Katekyo Hitman Reborn: Mitsuji's Arc!

di uomi_hime
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** prologo ***


~PROLOGO~
 
“Adesso annunceremo i nominativi delle sette persone che partiranno per lo scambio, coloro che verranno chiamati sono pregati di recarsi al più presto in sala professori”
 
Al solo sentire quell’annuncio, tutti gli studenti presenti a scuola si bloccarono sul posto, ansiosi di conoscere i nomi dei fortunati ragazzi (o ragazze, evitiamo di fare i maschilisti) che sarebbero partiti due giorni dopo per Tokyo, la città più entusiasmante, più bella, più interessante e più lontana da quel pazzo di nome Hibari Kyoya del Giappone.
 
Perché si, il grande capo del comitato disciplinare era l’unica persona senziente presente attualmente in quella scuola che in tutta quella agitazione era riuscito a trovare un pretesto per “mordere a morte”, almeno come diceva lui, tutti coloro che incontrava; e questo non aveva fatto altro che aumentare il terrore che gli studenti (primini maggiormente) provavano verso di lui, aumentando di conseguenza anche il loro ardente desiderio di allontanarsi per sei lunghissimi mesi da quel pazzo omicida e da tutti coloro che lo circondavano.
 
Sentimento d’impazienza che riempiva anche l’animo di Tsuna, che appena sentita la voce di Dino (il quale, nonostante la battaglia tra gli Arcobaleno fosse finita da un pezzo, continuava imperterrito a ricoprire il ruolo di insegnante alla Namimori) si era pietrificato sul posto, sotto lo sguardo interrogativo del suo autonominato braccio destro e del, a detta del sopraccitato dinamitardo, “fissato del baseball”.
 
-Tutto a posto, Juudaime?-
 
Chiese Gokudera, osservando preoccupato il suo boss. Il diretto interessato parve riscuotersi, e fece un segno di assenso con la testa. In realtà non era per niente tranquillo, tutto per colpa dello sguardo poco rassicurante che aveva letto negli occhi di Reborn, quando gli aveva parlato del progetto di scambio, e il suo Super Intuito lo stava avvertendo di non aspettarsi nulla di buono.
 
-Cavoli quanta agitazione! Si vede proprio che tutti vorrebbero andare, ne Tsuna?-
 
Esclamò Yamamoto, sorridendo come il suo solito e osservando l’amico.
 
-Eh? Ah si, hai ragione; beh, in fondo si tratta pur sempre di sei mesi lontano da Hibari-san e dalle sue ronde a sorpresa nelle aule, chiunque vorrebbe liberarsene almeno per un po’-
 
Disse Tsuna, sorridendo nervosamente: niente, nonostante tutto il brutto presentimento che lo attanagliava da una settimana a quella parte non accennava a svanire.
 
La Pioggia e la Tempesta osservarono preoccupati il loro Cielo: il suo comportamento era strano, se ne erano accorti già da tempo, e non era di certo per via dell’agitazione per lo scambio; ma allora cosa? Cosa lo turbava così tanto?
 
-Tsuna, sei sicuro che vada tutto bene?-
 
Domandò Yamamoto, con un tono stranamente serio. Tsuna sobbalzò a quella domanda, girandosi ad osservare i due amici.
 
-B-bhè... ecco...-
 
Tentò di dire, ma bastò uno sguardo per capire che non poteva mentire.
 
-Credo che Reborn stia architettando qualcosa riguardo lo scambio-
 
Disse, e i due ragazzi lo guardarono stupiti: che cosa intendeva dire?
 
-Juudaime, cosa intend-
 
Gokudera non riuscì a finire la frase che venne interrotto dalla voce del boss dei Cavallone, che annunciava i nomi dei fortunati studenti destinati allo scambio.
 
“Segue la lista dei nomi: Sawada Tsunayoshi, Gokudera Hayato, Takeshi Yamamoto, Sasagawa Ryohei, Sasagawa Kyoko, Hibari Kyoya, e Dokuro Chrome sono pregati di recarsi al più presto in sala professori”
 
Concluse Dino con il suo solito tono squillante, lasciando gli studenti nella sorpresa più assoluta: non solo a partire sarebbe stato Dame-Tsuna (quel Dame-Tsuna!) e tutta la sua combriccola, ma sarebbe andato anche Hibari! In un misto di tristezza e sollievo generale, l’unica persona che ancora non aveva mosso un dito era proprio il nostro adorato Decimo Vongola (o Neo Vongola Primo, come preferite), che fissava ancora sotto shock l’autoparlante.
 
-J-Juudaime, tutto bene?-
 
-Ahahahahahah! Tsuna, a quanto pare saremo noi a partire!-
 
Dissero i due Guardiani, azzittendosi all’istante appena notarono il corpo del loro amico fremere di rabbia mal repressa, che ben presto sfociò in un sonoro e parecchio irritato
 
-REBOOOOORN!-
 
 
 
 
~
due giorni dopo
~
 
 
 
 
 
 
 
 
Il treno sfrecciava sulle rotaie, superando diversi paesaggi in direzione della capitale, Tokyo. Essendo mattina presto, il treno non era molto affollato, ma dalla carrozza in fondo si sentivano chiaramente le voci sovraeccitate di parecchi ragazzi, incuranti degli altri passeggeri che volevano solamente dormire in santa pace.
 
-Kyahahahahah il grande Lambo-san è il migliore!-
 
-Zitta stupida mucca! Non tormentare oltre il Juudaime!-
 
-Calma Gokudera-kun! Lambo sta solo giocando-
 
-Tutto questo è ESTREMOOOO!-
 
-Onii-chan! Siamo in treno, non urlare!-
 
-Siete fastidiosi, vi morderò a morte-
 
-Kufufufu provaci allodola-
 
Tsuna si accasciò sul sedile, sospirando rumorosamente: non ne poteva più di tutto quel casino, in quel momento tutto ciò che voleva era riposare un po’ per recuperare il sonno perso.
 
-Boss, tutto bene?-
 
Chiese gentilmente Chrome, rivolgendosi al giovane Vongola; il Decimo la guardò sorridendo, annuendo leggermente.
 
-Si, sono solo stanco-
 
Disse, ringraziandola poi per la premura; in fondo era la verità, quella notte non aveva dormito per la troppa ansia ed ecco i risultati: a malapena si reggeva in piedi, e le urla dei suoi amici di certo non aiutavano.
 
Speriamo di arrivare presto...
 
 
***
 
La stazione, come ogni giorno d’altronde, era super-affollata, piena di adulti che si dirigevano a lavoro e ragazzi ritardatari che correvano a perdifiato per arrivare ai cancelli delle loro scuole prima che essi venissero chiusi.
 
Tra di loro, spiccava per la sua altezza una giovane ragazza, probabilmente intorno ai sedici anni, che indossava la divisa della famosa scuola media Mitsuji: aveva i lunghi capelli neri, raccolti in una coda di cavallo, che le arrivavano fino al seno prosperoso, sui cui ricadevano due boccoli ribelli; l’uniforme nera faceva risaltare i suoi grandi occhi blu mare, contornati da lunghe ciglia, mentre sulla spalla spiccava la fascia rossa che contraddistingueva i membri dell’associazione studentesca, con su scritto “presidente”. Le sue pupille saettavano qua e là, alla ricerca della persona che stava aspettando da più di mezz’ora.
 
-Tsuki-nee! Scusa il ritardo!-
 
Esclamò all’improvviso un ragazzo, correndo a perdifiato verso la mora. I corti capelli lilla erano disordinati per la corsa, mentre gli occhi color blu mare, così simili a quelli della ragazza, imploravano perdono; anche lui indossava la divisa della Mitsuji, mentre sulla spalla spiccava una fascia rossa con su scritto “vicepresidente”.
 
-Sora! Dove diavolo eri finito? Sono ore che ti aspetto!-
 
-Scusaaaaa! Ma Kaede-sensei non mi lasciava più andare, mi ha fatto un sacco di raccomandazioni sull’essere gentili, non andare subito in escandescenze, non cominciare a urlare come dei matti...-
 
La ragazza sbuffò, cogliendo pienamente l’allusione che il più giovane aveva fatto: era risaputo, infatti, che la pazienza di cui disponeva era veramente poca, e che tendeva ad arrabbiarsi per un niente; non per altro era la presidentessa dell’associazione studentesca della Mitsuji, temuta e allo stesso tempo rispettata da tutti per il suo grande senso del dovere.
 
-Ho capito, ho capito... tenterò di trattenermi-
 
Disse infine, sospirando sconsolata e osservando sottecchi Sora; lui era, stranamente, l’esatto contrario di lei: era calmo e pacato, non l’aveva mai visto arrabbiato e raramente alzava la voce; se non fosse stato per la forma del viso e il colore degli occhi praticamente uguali, nessuno avrebbe mai detto che erano fratelli.
 
-Perfetto!- esclamò Sora –Il loro treno dovrebbe arrivare a momenti, sono così eccitato!-
 
E lo vedo...
 
Pensò Tsuki, sorridendo sotto i baffi: al fratello gli brillavano gli occhi per quanto era impaziente.
 
-Chissà che tipi sono... spero siano simpatici, qualche amico in più fa sempre bene!-
 
Continuava intanto il più piccolo, perso nei suoi pensieri. Al sentire l’ultima frase, la presidentessa si ritrovò a sorridere dolcemente: era più che normale che Sora volesse farsi quanti più amici possibili, visto che da piccolo non ne poteva avere neanche uno...
 
Vabbè, quanto potrà essere difficile mantenere la calma? Non saranno mica così snervanti...
 
Pensò la mora, ma il filo delle sue riflessioni venne interrotto da una voce dai decibel decisamente più alti della norma.
 
-SIAMO ARRIVATI ALL’ESTREMO!-
 
Stava infatti urlando un ragazzo più o meno della stessa età di Tsuki, con i corti capelli albini sparati per aria e un cerotto sul naso; dietro di lui vi erano un tipo con i capelli argentei, che sbraitava contro un altro ragazzo dai capelli mori e il sorriso stampato in faccia; accanto a loro, un ragazzo castano tentava di placare la lite in corso, mentre subito davanti un altro moretto con in mano due tonfa li guardava come se volesse trucidarli seduta stante.
 
Oh Deus... non ditemi che...
 
-Ehm, scusate... siete voi gli studenti della Namimori?-
 
Chiese timidamente Sora, avvicinandosi al gruppo.
 
-S-si, siamo noi...-
 
Rispose una voce flebile, proveniente da una ragazza con la capigliatura a forma di... ananas?
 
-Un... ananas?-
 
Sussurrò il giovane, osservandola incuriosito.
 
-Qualcosa contro gli ananas, ragazzino?-
 
Disse una voce dietro le spalle del ragazzo, che si girò di scatto: la copia al maschile della giovane con la testa ad ananas lo stava osservando minaccioso, mentre poco dietro i compagni a stento trattenevano le risate.
 
-N-no, certo che no!-
 
Squittì impaurito Sora, cercando una via di fuga. Lo sguardo gli cadde casualmente sul profilo della sorella, e appena la vide si arrestò, cominciando a tremare.
 
-Ehi, tutto a posto?-
 
Chiese il ragazzo castano, avvicinandosi preoccupato al vicepresidente. L’altro si limitò ad indicare la sorella, facendo gelare i presenti sul posto.
 
-N-nee-chan...-
 
-Voi...- Sussurrò Tsuki, mentre un’aura omicida la circondava –Neanche cinque minuti che siete arrivati che già mi avete rotto! Dove credete di essere, allo zoo? Datevi una regolata se non volete che vi ammazzi!-
 
Sbraitò, mentre i ragazzi si facevano piccoli piccoli dalla paura; tutti tranne quello armato di tonfa, che la osservava tra il curioso e l’irritato.
 
Sora sospirò, osservando sconsolato la sorella minacciare di morte i nuovi arrivati.
 
Speriamo che tutto vada per il meglio...
 
 
 
 
 
__little corner__
Ohayo!!
Ed eccomi di ritorno, con una storia ad OC bella fresca :3
Idea venuta così, in un momento di noia, e che spero possa invogliarvi a partecipare :)
Boh, che ne dite dei miei OC, Tsuki e Sora? Attenzione, Tsuki non è la stessa della mia altra storia (“The lost Guardians: Snow & Star”), anche se l’aspetto è quello...
Okay, non ho altro da dire, quindi si passa direttamente alla scheda OC, che dovrete compilare per partecipare. Ma ci sono delle regole:
 
  1. Il limite massimo è 11
  2. Se me ne arrivano di più sarò io a scegliere tra quelli inviati, e NON terrò conto del “chi primo arriva meglio alloggia” ma dell’OC in sé: se fatto bene e con originalità lo prenderò. 
  3. Se me ne arrivano di meno buon per voi, non farò nessuna scelta e mi terrò quelli che mi inviate :) 
  4.  La scheda va compilata IN TUTTE LE SUE PARTI e inviata tramite MESSAGGIO, non tramite recensione: se mi arriva tramite quest’ultima, non ne terrò conto.
  5. Se ci saranno più maschi che femmine (o viceversa), chiederò ad alcuni di voi (andrò ad estrazione, non vi preoccupate) di cambiare sesso all’OC.
  6. SOLO COPPIE HET, per quanto le adori non so gestire le Yaoi, sorry ^^” 
  7. Aggiornamento mensile, ma non temete che l’eventuale avviso degli OC scelti lo metto prima :)  
Boh credo di aver detto tutto... vi lascio la scheda:
 
NOME:
 
COGNOME:
 
SOPRANNOME: facoltativo
 
ETA’: 15-16-17 anni circa, 15 sarete in classe con Tsuna, Gokku, Chrome e Yama, 16 in classe con Ryohei e 17 con Hibari perdete ogni speranza o voi che entrate XD non so se il calcolo delle età è giusto, e non mi va di ragionarci si sono pigra u.u quindi abbiate pietà di me e seguite la tabella qui sopra :)
 
CARATTERE: dettagliato per favore, più informazioni avrò meglio renderò il vostro personaggio :)
 
ASPETTO FISICO: idem come sopra
 
VESTIARIO: solo per quando siete fuori scuola, per il resto indosserete l’uniforme, quindi sbizzarritevi: vestiti da sera, da passeggio, da cibo (?)...
 
AMA: inserite, oltre a cioccolata e robe varie, anche le materie preferite, grazie ^^
 
ODIA: idem come sopra, solo qui mettete le materie odiate *capitan ovvio mode: ON*
 
VIZI:
 
HOBBY:
 
PAURE:
 
SOGNI: sbizzarritevi, anche la luna se volete u.u
 
FIAMMA: non devo spiegarvi quale, vero?
 
ANIMALE: (facoltativo) eventuale animale domestico, no box u.u se volete potete scrivere anche Koala o orso grizzly, non abbiate limiti XD anche un basilisco va bene u.u
 
ARMA: Let the carnage begin… *inserire qui risata malvagia*
 
PASSATO: facoltativo, se tipo vi è morta la madre, il cane, siete stati dei pazzi assassini o avete ucciso un pesce quando eravate piccoli ditelo please ^^ mi permetterà di rendere al meglio il personaggio; POSSIBILMENTE che non siate tutti legati alla mafia, altrimenti non c’è divertimento ;)
 
STORIA D’AMORE: scegliete voi se tra OC o con qualche personaggio del manga, sono tutti disponibili (anche Tsuki e Sora se qualcuno li vorrà :3)
 
RUOLO: se siete teppisti, sportivi, fissati del computer, secchioni, qualsiasi cosa vogliate ^^
 
STATO FAMILIARE: benestanti, ricchi sfondati, “normali” (perché, qualcuno di noi lo è? u.u), barboni, mantenuti, qualsiasi cosa vi venga in mente è ben accetta.
 
CLUB: facoltativo, se siete degli asociali potete scrivere semplicemente “nulla”; se qualcuno vuole far parte dell’associazione studentesca è ben accetto ^^ mi servono illa segretarioa e l’addettoa alle finanze ^^
 
MEDIA SCOLASTICA: praticamente se siete degli asini o dei piccoli Einstein, e anche in quali materie andate meglio e in quali peggio (le materie sono le stesse delle nostre con giapponese e letteratura giapponese al posto di italiano e letteratura italiana ^^)
 
RAPPORTI CON I PERSONAGGI DI KHR: per capire come vi comportate nei confronti di Tsuna & co. Quindi se andate d’accordo con Yama, litigate con Gokku, avete terrore di Hibari, odiate Lambo (si, ci sarà anche il grande Lambo-san) o amate alla follia Hibird come me *_* vi prego di dirmelo ^^
 
ALTRO: perché di sicuro ho dimenticato qualcosa XD
 
 
Credo di aver detto tutto, ci si vede nelle recensioni :)
 
marta-chan

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Capitolo 2
*** capitolo 1 ***


~CAPITOLO 1~
 
Il sole splendeva sulla capitale del Giappone: una piacevole brezza primaverile attenuava il caldo, e gli Hibird cinguettavano felici. Il parco vicino alla stazione era pieno di giovani e coppiette che si godevano il dolce tepore, mentre gli anziani giocavano a briscola all’ombra degli alberi.
 
Ma a dispetto dell’atmosfera, l’umore di Tsuki era nero: non solo quella mattina si era dovuta alzare presto per andare ad accogliere degli studenti provenienti da un paesino sperduto in mezzo ai monti di cui neanche conosceva l’esistenza, ma adesso aveva anche scoperto che i suddetti ragazzi erano delle vere e proprie bombe ammazza-pazienza, che le avevano già fatto perdere le staffe almeno due volte; e le conseguenze erano ben evidenti sul corpo di alcuni dei ragazzi: Gokudera aveva un labbro insanguinato, Ryohei e Lambo un bel bernoccolo pulsante sulla testa, Mukuro per stare in piedi doveva appoggiarsi alla povera Chrome e Tsuna, che aveva tentato di mettersi in mezzo per placare l’ira della corvina, era coperto di ematomi dalla testa ai piedi, manco gli fosse passato un treno sopra. Gli unici che sembravano non aver riportato danni erano Yamamoto, Kyoko, Hibari e Dino, e quest’ultimo solo perché era un professore.
 
E ciò che la faceva arrabbiare di più era il fatto che avrebbe dovuto sopportare quei portatori di calamità per sei mesi, ed era più che sicura che presto o tardi ne avrebbe ammazzato qualcuno. L’unica consolazione, sebbene momentanea, era che adesso i poveri sventurati non osavano più aprire bocca, terrorizzati a morte dall’idea di essere picchiati una seconda volta.
 
-Tsuki-nee, non credi di aver un po’ esagerato?-
 
Domandò Sora, che intanto osservava preoccupato i giovani dietro di loro.
 
-No, per niente. E se mi faranno arrabbiare ancora, giuro che la prossima volta li mando all’ospedale-
 
Sussurrò la ragazza, mentre l’aura maligna che la circondava aumentava sensibilmente, terrorizzando i giovani Vongola. Alzò lo sguardo, e finalmente riconobbe il luogo in cui si trovavano.
 
-Comunque, signori e signore, benvenuti alla scuola media Mitsuji-
 
Esclamò, girandosi sorridente verso gli altri; dietro di lei, l’edificio scolastico si mostrava in tutto il suo splendore: il giardino, ora vuoto poiché le lezioni erano attualmente in corso, era contornato da parecchi ciliegi, i cui petali danzavano nel vento; la facciata, ben curata e di color rosa antico, era attraversata da numerose finestre, occupate da numerose teste di ragazzi e ragazze che li osservavano incuriositi.
 
Tra di queste, una in particolare, dai corti capelli arancioni, attirò la loro attenzione, perché appena li vide si fiondò letteralmente fuori dall’aula. E in meno di tre secondi, lo stesso ragazzo si trovava davanti a loro, ansimante per la corsa.
 
-Tsuki, Sora! Ci avete messo un sacco, io e Rise eravamo preoccupati!-
 
Esclamò il ragazzo, osservando preoccupato gli amici. Gli occhi etero cromatici, uno rosso e uno blu, erano ancora più evidenti dei capelli color arancione acceso, di certo fuori dal comune.
 
-E vedo che, come al solito, ti sei fatta subito riconoscere... Un corso di gestione della rabbia non ti farebbe per niente male-
 
Disse poi, riferendosi ai danni subiti da Tsuna e gli altri.
 
-Oozora, cerchi la rissa per caso?-
 
Commentò la corvina, guardandolo male.
 
-Adesso andiamo, Rise ci sta aspettando-
 
Rispose Oozora, ignorandola completamente e facendo apparire un nervo pulsante sulla sua fronte. Entrarono a scuola, mentre Sora tentava in tutti i modi di trattenere la sorella dal massacrare il ragazzo dai capelli arancioni, ed entrarono in un’aula abbastanza grande e ordinata, contenente una scrivania, dei tavoli e un paio di librerie.
 
-Ce l’avete fatta ad arrivare-
 
Disse una voce proveniente dal fondo dell’aula: a parlare era stata una ragazza sui quindici anni, alta e dalla carnagione chiara; il viso a forma di cuore era contornato da lunghe ciocche ramate, arrivanti al petto, e i grandi occhi castani osservavano i nuovi arrivati con curiosità.
 
-Scusa il ritardo Rise-chan, colpa mia-
 
Esclamò Tsuki, andando a salutare l’amica, seguita da Sora e il ragazzo dai capelli arancioni.
 
-E ora, direi che possiamo fare le presentazioni come si deve-
 
Disse Sora, girandosi verso il gruppo dei Vongola.
 
-Io sono Sora Sarti, vicepresidente dell’associazione studentesca della scuola media Mitsuji-
 
-Tsuki Sarti, presidente-
 
-Oozora Arashinoame, segretario-
 
-Rise Takakura, addetta alle finanze-
 
Si presentarono i ragazzi, seguiti dai coetanei provenienti da Namimori. Finiti i convenevoli, Tsuki si diresse all’auto-parlante presente sulla scrivania, pronunciando diversi nomi seguiti da una convocazione.
 
-Ora vi presenteremo i ragazzi che, oltre a noi, vi ospiteranno per i prossimi sei mesi-
 
Disse la corvina, sedendosi nell’attesa. Dopo neanche cinque minuti, la porta si riaprì, mostrando sei ragazzi di età differenti.
 
-Spero sia importante Tsuki, ero nel bel mezzo di una rissa e non amo far aspettare gli avversari-
 
Commentò uno dei nuovi arrivati, con un sorriso strafottente stampato in faccia.
 
-Ti ricordo che questa è una scuola Inuzuki, non un ring; perciò sei pregato di non attaccare briga con gli altri ragazzi all’interno dell’edificio scolastico, o dovremo contattare il preside-
 
Rispose Oozora, fissando severo il diciassettenne di fronte a lui, che rispose con un semplice “Tsk”.
 
-Comunque, dov’è tua sorella?-
 
Chiese Rise, notando l’assenza di una dei convocati.
 
-E che ne so, non sono la sua balia-
 
Sussurrò il più grande, guardandola male, per poi essere spinto a terra da un uragano biondo.
 
-Scusate il ritardo! Ero al club di basket, mi hanno trattenuto-
 
Esclamò mortificata la ragazza, inchinandosi in segno di scuse.
 
-Non ti preoccupare Nikki, l’importante è che tu sia arrivata-
 
La rassicurò Sora, sorridendole comprensivo; all’improvviso, un mugugno infastidito proveniente dal pavimento fece abbassare lo sguardo alla bionda, che solo in quel momento riconobbe la persona che aveva accidentalmente mandato a terra.
 
-Sho! Oddio scusa, non volevo!-
 
-Stai attenta a dove vai, deficiente-
 
Commentò il fratello maggiore, senza degnarla di un’occhiata e facendola rattristare leggermente.
 
-Loro sono Nikki e Shoichi Inuzuki, rispettivamente del primo e terzo anno-
 
Disse Rise, cominciando le presentazioni: Shoichi aveva i capelli biondi dai riflessi arancioni, spettinati, e due occhi verdi con delle sfumature color ghiaccio da far gelare il sangue nelle vene; la divisa era tutta sgualcita, probabilmente per via della rissa nominata 
in precedenza, ma metteva comunque in risalto il fisico atletico e la carnagione abbronzata, mentre un paio di occhiali da sole facevano la loro bella figura sulla sua testa.
 
Nikki, invece, aveva i lunghi capelli biondi con una ciocca rossa sul lato destro, la frangia legata in un codino e due occhi azzurri, allegri e vivaci; in quel momento, a differenza degli altri suoi compagni, indossava la divisa della squadra di basket scolastica, nera e bianca, che metteva in risalto il fisico snello, mentre in mano teneva un pallone.
 
-L’asociale lì dietro è Rei Kusanagy, anche lui del terzo anno, mentre quella con un manga in mano è Ayane Fujiwara, del secondo-
 
Continuò Tsuki, indicando altri due ragazzi: Rei era alto e magro, con i capelli neri e gli occhi azzurri, e sembrava totalmente concentrato nello smontaggio e rimontaggio di un oggetto non ben identificato.
 
Ayane era un po’ più bassa del moro e dal fisico magro, con i lunghi capelli castano scuro legati in una coda e gli occhi nocciola; stava leggendo il manga “Sket Dance”, e ogni tanto se ne usciva con frasi del tipo  “Bossun sei un’idiota” o “Quanto sono fichi Agata e Tsubaki”.
 
-Passando avanti, loro sono Sayaka Kuronomori e Rin Takami, del primo anno-
 
Alle parole di Oozora, le due interessate alzarono gli occhi: Sayaka era la più alta delle due, dal fisico tipico di chi pratica nuoto da tanti anni; i capelli color rosso fuoco, tagliati lunghi sul lato destro e corti sul lato sinistro, si abbinavano perfettamente con i suoi occhi verdi, mentre diversi piercing e orecchini le ornavano le orecchie.
 
Rin, invece, aveva gli occhi castani, con qualche punta di verde accanto all’iride, mentre i capelli neri erano tagliati corti, tranne che per un solo ciuffo sul lato destro che le scendeva lungo tutto il contorno del viso; sull’orecchio destro portava tre piercing, mentre sul sinistro un dilatatore di 4 mm.
 
-E infine Shin Kaname, del secondo anno-
 
Completò Sora, indicando l’ultimo ragazzo: Shin era il più alto della compagnia, dal fisico tonico e definito; i capelli color castano scuro, disordinati, gli sfioravano le spalle, mentre gli occhi color nocciola osservavano i ragazzi della Namimori.
 
-A differenza degli altri, Shin, io e mia sorella non ospiteremo, poiché siamo già impegnati con un altro scambio che il Mitsuji sta tenendo in questo periodo con un’altra scuola di Namimori-
 
Alle parole del vicepresidente, Tsuna si girò, sorpreso da quella notizia.
 
-Un’altra scuola? Di quale stai parl-
 
-TSUNA-SAN, KYOKO-CHAN!-
 
In meno di due secondi, il povero castano si ritrovò a terra, placcato dall’abbraccio soffocante di un turbine dai capelli mori.
 
-Haru-chan?-
 
Esclamò Kyoko, riconoscendo subito l’amica. La ragazza si alzò, correndo ad abbracciare l’altra e permettendo a Tsuna di respirare normalmente.
 
-Juudaime! State bene? Stupida donna, smettila di seguirci ovunque!-
 
Esclamò Gokudera, aiutando il povero Cielo ad alzarsi e lanciando un’occhiataccia in direzione della ragazza in questione.
 
-Ehi! Guarda che non sapevo che sareste venuti anche voi, sono stata informata da Kaname-san solo stamattina!-
 
Rimbeccò Haru, indicando il ragazzo che attualmente si occupava di lei, il quale si limitò ad una scrollata di spalle.
 
I due ragazzi ricominciarono a insultarsi, con Yamamoto che tentava di calmarli, Ryohei che urlava “Estremo!” da tutte le parti, Lambo che chiedeva caramelle a destra e a manca, Mukuro che “kufufeggiava” in allegria, Nikki che osservava con gli occhi a cuoricino Hibird e Shoichi che non aspettava altro per scatenare una rissa furibonda. Ma si azzittirono all’istante non appena due auree assassine si levarono tra i presenti, provenienti dal capo del Comitato Disciplinare e dalla presidentessa dell’associazione studentesca.
 
-Erbivori...-
 
Cominciò Hibari, brandendo i suoi tonfa.
 
-Se non vi azzittite all’istante...-
 
Continuò Tsuki, esibendo il miglior sguardo assassino del suo repertorio.
 
-Vi morderò a morte \ vi faccio fuori uno a uno, chiaro?-
 
Completarono in coro, osservando minacciosi i presenti.
 
-A-aye...-
 
Sussurrarono in coro i poveri sventurati, spaventati a morte dai due e da ciò che avrebbero potuto fargli.
 
-Adesso che siamo tutti calmi, direi di passare alla lista del “chi ospita chi”-
 
Disse Oozora, per niente impressionato dalla scenata dei due prefetti.
 
Come diavolo fa ad essere così calmo?
 
Fu il pensiero generale, mentre tutti lo osservavano prendere in mano un foglio firmato dalla preside e passarlo a Rise, in piedi accanto a lui.
 
-Allora, le coppie saranno...-
 
Lesse l’addetta alle finanze, guardando uno ad uno gli studenti di fronte a lei.
 
-Rei Kusanagy e Kyoya Hibari-
 
I due ragazzi si osservarono, uno annoiato e l’altro apatico come il suo solito, mentre la palla di piume gialla sulla spalla della Nuvola contava a squarciagola l’inno della Namimori.
 
-Oozora Arashinoame e Takeshi Yamamoto-
 
Altro scambio di sguardi, stavolta accompagnato da amichevoli pacche sulle spalle.
 
-Shoichi Inuzuki e Tsunayoshi Sawada-
 
Shoichi si limitò a sbuffare, mentre Tsuna, impaurito, aggiungeva quest’avvenimento alla lista di cose da far pagare a Reborn, che lo aveva costretto a partecipare a tutto ciò.
 
-Nikki Inuzuki e Hayato Gokudera-
 
Gokudera osservò scettico la biondina, che intanto aveva cominciato a ghignare divertita.
 
-Ayane Fujiwara, Ryohei Sasagawa, Kyoko Sasagawa e Lambo Bovino-
 
La castana li osservò, facendosi un facepalm mentale alla vista di un Ryohei ancora super-gasato che urlava “Estremo!” e un Lambo appiccicato alla sua gamba che gli chiedeva caramelle a raffica; l’unica che sembrava apposto era Kyoko, e sperava intensamente di non dover rivalutare anche lei.
 
-Sayaka Kuronomori e le due teste d’ananas-
 
E mentre tutti scoppiavano a ridere a crepapelle (anche Hibari sorrise, cosa stranissima), una Chrome rossissima tentava di trattenere un anan-ops, un Mukuro super-incazzato dallo spedire tutti i presenti all’inferno, con un trattamento speciale verso la ragazza che aveva osato insultare la sua fantastica pettinatura.
 
-Infine, Rin Takami ospiterà il professor Cavallone, se lui è d’accordo-
 
Concluse Rise, lanciando un’occhiata al diretto interessato.
 
-Per me va bene, ma chiamatemi pure professor Dino, lo preferisco-
 
Rispose il giovane Boss, sorridendo e portando tutti i presenti appartenenti al gentil sesso ad arrossire.
 
-V-va bene... allora direi che abbiamo detto tutto, adesso i ragazzi vi porteranno a fare un giro mentre noi andremo dalla preside ad avvisarla del vostro arrivo-
 
Concluse la presidentessa, cercando di attenuare il rossore sulle sue guance: perché diavolo era arrossita? Gli studenti si diressero in massa fuori dall’aula, e nessuno sembrò notare l’occhiata gelosa che Oozora aveva lanciato prima a Dino e poi a Tsuki; nessuno a parte Sora, che si limitò a sorridere in direzione dei due ragazzi.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
---In diretta dal bunker dell’autrice---
 
Ehm... salve? *si ripara dal lancio di oggetti non ben identificati*
Scusateeeeeeeeeee >.< sono in ritardo, lo so ç__ç ma non è colpa mia!! Io il capitolo ce lo avevo pronto da due settimane, ma poi il computer si è rotto e me lo ha cancellato. Poi volevo postarlo martedì, perché era il mio primo anniversario su EFP, e invece il computer me lo ha cancellato (di nuovo!!!!!).
Ma se sono riuscita a postare oggi, dovete ringraziare Black Shade con il suo fucile da caccia e Death the Simon, che con la sua “diplomazia” ha convinto Black a non uccidermi all’istante, grazie amico ^^
 
Ma passiamo al capitolo: tutti i personaggi sono entrati in scena, chi più chi meno, e dal prossimo cominceranno i problemi (mafiosi e non); l’associazione studentesca del Mitsuji si fa rispettare, e già la gelosia fa capolino, facendomi sghignazzare allegra: mi divertirò, ho persino un quadrato tra i progetti, muahahahahahahahahahahah. Come penso alcuni di voi hanno notato, ho nominato un altro manga, Sket Dance, che adoro *-* Agata e Tsubaki sono fichi, punto u.u e Switch è forte XD a parte gli scherzi, leggetelo, merita davvero :)
 
Boh, credo di aver detto tutto; ringrazio chi ha partecipato, ci vediamo nelle recensioni :)
 
marta_uzumaki86

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Little notes: Ehm... salve? *viene colpita in pieno da una sedia selvatica* ahiahiahi *si massaggia la testa* Ok stavolta davvero non è colpa mia! È il mondo che mi odia!!! Perché, a voi pare normale che mi cancellino l’aereo 5 volte di fila, lasciandomi a dormire nell’aeroporto di Parigi, per poi, quando finalmente sono arrivata a casa, perdermi il bagaglio in cui, guarda caso, si trovava la pennetta con il capitolo????? E non è finita qui!! Per fortuna, mi sono ricordata che una parte del capitolo (la prima metà circa) era salvata sul computer portatile, ma caso vuole che il sopraccitato PC  si trovasse proprio nella mia casa al mare, momentaneamente allagata per via di una perdita dei tubi idrici. Risultato? Ho riavuto il computer solo domenica sera, e oggi FINALMENTE ho finito di riscrivere il capitolo! Mi dispiace veramente, non avrei voluto farvi aspettare così tanto, spero che questo capitolo lungo 20 pagine 20 bitches, il più lungo che io abbia mai scritto!! Possa ripagare l’attesa .-.
 
Buona lettura!!!
 
 
 
 
 
 
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CAPITOLO 2
~
 
 
 
-Allora direi che abbiamo detto tutto, adesso i ragazzi vi porteranno a fare un giro mentre noi andremo dalla preside ad avvisarla del vostro arrivo-
 
Alla frase di Tsuki, tutti i ragazzi, ospiti e non, furono letteralmente spinti fuori dall’aula, mentre la porta veniva rumorosamente chiusa alle loro spalle.
 
-Tsk, ma guarda te questa! Da ordini a destra e a manca, ma chi si crede di essere?-
 
Sbottò Shoichi, sbuffando irritato e dando un calcio al pavimento.
 
-Forse la presidentessa dell’associazione studentesca?-
 
Commentò ironico Shin, guadagnandosi un’occhiataccia da parte del biondo e facendo sghignazzare Nikki.
 
-E questo cosa c’entra? Resta pur sempre una studentessa come noi, e per di più è più piccola di me! Col cavolo che seguo i suoi ordini! Io mi rifiuto di ospitare un perfetto sconosciuto venuto dalla scuola di un paesino in mezzo ai monti, al diavolo lo scambio culturale!-
 
Esclamò il diciassettenne, cominciando ad allontanarsi.
 
-Credo che tu ti stia dimenticando un dettaglio fondamentale-
 
Disse sottovoce Rei, ma abbastanza forte da farsi sentire dagli altri.
 
-Quella ragazzina e il suo fratellino sono i figli della preside, di conseguenza disobbedire a lei è come disubbidire alla più alta carica della scuola. E non credo che tu voglia essere sospeso o peggio, espulso, vero Inuzuki-kun?-
 
Concluse il moro, mostrando tra le mani il modellino di una pistola creato smontando e rimontando un semplice cubo di Rubik.
 
Shoichi strinse i pugni, osservando con le pupille piene di puro odio il diciassettenne, per poi lanciare uno sguardo di sottecchi alla sorella, che lo osservava preoccupata.
 
-Tsk, andiamo a fare questo maledetto giro prima che cambi idea-
 
Esclamò irritato, dirigendosi a grandi passi verso un punto imprecisato della scuola.
 
-E-ehi, aspettami!-
 
Esclamò Tsuna, fino ad allora rimasto in silenzio insieme ai suoi compagni. Quando anche il castano fu scomparso, i rimanenti ragazzi si osservarono reciprocamente, indecisi sul da farsi.
 
-Allora... ci dividiamo o andiamo tutti assieme?-
 
Chiese Nikki, continuando a fissare il punto dove erano spariti suo fratello e quello strano ragazzo.
 
-Io direi di dividerci, così potremo anche far conoscenza con le persone con cui dovremo vivere per i prossimi mesi-
 
Commentò Ozora, uscendo in quel momento dalla sede dell’associazione studentesca.
 
-Vi accompagneremo anche io e Rise a fare il giro, più siamo e meglio è!-
 
Disse, indicando la castana poco dietro di lui, che li salutò con un cenno della mano.
 
