Il diavolo è affascinante

di Grimilde Deveraux
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***
Capitolo 8: *** 8. ***
Capitolo 9: *** 9. ***
Capitolo 10: *** 10. ***
Capitolo 11: *** 11. ***
Capitolo 12: *** NOTE D'AUTORE ***
Capitolo 13: *** Epilogo ***
Capitolo 14: *** Extra 1 - Prime parole ***
Capitolo 15: *** Extra 2- Come potrei? ***
Capitolo 16: *** Extra 3: Patricia – La donna che ha fatto innamorare Jason Charles Anderson ***



Capitolo 1
*** 1. ***



<< Sono incinta >> Jason la guardò di nuovo cercando di cogliere un qualche accenno di sorriso o del fatto che stesse scherzando, non poteva accadere davvero.
<< Jason di’ qualcosa ti prego… >> la voce di Trish era tremolante e i suoi occhi erano sull’orlo delle lacrime:<< Sei sicura? >> lei si passò le mani sul viso e poi nei lunghi capelli scuri:<< Ho fatto quel maledetto test sette volte, sette! Sono sicura >>

 

Charlton, nove anni prima

<< Non c’è niente di meglio, donne, alcol e soldi. Questa sì che è vita >> e il suo migliore amico lo guardò facendogli l’occhiolino:<< Devo ricordarti che quella che hai tra le braccia è mia sorella? >> commentò Jason con un sibilo mentre l’altro baciava avidamente le labbra della sua ragazza:<< Smettila di fare il guastafeste Jason, non stiamo facendo niente di male >> commentò Gwen con una piccola risata mentre beveva il suo cocktail analcolico:<< Tu non starai facendo niente, ma conosco quel pazzo meglio di te e so di cosa è capace >> la rimbeccò lui serio:<< Deus e io non abbiamo fatto niente >> Jason fulminò l’amico a quelle parole:<< Ehi dice la verità…fidati del vecchio Deus >> commentò l’altro con un sorriso:<< Non l’ho toccata con un dito…anche se ci ho fatto un pensierino devo ammetterlo >> a quelle parole Jason si spostò velocemente mettendo una mano al collo dell’amico:<< Te lo ripeto, non tirare la corda Deus, è mia sorella >>

 

Melbourne, sei mesi dopo

<< Che cosa vuol dire che si è rotto la schiena, potrà ancora camminare? Potrà tornare a correre? >> e Jason guardò il medico che lo stava informando delle precarie condizioni di Amadeus dopo il suo incidente durante un allenamento in cui il suo amico come al solito aveva osato troppo.

<< Le sue condizioni sono stabili e la lacerazione spinale non ha compromesso le funzioni motorie, guarirà in una decina di mesi, ma deve stare molto attento >> << Dieci mesi? Lei è pazzo, io non ho intenzione di aspettare dieci mesi per… >> e Deus cominciò ad imprecare mentre Jason e un’infermiera cercavano di tenerlo calmo:<< Se vuole tornare a camminare e soprattutto a correre in macchina signor Kyle non ha alternative, dieci mesi e sono già stato ottimista >> poi guardando l’infermiera aggiunse:<< Somministrategli una lieve dose di antidolorifici in modo che non senta dolore, io ripasserò domattina per vedere come sta >> l’infermiera annuì iniettando una lieve dose di morfina nella flebo di Deus.

 

Rally di Perth, otto mesi dopo

<< Dieci mesi! Ti avevo detto che quel medico era un pazzo >> e ridendo sguaiatamente Deus guardò il suo migliore amico mentre saliva a bordo della Citroen preparata che avrebbero dovuto usare per il rally di quel giorno.

<< Deus lascia che guidi io, sei uscito da poco dalla riabilitazione e… >> ma il suo amico lo spinse via in malo modo:<< Smettila di rompere Anderson, il pilota sono io, tu limitati a quello che sai fare meglio d’accordo? >> Jason lo guardò per un attimo titubante, poi un dubbio gli attanagliò la bocca dello stomaco e lo costrinse a poggiare una mano sulla spalla dell’amico bloccandolo:<< Deus. Hai preso ancora quelle pillole? Sai che non puoi guidare se… >> di nuovo il suo compagno lo allontanò con un gesto della mano:<< Smettila Anderson, falla finita. Sto bene >> e salendo al posto di guida Deus mise in moto per poi aggiungere:<< Allora? Ti decidi a salire o no? >> sospirando rabbioso Jason salì dal lato del passeggero sapendo bene che se fosse stato un uomo migliore avrebbe denunciato già da tempo il suo migliore amico che, dopo il suo ultimo incidente, aveva cominciato ad abusare di morfina ed antidolorifici compromettendo notevolmente i suoi riflessi e le sue abilità di pilota.

<< Ah nel caso volessi saperlo Anderson…ho chiesto a Gwen di sposarmi ieri sera >> commentò Deus con una risata e Jason lo guardò allibito:<< Che cos’hai fatto? >> << Ho chiesto a quello splendido bocconcino di tua sorella di sposarmi >> ripeté l’altro fiero:<< Dovrai passare sul mio cadavere Amadeus Kyle >> << L’ho già fatto amic… >> e come in un film Deus lasciò andare il volante mentre il suo corpo inerme cadeva di lato addosso a Jason:<< Deus! Maledizione Deus svegliati! >>

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Capitolo 2
*** 2. ***


La prima cosa che vide quando riaprì gli occhi fu il suo amico con la testa sanguinante che ancora gli penzolava accanto.

Dovevano aver preso una buca o roba simile dal momento che erano capottati in una scarpata, cercando di muoversi per slacciarsi la cintura Jason fu colto da un tremendo dolore al braccio e alla spalla destri, guardando poi la posizione innaturale del suo gomito capì di esserselo rotto.

<< Deus…Deus… >> e scuotendo l’amico cercò di farlo rinvenire, ma il suo corpo ormai senza vita si muoveva come quello di un fantoccio di pezza:<< Maledizione Deus! >> poi sapendo bene che cosa sarebbe successo se qualcuno avesse scoperto dei problemi di droga del suo amico Jason toccò nelle tasche della sua tuta con la mano sana alla ricerca di un accendino; Amadeus fumava e aveva sempre un accendino con sé, c’era una sola cosa che poteva fare per preservare la sua memoria proprio come lui avrebbe voluto.

Allontanandosi il più possibile dall’auto accese la fiamma dell’accendino e avvicinandola ad una piccola pozza di benzina lì accanto rimase a guardare mentre il fuoco divampava e l’auto bruciava, poi infilandosi l’accendino nero nella tasca della giacca si sdraiò a terra fingendosi privo di sensi mentre attendeva l’arrivo dei soccorsi.

 

Charlton, una settimana dopo

<< Oggi siamo qui riuniti per commemorare la scomparsa di Amadeus Kyle, un ragazzo che ci ha lasciato troppo presto, ma che ci ha lasciato facendo quello che amava. Le corse erano la sua vita come lo erano la sua famiglia e i suoi amici… >> le parole del pastore erano esattamente quelle che Jason si era aspettato, la sua piccola messinscena aveva retto alla grande e lui era stato visto solo come il fortunato superstite di quella tragedia.

Non aveva dovuto sforzarsi nemmeno troppo per spiegare com’era uscito dall’auto, aveva dato la colpa allo shock e all’adrenalina e quindi se l’era cavata alla grande.

La sola cosa che gli spezzava il cuore era vedere sua sorella e la sorella di Amadeus piangere per quella morte ingiusta.

Soffermandosi più del dovuto a guardare Trish Jason si trovò a desiderare di essere accanto a lei per poterla stringere tra le braccia e asciugare le sue lacrime, detestava vederla soffrire e ora ad appena diciassette anni era totalmente sola, Amadeus era la sua sola famiglia se non si contava l’anziana zia che li aveva cresciuti, ma che ora era troppo vecchia per prendersi cura di una ragazza alle soglie della maturità.

<< Jason…Jason stai bene? >> e la voce di Gwen lo fece voltare verso sua sorella che si era rannicchiata accanto a lui cercando di non piangere:<< Sì, sto bene. Stavo solo pensando a Trish >> Gwen alzò gli occhi sulla giovane che sedeva sulla panchina davanti a loro:<< Sì, non oso immaginare come possa stare >> buttò lì lei fingendo una calma che lui sapeva bene sua sorella non provava.

Gwen era innamorata di Deus, pazzamente innamorata e sebbene lui all’inizio non avesse accettato quell’unione conoscendo il carattere volubile dell’amico alla fine era stato costretto ad ammettere che con lui Guinevere sembrava davvero felice; se solo Deus non fosse stato così idiota da lasciarsi tentare dalla dipendenza da oppiacei forse le cose sarebbero andate diversamente.

Poi ricordandosi che era stato lui a lasciarlo guidare quel giorno, nonostante sapesse che l’amico non era del tutto lucido, Jason rammentò nuovamente a sé stesso la sua colpa e zitto nel suo dolore si punì per quello a cui mai avrebbe potuto porre rimedio.

 

Ranch degli Anderson, presente

<< Jason Charles Anderson ti sembra questo il modo di presentarti qui? >> e suo padre lo guardò con le braccia incrociate sul petto:<< Che cosa c’è? Sono qui, non era quello che volevate? >> commentò lui biascicando piano e sfidando apertamente Rylan:<< Jas ma che ti succede? Sei ubriaco… >> e sua madre lo guardò con gli occhi pieni di preoccupazione:<< Sto bene mamma, ho solo bevuto qualche goccetto durante l’aperitivo >> << Sei sbronzo razza di imbecille! >> e Ray prese il figlio per un braccio trascinandolo nella camera di Jason di quando era bambino:<< Lasciami! Non ho dieci anni, non puoi dirmi cosa fare >> suo padre lo guardò rabbioso e trattenendosi a stento dalla voglia di strangolare quell’idiota di suo figlio:<< Solo perché hai l’età per bere non vuol dire che tu debba ubriacarti sistematicamente ogni volta >> << Io non mi ubriaco ogni volta paparino…e sono comunque lucido, ho solo bevuto un paio di birre con gli amici >> << Non ti muovere da qui, non osare venire di là conciato così, è il compleanno di tua madre e vorrei che tu fossi sobrio e lucido quando le farai gli auguri e l’abbraccerai, quindi fattela passare! >> poi proprio come se suo figlio fosse tornato adolescente Rylan si avvicinò alla porta chiudendosela dietro lasciandolo solo.

 

Mentre se ne stava solo seduto sul letto Jason ripensò alla sera prima, era andato al party della sua scuderia…non ne aveva molta voglia, ma sarebbe sembrato strano se il primo pilota non avesse fatto almeno una comparsa per il bene degli investitori che amavano sentirlo parlare dell’adrenalina che ti sale quando prendi una curva a 300 all’ora o di cosa si prova a tagliare per primi il traguardo.

La serata era stata noiosa come ogni altra, ma lui ormai ci aveva fatto l’abitudine; sorrideva, salutava, conversava un po’ e appena possibile spariva solo o in compagnia per tornarsene nel suo buco di periferia.

<< Jas va tutto bene? >> sentendo la timida voce di sua sorella lui alzò gli occhi:<< Ciao Gwenny…sto bene >> lei fece una smorfia al nomignolo con cui lui la chiamava fin da piccoli, poi avvicinandosi si sedette sul letto accanto a lui:<< Hai bevuto di nuovo? >> lui guardò la sorella esasperato:<< Non ho problemi con l’alcol, sto bene >> << È il compleanno di mamma e tu sei ubriaco, ho sentito papà che urlava >> << Papà esagera >> lei gli strinse la mano guardandolo negli occhi:<< Si preoccupa per te…esattamente come tutti noi >> vedendo la sorella che lo guardava con tanto affetto lui si sentì tremendamente in colpa, in parte era colpa sua se Amadeus non c’era più e sua sorella era sola e senza l’uomo che l’amava al suo fianco:<< Perché ti preoccupi per me? >> a quella domanda assurda lei lo guardò come se fosse pazzo:<< Sei mio fratello, ti voglio bene >> Jason restò in silenzio per un istante, poi forse a causa delle cinque birre che aveva in corpo diede voce ai demoni che lo tormentavano:<< Hai mai pensato che sarei dovuto morire io al posto di Deus? >> << Che cosa? >> e gli occhi di Gwen espressero in un attimo tutta l’angoscia che avrebbe provato se lui fosse morto:<< Hai mai desiderato che fosse stato Deus a salvarsi? >> lei lo abbracciò stretto passandogli una mano nei capelli biondo scuro:<< Ho sempre voluto che vi salvaste entrambi, non avrei mai barattato la sua vita con la tua, non posso pensare che avrei potuto perdere anche te, non l’avrei mai sopportato >> << Mi dispiace Gwenny…davvero mi dispiace…tu e lui… >> lei si asciugò in fretta le lacrime accarezzando la guancia del fratello:<< Non ci pensare più ok. Ormai è passato tanto tempo, dobbiamo andare avanti e qualsiasi cosa succeda io ti vorrò sempre bene, hai capito? >> poi alzandosi in piedi e porgendo la mano al gemello aggiunse:<< Andiamo di là? Mamma ti aspetta per pranzare >> Jason fece spallucce:<< Papà mi ha messo in castigo >> lei gli strinse la mano:<< Sai controllarti benissimo, dai vieni >>

 

Di nuovo solo al volante della sua Grancabrio quella sera Jason si ritrovò a pensare a com’era cambiata la sua vita in quegli anni: dopo l’incidente la scuderia gli aveva proposto di prendere il posto di Deus come pilota, ma deciso ad allontanarsi il più possibile dall’ombra ingombrante del suo amico lui aveva rifiutato entrando nel circuito della Formula 1.

A sua madre era venuto un colpo quando glielo aveva detto, ma quella era la sola cosa che aveva trovato per stare bene, sentire la velocità e il rischio erano il solo modo in cui poteva tenere sotto controllo la paura e i ricordi.

Una volta di nuovo nel soggiorno di casa lui fissò la bottiglia di whisky che campeggiava sul tavolo del soggiorno, era già a metà e probabilmente prima della fine della serata l’avrebbe finita.

Alzando poi gli occhi sulla foto di lui e Amadeus alla loro prima vittoria prese un bicchiere e versandosi una generosa dose di liquore aggiunse:<< Alla tua vecchio bastardo >> ed ingollando il superalcolico in poco più di un sorso prese di nuovo la bottiglia in mano.

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Capitolo 3
*** 3. ***


<< Signorina Kyle…signorina…guardi che cos’ho fatto… >> e con un gran sorriso Molly, una bambina della sua classe, si avvicinò con un grande foglio su cui era disegnato un cagnolino giallo e verde che in qualche modo sorrideva ad un sole blu:<< Ma è bellissimo Molly…davvero molto bello. Adesso lo teniamo da parte e lo facciamo vedere alla mamma quando viene a prenderti ok? >> la bambina sorrise felice e lasciando il disegno alla maestra tornò a giocare con le amichette.

<< Sei davvero fenomenale con loro, ma come fai? >> e la sua migliore amica e collega, Jordan, le sorrise dalla porta:<< Sono adorabili, non ci posso fare niente, impazzisco per i bambini >> l’altra sorrise:<< Sì, ti viene naturale…saresti una madre meravigliosa >> Trish fece per rispondere quando il bidello si avvicinò con un piccolo sorriso:<< Signorina Kyle, c’è una visita per lei >> guardando l’ora Trish si chiese chi potesse venire a trovarla sul lavoro a metà del suo turno, ma quando alzò gli occhi e vide il dio dai riccioli bronzo che si avvicinava il suo cuore mancò un battito.

<< E quel fusto da urlo chi è? >> le domandò Jordan mangiandosi con gli occhi il nuovo arrivato:<< Ciao Trish >> la salutò lui con un sorriso:<< Jason >> commentò lei fuggendo i suoi occhi azzurri:<< Piacere io sono Jordan >> si presentò l’altra allungando una mano per stingere quella di lui:<< Jason Anderson >> collegando nome e viso Jordan rimase di sasso:<< Quel Jason Anderson? Il pilota? >> lui fece spallucce tornando a guardare Trish:<< Sono io >> << Wow…Patricia non mi avevi detto che conoscevi Jason Anderson >> Trish lo guardò di sfuggita:<< Era un caro amico di mio fratello, ci conosciamo da anni >> Jordan fece per replicare quando la campanella segnalò la fine della merenda e lei fu costretta a tornare in classe.

<< Devo andare Jason…scusa ma mi hai preso in un brutto momento e… >> << Volevo solo dirti che settimana prossima ci sarà il rally in onore di Deus >> << Non vengo alle corse lo sai >> lui la guardò triste e con profonde occhiaie che gli solcavano i lineamenti del viso:<< Sì, ma mi hanno chiesto di presenziare all’evento, vogliono istituire un premio in nome di Deus >> lei lo fulminò con lo sguardo:<< C’è bisogno di dare un premio alla sua morte? >> sentendo la sua voce triste e rabbiosa Jason si odiò per essere la causa di quel dolore e non poter far nulla per lenirlo:<< Lo so cosa vuoi dire, ma è un modo per ricordarlo e… >> << Correrai anche tu? >> chiese lei sapendo bene che gli organizzatori glielo avrebbero chiesto:<< Me lo hanno proposto, ma non ho ancora deciso >> replicò lui e Trish capì che era sincero, Jason non aveva mai smesso di correre in macchina, ma da dopo l’incidente non aveva mai più partecipato ad un rally o fatto quel tragitto dove il suo amico ci aveva rimesso la vita.

<< Devo andare Jason, scusami ma mi aspettano >> << Verrai alla corsa? >> << No, non voglio rivivere quei momenti >> poi non preoccupandosi di rispondergli ancora lo lasciò lì solo tornando ai suoi alunni.

 

<< Lui ti direbbe che le rose sono cose da donne >> e una voce profonda alle sue spalle la fece sobbalzare mentre lei sistemava un mazzo di rose gialle sulla tomba di suo fratello:<< Jason >> e guardò il bel pilota di sfuggita prima di tornare a guardare la lapide; erano passati poco più di due giorni da quando lui le aveva detto della gara e da quel momento lei non aveva fatto altro che pensare al giorno in cui suo fratello era morto.

<< Non volevo spaventarti, scusa >> lei scosse il capo muovendo i capelli neri avvicinandosi:<< Che ci fai qui? >> lui si avvicinò con le mani nelle tasche dei pantaloni su misura gettando un’occhiata alla foto sorridente di Amadeus:<< Ogni tanto vengo a trovarlo, giusto per ricordarmi com’era averlo intorno >> che poi andasse lì per alleviare il suo senso di colpa era un altro discorso e Trish non avrebbe mai dovuto saperlo.

