REVERS

di bluemermaid1999
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo- PRONTI PER FAR FESTA ***
Capitolo 2: *** PRONTI PER USCIRE ***
Capitolo 3: *** INCONTRI PARTICOLARI ***
Capitolo 4: *** Presentazioni ***
Capitolo 5: *** LA TRAPPOLA ***
Capitolo 6: *** PICCOLI CONTRATTEMPI ***
Capitolo 7: *** SI VA A SCUOLA ***
Capitolo 8: *** NUOVE AMICIZIE, VECCHIE CONOSCENZE ***
Capitolo 9: *** ANGELO O DIAVOLO ? ***
Capitolo 10: *** RACCONTI DI VITA ***
Capitolo 11: *** NUOVO BAR, NUOVO INCONTRO ***
Capitolo 12: *** UNA SERATA DA DIMENTICARE ***
Capitolo 13: *** LA DISCENDENTE DI LILITH E LA LUPA ***
Capitolo 14: *** TEMPO DI SPIEGAZIONI ***
Capitolo 15: *** BRUTTI RICORDI ***
Capitolo 16: *** APPUNTAMENTI E INCONTRI ***
Capitolo 17: *** RIUNIONI DI FAMIGLIA ***
Capitolo 18: *** RIVELAZIONI ***
Capitolo 19: *** SI RITORNA A SCUOLA ***
Capitolo 20: *** UN NUOVO AMICO ***
Capitolo 21: *** TEMPO DI RICERCHE ***
Capitolo 22: *** I LOTUE ***
Capitolo 23: *** SCOMPARSI ***



Capitolo 1
*** Prologo- PRONTI PER FAR FESTA ***


Istituto 6 am
Che bella giornata. Questo fu il suo primo pensiero quando aprì gli occhi. Ormai tutte le giornate erano uguali. La mattina colazione, poi allenamenti. L’alba era uno dei pochi piaceri diversi da atterrare o combattere con qualcuno che si offrivano alla ragazza dai capelli rossi la quale, automaticamente, prese matita e taccuino e, dopo aver aperto la finestra perché entrasse un po d’aria pulita, iniziò a disegnare. Dopo 20 minuti aveva riportato minuziosamente quello stupendo paesaggio sul foglio. 

< Nel preciso momento in cui la matita venne poggiata sul comodino, si sentì bussare alla porta della camera. >

< Chi è? >, chiese distratta, continuando a contemplare il paesaggio che New York le offriva. 

< Sono Voldemort e sono qui per portarti via con me >, disse una voce dall’altra parte della porta. 

 

< Entra Simon >, disse divertita. Il ragazzo entrò nella stanza. La sua pelle pallida era ricoperta da vari Iratze che sembravano essere recenti. Non appena se ne accorse gli corse incontro preoccupata. 

< Si può sapere che hai combinato? Dovevi solo andare a fare una commissione per Hodge, non farti ammazzare! >.

< Tranquilla non è così grave, ho solo incontrato dei simpatici cagnolini con una grande voglia di giocare >, le rispose con nonchalance. 

< Non fare il grande uomo forte con me >. 

< Va bene, va bene starò più attento, ora scendiamo, mi devi la rivincita nel lancio al bersaglio >. Eccolo, il solito Simon che sminuisce le sue ferite e cambia discorso. Va beh -pensò Clary tra sè- in fondo gli sarebbero servite solo un paio d'ore per rimettersi del tutto. 

< Forza andiamo. Oggi dobbiamo finire velocemente >. Il suo sguardo si fece interrogativo. < Eddai, anche se dobbiamo sempre proteggere i mondani, ciò non significa che ci è vietato farlo in posti divertenti >.
Lui conosceva benissimo il luogo di cui parlava, anche se avrebbe preferito sbagliarsi. ma la Rossa si era stampata in faccia un’espressione che non concedeva rimproveri.

< Spero almeno di unire il lavoro al divertimento >, disse il ragazzo alzando gli occhi al cielo, anche se in realtà l’idea non dispiaceva neanche a lui.

< Allora muoviamoci >. La ragazza lo prese per un braccio e lo trascinò giù chiudendo la porta. 

La finestra rimase aperta e nessuno si accorse che un messaggio era comparso sul letto. Sulla carta blu erano riportate poche parole scritte con inchiostro giallo glitterato. “ Contate anche me ragazzi ”.

———————————————————————————————————————————

 

Scuola Superiore di New York   3pm

< Finalmente liberi ragazzi!! >, disse il biondo ai due gemelli. 

< Non ce la facevo più ad ascoltare quella pazza della Croweneth. Una tale lagna, non riesco mai a capire un parola >.

< Beh sicuramente non aiuta messaggiare tutto il tempo con la tua fiamma, com’è che si chiama? >.

< Si chiama Meliorn e non fare il precisino Alec >.

< Basta voi due >, disse Jace per zittirli. Era sempre stato con i due gemelli dalle elementari, ma riuscivano ancora a dargli sui nervi qualche volta. 

Mentre era soprappensiero notò un volantino attaccato fuori dalla scuola. “ GRANDE FESTA AL PANDEMONIUM, STASERA DALLE 11 ”. Strappò il volantino dal muro mostrandolo agli altri due.

< Ragazzi, stasera tutti a ballare >. La faccia di Isabelle si corrucciò in una smorfia preoccupata e pensierosa. Jace e Alec rimasero di stucco. Se c’era una cosa che piaceva ad Izzy più di divertirsi era divertirsi in discoteca, ballando e acchiappando ragazzi carini. 

< Izzy quella faccia me la aspetto da Alec non da te, che succede? >, gli chiese Jace che stava seriamente cominciando a preoccuparsi. Che fosse per quel ragazzo che l'aveva importunata l'ultima volta? No, impossibile. Lui e Alec gli avevano dato una bella lezione che si sarebbe ricordato per lungo tempo. Allora che poteva essere?

< Ma come, non capite, è un problema enorme >, disse lei con faccia scioccata. 

< Non so che cosa mettermi!!!!! >. Gli altri due si guardarono e scoppiarono in una fragorosa risata. La ragazza fece una faccia offesa, poi rise anche lei. 

Si incamminarono tutti insieme verso casa, pregustandosi già la serata. 

Non immaginavano neanche cosa dovevano aspettarsi.

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Capitolo 2
*** PRONTI PER USCIRE ***


< Wow, Simon sei uno schianto! >. Lui la guardò nel riflesso dello specchio mentre si sistemava il colletto della camicia bianca. 

< Neanche tu sei tanto male Clary, ma vestita così dovrai preoccuparti più dei mondani che dei demoni >. Una risatina le uscì dalla bocca. Forse aveva un po’ esagerato ma non uscivano spesso e le era sembrato normale mettersi in tiro, anche se i suoi vestiti erano comunque comodi per il combattimento. Una giacca di pelle copriva il corsetto nero con inserti argentati, un pantalone nero aderente con segni rossi fasciava perfettamente le sue gambe e un paio di stivaletti con tacco rossi e neri completavano l’opera. I capelli rossi le cadevano sulle spalle in ricci scomposti, la pelle chiara era coperta di rune che quella sera sarebbero state utili. 

Simon si accorse che la stava osservando insistentemente da quando era entrata. Se fosse stato anni fa, magari i suoi occhi sarebbero stati a cuoricino, ma ora aveva passato quella fase adolescenziale. Si era preso una cotta per lei in passato? Ovviamente si, anche perché si trattava di Clary. Per quanto quella ragazza poteva essere testarda e impertinente era anche la più grande combattente che avesse mai conosciuto e la più importante persona della sua vita. Entrambi non avevano avuto una vita facile. E lei gli era stata vicino durante la trasformazione, quando tutti gli altri cacciatori erano spaventati da lui, quando aveva provato a morderla in preda agli istinti, lei non si era spaventata ma gli era stata accanto. Non l’avrebbe mai ripagata abbastanza per questo. In più erano parabatai. L’uno non poteva stare senza l’altro, erano legati per la vita. Si ricordava ancora il giorno del giuramento.

 “ Dove andrai tu, andrò anch’io. Dove morirai tu morirò anch’io, e vi verrò sepolto. L’angelo faccia a me questo e anche di peggio se altra cosa che la morte mi separerà da te ”.

< Ehi sei ancora tra noi? Qualche alieno ti sta leggendo la mente? >. Clary gli stava sventolando la mano davanti alla faccia. 

< Nono sono qui, ero solo… >.

< Perso nei tuoi pensieri >, lo interruppe lei. < Me ne sono accorta, comunque è ora di andare se no ci perdiamo tutto il divertimento >. Simon guardandola la paragonò nella sua mente ad una bambina contenta di andare al parco a giocare, solo una bambina sexy e seducente. Dettagli.

< Magnus dovrebbe essere qui a momenti, è in ritardo >, disse Clary. Tornando in camera dopo gli allenamenti e aveva immediatamente capito che il biglietto era suo. Chi altro poteva scrivere con inchiostro giallo glitterato se non il Sommo Stregone di Brooklyn. Quando lo avevano incontrato per la prima volta pensavano entrambi che fosse uno di quei Nascosti pieni di sé, e in effetti non si erano sbagliati più di tanto. Ma la verità è che era anche un ragazzo solo da troppo tempo e che, per quanto volesse negarlo, i due cacciatori non gli erano antipatici. Anzi trovava la Rossa in particolare molto interessante. Una cacciatrice con un certo numero di doti speciali e uniche , e capacità combattive impressionanti per una ragazza. Da allora si davano una mano spesso. Lui era solitario, non doveva rendere conto a nessuno, quindi nessuno aveva protestato o osato dire qualcosa quando aveva iniziato ad uscire con loro o li aveva aiutati a tenere a bada i demoni. La cosa poteva sembrare inusuale, ma la stravaganza era parte della sua vita in fondo.

< Stavate parlando di me? >, disse Magnus comparendo da un portale che si era creato su una parete della stanza. 

< Magnus, sempre entrate ad effetto vedo >, disse Clary, la sua voce chiaramente sarcastica.

< E come al solito in ritardo. Perché la cosa non mi stupisce per niente? >, continuò Simon. 

< Ragazzi, quante volte ve lo devo dire che per essere me ci vuole tempo >, disse solennemente lo stregone, squadrandoli con i suoi occhi gialli da gatto. 

< Tesoro tu sei uno schianto, perché non insegni anche al sanguefreddo che c’è qua a mostrare un po di più il bel corpo che si ritrova? >, disse riferendosi a Simon, che subito gli lanciò un’occhiataccia. Effettivamente i due comparati erano ai poli opposti. L’uno indossava una camicia bianca leggermente aperta, un jeans blu scuro e delle scarpe eleganti blu scuro di camoscio; l’altro era uno scoppio di colori: pantaloni viola acceso con delle paiettes argentate sulle tasche posteriori, una maglia giallo canarino con un gatto stilizzato blu al centro e delle scarpe gialle, trucco blu intorno agli occhi e trenta chili di eyeliner che sottolineavano il suo sguardo particolare.

< Sempre la stessa storia voi due eh, proprio bambini. Forza ora andiamo, voglio godermi a pieno la serata. Magnus, apri tu il portale per favore? >, disse la ragazza, mettendosi lo stilo nella tasca dei pantaloni e un paio di spade nella tasca interna della giacca di pelle e negli stivaletti, lanciando successivamente anche due pugnali a Simon. 

Intanto Magnus annuì e si posizionò di fronte alla parete, iniziando a far vorticare le braccia creando il portale che li avrebbe portati di fronte al locale più demoniaco di New York.

Il PanDEMONium.

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Capitolo 3
*** INCONTRI PARTICOLARI ***


Casa Lightwood, 10 pm

< Izzy sei pronta? Dobbiamo andare! >, urlò Jace per farsi sentire dalla ragazza che era chiusa nella sua stanza al piano di sopra da almeno due ore. 

< E’ tutto inutile Jace, è una ragazza ed è Izzy, quindi una combinazione non molto propizia per noi >, gli disse Alec con un mezzo sorrisetto.

< Che lagne che siete, sono pronta contenti >. Izzy entrò in soggiorno sbuffando. Jace dovette ammettere che non era per niente male, anzi se non la considerasse una sorella sarebbe stata sicuramente la sua preda numero 1. Ma scacciò subito il pensiero pensando a quanto stupido fosse. 

< Izzy non ho voglia di continuare a mandare via ragazzi che ti si avvicinano, ma li posso capire se ti vesti così >, le disse scherzosamente il gemello. Isabelle indossava un vestito di pizzo nero con trasparenze sullo scollo e sulle maniche. La schiena era quasi del tutto scoperta tranne per una parte anch’essa coperta di pizzo. Le arrivava a metà coscia e valorizzava le sue lunghe gambe. Ai piedi portava delle decolté nere con brillanti e al collo una collana che aveva la parvenza di un serpente. 

< Lo prendo per un complimentro fratellone >, disse lei sorridendo. 

< Ora che Izzy ci ha degnato della sua presenza possiamo anche andare penso >, disse Jace ai gemelli con voce sarcastica. 

< Va bene andiamo >, risposero in coro i due. Presero le giacche ed uscirono. 

Ma prima di uscire Izzy guardò bene negli occhi Jace e gli disse con faccia corrucciata < Guarda che per essere me ci vuole tempo >. Jace alzò gli occhi al cielo prima di chiudersi la porta alle spalle ed avviarsi verso la macchina parcheggiata nel dialetto davanti a casa.

                                                                      …

Pandemonium, 11:30

< Finalmente siamo entrati, essere una ragazza ha i suoi vantaggi >. Alec la fulminò con lo sguardo. Sua sorella, vedendo la lunga fila per entrare, aveva avuto la bella idea di avvicinarsi al buttafuori e fargli mille moine fino a che lui non si era convinto a farli entrare. Anche se doveva ammettere che aveva risparmiato loro del tempo. Questo tipo di posti, rumorosi ed eccessivamente affollati lo esaltassero più di tanto, ma era sempre meglio di restare a casa a sentire i drammi d’amore di sua sorella o di Jace. Voleva bene a entrambi, ma a volte erano davvero pesanti. E poi ogni volta era sicuro che, alla fine dello sfogo, gli avrebbero chiesto come andava a lui con le ragazze. Ma a lui in realtà non interessavano queste cose. Non era mai stato innamorato o aveva provato attrazione fisica per qualcuno.

< Si può entrare anche con altri metodi sorellina, ma grazie di aver velocizzato le cose >, le disse avvicinandosi al suo orecchio per permetterle di udire le sue parole. Lì dentro c’era un trambusto allucinante. L’atmosfera era composta da un groviglio di persone che ballavano sotto la musica elettronica o, in alcuni casi, secondo il proprio ritmo scandito dal livello di sbornia. Dei divanetti erano posti ai quattro lati della stanza, occupati da coppie che avevano probabilmente scambiato il luogo per una casa chiusa. 

I tre ragazzi si recarono al bancone, illuminato da led bianchi e blu. C’erano in totale due baristi, che facevano avanti indietro shekerando drink e flirtando con alcune clienti del locale. Tutti avevano uno stile proprio: chi vestito coloratissimo, chi più elegante, chi di pelle e chi aveva scambiato un bikini per un vestito da discoteca. 

Girandosi verso sua sorella notò che si era messa a parlare con un ragazzo. Tipico di sua sorella. Lui era alto, aveva i capelli blu e gli occhi chiarissimi, probabilmente aveva delle lenti fosforescenti. Era vestito con una maglietta nera strappata, pantaloni neri e anfibi. Cercando Jace lo vide mentre guardava anche lui il ragazzo che girava attorno a Izzy, probabilmente pensando che di lì a poco avrebbe dovuto allontanarlo dalla ragazza, ma finché lui si mostrava abbastanza innocuo era inutile intervenire. Decise di prendere un drink e Jace seguì il suo esempio. Mentre bevevano con la schiena appoggiata al bancone Jace vide una bella ragazza con i capelli rossi farsi strada verso la loro direzione. I suoi vestiti le fasciavano perfettamente il corpo e i suoi capelli ricordavano una cascata di lava. Era inutile pensare che a Jace non piacesse una ragazza del genere. Ne ebbe la certezza quando, volgendo lo sguardo verso l’amico, lo vide osservarla con sguardo famelico. 

Lei chiese un Cosmopolitan. Jace si avvicinò a lei e si mise a flirtare. Lei sembrava non dargli corda. 

Sembrava concentrata a scrutare i presenti.

 

——————————————————————————————————————————-

 

Ecco questo è solo il mio primo drink e già un ragazzo mi si avvicina per flirtare - pensò Clary tra sé. Forse aveva ragione Simon a dirle che si era vestita in modo un po’ troppo appariscente. Ma che ci doveva fare lei se il suo corpo attirava i ragazzi.

< Hey bellezza come ti chiami? >. Ecco il classico pallone gonfiato. Almeno non era brutto. Aveva i capelli biondi e gli occhi chiari, quasi trasparenti. Sembra un angelo - si trovò a pensare per un attimo. 

< Clary >, gli rispose secca appoggiandosi con la schiena al bancone con sguardo annoiato mentre sorseggiava il suo cocktail. Non avrebbe dovuto bere, ora che ci pensava, ma tanto nessuno le avrebbe detto niente. Comunque reggeva l’alcool, un Cosmopolitan non le avrebbe di certo sconvolto la lucidità. 

< Bel nome, io sono Jace. Ti va di ballare? >, le chiese lui. La cosa non la ispirava più di tanto. Menomale che il suo sguardo incontrò quello di Simon. Lui capì al volo la sua richiesta d’aiuto silenziosa e si avvicinò a lei come se non vedesse il biondo che aveva di fianco. Questo seguì per un’attimo lo sguardo della ragazza e quando capì dove portava una faccia stranita gli si stampò in faccia. Clary pensò che non fosse abituato a essere rifiutato. Purtroppo aveva trovato la ragazza sbagliata. 

< Clary non ti posso lasciar da sola un minuto eh >, disse lui guardando Jace, che lo osservava infastidito.

< Non guardare me, visto niente in giro? >.

< Veramente si, la ragazza laggiù >, mi disse indicandomi con un cenno del capo una ragazza bruna che se la stava spassando con un ragazzo. Già, per il resto dei mondani quello poteva anche essere un normale ragazzo con degli occhi un po’ troppo lucenti e con un bell’aspetto. Ma non per loro. Per loro quello era solo il travestimento di una creatura ripugnante. Un Demone. 

< State parlando della mia amica per caso? >. Cavolo che ragazzo fastidioso

< Non della ragazza, ma del ragazzo che è con lei. Dovresti far frequentare amicizie migliori alle tue amiche. Per stavolta ci penso io biondino, ma fai più attenzione. Addio Jace >.

< Hey proprio tu parli. Tu ed i tuo amico con tutti quei tatuaggi strani sul corpo sareste normali >, le rispose il ragazzo mentre i due si stavano girado per andarsene. Simon era già lontano e non sentì, ma Clary si girò sorpresa. Riusciva a vedere le rune. Ma era solo un Mondano. Che avesse la vista? Beh non era la cosa più importante al momento. Dovevano eliminare quel “ragazzo” prima che facesse qualcosa a quella ragazza. Girò i tacchi e si diresse verso il demone.

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Capitolo 4
*** Presentazioni ***


Ciao a tutti. Visto che ho iniziato a scrivere e ora ho la convinzione di continuare il più lungo possibile questa storia ho pensato che fosse anche ora di presentarmi. Sono bluemermaid99 e sono su efp da un paio d'anni ormai. Ho sempre avuto il ruolo di lettrice ma data la passione che ho per la scrittura ho deciso di cimentarmi anche nel ruolo di scrittrice. Questa è quindi la mia prima fanfiction in assoluto e devo dire che tutto sommato ne sono soddisfatta. Ringrazio tutti quelli che hanno letto la storia, l'hanno aggiunta nei preferiti e che hanno recensito. Continuate a farlo così che io possa avere delle linee guida. Se volete fare domande che vi incuriosiscono o anche solo per fare due chiacchere (senza doppi fini mi raccomando ahahah ;p ) scrivetemi e/o recensite.
Grazie a tutti, 
bluemermaid99

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Capitolo 5
*** LA TRAPPOLA ***


Clary si diresse a passo deciso verso il demone. Simon sapeva che aveva un piano. Decise quindi di lasciarla fare e stare al gioco. Tra una mondana e una Shadowhunter il demone avrebbe sempre inconsciamente scelto una di loro. Li attirava il sangue angelico che scorreva nelle loro vene. Questo mutaforma poi sembrava particolarmente stupido perché non si accorse neanche della natura da cacciatrice di Clary. Ma se conosceva bene la sua parabatai era sicuro che il poveretto  l’avrebbe scoperto molto presto a sue spese.

Con voce melensa gli si avvicinò, beccandosi un’occhiata chiaramente infastidita dalla brunetta niente male che era impegnata con lui. Camminava lenta e sinuosa, guardandolo negli occhi e fingendo di barcollare ad ogni suo passo. Gli sussurrò poi qualcosa all’orecchio mentre glielo mordicchiava sensualmente. Simon la guardò cercando di non ridere, era davvero una brava attrice, doveva ammetterlo. Lei si staccò e incominciò a camminare verso la parte opposta della stanza. Lui mollò l’altra ragazza e le andò dietro. Simon vide la mora che andava dal ragazzo biondo da cui aveva salvato Clary qualche attimo prima e si lamentava teatralmente, sbuffando. Jace, sempre se aveva afferrato il nome del biondo, e il moro accanto a lui lo guardarono per un attimo. Poi Simon si intrufolò in mezzo alla folla, all’inseguimento della Rossa e dell’ “essere”.

Ma prima doveva trovare il loro amico stregone. E dove poteva trovarlo se non in mezzo la pista, ballando con un mondano particolarmente alticcio. Si avvicinò e gli fece cenno di seguirlo. Lui a malincuore lasciò il suo compagno di ballo e gli venne dietro. 

Videro Clary e il demone entrare in una stanza. Simon tirò fuori lo stilo e si disegnò un Soundless sul braccio. Entrarono anche loro, godendosi la recita che Clary stava portando avanti. Stava ridendo fingendosi ubriaca, lui le stava toccando la pelle poco sopra la pancia. 

< Mi sa che mi divertirò molto con te! >, disse lui avvicinandosi a baciarle il collo. Lei spostò la testa per agevolarlo nei movimenti. Ad un tratto lui si pietrificò. 

Mi girai verso Magnus con un sorrisetto, pregustandomi già il divertimento di rimandare il mutaforma nella sua dimensione.

< Si va in scena >, dissero i due all’unisono, uscendo dall’ombra. Nella foga però, commisero un’errore. Non si accorsero che dalla porta erano sgattaiolati tre ragazzi, che ora guardavano la scena attoniti.

———————————————————————————————————————————

 

Jace e i due gemelli aveva seguito i due ragazzi. Aveva uno strano presentimento. Li trovava sospetti. Li aveva visti entrare in quello che sembrava uno sgabuzzino.

< Jace so come ci si sente a essere stata rifiutata, ma al contrario di te io so anche quando devo ripiegare. Non penso siano andati a fare una chiacchierata in quello sgabuzzino. Non voglio fare la terza incomoda >, disse Isabelle, anche se era visibilmente piccata dal rifiuto del tipo. 

Jace si rigirò verso la porta, giusto in tempo per veder entrare anche il ragazzo che gli aveva portato via la Rossa e un’altro dai vestiti discutibilmente stravaganti.

< A quanto pare saremmo i quinti incomodi >, disse agli altri due. Loro si guardarono e lo seguirono, entrando dentro lo sgabuzzino. 

Si nascosero in uno spazio buio, acquattandosi tra cavi elettrici. Il ragazzo si stava inspiegabilmente allontanando dalla Rossa. Aveva un’espressione a metà tra il sorpreso e lo spaventato mentre la guardava. La ragazza aveva una faccia soddisfatta, un ghigno si faceva strada sul suo volto. 

< Simon, Magnus, venite a divertirvi anche voi o state lì a guardare? >, disse verso un punto nascosta dalla luce. I ragazzi videro due occhi gialli nell’oscurità uscire per primi. Appartenevano al ragazzo strano di prima. Quelli erano tutto tranne che occhi normali. Poco dopo venne allo scoperto anche il ragazzo bruno. Aveva uno sguardo assassino, i denti lunghi, come quei canini finti da vampiro che ci si mette ad Halloween, e una spada in mano. 

< Come puoi anche solo pensare che ti lasceremo tutto il divertimento tesoro? >, disse Occhi Gialli sorridendo di gusto.

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Capitolo 6
*** PICCOLI CONTRATTEMPI ***


< Cosa stanno facendo? >, sussurrò Izzy guardando la lama che aveva in mano il Bruno. Non sembrava che i tre avessero delle buone intenzioni. Non erano le persone più rassicuranti del mondo al momento.

