Moonlight

di _Nimphadora_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Breathe-1971 ***
Capitolo 2: *** The wrong one-1972 ***
Capitolo 3: *** Sick-1973 ***
Capitolo 4: *** Perfect-1973 ***
Capitolo 5: *** Insane-1974 ***
Capitolo 6: *** Kiss you-1974 ***
Capitolo 7: *** Possession-1975 ***
Capitolo 8: *** Mine-1975 ***
Capitolo 9: *** Alone-1976 ***
Capitolo 10: *** Monsters-1976 ***
Capitolo 11: *** Loving you-1976 ***
Capitolo 12: *** No lies, no more-1977 ***
Capitolo 13: *** Tomorrow-1977 ***
Capitolo 14: *** My love-1980 ***



Capitolo 1
*** Breathe-1971 ***


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E a volte, sembra difficile anche solo respirare...
 
Quando Sirius capì di essere diverso dagli altri ragazzini aveva undici anni. Non che prima non lo sapesse, infondo, ma a undici anni capisce che: No, non ci sono più dubbi e no, non può più negarlo a se stesso e sì, la cosa lo spaventa dannatamente a morte.
Le ragazze non gli erano mai piaciute, nemmeno un pochino, e non era nemmeno quello il problema alla fine. Loro erano sempre troppo schizzinose, troppo fragili, impacchettate nei loro abitini colorati.
No, non voglio giocare con te Sirius, sei tutto sporco di fango e poi sei cattivo. Mi fai sempre male”
Lui non voleva fare del male a nessuno, sia chiaro. Nemmeno alle femmine antipatiche, ma lui era fatto così. Gli piaceva giocare alla lotta e non si intimidiva davanti a una pozza di fango.
Sirius ricordava benissimo come sua madre lo guardava, tornato a casa dopo un pomeriggio di giochi.
Ricordava alla perfezione quel suo sguardo severo, pieno di sdegno e di una rabbia fredda.
Non sei degno del nome dei Black, tu non puoi essere davvero mio figlio”
E magari sua madre era in parte causa della sua avversione per il genere femminile, anche se non aveva avuto ancora il coraggio di ammetterlo a se stesso.
Inoltre Sirius si era accorto già da qualche anno che la bellezza che i suoi coetanei trovavano nelle ragazze più grandi lui la trovava nelle mani forti, nelle braccia muscolose e nelle gambe veloci. Non proprio caratteristiche attribuibili al genere femminile.
Ma nemmeno questo era il vero problema, insomma, a undici anni sei ancora un bambino e non è poi così strano se le ragazze non ti interessano ancora, magari è anche normale che sia così.
Fino a una certa età queste cose nemmeno si dovrebbero pensare quindi perché farsi il problema?
Se lo ripeteva spesso, c'è da dire però che Sirius era molto sveglio per la sua età.
Quando arrivò la lettera di ammissione ad Hogwarts fu come una liberazione, quasi si sarebbe messo a piangere di gioia se non avesse saputo che piangere era qualcosa che facevano le mammolette, i deboli e lui era un bambino forte, lo era sempre stato.
Finalmente
Finalmente libero di lasciare quel nido di vipere velenose e quasi dimenticò.
Lui, allevato da chi ha le serpi in seno, fatto in parte di quel veleno, non può essere poi troppo diverso. 
Opposto quanto speculare a quella natura.
Alla fine arrivò il tempo di andare, con l'emozione che ti prende le viscere e ti fa sudare le mani.
Le valige erano pronte, le aspettative erano alte ed è proprio una volta salito sul Hogwarts Express che il centro dell'universo della giovane vita di Sirius Black si sposta, in modo definitivo.
Al momento, quasi come uno schiaffo in pieno viso. Più doloroso che altro eppure, e anche solo in parte, un dolore piacevole.
Il treno era partito da pochi minuti e Sirius era alla ricerca di uno scompartimento libero dove sistemarsi.
Diciamo che non aveva molti amici da cui andare per cui si limitò a cercare un posto solitario dove potersene stare tranquillo.
Fu un caso, anche se prima o poi sarebbe accaduto ugualmente, quando aprì uno degli scompartimenti.
 A una prima occhiata gli era sembrato vuoto e ci entrò senza troppe cerimonie. Si ritrovò di fronte a un ragazzino che a occhio e croce non aveva più della sua stessa età.
Non aveva poi nulla di così particolare, se si ignoravano le sottili cicatrici che gli dividevano il volto in modo obliquo e abbastanza preciso. Ora che il sole gli illuminava il viso Sirius ci mise qualche secondo in più del dovuto per notarle e comunque non le trovò deturpanti ma anzi, lo incuriosirono.
Gli occhi del ragazzo erano verdi come le foglie di ciliegio e i capelli di un castano molto chiaro.
Chissà per quanto rimase lì fermo a fissarlo, perché il ragazzo finì per arrossire e abbassare lo sguardo.
Sirius sentì in quel momento il cuore appesantirsi quasi come se portasse una pietra nel centro del petto, e quasi non riuscì a respirare.
Non ebbe il tempo di pensare a nient'altro se non che avrebbe pagato con qualsiasi cosa possedesse pur di rivedere quegli occhi grandi e timidi specchiarsi nei suoi.
Bellissimi.
E per la prima volta nella vita Sirius si sentì sporco.
Sporco perché per rivedere quegli occhi gli avrebbe toccato il viso e accarezzato il mento, per sollevarlo.
Sporco perché avrebbe sentito ancora quel calore allo stomaco e quella pesantezza nel petto e gli sarebbe piaciuto.
Sporco perché sentiva il bisogno impellente di toccare quel ragazzo all'apparenza tanto fragile e non per giocare alla lotta, proprio no, ma per provare la morbidezza della sua pelle e scoprirne l'odore.
Sentì la colazione risalirgli su per la gola, e avrebbe vomitato se non avesse ingoiato tutto di nuovo prima che accadesse l'irreparabile.
E non si mosse, non scappò, fu coraggioso.
Lui era forte.
Alla fine riuscì a sedersi, ma solo per la paura che le gambe iniziassero a tremargli.
Non si era mai sentito così in vita sua e non gli piaceva per niente, anzi, gli fece proprio schifo ma non aveva la minima intenzione di fuggire.
«Ciao- alla fine pronunciò, la voce chiara, ferma. Si sorprese delle sue abilità di recitazione -Io sono Sirius, sono del primo anno»
E sperò, quasi pregò che il ragazzino sollevasse ancora gli occhi per poterli ammirare ancora un pochino.
Fu esaudito.
«C-ciao»
E poi il castano si schiarì la voce, imbarazzato.
«Ciao- ripetè -Io mi chiamo Remus e sono anche io del primo anno»
E a quel punto avrebbe sforzato un piccolo sorriso se esattamente nello stesso momento qualcuno non fosse entrato spezzando il filo che li legava.
Un bambino piuttosto alto, con i capelli neri arruffati e un paio di occhiali tondi e buffi.
«Ehilà! Anche voi del primo anno? Bene. Io sono James»
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice/SHIPPER compulsiva: Ciao!
Ah, da quanto non tornavo a scrivere in questa sezione? Troppo! Quindi eccomi qua :3
E ovviamente quale modo migliore se non con una raccolta di one-shot senza collegamenti temporali o fili logici se non la wolfstar e i malandrini? No okay...
Visto che adoro questa ship, e adoro la old generation e i marauders in modo più specifico mi sono cimentata in questa nuova piccola avventura! Conto di pubblicare ogni 2/3 giorni tempo e ispirazione permettendo. Vi chiedo solo una cosa piccola piccola: recensite e fatemi sapere che ne pensate! Non sono una campionessa in costanza, quindi un po' di incoraggiamento(o critiche costruttive) non mi faranno che bene.
Grazie a chiunque sia arrivato fino a qui,
-Nimph
 
P.s. Se vi può interessare questo è il link dell'altra raccolta che ho pubblicato nella sezione HP: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3165844&i=1


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Capitolo 2
*** The wrong one-1972 ***


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Non l'hai mai mai capito, quanto brillavi. Potevi accecarmi, ma non l'hai mai capito. Vero?
 
 
 
È al secondo anno che le dinamiche cambiano ancora.
James e Sirius ora sono inseparabili, sempre pronti a far danno.
James è quel fratello che Sirius desidera da tutta una vita.
 Sirius Black che a dodici anni si sente già grande e non ha bisogno delle regole, perché lui sa esattamente cosa fare e spesso quelle regole che tanto odia gli dicono il contrario. Lui, semplicemente, non le ascolta.
Le odia profondamente perché gli ricordano casa e a casa gli conviene ubbidire se non vuole vedersi sua madre di fronte, gli occhi freddi di sempre, pronta a punirlo fino a vedere il sangue scarlatto.
Ma a Hogwarts è diverso, ci sono le punizioni, certo, ma sono ridicole a confronto con quelle di casa Black e di conseguenza non ha paura.
Era una piccola leggenda fra i ragazzi del primo e il secondo anno, un eroe.
"Sirius fa tutto quello che gli dice la testa, non ha paura di niente. È il Grifondoro più coraggioso della sua età"
E James lo seguiva a ruota, perché infondo quel carattere ribelle e un po' sfacciato l'ha sempre avuto, lo capisci da subito. Basta guardarlo in faccia.
Due furfanti, due pesti.
Affiatati come pochi.
E poi c'era Remus.
Remus era un ragazzo d'oro, tutti lo chiamavano così. Sempre gentile, sempre paziente.
Eppure anche lui aveva il suo bel caratterino.
"Meglio non farlo arrabbiare"
Diceva spesso James, perché Remus non si arrabbiava quasi mai, erano eventi rarissimi ma quando accadeva era meglio scappare.
E poi c'erano momenti in cui sembrava il ragazzino più triste del mondo.
Quando non voleva alzarsi dal letto, si sotterrava sotto chili di libri e non voleva parlare con nessuno. 
Di nascosto Sirius l'aveva anche visto piangere una volta o due e non l'aveva detto a nessuno.
Aveva avuto la paura che nel parlarne sarebbe trasparita tutta la sua ansia, la sua preoccupazione eccessiva per quel ragazzo tanto fragile, tanto malinconico.
Nessuno doveva sapere, mai.
Che poi sapere cosa?!
L'unica certezza che aveva davvero era che ogni volta che Remus lo guardava il cuore e i polmoni smettevano di funzionare.
Gli mancava l'aria e sentiva il cuore diventare pietra, pietra pesantissima.
Era bello e brutto insieme.
Oppure quando James lo abbracciava, e lo abbracciava spesso perché Remus aveva la parte dello scricciolo da proteggere e la cosa non sembrava nemmeno dispiacergli, ecco in quei momenti sentiva una specie di rabbia, che poi rabbia non era, che gli faceva prudere le mani.
Li avrebbe divisi a morsi.
Sirius che Remus non aveva nemmeno il coraggio di sfiorarlo, quasi come se fosse un oggetto sacro e antichissimo.
Ma poi passava, James e Sirius tornavano a essere insieme quei furfanti di sempre e insieme trascinavano Remus con loro.
Non c'è due senza tre e lui, Remus Lupin era il collante del gruppo.
Ma non rimasero tre a lungo, no.
Remus sembrò interessarsi a un ragazzetto parecchio insicuro, Peter. 
Peter che non guardava mai nessuno negli occhi mentre parlava. Peter che si nascondeva dietro Remus, il suo nuovo e unico amico, quasi come se Lupin potesse fargli da scudo.
Remus aveva sempre avuto un debole per gli insicuri, i reietti.
Fece in modo che Peter Minus entrasse nel loro gruppetto sgangherato.
Dopotutto era James il leader e James non poteva negare nulla a Remus. Non dopo tutte le punizioni che gli aveva fatto scampare, non dopo che quegli enormi occhioni verdi come la speranza lo  avevano pregato con i soliti sguardi zuccherosi.
"Oh e va bene Rem! Sei impossibile sai?"
A Sirius Peter era abbastanza indifferente, non gli faceva né caldo né freddo ma se Remus ci teneva allora lui si sarebbe schierato dalla sua parte.
Una volta però glielo chiese, perché ci tenesse tanto.
Peter non aveva nulla che potesse attirarlo, quindi perché tutto quell'impegno per lui?
«Perché lui mi ricorda me stesso»
E Sirius davvero non capiva. Cosa avevano in comune lui e Peter? Ai suoi occhi non potevano essere più diversi.
Il giorno e la notte.
Avrebbe voluto dirgli di darsi più importanza, che lui da solo valeva più di quanto Peter sarebbe mai potuto diventare.
Ma rimase in silenzio, senza dire una sola parola.
«Lui non ha mai avuto amici prima di Hogwarts, non ha mai avuto nessuno. Sai cosa si può provare? Quando ti senti così solo che non puoi non pensare che infondo c'è qualcosa di sbagliato in te, di storto. E allora a quel punto sei tu a tenerti alla larga da tutti perché forse è giusto così, perché magari lo meriti. E fa male ma smetti di combattere perché dentro sai di essere un mostro e...»
«Tu non sei un mostro Remus, non c'è niente di sbagliato in te»
Sbotta Sirius, le mani gli tremano. Non avrebbe resistito a una parola di più, non vedendolo mentre si sgretolava sotto i suoi occhi.
L'avrebbe stretto a se', ma Remus era un terreno sacro e a lui non era concesso accedervi.
«Non stavo parlando di me...»
Sussurrò Remus, la voce ancora tremante mentre si asciugava una lacrima solitaria.
Fuori piove e i due sono seduti entrambi sul letto di Sirius, guardando fuori dalla grande vetrata dei dormitori.
Nel silenzio si distingue il perfetto ticchettio delle gocce d'acqua che si scontrano contro il vetro.
«Non devi mentire, non a me»
Rispose Sirius, lo sguardo ancora verso fuori.
«Va bene»
Lo sentì sospirare, gli piacque pensare che si trattasse di sollievo ma la verità era che non aveva la più pallida idea di cosa passasse per la testa di Remus in quel momento.
«Promettilo»
«Te lo prometto Sirius»
E dentro Remus si sentì corroso dalla colpa e dal rimorso, lui non avrebbe mai potuto essere sincero. Aveva troppa paura di essere lasciato solo ancora una volta.
Lui, al contrario di Sirius, non poteva concedersi il lusso di dimenticare chi era. 
«Bene»
A quel punto Sirius sentì delle dita calde cercare il suo braccio e poi la sua mano per poi stringerla forte.
Intrecciò le sue dita a quelle di Remus mentre il respiro gli si faceva mozzato.
Era come se adesso condividessero qualcosa di solo loro, qualcosa che non avrebbero condiviso con nessun'altro, nemmeno con James.
Fu come se fossero diventati una cosa sola.
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice/SHIPPER CONPULSIVA: Ciao Potterheads! Ecco il secondo capitolo, che ne pensate?
Fino ad adesso i Wolfstar sono ancora piccoli, ancora insicuri, ancora ignoranti riguardo i loro sentimenti ma il tempo passa in fretta e più andremo avanti più le cose si faranno profonde e interessanti, è una promessa!
Inoltre vi avviso, il mio genere è angst puro quindi preparatevi a soffrire xD
Ringrazio chi ha aggiunto la storia fra le seguite e le preferite ma vi chiedo ancora di farmi sapere la vostra opinione, positiva o negativa che sia! *accattonaggio di recensioni mode on*
Vabbè, io sparisco.
Con tanto affetto,
-Nimph

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Capitolo 3
*** Sick-1973 ***


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Non avrei mai sopportato che tu potessi avere una vita all'infuori di me. Sono sempre stato troppo egoista.
 