<< Deus diceva che eri come un fratello per lui… >> commentò lei:<< Deus lo diceva per farmi stare buono visto che usciva con mia sorella >> le ricordò ridendo appena:<< Sì…forse hai ragione >> poi sospirando lei aggiunse piano:<< L’ho sempre invidiato sai…lui aveva Gwen, aveva te… >> << Che cosa vuoi dire? >> le domandò incuriosito da quel paragone:<< Beh voi tre eravate praticamente una cosa sola, io ero la sorellina piccola e rompiscatole >> << Non eri una rompiscatole >> precisò Jason ricordando il giorno in cui aveva scoperto che quello scricciolo che rispondeva al nome di Patricia Kyle da bambina con le treccine era diventata una splendida ragazza:<< No, ma Deus non mi voleva intorno, diceva che ero troppo piccola per uscire con voi >> ricordandosi dei pensieri ben poco ortodossi che lui aveva fatto su di lei per molto tempo finendo anche per fare a botte con il suo migliore amico Jason sorrise:<< Tuo fratello era solo geloso, non voleva che io ci provassi con te. Diceva sempre che le sorelle degli amici non si toccano >> Trish lo guardò stralunata:<< Che cosa? Ma se lui e Gwen… >> << Le regole valevano per gli altri, per lui no >> << Era un idiota, tu non ci avresti mai provato con me >> Jason sorrise poi tornando serio aggiunse:<< So di chiederti molto, ma vorrei che venissi con me domenica al rally >> << Perché? Perché vuoi che venga e perché vuoi andarci? >> lui piantò gli occhi in quelli di lei:<< Ho deciso di correre >> << Che cosa? >> << Correrò la gara >> sul viso di Trish si dipinse la paura al ricordo di quello che era successo a suo fratello:<< Non verrò a vederti rischiare il collo >> << Non c’è nulla di cui preoccuparsi, è solo una corsa >> << Jason non sei costretto a farlo…non devi dimostrare niente a nessuno >> << Non lo faccio per quello, voglio farlo >> << Allora io non verrò >> << D’accordo come vuoi >> poi voltandole le spalle con un ultimo saluto Jason la lasciò di nuovo sola davanti alla lapide di suo fratello.

 

<< Stai attento, va bene? Non voglio che ti accada qualcosa di brutto >> e Gwen strinse forte il fratello soffocandolo nel suo abbraccio:<< Andrà tutto bene Gwenny, tranquilla >> lei lo guardò decisa a non demordere:<< E va bene, starò attento >> concesse lui alla fine baciandole la fronte:<< Ti voglio bene Jason >> lui sorrise poco prima di infilarsi il casco e salire in macchina:<< Anche io te ne voglio sorellina >> poi mettendo in moto la Ford Fusion che la sua scuderia aveva preparato apposta per l’occasione ingranò la marcia dirigendosi verso la linea di partenza.

<< Gwen! Gwen! >> la giovane miss Anderson si voltò sentendosi chiamare:<< Trish, che ci fai qui? >> e lei guardò la sorella del suo ex fidanzato preoccupata:<< Dov’è Jason? >> Gwen indicò le macchine allineate pronte a partire:<< La terza macchina da sinistra >> il cuore di Patricia mancò un battito vedendo l’auto nero carbone con gli sponsor attaccati ovunque:<< Allora lo farà davvero >> Gwen si strinse nelle spalle:<< Non ha voluto sentire ragioni, ha detto che era una cosa che doveva fare assolutamente >> << Credi che corra dei rischi? >> domandò Trish nervosa al pensiero che a quel fantastico uomo potesse succedere qualcosa di male:<< Non lo so, ma Jas è un ottimo pilota e io mi fido di lui, so che starà attento >> Patricia fece per rispondere quando una sirena assordante annunciò la partenza…

Una nuvola di polvere si sollevò quando le auto si lanciarono sul rettilineo a tutta velocità e lei trattenne il fiato finché non vide sui maxischermi l’auto di Jason che, in testa alla gara, correva veloce e sicura verso il traguardo.

<< Che ci fai qui Trish? >> le domandò poi Gwen ad un certo punto distraendola dalla corsa che seguiva con il fiato in gola:<< Jason è venuto a trovarmi qualche giorno fa…mi ha detto della gara e del premio che avrebbero dedicato a Deus >> Gwen sorrise appena tornando a guadare le auto:<< Jas non voleva nemmeno correre, non so perché all’ultimo ha cambiato idea >> all’improvviso poi un urlo proveniente dal commentatore fece alzare gli sguardi di tutto il pubblico sugli schermi.

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Capitolo 4
*** 4. ***


Jason strinse forte il volante mentre una Toyota Prius rosso fuoco lo fiancheggiava andandogli addosso di proposito.

Guardando di sfuggita l’auto Jason intravide il pilota: Steve Grayman, il più accanito rivale di Deus e ora suo dal momento che quell’idiota credeva che lui e Deus gli avessero fregato molte vittorie e contratti importanti.

<< Vai al diavolo Grayman! Fatti da parte >> e giocando con la frizione e il cambio Jason cercò di mantenere il controllo dell’auto.

<< Fatti da parte Anderson! Farai la stessa fine del tuo amichetto, stanne certo! >> strano come nonostante il rombo dei motori sentisse chiaramente le urla di quell’idiota.

Sorridendo determinato Jason cambiò marcia affondando poi il piede sull’acceleratore:<< Certo…ti piacerebbe >> e senza preoccuparsi di altro sorpassò il suo rivale continuando la sua corsa.

 

<< Ed ecco le auto in un testa a testa a pochi chilometri dal traguardo. Jason Anderson è ancora in testa… ma signori! A quanto pare la tradizione continua…Steve Grayman è a pochissima distanza, ecco che tenta un altro sorpasso. Grayman sembra determinato a vincere ad ogni costo. Attenzione signori attenzione! >> e mentre l’anchorman descriveva la scena Trish rimase con il fiato sospeso mentre un idiota su un’auto rossa si avvicinava a Jason tamponandolo volontariamente.

Stava per finire male! Sapeva che stava per finire male! Avrebbe perso anche lui, esattamente come aveva perso Deus.

Sarebbe successo di nuovo.

Poi quasi per magia l’auto di Jason inchiodò nell’esatto momento in cui il suo avversario si stava preparando di nuovo a colpire.

 

La botta gli avrebbe fatto male, ci avrebbe rimesso la spalla o per lo meno si sarebbe procurato un bel livido, ma doveva far smettere quell’imbecille e con uno spavento del genere Grayman ci avrebbe pensato due volte prima di giocargli scherzi del genere, lui contrariamente a Deus o a chiunque altro non aveva paura di farsi male e non aveva nulla da perdere.

 

<< Ma è pazzo? Che cosa sta facendo? >> e Patricia guardò Gwen che non staccava gli occhi dallo schermo impaurita a sua volta.

Il botto riecheggiò tutto attorno poi incredibilmente illesa se non per un’ammaccatura al lato posteriore la Fusion a velocità un po’ inferiore al normale, tagliò il traguardo sotto all’arbitro che sventolava la bandiera a scacchi.

<< Jason! Jason! >> e la voce di sua sorella lo fece voltare verso Gwen che gli correva incontro con i lunghi boccoli biondi che le danzavano davanti al viso:<< Stai bene? Sei impazzito? >> lui allargò le braccia stringendo forte la sorella:<< Sto bene, mi sono spostato un po’ all’ultimo momento, non è successo nulla >> << Potevi farti male, non farlo mai più...mi hai fatto venire un infarto >> lui le accarezzò il viso sorridendo:<< Sto bene Gwenny…sono qui >> poi sollevando gli occhi azzurri incontrò quelli scuri di Trish che lo guardava a pochi metri di distanza, immobile e con il cuore in gola.

<< Trish… >> sussurrò poi e Gwen alzò il viso per guardarlo:<< Ci siamo spaventate tutte e due…Trish era… >> ma entrambi la cercarono costatando che la giovane signorina Kyle era sparita nella folla.

 

Alcune ore dopo più sobrio di quanto pensasse Jason tornò nel suo appartamento, aveva resistito finché aveva potuto a quello stupido party dove la gente non faceva altro che chiedergli che cos’avesse provato correndo nel circuito dove il suo amico era morto anni prima, poi con la scusa di un allenamento il giorno seguente era sparito insieme alla sorella.

 

<< Che cosa ti è saltato in testa si può sapere? >>

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Capitolo 5
*** 5. ***


<< Che cosa ti è saltato in testa si può sapere? >> la voce di Trish lo fece voltare verso il corridoio:<< Trish…che cosa ci fai qui? Oggi ti cercavo ma… >> << Credevi davvero che sarei rimasta a guardare mentre tu ti facevi uccidere? >> lui mise la chiave nella toppa:<< Non avevo intenzione di farmi ammazzare, volevo solo che quell’idiota mi lasciasse in pace >> << Ti sei fatto investire, hai idea di quello che ho provato quando ho visto che… >> si era aspettata di tutto, che lui le urlasse contro, che la mandasse via in malo modo, tutto ma non quello.

Già un bacio era decisamente quello che non si aspettava, ma la mano di Jason sulla sua nuca gliene dava la conferma e le labbra di lui erano come il dolce nettare degli dei.

<< Scusami Trish…non volevo spaventarti…davvero… >> lei lo guardò con i grandi occhi scuri dilatati dal desiderio:<< Jason ma cosa… >>

 

Lui la guardò indeciso su cosa fare, aveva represso per anni i sentimenti e le sensazioni che provava per Patricia a causa di Deus e dell’amicizia che li legava, ma ora Deus non c’era più…non c’erano ostacoli all’attrazione che provava per lei e…beh in fondo Amadeus aveva quasi sposato Gwen, quindi lui poteva anche non sentirsi in colpa se passava del tempo a contatto, stretto contatto, con Trish giusto?

<< Ti va di entrare un attimo? >> lei lo guardò ancora incapace di dire una sola parola:<< Prometto di tenere le mani a posto, ma non mi va di restare solo…non stasera >>

 

Intenerita dalla sua ultima supplica lei gli strinse una mano sorridendo:<< D’accordo…è una giornata orribile per tutti e due e nemmeno io voglio restare sola >>

Dieci minuti dopo Trish era seduta sul divano intenta a ricordarsi perché da ragazzina moriva dalla voglia di uscire con suo fratello e i suoi amici, il motivo era seduto davanti a lei con la tesa abbandonata sullo schienale del divano e un bicchiere di scotch in mano; Jason Charles Anderson era davvero l’uomo più bello e affascinante che lei avesse mai visto, lo era a diciassette anni quando per la prima volta Deus glielo aveva presentato e lo era ora che ne aveva ventotto.

Quando era solo una ragazzina si era presa una cotta madornale per Jason, aveva scritto il suo nome migliaia di volte sui suoi diari e ritagliato tutti gli articoli di giornale con il suo nome sopra; crescendo poi, forse anche a causa della morte di suo fratello, aveva cercato di dimenticarsi di lui, un po’ per il dolore e un po’ perché il bel signor Anderson non aveva mai rivolto la sua attenzione su di lei e di certo Trish non era una che restava ferma ad aspettare.

Aveva avuto qualche relazione nel corso della sua breve vita post-adolescenziale, ma nessuna di esse era andata a buon fine…negli uomini che aveva frequentato c’era sempre qualcosa che non andava, a tutti loro mancava sempre qualcosa…sempre un dettaglio che però per lei risultava fondamentale…ora che si trovava in casa di Jason aveva capito che tutti i suoi precedenti fidanzati avevano un unico e solo difetto: non erano lui!

Per quanto ci avesse provato non aveva mai dimenticato seriamente la sua cotta per Jason e nel suo subconscio aveva sempre cercato uomini che glielo ricordassero, tutti biondi e con gli occhi color del cielo, ma nessuno aveva i capelli della sua stessa sfumatura ramata, come il grano maturo o gli occhi del colore del cielo quando si specchia nel mare.

Tutto in lui esprimeva fascino e sex-appeal, Jason era un dio affascinante e pericoloso e il bacio che le aveva dato poco prima stava chiaramente a dimostrarlo. Le era venuta la pelle d’oca quando quelle labbra cremisi si erano posate sulle sue e si era sentita viva come non le era mai successo prima, qualcuno dei suoi precedenti amanti a volte l’aveva accusata di essere frigida, ma se a Jason era bastato un semplice bacio per eccitarla, chissà cos’avrebbe potuto fare se fossero andati oltre.

 

<< Trish…ehi Trish… >> e la voce calda di lui la fece riscuotere dai suoi pensieri:<< Sì? >> << A che stavi pensando? >> lei fece un piccolo sorriso cercando di non arrossire:<< A niente di particolare, stavo ripensando al giorno in cui si siamo conosciuti >> a quelle parole anche lui sorrise ricordando il pomeriggio in cui, dopo la loro ennesima corsa illegale per le strade di Charlton, Amadeus lo aveva portato a casa sua e gli aveva presentato la sua adorabile sorellina.

Ricordava ogni dettaglio di quel giorno come se fosse appena successo, avrebbe potuto descrivere con precisione quasi maniacale cosa indossava Trish quel giorno o come teneva i capelli raccolti in quell’elegante treccia a lisca di pesce.

Era rimasto folgorato dalla sua bellezza così pura e semplice e se non fosse stato per il suo amico sapeva che si sarebbe messo subito a flirtare con lei.

<< Eri davvero molto bella con quel vestito rosso, ce l’hai ancora? >> buttò lì poi quasi senza pensarci:<< Cosa? Ma avevo quattordici anni, come fai a ricordartelo? >> lui sorrise di nuovo bevendo un sorso di scotch:<< Ricordo che era il pomeriggio della tua festa di compleanno, Deus mi aveva chiesto di fargli compagnia per non dover passare tutta la sera con le tue amichette isteriche e perse di lui. Avevi i capelli raccolti in una treccia e quel vestito rosso che ti faceva sembrare una principessa delle favole >> << Ma quanto ti ricordi di quella sera? >> lui la guardò dritto negli occhi:<< Tutto >> << Tutto? >> domandò sorpresa di quell’affermazione che sembrava così sincera:<< Sì, mentre tuo fratello faceva il cascamorto con tutte quelle che gli capitavano a tiro io guardavo te >> << Che cosa stai dicendo Jason? >> lui sorrise poggiando lo scotch sul tavolino:<< Che per tutta la mia adolescenza ho finto che tu non mi interessassi per non dover fare a pugni con tuo fratello >> << Cosa? Ma Deus non avrebbe mai… >> Jason la guardò indicandole una cicatrice che lui aveva sullo zigomo sinistro, appena sotto l’occhio:<< Questa me l’ha fatta tuo fratello, un pomeriggio mentre stavamo andando ad allenarci ho avuto la malaugurata idea di dirgli che mi sarebbe piaciuto uscire con te, non mi ha nemmeno fatto finire e mi ha preso a pugni >> Trish rimase immobile guardando Jason e pensando a quante volte, da ragazzina, aveva fantasticato su quell’adone dai capelli bronzo e gli occhi acquamarina.

<< Perché non me l’hai mai detto Jason? >> lui fece spallucce:<< Che cosa potevo dirti? Mi piaci ma sono troppo codardo per litigare con il mio migliore amico? >> << Deus usciva con tua sorella >> gli ricordò lei:<< Lo so e non gliel’ho mai perdonato, ma la felicità di Gwen per me è sempre stata più importante di qualsiasi cosa >>

 

Trish sorrise appena e continuò a guardarlo senza distogliere gli occhi, maledizione perché non gli urlava contro o se ne andava?  Avrebbe sopportato di tutto, tutto tranne quel suo sguardo dolce che lo faceva impazzire:<< Che cosa vuoi fare adesso? >> gli domandò poi in un sussurro:<< Cosa vuoi dire? >> << Mi hai detto che avevi una cotta per me quando eravamo ragazzi, perché l’hai fatto? Non c’era bisogno che io lo sapessi, non c’era bisogno che… >> ma di nuovo il suo cervello smise di ragionare e mettendo una mano sulla nuca di Trish la tirò a sé impossessandosi delle sue labbra in un altro caldo bacio tentatore.

<< Jason… >> lui rise contro la sua bocca:<< Sei sexy quando pronunci il mio nome >> lei scosse il capo cercando di riprendere un po’ di lucidità:<< Tutto questo…noi…io…che cosa stiamo facendo? >> come percorso da un fulmine lui si staccò da lei:<< Scusami Trish…ho perso la testa, non avrei dovuto farlo…perdonami, ho bevuto troppo stasera e… >> << Mi hai baciato perché sei ubriaco? >> lui si voltò di scatto come una tigre famelica:<< Certo che no, maledizione! >> << E allora perché? >> gli domandò pigolando piano come un pulcino.

Jason sorrise prendendole il viso fra le mani baciandole di nuovo le labbra e poi le guance e il collo:<< Ti ho baciato perché sono troppo debole per restare ancora a guardarti senza poter fare niente >> << Ho paura Jason >> gli confidò piano guardandolo in quei magnetici occhi azzurri:<< Paura di cosa? >> lei fece un sorriso imbarazzato:<< Io veramente… >> Jason le accarezzò i capelli con dolcezza, ma prima che potesse aprire bocca lei lo precedette:<< Non sono vergine Jason, ma è da tanto che non… >> la piccola risata di lui invece di innervosirla le scaldò il cuore:<< Vuoi venire a letto con me Patricia? >> lei arrossì fino alla punta dei capelli, poi notò che per la prima volta da molto tempo lui l’aveva chiamata di nuovo Patricia:<< Me lo stai chiedendo? >> lui abbozzò il più bel sorriso che lei gli avesse visto da molto, molto tempo:<< Non voglio fare la figura del cavernicolo prendendoti sulla spalla e portandoti in camera di peso >> Trish chinò il capo triste:<< Potrei non essere quello che ti aspetti >> << Cosa vuoi dire? >> lei prese a giocherellare con i fili della coperta ai ferri che copriva il divano:<< Beh ecco io non sono…cioè non sono capace di… >> ma il resto della sua frase venne bloccato dalla mano di Jason che le accarezzava la coscia facendole venire i brividi:<< Ti sbagli >> << Non sai nemmeno cosa voglio dire >> lui rise piano poggiandole entrambe le mani sulle cosce e sporgendosi per baciarla di nuovo:<< Lo so e so che ti sbagli >>

 

Un paio d’ore dopo Trish ebbe la conferma che i suoi precedenti amanti non erano nessuno al pari di Jason Anderson.