-Allora andiamo all’estremo!!!!! Voglio proprio visitare il club di boxe, mi sento estremamente gasato!!!!-
 
-CARAMELLEEEE!!-
 
E con queste affermazioni, lo scalmanato e il più piccolo del gruppo scattarono all’unisono verso l’angolo dietro cui erano precedentemente spariti Shoichi e Tsuna, trascinandosi dietro una Ayane disperata che nient’altro voleva che un po’ di sacrosanta pace.
 
E mentre tutti fissavano, chi divertito e chi sconsolato, il punto in cui fino a poco prima si trovavano i tre ragazzi, Rise sbuffò, cominciando a incamminarsi nella loro stessa direzione.
 
-Vado ad aiutare Ayane, credo abbia bisogno di aiuto. Andiamo Sasagawa-chan!-
 
Esclamò, richiamando Kyoko e invitandola a seguirla.
 
-Allora, che ne dite di andare? Ci rivediamo nella sede tra un’ora-
 
Disse Ozora, ricevendo un “si” corale.
 
-Muoviti Tako-kun! Non ho alcuna intenzione di rimanere ferma a non far niente, preparati che ti farò girare tutta la scuola!-
 
Esclamò Nikki, che già aveva distanziato il gruppo, in direzione di Gokudera, il quale non mancò di notare il soprannome con cui quella ragazza l’aveva appena chiamato.
 
-Ehi, chi hai chiamato Tako-kun?-
 
Si irritò l’albino, correndo infuriato dietro alla bionda, che intanto gli faceva la linguaccia saltellando di qua e di là.
 
-Ah! Kaname-san, noi dobbiamo tornare in classe!-
 
Disse Haru, mentre il ragazzo sbuffava e si lasciava trascinare via controvoglia.
 
-Ehi... sbaglio o Kaname ha appena ubbidito a un ordine? E per di più di una ragazza?!-
 
Sussurrò basito Ozora, che mai si sarebbe aspettato di vedere quel ragazzo ubbidire a qualcuno senza protestare.
 
-E non so se l’ho notato solo io, ma a me pare che sia anche arrossito! E brava quella Haru, far colpo su Shin non è una cosa da tutti i giorni-
 
Ghignò Sayaka, che già era pronta a ricattare il più grande per quella scena.
 
-Kufufu, per quanto ancora vogliamo rimanere qui a spettegolare?-
 
Disse Mukuro, leggermente stufo di tutto quel chiacchiericcio inutile.
 
-Zitto testa d’ananas-
 
Rispose la ragazza, girandosi verso di lui e notando solo in quel momento l’occhio rosso come il sangue dell’illusionista.
 
Il suo occhio... è diverso da quello di Ozora: questo... mette soggezione, mi terrorizza.
 
Pensò, mentre un brivido le attraversava la spina dorsale.
 
-M-muoviamoci, non abbiamo tutto il giorno-
 
Sussurrò, incamminandosi di fretta verso una meta imprecisa e tentando di non alzare nuovamente lo sguardo su quel sinistro occhio cremisi.
 
-Allora, andiamo anche noi Takami?-
 
Esclamò tutto pimpante Dino, ricevendo un semplice segno d’assenso da parte della mora. Ma, ovviamente, il giovane Cavallone inciampò sui suoi stessi piedi dopo neanche un metro, mentre Rin si faceva mentalmente un face-palm, Ozora e Yamamoto ridevano nervosamente e Hibari e Rei osservavano la scena con la loro solita faccia apatica.
 
-A quanto pare siamo rimasti solo noi, neh Hibari?-
 
Disse il giocatore di baseball, rivolgendosi al suo unico compagno ancora nei paraggi.
 
-Ehm, Yamamoto-kun... in realtà credo che quei due se ne siano andati da un bel po’-
 
Sussurrò Ozora, indicando il punto in cui, fino a poco prima, si trovavano i due diciassettenni.
 
-Ahahahahahah, allora direi di andare anche noi!-
 
Scoppiò a ridere il moro, incamminandosi seguito a poca distanza dal segretario dell’associazione studentesca.
 
-Allora, ti andrebbe di visitare il nostro campo da baseball?-
 
***
 
Quando finalmente il chiacchiericcio fuori dalla porta si fu attenuato, a indicare la partenza dei ragazzi per il tour dell’edificio, Tsuki potè tirare un sospiro di sollievo, e rilassarsi per un momento sulla sua poltroncina.
 
-Tsuki-nee... sei preoccupata anche tu?-
 
Sussurrò Sora, avvicinandosi alla sorella.
 
-Ovvio che lo sono: lei non ci chiede mai di andare nel suo ufficio, non esplicitamente almeno... e quando accade c’è sempre poco da stare tranquilli-
 
Rispose la maggiore, alzandosi dalla sua postazione e dirigendosi verso la porta.
 
-Forza, andiamo a vedere cosa vuole quella degenerata di nostra madre-
 
Esclamò, aprendo la porta e dirigendosi a grandi passi verso l’ufficio della preside, ripensando intanto al messaggio di poco prima.
 
Ho saputo dell’arrivo dei ragazzi, spero che tu li
Abbia trattati bene... ad ogni modo, appena
possibile tu e Sora potete raggiungermi in presidenza?
Devo parlarvi di una cosa importante.
Con affetto,
 
La preside (alias vostra madre :P)
 
Persa nei suoi pensieri, cominciò a camminare sempre più veloce, arrivando a destinazione in neanche 5 minuti. Poggiò la mano sulla maniglia, inspirò profondamente nel tentativo di calmare il suo cuore impazzito, ed infine si decise a entrare, aprendo la porta con un colpo secco.
 
-Siamo arrivati-
 
Annunciò, mentre il fratello si chiudeva la porta alle spalle. Alzò lo sguardo, incrociando quasi subito due occhi indaco contornati da un caschetto di capelli violetti, disordinati almeno quanto quelli di Sora. La donna di fronte a loro si alzò mostrando il fisico asciutto e ancora giovane, mentre il completo celeste le fasciava le curve prosperose.
 
-Ohayo, Okaa-san1-
 
Disse Sora, salutando la madre con un gesto della mano, mentre la diretta interessata gli rispondeva con un sorriso.
 
-Ben arrivati ragazzi, vi stavamo aspettando-
 
Rispose la donna, invitandoli a sedersi. Tsuki sussultò, notando quasi subito qualcosa di strano nella frase appena pronunciata dalla madre, e si diresse a grandi passi verso la preside dell’istituto.
 
-Stavamo? Mamma, cosa-
 
-Fareste meglio a mettervi seduti, piccoli Sarti, ci sono un po’ di cose di cui dobbiamo parlare-
 
Esclamò una voce dietro i due ragazzi, interrompendo la frase di Tsuki e facendoli voltare in contemporanea: il proprietario della voce che i due avevano appena sentito sembrava essere nient’altri che un bambino di più o meno 2 anni, che indossava un completo scuro fornito persino di fedora, e che in mano teneva un tazza di espresso italiano, come lo identificò la maggiore dal forte odore che esso sprigionava.
 
Ma ciò che più colpiva era di certo il ciuccio giallo appeso sul petto del bambino, che li osservava con un ghignetto stampato in faccia, insieme al camaleonte verde che li fissava placidamente dalla sua postazione sul copricapo dell’infante.
 
-Ma tu sei...-
 
Sussurrò Sora, che aveva riconosciuto la persona che si trovava davanti a lui.
 
-Ciaossu!-
 
***
 
Rei aveva provato sin da subito una strana curiosità nei confronti del suo coetaneo di Namimori, che sembrava saper incutere timore e rispetto solamente con uno sguardo.
 
Quando quelli dell’associazione studentesca gliel’avevano presentato, informandolo che avrebbe dovuto ospitarlo per quei sei mesi di scambio, aveva percepito subito un senso di affinità a livello caratteriale, osservando come non sembrasse minimamente interessato a ciò che riguardava i suoi compagni, come lui d’altronde.
 
Per questo si erano diretti entrambi verso quel luogo, senza né parlarsi né guardarsi, come se si fossero letti nel pensiero: Dio li fa e poi li accoppia, come si suol dire.
 
Rei si appoggiò allo stipite della porta, osservando l’altro ragazzo, presentatogli come Hibari Kyoya, il “demone di Namimori” a detta degli altri suoi compagni, steso sul tetto della scuola, con quella specie di palla di pelo appoggiata sui capelli corvini che cantava a squarciagola una qualche canzoncina che assomigliava terribilmente a un inno scolastico.
 
Sembra interessante...
 
Il sussurro nella sua testa lo colse impreparato, facendolo sussultare lievemente.
 
-È raro che qualcosa attiri la tua attenzione...-
 
Sussurrò in risposta, facendo attenzione a non farsi sentire da Hibari.
 
Percepisco chiaramente un intento omicida simile al mio, se non addirittura superiore... e anche una grande forza sopita, di cui probabilmente non è neanche a conoscenza.
 
-Non sapevo fossi anche un sensitivo, oltre che un pazzo omicida-
 
Constatò il moro, riprendendo a giocherellare con la pistola precedentemente modellata.
 
Disse l’asociale taciturno che sa solo smontare e rimontare cose a caso.
 
Commentò a tono la voce, e Rei potè giurare che lui in quel momento avesse stampato in faccia un ghigno degno di un serial killer.
 
Comunque, sarebbe divertente combattere contro di lui; chissà, potrei anche sceglierlo come prossima vittima... eheheheheh
 
Continuò, cominciando poi a ridere sommessamente.
 
-Non credo proprio-
 
Disse il diciassettenne, frenando la risatina isterica dentro la sua testa.
 
-Non è ancora il momento, e non ho alcuna intenzione di inimicarmi lei e la sua famiglia-
 
Tsk, sei solo un codardo. So io cosa farei, a quel suo bel collo niveo...
 
-Non ci pensare neanche. Violeresti il patto, e io perderei la possibilità di studiare dei soggetti così interessanti. E poi, non ho alcuna intenzione di rivedere lui-
 
Concluse il ragazzo, osservando il modellino di automobile appena creato.
 
Guastafeste...
 
***
 
Ozora osservava divertito il campo, guardando Yamamoto, che in meno di cinque minuti aveva familiarizzato con tutti i membri del club di baseball, impugnare tutto concentrato la mazza da baseball, pronto a fare il quinto fuoricampo di fila.
 
Certo che è veramente un fenomeno...
 
Pensò il ragazzo, ridendo nel vedere l’incredulità sul volto dei suoi compagni di scuola mentre la pallina volava dritta verso gli spalti poco lontani dalla collina su cui si era appostato.
 
Fece un cenno di saluto al moro, che gli aveva appena rivolto un sorriso a trentadue denti, con tanto di pollice insù, per poi essere distratto dalla vibrazione familiare del suo cellulare.
 
-Pronto?-
 
Rispose, per poi essere interrotto dalla voce della presidentessa.
 
“Ozora? Sono Tsuki.”
 
-Ma che cos-... Tsuki??? Scusa, ma non eri te quella contraria all’uso dei cellulari nel perimetro dell’edificio scolastico?-
 
Esclamò il ragazzo, ricordando come, l’ultima volta che aveva provato a rispondere ad un messaggio, la corvina l’avesse inseguito per mezza scuola, minacciandolo di morte in almeno otto lingue.
 
“ Non rompere, è un’emergenza”
 
Il tono della ragazza, così serio e professionale come poche volte l’aveva sentito, fece preoccupare non poco il quindicenne.
 
-Tsuki, cosa-
 
“ Dobbiamo parlare”
 
***
 
-Questa palestra è ESTREMAAAAAA!!!!-
 
All’ennesimo urlo dello sclerotico fissato della boxe (come lei l’aveva gentilmente soprannominato), ci mancò poco che Ayane cominciasse a prendere testate al muro, e avere un bambino travestito da mucca attaccato alla gamba che chiedeva a squarciagola le caramelle di certo non aiutava: ma cos’aveva fatto di male per meritarsi tutto questo?
 
-Fujiwara-san...-
 
Sussurrò Kyoko, osservandola comprensiva: a volte il fratello metteva veramente a dura prova la pazienza delle persone intorno a lui.
 
-Dategli una camomilla, vi prego...-
 
Disse in risposta la castana, guardando sconsolata la scena di fronte a lei: Ryohei stava letteralmente traumatizzando i membri del club di boxe, che osservavano stralunati la pila di sacchi distrutti in quell’ora scarsa dal giovane pugile, mentre Lambo girava urlando alla ricerca di qualcuno che gli comprasse le caramelle.
 
-Ok, credo sia arrivato il momento di calmare i bollenti spiriti di qualcuno-
 
Commentò una voce dietro di loro, mentre Rise faceva il suo ingresso nella palestra.
 
-Lambo, ti ho portato le caramelle!-
 
Neanche il tempo di finire la frase che il sopraccitato bambino si trovava già davanti a lei, fissandola con occhi adoranti.
 
-A che gusto sono? A che gusto sono?-
 
Chiese a macchinetta il piccolo, tentando di agguantare la bustina incriminata.
 
-All’uva-
 
Rispose la quindicenne, abbassando il sacchetto ad altezza bambino.
 
-Mieeeeeeee!!!!!-
 
Urlò Lambo, acchiappando al volo la refurtiva e correndo come un fulmine fuori dalla palestra.
 
-Lambo-kun, aspetta un attimo!-
 
Esclamò Kyoko, correndo all’inseguimento del piccolo.
 
-Vero che hai qualcosa anche per lo sclerotico? Ti prego dimmi di si!-
 
Chiese implorante la sedicenne, ricevendo un no come risposta.
 
-Come hai detto tu, l’unica cosa che potrebbe avere effetto è la camomilla, anche se sarebbe meglio una massiccia dose di sedativo-
 
-Wow, è raro che qualcosa ti irriti a tal punto-
 
-È una persona rumorosa che uccide la mia calma. Meglio girare alla larga-
 
Commentò Rise, facendo scoppiare a ridere di gusto la compagna: chissà, forse non sarebbe stato poi così male questo scambio, se aveva portato la calma e posata Rise Takakura, considerata quasi un’asociale dalla maggior parte della scuola, a fare una battuta quasi decente.
 
***
 
-Takami aspe-OUCH!-
 
Rin neanche si girò, talmente spazientita dalle continue cadute del professore che a momenti, era sicura, sarebbe scoppiata.
 
-Eddai Takami, non è educato lasciare indietro il tuo professore!-
 
Esclamò Dino, pimpante come al solito e del tutto incurante del proprio naso, rosso per la caduta appena avvenuta, che chiedeva pietà.
 
-Ma dove diavolo si è laureato questo... per caso ha comprato il diploma su internet?-
 
Sussurrò la ragazza, ormai al limite.
 
-Hm? Hai detto qualcosa?-
 
Chiese Dino, osservandola curioso e facendola sussultare dalla sorpresa.
 
-A-ah, niente di importante-
 
Rispose Rin, prendendo a camminare ancora più veloce.
 
Oltre che idiota patentato, è anche dotato di orecchie bioniche... andiamo bene!
 
Pensò la quindicenne, per poi essere distratta da un’esclamazione di pura sorpresa da parte del professore dietro di lei, seguita dall’ormai familiare tonfo e l’ “ahi” subito successivo.
 
-Ma cosa...?-
 
Disse, girandosi ad osservare l’accaduto: il professore era bello disteso a terra, “sormontato”, se così si può dire, da una specie di palla di pelo gialla che ripeteva il suo nome a raffica.
 
-Hibird! Che ci fai qui?-
 
Chiese Dino, per poi darsi da solo la risposta.
 
-Fammi indovinare, Kyoya sta dormendo sul tetto e ti ha detto di non disturbarlo, vero?-
 
Disse, accarezzando la testa dell’uccellino.
 
-Dino, Dino!-
 
Pigolava intanto l’uccellino, godendosi le coccole che il giovane boss gli riservava.
 
-Takami, tutto bene?-
 
Chiese poi il biondo, osservando preoccupato la ragazza, che guardava il canarino con occhi adoranti.
 
-Ma che carino!-
 
Esclamò Rin, prendendo in mano l’uccellino e cominciando ad accarezzarlo.
 
-Ma dai!-
 
Commentò Dino, scoppiando a ridere di gusto.
 
-Mh?-
 
Mormorò la ragazza, osservando stranita il professore, senza però smettere di coccolare l’uccellino.
 
-Hai visto? Alla fine non sei poi così scorbutica come vuoi far credere-
 
Rispose il biondino, sorridendo sghembo e osservandola arrossire.
 
-N-non sono affari che la riguardano!-
 
Esclamò la ragazza, rossa come un peperone, facendo ridere ancora di più il giovane boss.
 
-Rin, Rin!-
 
Cinguettò Hibird, mentre la ragazza lo osservava con occhi spalancati.
 
-Certo che sei un uccellino veramente intelligente!-
 
Commentò la castana, ricominciando ad accarezzarlo.
 
-Che ne dici di continuare il giro? Ancora non mi hai fatto vedere la sala professori!-
 
Disse Dino, nuovamente galvanizzato, alzandosi e dirigendosi fischiettando verso la meta; ma, ovviamente, la sua goffaggine non mancò di farsi sentire, e dopo pochi metri aveva già la faccia spiaccicata a terra, sotto lo sguardo allibito di Rin.
 
Sarà una lunga giornata...
 
Pensò quest’ultima, rialzandosi e sospirando sconsolata, con Hibird appoggiato sui capelli.
 
***
 
-Kufufu, certo che questa piscina è veramente grande-
 
Commentò Mukuro, osservando la vasca da 50 metri situata sul retro dell’edificio.
 
-Se avete intenzione di entrare, muovetevi a cambiarvi, abbiamo solo un’ora prima che inizino le attività di club-
 
Disse, Sayaka in risposta, porgendo ai due ragazzi dei costumi da bagno che aveva preso in prestito da alcuni suoi compagni di club.
 
-Va bene... andiamo Mukuro-sama-
 
Sussurrò Chrome, dirigendosi verso gli spogliatoi.
 
-Kufufufu, se Nagi è d’accordo a me sta bene-
 
Commentò l’illusionista, afferrando il costume che la ragazza gli porgeva, ovviamente color indaco, e seguendo la compagna.
 
Appena Mukuro ebbe svoltato l’angolo, Sayaka cadde letteralmente in ginocchio, tremando visibilmente.
 
-Cavolo, credevo che non ce l’avrei fatta... quell’occhio è spaventoso, sembra fatto di sangue...-
 
Sussurrò la rossa, letteralmente terrorizzata.
 
Al diavolo, perché mi fa quest’effetto?
 
Pensò poi, alzandosi a fatica e dirigendosi verso il bordo della piscina. Si sistemò il costume, color rosso fiamma con sopra stampata una fenice verde foresta, prese gli occhialetti e cominciò a nuotare, intenzionata a dimenticare i problemi almeno per un po’.
 
Si fermò solo dopo un quarto d’ora buono, a causa di alcuni applausi che provenivano dalla zona vicino agli spogliatoi. Alzò lo sguardo, rimanendo sorpresa nel vedere Chrome applaudire entusiasta e Mukuro sghignazzare divertito.
 
-Kuronomori-san, sei una bravissima nuotatrice-
 
Si complimentò la ragazza, sorridendo timida e arrossendo leggermente, seguita da un lieve segno d’assenso da parte del compagno.
 
-Chiamami pure Sayaka, non mi offendo; e grazie mille per il complimento-
 
Rispose la rossa, uscendo dall’acqua e dirigendosi verso una Nebbia sempre più rossa.
 
-Chrome, ti va di entrare?-
 
Chiese Sayaka, osservando sottecchi Mukuro dirigersi verso gli spalti, per poi sedersi e chiudere gli occhi, come se stesse dormendo.
 
-E-ecco, io...-
 
Balbettò la ragazza, per poi sussurrare qualcosa a volume talmente basso che Sayaka sentì solo un brusio indistinto.
 
-Puoi ripetere per favore? Non ho sentito ciò che hai detto-
 
Disse la rossa, osservando confusa l’altra quindicenne.
 
-I-io... non so nuotare-
 
Commentò tutto d’un fiato la Nebbia, arrossendo dall’imbarazzo.
 
-Bhè, allora credo non ci sia altro modo-
 
Commentò la nuotatrice, prendendo il braccio di Chrome e trascinandola di peso verso la zona dove l’acqua era più bassa.
 
-Vorrà dire che ti insegnerò io!-
 
Concluse, facendo spalancare gli occhi alla studentessa della Namimori.
 
-G-grazie, Sayaka-san...-
 
Balbettò quest’ultima, abbassando lo sguardo riconoscente.
 
-E togli quel “-san”! staremo insieme per sei mesi, direi che gli onorifici sono alquanto inutili!-
 
Esclamò Sayaka, entrando in acqua con l’altra ragazza e cominciando a mostrargli le mosse base, senza accorgersi delle occhiate curiose che l’altra testa d’ananas gli stava rivolgendo.
 
Che ragazza interessante... kufufufu
 
***
 
-E-ehm... dove stiamo andando di preciso?-
 
Chiese Tsuna per l’ennesima volta, sperando che l’altro ragazzo si degnasse di rispondergli. Ma il silenzio si protrasse inesorabile, e il castano non potè fare altro che sospirare pesantemente: ma perché tutte a lui dovevano capitare?
 
Chiuse gli occhi, affranto, e ricominciò a seguire il biondino di fronte a lui.
 
-Chissà come se la stanno cavando gli altri...-
 
Sussurrò, per poi ricordarsi di un dettaglio che l’aveva colpito non poco.
 
-Senti, Inuzuki san...-
 
Cominciò, mentre il diciassettenne lo osservava sottecchi.
 
-Quella ragazza che si occupa di Gokudera, Nikki, è tua sorella, vero?-
 
L’unica risposta che ricevette fu un grugnito di assenso, ma Tsuna pensò che era pur sempre un passo avanti.
 
-Ecco, io mi chiedevo...-
 
Prese fiato, conscio in qualche modo di star per entrare in un campo minato.
 
-Perché la tratti così male? Insomma, siete pur sempre fra-
 
-Non sono affari tuoi-
 
Lo interruppe Shoichi, girandosi a guardarlo. I suoi occhi verdi lanciavano scintille, e i palmi delle mani erano stretti a pugno.
 
-Ma tu tieni a lei, non è forse così?-
 
Sussurrò il quindicenne, sorprendendo non poco il più grande, che lo osservava con gli occhi spalancati.
 
-A-ah, scusa! So che non dovrei impicciarmi, ma-
 
Cominciò a scusarsi Tsuna, per poi essere interrotto da un’esplosione nel cortile della scuola.
 
-Che cazzo sta succedendo?-
 
Esclamò il biondo, affacciandosi alla finestra, seguito a ruota dal più piccolo.
 
-Ma quello è...-
 
Sussurrò il Cielo, osservando la polvere provocata dall’esplosione diradarsi. Assottigliando gli occhi, potè notare una figura stesa a terra, e appena la riconobbe il suo cuore perse un battito.
 
-GOKUDERA-KUN!!!-
 
***
 
-Torna subito qui, bastarda che non sei altro!!-
 
Urlò Gokudera, livido di rabbia, mentre guardava con gli occhi che lanciavano saette la biondina di fronte a lui.
 
-Tako-kun, sei lento!-
 
Esclamò quest’ultima, saltellando da una parte all’altra del campo da basket esterno. Dio quant’era divertente far arrabbiare l’argenteo!
 
-Mi chiamo Gokudera, biondina senza cervello!-
 
-Tako-kun, Tako-kun!-
 
Continuò la ragazza, scoppiando a ridere di gusto. Eh si, in quei sei mesi si sarebbe proprio divertita. Ma la quindicenne non aveva fatto i conti con la dea bendata, che, a quanto pareva, quel giorno era dalla parte di Gokudera: saltellando, mise un piede in fallo, cadendo a terra e sbattendo violentemente la schiena, permettendo all’altro ragazzo di raggiungerla.
 
-Stai bene, biondina?-
 
Chiese il bombarolo, avvicinandosi preoccupato: mica era così insensibile come voleva far credere!
 
-Ahi ahi ahi, la mia caviglia...-
 
Sussurrò Nikki a mezza bocca, massaggiandosi la parte lesa.
 
-Mi sa che ti sei presa una bella storta...-
 
Commentò Gokudera, sghignazzando divertito.
 
-Dai, ti porto in infermeria-
 
Esclamò poi, aiutandola ad alzarsi.
 
-Il Juudaime non sarebbe per niente contento se ti lasciassi qui da sola-
 
Aggiunse, incamminandosi verso l’edificio.
 
-Juudaime di qua, Juudaime di là... è mezz’ora che lo nomini, ma sei ossessionato o cosa?-
 
-Ehi biondina, non ti permettere di-
 
Gokudera si interruppe all’ improvviso, guardandosi intorno sospettoso e guadagnandosi non poche occhiate confuse da parte della ragazza.
 
-A TERRA!-
 
Nikki fu letteralmente schiacciata sul terreno dal peso dell’argenteo, mentre nel punto dove si trovavano poco prima vi fu uno scoppio.
 
-Ma cosa...?-
 
Sussurrò, confusa come non mai: cosa diavolo stava succedendo?
 
 
Ohayo, Okaa-san1à Buongiorno, mamma.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
----angolo della sfigata di turno----
Uff, che faticaccia!! Ci ho messo un sacco a riscrivere questo benedetto capitolo, e le minacce di una certa persona coughcoughBlackShadecoughcough non mi hanno aiutata poi molto.-. anche se mi tocca ringraziarlo comunque, senza lui e Simon dubito che questo capitolo sarebbe stato pubblicato oggi XD
 
Ma passiamo alla storia: finalmente le cose si fanno interessanti, i momenti comici non mancano e qualcosa comincia a muoversi sul fronte mafioso: chi ha attaccato Nikki e Gokudera, riducendo malissimo quest’ultimo? E Nikki, dovè? Chi è la voce che parla nella testa di Rei, e cosa vorrà mai Reborn da Tsuki e suo fratello? Ma soprattutto, riusciranno Rise e Ayane a somministrare un po’ di camomilla a Ryohei? Bhè, per saperlo dovrete aspettare il prossimo capitolo u.u
 
See yay!
 
P.s. vorrei ringraziare anche  _Lussuria (mamma Luss~) e CherryPinkLashes (viva gli unicorni :3) per avermi fornito gli ultimi OC necessari, e mi duole informarle che purtroppo i loro personaggi appariranno solo dal prossimo capitolo, perché qui non sapevo proprio dove inserirle, scusatemi ragazze .-. *si prostra in ginocchio implorando perdono offrendo uno stecco di zucchero filato ad entrambe (?)*
 
 
marta_uzumaki86

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


LITTLE NOTES: Prima di andare a sclerare (perché sono le 10 di mattina, e per me è ancora presto u.u) nelle note in fondo, uso la poca lucidità mentale rimastami per dedicare questo capitolo a Maki Chrome, che lo ha pazientemente controllato per poi essere riuscita a non uccidermi per i numerosi e spaventosi errori che ha trovato (e io ti voglio tanto bene per questo, Maki-chan <3). In più, ha appena superato l’esame di latino, perciò: ancora complimenti e beccati questo capitolo (anche se lo hai già letto ma vabbè, facciamo finta che tu non lo conosca u.u).
 
 
 
 
 
 
~
CAPITOLO 3
~
 
 
-Ma quello è...- sussurrò il Cielo, osservando la polvere provocata dall’esplosione diradarsi. Assottigliando gli occhi, poté notare una figura stesa a terra, e appena la riconobbe il suo cuore perse un battito.
-GOKUDERA-KUN!!!-
 
 
Il grido di Tsuna giunse ovattato alle orecchie del dinamitardo, accasciato a terra privo di qualsiasi forza.
Sentiva l’intero corpo bruciare, come se fosse stato appena trafitto da mille aghi, e intorno a lui tutto cominciava a farsi sempre più scuro.
Almeno era riuscito a salvare la biondina, ora stesa sotto di lui, proprio come avrebbe voluto il suo adorato Juudaime.
 
-Biondina...- fu un sussurro, ma Nikki riuscì a sentirlo chiaramente.
-Gokudera! Stai bene?- chiese lei, agitata, inorridendo alla vista della gigantesca ferita che attraversava la schiena dell’argenteo.
-Oh mio Dio...- sussurrò, coprendosi la bocca con le mani.
-Non pensare a me, scappa...- continuò l’argenteo, venendo però ignorato dalla ragazza.
-Col cavolo che ti abbandono così! Hai bisogno di un’ambulanza, e anche subito!- gridò, tentando di tirare fuori il cellulare. Concentrata com’era nell’azione, Nikki non notò la presenza alle sue spalle, finchè essa non la colpì con un colpo secco al collo, facendole perdere i sensi.
 
La figura si caricò in spalla la giovane svenuta, per poi girarsi verso la seconda persona che si era avvicinata.
-Che ne facciamo di quest’altro?- proferì in italiano la voce, probabilmente di un uomo abbastanza giovane, riferendosi ad un Gokudera sempre più debole.
-Il nostro intervento è inutile, ci penserà il veleno a finirlo- rispose la seconda presenza, che si rivelò essere una donna sui vent’anni.
-Due piccioni con una fava: chi si aspettava di trovare anche la principessina scomparsa, oltre che il guardiano Vongola?- commentò l’uomo, cominciando ad allontanarsi.
 
-Sayonara, Smoking Bomb- sussurrò la donna, prendendo tra le dita il mento del dinamitardo, rivelando un paio di affilati occhi dorati contornati da una frangetta color blu notte.
Sorridendo, gli aprì a forza la bocca, per poi fargli ingoiare qualcosa, probabilmente il famoso veleno.
E Gokudera non poté fare altro che osservare impotente, mentre i loro assalitori portavano via Nikki sotto i suoi occhi.
 
Juudaime... mi dispiace.
 
Fu il suo ultimo pensiero, prima che la sua coscienza sprofondasse nelle tenebre.
 
***
 
-GOKUDERA-KUN!!!- gridò Tsuna, incapace di credere ai propri occhi: nonostante la polvere impedisse la visione chiara della situazione, la Tempesta era chiaramente stesa a terra, piena di ferite, e si muoveva a malapena, mentre Nikki si stava lentamente rialzando da terra.
 
E quando notò una figura misteriosa colpire la ragazza, facendola svenire, il Decimo non perse tempo, e si fiondò letteralmente giù dalle scale, seguito a ruota da Shoichi, che come lui aveva assistito alla scena ed era palesemente preoccupato per la sorella.
Ci misero poco ad arrivare nel cortile, ma gli assalitori erano già spariti, e con loro la minore dei fratelli Inuzuki, mentre Gokudera non dava più segni di vita.
 
-Gokudera-kun...- sussurrò Tsuna, sbiancando alla vista delle condizioni dell’albino.
Era pieno di tagli, bruciature e sbucciature su tutto il corpo… sulla schiena la camicia era totalmente bruciata, lasciando spazio a una gigantesca ferita che attraversava quasi per intero la pelle ustionata, che non accennava a smettere di sanguinare copiosamente.
 
-Respira ancora, ma dobbiamo chiamare subito un’ambulanza- lo riscosse Shoichi, tirando fuori il cellulare.
-Non serve- disse una voce, mentre la presidentessa dell’associazione studentesca entrava nel loro campo visivo.
-Ts-Tsuki-san, cosa...?- sussurrò il quindicenne, per poi essere interrotto dalla voce irata dell’altro ragazzo.
-Sarti, sei impazzita per caso?- chiese, furibondo –Hai visto com’è ridotto? Ha bisogno di cure immediate, o non ce la farà!-
La ragazza si limitò a guardarlo, gli occhi blu mare che lo osservavano severi.
-Non ho detto che non va curato, ho detto solo che non c’è bisogno dell’ambulanza- Rispose, avvicinandosi al ragazzo svenuto –Forza, aiutatemi a portarlo in infermeria- completò, appoggiandosi un braccio di Gokudera sulle spalle.
Quando vide Shoichi aprire la bocca per ribattere, annunciò con tono sicuro: -Ho già chiamato un medico che lo curerà nel migliore dei modi, non ti preoccupare-.
Dicendo questo, riuscì anche a calmare il Decimo dei Vongola.
 
 
Arrivati in infermeria, i ragazzi appoggiarono il ferito su uno dei lettini e Tsuki si prodigò immediatamente a fasciare con delle bende la ferita, cercando di fermare almeno in parte il sangue.
-Aspettate qui, devo fare una cosa- proclamò la mora, aprendo la porta e dirigendosi a grandi passi verso l’aula dell’associazione, mandando intanto un messaggio alla madre per avvisarla dell’accaduto e chiedendole di raggiungerla al più presto.
 
Entrò dritta filata nell’aula, dirigendosi poi con passo sicuro verso l’autoparlante.
-Gli studenti Kusanagy, Fujiwara, Kuronomori, Takakura e Takami, con i rispettivi compagni, sono pregati di raggiungere immediatamente l’infermeria, grazie- disse, per poi sospirare e accasciarsi sulla sedia.
Fatto anche questo, e ora...
Tirò fuori il cellulare, componendo velocemente un numero sconosciuto.
“Pronto?” rispose una voce squillante, mentre Tsuki lasciava l’ennesimo sospiro.
-Sono io- disse, alzandosi in piedi –Cambio di programma, hanno fatto la loro mossa-
“Cos’è successo?”
-Hanno rapito Nikki e ferito uno dei ragazzi di Namimori, Hayato Gokudera-
“Capisco... allora, come ci muoviamo?”
-Vedi se riesci a localizzare il loro quartier generale, ma non attaccare: monitoriamo i loro movimenti, e se puoi fa anche una mappa del luogo, potrebbe tornarci utile. Io vedrò di raggiungerti appena possibile con i rinforzi-
“Mi pare un buon piano… farò come dici. Ti chiamo appena ho novità”
Tsuki chiuse la conversazione. Poggiò il cellulare e si diresse verso l’infermeria, dove arrivò in due minuti circa.
 
-Bene, vedo che ci siete tutti- constatò, aprendo la porta e osservando i compagni sparsi per l’infermeria.
L’intera famiglia Vongola, in religioso silenzio, era raccolta al capezzale di un Gokudera sempre più pallido, mentre gli altri ragazzi si guardavano l’un l’altro, visibilmente confusi.
-Tsuki... cosa è successo...?- chiese Ayane, visibilmente sconvolta.
 
-Ci sono molte cose di cui dovete essere messi al corrente, e questo non mi pare il luogo adatto- disse la preside, entrando nella stanza assieme ad un’altra persona.
-P-preside??- esclamarono in coro i ragazzi, mentre il Decimo osservava incredulo l’uomo accanto alla giovane donna.
-Dottor Shamal?? Cosa ci fa qui?-
Il dottore girò lo sguardo, spalancando leggermente gli occhi alla vista di Tsuna e i suoi Guardiani.
-Io sono qui perché mia nipote mi ha detto che c’era bisogno urgente di me. Voi invece?- chiese, alzando leggermente un sopracciglio.
-Scambio culturale, nulla che ti possa interessare ora- rispose Tsuki, intromettendosi nella conversazione che, secondo lei, si stava dilungando un po’ troppo.
-Tsuki-chaaaan!!! Vieni a dare un bacetto al tuo zietto preferito!- esclamò Shamal, lasciando basiti i Vongola al gran completo (anche i ragazzi del Mitsuji, ma per motivi ben diversi) e tentando di placcare la ragazza, a cui bastò spostarsi leggermente di lato per evitarlo.
-Piantala i fare l’idiota e fai il tuo dovere una volta tanto- disse lei, gelandolo sul posto con un’occhiataccia e indicandogli il letto dove giaceva il ferito.
Lo sguardo del dottore, che aveva riconosciuto all’istante la persona sul lettino dell’infermeria, si fece improvvisamente serio, mentre pian piano si avvicinava ad esaminare la ferita.
-Bhè, di solito non curo i maschi... ma se me lo chiedi tu penso di poter anche fare un’eccezione- commentò, per poi fare cenno ai presenti di uscire per lasciargli fare il suo lavoro.
 
 
I ragazzi si diressero verso la presidenza, lanciando di tanto in tanto occhiate alla preside e a sua figlia che parlottavano poco più avanti: cosa diavolo era successo? (questa era, in realtà, una domanda che si stavano ponendo solo i ragazzi del Mitsuji; quello che stavano pensando i Vongola più il boss dei Cavallone, con un tono misto tra preoccupazione e rassegnazione, era: in che guaio ci siamo cacciati questa volta?).
Entrarono nella stanza senza parlare, sedendosi dove capitava e rivolgendo sguardi impazienti alle due donne della famiglia Sarti, che si erano appostate dietro la scrivania.
-Signora preside...- cominciò Dino, per poi essere subito interrotto da quest’ultima.
-Chiamatemi pure Mizu, penso che in una situazione come questa la formalità sia obsoleta-
-Ok, allora: Mizu, cosa diavolo è successo a Gokudera?- chiese Dino, dando voce al pensiero generale e rompendo finalmente quel silenzio carico di tensione che si era andato a creare.
-In realtà, sull’esplosione riportata nel cortile, che ha coinvolto il vostro compagno e una mia studentessa, momentaneamente dispersa, non so molto, se non che è stata causata da qualcuno che mirava espressamente a Gokudera. Perché abbiano rapito Nikki resta per me un mistero- Spiegò la donna, facendo spalancare gli occhi alla maggior parte dei presenti
-Anche se devo ammettere che siamo stati fortunati: se fosse accaduto tutto questo stamattina, quando gli altri studenti erano ancora nell’edificio, sarebbe stato parecchio complicato spiegarlo- Disse poi, sorridendo lievemente.
-Miravano a Gokudera-kun? Ma... perché?- sussurrò Tsuna, ancora visibilmente scosso, per poi essere sbattuto violentemente a terra da un calcio volante che lo colpì in piena testa, sotto gli sguardi basiti dei compagni.
 
