Il diavolo è affascinante di Grimilde Deveraux (/viewuser.php?uid=847303)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***
Capitolo 8: *** 8. ***
Capitolo 9: *** 9. ***
Capitolo 10: *** 10. ***
Capitolo 11: *** 11. ***
Capitolo 12: *** NOTE D'AUTORE ***
Capitolo 13: *** Epilogo ***
Capitolo 14: *** Extra 1 - Prime parole ***
Capitolo 15: *** Extra 2- Come potrei? ***
Capitolo 16: *** Extra 3: Patricia – La donna che ha fatto innamorare Jason Charles Anderson ***
Capitolo 1 *** 1. ***
<< Sono
incinta >> Jason la guardò di nuovo cercando
di cogliere un qualche accenno di sorriso o del fatto che stesse
scherzando, non poteva accadere davvero.
<< Jason
di’ qualcosa ti prego… >> la voce di
Trish era tremolante e i suoi occhi erano sull’orlo delle
lacrime:<< Sei sicura? >> lei si
passò le mani sul viso e poi nei lunghi capelli
scuri:<< Ho fatto quel maledetto test sette volte, sette!
Sono sicura >>
Charlton,
nove anni prima
<< Non
c’è niente di meglio, donne, alcol e soldi. Questa
sì che è vita >> e il suo migliore
amico lo guardò facendogli
l’occhiolino:<< Devo ricordarti che quella che
hai tra le braccia è mia sorella? >>
commentò Jason con un sibilo mentre l’altro
baciava avidamente le labbra della sua ragazza:<<
Smettila di fare il guastafeste Jason, non stiamo facendo niente di
male >> commentò Gwen con una piccola risata
mentre beveva il suo cocktail analcolico:<< Tu non starai
facendo niente, ma conosco quel pazzo meglio di te e so di cosa
è capace >> la rimbeccò lui
serio:<< Deus e io non abbiamo fatto niente
>> Jason fulminò l’amico a quelle
parole:<< Ehi dice la verità…fidati
del vecchio Deus >> commentò l’altro
con un sorriso:<< Non l’ho toccata con un
dito…anche se ci ho fatto un pensierino devo ammetterlo
>> a quelle parole Jason si spostò velocemente
mettendo una mano al collo dell’amico:<< Te lo
ripeto, non tirare la corda Deus, è mia sorella
>>
Melbourne,
sei mesi dopo
<< Che
cosa vuol dire che si è rotto la schiena, potrà
ancora camminare? Potrà tornare a correre? >>
e Jason guardò il medico che lo stava informando delle
precarie condizioni di Amadeus dopo il suo incidente durante un
allenamento in cui il suo amico come al solito aveva osato troppo.
<< Le
sue condizioni sono stabili e la lacerazione spinale non ha compromesso
le funzioni motorie, guarirà in una decina di mesi, ma deve
stare molto attento >> << Dieci mesi? Lei
è pazzo, io non ho intenzione di aspettare dieci mesi
per… >> e Deus cominciò ad
imprecare mentre Jason e un’infermiera cercavano di tenerlo
calmo:<< Se vuole tornare a camminare e soprattutto a
correre in macchina signor Kyle non ha alternative, dieci mesi e sono
già stato ottimista >> poi guardando
l’infermiera aggiunse:<< Somministrategli una
lieve dose di antidolorifici in modo che non senta dolore, io
ripasserò domattina per vedere come sta >>
l’infermiera annuì iniettando una lieve dose di
morfina nella flebo di Deus.
Rally di Perth, otto mesi dopo
<< Dieci
mesi! Ti avevo detto che quel medico era un pazzo >> e
ridendo sguaiatamente Deus guardò il suo migliore amico
mentre saliva a bordo della Citroen preparata che avrebbero dovuto
usare per il rally di quel giorno.
<< Deus
lascia che guidi io, sei uscito da poco dalla riabilitazione
e… >> ma il suo amico lo spinse via in malo
modo:<< Smettila di rompere Anderson, il pilota sono io,
tu limitati a quello che sai fare meglio d’accordo?
>> Jason lo guardò per un attimo titubante,
poi un dubbio gli attanagliò la bocca dello stomaco e lo
costrinse a poggiare una mano sulla spalla dell’amico
bloccandolo:<< Deus. Hai preso ancora quelle pillole? Sai
che non puoi guidare se… >> di nuovo il suo
compagno lo allontanò con un gesto della
mano:<< Smettila Anderson, falla finita. Sto bene
>> e salendo al posto di guida Deus mise in moto per poi
aggiungere:<< Allora? Ti decidi a salire o no?
>> sospirando rabbioso Jason salì dal lato del
passeggero sapendo bene che se fosse stato un uomo migliore avrebbe
denunciato già da tempo il suo migliore amico che, dopo il
suo ultimo incidente, aveva cominciato ad abusare di morfina ed
antidolorifici compromettendo notevolmente i suoi riflessi e le sue
abilità di pilota.
<< Ah
nel caso volessi saperlo Anderson…ho chiesto a Gwen di
sposarmi ieri sera >> commentò Deus con una
risata e Jason lo guardò allibito:<< Che
cos’hai fatto? >> << Ho chiesto a
quello splendido bocconcino di tua sorella di sposarmi >>
ripeté l’altro fiero:<< Dovrai
passare sul mio cadavere Amadeus Kyle >> <<
L’ho già fatto amic… >> e
come in un film Deus lasciò andare il volante mentre il suo
corpo inerme cadeva di lato addosso a Jason:<< Deus!
Maledizione Deus svegliati! >>
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Capitolo 2 *** 2. ***
La
prima cosa che vide quando riaprì gli occhi fu il suo amico
con la testa
sanguinante che ancora gli penzolava accanto.
Dovevano
aver preso una buca o roba simile dal momento che erano capottati in
una
scarpata, cercando di muoversi per slacciarsi la cintura Jason fu colto
da un
tremendo dolore al braccio e alla spalla destri, guardando poi la
posizione
innaturale del suo gomito capì di esserselo rotto.
<<
Deus…Deus… >> e scuotendo
l’amico cercò di farlo rinvenire, ma il suo
corpo ormai senza vita si muoveva come quello di un fantoccio di
pezza:<<
Maledizione Deus! >> poi sapendo bene che cosa sarebbe
successo se
qualcuno avesse scoperto dei problemi di droga del suo amico Jason
toccò nelle
tasche della sua tuta con la mano sana alla ricerca di un accendino;
Amadeus
fumava e aveva sempre un accendino con sé, c’era
una sola cosa che poteva fare
per preservare la sua memoria proprio come lui avrebbe voluto.
Allontanandosi
il più possibile dall’auto accese la fiamma
dell’accendino e avvicinandola ad
una piccola pozza di benzina lì accanto rimase a guardare
mentre il fuoco
divampava e l’auto bruciava, poi infilandosi
l’accendino nero nella tasca della
giacca si sdraiò a terra fingendosi privo di sensi mentre
attendeva l’arrivo
dei soccorsi.
Charlton, una settimana
dopo
<<
Oggi siamo qui riuniti per commemorare la scomparsa di Amadeus Kyle, un
ragazzo
che ci ha lasciato troppo presto, ma che ci ha lasciato facendo quello
che
amava. Le corse erano la sua vita come lo erano la sua famiglia e i
suoi amici…
>> le parole del pastore erano esattamente quelle che
Jason si era
aspettato, la sua piccola messinscena aveva retto alla grande e lui era
stato
visto solo come il fortunato superstite di quella tragedia.
Non
aveva dovuto sforzarsi nemmeno troppo per spiegare com’era
uscito dall’auto,
aveva dato la colpa allo shock e all’adrenalina e quindi se
l’era cavata alla
grande.
La
sola cosa che gli spezzava il cuore era vedere sua sorella e la sorella
di
Amadeus piangere per quella morte ingiusta.
Soffermandosi
più del dovuto a guardare Trish Jason si trovò a
desiderare di essere accanto a
lei per poterla stringere tra le braccia e asciugare le sue lacrime,
detestava
vederla soffrire e ora ad appena diciassette anni era totalmente sola,
Amadeus
era la sua sola famiglia se non si contava l’anziana zia che
li aveva
cresciuti, ma che ora era troppo vecchia per prendersi cura di una
ragazza alle
soglie della maturità.
<<
Jason…Jason stai bene? >> e la voce di Gwen lo
fece voltare verso sua
sorella che si era rannicchiata accanto a lui cercando di non
piangere:<<
Sì, sto bene. Stavo solo pensando a Trish >>
Gwen alzò gli occhi sulla
giovane che sedeva sulla panchina davanti a loro:<<
Sì, non oso
immaginare come possa stare >> buttò
lì lei fingendo una calma che lui
sapeva bene sua sorella non provava.
Gwen
era innamorata di Deus, pazzamente innamorata e sebbene lui
all’inizio non
avesse accettato quell’unione conoscendo il carattere
volubile dell’amico alla
fine era stato costretto ad ammettere che con lui Guinevere sembrava
davvero
felice; se solo Deus non fosse stato così idiota da
lasciarsi tentare dalla
dipendenza da oppiacei forse le cose sarebbero andate diversamente.
Poi
ricordandosi che era stato lui a lasciarlo guidare quel giorno,
nonostante
sapesse che l’amico non era del tutto lucido, Jason
rammentò nuovamente a sé
stesso la sua colpa e zitto nel suo dolore si punì per
quello a cui mai avrebbe
potuto porre rimedio.
Ranch degli
Anderson, presente
<<
Jason Charles Anderson ti sembra questo il modo di presentarti qui?
>> e
suo padre lo guardò con le braccia incrociate sul
petto:<< Che cosa c’è?
Sono qui, non era quello che volevate? >>
commentò lui biascicando piano
e sfidando apertamente Rylan:<< Jas ma che ti succede?
Sei ubriaco…
>> e sua madre lo guardò con gli occhi pieni
di preoccupazione:<<
Sto bene mamma, ho solo bevuto qualche goccetto durante
l’aperitivo >>
<< Sei sbronzo razza di imbecille! >> e Ray
prese il figlio per un
braccio trascinandolo nella camera di Jason di quando era
bambino:<<
Lasciami! Non ho dieci anni, non puoi dirmi cosa fare >>
suo padre lo
guardò rabbioso e trattenendosi a stento dalla voglia di
strangolare
quell’idiota di suo figlio:<< Solo
perché hai l’età per bere non vuol
dire che tu debba ubriacarti sistematicamente ogni volta
>> << Io
non mi ubriaco ogni volta paparino…e sono comunque lucido,
ho solo bevuto un
paio di birre con gli amici >> << Non ti
muovere da qui, non osare
venire di là conciato così, è il
compleanno di tua madre e vorrei che tu fossi
sobrio e lucido quando le farai gli auguri e l’abbraccerai,
quindi fattela
passare! >> poi proprio come se suo figlio fosse tornato
adolescente
Rylan si avvicinò alla porta chiudendosela dietro
lasciandolo solo.
Mentre
se ne stava solo seduto sul letto Jason ripensò alla sera
prima, era andato al
party della sua scuderia…non ne aveva molta voglia, ma
sarebbe sembrato strano
se il primo pilota non avesse fatto almeno una comparsa per il bene
degli
investitori che amavano sentirlo parlare dell’adrenalina che
ti sale quando
prendi una curva a 300 all’ora o di cosa si prova a tagliare
per primi il
traguardo.
La
serata era stata noiosa come ogni altra, ma lui ormai ci aveva fatto
l’abitudine; sorrideva, salutava, conversava un po’
e appena possibile spariva
solo o in compagnia per tornarsene nel suo buco di periferia.