<< Visto…come ti dicevo…ti sbagli >> lei si mise su un fianco godendosi la bellezza di quel viso cesellato nel marmo che sorrideva compiaciuto del piacere che le aveva dato con il suo corpo:<< Ci godi a fare lo sbruffone? >> gli domandò accarezzandogli il petto scolpito coperto da una sottile peluria color bronzo:<< Mi piace solo farti felice signorina Kyle >> poi baciandole appena le labbra aggiunse strafottente:<< Vuoi un’altra prova? >> Trish rise piano baciandolo a sua volta e lasciando che la lingua di Jason si impossessasse della sua bocca:<< Sì…decisamente ne vuoi ancora Patricia >> e per la prima volta da molti anni Jason si prese quello che voleva senza la paura di dover chiedere il permesso o di cosa sarebbe successo dopo; Patricia Kyle era la donna per cui aveva perso la testa quando era solo un ragazzo, era il motivo che gli faceva accettare tutti i dannati vizi e difetti di Deus, era sempre stata ciò che lui aveva desiderato e nessuna, nemmeno una, delle tante donne con cui era stato nella speranza di dimenticarla aveva retto il confronto con la perfezione che in quel momento stava sorridendo tra le sue braccia.

Il mattino dopo fu il suono della sveglia a fargli aprire gli occhi, poi muovendosi piano si accorse di un corpo caldo e morbido attaccato alla sua schiena.

Voltò appena la testa e prima che potesse fermarlo un delicato sorriso gli comparve sulle labbra guardando Trish che dormiva come una bambina con la testa sprofondata nel cuscino e un braccio attorno alla sua vita quasi a non volerlo lasciar andare via.

Incapace di trattenersi Jason si girò piano in modo da poterla guardare in faccia, poi con una mano le accarezzò il viso godendosi la sensazione di quella pelle di pesca sotto i polpastrelli:<< Trish…Trish…Patricia… >> lei fece un piccolo gemito e sbatté piano le palpebre:<< Uhm…che ore sono…cosa… >> ma poi aprendo definitivamente gli occhi e specchiandosi in quelli azzurri di Jason sobbalzò per la sorpresa:<< Jason…io… >> lui sorrise:<< Buongiorno raggio di sole >> e baciandole piano prima le labbra e le mani la guardò ancora per un istante alzandosi poi dal letto gloriosamente nudo e fantastico:<< L’abbiamo fatto davvero? >> lui voltò appena la testa guardandola da sopra la spalla:<< Sì e più di una volta se non ricordo male >> sentendo il silenzio di Trish a quella battuta lui si voltò a guardarla:<< Che cos’hai? Sembri delusa… >> il che doveva ammetterlo era un duro colpo per il suo ego e per qualcos’altro che non era ancora pronto a dire ad alta voce.

 

<< Non sono delusa Jason…solo che… >> << Solo cosa? >> domandò lui e la nota di apprensione in quella voce roca la fece stare ancora peggio: era stato fantastico passare la notte con lui, più che fantastico se doveva essere onesta, ma la luce del giorno aveva portato con sé anche la consapevolezza che per loro non c’era futuro, che cosa poteva aspettarsi dal più famoso pilota e playboy di tutta l’Australia?

Jason Charles Anderson era il suo sogno di adolescente ragazzina innamorata del miglior amico di suo fratello, credeva di essersela fatta passare, ma le era bastato trovarselo davanti la settimana prima per capire che niente era cambiato e che con gli anni Jason era diventato solo più affascinante di come lo ricordava.

<< Trish… >> la voce di lui la riscosse mentre Jason con un ginocchio appoggiato sul materasso si sporgeva verso di lei per guardarla negli occhi:<< Scusami…ero sovrappensiero… >> lui sorrise poi chinando il capo per incontrare le labbra di lei aggiunse allegro:<< A che ora devi essere al lavoro? Volevo fare colazione insieme se hai tempo >> lei si mise seduta sul letto coprendosi il corpo con il lenzuolo:<< Fai colazione con tutte le tue amanti? >> domandò poi, Jason si bloccò mentre si infilava i boxer e la guardò come se fosse pazza e lei si sentì immediatamente una stupida, da dove le era uscita quella domanda idiota? Non poteva semplicemente godersi quello che le veniva offerto e dire grazie? Tuttavia la risposta di Jason la lasciò ancora più di stucco:<< Non ho mai fatto colazione con nessuna e non le ho mai portate a casa mia >> lei alzò i grandi occhi da cerbiatta e lo guardò timorosa di chiedere:<< Ma allora io… >> Jason la guardò con il suo meraviglioso sorriso da divo del cinema:<< Tu sei speciale Trish, lo sei sempre stata >> poi avvicinandosi all’armadio e tirando fuori un paio di pantaloni e una camicia aggiunse:<< Vado a farmi una doccia, intanto tu pensa a cosa vuoi fare >>

Sorridendo felice come un fottuto bastardo al proprio riflesso Jason infilò una mano nella cabina aprendo l’acqua: si sentiva una carogna ad aver approfittato a quel modo di Patricia sapendo quello che le nascondeva sulla morte di Deus, ma proprio non ce la faceva a togliersi quell’espressione appagata dalla faccia, aveva aspettato anni ed anni, ma ora che finalmente l’aveva avuta non avrebbe rinunciato a lei per niente al mondo; quanto a Deus…beh avrebbe trovato il modo di dirle la verità un giorno oppure si sarebbe portato quel segreto nella tomba, Trish in fondo valeva ben più di quel rischio.

 

<< Dove volevi andare? >> lui si voltò verso la porta vedendola lì in piedi con addosso la camicia che lui aveva indossato la sera prima:<< Come? >> << Hai detto che vuoi portarmi a fare colazione, dove vuoi andare? >> Jas si avvicinò allungando una mano per prendere quella di lei:<< Alla pasticceria di mia zia Julia >> << Ma ci vedranno tutti… >> lui sorrise e le baciò i capelli che sapevano di shampoo alla vaniglia:<< Lo so, è quello che voglio >> lei alzò gli occhi guardandolo spaventata:<< Viviamo in una piccola città Jason, nel giro di un paio d’ore tutti sapranno che ci stiamo frequentando e… >> ma le labbra di lui bloccarono la sua frase:<< Non voglio nascondermi Trish, te l’ho già detto: sei tu quello che voglio e che il resto del mondo si fotta >> lei rise piano abbracciandolo e perdendosi nella perfezione dei suoi addominali scolpiti, Jason aveva un fisico possente per essere solo un pilota di auto da corsa; non che la cosa la sorprendesse, lui era sempre stato la reincarnazione di una statua greca, ma quei muscoli erano più quelli di uno che si ammazzava giorno e notte in palestra.

<< Dammi solo il tempo di fare una doccia ok? >> le bisbigliò poi facendola riscuotere:<< Sì, certo….scusami >> poi allontanandosi di qualche passo da lui lo guardò aprire il vetro della cabina mentre si voltava di nuovo verso di lei:<< Ripensandoci…puoi farmi compagnia se ti va >> Patricia lo guardò arrossendo lievemente:<< Jason ma abbiamo appena…come puoi… >> lui le coprì la bocca con la sua stringendola a sé e facendole sentire la forza del proprio desiderio:<< Mi basta un sì o un no Patricia… >> lei sorrise, ogni volta che la chiamava Patricia sapeva bene che era eccitato e che immancabilmente lei gli avrebbe detto di sì, era stregata da quell’uomo da così tanto tempo che nemmeno se ne ricordava, quindi aveva tutte le intenzioni di godersi quello splendido sogno finché durava!

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Capitolo 6
*** 6. ***


Un’ora dopo erano seduti in un angolo appartato del Temptation e lei si stava imbambolando guardando Jason che sorseggiava il suo caffè e mangiava la brioche che sua zia gli aveva messo davanti.

<< Sei sicura di non volere niente? >> le domandò lui vedendo che i suoi occhi ogni tanto correvano alla crema della brioche:<< Sì…tranquillo >> lui rise spezzando la brioche rimasta in piccoli pezzi:<< Una spremuta d’arancia non è granché come colazione, dovresti mangiare qualcosa >> e prendendo un soffice pezzo di sfoglia con due dita lo avvicinò alle labbra di lei aspettando che le aprisse.

Trish addentò il piccolo delicato boccone poi sorridendo masticò in fretta e guardando la gente seduta ai tavoli che fingeva, molto malamente, di non osservarli sorrise chinando il capo in modo che solo Jason potesse sentirla:<< Stiamo dando spettacolo >> lui sorrise allungandosi sul tavolo per raggiungere le labbra di lei:<< Diamogli qualcosa di più interessante di cui parlare >> poi con un’ultima piccola risata la baciò dolcemente mentre qualcuno dal fondo del locale sospirava e qualcun altro borbottava qualcosa di incomprensibile.

<< Jason vuoi altro caffè? >> e sua zia si avvicinò con un gran sorriso in viso, zia Julia lo aveva sempre apprezzato per la sua totale indifferenza ai pettegolezzi e alle malelingue della gente.

<< È un po’ che non ti vedevo Trish, come vanno le cose? >> le domandò poi Julia Anderson guardandola sorridendo:<< Bene signora Anderson, grazie >> << Puoi chiamarmi Julia, in fondo siamo in famiglia >> e sorridendo di nuovo la donna tornò dietro al bancone dove poco dopo comparve anche Morgan Anderson, la madre di Jason.

 

<< Ciao mamma >> la precedette Jason ancora prima che lei aprisse bocca:<< Ciao tesoro >> poi avvicinandosi al figlio e mettendogli una mano sulla spalla aggiunse:<< Tua sorella mi ha detto quello che hai fatto ieri al rally >> lui fece una smorfia:<< Gwenny dovrebbe imparare a tenere la bocca chiusa >> << Si preoccupa per te, come tutti noi >> lui si voltò guardando la madre con quei magnetici occhi azzurro scuro che aveva preso da suo padre, Jason era il ritratto di Rylan, la sua copia da giovane in tutto e per tutto:<< Sto bene mamma, non ho corso nessun rischio, ho solo fatto prendere un po’ di paura a quel tizio, niente di più >> Morgan si chinò baciandogli affettuosamente una guancia:<< Sei la mia disperazione Jason Anderson, non farmi preoccupare inutilmente >> lui sorrise stringendo la mano della madre che era ancora sulla sua spalla:<< Ti voglio bene anch’io mamma >> lei sorrise radiosa poi guardando Trish aggiunse allegra:<< Tuo padre ha detto se vuoi passare da noi a cena stasera, potresti portare anche Patricia >> Jason sbirciò gli occhi della sua compagna che erano più sopresi di quelli di un pesce palla in una boccia:<< Non penso che papà abbia così tanta voglia di vedermi >> << Vuole parlare con te, sei suo figlio e ti vuole bene lo sai >> Jason sorrise guardando Trish e stringendole la mano che lei aveva poggiato sul tavolo:<< Ti chiamo più tardi, d’accordo mamma? >> Morgan annuì tornando dietro al bancone per occuparsi dei clienti lasciandoli di nuovo soli.

Patricia fece per aprire bocca, quando il cellulare di Jason prese a suonare:<< Anderson >> << Jason…ragazzo mio…ma che cosa mi combini? Mi hai fatto venire un colpo, ho visto la gara in diretta e per poco non ho dovuto rianimare gli sponsor >> lui sorrise appena alla voce fintamente agitata del suo manager, sapeva benissimo che Paul Wilka era un maestro nel gestire certe situazioni e che la sua bravata del giorno prima gli aveva sicuramente fatto guadagnare un bel po’ di sponsor e soldi in più:<< Non sei bravo a fingere preoccupazione per me, quanto hai guadagnato Paul? >> l’altro rise con quella sua voce baritonale:<< Ah tu mi conosci troppo bene ragazzo mio… >> odiava Paul quando lo chiamava ragazzo mio, lo faceva sentire un bambino e lui non lo era più da molto tempo!

<< Ad ogni modo un bel gruzzoletto, i nostri clienti sono aumentati, alla prossima gara vedi di vincere e avremo in tasca un bel po’ di contratti >> << Sì, d’accordo ne parliamo in un altro momento Paul, ora ho da fare e… >> << Aspetta, ho bisogno di te Jason…devi trovare il tempo per un paio di interviste >> << Interviste? Paul sai che… >> rilasciare interviste era forse la sola cosa che odiava del suo lavoro, detestava parlare con i giornalisti che dopo le classiche domande di routine cercavano sempre di farlo parlare di Amadeus o dell’incidente e lui non voleva parlare di quella storia, mai.

 

<< Niente interviste Paul, né oggi né… >> l’altro uomo doveva aver replicato qualcosa perché l’espressione di Jason si indurì:<< Ne parliamo quando verrò a Melbourne, per ora sono in vacanza e ho intenzione di godermela >> poi riattaccando Jason si voltò verso di lei alzandosi in piedi e prendendole la mano:<< Allora…andiamo, ti accompagno al lavoro >> lei lo guardò con un piccolo sorriso:<< Mi sono dimenticata di dirtelo prima Jason…oggi è lunedì, è il mio giorno libero >> inutile dire quanto quella notizia gli aveva fatto piacere, Trish lo leggeva dal sorriso che gli era comparso sulle labbra:<< Tu mi hai appena reso un uomo molto, molto felice Patricia Kyle >> poi tirandola contro di sé si avvicinò all’uscita del bar lasciando dieci dollari sul bancone per sua zia.

Cinque minuti dopo mentre passeggiavano per la via principale Trish alzò gli occhi su di lui, non sapeva se era una buona idea quello che voleva fare, ma doveva sapere:<< Posso farti una domanda? >> lui annuì incrociando gli occhi con i suoi:<< Perché non vuoi rilasciare interviste? >> lui alzò gli occhi verso il cielo e Trish ebbe l’impressione che la stretta sul suo fianco si fosse intensificata:<< Perché la sola cosa che i giornalisti vogliono sapere da me è l’incidente, tutto quello che gli interessa è come ho fatto a salvarmi, cos’ho provato, a nessuno importa di cosa io abbia provato realmente o quanto detesti rivivere quella storia >> sentendolo parlare Trish sorrise appena, Jason aveva il dono di essere una persona estremamente sincera e lei apprezzava questo tratto di lui:<< Ci stai ancora male? >> lui la guardò triste e nel fondo dei suoi occhioni Patricia lesse qualcosa di più lancinante e doloroso oltre alla tristezza: colpa.

<< Avrei voluto essere morto io quel giorno, spesso la gente mi chiede come ho fatto a salvarmi o cosa ho provato, ma la sola cosa che so è che quel maledetto giorno ho perso il mio migliore amico e che niente lo riporterà mai indietro >> << È stato un incidente, non è colpa tua >> perché aveva detto quelle parole? Che cosa stava sospettando Trish? Tuttavia erano proprio quelle che Jason voleva sentire da lei.

 

Mentre i due piccioncini stavano passeggiando felici mano nella mano un uomo alto e dai capelli color cenere li osservava da lontano da dietro la lente di un teleobiettivo:<< Bene signor Anderson…e così adesso ci divertiamo con la sorella del tuo defunto amico…bene…grazie per avermi appena dato l’imbeccata giusta… >>

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Capitolo 7
*** 7. ***


Una settimana dopo Gwen Anderson guardava suo fratello che, seduto nella cucina di casa dei loro genitori sembrava tornato il solare e allegro ragazzo di un tempo:<< Credi che mi inviterai al tuo matrimonio o scapperete a Las Vegas come due adolescenti? >> lui alzò gli occhi dal telefonino da cui aveva appena mandato un messaggio, a Trish ovviamente!

<< Che cosa vuoi dire? >> lei gli si sedette vicino stringendogli la mano:<< Era un modo contorto di una sorella pazza per dirti che sono felice per te >> lui la guardò sorridendo:<< Tu non sei pazza >> poi tornando a guardare il telefono dove aveva messo come sfondo una foto di Trish che dormiva nel suo letto aggiunse:<< Ma su una cosa hai ragione, sono molto felice >> Guinevere gli poggiò la testa sulla spalla:<< Sono felice per te, è troppo tempo che sei solo e che ti punisci >> Jason la guardò stizzito, che cosa diavolo aveva sua sorella in quel periodo per essere così perspicace?

<< Io non mi punisco >> << Non sei stato con la stessa ragazza per più di un mese e non le hai mai portare a casa >> << Trish è diversa >> << Trish è quella che ami >> gli sussurrò lei con un piccolo bacio sulla guancia per poi alzarsi e avviarsi verso il soggiorno dove si trovavano Tobias Willox, il suo protetto e quasi cognato e Lucas Glass, il suo futuro marito:<< Io non… >> ma Gwen lo guardò sorridendo dolce:<< Sono tua sorella, non mentirmi >> lui non replicò, poi chinando di nuovo gli occhi sul telefono per aprire una mail che gli aveva inviato il suo manager imprecò tra i denti.

<< Jas…che cosa… >> e sua sorella tornò indietro preoccupata:<< Guarda >> e lui le porse l’iPhone dove una foto di lui e Trish mano nella mano campeggiava sulla copertina di una rivista scandalistica con il sottotitolo:

come espiare le proprie colpe

<< Ma che cos’è? >> lui fece scorrere velocemente l’articolo:<< È un articolo di qualche idiota che dice che io sto uscendo con Trish solamente perché mi sento in colpa per quello che è successo con Deus, che sto facendo una sorta di ammenda per sentirmi meglio con la coscienza >> Gwen prese il telefono leggendo il nome del giornalista a fondo articolo:<< Ma chi diavolo può scrivere una bestialità del genere? È passibile di calunnia e…chiamo subito Romeo possiamo… >> << Gwenny aspetta…non devi… >> ma lei scosse il capo muovendo i boccoli biondi:<< Certo che devo, sei mio fratello e Trish è mia amica, non ho alcuna intenzione di far andare avanti una cosa del genere, lo devo anche a Deus >> avendo l’ennesima conferma di quanto sua sorella gli volesse bene la sola cosa che Jason poté fare fu di alzarsi dalla sedia e abbracciarla stretta:<< Ti voglio bene Gwenny >> lei rimase immobile per un attimo, poi stringendo a sua volta il fratello nascose la testa nella sua spalla:<< Anche io te ne voglio Jas…tanto >> poi guardandolo dritto negli occhi aggiunse:<< Chiama Trish e avvertila, non vorrei avesse brutte sorprese >> << Sì, tanto devo già andare a prenderla quando finisce il lavoro >>

 

Quando Patricia ebbe affidato l’ultimo bambino ai genitori tornò alla sua cattedra e fece per infilare di nuovo tutte le matite e i gessetti colorati nella borsa, ma un paio le sfuggirono dalle mani cadendo sul pavimento e rotolando per la classe; era qualche giorno che si sentiva un po’ fuori fase e più stanca del solito, ma dopotutto nelle ultime notti aveva dormito ben poco e soprattutto non a casa sua!

