Ritrovarsi

di Seren_Dipity
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 ***



 L'alba aveva da poco fatto luce sulla città di Alexandria mentre alcuni dei suoi abitanti cominciavano a stiracchiarsi nei propri letti pensando a come affrontare la nuova giornata. Un grande frastuono spezzò il silenzio di quella mattina e svegliò di soprassalto Rick, che dormiva ancora nel suo comodo letto abbracciato a Judith. Quella notte aveva fatto molti capricci e l'unica cosa che aveva funzionato era stata portarla nel lettone tra lui e Michonne. Spalancò gli occhi e si accorse che la donna era già uscita dalla stanza, non capì subito cosa avesse sentito ma sapeva già che era qualcosa di cui doveva preoccuparsi. Prese delicatamente Judith e senza svegliarla, la piccola aveva veramente un sonno pesante quando voleva, pensò Rick, la mise nella sua culla. Dopo aver preso il baby monitor e assicuratosi di aver chiuso bene la porta scese di corsa in cucina. Non c'era nessuno, si guardò per un po' intorno quando sentì delle urla provenire da fuori. Erano le voci di Daryl e Glenn, stavano litigando per qualcosa. Fece appena in tempo ad uscire di casa che vide il grande cancello aprirsi e la moto di Daryl sfrecciare fuori inseguito da un affannato Abraham. Tutti urlavano contro Daryl mentre Glenn si affrettava a chiudere il cancello, capendo che non c'era più niente da fare per fermarlo.
- Glenn! Cosa sta succedendo? - Tuonò Rick.
- Non ci ha voluto dire niente, ha preteso che aprissimo il cancello ed è corso via!
- Dannazione! È andato sicuramente a cercare Dwight – Disse con tono afflitto Rick. Sapeva che Daryl aveva sete di vendetta, che non avrebbe lasciato perdere ma sperava almeno di poterci parlare prima.
- Così si farà ammazzare!- Maggie era poggiata al cancello con il fucile in mano e aveva l'aria molto preoccupata. Tutti lo sapevano. Daryl era in grave pericolo. Da lontano videro una figura correre verso di loro. Si fermò davanti a Rick e dopo aver ripreso fiato gli consegnò una lettera. Rick la sfilò dalle mani di Tobin con aria circospetta e cominciò a leggere. Non poteva essere. Non solo uno di loro era andato incontro ad una vendetta che avrebbe sparso molto sangue, compreso il suo, ora pure Carol li aveva lasciati. Incredulo la lesse a voce alta, le facce già preoccupate degli altri si contorsero in smorfie di sgomento e stupore. Dovevano fare qualcosa. Rick strinse la lettera in un pugno, in balia della paura. Non sapeva cosa fare. Avevano ucciso Negan, Denise era morta e Eugene era ferito. Dwight e i suoi uomini probabilmente erano lì fuori anche loro in cerca di vendetta. Carol era fuggita nel cuore della notte, in preda a quella che sembrava essere una crisi bella e buona. Chissà cosa aveva intenzione di fare, come avrebbe fatto a sopravvivere con un tormento simile che le pesava sul cuore? Per non parlare di Daryl, non aveva idea a cosa o a chi stava andando incontro. Non sapeva di Carol.  Ah, se l'avesse saputo! Strinse ancora di più il pugno e cominciò a dirigersi a passo deciso verso casa sua seguito dal resto del gruppo.