Il ragazzo che Clary aveva portato lì doveva aver pensato la stessa cosa perché si diresse correndo verso la porta. 

< Non così in fretta amico >, disse lo strambo. Una luce blu, con consistenza simile a quella delle fiamme, gli si arrotolò intorno alle caviglie e intorno al busto, bloccandogli i movimenti di gambe e braccia. 

< Lasciatemi!! >, disse lui con un ringhio, cercando di divincolarsi. 

< Non sprecare energia, un mutaforma come te non può neanche pensare di liberarsi dalla mia magia >, disse con voce sprezzante. Poi lanciando una rapida occhiata verso gli altri due, < Ora è il vostro turno ragazzi >.

< Prima le donne >, disse il ragazzo a Clary. Lei non sembrò farselo ripetere due volte. Si avvicinò lentamente e si accucciò vicino al ragazzo. 

< Ora io e te ci faremo una chiacchierata, anche se so che non era nei tuoi piani quando sei entrato qua con me >. Lui emise un’altro ringhio, urlando aiuto. 

< Non ti affaticare per niente, anche se qualcuno ti sentisse in mezzo a tutto quel casino di musica tecno, abbiamo silenziato la stanza. Comunque cosa ci fai tu qui, sai che non dovresti fare del male ai mondani >, disse lei con voce pacata. Intanto quello che da quanto aveva capito si chiamava Simon era appoggiato con la schiena contro il muro. Sembrava si godesse la scena. Loro tre, al contrario, avevano i brividi. Prima le fiamme apparse dal nulla, poi l’interrogatorio della ragazza. Non sapevano chi fossero, ma non avevano tutte le rotelle al posto giusto. 

< Proprio tu mi fai la predica. Guardati, una cacciatrice che va in giro con un mezzosangue e uno stregone? Cosa mai vista! >, disse il ragazzo. Una risata sadica gli uscì dalla bocca. Non aveva niente di umano. 

< Simon te ne vuoi occupare tu? Mi sono stufata. Sempre le stesse cose. Puoi fargli vedere perché sono in gruppo con uno stregone che lo ha appena reso inoffensivo e un mezzosangue che ora gli darà il colpo di grazia >, disse lei con sguardo annoiato.

< Con immenso piacere >, rispose lui, staccandosi dal muro. Alzò l’elsa della spada sopra il corpo del ragazzo. Poco prima che lo colpisse Jace uscì dal nascondiglio. 

< Fermo cosa credi di fare?! >. I tre rimasero per un attimo scioccati, abbassando la guardia. Il ragazzo a terra non perse tempo e se ne approfittò. Si liberò dalle “fiamme” e prese la sua forma originale. Jace si pietrificò. Il ragazzo che pensava avesse bisogno d’aiuto si era trasformato in una creatura semi-umanoide e con una coda da scorpione. I denti erano affilati come quelli di una belva. Faceva davvero paura. Con una voce che di umano non aveva assolutamente nulla lo guardò e disse, < Grazie ragazzo, mi occuperò subito di te >. 

< Stupido ragazzino che ci fai qui?! >, gli urlò contro Clary. 

La creatura si avvicinò pericolosamente a lui. Jace erabloccato dal terrore. Il mostro stava arrivando verso di lui, sventolando la sua coda avanti e indietro. Poco prima che gli arrivasse a un palmo di naso sentì un colpo spostarlo, facendolo atterrare qualche metro addietro. Fortunatamente Alec fu lesto abbastanza per prenderlo. 

< State lì e non — >, Clary non riuscì a finire la frase. La punta dell’aculeo del demone la colpì dietro al collo. Lei imprecò dal dolore, arretrando quanto più velocemente poté.

< Sta lontano da lei! >, disse Simon arrivando dietro al mostro con una velocità sorprendente. Gli staccò la coda con un colpo netto. Per una frazione di secondo guardò l’altro ragazzo. Questo si avvicinò a Clary. Delle fiamme gli uscivano dalla mano andandosi a depositare attorno alla ferita. Si stava rimarginando, notò Jace, ancora un po’ stordito dalla botta. 

< Magnus, non ti preoccupare per me, un Iratze e sarà tutto a posto. Vai da Simon, aiutalo con il demone >, disse lei mentre si sedeva con la schiena appoggiata al muro. Tirò fuori da una tasca interna del giubbotto un bastoncino. Sembrava fatto di qualche minerale. Ad un tratto la parte superiore iniziò a brillare. Se lo appoggiò al collo, vicino alla parte ferita. Mentre disegnava un simbolo la sua pelle sembrava rimarginarsi. Dopo pochi secondi la pelle si era già cicatrizzata, anche se al posto di una normale cicatrice lineare c’era uno di quei tatuaggi che Jace le aveva visto addosso. Clary si alzò a fatica. Jace notò che nei suoi occhi chiari c’era una scintilla di fuoco. 

< Ora facciamola finita ragazzi. Non sa niente. Magnus, Simon, lasciatelo a me >. I ragazzi la guardarono dapprima preoccupati, poi con un sorriso si allontanarono. 

< Sei già in piedi, non mi aspettavo una tale forza da una ragazzina >, disse il demone sorridendo con i suoi numerosi denti. Clary non raccolse neanche la provocazione. Si mise a correre verso il demone, con una spada come quella di Simon, ma la sua brillava di luce propria. Era una follia cercare di lanciarsi addosso così al demone. Ma quando solo un paio di metri li dividevano, Magnus fece vorticare le mani e una nube blu avvolse il corpo di Clary.

< E’ sparita! >, dissero in coro i gemelli accanto a Jace. 

< Non penso sia così semplice >, disse il biondo guardando la scena. 

Infatti Clary riapparve dalle fiamme dietro mostro e gli piantò la lama dietro il collo. Si spostò subito con un salto, giusto in tempo per evitare il flutto nero che uscì da quell’essere. Un gemito spaventato scappò a Izzy quando il mostro toccò terra e poi scomparve in nube di fumo.

< Clary come stai? >, disse Simon correndo verso di lei, visibilmente preoccupato. 

< Non ti preoccupare, non ti fidi dei poteri di Magnus? >, disse lei sarcastica. Jace però notò che in realtà una smorfia di dolore le era apparsa in viso. La ragazza girò il capo verso il nascondiglio dove Jace e i gemelli erano acquattati.

< Voi uscite di lì, non ve lo ripeterò ancora >, disse con voce ferma.

Jace un po’ spaventato si avvicinò alla luce, seguito da Izzy che era attaccata al braccio del gemello. 

Magnus e Simon si avvicinarono a Clary. 

< Magnus occupatene tu >, disse la ragazza tranquillamente. 

< Cosa volete farci? >, chiese Izzy spaventata.

< Non ti preoccupare, vi faremo solo scordare. Anche se avete la Vista non avreste dovuto vedere questa scena. Colpa tua biondino, devi imparare ad accettare un rifiuto >, disse loro guardandoli uno a uno. 

< Magnus facciamo veloce. Noi ti aspettiamo a casa. Questa testona ha bisogno di altre cure >.

< Va bene, lascia fare a me >. 

Jace cercò di fare un passo indietro ma si accorse di non potersi muovere. Come se il suo corpo fosse immobilizzato da qualcosa. Magnus si avvicinò. Dopo di che una luce blu, lo avvolse. 

Jace si svegliò nel suo letto, urlante e sudato. Si mise a sedere. La luce della luna piena invadeva la stanza, riempiendola di ombre. Era solo un brutto sogno, pensò tra se e se cercando di riaddormentarsi. 

Ma non si accorse che fuori dalla finestra, seduti sul tetto, c’erano tre ragazzi, che avevano già osservato anche i gemelli per controllare che la situazione fosse ottimale.

Uno aveva due canini affilatissimi. Una i capelli rosso fuoco. Uno gli occhi gialli da gatto.

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Capitolo 7
*** SI VA A SCUOLA ***


Casa Bane, 11 am

Clary si svegliò con un forte mal di testa. Si mise lentamente a sedere. Non era a casa sua, anche se ormai quella in realtà lo era molto più di quanto non lo fosse quel dannato Istituto. Lì era vista come la povera orfana, o talvolta come la traditrice sotto copertura inviata dal padre. In pratica o l’ammiravano o avevano paura di lei. Sinceramente preferiva la seconda. Odiava le persone che le facevano moine. Soprattutto il Conclave. Nonostante tutto quello che dicevano gli altri, lei non si sentiva così tanto importante, ma piuttosto un simbolo di propaganda che l’Istituto di New York utilizzava per richiamare nuovi Shadowhunters. Per il resto era sempre stata libera di fare quello che voleva, purché uccidesse demoni. Questo era quello che si aspettavano da lei. E questa libertà non le dispiaceva per niente. Si toccò il collo, dove la sera prima c’era una ferita che, per quanto fosse restia ad ammetterlo, era abbastanza grave. La zona era coperta da una benda. Togliendosi la maglietta del pigiama si controllò meglio la benda che i suoi amici le avevano messo. Sicuramente la ferita era scomparsa, quindi non c’era più bisogno della medicazione. Si mise in piedi davanti allo specchio e si tolse la benda lentamente. Quando ebbe finito ebbe la conferma che era tutto a posto. In quel momento la porta alle sue spalle si aprì. 

< Ragazzi vi voglio bene, siete come fratelli per me, ma quante volte vi devo dire che dovete bussare? >, disse la ragazza senza neanche controllare chi fosse. 

< Scusa Clary >, disse Simon girandosi con un gesto automatico. 

< Volevo solo essere sicuro che ti fossi svegliata >, aggiunse mentre Clary si rimetteva la maglietta. 

< Ora puoi girarti >, disse lei al suo parabatai.

< Magnus ha preparato la colazione, scendi almeno mangi qualcosa. Ti aspetto sotto >. Detto questo Simon chiuse la porta. Clary si fece una treccia e scese al piano di sotto seguendo l’odorino di cibo che proveniva dalla cucina. Quando entrò, Magnus le fece un grande sorriso.

< Buongiorno Bella Addormentata >, esordì. 

< Giorno Magnus >, rispose lei. < Grazie per avermi curata ieri, non me la sarei cavata così facilmente senza il tuo aiuto >.

< Tutto per colpa del biondo patinato e dei suoi amichetti >, disse Simon con voce chiaramente infastidita. Clary sapeva quanto Simon fosse protettivo con lei. Non voleva le succedesse niente. Dopo l’aiuto che lei gli aveva dato in quell’orrendo periodo, lui era diventato se possibile ancora più fraterno. 

 

3 anni prima

< Simon! Chi ti ha fatto questo? >, disse Clary allarmata. Simon era tornato a casa loro completamente distrutto.

< Un’imboscata…Valentine… >, farfugliò il ragazzo senza respiro. Era conciato davvero male. E quelli sul suo collo erano senz’altro segni di morsi. 

Clary mandò un messaggio di fuoco a Magnus. Era l’unico che poteva fare qualcosa prima che fosse troppo tardi. Dopo pochi minuti lo stregone apparve accanto a lei. 

< Che gli è successo? >, disse preoccupato guardando il ragazzo che sudava freddo tra le braccia di Clary. 

< E’  tornato da una missione, l’ho trovato davanti alla porta disteso per terra con gli spasmi. Farfugliava qualcosa a proposito di un’imboscata e di un certo Valentine >.

Gli occhi da gatto dello stregone persero colore per un attimo quando quel nome le uscì dalla bocca. Ma la ragazza capì solo tempo dopo la motivazione.

< Si sta trasformando, si deve essere imbattuto in un gruppo di vampiri particolarmente assetati, ha il veleno in circolo >, disse con voce seria.

< Cosa ti devo procurare? >, disse Clary con voce strozzata. 

< Non serve nulla, ma devi compiere una scelta >. Lei si bloccò, un brivido freddo le percorse la schiena. Sapeva bene dove voleva arrivare. Non c’erano cure, neanche magiche, per fermare il percorso del veleno di vampiro nelle vene di Simon. In qualche ora gli sarebbe arrivato al cuore. 

<  No, Magnus. Non posso, non puoi chiedermelo >. Clary era in lacrime mentre prendeva la testa del ragazzo tra le mani. La temperatura corporea si stava abbassando. 

< Devi scegliere Clary. O lo fai vivere come immortale o lo uccidi >. Magnus abbracciò la ragazza. Clary non poteva crederci, non voleva crederci. Doveva scegliere se uccidere il suo migliore amico e andarlo a piangere su una bara, o ucciderlo ugualmente ma vederlo trasformato in un vampiro. 

< Clary, non c’è tempo, devo sapere che cosa fare, così lo farai solo soffrire di più >, le disse Magnus, con sguardo fraterno. Sicuramente lui sapeva come ci sentiva a perdere qualcuno essendo un immortale. 

< Non posso rinunciare a lui Magnus. Siete la mia unica famiglia. Non voglio perdere il mio migliore amico. Trasformalo Magnus. >, disse Clary tra i singhiozzi. 

< Se questa è la tua decisione >. Delle fiamme blu avvolsero il ragazzo. 

< Seguimi Clary >, disse lo stregone. Dal nulla apparve un portale. Clary prese la mano dello stregone ed insieme lo attraversarono. Ricomparvero in un grande spazio aperto. Clary lo riconobbe. Era una zona segreta del parco. Lei e Simon l’avevano scoperta una volta da piccoli. Solo se si era veramente piccoli si riusciva a passare attraverso i cespugli. O se si possedeva dei poteri anormali come loro. 

< Perché siamo qui? >, chiese la ragazza.

< Beh >, disse lo stregone sospirando, < La parola non-morto implica che uno muoia. E a ogni morto serve una sepoltura>.

A Clary mancò il respiro. 

< Non ti preoccupare. Ci penso io, tu vai dietro l’albero. A momenti arriverà una mia conoscenza. E’ un vecchio amico che mi deve un favore. Ci darà una mano >. 

La ragazza fece come le era stato ordinato, mentre lo stregone aveva adagiato a terra il corpo del ragazzo, ormai in stato d’incoscienza. 

Dietro l’alberò notò due occhi azzurri. Clary si avvicinò con cautela. Non era umano, doveva essere per forza un Figlio della Notte, i suoi sensi da cacciatrice lo percepivano.

La ragazza gli fece ceno di avvicinarsi e lui in un batter d’occhio gli fu accanto. 

< Mi chiamo Vladimir. Magnus mi ha chiamato qui >.

< Grazie per essere venuto con così poco preavviso >, disse la Rossa cordialmente. Il ragazzo era alto, albino, con la mascella squadrata. A giudicare dall’accento era probabilmente russo, ma stava in America da qualche anno perché lo mascherava abbastanza bene.

Insieme al nascosto riandò vicino a Magnus, che aveva creato una fossa e vi ci stava sotterrando il corpo di Simon. Clary si sentì bagnare le guance dalle lacrime. La sua vita era sempre stata dura, ma mai aveva pensato di dover arrivare a sotterrare il suo migliore amico.

Magnus parlava in russo con il vampiro. Lui gli diede due sacche di sangue, come quelle dell’ospedale, e un biglietto da visita. 

< Mi dispiace molto per te ragazzina. Devo a Magnus un favore da molto molto tempo. Se mai ci sarà alcun problema con il ragazzo chiamami e io arriverò il prima possibile >, disse il non-morto a Clary porgendole un biglietto su cui erano scritte parole in cirillico e un numero di telefono.

< Grazie, ora che gli succederà? >.

< Lo seppellirete. Dopo un paio di ore lui si risveglierà e scaverà fino alla superficie. Quando questo succederà dovrai fare attenzione. Per quanto lui possa essere un ragazzo forte, il primo giorno non si potrà controllare e il suo bersaglio sarà la gola. Ma guarirà. Dovrai solo stargli vicino >, rispose il vampiro.

                                                                          .    .    .

 

 Da allora erano stati ancora più legati ed erano diventati Parabatai. Ma c’era anche la parte brutta delle storia. Quella in cui Simon aveva passato giornate chiuso in gabbia, con il desiderio di saltarle al collo, quando la ragazza aveva pianto abbracciandolo e promettendogli che non lo avrebbe lasciato, quando aveva lottato contro il Conclave e l’Istituto stesso perché non volevano un mezzo sangue e si erano trasferiti in un appartamento loro due da soli. Come se non bastasse Clary si era fatta spiegare la sera stessa, mentre aspettava che Simon “ritornasse alla vita”, perché Magnus avesse reagito così quando aveva nominano Valentine. Clary si rese conto che essere troppo curiosi nel loro mondo poteva essere un problema. 

< E’ strano che avessero tutti e tre la vista. Che siano Shadowhunters? >, disse Clary riprendendosi dai ricordi. 

< Impossibile, l’Istituto l’avrebbe saputo. Per quanto siano ottusi, ci sono fin troppo pochi Shadowhunters in arruolamento e neanche il fatto che tu possa uccidere il triplo dei demoni rispetto ad un normale Shadowhunters cambia questo fatto >, disse Simon sarcastico.

< Dobbiamo seguirli, scoprire dove abitano e vedere chi sono i loro genitori. Se sono anche loro cacciatori vedranno le rune e riconosceranno Magnus >. 

< Ho fatto delle ricerche sul bruno e i suoi amici. Il bruno si chiama Alec, la ragazza è la sua gemella Isabelle e il biondo è Jace. Vanno ad una scuola superiore, frequentano l’ultimo anno. So che la cosa non vi piacerà neanche un po’, ma dovrete infiltrarvi lì dentro >. 

< Frena Magnus, neanche vivo entrerei li dentro. Mi sono bastati i nostri insegnanti in adolescenza. La risposta è no! >, disse Simon tenendo il broncio.

< Simon so che questa cosa ti scoccia tanto quanto a me ma dobbiamo farlo. Dobbiamo capire chi sono. Per quello che sappiamo i loro genitori potrebbero essere amici di Valentine >. Clary sputò quel nome, il suo stomaco si rivoltava ogni volta che lo pronunciava. Da quando Magnus le aveva rivelato chi era e, soprattutto chi era lei in realtà, la sua vita si era capovolta. Non l’aveva mai incontrato, ma non sapeva come avrebbe reagito in caso. 

< Va bene, ma solo perché me lo chiedi tu Peste >, disse lui accarezzandogli la testa. 

< Piantala, solo perché sei più alto non vuol dire che mi puoi trattare da bambina, Sanguefreddo >, rispose lei.

< Mi dispiace disturbarvi bambini, ma dovete venire con me. Andiamo a iscriverci a scuola così domani potete iniziare >. 

Detto questo con uno schiocco di dita i ragazzi si trovarono addosso dei vestiti da ragazzi normali. Clare indossava un pantalone nero, una maglietta nera con una scritta con spuntoni e un paio di All Stars nere rialzate. Simon aveva una camicia bianca leggermente aperta, un paio di jeans e delle converse nere. Magnus aprì un portale che li portò in un vicolo vicino alla scuola. Avevano pianificato tutto. Magnus avrebbe parlato con il preside presentando Clary e Simon come sui fratelli adottivi, dicendo che si erano trasferiti da poco. Avrebbe anche specificato che per motivi familiari forse sarebbero dovuti talvolta uscire prima dalle lezioni o non venire a scuola per un lungo periodo di tempo, ma il fatto che fossero entrambi maggiorenni avrebbe alleviato questi piccoli inconvenienti. Entrarono e si fecero indicare da un bidello la presidenza. Questo diede loro indicazioni e tornò a leggere distrattamente il giornale. Mentre Magnus aveva il colloquio con il preside Simon e Clary andarono alla caffetteria della scuola. Clary prese un caffè macchiato e Simon una soda. Si appoggiarono al muro con la schiena sorseggiando le loro ordinazioni. 

Il loro amico stregone ci mise meno del previsto a tornare da loro. 

< Allora siamo ammessi? >, disse Simon. 

< Certo con chi credi di avere a che fare. Ho i miei assi nella manica >, rispose sorridendo Magnus, facendo brillare per un secondo i suoi occhi da gatto.

< Perfetto, allora andiamo fratelloni >, disse Clary agli altri due.

Si girò ma andò a scontrarsi con qualcuno. 

< Hey guarda dove vai! >, disse la ragazza scocciata.

< Scusa non ti avevo vista >, disse una voce maschile. Clary lo guardò in faccia e perse un battito.

Era Jace. 

< Per caso non ci siamo già visti da qualche parte noi due? >, disse lui mentre un ricordo si faceva strada nella sua mente.

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Capitolo 8
*** NUOVE AMICIZIE, VECCHIE CONOSCENZE ***


A quanto pare è vero che dovremo sopportare questo mondano tutti i giorni, pensò Simon con davvero poco entusiasmo. 

< Non credo, siamo nuovi da queste parti >, rispose Clary con voce arrogante, probabilmente cercando di allontanarlo. Non pensavano di incontrarlo il primo giorno. Era fuori programma.

< Scusate ma ora dobbiamo proprio andare, è stato bello conoscervi ragazzi, soprattutto tu occhi azzurri >, disse Magnus lanciando una delle sue occhiate da predatore al ragazzo dietro a Jace.   Il suo nome era Alec se non ricordava male. Quest’ultimo distolse lo sguardo, un rossore si faceva strada sul suo viso. 

< Tanto dobbiamo uscire anche noi, vi accompagnamo . La scuola è grande vi potreste perdere >, disse Isabelle guardando verso Simon. Anche se i due ragazzi gli davano sui nervi, doveva ammettere che la ragazza era magnetica. Lunga chioma nera legata in una coda alta, jeans e camicetta aderente. Sarebbe stata una a cui avrebbe dato un morso volentieri. 

< Perché no? Almeno fate un po di conoscenza fratellini >, disse lo stregone. Clary non sembrava molto entusiasta e neanche Simon lo era in realtà, ma gli altri tre non sembravano d’accordo. Isabelle prese sotto braccio Simon e si incamminò verso il corridoio alla loro sinistra, mentre il mezzosangue la seguiva inerme. Camminava a passo spedito per starle dietro, quando si accorse che avevano seminato gli altri, arrivando per primi nell’atrio principale della scuola. 

< Torniamo indietro, li abbiamo seminati >, disse Simon guardando preoccupato il corridoio da cui erano sbucati fuori. 

< Non ti preoccupare, veniamo in questa scuola da quando avevamo 13 anni, non penso che Jace ed Alec si perderanno >, rispose Isabelle sorridendo. La paura di Simon non era tanto quella. Per quanto sapeva che se avesse provato a fare qualcosa Clary lo avrebbe trasformato in una poltiglia a suon di calci, non si fidava per niente di quel Jace. 

Come se Izzy gli avesse letto nella mente disse < Ho notato che il mio amico non ti convince più di tanto, ma non è solito saltare addosso alle ragazze a scuola >.

< Non sei brava a mentire >, disse Simon guardandola negli occhi. 

< Scusami? >, disse lei sconcertata. Aveva già inquadrato anche lei. Probabilmente era l’unica figlia femmina, abituata a ricevere tutto quello che voleva senza neanche chiederlo. Dietro tutta quella sicurezza di sé che tanto ostentava, si nascondeva una fragilità palpabile dovuta forse all’essere messa all’ombra del fratello.

< Quello che ho detto. Devi essere più convincente quando dici che il tuo amico non salterebbe addosso a nessuna ragazza qua a scuola. Se me lo permetti, non penso che l’edificio sia un freno inibitore tanto efficace >, disse Simon. Isabelle non sapeva come ribattere. Dopo un attimo di silenzio però disse < Beh forse è vero ora che ci penso, ma devo dire che neanche tuo fratello sembra molto docile >, disse lei con sguardo malizioso.

< Diciamo che non è molto bravo a nascondere i suoi sentimenti, e a noi va bene così >, disse Simon sorridendo. Era contento che Magnus non avesse mai provato a saltargli addosso. A quanto pare i vampiri non erano più di tanto il suo tipo, preferiva sangue e corpo caldo. Ovviamente però, il sommo stregone di Brooklyn non disdegnava niente. Ma un mondano?, che razza di gusti. Avrebbe potuto avere molto meglio. In più era meglio non stringere troppi legami sentimentali con quei tre. Avevano quasi sicuramente sangue di Angelo in circolo, ma non sapevano se era una cosa positiva o negativa. Lo avrebbero scoperto in fretta se solo avesse potuto mordere la brunetta che aveva davanti, ma a quanto pare per Clary questo era fuori discussione. Sapeva essere proprio noiosa quando voleva. Ora sapeva controllarsi, bere solo un po’ per essere felice lui e vivi i mondani. E invece gli capitava di rado di mordere direttamente da una vena, andava spesso dai vampiri all’Hotel du Mort per chiedere delle sacche. O dei Bloodymary corretti quando andava al Pandemonium. 