Crescere comporta uno scotto, l'infanzia va via e lascia il posto a qualcos'altro.
Le emozioni si fanno più profonde, aumentano le sfumature di ognuna di loro. I dolori sono più densi e duraturi, si ha meno voglia di sognare e le favole perdono la loro attrattiva.
Certo, Sirius adesso ha tredici anni e ha appena iniziato a sfiorare l'adolescenza ma ne paga già i dissapori.
È quasi l'alba e proprio non riesce a dormire sapendo che il letto accanto al suo, il letto di Remus, è vuoto.
È una di quelle notti.
Quelle in cui Remus sparisce.
Non si sa dove vada, non si sa cosa faccia, ma quando torna quasi non sembra lui.
E Sirius, soffocato dalle sue lenzuola, brucia in una lenta agonia.
Ha paura che non torni più, ogni volta, è una paura irrazionale. È stupida. Perché non dovrebbe tornare?
Ma forse a spaventarlo di più è la certezza di essere allo scuro riguardo quella parte della vita di Remus.
Niente più bugie sì erano ripromessi ma tanti segreti, tante parole non dette e sguardi vuoti.
Domande appese sulla punta della lingua e morte prima ancora di essere pronunciate.
Nessuna risposta.
"Dimmi qualcosa, so che non c'eri"
"E che dovrei dire? Non c'è nulla da sapere per te"
Ah.
Non per me.
"Sei uno straccio, non ti reggi neanche in piedi. Se scopro che qualcuno ti ha toccato io lo ammazzo. Hai capito? Io lo ammazzo, lo ammazzo, lo ammazzo"
"Sta zitto, non mi guardare"
Dovresti uccidere me, direbbe Remus. Sono io stesso a procurare le mie ferite, ti prego uccidimi davvero.
Ma non dice altro.
Poi però un rumore strascicato interrompe i pensieri di Sirius, il sole fa appena capolino oltre le montagne.
La luce è argentea.
Si scosta le coperte dalle gambe e cammina a piedi nudi verso la fonte del rumore.
Poi all'improvviso Sirius avverte un tonfo sordo e l'ansia gli fa andare il cuore troppo veloce.
Appena fuori dai dormitori trova Remus in ginocchio, in un bagno di sudore.
Le ginocchia gli cedono e crolla accanto a lui.
Non riesce a trattenersi dal prendergli il viso fra le mani e vede il suo viso pallido ricoperto di lacrime e graffi, come le braccia che sanguinano in diversi punti, i pantaloni scuri sono ridotti a brandelli e non indossa altro.
«Rem, Remus! Cosa... Cosa è successo?! Remus ti prego, ti prego dì qualcosa. Remus così mi fai morire...»
La voce di Sirius trema, le sue mani tremano, le sue braccia, le sue gambe.
Pensava di essere forte.
E adesso ha paura veramente.
Remus farfuglia qualcosa che Sirius non capisce davvero ma in un attimo di lucidità decide di issarselo sulle spalle per farlo entrare, per farlo stendere nel suo letto.
«N-non farmi vedere dagli altri. T-ti prego S-Sirius, ti p-prego»
E lui annuisce piano, non sa bene cosa fare ma sa che dovrebbe portarlo in infermeria, dove possono curarlo. 
Lì può stare meglio.
Quando gli sfiora la fronte sudata si accorge che brucia come l'inferno.
«Rem Madama Chips deve vederti, stai male. Non puoi restare qui»
Ma in risposa Remus gli afferra il braccio con tanta forza da penetrargli la pelle morbida con le unghie e scuote la testa così velocemente che Sirius teme possa rompersi l'osso del collo.
«Va bene, va bene. Che devo fare? Dimmi che devo fare...»
Ma lui non ha più la forza nemmeno di formulare una frase di senso compiuto.
Le lenzuola iniziano a sporcarsi di sangue.
Sirius rimane per qualche secondo immobile, fissando quel liquido denso e caldo senza avere il coraggio di muovere un dito.
Poi inizia a muoversi come un automa, caccia fuori una delle camice bianche della divisa e la straccia per ricavarne delle bende.
Si siede con le ginocchia contro il materasso di Remus e usa la stoffa per fasciare i tagli più profondi, prima però li sfiora piano, li accarezza con le dita fredde mentre sotto di lui Remus trema, non di freddo.
È ancora sotto choc.
«Shh, shh ci sono io con te. Resto qui, non me ne vado»
Non me ne andrò mai.
Remus annuisce eppure Sirius non ha la certezza che lo stia ascoltando davvero, i suoi occhi per quanto sgranati sembrano vuoti, rimasti indietro.
Una volta finito di occuparsi delle sue ferite la paura inizia a far spazio alla rabbia.
Chiunque l'abbia ridotto in quello stato lui l'avrebbe trovato e a quel pensiero le mani gli pizzicarono.
L'avrebbe ridotto a una massa informe.
Remus era qualcosa di fragile, di così prezioso, di sacro.
Nessuno doveva sfiorarlo, figuriamoci farlo a pezzi.
Poi però la stanchezza vince momentaneamente tutto il resto.
Sirius si stende accanto a lui e per la prima volta in tre anni si concede di stringerlo a sé.
Forte, fortissimo, quasi come se avesse paura che lui potesse scivolare via.
Remus si accoccola fra le sue braccia provocando nell'amico un familiare calore allo stomaco.
Nonostante tutto Sirius adesso si sente al sicuro.
E sorride quando Remus nasconde il viso nell'incavo del suo collo, eppure basta poco per rovinare tutto.
Remus lo sa.
Sirius sta per apprenderlo.
«Callie...Callie io...mhm- e Remus stringe il pugno sulla maglia del pigiama di Sirius che a quelle parole si blocca. Immobile- Callie n-non...tu...»
Callie.
Chi cazzo è Callie?! Ci sono io qui! Io che ti ho alzato dal pavimento quando non riuscivi nemmeno a stare in piedi, io che ti ho bendato le ferite una a una per farti smettere di sanguinare, io che ti ho stretto per paura che potessi spezzarti in mille pezzi sotto i miei occhi!
Sirius non piange, ma adesso sente solo il freddo.
Fuori, intorno, dentro di sé.
Si stacca da Remus, non avrebbe dovuto toccarlo, non avrebbe dovuto fare niente.
Stupido. Stupido. Stupido.
Perché non l'ha portato in infermeria? Perché si è illuso in quel modo?
Non piange, Sirius Black, ma non sopporta quel contatto un secondo di più.
Si alza velocemente, senza grazia, e va via, lasciando i dormitori.
Il profumo di Remus sulla pelle ora è come sale sulle ferite.
Il giorno dopo Remus fingerà di non ricordare niente.
 
Al mattino Callie Gilbert, Corvonero del quinto anno, verrà ritrovata poco distante dai cancelli di Hogwarts. Ferita gravemente a una gamba era svenuta dopo un forte colpo alla testa. Non ricorderà nulla ma sul suo corpo ci saranno evidenti segni di aggressione.
Sirius non troverà nessun collegamento fra gli accaduti di quella notte e la disavventura della Gilbert.
L'idea non lo sfiorerà nemmeno.
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice/SHIPPER CONPULSIVA: Hey! Rileggendo i vecchi capitoli mi sono accorta di un errore madornale: ho descritto Remus con gli occhi color coccolato (ed è pure il mio personaggio preferito perciò shame on me) ma ho provveduto a correggere tutto! Detto questo, vi è piaciuto questo capitolo? Vi ha fatto schifo? Bene, fatemelo sapere!
Vabbè, metto il punto a questo scempio di angolo.
-Nimph

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Capitolo 4
*** Perfect-1973 ***


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E non ho mai capito come facessi tu ad essere com'eri, che faceva male starti accanto ma era il prezzo necessario per chi come me voleva vedere il sole troppo da vicino.
 
 
"Perché?"
Glielo avrebbe chiesto, se non fosse stato così dannatamente spaventato dalla risposta.
Perché non ti sei fidato di me? Perché mi hai mentito per così tanto tempo? Perché mi hai tagliato fuori in questo modo?
Io non lo meritavo, ci sono sempre stato. Sempre.
Sirius e Remus guardavano il cielo, era quasi mezzanotte ma nessuno dei due sembrava voler andare a letto.
Erano seduti su una delle panchine di pietra, i piedi a penzoloni verso l'erba scura e le stelle sopra la testa.
Il giorno dopo entrambi sarebbero partiti, di ritorno verso casa.
Il terzo anno era passato così velocemente che era quasi difficile crederci, ed erano cresciuti altrettanto velocemente.
Adesso era Remus il più alto e non sembrava più nemmeno tanto fragile, ma forse la pensava così perché adesso sapeva. Sirius aveva visto e le cose non sarebbero più state le stesse.
Era ancora ridotto malaccio Remus, la luna piena c'era stata soltanto due notti prima. Aveva ripreso a camminare solo da poche ore.
Lui, quel ragazzino dai lineamenti dolci e la pelle chiara come il latte, delicata. Lui, un licantropo.
«Dì qualcosa, dì qualsiasi cosa Sirius»
Quel tono insicuro ricordò a Sirius la prima volta che l'aveva visto, sul Hogwarts Express.
Gli si strinse il cuore nel petto.
«Cosa vuoi che ti dica?»
Remus si strinse nelle spalle e sulle sue labbra comparve un sorriso amaro.
«Mi dispiace Sirius, mi dispiace tantissimo, sai? Ma per quanto lo voglia non posso cambiare quello che sono e lo capisco, lo capisco se non vuoi vedermi mai più solo per favore, ti prego dillo. Dimmelo e facciamola finita perché sono due giorni che sei sparito e la scuola è finita e non ci vedremo per più di due mesi e io devo saperlo...lo devo sapere se...»
E le parole gli si bloccarono in gola, sembrava non avere la forza di continuare.
Sirius ci mise qualche secondo a notare che Remus era sul punto di piangere.
Non l'aveva mai visto piangere, mai. Non davanti a qualcuno!
In quel momento la rabbia che provava si frantumò in tanti minuscoli pezzettini.
L'avrebbe  stretto a se' tanto forte da lasciare nuovi lividi ma non si mosse di un centimetro, e come avrebbe potuto?
Stargli vicino era diventato già abbastanza difficile.
Dentro di se' c'era una voce che non faceva che ripetere che no, non poteva.
"se lo tocchi, se lo stringi, non lo lascerai più andare ed è sbagliato, sbagliato, sbagliato"
«Lo devo sapere se ti ho perso»
«Tu non mi perderai mai, Remus»
E a quelle parole il piccolo lupo sgranò gli occhi e si strinse le gambe al petto.
«Io sono un mostro, Sirius»
«Tu sei perfetto»
«Non riesci nemmeno a guardarmi»
«Non posso farlo»
«Perché?!»
Perché se lo faccio poi che succede? Non ce la faccio, non ce la faccio Remus. Scusa, scusami.
«Dovevi dirmelo»
«Avevo paura»
Solo a quel punto Sirius si concesse di posare lo sguardo su quegli occhi verdissimi. Ci trovò il suo coraggio che giocava a nascondino. Questa volta si fece trovare.
«Non ero arrabbiato per quello che sei, io ero arrabbiato perché... Perché non ti sei fidato abbastanza di me. Ce l'eravamo promessi no? Mai più bugie. Era una promessa Remus, io ci credevo»
«Vi avrei persi, te, James e Peter. Non L'avrei sopportato»
Sirius strinse i pugni.
«Siamo ancora qui, sono ancora qui. Per te»
Fermi, per una manciata di secondi entrambi non mossero più un muscolo.
Immobili.
Finché Remus non si gettò fra le sue braccia, la stretta debole ma presente.
Fu come un fulmine a ciel sereno, una scarica di energia che gli passò per tutto il corpo.
Non gli bastava, a Sirius non sarebbe mai bastato ma ricacciò quel pensiero nei meandri più oscuri della sua mente e lo accolse fra le sue braccia.
La pelle di Remus era di nuovo morbida, di nuovo fragile.
Era sempre lui, sempre lo stesso.
«Perdonami, mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace...»
«Shh, shh, non devi dirlo mai più. Mi hai capito Rem? Mai più. Sei perfetto, così come sei adesso, perfetto»
E ogni parola era una spina in più che gli si conficcava nel petto perché se ne vergognava, perché non accettava quello che sentiva ma era ancora piccolo, ancora un ragazzino.
Poteva ancora nascondersi dietro abbracci infrantili, frasi dette a cuor leggero.
Come si può essere tanto piccoli e provare cose così grandi? Come si fa a non scoppiare?
Sirius, per un interminabile insignificante istante, pensò che forse in quelle braccia piccole e calde ci sarebbe addirittura potuto morire e comunque sarebbe stato perfetto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice/SHIPPER COMPULSIVA: e siamo a quattro! uuuuh, che ne pensate? Spero davvero che anche questo vi sia piaciuto, ho già pronti i prossimi capitoli e be' posso assicurarvi che le acque non continueranno ad essere così tranquille per molto quindi meglio godersele :P!!
Ringrazio ancora chi ha aggiunto la storia fra le seguite, le preferite e le ricordate. Crescete un po' di più ogni giorno e non avete idea di quanto questo mi faccia piacere! Grazie anche a chi ha recensito, adoro leggere le vostre opinioni!
-Nimph

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Capitolo 5
*** Insane-1974 ***


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Ho iniziato a cercarti dove non potevo trovarti perché faceva meno male che non avere niente, o forse di più, erano tutte pallide imitazioni.
 