<<
Jas va tutto bene? >> sentendo la timida voce di sua
sorella lui alzò gli
occhi:<< Ciao Gwenny…sto bene >>
lei fece una smorfia al nomignolo
con cui lui la chiamava fin da piccoli, poi avvicinandosi si sedette
sul letto
accanto a lui:<< Hai bevuto di nuovo? >>
lui guardò la sorella
esasperato:<< Non ho problemi con l’alcol, sto
bene >> << È
il compleanno di mamma e tu sei ubriaco, ho sentito papà che
urlava >>
<< Papà esagera >> lei gli
strinse la mano guardandolo negli
occhi:<< Si preoccupa per te…esattamente come
tutti noi >> vedendo
la sorella che lo guardava con tanto affetto lui si sentì
tremendamente in
colpa, in parte era colpa sua se Amadeus non c’era
più e sua sorella era sola e
senza l’uomo che l’amava al suo
fianco:<< Perché ti preoccupi per me?
>> a quella domanda assurda lei lo guardò come
se fosse pazzo:<<
Sei mio fratello, ti voglio bene >> Jason
restò in silenzio per un
istante, poi forse a causa delle cinque birre che aveva in corpo diede
voce ai demoni
che lo tormentavano:<< Hai mai pensato che sarei dovuto
morire io al
posto di Deus? >> << Che cosa?
>> e gli occhi di Gwen
espressero in un attimo tutta l’angoscia che avrebbe provato
se lui fosse
morto:<< Hai mai desiderato che fosse stato Deus a
salvarsi? >> lei
lo abbracciò stretto passandogli una mano nei capelli biondo
scuro:<< Ho
sempre voluto che vi salvaste entrambi, non avrei mai barattato la sua
vita con
la tua, non posso pensare che avrei potuto perdere anche te, non
l’avrei mai
sopportato >> << Mi dispiace
Gwenny…davvero mi dispiace…tu e lui…
>> lei si asciugò in fretta le lacrime
accarezzando la guancia del
fratello:<< Non ci pensare più ok. Ormai
è passato tanto tempo, dobbiamo
andare avanti e qualsiasi cosa succeda io ti vorrò sempre
bene, hai capito?
>> poi alzandosi in piedi e porgendo la mano al gemello
aggiunse:<<
Andiamo di là? Mamma ti aspetta per pranzare
>> Jason fece
spallucce:<< Papà mi ha messo in castigo
>> lei gli strinse la
mano:<< Sai controllarti benissimo, dai vieni
>>
Di
nuovo solo al volante della sua Grancabrio quella sera Jason si
ritrovò a
pensare a com’era cambiata la sua vita in quegli anni: dopo
l’incidente la
scuderia gli aveva proposto di prendere il posto di Deus come pilota,
ma deciso
ad allontanarsi il più possibile dall’ombra
ingombrante del suo amico lui aveva
rifiutato entrando nel circuito della Formula 1.
A
sua madre era venuto un colpo quando glielo aveva detto, ma quella era
la sola
cosa che aveva trovato per stare bene, sentire la velocità e
il rischio erano
il solo modo in cui poteva tenere sotto controllo la paura e i ricordi.
Una
volta di nuovo nel soggiorno di casa lui fissò la bottiglia
di whisky che
campeggiava sul tavolo del soggiorno, era già a
metà e probabilmente prima
della fine della serata l’avrebbe finita.
Alzando
poi gli occhi sulla foto di lui e Amadeus alla loro prima vittoria
prese un
bicchiere e versandosi una generosa dose di liquore
aggiunse:<< Alla tua
vecchio bastardo >> ed ingollando il superalcolico in
poco più di un
sorso prese di nuovo la bottiglia in mano.
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Capitolo 3 *** 3. ***
<<
Signorina Kyle…signorina…guardi che
cos’ho fatto… >> e con un gran
sorriso Molly, una bambina della sua classe, si avvicinò con
un grande foglio
su cui era disegnato un cagnolino giallo e verde che in qualche modo
sorrideva
ad un sole blu:<< Ma è bellissimo
Molly…davvero molto bello. Adesso lo
teniamo da parte e lo facciamo vedere alla mamma quando viene a
prenderti ok?
>> la bambina sorrise felice e lasciando il disegno alla
maestra tornò a
giocare con le amichette.
<<
Sei davvero fenomenale con loro, ma come fai? >> e la sua
migliore amica
e collega, Jordan, le sorrise dalla porta:<< Sono
adorabili, non ci posso
fare niente, impazzisco per i bambini >>
l’altra sorrise:<< Sì, ti
viene naturale…saresti una madre meravigliosa
>> Trish fece per rispondere
quando il bidello si avvicinò con un piccolo
sorriso:<< Signorina Kyle,
c’è una visita per lei >> guardando
l’ora Trish si chiese chi potesse
venire a trovarla sul lavoro a metà del suo turno, ma quando
alzò gli occhi e
vide il dio dai riccioli bronzo che si avvicinava il suo cuore
mancò un
battito.
<<
E quel fusto da urlo chi è? >> le
domandò Jordan mangiandosi con gli
occhi il nuovo arrivato:<< Ciao Trish >> la
salutò lui con un
sorriso:<< Jason >> commentò lei
fuggendo i suoi occhi
azzurri:<< Piacere io sono Jordan >> si
presentò l’altra allungando
una mano per stingere quella di lui:<< Jason Anderson
>> collegando
nome e viso Jordan rimase di sasso:<< Quel Jason
Anderson? Il pilota?
>> lui fece spallucce tornando a guardare
Trish:<< Sono io >>
<< Wow…Patricia non mi avevi detto che
conoscevi Jason Anderson >>
Trish lo guardò di sfuggita:<< Era un caro
amico di mio fratello, ci
conosciamo da anni >> Jordan fece per replicare quando la
campanella
segnalò la fine della merenda e lei fu costretta a tornare
in classe.
<<
Devo andare Jason…scusa ma mi hai preso in un brutto momento
e… >>
<< Volevo solo dirti che settimana prossima ci
sarà il rally in onore di
Deus >> << Non vengo alle corse lo sai
>> lui la guardò
triste e con profonde occhiaie che gli solcavano i lineamenti del
viso:<<
Sì, ma mi hanno chiesto di presenziare all’evento,
vogliono istituire un premio
in nome di Deus >> lei lo fulminò con lo
sguardo:<< C’è bisogno di
dare un premio alla sua morte? >> sentendo la sua voce
triste e rabbiosa
Jason si odiò per essere la causa di quel dolore e non poter
far nulla per
lenirlo:<< Lo so cosa vuoi dire, ma è un modo
per ricordarlo e… >>
<< Correrai anche tu? >> chiese lei sapendo
bene che gli
organizzatori glielo avrebbero chiesto:<< Me lo hanno
proposto, ma non ho
ancora deciso >> replicò lui e Trish
capì che era sincero, Jason non
aveva mai smesso di correre in macchina, ma da dopo
l’incidente non aveva mai
più partecipato ad un rally o fatto quel tragitto dove il
suo amico ci aveva
rimesso la vita.
<<
Devo andare Jason, scusami ma mi aspettano >>
<< Verrai alla corsa?
>> << No, non voglio rivivere quei momenti
>> poi non
preoccupandosi di rispondergli ancora lo lasciò
lì solo tornando ai suoi
alunni.
<<
Lui ti direbbe che le rose sono cose da donne >> e una
voce profonda alle
sue spalle la fece sobbalzare mentre lei sistemava un mazzo di rose
gialle
sulla tomba di suo fratello:<< Jason >> e
guardò il bel pilota di
sfuggita prima di tornare a guardare la lapide; erano passati poco
più di due
giorni da quando lui le aveva detto della gara e da quel momento lei
non aveva
fatto altro che pensare al giorno in cui suo fratello era morto.
<<
Non volevo spaventarti, scusa >> lei scosse il capo
muovendo i capelli
neri avvicinandosi:<< Che ci fai qui? >>
lui si avvicinò con le
mani nelle tasche dei pantaloni su misura gettando
un’occhiata alla foto
sorridente di Amadeus:<< Ogni tanto vengo a trovarlo,
giusto per
ricordarmi com’era averlo intorno >> che poi
andasse lì per alleviare il
suo senso di colpa era un altro discorso e Trish non avrebbe mai dovuto
saperlo.
<<
Deus diceva che eri come un fratello per lui…
>> commentò lei:<<
Deus lo diceva per farmi stare buono visto che usciva con mia sorella
>>
le ricordò ridendo appena:<<
Sì…forse hai ragione >> poi
sospirando
lei aggiunse piano:<< L’ho sempre invidiato
sai…lui aveva Gwen, aveva te…
>> << Che cosa vuoi dire? >>
le domandò incuriosito da quel
paragone:<< Beh voi tre eravate praticamente una cosa
sola, io ero la
sorellina piccola e rompiscatole >> << Non
eri una rompiscatole
>> precisò Jason ricordando il giorno in cui
aveva scoperto che quello
scricciolo che rispondeva al nome di Patricia Kyle da bambina con le
treccine
era diventata una splendida ragazza:<< No, ma Deus non mi
voleva intorno,
diceva che ero troppo piccola per uscire con voi >>
ricordandosi dei
pensieri ben poco ortodossi che lui aveva fatto su di lei per molto
tempo
finendo anche per fare a botte con il suo migliore amico Jason
sorrise:<<
Tuo fratello era solo geloso, non voleva che io ci provassi con te.
Diceva
sempre che le sorelle degli amici non si toccano >> Trish
lo guardò
stralunata:<< Che cosa? Ma se lui e Gwen…
>> << Le regole
valevano per gli altri, per lui no >> <<
Era un idiota, tu non ci
avresti mai provato con me >> Jason sorrise poi tornando
serio
aggiunse:<< So di chiederti molto, ma vorrei che venissi
con me domenica
al rally >> << Perché?
Perché vuoi che venga e perché vuoi andarci?
>> lui piantò gli occhi in quelli di
lei:<< Ho deciso di correre >>
<< Che cosa? >> <<
Correrò la gara >> sul viso di Trish
si dipinse la paura al ricordo di quello che era successo a suo
fratello:<< Non verrò a vederti rischiare il
collo >> << Non
c’è nulla di cui preoccuparsi, è solo
una corsa >> << Jason non sei
costretto a farlo…non devi dimostrare niente a nessuno
>> << Non lo
faccio per quello, voglio farlo >> <<
Allora io non verrò >>
<< D’accordo come vuoi >> poi
voltandole le spalle con un ultimo
saluto Jason la lasciò di nuovo sola davanti alla lapide di
suo fratello.
<<
Stai attento, va bene? Non voglio che ti accada qualcosa di brutto
>> e
Gwen strinse forte il fratello soffocandolo nel suo
abbraccio:<< Andrà
tutto bene Gwenny, tranquilla >> lei lo guardò
decisa a non
demordere:<< E va bene, starò attento
>> concesse lui alla fine
baciandole la fronte:<< Ti voglio bene Jason
>> lui sorrise poco
prima di infilarsi il casco e salire in macchina:<< Anche
io te ne voglio
sorellina >> poi mettendo in moto la Ford Fusion che la
sua scuderia
aveva preparato apposta per l’occasione ingranò la
marcia dirigendosi verso la
linea di partenza.
