If you hear something late at night some kind of trouble, some kind of fight.

di Newtcarstairs
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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PROLOGO.




 

POV GRAYSON.

Mi stavo rigirando nel letto più o meno da dieci minuti quando suonò la sveglia. Mossi un braccio, scostando il pesante piumone e la spensi pigiando il pulsantino. Erano le sette e mezzo di mattina, ma ormai il mio corpo era talmente abituato alla mia routine che riuscivo a svegliarmi anche senza sveglia. Rabbrividii dal freddo, la sera, spegnevamo sempre il riscaldamento.

Borbottai tra me e me, non avevo nessuna voglia di alzarmi, ma non aveva nemmeno voglia di rimanere a letto tutto il giorno. Uscii da sotto il piumone, caldo e confortante, e recuperai da terra la mia felpa, era sporca, ma per stare a casa andava benissimo. Me la infilai, sopra la leggera maglietta del pigiama e uscii dalla camera. Fuori, era tutto silenzioso, evidentemente Janira dormiva ancora.

Camminai fino alla cucina e accesi la macchinetta del caffè e poi andai in bagno. Mi lavai il viso e legai i miei capelli castani in una coda di cavallo guardandomi allo speccio. Con la coda dell'occhio, vidi il mio gatto, Red, dormire beatamente dentro al cesto dei panni sporchi. Sorrisi, con tenerezza lo accarezzai, lui aprì un occhio e mi guardò male, l'avevo pur sempre svegliato.

Ritornai in cucina, presi la mia tazza preferita dalla credenza e ci versai dentro una doppia dose di caffè amaro, che allungai con del latte. Red trottò dal bagno fino alla cucina e saltò sul ripiano della cucina. Si strusciò contro al mio braccio facendo le fusa. Lo accarezzai dietro all'orecchio.

«Rufiano» lo apostrofai. Con la tazza di caffè bollente in mano camminai fino alla porta finestra che dava sul balcone. Non era di certo la terrazza con vista che tanto avevo desiderato quando io e Jan avevamo deciso di prendere casa insieme, ma ero comunque riuscita ad incastrarci la mia poltrona da lettura e la vista non mi dispiaceva troppo, alla fine. Aprii la finestra e uscii fuori.

Una sferzata d'aria fredda mi arrivò in pieno fiso e mi strinsi nelle braccia rabbrividendo. Poggiai la tazza sulla ringhiera e presi un bel respiro, quindi iniziai a sorseggiare la mia dose giornaliera di caffè, senza la quale non sarei riuscita a combinare granchè. Rimasi fuori all'incirca cinque minuti prima di decidermi a rientrare, era pur sempre una mattinata di gennaio e io ero in pigiama e perfino Red si accontentava di guardare la bellissima Los Angeles da dietro la tenda.

Non appena chiusi la porta del balcone, quella della camera di Janira si aprì e lei uscii trascinando i piedi fino al bagno, dandomi un leggero buongiorno con voce fin troppo assonnata. Ridacchiai e tornai in cucina, lavai la mia tazza e la rimisi al suo posto, tirando fuori, invece, quella di Jani che appoggiai sul tavolo. Mi ci sedetti e recuperai il mio libro dalla sedia alla mia destra, dove lo avevo appoggiato la sera prima, e mi misi a leggere mentre Jan si preparava la colazione e si sedeva di fronte a me.

Era un sabato mattina da manuale, io e Jani parlammo del più e del meno, come al solito, decidemmo cosa avremmo fatto quel pomeriggio e quella sera. Mentre parlavamo le rubai qualche biscotto, come facevo in pratica, sempre, troppo svogliata per andare a prendermeli da sola.

Eravamo ancora al tavolo, a ridere di qualcosa, quando cominciammo a sentire delle voci concitate sul pianerottolo, più che altro un gran baccano. Pensai fossero dei parenti in visita di qualche vicino e che avevano semplicemente sbagliato piano, ma non smisero per niente, anzi, continuarono per un bel po'.

«Ma cosa sta succedendo?» chiese Jani, spazientita, più rivolta allo stesso pianerotto al di là della porta, che a me. Io alzai le spalle, ma ovviamente, stavano dando fastidio pure a me, abituata com'ero alla tranquillità di casa nostra. Mi alzai dalla sedia e mi diressi verso il frigo, lo aprii e pescai il cartone del latte e quello del succo.

Il succo lo svuotai in due sorsi, il latte restate lo versai dentro a due bicchieri, mentre Jani mi guardava da sopra il tavolo inarcando le sopracciglia chiedendomi solo con un contatto visivo ma cosa stai facendo?

Riposi i bicchieri in frigo, tirai su i pantaloni del pigiama e uscii sul pianerottolo con i due cartoni in mano. Quando aprii la porta mi trovai davanti due facce sconosciute ed estremamente belle. Entrambi mi fissavano curiosi, come se si fossero accorti solo in quel momento che davanti a loro c'era una porta e dietro, un appartamento. Il pianerottolo era totalmente ingombro di scatoloni, alcuni più piccoli, altri grandi come me, quasi.

«Oh, scusate» borbottai imbarazzata.

«Tranquilla» il ragazzo più vicino a me mi sorrise e io lo fissai un po' troppo a lungo e un po' troppo intensamente e lui se ne accorse, perché mi sorrise di nuovo, sornione. «Scusa noi, probabilmente ti stavamo dando fastidio»

«Ma no» dissi in tutta fretta, indicando i cartoni del latte e del succo che avevo appoggiato vicino alla porta di casa. «Sono solo uscita a poggiare questi.»

Il primo ragazzo, quello più vicino a me, era alto e dai capelli biondo scuro, con occhi azzurri e probabilmete, aveva un fisico da paura. L'altro era forse un po' più basso, anche lui molto carino, coi capelli scuri e occhi chiari.

«In ogni caso» disse di nuovo il primo, e pure la voce non era male. «Io sono Chris.»

«Io invece sono Sebastian» disse il secondo completando la frase. «Ci siamo appena trasferiti qui, come puoi vedere da questo casino.»

«Oh, be', se volete una mano con il trasloco basta fare un fischio» mi pentii subito di averlo detto perché i due si misero a ridere. Nemmeno sapevo il motivo per cui me n'ero uscita con quella battuta, forse, prima di incontrare i miei nuovi vicini di casa, avrei dovuto lavarmi i denti.

Una sagoma rossa sfrecciò fuori dal mio appartamento e mi passò in mezzo alle gambe. Afferrai Red prima che scappasse giù dalle scale e me lo tenni stretto al petto, mentre lui protestava debolmente. Chris si avvicinò a me e al gatto, per quanto fosse possibile, per via degli scatoloni giganti, e accarezzò Red sulla nuca, lui fece le fusa.

«Ma che carino» continuava ad accarezzarlo, ma ogni tanto, spostava il suo sguardo dal gatto a me. «Mi piacciono i gatti. Come si chiama?»

«Ah, sì, si chiama Red» a sentir pronunciare il suo nome, Red drizzò le orecchie e miagolò, fatto che fece sorridere di nuovo Chris.

«Un gatto rosso di nome Red?» ridacchiò Sebastian, da dietro Chris, che si era avvicinato, anche lui per accarezzare la bestiola.

«Uhm... il giorno in cui decisi di prendere un gatto avevo appena finito di vedere Red & Toby...» spiegai chinando un po' il capo per l'imbarazzo.

«E come si chiama la padrona?» Chris spostò tutta la sua attenzione su di me, per la fretta di afferrare Red mi ero dimenticata di presentarmi.