 
Quando Sirius tornò ad Hogwarts per il suo quarto anno era chiaro che ci fosse qualcosa di diverso in lui, qualcosa di... nuovo.
Più sicuro se possibile, ancora più coraggioso.
Chiunque lo vedesse avrebbe detto di lui che quell'aria malandrina che si portava dietro non era mai stata più evidente.
E James ne approfittò fin da subito per combinare i soliti danni.
I malandrini li chiamavano, già da un po'.
Sirius e James, Remus e Peter.
Sirius si era scoperto fosse il più scatenato, il più ribelle.
Era come se tentasse di tenersi occupato tutto il tempo, mai un attimo di pace.
Aveva sempre un piano da organizzare, qualche scherzo meschino da rifilare.
Le ragazze, inutile dirlo, lo guardavano adoranti e lui non faceva che vantarsene con mezza scuola.
"Moony e tu? Dovresti muoverti, sai? Tra un po' ti si fanno le rughe e tu una ragazza non l'ha neanche mai toccata. È triste, non trovi?"
Di solito a queste frasi Remus abbassava lo sguardo e si mordeva l'interno delle guance mentre James pizzicava i fianchi di Sirius stizzito.
"Sta zitto, lascialo stare"
Sotto sotto lui aveva sempre sospettato che Remus fosse il preferito di Potter ma fanculo lui non aveva bisogno di lui, né di Remus o Peter. 
Stava bene anche da solo.
Che poi, non è che lui avesse iniziato a dedicarsi alle donne da così tanto, tutto era iniziato l'estate prima.
Aveva conosciuto una giovane tassorosso che girava spesso per Diagon Alley, aveva i capelli biondo grano e gli occhi verdi.
Katrin.
Non era molto bella, aveva le labbra troppo sottili e il naso troppo piccolo era ricoperto di lentiggini ma era gentile.
L'aveva scoperta a fissarlo spesso quando sì ritrovava lì nelle sue numerose fughe da casa Black e, la terza o quarta volta che si incontrarono, lei ebbe anche il coraggio di parlargli.
A Sirius piacevano i suoi occhi nonostante avesse la netta sensazione che mancasse qualcosa in quel colore pieno ma dal tono troppo scuro.
Fu lui a baciare lei la prima volta, voleva sapere cosa si provava.
Le ragazze non gli erano mai piaciute da bambino ma ora era cresciuto, ora doveva fare le cose che ogni ragazzino della sua età faceva.
Non fu tanto male e lo fece così tante volte da farselo piacere per abitudine.
La pelle di Katrin illuminata dalla luce del sole mattutino sembrava avere la stessa tonalità di quella di Remus, si ritrovò a pensare un giorno, mentre lei lo stringeva fra le braccia.
Ora Katrin non c'era più ma lì ad Hogwarts aveva saputo rimpiazzarla.
James, invece, si era innamorato. Lei si chiamava Lily e, a detta di Remus, era bella e di straordinaria intelligenza, così Sirius decise che lei non gli piaceva, no, non gli piaceva per niente.
Lei e Remus sembravano essersi legati con la stessa velocità con cui Remus e Sirius si erano allontanati.
Certo, era stata anche colpa sua. Sapeva essere così meschino con lui e sapeva esserlo ancora di più con chi gli faceva del male.
Veniva preso in giro spesso Remus e Sirius mordeva come un cane rabbioso per poi scappare.
Lupin non aveva nemmeno il tempo di dire grazie.
Ad ogni modo, Moony aveva trovato sostegno in Lily, la ragazza perfetta, e ovviamente in James e Peter.
O almeno così credeva Sirius.
«Una volta era con me che studiavi, ricordi Moony?»
Il giovane licantropo sorrise appena, per poi mordicchiarsi il labbro pieno.
«Noi non abbiamo mai studiato davvero, per quello i tuoi voti erano così disastrosi»
Risero entrambi, la biblioteca era piena di studenti ma nessuno dei due sembrava notarlo davvero.
Ormai erano rari i momenti in cui si trovavano a stare da soli, Remus non voleva distrazioni.
Sirius amava assecondarlo, ma non l'avrebbe mai ammesso.
«Sì ma era da me che venivi, no? Per qualsiasi cosa»
«Non sono io quello che è andato via, Sirius»
E quella singola frase fece male come un pugno assestato in pieno stomaco ma Sirius sorrise. Un sorriso senza denti.
«Moony che dici?! Non te lo ricordi? Tu non mi perderai mai. Lo sai, lo sai»
Remus posò lo sguardo sul vecchio libro che aveva fra le mani perché adesso il coraggio di guardarlo negli occhi proprio non ce l'aveva.
"Non è vero, dove sei andato? Non sei più tu questo, mi hai lasciato solo"
Avrebbe voluto dirgli, urlarglielo e lasciare andare tutta la rabbia che conservava nel suo cuore giovane e stanco.
Avrebbe voluto, ma non lo fece.
«Sto ancora studiando per diventare animagus, lo sai vero? È difficile, ma me lo sento che manca poco»
«Non vieni alla stamberga nelle notti di luna piena da mesi ormai, pensavo avessi smesso»
A quel punto Sirius scoppiò in una risata nervosa, tenendosi la pancia che adesso gli faceva male per davvero.
«Che stupido che sei a volte Rem! Ho avuto così tante cose da fare, James lo sa. Non te l'ha detto? Che idiota. Avrebbe dovuto. Sono stato impegnato, ma studio, studio spesso»
Remus scosse la testa, sembrava volesse fuggire da un momento all'altro e nemmeno riusciva a crederci.
Sta sull'attenti Sirius, pronto a bloccarlo.
«Nemmeno dormo la notte»
«Già, Peter mi ha detto che ti dai parecchio da fare con quella serpeverde, Cindy? Mandy? È del quinto o sesto anno?»
Il tono di Remus è freddo, come se non gliene fosse fregato proprio un cazzo di quello che lui faceva la notte e Sirius non lo sopportò. No, proprio non riuscì a sopportarlo.
"Ti odio, Remus. Ti odio, ti odio, e ci tengo. Ci tengo davvero. Lo so, sono un coglione. Scusa"
«Cosa? No! Non intendevo quello, io e Cindy non ci sentiamo che ormai è una settimana. Ma non dormo bene, anzi, non dormo per niente»
«Prova con un infuso di Valeriana»
Remus si era alzato adesso, perché ci aveva provato ma proprio non ce la faceva a stargli vicino ancora.
Negli occhi di Sirius si poteva leggere il più puro terrore.
Gli afferrò la mano con tanta forza da conficcargli le unghie nella carne.
«Dove vai?!»
Voleva marchiarlo, voleva che restasse il segno, voleva farglielo sentire che "no, non te ne andare. Resta. Ti prego"
E Remus che dentro pianse un po', solo un po', gli occhi verdissimi ora sembravano giganti.
«Sirius mi fai male!»
Ma lui non mollò la presa.
"No, mi hai fatto troppo male. Che vuoi adesso? Non ce la faccio"
Lo dissero gli occhi di Moony, Sirius poté quasi leggerlo dal suo sguardo e il cuore nel petto  pensò proprio di non averlo più.
Lo lasciò andare.
«Scusa, è la stanchezza. Magari cerco Cindy, magari facciamo pace. E tu? Sei finito a fare il terzo incomodo fra James e Lily?- rise, gli occhi sgranati come quelli dei prigionieri di Azkaban, gli occhi di un pazzo- magari ti presto Cindy un paio di volte»
Gli fece l'occhiolino, Remus era convinto di stare per vomitare, scappò senza nemmeno rispondere. La mano gli sanguinava e Sirius ne era soddisfatto quanto disgustato.
«Alla prossima»
Gli urlò alle spalle, voleva che lui lo sentisse. Voleva che tutti sentissero, perché all'improvviso aveva la fottuta paura che non ci sarebbe stata, una prossima volta.
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice/SHIPPER COMPULSIVA: E sono in anticipo! Avrei dovuto postare il capito domani, lo so, ma mi sono fatta prendere dalla frenesia so eccolo qui! Che ne pensate?
-Nimph

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Capitolo 6
*** Kiss you-1974 ***


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Ho sempre fatto troppo o troppo poco con te. Non badavo ai segni che lasciavo, erano il mio marchio.
 
 
 
Remus era sempre stato un tipo di poche parole, preferiva descrivere l'esenzione delle cose senza fronzoli eppure aveva sempre qualcosa di appropriato da dire se interpellato.
O quasi, visto che quando aprì gli occhi in quella mattinata poco soleggiata di Febbraio, nel vedere accanto a lui sul suo cuscino un pacchetto regalo con tanto di fiocco, è così stupito che non ha idea di cosa dire.
Era strano, non era nemmeno il suo compleanno, per qualche minuto aveva avuto addirittura paura che fosse tutto uno scherzo ma poi, quando aprì la carta lucida colorata d'argento e ne vide  il contenuto,  un piccolo sorriso non poté che fare capolino sul suo viso.
Aveva capito.
Gli ci volle un po' per trovarlo, ovviamente.
Sirius quella mattina non era nel suo letto, si era svegliato prima e non aveva partecipato alle lezioni ma l'impegno paga, Remus lo ripeteva spesso, e alla fine riuscì a trovare il suo nascondiglio e si sentì anche parecchio stupido per non averci pensato prima.
Sirius era sulla torre d'astronomia, seduto a gambe incrociate sul pavimento scuro, davanti a lui solo il vuoto.
«Finalmente ti ho trovato. Non pensi che abbiamo giocato a nascondino fin troppo in questi mesi, mh?»
Disse, facendo sussultare Sirius. Non si aspettava di ricevere visite.
Il licantropo si sedette accanto a lui, un leggero sorriso gli illuminava il volto.
«Moony, mi cercavi? E perché se posso saperlo?»
Remus roteò gli occhi verso l'alto e cacciò fuori la copia nuova di zecca della favola babbana "Cappuccetto Rosso".
«Solo tu potevi farmi un regalo del genere Sirius, solo la tua mente poteva partorire un modo tanto contorto di chiedermi scusa»
E rise della sua frase, sereno.
Sirius all'inizio fu davvero tentato di negare ma d'improvviso si sentì stanco alla sola idea. Non ce la faceva più a combattere quella guerra con se stesso.
«Non ti ho ancora chiesto scusa»
Entrambi guardavano verso l'orizzonte, la luce violacea del tramonto li faceva sembrare ancora più giovani. Rendeva tutto più irreale.
«Be' sono qui, fallo adesso»
«È difficile dirlo ad altra voce»
E a quella frase risero entrambi, di gusto, finalmente guardandosi negli occhi e Sirius credette, come nel peggiore dei cliché, di poterci affogare in quegli occhi verdi verdi verdi.
«Magari avresti potuto scrivermelo, all'inizio del libro»
«Oh dai Moony, lo sai, non sono proprio il tipo»
Ridacchiò ancora Sirius. Era bello ridere così, senza un motivo apparente, da quanto non lo faceva? Ormai gli sembravano secoli.
«Lo so, sono stato costretto a farci il callo. Non cambierai mai»
Ecco, questa frase Remus la pronunciò con tono più amaro senza nemmeno rendersene conto.
Sirius fece scivolare le dita a sfiorargli la mano per pochi secondi, leggero come il fruscio della stoffa della sua divisa.
Poteva giurare di averlo sentito rabbrividire.
«Perdonami, Moony»
Perdonami per tutte le stronzate che ho detto, perdonami per tutte le volte in cui non ci sono stato, perdonami per tutte le volte che ho immaginato di toccarti e sotto le dita non avevo la tua pelle, perdonami se ho provato a sostituirti con decine di volti diversi senza ottenere il minimo sollievo.
Perdonami ma cosa posso fare se sono così sbagliato?
L'hai detto anche tu, non posso cambiare.
«L'ho fatto molto tempo fa, Sirius. Ti aspettavo»
Poi sorrise con aria furba.
«Eppure dovrei offendermi, mi hai paragonato al lupo cattivo che mangiò la povera nonnina»
Sirius scosse la testa all'istante.
«Tu sei Cappuccetto Rosso, Rem»
Sono io il lupo, tutto ciò che rappresenta. Sono io la bestia.
Remus aprì appena la bocca, sorpreso, e a Sirius lui non era mai sembrato così bello, così perfetto.
Per qualche istante gli sembrò perfino di non sentire la solita brodaglia fatta di sensi di colpa e vergogna nello stomaco.
C'erano solo lui e Remus.
«Mi sei mancato da morire, sai?»
E non riusciva nemmeno a credere di averlo appena detto, no, doveva esserselo immaginato come doveva essersi immaginato il rossore sulle guance di Moony che in quel momento sembrava un angelo.
È sempre stato così puro, come faceva? Come faceva a fargli quest'effetto?
«Mi sei mancato anche tu»
«Dillo ancora»
«Mi sei mancato Sirius»
Ed è qualcosa di primordiale, qualcosa che non poteva controllare che lo spinse contro le sue labbra scoprendo di avere una fame che non conosceva ma che infondo c'era sempre stata.
Remus era dolce, aveva il sapore della cioccolata. Ed era morbido, caldo. Era reale.
Carne contro carne.
Sirius gli morse l'angolo della bocca, gli chiese il permesso mentre con le mani lo stringeva a se' e tremava, tremava da morire.
Tremava di paura perché cazzo cazzo cazzo, che sto facendo? Che stava facendo?
In che guaio si stava cacciando? Era così sbagliato, così sporco, così... così...
Si staccò da Remus con tanta forza da fargli perdere l'equilibrio sulle ginocchia, non fu lui a cadere ma fece ugualmente male.
Vide il suo sguardo ad occhi sgranati, vide la paura nel verde che li colorava.
Si sentì talmente sporco che credette di poter morire adesso, in quello stesso momento.
Mi dispiace Moony, perdonami. Scusa, scusa, mi dispiace tantissimo.
Sirius non riuscì a spiccicare parola, terrorizzato com'era, scappò via senza più nemmeno guardarlo.
Lo lasciò solo ancora una volta.
Si era preso il suo primo bacio, quel pomeriggio sulla torre d'astronomia.
Se l'era preso senza aspettare un sì o un no come risposta e poi l'aveva rinnegato con la stessa rapidità.
Per Remus fece così male che la sua ingenuità gli fece credere fosse arrivata la fine del mondo. Ancora non sapeva che quello era solo il primo giro di giostra.
Come la prima goccia d'oceano sulla terra.
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice: mhm, sesto capitolo postato! Lo so, sono capace di rendere fastidiosamente angst anche il primo bacio Wolfstar, augh!
Be' sono ansiosa di sapere cosa ne pensate ;)
Piccola anticipazione:
-Capitolo 7: Possession
“Era come una maledizione, se non potevo averti io nessun altro avrebbe potuto.”
-Nimph

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Capitolo 7
*** Possession-1975 ***


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Era come una maledizione, se non potevo averti io nessun altro avrebbe potuto.