-Sei veramente ottuso, Dame-Tsuna! Secondo te che motivo può essere?- chiese Reborn, seduto comodamente sulla testa del castano.
-Reborn- salutarono in coro Tsuki e sua madre, ricevendo un’occhiata confusa da parte del quindicenne.
-Ma come... lo conoscete?- chiese, osservandole curioso.
-È stato lui ad avvisarci che qualcuno vi aveva preso di mira, anche se non ci aspettavamo di certo un attacco in tempi così brevi... -spiegò la mora, confondendo ancora di più il povero ragazzo.
-Eh?- esclamò lui, in coro assieme agli altri ragazzi.
-Bhè, penso sia arrivato di scoprire le nostre carte…- esclamò Mizu, lanciando alla figlia uno sguardo d’intesa e aggirando la scrivania dietro la quale le due si erano precedentemente accomodate.
-Io sono Mizu Sarti, moglie di Cole Sarti, V Boss della famiglia Sarti, e questa è mia figlia, Tsuki sarti, futura Sarti VI. Liete di conoscerla, Vongola Decimo- disse la donna, per poi esibirsi in un inchino insieme alla figlia in direzione di Tsuna, in quale non poteva credere alle proprie orecchie.
-Eh-Eeeeeeeeeeeh??- esclamò infatti, incredulo: anche loro erano mafiose?
-Tsuki... cosa significa tutto questo?- chiese Rise, lanciando uno sguardo all’amica di sempre.
-Juudaime-san- Cominciò la mora, usando l’epiteto finora di uso esclusivo di Gokudera –Credo sia meglio che sappiano tutta la verità- Disse, guardando seria il ragazzo di fronte a lei, che però scosse il capo vigorosamente assieme ai compagni, tutti contrari all’idea.
-Perché dobbiamo coinvolgere anche loro? Non c’entrano niente, quello che è accaduto è affar nostro e basta!- Esclamò, mentre i compagni gli davano man forte.
-Infatti, loro non sono estremamente come noi!- Sbraitò Ryohei, che ancora ricordava quando era stato costretto a dire la verità alla sorella.
-Sarebbe troppo pericoloso, meglio lasciar perdere- Concordò Yamamoto, con sorriso preoccupato stampato in volto.
-Boss... non credo sia una buona idea...- Sussurrò Chrome, che si era già affezionata a Sayaka e non voleva coinvolgerla in qualcosa di così pericoloso.
Mukuro si limitò a ghignare e ad annuire leggermente lanciando, non visto, un’occhiata sottecchi a Rise: senza darlo a vedere, la povera ragazza stava tremando come una foglia, scossa da tutti gli avvenimenti della giornata. Bimbi urlanti, pazzi esagitati, camomille a più non posso, esplosioni e ora la scoperta che la sua quasi migliore amica era l’erede di una famiglia mafiosa… ormai era al limite della sopportazione.
-Nh. Fai quello che vuoi- disse infine Hibari, in piedi accanto all’entrata.
 
-Ma chi vi credete di essere?- sbottò Shoichi, alzandosi di botto e attirando su di sé tutti gli sguardi -Dite che ci volete proteggere, che non volete farci del male... ma chi siete voi per decidere al posto nostro cosa è meglio per noi?-
Prese fiato, per poi partire di nuovo all’attacco: -Ascoltatemi bene, hanno appena rapito mia sorella, sono incazzato nero e voglio sapere all’istante cosa diavolo sta succedendo e chi è il bastardo che ha ordito tutto questo, così da poter andare a spaccargli la faccia. Sono stato abbastanza chiaro?- sbraitò infine, fremente di rabbia, i pugni così stretti da conficcarsi le unghie nei palmi e gli occhi di giaccio che mandavano saette.
-Mi duole dirlo, ma Inuzuki ha ragione: tutti noi meritiamo di sapere la verità, visto che è stata colpita anche una nostra compagna- constatò Rin, osservando decisa il giovane Vongola, che da parte sua non sapeva che fare: dire loro tutto, e coinvolgerli in un qualcosa di troppo pericoloso. O tacere, e venire inseguito fino a Namimori da una folla di ragazzi inferociti e desiderosi della verità?
 
-Dame-Tsuna, non esitare e deciditi!- esclamò Reborn, comodamente seduto sulla scrivania con una tazza di espresso italiano in mano.
-Tsu-kun... è loro diritto sapere tutto- sussurrò Kyoko, fino ad allora rimasta in silenzio, appoggiando una mano sulla spalla dell’amico.
Tsuna sospirò sconsolato, guardando prima la ragazza e poi i suoi Guardiani, come per chiedere conferma che ciò che stava per fare fosse veramente la cosa giusta; poi, finalmente si sedette, e cominciò a raccontare.
Raccontò di come Reborn era entrato nella sua vita, della notizia della sua candidatura come Decimo Boss dei Vongola, di come aveva incontrato i suoi amici, degli anelli, del Futuro e di tutte le battaglie che avevano disputato fino ad allora nel nome dei Vongola, fino alla recente battaglia rappresentativa, poco più di cinque mesi prima.
Tutti ascoltavano rapiti, comprendendo pian piano ciò che li aspettava.
 
-Wow...- commentò Ayane un’ora dopo, quando il ragazzo finì finalmente di raccontare.
-Avevo capito che c’era qualcosa di pericoloso sotto, ma non credevo... bhè, non credevo che voi foste addirittura della mafia- sussurrò Sayaka, osservando sorpresa i ragazzi.
-Cavolo, uno scricciolo come te è addirittura il Boss della più potente famiglia mafiosa al mondo! Voglio un combattimento contro di te, da come racconti devi essere parecchio forte!- esclamò Shoichi, ghignando divertito e scrocchiandosi le nocche.
-Ecco uno dei motivi per cui non volevo dire niente...- sussurrò Tsuna, visibilmente spaventato, girandosi verso Tsuki.
Rimase sorpreso nel vedere gli occhi della ragazza velati di dispiacere: seguì il suo sguardo, e lo vide posarsi su una Rise visibilmente sconvolta, che osservava tremando il pavimento.
 
-Ma cosa...?- sussurrò, per poi venire interrotto dal rumore della porta che veniva aperta violentemente.
Girò lo sguardo, e rimase sorpreso di vedere Gokudera appoggiato allo stipite, ansimante per la fatica e in piedi per la sola forza di volontà, che lo osservava serio come poche volte in vita sua.
-Hayato, torna immediatamente a letto! L’antidoto non ha ancora fatto effetto, così rischi solo di aggravarti!- esclamò Shamal, entrando di corsa nella stanza e venendo però totalmente ignorato.
-Juudaime! Devo parlarle, subito!- esclamò l’argenteo, con un tono agitato che non faceva presagire nulla di buono.
-Se vuoi dire qualcosa puoi anche dirla davanti a noi, non ti preoccupare- commentò Tsuki, osservandolo serio.
Gokudera si guardò intorno, indeciso se parlare o meno, e lanciò un occhiata a Tsuna per chiedere conferma delle parole della mora.
-Sta tranquillo, sanno tutto- lo rassicurò il quindicenne, sorridendogli incoraggiante.
-Si tratta... si tratta di quelli che ci hanno attaccato- rivelò il dinamitardo, sedendosi stancamente su una sedia e catturando definitivamente l’attenzione dei presenti, in particolare di Shoichi, che non si perdeva una parola.
-Quando hanno preso la biondina... si sono riferiti a me chiamandomi “guardiano Vongola”- disse, lanciando un occhiata seria ai compagni, conscio di ciò che quella frase comportava.
-Quindi mirano veramente ai Vongola...- constatò Mizu, lanciando uno sguardo alla figlia, che tirò fuori il cellulare e inviò un messaggio, battendo velocemente le dita sulla tastiera del telefono.
-Non c’è solo questo...- riprese parola Gokudera, osservando sottecchi Shoichi -Credo che il rapimento della ragazza sia stata una decisione dell’ultimo momento, e che conoscessero la sua identità- sospirò, poi aggiunse -L’hanno chiamata “principessina perduta”-
 
A quelle parole Shoichi sgranò gli occhi, per poi alzarsi di botto e guardare Gokudera con occhi colmi d’ira e consapevolezza.
-Sei sicuro?? Sei assolutamente sicuro che si siano rivolti a lei chiamandola così??- domandò con un tono di voce misto tra incredulità e rabbia. Rabbia che non accennava a placarsi.
-S-si... ne sono... assolutamente certo- riuscì a rispondere l’argenteo, prima di cadere a terra svenuto.
-Gokudera-kun!- esclamò Tsuna mentre Shamal, con un sospiro, si caricava in spalla il ragazzo per riportarlo in infermeria.
-Lo riporto a letto... Diavolo, gli avevo pur detto di non strafare- commentò il dottore, uscendo dalla porta borbottando rimproveri nei confronti del dinamitardo.
-Cavolo... quello è davvero tuo zio?- domandò Yamamoto, passando lo sguardo dalla presidentessa dell’associazione studentesca alla porta.
-Già, è il fratello di mio padre, lunga storia... adesso le cose importanti sono ben altre, vero Inuzuki?- rispose Tsuki, lanciando uno sguardo al biondo, che intanto si era accasciato nuovamente sulla sedia con le mani a coprire il viso e lo sguardo rivolto verso il soffitto.
 
-Credo... di aver capito chi sono le persone che hanno rapito Nikki- sentenziò il ragazzo, facendo strabuzzare gli occhi a tutti i presenti.
-Ne sei sicuro?- chiese Mizu, senza scomporsi, lanciando un’occhiata seria al diciassettenne.
-Se è vero che l’hanno chiamata così, allora non ci sono dubbi- disse Shoichi, alzando lo sguardo verso la sua intercultrice.
-Puoi spiegarti meglio?-
Il biondo inspirò, scandagliando la stanza ancora indeciso, e cominciò a parlare.
-Anche la mia famiglia è legata alla malavita- rivelò, mentre gli sguardi degli altri ragazzi si posavano su di lui.
-Nikki non l’ha mai saputo, di noi sono l’unico ad esserne a conoscenza. Lei... è sempre stata una ribelle, una vera furia della natura che sapeva distrarmi dagli allenamenti massacranti e le infinite lezioni dei nostri precettori; tutti temevano che, se avesse saputo la verità, l’avrebbe rinnegata e se ne sarebbe andata, e non potevano permetterselo, anche se all’inizio non capivo il perché… - si fermò e sospirò, come se parlare gli facesse male.
-Poi un giorno nostro padre ci ha comunicato che, una volta adulta, Nikki si sarebbe dovuta sposare, a detta sua per mantenere il patrimonio di famiglia. In realtà il suo futuro sposo era l’erede di una famosa famiglia mafiosa, alla cui forza papà mirava da tempo. E lì tutto è precipitato: Nikki è fuggita di casa subito dopo aver ricevuto la notizia, facendo perdere le sue tracce, e io mi sono ritrovato da solo ad affrontare un padre furibondo e un futuro sposo tutt’altro che felice della sua fuga. Poi sono passati tre anni, e sono riuscito a rintracciarla in questa prestigiosa scuola media- concluse, rigirandosi intanto gli occhiali tra le mani.
-Credo che quelli che li hanno attaccati siano proprio i sicari della famiglia Ghost, a cui appartiene il tizio che doveva sposare mia sorella... anche se credo che il suo rapimento sia stato dettato dal caso, visto che loro non sembravano sapere anche della sua presenza finchè non l’hanno vista- aggiunse, fissando serio il giovane Decimo e la mora dietro di lui e ignorando bellamente gli sguardi stralunati degli altri.
-Se quello che dici è vero, allora almeno sappiamo che non le torceranno un capello...- commentò quest’ultima, tirando un sospiro di sollievo: un problema in meno a cui pensare.
 
-E sappiamo anche dove si trovano, a quanto pare- disse poi, sorridendo sghemba mentre leggeva un messaggio appena arrivatole sul cellulare.
-Cosa intendi?- chiese Rin, che ancora stava tentando di comprendere fino in fondo ciò che la sua mente aveva recepito in quelle ultime due ore.
-Vedete, appena Reborn ci ha comunicato del pericolo che correvamo, ho immediatamente mandato un amico fidato a informarsi... e ora questa persona ha trovato una traccia che ritiene che lo porterà in breve tempo al loro nascondiglio- svelò Tsuki, incrociando le braccia al petto e sorridendo soddisfatta.
-Davvero? Bhè, è una bella notizia. Almeno credo...- commentò Sayaka, mettendosi una mano in fronte per cercare di placare il mal di testa incessante che l’aveva presa da quasi mezz’ora: troppe informazioni in troppo poco tempo, aveva urgente bisogno di riflettere un po’… magari davanti a un buon libro e una tazza di caffè bollente.
 
E mentre tutti cercavano di fare mente locale sui recenti avvenimenti, in un angolo Rei si rigirava tra le mani il modellino di una forca appena creato.
-Che ne pensi?- sussurrò, rivolto a quel qualcosa che si annidava dentro di lui.
Sembra interessante... a quanto pare, presto potrò nuovamente versare del sangue fresco.
La voce dentro la sua testa ghignò nell’oscurità della sua mente.
Sarà un vero piacere appendere i colli di quegli uomini al mio cappio... già mi pregusto la loro espressione di puro terrore, quando troppo tardi capiranno che la loro fine è arrivata... e vedere la vita lasciare lentamente i loro occhi... sarà bellissimo!
Esclamò poi, esibendosi nella sua solita risata sinistra che faceva ogni volta venire i brividi a Rei.
-Tu sei pazzo...- sussurrò quest’ultimo, trattenendosi dal fare una smorfia di disgusto che di certo non sarebbe passata inosservata.
E l’hai capito solo ora?
La voce scoppiò a ridere ancora più sguaiatamente, mentre Rei scuoteva leggermente la testa, rassegnato all’evidenza.
 
-A proposito...- Esclamò all’improvviso Ayane, attirando su di sé molteplici sguardi –Tsuki, tuo fratello che fine ha fatto?- chiese, rendendosi conto in quel momento che il ragazzo non era presente.
-L’ho mandato a recuperare a casa Kaname e Miura, l’altra ragazza di Namimori: anche loro rischiavano di essere presi di mira- rispose Tsuki, facendo sospirare di sollievo Tsuna: se fosse accaduto qualcosa ad Haru non se lo sarebbe mai perdonato.
Come a voler tener fede al detto “parli del Diavolo e spuntano le corna”, in quel momento la porta si aprì nuovamente, mostrando un Sora veramente malconcio che cadde a terra appena superata la soglia.
-SORA!!- gridarono in coro la madre e la sorella, correndogli incontro.
-Tutto bene? Dove sono Miura e Kaname?- chiese preoccupata la sorella, inginocchiandosi al suo fianco.
-Mi dispiace... non sono riuscito a proteggerli- sussurrò il quindicenne, tenendo a fatica gli occhi aperti.
-Ssssh, non ti preoccupare- Lo rassicurò la madre, accarezzandogli piano i capelli –Sono sicura che hai fatto del tuo meglio-
-Ma non è bastato...- ribatté piano il ragazzo, con gli occhi colmi di dispiacere e rabbia verso sé stesso per non essere riuscito a mostrarsi all’altezza del suo compito.
 
Nella sala scese il silenzio, con i Vongola preoccupati per la loro amica, e i ragazzi del Mitsuji che non si capacitavano di come le cose stessero degenerando così in fretta.
-Mi secca ammetterlo, ma Kaname è un ragazzo molto più forte di quel che sembra... quindi non fate quelle facce, sono sicuro che se la caverà fino al nostro arrivo- esclamò Shoichi, spezzando il silenzio carico di tensione che si era andato a creare.
-Inuzuki-san ha ragione! Ora dobbiamo pensare solamente a diventare abbastanza forti da poterli salvare!- dichiarò Sayaka dandogli manforte e alzandosi in piedi con gli occhi verdi che mandavano fiamme di determinazione.
-Aspetta aspetta aspetta- La interruppe Tsuki –cosa vuoi dire con “dobbiamo”?-
-Non vorrai mica tenerci fuori dalla battaglia, vero?- Disse Rise, intromettendosi nella conversazione –Ci siamo dentro tutti, e ora che sappiamo la verità non vi lasceremo combattere da soli-
Tsuki la fissò per un lungo periodo, e la ragazza non si sottrasse a quella battaglia di sguardi, determinata ad averla vinta sull’amica, che d’altro canto non voleva di certo fargli correre un pericolo così grande.
-E va bene!- sbottò alla fine, arrendendosi alla sua testardaggine –Vi porteremo con noi, ma prima dovrete allenarvi- dichiarò, girandosi in modo tale da avere una visuale totale di coloro che si trovavano in quella sala, fermandosi in modo particolare su Tsuna, a cui rivolse una muta domanda con gli occhi.
 
-È una loro scelta- sospirò il Decimo, rassegnato all’evidenza: aveva visto la determinazione negli occhi di ognuno di quei ragazzi, e sapeva di non poterli fermare.
-Perfetto allora!- esclamò la ragazza, balzando giù dalla scrivania su cui si era precedentemente arrampicata –La prossima settimana è festa, quindi da domani, allenamento a più non posso!-
Un verso di approvazione si propagò per tutta l’aula, tra espressioni, gasate, calme, rassegnate e addirittura incuriosite.
-Mi dispiace rovinare l’atmosfera- Si intromise Sora, che intanto era stato poggiato su una sedia dalla madre –Ma ho un’altra brutta notizia: hanno altri due ostaggi-
 
La frase ebbe il potere di gelare sul posto i presenti, mentre l’atmosfera si faceva nuovamente tesa.
-Chi?- chiese semplicemente Mizu, con lo sguardo nuovamente serio.
-Suzume Akuira... e Lara Jehnar-
 
***
 
-Porca puttana, tiratemi immediatamente fuori di qui!- urlò una voce femminile da una delle celle, dando per l’ennesima volta un calcio alle sbarre di ferro. Ma niente da fare, quelle non si spostavano di un millimetro, e la ragazza non potè far altro che sbuffare scocciata.
-Piantala Miss Chi-è-che-rompe, tanto non ti apriranno mai- borbottò Shin, seduto tranquillamente dietro di lei con un ghigno stampato in faccia.
-Shin Kaname, piantala immediatamente con quel soprannome se non vuoi che ti squarti!- sbraitò la ragazza girandosi, facendo muovere i capelli biondi che le contornavano il viso e iniziando a guardarlo con i suoi grandi occhi verdi, stringendo il tessuto della tuta viola che indossava mostrando il bordo di una maglietta bianca e battendo infine per terra le scarpe da ginnastica che portava ai piedi.
 
-Piantatela casinisti, o qua finisce che ci uccidono sul serio- li rimproverò una seconda ragazza, seduta accanto ad Haru, lanciandogli un’occhiataccia.
Aveva i lunghi capelli rossi, sfumati sulle punte, che contornavano un viso dalla carnagione lattea e qualche lentiggine sul naso; gli occhi erano azzurri, quasi grigi, grandi e ipnotici, e le sopracciglia ben curate erano aggrottate da un’espressione di rimprovero; indossava un paio di leggins fantasia, abbinati ad una canotta gialla e ad un paio di scarpe.
 
-Jehnar-san ha ragione, non diamogli motivo di farci del male- si unì Haru, mentre i due ragazzi sbuffavano e si rimettevano seduti.
-Come stai?- le chiese Shin, osservando preoccupato la ferita che la mora aveva sulla tempia, ancora sporca di sangue rappreso.
-Meglio, anche se fa ancora male- si lamentò la quindicenne, sospirando pesantemente e girandosi  a fissare la luna, la cui  tenue luce filtrava dalla finestrella posta in alto alla loro prigione in mezzo alla campagna italiana.
 
Tsuna-san... ti prego, aiutaci… !
 
 
***
 
Italia, 3 giorni dopo
 
-Tempesta di lame!-
Esclamò il ragazzo, mentre delle fiamme della tempesta fuoriuscivano dalla sua nodachi.
I suoi avversari, che ormai avevano capito con chi avevano a che fare, tentarono una fuga disperata, ma non servì a nulla:le lame di fiamme li colpirono uno ad uno, bruciando i loro corpi grazie al fattore decomposizione.
-E anche questi sono andati-Proclamò il giovane, addentrandosi ancora di più nella foresta in cui si trovava.
-Al diavolo, è il quinto gruppo di sentinelle che abbatto in neanche due ore!- Si lamentò poi, colpendo con un calcio il primo sasso che trovò.
-Ma almeno significa che il mio intuito non ha sbagliato, il loro quartier generale si dovrebbe trovare da queste parti...-
Commentò ad alta voce continuando ad avanzare, affettando con la nodachi gli arbusti che gli intralciavano il cammino.
Ben presto giunse in una radura sperduta, talmente ben nascosta che era impossibile scorgerla persino dall’alto.
-Bingo- Sussurrò, osservando soddisfatto la villa che si ergeva poco lontano da lui, circondata da una moltitudine di furgoni neri e parecchi uomini armati di mitra.
Sorrise, e nella penombra della foresta brillarono due scaltri occhi etero cromatici.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
---little corner---
Signore e signori, il giorno 12 Settembre diverrà ufficialmente festa Nazionale u.u
GOKUDERA: E perché scusa?
Perché ho aggiornato puntualeeeeeeeeee *balla la macarena*
TUTTI: Oh signore...
Ok, wait a little moment che mi calmo... but I’m so so so happy *^* (Because I’m happy – Clap along if you feel like a room without a roof *la sopprimono*)
Bene, sono calma ^^ Allora, che dire? Stranamente, questo capitolo non mi ha creato alcun problema, l’ho scritto in 5 giorni al massimo (tranne l’ultima parte, che ho aggiunto all’ultimo minuto), e ce l’avevo pronto da tre settimane circa u.u Come avete visto, Maki è finalmente riuscita a convincermi a cambiare l'impaginazione, ringraziate lei per ciò u.u.
Capitolo più che altro di spiegazione, a parte la prima e l’ultima parte (scusa Gokku, ma a qualcuno doveva toccare quella sorte e sei uscito te u.u) l’azione è ancora assente, scusate ç__ç il prossimo riguarderà gli allenamenti dei nostri poveri ragazzi (ancora non conoscono i metodi di Reborn, e ancora non sanno cos’altro ho in mente per loro... muahahahahahahah *tossisce*), per poi dare spazio all’azione vera e propria è.é
Punto della situazione: Gokudera è ferito e avvelenato, Sora idem (a parte il veleno), 5 persone sono state rapite e ora i ragazzi sono nei guai fino al collo: riusciranno a cavarsela? Chi è il ragazzo inviato da Tsuki? (chi lo ha capito è pregato di non dirlo nella recensione, yay) E perché Rise è rimasta così sconvolta, più di tutti gli altri?
Per saperlo, aspettate il prossimo capitolo, tra un mese esatto ;)
See yay

P.s. Mi scuso con coloro a cui non ho risposto alle recensioni, ma non sempre ho tempo e ora che ricomincia scuola ho paura che ne avrò ancor meno... Ma tenterò di rispondere a più persone possibili ^^
 
marta_uzumaki86

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


AVVERTIMENTI: le parole scritte in grassetto sono in italiano.
LITTLE NOTES: niente, ormai rinuncio a chiedere scusa per il ritardo perché tanto si sa, la sfiga Cosmica (cit. Maki) ce l’ha con me .-. Wi-fi rotto e tecnici pigri fino al midollo, non dico altro .-.
Ah, e se qualcuno ha notato il banner all’inizio di ogni capitolo, il merito è solo di Holland, che lo ha creato e che non smetterò ma i di ringraziare ^^ grazie mille Holls *^*







~CAPITOLO 4~
 
Il giorno dopo, dire che i ragazzi erano impazienti di cominciare era un vero e proprio eufemismo: erano arrivati quasi tutti con più di mezz’ora di anticipo rispetto all’orario previsto e, in tutta sincerità, ancora non sapevano se essere spaventati da ciò che li attendeva o, al contrario, essere eccitati dal fattore ignoto che sembrava caratterizzare il loro più immediato futuro.
 
Solo di una cosa erano certi: se Tsuki e i Vongola non fossero arrivati al più presto, la situazione sarebbe certamente degenerata.
L’agitazione nell’aria era palpabile, e a renderla ovvia era anche il comportamento dei ragazzi, sparsi per tutto il campo da basket: Ayane stava azzannando -letteralmente!- la quinta tavoletta di cioccolata al latte, mentre accanto a lei Sayaka le dava man forte con quella al curry. Rise, dal canto suo, continuava a girare per il campetto per raccogliere e mettere a posto tutte le cartacce che le due ragazze gettavano regolarmente per terra, facendo perennemente avanti e indietro tra il secchio e le due compagne senza mai fermarsi. Rin era quella messa peggio, visto che si stava scolando da una borraccia quello che sembrava essere a tutti gli effetti alcool, mentre poco lontano Rei smontava e rimontava ad una velocità impressionante il suo fidato cubo di Rubik- ad un certo punto Rin sembrò notare persino un piccolo elefante ballerino, ed in quel momento cominciò a pensare che, forse, stava esagerando un pò).
 
La situazione era talmente assurda che, quando Tsuki e gli altri ragazzi arrivarono, sul momento credettero di aver sbagliato posto: tra tracce di cioccolata ovunque, un secchio pieno di cartacce che andavano aumentando di numero ad una velocità talmente impressionante che a confronto Sonic sembrava una lumaca, una Rin ubriaca marcia e un Rei che sembrava vicino ad una crisi epilettica, l’edificio sembrava più un ospedale psichiatrico che una scuola media.
 
-Ma che diavolo è successo qui??- esclamò Tsuki, entrando di gran carriera nel campo visivo dei compagni i quali, dal canto loro, scattarono in piedi all’unisono al solo udire la sua voce.
-E-ecco...- provò a spiegare Ayane, mentre tentava di ripulirsi la bocca dalle ultime tracce di cioccolata.
-Forse ci siamo lasciati prendere un po’ dall’agitazione...- ironizzò Sayaka, completando la frase della compagna e esibendosi in una risatina isterica in piena regola. Risatina che si spense quasi all’istante, mentre il suo colorito diventava di un poco rassicurante verde mela.
-Oh cacchio: troppa cioccolata al curry- gemette, per poi fuggire via tenendosi la pancia con una mano e la bocca chiusa con l’altra.
 
-Che idiota... Hic- proclamò Rin, avvicinandosi barcollando al gruppetto.
-Ehi prof, non sapevo avesse un fratello gemello- constatò poi, osservando ad occhi socchiusi un Dino sempre più perplesso.
-Takami, per caso sei... ubriaca?- chiese incerto il giovane boss, lanciando un’occhiata alla fiaschetta ormai vuota che la ragazza teneva in mano.
-Ubriaca, io? Pff, prof! Non dica...- rispose la mora, cominciando però a barcollare visibilmente.
-Stupidaggini...- sussurrò, chiudendo pian piano gli occhi e accasciandosi al suolo, mentre Dino tentava invano di acchiapparla al volo. Fu solo grazie ad un salvataggio dell’ultimo minuto che la ragazza non si schiantò a terra, e il suo corpo si limitò ad appoggiarsi delicatamente contro la maglietta rossa che il nuovo arrivato indossava.
 
-Gokudera-kun!- esclamò Tsuna, osservando sorpreso il diretto interessato caricarsi in spalla la quindicenne svenuta.
-Ohi Testa a Polpo! Che ci fai qui, devi riposare all’estremo!- lo rimproverò Ryohei, col suo solito tono di voce calmo e vellutato quanto un trapano la domenica mattina.
-E piantala di urlare idiota, che se la svegli è peggio!- gli rispose Hayato altrettanto gentilmente, lanciandogli un occhiataccia.
-Comunque ora sto molto meglio, sono solo passato per salutare- li rassicurò poi, notando lo sguardo preoccupato del suo adorato Decimo.
-Vedo che quel pervertito di mio zio ha fatto bene il suo lavoro, una volta tanto- constatò Tsuki, osservando stupita come lo stesso ragazzo che solo il giorno prima sembrava avere un piede nella fossa, ora si stagliasse fiero a pochi passi da lei, gli occhi di giada accesi dalla determinazione.
-Tsk, è solo un idiota- s’indispettì l’argenteo, a cui ancora bruciava l’essere stato messo K.O. in quel modo.
-La porto in infermeria finchè non si sveglia, e qualcosa mi dice che ci vorrà un po’- proferì, girandosi e tornando dentro l’edificio, con Rin ancora addormentata sulle spalle.
 
-Ok... qualcuno che va a recuperare Sayaka, così cominciamo?- chiese Tsuki, girandosi ad osservare i compagni.
-Kufufufu, vado io...- ghignò Mukuro, e prima che qualcuno potesse protestare svanì in mezzo alla nebbia da lui creata.
-Cavolo, che ragazzo inquietante...- commentò Ayane rabbrividendo, mentre Chrome e gli altri Vongola sospiravano sconsolati.
L’attesa non durò poi molto, visto che dopo neanche cinque minuti i ragazzi videro una Sayaka incazz... ehm: incavolata nera inseguire il guardiano della Nebbia con in mano una... mazza chiodata?
-Vieni qua che ti ammazzo, stupida testa d’Ananas che non sei altro!- stava urlando la ragazza, brandendo minacciosa l’arma in direzione del compagno.
-Manco morto!- le rispose il diretto interessato, correndo a nascondersi dietro a Chrome.
-Vigliacco, usare Chrome come scudo è una mossa sleale!- si inviperì la quindicenne, lanciando occhiate di fuoco al diciassettenne.
-Ti sbagli, sto solamente sfruttando le risorse locali1- la prese in giro l’illusionista, con un ghigno di trionfo stampato in faccia.
-Oh, ma io ti uccido!- esclamò Sayaka, i capelli che sembravano fluttuare nell’aria tanta era l’aura omicida che la quindicenne emetteva in quel momento. Alzò il braccio pronta a colpire l’altro in piena faccia -cercando di evitare di ferire anche Chrome, ovviamente- ma venne fermata da Tsuna e Yamamoto che le afferrarono l’arto prima che potesse abbassarsi per colpire.
-Calmati Kuronomori!- la riprese Takeshi, mentre cercava di trattenere la furia della rossa.
-Calmarmi? Ma io lo disintegro!- rispose quest’ultima, dimenandosi come una furia e costringendo il guardiano ad usare le sue fiamme della Pioggia per placare la sua ira.
-Kuronomori-san... Dove hai preso quell’arma?- chiese cautamente Tsuna, tenendosi a debita distanza da quella furia della natura.
Sayaka sembrò notare solo in quel momento cosa teneva in mano e si rigirò tra le mani la mazza, tentando di fare mente locale.
-Uhm... in palestra, credo- dichiarò dopo qualche secondo, alzando lo guardo verso i compagni -C’erano un sacco di armi, io ho solo preso la prima che avevo sotto mano- spiegò, lanciando un’occhiataccia a Mukuro come per dire “Non credere che mi sia dimenticata di te, dopo regoliamo i conti”; occhiata a cui il ragazzo rispose con un ghigno beffardo, a sottolineare il fatto che la ragazza non gli facesse per niente paura.
-Aspetta, ho capito bene? In palestra ci sono delle armi? Armi vere?- Si intrufolò Ayane, che aveva assistito a debita distanza alla scena.
-Verissime armi, che voi userete per allenarvi!- proferì una voce familiare, mentre Reborn faceva il suo ingresso in scena.
-Oh, ma tu sei il bambino dell’altra volta!- esclamò Rise, avvicinandosi anche lei.
-Ciaossu! Io sono Reborn, il miglior assassino in circolazione- si presentò l’infante, salutando i presenti dalla sua postazione sulla testa di Tsuna.
-Ma dai, anche tu sei un mafioso? Dalla tua età non si direbbe- constatò la ragazza, lanciando uno sguardo curioso al bambino. La quindicenne non sembrò accorgersi delle occhiate dubbiose che Tsuki le lanciava, e se invece se ne era accorta lo nascondeva in modo magistrale.
-Muoviamoci, non abbiamo tutto il giorno- sbottarono in coro Hibari e Rei, riportando alla realtà i ragazzi e dirigendosi all’unisono verso la palestra.
Dio li fa e poi li accoppia...
Fu il pensiero generale, mentre ai presenti sfuggiva o una risatina nervosa o uno sguardo tra lo scandalizzato e lo sconsolato.
 
-Ma che... ? E queste da dove le avete tirate fuori?-
Fu questo io commento di Ayane quando entrò in palestra.
La sala, di solito sempre ordinata, ora aveva casse appoggiate da tutte le parti, le quali sembravano contenere ogni tipo di arma esistente al mondo : fucili, pistole, spade e persino bazooka spuntavano da ogni dove, lasciando i ragazzi a bocca aperta dallo stupore.
-Cavolo, prima non avevo notato tutta 'sta roba...- sussurrò Sayaka avvicinandosi ad un fucile da caccia e osservandolo curiosa.
-Ti piacciono le armi da fuoco?- chiese una voce dietro di lei, facendola sobbalzare dallo spavento.
-Inuzuki, che cazzo fai? Così mi fai venire un infarto!- lo riprese la ragazza tentando di tornare a respirare normalmente: cavolo, quando ci si metteva quel ragazzo poteva diventare più inquietante di Rei!
-Scusa scusa, ero solo curioso- si scusò Shoichi, sghignazzando e avviandosi verso il poligono di tiro situato in un angolo.
-Diavolo, costruire una cosa del genere in una sola notte... ma quanto sono potenti questi Vongola?- sussurrò ammirata Rise, notando solo in quel momento le numerose postazioni di allenamento sparse in giro per la palestra: sacchi da box, poligoni di tiro e di allenamento con la spada, persino un angolo per la lotta libera e un tavolo pieno di computer di ultima generazione, il tutto compresso in quei pochi metri quadrati che formavano la stanza.
-Però, 10 centri su 10! Sei bravo con le armi da fuoco, eh Inuzuki?-
Il commento di Yamamoto, detto senza alcun motivo in particolare, attirò l’attenzione di tutti gli studenti, che all’unisono si raccolsero attorno al biondo.
-Cavolo, sei un genio!- esclamò Ayane, osservando incredula il bersaglio su cui il compagno si era appena allenato: dieci colpi, dieci ferite mortali.
-Però, allora non sei solo il classico strafottente rissoso asociale... hai anche delle qualità- osservò Sayaka, sghignazzando divertita.
-E con questo cosa vorresti dire?- si innervosì Shoichi, guardandola male.
-Esattamente ciò che ho detto, con l’aggiunta che, a quella distanza- indicò il poligono, situato a dieci metri dalle postazioni di fuoco –Tutti ne sarebbero capaci-
-Mh? È una sfida?-
-Scommetto un pranzo che faccio più centri di te, ad una distanza maggiore-
-Ci sto, preparati a mangiare la mia polvere-
Detto questo, il biondo si diresse verso la collocazione delle armi e impostò le indicazioni per la loro gara.
-Venti metri, venti colpi ciascuno- sogghignò, impugnando la propria pistola e porgendone una seconda alla rossa.
-Che vinca il migliore- commentò lei, prendendo in mano l’arma e puntandola verso l’obbiettivo.
 
***
 
Italia, stessa ora, 4 giorni dopo
 
-Ehi boss! Guardi un po’chi abbiamo trovato!?- esclamò l’uomo, entrando nella sala e gettando a terra un fagotto di dimensioni abbastanza grande.
-L’abbiamo scoperto a curiosare intorno alla villa, probabilmente ci stava spiando-
Il fagotto in questione gemette, rivelandosi essere una persona piuttosto malconcia. Un ragazzo si avvicinò, fissando con gli occhi di ghiaccio il giovane prigioniero.
-Oh, ma guarda chi si rivede...- sussurrò, tirandogli i capelli per costringerlo a guardarlo in faccia.
-Il dodicesimo boss della famiglia Kenshi! A cosa devo l’onore?- chiese in tono canzonatorio, tirando ancora di più i capelli arancioni dell’altro.
-Non sono affari che ti riguardano... Giman2- fu la risposta del diretto interessato, accompagnata dal solito ghignetto presuntuoso che tanto lo caratterizzava.
-Tsk, testardo come sempre...- commentò il boss della famiglia Ghost, tirandogli un pugno in faccia e facendogli sputare del sangue.
-Tochi!- chiamò, mentre un ragazzo dai capelli castani faceva il suo ingresso in sala -Portalo via, e assicurati che non possa avere contatti con gli altri prigionieri-
-Agli ordini, boss-
Tochi prese in spalla il loro ostaggio, trasportandolo di peso verso le prigioni fischiettando allegramente.
Forza, vieni a salvare il tuo amichetto... così la trappola potrà finalmente scattare.
Pensò Giman, una volta che fu nuovamente solo.
 
