la coda, lasciando che i lunghi capelli neri le cadessero sulla schiena.
Aithusa scivolò lentamente all'indietro, e Killua si stese sopra di lei, posandole una lunga scia di baci sulla mandibola, sulla gola, dietro l'orecchio, e la mano si avvicinava lentamente alla cintura della vestaglia.
<< Tess, mi devi fermare.. io non credo di farcela. >>
Aithusa ansimò mentre Killua continuava a baciarla e le slacciava delicatamente la cintura << Non voglio farlo. Non voglio fermarti. >>
Stava per succedere, Aithusa lo sapeva. Una parte di lei le diceva che era ancora troppo presto, che erano ancora troppo giovani, che sarebbe stato meglio aspettare; ma lei non voleva aspettare: il giorno dopo avrebbe dovuto andarsene, e molto probabilmente non l'avrebbe visto mai più, non era il momento di pensare al futuro. Forse quella sarebbe stata la loro unica volta.
Killua le fece sollevare la schiena per sfilarle la vestaglia, mentre lei gli toglieva la maglietta. Il ragazzo cominciò a baciarle il ventre, giocando con la lingua sull'ombelico, e lei ansimò ancora più forte.
<< Tess, ne sei sicura? >>
La ragazza lo guardò, con le pupille enormi << Non mi vuoi, Killua? >>
<< Cosa dici? Certo che ti voglio! >> esclamò Killua, avventandosi sulla bocca della ragazza << Ti voglio da impazzire. >> le mormorò all'orecchio, mentre una mano saliva a slacciare il reggiseno.
Aithusa arrossì per l'imbarazzo quando Killua glielo tolse, e il ragazzo rise, intenerito. Aithusa gli rivolse un'occhiata offesa << Ti sembra divertente? Adesso mi divertirò io! >> e cominciò a slacciargli nervosamente i pantaloni, mentre Killua continuava a ridere della sua espressione imbronciata << Dai, scherzavo! Non credevo fossi così timida! >>
<< Timida, io? >> fece Aithusa con voce tremante << Adesso vedrai! >>  e ribaltò in un secondo le loro posizioni, mettendosi a cavalcioni su di lui.
Il sorriso di Killua si trasformò in un grido soffocato quando Aithusa cominciò a baciargli tutto il petto e a mordicchiargli i capezzoli, accarezzandoli con la lingua . Killua fece per alzarsi, incapace di resistere a quella dolce tortura, ma Aithusa lo spinse di nuovo giù, bloccandogli i polsi sopra la testa << Che c'è? Hai dimenticato chi è il più forte? >> chiese la Maga, sorridendo maliziosa, e riprese il lavoro.
Killua gemeva pesantemente, e ansimava << Ti prego, Tess... >>
<< Cosa vuoi, Killua? >>  chiese ancora la ragazza, continuando a sorridere con aria perversa.
<< Te! Ti prego, non resisto più! >> gemette il ragazzo.
Aithusa rise dell'eccitazione incontenibile di Killua e gli lasciò i polsi, e in mezzo secondo si ritrovò di nuovo sotto di lui, che la stava baciando ovunque con passione quasi animalesca. 
I due ragazzi si sfilarono in fretta gli ultimi indumenti che avevano, e il contatto con la pelle nuda li bruciò come una fiamma viva, mentre Killua entrava lentamente in lei. Quando arrivò alla barriera interna, Aithusa soffocò un grido, e il ragazzo si fermò per darle il tempo di abituarsi alla sua presenza. Aithusa strinse i denti per il dolore, ma dopo qualche secondo quello cominciò a sparire, sostituito da scariche di piacere allo stato puro che le arrivavano direttamente alla testa. Killua cominciò lentamente a muoversi, aumentando il ritmo un po' alla volta, e Aithusa lo assecondò con movimenti del bacino. Le spinte diventarono sempre più veloci e profonde, fino a quando non vennero insieme, soffocando le loro grida l'uno contro l'altra.
Crollarono insieme l'uno accanto all'altra, appagati e ancora tremanti per l'emozione, e Killua stese una coperta su di loro, baciandole la fronte << Sei stanca? >> 
<< Un po' >> rispose Aithusa, sfiorando il mento del ragazzo con le dita.
<< Mi dispiace, sono stato troppo brusco, e ti ho fatto male. >>
<< No, tranquillo, non mi hai fatto male. E' stato bellissimo, per me. >>
Killua la guardò con gli occhi ancora ardenti << Anche per me lo è stato. L'esperienza più...incredibile della mia vita. >>
Aithusa sorrise e si ranicchiò contro il suo petto, respirando il suo profumo e godendo del calore che emanava.
<< Ti amo, Killua. >>
<< Anch'io ti amo, Tess. Ti amo così tanto che mi fa paura. >> rispose il ragazzo, affondando il viso nei capelli di lei.
Aithusa si rilassò, cominciando ad addormentarsi. Per quella notte non voleva pensare, voleva solo stare con lui. Il giorno dopo avrebbe pensato al resto.

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Rivelazione e addio ***


Aithusa era ormai sveglia da ore, e guardava Killua dormire. A quanto pareva, stava diventando un'abitudine.
Si era svegliata verso le tre del mattino, con il lenzuolo incollato al corpo per il sudore e il fiato corto. Aveva sognato che Killua moriva per mano dei Ragni, che decidevano di ucciderlo solo per il fatto che era Legato a lei.
Quell'incubo l'aveva sconvolta nel profondo, e le aveva ricordato che non poteva stare vicino al ragazzo che amava, non più: doveva allontanarsi da lui, se voleva che continuasse a vivere.
Incapace di rimettersi a dormire, era uscita dalla propria stanza ed era andata a bussare alla porta del fratello. Avrebbe preferito non disturbarlo, ma non potevano prendersela comoda, dovevano sparire. 
Inaspettatamente, Masahiro era andato ad aprirle: nemmeno lui riusciva a dormire. Si erano seduti sul letto di lui e, parlando a bassa voce per non svegliare Gon, avevano fatto dei programmi. Avevano stabilito che dovevano nascondersi, ma senza lasciare York Shin City, almeno fino a quando non sarebbero stati sicuri che la Brigata avesse abbandonato la città; una volta andati via i Ragni, sarebbero andati altrove.
Nascondersi non sarebbe stato difficile: Aithusa era stata addestrata dai migliori mercenari del mondo, e se voleva, poteva scomparire nel nulla senza che nessuno avesse più possibilità di trovarla. Ciò che sarebbe stato difficile era invece convincere Killua e gli altri a lasciarla andare. In effetti era praticamente impossibile. Così, anche se a malincuore, i due fratelli avevano deciso di scappare di nascosto, senza dare spiegazioni a nessuno. Era una cosa orribile da fare, ma non avevano altra scelta.
Verso le cinque del mattino Masahiro aveva acceso la televisione, e si era sintonizzato sul telegiornale, mentre Aithusa si era stesa sul letto del fratello, e stava quasi per appisolarsi, fino a quando il fratello non aveva lanciato un grido che l'aveva fatta ruzzolare giù dal letto per lo spavento.
<< Ma sei impazzito? Vuoi svegliare Gon? Cosa hai da urlare? >> aveva chiesto Aithusa, raggiungendo il fratello, che stava fissando lo schermo con occhi spenti. La ragazza guardò anche lei la televisione e capì perchè il fratello era così sconvolto.
Stavano trasmettendo un servizio che parlava della Brigata: dicevano che i loro cadaveri erano stati ritrovati nella periferia della città, completamente straziati dalle pallottole.
<< Secondo te è vero? >> aveva chiesto Masahiro con un filo di voce.
<< Tu che dici? E' ovvio che non è vero! >> aveva risposto Aithusa << O meglio, non è vero che sono morti. >>
<< Ma com'è possibile? Hanno ritrovato i loro cadaveri! >>.
<< Invece no. Quelli non sono corpi veri. >> Aithusa aveva preso dalla borsa un grosso libro rilegato, e lo aveva aperto su una pagina << E' un incantesimo molto difficile da fare, e può essere fatto solo da alcuni Maghi con particolari poteri. Si chiama Mano sinistra di Dio e Mano destra del Diavolo. Permette di creare delle copie di qualsiasi cosa, perfino di esseri viventi. Tuttavia, se si crea la copia di una persona, questa è immobile e senza vita, come un fantoccio. Devono aver creato queste copie di loro stessi, e devono averle sporcate con il sangue, per dare l'impressione che fossero corpi veri. >>
<< Quindi i cadaveri che hanno trovato sono falsi! >> esclamò Masahiro.
<< Esatto. >>
<< Ma perchè fare una cosa simile? >>
<< Per due motivi. Per prima cosa per evitare di essere ancora cercati dalla polizia e dalla mafia. E poi... >> Aithusa si interruppe, mordendosi le labbra << Per farci uscire allo scoperto. >>
<< Non dirai sul serio! >>
<< Sono serissima. Il loro era un buon piano. Se io non avessi saputo dell'esistenza di questo incantesimo, a quest'ora saremmo in giro per la città come se niente fosse, e saremmo già morti. >>
<< Ma Kurapika non lo sa! Lo dobbiamo avvertire! >>
<< Chiamalo tu, se vuoi. Io mi astengo volentieri. >> aveva detto Aithusa, ed era tornata in camera, si era sdraiata sul letto e aveva guardato Killua dormire.
Ormai era da ore che lo guardava: voleva fissare a fuoco quell'immagine nella mente, voleva approfittare di ogni singolo secondo che le restava da passare con lui.
In quel momento si ricordò di una cosa: aveva ancora quel foglio che aveva rubato al Rinnegato. Non lo aveva ancora visto.
Andò a prenderlo dalla tasca dei pantaloni, e si sedette in poltrona. Sarebbe sembrato un normale foglio bianco, se non fosse stato per quella forte energia Nen che emanava.
Aithusa attivò il Gyo, nel tentativo di trovare qualche messaggio nascosto, e sul foglio comparve una specie di strana poesia. Aithusa la lesse una, due, tre volte, mentre il battito cardiaco accelerava sempre di più, fino a quando se lo sentì rimbombare nelle orecchie.
Aithusa saltò dalla poltrona e si precipitò verso la stanza del fratello << Nii-sama! Nii-sama, aprimi subito! >>
Masahiro spalancò la porta allarmato, e trattenne il fiato quando vide l'espressione della sorella. 
Aithusa aveva la faccia di una persona a cui era crollata la terra sotto i piedi, e tentava disperatamente di non precipitare nel vuoto: vacillava visibilmente, e gli tendeva un foglio << Leggi questo, leggi... >>
Masahiro strappò il foglio dalle mani della ragazza, e lesse queste parole:



Cinque anni fa il sole è tramontato su un grande regno
Sacrificato sull'altare di un destino avverso
 affinchè le tredici lune potessero salvarsi.
Ma il destino è beffardo e crudele
poichè il re e la regina hanno salvato l'unica persona 
della quale la morte era stata invocata.
Le tredici lune hanno compreso oggi il loro errore
e cercheranno ora di rimediare, ma inutilmente.
Il loro tempo è finito, il loro destino presto di compirà, 
e saranno condotti alla rovina.
Novembre e dicembre sono già caduti, e gli altri li seguiranno
primi fra tutti agosto e settembre. 
Colei che possiede sangue di Avalon e sangue dei Kuruta
un giorno risplenderà con forza abbagliante nell'oscurità
 e la Brigata soccomberà davanti a lei.
Avrà occhi di fiamma e sangue, e capelli d'ebano
e la sua mano li colpirà senza pietà,
ma dovrà essere prudente
perchè solo una vera principessa
può fare giustizia per un popolo perduto.
La Brigata brucerà tra le fiamme purificatrici
e ciò che un tempo è stato tornerà ad essere.



 
Masahiro era incredulo: quelle parole...
<< E' una profezia >> disse Aithusa con voce atona << Una profezia che rivela il destino della Brigata. >>
<< Colei che ha sangue di Avalon e sangue dei Kuruta... Tess, questa profezia parla di te! Dice che tu sei destinata a distruggere la Brigata dell'Illusione! >>
<< Ironia della sorte, non trovi? >> rise amara Aithusa, crollando seduta su una poltrona << Nostro fratello vuole sterminare la Brigata da anni, ... e adesso tocca a me fare giustizia, proprio a me, che non ho mai creduto nella vendetta! >>  Aithusa continuava a ridere con aria sarcastica << E sai cosa è ancora più ironico? Che sono io la causa di tutto questo! Hanno sterminato i Kuruta perchè volevano uccidere me! Altro che occhi scarlatti! >> la Maga rideva e piangeva allo stesso tempo << Il nostro popolo, i nostri genitori.... sono tutti morti per colpa mia! Non è divertente, secondo te? >> Aithusa parlava con la voce scossa dai singhiozzi << Se Kurapika sapesse, probabilmente vorrebbe uccidere me, non i Ragni! >>.
Masahiro guardava addolorato la sorella, che ormai era preda di una vera e propria crisi isterica. Come poteva biasimarla: scoprire che la Brigata aveva sterminato i Kuruta nel tentativo di eliminare lei doveva essere stato un colpo tremendo.
Il ragazzo si inginocchiò accanto alla sorella << Ascolta, Tess... io posso solo immaginare cosa stai provando in questo momento. Non starò qui a dirti che tu non hai colpa per quello che è successo, perchè so che tanto non mi crederesti. Però voglio dirti un'altra cosa. >>
<< Cosa? >> chiese Aithusa, senza smettere di piangere.
<< Che devi stringere i denti e andare avanti. Non potrai mai riportare in vita i morti, però... la profezia dice che mamma e papà ti hanno messo in salvo, perciò molto probabilmente sapevano cosa stava per succedere. >> Masahiro le prese la mano << Ora puoi scegliere cosa fare: puoi arrenderti e lasciarti ammazzare da loro, oppure... puoi fare in modo che i nostri genitori non siano morti invano. Puoi realizzare il tuo destino, e liberare il mondo dall'oscura presenza della Brigata. >>
Aithusa guardò il fratello con gli occhi pieni di lacrime << Ma io non voglio vendetta... >>
<< Non è vendetta! E' giustizia! Quei mostri devono essere fermati, o continueranno a mietere vittime, lo capisci?? >>
La Maga guardò ancora il fratello, poi guardò verso la parete che separava la stanza del fratello da quella dove dormiva Killua << Al destino non si può sfuggire. >>
<< No, infatti. >> Masahiro la fece alzare << Perciò cosa farai, sorellina? >>
Aithusa si asciugò le lacrime, e raddrizzò fieramente le spalle << Mi allenerò, studierò e combatterò con tutte le mie forze, e diventerò Maestra di Arti Magiche, e quando sarò pronta, affronterò la Brigata, e non mi fermerò fino a quando non sarò morta, o saranno morti loro! Lo giuro su tutto quello che ho di più caro al mondo! >>
Masahiro abbracciò forte la sorella << E io sarò con te. Sempre. >>
***
Killua aprì gli occhi lentamente, con il sorriso sulle labbra, e allungò una mano per trovare Aithusa nel letto.
Ma lei non c'era. Killua si mise a sedere, e si voltò verso il bagno << Tess, sei lì? >>
Nessuna risposta. Killua si alzò, si infilo i boxer e una canottiera, e uscì dalla stanza, andando verso quella di Masahiro.
Trovò la porta socchiusa, ed entrò: Gon dormiva ancora profondamente con la bocca aperta, e di Masahiro non c'era traccia, tanto meno della Maga.
Allora il ragazzo fu colto da un terribile sospetto: si precipitò di nuovo nella stanza di Aithusa, e vide che tutte le cose della ragazza erano sparite, e sulla scrivania c'era un biglietto ripiegato.
Killua lo prese e lo aprì con le mani tremanti:


Mio amato Killua, 
mi dispiace di averti lasciato in questo modo, senza nemmeno una spiegazione. Ma era necessario. Ho ucciso un membro della Brigata, e ora devo darmi alla clandestinità. 
Non sono sola, Masahiro verrà con me; ci nasconderemo per un po' nelle vicinanze, poi ce ne andremo definitivamente, e non torneremo più.
 Non posso più mostrarmi a nessuno, e tu non mi puoi seguire, perchè ho preso la decisione di tornare ad Avalon. Mi dispiace dirlo, ma credo che non ci rivedremo mai più.
Non mi cercare, ti prego. Non mi troveresti, e ti metteresti in pericolo inutilmente. Non mi aspetto che tu continui ad amarmi dopo tutto quello che ho fatto, perciò ti chiedo di dimenticarmi e rifarti una vita senza di me. L'unica cosa che mi sta davvero a cuore è che tu sia felice.
Forse Illumi aveva ragione. Forse è vero che noi donne Duchannes siamo traditrici per natura. Probabilmente è questo che penserai di me. Non importa. Se questo ti farà sentire meglio, pensa pure le cose peggiori di me.
Voglio che tu sappia che, a dispetto delle apparenze, io ti amo e ti amerò per sempre. Il mio cuore ti appartiene, e apparterrà sempre a te. Ricordalo.
Addio, amore mio. Sii felice, e perdonami, se puoi.
Aithusa Duchannes Kuruta


 
Killua strinse forte il biglietto tra le mani, e cadde in ginocchio, tremando.
Aithusa lo aveva lasciato. Se n'era andata.
Sin da quando avevano saputo della Brigata, Killua aveva temuto che sarebbe accaduta una cosa simile. Ora per colpa di quei mostri, Aithusa era dovuta scappare.
Ma perchè non lo voleva con sé? La risposta era ovvia: perchè lui non era all'altezza della situazione. Non era un Mago.
Killua rilesse la lettera: Aithusa gli chiedeva di dimenticarla. Certo, come se fosse possibile. Loro erano anime gemelle, e dovevano stare insieme. Killua ripensò a quello che aveva detto ragazza mesi prima " Noi ci apparteniamo, e le cose non cambieranno, per quanto grande possa essere la distanza tra noi"
Sì, era proprio così: lui apparteneva a lei, e lei apparteneva a lui, e sarebbe stato così per sempre.
Killua afferrò il telefono e scrisse un messaggio:
Non importa se siamo lontani. Non importa se non stiamo insieme. Io ti aspetterò, anche per sempre se sarà necessario. Perchè ti amo, e non amerò mai nessun'altra a parte te. Ricordatelo.
Killua inviò il messaggio, sicuro che Aithusa lo avrebbe ricevuto.
Non si sarebbe liberata di lui. L'avrebbe aspettata, e avrebbe continuato ad amarla, per sempre. 
Perchè lei teneva il suo cuore, e lui non avrebbe voluto diversamente.

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Nuovi e vecchi nemici ***


Aithusa crollò esausta per terra, scivolando con la schiena contro il muro. Aveva passato le ultime quattro ore a fare incantesimi di protezione all'edificio abbandonato in cui lei e il fratello si erano rifugiati, e ora era completamente a corto di energia.
Aveva mandato un paio d'ore prima il fratello a controllare Killua e gli altri, e ora aspettava con ansia il suo ritorno. Aithusa pregava che stesse andando tutto bene.
Lei e Masahiro ne avevano discusso, e alla fine avevano deciso di non rivelare niente a nessuno della profezia: sarebbe stato il loro segreto.
Avevano discusso anche sul luogo dove si sarebbero rifugiati dopo aver lasciato York Shin City: ovviamente Avalon era esclusa a priori, sarebbe stato il primo posto dove sarebbero andati a cercarla, e comunque Masahiro non poteva avervi accesso. Alla fine il ragazzo aveva lasciato la decisione alla sorella, e Aithusa aveva promesso di rifletterci.
In effetti c'era un luogo dove sarebbero stati al sicuro, e dove la Brigata non li avrebbe mai cercati; ma il solo pensiero di tornare in quel posto le causava un misto di profonda nostalgia e profondo dolore. Era un'idea folle, se Masahiro avesse saputo cosa le passava per la testa, si sarebbe spaventato a morte.
Masahiro entrò in quel momento nella stanza e  le si sedette accanto, e Aithusa posò la testa sulla spalla del fratello << Com'è andata la ronda di controllo? >>.
<< Non ho buone notizie, purtroppo. >> rispose Masahiro << Killua e gli altri hanno trovato Kurapika, e si sono uniti a lui. Ho sentito che vorrebbero aiutarlo a uccidere una donna chiamata Pakunoda, il membro numero 9 della Brigata. >> .
Aithusa guardò il fratello << Cosa?! Perchè? Chi è esattamente questa donna? >>.
<< A quanto ho sentito dire da Kurapika, prima di diventare una Rinnegata era la Maga Guardiana dei Ricordi. Nostro fratello teme che, se usasse il suo potere su qualcuno che lo conosce, potrebbe scoprire qual è il suo potere Nen, e questo lo renderebbe decisamente più vulnerabile. >>.
Aithusa si morse le labbra << Be', per quanto mi costi ammetterlo, Kurapika ha ragione a volerla eliminare. Però non può farlo lui, e soprattutto non può farsi aiutare dagli altri! E' troppo pericoloso! >>
<< Sì, hai ragione. >> disse Masahiro << Però c'è una cosa che non capisco. Come ha fatto Kurapika a ottenere questa informazione? So che i poteri dei Ragni sono un segreto perfino ad Avalon! >>.
Aithusa sgranò gli occhi: è vero, non ci aveva pensato! Ma chi....
In quel momento squillò il cellulare, e Aithusa rispose << Pronto? >>.
<< Mio dolce biscottino! Che piacere sentire la tua voce! >>.
<< Hisoka? >>
<< Proprio io, tesoro! Ti sono mancato? >>
<< Vuoi davvero che ti risponda, porco schifoso? >>
<< Che brutte maniere, piccola Tess! Una principessa non dovrebbe esprimersi in questo modo! >>
<< Risparmiami le stupidaggini! Cosa vuoi? >>
<< Aiutarti, mia cara. So tutto su quello che ti è successo. So che hai avuto una spiacevole discussione con Kurapika: quel Mortale è solo un ingrato, secondo me. So che hai ucciso un membro della Brigata per salvare i tuoi amici, e che ora sei latitante. E so anche che hai deciso di affrontare la Brigata, quando sarai abbastanza forte, ovviamente. Che scelta coraggiosa, la tua! >>
Sa di me e Kurapika. Sa che ho ucciso Franklin, e che voglio affrontare la Brigata. Ma allora...
<< Sei un membro del Ragno anche tu, non è vero!? >>
disse Aithusa con una voce spaventosa.
<< Ci sei arrivata, finalmente! Anche se, in effetti, le cose sono più complicate di quello che sembrano. Ho fatto finta di unirmi alla Brigata circa due anni fa. >>
<< Hai fatto finta? Che significa? >>
<< Significa che non provo alcuna lealtà verso di loro. Ho scelto di unirmi al Ragno solo per un motivo preciso. >>
<< E sarebbe? >>
<< Io voglio affrontare il loro capo, Kuroro Lucifer. E' considerato il più potente Mago vivente, e voglio essere io a ucciderlo. Pensa che piacere mi darebbe riuscire a sconfiggerlo, che gusto potrei provare! Diventerei il più grande Mago di tutti i tempi! >>
Aithusa scosse la testa; cercare di comprendere i ragionamenti folli di Hisoka era completamente inutile.
<< Quindi non sei fedele a loro? >>
<< Proprio così. Io sono fedele solo a me stesso! >>
<< Capisco. E dimmi >> continuò la ragazza << cosa intendevi prima quando dicevi che volevi aiutarmi? >>
<< Oh, giusto! Immagino tu abbia saputo che i tuoi amici hanno deciso di aiutare Kurapika a eliminare Pakunoda. >>
<< Sì, lo sapevo già. >>
<< Ma quello che non sai è che, in questo momento, Gon e Killua si trovano all'hotel Peach Baker,  e sono ostaggi della Brigata! >>
<< CHE COSAAAA? STIAMO SCHERZANDO!? DI NUOVO NO! STUPIDI MORTALI! >> 
<< Ehi! >> esclamò offeso Masahiro.
<< Capisco il tuo sconcerto, mia cara. Ma, tornando a noi, ti offro il mio aiuto per tirarli fuori dai guai. Accetti? >>
Aithusa rimase in silenzio per un po', poi disse << Sei stato tu a passare a Kurapika informazioni sulla Brigata, non è vero? >>
<< Hai più acume di quanto pensassi, Aithusa! E' vero, sono stato io. E, prima che tu mi chieda perchè, ti dico subito: l'ho fatto perchè volevo che anche tu fossi coinvolta in questa storia, e sarebbe successo solo se Kurapika avesse ucciso almeno uno di loro. >>
<< Perchè volevi coinvolgermi? Qual è il tuo piano? >>
<< Oh Tess, non l'hai ancora capito? La profezia parla chiaro: tu sei destinata a distruggere la Brigata. E se un giorno sarai davvero in grado di farlo, quanto sarà grande il tuo potere, quanto terribile sarà la tua forza? Un giorno tu diventerai la più grande avversaria che io potrei mai affrontare, ma solo se sconfiggi la Brigata. E io voglio che accada proprio questo! Voglio che tu diventi grande, la più grande Maga che sia mai esistita, così uccidendoti raggiungerò il piacere supremo! >>
Aithusa rimase in silenzio: quell'uomo era completamente pazzo!
Tuttavia, per quanto odiasse ammetterlo, aveva bisogno del suo aiuto: ormai il Ragno doveva aver capito che era stata lei ad uccidere Franklin, e quindi che in realtà non era morta. Non poteva avvicinarsi a loro, almeno non senza la protezione di qualcuno potente come Hisoka.
<< Allora? >>
<< Va bene. Accetto il tuo aiuto. >>
<< Eccellente! Dimmi, qual è il tuo piano? >>
<< Ascoltami bene. Io andrò all'hotel e tratterò con loro per il rilascio di Gon e Killua. Ad un certo punto molto probabilmente cercheranno di aggredirmi, ed  è qui che interverrai. Il tuo compito sarà darmi la possibilità di scappare. Scegli tu come agire. L'importante è che li tenga impegnati per darmi il tempo di sparire. Siamo d'accordo? >>
<< E' perfetto. >> Hisoka parlava con voce eccitata << Non vedo l'ora di vederti in azione, Aithusa Duchannes Kuruta. >>
***
Aithusa si guardò un momento nello specchio incrinato, prima di uscire, soddisfatta del risultato.
Aveva detto ad Hisoka che le occorrevano un paio d'ore per prepararsi all'incontro con i Ragni, così il Rinnegato si era offerto di andare a tenere d'occhio la situazione fino al suo arrivo, e di avvisarla nel caso fosse accaduto qualcosa di rilevante.
Così la ragazza aveva cominciato a pianificare una strategia "diplomatica" da usare con la Brigata, e nel frattempo aveva fatto del proprio meglio per essere nella sua forma migliore.
Aveva bevuto una bottiglia e mezzo di tequila per recuperare le forze, si era fatta un bagno caldo e aveva messo dei vestiti puliti. Ovviamente, considerando il livello di "nervosismo" della ragazza, gli abiti lasciavano ancora meno all'immaginazione dell'ultima volta: indossava un paio di décolleté nere, una minigonna bianca con una cintura a forma di catena che lasciava sfacciatamente in mostra le gambe toniche e allenate, e una camicetta nera annodata senza maniche che le arrivava a malapena sotto il seno e lasciava completamente scoperto l'addome asciutto e i fianchi. Tutto era completato da un paio di polsiere nere e argentate, dai capelli raccolti in una treccia, invece che nella solita coda, e dal viso truccato con dell'ombretto grigio ardesia, il mascara e del rossetto rosa acceso.
Quando Masahiro la vide così, si infuriò parecchio, ma fu messo a tacere da un'occhiata gelida della ragazza,  che si limitò a prendere la borsa e uscire, entrando in un taxi che la stava aspettando per portarla all'hotel.
Aithusa si torturava le mani, nervosa: si stava cacciando in un bel guaio. Stava andando a incontrare i suoi peggiori nemici, e molto probabilmente si sarebbe dovuta umiliare davanti loro per farsi restituire i ragazzi; la strategia della fuga a sorpresa non poteva funzionare una seconda volta.
Mandò un messaggio ad Hisoka, per avvisarlo che stava arrivando, e che doveva tenersi pronto. Il Rinnegato le rispose un minuto dopo, assicurandole che era pronto e che aspettava solo un suo ordine per intervenire.
Aithusa infilò una mano sotto la gonna, per controllare che i pugnali che aveva infilato un'ora prima in due giarrettiere fossero al loro posto; purtroppo era stata costretta a lasciare la spada al rifugio, perchè con quella avrebbe dato troppo nell'occhio. Si sentiva strana e indifesa senza la sua amata spada dorata, ma era altrettanto pericolosa anche armata di soli pugnali. Infatti, anche se lo sapevano solo in pochi, Aithusa era una vera maestra nel lancio dei coltelli.
Il taxi accostò di fronte all'hotel, Aithusa pagò in fretta lasciando il resto al tassista, e scese dalla macchina.
Ci mise meno di tre secondi ad individuare Hisoka. Era appollaiato su un cornicione dell'albergo, celato dal buio, e le sorrideva malizioso, percorrendo con gli occhi tutta la sua figura. 
Aithusa gli rivolse un'occhiata eloquente, respirò profondamente ed entrò nell'hotel.
La ragazza percorse la hall con passo sicuro ed elegante, accompagnata dal suono dei tacchi alti sul marmo, e si avviò verso il salone principale, dove Hisoka le aveva detto si trovavano Gon e Killua insieme alla Brigata. 
Li vide appena entrò. I Ragni erano chiaramente non al completo, ed erano in fondo alla sala, appoggiati a una parete con aria apparentemente tranquilla, non  fosse stato per il fatto che Gon e Killua avevano le mani bloccate dietro la schiena con un sortilegio controllato da una Rinnegata con i capelli rosa shocking e gli occhi azzurri. Aithusa la riconobbe: era Machi, famosa assassina ed temuta evocatrice di Demoni.
Uno di loro, un uomo in tenuta da corsa con i capelli biondi, vedendola andare loro incontro, fece un fischio di approvazione << Capo, guarda! Una giovane Maga viene a salutarci! >>. 
Gon e Killua si voltarono verso di lei, e fecero per parlare, ma Aithusa li zittì con un'occhiata.
Nel frattempo uno dei Ragni le stava andando incontro con un'espressione affabile. Aithusa lo riconobbe subito, aveva visto centinaia di sue foto: era un uomo sulla trentina, con capelli nerissimi e occhi ancora più scuri, con una croce capovolta tatuata sulla fronte, vestito in maniera molto elegante, con una giacca munita di pelliccia e una croce uguale a quella che aveva sulla fronte sulla schiena.
Kuroro Lucifer, il capo della Brigata dell'Illusione.
Kuroro ormai le era di fronte, e accennò un inchino << Mia giovane signora, i miei omaggi. >>
Aithusa si morse la lingua per evitare di rispondergli male, invocò mentalmente in aiuto tutta la dialettica che possedeva, e tutti gli insegnamenti sulla diplomazia che le aveva impartito suo padre, e si inchinò a sua volta, ingoiando la bile << Mio signore, vi ringrazio, sono molto onorata di essere al vostro cospetto. >>
<< Possiamo esservi utile in qualche modo, mia signora? >> chiese Kuroro osservandola con cura, ma senza alcuna malizia negli occhi.
<< Forse sì, mio signore. Come temevo, avete avuto la seccatura di incontrare questi due giovani Mortali. Vi prego di accettare le mie umili scuse, se vi hanno recato in qualche modo fastidio; ma dovete sapere che loro sono sotto la mia protezione. Posso pertanto chiedervi di lasciare che tornino a me? >>
Kuroro la guardò con un misto di divertimento e ammirazione << La vostra eloquenza è davvero pregevole, mia signora, quasi quanto la vostra bellezza. Dunque questi Mortali sono vostri amici? >>
<< E' così, mio signore. >>
<< Forse avreste dovuto spiegare loro come ci si comporta alla presenza di individui a loro nettamente superiori. >>
Aithusa strinse forte i denti, ma alla fine rispose << Avete ragione, la mia è stata una svista imperdonabile. Ma siate comprensivo, sono giovani, e non si rendono conto con chi hanno a che fare. >>
<< Naturalmente. >> rispose Kuroro, accondiscendente << Posso sapere il vostro nome, mia signora? >>
<< Credo che voi abbiate capito benissimo con chi state parlando. >> rispose Aithusa tagliente, ormai al limite della sopportazione.
<< In effetti, credo di aver capito chi siete. Ma temo di non sapere quale sia il vostro nome, il che è davvero disdicevole. Come può un uomo non conoscere il nome della sua peggior nemica? >>
<< Avete ragione, è davvero una mancanza terribile. Perchè non facciamo un patto? Voi liberate questi giovani Mortali, e io vi dirò il mio nome. >>
<< Come osi, mocciosa? Sai con chi stai parlando? >> chiese Machi, furibonda.
<< Con Kuroro Lucifer, capo della Brigata dell'Illusione. >> rispose la ragazza << E tu, schifosa Rinnegata, lo sai a chi stai parlando? >>. 
<< Tu, piccola insolente.. >> cominciò un altro di loro, basso con una bandana sul viso, avvicinandosi minaccioso, ma Aithusa, ostentando indifferenza, gli pestò con forza un piede e gli tirò una gomitata alla gola, cogliendolo di sorpresa e facendolo crollare per terra. Il Rinnegato balzò subito in piedi come se Aithusa non lo avesse affatto colpito, e fece per scagliarsi contro di lei, ma Aithusa schizzò indietro fulminea.
Il Rinnegato fece di nuovo per lanciarsi contro di lei, ma Kuroro lo fermò con un gesto << Fermo, Feitan. La ragazza ha ragione, non sapete con chi avete a che fare. >> Kuroro tornò a guardarla << Perdonate la loro irruenza, ma non sanno chi siete. >>
<< Potremo anche non sapere chi è, ma non siamo ciechi! >> disse quello con la tenuta da corsa, sorridendo con aria maliziosa << La ragazza non  è solo sicura del fatto suo, ma è anche equipaggiata parecchio bene! >> continuò, studiandola da testa a piedi, indugiando soprattutto sulle gambe.
<< Ma sentitelo, questo schifoso pervertito! Sei consapevole del fatto che potrei anche essere tua figlia, feccia che non sei altro?! >>
Il Rinnegato gridò oltraggiato, ma fu subito zittito da Kuroro << Smettila, Phinks! Questa giovane Maga è la figlia di Concorda Duchannes, mostra un po' di rispetto! >>
I Ragni trattennero tutti il fiato per la sorpresa, e Kuroro le sorrise con aria falsamente imbarazzata << Vi chiedo ancora scusa, mia signora. Dunque, la vostra offerta è di rivelarmi il vostro nome in cambio della libertà dei prigionieri. >> Kuroro si toccò il mento con aria pensierosa << Bene, accetto lo scambio. Machi, lasciali andare. >>
Machi annuì e annullò l'incantesimo che bloccava i due ragazzi. Aithusa si avvicinò e li afferrò per un braccio, spingendoli dietro di sè e indietreggiando.
<< Ragazzi, andate via. Ho visto Leorio qui fuori in macchina, raggiungetelo e allontanatevi il più possibile da qui. >>
<< Non senza di te! >> esclamò Killua determinato.
Aithusa lo guardò con uno sguardo duro e freddo come la pietra << Fai come ti dico, o sarà peggio per te. Non pensi di aver già fatto abbastanza? >>.
Killua indietreggiò, ferito dalle parole della ragazza, ma annuì << Forza Gon, hai sentito? Andiamo via. >> e i due ragazzi si allontanarono correndo.
Aithusa riportò l'attenzione su Kuroro, che le disse << Un accordo è un accordo. Posso sapere il vostro nome? >>
Aithusa portò lentamente la mano destra dietro la schiena, apparentemente in un gesto di cortesia, e si inchinò << Il mio nome è Aithusa, mio signore. Ricordatelo, perchè sarà il nome che pronuncerete un attimo prima di spirare! >> disse con voce minacciosa, poi, muovendosi a velocità letale, estrasse due pugnali da sotto la gonna.
I Ragni si misero subito davanti al loro capo per proteggerlo, mentre altri di loro correvano a pararsi di fronte alle uscite. Aithusa sorrise sardonica e lanciò il primo pugnale: questo descrisse un arco perfetto, e si piantò con estrema precisione del cuore di Pakunoda.
Gli altri urlarono, e una donna con una specie di aspirapolvere in mano si avventò su di lei, cercando di colpirla. Aithusa evitò il colpo per un pelo, e lanciò l'altro pugnale, che si conficcò in profondità nella fronte della donna.
In quel momento Aithusa si sentì strattonare verso l'alto: alzò lo sguardo e intravide l'ombra di Hisoka che la tirava su attraverso un lucernario, servendosi di una strana sostanza appiccicosa come colla.
<< Fermatela! Uccidetela! >> gridò Kuroro. Aithusa lo guardò, e lui le restituì lo sguardo: uno sguardo carico di odio e di promesse. Promesse di morte.
Aithusa inciampò oltre il lucernario, cadendo nelle braccia di Hisoka << E adesso? Ci faranno a pezzi! >>
<< Vi salverò io, mia bella principessa! >> rise Hisoka, e Aithusa si sentì come se fosse sulle montagne russe: l'aria attorno a lei si muoveva come un vortice, impedendole qualsiasi movimento... e un attimo dopo era nel rifugio da cui era partita, ancora tra le braccia di Hisoka. 
<< Ma... come, cosa... ?>>
<< Era un incantesimo di teletrasporto. Ti consiglio di impararlo, perchè potrebbe tornarti molto utile. >> rise di nuovo Hisoka, deponendola con delicatezza a terra << A proposito, complimenti per la tua performance di poco fa! Certo, Pakunoda e Shizuku erano le più deboli del gruppo, ma comunque è stata un'ottima prova! Sono sicuro che diventerai straordinaria, quando sarai adulta! >>
<< Grazie. >> rispose sarcastica Aithusa.
<< Bene, allora io me ne vado. Lascio tutto nelle tue mani, da ora in poi. Ma non preoccuparti >> Hisoka le ammiccò con aria folle << ci rivedremo senza dubbio! >> disse, e scomparve nel nulla.
Aithusa scivolò a terra, ancora frastornata. Incredibilmente ce l'aveva fatta.
"E adesso?" pensò turbata.

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Ritorno a casa ***


E adesso bisogna andare.
Sì, bisognava andare via. Ormai era trascorsa quasi una settimana, e il giorno prima Aithusa aveva ricevuto la notizia che la Brigata aveva lasciato York Shin City per tornare ad Avalon, e seppellire i compagni morti.
Non c'era più motivo di restare lì: dovevano andarsene, prima che i Ragni tornassero a cercarli.
Killua aveva provato a chiamarla molte volte, ma Aithusa non aveva mai risposto, anzi, ad un certo punto aveva distrutto il telefono, pur di non sentirlo più squillare. Masahiro aveva sospirato rassegnato, si era alzato ed era uscito; due ore dopo era tornato con un cellulare nuovo per lei collegato a un nuovo numero, che non poteva essere rintracciato.
La ragazza aveva preso una decisione: ora sapeva dove sarebbero andati a vivere. Tuttavia non ne aveva ancora parlato con Masahiro: voleva farlo il più tardi possibile, perchè era consapevole che il fratello non l'avrebbe mai approvata.
Ma prima di fare qualsiasi altra cosa, c'era un'altra questione da risolvere: era necessario trovare un modo per celare la propria presenza alla Brigata.
Per ovviare a questo, Aithusa aveva chiamato la zia Selina, e le aveva chiesto di riunire tutti i Maghi di cui era amica, o che erano stati amici di Concorda, perchè doveva chiedere loro un favore. Un paio di giorni dopo Selina l'aveva richiamata, per avvisarla che c'erano circa una trentina di Maghi che la aspettavano, e Aithusa era partita per Avalon, lasciando Masahiro con la promessa che sarebbe tornata entro un paio di giorni.
Sulla soglia della grande casa dei Duchannes Aithusa aveva trovato ad aspettarla Nex, che l'aveva abbracciata forte senza dire una parola e l'aveva condotta dentro; come aveva detto Selina, un nutrito gruppo di Maghi la stava aspettando, impazienti di sapere cosa potesse volere da loro Aithusa Duchannes.
E ora Aithusa stava in piedi davanti a loro, pregando mentalmente di riuscire a convincerli ad aiutarla nella propria missione suicida. ( perchè era una missione suicida! )
La giovane aveva salutato tutti con grande rispetto e gentilezza, ringraziandoli per essersi mobilitati per lei così in fretta. Uno di loro si era fatto avanti e aveva parlato a nome di tutti:
<< Aithusa, non dovete ringraziarci. Siamo venuti perchè tutti noi avevamo una grande ammirazione per vostra madre, che era la più coraggiosa di tutti noi, ed era una donna straordinariamente leale. Se possiamo essere di qualche utilità a sua figlia, non esiteremo neanche un istante a fare tutto ciò che sarà necessario. >>
<< Vi ringrazio, dal profondo del mio cuore. Ora ascoltate: in questo momento la mia vita si trova in grande pericolo, perchè mi sono fatta nemica il peggior nemico che Avalon abbia mai avuto: il Ragno. Ho ucciso tre dei suoi membri, e ora gli altri mi cercano per vendicarsi. >>
Un mormorio sconcertato percorse la stanza: davvero quella Maga così giovane era riuscita a compiere un'impresa simile?
Nex le prese la mano << Tess! Perchè non mi chiamato prima, se eri in pericolo? Ti avrei protetta a costo della mia vita! >> le mormorò all'orecchio.
<< Lo so, cugino, ed è proprio per questo che non ti ho chiamato. Non preoccuparti, poi ti racconterò meglio tutto. >> O quasi. Della profezia era decisa a non farne parola con nessuno, e non voleva rivelare loro neanche le proprie intenzioni: Dio solo sapeva come avrebbero potuto reagire.
<< Nex, zia Selina, potreste lasciarmi da sola con questi Maghi? >>
Nex e Selina la guardarono con espressione incredula, e Aithusa sospirò << Per favore! >>
Alla fine madre e figlio uscirono dalla stanza, con grande sollievo della ragazza.
<< Vi assicuro che è la pura verità. E' per questo che vi ho chiamati. Ho bisogno del vostro aiuto. >> riprese Aithusa, e tirò fuori una antica pergamena che fino a quel momento aveva tenuto nascosta dietro la schiena << Non sono una vigliacca, non ho intenzione di fuggire dalle mie responsabilità. Ho intenzione di finire ciò che ho cominciato, cioè distruggere la Brigata dell'Illusione. >> la ragazza si interruppe, per dare il tempo agli altri di esprimere il loro disaccordo e la loro preoccupazione << Mi dispiace, ma non riuscirete a farmi cambiare idea, ormai ho deciso. Però, come dicevo prima, il vostro aiuto potrebbe fare la differenza tra la mia vita e la mia morte. >> Aithusa aprì la pergamena e la sistemò su un tavolo, intorno al quale tutti si radunarono << Questo incantesimo è estremamente antico e potente, e richiede la magia di diversi Maghi per essere realizzato. E' un incantesimo di Protezione, che permette alla persona che ne subisce gli effetti di essere completamente irrintracciabile qualsiasi tipo di magia venga usata, e completamente al sicuro da qualsiasi incantesimo distruttivo a lunga distanza, come ad esempio le bambole vodoo, e dovrebbe avere una durata di circa cinque anni. >> Aithusa osservò uno per uno tutti i Maghi << Quello che chiedo è che voi facciate questo incantesimo a me. Con la protezione di questo sortilegio, potrei essere al sicuro per alcuni anni, che potrei sfruttare per allenarmi e studiare per diventare più forte, e diventare Maestra di Arti Magiche, per poter essere un giorno pronta a concludere ciò che ho cominciato. >>
I Maghi si guardavano confusi e preoccupati << Perciò siete davvero decisa a perseguire il vostro obbiettivo? Non c'è proprio alcun modo di farvi ritornare sulla vostra decisione? >>
<< No, mi dispiace. Non mi tirerò indietro, non dopo tutto quello che ho fatto. >> E dopo tutto quello che hai perso, le mormorò la vocina nella testa.
Nella stanza cadde un silenzio da brividi. Tutti erano profondamente turbati. La ragazza cercava di fare finta di niente, ma non era facile ignorare la paura palpabile che c'era nella stanza.
<< D'accordo. Se davvero siete decisa a distruggere la Brigata, noi vi proteggeremo con la nostra magia, fino a quando non sarete pronta. >>
Aithusa sentì il sollievo invaderla << Grazie. >> mormorò, piena di gratitudine.
<< Seguiteci, giovane Maga. >>.
Aithusa li seguì fuori dalla casa, sul retro.
I Maghi si misero subito al lavoro, e cominciarono a tracciare per terra due cerchi concentrici, disegnando tra l'uno e l'altro simboli di diverso significato: "Protezione", "Corpo", "Mente", "Spirito", e all'interno degli spazi tra i segni già disegnati, disegnarono in ordine anche i simboli degli elementi: Aria - Fuoco - Acqua - Terra. Infine al centro tracciarono il simbolo dell'elemento Spirito. 
Aithusa si sistemò proprio su questo, e i Maghi si misero in cerchio intorno a lei e le puntarono una mano aperta contro, mentre uno di loro apriva la pergamena e declamava:
<< Grandi Spiriti, antichi Guardiani della Terra, noi invochiamo il vostro aiuto! Proteggete questa giovane donna da ora! Per la legge del ritorno tutto il male che le verrà fatto tornerà indietro al mittente senza danneggiarla!  Il male al di fuori è arginato, per il potere dell'Aria, del Fuoco, della Acqua, della Terra, e dello Spirito! Da oggi, per una durata di cinque anni, la nostra magia la protegge dall'odio e dalla vendetta altrui! Lo vogliamo! >>
La terra tremò, scossa da una grande ondata di potere, e il cerchio si illuminò: Aithusa percepì una strana sensazione, come se una grande e pesante coperta la avvolgesse, nascondendola al mondo intero, e un forte calore le bruciò sulla nuca. Aithusa gridò e cadde a terra, mentre dietro il collo le compariva, impresso a fuoco, uno strano Simbolo che ricordava uno scudo.
L'incantesimo era concluso. Aithusa era al sicuro.
***
Aithusa guardava Kurapika che dormiva con gli occhi lucidi, preparandosi a dirgli addio.
Dopo che l'incantesimo era stato lanciato, i Maghi avevano salutato Aithusa e se n'erano andati, con la promessa che, se mai la ragazza avesse avuto bisogno di aiuto, loro sarebbero accorsi immediatamente. La ragazza li aveva ringraziati calorosamente, e aveva promesso che avrebbe fatto del proprio meglio per non deludere le loro aspettative.
Dopodichè non aveva neanche avuto il tempo di rientrare in casa, che il cugino e la zia le erano piombati addosso furibondi, gridandole che erano profondamente delusi dal fatto che lei non aveva voluto fossero presenti, che non era questo l'atteggiamento che una ragazza avrebbe dovuto avere nei confronti della propria famiglia, e che era stato davvero crudele da parte sua non volerli rendere partecipi. Aithusa si era profusa in scuse, e aveva raccontato loro del litigio che aveva avuto con Kurapika e ciò che in seguito aveva fatto il ragazzo, ma era stata irremovibile: non avrebbe rivelato cosa avevano fatto i Maghi per lei, nè tanto meno cosa aveva detto loro dopo che i parenti erano usciti dalla stanza.
Nex e Selina a quel punto si erano arrabbiati ancora di più, e avevano telefonato a Masahiro: il ragazzo però non si era lasciato scappare una parola, e aveva risposto che se Aithusa non voleva dire loro anche il resto della storia, sicuramente aveva le sue buone ragioni.
Nex e Selina l'avevano presa malissimo, e Aithusa era dispiaciuta per loro, ma non era pentita: per loro era meglio non sapere.
Qualche ora dopo aveva fatto per andarsene, ma aveva avuto una bruttissima sorpresa: la zia e il cugino la stavano aspettando nell'ingresso, con una montagna di valige e un'espressione molto determinata.
<< Posso sapere che sta succedendo? >> aveva chiesto, infastidita.
<< E' semplice, cugina. Io e la mamma abbiamo deciso di venire con te, e trasferirci sulla Terra! >>
Aithusa era rimasta a bocca aperta, e aveva cominciato a farfugliare << Ma co-come, cosa..? >>
<< Proprio così! Tu non vuoi dirci cosa sta succedendo, tutto quello che sappiamo è che sei in pericolo, e non abbiamo intenzione di lasciarti da sola! Perciò, visto che non vuoi dirci nulla, non abbiamo altra scelta che seguirti! >> aveva dichiarato zia Selina con voce autoritaria che non ammetteva repliche.
<< Sentite, non fate sciocchezze, d'accordo? Io sto benone, ve lo assicuro, sono in una botte di ferro, credetemi! Non dovete venire con me! >>
<< Perchè, Tess? C'è un motivo preciso che ci impedisce di seguirti di cui non vuoi parlarci? >> aveva chiesto Nex indagatore. 
Aithusa aveva ricominciato a balbettare, alla disperata ricerca di una scusa, ma le era venuto in mente niente.
E così, prima ancora di avere la possibilità di protestare, si era ritrovata sulla Terra, nel rifugio, insieme agli altri due Maghi.
<< Incantesimo di teletrasporto? >>
<< Esatto! Non sapevo lo conoscessi! >> aveva risposto Selina, ammirata.
<< Infatti non lo conosco! >> aveva brontolato Aithusa, ed si era avviata verso la porta.
<< Adesso dove vai? >> le aveva gridato Nex.
<< Devo fare una cosa. Torno presto. >> aveva risposto la Maga.
E adesso era lì, che guardava il fratello, addolorata. Non aveva voluto svegliarlo, perchè non avrebbe mai avuto il coraggio di guardarlo in faccia, dopo quello che aveva scoperto sulla tragedia dei Kuruta. 

Eccoti qui, onii-chan. Mi fa uno strano effetto chiamarti così, adesso, dopo tutto quello che è successo. Non ho nemmeno il coraggio di svegliarti.
La verità è che avevi ragione tu. Sono una codarda, una codarda che racconta menzogne ai propri cari, che si allea con i propri nemici naturali pur di raggiungere i propri scopi, e che sceglie sempre di scappare quando le cose si fanno troppo complicate.
Non riesco più a essere arrabbiata con te, dopo aver saputo la verità. O meglio, sono arrabbiata, ma non ho più la forza di odiarti per quello che hai fatto. Come potrei, quando io per prima ho causato così tanto dolore e così tanta morte?
Il dolore della tua perdita mi tormenta ancora, e so che lo farà per sempre. Ancora adesso non posso fare a meno di chiedermi: dove ho sbagliato, in cosa ho mancato? Quand'è che ci siamo allontanati, quand'è che siamo diventati incapaci di parlare e di capirci?
Questo è addio, temo. Non credo che ci rivedremo, perchè non penso di poter sopravvivere a tutto questo. Ma, anche se ci riuscissi, non avrei mai il coraggio di tornare da te, e tu hai detto chiaramente che non mi vuoi più vicina a te. 
Vorrei tanto poterti augurare tutta la felicità del mondo. Ma a che servirebbe? Non potrai mai trovare la felicità fin quando seguirai la tua attuale strada, e so che nel profondo anche tu ne sei consapevole.
Perciò tutto ciò che posso fare è augurarti di trovare un po' di pace, almeno tu. Io non potrò mai avere pace, non finchè tutta questa storia non sarà finita, e probabilmente neanche dopo.
Non ti dimenticherò mai, mio dolce fratello; e quando ti penserò, ricorderò il ragazzo gentile, premuroso e serio che sei stato. Non voglio pensare a te come ad un assassino.
Addio, mio amato Kurai. Spero che un giorno capirai i tuoi errori, e sarai capace di perdonare te stesso. Forse quel giorno potrai perdonare anche me.  
Addio, ti voglio bene, nonostante tutto.

***
Aithusa tornò dagli altri solo qualche ora dopo, cercando di autoconvincersi che non era successo niente, che non doveva piangere.
Entrò in casa e andò spedita nella stanza del fratello << Sbrigati, Hiro! Partiamo tra dieci minuti! >>
<< E dove andiamo? >> aveva chiesto il ragazzo, mentre trafelato raccoglieva la propria roba. 
<< Ho deciso. Andiamo a Rusko! >> annunciò Aithusa con voce decisa, senza tanti giri di parole.
Ovviamente la reazione fu indescrivibile:  Masahiro protestò fortemente, ricordandole che il loro regno era andato completamente distrutto, che il castello era in rovina, e che lì non viveva più nessuno. 
<< Lo so! E' per questo che è perfetto! Nessuno penserebbe mai di venire a cercarci lì! E poi intorno al regno ci sono ancora gli antichi incantesimi di protezione di nostra madre! Lì saremo al sicuro! >>
Masahiro protestò ancora, rammentandole che non erano più tornati in quel luogo perchè era sempre stato fonte di grande sofferenza per loro; inoltre, dove sarebbero andati a vivere? Quel posto ormai era desertico!
<< Rusko è stata distrutta da un incantesimo oscuro! Con il mio potere Nen posso far tornare tutto come era prima, ricostruire il regno! >>
Masahiro non era ancora convinto, e Aithusa a quel punto perse la pazienza << BASTA! NE HO ABBASTANZA DI TUTTI VOI, CHE NON SAPETE FARE ALTRO CHE LAMENTARVI! IO VADO A RUSKO, VOI POTETE VENIRE O RESTARE, FATE COME VOLETE! >> gridò ormai esasperata, ed uscì di casa.
Non aveva fatto nemmeno dieci passi che Masahiro, Nex e Selina l'avevano raggiunta << Va bene, hai vinto! Andiamo! >> disse Selina, e dieci secondi dopo, grazie a un altro incantesimo di teletrasporto, si erano ritrovati nel regno.
Era lì, di nuovo a casa, finalmente.
Aithusa si guardò intorno con le lacrime agli occhi: tutto era distrutto, gli alberi, le case, le strade...
Il castello.
Aithusa corse dentro, ignorando le grida del fratello. Percorse barcollando lunghi corridoi, attraversò saloni in rovina, scavalcò macerie, fino a quando non giunse nella sala del trono, completamente distrutta e oltraggiata.
Come si poteva essere così cattivi? Come si poteva portare una simile devastazione?
La ragazza ripensò a tutti i momenti felici trascorsi in quel castello: gli allenamenti con i genitori, le lezioni di canto e danza con la madre, i giochi con i fratelli, il tempo trascorso in famiglia, la musica che risuonava a ogni ora tra quelle mura....
Il dolore e la rabbia le serravano il petto in una morsa, e Aithusa percepì la propria aura Nen espandersi in maniera incredibile, come se si stesse nutrendo delle sue emozioni, mentre le lacrime le rigavano il volto.
<< Mamma, papà, mi sentite? Non dovete preoccuparvi, perchè io non permetterò mai più che accada una tragedia simile! Io ricostruirò tutto, rimetterò in piedi il nostro castello e il nostro regno, e nessuno dimenticherà mai il nostro popolo o voi, finchè io avrò vita, lo giuro! >>.
Il Nen della principessa si diffuse in tutto il castello, riparando e ricostruendo, si sparse in tutto il regno, e ogni cosa tornò splendida come un tempo era stata, mentre la ragazza scivolava sul pavimento, esausta e rigida per il dolore.
Masahiro la raggiunse e si inginocchiò al suo fianco << Non ci credo.. tutto è tornato come prima, tutto è tornato a posto! >>
<< Ed è solo l'inizio, te lo assicuro. >> mormorò Aithusa, prima di perdere i sensi.
Avrebbe compiuto la sua Missione, e avrebbe realizzato il suo Destino, e i suoi genitori non sarebbero morti invano. Aithusa non aveva più dubbi, e non aveva più paura.

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Cinque anni dopo I parte ***


Ecco. Questa era la prima parte della storia. E' così che è cominciato tutto. 
Sono trascorsi ormai quasi cinque anni da quando sono tornata a casa, e in questo arco di tempo è successo di tutto...  e io non so davvero da dove cominciare, e sicuramente dovrò essere molto breve.
Ho trascorso gli ultimi cinque anni ad allenarmi e a studiare nuovi incantesimi con una assiduità e uno zelo che sono stati al limite dell'impossibile. Niente riusciva a fermarmi, non le ferite, non la fatica, non il dolore fisico e spirituale. 
Non mi sono fermata neanche quando, all'età di appena diciassette anni, sono diventata a tutti gli effetti Maestra di Arti Magiche. Era come se ci fosse una strana e sconosciuta enegia a sostenermi. Insieme alla mia famiglia, ovviamente.
Già, la mia famiglia. Mi affaccio alla finestra, e osservo con un sorriso i membri della mia famiglia che si divertono e si allenano in giardino.
Masahiro, Nex, Selina, Gon, Desirée, Alluka e Lysandro. La mia bellissima famiglia, che involontariamente io stessa ho riunito.
Per i due primi anni vissi sola con mio fratello Masahiro, mio cugino Nex e mia zia Selina. Ma, a quanto pareva, qualcuno da qualche parte pensava la mia famiglia non fosse completa.
Altrimenti non saprei come spiegare il fatto che, qualche giorno dopo il mio sedicesimo compleanno, Gon si presentò alle porte del mio castello, annunciando che desiderava rimanere a vivere insieme a noi.
Ricordo bene quel giorno: ero nel mio laboratorio, e stavo lavorando a un nuovo incantesimo di controllo, quando Masahiro fece capolino dalla porta.
<< Tess, c'è una persona che chiede di te! >>
<< Una persona che chiede di me?! Nii-sama, ti sei dimenticato che io sono a tutti gli effetti latitante?! >>
<< No, certo che no! Ma non hai motivo di preoccuparti, secondo me, perchè si tratta di... >>
<< Tess! Che bello vederti, finalmente! Ma lo sai quanto ci ho messo a rintracciarti?! >> gridò Gon piombando come un tornado nella stanza, e gettandomi le braccia al collo come un bambino.
<< Gon?! Ma... come hai...? >> 
<< Oh, se sapessi! Ho così tante cose da raccontarti! E' successo di tutto negli ultimi due anni! Ma tu come stai? Ti trovo in splendida forma! Sei diventata più alta, e ti è anche cresciuto il seno... >>
<< GON! >> gridai io, scandalizzata.
<< Che c'è? Che ho detto? >>
<< Lasciamo perdere. Mi dici come hai fatto a trovarmi? >>
<< Non è stato facile, in effetti. Ti ho cercato praticamente ovunque, ad un certo punto ho temuto che fossi ad Avalon, e che non ti avrei mai trovata! Poi però ho pensato che forse eri semplicemente tornata a casa, come ho fatto io quando sono andato a trovare mia zia Mito, ed eccomi qui! >> Gon mi sorrise in maniera così buffa che non potei fare a meno di scoppiare a ridere << Oh Gon, mi sei mancato così tanto! >> dissi, abbracciandolo forte << Ma non devi dire a nessuno che sono qui! Me lo prometti?? >>
<< Certo! Croce sul cuore! >>  esclamò Gon, e in quel momento fui assalita da un dubbio tremendo << Aspetta! Non avrai portato anche Killua con te, vero??! >>
<< No no, sono venuto da solo! Dai, siediti, che ti devo raccontare un sacco di cose! >>
E così Gon cominciò a raccontare: mi parlò dell'avventura che aveva vissuto con Killua a Greed Island, del tremendo conflitto con le Formichiere (parenti alla lontana dei demoni, anche se meno potenti) in cui purtroppo Netero aveva perso la vita, delle tremende ferite che aveva riportato e di come Alluka, la sorella minore di Killua, lo avesse salvato, della separazione da Killua, che si era messo in viaggio con la sorellina, e di come, dopo tante peripezie, alla fine aveva incontrato suo padre.
<< Ero così contento, Tess! Abbiamo parlato a lungo, Jin mi ha raccontato tutte le sue avventure! >>
<< Sono felice per te, Gon! Ma questo non spiega perchè mi stavi cercando! >>
<< In realtà non c'è un vero motivo. Volevo vederti, mi sei mancata, e poi a me non piace stare da solo! Così ho pensato di venire da te, visto che non ti vedevo da tanto tempo! >> Gon si guardava intorno, incantato << Caspita, questo castello è enorme! Dimmi Tess, posso rimanere a vivere qui con voi? Non so proprio dove andare! >>
<< Rimanere a vivere qui? Non esiste proprio! >> risposi di getto, senza pensarci.
<< Perchè? Ti ho già detto che non dirò niente a nessuno! >> Gon mi guardò confuso << Mi stai nascondendo qualcosa, Tess? >>
A quella domanda non sapevo come rispondere! Che gli potevo dire? Di certo non la verità!Gon insistette e protestò così tanto che alla fine mi arresi << Va bene, puoi restare! Ma sappi che ci sono delle regole in questa casa, e anche tu dovrai rispettarle! >>
<< Farò tutto quello che vuoi, promesso! Evviva!>>.
E così Gon è rimasto con noi. Ne sono stata felice. Mi mancava tanto la sua ingenuità disarmante, e la sua bontà priva di malizia.
Ma non poteva mica finire così! La mia famiglia era ancora lontana dall'essere completa!
Nemmeno tre mesi dopo, infatti, ho portato io stessa Alluka a casa con me.
Una sera ero a Amsterdam per lavoro... Ah già, non ve lo avevo detto, qualche mese dopo il mio ritorno a casa ho cominciato a lavorare come Lost Hunter, e ora, insieme a Gon, sono considerata una delle migliori in circolazione. Dicevo, ero ad Amsterdam per lavoro, mi era stato chiesto di trovare un giovane Hunter della mia stessa età di cui non si avevano notizie da mesi. Fu facile trovarlo, era in un sexy-shop, strafatto di Dio solo sa cosa; lo spedii al quartier generale degli Hunter con un incantesimo, e me ne andai.
O meglio, feci per andarmene, perchè infatti neanche dieci metri dopo mi imbattei in un gruppo di brutti ceffi completamente ubriachi, che stavano importunando una bambina di circa tredici anni.
Mi avvicinai e dissi << Scusate, ma non vi sembra un po' troppo giovane per voi? >>
Quelli mi guardarono, e probabilmente stabilirono che io fossi una preda più appetibile, perchè provarono ad aggredirmi; due secondi dopo erano per terra con diverse ossa rotte, e io mi avvicinai alla bambina.
<< Stai bene, tesoro? >>
<< Sì, grazie per avermi salvato da quegli uomini cattivi! >>
<< Non dirlo nemmeno. Forza vieni, sei pallida, hai bisogno di bere qualcosa! >>
La portai in un bar e le feci portare un succo di frutta e una fetta di torta, su cui lei si avventò con entusiasmo, come se non fosse accaduto niente, e nel frattempo mi guardava curiosa.
<< Sai, io credo di conoscerti! Mio fratello ha una tua foto nel portafogli, la guarda spesso con le lacrime agli occhi, anche se in quella foto sei un po' più piccola! >>
<< Tuo fratello? >>
<< Sì, il mio fratellone Killua! Fino a poco tempo fa viaggiavamo insieme, ma io gli ero d'intralcio nel suo lavoro di Blacklist Hunter, così ho deciso di cominciare a viaggiare da sola! Però forse non è stata una buona idea, forse dovrei imparare a combattere... >>
<< Un momento, perciò tu sei Alluka Zaoldyeck?! >>
<< Sì, sono proprio io! Perciò anche tu mi conosci? >>
<< E' stato Gon a parlarmi di te... >>
<< Gon, il migliore amico di mio fratello? Allora vive con te! Il mio fratellone si chiedeva che fine avesse fatto! >>
Io nel frattempo non la ascoltavo più, la mia mente lavorava velocemente. Sapevo dei poteri di Alluka, e quindi di Nanika, Gon me ne aveva parlato; più di una volta ci avevo riflettuto, ed ero sempre stata convinta che fino a quel momento il potere di Alluka avesse portato così tanta morte solo perchè la poverina non aveva ricevuto alcuna lezione su come usarlo, anzi era stata respinta come un mostro,  e questo le aveva causato dolore. Il fatto che con Killua non esprimesse desideri cattivi era la prova che il suo potere poteva anche essere usato senza far male a nessuno.
E adesso Alluka era lì con me, indifesa e incapace di difendersi, da sola, lontana da Killua.
Non potevo lasciarla lì. Avevo già fatto troppi torti a Killua, non potevo fare anche questo. La bambina aveva bisogno di protezione.
<< Senti, Alluka... ti piacerebbe venire a vivere con me?  Io vivo in un grande castello, in mezzo a tanto verde! Sono sicura che ti piacerebbe tanto! E potrei anche insegnarti a combattere, che dici? Così più nessuno potrebbe farti del male! >>
Alluka accolse con grande entusiasmo la proposta, e accettò << Lo sapevo che eri buona e gentile! Mio fratello non ti amerebbe così tanto, altrimenti! >> disse abbracciandomi, e io affondai il viso nei suoi capelli, per nascondere le lacrime.
Così anche Alluka divenne parte della mia famiglia. Mi affezionai subito a lei, era una bambina così dolce, che aveva sofferto così tanto.... era quasi una figlia per me. Le insegnai a combattere e a difendersi, e creai un ottimo rapporto anche con Nanika: le spiegai che non era giusto fare richieste così crudeli agli altri, che a volte è bello donare senza ricevere niente in cambio, ma che allo stesso tempo non doveva permettere a nessuno di approfittarsi di lei. 
Entrambe mi trattavano come una madre, e passavo molto tempo con tutte e due.
Trascorse altro tempo, e ormai io ero pronta per il passo successivo: diventare Maestra di arti Magiche.
 Sapevo bene che c'era solo un modo per essere riconosciuta Maestra, e cioè sconfiggere in duello un altro Maestro alla presenza di testimoni. Per un lungo tempo mi ero sottoposta ad allenamenti tremendi, ed ero migliorata in maniera impressionante, eppure continuavo a prendere tempo, quando mia zia mi incoraggiava a lanciare la mia sfida.
Non è che non mi sentissi sicura della mia forza, intendiamoci. No, la verità era che, a dispetto di ciò che volevo, avevo paura di vincere. Perchè sapevo che, una volta riconosciuta Maestra, sarebbe stato mio compito addestrare giovani Maghi alla battaglia, e il pensiero di assumermi una simile responsabilità mi terrorizzava. In fondo io stessa ero davvero molto giovane, forse troppo.
Non dimenticherò mai quel giorno. Una mattina mi svegliai come se niente fosse, e andai in giardino ad allenarmi, come facevo sempre. Quel giorno avevo deciso di fare un po' di boxe, prendendo a pugni blocchi di cemento armato rinforzato. 
Colpivo i blocchi mandandoli in frantumi con un colpo solo, senza entusiasmo, annoiata. Che senso aveva continuare ad allenarsi in quel modo? Non potevo migliorare più di così, non fino a quando qualcosa nella mia vita non sarebbe cambiato.
Se fai solo quello che sai fare, non sarai mai nulla di più di quello che sei ora.
Così avevo preso la mia borsa e avevo annunciato ai miei familiari che andavo ad Avalon.
<< Perchè? Cosa vuoi fare lì? >> le aveva chiesto Nex, senza alzare lo sguardo dal libro che stava leggendo.
<< Oh niente di che, tranquillo. Vado, sfido a duello il Maestro d'arti Magiche Shion, e torno! >>
Nex  aveva alzato di scatto la testa, ma, prima che avesse il tempo di protestare, avevo schioccato le dita e mi ero teletrasportata ad Avalon ( Sì, alla fine ho imparato a farlo! ), davanti alla casa del Maestro.
Shion era considerato uno dei più potenti Maestri viventi, e un numero incalcolabile di Maghi l'aveva sfidato, perdendo miseramente. Se riuscivi a sconfiggere uno come lui, diventavi automaticamente leggenda. Io però sfidai quell'uomo non perchè ero in cerca di fama, o perchè volevo suicidarmi in maniera fantasiosa; lo sfidai perchè mia madre era diventata Maestra proprio vincendo contro di lui.
<< Aithusa Duchannes! Lo sapevo che prima o poi ti saresti fatta viva! Sei coraggiosa e pazza proprio come tua madre! >> mi accolse il maestro con il sorriso sulle labbra, mentre un gruppo di suoi giovani allievi si preparava ad assistere allo scontro, in trepidazione.
Combattemmo a lungo: lui era veramente all'altezza della fama che aveva, ma la sconfitta non era tra le possibilità, per me: alla fine riuscii a immobilizzarlo completamente, e gli puntai la spada alla gola << Arrendetevi, Maestro! >>.
Lui cercò di liberarsi, ma la mia presa era potentissima, e non potè muoversi di un solo millimetro << Pensi davvero che io mi faccia battere da una ragazzina come te? >>
In tutta risposta mossi a velocità fulminea la spada, facendogli un profondo taglio sul petto << Non voglio uccidervi, Maestro. Ma lo farò, se non vi arrenderete. Potrò anche essere una ragazzina, ma sono una ragazzina più forte di voi, e più pericolosa! Ammettete la sconfitta! >>
L'uomo rimase in silenzio per qualche secondo, poi, lasciandomi completamente basita, scoppiò a ridere << Ma tu guarda! Hai la stessa espressione fiera che aveva tua madre, quando mi sconfisse! Sarai una grande Maestra, non ho alcun dubbio! >> e si inchinò, in segno di resa << Ammetto la sconfitta! In ginocchio, giovane Maga! >>. mi ordinò e io, ancora incredula, obbedii, mentre lui mi infilava al polso un bracciale d'oro a forma di  corona d'alloro << Solennemente io nomino voi, Aithusa Duchannes Kuruta, Maga Guardiana di Avalon e Principessa di Rusko e dei Kuruta, Maestra di Arti Magiche! Che possiate servire la Causa con lo stesso coraggio che avete dimostrato oggi! >> proclamò solenne, e mi porse le mani per aiutarmi ad alzarmi. 
<< Grazie, mio Maestro. >> mormorai, e feci per inchinarmi, ma lui mi fermò.
<< Non inchinarti, Aithusa, non più. Tu mi hai sconfitto, ora sono io che devo mostrarti rispetto! >> disse, e si inginocchiò davanti a me, imitato dai suoi allievi.
Così da quel giorno diventai Maestra come mia madre.
Quando tornai a casa, la mia famiglia mi corse incontro preoccupata << Tess, stai bene? Ma come ti è saltato in mente di andare a sfidare il Maestro Shion così, su due piedi?? Meno male che non ti ha fatto del male! Ma cosa è successo? >>
<< Oh, niente. L'ho battuto, e sono diventata Maestra! >> dissi con nonchalance, ridendo delle espressioni incredule di tutti << Be'? Cosa aspettate a farmi gli auguri? >>
Neanche un secondo dopo eravamo tutti stritolati in un abbraccio a sei, ridendo e piangendo allo stesso tempo.
<< Oh imouto, sono così fiero di te! >> singhiozzava Masahiro senza ritegno, accompagnato da Gon, mentre Nex e Selina si staccavano e si inchinavano in segno di rispetto << Mia Maestra, i miei omaggi! >> dissero insieme, mentre io li abbracciavo, ridendo << Piantatela, voi due, sono sempre io! >>
E così si realizzò il mio sogno.
In teoria sarei dovuta partire alla ricerca della Brigata, per poter finalmente chiudere quella faccenda. Ma a quanto pare, nemmeno dopo l'arrivo di Alluka la mia famiglia poteva considerarsi completa. 
Passò un mese da quando ero diventata Maestra; ormai, quando andavo in guerra, tutti mi salutavano con profondo rispetto, quasi fossi una regina, e spesso mi ritrovavo a guidare io la compagnia di Maghi di cui facevo parte. 
Un giorno eravamo sul campo di battaglia, lo scontro si era appena concluso, e io mi stavo dando da fare per guarire i feriti con il mio Nen, quando la mia attenzione venne catturata da una piccola Maga.
Era una piccola creatura di circa dodici o tredici anni, un po' più piccola di Alluka, con corti capelli rossi, lentiggini e occhi verde prato, e un profondo taglio sul braccio.
Nessuno sembrava fare caso a lei, così mi avvicinai << Piccola, è tutto a posto? >>
Lei alzò lo sguardo e mi fissò come se avesse davanti una divinità << Ma- maestra Aithusa! I miei omaggi! >> esclamò, e fece per inginocchiarsi, ma io la fermai.
<< Eccone un'altra! Ma perchè mi trattano tutti come se fossi Dio sceso in terra?! >> 
<< Perchè siete una leggenda vivente! Lo sapete che c'è chi dice che siete la più grande Maga di tutti i tempi? >>
Sbattei la palpebre, perplessa. Davvero c'era gente che diceva queste cose di me?
<< Be', stai tranquilla tesoro, non devi formalizzarti! Su, fammi vedere quel braccio! >> 
La bambina mi mostrò il braccio, e io lo guarii con il Nen, sotto il suo sguardo incredulo << Ecco fatto, sei a posto! >> le dissi, accarezzandole la testa << Dimmi, come ti chiami? >>
<< Desirée Lovelace, mia signora! >> rispose la bambina balbettando << E sono la Maga Guardiana del... del.. >>
<< Sì? >> chiesi io, confusa dalla sua esitazione.
<< Dell' Amore, mia signora! >> rispose tutto d'un fiato.
Non potei fare a meno di ridacchiare << Lo hai detto come se fosse un delitto! >>
<< Ma lo è, mia signora! I miei genitori dicono che un potere simile non ha alcuna utilità in battaglia, che sono solo un peso per la mia famiglia, perchè costringo il mio fratellone di diciassette anni a proteggermi in continuazione! >>
<< E a lui dà fastidio? >> chiesi io, cercando di nascondere il disgusto che provavo.
<< No, mia signora! Lui dice che non devo dare retta ai nostri genitori! >> 
Annuii seria << Capisco. Be', tuo fratello ha ragione! Non devi ascoltare quello che ti dicono! Tutti i poteri sono validi, e tu troverai sicuramente il modo per sfruttare il tuo! >>
<< Mi piacerebbe, mia signora! Ma i miei genitori non vogliono aiutarmi in nessun modo! Ho provato a cercarmi un Maestro, ma nessuno ha voluto una Maga con un potere così inutile come allieva! >> singhiozzò la piccola con il volto tra le mani.
Non pensarci nemmeno mi disse la solita vocina nella testa Tu hai una Missione, un compito che ti aspetta...
<< Be', adesso l'hai trovata! Ti piacerebbe diventare mia allieva? >>
<< Davvero? Dite davvero davvero? >> chiese la bambina con gli occhi spalancati.
Brava, complimenti! Ma che ti è saltato in mente?
<< Ne sarei felicissima! Però... come faccio con mio fratello? Lui è molto protettivo, non vorrà lasciarmi! >>
<< Allora potresti chiedergli di venire con noi! Non potrò fare da maestra anche a lui, però! >>
<< Non preoccupatevi, lui è molto forte, non credo ne avrà bisogno! >> esclamò Desirée entusiasta, e corse verso un ragazzo della mia stessa età << Nii- sama, nii-sama! Vieni, ti devo far conoscere una persona! >> gridò, e cominciò a trascinarlo verso di me.
Era un ragazzo bellissimo, davvero particolare. Aveva capelli bianchi come la neve, ma il lungo ciuffo che copriva quasi del tutto l'occhio destro era nero; era affascinante, e aveva gli occhi di diverso colore, uno era verde come quello della sorella, l'altro era castano nocciola. Aveva un'aria malinconica da poeta maledetto, ma quando si avvicinò, stava sorridendo.
<< Fratellone, lei è la Maestra Aithusa Duchannes, Maga Guardiana del Fuoco! Maestra Aithusa, lui è mio fratello! >>
<< Lysandro Lovelace, Mago Guardiano del Vento, al vostro servizio, mia signora! >> disse tendendomi la mano. Io gliela diedi, pensando volesse stringermela, invece lui vi posò sopra un bacio.
<< Io al vostro, Lysandro. Come stavo dicendo a vostra sorella, mi sono offerta di diventare la sua Maestra. So che è stata affidata a voi, perciò chiedo il vostro consenso. >>
<< Ovviamente lo avete. Vi sono molto grato, mia signora. Ma ho sentito dire che voi vivete sulla Terra, e che non è vostro desiderio venire a vivere ad Avalon. Io però non posso lasciare la mia sorellina. >>
<< Lo so, Desirée me lo ha detto. Se volete, potete venire sulla Terra con noi, ed essere mio ospite, così potrete rimanere vicino a vostra sorella. >> 
Lysandro accettò, e così tornammo a casa tutti insieme.
Mia madre diceva sempre che il segreto per essere un buon guerriero è diventare il miglior sè stessi possibile. Desirée si dimostrò subito un'allieva straordinaria: non era un granchè nel corpo a corpo, ma mi resi conto da subito che aveva un grande talento nel creare le pozioni (non solo quelle d'amore!), e una vista e una mira eccezionali. Così le regalai una balestra in titanio con un corredo completo di frecce, che Daisy avvelenava con i suoi potentissimi filtri, e in poco tempo diventò una cecchina abilissima dell'esercito, e il suo valore era riconosciuto da tutti.
Lei però non si vantò mai dei propri progressi: con il passare degli anni continuava sempre ad avere un po' paura di me, e a trattarmi con un timore reverenziale, sebbene si fosse affezionata molto a me, e io a lei.
Con Lysandro le cose furono più difficili, ma adesso sento di dovergli molto di quello che sono oggi.
All'inizio era sempre molto gentile, educato e rispettoso con tutti, ma se ne stava sempre sulle sue, era sempre malinconico, sempre pensieroso, e parlava molto poco. Io non mi preoccupavo più di tanto: un po' il suo atteggiamento mi infastidiva, ma allo stesso tempo ero contenta di avere una persona in meno ad alitarmi sul collo, a cui dovevo dare conto. Qualche settimana dopo però le cose cambiarono radicalmente.
Ero da sola nella grande sala della musica del castello: ci andavo spesso per riflettere, poichè, dopo la morte dei miei genitori, non avevo più avuto il coraggio di azzardare un solo passo di danza, di cantare una sola parola, o di suonare una sola nota, nonostante mio fratello cercasse spesso di convincermi a farlo. Sentivo che, senza mia madre seduta al mio fianco, suonare il pianoforte non avesse più alcun significato per me.
Stavo seduta vicino al piano e lo guardavo con profonda nostalgia, eppure non avevo il coraggio di toccarlo, quando una voce alle mie spalle disse << Cosa ti ha fatto di male quel povero pianoforte? Lo guardi come se fossi un'amante tradita! >>
<< Lysandro, sei tu. >> dissi io, asciugandomi le lacrime dal volto << Cosa fai qui? >>
<< Vengo spesso in questa stanza. Da queste pareti trasuda una musica silenziosa straordinaria. >>
<< La senti anche tu? Pensavo di essere l'unica. >>
<< Ci vuole una sensibilità particolare, per percepirla. >> mi rispose, porgendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi. << Allora, come mai ce l'hai tanto con quel pianoforte? >>
<< Non ce l'ho con lui. E' solo che... >>
<< Ti manca la musica. >> concluse lui << E' abbastanza evidente. Se ti manca così tanto, perchè non ti siedi e suoni qualcosa? >>
<< Io... dopo che mia madre è morta, non ho più... >> dissi, ma non ebbi il coraggio di continuare.
Mi guardò e annuì << Capisco. Ma dovresti saperlo, la musica è soprattutto per noi stessi, non per gli altri. >> disse Lysandro, e mi condusse verso il pianoforte.
<< Aspetta un attimo! Sono passati tanti anni, sono fuori allenamento... >>
<< Non c'è bisogno di essere in allenamento per questo. Avanti, siediti, e fammi sentire qualcosa. >>
Mi sedetti accanto a lui, e lui mi sorrise, incoraggiandomi a suonare. Sfiorai appena i tasti, e tirai subito indietro la mano, come se scottassero.
<< Non devi avere paura. >> mi mormorò lui all'orecchio.
Lentamente le mie mani tornarono sui tasti, e cominciai a suonare e cantare una canzone che avevo scritto io stessa molti anni prima.
Un milione di pensieri nella mia mente
Dovrei lasciare che il mio cuore ascolti
Perché finora ho percorso una strada
Non ho perso nulla, ma mi sono mancate tante cose
Non riesco a decidere
Cosa è giusto, cosa è sbagliato
In che direzione dovrei andare?
Se solo sapessi quello che mi sta dicendo il mio cuore
Non so cosa provo
E’ solo un sogno?
Ah oh, yeah
Se solo potesse leggere i segnali che ci sono davanti a me
Ah Oh, se solo
Se solo 
Ogni passo, ogni parola
Ogni ora mi sto innamorando
Di qualcosa di nuovo, qualcosa di coraggioso
Qualcuno che io non sono mai stata
Non riesco a decidere
Cosa è giusto, cosa è sbagliato
In che direzione dovrei andare?
Se solo sapessi quello che mi sta dicendo il mio cuore
Non so cosa provo
E’ solo un sogno?
Ah oh, yeah
Se solo potesse leggere i segnali che ci sono davanti a me
Ah Oh, se solo
Yeah
Sono pazza? Forse possiamo farcela
Starai ancora con me quando la magia finirà?
Se solo sapessi quello che mi sta dicendo il mio cuore
Non so cosa provo
Se solo potesse leggere i segnali che ci sono davanti a me
Se solo potessi capire chi sono destinata ad essere
Ah oh…
Se solo, yeah
Se solo....