<< Hai una vaga idea dei pensieri che mi stanno venendo in mente? >> le venne la pelle d’oca non appena sentì la sua voce e raddrizzando la schiena si voltò sorridendo:<< Jason…che ci fai qui? Credevo mi avresti aspettato in macchina >> lui si avvicinò in un paio di falcate prendendole le mani nelle proprie:<< Dovevo dirti una cosa e preferivo farlo in privato >> vedendolo serio lei lo fissò preoccupata:<< È successo qualcosa? Sembri nervoso >> lui le passò una mano fra i capelli:<< Qualcosa è successo, mi dispiace tanto e avrei voluto evitartelo >> << Che cosa stai dicendo? >> senza aggiungere altro lui tirò fuori il telefono dalla tasca e glielo porse:<< È uscito su un paio di giornali stamattina, ma la notizia si sta già diffondendo, non ho idea di chi sia l’artefice ma mia sorella si è già messa all’opera per scoprirlo >> leggendo l’articolo e guardando le foto Trish si portò una mano sulla bocca scioccata:<< Ma che cosa significa? Chi può pensare che…è orribile…tu non…la tua reputazione… >> lui la guardò sconcertato:<< La mia reputazione? Ti preoccupi della mia reputazione? >> lei sorrise dolce accarezzandogli una guancia e ridandogli il cellulare:<< Io so perché stai uscendo con me >> lui sorrise e le accarezzò il viso:<< Oh Trish…Trish io…io non ti merito…tu sei… >> lei sorrise e alzò il viso su di lui aspettando un dolce bacio che non tardò ad arrivare:<< Andiamo a casa, ho voglia di stare con te >> aggiunse dopo lasciandosi cullare dal suo caldo abbraccio.

 

<< Non credo lei mi abbia capito bene signor Templeton, il suo giornale rischia una denuncia per diffamazione e non sto scherzando >> Romeo rimase immobile a guardare la sua amica e collega che minacciava il direttore dello Scoop! direttamente nel suo ufficio, era divertente vedere Gwen all’opera, come donna era dolce come il miele, ma come avvocato era più temibile di un serpente a sonagli…ora sapeva di aver fatto la cosa giusta; aveva forzato un po’ la mano a Lucas stuzzicandolo con quanto Gwen fosse affascinante e dannatamente sexy, ma vedendo quanto i suoi migliori amici erano contenti non poteva fare altro che essere fiero del suo lavoro!

<< Non posso, c’è la riservatezza e il diritto di libertà di parola che… >> << Qui non siamo negli Stati Uniti dove ognuno può scrivere ogni genere di spazzatura e restare impunito, mi dica quel nome se non vuole che citi l’intero giornale e la faccia chiudere nel giro di una settimana >> << Le notizie che ci arrivano sono sempre supportate da prove e conferme…non ho pubblicato niente che… >> << Signor Templeton non mi costringa a citarla in giudizio >> il direttore fece per aprire di nuovo bocca quando una voce maschile alle spalle di Romeo fece voltare anche Gwen verso la porta:<< Credo che lei stia cercando me signorina Anderson >> Guinevere si voltò trattenendo una smorfia acida sentendosi chiamare signorina Anderson, poi quando vide l’uomo poco più basso di Romeo e dai capelli color cenere incrociò le braccia sul petto:<< Avvocato Anderson >> precisò poi avvicinandosi e squadrandolo come se fossero stati due nemici su un campo di battaglia:<< Come vuole, ad ogni modo prima di lanciare minacce credo che io e lei dovremmo parlare >> lo sguardo di Gwen non cambiò di una virgola:<< In primo luogo lei chi è? Secondariamente non ho alcuna intenzione di parlare con lei di un bel niente, pubblichi immediatamente una smentita o la citerò in tribunale e non potrà più pubblicare niente >> lui mosse un paio di passi all’interno dell’ufficio sorpassando Romeo:<< Drew Morris >> poi guardandola determinato aggiunse:<< Quell’articolo è solo l’inizio, ho le prove per poter distruggere per sempre la vita e la carriera di suo fratello, pensi bene a quello che vuole fare >> << È una minaccia? >> gli domandò Romeo acido guardandolo come a volerlo uccidere:<< Solo un consiglio amichevole >> commentò Morris senza nemmeno guardarlo, poi tornando a concentrarsi su Gwen aggiunse:<< Allora vuole parlare con me signorina Anderson o vuole mettere a rischio la carriera del suo adorato fratello? >> Gwen prese fiato poi alzò gli occhi verso Romeo:<< Dacci cinque minuti >> lui avanzò di un passo:<< Gwen non sei costretta a… >> << Cinque minuti Romeo >> lui annuì piano facendo cenno al direttore di seguirlo fuori dall’ufficio:<< Sono qui fuori se hai bisogno di me >>

Quando il direttore e l’altro avvocato furono usciti dall’ufficio Drew Morris alzò i suoi occhi viscidi e lascivi verso di lei, quell’uomo non le piaceva per niente e sapere che il suo amico era fuori dalla porta era il solo motivo che l’aveva spinta a parlargli:<< Allora signor Morris? Che cos’ha da dirmi di così importante? >> lui fece un sorrisetto acido:<< Quanto crede di conoscere suo fratello signorina Anderson… >> lei respirò a pieni polmoni, quell’uomo le faceva saltare i nervi:<< Le ho già detto che… >> << Mi risponda >> Gwen lo guardò come se fosse pazzo:<< Certo che lo conosco, è mio fratello! >> << Se le dicessi che suo fratello è coinvolto nella morte del suo fidanzato? Se le dicessi che è colpa sua se Amadeus Kyle è morto? >> Che cosa diavolo stava insinuando? Era pazzo?

<< Che cosa sta dicendo? Jason non è… >> << Glielo chieda allora. La senta dalla sua bocca la verità se non è disposta a credere a me, ma sappia che non mi fermerò davanti a niente, rovinerò la sua vita fino all’ultimo >> Gwen si avvicinò alla porta facendo per passargli oltre:<< Lei sta scherzando con il fuoco signor Morris, io l’ho avvisata >> inaspettatamente Drew allungò una mano stringendola sul polso di Guinevere:<< Non sto dicendo balle, glielo chieda, gli chieda… >> << Questo colloquio è finito >> li interruppe la perentoria voce di Romeo aprendo la porta:<< Va tutto bene Gwen? >> lei alzò gli occhi sull’uomo intimandogli silenziosamente di lasciarla andare:<< Sì, va tutto bene >> poi stringendosi al braccio di Romeo lasciò la stanza e l’edificio.

 

Il giorno dopo era domenica e come di consueto Gwen e Jason si trovarono a pranzo al ranch di famiglia insieme ai loro cugini Lionel e Matthew e a tutto il resto della loro famiglia, Lucas aveva portato Tobias a fare un giro per i college e per passare qualche momento tra fratelli.

<< Avete risolto con quell’articolo poi? >> domandò Matt guardando Jason e Gwen che sedevano sui gradini del portico uno accanto all’altro:<< Non ancora >> mormorò piano Gwen, poi voltandosi a guardare Lio che era appoggiato ad una colonna aggiunse:<< Posso chiederti un favore Lio? >> lui sorrise lanciandole una chiavetta USB:<< Già fatto principessa >> lei sorrise:<< Sei unico >> Lionel fece spallucce:<< Detesto i piantagrane come quel tizio e soprattutto nessuno deve toccare la nostra famiglia >> poi guardando Jason aggiunse piano:<< Stai attento, quel Morris è una iena >> Jason alzò gli occhi serio:<< Che cos’hai scoperto? >> << Che prima di venire qui lavorava in America, era una sorta di paparazzo, solo che spesso giocava sporco, ricattava quelli che aveva fotografato e poi una volta ottenuti i soldi pubblicava comunque i suoi articoli, è stato denunciato più volte ma se l’è sempre cavata e ora è venuto qui, non so perché abbia preso di mira te, ma fai attenzione >> Jason annuì poi stringendo una mano della sorella aggiunse:<< Andrà tutto bene, stai tranquilla…ci sono io >> lei sorrise poggiando la testa sulla sua spalla e lasciandosi cullare dal suo profumo di sandalo e agrumi:<< Sai che dovrei essere io a consolare te, sei tu che sei al centro di uno scandalo >> Jason rise piano baciandole i capelli:<< Non c’è nessuno scandalo perché non c’è niente da dire, è solo una bolla di sapone che si sgonfierà presto >> poi deglutendo piano mise un braccio attorno alle spalle della sorella. Dio quanto le voleva bene e quanto gli costava non dirle la verità!

 

Nel tardo pomeriggio Jason e Gwen si ritrovarono soli nella scuderia del ranch, avevano appena fatto una cavalcata per la tenuta insieme a Lio e Matt e ora loro stavano rimettendo a posto i cavalli:<< Jas… >> lui si voltò sentendo la voce flebile di Gwen:<< Dimmi Gwenny, che cosa c’è? >> lei chinò il capo giocherellando con l’orlo della maglietta, era nervosa e lui lo sapeva fin troppo bene:<< C’è una cosa che non ti ho detto >> lui si avvicinò prendendole le mani nelle proprie:<< Riguardo a cosa? >> lei alzò lo sguardo colpevole:<< Quando sono andata a parlare con il direttore del giornale ho incontrato anche Drew Morris >> lui annuì:<< Me lo hai già detto >> << Lo so, lasciami finire >> poi cercando di non piangere aggiunse:<< Lui mi ha chiesto di parlare in privato >> Jason cominciava a capire dove quel discorso andasse a parare:<< E che ti ha detto? >> lei lo abbracciò forte:<< Ha detto di avere le prove che è colpa tua se Deus è morto, che ti rovinerà >> << Le prove che sia colpa mia? >> lei annuì scuotendo poi il capo decisa:<< Io non gli ho creduto, so che non sei stato tu, però quello ti vuole distruggere, non so perché Jason, dobbiamo essere pronti, dobbiamo preparare una querela e… >> lui le prese il viso fra le mani asciugandole le lacrime e sorridendole piano:<< Andrà tutto bene Gwenny, tu resta fuori da questa storia ok? Andrò io a parlare con questo tizio e vedrò di farlo ragionare >> lei sbatté le palpebre perplessa:<< Non ti ascolterà non puoi fare… >> ma Jason la bloccò prima che potesse aggiungere altro:<< Lasciami almeno provare, non ti preoccupare >> poi considerando chiuso il discorso o per lo meno sospeso la prese per mano tornando verso casa.

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Capitolo 8
*** 8. ***


Tre giorni dopo Drew Morris trovò una sgradita sorpresa appoggiata alla sua scrivania che lo aspettava con le braccia incrociate sul petto e uno sguardo omicida nei begli occhi azzurri:<< Signor Anderson >> commentò cercando di fingersi fin troppo spavaldo:<< Drew Morris suppongo >> l’altro sorrise soddisfatto di chissà cosa:<< A cosa devo l’onore della sua visita? Ho già avuto il piacere di conoscere sua sorella e… >> Jason scattò in avanti arrivandogli a pochi millimetri dal viso:<< Lasci mia sorella fuori da questa storia >> Morris sorrise cattivo:<< E perché? Ha forse paura che scopra chi è lei in realtà? >> Jason lo guardò come se fosse pazzo, Morris poteva anche avere ragione sulla morte di Deus, ma non aveva prove per supportare la sua teoria e nessuno gli avrebbe creduto, mai.

<< Non c’è niente da scoprire, lei è solo uno sciacallo, ma finirà con un pugno di mosche >> << E se avessi le prove? Se potessi dimostrare quello che dico? >> Jason rise di gusto, ma chi voleva prendere in giro quello sbruffone?

<< Lei si sta dimenticando di una cosa molto importante Morris, io c’ero quel giorno. Io c’ero quando l’auto è andata a fuoco e posso descriverle per filo e per segno quello che è successo, non giochi una partita che ha già perso in partenza >> << Lei c’era è vero, allora mi dica una cosa: come ha fatto ad uscire incolume dall’incidente? Il suo amico è morto carbonizzato e lei ne è uscito senza nemmeno un graffio, come ha fatto? >> Jason lo fulminò con lo sguardo:<< Ho tentato di tirare fuori Amadeus da quell’auto, era privo di sensi e quando mi sono trascinato fuori per cercare aiuto una scintilla ha dato fuoco alla benzina bruciando l’auto, che cosa vuole sapere ancora? >> Drew strinse i pugni, stavolta il round se lo era aggiudicato Anderson, maledizione:<< Troverò il modo di incastrarla, è stato lei e lo dimostrerò >> << E perché l’avrei fatto? Amadeus Kyle era il mio migliore amico e il mio compagno di squadra, che cosa ci avrei mai guadagnato? >> poi considerando chiusa la conversazione e voltandogli le spalle si diresse di nuovo verso l’ascensore, aveva solo voglia di vedere Patricia in quel momento.

 

007 era sempre stato uno dei suoi personaggi preferiti, qualunque fosse stato l’interprete, ma in quel momento Trish non lo stava davvero guardando, la testa ancora persa dietro alla sconvolgente scoperta che aveva fatto solo quella mattina:<< Cosa c’è? Sei insolitamente pensierosa stasera… >> lei abbassò gli occhi sulla pizza che aveva davanti:<< Non c’è niente…sono solo un po’ stanca, oggi all’asilo c’è stata la recita e i bambini erano molto vivaci… >> lui sorrise sorseggiando un po’ della sua birra:<< Ti lamenti ma scommetto che ti sei divertita…tu adori i bambini >> ancora quell’allusione, ancora un’allusione ai bambini, dio doveva dirglielo! Doveva parlargli prima che fosse troppo tardi…era già qualche giorno che ad ogni minimo accenno alla parola bambino lei saltava come una molla, prima o poi Jason l’avrebbe capito.

<< Sono incinta >> buttò fuori prima che le mancasse il coraggio, Jason la guardò di nuovo cercando di cogliere un qualche accenno di sorriso o del fatto che stesse scherzando, non poteva accadere davvero.

<< Jason di’ qualcosa ti prego… >> la voce di Trish era tremolante e i suoi occhi erano sull’orlo delle lacrime:<< Sei sicura? >> lei si passò le mani sul viso e poi nei lunghi capelli scuri:<< Ho fatto quel maledetto test sette volte, sette! Sono sicura >> Jason era ancora in silenzio, dio non poteva essere vero!

Cioè era felicissimo che Trish fosse incinta, incinta di suo figlio per di più…dentro di lei stava crescendo una parte di loro, lui e lei fusi in un solo magnifico essere…non poteva desiderare niente di meglio, se solo…

Se solo lei avesse saputo la verità.

Non voleva condannarla ad una vita insieme a lui per via di un bambino quando Patricia non sapeva che cosa era realmente successo il giorno in cui suo fratello era morto; e se non l’avesse mai perdonato?

<< Jason… >> lui la guardò cercando di mascherare le sue emozioni, non doveva permettere che quello stupido sorriso gli comparisse sulle labbra, non con quello che stava per dire:<< Sarebbe comica come cosa se fosse vera sai…una sola scopata e sei incinta…penso tu abbia battuto ogni record…davvero >> gli occhi di Patricia gli dissero che il suo piano era andato a segno e in quel momento lei lo stava odiando:<< Ma che stai dicendo Jason…io non… >> << Tu cosa? Ci stavamo divertendo Trish, io non ho mai messo in conto un figlio o una famiglia, la mia vita mi va bene così com’è >> le lacrime le riempirono le iridi scure e le scivolarono sulle guance:<< Ma avevi detto che…tutto quello che mi hai detto, che ero speciale, che mi hai sempre desiderato fin da quando eravamo… >> lui chinò la testa per non essere costretto a mentirle guardandola negli occhi:<< Sei davvero così ingenua? Un uomo direbbe qualsiasi cosa per fare sesso, andiamo non dirmi che ci hai creduto?! >> lo schiaffo gli arrivò un po’ prima di quanto si aspettasse, ma non importava, sapeva che sarebbe successo e sapeva di non meritare altro, non gli era concesso essere felice e quello che aveva fatto una volta resosi conto della morte di Deus era uno dei motivi!

<< Sei un bastardo! Ti odio! Non voglio vederti mai più! Ti odio! >> lui rise appena acido:<< Sì vai…vai…trovati qualcuno che abbia voglia di farsi incastrare da te, io non sono il tipo >> poi alzandosi e dirigendosi in cucina aggiunse mettendo la bottiglia di birra vuota nel lavandino:<< Ah fammi un favore, non mi cercare più >>

Senza più rivolgergli la parola Patricia uscì di casa e, di nuovo solo, Jason guardò il vaso di cristallo con i fiori freschi che lei aveva portato solo quella mattina: gerbere, enormi gerbere gialle e rosse, dio più le guardava più si sentiva male…Trish era la sua vita, la sola donna che avesse mai amato in vita sua ed era stato costretto a dirle addio…

Guardando la foto di Amadeus appesa alla parte imprecò a denti stretti:<< Vuoi trascinarmi all’inferno con te? Maledetto bastardo! >>

Non era ancora in fondo al corridoio quando sentì il rumore di vetri che si infrangevano, che cosa stava facendo? Che cosa diavolo stava facendo Jason? Per un attimo Patricia si fermò e pensò di tornare indietro, nonostante quello che le aveva detto lui restava comunque l’uomo che amava, poi però il ricordo di quella conversazione tornò ad invaderla facendole scendere in fretta i gradini del palazzo.

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Capitolo 9
*** 9. ***


Il suo cellulare cominciò a suonare all’impazzata, voltandosi e guardando la radiosveglia che segnava l’ora Rylan Anderson imprecò piano, erano le tre del mattino, chi diavolo poteva chiamarlo a quell’ora?