Simon fu distolto dai propri pensieri dalla vista dei quattro ragazzi nel corridoio. Erano un quartetto piuttosto divertente: Clary si era stampata in faccia un’espressione annoiata, mentre Jace sembrava piuttosto concentrato su di lei, non le staccava gli occhi di dosso; dietro a loro Magnus continuava a lanciare frecciatine e sguardi famelici ad Alec, che aveva ormai le guance in fiamme e tentava di distogliere lo sguardo.

< Bene ora che siamo tutti arrivati direi che noi dobbiamo davvero andare, se no mamma e papà ci uccideranno >, disse Alec cercando di trovare appoggio in sua sorella per scappare dallo stregone. 

< Perché Maryse deve sempre impazzire quando dà una festa?! >, disse Jace sbuffando con gli occhi al cielo. 

< A proposito che ne dite di venire? La festa è stasera a casa nostra, verso le 10 pm >, propose Izzy ai tre ragazzi.

< Certo, amiamo le feste!! >, rispose Magnus. Simon e Clary si guardarono. Probabilmente anche la ragazza avrebbe passato in qualsiasi altro modo la serata che non stare in compagnia di quei mondani, ma era una possibilità imperdibile per scoprire chi era la loro famiglia, se avesse per lo meno qualcosa a che fare con il Circolo e Valentine.

< Allora vi aspettiamo. Casa nostra è in via Kennedy 26 >, disse Jace.

Si salutarono con un cenno della mano appena fuori dalla scuola. Magnus e i due cacciatori si incamminarono verso un luogo appartato. Decisero di fare una cosa un po diversa dal solito. I portali a volte erano noiosi, e la magia tornava utile per il divertimento. Entrando in una via disabitata, mentre Clary e Simon erano di guardia, Magnus fece comparire due moto sfavillanti. Delle Kawasaki Ninja 250. 

< Hai gusto per le moto devo dire >, commentò Clary avvicinandosi a una di queste accarezzandola. 

< Sapevo che vi sarebbero piaciute, Simon io vengo con te. Per quanto sia abile con le arti oscure, non so guidare un due ruote >, disse Magnus.

< E va bene, allora andiamo >, disse Simon roteando gli occhi e salendo sulla moto, seguendo dallo stregone.

Clary si mise il casco nero e si abbassò la visiera. < A chi arriva prima a casa ragazzi >, disse ingranando la marcia e scomparendo dal vicolo.

< Forza che la perdiamo così >, disse Magnus.

< Magnus, ti conosco, questa è una moto a energia demoniaca giusto?>. Lo stregone annuì, capendo dove il mezzosangue voleva arrivare. 

< Allora di che cosa ti preoccupi? Sai benissimo che noi vampiri abbiamo degli assi nella manica. Tieniti forte >, disse Simon abbassandosi la visiera e lanciandosi all’inseguimento della Rossa.

 

 

 

Casa Lightwood, 10:30 p.m.

Lei, Simon e Magnus erano appena arrivati davanti a casa Lightwood. Si erano preparati circa un’ora prima a casa dello stregone. Miracolosamente erano riusciti a fare in modo che Magnus si vestisse in maniera abbastanza normale, con grandi proteste da parte sua. Alla fine infatti aveva indossato un paio di pantaloni di jeans con borchie dorate, una maglia nera con scritta e scarpe nere. Clary aveva optato per un paio di pantaloncini con sotto delle calze nere strappate, una maglietta nera con scollo di pizzo sulla schiena e tacchi alti, mentre Simon indossava jeans blu scuri, una maglia con scollo davanti e scarpe da ginnastica bianche. 

Clary suonò il campanello. Dopo pochi secondi sentì un rumore di tacchi avvicinarsi. Aprì Isabelle. 

< Siete venuti! >, disse lei sorridente. Probabilmente Simon non era stato molto socievole. Non che lei avesse retto Jace molto meglio, comunque. 

< Non ci saremmo persi questa festa per niente al mondo >, rispose la rossa, nascondendo un ghigno. Se tutto era come credevano, conoscere i loro genitori e fare un giro per la casa sarebbe stata la cosa migliore della giornata. 

Isabelle fece segno al gruppo di entrare. La casa era una villetta a due piani. I pavimenti erano in legno e le pareti quasi tutte bianche, con eccezione della cucina gialla canarino. Il salotto era ampio, con un paio di divanetti e un divano enorme nero. La tv era ultrasottile.  Su uno scaffale al muro c’erano delle foto della famiglia al completo. Uscirono in giardino seguendo Izzy. Fuori c’erano tantissimi ragazzi e ragazze che ballavano a suon di musica. Alcuni di loro erano già ubriachi fradici, e delle coppiette si stavano baciando appassionatamente attaccate al muro. Su un tavolo c’erano degli alcolici e alcune lattine di Fanta e Coca-Cola, che naturalmente nessuno aveva minimamente calcolato. 

Simon e Magnus lanciarono una veloce occhiata d’intesa  alla ragazza prima di nascondersi tra la folla di ragazzi che ballavano. 

Clary chiese a Isabelle dove fosse il bagno. 

< Puoi usare quello del piano di sopra, vicino alle camere da letto >.

< Grazie >, disse Clary dileguandosi. Aveva visto Jace che si baciava con una ragazza bionda e Alec si era messo in disparte, arrossendo non appena aveva visto Magnus. 

Perfetto nessuno mi disturberà, pensò Clary sorridendo tra sé e sé. 

Salì velocemente le scale. Se c’erano anche le camere da letto doveva per forza fare un giro. Iniziò dalla prima a destra. Era la stanza di Isabelle. Al centro c’era un baldacchino nero e rosso, le pareti erano rosso scuro. Una serie di armadi neri erano posti nella parete di destra. Niente segni, niente rune, nessuna magia di alcun genere. 

La seconda stanza era di Alec. Clare lo capì grazie al badge della scuola. Anche lì niente di interessante, neanche una traccia di potere angelico di stilo e spade. Eppure il suo senso di Shadowhunter le diceva che c’era qualcosa. Ne era sicura. Non era solo questione di Vista. 

L’ultima, a ragion di logica, doveva essere la camera di Jace. La camera aveva le pareti blu, con delle scritte fatte con una bomboletta spry. Clare vide un quaderno aperto sul comodino. Lo prese in mano. Aveva pensieri scritti, pezzi di canzoni. Ma una cosa la fece bloccare. In una pagina descriveva un sogno. Era la sera al Pandemonium, quando Magnus gli aveva bloccato i ricordi. Doveva per forza essere uno Shadowhunter se lo ricordava. 

Clary sentì dei passi salire le scale. Subito si tracciò la runa dell’invisibilità sul collo e uscì dalla stanza. 

Scese le scale senza farsi vedere da Jace e la ragazza che era con lui, anche se ebbe l’impressione che il ragazzo l’avesse guardata dritto negli occhi, e tornò da Simon e Magnus in giardino. I tre si misero in disparte per parlare di quello che aveva scoperto. 

< Interessante, allora sono davvero angioletti anche loro >, disse Simon sarcastico, con voce non troppo entusiasta.

< Ora c’è qualcuno a cui dobbiamo fare visita >, disse Magnus, facendo segno agli altri due di seguirlo. Entrarono in casa e si diressero verso una porta chiusa. Da dentro provenivano le voci di due adulti. Sicuramente i Lightwood. Magnus aprì la porta, entrando. Simon e Clary fecero lo stesso. 

< Ragazzi probabilmente avete sbagliato strada, la festa è fuori in giardino >, disse la donna cordialmente. Sia lei che il marito erano di spalle. Quando si girarono rabbrividirono. Presero immediatamente due spade angeliche da qualche cassetto della scrivania e si misero in posizione di difesa.

< Voi chi siete? >, disse Maryse aggressiva.

< Ah Maryse, possibile che tu sia sempre così scorbutica. Abbiamo ricevuto un normale invito >, disse Magnus facendosi avanti.

< Magnus, dovevo immaginarlo >.

< Si mi siete mancati anche voi. Ma che maleducato che sono. Permettetemi di presentarvi i miei due giovani amici. Lui è Simon. Dovreste avere sentito parlare di lui, visto che il vostro caro amico Valentine lo ha fatto attaccare dai vampiri. Ma malauguratamente per voi è sopravvissuto ed è diventato un mezzosangue. Simon, da bravo, saluta >, disse Magnus con voce fredda e pacata. Simon incominciò a tremare e ruggì contro i due adulti, sfoderando minacciosamente i canini.

< E lei è Clarissa, la più grande Shadowhunter della storia, famosa mondialmente per la sua bravura con le armi, ma soprattutto per un aspetto. Il suo cognome. Un cognome che avete servito per anni e anni >. 

I due Lightwood si guardarono sconcertati.

< No. Non è possibile >, dissero all’unisono.

< Invece è tutto vero >, disse Clary con un ghigno stampato sul volto, mentre si avvicinava ai due. 

< Sono la figlia di Valentine, Clarissa Morgerstern >.

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Capitolo 9
*** ANGELO O DIAVOLO ? ***


< Come fai a essere viva? >, chiese Robert, con sguardo confuso.

< Beh diciamo che l’incendio non mi ha colpita per un soffio. Mi ha adottato l’Istituto di New York per un po’, poi me ne sono andata. Dovete ringraziare un certo stregone di Brooklyn se respiro ancora >, rispose Clary, lanciando un’occhiata d’intesa a Magnus. 

Maryse con un gesto repentino lanciò la spada verso Clary. Ma Simon l’afferrò ad un soffio dalla faccia della ragazza.

< Non si fanno queste cose signora, e io sono parecchio suscettibile se non l’avesse ancora capito >, disse il ragazzo ruggendole contro e fiondandosi su di lei. Robert cercò di fermarlo ma Magnus lo blocco al muro con la sua magia. Simon bloccò Maryse per terra, mentre quest’ultima cercava invano di reagire alla sua forza. Clary si avvicinò lentamente a Robert. 

< Tipico degli Shadowhunters, sempre a sottovalutare i nascosti >, disse Magnus ridendo.

< Ora ti farò qualche domanda. Ti consiglio vivamente di rispondere, perché il mio amico non beve sangue umano da molto tempo >, disse la Rossa con voce maligna. Robert, lanciò un’occhiata alla moglie a terra con quell’ibrido addosso, poi rivolse lo sguardo verso la ragazza. 

< Bene lo prendo per un sì >, disse Clary. < Allora vediamo, da dove comincio… Dov’è Valentine ora? >.

< Non so di cosa tu stia parlando Valentine è morto >, disse Robert.

< Risposta sbagliata. Simon… >.

Il giovane fece spuntare i canini e si avvicinò pericolosamente al collo della donna, che cercava di contrastarlo con scarsi risultati.

< Okay, va bene te lo dirò!!!!! >, urlò Robert con voce disperata.

< Simon fermati >, ordinò Clary a Simon, che reagì abbastanza nervosamente.

< Amico io ti consiglierei di non mentire più. Il suo sangue sembra così caldo e denso che quasi non resisto >.

< Laciami andare stupido mezzosangue!!! >, urlò Maryse. Simon, di tutta risposta avvicinò lentamente i canini al suo collo, per poi forarlo leggermente. Qualche goccia di sangue ne fuoriuscì lentamente.

< Vedi Robert, tua moglie non è mai stata molto capace di mantenere il controllo. Ma siete sempre stati dalla parte vincente. Ora mi pare che non sia esattamente così, quindi, da bravo, dicci quello che vogliamo sapere >, disse Magnus, facendo brillare i suoi occhi gialli e stringendo la presa della sua magia sul corpo del Lightwood.

< Noi non sappiamo dove sia, questa è la verità. E’ sempre lui a contattarci quando ne ha bisogno >, disse Robert con fatica. 

< Va bene, prossima domanda. I vostri tre figli. Pensavo li avreste addestrati per diventare cacciatori, invece non è così. Come mai? >.

< Loro non sanno niente e vogliamo rimanga così >. 

< Ops troppo tardi allora >, disse Clary ridendo di gusto.

< Che intendi dire? >, chiese Robert con occhi spalancati.

< Beh si da il caso che non sia la prima volta che incontriamo i vostri figli. Non dovreste permettergli di andare al Pandemonium, è pericoloso per dei ragazzi. Diciamo che ci hanno visto in  azione. Magnus gli ha cancellato dalla mente tutto pensando che fossero solo umani con la vista, ma a quanto pare non era così…>.

< Maledetti >, sussurrò Robert a denti stretti, stringendo i pugni fino a far diventare bianche le nocche.

< Ma Robert, non sai la parte migliore della storia >, disse Magnus sorridendo. < A quanto pare i miei fratellini andranno a scuola con i vostri figli e pare che abbiano un certo interesse per noi, non so se mi spiego >, continuò poi.

< Ora meglio che andiamo, penso che dopo questa chiacchierata non siamo più i benvenuti. Simon, Magnus lasciateli andare >, disse Clary agli altri due, che ubbidirono. 

Maryse si alzò di scatto non appena Simon le si tolse di dosso, cercando colpirlo in qualche modo, ma il ragazzo fu più veloce e si tolse, appoggiandosi con nonchalance alla parete dall’altra parte della stanza. 

Robert si mise davanti alla moglie e con sguardo rabbioso disse < Andatevene da casa nostra, ORA >.

< Ooh che paura, va bene, ce ne andiamo >, disse Simon aprendo la porta per uscire, seguito dallo stregone. Clary fu l’ultima. Ma prima si girò verso i Lightwood, ancora visibilmente scossi.

< Mi sa che avremo occasione di incontrarci molto presto, Adieu >.

I tre si recarono in cortile, dove trovarono Alec. Magnus si avvicinò a lui e con voce suadente gli sussurrò all’orecchio che se ne dovevano andare per un imprevisto. Alec fece solo un cenno con il capo mentre il suo viso era diventato rosso pomodoro. Era ora di andare. Uscirono dall’abitazione. Il freddo della notte li investì con un’ondata di vento gelido. Clary ringraziò l’Angelo di non dover tornare a casa a piedi. Fortunatamente erano arrivati in macchina. Magnus si posizionò al volante, mentre Clary e Simon si sedettero dietro. 

< Menomale che a quest’ora non c’è traffico >, disse Simon. Questo incontro lo aveva visibilmente turbato, non era pronto per incontrare gli artefici del suo cambiamento, ma comunque non lo sarebbe mai potuto essere. Era una cosa troppo grande. Si era dovuto riabituare a vivere in un altro modo, ad essere odiato da quelli che prima considerava amici, compagni. Ma la cosa più grande era stato accettare che avrebbe visto tutti morire. Il giorno in cui avevano parlato di questo aspetto, Simon aveva realizzato una cosa terribile. “ Vale l’occhio per occhio se ci pensi ”, le aveva detto “ Tu mi hai visto morire ed io vedrò morire te ”. A ripensarci Clary sentiva ancora i brividi. L’unica fortuna era che avrebbe passato comunque la sua vita immortale con Magnus, quando lei sarebbe morta. 

Arrivarono a casa abbastanza velocemente, anche perché i semafori rossi che avevano incontrato lungo il tragitto era diventati magicamente verdi.

Clary salì nella sua stanza e incominciò a riempire la vasca di acqua calda. Dopo quella giornata aveva solo voglia di rilassarsi tra la schiuma. Qualcuno bussò alla porta. 

< Avanti >, urlò lei.

< Clary sono io >, disse Simon facendo capolino con la testa nella stanza. < Avevo voglia di parlare un po’ hai un minuto >.

< Certo tanto mi devo scaldare il bagno e la vasca si deve riempire quindi dimmi pure >, disse lei sdraiandosi sul letto e facendogli segno con la mano di sdraiarsi accanto a lei. 

< Giornata intensa eh >, disse lui accovacciandosi contro di lei e mettendole la testa sulla spalla. 

< Si direi proprio che intensa è la parola giusta >, disse lei iniziando a giocherellare con i suoi capelli. Le era sempre piaciuto il rapporto che avevano. Lui era stato il primo che aveva avuto il coraggio di rivolgerle la parola senza prenderla in giro o deriderla. Le uniche visite che aveva avuto da quando l’avevano trovata erano quelle degli inviati dal Conclave. Clary era piccola ma li ricordava come persone fredde, che le facevano continuamente domande sul padre e la madre. Ma non credevano mai che Clary non ricordasse nulla. Beh in realtà nulla non proprio. Solo che aveva avuto bisogno dell’aiuto di Magnus per ricordare. 

< Di cosa ti lamenti tu, hai pure fatto colpo, dovresti essere contenta >, disse lui ridendo e beccandosi in tutta risposta un’ondata di solletico. < Ti prego, chiedo pietà >, supplicò lui tra le risate.

< Va bene, per questa volta sarò magnanima. Tu comunque hai poco da sfottere, anche tu e Magnus avete trovato le vostre prede >.

< Ti prego non me ne parlare, non augurerei neanche al mio peggior nemico dei suoceri come i Lightwood >, disse con voce seria.

< Come ti senti? >, chiese Clary. Lui sbuffò facendo finta che fosse una cosa da niente, ma la rossa lo conosceva troppo bene per cascarci.

< Che vuoi che ti dica Clary, ho incontrato gli artefici della mia trasformazione. Di tutti quei mesi di disperazione, dolore e brama incontrollabile di sangue. Quando ce l’avevo a portata di canino non hai idea dello sforzo che ho dovuto fare per non morderla e succhiarle dal corpo ogni singola goccia di sangue, e farlo soprattutto davanti al marito inerme. Se questo mi rende un mostro, allora  sì sono un mostro >.

< Non sei un mostro, anzi questa è l’emozione più umana che io conosca. E poi sai che anche io in parte sono un mostro come te no? >.

< Lo so angioletto. Ora ti lascio al tuo bagno. Rilassati che domani si va a scuola >,disse lui uscendo dalla stanza.

< No me lo ricordare. Buonanotte denti lunghi >, disse lei andando in bagno.

Chiuse la valvola dell’acqua e si spogliò. Si immerse nell’acqua calda e lasciò che ogni centimetro del suo corpo si abbandonasse a quella stupenda sensazione di calore.

Dopo un’ora buona uscì, si mise il pigiama e si mise a dormire. 

 

< Clary, amore rispondi a papà. Clary aprì gli occhi >. Quella non era la casa di Magnus. Era in una stanza buia e fredda, sdraiata su un giaciglio in un angolo buio. Sembrava una stanza di quelle case abbandonate da anni, inagibili ,dove trovavano riparo i senzatetto e i peggiori demoni. 

Clary vide una figura avvicinarsi a lei. Era Valentine. Sapeva che era lui. Lo aveva visto così tante volte in fotografia durante gli interrogatori del Conclave. E purtroppo lo aveva visto anche nei suoi ricordi. 

< Clary è l’ora della puntura. Da brava sta ferma >. Le prese il braccio con forza. Cercò di reagire, ma era debole. Il bastardo doveva averle dato una fiala di tranquillante. Clary se li ricordava bene quei momenti. 

< Non ti avvicinare! Stai lontano!! >, urlò lei, ma era troppo tardi. Lui le iniettò un liquido nero. Il contatto fu lancinante. Il dolore era insopportabile. Incominciò a dimenarsi in preda agli spasmi. Lui rideva, lei urlava. 

 

Si svegliò urlando. Che razza di incubo. Ma purtroppo Clary lo sapeva bene. Quello non era solo un sogno. Quello era un ricordo di infanzia. Il motivo che l’aveva resa diversa da qualsiasi altro Shadowhunter esistente, ma di cui solo lei, Magnus e Simon sapevano. A parte Valentine ovviamente. Magnus e Simon si precipitarono nella stanza. Simon la tenete stretta a se.

< Magnus, sta peggiorando, non è più controllabile, lo sento che scorre dentro di me >. 

< Lo so Clary, il tuo organismo a volte non riesce a sopportare la lotta interna che c’e tra i tuoi tipi di sangue. Stai ferma ora, proverò a contrastare la sua potenza, farà male >. Magnus incominciò a muovere le mani ripetendo una formula in latino. Fortunatamente la casa era insonorizzata, perché le urla di Clary furono devastanti. La magia fece quasi subito effetto. Ma non era il dolore in sé che le faceva male. La visione di suo padre che la torturava ancora e ancora era una ferita profonda ed indelebile. Non era mai stata con nessun altro al di fuori di lui prima di essere portata all’Istituto. Sapeva di avere una madre per sentito dire e anche due fratelli. A quanto pareva sua madre un bel giorno era scappata portando via con se i due bambini ed abbandonandola nelle mani di quel mostro. Non era mai stata sua madre. Non l’avrebbe mai perdonata per averle fatto questo. Per aver abbandonato sua figlia. Sangue del suo sangue, nelle mani di suo padre. MAI.

< Ragazzi potete dormire con me questa notte. Non mi va di stare da sola >.

< Come dirti di no Rossa >, rispose Simon. Lui e Magnus si misero uno da una parte e l’altro dall’altra del letto. Clary andò un attimo in bagno a rinfrescarsi il viso. Dopo di che si guardò allo specchio. Era proprio divisa in due. Una parte angelica e una parte demoniaca. A tutti sarebbe sempre sembrava un’angioletto. Ma senza trucchi e lenti a contatto, mostrava bene le due fazioni.

 

Un occhio verde da angelo, uno nero come la pece da diavolo.

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Capitolo 10
*** RACCONTI DI VITA ***


Casa Bane, 7 a.m.

 

Simon si stropicciò gli occhi sbadigliando. Ci mise un attimo a realizzare che era nella stanza di Clary. Si girò verso la ragazza, osservandola dormire. Era così bella. I capelli rossi si spargevano sul cuscino, la maglia leggermente spostata sulla spalla. Simon soffermò il suo sguardo sulla cicatrice che aveva in qual punto. 

Già cicatrice.

Erano riusciti a farlo credere a tutti, ma la realtà purtroppo era un’altra. Dopo che Jocelyn era scappata dalla magione in cui abitavano, portandosi dietro gli altri due bambini, Valentine era diventato ancora più crudele con Clary, aumentando le dosi di iniezioni. Quell’uomo era un sadico fuori di mente. Il suo sogno era quello di creare un esercito di Shadowhunters geneticamente modificati. Aveva capito che aggiungendo del sangue di demone superiore a quello già misto a sangue angelico la “cavia” avrebbe avuto maggior abilità di combattimento e potere. Ma tutti i suoi scagnozzi erano morti dopo i suoi esperimenti, mancava solo sua figlia. In fondo nel loro mondo le donne erano meno forti degli uomini e quindi anche se fosse morta non sarebbe stata una grossa perdita. E con lei aveva funzionato. I suoi capelli rossi avevano ancora di più preso le sembianze di una fiamma, il suo occhio destro era diventato nero. Il risultato era che Clarissa aveva delle doti straordinarie, poteri che solo stregoni avevano, come la possibilità di creare portali, e quel segno sulla spalla, che le era comparso come prova della sua parte oscura.

< Clary, dobbiamo alzarci >, disse il ragazzo accarezzandole il braccio.

< Che palle, non voglio incontrarli! >, disse lei mettendosi a sedere stropicciandosi gli occhi. 

< Lo so ma dobbiamo, quindi vai a lavarti, io scendo a preparare la colazione >. Simon scese dal letto e si diresse in cucina, mentre la rossa andava in bagno per prepararsi. 

< Vediamo cosa c’è nel frigo >, disse il ragazzo pensando ad alta voce. 

< Non ti disturbare, se no a cosa serve avere me come fratellone >, disse una voce alle sue spalle.

< Giorno Magnus, come mai già sveglio? >.

< Non avrai mica pensato che potessi perdermi il vostro primo giorno di scuola >. Magnus scioccò le dita e sulla tavola apparirono cereali al cioccolato,latte fumante e dei biscotti. 

< Magnus non me la dai a bere, non sei riuscito a dormire non è così >, disse Simon guardandolo con sguardo serio.

< Mi viene difficile vederla stare così male, ma nella storia non è mai stato riportato niente a proposito di un’ibrido come lei, quindi tutto quello che posso fare è solo momentaneo. Non hai idea di quanto tempo è passato dall’ultima volta che mi sono sentito così impotente >.

< Non è colpa tua, lo sai. Anzi non so cosa avremmo fatto senza di te, entrambi ti dobbiamo la vita >.

< Dai ora basta se no ci deprimiamo >, disse lo stregone sorridendo. In quel momento Clary entrò nella stanza. 

< Buongiorno ragazzi >, disse con faccia assonnata. 

Fecero colazione e poi Magnus preparò degli outfit per loro. Clary indossava dei jeans neri strappati, una maglia nera e rossa che le lasciava scoperta una spalla e all stars nere. Simon aveva una maglia nera aderente, pantaloni di jeans e scarpe nere. 