Quando la canzone finì, avevo il viso di nuovo bagnato di lacrime, ed ero tra le braccia di Lysandro, che mi stringeva delicatamente, accarezzandomi i capelli.
<< Brava. E' questo che devi fare. >>
Da quel giorno fra noi si è creato un rapporto molto particolare. Non come quello che ho con Nex, o come quello che ho con Gon, o Masahiro, ma comunque straordinario.
Non parliamo quasi mai, preferiamo comunicare in modo diverso: con la musica, o con il ballo, ad esempio.
Lysandro si è rivelato un musicista straordinario, e un ballerino ancora più incredibile. Passiamo ore intere a ballare insieme il valzer, o qualsiasi altro ballo esistente, oppure ci sediamo fianco a fianco al pianoforte e suoniamo insieme, e a volte lui canta con me, perchè sa che così mi rende felice.
E' gentile e comprensivo, e non mi lascia mai da sola, quando sono triste; è la persona più sensibile che io abbia incontrato. E' per merito suo se ho permesso alla musica di tornare nella mia vita. Quando sono con lui, riesco quasi a dimenticare il mio dolore.
Vado verso lo specchio, e guardo il mio riflesso: lo faccio ogni giorno, e ogni volta rimango colpita da quanto il tempo mi abbia cambiata.
Il viso ha perso la rotondità dell'infanzia, il fisico è notevolmente maturato, i capelli ora sono davvero molto lunghi: ho smesso di raccoglierli da tempo, e ora mi ricadono sulle spalle come una cascata di inchiostro. Non sono cieca, mi rendo conto di essere diventata una donna bellissima, ma la cosa non mi tocca più di tanto.
Quello che però mi sconcerta di più è come è cambiata la mia espressione: un tempo era allegra, solare, piena di luce, ma adesso..
La ragazzina che ero una volta è scomparsa da tempo. Ora sono una donna di quasi vent'anni malinconica e triste, ancora capace di sorridere solo per merito della sua famiglia, che la ama incondizionatamente, nonostante tutti i difetti che ha.
Come ho fatto ad arrivare a questo? Come ho fatto a cambiare così tanto?
Mi rendo conto però che questa tranquillità sta per finire: ormai è giunto il momento. Devo realizzare il mio destino, e annientare la Brigata, come avevo promesso.
L'incantesimo che mi ha protetto per tutti questi anni sta per spezzarsi. Non posso più aspettare.
Dovrò giocarmi il tutto per tutto, e la posta in gioco è la più alta che io abbia mai scomesso.



Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Cinque anni dopo II parte ***


Killua chiusa la telefonata, rassegnato. Come al solito, le parole della voce registrata erano sempre le stesse << Gentile cliente, il numero da lei chiamato non è più esistente. La preghiamo di ricontrollare... >>.
Era da anni che quella scena si verificava ogni notte: Killua era perfettamente consapevole che Aithusa aveva cambiato numero di telefono da cinque anni, e che continuare a chiamare quello vecchio era perfettamente inutile, ma non riusciva a farne a meno. 
Gli mancava in maniera straziante. Non era trascorso istante da quando si erano separati senza che i suoi pensieri fossero rivolti a lei, non era trascorsa una sola notte senza che lui si fosse affacciato alla finestra per guardare il cielo, nella folle speranza di vederla volare verso di lui.
I primi due anni erano stati i peggiori: l'ultima volta che l'aveva vista era faccia a faccia con la Brigata, e non aveva più avuto nessuna notizia di lei. L'aveva cercata ovunque nella città per più di un mese senza trovarla, e alla fine si arreso: Aithusa se n'era andata senza dire una parola.
Però il terrore che potesse essere morta non lo aveva lasciato, e aveva tormentato Kurapika per giorni, nella speranza di avere qualche novità da lui, fino a quando il Kuruta non lo aveva chiamato: Kurapika era infatti riuscito a parlare con Nex, che gli aveva detto che Aithusa era tornata ad Avalon il giorno prima, sana e salva.
Killua nel sentire quelle parole era stato invaso dal sollievo, che però presto si era trasformato in dolore: perchè Aithusa non era tornata da lui? Perchè lo aveva lasciato in quel modo?
La risposta era la stessa che si era dato quando aveva trovato il biglietto: lui non era all'altezza della situazione, e non lo sarebbe mai stato.
Così aveva cercato di distrarsi in tutti i modi, nel tentativo di non pensare: aveva seguito Gon a Greed Island, poi si era buttato a capofitto nella battaglia contro le Formichiere, combattendo in maniera estremamente imprudente, senza il minimo riguardo per la propria vita, quasi cercando la morte.
Però il destino non lo aveva favorito, e mentre lui era rimasto completamente illeso, Gon era finito in punto di morte.
Killua allora aveva giurato a sè stesso che non avrebbe permesso all'amico di morire: non sarebbe mai stato in grado di proteggere la ragazza che amava, ma poteva proteggere il suo migliore amico.
Così era tornato a casa Zaoldyeck, per chiedere l'aiuto di Alluka. Ma, a quanto pareva, Gon non era l'unico ad aver bisogno del suo aiuto. 
Aveva dimenticato in quali condizioni vivesse la sorellina. Colpa dello spillo di Illumi, certo, ma anche colpa sua: era stato talmente assorbito dal proprio dolore e dai propri problemi che aveva finito per abbandonare Alluka al suo destino. Ma avrebbe rimediato, a qualunque costo.
Così era riuscito a portare via la sorellina dalla casa, e, dopo tante peripezie, era riuscito a salvare Gon, e aveva ottenuto di poter tenere Alluka con sè, mentre Gon si allontanava per la sua strada, per continuare a cercare suo padre.
Tuttavia Killua non si sentiva ancora soddisfatto: era come se non stesse facendo abbastanza per riscattarsi dalla condizione di inutilità in cui sentiva di trovarsi. 
E così aveva preso la decisione di cominciare a lavorare come Blacklist Hunter, per poter catturare i criminali. Che contraddizione: proprio lui, ex mercenario, ora aveva cominciato a dare la caccia agli assassini e ai delinquenti!
Passò un anno, e Killua ormai era ben inserito nella comunità dei Blacklist; tuttavia le cose non andavano così bene come poteva sembrare. 
Killua era infatti costantemente preoccupato per Alluka: temeva che qualcuno cercasse di vendicarsi di lui colpendo lei. 
Così era stato costretto a prendere la più terribile decisione della sua vita: aveva incoraggiato la sorellina a mettersi in viaggio da sola, affinchè si allontanasse da lui. Non sarebbe stata al sicuro da sola, ma almeno non avrebbe subito le ritorsioni di nessuno.
Da allora era rimasto completamente solo: qualche volta andava a trovare Leorio, ma era tutto lì. Non aveva più avuto notizie di Gon, e di Alluka ormai sapeva solo che viveva stabilmente e in pace da qualche parte, chissà dove; non era più tornato a cercarla, per non turbare la pace che la sorellina sembrava aver trovato. Di Aithusa, più nulla.
Ormai Killua aveva quasi vent'anni, ma non era felice. E non lo sarebbe mai stato, finchè la donna che amava avesse vissuto lontano da lui.
Chissà dov'era... probabilmente ad Avalon. Chissà se stava bene, se era felice senza di lui.. 
Il telefono squillò e Killua rispose << Pronto? >>
<< Killua. >> disse una voce dall'altro capo del telefono, una voce che il ragazzo conosceva bene.
<< Gon? Sei tu? >>
<< Sì, sono io. >>
<< Ma si può sapere che fine avevi fatto?! Ti avrò chiamato un sacco di volte! >>
<< Lo so. Scusa, ma non posso spiegarti per telefono. Devi raggiungermi subito. >>
<< Perchè? E' successo qualcosa? Dove sei? >>
<< A Rusko, il regno dei Kuruta. Ti spiegherò tutto quando sarai qui, ma devi sbrigarti, è importante. >>
<< A Rusko? Cosa ci fai lì? >> Killua si interruppe << Non sarà successo qualcosa a Kurapika? >>
<< No, non a lui. In effetti Masahiro lo ha appena chiamato, lui e Leorio stanno già venendo qui. >>
<< Allora chi, Gon? >>
Dall'altro capo del telefono cadde un silenzio tombale, e Killua fu assalito da un terribile presentimento.
<< Gon. Non dirmi che..? >>
<< E' Aithusa. E' scappata di casa due giorni fa, e non riusciamo a trovarla. Temiamo che sia in pericolo, per colpa della Brigata. >>

Image and video hosting by TinyPic

***
Kurapika stava disteso sul letto, profondamente turbato.
Leorio era venuto a trovarlo qualche giorno prima su richiesta di Senritsu, che era preoccupata per lui: infatti erano ormai mesi che l'uomo era sempre più depresso, sempre più triste. Ma nemmeno il suo più vecchio amico era riuscito a farlo stare meglio.
Il motivo era semplice: Kurapika pensava alla sua sorellina, la sua dolce Tess.
La ragazza aveva avuto ragione su tutto: non solo la vendetta non gli aveva dato la felicità, ma lo aveva roso dentro, e lo aveva trasformato in un uomo insensibile e crudele, capace di azioni terribili.
Dopo gli avvenimenti di York Shin City, era rimasto con la mafia per altri quattro anni: anni di dolore, e di profonda vergogna.
Quando aveva saputo che Aithusa aveva ucciso tre membri della Brigata per salvare lui e gli altri, il senso di colpa aveva cominciato a torturarlo, e per un momento era stato tentato di chiedere perdono alla sorella per come si era comportato. Ma l'orgoglio e il desiderio ancora insoddisfatto di vendetta avevano vinto su l'affetto, e Kurapika aveva fatto finta di nulla, aveva ignorato quel poco di buono che era rimasto in lui, e aveva continuato a cercare il Ragno, e a lavorare per la mafia.
Gli anni erano passati, e il senso di colpa per aver stroncato la vita di un uomo che era sì colpevole, ma incapace di difendersi, e solo per un desiderio personale di gloria e vendetta, lo tormentava ogni giorno di più. Ma non era niente in confronto alla vergogna che provava per aver deluso Aithusa.
Continuava a rivedere la sorella che piangeva, ferita dalle sue terribili parole, che gli diceva di andarsene e di non farsi vedere mai più, e di fare conto che fosse morta. 
Aithusa era una ragazza gentile, capace di ascoltare e perdonare: se era arrivata a dirgli quelle cose, probabilmente ora lo odiava con tutta sè stessa.
Il dolore per aver perso l'affetto della sorellina lo tormentava, e con il tempo perfino la vendetta aveva smesso di significare qualcosa per lui: a che serviva, senza l'affetto dei propri cari? Non l'avrebbe reso felice, figuriamoci se gli avrebbe dato pace.
Per questo l'anno prima Kurapika aveva lasciato il suo lavoro alla mafia, ormai incapace di reggere la vergogna per le azioni commesse, e viveva completamente da solo. Ogni tanto Senritsu lo chiamava, ma niente di più.
Non aveva più avuto notizia della sorella: chissà dov'era, se almeno lei era felice. L'unica cosa di cui Kurapika era sicuro era che sua sorella doveva essere diventata una donna bellissima.
Il telefono squillò, e Kurapika lo afferrò perplesso: chi poteva essere?
<< Pronto? >>
<< Otouto. >>
<< Masahiro?! >>
<< Sì. >>
<< Nii-sama, sono così felice di sentirti! Se sapessi quante volte ho provato a chiamarti... >>
<< Lo so. Non è il momento di parlarne adesso. Devi venire a casa, subito. >>
<< Casa? Quale casa? >>
<< La nostra casa. A Rusko. >>
Kurapika sussultò. Erano anni che non sentiva nominare il suo regno.
<< Ma che ci fai lì, nii-sama?! E poi, mi dici che sta succedendo? >>
<< Aithusa è scomparsa. Non la troviamo da nessuna parte, e temiamo sia in pericolo. Zia Selina ha già chiamato gli Zaoldyeck in aiuto, saranno qui presto.>> rispose Masahiro << Allora, vuoi venire a darci una mano, oppure non ti importa di che fine abbia fatto la nostra sorellina?! >>
Kurapika tremava, in un misto di preoccupazione e dolore << Sono con Leorio. Arriveremo lì tra un paio di giorni. >> disse, e riagganciò.
Aithusa, sorellina mia. Dove sei?

Image and video hosting by TinyPic


***
Due giorni prima....
Dovevano essere circa le tre del mattino. Aithusa era nel suo laboratorio/studio/biblioteca, con accesa solo una candela, e preparava la propria borsa, cercando di fare meno rumore possibile.
All'inizio aveva pensato di radunare tutti e fare con loro una bella chiacchierata, spiegando perchè aveva mentito per tutti quegli anni, perchè doveva andare a cercare la Brigata, e perchè doveva farlo da sola. Ma, prima di avere il tempo di prepararsi un discorso, un dolore atroce l'aveva improvvisamente colpita dietro la nuca, facendola crollare a terra: l'incantesimo di Protezione si era spezzato, e lei non era più al sicuro.
Non aveva il tempo di spiegare agli altri che stava succedendo, pensava la ragazza riempiendo febbrilmente la borsa con tutto ciò che trovava sotto mano: lo avrebbe fatto Masahiro al suo posto, ora l'unica cosa che lei doveva fare era allontanarsi il prima possibile, prima che la Brigata venisse a cercarla a Rusko.
Un paio di braccia forti e delicate la afferrarono, abbracciandola da dietro, e Aithusa gridò per lo spavento << Ma che diavolo..? >>
<< Cosa stai combinando, Tess? >> le mormorò all'orecchio Lysandro << Se gridi di nuovo così forte ti farai scoprire! >>
<< Lys!? Cosa ci fai qui a quest'ora? >>
<< Sono giorni che ti tengo d'occhio, aspettando questo momento. Credevi davvero di potertela filare così facilmente, e andare ad affrontare la Brigata dell'Illusione senza nessuno che ti coprisse le spalle? >>
Aithusa rimase a bocca aperta. Ma come faceva a saperlo??!
<< Non so di cosa tu stia parlando! >>
<< Davvero? E questo foglio lo riconosci? >> disse Lysandro, mettendole davanti il foglio che la ragazza aveva raccolto dal cadavere di Franklin cinque anni prima, quello dove era scritta la profezia che la riguardava.
Aithusa glielo strappò dalle mani, e si voltò furente, ancora stretta nell'abbraccio del ragazzo << Dove lo hai preso? >>
<< Dalla tua scrivania, ovviamente. Era lì che lo tenevi, no? Molto poco originale, devo dire! >>
<< Hai frugato nella mia scrivania? >>
<< Sì, l'ho appena detto. Una volta letta quella profezia, e conoscendo la storia di York Shin City che mi hai raccontato, non ci ho messo molto a fare due più due. >> Lysandro la guardava dall'alto, con un espressione seria, ignorando l'indignazione della Maga << Seriamente, Tess, cosa credevi di fare da sola? La tua è un'idea folle! >>
<< Non sono affari tuoi! Lasciami andare! >>
<< Risposta sbagliata, tesoro. >> mormorò il Mago, e serrò ancora di più la presa << Sono affari miei eccome, e per più di un motivo, ma te ne dirò uno solo: perchè sono il tuo migliore amico, e ti conosco meglio di chiunque altro, perfino meglio di tuo fratello, e so che farti andare via da sola sarebbe un grave errore. >>
<< Sei molto modesto, Lysandro! Cosa ti fa credere di conoscermi così bene? >>
<< Perchè nella tua musica c'è la vera te stessa. E nessuno conosce la tua musica meglio di me. >> Lysandro le scostò i capelli dalla fronte << Non preoccuparti, non dirò niente a nessuno di quello che ho scoperto. Però ci conviene andare subito, altrimenti ci fermeranno. >>
<< Ci conviene? >> Aithusa sussurrava inviperita << Chi ti ha detto che vieni con me? >>
<< Te l'ho già detto, non puoi andare da sola. E visto che solo io conosco tutta la verità, e visto che dopo di te sono il Mago più potente in questa casa, mi sembra logico che sia io a seguirti. >>
<< Sì, bel tentativo. Ma anch'io ti conosco bene, sai? Avanti, dimmi la verità, perchè vuoi venire con me? >>
Lysandro sospirò << Non è ovvio? Non voglio lasciarti. Voglio stare al tuo fianco, e proteggerti. Sei una delle persone più importanti della mia vita, e non posso rischiare di perderti. >>
Aithusa trattenne il fiato di fronte a quella dichiarazione di profondo affetto, e disse << Perchè dovrei permetterti di seguirmi? Pensi di essere l'unico a volermi bene, in questa casa? >>
<< No, qui ti vogliono bene tutti, lo so. Ma io sono diverso da loro. Perchè tu hai bisogno di me, anche se non lo ammetteresti mai. >>
Era vero, era tutto vero, anche se Aithusa non lo avrebbe davvero mai ammesso. Lysandro la conosceva veramente meglio di chiunque altro, e non si sarebbe liberata di lui.
<< Va bene. Ora però andiamo, prima che ci scoprano! >>
<< Saggia scelta, tesoro! >> sorrise Lysandro trionfante, ignorando l'espressione infastidita dell'amica. I due saltarono insieme fuori dalla finestra, e si allontanarono in volo.
<< Dove stiamo andando, a proposito? >>
<< Ad Avalon. Cominceremo da lì! >>
Era cominciata la caccia. Ormai indietro non si tornava.



Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Caccia e scoperte I parte ***


<< Allora? Che dici? >> le chiese Lysandro a bassa voce.
Aithusa continuava a scrutare la gola sottostante con il binocolo, cercando al suo interno  un segno di vita qualsiasi, inutilmente << Dico che non c'è niente. Non c'è nessuna traccia della Brigata. >>
<< Ma com'è possibile? Eppure nelle grotte di quella gola dovrebbe esserci il loro covo! L'esercito dei Maghi ne sembrava sicuro! >>
<< Forse si sbagliavano. In fondo, nessuno si è mai avventurato là sotto per controllare. >> Aithusa abbassò il binocolo << O forse non sono in casa. Magari, se ci avviciniamo, troviamo sulla porta un biglietto con su scritto " Scusate, non siamo in casa, siamo da qualche parte del mondo a causare morte e devastazione. Tornate più tardi, o lasciate un messaggio, così potremo venire a stanarvi e farvi a pezzettini! " >>
<< Percepisco un lieve sarcasmo nelle tue parole, tesoro. >>
<< Trovi? >> rispose Aithusa ironica << Dai, scendiamo a dare un'occhiata! >>
<< Sei pazza?! >>
<< Oh suvvia, non fare la ragazzina! >> rispose la donna sardonica, e scese in volo nella gola, seguita dall'amico.
La gola doveva essere profonda circa centocinquanta metri, e le pareti erano di una strana pietra nera dagli strani riflessi azzurri, che emanavano un'energia magica incredibilmente potente. I due amici atterrarono sul fondo senza fare il minimo rumore.
<< Secondo te che tipo di pietra è questa? >>  chiese Lysandro a voce bassissima.
<< E' labradorite, una pietra preziosa che appartiene alla famiglia di silicati. E' un eccellente conduttore di magia, soprattutto di magia oscura. >> rispose Aithusa tranquillamente, e si voltò quando sentì lo sguardo sbigottito dell'amico su di sè << Che c'è?! Mio cugino è il Mago Guardiano della Pietra, sono cose che ho imparato da lui! >>
<< Lasciamo perdere. >> rispose Lysandro << Piuttosto, guarda questi ingressi. >> continuò, indicandole alcuni punti vicini a circa cinque metri dal fondo << Sembrano quasi ingressi che portano a diverse piccole grotte separate fra loro. E il fondo della gola sembra quasi una piccola piazza.>> 
<< Come se fossero dei mini appartamenti! >> commentò Aithusa << La struttura del covo sembra piuttosto semplice: ogni membro ha il proprio spazio privato, e quando devono riunirsi si ritrovano qui dove siamo noi! >> disse, battendo il piede per terra.
<< La scelta di una gola è molto strategica. Non si può attaccare senza scendere, e se si scende nascondersi è praticamente impossibile. Non c'è alcuna possibliità di sfruttare l'effetto sorpresa. >> ragionò Lysandro.
<< Già. Ovviamente il punto debole di un simile nascondiglio è la forte limitazione alla fuga, ma in fondo a loro che importa di poter scappare? Nessuno può competere con loro, non temono alcun nemico. >>
<< A parte te. >> le fece notare Lysandro con voce compiaciuta. 
<< Non credo che mi temano più di tanto. Potrò anche essere al loro livello, ma attualmente la Brigata conta otto membri. Loro sono in superiorità numerica. >>
<< Allora ci conviene sbrigarci a eliminarne qualcuno! >>
<< Zitto! >> sibilò Aithusa << Hai sentito? >>
Un lieve fruscio aveva per un momento attraversato l'aria. Aithusa sguainò la spada, e Lysandro si srotolò dal braccio una robusta frusta in elettro.
Un colpo magico arrivò dritto su Aithusa, che tentò di proteggersi con uno scudo di fuoco. Il colpo però deviò all'ultimo minuto scansando lo scudo, e la colpì con forza al fianco. Aithusa lanciò un grido di dolore e cadde su un ginocchio. Bonolenov fece per lanciarsi su di lei, ma Lysandro ringhiò e fece schioccare la frusta, che si attorcigliò intorno al collo del Rinnegato.
Il Mago dette uno strattone, e il Rinnegato crollò ai loro piedi, e Lysandro corse ad immobilizzarlo nella sua potente presa << Guarda un po' chi abbiamo qui, Tess! Ah, come va il fianco? >>
La donna si rimise faticosamente in piedi tenendosi il fianco e si avvicinò, mentre Lysandro immobilizzava il Rinnegato costringendolo a bere uno dei potenti filtri della sorella e lo metteva in ginocchio << Sto bene, non preoccuparti.... Ah, voi siete Bonolenov, membro numero 13 della Brigata dell'Illusione! E' un piacere rivedervi, Rinnegato. Vi ricordate di me? >>
<< Aithusa Duchannes Kuruta, Maga Guardiana del Fuoco, Maestra di Arti Magiche. La ragazza della profezia. Perchè non riesco più a muovermi? >>
<< Esatto! Visto che mi conoscete, non starò a spiegarvi cosa sono venuta a fare qui. Ah, e non riuscite più a muovervi perchè avete bevuto una pozione paralizzante. >> Aithusa cominciò a creare una sfera di fuoco nella mano destra, mentre Lysandro andava a mettersi al suo fianco << Voi siete un pluri ricercato dall'esercito. Come Maestra di Arti Magiche, ho l'autorità di giudicarvi ed emettere una condanna. Per il genocidio del popolo dei Kuruta, per la morte della Maga Concorda Duchannes, per la strage avvenuta cinque anni fa a York Shin City di settantaquattro mortali, e per altri crimini che mi sono sconosciuti, venite giudicato colpevole di alto tradimento nei confronti della vostra Missione. Siete condannato a morte. >>
Aithusa si preparò a lanciare la sfera di fuoco, ma si fermò quando si accorse che il Rinnegato stava ridendo.
<< Trovate che la vostra dipartita sia divertente, Bonolenov? >>
<< No, non è questo che trovo divertente. Trovo divertente la vostra ingenuità e la vostra stupidità, piuttosto! >> Bonolenov continuava a ridere << Il genocidio dei Kuruta? E' questo che credete che sia avvenuto dieci anni fa? >>
<< Cosa volete dire? >>
<< Voglio dire che siete degli stupidi, voi e i vostri fratelli sopravvissuti. Credete davvero che noi abbiamo ucciso i vostri familiari?! Siete morta, Aithusa Duchannes! Siete una morta che cammina! Quando scoprirete tutta la verità, per voi sarà troppo tardi! Sarà- >>
Non finì la frase. Aithusa gli aveva scagliato contro la sfera di fuoco con una tale foza che la testa del Rinnegato era saltata via dal collo. Il corpo decapitato di Bonolenov crollò lentamente a terra, mentre il sangue inondava la luminosa pietra nera.
Lysandro mise una mano sulla spalla della ragazza << Tess... non pensare a quello che ha detto. Mentiva. cercava di guadagnare tempo, voleva ferirti.. >>
<< No. >> rispose dura Aithusa << L'ho guardato negli occhi. Non stava mentendo. >> Aithusa si scrollò di dosso la mano dell'amico, e si mise davanti a lui << Non so cosa volesse dire quel mostro. >> mormorò, quasi stesse parlando da sola << Ma una cosa è certa: questa storia è più grande di quanto avessimo immaginato. C'è qualcosa sotto, e non si tratta solo di me. >> la donna prese la mano dell'altro  << Devo capire cosa è successo davvero, devo capire quali altri segreti nascondeva la mia famiglia. Ma avrò bisogno di te. >>
Lysandro le sorrise e le accarezzò la testa << Allora puoi contare su di me. Qualunque cosa tu scelga di fare, io ti seguirò ovunque andrai, sempre.>>
***
Killua si stava avviando verso il grande castello, seguendo la propria famiglia.
Aveva incrociato Silva, Zeno, Illumi, Milluki e KiKyo ai confini del regno, e, con sommo fastidio, aveva dovuto sorbirsi per più di dieci minuti le lagne della madre per non essere tornato a casa neanche una volta, lo sguardo vuoto di Illumi e quello invidioso di Milky, e gli abbracci pieni di affetto del nonno e del padre, prima di poter chiedere spiegazioni.
<< Si può sapere cosa ci fate voi qui? >>
Era stato Silva a rispondere << Ci ha chiamati Selina. Ci ha detto che Aithusa è scomparsa, e ci ha pregato di raggiungerla al castello. Ma non sapevo che ci saresti stato anche tu. >>
<< Aithusa è la mia ragazza! E' ovvio che sono venuto anch'io! >>
<< Se è la tua ragazza, mi spieghi come mai non vivete insieme? >> aveva chiesto Milluki << Dimmi, quand'è stata l'ultima volta che l'hai vista? >>
Killua non aveva risposto, si era limitato a lanciare uno sguardo omicida al fratello maggiore, e si erano avviati tutti insieme verso il castello, con Silva alla testa del gruppo.
<< Lo sapevo! Quella ragazza non sa fare altro che causare problemi! E adesso dobbiamo anche scomodarci per tirarla fuori dai guai! >> strillava indignata Kikyo, senza che nessuno la considerasse minimamente.
<< Smettila, Kikyo! Aithusa è un membro della famiglia a tutti gli effetti, perciò, se è nei guai, è nostro dovere aiutarla! >> la rimproverò aspramente Zeno.
<< Aithusa non è un membro della famiglia! E' solo un'arrivista e una smorfiosa, che si è insinuata abusivamente nella nostra casa quando era ancora una mocciosa ! >>
<< Vorrei farti notare, Kikyo, che Aithusa è uno dei membri più eminenti della società dei Maghi, nonchè una principessa! Non credo proprio che possa considerare l'insinuarsi nella famiglia un investimento vantaggioso! >>
Kikyo strillò oltraggiata.
<< Ora basta! Non è il momento di discutere di questo! >> li redarguì Silva << Ora l'essenziale è capire cosa sia successo! >>
<< Killua! >> chiamò una voce poco lontana.
Il diretto interessato si voltò, e sorrise entusiasta << Kurapika, Leorio! Siete voi! >> gridò, e corse incontro ai suoi vecchi amici.
<< Ma guardati, come sei cresciuto! Ormai sei un uomo fatto! >> esclamò Leorio, stritolando l'amico in un abbraccio.
<< Tu invece sei diventato davvero vecchio! Non fare troppi sforzi, o comincerà a farti male la schiena! >>
Leorio diventò rosso per la rabbia << Tu, razza di insolente... >>
<< Kurapika! >> fece Killua, ignorando l'espressione di Leorio, e abbracciò anche l'altro ragazzo, che ormai ragazzo non era più: era diventato più muscoloso e possente, il viso era più maturo, i capelli erano più lunghi.
Il Kuruta reagì appena all'abbraccio dell'albino; sembrava a dir poco fuori di sè.
<< Kurapika, che c'è? >> chiese Silva, che nel frattempo si era avvicinato.
Kurapika si guardava intorno tremando, sebbene gli occhi fossero spenti e fissi << Il regno... l'ultima volta che l'ho visto... era distrutto, completamente! E  adesso... è di nuovo integro, vivo, come se non fosse mai stato attaccato! >>
<< Opera di nostra sorella, fratello. >>
Tutti si voltarono nella direzione da cui era arrivata la voce. Sulla soglia dell'ingresso principale del castello c'erano tre persone. 
A sinistra c'era Selina Duchannes, Maga Guardiana del Tempo, ormai invecchiata dopo aver superato i cinquant'anni; a destra c'era Gon Frencss, Lost Hunter, ormai quasi diciottenne, alto e muscoloso, con le mani in tasca e l'espressione preoccupata.
E al centro c'era Masahiro Kuruta, Principe Ereditario dei Kuruta, la persona che aveva parlato, ormai venticinquenne, con la schiena dritta e il mento sollevato.
Kurapika, Killua e Silva fecero un passo avanti, shockati << Siete voi... >>
<< E' meglio se entrate. >> disse imperturbabile Masahiro << Abbiamo parecchie cose di cui parlare. >>
Ed entrò in casa, seguito da Gon e Selina; dopo qualche secondo di esitazione gli altri li seguirono.
Killua andò subito ad abbracciare Gon, seguito da Kurapika e Leorio; Silva abbracciò Selina, mentre Masahiro dava il benvenuto agli altri, senza togliere gli occhi dal fratello minore.
Kurapika si avvicinò timidamente al ragazzo << Lo so, fratello. Sono stato un vero idiota. Ma sono davvero pentito di tutto quello che ho fatto. >>
<< Idiota mi sembra poco. Direi piuttosto che sei stato un idiota superlativo! >>
<< Sì, è vero. >> rise imbarazzato Kurapika, poi porse la mano al fratello << Tregua? >>
Masahiro rimase in silenzio per qualche secondo, poi strinse la mano del fratello e lo abbracciò forte << Mi sei mancato, fratellino. >>
Kurapika ricambiò l'abbraccio, commosso fino alle lacrime.
<< Onii-chan! >> gridò una voce femminile.
Killua si voltò, incredulo: in cima a una grande scalinata c'era la sua sorellina, Alluka.
Era cresciuta: la bambina indifesa ed ingenua di una volta sembrava scomparsa, lasciando posto a una sedicenne bellissima e forte, dalle forme sinuose e dal fisico tonico e allenato, e con una grossa ascia appesa dietro alle spalle. A quanto sembrava, Alluka doveva essere diventata una combattente.
La ragazza scese di corsa le scale, e si fiondò tra le braccia del fratello maggiore << Onii-chan, mi sei mancato così tanto... >>
<< Alluka... ma tu cosa fai qui? >>
<< Che domande! Io vivo qui da diversi anni! >> rispose Alluka sorridendo << Tess mi ha portato a vivere qui qualche mese dopo la nostra separazione! >>
<< Davvero? >> mormorò Killua.
<< Certo! Diceva che da sola non ero al sicuro, così mi ha portato con sè, per proteggermi! E mi ha anche insegnato a combattere, sai? >> esclamò entusiasta la ragazzina, e brandì con aria esperta la propria ascia << Gon dice che sono davvero brava! >>
<< Perchè è vero! >> intervenne Gon << E' davvero brava! Praticamente quanto me! >>
<< Davvero? Davvero Aithusa ha fatto tutto questo per te? >> mormorò Killua con voce rotta dalle lacrime. 
<< Ma sì, fratellone! Aithusa è stata molto buona, sia con me che con Nanika! Ci ha anche insegnato a controllare il nostro potere, e ci fa le coccole ogni volta che lo chiediamo, e spesso canta anche per noi! Mi piace tanto quando canta, soprattutto quando lo fa con Lysandro! Oh, sono così adorabili insieme! >>
Killua abbracciò forte la sorellina. E lui che aveva temuto per lei.. invece Alluka era stata al sicuro per tutto quel tempo, protetta e amata da Aithusa. Il cuore gli sembrava sul punto di scoppiare per il sollievo e la profonda gratitudine che provava.
Un momento: chi diavolo era questo Lysandro?!
<< Siete arrivati, finalmente! >>
Tutti si voltarono verso chi aveva parlato: Nex Duchannes osservava i presenti con un cipiglio serio e severo che ricordava molto quello della madre.
Era cambiato anche lui: era diventato un giovane uomo molto imponente, così tanto da mettere un po' in soggezione. Al suo fianco c'era una giovane che sembrava avere circa la stessa età di Alluka, dai capelli rossi tagliati in un ordinato caschetto, e dai luminosi occhi verdi, e con una pesante balestra sistemata dietro la spalla. Killua la fissava, non ricordava di averla mai vista prima, ma doveva essere una Maga, senza dubbio. La ragazza, sentendosi fissata, parlò:
<< Perdonatemi, non mi sono presentata. Mi chiamo Desirée Lovelace, sono l'allieva di Aithusa. >> esordì formale, inchinandosi << Voi dovete essere Killua Zaoldyeck. >>
<< Come fai a sapere chi sono? >>
<< Aithusa mi ha parlato di voi. Siete l'uomo a cui la Maestra è stata Legata, no? >>
<< Be'... sì, almeno credo! Ma chi è la Maestra di cui parli? >>
<< La Maestra Aithusa, ovviamente! Non avete sentito quando ho detto che sono la sua allieva? >>
<< Maestra Aithusa? >> fece Kurapika, incredulo.
<< Sì, era una delle cose che vi dovevamo raccontare. Aithusa è diventata Maestra di Arti Magiche circa due anni fa. >> rispose trionfante Masahiro << E attualmente è considerata una tra le Maghe più potenti e rispettate di Avalon! >>
Kurapika ansimò, sotto shock. Aithusa... Maestra di Arti Magiche! Era un traguardo incredibile, e lei lo aveva raggiunto ad appena diciassette anni.... prima il regno ricostruito, ora questo...
<< Mi sa che ci dovete raccontare un po' di cose. >> mormorò Kurapika turbato.
<< Esatto. Forza, andiamo in salotto. Ne avremo per un bel po' >> disse Masahiro, e tutti lo seguirono.

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Caccia e scoperte II parte ***


Si radunarono tutti in salotto. O almeno, in quello che Masahiro aveva definito salotto.
In realtà, infatti, si trattava della sala di corte ufficiale: era una grandissima sala con diversi tavoli in stile rococò, circondati da eleganti sedie imbottite, diversi divani stile impero, e con al centro una serie di giganteschi cuscini dalle fodere sfarzose sistemati a terra; in fondo alla stanza, a due metri da terra, c'era un gigantesco bovindo con tre diversi livelli a cui si poteva accedere attraverso una piccola scala, con altri cuscini sistemati e diversi drappeggi scarlatti sulle pareti. 
<< E tu questo lo chiami salotto? >> esclamò Leorio, sconcertato.
<< Quella un tempo era la zona riservata alla famiglia reale >> spiegò Masahiro indicando il bovindo, ignorando Leorio << Ma credo che i cuscini al centro della stanza andranno bene comunque. >>
E così tutti si accomodarono sui cuscini. Kurapika si guardò intorno. Quanti ricordi...
 Killua rimase sconcertato quando vide Gon aiutare molto galantemente Alluka a sedersi. Il moro, sentendosi osservato dall'amico, esclamò << Che c'è? Tess e Hiro mi hanno dato qualche lezione di galateo! >>
<< Si vede! >> commentò Leorio, divertito.
<< Bene allora >> li richiamò Masahiro << Direi che qui ciascuno degli abitanti di questo castello ha qualcosa da raccontare. Parlerete tutti a turno, e io sarò l'ultimo. Nex e Selina, prego, cominciate voi. >>
E Nex e Selina cominciarono a raccontare: parlarono di come Aithusa avesse chiesto loro di radunare più Maghi possibile per un motivo che ancora oggi era a loro ignoto, di come la giovane non aveva voluto rivelare loro niente di quello che stava combinando, della loro decisione di seguirla per proteggerla, perchè convinti che la ragazza nascondesse dei segreti che avrebbero potuto metterla in pericolo, di come la giovane aveva ricostruito il regno e della sua decisione di rimanere a vivere lì, a cui loro si erano dovuti adeguare.
<< Altri segreti? Sul serio?! >> gridò Killua, incredulo.
Masahiro lo zittì con un gesto, e fece cenno a Gon di parlare. Gon raccontò di come aveva cercato l'amica per mesi senza trovarla, fino a quando non aveva avuto l'intuizione di andare a Rusko; raccontò del loro incontro, di come era stato felice e sollevato di rivederla in forma e in salute, della sua decisione di rimanere a vivere con lei, decisione che era stata accettata a malincuore dalla Maga, alla condizione che Gon non rivelasse mai a nessuno, per nessun motivo che lei viveva in quel castello.
<< Quindi si nascondeva. >> sospirò Silva << Ecco perchè in tutti questi anni non abbiamo più avuto notizie di lei.... >>
Gon annuì e continuò. Raccontò di come avessero cominciato a lavorare insieme come Lost Hunter, e ad un certo punto tirò fuori il cristallo dei ricordi che Aithusa gli aveva regalato diversi anni prima. Un'immagine cominciò a formarsi sulla parete.
<< Svelto, svelto! >> gridò Aithusa ridendo, senza smettere di correre.
<< Mi stai sfidando, Tess? >> chiese Gon, che stava correndo veloce al suo fianco, evitando rami e tronchi.
<< Se non ti tiri indietro! >> 
<< Ti faccio vedere io! >> urlò Gon, e i due accelerarono ancora, rimanendo testa a testa, senza smettere di ridere come pazzi.
Erano a caccia, stavano cercando di rintracciare un Hunter che a quanto pare si era perso nel bel mezzo della foresta amazzonica; avevano chiamato loro perchè sapevano che nessuna missione li spaventava, anzi, più era pericolosa, più si divertivano.
<< Gon! Mi sa che abbiamo superato l'accampamento! >>
I due ragazzi si fermarono di botto, e tornarono indietro. Quando arrivarono, l'accampamento era completamente deserto; tuttavia non sembrava essere stato abbandonato da molto, perchè c'erano ancora i resti di un fuoco.
<< Non può essere molto lontano! Dividiamoci e cerchiamolo! >> disse Aithusa.
Gon cominciò a esplorare a terra, mentre Aithusa si sollevò in volo, sperando di riuscire ad individuarlo. La ragazza osservava incantata le varie forme di vita della giungla e la vegetazione così rigogliosa. Quel posto era un vero e proprio paradiso sulla Terra!
Riuscì a trovare l'obbiettivo circa una mezz'ora dopo. Stava aggrappato al tronco di un grosso albero come una scimmia, fissando terrorizzato un ghepardo gigantesco che lo stava aspettando ai piedi della pianta, leccandosi i baffi.
Aithusa sospirò esasperata e si avvicinò lentamente << Potreste spiegarmi cosa state facendo là sopra? >>
L'Hunter si girò di scatto verso di lei << Signorina, grazie al cielo! Vi prego, aiutatemi! >>
<< Scusate, ma perchè ve ne state sull'albero in quel modo? Non potevate affrontarlo e basta? E' solo un ghepardo! >>
<< E' solo un ghepardo?? Ma siete pazza? Potrebbe uccidermi in un milione di modi diversi! >>
<< Ma che razza di Hunter siete? >> intervenne Gon, che aveva raggiunto l'amica in quel momento.
<< Un Hunter fifone, secondo me! >> rispose Aithusa, scuotendo la testa << Dai, io mi occupo dell'animale, tu aiuta quella scamorza a scendere! >>
Gon annuì, e Aithusa si lanciò contro il felino, cercando di immobilizzarlo.  
Ma doveva aver sottovalutato l'animale, perchè questo sfuggì alla sua presa, e dette una zampata verso di lei, mancandola per un soffio.
Aithusa inciampò in una radice, e cadde all'indietro. Il ghepardo si lanciò verso di lei con i denti scoperti...
La ragazza sentì un ruggito di dolore, e aprì gli occhi. Gon aveva colpito l'animale con un pugno potenziato, e gli aveva praticamente sbriciolato le costole.
Il ghepardo indietreggiò, con il muso contratto in una smorfia di dolore, e corse via come un fulmine. 
<< Tess! >> gridò Gon preoccupato, e corse ad aiutarla ad alzarsi << Ma che diavolo è successo? Affronti demoni in continuazione, e non riesci neanche a sistemare un ghepardo? >>
<< Mi sa che l'avevo sottovalutato! >> rispose Aithusa, ridendo imbarazzata, poi si rivolse al tizio che nel frattempo stava scendendo dall'albero << Avete bisogno di aiuto? Volete che vi riaccompagniamo alla sede centrale? >> 
<< No, grazie, non è necessario. Partirò per conto mio oggi stesso! Non voglio più saperne di simili avventure! >> dichiarò, e si allontanò a gambe levate.
Gon e Aithusa si guardarono sbigottiti per un momento, poi scoppiarono a ridere a crepapelle.
<< Ma lo hai visto? Ma come ci era finito quel tizio qui? >> disse Aithusa, tra un singhiozzo e l'altro.
<< Magari stava facendo un esperimento! Vedere se poteva cavarsela da solo, o se doveva tornare dalla mammina! >>
<< Secondo me per questa volta tornerà dalla mamma, allora! >>.
I due ragazzi si abbracciarono, con gli occhi umidi per le risate. Ogni volta che andavano in missione insieme ne succedeva una, e finivano sempre a ridere come i pazzi.
Per questo non andavano mai in missione l'uno senza l'altra. Insieme era sempre meglio, ed era proprio lo stare insieme che li rendeva così speciali.
L'immagine sbiadì lentamente, e alla fine scomparve.
Tutti erano rimasti scioccati nel vedere Aithusa così cambiata. Killua ansimava turbato, e Kurapika non era da meno.
<< E' cambiata tantissimo... >>
<< Scherzate? In quel ricordo Tess ha appena sedici anni! Non avete ancora visto niente! >> commentò Nex.
<< Ora basta. Andiamo avanti! >> fece Masahiro.
Fu il turno di Alluka. La ragazza raccontò di come avesse viaggiato da sola per alcuni mesi, prima che Aithusa la trovasse ad Amsterdam, di come la Maga l'avesse salvata da un tentativo di violenza, e di come le avesse chiesto di andare via con lei, offrendosi di insegnarle a combattere e di proteggerla. Raccontò degli allenamenti nelle arti marziali,  degli esercizi per far aumentare la sua forza, e di come le avesse insegnato a combattere usando l'ascia; ma soprattutto parlò dell'affetto profondo che legava ormai le due donne, affetto di cui poteva godere anche Nanika, che aveva smesso di fare richieste crudeli, perchè ormai era felice e in pace.
<< Perciò sei stata qui per tutto questo tempo?! >> chiese Killua, sempre più sconvolto.
<< Sì, fratello. Certo, c'è stato quel periodo in cui io, Gon e Tess siamo stati all'Arena Celeste.... >> rispose Alluka pensierosa, e tese la mano verso Gon, che le dette il cristallo che lui stesso aveva usato. 
Una nuova immagine cominciò a formarsi sulla parete.
Gon e Alluka erano su uno dei ring del 200° piano, e stavano combattendo l'uno contro l'altra.
In quel momento era il ragazzo che si trovava in modalità offensiva. Gon si muoveva velocissimo, e sferrava pugni e calci potentissimi, oppure cercava di colpire la ragazza con la sua inseparabile canna da pesca. Era davvero migliorato dagli eventi di York Shin City, questo saltava all'occhio, anche se si stava chiaramente trattenendo.
Eppure Alluka non era minimamente spaventata dalla forza dell'avversario. Parava i colpi di Gon con le braccia rese più robuste dal Nen, oppure li evitava muovendosi ancora più velocemente del ragazzo, con una naturalezza e una abilità degni dei migliori membri della famiglia Zaoldyeck.
Aithusa li guardava dalla fila più bassa degli spalti, sorridendo compiaciuta. Alluka era diventata una combattente eccezionale, e migliorava ogni giorno di pù. Se Illumi avesse assistito a quella scena, molto probabilmente si sarebbe mangiato le mani per la rabbia!
La Maga si guardò intorno: avevano trovato la grande stanza completamente vuota, e così avevano approfittato di quel momento per allenarsi un po'. Ormai erano le due del mattino, ma i ragazzi non sembravano affatto stanchi.
Anzi, in effetti, sembrava che si stessero divertendo un mondo. Aithusa allargò il sorriso.
Alluka nel frattempo era passata al contrattacco: aveva impugnato la sua ascia e aveva cominciato a mandare fendenti spaventosi nella direzione di Gon, che aveva cominciato ad indietreggiare bruscamente, mentre Alluka rideva. 
Un colpo sfiorò di striscio il ragazzo, tagliandogli la camicia, senza però ferirlo.
<< Va bene, va bene! Ora basta, ci state prendendo troppo gusto! >> gridò Aithusa ridendo, andando verso di loro. I due ragazzi si fermarono, ridendo anche loro.
<< Sei fortunato! Ti sei risparmiato un'umiliazione! >> disse Alluka.
<< Scherzi? Ma se eri tu che le stavi prendendo! >> rispose Gon, spintonandola leggermente, e Alluka ricambiò la spinta.
Allora Gon la afferrò per i polsi e, avvicinandosi con un luminoso sorriso, le posò un leggero bacio sulle labbra. Alluka diventò rossa per la vergogna, e nascose il viso nel petto del ragazzo.
<< Aaaah! Vi prego ragazzi, queste scene non davanti a me! >> esclamò Aithusa, coprendosi gli occhi.
<< Non mi dire che ti sei scandalizzata! Tu e Killua avete fatto di molto peggio! >>
<< Sì, ma voi siete i miei ragazzi! Mi fa un effetto troppo strano! >> rispose Aithusa, e scoppiarono di nuovo tutti a ridere.
<< D'accordo, per oggi basta! Tutti a letto! >> ordinò Aithusa. Gon si avviò verso la sua stanza, mentre le due ragazze si allontanavano insieme, visto che dividevano la stessa camera.
Alluka si stringeva al braccio di Alluka, e sorrideva con un'aria da ebete davvero buffa, camminando ad un metro da terra.
<< Non credo che mi abituerò mai a questa sensazione! >>
<< Niente di nuovo, Alluka-chan. Sono millenni che essere innamorate fa emozionare così tanto! >>
Alluka saltellava come una bambina, ridendo entusiasta mentre entravano in camera, e si buttò sul letto.
<< Tess, mi canti una canzone prima di andare a dormire? >>
<< Va bene, tesoro. >> disse la ragazza, e si sedette sul bordo del letto, mentre Alluka si stendeva sotto le coperte.
Aithusa le accarezzò la testa e cominciò a cantare, mentre una dolce musica si diffondeva per la stanza:
Vola via, oltre i tuoi pensieri
Parlami 
del cielo sopra noi
Guarda, vai oltre quello vedi
dimentica chi eri,  perditi
trova un nuovo domani
ora cambierai
ma sarai sempre tu
ti amerò più che mai
ora sei libertà!
Lo sarai, lo saremo
saremo libertà!
Arriverà un giorno nuovo, e ci sorprenderà
tutto sarà vivo e musica, e balleremo ancora
come bambini!
Dimentica chi eri, e perditi
ora cambierai
ma sarai sempre tu!
Parlami del cielo sopra noi
ora siamo libertà!
Aithusa si interruppe. Alluka si era addormentata.
La Maga sorrise, e le rimboccò le coperte.

<< Ecco. Qui sono felice, molto più di quanto avrei potuto sperare. Sono amata e rispettata per quello che sono, e non devo temere nulla, non mi serve più la protezione di nessuno. Ormai sono perfettamente in grado di proteggere me stessa! >> disse orgogliosa Alluka, e lanciò uno sguardo di sottecchi a Gon, arrossendo appena. 
Erano tutti commossi, o quasi.
Kurapika guardò il fratello maggiore, sconcertato << Questo significa che Aithusa ha ripreso a cantare? >>
<< Sì, da un po'. >>
<< Ma... aveva smesso. Dopo la morte dei nostri genitori... >>
<< Merito di Lysandro! E' stato lui a spronarla a ricominciare! >> intervenne Daisy.
<< Per l'ultima volta! Chi è questo Lysandro che nominate in continuazione?! >> gridò Killua, livido di rabbia.
<< E' il mio fratello maggiore, e il migliore amico della Maestra Aithusa. >> rispose Daisy << Vive anche lui qui. >>
<< E dove sarebbe adesso? >>
<< Questa è una delle cose che ci preoccupa. Non lo sappiamo. E' scomparso anche lui. >>
<< Lo stesso giorno in cui è scomparsa Aithusa! Quei due sono andati via insieme, ve lo dico io! >>  dichiarò Nex con voce cupa.
<< Non possiamo saperlo, Nex. >> sospirò Masahiro.
<< Oh, andiamo! Sappiamo come è fatto Lys: piuttosto che lasciare Aithusa si farebbe squartare vivo, ed fra tutti noi è il più intelligente. Deve aver scoperto ciò che Aithusa aveva in mente di fare, e deve averla seguita! Non c'è altra spiegazione! >>
<< Forse dovresti tacere, Nex. >> disse Alluka, guardando il fratello maggiore.
Killua stava letteralmente fumando di rabbia, e la sua aura era diventata così nefasta e terrificante che nessuno, nè Mago nè Mortale, riuscì a trattenere un brivido di paura.
<< Ma tu guarda! La piccola Tess ha un nuovo preferito! Ed è un Mago! >> commentò Milluki con cattiveria << Scommetto che è anche più bello di te, fratellino! >> 
Un fulmine centrò in pieno Milluki, che lanciò un grido di dolore, ma non svenne. Killua lo guardava come se gli stesse costando un grande sforzo non ucciderlo.
<< Killua, controllati! >> lo rimproverò Masahiro << Non voglio altri problemi in casa mia! >>
Killua fece un respiro profondo, e lentamente la sua aura si stabilizzò.
<< Daisy >> continuò Masahiro << ora tocca a te. Forza, racconta la tua storia. >>
Daisy obbedì, e cominciò a parlare. Raccontò di come avesse conosciuto Aithusa in battaglia, di come la Maestra l'avesse incoraggiata a credere in sè stessa e nelle proprie capacità, di come si fosse offerta di addestrarla, e di come l'avesse condotta via con sè, insieme a Lysandro, sottraendola all'indifferenza dei genitori.
<< Aithusa è stata la prima persona, escluso mio fratello Lysandro, a credere in me. >> disse Daisy con voce emozionata << Mi ricordo ancora quando mi ha regalato questa balestra. >>  e tirò fuori un cristallo come quello degli altri; lo strinse forte tra le mani, e sulla parete cominciò a formarsi un'altra immagine.
Una Daisy di poco più di tredici anni stava seduta su un materassino della sala delle esercitazioni, nella penombra, con i gomiti poggiati sulle ginocchia, e la testa china; in quel momento una figura entrò silenziosa nella stanza, e si avviò verso di lei senza fare il minimo rumore.
<< Sono ore che ti cerco, Daisy. Credevo dovessimo allenarci nelle arti marziali. >>
Daisy si voltò verso la Maestra Aithusa << Scusate, mia signora. Ma non credo che ne valga la pena. >>
<< Cosa dici? Non è vero! >> protestò la donna, sedendosi al fianco dell'allieva.
<< Sì che lo è, e voi lo sapete. Non riesco nemmeno a difendermi nel corpo a corpo, figuriamoci se riuscirei ad attaccare! Non sarò mai una brava combattente! >>
<< Daisy.. hai solo bisogno di pratica. Vedrai che con il tempo migliorerai! >>
<< Forse sì. Ma, anche se fosse, non raggiungerò mai un buon livello. Non me la caverò mai in battaglia, lo sapete. Qualunque demone riuscirebbe a sopraffarmi! >>
Aithusa rimase in silenzio, dispiaciuta.
Daisy osservò la Maestra: aveva sempre provato una grandissima ammirazione per quella donna paziente e gentile, che le dava sostegno solo con la propria presenza, che tempestava come una vecchia zitella quando qualcuno in casa rompeva qualcosa, e che combatteva l'oscurità dando tutta sè stessa.  Come poteva una guerriera di così grande valore voler perdere tempo con un'inetta come lei?
<< Sai cosa ti dico, tesoro? >> chiese Aithusa, alzandosi con aria determinata << Hai ragione tu! Le arti marziali non sono nel tuo stile! Dobbiamo concentrarci su qualcos'altro, e io credo di avere già una bella idea! >>
Andò spedita verso il suo armadio personale di armi, che era off-limits per tutti, perfino per Masahiro, e tirò fuori un gigantesco pacco regalo.
<< Ecco! Avrei voluto aspettare ancora a dartelo, ma date le circostanze, credo che vada bene lo stesso! >> annunciò entusiasta, e lo mise sulle ginocchia della ragazzina << Avanti, aprilo! >>
Desirée guardò sorpresa la donna << Ma è proprio per me? >>
<< Certo! Perchè, vedi qualcun altro? >> 
Desirée scartò in fretta il pacco, emozionata, e aprì la scatola.
Avvolta con cura in un panno di velluto, c'era una magnifica balestra in titanio. Era semplice, essenziale, ma di ottima fattura, e l'unica decorazione che aveva era una scritta.
Sul manico, in un corsivo svolazzante, c'era scritto Desirée Lovelace.
Desirée senti gli occhi inumidirsi << Maestra, io... non so cosa dire, è bellissima... >>
<< Allora non dire niente, e provala! Io ora vado, così fate conoscenza! >> scherzò la donna, e si avviò verso la porta.
<< Grazie, mia signora! >> le gridò Dedirée, e Aithusa rise, senza voltarsi. Un attimo prima di uscire dalla porta però si girò, e disse << Sai una cosa, Daisy? Secondo me quei dardi potrebbero essere più pericolosi, se solo fossero avvelenati! Ah, se solo io fossi brava come te a preparare i veleni... >>
Desirée rimase a bocca aperta, e Aithusa uscì ancora ridendo dalla stanza. 
<< Ecco. Questo è ciò che è successo in questi anni, a grandi linee. >>
Tutti sembravano molto colpiti da ciò che avevano visto; le espressioni  di Kurapika, Killua e Silva erano indescrivibili.
<< Avete finito? Perchè non credo di poter sopportare altro, in questo momento. >>  mormorò Kurapika.
<< Sì, a questo punto direi che.. >> cominciò Selina.
<< No. >> la interruppe Masahiro << Non è ancora finita. Il bello comincia solo adesso. >>
Gli altri sei abitanti del castello si voltarono sconcertati verso l'uomo << Masahiro! Che significa questo? >>
Masahiro sospirò e si alzò in piedi << Significa che, per tutti questi anni, io e Aithusa vi abbiamo mentito. Lo abbiamo fatto per proteggervi, perchè poteste avere una vita serena, ma ora non posso più continuare a nascondere tutto. >> Masahiro si interruppe, per dare il tempo agli altri di digerire la cosa << Abbiamo nascosto dei segreti terribili, e ora credo che sia giusto dire tutta la verità. >>
<< Cosa ci avete nascosto, Hiro? >> mormorò Nex, sconvolto.
Masahiro si sedette di nuovo << Aithusa si nascondeva non solo perchè la Brigata la stava cercando. Si nascondeva anche perchè si stava preparando. >>
<< Preparando a fare cosa? >> gridò Kurapika, ormai sull'orlo di una crisi isterica.
Masahiro guardò turbato il fratello << A realizzare il proprio destino. Per tutti questi anni, Aithusa si è allenata duramente solo per uno scopo: sconfiggere la Brigata dell'Illusione una volta per tutte. >>
Masahiro cominciò a raccontare. Raccontò di come lui e la sorella avessero scoperto del sacrificio dei genitori per metterla in salvo, parlò loro della profezia che la predestinava ad essere la rovina della Brigata, della decisione della ragazza di ingannarli tutti per il loro bene, dell'incantesimo che l'aveva protetta e nascosta dalla Brigata durante gli ultimi cinque anni, e che ormai non la proteggeva più, del dolore e delle umiliazioni che Aithusa aveva dovuto tollerare in silenzio, e della necessità di doversi mantenere lontana da tutti quelli che amava.
Il turbamento che avevano provato prima gli altri nell'ascoltare le storie di Aithusa non era nulla in confronto a quello che provavano adesso. Tremavano tutti per l'orrore e la paura, stavolta anche gli altri sei abitanti della casa, e si coprivano la bocca con le mani, per impedirsi di urlare.
<< Ma allora... questo significa... che.... >> farfugliò Kurapika.
<< Aithusa non è scappata di casa. E' andata a caccia della Brigata, non vero? >> mormorò Gon con un tono di voce così spaventato da sembrare quasi un bambino.
<< Le cose stanno così. Mi dispiace ragazzi. Se avessi saputo che voleva partire, l'avrei fermata. Ma lei è scappata di nascosto, senza dirmi nulla. >> sussurrò Masahiro addolorato.
<< E LO DICI COSI'? MA TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE SIGNIFICA? TI RENDI CONTO DEL FATTO CHE STA ANDANDO INCONTRO A MORTE CERTA? >> urlò Killua, afferrando Masahiro per il collo della camicia, con gli occhi iniettati di sangue.
<< No, non è vero. >> disse Daisy con voce bassa, ma decisa.
Tutti si voltarono verso la giovane Maga, che si alzò fieramente in piedi.
<< Aithusa tornerà. Non ho alcun dubbio. Farà quello che deve fare, e poi tornerà da noi, ne sono sicura.>> dichiarò Daisy con voce ferma, come se quello che aveva detto fosse una verità ineluttabile.
Nessuno ebbe il coraggio di replicare.