Ti aspetto... Tsuki
 
***


-Noooo, ho perso!- esclamò Sayaka, analizzando con le lacrime agli occhi il proprio punteggio.
-Quindici uccisioni contro diciannove, il tabellone parla chiaro- commentò Shoichi, ghignando per la vittoria appena ottenuta.
-Incredibile Sayaka-chan! Sei veramente brava! 15 non è un brutto punteggio, anzi!- si complimentò Ayane, spuntando con la testa da dietro alla spalla della rossa.
-Veramente questa era la prima volta che prendevo in mano una pistola...- fu la risposta e a quelle parole tutti spalancarono gli occhi.
-C-come la prima volta?- fece Tsuki: era visibilmente scandalizzata dal fatto la sua compagna, addirittura di un anno più piccola di lei, fosse riuscita in sol colpo in ciò che lei aveva compiuto in all’incirca 3 anni di allenamento.
-A quanto pare, qualcuno ha trovato la propria arma ancora prima dell’inizio dell’allenamento- fu la conclusione di Shoichi, mentre si avvicinava alla ragazza, battendole il cinque -Hai bisogno di qualche altra dritta, ma a questo posso pensarci io-
Sayaka annuì timida, sorpresa dall'affermazione del biondo.
 
-Direi che non è l’unica...- proferì Mukuro, facendo voltare tutti i presenti verso l’angolo opposto della palestra.
Yamamoto e Rise erano impegnati in una lotta serrata, uno con le sue katane e l’altra con dei coltelli, tutti legati a un filo che le faceva da cintura.
-Scontro finito- ansimò Takeshi dopo più di cinque minuti, puntando la katana alla gola della ragazza che deglutì lievemente.
-Non sei andata male, anche se la tua difesa fa acqua un po’ dappertutto- aggiunse.
-Diciamo che non vado pazza per i combattimenti...- rispose la castana, cercando di recuperare l’ossigeno perso e accasciandosi al suolo, provata da quella mezz’ora di combattimento.
Solo in quel momento sembrò accorgersi dei numerosi sguardi basiti posati su di lei, e uno in particolare –due occhi color del mare che la fissavano spalancati- fece indurire non poco le sue iridi castane.
-Rise... cosa-
-Vado a farmi una doccia- senza aggiungere nulla, Rise si diresse senza indugiare verso lo spogliatoio ignorando bellamente la bocca ancora spalancata della sua migliore amica.
-Tsuki-san... avete per caso litigato?- ruppe il silenzio Ayane, osservando sottecchi la figura della giovane presidentessa.
-Bhè... Credo di aver combinato un gran casino- fu la risposta sibillina della mafiosa, mentre un sospiro malinconico sfuggiva dalle sue labbra rosee.
 
-Ehm... Che mi sono persa? Non ho mai visto Takakura così arrabbiata, e la cosa mi fa alquanto paura- fece Rin, entrando in quel momento nella palestra e lanciando un’occhiata interrogativa ai compagni.
-Rin? Scusa, ma fino ad un’ora fa non eri ubriaca persa?- chiese stupita Sayaka, mentre la ragazza si avvicinava al gruppetto.
-Diciamo che ho una capacità di recupero molto elevata...- rispose la ragazza, grattandosi la nuca.
-Bene! Visto che ci siamo tutti, direi di cominciare con la prima fase dell’allenamento- esclamò Reborn, colpendo con un calcio ambulante Tsuna e Dino e andandosi a sedere sulla spalla di Yamamoto.
-Aspetta! E Rise?- lo interruppe Tsuki incredula: la sua amica se ne era andata senza darle una spiegazione, e ora pretendevano persino di cominciare senza di lei? No, si era ripromessa che non l’avrebbe mai più lasciata indietro, ed era più che determinata a mantenere la sua promessa.
-Kufufufufu- sghignazzò Mukuro, apparendo all’improvviso alle sue spalle –Non devi preoccuparti, in realtà lei è quella più avanti di tutti nel programma-
-Ma cosa...?- sussurrò la mora, girandosi di scatto e ritrovandosi a pochi metri dalla faccia dell’illusionista.
-Ieri sera ha chiesto al bambino se poteva addestrarla sin da subito, e quello che avete visto prima era il risultato- La frase della Nebbia fece spalancare gli occhi della ragazza, che basita si girò verso l’hitman.
-È la verità?-
-Ho solo rispettato la sua volontà-
-Quale volontà?-
-Questo dovresti chiederlo a lei- fu la risposta dell’infante, e la giovane non potè far altro che abbassare lo sguardo.
-Tsuki-chan... qui ci pensiamo noi, tu va da lei- proferì Dino, sorridendole comprensivo.
La mafiosa lo osservò riconoscente e con rinnovata determinazione corse fuori dall’edificio.
-Bene, e adesso... cominciamo a fare sul serio- fece Reborn non appena la mora fu uscita dalla palestra, e i ragazzi deglutirono, gli occhi fiammeggianti di determinazione.
 
***
 
-Rise!- urlò Tsuki, entrando di botto negli spogliatoi e sbattendo violentemente la porta.
Ancora ansimante per la corsa, si guardò intorno, osservando sconsolata la stanza vuota.
-Merda...- sibilò a denti stretti, riprendendo a correre verso l’unico luogo dove era sicura di poterla trovare. Si avvicinò di soppiatto alla porta della biblioteca, aprendola piano, e con la coda dell’occhio vide l’amica, seduta su una sedia e con la schiena rivolta verso di lei, che leggeva assorta uno dei tanti tomi conservati nella grande stanza.
-Cosa leggi?- le chiese in un sussurro, osservando il libro da dietro le sue spalle. Vide la compagna sussultare lievemente, salvo poi riconoscerla e tornare ad ignorarla come se nulla fosse.
-E andiamo Rise! Si può sapere perché ce l’hai con me? Va bene, ti ho mentito, ma-
-Non è per quello- la interruppe la castana, chiudendo si scatto il saggio che stava leggendo -Non è colpa tua, è che... non posso accettarlo-
Le iridi castane della quindicenne incontrarono quelle blu mare dell’amica, che dal canto suo ci capiva sempre meno.
-Cosa...? Che intendi con “non posso accettarlo”? Senti, so che ho sbagliato a non dirti subito chi ero, però-
-Non hai capito!- sbottò Rise, alzandosi di scatto e girandosi per fronteggiarla –So che l’hai fatto per proteggermi, lo capisco e lo accetto, ma...-
Gli occhi della ragazza si fecero tristi, mentre cercava le parole giuste per dare voce al turbinio di sentimenti che si agitava dentro di lei.
-Ciò che mi fa star male è... il sapere che tu, per tutto questo tempo, hai rischiato giornalmente la vita, mentre io mi crogiolavo nella mia ignoranza, completamente all’oscuro che la mia migliore amica vivesse in quel mondo così crudele e letale-
Una lacrima le scese sulle guance rosate, mentre con la fronte si appoggiava alla spalla di Tsuki.
La mora si limitò ad abbracciarla, stringendola a sé nel tentativo di farle comprendere che non l’avrebbe mai abbandonata, come suo padre aveva fatto con lei.
-È per questo che ti sei rivolta a Reborn, ieri sera?- chiese dopo un po’, appena l’amica ebbe finito di sfogarsi.
-Mi sentivo così debole, così incapace... sei nostri compagni erano stati rapiti sotto i nostri occhi, e non potevo permettere che accadesse di nuovo. E poi, non volevo più farti combattere da sola- spiegò Rise, sorridendo leggermente.
-Aspetta, hai detto sei?-
-Anche Ozora è stato preso, vero? È da ieri che non si fa vedere, e non credo sia solo una coincidenza; sul serio Tsuki, credevi veramente che non me ne sarei accorta?-
-A-ah...- balbettò la più grande, cominciando a ridere nervosamente e dandosi mentalmente dell’idiota: cavolo, si era completamente dimenticata di lui.
Fece un profondo respiro, sotto lo sguardo interrogativo della compagna, e poi cominciò a parlare.
-In realtà... c’è ancora una cosa che devi sapere-
 
***
 
Quando il giovane si risvegliò, la prima cosa che percepì fu un grande dolore alla tempia, mentre del liquido viscoso e caldo gli colava lungo il viso.
Si guardò intorno, e ci mise poco a comprendere quanto critica fosse la sua situazione: era stato rinchiuso in una angusta cella, situata parecchio in profondità (la forte umidità, l’odore pungente di chiuso e il fetore di decomposizione –probabilmente topi- non lasciavano molti dubbi), e le sue ferite si stavano dimostrando più gravi del previsto man mano che recuperava la sensibilità del corpo.
 
-Merda...- sibilò fra i denti, tentando di muovere le gambe che, però, non sembravano voler collaborare.
-Allora, la nostra ospitalità è stata di tuo gradimento?- fece una voce, mentre il boss della famiglia Ghost si avvicinava alle sbarre.
-Che ne dici, adesso ti va di fare quattro chiacchere?-
-Vai al diavolo, Giman- sputò per tutta risposta il prigioniero, lanciandogli un’occhiata di pura rabbia.
-Oh, ma non ce l’avrai ancora con me per quella cosa?-
Il disprezzo negli occhi del più giovane crebbe ancora d’intensità, sfociando in un odio viscerale, radicato in ogni più piccola parte del suo essere.
-Oh, lo ricordo come se fosse ieri: le fiamme erano così belle, e le sue urla così, così... sublimi-
-Bastardo!- sbottò il ragazzo, strattonando con rabbia le catene che lo tenevano legato: gliel’avrebbe fatta pagare cara, poco ma sicuro.
-Tsk, la solita testa calda- ghignò Giman, per poi cominciare ad allontanarsi.
-Goditi i tuoi ultimi giorni di vita... Ozora-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  1. Ovvia citazione della 8x12 di Doctor Who “Incubo Cyberman”, perché un Dottore al giorno leva il medico di torno u.u (Gnaaaah Dottore! *-* Oops, scusate ^^" NdMaki - Ma tu da dove sbuchi?? NdMarta)
  2. Significa “Inganno”, “Illusione”. E credetemi se vi dico che a tutto c’è un motivo... muahahahahahhahahahahah *coff coff* (*guarda sconsolata Marta* NdMaki)
 
 
 
 
\\ LITTLE CORNER OF 2 FOOLS GIRLS//
E rieccomi con il nuovo capitolo! In ritardo, ma meglio di niente XD
Fondamentalmente, mia sorella ha versato dell’acqua sul modem, NON HA DETTO NIENTE, e noi non sapevamo perché cazzo il wi-fi avesse smesso di funzionare .-. aggiungeteci un tecnico che è arrivato dopo 2 settimane, e contate che per pubblicare e mandare questo capitolo a betare ho invaso (e sto invadendo tuttora... scusa  Laura ^^”) casa di una mia amica, che mi ha gentilmente concesso di farmi usufruire della sua connessione :)
Anyway, passiamo al capitolo: gli allenamenti sono iniziati, i ragazzi mostrano i loro lati folli (e aspettate di vedere il prossimo, tutti i vostri pensieri su un certo personaggio saranno DISTRUTTI muahahahahahah), e vengono fatti molti chiarimenti; Tsuki e Rise si riconciliano (anche se hanno ancora delle faccende in sospeso) e il ragazzo misterioso mandato dalla suddetta mafiosa si rivela essere nientepopodimenoche... Ozora, il caro vecchio segretario dell’associazione studentesca! Tutti mafiosi qua, non ho parole u.u
Ma qual è il rapporto tra Tsuki e Giman, il misterioso boss della famiglia Ghost? Che cosa è accaduto in passato, che ha legato i destini di Ozora, Giman e la giovane ragazza? Nel prossimo (o fra due, devo ancora decidere)ogni cosa sarà svelata, e la verità sarà finalmente rivelata. Riusciranno i nostri eroi a sopravvivere?
Scopritelo nel prossimo capitolo ;) (che si spera arriverà puntuale)
E ora, passo la parola a Maki-chan ^^

Hum... Saaaalveee... Innanzitutto non mangiatemi pls: sono stoppacciosa e vi starei sullo stomaco u.u
Poi: non mangiate Marta che metà della colpa per il ritardo è mia. Maledetto trasloco. Detto questo, io levo le tende e vado a studiare storia (KOKUYO DELENDA EST! *urlo spartano di entrambe le pazze*)


Au revoir!

La beta, Maki e l'autrice ritardataria, Marta
 

 
P.s. Ci sono dei personaggi che qui hanno avuto più spazio che altri, e mi dispiace per questo .-. purtroppo però dovevo concentrarmi su determinati avvenimenti e OC, e vi assicuro che dal prossimo TUTTI avranno la loro parte, nessuno escluso u.u
 
P.p.s. Un’altra cosa: se qualcuno vuole mandarmi una richiesta d’amicizia su Faccialibro questo è il mio profilo ->
 https://www.facebook.com/marta.gamberale
Troverete piccole anticipazioni, avvisi di eventuale ritardo e  annunci random :)  –scrivetemi via messaggio il vostro nickname di EFP, altrimenti rischio di non riconoscervi ;)-
 


 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


LITTLE NOTES: Si, sono viva. Chiedo veramente scusa per il ritardo apocalittico, ma ho avuto dei grossi problemi familiari e ho sentito il bisogno di allontanarmi per un po’ dalla scrittura, anche perché non sarei stata in grado di scrivere nulla di decente. Poi è arrivata la pagella, e la cosa è peggiorata. Ma ora sono qui, con un nick nuovo di zecca, pronta per ricominciare a tartassarvi i maroni. (e a tartassarli a me; ma a dire la verità quello l’hai sempre fatto NdMaki)
Quindi, bando alle ciance ed ecco a voi in nuovo capitolo :)


 
CAPITOLO 5
Fiamme.
 
-Lasciami andare!!-
si dimena furiosamente dalla sua presa, le lacrime che sgorgano incontrollabili.
-Sei impazzita??-
Gli urla lui nell’orecchio, e non può neanche immaginare quanto lei vorrebbe
che tutto questo fosse solamente frutto della sua immaginazione.
 
Disperazione.
 
-Lei è ancora dentro! Devo-
Tenta ancora di liberarsi, ma sa che lui non mollerà la presa.
-Tu non farai proprio niente! Non di permetterò di tornare in quell’inferno!-
Afferma, costringendola a guardarlo negli occhi. È determinato, lo vede,
mentre le sue pupille blu mare sono lo specchio di una sofferenza pura,
lacerante, che sta pian piano strappando via pezzi della sua anima.
 
Dolore.
 
-Lasciami!! Devo andare da-
Un’esplosione, e dell’immensa villa dietro di loro non rimane altro che cenere;
-No...-
Un sussurro, quello che esce dalle labbra della ragazzina, mentre il suo cuore rimane schiacciato dal dolore che sta invadendo ogni briciola del suo essere.
-Lilian... LILIAAAAAAAAN!!!!-
 
 
 
 
 
 
 
Tsuki si alzò di scatto, la fronte mandida di sudore  e il respiro affannato. La testa le doleva a causa della mancanza di sonno degli ultimi giorni, e in mano stringeva ancora il cellulare. Si massaggiò le tempie, poggiando il telefono e tentando di fare mente locale, mentre frammenti del sogno appena fatto le invadevano ancora la mente.
 
Ancora quel sogno... quando la finirà di tormentarmi?
Si chiese, mentre i ricordi della sua infanzia le passavano davanti agli occhi: gioia, risate, una famiglia felice... fino a quel maledetto giorno. Digrignò i denti, ricacciando a forza quelle immagini strazianti in un cassetto nelle profondità del suo inconscio e alzandosi in piedi, gli occhi seri e decisi: aveva un assalto da organizzare, e il tempo era agli sgoccioli.
 
Ho visto questo ragazzo girare qua attorno e
ho pensato si fosse perso.
Vieni a fargli ritrovare la strada di casa.
Tic tac, tic tac.
-G
 
E se prima a farla muovere era solamente il suo senso di fedeltà ai Vongola, adesso la faccenda si faceva personale. Molto personale.
 
***


La porta della palestra si aprì silenziosamente, mentre tutti i ragazzi del Mitsuji entravano nell’edificio che da quasi 5 giorni era diventato il loro quartier generale. Avanzarono in silenzio, avvicinandosi ad un gigantesco tavolo posizionato esattamente al centro della struttura: Rei, seduto sulla propria sedia, picchiettava incessantemente sulla tastiera di un computer, lanciando di tanto in tanto un’occhiata al monitor per controllare il suo operato; accanto a lui, i Vongola discutevano con Reborn riguardo alcune strategie d’attacco e difesa, mentre poco lontano Tsuki camminava avanti e indietro, pensierosa.
 
-Ci hai chiamato?- prese parola Rise, avanzando di qualche passo verso il tavolo. Tsuki si arrestò, accorgendosi in quel momento della loro presenza, e si voltò a fissarli, mentre Tsuna e i suoi compagni ammutolivano.
-Scusate per questa convocazione improvvisa, ma è sorto un problema- cominciò la mora, scandagliando gli sguardi dei suoi compagni: anche se non lo dava a vedere, le dispiaceva di averli coinvolti con così poco preavviso in quella storia immensamente più grande di loro, anche se sapeva anche che non aveva avuto scelta - ma questa consapevolezza non impediva al senso di colpa di assalirla ogni volta che posava lo sguardo su di loro. Si sentiva responsabile, ma anche felice di non dover essere la sola a portare tutta quella responsabilità sulle spalle.
Era un’egoista, lo sapeva, ma non poteva farci niente: lei era fatta così, non poteva andare avanti senza qualcuno che l’aiutasse e la sostenesse… e gli sguardi accesi di determinazione che brillavano sui visi di ognuno dei presenti le davano la forza e la sicurezza necessarie per percorrere quella strada tortuosa che si era prefissata.
-Dobbiamo anticipare il giorno dell’attacco. Partiremo domani- rivelò, mentre i compagni sussultavano dalla sorpresa: un anticipo di quasi una settimana sulla tabella di marcia era l’ultima cosa che si aspettavano.
-Ma che... Tsuki, è troppo presto, non siamo pronti! Alcuni di noi non hanno neanche… - provò a protestare Ayane, per poi venire interrotta da Shoichi, serio in volto.
-Cos’è successo?- chiese, perché sapeva che la ragazza non avrebbe mai preso quella decisione senza un motivo più che valido.
-Hanno preso Ozora- rispose secco Reborn, e il silenzio cadde istantaneamente. Tsuki strinse i pugni, mordendosi il labbro inferiore a sangue per impedirsi di scoppiare a piangere come una bambina: doveva essere forte, per i suoi compagni e anche per Ozora. Ma non ce la faceva più: tutta quella pressione la stava distruggendo, e i suoi sospetti sull’autore del messaggio la logoravano dall’interno. Tuttavia, si costrinse a mantenere la calma, a ricacciare indietro le lacrime che prepotenti minacciavano di uscire da un momento all’altro.
Ci sarà tempo più tardi per piangere.
Pensò risoluta, alzando nuovamente lo sguardo.
-Ieri sera mi è arrivato questo messaggio- cominciò, mostrando il testo incriminato ai compagni –E non promette nulla di buono. Dobbiamo muoverci, e alla svelta- affermò decisa, mentre i ragazzi si passavano il cellulare di mano in mano.
-Quel tic tac alla fine non mi ispira nulla di buono...- commentò Sayaka, restituendo il cellulare alla mora.
-E quella G? Pensate che sia l’iniziale dell’autore?- chiese Ayane.
Lo sguardo della presidentessa si rabbuiò di colpo, e la sua reazione non sfuggì certamente alla sua migliore amica, che non aveva smesso di controllarla con lo sguardo neanche per un secondo.
-Tsuki... hai dei sospetti, vero?- domandò seria Rise, facendo sobbalzare tutti i compagni e la mora stessa.
-Come...- cominciò, alzando incredula lo sguardo –Vabbè, non lo voglio sapere- sospirò poi, rassegnata.
 
-Si, ho dei sospetti riguardo all’identità del rapitore- rivelò infine, nello stupore generale.
-Credevo che l’identità del boss della famiglia Ghost fosse completamente sconosciuta- constatò Rin, alzando scettica un sopracciglio.
-Infatti, e proprio per questo spero vivamente di sbagliarmi-
-Quante sono le probabilità che la tua ipotesi sia corretta?- s’intromise Shoichi, attirando l’attenzione di Tsuki.
-All’incirca del 10%, se non addirittura più basse-
-Un pò scarse per prendere tutti questi provvedimenti, non credi?- si accigliò il biondo, guardandola scettico. Il suo tono era stato molto duro, tutti se ne rendevano conto, ma sapevano anche che il suo dubbio era legittimo. Ciò che nessuno si aspettava fu però la reazione di Tsuki, che con un movimento fulmineo aveva inchiodato il ragazzo al pavimento: gli occhi blu della giovane erano pieni di rabbia, frustrazione e paura, sentimenti che l’avevano accompagnata per tutto quel periodo e che ora premevano per uscire allo scoperto. Come se non bastasse, il suo nunchaku ricoperto di fiamme del Cielo premeva sulla gola del ragazzo, che a malapena riusciva a respirare.
-Non usare mai più quel tono con me- sibilò la mora, portando il suo viso a pochi centimetri di quello di Shoichi –Tu non sai niente, perciò non ti azzardare a giudicare le mie scelte. Se ho deciso per questa tattica è perché so bene che, se i miei sospetti sono corretti, allora a Ozora e gli altri non resta molto tempo. E visto che non credo che qualcuno di noi voglia le loro vite sulla coscienza, partiremo domani. Sono stata chiara?-
Detto questo si alzò, riallacciandosi il nunchaku alla cintura e voltando le spalle ai presenti.
-Esco un attimo, ho bisogno di una boccata d’aria. Reborn, finisci tu di spiegare?- E si diresse fuori dall’edificio, sotto gli sguardi allibiti dei compagni.
-Ma che cazzo le prende?!- sbottò il diciassettenne, massaggiandosi il collo e mettendosi a sedere.
-Direi che l’hai fatta arrabbiare parecchio- commentò Sayaka, avvicinandosi e aiutandolo ad alzarsi –Anche se non è da lei reagire così...- aggiunse poi, lanciando uno sguardo a Rise. La quale, senza guardare in faccia a nessuno, corse fuori dalla palestra.
-Oh, ma è un vizio allora!- sbottò Gokudera, che aveva assistito all’intera scena in silenzio. La rossa lo fulminò con lo sguardo.
-Polpo?-
-Che vuoi?-
-Chiudi il becco-
 
***
 
Rise non dovette andare molto lontano per riuscire ad individuare l’amica: la trovò poco lontana, appoggiata contro un albero del campetto esterno, le ginocchia contro il petto e lo sguardo basso. Le si avvicinò in silenzio, sedendosi accanto a lei senza proferire parola.
-Ho esagerato, vero?- sussurrò la mora, un sorriso mesto a ornarle le labbra.
-Forse un po’- ammise Rise –Ma Inuzuki è insopportabile di suo, magari adesso capirà che ogni tanto deve tenere la bocca chiusa-
Una lieve risata risuonò nell’aria, rompendo quell’atmosfera di tensione che si era andata inconsapevolmente a creare tra le due ragazze.
-È che... sono preoccupata- rivelò Tsuki –Per i ragazzi, per la missione... ma soprattutto per Ozora. E la pressione mi sta letteralmente uccidendo- Rise annuì comprensiva, girando lo sguardo verso l’amica.
-Ma non è solo questo, vero?- domandò la castana, lasciando spiazzata la maggiore –Prima, quando hai rivelato quella probabilità ad Inuzuki... ti sei spostata una ciocca dietro l’orecchio- le sue iridi si fecero serie –Ed è una cosa che fai solo quando menti. Cos’altro mi nascondi, Tsuki?-
La diretta interessata sospirò pesantemente, lo sguardo sconfitto rivolto verso il terreno.
-Non ti si può nascondere proprio niente, eh?-
-Ti conosco da quasi cinque anni, è normale che conosca questo genere di cose- commentò la castana, sorridendo leggermente.
-E comunque, non ho propriamente mentito; la probabilità reale che la mia ipotesi sia corretta è veramente del 10% scarso- spiegò Tsuki –Solo che... non so come spiegarlo, ma sento di avere ragione. E la cosa mi terrorizza-
E cominciò a raccontare.
 
***


Quando, mezz’ora dopo, le due ragazze tornarono verso la palestra, la prima cosa che sentirono non appena aprirono la porta fu la voce alterata di Sayaka.
-Che cazzo significa questo?????- stava sbraitando la rossa, le iridi smeraldine che fissavano truci quelle eterocromatiche di Mukuro.
-Significa che ti perderai tutto il divertimento, cara Kat-chan- la prese in giro l’illusionista, marcando per bene il soprannome.
-NON CHIAMARMI KAT-CHAAAAAN!!!!!!- sbottò la ragazza, prendendo ad inseguirlo per tutta la stanza con il suo fucile in mano ed uno sguardo da pazza assassina negli occhi.
-Sayaka-chan, Mukuro-sama, smettetela!- le preghiere di Chrome vennero totalmente ignorate, e i ragazzi cominciarono seriamente a temere che Sayaka avrebbe distrutto tutta la palestra forza di sparare contro Mukuro. Ma la Guardiana della Nebbia aveva ancora un asso nella manica.
-Sayaka-chan, Mukuro-sama, se non la smettete subito vado a chiamare Minori-san!- e a quelle parole i due ragazzi si pietrificarono di botto, impallidendo visibilmente. Si girarono in contemporanea verso la ragazza, e il suo sguardo serio gli fece capire che no, non stava affatto scherzando.
-C-chiediamo scusa!- esclamarono in coro, mettendosi sull’attenti come dei soldati. Il tutto sotto lo sguardo allibito di tutti i presenti tranne che di Ayane, che scoppiò a ridere di botto.
-Chrome, sei un genio!- esalò tra una risata e l’altra, tentando di asciugarsi le lacrime agli angoli degli occhi.
-Piantala di ridere!- sbottò Sayaka, lanciandole un’occhiata omicida stile Hibari. Ma la compagna la ignorò bellamente, continuando a ridere senza ritegno.
 
-Si può sapere che succede?- intervenne Rise, attirando su di sé, e inevitabilmente anche su Tsuki, l’attenzione dei presenti.
-Tu!- esclamò Sayaka, avvicinandosi furibonda alla mora e ignorando bellamente la coetanea –Cosa significa che non partiremo tutti??- tutti gli sguardi si spostarono sulla ragazza, in attesa di una risposta.
-Mi dispiace, ma non possiamo sapere quali sono i loro piani- spiegò Tsuki, reggendo lo sguardo accusatorio della rossa - Qualcuno dovrà rimanere qui, per difendere la scuola nel caso decidessero di attaccare mentre noi siamo via-
-Ma-
-Tsuki ha ragione- intervenne Shoichi, mettendosi in mezzo e beccandosi un’occhiata perplessa da parte della mora –Se andiamo tutti e loro attaccano, anche le persone a cui teniamo saranno in pericolo-
Sayaka digrignò i denti, ma non disse nulla: il ragazzo aveva ragione, lo sapeva, ma non voleva essere lasciata indietro a nessun costo.
-Grazie- sussurrò Tsuki in direzione del ragazzo –E scusa per prima-
Il biondo si limitò a scrollare le spalle, appoggiandosi al tavolo al centro della stanza.
-Ecco come ci divideremo- prese parola Reborn –A partire saranno: Tsuki Sarti, Rise Takakura, Rei Kusanagy,Shoichi Inuzuki e Rin Takami, accompagnati da Tsuna, Yamamoto, Hibari e Mukuro-
I diretti interessati annuirono, seri in volto.
-Mentre qui resteranno Ayane Fujiwara e Sayaka Kuronomori, con Lambo, Chrome, Ryohei e Gokudera-
-Cosa? Perché il fissato del baseball parte e io no? Sono il braccio destro del Decimo io!- Si alterò Hayato, lanciando uno sguardo truce al piccolo mafioso.
-Un braccio destro ferito e che ancora risente degli effetti dell’avvelenamento- lo riprese Tsuki –Non possiamo portarti con noi, rischieresti troppo-
Il ragazzo strinse i pugni, le pupille ridotte a due fessure che fissavano Tsuki, in uno scontro di sguardi che nessuno dei due aveva intensione di perdere. Ma bastò la mano di Tsuna, che andò a posarsi sulla spalla della Tempesta, per farlo capitolare.
-D’accordo- sputò infine, gli occhi coperti dai ciuffi argentati –Ma se accadrà qualcosa al Juudaime... te la dovrai vedere con me- alzò nuovamente lo sguardo, serio e, per certi versi, anche spaventoso.
-Non gli accadrà niente- Rispose Tsuki, contraccambiando l’occhiata
-Te lo prometto-
 
***


Quando, il giorno dopo, l’aereo atterrò sul suolo italiano, Tsuki si sentì invadere da un’incredibile nostalgia: erano anni che non tornava a casa, più precisamente da quel maledetto giorno...
-Tsuki... tutto bene?- le chiese Rise, e solo allora la ragazza si accorse della lacrima solitaria che le stava scendendo lungo la guancia. Se la asciugò in fretta e furia, prima che anche gli altri la notassero, e sorrise all’amica, rassicurandola.
-Si, sto bene- le sussurrò – Muoviamoci, la macchina ci aspetta!- esclamò poi a voce più alta, rivolta ai compagni rimasti indietro e indicando la limousine posteggiata all’uscita dell’aeroporto privato in cui erano atterrati.
Rise scosse la testa, per niente convinta della stabilità emotiva dell’amica, ma la seguì comunque senza fare domande.
 
Il viaggi durò quasi un’ora, e si svolse, stranamente, nel silenzio più totale: nessuno fiatava, la tensione dell’attesa che aleggiava su di loro come un fantasma: quella sera stessa avrebbero sferrato l’attacco, e si chiedevano se sarebbero veramente riusciti a sopravvivere tutti.
Quando finalmente arrivarono, l’umore generale era ormai giunto a livelli sotterranei, per cui ciò che accadde appena misero piede nell’immensa villa della famiglia Sarti li colse parecchio alla sprovvista.
-Signorina Tsukiiiiiii!- urlò una voce, prima che una furia della natura dai capelli rossi placcasse la sopraccitata mafiosa, spedendola dritta col sedere per terra sotto gli sguardi stralunati degli altri ragazzi.
-Ehm... Tsuki-san, tutto bene?- provò a chiedere Tsuna, mentre la ragazza prendeva un colorito poco rassicurante dovuto alla presa troppo ferrea attorno al suo collo.
-Azura, la stai strozzando- s’intromise una voce dietro di loro, mentre un ragazzo sui 18 anni si avvicinava al quadretto, gli occhi azzurri palesemente divertiti.
-Chiudi il becco Andrea!- lo rimbeccò la ragazza, gli occhi color del cielo che fissavano truci il giovane.
-Andrea, Azura, mi siete mancati tantissimo!- li salutò la mora, abbracciandoli sorridente.
-Anche lei, signorina- dissero in coro i due ragazzi, ricambiando l’abbraccio.
-Non ci presenta i suoi amici?- chiese dopo un pò Andrea, notando le occhiate confuse dei ragazzi accanto a loro. Tsuki fece le dovute presentazioni (fermando Azura dall’inchinarsi fino a terra non appena le fu presentato il futuro Decimo Vongola), per poi passare ai due giovani italiani.
-Ragazzi, loro sono Azura e Andrea, i figli della mia ex-domestica- li presentò la ragazza, sorridendo –Siamo cresciuti assieme, ed ora lavorano a tempo pieno nella villa-
-Piacere!- esclamarono in coro i due, stavolta in giapponese.
-Signorina, il boss l’aspetta nella biblioteca- la informò Azura, indicando le scale che portavano al piano superiore.
-Andiamo subito- la rassicurò la mora, facendo segno ai compagni di avviarsi, accompagnati dalla rossa.
-Cosa è successo?- chiese Andrea in italiano non appena i ragazzi furono fuori portata d’orecchio.
-Hanno preso Ozora- spiegò Tsuki, abbassando lo sguardo a terra.
-Ora capisco perché avete anticipato l’attacco- constatò il ragazzo, passandosi una mano fra gli indomabili capelli biondi –Non si preoccupi, se la caverà. Il signorino Ozora è molto forte, o non sarebbe il boss di una famiglia così potente come i Kenshi- la rassicurò poi, notando i pugni stretti dell’amica d’infanzia.
-Lo so...- sussurrò la ragazza –Ma ho un brutto presentimento-
Il biondo le rivolse un’occhiata interrogativa, ma non fece in tempo ad esprimere le sue perplessità che Rise si affacciò alla ringhiera del piano superiore, richiamando l’amica.
-Tsuki, vieni?- la giovane mafiosa le sorrise, per poi salutare l’amico d’infanzia e cominciare a salire le scale.
 
Spero tu abbia ragione, Andrea...
 
***


-Sarti, sei sicura che siamo nel posto giusto?-
Chiese sottovoce Rin, schiacciando l’ennesima zanzara che tentava di pizzicarle il braccio. Dei, quanto odiava quegli inutili insetti. I rami degli alberi si impigliavano in continuazione nei capelli e nei vestiti dei ragazzi, portando persino Rei sull’orlo di una crisi di nervi.
-Assolutamente, le coordinate di Ozora coincidono- rispose l’interpellata, avanzando piano nella boscaglia. La luce della luna rischiarava l’ambiente, gettando sul luogo una penombra quasi spaventosa.
-Kusanagy?- sussurrò Rise, rivolgendosi al ragazzo dietro di lei, che teneva in mano un piccolo computer scuro che gli illuminava la faccia in modo molto inquietante.
-Ci siamo quasi- affermò il diciassettenne col suo solito tono atono –Ancora qualche metro e dovremmo esserci-
-Perfetto- disse Shoichi, spostando l’ultimo ramo e mostrando una radura sperduta con, al centro, un’immensa villa.
-Trovati, kufufu- proclamò Mukuro, la solita risatina lugubre ad accompagnare la frase.
-Si comincia- commentò Yamamoto, posando una mano sul proprio Vongola Gear.
-Nh- proferì Hibari, gli occhi di ghiaccio ridotti a due fessure.
-Siete pronti?- chiese Tsuna, girandosi verso i ragazzi dietro di loro.
-Mai stati più pronti di così- affermò Rin, dopo che si furono tutti scambiati una veloce occhiata.
-Allora andiamo-
I ragazzi attraversarono velocemente il prato, stando attenti a non fare rumore, per poi avvicinarsi ad una botola sul lato della villa che sembrava portare alle cantine.
-Entreremo da sotto. Loro si aspettano un attacco di massa, per cui li prenderemo di sorpresa- spiegò velocemente Tsuki, avvicinandosi al lucchetto elettronico della loro entrata.
-Kusanagy, a te l’onore- concesse, spostandosi di lato e permettendo al moro di avvicinarsi al display. Rei tirò fuori un cavo dalle tasche della giacca nera e collegò le due estremità al computer e al lucchetto, per poi cominciare a smanettare con i tasti. Restò inginocchiato per cinque minuti buoni, mantenendo la sua espressione apatica, finché, con un suono metallico, la porta non si aprì con un leggero ronzio.
-Fatto. Ho scaricato anche una mappa del luogo, la trovate sui vostri GPS- i ragazzi tirarono fuori i loro dispositivi, forniti dal padre di Tsuki per aiutarli nella missione.
-Cavolo, guardate quanto si estendono i sotterranei!- sussurrò ammirata Rise, mentre Yamamoto emetteva un fischio di approvazione.
-Probabilmente attraversano il sottosuolo dell’intera foresta. Incredibile!- realizzò il guardiano della Pioggia, genuinamente colpito.
-Già, e per noi sarà ancora più difficile trovare i nostri compagni- li bloccò Shoichi, rimproverandoli con lo sguardo.
-Non perdiamoci d’animo- intervenne Tsuki, la quale però cominciava a nutrire gli stessi dubbi del biondo.
-Non vi preoccupate, li troveremo- li rassicurò Tsuna, entrando in Hyper Mode. Tutti rivolsero lo sguardo verso la botola, osservando la scaletta che portava verso il basso, perdendosi nell’oscurità più totale.
-Che i giochi comincino- sghignazzò Rin, calandosi nel buio.
 
***


-A quanto pare sono arrivati...-
Sussurrò Giman, fissando il monitor di fronte a sé.
-Ihihih, finalmente, finalmente!- esclamò una vocetta pimpante, mentre una ragazzina sui 12 anni si attaccava al braccio del boss per vedere meglio.
-Shirley, vedi di lasciarne qualcuno anche a me e Alfred- la rimproverò Tochi, un sorrisino sghembo sul volto affilato. Dietro di lui, un uomo si appoggiò al muro, le mani nelle tasche del camice bianco e una motosega appesa alla cintura.
-Avrete di che divertirvi, non vi preoccupate- li rassicurò il moro, girandosi ad osservarli.
-Sangue, sangue!- canticchiò Shirley, muovendo i lunghi capelli color ebano in una danza gioiosa.
-Ma lei non dovrà essere toccata, chiaro?- li avvertì poi, gli occhi di ghiaccio che li fissarono gelidi.
-Non ti preoccupare, boss- si intromise una voce, mentre una donna dai lunghi capelli color notte faceva il suo ingresso nella sala –In fondo, se lui è qui è proprio per quella ragazza, no?- disse, gli occhi dorati rivolti all’oscurità del corridoio dietro di lei. Una risatina gutturale risuonò tra le pareti, e nel buio apparve un occhio rosso come il sangue.
 