Prendendo il telefono e leggendo il nome di suo figlio un blocco gli salì in gola:<< Jason… >> e si alzò mentre rispondeva per non svegliare Morgan che incredibilmente dormiva ancora:<< Avevi ragione sai papà…sono un fallimento… >> aveva bevuto, Jason aveva bevuto glielo sentiva dalla voce, strascicava le parole quando alzava il gomito e lui sapeva bene che c’erano dei fantasmi a tormentare la vita di suo figlio, fantasmi che Jason pensava di poter scacciare con qualche bicchiere di whisky. Dio adorava suo figlio e non voleva vederlo rovinato a quel modo, doveva fare in modo di farlo calmare:<< Che cos’è successo Jason? Dove sei? >> il silenzio dall’altra parte lo fece preoccupare, ma poi Jason parlò di nuovo:<< Sono pronto a farla finita papà, sono pronto ad andare all’inferno. Ti ho chiamato solo per salutarti e dirti che avevi ragione. Sono un fallito >> cercando di mantenere la calma per quanto possibile Ray si infilò un paio di scarpe, i jeans e una camicia mentre continuava a stare al telefono con suo figlio:<< Dimmi dove sei Jason >> << Che cosa ti importa, tanto sto per farla finita >> maledizione ma perché suo figlio doveva essere melodrammatico come sua madre? Anzi perché doveva essere drastico come lui!

<< Jason dimmi dove diavolo sei! Adesso! >> << Perché ci tieni tanto? >> mentre suo figlio parlava Rylan salì in auto e prese il vecchio segnalatore GPS che si era portato via di nascosto dalla polizia, l’aveva tarato sui cellulari dei suoi figli quando erano ragazzi per poterli scherzosamente tenere sotto controllo, non pensava l’avrebbe mai usato davvero e non a quel modo.

<< Maledizione avanti…dai… >> e tenendo il cellulare lontano dalla bocca mentre guidava imprecò mentre quell’aggeggio rintracciava il telefonino di Jason.

 

Mentre suo padre continuava a parlargli al telefono Jason guardava il cielo scuro sopra di sé, non sapeva perché era andato proprio lì, forse perché era il luogo dove aveva capito di essere innamorato di Patricia e dove Deus gli aveva detto di voler uscire con Gwen, tutto era cominciato in quella stupida scuola e lì tutto sarebbe finito…

Guardando di nuovo il proprio cellulare con suo padre dall’altro capo del filo che gli chiedeva incessantemente di non fare sciocchezze Jason rise piano, perché tra tutte le persone a cui poteva telefonare prima di buttarsi aveva chiamato proprio Rylan? Perché proprio suo padre che più di tutti gli aveva sempre reso la vita difficile? Perché se lui era quello che era lo doveva a quell’uomo irascibile e severo che era al telefono, Rylan lo aveva cresciuto facendolo diventare l’uomo che era e, manco a dirlo, era per la paura di dargli una delusione che Jason non aveva mai detto la verità sulla morte di Deus e, costi quel che costi, si sarebbe portato quel segreto nella tomba!

<< Sai papà…è stato un piacere parlare con te…eri proprio la persona che volevo sentire prima di… >> << Jason Charles Anderson, scendi immediatamente da quel parapetto >> Jason rimase interdetto per un attimo, la voce di suo padre non proveniva dal telefono che ancora teneva in mano, proveniva da dietro le sue spalle:<< Papà? Come hai fatto a… >> Ray si avvicinò bello come la morte e con in viso un’espressione determinata e fiera:<< Se credi che me ne starò qui a guardare mentre mio figlio fa la più grande cazzata della sua vita allora non mi conosci bene come credi >> << Come puoi impedirmi di farlo? >> lo sfidò con un sogghigno:<< Come ti ho impedito di fare ogni stronzata quando eri un bambino >> poi prima che Jason potesse capire fece un altro paio di passi e afferrandolo per un braccio lo tirò di peso giù dal parapetto:<< Ma che cazz… >> un altro schiaffo lo colpì, ma invece di farlo sentire un verme come con Trish, lo schiaffo di suo padre lo fece rinsavire e tornare lucido in un attimo:<< Che cavolo ti è saltato in testa si può sapere? Mi hai fatto prendere un colpo! >> Jason guardò il genitore in silenzio, poi chinando il capo si avvicinò al padre:<< Mi dispiace papà, scusami non volevo farti preoccupare ma… >> prima che lui potesse anche solo pensare di chiederlo Rylan gli gettò le braccia attorno alla schiena stringendolo forte in un abbraccio:<< Parlami Jason, dimmi che cos’è che ti tormenta >> << Non c’è niente che… >> << Sono tuo padre non mentirmi >> incapace di tenersi dentro ancora quel terribile peso Jason si lasciò cadere sul pavimento del terrazzo guardando suo padre con sguardo colpevole:<< È tutta colpa mia, quando è morto io… >> << Che cosa stai dicendo? Quando è morto chi? >> << Deus. La sua morte è colpa mia >> incapace di credere che suo figlio potesse centrare qualcosa con la morte del giovane Kyle Rylan gli si sedette vicino:<< Raccontami com’è andata >> << Sarai deluso da me papà >> Ray sorrise appena poggiando una mano sulla spalla del figlio:<< Non potrai mai deludermi, sarò sempre fiero di te Jason >> rincuorato dal bene incondizionato che suo padre gli manifestava Jason aprì la bocca e per la prima volta rivelò a qualcuno quel suo terribile segreto.

 

<< Jason? Che ci fai qui? >> e Morgan Anderson sorrise felice quando il mattino dopo trovò suo figlio seduto insieme a suo marito al tavolo della cucina:<< Ciao mamma…mi sono alzato presto e ho pensato di venire a fare colazione con te e papà, non ti dispiace vero? >> Morgan guardò suo marito e suo figlio che sembravano andare insolitamente d’accordo:<< Non vi siete uccisi o state per farvi fuori vero? >> Ray scosse il capo con una piccola risata e si alzò per baciare sua moglie su una guancia:<< Niente del genere tesoro mio, Jason è passato per un caffè e io mi sono preso il permesso di invitarlo a pranzo visto che è un po’ che non si fa vivo >> << Voi mi state nascondendo qualcosa ragazzi >> commentò Morgan poi avvicinandosi al figlio e baciandogli una guancia aggiunse:<< Ma sono ugualmente felice che tu sia qui >> Jason sorrise complice alzando gli occhi verso il padre che in silenzio pareva dirgli: respira, andrà tutto bene. Non sei solo.

<< Ah vengono anche tua sorella e Lucas a pranzo Jason, apparecchia per cinque >> lui raggelò al pensiero che quel momento era finalmente arrivato.

Aveva parlato molto con suo padre su quel tetto durante la notte e aveva deciso che prima di parlare con Trish avrebbe dovuto dire la verità a Gwen, sua sorella forse non lo avrebbe perdonato, ma sapeva quanto Amadeus aveva significato per lei e quindi glielo doveva.

<< Mamma…papà…siamo arrivati >> e sorridente come lo era sempre da quando aveva conosciuto Lucas Glass, Gwen entrò dalla porta di casa con il suo futuro marito restando immobile davanti a quello stangone favoloso di suo fratello che stava finendo di apparecchiare la tavola:<< Jason >> lui alzò il viso:<< Ciao Gwen >> lei incrociò le braccia sul petto:<< Che cosa ci fai qui? >> notando la voce astiosa della sorella lui capì che doveva aver incontrato o per lo meno parlato con Patricia:<< Quando l’hai vista? >> Gwen avanzò a passo di carica verso di lui:<< Stamattina, ma che ti salta in mente, come puoi… >> ma lui le bloccò la mano che lei aveva alzato per schiaffeggiarlo, due schiaffi erano già abbastanza e poi doveva parlarle finché aveva ancora il coraggio di farlo:<< Vieni con me >> << Dove? Che cosa vuoi fare? >> << Vieni con me >> le ripeté con calma, ma Gwen sembrava non volersi arrendere, così senza tanti convenevoli lui le mise un braccio sotto le ginocchia e l’altro sulla schiena sollevandola di peso e sorridendo all’espressione divertita di Glass.

<< Jason! Lasciami giù! Jason! >> << Dobbiamo parlare >> le ribadì di nuovo mentre con la spalla apriva la porta della sua vecchia camera e posava il suo prezioso carico sul letto:<< Che cosa stai dicendo? Che cosa stai… >> ma Jason chiuse la porta a chiave voltandosi poi di nuovo verso di lei.

 

<< Ho bisogno di parlare con te Gwen e ho bisogno che tu mi ascolti attentamente, finché non avrò finito >> sentendosi chiamare per la seconda volta Gwen e non con il solito Gwenny con cui suo fratello amava stuzzicarla lei lo guardò fisso preoccupata:<< Che cos’è successo Jason? Perché hai detto quelle cose a Trish? È incinta, non puoi davvero pensare che… >> << Fammi parlare, arriveremo anche a quello, ma devi ascoltarmi >> e le si sedette accanto prendendole le mani nelle proprie; capendo bene che qualcosa tormentava il suo adorato fratellone Guinevere sorrise accarezzandogli una guancia:<< Di cosa volevi parlarmi? >> lui alzò i begli occhi azzurri su di lei:<< Di Deus >> << Che cosa? >> la voce le si mozzò in gola, non voleva rivangare il passato, non voleva fare di nuovo quel terribile salto nel passato, non ora che era di nuovo felice…:<< Non è quello che pensi, mi dispiace immensamente che tu abbia passato tutti questi anni da sola, ma non è quello che ti voglio dire >> << E allora cosa? Jason mi stai spaventando >> lui chinò il capo poi si lasciò cadere con la schiena sul letto fissando il soffitto:<< È stata colpa mia >> << Cosa? >> << La morte di Deus, è stata tutta colpa mia >> Gwen lo guardava spaventata:<< Ma che stai dicendo? Avete avuto un incidente, l’auto ha preso fuoco e… >> << Abbiamo avuto un incidente sì, ma l’auto non ha preso fuoco, sono stato io >> << Che cosa vuol dire che sei stato tu? >> poi guardandolo impaurita aggiunse piano:<< Stai cercando di dirmi che… >> Jason scosse appena il capo sempre guardando il soffitto:<< No…Deus era già morto, io ho dato fuoco alla macchina perché non volevo che qualcuno scoprisse che cosa aveva causato la sua morte >> << Com’è morto? >> non lo stava accusando? Gwen non gli stava lanciando niente addosso e la sua voce non sembrava adirata, che cosa poteva miracolosamente essere successo? Non osava sperare in niente in quel momento…

<< Ti ricordo quando durante le prove per il rally di Melbourne Deus è andato a sbattere contro le protezioni e si è infortunato alla schiena… >> << Sì, gli avevano detto che sarebbe dovuto restare a riposo per quasi un anno, ma lui ha sorpreso tutti e… >> << Era drogato Gwen >> << Cosa stai dicendo? >> << Per poter guarire prima e tornare a correre ha cominciato a prendere un sacco di antidolorifici, all’inizio credevo che prendesse solo quelli che gli prescriveva il medico, ma poi un giorno ho guardato nella sua borsa e l’ho trovata piena di pasticche…l’ho affrontato e gli ho detto che se non voleva che spifferassi tutto a te o alla scuderia doveva smetterla con quella porcheria, doveva farla finita immediatamente o l’avrei denunciato >> << Ti ha promesso di smettere vero? >> << Certo che l’ha fatto, pensavo che le minacce sarebbero servite, ma poi il giorno dell’incidente quando si è avvicinato alla macchina ho visto che c’era qualcosa di diverso in lui, sapevo che aveva preso quelle dannate pasticche, sapevo che non era lucido, ho cercato di fermarlo, di non farlo guidare, ma non ha voluto ascoltarmi ed è salito in macchina, eravamo sulla curva dove abbiamo avuto l’incidente quando mi è crollato addosso morto, probabilmente un aneurisma o un ictus, non lo sapremo mai…ad ogni modo subito dopo la macchina è andata fuori strada, quando ho ripreso i sensi ho cercato di svegliarlo per tirarlo via dall’auto e mi sono accorto che era morto, sapevo che era morto per colpa di quelle pillole e non volevo che qualcuno lo scoprisse, non volevo che tu e Trish lo scopriste, così ho preso l’accendino che lui aveva nella tasca della tuta e sono uscito dalla macchina, c’era della benzina che usciva dal serbatoio, le ho dato fuoco e poi mi sono finto svenuto aspettando i soccorsi >> Gwen lo guardava immobile con le mani alla bocca:<< So che ho fatto una cosa tremenda e non smetterò mai di sentirmi in colpa per questo, ma sapevo quanto lo amavi, quanto Trish lo amava, avrebbe rovinato la sua memoria se si fosse saputo che cosa stava facendo, è sbagliato ma era il mio migliore amico e glielo dovevo, lui non avrebbe voluto altro… >> << Per questo ti senti in colpa? Per questo mi hai chiesto se avessi voluto che fossi morto tu nell’incidente? >> lui annuì in silenzio, sapeva di aver tolto l’uomo che amava a sua sorella e non poteva perdonarselo:<< Oh Jason! Ti voglio bene Jason >> e inaspettatamente Gwen gli gettò le braccia al collo:<< Che cosa? Ma io credevo che… >> lei gli baciò una guancia passandogli le mani nei capelli e stringendolo forte:<< Tu non hai fatto niente di male, Deus era già morto e io sapevo che c’era qualcosa che non andava in lui…sapevo che aveva qualcosa di strano…ora so cosa… >> poi guardando suo fratello negli occhi aggiunse:<< Tu non hai nessuna colpa, sei mio fratello e ti vorrò sempre bene, sempre >> << Dio mio Gwen! Non sai da quanto tempo stavo aspettando di dirtelo, davvero…avrei voluto farlo subito dopo l’incidente, ma poi ho pensato che mi avresti odiato e… >> << Io non ti odierò mai, mai >> lui le passò una mano nei boccoli biondi stringendola forte a sé:<< Adesso lo so. Ti voglio bene Gwenny >> << Anche io te ne voglio Jas >>

Dopo quella confessione restarono lì così, stretti uno all’altra con i loro respiri a scaldarli e i loro cuori palpitanti che si scambiavano affetto fraterno.

Alcuni minuti dopo Gwen guardò suo fratello accarezzandogli una guancia:<< Per questo hai detto a Trish quelle cose orribili? >> lui annuì:<< Non potevo permettere che stesse con me per il resto della sua vita senza sapere la verità >> << Lo so, ma devi andare da lei, devi dirle la verità >> Jason guardò sua sorella con paura:<< E se mi odiasse? Se non dovesse perdonarmi come hai fatto tu? >> Gwen posò la fronte sul petto di suo fratello poggiandogli poi una mano sul cuore:<< Tu non hai niente di cui farti perdonare, ci hai sempre voluto troppo bene, a me, a Trish e perfino a Deus, fino all’ultimo hai fatto quello che era meglio per lui anche se non se lo meritava >> << Mi aveva appena detto che ti aveva chiesto di sposarlo, prima che morisse, voleva darmi sui nervi credo >> << Gli avevo detto che ci dovevo pensare >> << Cosa? >> lei annuì:<< Ti ricordi quando mi hai detto che non era tutto oro quello che luccica? Sapevo che c’era qualcosa che non andava in lui, così gli ho detto che ci avrei pensato >> << Mi dispiace Gwenny, meritavi di essere felice >> lei inspirò il profumo di sandalo di Jason:<< Sono felice, adesso ho Lucas, sono felice come non credevo sarebbe mai successo >> lui le baciò i capelli sorridendo contro la sua testa:<< Certo che lo sei, te lo meriti >> << Vai da Trish >> gli ricordò lei dolce:<< Prima andiamo a mangiare, mamma si starà preoccupando >> << Poi andrai da lei >> Jason annuì guardandola di nuovo felice:<< Certo, la amo >> e quasi senza accorgersi di quello che aveva appena ammesso riaprì la porta della camera tornando in sala da pranzo.

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Capitolo 10
*** 10. ***


<< Ridimmelo >> Trish guardò Jason fermo sulla porta di casa sua con l'espressione più tetra e triste che gli avesse mai visto in viso, sembrava un cane bastonato che non mangiava e non dormiva da giorni anche se erano passate poco meno di ventiquattro ore dal loro litigio:<< Dirti cosa Jason? >> lui alzò gli occhi in quelli di lei:<< Dimmelo di nuovo >> solo in quel momento lei capì che si riferiva alla gravidanza, era per quello che avevano litigato e che tutto era finito, ma perché lui era lì ora visto che era stato proprio Jason a cacciarla da casa sua?

<< Perché sei qui Jason? >> << Dimmelo di nuovo, per favore >> fu quella supplica triste a farla decidere, non poteva sopportare di vedere il suo principe azzurro implorarla a quel modo:<< Sono incinta Jason >> gli ripeté con un debole sorriso e il cuore stretto in gola che batteva all'impazzata:<< Tu mi hai appena reso un uomo molto, molto felice Patricia Kyle >> e guardando il suo immancabile sorriso Trish capì che era sincero; poi Jason entrò in casa e aggiunse con voce tetra:<< Ma dopo che avremo parlato sarai tu ad odiarmi >> << Jason io non ti odierei mai...non... >> lui si sedette al tavolo del soggiorno e la guardò colpevole:<< Fammi parlare Patricia >> poi prendendo fiato si preparò a raccontare, per la seconda volta in quel giorno maledetto, la verità sulla morte del grande Amadeus Kyle, Gwen lo aveva perdonato e gli aveva ripetuto che non era colpa sua, ma Trish sarebbe riuscita a fare altrettanto?