«Sono Gary» sorrisi a mia volta piegando un po' il capo di lato.

«Gary?» chiesero entrambi, curiosi.

«Grayson in realtà, ma tutti mi chiamano Gary.»

«Davvero molto piacere, Grayson detta Gary» Chris fece un piccolo inchino, Sebastian mi porse semplicemente la mano, che io strinsi con piacere.

«Mmmh, ora dovrei tornare in casa» dissi facendo un paio di passi indietro. «Ci vediamo, magari.»

«Sì, ci vediamo» i due mi salutarono e io tornai dentro in tutta fretta. Non appena chiusi la porta dietro di me, poggiai il gatto a terra e svelta raggiunsi Jani seduta sul divano.

«Okay, ti sei appena persa l'incontro con i due ragazzi più fighi di questo mondo!»







 

POV JANIRA.
 

Ho il collo indolenzito a forsa di stare piegata sui libri, mi alzo dal letto e mi dirigo in cucina in cerca di cibo.

Apro il frigo e dentro esso regna il nulla. Gary si è scordata di passare al super mercato, pazienza scenderò io, ho bisogno di sgranchirmi le mani e riposarmi un po' gli occhi.

Busso alla porta di Gary - Tesoro - aspetto che mi risponda mentre infilo le scarpe.

- Jani entra ! - apro la porta e Red, il nostro amabile gatto rosso, mi assalta alle caviglie.

- Reed ! Miseriaccia - urlo mentre con la mano lo scaccio via.

- Jani poverino ! - guardo Gary che stava a gambe incrociate con il pc, sicuramente impegnata a guardare una serie tv. - E' lui che mi ha fatto male ! - mi difendo mentre mi avvicino alla mia amica.

- Vado al supermercato hai bisogno di qualcosa ? - sorrido mentre frugo nelle cose di Gary.

- No grazie - si alza dal letto levandomi dalle mani un suo braccialetto.

- Perfetto a dopo pupa ! -

Me ne esco dalla camera, affero le chiavi di casa e esco.

Il freddo di Gennaio si infrange fra i miei capelli neri, ci sono ancora degli scatoloni fuori dalla portineria segno che i nuovi vicini, fighi, come dice Gary stanno ancora finendo di traslocare.

La busta della spesa si sta piano, piano distruggendo ringrazio il cielo che sono arrivata.

Apro la porta, ma il sacchetto ha deciso proprio in questo momento di abbandonarmi.

Cibo, bottiglie e varie cose che mi servivano erano sparse per il pavimento della portineria.

Sospiro inginocchiandomi a raccogliere e cercare di tenere tutto fra le braccia.

- Ei ! Aspetta, aspetta ti aiuto -

Una voce maschile fa capolino da dietro le mie spalle, mi giro e una ragazzo alto, moro, con due occhi da mozzare il fiato si stava precipitando ad aiutarmi.

Rimango per qualche istante imbambolata.

- Non ... non ci sono problemi posso farcela, grazie.- cerco di alzarmi ma la confezione degli assorbenti casca dalle mie braccia.

Avrei infilato la testa sotto terra dalla vergogna.

Lui si china a raccoglierlo e me lo porge.

Gli faccio notare che ho le mani occupate, le sue guance diventano rosse, ringrazio il cielo di non essere l'unica imbarazzata.

- Tu dovresti essere uno dei nuovi vicini giusto ? - cerco di rompere il ghiaccio, cercando di prendergli dalle mani il pacchetto.

Il ragazzo davanti a me fa un piccolo sorriso - Si, piacere Sebastian. -

Allunga la mano ma la tira via immediatamente accorgendosi della mia situazione, non posso non farmi scappare una risata.

- Io sono Janira e con la mia coinquilina abito all'ultimo piano interno 27 B. - , mi guardo attorno - Beh io devo andare è stato un piacere conoscerti. -

gli faccio un piccolo sorriso e sfreccio ( come Flash ) su per le scale.

- Gary puoi aprire la porta perfavore ? -

Urlo piano cercando di non disturbare gli altri inquilini, appena la porta si apre corro subito verso il tavolo e ad abbandonare la spesa su di esso.

- Ma una busta ? - mi chiede Gary mangiando una barretta di cioccolato

- Si è distrutta all'entrata del condominio. - gli dico stremata buttandomi sulla sedia.

- Tutto okay Jani ? - sento una mano sulla mia schiena.

- No, ho appena fatto una brutta figura con uno dei nuovi vicini " fighi " - dico facendo le virgolette con le dita - Voglio sotterrarmi. - 



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Angolo Autrici.
Siamo due ragazze che abitano lontano ma che le accomuna la passione per la scrittura. Così, dopo  svariate settimane di - Dai proviamoci, come va va - abbiamo voluto rendervi partecipi di questa " malsana " storia.
Beh, non sappiamo più cosa scrivere,  speriamo che la storia vi piaccia 

un bacio e a presto Newtcarstairs

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


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CAPITOLO 1.

POV JANIRA.

Piove interottamente da stamani mattina. Il locale è semi vuoto,  metto in efusione un tea
ai frutti rossi per una ragazza e torno a conteplare le piccole gocce che scendono dalle vetrate.
Da lontano vedo Gary, sotto a un enorme ombrello con i nostri vicini di casa. Mi affretto ad andare alla porta per aprirla, ma il ragazzo dai capelli biondi arriva prima di me. 
Lui non ho ancora avuto la fortuna di conoscerlo, l'altro, Sebastian,  si anche se avrei preferito in un'altro modo. 
- Jani ! - urla Gary appena mi vede, la guardo sfoderando un enorme sorriso. 
- Come avete fatto a stare in tre sotto ad un solo ombrello ? - chiedo ridendo. 
- Beh ! In effetti non è stata una buona idea, solo che Gary stava tutta sola sotto l'acqua e mi ... - il biondo guarda Sebastian, -... ci dispiaceva lasciarla così, quindi ci siamo fatti più stretti. - 
- E io mi sono bagnato  comunque. - esulta Sebastian alzando le mani. 
Incrociamo i nostri sguardi e sorridiamo insieme. 
- Comunque piacere, Chris Evans. - una mano si piazza davanti alla mia faccia,  facendo deviare lo sguardo al ragazzo biondo. 
Fisso la mano davanti a me e rimango un attimo interdetta prima di alzare la mano e stringerla. 
- Piacere mio, Janira Garroway. - faccio un timido sorriso. 
Gary  prende sotto braccio il biondo e io accenno a Sebastian di seguirmi, li faccio accomodare al tavolo e gli porgo la lista dei vari tea. 
- Non credevo ci fosserò così tante variazioni di tea. - dice Chris rivolgendomi un piccolo sorriso. 
- Io opterei per frutti rossi, mango e frango e ribes nero, ginseng e vaniglia.. -  sorrido a tutti mentre tiro fuori una penna e il blocchetto delle ordinazioni. 
- Io opto per frutti rossi. - incrocio lo sguardo di Sebastian regalandogli un sorriso e prendendo nota. 
- Io il solito tesoro. Menta peperita. - Mi urla Gary facendomi l'occhiolino. 
- Mah ! Io prendo un semplice tea nero ...  - guardo Chris che è ancora un attimo incerto 
- No, anzi ! Fragola e mango - mi passa la lista dei tea e io mi dileguo dietro il balcone a preparare gli infusi.