 
Sirius aveva preso l'abitudine di estraniarsi ogni qualvolta che la rabbia si faceva insopportabile, ogni qualvolta che sentiva di essere sul punto di scoppiare.
Nell'ultimo periodo Debbie White aveva assunto quel ruolo.
Una distrazione facile per Sirius, Debbie era una ragazza di sedici anni e seppur più grande di lui di un anno molto meno sicura di se'.
Una tassorosso dai capelli corti e castani, il corpo magro privo di curve e il viso a forma di cuore.
Non era stata nemmeno la prima che si era portato a letto, una delle tante. Era convinto che presto avrebbe anche dimenticato il suo nome ma, nonostante non lo facesse mai sentire pienamente soddisfatto, gli era necessaria.
Il sesso per Sirius era un palliativo, un tozzo di pane per saziare la sua fame primordiale, quella fame che tanto odiava e che gli riempiva la mente di immagini di occhi verdi come le foglie di ciliegio e pelle chiara come la luna.
Debbie e le sue mani ormai esperte riuscivano a scacciarle, per un po'.
Eppure ora che Sirius la guardava stesa accanto a lui dormire, con un leggere sorriso soddisfatto in viso e le gambe attorcigliate alla coperta che lui stesso aveva nascosto notti prima nella stanza delle necessità si accorse di provare un sottile quanto però inevitabile disgusto per quella figura.
Gli venne di colpo l'impulso di scacciarla via, non voleva essere toccato ancora da lei.
Giustificò la cosa abbastanza in fretta, magari si era solo stancato di lei, magari era arrivato il momento di tornare a guardarsi intorno.
Sirius aveva sempre saputo mentire bene, tanto da autoconvincersi delle sue stesse bugie, o quasi.
Remus.
Con lui le cose erano tornate ad andare bene. Non aveva più parlato dell'accaduto sulla torre d'astronomia, ovviamente, ma erano tornati ad essere i soliti malandrini di sempre o almeno ci erano andati molto vicini.
Era addirittura riuscito a trasformarsi in animagus, era stato l'ultimo ma ce l'aveva fatta. Era certo che non avrebbe mai potuto dimenticare la sua prima notte di luna piena, la paura mista al puro affetto che aveva provato.
Ora Padfoot faceva parte di lui.
Moony, Padfoot, Prongs e Wormtail, il gruppo più affiatato della scuola.
Già, Moony e Padfoot.
Perché far finta di niente era più facile, perché nessuno dei due voleva rinunciare all'altro. Sirius era convinto fosse l'unico modo, fingeva che gli stesse bene. Fingeva che andasse bene così.
Già, Moony, che starà facendo adesso?
E quella domanda iniziò a vorticargli per la testa senza lasciarla più, come un parassita.
Si rivestì con una strana fretta, con l'ansia che gli annidava le dita sottili.
Lasciò Debbie dormire, ma forse sarebbe meglio dire che lasciò la stanza senza curarsi di lei.
Poteva benissimo risentirsi, tanto poi tornava ad aprire le gambe e a lui bastava.
Le faceva male Sirius, sia nel corpo che nell'anima ma per lui le donne erano quello: fiamme fatte per bruciare troppo in fretta, senza il tempo di brillare.
Girovagando per i corridoi Sirius vide James in compagnia della Evans ma li ignorò.
Lei continuava a non piacergli, continuava a sentirsi sostituito. Non gli era mai passata.
Sapeva bene dove trovare Remus nelle ore subito dopo le lezioni, nella biblioteca. Era da sempre stato il suo luogo preferito.
"Lì c'è tutto un mondo da scoprire, soprattutto quando intorno non hai nessuno. Ti senti come su un altro pianeta"
Moony lo diceva spesso, lui rideva e scuoteva la testa.
"Tu sei tutto pazzo"
Quel giorno la biblioteca era nettamente meno affollata, ed era strano.
Ma non ci badò più di tanto, era troppo occupato a immaginare Remus curvo su uno di quei libroni ammuffiti, scervellandosi su un nuovo tema di storia della magia.
A Sirius era sempre piaciuto guardarlo studiare, mentre si concentrava. E gli piaceva prenderlo in giro, farlo arrossire.
Era così facile.
Dopo aver superato alcuni scaffali era chiaro ormai che qualcosa non andasse, soprattutto quando alle orecchie di Sirius arrivarono dei suoni inconsueti per un luogo come quello, eppure familiari.
Ma cosa...
"Okay chi è che ci sta dando dentro nella sezione delle biografie storiche?!"
Perché ormai era certo che quelli che sentiva non potevano essere altro che dei gemiti, appena udibili in una situazione normale, ma l'intera zona era vuota.
Non c'era un'anima.
Sirius ridacchiò all'idea di beccare la coppietta sul fatto, magari due tassi.
Sarebbero fuggiti alla velocità della luce.
Eppure quando finalmente vide qualcuno, appollaiato contro una delle librerie che si schiacciava contro una figura magra gli ci volle un po' per realizzare.
Le divise, le divise erano quelle di due Grifondoro, ovvio.
Pantaloni, una coppia di pantaloni. Due uomini.
Sì... Aspetta, cosa?!
E poi d'un tratto si sentì stupido, un completo idiota, un coglione.
Come aveva fatto a non accorgersene prima?! Come aveva fatto a non riconoscere i gemiti di Remus?!
Remus.
Lo stesso Remus che si reggeva a stento, conficcando le unghie nel maglioncino di Ryan Phinnis, con il collo ben scoperto alla sua mercé e il viso contratto dal piacere.
La bocca semiaperta.
Lui, un Lui che non era Sirius, lo stava toccando.
Lui, un coglione qualunque stava toccando Moony.
Il piccolo fragile Moony, il dolce timido Moony. Quello che arrossiva a una battuta un po' più spinta, quello che una ragazza non l'aveva neanche mai toccata e adesso Sirius sapeva il perché, e strinse i pugni tanto forte da farsi sanguinare i palmi.
No, no, no. Non toccarlo, no, lascialo, lascialo, no, non puoi, no, ti prego, ti prego, ti scongiuro. Basta.
E mentre nella sua testa continuavano a vorticare frasi sconnesse, senza senso, Sirius continuava ad avanzare.
Il ritmo era quello dei gemiti di Remus finché quel suono cessò, sostituito da un tonfo sordo.
Lui che lo spingeva via, lui che lo afferrava per il colletto della camicia e lo sbatteva contro la libreria che fece crack mentre i libri cadevano uno dopo l'altro.
Poi una voce.
"No, ti prego, Sirius!"
Ma lui non la sentiva, pensava solo al sangue che gli sporcava le mani, e questa volta non era il suo. 
E poi solo pugni, calci, non sentiva nemmeno il dolore perché era tutto concentrato nella parte sinistra del petto.
E continuerebbe, continuerebbe all'infinito se non sentisse delle braccia afferrarlo, tenerlo stretto per impedirgli qualsiasi movimento.
Un profumo familiare, cioccolato fondente.
«Sirius... Sirius cazzo fermati!»
E Sirius lo fece, perché d'un tratto si accorse di non avere la forza.
Phinnis strisciò via, perdeva sangue dal naso ammaccato, ne tossì anche un po'.
Era ridotto male, ma Sirius non riusciva ancora a realizzare.
Sembrava quasi irreale.
«Frocio!»
Si sorprese a urlare, sempre di più, sempre più forte.
«Frocio! Frocio! Frocio!»
Così, finché non vide la sua testa bionda sparire oltre gli scaffali.
Remus lo lasciò e nel momento stesso in cui quel contatto finì sembrò tornare in se', tornare a pensare.
Vide  il suo migliore amico piangere, silenziosamente, vide il suo sguardo pieno di terrore.
È colpa sua, Sirius lo sapeva ma non si pentì.
Era colpa sua ma una parte dentro di lui, nascosta, segreta, corrotta, ora era soddisfatta, appagata.
«Perché? P-Perché l'hai fatto Sirius?!»
La voce di Moony all'inizio sembrava quasi un sussurro ma aumentava man mano, insieme alla rabbia.
Remus iniziò a colpirgli il petto, lo spinse, forte. Gli fece male. Sirius non si ribellò.
«Perché?!»
Continuava a chiedere e Sirius si trincerava nel suo silenzio, cosa mai avrebbe potuto dirgli?
Non lo sapeva nemmeno lui, non lo sapeva il perché.
Non sapeva perché Remus riuscisse a far emergere la bestia che era in lui in così poco tempo, tutta insieme.
«Non è normale! Remus tu non devi... Cazzo... Non lo vedi?!»
E a quella frase quasi balbettata Remus sgranò gli occhi e si allontanò.
D'un tratto non voleva più toccarlo, nemmeno per sbaglio.
"Stai lontano"
Lo disse il suo sguardo, Sirius tornò a sentire quel dolore al lato del petto.
«Tu sei malato!»
Gli urlò il licantropo e gli voltò le spalle, stava per andare via perché tutta quella situazione gli sembrava un incubo, ma non ne ebbe il tempo.
Sirius lo afferrò per il braccio, lo trascinò fuori dalla biblioteca.
«Lasciami! Sirius dannazione, vuoi lasciarmi?!»
Ma Sirius non ne aveva la minima intenzione, non sapeva nemmeno dove stava andando. Dovette sopportare lo sguardo inquisitore degli studenti finché non trovò un corridoio più isolato.
«Si può sapere dove diamine mi stai portando?! Sirius mi fai male!»
Oh be', non quanto me ne fai tu ogni giorno, Moony.
Ad ogni modo, si sorprese quando una volta lasciata la presa Remus non scappò. Forse era soltanto troppo sconvolto per farlo.
Sirius gli fissò il polso arrossato.
«Non dovevi farlo Moony... Non dovevi»
E adesso sembrava davvero pazzo, un pazzo furioso, ma non poteva farci niente. Non riusciva a controllarsi.
«Una volta mi hai detto che sono perfetto così come sono, che non sono sbagliato come penso»
La voce di Remus era incrinata, Sirius ormai non si ricordava più nemmeno quando aveva iniziato. Sapeva solo che faceva male, un male cane.
«Rem, tu... Tu non capisci...»
Anche Sirius stava piangendo, e se ne rese conto solo in quel momento.
E non sapeva nemmeno dove ma trovò il coraggio di avvicinarsi a lui ancora, Remus non retrocedette.
«Non potrai mai capire»
Glielo sussurrò sulle labbra, Moony inghiottì un singhiozzo nello stesso istante in cui sentì le labbra di Sirius sulle sue.
Erano calde, avevano il sapore  del sangue e facevano male e bene insieme.
Ma la dolcezza durò poco, non poteva nulla contro la fame che era rimasta assopita troppo a lungo.
Sirius prese la sua bocca con la forza, la esplorò per la seconda volta senza alcun permesso e Remus nonostante tutto aveva il sapore migliore che avesse mai provato.
Lo afferrò per i fianchi e lo sollevò, bacino contro bacino.
Spinse fino a che non sentì un familiare dolore misto al piacere.
Finalmente allontanò le labbra dalle sue, ma solo per dedicarsi al suo collo niveo.
Voleva marchiarlo fino a coprire ogni traccia di Ryan Phinnis sulla sua pelle, fino a cancellare ogni segno che potesse ricondurre a qualcun'altro.
«S-Sirius non... »
Remus tremò sotto di lui, la sua non era solo paura. Sirius poteva sentirlo nella pelle che toccava, nell'odore che sentiva e spinse più forte, senza grazia, il bacino contro il suo.
Un gemito riecheggiò fra le pareti umide.
«No, Sirius non così- ora le mani di Padfoot vagavano sotto la sua camicia, per poi scendere verso il basso- no... »
«Shh, Moony, ti prego»
E lui che si ritrovava a pregarlo per avere qualcosa di più, non l'avrebbe mai immaginato né nei sogni migliori né negli incubi peggiori.
Certo, pensare in quel momento era fuori discussione.
«No!»
Remus si impose di essere forte mentre lo spingeva via, facendolo cadere.
La forza del lupo ancora nei suoi occhi verdi.
Nel momento in cui le loro pelli smisero di toccarsi per Remus fu come smettere di respirare  ma l'orrore che aveva provato nel vedere il viso delicato di Ryan sfigurato in quel modo era troppo forte.
E poi, le parole che Sirius gli aveva detto gli avevano fatto sgretolare il cuore nel petto.
Le sentiva come tatuate sulla pelle.
Frocio.
Remus come Ryan, allo stesso modo.
«Non puoi Sirius, non ce la faccio»
E Sirius non credeva che nella vita si potesse provare una sensazione del genere, come quando si è spaccati in due. Più o meno il dolore era quello ma in mezzo a tutto il resto quasi passò in secondo piano.
I passi velocissimi di Remus schioccavano come schiaffi.
Lontano, sempre più lontano.
Sirius finalmente ricordò.
Chi è allevato da chi ha le serpi in seno non può essere troppo diverso, no?
E lui, come i serpenti, era cresciuto abbastanza da saper mordere.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice/SHIPPER COMPULSIVA: ta daaaa, no okay...
Il capitolo più lungo che ho scritto finora e anche parecchio esplosivo. Che ne pensate? Vi ha sorpreso?
-Nimph

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Capitolo 8
*** Mine-1975 ***


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Ti ho ferito con la rabbia, ti ho mentito con lo sguardo, ti ho sporcato con la voglia eppure continuavi ad essere mio.
 
