I 7 mondi del principio

di Xenaecallisto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Xanacium ***
Capitolo 2: *** Fate contro gnomi ***
Capitolo 3: *** La regina Juniper ***



Capitolo 1
*** Xanacium ***


~Apro gli occhi e dinanzi mi ritrovo una vista spettacolare pregna di bellezza, il mio sguardo cade subito su di un albero non so perchè ma mi ha subito affascinato sarà per il verso che prendono i suoi rami, hanno una diramazione particolare non nè avevo mai vista uno cosi prima d'ora.

Mentre ero incantato dalla vista di quell albero sento questa voce che mi scuote l'animo, improvvisamente inizio a provare inquietudine, paura e ansia; mi avvicino al lago mi lavo il viso è cerco di fare mente locale, cerco di capire cosa possa essere successo. Preso dal panico inizio ad urlare nella vana speranza di farmi sentire.
< Dottore mi sente? la prego mi aiuti, non so dove sono e ho tanta paura. Dottore>.
A nulla servirono le mie urla era come se vi fosse qualcosa che mi dividesse dal mondo reale, più passavano i minuti e più entravo in uno stato di confusione e paura perchè non sapevo dov'ero. Provai e riprovai
.
Urlai finchè non mi resi conto che le mie urla e i miei tentativi di farmi sentire erano vani. Mi sedetti sotto un salice mi rannicchiai sotto di essi e iniziai a piangere volevo uscire dal quel posto non mi rassicurava, anzi, mi faceva paura mi trasmetteva ansia come se vi fosse qualcosa che non andasse.
Piansi cosi tanto da addormentarmi. Una dolce sinfonia mi svegliò era un qualcosa di paradisiaco, cosi bello da superare anche il canto di una sirena. Decisi di farmi coraggio è di vedere quella musica da dove provenisse, mi dava un senso di pace e tranquillità mi sentivo al sicuro come un neonato tra le braccia della madre.
Dopo pochi passi mi trovai dinanzi un viottolo delimitato da alberi di quercia e betulla, v'era un vento cosi forte da scuotere gli alberi e alzare le foglie che si trovavano sul suolo, in cuor mio ero timorato dal quel viottolo, ma quella musica mi diede il coraggio necessario per attraversarlo. Tra gli alberi strani rumori si apprestavano ad avvicinarsi il mio cuore batteva sempre più forte sentivo dei passi che intimorivano il mio animo, di punto in bianco dopo aver preso un bel respiro decisi di correre nel tentativo di sfuggire a quella qualunque cosa mi stesse seguendo.
Correndo mi accorgo che il viottolo va man mano stringendosi, la mia angustia era quella di non riuscire ad uscire da quel viottolo, pregno di adrenalina compio un grande salto che mi porta fuori dal viottolo, e nel preciso momento in cui si chiude intravedo due figure, non riesco bene a delinearle ma so che mi creavano uno stato d'ansia cosi forte che il cuore quasi non mi reggeva.
Mi siedo per respirare e prendere un poco di fiato e mentre sono seduto la mia mente vaga i miei pensieri sono dei più disparati; pensavo a come potevo uscire da quel posto, chi erano quelle due figure che mi seguivano? È perchè seguivano proprio me?
Queste domande mi angosciavano mi attanagliavano, logoravano la mia anima. Di soppiato sento una mano che si poggia sulla mia spalla, una mano dolce e candita morbida come la seta e delicata come il vento. Il mio primo istinto è quello di girarmi per vedere il volto della persona che mi toccava; mai più giusta fu la decisione di girarmi.
Una visione quasi angelica si manifestò dinanzi a me, circondata di luce eterea e pura emanava un lieve calore, dinanzi ad essa non potei fare altro che restare incantanto. I capelli biondi e ricci le coprivano il seno e le avvolgevano la sottile vita, una veste lunga che lasciava spazio alle più disparate immaginazioni di color bianco con un cinturone color oro che le fasciava il punto vita e mostrava tutto il suo fisico cosi bello e filiforme.
Un viso che emanava sincerità, cordialità e amore il tutto imprezziosito dai suoi grandi occhi a forma di cerbiatta, le sue labbra sembravan vellutate e la sua pelle candida come la primavera.
<È tu straniero qual e il tuo nome?>.
Disse portando una mano verso di me per farmi alzare.
risposi con voce tremante e impaurita da cotanta bellezza e gentilezza, il suoi occhi si spalancarono parea quasi che volesse avvisarmi di qualche pericolo.
senza esitare presi la sua mano è un fascio di nube ci avvolse, fu un fascio cosi forte che i miei occhi non riuscirono a restare aperti.
.