POV GRAYSON.
 Uscii dalla libreria in cui lavoravo e mi diressi verso casa, al mercoledì non avevo lezioni. Pioveva ancora, e per mia sfortuna, mi ero dimenticata di nuovo l'ombrello, come il giorno prima, quando i nostri due vicini di casa, fighi, mi avevano trovato all'entrata del nostro palazzo e si erano offerti di darmi un passaggio sotto il loro, fino alla casa da tea dove lavorava Jani. Camminavo di fretta, riparandomi il più possibile sotto ai cornicioni dei palazzi, ma nonostante questo, mi bagnai comunque.
 Cominciai a pensare al giorno prima e a quanto imbarazzo avevo provato a stare seduta al mio solito tavolo insieme a Chris e a Sebastian. Avevo fatto più figure di merda quel giorno che in tutta la mia vita. A cominciare dal rovesciare, non una, ma ben due volte, la tazza del tea e per finire con i miei classici monosillabi alle domande che mi ponevano i due ragazzi. Avevo invocato più volte l'aiuto di Jani con il solo sguardo, ma anche lei aveva avuto un incontro un po' spiacevole con Sebastian, quindi si era limitata ad una breve chiacchierata con noi.
 Tirai su il cappuccio del mio giubbotto per ripararmi meglio. In tasca il mio telefono vibrò, mi riparai all'entrata di un negozio di fiori per leggere il messaggio, di Jani, ovviamente.
 Tesoro, puoi passare a prendere del succo e degli yogurt? Baci, Jani
 Riposi il telefono nella tasca e cambiai direzioni per dirigermi verso il negozio di alimentari più vicino. Feci in fretta, presi ciò che ci serviva e anche una barretta di cioccolato e menta, per sfizio. Nascosi la roba sotto al cappotto e cominciai a correre, fino a casa.
 Quando aprii la porta dell'atrio del palazzo mi sentii subito meglio. Una ventata di calore mi arrivò in viso, tirai fuori la roba dal giubbotto e tenedola in mano cominciai a salire le scale di corsa, ma quando girai l'angolo andai a sbattere contro qualcuno e mi cadde il succo sul pavimento. Sentii invece la confezione di yogurt esplodere e imbrattarmi il braccio.
 Serrai gli occhi perché non volevo vedere contro chi mi fossi scontrata e avevo un brutto presentimento.
 «Grayson» lo sentii ridere e riconobbi la voce di Chris.
 «Maledizione» sibilai tra i denti. Aprii gli occhi e lo fissai per vedere quale casino avessi combinato con la mia sbadataggine. La giacca nera di Chris era ormai diventata rosa tenue, color dello yogurt alla fragola, e uno schizzo gli era anche finito sul viso, lasciando però intatti i pantaloni.
 «Oddio scusami!» urlai precipitandomi a ripulirlo. Arrossi violentemente quando lui mi prese per le spalle e mi scostò, sempre sorridendomi.
 «Stai tranquilla» mi tranquillizzò. «Mi sa che ti devo uno yogurt.»
 «Cosa?» raccolsi il succo dal pavimento, e la confezione era ancora intatta, per fortuna. «Sono io che ti devo un lavaggio in tintoria!»
 «Non essere sciocca» mi disse premurosamente, mi prese per il braccio e cominciò a trascinarmi su per le scale. «Basta un giro in lavatrice e sarà come nuova.»
 «Ma io...» balbettai, indecisa se sotterrarmi in un cimitero o emigrare direttamente in Africa. «Lascia almeno che te la lavi io.»
 «Se proprio ci tieni» alzò le spalle indifferente, evidentemente non gli importava granché della giacca. «Credo di avere ancora uno yogurt in frigo, al posto di quello che hai perso.»
 E fu così che arrivammo al nostro pianerottolo, ma invece di entrare a casa mia, mi trascinò di peso nella sua. Era molto accogliente a dir la verità. Era come la nostra, sistemata più o meno allo stesso modo, solo un po' più mascolina, se da noi c'erano libri e vari fogli per gli appunti sparsi per il salotto e la cucina, a casa loro c'erano magliette e pantaloni e dvd. Era tutto direttamente proporzionato.
 Sebastian era seduto sul divano di pelle nero, ma quando mi vide entrare saltò in piedo come fosse un canguro.
 «Gary! Che piacere vederti» mi sorrise, quindi spostò lo sguardo su Chris. «Cosa diavolo è successo alla tua giacca?»
 «Non è quello che pensi» Chris alzò le mani per bloccare qualsiasi pensiero potesse fare Sebastian. E in effetti, era una situazione davvero ambigua. Mi scappò una risata e contagiai Sebastian.
 «Voglio crederti sulla parola» gli rispose. Chris percorse la stanza fino al frigo, ci frugò dentro e tirò fuori un vasetto uguale identico a quello che avevo in mano poco prima, solo ancora integro. Me lo porse.
 «Aspetta solo un minuto che vado a cambiarmi!» mi disse e sparì in camera sua, chiudendosi la porta alle spalle.
 «Quindi...» esordì Sebastian, sorridendo sornione. «Quello sarebbe yogurt?»
 «Lunga storia» borbottai lanciandogli un'occhiata. «Sappi solo che era per Jani.»
 «A proposito di Jani...» abbassò lo sguardo timido. Mi feci più attenta.
 «Sì?» incalzai.
 «Mmmh... volevo chiederti se...» si grattò la nuca cercando di trovare le parole giuste. «Sì, ecco. Se sta con qualcuno.»
 «Jani? No, non sta insieme a nessuno, perché?»
 «Mi piacerebbe invitarla ad uscire, sai...»
 Mi illuminai tutta. Feci anche un salto e Sebastian si spaventò, facendo un passo indietro.
 «Fallo» acconsentii, manco fossi la madre di Jani. Seb mi sorrise ringraziandomi, nel mentre Chris uscì dalla camera, con indosso un'altra giacca, forse un po' più leggera dell'altra. Mi porse quella sporca.
 «Visto che ci tenevi a lavarmela.» Me la strinsi al petto, resistendo al tentativo di annusarla per sentire l'odore di Chris. Mi vergognai un po' di quel pensiero e arrossii di nuovo. Lui se ne accorse e mi guardò. Anzi, mi guardarono entrambi.
 «Be'... grazie per lo yogurt, è ora di andare» cominciai facendo qualche passo indietro verso la porta.
 «Giusto, ci vediamo dopo, Seb!» Chris salutò il suo coinquilino e poggiandomi una mano sulla schiena mi invitò dolcemente ad uscire. Un brivido mi percorse la schiena.
 «Ci vediamo, allora» gli dissi, lui cominciò ad incamminarsi giù per le scale. «Magari la prossima volta senza incidenti.»
 «Lo preferirei» rise. «Ah, Grayson?»
 «Chiamami Gary» avevo la mano appoggiata alla maniglia della porta, eppure Chris non sembrava avere fretta.
 «Grayson» puntualizzò. Per qualche strano motivo, il mio nome, pronunciato da lui, aveva uno strano effetto su di me. «Ce l'hai un ragazzo?»
 «No» scoppiai a ridere, lui sembrò un attimino sollevato. «Però potrei sempre avere una ragazza.»
 Gli feci l'occhiolino, lui mi sorrise e corse giù, di sotto. Non appena varcai la soglia di casa furono in due ad aggredirmi. Red mi attaccò le caviglie, Jani prese la confezione di yogurt dalle mie mani.
 «Quanto tempo ci hai messo!»
 «Scusa, tesoro» poggiai il succo sul tavolo e mi tolsi la giacca incriminata, ci avvolsi quella di Chris. «Ho avuto un contrattempo.»
 «Contrattempo?» mi chiese curiosa. Raccolsi il gatto e con fare circospetto mi avvicinai a lei.
 «Indovina!»
 «Hai assistito ad un omicidio?» prese un cucchiaio e si verso metà del barattolo di yogurt nella tazza.