                                                                                                         **** 

Il sole ormai era alto e i suoi raggi accecavano gli occhi di Daryl. Li sentiva bruciare, ma non era solo colpa del sole. Tutto quello che vedeva era la faccia di quel bastardo chiedere pietà. Lo sentiva nelle sue ossa, tutto il suo corpo fremeva al pensiero di quello che avrebbe voluto fare. L'aveva lasciato andare lui, non aveva avuto il coraggio di ucciderlo e come sempre gli si era ritorto contro. Non era il mondo adatto per fidarsi delle persone. Questo lo sapeva bene, ma in qualche modo l'aveva dimenticato. Ci stava provando. Per una volta nella sua vita c'era quasi riuscito. Aveva una famiglia, delle persone da proteggere e che avevano fiducia in lui. Fiducia, un sentimento molto difficile per Daryl, in fondo quale sentimento non era difficile per lui. Eppure l'aveva trovata nel suo gruppo e poi, dopo averla persa molte volte, la stava ritrovando in altre persone, in quella che gli altri chiamavano casa. Non era facile ma ci stava provando. Era proprio quello che aveva fatto Denise. Aveva avuto fiducia in lui, nella sua protezione e come è andata a finire? Ora era mangime per vermi.
All'improvviso si fermò, la strada era bloccata da un grosso albero che schiacciava dei poveri passanti, ormai trasformati in quei maledetti mostri. Si guardò intorno, non c'era nessun' altro. Cominciò a riflettere, non poteva continuare a girare senza una meta, doveva procedere con un piano e capire da dove avrebbe dovuto cominciare. Si avvicinò a quei corpi in decomposizione che si muovevano ancora e conficcò il suo pugnale nelle loro teste senza pensarci troppo. Proseguì a piedi, non prima di aver nascosto per bene la sua preziosa moto. Camminò a lungo per il bosco, cercando di scovare qualche traccia che gli svelasse dove avrebbe trovato il suo nemico. Intanto il giorno si era consumato, il sole si stava preparando per lasciare posto alle stelle. Il buio della sera si avvicinava e Daryl non aveva concluso nulla, la sua frustrazione era palpabile. Amareggiato si accasciò su una grande pietra in mezzo al sentiero, prese la testa tra le mani e rimase così, immobile, senza speranze per un tempo impreciso. Stava per rinunciare e tornare indietro quando sentì qualcosa. Subito si alzò di scatto e si nascose dietro un albero con la balestra sopra la spalla tesa verso il vuoto. Delle voci maschili riempirono il silenzio del bosco, Daryl si concentrò per capire da dove provenissero quando ad un tratto sentì la sua testa scoppiare dal dolore e il buio prendere possesso dei suoi occhi.  
                                                                                                               *****