 
Sirius non l'aveva cercato, non dopo quello che era successo.
Si sentiva già abbastanza umiliato da se stesso per ricevere un ennesimo rifiuto.
Che poi cosa gli era preso?! Come aveva potuto trattarlo in quel modo?! Come era potuto arrivare a fargli male?!
Si riferiva a Remus, ovviamente.
Perché di quell'altro, di Ryan, non gliene fregava proprio niente.
Al solo pensiero del suo nome il sangue tornava a ribollirgli nelle vene.
Se l'era meritato tutto, il naso rotto, la spalla slogata, i graffi, i lividi.
La notizia che Ryan Phinnis, Grifondoro del sesto anno, fosse stato stato pestato fino a perdere i sensi nella sala comune si era diffusa in poco tempo in tutta la scuola. Per fortuna non aveva fatto il nome di Sirius, probabilmente troppo spaventato dal fatto che potesse circolare la voce riguardo a tutto quello che era successo in quella fottuta biblioteca.
Tanto non l'avrebbe mai detto, nessuno doveva sapere.
Come non avrebbe mai cercato Remus di sua spontanea iniziativa perché sotto ogni scusa che poteva trovare la realtà era che non ne aveva il coraggio, che aveva fatto qualcosa di proibito, che non era ancora riuscito a perdonarsi.
Ad ogni modo, non fu necessario.
Fu Remus a cercare lui, contro ogni aspettativa. E lo trovò,  nella stanza delle necessità, il cui pavimento scuro era cosparso di cocci rotti e, defilati in un angolo, di vari tipi di piatti e vasi di porcellana.
Sirius era seduto sul pavimento, in mezzo ai frammenti bianchi.
«Intendi scappare da me ancora per tanto? Faccio così tanta paura?»
Il suo tono era leggero, come il sorriso che gli si dipinse sul viso subito dopo aver parlato. Sirius era sia stupito che irritato, quel comportamento gli sembrava quasi falso.
Se non si parlavano da più di una settimana un motivo c'era e non si poteva far finta di niente così facilmente.
No, Sirius non riusciva nemmeno a immaginare di poterlo fare.
Come poteva dimenticare le sue labbra rabbiose sulle sue? Era un'immagine che continuava a tormentarlo.
«Va via Remus, lasciami stare»
«Non ci penso nemmeno»
«Remus v-...»
Ma il licantropo lo zittì con un gesto di mano, per poi sedersi accanto a lui.
«Questo è già successo Padfoot, lo sappiamo entrambi ma adesso non siamo più dei bambini. Smettila di scappare»
Il riferimento al loro primo bacio sulla torre d'astronomia era evidente, Sirius al ricordo non poté fare a meno che serrare la mascella per reprimere un piccolo sorriso.
«Non è la stessa cosa, lo sai»
Remus sbuffò esasperato per poi nascondere le dita fra i capelli castani.
«E allora? Cosa cambia?! Adesso come prima non ce la faccio senza di te. Mi manchi, Sirius. Mi manchi, e non mi interessa niente se hai pestato Phinnis, se sei un coglione assurdo, se ancora non sai bene cosa vuoi dalla vita e lo so, non è bello da dire ma è la verità. Io, senza di te, non ho mai saputo starci»
«Non dire stronzate»
Sirius lo sussurrò con la voce che quasi gli mancava perché no, non poteva farcela. Fu un attimo e la paura gli paralizzò la lingua e i pensieri.
«Per Merlino, guardami!»
Moony gli afferrò il viso e lo costrinse a farsi guardare negli occhi, quegli occhi verdi, verdissimi e Sirius stava per mollare. Lo sapeva, ma non voleva ammetterlo.
«Sei il mio migliore amico, Sirius»
«Non sono un tuo amico, Moony. Non lo sono mai stato»
Un amico non cerca di baciarti con la forza, non ti sogna la notte, non ti immagina mentre fa l'amore.
No.
«Lo so»
Le mani di Remus sulle sue guance tremavano, il respiro si fece più pesante.
«Non... Non so nemmeno cosa sono»
«Con me, puoi essere tutto quello che vuoi»
E Sirius sapeva che stava sbagliando ancora, sapeva che presto sarebbe tornato il pentimento ma posò le sue labbra su quelle di Remus, ormai era la terza volta ma fu sempre come la prima.
L'ansia, il piacere, l'aspettativa, la paura, erano sempre le stesse in un misto che gli faceva girare la testa.
Ma questa volta Remus lo sorprese perché per la prima volta voleva quel bacio tanto quanto lui.
Quasi non si accorsero che la stanza stava cambiando sotto di loro, i pavimenti erano d'un tratto più morbidi.
Sirius lo fece distendere sotto di se', non voleva fargli male, non ancora.
Spense il cervello, i pensieri.
Sentì Remus rabbrividire sotto il suo tocco leggero e questo lo fece impazzire, diventò più audace.
Gli sollevò, lentamente, il maglione della divisa e lo lanciò via, lontano, per poi concentrarsi sui bottoni della camicia chiara.
La sua era una lentezza disarmante, si prendeva il suo tempo Sirius, voleva ricordare quel momento per tutta la vita.
Quando finalmente riuscì a vedere il suo petto bianco sorrise di soddisfazione.
«S-Sirius...»
Padfoot prese a baciarlo, prima il collo, poi le spalle, il petto, fino a scendere sempre più giù iniziando a mordicchiare e leccare.
I gemiti di Remus avevano il potere di fottergli il cervello, Sirius non riusciva a pensare a niente, niente che non fosse lui e la sua pelle, e il suo piacere.
Ma Remus lo stupì ancora, gli afferrò i lembi della camicia da Grifondoro e quasi gliela strappò via.
Sirius rise contro le sue labbra.
«Va piano, o non ce la faccio a resistere»
Moony arrossì e lui in risposta gli baciò entrambi gli zigomi mentre più in basso armeggiava con i suoi stessi pantaloni.
«Dimmi che non c'è stato nessuno prima di me, Rem. Ne ho bisogno, dimmelo- e infilò le dita all'interno dei pantaloni di Remus, in profondità, fino a sfiorare la sua intimità. Remus sgranò gli occhi e si aggrappò alle sue spalle -Nessuno, solo io»
Moony poggiò la fronte su quella di Padfoot, sorrise appena.
Anche in quella circostanza riusciva a sembrare puro.
Era il suo angelo.
«S-Solo tu, solamente tu Sirius. Ti ho aspettato»
Sirius non resistette a quelle parole, spinse il bacino contro il suo, il cuore stava per esplodergli nel petto.
«Sirius, t-ti prego»
Lui, Remus che pregava per avere di più. Il suo Moony, il suo. Oh, Merlino.
Gli abbassò l'ultimo pezzo di stoffa che li divideva e sentirlo, interamente, fu come morire e rinascere.
«Dio, Rem. Sei meraviglioso, meraviglioso. Lo sai? Lo sai vero?»
Remus ridacchiò, allacciandogli le gambe in vita.
«Dimmelo ancora»
Sirius lo ripeté mentre gli sfiorava i fianchi, mentre lasciava che le loro intimità si scontrassero e continuò a ripeterlo mentre si faceva spazio in lui, prima con un dito, poi con un secondo.
Voleva prepararlo bene.
«S-Sirius, mhm... non, non mi lasciare»
Remus lo disse con la bocca schiacciata contro il suo collo, fra i gemiti. Sempre più forti, sempre più numerosi, senza vergogna.
Sirius avrebbe voluto dirgli di non smettere mai.
Quando entrò in lui Remus gli conficcò le unghie nelle spalle e gli occhi gli si fecero lucidi.
Gli stava facendo male, e Sirius si odiò per questo ma non sapeva come altro fare.
«S-Scusami Moony, stai bene? Oh, lo sai, sei così caldo Moony. Dio, dimmi che non fa troppo male, scusa. Scusami»
Remus scosse la stessa e si mosse contro di lui, facendolo entrare più in profondità.
«S-Sto bene, ti v-voglio. Shh»
Così Sirius prese a spingere, piano, non voleva perdere il controllo. Aumentò le spinte solo quando vide sul viso di Remus l'immagine del piacere.
«Sei mio»
Quasi gli ringhiò contro il collo.
Adesso sei mio, solo mio. Mio. Mio. Mio.
Remus lo zittì con le sue labbra calde, umide.
Lui lo voleva, non l'avrebbe mai dimenticato.
«Non mi lasciare»
Glielo pronunciò ancora contro le labbra, adesso fu Sirius a zittire lui.
Venne pronunciando il suo nome, tenendolo stretto, col desiderio di fondersi con il suo corpo.
Remus lo seguì poco dopo, stremato.
Si addormentò sorridendo, era felice. Sirius lo guardò a lungo mentre la mente gli tornava lucida, mentre i pensieri tornavano ad ampliarsi.
Non c'erano più solo loro due.
Sirius gli baciò le tempie, poi la punta del naso, poi le labbra. Pianissimo, non voleva svegliarlo.
«Perdonami Moony»
I suoi passi felpati lo condussero fino ai corridoi della scuola mentre il cuore nel petto, come la prima volta che l'aveva visto, sembrò indurirsi senza più riuscire a pompare sangue e ossigeno.
Fece male, esattamente come la prima volta.
L'aveva lasciato, ancora una volta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice/SHIPPER COMPULSIVA: Finalmente! Lo so, lo so. Vi ho fatto aspettare questa scena per quanto? Be' l'angst è sempre presente, lo saprete ormai che non posso farne a meno ma ho tentato di lasciare spazio anche a una briciolina piccina picciò di fluff.
Che ne dite? Vi è piaciuto?
-Nimph

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Capitolo 9
*** Alone-1976 ***


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Eri come l'aria che sono costretto a respirare. Come l'acqua indispensabile per la vita. Senza di te probabilmente non sarei nemmeno riuscito a tenermi insieme. Non te l'ho mai detto.
 
 
Remus gli dormiva sul petto, era così leggero che se non lo avesse guardato probabilmente non si sarebbe nemmeno accorto che si trovasse lì, su di lui, stanco e sudato.
Sirius era stanco e sudato quanto Remus, solo che proprio non riusciva a dormire dopo il sesso. La mente era troppo piena di pensieri, non era mai tranquillo. C'era una strana ansia che gli avvolgeva il corpo, un leggero tremito che gli partiva dai capelli fino alla punta dei piedi.
Quasi peggio del disgusto che provava subito dopo aver pensato a Remus, quando era da solo e le sue voglie doveva sfogarle come poteva.
Nessuno lo sapeva, era il loro piccolo enorme schifoso indispensabile segreto.
Remus non chiedeva molto, si accontentava. Con James e Peter faceva finta di niente, rideva e scherzava, prendeva in giro Sirius e continuava ad arrossire alle solite battute poi però trovavano un modo per rimanere da soli. Lo trovavano sempre.
E all'inizio era anche divertente, i sensi di colpa venivano dopo, si rincorrevano per poi tirarsi uno sopra l'altro. Facevano l'amore ridendo.
Ma non è durata molto, Remus capì in fretta che da Sirius non avrebbe mai cavato molto.
Qualche scopata nel bagno dei prefetti, i baci sotto le coperte quando andava bene.
"Perché resti se ti fa male?"
Sirius aveva trovato il coraggio di chiedergli un giorno, certo, subito dopo si era spaventato a morte. Si sarebbe ucciso con le sue stesse mani se a causa di quella stupida domanda tutto fosse finito.
Che razza di idiota.
Remus aveva alzato le spalle e aveva sorriso appena, in modo spento.
"Perché fa più male andare via"
Fu una delle rare volte che Sirius lo strinse a se' senza aspettarsi niente in cambio.
Andavano avanti così da quasi un anno, dal secondo trimestre del quinto.
Sirius non aveva mai accettato un no come risposta e le difese di Remus erano sempre così blande...
«Che ci fai ancora qui?»
La voce roca e impastata dal sonno di Moony lo riportò bruscamente indietro dai suoi pensieri.
«Eh?»
«Perché non te ne sei andato?»
Nel ripetere la domanda Remus si aggrappò a lui più forte, quasi con per paura che decidesse di lasciarlo proprio in quel momento.
«Di solito quando mi sveglio tu già non ci sei più»
E Sirius sapeva che era la verità ma fece comunque male sentirla pronunciare dalle sue labbra.
Aprì la tenda del letto a baldacchino del dormitorio, quello di Moony, per permettere alla luce di entrare.
«Vuoi che vada via?»
«No»
Una negazione secca. Sirius sorrise, gli veniva da ridere.
Lo strinse a se' un po' più forte e l'odore di sudore e muschio di Remus gli riempì le narici.
«Mi piace guardarti dormire, sono rimasto per quello. Di solito ti svegli più tardi»
Non pensava che glielo avrebbe mai detto ma, in qualche modo, credeva che dopo tutto se lo fosse meritato.
Moony sorrise, quel sorriso senza denti e un po' storto che sapeva fare solo lui poi però il suo sguardo si annebbiò.
«È vero che porti Cindy a Hogsmeade sabato? Sai, mhm, giusto per sapere chi resta qui. Io non penso proprio di andare»
Mentì Remus, aveva saputo dell'appuntamento della coppia da Peter qualche ora prima e l'immagine non l'aveva lasciato in pace un attimo. Era per questo che era stato più rabbioso questa volta, per questo l'aveva graffiato, e morso mentre facevano l'amore.
Sirius smise di guardarlo per concentrarsi sul soffitto color bianco sporco.
Si sentì infastidito da quelle parole.
«Sì, torniamo sul tardi, come al solito»
Alla fine lui e Cindy erano durati più del previsto, fino a diventare una coppia a tutti gli effetti. Lei gli serviva, lo faceva sentire uomo al cento per cento anche se certo, un uomo altamente inadeguato.
La farsa meglio organizzata della mia vita, pensò Sirius, ma a Remus non l'avrebbe mai detto.
«Ah»
«Peter resta»
«Anche James»
«Bene»
E d'un tratto Sirius ebbe paura di non sapere più cosa dire, ma Moony lo salvò ancora una volta.
«Ci pensi, se James entrasse adesso e ci vedesse, a cosa penserebbe? Mh?»
Remus ridacchiò nello stesso frangente di tempo che servì al corpo di Sirius per irrigidirsi.
All'improvviso gli sembrò di essere un cubetto di ghiaccio. 
Lasciò Remus andare e si allontanò per non doverlo toccare ancora.
«Non lo dire nemmeno»
Pronunciò il moro a denti stretti.
«Capito, Rem? Non lo dire mai più»
«M-Ma...»
«No»
Sirius si alzò di scatto, iniziando a raccattare i suoi vestiti dal pavimento, nel guardarlo Remus provò un irrefrenabile bisogno di coprirsi ma scoprì di non riuscire a muovere un muscolo.
«James è troppo importante»
«Scusa»
Pronunciò il castano a mezza voce.
Remus lo odiava, almeno quanto non riusciva a fare a meno di lui. Probabilmente  era davvero pazzo a restargli accanto eppure si sentì meschino al solo pensiero di abbandonarlo.
Per Sirius invece sembrava qualcosa di naturale, fuggire.
«Io vado, allora»
In momenti come questi non sapevano mai come salutarsi, ed era sempre terribilmente imbarazzante.
Remus era ancora disteso nella stessa posizione mentre ormai Sirius stava per lasciare lo stanzone, a un passo dal superare la soglia.
«Okay, ciao»
«Dopo studiamo insieme. Ti va?»
«Certo»
Sirius annuì impercettibilmente prima di andarsene a passo incerto.
Il ticchettio delle sue scarpe rimase impresso nella testa di Remus per diversi minuti.
Nella vita non si sarebbe più sentito solo quanto si sentì in quel momento.
Dopotutto, bisogna toccare il fondo per poter risalire.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice/SHIPPER COMPULSIVA: Heilà pimpi. Che ne pensate? Stanchi di sguazzare in questo mare infinito di angst? xD
Vi comprendo, sarei stanca anche io, hehe.
Baci
-Nimph