 «No, purtroppo» sospirai.
 «Mmmh... hai aiutato una donna a partorire tre gemelli a due metri dall'ospedale?»
 «Ma no! Molto, ma molto meglio!»
 «Allora mi arrendo» mi guardò sospettosa.
 «Ti ho rimediato, renggiti forte» mi prese in parola, con una mano si aggrappò al bordo del tavolo. «Un appuntamento! O quasi...»
 «Un appuntamento?» squittì. «E con chi?»
 «Ma con quel figo che abita a tre metri da noi, Sebastian!»





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Angolo autrici.
Buonasera care lettrici e cari lettori. Spero apprezziate questo nuovo capitolo.
E spero abbiate apprezzato anche quello vecchio!
Curiosità: ci siamo scervellate un po' per trovare un nome che potesse andare bene per entrambe, e da qui nasce 
Newtcarstairs, dall'unione di Newt, preso dai libri di The Maze Runner; e Carstairs, da Shadowhunters - Le OriginiNewt scrive le avventure di Grayson, mentre Carstairs racconta di Janira.


Buona lettura a voi, arrivederci a presto,
baci, 
Newtcarstairs.



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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


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CAPITOLO 2
 
POV JANIRA.


Sputo tutto lo yogurth che ho in bocca, cerco un tovaiolo per pulirmi 
la bocca. 
- Ma sei impazzita ? - 
Gary inclina la testa mentre accarezza Red, lo appoggia a terra e si avvicina a me. 
- Tu sei quella impazzita ! Un figone da un metro e novanta vuole uscire con te e tu che fai ? MI DAI DELLA PAZZA. Che bell'amica che sei ! - 
Vedo Gary prendere un bicchiere di latte e la vedo sparire da dietro la porta di camera sua. 
Red mi guarda da lontano con i suoi occhioni verdi, quanto vorrei essere al suo posto. 
Butto via il vasetto di yogurth e mentre mi chino a prendere la giacca sporca di Gary, 
scivola a terra un'altra giacca, di pelle. 
E' tutta sporca di yogurth, credo.
La ispezione per bene e noto che questa non è la giacca di  Gary, non ha il suo profumo e 
le spalle sono troppo larghe. 
Mi avvicino alla porta della sua camera e busso - Gary non fare la permalosa. - 
Cerco di aprire la porta ma senza successo, sbuffo. 
- Puoi prestarmi la " tua " meravigliosa giacca di pelle ? Sai, forse un ragazzo mi chiederà di uscire e questa giacca sarebbe perfetta ! - urlo mentre mi appoggio al muro. 
Tempo pochi secondi vedo la porta aprirsi e Gary uscire - Scordatelo, non è mia.- 
Alzo un sopracciglio mentre tengo la giacca sospesa fra me e lei, Gary 
fissava l'indumento. 
- E' di Chris. - prende dalla mia mano la giacca e io incrocio le braccia al petto.
- Oh - oh ! Qualcuno ha avuto un incontro ravvicinato con un bel fusto - faccio un piccolo sorriso tirato. 
Gary mi guarda per poi tornare a guardare la giacca. - Gli ho rotto un vasetto di yogurth addosso e oltretutto per Sebastian sembrava un'altra cosa. - 
Le guance di Gary sono diventate tutte rosse, risi - Beh anche io avrei pensato male. - 
Scoppio in una fragorosa risata seguita subito dalla mia amica. 
- Smettila è stato imbarazzante. - Gary mi da una lieve spinta sulla spalla, 
ma io continuavo imperterita a ridere. 
Quando la smetto sento lo stomaco farmi un male cane, io e Gary ci guardiamo negli occhi per poi incaminarci giù in lavanderia. 
- Comunque grazie ! - dico mentre gioco con un pop - corn. 
- Per cosa ? - mi chiede Gary mentre infila con delicatezza ( cosa mai vista in tre anni di convivenza con lei ) la giacca di Chris nella lavatrice. 
- Di aver detto a Sebastian che sono single. - faccio un piccolo sorriso mentre infilo in bocca dei pop - corn. 
- E' un mio dovere, dopo tutto quello che hai passato con Alexander ti meriti di conoscere qualcuno di migliore. - 
La guarda sbigottita, - Come fai a sapere che lui è migliore ? - 
Vedo Gary alzare le spalle e buttare del sapone nella lavatrice, - Non lo so è quello il punto. Si scoprirà solo vivendo. - 
Le lancio un pop - corn e scappo in casa, mi rinchiudo in camera mia guardando Friends e cercando di non pensare a Sebastian.
Gary mi ha in qualche modo incasinato la vita in questo momento. 




Non so se Dio, Buddah o qualsiasi entità potente che sta su in cielo gli ho fatto qualcosa, ma questo acquazzone mentre io sono senza ombrello poteva evitarlo.
Salgo le scale di casa con il terrore che i libri universitari dentro la borsa si siano bagnati, salgo gli scalini a due a due per arrivare presto in casa e 
rifugiarmi in bagno sotto un bel getto di acqua calda.


Davanti alla porta di casa frugo dentro la borsa ma delle chiavi nemmeno l'ombra, guardo l'ora nel display del cellulare e mi porto una mano ai capelli. 
Gary non è in casa perché sta lavorando e io sono chiusa fuori di casa perché oggi 
è una giornata di merda. 
Mi appoggio alla porta e scivolo piano a terra,  controllo i libri e li trovo in perfetto 
stato. 
I miei capelli fradici fanno cascare piccole goccioline sul pavimento, l'acqua che ho addosso si sta ghiacciando sulla mia pelle, sento il freddo entrare piano, piano sotto pelle.
Porto le ginocchia al petto e appoggio la testa su di esse, aspetterò così per qualche ora l'arrivo di Gary. 
Spero solo di non morire congelata.
Sento una porta aprirsi ma non ho voglia di alzare la testa, così rimango ferma e immobile cercando di fingere di dormire. 
- Jani ? - 
Sebastian, merda. 
Alzo gli occhi e trovo lui sul ciglio della porta a guardarmi con una faccia sconcertata. 
- Cosa diavolo ci fai seduta li ? E... - vedo che si avvicina svelto 
- ... cristo sei tutta bagnata. - si toglie il suo giubbetto di pelle nero per posarlo sulle 
mie spalle. 
- Per.. perché non sei entrata in casa ? -  Strofina le sue mani sulle mie spalle per scaldarle. 
Sento il freddo passare per qualche istante. 
- Da brava persona, ho lasciato le chiavi in casa e la mia dolce coinquilina è a lavoro. 
Quindi, mi tocca aspettarla così.- 
Gli faccio un piccolo sorriso, vedo il suo viso contrarsi in una smorfia. 
- Vieni ! Non posso lasciarti sul pianerottolo tutta bagnata e infreddolita. -
Mi fa alzare appoggiandomi una mano sulla schiena, apre la porta e mi fa accomodare 
in casa sua e di Chris. 
- No, davvero Sebastian tu stavi per uscire, io ... io posso farcela finché non arriva Gary. -  Mi tolgo la giacca dalle spalle e gliela porgo, lui rimane 
immobile davanti a me a guardarmi. 
- Jani, stavo solo scendendo per prendere dello zucchero al discount qui sotto non c'é nessun problema, passerà Chris a prenderlo.- 
Si avvicina a me  mi fa un piccolo sorriso, io chino lo sguardo dalla vergogna. 
Tutta fradicia e, ommio dio ! Sicuramente struccata con il mascara fin sotto le guance. 
- Vai in bagno e togliti quella roba fradicia ti darò qualcosa di mio. - 
Lo vedo sparire dietro di me, sentivo ogni possibile sensazione amplificata: 
Vergogna, paura e eccitazione. 
- Sebastian non voglio creare troppo disturbo. - urlo mentre con lo sguardo lo cerco. 
- Smettila non mi crei nessun disturbo. - Lo vedo apparire con un paio di pantaloni 
e una felpa fra le mani. 
- Ecco a te, il bagno è la prima porta sulla destra. - mi porge le cose con un sorriso stampato in faccia. 
Rimango per qualche secondo ferma a fissare i vestiti, poi con coraggio li prendo 
fra le mie mani e mi avvio nel bagno. 