Un getto di acqua gelida riportò Daryl alla realtà, aprì con fatica gli occhi ancora annebbiati. Sentiva la testa pesante, una squadra di muratori martellavano senza sosta il suo cervello. Provò a muovere le braccia per fermare quel dolore ma non ci riusciva. Era legato, seduto per terra con le gambe incrociate e la schiena appoggiata ad un robusto palo di legno. Davanti a lui c'era un fuoco alto, vivo che rischiarava il suo viso.
- La principessa si sta svegliando! - Una voce stridula entrò nelle orecchie di Daryl che faceva fatica a riprendere del tutto conoscenza.
- Questa mammoletta non ce la fa. Proviamo con il fuoco, scommetto che questa volta urlerà come una vacca. - Disse un uomo mentre ingurgitava una zuppa succhiandola direttamente dalla ciotola. Si passò la mano davanti la bocca per pulirsi, buttò per terra la ciotola e si alzò in piedi. Era grosso, sporco e aveva il viso segnato da una cicatrice che partiva dall'occhio destro per finire all'inizio del labbro superiore. Prese un pezzo di ferro e lo passò con cura in mezzo alle fiamme, lo rigirava come un pollo allo spiedo e quando pensò fosse pronto si avvicinò al viso di Daryl. Il forte calore gli fece aprire gli occhi quel tanto che bastava per vedere il ghigno campeggiare sul viso di quell'uomo. Il pezzo di ferro rovente aveva cominciato a marchiare la sua pelle quando qualcuno prese il braccio dell'uomo e lo fermò.
- Aspetta amico, vacci piano – Una voce familiare mise fine all'agonia di Daryl – C'è tempo per lui, ho trovato un modo più interessante per divertirci stanotte. Dwight. Daryl aveva riconosciuto la sua voce. Maledetto. Mentre cercava di riprendersi dal dolore lancinante che gli stava procurando la bruciatura gli si gelò il sangue nelle vene.
- Lasciami stare! Levami le mani di dosso – La sua voce era inconfondibile – Ho detto lasciami!- Daryl era in preda al panico. Quella era la voce di Carol. Come poteva essere? Carol doveva essere ad Alexandria, al sicuro, che ci faceva lì? Alzò la testa e la vide, con il labbro sanguinante nelle mani di Dwight.
- Guardate che ho trovato! Una bella signora tutta sola nel bosco - La lama del coltello accarezzava il mento di Carol mentre Daryl cominciò a dimenarsi sul posto – Ragazzi, questa sera ci si diverte, lasciamo gli affari a domani. Quel babbeo non andrà da nessuna parte – Assicurò Dwight. L'uomo davanti a Daryl si alzò in piedi e lasciò cadere a terra il pezzo di ferro mentre si avvicinava al resto del gruppo. Con la visuale libera Daryl contò 6 uomini, compreso Dwight, tutti sparsi intorno al fuoco. Aveva la mente confusa, non capiva se fosse vero o se fosse soltanto un sogno. Si infilò le unghie nel palmo della mano così forte da lasciargli i segni, ma non successe niente.
Era tutto vero.
- Che ci fai nel bosco da sola, signora? Non lo sai che è pericoloso? Dei vaganti potrebbero banchettare con te, lo sai?- Disse l'uomo con la cicatrice.
- Meno male che hai trovato noi! - Aggiunse ridendo un uomo pelato e con una lunga barba, si avvicinò alla donna leccandosi il labbro inferiore – Bhe, non sei proprio una ragazzina ma sei comunque un bel bocconcino.- Carol stava in piedi tra due uomini con le mani legate, stringeva i denti e aveva lo sguardo assente. L'uomo barbuto la studiò dalla testa ai piedi, le passò la mano sul viso, aveva la mano ruvida, piena di calli. Quel tocco la fece sussultare, chiuse gli occhi e venne investita dal ricordo delle mani di Ed. Provò immediata repulsione e reagì sputando in faccia all'uomo. Uno schiaffo a piena mano le rivoltò il viso – Qualcuno deve imparare le buone maniere qui – Sbraitò l'uomo mentre si ripuliva dalla saliva che gli gocciolava dalla guancia. Intanto Daryl aveva ripreso del tutto conoscenza e cominciò ad urlare e ad agitarsi in cerca di liberarsi dalla stretta corda che gli legava le mani.
- Fatelo stare zitto!- Urlò Dwight – Che accidenti vuoi? - Si rivolse direttamente a lui, avvicinando il proprio viso a quello di Daryl – Sì, sono proprio io. Questo mondo è proprio piccolo, non è vero? - Senza aspettare risposta lo prese per i capelli costringendolo a guardarlo negli occhi. Daryl emise un grugnito misto tra il dolore e il disprezzo. - Vuoi giocare anche tu con la gallinella? Non ti preoccupare ce n'è per tutti! - E lasciò andare di scatto la testa di Daryl.
- Sei un figlio di puttana! - La voce di Daryl rituonò in mezzo agli alberi – Non provare a toccarla! 
Carol alzò immediatamente gli occhi e i loro sguardi si incontrarono. Un misto di emozioni incomprensibili invase il corpo del ragazzo, rabbia, paura, impotenza ma soprattutto rabbia. Carol mosse la bocca in un sorriso triste, non poteva credere che lui fosse lì. Non sapeva se era lì perché l'aveva cercata o chissà che cosa, l'importante era che fosse lì. Subito si sentì male per quello che aveva pensato, non voleva gli accadesse qualcosa di brutto ed era certamente quello che stava per succedere.