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Inganni e segreti del passato ***


Aithusa e Lysandro erano seduti in un bar di San Pietroburgo, e si scambiavano occhiate distratte e pensierose.
Ormai erano giorni che andavano su e giù per il mondo a vuoto, cercando inutilmente di rintracciare un membro qualsiasi della Brigata: Aithusa aveva infatti provato ad individuarli usando tutti gli incantesimi di rintracciamento che conosceva, ma a quanto pareva la Brigata sapeva come proteggersi da certi trucchi. Tutto ciò che la Maga aveva scoperto era che si erano divisi e avevano lasciato Avalon, e che quindi si trovavano sulla Terra.
Così lei e Lys, beandosi della dimestichezza che Aithusa aveva acquisito con gli incantesimi di teletrasporto, avevano cominciato a visitare una città dopo l'altra, nel tentativo di trovarli "alla vecchia maniera": erano stati a Lisbona, a Roma, a Berlino, a New York, a Tokyo, a Sydney, a Tunisi, perfino a Buenos Aires, ma non avevano trovato nessuna traccia. 
Ormai erano trascorse quasi due settimane, ed erano ancora in alto mare.
Erano arrivati a San Pietroburgo nel pomeriggio, e Aithusa si era messa subito in contatto con i Maghi del posto, per sapere se avevano qualche notizia, ma loro le avevano risposto che erano passati anni dall'ultima volta che un membro della Brigata era passato da lì.
Così adesso erano in quel bar, scoraggiati, cercando in tutti i modi di farsi venire un'idea geniale, perchè non potevano continuare a cercare in quel modo, diceva Lysandro. Era come cercare un ago in un pagliaio!
Aithusa in quel momento stava bevendo quello che ormai doveva essere il quindicesimo bicchiere di vodka russa, ignorando gli avvertimenti di Lysandro, e il ragazzo continuava a scrutare il fondo del bicchiere di vino rosso che aveva in mano.
<< Sembra che nel fondo di quel bicchiere tu stia cercando le risposte ai più grandi misteri della vita. >> commentò Aithusa, facendo cenno al cameriere di versarle un altro bicchiere.
<< Mi accontenterei di trovare una soluzione al nostro problema. >> sospirò Lysandro, bevendo un sorso << Ma non mi viene in mente assolutamente niente! Se continuiamo così, non li troveremo mai, e non capiremo mai cosa è accaduto davvero dieci anni fa! Non capisco perchè si stanno nascondendo! Hanno paura? >>
<< No, non si tratta di questo. Potrebbe sembrare così a prima vista, ma in realtà ci stanno tenendo d'occhio, aspettando il momento in cui abbasseremo la guardia. Non vogliono scoprirsi senza avere la certezza di poterci colpire alle spalle. >>
<< Vigliacchi! >> imprecò Lysandro.
<< Senza dubbio. Ma non è questo il problema. >> sospirò la Maga << E' ovvio che noi non abbasseremo la guardia, non siamo novellini. E dimmi, secondo te, cosa succederà quando si saranno stufati di aspettare? >> chiese, ingollando la vodka in un solo sorso.
Lysandro la osservò perplesso per qualche secondo, poi un lampo di consapevolezza gli attraversò il viso << Cercheranno di attirarci allo scoperto. Se la prenderanno con i nostri familiari! >>
Aithusa annuì in silenzio.
Lysandro si appoggiò pesantemente allo schienale della sedia << Ma è terribile! Dobbiamo fare qualcosa! >>
<< Tutto quello che possiamo fare è fare del nostro meglio per mantenere la loro attenzione su di noi. E per farlo, dobbiamo attaccarli direttamente. >>
<< Cosa che non possiamo fare, se non li troviamo. >> concluse serio Lysandro.
Aithusa annuì di nuovo << E' che ci servirebbe un'occasione, una sola... se potessimo trovare anche uno solo di loro... >>
Il telefono della ragazza squillò << Scusami. >> disse Aithusa, e rispose << Pronto? >>
<< Maestra Aithusa, sono Ofelia, la Maga a cui avevate chiesto informazioni sulla Brigata. Vi chiamo perchè ho delle novità per voi. >>
<< Ah sì? >> si raddrizzò Aithusa << Allora vi prego, ditemi, vi ascolto! >>
<< Mi hanno appena riferito che stasera, a palazzo Stronganov, sarà tenuto un grandioso ricevimento, e vi saranno tutti i maggiori esponenti della società russa, e anche molti magnati stranieri. Corre voce che un membro della Brigata voglia imbucarsi alla festa per derubare i presenti! >>
Aithusa sorrise beffarda << Hai capito... vi sono molto grata per l'informazione, Ofelia. >>
<< Dovere, mia signora! Se vi dovesse occorrere altro.. >>
<< Saprò a chi rivolgermi. >> disse Aithusa, e riattaccò.
Lysandro la guardò con aria interrogativa, e la ragazza sorrise sardonica.
<< Lys, tu ce l'hai uno smoking? >>
***
<< Te l'ho già detto che questa mi sembra una pessima idea? >> le gridò Lysandro dalla stanza accanto, mentre si agganciava i gemelli.
Aithusa ridacchiò, continuando a sistemarsi i capelli << Sì, e io ti ho già risposto che invece mi sembra un'idea geniale! E poi, quando ci ricapita di andare a un ricevimento così elegante? >>
<< A cui non siamo stati invitati! >>
<< Dettagli, amico mio, solo dettagli! >> rispose Aithusa, mentre si infilava il cerchietto d'argento fra i capelli, e ammirava soddisfatta il risultato finale. 
Per la serata aveva scelto un magnifico abito da sera lungo, mono spalla, di taffettà color blu fiordaliso, con un lungo spacco sul lato destro e uno strascico corto, e ai piedi calzava vertiginosi sandali aperti di un raffinato color avorio, con delle minuscole pietre bianche luccicanti sulla fascia.
L'acconciatura non era stata semplice da fare, ma la ragazza ora era molto soddisfatta: i lunghi capelli neri, solitamente lisci, erano stati arricciati con cura, e ora le cadevano sulla schiena in ordinati e vaporosi boccoli; Aithusa aveva inoltre appuntato dietro la testa le ciocche laterali, lasciando scoperto il viso, e aveva concluso l'opera sistemandosi tra i capelli un sottile cerchietto d'argento tempestato di diamanti, l'unico gioiello che aveva indossato, oltre al bracciale di diamanti che aveva sul polso destro (tutte cose ereditate da sua madre). Il trucco invece era appena accennato, con appena un po' di cipria rosa sulle guance, il mascara, e un filo di rossetto tinta naturale.
La ragazza si sistemò sulle spalle uno scialle dello stesso colore delle scarpe, e andò a bussare alla porta di Lysandro.
Il ragazzo le aprì con un sorriso, e Aithusa lo ammirò in tutto il suo splendore: lo smoking bianco e nero metteva in risalto il suo colorito pallido, e si abbinava alla perfezione con il colore dei suoi capelli, e faceva brillare i suoi occhi bicolore in maniera straordinaria.
Lui percorse la figura dell'amica con evidente ammirazione, e le porse la mano << Mia signora, siete semplicemente incantevole. >> si complimentò, posandole un leggero bacio sulla mano.
<< Grazie, mio signore! >> rispose divertita la Maga << Dai andiamo, la limousine ci aspetta. >>
I ragazzi scesero nella hall dell'albergo dove alloggiavano, salutarono con un cenno il tizio alla reception, e si avviarono verso la macchina. Lysandro corse ad aprire la portiera per l'amica, e le porse la mano per aiutarla a salire.
<< Allora, qual è il tuo piano? >> chiese, infilandosi anche lui nella macchina.
<< E' semplice.  Entriamo, cerchiamo di non dare troppo nell'occhio, lo individuiamo, gli diamo una botta in testa, e lo portiamo via. >> rispose Aithusa.
<< Ho qualche dubbio sulla buona riuscita di questo piano. >> sospirò Lysandro.
<< Perchè, scusa? >>
<< Tanto per dirne una: come facciamo ad entrare alla festa? Pensavi di calarti da qualche finestra? >>
<< Non sarà necessario. Scoprirai che ho più di qualche trucco nella manica. >> Aithusa sorrise con aria malefica.
<< Va bene. E come pensi di farlo parlare? Avevi in mente di torturarlo? >>
<< No, anche perchè con lui non funzionerebbe. >> sospirò Aithusa << A quanto pare, il nostro uomo è Shalnark, il membro numero 6 della Brigata, il più grande ladro del mondo. E' praticamente l'incarnazione dell'avidità. >> Aithusa sorrise ancora << Avrà senza dubbio il suo prezzo. >>
<< Vuoi corromperlo? >> fece sbigottito Lysandro.
<< Perchè no? Quando avremo avuto le informazioni di cui avremo bisogno, lo uccideremo. Così  saremo a quota meno due. >>
<< Non mi piace la tua faccia. Promette guai. >> mormorò il ragazzo.
Aithusa lo fissò con aria indecifrabile << Quelle persone mi hanno rovinato la vita. Non provo la minima compassione per loro, non più. >>
Lysandro non rispose, si limitò a guardarla in silenzio.
La macchina si fermò davanti a un magnifico e imponente palazzo, e un inserviente si precipitò ad aprire la portiera ai due ragazzi << Benvenuti, signori. Prego, vi accompagno. >>
Lysandro porse il braccio all'amica, che lo accettò con un sorriso, e si avviarono verso l'ingresso, dove una specie di armadio con braccia e gambe aveva in mano quella che doveva essere la lista degli invitati.
<< Siamo nelle tue mani, Tess. >> le mormorò il Mago all'orecchio.
<< Guarda e impara, pivellino. >> rispose Aithusa guardandolo di sbieco, e rivolse un sorriso luminoso e rilassato al gigante << Buonasera, signore. >>
<<  Buonasera a voi. Il vostro cognome? >>
<< Duchannes. >>
<< Mi dispiace, ma non è nella lista. >>
<< Ne siete sicuro? Perchè non controllate meglio? >> mormorò Aithusa con voce suadente, e i suoi occhi emanarono un bagliore.
Il gigante controllò di nuovo la lista, e assunse un'aria contrita << Perdonatemi, non avevo notato il nome nella sezione "Ospiti Speciali". Prego, accomodatevi. >>
I due ragazzi entrarono, Aithusa lasciò lo scialle all'ingresso, e cominciarono a salire una rampa di scale di marmo << Ma come hai fatto? >> chiese Lysandro ammirato.
<< Un vecchio trucchetto che usavo da piccola, quando volevo imbucarmi alle feste di Avalon.>>
Lysandro ammiccò << Che cattiva ragazza. >>
<< Lo so. Sono una delinquente. >> rise Aithusa << Forza, sbrighiamoci. >>
Aithusa e Lysandro percorsero uno stretto corridoio illuminato da alcuni candelabri d'argento, e quando giunsero alla sua fine, furono colpiti da un'ondata di luce, chiacchiere e musica. Erano arrivati sulla soglia di una sala circolare immensa e illuminatissima. Dal soffitto pendeva un grande lampadario di cristallo, le pareti erano di un blu molto scuro, e lungo quella che dava sul mare c'erano delle portafinestre, alcune tenute aperte per permettere all'aria di circolare, che davano su dei piccoli balconi. Le pareti erano ricoperte da teli di stoffa scintillante ricamati d'oro con motivi curvilinei e concentrici. Nella sala erano stati sistemati una gran quantità di sedie e divanetti, e i camerieri vagavano da una parte all'altra portando vassoi con adagiati sopra numerosi bicchieri colmi di champagne dorato.
<< Davvero notevole. >> commentò Lysandro.
<< Oh, non saprei. E' un po' troppo pacchiano per i miei gusti. >> rispose Aithusa con voce pensierosa.
<< Lo hai visto? >>
<< A ore dieci, che cammina lungo la parete. >> rispose Aithusa, guardando ostentatamente dalla parte opposta.
Lysandro guardò nella direzione che gli aveva indicato l'amica, e individuò subito il Rinnegato. Era un uomo che sembrava avere la stessa età di Masahiro, con i capelli castani tagliati a caschetto e gli occhi verdi che vagavano inquieti per la stanza. All'apparenza poteva sembrare perfettamente a suo agio, ma..
<< Ha la stessa faccia che ho io quando sono in astinenza, e ho davanti una bottiglia di scotch invecchiato. >> commentò Aithusa, dando voce ai pensieri dell'amico << Come facciamo ad avvicinarci? >>
Lysandro le si mise davanti e le porse una mano con un inchino << Mi concedete l'onore di questo valzer, mia signora? >>
Aithusa sorrise divertita e annuì, e l'amico la condusse verso la pista da ballo.
Si misero in posizione come le altre coppie, e Lysandro la attirò a sè stringendole il braccio intorno alla vita; Aithusa gli posò la mano sinistra sulla spalla, e intrecciò la destra con quella del ragazzo.
<< Pronta? >> 
<< Io sono sempre pronta. >>
La musica cominciò, e i due Maghi cominciarono a volteggiare per sala a ritmo di musica. Avevano anni di allenamento alle spalle, ore e ore di fila trascorse a ballare, e ormai riuscivano a prevedere i movimenti l'una dell'altro ancora prima che potessero essere decisi.
Aithusa alzò gli occhi verso il suo cavaliere: Lysandro era davvero un uomo bellissimo, la donna che lo avrebbe conquistato sarebbe stata davvero fortunata. Anche se Aithusa dubitava del fatto che potesse esistere una donna anche solo lontanamente degna del suo migliore amico; lui era così bello, sensibile, gentile, coraggioso, un Mago straordinario... chi avrebbe potuto competere con lui?
Un momento, lo aveva pensato davvero?
Il volto di Killua le apparve nella mente: Killua era senza dubbio meraviglioso, e naturalmente lei lo amava, però... loro erano diversi, e lo sarebbero sempre stati. Per quanto riguardava questo, non c'era Legame che teneva.
Un tempo aveva creduto che le loro differenze potessero essere superate dall'amore, ma adesso non ne era più così sicura. Killua non avrebbe mai potuto essere al suo fianco in una situazione come quella, e non era una cosa da poco, per lei.
<< Tess, stai bene? Sembri lontana milioni di chilometri! >> le mormorò Lysandro, facendole fare una giravolta con aria esperta.
<< Perdonami. I brutti pensieri non mi abbandonano mai del tutto. >> rispose Aithusa, continuando a roteare su sè stessa.
<< Stavi pensando a Killua, vero? Avresti preferito ci fosse stato lui al mio posto? >>
Aithusa sospirò. Ovviamente Lysandro sapeva tutto di Killua, e sapendo che non le faceva piacere parlare di lui, evitava quanto più possibile di nominarlo. Era così riservato al riguardo che Aithusa non sapeva nemmeno che opinione avesse l'amico del giovane Zaoldyeck; anche se sospettava non approvasse molto, in parte per via del passato di Killua, e in parte per il semplice fatto che, come lei, non credeva molto alle relazioni tra Mortali e Maghi. 
In quel momento però non c'era disapprovazione nella sua voce, ma solo una sincera curiosità.
<< No. >> rispose Aithusa sinceramente << Non vorrei ci fosse nessun'altro al tuo posto, in questo momento. >>
Lysandro sorrise e annuì, ma non commentò. Aithusa lo apprezzò molto.
<< Sei pronto? >> 
<< Quando vuoi. >>
Senza smettere di ballare, Lysandro la condusse il più vicino possibile vicino a Shalnark, mentre Aithusa estraeva senza farsi notare un piccolo pugnale dalla giacca dell'amico.
Fu un attimo: un momento prima stavano ancora ballando, e un momento dopo Aithusa aveva afferrato Shalnark per un braccio, e gli aveva premuto il pugnale contro la schiena << Non urlare e non agitarti. Vogliamo solo parlare. Cammina in silenzio e non fare stupidaggini, altrimenti non avrai nemmeno il tempo di raccomandare l'anima agli Spiriti. >>
Shalnark annuì in silenzio, e i tre si avviarono velocemente verso il guardaroba, cercando di non dare troppo nell'occhio.
Una volta al sicuro Lysandro bloccò la porta, mentre Aithusa legava il Rinnegato ad una sedia.
Il Rinnegato rise di quella scena, fissando negli occhi la ragazza << Ma non mi dire. E io che credevo ci sarebbe stato un scontro che avrebbe scosso le pareti, che tu mi avresti rinfacciato di essere l'assassino della tua famiglia... >> Shalnark sorrise ancora, con un'espressione allegra e tranquilla << E invece mi leghi ad una sedia, senza neanche darmi la possibilità di difendermi. Forse da te mi aspettavo qualcosa di più di questo. Non so, qualcosa di un po' più epico, o raffinato, o onorevole.... >>
<< Spiacente di deluderti, allora... non sono in vena di carinerie, e non ho voglia di essere buona. >> lo freddò Aithusa << Tornando a noi, immagino tu ricordi chi sono. >>
<< Tu sei Aithusa Duchannes, la ragazza della profezia. Sei quella che ha ucciso Franklin, Pakunoda e Shizuku. >>
<< Anche Bonolenov, in effetti. >> lo corresse Aithusa, per poi fissarlo in silenzio per alcuni secondi. Shalnark non era come i suoi compagni, che facevano venire i brividi solo a guardarli. Sembrava così ordinario, così innocente....
<< Anch'io mi ricordo di te. >> proseguì Aithusa, tornando con i piedi per terra << Quando ho ucciso Franklin, tu hai provato a impedirmi di scappare. >>
<< E' vero. Ora dimmi cosa vuoi, e facciamola finita. Se vuoi informazioni su dove si trovano gli altri membri della Brigata, perdi il tuo tempo, perchè non lo so. >>
<< Non era questo che volevo sapere. Voglio che tu mi racconti tutta verità su ciò che è accaduto davvero dieci anni fa, quando avete attaccato i Kuruta. >>
<< Aaah, capisco. >> esclamò Shalnark con un sorriso << Ma prima di parlare di questo permettimi di farti una domanda. So quali sono i tuoi progetti, ma davvero tu pensi di poterci sconfiggere? Sei abile, questo devo concedertelo, ma noi siamo di più. E siamo la Brigata dell'Illusione, non i primi Rinnegati che ti passano vicino sul campo di battaglia. >>
<< Grazie, ho preso nota. >> rispose sarcastica Aithusa << In ogni caso, visto che sei tanto sicuro di te e dei tuoi amici non sarà certo un problema per te condividere ciò che è successo dieci anni fa con me... >>
<< E perchè dovrei farlo? Cosa me ne verrebbe? >>
<< Ero sicura che saresti stato disposto a tradire i tuoi compagni per un guadagno personale... >>
<< Non si tratta di questo. Io non tradirei mai i miei compagni, per nulla al mondo! >>
<< Oh, che animo nobile... >>lo interruppe Lysandro ironico.
Shalnark fece finta di niente e continuò << Semplicemente non ti considero una minaccia, quindi non vedo per quale motivo non dovrei raccontarti quello che so sugli avvenimenti di dieci anni fa, specie se posso guadagnarci qualcosa. >>
<< Sei stato molto chiaro. E dimmi, c'è qualcosa che desideri in particolare, e che io potrei darti? >>
Shalnark sembrò rifletterci su per qualche minuto, poi disse << Una cosa ci sarebbe, in effetti. >>
<< E cioè? >>
<< Qualche goccia del tuo sangue. >>
Lysandro lo guardò confuso << Il sangue di Aithusa? E cosa te ne faresti? Non capisco! >>
<< Io sì. >> intervenne Aithusa << Il sangue di un Maestro di Arti Magiche può essere usato per potenziare alcuni incantesimi, ed è davvero difficile da trovare, vale una vera fortuna sul mercato nero dei Rinnegati. >>  la ragazza fisso il Rinnegato freddamente << Va bene, avrai il mio sangue. >>
Detto questo, Aithusa tirò fuori dalla borsetta una piccola ampolla, la stappò e la mise in mano a Lysandro.
<< Tienila ferma. >> gli ordinò, e, con un movimento rapido e preciso, si fece un profondo taglio sulla mano. Il sangue cominciò a uscire, e Aithusa posò il palmo sul bordo dell'ampolla.
Il sangue gocciolò lentamente dentro, fino a quando l'ampolla non fu piena. Lysandro la richiuse, mentre Aithusa si guariva usando il Nen.
<< Ecco. Il tuo sangue è pronto. Ma lo avrai solo dopo avermi raccontato tutto quello che sai. >> 
Shalnark fece un sorriso tagliente << Bene, allora. Vi racconterò cosa è avvenuto davvero dieci anni fa nel regno di Rusko. O meglio, ve lo mostrerò. Tanto, per quello che vale... come ho già detto, non riuscirete mai a sconfiggere la Brigata, non riuscirete mai neanche a trovarli. >>
Quindi si fece scivolare in mano dalla manica un cristallo dei ricordi, e chiuse gli occhi per concentrarsi.
<< Da matti. >> mormorò Aithusa << E dire che sembra un così bravo ragazzo.... se non sapessi di cosa è capace, non crederei mai che è membro della Brigata dell'Illusione. >>
Aithusa si zittì. Un'immagine stava cominciando a formarsi su una parete.
La Brigata dell'Illusione marciava compatta verso i confini del regno dei Kuruta, con Kuroro Lucifer alla testa del gruppo.
Avevano una missione precisa da compiere: dovevano cancellare i Kuruta dalla faccia della Terra, per scongiurare la profezia che li voleva natali di colei che li avrebbe condotti alla fine.
<< Capo, quali sono gli ordini? >>
<< Radunateli tutti, ma non fate del male a nessuno, non senza un mio ordine. >>
I Rinnegati entrarono nel regno, e cominciarono a irrompere nelle case. 
Ma rimasero scioccati: le case erano completamente vuote. Le controllarono tutte, ma non c'era anima viva in nessuna di esse.
<< Ci stavano aspettando. >> imprecò Machi.
<< Capo, pensi che possano essere scappati? >> chiese Franklin.
<< No, non credo, ce ne saremmo accorti. Probabilmente si saranno radunati tutti al castello del re, visto che è protetto da solidi incantesimi di protezione. >>
<< Allora cosa facciamo? >>
Kuroro si guardò intorno con un'espressione di profondo disprezzo dipinta in volto, e strinse tra le mani il ciondolo magico rosso sangue che portava al collo << Distruggete tutto. >>
E i Rinnegati obbedirono. Rasero al suolo l'intero regno con la loro magia oscura, abbatterono alberi, demolirono case, bruciarono tutto. 
Dal castello i Kuruta, con il viso schiacciato contro le finestre, assistevano in lacrime alla distruzione delle loro case, impotenti, mentre all'ingresso del castello il re Taranis e la regina Concorda assistevano a quella scena spaventosa.
In quel momento i sovrani stavano lottando contro loro stessi per non correre incontro a quei mostri per fermarli, e impedire loro di distruggere il loro amato regno. Il loro volto era rigato di lacrime, stringevano spasmodicamente i pugni, e ansimavano con gli occhi scintillanti di rabbia.
<< I bambini sono al sicuro? >> chiese Taranis alla moglie con voce tremante.
<< Sì, ormai sono lontani da qui. Almeno loro si salveranno. Anche se non so se abbiamo fatto la cosa giusta. Li abbiamo salvati per farli vivere nascondendosi, soli al mondo, orfani di genitori. >> mormorò Concorda.
<< Almeno vivranno. E, se Dio vorrà, la Brigata non troverà mai nostra figlia. >>
<< Sei un illuso. Conosciamo Aithusa, e anche Masahiro e Kurapika. Un giorno scopriranno la verità, e solleveranno il mondo intero pur di fare giustizia. E poi una profezia non può essere elusa così facilmente. >>
<< Andrà come Dio vorrà, allora. Noi non possiamo fare altro che morire qui. >>
Concorda annuì, e tese tutti i muscoli, preparandosi a combattere. 
Nel frattempo la Brigata era giunta davanti al castello, e Kuroro si fece avanti.
<< Re Taranis, che piacere conoscervi! E la regina Concorda Duchannes, la mia vecchia Maestra! >> Kuroro fece quella sembrava un'imitazione beffarda di un inchino << Quale onore! >>
<< Sei un vigliacco, Kuroro! Te la prendi con dei Mortali indifesi! Usi contro la tua Maestra le tecniche che lei stessa ti ha insegnato! >> gridò Concorda, ferita nel profondo.
<< Maestra, non siate sentimentale adesso! Se non volevate avermi come avversario, avreste dovuto uccidermi quando ne avete avuto l'occasione, quando avete scoperto la mia vera natura! Invece mi avete lasciato andare, non avete avuto il coraggio di fare ciò che avrebbe fatto qualsiasi Mago degno di questo nome! >>
<< Eri il mio allievo! Ti amavo come un figlio! Non avrei mai potuto farti del male! >> 
<< E guardate a cosa siamo giunti adesso! Sono diventato il peggior Rinnegato della storia, ho mietuto più vittime di quante se ne possano contare, e sto per distruggere voi e il vostro popolo! Scommetto che ora siete pentita della vostra scelta di risparmiarmi, non è vero? >>
<< Sì, sono pentita! Avrei dovuto ucciderti, impedirti di diventare quello che sei ora! Ma non morirò prima di aver fatto tutto il possibile per fermarti! >>
<< Ed è qui che vi sbagliate! Non solo voi non mi fermerete, ma mi aiuterete a diventare il più grande Mago di tutti i tempi! >>
<< Cosa vuoi fare? >> urlò terrorizzata la regina, che nel profondo aveva già capito.
<< All'inizio avevo pensato di uccidervi, e con voi i Kuruta, così avrei scongiurato la profezia. Ma poi ho pensato che sarebbe stato un spreco di potere terribile, intollerabile! Così ho deciso diversamente! >> Kuroro rise con aria folle, e afferrò il ciondolo rosso che portava al collo << Ho deciso che ruberò le anime di tutti voi! Con la forza di tutti voi al mio comando, sarò invincibile! >>
Concorda urlò furibonda, e si scagliò contro quello che una volta era il suo amatissimo allievo, nel tentativo di colpirlo, seguita dal marito. Ma Kuroro li afferrò entrambi, e con una velocità letale li assorbì. I corpi del re e della regina si trasformarono in una sostanza eterea, che venne risucchiata dal ciondolo di Kuroro.
Il Rinnegato alzò le braccia al cielo << Ah, che potere straordinario mi scorre adesso nelle vene! Ora nessuno potrà fermarmi! >>
I Ragni abbatterono gli incantesimi intorno al castello, radunarono fuori tutti i Kuruta, e uno alla volta, Kuroro li assorbì tutti.
Quando ebbe finito aveva gli occhi così spalancati e spiritati da fare impressione, e sembrava completamente fuori di sè dalla gioia << Ora la profezia non ha più alcun valore! I Kuruta ora sono tutti miei prigionieri, e la loro forza obbedisce a me! Nessuno riuscirà mai a distruggere la Brigata! NESSUNO! >>
In quel momento cominciò a piovere: era il cielo che piangeva, addolorato per la sorte infelice che avevano avuto i Kuruta.
Aithusa scivolò in ginocchio, incredula.
No.. non può essere vero... mia madre, mio padre, i Kuruta... assorbiti da Kuroro... non può essere... Kuroro era allievo di mia madre... è impossibile, non può essere... mamma, papà... come avete potuto....io li ho visti...i cadaveri.... il loro sangue.. io l'ho visto... tutti questi anni.... solo bugie... solo dolore....solo inganni....per niente... sono ancora vivi... non è possibile...che senso ha avuto tutto questo...perchè....
Lysandro si inginocchiò al fianco dell'amica, e la abbracciò da dietro << Tess... >>
Aithusa non rispose, non poteva.
Lysandro guardò con odio Shalnark << Com'è possibile una cosa simile? Aithusa e i suoi fratelli hanno trovato i cadaveri di tutti quanti! >>
<< Erano copie create con la magia. Come abbiamo fatto a York Shin City. Lo abbiamo fatto per evitare fastidi inutili dall'esercito. Se avessero saputo che Concorda era ancora viva, la avrebbero cercata. Invece così nessuno ha dato problemi. >>
<< Stai. Zitto! MALEDETTO! >> urlò Aithusa, e lo decapitò con un colpo solo della sua mano modificata.
Lysandro trattenne il fiato << Tess... >>
Aithusa crollò nuovo in ginocchio, con gli occhi spalancati e vuoti, tremando violentemente.
<< Tess... >> mormorò Lysandro turbato, e la prese tra le braccia << Vieni. Andiamo via da qui. >>

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Mater artium necessitas I parte ***


Lysandro osservava l'amica seduta ai piedi di un albero, preoccupato.
Stava peggiorando sempre di più. Bisognava fare qualcosa, subito.
Dopo aver ucciso Shalnark in preda a un attacco di follia omicida, la ragazza si era chiusa in un ostinato mutismo. il Mago l'aveva subito presa tra le braccia e portata via, per allontanarla dallo spettacolo di quel corpo che lei stessa aveva decapitato, e l'aveva ricondotta all'hotel.
Per tutto il tragitto lei era rimasta completamente inerme; poi, appena avevano rimesso piede nella loro suite, era saltata bruscamente giù dalle braccia dell'amico, ed era andata a chiudersi in camera sua.
Lysandro all'inizio aveva deciso di lasciarla in pace per un po', consapevole del fatto che nessuno avrebbe potuto far niente per lei, in quel momento; poi però, quando furono trascorse più di ventiquattr'ore, non ce la fece più, e irruppe nella stanza dell'amica. 
E quello che vide lo sconvolse nel profondo.
Aithusa stava seduta sul bordo del letto con i gomiti poggiati sulle ginocchia, con la testa china, e le spalle che tremavano. La prima cosa che Lysandro pensò era che la ragazza stava piangendo, così si avvicinò lentamente, con l'intenzione di consolarla; cominciò ad allungare una mano verso di lei, ma Aithusa all'improvviso alzò di scatto la testa, e Lysandro non riuscì a trattenere un grido di orrore.
Aithusa non sembrava stare affatto male, non nel modo che aveva immaginato Lysandro almeno. E non stava piangendo, per niente.
Stava ridendo.
Ma non fu questo a spaventare Lysandro. Ciò che lo spaventò era l'espressione che aveva stampata in volto l'amica.
Aithusa la maggior parte del tempo era malinconica, ma se la guardavi bene negli occhi potevi vedere una luce di speranza, amore e fiducia, che brillava costantemente, anche nelle situazioni peggiori, e che quando stava con la propria famiglia si diffondeva su tutto il viso, rendendola così bella da far male al cuore.
Quella luce ora era completamente scomparsa. Il viso di Aithusa era contratto in un sorriso a denti scoperti folle e cattivo, che ricordava molto quello di un gargoyle, gli occhi erano spalancati con le pupille a spillo, e brillavano di una luce esaltata e invasata. 
Lysandro fissava la ragazza, terrorizzato da quell'espressione << Stai bene, Tess? >>
<< Io? >> chiese Aithusa con voce acuta << Mai stata meglio, mio caro! >> rispose la ragazza, espandendo la propria aura.
Lysandro indietreggiò, tremando. L'aura di Aithusa, un tempo calda e luminosa, era diventata fredda, oscura e opprimente.
<< Mio Dio, Tess... >> mormorò il ragazzo.
<< Qual è il tuo problema, Lys? Non avrai mica paura di me? >> fece Aithusa, ammiccando maliziosa.
Lysandro non trovò le parole per rispondere, e la ragazza fece una risata così malefica e cattiva che al ragazzo vennero i brividi fino alle piante dei piedi.
Il Mago non sapeva proprio come comportarsi con lei. Cosa poteva fare? Il cambiamento dell'aura di Aithusa non era dovuto solo alle emozioni negative, Lysandro lo aveva capito. 
Le tenebre si stavano stringendo intorno al suo cuore. Dopo aver scoperto la verità su i suoi genitori, Aithusa aveva cominciato a cambiare, e non in meglio.
Rimasero in quella camera d'albergo per diversi giorni, giorni di silenzio e oscurità, prima che Lysandro riuscisse a convincere la ragazza ad uscire a fare due passi, per poter prendere un po' d'aria. L'atmosfera che si respirava in quella maledetta stanza era a dir poco insopportabile.
Era una bella giornata d'agosto, piuttosto calda per essere a San Pietroburgo. La gente camminava per le strade in maglietta, godendosi il calore del sole, che per loro era così raro.
Lysandro aveva portato Aithusa nel Giardino d'estate, il più antico parco della città, risalente a Pietro I Il Grande. Era un luogo magnifico, quasi magico, con le sue magnifiche statue in stile neoclassico create dai più grandi scultori veneziani e con la sua struttura tipica dei giardini alla francese. 
I due ragazzi avevano cominciato a passeggiare l'uno al fianco dell'altra, in silenzio. 
In quel momento Aithusa sembrava quasi essere tornata quella di sempre: non aveva più quell'espressione folle sul viso, e non sorrideva più con cattiveria. Sembrava solo tanto, tanto triste, ma la luce nei suoi occhi non era ancora tornata. Era pallidissima, sembrava quasi morta.
Lysandro si era seduto sull'erba, e Aithusa invece si era sistemata ai piedi di un albero, fissando il vuoto senza parlare.
Lysandro sospirò. Il profondo turbamento iniziale, che aveva causato quella reazione spaventosa, si era ormai trasformato in una fredda imperturbabilità. Aithusa non soffriva, e non era nemmeno felice. Semplicemente, non provava più niente. Il vuoto più freddo e assoluto.
<< Tess. >> cominciò Lysandro.
Aithusa non si voltò a guardarlo, ma si mosse impercettibilmente, e Lysandro capì di avere la sua attenzione.
<< Tess, io lo so che stai male. Lo capisco, davvero. Ma non puoi abbatterti così. Devi reagire! >>
Aithusa non rispose subito. Si torturava le mani, lo guardava in silenzio. Poi alla fine parlò:
<< E perchè? A cosa serve? >> chiese Aithusa con voce distaccata << Per tutta la vita ho creduto solo ad un mucchio di menzogne. Mia madre mi ha mentito, mio padre mi ha mentito, e li ho creduti morti per anni. Niente di quello che conoscevo è reale. >> continuò la ragazza << E allora a cosa serve? A cosa serve tentare di fermare la Brigata, se ci sono così tanti altri mostri in circolazione che commettono altri delitti orribili? A che serve avere speranza, se poi si viene delusi ogni volta? A che serve andare a morire in guerra, se i demoni continuano ad esistere comunque? A che serve cercare di combattere il male, se il male è parte di questo mondo?!  >>
Lysandro fissava con orrore l'amica, perchè mai la ragazza, nemmeno nei momenti peggiori della sua vita, aveva mai parlato in quel modo, mai aveva detto cose simili.
<< Non puoi crederlo davvero! La nostra Missione... >>
<< E' solo una farsa. Sono secoli che i Maghi vivono tutta la loro vita con i sensi di colpa, morendo in battaglia, e per cosa? Ti sembra che il mondo sia un posto migliore di quanto non fosse ieri, anche se stanotte sicuramente sono morti decine di Maghi?! >> Aithusa scosse la testa << No, la verità è che siamo degli illusi. Il male è di questo mondo, e non saremo certo noi a fermarlo. Così come non sarò certo io a fermare la Brigata. >>
Lysandro balzò in piedi << D'accordo, ora basta, ho sentito abbastanza! >> gridò, e la afferrò per un braccio, cominciando a trascinarla via.
<< Ma dove mi stai portando? >> esclamò Aithusa infastidita, cercando di divincolarsi dalla presa dell'amico.
<< In un posto tranquillo, dove potrò fare l'incantesimo di teletrasporto! Torniamo a casa, adesso! >>
<< Che cosa?! Lasciami andare! Non voglio andare a casa! >>
<< Non mi interessa! Ci andremo lo stesso, e subito anche, che ti piaccia o no! >>
<< Lysandro! Ti ho detto di lasciarmi andare! >>
<< Non ci penso nemmeno, signorina! Non ti permetterò di andare verso le tenebre, mi hai sentito?! Ora ti porto a casa, così gli altri ti faranno ragionare! Non saremmo mai dovuti andare via senza dir loro niente! >>
Erano arrivati in un vicolo buio. Aithusa si divincolava ancora, cercando di liberarsi, ma la determinazione del Mago era più forte perfino di lei. Lysandro pronunciò la formula magica, e i due ragazzi scomparvero nel nulla.
***
Killua era sul tetto del castello, e fissava le nuvole con lo sguardo perso.
Ormai erano passate tre settimane da quando erano arrivati a Rusko, e di Aithusa ancora nessuna notizia.
Tre settimane.  Tre settimane di puro terrore.
Gon faceva di tutto per tirargli su il morale: gli ripeteva in continuazione che non avere notizie era positivo, perchè significava che non c'erano brutte notizie, che se le fosse accaduto qualcosa l'avrebbero già saputo, che non c'era motivo di preoccuparsi.
Ovviamente non aveva avuto l'effetto sperato: in parte perchè niente avrebbe potuto tranquillizzare Killua, in parte perchè era evidente che neanche lo stesso Gon credeva a ciò che diceva.
Tre settimane. Tre settimane di gelosia.
Certo, perchè c'era stata anche la gelosia. Dopo quello che aveva sentito sul fantomatico Lysandro, e sul particolare rapporto che, a quanto pareva, aveva con Aithusa, aveva cominciato a vedere rosso; così aveva chiesto spiegazioni a Gon in proposito.
Era stata una pessima idea: Killua aveva dimenticato quanto Gon potesse essere ingenuo. 
Il ragazzo infatti aveva cominciato a parlargli dell'intima amicizia che c'era tra i due Maghi con una naturalezza e un'inconsapevolezza assurde! Parlava di loro, del fatto che fossero così simili, del fatto che trascorressero tanto tempo insieme, del fatto che si capivano senza parlare, come se Killua non fosse il ragazzo di Aithusa, come se Killua non fosse innamorato di lei, come se la cosa dovesse renderlo felice!
Ad certo punto però Gon doveva aver compreso quale effetto le sue parole stavano avendo sull'amico, e aveva precisato che Aithusa e Lysandro, nonostante tutto, erano solo buoni amici, niente di più.
Ovviamente la notizia non aveva fatto sentire meglio Killua, ma d'altronde non poteva prendersela che con sé stesso: trattare di certi argomenti con Gon era come gettarsi da un grattacielo alto 5000 metri e sperare di non morire sfracellato. Una sciocchezza destinata a finire malissimo.
E così aveva trascorso le ultime tre settimane a rodersi il fegato: in parte per il semplice fatto che Aithusa aveva questo "amico" per cui stravedeva, ma soprattutto perchè questo amico era un Mago, e Aithusa lo aveva portato con sè, mentre lui se ne stava lì a preoccuparsi, senza neanche avere la certezza che fosse ancora viva.
Ah, ma la cosa non sarebbe finita così, nossignore! Quando sarebbe tornata....
<< E tu che diavolo ci fai qui? >> sentì gridare Gon furibondo dal piano di sotto, rivolto a chissà chi.
Killua balzò in piedi e si precipitò subito all'ingresso, in un misto di speranza e furia.
Ma non c'era Aithusa alla porta. C'era Hisoka.
Il Rinnegato non era cambiato per niente: era vestito in modo stravagante come al solito, e aveva la stessa espressione di follia mista a perversione di sempre.
<< Gon, che piacere rivederti! Come sei cresciuto! Ormai sei un uomo! >> stava dicendo Hisoka, con un sorriso a trentadue denti.
<< Non sei il benvenuto in questa casa, Hisoka. Ti ordino di andartene subito! >> disse Gon in tutta risposta con voce tagliente.
<< Come siamo sgarbati! Il caratteraccio della principessina è contagioso, allora! >> esclamò Hisoka, ed entrò in casa, avviandosi verso il salotto, ignorando le proteste di Gon.
<< Si può sapere cosa diavolo vuoi? >> chiese Gon, guardando il Rinnegato in cagnesco.
<< Sono venuto per parlare con Aithusa. >>
<< Non è in casa! Ora, se non ti dispiace.. >>
<< So benissimo che non è in casa, cosa credi? Ma tornerà a momenti, perciò credo proprio che l'aspetterò qui. >>
<< E tu cosa ne sai? >> intervenne Killua.
Hisoka si voltò verso di lui << Killua, mio caro, che piacere rivedere anche te! Anche tu sei cresciuto magnificamente! >>
<< RISPONDI ALLA DOMANDA! >>
Hisoka sbuffò << Sì, decisamente il caratteraccio di Aithusa è contagioso. Be', so abbastanza di quello che ha fatto nelle ultime settimane, lei con quell'altro ragazzo. Come si chiama, Lysandro? Davvero affascinante, non c'è che dire. La ragazza ha buon gusto, poco ma sicuro! >> 
<< E come fai a sapere ciò che ha fatto nelle ultime settimane? >> chiese ancora Killua, avvicinandosi minaccioso.
Hisoka sorrise sardonico << Be', potrei averli pedinati... >>
<< COSA HAI FATTO? >> gridarono Gon e Killua all'unisono.
In quel momento tutto il resto del gruppo irruppe nella stanza.
<< Che diavolo succede? Le vostre grida si sentono in tutto il castello! >>
Gon e Killua in tutta risposta indicarono il Rinnegato, e tutti lanciarono un grido di sconcerto.
Hisoka nel frattempo si era avvicinato a Kurapika << Eccolo qua, il mio principe dei Kuruta preferito! Cosa è successo? Sapevo che tu e Tess avevate litigato! Non vorrai farmi credere che sei pentito! >> rise Hisoka, divertito dalla situazione che si era creata.
<< Non sono cose che ti riguardano! Cosa diavolo sei venuto a fare qui?! >> gridò Kurapika aggressivo.
<< Ma l'ho già detto! Sono qui per vedere Aithusa! Sta per tornare, e io le devo parlare! >>
<< E perchè? Che rapporti avete, voi due? >> chiese Kurapika, che non aveva dimenticato che era stato proprio Hisoka a dargli sostegno contro la Brigata cinque anni prima. Quel Rinnegato aveva un'abilità nell'immischiarsi nelle faccende altrui che sfiorava l'assurdo. 
<< Oh giusto, voi non sapete nulla al riguardo! >> esclamò Hisoka, con l'aria di uno che all'improvviso si è ricordato di una cosa importante. Ovviamente stava facendo scena, come al solito << Be', dovete sapere che negli ultimi cinque anni io e Aithusa siamo rimasti in contatto, da "alleati", se così possiamo dire. >>
<< Spiegati meglio. >> ordinò Masahiro.
Hisoka si avviò verso il divano, e vi si lasciò cadere << Ebbene, immagino che Aithusa ti abbia raccontato che l'ho aiutata a liberare Gon e Killua dalla Brigata, cinque anni fa, e che le ho anche salvato la vita. >> Hisoka allargò le braccia e si mise più comodo << Ovviamente non ho agito così solo perchè colpito da un attacco di altruismo. Io e Aithusa abbiamo.. fatto un accordo, se così si può dire. >>
<< Un accordo di che genere? >> intervenne Silva.
<< Be', è molto semplice. Nel corso degli ultimi cinque anni è stato mio compito tenere d'occhio la Brigata, e avvisare Aithusa nel caso i Ragni si fossero avvicinati troppo a scoprire dove si nascondeva, o nel caso avessero cercato di fare del male a qualcuno di voi. E lei, in cambio, mi ha concesso due cose. La prima è stata permettermi di verificare personalmente i suoi progressi nelle arti magiche e nel combattimento una volta all'anno. >> Hisoka si interruppe per un momento, poi continuò << Ci incontravamo alla Torre Celeste il 10 settembre di ogni anno, e lei mi mostrava quanto fosse migliorata, e ogni tanto io le davo qualche consiglio. Ah, ricordo ancora l'anno in cui è diventata Maestra! Ero così fiero, così orgoglioso del mio piccolo frutto! >> Hisoka sorrise con aria sognante.
<< Ecco dove andava ogni volta! >> esclamò Alluka, sorpresa.
<< E la seconda cosa che ti ha promesso qual è? >> chiese Killua, turbato dalle parole del giullare.
<< Oh, ti piacerà! Mi ha promesso che, se riuscirà a distruggere la Brigata, accetterà di combattere contro di me in un duello all'ultimo sangue! Non è meraviglioso? Sarà lo scontro del secolo! >>
<< Ma per favore! E' ridicolo! Aithusa ci fa i pop-corn con te! >> rise Leorio con aria sprezzante.
<< Non posso credere che Aithusa abbia potuto stringere un'alleanza con te! >> esclamò Killua, scuotendo la testa << Andiamo, non può averlo fatto! >>
<< Invece l'ho fatto. >> disse una voce femminile imperturbabile.
Tutti si voltarono di scatto verso la porta.
Aithusa Duchannes Kuruta, ormai donna di vent'anni, stava appoggiata allo stipite con aria indifferente, bella come un angelo cattivo, e si guardava intorno senza la minima sorpresa, come se fosse normale tornare nella propria casa e trovarla invasa da vecchi amici e parenti che non vedeva da anni, più un Rinnegato pervertito che la fissava con gli occhi spalancati, squadrandola da capo a piedi.
Alle spalle della ragazza c'era un Mago dagli occhi eterocronomi, che sembrava avere la sua stessa età, che fissava Aithusa con aria decisamente preoccupata.
Nessuno ebbe il coraggio di muoversi, erano tutti paralizzati dalla sorpresa. Aithusa, d'altro canto, non sembrava affatto contenta. Fissava i prensenti con aria infastidita, come se fosse una seccatura averli lì.
<< Vedo che mio fratello vi ha mobilitati tutti. Mi dispiace che vi siate dovuti scomodare per la sottoscritta. Ma vi assicuro che la vostra presenza qui non è assolutamente necessaria. >>
<< Tess, ti prego... >> mormorò il ragazzo dietro di lei, quello che a quanto pareva di chiamava Lysandro.
<< Anzi, vi sarei molto grata se lasciaste la mia casa. Ho già abbastanza guai da risolvere, non me ne servono altri. >>
<< Aithusa, adesso basta! >> gridò Lysandro, furente.
Aithusa lo fissò con aria sprezzante << Con te farò i conti più tardi. Impara a farti gli affari tuoi, e non dimenticare chi ti ha accolto in questo castello, e mostra un po' di rispetto! >>
Lysandro tacque, fissando l'amica con gli occhi spalancati.
<< Tornando alle cose serie, adesso: questo non è un gioco, mi sono spiegata? Non mi occorre altra gente da proteggere, qui ce n'era già troppa anche prima. >> in quel momento la ragazza notò il Rinnegato che era ancora spaparanzato sul divano, e sorrise << Hisoka, vecchio mio! Proprio al momento giusto! Dobbiamo parlare un po', noi due. >>
Hisoka balzò in piedi << Adesso si ragiona! Dovresti insegnare un po' di educazione ai tuoi familiari, Tess. Sono davvero sgradevoli! >>
<< Anche tu lo sei, sai? Però sono una donna diplomatica, e tollerante, perciò farò del mio meglio per essere gentile. >> Aithusa indicò le scale << Andiamo nel mio studio, così staremo più tranquilli. >> 
Hisoka annuì, e la precedette sulle scale. Aithusa fece per seguirlo, ma Masahiro la afferrò per un braccio.
<< Imouto, ma sei impazzita?! Che significa tutto questo? Hai davvero stretto un'alleanza con quell'uomo? >>
<< Sì, mi pare di averlo già detto. >> rispose Aithusa senza perdere la calma.
<< Ma.. >> Masahiro indietreggiò, a bocca aperta << Perchè? >>
Aithusa fissò il fratello in silenzio per qualche secondo, poi sorrise canzonatoria << Nii-sama, ti ricordi cosa diceva sempre nostro padre? >>
Masahiro scosse convulsamente la testa.
<< Mater artium necessitas. >> rispose Aithusa << La necessità affina l'ingegno. Un re a volte deve prendere decisioni spiacevoli per il bene del suo popolo. Io non sono un re, e voi non siete il mio popolo, ma... >> Aithusa allargò il sorriso << Credo che il concetto base sia lo stesso. Io agirò come meglio ritengo, e sfido uno qualsiasi di voi a provare a fermarmi. >>
Masahiro indietreggiò ancora, incredulo. Aithusa ammiccò maliziosa al fratello e gli voltò le spalle, e cominciò a salire le scale, ridendo con aria maligna, come non sarebbero mai riusciti a fare neanche tutti gli Zaoldyeck del mondo messi insieme.

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Mater artium necessitas II parte ***



Lysandro era in camera sua, e camminava avanti e dietro per la stanza, turbato.
Che diavolo era successo ad Aithusa? Ormai sembrava un'altra persona! Il ragazzo continuava a pensare a come si era comportata con tutte quelle persone, che si trovavano lì solo per lei, all'alleanza che a quanto sembrava aveva stretto con Hisoka..
Non aveva nessun senso. Quella condotta non era proprio da lei. Quella risata così intrisa di cattiveria di poche ore prima, quell'atteggiamento così arrogante, quel cambiamento così improvviso e drastico... 
Ma la cosa che lasciava più perplesso il Mago era la decisione di Aithusa riguardo alla questione della scoperta della verità sull'attacco al popolo Kuruta. 
Aithusa infatti non aveva detto niente a nessuno, nemmeno a suo fratello Masahiro.
Ma perchè stava tenendo nascosta la verità ai fratelli? Che senso aveva? A meno che...
A meno che non ci sia sotto qualcosa.
Lysandro aveva cominciato a sospettare quando Aithusa gli aveva rinfacciato il fatto di averlo accolto nel castello. Quelle parole non avevano nessun senso, lei glielo aveva chiesto e lui aveva accettato, e solo perchè voleva stare vicino alla sorellina, non era stato mica un atto di carità! E poi quella cosa del portare rispetto... ma lui non le aveva mancato di rispetto in nessun modo! Loro erano amici, non estranei!
Ah no, c'era sotto qualcosa, sicuramente. Aithusa mentiva sistematicamente da anni, anche se odiava farlo, e dava un peso ad ogni singola parola che diceva. Non parlava mai a sproposito, e mentiva solo quando era estremamente necessario. Diceva sempre che le menzogne a titolo gratuito potevano essere letali, se passi la vita a dire bugie con uno scopo preciso.
Eppure in quel momento aveva mentito sapendo di mentire, e apparentemente senza nessun motivo.
Ma come Selina Duchannes diceva sempre: il fatto che tu non vedi una ragione per tutte le cose brutte che accadono non vuol dire che una ragione non ci sia.
Aithusa non mentiva mai senza motivo; se prima con lui aveva mentito, una ragione c'era di sicuro, e sicuramente c'erano grossi guai in vista. Ma prima di fare qualunque cosa doveva vederci chiaro.
Maledizione, che diavolo aveva in mente quella peste di una donna?!
***
Hisoka stava seduto su una sedia sistemata di fronte a una grande scrivania, dietro la quale era seduta Aithusa.
La Maga stava seduta rigida sulla sedia d'antiquariato, con la schiena dritta, i gomiti poggiati sul bordo del tavolo, e le dita intrecciate sotto il mento. Solo lo sguardo, altezzoso e duro come la pietra, stonava con quella posizione così rigida e professionale.
<< Le cose stanno così. Ti ho spiegato quali sono le mie intenzioni, e anche che non sono disposta a rinunciare. Questa nuova missione ha la precedenza su tutto il resto, e non cambierò idea in merito. Il punto è: sei disposto ad aiutarmi oppure no? >>
Hisoka sospirò annoiato << Non approvo assolutamente la tua decisione, lo sai. Se qualcosa va male mi rovinerai tutto il divertimento. >>
<< Allora ti conviene essere dalla mia parte, se ci tieni così tanto al tuo "divertimento". Altrimenti ti assicuro che non ti divertirai nemmeno un po'. >>
<< Senti, perchè dovrei fare questo per te? Avevamo un accordo preciso, e io l'ho sempre onorato. Perchè dovrei accettare di modificarne i termini? >>
<< Oh, per diversi motivi, ma te ne dirò solo tre. >> rispose Aithusa con un sorriso sprezzante << Il primo: se non accetti la mia offerta, l'accordo salta. Il secondo: perchè sono sicura che troverai il modo di divertirti comunque, nonostante il cambiamento di programma. E il terzo... >> Aithusa si sporse un po' di più verso di lui << Perchè me lo devi. Mi hai mentito per tutti questi anni su ciò che era accaduto davvero al mio popolo, quindi ora mi devi un favore. >> Aithusa tamburellò con le unghie sulla scrivania << Prendere o lasciare. >>
Hisoka sbuffò, infastidito. La ragazzina era diventata brava a trattare, niente da dire al riguardo.  Era evidente che aveva imparato a sfruttare al meglio gli insegnamenti che il padre doveva averle impartito sulla strategia e sulle negoziazioni.
Ma la freddezza, il distacco e la crudeltà nel stabilire le condizioni, quelle cose le aveva imparate da lui. 
Hisoka sorrise. Che meraviglia. Che risultato magnifico aveva ottenuto.
<< Bene, hai vinto. Ti terrò il gioco, e ti aiuterò con il tuo piano. >>
Aithusa annuì, ricambiando il sorriso << Ottimo. Così mi piaci. >>
***
E mentre i due Maghi discutevano nello studio, nel salotto si stava scatenando una crisi di nervi generale senza precedenti. Tutti gridavano contro tutti, in preda al panico e all'isterismo.
Inutile dire che i più agitati erano Kurapika, Masahiro e Killua. I tre Mortali stavano letteralmente facendo il diavolo a quattro ormai da un'ora, continuando a gridare parole sconnesse gli uni contro gli altri, e rinfacciandosi a vicenda i fatti avvenuti in passato: la fuga di Killua, il comportamento idiota di Kurapika, l'assenza di Masahiro nella vita dei fratelli durante i primi anni...
Alluka, Gon e Nex stavano cercando di farli smettere da almeno mezz'ora, ma tutto quello che ottenevano erano delle occhiatacce di tanto in tanto.
<< Ma l'hai vista o no nostra sorella? Sta andando verso le tenebre! Se non trova il modo di riprendersi, diventerà una Rinnegata! Come è potuta succedere una cosa simile, me lo puoi spiegare? >> stava chiedendo Kurapika furibondo.
<< A me lo chiedi? Cosa ne so io? Prima di andarsene stava bene! >> rispose Masahiro, ancora più furioso del fratello.
<< E a chi dovrei chiederlo? Sei tu che vivi con lei! Eri tu che avevi la responsabilità di ciò che le sarebbe accaduto! >>
<< Ti correggo, fratellino. Noi avevamo la responsabilità di ciò che le sarebbe accaduto! Ma poi tu hai deciso di mandarci tutti al diavolo per inseguire la vendetta, o  te lo sei dimenticato? >>
<< Pensi di rinfacciarmelo per il resto della vita? >>
<< Perchè non dovrebbe farlo? Aithusa non è più stata la stessa dopo quello che è successo fra di voi! Magari hai anche tu una parte di responsabilità in questa storia! Senza contare il fatto che Aithusa non si sarebbe mai dovuta scontrare con la Brigata, se solo tu fossi stato meno stupido! >> si intromise Killua, livido di rabbia.
<< Ma con che faccia parli, proprio tu! Tu, che le hai voltato le spalle gà una volta, e che poi le hai causato così tanti guai da essere sufficienti per una vita intera! >> gridarono all'unisono Masahiro e Kurapika.
In quel momento Lysandro entrò in salotto, e tutti si voltarono verso di lui.
<< Ecco, proprio al momento giusto! >> esclamò Masahiro, e afferrò il ragazzo per il bavero della giacca << Si può sapere cosa è successo o no? >>
Lysandro non rispose, e Masahiro lo scosse violentemente.
<< Allora?! Sto aspettando! >>
<< Io non lo so cosa è successo, va bene? Non so cosa le sia preso! Ha ucciso due membri della Brigata, e tutto in una volta è cambiata! Non so perchè! >>
<< Non puoi non saperlo! Sei stato con lei tutto il tempo! Sei il suo migliore amico! >>
<< Ti ho già detto che non lo so! Perchè non glielo chiedi direttamente? E' tua sorella! >>
<< Ora ascoltami bene, bellimbusto! >> intervenne ancora Killua, puntando in faccia a Lysandro uno sguardo omicida << Non mi importa se sei un Mago, o se sei davvero il migliore amico della mia ragazza. Se tu hai in qualche modo a che fare con il cambiamento di Aithusa, non avrò pace fino a quando non ti avrò strappato il cuore dal petto, mi sono spiegato?! >>
Lysandro gli rivolse un'occhiata sprezzante << Quindi tu saresti il famoso Killua? Sei perfino peggio di quanto avessi immaginato! >>
<< Ma come ti permetti... >> cominciò Killua, tentando di lanciarsi contro il Mago, ma Kurapika e Masahiro lo trattennero.
<< Io non ho nulla a che fare con il cambiamento di Aithusa, chiaro? Io sono stato l'unico qui che le è rimasto sempre vicino! E tu dov'eri, quando lei aveva bisogno di te? >>
<< Io ti ammazzo, maledetto bastardo! >> urlò Killua fuori di sè, mentre Kurapika e Masahiro facevano di tutto per tenerlo fermo.
<< ADESSO BASTA! >> 
Tutti tacquero, ammutoliti. Aithusa era ricomparsa in cima alle scale, e stava fulminando tutti con un'espressione spaventosamente truce, gelida e cattiva, stringendo spasmodicamente il corrimano. Nessuno riuscì a trattenere i brividi, sotto quello sguardo.
<< Si può sapere cos'è tutto questo baccano in casa mia?! >> chiese Aithusa, scendendo le scale << Siete impazziti tutti, o cosa? >>
Masahiro, Kurapika e Killua si fecero avanti, nervosi << Aithusa, dobbiamo parlare. >>
<< Volete parlare? Bene, parliamo pure. Cominciamo da te, nii-sama. >> rispose Aithusa, fissando il suo fratello più grande << Guarda un po' che roba. Devo ringraziare te, se c'è tutto questo casino in casa! >> disse la ragazza, indicando con un movimento del braccio tutti i presenti << Non che mi aspettassi una qualche forma di aiuto da parte tua, d'altra parte sei sempre stato inutile, in questa casa. Ma era troppo chiederti di non complicarmi ulteriormente la vita?! Evidentemente sì, visto che hai riempito la casa di Mortali, come se non ne dovessi tollerare già abbastanza, te incluso! >>
Masahiro indietreggiò, ferito dalle parole della sorella << Ma io.. >>
<< E tu? >> continuò Aithusa, rivolgendosi a Kurapika sprezzante << che sei venuto a fare qui, eh? Non ti avevo detto di non farti più vedere, di fare conto che io fossi morta? >>
Kurapika si morse le labbra << Sì, lo avevi detto, però... >>
<< Però cosa?! Non sei il benvenuto in questa casa. Perciò vedi di toglierti dai piedi, e di non farti vedere mai più! >>
<< Tess, sono venuto per chiederti scusa! Mi sono comportato malissimo con te, e.. >>
<< Non so che farmene delle tue scuse. Avresti dovuto pensarci prima, mio caro. Adesso è tardi, e per me tu non sei più niente. Perciò torna da dove sei venuto, torna da quelli della mafia. I delinquenti con i delinquenti, non ti meriti altro. >>
Kurapika farfugliava sillabe senza senso, con gli occhi lucidi di lacrime.
<< E tu. >> Aithusa si voltò verso Killua, sorridendo malefica << Tu sei sempre stato solo e soltanto un problema. Prima il Legame, poi la tua fuga, e io che come la stupida che sono ti sono anche venuta dietro! Poi tutte le volte che ti ho dovuto tirare fuori dai guai più assurdi, tutte le tue assurde scenate da amante disperato! Ah, per un po' avevo perfino pensato di essermi liberata di te, sai? Unico lato positivo di tutta questa storia! E invece niente, sei di nuovo tra i piedi! >> Aithusa fece una pausa, godendosi lo spettacolo di Killua che tremava per il dolore, poi ricominciò << Allora devo proprio essere sincera. Tra me e te non funzionerà mai, lo vuoi capire? Siamo diversi! Io sono Aithusa Duchannes! Una Maga, e una Maestra, mentre tu sei solo un misero Mortale, nient'altro. Non sei all'altezza della situazione, e non lo sarai mai. Un ex mercenario in pensione, figuriamoci. E anche mediocre, se proprio vuoi saperlo. >> Aithusa rise canzonatoria, arruffando i capelli del ragazzo << Su su, non fare quella faccia. Sono sicura che la troverai una bella Mortale che ti sopporti! >> Aithusa gli voltò le spalle, e salì un gradino, poi si girò di nuovo a guardarlo << Be', forse no, visto come sei messo, ma in fondo la speranza è l'ultima a morire! >> 
<< Non puoi pensarlo davvero... >> mormorò Killua, sotto shock.
<< Cosa, che non troverai una Mortale? Ma dai, sicuramente una più sfigata di te ci sarà al mondo! Devi solo trovarla, cosa vuoi che sia... >> 
<< No, non quello! >> gridò Killua con voce rotta dalle lacrime << Tutte le altre cose che hai detto su di noi! >>
<< La verità fa male, eh? Scusa, ma non è colpa mia. E' la vita che è ingiusta! >> concluse Aithusa allegra, salendo rapida le scale << E non farne una tragedia! Il mare è pieno di pesci, sia per te che per me! Scommetto che tra neanche un mese rideremo di tutto questo! Io lo farò di sicuro! >> rise la Maga, entrando saltellando in una stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Il silenzio cadde tombale nel salotto. Nessuno aveva il coraggio di muoversi, tutti alternavano sguardi affranti rivolti ai tre disperati ai piedi delle scale a sguardi ancora più affranti rivolti alla porta dietro la quale la Maga era appena scomparsa.
<< Ragazzi, non assistevo ad uno spettacolo del genere da anni! >> dichiarò divertito Hisoka, che chissà come si trovava in un angolo della stanza << Mi sa che l'avete persa, voi che dite? >>
Tutti si voltarono verso il clown, ma nessuno ebbe la forza di tirargli un pugno.
<< Non l'avevo mai vista così, giuro. >> mormorò Nex << Sembra veramente una Rinnegata! E avete vista l'aura che emanava? >>
<< Era impossibile non notarla. Faceva venire i brividi. >> mormorò Desirée in risposta << Nii-sama, ma tu sei proprio sicuro di non sapere cosa le è successo? >>
Lysandro però non stava più ascoltando. Aveva le braccia incrociate sul petto, e sembrava completamente immerso nei propri pensieri.
<< Nii-sama, mi hai sentito? >> chiese Desirée, scuotendo il Mago per la spalla.
Lysandro si voltò verso la sorella minore, ma, prima di avere il tempo di parlare, fu interrotto dalla voce di Aithusa, che proveniva dalla sala della musica, che cantava un'aria lirica drammatica, accompagnandosi suonando il pianoforte:

Invitato a qui seguirmi,
Verrà adesso? vorrà udirmi?
Ei verrà, ché l'odio atroce
Puote in lui più di mia voce

Mi chiamaste? che bramate?

Questi luoghi abbandonate
Un periglio vi sovrasta

Ah, comprendo! Basta, basta
E sì vile mi credete?

Ah no, mai

Ma che temete?. .

Temo sempre del Barone

È tra noi mortal quistione
S'ei cadrà per mano mia
Un sol colpo vi torrìa
Coll'amante il protettore
V'atterrisce tal sciagura?

Ma s'ei fosse l'uccisore?
Ecco l'unica sventura
Ch'io pavento a me fatale!

La mia morte! Che ven cale?

Deh, partite, e sull'istante.

Partirò, ma giura innante
Che dovunque seguirai i miei passi

Ah, no, giammai.

No! giammai!

Va', sciagurato.
Scorda un nome ch'è infamato.
Va' mi lascia sul momento
Di fuggirti un giuramento
Sacro io feci

E chi potea?

Chi diritto pien ne avea.

Dunque l'ami?

Ebben l'amo

Or tutti a me!


Tutti si guardarono, in un misto di confusione e meraviglia.
<< Ma che cos'è? >> chiese Alluka con voce sognante.
<< E' un'aria della Traviata di Verdi. >> rispose Lysandro, assente.
<< Secondo me Aithusa è impazzita, altroché! Un attimo prima litiga con i propri familiari, e un attimo dopo si mette a cantare! >> esclamò Gon perplesso.
<< Sublime, non trovate? Non credo ci siano molti soprani in grado di fare di meglio... >> commentò Hisoka, sorridendo.
Lysandro intanto pensava freneticamente. La Traviata di Verdi.. ma perchè proprio quell'opera, e perchè proprio in quel momento? A meno che...
Ma certo! Adesso è tutto chiaro! Come ho fatto a non capirlo subito?
<< Lys, a cosa pensi? >> chiese Desirée, confusa.
Lysandro alzò lo sguardo << Ah, a niente, imouto. Niente di importante. >> rispose, poi lanciò un'occhiata verso Hisoka. Lui lo sa.
Nex si voltò di scatto verso la porta d'ingresso << Avete sentito? >>
Lysandro annuì, e tutti corsero fuori. E quando capirono di cosa si trattava, rimasero tutti paralizzati dalla paura.
La Brigata dell'Illusione, o almeno quello che ne restava, incombeva su di loro, volando ad un paio di metri da terra.
I Ragni atterrarono aggraziati e silenziosi e cominciarono ad avvicinarsi, con Kuroro Lucifer alla testa del gruppo, che avanzava con un sorriso radioso << Carissimi, che piacere incontrarvi tutti qui! Questo potrebbe quasi essere quello che si definisce "segno del destino!" >> Kuroro allargò le braccia << Che meraviglia, ci siete proprio tutti! Il bastardo con le catene, Masahiro Kuruta, quei due mocciosi Mortali che abbiamo rapito due volte, Selina e Nex Duchannes, e Lysandro Lovelace! Hisoka, ci sei perfino tu! Ma questa è proprio una riunione da grandi occasioni! >> Kuroro si sfregò le mani << Allora, dov'è quella sgualdrinella da quattro soldi? >>
<< Ma come osi, tu... >> cominciò Silva, ma Selina gli pestò un piede per farlo tacere.
<< Ma tu guarda che combinazione! >> esclamò Aithusa uscendo di casa, sorridendo beffarda << Hai visto, Lys? Abbiamo perso un sacco di tempo a cercarli in giro per il mondo, e alla fine sono venuti loro da noi! Non li trovi adorabili? Io tantissimo! >>
<< Maestra Aithusa Duchannes! Quale onore! >> esclamò Kuroro, inchinandosi.
<< Oh, ma l'onore è tutto mio! Cosa posso fare per voi? Non sarete mica venuti a chiedermi di farvi da insegnante, eh? >> rise Aithusa canzonatoria << Ah no, aspetta, lo so cosa volete! Volete un consiglio su un incantesimo di evocazione, ho indovinato? >>
<< Ma tu guarda, la puttanella ha voglia di scherzare! >> rise Phinks << Ora ti faccio ridere io, strega che non sei altro! >>
<< Da quale pulpito! Senti bellissima, ma quel viso così tirato è naturale o ti sei fatta un lifting? Magari me lo puoi dare tu un consiglio di bellezza, che dici? >>
Phinks diventò rosso per la rabbia << Tu, razza di insolente... >>
<< Basta, Phinks! >> lo rimproverò Kuroro, poi si rivolse alla Maga << Dunque, mia signora. A quanto pare siete proprio decisa a farmi arrabbiare, non è vero? Altrimenti non saprei come spiegare il fatto che continuate ad uccidere i membri del Ragno! >>
<< Io, farvi arrabbiare? >> chiese Aithusa con voce acuta da bambina, e gli occhi spalancati << Ma non oserei mai, mio signore! In fondo, non capisco perchè ve la prendete tanto! Voi avete sterminato il mio popolo, io ho soltanto ucciso qualche Rinnegato, cosa volete che sia? >> Aithusa sorrise sardonica << Non possiamo fare pari e patta, così siamo tutti contenti? >>
Kuroro sbattè le palpebre, sorpreso << Come sarebbe? Non volete più farci la guerra? >>
<< Ma assolutamente no, mio signore! Voi perdonerete la condotta che ho tenuto fino ad oggi, ma ero accecata dall'odio! >> Aithusa sorrise di nuovo << Ma adesso sono lucida, e consapevole. Non vale proprio la pena di perdere tempo in questa inutile faida, la vita è così breve! Cosa ne direste di mettere da parte i nostri dissapori, e diventare amici? >> chiese la ragazza, mentre la sua aura si espandeva, più fredda e oscura che mai.
Kuroro era veramente incredulo adesso, e tutti gli altri insieme a lui; le facce di Kurapika e Masahiro semplicemente non si potevano descrivere.
<< Avete visto? Ve lo avevo detto che era persa, ormai! >> esclamò Hisoka divertito e trionfante << Fossi in voi mi rassegnerei! >>
<< Tess.. ma allora è vero... stai diventando una Rinnegata... >> mormorò Masahiro sconvolto.
<< NO! MI RIFIUTO DI CREDERCI! NON PUO' ESSERE VERO! >> gridò disperato Nex, crollando in ginocchio.
<< Non è possibile... >> mormorò Killua, tremando per l'orrore che provava.
<< Anzi, voglio farvi un'offerta, cosa ne dite? >> continuò Aithusa sorridendo << Io smetterò di darvi la caccia, e non vi infastidirò in alcun modo, mai più. Però... >> Aithusa ridacchiò maliziosa << ... vorrei una piccola cosa in cambio, da voi. >>
<< E cosa vorreste? Ditemi! >> chiese Kuroro, che stava cominciando a ricambiare il sorriso, con un'espressione malvagia dipinta in volto.
Aithusa fece qualche passo avanti, fino a quando non si trovò ad appena un paio di metri da Kuroro.
<< Voglio diventare un membro della Brigata. >>

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Mater artium necessitas III parte ***