Ovviamente non potevo sperare di trovare un laccino in una casa di soli uomini ( che oltretutto è molto ordinata ). 
Sfilo la maglia e infilo la felpa tirando su la zip, lo stesso faccio con i pantaloni. 
Dentro alla tuta di Sebastian ci sto otto volte. 
Esco dal bagno,  fra le mani i miei vestiti che ho posato vicino alla borsa dell'università.
Mi incammino verso la cucina, questo appartamento è disposto quasi come il nostro, 
quindi, riesco per bene a camminarci. 
- Ei - spunto dietro a Sebastian.
Seb tra le mani aveva un pentolino pieno d'acqua e sul piano cottura due tazze. 
- Ho preparato del tea, così ti riscalderai. - mi fa un piccolo sorriso mentre versa un po' 
d'acqua in una tazza. 
Rimango per qualche secondo a fissare i muscoli contratti delle braccia, il collo e il naso. 
Quando si volta cerco di spostare lo sguardo da qualche altra parte, tipo su un quadro, sicuramente, finto dei girasoli di Van Gogh.
- Vi piace Van Gogh ? - indico il quadro mentre metto due zollette di zucchero nel tea. 
Sebastian alza lo sguardo verdo di me poi sul quadro. 
- No, quando abbiamo traslocato l'abbiamo già trovato qui e a Chris gli scocciava toglierlo. Ha detto che gli metteva tranquillità. - Mi fa un piccolo sorriso mentre 
prende la sua tazza e si avvicina al quadro. 
Mi avvicino a Sebastian sorseggiando il mio tea, insieme guardiamo per qualche istante il quadro. 
- Van Gogh è il mio secondo pittore preferito. - rompo il silenzio che si è creato fra di noi mentre fisso il quadro davanti a me. 
- E il primo qual è ? - lo guardo per qualche secondo, ha degli occhi così meravigliosi che 
mi fanno sentire al settimo cielo. 
- Frida Khalo. - appoggia la tazza alle labbra e bevo un sorso di tea. 
Sebastian mi  fissava con i suoi occhi azzurri, io non riesco a tenergli testa e chinai lo sguardo. 
Mi mette troppa soggestione, mi sento troppo vulnerabile. 
Sento un rumore fuori dal appartamento e poi una chiave che gira la seratura, dalla porta spunta Chris con l'impermeabile bagnato addosso. Fuori non smette ancora di piovere. 
Il ragazzo biondo si blocca immediatamente con scetticità sul suo sguardo.
- Jani ? - esulta. 
Io faccio cenno con una mano, mentre Sebastian rimane immobile affianco a me. 
- Perché hai la tuta di Sebastian addosso ? - Chris appoggia l'enorme borsa sul tavolo 
senza staccare un'attimo gli occhi da me. 
- Era tutta bagnata. - si fa avanti Sebastian.
Okay, quella frase poteva essere abbastanza ambigua e l'espressione di Chris ne dava conferma. 
- Ommiodio ! - lo vedo esultare. 
Mi avvicino a lui - No, o cristo ! Evans ma che vai a pensare ? - appoggio la tazza sul tavolino. 
- Chris possibile che nella tua testa ci sia solo il sesso ? - Sebastian torna al mio fianco. 
- Beh no ! C'è anche la pizza e le patatine fritte. - Ha un espressione così infantile che mi fa un'estrema tenerezza. 
- Potremo dire la stessa cosa dell'enorme macchia che era sulla giacca di Gary ! - esulto mentre incrocio le braccia al petto. 
Con la coda dell'occhio vedo Sebastian guardarmi, ma rimasi seria per qualche secondo perché tutte e tre cominciammo a ridere. 
Presi la mia roba e mi avviai verso la porta, mancava pochi minuti al rientro di Gary. 
- Vai già via ? - mi giro verso Sebastian. 
- Si, ho da studiare e poi ho bisogno di dormire. - faccio un piccolo sorriso. 
Sebastian si passa una mano sui capelli e fa una piccola espressione. 
- Okay, forse è meglio che mi butto. - Lo vedo gesticolare e guardarsi intorno.
Sapevo già cosa mi voleva dire, aspettai la sua proposta con calma. 
- T... ti va di uscire con me una di queste sere ? - il modo in cui l'ha detto è molto da ragazzo impacciato. 
Faccio un piccolo sorriso - Molto volentieri. - gli faccio un occhiolino ed esco dall'appartamento. 
Vedo Gary sul pianerottolo saltello fino da lei. 
- Jani, tesoro  che hai combinato ? - la porta di casa si apre ed entriamo. 
- Te ne parlo davanti a una fumante tazza di caffé. - 




POV GRAYSON.