<<
Gwen! Gwen! >> la giovane miss Anderson si
voltò sentendosi
chiamare:<< Trish, che ci fai qui? >> e lei
guardò la sorella del
suo ex fidanzato preoccupata:<<
Dov’è Jason? >> Gwen
indicò le
macchine allineate pronte a partire:<< La terza macchina
da sinistra
>> il cuore di Patricia mancò un battito
vedendo l’auto nero carbone con
gli sponsor attaccati ovunque:<< Allora lo
farà davvero >> Gwen si
strinse nelle spalle:<< Non ha voluto sentire ragioni, ha
detto che era
una cosa che doveva fare assolutamente >>
<< Credi che corra dei
rischi? >> domandò Trish nervosa al pensiero
che a quel fantastico uomo
potesse succedere qualcosa di male:<< Non lo so, ma Jas
è un ottimo
pilota e io mi fido di lui, so che starà attento
>> Patricia fece per
rispondere quando una sirena assordante annunciò la
partenza…
Una
nuvola di polvere si sollevò quando le auto si lanciarono
sul rettilineo a
tutta velocità e lei trattenne il fiato finché
non vide sui maxischermi l’auto
di Jason che, in testa alla gara, correva veloce e sicura verso il
traguardo.
<<
Che ci fai qui Trish? >> le domandò poi Gwen
ad un certo punto
distraendola dalla corsa che seguiva con il fiato in
gola:<< Jason è
venuto a trovarmi qualche giorno fa…mi ha detto della gara e
del premio che
avrebbero dedicato a Deus >> Gwen sorrise appena tornando
a guadare le
auto:<< Jas non voleva nemmeno correre, non so
perché all’ultimo ha
cambiato idea >> all’improvviso poi un urlo
proveniente dal commentatore
fece alzare gli sguardi di tutto il pubblico sugli schermi.
|
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Capitolo 4 *** 4. ***
Jason
strinse forte il volante mentre una Toyota Prius rosso fuoco lo
fiancheggiava
andandogli addosso di proposito.
Guardando
di sfuggita l’auto Jason intravide il pilota: Steve Grayman,
il più accanito
rivale di Deus e ora suo dal momento che quell’idiota credeva
che lui e Deus
gli avessero fregato molte vittorie e contratti importanti.
<<
Vai al diavolo Grayman! Fatti da parte >> e giocando con
la frizione e il
cambio Jason cercò di mantenere il controllo
dell’auto.
<<
Fatti da parte Anderson! Farai la stessa fine del tuo amichetto, stanne
certo!
>> strano come nonostante il rombo dei motori sentisse
chiaramente le
urla di quell’idiota.
Sorridendo
determinato Jason cambiò marcia affondando poi il piede
sull’acceleratore:<< Certo…ti
piacerebbe >> e senza preoccuparsi di
altro sorpassò il suo rivale continuando la sua corsa.
<<
Ed ecco le auto in un testa a testa a pochi chilometri dal traguardo.
Jason
Anderson è ancora in testa… ma signori! A quanto
pare la tradizione
continua…Steve Grayman è a pochissima distanza,
ecco che tenta un altro
sorpasso. Grayman sembra determinato a vincere ad ogni costo.
Attenzione
signori attenzione! >> e mentre l’anchorman
descriveva la scena Trish
rimase con il fiato sospeso mentre un idiota su un’auto rossa
si avvicinava a
Jason tamponandolo volontariamente.
Stava
per finire male! Sapeva che stava per finire male! Avrebbe perso anche
lui,
esattamente come aveva perso Deus.
Sarebbe
successo di nuovo.
Poi
quasi per magia l’auto di Jason inchiodò
nell’esatto momento in cui il suo
avversario si stava preparando di nuovo a colpire.
La
botta gli avrebbe fatto male, ci avrebbe rimesso la spalla o per lo
meno si
sarebbe procurato un bel livido, ma doveva far smettere
quell’imbecille e con
uno spavento del genere Grayman ci avrebbe pensato due volte prima di
giocargli
scherzi del genere, lui contrariamente a Deus o a chiunque altro non
aveva
paura di farsi male e non aveva nulla da perdere.
<<
Ma è pazzo? Che cosa sta facendo? >> e
Patricia guardò Gwen che non
staccava gli occhi dallo schermo impaurita a sua volta.
Il
botto riecheggiò tutto attorno poi incredibilmente illesa se
non per
un’ammaccatura al lato posteriore la Fusion a
velocità un po’ inferiore al
normale, tagliò il traguardo sotto all’arbitro che
sventolava la bandiera a
scacchi.
<<
Jason! Jason! >> e la voce di sua sorella lo fece voltare
verso Gwen che
gli correva incontro con i lunghi boccoli biondi che le danzavano
davanti al
viso:<< Stai bene? Sei impazzito? >> lui
allargò le braccia
stringendo forte la sorella:<< Sto bene, mi sono spostato
un po’
all’ultimo momento, non è successo nulla
>> << Potevi farti male,
non farlo mai più...mi hai fatto venire un infarto
>> lui le accarezzò il
viso sorridendo:<< Sto bene Gwenny…sono qui
>> poi sollevando gli
occhi azzurri incontrò quelli scuri di Trish che lo guardava
a pochi metri di
distanza, immobile e con il cuore in gola.
<<
Trish… >> sussurrò poi e Gwen
alzò il viso per guardarlo:<< Ci
siamo spaventate tutte e due…Trish era…
>> ma entrambi la cercarono
costatando che la giovane signorina Kyle era sparita nella folla.
Alcune
ore dopo più sobrio di quanto pensasse Jason
tornò nel suo appartamento, aveva
resistito finché aveva potuto a quello stupido party dove la
gente non faceva
altro che chiedergli che cos’avesse provato correndo nel
circuito dove il suo
amico era morto anni prima, poi con la scusa di un allenamento il
giorno
seguente era sparito insieme alla sorella.
<<
Che cosa ti è saltato in testa si può sapere?
>>
|
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Capitolo 5 *** 5. ***
<<
Che cosa ti è saltato in testa si può sapere?
>> la voce di Trish lo fece
voltare verso il corridoio:<< Trish…che cosa
ci fai qui? Oggi ti cercavo
ma… >> << Credevi davvero che
sarei rimasta a guardare mentre tu ti
facevi uccidere? >> lui mise la chiave nella
toppa:<< Non avevo
intenzione di farmi ammazzare, volevo solo che quell’idiota
mi lasciasse in
pace >> << Ti sei fatto investire, hai idea
di quello che ho
provato quando ho visto che… >> si era
aspettata di tutto, che lui le
urlasse contro, che la mandasse via in malo modo, tutto ma non quello.
Già
un bacio era decisamente quello che non si aspettava, ma la mano di
Jason sulla
sua nuca gliene dava la conferma e le labbra di lui erano come il dolce
nettare
degli dei.
<<
Scusami Trish…non volevo
spaventarti…davvero… >> lei lo
guardò con i
grandi occhi scuri dilatati dal desiderio:<< Jason ma
cosa… >>
Lui
la guardò indeciso su cosa fare, aveva represso per anni i
sentimenti e le
sensazioni che provava per Patricia a causa di Deus e
dell’amicizia che li
legava, ma ora Deus non c’era più…non
c’erano ostacoli all’attrazione che
provava per lei e…beh in fondo Amadeus aveva quasi sposato
Gwen, quindi lui
poteva anche non sentirsi in colpa se passava del tempo a contatto,
stretto
contatto, con Trish giusto?
<<
Ti va di entrare un attimo? >> lei lo guardò
ancora incapace di dire una
sola parola:<< Prometto di tenere le mani a posto, ma non
mi va di
restare solo…non stasera >>
Intenerita
dalla sua ultima supplica lei gli strinse una mano
sorridendo:<< D’accordo…è
una giornata orribile per tutti e due e nemmeno io voglio restare sola
>>
Dieci
minuti dopo Trish era seduta sul divano intenta a ricordarsi
perché da
ragazzina moriva dalla voglia di uscire con suo fratello e i suoi
amici, il
motivo era seduto davanti a lei con la tesa abbandonata sullo schienale
del
divano e un bicchiere di scotch in mano; Jason Charles Anderson era
davvero
l’uomo più bello e affascinante che lei avesse mai
visto, lo era a diciassette
anni quando per la prima volta Deus glielo aveva presentato e lo era
ora che ne
aveva ventotto.
Quando
era solo una ragazzina si era presa una cotta madornale per Jason,
aveva
scritto il suo nome migliaia di volte sui suoi diari e ritagliato tutti
gli
articoli di giornale con il suo nome sopra; crescendo poi, forse anche
a causa
della morte di suo fratello, aveva cercato di dimenticarsi di lui, un
po’ per
il dolore e un po’ perché il bel signor Anderson
non aveva mai rivolto la sua
attenzione su di lei e di certo Trish non era una che restava ferma ad
aspettare.
Aveva
avuto qualche relazione nel corso della sua breve vita
post-adolescenziale, ma
nessuna di esse era andata a buon fine…negli uomini che
aveva frequentato c’era
sempre qualcosa che non andava, a tutti loro mancava sempre
qualcosa…sempre un
dettaglio che però per lei risultava
fondamentale…ora che si trovava in casa di
Jason aveva capito che tutti i suoi precedenti fidanzati avevano un
unico e
solo difetto: non erano lui!
Per
quanto ci avesse provato non aveva mai dimenticato seriamente la sua
cotta per
Jason e nel suo subconscio aveva sempre cercato uomini che glielo
ricordassero,
tutti biondi e con gli occhi color del cielo, ma nessuno aveva i
capelli della
sua stessa sfumatura ramata, come il grano maturo o gli occhi del
colore del
cielo quando si specchia nel mare.
Tutto
in lui esprimeva fascino e sex-appeal, Jason era un dio affascinante e
pericoloso e il bacio che le aveva dato poco prima stava chiaramente a
dimostrarlo. Le era venuta la pelle d’oca quando quelle
labbra cremisi si erano
posate sulle sue e si era sentita viva come non le era mai successo
prima,
qualcuno dei suoi precedenti amanti a volte l’aveva accusata
di essere frigida,
ma se a Jason era bastato un semplice bacio per eccitarla,
chissà cos’avrebbe
potuto fare se fossero andati oltre.
<<
Trish…ehi Trish… >> e la voce calda
di lui la fece riscuotere dai suoi
pensieri:<< Sì? >>
<< A che stavi pensando? >> lei fece
un piccolo sorriso cercando di non arrossire:<< A niente
di particolare,
stavo ripensando al giorno in cui si siamo conosciuti >>
a quelle parole
anche lui sorrise ricordando il pomeriggio in cui, dopo la loro
ennesima corsa
illegale per le strade di Charlton, Amadeus lo aveva portato a casa sua
e gli
aveva presentato la sua adorabile sorellina.
Ricordava
ogni dettaglio di quel giorno come se fosse appena successo, avrebbe
potuto
descrivere con precisione quasi maniacale cosa indossava Trish quel
giorno o
come teneva i capelli raccolti in quell’elegante treccia a
lisca di pesce.
Era
rimasto folgorato dalla sua bellezza così pura e semplice e
se non fosse stato
per il suo amico sapeva che si sarebbe messo subito a flirtare con lei.