 

<< Me lo avresti mai detto? Se non ti avessi detto del bambino mi avresti mai detto la verità? >> lui si guardò le mani giunte che aveva sul tavolo:<< Ad essere onesto non lo so, ho sempre avuto una paura folle di perderti, non volevo che tu mi odiassi per quello che avevo fatto >> la mano di Patricia stretta sulla sua gli fece alzare gli occhi in quelli scuri di lei:<< Sono incinta di tuo figlio Jason Anderson >> quella frase bastò più di mille spiegazioni e promesse, più di mille ti amo e di mille scuse:<< Ti amo Patricia, davvero ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo >> poi prendendole il viso tra le mani le baciò piano le labbra:<< Ti amo da tutta una vita e tutto quello che ti ho detto, tutto quello che ho detto sul fatto che sei speciale…era tutto vero…tutto…ogni singola parola >> lei sorrise:<< Sì, lo so >> << Scusa per le cose orribili che ti ho detto, non volevo costringerti a vivere con me dopo quello che avevo fatto, non volevo obbligarti a passare la vita con me solo perché aspettiamo un figlio e… >> << La vita con te? >> lui annuì dolce:<< Sì, tutto il resto della nostra vita…vuoi sposarmi Patricia Kyle? >> inutile dire che la risposta che poteva dargli era una soltanto:<< Sì Jason…sì… >>

Dieci minuti dopo sembrava tutto ormai solo un triste ricordo, guardando il suo fidanzato sorridendo Trish si lasciò andare contro il suo petto:<< Sono andata dal dottore stamattina >> Jas la guardò preoccupato:<< Cosa? >> << Sono andata dal dottore, avevo bisogno di sapere come andava la gravidanza visto che pensavo di dovermela cavare da sola e… >> lui sorrise accarezzandole il viso:<< Non sei sola amore mio, non più >> lei gli bacò una guancia:<< Non lo sono mai stata >> per tutta risposta lui le sollevò leggermente il bordo della T-Shirt baciandole la pancia piatta dove stava crescendo il loro bambino:<< Ti amo Jason Anderson >> era la prima volta che Trish gli diceva quelle parole e lui si sentiva decisamente bene ora che le aveva sentite:<< Ti amo Patricia Kyle >>

Due mesi dopo la vita non poteva più essere meravigliosa di così:<< Un maschio…è un maschio… >> e al settimo cielo come se avesse vinto alla lotteria Patricia si strinse a lui mentre uscivano dallo studio medico:<< Calmati, ha detto che c’è il 70% di possibilità, non è ancora sicuro >> lei rise di nuovo guardando la piccola ecografia che teneva in mano:<< Ma certo che è un maschio! Guardalo! È il tuo ritratto >> commentò poi lei avvicinando la foto con la piccola sagoma di suo figlio al viso di Jason:<< Ha solo tre mesi Trish, cambierà ancora e… >> << E diventerà bello e fantastico come il suo papà >> Jason sorrise baciandole i capelli:<< Ti ho già detto che ti amo da morire? >> lei lo strinse a sé:<< Oggi non ancora >> poi fece per replicare, ma lui aprendo la portiera della Maserati aggiunse:<< Allora rimediamo subito: vuoi venire a vivere con me? >> Trish si bloccò un attimo mentre Jason chiudeva la portiera aspettando che lui salisse in auto accanto a lei:<< Che cosa? >> gli domandò allora allarmata:<< Vuoi venire a vivere a casa mia? Passi già lì gran parte del tuo tempo, perché non possiamo rendere la cosa ufficiale? >> inutile dire che gli occhi le divennero immediatamente lucidi, maledizione la gravidanza l’aveva resa ipersensibile:<< Certo che lo voglio >> lui controllò la strada prima di immettersi nel traffico del tardo pomeriggio:<< Bene, allora passiamo da casa tua, cominciamo a prendere un po’ di cose >> Trish scoppiò a ridere e quella fu l’ultima cosa che Jason ricordò.

 

Sbatté più volte le palpebre, ma tutto intorno a lui era buio, la strada era deserta e una sottile pioggerellina cadeva dal cielo:<< Le sorelle degli amici non si toccano, era una regola semplice Jason >> lui si voltò di scatto sentendo quella voce roca ma credendo di sognare:<< Deus? >> e guardò il giovane sorridente che si stava avvicinando a lui in mezzo alla strada:<< Ciao Anderson >> << Ma com’è possibile…tu sei… >> << Morto? >> poi scoppiando a ridere aggiunse:<<  Certo che lo sono idiota! C’eri anche tu quando è successo! >> Jason chinò appena il capo:<< Mi dispiace, avrei dovuto impedirti di correre, di prendere quelle pillole, di… >> Amadeus sorrise poggiando una mano sulla spalla dell’amico, era insolitamente corporeo per essere un morto o una visione, o forse era Jason che era morto e ora era esattamente come lui:<< Non è stata colpa tua, ero troppo stupido ed orgoglioso per capire che stavo sbagliando e tu non potevi fare niente per fermarmi, ho buttato via tutto quello che avevo e mi sono meritato la fine che ho fatto >> << Ho bruciato la macchina, ho bruciato tutto perché non volevo che scoprissero che cosa ti era successo, non volevo che Trish e Gwen sapessero che… >> Deus sorrise, per la prima volta in vita sua sembrava più maturo dell’adolescente scapestro che era sempre stato:<< Sei stato un ottimo amico Jason, il migliore che io potessi avere…non ho mai fatto nulla per meritare la tua amicizia o per ricambiarla >> poi alzando gli occhi in quelli cielo di Jason aggiunse:<< Quindi voglio farlo ora…svegliati! >> << Cosa? >> << Hai appena avuto un incidente, svegliati stupido! Mia sorella ha bisogno di te! >> << Trish… >> mormorò Jason cominciando a ricordare cos’era successo:<< Sì, la tua fidanzata! Ha bisogno di te, svegliati! >>

 

Aprì gli occhi di colpo guardandosi intorno e mettendosi seduto: Patricia era stesa a terra a pochi metri da lui, era a pancia in giù e non si muoveva. La macchina distrutta a pochi metri da loro, chiunque li avesse investiti purtroppo aveva fatto in tempo ad andarsene.

Voltandosi di nuovo verso Trish ricordò di aver sentito lo schianto e, esattamente come aveva fatto con Deus, si era voltato per tirare fuori lei dall’auto.

Ci era riuscito con non pochi sforzi e fatica, ma maledizione lei non si muoveva! E se fosse stata? Dio il bambino! Non voleva nemmeno pensarci! Stava per sposarla, stava per diventare padre! Dio non poteva succedere davvero!

<< Trish rispondimi…Trish…ti prego resisti…non devi mollare…mi hai sentito? Non devi lasciarmi… >> e tenendo il corpo inerme della sua fidanzata stretto a sé Jason cercò di mantenerla cosciente fino all’arrivo dei soccorsi:<< Jas… >> lui sorrise tra le lacrime sentendo la voce di lei che lo chiamava:<< Sono qui…sono qui Patricia… >> lei sbatté le palpebre:<< Che cos’è… >> << Abbiamo avuto un incidente, andrà tutto bene, sta arrivando l’ambulanza, andrà tutto bene >> lei alzò debolmente una mano per toccarsi la pancia:<< Il bambino…il… >> Jason guardò verso il ventre di lei che sembrava non aver subito danni:<< Starete bene, starete bene tutti e due… >> poi baciandole la fronte cominciò ad accarezzarla piano:<< Rimani con me…guardami…rimani con me… >>

 

Mezz’ora dopo erano in ospedale, i paramedici avevano caricato Patricia su una barella e ora un equipe stava visitando lei e il bambino:<< Le ho detto che sto bene, non è niente >> e brontolando Jason cercò di scacciare la povera infermiera che cercava di mettergli i punti sulla guancia e sul braccio feriti:<< Mi lasci, davvero non ho bisogno di… >> << Jason! >> e la voce preoccupata di sua madre gli fece alzare gli occhi sui suoi genitori e sua sorella che lo guardavano preoccupati:<< Jason…che cos’è successo? Ho temuto che… >> e Morgan si avvicinò al figlio accarezzandogli il viso:<< Abbiamo avuto un incidente mamma, non ricordo altro… >> << Vi sono venuti addosso, ho parlato con l’agente Master e dai rilievi risulta che un’altra auto vi ha tamponato, stanno già cercando di ritracciare l’auto dai segni di vernice sulla tua Maserati >> gli spiegò suo padre:<< Trish…come sta Trish...il bambino… >> << La stanno operando, ha avuto una brutta frattura alla gamba e alla spalla, il medico ci farà sapere quando hanno finito >> << Il bambino…come sta il… >> << Non hanno saputo dirci niente, ma le hanno fatto una ecografia appena arrivati e sembrava tutto normale, però devono aspettare >> Jason annuì poi fece per allontanare di nuovo l’infermiera, ma la mano di sua madre sulla spalla bloccò ogni sua replica.

 

Intanto qualche piano sopra, all’interno della sala operatoria Patricia stava lottando con tutte le sue forze per uscire dalla coltre di buio in cui sembrava essere piombata.

 

<< Trish…Trish… >> lei voltò la testa a destra e sinistra per capire chi la stesse chiamando:<< Cosa...chi… >> << Sono io Trish… >> lei si voltò di scatto trovandosi la faccia sorridente di suo fratello a pochi centimetri dalla propria:<< Amadeus…che cosa ci fai qui? Sono morta? >> lui scosse il capo ridendo:<< No…hai avuto un incidente bambolina…sei in ospedale…eri con Jason… >> << Jason…dov’è Jason? Il mio bambino…il bambino non è… >> lui scosse di nuovo il capo e con una mano le accarezzò il viso, era così delicato quasi come una piuma:<< Il bambino sta bene, ma tu devi reagire, hai battuto la testa sorellina, devi reagire e riprenderti mi hai capito? Devi tornare indietro >> << Mi manchi Deus >> gli sussurrò tra le lacrime:<< Jason ti farà sentire meno la mia mancanza e anche il mio nipotino… >> << È vero quello che mi ha detto Jason? Perché l’hai fatto? >> << Prendere quelle pillole? Perché era facile e io ero un debole, ma tu sei più forte di me sorellina…sei più forte e devi combattere…reagisci… >>

 

Poi così com’era comparso Amadeus scomparve nell’ombra e lei tornò cosciente, sentiva le voci concitate dei medici e i suoi delle apparecchiature…che diavolo era successo?

<< Patricia…Patricia mi sente? Resti cosciente d’accordo? Andrà tutto bene… >> era la voce dolce di una donna quella che le sussurrava vicino all’orecchio:<< È in ospedale, andrà tutto bene…resista d’accordo >>

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Capitolo 11
*** 11. ***


<< Perché non gli hai detto la verità? >> domandò Gwen guardando il padre:<< Che cosa dovevo dirgli? Che Trish ha perso più volte conoscenza in ambulanza e che lei e il bambino sono attaccati ad un filo? Sai bene come reagirebbe tuo fratello >> Gwen chinò il capo avvicinandosi poi al padre perché Rylan la stringesse a sé:<< Sì, lo so…sono solo preoccupata per lui >> Ray fece per rispondere quando il suo cellulare cominciò a squillare e lui lo prese in mano:<< Anderson >> Gwen rimase a guardarlo, nonostante avesse lasciato la polizia da molti anni quel modo di fare era rimasto dentro di lui e infatti anche mentre parlava al telefono non aveva mai smesso di stringerla e di tenerla al sicuro:<< Sì ho capito. Manda qualcuno qui Dave, io vi aspetto al pronto soccorso >> il suo vecchio collega doveva avergli dato una risposta positiva perché lui si apprestò a ringraziarlo all’istante.

<< Che cos’è successo? >> << Hanno identificato il guidatore dell’altra auto >> poi accarezzando i capelli della figlia aggiunse:<< È Drew Morris >> << Cosa? >> e Gwen guardò il padre non credendo possibile che quell’uomo fosse così stupido da…:<< Ho parlato con Dave e sta mandando qui un paio di detective per raccogliere la deposizione di Jason e di Morris >> << Morris? >> << Sì, è stato portato qui poco dopo tuo fratello, l’ho visto prima ma non avrei mai pensato che… >> ma prima che uno dei due potesse aggiungere altro la voce adirata di Jason seguita da quella preoccupata di sua madre li fece tornare nel separé dove Jason seduto sul lettino stava fulminando l’infermiera imprecando tra i denti:<< Che cosa c’è? >> domandò Ray avvicinandosi al figlio:<< Non voglio niente, non voglio prendere antidolorifici o altro. Devo restare lucido >> Rylan guardò l’infermiera con la siringa in mano:<< È solo un blando sedativo, per diminuire il dolore delle ferite >> sapendo bene il motivo del ferreo rifiuto di Jason, Ray scosse il capo:<< Va bene così, lui non prende niente, se il dolore dovesse peggiorare la chiameremo >> la donna annuì sparendo dietro la tenda con la siringa.

Jason alzò gli occhi verso il padre per ringraziarlo, ma Ray lo precedette:<< Tu sei più forte >> << Trish come sta? >> << È ancora in sala operatoria >> ma proprio mentre stavano parlando un giovanotto con la divisa da medico si avvicinò:<< Jason Anderson? >> << Sì >> e Jason si voltò a guadarlo:<< Abbiamo appena finito di operare la signorina Kyle, ha perso conoscenza, ma adesso sta bene, tra poco finiranno di metterle i punti e la porteranno in camera, vi farò chiamare non appena sarà tutto a posto >> << E il bambino? >> il ragazzo fece un sorriso triste:<< Deve parlare con il dottor Kavanagh, sarà qui tra poco >> Jason annuì ben sapendo che fino all’arrivo del medico non avrebbe potuto fare nulla.

Voltandosi poi verso i genitori fece per dire qualcosa, ma un poliziotto si avvicinò con un taccuino in mano:<< Scusi se la disturbo ora signor Anderson, ma abbiamo bisogno di raccogliere la sua deposizione >> Jason guardò il padre poi tornò a guardare il poliziotto:<< Dobbiamo proprio farlo ora? >> l’uomo annuì mesto:<< So che il momento non è dei migliori, ma dal momento che anche l’altra persona coinvolta nell’incidente è qui…beh ecco… >> Jason tornò seduto dritto e guardò il padre sapendo bene che per il suo bene Rylan gli aveva nascosto quel piccolo essenziale dettaglio:<< Come qui? >> e guardando ancora il padre aggiunse:<< Tu sai già chi è stato vero? >> << Non è il momento di discuterne Jason, non adesso >> suo figlio tuttavia aveva preso la sua stessa cocciutaggine e quindi guardandolo duramente Jason ripeté:<< Chi? >> << Jason non è il momento per… >> ma poi una voce acida a pochi letti di distanza catturò la loro attenzione:<< Ma ha visto com’è ridotta la mia auto? Come può dire che è colpa mia? Andiamo ma in che paese maledetto sono capitato, non… >> guardando gli occhi di suo figlio Ray capì che Jason aveva riconosciuto l’interlocutore e aveva collegato tutto.

<< Scusatemi un attimo >> e scendendo dal lettino incurante di aver avuto un incidente solo un paio d’ore prima Jason si avvicinò al letto tirando la tenda e guardando negli occhi quella specie di pazzo invasato.

<< Dovevo saperlo che era opera sua >> commentò poi notando le ferite al viso e alle mani che Morris si era procurato nello scoppio dell’airbag:<< E tu che vuoi adesso? >> Jason lo guardò trattenendo a stento l’istinto di ucciderlo:<< Non so se te l’hanno detto, ma hai causato un incidente appena qualche ora fa >> Morris sbatté più volte le palpebre muovendosi al rallentatore, era palesemente ubriaco e nonostante la botta non era rinsavito granché:<< Ti rovinerò Anderson. Contaci. Rivelerò il tuo piccolo sordido segreto e sarai finito. Per sempre >> contrariamente a quanto tutti si aspettavano Jason non replicò, poi guardando l’agente aggiunse:<< Quando vuole sono pronto a rilasciare la mia deposizione >> e fece per voltarsi e tornare al suo letto quando Drew non seppe resistere alla tentazione:<< Mentirai anche stavolta? Cos’è dopo Kyle volevi uccidere anche sua sorella? >> inutile dire che ci vollero entrambi i poliziotti e Rylan per togliere le mani di Jason dal collo di Morris che, quasi paonazzo, ora stava riprendendo fiato con le mani sul viso:<< Non speri in una denuncia o roba simile signor Morris, anzi le consiglierei di imparare a tenere a freno la lingua, avrebbe meno problemi >> replicò Gwen con un piccolo sorriso:<< E qualsiasi cosa decida di pubblicare su mio fratello sappia che sarò ben felice di farle causa >> poi guardando il suo adorato gemello si strinse a lui abbracciandolo piano per evitare di stringerli le costole incrinate.

 

Tre ore dopo Trish voltò appena la testa sbattendo le palpebre:<< Jason… >> e guardò il fidanzato che, con il capo appoggiato sul materasso, dormiva accanto a lei seduto su una sedia:<< Ehi ciao… >> e lui alzò la testa sentendosi chiamare:<< Ciao…come stai? >> lui le baciò una mano stringendola tra le proprie:<< Io sto bene, tu come ti senti? >> Trish guardò il taglio suturato che lui aveva sulla guancia e quello ben più grosso che aveva sul braccio:<< Non è nulla, solo qualche punto, tranquilla >> lei non rispose subito analizzando il proprio corpo, poi voltando di nuovo la testa domandò piano:<< Che cos’è successo? >> << Abbiamo avuto un incidente, a quanto mi hanno detto ho rotto il vetro della macchina per tirarti fuori, tu hai perso conoscenza per un po’, eravamo preoccupati per il bambino >> solo in quel momento lei si ricordò della piccola creaturina che cresceva dentro di lei:<< Come sta? Il piccolo come sta? >> Jason sorrise accarezzandole la pancia:<< Ti hanno fatto un’ecografia, neanche un graffio, il nostro piccolo Deus è al sicuro… >> sentendolo chiamare il bambino con il nome di suo fratello Trish lo guardò titubante:<< Scusa…non volevo farlo…solo che… >> Jason sembrava in imbarazzo così fu lei a dare voce ai suoi pensieri:<< Vuoi chiamarlo Amadeus se sarà un maschio? >> lui annuì brevemente poi stringendole ancora la mano le spiegò:<< Io non ricordo nulla dell’incidente, ti ho tirato fuori dalla macchina ma non me lo ricordo, deve essere stata l’adrenalina, poi ho perso i sensi…non so quanto tempo sia passato, ma in quei momenti ho avuto una specie di visione…ho visto… >> << Hai visto Deus >> finì lei per lui e Jason la guardò a bocca aperta:<< Come lo sai? >> << Anche io l’ho visto, quando ero in sala operatoria, devo essere andata in arresto a quanto mi hanno detto, in quel momento ho visto lui accanto al tavolo operatorio che mi diceva di resistere, che dovevo tornare qui per te e per il bambino, che dovevo stringere i denti… >> senza aggiungere altre parole Jason si avvicinò al suo viso baciandola piano:<< E allora così sia…Amadeus Anderson >> Patricia sorrise accarezzando una guancia dell’uomo che amava:<< Amadeus Jason Anderson >>

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Capitolo 12
*** NOTE D'AUTORE ***


E siamo giunti alla fine.
Manca solo l'epilogo di questa storia che ho adorato in ogni suo momento; so che avrebbe potuto essere più lunga e magari più dettagliata in alcuni punti, ma era nata per essere breve e non me la sono sentita di cambiarla; ad ogni modo visto quanto mi sono affezionata ai personaggi di Jason e Trish ho deciso di aggiungere qualche piccola OS della loro vita sia prima sia dopo questa storia, un po' per non dimenticarmi di loro...le aggiungerò poi mano a mano come capitoli a parte. Grazie a tutti coloro che hanno letto, recensito e tutto il resto...a presto con l'epilogo...