Per un momento che sembrò durare una vita nel regno di Rusko cadde un silenzio assordante.
Nessuno parlava, nessuno si muoveva, nessuno respirava. Non i membri della Brigata, non gli Zaoldyeck, non i Kuruta, non i Duchannes, non i Lovelace, nessuno. Tutti erano immobili, tutti erano sconvolti, tutti erano increduli. 
Aithusa si guardò intorno, e sorrise beffarda << Una reazione davvero soddisfacente. >>
Desirée cominciò a barcollare verso la sua Maestra << Maestra.. vi prego, tornate in voi... voi non siete cattiva, non potete diventare come loro.. >>
<< Piantala, Desirée. Sei ridicola. Che ne è stato dei miei insegnamenti? >> chiese Aithusa severa << Non devi permettere alle emozioni di sopraffarti, qualsiasi cosa accada. E non pregare, te l'ho già detto un sacco di volte. E' umiliante. >>
Desirée annuì quasi di riflesso, guardando a terra << Lo so, però... >>
<< Basta. >> la interruppe Aithusa << Non hai il diritto di parlarmi in questo modo. Non hai diritto di dirmi cosa posso o non posso fare. Sei soltanto una mia allieva, non hai il diritto di contestarmi. E' chiaro? >>
Desirée tremava, umiliata e dispiaciuta << Sì, mia signora. >>
<< Bene, conclusa questa parentesi, torniamo alle cose serie. >> ricominciò Aithusa, rivolgendosi di nuovo a Kuroro << Dunque, accettate o no? >>
<< Tu. >> parlò Kurapika rivolto alla sorella, disgustato << Ma come puoi anche solo concepire un'idea simile? Vuoi davvero unirti agli assassini del nostro popolo, agli assassini dei nostri genitori? >>
<< Ha ragione lui, Aithusa! Come puoi volere una cosa simile? >> gli fece eco Killua, furioso.
<< Mi sembrate contrariati voi due, e sinceramente non ne capisco il motivo. >> rispose Aithusa canzonatoria, poi si rivolse direttamente al fratello << E' per ambizione, Kurapika. Tu dovresti poter capire, visto che hai tradito tutti i tuoi principi per ottenere ciò che volevi. >>
<< Non è vero! Io non ho... >> cominciò Kurapika, ma si interruppe, sconvolto.
<< Tu non hai cosa? Non hai ucciso perchè volevi vendetta, sebbene tu stesso un tempo predicavi l'onesta e la pace? Non hai gettato al vento tutti gli insegnamenti dei nostri genitori pur di avere una soddisfazione personale? Non lo hai fatto, fratello? >> chiese Aithusa ironica << Ma tu guarda! Devo essere caduta in un malinteso terribile, allora! E dimmi allora, perchè hai ucciso Uboghin cinque anni fa? Ti aveva forse attaccato per primo? Aveva cercato di far del male a qualcuno in tua presenza, e tu sei intervenuto per impedirlo? >> 
Kurapika balbettava, cercando disperatamente di controbattere, ma alla fine si arrese. Abbassò le spalle, e scosse la testa. 
<< Proprio così. Non hai nessun diritto di giudicare. >> dichiarò Aithusa, per poi rivolgersi a Killua << E tu, Killua. Ti sei forse dimenticato chi sei e da dove vieni? Hai forse dimenticato quello che sei stato? Non ci posso credere. Hai la memoria davvero corta, allora, Killua Zaoldyeck. Tu dovresti stare strisciando a quest'ora, altro che dare lezioni a me! >>
Killua indietreggiò, come se Aithusa lo avesse spinto << Ma tu... non me lo avevi mai rinfacciato prima.... hai sempre detto che capivi, che mi perdonavi... >>
<< Mentivo. >> rivelò Aithusa << La vita è fatta di bugie, mio caro. Mentivo a te e a me stessa, sperando così di riuscire ad odiarti un po' di meno. Errore mio, chiedo scusa. >>
<< Ma tu lo sai che io odiavo uccidere! Lo sai che sono stato costretto dalla mia famiglia per anni! >>
<< Davvero, Killua? Allora spiegami una cosa. Ti ricordi di quel pover'uomo che hai ucciso, Bodoro? Qualcuno ti ha costretto ad ucciderlo, quel giorno, e io non me ne sono accorta? Illumi ti stava puntando una pistola alla tempia e io non l'ho visto? Oh, ma che cosa incresciosa da parte mia! Illumi, lo hai costretto, forse? Sii sincero, rivela a tutti la verità, smentisci questa cattiveria che io stessa ho messo in giro! >>
L'espressione vuota  di Illumi non cambiò quando disse << Non c'è niente da smentire. Io non ho costretto nessuno. Killua ha ucciso quell'uomo di sua spontanea volontà. >>
<< Hai visto, amore? Chi nasce tondo non muore quadrato!  Quindi risparmiami le tue prediche, e io ti risparmierò le mie, così saremo contenti tutti e due. >> 
Killua indietreggiò ancora, guardandola come se non la riconoscesse. Non era il solo.
Aithusa sospirò esasperata << Bene! Se Dio vuole, abbiamo chiuso con questa faccenda! >>
<< No, non ancora. >> intervenne Kuroro, che fino a quel momento era rimasto in silenzio ad ascoltare << Voglio sapere perchè vuoi unirti alla Brigata, e dovrai essere sincera. Se dovessi capire che mi stai mentendo, non vivrai un istante di più. >>
Aithusa si incupì, rimanendo in silenzio, come se stesse riordinando le idee.
Tutti trattenevano il fiato, aspettando che Aithusa parlasse, che spiegasse.
Alla fine la Maga parlò, serissima << La verità è che sono stanca. Non ce la faccio più. L'esistenza che conduco, dover proteggere le persone, convivere costantemente con questo senso del dovere che non mi lascia scampo.... io non ho mai voluto questa vita. Non ho mai desiderato essere una Guardiana. Doversi sacrificare in continuazione per gli altri, dover rinunciare sempre alla propria felicità per il bene di qualcun altro... non l'ho mai voluto.  E non ho mai voluto vivere tra i Mortali. Ho sopportato per anni le peggiori umiliazioni, le peggiori sofferenze, la costante necessità di diventare più forte, solo per il bene di altre persone. >> Aithusa inspirò profondamente, e i suoi occhi scintillarono di furia << Ma adesso basta. Dura da troppi anni. Da oggi vivrò solo per me stessa, e per nessun altro! E userò i miei poteri e le mie capacità per me, solo per me! Al diavolo la mia Missione, al diavolo i Mortali, al diavolo il mio dovere di Maga! Ho già fatto abbastanza per queste persone, alle quali non dovevo niente! Ora basta, basta! >> gridò la ragazza, fuori di sè.
Il silenzio, se possibile, diventò ancora più pesante, e più doloroso.
I Mortali erano increduli e shockati, mentre Nex, Selina, Desirée e Lysandro sembravano profondamente dispiaciuti. Kuroro invece guardava comprensivo la Maga, come se capisse il suo desiderio di abbandonare tutto e vivere per sè stessa, e dimenticare il motivo per cui aveva sempre vissuto, dimenticare il motivo della sua esistenza.
<< Capisco il tuo disappunto, Aithusa. Davvero. >> rispose Kuroro << Ma non capisco ancora perchè vuoi unirti alla Brigata. Prima hai detto che era per ambizione. Potresti spiegarti meglio? >>
<< E' semplice, Kuroro. >> rispose Aithusa, riacquistando il controllo di sè << Ho passato tanti anni ad allenarmi per diventare più forte, e ho raggiunto livelli che solo pochissimi Maghi nella storia della magia hanno potuto solo sfiorare. >> Aithusa sorrise sardonica << Credi davvero che mi accontenterei della compagnia di qualche misero Mago qualsiasi, che scomparirebbe paragonato a me? No. Io voglio stare al fianco dei più grandi, dei più forti. E quelli siete voi. La Brigata dell'Illusione, il gruppo di Maghi più potenti che siano mai esistiti. Unendo le nostre forze potremmo cambiare il mondo intero, e tutti si ritrarranno spaventati al nostro cospetto! Nessuno oserà nemmeno pronunciare il nostro nome! Tutta Avalon si inginocchierà ai nostri piedi! >> concluse la ragazza, con un'espressione così folle dipinta sul viso che perfino i membri della Brigata sembrarono spaventati da lei.
Kuroro invece sorrise entusiasta << Era ora, mia cara. Finalmente hai capito chi sei davvero. Finalmente prenderai il posto che ti spetta in questo mondo. Finalmente starai al mio fianco, come nel profondo ho sempre sperato che facessi! >> Kuroro tese le braccia verso la ragazza << Vieni, vieni da me, e rimani al mio fianco. Sarai la mia prediletta, e ti darò tutto ciò che desideri, anche il mondo intero, se vorrai. Non ha più bisogno di tutti quei miserabili, noi ti accoglieremo e ti ameremo incondizionatamente. Vieni, coraggio! >>
Aithusa sorrise e andò verso Kuroro, che la aspettava a braccia aperte. Desirée tentò di fare un passo avanti nel tentativo di fermare la maestra, ma Lysandro la trattenne.
<< Lys! Ma cosa... >> 
<< Aspetta, Daisy. >> mormorò a voce bassissima Lysandro, poi si rivolse anche agli altri, che lo fissarono confusi e allibiti  << Aspettate tutti. Non muovetevi. >>
<< Lysandro, ma che diavolo... >> bisbigliò Masahiro, fissando sconcertato l'amico.
<< Non parlare più, e guarda. >> 
Tutti si voltarono perplessi verso Aithusa, che nel frattempo aveva messo le mani sul petto di Kuroro, e aveva appoggiato esitante il viso sul suo petto. Il Rinnegato la circondò con le braccia, stringendola delicatamente, e le accarezzò i lunghi capelli neri.
<< Stai facendo la scelta giusta, mia cara. Non te ne pentirai. >> 
<< Oh, lo so bene, Kuroro. Questo giorno rimarrà nella storia. >> rispose Aithusa, sorridendo sardonica contro il petto del Rinnegato << Perchè è da oggi che comincia davvero la tua fine. >>
Kuroro la allontanò di qualche centimetro da sè, confuso. Aithusa gli posò una mano sulla guancia, e gli rivolse un sorriso trionfante << Hai sentito bene. So tutto di te e mia madre. So tutto quello che hai fatto dieci anni fa, quello che ha fatto davvero. Dovresti sceglierti dei sottoposti più accorti, sai? >>
<< Ma cosa... >> cominciò Kuroro, ma non ebbe il tempo di finire. Aithusa, muovendosi fulminea come non aveva mai fatto prima, modificò la mano, affondò gli artigli nella carne del viso di Kuroro, e tirò verso il basso. 
Kuroro lanciò un grido di dolore spaventoso, e si allontanò da lei con le mani sul volto. Aithusa approfittò del momento per fare ciò che era suo obbiettivo sin dall'inizio, poi gli urlò << SPORCO VIGLIACCO! CREATURA DISGUSTOSA, TRADITORE DELLA TUA FAMIGLIA! TI SEI RIVOLTATO CONTRO LA STESSA DONNA CHE TI AVEVA CRESCIUTO, CONTRO LA TUA STESSA MAESTRA! HAI TRADITO LA PERSONA CHE TI AMAVA DI PIU' AL MONDO, E L'HAI USATA PER I TUOI SPORCHI SCOPI! NON TI PERDONERO' MAI PER QUESTO! MAI! ORA SAI CHE SAPORE HA IL TRADIMENTO! >>
Gli altri membri della Brigata si lanciarono contro di lei, pronti ad ucciderla. Aithusa sollevò le mani verso il cielo e gridò << Drago di fuoco! >>.
Dalle mani della ragazza si sprigionò all'istante una grande quantità di fuoco, che assunse la forma di un gigantesco drago di pura fiamma. La Brigata indietreggiò spaventata mentre il drago volava minaccioso in picchiata verso di loro, e Aithusa ne approfittò per voltarsi e cominciare a correre verso il castello.
Lysandro corse incontro all'amica, e la afferrò a volo, stringendola in un abbraccio potentissimo << Lo sapevo che era tutta una sceneggiata! Lo sapevo, ne ero sicuro! >>
<< Ne parliamo dopo, adesso corri! >>
I due Maghi ricominciarono a correre, e Aithusa gridò << PRESTO, ENTRATE NEL CASTELLO! SBRIGATEVI! >>
Tutti si voltarono e corsero dentro, esortati da Lysandro, mentre Aithusa restava leggermente indietro per dirigere con gesti fluidi ed esperti i movimenti del drago. L'animale si abbattè con forza sulla Brigata, sputando un'ondata di fuoco che colpì in pieno il Rinnegato di nome Kortopi, il responsabile diretto dell'inganno sulla sorte dei Kuruta, uccidendolo all'istante.
<< RITIRIAMOCI, PER ADESSO! >> ordinò Kuroro furibondo, evitando un altro attacco del drago  << MA NON FINISCE QUI, AITHUSA DUCHANNES KURUTA! RIMPIANGERAI QUESTO GIORNO, RIMPIANGERAI DI AVERMI SFIDATO IN QUESTO MODO, TE LO GIURO! >> minacciò il Rinnegato con il volto sanguinante e gli occhi accessi di cieca rabbia e follia. 
Poi i membri della Brigata scomparvero tutti nel nulla, così come erano arrivati.
Il drago di fuoco si dissolse, e Aithusa crollò in ginocchio, esausta.
Lysandro corse fuori e si mise un suo braccio intorno alle spalle per sostenerla << Andiamo Tess, entriamo... >> e la condusse dentro, chiudendosi il pesante portone alle spalle.
I due amici si chinarono esausti con le mani poggiate sulle ginocchia, ansimando pesantemente << Basta! Dopo tutto questo casino voglio almeno un mese di ferie! >> dichiarò Aithusa, senza fiato.
<< Facciamo due, vuoi? >> ribattè Lysandro sarcastico, e Aithusa alzò lo sguardo verso di lui << Quando hai capito che la mia era tutta una farsa? >> chiese, ignorando deliberatamente gli sguardi increduli e confusi degli altri, e il fatto che li stavano ascoltando.
<< Tesoro, ma quando imparerai che io sono l'unico uomo che non potrai mai ingannare? Ti conosco troppo bene! >> affermò compiaciuto Lysandro, poi spiegò << Ho cominciato a sospettarlo quando mi hai rinfacciato il fatto che vivo qui, e il sospetto si è rafforzato quando ti visto gridare contro i tuoi fratelli tutto quel mare di sciocchezze, che ero sicuro non pensavi davvero. >> Lysandro continuava ad ansimare << La conferma però l'ho avuta quando ti ho sentito cantare quell'aria di Verdi, quella che canta Violetta quando mente ad Alfredo per allontanarlo da sè. Ho capito che, cantando quell'aria, stavi cercando di avvertirmi riguardo alle tue intenzioni. >> 
<< E' proprio così. Be', sono contenta che tu abbia colto il segnale. Mi sarebbe dispiaciuto morire per mano tua! >> e si rivolse ad Hisoka << Allora, che mi dici? Niente male, eh? >> rise compiaciuta la ragazza.
<< Davvero molto, molto brava! Se non avessi saputo che fingevi ci sarei cascato anch'io! E l'incantesimo di illusione dell'aura era semplicemente perfetto! >> Hisoka sorrise divertito << Ho praticamente creato un mostro! >>
<< Grazie grazie, troppo buono! >> rise ancora Aithusa inchinandosi come una star del cinema << Ah be', dopo questa performance posso anche andare a fare qualche provino per diventare attrice! Voi che dite, potrei sfondare in televisione? >>
<< Sì, fai pure la spiritosa! >> rise Lysandro.
<< Perciò state dicendo che era tutto calcolato? Che era tutta una recita? E che Lysandro sapeva? >> gridò Masahiro, mentre la rabbia stava rapidamente prendendo il posto dell'incredulità.
<< Proprio così, nii-sama. >> annuì la Maga, raddrizzandosi << Mi dispiace molto per tutte le brutte cose che ho detto a te e agli altri. Ma non credevo a nulla di quello ho detto, davvero. L'unico modo per ingannare Kuroro era ingannare anche voi, solo così mi avrebbe creduto. >> Aithusa si interruppe, chinando la testa con aria contrita << Mi dispiace davvero tanto, per tutto, sul serio. >>
Il silenzio cadde nella sala, e per un momento nessuno si mosse. Poi Masahiro, Alluka, Gon, Nex, Desirée e Selina lanciarono un grido di gioia e corsero ad abbracciare la ragazza, scoppiando a piangere come bambini.
<< Non farlo mai più, peste che non sei altro! Ci hai fatto quasi morire di paura! >> gridarono tutti, stringendo la Maga in un mega abbraccio di famiglia in cui attirarono anche Lysandro.
<< Piuttosto, ci sei riuscita? Lo hai preso? >> chiese ad un certo punto Lysandro, quando l'abbraccio si sciolse.
Aithusa sorrise trionfante, ed estrasse dalla tasca il motivo per cui avevano messo in piedi tutta quella sceneggiata << Il ciondolo di Kuroro. Gliel'ho preso, è fatta! Abbiamo vinto! >>
Lysandro gridò entusiasta, e i due amici si gettarono le braccia al collo << Non ci credo, ci sei riuscita davvero! E' incredibile! Ora sì che la Brigata ha le ore contate! >>
<< Che vadano al diavolo, quegli schifosi! Ormai sono rimasti solo in cinque, non mi preoccupo più di loro! Ma adesso potremo... >> Aithusa si interruppe, voltandosi verso gli altri << Oh, accidenti. Mi ero dimenticata che loro non sanno niente. >>
L'entusiasmo dei due Maghi si smorzò di colpo, e si guardarono intorno. A parte la famiglia, tutti gli altri erano ancora confusi e sotto shock, ancora incapaci di realizzare ciò che era successo: Killua, Kurapika, Silva e Zeno, perfino Leorio, erano tutti a bocca aperta da più di dieci minuti, e non accennavano a riprendersi.
<< Oh per l'amor del cielo! >> esclamò impaziente Aithusa, e schiaffeggiò delicatamente il volto di ciascuno di loro << Sveglia, forza! Cos'è, vi siete incantati? >>
I cinque Mortali chiusero la bocca e sbatterono le ciglia, fissandola come... non come avevano fatto prima, quando l'avevano guardata come se la ragazza che conoscevano si fosse trasformata in un mostro, ma come si guarda qualcuno che non si vedeva da un secolo, e trovarlo così diverso da come era un tempo da non riuscire a riconoscerlo più. 
<< Lo so, lo so. >> sospirò Aithusa, a disagio sotto quegli sguardi << Sono cambiata molto, fisicamente e interiormente. Ma sono pur sempre passati cinque anni, che vi aspettavate?Dopo ne parliamo, promesso. Però adesso... io e Lysandro dobbiamo raccontarvi una cosa. Andiamo in salotto. >> ordinò e li precedette, seguita a ruota da Lysandro.
Gli altri rimasero pietrificati per lo stupore, e fu Leorio a rompere il silenzio << No dico, ma l'avete vista?! Quella donna sarebbe la nostra Aithusa?! Quella leader intelligente e carismatica, che architetta con grande naturalezza piani e congiure, quella sarebbe la ragazzina che ha fatto con l'esame per diventare Hunter cinque anni fa? >>
<< E che racconta una valanga di bugie! >> aggiunse Kurapika << A quanto pare sì. A meno che mia sorella non abbia una sosia.... >> sospirò Kurapika, e tutti si avviarono dietro ai due Maghi.
***
Si accomodarono in salotto, con Aithusa e Lysandro che dominavano la scena come attori protagonisti. Gli occhi di tutti erano puntati su i due ragazzi, che però sembravano decisamente scontenti di questa cosa: si agitavano sui cuscini, a disagio, ed evitavano di incrociare gli sguardi confusi dei loro fratelli.
<< Hiro, Kurapika... >> cominciò Aithusa esitante << non è una cosa semplice da dire... però non posso più aspettare. Dovete sapere la verità, tutti voi. >>
<< Allora parla, per l'amor del cielo! Non tenerci sulle spine in questo modo! >> esclamò teso Masahiro.
Aithusa si morse un labbro, e Lysandro le afferrò la mano; i due ragazzi si scambiarono un'occhiata, e Lysandro annuì in silenzio. Aithusa annuì a sua volta e cominciò a parlare << Mentre io e Lys eravamo in giro per il mondo a caccia della Brigata abbiamo incontrato Shalnark, uno dei Ragni. Lo abbiamo rapito e lo abbiamo costretto a raccontarci cosa è davvero accaduto dieci anni fa. >>
<< Cosa è accaduto davvero dieci anni fa?! Ma cosa significa? >> chiese perplessa Selina.
<< Noi... avevamo il sospetto che le cose non fossero andate come sapevamo. Ritenevo che Concorda e Taranis nascondessero dei segreti, e che questi segreti avessero a che fare con ciò che è accaduto dieci anni fa. >> Aithusa si interruppe per un attimo, poi riprese << Avevo visto giusto. Mamma e papà nascondevano un segreto terribile, ma non è il momento di parlarne adesso. Quello che importa è che... >> Aithusa scosse la testa e si rivolse a Lysandro << Ma come faccio a dir loro una cosa del genere?! Ai miei fratelli, a tutti loro! Io non... >>
<< Aithusa, ora basta. Devono sapere. Se non glielo vuoi dire tu lo faccio io. >> replicò Lysandro, poi si rivolse agli altri << Dieci anni fa Aithusa, Masahiro e Kurapika sono stati ingannati! Concorda, Taranis e tutti gli altri Kuruta non sono morti! Sono ancora vivi! Kuroro ha organizzato una messa in scena per farvi credere che fossero morti! >>
<< Lys! Potevi andarci un po' più piano! >> mormorò Aithusa contrariata. 
Nessuno si mosse, nessuno respirò più. A parte Aithusa, Lysandro e Hisoka, tutti erano paralizzati dall'orrore, e un silenzio assordante era caduto nella stanza.
<< Loro.. i Kuruta e i nostri genitori sono stati assorbiti da Kuroro per mezzo di un incantesimo oscuro, per poter sfruttare i loro poteri e la  loro energia vitale.... >> balbettò Aithusa con voce rotta, fissando i fratelli << Poi i Ragni hanno creato delle copie dei loro cadaveri per ingannarci, per farci credere che erano morti, così non li avremmo cercati... Ragazzi, vi prego calmatevi... >> supplicò la ragazza, vedendo che i fratelli erano balzati in piedi.
Kurapika era completamente fuori di sé, e Masahiro non era da meno. Gli occhi dei due uomini erano diventati scarlatti, e stringevano i pugni e la mandibola con tale forze che Aithusa sentì le loro giunture scricchiolare. 
<< Tradimento! Menzogne! MALEDETTI! >> gridò infuriato Masahiro, mentre Kurapika ansimava in preda alla rabbia.
Aithusa si alzò a propria volta e, con il volto rigato di lacrime, corse ad abbracciarli << Ragazzi mi dispiace.... se avessi saputo, se solo avessi immaginato... >>
Masahiro e Kurapika strinsero forte la sorella in un abbraccio, bagnandole i capelli con le loro lacrime. Aithusa si allontanò appena dall'abbraccio, giusto quanto bastava per tendere la mano verso Silva, che osservava i tre fratelli con gli occhi lucidi di lacrime. Silva prese la mano della ragazza, e abbracciò contemporaneamente i tre ragazzi, sovrastandoli con la sua mole spaventosa, mentre tutti gli altri presenti distoglievano lo sguardo, come forma di rispetto del loro dolore.
<< Non preoccupatevi....noi... ..sistemeremo tutto..... li troveremo, li riporteremo a casa... >> cominciò Silva con voce rotta.
<< Non è necessario >> lo interruppe Aithusa, tirando di nuovo fuori il ciondolo di Kuroro << L'ho già fatto io. Le loro anime sono qui dentro. E' per questo che ho messo in piedi quella farsa. Per salvare mamma e papà, e tutti gli altri! Adesso capite? >>
Tutti fissarono increduli la collana << Allora è proprio vero? >> chiese Silva << Concorda e tutti gli altri.... >>
<< Sì, zio Silva. E io posso liberarli con il mio Nen! >> disse Aithusa, poi chiuse gli occhi, stringendosi il ciondolo al petto.
Una serie di ricordi le riaffiorarono nella mente: ricordi di quando frugava nei meandri della propria anima, cercando di comprendere sé stessa e la propria natura, per poter così capire la natura del proprio Nen. Ricordò gli insegnamenti del maestro Aki, che le ripeteva sempre: il Nen è profondamente intrinseco dentro di noi, e rispecchia il nostro vero io: il tuo Nen parla di te, e se vuoi padroneggiarlo devi prima accedere al tuo vero essere. Devi capire chi sei, e cosa vuoi più di ogni altra cosa. Sono i nostri desideri a renderci quelli che siamo.
E Aithusa lo aveva fatto, e aveva compreso che ciò che più voleva al mondo era proteggere l'umanità e combattere le tenebre; non aveva alcuna importanza se quella guerra eterna contro il male non sarebbe stata mai vinta. Doveva essere combattuta comunque, sempre. Il giorno in cui aveva imparato questa lezione Aithusa aveva imparato a controllare il suo Nen, e aveva scoperto che poteva essere usato per contrastare le tenebre. Però c'era un prezzo da pagare.
La Maga concentrò tutto il Nen che possedeva nelle mani che stringevano il ciondolo, cercando di abbattere la barriera di oscurità che lo circondava. Non era facile. Il buio era così fitto e denso che Aithusa dovette ricorrere a tutto il suo potere per scalfirlo. Ad un certo punto sentì le gambe che cominciavano a cedere.
Ci siamo pensò la ragazza la restrizione si sta attivando. 
Tuttavia non si fermò, e continuò a infondere il Nen nel ciondolo. 
Annulla il sortilegio. Non ha più alcun valore.
All'improvviso tutto sembrò esplodere. La stanza venne inondata di luce, e si sentì un rumore spaventoso, che ricordava un po' quello che fa la banchisa polare quando si spacca. 
Tutti si buttarono a terra coprendosi gli occhi, e si sentì Silva gridare << Tess! >>
Rimasero tutti a terra per circa un minuto, fino a quando la luce non si fu affievolita abbastanza. Masahiro e Kurapika furono i primi ad alzarsi, cercando freneticamente la sorella con lo sguardo. Ma quello che videro li lasciò senza fiato.
La gigantesca stanza si era riempita di una gran folla di persone, così tante che molte si trovavano anche nel corridoio, sulle scale e probabilmente anche più lontano. 
Non erano persone qualsiasi. Erano tutti Kuruta, tutti i Kuruta che fino a quel giorno i due principi avevano creduti morti.
Kurapika boccheggiò e vacillò. Tutti quegli anni, tutto il dolore che avevano provato... e adesso erano tutti lì. Come se non fosse mai accaduto niente.
<< Mio Dio, Aithusa! >>  gridò in preda all'orrore una voce femminile che ormai da dieci anni Kurapika non sentiva più << Che cosa hai fatto? CHE COSA HAI FATTO? >>
Kurapika, Masahiro e Silva corsero nella direzione da cui era partito l'urlo, facendosi largo tra la folla, e si bloccarono all'istante.
Taranis Kuruta e Concorda Duchannes, il re e la regina di Rusko, piangevano su un corpo così martoriato da sembrare quasi irriconoscibile. La pelle era ricoperta di crepe e segni rossi, e in alcuni punti si era addirittura strappata, lasciando uscire copioso il sangue, che si allargava sotto di lei in una pozza. Aithusa.
Taranis si sistemò in grembo la testa della figlia << Tess... >>
Aithusa aprì lentamente gli occhi. Erano accessi dal dolore, e scarlatti come il sangue << Padre? >>
<< Cosa è successo? Chi ti ha-? >>
<< Nessuno. Io, da me. E' la restrizione che ho imposto al mio potere Nen. Se la ferita che scelgo di guarire è troppo grave, o l'incantesimo che scelgo di spezzare è troppo potente, il mio Nen si rifà su di me, infliggendomi... >> Aithusa non finì di parlare, si limitò a fissare le ferite che le deturpavano il corpo.
<< Mio Dio... >> mormorò Concorda coprendosi la bocca, con gli occhi pieni di lacrime.
<< No-non preoccupa-patevi -i >> rantolò Aithusa, mentre un rivolo di sangue le scorreva dalla bocca << No-non morirò-ò. Po-posso resiste-stere- re... >>
<< Non parlare, non parlare! >> gridò Concorda in preda al panico << Dobbiamo fermare l'emorragia! Taranis, dobbiamo portarla in camera sua! >>
Il re fece per prendere il braccio la figlia, ma Kurapika lo fermò << No padre.. la prendo io. >>
Padre e figlio si fissarono per un lunghissimo istante; poi Taranis si fece da parte, e Kurapika prese in braccio la sorella. I cinque membri della famiglia reale si avviarono correndo al piano di sopra, e, dopo aver esitato qualche secondo, anche Killua andò con loro, mentre il loro popolo e i loro amici li seguivano con lo sguardo.

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** Acciaio e velluto ***


Angolo autrice: Ragazzi perdonate il ritardo, non ho davvero scusanti! Ho dovuto fare un esame all'università, ma vi prometto che mi farò perdonare! Vi lascio al capitolo!

Kurapika spalancò la porta con un calcio senza perdere la presa sulla sorella, e la depose con cautela sul letto.
La ragazza ormai aveva perso i sensi per il troppo sangue perso, e ogni secondo che passava il suo battito diventava sempre più debole. Non aveva più molto tempo, Kurapika lo sapeva.
Masahiro, Concorda e Taranis entrarono trafelati nella stanza, e si radunarono intorno al letto << Madre, vi prego, fate qualcosa! >> implorò Masahiro terrorizzato, mentre tentava disperatamente di tamponare le ferite.
Concorda afferrò la mano deturpata della figlia, e cominciò a mormorare una litania incomprensibile: Aithusa venne circondata da un'aura di luce magica, che si allungava sfiorando le ferite della ragazza, e poi si ritraeva all'istante, come se odiasse l'idea di toccarla.
Killua era arrivato sulla porta da un bel pezzo, ma non trovava la forza di muoversi: aveva ucciso tantissime persone nella sua vita, e sapeva che non si poteva sopravvivere ad una simile perdita di sangue. Nemmeno se sei una Maga.
Aithusa stava per morire.
Concorda nel frattempo tremava visibilmente per lo sforzo, e il volto le si era rigato di lacrime << Non funziona, non funziona! Le ferite sono troppo gravi, la mia magia è inutile! >>
<< Come sarebbe? Significa che sta morendo?! >> chiese Taranis fuori di sè.
<< Tess, ti prego, devi resistere! Non puoi morire adesso tesoro, non puoi, non così... >> mormorava Concorda singhiozzando sul viso della figlia, e posandole lievi baci sulla fronte.
<< Lasciate fare a me. >> disse una voce infantile.
Killua si voltò, sconcertato. Era così sconvolto che non si era accorto che alle spalle gli era arrivata Alluka.
O meglio, era arrivata Nanika.
Concorda si raddrizzò bruscamente << Tu puoi aiutarla? >> chiese scettica la Maga.
<< Lasciate fare a me. >> ripetè Nanika, e Killua fece un passo avanti, anticipando le domande di Concorda  << Regina Concorda, vi prego, lasciate che se ne occupi mia sorella. >> supplicò il ragazzo << Lei può salvare la vita di vostra figlia, ve lo garantisco. Ma non ne avrà la possibilità, se Aithusa muore prima! Per favore, dovete fidarvi! >>
Concorda cercò lo sguardo del marito; Taranis si voltò verso la moglie, e qualche secondo dopo annuì.
<< Dovete uscire. Per lei è meglio. >> ordinò Nanika, avvicinandosi al letto.
<< Kurai, Hiro, andiamo. Aithusa non ha più tempo! >> esclamò Killua, spingendo i due fratelli e i due sovrani verso la porta, poi si rivolse a Nanika << Ti prego, fai in fretta. Il suo battito.. il cuore sta per cedere. >>
<< Non preoccuparti, Killua. >> rispose Nanika << La mamma guarirà. >>
Killua si paralizzò. La mamma?
<< Vai anche tu, adesso. >>
Killua non voleva andare. Voleva rimanere lì, vicino alla donna che amava. Aithusa avrebbe  anche potuto non svegliarsi mai più, e a quel punto lui che avrebbe fatto?
Il solo pensiero lo fece rabbrividire fin dentro le ossa.  No, non poteva accadere.
<< Killua! >> lo riprese Nanika, prendendo la mano inerte della Maga tra le sue << Devi andartene, adesso! >>
E Killua, con la morte nel cuore, non potè fare altro che obbedire.
***
Nella propria testa, Aithusa urlava, senza che nessuno potesse sentirla.
Urlava per il dolore, per la rabbia, per il sollievo, per la confusione, per la felicità, per l'orrore. Una serie di immagini le attraversava la mente, causandole una più dolore dell'altra.
Kurapika che la fissava incredulo e disperato, come se solo guardarla gli causasse dolore, Kurapika che era tornato, Kurapika che sembrava davvero Kurapika, e non un assassino senza pietà.
Dunque era davvero pentito? Era tornato per chiedere perdono? Sì, lo aveva già fatto, ma lei non aveva potuto dirgli ciò che pensava davvero. Ma era davvero cambiato, era davvero tornato quello di un tempo? E lei? Lei poteva perdonarlo, dopo tutto quello che era successo?
Quando aveva rivelato la verità su i loro genitori, Aithusa non aveva potuto fare a meno di cercare di confortarlo. Aveva un'espressione così persa, così ferita, così simile a quella di lei quando aveva scoperto la verità, che alla ragazza era sembrato naturale, giusto come respirare andare ad abbracciare anche il fratello dai capelli biondi, oltre al fratello dai capelli neri. Era stato istintivo in quel momento, ma adesso non sapeva più cosa pensare.
I suoi genitori, che erano vivi e non morti, che la fissavano con gli occhi fuori dalle orbite, incapaci di riconoscerla come la bambina che era stata, e terrorizzati dalle sue condizioni.  Aithusa sapeva già che erano vivi, ma vederli in carne e ossa davanti a lei.... era stato un colpo terribile. 
Ma la cosa peggiore era che quando aveva guardato i loro volti non aveva provato felicità nel rivederli, ma una rabbia e un rancore senza eguali, e aveva pensato: queste sono le persone che mi hanno mentito e che mi hanno ingannato per tutta la vita, che mi hanno nascosto la verità sul passato di mia madre.
Che razza di figlia era una che non gioiva del ritorno dei propri genitori? E che razza di genitori erano quelli che ingannavano i propri figli e li abbandonavano? Aithusa non trovava risposta a quelle domande.
E Killua. Killua che era lì, in quel castello, così vicino da non potergli più sfuggire. Killua, che la fissava con un misto di desiderio e ripulsa, come se la volesse ancora, ma lei non fosse più quella che un tempo aveva amato. Come se lei non fosse più Tess. 
Infatti non lo sono più, pensava la ragazza. Non era più quella di una volta. Un tempo era stata buona, leale, aveva avuto un cuore gentile, e il solo pensiero di ferire i sentimenti di qualcuno le sembrava un abominio. Adesso era diventata una donna pragmatica e calcolatrice, che ingannava e mentiva, e che calpestava il cuore degli altri pur di raggiungere i propri obbiettivi. Era ancora capace di amare, ma il suo amore era diverso: il suo cuore di era indurito, e così anche il suo modo di amare era diventato più affilato, più duro, più discreto, più pratico. Lei era più dura.
E' il prezzo della guerra, pensava la ragazza. Non era diventata cattiva, ma aveva visto il male del mondo, ed per avere la forza di sopportarlo era dovuta cambiare. Non era una cosa bella, ma la vita non va sempre come uno vuole, ed è necessario accettarlo. 
Lei lo aveva fatto. E anche Killua avrebbe dovuto.
Non ricordava molto di quello che era successo: sapeva che rompere l'incantesimo di Kuroro aveva richiesto una grandissima quantità di Nen, e che il suo corpo per garantirlo aveva cominciato ad autodistruggersi. Ricordava di essersi ritrovata in un lago di sangue, e ricordava che Kurapika l'aveva presa tra le braccia per portarla da qualche parte. Poi il buio totale.
L'unica cosa di cui era consapevole era di essere incosciente. Le immagini che turbavano il suo cuore continuavano a scorrerle davanti, e lei non vedeva altro a parte quelle; e poi non riusciva a muoversi, percepiva solo dei lievissimi suoni ovattati.
<< Mamma? >> mormorava una voce delicata e infantile << Mamma, so che puoi sentirmi. Forza, apri gli occhi. >>
Aithusa ci provò. Non era facile. Si sentiva debole e dolorante, come se un camion le fosse passato sopra. 
Sbatté lentamente le palpebre, infastidita dalla luce, cercando di mettere a fuoco.
Nanika la guardava dall'alto con i suoi grandi occhi neri, sorridendo felice << La mamma si è svegliata! Mamma, accarezzami la testa! >> esclamò la ragazza, posando la testa in grembo alla Maga.
Aithusa dovette fare uno sforzo notevole per mettersi seduta, per sollevare la mano e accarezzare i capelli di Nanika: le ferite erano completamente guarite, ma i muscoli sembravano non voler rispondere tanto facilmente ai comandi.
<< Meno male che la mamma sta meglio! Per un momento ho temuto di non fare in tempo! Ho fatto quello che ho potuto, ma i miei poteri non funzionano tanto bene sui Maghi. Ti fa molto male? >>
<< Tranquilla tesoro. Passerà presto. >> disse faticosamente Aithusa, evitando di rispondere direttamente alla domanda << Grazie, bambina mia. Mi hai salvato la vita. >>
<< Nanika è felice che la mamma stia bene! E anche Alluka! >> rispose entusiasta Nanika, stringendosi forte alla donna che considerava la sua mamma.
Aithusa baciò i capelli della ragazza, e dopo qualche minuto disse << Nanika, posso parlare un momento con Alluka, per favore? >>
Nanika annuì e chiuse gli occhi. Un'aura nera circondo la ragazza, e dopo qualche secondo questa aprì gli occhi.
Alluka sbattè le palpebre, rivelando i suoi bellissimi occhi azzurri, e gettò le braccia al collo dell'amica << Tess, meno male che ti sei ripresa! Ho avuto così tanta paura di perderti! >>
<< Piano, Alluka-chan! Anch'io sono felice di vederti! >> disse Aithusa con un lieve gemito, ricambiando delicatamente l'abbraccio.
<< Ce la fai ad alzarti? Dobbiamo darti una ripulita, sei tutta sporca di sangue! >> dichiarò Alluka, e prese delicatamente l'amica tra le braccia, portandola in bagno.
Mentre la vasca di riempiva di acqua, Alluka aiutò Aithusa a spogliarsi. I vestiti erano strappati e zuppi di sangue, e Alluka li gettò direttamente nella spazzatura. 
Aithusa si calò nella vasca con l'aiuto dell'amica, che cominciò a strofinare delicatamente la pelle della Maga con una spugna insaponata. Aithusa la lasciava fare, non si vergognava di essere nuda davanti alla ragazza, e comunque non avrebbe avuto la forza di lavarsi da sola.
La Maga osservò l'acqua, assente. Era ormai sporca di un rosso vivo, così come la ceramica bianca. Era una cosa che metteva i brividi. 
Eppure Aithusa aveva vissuto quella scena un milione di volte. Un milione di volte l'acqua aveva lavato via il sangue sgorgato in battaglia, un milione di volte Aithusa aveva cercato di cancellare quelle terribili tracce da sé stessa o dagli altri, o lo aveva fatto fare a qualcun altro, quando lei non ne aveva avuto più la forza. 
Un'altra immagine cominciò a formarsi nella sua mente, e stavolta Aithusa si lasciò trasportare dal ricordo.
Aithusa correva veloce su per le scale, trasportando fra le braccia il corpo inerme di Daisy.
Erano ormai passati quattro mesi da quando la bambina era diventata sua allieva, e quel giorno la bambina aveva insistito per accompagnare la Maestra in battaglia. Aithusa aveva fatto del suo meglio per combattere i demoni e allo stesso tempo non perdere di vista l'allieva, ma ad un certo punto la bambina era scomparsa da sotto i suoi occhi. Quando in preda al panico era riuscita a ritrovarla, era immersa in una pozza di sangue, per fortuna non suo. Desirée era riuscita ad uccidere un grosso demone decapitandolo con una pesante spada, e il corpo del mostro le era caduto addosso bloccandola, e inondandola con il suo sangue.
Aithusa aveva bruscamente spinto via il corpo del demone, e, dopo aver preso tra le braccia il corpo inerte e pietrificato dall'orrore della bambina, si era trasportata direttamente al castello, e ora si stava precipitando verso la stanza della piccola Maga.
Aprì la porta con un calcio e, dopo averle tolto il più gentilmente possibile i vestiti sporchi di sangue, corse a deporre con delicatezza Daisy nella vasca vuota, e aprì il rubinetto. L'acqua cominciò a scorrere, e Aithusa corse a prendere medicamenti e bende.
Povera bambina mia! pensava Aithusa addolorata. La piccola Maga non aveva ferite gravi, ma aveva appena tredici anni, ed era così buona, gentile e ingenua.... non era ancora pronta a quel mondo di sangue e morte, e lei non avrebbe mai dovuto portarla con sé quel giorno.
Tornò in bagno con le braccia cariche. La vasca si era ormai riempita, Desirée aveva chiuso il rubinetto, e se ne stava tremante nella vasca, senza fare niente.
Aithusa posò tutto quello che aveva nelle mani sul bordo del lavandino,  e si avvicinò con cautela, mentre l'acqua si tingeva lentamente di rosso; prese una spugna in mano e cominciò a strofinare via il sangue dalla pelle della ragazzina, come se questo potesse cancellare anche l'orrore.
<< Stai tranquilla.. >> mormorò Aithusa senza guardarla << Passerà, starai meglio, stai tranquilla... >> 
Ma non era vero. Il loro era un destino ingrato, che le costringeva ad guardare negli occhi ogni giorno il Male in persona. Non sarebbero mai state davvero meglio.
Aithusa abbracciò la bambina ancora bagnata e tremante, piangendo insieme a lei con il viso affondato nei suoi capelli.  Come avrebbe fatto a tollerare una cosa simile? Come poteva stare a guardare mentre la sua piccola veniva ferita nel corpo e nell'anima? Poteva anche insegnarle a proteggersi e ad evitare le ferite del corpo, ma le ferite dell'anima erano inevitabili. Come poteva insegnarle ad essere forte, se nemmeno lei riusciva ad esserlo? 
Invece ci era riuscita. Era diventata forte, aveva imparato a controllare l'orrore e il dolore, aveva imparato a mantenere la lucidità e la fermezza nonostante tutte le cose brutte che le accadevano intorno. Ma per farlo aveva pagato un prezzo altissimo.
Aveva pagato con la sua fiducia nel mondo. Non credeva più come faceva una volta che il mondo fosse un posto bello, luminoso e ricco di ogni genere di bellezza. O meglio, lo credeva ancora, ma sapeva che il mondo era anche un posto oscuro, folle, crudele e pieno di invidia e vanità. Il mondo aveva due facce, e lei per tutta la vita aveva visto per la maggior parte del tempo la peggiore.
Aveva ancora nostalgia della ragazza che era stata: quella Maga gentile e aperta, che aveva fede nell'umanità e nel mondo. Il cuore di quella ragazza era come avvolto nel velluto, capace di accogliere tutti i migliori sentimenti del mondo e averne cura, ma che era fragile e indifeso.
Quando era diventata abbastanza grande per poter affrontare la vita in tutte le sue sfaccettature, il dolore e le ingiustizie avevano circondato il suo cuore come una corona di spine, ferendolo lentamente e crudelmente ogni giorno della sua vita. Aithusa aveva resistito come aveva potuto, ma ad un certo punto si era vista sull'orlo del baratro, e non aveva avuto altra scelta: aveva sostituito il velluto con l'acciaio, rendendo sì il suo cuore più forte e resistente, ma anche più freddo e duro.
Ma, nonostante tutto, si rifiutava di insegnare questo a Desirée: quando e se la ragazza avrebbe capito di non poter più resistere al dolore, avrebbe fatto da sola ciò che era necessario. 
<< Ho finito, Tess. Ce la fai ad alzarti da sola? >> chiese Alluka, riscuotendola dai suoi cupi pensieri.
Aithusa annuì e uscì dalla vasca, lasciandosi avvolgere da un morbido telo di spugna, e mentre si asciugava, Alluka andò a prenderle dei vestiti puliti.
La ragazzina tornò con le braccia cariche, e aiutò Aithusa a vestirsi: la Maga indossò della morbida biancheria intima e un semplice vestito estivo rosso senza bretelle, mentre Alluka le allacciava ai piedi un paio di sandali dal tacco basso.
Aithusa si rimise in piedi vacillando per il dolore, e Alluka si mise il suo braccio intorno alle spalle per sostenerla.
<< Vuoi che ti riporti a letto? >>
<< No. Portami giù, dagli altri. >>
***
Nel salotto il silenzio regnava sovrano.
Concorda e Taranis stavano seduti l'una al fianco dell'altro, mano nella mano, e tenevano gli occhi fissi a terra per nascondere le lacrime. Concorda stringeva convulsamente con la destra la mano di Taranis, e con la sinistra quella di Silva, mentre Kurapika e Masahiro si lanciavano sguardi angosciati. 
Killua stava appoggiato alla parete con le braccia incrociate, e Gon e Leorio gli stringevano una spalla ciascuno, mormorandogli parole che sarebbero dovute essere di conforto, ma che a Killua non facevano né caldo né freddo. Lysandro teneva abbracciata la sorella che piangeva in silenzio con il viso affondato nel collo del fratello, e anche lui aveva il viso rigato di lacrime.
Nex camminava nervosamente avanti e indietro per la stanza, e Selina cercava inutilmente di convincerlo a mettersi seduto; Zeno stava rigido in silenzio, ma era evidente che era preoccupato anche lui. 
Perfino KiKyo, Milluki, Hisoka e Illumi erano preoccupati, per quanto potessero sembrarlo persone come loro: Kikyo e Milluki non facevano più commenti acidi, Illumi aveva celato la sua aura nefasta per rispetto verso gli altri, e Hisoka non riusciva a far stare dritte nemmeno un paio di carte.
<< Che silenzio assordante. Me lo sento rimbombare nelle orecchie. >> commentò una voce femminile.
Tutti si voltarono di scatto verso la porta. Aithusa stava pacifica sulla soglia, sostenuta da Alluka. Le sue ferite erano completamente guarite, ma, nonostante l'espressione tranquilla, la ragazza aveva gli occhi luccicanti di dolore, che ogni tanto emanavano riflessi scarlatti.
Masahiro lanciò un grido e corse ad abbracciare la sorella. Aithusa si sfilò delicatamente dalla presa di Alluka e si lasciò stringere dal fratello, affondandogli il viso nel petto, mentre tutti tiravano un gran sospiro di sollievo.
<< Aithusa, tesoro, grazie a Dio ti sei ripresa.. >> cominciò Concorda avviandosi verso la figlia a braccia aperte, seguita da Taranis.... e si fermò violentemente, tanto che Taranis andò a sbatterle contro.
Aithusa si era sciolta dall'abbraccio del fratello e stava fissando i genitori con un sguardo carico di rabbia e rancore. 
Concorda indietreggiò, e Taranis fissò confuso la figlia << Tess, che cosa.. >>
<< Non avete niente da dirci, voi due? >> chiese Aithusa tagliente.
Taranis e Concorda si guardarono confusi << Non capisco, cosa vuoi dire? >>
<< Non capite? Bene, allora sarò più chiara. Perchè non ci raccontate dei rapporti che la mamma aveva con Kuroro? Non vi sarete mica dimenticati tutto, spero! >>
Concorda e Taranis si guardarono turbati, e Concorda provò di nuovo ad avvicinarsi alla figlia << Aithusa, lascia che ti spieghi.... >>
<< Spiegare cosa? Che siete stata la Maestra del peggior assassino della storia? Che avete nascosto la verità a tutti i vostri amici e ai vostri familiari perchè vi vergognavate? Che non avete avuto il coraggio di ucciderlo quando ne avete avuto occasione, e che per questo sono morte un numero incalcolabile di persone? >> Aithusa fissava la madre con un freddo disprezzo << Sono curiosa. Che giustificazione avete per tutto questo? >>
<< CHE COSA?! MADRE! >> esclamarono indignati Masahiro e Kurapika.
<< Non è come sembra! Posso spiegare! >> esclamò disperata Concorda.
<< Benissimo, allora! >> rispose Aithusa, e si lasciò cadere teatralmente su un divano << Siamo tutti curiosi di sentire la spiegazione! Raccontate, raccontate pure! >>
Concorda cercò di nuovo Taranis con lo sguardo, e l'uomo annuì turbato.
<< D'accordo, allora. Basta con i segreti e le bugie. Vi racconterò tutta la verità, e stavolta sarà davvero tutta. >>
Il re e la regina si sedettero, e Concorda cominciò a raccontare la sua storia.
Dopo aver escluso dalla sua vita Taranis Kuruta, e dopo che Silva l'ebbe lasciata, Concorda Duchannes era una donna distrutta, annientata. La solitudine e il dolore la divoravano senza pietà, rivelando tutta la sua fragilità.
La vita che un tempo le era sembrata così bella e piena di possibilità ormai le pareva solo un grande e infinito tunnel oscuro. Non vedeva più alcun motivo per continuare ad esistere, perfino il suo Mandato le sembrava privo di significato. Non aveva più la forza di vivere per sé stessa, figuriamoci di vivere per gli altri.
Questo almeno fino a quando nella sua vita non arrivò Kuroro Lucifer.
Kuroro era un ragazzino di circa undici anni silenzioso e solitario, dotato di un'intelligenza incredibile, con i capelli neri e gli occhi ancora più scuri, che facevano uno straordinario contrasto con la pelle bianca e delicata che aveva. La prima impressione che dava era di essere un ragazzo fragile e cagionevole, ma chiunque lo avesse mai visto combattere sapeva che erano solo apparenze: Kuroro era in realtà un combattente straordinario per la sua età, che combatteva con una freddezza e un coraggio impressionanti.
Kuroro era da poco rimasto orfano di genitori, e non aveva nessuno che potesse prendersi cura di lui. Quando Concorda lo prese con sé raccontò a sé stessa la scusa di volerlo addestrare, ma in realtà lo fece perché sentiva un disperato bisogno di dare amore a qualcuno, e di riceverne in cambio. Non passò molto tempo prima che Concorda cominciasse ad amarlo come un figlio.
Kuroro era un allievo straordinario, che lasciava senza fiato: non c'era incantesimo che non potesse imparare, non c'era arma che non sapesse usare, non c'era nemico che avesse paura di sfidare. Ogni volta che Concorda lo guardava sentiva che il suo cuore era sul punto di scoppiare per l'orgoglio e l'amore materno che provava. 
Ma furono proprio quei sentimenti ad accecarla: gli anni passavano, e la donna non si rendeva conto di ciò che stava davvero accadendo davvero. Kuroro sin dall'inizio era stato un ragazzo problematico, che non mostrava mai le proprie emozioni, quasi non ne avesse affatto, e i grandi risultati che aveva raggiunto lo rendevano ogni giorno più ambizioso. Concorda non lo vedeva, o non voleva vederlo; voleva credere che l'allievo fosse solo desideroso di migliorarsi, e non che il troppo potere e l'avidità stessero avvelenando sempre di più il cuore e la mente di Kuroro. 
Due mesi prima del suo quindicesimo compleanno Kuroro andò dalla Maestra, e le disse che si sentiva pronto per andare in guerra. Concorda provò a dissuaderlo, cercando di convincerlo che non c'era alcuna fretta, che poteva aspettare ancora, ma Kuroro fu irremovibile, e la donna non ebbe altra scelta che portarlo con sé. 
Fu da quel giorno che Concorda cominciò ad intuire la vera natura del suo allievo.
Concorda sfrecciava sul campo di battaglia uccidendo un demone dopo l'altro, e nel frattempo teneva d'occhio l'allievo. Non era troppo preoccupata, sapeva di cosa era capace Kuroro, e che il ragazzo non era il tipo che si faceva cogliere di sorpresa.
La scena si svolse in appena due secondi, ma a Concorda sembrò durare un'eternità. Ad un certo punto un grido attraversò l'aria. Una ragazza della stessa età di Kuroro era stesa per terra con una gamba ferita, e un demone dalle zanne gigantesche incombeva su di lei, preparandosi a colpire.
Concorda era lontana, troppo. Dalla sua posizione non sarebbe mai riuscita a fermarlo in tempo. Invece Kuroro sì, perchè era a neanche due metri dal demone.
Concorda era sicura che Kuroro sarebbe intervenuto; ne era convinta, perciò non si mosse, aspettando di vedere che strategia avrebbe adottato il ragazzo.
Ma Kuroro non sembrava avere intenzione di intervenire: osservava la scena immobile, con gli occhi luccicanti di curiosità e di aspettativa, come se stesse per assistere ad un interessante esperimento scientifico. 
Non si mosse nemmeno quando il demone si abbattè sulla ragazza, squarciandole il petto.
Concorda non urlò, non ce la fece, si limitò a fissare incredula il suo amato allievo, mentre intorno a loro ancora infuriava la battaglia. 
Sentendosi osservato Kuroro si voltò: nei suoi occhi non c'era la minima traccia di orrore, o di rammarico. C'era solo una grande esaltazione, quella che si può provare quando la tua squadra preferita segna un gol all'avversario.
E quello fu l'inizio della fine.
Concorda era una donna che amava dando tutta sé stessa, ma non era una stupida. Sapeva riconoscere il seme del male quando lo vedeva. Tentò in tutti i modi di far comprendere a Kuroro cosa stava diventando, ma quando gli parlava il ragazzo si limitava a osservarla in silenzio, come se non capisse ciò che lei gli diceva, o non gli importasse.Concorda gli parlava, lo abbracciava, gli diceva che lo amava nonostante tutto, e lui semplicemente non reagiva.
Un giorno Concorda ne ebbe abbastanza di quel silenzio così carico di indifferenza, e schiaffeggiò il suo allievo. Kuroro reagì come se la donna non lo avesse nemmeno toccato, e a quel punto Concorda esplose:
<< Adesso basta, Kuroro! Quando ti parlo mi aspetto di essere ascoltata, è chiaro?! Guardami, maledizione! >>
Kuroro si voltò verso la Maestra, e scoppiò a ridere. Fu una risata di scherno, malvagia, fredda.
<< Maestra, non riesco davvero a crederci. Sperate davvero che io possa tornare indietro? Siete un'illusa. Non avete ancora compreso qual è la mia vera natura? >>
Concorda quasi non capiva, e per questo non rispose, e Kuroro si alzò dalla sedia su cui era seduto e, con una tranquillità spaventosa, distrusse un edificio con un solo colpo.
L'aria si riempì delle urla di dolore e morte dei Mortali. Quel giorno Kuroro aveva ucciso più di cento persone.
Non c'era più nulla da fare. Kuroro era diventato un Rinnegato.
Concorda sapeva bene qual era il suo dovere. Avrebbe dovuto uccidere il suo stesso allievo, per impedirgli di fare del male ad altra gente. Lo sapeva, lo sapeva benissimo.
Eppure non lo fece. Come avrebbe potuto? Uccidere il suo stesso figlio, perchè lui era questo, per lei. Come poteva farlo?
Lo lasciò andare, con il cuore spezzato. Non poteva fare altro che sperare che qualcun altro con più fegato di lei lo fermasse, prima che facesse del male ad altri Mortali o Maghi.
Ancora non lo sapeva, ma sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe rimpianto con tutta sé stessa quella decisione.
Qualche mese dopo quegli avvenimenti Concorda sposò Taranis, e lui fu l'unico a cui confidò tutto ciò che era successo, insieme alle sue paure e ai suoi sensi di colpa. Un anno dopo nacque Aithusa, e la Maga fu sopraffatta da un nuovo dubbio: e se anche Aithusa fosse finita in quel modo?
Concorda giurò che mai avrebbe permesso una cosa simile, e fece tutto il possibile per insegnare alla figlia i principi in cui ogni vero Mago credeva, al punto che Taranis cominciò a temere che la figlia sarebbe diventata una guerriera dedita solo alla propria Missione, senza alcuna possibilità di avere una felicità personale.
Concorda condivideva i suoi timori, ma al tempo stesso era tranquilla quando pensava al futuro della figlia: Aithusa si era rivelata sin dalla primissima infanzia una persona con un forte senso della giustizia, e dunque si era dimostrata degna di fiducia.
Gli anni trascorsero, ma Concorda non dimenticò mai. E come avrebbe potuto, quando ogni giorno riceveva notizie terribili di morte e tragedie causate da Kuroro e i suoi discepoli? Il senso di colpa la divorava; sentiva la figlia che inveiva ogni giorno contro quegli assassini, e non aveva il coraggio di dirle che il loro capo lo aveva addestrato lei. La vergogna che provava era insopportabile.
Un giorno al castello di Rusko si presentò una Maga di circa ventidue anni in lacrime, che chiese insistentemente di vedere Concorda. Si chiamava Ofelia, e rivelò di essere la donna a cui Kuroro era stato Legato.
Non raccontò molto della sua esperienza con il Rinnegato, ma spiegò che, sebbene fosse stata Legata a lui due anni prima, aveva scoperto la vera natura di Kuroro solo da poco, e che era andata lì per avvertire la regina: Kuroro infatti aveva saputo di una profezia che voleva i Kuruta e Concorda natali di colei che l'avrebbe distrutto, ed era deciso ad ucciderli tutti. La avvertì anche del fatto che il proprio tradimento lo aveva reso più crudele che mai.
Concorda capì immediatamente che era Aithusa che Kuroro voleva. Chi altri, sennò?
Quella era l'occasione giusta. Aithusa aveva solo nove anni, ma era molto più matura dell'età che aveva, e sarebbe stata perfettamente in grado di capire. Doveva dire la verità alla figlia, avvertirla del pericolo, e così anche Masahiro e Kurapika.
Ma non lo fece. La vergogna sconfisse per l'ennesima volta le buone intenzioni, e Taranis non ebbe il coraggio di fermarla. Concorda inventò una scusa per far partire i figli e farli allontanare, e si preparò ad affrontare quello che una volta aveva amato come un figlio, scegliendo così di abbandonare i figli ad un destino da orfani.
Non avrebbe mai vinto. Ma sperava che almeno i suoi figli, le uniche che contavano davvero, si salvassero e avessero un'occasione di vivere sereni.
Ma purtroppo si sbagliava, anche in questo.
<< Ecco, questa era la storia mia e di Kuroro. Spero che ora voi possiate capire. >>
Masahiro e Kurapika erano rimasti profondamente turbati dalle parole della madre, e Aithusa..
Aithusa fissava la madre con uno sguardo duro e severo come la pietra, con il mento sollevato in un'espressione di profondo disprezzo. 
Concorda fece un passo verso la figlia << Tess... >>
Aithusa balzò in piedi, voltò le spalle alla madre e si avviò in fretta verso le scale.
<< Aithusa, ti prego, non voltarmi le spalle in questo modo! Ho sbagliato, ma non ero in cattiva fede! Io gli volevo bene! Sei una Maestra, dovresti sapere cosa significa amare il proprio allievo come un figlio! >>
Le parole della regina riecheggiarono per tutto il palazzo, senza ottenere risposta, perchè Aithusa era già corsa via.

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** Orrore e violenza ***


Aithusa piombò nella sala della musica e crollò in ginocchio accanto al pianoforte a coda, incapace di resistere oltre al dolore fisico e alle lacrime.
Era troppo. Troppe cose tutte insieme, troppa pressione.... Aithusa stava per crollare, lo sentiva.
La ragazza si portò una mano al petto: il cuore le batteva forsennatamente, come se fosse sul punto di esplodere.
Calmati. Inspira ed espira. Inspira ed espira. Non puoi crollare adesso!
Dove avrebbe trovato la forza di rimettersi in piedi, questa volta? C'erano così tante persone che facevano affidamento su di lei... non poteva lasciarsi abbattere in quel modo! Eppure....
Aithusa si rimise lentamente in piedi e di appoggiò al pianoforte, osservando il proprio riflesso nel lucido legno nero: gli occhi brillavano rossi come il sangue e pieni di lacrime, e il viso era così pallido da fare impressione.
Aithusa si strofinò gli occhi con una mano. Non doveva piangere. Se proprio doveva sfogarsi, c'erano modi migliori per farlo.
Si sedette faticosamente al pianoforte, posò le mani sui tasti e cominciò a cantare:

You fascinated me
Cloacked in shadows and secrecy
The beauty of a broken angel

I ventured carefully
Afraid of what you thought I'd be
But pretty soon I was entangled

I question who I am
Put me to the test
I'll prove that I'm strong
Won't let myself believe
That what we feel is wrong
I Finally see what
You knew was inside me
All along

That behind this soft exterior
Lies a warrior

My memory refused
To separate the lies from truth
And search the past
My mind created

I kept on pushing through
Standing resolute which you
In equal measure
Loved and hated

I'm seeing who I am
Put me to the test
I'll prove that I'm strong
Won't let myself believe
That what we feel is wrong
I Finally see what
You knew was inside me
All along

That behind this soft exterior
Lies a warrior...

You take me by the hand
I'm sure of who I am

Put me to the test
I'll prove that I'm strong
Won't let myself believe
That what we feel is wrong
I Finally see what
You knew was inside me
All along

That behind this soft exterior
Lies a warrior...


Aithusa sospirò, con il cuore molto più leggero. Niente la faceva sentire viva come la musica. Non esisteva balsamo migliore per dare sollievo ad un animo tormentato.
La ragazza provò ad immaginare come sarebbe stata la sua vita senza la musica. Non ci riusciva neanche, rinunciarvi sarebbe stato come... spegnere la luce, e poi più niente. Come morire, o smettere di respirare. Quando ripensava al passato si chiedeva come avesse fatto a sopravvivere senza per sette anni. Un'altra delle domande a cui non riusciva a trovare risposta.
Aithusa sospirò di nuovo, voltandosi verso la porta. Aveva percepito ormai da diversi minuti i respiri delle persone che la stavano osservando di nascosto, e ormai era chiaro che non avevano intenzione di farsi avanti da soli. 
<< Ragazzi, non statevene lì a guardarmi. Potete entrare, finora non ho mai mangiato nessuno. >>
Nella grande stanza entrò un nutrito gruppo di persone: Lysandro, Masahiro, Kurapika, Concorda, Taranis, Alluka, Gon, Killua, Silva, Leorio, Nex, Selina, e per ultima Desirée, che corse ad abbracciare la Maestra.
Aithusa spalancò le braccia per accogliere l'allieva, che si strinse forte a lei. La donna accarezzò i capelli della ragazzina, che affondò il viso nel suo petto.
<< Maestra, cosa faremo adesso? La Brigata non mollerà la presa tanto facilmente, tornerà qui per uccidervi, per riprendersi ciò che gli avete rubato..... cercheranno di farci del male, e se non riuscissimo a fermarli? >>
Aithusa allontanò da sè la ragazza per poterla guardare negli occhi << Non devi neanche pensarci, Daisy. Non permetterò a nessuno di quei bastardi di fare del male alla mia famiglia! >>
<< Qual è il tuo piano, Tess? >> chiese Lysandro avvicinandosi alle due Maghe.
La donna si sciolse dall'abbraccio dell'allieva e si alzò con aria risoluta << Ecco il piano: dobbiamo parlare di nuovo con Ofelia per cercare di capire meglio cosa è successo davvero dieci anni fa, magari anche per trovare un punto debole nella Brigata, e potenziare le difese intorno al castello. >> Aithusa sospirò << Partirei io stessa per la Russia, ma temo.... di non essere abbastanza in forma per affrontare il viaggio. Perciò partirai tu, Lys. E portati dietro Gon, lui è bravo in queste cose, ti aiuterà a rintracciarla. >> Lysandro e Gon annuirono << Nex, tu occupati di fare gli incantesimi di protezione e tracciamento intorno al castello. Fatti aiutare da zia Selina. >> Nex e Selina annuirono anche loro << Masahiro, tu richiama tutti i Kuruta, e sistemali nel castello. Siamo in guerra, dobbiamo usare tutti gli accorgimenti possibili. Alluka e Desirée, voi invece dovrete preparare le armi. Ne voglio una ventina di ciascun tipo, e devono essere tutte avvelenate, sono stata chiara? >>. Le due ragazze fecero cenno di sì.
<< E tu cosa farai? >> chiese Gon.
<< Io... ho un incantesimo a cui devo lavorare. Vi lascio al vostro lavoro. >> rispose vaga Aithusa, e uscì dalla stanza, seguita dallo sguardo allibito di tutti.
<< Ma che significa questo? Dà ordini a tutti e poi se ne va così, dicendo che deve lavorare ad un incantesimo? >> esclamò Taranis indispettito << Le facevo credito un po' più onestà, devo dire. Questa storia mi sa tanto di scusa, altroché! >>
<< Ma come osate?! >> esclamò Lysandro livido di rabbia << Come osate insinuare che Aithusa è una codarda? >>
<< E' mia figlia. Posso insinuare su di lei quello che voglio. >> rispose sprezzante Taranis.
<< Invece no, perchè non sapete nulla di lei! >> urlò Lysandro << Credete di poterla giudicare così facilmente? Senza sapere cosa le è accaduto e cosa ha fatto in tutti questi anni, e che tipo di persona è diventata? >>
<< Oh ma insomma, tutti non fate altro che dire che Aithusa ha affrontato di tutto in questi anni, ma nessuno spiega esattamente cosa è successo! Cosa sarà mai accaduto in questi dieci anni? >>
<< Aithusa è una donna coraggiosa e generosa, degna della più grande stima e fiducia. E voi dovete avere fiducia in lei. >> affermò serio Lysandro << Allora, possiamo cominciare col dire che avrebbe potuto avere una carriera brillante nell'esercito dei Maghi. Una Maga di eccezionale talento, e una Maestra anche migliore, che avrebbe potuto anche aspirare a guidare i Maghi di tutta Avalon. E invece... >>
<< E invece cosa? >>
<< E invece ha dovuto vivere una vita in esilio sulla Terra, perchè la Brigata non ha mai smesso di darle la caccia, e non voleva rischiare di mettere qualcuno in pericolo ad Avalon. Ha preso sotto la sua protezione mia sorella e quell'altra povera bambina, Alluka, come non avesse già abbastanza grane per conto suo. >>
<< Lysandro, adesso smettila... >> cominciò Nex mettendo una mano sulla spalla dell'amico.
<< No no, voglio finire di parlare. Perchè io so cosa significa avere cura di qualcuno che dovrebbe essere sotto la responsabilità di qualcun altro. >> rispose Lysandro, sfuggendo alla presa di Nex << Avrebbe potuto mandare tutti quanti al diavolo e pensare a sè stessa, e invece.....  si è seppellita qui, in questo castello dimenticato da Dio e dagli uomini, e ci ha messo tutta sé stessa per insegnare qualcosa di buono a queste due ragazze. >> Lysandro si interruppe, con gli occhi lucidi << Non ha mai smesso di credere in quello che faceva. Io la conosco meglio di chiunque altro, e posso dire che questa famiglia, la sua Missione e la musica sono tutta la sua vita. >> Lysandro sollevò il mento, osservando l'espressione turbata di Concorda e Taranis << Quindi voi dovete farmi il favore di prenderla molto, molto sul serio. Altrimenti farete i conti con me, mi sono spiegato? >>
Dopo un attimo di silenzio, Taranis annuì serio << Sì, sei stato molto chiaro. Farò del mio meglio per non commettere più questo errore. >>
Il Mago e il Mortale si fissarono con aria truce per quella che sembrò un'eternità, fino a quando Taranis non gemette e uscì sconvolto dalla stanza.
<< Nis! Dai, aspetta! >> esclamò Concorda, correndo dietro al marito.
<< Hai esagerato. >> dichiarò Nex rivolto a Lysandro.
<< Invece no. >> intervenne deciso Masahiro << E' giusto che i miei genitori capiscano con chi hanno a che fare. Lysandro non ha fatto altro che dire la verità. >>
Killua ormai non ascoltava più, i pensieri gli vorticavano nella mente.
Non si era mai sentito così confuso come in quel momento. Era consapevole che chiunque altro al suo posto sarebbe scoppiato d'orgoglio per ciò che Aithusa era diventata, ma lui... la vedeva più lontana e più estranea ogni istante che passava, e la cosa lo faceva letteralmente impazzire.
E poi c'era quell'altro tipo, Lysandro. Killua sapeva bene che Aithusa non l'avrebbe mai tradito, e che quei due erano solo amici, ma...... la consapevolezza che lei fosse cento volte più in sintonia con quel Mago di quanto non fosse mai stata con lui, e il solo pensiero che lei avesse più fiducia in quel tipo di quanta ne avesse in lui.... gli faceva vedere tutto rosso.
No, non poteva continuare così. Killua si sentiva strano, sentiva qualcosa di caldo che gli si agitava nel petto, e provava una rabbia cieca, oscura, assassina. Erano anni che non provava una sensazione così oscura e spaventosa, probabilmente da quando aveva smesso di lavorare come mercenario.
Non era gelosia, ma qualcosa di molto peggio, lo percepiva chiaramente. Non si sentiva più sé stesso.
<< Scusatemi. >> ringhiò, avviandosi verso la porta.
<< Ehi! Dove stai andando? >> gli gridò appresso Gon.
<< Devo parlare con Tess. >>
<< Proprio adesso? Ma non credo sia il momento adatto... >>
<< SI', GON, PROPRIO ADESSO! >> gridò Killua, ormai al limite della sopportazione, e corse verso lo studio della donna.
Non tollerava più quella situazione. Quella furia, quel desiderio che lo tormentava senza pietà, quella paura, quel disagio... 
Era arrivato il momento di sistemare quella cosa, e definitivamente.
***
Aithusa imprecò. Era la ventesima volta che ci provava e falliva miseramente. Dannazione, perchè non riusciva?
Era una combinazione difficilissima da fare, qualsiasi Mago avrebbe detto che era impossibile, ma Aithusa doveva riuscirci. Quell'incantesimo era forse l'unica vera possibilità che aveva per sconfiggere Kuroro, e se non ci fosse riuscita....
Aveva avuto quell'idea mentre fingeva di essere diventata una Rinnegata, e da quel momento non era riuscita quasi a pensare ad altro. Se quella combinazione avesse davvero funzionato....
Aithusa si impietrì. Qualcuno stava correndo verso il suo studio, e non sembrava essere tranquillo.
Ebbe appena il tempo di voltarsi verso la porta, prima che questa si spalancasse e sulla soglia vi apparisse Killua.
Aithusa sussultò, non poté farne a meno. Ormai erano giorni che vivevano nella stessa casa senza essersi parlati neanche una volta, e per un po' aveva perfino sperato che si sarebbero chiariti solo quando quella brutta storia si sarebbe conclusa. Evidentemente si era illusa.
<< Killua? Che succede? >> chiese preoccupata la Maga, mentre il ragazzo entrava a grandi passi nella stanza.
Sembrava davvero fuori di sé: aveva gli occhi spalancati e spiritati, il viso pallidissimo con le guance rosse, e stringeva i pugni con così tanta forza che le nocche erano sbiancate.
<< Killua? >> chiese di nuovo Aithusa spaventata, facendo un passo verso di lui << Cosa-? >>
Non poté finire di parlare, perchè Killua l'aveva spinta contro la scrivania, e aveva premuto le labbra sulle sue.
Aithusa trattenne il fiato. Questo non se l'era aspettato, doveva ammetterlo. 
Killua le infilò la lingua in bocca e cominciò ad esplorarla, non troppo delicatamente. Le stringeva le mani sui fianchi con così tanta forza che Aithusa gemette per il dolore contro la sua bocca, ma lui non allentò la presa. L'afferrò per i glutei e la issò sulla scrivania, e si fece prepotentemente largo fra le sue gambe, continuando a succhiare e a morderle con forza le labbra.
Aithusa cercava disperatamente di lasciarsi andare al bacio, ma c'era qualcosa che non andava. Killua era decisamente troppo violento. Non c'era traccia dell'antica passione o di amore in quel bacio, solo una grande prepotenza e possessività, non come se Killua stesse baciando la sua ragazza, ma come stesse marcando il territorio.
Aithusa si staccò per riprendere fiato, e Killua si avventò sulla sua spalla succhiando e mordendo, affondandole le unghie nelle braccia.
<< Killua fermati.. così mi fai male... >>
<< Scherzi? Ma se ho appena cominciato! >> alitò il ragazzo sulla sua spalla, e la morse brutalmente.
Aithusa gridò di dolore e lo spinse via bruscamente. Killua si allontanò da lei con un sorriso maligno, leccandosi dalle labbra il sangue della ragazza.
<< Sei impazzito? Ma che ti è preso? >>
<< Non ti è piaciuto, Tess? >> chiese Killua beffardo.
<< No che non mi è piaciuto! Mi hai fatto male! Ma che problemi hai? >>
<< Io? Nessun problema! >> rispose Killua con un sorriso, avvicinandosi di nuovo << Pensavo solo che, dopo tutti questi anni, potessi prendermi un po' più di libertà, non credi? >>
<< Killua, adesso mi stai facendo paura. Se è uno scherzo non è divertente! >>
<< Sai Tess... >> continuò Killua, senza dare segno di averla sentita << Non mi è piaciuto per niente il tuo comportamento negli ultimi anni. Mi sono sentito davvero trascurato, e molto poco apprezzato. Poi sono venuto qui, e ho visto come invece tratti quell'altro bastardo, com'è che si chiama, Lysandro? E a quel punto mi sono sentito davvero offeso, sono certo che puoi capirlo.... vedere che preferisci un altro a me....>>
Aithusa si mordicchiò le labbra, dimenticando il dolore alla spalla. Ovvio che lo capiva, era da anni che il senso di colpa per averlo abbandonato la divorava. Non era stata affatto corretta con lui, e il ragazzo aveva tutto il diritto di avercela con lei.
<< Killua, mi dispiace davvero tanto. Lo so che sono stata un mostro con te, e so di non meritare il tuo amore, o il tuo perdono... ma ti assicuro che non è come credi, io e Lysandro siamo solo amici, fra noi non ci è mai stato niente... mi rendo conto di non avere diritto alla tua comprensione.... >>
<< Oh, ma io ti posso perdonare, dico davvero! >> la interruppe Killua << Però mi piacerebbe avere.... un piccolo segno della tua buona fede, se capisci che intendo. >>
<< Un segno della mia buona fede? >> chiese confusa Aithusa.
<< Proprio così! >> Killua la afferrò per i polsi e la spinse con forza contro la scrivania, costringendola a stendervisi sopra, chinandosi poi su di lei, avvicinandole le labbra all'orecchio << Per esempio, potresti anche diventare più disponibile... >>
<< Killua! Spostati subito! >> ordinò Aithusa, rabbrividendo per il tono del ragazzo. Non c'era la minima traccia di amore in esso, solo una grande cattiveria, e un forte desiderio di...
Aithusa si paralizzò dalla paura. Killua aveva la stessa faccia di quegli uomini che tre anni prima avevano cercato di abusare di Alluka.
Killua rise, e Aithusa cercò di rialzarsi; il ragazzo però l'afferrò con forza per la gola e la spinse di nuovo giù << Così non ci siamo, Tess. Forse hai bisogno di calmarti un po'... >> disse il ragazzo, e cominciò a stringere la presa sulla sua gola, impedendole di respirare.
<< Quante storie.... scommetto che al tuo Lys non diresti di no, vero? >>
Aithusa rantolò per la mancanza di aria, mentre Killua le insinuava una mano sotto la gonna, sfiorando il bordo dei suoi slip.  La ragazza non riusciva a muoversi, la vista cominciava ad appannarsi... 
Aithusa non aveva mai avuto paura come in quel momento. Paura di Killua, che le aveva appena infilato con decisione due dita nella sua intimità, per poi tirarle subito fuori e cominciare a sbottonarsi i pantaloni. Aithusa avrebbe voluto gridare per l'oltraggio.
No!  gridò una voce nella sua testa. Reagisci, fermalo!
Aithusa boccheggiò, sempre più a corto d'aria. Una delle unghie affilate di Killua era affondata nella carne alla base del collo, proprio nel punto dove c'era il Simbolo del Legame.
Il dolore la colpì come uno schiaffo e le restituì lucidità. Lo doveva fermare! Lei aveva sbagliato, ma quello che le stava facendo.... era intollerabile! Perfino da parte di Killua!
Aithusa modificò a fatica la mano e, con le ultime forze che aveva, gli graffiò con forza il petto.
Killua gridò e si allontanò da lei con un balzo. La ragazza inspirò avidamente a pieni polmoni e, approfittando del momento, corse fuori dallo studio, senza notare che Killua sbatteva stralunato le palpebre, come se si fosse appena svegliato da un sogno.
***
Aithusa correva per i corridoi sbandando per il dolore e lo shock, cercando di sfuggire a Killua, che la stava inseguendo gridando.
Ancora non riusciva a credere a ciò che era successo. Quello non era il Killua che lei conosceva. Non era il Killua affettuoso e comprensivo di cinque anni prima, quello che l'aveva consolata quando era stata in lutto per i morti di guerra, quello che la toccava come se fosse fragile come la porcellana fine, quello che non tollerava, in nessun caso, che qualcuno ferisse i suoi sentimenti.
Come aveva potuto fare una cosa così orribile? Non poteva essere vero....
<< Aithusa, fermati! >> sentì gridare la ragazza. No, l'aveva quasi raggiunta!
La ragazza girò un angolo con il fiato corto, puntando verso il salotto. Doveva scappare, doveva...
<< AH! >> gridò Aithusa, spaventata. Era andata a sbattere contro qualcuno. Alzò lo sguardo, e si ritrovò fra le braccia di Leorio.
Il giovane medico non era da solo: con lui c'erano anche Gon, Lysandro e Hisoka, i quali la stavano fissando preoccupati.
<< Tess, che è successo? >> chiese Leorio allarmato, aiutandola a rimettersi dritta.
<< Ragazzi, dovete aiutarmi! Killua ha cercato di... >>
<< Tess! >> gridò Killua, raggiungendoli << Aithusa mi dispiace, non so cosa mi sia preso... >>
<< Cosa sono questi lividi? >> chiese Leorio scioccato, sfiorandole con delicatezza la gola << E queste ferite? >>
<< Biscottino, cosa è successo? >> chiese serio Hisoka, che sembrava aver già capito.
<< Killua ha.... >> farfugliò Aithusa, tossendo << Killua ha cercato di abusare di me! >>
<< COSA HA FATTO?! >>  gridò Lysandro, livido di rabbia, e si fissò il diretto interessato con uno sguardo così spaventoso che Aithusa non poté fare a meno di rabbrividire.
Leorio e Gon erano increduli << Non può averlo fatto davvero... >>
<< L'avrei detto anch'io fino a qualche minuto fa. >>
<< BASTARDO! >> urlò Leorio fuori di sé, e afferrò Killua per il bavero della felpa << COME HAI POTUTO FARLO? COME HAI POTUTO FARE UNA COSA SIMILE A LEI? >>
<< Io non volevo! Non so cosa sia successo, ad un certo punto non avevo più il controllo delle mie azioni... >>
<< Raccontalo a qualcun altro, farabutto che non sei altro! >> gridò Lysandro, abbracciando l'amica con aria protettiva, accarezzandole i capelli.
<< Killua, perchè lo hai fatto? >> chiese Gon con voce triste e con gli occhi lucidi.
<< Non volevo farlo, lo giuro! Tess, ti prego, tu devi credermi! >>
Aithusa lo guardò negli occhi: l'espressione cattiva e avida di pochi minuti prima era sparita, e ora il ragazzo la fissava implorante, con gli occhi pieni di lacrime.
<< Io ti amo, Aithusa. Non potrei mai farti del male! >>
<< Taci, maledetto! Sei solo un porco, un Mortale avido ed egoista! >> gridò Lysandro, mentre Aithusa lo tratteneva, per evitare che aggredisse Killua.
<< Ma cosa sta succedendo? >> si intromise Taranis avvicinandosi al gruppo, seguito da Masahiro, e Concorda.
<< E' successo che questo schifoso miserabile ha cercato di violentare la nostra Tess! >> rispose furente Lysandro.
<< COSA HA FATTO? >> gridarono all'unisono i nuovi arrivati.
<< IO TI AMMAZZO, SCHIFOSO PERVERTITO!>> gridò Taranis, cercando di avventarsi sul ragazzo, e venendo trattenuto da Concorda << COME HAI OSATO TENTARE DI FARE UNA COSA SIMILE A MIA FIGLIA?! >>
<< Padre, fermatevi! >> gridò la ragazza, afferrando il braccio del padre << Non potete commettere omicidio! >>
<< Aithusa. >> chiamò Hisoka con voce seria. La ragazza si voltò verso il Rinnegato, che disse << Io non sono come voi, come te. Non ho problemi a commettere un omicidio. >> Hisoka fissò la ragazza, per la prima volta sul suo volto non c'era nessuna traccia di ironia << Tu dì solo una parola, e io lo ammazzo come il cane che è. >>
Killua trattenne il fiato.
Lei scosse la testa << No. Se qualcuno deve ucciderlo, quella devo essere io. >>. Poi guardò Killua.
Cosa doveva fare? Se si fosse trattato di qualcun altro, di chiunque altro, lo avrebbe ucciso senza pensarci due volte. Aveva sempre ritenuto la violenza sulle donne un crimine inammissibile. Ma purtroppo era Killua, e Aithusa non avrebbe mai potuto fargli del male, nemmeno dopo quello che era successo. Un cosa del genere era intollerabile, non poteva restare impunita, ma lei non poteva ucciderlo, non poteva. Lui era la sua metà, la sua anima gemella, e nonostante tutto lo amava ancora con tutta sé stessa.
In fondo anche lei gli aveva fatto del male. Non allo stesso modo, ma lo aveva fatto. Neanche lei era senza colpa. 
Però non poteva neanche dimenticare quello che era successo come se niente fosse. Killua si meritava una punizione. Aithusa cercò di ricomporsi, raddrizzò le spalle e parlò:
<< Non posso ucciderlo. Lui è pur sempre la mia Metà, non potrei mai fargli del male. >>
<< Stai scherzando?! Perciò gliela vuoi lasciar passare come se non fosse successo niente? >>
<< Non ho detto questo. >> rispose dura Aithusa, e si rivolse a Killua << Non avrei mai immaginato tu fossi capace di una cosa del genere. Forse non ti conoscevo bene come credevo. >>
<< Tess, ti prego... >> gemette Killua.
<< Non interrompermi. Potrò anche decidere di non ucciderti, ma io ho la responsabilità delle persone che vivono in questo castello. Persone che devono essere protette da uno come te. >> Killua tentò di nuovo di parlare, ma Aithusa lo zittì con un gesto << Perciò, con l'autorità che ho in questo regno, io ti bandisco a vita da Rusko. Hai due ore per andartene e non tornare mai più, e se mai tornerai verrai ucciso senza avere la possibilità di protestare. La mia decisione è questa. >> Aithusa gli voltò le spalle e si avviò verso la sua stanza.
<< Tess, ti prego, io non volevo farlo! Qualcosa mi manovrava, non ero in me! Io non ti farei mai del male! >>
<< Però lo hai fatto! >> lo interruppe Aithusa, ormai sull'orlo delle lacrime << Lo hai fatto, e io non posso fare finta di niente. Perciò vattene! Vattene e non farti vedere mai più! Sei un mostro! >> 
Killua indietreggiò ferito, ma fu solo un attimo: un secondo dopo si era già lanciato verso Aithusa e l'aveva stretta in un abbraccio, così velocemente che nessuno riuscì a fermarlo.
<< Amore mio, ti prego... non mandarmi di nuovo via. Non farmi di nuovo questo, ti supplico... >> mormorò Killua, baciandole con delicatezza la tempia.
Aithusa si abbandonò all'abbraccio, e per un secondo pensò di essersi sbagliata, di essersi immaginata tutto. Possibile che il Killua che la stava stringendo a sè fosse lo stesso che prima l'aveva quasi uccisa soffocandola?
Le immagini di ciò che era successo le balenarono con crudeltà nella mente, e Aithusa lo spinse via con forza, sentendosi improvvisamente mancare l'aria, e la gola pulsare << Vattene, sparisci. Non posso più tollerare la tua vista. >>
Killua la guardò negli occhi con il viso rigato di lacrime per quella che a lei sembrò un'eternità. Alla fine abbassò le spalle, rassegnato.
<< Hiro, buttalo fuori. >>
Il Kuruta annuì e cominciò a trascinare Killua verso l'uscita, senza che il ragazzo opponesse resistenza.
Aithusa tremava per il dolore. Da una parte avrebbe voluto richiamarlo, dirgli che lo amava, pregarlo di non andarsene, e dall'altra... l'orrore la paralizzava ancora, e le ferite le bruciavano come non mai. Aithusa vacillò.
<< Tess, cosa ti succede? Ti senti male? >> chiese allarmato Leorio.
Aithusa non rispose. La testa le girava come una trottola, e il pavimento si avvicinava sempre di più. L'ultima cosa che sentì furono le urla dei suoi familiari.
Poi, il buio.