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Capitolo 10
*** Monsters-1976 ***


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Era come se smettessi di vedere, quando si trattava di te. Come se tutto il mondo smettesse di girare e ogni cosa smettesse di avere un senso. Perché ero troppo preso dal guardare te, per capire tutto il resto.
 
 
«Padfoot? Pad... Sirius ci sei?! Sei connesso?»
James stava quasi per tirargli il libro di pozioni contro la sua testaccia buona a nulla.
«Mhm... Eh? Hai detto qualcosa Prongs?»
James alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.
«Quando mi hai chiesto aiuto sul testo di pozioni pensavo che l'avremmo fatto insieme, non che L'avrei fatto io mentre tu guardi per aria!»
Sirius ridacchiò, chiaramente con la testa da un'altra parte.
«Sì scusa, hai ragione»
E tornò con lo sguardo verso il cielo azzurro.
Avevano deciso di mettersi a studiare nelle zone esterne di Hogwarts visto la bella giornata ma a quanto pare non era stata un'idea fruttuosa visto che Sirius si rifiutava di collaborare.
«Dovevo accollare i compiti a Remus, come al solito. Come fa a fare quelli di tutti ogni singolo giorno?! Non lo capirò mai...»
Al suono del nome dell'amico Padfoot sembrò svegliarsi dai suoi pensieri.
James notando la sua reazione si ritrovò a nascondere un sorriso.
«Lui è un genio, lo sai»
«E tu sei un idiota scansafatiche, so anche questo»
Sirius borbottò qualcosa di incomprensibile, infastidito.
«ha-ha, James. Davvero molto divertente»
«Nemmeno tu sei molto divertente da un po' di tempo a questa parte, mh?»
Sirius alzò un sopracciglio, fingendosi sorpreso.
«Sciocchezze, è tutto come al solito»
«Certo»
«Ovviamente»
Sembravano due bambini, Remus lo ripeteva sempre, due bambini capricciosi.
Effettivamente erano come fratelli ormai.
Da quando Sirius era scappato di casa e i Potter lo avevano accolto il loro rapporto era diventato più profondo.
Si era finalmente sentito parte di qualcosa.
«Allora, dov'è che si può trovare dell'ottima erba pruriginosa?»
Aveva chiesto Prongs, tornando a concentrarsi sul tema, ma Sirius aveva già smesso di ascoltarlo.
I suoi pensieri vagavano verso capelli sottili e occhi verdi come foglie di ciliegio.
Alla fine Potter si arrese maledicendosi per non essersi affidato a Moony, l'unico con un po' di cervello nel loro gruppo sgangherato.
«Ma... A proposito di Moony, sai dove è finito? Non lo vedo dalla fine delle lezioni...»
James stava per rispondere che non ne aveva la più pallida idea quando poi vide la chioma castana di Remus spuntare in lontananza, uscita dalla porta nord sul cortile.
«Eccolo! Lì, con Phinnis, quello del settimo anno»
Sirius ci mise qualche secondo prima di realizzare.
La gola gli divenne secca, sgranò gli occhi nel momento stesso in cui il ricordo delle labbra di Ryan Phinnis sul collo arrossato di Remus che geme gli tornò in mente.
Le mani gli si chiusero a pugno, si accorse di essersi spostato verso di loro solo quando ormai era troppo tardi.
«Remus»
Riuscì solamente a dire, sembrava che la lingua gli si fosse annodata impedendogli di produrre anche i suoni più semplici.
Quando Remus si voltò verso Sirius non riuscì nemmeno minimamente a nascondere il puro terrore che si dipinse nel suo sguardo.
«P-Padfoot, hey, come va?»
Tentò di dissimulare lui, Ryan invece aveva tutta l'aria di chi sta per darsela a gambe e infatti...
«Forse è meglio che io vada»
Pronunciò con una sicurezza stentata, Moony annuì senza staccare gli occhi dallo sguardo infuriato di Sirius.
«Già, vattene»
Ribatté poco dopo o, giurò a se stesso, gli avrebbe staccato le mani a morsi nella sua forma animale.
Una volta rimasti soli il corpo di Remus si rilassò, abbassò lo sguardo con aria mesta.
«Tu non puoi comportarti così»
Pronunciò infine, con voce atona. D'un tratto sembrava stanchissimo.
«Così come?»
Lo sfidò il moro, avanzando verso di lui.
Remus non si mosse ma nemmeno alzò lo sguardo.
La folla di studenti fece loro scudo dallo sguardo curioso di James.
«Come se io fossi tuo. Come se io fossi uno dei tuoi giocattoli. Smettila, non ne hai il diritto»
Eccolo, il pugno in pieno stomaco. Questa volta però Sirius era più preparato.
Afferrò il polso di Remus in una stretta ferrea, per poi trascinarlo fino a dentro la scuola.
«Io non sono il tuo cagnolino!»
Si lamentò Remus, costretto a seguirlo lungo l'ampio filo di colonne dei corridoi di Hogwarts.
Sirius lo lasciò andare contro il muro, fermandolo posando le mani ai lati della sua testa.
«Cos'è una specie di gioco al gatto e il topo? Cosa credi di ottenere Moony? Mh?!»
Pronunciò con tono apparentemente freddo, contro le sue labbra.
«Non spero di ottenere niente da te. Ho passato questa fase»
Fu la sua risposta, impregnata di amarezza e delusione.
Sirius incassò anche questa, senza darlo a vedere.
«Credi davvero che io non ci tenga?! Non sei così stupido Moony»
A quelle parole Remus lo spinse via con tutta la forza che aveva in corpo.
Sirius cadde all'indietro sbattendo le spalle contro il colonnato.
Gli occhi sgranati e il dolore che si irradiava velocemente.
Non si aspettava una reazione del genere.
«Sai una cosa? Sono abbastanza stupido da innamorarmi di te! Del più schifoso ipocrita di tutta la scuola! Perché è questo che sei, un coglione che mi usa come un giocattolo quando ne ha voglia e poi torna dalla ragazza, che non ama e che scopa quasi per dovere. Sei patetico! Patetico Sirius!»
Gli urlò con tutta la forza che aveva in corpo, parole seguite da un pugno ben assestato contro la mascella.
Sirius non si fece attendere, se era la guerra che voleva lui l'avrebbe accontentato.
Lo colpì contro lo stomaco, concentrandosi su tutta la rabbia che le parole di Remus avevano provocato.
Mi ama? Non può amarmi, gli faccio schifo. Per lui sono patetico, l'ha capito. L'ha capito anche lui cosa sono.
«Sei tu quello che si fa scopare come una puttana, non ti ho mai promesso niente!»
La voce di Sirius era impastata dal sangue e dall'adrenalina. Stava accadendo tutto troppo velocemente.
Remus rispose colpendolo conto l'occhio destro, Sirius lo colpì di conseguenza, alla ceca e prendendogli le labbra piene.
«Vaffanculo! Hai capito, Sirius? Vaffanculo!»
E continuarono a colpirsi finché le ferite che avevano dentro iniziarono a riflettersi anche fuori.
Finché ebbero la forza di stare in piedi e la logica tornò a popolare i loro pensieri.
A cosa serviva? A cosa serviva continuare a farsi del male?
«Basta!»
Sirius sentiva ancora il sapore del sangue contro il palato, le dita gonfie e il petto colpito da fitte atroci al termine di ogni respiro mozzato.
Remus ora era fermo, non si muoveva di un centimetro nonostante fosse ridotto anche peggio di Sirius. Adesso la rabbia sembrava sparita, rimpiazzata dall'elettricità che impregnava l'aria tutt'intorno a loro.
Si erano pestati, ricoperti di graffi e lividi dentro e fuori.
«Basta...»
Aveva ripetuto ancora Remus, il tono strascicato a causa del labbro gonfio e violaceo.
Nel vederlo ridotto in quello stato a causa sua Sirius si sentiva morire dentro eppure tornando indietro non lo avrebbe cambiato, sentiva ancora la rabbia viva fluirgli nel sangue inisieme alla fame.
Una fame che non si spegneva mai.
Così l'aveva preso, afferrato per il colletto sporco della divisa da Grifondoro.
«Sei un mostro»
Gli aveva sussurrato sulle labbra, specchiandosi in quegli occhi verdissimi, ora arrossati.
Non sapeva più se parlava a Remus o a se stesso.
Gli morse le labbra, forte, fino a farle sanguinare ancora e poi lo baciò, con la stessa forza.
Ancora.
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice: Pensavate di esservi liberati di me eh! HAHA no, mi dispiace. I'M BACK FOR YOUUUUUU. Devo dire però che ho buone ragioni oltre alla mia famosa pigrizia per essere mancata tanto. Ho avuto un febbrone da cavallo, poi il greco... Poi il Comicon... Poi la fisica...
Vabbè, avete capito, no?
Baci,
-Nimph

 


 

 

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Capitolo 11
*** Loving you-1976 ***


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*A fandomsunite perché te l'ho promesso e, come vedi, tutto è possibile per davvero.
 
 
Che amavo tutto di te, partendo dal modo in cui sapevi esserci sempre fino al modo in cui sapevi quando era meglio andare via. Una dolce, meravigliosa agonia.
 