< Allora il piano è questo >, spiegò Magnus serio < Siete due fratelli adottati dalla mia famiglia quando avevate 12 anni. Vostro padre vi picchiava e vostra madre è scomparsa poco dopo la vostra nascita. Siete stati in orfanotrofio per due anni poi i miei genitori sono venuti ad adottarvi. Due anni fa, mentre eravamo in vacanza nella nostra villa al mare, due ladri hanno fatto irruzione e hanno sparato ai nostri genitori. Noi ci siamo nascosti e abbiamo chiamato il 911. Tu, Clary ,sei uscita dal nascondiglio cercando di proteggere nostra madre, ma ti hanno sparato. Ti hanno preso di striscio alla spalla, così almeno potremo spiegare la cicatrice. Il resto inventatevelo pure voi. Il nostro obiettivo principale è fare in modo che i Lightwood si invaghiscano di voi. Quindi anche se sono le persone che più non sopportate al momento, dovrete farle innamorare di voi. Moine, facce dolci, toccatine… ci sapete fare tanto. Ora, se è tutto chiaro, io torno a dormire. Clary pensaci tu al portale >, detto questo Magnus se ne tornò nella sua stanza. Svegliarsi alle 7 del mattino non era per niente nei suoi standard.

Clary aprì il portale, prese per mano Simon e sbucarono in un vicolo vicino alla scuola.

< Bene si va in scena >, disse Simon a Clary. I due entrarono.

         —————————————————————————————————————

Dopo aver passato la prima ora a compilare fogli, ai due ragazzi fu dato un pezzo di carta con scritto l’orario delle classi in cui erano. Magnus era riuscito ad ottenere che frequentassero sempre le stesse classi. La campanella della seconda ora suonò. 

Clary prese in mano il foglio. < Siamo in B5, scienze naturali >, disse la rossa. 

Trovarono quasi subito la classe e vi entrarono.

< Salve, scusate per l’interruzione, ma siamo nuovi e ci hanno detto di venire qui >, disse Clary con un sorriso angelico sul viso e una faccia che avrebbe fatto sciogliere anche il più cattivo dei modani. 

< Certo venite pure, ero stato informato della vostra presenza. Ragazzi questi sono due nuovi allievi. Trattateli bene mi raccomando. Ragazzi presentatevi alla classe >. 

< Ciao a tutti, io sono Simon e questa è Clarissa, ci siamo appena trasferiti >, disse Simon tagliando corto. 

< Okay, allora Simon tu vai vicino alla signorina Isabelle, vediamo se almeno lei riesce a distogliere il suo sguardo dal telefonino >, disse il prof cercando di attirare l’attenzione di Izzy, che non appena si accorse che si stava riferendo a lei divenne fucsia. 

< Clary tu puoi andare vicino al signor Jonathan >, disse indicando il posto libero vicino a Jace. Allora quello doveva essere il suo nome completo.

Clary e Simon si lanciarono una rapida occhiata. Perfetto erano proprio vicino ai diretti interessati. 

Le lezioni passarono tranquille. Tutti erano incuriositi e molti con la bava alla bocca. Ma era normale. Erano i giocattolini nuovi in fondo.

Alle tre le lezioni erano finite. Clary e Simon erano riusciti ad attirare l’interesse dei due. Non che ci fosse resistenza dall’altra parte comunque. Alec a quanto pare era più freddo e calcolatore quindi lì teneva un po a distanza. 

< Che ne dite di farci un giro >, propose Isabelle non appena uscirono da scuola. 

< Perché no >, disse Clary. Alla fine non uscivano mai, sarebbe stato bello svagarsi un po. 

< Io passo, devo occuparmi di faccende per mamma e papà, ci vediamo a casa divertitevi >, disse Alec allontanandosi.

< Dove volete andare? >, chiese Jace, riconcentrandosi su Clary e Simon.

< Beh dietro il nostro appartamento c’è un parco tranquillo, che ne dite di andare lì >.

Ci misero dieci minuti ad arrivare. Clare li condusse ad una parte del parco isolata, vicina a quella in cui Simon era stato trasformato. Almeno sarebbero stati soli. 

< Simon guarda che belli quei cigni, andiamo a vederli meglio >, disse Isabelle tirando per un braccio Simon e portandolo fuori dalla radura. Probabilmente voleva lasciare loro un po di privacy ed avere alo stesso tempo la possibilità di saltare addosso al ragazzo.

< E’ molto bello qui >, disse Jace a Clary, sdraiandosi sull’erba fresca. Clary fece lo stesso, stendendosi vicino a lui. 

< Si, quando non sto bene e voglio stare da sola, questo è il primo posto che mi viene in mente >, rispose la ragazza. 

< Allora com’è che vi siete trasferiti qui? >.

< Diciamo che non abbiamo avuto una vita facile tutti quanti e quindi qui a New York pensavamo di ricominciare >, disse Clary sul vago, attirando la sua curiosità.

< Beh, se parliamo di vite confusionarie ti posso capire. A te cos’è capitato? >, disse Jace serio. Clary rimase sorpresa. Vedendolo nell’ambiente scolastico si atteggiava da figo, da figlio di papà. Non le era mai sembrato un ragazzo con un lato serio.

< Io e Simon siamo stati maltrattati da quando ci ricordiamo. Nostra madre era scappata dopo la nostra nascita, anche se probabilmente era solo mia madre, e Simon era frutto di un’altra relazione. Comunque nostro padre era un’alcolizzato e ci hanno trovati solo quando avevamo dieci anni perché una sera una vicina aveva sentito degli schiamazzi e aveva chiamato la polizia. Da quello che sappiamo ci hanno trovato pieni di lividi e tagli >, Clary prese un bel respiro. Anche se la storia era diversa, non si allontanava tanto dalla sua infanzia: una madre assente e un padre violento.

Jace la vide con gli occhi lucidi e le mise una mano sul braccio, accarezzandole la pelle con il pollice. 

< Non devi dirmelo se non te la senti >, le disse con sguardo comprensivo. Lei lo guardò. I suoi occhi erano magnetici. Chiarissimi, quasi vitrei. 

< Ora direi che è il mio turno, poi al massimo ritorniamo a te ti va? >, continuò. Lei annuì con la testa. Effettivamente era curiosa di come mai abitasse con i Lightwood. Insomma, se non era loro figlio, come faceva ad avere la vista? 

< Ti starai chiedendo perché abito con Isabelle e Alec anche se non siamo fratelli >. Iniziò lui guardando verso un punto indefinito in alto. < Mio padre è morto quando mia madre era incinta di me. Ho un fratello, si chiama anche lui Jonathan, con molta fantasia da parte dei miei devo dire. E’ per questo che mi faccio chiamare da tutti Jace. Il mio nome per intero è Jonathan Cristopher, JC e quindi Jace. Mia mamma lavorava spesso per il paese insieme ad un suo collaboratore ed eravamo troppo piccoli per andare con lei, quindi ci lasciava dai Lightwood. Stavamo anche per mesi senza sapere niente. Due anni fa, a 16 anni, ci chiese se volevamo iniziare ad andare con lei. Mio fratello disse di sì, io ho deciso di restare qua con gli altri >. 

< La senti ancora? >, chiese Clary.

< Si ogni tanto, dovrebbe venirmi a trovare stasera. Si fermerà un paio di giorni >. 

< Beh è una bella notizia. >.

< Già sono contento  di rivedere lei e mio fratello. Ma tornando a te, te la senti di finire la storia? >, chiese Jace.

< Va bene. Allora dov’ero rimasta… Ah si. Quando ci hanno trovati ci hanno portato in un orfanotrofio. Ci siamo sempre guardarti le spalle l’uno con l’altra. Dopo due anni i genitori di Magnus ci sono venuti a prendere, eravamo scettici all’inizio, avevamo paura che ci facessero del male. Invece sono stati due angeli fin da subito. Cercavano sempre un modo per farci ridere e giocare. Erano di famiglia ricca, e ci hanno sempre fatto studiare da casa. Poi due anni fa mentre eravamo nella nostra casa al mare due ladri sono entrati. Noi ci siamo nascosti dentro un mobile. Abbiamo visto tutto. Nostro padre è stato freddato a prima vista con un colpo di revolver. Quando ho visto che stavano per fare la stessa cosa alla mamma sono uscita cercando di mettermi tra lei e il ladro. Mi ha sparato un colpo che fortunatamente mi ha preso solo di striscio ad una spalla e poi l’ha uccisa con me a 10 centimetri. Stava per finire con me quando ha sentito la volante della polizia avvicinarsi. Magnus era appena maggiorenne, e noi ci vedevamo portare via dei genitori di nuovo. Ci ha adottato lui. Per un po’ siamo rimasti nella nostra vecchia casa, ma tutto ci ricordava di loro. Così ci siamo trasferiti qui a New York. E noi abbiamo deciso di frequentare la scuola per vedere com’è. E questo è quanto. >. 

< Mi dispiace Clary… >, disse lui.

< Non devi, ora stiamo bene e abbiamo voltato pagina tutti quanti. Nuova città, nuova vita >, disse lei. In effetti era vero. Nuova vita.

Clary girò la testa di scatto sentendo un rumore di foglie e passi avvicinarsi. Ma poi sbucò la faccia di Izzy e Simon che se la ridevano di gusto. Probabilmente lui aveva usato un approccio meno sentimentale di lei, ma era andata bene ugualmente. 

< Clary noi dovremmo andare a casa, Magnus ci starà aspettando >, disse Simon a Clary.

< Hai ragione >, disse Clary annuendo.

< Tanto è tardi anche per noi >, disse Jace alzandosi in piedi e porgendo una mano a Clary per aiutarla ad alzarsi. Lei la prese e lui la tirò verso di sé. Sbattè sul suo petto e lui l’abbracciò. Simon e Isabelle erano già andati avanti.

< Beh andiamo anche noi >, disse Clary allontanandosi leggermente e iniziando a correre. < Chi arriva primo al cancello vince >, urlò correndo rincorsa da Jace, che rideva come un bambino.

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Capitolo 11
*** NUOVO BAR, NUOVO INCONTRO ***


Clary si buttò sul letto. Troppo emozioni in una volta. Alla fine si era accorta che la scuola non era neanche tanto pesante come pensavano. I professori li lasciavano stare anche se non erano attenti in classe. Probabilmente Magnus aveva calcato molto il fatto dell’essere orfani eccetera, quindi li vedevano come ragazzi problematici. Meglio.

A cena avevano raccontato a Magnus dei loro progressi. Ne era rimasto piacevolmente sorpreso. Simon alla fine era stato arpionato ad un albero da Isabelle, ma aveva resistito e questo le aveva fatto ancora più provare il fremito della caccia. Ormai lo desiderava, più la teneva a distanza più lei era richiamata da lui. Simon era bravo tanto quanto lei a rendersi desiderabile. 

Dopo era andata in camera per mettersi a letto. Era stanca morta. E la lente iniziava a bruciarle. Quando la mattina non aveva voglia di usare la magia la metteva. Aveva deciso che avere gli occhi verdi era una cosa migliore, visto che Magnus quando l’aveva trovata e si era reso conto della sua diversità aveva deciso di mascherarle l’occhio scuro. Da quello che aveva capito lei in realtà era nata con i capelli color mogano e gli occhi verdi di sua madre. Ormai era abituata alla sua dualità. Talvolta aveva i suoi vantaggi. Bastava solo controllarla. Quando doveva essere normale sprigionava il potere del suo sangue angelico, durante le battaglie o gli interrogatori, come quelli in casa Lightwood, veniva fuori il suo spirito demoniaco.

Sprofondò in un sonno profondo senza sogni.

DRIIIIIIN DRIIIIIIIIIN DRIIIIIIIIN

Che palle la sveglia, pensò Clary allungando la mano verso il comodino per spegnerla. Non che fosse una levataccia, ma non aveva davvero voglia di andare a scuola. Strano solo che Simon non fosse andato a chiamarla. Si alzò dal letto e andò verso la camera di Simon. La aprì lentamente. Non era possibile stava ancora dormendo! Gli avrebbe fatto uno scherzo. Se c’era una cosa che quel ragazzo non sopportava era il solletico. Si avvicinò piano e gli saltò addosso.

< Clary che fai piantala non resisto >, disse Simon sobbalzando sul letto. Le prese i fianchi  e la fece volare in aria per poi riacchiapparla al volo.

< Su dormiglione dobbiamo svegliarci >,disse lei dandogli dei leggeri buffetti sulle guance. 

< Perché dovremmo? >, chiese lui con faccia sorpresa.

< Ti facevo tonto Simon ma non così tanto. Dobbiamo andare a scuola >,disse lei divertita.

< Veramente la tonta sei tu, oggi è sabato, non si va a scuola stordita! >, disse sul scoppiando a ridere. Clary diventò rossa come i suoi capelli. Com’era potuta essere così stordita.

Simon scoppiò a ridere guardandola. 

< Non fa niente >,disse < Ormai siamo svegli che ne dici di andare a fare colazione al bar a questo punto? >. 

< Ci sto, vado a mettermi qualcosa addosso. So che hanno aperto un bar nuovo in via Kennedy, possiamo andare lì >, disse la Rossa.

< Da quando ti interessi dei posti mondani? >, la prese in giro Simon.

< Purtroppo a scuola devo sorbirmi i pettegolezzi delle ragazze, dai preparati e vieni nella mia stanza >.

Clary tornò nella sua stanza e andò in bagno a prepararsi. Si mise la lente a contatto perché di prima mattina era possibile che la sua magia facesse cilecca. Un po di eyeliner e di mascara ed il trucco era a posto. Dopo di che si mise davanti all’armadio per vedere che cosa mettersi. Fuori era una bella giornata quindi optò per una maglietta nera che le arrivava poco più in su dell’ombelico, pantaloncini bianchi con dei collant neri con i buchi e delle sneakers nere. Mentre si stava legando le scarpe Simon entrò nella stanza.

< Sono pronta >, disse lei alzando lo sguardo.

< Andiamo a piedi >, propose Simon.

< Non voglio fare la pigra della situazione, ma tu sei un vampiro in parte quindi non ti pesa di certo fare due isolati ma a me di sabato mattina si. Che ne dici se prendiamo le moto? Magnus le ha messe in cortile >. 

< Ci sto, quella truccata è mia però >,disse Simon facendo un sorrisetto.

< Andata >.

Uscirono di casa dopo aver preso chiavi e cellulare.

Ci misero si e no 15 minuti con le moto. C’era meno traffico del solito nella Grande Mela, ma meglio per loro.

Parcheggiarono davanti al locale. Non sembrava male come posto. Forse un po’ pieno di nascosti, ma finchè non provavano a fare nulla di male, ai due cacciatori non interessava molto. Non erano i classici Shadowhunters bigotti che ritenevano di essere superiori a tutto e a tutti e pensavano di dover sterminare a vista ogni nascosto che gli capitava davanti. In più essendo un trio peculiare era normale. Insomma, Clary era un misto tra angelo e demone, Magnus era uno degli stregoni più conosciuti nel mondo e Simon era un mezzosangue. 

Quando aprirono la porta un’ondata di profumo di dolci appena sfornati li avvolse. Dentro era un posticino accogliente. Il pavimento era di parquet color mogano e le pareti erano bianco panna. Dei tavolini neri circolari erano circondati da sedie rosse. Più avanti il bancone con le vetrate era ben fornito di croissant, bomboloni, brownies e torte. Dietro al banco c’era una donna sulla cinquantina con un gran sorriso sul volto. Le doveva piacere proprio il suo lavoro. Era una mondana, niente segni di occhi grandi come le fairy, niente pelle colorata e niente auree da shadowhunters o demoni. Una semplice innocua umana senza vista. 

Clary e Simon si accomodarono a un tavolino vicino a una vetrata laterale che dava su un giardino interno ben curato. Poco dopo una ragazzina con l’uniforme da lavoro si avvicinò per chiedere le ordinazioni. Simon ordinò un caffè nero e un brownie e Clary un cappuccino e un croissant alla crema, che arrivarono a tempo di record. 

Mentre sorseggiavano le loro bevande si sentì il rumore della porta che si apriva. Clarissa dava le spalle alla porta, ma Simon vide bene chi era entrato. Non fece in tempo a dirlo a Clary che quest’ultima si sentì toccare la spalla. 

< Ciao ragazzi come state? >,disse una voce che Clary riconobbe subito. Jace.

< Noi bene, tu? >, rispose la ragazza.

< Niente di cui lamentarmi >. Clary notò che non era solo. Dietro di lui c’era un ragazzo dagli occhi neri come la pece e i capelli chiarissimi, quasi albini. 

< Non mi presenti ai tuoi amici, fratellino? Soprattutto ad una ragazza così carina >, disse quest’ultimo ammiccando verso la ragazza, con grande rabbia da parte di Simon. Odiava quando i ragazzi facevano gli spavaldi, soprattutto con Clary.

< Come sono sbadato. Clary, Simon, lui è mio fratello Jonathan. Jonathan questi sono Clary e Simon >, disse il biondo presentandoli.

< E’ un piacere Jonathan, tuo fratello mi ha raccontato molto di te >,disse Clary alzandosi, seguita da Simon. 

< Ci piacerebbe molto rimanere ma abbiamo delle commissioni urgenti da fare. Ci becchiamo in giro >, disse Simon. 

< Già ve ne andate, che peccato. Che ne dite di vederci stasera allora. Potremmo uscire tutti quanti insieme, portate anche Magnus. Sicuramente Alec sarà contento di rivederlo >, disse Jace facendo un occhiolino ai ragazzi.

< Ed ovviamente non si accetta un NO come risposta. A casa Lightwood stasera alle 9 >, continuò Jonathan.

< Come dirvi di no… Va bene ci saremo >,disse Clary. Simon annuì non molto convinto.

< A stasera allora >, disse il mezzosangue uscendo con Clary.

 I due salirono sulle loro moto e si diressero a casa. Si allenarono tutta il pomeriggio. Visto che i Lightwood ormai sapevano chi erano,si dovevano aspettare di tutto… 

MA IN REALTA’ QUELLO CHE DOVEVA SUCCEDERE ERA L’ULTIMA COSA CHE CHIUNQUE SI SAREBBE ASPETTATO

 

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Capitolo 12
*** UNA SERATA DA DIMENTICARE ***


Clary e Simon erano pronti da almeno mezz’ora, ma la stessa cosa non si poteva dire del Sommo Stregone di Brooklyn. 

< Magnus dobbiamo andare siamo in ritardo!!! >, urlò Simon bussando alla porta dello stregone.

< Sono pronto, che palle che siete! >, disse lui aprendo la porta. Per essere vestito in modo stravagante si era contenuto: maglietta rossa, pantaloni aderenti di jeans con degli strappi sulle ginocchia e delle scarpe rosse. 

< Sei stranamente attraente vampirello, ti ha aiutato Clary non è così? >, disse Magnus squadrando Simon da capo a piedi. 

< Già, ho fatto un bel lavoro eh >, disse lei con un sorriso compiaciuto. Era riuscita a convincerlo a mettersi un po di gel nei capelli per tirarli indietro, una camicia bianca con un paio di bottoni aperti che lasciavano trasparire i pettorali scolpiti, un paio di jeans neri e delle scarpe bianche. A completare l’opera il giubbotto di jeans nero.

< Si ma non penso che l’attenzione sarà tutta su di me e lui. Non ti si può togliere gli occhi di dosso. Se non ti considerassi una sorella saresti una preda interessante >, disse Magnus con occhi famelici. La rossa indossava dei pantaloni neri di pelle che le fasciavano perfettamente le gambe, una maglietta nera con delle borchie che le arrivava poco sopra all’ombelico e stivaletti neri con borchie sul tacco. E sicuramente non poteva mancare l’insostituibile chiodo nero. Si era truccata gli occhi con un filo di eyeliner nero che le rendeva gli occhi simili a quelli di un gatto e un rossetto rosso scuro le copriva le labbra.

< Sei troppo buono Magnus, ma non è niente di che. E poi non mi permetterei mai neanche lontanamente di mettere in ombra il Sommo Stregone di Brooklyn. >, disse lei calzonandolo.

< Sarà meglio >, disse lui con una finta espressione di rimprovero.

< Ora che avete finito di farvi i complimenti, che ne dite se andiamo >, disse Simon intromettendosi.

< Sono d’accordo, Magnus fai tu >, disse Clary. Lo stregone aprì il portale che li portò nelle vicinanze di casa Lightwood.

< Non so voi ma io sono in vena di divertirmi >, disse Simon con un ghigno sul volto. Clary immaginava che cosa gli passava per la testa. 

< Spiegati >, si limitò a dirgli.

< Ho voglia di divertirmi un po’ con i Lightwood. Probabilmente ci faranno entrare a casa perché se conosco Izzy mi vorrà arpionare al letto e non penso che i due fratelli biondi platinati abbiano altre idee con te >, disse Simon con una scintilla negli occhi.

< Beh, se ti conosco bene il tuo piano è di giocare con i Lightwood. Effettivamente non possono mostrarsi troppo indisponenti con noi, tecnicamente non ci hanno mai visti prima. Ma ho sentito parlare di loro. Soprattutto Maryse è, scusami il gioco di parole ragazzo, sanguigna e potrebbe anche reagire male davanti ai ragazzi. E’ un’eventualità da non escludere >, aggiunse Magnus facendo il punto della situazione.

< Però hanno ospiti a casa. Non possono dare di matto davanti alla madre e al fratello di Jace >, terminò Clary.

< Dalle espressioni direi che il mio piano piace a tutti. >, disse Simon imboccando il vialetto della casa.

< Conta su di me >, disse Magnus. 

< Clary? >, disse il sanguemisto girandosi verso la ragazza dopo aver bussato.

< E me lo chiedi!’ Devo scaricare un po il demone che c’è in me, quale migliore occasione? >, rispose la rossa con un ghigno malefico che si tramutò subito in faccia angelica quando Alec aprì la porta.

< Ciao ragazzi entrate pure >, disse cortesemente Alec scostandosi per farli entrare. Arrossì visibilmente quando si vide passare vicino Magnus. Era tanto che quei due non si vedevano e rivederlo non sembrava dispiacergli così tanto. Ma era schivo. Doveva essere il suo carattere. Infondo non doveva essere facile vivere in una famiglia rigida come i Lightwood ed essendo lui il figlio maschio, probabilmente l’avevano caricato di responsabilità fin da piccolo. Si spiegava la sua timidezza quando qualcuno gli dava attenzione come faceva lo stregone. Sicuramente essendo una delle famiglie di Shadowhunters più bigotte del mondo non avrebbero mai compreso la sessualità del ragazzo, probabilmente neanche sapevano i suoi gusti in fatto di relazioni.

< Ciao, andiamo in salone. John e mia mamma non sono ancora arrivati >, disse Jace sbucando dal corridoio. 

< Va bene fai strada >, disse Clary.

Passarono davanti allo studio dei genitori, che erano dentro a parlare.

< Maryse, Robert, sono arrivati dei nostri amici, siamo in sala >, urlò Jace dall’altra parte della porta.

< Va bene! >, rispose loro. 

In salone vennero accolti anche da Izzy, che era sdraiata sul divano in pelle rossa. Simon si mise vicino a lei e la ragazza mise la testa sulle sue gambe. Magnus si sedette su una sedia vicino ad Alec a parlare con lui e Jace e Clary si sdraiarono sul tappeto nero. Tutti conversavano amabilmente. Ad un certo punto Robert e Maryse entrarono nella stanza. Non appena li videro il piatto che tenevano in mano, contenente degli stuzzichini, cadde a terra andando in frantumi. 

< Pensavo di avervi detto che non eravate i benvenuti qui >, disse Maryse con una faccia che avrebbe congelato dalla paura chiunque, ma non loro tre.

< Vi conoscete? >, disse Izzy incredula. Simon si alzò dal divano, seguito da Magnus e Clary.

< Diciamo di sì, ma non siamo in buoni rapporti >, disse Magnus.

< Perché? >, disse Alec, che ne capiva tanto quanto i fratelli.

< In qualche modo hanno preso qualcosa che mi apparteneva e hanno amicizie losche che hanno fatto soffrire Clarissa >, rispose Simon, non smuovendo gli occhi dal viso di Maryse. 

< In più, hanno anche mentito a voi. I loro figli >, disse Clary guardandoli uno ad uno. < Non è così Signori Lightwood? Ora le scelte sono due. Glielo dite voi? O preferite che glielo mostriamo noi? >, continuò poi spostandosi su i coniugi, parlando con voce cristallina ma allo tempo tagliente.