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** Una serpe in seno ***


<< Tess, per favore, vuoi uscire da quella stanza? >>
<< Lysandro, ti ho già chiesto di lasciarmi in pace! >>
<< Ma sei chiusa lì da due giorni! Sono tutti preoccupati per te, e io non so più cosa inventarmi, il tuo comportamento non è per niente normale! >>
<< Non ne hanno motivo! Io sto benissimo, te lo assicuro! >>
Lysandro sbuffò rivolto alla porta << E' questo il punto, è questa la cosa assurda! Stai bene, stai fin troppo bene considerando quello che è successo! Dovresti essere sconvolta, e invece.... >>
<< E invece cosa? >>
<< E invece non fai altro che camminare avanti e indietro per la stanza con le sopracciglia aggrottate e l'indice sul mento, come se stessi cercando di risolvere il mistero del secolo! Per non parlare del fatto che mi hai fatto mandare Gon a riprendere Killua! Ma che diavolo ti passa per la testa?! Davvero pensi che le cose possano non essere come sembrano? >>
<< Lys, per favore, adesso torna di sotto dagli altri, va bene? Sto riflettendo, e gradirei non essere disturbata. >>
Lysandro alzò le braccia al cielo, esasperato, ma obbedì e se ne andò.
Quella donna era davvero impossibile! Non si poteva mai stare tranquilli con lei! 
Lysandro ripensò agli avvenimenti degli ultimi due giorni. Dopo che Masahiro aveva buttato fuori Killua da casa, Aithusa era crollata a terra priva di sensi, secondo Leorio per colpa del troppo stress. Taranis l'aveva portata in camera sua e l'aveva messa a letto, ordinando a tutti quanti di lasciarla riposare tranquilla.
Circa cinque ore dopo Lysandro era salito al piano di sopra per andare a controllare l'amica, ma, a sorpresa, quando aveva provato ad aprire la porta della sua stanza l'aveva trovata chiusa a chiave.
La prima reazione era stata ovviamente farsi prendere dal panico, così Lysandro aveva provato a buttare giù la porta con ogni tipo di magia che conosceva, ma era stato tutto inutile, perchè la porta era stata resa praticamente a prova di bomba. 
Ovviamente, aveva pensato Lysandro. Aithusa non era diventata Maestra mica per niente.
La seconda reazione era stata quella di bussare il più delicatamente possibile e mormorare a voce bassissima, quasi avesse paura di disturbare << Tess? Mi senti? >>
<< Perchè parli così piano? >> aveva gridato perplessa in tutta risposta la ragazza dall'altra parte << Parla più forte! >>
<< Tess! Stai bene? >>
<< Benissimo, perchè? >>
<< Come perchè? Cos'è, sei impazzita? >>
<< No, non sono impazzita! Sto benissimo, non devi preoccuparti! >>
<< Ma come sarebbe? E perchè diavolo ti sei chiusa a chiave in camera? >>
<< Perchè sto pensando. Mi serve silenzio, concentrazione e solitudine. >>
<< Stai pensando!? Cos'è, mi prendi in giro? >>
<< Perchè dovrei? Ti sembra così assurdo che io pensi? >>
<< No! Cioè, sì! Un po'! Oh insomma, tu dovresti stare male, sentirti male, essere arrabbiata! E invece mi dici che stai benissimo, e che stai pensando! A cosa pensi? >>
<< A quello che è successo! Sono sicura che mi è sfuggito qualcosa! Perchè Killua dovrebbe aver voluto fare una cosa simile? Non ha senso! Avrebbe anche potuto chiedermelo gentilmente, mica gli avrei detto di no! >>
<< AITHUSA! >> aveva gridato Lysandro, scandalizzato.
 << Credimi, amico mio. In questa storia c'è qualcosa che non torna, e io voglio vederci chiaro! >>
<< Ti stai davvero chiedendo perchè Killua abbia cercato di usarti violenza?! Sul serio non ti è chiaro il perchè, Tess? >>
Per un attimo la ragazza era rimasta in silenzio, poi aveva detto seria:
<< Lys, se ti dico una cosa, mi prometti che non ne parlerai con nessuno? >>
<< Certo, come sempre. >> aveva risposto Lysandro di getto.
A quel punto Aithusa aveva aperto la porta e lo aveva tirato dentro.
<< Ascolta, Lys. Ho ripensato a quello che ha detto Killua, tu te lo ricordi? >>
<< Be'... sì, più o meno. Ha detto che non voleva farlo, che non era in sé.. >>
<< Esatto! Non era in sé! E' questo il punto! >> aveva esclamato Aithusa con trasporto << Non era in sé, non voleva farlo! E non l'avrebbe mai fatto, a meno che... >>
Lysandro aveva guardato confuso l'amica << A meno che.... ? >> 
<< A meno che qualcuno non l'avesse manipolato! >> aveva concluso decisa la ragazza.
Lysandro a quel punto non aveva più saputo che dire. Aithusa doveva essere impazzita per il dolore, non c'era altra spiegazione. Altrimenti come giustificare il fatto che stava cercando di assolvere quel Mortale dalla sua colpa?
<< Tess... io penso che tu non sia lucida, in questo momento. Vedi complotti dove non ci sono, solo per giustificarlo.... >>
<< Le cose non sono sempre come sembrano, Lys. Io conosco bene Killua, e so che non è uno stupratore. >>
<< In questo caso le cose sono esattamente come sembrano, però! Andiamo, Tess! Credi davvero che qualcuno possa aver in qualche modo manipolato Killua per costringerlo ad aggredirti?! Chi avrebbe voluto fare una cosa simile? E perchè, poi? >>
<< Non lo so. E' la risposta che mi manca, infatti! E' per questo che stavo riflettendo! >> aveva sbuffato Aithusa, e poi lo aveva costretto ad uscire << Ora lasciami sola, devo pensare! E ricorda che hai promesso! >>
<< Lo so, lo so... >>
<< Bravo! E già che ci sei, fammi un favore! >> aveva detto Aithusa sulla soglia della stanza.
<< Cosa ti serve? >>
<< Manda Gon a riprendere Killua, per favore. Non spiegargli perchè, digli solo che ti ho chiesto io di farlo. >>
<< Ma sei impazzita? Vuoi davvero farlo rientrare in questa casa?! >>
<< E' ovvio! Devo interrogarlo, altrimenti non arriverò mai alla verità! >>
<< E se ti aggredisse di nuovo? >> aveva chiesto Lysandro con aria pedante.
<< Gli darò una botta in testa! >>
<< E se tuo padre non approva? >>
<< Non deve saperlo per forza! Io non glielo dirò di sicuro, e tu hai promesso di non parlare! >>
<< E se fossi io a non approvare affatto questa tua decisione? >>
<< Pazienza! Questa è casa mia, comando io, e posso farci entrare chi voglio! Inoltre tu hai promesso che mi avresti sempre sostenuta, o te lo sei dimenticato?  >> Aithusa aveva sorriso con aria furba  << Ora ti vuoi dare una mossa, e toglierti dalla soglia?! >>
Lysandro aveva aperto la bocca per replicare, ma Aithusa lo aveva spinto fuori dalla stanza e aveva richiuso la porta prima che il ragazzo potesse protestare.
Per un momento Lysandro aveva davvero pensato di mandare al diavolo quella peste, e di avvisare il re e la regina di ciò che aveva in mente di fare. Per un momento era davvero stato sul punto di farlo.
Poi però aveva ripensato al discorso sulla fiducia che lui stesso aveva fatto a Re Taranis qualche ora prima, e si era sentito un vero ipocrita. Come aveva potuto pensare, anche solo per un momento, di tradire Aithusa? 
Certo, lei era senza dubbio dispotica, brusca, testarda, prepotente, e aveva decisamente qualche rotella fuori posto, ma era Tess, e solo uno stupido avrebbe potuto decidere di non avere fiducia in lei, o nelle sue decisioni.
E così, sebbene non approvasse affatto, aveva fatto ciò che lei aveva chiesto, perchè aveva fiducia in lei. Gon era partito un'ora dopo, fortunatamente senza fare troppe domande e accontentandosi di quel poco che gli aveva detto Lysandro, e il giorno dopo aveva chiamato per informarlo che lui e Killua stavano per tornare, e che sarebbero arrivati il giorno successivo.
Ma perchè Aithusa mi deve coinvolgere sempre in questi complotti?!
Per non parlare del fatto che aveva trascorso gli ultimi due giorni ad inventare le scuse più ridicole e improbabili per evitare che gli altri intuissero in anticipo le intenzioni della ragazza.... ah, cosa non si fa per gli amici!
Lysandro guardò l'orologio, e sospirò. Ormai dovevano stare per arrivare, doveva essere questione di minuti.
Il problema principale ora sarebbe stato spiegare agli altri come mai Killua sarebbe rientrato nel castello, visto e considerato che era stato bandito neanche due giorni prima...
Accidenti a te, Aithusa! imprecò mentalmente Lysandro avviandosi al piano di sotto, e preparandosi ad affrontare il peggio.
***
Aithusa continuava a fare avanti e indietro per la stanza, sempre più nervosa.
Ormai era da due giorni che andava avanti così. Cercava disperatamente di trovare una spiegazione a ciò che era successo, ma non le veniva in mente nulla.
Killua era stato manipolato da qualcuno, di questo era sicura. Ma le servivano delle prove per dimostrarlo, e soprattutto bisognava trovare il vero colpevole!
Ma chi poteva avercela con lei al punto da sferrarle un colpo così basso? Be', in effetti la lista era bella lunga. Tutta la Brigata dell'Illusione, o almeno quel poco che ne era rimasto, un numero imprecisato di Rinnegati, diversi demoni, l'universo..
Aithusa ripensò a quello che era successo. Killua che l'aggrediva con una crudeltà spaventosa, Killua che subito dopo piangeva disperato, cercando di giustificarsi e giurando che lui non l'avrebbe mai fatto, che qualcuno l'aveva manovrato, lei che lo cacciava dal castello perchè non poteva più tollerare la sua vista, e lei che.... lei che ad un certo punto non ce l'aveva fatta più, ed era crollata per la stanchezza e l'emozione, proprio quello che aveva cercato di evitare con tutte le sue forze.
Aithusa sbuffò, seccata. Solo a ripensarci le saliva un fastidio... era proprio una femminuccia, altro che Maestra!
Fortunatamente si era svegliata appena due ore dopo, ritrovandosi da sola nella propria camera. Le ci erano voluti un paio di minuti per riprendersi e per ricordarsi cosa era accaduto, e quando era tornata lucida la prima reazione era stata rannicchiarsi sotto la coperta, tremante di paura e dolore, cercando di scacciare i brutti ricordi. 
Ci aveva pensato e ripensato, e ogni volta era giunta alla stessa conclusione: quello che aveva fatto Killua era orribile, inaccettabile, inconcepibile... ma soprattutto senza senso.
Perchè fare una cosa simile? Per vendicarsi del dolore che lei gli aveva causato negli ultimi cinque anni? Impossibile. Killua non era il tipo che inseguiva la vendetta, e in ogni caso c'erano sistemi meno complicati.
Forse aveva agito così perchè accecato dalla gelosia? Difficile. Sicuramente Killua doveva essere stato geloso di Lysandro, ma cercare di abusare di lei per questo... il Killua che conosceva non si sarebbe mai comportato così, al massimo avrebbe provato a spaccare la faccia a Lys..... 
No. Nemmeno quell'ipotesi aveva senso.
Allora perchè? Perchè la desiderava, magari? Sì, figuriamoci. Ma gli sarebbe bastato chiedere e basta, quando mai lei gli aveva detto di no! E poi lui non era mai stato violento, non in queste cose almeno.... 
Forse per via di un impeto di rabbia? Ma rabbia per cosa? Era entrato e le era saltato addosso, senza dire una parola, e senza darle il tempo di parlare! Non poteva essere stato preda di un raptus, doveva essere stata una cosa premeditata, per forza.
No no, qualcosa non torna. Manca il motivo. E soprattutto non è una cosa che lui farebbe. Lui è gentile, buono, ha un forte senso della giustizia! Non sarebbe mai capace di una cosa simile!
Però i fatti sembravano dire il contrario. C'era una cosa però, una cosa che Aithusa non capiva.
Perchè Killua continuava a ripetere che non era in sè quando era successo? Continuava a ripetere che non voleva farlo, che era stato manovrato.....
Allora svegliati, stupida che non sei altro! Se continuava a ripeterlo forse era vero! Non ci hai pensato?
Quel pensiero l'aveva colpita come uno schiaffo.
Era davvero possibile una cosa simile? Possibile che Killua fosse stato manovrato, che fosse stato costretto a fare quello che aveva fatto?
Sì, lo era.
E perchè non sarebbe potuto essere possibile? C'era più di un modo, magico e non, per costringere qualcuno a fare qualcosa contro la sua volontà. Lei stessa lo aveva fatto con Hanzo cinque anni prima! E se lo aveva fatto lei, perchè non avrebbe potuto farlo qualcuno molto più cattivo di lei, e che voleva colpirla direttamente? 
Miseriaccia! Allora Killua potrebbe davvero essere innocente!
Con quella nuova consapevolezza Aithusa aveva cominciato a spremersi le meningi, cercando di capire chi avrebbe potuto fare una cosa simile, e aveva chiesto a Lysandro di far riportare Killua al castello. Ormai erano trascorsi due giorni, e ancora non aveva cavato un ragno dal buco.
Il primo pensiero ovviamente era andato alla Brigata. Ma Aithusa non si sentiva tanto convinta. In fondo per manipolare si sarebbe reso necessario per loro avvicinarglisi almeno un po', o comunque usare la magia, ma nessuno della Brigata si era avvicinato a Killua, e tantomeno nessuno di loro lo aveva stregato, di questo era sicura.
Aithusa sorrise. Almeno una cosa buona per Killua l'aveva fatta, facendogli quell'incantesimo di protezione cinque anni prima.
La ragazza ripensò a quell'episodio. Era accaduto quando avevano lasciato casa Zaoldyeck, e si erano separati per seguire strade diverse. Quando erano saliti sull'elicottero che li avrebbe portati all'aeroporto, Aithusa si era fatta prendere dagli scrupoli di coscienza: e se Killua per un motivo qualsiasi fosse stato attaccato dalla Brigata? Lui non avrebbe mai potuto difendersi, era un Mortale! Che ne sarebbe stato di lui?
Così, quando lei e Killua si erano abbracciati per salutarsi, Aithusa ne aveva approfittato. L'incantesimo le era venuto bene ed era molto potente, e rendeva Killua completamente immune alla Magia della Brigata dell'Illusione.
Questo significava che non potevano essere stati loro a manovrare Killua, almeno non direttamente. 
Ovviamente il fatto che non avessero agito loro personalmente non li escludeva dalla lista dei sospetti, anzi peggiorava ancora di più le cose.
Perchè se c'era il loro zampino in quella storia significava che nel castello c'era un traditore, consapevole o inconsapevole che fosse.
Ma chi di loro avrebbe potuto pugnalarla alle spalle in quel modo?
Aithusa sentì dei passi affrettati attraversare il corridoio, ed non ebbe neanche il tempo di allungare la mano verso la maniglia che la porta si spalancò bruscamente, rivelando sulla soglia un Lysandro agitato e con il fiato corto.
<< Tess, devi scendere subito! Gon e Killua sono tornati, e tuo padre lo sta inseguendo per tutta la casa, vuole ucciderlo! >>
<< Dannazione! >> gridò Aithusa, e si lanciò verso il piano di sotto seguito a ruota da Lysandro, e quando piombò in salotto le si presentò davanti uno spettacolo spaventoso.
Killua e suo padre stavano combattendo l'uno contro l'altro. Taranis aveva estratto le sue spade di legno, che erano simili a quelle di Kurapika, solo un po' pù grandi, e menava fendenti potentissimi nella direzione di Killua, che faceva del suo meglio per schivare senza attaccare.
<< Basta! >> gridò Aithusa rivolta al padre << E' tornato perchè io ho voluto così! Smettetela di attaccarlo! >>
<< Mi dispiace tesoro, ma non posso farlo! Non posso tollerare simili delinquenti nella mia casa! >>
Aithusa si incupì furibonda, e con una velocità sorprendente scomparve alla vista di tutti. Taranis si guardò freneticamente intorno, cercando di individuarla... e un attimo dopo era bloccato a terra, con Aithusa che lo sovrastava. La ragazza lo guardava con gli occhi dorati che scintillavano di furia e con i lunghi capelli che le coprivano selvaggiamente le spalle, e gli puntava un pugnale alla gola mostrandogli i denti come un animale.
<< Permettetemi di correggervi, padre. Questa è la mia casa, non la vostra. E in casa mia faccio entrare chi voglio, mi sono spiegata? >>
Taranis fissò oltraggiato la figlia negli occhi, e per un momento padre e figlia sembrarono così simili da fare impressione. Erano entrambi scarmigliati e fieri come animali, ardenti di rabbia e accesi di potere. Sembrava di vedere due leoni che si contendevano il dominio sul branco, due alfa che si battevano per decidere chi dei due è il più forte.
Lysandro sorrise, orgoglioso: non era mai stato così fiero di lei come in quel momento.
Alla fine Taranis sembrò arrendersi, accasciandosi sotto la presa della figlia. Aithusa allora si rimise in piedi e senza distogliere gli occhi da quelli del padre disse << Lys, porta Killua nella sala delle esercitazioni e legalo ad una sedia. Se fa resistenza mettilo fuori combattimento. >>
Lysandro annuì e portò via un incredulo Killua, mentre Aithusa si avvicinava a Selina << Zia, temo di aver bisogno del tuo aiuto. Sei disposta ad accordarmelo? >>
<< Ma certo, Tess. Cosa posso fare per te? >>
Aithusa si avvicinò alla zia e, parlando a voce bassissima affinchè potesse sentire solo lei, le disse << Zia, io credo che in questa casa ci sia un traditore. Qualcuno che probabilmente si è alleato con la Brigata e che ha manovrato Killua affinchè cercasse di violentarmi, per potermi colpire direttamente. >> Aithusa si interruppe per far vagare lo sguardo su tutti i presenti, poi continuò << Se la mia ipotesi è giusta, nessuno dei presenti è fuori dai sospettati. Tu sei la Maga Guardiana del tempo, per favore, aiutami a capire cosa è successo davvero! >>
Selina guardò la nipote come se fosse pazza: davvero quella povera ragazza era innamorata di quel Mortale al punto di voler credere che qualcuno l'avesse manipolato per costringerlo ad aggredirla, al punto di credere che Killua non avesse colpa per ciò che era accaduto?
<< Zia, ti prego! >> supplicò Aithusa, giungendo umilmente le mani.
Selina sospirò rassegnata: a quanto pareva avrebbe dovuto assecondarla, non c'era altro modo per convincerla che le cose erano proprio come sembravano.
<< Va bene, se è davvero quello che vuoi... >>
<< Lo è. >> rispose Aithusa determinata << Gon, vieni anche tu con noi. Mi servirà anche il tuo aiuto. >>
Gon annuì, e i tre si avviarono fuori dal salotto, diretti alla famosa sala delle esercitazioni.
***
Spero solo di non dovermene pentire pensò Aithusa, entrando nella sala delle esercitazioni.
Sapeva di stare facendo la cosa giusta. Se davvero Killua era una vittima innocente di un disegno più grande, allora era suo dovere fare giustizia e punire il vero colpevole di quel misfatto. Ma era anche probabile che fosse Lysandro ad avere ragione, e in quel caso.... non osava immaginare il dolore che una simile consapevolezza le avrebbe causato. 
Aithusa attraversò a grandi passi la stanza, avvicinandosi a Killua, mentre gli altri aspettavano fuori. Il ragazzo teneva la testa china e le braccia abbandonate sui braccioli della sedia, e non si mosse nemmeno quando Aithusa gli fu davanti.
<< Killua. >> lo chiamò Aithusa, cercando di mantenere la voce il più tranquilla possibile.
Killua alzò lentamente la testa, e gli sguardi dei due ragazzi si incatenarono. Aithusa non potè fare a meno di rabbrividire, perchè ogni volta che Killua la guardava si sentiva come se una piuma le percorresse la schiena in tutta la sua lunghezza. Perfino in quel momento Killua riusciva a farle quell'effetto. Era proprio innamorata persa, accidenti a lei!
<< Perchè mi hai riportato qui, Tess? Credevo tu avessi preso una decisione, e che non mi volessi più nella tua vita. >>
Aithusa si sedette su una sedia che era stata sistemata di fronte a lui << Ti ho riportato qui perchè penso che le cose non siano andate come sembra. Sei qui perchè voglio assicurarmi di aver preso la decisione giusta, e per rimediare nel caso io abbia commesso un errore. >>
Killua sgranò gli occhi << Perciò tu... mi credi? >>
Aithusa sospirò << Credo che quello che è successo sia troppo strano per non avere una spiegazione più complessa. In fondo se era solo sesso che volevi, avresti potuto benissimo ottenerlo senza usare la violenza. E sono piuttosto sicura del fatto che tu questo lo sapevi. >>Aithusa si interruppe, facendo finta di non notare le guance rosse di Killua << Eppure mi hai aggredito comunque, e poi ti sei giustificato dicendo che qualcuno ti manovrava. >>
<< Perchè è così! Te lo assicuro! >>
<< Bene, allora. Perchè dunque non mi racconti come si deve quello che ti accaduto? Se prometti di essere sincero, ti assicuro che ti ascolterò nella maniera più imparziale possibile. >>
Killua annuì e cominciò a raccontare << Ero venuto a cercarti per parlare. Io... non riuscivo più a tollerare quella situazione, il vivere sotto lo stesso tetto e non rivolgerci mai la parola... e poi c'era anche Lysandro.... tu sembri fidarti ciecamente di lui, e lo consideri come un compagno d'armi, qualcuno che è al tuo livello, oltre che come l'unico che possa davvero comprenderti. Vederti con lui mi ha ricordato che io non sarò mai come te, e che non potrò mai proteggerti davvero. >> Killua si interruppe, e Aithusa non potè fare a meno di replicare << Ma io non avevo bisogno che tu fossi al mio livello, avevo bisogno solo del tuo amore! Non ho mai voluto un grande Mago al mio fianco, ho sempre voluto solo e soltanto te, il vero te! >>
Killua trattenne il fiato, emozionato, e Aithusa si affrettò a ricomporsi << Forza, continua a raccontare. >>
<< Ero arrabbiato. Ce l'avevo con te perchè mi tenevi a distanza, ma ce l'avevo anche con me stesso perchè, per quanto mi sforzassi, non riuscivo ad essere comprensivo con te, che ti trovavi in una situazione difficile. Provavo una bruttissima sensazione nel petto, che non provavo più da quando avevo smesso di fare il mercenario. Sentivo che la rabbia stava prendendo il sopravvento, e questo non mi piaceva, ma per quanto mi sforzassi non riuscivo proprio a calmarmi. Quando sono entrato nel tuo studio ero davvero furibondo... >>
<< E hai pensato di rifarti su di me? >> chiese Aithusa con voce neutra.
<< No, te lo giuro! Al contrario, quando ti sei avvicinata a me con quell'aria così preoccupata mi sono sentito così sollevato... avevo capito che mi amavi ancora, anche se erano passati cinque anni. A quel punto non ho potuto resistere, e ti ho baciato. >> Killua si bloccò, sconvolto dal ricordo << E poi... >>
<< E poi? >> lo incoraggiò Aithusa.
<< E poi ho perso il controllo del mio corpo. Così, all'improvviso! Era davvero strano, era come se la mia coscienza e il mio arbitrio fossero completamente bloccati, e qualcun altro avesse preso il mio posto. Era lui che mi manovrava, e io non potevo fare altro che stare a guardare, del tutto impotente! Continuavo ad urlare nella mia testa rivolto a lui, gli gridavo di non toccarti, di non farti del male, e lui... lui rideva di me che mi disperavo! Mi diceva che mi avrebbe fatto rimpiangere di essere venuto qui, che non mi avrebbe permesso di coprirmi gli occhi, che avrei dovuto guardare mentre lui... >> Killua smise di parlare, ansimando.
Aithusa fissava il ragazzo con gli occhi pieni di lacrime, profondamente dispiaciuta. Sembrava così sincero...
<< Poi tu mi ha ferito, e a quel punto lui è scomparso così come era arrivato, ed è stato come svegliarsi da un incubo. La prima cosa che ho visto dopo aver ripreso il controllo eri tu che correvi via. Ti ho inseguito, ero così addolorato.... ho provato a farti capire che io non ti avevo fatto nulla, ma eri così sconvolta, non mi hai neanche ascoltato... e mi hai mandato via. Volevo a tutti i costi discolparmi, ma poi... ho pensato a come ti dovevi sentire tu. Per quello che avevi visto, ciò che era successo era inequivocabile. Che motivo avresti avuto di credere ad una storia così assurda? >>
A quel punto Aithusa non ce la fece più: distrusse con un colpo solo le catene magiche che lo imprigionavano, lo fece alzare e lo abbracciò forte, piangendo contro il suo petto.
Killua per un momento rimase immobile, incredulo; poi urlò di gioia e la strinse forte a sé, scoppiando a piangere insieme a lei.
<< Mi dispiace, mi dispiace tanto! Perdonami, dimmi che mi perdoni! >> gridò Aithusa con il viso rigato di lacrime.
Killua gliele asciugò con le labbra, tempestandole il viso di baci << Perdonarti? E cosa dovrei perdonarti, tu non hai fatto niente di male! >>
<< Ma io ho dubitato di te! Mi avevi detto che eri innocente, e io non ti ho creduto! >>
<< Invece lo hai fatto. Mi hai riportato qui, e mi hai ascoltato, nonostante tutto gridasse che io ero davvero colpevole. >> Killua le accarezzò il viso, con gli occhi ardenti << Ti amo così tanto... >>
Aithusa si sollevò in punta di piedi e lo baciò. Killua rispose subito infilandole la lingua in bocca, e il fuoco della passione che li aveva uniti così tante volte divampò forte come la prima volta, lasciandoli senza fiato, mentre le loro lacrime si mischiavano.
Dio, le era mancato così tanto.. come aveva fatto a vivere senza di lui?
Killua le accarezzava i fianchi con le mani tremanti, e Aithusa si teneva in piedi stringendo tra le mani il bavero della sua camicia. Killua si spostò sul collo, baciandole con estrema delicatezza i lividi che le sue mani, e non lui, le avevano causato, e Aithusa trattenne il fiato per l'emozione, dimenticando qualsiasi dolore fisico.
Si separarono dopo un paio di minuti, quando ormai erano sul punto di finire a farlo stesi sul pavimento << Killua... ora no. Dobbiamo ancora capire chi è stato a manipolarti. >> 
Killua a malincuore si staccò da lei << Hai ragione. Tu hai qualche sospetto? >>
<< Credo che sia stato qualcuno del castello. Per manipolarti era necessario avvicinarsi a te, e solo una persona che si trovava qui avrebbe potuto farlo. >>
<< Stai dicendo che... fra noi c'è un traditore? >>
<< Temo proprio di sì. >> sospirò Aithusa, per poi andare ad aprire la porta << Forza, entrate. Abbiamo del lavoro da fare. >>
Gon e Selina entrarono nella stanza, e Aithusa tornò da Killua << So come fare a capire chi è stato. Ma dovrai fidarti di me, e permettere a mia zia di scavare nel tuo passato. Per te va bene? >>
<< Tutto quello che vuoi. >> rispose Killua, tornando a sedersi. 
<< Bene, allora. >> Aithusa si rivolse a Selina << Zia, vorrei che tu pronunciassi l'incantesimo che serve per riportarti con la mente agli eventi passati. Come Maga Guardiana del Tempo, tu sei l'unica che lo può fare. >>
<< Tess, ma ne sei sicura? Quello che vedrò potrebbe non piacerti. >>
<< Pazienza. Non posso permettermi di avere una serpe in seno. Procedi, per favore. >>
Selina annuì rassegnata, chiuse gli occhi e alzò le mani. Dai palmi scaturì del fumo azzurro che la circondò completamente, e la Maga declamò:

Tuono e saetta
il mondo si è fermato
mi servono risposte
ora in fretta 
riportami al passato!

Il fumo scomparve risucchiato dalle mani di Selina, e la donna riaprì gli occhi. Erano completamente blu, senza pupilla, e guardavano davanti a loro senza vedere nulla.
<< Io vedo.. vedo Killua sul tetto. E' da solo, sta guardando le stelle....un'ombra incombe su di lui.... vedo qualcosa di brillante in una delle sue mani... Killua grida.... fa male.... qualcosa è stato insinuato in lui.... l'ombra ride.... ha i capelli lunghi, neri... AH! >>
Selina crollò a terra, sbattendo le palpebre, e Aithusa si inginocchiò al suo fianco << Zia? >>
<< Sto bene. >> la rassicurò Selina, rimettendosi in piedi << Ho perso il contatto, però. Cosa ho visto? Ho detto qualcosa? >>
<< Hai parlato di un'ombra.... un'ombra dai capelli neri, con in mano un oggetto brillante... >> Aithusa si impietrì, a bocca aperta.
Non era la sola. Anche Gon e Killua si erano paralizzati per l'orrore. Anche loro avevano capito.
<< Non è possibile... >> mormorava Gon << Non può averlo fatto di nuovo... >>
<< ILLUMI! >> urlò Killua fuori di sé, correndo fuori dalla stanza. Un secondo dopo anche gli altri lo seguirono.
***
Aithusa e Gon correvano l'uno al fianco dell'altra, cercando di raggiungere Killua, che però era molto più veloce di loro, e li aveva staccati già di un bel po'.
<< Non posso ancora credere che Illumi abbia davvero fatto una cosa così ignobile! >> esclamò Gon senza fermarsi << Sapevo che era un bastardo senza cuore, ma questo... sembra troppo perfino per lui! >>
<< Ora Killua vorrà la sua testa! >> rispose Aithusa << Ma farà meglio a mettersi in fila! Ci sono prima io! >>
Nel castello riecheggiarono urla e colpi terribili. Killua doveva averlo già trovato! Aithusa e Gon accelerarono ancora, e alla fine seguendo le grida arrivarono in salotto.
Killua stava picchiando Illumi senza pietà. Gridava, aveva gli occhi ridotti a degli spilli per la rabbia, e continuava a sferrargli pugni e calci potentissimi, scrollandosi bruscamente di dosso chiunque tentasse di fermarlo, mentre Illumi non solo non faceva alcuna resistenza, ma se la rideva pure.
<< Ce ne hai messo di tempo a capire, fratellino. Devo dire che ti facevo più furbo! >>
<< FIGLIO DI PUTTANA! >> gridò Killua sbattendolo contro il muro << COME HAI POTUTO FARE UNA COSA SIMILE A ME, E A LEI? >>
<< E' stato davvero divertente, devo dire! La reazione di Aithusa poi... è stata impagabile! >>
<< Ma cosa succede? Di che state parlando? >> chiese Silva.
<< Te lo dico io, zio Silva! >> intervenne Aithusa, afferrando Killua per le spalle per farlo smettere << Illumi ha piantato uno dei suoi spilli nel corpo di Killua, e poi ha manovrato il suo corpo per costringerlo a usarmi violenza. >>
<< CHE COSA? >> gridarono tutti i presenti, increduli.
Aithusa si avvicinò minacciosa a Illumi, che stava sputando del sangue per terra << Adesso tu mi spiegherai! >> disse e, dopo averlo afferrato per le spalle, lo sbattè contro il muro, sguainò la sua spada dorata e gliela piantò in profondità nella spalla, inchiodandolo alla parete.
Illumi lanciò un urlo di rabbia e dolore, e lanciò uno sguardo omicida alla ragazza << Puttanella da due soldi! Questa me la paghi! >>
<< Sta' zitto! >> urlò Aithusa schiaffeggiandolo << Rispondi solo a questa domanda. E' stato Kuroro a chiederti di farmi questo, non è vero? >>
Concorda e Silva lanciarono un urlo di raccapriccio, e Killua gridò << TRADITORE! VIGLIACCO! TI SEI VENDUTO AL NEMICO! >>
<< Sì, è così. Quando Kuroro ha saputo che io mi trovavo qui mi ha proposto un'alleanza. Io avrei dovuto fare la spia per lui, riferendogli tutti i tuoi piani e i tuoi movimenti, e lui in cambio si sarebbe assicurato che tu non sopravvivessi. Ho accettato. Gli ho detto dei progressi che avevi fatto nella magia, dei poteri di tutti gli altri, gli ho riferito del tuo ritorno qui, gli ho detto tutto! E quando tu gli hai rubato quel ciondolo, lui mi ha contattato e mi ha ordinato di fartela pagare nel peggior modo che mi venisse in mente. Così ho ideato questo piano. >> Illumi sorrise << E' stata la più dolce delle vendette. Non mi sono mai divertito così tanto in vita mia! >>
<< Ma perchè ti sei voluto vendicare di me? Cosa ti ho fatto? >> 
<< Cosa mi hai fatto? E lo chiedi anche? Tu hai portato mio fratello lontano da noi! Lo hai irrimediabilmente rovinato! E mi hai anche umiliato davanti a tutti i miei familiari! Non ti perdonerò mai per questo! >>
<< Tu non mi perdonerai? Tu sei un uomo morto! >> urlò Aithusa, puntandogli la mano modificata alla gola, mentre gli occhi le si tingevano di rosso << Non posso tollerare un traditore nella mia casa. E dopo quello che hai fatto a me e a Killua non meriti alcuna pietà. Perciò sarà un grandissimo piacere per me ucciderti! >>
<< Aithusa, ferma! >> gridò Kurapika, afferrandola per un polso.
La Maga si voltò verso il fratello maggiore. Era la prima volta che si rivolgeva a lei dopo quella storia della recita, e ora la fissava con gli occhi spalancati dalla paura.
<< Non ucciderlo, Tess. Sarebbe un omicidio, e lui non ne vale la pena. Ti prego, lascia perdere! >>
<< E tu ti aspetti che io lo lasci andare così, senza dargli ciò che si merita?! >>
<< No, ovviamente no. Fai di lui ciò che vuoi, ma non lo uccidere. Non ne vale la pena. >> ripeté Kurapika.
Dopo qualche secondo Aithusa abbassò la mano. Kurapika aveva ragione, non valeva la pena di sporcarsi le mani con lui. In effetti c'era un'altra cosa che poteva fare, e che lo avrebbe distrutto allo stesso modo....
Aithusa spalancò le braccia, e intorno a lei si accese un alto cerchio di fuoco, che la circondò completamente, dandole l'aspetto di un angelo vendicatore.
<< Io ti maledico. Da oggi in poi non ti sarà più concesso porre fine alla vita delle persone, direttamente o indirettamente che sia. Se mai sarai ancora una volta in qualche modo responsabile della morte di qualcuno, subirai la stessa sorte che avrà subito la tua vittima. Non potrai mai più usare il tuo Nen, pena la tua vita! La mia volontà adesso è realtà! >>
Il fuoco circondò Illumi senza bruciarlo, e l'uomo lanciò un grido così spaventoso che tutti si raggelarono per l'orrore. Aithusa gli strappò la spada dal corpo, e Illumi crollò a terra. 
<< Ora sparisci da questa casa, prima che io ci ripensi! Buttatelo fuori! >> ordinò Aithusa, e Gon e Lysandro lo portarono via.
<< Ma.... ma così non potrà più lavorare! >> si lagnò Kikyo << Se non può uccidere.. >>
Aithusa fissò la donna con un profondo disprezzo negli occhi, e disse << Nemmeno i morti possono farlo, Kikyo-san. Se non vi sta bene la mia scelta, posso sempre rompergli il collo! >>
Kikyo fissò con astio la ragazza, ma non replicò, soprattutto perchè Silva le lanciò uno sguardo che avrebbe potuto fondere il vetro.
Aithusa si voltò verso Killua, e il ragazzo la strinse forte in un abbraccio. 
Taranis si avvicinò ai due ragazzi con aria da cane bastonato << Killua... sono davvero mortificato, non so proprio come scusarmi... >>
<< Non dovete dirlo nemmeno, re Taranis. Voi avevate tutte le ragioni, e io al vostro posto mi sarei comportato esattamente come voi. >>
Taranis abbozzò un sorriso imbarazzato e tese la mano a Killua. Il ragazzo ricambiò il sorriso e accettò la stretta del re, mentre Silva si avvicinava ad Aithusa << Tess, io... non so proprio che dire, sono mortificato per ciò che ha fatto mio figlio... >>
<< Non dire stupidaggini, zio Silva! >>  esclamò Aithusa abbracciandolo << Non è di certo colpa tua se Illumi ha fatto quello che ha fatto... >>
<< Non posso fare a meno di sentirmi responsabile.. >>
<< Basta con queste sciocchezze. Ormai è andata, e l'importante è che tutto si sia chiarito! >> dichiarò Aithusa << Piuttosto, dobbiamo togliere quell'ago dal collo di Killua! >>
<< Gi-ià f-fat-to! >> rantolò Killua, tenendo in mano uno spillo insanguinato che si era chiaramente tolto da solo.
<< KILLUA! >> gridò Aithusa allarmata, correndo verso il ragazzo.
<< Tranquilla, è tutto a posto! >> disse Killua, per poi afferrarla per un braccio e mormorarle all'orecchio << Vieni con me. >> e cominciò a trascinarla su per le scale, diretto alla sua stanza.
Aithusa sorrise, aveva già capito cosa aveva in mente il ragazzo.
<< Non è che ti vuoi approfittare di me, Killua? >> scherzò Aithusa lasciandosi condurre in camera, e chiudendo a chiave la porta.
<< Mi hai beccato. >> mormorò Killua e cominciò a baciarla, infilandole la mano nei capelli << Non ho per niente apprezzato l'interruzione di poco fa. >> disse contro le sue labbra << Credo sia il caso di rimediare, tu che dici? >>
<< Sono d'accordo. >> ansimò Aithusa mentre Killua la prendeva in braccio e la deponeva con cautela sul letto. 
Lei lo tirò sopra di sè e cominciò a sbottonargli la camicia, mentre Killua le sfilava le scarpe e le slacciava i bottoni laterali del vestito. Aithusa gli sfiorò i muscoli del petto e dell'addome, molto più evidenti di quanto non fossero stati cinque anni prima, e lui le accarezzò le gambe fino ad arrivare alla vita, posandole sul collo baci profondi e brevi come i battiti del suo cuore.
<< Killua... ti prego... >> 
<< Lo so. Abbiamo già perso fin troppo tempo. >> dichiarò Killua, e le sfilò il vestito con un movimento fluido, mentre lei gli toglieva la camicia e gli sbottonava i pantaloni.
<< Vedo che non sei più timida come un tempo! >> commentò Killua sfilandole il reggiseno, mentre lei gli abbassava pantaloni e boxer.
<< Diciamo che in questo momento la timidezza è l'ultima delle mie preoccupazioni. >> rispose maliziosa Aithusa, per poi avventarsi sul collo del ragazzo e fargli un bel succhiotto.
Killua ansimò e le sfilò anche gli slip, e si raddrizzò per poterla ammirare << Sei ancora più bella di quanto ricordassi... >> mormorò, per poi scendere a baciarle il petto e i seni, lasciando dei piccoli segni sulla pelle succhiando di tanto in tanto.
Aithusa si contorse sotto quell'assalto erotico spietato << Killua... ti prego... >>
Killua sorrise contro di lei, e cominciò ad entrare molto, molto lentamente. Ma Aithusa non voleva delicatezza, non dopo tutto il tempo che era trascorso, e afferrandolo per le natiche lo esortò ad andare fino in fondo. 
Killua gemette roco e cominciò a muoversi, e Aithusa si affrettò ad assecondarlo. Stavano letteralmente bruciando, come se quei cinque anni non fossero mai trascorsi. Killua aumentò il ritmo, e Aithusa gli graffiò la schiena.
<< Killua... vengo... >> 
<< A-an-ch'io.... >>
Killua accelerò ancora, urlando sempre più forte e godendo delle grida di Aithusa, fino a quando non vennero insieme gridando con tutto il fiato che avevano. Aithusa si accasciò esausta e Killua le posò un bacio sulle labbra.
<< Ti amo. >> le mormorò all'orecchio, mentre lei si rannicchiava sul suo petto e i suoi occhi si chiudevano.
<< Anch'io... >> mormorò Aithusa con voce impastata, lasciandosi poi andare tra le braccia di Morfeo.

Ritorna all'indice


Capitolo 40
*** La bellezza dell'amore e del perdono ***


Angolo autrice: Ragazzi scusate il ritardo, ma l'università mi sta uccidendo, non ho neanche il tempo di respirare. Godetevi il capitolo, un bacio!

Aithusa aprì lentamente gli occhi, infastidita dal sole che entrava dalla finestra aperta.
Accidenti.... chissà che ore sono....
Provò più volte a mettersi seduta, ma non ci fu niente da fare. La ragazza dette un'occhiata al letto, e capì subito il perchè.
Aithusa era completamente avvolta da un groviglio informe di coperte e lenzuola che la teneva saldamente bloccata; inoltre era adagiata ancora nuda sopra il corpo di Killua, con le braccia del ragazzo che la stringevano forte, impedendole di muoversi.
Come ci erano finiti in quella posizione? Aithusa sbattè assonnata le palpebre, cercando di ricordare cosa era successo.... e arrossì fino alla radice dei capelli.
Ricordò che, dopo aver fatto l'amore la prima volta, si era addormentata tra le braccia del ragazzo; ma era stato solo per poco, perchè neanche un'ora dopo si era svegliata, scoprendo che invece Killua non aveva chiuso occhio, e che era rimasto a fissarla per tutto il tempo con gli occhi ardenti dal desiderio. 
Aithusa non aveva saputo resistere a quello sguardo e si era di nuovo gettata su di lui, ed erano finiti a fare l'amore un'altra volta. Da quel momento era iniziata la "maratona": facevano sesso, crollavano esausti, si riprendevano e ricominciavano, e ogni volta erano sempre più... "focosi", per dirla in maniera elegante. 
Aithusa provò a contare quante volte l'avevano fatto. Non era semplice, i ricordi si mescolavano confusi....  ma era abbastanza sicura che fosse successo cinque volte... o sei...
Aithusa scosse la testa, imbarazzata. Forse era meglio lasciar perdere, e cercare di alzarsi.
La donna cercò di sciogliersi dalla presa di Killua senza svegliarlo. Il ragazzo sebbene stesse ancora dormendo la stringeva molto forte, così forte che se Aithusa fosse stata una persona normale si sarebbe fatta parecchio male. Alla fine, muovendosi molto lentamente e il più silenziosamente che potè, Aithusa riuscì a sgusciare fuori dall'abbraccio del ragazzo, e a rotolare dal proprio lato del letto.
Mentre si metteva seduta la Maga dette un'occhiata di sbieco allo specchio che si trovava di fianco al letto... e poi guardò di nuovo, sconcertata.
Ma come mi ha ridotta Killua?
Non erano state le vecchie ferite che Illumi le aveva inflitto tramite Killua a lasciarla senza fiato. I lividi sul collo ormai erano diventati giallastri, in via di guarigione, e la ferita del collo si era già completamente rimarginata, grazie anche all'aiuto del Nen. 
No, non erano state quelle ferite a shockarla, bensì tutto il resto! Le spalle, il petto, il ventre e tutto il collo erano ricoperti da segni rossi di succhiotti, di piccoli morsi, di mezzelune causate dalle unghie.....  dai segni della passione animalesca che li aveva uniti per tutta la notte.
Aithusa diventò ancora più rossa di prima, e si voltò a guardare il ragazzo. 
Lui era messo perfino peggio! La schiena era ricoperta di graffi, le spalle erano coperte da segni di morsi e unghie e le labbra erano gonfie, a causa di tutte le volte che i due ragazzi se le erano morse fra loro.
<< Tess, mi stai fissando. >>
Aithusa distolse lo sguardo, imbarazzata << Scusa. >>
Killua aprì gli occhi e si mise seduto dietro di lei, circondandola con le proprie braccia << Qual è il problema, Tess? Hai la faccia di un indiziato che sta per confessare un delitto. >>
<< Hai visto in che condizioni sei? Mi sa che mi è scappata un po' troppo la mano. >>
<< Be', tu non se messa molto meglio di me! >> rispose tranquillamente Killua, baciandole la nuca.
Aithusa represse un brivido << Sul serio, Killua. Ti fanno molto male? >>
Killua sorrise contro la sua pelle, e in una frazione di secondo Aithusa si ritrovò sotto di lui. Di nuovo.
<< Li vedi questi segni? >> chiese Killua, indicando le spalle della donna << Sono segni del nostro amore, non sono ferite di guerra. >> Killua si chinò a baciarle la spalla << Non fanno male. Sono ricordi, e sono segni che dicono che apparteniamo l'uno all'altra. Lo capisci? >> Aithusa annuì, e Killua risalì con le labbra fino al collo << Ci saranno sempre, perchè noi ne creeremo di nuovi ogni giorno. Prometti. >>
<< Ah... Killua.... >> gemette Aithusa quando Killua cominciò a succhiarle il collo.
<< Prometti! >>
<< Va bene, promesso.... >> sospirò Aithusa, e Killua si avventò sulle sue labbra, chiudendole in un bacio affamato.
<< Non dirmi che vuoi farlo di nuovo! >>
<< Sì.... ti voglio, ancora..... >> le mormorò Killua all'orecchio, per poi tornare sulla sua bocca.
Aithusa rispose al bacio con altrettanta foga, e non riuscì a trattenere una risata mista ad un gemito quando i capelli di Killua le solleticarono il ventre mentre il ragazzo le faceva un succhiotto sul bacino, e si preparò alla loro settima volta in meno di dodici ore.
***
Un'ora dopo Aithusa e Killua si avviarono al piano di sotto, ridendo fra loro. Ormai doveva essere quasi mezzogiorno....
<< Chissà gli altri che penseranno di noi, adesso... >> sospirò Aithusa con aria fintamente turbata, stringendosi al braccio di Killua.
<< Che dovrebbero pensare? Noi stiamo insieme, e quindi è normale per noi avere momenti di intimità! >>
Aithusa alzò lo sguardo verso di lui, sorridendo maliziosa << Tu lo sai che tutte le persone che abitano in questa casa hanno un udito finissimo, vero? Ci avranno sentito gridare... >>
<< E allora? Se sono invidiosi è un problema loro. >>
Aithusa scoppiò a ridere di cuore e stampò un bacio sulle labbra del ragazzo.
<< A proposito, poi ci hai più parlato con i tuoi genitori? >>
Il sorriso di Aithusa si spense << No, io.. non ne ho più avuto la possilibilità. Dopo tutto quello che è successo.... >> la ragazza sospirò di nuovo, ma stavolta era davvero turbata << Ero così arrabbiata con loro, e poi ci si è messo anche Illumi..... >> farfugliò, come se stesse cercando di giustificarsi.
<< Tess.... almeno li hai abbracciati? Hai detto loro che sei felice del loro ritorno, che ti sono mancati? Che gli vuoi bene? >> chiese Killua severo, senza farsi incantare dal tono contrito della ragazza.
Aithusa si fermò. No, non l'aveva fatto. Li aveva liberati, e la prima cosa che aveva fatto era stata aggredirli, chiedere loro spiegazioni per le bugie che avevano raccontato... per poi voltare loro le spalle, solo perchè ciò che aveva sentito non le era piaciuto.
Già, come se tu potessi giudicarli. Con tutto quello che hai combinato....
Che stupida che sono. Chi diavolo era lei per puntare il dito contro di loro?
Aithusa ripensò agli avvenimenti degli ultimi giorni. Vide sè stessa esanime per terra in un lago di sangue con i genitori che piangevano su di lei, terrorizzati al pensiero di perdere una figlia prima ancora di poterla ritrovare. Rivide i genitori fissarla dispiaciuti mentre lei parlava loro con voce fredda e carica di rancore. Rivide sè stessa sfidare apertamente Taranis, quasi come se fosse un nemico, e non suo padre.
Killua era rimasto a guardarla in silenzio con le braccia incrociate sul petto << Allora? >>
Aithusa abbassò lo sguardo e scosse la testa.
Killua le rivolse uno sguardo contrariato << Tess... >>
<< Lo so. Sono una persona orribile. >> gemette la ragazza << Sono brava solo a causare sofferenza a chi mi sta vicino... a te, ai miei genitori, ai miei fratelli.... >>
<< Ora non essere troppo severa con te stessa. Hai sbagliato, ma puoi rimediare! Vai dai tuoi genitori e dì loro che non sei più arrabbiata per le bugie che vi hanno raccontato. Dì loro che gli vuoi bene, e che ti dispiace per come sono andate le cose. Sono sicuro che capiranno. >>
<< Non lo so, Killua.... dopo tutto quello che ho combinato... >> 
<< Su su, non fare troppe storie! Scendi e va' da loro! >> la esortò Killua spingendola gù per le scale.
Aithusa scese di corsa le scale spintonata da Killua << Va bene, va bene, ho capito! Non spingere! >>
<< Occhio a non cadere! >> esclamò Killua.
Troppo tardi. Aithusa aveva già messo un piede in fallo, ed era volata in avanti,  giù per le scale. Killua tentò di afferrarla per il polso, ma la Maga sfuggì alla sua presa.
Fortuna che la ragazza sapeva volare! Aithusa lievitò ad un palmo da terra un attimo prima di cadere di faccia sul pavimento, e gridò << Killua! Accidenti a te, potevo avere il naso rotto a quest'ora! >>
<< Scusa, scusa! >> rispose ridendo Killua afferrandola per le braccia e rimettendola in piedi << Non credevo che saresti caduta! Ti facevo meno.... >>
<< Meno goffa, eh? >> concluse indispettita Aithusa al posto di Killua << Fai meno lo spiritoso tesoro, oppure qualcuno potrebbe venire a sapere di quella piccola cosa che hai sulla schiena... >>
<< No no, ti prego! Questo no! Giuro che non lo faccio più! >> esclamò terrorizzato Killua, giungendo le mani in segno di preghiera. Nessuno doveva sapere della sua schiena! Altrimenti avrebbe dovuto dare alla macchia per il resto dei suoi giorni....
<< Vedremo... >> rise Aithusa malignamente, passandogli una mano sul petto con un'espressione volutamente provocante << Se ti comporterai bene... >>
<< Cosa state combinando, voi due? >>
Aithusa e Killua si voltarono simultaneamente. Alluka e Desirée stavano osservando i due ragazzi ammiccando con aria maliziosa, ridacchiando fra loro come due vecchie pettegole.
<< Allora? Cos'è, non ne avete avuto ancora abbastanza? >>
Aithusa si allontanò dal fidanzato, arrossendo per la vergogna << Ve-veramente noi... >>
<< No, non provare a far finta di niente! Stanotte vi abbiamo sentito tutti! >> rise Alluka.
<< Credo che li abbiano sentiti anche quelli che vivono in Danimarca! >> borbottò Desirée.
<< Tutta invidia, la vostra! >> rispose divertito Killua, attirando di nuovo Aithusa al suo fianco << D'altronde come biasimarvi! >> continuò il ragazzo pavoneggiandosi.
<< Killua, smettila! >> sussurrò Aithusa, arrossendo ancora di più << Non mi sembra una cosa di cui vantarsi davanti a loro! >>
<< E perchè, scusa? Non c'è mica niente di male! >> intervenne Alluka, andando ad abbracciare l'amica << Dopo voglio tutti i dettagli! Anche quelli più imbarazzanti! >>
Ormai le guance di Aithusa avevano raggiunto una tinta di rosso che l'uomo non aveva ancora scoperto; si liberò dall'abbraccio di Alluka e si allontanò << Non ti racconterò mai niente di questo! Sono cose private! >>
<< Sì sì parla pure, tanto lo sai che alla fine ti costringerò a dirmi tutto! >> affermò Alluka sicura di sé << Ora andiamo, gli altri ci aspettano! >>
<< Sono tutti in salotto? >> chiese Aithusa prendendo sotto braccio l'amica.
<< No, non tutti. I tuoi genitori sono da qualche parte nel castello, e anche Kurapika non si vede da un po'. Invece Lysandro e Gon sono partiti per la Russia ieri sera tardi per andare a cercare Ofelia. Lysandro sembrava così ansioso di andarsene! Ogni volta che si sentiva un grido diventava tutto rosso, tappava le orecchie a Daisy e diceva che forse qualcuno avrebbe fatto meglio a venire a controllarvi, perchè dalle urla sembrava che vi steste picchiando! Tutti gli rispondevano che se voleva poteva andare lui a vedere, e lui accasciava di nuovo sul divano, arrossendo ancora di più! >> Alluka rise al ricordo << Ad un certo punto ha afferrato Gon per il braccio e l'ha trascinato via, ricordandogli che dovevano andare a cercare Ofelia. Gon ha protestato, facendogli notare che forse non era il caso di partire di notte, e Lysandro gli ha risposto che non aveva più intenzione di starsene seduto tranquillo ad ascoltare voi due che cercavate di demolire la casa! >> Alluka ormai piangeva per le risate, ignorando sia le guance rosse di Aithusa, sia l'espressione trionfante del fratello << Avreste dovuto vedere la faccia che aveva! >>
<< Va bene, va bene, basta! >> esplose Aithusa << Piantatela! Non c'è niente da ridere! >>
<< Veramente io non sono d'accordo! >> dichiarò Killua ridendo << Ah, che peccato! Pagherei una fortuna per poter assistere ad una scena simile! >> 
Ormai i quattro erano arrivati in salotto. Sentendoli ridere gli altri si voltarono a guardarli, e Aithusa desiderò sprofondare nel pavimento.
<< Ah, eccovi qua! >> esclamò Leorio con un sorriso a trentadue denti << Vi siete decisi a uscire da quella stanza? Sappiate che fino ad un attimo fa stavamo proprio litigando per decidere chi sarebbe dovuto venire a sfondare la porta! >>
<< E scommetto che tu ti sei offerto volontario! >> lo interruppe Killua con aria maliziosa.
<< E' ovvio! Io sono il più imparziale fra tutti noi, e poi vi conosco da quando eravate bambini! >>
<< Proprio una bella scusa, Leorio! Sei un pervertito! >> esclamò Aithusa con finto tono arrabbiato, tirandogli contro un cuscino.
<< Ma che pervertito! Io sono un medico, non ne faccio di questi pensieri! >>
<< Sì, come no! E il sole sorge ad ovest! >> rise Killua divertito.
<< Ok, ok, ora basta. >> sospirò Aithusa massaggiandosi le tempie doloranti << Dove sono i miei genitori? >>
<< Credo che siano in biblioteca, imouto. >> rispose Masahiro.
<< Va bene. Allora io vado... >> disse Aithusa rivolgendosi a Killua, che le fece un sorriso di incoraggiamento. << In bocca al lupo! >>
Aithusa si sforzò di ricambiare il sorriso, e si avviò verso la biblioteca, lasciando vagare la mente.
Prima la sceneggiata, poi la sua insolenza verso i genitori, poi la falsa accusa nei confronti di Killua... Aithusa si arrovellava. Come aveva fatto a combinare così tanti guai in così poco tempo?
Accidenti. Faccio più danni della tempesta!
E se Concorda e Taranis non l'avessero perdonata? Cosa avrebbe fatto? Dieci anni vissuti senza genitori non sembravano averle insegnato niente, se davvero era destinata a perderli in quel modo così stupido... qualcuno avrebbe dovuto metterla in quarantena. 
Se ripensava al modo in cui aveva sfidato il padre - il suo re , il legittimo e l'unico padrone di quel castello -, puntandogli un pugnale alla gola... Aithusa rimpicciolì per la vergogna, incassando la testa tra le spalle. 
Era ormai arrivata. Dopo qualche secondo di troppo bussò timidamente alla porta della biblioteca, e sussultò quando sentì la voce profonda del padre gridare << Avanti! >>
Aithusa entrò nella grande biblioteca. A parte la sala della musica, secondo la ragazza quella stanza era la più bella di tutto il castello: il profumo della carta vecchia e dell'inchiostro, gli alti scaffali ricolmi di ogni genere di volume, le immense volte di vetro dalle quali filtrava la luce del sole, i grandi tavoli per lo studio... quel luogo sembrava essere uscito da un sogno, ed era animato da una tale forza e una grande passione, che sembravano trascendere il tempo e lo spazio.
Aithusa individuò i genitori. Concorda e Taranis erano seduti l'una di fronte all'altro ad un tavolo in fondo alla stanza, e sembravano letteralmente seppelliti da libri che chiaramente non stavano consultando: il re e la regina infatti si limitavano a fissarsi negli occhi senza parlare, evidentemente comunicando a modo loro.
<< Se disturbo posso tornare più tardi. >> esordì la giovane con voce timida.
Concorda e Taranis fissarono la figlia con uno sguardo indecifrabile << Cosa c'è, Aithusa? >>
Aithusa aprì la bocca per parlare, ma le parole non sembravano voler uscire.
Aiuto. Fatemi sparire adesso, per favore! 
<< Be'... io, veramente... >>
<< Allora? Pensi di farcela prima di stasera? >> la interruppe freddamente Taranis, e Aithusa chiuse la bocca come una scatola.

Così non ci siamo. Forse dovrei dire semplicemente ciò che penso, e al diavolo le conseguenze....
Sì, buona idea. Aithusa inspirò profondamente, e parlò tutto d'un fiato:
<< Roba da matti. Ma che cosa ho nella testa? Sono un vero disastro! Voi siete miei genitori! Non avevo il diritto di rivoltarmi contro di voi come ho fatto. Neanche foste i peggiori delinquenti... mi sono montata troppo la testa, è questa la verità. Io non sono la regina di questo regno, e non sono un'eroina. Faccio solo quello che devo, e come posso, il che significa che spesso e volentieri faccio solo casino... però le mie intenzioni sono buone, questo dovrà pur voler dire qualcosa! E' il mio pessimo carattere che mi tradisce... ma questa non è una scusa. Perciò se volete schiaffeggiarmi, se volete ripudiarmi o sbattermi fuori dal castello, avrete la mia comprensione. Credo che anch'io lo farei al vostro posto. >>
Concorda e Taranis avevano ascoltato la figlia senza interromperla neanche una volta. La loro espressione non sembrava essere cambiata, ma Aithusa comprese comunque che, a dispetto delle apparenze, con le sue parole li aveva scossi nel profondo.
<< Be', ho detto quello che dovevo dire... e forse ora è meglio se vi lascio soli per un po'... >> cominciò Aithusa, ma non ebbe il tempo di finire. 
Concorda e Taranis avevano lanciato un grido, erano saltati in piedi e l'avevano raggiunta in una frazione di secondo, e ora la stavano abbracciando forte, bagnandola con le loro lacrime.
<< Questo vorrebbe dire.... che sono perdonata? >> chiese Aithusa con voce rotta, abbracciando forte i genitori.
<< Forse... ci dobbiamo pensare, vero Coco? >> rispose Taranis ridendo e piangendo allo stesso tempo, imitato da Concorda, che diede un buffetto al marito.
<< Mi dispiace tanto per come sono andate le cose... se avessi saputo prima che voi eravate vivi, avrei... >>
<< Non parliamone più. >> la interruppe Concorda, baciandole la fronte << Piuttosto... noi possiamo perdonarti, ma anche tu dovrai farlo. >>
<< Cosa, perdonare voi per le bugie che avete raccontato? Ma l'ho già fatto.... >> disse Aithusa confusa.
<< No, non noi. Pensavamo a qualcun altro, in realtà. >> rispose Taranis con aria eloquente.
Aithusa sospirò.
Ma certo. Parlano di Kurapika.
<< Allora, che dici? Pensi di potercela fare? >>
Aithusa non rispose, si limitò a ricambiare il loro sguardo.
***
Kurapika stava seduto nella sala della musica con la schiena contro il muro, e chiunque l'avesse visto si sarebbe chiesto come mai quel povero ragazzo fosse così avvilito.
E cosa avrebbe risposto lui? Be', Kurapika per prima cosa avrebbe tirato un pugno in faccia al povero malcapitato, poi si sarebbe scusato con voce piena di vergogna, dicendo che aveva reagito in preda alla rabbia. 
Kurapika sospirò, profondamente tormentato. Sentiva che la propria testa era sul punto di esplodere, come se tanti anni di dolore e vergogna gli fossero piombati addosso tutti in una volta. 
Non che non sapesse da tempo di aver combinato un casino dietro l'altro nella sua vita.Era perfettamente consapevole del fatto che aveva fallito come fratello, come figlio, come principe dei Kuruta,e come essere umano. Ma mai quella consapevolezza era stata così ineluttabile come in quel momento.... gli sembrava quasi di percepire la presenza della sorella che nell'ombra lo guardava sorridendo appena con aria triste, come se nonostante tutto provasse pietà per lui.
Senza rendersene conto, cominciò a parlare da solo, quasi lei fosse davvero lì vicino a lui << Mi sembra di aver perso tutto, Tess. Non si tratta solo di te.... ma anche di tutto il resto. Senza volerlo con il mio comportamento... ho allontanato da me tutti quelli che amavo, e che mi amavano. Se ti guardo ... preferirei quasi che tu mi odiassi. Invece mi rendo conto che per te non conto più niente. Ormai tu hai la tua vita, e in questa non c'è posto per me. Se solo fossi stato meno orgoglioso cinque anni fa, e meno egoista, se solo ti avessi ascoltato.... >>
<< Francamente io non credo di essere un buon esempio da seguire, fratello. >> rispose tranquillamente una voce che Kurapika conosceva molto bene.
Il Kuruta si voltò, incredulo. Aithusa era davvero lì vicino a lui, nascosta nell'ombra.
Kurapika si sarebbe voluto alzare, avrebbe voluto dire Dio solo sa cosa, ma era talmente sorpreso che non riuscì a muovere un solo muscolo, rimanendo a guardare con occhi spalancati la sorella che si sedeva accanto a lui con un sospiro.
Aithusa rimase in silenzio per qualche minuto, guardandosi attorno nella grande stanza con aria pensierosa, quasi fosse prigioniera di vecchi ricordi, poi si voltò verso di lui e parlò << Ti ricordi di quando eravamo bambini, e la mamma mi insegnava a ballare il valzer? >> Kurapika annuì inconsapevolmente, e Aithusa continuò << Tu venivi ogni volta ad assistere alle lezioni, e ogni volta la mamma ti chiedeva se non volessi imparare anche tu. E tu dicevi sempre di no, dicevi che il ballo non faceva per te. Io e la mamma sapevamo bene che tu mentivi, ma facevamo finta di niente. Ricordi? >>
<< Certo che me lo ricordo. >> disse finalmente Kurapika, guardando negli occhi la sorella minore.
<< Poi un giorno sei venuto a cercarmi qui quando ero sola. Me lo ricordo bene, mi stavo esercitando a suonare al pianoforte, avevo sette anni. Tu ti sei avvicinato, ti sei seduto accanto a me e mi hai chiesto di insegnarti a ballare. Io ero confusa, ti chiesi perchè lo chiedevi a me e non alla mamma, che sarebbe stata una maestra sicuramente migliore di me.... e tu mi dicesti " Perchè voglio che sia tu. Voglio condividere questa cosa solo con te." >>
Kurapika annuì tra sé, sorridendo al ricordo << E tu accettasti. Me lo ricordo bene. >>
<< Non me ne sono mai pentita. Eri molto bravo, avevi un talento naturale. >>
<< Ero bravo solo quando ballavo insieme a te. >>
Aithusa sospirò di nuovo, scostandosi i capelli neri dal viso << Hai mai più ballato da quando ci siamo separati? >>
Kurapika scosse la testa << No, ovviamente no. Senti Tess... >>
<< E' un vero peccato. Un vero spreco. >> lo interruppe Aithusa tranquillamente << Ma si può sempre rimediare, e recuperare il tempo perduto. E... non solo a questo, se vorrai. >>
Kurapika si voltò a guardarla di nuovo, incredulo. Aithusa si voltò, e gli rivolse un sorriso gentile, il primo dopo cinque anni.
<< Questo significa che... mi perdoni? >> chiese Kurapika, non osando sperarci.
<< Questo significa che è ora che tu ricominci a recuperare il vecchio te stesso, perchè onestamente lui era molto più simpatico. E significa che mi sto offrendo di aiutarti, se lo vorrai. >> Aithusa si alzò e porse la mano al fratello << Forza, alzati. Balliamo. >>
Kurapika si lasciò tirare su, ancora incapace di credere a ciò che stava accadendo. Aithusa non lo aveva detto apertamente, ma gli aveva fatto intendere... che gli avrebbe dato un'altra possibilità. Che lo avrebbe di nuovo accolto nel suo cuore.
Aithusa lo condusse al centro della stanza, e si mise in posizione << La dama solleva il braccio destro con le dita unite, mentre il cavaliere generalmente tiene le dita della mano della dama tra il pollice e l'indice. La dama Il braccio appoggia leggermente  e senza peso il braccio sinistro sul braccio destro del cavaliere tra il gomito e la spalla. Il cavaliere in posizione eretta con i piedi uniti, e tiene la mano destra della dama con la sinistra, mentre la mano destra deve collocarsi sotto la scapola sinistra della dama. Ok, perfetto... uno, due tre... >>
I due fratelli cominciarono a muoversi a tempo di valzer. Kurapika era molto aggraziato, e faceva roteare Aithusa con mano esperta, come se non avesse mai fatto altro nella vita.
La Maga sorrise e mormorò una formula magica. L'aria si riempi all'istante di una musica dolcissima, e senza smettere di ballare Aithusa cominciò a cantare:

I'm dying to catch my breath 
oh why don't i ever learn 
I've lost all my trust that i'm sure we try to 
Turn it around 

Can you still see the heart of me 
all my agony fades away 
when you hold me in your embrace 

Don't turn me down 
for all i need 
make my heart a better place 
give me something I can believe 
Don't turn me down 
you're far from the door now 
don't let it close 

He only had to go 
I wish I could let it go 
I know that I'm only one step away 
From turning around 

Can you still see the heart of me 
all my agony fades away 
when you hold me in your embrace 

Don't turn me down 
for all i need 
make my heart a better place 
give me something I can believe 
Don't turn it down 
what's left of me 
make my heart a better place 

i've tried many times but nothing was real 
make it fade away 
don't break me down 
I want to believe that this is for real 
save me from my fear 
don't turn me down 

don't turn me down 
for all i need 
make my heart a better place 

don't tear me down 
for all i need 
make my heart a better place 
give me something i can believe 
don't tear it down 
what's left of me 
make my heart a better place....


La musica finì, e Aithusa e Kurapika si separarono. Kurapika come da consuetudine si inchinò alla dama, e Aithusa ricambiò l'inchino, e sorrise felice << Eccellente. Lo sapevo che, in fondo, sei sempre lo stesso di sempre. >>
A quelle parole Kurapika non si trattenne più. Gemette per la felicità e il sollievo e corse a stringere la sorellina in un abbraccio << Tess... mi dispiace tanto, tanto... ti voglio bene, mi dispiace... >>
Aithusa lo strinse delicatamente << Non pensarci più, ormai è passata. >>, e Kurapika affondò il viso nei suoi capelli.
I due fratelli rimasero in quella posizione per un tempo che sembrò loro infinito, godendosi l'uno l'affetto dell'altra, senza pretendere niente in cambio, ma ottenendo invece tutto ciò che era loro mancato per cinque lunghissimi anni. 
L'amore tra due fratelli.


Ritorna all'indice


Capitolo 41
*** L'amore è complicato ***


Aithusa sorrise, con la testa poggiata sul petto del fratello, ascoltandolo parlare.
Dopo che avevano fatto pace, lei e Kurapika erano rimasti insieme per più di tre ore. Si erano seduti a terra con la schiena poggiata alla parete, con Aithusa che teneva la testa posata sulla spalla del fratello e Kurapika che si lasciava accarezzare i capelli,  e si erano raccontati tutto ciò che era accaduto loro negli ultimi cinque anni. Aithusa gli aveva parlato di sè stessa e della nuova famiglia che si era creata, dei propri progressi con la magia, del proprio cambiamento interiore, e dei sentimenti che provava per tutti loro, l'unica cosa che le dava la forza di rimettersi in piedi ogni volta.
E poi era stato Kurapika a parlare di sè alla sorella: le aveva raccontato del proprio lavoro con la mafia, della sua costante e infruttuosa ricerca del Ragno, dei sensi di colpa che l'avevano tormentato per tutti quegli anni.
<< Hai sempre avuto ragione tu, Tess. Sono stato uno stupido, e un egoista. Non avrei mai dovuto uccidere quell'uomo. Il mio comportamento è stato estremamente sleale. >>
<< Va bene, Kurapika. Io non credo di avere più il diritto di giudicarti, visto che ne ho uccisi sei di loro. >>
<< Per te è diverso. Hai fatto solo il tuo dovere di Maga e Guardiana della Terra.... >>
<< Forse è così. O forse anch'io, nel profondo, volevo vendetta come te. >> Aithusa sospirò, e cambiò argomento << Ma davvero sei stato completamente solo per tutti questi anni? Non avevi neanche una persona da amare, o qualcuno di cui prenderti cura? >>
<< No, nessuno. D'altro canto, non credo di sapere cosa sia davvero l'amore. >>
<< Male! Dovresti rimediare. >> Aithusa sorrise con aria furba << Anche se io non penso che sia proprio vero... ho visto come guardi Leorio... >>
<< Leorio?! Cosa centra lui adesso? >> esclamò Kurapika, a disagio, diventando rosso di vergogna.
<< Mmm... l'argomento ti turba parecchio.... allora ho fatto centro... >> sorrise Aithusa, sfregandosi le mani.
<< No! Ti sbagli! Io e Leorio siamo solo amici! >> si affrettò a replicare Kurapika, arrossendo ancora di più.
<< Scusa... ma tu non hai problemi con l'omosessualità, vero? >> chiese Aithusa, improvvisamente seria.
<< No, non è questo... >>
<< Allora non capisco perchè ti agiti tanto! Cosa c'è di male? >>
<< Nulla! E' solo che non è vero! >> ribadì Kurapika, annuendo vigorosamente.
Aithusa sospirò teatrale << Sarà, fratello... >>
<< Ti assicuro che è così. Forza, andiamo dagli altri, adesso. >>
Aithusa annuì e si alzò, e Kurapika la precedette fuori dalla porta.
La Maga lo seguì, persa nei propri pensieri. 
Ovviamente non credeva ad una parola di quello che le aveva detto il fratello: era ovvio che Kurapika provava qualcosa per Leorio, anche il ragazzo aveva paura di ammetterlo. Lei lo conosceva troppo bene per lasciarsi sfuggire una cosa così evidente.
Inoltre, a giudicare dagli sguardi infuocati che di tanto in tanto Leorio lanciava al biondo principe dei Kuruta, era evidente il ragazzo era ampiamente ricambiato!
In effetti, da Leorio non se l'era aspettato molto, doveva ammetterlo. E dire che lo aveva creduto un tipo che corre dietro ad ogni bella donna che passa....
Aithusa sorrise, ripensando alle avventure che avevano vissuto tutti insieme durante l'esame per diventare Hunter.
Kurapika e Leorio erano stati quasi sempre insieme allora, e avevano da subito sviluppato un'intesa molto particolare. Sicuramente il loro sentimento era nato in quell'occasione, e con il tempo doveva essere cresciuto sempre di più. 
Che bello! pensò la ragazza, emozionata. Quei due formano una coppia bellissima!
Però c'era qualche piccolo problema da risolvere al riguardo.
Per prima cosa bisognava far ammettere a Kurapika i propri sentimenti: Aithusa sapeva benissimo che Leorio non si sarebbe mai fatto avanti, specie in quella situazione, senza aver avuto neanche un segnale d'interesse da parte dell'amato.
Secondo problema: convincere Kurapika a non temere i propri sentimenti. Kurapika era un tipo freddo e rigido di natura, e aveva una sua personale idea di "limiti da non superare". Poteva anche non avere nulla in contrario contro l'omosessualità, ma da lì ad ammettere di essere lui stesso un omosessuale... ne passava di acqua sotto i ponti!
Terzo problema: il giudizio dei genitori. Aithusa sapeva bene che Concorda era una donna di larghe vedute, e che non avrebbe dato alcun tipo di problema.... ma non poteva dire lo stesso di Taranis.
Non che il re fosse un uomo particolarmente arretrato o chissà cosa, ma credeva molto nella tradizioni, ed era sempre stato molto esigente nei confronti dei propri figli. Chissà come avrebbe potuto prendere una notizia simile... magari sarebbe stato contento, oppure avrebbe anche potuto fare una scenata. Chi poteva saperlo!?
Infine l'ultimo problema: convincere Kurapika a farsi avanti.
Sì, doveva essere lui a fare il primo passo. Leorio era senza dubbio il più coraggioso e audace dei due, ma era anche profondamente insicuro, la donna lo sapeva bene. Non si sarebbe mai fatto avanti per primo, soprattutto considerando il fatto che era del suo migliore amico che si era innamorato! Sicuramente aveva paura di perdere l'amicizia di Kurapika...
Povero Leorio...
No, a quei due serviva decisamente aiuto.
Aithusa sorrise con aria malefica. E guarda caso io so proprio a chi rivolgermi....
Kurapika si voltò verso di lei << Cosa c'è, Tess? Perchè sorridi così? >>
Aithusa sbattè le palpebre, tornando con i piedi per terra << Oh, nulla. Senti, vai tu dagli altri. Io... devo fare una cosa, vi raggiungo dopo. >>
Kurapika smise di camminare e aprì la bocca per replicare, ma Aithusa era già corsa via.
***
Qualcuno bussò discretamente alla porta del suo studio. 
Aithusa alzò il capo dal libro che stava leggendo << Vieni pure, Desirée! >>
La porta si aprì, e la ragazza entrò silenziosamente.
Aithusa osservò la propria allieva, e incapace di trattenere un sorriso constatò che ormai della fragile e insicura bambina di dodici anni che aveva portato con sè a Rusko cinque anni prima non era rimasto quasi più niente. 
Desirée infatti era diventata un'adolescente forte e indipendente, molto orgogliosa, e una Maga davvero notevole.
<< Maestra, mi avete chiamata? Posso esservi utile in qualche modo? >>
<< Siediti, Daisy. >>
La ragazza obbedì, e si sedette composta su una delle sedie che erano sistemate di fronte alla scrivania della Maestra.
<< Allora, hai avuto notizie da tuo fratello? >> esordì Aithusa con calma.
<< Sì, mia signora, stamattina presto. Mi ha detto che lui e Gon sono ormai ad un passo dal trovare la donna con cui volevate parlare, e che dovrebbero essere di ritorno prima che faccia buio. >>
<< Ottimo. E dimmi, com'è la situazione in casa? >>
<< Relativamente tranquilla, mia signora. Quel Rinnegato amico vostro, Hisoka, continua a gironzolare intorno al castello, senza combinare nulla di significativo. Ogni tanto lo perdiamo di vista, ma subito dopo ricompare. Non credo che al momento rappresenti un problema. Per il resto, vostro padre è riuscito a tranquillizzare il vostro popolo, e gli incantesimi di protezione sono attivi. Per il momento la situazione è stabile. >>
<< Bene. Speriamo che la calma duri quanto più possibile. >> sospirò Aithusa << Ad ogni modo, non è per questo che ti ho fatta venire qui, tesoro. Vorrei la tua opinione su una questione che mi impensierisce parecchio. >>
<< La mia opinione? >>
<< Naturalmente. Perchè, ti sembra così strano? >>
<< No... non è proprio così. E' solo che... cosa ve ne fate voi dell'opinione di una vostra allieva? Voi mi avete insegnato tutto quello che so! >>
Aithusa si appoggiò allo schienale della sedia << Ti ho chiamata qui perchè voglio l'opinione della Maga Guardiana dell'Amore. Perchè è questo che sei prima di ogni altra cosa, Daisy. Tienilo a mente. >>
Desirée arrossì, lusingata dalle parole incoraggianti della Maestra << Be', in questo caso.... chiedete pure, mia signora. >>
<< Riguarda mio fratello Kurapika. Avrai notato che è... alquanto turbato. Io ho motivo di credere che soffra.... per le pene d'amore. Tu cosa ne pensi? >>
<< Be', io.... penso che voi abbiate ragione. Lo avevo notato anch'io, in effetti... non ve ne avevo parlato perchè voi avevate già così tanti problemi.... >>
<< Non c'è nulla che mi sta più a cuore della felicità dei miei familiari, Desirée. Infatti è per questo che ho chiesto il tuo aiuto. >> affermò Aithusa << Mio fratello... avrai anche notato che le sue inclinazioni non sono per le donne. E' evidente che è innamorato di Leorio. >>
<< Sì, me n'ero accorta.... >>
<< A quei due serve aiuto. Non si avvicineranno mai da soli, servirà loro una piccola spinta. E saremo noi a dargliela! >>
<< Maestra, con tutto il rispetto... non credete che questa sia una cosa che riguarda solo loro due? >>
<< Infatti è così! Ma io conosco mio fratello. Non ammetterà mai i suoi sentimenti senza avere un piccolo aiuto. E questo significherebbe condannarli all'infelicità, tutti e due. >> Aithusa si sporse verso l'allieva << Hai ragione quando dici che la cosa non mi riguarda. Dico sul serio. Ma io... voglio che mio fratello trovi un po' di felicità. Se la merita, poverino, dopo tutto il dolore che ha avuto nella sua vita. Ha bisogno di qualcuno che lo ami, e che lui possa amare. Io vorrei aiutarlo, ma da sola non posso. Per questo ti chiedo: sei disposta ad aiutarmi? >>
Desirée non rispose subito alla Maestra, si prese del tempo per scrutare il fondo dei suoi occhi.
Gli occhi dorati di Aithusa Duchannes erano aperti, luminosi e sinceri. Non c'era traccia di malizia in essi, o di cattiveria. Tutto ciò che Desirée riusciva a vedere era solo un grande, grandissimo e disinteressato amore.
Come riusciva a trovare la forza di preoccuparsi così tanto per il fratello, quello stesso fratello che le aveva fatto tanto male, quando lei stessa aveva già abbastanza grane per conto proprio? 
Aithusa Duchannes Kuruta non era una donna perfetta: aveva le sue debolezze sia nel carattere sia in combattimento, come tutti, ed era dispotica, cocciuta, impicciona, maliziosa, una gran bugiarda, e spesso estremamente spietata.
Ma era buona. Era la persona più buona che Desirée avesse mai conosciuto.
<< Va bene, mia signora. Avrete il mio aiuto. Cosa avevate in mente di fare? >>
Aithusa sorrise, piena di gratitudine << Per il momento niente, mia cara. Ho lanciato un'esca, e voglio vedere come si comporterà mio fratello. Poi vedremo... ma nel frattempo c'è una piccola cosa che potresti fare. >>
<< E sarebbe? >>
Aithusa allargò il sorriso, sfregandosi le mani.
***
Desirée vagava da una parte all'altra del castello, alla ricerca di Leorio, maledicendo sé stessa e la sua incapacità di rifiutare qualsiasi cosa a quella donna dalla testa più dura del marmo.
Ecco cosa devi fare, Desirée. Devi andare a parlare con Leorio, e spingerlo a confidarti i suoi sentimenti per Kurapika, così anche lui potrà prenderne pienamente coscienza. Dovrai essere prudente, magari potresti recitare la parte dell'adolescente complessata con problemi di cuore.... cerca di far sembrare la cosa molto casuale, fai finta di volere la sua opinione riguardo alla cotta che hai per Nex!
Io avere una cotta per vostro cugino Nex, mia signora? Non so di cosa parlate! Io non...
Ah-ah-ah! Non provarci, Daisy. La qui presente Aithusa Duchannes Kuruta non è né cieca, né sorda, né tantomeno stupida. Non mi sfugge nulla di ciò che accade in questa casa. Inoltre un uccellino potrebbe avermi suggerito qualcosa....
Ah! Maledetto Lysandro, lo sapevo che non potevo confidarmi con lui!
Su su, non mi sembra il caso di prendersela tanto. Lysandro mi ha solo confermato quello che io avevo già intuito da un po', e ho dovuto insistere molto per farlo parlare. Comunque non ne parleremo più, se la cosa ti mette a disagio. E Leorio è un uomo discreto, non dirà una parola a nessuno.
Ma Maestra, io...
Andiamo, Daisy. E' per una buona causa! Sei o non sei la Maga Guardiana dell'Amore? 