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Capitolo 2
*** Fate contro gnomi ***


Il giovane Plutarco si ritrovò in un mondo fantastico, in un mondo dove convivevano fate, elfi e gnomi. Ogni angolo di quel posto accendeva nei suoi occhi una luce di gioia, ovunque si voltasse non vedeva altro che felicità, gioia e amore. La fata lo aveva portato in una città chiamata "Xanacium" terra di pace, ma non era stato sempre cosi in passato, infatti, vi erano grandi conflitti tra fate, elfi e gnomi, codesta discordia venne provocato da Voonyx. Voonyx all'epoca dei fatti che prenderemo a raccontare, era la più potente signora della guerra e della discordia, non sopportava per nessuna ragione al mondo che le creature fatate avessero un rapporto d'amore tra di loro, allora per rompere l'armonia del loro rapporto catturò e fece portare a corte uno gnomo; lo sottopose alle più grandi torture. Lo fece frustare finchè le sue carni non si dilaniarono, lo fece rinchiudere in una cella per 2 settimane senza acqua nè cibo, quando il suo corpo si ridusse in un cumulo di pelle e ossa lo fece gettare in una grotta dove gli Shxan, fedeli servitori di Voonyx, lo picchiarono cosi forte da ridurre in mille pezzi le sue ossa minute. Finite le torture lo riportarono nel bosco, ai suoi piedi lasciarono un pò di polvere di fata. Quando venne ritrovato il corpo, gli gnomi erano pieni di rabbia e rancore, volevano a tutti i costi trovare il colpevole di tale atto. Uno gnomo notò la polvere di fata è da li senza nemmeno esitare dichiararono guerra alle fate. Voonyx aveva ragiunto il suo obiettivo. La guerra tra fate e gnomi durò per molti anni, finchè un giorno un servo di Voonyx stanco di tutto si ribellò e se ne andò. Lungo la strada per tornare a casa vide il villaggio delle fate distrutto. Decise di andare a parlare con gli elfi, in cuor suo sapeva che tutto quell odio era nato per colpa di Voonyx. Arrivato al villaggio degli elfi non vi trovò nessuno, tutti si chiusero nelle case, la presenza di un servo di Voonyx destava paura e terrore. Il capo villaggio uscí dalla sua tenda per andare a parlare con il servo di Voonyx. Le parole di questo mostro fecero rabbrividire il capo villaggio, prese tutte le informazioni decise di andare lui di persona ad avvisare gli gnomi e le fate, era determinato più che mai a fermare la guerra. Arrivato sul campo di battaglia trovò centinaia di corpi lacerati, dilaniati e coperti di sangue, pensò che oramai fosse troppo tardi,poi tra gli alberi notò Juniper regina delle fate. La raggiunse con grande velocità per avvisarla della situazione e gli promise che avrebbe parlato anche con il re degli gnomi. Cosi fu, li fece incontrare e disse loro tutta la verità, subito dopo re e regina si abbracciarono e si fecero travolgere da un pianto di colpe e disperazione. Dopo settimane passate a pianificare una vendetta finalmente ci riuscirono, sconfissero Voonyx e liberarono xanacium. Ma come tutte le cose belle, ahime, anche questa sta per terminare.

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Capitolo 3
*** La regina Juniper ***