<<
Eri davvero molto bella con quel vestito rosso, ce l’hai
ancora? >> buttò
lì poi quasi senza pensarci:<< Cosa? Ma avevo
quattordici anni, come fai
a ricordartelo? >> lui sorrise di nuovo bevendo un sorso
di
scotch:<< Ricordo che era il pomeriggio della tua festa
di compleanno,
Deus mi aveva chiesto di fargli compagnia per non dover passare tutta
la sera
con le tue amichette isteriche e perse di lui. Avevi i capelli raccolti
in una
treccia e quel vestito rosso che ti faceva sembrare una principessa
delle
favole >> << Ma quanto ti ricordi di quella
sera? >> lui la
guardò dritto negli occhi:<< Tutto
>> << Tutto? >>
domandò sorpresa di quell’affermazione che
sembrava così sincera:<< Sì,
mentre tuo fratello faceva il cascamorto con tutte quelle che gli
capitavano a
tiro io guardavo te >> << Che cosa stai
dicendo Jason? >> lui
sorrise poggiando lo scotch sul tavolino:<< Che per tutta
la mia
adolescenza ho finto che tu non mi interessassi per non dover fare a
pugni con
tuo fratello >> << Cosa? Ma Deus non
avrebbe mai… >> Jason la
guardò indicandole una cicatrice che lui aveva sullo zigomo
sinistro, appena
sotto l’occhio:<< Questa me l’ha
fatta tuo fratello, un pomeriggio mentre
stavamo andando ad allenarci ho avuto la malaugurata idea di dirgli che
mi
sarebbe piaciuto uscire con te, non mi ha nemmeno fatto finire e mi ha
preso a
pugni >> Trish rimase immobile guardando Jason e pensando
a quante volte,
da ragazzina, aveva fantasticato su quell’adone dai capelli
bronzo e gli occhi
acquamarina.
<<
Perché non me l’hai mai detto Jason?
>> lui fece spallucce:<< Che
cosa potevo dirti? Mi piaci ma sono
troppo codardo per litigare con il mio migliore amico?
>> <<
Deus usciva con tua sorella >> gli ricordò
lei:<< Lo so e non
gliel’ho mai perdonato, ma la felicità di Gwen per
me è sempre stata più
importante di qualsiasi cosa >>
Trish
sorrise appena e continuò a guardarlo senza distogliere gli
occhi, maledizione
perché non gli urlava contro o se ne andava?
Avrebbe sopportato di tutto, tutto tranne quel suo sguardo
dolce che lo
faceva impazzire:<< Che cosa vuoi fare adesso?
>> gli domandò poi
in un sussurro:<< Cosa vuoi dire? >>
<< Mi hai detto che
avevi una cotta per me quando eravamo ragazzi, perché
l’hai fatto? Non c’era
bisogno che io lo sapessi, non c’era bisogno che…
>> ma di nuovo il suo
cervello smise di ragionare e mettendo una mano sulla nuca di Trish la
tirò a
sé impossessandosi delle sue labbra in un altro caldo bacio
tentatore.
<<
Jason… >> lui rise contro la sua
bocca:<< Sei sexy quando pronunci
il mio nome >> lei scosse il capo cercando di riprendere
un po’ di
lucidità:<< Tutto
questo…noi…io…che cosa stiamo facendo?
>> come
percorso da un fulmine lui si staccò da lei:<<
Scusami Trish…ho perso la
testa, non avrei dovuto farlo…perdonami, ho bevuto troppo
stasera e… >>
<< Mi hai baciato perché sei ubriaco?
>> lui si voltò di scatto
come una tigre famelica:<< Certo che no, maledizione!
>> << E
allora perché? >> gli domandò
pigolando piano come un pulcino.
Jason
sorrise prendendole il viso fra le mani baciandole di nuovo le labbra e
poi le
guance e il collo:<< Ti ho baciato perché sono
troppo debole per restare
ancora a guardarti senza poter fare niente >>
<< Ho paura Jason
>> gli confidò piano guardandolo in quei
magnetici occhi azzurri:<<
Paura di cosa? >> lei fece un sorriso
imbarazzato:<< Io veramente…
>> Jason le accarezzò i capelli con dolcezza,
ma prima che potesse aprire
bocca lei lo precedette:<< Non sono vergine Jason, ma
è da tanto che non…
>> la piccola risata di lui invece di innervosirla le
scaldò il
cuore:<< Vuoi venire a letto con me Patricia?
>> lei arrossì fino
alla punta dei capelli, poi notò che per la prima volta da
molto tempo lui
l’aveva chiamata di nuovo Patricia:<<
Me lo stai chiedendo? >> lui abbozzò il
più bel sorriso che lei gli
avesse visto da molto, molto tempo:<< Non voglio fare la figura del
cavernicolo prendendoti sulla spalla e portandoti in camera di peso
>>
Trish chinò il capo triste:<< Potrei non
essere quello che ti aspetti
>> << Cosa vuoi dire? >> lei
prese a giocherellare con i fili
della coperta ai ferri che copriva il divano:<< Beh ecco
io non sono…cioè
non sono capace di… >> ma il resto della sua
frase venne bloccato dalla
mano di Jason che le accarezzava la coscia facendole venire i
brividi:<< Ti
sbagli >> << Non sai nemmeno cosa voglio
dire >> lui rise
piano poggiandole entrambe le mani sulle cosce e sporgendosi per
baciarla di
nuovo:<< Lo so e so che ti sbagli >>
Un paio d’ore dopo
Trish ebbe la conferma che i suoi precedenti amanti non erano nessuno
al pari
di Jason Anderson.
<<
Visto…come
ti dicevo…ti sbagli >> lei si mise su un
fianco godendosi la bellezza di
quel viso cesellato nel marmo che sorrideva compiaciuto del piacere che
le
aveva dato con il suo corpo:<< Ci godi a fare lo
sbruffone? >> gli
domandò accarezzandogli il petto scolpito coperto da una
sottile peluria color
bronzo:<< Mi piace solo farti felice signorina Kyle
>> poi
baciandole appena le labbra aggiunse strafottente:<< Vuoi
un’altra prova?
>> Trish rise piano baciandolo a sua volta e lasciando
che la lingua di
Jason si impossessasse della sua bocca:<<
Sì…decisamente ne vuoi ancora
Patricia >> e per la prima volta da molti anni Jason si
prese quello che
voleva senza la paura di dover chiedere il permesso o di cosa sarebbe
successo
dopo; Patricia Kyle era la donna per cui aveva perso la testa quando
era solo
un ragazzo, era il motivo che gli faceva accettare tutti i dannati vizi
e difetti
di Deus, era sempre stata ciò che lui aveva desiderato e
nessuna, nemmeno una,
delle tante donne con cui era stato nella speranza di dimenticarla
aveva retto
il confronto con la perfezione che in quel momento stava sorridendo tra
le sue
braccia.
Il mattino dopo fu il
suono della sveglia a fargli aprire gli occhi, poi muovendosi piano si
accorse
di un corpo caldo e morbido attaccato alla sua schiena.
Voltò appena la testa
e prima che potesse fermarlo un delicato sorriso gli comparve sulle
labbra guardando
Trish che dormiva come una bambina con la testa sprofondata nel cuscino
e un
braccio attorno alla sua vita quasi a non volerlo lasciar andare via.
Incapace di
trattenersi Jason si girò piano in modo da poterla guardare
in faccia, poi con
una mano le accarezzò il viso godendosi la sensazione di
quella pelle di pesca
sotto i polpastrelli:<<
Trish…Trish…Patricia… >>
lei fece un
piccolo gemito e sbatté piano le palpebre:<<
Uhm…che ore sono…cosa…
>> ma poi aprendo definitivamente gli occhi e
specchiandosi in quelli
azzurri di Jason sobbalzò per la sorpresa:<<
Jason…io… >> lui
sorrise:<< Buongiorno raggio di sole >> e
baciandole piano prima le
labbra e le mani la guardò ancora per un istante alzandosi
poi dal letto
gloriosamente nudo e fantastico:<< L’abbiamo
fatto davvero? >> lui
voltò appena la testa guardandola da sopra la
spalla:<< Sì e più di una
volta se non ricordo male >> sentendo il silenzio di
Trish a quella
battuta lui si voltò a guardarla:<< Che
cos’hai? Sembri delusa… >>
il che doveva ammetterlo era un duro colpo per il suo ego e per
qualcos’altro
che non era ancora pronto a dire ad alta voce.
<< Non sono
delusa Jason…solo che… >>
<< Solo cosa? >> domandò lui e
la
nota di apprensione in quella voce roca la fece stare ancora peggio:
era stato
fantastico passare la notte con lui, più che fantastico se
doveva essere
onesta, ma la luce del giorno aveva portato con sé anche la
consapevolezza che
per loro non c’era futuro, che cosa poteva aspettarsi dal
più famoso pilota e
playboy di tutta l’Australia?
Jason Charles
Anderson era il suo sogno di adolescente ragazzina innamorata del
miglior amico
di suo fratello, credeva di essersela fatta passare, ma le era bastato
trovarselo davanti la settimana prima per capire che niente era
cambiato e che
con gli anni Jason era diventato solo più affascinante di
come lo ricordava.
<< Trish…
>> la voce di lui la riscosse mentre Jason con un
ginocchio appoggiato
sul materasso si sporgeva verso di lei per guardarla negli
occhi:<<
Scusami…ero sovrappensiero… >> lui
sorrise poi chinando il capo per
incontrare le labbra di lei aggiunse allegro:<< A che ora
devi essere al
lavoro? Volevo fare colazione insieme se hai tempo >> lei
si mise seduta
sul letto coprendosi il corpo con il lenzuolo:<< Fai
colazione con tutte
le tue amanti? >> domandò poi, Jason si
bloccò mentre si infilava i boxer
e la guardò come se fosse pazza e lei si sentì
immediatamente una stupida, da
dove le era uscita quella domanda idiota? Non poteva semplicemente
godersi
quello che le veniva offerto e dire grazie? Tuttavia la risposta di
Jason la
lasciò ancora più di stucco:<< Non
ho mai fatto colazione con nessuna e
non le ho mai portate a casa mia >> lei alzò i
grandi occhi da cerbiatta
e lo guardò timorosa di chiedere:<< Ma allora
io… >> Jason la
guardò con il suo meraviglioso sorriso da divo del
cinema:<< Tu sei
speciale Trish, lo sei sempre stata >> poi avvicinandosi
all’armadio e
tirando fuori un paio di pantaloni e una camicia
aggiunse:<< Vado a farmi
una doccia, intanto tu pensa a cosa vuoi fare >>
Sorridendo felice
come un fottuto bastardo al proprio riflesso Jason infilò
una mano nella cabina
aprendo l’acqua: si sentiva una carogna ad aver approfittato
a quel modo di
Patricia sapendo quello che le nascondeva sulla morte di Deus, ma
proprio non
ce la faceva a togliersi quell’espressione appagata dalla
faccia, aveva
aspettato anni ed anni, ma ora che finalmente l’aveva avuta
non avrebbe
rinunciato a lei per niente al mondo; quanto a Deus…beh
avrebbe trovato il modo
di dirle la verità un giorno oppure si sarebbe portato quel
segreto nella
tomba, Trish in fondo valeva ben più di quel rischio.
<< Dove volevi
andare? >> lui si voltò verso la porta
vedendola lì in piedi con addosso
la camicia che lui aveva indossato la sera prima:<< Come?
>>
<< Hai detto che vuoi portarmi a fare colazione, dove
vuoi andare?
>> Jas si avvicinò allungando una mano per
prendere quella di
lei:<< Alla pasticceria di mia zia Julia >>
<< Ma ci vedranno
tutti… >> lui sorrise e le baciò i
capelli che sapevano di shampoo alla
vaniglia:<< Lo so, è quello che voglio
>> lei alzò gli occhi
guardandolo spaventata:<< Viviamo in una piccola
città Jason, nel giro di
un paio d’ore tutti sapranno che ci stiamo frequentando
e… >> ma le
labbra di lui bloccarono la sua frase:<< Non voglio
nascondermi Trish, te
l’ho già detto: sei tu quello che voglio e che il
resto del mondo si fotta
>> lei rise piano abbracciandolo e perdendosi nella
perfezione dei suoi
addominali scolpiti, Jason aveva un fisico possente per essere solo un
pilota
di auto da corsa; non che la cosa la sorprendesse, lui era sempre stato
la
reincarnazione di una statua greca, ma quei muscoli erano
più quelli di uno che
si ammazzava giorno e notte in palestra.