E con quella affermazione l'aveva avuta vinta.
Forse Aithusa stava davvero esagerando, stavolta. Non aveva il diritto di immischiarsi in quella storia, e adesso anche lei ci era dentro fino al collo! D'accordo che aveva solo buone intenzioni, ma.... dannazione, perchè quella donna era così.... dura?
A dispetto di qualsiasi luogo comune, Desirèe non era mai stata il classico tipo di ragazza che uno si aspetta di trovare nella Maga Guardiana dell'Amore. Non era mai stata una di quelle ragazzine adorabili e un po' sciocche che sognano ad occhi aperti di far sposare e baciare fra loro qualsiasi persona, senza alcuna differenza di età, sesso o carattere, come se l'amore fosse un gioco.... o che magari trascorreva il tempo a volteggiare per la stanza annusando fiori freschi e discutendo con le amiche su quanto l'amore fosse bello, romantico, luminoso, o carino! 
No, lei non era mai così, in parte per natura, in parte perchè la vita l'aveva sempre spinta molto, molto lontano da essere quel genere di persona. Lei per carattere era sempre stata piena di dubbi. Si era sempre posta un sacco di domande, non si sentiva mai sicura di nulla, nè di stessa nè della natura delle cose, e perciò si interrogava in continuazione, su qualunque cosa.
E ovviamente l'amore non faceva eccezione.
Se trascorri tutta la tua vita in mezzo al sangue e alla morte non puoi pretendere di non vedere il male del mondo. E infatti Desirée lo aveva visto, e sapeva che l'amore non era sempre pulito e disinteressato come lo descrivevano nei romanzi rosa. A volte era strano, pazzo, malato, e in quei casi c'era davvero da avere paura. 
Perchè, per quanto potesse essere orribile, era comunque amore.
L'amore non è morale o immorale. E' amore e basta.
O magari era un amore sano, bello, sincero..... ma complicato, e tanto anche. Quello tra Leorio e Kurapika lo era di sicuro. Non sarebbe stato facile farlo trionfare. 
Ormai Desirée era arrivata davanti alla camera del ragazzo. Inspirò profondamente e bussò.
<< Leorio? Ci sei? >> 
Desirée sentì dei rumori provenire dall'interno della stanza, e improvvisamente la porta si aprì, e sulla soglia comparve Leorio.
La giovane Maga studiò l'aspirante medico con attenzione, per cogliere ogni emozione nel suo sguardo. Leorio era andato ad aprirle in maniche di camicia, e apparentemente le stava sorridendo con aria amichevole, ma nel fondo dei suoi occhi c'era un vero e proprio vortice di emozioni contrastanti. Preoccupazione, rabbia repressa, desiderio, turbamento....
Amore non ricambiato. O almeno così credeva lui.
Pover'uomo. Non credo ci sia nulla di peggio delle pene di un amore non corrisposto. Forse Aithusa ha ragione... dovremmo fare qualcosa per loro. Lo so che in teoria non sono fatti nostri, però...
<< Ciao, Desirée. Posso esserti utile? >>
Desirée mise su la sua migliore faccia da bambina dispersa, preparandosi ad un'interpretazione da Oscar. Aithusa fra le altre cose le aveva insegnato i fondamenti della recitazione, e le due ragazze avevano scoperto con grandissimo piacere che la più giovane aveva un eccezionale talento, soprattutto per quel genere di ruoli.
<< Ciao.... Leorio.... perdonami, io.... >> cominciò Desirée con aria timida e sperduta, ed esultando nella propria testa quando vide Leorio focalizzare tutta la sua attenzione su di lei, fissandola con preoccupazione << Scusami, io... non sarei dovuta venire, non dovevo disturbarti... è solo che avevo un gran bisogno di confidarmi con qualcuno, mio fratello ancora non è tornato, e tu sei sempre così gentile... ma in fondo a te cosa importa dei miei problemi? Scusa, forse è meglio che me ne vada... >> sospirò sconsolata, facendo un passo indietro.
<< No, no! Non mi disturbi assolutamente! Vieni, entra pure! Ma cosa è successo? >>
<< Ecco, io... >> cominciò Desirée, entrando nella stanza dell'uomo e andandosi a sedere sul letto << Io ho.. dei problemi di cuore, se così possiamo dire... >>
<< Problemi di cuore? >> chiese Leorio andandosi a sedere al suo fianco, mentre i suoi occhi mandavano un lampo << Sei innamorata di qualcuno? >>
Desirée alzò lo sguardo verso il giovane medico. Quell'uomo nel profondo sembrava così buono e altruista.... sicuramente sotto tutta la spacconeria che mostrava si nascondeva un grande cuore, e una ancora più grande sensibilità.
 Forse poteva confidarsi sinceramente con lui. In fondo lei aveva davvero tanto bisogno di parlare con qualcuno....
<< Sì. E' da quando avevo quattordici anni che sono innamorata di Nex Duchannes. >> dichiarò sinceramente la Maga.
Leorio rimase a bocca aperta << Nex? Ma Daisy, lui è quattro anni più grande di te.... >>
<< Lo so. >> lo interruppe subito Desirée. Certo che lo sapeva. Non faceva altro che pensarci! Lui era il grande Nex Duchannes, uno dei maggiori Maghi dell'esercito, il terzo Mago più potente di quella casa dopo Aithusa e Lysandro... e un uomo estremamente affascinante, serio e formale, che prendeva molto seriamente il proprio dovere.
Come poteva Nex anche solo accorgersi della sua esistenza? Proprio lei, così giovane, insignificante, e inesperta in confronto a lui?
<< Sai... sin dal giorno in cui sono venuta a vivere qui, lui mi ha profondamente colpito. Sembrava così forte, così coraggioso... ed estremamente dedito al suo dovere. Ero praticamente una bambina quando sono arrivata, e mi sono presa una cotta per lui. Poi il tempo è trascorso.... e io ho cominciato ad andare in guerra con lui e gli altri, e a combattere seriamente, senza nascondermi davanti a nessun nemico. Solo allora ho capito cosa significasse davvero combattere per Avalon e per l'umanità..... prima non lo sapevo. E ho visto anche lui sotto una luce diversa. Non era più il classico eroe da romanzo rosa, così perfetto da non poter mai sbagliare. Era... come un animale ferito. Soffriva ogni giorno, come ognuno di noi, eppure faceva sempre del suo meglio per sopravvivere e continuare a combattere.... e lo faceva con una dignità che non ho mai visto prima in nessuno, nemmeno in Aithusa. >> spiegò Desirée << Lo ammiro davvero moltissimo... >>
Leorio la stava ascoltando in religioso silenzio << E pensi che lui non provi niente per te? >>
Desirée sospirò << E' ovvio che lui non mi ricambia. Io sono ancora giovane e inesperta, le mie capacità sono insignificanti in confronto alle sue.... >> rispose sinceramente Desirée << E poi lo sento così distante, come se fossimo due mondi destinati a non incontrarsi mai.... siamo diversi, forse troppo....>>
<< Scusa Daisy, ma a me questo non sembra un motivo valido... a me sembra solo che tu stia cercando scuse. >> affermò Leorio con voce decisa << Se lo ami devi dirglielo e basta, no? Non vedo cosa ci sia da aver paura! >>
Desirée colse la palla al balzo << Scusami Leorio, ma non penso che tu sia nelle condizioni di darmi questo consiglio.... visto che tu per primo non ti vuoi deciderti  a dire a Kurapika che se innamorato di lui! >>
SBAM. 
Colpito in pieno
. Desirée dovette reprimere un sorriso di trionfo.
Leorio la fissò stranulato, con gli occhi spalancati. La sua espressione era davvero buffa, e Desirée dovette sforzarsi di non scoppiare di ridergli in faccia.
Che brutta persona che sono. Come se ci fosse da ridere... si tratta di una cosa così seria....
Era un classico. E' come quando assisti ad una litigata stupida tra due fidanzati, e non puoi fare a meno di trovare ridicola la situazione. Ti scappa da ridere, e fai di tutto per trattenerti, quando invece dovresti provare solo dispiacere. L'umanità è davvero una brutta specie!
<< No, io.... no, non è vero.... >>
<< Leorio... >> lo riprese bonariamente Desirée, rivolgendogli un'occhiata eloquente.
<< Oh, e va bene, è vero! Ma tu come hai fatto a capirlo!? >>
<< Ehi, io sono la Maga Guardiana dell'Amore! Se non le capisco io certe cose... >>
<< Va bene, va bene! Però non dirlo a nessuno, per carità! Se Kurapika lo venisse a sapere... >>
<< Tranquillo, ho le labbra cucite! >> scherzò Desirée, ma mantenendo uno sguardo assolutamente serio.
Leorio sospirò in un misto di sollievo e rassegnazione, e si accasciò contro la testiera del letto.
Desirée si raddrizzò: era la sua occasione. Si avvicinò a Leorio, e con voce gentile gli disse << Ne vuoi parlare? >>
<< Non c'è niente da dire, Daisy. Sono innamorato di Kurapika, lo ammetto. Ma non sono ricambiato, perciò il mio sentimento è destinato a rimanere fine a sé stesso, temo. >>
<< Dai per scontato che lui non ti ricambi? >>
<< E come potrebbe farlo? Siamo troppo diversi! Insomma, ma ci hai visti? Io sono.... un uomo comune, e lui è un principe! Io sono debole, lui invece è così potente.... io sono stupido e impulsivo, lui è intelligente e metodico, un vero leader.  Ripeto: siamo troppo diversi. >>
Desirée sorrise, divertita dal controsenso << Ma tu guarda! E adesso chi è che sta cercando scuse? >> Leorio sgranò gli occhi, e Desirée rincarò la dose << Non sarà che anche tu come me hai una paura matta di essere respinto? >>
Leorio era ormai a bocca aperta, e aveva cominciato a balbettare << M-ma i-io.... >>
Qualcuno bussò.
Desirée alzò gli occhi al cielo, e Leorio si voltò verso la porta, profondamente sollevato << Sì, avanti! >>
La porta si aprì, e Lysandro fece capolino nella stanza << Leorio? Imouto? >>
<< Lys! >> esclamò Desirée sollevata, e corse ad abbracciare il fratello maggiore << Stai bene? >>
<< Sì, tranquilla. Io e Gon non abbiamo incontrato nessun tipo di problema. >> rispose Lysandro con un sorriso << Aithusa mi ha mandato a chiamarvi. Abbiamo condotto qui Ofelia, e Aithusa sta per interrogarla. Aspetta solo voi due. >>
Desirée annuì << Va bene. Allora andiamo. >> e seguì il fratello fuori dalla stanza, seguita a propria volta da Leorio.
***
I tre giunsero in salotto, dove in teoria tutti gli altri li stavano aspettando. 
In teoria, appunto. Infatti, una volta entrati, nessuno fece caso a loro. Si erano tutti radunati al centro della stanza, nella zona dove era sistemato il cerchio di cuscini, e attendevano osservando il più assoluto silenzio.
Desirée e Leorio si avvicinarono, incuriositi, mentre Lysandro si faceva largo fra le persone per andare a mettersi al fianco del cuscino dove era seduta Aithusa.
Al fianco della giovane c'era una donna che probabilmente doveva avere circa trent'anni, ma che a causa del suo viso magro, sciupato e pallido, sembrava molto più vecchia.  Aveva capelli biondo scuro spenti e raccolti in disordinato chignon, e occhi verde scuro tristi e colmi di dolore e vergogna. Solamente guardarla suscitava una tale pietà che Desirée sentì i propri occhi bruciare per le lacrime.
Era una donna sconfitta, annientata dal dolore e dal rimorso. Nel mondo dei Maghi se ne vedevano tanti come lei, gente ormai priva di speranza e sopraffatta da un peso troppo grande, ma Desirée non aveva visto mai nessuno ridotto in simili condizioni.
Aithusa sembrava profondamente turbata da quella vista: i suoi scintillavano di lacrime, pietà... e comprensione. Sì, Aithusa capiva, e probabilmente vedeva in quella povera donna qualcosa che tutti gli altri non potevano vedere.
A parte forse Concorda. Anche lei fissava Ofelia con lo stesso sguardo affranto della figlia.
<< Ofelia. >> esordì con delicatezza Aithusa << Vi ricordate di me, non è vero? Avete dato a me e al mio amico informazioni su come rintracciare Shalnark quando ero in Russia... >>
<< Ricordo benissimo, mia signora. >> rispose debolmente Ofelia.
<< Non è necessario essere così formali. In fondo siete più grande di me... chiamatemi Aithusa e basta, e datemi pure del tu. >> disse Aithusa con un sorriso timido, per poi cercare con occhi disperati l'aiuto della madre.
Concorda si sporse verso Ofelia, e le prese delicatamente la mano << Ofelia, e invece di me ti ricordi? Sono Concorda Duchannes. Dieci anni fa sei venuta da me, e mi hai avvisato riguardo a ciò che intendeva fare Kuroro.... >>
<< Non è servito a molto, mi è parso di capire. >> commentò Ofelia con voce amara, e madre e figlia sussultarono.
<< Invece è servito eccome! Grazie al tuo avvertimento sono riuscita a mettere in salvo i miei figli! Non potrò mai ringraziarti abbastanza per questo.... >>
<< Ma voi siete stata imprigionata per tutti questi anni! Se non fosse stato per vostra figlia... >>
<< Mia figlia l'hai salvata tu, Ofelia. >> affermò Concorda con voce che non ammetteva repliche << Per questo abbiamo voluto tu venissi qui! Sappiamo di non avere alcun diritto di chiedertelo, però.... >>
<< Volete che io vi racconti la mia storia. La mia e di Kuroro. >> concluse Ofelia al posto di Concorda.
Concorda e Aithusa si guardarono, in difficoltà. Come potevano chiedere a quella poveretta una cosa simile? Dio solo sapeva cosa era accaduto... e Dio solo sapeva cosa doveva aver passato Ofelia, legata al più spietato Rinnegato della storia, e costretta ad amarlo nonostante tutto.
<< Non dovete turbarvi. Lo capisco. Se voi non mi aveste fatta cercare, sarei venuta io qui, prima o poi. >> disse serie Ofelia << Credo sia giusto... credo voi abbiate il diritto di sapere. >>
Aithusa, Concorda, Taranis, Masahiro e Kurapika si strinsero gli uni agli altri, preparandosi ad ascoltare il racconto di Ofelia.
Ofelia Monteverde non era nata ad Avalon, perchè i genitori erano entrambi cresciuti sulla Terra.  Ovviamente non era l'unica ad essere nata fuori dai confini della madre patria, ma molto probabilmente fu l'unica Maga a non vederla prima dei nove anni.
Ogni Mago considera Avalon come la propria vera patria, ma Ofelia non era come loro. Lei amava la Terra e i Mortali, mentre Avalon le appariva solo come un luogo mitico e lontano, come quelli di cui si racconta nelle favole. Dovettero passare diversi anni prima che conoscesse un Mago che non fosse uno dei suoi genitori. 
Ma forse non erano così tanti: Ofelia conobbe il primo Mago di Avalon quando venne adottata da una nuova famiglia che viveva in patria. Aveva nove anni, ed era la sua prima volta anche ad Avalon: i suoi genitori erano da poco morti in un raid organizzato per sterminare una potentissima famiglia di demoni, e non c'erano altri parenti che potessero prendersi cura di lei. Così, ancora prima di aver compiuto dieci anni, Ofelia Monteverde si vide strappare da quelle che considerava le proprie radici, e il proprio mondo.
La famiglia che l'aveva adottata, i Kingsmill, erano molto diversi dai suoi genitori: i Monteverde infatti erano persone molto tranquille e pacifiche, che credevano fermamente che la magia dovesse essere usata per rendere il mondo un posto migliore, e non solo per uccidere. Erano persone molto gentili, che amavano prendersi cura degli animali e della natura, e che odiavano la violenza. Ofelia era proprio come loro, ed era per questo che non aveva mai desiderato particolarmente andare ad Avalon, luogo di guerra e morte.
I Kingsmill invece erano completamente diversi: non erano cattivi, ma erano molto severi e dediti al dovere, e credevano fermamente nella necessità di estirpare i demoni a qualunque costo. Inutile dirlo, l'unica passione che coltivavano era l'arte del combattimento.
Ofelia dovette adeguarsi: odiava la violenza, e piangeva per ogni vita perduta, e per ogni livido o taglio che le veniva fatto. Odiava vivere in quel modo, odiava il dover vivere quell'esistenza fatta di sangue e morte.
Ma si abituò. Come avrebbe potuto fare altrimenti?
Comprese che, per quanto la loro vita fosse spaventosa e colma di violenza, i Kingsmill non erano persone cattive: anche se in maniera completamente diversa, anche loro desideravano solo un mondo migliore, come i Monteverde. Ofelia comprese anche che il mondo non sempre era luminoso e pacifico come glielo avevano sempre dipinto i suoi genitori, e che poteva essere anche estremamente crudele.
Imparò a combattere, e comprese il vero significato della propria Missione. Non dimenticò mai il proprio legame con la Terra, ma con il tempo cominciò ad apprezzare anche Avalon.
Trascorsero gli anni, e Ofelia ormai era diventata una splendida ventenne, perfettamente inserita nel proprio mondo: era ormai un soldato stabile dell'esercito, andava molto d'accordo con i propri genitori adottivi, e aveva diversi amici che la sostenevano. La vita era difficile, ma la vita di chi non lo è?
Ma sembrava tutto troppo tranquillo. E infatti il destino si dette subito da fare, e Ofelia incontrò molto presto Kuroro Lucifer.
A quell'epoca Kuroro non era ancora così famoso da essere riconosciuto ovunque andasse: l'esercito dei Maghi sapeva bene di cosa era capace, ma il mondo magico ancora non aveva cominciato a tremare sentendo pronunciare il suo nome. Anche perchè nessuno sapeva quale fosse il nome di quel giovane e terribile Rinnegato.
E soprattutto, a quell'epoca nessuno sapeva ancora che aspetto avesse. Per questo Ofelia non lo riconobbe quando se lo ritrovò davanti. 
Kuroro era.... incredibilmente affascinante. Bello come un angelo, cortese, sempre molto curato.... sembrava un vero gentiluomo. Sapeva presentarsi davvero bene, anche se spesso sembrava essere un po' troppo freddo. Ma Ofelia vide in questa sua caratteristica un ulteriore motivo di attrazione, e, per quanto fosse maturata nel corso degli anni, era ancora tendenzialmente una donna ingenua e fiduciosa. Cadde ben presto vittima del fascino del giovane Kuroro.
Anche Kuroro fu sin dall'inizio attratto da quella giovane ragazza così dolce e delicata, che nonostante vivesse in un mondo pieno di sangue e demoni continuava a vedere la bellezza del mondo. Lui quella facoltà l'aveva persa da tempo, o forse non l'aveva mai avuta.
Non trascorse molto tempo prima che i due si toccassero la prima volta: stavano passeggiando fianco a fianco lungo un fiume, e ad un certo punto Kuroro prese l'iniziativa e la baciò. Così, all'improvviso, ma la giovane non potè di certo dirsi scontenta. Ofelia gli si abbandonò subito contro circondandogli il collo con le braccia, ed in quel momento furono entrambi attraversati da una potente scossa bollente, che li scosse fin nel profondo. Erano stati Legati.
Ofelia era felicissima: era convinta di aver trovato l'amore della sua vita. Anche Kuroro sembrava essere felice, la ricopriva di regali e attenzioni, era sempre presente, e la faceva sentire come se fosse unica al mondo.
In effetti per lui era proprio così, ma sarebbe arrivato presto il momento in cui Ofelia avrebbe rimpianto il giorno in cui le loro strade si erano incrociate.
Il primo anno fu idilliaco per loro: viaggiavano, ridevano, scherzavano (per quanto potesse ridere e scherzare uno come Kuroro, ovviamente), e soprattutto si amavano tantissimo. Sembrava davvero tutto perfetto.
Però c'era una piccola stonatura in tutta quella felicità: Ofelia guardava Kuroro, e si rendeva conto di non sapere assolutamente niente di lui. Non sapeva dove vivesse, chi fossero i suoi familiari, e non era mai andata in guerra con lui neanche una volta. Non l'aveva nemmeno mai visto combattere. 
Poi le cose cominciarono a peggiorare.
Kuroro aveva preso l'abitudine di sparire per lunghi periodi: giorni, settimane, a volte erano addirittura mesi. Semplicemente andava da Ofelia, la baciava e le diceva di aspettarlo, promettendole che sarebbe tornato presto. Poi spariva, e di lui Ofelia non aveva più alcuna notizia fino al suo ritorno. 
All'inizio Ofelia non ci fece caso: in parte perchè la felicità la faceva camminare praticamente ad un metro da terra, le faceva sentire le campane suonare, e la faceva volteggiare per la stanza a tempo di valzer, in parte perchè almeno all'inizio Kuroro non si allontanava troppo spesso. Succedeva raramente, e quando tornava Kuroro aveva sempre un meraviglioso ( e soprattutto molto raro e costoso) regalo per lei. Ofelia dimenticava i suoi eventuali dubbi nel momento stesso in cui lo rivedeva. Andarono avanti così per un altro anno.
Ma il tempo trascorreva, l'entusiasmo iniziale si era lentamente raffreddato, e le assenze di Kuroro era sempre più lunghe e frequenti. Per Ofelia era sempre più difficile fare finta di non vedere.
L'ultima goccia cadde quando Kuroro sparì per ben tre mesi di fila. 
In un primo momento Ofelia si preoccupò, temendo che gli fosse accaduto qualcosa di grave. Ma il Legame crea una grande sintonia con la persona a cui sei stata destinata, al punto da permetterti di percepire ogni cosa della persona che ami, emozioni, paure, ferite: Ofelia era più che sicura del fatto che Kuroro godesse di ottima salute.
Allora pensò di essere stata abbandonata. Ma quell'ipotesi non aveva senso! Kuroro l'amava, non l'avrebbe mai lasciata, anche perchè non c'è n'era motivo! Andavano così tanto d'accordo!
Allora un piccolo diavoletto ( o angioletto, fate voi) le insinuò nella mente un terribile sospetto: e se Kuroro le stesse nascondendo qualcosa? Qualcosa di veramente brutto?
Il comportamento sempre freddo e soprattutto indecifrabile di Kuroro era diventato troppo strano. Qualcosa non andava, lei ormai ne era sicura. Lui le stava nascondendo qualcosa.
Ormai il dubbio si era insinuato nella mente di Ofelia. La donna decise di affrontarlo.
Quando l'uomo tornò Ofelia non perse tempo, e lo mise subito alle strette: voleva la verità, fra di loro non dovevano esserci segreti.
<< Kuroro, tu non devi mentirmi. Dico sul serio! Se c'è qualcosa che non va puoi parlarne con me, lo sai! So che c'è qualcosa che non vuoi dirmi, non sono una stupida! >>
Kuroro rimase in silenzio di fronte a quell'affermazione, prendendosi il suo tempo per rispondere. Era da un po' che stava pensando di dire la verità a Ofelia, di rivelarle la sua vera natura, e ciò che stava creando. Ma aveva sempre avuto paura di perderla, temendo la sua reazione.
Per quanto assurdo potesse essere per un Rinnegato ( si presuppone siano capaci solo di odiare), Kuroro amava davvero Ofelia. Era un amore strano, senza dubbio sincero, ma in qualche modo.... sbagliato. In un certo senso Kuroro considerava Ofelia come un meraviglioso e raro tesoro: era necessario tenerlo in cassaforte, sarebbe rimasto in grado di ammirarlo per tutta la vita, e mai avrebbe tollerato di vederselo portare via. 
Per Kuroro era inconcepibile il pensiero che Ofelia potesse lasciarlo: era come immaginare il suo quadro preferito staccarsi da solo dal muro e allontanarsi. Ovviamente sarebbe stata una cosa impossibile, solo Kuroro poteva toglierlo da dove di trovava!
E Ofelia era come quel quadro. Kuroro non pensò mai, neanche per un momento, che Ofelia potesse scegliere di andarsene. Era impossibile, punto.
Per questo Kuroro decise di raccontare tutta la verità ad Ofelia: le raccontò delle propri sogni di grandezza, della sua attività di ladro, della sua scelta di usare i propri poteri per sé stesso e non per la Missione, che lui considerava futile e priva di attrattiva, del proprio desiderio di diventare il più temuto Mago della storia....
Della propria natura di Rinnegato. Della Brigata dell'Illusione che ormai aveva fondato, e con la quale era intenzionato a conquistare l'intera Avalon, un giorno o l'altro. Si vantò di tutte le "imprese" che insieme avevano già compiuto.
Ofelia lo ascoltò in silenzio, troppo sconvolta per dare voce ai propri pensieri.
Kuroro era un Rinnegato. Kuroro era un assassino. Kuroro era un nemico.
Mai, nemmeno nei propri incubi peggiori, Ofelia avrebbe mai potuto immaginare una realtà così orribile. Mai avrebbe immaginato che le assenze di Kuroro fossero dovute ad un motivo così spaventoso.
 Kuroro non sembrò rendersi conto dello sgomento della fidanzata: continuava a raccontare storie sugli omicidi che aveva perpetrato, sembrava essere così orgoglioso di sé...
E poi si fermò. E offrì ad Ofelia la possibilità di diventare un membro della Brigata.
<< Unisciti a noi, amore. Se avrò anche te al mio fianco, non ci sarà davvero nulla in grado di fermarmi. Noi siamo una cosa sola, e insieme saremo invincibili, ne sono sicuro! >>
Ma Ofelia non lo ascoltava neanche più. Kuroro non la smetteva di parlare, le prospettava progetti per il futuro, faceva programmi...
<< Sai, ora ho davvero un'importante obbiettivo da raggiungere. Immagino tu ricordi la mia vecchia Maestra, vero? Ti ho parlato di lei, quella che oggi è la regina di Rusko! Io e gli altri abbiamo scoperto una cosa assurda... una Maga Sibilla ci ha detto che sua figlia sarà la causa della mia rovina, e di quella di tutti i miei compagni! >> stava spiegando Kuroro << Ovviamente non posso permettere che accada una cosa simile. Perciò andrò ad ucciderla, e con lei anche la madre e tutti gli altri Kuruta, così non dovremo più temere nessun nemico! Sono sicuro che tu lo puoi capire, è per il bene della Brigata.... >>
Uccidere una bambina? Uccidere la sua Maestra? Sterminare un intero popolo?
<< Tu sei pazzo! >> gridò fuori di sè Ofelia, per poi colpirlo alla nuca e correre via.
No, non è vero. Non può essere vero, non deve essere vero!
Kuroro era un Rinnegato. Tutto ciò che Ofelia aveva creduto di lui... erano tutte menzogne, tutte. Quel giorno il cuore della ragazza si spezzò.
Ofelia sapeva bene qual era il suo dovere: doveva denunciarlo. Doveva rivelare la verità su di lui all'esercito.
Ma poteva? Poteva tradire in quel modo la sua Metà? Poteva davvero pugnalarlo alle spalle in quel modo?
Ofelia non riusciva più nemmeno a pensare. Era troppo sconvolta, tutto ciò che voleva era allontanarsi da lui.
Scappò da Avalon, tornò sulla Terra. Poteva anche non essere nulla di particolare nel combattimento, ma era velocissima, la più veloce Maga dell'esercito. Nessuno riusciva mai a starle dietro, nemmeno Kuroro. 
Fu terribile per lei dover scegliere tra l'amore e la giustizia, fra l'egoismo e la pietà. Ma alla fine Ofelia, che non aveva dimenticato le antiche storie sugli antichi Maghi, fece la cosa giusta. 
Anche se per farla dovette distruggere sé stessa, e il proprio cuore.
Ovviamente Kuroro la inseguì: fece rivoltare l'intero pianeta e l'intera Avalon dai suoi compagni, ma Ofelia sembrava essere introvabile. Cercarono in ogni paese, in ogni città, in ogni singolo avamposto per Maghi ci fosse sulla Terra e su Avalon, ma non c'era nessuna traccia di lei da nessuna parte.
Questo perchè Kuroro era sicuro che in realtà Ofelia non l'avesse abbandonato: era convinto di averla solo spaventata un po', e che sarebbe bastato parlarle ancora per farla calmare, e farle comprendere che il suo posto era accanto a lui.
Il sospetto che Ofelia avesse deciso di tradirlo non lo sfiorò minimamente. Almeno non all'inizio.
Kuroro all'inizio non poteva immaginare che la donna che amava, appena arrivata sulla Terra, si era precipitata nel regno di Rusko.  Non poteva immaginare che Ofelia avesse avvertito la regina Concorda dei piani dell'uomo.
E come avrebbe potuto farlo? Era convinto del fatto che Ofelia gli appartenesse, che gli fosse leale fino alla morte, e che non l'avrebbe mai tradito.
Il cuore di Concorda si spezzò quando seppe a che punto si era spinta la giovane Maga pur rispettare il proprio dovere, e salvare delle vite umane.
 Tradire la propria Metà.... era considerata una terribile blasfemia. La gravità di un simile atto era pari a quella che aveva l'uccidere un figlio. 
Tuttavia non era un atto punibile: la storia di Freya e Decra era ancora bene impressa nella memoria di tutti i Maghi. Il dovere prima della felicità.
Concorda si offrì di trovare un rifugio per Ofelia, un posto dove Kuroro non sarebbe riuscito a raggiungerla, ma Ofelia rifiutò.
<< Devo affrontarlo. Voglio che scopra da me quello che è accaduto. Mi sembra il minimo, visto che l'ho pugnalato alle spalle. >>
E così andò. Ofelia andò a cercare Kuroro.
Lo trovò in Sud America, in Argentina. Lui e i suoi compagni si erano accampati in una piccola foresta, vicino ad una comunità di Maghi da dove lei era passata quando era fuggita.
Una comunità ormai distrutta. Sterminata da Kuroro e i suoi, solo perchè le avevano offerto ospitalità quando la stanchezza le aveva impedito di proseguire.
Quando Ofelia entrò nel piccolo villaggio, l'odore di sangue era così forte e penetrante che la giovane riuscì a stento a trattenere i conati di vomito. E quando vide i loro cadaveri, e si rese conto che in quel luogo erano stati uccisi tutti dal suo fidanzato...
Perse i sensi per lo shock. Era troppo, troppo.
Qualche ora dopo si sentì scuotere:
<< Amore? Mi senti? >>
Ofelia saltò in piedi bruscamente, allontanandosi da Kuroro.
Kuroro si alzò a propria volta, e fece per avvicinarsi con aria dispiaciuta << Amore, non avere paura... >>
<< Tu.... tu sei un assassino! Hai ucciso tu tutte queste povere persone, non è vero?! >>
<< Sì, sono stato io... ma loro non volevano dirmi dove eri diretta! Ho provato a torturarli, ma non hanno parlato comunque... >>
Li aveva torturati per costringerli a parlare. E loro avevano protetto comunque la sua fuga.
Aveva strappato delle vite come se queste non valessero nulla. Già era terribile uccidere per la Missione...
Ma lui aveva ucciso decine di persone per sé stesso, solo per sé stesso.

<< SEI UN MOSTRO! >> gridò Ofelia, e cercò di colpirlo con il suo tridente. 
Kuroro schivò abilmente il colpo, e tentò ancora di avvicinarsi << Amore, lo so che può sembrare orribile, ma cerca di capire! Ero come impazzito, volevo ritrovarti a tutti i costi, volevo tu tornassi da me.... >>
<< Io tornare da te? >> esclamò incredula Ofelia. Ancora sperava che lei si sarebbe unita a loro? Davvero sperava in questo?
Ofelia estrasse un pugnale d'argento e lo ficcò in mano a Kuroro, facendo in modo che la punta sfiorasse la carne all'altezza del proprio cuore.
<< Ofelia! Che cosa fai? >>
<< Uccidimi, forza. >>
<< Ma sei impazzita? Sai che non potrei mai fare una cosa tanto orribile! Non potrei mai sfiorarti neanche con un dito! >> 
<< E perchè no? Hai ucciso decine di persone in un solo giorno, e Dio solo sa cosa hai fatto negli ultimi anni! Cosa ti trattiene dall'uccidere me? >>
<< E' l'amore che mi trattiene! Io ti amo! Come puoi pensare che io possa farti del male? >>
Ofelia avrebbe voluto solo morire, in quel momento. Lui le stava dicendo che l'amava, e lei era andata lì per dirgli che l'aveva tradito.
Sono una donna ignobile. Merito di sparire dalla faccia della Terra per quello che ho fatto.
<< Be', faresti bene. >> mormorò con un filo di voce Ofelia << Perchè io ti ho tradito. Ho detto a Concorda delle tue intenzioni. Sanno che stai andando a cercarli. >>
Silenzio. Un totale silenzio invase la foresta.
Non si sentiva assolutamente niente. Non un respiro, non il vento, non un solo verso di animale. Era come se anche la natura si fosse ammutolita di fronte a quella blasfemia.
<< Tu... hai.... fatto.... cosa? >> farfugliò Kuroro incredulo.
<< Ho fatto quello che avrebbe fatto qualsiasi Mago degno di questo nome. >> rispose Ofelia con voce flebile, ma sicura << Adesso uccidimi. >>
<< Tu mi hai tradito. >>
<< Sì. L'ho fatto. E lo rifarei. >> affermò Ofelia << Così come tu hai tradito la tua Missione. >>
Kuroro non l'ascoltava più. Non poteva.
Il suo quadro. Il suo amatissimo quadro.... si era staccato dal muro, e se n'era andato. Da solo. 
Ma è impossibile... lei mi appartiene.... non può averlo fatto....
<< Kuroro. >> lo chiamò Ofelia << Fra noi è finita. Questo devi capirlo. Non posso più seguirti. Sei un mio nemico, adesso. >>
Tu sei un mio nemico, adesso.
<< Ti sei rivoltata contro di me! Contro di me, che ti amavo incondizionatamente! >>
gridò Kuroro, accecato dall'improvvisa rabbia che lo aveva travolto.
<< Non l'ho fatto con la precisa intenzione di colpirti. Al contrario, l'ho fatto per cercare di salvarti! >> gemette Ofelia, quasi cercando di giustificarsi << Se tu avessi ucciso la tua Maestra e tutte quelle altre povere persone, non te lo saresti mai perdonato! >>
<< Perdonarmi? Credi davvero che io possa provare pietà per quella donna, che mi ha escluso dalla sua vita quando non le sono piaciuto più? >> urlò Kuroro << Io non provo pietà! Io non proverò mai più pietà per nessuno! Tu hai distrutto tutto ciò che di buono era rimasto in me! >>
Ofelia scoppiò in lacrime, distrutta: forse aveva sbagliato, forse sarebbe dovuta rimanere al suo fianco, cercare di cambiarlo...
Kuroro strinse con forza il pugnale che gli aveva lasciato Ofelia, e la ragazza credette stesse per ucciderla; allora chinò la testa, aspettando la morte.
Ma la morte non arrivò: Kuroro rinfoderò il pugnale, e le voltò le spalle.
<< Non posso ucciderti. Nonostante tutto che hai fatto, ti amerò per sempre. >> affermò Kuroro << Vattene. Se verrò a sapere che hai ancora tentato di intralciare i miei piani, non sarò più così compassionevole. >> disse Kuroro con voce fredda e piatta. Crudele.
Era stato il Rinnegato a parlare, non Kuroro.
<< Kuroro... >> 
<< Vattene via! >>
Ofelia tremò, con il petto scosso dai singhiozzi, e corse via.
Non l'avrebbe mai più rivisto per oltre dieci anni. Ma il suo ricordo e il suo amore ormai distrutto l'avrebbero consumata lentamente, rendendola il fantasma della donna che era stata.
Questo è il potere che può avere un Legame: può portarti ad un livello superiore di felicità, ha il potere di portarti in paradiso....
Ma ha anche il potere di distruggerti. E di farti finire all'inferno quando sei ancora in vita.

Ritorna all'indice


Capitolo 42
*** Pietà contro responsabilità ***


Il racconto di Ofelia aveva lasciato tutti senza fiato. 
Nex sosteneva la madre, che sembrava non avere più la forza di reggersi in piedi, e al tempo stesso teneva una mano sulla spalla di Masahiro, che sembrava davvero essere fuori di sé. Desirée e Lysandro si stringevano l'una all'altro, cercando di trasmettersi conforto a vicenda, Alluka singhiozzava disperata tra le braccia di Gon....
Kurapika era ad dir poco shockato, come se fosse incapace di credere che l'uomo che aveva causato la rovina della loro famiglia e li aveva resi orfani fosse stato in passato capace anche di amare in una maniera così appassionata e totalizzante. Come poteva un sentimento tanto nobile nascere nel cuore di un uomo così spregevole?
Taranis e Killua erano notevolmente impalliditi, e stringevano convulsamente le mani delle loro compagne, e Concorda e Aithusa...
Madre e figlia avevano il viso coperto di lacrime. Concorda singhiozzava tra le braccia della figlia, e Aithusa sosteneva la madre e teneva le testa china incassata tra le spalle tremanti.
<< Non avrei potuto immaginarlo... dopotutto Kuroro aveva un cuore.... >> gemette Concorda << Forse sono stata troppo crudele con lui quando l'ho mandato via.... forse la sua natura ha cominciato a cambiare dopo che ha perso i genitori.... >>
<< Credo che le cose siano andate proprio così. E' da lì che è partito tutto. >> confermò Ofelia.
<< Se voi siete stata crudele, allora io sono un vero e proprio mostro... mio Dio, gli ho ucciso metà dei compagni.... >> mormorò Aithusa con gli occhi spalancati per l'orrore, e Killua le posò un bacio sulla tempia.
<< I compagni di Kuroro.. >> sospirò  tristemente Ofelia << Assassini e Rinnegati come lui, questo è sicuro. Ma sono la sua famiglia, tutto ciò che gli era rimasto dopo aver perso prima i genitori, poi Concorda e poi me. Avrà sicuramente sofferto per la loro morte molto più di quanto abbia lasciato intendere. >>
Aithusa boccheggiò, e balzò in piedi tremando << Scusate, io.... ho bisogno di stare da sola... mi manca l'aria.... >>
Concorda alzò lo sguardo e allungò la mano per fermare la figlia, ma Aithusa fu più veloce, e corse fuori dalla stanza. 
Per un attimo nessuno si mosse, tutti erano troppo sconvolti per fare qualunque cosa; poi Killua sospirò, e corse nella direzione in cui Aithusa era scomparsa.
***
Aithusa correva per i corridoi del castello con la testa bassa, la vista appannata per le lacrime, e il fiato corto per i singhiozzi che le scuotevano il petto.
Che ho fatto, mio Dio? Sono un mostro!
Aithusa continuava a correre senza guardare dove andava. L'intenzione era quella di arrivare sul tetto, ma non riusciva a ricordarsi la strada per arrivarci....
<< Ah! >> esclamò Aithusa. Era inciampata nell'orlo di un tappeto, ed era finita stesa lunga per terra.
I singhiozzi aumentarono, e la ragazza appoggiò la fronte al pavimento, stringendo convulsamente con le mani il bordo del tappeto.
Mi dispiace tanto... se solo avessi saputo...
<< Amore! >> esclamò Killua, accorrendo per aiutarla a rimettersi in piedi << Stai bene? >>
Aithusa si aggrappò forte a lui, affondando il viso nel suo petto.
<< Vieni. Andiamo nella tua stanza. >> sospirò Killua, per poi prenderla in braccio e avviarsi verso la camera della Maga.
Senza mollare la presa su di lei Killua aprì la porta, e senza lasciarla andò a sedersi su una poltroncina in fondo alla stanza, sistemandosi la ragazza sulle ginocchia.
<< Su Tess, non fare così... >>
<< Non p-parlar-rmi c-co-ome se fo-ossi-i u-una ba-ambi-ina... >> farfugliò Aithusa fra un singhiozzo e l'altro.
<< Ma no, non voglio dire che sei una bambina... è che sono preoccupato per te! >>
Aithusa gemette e posò la testa nell'incavo del collo del ragazzo.
<< Lo so... quello che ci ha raccontato Ofelia è terribile. Posso solo immaginare l'effetto che ti ha fatto... >>
<< Strano. Tu dovresti saperlo, visto che anche tu sei Legato a qualcuno. >> mormorò Aithusa.
<< Però... non sono io che ho ucciso sei membri della Brigata.... >> rispose automaticamente Killua, per poi tapparsi la bocca. Ma come mi è venuto?
Aithusa si sciolse dal suo abbraccio, e gli rivolse un'occhiata glaciale << Così però non sei d'aiuto. >>
<< Scusa. >> mormorò Killua dispiaciuto << Senti, io ho capito perchè sei tanto addolorata. Sei dispiaciuta perchè in parte sai cosa significa.... >>
<< Ti riferisci al fatto che so cosa significa perdere chi ami per una scelta che hai fatto, e che l'altro non può capire? Oppure ti riferisci al fatto che so cosa significa vedere chi ami commettere atti terribili, e dover combattere inutilmente contro l'amore che nonostante tutto non riesci a smettere di provare? O forse parli del fatto che so cosa significa amare qualcuno che ti ha abbandonato ed è lontano da te milioni di chilometri, e non solo nel senso figurato, e non poter vivere serenamente perchè la sua immagine ti perseguita in ogni istante della tua vita?! >> disse Aithusa con gli occhi ardenti << Sì, hai ragione, per mia sfortuna so cosa significa! E so che anche tu lo sai bene. >>
<< Sì, hai ragione.... >> mormorò Killua. Il solo pensiero di perdere per sempre Aithusa... Killua non riusciva neanche a pensarci. Probabilmente se fosse accaduta una cosa simile non si sarebbe comportato meglio di lui. Ma Killua era stato già un mostro in passato, Aithusa invece mai.
<< Non sono io quella che merita preoccupazione, o pietà. E' lui! >>
<< No, questo non è vero! Voi due non siete uguali! Lui è un assassino, tu no! >>
<< Ah, no? >> domando sarcastica Aithusa, alzandosi in piedi e mettendosi di fronte a lui << Strano, perchè io ricordo con una certa chiarezza di aver ucciso sei dei suoi migliori amici. E anche tu me lo hai ricordato, un momento fa. Posso fare la vittima o la paladina della giustizia quanto voglio, ma io non sono migliore di lui. >>
<< Tess, ma questo non è vero. Tu stai dalla parte dei buoni... >>
<< E quale sarebbe la parte dei buoni, secondo te? >>
<< La parte di quelli che combattono l'oscurità! La parte di quelli che fanno la cosa giusta, che sono onesti e altruisti... >>
<< E tu pensi davvero che io sia stata completamente disinteressata e onesta nel gestire questa cosa con la Brigata? Credi davvero che io nel profondo non abbia desiderato vendetta, proprio come mio fratello? Che io non volessi una rivincita? >>
Killua era in difficoltà << Be', io... no, forse no.... >>
<< Aveva già perso tanto perdendo Ofelia, che era la sua Metà, ciò che lo rendeva completo.... tu e io possiamo capire cosa si prova. E poi io ho ucciso metà i suoi compagni, e volevo uccidere anche lui! >>
<< E lui si è vendicato di te attraverso Illumi, che a sua volta si è servito di me per colpirti! E prima ancora ha fatto una strage di innocenti per eseguire uno stupido requiem! E prima ancora ha assorbito il popolo dei Kuruta, e i tuoi genitori, per sfruttare la loro energia vitale! E Dio solo sa che altre cose hanno fatto, lui e la sua banda di Rinnegati! >> esclamò Killua, che stava cominciando ad alterarsi << Tess, torna in te! Avrà sicuramente sofferto molto, ma questo non giustifica tutte le azioni che ha commesso! >>
<< No, hai ragione. Ma quello che ha fatto lui a me e a tutti gli altri non giustifica quello che poi ho fatto io. >> rispose Aithusa, con un tono così deciso da non ammettere repliche.
<< Tess... >> sospirò Killua, scuotendo la testa.
<< No, Killua. Non mi convincerai del contrario. Sono stata una stupida e una presuntuosa, punto. Credevo di sapere cosa fosse giusto, e invece non avevo capito niente. >> replicò Aithusa determinata, per poi sedersi sul bordo del letto con la testa fra le mani.
Killua la fissò dispiaciuto: ancora una volta la sua immancabile gentilezza la tradiva, gettandola nei dubbi e nello sconforto.
Il ragazzo sospirò. La verità era che, a dispetto di quanto lei stessa credeva di sé, e a dispetto di tutte le azioni discutibili che aveva compiuto fino a quel momento, Aithusa era troppo buona per il ruolo che aveva in quel mondo. Di solito Aithusa si dimostrava tendenzialmente forte, e capace di reggere il peso della sua Missione, ma quando si trovava in circostanze come quella, in cui il suo cuore e la sua mente era torturati da terribili dubbi e angosce, era in quei momenti che veniva rivelata la sua intrinseca fragilità, e la sua tendenza a cercare il bene in qualsiasi persona. Perfino in quel subdolo assassino di Kuroro.
<< Non posso più farlo. >> dichiarò la ragazza alzando il capo.
Killua si distolse dai propri pensieri << Cosa non puoi più fare? >>
<< Quello che avevo promesso. Eliminare la Brigata! Non posso più farlo. >>
Killua boccheggiò incredulo << Che cosa? Tess, non è divertente... >>
<< Non sto scherzando, Killua. >>
<< Non puoi dire sul serio! >>
<< Sono serissima, invece. Non credo sia più giusto farlo. Prima lo pensavo, adesso non più. Ora che so cosa è accaduto davvero dieci anni, e che conosco i motivi che lo hanno spinto a diventare quello che è, non penso di poter più rivolgere la mia spada contro di lui. >>
<< Amore, ascolta... >> cominciò Killua, correndo a prendere le mani della ragazza tra le sue << Senti, anche a me dispiace moltissimo per lui. Ma Kuroro è pericoloso, non puoi permettere che se ne vada in giro per il mondo ad uccidere gente! So che il suo passato ti fa provare pietà per lui, ma è al presente che devi pensare, e al futuro! >>
<< Cosa vuoi dire? >> chiese Aithusa perplessa.
<< Hai capito benissimo, Tess. Pensi davvero di poter fare marcia indietro in questo modo, dopo tutto ciò che è successo? >>
<< Posso convincerlo a deporre le armi! Gli dirò che non voglio più scontrarmi con lui, mi dovrà ascoltare! >>
<< Per ascoltarti ti ascolterà, ma di sicuro non ti crederà! Andiamo, lo hai già ingannato più di una volta, credi davvero che a questo punto possa fidarsi di te? >>
<< Be', io... >> cominciò Aithusa in difficoltà.
<< E anche se lo facesse, non credo che la tua decisione sia giusta, Tess. Hai dimenticato il tuo dovere, per caso? Se non lo fermi continuerà a mietere vittime, e ora che i suoi compagni sono morti sarà più crudele che mai! >>
<< Senti, io non penso di potercela fare a commettere un simile misfatto, va bene? Non pensi che io abbia fatto già abbastanza? Vuoi anche che mi sporchi le mani con il suo sangue, dopo essermele già sporcate con quello dei suoi compagni? >>
<< E tu pensi che mi piaccia l'idea che tu lo faccia? E' ovvio che non mi piace! Ma se non lo farai tu chi potrà farlo? >> esclamò Killua, ormai sull'orlo di una crisi di nervi.
Aithusa aprì la bocca per replicare... e la porta della camera di spalancò bruscamente, e sulla soglia comparve un Taranis Kuruta completamente fuori di sé, e con i suoi bellissimi occhi azzurro cielo offuscati dalla rabbia.
Aithusa sobbalzò per lo spavento << Santo cielo, padre! Ma perchè non bussate prima di entrare? >>
<< Stavo per farlo, mia cara. Ero venuto perchè ero preoccupato, e volevo sapere come stavi. Sì, stavo per farlo! Ma poi ho sentito quello che hai detto, e la rabbia ha decisamente preso il sopravvento sulle buone maniere! >>
<< Stavi origliando?! >> esclamò Aithusa scandalizzata.
<< L'ho appena detto! >> esclamò Taranis, e Killua non potè fare a meno di notare che padre e figlia avevano lo stesso modo di parlare diretto e  fastidiosamente sfacciato << E quello che ho sentito non mi è piaciuto per niente! >> affermò l'uomo, per poi afferrare Aithusa per un braccio e trascinarla fuori dalla stanza.
<< Ah! Padre, ma che fate? >> chiese Aithusa confusa, mentre Killua si affrettava a correre loro dietro.
<< Ti do una lezione, figlia mia! Un po' in ritardo, ma meglio tardi che mai! >>
I tre giunsero in salotto (chissà perchè alla fine si arrivava sempre lì) e Taranis spinse la figlia davanti a sé, mentre tutti si avvicinavano curiosi per ascoltare.
<< Ascoltami bene, signorina! Non so cosa tu ti sia messa in testa, ma se hai pensato anche solo per un momento di poter giocare con le vite di tutti noi e del nostro popolo, be' ti informo del fatto che hai commesso un gravissimo errore! >>
<< Giocare con le vostre vite? Ma di cosa state parlando? >> esclamò Aithusa con voce offesa.
<< Hai capito benissimo, ragazzina! Ho sentito quello che hai detto a Killua! Ho sentito che hai intenzione di tirarti indietro! >>
<< E questo cosa c'entra con il giocare con le vostre vite? >>
<< E lo chiedi anche? >> gridò Taranis, per poi avvicinarsi minaccioso alla figlia << Pensi davvero di poter fare tutto ciò che ti salta in testa? Di poter cambiare idea in questo modo, senza tenere conto delle conseguenze? E' così? Un giorno decidi di sterminare la Brigata dell'Illusione coinvolgendo nei tuoi piani anche tuo fratello, le tue allieve e tutti i tuoi amici, e il giorno dopo ci ripensi, dopo aver ucciso così tante persone ed esserti assunta una simile responsabilità? >> 
<< Pensate che il mio sia un capriccio?! Non lo è affatto! Le mie azioni passate erano dettate da buone intenzioni, e anche il mio cambiamento di opinione di oggi lo è! Non è che io mi sveglio la mattina e cambio opinione come cambia il tempo! >>
<< Be', veramente... >> borbottò Lysandro, e Desirée gli pestò un piede.
<< Buone intenzioni? E cosa c'è di buono nel volerci rovinare tutti, e nel voler distruggere il tuo onore, sentiamo? >>
<< Rovinare tutti? Distruggere il mio onore? Ma cosa state dicendo? >> gridò Aithusa, ormai anche lei furibonda.
<< Mi hai sentito! Perchè non provi ad immaginare quello che accadrebbe se tu ti tirassi davvero indietro? >> chiese Taranis << Immagina Kuroro venire qui, sentirsi dire che la ragazza che è destinata a distruggerlo vuole arrendersi! Cosa credi che farebbe? Speri forse che ti stringa la mano e se ne vada? >> continuò Taranis << No, tanto per cominciare ti ucciderebbe, per poter scongiurare definitivamente la profezia. Poi ucciderebbe la tua famiglia, Killua compreso, colpevoli di averti aiutato, o anche solo di volerti bene. Poi se andasse bene riassorbirebbe di nuovo me, tua madre e tutti i Kuruta, riottenendo di nuovo i poteri smisurati che aveva prima, e se andasse male.... >> Taranis lasciò la frase in sospeso, mentre Aithusa diventava ogni secondo più pallida.
<< Ma io pensavo.... è che Kuroro.... >> balbettò con voce rotta la Maga.
<< Provi pietà per lui. Lo capisco, anche a me dispiace per lui, perchè anch'io so cosa significa perdere la propria Metà. Ma non puoi farti prendere dai sensi di colpa. Devi pensare al tuo dovere! >>
<< Ma... non è giusto... >>
<< Lo so. >> la interruppe Taranis con voce tagliente << Ma avresti dovuto pensarci prima. Ora non ti puoi più tirare indietro, ci sono troppe vite in gioco. E hai dato la tua parola, non dimenticarlo. >>
<< Ma perchè devo farlo proprio io? >> gemette Aithusa << Perchè non può farlo qualcun altro? >>
<< Perchè sei tu la donna della profezia. Sei tu la principessa dei Kuruta, ed è tuo dovere proteggere il tuo popolo, e la tua famiglia, e perchè sei una Maga. Perchè sei stata tu a dare inizio a tutto questo. Pensi che Ofelia si sia divertita a tradire Kuroro? No, è ovvio. Ma lo ha fatto comunque, perchè sapeva quale fosse il suo dovere. E anche tu dovrai fare quello che non vuoi per un bene superiore. >>
<< Ma.... >> protestò ancora Aithusa.
<< Basta. >> ringhiò Taranis, ergendosi in tutta la sua maestosità << Se proprio non volevi trovarti in questa posizione, avresti dovuto pensarci prima. Io e vostra madre vi avevamo dato l'occasione di essere liberi e in pace, e voi l'avete sprecata. Tu l'hai sprecata, e adesso ne devi affrontare le conseguenze. Ci hai salvati tutti, e adesso la responsabilità di ciò che ci accadrà sarà tua. Ovviamente noi non ti lasceremo sola, ma non avrai la possibilità di tirarti indietro, neanche se questo ti costringerà ad agire contro la tua coscienza. Perchè sei una principessa, e non hai altra scelta! >>
Aithusa vacillò sotto il peso delle parole del padre. Ma era vero ciò che aveva detto? Davvero non aveva altra scelta che fare ciò che doveva, e non ciò che voleva? Davvero pur di salvare la propria gente, la propria famiglia e il proprio onore doveva colpire un uomo diventato malvagio perchè era stato ferito, e perchè nessuno si era fermato a pensare che forse poteva essere salvato dalle tenebre?
Sì, devi. Il dovere prima della felicità.
Taranis aveva ragione. Non poteva tirarsi indietro in quel modo, non dopo essersi presa una responsabilità così grande. Doveva fare in modo che Kuroro non rappresentasse più una minaccia per le persone che amava, a costo di andare contro tutti i propri principi.
Avrebbe fatto ciò che si sarebbe reso necessario, anche se con sommo dolore e rammarico.
Killua le si avvicinò e la circondò da dietro con le braccia; Aithusa si lasciò andare contro di lui.
<< Scusa per prima... non dovevo prendermela con te.... giuro che ho i nervi a pezzi, non so cosa mi stia succedendo, mi sento così strana.... >>
<< Non preoccuparti. >> rispose comprensivo Killua, per poi posarle un leggero bacio sulle labbra << Ti amo così come sei, lo sai. >>
<< Lo so. >> sorrise debolmente Aithusa << Non ti merito. >>
<< Smettila. >> la riprese Killua, per poi baciarla di nuovo.
<< Ok, magari le dimostrazioni di affetto le rimandiamo a dopo. >> li interruppe imbarazzato Taranis << Piuttosto, ora che facciamo? Riguardo a Kuroro, voglio dire. >>
I due ragazzi si separarono loro malgrado, e dopo un momento Aithusa rispose << Be' io... penso dovremo cercare di capire dov'è... non credo che sia ai confini del regno, altrimenti Nex e zia Selina lo avrebbero percepito attraverso i loro incantesimi. Si sarà nascosto da qualche parte, per riorganizzarsi. A quest'ora avrà già saputo di Illumi... >>
Aithusa venne interrotta dallo squillare di un telefono; dopo un attimo di realizzazione,tutti cominciarono a rovistarsi nelle tasche per cercare il proprio cellulare.
<< Lasciate, è il mio! >> disse Lysandro per poi portarsi il telefono all'orecchio << Pronto? >>
Tutti si zittirono per ascoltare.
<< Ah madre, siete voi! Cosa c'è? >> chiese Lysandro, accennando un sorriso. Sorriso che scivolò subito via, mentre Lysandro impallidiva bruscamente << No, ditemi che non è vero. No, non posso crederci... >>
<< Lys? >> chiese Aithusa preoccupata, avvicinandosi all'amico.
Lysandro la guardò senza vederla << Sì, ho capito... sì, glielo dirò.... non preoccupatevi, non rimarremo con le mani in mano.... sì, vi faccio sapere. State attenti. >>
<< Lys? Mi dici che succede? >> chiese preoccupata Aithusa, mentre Lysandro riattaccava.
<< Tess... >> cominciò Lysandro con voce tremante.
<< Che c'è? Che c'è, parla per carità! E' successo qualcosa ai tuoi genitori? >> chiese Aithusa, sempre più agitata. 
<< No. Loro stanno bene. >>
<< E allora? Che è successo? >>
<< Tess... mi prometti di non svenire, o di non avere una crisi di nervi? >>
<< Lysandro, per l'amor di Dio! Ti decidi a dirci che è successo? >> esplose nervosa Desirée.
Lysandro inspirò profondamente, e alla fine parlò:
<< La Brigata, cioè quello che ne resta,.... ha radunato un esercito di demoni di dimensioni mai viste, con l'intenzione di conquistare Avalon. Stiamo parlando di qualcosa come duecentomila demoni. Ora sono ad Avalon, e... sono già penetrati nelle mura del regno, e si dirigono verso la capitale, Nimea. >>
Brigata.... esercito... demoni.... duecentomila.... Avalon.... conquistare.... mura.... regno.... Nimea....
Tutti i Maghi presenti ad eccezione di Lysandro vacillarono pericolosamente, trattenendo il fiato per l'orrore che li paralizzava.
La loro patria, la loro casa.... era in pericolo. I loro compagni... in pericolo. Un esercito di duecentomila demoni alle porte di Nimea.....
Aithusa aveva cominciato a tremare vistosamente.
<< TRADIMENTO! >> gridò fuori di sé Nex.
<< Sono.... sono stati mandati venti Maghi in avanscoperta, e solo uno di loro è tornato, più morto che vivo, hanno detto che è stato torturato... e aveva un messaggio per te, da parte di Kuroro..... >> balbettò Lysandro.
Aithusa alzò di scatto la testa << Qual è il messaggio? >>
Lysandro aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì alcun suono.
<< Lysandro! >>
<< Kuroro.... ha detto di riferirti queste testuali parole.... Mia cara signorina Aithusa, siete più furba di quanto avessi previsto! Visto che non mi è più possibile colpirvi direttamente, allora vi ferirò nel modo peggiore possibile: ucciderò i vostri compagni, e prenderò Avalon! Da oggi è guerra aperta! A voi la mossa! >>
A voi la mossa.
Aithusa vacillò di nuovo, e questa volta Killua ebbe la presenza di spirito per afferrarla prima che cadesse. Il ragazzo mise a sedere la Maga su un divano, e non riuscì a trattenere un gemito di dispiacere quando vide che gli occhi della ragazza era diventati di intenso rosso scarlatto.
<< Oh. >> mormorava Concorda << Oh, mio Dio.... >>
<< Maledetto bastardo! >> imprecò furiosamente Nex, sostenendo la madre << Il suo problema è con noi, eppure se la prende con i Maghi di Avalon! >>
<< E' una provocazione. >> intervenne turbata Ofelia << Vi stanno sfidando ad intervenire per fermarli. Sanno che voi non vi tirereste mai indietro davanti ad una simile minaccia, e sono convinti che non si possa sopravvivere ad un attacco di una simile portata. >>
Killua, Taranis, Masahiro e Kurapika rabbrividirono.
<< Aithusa. >> chiamò Lysandro.
La ragazza non si mosse, tenne la testa china e continuò a fissare il vuoto.
<< Aithusa! Riprenditi, per l'amor del cielo Dobbiamo fare qualcosa! >> esclamò Lysandro spaventato.
In quel momento qualcuno bussò al portone principale.
Tutti si voltarono di scatto verso la porta, compresa un'atterrita Aithusa << Ma non c'erano gli incantesimi di protezione intorno al castello? >>
<< Infatti ci sono! Ma proteggono i confini solo dai demoni e dai Rinnegati! >>
<< Allora chiunque abbia bussato non appartiene a nessuna delle due categorie! >>
<< Comunque non possiamo fidarci. Vado a vedere. Voi state in guardia. >> disse Lysandro, facendo scivolare la sua frusta fuori dalla manica, e dirigendosi verso la porta. Desirée tolse la sua balestra dalla schiena, Nex sfoderò i suoi chakhram, zia Selina aprì un lungo bastone a scatto, e Aithusa sguainò la sua spada dorata, per poi lanciare a Concorda una daga.
Lysandro si appiattì contro il muro, e con un movimento fulmineo aprì la porta, afferrò violentemente il nuovo arrivato per il bavero della camicia e lo spinse contro uno dei due battenti.
<< Lysandro Lovelace! Che affronto è mai questo? >> esclamò l'uomo, oltraggiato. Era un Mago piuttosto maturo, che dimostrava sicuramente più di cinquant'anni, e la sua aura era potentissima, quasi quanto quella di Concorda e Aithusa. Un Maestro, senza dubbio.
Lysandro indietreggiò, attonito nel riconoscerlo << Maestro Shion? >>
<< In persona! Come osi prenderti una tale libertà? >> gridò offeso il Maestro, mentre tutti gli altri si avvicinavano e trattenevano il respiro per la sorpresa.
<< Perdonatemi Maestro, non sapevo foste stato voi a bussare! Cosa ci fate qui? >>
<< Sono venuto per parlare con la Maestra Aithusa.... >> cominciò Shion.
<< Se siete venuto ad avvertirci dell'attacco ad Avalon arrivate tardi, Maestro. Siamo già stati informati. >> intervenne una Concorda sopraggiunta in quel momento con sua figlia al proprio fianco.
Shion trattenne il fiato, incredulo << Concorda Duchannes? >>
Concorda fece un passo avanti << Sì, Maestro. Lo so che sembra assurdo.... ma sono proprio io. >>
<< Ma.... ma questo è impossibile! Credevamo tutti che voi foste morta dieci anni fa, anche vostra figlia.... >>
<< Sì, lo so. Ma le cose sono andate in maniera diversa. >> rispose Concorda, a disagio << E' una storia lunga.... >>
<< Dovrete raccontarmela un'altra volta, allora. Ora non abbiamo tempo! >> esclamò Shion riacquistando il proprio contegno << Se è vero che sapete già tutto, allora converrete con me sul fatto che è necessario intervenire per fermarli! >>
<< Naturalmente! E io e mia figlia partiremo subito per Avalon, non è così Aithusa? >> chiese Concorda rivolta alla figlia. Aithusa sembrava ancora essere vagamente frastornata, ma annuì.
<< Come sarebbe? E noi non veniamo? >> chiese offeso Lysandro, con il tacito supporto di Nex, Desirée e Selina.
<< Questo dipende da voi, ragazzi. Io posso parlare sono per me e per mia figlia, voi potete scegliere da soli cosa fare. >>
<< Ovviamente verremo! Ci avete presi per codardi? >> esclamò indispettito Nex.
<< No. >> disse Aithusa con voce fredda e decisa, riacquistando il controllo di sé.
Nex si voltò verso la ragazza << Cosa hai detto, cugina? >>
<< Ho detto no. Non potete venire, non tutti almeno. Qualcuno deve restare, il castello non può rimanere senza protezione. >> 
<< Aithusa! Non ti aspetterai davvero che qualcuno di noi rimanga indietro! >> 
<< Non me lo aspetto. Lo esigo! >> gridò Aithusa autoritaria, avvicinandosi minacciosa al cugino.
<< Ma... >>
<< Silenzio! >> 
<< Nex... >> intervenne Desirée posando timidamente una mano sul braccio del ragazzo << Aithusa è il nostro capo. E' giusto fare ciò che ci chiede, lo sapete! >>
Nex si voltò incredulo verso la ragazza. Era la prima volta che Desirée si rivolgeva a lui per contestarlo. Di solito sembrava essere sempre così intimorita da lui...
<< Aithusa. >> intervenne Shion vagamente a disagio << Vi stavo dicendo prima che sono venuto per avvertirvi della guerra appena scoppiata... ma in effetti sono venuto anche per un altro motivo. >>
<< E sarebbe? >> chiese Aithusa rivolgendosi all'uomo.
<< Per questa. >> rispose Shion, per poi tirare fuori una lettera chiusa dalla tasca << E' stata scritta dai maggiori esponenti dell'esercito, ed è indirizzata a voi. E' imperativo che la leggiate adesso e ad alta voce, così che tutti possano sentirvi. >>
Aithusa fissò la lettera che Shion le tendeva con uno sguardo indecifrabile, ma nel profondo il suo cuore stava per esplodere. Aveva sempre temuto l'arrivo di quel giorno, e le era bastato fissare Shion negli occhi per intuire il contenuto della lettera.
Tuttavia la prese comunque, e con un brusco movimento della spada la aprì, per poi estrarre il foglio contenuto nella busta e cominciare a leggerlo a voce alta:

Mia cara e giovane Maestra Aithusa,
mi presento, sono Jonah Verlac, Mago Guardiano dei Serpenti, e vi scrivo a nome dei più alti ufficiali dell'esercito dei Maghi, dall'assedio di Avalon. Se state leggendo questa lettera significa che già sapete della terribile sciagura che in questo momento si sta abbattendo su di noi. No, definire sciagura ciò che sta accadendo in questi istanti nella nostra amata patria è ingiusto, poiché non si tratta di un tragico evento voluto dal fato, ma del più mostruoso e spregevole tradimento mai perpetrato nella storia della nostra specie. 
Mai prima di oggi un Rinnegato aveva mai osato tanto. Addirittura sfidare l'intero esercito per conquistare la natia patria Avalon, la casa di ogni Mago, un luogo che non ha mai conosciuto il governo di un re, ma solo una pacifica convivenza fondata sulla fratellanza, l'uguaglianza e l'amicizia reciproca... mai, nemmeno nei miei incubi peggiori, avrei pensato di assistere ad un tale atto di scelleratezza da parte di un uomo della mia stessa specie.
Ma non dilunghiamoci oltre nel nostro risentimento, mia signora. Vi scrivo, come ho già detto a nome degli ufficiali e di ogni singolo Mago dell'esercito, per darvi una terribile notizia: il Maestro Li Fa, il nostro stimato capo dell'esercito, è deceduto stamane battendosi coraggiosamente e onorevolmente contro Kuroro Lucifer in persona, che lo ha ucciso senza dimostrare alcuna pietà. Lascio alla vostra immaginazione il dolore e il cordoglio che in questo momento l'intero esercito sta provando, mentre piange il suo valoroso ex comandante.
Ma, anche se è terribile doverlo dire, in questo momento purtroppo non c'è tempo per le lacrime. Il nostro comandante è morto, e molti altri lo hanno seguito oggi stesso, e sicuramente non saranno i soli se qualcuno non prenderà il posto del Maestro Li. Abbiamo bisogno di un nuovo Maestro che si metta alla testa dell'esercito, e che ci possa condurre alla battaglia e al trionfo.
Sono sicuro del fatto che voi conosciate le procedure: quando un generale muore, il suo sostituto si sceglie con una votazione popolare e democratica. E sono sicuro che non sarete molto sorpresa nell'apprendere che, quando i Maghi di Avalon sono stati chiamati a votare, la scelta è caduta quasi all'unanimità su di voi.
Ovviamente non siete obbligata ad accettare. Sono perfettamente consapevole del fatto che un simile incarico possa sembrare estremamente difficile da gestire, specie se ad assumerlo è una donna giovane come lo siete voi. Ma spero e confido sul fatto che il vostro coraggio sia in grado di superare la vostra paura, e che ci dimostrerete, dopo aver già servito in maniera impeccabile e straordinaria la vostra Missione per otto anni e aver ottenuto il grado di Maestra a soli diciassette anni, di essere abbastanza forte e valorosa da poter accettare anche questo onere.
Come vi ho già detto, non siete obbligata ad accettare. Ma voglio che sappiate una cosa, mia signora: se accetterete, comunque vadano le cose io vi considererò sempre la più grande leader che potrei mai avere il privilegio di seguire, e su cui l'esercito potrebbe mai contare.
Con grandissima stima e ammirazione,
Jonah Verlac


Shion raddrizzò le spalle e guardò serio la Maga << Avete una risposta, Aithusa? >>
Aithusa chiuse il foglio, e tese di nuovo la lettera al Maestro << Sì, signore. La mia risposta è no. Ovviamente verrò ad Avalon per combattere insieme a tutti i miei compagni, ma lo farò come un semplice soldato, non come capo dell'esercito. >>
Lysandro e Nex trattennero il fiato << Tess! >>
<< Aithusa! Perchè questo rifiuto così fermo? >> chiese Shion sconcertato.
<< Per il semplice fatto che io quel posto non lo merito. Ci sono Maestri con molta più esperienza di me in circolazione. Rivolgetevi a loro. >>
<< Non c'è un Maestro abile quanto voi, Aithusa! Voi avete già ucciso sei membri della Brigata dell'Illusione! >>
<< Basta. Vi ho già dato la mia risposta, signore. >> rispose tranquillamente la ragazza.
<< Vi prego! Chi potrebbe mai prendere quel posto se non voi, Aithusa? Siete voi ad essere destinata a distruggere la Brigata! E poi non c'è nessuno che possa farlo, nessuno che abbia anche mai soltanto visto la Brigata faccia a faccia! >>
<< Questo non è vero. Una c'è, ed è la migliore Maestra in assoluto, senza possibilità di replica. >>
<< Chi? Di chi parlate? >>
<< Davvero ancora non ci siete arrivato, signore? Sto parlando di mia madre, di Concorda Duchannes! >>
Tutti tacquero, ammutoliti dalle parole decise di Aithusa. Concorda fece un passo indietro, incredula.
Shion sbatté le palpebre << Vostra madre? >>
<< Converrete con me riguardo al fatto che lei sia la scelta migliore. Ha addestrato lei stessa Kuroro a suo tempo, e conosce bene tutte le sue strategie. Inoltre è una Maga con decenni di esperienza alle spalle, e che gode dell'ammirazione di tutto l'esercito, compresi i membri più anziani. E quando anche tutti gli altri sapranno che è ancora viva, la appoggeranno senza dubbio. >>
<< Aithusa, io non credo... >> cominciò Concorda preoccupata.
<< Mamma, ascoltate. >> la interruppe Aithusa, avvicinandosi a lei con un sorriso luminoso << Io giuro che darò il meglio di me sul campo di battaglia, e che fino a quando avrò vita non permetterò a Kuroro di prendere la nostra casa. Ma guidare un esercito... questa è una cosa che solo voi potete fare. Se voi sarete il mio comandante e quello di tutti noi, io so che potremo fermare Kuroro. E vi giurò che vi seguirò ovunque e in qualsiasi circostanza. >>
Davanti a quelle parole sincere e incoraggianti Concorda trattenne il fiato emozionata << Ma quel posto ti spetta di diritto... tu saresti un buon capo, ne sono sicura..... >>
<< Forse. >> rispose Aithusa sorridendo << Ma voi ne sarete uno migliore. E ci sono delle volte in cui un guerriero deve farsi da parte, e rinunciare alla gloria per un motivo più grande. Non mi dispiace farmi da parte, ve lo assicuro. So di star facendo la cosa giusta. >> concluse la ragazza, per poi rivolgersi a Shion << Vi prego signore, ora tornate ad Avalon e comunicate la mia decisione e i miei desideri all'esercito. Per favore, fate tutto il possibile per convincerli, noi vi raggiungeremo al più presto. >>
Shion non sembrava essere ancora del tutto convinto, ma annuì.
<< Come volete, Aithusa. Sperò comunque che, nel caso vostra madre diventasse generale, voi accettare il posto di sua vice... >>
<< Questo posso accettarlo. Vi ringrazio. >> rispose gentilmente Aithusa.
Shion accennò un leggero inchinò, e se ne andò.
Per un momento nessuno parlò. Tutti erano ancora scombussolati da tutto ciò che era successo, e Aithusa e Concorda si scambiarono uno sguardo d'intesa, e fecero scontrare le loro spade in un gesto di cameratismo. Sarebbero state estremamente letali insieme, su questo non c'erano dubbi.
<< Allora? Che si fa? >> chiese Concorda alla figlia.
<< Io e te andiamo, e Lysandro e Daisy ci seguono. Nex e Selina invece restano a tenere la posizione. >>
<< CHE COSA? >> esclamarono oltraggiati Nex e Selina, mentre Lysandro e Daisy esultavano e si davano il cinque << PERCHE' NOI DOBBIAMO RESTARE? >>
<< Primo: perchè qualcuno deve restare per forza. Secondo: perchè gli incantesimi di protezione li avete fatti voi, e quindi dovete rimanere ad alimentarli. Terzo: perchè l'ho detto io, cari! >> rispose divertita Aithusa, e anche Concorda scoppiò a ridere.
<< MA NON E' GIUSTO! >> gridarono ancora offesi Nex e Selina, con una faccia buffissima che li faceva sembrare dei bambini.
<< Scusate! Il capo ha sempre ragione! >> rise ancora Aithusa, e con quello la discussione si concluse. I Maghi corsero a prepararsi alla battaglia, ridendo e facendo battute sulle smorfie di Nex e Selina.
Cercavano di alleggerire la tensione con gli scherzi e le risate. Ma tutti e quattro sapevano bene di stare andando incontro alla più terribile battaglia della storia della magia.
Ma erano pronti: erano ormai anni che aspettavano quel momento, e il loro nemico non avrebbe avuto vita facile.