***


-Signorina, siamo quasi arrivati a destinazione!-
Li informò il pilota, cominciando ad abbassarsi di quota.
-Sarà veramente giusto quello che stiamo per fare?- chiese Ayane, leggermente preoccupata: erano partiti poche ore dopo il decollo dei loro compagni, disobbedendo esplicitamente agli ordini di Tsuki. Ma dovevano raggiungerli prima che fosse troppo tardi, altrimenti sarebbe di sicuro accaduto il peggio.
-Non ti preoccupare Fujiwara! Ce la faremo, non ci sono dubbi- s’infiammò Gokudera, alzandosi dal suo sedile: lui era l’unico dei Guardiani che li aveva accompagnati, gli altri –assieme alla preside e Reborn- erano rimasti per difendere la scuola in caso di attacco.
-Il Polpo ha ragione! Li sterminerò tutti a colpi di fucile- si unì Sayaka, gli occhi verdi che mandavano scintille.
-Grazie per avermi accompagnato..- i ragazzi si girarono all’unisono verso il punto da cui la voce flebile di Sora li aveva richiamati: il ragazzo, che aveva appena ripreso i sensi, li osservava con gli occhi blu mare appannati dalla stanchezza, le bende che ancora fasciavano le ferite più gravi che si era procurato quasi una settimana prima.
-Come ti senti?- gli chiese Sayaka, avvicinandosi al capezzale del compagno.
-Sto meglio- la rassicurò il quindicenne, mettendosi seduto e cominciando a stiracchiarsi –Le cure dello zio cominciano a fare effetto-
In quel momento il piccolo aereo atterrò, il muso rivolto verso l’entrata della foresta italiana in cui, poche ore prima, si erano infilati i loro compagni.
-Andiamo-
 
***


I ragazzi attraversarono l’ennesimo corridoio, la luce delle lampadine traballanti a illuminare le celle spoglie e piene di muffa che riempivano le pareti dell’intero sotterraneo.
-... vi prego, ditemi che quello che ho appena visto non era un topo- sussurrò Rise, lanciando occhiate nervose a destra e sinistra. Alla prossima ombra sospetta se la sarebbe data a gambe, oh si.
-Takakura, per favore, siamo in un cavolo di sotterraneo. Di certo non ci vivono farfalle e coniglietti- sibilò a denti stretti Rin, lanciandole un’occhiata di sbieco.
Anche se li avrei preferiti di gran lunga...
Aggiunse poi nella sua testa, notando l’ennesimo roditore scattare davanti a loro. Se fosse spuntata una pantegana non avrebbe più risposto delle sue azioni, poco ma sicuro.
Girarono l’angolo, per poi fermarsi di botto non appena un rumore metallico si propagò nell’aria.
-Cos’era quello?- Chiese Yamamoto, guardingo. Tsuki e Tsuna fecero loro segno di tacere, accucciandosi a terra per confondersi nella penombra.
 
-Cazzo, quanto vorranno ancora tenerci chiusi qua??- sbraitò una voce femminile, e il suono metallico, come di qualcosa che sbatteva contro delle sbarre, risuonò nuovamente nel corridoio.
-Piantala idiota! Sono giorni che prendi a calci le sbarre, sei fastidiosa!- la rimbeccò una voce familiare, palesemente arrabbiata.
-Shin-kun, Akuira-san, smettetela di litigare o sveglierete Jehnar-san!- e a quel punto Tsuna scattò, perché non ci aveva messo neanche un secondo a collegare quel tono preoccupato all’amica rapita.
-Haru!- La mora alzò la testa di scatto, girando gli occhi color cioccolata verso il corridoio fuori dalla loro cella.
-Tsuna...-san?- esalò, incredula –Tsuna-san!- ripetè più forte, aggrappandosi alle sbarre con tutta la propria forza.
-Haru! Per fortuna stai bene- sussurrò il decimo Vongola, tirando un sospiro di sollievo: ce l’avevano fatta.
-State tutti bene?- si informò Tsuki, mentre Rei si metteva all’opera con la serratura della cella.
-Siamo vivi- la rassicurò Shin –Un pò ammaccati, ma vivi-
-Ce ne avete messo di tempo!- Proferì Suzume, uscendo dalla cella e piazzandosi davanti alla presidentessa del Comitato –Credevo quasi che vi foste dimenticati di noi!- la accusò, incrociando le braccia e fissandola arrabbiata.
-Scusa Aku, c’è voluto più tempo del previsto- si scusò divertita Tsuki, trattenendo a stento una risata.
-Ti scuso solo se mi permetti di prendere a calci in culo chi ha causato tutto ‘sto casino- la informò la bionda, gli occhi verdi che mandavano saette –Ho già in mente alcuni trattamenti niente male...- aggiunse, sorridendo malefica e facendo rabbrividire la maggior parte dei presenti con l’aura assassina che cominciò ad emettere.
-Sapevo l’avresti detto- disse Tsuki, sorridendo sghemba –Per cui ti ho portato un regalo- spiegò, tirando fuori dallo zainetto un cilindro metallico e passandolo alla diciassettenne. La ragazza la fissò interrogativa, rigirandosi tra le mani l’oggetto.
-Premi il bottone alla base- la incitò la mora, e la bionda seguì il suo consiglio. Il cilindro prese subito ad allungarsi, fino a raggiungere la lunghezza di quasi due metri, per poi far uscire da una fenditura laterale una lama d’argento che riluceva alla luce tremolante delle lampadine.
-Una falce!- esclamò entusiasta Suzume, gli occhi spalancati dallo stupore, maneggiando l’arma con cautela.
 –Dove diavolo hai preso una cosa del genere?- si informò Shin, lanciando un’occhiata alla falce, che la più grande aveva cominciato a far ruotare lentamente sotto lo sguardo leggermente allarmato di Rise.
-Vi spiegherò tutto strada facendo- rispose Tsuki –Per il momento prendete questi- disse, allungando a Shin una coppia di m1911 bicromatiche e a Lara un paio di tirapugni in pelle nera.
-Andiamo a fare il culo a quei bastardi!- proclamò Suzume, mettendosi a correre seguita da un Mukuro sghignazzante e un Hibari apatico come il suo solito.
-Troveremo anche tua sorella, non ti preoccupare- sussurrò Tsuki, rivolgendosi a Shoichi.
-Sembri molto sicura di te- commentò il ragazzo –Ma è stato tutto troppo semplice-
La mora annuì, lo sguardo serio rivolto ai compagni che avanzavano di fronte a loro.
-Teniamoci pronti-
 
***
 
-Ehm... qualcuno sa dove siamo finiti di preciso?-
S’informo Sayaka, osservando confusa la sala circolare in cui erano sbucati: il soffitto si estendeva per metri, il soffitto impossibile da scorgere nell’oscurità che regnava in quel luogo, e attaccate alle pareti vi erano talmente tante armi da far invidia alla collezione personale di Reborn.
“Probabilmente è l’armeria...”pensò, scandagliando la stanza con lo sguardo e mordicchiandosi le unghie.
-Mi sa che ci siamo persi...- constatò Ayane, sospirando afflitta.
Quando, quasi mezz’ora prima (o almeno così a lei sembrava), erano entrati da quella botola che avevano trovato aperta, non si sarebbe mai aspettata un tale intrico di corridoi di gallerie, e aveva perso l’orientamento in poco tempo.
-Cavolo, non abbiamo molto tempo... dobbiamo raggiungere subito mia sorella e gli altri- sussurrò Sora dalla schiena di Gokudera, cominciando ad agitarsi: dovevano ricongiungersi in fretta con i loro compagni, o tutti i loro sforzi sarebbero stati vani.
-Non vi preoccupate- commentò una voce nell’oscurità –Vi unirete a loro molto presto-
 
I ragazzi scattarono all’unisono, voltandosi simultaneamente verso il corridoio da cui era giunta la voce misteriosa; dei passi risuonarono nella sala, assieme al rombo di una motosega, mentre il loro nemico usciva allo scoperto: era un uomo alto, sui trent’anni, i capelli corti e castani sparati in tutte le direzioni; il lungo camice bianco ondeggiava ad ogni passo, sfiorando a volte la motosega accesa che teneva in mano, e la voce era attutita per via della mascherina che gli copriva gran parte del corpo.
Gokudera indietreggiò, Sora in spalla che gli stringeva leggermente la maglietta, mentre Sayaka e Ayane fissavano a bocca aperta l’uomo.
-Io sono Alfred il Mietitore, e sono qui per uccidervi-
E a quel punto le ragazze scoppiarono, indicando entrambe l’uomo e urlando
-MA QUELLO E’ IL PADRE DI AYA!!!-
Per poi fissarsi e domandarsi a vicenda.
-Da quando tu conosci Mad Father??1-
L’uomo le ignorò, brandendo la motosega ricoperta di fiamme della Nuvola e partendo all’attacco. I ragazzi schivarono l’affondo, sparpagliandosi per tutta la sala.
-Gokudera, porta al sicuro Sora!- esclamò Sayaka, rivolgendosi all’albino –Qua ci pensiamo noi!-
Il ragazzo ubbidì, seppur reticente, e la rossa prese in mano il suo fucile da caccia.
-Ora ci divertiamo- disse tra sé e sé, sghignazzando e cominciando a sparare raffiche di proiettili di attributo Tempesta contro il nemico.
Un grosso polverone si alzò quando l’uomo venne colpito, ma quando si diradò i resti di uno scudo di fiamma lo mostrarono completamente illeso.
-Sei debole- sestenziò Alfred, per poi attaccare nuovamente la ragazza. Ma Ayane si mise in mezzo, parando il colpo con la propria arma.
-Fatti sotto, scienziato pazzo- lo sfidò, le fiamme della Tempesta che bruciavano scarlatte sulla lama della sua motosega.
-Tsk- fece l’uomo allontanandosi velocemente dalla ragazza –Sembri forte, ragazzina. Dimmi il tuo nome-
-Ayane Fujiwara, secondo anno della scuola media Mitsuji- e ricominciarono a combattere.
 
Lame si scontravano a mezz’aria, le fiamme di entrambi che bruciavano come le loro volontà. Nessuno dei due si distraeva neanche per un istante, concentrati solo sul proprio nemico, affondi e parate che si susseguivano senza sosta.
-Tutto qui quello che sai fare?- chiese Ayane, il sudore che le colava dalla fronte e varie piccole ferite sparse per tutto il corpo. L’uomo la fissò con odio, le fiamme che divampavano sempre più furiosamente: mai nessuno era riuscito a tenergli testa, e non si sarebbe di certo fatto battere da una ragazzina. Con uno scatto repentino si portò davanti alla castana, che, presa alla sprovvista, non riuscì a scansarsi in tempo: la motosega si abbassò inesorabilmente su di lei, pronta a squarciarla in due, ma uno sparo dell’ultimo secondo fece volare via l’arma dalle mani del nemico.
-Tanti saluti dalla debole, perdente- lo canzonò Sayaka, per poi sparargli un colpo all’addome che lo fece cadere all’indietro.
Ayane si accasciò a terra con il fiatone, la fatica che cominciava a farsi sentire.
-È finita...- sussurrò, asciugandosi il sudore dalla fronte.
-A quanto pare...- concordò la rossa, osservando disgustata l’uomo riverso a terra -L’ho odiato nel videogioco, lo odio anche nella realtà- commentò, mandando il corpo a pancia in giù per non vedere più quel viso. Sora e Gokudera si avvicinarono alle due, per poi scambiarsi degli sguardi e dirigersi verso il corridoio da cui era sbucato Alfred.
 
Camminarono per diversi minuti, superando diverse porte chiuse e con i sensi sempre all’erta, perché ormai il nemico doveva essersi accorto della loro intrusione. Alla fine, sbucarono in una sala ancora più grande della precedente, il soffitto che terminava in una cupola di vetro che rifletteva i raggi di luna, illuminando il centro della stanza. Si guardarono attorno, finché un rumore di passi non li fece girare.
-Ragazzi...?-
 
***


Quando finalmente sbucarono in quell’immensa sala, si aspettavano tutto tranne che di trovarsi davanti Sora, accompagnato da tutti i ragazzi che dovevano rimanere a sorvegliare la scuola.
-Cosa diavolo ci fate voi qua?- sbraitò Tsuki, dirigendosi a grandi passi verso il fratello.
-Il tuo adorato fratellino era venuto per avvisarti!- esclamò Shirley, entrando all’improvviso nella stanza –Ma purtroppo non ha fatto in tempo-
I ragazzi si compattarono all’istante, fissando guardinghi la ragazzina appena entrata: sembrava innocua, ma l’aura pericolosa che emetteva diceva il contrario.
-Finalmente vi siete riuniti! Credevamo non sareste più arrivati!- si unì Tochi, affiancando la piccola e salutando i ragazzi con un gesto della mano.
-Chi siete?- chiese Tsuki, facendosi avanti.
-Ma tu guarda chi si rivede!- la voce che risuonò nella sala ebbe il potere di gelare all’istante il sangue della mora, che si pietrificò sul posto.
-Ne è passato di tempo, eh Tsuki?- chiese Giman, entrando finalmente nella visuale dei ragazzi.
-Come fai ad essere ancora vivo?- sibilò l’interpellata, fissando il ragazzo con uno sguardo di puro odio.
-Tsuki!- esclamò il moro, sorridendo divertito –Ti pare questo il modo di rivolgersi a tuo fratello maggiore?- a quelle parole tutti i presenti spalancarono gli occhi, fissando increduli i due giovani.
-Sono anni che non ti considero più tale. Ora rispondi se non vuoi che ti uccida sul posto- lo minacciò la ragazza, mentre le sue fiamme del Firmamento si propagavano sul nunchaku che portava alla cintura.
-Facciamo così- fece Giman, sorridendo –Ti risponderò se riuscirai a battere...lui- e si fece da parte, rivelando la figura familiare di un ragazzo dai capelli arancioni e due nodachi in mano, che fissava l’amica di sempre con entrambi gli occhi color del sangue.
 
-O...zora?-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  1. Piccolo headcanon (molto head e poco canon) mio e della Maki: Sayaka e Ayane sono fan sfegatate degli RPG. Il collegamento con Mad Father è poi venuto da sé u.u
Maki: Ecco i risultati degli scleri via Whatsapp di due cretine *depress- depress-*
 
 
 
 
 
 
\\LITTLE CORNER//
 
GUESS WHO IS BACK, BITCHES? *entra in scivolata* *coro di angeli in sottofondo*
Esatto gente: sono viva e vegeta, e non ho alcuna intenzione di abbandonarvi (anche perché tengo alla mia vita). Per cui, da oggi, dopo quasi sei mesi di inattività,  la gabbia di matti (cit. Maki) torna alla carica!
Non mi prolungo più di tanto: nel capitolo non accade tantissimo, i primi scontri iniziano ad arrivare e gli scleri ci accompagnano everywhere u.u
Giman alla fine è il fratello maggiore di Tsuki e Sora! Chissà cos’è accaduto in passato da far incrinare così i loro rapporti... non ve lo dico :P saprete tutto nel prossimo u.u (già pronto, solo in attesa di revisione da parte della mia mammina iperprotettiva talpa –aka Maki-). E Ozora? Bhè, per li ho dei piani ben precisi u.u
Ma ora passo la linea a Maki, che scalpita per avere un minimo di spazio per i suoi scleri :)
 
La Beta prolissa(?)
SI TORNA A BOMBA! Ebbene sì, gente: non vi libererete di Marta così facilmente u.u
Non adesso che la storia entra nel clou(?!) delle questioni, almeno.
Okay, su questo capitolo non ho molto da dire sul piano tecnico. Noto un miglioramento nello stile di Marta e pochi errori [qualche errorino di battitura l’ho visto ma nulla di cui preoccuparsi – NON MI SBAGLIA PIU’ I PRONOMI, CAPITE LA MIA GIOIA(?)]
Sul piano del contenuto… anche qui poco da dire: è un misto tra un capitolo di passaggio e l’incipit di una serie di capitoli collegati tra loro, quindi non c’è davvero molto da dire. Attendo fiduciosa il nuovo capitolo.
I personaggi canonici(?!) mi sembrano molto IC, e qui ci siamo. Sugli OC non mi sbilancio dato che conosco solo la mia piccola et pucciosa et dolcissima [seH come no] OC, quindi qua lascio la parola ai rispettivi proprietari. Devo solo dire al creatore/alla creatrice di Shoichi che la sottoscritta l’ha preso molto a cuore ed è stata malissimo per come viene malmenato da Tsuki u.u
 
Piccola previsione personale sui prossimi capitoli: prevedo taaante mazzate, ma anche qualche momento comico u.u [Maki devi fare la veggente u.u]
 
Alla prossima, miei cari signori. Speriamo di risentirci in tempi brevi.
La beta Maki
 
 
P.S.: Aggiungo solo una cosa, poi me ne vado sul serio. OZORA COSA TI HANNO FATTO! *piange tutto*
 
Detto questo, ci rivediamo al prossimo capitolo!
See yay~
 
Marta & Maki

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6
                           
Il bambino cammina lungo il corridoio, osservando stupito le antiche decorazioni che ne ornano le pareti. Si è perso, lo sa bene, e sa che suo padre probabilmente sarà arrabbiato, ma al momento non gli importa poi molto: in fondo ha solo sette anni, e quei quadri dai colori sgargianti e quelle antiche armature lucenti per lui sono molto più interessanti di quella noiosa riunione per cui erano venuti fin lì dalla lontana Sardegna.
-E tu chi sei scusa!?-
La voce lo fa sobbalzare, mentre pian piano gira la testa verso la porta alle sue spalle. A parlare è stata una bambina, forse di un anno più grande di lui: i grandi occhi blu mare lo fissano severi, mentre i lunghi capelli neri ondeggiano lungo la schiena, sfiorandole le ginocchia.
-Allora, il gatto di ha mangiato la lingua?-
Lo richiama, e il bambino finalmente si decide a rispondere.
-E-ecco… sono venuto qui con mio padre, ma ad un certo punto ci siamo separati, e io mi sono… perso, credo- sussurra, lievemente in imbarazzo: gli capita raramente di perdersi –sua madre lo loda spesso per il suo spiccato senso dell’orientamento- ma la villa è gigantesca e, complice lo sguardo meravigliato che aveva rivolto a qualsiasi cosa vedesse, ci aveva messo relativamente poco a smarrirsi.
-Ah, allora tu devi essere il figlio del boss dei Kenshi!- esclama qualcuno da dietro la bambina, preannunciando l’entrata di una dodicenne dai ricci capelli corvini e gli occhi color lavanda. Il ragazzino si limita ad annuire, spiazzato dall’incredibile allegria della ragazza.
-Ma allora potevi dirlo subito! Comunque io sono Tsuki, piacere- si presenta la più giovane tra le due, lanciandogli un’occhiata di sbieco e sbuffando leggermente, senza però nascondere il sorriso divertito che si sta facendo strada sulle sue labbra –in fondo anche lei è solo una bambina, e trova l’imbarazzo e la confusione dell’altro estremamente divertente-.
-Io… io sono Ozora, piacere mio!-
Il più piccolo ci mette poco a riscuotersi, e sorride allegro alle due ragazze, mentre la più grande si lascia scappare una leggera risata.
-Io sono…-
 
 
I ricordi del passato invasero la mente di Ozora, o almeno quella parte che ancora non aveva ceduto all’oscurità che stava pian piano inglobando la sua coscienza. Sapeva – sentiva - che se non si fosse ribellato, se non avesse lottato ben presto per lui sarebbe stata la fine, ma non ne aveva più la forza: sentiva la sua volontà divenire sempre più flebile, ma non i ricordi. Quelli sembravano non volerlo abbandonare...
 
 
-Lilian!-
-Sorellona!-
La ragazza, ormai quattordicenne, sorride divertita, girandosi ad osservare la sorellina e Ozora correrle incontro, mentre il piccolo Sora tenta inutilmente di raggiungerli.
-Buongiorno dormiglioni!-
Li saluta, poggiando la tazza di caffè sul tavolo e passandosi una mano tra quel cespuglio corvino che sono diventati i suoi capelli – sono questi i momenti in cui odia i suoi ricci, troppo difficili da domare o anche solo tenere leggermente in ordine.
-Andate a mangiare, che poi vi toccano due ore di lezione e tre di allenamento-
A quelle parole, entrambi i ragazzini si bloccarono di colpo, impallidendo visibilmente.
-E niente storie, già ieri avete saltato i vostri doveri e non va bene- li rimprovera, sollevando il piccolo Sora e poggiandoselo sulle ginocchia.
-Ma era il mio compleanno!- protesta Tsuki, gonfiando le guance e lanciando un’occhiata ad Ozora, alla ricerca del suo sostegno. Peccato che il ragazzino sia troppo impegnato a divorare la terza ciambella al cioccolato per prestarle attenzione.
-Vero, ma oggi no. Quindi muovetevi a fare colazione che la mamma vi aspetta in biblioteca- afferma il secondogenito dei fratelli Sarti, palesando la propria presenza e avvicinandosi al cornetto rimasto sul tavolo.
-Giman, metti giù le mani dal mio cornetto- lo avverte Lilian, lanciandogli un’occhiata assassina.
-Non mi spaventi Lily, ho un ostaggio- sghignazza il tredicenne, riferendosi al fratellino che era corso a salutarlo e ora ride divertito seduto a cavalcioni sulle sue spalle. E la pasta incriminata vola dritta filata giù per la gola di Giman, che però si rende conto del suo errore non appena un’aura assassina di discrete dimensioni non circonda la maggiore.
-Fratellone… la sorellona si è arrabbiata?- chiede Sora, immobilizzandosi e cominciando a tremare leggermente: persino lui sa che la sorella da arrabbiata è molto pericolosa.
-M-mi sa di si…- balbetta il moro, cominciando a sudare freddo: l’aveva combinata grossa…!
-Io opterei per una ritirata strategica... - suggerisce Tsuki da dietro il tavolo, mentre si gode lo spettacolo sgranocchiando pane e marmellata di more, la sua preferita. Il ragazzo non se lo fa ripetere due volte e imbocca di corsa il corridoio, fratellino sulle spalle e Lilian incavolata nera alle calcagna che lo insulta in almeno tre lingue differenti.
 
 
Quando era accaduto?
Quand’era che la situazione era precipitata, portandoli a rinnegare quel passato felice in cambio di dolore e disperazione?
Tsuki percepiva a malapena la risata gutturale di Giman e i richiami dei compagni, ma neanche le voci di Rise – la sua migliore amica- o di suo fratello minore riuscivano a scuoterla dallo stato di torpore in cui era caduta. Perché era Ozora la persona che le stava procurando tutte quelle ferite, e ancora non riusciva a capacitarsi di quanto quelle iridi color del sangue, un tempo così calde e familiari, potessero sembrarle così fredde e sconosciute. Ma sapeva che lì dentro, da qualche parte, il vero Ozora era ancora vivo, e che sicuramente sarebbe tornato da lei.
Un colpo più forte degli altri la spedì a sbattere contro il muro, mandandole una stilettata di dolore lungo tutta la schiena e facendole tossire qualche goccia di sangue.
-Ozora… - sussurrò, tentando di rialzarsi in piedi –Combattilo… non puoi arrenderti proprio ora- implorò, sull’orlo delle lacrime. Non voleva affrontarlo, essere costretta a dire addio anche a lui.
-È inutile Tsuki! Il tuo amato principe non tornerà più!-
Ma la ragazza non prestò attenzione alle parole del fratello maggiore, perché un guizzo color del cielo nella pupilla sinistra aveva attirato la sua attenzione. Sorrise, con rinnovata fiducia.
 
Credo in te, Ozora…
 
 
La pioggia cade fitta sulle colline delle Marche, mentre la bara della giovane Lilian Sarti viene calata nel terreno umido.
Mizu tiene la testa bassa, gli occhi spenti e opachi cerchiati da grandi occhiaie viola, mentre il marito la sostiene con un braccio attorno alle sue esili spalle.
Sora singhiozza sommessamente, aggrappato alla gonna della madre, e Tsuki fissa la bara con occhi vuoti; ma non piange, no, perché deve essere forte e non può mostrarsi debole alla presenza delle famiglie alleate –sua sorella non lo vorrebbe-.
Ma non appena si ritrovano soli, senza alcun adulto a giudicarli, crolla sulla spalla di Ozora, stringendolo come se ne andasse della sua vita. E il ragazzo la stringe a sé, confortandola il più possibile e facendole capire che lui è lì per lei e non l’avrebbe mai più lasciata sola.
Mai più.
 
 
“Ozora…”
La voce di Tsuki risuonò flebile alle sue orecchie, ma bastò per risvegliare qualcosa in lui. Perché, nonostante le avesse promesso che non l’avrebbe mai abbandonata, era proprio quello che si stava accingendo a fare: si stava arrendendo, stava vendendo la sua anima a quel mostro senza combattere. Fu allora che una flebile luce apparve, e Ozora vi si aggrappò con tutte le sue forze, combattendo il senso di intorpidimento e avvicinandosi sempre di più alla superficie di quella viscida oscurità.
 
-Uccidila-
L’ordine risuonò nel silenzio della sala, rimbalzando sulle pareti e giungendo ovattato alle orecchie di Tsuki. Vide di sfuggita la spada del ragazzo alzarsi sopra la sua testa, pronto a colpirla con le sue fiamme della Tempesta, e la mora si ritrovò a pregare qualsiasi dio conoscesse che quel guizzo celeste non fosse stato solo frutto della sua immaginazione.
Chiuse gli occhi, pronta al peggio.
 
Ma il colpo non arrivò.
 
Percepì un lieve spostamento d’aria, e il frastuono di un muro che crollava fu seguito da esclamazioni di sorpresa da parte di tutti i presenti.
Tsuki aprì gli occhi di scatto, e ciò che vide la sorprese non poco: dove prima si trovava Shirley adesso vi era un cumolo di detriti e Giman – schiumante di rabbia - si teneva il fianco da cui uscivano fiotti di sangue, mentre Tochi e la donna dagli occhi dorati gli si paravano davanti per difenderlo da eventuali attacchi. Ma quando lo sguardo della mora si posò sulla figura eretta di fronte a lei, quasi non volle credere ai propri occhi: Ozora la fissava con i suoi caldi occhi eterocromi, un sorriso trionfante stampato in faccia e il respiro ansante per la fatica.
-Tutto a posto?- le chiese, tendendole la mano per aiutarla ad alzarsi. Ma lei la ignorò, saltandogli direttamente al collo e stringendolo a sé per assicurarsi che si, lui era lì e non si trattava solo di una crudele illusione.
-Sapevo che ce l’avresti fatta-
Il ragazzo ricambiò la stretta, respirando a pieni polmoni il suo profumo: dei, quanto gli era mancata.
-Scusa il ritardo- sussurrò, sorridendo e staccandosi leggermente, ad osservare quei grandi occhi color del mare che lo fissavano lucidi dal sollievo.
-Tsk. Sei più testardo di quel che credessi- sibilò Giman rompendo l’illidio che si era andato a creare.
-Avresti dovuto sapere che non mi sarei arreso così facilmente-
Il boss gli lanciò un’occhiata di puro odio, per poi alzarsi e cominciare ad indietreggiare verso il corridoio.
-Pensateci voi qui- ordinò, per poi sparire nell’oscurità. All’improvviso i detriti del muro che avevano precedentemente sommerso Shirley esplosero, mentre la ragazzina, ora in piedi, era circondata da fiamme della Tempesta.
-Allora, cominciamo?-
 
***


Rei non amava le risse.
Le considerava solo come uno spreco di tempo utile, oltre che estremamente noiose – anche perché i suoi avversari erano fin troppo deboli per poter anche solo sperare di batterlo.
Per questo faceva sempre di tutto per evitarle, utilizzando i piccoli marchingegni che costruiva di tanto in tanto come diversivi - rinchiudendosi a doppia mandata nel laboratorio d’informatica ad hackerare i computer dei suoi avversari, dipendeva molto dalla giornata. Ma in quel frangente non poteva fare nessuna delle due cose.
Dalla sua posizione, alias l’angolo più buio e nascosto della sala, persino lui riusciva a comprendere quanto la situazione fosse grave: Ozora e Tsuki, entrambi feriti, stavano affrontando Tochi e le sue fiamme del Fulmine, assistiti da Tsuna, Shoichi e Mukuro; Rise, Sayaka, Ayane, Suzume e Gokudera si stavano occupando di Shirley, mentre Hibari, Yamamoto, Lara, Shin e Rin della donna dagli occhi dorati. Dal canto suo, Rei aveva il semplice compito di tenere al sicuro Haru e Sora, una perché non sapeva combattere e l’altro perché, a causa delle sue ferite, era ancora troppo debole per reggere un combattimento. Ma i loro compagni erano in evidente difficoltà, e non avrebbero resistito ancora per molto. Il moro sbuffò, visibilmente indispettito: non ne aveva voglia, ma gli toccava intervenire. E, a malincuore, si rese subito conto che sarebbe stato necessario anche l’aiuto dell’altro.
-Ehi piccoletto-
Sora si voltò, incrociando lo sguardo apatico del diciassettenne.
-Mi faresti un favore?-
 
***


Suzume Akuira era una tipa vendicativa come poche.
Se le si faceva un torto si poteva star certi che, nel migliore dei casi, ti avrebbe solamente reso ridicolo di fronte all’intera scuola... altrimenti, meglio emigrare in un isola sperduta, o l’ospedale era assicurato. E, in quel momento, l’oggetto dei suoi propositi omicidi era quella ragazzina che aveva osato rapirla e tenerla rinchiusa per una settimana.
-Vieni subito qui brutta bastarda!- sbraitò, partendo all’attacco con la sua falce. Shirley si limitò a saltare all’indietro, per poi ferirla sulla guancia con uno dei suoi shuriken.
-Ihihihih~ voglio altro sangue!- cantilenò, mentre tra le sue dita apparivano decine di stelle ninja –Stelle tempestose!-
Le lame, ricoperte di fiamme delle Tempesta, si diressero verso Suzume, che venne salvata all’ultimo dagli scudi di Gokudera.
-Non attaccare d’impulso, idiota!- la rimproverò il dinamitardo, per poi cominciare a bombardare la nemica.
Sayaka gli copriva le spalle, sparando proiettili della Tempesta dalla distanza, mentre Ayane e Rise tentavano degli affondi muovendosi di continuo per evitare la controffensiva.
Suzume si toccò la guancia ferita, lasciando che il sangue le bagnasse le dita. Sembrava quasi scioccata, come se si rendesse conto solo in quel momento di ciò che stava realmente accadendo. Abbassò lo sguardo, lasciando che la frangetta bionda le ricoprisse gli occhi.
-Tu…- sussurrò, attirando l’attenzione di Shirley. Tremava, ma riuscì comunque a tenersi in piedi –Questa me la paghi!- urlò, mostrando uno sguardo adirato come pochi e stringendo la presa intorno alla falce per la rabbia. Persino gli altri ragazzi riuscirono a percepire l’intento omicida che la ragazza emanava, ma rimasero comunque sorpresi quando la lama della sua arma cominciò a rivestirsi di fiamme della Nuvola.
-Ha evocato le sue fiamme… da sola?- sussurrò sconcertata Ayane, osservando con occhi sgranati la scena.
-Bhè, cos’altro potevamo aspettarci da una come Suzume?- commentò Rise, sorridendo divertita e dando il cinque a Sayaka, quasi come se se lo aspettassero.
Akuira scattò ad una velocità assurda, evitando un’onda di shuriken e riuscendo a ferire Shirley al fianco. La ragazzina boccheggiò, sia dal dolore che dalla sorpresa, per poi essere colpita da un calcio sul petto che la spedì contro il pavimento.
-Ci vediamo all’inferno, ragazzina- disse Suzume, fissando truce la nemica dal bordo del cratere che aveva creato. Si voltò, per tornare dai suoi compagni, ma una voce la bloccò.
-San…gue-
Un sussurro, ma bastò a farla fermare sul posto.
-Sangue SanGue sAngue saNGue sanGUE… SANGUE!-
Shirley si rialzò di scatto, gli occhi castani iniettati di sangue e pazzia.
-VOGLIO IL TUO SANGUE!- esclamò, per poi scattare verso la diciassettenne con un coltello da cucina in mano. Akuira non fece in tempo a spostarsi, e chiuse gli occhi, pronta al peggio. Li riaprì solo dopo qualche secondo, appena il suono di un tonfo sordo non arrivò alle sue orecchie: il corpo senza vita di Shirley giaceva a terra in una pozza di sangue, con un coltello militare che le attraversava la carotide.
-Ma cosa…?-
 
***


Lara odiava profondamente il gioco di squadra.
Sinceramente parlando, non ci aveva capito molto di ciò che le aveva raccontato Tsuki, e non gliene importava: che si risolvesse da sola i suoi problemi, senza coinvolgere altri nelle sue faccende personali. Certo, stavano comunque combattendo contro gli stessi nemici, ma se lo faceva era solo per proteggere sé stessa e nessun altro, gliene fregava poco o niente se i suoi “compagni” rimanevano feriti. In realtà, normalmente avrebbe approfittato della prima occasione per allontanarsi furtivamente dal combattimento, visto che la riguardava ben poco, ma c’era qualcosa che la costringeva a rimanere: lo sguardo della donna davanti a lei, che evitava i loro attacchi con dei semplici movimenti, sembrava quasi divertito, come se si stesse prendendo gioco di lei. E questo non poteva accettarlo: nessuno poteva ridere di lei. Nessuno.
-Allora, è tutto questo quello che sapete fare?- li prese in giro la donna, sorridendo leggermente –Mi aspettavo di più da voi-
Shin e Rin, entrambi feriti in più punti, lottavano contro il senso di intorpidimento causato dalle fiamme della Pioggia che ricoprivano le armi dell’avversaria, mentre Hibari e Yamamoto tentavano di arginarne gli attacchi.
Delle fiamme Lara sapeva molto poco, solo che derivavano dalla volontà della persona e che ogni tipo aveva una specifica caratteristica.
 
"Se riuscissi a evocare le mie… allora i miei attacchi avranno un effetto maggiore?" si chiese, osservando i suoi tirapugni. Magari così sarebbe riuscita a togliere quell’odioso sorrisetto dalla faccia di quella donna. Chiuse gli occhi, tentando di estraniare i rumori della battaglia e di concentrarsi solo sul suo respiro.
 
Inspiro. Espiro.
 
-Immaginate la vostra volontà trasformata in fiamma-
 
I guanti cominciarono a ricoprirsi di una leggera fiammella marrone, mentre il terreno intorno a lei cominciò a tremare.
 
-Più essa è forte, più la fiamma sarà potente-
 
Percepiva le vibrazioni del terreno, i passi di ognuno dei presenti rimbombavano nella sua testa dandole una visuale perfetta della posizione di tutti. Alleati e, soprattutto, nemici.
 
-E più la fiamma è potente, più i vostri attacchi saranno devastanti-
 
Spalancò gli occhi e alzò il braccio destro, porgendo il palmo verso i detriti che fino a poco prima sommergevano Shirley. I mattoni, attratti dalla forza delle sue fiamme, si rinchiusero contro il suo pugno. Scattò, spinta da una fetta di terreno che aveva sollevato da sotto i suoi piedi, e schiantò la sua mano contro il viso della nemica, che per via della sua velocità non l’aveva vista arrivare. La pietra si sgretolò all’impatto, e la donna si andò a schiantare contro la parete dietro di lei.
-Ma che diavolo…?- sussurrò Rin, mentre Shin fissava la scena a bocca aperta.
-Fiamme della Terra? Ma come è possibile?- esclamò Yamamoto, scioccato, con Hibari poco dietro che osservava il tutto con un sopracciglio alzato.
 
-Però… allora non sei così debole dopotutto- constatò la loro avversaria, rialzandosi e pulendosi col dorso della mano il sangue che le fuoriusciva dal naso –Dimmi, come ti chiami ragazzina?-
Lara la fissò accigliata, non capendo il motivo di quella domanda.
-Non vedo il motivo per cui dovrei dirtelo-
-È mia abitudine chiedere il nome del mio avversario, prima di ucciderlo- spiegò, sogghignando.
-Lara Jehnar. Mi piacerebbe conoscere anche il tuo, prima di pestarti a sangue- rispose la rossa, rivolgendole uno sguardo freddo come il ghiaccio.
-Umi Deep, guardiana della Pioggia- si presentò la donna, gli occhi dorati che brillavano divertiti. E senza dire niente, le due partirono all’attacco.
 
I kunai di Umi, ricoperti della fiamma della Pioggia, scattarono verso Lara, che li evitò grazie alla sua innata agilità. Quest’ultima diresse il proprio braccio verso la nemica, lanciandole contro una serie di detriti ricoperti di fiamme. La donna riuscì a schivarli per un soffio, rallentandoli con il fattore Tranquillità delle sue fiamme, e indietreggiò leggermente. Lara, prendendolo come un segno di debolezza, scattò nuovamente verso Umi, che però sorrise e si scansò all’ultimo secondo, facendole lo sgambetto. La sedicenne cadde rovinosamente a terra, sbattendo le ginocchia, e la donna si preparò a trafiggerla con le sue lame. Ma, prima che potesse sferrare il suo ultimo attacco, uno sparo riecheggiò nella sala, mentre il proiettile di una Colt 1991 le attraversava il cranio. Si accasciò a terra accanto a Lara, l’odore acre del sangue che permeava l’aria.
 