<< Dammi solo
il tempo di fare una doccia ok? >> le
bisbigliò poi facendola
riscuotere:<< Sì, certo….scusami
>> poi allontanandosi di qualche
passo da lui lo guardò aprire il vetro della cabina mentre
si voltava di nuovo
verso di lei:<< Ripensandoci…puoi farmi
compagnia se ti va >>
Patricia lo guardò arrossendo lievemente:<<
Jason ma abbiamo appena…come
puoi… >> lui le coprì la bocca con
la sua stringendola a sé e facendole
sentire la forza del proprio desiderio:<< Mi basta un
sì o un no
Patricia… >> lei sorrise, ogni volta che la
chiamava Patricia sapeva bene
che era eccitato e che immancabilmente lei gli avrebbe detto di
sì, era
stregata da quell’uomo da così tanto tempo che
nemmeno se ne ricordava, quindi
aveva tutte le intenzioni di godersi quello splendido sogno
finché durava!
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Capitolo 6 *** 6. ***
Un’ora dopo erano
seduti in un angolo appartato del Temptation
e lei si stava imbambolando guardando Jason che sorseggiava
il suo caffè e
mangiava la brioche che sua zia gli aveva messo davanti.
<< Sei sicura
di non volere niente? >> le domandò lui
vedendo che i suoi occhi ogni
tanto correvano alla crema della brioche:<<
Sì…tranquillo >> lui
rise spezzando la brioche rimasta in piccoli pezzi:<< Una
spremuta
d’arancia non è granché come colazione,
dovresti mangiare qualcosa >> e
prendendo un soffice pezzo di sfoglia con due dita lo
avvicinò alle labbra di
lei aspettando che le aprisse.
Trish addentò il
piccolo delicato boccone poi sorridendo masticò in fretta e
guardando la gente
seduta ai tavoli che fingeva, molto malamente, di non osservarli
sorrise chinando
il capo in modo che solo Jason potesse sentirla:<< Stiamo
dando
spettacolo >> lui sorrise allungandosi sul tavolo per
raggiungere le
labbra di lei:<< Diamogli qualcosa di più
interessante di cui parlare
>> poi con un’ultima piccola risata la
baciò dolcemente mentre qualcuno
dal fondo del locale sospirava e qualcun altro borbottava qualcosa di
incomprensibile.
<< Jason vuoi
altro caffè? >> e sua zia si
avvicinò con un gran sorriso in viso, zia
Julia lo aveva sempre apprezzato per la sua totale indifferenza ai
pettegolezzi
e alle malelingue della gente.
<< È un
po’ che
non ti vedevo Trish, come vanno le cose? >> le
domandò poi Julia Anderson
guardandola sorridendo:<< Bene signora Anderson, grazie
>> <<
Puoi chiamarmi Julia, in fondo siamo in famiglia >> e
sorridendo di nuovo
la donna tornò dietro al bancone dove poco dopo comparve
anche Morgan Anderson,
la madre di Jason.
<< Ciao mamma
>> la precedette Jason ancora prima che lei aprisse
bocca:<< Ciao
tesoro >> poi avvicinandosi al figlio e mettendogli una
mano sulla spalla
aggiunse:<< Tua sorella mi ha detto quello che hai fatto
ieri al rally
>> lui fece una smorfia:<< Gwenny dovrebbe
imparare a tenere la
bocca chiusa >> << Si preoccupa per te,
come tutti noi >> lui
si voltò guardando la madre con quei magnetici occhi azzurro
scuro che aveva
preso da suo padre, Jason era il ritratto di Rylan, la sua copia da
giovane in
tutto e per tutto:<< Sto bene mamma, non ho corso nessun
rischio, ho solo
fatto prendere un po’ di paura a quel tizio, niente di
più >> Morgan si
chinò baciandogli affettuosamente una
guancia:<< Sei la mia disperazione
Jason Anderson, non farmi preoccupare inutilmente >> lui
sorrise
stringendo la mano della madre che era ancora sulla sua
spalla:<< Ti
voglio bene anch’io mamma >> lei sorrise
radiosa poi guardando Trish
aggiunse allegra:<< Tuo padre ha detto se vuoi passare da
noi a cena
stasera, potresti portare anche Patricia >> Jason
sbirciò gli occhi della
sua compagna che erano più sopresi di quelli di un pesce
palla in una
boccia:<< Non penso che papà abbia
così tanta voglia di vedermi >>
<< Vuole parlare con te, sei suo figlio e ti vuole bene
lo sai >>
Jason sorrise guardando Trish e stringendole la mano che lei aveva
poggiato sul
tavolo:<< Ti chiamo più tardi,
d’accordo mamma? >> Morgan annuì
tornando dietro al bancone per occuparsi dei clienti lasciandoli di
nuovo soli.
Patricia fece per
aprire bocca, quando il cellulare di Jason prese a
suonare:<< Anderson
>> << Jason…ragazzo
mio…ma che cosa mi combini? Mi hai fatto venire
un colpo, ho visto la gara in diretta e per poco non ho dovuto
rianimare gli
sponsor >> lui sorrise appena alla voce fintamente
agitata del suo
manager, sapeva benissimo che Paul Wilka era un maestro nel gestire
certe
situazioni e che la sua bravata del giorno prima gli aveva sicuramente
fatto
guadagnare un bel po’ di sponsor e soldi in
più:<< Non sei bravo a
fingere preoccupazione per me, quanto hai guadagnato Paul?
>> l’altro
rise con quella sua voce baritonale:<< Ah tu mi conosci
troppo bene ragazzo
mio… >> odiava Paul quando lo chiamava ragazzo mio, lo faceva sentire un bambino
e lui non lo era più da
molto tempo!
<< Ad ogni modo
un bel gruzzoletto, i nostri clienti sono aumentati, alla prossima gara
vedi di
vincere e avremo in tasca un bel po’ di contratti
>> << Sì,
d’accordo ne parliamo in un altro momento Paul, ora ho da
fare e… >>
<< Aspetta, ho bisogno di te Jason…devi
trovare il tempo per un paio di
interviste >> << Interviste? Paul sai
che… >> rilasciare
interviste era forse la sola cosa che odiava del suo lavoro, detestava
parlare
con i giornalisti che dopo le classiche domande di routine cercavano
sempre di
farlo parlare di Amadeus o dell’incidente e lui non voleva
parlare di quella
storia, mai.
<< Niente
interviste Paul, né oggi né…
>> l’altro uomo doveva aver replicato
qualcosa perché l’espressione di Jason si
indurì:<< Ne parliamo quando
verrò a Melbourne, per ora sono in vacanza e ho intenzione
di godermela
>> poi riattaccando Jason si voltò verso di
lei alzandosi in piedi e
prendendole la mano:<< Allora…andiamo, ti
accompagno al lavoro >>
lei lo guardò con un piccolo sorriso:<< Mi
sono dimenticata di dirtelo
prima Jason…oggi è lunedì,
è il mio giorno libero >> inutile dire quanto
quella notizia gli aveva fatto piacere, Trish lo leggeva dal sorriso
che gli
era comparso sulle labbra:<< Tu mi hai appena reso un
uomo molto, molto
felice Patricia Kyle >> poi tirandola contro di
sé si avvicinò all’uscita
del bar lasciando dieci dollari sul bancone per sua zia.
Cinque minuti dopo
mentre passeggiavano per la via principale Trish alzò gli
occhi su di lui, non
sapeva se era una buona idea quello che voleva fare, ma doveva
sapere:<<
Posso farti una domanda? >> lui annuì
incrociando gli occhi con i
suoi:<< Perché non vuoi rilasciare interviste?
>> lui alzò gli
occhi verso il cielo e Trish ebbe l’impressione che la
stretta sul suo fianco
si fosse intensificata:<< Perché la sola cosa
che i giornalisti vogliono
sapere da me è l’incidente, tutto quello che gli
interessa è come ho fatto a
salvarmi, cos’ho provato, a nessuno importa di cosa io abbia
provato realmente
o quanto detesti rivivere quella storia >> sentendolo
parlare Trish
sorrise appena, Jason aveva il dono di essere una persona estremamente
sincera
e lei apprezzava questo tratto di lui:<< Ci stai ancora
male? >> lui
la guardò triste e nel fondo dei suoi occhioni Patricia
lesse qualcosa di più
lancinante e doloroso oltre alla tristezza: colpa.
<< Avrei voluto
essere morto io quel giorno, spesso la gente mi chiede come ho fatto a
salvarmi
o cosa ho provato, ma la sola cosa che so è che quel
maledetto giorno ho perso
il mio migliore amico e che niente lo riporterà mai indietro
>> <<
È stato un incidente, non è colpa tua
>> perché aveva detto quelle
parole? Che cosa stava sospettando Trish? Tuttavia erano proprio quelle
che
Jason voleva sentire da lei.
Mentre i due
piccioncini stavano passeggiando felici mano nella mano un uomo alto e
dai
capelli color cenere li osservava da lontano da dietro la lente di un
teleobiettivo:<< Bene signor Anderson…e
così adesso ci divertiamo con la
sorella del tuo defunto amico…bene…grazie per
avermi appena dato l’imbeccata
giusta… >>
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Capitolo 7 *** 7. ***
Una settimana dopo
Gwen Anderson guardava suo fratello che, seduto nella cucina di casa
dei loro
genitori sembrava tornato il solare e allegro ragazzo di un
tempo:<<
Credi che mi inviterai al tuo matrimonio o scapperete a Las Vegas come
due
adolescenti? >> lui alzò gli occhi dal
telefonino da cui aveva appena
mandato un messaggio, a Trish ovviamente!
<< Che cosa
vuoi dire? >> lei gli si sedette vicino stringendogli la
mano:<<
Era un modo contorto di una sorella pazza per dirti che sono felice per
te
>> lui la guardò sorridendo:<<
Tu non sei pazza >> poi
tornando a guardare il telefono dove aveva messo come sfondo una foto
di Trish
che dormiva nel suo letto aggiunse:<< Ma su una cosa hai
ragione, sono
molto felice >> Guinevere gli poggiò la testa
sulla spalla:<< Sono
felice per te, è troppo tempo che sei solo e che ti punisci
>> Jason la
guardò stizzito, che cosa diavolo aveva sua sorella in quel
periodo per essere
così perspicace?
<< Io non mi
punisco >> << Non sei stato con la stessa
ragazza per più di un
mese e non le hai mai portare a casa >> <<
Trish è diversa >>
<< Trish è quella che ami >> gli
sussurrò lei con un piccolo bacio
sulla guancia per poi alzarsi e avviarsi verso il soggiorno dove si
trovavano
Tobias Willox, il suo protetto e quasi cognato e Lucas Glass, il suo
futuro
marito:<< Io non… >> ma Gwen lo
guardò sorridendo dolce:<<
Sono tua sorella, non mentirmi >> lui non
replicò, poi chinando di nuovo
gli occhi sul telefono per aprire una mail che gli aveva inviato il suo
manager
imprecò tra i denti.