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Capitolo 13
*** Epilogo ***


Ranch Anderson, quattro anni dopo

 << Ciao fratellone >> lui si voltò verso la porta d’ingresso del portico trovandosi occhi negli occhi con sua sorella:<< Ciao Gwenny >> e allungando una mano fece avvicinare la sorella prendendo il bicchiere di champagne che lei gli stava porgendo per poi tornare a guardare la tenuta di famiglia:<< Avresti mai detto che un giorno saremmo arrivati a questo punto? >> lei poggiò la testa sulla sua spalla sorridendo felice:<< Dove? Sposati e felici? Sì, ma non credevo sarebbe successo così presto… >> Jason voltò appena lo sguardo verso il soggiorno dove suo figlio giocava allegramente con Tobias mentre Lucas teneva tra le braccia la sua deliziosa figlia appena nata:<< Victoria è bellissima >> commentò poi guardando la sua meravigliosa nipotina:<< Ha preso tutto da suo padre >> commentò Gwen ammirando la figlia dai morbidi riccioli neri e gli occhi scuri che aveva già conquistato l’intera famiglia, vedendo poi Rylan che la guardava già rapito e pronto a dargliele tutte vinte Jason rise piano:<< Nonostante il nome è una Anderson fatta e finita, papà è già in suo potere >> guardando la loro magnifica grande famiglia anche Gwen rise piano: ne avevano passate tante nel corso degli anni, non ultimo il processo che aveva visto imputato Drew Morris per intralcio alla giustizia, favoreggiamento e lesioni con l’aggravante di abuso di alcol, ma ora tutto era finito e dopo tante battaglie era finalmente tornato il sereno e il sole splendeva nella loro vita come mai prima.

<< Deus è un bambino molto fortunato >> sentendo quelle parole Jason guardò la sorella perplesso:<< A costo di sembrare immodesto, perché dici così? >> Gwen gli baciò piano una guancia:<< Perché sei suo padre e so che farai di tutto per farlo vivere felice per il resto dei suoi giorni, tu sei fatto così: proteggi coloro che ami… >> Jason le accarezzò piano i capelli:<< Credevo mi ritenessi un dannato diavolo irresponsabile >> Gwen alzò i begli occhi azzurri in quelli identici del suo gemello:<< Oh ma tu sei un diavolo Jason Anderson, un diavolo dannatamente affascinante! >> risero entrambi tornando dentro casa nel calore di coloro che amavano.

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Capitolo 14
*** Extra 1 - Prime parole ***


Ho deciso di cominciare con un piccolo spezzato della vita di Jas e Trish dopo la nascita del piccolo Amadeus, solo un dolce momento di tenerezza di quest'adorabile famiglia...

Erano passati poco più di sette mesi dalla nascita di Amadeus e la vita per Jason e Patricia era quanto di più simile potesse esserci ad una favola; dopo la nascita del piccolo Trish era rimasta a casa in maternità e Jason aveva deciso di abbandonare, almeno per il momento, le corse per poter stare vicino alla moglie e godersi ogni singolo attimo di vita di quel piccolo angelo biondo dagli occhi azzurri, il suo piccolo ritratto ovviamente!

 

<< Jason… >> la voce di Trish lo riportò al soggiorno di casa mentre lui seduto sul divano guardava Amadeus che giocava allegramente sul tappeto con le sue macchine giocattolo:<< Jason, mi stai ascoltando? >> domandò lei avvicinandosi e poggiandogli una mano sulla spalla mentre lui si voltava a guardarla.

Era bella Patricia, anzi bella era un eufemismo, era la  donna più bella che avesse mai visto in tutta la sua vita e ora che era sua per niente al mondo l’avrebbe lasciata andare.

Fissando gli occhi in quelli scuri della moglie le sorrise per un istante tornando poi a concentrarsi sul figlio:<< Io avevo la sua età quando ho cominciato a parlare >> commentò poi dando voce a quel pensiero che gli ronzava nella testa già da qualche giorno, lui aveva all’incirca sette mesi e mezzo quando aveva detto la sua prima parola, Ferrari, ed era qualche giorno che si stava chiedendo quando anche suo figlio avrebbe fatto lo stesso, in fondo era un Anderson e stupire era una loro prerogativa:<< Deus è piccolo, dagli il suo tempo e vedrai che parlerà >> commentò Trish sedendosi sul divano accanto a lui:<< Gwenny ha parlato dopo di me, ci ha messo un buon mese in più per dire una parola che avesse senso e credo non me lo abbia mai perdonato >> commentò lui sorridendo ricordandosi quanto sua sorella a quel tempo l’avesse guardato con quei suoi occhioni azzurri colmi di invidia mentre lui apriva bocca e dava voce ad ogni singolo pensiero che gli passava per la sua mente di bambino.

<< Beh devo dire che ha recuperato notevolmente, non conosco nessuno che sia loquace e abbia il carisma di tua sorella >> Jas annuì ripensando a quel momento:<< Mamma mi ha raccontato che quando Gwenny ha parlato non ha semplicemente detto una parola, ma una frase intera…io avevo rotto un vaso giocando in soggiorno con il triciclo che mi aveva regalato nonno Matthew e quando mamma è venuta a vedere cosa fosse successo le sue parole sono state: è stato Jas >> Trish scoppiò a ridere:<< Oh mio dio! Adoro mia cognata! >> poi per evitare che Jason mettesse il broncio come un bambino gli baciò una guancia:<< Sai che ti amo vero? >> lui fece finta di arrabbiarsi:<< Donna perfida >> << Permaloso >> lo prese in giro lei accoccolandosi accanto a lui:<< Ad ogni modo devi avere pazienza amore, quando vorrà Deus parlerà >> << Come quando… >> ma non fece in tempo a finire la frase che Trish gli ricordò:<< È un Anderson, farà qualcosa solo quando vorrà lui >> sorridendo insieme a sua moglie Jason le baciò una guancia:<< Hai ragione amore mio, come sempre >> e, come ogni buon Anderson che si rispetti e con il tempismo perfetto che aveva immancabilmente preso da suo padre, Amadeus Jason Anderson si avvicinò ai genitori gattonando arrampicandosi poi sulle lunghe gambe di suo padre:<< Ehi piccolo… >> e perso dietro quegli occhioni azzurri Jason prese suo figlio tra le braccia scompigliandogli i riccioli dorati: << Allora Deus…mamma dice che non parlerai…che ne dici di far felice il tuo papà e dire qualcosa? >> davanti all’ostinazione di suo marito Trish scoppiò a ridere e poi fece il solletico al piccolo suscitando i gemiti eccitati del bambino:<< Perché non dici mamma…andiamo Deus fa vedere a papà quanto sei bravo…mam-ma… >> Jas guardò la moglie con aria di sfida, ma prima che potesse anche solo aggiungere una replica Deus si fece terribilmente serio guardando prima sua madre e poi lui, gli occhi di suo figlio che lo fissavano sembravano sondargli l’anima:<< Pa…p… >> poi stringendo i pugnetti e continuando a guardarlo fisso mormorò più convinto:<< Papà >>

Sia Jason sia Patricia restarono immobili per un attimo, poi lui scoppiò a ridere e baciò il figlio felice guardando la moglie allegro:<< Avevi ragione Trish…Amadeus è proprio un Anderson! >> lei fece la linguaccia alzandosi dal divano e andando in cucina per preparare il pranzo:<< Hai ragione Jas, Deus è ruffiano quanto suo padre! >> e mentre una calda risata riempiva il loft Jason strinse suo figlio al petto ringraziando il cielo di essere così fortunato.

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Capitolo 15
*** Extra 2- Come potrei? ***


Quando il giudice emise la sentenza di colpevolezza a carico di Drew Morris, Jason si voltò verso la sua gemella che lo guardava con un caldo sorriso:<< Che ti avevo detto? >> replicò Gwen con una risata, anche se la sua sorellina era quella brava e buona tra loro due restava comunque una Anderson e il suo desiderio di vincere e primeggiare nelle aule di tribunale era pari a quello di suo fratello di tagliare per primo la bandiera a scacchi:<< Sei il difensore migliore che si possa desiderare >> le ricordò abbracciandola:<< Sei mio fratello Jas, non avrei mai permesso che quell’idiota ti rovinasse >> lui la guardò con un lampo di tristezza negli occhi:<< Anche dopo quello che ho… >> Gwen scosse il capo e gli accarezzò una guancia:<< Tu non hai fatto nulla, non smetterò mai di ripetertelo se hai bisogno di sentirtelo dire >> << Era l’uomo che amavi Gwenny >> << Lucas è l’uomo che amo, Deus è stato il mio primo amore, ma ero una ragazzina con una cotta per il bello della scuola >> << Sei sicura che vada tutto bene? >> lei annuì:<< Certo che va tutto bene >> poi prendendo a braccetto il fratello aggiunse ridendo:<< Che ne dici di venire a pranzo con me Jas? Ho voglia di festeggiare >> lui annuì ed uscendo con lei dal tribunale le domandò con nonchalance:<< Devi festeggiare la tua vittoria o il fatto che diventerò zio? >> Guinevere si bloccò in mezzo alla porta d’ingresso del tribunale:<< Cosa? Tu come…come sai che… >> << Sei mia sorella Gwenny, ti conosco… >> poi sorridendo le diede un buffetto sulla guancia:<< Senza contare che stamattina hai divorato ben tre muffin al cioccolato di zia Julia e, per quanto so che li adori, tre sono davvero troppi >> lei scosse la testa sorridendo:<< Stai passando troppo tempo con Matt lo sai >> << Ehi non dare la colpa a me se quello stangone del tuo gemello è peggio di Sherlock Holmes, ok? >> commentò il medico in questione avvicinandosi insieme a suo fratello maggiore:<< Ciao ragazzi, credevo foste già andati via >> << E perderci la faccia di quell’idiota di Morris? >> replicò Lionel che, da quando aveva avuto a che fare lui stesso con il giornalista, moriva dalla voglia di spaccargli la faccia:<< Mad come sta? >> << È incinta Gwen, incinta al sesto mese e con le voglie, mi sta facendo impazzire >> << Ah…di che ti lamenti fratellone? Hai una moglie fantastica che tra poco sarà presa da tutt’altro genere di voglie, non ti preoccupare >> lo prese in giro Matthew mettendogli una mano sulla spalla e sorridendo.

Gwen e Jason guardarono i cugini finalmente felici di vederli di nuovo andare d’accordo come quando erano bambini: c’era voluta una sparatoria, due processi e la quasi morte di Lionel, ma alla fine i due giovani Anderson avevano risolto le loro divergenze e per la gioia di tutta la famiglia adesso andavano d’amore e d’accordo.

<< Sbaglio o qualcuno parlava di pranzare fuori? >> domandò poi Matt avvicinandosi alla sua macchina:<< Non hai un turno in ospedale geniaccio? >> lo rimbeccò suo fratello ridendo:<< No, giorno libero, avevo voglia di vedere quell’idiota messo in gabbia >> sapendo bene che cosa aveva fatto Matthew a Morris quando aveva scoperto che era lui il responsabile della sparatoria e del coma di suo fratello Lio si voltò sorridendo verso Gwen:<< Credo ti toccherà avere due imbucati al tuo pranzo cuginetta >>

 

Quel pomeriggio quando tornò a casa Jason trovò Patricia raggomitolata sul divano con il loro angelo sul petto che dormiva pacifico appoggiato al seno di sua madre:<< Ciao… >> sussurrò poi ben sapendo che era di vitale importanza che la piccola peste continuasse a dormire per poter dar loro un po’ di pace:<< Ciao >> replicò lei alzando appena il capo per ricevere un bacio da suo marito:<< Da quanto si è addormentato? >> domandò guardando il suo piccolo terremoto di che a due anni e mezzo era peggio di lui quando ne aveva diciassette:<< Un’oretta circa, comincio a non sentire più le gambe >> sorrise Trish guardandolo sedersi accanto a lei ed allungare le braccia:<< Passamelo >> lei lo guardò preoccupata:<< Jason si sveglierà e… >> lui fece spallucce sorridendo serafico:<< Dammi nostro figlio Trish >> lei obbedì mettendo le mani sotto le ascelle di Deus e passando a suo padre, incredibilmente il piccolo non batté ciglio, appena sentì il calore del corpo di suo padre si accoccolò sul suo petto prendendo con una manina un lembo della sua camicia e continuando a dormire pacificamente:<< Non so come ci riesci >> replicò lei alzandosi per sgranchirsi le gambe:<< Sono suo padre >> replicò Jas con semplicità, ma in realtà sapeva bene che Deus lo adorava e che si calmava quando era con lui perché nei primi mesi, per via dell’incidente che aveva costretto Trish su una sedia a rotelle per quasi un anno, era stato lui ad occuparsi del piccolo creando quella sorta di equilibrio che li aveva resi inseparabili.

<< Com’è andato il processo? >> domandò Patricia alzandosi per sgranchirsi le gambe:<< Morris è stato condannato, sarà espulso tra un mese e… >> ma lo squillo del telefono bloccò le loro parole e Trish andò a rispondere sentendo la sgradevole voce del manager di suo marito dall’altro lato, non poteva farci niente ma detestava Paul Wilka visto che da quando si erano sposati ed era nato Deus quell’arrivista non faceva altro che fare di tutto per far riemergere l’immagine di scapolo d’oro di suo marito.

<< Jason…è per te >> sentendo la voce acida di sua moglie Jason prese il cordless che lei gli stava porgendo con l’ombra di un sorriso sul viso:<< Ciao Paul >> sapeva che si trattava di lui, c’era solo una persona al mondo che Patricia proprio non poteva digerire:<< Jason…ragazzo mio! >> e per certi versi nemmeno lui, cominciava a stufarsi del suo modo di fare lo tollerava solo perché non aveva ancora trovato qualcuno che potesse rimpiazzarlo:<< Cosa vuoi Paul? Non è da te chiamare a quest’ora del giorno e comunque sono ancora in vacanza, il campionato riprende tra due mesi >> commentò poi sorridendo a Trish che si stava riprendendo Deus dal momento che quella sarebbe stata una lunga telefonata:<< Jason mio caro – dio odiava quando lo chiamava così – so che sei impegnato con la tua…signorina e… >> << È mia moglie Paul, la mia famiglia…mia moglie e mio figlio >> gli ricordò trattenendo un’imprecazione:<< Sì, sì certo, come vuoi…ad ogni modo ti ho chiamato per una cosa importante: ci sarà un galà a Sydney tra una settimana è un ricevimento di beneficenza a cui parteciperanno molti personaggi di spicco, è un’ottima vetrina e qualcuno ha fatto il tuo nome tra gli invitati >> Jason si spettinò i riccioli pensando a quanto odiava mettersi in smoking e partecipare a certi eventi, fortuna che c’era sempre Trish al suo fianco a migliorargli la serata:<< Qualcuno? Una volta eri più bravo ad inventare balle Paul >> << Mi preoccupo per te, il campionato si avvicina e tu devi essere ben introdotto e in vista per… >> << Io corro Paul, mi siedo dietro ad un volante e guido un’auto, non me ne frega niente di apparire o… >> << Sei quello che sei grazie alla pubblicità Jason, non dimenticare chi ti ha fatto diventare quello che sei >> lui si era fatto da solo, quando aveva deciso di lasciare i rally e cominciare a correre, all’inizio era un modo per sfogare la rabbia poi aveva scoperto che gli veniva praticamente naturale:<< Verremo al tuo stupido party Paul, ma sia chiaro che è l’ultima volta che… >> << Verrai >> lo corresse l’altro:<< Cosa? >> << Verrai, l’invito è solo per te >> allo sguardo rabbioso di nei suoi occhi azzurri Trish si avvicinò preoccupata:<< Non ho alcuna intenzione di venire da nessuna parte senza… >> << Ho in mente di farti incontrare un paio di sponsor e poi ci saranno da discutere i dettagli per il nuovo assetto della monoposto, Patricia si annoierà sicuramente, potrà resistere un paio di giorni senza… >> << Non intendo… >> ma la mano di lei sul suo braccio lo bloccò e il sorriso di Trish gli diede una risposta che non si sarebbe mai aspettato:<< Sei sicura? >> mormorò poi allontanando la bocca dal telefono:<< È solo per un paio di notti >> Jason annuì poi tornando a parlare con Paul definì i dettagli della partenza.

 

Due settimane dopo la notizia era su tutti i giornali: Jason Charles Anderson aveva una relazione extraconiugale nata in quel di Sydney ad un party di beneficenza.

 

<< Signora Anderson…signora Anderson ha una dichiarazione da fare? Che cos’ha da dire a coloro che affermano che suo marito l’ha tradita? Chiederà il divorzio? >> a quella domanda un sorriso si dipinse sulle labbra di Trish mentre accompagnava Gwen dal ginecologo, Lucas era impegnato in un processo d’alto profilo e Jason per ovvi motivi era volato a Melbourne per parlare con il suo manager:<< Dico che dovreste controllare meglio le vostre fonti signori, ora scusatemi ma devo fare la conoscenza di mio nipote! >> poi ridendo seguì Guinevere all’interno dello studio medico.

<< Ma come fai? >> le domandò l’amica e cognata mentre lei sfogliava distrattamente proprio una delle riviste che ritraevano la presunta relazione di Jas:<< A fare che? >> << A prenderla in questo modo, so che non c’è nulla di vero ma insomma…quegli sciacalli… >> Patricia sorrise:<< Sono solo cani in cerca di un osso, tra poco troveranno altro in cui affondare i denti >> << Jason che dice? >> << Sta sistemando la questione alla radice >> Gwen annuì:<< Sì, mi ha accennato qualcosa, so che ha chiesto aiuto a Lionel, ma non mi hanno detto i dettagli >> << Sei incinta non vuole farti preoccupare >> le ricordò Patricia, poi sorridendo aggiunse:<< Ad ogni modo stai tranquilla, tuo fratello sa esattamente quello che fa >>

 

Ed infatti Jason sapeva esattamente quello che faceva mentre firmava il contratto di rescissione con Paul Wilka:<< Stai commettendo un grave errore ragazzo mio, stai… >> Jason sorrise sprezzante:<< So quello che faccio Paul, hai giocato per troppo tempo con la mia vita, te l’ho sempre lasciato fare perché mi faceva comodo, ma adesso le cose sono cambiate >> << Perché? Perché quella ti ha messo il cappio al collo? Andiamo tu sei Jason Anderson, sei l’idolo delle masse, qualsiasi  uomo vorrebbe essere al tuo posto e qualsiasi donna vorrebbe infilarsi nel tuo letto, perché devi rovinare tutto questo per…per… >> gli mancavano le parole talmente odiava quella situazione:<< Continuerò a fare quello che amo anche da solo quanto alle donne nel mio letto, ce n’è una sola che voglio e che non smetterò mai di far felice, il resto è solo una piccola macchia senza importanza >> << Andiamo non puoi lasciarmi per questo, non puoi buttare tutto al vento per una piccola storiella, è solo un pettegolezzo, si sgonfierà ma intanto parleranno di te, i paparazzi sono sciacalli ma sono utili >> gli occhi di Jason erano di ghiaccio, non avrebbe cambiato idea e ora che finalmente poteva fare quello che da anni desiderava non si sarebbe tirato indietro:<< Non tornerò indietro Paul, te lo ripeto hai giocato con la mia vita per troppo tempo >> << È colpa di quella piccola strega, è lei che ti ha messo queste idee in testa >> Jason dovette conficcarsi le unghie nel palmi delle mani per resistere alla tentazione di prendere a pugni quell’imbecille:<< Mia moglie non c'entra niente con questa storia Paul, se fossi stato un po' più sveglio lo avresti capito da solo: non mi piace che si giochi con la mia vita >> Wilka lo guardò per un attimo indeciso se arrendersi o meno ma il suo orgoglio gli impedì di cedere senza un'ultima minaccia:<< Finirai nel nulla, non sei nessuno senza di me Jason, in breve tutti dimenticheranno chi era Jason Anderson e tornerai da me ad implorare perdono >> Jas sorrise serafico:<< Se arriverà quel giorno Paul, credimi sarò l'uomo più felice del mondo >> poi voltandogli le spalle lasciò l'ufficio.