-Centro perfetto-
 
***


Se c’era una cosa di cui Tochi era sicuro, era che i suoi compagni erano tutt’altro che deboli.
Ma le sue certezze avevano cominciato a vacillare quando era giunta la notizia della sconfitta di Alfred, causata da un paio di ragazzine irriverenti, e adesso, mentre osservava con occhi sgranati i cadaveri di Shirley e Umi, esse andarono completamente in fumo.
-Gihihihihihih-
Una risata risuonò nell’angolo più buio della sala, mentre una figura misteriosa cominciava ad avanzare verso la luce.
-E voi sareste assassini provetti? Ma non fatemi ridere!- esclamò il ragazzo, uscendo allo scoperto. I capelli erano diventati rossi e gli occhi viola, ma sia il fisico che i vestiti erano rimasti gli stessi, per cui – anche se i compagni stentavano a crederci - non c’erano dubbi sull’identità del loro salvatore.
-Rei, ma cosa…?-  sussurrò Shin, fissando incredulo il compagno: perché diavolo il suo aspetto era cambiato?
-Ehi Kuroi- salutò Tsuki, mentre tutti si giravano a guardarla sorpresi.
-Giusto in tempo-  aggiunse Ozora, cercando di recuperare fiato.
-Scusa nee-chan, non potevo fare altrimenti-  si scusò Sora, respirando affannosamente.
-Non ti preoccupare, ci stavo pensando anch’io-  lo rassicurò la sorella, sorridendo -Ci darai una mano?- chiese poi, rivolgendosi al rosso.
-Il tipo mi pare forte, sarà un vero piacere ucciderlo- sghignazzò il ragazzo, scrocchiandosi il collo.
-Chi diavolo sei??- si intromise Tochi, stufo di quell’assurda situazione. Come diavolo aveva fatto un ragazzino come lui a uccidere le sue compagne, due assassine provette?
-Kuroi Akakawa- si presentò il rosso, senza smettere di sghignazzare –Anche conosciuto come The Hanged-
Tochi sussultò, perché quel nome lo conosceva fin troppo bene: The Hanged era un criminale che da anni imperversava indisturbato per le strade di Tokyo e dintorni, uccidendo persone su persone senza mai essere rintracciato. Non c’era sistema di sicurezza abbastanza efficiente da fermarlo, e il suo soprannome derivava proprio dalla sua malsana abitudine di impiccare le proprie vittime una volta uccise.
Ma c’era qualcosa che non quadrava: da quel che sapeva, The Hanged era apparso per la prima volta più di vent’anni prima. Ma come era possibile, visto che il ragazzo che si stagliava di fronte a lui aveva al massimo diciassette anni?
Non riuscì a ragionarci troppo, perché Kuroi aveva tirato fuori una decina di granate incendiarie e lo stava bombardando, senza dargli un attimo di tregua. Il castano non potè fare altro che erigere uno scudo con le sue fiamme del Fulmine, sperando che il loro fattore Indurimento riuscisse a proteggerlo da quell’inferno.
 
-Qualcuno mi spiega che cazzo sta succedendo?- sbraitò Sayaka, stufa marcia di quella situazione così inverosimile. Cosa era successo a Rei?
-Kuroi Akakawa può essere definito come la seconda personalità di quello che noi conosciamo come Rei Kusanagy- spiegò Ozora, avvicinandosi al gruppo.
-Anche se l’intera faccenda è più complicata di così- aggiunse Tsuki, attirando su di sé tutti gli sguardi –Il fratello maggiore di Rei era uno scienziato di fama mondiale, che però venne in seguito criticato duramente per i suoi esperimenti su cavie umane. Nessuno sapeva, però, che la sua cavia principale era il fratello minore, il piccolo Rei. Un giorno quell’uomo volle provare un esperimento di scambio di personalità, sfruttando quella di un sadico assassino che era riuscito a catturare. Ma, come penso abbiate capito, la cosa non andò bene, e entrambe le personalità si fusero nel corpo di Rei. Fummo noi a trovarlo, privo di sensi ancora rinchiuso nel laboratorio. Il fratello era sparito nel nulla, e tuttora non ve ne sono tracce-  riprese fiato, per poi finire di raccontare –Per bloccare Kuroi, che tentava di prendere il completo controllo del corpo, fummo costretti ad utilizzare un sigillo speciale su di lui: un sigillo che poteva essere momentaneamente spezzato solo dall’immissione nel corpo di tutte e sette le fiamme del Firmamento-
I ragazzi la fissavano a bocca aperta, tentando di immagazzinare tutte quelle informazioni.
-Cioè, fondamentalmente ci stai dicendo che uno dei nostri compagni di classe racchiude in sé la personalità di uno degli assassini più brutali della storia di Tokyo?- chiese Suzume, visibilmente scioccata. In una gabbia di matti, ecco dov’era finita.
-Perfetto, di male in peggio- commentò Rin, alzando gli occhi al cielo esasperata: ma uno normale ea troppo da chiedere?
-Fermi tutti- esclamò Rise, spalancando gli occhi di colpo –ma allora… come ha fatto il sigillo a rompersi? Dove se le è procurate tutte le fiamme?-
-Bhè… quello è stato colpa mia- rivelò Sora, grattandosi nervosamente la nuca –Non si sa come, ma sono nato con tutte le fiamme del Firmamento in corpo, per cui effettivamente sono l’unico in grado di sciogliere le catene che lo bloccano-
Tsuki gli scompigliò i capelli, sorridendogli complice.
-Non dirlo come se fosse una colpa- lo rimproverò –Io avrei fatto la stessa cosa-
Una risata gutturale attirò la loro attenzione, facendoli girare in contemporanea verso il luogo dove, fino a poco prima, si stava tenendo il combattimento. Kuroi rideva sguaiatamente, mentre il corpo senza vita di Tochi pendeva impiccato dal soffitto della sala, grondando sangue dalle ferite.
-Non trovate anche voi che sia uno spettacolo magnifico?- chiese il rosso, gli occhi viola che traboccavano pazzia.
-Sora- disse solamente Tsuki, senza staccare gli occhi dalla scena. Il quindicenne annuì, chiudendo gli occhi e cominciando a canticchiare una lenta litania. Uno strano vento cominciò a raccogliersi attorno al ragazzo e a Kuroi, avvolgendo entrambi.
-Grazie per l’aiuto, Kuroi... ma non pensare che ti lasceremo libero così facilmente-
Lo sguardo da pazzo dell’assassino incrociò quello serio della mora, mentre The Hanged sorrideva sghembo.
-Ci rivedremo, Tsuki- sghignazzò, per poi essere completamente avvolto dal vortice di fiamme che si era andato a creare. Quando il suo corpo tornò nuovamente visibile, i capelli erano tornati neri e gli occhi erano chiusi. Rei si accasciò a terra senza emettere suono, il viso disteso come se si fosse semplicemente addormentato.
-E adesso, andiamo ad eliminare quel bastardo di mio fratello-
 
***


Trovarono Giman poco più avanti, il sangue che ancora non si era fermato e il volto pallido contornato da una smorfia di dolore.
-A quanto pare è arrivata la fine- sussurrò, ridendo sommessamente.
-Non sei nelle condizioni di combattere. Arrenditi- constatò Tsuki, lo sguardo fisso sulla ferita del maggiore.
-Già… non posso combattere- concordò il moro –Ma posso ancora… fare questo-
Oremette un pulsante alla sua destra, e una porzione di soffitto si aprì, mentre una figura familiare veniva calata giù dall’apertura.
-Nikki!-
-Biondina!-
Esclamarono in coro Shoichi e Gokudera, imbracciando le armi.
-Cosa le hai fatto?- sbraitò il biondo, imbracciando il suo fucile: se le aveva anche solo torto un capello, non avrebbe più risposto delle sue azioni.
-È solo svenuta… per il momento- sghignazzò Giman, gli occhi di ghiaccio che ricordavano, in quanto a pazzia, quelli di Kuroi.
-Fate un solo passo, e le sparo- disse, tirando fuori una pistola e puntandola alla testa della ragazza. I ragazzi digrignarono i denti, consapevoli di essere in trappola: una sola mossa falsa, e la loro amica sarebbe morta.
Giman non aveva però tenuto conto delle capacità dei Vongola: Yamamoto lanciò una delle sue spade verso la corda, tranciandola di netto, e Tsuna scattò, usando le fiamme dei suoi guanti come propulsori.
-Io vi avevo avvertito- proclamò Giman, per poi premere il grilletto.
Ma il proiettile non fece altro che attraversare l’illusione creata da Mukuro, mentre il Cielo metteva in salvo Nikki.
La bionda aprì pian piano gli occhi, mettendo a fuoco il viso serio di Tsuna.
-Sawada…kun?- sussurrò, la gola secca e arida.
-Sei al sicuro adesso- la rassicurò lui, sorridendole. Atterrò piano, porgendo l’esile ragazza a Shoichi.
-Sho… lo sapevo che saresti venuto- disse lei, sorridendo calorosamente.
-Sei un’idiota, lo sai? Un’emerita idiota-
Rispose il ragazzo, abbracciandola stretta senza alcuna intensione di lasciarla andare. La sorella ricambiò la stretta, aggrappandosi alla sua camicia e addormentandosi serenamente sul suo petto.
-A quanto pare sei stato sconfitto su tutti i fronti- constatò Ozora, rivolto a Giman.
-Così pare…- concordò il moro –Ma se io muoio, voi verrete con me-
E premette un ulteriore bottone, mentre delle esplosioni risuonavano in lontananza.
-Vuole farci saltare in aria! Dobbiamo andarcene!- esclamò Tsuki, cominciando a correre lungo il corridoio da cui erano venuti, seguita dai compagni.
 
Corsero come dei dannati, la risata di Giman che risuonava in tutta la struttura. Se riuscirono a uscire fu solo grazie ad un attacco combinato di Ozora e Hibari, che sfondarono una parete permettendo a tutti di mettersi in salvo pochi secondi prima del crollo totale dell’immensa villa.
-È… finita?- chiese incerto Sora, osservando le macerie dietro di loro.
-Si… è finita- rispose Tsuki, lo sguardo malinconico rivolto a quel luogo maledetto: in fondo al cuore, non aveva mai smesso di sperare che il fratello potesse cambiare nuovamente, tornare ad essere quello di un tempo. Prima che la gelosia lo allontanasse da loro, prima che uccidesse sua sorella per avidità.
Un tonfo sordo la riscosse dai suoi pensieri, e quando si girò la disperazione prese il sopravvento in pochi secondi.
 
-OZORA!-
 
 
 
 
 
 
\\Little Corner//
HO SOLO UN GIORNO DI RITARDO, GIU' I FORCONI E SPEGNETE LE TORCE GENTE!
Problemi tecnici mi hanno tenuta lontana per qualche giorno da casa mia, ma non disperate che sto tentando di essere il più puntuale possibile u.u
Eeeee siamo finalmente al momento clou di questa mini saga. Scopriamo (bene o male) cosa è accaduto nel passato di Tsuki e Giman, Rei si rivela essere un pazzo assassino maniaco e la gente impazzisce arrandom. Sono confusa persino io che sono l’autrice o.O
Btw, il prossimo capitolo sarà quello conclusivo della saga “rapimenti e angst a gogo”, e poi si passerà allo sclero più totale (e Maki già ne sa qualcosa…). Per carità, non è che scompariranno completamente i momenti di botte e robe varie, ma mi concentrerò un po’ di più sulla parte love love~ amanti del fluff, venite a me- *la sopprimono*
 
Btw, lascio la linea a Maki che devo andare in piscina.
See yay~
 
uomi_hime
 
 
La beta prolissa(?)
OZORA TESORO COSA TI HANNO FATTO???? *piange tutto*
Questo capitolo è stato un pianto unico e disperato, sappiatelo.
Non so cosa dire... sono... sono... ALLITIBITA, SCONVOLTA, SCIOCCATA E ASPIRAPOLVERE (cit. amico di Maki)
[Marta si ricorderà che ho usato questa citazione anche in un altro momento - che non posso raccontare perché sarebbe spoiler u-u] [Ehm… già, ricordo bene ^^’ n.d. Marta]
Bene, in questo capitolo scopriamo che Rei non parla da solo [e che la Maki è terrorizzata a morte da lui], che Sora è un gran figo, che Ozo è un grande e che Nikki è finalmente salva [meno male povera piccola *piange tanto*].
MA VOGLIAMO PARLARE DEI QUEL MOMENTO TENERESSIMO DI SHOICHI E NIKKI? Sappiate solo che Maki si è tipo sciolta *-*
Per il resto posso solo dire dell'ANSIA per Ozora. Amore ma quanto male ti vuole quell'autrice brutta, infame e cattiva? *abbraccia Ozora* [e fu così che Marta la uccise nel sonno]
 
Bene, me ne vado che sto diventando davvero prolissa.
PACE AMORE E ROCK'N'ROLL!
Maki

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7
 
Italia, 3 giorni dopo
 
Quando Ozora aprì gli occhi, la prima cosa che notò fu un cielo terso come pochi ne aveva visti. Si tirò a sedere, e rimase sorpreso nel notare l’assenza delle ferite che si era procurato nei combattimenti alla villa. Si guardò intorno confuso: si trovava in un’immensa radura, circondata da una foresta a lui stranamente familiare. Fu allora che la realizzazione lo colpì, e quasi volle prendersi a pizze in faccia: ovvio che conoscesse quel luogo, visto che ci era praticamente cresciuto.
 
-Ti ricordi quando venivate qui a giocare?- chiese una voce dietro di lui, facendolo girare di scatto: a parlare era stata una ragazza di quasi sedici anni, i capelli neri ricci che le ricadevano liberi sulla schiena e gli occhi color lavanda che lo fissavano allegri. Ozora era incredulo, la bocca spalancata dallo stupore.
-Li…lian?- sussurrò, non credendo ai propri occhi. Era impossibile, ma la ragazza davanti a lui era senza dubbio la maggiore dei Sarti, esattamente come se la ricordava.
Lilian sorrise, il vestito bianco che ondeggiava al vento.
-Ne è passato di tempo, Ozora- lo salutò, cominciando ad avvicinarsi.
-Ma… ma come…?- balbettò il ragazzo.
-Non lo so- lo bloccò lei –Ma sono qui, e tanto mi basta-
Ozora sospirò, massaggiandosi le tempie
-Ok ma… ‘qui’ dove? Che posto è questo?- chiese, guardandosi intorno. Prima che si svegliasse si trovava nelle foreste dell’Abruzzo, come era possibile che fosse finito tutto d’un botto nel nord delle Marche, dove un tempo sorgeva la villa della famiglia Sarti?
La ragazza chiuse gli occhi, alla ricerca di una risposta plausibile.
-È solo un ipotesi- cominciò –Ma… credo che questo sia il tuo subconscio, o qualcosa del genere-
Ozora spalancò gli occhi, sorpreso.
-Cosa te lo fa pensare?- domandò, con un sopracciglio alzato.
-Ti ricordi cosa è accaduto dopo la fuga dalla villa?-
Il ragazzo si grattò il mento, tentando di fare mente locale.
-Siamo usciti subito prima dell’esplosione, e…- si bloccò di colpo, i ricordi che pian piano riaffioravano.
-E sono svenuto…- completò, abbassando lo sguardo –Sono…morto?-
-Non credo- lo rassicurò Lilian, sorridendo leggermente –Ma se siamo riusciti a incontrarci vuol dire che ci sei andato molto vicino-
Ozora strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche.
-Sto di nuovo creando problemi a Tsuki…- sussurrò, la rabbia e il senso d’impotenza che prendevano il sopravvento: non voleva esserle di peso, ma sembrava che l’unica cosa di cui fosse capace era farla preoccupare.
Lilian sorrise, incrociando le braccia al petto.
-Devi voler veramente molto bene alla mia sorellina se lei resta il tuo unico pensiero anche ad un passo dalla morte- constatò, alzando divertita un sopracciglio.
Ozora arrossì di botto, prendendo a balbettare confusamente: non che si vergognasse dei suoi sentimenti… li aveva accettati già da tempo, ma per riuscire a mantenere la calma quando essi venivano tirati in ballo aveva bisogno di una luuunga preparazione psicologica - e il fatto che a rinfacciarglieli fosse stata proprio la sua clamorosa prima cotta non aiutava per niente.
-E datti una calmata, che sembri prossimo a un infarto!- lo prese in giro la mora, scoppiando a ridere –Se può aiutare, sappi che approvo totalmente: non avrei potuto sperare in una persona migliore per Tsuki- rivelò, facendogli l’occhiolino mentre il diretto interessato tentava di calmarsi.
-Approvo un po’ meno la scelta di Sora, ma purtroppo non posso farci molto- aggiunse poi, sospirando leggermente. Ozora le lanciò un’occhiata interrogativa, chiedendo spiegazioni, ma non fece in tempo ad aprire bocca che il paesaggio attorno a lui cominciò a mutare, sfumando sempre di più.
-A quanto pare il tempo a nostra disposizione sta finendo- intuì Lilian, mentre la sua figura si faceva sempre più sfocata e tremolante –Ti affido mia sorella, Ozora Arashinoame. Prenditi cura di lei-
Un sorriso, e le tenebre avvolsero Ozora.
 
 
 
Beep. Beep.
 
Il suono intermittente dei macchinari fu la prima cosa che Ozora percepì, mentre pian piano riprendeva  il controllo del suo corpo: sentiva le palpebre pesanti, gli arti erano tutti intorpiditi e aveva qualcosa infilato nel braccio destro –probabilmente una flebo. Aprì piano gli occhi, cominciando a scandagliare la stanza: tutto attorno a lui era bianco, e l’odore acre dei medicinali permeava l’aria. Girò lentamente il viso a sinistra, e si ritrovò a sorridere dolcemente: Tsuki dormiva beata accanto al suo letto, la testa appoggiata sul bordo del materasso e la mano che sfiorava la sua; il suo viso era rilassato e l’espressione serena, tanto da farla sembrare una bambina.
 
“Chissà cosa sta sognando…” si chiese, accarezzandole piano i lunghi capelli corvini. Ma, per quanto il su tocco fosse leggero, la ragazza si mosse leggermente, cominciando ad aprire gli occhi.
-Ma cosa…?- mormorò, ancora intontita dal sonno. Si guardò attorno, tentando di identificare cosa l’avesse svegliata, e si pietrificò non appena incrociò lo sguardo sereno di Ozora.
-O…zora…?- sussurrò incredula, le lacrime che cominciavano a premere agli angoli degli occhi.
-Ciao Tsuki-
E bastò quel sorriso – quello stesso sorriso che le faceva battere il cuore ogni volta, e che aveva creduto perduto per sempre - a far crollare completamente la giovane, che scoppiò a piangere aggrappata al petto del ragazzo.
Pianse come mai aveva fatto prima: lasciò che il dolore, la paura, il sollievo prendessero il sopravvento, lacrime trattenute per anni che finalmente trovavano una via d’uscita. Perché erano liberi, i fantasmi del passato erano stati debellati per l’eternità e non sarebbero mai più tornati per distruggere quella pace per cui avevano così tanto lottato.
Ozora si limitò a stringerla, rassicurandola con parole dolci e carezze lungo la schiena.
-Credevo di averti perso per sempre…- sussurrò Tsuki dopo un po’, quando i singhiozzi si fecero più radi.
-Te l’avevo promesso, no? Non ti libererai di me così facilmente- commentò il ragazzo, sorridendo sghembo e stringendole le mani gelide.
-Ozora, le tue mani sono così calde…- mormorò la mora, socchiudendo gli occhi. Il quindicenne sorrise, ricordando una vecchia leggenda popolare che la madre gli aveva raccontato.
-Sai Tsuki- cominciò, abbassando lo sguardo sulle loro mani intrecciate –c’è una leggenda secondo la quale la temperatura delle mani rispecchia la personalità. Chi ha le mani fredde, come le tue, è una persona introversa e solitaria- strinse la presa, lasciando che il calore delle proprie mani fluisse verso quelle di Tsuki –Mentre chi ha le mani calde è una persona allegra e solare- i loro visi si avvicinarono, le loro labbra a pochi centimetri di distanza –Ed è compito proprio di questi ultimi scaldare il cuore gelido degli altri-1
 
E la baciò.
Fu un bacio dolce come pochi, pieno dell’amore che entrambi per tanto tempo avevano celato. Il dolore, la paura dell’abbandono gli avevano sempre impedito di fare quel piccolo passo avanti per tornare ad essere felici; ma ora che era tutto finito, erano finalmente liberi di essere sé stessi e di stare assieme nel modo che più desideravano.
-Ti amo- sussurrarono in coro una volta che si furono staccati, per poi scoppiare a ridere in contemporanea.
-Siamo due idioti, vero?- chiese Tsuki, sempre sorridendo.
-Decisamente- concordò Ozora, stringendole la mano –Permettimi di rimediare-
Avvicinò nuovamente i loro visi, ma il rumore improvviso della porta che veniva spalancata li bloccò - e fece quasi venire un coccolone ad entrambi, ma questi son dettagli.
-Ozora sei viv…?!-
-INUZUKI FERMOOO!-
Shoichi si bloccò sulla soglia in evidente imbarazzo.
-Ah. Mi sa che siamo di troppo…-
-Scusateeeee! Ho cercato di fermarlo ma non ho fatto in tempo!- li supplicò Sayaka, placcando il biondo –È un cretino, perdonatelo!-
-Ehi!-
-But don’t worry!- li rassicurò la rossa, sfoggiando un perfetto accento americano -Ci dileguiamo very very nearly almost at the speed of light! Bye!-
E si dileguò, trascinando via il povero Shoichi.
I due ragazzi rimasero in silenzio, uno perché troppo sconvolto dalla scena a cui aveva appena assistito e l’altra perché troppo impegnata a farsi un facepalm mentale per l’idiozia dei suoi compagni.
-Tsuki…-
-Si?-
-Non dirmi che…-
-Ah-ah…-
I due si guardarono, per poi sospirare in sincrono.
-Poveri noi…-2
 
***

-Il tuo caffè-
Shoichi alzò lo sguardo, incrociando le iridi di smeraldo di Sayaka.
-Ti ringrazio- borbottò, prendendo la tazza bollente dalle mani della compagna e bevendone un lungo sorso.
-Sono felice che quei due si siano finalmente chiariti. Meritano un po’ di felicità dopo tutto quello che hanno passato- sussurrò la ragazza, fissando il soffitto.
-Sono due idioti- sentenziò Shochi, alzando le spalle –Era praticamente ovvio ciò che provavano l’uno per l’altra, eppure entrambi hanno deliberatamente ignorato i segnali, troppo spaventati per fare anche solo un passo-
-Insensibile- fece Sayaka, lanciandogli un’occhiataccia. Stettero in silenzio per un po’, attendendo che qualcuno uscisse dalla stanza di fronte per dar loro notizie: la rossa aveva trascinato via il diciassettenne dalla camera di Ozora con la scusa –fondata-  che il medico voleva parlargli delle condizioni di Nikki; ed ora erano lì, seduti su quelle sedie scomodissime nel corridoio davanti alla camera della minore degli Inuzuki.
-Se vuoi restare da solo me ne vado…- disse Sayaka dopo un po’.
-No, resta pure- sussurrò Shoichi –Nikki è la tua migliore amica, no?-
La ragazza si lasciò scappare un piccolo sorriso, grata, per poi rimanere in silenzio. E in silenziò rimasero, mentre la testa del biondo continuava a formulare le peggiori ipotesi per giustificare tutto quel tempo di attesa.
-Avrei tanto voluto essere io ad ucciderlo…- sibilò tra i denti.
-Smettila di rimuginarci sopra- sentenziò Sayaka –Ormai è morto-
-Come fai ad essere così calma, Kuronomori?-
Lui stava bollendo di rabbia.
-Non sono per niente calma. Sto cercando di vedere il lato positivo della cosa-
Ed eccola, la Sayaka che pochi conoscevano: calma, riflessiva e dal sangue freddo. Shoichi quasi non la riconobbe.
-Pensi che a me non faccia rabbia quello che Giman ha fatto a tutti noi? Ha aizzato Ozora contro Tsuki, sapendo benissimo che lei non si sarebbe difesa. Ha rapito Nikki, forse con l’intenzione di riportarla a casa con la forza. Ha ferito Gokudera solo perché si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ha rapito dei nostri amici, ferito Sora e costretto tutti noi ad imparare a combattere per salvarli. Pensi che non mi faccia arrabbiare tutto questo?- concluse la ragazza, tirando indietro il ciuffo di capelli e fermandolo sulla nuca con una pinzetta.
-Però siamo ancora tutti qui- continuò –Nikki è al sicuro, Gokudera e Sora sono vivi per miracolo, Giman è morto, Ozora è salvo e Tsuki più tranquilla- sospirò -Sai… quando ho visto Nikki al sicuro tra le tue braccia mi sono ritrovata a pensare a mia sorella Minori. Voglio proteggerla come lei ha protetto me per tutti questi anni-
Shoichi la ascoltava in silenzio, sorpreso dalle sue parole.
-E poi, abbiamo scoperto lati nascosti di ognuno di noi!- esclamò –Abbiamo scoperto che Rei ha una doppia personalità da pazzo maniaco assassino e che mi deve stare a 20 km di distanza- e Shoichi rise –Che Sora è più figo di Gandalf il Grigio-
-Chi?-
-Ossignore ignoranza dilagante! Vatti subito a leggere Tolkien, reietto!- strillò la rossa –DICEVO- esclamò poi, ricomponendosi .
-Ho anche scoperto che, sotto questa corazza da teppista rissoso- e batté le nocche contro il petto di Inuzuki –Si nasconde un ragazzo dal cuore d’oro, che ha fatto tanto per proteggere sua sorella-
Shoichi sgranò gli occhi, sorpreso dalle affermazioni di Sayaka e dal sorriso che le illuminò il viso.
-Questi sono i lati postivi della storia. Per questo sembro così calma- concluse, rilassandosi sulla sedia.
In quel momento, un infermiera entrò nella stanza di Nikki.
Nikki…
I pensieri di Shoichi vennero interrotti da una carezza gentile sul dorso della mano.
-Stai tranquillo- sussurrò Sayaka, cercando di sorridere nonostante la stanchezza e la preoccupazione per la sua migliore amica –Nikki è forte. È tua sorella dopotutto!-
Shoichi annuì e la ringraziò. Nonostante l’aria da dura, anche Sayaka era una ragazza sensibile
La rossa si riappoggiò con la schiena al muro e chiuse gli occhi.
Poco dopo Inuzuki sentì un piccolo peso contro la spalla destra: Sayaka si era addormentata e ora dormiva beata usando la sua spalla come cuscino. Sorrise, intenerito dalla scena.
In quell’istante un’infermiera attirò l’attenzione di Shoichi.
-Sta dormendo, è fuori pericolo- disse –È un po’ denutrita, ma nel complesso non è nulla di grave-
E se ne andò, lasciandolo da solo. Si rilassò sulla sedia, sollevato. Spostò lo sguardo alla sua destra e sorrise.
-Grazie-
Sussurrò. Poi appoggiò la testa contro quella di Sayaka e si addormentò.
 
***

Rise sorrideva tranquilla, sorseggiando il suo adorato tè al mirtillo. Era appena passata davanti la camera di Ozora, per controllare le sue condizioni, ma quando aveva visto le mani intrecciate dei due si era subito dileguata, felice per la sua migliore amica: si meritava un po’ di felicità dopo tutto quello che aveva passato.
E ora vagava per i corridoi dell’ospedale, tè in mano e un’aura di pura felicità a circondarla.
-Kufufufu, come mai così allegra Kunderise?-
Ecco, felicità infranta.
-Piantala ananas, lo sai che odio quel soprannome- borbottò senza scomporsi. Mukuro si materializzò davanti a lei, il solito sorrisetto strafottente stampato in faccia.
-Che vuoi?- gli chiese, bevendo l’ultimo sorso di tè.
-Nulla- rispose lui, alzando le spalle –Mi annoiavo…-
-E ovviamente vieni a rompere le scatole a me, grazie- brontolò Rise.
-Eri l’unica!- esclamò la Nebbia –Nagi e gli altri Vongola sono con Tsunayoshi  e Cavallone a parlare con la preside, mentre i tuoi compagni o sono persone da cui stare alla larga o sono tutti spariti. E Sayaka…-
Rise sapeva quanto Sayaka fosse la “vittima” preferita degli scherzi di Mukuro –ancora tremava per la furia che era sfociata in lei il giorno del suo primo allenamento- e il fatto che il ragazzo evitasse di disturbarla la inquietò non poco.
-Sayaka?- lo incitò.
-Diciamo che è meglio lasciarla in pace, ecco- brontolò Mukuro –Sarò masochista, ma ci tengo alla vita…-
Rise preferì non indagare.
-Va bene, va bene: ti credo. Ti va una tazza di tè?- chiese sospirando.
-Certamente Kundrise!-
-Chiamami ancora così e ti infilo un coltello in un occhio. Al diavolo te e i tuoi sei Cammini- ribattè lei minacciosa. Mukuro sorrise tranquillo, una nota di divertimento negli occhi eterocromi.
Quella ragazza era davvero interessante3.
 
***

Rin si massaggiò il collo, scacciando anche le ultime tracce di sonno dal suo corpo.
I muscoli le dolevano a causa della posizione in cui aveva dormito (quella sedia di plastica non era il massimo della comodità), e aveva ormai perso la sensibilità alle gambe.
Lanciò uno sguardo al letto accanto a lei, liberando un lungo sospiro. Gokudera dormiva tranquillo, il petto coperto di bende che si alzava e abbassava ritmicamente e il “bip” regolare dei macchinari che lo monitoravano che riempiva la stanza. Neanche lei sapeva perché fosse rimasta lì tutto quel tempo, in fondo i suoi rapporti con il dinamitardo non erano così stretti: certo, lo ammirava, ma la cosa finiva lì. Avevano parlato troppo poco per potersi considerare amici, e non avevano combattuto abbastanza assieme per potersi considerare “compagni d’armi”. Tuttavia, sentiva di dover rimanere, visto che in un certo senso glielo doveva: lui l’aveva portata in infermeria quando si era ubriacata il primo giorno di allenamento (e ancora si dava dell’imbecille per quello. Possibile che l’agitazione le avesse dato così tanto alla testa?), per cui lei era lì solo per ripagare il suo debito. Solo per quello, non c’erano altre motivazioni.
Si stiracchiò, soddisfatta della spiegazione che si era data, e prese dal tavolino il termos del caffè che Tsuna le aveva procurato. Forse doveva rivalutare la sua opinione su di lui.
-Che ci fai tu qui?-
Ci mancò poco che sputasse il caffè dallo spavento.
La Tempesta continuò a fissarla, un sopracciglio alzato.
-Ma vuoi farmi prendere un infarto o cosa?- sbraitò Rin tra un colpo di tosse e l’altro.
-Non mi hai risposto-
La ragazza distolse lo sguardo, schioccando la lingua il un verso di stizza.
-Passavo di qua e sono entrata per controllare che non fossi schiattato senza dire niente a nessuno- brontolò.
Gokudera le lanciò uno sguardo scettico, ma si era appena svegliato e la morfina con cui l’avevano imbottito non lo rendeva di certo più lucido, per cui decise di lasciar perdere. Almeno per il momento.
-Vabbeh. Adesso passami una tazza di caffè, che devo darmi una svegliata-
 
***

Quando Rei aprì gli occhi, la prima cosa che sentì fu un’imprecazione di quelle forti, seguita da un tonfo sordo e un grugnito di disapprovazione.
-Ospedale di merda… !- brontolò Suzume dal letto accanto al suo, osservando truce il libro che aveva appena lanciato a terra.
-Non credo che lanciare a terra oggetti migliorerà la tua situazione, Akuira- constatò il moro, alzando un sopracciglio. La bionda si girò di scatto, gli occhi verdi che incrociarono subito quelli blu e annoiati dell’altro.
-Kusanagy!- strillò, portandosi una mano sul cuore –Mi hai spaventata, cazzo! Non farlo mai più!- minacciò, lanciandogli uno sguardo assassino.
Il ragazzo alzò le spalle noncurante, recuperando dal comodino il suo cubo di Rubik e cominciando a farci vagare le dita.
-Che ci fai qui, comunque? Da quel che vedo non hai ferite gravi, e non mi pare ti manchino le energie-
-Secondo quegli idioti il risveglio improvviso delle mie Fiamme potrebbe aver causato una specie di shock al mio fisico- spiegò la ragazza, incrociando le braccia al petto e sbuffando infastidita –Di conseguenza, hanno ritenuto opportuno segregarmi in una stanza fino a nuovo ordine-
-E, sfiga delle sfighe, come compagno di stanza ti sono capitato io- completò per lei Rei, senza alzare lo sguardo dalle proprie mani all’opera. La sua presa si fece però più ferrea, tradendo il suo vero stato d’animo.
-E perché scusa?- chiese però Suzume, lasciando di stucco il diciassettenne.
-Tu… non hai paura di me?- sussurrò stupito, fissandola con un sopracciglio alzato.
-Il bastardo maniaco ha intenzione di uscire entro tempi brevi?-
Il moro ci mise qualche secondo a capire ce si stava riferendo a Kuroi. Scosse la testa in segno di diniego.
–Hai intenzione di farmi fuori per aver disturbato il tuo sonno o per qualsiasi altro arcano motivo?-
Negò di nuovo, non capendo dove l’altra volesse andare a parare.
–E allora perché dovrei aver paura, di grazia?-
E Rei capì.
In effetti il discorso della ragazza non faceva una piega, doveva concederglielo. La sua reazione fu l’ultima che Suzume si aspettava: sorrise, socchiudendo gli occhi e poggiando il cubo sul letto. Era bello mentre sorrideva, ad Akuira questo non era sfuggito. Arrossì quasi subito, distogliendo velocemente lo sguardo.
-Sei strana, lo sai?-
E la bionda scattò in piedi all’istante.
-Ehi!-
 
***

Lara percepì subito la lenta litania che riempiva lo spazio attorno a lei, assieme a quello strano calore che si irradiava sul suo fianco.
Cosa era successo?
Ricordava molto poco di ciò che era accaduto dopo l’esplosione della villa: solo un forte dolore al fianco, le forze che l’abbandonavano e poi il nulla. Era stata colpita da qualche detrito? O era forse possibile che qualche nemico sopravvissuto fosse riuscito a prenderla alle spalle?
“Devo svegliarmi… “ decise.
Lottò contro il senso di intorpidimento e si sforzò di aprire gli occhi, la litania che si faceva sempre più forte e chiara.
Una forte luce le invertì le pupille, costringendola a sbattere le palpebre un paio di volte prima di riuscire a distinguere almeno i contorni di ciò che la circondava: la sua stanza d’ospedale era semplice e piccola, una flebo le forniva i liquidi di cui aveva bisogno e alcuni macchinari accanto al letto monitoravano i suoi parametri vitali.
Una leggera pressione sul fianco sinistro la distolse dai suoi pensieri, facendole spostare lo sguardo: Sora era seduto su una sedia accanto al suo letto, gli occhi chiusi e le mani sul suo fianco, circondate da uno strano alone giallo. Mormorava una strana canzone, probabilmente in italiano, ed essa sembrava alimentare la luce attorno ai suoi arti4.
-Durante il combattimento contro Umi sei rimasta ferita gravemente- disse all’improvviso il quindicenne, facendo sobbalzare la rossa –Ma eri talmente piena d’adrenalina che non ti sei accorta di niente- sorrise, socchiudendo gli occhi –E infatti appena siamo usciti e ti sei rilassata, sei crollata all’istante- incrociò i suoi occhi blu con quelli di ghiaccio della ragazza –Hai perso un sacco di sangue. Probabilmente se non ti avessi soccorsa subito saresti morta-
L’espressione della giovane non cambiò.
-Non ti ho chiesto di spiegarmelo-
Sora si si lasci scappare un sorriso divertito, ridacchiando leggermente.
-Ma volevi saperlo, no?- ribatté, senza smettere di sorridere.
Ecco cosa Lara odiava più di lui: quell’atteggiamento ingenuo, quei sorrisi sempre gentili che riusciva a dispensare a chiunque senza riserva alcuna. La facevano imbestialire.
-Hai finito?- chiese acida, riferendosi alle mani del ragazzo ancora poggiate su suoi fianchi.
-Ah! S-si, scusa- si agitò il più piccolo, arrossendo leggermente: si scansò, ma il movimento fu troppo brusco e cadde lungo disteso a terra.
-Ahio…- sussurrò, massaggiandosi la parte lesa. La ragazza continuò ad osservarlo, lo sguardo affilato dl fastidio e un sopracciglio alzato.
-S-se non ti serve a-altro, io andrei-
Si inchinò, per poi fuggire velocemente dalla stanza.
“Prima fa il figo e poi balbetta… chi lo capisce è bravo”
 