- Bene, bene – Dwight si girò lentamente verso Daryl con aria divertita- Cos' abbiamo qui? Voi due vi conoscete? - Non c'era bisogno che Daryl rispondesse, l'aveva già capito. Intanto gli altri uomini continuavano a fare le loro cose senza perdere d'occhio la situazione. L'uomo barbuto si avvicinò di nuovo a Carol, non curante delle urla di Daryl, e cominciò a toccarle la spalla. La donna si era accasciata in ginocchio e rimaneva inerme sopportando il tocco di quelle mani viscide.
- Allora chi è? Una del tuo gruppo? Tua sorella? Un'amica? - Dwight continuava ad indagare- O forse la tua donna? - Gli occhi di Daryl ribollivano di rabbia, cercava in tutti i modi di liberarsi ma senza alcun successo.
- Levagli le mani di dosso, coglione! - La voce di Daryl era furiosa.
Carol rimaneva in silenzio, sapeva cosa stava per succedere e cercava di raccogliere tutta la forza che aveva nel corpo. Non voleva però che Daryl vedesse, non poteva sopportarlo. Intanto l'uomo, ignorando le urla di Daryl, prese Carol per un braccio e la costrinse a mettersi in piedi.
- Basta Ray! - Gridò Dwight- Prima il padrone di casa- Rivolse uno sguardo compiaciuto a Daryl per poi continuare – Che sarei io! - Ridendo spinse l'amico lontano da Carol e cominciò a sfiorarle il viso con i coltello.
- Vediamo un po', prima di darci dentro perché non ci dici da dove venite te e il tuo amichetto?
Carol non disse una parola così Dwight ripeté la domanda, questa volta scandendo bene le parole e spingendo il dorso della lama sulla sua guancia.
- Non vuoi parlare eh? Vorrà dire che prima ci divertiremo!
Dwight fece saltare il primo bottone della camicia di Carol con il coltello, il cuore della donna cominciò a battere fortissimo ma riuscì a tenere il controllo delle sue emozioni. Non l'avrebbe mai data vinta a quell'uomo.
- Prova a ritoccarla e ti uccido, pezzo di merda! - Daryl era fuori di sè, non poteva accettare quello che stava succedendo.
- Daryl- Sentì finalmente la sua voce – Me la cavo da sola qui.- Non poteva credere alle sue orecchie, Carol si ostinava a non voler ammettere di aver bisogno di aiuto. Va bene, poteva resistere quanto le pareva ma lui non avrebbe permesso che le facessero del male. Davanti ai suoi occhi, per giunta.
- Mi hai sentito? Provaci ancora e ti uccido- Daryl urlò ancora più forte mentre non smetteva di agitarsi, tutto il suo corpo era teso, faceva male e agognava la libertà. Dwight sempre più divertito dalla cosa, prese Carol e la posizionò ancora più vicina agli occhi di Daryl.
- Penso proprio che avremo un pubblico, signora mia. - Disse Dwight. Posò la mano sul petto di Carol e iniziò a farla scivolare sempre più in basso. Slacciò il secondo bottone, poi il terzo e affondò il viso deturpato nel collo della donna sotto gli occhi impotenti di Daryl. Carol sentì il calore del suo alito diffondersi sulla sua pelle, aveva i brividi ma conservò i nervi saldi. Lui continuava a sbottonarle la camicia fino a quando la aprì tutta e lasciò il seno scoperto.
- Per non essere una ragazzina hai proprio delle belle bocce, lo sai? - Asserì Dwight, passandole un dito nella cavità interna dei i suoi seni.
- Bhe, ha anche un bel culo! - Aggiunse l'uomo barbuto mentre guardava con piacere e aspettava il suo turno. Daryl non si trattenne più e gridò con tutta la forza che aveva in corpo cercando di allentare la presa della corda. Improvvisamente un grande boato congelò tutti. Si guardarono tra di loro con sospetto, Dwight portò il dito indice alla bocca per indicare di fare silenzio. Alcuni degli uomini si spostarono con cautela dalle loro postazioni e si avvicinarono agli alberi. Daryl ne approfittò e morse con tutta la potenza che aveva la coscia dell'uomo che aveva accanto, il quale scattò subito all'indietro inciampando su un sasso e cadendo rovinosamente a terra. Riuscì a liberarsi le mani prima che se ne accorgessero gli altri e corse verso Carol. Dwight si girò di scatto e prima che Daryl potesse colpirlo, l'uomo che aveva fatto cadere lo bloccò nella sua presa e lo scaraventò a terra con un colpo ben assestato. Daryl cadde sulle ginocchia, si portò la mano alla bocca per ripulirsi dal sangue e mentre cercava di alzarsi un altro colpo alla bocca dello stomaco lo fece crollare di nuovo. Sentiva il costato in fiamme a causa dei calci, aveva il respiro corto e non riusciva a reagire. Quando l'uomo si fermò Daryl riprese fiato e cercò con tutte le forze di rialzarsi. Le suppliche di Carol di lasciarlo stare rimbombavano nella sua testa, la sentiva urlare e piangere. Con tutta la rabbia che aveva in corpo riuscì a mettersi in piedi quando un ulteriore colpo alla testa gli fece perdere i sensi.  