 
Sirius si era messo a letto da almeno un paio d'ore, o comunque non di meno, ma proprio non riusciva a prendere sonno.
Niente, era inutile.
Non faceva che rigirarsi alla disperata ricerca di una posizione comoda, un modo per riuscire a chiudere gli occhi senza avere pensieri per la testa.
"Sono stato così stupido da innamorarmi di te"
Era questa semplice frase che, continuando a vorticargli nella mente senza sosta, lo stava letteralmente facendo impazzire.
Sulle prime non ci aveva creduto, e come avrebbe potuto?
Insomma, Remus era molto più di quanto lui sarebbe mai stato. Non erano compatibili.
Moony poteva anche essere infatuato ma l'amore, l'amore è un'altra cosa.
È più simile a una spina che a una rosa, Sirius l'ha imparato in fretta. Fa più male che bene, ma non ne hai mai abbastanza.
Non ci aveva creduto ma poi quel dubbio folle e stupido si era insinuato nei suoi pensieri e aveva messo radici.
Comunque, anche se Remus l'avesse amato, non sarebbe cambiato nulla. Niente.
Era una fantasia ingenua.
Perché tanto, non si poteva.
Erano nati per durare poco, Sirius se lo ripeteva quando i sensi di colpa erano troppi e difficili da sopportare.
Ora però si rendeva conto che proprio non riusciva a vedersi lontano da lui, perché Sirius lo amava.
Aveva buttato metà della sua adolescenza nel negare a se stesso il suo amore per Remus e a cosa era servito?
Dentro di se' l'aveva saputo dal primo momento e solo in quell'istante, nel buio dei dormitori maschili Grifondoro, si era concesso di ammetterlo.
La realizzazione improvvisa lo lasciò quasi senza fiato.
E non fu come se l'era immaginato, non si sentì più sbagliato o più sporco di prima.
Certo, non di meno, ma fece meno male di quello che pensava.
Ormai ci sono dentro e con tutte le scarpe. Non posso fare finta di niente, o continuerò a sentirmi in questo modo: come se stessi affogando all'aria aperta.
Non l'avrebbe detto a nessuno, ma lui lo sapeva.
Bastava.
Quando poi Sirius si voltò, disteso su un fianco, e vide Remus dormire poco distante da lui sereno come un bambino sentì dentro di se' un coraggio che non credeva poter avere.
Era bello come sempre, bello perché era imperfetto, perché aveva quelle cicatrici che odiava tanto ma che Sirius amava esplorare con le dita, perché pur di avere un pezzetto di lui si era accontentato del niente, perché piangeva quando facevano l'amore e quando Sirius gli chiedeva il perché lui rispondeva "Piango di gioia, sono felice" anche se non era vero.
Era bello perché aveva quella purezza, quel candore naturale che Sirius non avrebbe mai avuto e che prima di incontrarlo non conosceva.
Era bello e lo amava e sapeva che lo amava per milioni di perché, e ne conosceva solo una piccola parte.
Remus, che aveva ancora il labbro gonfio ma finse di non notarlo.
«Moony? Moony sei sveglio?»
Chiese sporgendosi verso di lui, conosceva la risposta ma non sapeva in che altro modo svegliarlo.
«Remus?!»
Si sentì un tonfo, attutito dal piumone dorato.
Sirius saltò fuori dal letto per raggiungerlo.
Remus era caduto e in un modo anche parecchio comico. Se Sirius d'un tratto non si fosse sentito così nervoso probabilmente sarebbe scoppiato a ridere.
«Tutto bene?»
Gli chiese, aiutandolo a liberarsi le gambe dalla matassa di lenzuola.
Remus annuì, ancora scombussolato dal brusco risveglio.
«Si può sapere cosa diavolo vuoi per svegliarmi nel cuore della notte?!»
«Non riuscivo a dormire»
Non si erano parlati molto dopo la loro ennesima lite ma avevano comunque fatto finta di niente.
Era la prima volta che si parlavano davvero dopo giorni.
Remus alzò gli occhi al cielo ma Sirius notò un piccolo sorriso spuntare sul volto pallido.
L'unica luce presente nella stanza era quella della luna che filtrava dalle ampie finestre del dormitorio.
Si vedeva appena a un palmo di naso ma Sirius ne fu felice. Non sapeva se avrebbe avuto lo stesso coraggio con piena visibilità.
«E io cosa posso farci?»
«Ti va di venire a letto con me? N-Nel senso, cioè, vuoi dormire con me?»
Anche con quella poca luce Padfoot poté vedere gli occhi di Moony sgranarsi alle sue parole.
Quasi si sentì venire meno.
«E se James o Peter si svegliano prima di noi?»
Sirius alzò le spalle, semplicemente non voleva pensarci.
Vide Remus continuare ad esitare ed ebbe voglia di arrendersi.
«Lascia stare, è stata un'idea stupida»
«No okay, va bene»
«Sei sicuro?»
Remus non sorrise stavolta, ma annuì appena.
«Sì»
Furono piuttosto impacciati, Sirius si infilò fra le coperte abbastanza in fretta e nel fare spazio a lui quasi cadde all'indietro. Remus, costretto a intrecciare le gambe a quelle di Sirius, non riuscì a non arrossire e ringraziò il cielo che fossero al buio.
«Sei comodo?»
Chiese proprio Moony stringendosi sul ciglio del materasso.
Si sentivano stupidi a comportarsi in quel modo, erano stati a letto insieme decine di volte ma la dolcezza, la delicatezza, quelle per loro due erano delle cose rare.
«Adesso sì»
Sembrò si fossero guardati negli occhi per un tempo lunghissimo prima di decidere di parlare ancora. Cercarono il coraggio l'uno dall'altro.
«Remus devo chiederti una cosa»
«Dimmi»
Sirius prese un lungo respiro e strinse i pugni.
Ora o mai più.
«Pensavi davvero ciò che hai detto l'altro giorno. Quando... sì insomma, quando è successo quello che è successo»
La voce d'un tratto più sottile, sembrava assottigliarsi di più ad ogni parola.
Remus dovette sforzarsi per capire ogni parola pronunciata da Sirius e per non costringerlo a ripetere. 
«Ho detto tante cose, Padfoot. Per metà non le ricordo nemmeno»
Sirius chiuse gli occhi, per non doverlo guardare.
«Hai detto che ti sei innamorato di me, l'hai detto, prima di colpirmi. Io ho bisogno di sapere, ho bisogno di saperlo se è vero o ti giuro Remus, rischio di impazzire»
Moony, contro tutte le aspettative, non sembrò sorpreso.
«Domani fingerai che tutto questo non sia mai accaduto, come sempre»
Il tono era sia amaro che dolce. Sirius rabbrividì sia di piacere che di sorpresa quando sentì la mano calda di Remus posarsi sulla sua guancia e tracciarla con le dita fino a scendere verso il collo e poi risalire. Su e giù, senza fermarsi.
«Non pensare a domani, perché domani non avrò più il coraggio di chiedertelo, Moony. Lo so io, lo sai anche tu»
Padfoot gli avvolse la vita e lo strinse forte contro il suo petto, sentiva le lacrime premergli per uscire e non voleva che lui lo guardasse così.
«Non chiedermi di cambiare, non posso. Non ci riesco»
Remus tremava contro di lui, spaventato, forse ancora più di Sirius.
«Io ti amo, Sirius. Non lo vedi?»
E Sirius si concesse di essere debole, di sciogliersi insieme alle lacrime salate contro il collo di Remus.
Di tremare e di singhiozzare.
Si concesse di essere quello che era, solo per quella notte.
«Non me lo dirai mai più, vero?»
Sirius glielo chiese con le labbra contro la sua pelle, Remus strinse i pugni con la stoffa del suo pigiama fino a lacerarla con le unghie fini.
«Non te lo meriti»
Padfoot annuì piano, Moony aveva ragione. Come sempre il suo Moony aveva ragione.
Non avrebbe negato.
«Ti amo anche io»
E fu come liberarsi da un macigno schiacciato contro il petto. Fu una liberazione e una maledizione insieme.
«Ricordalo, sempre»
«Sempre»
Non era una promessa ma una resa silenziosa. Dopo tanto tempo si erano arresi a loro stessi, al loro non essere abbastanza giusti per andare bene sia per il mondo sia l'uno per l'altro.
Erano po' più vicini, senza perdere però la consapevolezza che quello fosse il massimo che avrebbero mai ottenuto l'uno dall'altro.
Stretti, prima di lasciarsi andare.
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice/SHIPPER COMPULSIVA: Ziao.
Perdono, lo so, è passata un'eternità. È che sono stata travolta da un'altro progetto e... niente, non ho giustificazioni. Ma voglio rassicurarvi! Ho pronti gli altri capitoli fino a l'ultimo e se riesco a completarlo anche un piccolo spin off.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, davvero.
Baci,
-Nimph

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Capitolo 12
*** No lies, no more-1977 ***


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Non ho mai voluto l'aiuto di nessuno, avrei anche morso la mano che mi nutriva per orgoglio.
 
«È la donna della mia vita, Padfoot. Me lo sento»
Sirius scosse la testa, fingendosi contrariato.
«Oh, ti prego. Potremmo per favore smettere di parlare della Evans per mhm... Diciamo dieci minuti? O rischio di farmi scoppiare il cervello»
«Sai una cosa Sir? Vaffanculo»
Rispose Prongs piccato, per poi spingerlo via giocosamente.
L'antipatia per la Evans Sirius alla fine se l'era fatta passare. Era stupido continuare ad essere geloso di lei, era una tipa a posto e poi rendeva felice- anche insopportabile, ma sono dettagli -uno dei suoi migliori amici. 
Oh, e faceva ridere Remus.
Una di quelle risate senza secondi fini, risate serene. Sirius non avrebbe mai potuto farlo ridere in quel modo.
«È solo che quando sono con il mio migliore amico vorrei poter parlare con lui senza troppe intrusioni indesiderate, sai com'è»
James sorrise malandrino, la sala grande era piena di studenti e si sentiva un piacevole brusio in sottofondo.
Lily e Remus invece studiavano in biblioteca per il compito di Storia della magia.
«Ma andiamo! Tu passi metà della giornata attaccato a Moony e non faccio tutte queste storie! Ti comporti da bambino»
Sirius d'un tratto sentì la gola diventare secca.
«Che stronzata! Insomma, non è la stessa cosa... Io Remus mica me lo porto a letto, Dio, a volte sai essere davvero un idiota!»
Disse poi, sforzando una risata nervosa. James sorrise ancora, in maniera più maliziosa.
«Ah no? Ne sei sicuro?»
Sirius, sentendosi minacciato, scattò subito in piedi prendendo le distanze da James.
«Si può sapere che ti prende oggi?! Io vado a farmi un giro, sono davvero stanco di sentire le tue stronzate»
E si allontanò senza neanche voltarsi, quasi correndo.
James non può sapere, cazzo non lo sa nessuno. 
Che poi non è nemmeno così sveglio.
 No. 
Non sa un cazzo.
Continuava a ripetersi per calmarsi.
«Padfoot? Pad! Aspetta!»
James lo inseguì senza neanche pensarci, riuscì a fermarlo fuori dalla sala afferrandolo per un braccio.
«Che ti è preso?!»
«Fai sul serio Prongs? Semplicemente non voglio sentire quello che dici, una marea di stupidaggini»
James scosse la testa, si sentiva sia stizzito che colpevole. Non voleva che questo argomento venisse trattato in quel modo ma ormai non si poteva tornare indietro.
«Andiamo Padfoot, siete i miei migliori amici. Credi davvero che non me ne sarei accorto? Persino Peter lo sospettava!»
Sirius sgranò gli occhi, sembrò pietrificassi.
D'un tratto credette persino di poter dimenticare come si parlava.
«N-Non capisco di cosa stai parlando...»
James alzò gli angoli della bocca a formare un breve sorriso.
«Avete una storia, lo so già da un po'. Non devi mentire, non a me»
E James fece un passo verso di lui, pronto ad abbracciarlo, a rassicurarlo.
Non era stato facile capire all'inizio, si era sentito tradito, ma da tempo James aveva anche compreso che al cuore non si possono impartire comandi.
Bastava pensare a Lily per ricordarglielo.
«Guarda che non mi cambia niente eh, non sono così idiota»
Sirius scosse la testa, sembrava sotto choc. Dovette impegnarsi con tutte le sue forze per parlare ancora.
«Te l'ha detto lui vero? Te l'ha detto Remus...»
E nel pronunciare quelle parole il giovane Black si scoprì a digrignare i denti come un animale prima di attaccare la sua preda.
Come aveva potuto dirlo a James? Come aveva potuto tradirmi?!
«Cosa? No! Ha troppa paura di perderti per venirmelo a dire, penso che tu lo sappia anche più di me. Devo essere sincero, è stata Lily ad aprirmi gli occhi. Certo è che prima o poi me ne sarei accorto anche da solo, non ci voleva un genio»
Il tono di James era divertito, amichevole come sempre eppure le sue parole sembravano scivolare sulla pelle di Sirius senza lasciare traccia.
Era come immune a qualsiasi consolazione. Semplicemente, non voleva sentire più niente.
«Io vado»
«Eh?»
Il tono di Sirius era atono, senza alcuna inclinazione emozionale, niente.
Sembrava quasi un automa e a James fece quasi paura.
«Ho bisogno di stare da solo, James»
Ripeté, con quel tono che faceva venire i brividi.
Prongs annuì appena.
«Va bene, ci vediamo stasera allora»
Sirius gli mostrò le spalle e questa volta non rispose, era altrove.
Non sapeva cosa fare, si sentiva perso. Era come se all'improvviso tutto fosse diventato reale: la sua relazione con Remus, la sua attrazione per i ragazzi, l'amore, non erano più una semplice fantasia.
 James sapeva, e chissà già da quanto, questo lo rese tangibile.
Non aveva più modo di nasconderlo.
Si sentì nudo, spogliato. Si sentì privato dal dire la verità o dal negarla.
Stava bene nel suo dolore, non conosceva altro, non ha mai voluto essere salvato.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice/SHIPPER COMPULSIVA: EHI. Come va? Sono tornata, e ne sono felice.
Ho già il prossimo capitolo pronto, e in un paio di giorni sarà pubblicato ma... Sono indecisa. Il capitolo 13 doveva essere l'ultimo eppure, ora che ho abbastanza tempo e ispirazione, potrei anche decidere di allungare la storia con altri capitoli o scrivere uno spin-off o un estratto al riguardo. Voi che mi consigliate?
Baci,
-Nimph

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Capitolo 13
*** Tomorrow-1977 ***


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E restavi anche se lo sapevi, lo sapevi che non sarei mai cambiato. E mi amavi, mi amavi davvero, nonostante tutto.