< Fermi fermi fermi dirci cosa? Che diavolo sta succedendo qui, mamma? >, disse Isabelle mettendosi a sedere.

< Non so di cosa stiano parlando figlia mia! >, disse Maryse cercando di non arrivare a quel punto. Probabilmente stava provando a prendere tempo. Inutile.

< Come volete >, disse Clary. Dalle sue mani uscirono delle fiamme nere che avvolsero i Lightwood bloccandoli a mezz’aria con le spalle al muro. 

< Ma che diamine? >, dissero i ragazzi in coro urlando.

< Magnus ora tocca a te, togli loro il blocco. Sarà strano ma passerà subito non vi preoccupate. E’ un peccato tenervi all’oscuro con la vostra percentuale di sangue angelico, diventerete dei grandi cacciatori >, disse Clary. < Simon dagli una mano avrà bisogno di energia >, concluse tornando a concentrarsi sui coniugi. 

< Bene bene, mi sembra familiare questa scena, a voi no? Dovremmo smetterla di incontrarci così non vi pare? >, disse Clary. 

< Bastardi, lasciateli stare!! >, disse tra i denti Robert.

< Non ve la prendete. Non stiamo facendo niente di male. Gli stiamo dando la vita da cui voi li avete tolti. Uno Shadowhunter deve essere preparato, addestrato, oppure finiamo per essere attratti da altre specie senza accorgercene. Guardate vostra figlia per esempio. Prima frequenta un seelie, poi flirta con un ibrido come Simon. Non penso che sia accettato da famiglie all’antica come voi, che state solo dalla parte dei più forti e che vi nascondete come topi quando questi perdono >. Strinse ancora di più la presa. Con la coda dell’occhio vide che Simon correva a velocità di vampiro in tondo intorno ai tre ragazzi per raggrupparli insieme. Magnus fece vorticare le mani creando una specie di cupola blu per intrappolarli. 

< Lasciali andare!! >, urlò Maryse cercando di liberarsi. 

< Zitta tu! >, disse Clary sbattendo i due a terra in un raptus di rabbia demoniaca. Si sapeva controllare dopo tutti questi anni, ma doveva davvero sfogarsi un po’ e loro dopo tutto quello che avevano fatto se lo meritavano. I due svennero in un lato della stanza. Clary li bloccò comunque a terra con della magia, giusto per sicurezza. Si mise poi appoggiata con la schiena al muro godendosi lo spettacolo. Magnus aveva fatto uscire dal tetto della cupola tre punte che si erano posizionate sulla testa dei ragazzi che al contatto si erano come immobilizzati in una sorta di trans. Simon teneva una mano sulla spalla scoperta dello stregone. Questa magia era potente e serviva molta energia, con quel tocco Simon stava passando parte della  sua forza allo stregone e considerando che era un mezzo vampiro la sua energia era preziosa.

Il sortilegio impiegò 5 minuti per spezzarsi. Magnus e Simon erano sfiniti. I ragazzi a terra svenuti.

< State bene? >, disse Clary preoccupata correndo dallo stregone e dall’ibrido. 

< Stanchi ma bene >, rispose Simon con respiro affannato. 

< Ho tolto tutto il blocco. Quando si sveglieranno ricorderanno tutto della sera della discoteca. Si ricorderanno di noi. E mi sa che chiederanno un paio di spiegazioni a quei due quando si sveglieranno e lì troveranno lì svenuti.

In quel preciso istante sentirono la porta di casa aprirsi.

< Siamo tornati! >, disse una voce femminile dall’ingresso. 

< Cavolo non ho tempo per aprire un portale >, disse Magnus.

< Aspetta, questo è sangue di Nephilim e poi c’è dell’altro, ma non capisco cosa >, disse Simon annusando l’aria. 

Anche Clary avvertiva qualcosa di strano. 

< State indietro, ci penso io >, sussurrò la ragazza ai due. <Siamo qui! >, urlò con voce tranquilla come se niente di tutto quello fosse mai accaduto e stessero solo passando una normale serata tra amici. 

< Allora come va la festa? >, disse John entrando di corsa nella stanza seguito da una donna sulla quarantina. Si pietrificarono entrambi. 

< Pessima scelta entrare qua dentro >, disse Clary sogghignando. Li chiuse di un muro di magia. La donna pareva sorpresa. John invece sembrava piacevolmente stupito.

< Avevo avvertito che eri forte, ma non pensavo potessi creare magia. Eppure ero convinto di aver sentito dentro di te del sangue angelico >. 

< Credimi se quello che sento è vero noi siamo più simili di quanto non immagini >, disse Clary. 

< Che intendi? >, disse il ragazzo con un’espressione confusa.

< Tu hai sangue demoniaco in circolo, ma non sei un demone e neanche uno stregone, non è forse così? >, disse lei. Lui sbiancò per un attimo.

< Clary, dobbiamo parlare >, disse Magnus alle sue spalle, con voce stranamente furiosa. Clary si girò verso di lui.

< Ti ricordi che ti ho raccontato di tua madre quando ti trovai, della donna che ti ha abbandonato, lasciandoti in balia di quel mostro > ,incominciò lui.

< Certo, non potrei mai dimenticarmelo, ma cosa c’entra ora? >, disse Clary.

< Beh ce l’hai davanti. Ho il dispiacere di presentarti Jocelyn Fray, come si fa chiamare ora >, disse lui con voce seria.

Clarissa rimase impietrita da quella notizia. Si girò a guardare quella donna. La rabbia si mischiava al dolore. Cadde sulle ginocchia.

< Simon allontanala da loro, io apro il portale >, disse Magnus a Simon.

< TU… TU MALEDETTA!!! >,urlò Clary in lacrime. La sua magia stava diventando sempre più nera. Il potere demoniaco stava andando fuori controllo. Di questo passo sarebbe stata sopraffatta da esso.

Simon la prese per la vita. Magnus aveva finito di aprire il portale. 

< Andiamocene!! >, disse lo stregone. La portarono via, mentre la rossa scalciava tra le braccia di Simon. 

QUELLA DONNA LA PAGHERA’ MOLTO CARA! LEI MI HA TOLTO TUTTO E IO FARO’ LO STESSO CON LEI, fu l’ultimo pensiero di Clary pochi istanti prima di annullare la sua magia e attraversare il portale che li ricondusse provati e stanchi da quella serata infernale.




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Ciao a tutti :) Spero che anche questa storia vi sia piaciuta. Siete davvero tanti a recensire e sono felice che questo mio piccolo esperimento stia avendo successo. Non so come dirvi grazie ragazzi. La prossima volta avremo altri colpi di scena, aspettate e vedrete. 
Biacioni a tutti,
bluemermaid1999

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Capitolo 13
*** LA DISCENDENTE DI LILITH E LA LUPA ***


< Clary >, disse Simon prendendomi la testa tra le sue mani. < Clary devi ritornare in te >.

< Lasciatemi, devo andare a farla pagare a quella maledetta! >, disse la ragazza dimenandosi tra le braccia del vampiro. 

< Magnus vieni qua presto! >, gridò il ragazzo.

Clary sentiva che il sangue le ribolliva nelle vene. La sua vista si stava oscurando. Le era successo di avere momenti in cui il sangue demoniaco cercava di prendere il sopravvento, ma solo una volta era arrivata a questo punto. 

< Clarissa concentrati sulle mie parole, devi calmarti! >, disse lo stregone sedendosi sul pavimento accanto a lei.

Clary lo guardò con sguardo infuocato. I suoi occhi non potevano essere più neri. Quando il sangue demoniaco aveva la meglio su di lei, entrambi i suoi occhi avevano colorazione scura. 

< CALMARMI!!! >, rispose lei con voce che neanche le apparteneva da quanto era bassa e minacciosa.

< Magnus bloccala, non c’è più tempo! >, urlò Simon allo stregone. 

< Perdonami Clary, questo ti farà male >, sussurrò Magnus. Con le sue fiamme la fece vorticare in aria fino a bloccarle mani e piedi al muro.

Una risata inquietante uscì dalla bocca della Rossa. < Credi davvero di essere più potente di me stregone. Mi dispiace ma questo farà più male a te che a me >. Con un urlo le sue fiamme nere distrussero quelle di Magnus. Poi con un colpo lo scaraventarono dall’altra parte della stanza, facendogli sbattere la testa e perdere i sensi. Simon si precipitò accanto a lui.

< Clary, fermati, questa non sei tu!! >, le urlò poi il ragazzo avvicinandosi a lei.

< Voi non avete la minima idea di chi io sia e di cosa sia capace. Ora SPARISCI!! >, disse la ragazza facendo fare al ragazzo la stessa fine dello Stregone. 

Spalancò la finestra. Delle ali nere le spuntarono sulla schiena. Si lanciò fuggendo da quel posto. Magnus si era ripreso per un secondo, giusto in tempo per vedere la trasformazione. Non aveva più dubbi. Era una delle discendenti più prossime di Lilith.

Clary atterrò in un luogo non molto distante dalla casa dei Lightwood. Era una specie di deposito per containers. Era sempre deserto. O quasi.

< Quanto tempo Cassandra >, disse la rossa. Dei rumori di passi si fecero sempre più vicini. 

< Saranno si o no due anni giusto? >, rispose una voce alle sue spalle. Clary si girò. Davanti a lei si trovava una ragazza alta una spanna in più di lei. La pelle era bianchissima, gli occhi gialli brillavano nell’oscurità della notte, coperti in parte da qualche ciuffo dei corti capelli bruni. Indossava dei pantaloni neri, una maglietta rossa e delle sneakers rosse. 

< Direi di sì, a quanto ho sentito anche tu hai lasciato l’Istituto >, disse Clary avvicinandosi a lei. 

< Ho seguito l’esempio tuo e di Simon, mi sono trovata un mio appartamento e me ne sono andata. Gli ibridi non sono ben voluti no? >, disse la ragazza guardandola bene negli occhi. Poi osservando da vicino Clary continuò < Vedo che hai ancora attacchi eh, capita anche a me. Ma ultimamente anche più spesso del normale >.

< E’ proprio per questo che ti sono venuta a cercare, ti devo parlare di una cosa importante >.

< Andiamo a casa mia, qui a volte ci sono delle orecchie indiscrete >, disse Cassandra scrutandosi intorno. 

< Va bene, dove abiti? >, chiese Clarissa. 

< Via Woodstone 44, direi che hai i tuoi mezzi per arrivarci, ci vediamo lì >, disse osservando le ali nere di Clary. Poi corse a velocità sovrumana verso il suo appartamento.

Clary la seguì in volo. La notte senza luna era sua amica. Nessuno l’avrebbe notata svolazzare sui tetti della Grande Mela. Aveva cominciato a calmarsi ed aveva ripreso pieno controllo di sé per fortuna. Sarebbe andata da Simon e Magnus più tardi a scusarsi, ma ora doveva informare la sua amica. Doveva essere preparata. Tutti dovevano esserlo. Se quella donna e i suoi due figli erano lì, non sapeva che cosa aspettarsi. Anche se Jace era stato all’oscuro di tutto fino a quel momento, lo stesso non si poteva dire di Johnathan. Anzi, quel ragazzo sembrava sapere molto più di quanto si aspettasse. In più aveva sangue demoniaco nelle vene. Lo aveva percepito quando era entrato nella stanza. Ecco il perché degli occhi neri. Non aveva poteri come lei però. O almeno non li aveva ancora mostrati. L’unica cosa certa era che, a quanto pareva dallo stupore sul suo viso, non sapeva né della sua esistenza né del loro legame di parentela.

Cassandra aprì il grande portone in legno scuro di un appartamento seminascosto da una grande quercia. Erano in una zona molto isolata di New York, luogo perfetto per non dare nell’occhio. Clarissa si avvicinò alla vetrata che dava sul cortile interno. Cassandra le venne ad aprire a tempo di record. La rossa atterrò elegantemente nella stanza. Era un salotto dalle pareti color vaniglia, con un grande divano rosso nel centro. Il parquet era rigato. Segni che chiunque ospite mondano, anche se Clary non pensava che la sua amica ne avesse molti, avrebbe scambiato per righe lasciate dallo spostamento di qualche mobile, ma che non ingannavano di certo lei. Artigli. 

< Accomodati pure >, disse Cassandra cordialmente facendo segno a Clary di prendere posto sul divano. 

La ragazza non se lo fece ripetere due volte. Volare la stancava. Solo una volta aveva perso il controllo in questo modo. La sera in cui Magnus aveva riempito i buchi nel suo passato, riportando alla luce ricordi sepolti. La reazione era stata immediata. Le ali le erano uscite, distruggendo i vasi di cristallo nello studio dello stregone. Clary non aveva ancora il controllo su di esse, quindi aveva continuato a dimenarsi in preda agli spasmi di energia demoniaca. Magnus era riuscita a contenerla, creando una bolla di magia. L’aveva abbracciata nonostante lei gli piantasse le unghie fin dentro la carne per liberarsi. Alla fine l’aveva fatta riprendere. Neanche Simon sapeva di questa cosa. Non erano ancora così tanto in confidenza, il ragazzo non sapeva chi era (o meglio che cos’era) all’epoca. Magnus gli aveva solo accennato che sarebbe potuto succedere. Sperava davvero che quei due l’avrebbero perdonata. 

< Allora che cosa mi devi dire di tanto importante che ti fa uscire di testa in questo modo? Non sapevo ti facesse venire addirittura le ali >, disse Cassandra tornando in salotto con due tazze fumanti. 

< Grazie >, disse Clary prendendo in mano la tazza e annusando l’aroma che proveniva dal liquido all’interno. 

< E’ una tisana calmante, c’è verbena e tiglio. Ultimamente me la faccio spesso. Te l’ho detto, questi maledetti attacchi >.

La rossa ne prese un sorso prima di incominciare a parlare. Il liquido caldo le percorse la gola. < Mi piacerebbe esserti venuta a cercare solo per una visita di cortesia. Non che tu non mi sia mancata. Ma c’è una cosa particolarmente importante che ti devo dire e penso che spiegherà anche l’aumento dei richiami del tuo sangue di lupo >.

< Mi stai spaventando >, rispose Cassandra guardandola dritta negli occhi, le pupille leggermente dilatate.

< Sono qui in città, Cassandra. Jocelyn Fray e i suoi due figli, sono a New York >, disse Clary con sguardo serio.

< Non è possibile!! Non può essere!!! >, disse Cassandra alzandosi in piedi di scatto, il corpo preso da spasmi. 

< Invece è tutto vero purtroppo. Me li sono trovati davanti due ore fa >.

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Capitolo 14
*** TEMPO DI SPIEGAZIONI ***


Magnus si era alzato con fatica dal pavimento. Era debole. La testa sembrava essere in procinto di scoppiare. Andò zoppicando fino in cucina. Prese dallo scaffale della credenza una boccetta con un denso liquido bluastro e se la portò alla bocca. Un paio di sorsi furono sufficienti per fargli riprendere le forze.

Sentì un rumore provenire dalla stanza accanto. Andò a vedere e trovò Simon intento a cercare di mettersi in piedi, con scarsi risultati.

< Sei anche più pallido del normale >, disse Magnus cercando di alleggerire l’atmosfera.

< Ah ah ah, molto spiritoso. Mi passi una sacca di 0 negativo per favore. Mi sa che ne ho bisogno >, rispose Simon con un fil di voce. 

Lo stregone gli fece apparire tra le mani la sacca di sangue. < Appena raccolto dall’ospedale, ancora caldo >, disse Magnus.

Simon ci si avventò, finendola in un secondo. Alzò la testa verso Magnus con gli occhi iniettati di sangue e la bocca un po’ sporca.

< Non c’è di che >.

< Mi spieghi che le è preso! >, disse Simon alzandosi in piedi.

< C’è una cosa che non sai. Clary non ha in circolo semplice sangue demoniaco, altrimenti non sarebbe in grado di controllare le arti magiche come me e non avrebbe gli occhi impari >, incominciò Magnus.

< E quindi di che cosa si tratta? >, chiese Simon ripulendosi i lati della bocca sulla camicia.

< Lei ha sangue di Lilith in corpo >.

< Ma questo è impossibile. Non credo proprio che un demone del suo rango sparga il proprio sangue in giro >.

< Infatti. Ma come puoi ben comprendere Valentine non si accontentava di certo. Il suo piano non era solo quello di creare Cacciatori con doti straordinarie, ma anche imbattibili >

< Scusami, Cacciatori? Quindi lei non è l’unica a… >, disse Simon con voce scioccata.

< No, affatto. Clary non era la sola ad essere prigioniera. Aveva raccattato anche altre bambine, figlie di famiglie che aveva sterminato. Ha creato tanti ibridi diversi. Ma i suoi figli sono stati i più ben riusciti. I maschi hanno proprietà angeliche l’uno e demoniache l’altro perché Valentine faceva bere a Jocelyn sangue angelico e demoniaco, Clary per altri motivi che ben conosciamo >, rispose Magnus sospirando.

< Hai idea di dove sia adesso? >, chiese Simon preoccupato. 

< Forse ho un presentimento, ma ho bisogno dei tuoi sensi da vampiro >, disse lo stregone guardandolo bene negli occhi. 

< Perché? >

< Perché sospetto sia con una mezza lupa >, disse Magnus prendendo da uno scaffale della libreria un libro dalla copertina in pelle nera e aprendolo sul pavimento.

< Non è sicuro stare con i licantropi!! Dobbiamo andare subito! >, disse Simon spaventato. Inutile dire che i lupi non erano esattamente la razza di Nascosti preferita del ragazzo. Niente di personale, ma non era mai andato molto d'accordo con quei cani dall’odore fetido, e la cosa era reciproca.

< Stai buono Sangue Freddo . Lei è un’eccezione. Si conoscono bene quelle due. Da ancora prima che conoscesse me e te >, lo rassicurò lo stregone continuano a sfogliare il libro alla ricerca frenetica di un incantesimo di localizzazione che aveva collaudato tempo prima appositamente per la natura particolare di Clary e delle altre cavie di quel pazzo di Valentine.

< Trovato!! >, disse ad un certo punto. Si sedette a gambe incrociate chiudendo gli occhi. Attorno a lui si sprigionò un fumo bluastro dove apparivano luoghi: una casa con un grande portone in legno vicina ad un albero dalle lunghe fronde, con delle finestre molto grandi che davano sul retro.

< Conosci questo posto Simon? >

< Penso di sì, l’ho già visto. Ci mandavano spesso in missione lì quando eravamo all’Istituto. Ci abita qualche lupo solitario >.

< Bene, proprio quello che stavamo cercando >.

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< Ora mi sa che ci dovete delle spiegazioni >, disse Jace alzandosi dal divano. Quando si era svegliato aveva visto i ragazzi a terra, mentre Maryse, Robert, sua madre e suo fratello stavano discutendo animatamente.

< Vieni con me Jace >, disse Jocelyn andando verso lo studio dei Lightwood, seguita da suo fratello.

Jace la seguì dentro la stanza. Jonathan chiuse la porta e vi si appoggiò con la schiena. Sua madre gli fece cenno di sedersi sulla sedia vicino alla scrivania. Così fece.

Jocelyn prese un bel respiro e iniziò < Ascoltami bene, figliolo. So che tutto questo sembra strano >.

< Tu dici?! Mi sono appena ritrovato svenuto per terra, l’ultima cosa che ricordo è Magnus che creava una bolla di fiamme intorno a noi e parlava di una notte in discoteca, Simon aveva gli occhi iniettati di sangue e due canini da vampiro e Clarissa che teneva sospesi a mezz'aria Robert e Maryse. Si mamma, direi che c’è qualcosa di strano >, la interruppe Jace. Non ci capiva più niente, la testa gli girava e delle immagini confuse di una serata al Pandemonium che non ricordava neanche di aver vissuto gli comparivano nella mente come dei flash. Voleva capirci di più. Gli sembrava di essere dentro a uno di quei romanzi fantasy in cui il protagonista si scopriva avesse qualche sorta di potere.

< Mi dispiace che tu sia confuso, avrei dovuto dirtelo prima, ma tu eri al sicuro con i Lightwood e non pensavo che questo momento sarebbe mai arrivato. Il mondo non è come te lo immagini Jace. Ti ricordi quelle storie che vi raccontavo da piccoli: storie di lupi mannari, vampiri, creature malvagie e cacciatori buoni che alla fine li sconfiggevano. Ecco tutte quelle storie sono vere >, disse Jocelyn guardandolo negli occhi con sguardo serio.

< Quindi mi stai dicendo che Magnus dovrebbe essere una specie di stregone alla Bidibi-Bodibi-Bu, Simon una copia di Twilight e Clary… >.

< E’ proprio la rossa che ci ha stupito >, disse Jonathan, che in tutto questo tempo era rimasto zitto. < Dovrebbe essere una Cacciatrice come noi, ma in realtà ha delle potenzialità non comuni a degli Shadowhunters >.

< Frena, tu sapevi tutto? >, disse Jace guardandolo incredulo.

< Quando è partito con me dopo poco siamo stati assaliti da dei demoni e gli ho dovuto raccontare tutto >, rispose Jocelyn.

< Capisco >, disse Jace. Era stanco, la testa gli pulsava. Cosa gli stavano dicendo? Che tutte le storielle raccontate intorno al fuoco al campeggio, erano tutte vere? Che i suoi amici erano solo dei  mostri. < Ora che avete intenzione di fare con i miei amici? >, chiese.

< Li troveremo e gliela faremo pagare per essersi comportati così >, disse Jocelyn lanciando una rapida occhiata a suo fratello prima di rispuntare gli occhi su di lui. < Ora è meglio che tu vada a riposare, troppe emozioni tutte in una volta >.

< Va bene >, disse Jace alzandosi e raggiungendo a porta, mentre suo fratello si sistemava comodamente su una poltroncina di velluto posta a lato della scrivania.

Ma prima di uscire al ragazzo venne in mente una frase che Simon aveva detto, una specie di flash. Si voltò verso la madre e chiese < Mamma, cosa poteva intendere Simon dicendo che i Lightwood gli avevano tolto qualcosa e avevano conoscenze che avevano fatto male a Clary? >.

Jocelyn sgranò per un millisecondo gli occhi, ma fu abbastanza perché Jace lo notasse < Non so di cosa stia parlando amore, i Lightwood sono sempre state brave persone >.

< Se c’è qualcuno di cui non ci si può fidare qui, sono i tuoi amichetti fratellino >, aggiunse John.

Jace uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. Salì fino in camera sua. Si stese sul letto. Notò che la finestra era aperta, ma non ci fece molto caso. In fondo una finestra che si apriva da sola era forse la cosa più normale che gli era capitata quel giorno. Ma quando si girò su un fianco notò che forse non era aperta a caso. C’era un biglietto sul suo cuscino, accanto ad una piuma nera.

Diceva:               Abbiamo tante cose di cui parlare io e te angioletto <3

 

 

 

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Ciao a tutti <3 grazie per aver letto anche questo capitolo. Siete fantastici e sono sempre contenta di leggere le vostre recensioni, anche se qualche volta non riesco a rispondere. Questo messaggio a fine capitolo è per ringraziarvi per tutto l’appoggio che mi date, ma anche per dirvi che tutta l’estate e il mese di settembre sarò via e non avrò il computer con me quindi non so se e/o con che frequenza riuscirò a aggiornare. Vi prego di portare pazienza. 

Bacioni e Buone Vacanze a tutti!!!

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Capitolo 15
*** BRUTTI RICORDI ***


< Ora stai meglio? >, chiese Clary in apprensione.
< Si, ma la stessa cosa non si può dire del divano e delle tue braccia >, rispose Cassandra con la testa bassa.
< Hey, non ti devi preoccupare per me. Guarda >, disse Clarissa. Un fumo nero le uscì dalle mani e iniziò a vorticare intorno alle ferite sul suo corpo, rimarginandole del tutto nel giro di pochi secondi. Avere la magia talvolta era comodo. Poteva guarire prima anche senza gli Iratze. Il punto era che non poteva usarla quando era in missione. Altro motivo per cui si era staccata dall’Istituto, avendo la possibilità di lavorare in proprio ed utilizzare tutte le sue “capacità”.
Come previsto anche Cassy aveva avuto una reazione non proprio controllata. Si era trasformata e aveva iniziato a dare di matto graffiando il parquet. Clary era volata rimanendo a mezz’aria, in modo da essere lontana dalla furia dell’amica. Aveva bloccato le uscite delle stanza e le finestre con un velo di magia, in modo che dall’esterno nessuno avrebbe potuto sentire o vedere quello che stava accadendo ed anche per limitare i danni. Era poi scesa al suolo e aveva cercato di farla tornare in sé, ma con scarsi risultati all’inizio. Aveva capito quello che avevano dovuto subire i suoi due amici prima. Ad un certo punto le aveva buttato le braccia al collo, entrando in contatto con la pelliccia calda. Cassy l’aveva guardata con due occhi giallissimi, annebbiati dalla rabbia. Il loro potere in più, derivato dagli esperimenti di quel pazzo, le avevano legate indissolubilmente a Valentine. Era riuscito a creare una specie di legame di asservimento con loro. Anche se con gli anni e l’aiuto della magia di Clary e Magnus erano riuscite ad indebolirlo parecchio, in minima parte esisteva ancora. E l’effetto non era piacevole. Le faceva attivare quando qualcuno con il suo stesso sangue era in zona o quando sentivano anche solo il nome, facendo riaffiorare i ricordi di quella infanzia che non avevano vissuto.
Dopo averla afferrata si era beccata due morsi di poco sopra il gomito e vari graffi, ma non aveva mollato fino a che Cassandra non aveva ripreso sembianze umane, piangendo nuda tra le sue braccia. Clary aveva fatto comparire una coperta e l’aveva stretta cullandola come quella volta.
 