 

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Capitolo 2
*** Cap. 2 ***


 - Daryl! Daryl! No! - Carol gridava con tutto il fiato che aveva in corpo mentre Dwight la portava dentro una delle loro tende – Dove lo state portando? - Continuava a urlare mentre prendevano Daryl di peso e si allontanavano.
- Allora stupida puttana – La ammonì Dwight – Ti svelo un segreto: se ci tieni alla vita tappati quella bocca. Qui le regole le faccio io. - Carol deglutì rumorosamente, raccolse il coraggio, ritrasse le lacrime e si azzittì. Sapeva che Daryl fosse in pericolo e non poteva permettersi di peggiorare la situazione. Dwight la portò in un angoletto, la spinse violentemente e Carol cadé sulle ginocchia, faccia a terra schiacciata dal suo peso.
- Non temere non ho ancora finito con te – La avvertì Dwight mentre usciva dalla tenda.
                                                                                                                       

                                                                                                                              ****

I colpi arrivavano da tutte le parti, il sapore del sangue in bocca, la testa pesante, gli occhi bruciavano. Ad ogni colpo al costato perdeva il respiro, ogni singolo muscolo urlava pietà, le ossa sembravano spezzarsi ma Daryl resisteva. Ogni volta tornava in piedi per poi piombare di nuovo a terra. Il sapore di sangue misto al fango gli riempiva la bocca, poggiò le mani sul terreno e facendo forza sulle braccia si rialzò. Sembrava avessero finito, non lo colpivano da qualche minuto ma si limitavano a guardarlo ridendo a crepapelle. Daryl sputò il sangue e li guardò minaccioso.
- Dov'è Carol? - Cominciò a parlare con una voce sofferente – Dov'è? - Il tono era sempre più alto ed arrabbiato.
- Non ti preoccupare, principe azzurro, la stiamo trattando bene – Gli rispose l'uomo barbuto e ridendo gli sferrò una gomitata nello stomaco facendolo cadere per l'ennesima volta. 
Carol aveva sentito tutto. Daryl era proprio dietro la tenda, poteva vedere le ombre ma soprattutto sentire. I suoi occhi erano stracolmi di rabbia e lacrime, quei bastardi lo stavano ammazzando di botte e questo proprio non poteva sopportarlo. Dopo qualche minuto che le sembrarono un' eternità non sentì più niente. I colpi erano finiti, i gemiti di dolore anche. Tirò un sospiro di sollievo seguito immediatamente da un terrore paralizzante. Poteva anche essere morto, per quanto ne sapeva. Cominciò ad urlare a pieni polmoni ed a scalciare contro la tenda. All'improvviso sentì la voce di Daryl, si tranquillizzò ma non durò molto, erano ricominciate le botte.
- Dwight! Dwight vieni qui! - Gridò Carol. Avrebbe fatto di tutto pur di farli smettere.
- Che diamine vuoi? Sto finendo un lavoro! - L'uomo entrò nella tenda e si avvicinò rapidamente a Carol.
- Hai detto che volevi divertirti no? Mi pare che ti sei divertito abbastanza con le mani stasera...non vuoi provare qualcos'altro? - La voce di Carol era rotta ma cercava in tutti i modi di camuffarla e sembrare il più maliziosa possibile. Sapeva che avrebbe dovuto distrarli per farli smettere.
- Bene bene, la signora si è rivelata per quello che è – Asserì Dwight sorridendo. Con la mano sfiorò il viso di Carol e si bagnò le labbra con la lingua – Una gallinella vogliosa! Ragazzi, andiamo la signora ci aspetta! - Gridò ai suoi compagni.
Prese Carol per un braccio e la portò fuori dalla tenda, la spinse violentemente contro un albero facendole sbattere il viso sul tronco. Carol si girò e vide Daryl. Era legato ad un altro albero a pochi metri di distanza. Tremava ed il suo viso era ricoperto di lividi e sangue mentre incassava i colpi che gli arrivavano senza sosta in ogni parte del corpo. Dwight spinse il suo corpo contro la schiena di Carol, annusò il suo collo e di scatto le liberò le mani.
- Ci tengo che abbia tutta la libertà che ti serve – Le sussurrò all'orecchio. La rigirò premendole la schiena al tronco in modo da trovarsi faccia a faccia.