«James lo sa»
L'aveva detto, aveva condiviso quel peso. 
Remus annuì piano, capì al volo di cosa si trattasse, ne aveva già il sospetto da un po' ma non l'aveva mai detto.
E come avrebbe potuto? Alla sola ipotesi Sirius usciva fuori di testa, si rifiutava di ascoltare.
«Te l'ha detto lui?»
«Sì»
Avevano saltato la lezione di Trasfigurazione ed erano sgattaiolati in biblioteca sapendo che in quelle ore sarebbe stata pressappoco deserta.
Si erano seduti, l'uno di fronte all'altro.
Senza difese né grandi aspettative.
«E come ti senti?»
«Prima... svuotato, perso. Ora, ad essere sincero, proprio non lo so»
Remus alzò le spalle, l'aveva visto in quello stato centinaia di volte ormai e Sirius non faceva che ricaderci, sapeva cosa fare e cosa dire.
Con Sirius era sempre difficile, ma stava imparando con il tempo.
«Io resto con te, lo sai. Qualsiasi cosa accada»
Sirius finalmente si concesse di guardarlo, sorrise appena.
«Vorrei poterlo credere, Moony»
E gli prese la mano in uno scatto repentino, la strinse forte.
«Ma non lo so che cosa può succedere, non so neanche bene chi sono o comunque non l'ho mai accettato»
Remus incrociò le dita con le sue, l'espressione stanca e disincantata di sempre.
«Ma l'ho accettato io, con tutte le sue conseguenze»
Sirius rise, scuotendo la testa.
Gli accarezzò il palmo, gli venne voglia di baciarlo piano ma non lo fece.
«Tu non sei indistruttibile, Remus. Non sei fatto d'acciaio. E non puoi nemmeno fingere di esserlo»
Remus si mordicchiò le labbra e piegò il collo, sembrava un cucciolo.
Così indifeso, così suo.
Non chiedeva niente.
«Non hai mai visto quanto posso essere forte, non hai mai notato quanto posso essere resistente, nemmeno nella mia forma più mostruosa. Per te sono sempre stato il piccolo fragile Moony. Non lo sono, non più. Mi hai reso più duro, più freddo. Mi hai rotto e poi rimesso insieme facendo crescere la carne e le ossa più forti. Ho perso parti di me e ne ho trovate di nuove e non so neanche se sia una cosa bella. So che le persone fatte per stare insieme sono come pezzi di puzzle che si incastrano e che noi non ci siamo mai incastrati bene così io ho spezzato e smussato le mie estremità per farle andare bene con le tue. So che ancora scricchioliamo, ma restiamo insieme. A vederci nessuno ci crederebbe eppure siamo qui»
E mentre la voce di Remus tremava, mentre gli occhi gli si facevano lucidi e pieni di luce Sirius gli alzò il mento con la mano libera e incerta.
Lo guardò come lo guardava dopo aver fatto l'amore.
«Io sono qui»
Pronunciò il castano, il tono sottile come un soffio di vento.
«Ma io non posso stare a guardare mentre ti distruggi per starmi dietro. L'ho fatto fino ad ora, non ce la faccio più»
E non l'aveva mai detto neanche a se' stesso, Sirius. Era stato egoista fino al midollo e gli era piaciuto perché era facile, ma adesso faceva male come tutto il resto.
«Lascia Cindy»
«Cosa c'entra lei adesso?»
Remus lo lasciò andare come scottato.
«Non la devi più toccare»
«Ma lei non conta niente»
«Dimostramelo»
Sirius si avvicinò lentamente, fino a sentire il suo respiro febbrile sulle labbra.
«Lei non conta niente, niente»
E gli lasciò un bacio all'angolo della bocca, un bacio che aveva il sapore della promessa.
Poi scese verso il collo, ne inspirò l'odore e premette le labbra piegate in un timido sorriso contro la sua pelle calda.
Remus non resistette, lo strinse a se', nascondendolo fra le sue braccia.
Protettivo proprio come un vero lupo.
«Io ti amo, e non mi può passare. Non mi passa, è per questo che non posso andare via»
Glielo sussurrò tanto piano che non seppe se Sirius riuscì a sentirlo, non lo volle nemmeno sapere.
Era felice però, di averlo detto.
«Quanto pensi di resistere, eh?»
Remus sorrise, sul punto di ridere. Come i bambini.
«Sono sicuro, almeno fino a domani»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice/SHIPPER COMPULSIVA: ciaoh!!! No vabbè, ma cos'è questo fluff, non sono io. No no. Che poi ad essere sincera nemmeno mi piace, ma questa scena proprio non riesco a immaginarmela in modo diverso, uff. 
Questo non è il finale, alla fine mi sono decisa.
Il finale lo raggiungeremo (finalmente, stappate spumante e brindate!) nel prossimo capitolo che, per fortuna, ho già scritto, corretto e editato.
Wow, mi fa strano scriverlo.
Comunque mi conoscete, no? Non crediate che il mio fluff sia gratuito, la mazzata arriva sempre. 
Baci,
-Nimph

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Capitolo 14
*** My love-1980 ***


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Tutto inizia e tutto finisce. 
Tu, Remus, sei stato sia il mio inizio che la mia fine.
È solo grazie a te, al tuo ricordo sbiadito, che non impazzisco qui, dietro le sbarre.
Azkaban è il mio inferno personale, io sono stato il tuo.
 
 
Sirius si affacciò alla finestra col vetro spaccato da cui entrava un vento freddo, il cielo era nuvoloso e preannunciava pioggia.
Ci sarebbe voluta proprio una pioggia purificatrice per lavare tutto il marcio che aveva iniziato a riempire il mondo, quel mondo che adesso sembrava andare a rotoli.
Appoggiò le spalle al muro umido e tornò a guardarlo, era sveglio e avvolto fra le coperte logore.
Bello, bellissimo.
Gli sorrise stanco e Sirius ebbe quasi voglia di tornare a letto e di farlo sua ancora, e ancora, per tutta la vita.
Sarebbe bastato quello per renderlo felice.
Poi però un pensiero inaspettato fece capolino nella sua mente, urgente.
Pretendeva di essere condiviso.
«James mi ha chiesto di fare da padrino a Harry»
Al suono di quelle parole Remus si drizzò a sedere e il sorriso sul suo volto si aprì ancora di più.
In quei mesi Remus era cambiato così tanto, o forse ormai si vedevano così poco che aveva dimenticato i tratti più particolari del suo volto.
Alla sola idea gli venne voglia di prendersi a pugni da solo.
E adesso non faceva altro che guardarlo, voleva imprimerlo a fuoco nella sua memoria.
Voleva poterlo vedere ancora quando chiudeva gli occhi.
Chissà quando l'avrebbe rivisto.
«Ma questa è una notizia meravigliosa Sirius! È... È fantastico»
Sirius alzò le spalle, non sembrava così entusiasta. Non che non volesse bene al bambino, dalla prima volta che l'aveva visto se n'era innamorato, uno scatenato come i genitori. Era identico a James, sputato, ma gli occhi... gli occhi erano quelli di Lily.
«Non lo so Moony... Io non ci sono quasi mai, per nessuno. Sono stato in giro per l'Inghilterra per quasi un anno, senza vedere nessuno. Tu sei la prima faccia amica che vedo da mesi e... Insomma, probabilmente sono la persona meno adatta»
Lo sguardo di Remus si fece incerto, lui aveva sentito la sua mancanza più di tutti in quei mesi così difficili.
Voldemort stava diventando ogni giorno più potente, James e Lily ogni giorno più spaventati e a Remus non era rimasto nessuno, se non Peter.
Era stato uno dei periodi peggiori della sua vita.
E adesso Sirius di punto in bianco era tornato, bussando senza preavviso alla vecchia porta diroccata di casa sua, e lui non si era sentito pronto.
Non era pronto a riaverlo accanto per poi sentirlo scappare dopo qualche giorno passato a letto.
Non era pronto ad esporsi ancora una volta come carne da macello, per la sua fame.
Il fatto era che Sirius non riusciva proprio ad accettare quel modo di vivere, a renderlo reale.
Lui che era così forte, così duro, non accettava di dipendere tanto da qualcun altro ed era ancora più difficile ammettere che quel qualcuno fosse un uomo.
Dopotutto era sempre stato quello il problema di fondo.
Resisteva e fuggiva, cedeva e tornava per un po' poi fuggiva e resisteva ancora.
Però Remus doveva ammetterlo, questa volta non accadeva da un po' e si era concesso di sperare che forse, tutto quel dolore, fosse finito.
Mi sei mancato Moony, gli aveva detto Sirius sull'uscio di casa e Remus non aveva saputo come rispondere, sul filo del rasoio e più confuso che mai, se non impadronendosi delle sue labbra con un trasporto tale da lasciarli entrambi senza fiato.
E con eguale rabbia.
Alla fine Lupin era debole almeno quanto lo era Black, o almeno lo era stato per lungo tempo.
Sirius, egoista come sempre, ora era tornato e pretendeva tutto da Remus.
Il suo corpo, i suoi baci, le sue lacrime e tutto il suo amore.
Come ogni volta.
Per Remus diventava sempre più difficile dare qualcosa che non aveva più, che aveva perduto, come la sua innocenza.
«Non dirmi che Padfoot, il coraggioso e tenebroso Sirius Black, ha paura di fare da padrino a un lattante?»
Tentò di sdrammatizzare alla fine, scacciando pensieri scomodi.
Remus si scostò le lenzuola di dosso e si alzò, andandogli incontro con un sorriso malandrino.
«Non usare questi giochetti con me, Moony. Non funzionano»
Borbottò lui in risposta, avvolgendogli i fianchi con le braccia possenti. Remus era così magro...
Doveva costringerlo a mettere su peso, pensò.
«E poi James tiene a queste cose, lo sai...»
«Avrebbe dovuto chiederlo a te, tu saresti perfetto per questo ruolo»
Sirius rispose convinto, per poi baciargli la punta del naso.
«Ma tu per lui sei come un fratello»
Lo rimbeccò Remus, poggiando la testa sulla sua spalla.
«Già proprio come me e te no? Mhm...»
Ridacchiò Padfoot facendolo voltare verso la finestra malconcia e lasciando una scia di baci sul suo collo niveo, provocandogli una serie di brividi su tutta la schiena.
Non aveva intenzione di ammetterlo ma qualcosa nello sguardo di Remus lo faceva sentire... strano.
«I-Idiota»
«Ma è così che ti piaccio di più, no?»
Gli sussurrò all'orecchio, per poi mordergli il lobo.
«Ti odio, lo sai?»
Borbottò lui in risposta.
«Tu mi ami»
E negli istanti che seguirono alle parole di Sirius Remus non poté fare a meno che irrigidirsi.
Chiuse gli occhi e si allontanò di qualche centimetro in cerca d'aria da respirare che magari non fosse così piena dell'odore di Black.
Sirius percepì quella distanza, quel peso improvviso.
Mesi di lontananza non si potevano scrollare di dosso con una notte di sesso.
E poi tutto era cambiato.
Erano meno giovani, uomini, in un'epoca buia.
Non c'era più la stessa spensieratezza, non c'era più quell'innocenza...
Il mondo era cambiato e loro con lui.
«Non lo so, Sirius... Io non lo so se ti amo ancora»
La voce di Remus gli sembrò un sussurro lontano, quasi finto, eppure Sirius non poté non sentire quel dolore, al centro del petto, insieme allo stomaco che si stringeva.
Dio, non ne era nemmeno sorpreso.
Attrasse il corpo del licantropo contro di se' con prepotenza, forse con una punta di disperazione.
La schiena nuda di Remus sembrava combaciare alla perfezione al petto e all'addome di Sirius.
L'ennesimo scherzo del destino.
Gli avvolse i fianchi in una stretta ferrea, senza trovare resistenza.
«Visto, amore mio? Lo sapevo che non avresti resistito. Lo sapevamo entrambi dopotutto...»
Alla fine la corda si era spezzata.
L'attesa, la solitudine, le bugie, e la stanchezza, loro era la causa.
Dov'era Sirius quando Remus si sentiva un povero disgraziato, dimenticato dall'universo?
Dov'era quando non riusciva nemmeno a camminare a causa dei dolori dopo le trasformazioni?
Remus sentì un grosso nodo alla gola che quasi gli impediva di parlare.
Quasi.
Rise amaro, sentendo le mani di Sirius scottare contro la sua pelle.
«Amore mio? È la prima volta che mi chiami così, lo sai? Perché solo adesso? Perché solo ora che non so nemmeno più di cosa ho bisogno? Sono prosciugato, davvero, e non so se ormai quello per te è amore o un'ossessione e sinceramente non so nemmeno se lo voglio. Qualsiasi cosa sia»
Sirius già piangeva.
Piangeva.
Lui, che le sue emozioni usava nasconderle dietro maschere maliziose e divertite.
Un pianto silenzioso, più interiore che visibile all'esterno, più profondo del paio solitario di lacrime che gli rigavano il volto.
«Lo sapevi, lo sapevi che non sarei restato»
Remus ebbe l'istinto di posare le mani sulle sue, ma si trattenne.
«Sapevo anche che saresti tornato, prima o poi. Sognavo, credevo, che fosse per restare»
«E adesso hai smesso?»
Remus sospirò, e ringraziò il cielo di avere nubi grigie davanti a se' e non gli occhi di Sirius.
«Adesso non credo più in niente»
Sirius si staccò da lui, velocemente.
Aveva bisogno di pensare, di coprirsi, di farsi forza, di riuscire a creare frasi di senso compiuto, di respirare in modo pieno e proprio non ci riusciva con il panico che si impadroniva del suo corpo così velocemente.
Quando Remus si voltò verso di lui si accorsero di sembrare terribilmente persi, l'uno negli occhi dell'altro, terribilmente persi e insensati.
Sirius si poggiò sul vecchio materasso attorcigliando le gambe fra le lenzuola come un bambino. 
«E se resto?»
Mormorò guardando il pavimento scrostato, con la voce tremante.
Remus si avvicinò a lui incerto, per poi prendergli le mani con una tenerezza immensa.
«Non resti, non resti mai»
Sirius si asciugò gli occhi con dorso della mano di Remus, così da non doversi staccare da lui.
«Io però ti amo, lo sai? Lo sai, sì? Che ti amo, che ti amo anche se non te lo dico... che adesso muoio, muoio qua, perché sono certo di star dimenticando come si respira, perché non so come si vive se non posso tornare da te e...»
Fu allora che Remus se lo tirò fra le braccia, baciandolo fra i capelli, sul viso, sulle labbra... mentre lo cullava.
Lo stringeva, lo baciava, lo cullava e piangeva.
Era la prima volta dopo anni che glielo sentiva dire, che sentiva che lo amava.
Una piccola parte del suo cuore ritrovò la voglia di combattere una battaglia forse persa in partenza.
Si odiò per aver ceduto ancora una volta, ma cosa poteva farci?
Che fosse amore o ossessione, non era comunque mai riuscito a stare lontano da Sirius.
Adesso però lo sapeva bene: se mi fai cadere ancora, se mi spezzi un'altra volta, non riuscirò più a rimettere insieme i pezzi, mai più.
Era come i giocattoli vecchi e rattoppati troppe volte.
«Fammi innamorare di nuovo. Resta e insegnami, fammi innamorare di nuovo di te»
Sirius non rispose, non ne aveva la forza.
Voleva solo sentirlo, sentirlo in modo profondo, mentre adesso Remus cercava di guarire le ferite di entrambi.
Ferite profonde quanto crateri immensi, le ferite di anni interi.
Inutile dirlo, Sirius fece ciò che doveva fare, lo fece per entrambi.
Restò veramente.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice/SHIPPER COMPULSIVA: wow, Moonlight è finita. Finita davvero. Devo dire che un po' mi dispiace ma allo stesso tempo sono felice di chiudere questo ciclo. Continuerò a scrivere riguardo ai Wolfstar, ovviamente, ma non so quando tornerò a pubblicare.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, non sono il massimo in fatto di happy ending (questo può essere considerato un happy ending? Bah, forse solo per i miei standard xD) ma alla fine mi è piaciuto far finire quei due poveri disgraziati insieme, haha! Anche se poi tutti sappiamo quello che di lì a poco succederà... Mhm... E magari, se tutto va bene, potrei decidere di pubblicare un continuo a questa storia nel periodo post-Azkaban di Sirius.
Tenete d'occhio il mio profilo! ;)
Baci,
-Nimph
 

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