<< Jas…che
cosa… >> e sua sorella tornò
indietro preoccupata:<< Guarda
>> e lui le porse l’iPhone dove una foto di lui
e Trish mano nella mano
campeggiava sulla copertina di una rivista scandalistica con il
sottotitolo:
come
espiare le proprie colpe
<< Ma che
cos’è? >> lui fece scorrere
velocemente l’articolo:<< È un
articolo
di qualche idiota che dice che io sto uscendo con Trish solamente
perché mi
sento in colpa per quello che è successo con Deus, che sto
facendo una sorta di
ammenda per sentirmi meglio con la coscienza >> Gwen
prese il telefono
leggendo il nome del giornalista a fondo articolo:<< Ma
chi diavolo può
scrivere una bestialità del genere? È passibile
di calunnia e…chiamo subito
Romeo possiamo… >> << Gwenny
aspetta…non devi… >> ma lei
scosse il capo muovendo i boccoli biondi:<< Certo che
devo, sei mio
fratello e Trish è mia amica, non ho alcuna intenzione di
far andare avanti una
cosa del genere, lo devo anche a Deus >> avendo
l’ennesima conferma di
quanto sua sorella gli volesse bene la sola cosa che Jason
poté fare fu di
alzarsi dalla sedia e abbracciarla stretta:<< Ti voglio
bene Gwenny
>> lei rimase immobile per un attimo, poi stringendo a
sua volta il
fratello nascose la testa nella sua spalla:<< Anche io te
ne voglio
Jas…tanto >> poi guardandolo dritto negli
occhi aggiunse:<< Chiama
Trish e avvertila, non vorrei avesse brutte sorprese >>
<< Sì,
tanto devo già andare a prenderla quando finisce il lavoro
>>
Quando Patricia ebbe
affidato l’ultimo bambino ai genitori tornò alla
sua cattedra e fece per
infilare di nuovo tutte le matite e i gessetti colorati nella borsa, ma
un paio
le sfuggirono dalle mani cadendo sul pavimento e rotolando per la
classe; era
qualche giorno che si sentiva un po’ fuori fase e
più stanca del solito, ma
dopotutto nelle ultime notti aveva dormito ben poco e soprattutto non a
casa
sua!
<< Hai una vaga
idea dei pensieri che mi stanno venendo in mente? >> le
venne la pelle
d’oca non appena sentì la sua voce e raddrizzando
la schiena si voltò
sorridendo:<< Jason…che ci fai qui? Credevo mi
avresti aspettato in
macchina >> lui si avvicinò in un paio di
falcate prendendole le mani
nelle proprie:<< Dovevo dirti una cosa e preferivo farlo
in privato
>> vedendolo serio lei lo fissò
preoccupata:<< È successo qualcosa?
Sembri nervoso >> lui le passò una mano fra i
capelli:<< Qualcosa è
successo, mi dispiace tanto e avrei voluto evitartelo >>
<< Che
cosa stai dicendo? >> senza aggiungere altro lui
tirò fuori il telefono
dalla tasca e glielo porse:<< È uscito su un
paio di giornali stamattina,
ma la notizia si sta già diffondendo, non ho idea di chi sia
l’artefice ma mia
sorella si è già messa all’opera per
scoprirlo >> leggendo l’articolo e
guardando le foto Trish si portò una mano sulla bocca
scioccata:<< Ma che
cosa significa? Chi può pensare che…è
orribile…tu non…la tua reputazione…
>> lui la guardò sconcertato:<<
La mia reputazione? Ti preoccupi
della mia reputazione? >> lei sorrise dolce
accarezzandogli una guancia e
ridandogli il cellulare:<< Io so perché stai
uscendo con me >> lui
sorrise e le accarezzò il viso:<< Oh
Trish…Trish io…io non ti merito…tu
sei… >> lei sorrise e alzò il viso
su di lui aspettando un dolce bacio
che non tardò ad arrivare:<< Andiamo a casa,
ho voglia di stare con te >>
aggiunse dopo lasciandosi cullare dal suo caldo abbraccio.
<< Non credo
lei mi abbia capito bene signor Templeton, il suo giornale rischia una
denuncia
per diffamazione e non sto scherzando >> Romeo rimase
immobile a guardare
la sua amica e collega che minacciava il direttore dello Scoop!
direttamente nel suo ufficio, era divertente vedere Gwen
all’opera, come donna era dolce come il miele, ma come
avvocato era più
temibile di un serpente a sonagli…ora sapeva di aver fatto
la cosa giusta;
aveva forzato un po’ la mano a Lucas stuzzicandolo con quanto
Gwen fosse
affascinante e dannatamente sexy, ma vedendo quanto i suoi migliori
amici erano
contenti non poteva fare altro che essere fiero del suo lavoro!
<< Non posso,
c’è la riservatezza e il diritto di
libertà di parola che… >>
<<
Qui non siamo negli Stati Uniti dove ognuno può scrivere
ogni genere di
spazzatura e restare impunito, mi dica quel nome se non vuole che citi
l’intero
giornale e la faccia chiudere nel giro di una settimana
>> << Le
notizie che ci arrivano sono sempre supportate da prove e
conferme…non ho
pubblicato niente che… >> <<
Signor Templeton non mi costringa a
citarla in giudizio >> il direttore fece per aprire di
nuovo bocca quando
una voce maschile alle spalle di Romeo fece voltare anche Gwen verso la
porta:<< Credo che lei stia cercando me signorina
Anderson >>
Guinevere si voltò trattenendo una smorfia acida sentendosi
chiamare signorina Anderson, poi
quando vide
l’uomo poco più basso di Romeo e dai capelli color
cenere incrociò le braccia
sul petto:<< Avvocato Anderson >>
precisò poi avvicinandosi e
squadrandolo come se fossero stati due nemici su un campo di
battaglia:<<
Come vuole, ad ogni modo prima di lanciare minacce credo che io e lei
dovremmo
parlare >> lo sguardo di Gwen non cambiò di
una virgola:<< In primo
luogo lei chi è? Secondariamente non ho alcuna intenzione di
parlare con lei di
un bel niente, pubblichi immediatamente una smentita o la
citerò in tribunale e
non potrà più pubblicare niente >>
lui mosse un paio di passi all’interno
dell’ufficio sorpassando Romeo:<< Drew Morris
>> poi guardandola
determinato aggiunse:<< Quell’articolo
è solo l’inizio, ho le prove per
poter distruggere per sempre la vita e la carriera di suo fratello,
pensi bene
a quello che vuole fare >> << È
una minaccia? >> gli domandò
Romeo acido guardandolo come a volerlo uccidere:<< Solo
un consiglio
amichevole >> commentò Morris senza nemmeno
guardarlo, poi tornando a
concentrarsi su Gwen aggiunse:<< Allora vuole parlare con
me signorina
Anderson o vuole mettere a rischio la carriera del suo adorato
fratello?
>> Gwen prese fiato poi alzò gli occhi verso
Romeo:<< Dacci cinque
minuti >> lui avanzò di un
passo:<< Gwen non sei costretta a…
>> << Cinque minuti Romeo >>
lui annuì piano facendo cenno al
direttore di seguirlo fuori dall’ufficio:<<
Sono qui fuori se hai bisogno
di me >>
Quando il direttore e
l’altro avvocato furono usciti dall’ufficio Drew
Morris alzò i suoi occhi
viscidi e lascivi verso di lei, quell’uomo non le piaceva per
niente e sapere
che il suo amico era fuori dalla porta era il solo motivo che
l’aveva spinta a
parlargli:<< Allora signor Morris? Che cos’ha
da dirmi di così
importante? >> lui fece un sorrisetto
acido:<< Quanto crede di
conoscere suo fratello signorina Anderson… >>
lei respirò a pieni
polmoni, quell’uomo le faceva saltare i
nervi:<< Le ho già detto che…
>> << Mi risponda >> Gwen lo
guardò come se fosse
pazzo:<< Certo che lo conosco, è mio fratello!
>> << Se le
dicessi che suo fratello è coinvolto nella morte del suo
fidanzato? Se le
dicessi che è colpa sua se Amadeus Kyle è morto?
>> Che cosa diavolo
stava insinuando? Era pazzo?
<< Che cosa sta
dicendo? Jason non è… >>
<< Glielo chieda allora. La senta dalla
sua bocca la verità se non è disposta a credere a
me, ma sappia che non mi
fermerò davanti a niente, rovinerò la sua vita
fino all’ultimo >> Gwen si
avvicinò alla porta facendo per passargli
oltre:<< Lei sta scherzando con
il fuoco signor Morris, io l’ho avvisata >>
inaspettatamente Drew allungò
una mano stringendola sul polso di Guinevere:<< Non sto
dicendo balle,
glielo chieda, gli chieda… >> <<
Questo colloquio è finito >>
li interruppe la perentoria voce di Romeo aprendo la
porta:<< Va tutto
bene Gwen? >> lei alzò gli occhi
sull’uomo intimandogli silenziosamente
di lasciarla andare:<< Sì, va tutto bene
>> poi stringendosi al
braccio di Romeo lasciò la stanza e l’edificio.
Il giorno dopo era
domenica e come di consueto Gwen e Jason si trovarono a pranzo al ranch
di
famiglia insieme ai loro cugini Lionel e Matthew e a tutto il resto
della loro
famiglia, Lucas aveva portato Tobias a fare un giro per i college e per
passare
qualche momento tra fratelli.
<< Avete
risolto con quell’articolo poi? >>
domandò Matt guardando Jason e Gwen
che sedevano sui gradini del portico uno accanto
all’altro:<< Non ancora
>> mormorò piano Gwen, poi voltandosi a
guardare Lio che era appoggiato
ad una colonna aggiunse:<< Posso chiederti un favore Lio?
>> lui
sorrise lanciandole una chiavetta USB:<< Già
fatto principessa >>
lei sorrise:<< Sei unico >> Lionel fece
spallucce:<< Detesto
i piantagrane come quel tizio e soprattutto nessuno deve toccare la
nostra
famiglia >> poi guardando Jason aggiunse
piano:<< Stai attento,
quel Morris è una iena >> Jason
alzò gli occhi serio:<< Che cos’hai
scoperto? >> << Che prima di venire qui
lavorava in America, era
una sorta di paparazzo, solo che spesso giocava sporco, ricattava
quelli che
aveva fotografato e poi una volta ottenuti i soldi pubblicava comunque
i suoi
articoli, è stato denunciato più volte ma se
l’è sempre cavata e ora è venuto
qui, non so perché abbia preso di mira te, ma fai attenzione
>> Jason
annuì poi stringendo una mano della sorella
aggiunse:<< Andrà tutto bene,
stai tranquilla…ci sono io >> lei sorrise
poggiando la testa sulla sua
spalla e lasciandosi cullare dal suo profumo di sandalo e
agrumi:<< Sai
che dovrei essere io a consolare te, sei tu che sei al centro di uno
scandalo
>> Jason rise piano baciandole i capelli:<<
Non c’è nessuno
scandalo perché non c’è niente da dire,
è solo una bolla di sapone che si
sgonfierà presto >> poi deglutendo piano mise
un braccio attorno alle
spalle della sorella. Dio quanto le
voleva bene e quanto gli costava non dirle la verità!
Nel tardo pomeriggio
Jason e Gwen si ritrovarono soli nella scuderia del ranch, avevano
appena fatto
una cavalcata per la tenuta insieme a Lio e Matt e ora loro stavano
rimettendo
a posto i cavalli:<< Jas… >> lui
si voltò sentendo la voce flebile
di Gwen:<< Dimmi Gwenny, che cosa
c’è? >> lei chinò il capo
giocherellando
con l’orlo della maglietta, era nervosa e lui lo sapeva fin
troppo
bene:<< C’è una cosa che non ti ho
detto >> lui si avvicinò
prendendole le mani nelle proprie:<< Riguardo a cosa?