- Puoi farmi quello che vuoi – Disse Carol con la voce dura, senza emozioni. Conosceva già tutto questo. - Ma per favore lasciate in pace Daryl – Aggiunse con più dolcezza sostenendo lo sguardo di Dwight – Così finirete per ucciderlo.
- Dovete proprio volervi bene voi due – Dwight si mise in mezzo a Daryl e Carol indicandoli con il coltello – Non avete fatto altro che chiedere clemenza per l'altro. Mi sento quasi commosso – Disse mentre faceva finta di asciugarsi le lacrime. La pantomima durò poco e tornò velocemente da Carol afferrandola per le spalle mentre con il piede la costrinse ad aprire le gambe. Con il coltello cominciò ad accarezzarle la coscia, andando su e giù. Con l'altra mano stringeva il fianco destro conficcandole le unghie nella pelle. Le sfilò la camicetta e Carol sentì l'alito pesante dell'uomo farsi strada dal suo orecchio fino alla sua bocca. Chiuse gli occhi e serrò le labbra. Dai fianchi salì lentamente, sfiorandole la pancia per poi soffermarsi sul seno. Il corpo della donna si contrasse, teso come una corda di violino. Carol sentì il coltello cadere e una mano sfilarle il bottone dei pantaloni. La donna raccolse in sé tutto il suo coraggio mentre si preparava al peggio.
Improvvisamente le botte cessarono. 
- Avrei dovuto ucciderti – Mormorò Daryl mentre alzava gli occhi verso Dwight ma appena finita la frase si accorse di quello che stava succedendo – Che stai facendo figlio di puttana? Fermati!- Ora la sua voce era disperata - Ho detto di fermarti, bastardo! Mi hai sentito? Ti uccido, giuro su Dio, ti uccido! - La furia di Daryl era incontrollabile, la testa pulsava e il cuore batteva talmente da forte che lo poteva sentire nelle orecchie. Scalciava furibondo, mutò il dolore in rabbia e la rabbia in forza. I suoi occhi incrociarono per un momento quelli rassegnati di Carol e la sua frustrazione prese vita in un urlo violento che fece fermare per un attimo le mani di Dwight. 
Poi di colpo l'uomo cadde ai piedi di Carol. Un rigoletto di sangue gli uscì dall'orecchio destro e dalla tempia. Successe tutto molto velocemente, seguirono colpi di pistola a raffica, Carol senza neanche pensarci corse più rapidamente che poteva verso Daryl facendogli da scudo con il proprio corpo. In breve tempo anche gli altri uomini caddero a terra morti.
Carol si girò lentamente e vide delle figure muoversi verso di loro. Rick e Michonne uscirono da dietro la tenda mentre Abraham, Glenn e Rosita li raggiunsero alle spalle. Quest'ultima aiutò Carol mentre Rick e Glenn sorregevano Daryl.
- Rick! Oddio Rick – Singhiozzò Carol – Come avete fatto a trovarci?
- Abbiamo trovato la moto di Daryl non poco lontano da qui – Rispose in fretta Michonne.
- Poi abbiamo seguito le sue tracce – Aggiunse Abraham.
- Dopo tutto il tempo insieme abbiamo imparato qualcosa anche noi – Glenn chiuse il discorso con una certa fierezza nella voce.
Daryl era seduto su un tronco con la testa fra le mani e Carol gli stava accanto tenendo le braccia strette al corpo in modo da coprirsi. Rick si sfilò la giacca e la poggiò sulle spalle della donna.
- Dobbiamo tornare in fretta – Disse Rosita – Non è sicuro rimanere qui.
- Non possiamo andare da nessuna parte – Affermò Rick – Non con Daryl in queste condizioni, con il buoi per di più. Siamo stati fortunati a non incontrare pericoli venendo qui, non voglio rischiare ancora. - Si guardò intorno, con la torcia in mano illuminò l'area per assicurarsi che fossero rimasti solo loro – Sono morti tutti, non verrà nessuno qui prima domani mattina. Riposiamoci e all'alba ci rimettiamo in viaggio. - Rick posò una mano sulla spalla di Daryl, il quale sussultò immediatamente al contatto – Devi riposarti, amico. Domani torniamo a casa – Disse guardando lui e Carol.
Li aiutarono a sistemarsi in una delle tende, Rosita cercò di medicare come meglio poteva alcune ferite di Daryl mentre Michonne aiutava Carol a rimettersi la camicetta. Rick, Abraham e Glenn spostarono i cadaveri e misero un filo tutt'intorno all'accampamento in caso i vaganti decidessero di fare loro visita. Una volta finito Michonne e Rosita andarono a riposare in una tenda mentre gli uomini restarono di guardia intorno al fuoco.