***

-Papà, ti ho già detto di no!- sbottò per l’ennesima volta Ayane, stringendo convulsamente il cellulare tra le dita.
“Ayane, cerca di ragionare…”
-Mi dispiace, ma lo sai che non mi interessa ereditare l’azienda di famiglia. Non era stato già deciso di affidarla a mio cugino?-
“Non sbagli”
-E allora perché?- chiese la ragazza, stanca di quella discussione: non avrebbe cambiato idea, qualsiasi cosa avesse detto suo padre.
“Il lavoro mi tiene lontano da casa sempre più spesso. Se tu accettassi potremmo passare più tempo assieme e allora-“
-Non pensi sia un po’ troppo tardi per una cosa del genere?- sussurrò la castana, lo sguardo basso e una chiara nota di risentimento nella voce –Per anni hai fatto il menefreghista, ignorandomi. È tardi per provare a rimediare-
L’uomo dall’altro capo del telefono non rispose.
-E comunque, la mia risposta resta no. Non ora che qui hanno bisogno di me-
“È per questo che l’altra sera hai preso uno dei miei elicotteri?”
Ayane sussultò, cominciando a sudare freddo.
-C-come…?-
“Sono i miei elicotteri, Ayane. È normale che venga informato de loro spostamenti, soprattutto se è mia figlia a necessitarne uno”
La sedicenne sospirò sconfitta, sperando che il padre non chiedesse troppe spiegazioni.
-Scusa…-
“Non ti chiederò perché tu ti sia recata in Italia così all’improvviso, anche perché sospetto che non me lo dirai. Solo… la prossima volta non fare le cose di nascosto. Ti chiedo solo questo”
Alla Tempesta scappò un sorrisetto al percepire l’agitazione nella voce del padre: almeno si preoccupava ancora per lei.
-D’accordo-
“Piuttosto, vorrei che ragionassi un altro po’ sulla mia proposta prima di darmi una risposta definitiva. Puoi farlo?”
-… va bene. Ma non credo che cambierò idea- concesse, arrendendosi alla testardaggine dell’uomo.
“Grazie. Ci sentiamo presto”
-Ciao-
Ayane attaccò, per poi lasciar scivolare il cellulare nella tasca posteriore dei jeans. Si appoggiò alla ringhiera del terrazzo, il vento che le scompigliava i lunghi capelli castani e le sollevava leggermente la maglietta, lasciando intravedere le bende che le fasciavano un po’ tutto il corpo. Sospirò, alzando gli occhi al cielo.
“Mamma… cosa devo fare”
Non ricordava molto della madre, morta quando lei era ancora piccola, ma suo padre - quelle poche volte che parlava di lei - la descriveva sempre come una donna forte e coraggiosa, che fino all’ultimo aveva combattuto quella maledetta malattia che poi se l’era portata via. Quanto avrebbe voluto averla lì con lei in quel momento.
-Ayane, Ayane!-
La ragazza si girò di scatto, tentando di identificare chi l’avesse chiamata. Sussultò quando si ritrovò a pochi centimetri dal naso una palla di piume gialla, ma si rilassò qualche istante dopo.
-Hibird! Cavolo, mi hai spaventata- esclamò, cominciando ad accarezzare l’uccellino. Il canarino cinguettò, godendosi le carezze che la sedicenne gli stava facendo.
“Sta tentando di tirarmi su di morale…!” realizzò Ayane, per poi sorridere intenerita.
-Grazie piccoletto- sussurrò grata –Sei molto gentile. Al contrario di quell’insopportabile del tuo padrone-
Ciò che la castana non sapeva era che il diretto interessato si trovava a pochi metri da lei, nascosto dietro ad un muro, e che aveva sentito ogni parola.
Kyoya stava dormendo quando la ragazza era arrivata, svegliandolo col suo tono concitato mentre litigava col padre al telefono. Prese i suoi tonfa, pronto per morderla a morte, ma  l’arrivo improvviso di un SUV nero distrasse entrambi da ciò che stavano facendo - o che si stavano accingendo a fare, nel caso di Hibari. Ayane si affacciò, ma tutto ciò che riuscì a scorgere fu un uomo dalla capigliatura bionda entrare nell’edifico scortato da un manipolo di uomini in nero.
-Ma cosa…?-
 
***

-E questo è tutto…- concluse Haru, riprendendo fiato.
Shin, che l’aveva ascoltata in silenzio per tutta la durata del racconto, si accasciò sulla sedia passandosi una mano sulla faccia.
-Se non l’avessi visto con i miei occhi non ci crederei…- ammise, tentando di metabolizzare tutte le informazioni. La ragazza gli aveva appena raccontato tutto quello che sapeva sui Vongola e sulle Fiamme, senza tralasciare nessun particolare. Il ragazzo non aveva fiatato per tutta la durata del discorso, e anche ora faceva fatica a fare una qualsiasi considerazione.
-Ricordami di non sottovalutare mai quel tonno ambulante- fece alla fine in castano, ghignando leggermente –Da come lo descrivi sembra molto più forte di quel che appare-
Il viso di Haru si illuminò, mentre i suoi occhi si facevano sognanti.
-Hai ragione, Tsuna-san è così forte! E quando combatte sembra quasi un principe!-
Shin strinse i pugni, una rabbia improvvisa che prendeva il controllo del suo corpo. La ragazza non si accorse del cambiamento, troppo presa ad elogiare il Decimo Vongola per notare alcunché.
-Tsk- sputò il sedicenne, infilandosi le mani in tasca in un gesto di stizza –Tsuna-san di qua, Tsuna-san di là… ma non pensi ad altro?- sbottò, lasciando perplessa la mora.
-Kaname…-san?-
-Sai che ti dico? La prossima volta le ferite fattele curare dal tuo adorato boss!-
E se ne andò, sbattendo la porta con la gelosia che gli faceva ribollire il sangue nelle vene. Haru fissò incredula la sedia dove era seduto il ragazzo fino a pochi secondi prima.
-Kaname-san… non hai capito proprio niente- sussurrò, mentre una lacrima solitaria le bagnava la guancia.
Fu il trambusto fuori dalla stanza a distrarla, portandola ad asciugarsi velocemente gli occhi lucidi con il dorso della mano.
“Cosa sta succedendo?”
 
***

Quando Tsuna aprì la porta, il quadretto che gli si parò davanti lo fece sorridere intenerito: Nikki era seduta sul suo letto, la schiena poggiata su dei cuscini e il fratello che aveva poggiato un braccio attorno alle sue spalle mentre le faceva il solletico; Sayaka osservava la scena con un ghigno stampato in faccia, e la bionda rideva a crepapelle, le lacrime agli angoli degli occhi.
-Sawada-kun!- esclamò Nikki non appena lo notò. Gli altri due alzarono lo sguardo, leggermente preoccupati.
-È successo qualcosa?- chiese la rossa, sperando in una risposta negativa che il giovane futuro boss si prodigò subito a fornirle.
-Volevo solo sincerarmi delle condizioni di Nikki- spiegò –Ma vedo che l’energia non le manca, quindi non credo ci sia di che preoccuparsi-
-Se lo capissero anche quei bastardi in camice sarebbe perfetto- borbottò la quindicenne, incrociando le braccia al petto.
Shoichi sospirò, e Tsuna gli lanciò uno sguardo da ‘punto interrogativo grosso quanto una casa’.
-Ha paura degli aghi- disse, mentre la sorella gonfiava le guance indispettita –Ha cacciato a calci in culo le ultime due infermiere che hanno tentato di farle un’iniezione. E dovevi sentire l’urlo che ha cacciato quando, svegliandosi, si è accorta della flebo!- ghignò, ricordando la scena.
 Sayaka sospirò affranta.
-Inuzuki, linguaggio- disse, mentre il ragazzo la fissava confuso.
-Fammi indovinare. Un’altra delle tue citazioni random?-
-Esattamente- rispose Nikki –Più precisamente ha citato Capitain America in Avengers: age of Ultron5- e battè il cinque all’amica, scoppiando a ridere subito dopo.
Tsuna ridacchiò, mentre Shoichi prendeva a testate il materasso mormorando ‘Perché a me?’ oppure ‘Che cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo?’.
A distrarli fu il rumore della porta che veniva aperta con violenza, mentre faceva il suo trionfale ingresso - alias spiaccicandosi a terra senza ritegno alcuno - un Dino Cavallone con un fiatone da far invidia ad un vecchietto con l’asma che ha appena corso 100 metri contro Bolt.
-Tsuna- esalò, tentando di rialzarsi –Abbiamo un problema. Un grosso problema-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  1. –contiene anche i punti 2 e 3, solo che non sapevo come segnalarlo quindi LOL- Solo per avvisarvi che, se volete torturare-trucidare-ridurreinstellinefilanti qualcuno, la colpa è tutta da affibbiare alla Maki u.u si, sono sempre i risultati di scleri di due idiote fangirl su whatsapp. STFU. (Più precisamente: del primo punto mi ha fornito la leggenda –anche se in un altro contesto che ora non dico che altrimenti sarebbe spoiler-, del secondo la parte-sclero di Sho e Sayaka –LOL, sto ancora rotolando-, e del terzo… più o meno tre quarti della conversazione tra l’ananas e Rise, visto che io ero entrata nel pallone con loro due -.- e il dialogo precedente tra Sayaka e Shoichi, frutto di uno dei nostri precedenti scleri. MA IL RESTO MI APPARTIENE BITCHES *la sopprimono*)

    Maki: POTETE ANCHE UCCIDERMI. Solo, se evitaste di annegarmi/bruciarmi viva ve ne sarei grata. Mi sanno di morte dolorosa, innit. Per il resto… bazooka? Bombe a mano? Veleni? Padelle? Bring it on ^^ *scrive testamento*

     
  2.  Vedi sopra
     
  3. Vedi sopra 2, la vendetta (HELP sono senza speranza alcuna)

    Maki: . . . . *se ne va rassegnata*

     
  4. Allora, little momento di spiegation (VIVA L’INGLESE MACCHERONICO FAKYEAH-): Sora, per attivare le diverse fiamme che possiede utilizza delle canzoni in latino (Lara lo identifica come probabile italiano, visto che non conosce nessuna delle due lingue e quindi fondamentalmente spara a caso). Non chiedete il perché, ma faceva figo. Sono una per ogni fiamma, più una per attivarle tutte e sette (praticamente la usa solo quando deve liberare Kuroi –NO TI PREGO QUEL TIZIO MI INQUIETA ARGH- o deve sigillare qualche rompicoglioni –ma non lo fa mai perché lui è buono inside ^^-).

    Maki: Sora è un coso carino e coccoloso. Non farebbe del male a una mosca.

    Maki: …credo.

     
  5. AJDNVDJVJKVMDMVKDVN STONY BOTTE RUSSI FIGHI E NAT E BRUCE CHE AMOREGGIANO SENZA RITEGNO ALCUNO adoro quel film (soprattutto per la Stony. Quella al primo posto) (VI HO FATTO DEGLI SPOILER ASSURDI MUAHAHAHAHAHAH)

    Maki: *ignora gli spoiler sopprimendo gli istinti omicidi verso la Gelatina* Ignorate le citazioni random di Sayaka. Non lo fa apposta… Le viene naturale.
 
 
 
 
 
 
~Little corner~
I’M BACK!
In ritardo, ma eccomi qui u.u chiedo perdono, ma ho avuto qualche problema di tipo amministrativo col poco tempo libero che ho ^^’
Prima di commentare il capitolo, piccola premessa obbligatoria: subito dopo l’esplosione della villa, appena la tensione si è sciolta sono svenuti praticamente in contemporanea Ozora, il polpo e Lara (insieme a Rei che era addormentato già da prima). Viste le condizioni dei belli addormentati, li hanno portati in tutta fretta in un ospedale italiano, ricoverando poi tutti quanti per sicurezza. Quasi tutti sono stati dimessi quasi subito, e sono rimasti ad aspettare il risveglio dei loro compagni (pucci loro).
Detto questo. UNA DELLE MIE OTP FINALMENTE INSIEME OOOOOOH YEAAAAAAH *mette gli occhiali da sole e appare sullo sfondo Miami* sto fangirlando male. Aiuto. *le tirano una padellata in testa* amo Ozo e Tsuki, non si nota? Sono bellissimi, dolcissimi e pucciosissimi, tipo mamma Suga e papà Daichi in Haikyuu *^* (chi non lo conosce è una persona cattiva. Andate a leggerlo\vederlo, reietti!)[semicit. Sayaka NdMaki] (un giorno ci scriverò un cross-over. State attenti). E gli altri? Parliamo degli altri? Sono tutti bellissimi, non ho altro da aggiungere (tranne che ho la paura assassina di andare OOC. ARGH-). E POI IL CLIFFHANGER (si scrive così? Boh.)[sì, si scrive così NdMaki]. Mi sento una persona potente ohohohohohohohoh. Alcuni capiranno cosa accade, altri no, altri sanno già e si devono stare zitti, ma saprete tutto nel prossimo attesissimo –ma anche no- capitolo!
See yay~
 
uomi_hime
 
 
 
 
 
La beta prolissa-più-prolissa-che-mai(?!).
Oh, gioia.
Oh, gaudio.
Oh, giubilo.
La dolcezza.
Il fluff.
LE OTP.
*nuota a dorso in un mare di fluff* [*affoga nel fluff* ndMarta]

*si ricompone* Scusate, Hetalia ha ucciso i pochi neuroni sopravvissuti. E la crush per quel figo di Prussia mi ha fatta definitivamente partire per la tangente
*sventola striscione ‘SAVE PRUSSIA’* [PRUSSIA DEVE ESSERE SALVATO! Cambiamo la storia gente u.u ndMarta]
. . . . . . .
Okay, ehm…
Partiamo dal fondo, facciamo gli alternativi.
OMG IL CLIFFHANGER HO ODIATO TANTISSIMO QUESTO FINALE PERCHÉ SO COSA SUCCEDE *si strappa i capelli*
Oh mi Signùr [dialetto piemontese]
A parte questo… ricordatevi di questo finale, perché è probabile che presto o tardi [più tardi che presto] avrete una strana sensazione di deja-vu. Non dico altro, perché sento già il bazooka della Gelatina puntato alla testa ah ah ah ah. [Gelatina sa. E Gelatina già ride. ndMarta]
Passiamo alle OTP. Che sono tantissime. E ci sono TUTTE, anche quelle che daranno più problemi e ne passeranno di tutti i colori prima di mettersi insieme *fissa due a caso*  Sapete che parlo anche di voi, vero?
MammaTsuki e PapàOzo [cit. Haikyuu! – se non lo conoscete, sappiate che vi troverete una Maki armata di padella e istinti omicidi da fare invidia a Hibachin sotto il letto ^^] parliamone. Sono bellissimi, mioddio, mi sciolgo. La leggenda è capitata tipo a fagiuolo(?), non so come ringraziare la mia amica per avermela detta. [Facciamole una statua. ndMarta]
Sugli altri ho poco da dire. Sono tutti stupendi, io boh.
 
Beh: alla prossima, siore&siori, se volete sapere cosa succederà. Intanto, non odiate la Gelatina e mangiatevi un bel gelato come faccio io *affonda cucchiaino nella coppetta di gelato al limone*
Adios!
Maki
 
 
P.S.: Che angolo prolisso lungo e sclerotico…
P.P.S.: PWAHAHAHAHAHAHAH DIVAGO DIBBRUTTO PINDARO MI FA UN BAFFO >_<

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Capitolo 9
*** capitolo 8 ***


~CAPITOLO 8~
 
Quando Dino ebbe finito con la sua concitata spiegazione – aveva dovuto ripetersi diverse volte per far comprendere agli altri ciò che stava tentando di dire - l’atmosfera nella stanza era tutt’altro che allegra: sui visi dei ragazzi su potevano leggere rabbia, sbigottimento e anche un pizzico di disperazione - soprattutto da parte di Tsuna, che si stava palesemente trattenendo dal prendere a testate il muro. Erano appena usciti da una battaglia, proprio adesso doveva presentarsi la possibilità di un incidente diplomatico tra famiglie?
-Bene. Adesso possiamo NON stare calmi- proclamò il Cavallone, visibilmente nel panico.
-Oh si certo, possiamo tranquillamente andare nel panico- commentò Sayaka, alzando gli occhi al cielo –Possiamo fare cose molto virili come strapparci i capelli urlando come checche isteriche-
-Kuronomori-san, non sei d’aiuto- sussurrò sconsolato il Decimo Vongola, mentre l’altro boss sembrava stesse seriamente prendendo in considerazione l’idea. Dal canto suo, Shoichi stava fumando di rabbia.
-Sho, no- tentò di placarlo Nikki, mettendogli una mano sulla spalla. Peccato che non servì a molto.
-…Vado a ucciderlo- disse il biondo, fermamente intenzionato a commettere un omicidio.
-NO SHO- lo placcò la sorella, mandandolo dritto e filato a terra con la faccia sul pavimento –Non ne vale la pena!- esclamò, stringendo la presa sulle gambe del fratello.
-Ma io lo ammazzo quello! Dopo tutto quello che è successo a causa sua, osa avanzare ancora delle richieste?- sbraitò il diciassettenne, scalciando nel tentativo di liberarsi. Peccato che la minore avesse una presa a dir poco ferrea.
-Tua sorella ha ragione, Inuzuki- si intromise Sayaka, alzandosi dalla sedia con un balzo –Reagire così non serve a niente. Affrontiamolo con calma e serietà, vediamo cosa vuole e poi agiamo di conseguenza- allungò la mano per aiutarlo ad alzarsi. Shoichi fece due respiri profondi, tentando di calmarsi.
-Ma se supera il limite gli tiro un pugno, chiaro?- e strinse l’arto della compagna, mentre Nikki mollava la presa sulle sue gambe.
 
Quando giunsero a destinazione, nella hall dell’ospedale, trovarono tutti i compagni raccolti a fronteggiare uno stuolo di mafiosi armati capeggiato da un uomo biondo con gli occhi di ghiaccio: Tsuki, affiancata da Ozora, stava discutendo proprio con lui, i toni di voce sempre più alti.
-Crede veramente che la lasceremo a lei? Dopo aver saputo tutto quello che le ha fatto?- Stava domandando la mora, le mani strette a pugno per non strangolare l’uomo che aveva davanti.
-Non mi interessa quello che pensate! È mia figlia, ho il diritto di riportarla a casa sua!- Sbraitò quest’ultimo, il viso rosso dalla rabbia e la voce imperiosa.
Fu la risata sarcastica di Shoichi ad attirare l’attenzione di tutti i presenti sui nuovi arrivati.
-Diritto?- sussurrò, gli occhi di ghiaccio nascosti dalla frangia bionda –Pensi davvero di aver ancora un qualche potere su di noi, dopo tutto quello che abbiamo passato a causa tua?- alzò lo sguardo, gli occhi in tempesta e la mascella contratta dalla rabbia -Rispondi!-
Gli occhi dell’uomo si ridussero a due fessure, scontrandosi minacciosi con le iridi del ragazzo.
-Shoichi… non sapevo che ci fossi anche tu- disse, il tono pacato e freddo –Poco male, vi riporto entrambi a casa. Forza, andiamo-
E si incamminò, convinto che i due ragazzi lo avrebbero seguito senza fiatare. Ma così non fu.
-No-
L’uomo si bloccò, girandosi ad osservare stupito chi aveva parlato.
-Cosa?- il suo sguardo incuteva timore, ma Nikki resse il contatto visivo con occhi determinati.
-Hai sentito bene. Sono passati i tempi in cui ti chiamavo ancora ‘padre’. Una volta ti ammiravo, ti rispettavo- nelle sue iridi azzurre si fecero largo la delusione e il disprezzo, al ricordo di quel fatidico compleanno –Ma poi mi hai venduto, per i soldi e il potere. E lì ho capito che tipo di persona veramente eri. Sono fuggita, e non mi pento di averlo fatto- lanciò un’occhiata di sbieco al fratello, che la osservava serio
-Il mio unico rimpianto è quello di non essermi portata dietro Sho- continuò stringendo i pugni, per poi tornare ad affrontare il padre –Ed ora, dopo tutto quello che è successo, credi veramente che ti seguiremo senza dire niente? Spiacente, papà- sputò quell’epiteto con un tono così pieno di disprezzo che persino Shoichi se ne stupì. Da quando sua sorella era diventata in grado di odiare qualcuno fino a quel punto? –Ma non accadrà. Né ora, né mai-
La faccia di Kato Inuzuki si fece livida di rabbia, ben consapevole che la figlia lo aveva appena umiliato davanti ad almeno 20 persone.
Percorse a grandi falcate la distanza che lo separava dai suoi due figli, fermandosi proprio davanti alla minore - lo sguardo di Nikki era sicuro e calmo, nonostante il cuore le battesse all’impazzata per l’agitazione.
Poi, senza alcun preavviso, l’uomo alzò la mano e colpì l guancia della ragazza ad una velocità tale che nessuno riuscì a reagire in tempo. La forza del colpo fece cadere la quindicenne a terra, la mano sinistra a sfiorarsi la guancia in fiamme.
Shoichi fece per reagire, caricando un pugno in direzione del padre, ma Sayaka fu più veloce: in meno di mezzo secondo, l’uomo si ritrovò un fucile puntato alla fronte, gli occhi verdi della ragazza puntati nei suoi.
-Sai che ti dico? Fanculo la diplomazia- il tono freddo e distaccato della rossa nascondeva una rabbia trattenuta a stento, che sarebbe potuta sfociare da un momento all’altro. I suoi compagni lo sapevano bene, per cui si tennero pronti ad intervenire in caso le cose fossero precipitate –Non mi interessa se sei il boss di chissà quale famiglia mafiosa, come non mi interessa quanto tu sia potente. Ma sfiora un’altra volta la mia amica, e ti ritrovi con un terzo occhio in mezzo alla fronte-
Nella stanza cadde un silenzio pieno di tensione, mentre Sayaka faticava a mantenere il controllo. Come osava quello stronzo avanzare ancora delle richieste su Shoichi e Nikki? Come osava pretendere che lo chiamassero ancora ‘padre’?
-Kuronomori, metti giù il fucile- la voce autoritaria di Tsuna la riportò alla realtà, le mani coperte dai guanti che si appoggiarono sulla canna dell'arma, abbassandola.
Si girò ad osservarlo, e la sua furia svanì di fronte a quelle iridi arancioni così autoritarie e quella calda fiamma che divampava sulla sua fronte.
-Spiacente Inuzuki-san, ma non le permetterò di portare via Nikki-
Kato lo fissò con occhi spalancati, mentre la bionda si ritrovò ad arrossire leggermente nel sentire il castano chiamarla per nome.
-Ah si? E chi ti credi di essere per potermelo impedire?- commentò il boss, un sorrisetto di scherno sul volto. Ma la determinazione di Tsuna non svanì, anzi si fece più forte.
-Tsunayoshi Sawada, decimo boss della famiglia Vongola- al sentire quel nome, la sicurezza dell’uomo svanì in una nuvola di fumo –E la informo che, da questo momento in poi, i suoi due figli sono sotto la protezione della mia famiglia. Non le permetteremo di torcergli più neanche un capello-
I due ragazzi spalancarono gli occhi, increduli: veramente Tsuna si stava esponendo così tanto solo per proteggere loro due?
-Cosa? Non hai il diritto di- provò a protestare Kato, ma si bloccò non appena tutti i presenti si disposero al fianco del giovane boss.
-Ha qualcosa da dire, Inuzuki-san?- lo provocò Tsuki, la sua fiamma del Cielo che già stava ricoprendo il suo amato nunchaku.
Il boss strinse i pugni, la mascella contratta in un’espressione di pura rabbia. Ma non disse niente, perché sapeva di aver perso.
-Non finisce qui- sussurrò solamente, per poi uscire dalla stanza seguito dalle sue guardie del corpo.
 
 Fu solo quando l’auto svoltò l’angolo, scomparendo alla loro vista, che Nikki si permise di scoppiare. Abbracciò di slancio Tsuna, singhiozzando e ringraziandolo a ripetizione, il sollievo e la felicità che prendevano il sopravvento: era finita. Finalmente, dopo quasi quattro anni, poteva considerarsi veramente libera.
Shoichi le mise un braccio attorno alle spalle, sorridendo impercettibilmente, per poi girarsi verso Sayaka: la ragazza fissava la scena con un sorriso commosso sulle labbra, felice per la sua migliore amica. E quando i suoi occhi verdi si posarono su di lui, il biondo mimò con le labbra un ‘grazie’ che la ragazza accolse con un occhiolino e un pollice alzato. Tutti gli altri osservavano la scena, chi commosso e chi completamente disinteressato.
Quando Nikki si fu calmata, Ozora riprese la parola.
-Ok, visto che ci siamo tutti più o meno ristabiliti- e lanciò un’occhiata a Gokudera e Rei, che per reggersi in piedi dovevano appoggiarsi a Rin e Suzume –Un aereo privato sta venendo a prenderci all’aeroporto qua vicino per tornare a casa. Partiremo tra un paio d’ore, quindi raccogliete le vostre cose e tra un’ora e mezza ci vediamo qui!-
 
Due ore dopo, i ragazzi si stavano dirigendo a passo spedito verso l’aereo che li avrebbe riportati a casa, tutti con almeno uno zaino in spalla. Ma qualcuno li stava aspettando sulla pista d’atterraggio.
-Nono!-
-Papà!-
Esclamarono in coro Tsuki e Tsuna, avvicinandosi ai due uomini.
Timoteo sorrise, prendendo da parte il suo successore, mentre Sarti V si limitò ad un cenno della mano.
-Ho saputo l’esito della missione- esordì Cole, osservando la figlia. Tsuki abbassò lo sguardo, un’improvvisa tristezza che le stringeva il cuore in una morsa: alla fine, non era stata capace di riportare indietro suo fratello.
-Hai fatto il possibile, Tsuki- la rassicurò il padre, sorridendole comprensivo e scompigliandole i capelli come quando era bambina –Giman ha fatto la sua scelta. Non potevi farci niente-
Ma lei si sentiva comunque colpevole. Se solo si fosse accorta prima del cambiamento di suo fratello, degli sguardi pieni d’invidia che rivolgeva sempre più spesso a Lilian… sarebbe forse riuscita a salvarlo prima che fosse troppo tardi?
-Farsi questo genere di domande non serve a niente, non a questo punto- disse d’improvviso Ozora, che aveva intuito i pensieri della compagna –Non possiamo cambiare il passato. Quello che conta adesso, è come costruiremo il nostro futuro-
E le si mise accanto, stringendo la sua mano con uno sguardo sicuro e determinato. Tsuki sorrise al ragazzo, rinchiudendo i propri dubbi in un angolo del suo cuore. Sapeva che non sarebbe mai riuscita a eliminare del tutto quelle sue insicurezze –erano ormai parte di lei- ma con Ozora accanto, sentiva di poterle combattere.
Cole sorrise nel notare le loro dita intrecciate.
-Vedo che ti lascio in buone mani- commentò, sorridendo serafico –Te la affido, Ozora. Trattala bene, mi raccomando-
Ozora sorrise impercettibilmente, trovando alquanto singolare il parallelismo con le parole di Lilian.
-Può starne certo- assicurò, mentre Tsuki diventava tutta rossa e inveiva contro il padre.
 
Poco lontano, Timoteo parlava tranquillamente con Tsuna e i suoi Guardiani.
-E così, alla fine tutto si è sistemato- commentò sorridendo, mentre Tsuna annuiva.
Tutti i ragazzi fissavano i due parlare, tra espressioni sorprese, intimorite o completamente disinteressate.
-E così è quello il nono boss?- stava sussurrando Ayane.
-Per essere il boss della più potente famiglia mafiosa al mondo, me lo aspettavo più…- si unì Sayaka, cercando di  trovare la parola giusta.
-Giovane? Avvenente? Figo?- suggerì Suzume, con un sopracciglio alzato.
-...spaventoso- concluse la rossa.
-E invece è solo un vecchio bacucco- constatò Rin, fissando scettica il boss.
-A guardarlo non sembrerebbe capace di far del male ad una mosca- rincarò la dose Shin.
-Il Nono è una brava persona- disse Haru, lo sguardo incollato sui due boss. Non notò lo sguardo geloso che il ragazzo le rivolse, ma di certo non passò inosservato a Sayaka e Rise, che si scambiarono uno sguardo complice. Quanto a Sora, si limitò ad una risata nervosa, visto che conosceva le reali potenzialità del sopraccitato boss.
Lara ignorò il discorso, continuando a limarsi le unghie, mentre Rei continuava a maneggiare il proprio cubo.
-Piuttosto, ho saputo che ci sono stati dei dissapori con il boss della famiglia Inuzuki-
Continuò Timoteo, alzando leggermente la voce per farsi sentire anche dal gruppetto di ragazzi poco distante.
Shoichi e Nikki sobbalzarono, sentendosi chiamati in causa. Si lanciarono un’occhiata, per poi prendere un respiro profondo e dirigersi verso i due. Il Nono sorrise all’evidente agitazione dei due.
-Su, non siate così tesi!- esclamò, senza smettere di sorridere –Sono stato informato di ogni cosa, e non posso che approvare la decisione di Tsuna. Non gli permetteremo di avvicinarsi ancora a voi-
I due ragazzi, dapprima sorpresi, tirarono un sospiro di sollievo: per un attimo avevano temuto il peggio.
-Forza, andiamo a casa!- esclamò Ozora, che si era riavvicinato al gruppo con Tsuki al suo fianco. E dopo aver salutato i due boss, cominciarono a imbarcarsi.
Tsuna, che era rimasto in fondo al gruppo, fece per salire anche lui la scaletta, ma si sentì tirare all’indietro per il colletto della t-shirt.
-Ma cosa...?- si girò, tentando di capire chi lo avesse bloccato, e rimase sorpreso di ritrovarsi davanti Nikki.
-Grazie, Sawada-kun- disse semplicemente la bionda, dandogli un bacio sulla guancia. Tsuna si bloccò sul posto, mentre la ragazza entrava fischiettando nell’aereo. Rimase qualche secondo a fissare il vuoto, per poi arrossire di botto e quasi collassare per terra.
 
***

Haru sospirò, accasciandosi accanto al lavello.
Aveva detto alle compagne che doveva andare un attimo al bagno - e doveva ammetterlo, le toilette di quell’aereo erano davvero enormi - ma la verità era che aveva urgente bisogno di stare un attimo da sola: non riusciva più a reggere gli sguardi di fuoco che Shin continuava a lanciarle.
-Cosa devo fare…- sussurrò, stringendosi le ginocchia al petto.
-Intanto, potresti spiegarci che cazzo succede tra te e Kaname!- la mora sobbalzò, alzando di scatto lo sguardo verso la porta: Sayaka la fissava truce con le braccia incrociate al petto, con accanto Rise e Ayane che si limitavano a sorridere.
-K-Kuronomori-san…!-
-Sappiamo che c’è qualcosa che non va- s’intromise Ayane.
-Ti va di parlarne?- concluse Rise, sorridendo dolcemente e sedendosi a terra, subito imitata dalle compagne.
-Ma n-non c’è niente che non vada!- provò la ragazza, senza però ottenere risultati.
-Non ci provare, ragazza! Ora sputi il rospo, così possiamo aiutarti- la bloccò infatti Sayaka, determinata a raggiungere il suo intento.
Haru sospirò, arrendendosi all’evidenza: non l’avrebbero lasciata in pace finché non avesse parlato.
Si mise comoda, sotto gli sguardi indagatori delle tre, e cominciò a raccontare.
 
***

Tsuna voleva prendere a testate qualcosa.
Peccato che, bloccato com’era sul sedile dell’aereo, non avesse pareti solide a portata di capocciata. Così optò per il soffocamento contro il cuscino del sedile davanti.
Tsuki e Ozora lo fissavano preoccupati, abbastanza sconvolti dall’improvviso attacco d’isteria del ragazzo: fino a prima della partenza era calmo e tranquillo, che diavolo era successo per farlo cadere in quello stato?
-Ehm… Sawada?- provò Ozora, tentando di attirare l’attenzione del castano.
Tsuna alzò leggermente lo sguardo, mugugnando qualcosa in risposta.
-Tutto a posto?- chiese Tsuki, il tono che esprimeva la sua preoccupazione.
-Mica tanto…- rispose sincero il Vongola, lanciando uno sguardo a Nikki, seduta poco lontano addormentata sulla spalla del fratello. I due ragazzi seguirono lo sguardo del castano, sempre più perplessi.
-È successo qualcosa con Nikki?- domandò la mora. Tsuna per tutta risposta arrossì al ricordo del bacio, per poi riprendere il suo tentato suicidio da dove lo aveva interrotto.
I due mafiosi, più confusi di prima, continuavano ad alternare il loro sguardo dal giovane boss alla bionda poco distante. Ma alla fine alzarono le spalle, rinunciando a capirci qualcosa e prendendo a ignorare lo strano comportamento del castano: non che fossero affari loro, dopotutto. Intrecciarono nuovamente le loro dita, per poi abbandonarsi ad un meritato sonno ristoratore.
 
***

Esattamente dodici ore dopo, l’aereo atterrò all’aeroporto di Tokyo, in una pista privata leggermente più lontana rispetto alle altre. E al gate, trovarono ad aspettarli una piccola folla: Dino sorrideva raggiante, muovendo freneticamente la mano per salutarli, con accanto una sorridente preside Mizu, uno scalmanato Lambo in braccio ad un esagitato Ryohei e un Reborn che sorrideva serafico osservandoli dalla spalla di Chrome. Vi furono abbracci, chiacchere e volò pure qualche pugno - colpa di Dino, che aveva osato mettere un braccio attorno alle spalle di Rin e Suzume. Il suo naso non la voleva smettere di sanguinare dopo il loro rovescio doppio - e all’uscita dalla struttura salirono su dei macchinoni neri che li riportarono davanti la scuola. Lì tutti si salutarono, dandosi appuntamento al giorno dopo, per poi separarsi e dirigersi verso le rispettive case.
 
Shin camminava a grandi falcate, tanto che Haru faceva fatica a stargli dietro.
L’aria attorno a loro era piena di tensione, persino un passante se ne sarebbe accorto, e lo sguardo irato del ragazzo non aiutava a migliorare la situazione. Haru continuava a fissare il terreno, torturandosi un lembo della gonna per l’ansia: sapeva di dover chiarire al più presto con il compagno, ne era ben consapevole, ma non sapeva come fare!
Non che poi l’altro le stesse venendo tanto incontro, eh.
Aveva intuito il motivo del comportamento del ragazzo - chiunque con un po' di spirito di osservazione se ne sarebbe accorto, era stato il commento leggermente acido di una certa nuotatrice - ma non aveva comunque la certezza matematica: e se poi si stava sbagliando? Se Shin non provava  suoi stessi sentimenti? Non avrebbe retto, lo sapeva bene.
 
-So che è difficile- aveva detto Rise, sorridendole comprensiva –Ma devi farlo. Altrimenti potresti pentirtene a vita-
 
Ma che diavolo stava facendo?
Rise aveva ragione, non poteva continuare così! Doveva fare chiarezza una volta per tutte, qualunque fosse stato il prezzo da pagare.
Con una nuova determinazione negli occhi aumentò il passo, acchiappando il compagno per il polso e trascinandoselo dietro a forza. Il ragazzo, preso alla sprovvista, non riuscì a reagire, e lei ne approfittò: lo trascinò fino ad un parco là vicino, che a quell’ora era deserto, fermandosi solo quando fu certa che non ci fossero orecchie indiscrete pronte ad origliare la loro conversazione.
-Ehi, che ti prende?- sbottò Shin, visibilmente infastidito.
La ragazza, ancora girata di spalle, fece un respiro profondo, tentando di placare la propria agitazione.
-Io e te dobbiamo parlare- dichiarò, girandosi per fronteggiare il castano.
-Non abbiamo niente di cui parlare- rispose freddo il ragazzo, senza degnarla di uno sguardo.
-Si invece!- sbottò la ragazza, al limite della sopportazione.
 