>> lei alzò
lo sguardo colpevole:<< Quando sono andata a parlare con
il direttore del
giornale ho incontrato anche Drew Morris >> lui
annuì:<< Me lo hai
già detto >> << Lo so, lasciami
finire >> poi cercando di non
piangere aggiunse:<< Lui mi ha chiesto di parlare in
privato >>
Jason cominciava a capire dove quel discorso andasse a
parare:<< E che ti
ha detto? >> lei lo abbracciò
forte:<< Ha detto di avere le prove
che è colpa tua se Deus è morto, che ti
rovinerà >> << Le prove che
sia colpa mia? >> lei annuì scuotendo poi il
capo decisa:<< Io non
gli ho creduto, so che non sei stato tu, però quello ti
vuole distruggere, non
so perché Jason, dobbiamo essere pronti, dobbiamo preparare
una querela e…
>> lui le prese il viso fra le mani asciugandole le
lacrime e
sorridendole piano:<< Andrà tutto bene Gwenny,
tu resta fuori da questa storia
ok? Andrò io a parlare con questo tizio e vedrò
di farlo ragionare >> lei
sbatté le palpebre perplessa:<< Non ti
ascolterà non puoi fare… >>
ma Jason la bloccò prima che potesse aggiungere
altro:<< Lasciami almeno
provare, non ti preoccupare >> poi considerando chiuso il
discorso o per
lo meno sospeso la prese per mano tornando verso casa.
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Capitolo 8 *** 8. ***
Tre giorni dopo Drew
Morris trovò una sgradita sorpresa appoggiata alla sua
scrivania che lo
aspettava con le braccia incrociate sul petto e uno sguardo omicida nei
begli
occhi azzurri:<< Signor Anderson >>
commentò cercando di fingersi
fin troppo spavaldo:<< Drew Morris suppongo
>> l’altro sorrise
soddisfatto di chissà cosa:<< A cosa devo
l’onore della sua visita? Ho
già avuto il piacere di conoscere sua sorella e…
>> Jason scattò in
avanti arrivandogli a pochi millimetri dal viso:<< Lasci
mia sorella
fuori da questa storia >> Morris sorrise
cattivo:<< E perché? Ha
forse paura che scopra chi è lei in realtà?
>> Jason lo guardò come se
fosse pazzo, Morris poteva anche avere ragione sulla morte di Deus, ma
non
aveva prove per supportare la sua teoria e nessuno gli avrebbe creduto,
mai.
<< Non
c’è
niente da scoprire, lei è solo uno sciacallo, ma
finirà con un pugno di mosche
>> << E se avessi le prove? Se potessi
dimostrare quello che dico?
>> Jason rise di gusto, ma chi voleva prendere in giro
quello sbruffone?
<< Lei si sta
dimenticando di una cosa molto importante Morris, io c’ero
quel giorno. Io
c’ero quando l’auto è andata a fuoco e
posso descriverle per filo e per segno
quello che è successo, non giochi una partita che ha
già perso in partenza
>> << Lei c’era è
vero, allora mi dica una cosa: come ha fatto ad
uscire incolume dall’incidente? Il suo amico è
morto carbonizzato e lei ne è
uscito senza nemmeno un graffio, come ha fatto? >> Jason
lo fulminò con
lo sguardo:<< Ho tentato di tirare fuori Amadeus da
quell’auto, era privo
di sensi e quando mi sono trascinato fuori per cercare aiuto una
scintilla ha
dato fuoco alla benzina bruciando l’auto, che cosa vuole
sapere ancora?
>> Drew strinse i pugni, stavolta il round se lo era
aggiudicato
Anderson, maledizione:<< Troverò il modo di
incastrarla, è stato lei e lo
dimostrerò >> << E
perché l’avrei fatto? Amadeus Kyle era il mio
migliore amico e il mio compagno di squadra, che cosa ci avrei mai
guadagnato?
>> poi considerando chiusa la conversazione e voltandogli
le spalle si
diresse di nuovo verso l’ascensore, aveva solo voglia di
vedere Patricia in
quel momento.
007 era sempre stato uno dei suoi
personaggi preferiti,
qualunque fosse stato l’interprete, ma in quel momento Trish
non lo stava
davvero guardando, la testa ancora persa dietro alla sconvolgente
scoperta che
aveva fatto solo quella mattina:<< Cosa
c’è? Sei insolitamente pensierosa
stasera… >> lei abbassò gli occhi
sulla pizza che aveva davanti:<<
Non c’è niente…sono solo un
po’ stanca, oggi all’asilo c’è
stata la recita e i
bambini erano molto vivaci… >> lui sorrise
sorseggiando un po’ della sua
birra:<< Ti lamenti ma scommetto che ti sei
divertita…tu adori i bambini
>> ancora quell’allusione, ancora
un’allusione ai bambini, dio doveva
dirglielo! Doveva parlargli prima che fosse troppo tardi…era
già qualche giorno
che ad ogni minimo accenno alla parola bambino lei saltava come una
molla,
prima o poi Jason l’avrebbe capito.
<<
Sono incinta >> buttò fuori prima che le
mancasse il coraggio, Jason la
guardò di nuovo cercando di cogliere un qualche accenno di
sorriso o del fatto
che stesse scherzando, non poteva accadere davvero.
<<
Jason di’ qualcosa ti prego… >> la
voce di Trish era tremolante e i suoi
occhi erano sull’orlo delle lacrime:<< Sei
sicura? >> lei si passò
le mani sul viso e poi nei lunghi capelli scuri:<< Ho
fatto quel
maledetto test sette volte, sette! Sono sicura >> Jason
era ancora in
silenzio, dio non poteva essere vero!
Cioè
era felicissimo che Trish fosse incinta, incinta di suo figlio per di
più…dentro di lei stava crescendo una parte di
loro, lui e lei fusi in un solo
magnifico essere…non poteva desiderare niente di meglio, se
solo…
Se
solo lei avesse saputo la verità.
Non
voleva condannarla ad una vita insieme a lui per via di un bambino
quando
Patricia non sapeva che cosa era realmente successo il giorno in cui
suo
fratello era morto; e se non l’avesse mai perdonato?
<<
Jason… >> lui la guardò cercando di
mascherare le sue emozioni, non
doveva permettere che quello stupido sorriso gli comparisse sulle
labbra, non
con quello che stava per dire:<< Sarebbe comica come cosa
se fosse vera
sai…una sola scopata e sei incinta…penso tu abbia
battuto ogni record…davvero
>> gli occhi di Patricia gli dissero che il suo piano era
andato a segno
e in quel momento lei lo stava odiando:<< Ma che stai
dicendo Jason…io
non… >> << Tu cosa? Ci stavamo
divertendo Trish, io non ho mai
messo in conto un figlio o una famiglia, la mia vita mi va bene
così com’è
>> le lacrime le riempirono le iridi scure e le
scivolarono sulle
guance:<< Ma avevi detto che…tutto quello che
mi hai detto, che ero
speciale, che mi hai sempre desiderato fin da quando
eravamo… >> lui
chinò la testa per non essere costretto a mentirle
guardandola negli
occhi:<< Sei davvero così ingenua? Un uomo
direbbe qualsiasi cosa per
fare sesso, andiamo non dirmi che ci hai creduto?! >> lo
schiaffo gli
arrivò un po’ prima di quanto si aspettasse, ma
non importava, sapeva che
sarebbe successo e sapeva di non meritare altro, non gli era concesso
essere
felice e quello che aveva fatto una volta resosi conto della morte di
Deus era
uno dei motivi!
<<
Sei un bastardo! Ti odio! Non voglio vederti mai più! Ti
odio! >> lui
rise appena acido:<< Sì
vai…vai…trovati qualcuno che abbia voglia di
farsi incastrare da te, io non sono il tipo >> poi
alzandosi e
dirigendosi in cucina aggiunse mettendo la bottiglia di birra vuota nel
lavandino:<< Ah fammi un favore, non mi cercare
più >>
Senza
più rivolgergli la parola Patricia uscì di casa
e, di nuovo solo, Jason guardò
il vaso di cristallo con i fiori freschi che lei aveva portato solo
quella
mattina: gerbere, enormi gerbere gialle e rosse, dio più le
guardava più si
sentiva male…Trish era la sua vita, la sola donna che avesse
mai amato in vita
sua ed era stato costretto a dirle addio…
Guardando
la foto di Amadeus appesa alla parte imprecò a denti
stretti:<< Vuoi
trascinarmi all’inferno con te? Maledetto bastardo!
>>
Non
era ancora in fondo al corridoio quando sentì il rumore di
vetri che si
infrangevano, che cosa stava facendo? Che cosa diavolo stava facendo
Jason? Per
un attimo Patricia si fermò e pensò di tornare
indietro, nonostante quello che
le aveva detto lui restava comunque l’uomo che amava, poi
però il ricordo di
quella conversazione tornò ad invaderla facendole scendere
in fretta i gradini
del palazzo.
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Capitolo 9 *** 9. ***
Il
suo cellulare cominciò a suonare all’impazzata,
voltandosi e guardando la
radiosveglia che segnava l’ora Rylan Anderson
imprecò piano, erano le tre del
mattino, chi diavolo poteva chiamarlo a quell’ora?
Prendendo
il telefono e leggendo il nome di suo figlio un blocco gli
salì in
gola:<< Jason… >> e si
alzò mentre rispondeva per non svegliare
Morgan che incredibilmente dormiva ancora:<< Avevi
ragione sai papà…sono
un fallimento… >> aveva bevuto, Jason aveva
bevuto glielo sentiva dalla
voce, strascicava le parole quando alzava il gomito e lui sapeva bene
che
c’erano dei fantasmi a tormentare la vita di suo figlio,
fantasmi che Jason
pensava di poter scacciare con qualche bicchiere di whisky. Dio adorava
suo figlio
e non voleva vederlo rovinato a quel modo, doveva fare in modo di farlo
calmare:<< Che cos’è successo Jason?
Dove sei? >> il silenzio
dall’altra parte lo fece preoccupare, ma poi Jason
parlò di nuovo:<< Sono
pronto a farla finita papà, sono pronto ad andare
all’inferno. Ti ho chiamato
solo per salutarti e dirti che avevi ragione. Sono un fallito
>> cercando
di mantenere la calma per quanto possibile Ray si infilò un
paio di scarpe, i
jeans e una camicia mentre continuava a stare al telefono con suo
figlio:<<
Dimmi dove sei Jason >> << Che cosa ti
importa, tanto sto per farla
finita >> maledizione ma perché suo figlio
doveva essere melodrammatico
come sua madre? Anzi perché doveva essere drastico come lui!
<<
Jason dimmi dove diavolo sei! Adesso! >> <<
Perché ci tieni tanto?
>> mentre suo figlio parlava Rylan salì in
auto e prese il vecchio
segnalatore GPS che si era portato via di nascosto dalla polizia,
l’aveva
tarato sui cellulari dei suoi figli quando erano ragazzi per poterli
scherzosamente tenere sotto controllo, non pensava l’avrebbe
mai usato davvero
e non a quel modo.
<<
Maledizione avanti…dai… >> e
tenendo il cellulare lontano dalla bocca
mentre guidava imprecò mentre quell’aggeggio
rintracciava il telefonino di
Jason.