 

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Capitolo 3
*** Cap. 3 ***


Daryl era silenzioso. Stava seduto con le ginocchia al petto, la testa sorretta dalle mani e guardava con sguardo attonito davanti a sé. Carol gli si sedette di fronte appoggiando una mano sul suo braccio.
- Daryl...Ehi, guardami – Lo supplicò – Stai bene?
Daryl posò lo sguardo sugli occhi azzurri di Carol ed emise un verso, simile ad un grugnito. Era il suo modo per dirle di sì.
Carol gli accarezzò il viso e Daryl si irrigidì immediatamente. Nella testa aveva mille domande ma non riusciva a parlare. Abbassò lo sguardo e dopo qualche minuto di silenzio aprì la bocca – Mi dispiace Carol – La sua voce era triste – Avrei dovuto proteggerti.
- Non dirlo neanche per scherzo – Lo ammonì Carol
- Che ci facevi qui? - Daryl voleva sapere – Non eri ad Alexandria?
Carol capì che non sapeva niente della sua fuga. Come dirglielo ora? Pensò velocemente alcune scuse ma poi non potè fare a meno di dire la verità.
- Me ne ero andata Daryl. Via. Una volta per tutte.

Daryl era confuso, guardò intensamente Carol cercando di decifrare i suoi pensieri.
- Non sapevo nulla – Fu l'unica cosa che riuscì a dire, la delusione era tangibile nella sua voce.
- Certo che non te l'ho detto, Daryl – Gli rispose mettendosi accanto a lui – Come avrei potuto? Non mi avresti mai lasciato andare.
Daryl si girò verso di lei, non sapeva cosa dire, si limitò a guardarla. Come faceva sempre. Avrebbe voluto dirle un milione di cose, invece caddero in un doloroso silenzio.