-Con Kaname l’unica cosa da fare è parlare chiaramente!- esclamò Sayaka, balzando in piedi –La gelosia rende ciechi, per cui devi parlargli sinceramente senza lasciare niente di sottinteso! Metti a nudo i tuoi sentimenti, e vedrai che la sua rabbia si scioglierà come neve al sole! Anzi, meglio della neve al sole! ...Kat such a poeta, yeah-
 
Raccolse tuto il suo coraggio e cominciò a parlare.
-Non ce la faccio più!- ammise, sotto lo sguardo incredulo del compagno –Sono ore che mi eviti, e credo sia arrivato il momento di mettere in chiaro le cose! Capisco che le mie parole possano averti tratto in inganno, ma a me non piace Tsuna-san-
E lì, gli occhi del ragazzo si spalancarono completamente.
-Ma parli sempre di lui, come è possibile che... -
-Fammi finire- lo fermò la mora, bloccando le sue proteste sul nascere –La mia è semplice ammirazione. È vero, per un certo periodo ho avuto una cotta per lui, ma ormai mi è passata. Anzi, una persona me l’ha fatta passare- e la sua determinazione cominciò a venire meno.
-E chi sarebbe questa fantomatica persona?- chiese il castano, il tono nuovamente freddo e le mani chiuse a pugno.
Haru prese un bel respiro, per poi sputare tutto fuori.
-Tu, Kaname-san- dichiarò, lasciando di stucco il diretto interessato –All’inizio ti consideravo solo uno sbruffone antipatico e approfittatore, capace di pensare solamente a sé stesso. Ma più tempo passavamo insieme, più senza accorgermene desideravo avvicinarmi a te. Volevo capirti, per poter superare quel muro di strafottenza che sembravi esserti costruito intorno. E prima che me ne accorgessi, mi ero innamorata di te- concluse, lo sguardo basso e le guance rossissime.
Shin, dal canto suo, la fissava imbambolato: aveva sentito bene? Haru – quella Haru - aveva appena dichiarato di essere innamorata di lui?
La risata del ragazzo si propagò per tutto il parco, mentre la ragazza lo fissava sorpresa: tutto si aspettava, tranne che una reazione del genere.
-Kaname-san…? Cosa ci trovi di così divert... - provò a dire Haru, ma non finì mai quella frase: Shin la prese per il polso, tirandola verso di sé, e catturò le labbra della mora tra le sue. Il bacio che si scambiarono fu dolce, a dispetto del carattere spinoso e irruento del ragazzo.
Quando si staccarono, ormai senza fiato, il castano ghignò nell’osservare le guance porpora della compagna.
-Tu sei solo mia, sono stato chiaro?- sussurrò al suo orecchio, facendola diventare un pomodoro maturo. Ma la ragazza annuì comunque, il cuore che le batteva forte nel petto. Shin le mise un braccio attorno alle spalle, cingendola a sé, e si diressero entrambi verso casa, le guance leggermente rosse e un amore appena sbocciato nel petto di entrambi.
 
Fu solo quando i due ragazzi non furono più in vista che Sayaka e Ayane si permisero di uscire allo scoperto.
-Evvai!- esultò Sayaka, imitando una posa da supereroe –Lo sapevo che si sarebbero messi assieme!-
-Devo dire che non me lo aspettavo- commentò Ayane –Un donnaiolo come Shin, innamorato seriamente di qualcuno? Da non credere-
Le due ragazze si lanciarono un’occhiata, per poi scoppiare a ridere di gusto.
Chissà che faccia avrebbero fatto gli altri una volta saputa la novità!
-Meno male che Rise ha accettato di occuparsi del Kufucoso e di Chrome! Le devo un grosso favore- borbottò Sayaka. Doveva ringraziarla... Magari avrebbe potuto chiedere al compagno di sua madre di farle arrivare direttamente dalla Grande Mela qualche libro di un certo autore che la sua amica adorava... O una fornitura annuale di té al mirtillo...
Ayane sospirò all’affermazione della compagna, l’ansia che tornava a farsi sentire.
-Io spero solo che Sasagawa e Lambo non mi abbiano distrutto casa nel frattempo…-
Sayaka sorrise comprensiva, poggiando una mano sulla spalla della ragazza.
-Allora ci conviene muoverci! Forza, torniamo a casa!-
E si incamminarono, un sorriso vittorioso sulle labbra di entrambe.
 
***

-Sorellona, perché quel tipo ha la testa a forma di ananas?-
Le spalle di Mukuro si tesero, mentre una leggera aura omicida cominciava a circondarlo. D’accordo che a parlare era stata una bambina piccola, e si sa che i bambini sono esseri innocenti et ingenui et dolciosi, ma era più che certo che quella piccola peste lo stesse facendo apposta: insomma, lo aveva guardato male da quando era entrato in quella casa!
Rise, calma e posata come al suo solito, poggiò sul tavolo la sua tazza di tè al mirtillo, prendendo la sorella in braccio.
-Perché è un tipo strambo, Yumi-chan-
E lì, l’aura omicida dell’illusionista esplose. Chrome indietreggiò, e persino Fuyuka, la tata di Yumi, sembrò percepire l’atmosfera pericolosa che aleggiava nella stanza.
-Y-Yumi-chan, che ne dici di venire di là ad aiutarmi?- suggerì infatti la donna, preoccupata per la sorte della piccola –Se fai la brava ti dò una coppetta di gelato-
La bimba scattò, saltellando allegra.
-Yay, gelato!- e sparì in cucina con la tata.
Nella stanza cadde un silenzio che si protrasse per diversi minuti, con Rise che continuava a bere il suo tè e Mukuro che la fissava male. L’aria era così pesante che la suoneria del cellulare della castana fece sobbalzare la maggior parte dei presenti; e non appena la ragazza lesse il nome indicato sul display, si affrettò a rispondere con una strana espressione sul viso.
-Allora? Come è andata?- chiese Rise, ansiosa,
I due Guardiani della Nebbia, curiosi per l’improvvisa agitazione della ragazza, si avvicinarono nel tentativo di capirci qualcosa. La persona dall’altro capo del telefono parlava velocemente e in modo concitato, quasi euforico. E più il discorso andava avanti, più sulla faccia di Rise si stampava un sorriso allegro.
-Meno male!- sospirò d’improvviso la ragazza, portandosi una mano al petto –Sono veramente contenta che si siano chiariti-
I due illusionisti si scambiarono un’occhiata confusa.
-Ok ,ti aspetto!- salutò la quindicenne –A dopo!-
E riattaccò. Ma non fece in tempo a poggiare il cellulare che i suoi due ospiti le rivolsero un’occhiata indagatrice.
-Parla- disse semplicemente Mukuro, che già fiutava uno scoop coi fiocchi. Che ci poteva fare, era un pettegolo di natura!
-Perché dovrei?- indagò Rise, passandogli accanto senza degnarlo di uno sguardo e tornando al suo adorato tè.
-Perché se me lo dici io ti rivelo dove puoi trovare la prima edizione di ‘Game of Thrones’ in lingua originale con l’autografo dell’autore- esclamò in tono solenne.
La frase dell’illusionista le fece andare di traverso la bevanda, costringendola a tossire più e più volte per liberare le vie respiratorie. Aveva sentito bene?
-T-tu… sei un bastardo ricattatore- commentò, lanciandogli un’occhiataccia.
-Faccio del mio meglio- rispose lui, sorridendo serafico –Allora, siamo d’accordo?-
-Per George R. R. Martin questo ed altro- dichiarò la ragazza, per poi mettersi comoda e cominciare a spiegare. E mano a mano che andava avanti col racconto, un sorriso a dir poco diabolico si allargava sempre di più sul viso della Nebbia.
 
Quando Sayaka arrivò a recuperare i due illusionisti, percepì subito che c’era qualcosa che non andava. E lo sguardo a dir poco diabolico che scorse nelle iridi eterocrome di Mukuro non fece che rafforzare le sue convinzioni.
-Ehm… Rise?- chiamò, cercando la ragazza. Fu solo quando la vide sul suo letto con in mano un libro molto familiare e un’aura di pura felicità attorno che collegò tutti i punti.
-… ti prego, non dirmi che ti sei fatta corrompere- implorò, sperando in una risposta negativa.
No, please. Rise, I beg you... Oh shit.
-Per George R. R. Martin sarei disposta a barattare la mia anima al Diavolo in persona- dichiarò a mò di scusa la castana, senza però mollare il voluminoso tomo.
-Rise-
-Mh?-
-Quel volume è di mia sorella. È... di Minori. Probabilmente l’ananas l’ha preso dalla nostra biblioteca-
Rise rimase ferma per qualche secondo, l’aura tutta fiorellini sparita di botto. Anzi, venne quasi subito rimpiazzata da un’aura assassina di dimensioni colossali.
-MUKUROOOOOOO!-
Al piano di sotto, il ragazzo chiamato in causa prese a sudare freddo.
-Meglio sparire per un po’…- dichiarò, per poi darsi saggiamente alla fuga non appena un coltello della quindicenne gli sfiorò la faccia.
Sayaka e Chrome si guardarono, per poi decidere di dirigersi verso casa. Avrebbero pensato poi a raccogliere quel poco che sarebbe rimasto di Mukuro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
~little corner~
 
MUKURO È UNA VECCHIETTA PETTEGOLA! *appende manifesti*
Detto questo, ben trovati!
Lo so, ho un mese di ritardo. Ma ehi, a casa mia sta succedendo di tutto! E diciamo che non è stato un bellissimo periodo per la mia famiglia…
Ma evitiamo la malinconia, che la parte angst ce la siamo appena lasciata alle spalle! Esatto pipol, dopo l’apparizione del padre di Sho e Nikki per un po’ la manica di pazzi potrà stare tranquilla! (ma non per molto… muahahahahahahah *la sopprimono*)
Comunque.
IL FLUFF \(*^*)/
Mi sciolgo aiut- *la raccolgono con un cucchiaino*
Un’altra coppia si è consolidata! Che bello *asciuga lacrimuccia* e Tsuna comincia ad avere i suoi dubbi… ma occhio, presto le cose si complicheranno ulteriormente ;)
Poi ci sono PapàOzo e MammaTsuki, che spargono ammore ovunque vadano. I miei patati *li abbraccia*
Lascio ulteriori commenti alla beta, che attende questo capitolo da tipo ere (ora che sto scrivendo è il 29 a pomeriggio, vi lascio immaginare la sua ansia), e ci sentiamo il mese prossimo!
See yay~
 
uomi_hime
 
La beta prolissa-abbastanza-prolissa-non-prolississima(!?)
TANTO FLUFF. E MUKURO È UNA COMARE *attacca manifesti anche lei*
Che dire di questo capitolo? Scopriamo che il papino di Nikki e Sho non si arrenderà (Gelatina, devo temere per la salute di qualcuno? Che so: un certo personaggio secondario di mia conoscenza?) ma almeno l'hanno fermato dal portare via i due Inuzuki. E meno male, aggiungerei.
Shin e Haru sono l'aMMMore, poco da dire. Anche Tsu con i suoi problemi esistenziali, patato lui *hugga Tsu*
Su Ozo e Tsuki dico nulla perché ha già detto tutto la Gelatina.
Kat, Rise e Aya. Il nuovo Trio. Yay, le amo: sono troppo belle insieme. Rise con i suoi scleri su George R.R. Martin è qualcosa di stupendo - ah, Kat parlava proprio di lui quando pensava a un modo per ringraziare la ragazza - e Kat che pensa in inglese perché lei può(!?). In più, Aya che sclera male con Lambo e Ryohei.
Non potete non amarle.
...Mukuro meriterebbe un commento a parte. Si diverte a prendere per i "ciapet" (piemontesismo) Rise e Sayaka ed è peggio di una comare. Temo per cosa possa fare ora che sa tutto.
Argh.
 
Bene, siore&siori. That's all. Scusate il ritardo ma tra i problemi di Marta e altre questioni abbiamo avuto pochissimo tempo.
Ci si vede alla prossima.
See ya later~
Maki

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Capitolo 10
*** capitolo 9 ***


~CAPITOLO 9~
 
-NO!-
Shin si svegliò di scatto, balzando a sedere sul letto. Si guardò intorno, intontito dal sonno, ma il suo cervello ci mise poco a riconoscere chi aveva cacciato quell’urlo: quella era la voce di Haru.
Corse fuori dalla stanza, il cuore che gli martellava in petto, e aprì con cautela quella di fronte. La ragazza era seduta sul letto, le lacrime agli angoli degli occhi e il respiro affannato: un incubo, probabilmente. Sospirò e le si avvicinò, poggiandogli una mano sulla spalla.
-Tutto a posto?- la mora sussultò, girandosi verso di lui. Lo fissò, le lacrime sempre più evidenti, aggrappandosi al suo petto come se non volesse più lasciarlo andare.
Il ragazzo, dapprima confuso, l’abbracciò tentando di consolarla.
-Cosa succede?- chiese preoccupato.
-Ho sognato quella maledetta prigione…- sussurrò Haru, tra un singhiozzo e l’altro -Giman ti torturava davanti ai miei occhi… e io non potevo fare niente per impedirlo- Shin la strinse forte, affondando il viso tra i capelli della compagna. Solo lui sapeva quanto quella prigionia forzata l’avesse segnata, la paura continua di non riuscire più a rivedere le persone care che aveva riempito il cuore e la mente di ognuno di loro per tutta quella settimana infernale.
-Ehi- la chiamò, afferrandole le spalle e costringendola a guardarlo negli occhi -Guardami. Sono qui, non vado da nessuna parte- sorrise, poggiando la fronte contro quella della ragazza –Non ti lascio da sola-
La giovane gli sorrise, grata, per poi annullare le distanze e baciare dolcemente quello che ormai poteva definire a tutti gli effetti ‘il suo ragazzo’.
Si separarono dopo un tempo che a entrambi era sembrato infinito, i respiri ansimanti per la mancanza di ossigeno e i battiti dei loro cuori veloci e sincronizzati.
Si addormentarono così, uno accanto all’altra, stretti in un abbraccio da cui niente avrebbe potuto separarli.
 
La mattina dopo, a svegliarli fu la voce tonante dello zio di Shin, un ex-militare muscoloso e tarchiato che si era occupato di lui da quando era bambino.
Balzarono entrambi a sedere, per poi correre al piano di sotto per fare colazione: un solo secondo di ritardo sarebbe costato loro una punizione coi fiocchi.
Si lavarono e vestirono velocemente, per poi uscire assieme prima che l’uomo riuscisse ad appiopparli qualche commissione da svolgere durante il tragitto.
Camminarono mano nella mano, chiaccherando del più e del meno circondati da una bolla di felicità dove esistevano solo loro e nessun altro.
…ma fu quando arrivarono al cancello della scuola che Shin si rese conto che qualcosa effettivamente non andava: tutti li fissavano, ridacchiando e bisbigliando nella loro direzione. Ma gli bastò alzare lo sguardo verso l’edificio per capire: attaccato alle finestre dell’ultimo piano c’era un gigantesco striscione che copriva tutta la facciata, che riportava a caratteri cubitali la scritta ‘Auguri a Shin Kaname e Haru Miura, neo-coppia del nostro istituto!’.
Shin si bloccò sul posto, gli occhi spalancati e la bocca leggermente aperta dallo stupore: come facevano a saperlo? Si erano messi assieme solo il giorno prima!
Accanto a lui Haru divenne rossa come un pomodoro maturo, talmente imbarazzata da non riuscire a spiccicare parola. Si allontanò leggermente dal compagno, lasciando la sua mano, per poi non riuscire più a reggere gli sguardi degli altri studenti e scattare di corsa verso l’interno della scuola.
Il castano la lasciò andare senza dire niente, troppo impegnato a formulare diversi piani omicidi in direzione di chiunque avesse dato origine a quella pagliacciata. Si avviò a passo deciso verso un preciso gruppetto di studenti, che poco lontano lo osservavano preoccupati e leggermente divertiti.
Sayaka e Nikki si stavano allegramente rotolando dalle risate, sotto gli sguardi rassegnati di Rise e Ayane e quello accigliato di Rin mentre poco lontano Suzume sghignazzava divertita, complimentandosi sottovoce con chiunque avesse architettato tutto quello. Accanto a lei uno Shoichi ghignante, dei Vongola parecchio sconvolti e Rei e Lara completamente disinteressati di tutto.
-Chi. È. Stato?- chiese perentorio Shin, gli occhi che lanciavano saette e un’aura assassina di discrete dimensioni a circondarlo. Tra le risate, Sayaka riuscì ad articolare un qualcosa che assomigliava fin troppo alla parola ‘Ananas’ per poi ricominciare a rotolare e a ridere, e il sedicenne se lo fece bastare. Si girò verso Rise, che si limitò a sospirare sconsolata.
-È là, dietro quell’albero- disse, indicando uno dei numerosi ciliegi che decoravano il cortile.
Dietro alla suddetta pianta, Mukuro – che aveva osservato il tutto kufufeggiando allegramente - compresa la situazione decise saggiamente di darsi alla fuga. Non serve dire che Shin partì subito all’inseguimento, tanto che i due ragazzi si ritrovarono a correre in cerchio per tutto lo spiazzo con tanto di incitamenti da parte degli studenti, che scommettevano su chi tra i due l’avrebbe spuntata –inutile specificare che il giro di scommesse era gestito ovviamente da Sayaka e Suzume, le quali già si pregustavano un bel gruzzoletto.
-Spero non lo riduca troppo male…- commentò Rise, osservando preoccupata la scena.
-Oh, secondo me se riuscisse a prenderlo Shin per lui sarebbe una fortuna- fece Ozora, avvicinandosi al gruppetto –Tsuki è sul piede di guerra. E se scopre che il responsabile è Mukuro, bhè…- si girò verso i Vongola, una risatina nervosa che premeva per uscire –Diciamo che probabilmente Chrome diventerà il vostro unico Guardiano della Nebbia-
I ragazzi deglutirono all’unisono, provando pena per il povero illusionista: probabilmente non sarebbe arrivato alla fine di quella giornata.
Quella mattinata passò così, tra inseguimenti, festeggiamenti e congratulazioni alla neo-coppia che nessuno si sarebbe mai aspettato.
Peccato che, troppo presa dall’andare in giro urlando a destra e a manca ‘è tutto merito mio, gente! Veneratemi!’, Sayaka non parve accorgersi delle occhiate ansiose e intimorite che Tsuna le lanciava di continuo, alternate ad alcune più imbarazzate rivolte verso la più giovane dei fratelli Inuzuki.
 
***

Dire che Tsuna era confuso era dire poco.
Aveva passato tutta la notte sveglio, tormentandosi nel tentativo di raccapezzarsi sui suoi sentimenti: era risaputo che la sua cotta secolare era Kyoko, lei era sempre stata al centro dei suoi pensieri e più di una volta aveva sognato di sposarla, un giorno; allora perché nella sua testa continuava a ripetersi la scena del bacio all’aeroporto? Non aveva alcun senso!
Ma più ci pensava, più si rendeva conto che l’amore che credeva di provare per Kyoko si era trasformato ormai da tempo in semplice affetto. Altro discorso era invece quel sentimento che sentiva crescere pian piano nel suo petto nei confronti di Nikki: ogni volta che pensava a lei il fiato gli mancava, il suo cuore perdeva un battito e diventava d’improvviso rosso quanto un pomodoro maturo. Non ci stava capendo più niente.
Per questo aveva deciso di chiedere aiuto a Sayaka e le sue amiche: loro avevano già aiutato Haru - le aveva viste seguire la mora in bagno nell’aereo, e al suo super intuito non era servito molto tempo a collegare il tutto - per cui, forse, avrebbero potuto aiutare anche lui.
Prese un profondo respiro, si fece coraggio e si incamminò in direzione della rossa, sperando di arrivare vivo alla fine della conversazione che si apprestava a cominciare.
 
Due ore dopo Sayaka, Rise e Ayane fissavano con gli occhi spalancati il giovane Vongola, incredule di ciò che gli era stato appena rivelato.
-Momento, momento. Questo non è il bicchiere di Batman! No, okay: seria- fece Sayaka –Tu ci stai dicendo che…-
-…Ti sei preso una bella cotta per Nikki?- completò per lei Ayane, la bocca spalancata dallo stupore.
-Così sembrerebbe- rispose timido Tsuna, le guance color porpora e un sorriso imbarazzato stampato in viso.
-In effetti siete carini insieme- commentò Rise, sorridendo al ragazzo.
-I. SHIP. IT!- esclamò d’improvviso la rossa, balzando in piedi e facendo prendere un coccolone a tutti i presenti –You two would make such a wonderful couple, so cuuuuute!-
Tsuna la fissò, seriamente preoccupato per la sua salute mentale.
-Non ti preoccupare, è normale- sospirò Ayane, fissando sconsolata l’amica.
-È solo il suo aplomb anglosassone che si mostra- spiegò Rise, facendosi un facepalm nell’osservare la ragazza che saltellava per la classe vuota. Il Vongola la fissò senza capire, ma decise di lasciar perdere.
-Abbiamo bisogno di un piano!- dichiarò Sayaka, ormai gasata all’inverosimile. –Wo ooh, non ero così hypata nemmeno quando sono andata a Londra con papà e mi ha portata a Diagon Alley-
-Ed ecco il lato Cupido di Kat che esce allo scoperto- sussurrò Fujiwara, scuotendo la testa sconsolata –Perdete ogni speranza o voi ch’intrate-
-E non citare Dante che mi sale l’angoscia!-
E il povero Decimo deglutì, pentendosi di aver chiesto aiuto proprio a loro. Cominciava ad avere seri dubbi sulla loro sanità mentale.
…soprattutto su quella di Sayaka.
 
***

Nikki era sotto la doccia quando il cellulare prese a suonare.
Sbuffò, chiedendosi chi la stesse chiamando a quell’ora, per poi chiudere l’acqua e accostare la porta del bagno.
-Polpo, rispondi tu!- urlò, attirando l’attenzione del Guardiano nell’altra stanza.
-Non chiamarmi polpo, biondina!- sbraitò Gokudera, alzandosi borbottando dal divano dove si era stravaccato e dirigendosi seccato verso l’apparecchio che continuava imperterrito a squillare nel corridoio.
-Chi rompe?- chiese senza tante cerimonie, il tono scocciato per essere stato costretto ad abbandonare il suo meritato riposo.
“G-Gokudera-kun? Sei tu?” scattò sull’attenti non appena riconobbe la voce del suo adorato Boss.
-Juudaime! Chiedo perdono, non l’avevo riconosciuta!- esclamò, attirando l’attenzione della ragazza che stava uscendo in quel momento dal bagno.
“Ehm, Gokudera-kun… per caso c’è Inuzuki-chan lì con te?” il dinamitardo non fece in tempo a rispondere che Nikki lo spintonò via senza tante cerimonie, prendendo possesso del telefono.
-Ehi Sawada-kun! Serve qualcosa?- salutò la bionda, ignorando bellamente gli improperi che Gokudera le stava lanciando contro.
“Ecco… visto che domani è domenica, mi chiedevo se ti andasse di accompagnarmi in giro per Tokyo. Volevo visitare un po’ la città, ecco” se Nikki avesse potuto vedere la faccia di Tsuna in quel momento, si sarebbe ritrovata davanti una sottospecie di pomodoro maturo con le orecchie fumanti dall’imbarazzo.
-Certo, non c’è problema!- anche le sue guance si stavano colorando di rosso, e i suoi occhi erano diventati brillanti come due zaffiri –Ci vediamo a mezzogiorno alla stazione?-
“Perfetto! Allora a domani, Inuzuki-chan!”
-A Domani! Ah, Sawada-kun…-
“Mh?”
-Chiamami solo Nikki per favore- e riattaccò, un sorriso enorme che andava allargandosi sul viso.
-EVVAI!- urlò, saltando per aria sotto lo sguardo interrogativo di Gokudera.
 
***

Quella domenica mattina era stata caratterizzata da un’agitazione generale.
Nikki aveva buttato giù dal letto Sayaka alle sette di mattina, impanicata perché ‘Cosa diavolo mi metto per un appuntamento con un futuro boss? Oddio, ma lui lo considera un appuntamento o sto solo ingigantendo il tutto? E se poi ho intuito male io e faccio una figuraccia? E se-
Inutile dire che la povera ragazza – dal grumo di ‘Cazzo Nikki sono le sette lasciami dormire e rompi le palle a qualcun altro con le tue seghe mentali’ e ‘Chi sono dove sono in che era siamo dove cazzo è Minori con il mio caffè’ che in quel momento occupava il suo cervello molto rintronato – riuscì ad articolare un biascicato “Da me. Ora” e ci mise mezz’ora solo a placare le ansie dell’amica, con l’aiuto di una quantità assurda di thè preparato da una pazientissima Rise - dove diavolo lo teneva tutto quel thè e a cosa le servisse, Sayaka preferiva non chiederglielo e continuare a zittire quella fastidiosissima vocina curiosa nella sua testa - e una Ayane mezza addormentata sul pavimento.
Passarono le successive due ore a trovare un look adatto all’occasione – e quando Rise aveva nominato la parola ‘gonna’, Nikki quasi tentò di buttarsi dalla finestra e Sayaka ebbe un mezzo attacco di cuore - ma alla fine c’erano riuscite.
Ed ora eccole lì, tutte assieme davanti la stazione - ‘Vi prego non abbandonatemi ora!’ le aveva pregate la ragazza sguinzagliando i suoi migliori occhi da cucciolo, e nessuno era mai stato in grado di resistere a quell’espressione - in attesa del giovane Vongola che, secondo loro, ci stava mettendo un po’ troppo.
-Se la prende comoda, il ragazzo- borbottò Sayaka, evidentemente spazientita.
-È mezzogiorno meno cinque, Sayaka… siamo noi ad essere in anticipo- tentò di placarla Nikki, anche se in realtà era più nervosa di tutte quante messe assieme: sperava solo di non combinare un casino.
-Ragazze- chiamò Rise, attirando la loro attenzione –Credo sia arrivato-
-Rise, se intendi quel puntino laggiù che si sta avvicinando correndo… - cominciò Ayane, poggiandole una mano sulla spalla –Come fai a dirlo? Neanche io riesco a capirlo da qua. Sei la reincarnazione di un falco e non ci hai mai detto niente?-
-Semplice intuito- commentò la ragazza, alzando le spalle –Quel ‘puntino’ è cascato a terra almeno cinque volte negli ultimi trenta secondi-
-…Ah-
-Si, è decisamente lui-
-Certo che la sua imbranataggine sta raggiungendo livelli incredibili. Sono colpita.-
-SAYAKA!-
 
***

La giornata non era iniziata bene per Tsuna. Proprio per niente.
Era stato brutalmente svegliato intorno alle 10 di quella mattina, quando Shoichi aveva avuto la grandiosa idea di flippare il letto con il povero tonno al seguito.
Si era alzato dal pavimento con difficoltà, districandosi ancora mezzo addormentato tra le coperte arrotolate alle sue gambe, ma lo sguardo di ghiaccio che il diciassettenne gli aveva lanciato aveva zittito ogni sua possibile protesta o lamentela.
Senza dire niente Shoichi lo aveva praticamente trascinato in cucina, buttandolo malamente su una sedia e prendendo posto dall’altra parte del tavolo.
Dire che Tsuna era leggermente spaventato era un eufemismo.
-Allora- ruppe il silenzio Shoichi –Un certo uccellino mi ha informato dei tuoi programmi per questo pomeriggio. Con una certa persona-
E a quelle parole Tsuna era bellamente nel panico. In fondo, Shoichi era pure sempre il fratello maggiore di Nikki, e da quando si erano riappacificati era diventato molto più protettivo nei suoi confronti.
Tsuna sentiva la sua fine vicina. Molto vicina. Vicinissima. Poteva quasi vederla mentre lo salutava da dietro la spalla del biondo. E il suo pallore di certo non passò inosservato al ragazzo di fronte a lui.
-Ora, non so quali siano le tue intenzioni dei riguardi di mia sorella- si premunì di marcare bene le ultime parole, facendo scendere un brivido freddo lungo la schiena del giovane Vongola –E in realtà non voglio neanche saperle: mi fido del giudizio di Nikki. Ma sappi che, se la farai soffrire… beh, credo tu sia abbastanza intelligente da capire da solo cosa accadrà- il quindicenne annuì vigorosamente, pallido come un cencio. Non osò aprire bocca, non fidandosi delle sue corde vocali: probabilmente non sarebbe riuscito ad emettere altro che uno squittio spaurito.
-Vedo che ci siamo capiti- e con questo il ragazzo uscì dalla stanza, prese il cappotto e abbandonò l’appartamento.
Tsuna si accasciò praticamente senza vita sul tavolo.
 
E, ovviamente, aveva finito per fare tardi. Per fortuna Shoichi abitava proprio vicino alla stazione.
Si era fiondato fuori dal portone del condominio a mezzogiorno meno dieci, correndo come un forsennato e rischiando di schiantarsi a terra almeno una decina di volte. Ma alla fine ce l’aveva fatta, e si era ritrovato piegato in due davanti a Nikki con un fiatone da fare invidia ad una maratoneta fumatore con l’asma.
-Oh santissimi Dei. Tonno, respira: non faresti bella figura a svenire prima del tuo appuntamento galante!- commentò Sayaka, sghignazzando mentre Nikki le tirava un pugno sulla spalla.
-Sayaka, piantala!- strillò la ragazza, tutta rossa in faccia. Rise scosse la testa con fare rassegnato, mentre Ayane non riuscì a nascondere un sorriso divertito.
-Bene, allora noi vi lasciamo da soli- dichiarò Rise, acchiappando per le braccia le altre due ragazze e cominciando a trascinarle via –Ciao ciao!- e corse via, raggiungendo il vicolo più vicino.
 
-Allora- cominciò, mollando finalmente le due amiche –Facciamo come da programma?-
-Ovvio!- saltò su Sayaka –Tu e Ayane andate pure, ci penso io a stalkerare quei due!-
-Perfetto! Ma sei sicura di volerlo fare da sola?- chiese Ayane.
-Non ti preoccupare Aya! Saprò cavarmela alla grande-
-E in due faremo ancora meglio- le tre ragazze sobbalzarono, osservando ad occhi spalancati Gokudera avvicinarsi a loro.
-Voglio assicurarmi che quella biondina sia veramente adatta al Juudaime!- Nikki, Sayaka e Rise si lanciarono qualche occhiata, per poi scrollare le spalle.
-No problem per me- fece Sayaka, sorridendo divertita –In fondo due teste sono meglio di una!-
 
-Riesci a capire che stanno facendo?- chiese Gokudera, tentando di sbirciare da dietro il cespuglio.
-Zitto Polpo, o ci scopriranno!- lo rimbeccò la rossa, tirandogli uno scappellotto. Poco lontano, Nikki e Tsuna passeggiavano tranquilli per le vie di Tokyo, chiacchierando allegramente con un gelato in mano. Lo stomaco del ragazzo prese a brontolare alla sola vista del cibo.
-Cavolo, per colpa della biondina stamattina non ho neanche fatto colazione. Si è dimenticata di fare la spesa, la deficiente…- borbottò, poggiandosi una mano sulla pancia.
Sayaka lo fissò, pensierosa, passando poi lo sguardo ai due ragazzi poco lontani che intanto si erano seduti su una panchina.
-Forza alzati- fece, trascinandola via dal loro nascondiglio –Non mi sei di nessuna utilità se poi mi svieni per la fame. Dovrei trascinarti fino a casa e non sarebbe piacevole-
-Ma non possiamo andarcene ora!- protestò l’argenteo –E se quei due se ne vanno? Non se ne parla, posso resistere- peccato che il suo stomaco non fosse troppo d’accordo.
-Ne sei sicuro?- commentò la quindicenne, alzando un sopracciglio –Forza, Polpo. Non costringermi a portarti via da qui di peso -
-E SMETTILA DI CHIAMARMI POLPO, ROSSA!-
La ragazza gli lanciò in testa il settimo volume della saga di Harry Potter, che teneva in borsa proprio per occasioni simili.
-NON CHIAMARMI ROSSA, DUMBASS!-
 
***

-Mh?-
-Inuz- ehm… Nikki-chan, qualcosa non va?-
-Eh? Ah no, mi era parso di sentire la voce di Sayaka. Me la sarò immaginata… -
-Oh, ok! Allora, dove andiamo adesso?-
 
***

-Ecco, li abbiamo persi! Ed è tutta colpa tua!-
-Mia? Chi è quello che sembrava pronto ad azzannare un passante per la fame?-
I due ragazzi stavano litigando da quasi mezz’ora, e ancora non accennavano a smettere: il pranzo non era andato così male, il cibo era buono e i due si erano trovati poco dopo a parlare come due adolescenti normali - per quanto normali potessero considerarsi due quindicenni che si portavano dietro rispettivamente un fucile e dei candelotti di dinamite. I problemi erano sorti dopo: Tsuna e Nikki, infatti, si erano spostati mentre loro pranzavano, e sembrava impossibile ritrovarli.
-Beh, se tu non ti fossi intromessa allora… -
-Sta giù!- fece d’improvviso Sayaka, trascinando Gokudera dietro al cespuglio più vicino.
-Che cazzo fai, defi-
-Shhhhhhh!- lo zittì la ragazza, per poi indicargli un punto poco davanti a loro: senza essersene resi conto, i due si erano ritrovati di fronte casa di Nikki, e proprio davanti al cancello si trovavano i loro obiettivi perduti.
-Allora, uhm… grazie per il giro?- stava dicendo Tsuna, le guance rossicce e un sorriso incerto sulla faccia.
-Non c’è di che, Sawada-kun- rispose Nikki, sorridendo alla timidezza del ragazzo. I due stettero un po’ in silenzio, chiaramente indecisi sul da farsi.
-C’mooon girl, so che puoi farcela…- Sayaka stava praticamente stritolando il braccio a Gokudera per l’ansia, e l’unico motivo per cui quest’ultimo non l’aveva ancora scostata via era perché facendo ciò i due ragazzi poco lontani li avrebbero sicuramente scoperti.
-Evvai! Ya got him, girl!- l’esclamazione sussurrata della rossa accanto a lui lo prese di sorpresa, riportando la sua attenzione alla scena di fronte a loro: Nikki, dando un calcio a tutte le insicurezze, si era letteralmente lanciata in braccio a uno Tsuna rosso peperone, unendo le loro labbra in un bacio casto ma pieno di dolcezza.
-Awwwww, che carini che sono!- sussurrò Sayaka, gli occhi verdi che brillavano sognanti. Si stava praticamente sciogliendo come neve al sole.
-Mah, l’importante è che quella biondina non faccia soffrire il Juudaime, altrimenti…- fece Gokudera, tirando fuori un candelotto di dinamite a mò di dimostrazione. E guadagnandosi una gomitata tra le costole da parte dell’altra Tempesta.
-Certo che voi ragazzi non ci capite proprio nulla di amore, eh?- sghignazzò la ragazza.
-Ah, perché tu si?- la rimbeccò l’argenteo.
-Di certo più di te. Comunque andiamo via, direi che sarebbe meglio lasciare soli i due piccioncini- suggerì Sayaka, alzandosi in piedi –Ma prima…- e scattò una foto col cellulare ai due, per poi inviarla ad un paio di indirizzi e incamminarsi verso casa sotto lo sguardo confuso del guardiano Vongola.
 
***

Beep Beep
 
-OMMIODIO AAAAAAAH-
Rise corse subito nel salone, seguita di corsa da un Mukuro alquanto confuso, un Ryohei esaltato e una Chrome allarmata con un Lambo addormentato in braccio – meno male che Kyoko era uscita a fare la spesa, o si sarebbe presa un coccolone per lo spavento.
-Ayane, tutto a posto?- chiese la padrona di casa, avvicinandosi all’amica. Amica che si limitò a spiaccicarle sul naso lo schermo del telefono con un sorriso a trentadue denti.
-Ce l’hanno fatta!- strillò la mora, saltellando per la stanza.
-A quanto pare…- convenne Rise, un sorrisetto stampato in faccia.
-Uh lala~- fischiò Mukuro, osservando la foto da dietro la spalla della quindicenne -A quanto pare il nostro boss si dà da fare eh?-
Oh, quella foto gli apriva una nuova intera gamma di modi per corrompere quel piccoletto.
 
 
 
 
 
 
 
La beta prolissa [The madness return wtf]
AAAAAAH GLI SCLERIIII *muore*
Cortino. Gh. Io volevo sapere più cose, ma accontentiamoci che dopo tutto questo silenzio è già tanto.
Allora. Shin e Haru sono l’Amore e sono due cosini pucci e bellissimi e Sayaka e Suzume che si danno alle scommesse clandestine sono il top. Spero solo che Mukuro sia uscito sommariamente bene dalla furia omicida/distruttiva di Shin perché avremo ancora bisogno di lui.
E Sayaka Cupido version vince tutto – Kat, non montarti troppo la testa perché tu sai cosa succederà. Fatele una statua e adoratela.
 
[E sì: Sayaka cita arrandom Peter Griffin. Ignoratela]
 
IL. DUO. STALKER. COSA NON SONO. Ah, rido tutta la vita.
 
E… niente, evaporo prima di diventare troppo prolissa.
Alla prossima, people!
 
Maki
 
P.S.: M PERCHÈ MI ACCORGO DI ALTRI ERRORI DOPO CHE HO INVIATO IL CAPITOLO AAAAH *Volo della Fede*
 
 
L’autrice un po’ meno prolissa [ma comunque in ritardo sssshhh]
SONOVIVA LOGGIURO NON MI MENATE E NON LANCIATE OGGETTI CONTUNDENTI DI DUBBIA PROVENIENZA GRAZIE *si nasconde dietro un lama arcobaleno*
 
Ok, ehm… salve?
SCUSATEEEEEEE sono sparita per ere lo so ç__ç
Non volevo lo giuro, ma ho avuto dei grossi problemi familiari e la scuola (quarto anno… HELP MEH-) non ha di certo aiutato. Btw, ora il grosso dovrei essermelo tolto, quindi dovrei ricominciare a sfornare capitoli mensilmente senza troppi problemi. E preparatevi, perché ho in mente una nuova mini saga che riporterà l’angst in carreggiata *risata malvagia*
Ora vi lascio, ho una partita a Macchiavelli da vincere. E stavolta mia sorella non trionferà! *uscita di scena molto figa con tanto di bomba fumogena e occhiali d sole alla CSI*
See yay~
 
uomi_hime

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