Anni prima, Cantina della Magione Morgestern
Clary si era nascosta in un angolo. Alcune tracce degli spasmi continuavano a presentarsi, facendola tremare. Il Mostro aveva finito con lei e l’altra bambina che c’era nella “stanza”, se così si potevano chiamare  le celle di pochi metri quadrati in cui erano rinchiuse. Ora aveva appena fatto la puntura a Cassy. L’aveva sentita gridare. Clary si sforzava di non gridare mai. Non voleva dargli soddisfazioni. Per quanto la riguardava non era mai stato suo padre. Non aveva nessun ricordo felice con lui, come d’altronde non ne aveva con i suoi fratelli o con sua madre. L’unica cosa con cui aveva familiarità era quella cella.
Cassy stava urlando tanto. Il Mostro rideva. Ad un certo punto sentì un ululato. Lungo, acuto. Si era sicuramente trasformata. Un grugnito da lupo echeggiò nell’aria. Il Mostro aprì un cancello. Clary rimase basita. Era strano che le facesse uscire. Non le aveva mai fatte uscire dalle loro stanze. Si alzò in piedi, rimanendo nella zona buia. Si preparò ad attaccare. Ma mentre le fiamme nere stavano per scaturire dalle sue mani, Valentine entrò con una ragazzina.
Era la prima volta che Clary vedeva Cassandra, o chiunque altro all’infuori di Valentine. Forse però questa non era la migliore delle presentazioni. Aveva gli occhi completamente gialli, le zanne all’infuori, le unghie erano diventate artigli. Era un animale. Il Mostro la teneva dal collare che aveva legato al collo. Quando si parlavano divise dal muro, Cassandra le aveva detto che era legata al muro con una catena e che il collare era troppo stretto e le faceva male, ma aveva un incantesimo che le impediva di distruggerlo, mandandole scariche elettriche non appena ci avesse anche solo provato.
< Adesso giocherai un po’ con la mia bambina, vi divertirete un mondo insieme >, disse il Mostro ridendo. La liberò, chiudendo poi la porta e uscendo dalla cantina, chiudendo il portone a chiave. Cassandra le fu subito addosso, graffiandole la schiena quando si girò per difendersi. Clary creò una specie di tuta attorno alla sua stessa pelle, per porteggersi un minimo dai graffi e dai morsi. Il punto era che dopo le iniezioni almeno per un’ora la sua magia si dimezzava. Infatti presto la sua barriera scomparve.
< Cassandra ti prego ritorna in te, non dargliela vinta. E’ proprio questo quelo che vuole. Farci diventare delle belve assassine, delle killer a comando, dei giocattolini su cui può sfogare la sua frustrazione. Non devi permetterlo!!! >, le gridò Clary piangendo. Le si era gettata al collo, subendo da vicino la furia della ragazza. Il motivo per cui Valentine aveva preso solo ragazze era che nessuno si sarebbe aspettato una tale forza da una Shadowhunter e da una lupa. Solitamente erano i maschi a essere più pericolosi e di conseguenza più controllati. Chi avrebbe pensato tanta forza e capacità speciali da una ragazza. Per quanto sadico, era un piano geniale.
Cassy continuò a dimenarsi ed a colpirla ancora per qualche minuto, ma a Clarissa sembrò un’eternità. Alla fine la Lupa si trasformò di nuovo in umana. Gridò allontanandosi a carponi dalla Rossa quando vide le ferite che le aveva inferto. La maggior parte di esse si stavano curando da sole, ma più profonda sulla spalla non si stava rimarginando. Non era un buon segno.
< Clary mi dispiace tanto, ti prego perdonami >, disse tra i singhiozzi mentre la abbracciava.
Erano rimaste abbracciate tutta la notte, poi Cassy era stata rimessa nel suo box. Non si erano più riviste di persona. La ferita non era mai guarita del tutto. Le era rimasta una profonda ciccatrice. Ma il lato positivo era che, una volta uscite, era il modo più veloce per individuarla. Avevano creato un legame.

Clary aveva messo a riposare Cassandra. L’avrebbe svegliata tra un paio d’ore. Si era cambiatam indossando dei vestiti presi in prestito dall’amica, in modo da nascondere in parte il suo odore. Era sicura che Simon e Magnus l’avrebbero trovata a breve. Era difficile cancellare delle tracce particolare come le sue, ma era anche facile mimetizzarle da demone superiore. Una paradosso che a volte l’aveva aiutata. Ma era inutile pensarci ora, aveva un posto specifico in cui andare. Lasciò un bigliettino attaccato alla porta della camera da letto. Preparò un caffè che avrebbe fatto da spuntino all’amica e uscì di casa. Prima di andarsene, fece in modo di proteggere la casa con un velo di magia. Non poteva permettere che qualcuno facesse del male alla Lupa. Era la sua unica famiglia. Dopo di che aprì un portale sul retro. Lo attraversò.
Le prime luci dell’alba stavano comparendo, colorando il cielo da nero a rosato. Doveva fare presto, non aveva molto tempo prima che qualcuno la scoprisse. Con un balzo arrivò alla finestra al primo piano della casa. Il ragazzo dormiva. Entrò senza farsi sentire. Si sedette sul letto e iniziò a giocherellare con i suoi capelli. Era di un biondo più naturale di quelli dell’albino, che erano bianchissimi. Piano il ragazzo aprì gli occhi vitrei. All’inizio non ebbe reazione, poi quando si rese conto di chi aveva davanti fece un bazo all’indietro, finendo quasi per cadere.
< Che cosa ci fai tu qui? >, chiese a metà tra lo spaventato e lo stupito.
Clarissa rise di gusto vedendo la scena, ma forse la risata le uscì malvagia. < Anche io sono felice di vederti fratellino >. 

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Capitolo 16
*** APPUNTAMENTI E INCONTRI ***


< Che ci fai tu qui? >, chiese  Jace alzando la voce. Era strano trovarsela davanti dopo quello che aveva scoperto. Se la ricordava diversa. Anche se i lineamenti erano gli stessi gli occhi erano impari. Uno era verde brillante come uno smeraldo, l’altro era nero come la pece. Si avvicinava molto al colore di quelli di suo fratello. I capelli erano se possibile ancora più rossi del normale. Ma la cosa che sicuramente saltava più all’occhio erano le ali nere che le spuntavano dalla schiena.
< Ma come non hai letto il messaggio che ti ho lasciato? >, rispose lei sarcastica. Iniziò ad avanzare verso di lui. Jace scese dal letto e strisciò velocemente verso la porta. Ma quando tentò di aprirla si accorse che era bloccata.
< Aiutatemi!!! Mamma, John!!! >, gridò sbattendo i pugni contro la porta.
< Oh non ti sforzare troppo. Mi sono presa la libertà di sigillarla ed insonorizzare la stanza >, disse sogghignando  la ragazza dietro di lui. Sentiva il tacco dei suoi stivali risuonare sul pavimento. < Stai tranquillo, se avessi voluto farti del male lo avrei già fatto non ti pare. Voglio solo parlare con te >,  continuò sfiorandogli il braccio.
Jace trovò il contatto delle dita affusolate di lei molto piacevole, ma scacciò subito quel pensiero, ritraendosi. < Sentiamo di cosa vorresti parlare? >, chiese guardandola dritto negli occhi.
< Diciamo che voglio rivelarti un po’ di cose su di te che ti hanno nascosto. Io e te siamo uguali, eppure così tanto diversi. L’unica cosa che ti chiedo è di venire da solo nel luogo che ti indicherò. Se porterai qualcuno potrei reagire in modo spiacevole e hai visto di cosa sono capace giusto? >, disse lei con sguardo malefico. In effetti aveva capito dopo quello che aveva fatto ai Lightwood che era una che non scherzava.
< Ma tu avrai i tuoi due amici dalla tua, perché io dovrei essere da solo? >.
< Semplice, anche io verrò da sola. Ci vediamo al parchetto in cui ti ho raccontato della mia “vita”, alle 9 in punto di stasera >, disse la ragazza.
< Ci sarò >, rispose il ragazzo.
< Bene, questo è tutto. Ti auguro una felice giornata >, detto questo si avvicinò alla finestra preparandosi a saltare fuori spiegando le ali. Ma prima che andasse a Jace venne in mente un particolare che Magnus aveva detto la sera prima. < Ferma, perché Magnus ti ha presentato mia madre come se la dovessi conoscere? E perché mi chiami “fratellino”? >, chiese Jace.
Clary si girò lanciandogli un’occhiata seria. < Semplice >, disse < E’ anche mia madre e questo ci rende fratelli >. Poi si rigirò e si lanciò fuori dalla finestra. Jace corse a vedere. La ragazza volò via velocemente, sfruttando quel poco di buio che ancora rimaneva.
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Simon era stato male per qualche ora quella notte. Era come se si sentisse graffiare. Probabilmente Clarissa si era imbattuta in un lupo. Non era buon segno. Si avvicinarono alla casa che Magnus aveva rintracciato. Era una villetta molto bella per essere in quel quartiere, con un curato giardino sul retro. Fin troppo perfetta per i suoi gusti.
< Fermo, c’è una magia a protezione della casa, i Nascosti non posso entrare >, lo avvertì Magnus. Ecco cos’era che non andava in quel posto. Magnus schioccò le dita e la barriera si mostrò, permettendo loro di individuare fino a dove fosse estesa.Appariva come un velo di fumo nero scuro, con alcuni riflessi rossi.
< E’ senza dubbio la sua magia >, disse Simon. Era la stessa con cui li aveva colpiti. < Ma perché dovrebbe usare tante precauzioni per un nascosto, non capisco >.
< Perché quella all’interno della casa non è un nascosto qualunque. Si conoscono da tanto tempo quelle due. Si può dire che sono cresciute insieme >.
< Ma mi hai detto che Clary era imprigionata nella cantina di casa sua prima di venire portata all’Istituto >, disse Simon stupito.
< Certo, ma questo non vuol dire che fosse l’unica su cui Valentine usava delle iniezioni speciali >,rispose Magnus con estrema freddezza.
< Mi stai dicendo che… >
< Si, la ragazza che abita qui dentro è un’amica d’infanzia di Clary, anche se chiamarle amiche di prigionia sarebbe più appropriato. Una di quelle che ho salvato dall’incendio >.
< Ma perché non me l’hai detto? >, chiese Simon. Non gli erano mai piaciuti i segreti, ma soprattutto non gli era mai piaciuto essere all’oscuro dei segreti.
< In verità a parte me e Clary nessuno sa che qualcuno oltre a lei era sopravvissuto all’incendio o facesse parte dei suoi esperimenti. Quando le ho trovate ero certo che il Conclave avrebbe tenuto Clary in vita per studiarla e usarla come arma a proprio vantaggio, ma la stessa sorte non l’avrebbero avuta le altre due ragazzine che erano state mischiate a sangue di Nascosto. Così le ho nascoste. Ma solo con la lupa in questione  Clary è riuscita a tenere un contatto, l’altra è scomparsa da un po’ e la cosa non mi piace >.
< Perché, credi che Valentine l’abbia trovata? >, chiese Simon.
< No, purtroppo credo che lei si sia unita volontariamente a lui >, rispose lo stregone.
Prima che Simon potesse fare altre domande, videro la porta della casa aprirsi. Ne uscì una ragazza, capelli scuri corti e occhi gialli. Un lupo, pensò Simon.
< Cosa volete? >, chiese lei, mettendosi in posizione d’attacco.
< Non vogliamo farti del male, stiamo cercando Clarissa >, disse Magnus con voce cauta.
< Lasciate in pace me e lei, è un avvertimento >, disse lei ringhiando. Uscì dalla casa, camminando lentamente verso di loro.
< Ascolta cagnolina, non ci fai paura, inutile che fai la grandiosa quando sei dentro ad una barriera di protezione in cui non possiamo entrare >, disse Simon. Per quanto quella ragazza fosse un’amica di Clary, i lupi non erano per niente tipi raccomandabili. E lei in particolare, con la sua altezzosità, le dava davvero sui nervi.
< La prendo come una sfida >, disse lei iniziando a trasformarsi. Dopo pochi secondi Simon aveva davanti a sé il lupo più grande che avesse mai visto, anche per lo standard maschile. Ma non si sarebbe tirato indietro. La lupa avanzò verso la barriera attraversandola senza farsi neanche un graffio e gli saltò addosso. Riuscì a schivarla per un soffio, ma si beccò lo stesso un’unghiata nel braccio. Gli bruciava parecchio. Magnus tentò di bloccarla al collo con un laccio di magia, ma non durò più di 10 secondi prima che con un paio di scatti la lupa riuscisse a liberarsene. Ad un certo punto si sentì uno spostamento d’aria.
< Cassandra fermati, sono con me >. A quelle parole la lupa frenò la sua corsa verso il vampiro e si ritrasformò in un attimo. Non aveva niente addosso, se per “qualcosa” non s’intende un pezzo di maglietta che le copriva appena il seno e i pantaloncini che erano quasi del tutto a brandelli. Guardò verso un punto impreciso dall’altra parte della strada, nella stessa direzione da cui erano arrivati i colpi di vento. Il suono di tacchi si avvicinava sempre di più.
< Clary, finalmente >, disse Simon prima di accasciarsi a terra perdendo i sensi. La vista gli si annebbiò e l’unica cosa che vide prima di cadere a terra fu Clarissa che gli si avvicinava e usava la sua magia per curare la sua ferita. Una Clarissa del tutto diversa da come la conosceva.
Capelli rosso fuoco, occhi impari, la cicatrice che le pulsava e due ali nere come pece.
Il Diavolo travestito da Angelo, pensò Simon prima che tutto diventasse nero.

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Capitolo 17
*** RIUNIONI DI FAMIGLIA ***


Simon si risvegliò sdraiato su un divano. Cercò di mettere a fuoco la stanza ma non ci riuscì. Era sicuro di non essere mai stato prima in quel posto. Pian piano si rese conto di quello che era successo prima che tutto diventasse nero. Clary- pensò cercando di mettersi almeno seduto. La cosa non gli riuscì. Non appena ci provò il mondo riprese a girare e si trovò in tempo record con la testa sul morbido bracciolo del mobile. 

< Non sprecare energie cadaverino, sei troppo debole >, disse una voce proveniente dall’altro lato della stanza. Riconosceva quella voce. La lupa. 

< Grazie non me ne ero accorto, e ricordami un attimo perché sono ridotto così >, rispose sarcasticamente. 

< Ascoltami bene >, disse lei avvicinandosi e sedendosi a pochi millimetri dalla sua testa, < neanche a me piace dover avere a che fare con te, ma sei un’amico di Clarissa e Magnus quindi sono disposta a fare una tregua. Ci stai? >.

A Simon sembrò anche troppo semplice. < Non sei costretta a fare la carina, non ci sono >.

Lei roteò gli occhi esasperata, soffiandosi via dagli occhi una ciocca di capelli. Si alzò e prese dalla scrivania una ciotola con del liquido dentro.

< Allora mettiamola così. Se avessi potuto ti avrei già dato il colpo di grazia e neanche tu saresti tanto triste di vedermi morta, ma sei debole e non posso farti morire, quindi tu ora fai il bravo cadaverino e bevi questo >, disse porgendogliela. 

Simon ebbe per un attimo l’impressione di sentire l’odore di sangue, ma scacciò subito il pensiero. Bene ora ho anche le allucinazioni, continua così Lewis- pensò il ragazzo mentre cercava di mettersi a sedere di nuovo con gli stessi deludenti risultati. 

Cassandra si mise a sorridere di gusto guardandolo. Poi gli prese la testa e sa la mise sulle gambe, sedendosi vicino a lui. Al contatto il vampiro le ruggì, più per istinto che per altro.

< Oooh che paura che mi fai. Non ti voglio fare niente, ma devi bere questo >.

< Non pensare che non mi fidi di te, ma cosa c’è li dentro? >, chiese lui a metà tra il sarcastico e lo spaventato.

< Qualche miscuglio di Magnus e un po’ di sangue di lince >, disse la ragazza con uno sguardo stranamente dolce.

Simon si fece aiutare a berlo e dopo pochi minuti era di nuovo in piedi. Si guardò intorno. Magnus era al piano di sopra, percepiva il suo respiro, ma non sentiva Clary.

< Dov’è la pazza dai capelli rossi? >, chiese.

< Aveva un incontro importante, dovrebbe cavarsela anche da sola, diamo il beneficio del dubbio per qualche altra ora. Qualcosa da mangiare?… Oh aspetta, tu mangi? >, chiese lei dubbiosa. Simon notò che aveva un non so che di simile a Clarissa. 

< Beh una bistecca al sangue non la disdegno, in effetti ho un po di fame >, disse lui sorridendo e seguendola in cucina.

 

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Parco, 8.30 p.m.

Clary era in anticipo ma giocare d’anticipo non le era sembrata una brutta scelta. Si era messa la tuta da combattimento per stare comoda. Prima di uscire di casa aveva controllato ancora una volta come stava il suo parabatai. Se non ci fosse stata la sua magia probabilmente non sarebbe sopravvissuto. Neanche Magnus aveva il potere di contrastare la sua forza o quella di Cassandra. Erano stare “allevate” proprio per essere macchine indistruttibili. Simon ora stava bene, neanche un graffio. Si sarebbe solo svegliato con un po di mal di testa, ma lo stregone aveva già preparato una poltiglia per farlo ritornare in forma. 

Si era fatta passare un po di forza da Cassie, giusto in caso ci fossero stati imprevisti. Magnus aveva inviato un corvo con lei perché le facesse da famiglio. Lui vede attraverso gli occhi dell’animale e sarebbe potuto accorrere immediatamente in caso.

Clary passò la mezz’ora che le rimaneva ammirando i riflessi violacei del cielo Newyorkese. Ad un tratto sentì un rumore di passi. Si mise a sedere. 

< Avevo qualche dubbio sul vederti qui, devo ammetterlo >, disse continuando a guardare il panorama. 

< L’hai detto anche tu, se avessi voluto uccidermi l’avresti fatto già da tempo. Ho deciso di venire ad ascoltare quello che hai da dirmi >, rispose Jace da dietro di lei. Si sedette accanto alla ragazza. 

< Penso che potremmo cominciare con le domande, sono sicura che ne hai tante da farmi >. lo guardò negli occhi e lui per un attimo trasalì. non doveva essere ancora abituato a vederla con gli occhi impari.

Lui prese coraggio e parlò. < Allora, come mai dici di essere mia sorella >. 

Clarissa prese un bel respiro. Non era facile per lei trovarsi davanti suo fratello e dovergli rivelare tutto questo, ma lo avevano tenuto all’oscuro di tutto per troppo tempo.

< Da dove incomincio… Io sono sorella tua e di John, solo che voi non vi ricordate di me. Normale perché neanche io vi avevo mai visti. Vedi Jace, io non ho avuto esattamente l’infanzia che ogni bambino sognerebbe. Non sono cresciuta con due genitori amorevoli. Jocelyn non l’ho neanche mai vista, non la considero una madre. Tu che sai di tuo padre Jace? >, chiese Clary. Voleva vedere fino a che punto si erano spinti con le menzogne, ma soprattutto voleva cercare di avere qualche informazione utile.

< Mio padre è morto nell’incendio che ha bruciato casa nostra quando ero bambino. Io e John eravamo troppo piccoli per ricordarlo, ma mamma mi ha detto che era andato dentro casa per salvare qualche stupido ricordo ed è rimasto intrappolato. Non c’è stato niente da fare. >, rispose il ragazzo con la testa bassa.

< Capisco. Beh mi dispiace ma devo dirti un paio di cose che non so se ti faranno piacere o no. La prima è che anche io mi ricordo quella casa. Ci abitavo in realtà, con altre due ragazzine. Ma mentre voi eravate impegnati a vivere la vostra vita perfetta, noi eravamo confinate nel seminterrato. Non ho sempre avuto gli occhi impari, le ali o i miei poteri. Non sono cose che solitamente i Cacciatori come noi posseggono. Tuo padre, Valentine, faceva esperimenti su i noi combinando il nostro sangue con quello di altri tipi di esseri. Ma come ti ho detto c’è anche la parte “positiva” della faccenda, almeno dal tuo punto di vista. Valentine non è morto in quell’incendio >.

A quelle parole gli occhi di Jace la guardarono meravigliati. < Cosa vuoi dire esattamente con "non è morto"? >.

Clary stava per rispondere ma qualcuno la batte sul tempo.

< Semplice biondino, neanche io ho sempre avuto i poteri di un vampiro. Li devo prendere come un regalino di tuo padre >. Il biondo indietreggiò spaventato.

< Avevi detto di non portare nessuno ma che anche tu saresti venuta da sola >, urlò Jace contro la ragazza.

< Certo ma l’accordo è saltato da quando Jonathan e la tua cara mammina ci hanno raggiunti. Non avevo in mente una rimpatriata di famiglia così ho portato anche io qualcuno della mia vera famiglia >.

< Ma di che cosa stai parlando? >, disse Jace disorientato. Si girò di scatto quando senti un applauso provenire da dietro di lui. Erano davvero lì.

< Da quanto tempo sorellina >, disse l’albino guardandola drittto negli occhi con un ghigno. 

 

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Capitolo 18
*** RIVELAZIONI ***


< Tu che ci fai qui? >, chiese Jace al fratello. Non aveva detto a nessuno dell’appuntamento con Clarissa, altrimenti sicuramente non l’avrebbero fatto uscire. Aveva detto che andava a farsi un giro, non pensava che l’avrebbero seguito.

< Ci volevamo unire alla tua uscita in solitaria, ma vedo che hai già trovato compagnia, anche se non delle migliori >, disse lui guardando Simon. 

< Clarissa, abbiamo tante cose di cui parlare noi 4 >, disse Jocelyn avvicinandosi al Clary. La ragazza si ritrasse guardandola con uno sguardo pieno d’odio. < Non ti azzardare ad avvicinarti se vuoi respirare ancora. Non abbiamo niente da dirci. Piuttosto perché non racconti ai tuoi pupilli perché hai permesso che tre bambine innocenti fossero imprigionate per anni nel seminterrato >, rispose la ragazza. Jace e Jonathan si girarono verso la madre. Jonathan si rigirò verso Clarissa avvicinandosi pericolosamente. Simon scattò in avanti per proteggere la Rossa, ma lei gli fece cenno di indietreggiare. 

< Non ti azzardare ad inventare queste bugie su nostra madre >, le ruggì contro l’albino ad un soffio dal suo viso. 

Clarissa lo guardò sorridendo. Poi scomparve in una nube di fumo nero. Le sue risate risuonarono tutto intorno. Jace si guardò intorno spaventato, cercando invano di capire da dove provenissero quelle risate. Ad un certo punto sentì la voce di Clary provenire da un ramo esattamente sulla sua testa. 

< Vedo che non gli hai proprio detto niente eh. Ahahahah mi fai pena Jocelyn. >.

< Mamma dimmi per favore che quello che mi sta dicendo è falso >, chiese Jace alla madre.

< Fratellino, come puoi anche solo pensare che dica la verità. Nostra madre non farebbe mai una cosa del genere. Giusto mamma? >, disse Jonathan guardando la madre dritta negli occhi. 

< Mi dispiace ragazzi >, rispose lei con gli occhi bassi. < Ma Clarissa ha ragione >.

< COSA?!?!? >, urlarono i due fratelli.

Clary scomparve di nuovo per ricomparire accanto ai due fratelli. < Ahahahah la vostra cara mamma non è esattamente l’angioletto che pensavate eh, poveri fratellini >, disse maliziosamente all’orecchio di entrambi. Jace guardò in faccia la madre, che era rimasta pietrificata. 