All'approssimarsi della notte dei grandi fasci di luce ricoprono il cielo, alla vista di quei colori mi incantai, un pò come i bambini si incantano dinanzi ad un numero di magia. Mi sentivo protetto, sicuro, sereno e soprattuto in pace con me stesso, mi distesi sull'erba e con il mio corpo iniziai a muovermi in direzione di quei fasci di luce, quasi come se volessi seguirli.Mi lascio cosi andare che la mia mente vaga, non ha confini, non ha nè spazio nè tempo e ritorno nei tempi addietro e penso: Come starà la mia famiglia? Cosa staranno facendo? Guardando quei fasci di luce nella mia mente non vi era alcun pensiero negativo, calmavano tutte le turbolenze che quel viaggio aveva creato in me fino a quel momento. -Stupende vero?- una voce delicata mi distoglie dai miei pensieri, era la fata che mi aveva salvato dal quel posto orribile. Il suo viso era illuminato da quelle luci e lo rendevano ancor più bello. È cosi bella che il mio cuore trema in sua presenza. -Si uno spettacolo unico, magnifico- attendo qualche secondo, come se non riuscissi a pronunciar parola- grazie per avermi salvato da quel posto- le dico accennando un sorriso. -Era mio dovere e mio piacere farlo Plutarco, perdona il mio essere scortese,prima non mi sono presentata, mi chiamo Juniper, sono la regina delle fate-. Improvvisamente provai un forte senso di imbarazzo e curiosità inizia a pensare: perchè la regina delle fate mi ha salvato ? perchè era suo dovere? -Caro Plutarco devi sapere che noi fate possiamo leggere la mente e guardare nei cuori delle persone, per vedere se hanno intenzioni beligeranti. Era mio dovere salvarti perchè Voonyx e alcuni suoi alleati ti cercano, gli servi per completare il rito__- -Quale rito? chi è Voonyx e cosa vuole da me?- dissi con voce tremante,subito dopo mi resi conto di essere stato scortese e di averla interrota- Mi scusi regina, non era mia intenzione interromperla, ma ho paura non so dove mi trovo e non so perchè- -Plutarco non preoccuparti, posso sentire dal tuo animo e dai battiti del tuo cuore che hai paura, ma credimi non preoccuparti a tempo debito saprai tutto- quelle parole destarono in me insicurezza e un po di sfiducia,d'altronde non ho mai amato i mezzi toni, preferisco che le cose mi siano dette tutte e subito.-Prendi la mia mano e seguimi ti porterò nel mio castello, dove potrai lavarti e mangiare, suppongo che tu ne senta il bisogno visto la giornata trascorsa- a tale dolcezza non poteva negare niente, con i suoi modi avrebbe addolcito anche il più burbero dei ragazzi. -Certo regina, ne ho veramente bisogno- non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso era di una bellezza stravolgente e disarmante. Era un posto stupendo pieno di natura e di verde, si respirava aria pulita e ad un certo punto all'orizzonte vi era una piccola collina e da li si potevano intravedere gli elfi che ballavano e cantavano con grande gioia, quasi come se stessero festeggiando qualche occasione speciale. -Mio caro Plutarco gli elfi sono cosi, non hanno bisogno di occasioni speciali per festeggiare, per loro ogni giorno va festeggiato sono molto grati alla vita e a chi la dona. Sono creature fantastiche dalla mite e discreta personalità, domani te li presenterò- dalle sue parole parea quasi di sentir parlare mia madre, non so se fidarmi di lei è troppo buona, troppo calma e per come la penso io, anche la persona più dolce sulla terra ogni tanto ha i suoi momenti di rabbia, ma lei no eppure aveva il viso di chi ne aveva passate tante. -Certo regina- Il suo castello sembrava uscito da una favola Disney, grande, possente ma al contempo delicato ed elegante. Uno piccola stradicciola ci fa da linea guida,illuminata da tante lucciole, ai lati della stradicciola vi erano molte siepi con le più disparate specie di fiori. Il suo castello la rispecchiava in tutto e per tutto. All'entrata vi erano due statue una sulla destra e una sulla sinistra. -Cosa rappresentano queste die statue- chiesi con molta enfasi. -Sono Krishna e Visnu, due divinità induiste simbolo di pace e di armonia. Dopo il quinto secolo si unirono per distruggere il maligno, che stava per radere al suolo Xanacium- notai della tristezza e del dolore nei suoi occhi mentre mi parlava delle statue- hanno fatto molto per noi ed il non smetterò mai di onorarli- la sua devozione era tanta e anche la sua umiltà. Entrati nella sua dimora mi accompagnò nella mia stanza. -Ecco Plutarco, ora puoi rilassarti, dormire, mangiare e fare tutte quelle di cui hai bisogno, nel caso in cui avessi bisogno del mio aiuto batti le mani tre volte e sarò da te- come faceva ad essere sempre cosi calma e gentile ? -Certo regina, posso un'ultima domanda?- chiesi con fervore. - Certo chiedimi tutto quello che vuoi- accenando un sorriso. - Chi è che mi vuole e perchè?- - Plutarco di questo ne parleremo domani, ora riposa penso tu ne abbia bisogno- la sua voce calò di tono e dopo qualche secondo chiuse la porta. Mi lavai e mi cambiai d'abito, mi misi a letto pensando a mia madre e sperando di riuscire a dormire.

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