 

Studio di Lionel Anderson, due settimane prima

<< Non ti fidi di lui cugino? >> domandò Lio guardando Jason che gli stava chiedendo di spiare il suo manager:<< Decisamente non mi fido di lui Lio, ha in mente qualcosa e voglio essere preparato quando accadrà >> << Cosa vuoi che faccia? >> Jas sorrise:<< Tienilo d'occhio, qualsiasi cosa faccia o con chiunque si incontri, quando avrai trovato qualcosa manda tutto a Trish, io sarò a Sydney per un paio di giorni >> Lionel aveva annuito prendendo nota delle informazioni su Wilka per poi salutare Jason.

<< Dimmi che hai del lavoro per me capo >> Lionel alzò gli occhi su sua moglie che lo guardava dalla porta dello studio:<< Mad…sei incinta…dovresti riposare e… >> lei sorrise complice entrando nella stanza:<< Riposarmi mi annoia Lio e poi chi sospetterà mai di una donna incinta per un pedinamento? >> lui sorrise scuotendo il capo mentre lei faceva il giro della scrivania per sederglisi in grembo:<< Tu sarai la mia rovina Madeline Light >> e le sorrise ricordando la volta precedente in cui avevano avuto quello scambio di battute:<< Anderson smettila di fare il maschilista e lasciami fare >> poi baciandogli il mento Mad sorrise dolce:<< In fondo ho imparato dal migliore no? >> lui le accarezzò la schiena con affetto:<< Lo faremo insieme, è mio cugino Mad è la mia famiglia >> lei annuì accarezzandogli una guancia.

Il mattino dopo il pedinamento a Wilka era cominciato e, proprio come sia Jas che Lio si aspettavano, non ci era voluto molto per capire che cosa avesse in mente quell’uomo.

 

Intanto Jason era partito per Sydney ed era da poco stato accompagnato nella suite che era stata prenotata per l’occasione:<< Spero che il soggiorno sia si suo gradimento signor Anderson, per qualsiasi cosa alzi pure il telefono e chiami l’interno 6, comunica direttamente con il responsabile del piano >> commentò il facchino preciso per poi fare un inchino e andarsene.

 

<< Dimmi che non è quello che sto pensando >> e Madeline guardò suo marito mentre Lio scorreva le foto che aveva scattato solo qualche ora prima:<< Non lo so amore, che cosa stai pensando? >> << Che quell’idiota ha pagato una donna per rovinare il matrimonio di Jason >> << Non so che cosa sia successo, ma Wilka ha dato a quella donna un bel po’ di contanti e l’indirizzo dell’albergo dove alloggia Jas >> << Andiamo non essere buonista Lio, anche tu sai fare due più due >> lui le baciò la tempia sospirando:<< Sì, so che hai ragione Mad, vorrei solo evitare la tempesta >> << Jason è preparato e quando avrà queste foto lo sarà anche Trish, andrà tutto bene >>

 

Come tutti si erano aspettati non ci era voluto molto prima che le foto arrivassero alle mani di Patricia e quando la notizia del tradimento di Jason era comparsa sui tabloid lei non si era minimamente stupita di vedere la stessa procace biondina che era ritratta nelle foto con Paul dichiarare di aver passato una notte di fuoco con suo marito.

 

Ranch Anderson, presente

<< Credi di farcela? Senza tutti gli agganci di Paul voglio dire >> e mentre erano seduti nel soggiorno degli Anderson dopo l'ennesimo pranzo di famiglia Trish diede voce ai suoi tormenti:<< Pensi che possa andare male? La maggior parte degli sponsor mi sono rimasti vicino e la compagnia mi ha appena rinnovato il contratto per altri sei anni >> poi baciandole la testa aggiunse:<< Credi che mi sia pentito di aver mandato al diavolo Paul? >> lei scosse il capo:<< No, ma credo che un giorno potresti pentirti dei vantaggi a cui stai rinunciando >> Jason guardò per un istante la sua famiglia riunita a bere il bicchiere della staffa, poi il piccolo Deus e infine tornò a posare gli occhi su di lei:<< Non mi pento di niente amore, come potrei? >> poi sorridendo dolce le baciò le labbra:<< Come potrei quando ho accanto l'amore della mia vita ed un figlio e una famiglia meravigliosi? >> e per Patricia quella risposta valeva più di mille altre spiegazioni, Jason Anderson era davvero un uomo eccezionale e per uno fortunato scherzo del destino era suo marito.

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Capitolo 16
*** Extra 3: Patricia – La donna che ha fatto innamorare Jason Charles Anderson ***


C’erano tante cose che Jason Anderson non avrebbe mai dimenticato: la morte del suo migliore amico per esempio o l’emozione che aveva provato vincendo la sua prima gara in F1, ma se c’era una cosa sopra tutte che gli sarebbe sempre rimasta impressa a fuoco nella mente era il giorno in cui si era innamorato di sua moglie; avrebbe potuto descrivere con precisione ogni singolo dettaglio di quel pomeriggio e mentre osservava le due più grandi gioie della sua vita giocare nel giardino del ranch si lasciò andare ai ricordi…

 

<< Dai amico…non vorrai lasciarmi solo con quelle… >> Jason aveva riso prima ancora che Deus finisse la frase:<< Quelle cosa? Andiamo Deus tu adori essere adulato dalle amiche di tua sorella, ti venerano >> sul viso dell’altro era comparso il suo solito sguardo furbo:<< Non posso negare che hai ragione Anderson, davvero…solo che da quando c’è Gwenny… >> << Non chiamarla così >> gli aveva intimato dal momento che non approvava la relazione tra il suo migliore amico e sua sorella:<< D’accordo Anderson, ma non cambia il fatto che da quando sto con Gwen non mi interessano le altre >> Jason scosse il capo sapendo bene che uno dei motivi principali che costringeva Amadeus Kyle alla monogamia era la sua costante vicinanza e il fatto che l’avrebbe ucciso se avesse fatto soffrire la sua sorellina:<< Ad ogni modo solo perché io non mi posso divertire non vuol dire che tu debba fare altrettanto >> Jason aveva spalancato gli occhi quasi strozzandosi con la propria saliva:<< Io cosa? >> domandò poi guardando il suo amico che guidava tranquillo verso casa sua:<< Andiamo Anderson non dirmi che non c’è nemmeno una di quelle graziose fatine che ti attira…voglio dire Cindy e Leslie… >> sentendo nominare le due migliori amiche della sorellina di Deus, Jason, scosse il capo:<< Hanno quattordici anni Kyle, io non mi faccio le ragazzine >>

Tuttavia dovette palesemente ricredersi quando, entrando nel soggiorno di casa Kyle, un piccolo tornado dai capelli neri e due enormi occhi da cerbiatto gli si gettò al collo sorridendo:<< Jason allora Deus ti ha convinto a venire! >> quando quel piccolo corpo caldo lasciò l’abbraccio Jason alzò gli occhi trovandosi davanti Patricia, la allora sorellina di Amadeus, con un vestito rosso a mezza manica e la gonna ampia che le arrivava al ginocchio, una piccola cintura di vernice dello stesso cremisi del vestito le fasciava la vita delineandone dolcemente la figura, ai piedi indossava un paio di décolleté nere dal tacco basso e una lunga treccia a lisca di pesce teneva in ordine i suoi capelli facendola assomigliare ad una bellissima e decisamente attraente principessa più che ad una fatina come spesso la chiamava Deus.

<< Ciao Patricia… >> mormorò poi sentendo la gola raspargli come se fosse cosparsa di carta vetrata, doveva trovare qualcosa da dire, doveva assolutamente aprire bocca e dire qualcosa di gentile prima che l’irrefrenabile voglia di baciare quelle labbra color cipria si impossessasse di lui:<< Buon compleanno >> mormorò a mezza voce cercando di restare calmo:<< Grazie Jason >> e lei si alzò in punta di piedi per posare le sue labbra delicate sulla sua guancia facendolo deglutire nervoso:<< Mi spiace di non averti portato un regalo ma Deus mi ha detto solo mezz’ora fa che… >> ma il sorriso di Trish lo bloccò:<< Sei qui, mi basta questo come regalo >> ma quando lui fece per risponderle la voce delle amiche di Trish che la chiamavano dal terrazzo per il taglio della torta rovinò l'atmosfera:<< Tu non vieni? >> gli domandò allora lei guardandolo con quei due occhioni spalancati:<< Vado a cercare tuo fratello, arrivo subito >> replicò ben sapendo che avrebbe avuto bisogno di qualche minuto per calmare gli ormoni e dimenticare il profumo di fresia che emanava Patricia e che lo aveva avvolto nel momento in cui lei lo aveva baciato…sfiorandosi la guancia per un istante si ritrovò a sorridere come un deficiente…dio quanto erano morbide quelle labbra?!

Quando Trish si era avvicinata aveva trattenuto il fiato, poi quei due petali di rosa si erano posati sul suo accenno di barba e lui si era ritrovato nel suo personale paradiso dove esisteva solo la deliziosa adolescente mora che ora insieme alle sue amiche si stava apprestando a spegnere le quindici candeline di una monumentale torta al cioccolato, sua zia Julia aveva preparato quella torta e lui era rimasto di sasso quando aveva scoperto che era per il compleanno di Patricia, quella era la sua torta preferita oltre che quella della festeggiata!

 

<< Dai Trish esprimi un desiderio! >> << Sì! Soffia ed esprimi un desiderio! >> si misero ad urlare felici le sue amiche mentre lei si abbassava sul dolce, che cosa poteva volere di più? Il suo desiderio più grande era in carne ed ossa nel suo soggiorno in un metro e ottantacinque di boccoli biondi e occhi di lapislazzulo, il suo unico desiderio era Jason Charles Anderson che ora la fissava con quegli occhi bellissimi e famelici resi scuri da qualcosa che lei, dati i suoi quindici anni, forse era ancora troppo ingenua per capire.

Poco prima di soffiare le candeline alzò gli occhi cercandolo tra gli invitati e in un istante i loro sguardi si incatenarono: Jason era appoggiato allo stipite della porta, leggermente distante dal resto del gruppo e non toglieva gli occhi da lei, sembrava leggerle l’anima o, come le ricordò la parte meno pudica e razionale di lei, semplicemente la stava spogliando immaginando cose che lei certo gli avrebbe permesso di fare senza alcun problema, era persa di quel diciasettenne da troppo tempo e non vedeva l’ora di averlo solo per sé.

 

<< Quando ti ho detto di divertirti non intendevo con mia sorella Anderson >> la voce di Deus gli fece voltare appena la testa verso il suo amico che era alle sue spalle:<< A parte il fatto che io non sto facendo niente con Patricia, devo ricordarti che tu e la mia gemella… >> Deus rise di gusto:<< Dio Jas così è troppo facile! >> poi continuando a ridere aggiunse:<< Avresti dovuto vedere la tua faccia! >> Jason lo guardò cercando di mantenere la calma, odiava Deus quando faceva quei giochetti, soprattutto quando questi comprendevano anche Patricia:<< Credi di essere divertente Kyle? >> Amadeus lo guardò non capendo la reazione dell’amico:<< Andiamo Jas sai che non me la prenderei mai con te, so che non faresti mai nulla con mia sorella, com’è che hai detto poco fa? >> poi sorridendo mellifluo aggiunse:<< Ah già: io non mi faccio le ragazzine, quindi posso stare tranquillo no, Trish è troppo piccola per te >> Jason cercò di dire qualcosa, ma vide nello specchio alle spalle di Deus qualcosa che gli spezzò il cuore: Patricia era in piedi dietro di lui con in mano due piatti con due fette di torta, era in silenzio ma i suoi occhi parlavano per lei , fece per voltarsi ma lei posando i piatti sul tavolino si voltò tornando velocemente dalle sue amiche.

Continuando a guardarla Jason seppe di aver perso ogni possibilità, non avrebbe mai potuto spiegarle che quella frase era solo l’ennesima battuta idiota di suo fratello e che lui non la considerava solo una ragazzina ma…poi passandosi una mano nei capelli sbuffò esasperato: chi voleva prendere in giro Trish non sarebbe mai stata sua  e uno dei motivi principali stava in piedi accanto a lui trangugiando la sua fetta di torta!

 

Da quella disastrosa giornata del suo compleanno erano passati ormai due anni, Deus era diventato un ottimo pilota di rally e il suo fidato secondo e navigatore era, ovviamente, Jason Anderson.

Quanto vederlo insieme a suo fratello attorniato da bellissime modelle e donne disposte a tutto per averlo facesse male al suo povero cuore innamorato solo Patricia lo sapeva, ma ogni volta che ripensava a Jason quella stupida conversazione che aveva origliato le tornava alla mente e quei tre anni di differenza tra loro diventavano un abisso.

<< Ciao Patricia >> lei si voltò trovandosi a specchiarsi nei due occhi azzurri su cui stava riflettendo:<< Ciao Jason >> mormorò piano cercando di fuggire quello sguardo da serpente ammaliatore:<< Che cosa ci fai qui fuori da sola? >> le domandò poi avvicinandosi anche lui alla ringhiera del balcone:<< Pensavo >> << Sai credo che domani mattina si renderà conto di quello che ha fatto >> commentò lui lanciando uno sguardo all’interno della casa dove Deus insieme ad un folto gruppo di amici stava festeggiando la loro ultima e recente vittoria:<< Come? Rendersi conto di cosa? >> lui abbozzò uno dei suoi meravigliosi sorrisi:<< Deus, domattina si renderà conto di che giorno è e verrà da te strisciando in ginocchio >> lei fece spallucce:<< Capisco che se ne sia dimenticato, la corsa, gli allenamenti…è normale che… >> << Io non ho mai dimenticato il compleanno di mia sorella >> mormorò Jason lanciando un’occhiata alla deliziosa biondina che sedeva accanto ad Amadeus:<< Siete gemelli, il giorno del suo compleanno è anche il tuo, sarebbe impossibile dimenticartelo >> << Sì, forse hai ragione >> poi avvicinandosi le accarezzò i capelli scuri dandole un bacio sulla fronte e facendole scivolare un piccolo pacchetto rosso tra le mani:<< Buon compleanno Patricia Kyle >> e lasciandola di nuovo sola tornò alla festa come se niente fosse.

 

<< Amore… >> Jason riaprì gli occhi guardando il sorriso radioso di sua moglie:<< Ciao >> mormorò poi baciandole le labbra e facendole spazio in modo che lei potesse sederglisi in braccio:<< A che stavi pensando? >> gli domandò accarezzandogli quell'accenno di barba bionda che la faceva impazzire:<< Ripensavo al tuo quindicesimo compleanno, a quando mi sono innamorato di te e a quando ti ho regalato questa >> le spiegò cominciando a giocherellare con la collana che lei portava al collo, un delizioso ciondolo a forma di mezzo cuore:<< Non ho mai capito perché tu me l’abbia regalato sai >> e per la prima volta dopo tanti anni Patricia diede voce ai suoi pensieri, aveva adorato quel regalo quando Jason glielo aveva dato sul balcone la sera dei suoi diciassette anni, ma non aveva mai capito il suo significato.

Jason le sorrise baciandole la punta del naso:<< Mi stai deludendo amore mio >> le mormorò poi contro le labbra e fece per baciarla, ma a quelle parole Patricia si scostò come scottata:<< Deludendo? Che cosa vuoi dire? >> inaspettatamente Jason si slacciò il polsino della camicia che indossava arrotolandosi la manica e mostrando a sua moglie un piccolo simbolo nero sul suo polso:<< Cosa c’è? So che hai quel tatuaggio, allora? >> lui avvicinò il polso alla collana di lei facendo combaciare perfettamente le due forme, praticamente il suo tatuaggio era un negativo del ciondolo:<< Ma cosa… >> << Me lo sono fatto il giorno dopo i tuoi quindici anni, ero così convinto che non ti avrei mai avuto e… >> poi stringendola a sé continuò a spiegarle:<< Avevo comprato quel ciondolo per dartelo, ma poi quella stupida conversazione con Deus continuava a tornarmi in mente, continuavo a ripetermi che mi odiavi che non mi avresti mai voluto e che sarebbe stato un regalo stupido, così mi sono fatto quel tatuaggio e ho tenuto quel pacchetto nella tasca della giacca per due anni prima di trovare il coraggio di dartelo, avevo pensato di poter avere una possibilità quella sera, di poterti avere e di poterti finalmente dire tutto, ma poi… >> ricordando bene cos’era successo sei mesi dopo il suo compleanno Patricia annuì triste:<< Poi Deus è morto >> << Sì, ho pensato che non meritavo il tuo amore dopo quello che era successo, ma tu sei sempre stata la parte mancante del mio cuore Patricia, sei sempre stata l’altra metà di me >> sentendo quell’ennesima dichiarazione d’amore Trish si strinse a lui in un abbraccio cercando di fermare le lacrime:<< Ti amo Jason, oggi come il primo giorno in cui ti ho incontrato >> lui le baciò la fronte come quella sera sul balcone:<< Ti amo Patricia >> e non ci fu bisogno di aggiungere altre parole perché finalmente le due metà di quel triste cuore solitario si erano riunite battendo all’unisono la loro gioia.

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