 Ero tranquillamente seduta sul divano, da sola, se non in compagnia di Red che sonnecchiava di fianco ai miei piedi. Leggevo, perché non avevo niente di meglio da fare. Di solito al venerdì sera io e Jani guardavamo dalle 3 alle 10 puntate di una qualche serie tv, settimana scorsa avevamo deciso di fare il rewatch di The Walking Dead. Quel venerdì, però, Jani era uscita insieme a Sebastian il Vicino, perché nel giorno più brutto della mia vita lui era riuscito a trovare il coraggio di chiederle di uscire e lei era riuscita a trovare il coraggio di dirgli di sì. Il più brutto, per me, perché io finendo tardi a lezione e dovendo andare a lavorare subito dopo, mi ero persa quel momento, non riuscendo a dare sostegno morale a Jani e non potendomi godere lo spettacolo.
 Arrivata a casa l'avevo tartassata per un'ora buona per sapere com'era andata, cosa le aveva chiesto, di cosa avessero parlato, come si era comportato lui e come si era comportata lei. Il genere di cose che chiede una migliore amica, in fondo. E Jani, da altra brava migliore amica, aveva risposto a tutte le mie domande, arrossendo, se possibile, ancor di più ad ogni risposta.
 Avevamo passato gran parte del pomeriggio a scegliere come si dovesse vestire per quell'occasione, scartando questo paio di pantaloni a quella felpa. Le avevo prestato la mia collana con il ciondolo d'ambra, che secondo me faceva molto più effetto. Seduta sul divano, dopo dieci minuti da che se n'era andata insieme al suo bel accompagnatore, ero indecisa sul da farsi. Guardare qualcosa era fuori discussione, mi sembrava quasi di tradirla finendo la terza stagione senza di lei, quindi avevo preso il mio libro dallo scaffale e mi ero immersa nella lettura. Fino a che non suonò il campanello.
 Scivolai fuori dalla coperta e la lanciai sopra Red, che miagolò di soddisfazione. Camminai fino alla porta a piedi nudi, senza disturbarmi a mettere le ciabatte, che erano sicuramente infilate in qualche posto oscuro sotto al mio letto o... in giro per casa. Andai ad aprire e mi trovai Chris, con una semplice felpa grigia sopra ad una maglietta bianca e un paio di pantaloni della tuta. Anche lui non portava ciabatte, ma aveva indosso un paio di calzini neri. E in mano aveva... un cactus.
 Fu impossibile trattenere una risata, mi coprii la bocca con una mano e mi appoggiai allo stipite della porta. Prima guardò me, poi fisso il cactus.
 «Scusa, ma non ho avuto il tempo di trovare una rosa rossa» borbottò.
 «Un...» continuai a ridere. «Cactus...»
 «Sai, ho pensato che» fece una piccola pausa e mi porse il cactus dal color verde oliva e tante piccole spine bianche. «Visto che Janira e Seb sono usciti, potevamo passare un po' di tempo insieme, per non stare soli.»
 Rimasi immobile chiudendo e aprendo la bocca non sapendo cosa dire. Dovevo sembrare un pesce lesso, un brivido mi percorse la schiena.
 «Non mi inviti ad entrare?» mi feci da parte per lasciarlo passare e richiusi la porta dopo che lui fu dentro. Si guardò intorno, probabilmente, come avevo fatto io, stava valutando la differenza tra i due appartamenti. Si soffermò soprattutto sulla libreria, leggendo i titoli dei vari volumi, e sullo scaffale dei dvd e dei cofanetti delle serie tv.
 «Vuoi qualcosa da bere?» poggiai il cactus sul tavolo ed aprii il frigo. «Abbiamo del succo ACE o alla mela verde. Mi spiace, ma non abbiamo alcolici se non una bottiglia di vino nell'armadio per le occasioni importanti come i compleanni.»
 «Un succo andrà benissimo, scegli tu il gusto» si sedette sul divano e prese il libro che stavo leggendo tra le mani. Lo studiò e lesse alcune righe delle prime pagine. Presi il cartone del succo ACE e lo vuotai in un bicchiere, poggiai il cartone vuoto nel lavandino.
 «Ma non avevi un gatto da qualche parte?» mi domandò, cecando Red con lo sguardo.
 «Sì, è sotto la coperta» mi sedetti di fianco a lui sul divano, poggiando il bicchiere sul tavolino. Scostai la coperta per rivelare una palla di peli rossi dormirci sotto. Chris sogghignò.
 Mi porse il libro e io lo richiusi avendo cura di lasciare il segno e lo poggiai in un angolo del tavolino, di fianco al mio blocco da disegno, richiudendolo. Chris bevve un sorso di succo e indicò con un cenno del capo il mio blocco.
 «E quello?»
 «Ah, sono solo dei disegni» mi affrettai a rispondere.
 «Ti piace disegnare?» allungò una mano. «Posso vedere?»
 Gli porsi il blocco e lui lo aprì lentamente. Si soffermò su ogni singolo disegno da me creato, specialmente quelli che ritraevano le crature mitologiche come la fenice o la sfinge. Io spostavo lo sguardo da lui ai miei disegni, trovando per ognuno di questi ultimi, dei difetti madornali e desiderando di poterli cancellare all'istante.
 «Sono veramente belli» mi restituì il blocco sorridendo.
 «Grazie» risposi sinceramente.
 «Quindi stai studiando per diventare un'artista?»
 «Più o meno, mi piace disegnare, ma non ho ancora idea di cosa farò in futuro. E tu, invece, cosa vorresti fare "da grande"?»
 «Mi piacerebbe diventare attore» non potevo esserne certa, per via della poca luce che emanava la lampada di fianco al divano, ma mi parve di vederlo arrossire un poco.
 «Un tipo bello e fascinoso come te non penso farà mai carriera» dissi sarcasticamente.
 «Scusa, forse non ho sentito bene» un sorriso apparve sulle sue labbra. «Hai detto che sono bello e fascinoso?»
 «Ops...» sussurrai tra me e me. Avrei voluto saltare fuori dalla finestra e scomparire. Artigliai con le dita il cuscino del divano, solo che non era il divano, ma il gatto. Red schizzò fuori dalla coperta e mi soffiò, offeso. Senza degnarmi di altre attenzioni andò da Chris e si strusciò contro il suo braccio facendo le fusa. Lo ringraziai mentalmente, mi aveva salvato da altre figure di merda.
 «Ehi, palla di pel di carota» lo salutò accarezzandolo. Ci concentrammo entrambi su Red, che da bravo gatto rufiano qual era, entrò in perfetta sintonia con Chris, acciambellandosi sulle sue gambe e facendo le fusa manco avesse trovato il posto più bello al mondo per dormire.
 Il tempo volò, mi accorsi che erano le undici di sera quando il mio telefono vibrò sul tavolino e si accese. Lo presi in mano.
 Tra poco siamo a casa. Jani
 «Jani mi ha detto che stanno rientrando» dissi a Chris, gli scrissi una breve risposta e lo riappoggiai.
 «Sarà meglio che rientri anche io, allora» si alzò, vuotò il bicchiere con il succo e aspettò che mi alzassi anche io. Alla fine, la serata passata con lui non era stata per niente male e un po' mi dispiacque. Lo stesso sembrava per lui.
 «Be'... grazie, insomma» cominciai a dire. «Per la bella serata.»
 «Sì, è stata una bella serata» si avviò verso la porta seguito da me. La aprii e Chris si fermò sulla soglia. «Ah, scusa se te lo chiedo, ma potrei riavere il mio cactus?»
 Risi di nuovo e andai a prenderglielo. Glielo porsi, avvicinandomi. Lui mi prese il polso e mi avvicinò ancor di più a sé. Si chinò e mi diede un bacio sulla fronte.
 «Buonanotte!» mi salutò per l'ultima volta prima di entrare nel suo appartamento chiudendosi la porta alle spalle.
 «Buonanotte» balbettai io, ma ormai il pianerottolo era deserto.








____________________
Angolo Autrice.
Capitolo postato che si è autocancellato da solo e postato da me medesima. 
Volevo solo ringraziarmi, perché ultimamente mi mancano le parole da scrivere qui.
Grazie mille a tutti da me e dalla mia collega, 
una bacione grande 

Newtcarstairs.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


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CAPITOLO 3

 POV JANIRA.
- Magari ti porta a cena in un bel ristorante, tipo quelli che si possono permettere i ricconi. -  Vedo Gary bere il suo frappuccino, la guardo  con uno sguardo truce 
e torno a guardare i vari vestiti davanti a me.
- Prova a chiedere se suo padre è un milionario o se la sua famiglia è piena di soldi. - 
Guardo la mia migliore amica negli occhi, alza le mani. 
- Ei sto scherzando ! - si scusa. 
Scrollo la testa e continuo a cercare qualcosa di carino, fino a quando non trovo un vestito blu cobalto con scollo quadrato, maniche semi corte e che mi arriva sopra il ginocchio. 
- Va in tinta con gli occhi di Seb - Gary inclina la bocca in un sorrisetto malandrino. 
Passo le mani sul tessuto semi ruvido - E' meraviglioso. - sorrido guardandomi allo specchio.
- Si, fin troppo. Su andiamo a pagare ! - vedo Gary alzarsi dal puffo e prendere tutta la sua roba. 
Io la seguo subito dopo essermi cambiata, pago e usciamo dirigendoci verso casa. 
-Tu e Chris quando uscirete insieme ? - chiedo alla mia migliore amica stringendogli un braccio. 
Gary si gira di scatto - Come scusa ? Perché io e Chris dovremo uscire insieme  ? - 
Per poco non gli scoppio a ridere in faccia. 
- Non so, perché forse tutte e due avete una piccola cotta per entrambi ? - 
Sorrido a Gary mentre mi giro verso di lei e cammino all'indietro. 
- Ma smettila ! - esulta lanciandomi il bicchiere vuoto di Starbucks. 
- Smettila tu ! Mi hai combinato un casino con questa storia di  Seb, lo sai ? 
ma ti voglio ugualmente bene. - gli do una piccola spinta. 
- Jani piantala ! E poi Seb mi ha solo chiesto se eri single è lui che dopo ti ha chiesto di uscire. - mi fa un piccolo sorriso.
L'abbraccio stretta a me così, di punto in bianco. 
- Tutto questo affetto a cosa è dovuto ?  Dio ! ti preferivo qualche giorno fa, quando 
Sebastian non ti ha chiesto nulla. - 