< Penso che tu non gli abbia neanche raccontato che Valentine è ancora in circolazione non è così? >, disse lei avvicinandosi. Jocelyn la guardò con sguardo truce. 

< Oh non guardarmi così, tu mi hai rovinato la vita, il minimo che posso fare è restituirti il favore in fondo >, continuò la rossa con un ghigno divertito in volto. < Tuo marito mi ha iniettato anche sangue demoniaco quindi non è colpa mia se sono così cattiva. Se poi non avessi anche qualcosa di personale contro di te sarei una figlia un po’ più dolce. Solo che non ho mai capito una cosa. Perché? Cosa ti avevamo fatto per non meritare la tua pietà. Non ti avremmo chiesto di liberarci, ma almeno un po’ di cibo e amore sarebbe stato gradito. Invece hai condannato tua figlia e altre ragazzine alla tortura. Come dormi la notte? >. 

< Clarissa, non perdiamo il nostro tempo con chi non lo merita, abbiamo di meglio da fare e poi loro non sono gli unici con cui devi parlare non è così >, disse una voce alle spalle della ragazza. Dall’ombra comparve Bane. 

< Hai proprio ragione, andiamo >, disse Clarissa indietreggiando senza distogliere neanche per un secondo lo sguardo dai fratelli, che guardavano con sguardo confuso e accusatorio la madre. 

< Avrete da fare una bella chiacchierata mi sa, sempre pronta ad aiutare. Ah quasi dimenticavo, tenete questi >, disse la ragazza facendo comparire al collo dei ragazzi una collana con un amuleto. < In caso voleste contattarmi chiamatemi tenendolo in mano e io vedrò il modo di farmi trovare. Buonanotte fratellini >.

Poi scomparvero in una nube di fumo. Jace guardò la madre senza dire una parola. Quella alzo lo sguardo. Gli occhi leggermente lucidi. 

< Andiamo ora, dobbiamo parlare >.

 

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Ritornarono a casa di Cassandra. Quella li aspettava in cucina. Aveva preparato qualcosa da mangiare, soprattutto bistecche. Ma in fondo era normale visto che una licantropa. 

Magnus prese un attimo da parte Clary e la portò in camera sua con una scusa. 

< Ci sono delle novità, l’ho rintracciata >, le disse. Clary sorrise felice. < Ma non è finita, ho sentito un’altra presenza oltre al lei, con lo stesso odore >. 

< Vuoi dire che… >

< Sì, ha un figlio >, finì lui guardandola con sguardo serio. Il problema non era tanto che avesse avuto un bambino, ma che conoscendola l’avrebbe usato in qualche modo contro i Lightwoood. Erano stati loro a prenderla e portarla a Valentine. E si sa che i Seelie sanno essere molto vendicativi.

< Come facciamo a trovarli, sai bene qual’è il potere di Daeris >, disse Cassandra prima di tranciare un pezzo di carne con i denti presentandosi davanti alla porta.

< Infatti io sono inutile, dovrete trovarla voi ragazze >, disse Magnus.

< E come conti di fare? >.

< Grazie alla magia di Clary e al vostro legame con lei >.

Le due ragazze si guardarono, portandosi meccanicamente una mano alla nuca. 

< Non costa niente provare >, disse Clary dopo qualche secondo. 

< Proviamo >.

Scesero tutti in salotto. Simon li aspettava seduto sul divano.

< Voglio dare anche io una mano >.

< Tu mi darai un po’ della tua energia, ne servirà parecchia, ma mi devi promettere che se no reggi blocchi il flusso >, rispose Clarissa guardandolo dritto negli occhi. 

Simon si limitò a fare un cenno con la testa.  

Si misero tutti in cerchio, Clary al centro con una pergamena davanti a sé e la mano che teneva stretta quella di Cassie e Magnus e Simon che tenevano una mano sulla spalla di Clary concentrandosi per darle energia.

< Okay iniziamo >, disse la rossa. Poi chiuse gli occhi. 

< Per il marchio sulla nostra pelle io richiamo le nostre sorelle, due sono qui, ne manca una, rispondi e non avrei più paura >, recitò concentrandosi. Quella era la frase per attivare il loro marchio. Valentine aveva fatto in modo che fossero tutte collegate tracciandogli un simbolo dietro la nuca.

< Daeris, mi senti? >. 

Per un attimo tutto fu silenzioso, ma dopo qualche secondo le due ragazze sentirono un collegamento. Era debole, interrotto, ma sapevano che la avevano trovata. 

< Daeris siamo noi, rispondici >, disse Cassie mentalmente. 

< BASTA!! NON DI NUOVO >, urlò una voce che conoscevano bene. 

< Daeris, siamo io e Cassie. Ti stiamo cercando, ci manchi >, disse Clary. Intanto spostò la mano sulla pergamena e iniziarono a comparire alcune linee. Sembrava una specie di mappa. 

< LASCIAMI STARE VALENTINE!!!! NON TI E’ BASTATO TORTURARMI?!?!?!  MELIORN!!!>, continuò a urlare la ragazza. Poi le due sentirono uno sbalzo e il collegamento terminò. Le ragazze aprirono gli occhi di scatto. 

< Cos’è successo? >, chiesero all’unisono Magnus e Simon. 

< Non siamo riusciti a parlarle, continuava a non volerci parlare. >

< Era terrorizzata >, continuò Cassandra alzandosi in piedi e iniziando a camminare nervosamente nella stanza. Anche Clary era nervosa. Tutto quello che sentiva una lo sentivano anche le altre e ora avevano addosso un senso di terrore e spavento enorme. 

La rossa guardò con disapprovazione il foglio davanti a lei. Non era riuscita a localizzare un luogo preciso. Ma una cosa certa è che erano i città.

< Non avete notato niente? >, chiese Magnus.

< Ora che ci penso ha nominato un certo Meliorn >, disse Clary.

< Meliorn hai detto? >, chiese Simon stranito.

< Sì, lo conosci? >, chiese Cassandra.

< Non di persona ma ne ho sentito parlare. Ma è impossibile che sia lui >

< Perché >, chiese Clarissa.

Simon si girò guardandola con sguardo serio. < E’ il nome del ragazzo di Isabelle Lightwood >.

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Capitolo 19
*** SI RITORNA A SCUOLA ***


Quel giorno decisero che sarebbero tornati a scuola. Era una settimana che mancavano e la cosa sarebbe parsa davvero strana. Non che gli interessasse di cosa pensavano gli altri, anzi era davvero l’ultimo dei suoi problemi al momento. Ma dovevano un minimo integrarsi e sparire non era esattamente il miglior modo per farlo. 

La campanella suonò e in quel preciso istante Clary fece comparire lei e Simon nell’aula di biologia che a quell’ora era sempre vuota. Simon si sistemò la maglia bianca con un teschio nero al centro e i jeans neri. Clary si guardò nel riflesso del monitor del pc per sistemarsi gli indomabili capelli rossi.

La prima ora avevano storia, poi inglese, un’ora di arte e l’ultima ora di ginnastica. Neanche troppo pesante e in più aveva tutti i corsi insieme a Simon e solo l’ultimo con i Lightwood e Jace.

Le due ore passarono noiosamente. Clary invece di seguire la lezione di storia si mise a scarabocchiare rune sul quaderno. Nella lezione di inglese invece il passatempo divenne giocare a tris con Simon. Poi suonò finalmente la campanella della pausa pranzo.

I due “fratelli” scesero al bar, nell’ala est del Liceo. Presero i due panini che avevano ordinato per pranzo la mattina e qualcosa da bere. Inutile dire che il panino di Simon aveva una salsa rossa speciale. Si sedettero in una parte ombreggiata del cortile non troppo lontano dall’aula di arte.

< Che noiosa la scuola mondana, almeno noi abbiamo tante ore di sfogo con gli allenamenti >, sbuffò Simon sdraiandosi e poggiando la testa sulle gambe incrociate di Clary, che aveva la schiena appoggiata alla colonna del patio che circondava il cortile.

< Beh da quello che mi ha detto Magnus, l’ora di ginnastica sarà molto divertente >, rispose la rossa giocherellando con le ciocche dei capelli del bruno.

< Che intendeva dire? >

< Non ne ho la minima idea, ma quando mai ci ha deluso >, rispose Clary. In effetti lo stregone non utilizzava mai la parola “divertente” senza che ci fosse qualche casino di mezzo, quindi si sarebbero dovuti aspettare delle sorprese. 

La campanella risuonò nella scuola. Simon si alzò in piedi e tirò su anche Clary, poi si incamminarono insieme verso la classe. La lezione proseguì tranquilla. Il compito era di dipingere qualcosa che ci veniva in mente al sentire la parola “Oscurità”. I due ragazzi si guardarono negli occhi. Chi meglio di loro conosceva l’oscurità. Clare prese in mano il pennello e la tavolozza e iniziò a farsi guidare dal suo istinto. Era sempre stato così per lei. Disegnare era la sua valvola di sfogo. La aveva aiutata a liberarsi delle pressioni, dei tormenti, dei giudizi di tutto e di tutti quando era scappata e da allora non aveva mai smesso. In un’ora aveva riportato sulla tela un paesaggio oscuro, con l’unico punto di luce che veniva da una casa in fiamme nell’angolo in basso a destra. Lo firmò con un arancione acceso e lo consegnò alla professoressa. Poi aspettò Simon che stava finendo di riempire l’ultimo spazio blu del suo quadro. Lui era più portato per i graffiti quindi aveva dipinto un muro nero con sopra scritto in stile graffiti con colore bianco “Non tutto quello che è bianco è luce e non tutto quello che è nero è oscurità”.

Uscirono dalla classe e si diressero verso lo spogliatoio. Clary entrò in quello femminile, già pieno di ragazze intente a farsi il trucco o a lamentarsi per qualche chilo di cellulite inesistente. La ragazza trovò uno spazio dove mettere la sua roba e si mise in tenuta sportiva: reggiseno sportivo, pantaloncini corti e scarpe da ginnastica nere. Si legò i capelli in una coda alta e uscì dallo spogliatoio. Non aveva visto Isabelle, ma da quello che aveva sentito lei e gli altri erano sempre in ritardo. Entrata in palestra trovò Simon in un angolo. Andò verso di lui e gli saltò addosso da dietro. Questi la prese per le gambe e iniziò a correre. Sembravano dei bambini, ma tanto erano soli in palestra, gli altri erano ancora tutti a cambiarsi. 

Quando Clary scese, decisero di riscaldarsi alla maniera shadowhunter. Simon si mise in posizione di difesa mentre la rossa gli corse incontro. Tentò un colpo al ginocchio per destabilizzarlo, ma questi lo schivò velocemente, contrattaccando cercando di afferrarla per un polso. Lei gli sorrise e con un salto all’indietro riuscì a sfuggirgli. Una volta atterrata gli fece cenno con le mani di venire a prenderla. Simon allora si vicino a lei velocemente, ma lei fece una scivolata colpendogli il piede e facendogli perdere l’equilibrio. Intanto qualche alunno incominciava ad arrivare e tutti rimanevano a bocca aperta a guardare quel combattimento. 

Ad un certo punto i due si fermarono sentendo un applauso. Guardarono verso dove proveniva. Un  uomo alto, sulla cinquantina si avvicinò a loro, continuando ad applaudire. 

< Vedo che abbiamo due ottimi atleti tra noi. Come vi chiamate ragazzi? >, chiese l’uomo.

< Io sono Clarissa e lui è mio fratello Simon, siamo nuovi >, rispose la ragazza. 

< Aspettate, voi dovete essere i fratelli Bane allora, io e vostro fratello maggiore siamo amici di vecchia data >. I suoi occhi su illuminarono di un colore verde smeraldo. Uno stregone, pensò Clary, ecco cosa intendeva Magnus. < Comunque io sono il professor Byron, siete capitati proprio il giorno giusto ragazzi perché oggi faremo una lezione un po’ speciale. Combattimento libero. Se quello che ha detto vostro fratello è vero penso possiate dare alla classe qualche dimostrazione >, continuò lui girandosi poi verso il resto della classe. 

Clary notò come tutti li guardavano con sguardo affascinato e spaventato allo stesso tempo. Probabilmente non erano abituati a vedere un combattimento come divertimento e ancora meno a vederlo fare ad una ragazza.

Simon le fece cenno con la testa verso il punto in cui i Lightwood e Jace erano seduti. Li guardavano con un misto di odio e preoccupazione negli occhi. Clary si limitò a sorridergli. Simon fece lo stesso. Per loro era un gioco divertente stuzzicarli. 

< Bene ragazzi iniziamo con qualche esercizio di base, qualche salto all’indietro e davanti. Simon, Clarissa, volete mostrare alla classe come si fa perfavore >, disse il prof.

Clarissa si mise in posizione e fece una serie di salti all’indietro ricadendo elegantemente sui piedi. Subito dopo Simon fece un paio di salti in avanti con una capriola finale. 

< Non vi chiedo di fare come loro, ma almeno provare a fare qualche verticale e salti. Voi due continuate pure ad allenarvi per conto vostro, vi chiedo solo di non rompere niente >, disse il professore. 

Gli studenti si misero a gruppi e cercarono in modo molto goffo di imitarli. Clary e Simon si misero in disparte a fare qualche mossa di jujitsu. Ad un certo punto, i loro tre amici si avvicinarono.

< Non pensavamo di rivedervi così presto >, disse Alec con freddezza.

< Anche noi siamo felici di vedervi per la cronaca >, rispose Simon squadrandoli con un ghigno mentre si appoggiava al muro con la schiena. 

< Cosa ci fate qui? >, disse Isabelle sprezzante. 

< Siamo venuti a trovare dei vecchi amici e questo è il benvenuto. Meno male che i Lightwood sono conosciuti per i loro modi >, rispose Clarissa guardando i due fratelli. Jace se ne stava in disparte, dietro ai due fratelli. < Fratellino, neanche mi vieni a salutare? >, disse lei con sguardo divertito. 

< Noi non siamo fratelli >, rispose Jace tra i denti.

< Mi piacerebbe tanto darti ragione, ma a quanto pare lo siamo. Io me ne sono fatta una ragione >. Si alzò e si avvicinò ai ragazzi, che erano pietrificati. Superò i gemelli e si avvicinò al biondo. < Non che mi renda felice. E non vuol dire che avrò pietà la prossima volta che ci incontreremo >. Prima che Jace potesse reagire in qualche modo, la campanella suonò. Simon e Clary se ne andarono velocemente. Ma prima di uscire dalla porta, Clary si girò verso di loro. 

< Mi raccomando salutate i vostri genitori da parte di tutti noi >, disse. Poi svoltarono l’angolo e scomparvero dentro un portale.


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Ciao a tutti ;)
Chiedo umilmente perdono se non sono riuscita a mettere capitoli molto velocemente, ma ho avuto davvero tantissime cose da fare. 
Recensite facendomi sapere cosa ne pensate di tutte le cose scoperte negli ultimi capitoli. 
Buonagiornata a tutti quanti.
bluemermaid1999

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Capitolo 20
*** UN NUOVO AMICO ***


La settimana passò velocemente senza troppi intoppi. I rapporti con i loro amici si erano basati su una sorta di tregua. Clary e Simon non volevano problemi e lo stesso valeva per loro. Il suono della pausa pranzo fu accolto da Simon con un sospiro di sollievo. La scuola mondana era davvero noiosa, niente azione, veramente pochi Nascosti; solo prof che parlavano per ore senza che molti ragazzi li ascoltassero per davvero. Solo il prof di ginnastica era simpatico. Si erano parlati ed erano venuti a sapere che era un vecchio amico di Magnus, si chiamava Ragnor. Quando aveva saputo che i due erano nella scuola si erano subito candidato come supplente del prof, che aveva avuto un’incidente, si poteva dire così. Ma dal tono che aveva usato, sia lui che Clary avevano capito che non era stata una cosa naturale. Era tutto un piano di Magnus. Ragnor era un aiuto dall’interno e francamente era più che gradito. 

Andarono a prendere da mangiare e si sedettero nel solito giardinetto, dove nessuno studente passava perchè a parte l’aula di pittura che non veniva quasi mai usata, in quell’area c’erano solo sgabuzzini. Clarissa tirò fuori dalla borsa a tracolla una foglia chiusa in un cofanetto e una boccetta con un liquido blu. 

< Magnus mi ha detto che per rintracciare Meliorn ho bisogno di bere la formula ed usare questa, si può provare. Visto che Ragnor ha detto che non ha trovato nessuno con il suo nome in questa scuola, magari era solo venuto a trovare qualcuno quando lo hai visto >, disse Clary. 

Bevve il liquido e chiuse gli occhi concentrandosi sulla foglia. Simon la vide sbiancare e le mise una mano sulla spalla, donandogli un po’ di energia. Si ricordava le prime volte che lo aveva fatto. Gli era capitato di perdere i sensi o sentirsi male, ma ormai sapeva quali fossero i suoi limiti e, a meno che non ne andasse della vita della sua parabatai, si staccava al momento giusto. Era una sensazione strana. Sentiva come se un flusso si mescolasse con il corpo della ragazza. 

Dopo un paio di minuti Clary aprì gli occhi. Lo guardò con sguardo serio.

< Cos’hai visto? >, chiese il ragazzo.

< Dopo un po’ le mie tracce spariscono, so che stanno nel bosco di Hamlie, a qualche chilometro dalla città. Ma ha fatto in modo di far perdere le tracce. E’ il potere di Daeris, avevamo ragione. E’ con lui >.

< Almeno abbiamo un luogo, già è qualcosa. Poi so che al confine del bosco di Hamlie c’è un branco di lupi, Cassandra ci può dare una mano in questo >.

< La cosa strana è che alla fine tutto è diventato bianco ed è comparso un simbolo nero. Non era una runa, sono sicura di non averlo mai visto prima >. Si mise a disegnare su un foglio del quaderno con una matita. Ne venne fuori un simbolo davvero strano.  

 

< Può essere un amuleto, o forse un tatuaggio >, notò Simon prendendo in mano il foglio per osservarlo meglio.

< Dovremmo chiedere a Magnus >, disse Clarissa. 

Decisero che ne avrebbero parlato a casa con gli altri. Andarono a lezione di Geografia, l’ultima della giornata. Alcuni banchi erano già occupati. Jace e Alec erano seduti vicini, mentre Isabelle era da sola. Clarissa guardò Simon. Lui le fece cenno verso la ragazza e si sedette vicino a lei. Isabelle vedendolo si pietrificò. Jace e Alec si girarono e lo guardarono storto. 

< Non puoi stare qui! >, disse Alec guardandolo male. 

Simon rise e si girò un attimo verso Isabelle, per poi riportare lo sguardo sui due ragazzi. Clary era nel banco dietro di lui e si divertiva molto a vedere la scena. Si alzò stendendosi sul banco fino ad arrivare al solleticare l’orecchio della ragazza con il respiro. < Se proprio non vuoi avere vicino il mio amico posso sostituirlo io tesoro >, le disse facendola sussultare. Jace la guardò male, mentre Isabelle si limitò a fare di no con la testa, intimorita. < Come pensavo >, disse Clary ritornando ad accoccolarsi sulla sedia.

La campanella suonò. Dalla porta entrò un ragazzo dai grandi occhi verdi. Era bello, alto e muscoloso. Insomma, quello che i mondani definivano un figo.

Si sedette vicino a Clary. 

< Io sono Calem, tu sei nuova? >, chiese il ragazzo.

< Si può dire così, non sono venuta molto a scuola, ultimamente >, rispose la ragazza. Non era del tutto mondano, lo aveva capito. Non sapeva come in realtà ma lo percepiva. Aveva qualcosa di selvaggio che solo i Seelie possedevano. Ecco il perchè del fascino. 

< Ecco perchè non avevo notato una bellezza come te >, disse lui guardandola. Clary decise di stare al gioco. I Seelie erano seduttori per natura, ma non facevano mai niente per niente. Lui non era stupido, ma neanche a lei mancava la scaltrezza.

< Neanche tu hai un fisico niente male, sei nuovo? >

< Sono arrivato in città da poco dalle mie parti non ci sono scuole come questa, siamo abituati ad imparare dalla vita, non dai libri >, rispose lui tirando fuori il pesante libro di geografia per far almeno finta di seguire quello che il professore dal naso fin troppo grande e gli occhiali a fondo di bottiglia. 

L’ora passò lentamente quindi quando suonò la campanella c’erano due tipi di persone: chi la prendeva come una sveglia e chi, come Clary e Simon, la vide come una vittoria.

Clarissa prese la sua tracolla e uscì dalla classe il più velocemente possibile, seguita a ruota da Simon, che nella lezione si era divertito a punzecchiare i Lightwood. Ormai era il suo hobby.  

Si diressero verso l’uscita, quando Clary si sentì prendere per un polso. Simon era andato avanti e non si era accorto di niente. Clary si girò e vide Jace che la guardava con una faccia nervosa. 

< Non vi azzardate mai più a scherzare con la mia famiglia >, disse.

< Lasciami Jace >, disse minacciosa Clary. Non poteva usare i suoi poteri lì. Nessuno dei suoi poteri. Sarebbe stato strano spiegare ai mondani perchè un ragazzo stava volando contro il muro o era stato spinto da un forza misteriosa fino al muro opposto.

< Ti ho detto di lasciarmi! >, gli gridò visto che lui non sembrava aver intenzione di lasciarla andare. Vide Simon che stava entrando vedendo la situazione. Ma a toglierla dai guai non fu lui.

< Hey amico, ti ha detto di lasciarla andare >, disse una voce alle spalle del ragazzo. Era stato Calem a parlare. 

< Non sono affari che ti riguardano >, rispose Jace senza neanche guardarlo. 

< Io farei attenzione se fossi in te, soprattutto al pavimento bagnato >. Senza che avesse neanche finito la frase, Jace si ritrovò a scivolare per terra. Era come se la superficie fosse bagnata. Ecco qual era il suo potere. Controllava l’acqua. 

Jace se ne andò spaventato. Simon in quel momento le fu accanto. 

< Tutto bene? >, le chiese il suo parabasi spaventato. 

< Si tranquillo, qualcuno mi è venuto a salvare >, rispose lei guardando Calem. 

< Niente di che dolcezza >, disse lui sorridendole. < Io sono Calem >, disse porgendo la mano a Simon.

< Simon, grazie per aver aiutato mia sorella, si mette sempre nei guai in un modo o nell’altro >.

< Non ti preoccupare, è stato un piacere >, disse lui. < Va beh io vado, ci si vede in giro ragazzi >, disse lui prima di tirare fuori dallo zaino una giacca di pelle. Mentre si allontanava Clary ebbe uno strano presentimento ma non ci fece molto caso. Segui Simon in una via isolata e in un attimo si ritrovarono a casa. Magnus e Cassie li aspettavano sul divano con una tazza fumante di thé alla menta per tutti.

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Capitolo 21
*** TEMPO DI RICERCHE ***


< E così c’è anche gente interessante in quella scuola >, esclamò Cassie dopo che la rossa ebbe finito di raccontare gli avvenimenti del giorno. Quando era ricomparsa era molto stanca, quasi pallida ma il tè che la lupa ke aveva preparato grazie alle erbe di Magnus le era stato d’aiuto. Era una delle poche cose che si ricordava di sua madre. Ne preparava sempre una caraffa quando lei e suo padre tornavano dalla corsa nei boschi. La loro casa era immersa in un bosco. Non era molto grande, ma comunque spaziosa per loro tre. Ed essendo isolata non avevano paura che i mondani li venissero a cercare. Potevano trasformarsi e cacciare quando volevano. A Cassandra mancavano tanto i suoi genitori. E li avrebbe vendicati. A qualunque costo.

Ma le priorità ora erano altre. Dovevano trovare Dearis e Meliorn. In più la comparsa di questo Calem era sospetta.

< Non è normale che ci siano Nascosti nella scuola. Dovremmo scoprirne di più >, disse Magnus pensieroso. 

< A quello ci posso pensare io. Nonostante fossi una Shadowhunter aveva una certa simpatia per me >, rispose la rossa.

< Magari potresti conquistarlo con i tuoi metodi. Se funziona con i demoni dovrebbe funzionare anche con gli Nascosti. E poi le fate sono naturalmente attratte da sangue demoniaco ed angelico >, concluse Simon. 

Cassandra prese il foglio di carta con quello strano disegno. Non aveva mai visto nulla del genererà sperava che il branco dei Lotue l’avrebbe potuta aiutare. Sarebbe partita di lì a poco, il tempo di preparare la borsa. 

< Cassandra hai ancora un po’ di quel sangue, era davvero buono >, disse Simon alzandosi. 