Ritorna all'indice


Capitolo 43
*** Consapevolezze e preparativi ***


Angolo autrice: Ciao bellissimi!
Perdonatemi, lo so, sono in ritardo clamoroso! Vi prego siate comprensivi, nelle ultime due settimane ho preparato l'esame più difficile di tutta la mia carriera universitaria, e grazie a Dio sono riuscita a superarlo!
Ma ora sono tornata, più carica di prima! Godetevi il capitolo, buona lettura! ^.^

Aithusa se ne stava seduta in una poltrona in camera sua, con le mani intrecciate in grembo e la testa china, persa nei propri pensieri.
Aveva chiesto di restare da sola per un'ora, "per riordinare le idee", aveva detto. In realtà era perchè doveva elaborare la nuova situazione che si era creata, e che le era piombata addosso troppo in fretta, quando si sentiva ancora troppo sconvolta per la storia di Ofelia.
Quando la notizia della guerra civile che si stava consumando ad Avalon l'aveva raggiunta, Aithusa aveva.... quello era stato il colpo di grazia. C'è un limite ai colpi che una persona può accusare in meno di ventiquattr'ore. Aithusa si era sentita come se qualcuno le avesse stritolato lo stomaco in una morsa, la vista le si era annebbiata, e le ginocchia avevano minacciato di cederle. Se Killua non l'avesse presa al volo, sarebbe crollata sul posto di sicuro.
E quando Lysandro le aveva gridato contro per farla tornare in sè, per un momento, per fortuna solo per un momento, Aithusa era stata invasa dalla follia. Non c'era altra spiegazione per il fatto che aveva provato un intenso desiderio di colpirlo con forza, di fargli del male. Per un momento era stata sul punto di gridargli:
Si può sapere cosa volete da me? Perchè mettete sempre sulle mie spalle la responsabilità di prendere le decisioni difficili? Non ce la faccio più! Siete tutti adulti e capaci, perchè per una volta non provate a cavarvela da soli, invece di far impazzire me?!
Per fortuna era riuscita a trattenersi. Se avesse fatto del male a qualcuno che amava solo perchè non era abbastanza forte per mantenere la lucidità non se lo sarebbe mai perdonato.
Sapeva che era ingiusto arrabbiarsi con loro, che non avevano fatto niente di male. Ma era anche ingiusto il fatto che dovesse essere sempre lei a decidere! Era una grande responsabilità, perchè una decisione sbagliata sarebbe potuta costare loro molto cara. 
Poi ci si era messo anche Shion con quella dannata lettera! Decisamente qualcuno da qualche parte si divertiva a vederla in difficoltà, non c'era altra spiegazione. Sembrava quasi essere stato fatto tutto apposta.
Ed era stato in quel momento che Aithusa aveva tradito tutti i suoi principi, e che l'ultimo suo brandello di integrità era andato distrutto.
C'era una regola, una sola, che nei suoi vent'anni di vita Aithusa non aveva mai infranto. Nata e cresciuta in una famiglia di persone oneste ed eroine di guerra, all'età di dieci anni Aithusa aveva giurato a sé stessa che mai sarebbe mai caduta così in basso, che mai avrebbe fatto una cosa così meschina. Lei aveva sempre odiato mentire, e quando lo faceva era solo perchè era estremamente necessario, e mai per i propri interessi. Era sempre stata convinta che mai sarebbe arrivata al punto di fare una cosa simile. E invece...
Nelle ultime settimane ne aveva sopportate di tutti i colori, ma all'offerta dell'esercito di prendere il posto del generale Li Fa si era tirata indietro. No, quello non lo poteva fare, punto.
Fin qui, niente di male. Certo, la sua scelta sapeva un po' di codardia ( soprattutto considerando il fatto che, anche se indirettamente, era lei la responsabile di quella guerra ), ma in fondo non era obbligata ad accettare. Glielo avevano chiesto, e lei si era rifiutata. Se quei Maghi permettevano ne aveva tutto il diritto!
No, non era stato quello il momento peggiore. Il momento peggiore era stato quando Shion le aveva chiesto spiegazioni riguardo alla sua scelta, e lei aveva spudoratamente mentito sui motivi che l'avevano spinta.
Non era vero che pensava che Concorda sarebbe stata un capo migliore. O meglio, lo pensava ( depressa e demotivata com'era, Aithusa sentiva che chiunque avrebbe potuto fare meglio di lei), ma non era per quello che aveva rifiutato. 
Aveva rifiutato perchè aveva paura. Sì, aveva una paura matta di ricoprire quel ruolo. Non solo perchè era una grande responsabilità ( e lo era davvero ), ma perchè diventare il capo dell'esercito avrebbe significato accendere altre aspettative. Aspettative di gloria, di giustizia, di persone che l'avrebbero vista per l'ennesima volta come l'eroina della situazione. E lei non voleva questo, dannazione!
Era stanca di essere considerata un'eroina. Non era un'eroina, perchè le eroine non erano fatte come era fatta lei. Erano oneste, coraggiose, onorevoli... non bugiarde croniche con la tendenza al dispotismo e all'insubordinazione!
E così, per poter evitare l'ennesimo momento di gloria non richiesto, aveva mentito. Per la prima volta aveva ingannato qualcuno non per uno scopo più importante, o per salvare delle vite, ma per puro egoismo. 
Da bambina aveva giurato che mai avrebbe fatto una cosa così ignobile: e quel giorno aveva infranto quel giuramento.
Non voglio che altra gente faccia affidamento su di me. Non voglio più neanche combattere! Mi sento così stanca... questa storia dura da troppo tempo. Vorrei solo poter vivere in pace, sposarmi, avere dei figli....
E poi c'era Killua. Negli ultimi giorni Aithusa aveva compreso una cosa: aveva commesso un errore quando aveva pensato che la sua Missione fosse la cosa più importante, e che era giusto scavalcare tutto e tutti per essa. Ritrovando Killua dopo cinque lunghissimi anni, Aithusa aveva capito che l'amore che provava per lui non era meno importante del motivo per cui era nata, perchè il suo amore faceva parte di lei tanto quanto la magia. Questo significa essere Legati a qualcuno. 
Aithusa l'aveva capito in ritardo, ma lo aveva capito. E non voleva perdere Killua di nuovo, non poteva.
Era anche per quello che aveva rifiutato il ruolo di comandante dell'esercito. Il comandante stava in prima fila, ed era uno dei Maghi più vulnerabili dell'esercito. E Aithusa non voleva morire, non voleva.
Codarda. Adesso temi la morte, all'improvviso? Che fine ha fatto il tuo eroismo?
E' morto. Al suo posto ora c'è l'amore, che è tutt'altro che eroico in questo momento. E' decisamente autoconservatore, purtroppo.

Tuttavia non si sarebbe tirata indietro. Sarebbe andata in battaglia comunque, e se doveva morire davvero, allora.... lo avrebbe accettato. Come facevano tutti.
Qualcuno bussò.
Aithusa si accasciò nella poltrona, preparandosi al peggio << Vieni pure, Killua. >>
La porta si aprì, ma sulla soglia non c'era Killua. C'era Ofelia.
<< Oh, siete voi Ofelia... scusate, pensavo fosse il mio ragazzo.... >>
<< L'ho appena incrociato. Voleva venire a parlarti, ma gli ho chiesto di lasciar entrare prima me. Spero di non aver fatto male.... >> rispose Ofelia, appena esitante.
<< No, no... >> sospirò Aithusa con voce stanca << Entrate, entrate pure. >>
La ragazza non aveva tanta voglia di parlare con lei, in effetti. Se ti stai rodendo il fegato per la vergogna di aver tenuto una condotta così misera come quella che aveva tenuto Aithusa, dover discutere con una persona così onesta e integra come era Ofelia non fa certo bene alla tua psiche.
Tuttavia Aithusa si alzò, da perfetta padrona di casa, e cedette la poltrona a Ofelia, per poi andarsi a sedere sul bordo del letto.
<< Allora, dove sono gli altri? >> esordì Ofelia con voce ancora vagamente turbata.
<< Mia madre sta preparando delle pozioni curative per la battaglia, mentre Lysandro sta mantenendo i contatti con i suoi genitori per avere novità su come sta procedendo la battaglia. Desirée invece sta preparando le armi per tutti noi. Hanno chiesto a me di dare gli ordini... a questo punto dovrebbe toccare a mia madre, ma probabilmente le vecchie abitudini sono dure a morire. Dovremmo riunirci tutti nella stanza delle armi fra un'ora. >> rispose Aithusa con voce spenta << Ad ogni modo, immagino che, visto che avete chiesto a Killua di conferire con me per prima, abbiate qualcosa di davvero importante da dirmi... >>
<< Sì, è così. >> dichiarò Ofelia con voce improvvisamente decisa << Per prima cosa, ti comunico che ho intenzione di venire in battaglia con voi. >>
<< Che cosa?! >> esclamò Aithusa, raddrizzandosi bruscamente << Ofelia, ma non potete farlo... >>
<< Posso eccome! Sono un soldato ufficiale dell'esercito, è mio diritto e dovere difendere la mia patria! >>
<< I-intendo dire che non potete... >> farfugliò Aithusa con voce incerta << ...che non potete scendere sul campo di battaglia contro la vostra... >>
<< Contro la mia Metà, vuoi dire? >> chiese Ofelia con voce pungente. Aithusa avrebbe voluto scomparire nel pavimento. Che fine aveva fatto il suo tatto?
<< Era questo che volevi dire, non è vero? >> continuò Ofelia con voce fredda e severa << Vuoi dire che io non posso farlo, che è ingiusto, che non sarei mai capace di fargli del male? >>
Aithusa aveva cominciato a tremare. Ofelia si era alzata in piedi, e ora incombeva su di lei con un'aria così spaventosa e arrabbiata che la Maga non riuscì a trattenersi dall'incassare la testa fra le spalle, intimorita.
<< Be', avresti ragione. Non credo che potrei mai fargli del male, nonostante tutto. >>
Aithusa rialzò di scatto la testa.
<< E hai ragione anche se pensi che sia ingiusto. Ho cercato per anni di immaginare qualcosa di più orribile di dover affrontare il proprio amore su un campo di battaglia, e non mi è mai venuto in mente nulla di peggiore. >>
<< Allora perchè? >> chiese la ragazza sconvolta << Perchè volete venire con noi? Nessuno vi biasimerebbe se decideste di restare qui... >>
<< Non è vero. Io biasimerei me stessa, e tanto basta. >> rispose Ofelia con una voce che non ammetteva repliche.
E infatti Aithusa non replicò, rimase in attesa.
Ofelia non parlò subito; sembrava restia a parlare di ciò che le passava per la testa, quasi avesse paura di non poter essere capita.... ma ad un certo punto dovette aver capito che Aithusa non avrebbe mollato così facilmente, perchè alla fine disse:
<< Kuroro deve essere fermato, Tess. Lo sai anche tu che è così, per quanto questo non ci piaccia affatto. E' mio dovere fare qualcosa per contrastarlo, per quanto il pensiero di scontrarmi con lui mi sia insopportabile. Forse se vedesse me.... esiterebbe. Forse metterebbe fine all'assalto di Nimea... >>
Aithusa non ce la faceva ad ascoltare. E' così, quando una persona all'apparenza coraggiosa si dimostra essere in realtà vigliacca, non può neanche tollerare la vista di qualcuno di onesto e impavido. Gli ricorda troppo ciò che in realtà dovrebbe essere, e che non è.
Ma il peggio non era ancora arrivato.
<< Aithusa, guarda che l'ho capito che prima hai mentito.... >> affermò Ofelia con voce indecifrabile.
Aithusa si strinse le braccia intorno al petto, stringendo i denti. Cavolo, ragazzi.... perchè un meteorite non mi colpisce proprio adesso?
<< E dire che avevo anche cercato di sdrammatizzare affinchè nessuno se ne accorgesse... >> brontolò amara Aithusa.
<< Be', con me non ha funzionato. >> la interruppe Ofelia, per poi addolcirsi visibilmente << Non te ne devi vergognare, sai? Io al tuo posto avrei fatto lo stesso. >>
Aithusa alzò gli occhi, incredula << State scherzando? Ma se avete appena detto che affronterete Kuroro... >>
<< E' vero. Ma questo perchè io ormai non ho più niente da perdere. >> rispose Ofelia con voce tranquilla << Tu invece sì. >>
Aithusa scuoteva la testa, senza capire, e Ofelia si alzò per andare a sedersi al suo fianco << Vedi, Tess..... io e te abbiamo molto in comune. Siamo entrambe la Metà di una cosa sola, abbiamo dato tutti ciò che abbiamo per la nostra Missione.... ma c'è una cosa in particolare che ci rende perfettamente uguali l'una all'altra. >>
<< E che cos'è? >> chiese Aithusa con gli occhi spalancati.
<< L'umanità, Aithusa. >> rispose Ofelia con un sorriso << Io e te siamo Maghe, e ovviamente amiamo la nostra patria d'origine... ma è la Terra la nostra vera casa. Abbiamo sempre vissuto tra i Mortali, e non possiamo fare a meno di ragionare come a loro, per alcuni versi.... >>
<< State dicendo che non possiamo fare a meno di essere egoiste? >> chiese Aithusa.
<< No. Voglio dire che non possiamo fare a meno di vedere oltre il nostro dovere, per quanto ci sforziamo di non farlo. Non possiamo evitare di vedere che non c'è solo il bene comune, non c'è solo la guerra e il dovere. Siamo consapevoli del fatto che c'è anche l'amore, c'è anche la paura, ci sono anche i dubbi. Non siamo affatto infallibili, e a volte non riusciamo a fare a meno di sbagliare. Siamo umane, più di qualsiasi altro Mago. >>
<< Ma voi non siete così... avete rinunciato a tutto per il vostro dovere... >>
<< Se io fossi stata davvero una Maga degna di questo nome, avrei ucciso io stessa Kuroro, e con le mie mani. Come fece la grande Freya con suo marito. >> disse Ofelia << Ma non l'ho fatto. Perchè mi avrebbe fatto troppo male. Se io non fossi stata così egoista, forse centinaia di vite si sarebbero salvate... ma, per quanto io possa aver sbagliato, non mi pento comunque della mia scelta. Se avessi ucciso Kuroro, con lui sarebbe morta anche la mia umanità. E anche la tua sarebbe morta, se tu avessi scelto di sacrificarti anche stavolta. >>
Aithusa ascoltava in silenzio, con il viso rigato di lacrime. Era vero, era tutto vero. Se lei fosse stata una Maga normale, avrebbe accettato quel posto da comandante senza neanche pensarci. Perchè il suo dovere glielo avrebbe imposto.
Ma non c'era più solo il dovere, per lei. Il tempo e la vita l'avevano cambiata, e ora la sua Missione non le bastava più.
<< Cosa devo fare? >> mormorò Aithusa con voce rotta.
<< Devi combattere. Tutti noi dobbiamo farlo. Ma è bene anche che tu ti guardi indietro, sempre. Che non dimentichi chi ti ama e chi ami, mai. Preparati ad affrontare il tuo destino qualunque esso sia, ma non chiudere il tuo cuore per proteggerlo. Senza un cuore che ti dice cosa fare, niente di impedirà di diventare come loro, un po' alla volta. La fede si può perdere, ma le persone che ci amano sono costanti. >>
Aithusa annuì, e un singhiozzò le ruppe il petto. Ofelia l'attirò in un abbraccio, e in quel momento, mentre singhiozzava fra le braccia di quella che a tutti gli effetti era una sconosciuta, la giovane si sentì più forte di quanto non fosse mai stata.
***
Aithusa stava osservando il tavolo che era stato sistemato nella sala delle armi, e l'espressione del suo viso era indecifrabile; Desirée stava al suo fianco, attendendo con ansia il suo verdetto. 
<< Allora? Cosa ne pensate? >> chiese Desirée, incapace di trattenere il nervosismo.
Aithusa non rispose, continuò ad osservare il tavolo, o meglio ciò che vi era stato sistemato sopra con aria pensierosa.
Loro erano Maghe: erano abituate alla guerra, al sangue, alle armi, e uno dei primissimi insegnamenti che viene impartito ad un Mago è appunto come mettere insieme un micidiale arsenale di armi. Ovviamente, come qualsiasi cosa, c'era chi lo sapeva fare meglio e chi lo sapeva fare peggio.
Un'ora prima Aithusa aveva ordinato a Desirée di preparare un arsenale di armi per quattro persone. Aveva usato queste testuali parole:
Prepara quattro arsenali completi di armi, Desirée, uno per ciascuno di noi. Le armi dovranno essere tutte avvelenate con estrema cura, e ogni arsenale dovrà essere fatto su misura per ogni Mago che lo userà. So che sei brava in queste cose, ma oggi esigo da te la perfezione, siamo intesi? Devi adattare il tuo lavoro alle capacità del Mago per cui stai lavorando, perchè un ottimo arsenale può fare davvero la differenza tra la vita e la morte in battaglia. Non ti sarà concesso margine di errore, sono stata chiara? 
Certo, mia signora!

E così Desirée si era messa al lavoro, mentre gli altri si preoccupavano di assolvere altri compiti. Senza risparmiare gli sforzi (non solo mentali, ma anche fisici. Avete idea di quanto possano pesare diverse armi se portate tutte insieme senza l'aiuto di nessuno?!) aveva costruito gli arsenali come richiesto, beandosi dell'eccellente fornitura di armi di cui godevano, in quanto sotto il comando di una Maestra d'Arti Magiche. 
Be', in effetti adesso le Maestre erano due, il che rendeva la cosa ancora più eccitante!
In ogni caso, Desirée ci aveva messo tutta sé stessa per mettere insieme quegli arsenali, e una volta terminato aveva atteso che gli altri la raggiungessero nella sala delle armi come avevano programmato. Aithusa però era arrivata da sola, dicendo che Concorda e Lysandro le avrebbero raggiunte dopo, e si era avvicinata al tavolo per esaminare il lavoro.
Ma ormai era da più di dieci minuti che Aithusa osservava le armi senza dire una parola! Accidenti, erano armi, non si sarebbero trasformate in fiori o cose simili!
Ormai il suo entusiasmo era ormai scemato. Aithusa fissava le armi con occhio critico, sollevandone una di tanto in tanto ed esaminandola, e la sua espressione sembrava così dura....
Ho sicuramente sbagliato qualcosa! pensò disperata Desirée Non sono stata abbastanza attenta!
<< Maestra, per favore, dite qualcosa! >> esplose Desirée, ormai al limite.
Aithusa alzò lo sguardo verso la ragazza << Scusa tesoro, ma non so proprio che dire... >>
<< Dite che fanno schifo, dite che sono un'incapace, ma dite qualcosa! >>
<< Te lo ripeto: non cosa potrei dire. Questo lavoro è semplicemente perfetto, e non c'è commento che io possa fare. >>
Il silenzio cadde nella stanza. Questo lavoro è semplicemente perfetto. 
Desirée trattenne il fiato, incredula, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime di commozione. 
<< Lo pensate davvero, signora? >> balbettò Daisy.
Aithusa annuì e sorrise tristemente, accarezzando i capelli rossi della più giovane << Sai.... un tempo se avessero detto una cosa simile a me, ne sarei stata lusingata. Probabilmente è così che ti senti tu adesso, non è vero? >>
Desirée annuì, non si fidava della propria voce.
<< E' normale, sei ancora giovane.... >>
<< Anche voi lo siete, signora. >> replicò perplessa Desirée.
<< Anagraficamente sì. Ma la mia esperienza in questa vita è stata completamente diversa dalla tua. A volte mi sento come se avessi duecento anni, non venti... >> sospirò Aithusa, massaggiandosi le tempie << Ad ogni modo stavo dicendo, se me lo avessero detto qualche anno fa mi sarei sentita lusingata. Ma se qualcuno me lo dicesse oggi, penso che... mi sentirei triste. >>
<< Perchè, mia signora? E' un bel complimento! >> affermò Desirée confusa. Aithusa sembrava davvero strana, dove voleva arrivare?
<< E' vero. Significherebbe che sono una buona guerriera, che sono stata addestrata bene, che so cosa serve per uccidere in battaglia. >> rispose Aithusa, torturandosi i capelli << Ma sei proprio sicura che vantare tutte queste doti sia una cosa buona, Daisy? >>
Desirée abbassò le spalle e distolse lo sguardo con un sospiro. Ma certo, adesso era tutto chiaro. Ecco dove voleva arrivare Aithusa.
<< Non fraintendermi. E' giusto per noi essere così, esistiamo per questo. Ma ci sono alcuni momenti in cui vorrei.... essere una Mortale e basta. Non avere alcun dovere verso questo mondo, non essere costretta a portare un peso così grande.... >>. Sembrava che Aithusa stesse confessando i più reconditi segreti della sua anima << Chiunque sta vicino a noi porta quel peso esattamente come noi, non importa se è Mortale o Mago. L'amore non fa differenza tra una specie l'altra; i Mortali che ci stanno vicino e ci amano soffrono per amore o per paura esattamente come noi. Anzi, per loro è peggio, perchè non possono fare altro che stare seduti ad aspettare il nostro ritorno, sempre che per noi ci sia un ritorno. >> Aithusa alzò lo sguardo, e fissò l'allieva << Credevo che fossimo noi a portare il peso maggiore, Daisy. Ma mi sbagliavo: i Mortali soffrono molto più di noi, e sono molto più forti e coraggiosi di noi. >>
Daisy annuì, addolorata << Sì.... credo voi abbiate ragione. >>
Aithusa attirò a sé l'allieva in un abbraccio << Mi dispiace, Desirée. Lo so, in questo momento sembro una pazza... ma è perchè ho paura. Tantissima. Ho paura di morire, e di veder morire voi. >> Stretta nella presa di Daisy, Aithusa tremava << Forse non ci sarà più occasione per dirlo, perciò Daisy... voglio che tu sappia che sono tanto fiera di te, e che ti amo incondizionatamente, come una madre ama la figlia. Tu e Alluka..... siete state le migliori allieve che avrei potuto chiedere. >>
Desirée non riuscì più a trattenersi, e scoppiò in lacrime. Aveva capito che con quelle parole Aithusa stava saldando i suoi conti con la vita e le persone che amava. Perchè stavano andando incontro ad un destino incerto e pericolosissimo, e probabilmente non avrebbe più avuto occasione di parlare liberamente come stava facendo in quel momento.
Quelle parole erano un addio. Un addio in piena regola.
<< Maestra... >> gemette disperata Desirée. 
<< Daisy. >> sospirò Aithusa, mentre anche il suo volto si rigava di lacrime << Smettila di chiamarmi in quel modo. Chiamami Aithusa e basta, noi siamo amiche. >>
<< Ma signora, come potrei.... voi siete la mia insegnante... >>
<< No, da oggi non più. >> la interruppe Aithusa con voce dura << Non ho più nulla da insegnarti. Per quanto mi riguarda non sei più un'apprendista, ma un vero soldato a tutti gli effetti. >>
Desirée trattenne il fiato. Aithusa stava dicendo che....
<< Il nostro percorso insieme è finito. Se vuoi sei libera di andare per la tua strada. >>
<< Mi state mandando via? >> rantolò Desirée con voce strozzata.
<< No, non voglio dire questo. Ma il tuo posto non è qui, e lo sai. Il tuo posto, e quello di Lysandro, di Nex, e anche di Selina, è ad Avalon, in mezzo a quelli come voi. Nella vostra patria. >>
<< E' anche il vostro... >> mormorò Desirée.
<< No, invece. Io, mia madre, Ofelia... in realtà noi apparteniamo alla Terra. Apparterremo sempre alla Terra, anche se moriremo in battaglia per difendere Avalon. I Mortali sono nel nostro cuore, ed è a loro che apparteniamo. L'ho capito tardi, ma l'ho capito. Che ingenua che sono stata, Daisy.... >> sussurrò Aithusa con occhi vacui << E se sopravvivrò a questa storia... lascerò l'esercito, ho deciso. Ovviamente continuerò a fare il mio dovere, ma perchè è giusto, non perchè non ho scelta. >>
Desirée ascoltava in silenzio. La Maestra aveva ragione... quanti Maghi nel corso della storia erano morti in battaglia perchè convinti di non poter fare altro? Quanti avevano davvero creduto in ciò che avevano fatto, e quanti si sarebbero comportati diversamente se solo ne avessero avuto la possibilità? Perfino i Rinnegati...
<< Anche i Rinnegati, a modo loro, hanno scelto liberamente come vivere, e meritano rispetto per questo, nonostante tutto. >> continuò Aithusa, anticipando il pensiero della rossa << Non possiamo essere tutti buoni, Daisy.  Non può esserci luce senza oscurità, e abbiamo sbagliato a disprezzarli tanto. Ciò che fanno è orribile, senza dubbio.... ma forse, di tanto in tanto, dovremmo pensare che a volte è la vita che ci rende crudeli, non la nostra natura. >> 
La giovane Maga sospirò... stava davvero per finire tutto, allora. Aithusa aveva scelto di chiudere con la guerra una volta che quella storia sarebbe finita, e di vivere in pace in mezzo ai Mortali. Che perdita terribile per la milizia dei Maghi...
Ma era giusto così. Lei meritava un po' di pace nella sua vita.
Dopo un attimo di pesante silenzio, Desirée abbozzò un sorriso, cercando di sdrammatizzare << Questa quindi è la vostra ultima lezione, signora? >>
<< Sì, se vuoi vederla così.... in fondo è una cosa che anch'io ho imparato da pochissimo! >> rispose Aithusa, ricambiando il sorriso.
<< Allora non vedo perchè tu debba prendertene il merito! >> rise Desirée, prendendo sottobraccio la mora << Avanti, andiamo dagli altri! Non li vorrai mica fare aspettare tutto il giorno, vero Tess? >>
Aithusa ridacchiò, e dette un buffetto sulla guancia di Daisy << Così mi piaci, ragazza! Forza, prendi le armi e vai! Io... devo fare ancora una piccola cosa. >> dichiarò, sbirciando con aria furba in direzione della porta.
<< Come vuoi, Tess. Accidenti, potrei anche abituarmi a questo nuovo modo di chiamarti! >>
<< Ora non esagerare, signorina! >> la rimproverò Aithusa fingendosi severa << Piuttosto, dì a quel furbastro del mio ragazzo di smetterla di origliare ed entrare! >>
Desirée scoppiò a ridere, e spalancò bruscamente la porta, e Killua, che doveva essersi appoggiato con l'orecchio per ascoltare, cadde impietosamente di faccia per terra.
<< Killua-san! Mi meraviglio di voi! Adesso origliate anche? >> rise Desirée, chinandosi verso di lui.
<< Fa' silenzio, ragazzina! >> imprecò Killua infastidito << E tu, come hai fatto a sentirmi stavolta? Sono stato attentissimo a non fare il minimo rumore! >>
<< Appunto. C'era un po' troppo silenzio, e solo tu in questa casa sei in grado di muoverti così discretamente. >> rispose Aithusa ammiccando << Dai, alzati e avvicinati! E tu Daisy, lasciaci soli, per favore. E chiudi la porta a chiave. >>
Desirée annuì e uscì ancora ridendo, mentre Killua si avvicinava con aria decisa e vagamente schizzata << Tess, io devo dirti una cosa! >>
<< Anch'io, ma... parla prima tu, ti prego! >> replicò Aithusa con un sorriso tirato, cercando di mantenere l'atmosfera spiritosa che si era creata.
<< Ok, ok... allora ascolta.... voglio che tu sappia che non tenterò di fermarti, va bene? Se devi andare a combattere e a salvare il mondo come fate voi Maghi esaltati, per me è ok. Sul serio!  Però sappi che se... SE NON TORNI A CASA TUTTA INTERA LA PRENDERO' MOLTO SUL PERSONALE, SONO STATO CHIARO?! >> esclamò Killua con voce decisamente folle e gli occhi sgranati.
Aithusa rimase in silenzio per alcuni secondi, con le braccia incrociate sul petto e il viso contratto in un'espressione estremamente seria. Killua ansimava con aria da pazzo, sembrava uno che ha appena confessato ai propri genitori di aver messo incinta la propria ragazza...
<< AH! >> gridò Aithusa, incapace di trattenere le risate << AHAHAHAHAH! >>
Killua smise di ansimare, fissandola perplesso, mentre lei si appoggiava al tavolo e rideva come una pazza.
<< CHE DIAVOLO CI TROVI DA RIDERE?! GUARDA CHE DICO SUL SERIO! >> gridò Killua, livido di rabbia.
<< Lo so, lo so! >> rispose Aithusa a fatica << Ma dovresti vedere la tua faccia adesso! Sembri uno che ha appena confessato un crimine orribile! >> Aithusa continuava a sbellicarsi, appoggiandosi al petto del suo ragazzo << Oh, santo cielo...ti amo, Killua. >> dichiarò Aithusa, per poi prendergli il volto tra le mani e baciarlo con passione.
Killua rimase interdetto per un attimo, ma poi la afferrò per i fianchi e la attirò ancora più vicino, ricambiandola affamato << Non mi lasciare, Tess... non posso vivere senza di te. >>
<< Ti prometto che tornerò, Killua. E quando tutta questa storia sarà finita pretendo un anello con un diamante da almeno dodici carati, è chiaro?! Altrimenti puoi anche scordarti che io ti sposi! >>
Killua rise, vagamente sconcertato << Parliamo di matrimonio, Tess? >>
<< Ehi, non vorrai continuare a farmi vivere in maniera disonorevole, voglio sperare! Hai detto che mi ami, e che non puoi vivere senza di me. Perciò il minimo che tu possa fare è rendermi una donna onesta e sposarmi, non ti pare? >>
<< Non ti facevo tipo che si preoccupa delle apparenze! >> scherzò Killua, spingendola con i fianchi contro il tavolo.
<< Pensa ai figli che avremo un giorno! Guarda che se vuoi che portino il tuo cognome devi sposarmi, altrimenti non se ne farà niente, ti avviso! >> replicò Aithusa con un sorriso, infilando le mani sotto la maglietta del ragazzo e sfiorandogli gli addominali con le dita.
<< Immagino di non avere altra scelta, allora... >> sospirò Killua, fingendosi rammaricato.
<< Proprio così. >> rispose Aithusa con un sorriso trionfante, mentre Killua la faceva stendere sul tavolo e le sbottonava la camicetta << Forse però questo non è il momento più adatto per fare l'amore.... sai com'è, dovrei prepararmi a massacrare dei demoni... >> continuò la ragazza, mentre Killua le mordicchiava il collo. Aithusa trattenne un grido di piacere misto a dolore << E se entrasse qualcuno? >>
<< Desirée ha chiuso a chiave, ti ricordi? Non preoccuparti, farò in fretta. >> promise Killua, per poi premere di nuovo le labbra sulla sua gola, e a quel punto Aithusa lo attirò ancora più vicino arrendendosi a lui, e all'amore crescente che le stava facendo esplodere il cuore.
***
Circa mezz'ora dopo Aithusa era pronta. 
Dopo che Killua si era deciso finalmente a staccarsi da lei, si era cambiata i vestiti a tempo di record, e al posto della camicetta e della gonna a piegoline che indossava prima c'erano un paio di resistenti pantaloni di pelle, una maglia di cotone semplice a maniche lunghe, e una corazza di metallo rinforzato per proteggere gli organi vitali da eventuali colpi. Il tutto era stato completato da un lungo mantello nero che copriva la sua intera figura, mentre il bracciale a forma di corona d'alloro, simbolo della sua condizione di Maestra, faceva bella mostra di sé al polso della Maga. 
<< Cavolo. Fai davvero paura, Tess. >> commentò Killua, ammirato.
<< Ma se sono disarmata! Le mie armi ce le ha Daisy. Andiamo, gli altri mi staranno aspettando all'ingresso! >>
<< A proposito, lo senti questo chiasso? >> chiese Killua serio << Qualcuno che litiga! >>
Aithusa tese l'orecchio. Sì, in effetti....
<< Andiamo! >> esclamò Aithusa, e i due si precipitarono verso le scale. Saltarono oltre il corrimano, e la scena che si presentò loro li lasciò attoniti.
Concorda Duchannes, donna che ormai aveva abbondantemente superato i quarant'anni, e quindi non più esattamente giovanissima, urlando furibonda stava correndo dietro ad un divertito Hisoka, che la prendeva in giro per la sua "lentezza" e la sfidava a fare di meglio, mentre tutti gli altri abitanti e non della casa assistevano sconcertati alla scena. 
<< Andiamo, Maestra Concorda! Lo so che sapete fare di meglio! >>
<< Ragazzino sfrontato, aspetta solo che ti metta le mani addosso... >>
<< Va bene, va bene, ora basta! >> esclamò Aithusa, afferrando Hisoka per un polso e arrestando la sua corsa << Cosa succede qui? >>
<< Ho fatto arrabbiare tua madre. >> rispose allegramente Hisoka.
<< Sì, fin qui c'ero arrivata! Voglio sapere cosa le hai fatto! >>
<< Si è arrabbiata quando le ho detto che ho intenzione di venire a combattere insieme a voi. >> spiegò tranquillamente Hisoka.
<< Che vuoi fare? >> esclamò incredula Aithusa. << No no no, non se ne parla proprio... >>
<< E' quello che ho detto anch'io! >> esclamò Concorda indispettita << E lui in tutta risposta ha fatto una battuta irripetibile sulla sottoscritta! >>
Aithusa fissò severa Hisoka, e il ragazzo la trascinò in un angolo << Tua madre ha un carattere anche peggiore del tuo! Sul serio, qui siete tutti senza senso dell'umorismo! >>
<< Noi abbiamo un pessimo carattere?! Ma ti senti? Mister Simpatia è fra noi! >> replicò Aithusa infastidita << Che cos'è questa storia che vuoi venire con noi? >>
<< Oh andiamo, ma devo spiegarti proprio tutto?! Primo: potrò affrontare Kuroro, ed era da tanto che aspettavo quest'occasione! Secondo: se muori in battaglia mi rovinerò il divertimento, quindi voglio tenerti d'occhio! >>
<< Ma certo! E magari vuoi anche proteggere il tuo paese, non è vero? >> disse sarcastica Aithusa.
<< Ti sembra così assurdo, Tess? >> chiese Hisoka, con aria da bambino innocente.
<< Vuoi sapere cosa penso, Hisoka? >> chiese Aithusa con voce tranquilla, e senza attendere la risposta del giullare continuò << Io penso che tu non voglia che mi accada qualcosa, che tu sia preoccupato per me. Ma non perchè temi per il tuo " divertimento", come lo chiami tu. Semplicemente perchè... ti sei affezionato a me in questi anni. Un pochino mi vuoi bene, e non vuoi che qualcuno mi faccia del male, demone o Ragno che sia. Mi sbaglio, forse? >>
<< Ragazzina, ma per chi mi hai preso? Io che mi affeziono a qualcuno? Figuriamoci! >> rispose Hisoka sprezzante, e Aithusa sorrise sardonica, annuendo con l'aria di chi la sapeva lunga << No, vengo solo perchè non voglio perdermi un divertimento simile per nessun motivo! Pensa che casino troveremo lì! Tutto quel sangue... >> sospirò Hisoka con aria sognante, e il sorriso di Aithusa scivolò via. Sapeva che Hisoka mentiva quando diceva che non si era affezionato a lei, ma sapeva pure che era sincero anche quando si dimostrava emozionato pensando al pandemonio che sicuramente si stava scatenando ad Avalon....
Oh dannazione, non c'era tempo da perdere! Dovevano partire!
<< Senti Hisoka, noi abbiamo già abbastanza problemi, non posso tenere anche d'occhio te! Andiamo, non fare il bambino.... >>
<< Io faccio il bambino? E tu? Sai bene che il mio aiuto potrebbe fare la differenza, che potrei esservi utile. E sai pure che, se alla fine io non venissi, tu passeresti tutto il tempo a torturarti pensando a quali guai potrei star combinando chissà dove senza la tua sorveglianza! >> Hisoka sorrise con aria furba << Mi sbaglio, forse? >> chiese, facendole il verso.
Aithusa lo fissò attentamente. Nonostante lo conoscesse ormai da diversi anni e avesse condiviso con lui molti segreti, per quanto sforzi facesse non riusciva a fidarsi mai completamente di lui. Non era per la sua natura di Rinnegato ( sarebbe stato un cliché davvero esagerato), ma era per la sua natura.... di Hisoka. Complicato da decifrare, egoista e intrigante, non potevi mai fare completo affidamento su di lui, perchè era leale solamente a sé stesso. In quel momento sembrava essere dalla sua parte, ma avrebbe potuto benissimo cambiare idea da un momento all'altro! 
Però Aithusa ormai lo conosceva bene, e sapeva intuire quando la stava ingannando. E non era questo il caso.
<< Va bene, hai vinto. Ma non puoi uccidere Maghi dell'esercito per divertimento, ti avviso! >>
<< Stai tranquilla, biscottino! Mi comporterò come un bravo ragazzo della porta accanto, lo giuro! >> rise Hisoka soddisfatto.
<< Tess! Davvero vuoi farlo venire con noi!? >> esclamò incredulo Lysandro.
<< Sì, Lys. Abbiamo bisogno di lui. Si comporterà bene, per questa volta... >> Aithusa fissò Hisoka negli occhi con uno sguardo d'avvertimento << ... o sarà peggio per lui! >>
<< Farò il bravo, biscottino. Non ti accorgerai neanche della mia presenza! >> dichiarò divertito Hisoka.
Aithusa annuì con un sospiro. Spero solo di non dovermene pentire...
<< Allora... >> ricominciò la ragazza, facendo segno a tutti di avvicinarsi, e facendo cenno a Daisy di distribuire agli interessati le armi che aveva preparato << .... ricapitoliamo. Per quanto riguarda i Maghi, partiamo per Avalon in sei: io, Concorda, Ofelia, Hisoka, Daisy e Lysandro. Qui restano Nex e Selina a tenere la posizione. Per quanto riguarda i Mortali, ovviamente restano tutti qui. Killua e Taranis saranno responsabili delle comunicazioni con noi, mentre Kurapika, Masahiro, Gon, Silva e Zeno aiuteranno Nex e Selina in caso di bisogno, e Alluka e Leorio si occuperanno di eventuali feriti. Milluki, tu monitora la situazione attraverso la tecnologia..... >>
<< Ehi! Chi ti dà il diritto di darmi ordini, piccola strega?! >> gridò Milluki furibondo.
<< Milky, ti avverto, o fai come ti dico io, oppure ti sbatto personalmente fuori da questa casa. E se vai là fuori la Brigata ti farà una bella festa, di questo sono abbastanza convinta. >> rispose Aithusa, senza scomporsi.
Milky digrignò i denti, ma non replicò. Sapeva che Aithusa aveva ragione.
<< Altre obiezioni? >> chiese Aithusa, e tutti scossero la testa << Bene, allora andiamo! >>
Quell'ordine dette il via ad un momento di grande emozione: tutti quelli che sarebbero rimasti si preparavano a salutare quelli che si preparavano a partire. Concorda e Taranis si strinsero l'una all'altro in un abbraccio intenso e pieno d'amore, e lo stesso fecero Aithusa e Killua, tanto che tutti distolsero lo sguardo da loro come forma di rispetto; Nex e Selina andarono ad abbracciare a turno Lysandro e Desirée, per poi correre ad abbracciare Concorda e Aithusa; Desirée corse ad abbracciare Gon e Alluka, mentre Masahiro strinse la mano a Lys, augurandogli buona fortuna. Aithusa, Concorda, Taranis, Kurapika e Masahiro si strinsero gli uni agli altri in un unico abbraccio, mentre Silva e Zeno prendevano per mano le due donne, e raccomandavano loro la massima prudenza. 
<< State attente, mi raccomando. Non sottovalutate gli avversari, non agite impulsivamente, e assicuratevi di avere sempre le spalle coperte! >>
<< Ci copriremo le spalle a vicenda, non temete. >> affermò Concorda, e la figlia annuì con aria decisa.
<< Ok. Allora noi... andiamo... >> mormorò Aithusa con un filo di voce, avviandosi verso la porta camminando all'indietro per non interrompere il contatto visivo, seguita dagli altri.
Il momento era terribile. La paura e la preoccupazione avevano preso il sopravvento, e il dolore al pensiero che sarebbero anche potuti morire in battaglia e non tornare mai più era palpabile, come fosse stato vivo e tangibile. Gli occhi di tutti i presenti si erano riempiti di lacrime, e chi restava sembrava stare imponendosi di rimanere fermo e non fare niente per fermare chi stava andando via.
Sapevano che era giusto che andassero. Ma al tempo stesso sentivano che sarebbe accaduto qualcosa di terribile alle persone che amavano.
Nessuno di loro poteva saperlo, in quel momento.... ma, fra tutti i Maghi che stavano partendo, uno non sarebbe tornato mai più.

Ritorna all'indice


Capitolo 44
*** Divide et impera I parte ***


Aithusa, in bilico sui bastioni delle mura insieme a tanti altri soldati, menava fendenti terribili con la spada alle centinaia demoni che cercavano di scavalcare le mura per penetrare nella città di Nimea, la capitale del regno abbarbicata sulla cima di una montagna, e al contempo osservava il paesaggio di distruzione, fuoco e morte che le si profilava davanti agli occhi. Era sconcertata, incredula.
E dire che prima di partire aveva creduto di averle viste tutte..... ma cosa aveva visto lei, povera Maga di appena vent'anni che viveva sulla Terra? Niente, assolutamente niente, in confronto a ciò che con gli altri aveva trovato quando era arrivata a Nimea.
La loro Avalon, la loro bella Avalon, la terra rigogliosa e piena di vita che migliaia di anni prima gli Spiriti avevano donato ai Maghi come loro casa, come loro rifugio.... era stata completamente messa a ferro e fuoco. I boschi incendiati, gli edifici abbattuti.... e ovunque l'occhio potesse arrivare erano cadaveri mutilati di Maghi, Rinnegati e demoni, che nella morte sembravano essere indistintamente tutti uguali.
Dovevano essere circa le tre del pomeriggio, in quel momento. Ma il fumo ardente era così denso e rossastro per le braci che non si poteva neanche dire che sembrava di essere sotto un cielo notturno.
Era peggio. Sembrava di essere in un'illustrazione dell'inferno di Gustavo Doré. Solo che era a colori, e con molto più sangue.
Ma non era quella la parte peggiore. La parte peggiore era l'imponente esercito di demoni che incombeva arrampicando velocemente sui crinali, praticamente ad un passo dalla città!
<< Tirate! >> gridò Desirée qualche metro più lontano puntando il dito contro i demoni, e gli arcieri ai quali era stata messa a comando tirarono l'ennesima salva di frecce, mentre poco più in là i cannonieri sparavano a loro volta, seguendo l'esempio degli arcieri. Il rumore dei colpi fu devastante, al punto che alcuni Maghi che si mantenevano in equilibrio caddero all'indietro.
Hisoka e Lysandro invece erano ai piedi delle mura insieme a tanti altri Maghi, oltre la linea nemica, e combattevano come due forsennati, tentando di tenere lontani i demoni che cercavano di arrampicarsi sulle mura. Hisoka lanciava carte con la velocità e la precisione di un mitra, e la frusta argento-dorata di Lysandro balenava come un fulmine a ciel sereno in mezzo all'esercito di demoni, squarciando e mutilando qualsiasi cosa incontrasse....
E poi c'erano Concorda e Ofelia. Le due donne si trovavano sul punto più alto delle mura e dominavano tutta la situazione gridando ordini con fermezza e precisione, e le loro chiome bionde spiccavano in mezzo al fumo e al fuoco come comete. Ofelia in particolar modo, che Concorda aveva voluto accanto a sé come vice insieme alla figlia, sembrava aver perso quell'aria smorta e sconfitta che aveva mostrato quando era arrivata a Rusko, e lanciava comandi con foce profonda e infervorata, mentre i suoi occhi verdi brillavano di eccitazione e rabbia al tempo stesso.
<< Sbrigatevi! Preparate un'altra salva di colpi! Non devono superare le mura! >>  gridò Concorda, senza smettere di colpire i demoni, e di lanciare grida di battaglia con il volto contratto per la furia.
Aithusa ansimò, guardando la madre; della donna allegra e po' bohémien che aveva cresciuto Aithusa nei suoi primi anni di vita in quel momento non c'era più traccia: ormai c'era solo una delle più grandi e temibili guerriere che l'esercito avesse mai avuto nei propri ranghi, e che mieteva vittime con la precisione e la raffinatezza che Aithusa aveva osservato per anni nei migliori esponenti della famiglia Zaoldyeck.
I Maghi raddoppiarono i loro sforzi, ma Aithusa sapeva che non sarebbe stato abbastanza. I demoni erano in troppi, non sarebbero riusciti a trattenerli ancora a lungo.
Senza smettere di combattere, Aithusa ripensò agli avvenimenti di appena sei ore prima.
Flashback 
Non appena erano arrivati, Jonah Verlac in persona era corso loro incontro in compagnia dei genitori di Desirée e Lysandro, Maureen e Raphael Lovelace. In un primo momento si era apprestato ad aggiornarli, ma si era bloccato all'istante quando aveva visto che con loro c'era anche Hisoka.
<< Maestra Concorda, che cosa significa questo?! Cosa ci fa qui questo Rinnegato?! >>
Hisoka rise, divertito dall'espressione sconvolta da soldato tradito di Jonah, e Concorda si limitò ad indicare la figlia, lasciando intendere che era a lei che il Mago doveva rivolgersi, se voleva spiegazioni.
<< Non prendetevela con mia madre, Jonah. Sono stata io a volerlo qui. >> intervenne subito Aithusa, affrettandosi a spiegare nel tentativo  di calmare le acque << Lui è un mio alleato, e ci sarà molto utile, ve lo assicuro. >> 
<< Alleato?! Voi vi siete alleata con quest'uomo?! >> gridò incredulo Jonah << Ma lo sapete che è uno dei Rinnegati più ricercati di Avalon, famoso per le terribili nefandezze che ha commesso?! >>
<< Sì, lo so. Ma adesso è dalla nostra parte, e noi abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile. Lo avete visto anche voi quanto è numeroso l'esercito di demoni della Brigata! E poi, lui ha molte informazioni su di loro che ci torneranno sicuramente utili. >> rispose con calma Aithusa, rifiutandosi di ascoltare la vocina nella propria testa che le stava gridando che probabilmente Verlac aveva ragione.
<< Un Rinnegato nelle nostre fila?! Mi state perdendo in giro?! >> urlò furibondo Verlac, ormai sull'orlo di perdere la pazienza.
Ma anche Aithusa non era da meno, e in più era decisamente più stressata di Verlac. 
<< No, non vi sto prendendo in giro. Il suo aiuto ci serve, e quindi starà qui con noi. Io mi fido di lui, e non mi serve altro. Ovviamente mi dichiarerò responsabile di ogni azione che commetterà finchè questa guerra non sarà finita, ma non lo manderò via. Se avete qualcosa da ridire in merito... >> dichiarò Aithusa, avvicinandosi minacciosa a Verlac << ... vi prego, non trattenetevi. Parlate pure liberamente. >> 
Se ne avete il coraggio, aggiunse mentalmente la ragazza, senza riuscire a trattenere un sorriso sardonico.
Jonah la fissò per alcuni secondi, sconcertato dal suo atteggiamento così arrogante e autoritario, ma alla fine, incoraggiato da un cenno di approvazione di Concorda, capitolò << Ve ne assumete la responsabilità, Aithusa Duchannes. >>
<< L'ho già detto, mi sembra. E adesso diteci come procede la situazione. >>
Jonah annuì, e spiegò loro la situazione, rivolgendosi in particolar modo alla madre di Aithusa, che era ormai era stata accettata ufficialmente come capo dell'esercito:
<< Ormai sono arrivati sotto le mura che circondano Nimea, regina Concorda, e stanno cercando di arrampicarsi per scavalcarle. Fino ad ora siamo riusciti a contrastarli, anche se a fatica, ma senza qualcuno che studi una strategia.... >> disse Jonah, turbato.
<< Ma come è possibile che i demoni siano già riusciti ad arrivare a Nimea? Non possono essere stati coordinati solo dai membri della Brigata, sono in troppi da gestire! >>
<< Infatti avete ragione, Maestra. Purtroppo di recente abbiamo scoperto che molti altri Maghi si sono uniti ai Ragni nel loro intento di conquistare Avalon. Dalle informazioni che abbiamo, sotto il comando della Brigata ora ci sono almeno altri trenta Rinnegati. Molti di loro prima di questa rivolta erano completamente sconosciuti all'esercito, quindi possiamo presumere che siano cambiati quando questa storia è cominciata. >> spiegò Jonah.
Tutti trattennero il fiato, e Aithusa divenne così pallida da fare quasi paura.
Non bastavano tutte le vittime che quella faida aveva già fatto, addirittura alcuni Maghi erano andati perduti solo perchè corrotti dal desiderio di vendetta di Kuroro! 
Naturalmente era ingiusto considerare Kuroro l'unico responsabile della loro scelta, Aithusa lo sapeva: se si erano uniti a lui per la conquista di Avalon, doveva essere già nato da tempo in loro il seme dell'oscurità, e la brama di sangue e potere, ma sapere che era stata quella rivolta il fattore scatenante del loro cambiamento.... faceva male lo stesso.
<< Cosa ne è stato del territorio che hanno attraversato per arrivare qui? E delle persone che ci vivevano? >> chiese Desirée sconvolta, fissando la moltitudine di Maghi che correvano da una parte all'altra della città circondata dalle fiamme, tentando disperatamente di proteggere le mura dall'assedio nemico.
Jonah non rispose subito. Distolse lo sguardo addolorato, come se il solo pensiero di ciò che era accaduto avesse il potere di distruggerlo annientarlo completamente. 
Ma alla fine rispose con un filo di voce:
<< E' andato tutto distrutto, tutto. Quei bastardi hanno completamente raso al suolo tutto ciò che si sono trovati davanti, senza fare differenze tra persone, case o alberi. >> disse Jonah, affranto << Siamo riusciti a richiamare solo due terzi dei Maghi che vivevano in quella zona attraverso i ciondoli magici, e solo perchè in ogni famiglia c'era almeno un membro dell'esercito che poteva essere contattato. Ma una parte di loro non siamo riusciti a raggiungerli da qui, e quando abbiamo mandato delle squadre di ricerca... >> 
Jonah non finì di parlare, ma i sei Maghi capirono lo stesso. Tutti i Maghi che non avevano avuto il tempo di scappare erano stati uccisi come bestie da macello. 
Perfino Hisoka per un attimo perse il suo solito contegno: il suo sorriso scomparve, e i suoi occhi si adombrarono.
Aithusa invece si sentì invadere da una rabbia così dirompente che i suoi capelli cominciarono a fluttuare, come fossero stati scossi dal vento << MALEDETTI ASSASSINI! LE PAGHERANNO TUTTE! >>.
Sembrava quasi una sentenza divina, detto in quel modo. Aithusa, ringhiando per la rabbia, si era voltata ed era corsa sui bastioni delle mura per aiutare gli altri Maghi a respingere i demoni, imitata dagli altri, che si erano precipitati dove c'era bisogno di loro. 
Fine flashback

Da quel momento ormai erano passate sei ore, e ora la Maga si arrovellava, cercando disperatamente una soluzione.
Ormai era da troppo tempo che tentavano di ricacciare indietro l'avanzata dei demoni, e non solo non erano riusciti a farli indietreggiare di un solo centimetro, ma Aithusa era piuttosto sicura del fatto che fossero ancora più vicini di prima.
Così non va bene! Per niente!
<< Mamma! Dobbiamo cambiare strategia! >> gridò Aithusa, tagliando di netto la testa ad un demone ricoperto di bolle violacee che stava per saltarle addosso << Di questo passo ci faranno a pezzi molto presto! >>
<< Lo so! Ma non so cosa potremmo fare! >> rispose Concorda, scagliando un potente incantesimo di onde sonore nel campo oltre le mura. I demoni, infastiditi dalle onde, vacillarono, e Lysandro ne approfittò per far schioccare la sua frusta, squarciando in due cinque demoni di fila.
<< Ehi voi, là sopra! Se volete fa ritirare almeno parte di questi demoni, dovete eliminare chi li ha evocati e li controlla! >> gridò Hisoka, scagliando un demone contro un altro per mezzo di una strana sostanza rosa, che aveva incollato alla schiena di uno dei due.
<< Ehi, che roba è quella? >> chiese Aithusa, balzando giù dai bastioni e atterrando leggera al fianco del giullare.
<< E' un fluido molto particolare, creato con la Magia. E' una sostanza malleabile e appiccicosa derivata dalla riorganizzazione delle molecole dell'acqua, è può essere reso o più appiccicoso o più resistente, a seconda dei miei desideri! >> Hisoka sorrise compiaciuto << Una volta ero il Mago Guardiano dei Fluidi, te lo sei dimenticato? >>
<< Sembra gomma da masticare. >> commentò Aithusa sarcastica, ignorando la domanda del giullare, e scagliando un dardo di fuoco contro un demone.
<< Be', l'idea era quella! >> rise Hisoka, lanciando altre tre carte contro un altro demone, affettandolo letteralmente in tre pezzi << Tornando a quello che dicevo prima.... attenta! >> gridò il Rinnegato, afferrandola per un polso e tirandola verso di sè, evitando per un pelo che un demoni dai denti lunghi mezzo metro che si era appena fatto largo in quella bolgia la azzannasse.
Aithusa gridò per lo stupore, e Hisoka scagliò contro al mostro una sfera di energia magica, che lo disintegrò all'istante.
<< Grazie, eh! >> esclamò Aithusa, e i due Maghi si misero schiena contro schiena per coprirsi le spalle a vicenda << Se continui così potrei anche pensare che stai diventando un eroe! >> 
<< Ora non esagerare, biscottino! >> gridò divertito Hisoka sopra il rumore della battaglia, e Aithusa roteò la spada per tagliare la testa ad un demone che gli stava per squarciare la schiena << Ora ascolta, Tess! Sicuramente una buona parte di questi demoni sono stati evocati da Machi, la più esperta in materia di demoni della Brigata. So come funziona l'incantesimo che usa, se la uccidi spariranno anche i demoni che ha evocato! Così l'esercito si decimerà, e saremo in grado di respingerlo! >>
<< Sei sicuro di quello che dici? >> gridò Aithusa per farsi sentire, facendo una ruota per non farsi colpire, e approfittando della spinta che si era data per sferrare un calcio alla gola di un demone, che cadde all'indietro gorgogliando. Sicuramente doveva avergli rotto la trachea.
<< Sicurissimo. >> sospirò Hisoka con aria triste, correndo ad aiutare Lysandro, che se la stava vedendo contro un demone alto tre metri, e che aveva tre teste. 
Il solito sorriso ironico del rosso sembrava essersi completamente eclissato << Perchè sembri dispiaciuto? >> chiese Aithusa perplessa, avvicinandosi ai due con la spada sollevata e tagliando di netto in due in senso longitudinale un piccolo demone-parassita che si stava per attaccare alla gamba di Lysandro, approfittando di un momento di distrazione del Mago.
<< Oh, non fare caso a me. E' solo che... lei mi è sempre piaciuta parecchio, tutto qui. E' così sensuale, e letale... è un vero peccato. >> sospirò Hisoka. Sembrava un vecchio dongiovanni che rammenta un'antica e appetitosa conquista.
<< Ne sei innamorato? >> chiese Aithusa, smettendo di combattere. Intorno a loro infuriava ancora la battaglia, ma Aithusa fissava Hisoka negli occhi con aria estremamente seria, come se fosse una madre che aspetta che il figlio le confessi di aver combinato chissà quale disastro.
Hisoka si fermò anche lui, e ricambiò lo sguardo della ragazza, senza sforzarsi di nascondere la sorpresa.
Non c'era traccia di biasimo nei suoi occhi, o di disgusto. C'era solo un grande desiderio di conoscere la verità qualunque essa fosse, e c'era anche comprensione. Come se fosse disposta a capire cosa passasse per la mente di un Rinnegato, e ad essere comprensiva con lui, se si fosse reso necessario.
<< Le tue priorità sono cambiate parecchio negli ultimi tempi, eh? >> sospirò Hisoka. 
Era una domanda retorica, ovviamente. Hisoka sapeva bene che ormai Aithusa non era più la rigida moralista di un tempo. La vita era stata inclemente con lei, facendole imparare una lezione che prima o poi tutti dovrebbero imparare, nella vita.
Puoi fare il moralista quanto vuoi, ma non hai nessun diritto di giudicare le azioni degli altri alla leggera. E' facile predicare il bene seduti in poltrona e al caldo, mentre fuori infuria la tempesta. Nessuno dovrebbe rimproverare un altro per una scelta sbagliata che ha fatto, almeno non fino a quando non si ritroverà nella sua stessa situazione, e sarà in grado di scegliere per il meglio anche se tutto in lui gli ordinerebbe di fare il contrario.
Il bene e il male esistono. Ma ci sono cose che prescindono da entrambi.

Un tempo si sarebbe scandalizzata nel sentirlo parlare così di una Rinnegata, o peggio non sarebbe sorpresa affatto, anzi avrebbe affermato, senza trattenere il disprezzo che avrebbe provato, che due delinquenti di una tale risma insieme avrebbero fatto un bel paio insieme.
Ma oggi era diversa. Vedeva l'amore come ciò che era realmente, e cioè come una cosa che prescindeva dai concetti di bene e male, e che era vero sempre, indistintamente. Era una cosa che perfino un mostro come Hisoka aveva capito da molto tempo.
Hisoka riacquistò il controllo di sé, sorridendo sardonico alla Maga che ancora attendeva una risposta << In ogni caso no, Aithusa, io non sono capace di amare una persona in quel senso! Dicevo solo che era un peccato fare fuori una donna così interessante, tutto qui! >>
<< Aaaah, capisco! Be', se proprio ci tieni, possiamo anche non andare a cercarla, e continuare a buttare il nostro sangue sotto queste mura! Certo, se facessimo così non vedremmo più la luce del giorno, ma cosa vuoi che sia di fronte ai tuoi capricci da squilibrato.... >> rispose sarcastica Aithusa, riprendendo a combattere con aria decisamente infastidita.
<< E' bello vedere che nonostante tutto non hai perso la voglia di scherzare! >> rise Hisoka, mentre Aithusa schivava all'ultimo secondo gli artigli di un grosso demone, che però riuscì comunque a strapparle il mantello.
<< D'accordo, ora ne ho abbastanza! Voi state indietro! >> gridò Aithusa ormai spazientita rivolta ai compagni, e tutti i Maghi che erano sotto le mura, compresi Hisoka e Lysandro, indietreggiarono in fretta e furia.
<< Cascata di lava! >> gridò Aithusa, puntando i palmi delle mani davanti a sé. Dai polpastrelli della Maga sgorgò una grande quantità di lava fusa , che schizzò copiosa per terra, sfrigolando quando entrò a contatto con il sangue che scorreva sul terreno in grossi rivoli, e scorse impetuosa verso valle, proprio in direzione dell'esercito di demoni. 
Le prime fila dell'esercito demoniaco furono travolte in pieno dal fiume di lava.... ma ben presto, man mano che scorreva verso il basso, la lava si disperse, scivolando in gran parte nelle profonde crepe che crivellavano il terreno.
E così ben presto l'esercito demoniaco, privato solo delle prime tre fila, tornò alla carica.
<< Mannaggia! Gli ho fatto a malapena il solletico! >> imprecò Aithusa, in un misto di sconcerto e rabbia. Sollevò di nuovo la spada e ricominciò a colpire i nemici alternando fendenti a sfere di fuoco.
<< Hisoka ha ragione, Tess! Dobbiamo andare a cercare i membri della Brigata! Non possiamo continuare a respingere l'esercito in questo modo! >> gridò Lysandro sopra il baccano, mentre anche gli altri Maghi tornavano alla carica per contrastare il nemico.
<< E va bene! Forza, seguitemi! Raduniamoci sui bastioni! >> urlò Aithusa, sbracciandosi in direzione delle altre Maghe << Mamma, Daisy, Ofelia! Venite, presto! >>
Ci vollero diversi minuti per tornare sulle mura, ma alla fine i sei Maghi, schivando colpi e corpi, riuscirono ad incontrarsi in cima ai bastioni, e Aithusa spiegò subito l'idea di Hisoka.
<< Io penso che sia una buona idea.... però devi essere tu a decidere, mamma. Sei tu il capo, adesso. >>
Madre e figlia si guardarono negli occhi, decifrandosi a vicenda. Era un piano rischioso, lo sapevano tutte e due. Della Brigata dell'Illusione ormai erano rimasti in vita i membri più forti, nonché i più astuti, e in più dalla loro avevano un intero esercito di demoni. Non bisognava prendere la cosa sottogamba, per niente.
<< Va bene. Ma non possiamo andare tutti, qui c'è ancora bisogno di aiuto. Io sicuramente devo restare, in quanto capo dell'esercito... >> disse alla fine Concorda << Non possiamo fare altrimenti, ci dobbiamo dividere. Tu andrai a cercare i membri della Brigata, e io rimarrò qui a gestire le milizie magiche. Due di loro... >> continuò, indicando gli altri << ....rimangono con me, gli altri due ti seguono. Scegli tu chi vuoi con te. >>
La ragazza annuì, e si voltò verso gli altri << Ok, allora.... Hisoka sicuramente mi deve accompagnare. Conosce i membri della Brigata meglio di me, e inoltre mi sono presa la responsabilità di tutto ciò che farà finché saremo qui. >> Hisoka annuì, con gli occhi luccicanti di folle eccitazione << Invece l'altro sarà.... >> 
Aithusa si interruppe, pensierosa. Chi sarebbe stato meglio portare con sé? In teoria, per logica, Lysandro era il più indicato. Era il più forte tra quelli rimasti, e a lei sarebbe servito tutto l'aiuto possibile quando si sarebbe scontrata con i membri del Ragno. Ma d'altra parte... 
Era da quando erano partiti che Aithusa aveva un gran brutto presentimento. Sentiva che presto sarebbe accaduto qualcosa di terribile in quel luogo, e sentiva un gran bisogno di agire con prudenza.... 
E se avesse portato Lysandro con sé, i due gruppi sarebbero stati squilibrati fra loro. Non poteva portarsi dietro tutti quelli più forti, sarebbe stato un azzardo troppo grande. Se non fossero tornati indietro...
No, Lysandro doveva restare ad aiutare gli altri. Era un buon combattente, ed era molto intelligente, doveva restare a dare una mano alla madre. Ofelia era esclusa a priori, Aithusa non l'avrebbe mai costretta a sfidare direttamente Kuroro, perciò restava solo...
<< Daisy. >> disse alla fine la Maga.
<< Daisy?! Stai scherzando?! >> gridò incredulo Lysandro << Vuoi portarti dietro mia sorella mentre vai a cercare i Ragni?! Sei fuori di testa?! >>
<< E' la scelta migliore, Lys. Io e Hisoka siamo abili nel corpo a corpo, ma Daisy è una cecchina professionista. La sua presenza equilibrerà la forza del grupppo.... >>
<< E' troppo pericoloso per lei! >> protestò Lysandro.
<< E' bello vedere quanto sia grande la tua considerazione per le mie capacità di combattente, fratello. >> brontolò Desirée.
<< Non sto contestando la tua abilità, Daisy! Ma quelli non sono avversari alla tua portata! >>
<< Tua sorella ha ragione, Lys! >> intervenne Aithusa, separando i due,  che già si stavano per accapigliare << E' una guerriera estremamente valida, molto più di quanto tu possa immaginare. Credimi, l'ho addestrata personalmente, e so quello che dico. >> 
<< E' una bambina! >> protestò ancora Lysandro, e Aithusa e Daisy alzarono gli occhi al cielo.
<< Ha quasi sedici anni, Lysandro. Non è più una bambina. >> sospirò Concorda nervosamente, e Aithusa non riuscì a trattenere una risatina.
Concorda aveva usato lo stesso tono che aveva usato quando, diversi anni prima, Kurapika le aveva fatto delle domande su come nascono i bambini. Era toccato a lei dover fare il discorso ad un serio e sveglio Kurapika, visto che in quell'occasione Taranis se l'era filata...
Flashback
<< Madre, com'è che nascono i bambini? >>
<< Ku-kurapika! Ma scusa, non è meglio che tu lo chieda a tuo padre? Lui è un maschio come te... >>
<< Ci ho provato madre, ma mi ha detto di venire a chiederlo a voi! >>
<< Cosa ha detto quel farabutto?! >> esclamò Concorda indispettita. Appena avrebbe messo le mani sul marito...
<< Mamma, allora? >> chiese impaziente Kurapika, con i grandi occhi azzurri spalancati, e pieni di curiosità e innocenza.
 << Eeeh.... te lo posso spiegare quando sarai più grande? >>
<< Perchè, madre? Ormai ho quasi dodici anni, mi serve saperlo! E se facessi qualcosa di sbagliato e mi ritrovassi padre senza saperlo? >>
Concorda lanciò un gridolino di orrore << Come padre senza saperlo?! Kurapika! >>
<< Eh sì madre, non avete letto il libretto di Risveglio di Primavera, l'opera teatrale di Frank Wedekind? La protagonista ha un figlio perchè i suoi genitori non le vogliono spiegare come si concepisce... >> spiegò Kurapika, con l'espressione seria da accademico che lo aveva contraddistinto sin da quando era piccolissimo.
<< Risveglio di primavera? Chi ti ha dato quel libretto da leggere?! >> gridò Concorda scandalizzata.
<< Aithusa, mamma! Era da un paio di giorni che se lo portava in giro dappertutto, e io ero curioso, così me lo ha dato per farmelo leggere... >>
<< CHE HA FATTO?! >> fece Concorda incredula, mentre la piccola Aithusa se la rideva di gusto, nascosta dietro una colonna....
Fine Flashback

Aithusa tornò alla realtà riacquistando il suo contegno, e ricordando a sé stessa che non poteva permettersi distrazioni.
<< Lo so, però... >> stava sospirando Lysandro, che chiaramente aveva capito di non poter impedire alla sorella di fare ciò per cui era nata.
<< Basta, Lysandro. E' suo dovere... >> cominciò Concorda con voce severa.
<< Se è questa la motivazione che dovrebbe spingere Desirée, tanto vale rimandarla a casa subito. >> la interruppe Aithusa, con un tono così freddo da gelare il sangue, per voltarsi verso la diretta interessata << Desirée, se è per dovere che sei qui, allora ti ordino di andartene subito. Non si dica mai che io abbia costretto qualcuno ad immolarsi su un altare usando la scusa del dovere! >>
<< Maestra... voi lo sapete che è la volontà, e non il dovere, a spingermi. Non dovete dubitare mai di questo! >> rispose Desirée balbettando, e cadendo nella vecchia abitudine di rivolgersi alla donna come alla propria Maestra, e non come ad un'amica.
Per un momento nel piccolo gruppo regnò il più assoluto silenzio.
<< Bene. Allora siamo d'accordo. Viene Desirée con noi. >> decretò Aithusa, per poi fare cenno alla giovane e ad Hisoka << Forza, andiamo! >>
I due annuirono, e si sollevarono in volo. Aithusa fece per seguirli, ma una mano la trattenne.
<< Stai attenta, figlia mia. Quelli non sono affatto avversari da poco... io ne so qualcosa. >> disse Concorda con voce leggermente tremante, accarezzando la guancia della figlia.
Aithusa sorrise affettuosamente alla madre << Mamma, non ti preoccupare per me.... ce la caveremo, stai tranquilla. >>
<< Tess, io ho paura per te! E' troppo pericoloso, forse non è il caso che tu vada.... >>
<< Mamma, ti ho detto di non preoccuparti. Andrà bene, tranquilla! Tu pensa a dirigere i nostri compagni contro questa marmaglia di mostri! >>
<< Lavoretto facile facile! >> rise Concorda, per poi correre a a dare gli ordini agli altri.
Lo sguardo di Aithusa indugiò ancora per un momento sulla figura della madre. Il brutto presentimento che aveva da quando erano partiti si faceva sentire sempre di più...
Accidenti, speriamo che quei ribaldi non mi facciano la pelle!
***
<< Hisoka, non vedi ancora niente? >>
<< Niente, biscottino! Continua a tenere gli occhi aperti! >>
<< Oh insomma, è da un'ora che voliamo! Ma dove si sono nascosti quei maledetti?! >> imprecò Desirée, continuando a tenere puntata la sua balestra, nell'eventualità avessero individuato da qualche parte un membro della Brigata.
<< E che ne so io! Sono qua sopra con te, e in mezzo a questo fumo non si vede un accidenti! >> brontolò Aithusa.
<< Ragazze, ferme! >> gridò Hisoka, arrestandosi all'istante << Lo sentite? >>
Aithusa e Desirée si fermarono, e si scambiarono un'occhiata perplessa << Noi veramente non sentiamo niente... >>
<< Appunto! C'è troppo silenzio, e credo di sapere per- >>
<< ATTENZIONE! >> gridò Desirée, spingendo via Aithusa un attimo prima che una cosa che assomigliava parecchio ad una grande sfera di fuoco la centrasse in pieno.
Aithusa barcollò per un momento, rimettendosi dritta a fatica << Ma che..?! >>
<< Bene bene! Eccola qui, la nostra sgualdrinella Kuruta! Dove sono i tuoi amici, adesso? >> chiese una voce maschile profonda proveniente dalla direzione opposta a quella da dove era arrivata la sfera di fuoco, e che Aithusa identificò subito.
Phinks, quel Rinnegato biondo e irritabile che aveva preso in giro più di una volta.
<< Dov'è? Non lo vedo! >> stava gridando Daisy, roteando su sé stessa con l'occhio nel mirino della balestra, cercando di individuare il proprietario della voce in mezzo a tutto quel fumo.
<< Proprio qui, dolcezza! >>
Fu questione di un attimo. Un secondo prima Desirée stava ancora roteando su sé stessa per cercare un bersaglio, e un secondo dopo il bersaglio le era arrivato alle spalle, e l'aveva colpita a bruciapelo con una sfera di energia magica, facendola precipitare nel vuoto.
<< Daisy! >> gridò Aithusa terrorizzata, e si lanciò all'istante in picchiata con le braccia tese, nel disperato tentativo di afferrare la più giovane prima che questa potesse sfracellarsi al suolo.
<< Dove credi di andare?! >> le gridò Phinks, e fece per lanciarsi al suo inseguimento, ma dovette bloccarsi quando Hisoka gli si parò davanti.
<< E tu, vai da qualche parte? >> chiese sprezzante Hisoka, sorridendo con aria da folle.
<< Schifoso traditore! Ti sei venduto al nemico! >> gridò furibondo Phinks, e i due cominciarono a lottare furiosamente, mentre dal mare di fumo sottostante giungeva il grido sollevato di Aithusa << L'ho presa! E' salva! >>
<< Brava, complimenti.... >> disse una voce maschile glaciale e vagamente divertita proveniente da chissà dove << Ma adesso... chi salverà te? >>
Aithusa depose con cautela una semicosciente, ma per fortuna non gravemente ferita, Daisy a terra, e si mise in guardia all'istante.
Questa voce... fa accapponare la pelle, mio Dio...
Questa volta fu questione di millesimi di secondo. Una lama penetrò da dietro profonda e precisa nella spalla destra di Aithusa, che non riuscì a trattenere un urlo agghiacciante di dolore.
Risuonò nell'aria una risata sadica e la lama, che Aithusa in quel momento capì essere di una spada, venne strappata via dalla sua carne, rinnovando violentemente il dolore della ragazza.
<< Allora, piccola stronza Kuruta? Ti ricordi di me, adesso? >> chiese ancora la voce sadica del Rinnegato, e Aithusa si guardò freneticamente intorno, cercando di individuarla.
<< Sì... credo di sì. Una volta ti ho tirato una gomitata alla gola.... >>
<< Già. Ci riuscisti a causa di un mio errore, lo ammetto. Avevo sottovalutato l'avversario, e avevo abbassato la guardia. Un errore che non rifarò, te lo assicuro. >>
La ragazza tremava, in preda all'ansia. Sapeva perfettamente che in quel momento avrebbe dovuto provare una grande rabbia ed un grande odio. E in effetti li provava, ma per fortuna ( o sfortuna, a seconda dei punti di vista )la sua mente non era stata ancora completamente accecata da questi sentimenti.
Aithusa infatti aveva anche una gran paura. Paura per sé stessa, per i suoi compagni, e anche per quel tizio che l'aveva appena ferita, e di cui non riusciva a ricordare il nome, e che sarebbe stata costretta a sfidare e tentare di uccidere.
Non sapeva come si chiamava, e già sapeva di doverlo fare fuori. Perchè non riesco a ricordare il suo nome, dannazione!? Che Dio mi aiuti...
<< Come ti chiami? >> gridò Aithusa rivolta al fumo, senza smettere di scrutare dappertutto per trovarlo, e cercando anche di tamponarsi la ferita.
<< Feitan. Che ti importa di saperlo? >> rispose ancora la voce sadica, ma con una punta di curiosità nel tono.
<< Non amo uccidere le persone senza sapere neanche come si chiamano. >> rispose Aithusa angosciata. Doveva farlo parlare, era l'unico modo per individuarlo là in mezzo.
<< Davvero? Quindi ti ricordi i nomi di tutti quelli che hai ucciso? >> chiese Feitan sprezzante, e Aithusa si voltò di scatto. Si sposta, non è sempre nello stesso punto....
<< Sì, praticamente. Non mi diverto a far del male alle persone, a differenza vostra, e quando lo faccio è perchè ho un motivo molto serio! >> replicò la ragazza con voce concitata.
<< Sembra quasi che tu ti stia giustificando! >> rise amaro Feitan << Non mi dire che il tuo desiderio di eliminarci sta vacillando, eh? >>
Sì, cazzo! Non voglio fare del male a nessuno! Voglio solo che questa faida finisca una volta per tutte!
<< Il vostro desiderio di conquistare Avalon sta vacillando, per caso? >> chiese invece Aithusa con voce dura, non volendo ammettere quali fossero i suoi veri pensieri.
<< Certo che no, mocciosa! Sono anni che aspettiamo questo momento, e anche di poterti eliminare una volta per tutte! E adesso siamo così vicini, finalmente... >>
<< Volete uccidermi? Accomodatevi pure, se volete! Prendetevela con me, e lasciate vivere gli altri Maghi! >>
<< Che animo nobile che hai, piccola Kuruta! >> rise divertito Feitan << Non preoccuparti, presto avrai la morte che sembri desiderare tanto! Ma prima dovrai soffrire, e tanto anche, come abbiamo sofferto noi per la morte di tutti i nostri compagni che tu hai ucciso! >> gridò Feitan rabbioso, e Aithusa avrebbe potuto giurare che la sua voce si era leggermente incrinata.
<< Cosa avete intenzione di fare? >> farfugliò Desirée, rimettendosi a fatica in piedi. 
<< Oh ti piacerà, ragazzina! >> dichiarò Feitan sardonico, comparendole davanti all'improvviso << Dimmi, hai notato che qui siamo solo in due, io e Phinks? Secondo te dove sono gli altri dei nostri? >>
Secondo te dove sono gli altri dei nostri?
Aithusa si raggelò, terrorizzata come mai era stata prima di allora. No, non può essere...
<< E' UNA TRAPPOLA! SONO ANDATI ALLE MURA DI NIMEA! VOGLIONO ATTACCARE L'ESERCITO! >> gridò Aithusa, in preda al panico e allo shock.
<< Oh, non solo! Sapessi che altra bella sorpresa ti abbiamo preparato... >> rise Phinks dall'alto, ma ormai Aithusa non li ascoltava più.
Mamma, Lysandro, Ofelia.... contro gli altri membri della Brigata!?
<< DOBBIAMO TORNARE INDIETRO! SUBITO! >> gridò Aithusa rivolta ai suoi due compagni, e si sollevò in volo trascinandosi dietro Desirée.
<< Che fretta c'è, piccola stronza? Avanti, resta ancora ancora un po' con noi.... >> cominciò Phinks con un sorriso cattivo, parandosi davanti alle due ragazze.
Aithusa iniziò a vedere rosso per la furia. Gli occhi cominciarono a bruciarle con forza, come se si fossero trasformati in tizzoni ardenti.... 
<< Ooooh, che meravigliosi occhi cremisi! Fanno davvero paura... >> disse sarcastico Feitan, mettendosi al fianco del suo amico.
<< Voi. due. toglietevi. subito. dai. PIEDI! >> urlò Aithusa in preda alla furia omicida, e dalle sue mani si sprigionò un'ondata incredibile di fuoco. 
I due scattarono subito per evitarla, e Aithusa ne approfittò per schizzare via, trascinandosi dietro Daisy e seguita da Hisoka.
I tre volarono velocemente in direzione della battaglia. Dovevano sbrigarsi, se non volevano assistere al funerale dei loro familiari e dei membri dell'esercito.
In mezzo al panico che le attanagliava il petto, Aithusa però si sentiva anche un gran peso sul cuore. 
Non poteva ancora saperlo, ma, quando sarebbe arrivata, per una persona che amava sarebbe stato troppo tardi.