Non mi sento bene. Ho lo stomaco sotto sopra, brividi di freddo e mi sento le gambe come gomma. 
Faccio avanti e indietro davanti alla porta di casa, Sebastian si è offerto di passarmi a prendermi lui.
- Ma la vuoi finire ? Fra poco hai fatto il giro del mondo ! C'è Red che non ti sopporta più. - Gary è seduta sul divano a leggere un vecchio libro, mi fissa da dietro i suoi 
piccoli occhiali da lettura. 
- E se va tutto male ? E se inciampo e casco ? Oddio e se faccio una grande figura di merda ? - 
Mi siedo accanto alla mia migliore amica, mi porto le mani al viso e chiudo gli occhi. 
Sento una mano sulla mia spalla, alzo il viso e trovo Gary a guardarmi.
- Smettila di farti mille paranoie, andrà tutto perfetto. - 
La fisso per qualche secondo fino a quando sentiamo il campanello suonare, eccolo. 
Mi alzo di scatto, prendo la borsa e mi avvicino alla porta. 
- Buona serata tesoro, divertiti. Ti voglio bene. - Gary mi manda un bacio, io le faccio l'occhiolino.

Apro la porta e Sebastian è davanti a me. 
Ha una giacca nera, una maglia grigia e scarpe e jeans neri. E' meraviglioso. 
Appena mi vede mi fa un piccolo sorriso.
Esco chiudendo la porta, scendiamo le scale e chiamiamo un taxi.
-  Fa freddo, vero ? - smetto di guardare fuori dal finestrino e guardo Sebastian,  mi stringo nel mio  giubbetto di pelle. 
- Non troppo. - sorride e torna a guardare fuori dal finestrino. 
Lo fisso per qualche secondo,  cerco di  memorizzare ogni singola cosa del suo viso, dai capelli che gli ricadono sul viso alle vene nel collo, che io trovo tremendamente sexy.
- Grazie per l'altro giorno, se non c'eri tu mi sarei ritrovata con il raffreddore. - 
gli faccio un piccolo sorriso, lui ricambia impacciato e guardandosi i piedi. 
- L'ho fatto, perché mi sentivo in dovere di farlo. Poi, non avrei mai lasciato una 
splendida ragazza come te a prendere freddo. - 
Chino lo sguardo, non sono più abituata ai complimenti. 
Scendiamo dal taxi e cominciamo a camminare. 
Il posto è un piccolo ristorante italiano, amo il cibo italiano specialmente le lasagne. 
Insomma, chi non ama le lasagne non è degno di questo pianeta. 
Appena entriamo, un cameriere con dei buffi baffi ci accoglie. 
- Stan per due. - dice Sebastian con tanta naturalezza, chissà lui è abituato a venire in questi genere di posti. 
Il cameriere controlla due, tre volte le pagina e alla fine ci guarda. 
- Mi dispiace, ma qui non c'è nessuna prenotazione a questo nome. - 
Vedo Sebastian sgranare gli occhi e passarsi una mano fra i capelli, si sposta in avanti per vedere bene il libro delle prenotazioni. 
- Ma è impossibile, ho chiamato io stesso ieri pomeriggio. - 
Vedo negli occhi di Sebastian un guizzo di  demoralizzazione, mi si stringe il cuore 
a vederlo così. 
Lo sento insistere con il cameriere, nei modi più gentili possibi.  
Mi avvicino a lui, allaccio la mani al suo braccio e gli faccio un sorriso. 
- Sebastian, non c'è nessun problema. - lui mi guarda un'attimo e poi china lo sguardo. 
- Grazie mille lo stesso. - dico al cameriere e poi usciamo da locale. 

Non parliamo.  
Da quando siamo usciti dal locale regna il silenzio fra noi, silenzio a volte 
disturbato dal brontolio del mio stomaco. 
Sebastian fissa la strada con le mani dentro le tasche dei jeans, mi dispiace per lui  
magari voleva fare colpo con una cenetta romantica.
- Tu sei di Los Angeles ? - chiedo mentre intreccio il mio braccio al suo, Sebastian mi guarda facendo un piccolo sorriso. 
- Oh no. Io ho origini rumene. - mi guarda dritto negli occhi, stringo un po' il suo braccio.
- Davvero ? - chiedo incredula, mentre ci fermiamo ad ammirare la piccola ruota panoramica sul molo di Santa Monica. 
- Si, mi sono trasferito a New York a 14 anni insieme a mia madre. Li ho conosciuto Chris, andavamo alla stessa scuola. - lo vedo passarsi una mano fra i capelli.
Quando lo fa, io perdo due battiti del cuore. 
- Quando abbiamo intrapreso la strada dell'università abbiamo deciso di trasferirci qui. - 
Mi rivolge uno sguardo pieno di dolcezza,  faccio un piccolo sorriso. 
- Ho sempre sognato di vedere New York, specialmente a capodanno guardando la Ball Drop. - faccio un piccolo sorriso e chino lo sguardo.
Appoggio entrambe le mani sulla ringhiera d'acciaio del molo. 
- Magari un giorno ti ci porterò. - vedo Sebastian appoggiarsi anche lui, il vento gli spettina i capelli.  
Ad un certo punto il mio stomaco si  fa sentire e tutta la magia che c'era nell'aria sparì.
Ci guardiamo negli occhi per qualche secondo per poi scoppiare entrambi a ridere. 
- Credo sia meglio magiare qualcosa. - mi porge il braccio e io lo afferro con le mani.
- Ti vanno le patatine fritte ? - mi  chiede posando una mano sulla mia. 
Lo guardo negli occhi, - Ne vado matta. - 