< Certo cadaverino, è in freezer. Un uccellino mi ha detto che ti piace ghiacciato. Portami anche una di quelle bistecche fresche >, rispose lei facendogli cenno di andare in cucina. 

Non sapeva secondo quale legge naturale, ma quel vampiro stava cominciando a piacerle. Non era altezzoso come gli altri e non le creava problemi. 

Simon ritornò con una bistecca che lei fece a pezzetti e iniziò a mangiare con gusto.

< Mi è venuta un’idea >, disse Magnus. < Quale modo migliore di conoscere meglio il nostro Seelie se non con una festa? La possiamo organizzare nel mio attico a Brooklyn, sperando che Church non sia troppo arrabbiato per la mia lunga assenza >, disse Magnus.

< Perché no, possiamo mettere dei volantini a scuola e farla domani sera. Grande festa in Casa Bane. D’altronde chi non vorrebbe venire ad una festa a Brooklyn in un attico gigante con alcool a volontà >, disse Clarissa eccitata.

Magnus fece vorticare le dita in tondo fino a che non comparvero sul tavolo dei volantini pieni di glitter blu. 

Intanto Cassie aveva finito di mangiare. Prese la tracolla dalla sedia e si mise i volantini in borsa. 

< Ci penso io a distribuirli intanto che vado, ci vediamo dopo >, disse lei iniziando ad uscire.

< Aspetta bellezza >, disse Magnus facendole comparire una collana al collo. < Questa servirà in caso succedesse qualcosa, torna presto >.

Toccandosi la collana Cassandra si chiuse la porta alle spalle. Iniziò a correre e presto le gambe si trasformarono in zampe e nell’aria risuonò un ululato.

 

——————————————————————————————————————————-

 

Dopo aver scoperto tutto quello che la madre aveva fatto, Jace non le aveva più voluto rivolgere la parola. Sapeva che quello che i ragazzi stavano facendo era sbagliato, ma in un certo senso sicuramente non se l’erano passata bella e avevano le loro ragioni.

Jonathan non aveva preso per niente bene che il padre fosse ancora in vita e che Jocelyn non gli avesse detto niente. In quanto a Clary e gli altri, era stato abituato a pensare che i Nascosti fossero esseri inferiori, quindi non provava empatia o qualsiasi altro sentimento positivo nei loro confronti.

Il biondo si trovava da solo nella sua camera. Solo un raggio di luna illuminava la stanza. Vederla gli aveva fatto uno strano effetto. E quando l’aveva afferrata. Non sapeva che cosa gli fosse preso, cosa volesse dimostrare. Prese tra le mani il ciondolo che gli aveva messo al collo prima di andarsene quella volta. Voleva chiamarla. Parlare con lei, ma sapeva che non era possibile. Non gli era permesso. Sua madre non voleva che la vedessero. Ma in fin dei conti lei non era nella posizione di dargli ordini dopo tutto quello che aveva fatto. O meglio che non aveva fatto. 

Lo strinse tra le mani. Non sapeva esattamente cosa fare. Chiuse gli occhi e pensò il suo nome. Sentì la finestra sbattere e aprì di scatto gli occhi. Guardò la stanza in penombra. Non la vide. Pensò che era ora di aggiustare quella maledetta finestra. Si alzò per chiuderla. Le tende bianche svolazzavano mosse dal venticello freddo. 

“ E’ bella non è vero?”, disse una voce da fuori. Jace sobbalzò. Era lì. Si sporse fuori. Era seduta su un davanzale poco sopra la finestra. Guardava la luna, i raggi rendevano il suo viso ancora più pallido. 

“Hai fatto in fretta”, disse cercando di non far trasparire la sua sorpresa. Si aspettava che avrebbe fatto una delle sue entrate ad effetto, ma comunque era molto sorpreso.

Uscì dalla finestra e facendo attenzione a non cadere si sedette vicino a lei. Clary si girò a guardarlo. I suoi occhi erano come al solito impari. Le ali erano scomparse in una nube di fumo lasciando solo due fori nella canotta. 

“Non mi aspettavo saresti arrivata così in fretta”, disse guardandola. 

“Neanche io mi aspettavo che mi avresti chiamato fratellino”.

“Volevo chiederti scusa per oggi. Non so cosa mi sia preso”. La rossa sorrise leggermente.

“Ti è andata bene che te la sei cavata con uno scivolone. Saresti potuto finire facilmente contro il soffitto”. Jace non seppe cosa rispondere. “Comunque perché volevi vedermi? Non penso che la mia visita sia molto gradita da queste parti”, continuò lei. 

“Non lo so in realtà. Tutte le cose che ho scoperto ultimamente mi hanno mandato in confusione”, disse lui. Dai buchi delle ali traspariva una cicatrice. Era grossa probabilmente causata anni prima. 

“E’ uno dei ricordi di nostro padre. Tu hai quelli di quando eravate in famiglia, io segni corporei per non dimenticarlo mai”, disse lei con un sorriso amaro mentre tornava a guardare la palla argentata che rischiarava la notte. 

“Mi dispiace”, disse solo lui.

“Io non lo farei se fossi in te”, disse lei. 

“Non capisco…”, rispose lui con sguardo interrogativo.

“Non parlavo con te”, disse lei. “Esci tu o vengo io?”.

Jace la continuò a guardare stranito. Ad un certo punto sentì un fischio fendere l’aria. Era un pugnale che si bloccò in aria cadendo ai piedi di Jace. La rossa scomparve. 

“Dove sei?”, disse lui guardandosi intorno.

“Qui”, disse lei apparendo poco dietro a lui. Jace si girò di scatto, spaventato. La vide con le ali chiuse davanti a sé, il viso e il busto nascosto dalle fitte piume. Quando le aprì la vide a gambe incrociate che teneva tra le braccia il fratello, bloccandogli le braccia dietro alla schiena con una mano e trattenendogli la gola con l’altro braccio. “Una cosa che davvero non capisco è perché dobbiate sempre cercare di intrappolarmi. Me lo aspettavo da Jocelyn e lui, che ormai è stato traviato dalla vostra mammina, ma da te Jace. Sono davvero delusa. Mi sembra di essere stata per abbastanza tempo una cavia da laboratorio, no?”, disse lei gelida, l’iride nera che brillava con sfumature rosse. 

“Aiuto”, sussurrava con un fil di voce John cercando di divincolarsi. 

“Clarissa io non c’entro niente lo giuro!!”, urlò Jace. 

“Come no… addio ragazzi. Statemi bene e imparate che ci vuole più di questo per metterci sotto. Provate a mettervi contro di noi ancora una volta e non sarò così buona”, disse lei ferendo con un’unghia la guancia dell’albino. Poi fece un salto abbandonandolo sul tetto e volò via. Jace diede un’occhiataccia a Jon e rientrò nella sua camera. Prese la giacca e iniziò a correre nella direzione che aveva preso la rossa. 

…Ma non era una bella idea per un mondano andare in giro da solo a quell’ora della notte…

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Capitolo 22
*** I LOTUE ***


L’aria era fredda ma avere la pelliccia faceva comodo. Aveva percorso in meno di un’ora tutta la strada per arrivare alla radura dei Lotue. Ora doveva solo passare il confine marcato da un fiume di acqua limpida neanche troppo profondo. Fece un ululato per attirare qualche lupo che faceva la ronda. Non si poteva entrare in un territorio altrui senza prima avvisare, le avrebbe creato problemi che in quel momento non voleva avere. 

Un lupo dal manto nero come la pece e gli occhi verdi arrivò nel giro di pochi secondi. Cassandra si ritrasformò in umana. Il lupo aldilà del fiume fece lo stesso. Era un segno di pace. 

< Sono Cassandra, un’amica di Alux, sono qui per parlare con lui >, disse lei tranquillamente. Il ragazzo alzò la mano in direzione di un tronco sul quale poter passare. 

< Ti porterò da lui, ma niente scherzi ragazzina. Sembri abbastanza mingherlina e io sono il più forte del mio branco >, disse lui spavaldo tenendo d’occhio ogni singolo movimento della ragazza. Questa lo guardò sogghignando prima di ritrasformarsi. Quando ebbe superato il ponte improvvisato andò verso di lui e con il pensiero gli disse < Non credo che tu voglia scoprire davvero quello di cui sono capace >.

L’altro fece una risatina di scherno e si ritrasformò per poi correre verso il centro della radura. Cassandra si ricordava vagamente di quel posto. Una volta ci era andata con i suoi genitori per trovare Alux, il capo branco. Lui e suo padre erano dei vecchi amici. Dopo quello che era successo aveva perso i contatti, ma sapeva che non le avrebbe voltato le spalle. O almeno ci sperava. 

Il lupo la condusse a pochi metri da una casa di legno. Da dentro proveniva una luce fioca, probabilmente proveniente dalle braci scoppiettanti. Dal caminetto in mattoni usciva del fumo. Cassandra ricordava con gioia quel caminetto. Quando era andata da Alux questi si era seduto sulla pelliccia di caribù sul pavimento in legno, l’aveva fatta sedere sulle sue gambe e si era messo a raccontarle le leggende della loro tribù. Lei lo aveva ascoltato fino a quando non si era addormentata tra le sue forti braccia, con i lunghi capelli neri di lui che le solleticavano il viso. Le raccontava storie di lupi, vampiri, amori proibiti. Lei era rimasta incantata. 

Un ululato del lupo fendette la notte, avvisando che era arrivato con un ospite che voleva vedere il capo branco. Cassandra si trasformò restando solo in slip, ma la cosa non le faceva più effetto ormai. Era un lupo, era normale rimanere nudi, anche se in realtà erano poche le lupe femmine. Però la cosa positiva era che aveva delle curve niente male. 

Un grugnito seguito da un breve ululato provenne dall’interno della casa. Il ragazzo la guardò e le fece cenno con la testa di seguirla. Entrò nella casa dopo di lui. 

Era di legno, qualche foto appesa al muro. Il focolare era rimasto uguale, con un mensola sopra e delle carte da gioco sparse disordinatamente sul tavolino in mogano, insieme a delle chiavi e alcune monetine. Si sedette vicino alle fiamme che scoppiettavano. 

Sentì dei passi. Non dovette neanche girarsi per sapere che era Alux. Aveva sempre avuto un inconfondibile odore di tabacco alle rose, quello che usava per le sue pipe e che si faceva spedire da dei suoi amici in Germania. 

< Ne è passato di tempo da quando una così bella ragazza è stata in questa casa> , disse lui porgendole un felpone enorme. 

< Si, Alux. Ne è passato di tempo >, disse lei girandosi verso di lui.

L’uomo rimase per un attimo in silenzio, osservando ogni aspetto della ragazza. Poi un lampo gli percorse gli occhi scuri.

< Cassandra? Sei davvero tu bambina mia >, disse abbracciandola. Cassandra ricambiò l’abbraccio. I capelli lunghi le solleticavano il viso. < Non pensavo ti fossi salvata, pensavo che… >.

< Che fossi morta. Si lo so. Eh credimi, in alcuni occasioni avrei preferito che fosse successo >, disse lei girandosi verso il caminetto, appoggiando la mano tra le due cornici sulla mensola.          < Valentine ha ucciso tutti davanti ai miei occhi e poi ha preso me. Sono stata la sua cavia per anni. Poi mi hanno salvato. Da allora sono vissuta sotto protezione >. 

< Mi dispiace tesoro. Ma sappi che d’ora in poi hai noi come famiglia. Puoi unirti al branco >.

< Ecco qui sta la parte divertente >, disse girandosi per guardare l’uomo che era alto almeno due spanne in più di lei. < Tra gli esperimenti di Valentine ci sono state trasfusioni. Non posso fare parte di un branco, sono troppo forte per farlo >. 

Il ragazzo dagli occhi verdi, che fino ad allora era rimasto appoggiato al muro con le braccia incrociate sogghignò. Cassie lo guardò severa, come solo un alfa avrebbe fatto. Il ragazzo abbassò subito gli occhi riluttante. Cercò di combattere contro la sottimissione, era evidente dai pugni chiusi, le unghie conficcate nella carne e le vene che si facevano man mano più evidenti sul collo scuro. 

< Sei un alfa, ma non hai un branco >, disse Alux con voce seria, ma che lasciava trasparire della tristezza. 

< Ti prego, non provare pietà per me. Durante le torture ho trovato la mia famiglia. Valentine ha creato un legame indissolubile tra noi. E’ un po come quello che c’è tra dei lupi. O almeno così suppongo >. La ragazza andò in cucina. I due maschi la seguirono. 

< Posso mangiare qualcosa? Sto morendo di fame >, chiese Cassandra. Nello stesso istante lo stomaco le brontolò rumorosamente. Correre le faceva sempre venire una gran fame. 

< Certo, i ragazzi hanno catturato un cervo un ora fa. Dovrebbero averne lasciato un po’ nel capanno. Mi ricordo quanto ti piaceva quando era una cucciola >, disse Alux con occhi dolci. 

La ragazza finì di bere un bicchiere di acqua fresca. Passò poi davanti al bruno guardandolo con scherno. Questi in risposta le rivolse uno sguardo carico d’odio.

Prima di uscire dalla porta sul retro, chiese ad Alux se avevano ancora quel telefono fisso vicino al capanno. 

< Certo >, annuì l’alfa. < Se vuoi fermarti a dormire qua abbiamo una stanza libera. Le docce sono sullo stesso piano. Te la preparerò mentre sarai a mangiare >. La ragazza accettò di buon grado la proposta visto la stanchezza. 

Alzò la cornetta del telefono rosso e compose il numero di Clarissa. Squillò tre volte. Poi una voce maschile rispose. 

< Pronto >

< Ciao Simon, sono Cassie >

< Hey, va tutto bene? E’ successo qualcosa? Possiamo essere ovunque in pochi minuti >, disse il ragazzo preoccupato dall’altro capo del telefono. Non sapeva bene come, ma si sentiva protettivo con quella palla di pelo. 

< Si papà, va tutto bene. Il capo branco mi ha subito riconosciuta. Penso dormirò qui stanotte e ritornerò domani. Comunque vi faccio sapere. Mi vuoi anche mettere un coprifuoco già che ci sei? >, lo schernì Cassie ridacchiando. 

< Sisi prendi in giro. Io e Clary siamo ritornati al nostro appartamento con Magnus. Abbiamo sistemato tutta la casa ed impedito che come tocco finale venisse riempito di lustrini. Comunque stai attenta e fatti sentire >.

< Sarà fatto capo >, disse Cassie prima che il ragazzo chiudesse la chiamata. Avevano portato Clary in braccio fino a casa visto che dopo lo sforzo che aveva fatto per usare la sua magia era crollata sul divano. Ora stava dormendo come un angioletto, anche se forse non era un termine adatto. 

Simon andò in cucina, dove lo stregone stava mettendo in infusione del the verde fatto comparire da chissà quale zone dell’Asia. L’orologio segnava le 2:30. Magnus fece comparire sul tavolo un bicchiere di sangue densissimo. Era 0 negativo, il preferito di Simon e della metà ella popolazione mondiale di vampiri, senza contare che era anche raramente reperibile. Ed era normale visto che era il frutto di una magia fatta sul sangue di alcune famiglie di un villaggio primitivo dell’Africa ancora prima dell’invenzione della scrittura. Non era nato con gli uomini, come tutti gli altri tipi. Era fatto ad hoc per i vampiri, come le miscele di alcolici umani per creare vini pregiati o particolari varietà di birra. Magnus l’aveva versato in un bicchiere in cui un comune umano a quell’ora avrebbe versato del latte per il proprio bambino che aveva problemi a dormire. Simon si ricordava che sua madre lo faceva sempre, anche quando non era più molto bambino. Comunque questa cosa fece comparire per pochi secondi un sorriso sul labbro di Simon. 

Mentre quel dolce nettare gli scendeva per la gola, si sentì bussare insistentemente alla porta. Immediatamente i canini del ragazzo spuntarono. Guardò Magnus, anche questo con uno sguardo interrogativo in volto. In una mano fece comparire delle fiamme blu. Si posizionarono entrambi davanti alla porta, Simon incurvano in avanti in posizione di attacco. Magnus aprì la porta con un gesto della mano. Ma non si aspettavano di trovarsi davanti proprio loro.

< Vi prego, dovete aiutarci!!! >, fu il pianto disperato delle due persone che si trovavano davanti all’uscio.

Simon e Magnus si guardarono, poi il secondo disse. < E perché mai dovremmo farlo? >

 

 

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Capitolo 23
*** SCOMPARSI ***


Clary era stata svegliata da delle grida al piano di sotto. Sapeva a chi appartenevano quelle voci, il che le fece ribollire tanto il sangue che si mise a sedere scostando il lenzuolo, ignorando totalmente il leggero mal di testa che ancora aveva a causa degli sforzi e delle emozioni di quel giorno. 

Già avevano provato a tenderle un imboscata una volta oggi, che diavolo potevano volere ancora. Certo dovevano avere desideri suicidi per essersi presentati al loro appartamento. Non era normale per i Lightwood andare in territorio nemico senza alleati, il che rendeva quella visita interessante ed allarmante allo stesso tempo. 

Prese lo stilo sul comodino e lo infilò nella tasca dei pantaloncini che usava per dormire. Si mise una maglietta e si legò i capelli in uno chignon veloce. Mentre apriva la porta continuava a sentire le grida di supplica di Maryse. Non riusciva a capire dal piano di sopra cosa stessero dicendo, ma percepiva la sete del suo parabatai. Per quanto si meritasse la sua vendetta, farli stare in vita consapevoli della loro esistenza per ora sarebbe bastata come punizione. Dovevano provare paura. Questa era la giusta punizione. 

Scese le scale prendendo una delle sue spade corte. La scena che aveva di fronte la lasciò perplessa. Le iridi di Magnus erano diventate così sottili che quasi scomparivano dentro gli occhi gialli, mentre guardava le due persone che aveva di fronte. Maryse era quasi in lacrime, mentre Robert le stava dietro cercando di mantenere la sua altezzosa apparenza, con scarsi risultati. Simon aveva i canini che gridavano vendetta, mentre gli occhi avevano assunto quel velo scuro che Clary aveva visto solo in poche occasioni, mai occasioni felici. Aveva fame, ogni muscolo del suo corpo gli stava dicendo di saltare addosso ai due, ma per ora si era costretto a stare appoggiato al muro, guardando fisso il cacciatore. 

 

< Avete una bella faccia tosta a presentarvi a casa nostra >, disse la rossa scendendo lentamente le scale che portavano al soggiorno, giocando con la spada che aveva in mano. Poi scomparve in una nuvola di fumo, per riapparire dietro a Maryse. Questa sussultò sentendosi la lama affilata sul collo e il braccio sinistro immobilizzato da Clary. < Dammi solo una ragione per non fare a pezzi tuo marito di fronte ai tuoi occhi >, le sussurrò all’orecchio. Sentì tremare la donna, cosa che le diede un’enorme soddisfazione. 

Robert fece per spostarsi verso di lei, ma in un attimo Simon gli fu addosso, sbattendolo al muro opposto alla moglie, precisamente di fronte a lei. 

< Okay, bene. Vedo che non ci siamo capiti. Siete a casa nostra ora. Certe mosse non ve le potete permettere. E per tua sfortuna avevo proprio fame >, disse Simon prima di affondare i denti nella giugulare dell’uomo. Maryse cercò di dimenarsi, ma Clary la tenne ferma, facendo pressione sulla sua gola con la spada.

< Vi prego, non vogliamo farvi del male, abbiamo bisogno del vostro aiuto!!! >, urlò la donna scoppiando a piangere. < Lasciatelo andare vi prego >. 

< Avete bisogno di noi… Mhm questo potrebbe essere interessante. >, disse Clary ridendo malignamente. < Simon basta giocare, ha capito. E ci serve sveglio soprattutto. Lascialo >. 

Simon ritrasse i canini dalla gola di Robert, che gemette portandosi subito una mano alla ferita. Il vampiro si pulì la bocca con la mano, prima di lanciare l’uomo sul divano come un mondano avrebbe fatto con una felpa. 

Clary allentò la presa e si sedette sul divanetto vicino alla finestra. Simon le fu subito vicino, sedendosi sul bracciolo. Magnus, che nel frattempo si era goduto la scena, guardò negli occhi la donna e le disse: < Parla, vediamo che cosa potreste volere da noi sporchi mezzosangue >. 

Maryse diede un rapido sguardo a Robert, bianco come un cadavere sul divano ma ancora vivo. Poi iniziò a parlare. < Si tratta dei ragazzi, dovete venire con noi, si sono messi nei guai >. 

Simon si mise a ridacchiare. < C’è ci avete presi per babysitter? Non controlliamo i figli di nessuno noi >. 

< Non avete capito, sono scomparsi. Non li riusciamo a rintracciare. Ci serve la magia e nessuno meglio del Sommo stregone di Brooklyn >. 

< A certo, dopo tutti questi anni a criticare i Nascosti, ora pensi che un paio di moine mi convincano ad aiutarti… Divertente, quasi esilarante direi > disse Magnus applaudendo. < Rendiamolo interessante, cosa ci guadagniamo noi ad aiutarvi. O meglio, perché mai dovremmo aiutarvi? >. 

 

< Saremo in debito con voi >, mugolò Robert dal divano. Gli occhi di Clary brillarono a quelle parole, proprio quello che voleva sentirsi dire. Ma sarebbe comunque stato troppo facile. Aveva già deciso di aiutarli da almeno 5 minuti. Quei ragazzi sarebbero ancora serviti e soprattutto sarebbero ancora serviti VIVI. 

< Scusa Robert non ho sentito bene >, disse Magnus con sguardo sornione. Niente era più bello di sentire quell’uomo pronunciare quelle dolci parole. 

< Saremo in debito con voi >, disse lui più forte, digrignando in denti. 

< Ottimo, direi che è uno scambio di favori equo >, disse Clary alzandosi. Prese lo stilo dalla tasca dei pantaloncini e si avvicinò alla coppia. Prese i polsi di entrambi e li mise uno accanto all’altro. Maryse provò a liberarsi dalla presa, ma Clary fu più veloce. 

< Tranquilli, non c’è niente di cui preoccuparsi >, disse la Rossa mentre lo stilo iniziava a brillare di una luce violastra. < Questa è solo la nostra garanzia… Non fraintendetemi, non abbiamo alcun intenzione di non fidarci di voi eh. Sicuramente non siete il genere di persone che cambia squadra a seconda di dove tira il vento >, disse sarcastica, mentre Magnus e Simon si erano alzati e ghignavano. < Ma con questo saremo sicuri che non farete nulla di strano >. 

Sulla pelle di entrambi i coniugi apparve una runa che i Lightwood non avevano mai visto. E sopratutto invece che essere completamente nera, aveva delle specie di crepe violacee. 

 

< Ora che abbiamo superato i convenevoli, cerchiamo i vostri ragazzi >, disse Magnus, che aveva fatto apparire nella stanza un tavolino con sopra vari ingredienti per una magia di ricerca. 

Maryse tirò fuori dalla borsa un foulard della figlia e una maglietta del figlio, avrebbero aiutato l’incantesimo. Ma mentre Magnus iniziava la sua ricerca, Clary sentì una voce nella testa. Una voce maschile stava cercando di comunicare con lei. La conosceva. 

< Sai che sei l’ultima persona che vorrei chiamare ma i gemelli e Jace hanno bisogno di te, io ho bisogno di te >. Clary collegò la sua mentre con Simon e Magnus, per renderli partecipi del messaggio. 
 

Poi scomparve in una nuvola per trasportarsi dal fratello, che la aveva chiamata con la collana. 

< Avete tutti uno strano bisogno di aiuto da parte nostra oggi eh >, disse con scherno all’albino. 

< Non abbiamo tempo per questo. Ho trovato i gemelli vicino al capanno. Hanno bisogno di uno stregone >. 

< Qualunque cosa abbiano, hanno sangue da cacciatori anche se tutti ve lo siete dimenticati. Basteranno un paio di iratze. E dov’é Jace? >. 

< E’ questo il problema. Lo hanno preso. Credo vogliano arrivare a Valentine attraverso di lui >, disse Jonathan. Poi le porse una specie di biglietto scritto su una grande foglia. Era scritta in linguaggio Seelie. Nessuno poteva leggerlo, ma lei aveva parecchio sangue demoniaco in circolo, il che la rendeva simile a loro. 

Appena lo lesse mandò un messaggio di fuoco a Magnus. Doveva arrivare il prima possibile. 

 

Il messaggio era firmato da Meliorn.

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Ciao a tutti. Dopo secoli ho deciso di continuare questa fanfiction. Non so con quanta frequenza pubblicherò, ma ci proverò. 
Recensite e fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo e della storia in generale. 
It's good to be back
bluemermaid1999

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