Carol si lasciò andare all'indietro sdraiandosi sulla schiena. Daryl rimase fermo, immobile.
- Che ti hanno fatto? - Disse Daryl spezzando il silenzio – Quel bastardo ti...ti ha fatto di più? - Non sapeva come chiederglielo. Sentì la mano di Carol poggiarsi delicatamente sulla sua schiena, subito un calore strano si irradiò nel petto di Daryl.
- No – Ammise Carol – Non mi ha fatto niente.
- L'ho visto toccarti, sai. Mi dispiace. Volevo fermarlo, davvero - Daryl si sdraiò accanto a lei – Avrei dovuto ucciderlo - Aggiunse guardandola negli occhi.
- Non ci pensare – Carol avvicinò il suo corpo a quello di Daryl – Non ci pensare più. 
- Pensavo ci stessi provando – Disse Daryl – Non capisco che ti passa per la testa. Ti sei allontanata Carol. Perchè?
- Non lo so – Carol non sapeva davvero come spiegare quello che provava dal momento che era tutto molto confuso anche per lei – Non so, davvero. All'inizio ad Alexandria non mi fidavo e dovevo farmeli amici. Avevamo tutti e due i nostri mostri da affrontare. Tutto qui. - Sperava che questo gli bastasse.
- Mmmh – Mugugnò Daryl, non gli bastava – Sì ma perché sei andata via? Carol si mise a guardare il soffitto, passarono un paio di minuti prima di rispondere.
- Non posso più farlo Daryl. Uccidere intendo. Uccidere persone per continuare a vivere. Per proteggervi. - Finalmente confessò cosa tormentava il suo cuore da un bel po' di tempo ormai.
Daryl continuava a guardarla, lei si girò di nuovo e notò il disappunto nei suoi occhi.
- Lo sai che questa è la vita ora Carol. Uccidi se non vuoi morire. Se non vuoi che le persone che ami muoiano. Non c'è tempo per il senso di colpa.
- Pensavo che anche tu avessi fatto un passo indietro – Insinuò Carol
- Ci ho pensato. Volevo vivere e non solo sopravvivere. Fare qualcosa di diverso per una volta. Avere fiducia nella gente - Disse Daryl sconsolato – Ma ho capito che non è possibile – Si girò su un fianco, poggiò la testa sulla mano ignorando il dolore lancinante – Devi capirlo anche tu.
- Non tornerò a casa - Carol fece fatica a pronunciare quelle parole – L'ho capito davvero. So quello che devo fare, il problema è che non voglio. Non più. Se tornassi a casa poi sarei costretta di nuovo. Ma comincio a dubitare che ne sia ancora capace e così sarei solo un peso per voi.
- Smettila! Non ci pensare neanche, ma come fai a dire certe cose? - Daryl a questo punto era seriamente preoccupato, prese la mano di Carol e la strinse forte in un intreccio di dita.
- Affronteremo questo problema insieme. Siamo una famiglia – Si sorprese di quello che era riuscito a dire, lui che parlava di famiglia, cose da matti. Ormai aveva preso il via e non si fermava più – Carol, non ti lasceremo andare via. Rick non te lo permetterà - Si fermò un secondo prima di continuare. Improvvisamente risentì le parole di Denise. Non poteva continuare a fare il vigliacco anche se non sapeva che cosa fosse quello che provava per Carol. L'unica cosa che sapeva era che aveva bisogno di lei. - Io non lo permetterò.- E strinse ancora di più la mano di Carol.
Lei lo guardò un po' sorpresa, ovviamente sapeva che il loro era un rapporto speciale, strano, ma comunque speciale. Si tenevano d'occhio a vicenda, anche quando stavano lontani c'era sempre qualcosa che li univa. Non era una scelta facile, nel cuor suo sapeva di aver bisogno di loro, che li amava troppo. Ma come poteva continuare a fare quella vita? Non che girare da sola per i boschi fosse una vita migliore, ma almeno non era costretta a vedere i suoi cari morire uno ad uno e soprattutto non doveva uccidere. La confusione totale affollava la sua mente. Si girò a sua volta verso Daryl e gli rivolse un sorriso triste, sciolse l'intreccio delle mani e gli accarezzò la guancia con dolcezza. Daryl arrossì lievemente, sentì quasi tutti i dolori svanire, e di nuovo quello strano calore. Ma insomma che gli prendeva? Era Carol. La solita Carol, perché gli faceva quell'effetto?
- Ci penserò – Sussurrò lei – Non voglio mettervi in pericolo quindi vi seguirò. Ma una volta a casa ne parleremo e poi deciderò che fare. - Sì, era la soluzione migliore, guadagnare tempo. Ora che Daryl era di nuovo così vicino, come non succedeva da tempo, le sue certezze stavano piano piano crollando.
- Va bene – Acconsentì Daryl – Va bene – E senza pensarci le parole uscirono dalla sua bocca – Non puoi andare via da me. Ho bisogno di te. E so che è lo stesso per te. - Di nuovo non poteva credere alle sue parole. Era tutto vero certo, ma non era proprio da lui esporsi in quel modo.
Gli occhi di Carol si bagnarono di lacrime, aveva ragione. Eccome, se aveva ragione.  In quel momento si accorse che la sua angoscia andava lentamente attenuandosi, più Daryl la guardava e più si sentiva leggera. Forse insieme l'avrebbero superata, chissà.
Tuttavia per il momento decise di non pensarci più e di godersi quell'insolita pace. Si strinse a Daryl, il quale dopo una riluttanza iniziale l'accolse nel suo abbraccio e il tempo sembrò fermarsi. Per quella notte le preoccupazioni erano finite, le domande rimandate, c'erano solo i loro respiri a riempire l'aria. Il battito dei loro cuori l'unico suono che sentivano. Il calore dei propri corpi l'unica cosa che li scaldava.

Chiusero gli occhi felici di essersi riscoperti, ancora una volta, più forti insieme.
Non sapevano cosa li unisse, l'unica certezza era che qualunque cosa fosse, era impossibile da spezzare.
E così, stretti nell'abbraccio si addormentarono.

 

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