- E' impossibile che hai già quattro nipoti, sei troppo giovane ! - 
Rido all'affermazione di Seb. 
- E invece si, ho una sorella e un fratello più grandi. Mia sorella,  Charlotte ha messo su famiglia quando io avevo appena dieci anni. Invece, mio  fratello Dominic quando ne avevo 16. - 
Butto giù  un sorso di birra. 
Sebastian rideva e continuava a mangiare , - Amo quelle pesti, ma a volte sono troppo curiosi. - 
Appoggio la birra sulla spiaggia, - Tu invece hai fratelli o sorelle ? - vedo il ragazzo accanto a me accartocciare la carta delle patatine finite.
- No, sono figlio unico. - fa un piccolo sorriso malinconico, appoggio il mento sulla sua spalla. 
Entrambi sorridiamo guardandoci negli occhi. 
- Se vuoi ti presto mia nipote Alicia per qualche giorno, è una piccola peste ma sa dare tanto amore. - 
Lo vedo ridere, il vento gli scompiglia i capelli e sarei rimasta ore e ore così; con il rumore del mare in sottofondo e i suoi occhi color del cielo.
Lui avvicina il suo viso al mio,  sento il suo naso sfiorare il mio abbiamo gli occhi incastronati. 
Sento il cuore battermi forte nel petto, appoggio una mano sul suo, stringo la sua maglia 
Potrei baciarlo ora, potrei farmi baciare ora ma non sono una che ama baciare al primo appuntamente, ma Sebastian sta cercando di allentare i miei freni. 
Sento la sua barba,  insipida, sfiorarmi le guance. Non stacco gli occhi dai suoi, sento  il suo alito sulle mie labbra. 
Chiudo gli occhi ma pochi secondi dopo lo spingo via da me. 
- No, scusami ma ... - 
Ci ricomponiamo, lui si alza in piedi, da un colpo di tosse e si sistema i capelli dietro le orecchie. 
- Non preoccuparti è tutto okay. - mi dice mentre mi porge le mani per farmi alzare.


Sento di aver sbagliato, sento di aver distrutto un legame che si stava cominciando a creare, mi sento una merda ma i miei principi sono questi; mai baciare un ragazzo al primo appuntamento. 
Mentre siamo in taxi mando un messaggio a Gary con scritto che stiamo arrivando.
 Gli edifici scorrono veloci affianco a noi, appoggio la testa contro il seggiolino e chiudo per qualche istante gli occhi. 
Sento una mano intrecciarsi alla mia, mi giro di scatto e Seb mi sta regalando un piccolo sorriso.
- Tutto sommato è stata una bella serata. - 
Ricambio il suo sorriso e appoggio la testa sul suo braccio. 
Se ho fatto bene o male a respingerlo non lo so, se ho distrutto un rapporto che si stava creando anche. 




 POV GRAYSON.
  Quella mattina mi alzai un po' più tardi del solito, ma era sabato e al sabato nulla poteva spezzare la mia routine mattutina. Era da quando eravamo venute a vivere lì, io e Jani, che facevo le stesse cose che nemmeno un uragano avrebbe potuto farmi cambiare qualcosa. Aspettai che Jani si alzasse, chiacchierammo ancora della sua bella serata con Sebastian e io ero così entusiata per lei che mi immedesimai in lei per tutto il tempo. Dopo colazione ci mettemmo entrambe a fare le nostre cose.
 Jani si mise sul divano a leggere e io mi misi a terra, di fianco alla porta del balcone, a disegnare. La vista della nostra città mi dava sempre un sacco d'ispirazione. Eppure, l'unica cosa che riuscii a disegnare fu un cactus. Un cactus color verde oliva tra le mani di Chris. Quel ragazzo era un vero mistero e dovevo ammetterlo, la sera prima, avevo pensato davvero che mi avrebbe baciato. Non mi immaginavo chissà che, ma un piccolo bacio sulle labbra. Un bacio innocente.
 Mi era risultato impossibile non pensare ad un finale come quello, ma forse avevo interpretato male i segnali di Chris, ammesso che ci fossero. Ma dovevano esserci, era lui quello che si era presentato alla mia porta con una rosa-cactus in mano, mica io. E sì, ero stata io a fare quella battuta sugli attori, battuta di cui ancora mi vergognavo, ma non era stata di certo intenzionale e non era assolutamente da considerarsi un tentativo di abordaggio.
 Richiusi il blocco e lo poggiai sul tavolino. Andai in camera mia e presi la giacca nera di Chris, che possedevo ancora io, dal cesto della mia biancheria pulita. Mi infilai una felpa e prima di uscire rassicurai Jani che sarei tornata di lì a poco.
 Attraversai il pianerottolo e bussai alla porta dei vicini. Venne ad aprirmi Sebastian.
 «Gary, qual buon vento» mi salutò. Mi invitò ad entrare con un movimento della mano. Notò la giacca che avevo in mano, che appoggiai sul pogiolo del divano.
 «Stavi cercando Chris? È appena uscito» anche lui era in pigiama, se così si può dire. Indossava una semplice tuta, sopra una maglietta a maniche corte grigia. Non mi creava alcun problema farmi vedere in pigiama da nessuno, e da Sebastian anche meno. Era figo, questo era vero, e lo avrei reputato tale fino alla morte, ma avevo perso interesse (se mai ne avevo avuto) per lui quando avevo capito che Jani si era presa un cotta per lui.
 Mi sedetti sul divano e lui si mise di fianco a me. Sul tavolino era appoggiato il mio vecchio amico spinoso, il cactus verde oliva. 
 «No, in verità cercavo te» gli dissi. «La giacca era solo un pretesto.»
 «E perché cercavi me?» curiosità legittima.
 «Be', ecco...» mi imbarazzai un po', ma alla fine gli raccontai brevemente di ieri sera, anche se lui sembrava di sapere già tutto. Sebastia mi lasciò parlare fino a che non ebbi finito, senza interrompermi mai.
 «Quindi sì, sai...» balbettai arrossendo fino alla radice dei capelli. «Volevo sapere se, non so, per qualche strana ragione potessi non piacergli.»
 «E perché mai non dovresti piacergli, Gary?»
 «Ma non lo so» sbottai. «Un attimo prima sembra che ci stia provando, un attimo dopo è come se avesse cambiato idea.»
 «Ah, Gary...» sospirò e si passò una mano sul viso. Mi incupii. «Non penso affatto che sia colpa tua, semplicemete Chris ha avuto dei problemi in passato ed è probabile che sia per quello che si comporta così.»
 «Problemi?» domandai, più che curiosa, preoccupata. «Di che genere?»
 «Problemi affettivi, relazionali, con delle ragazze» rispose, vago.
 «E cos'è successo?» indagai.
 «Scusami, Gary. Ma non ti dirò altro su questo punto» mise una mano sulla mia spalla e io capii che non mi avrebbe detto altro. Questa sembrava una storia davvero grossa e fin troppo problematica. Annuii per fargli capire che avevo compreso.
 «Ma, una domanda» mi feci più attenta. «A te, Chris, piace?»
 «"Piace" in che senso?» feci la finta tonta e Sebastian mi guardò come mi guardava Jani quando rispondevo in questo modo a domande che persino un bambino avrebbe capito.
 «Oddio, Sebastian» borbottai. «Mi sembri quasi Jani se mi guardi così!»
 «Forse perché io e Jani abbiamo pensato alla stessa cosa?» puntualizzò. Ma si accorse troppo tardi dell'errore, la mia espressione non lasciava ombra di dubbio.
 «Non cercare di cambiare discorso!» balbettò arrossendo. Ma io sorrisi trionfante e mi alzai dal divano. Presi la giacca e mi avviai verso l'uscita.
 «Dove vai con quella?» indicò la giacca. Avevo già aperto la porta.
 «Me la tengo io, non si sa mai, potrei aver bisogno di fare un'altra chiacchierata con te» gli feci l'occhiolino e uscii per tornare nel mio appartamento.






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Buonasera a voi, bella gente e buona Pasqua! :3
Chiedo venia per il ritardo nel postare questo capitolo, ma tra una cosa e un'altra siamo riuscite a renderlo quello che è solo adesso.
Spero quindi che vi piaccia così come è piaciuto a noi scriverlo. <3

 Tanti saluti, e godetevelo da cima a fondo.

Newtcarstairs.

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