Ritorna all'indice


Capitolo 45
*** Divide et impera II parte ***


<< NO! >> gridò Aithusa, in preda all'orrore, avanzando lentamente tra i morti barcollando, inferma sulle gambe.
Troppo tardi. Erano arrivati troppo tardi.
Come hanno fatto a seminare tanta morte in così poco tempo, e solo in tre?
Un silenzio mortale, innaturale, regnava sul crinale della montagna. Un'ora prima le grida di morte e guerra che fendevano l'aria come coltelli avevano fatto tremare Aithusa.... ma quel silenzio era mille, diecimila volte peggio.
Ovunque erano cadaveri, sul campo di battaglia fuori dalla mura. A perdita d'occhio, e tutti di Maghi, tutti fatti a pezzi.
E a quello che probabilmente stava succedendo in città, Aithusa non ci voleva nemmeno pensare. Le mura erano state sfondate con la forza bruta, e quella gigantesca crepa sembrava una ferita aperta. Una ferita mortale, che era stata inflitta ad un regno già agonizzante, già oltraggiato.
Qualcuno di particolarmente petulante potrebbe obiettare che anche prima che Aithusa e gli altri si allontanassero il campo era pieno di cadaveri e di sangue, e chiederebbe quale dovrebbe essere la sostanziale differenza.
Ebbene, ecco la differenza: prima, in mezzo ai cadaveri, c'erano ritti e fieri Maghi che combattevano, che cercavano di respingere l'esercito di demoni che incombeva, dando fondo a tutta l'energia magica, a tutto il sangue, il sudore e lacrime che possedevano, battendosi per la loro casa...
E adesso non c'era più nessuno. Nessuno si muoveva, nessuno respirava più, tutti erano stati uccisi, trafitti, smembrati, in parte divorati dai demoni... trovare un cadavere integro in mezzo a quel disastro sarebbe stata una vera impresa.
Perfino i demoni erano tutti scomparsi. Sicuramente dovevano trovarsi nella città a mietere altre vittime... Aithusa non riusciva a concentrarsi su quell'eventualità, in quel momento.
Riusciva a pensare solo ad una cosa: a sua madre, a Lysandro, ad Ofelia. 
Dov'erano?
La ragazza scrutava i cadaveri guardandoli appena, pregando di non riconoscere fra questi una delle persone che amava, e che continuava a chiamare con voce rotta dalle lacrime.
<< Mamma? Lysandro? Ofelia? Mi sentite? Dove siete? >> gemeva Aithusa disperata, stringendosi ad una ancora più disperata Desirée, mentre Hisoka cercava di tamponarle la ferita sulla spalla.
<< Tess, ti vuoi fermare? Stai sanguinando, ti devo fermare l'emorragia! >>
<< Che mi importa dell'emorragia?! >> esplose Aithusa, in preda ad una crisi isterica << Guarda dove siamo! Guarda cos'è successo! >> gridò la ragazza singhiozzando << Mia madre, il mio migliore amico e Ofelia sono scomparsi! Potrebbero essere morti a quest'ora, e tu pensi alla mia stupida ferita! >>
<< Cercavo solo di aiutarti... >>
<< Lascia stare! Cerchiamo gli altri, piuttosto! >> intervenne agitata Daisy, trattenendo Aithusa prima che questa potesse aggredire Hisoka perchè in preda ad un altro dei suoi attacchi di follia omicida.
<< Va bene, aspetta! >> esclamò Hisoka, e posò le mani sulla spalla di Aithusa. Tra le dita del Rinnegato comparvero dei leggeri fasci di luce, sicuramente scaturiti dai palmi delle mani, e la ferita della ragazza venne coperta da uno strato di quella strana gomma che Hisoka aveva usato prima contro quei demoni << Almeno così smetterà di sanguinare! Forza, andiamo! >>
I tre ricominciarono a muoversi, affrettandosi sotto le mura.
<< Non credo siano tra questi morti... probabilmente sono ancora dentro, a combattere! >> disse Daisy a bassa voce, quasi fosse timorosa di rompere quel terribile silenzio.
<< Allora dobbiamo entrare a cercarli in città... >> disse Aithusa, turbata.
<< Non credete sia meglio cercare i membri del Ragno, piuttosto? >> si intromise Hisoka, contrariato.
<< Non mi importa di loro! Che facciano pure quello che vogliono! Non mi fermerò fino a quando non avrò trovato la mia famiglia! E' l'unica cosa che mi interessa, adesso! >> dichiarò Aithusa, liberandosi dalla stretta di Desirée, e correndo barcollando verso lo squarcio nelle mura.
E' troppo tardi, troppo tardi... le stava mormorando qualcuno nella testa, dando voce alle sue più terribili paure.
Aithusa lo riconobbe. Era Feitan. Quell'assassino le si era insinuato nella testa, stava cercando di spaventarla....
E ci stava riuscendo.
E' successo qualcosa a loro, me lo sento.... pensava terrorizzata Aithusa, con la testa appesantita dalla paura, capace di pensare solo ai suoi familiari.
Ora raccoglierai ciò che hai seminato... saprai cosa significa perdere qualcuno che ami perchè hai cercato la gloria... continuò Feitan, compiaciuto.
No, no, no! Non può essere! pensò Aithusa quasi febbricitante mentre attraversava la crepa, seguita di corsa dagli due Maghi.
La Maga non lo sapeva, ma aveva molta più ragione di quanto non credesse.... anche se al tempo stesso la situazione era completamente diversa da come la immaginava lei. 
***
Un'ora prima, mura di Nimea....
Concorda guardò la figura della figlia allontanarsi insieme agli altri Maghi, seguendola con lo sguardo fino a quando non fu scomparsa. Solo quando non la vide più si concesse di tirare un respiro di sollievo.
Era stata dura fare finta di niente, ingannare la figlia, farle credere che sarebbe stato compito suo affrontare Machi, e che sarebbe stata lei quella a rischiare di più.
Ma ce l'aveva fatta. Grazie a Dio Aithusa si era allontanata con gli altri, senza sospettare nulla.
Sì, perchè Concorda in realtà sapeva da parecchio come sarebbe andata a finire. Lo aveva capito sin dal momento in cui erano arrivati a Nimea.
Le cose stanno così: quando trascorri tanti anni in compagnia di una persona, quando ti affezioni a lei così tanto da considerarla il tuo primo pensiero sempre, costantemente, crei con lei un legame particolare. Non è come il Legame tra due anime gemelle, in esso non c'è niente di magico, ma questo non lo rende meno potente, o meno reale. E' al di là di ogni spiegazione scientifica o razionale, ma esiste, e ti permette di percepire attraverso delle sensazioni se la persona a cui sei legata è vicina a te, o è in pericolo. Si crea tra genitori e figli, tra fratelli o sorelle, tra amici...
Tra Maestri e allievi.
E Concorda lo aveva creato, oltre che con tutti i suoi figli e con Silva, anche con il suo Kuroro. Il suo bambino.
Gli anni non avevano mutato l'affetto che Concorda provava per lui, nonostante tutto. Anche se il figlio diventa un assassino, la madre può smettere di amarlo? 
No, ovviamente no.
Per questo aveva percepito da subito la presenza di Kuroro, nascosto chissà dove nell'ombra a godersi lo spettacolo, che li aspettava. Li aspettava come un coccodrillo che si nasconde sotto il pelo dell'acqua, attendendo solo l'occasione giusta per colpire la sua vittima.
E non era solo: con lui c'era anche una donna, che Concorda aveva riconosciuto subito, memore di tutte le volte che l'esercito di Avalon era stato decimato per colpa sua.
Machi, l'evocatrice di demoni.
Concorda era una donna intelligente, e aveva una grande esperienza in materia di strategie militari, specie quelle scorrette (merito di tutti gli anni trascorsi insieme a Silva. Non giudicate.), e sapeva in che modo funzionava la mente del suo allievo; forte di queste conoscenze, ci aveva messo un secondo a capire qual era il vero piano di Kuroro.
Il Rinnegato doveva aver capito quale strategia avrebbero adottato per respingerli, e che in un primo momento la loro priorità sarebbe stata tentare di proteggere le mura; e sicuramente doveva anche aver capito che presto avrebbero deciso che l'unico modo per contrastare l'esercito di demoni era eliminare il Mago che li controllava.
Per questo aveva diviso la sua banda in due: aveva mandato due dei suoi lontano da lì per depistare e far credere loro che controllasse le fila dell'esercito demoniaco da lontano, mentre lui era rimasto lì con Machi, ben nascosto nell'ombra, aspettando che il gruppo dei suoi obbiettivi si dividesse a propria volta, diventando più vulnerabile, e più facile da colpire.
Divide et impera. Era una tattica che gli aveva insegnato lei, un metodo vecchio come il mondo, ma sempre efficace.
So cosa state pensando. Se Concorda aveva capito sin dall'inizio qual era il piano di Kuroro, perchè non l'ha fermato? Perchè non aveva impedito ad Aithusa di allontanarsi con gli altri, perchè non aveva detto niente a nessuno della propria intuizione?
Be', ci sono due motivi molto semplici. Il primo: Concorda aveva tenuto la bocca chiusa per tenere al sicuro la figlia.
La regina sapeva infatti bene che, se Aithusa avesse saputo cosa stava realmente succedendo, si sarebbe lanciata contro Kuroro senza neanche pensare a cosa andava incontro. Sarebbe stato tipico della ragazza, che Concorda sapeva impulsiva di natura.
Inoltre Concorda aveva capito pure che mandare Aithusa a cercare gli altri membri della Brigata era l'unico modo che aveva per tenerla al sicuro. La donna sapeva benissimo che Kuroro non avrebbe mai permesso che alla giovane venisse fatto del male in modo grave, almeno non prima di aver avuto l'occasione di vendicarsi di lei; per questo mandare Aithusa a cercare Machi, fingendo ovviamente di credere che lei potesse trovarla sul serio, cosa naturalmente impossibile visto che l'interessata era a Nimea, le era sembrata la scelta più saggia.
In conclusione, non solo Concorda non aveva fatto nulla per impedire la riuscita del piano di Kuroro, ma lo aveva pure aiutato. Proprio così, questo era il secondo motivo che l'aveva spinta a mentire alla figlia, voleva che tutto andasse come Kuroro aveva programmato. Lo aveva lasciato fare, non aveva fermato Machi, aveva molto egoisticamente esposto l'esercito ad un terribile pericolo, e non aveva impedito che centinaia di Maghi morissero quel giorno sotto quelle mura.
Perchè, volete sapere?
E' semplice: perchè solo così avrebbe avuto la possibilità di affrontarlo.
Sì, Concorda voleva affrontare Kuroro. Voleva guardare negli occhi il suo allievo, combatterlo nel tentativo di sconfiggerlo, e stavolta senza fare sconti.
Lo sapete com'è quando una madre rimprovera il figlio e cerca di imporgli un'opinione, un comando, o un'educazione? Sicuramente qualcosa ne saprete dell'argomento, perchè tutti prima o poi siamo stati vittime della prepotenza delle mamme. Ti guardano con due occhi così, con il fumo che gli esce dalle narici (pure dalle orecchie, se sono davvero molto arrabbiate), con i pugni stretti ( se non stanno gesticolando animatamente, o se non ti stanno puntando in faccia l'indice della mano destra, che chissà perchè ha l'unghia sempre più affilata rispetto a quelle delle altre dita. Ci avete fatto caso? ), tenendo il naso eccessivamente vicino al vostro per spaventarvi ( anche se avete più di vent'anni e siete parecchio più alti di loro, e siete campioni mondiali di wrestling. Nessuno è bravo quanto loro ad alzarsi in punta di piedi, e il collo delle mamme si allunga anche fino a venti centimetri alla bisogna, è una verità unanimemente riconosciuta dai figli di tutto il mondo ), e ti parlano cercando di cacciarti in testa una cosa urlando e strepitando come se tu avessi cinque anni ( anche se ormai vai per la quarantina. Per le mamme sei sempre piccolo, specie se fai qualcosa che loro non approvano, e ti trattano sempre come tale.. Se sono particolarmente appiccicose sono capaci di riferirsi a te chiamandoti "bambino" anche se sei alle soglie della demenza senile ). Avete presente?
E se non riescono a convincerti a parole? Be', il passo successivo è passare alle mani, o a qualsiasi altro oggetto in grado di ferire una persona in modo non eccessivamente grave ma molto doloroso. Un esempio? Se tua madre ti ordina di pulire la tua stanza, e tu continui a farti tranquillamente i cavoli tuoi anche dopo che ti ha tartassato con grida e furore per più di tre ore, lei, con una mossa estremamente elegante e aggraziata ( si sente l'ironia nelle mie parole? ) si sfila dal piede una scarpa ( si può andare dalla pantofola di pile allo zoccolo di legno, quello che pesa più di una tavella da muratore, e che nelle mani di un malintenzionato potrebbe essere usato per sfondarvi la testa di prepotenza ) e comincia a rincorrerti con quella in mano, brandendola con la stessa espressione che ha il classico serial killer con la motosega in mano, proferendo terribili grida e minacce di morte.
Personalmente non sono mai arrivata oltre quel limite. Di solito quando mia madre arriva a quel punto mi arrendo e mi inginocchio chiedendo clemenza ammettendo la sconfitta, battendo con la mano sul pavimento come fanno i lottatori di sumo quando vogliono dire " Cedo"; ma io presumo che, se un giorno decidessi di resistere ancora e fare di testa mia, probabilmente mia madre, in preda ad una rabbia cieca, reagirebbe in maniera estremamente violenta, magari brandendo un forcone o il pilastro di un edificio, e tutto per convincermi che in realtà ha ragione lei, e che se voglio vivere almeno fino al giorno del mio ventesimo compleanno mi conviene obbedire senza discutere.
Bene, perchè vi ho sciorinato tutta questa lunga tiritera, vi chiederete voi? Be', prima di tutto per smorzare un po' la tensione, e poi per farvi capire quali sentimenti contrastanti e vagamente folli turbavano in quel momento la mente di Concorda, decisa a tutti i costi a far entrare in testa a Kuroro che quello che stava facendo contro Avalon in quel momento era una cosa inammissibile, anche a costo di picchiarlo in testa con il piatto della spada fino a scassare una delle due cose, o la testa o la spada.
Cosa volete farci? Possiamo temere qualunque cosa, dai maniaci al buio, dai serpenti velenosi ai clown, ma niente, e ripeto niente al mondo è più spaventoso di una madre inferocita. E' la dura legge del West, amici miei.
Vabbè, torniamo a noi. Riacquistiamo un minimo di serietà.
Insomma, come vi stavo dicendo, Concorda voleva sbrigarsela da sola con Kuroro. Era consapevole di non avere molte possibilità ( non era spietata quanto lui, e ormai era troppo vecchia per avere la resistenza necessaria per combattere a lungo. Comunque sarebbe andata a finire sarebbe stata una cosa veloce. ), ma voleva affrontarlo lo stesso, in quanto completamente dominata da quell'istinto tipicamente materno di voler imporre la propria volontà all'allievo/figlio a tutti i costi. Atteggiamento in effetti parecchio egoistico e insensato da parte sua, ma anche assolutamente necessario, non solo per sé stessa ma per il bene di tutti.
In ogni caso, Concorda sapeva che sarebbe stato difficile anche solo arrivare ad affrontare Kuroro: prima infatti la donna se la sarebbe dovuta vedere con Machi, che sicuramente si sarebbe messa tra di loro. 
Meglio aveva pensato Concorda se riesco a sconfiggere lei almeno parte dei demoni sparirà....
Concorda mulinò la sua daga e squarciò il ventre ad un demone, quasi per prendere atto della sua decisione, e poi inspirò profondamente. Era il momento, doveva andare.
<< Ofelia, io vado a controllare la situazione alla base delle mura! Qui pensaci tu... >> disse Concorda rivolta all'altra Maga, per poi voltarsi e fare un passo avanti...
Non riuscì ad andare oltre. Ofelia infatti le afferrò subito una spalla, e la costrinse a voltarsi. 
Per un momento le due donne si guardarono negli occhi senza parlare. Entrambe odiavano il pensiero di dover affrontare Kuroro su un campo di battaglia, eppure non si erano tirate indietro.... e non solo perchè era loro dovere proteggere la patria, ma perchè più di ogni altra cosa desideravano impedire a Kuroro di commettere altre atrocità, e di versare altro sangue.
Entrambe odiavano il pensiero che il Mago si comportasse da assassino privo di scrupoli, e avrebbero dato qualunque cosa per farlo ragionare. Non ci sarebbero mai riuscite, lo sapevano, eppure non riuscivano a smettere di sperarci.
<< Cosa vuoi fare? >> chiese Ofelia, fissando con aria seria Concorda negli occhi.
<< Voglio andare a cercarlo. Voglio provare a farlo ragionare. >>
<< Non funzionerà.... >> 
<< Sì, lo so. >> la interruppe bruscamente Concorda << Ma ci voglio provare lo stesso. >>
<< Potrebbe farti del male... >> 
Non mi farà del male. Con ogni probabilità mi ucciderà e basta. << Dovrò correre il rischio. >>
Rimasero a fissarsi a lungo: Concorda faceva del suo meglio per non far trasparire le sue consapevolezze e le sue intenzioni, e Ofelia sondava con cura gli occhi della Maga più anziana, cercando di decidere se poteva lasciarla andare o no.
Ofelia non pensava che Kuroro sarebbe mai stato capace di ferire gravemente Concorda. In fondo dieci anni prima l'aveva risparmiata, e Ofelia era fermamente convinta che la scelta di Kuroro fosse stata dettata non solo dal desiderio di appropriarsi dei poteri della donna, ma anche dall'affetto che sicuramente ancora doveva nutrire nei confronti della donna che gli aveva fatto da Maestra e madre adottiva.
Sì, era davvero convinta che Kuroro non potesse essere una minaccia per la regina.... e tuttavia non si sentiva tranquilla.
Concorda approfittò subito della titubanza di Ofelia, e si liberò il più delicatamente possibile dalla sua presa << Allora vado.... >> 
Ofelia aprì la bocca per protestare, ma Concorda saltò giù dalle mura ancora prima che la più giovane potesse prendere fiato.
***
<< So che sei qui! Fatti avanti, e guardami in faccia! >> gridò Concorda guardandosi intorno, cercando di individuare il Rinnegato.
Non lo vedeva, ma sapeva che c'era. Lo sentiva.
<< Perchè non vuoi affrontarmi? Non avrai mica paura di me? >> continuò Concorda, concentrandosi per tentare di percepire la sua aura magica. Ormai era da un quarto d'ora che camminava cercandolo....
<< Dovrei aver paura di una povera vecchia come voi? Figuriamoci! Vi ho già sconfitto una volta, e molti anni fa, quando ancora potevate essere definita una guerriera decente! >> rispose profonda la voce di Kuroro, da chissà dove.
<< Ehi! Povera vecchia a chi?! Guarda che ho quarantasei anni, non quattrocento! >> replicò indispettita Concorda << Vieni fuori, e affrontami da uomo! O vuoi rinunciare anche a quest'onore?! >>
<< In effetti per questa volta vorrei scegliermi un ruolo da spettatore... >> rise divertito Kuroro << Dovrai accontentarti di Machi, la mia seconda! >>
Fu questione di un decimo di secondo. All'improvviso si sentì nell'aria uno strano sibilo, e Concorda saltò via un attimo prima che uno strano filo luminoso le si avvolgesse intorno al collo come un lazo, nel tentativo di strangolarla.
<< Ah! Vedo che hai ancora dei buoni riflessi, vecchia! >> rise Kuroro.
<< Perchè, cosa pensavi? >> replicò ancora Concorda, seccata. Ma che razza di insolente... 
<< Sono piacevolmente sorpreso, dico davvero! Machi, forse è il caso che tu faccia sul serio... >>
<< Certo, Danchou. >> gli rispose freddamente una voce femminile, e in quel momento di fronte a Concorda ne comparve la proprietaria.
Era una donna tra i venti e i trent'anni di media statura, formosa, dall'espressione dura come la pietra. Portava i capelli rosa shocking raccolti con un nastro, e un kimono corto tenuto chiuso da una cintura obi. Ad una prima occhiata non sembrava così pericolosa... ma bastava guardare il suo viso, contratto in una smorfia dura come il marmo e fredda come il ghiaccio, per ricredersi subito.
Concorda si mise in guardia. Tutto come da programma. Non sapeva quanto potente fosse esattamente quella donna, ma ce l'avrebbe messa tutta per sconfiggerla.
Il colpo, così potente da frantumarle le ossa della spalla destra, le arrivò da dietro. Un attimo prima Machi era davanti a lei, e un attimo dopo... Concorda era già a terra, gemendo per il dolore.
Va bene, è possibile che io abbia sottovalutato la cosa...
<< Sei già andata K.O., Concorda? Senza nemmeno reagire? >> chiese Kuroro con aria fintamente delusa.
<< Ti prego! Ma per chi mi hai preso? >> ribattè Concorda con tono arrogante, rimettendosi in piedi ignorando il dolore << Abbiamo appena cominciato! >>
Machi sorrise sardonica, divertita dalla situazione; attese paziente che la donna fosse ben eretta sulle gambe, e partì di nuovo all'attacco.
Stavolta però la Maga era preparata: roteò su sé stessa verso destra, evitando il potente pugno che Machi aveva tentato di sferrarle, e si sollevò rapida il volo creando un colpo magico tra le mani unite a coppa.
<< Colpo di percussioni! >> gridò Concorda, scagliando l'incantesimo contro l'avversaria. Machi si spostò per evitarlo, ma con una abile gioco di controllo Concorda lo deviò di nuovo in sua direzione, e colta alla sprovvista Machi venne colpita in pieno petto e sbattuta violentemente a terra, mentre il terreno vibrava per le onde sonore.
 Concorda approfittò subito dell'occasione, e fece per lanciarsi in picchiata in direzione della Rinnegata... ma qualcosa la strattonò, trattenendola e impedendole di proseguire.
Fili. Creati con la magia, sottili e spaventosamente resistenti, capaci di reggere anche una tonnellata, intrecciati in una fitta ragnatela. Era in trappola.
<< Davvero ironico, non trovi? >> rise Kuroro divertito << Presa in una ragnatela come un insetto... pronta a far da preda ad un Ragno. >>
<< Davvero divertente! >> gridò Concorda, agitandosi e ottenendo solo di aggrovigliarsi ancora di più << Chi è quello sciagurato che ti ha attaccato questo dozzinale senso dell'umorismo? >>
<< Nessuno! E' farina del mio sacco.... >>
<< Allora forse è meglio che tu ti dia al ricamo a punto croce, e lasci le battute a chi sa farle! >> ribattè Concorda sarcastica << E ora dì alla tua tirapiedi di liberarmi! Altrimenti non sarà neanche un po' divertente! >>
Kuroro rise di nuovo con cattiveria << Machi, liberala. >>
La donna annuì obbediente, e i fili scomparvero, lasciando cadere a terra Concorda di fondoschiena con un tonfo molto poco elegante.
La donna saltò subito in piedi, schiumante di rabbia << Ora ti sistemo io, mocciosa! >> e si lanciò all'attacco, sferrando a gran velocità una potente serie di calci e pugni, mirando ai punti vitali.... ma solo alcuni colpirono il bersaglio, e non forte come Concorda avrebbe voluto, mentre gli altri caddero a vuoto, ricevendo una pronta e feroce risposta, mentre sotto di loro il terreno tremava vistosamente.
Andarono avanti così per quasi cinque minuti, senza che nessuna delle due si facesse scrupoli a colpire anche in maniera scorretta, fino a quando Concorda non si decise ad indietreggiare per riprendere fiato. La donna aveva le costole quasi completamente sbriciolate, il viso gonfio e tumefatto, e anche un braccio rotto, mentre Machi era solo moderatamente ammaccata, con una lunga ferita che le attraversava tutta la guancia destra e un polso spezzato.
<< Andiamo signore, deve durare ancora molto questo balletto? >> chiese Kuroro, annoiato << Volete decidervi o no a fare sul serio? >>
Machi non dovette prendere bene quel commento ( sembrava davvero pendere dalla labbra di Kuroro ), perchè si lanciò su Concorda con il volto deformato dalla furia, e le assestò un colpo preciso proprio nel punto dove le costole erano più frantumate. Concorda lanciò un grido di dolore e cadde all'indietro, e Machi formò all'istante una sfera di energia magica, preparandosi a darle il colpo di grazia.
<< Aura musicale! >> rantolò Concorda sollevando le mani, lanciando con le ultime energie magiche che aveva un incantesimo-scudo, che la riparò dal potente colpo di Machi.
Machi lanciò un grido di rabbia misto ad un ringhio, e in men che non si dica Concorda si ritrovò appesa per il collo ad uno dei fili magici della Rinnegata.
Voleva impiccarla.
Machi si avvicinò a Concorda fino a quando i nasi delle due donne non si sfiorarono, e rise della donna che rantolava, agitando i piedi e agonizzando per la mancanza di aria << Avresti dovuto lasciarti colpire, prima. Avresti avuto una morte molto meno dolorosa... be', adesso morirai soffocata, scalciando inutilmente, con il pensiero di non essere riuscita a fare niente per fermarci, ne oggì, nè dieci anni fa. E quando tua figlia troverà il tuo cadavere, saprà che tutto ciò che ha fatto per fermarci è stato inutile, e che tutte le vite che sono andate perdute oggi sono state uno spreco senza senso. Nessuno può fermare la Brigata dell'Illusione! >>
Concorda si mosse con estrema cautela, approfittando del fatto che Machi la stava guardando negli occhi, e nel frattempo disse << Ti sbagli. N-nessuno o-oggi è m-morto in-invano. E mia figlia lo capirà-à, al-la fi-fine.... >>
<< Lo credi davvero? >> chiese divertita Machi.
<< Oh sì. L-le ba-basterà-à gua-guardare il t-tuo, di ca-cadavere! >> gridò Concorda con voce soffocata, e, usando le ultime forze le restavano, piantò il pugnale che aveva estratto di nascosto dritto nel cuore di Machi.
La donna sgranò gli occhi, incredula, mentre dall'angolo della bocca le scorreva un rivolo di sangue. Guardò prima il pugnale che aveva ancora piantato nel cuore e poi la Maga che le stava di fronte, rossa e gonfia in viso, poi di nuovo il pugnale... e cadde all'indietro senza un lamento, morendo con gli occhi ancora spalancati.
<< NO! >> gridò fuori di sé Kuroro, e si lanciò al fianco dell'amica... ma non c'era più nulla da fare, lo capì subito.
L'aria infatti fu attraversata da un tremendo lampo. L'incantesimo di controllo dei demoni era rotto.
Poco lontano da lì, l'esercito demoniaco era scomparso. Era finita.
Concorda nel frattempo aveva cominciato a perdere conoscenza, e la vista le si stava lentamente annebbiando. Riuscì a vedere solo vagamente Kuroro alzare lo sguardo verso di lei e fissarla con gli occhi ardenti di rabbia e odio << Brava. Mi hai portato via un'altra persona cara. Sei sempre stata capace di fare solo questo! >>
<< S-se non l-l'hai no-notato, s-sto mo-morendo.... >> farfugliò Concorda con un filo di voce << P-per c-colpa t-tua. An-anche Ma-machi è mo-morta per co-colpa tu-ua... >>
<< Di che diavolo parli?! >> chiese Kuroro.
<< S-sei tu l'ar-arte-tefice di tu-tutto que-esto. E' co-colpa tu-ua, e lo s-ai an-ache tu.... >>
<< Tu mi hai tolto tutto! Il tuo affetto, la mia vita, la mia compassione, la donna che amavo! >>
<< No-n i-o. T-u... >>
Concorda non ce la faceva più, il suo cuore stava per fermarsi << Se-sei tu c-che ha-i fa-tto qu-esto. E' o-ope-ra tu-a... >>
<< Non è vero.... >>
mormorava Kuroro, incapace di sostenere lo sguardo moribondo della madre adottiva.
<< L-lo s-sai ch-e è ve- >> bisbigliò Concorda, ma non riuscì a continuare. Il cuore ormai batteva troppo lentamente, era finita.
Tum- tum-tum-tum... tum.
Ta-taranis...
fu l'ultimo pensiero della donna Perdonami, se puoi. Ti amo.
TUM.

Quello fu l'ultimo. Non c'era più battito.
Concorda Duchannes Kuruta, Maga Guardiana della Musica, Capo dell'esercito di Avalon, regina di Rusko..... 
Era morta. E stavolta per davvero.

Ritorna all'indice


Capitolo 46
*** Divide et impera III parte ***


 
Aithusa sedeva rigida nella camera mortuaria che era stata allestita di fretta e furia nel castello, fissando il vuoto senza vedere nulla, senza piangere, senza muoversi. Non aveva più lacrime da versare ormai, e non aveva più neanche la forza di prendere la spada che ancora le pendeva dal fianco, quella che era appartenuta a sua madre, e usarla per porre fine alle sue sofferenze.
Era spenta, vuota, inerme. Era una donna ormai finita, quella volta era davvero finita. Non si sarebbe mai più potuta rimettere in piedi, lo sentiva.
Non era da sola in quella stanza, però. C'erano anche altre due persone con lei. Probabilmente loro stavano perfino peggio di lei, perché l'amara e crudele verità li aveva colti completamente impreparati, e la Morte aveva sorpreso loro e gli altri in quel luogo proprio quando erano più indifesi.
Avevano davvero creduto che ormai la Brigata avesse i giorni contati, che ormai non ci fosse più alcun reale motivo di avere paura... ma erano stati bruscamente riportati alla realtà.
Diverse ore prima Kurapika e Masahiro avevano cercato in ogni modo di respingere, con l'aiuto degli altri Maghi e Mortali che erano rimasti a Rusko, il nemico che si era presentato all'improvviso alla loro porta, completamente inaspettato, e più assetato di sangue che mai….
E ci erano riusciti, contro ogni previsione. Insieme avevano ucciso Nobunaga, così come tanti anni prima Kurapika aveva ucciso Uboghin. Ma ci erano riusciti troppo tardi, e le conseguenze della loro debolezza e dell'ingenuità della sorella minore ora stavano sdraiate su un gigantesco tavolo, composte, con gli occhi chiusi e i lineamenti rilassati nella loro condizione di morte, eleganti nei loro sfarzosi abiti nuovi, e sfavillanti nei loro pesanti gioielli d'oro.
Bellissimi, sembravano statue di cera. Ma morti, irrimediabilmente, dolorosamente, spaventosamente morti.
<< Chi è stato a comporli? >> chiese Kurapika con voce lontana, non sembrava interessargli davvero la risposta.
Aithusa alzò molto lentamente lo sguardò verso il fratello in piedi dietro alla sua sedia, osservandolo con aria assente. Sia lui che Masahiro erano completamente vestito di nero, come lei del resto, e avevano lo stesso sguardo vuoto e distante che aveva lei. Tutti e tre sembravano quasi in posa per un ritratto di famiglia, e non si erano mai assomigliati tanto come in quel momento.
<< Credo siano stati gli Zaoldyeck.... >> rispose alla fine la ragazza con voce incerta, non sembrava sicura di ciò che diceva << Ad un certo punto mi pare di aver sentito Zeno che diceva che era l'unica cosa buona che potevano fare, visto che non riusciti a fare nulla per impedire la loro morte... >>
<< Gentile da parte loro... >> commentò Masahiro alla stessa maniera del fratello.
<< Sì, è vero.... >> mormorò Aithusa con aria persa, tornando a fissare le salme con aria confusa di chi non capisce assolutamente niente di cosa stia succedendo intorno a sé, ma ha comunque troppa paura di chiedere spiegazioni, perchè in fondo non vuole sapere davvero.
Aithusa non sapeva nemmeno cosa fosse accaduto esattamente. Sapeva solo che, quando il giorno prima si era precipitata a casa portando tra le braccia il cadavere ormai freddo della madre, urlando e piangendo con il viso coperto dalle lacrime e dal sangue della donna morta, aveva trovato tutti sconvolti e in lacrime esattamente come lei, perché mentre lei non c'era altre due persone della famiglia erano state uccise senza pietà.
Era arrivata troppo tardi. Nonostante l’avvertimento ricevuto, non aveva fatto in tempo. Erano già morti.
E allora era stato come se si fosse rotta una diga, e l'anima di Aithusa fosse stata l'acqua al suo interno. L'acqua era scorsa con forza dirompente, e Aithusa aveva urlato forte, così forte che ad un certo punto aveva cominciato a tossire e sputare sangue perchè le sue stesse grida le avevano scorticato la gola, fino a quando le forze le avevano abbandonata, e si era accasciata.
Alla fine però l'acqua aveva smesso di scorrere, e lei si era calmata. E ora la sua anima era come un lago causato dalla rottura di una diga. Immobile, innaturalmente calmo, fuori posto, tutto ciò che restava della diga che c'era stata, e che non sarebbe mai tornata come prima. L'acqua non sarebbe mai tornata nella diga, si era sparsa ovunque, e non poteva più essere recuperata.
Era andata perduta. Non si poteva fare più nulla.
Aithusa si alzò molto, molto lentamente, come se il solo muoversi le causasse un dolore indicibile, e si avvicinò al grande tavolo, per osservare i tre cadaveri da vicino.
Aveva trascorso tutta la notte precedente in piedi vicino a loro, e ormai conosceva così bene il loro aspetto attuale che avrebbe potuto disegnare le fattezze dei loro cadaveri riccamente vestiti ad occhi chiusi... eppure non riusciva a fare a meno di osservarli ancora, in continuazione, come se stare a guardarli potesse aiutarla ad accettare ciò che era accaduto.
Concorda, Taranis, Selina... erano caduti per mano della Brigata. E lei non era riuscita ad impedirlo.
Lo so, della morte di Concorda vi ho già raccontato. Ma quella degli altri, vi chiederete voi? Cosa è accaduto? Chi è stato?!
Be', che è stato Nobunaga ad uccidere gli altri tre l'ho già accennato. Ma non vi ho ancora raccontato cosa è successo esattamente...
Be', se volete sapere cosa è accaduto a Rusko mentre ad Avalon Sua Maestà la Morte mieteva più vittime di quanto si fosse mai visto, dobbiamo tornare indietro di circa ventiquattro ore.

Ventiquattr'ore prima, città di Nimea....

Silenzio. Il silenzio più totale. Immobilità, tutto era perfettamente immobile…
Senza sangue, senza urla…. niente lì era naturale, tutto era più sbagliato che mai.
Aithusa non era stata a Nimea così spesso come si potrebbe pensare. Sì, lo so che era una Maga, ma ormai sappiamo bene tutti che aveva quasi sempre vissuto sulla Terra, ad eccezione di qualche breve periodo trascorso insieme al cugino a casa Duchannes, che però era in aperta campagna, ben distante dalle grandi mura della capitale.
In vent’anni di vita era stata in quella grande città solo un paio di volte o poco più, e solo per procurarsi ingredienti o testi così rari da essere reperibili solo lì, in quella grande e luminosa giostra pulsante di ingegno e magia, dove viveva la maggior parte dei Maghi viventi. Non aveva mai avuto occasione di passeggiare per quelle strade solo per il gusto di farlo, non aveva mai ammirato lo stile degli edifici, i grandi negozi di armi, di tomi antichi, di pozioni varie, non si era mai mischiata in mezzo ad una folla di Maghi riuniti tutti insieme non per respingere dei demoni, ma per il semplice piacere di vivere tutti insieme.
No, Aithusa non aveva mai fatto niente del genere, e non sapeva bene cosa si provasse a camminare per una città magica come Nimea. Al contrario era invece piuttosto sicura di sapere cosa significasse camminare per una città in fiamme, lacerata dalle lame di cento spade e dalla magia di decine di Rinnegati, disseminata di cadaveri mutilati e di feriti che invocavano la morte affinché mettesse fine alle loro sofferenze, e attraversata da grida di agonia capaci di far gelare il sangue perfino a dei combattenti consumati come lo erano i Maghi.
Sì, quello era il genere di esperienza che Aithusa aveva già fatto, quando aveva a malapena nove anni, e il ricordo di quel momento era ancora ben scolpito nella sua memoria. Per questo era piuttosto convinta di non essersi sbagliata quando aveva pensato che la città che le si stava mostrando non corrispondeva affatto all’idea spaventosa che si era fatta di ciò che avrebbe trovato una volta attraversato quello squarcio nelle mura.
Sì, decisamente quello che stava vedendo era molto diverso da quello che si era aspettata. La cosa probabilmente avrebbe dovuto tranquillizzarla, ma stranamente non era così. Al contrario, Aithusa era più terrorizzata che mai davanti a quella scena.
Non c’erano demoni. Non c’erano Rinnegati, né Maghi. Non c’erano cadaveri, né feriti, né sangue. Non c’era niente, assolutamente niente, a parte un silenzio assordante.
Niente era stato distrutto. Niente.
Aithusa costeggiava le grandi case intatte camminando lentamente, con la vista annebbiata per le lacrime, la stanchezza, la perdita di sangue e il dolore alla spalla, barcollando inferma sulle gambe e seguita a poca distanza da Hisoka e Desirée, e si guardava convulsamente intorno alla ricerca di un qualsiasi movimento, un qualsiasi respiro o battito di vita.
Ma non c’era niente. Non c’era nessuno.
<< Che diavolo significa? Dove l’esercito? Dove sono i demoni?! >> chiese nervosamente Daisy, aggrappandosi al braccio di Hisoka senza rendersene neanche conto. Il Rinnegato contro ogni previsione non reagì in nessun modo, e sul suo volto non comparve la minima traccia di malizia.
<< Voi non credete che si siano teletrasportati da qualche parte, vero? >> chiese Hisoka a propria volta.
<< Non credo. Devono essere qui, da qualche parte… >> sussurrò Aithusa << Ma io non so dove cercare… non conosco questo posto… >>
Hisoka si voltò a guardarla allibito <<Tu non conosci questo posto? >>
<< Vivo sulla Terra. >> rispose Aithusa a mo’ di spiegazione.
<< Anch’io, ma un po’ Nimea la conosco… >> borbottò Hisoka tra sé.
<< Basta. >> li interruppe Daisy con voce decisa << Proviamo ad andare a vedere nella piazza principale. Forse lì c’è qualcuno… >>
Senza aspettare la risposta degli altri, la più giovane del gruppo cominciò ad incamminarsi con aria sicura verso est; dopo qualche attimo di esitazione Aithusa e Hisoka la seguirono << Ma almeno sai dove stai andando? >> chiese il giullare.
<< Ti prego! A differenza vostra, io sono cresciuta qui. >> replicò Daisy senza voltarsi << Ecco, dovremmo esserci quasi… >> continuò, indicando la fine del vicolo in cui si erano infilati…
E quando ne vennero fuori, si presentò loro la più assurda delle scene.
La prima reazione che ebbero i tre Maghi fu di lasciarsi andare al più liberatorio dei sospiri di sollievo. L’esercito, o quel poco che ne era rimasto, era radunato tutto lì, e i Maghi non solo erano tutti vivi, ma sembravano addirittura essere illesi. E, cosa ancora più incredibile, non sembrava esserci la benché minima traccia di demone.
Sì, sembrava essere finita, pensò Aithusa con il cuore che scoppiava per la felicità. Erano salvi, i demoni erano scomparsi, le grida di battaglia e morte sembravano essersi finalmente placate del tutto… c’era molto di cui essere sollevati.
Ma allora perché tutti i Maghi avevano il viso ricoperto di lacrime di dolore, e gli occhi pieni del peggiore orrore che si possa immaginare?
L’entusiasmo della ragazza si spense all’istante, così come si era acceso.
<< Che sta succedendo qui? >> chiese la giovane a voce alta, ma tremante ed esitante, avvicinandosi ai margini della folla.
Tutti i Maghi si voltarono di scatto verso di lei, e sul volto di ciascuno di loro comparve una luce di compassione e di solidarietà che faceva più male di qualsiasi crudeltà.
Aithusa non riusciva a sopportare quegli sguardi dispiaciuti << Cosa è successo?! >> chiese spaventata, cominciando a tremare senza neanche sapere il motivo << Parlate, per l’amor del cielo! >>
<< Tess… >> la chiamò flebilmente una voce maschile.
Aithusa si girò, e si ritrovò faccia a faccia con uno scarmigliato e turbato Lysandro.
<< LYS! >> gridò Aithusa sollevata, e, dimenticando per un momento la sua paura, gettò le braccia al collo del ragazzo, mentre Desirée li raggiungeva di corsa e avvolgeva il busto del fratello con le braccia, singhiozzando contro il suo petto << Fratellone, grazie a Dio… eravamo così preoccupate… >>
Il Mago aveva un aspetto terribile: la pelle del viso era ricoperta da schizzi di sangue, che nascondevano quasi completamente l’eccessivo e insolito pallore delle sue guance; i vestiti erano impolverati e strappati in diversi punti, come se fosse rotolato giù da una rupe; inoltre, anche se non sembrava essere ferito, il ragazzo si muoveva con difficoltà, come se gli facessero male tutti i muscoli. Chissà cosa aveva fatto per ridursi in quel modo…
Lysandro ricambiò a malapena la stretta delle due donne, che alzarono confuse gli occhi pieni di lacrime verso di lui << Fratellone, che c’è? Cosa c’è che non va? >> chiese Daisy.
Lysandro non rispose, si limitò a rivolgere ad Aithusa lo stesso sguardo compassionevole e dispiaciuto che le avevano riservato tutti gli altri.
Aithusa non capiva: cosa stavano cercando di dirle quelle persone guardandola con quella faccia?
Cercò gli altri due compagni con lo sguardo, sperando che loro invece potessero aver capito cosa stava succedendo, ma non ne guadagnò molto. Desirée non aveva ancora neanche notato l’espressione turbata del fratello, e lo stava ancora stritolando guardandolo con occhi pieni di lacrime, e Hisoka stava scrutando uno ad uno i visi dei presenti con uno sguardo inquisitore: chiaramente anche lui stava cercando di capire cosa doveva essere accaduto lì.
Aithusa sentì un brivido ghiacciato correrle lungo la spina dorsale, la peggiore sensazione che avesse mai provato in vita sua.
Sin da quando avevano lasciato il castello, quel turbamento sgradevole l’aveva accompagnata senza mai lasciarla. Al contrario, più il tempo passava, più si intensificava.
Un sospetto, un presentimento, un vago sentore di tragedia che le pungolava i pensieri… era quasi come una grossa spina incastrata nel piede.
Avete presente? Non sai quale sia il problema, ma percepisci chiaramente la sua presenza, e più cammini, più quella sgorbia finisce in profondità, causandoti sempre più dolore, fino a quando è ormai troppo in fondo per tirarla fuori senza doversi fare male davvero.
Ecco, adesso Aithusa si sentiva proprio come se la spina fosse penetrata nella carne ad almeno due centimetri di profondità: troppo tardi per prevenire la tragedia usando le pinzette, ora sarebbe stata costretta ad usare il bisturi.
<< Cosa è successo? >> chiese per l’ennesima volta, senza rivolgersi a qualcuno in particolare.
<< Maestra Aithusa… >> cominciò un giovane Mago di appena quindici anni, che si era avvicinato a lei in assoluto silenzio << Siamo tutti davvero molto addolorati per la vostra perdita… una tragedia, una terribile tragedia… >>
Aithusa si voltò a guardarlo con uno scatto ferino della testa, e tutto ad un tratto cominciò a vedere rosso, mentre i battiti del suo cuore acceleravano bruscamente.
Senza neanche rendersi conto di ciò che stava facendo, afferrò il ragazzino per il bavero della camicia e cominciò a scuoterlo con così tanta violenza che si sentirono chiaramente le sue giunture cozzare con forza << DI CHE DIAVOLO STAI PARLANDO?! COSA È SUCCESSO?! >>
Tutti sgranarono gli occhi, sconcertati da quell’improvviso raptus violento, e Aithusa gridò ancora << ALLORA?! QUALCUNO SI DECIDE A PARLARE O NO?! >>
Poi arrivò. Fu come un fulmine a ciel sereno, come una scossa di terremoto di almeno 6.0 gradi sulla scala Richter, come uno tsunami in piena pianura.
La più terribile delle intuizioni, il peggiore dei sospetti si concretizzò all’improvviso, scuotendola nei più profondi recessi della sua mente, facendo l’effetto di blackout.
<< Dov’è mia madre? >> chiese la ragazza, mollando quasi in trance la presa sul ragazzino, con gli occhi vuoti e la voce atona. Era come se il suo cervello si fosse spento, parlava come un automa.
Nessuno rispose, e quel silenzio valse più di mille conferme.
<< MAMMA! >> urlò Aithusa con voce altissima e acuta, che risuonò come un tremendo lamento di agonia nell’aria, per poi gettarsi in mezzo alla folla spintonando e colpendo chiunque si trovasse sulla sua strada. Non molti, in realtà, perché tutti si affrettarono a cederle il passo togliendosi dalla sua traiettoria, e così ben presto Aithusa si ritrovò al centro della folla, dove era stata lasciata una bolla libera di spazio, che nessuno osava violare, come se fosse sacra.
E al centro di quello spazio c’erano due donne, entrambe bionde, entrambe mature, ma completamente diverse nella loro condizione.
Aithusa riconobbe subito la prima delle due: era Ofelia.
La Maga era inginocchiata sul pavimento della piazza con gli occhi bassi e stranamente asciutti, e il suo viso, che fino a qualche ora prima aveva riacquistato luce e vigore grazie all’esaltazione della battaglia, ora sembrava più grigio e sciupato che mai, contratto in una smorfia di orribile incredulità, e di profonda vergogna, come se avesse commesso il peggiore degli errori.
Ma Aithusa non studiò il viso della donna per neanche cinque secondi, perché la sua attenzione fu immediatamente focalizzata sull’altra donna bionda, che giaceva per terra in maniera davvero poco rassicurante, con la testa poggiata sulle ginocchia di Ofelia, che le accarezzava dolcemente i capelli con le mani tremanti.
Era chiaramente morta, Aithusa non aveva dubbi: si vedeva da come il rigor mortis aveva già paralizzato i suoi muscoli, dal petto inequivocabilmente immobile, e dal colorito violaceo dei polpastrelli.
Aithusa però non riusciva a vederla in faccia, per cui si avvicinò ancora. Lysandro nel frattempo le era arrivato alle spalle, e l’aveva afferrata nel tentativo di trattenerla, come se volesse impedire all’amica di guardare.
Ofelia però dovette percepire la loro presenza, perché alzò gli occhi di scatto e istintivamente si tirò indietro con la schiena per poterli guardare in faccia, permettendo così alla giovane di vedere.
Sulle prime Aithusa non riconobbe la donna: il suo viso era molto gonfio, di un orribile colorito viola scuro misto a nero, e con gli occhi fuori dalle orbite con le sclere rosso vivo. Il busto invece era ricoperto di sangue che ormai aveva cominciato a rapprendersi, che doveva essere sgorgato da ferite che, seppur gravi, non erano però state la causa della morte, Aithusa ne era quasi certa.
Morte per soffocamento… concluse Aithusa alla fine, dopo aver analizzato con cura il corpo. Poverina. Deve aver sofferto parecchio…
Poi il suo sguardo di posò sul dorso di una delle mani, e Aithusa sussultò tra le braccia di Lysandro.
Che strano. Quella donna ha il simbolo del Legame nello stesso punto di…
<< MAMMAAAAAAA! >>gridò Aithusa, crollando in ginocchio accanto al cadavere della madre.
Non è possibile… non può essere vero…
Aithusa cominciò a graffiarsi con forza il viso con le unghie, ringhiando e ansimando convulsamente, e affondò il viso nel grembo della madre, macchiandosi con il suo sangue.
Quel ventre che l’aveva generata, dove era stata nutrita, amata…
Aithusa accarezzò il viso della donna, le palpebre, le guance, le labbra…
Quelle labbra che centinaia di volte l’avevano baciata, che centinaia di volte avevano cantato per lei…
Poi toccò le sue mani, percorrendo con cura ogni centimetro delle sue dita….
Quelle dita che centinaia di volte l’avevano accarezzata, che centinaia di volte avevano sfiorato i tasti di un pianoforte, che centinaia di volte le avevano asciugato le lacrime…
Mai Aithusa avrebbe pensato di rivivere un momento simile, di rivivere quel dolore... Mai avrebbe creduto che un giorno avrebbe guardato ancora una volta il cadavere della madre, strappata alla vita troppo presto, uccisa ancora una volta da…
Kuroro Lucifer.
Aithusa alzò gli occhi, come se qualcuno l’avesse chiamata. E il suo sguardo si incatenò all’istante a quello di Kuroro, come se non aspettasse altro.
Lui era lì. Era sempre stato lì, a guardarle da lontano, dalla cima delle mura.
Aithusa pensò che forse avrebbe dovuto infuriarsi, gridare alla vendetta, attaccarlo, torturarlo, e infine ucciderlo. Era ciò che avrebbe fatto chiunque altro, no?
Invece lei non si mosse. Rimase a guardarlo con aria persa, come se si fosse svegliata all’improvviso dopo la più epica delle sbronze, incapace di ricordare chi era e dove si trovasse.
Alla fine fu Kuroro a raggiungerla. Balzò giù dalle mura e le si avvicinò lentamente, mentre tutti si facevano da parte per lasciarlo passare, troppo sorpresi per fare qualcosa per fermarlo.
Quando infine fu accanto a loro, le guardò tutte e tre negli occhi, una dopo l’altra. Prima Aithusa, poi Ofelia, e per ultima Concorda, che fissava il vuoto con occhi pesti e rossi, perché nessuno glieli aveva chiusi.
<< Non ho mai voluto che finisse così. >> mormorò Kuroro. Aithusa non gli rispose, si limitò a guardarlo inespressiva.
<< Dico davvero. Quando ero un bambino volevo bene a Concorda. >> continuò il Rinnegato, mantenendo un tono serio, ma non distaccato << Le cose… sono degenerate. Ho perso il controllo della situazione, ero così arrabbiato, lei aveva appena ucciso Machi… non sono neanche riuscito a realizzare cosa stava accadendo davvero… non fino a quando non l’ho vista morta. Sono stato io a portare qui il suo corpo. >>
<< E perché avresti dovuto farlo? >> chiese Aithusa, la sua voce era ancora atona.
<< È stata la mia Maestra, in passato. Merita una degna sepoltura. Sono un Rinnegato, non un animale. >> rispose Kuroro in tono grave, per poi voltarsi per andarsene. Fece qualche passo, ma poi si voltò di nuovo verso la mora << Ah, a proposito: credo ti convenga tornare a casa. Se non l’hai notato, uno dei miei non è qui ad Avalon. Dove pensi che sia, mentre la tua casa e la tua famiglia sono praticamente indifese? >>
Uno dei miei non è ad Avalon. Dove pensi che sia, mentre la tua casa e la tua famiglia sono praticamente indifese?
Aithusa trattenne bruscamente il fiato, riscuotendosi dal torpore. Non vorrà dire che…?
<< DAISY! LYSANDRO! HISOKA! >> urlò Aithusa <<DOBBIAMO ANDARE A CASA! ADESSO! >>
I ragazzi erano già accanto a lei, e Aithusa si aggrappò forte al braccio di Hisoka come se ne stesse valendo della propria vita.
<< Non possiamo teletrasportarci direttamente al castello! >> gridò Hisoka << Ci sono gli incantesimi di protezione! Dobbiamo andare al confine! >>
<< Va bene, basta che ci sbrighiamo! >> urlò Aithusa isterica, e Hisoka, senza perdere altro tempo, mormorò la formula che li avrebbe teletrasportati a casa.
Un attimo prima di dissolversi la Maga sentì Kuroro pronunciare queste parole:
<< Non volevo andasse così, Tess. Non mi piace quello che sta succedendo, ma è necessario. Tu hai colpito la mia famiglia, io colpisco la tua. Finirà solo quando uno dei due non avrà perso tutto. Non dimenticarlo. >>

Mezz’ora prima, castello di Rusko…

C’era davvero una gran brutta atmosfera nel castello di Rusko.  Molto, molto brutta.
Così brutta che non so proprio come potrei descriverla, dico sul serio. Vabbe’, ci provo.  Avete presente quelle scene da manuale dei film, quelle in cui c’è sempre un ferito grave, o un ammalato terminale, che sta per esalare l’ultimo respiro mentre il medico cerca di strapparlo alla Morte quasi strattonandolo per i capelli, mentre nel frattempo un notevole numero di parenti e amici si riunisce in un soggiorno illuminato a malapena da una luce molto fioca, come se all’improvviso, neanche a farlo apposta, se ne fosse andata via la luce, e si rendesse necessario usare le lampade ad olio come nei secoli bui, o come se fosse in corso una cena romantica con finale già scritto. Ecco, questi se ne stanno lì con questo tipo di atmosfera,  in un misto di trepidazione e angoscia, fissando la porta della stanza dell’ammalato quasi fosse il centro del mondo intero, aspettando notizie. Sia positive che negative, dipende da quanto i parenti siano bastardi, e da quanto sia ricco il moribondo, questo mi sembra ovvio.
Allora, avete presente?
Ecco, più o meno l’atmosfera che c’era nel castello di Rusko in quel momento era questa, solo amplificata per almeno dieci volte.
Ovviamente Taranis e Killua erano quelli che stavano peggio, ma neanche Kurapika e Masahiro scherzavano. Stavano tutti e quattro seduti in cerchio sul pavimento, con gli occhi sgranati rivolti al pavimento, le mani tremanti e la testa china, e tutti e quattro guardavano al centro del cerchio, mentre tutti gli altri presenti nella stanza fissavano a loro volta i quattro uomini, non avendo la possibilità di fissare direttamente il punto che stavano fissando gli interessati.
E cosa c’era nel cerchio? Be’, ovviamente non c’era una porta che nascondeva la stanza di un moribondo (anche perché in casa non c’era nessun moribondo),  ma  erano sistemati i cellulari di Killua e Taranis, in attesa che squillassero, portando notizie.
Ai due uomini era stato affidato il compito di comunicare con i Maghi che erano partiti. Certo, in teoria sarebbe stato più logico che di quell’aspetto si fossero occupati Nex e Selina, eppure, quando Aithusa aveva stabilito che invece i responsabili sarebbero stati Taranis e Killua, nessuno aveva protestato.
Il motivo era più che ovvio. Taranis e Killua potevano anche non essere Maghi, ma erano le due persone più legate a Concorda e Aithusa. Loro avrebbero percepito eventuali problemi ancora prima di dare al telefono il tempo di squillare.
Per questo quando Taranis balzò in piedi, tremante da testa a piedi per il dolore, e con gli occhi scarlatti, tutti lo imitarono spaventati, consapevoli del fatto che doveva essere accaduto qualcosa di molto grave.
Non era la prima volta che accadeva; un paio di ore prima era stato Killua a sussultare spaventato, ma, quando gli erano state chieste spiegazioni, Killua aveva risposto solo << Va tutto bene. È stata ferita, ma non in maniera grave. È davvero strano, è come se non fosse davvero in pericolo... >>
Ma stavolta era diverso: Taranis aveva un’espressione spaventosamente allucinata, e sembrava stare davvero soffrendo a livello fisico, come se stesse patendo lo stesso dolore fisico che evidentemente stava sopportando Concorda.
<< Padre? >> lo chiamò Kurapika terrorizzato, cercando di scuoterlo dallo stato di trance in cui sembrava essere caduto.
<< L’hanno ferita... >> mormorò Taranis << È molto grave… non riuscirà a vincere… >>
<< Chi? Concorda? >> chiese Kikyo, con l’espressione confusa tipica di chi non aveva mai compreso fino in fondo la potenza di un Legame. Tutti le rivolsero un’occhiata che avrebbe potuto fondere il vetro, e Kikyo fu abbastanza saggia da non aprire più bocca.
<< Dobbiamo fare qualcosa! >> continuava a gridare Taranis << Dobbiamo… >>
Il resto delle parole di Taranis fu coperto da un rumore assordante.
Era uno strano rumore, davvero strano. Ricordava lo schianto che fa un vaso di porcellana quando cade a terra e si rompe, solo che era almeno cento volte più forte, al punto da far tremare le pareti del castello, e da far sbriciolare i vetri delle finestre.
<< Ma cosa diavolo…? >>
<< Gli incantesimi di protezione sono caduti! >> gridò allarmata Selina, per poi precipitarsi fuori.
<< Madre, aspettate! >> gridò Nex, affannandosi dietro alla madre… per poi fermarsi subito, raggelato da un rumore peggiore del precedente.
Il sibilo di una lama, seguito da un rantolo misto ad un gorgoglio.
<< MAMMA! >> urlò Nex, che aveva sentito quel rumore innumerevoli volte, e aveva già capito cosa fosse successo.
Anche gli altri avevano capito e, ignorando ogni regola di buon senso, corsero fuori a vedere. E quando videro, lanciarono un grido di orrore.
Selina Duchannes giaceva supina per terra, con la gola tagliata, con il suo assassino che incombeva su di lei. Anzi, era più appropriato dire decapitata, poiché la lama della katana era penetrata nella gola così in profondità che la testa per metà si era staccata dal collo, e giaceva piegata in una posizione innaturale con gli occhi rovesciati, mentre il terreno si inondava di sangue. Nex corse verso di lei, ma venne centrato in pieno da un potente colpo magico, che lo mandò a sbattere violentemente contro il muro, facendogli perdere i sensi.
Per un infinito istante nessuno si mosse, tutti fissavano il responsabile di quell’efferato omicidio. Era un Rinnegato sulla trentina dai lunghi capelli neri, dai tratti solo vagamente orientali, vestito come un samurai, che stringeva in mano la katana da cui ancora gocciolava il sangue di Selina Duchannes.  
Per un attimo il dolore li paralizzò tutti; poi la rabbia prese il sopravvento.
Masahiro lanciò un ringhio selvaggio da battaglia, e si lanciò contro il Mago, pronto a sferrargli un pugno potenziato. Il Rinnegato, che rispondeva al nome di Nobunaga, riuscì a schivare il colpo, e i due cominciarono a lottare furiosamente.
Era più che evidente che Masahiro gli fosse infinitamente inferiore. Il principe non era mai stato portato per il combattimento, e in più era un Mortale che se la stava vedendo con uno dei peggiori Rinnegati viventi. Non poteva vincere.
Kurapika, dopo aver esitato solo un attimo, si lanciò in aiuto del fratello maggiore. Le catene del più giovane dei fratelli tintinnarono, cercando di imprigionare il nemico, ma il Rinnegato non sembrò avere alcun problema a schivare anche quelle.
Nessuno riuscì più a trattenersi: tutti si lanciarono contro quell’uomo.
A prima vista sarebbe potuto sembrare uno scontro decisamente impari: da tutte le parti piovevano colpi su di lui, tutti gli scagliavano colpi di Nen di ogni genere, pugni, calci, pugnalate…
Eppure non serviva a niente. Non riuscivano a sopraffarlo. Schivava tutti i loro colpi come niente, o in alternativa li intercettava con altri colpi, e in quella confusione a volte i Mortali finivano addirittura con il colpirsi fra di loro per sbaglio.
<< Dobbiamo attaccare tutti insieme! >> gridò Kurapika, e tutti si lanciarono simultaneamente contro Nobunaga. Il Rinnegato però, con il volto contratto in una smorfia annoiata, si limitò a sollevarsi in fretta in volo, e l’attacco andò a vuoto.
<< È inutile. >> dichiarò il samurai << Non avete nessuna possibilità contro di me, lo sapete benissimo. >>
<< Perché non sei con i tuoi compagni? >> urlò Kurapika, ignorando il suo commento << Perché non sei ad Avalon? >>
<< C’ero. Ero ad Avalon, e ho anche ucciso un bel po’ di gente... ma non riuscivo a concentrarmi, né a divertirmi. Non desideravo altro che venire qui, per colpire dove avrebbe fatto più male a quella bastarda mezza Mortale. E per vendicare il mio migliore amico.>> disse Nobunaga << Così ho pregato il mio Danchou di lasciarmi venire qui, per realizzare il mio desiderio, e lui me l’ha magnanimamente concesso. E ora ho finalmente l’occasione per attuare la mia vendetta! >>
Detto questo lanciò una specie di saetta magica contro Kurapika, che però riuscì ad intercettarla con la sua catena della Prigionia, e i due cominciarono una lotta furiosa senza esclusione di colpi uno contro uno.
Masahiro osservava la scena, sconvolto. Sì, Kurapika aveva già sconfitto un membro della Brigata, e sicuramente negli ultimi cinque anni doveva aver fatto progressi enormi nel combattimento… eppure come poteva sperare il maggiore dei principi Kuruta, anche solo per un momento, che il fratello minore riuscisse una seconda volta in un’impresa che la prima volta aveva portato a termine probabilmente solo perché era stato aiutato dalla fortuna?
<< Figliolo… >>
Masahiro si voltò, e vide il padre che si stava reggendo alla sua spalla come se non riuscisse a stare in piedi.  Il volto del re era pallido per il dolore, e all’addome aveva una ferita molto profonda che sanguinava copiosamente.
<< PADRE! >> gridò Masahiro incredulo, mentre sosteneva il padre per non farlo crollare << Ma cosa…? >>
La ferita era grave. Un taglio molto profondo, che però aveva l’aria di non essere mortale. Nobunaga doveva aver cercato tagliarlo a metà, e Taranis doveva essersi tirato indietro appena in tempo.
<< Forza padre, state tranquillo. La ferita non è mortale, ce la farete… Leorio, vieni qui! >> chiamò Masahiro, e il giovane medico corse ad esaminare le condizioni del padre.
<< Non pensare alla mia ferita. Vai ad aiutare tuo fratello! >> replicò Taranis con voce strascicata, mentre Leorio faceva pressione sul taglio.
<< Stai tranquillo Hiro, tuo padre se la caverà, devo solo riuscire a fermare l’emorragia . Ora corri ad aiutare Kurapika! >> gridò Leorio in preda all’ansia. Gli occhi del giovane medico saettavano dalla ferita del re al giovane principe biondo, come se stesse vivendo un terribile dilemma interiore.
Masahiro decise che avrebbe approfondito successivamente la questione, e si lanciò in aiuto del fratello. Kurapika aveva l’aria di essere esausto mentre continuava ad attaccare senza fermarsi… perdeva colpi, non avrebbe resistito a lungo.
Masahiro era arrivato alle spalle del Rinnegato, e stava per colpirlo, approfittando di un momento di distrazione… quando un urlo disperato squarciò l’aria, scuotendo tutti loro fin nelle viscere.
Era stato Taranis a gridare, stringendosi forte il pugno al petto, come se sopra vi ci fosse stato gettato dell’acido. Non era stato un grido insensato o vuoto, ma un’invocazione, una disperata chiamata, come se urlando il suo nome Taranis avesse potuto strapparla alla morte che se l’era appena portata via, lasciandolo solo al mondo, una sola metà di ciò che sarebbe dovuta essere una cosa sola.
Concorda. Non c’era più.
Nobunaga scoppiò a ridere, mentre il simbolo del Legame scompariva dalla mano di Taranis, sfrigolando e fumando.
Il Legame era stato spezzato.
<< Allora, vecchio buono a nulla, che ti succede? Hai perso qualcosa, per caso? >> chiese divertito il Rinnegato, che evidentemente doveva aver capito.
La scena si svolse a rallentatore, come in un sogno.
Taranis aveva già perso parecchio sangue, ed era molto debole; ma, sentendo le parole beffarde del Rinnegato, che lo prendeva in giro per il suo dolore per la morte della moglie, l’uomo lanciò un ringhio di rabbia che sembrava essere uscito direttamente dall’inferno, e balzò in piedi sfuggendo alla presa di Leorio con l’energia di un ragazzino di quattordici anni, e il colore dei suoi occhi spaventò persino i due figli: erano di un rosso impossibile, dalle mille sfaccettature, che andava dall’arancio infuocato al cremisi insanguinato, ed erano folli di rabbia.
<< ASSASSINI! BASTARDI! >> gridava Taranis come impazzito, menando fendenti alla cieca con le sue spade di legno mentre Nobunaga continuava a ridere con cattiveria.
<< PAPÀ, FERMO! >> gridò Kurapika spaventato. Il re stava chiaramente colpendo senza alcuna logica, fendendo semplicemente qualunque cosa si trovasse davanti. Aveva evidentemente perso la ragione, non era in grado di affrontare un combattimento.
<< Oooh, quanta rabbia… >> rise canzonatorio Nobunaga.
<< STA’ ZITTO! >> urlò Taranis con voce incrinata, e fu come se avesse recuperato improvvisamente la lucidità. Sferrò un colpo preciso, lucido e molto potente, e Nobunaga, colto alla sprovvista, indietreggiò bruscamente, ma non fu abbastanza veloce da tirare indietro anche il braccio sinistro, che venne mozzato di netto dalla spada del re.
A quel punto fu il turno di Nobunaga di urlare in un misto di dolore e furia; fu urlo lungo e intenso, che ricordava molto quello di animale colpito a morte, e che salì di almeno tre ottave quando Kurapika completò l’opera piantandogli entrambe le sue spade nel petto.
Il Rinnegato cadde in ginocchio, con le mani strette sull’elsa della spada che gli aveva trapassato il cuore, e guardò negli occhi Kurapika, mentre agli angoli della bocca gli scorrevano due rivoli di sangue << No-on cre-dere di aver vi-into, bastardo. Oggi siete stati voi a perdere più amici… >>
Kurapia lo fissò senza capire, e Nobunaga fece un cenno impercettibile con il mento << Va’ a dire addio a tuo padre, bastardo-o… >>
L’ultima parola gli uscì in un rantolo, e poi i suoi occhi si rovesciarono, e morì crollando con la faccia sulla terra dei Kuruta.
Eppure nessuno ci fece caso: tutti stavano guardando Masahiro con gli occhi spalancati e pieni di lacrime, mentre il principe dei Kuruta teneva tra le braccia il padre, che stava morendo dissanguato. La ferita non era stata tamponata, e ora lui era così pallido che la sua pelle era quasi traslucida.
Non si poteva fare niente per salvarlo.
Kurapika gli si avvicinò barcollando lentamente, e cadde in ginocchio al suo fianco appena in tempo per sentire le sue ultime parole.
<< Moglie mia, mio amore… aspettami, sto arrivando… >>
<< Papà? >> chiamò Kurapika con voce spezzata.
Ma non c’era più nulla da fare. Era già morto.
***
Aithusa sospirò, mentre ripensava a ciò che era successo.
Lei era arrivata praticamente dieci minuti dopo, in preda al panico e sperando di poter fare qualcosa per salvare i suoi familiari… ma era arrivata tardi, troppo tardi. Il cadavere della zia era già freddo, il padre era spirato da poco, e Nex era accasciato contro un muro, sanguinante.
Aithusa non aveva trovato la forza di andare ad aiutarlo, si era limitata a gridare con il tutto il fiato che aveva sui cadaveri del padre e della zia, fino a quando non era svenuta per lo shock. Prima di chiudere gli occhi però era riuscita a vedere Desirée caricarsi Nex sulle spalle, e portarlo in casa per medicarlo.
Si era svegliata più di dodici ore dopo, quando ormai era notte inoltrata, e Masahiro e Kurapika erano seduti accanto a lei, con il viso coperto di lacrime.
I tre fratelli si erano abbracciati forte, cercando di trarre forzagli uni dagli altri. Ma sembrava essere inutile, perché nessuno dei tre sembrava averne più. Erano stati sconfitti, fisicamente ed emotivamente.
E ora erano lì insieme, a vegliare sui loro morti, incapaci di fare altro. Non riuscivano a pensare al destino che li aspettava, e nemmeno volevano farlo.
Stavano lì e basta, a crogiolarsi nel loro dolore, quasi aspettando che la Morte, che già tante vite aveva preso quel giorno, decidesse di completare l’opera portandosi via anche loro.
Avevano perso i genitori per la seconda volta, e ora non c’era più vita in loro. E forse neanche un miracolo sarebbe bastato a farli riprendere, questa volta.




Angolo autrice:
Ciao ragazziiii! Vi sono mancata? <3
Lo sooooo, sono imperdonabile. Fate di me carne da macello, me lo merito! :'(
Lo so, sono quasi due mesi che non pubblico. Ma non preoccupatevi, c'è una spiegazione.
Dovete sapere che, circa una settimana dopo la pubblicazione dell'ultimo capitolo, mi sono chiusa le dita nella portiera della macchina. Bilancio della tragedia: due dita rotte, sei settimane di convalescenza con il gesso.
Capitano tutte a me, accidenti! XD
Ora, dovete sapere che io non scrivo a penna la bozza del capitolo, la batto direttamente su un documento di Word. Di conseguenza non ho più potuto scrivere, visto che per usare la tastiera in maniera decente servono entrambe le mani.
Lo so, avrei dovuto avvisare. Solo alcuni di voi lo sapevano, perchè li avevo avvisati per non farli preoccupare più del necessario, e io non volevo che la cosa fosse troppo di dominio pubblico.
In ogni caso ormai la mia mano è guarita, e ho potuto finalmente pubblicare il nuovo capitolo, che mi ha fatto sudare quattordici camicie. Spero vi sia piaciuto, alla prossima! ( e sarò puntuale stavolta! )
Un bacio grande! <3
Tessie

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3414398