Mentre
suo padre continuava a parlargli al telefono Jason guardava il cielo
scuro
sopra di sé, non sapeva perché era andato proprio
lì, forse perché era il luogo
dove aveva capito di essere innamorato di Patricia e dove Deus gli
aveva detto
di voler uscire con Gwen, tutto era cominciato in quella stupida scuola
e lì
tutto sarebbe finito…
Guardando
di nuovo il proprio cellulare con suo padre dall’altro capo
del filo che gli
chiedeva incessantemente di non fare sciocchezze Jason rise piano,
perché tra
tutte le persone a cui poteva telefonare prima di buttarsi aveva
chiamato
proprio Rylan? Perché proprio suo padre che più
di tutti gli aveva sempre reso
la vita difficile? Perché se lui era quello che era lo
doveva a quell’uomo
irascibile e severo che era al telefono, Rylan lo aveva cresciuto
facendolo
diventare l’uomo che era e, manco a dirlo, era per la paura
di dargli una
delusione che Jason non aveva mai detto la verità sulla
morte di Deus e, costi
quel che costi, si sarebbe portato quel segreto nella tomba!
<<
Sai papà…è stato un piacere parlare
con te…eri proprio la persona che volevo
sentire prima di… >> << Jason
Charles Anderson, scendi
immediatamente da quel parapetto >> Jason rimase
interdetto per un
attimo, la voce di suo padre non proveniva dal telefono che ancora
teneva in mano,
proveniva da dietro le sue spalle:<< Papà?
Come hai fatto a… >> Ray
si avvicinò bello come la morte e con in viso
un’espressione determinata e
fiera:<< Se credi che me ne starò qui a
guardare mentre mio figlio fa la
più grande cazzata della sua vita allora non mi conosci bene
come credi
>> << Come puoi impedirmi di farlo?
>> lo sfidò con un
sogghigno:<< Come ti ho impedito di fare ogni stronzata
quando eri un
bambino >> poi prima che Jason potesse capire fece un
altro paio di passi
e afferrandolo per un braccio lo tirò di peso giù
dal parapetto:<< Ma che
cazz… >> un altro schiaffo lo
colpì, ma invece di farlo sentire un verme
come con Trish, lo schiaffo di suo padre lo fece rinsavire e tornare
lucido in
un attimo:<< Che cavolo ti è saltato in testa
si può sapere? Mi hai fatto
prendere un colpo! >> Jason guardò il genitore
in silenzio, poi chinando
il capo si avvicinò al padre:<< Mi dispiace
papà, scusami non volevo
farti preoccupare ma… >> prima che lui potesse
anche solo pensare di chiederlo
Rylan gli gettò le braccia attorno alla schiena stringendolo
forte in un
abbraccio:<< Parlami Jason, dimmi che
cos’è che ti tormenta >>
<< Non c’è niente che…
>> << Sono tuo padre non mentirmi
>> incapace di tenersi dentro ancora quel terribile peso
Jason si lasciò
cadere sul pavimento del terrazzo guardando suo padre con sguardo
colpevole:<< È tutta colpa mia, quando
è morto io… >> << Che
cosa stai dicendo? Quando è morto chi? >>
<< Deus. La sua morte è
colpa mia >> incapace di credere che suo figlio potesse
centrare qualcosa
con la morte del giovane Kyle Rylan gli si sedette
vicino:<< Raccontami
com’è andata >> <<
Sarai deluso da me papà >> Ray sorrise
appena poggiando una mano sulla spalla del figlio:<< Non
potrai mai
deludermi, sarò sempre fiero di te Jason >>
rincuorato dal bene
incondizionato che suo padre gli manifestava Jason aprì la
bocca e per la prima
volta rivelò a qualcuno quel suo terribile segreto.
<<
Jason? Che ci fai qui? >> e Morgan Anderson sorrise
felice quando il
mattino dopo trovò suo figlio seduto insieme a suo marito al
tavolo della
cucina:<< Ciao mamma…mi sono alzato presto e
ho pensato di venire a fare
colazione con te e papà, non ti dispiace vero?
>> Morgan guardò suo
marito e suo figlio che sembravano andare insolitamente
d’accordo:<< Non
vi siete uccisi o state per farvi fuori vero? >> Ray
scosse il capo con
una piccola risata e si alzò per baciare sua moglie su una
guancia:<<
Niente del genere tesoro mio, Jason è passato per un
caffè e io mi sono preso
il permesso di invitarlo a pranzo visto che è un
po’ che non si fa vivo
>> << Voi mi state nascondendo qualcosa
ragazzi >> commentò
Morgan poi avvicinandosi al figlio e baciandogli una guancia
aggiunse:<<
Ma sono ugualmente felice che tu sia qui >> Jason sorrise
complice
alzando gli occhi verso il padre che in silenzio pareva dirgli: respira, andrà tutto bene. Non sei solo.
<< Ah vengono
anche tua sorella e Lucas a pranzo Jason, apparecchia per cinque
>> lui
raggelò al pensiero che quel momento era finalmente arrivato.
Aveva parlato molto
con suo padre su quel tetto durante la notte e aveva deciso che prima
di
parlare con Trish avrebbe dovuto dire la verità a Gwen, sua
sorella forse non
lo avrebbe perdonato, ma sapeva quanto Amadeus aveva significato per
lei e
quindi glielo doveva.
<<
Mamma…papà…siamo arrivati
>> e sorridente come lo era sempre da quando
aveva conosciuto Lucas Glass, Gwen entrò dalla porta di casa
con il suo futuro
marito restando immobile davanti a quello stangone favoloso di suo
fratello che
stava finendo di apparecchiare la tavola:<< Jason
>> lui alzò il
viso:<< Ciao Gwen >> lei
incrociò le braccia sul petto:<< Che
cosa ci fai qui? >> notando la voce astiosa della sorella
lui capì che
doveva aver incontrato o per lo meno parlato con
Patricia:<< Quando l’hai
vista? >> Gwen avanzò a passo di carica verso
di lui:<< Stamattina,
ma che ti salta in mente, come puoi… >> ma lui
le bloccò la mano che lei
aveva alzato per schiaffeggiarlo, due schiaffi erano già
abbastanza e poi
doveva parlarle finché aveva ancora il coraggio di
farlo:<< Vieni con me
>> << Dove? Che cosa vuoi fare?
>> << Vieni con me
>> le ripeté con calma, ma Gwen sembrava non
volersi arrendere, così
senza tanti convenevoli lui le mise un braccio sotto le ginocchia e
l’altro
sulla schiena sollevandola di peso e sorridendo
all’espressione divertita di
Glass.
<< Jason!
Lasciami giù! Jason! >> <<
Dobbiamo parlare >> le ribadì di
nuovo mentre con la spalla apriva la porta della sua vecchia camera e
posava il
suo prezioso carico sul letto:<< Che cosa stai dicendo?
Che cosa stai…
>> ma Jason chiuse la porta a chiave voltandosi poi di
nuovo verso di
lei.
<< Ho bisogno
di parlare con te Gwen e ho bisogno che tu mi ascolti attentamente,
finché non
avrò finito >> sentendosi chiamare per la
seconda volta Gwen e non con il
solito Gwenny con cui suo fratello
amava stuzzicarla lei lo guardò fisso
preoccupata:<< Che cos’è successo
Jason? Perché hai detto quelle cose a Trish? È
incinta, non puoi davvero
pensare che… >> << Fammi
parlare, arriveremo anche a quello, ma
devi ascoltarmi >> e le si sedette accanto prendendole le
mani nelle
proprie; capendo bene che qualcosa tormentava il suo adorato fratellone
Guinevere sorrise accarezzandogli una guancia:<< Di cosa
volevi parlarmi?
>> lui alzò i begli occhi azzurri su di
lei:<< Di Deus >>
<< Che cosa? >> la voce le si
mozzò in gola, non voleva rivangare
il passato, non voleva fare di nuovo quel terribile salto nel passato,
non ora
che era di nuovo felice…:<< Non è
quello che pensi, mi dispiace
immensamente che tu abbia passato tutti questi anni da sola, ma non
è quello
che ti voglio dire >> << E allora cosa?
Jason mi stai spaventando
>> lui chinò il capo poi si lasciò
cadere con la schiena sul letto
fissando il soffitto:<< È stata colpa mia
>> << Cosa?
>> << La morte di Deus, è stata
tutta colpa mia >> Gwen lo
guardava spaventata:<< Ma che stai dicendo? Avete avuto
un incidente,
l’auto ha preso fuoco e… >>
<< Abbiamo avuto un incidente sì, ma
l’auto non ha preso fuoco, sono stato io >>
<< Che cosa vuol dire
che sei stato tu? >> poi guardandolo impaurita aggiunse
piano:<<
Stai cercando di dirmi che… >> Jason scosse
appena il capo sempre
guardando il soffitto:<< No…Deus era
già morto, io ho dato fuoco alla
macchina perché non volevo che qualcuno scoprisse che cosa
aveva causato la sua
morte >> << Com’è
morto? >> non lo stava accusando? Gwen non
gli stava lanciando niente addosso e la sua voce non sembrava adirata,
che cosa
poteva miracolosamente essere successo? Non osava sperare in niente in
quel
momento…
<< Ti ricordo
quando durante le prove per il rally di Melbourne Deus è
andato a sbattere
contro le protezioni e si è infortunato alla
schiena… >> << Sì,
gli
avevano detto che sarebbe dovuto restare a riposo per quasi un anno, ma
lui ha
sorpreso tutti e… >> << Era
drogato Gwen >> << Cosa
stai dicendo? >> << Per poter guarire prima
e tornare a correre ha
cominciato a prendere un sacco di antidolorifici, all’inizio
credevo che
prendesse solo quelli che gli prescriveva il medico, ma poi un giorno
ho
guardato nella sua borsa e l’ho trovata piena di
pasticche…l’ho affrontato e
gli ho detto che se non voleva che spifferassi tutto a te o alla
scuderia
doveva smetterla con quella porcheria, doveva farla finita
immediatamente o
l’avrei denunciato >> << Ti ha
promesso di smettere vero? >>
<< Certo che l’ha fatto, pensavo che le minacce
sarebbero servite, ma poi
il giorno dell’incidente quando si è avvicinato
alla macchina ho visto che
c’era qualcosa di diverso in lui, sapevo che aveva preso
quelle dannate
pasticche, sapevo che non era lucido, ho cercato di fermarlo, di non
farlo
guidare, ma non ha voluto ascoltarmi ed è salito in
macchina, eravamo sulla
curva dove abbiamo avuto l’incidente quando mi è
crollato addosso morto,
probabilmente un aneurisma o un ictus, non lo sapremo mai…ad
ogni modo subito
dopo la macchina è andata fuori strada, quando ho ripreso i
sensi ho cercato di
svegliarlo per tirarlo via dall’auto e mi sono accorto che
era morto, sapevo
che era morto per colpa di quelle pillole e non volevo che qualcuno lo
scoprisse, non volevo che tu e Trish lo scopriste, così ho
preso l’accendino
che lui aveva nella tasca della tuta e sono uscito dalla macchina,
c’era della
benzina che usciva dal serbatoio, le ho dato fuoco e poi mi sono finto
svenuto
aspettando i soccorsi >> Gwen lo guardava immobile con le
mani alla
bocca:<< So che ho fatto una cosa tremenda e non
smetterò mai di sentirmi
in colpa per questo, ma sapevo quanto lo amavi, quanto Trish lo amava,
avrebbe
rovinato la sua memoria se si fosse saputo che cosa stava facendo,
è sbagliato
ma era il mio migliore amico e glielo dovevo, lui non avrebbe voluto
altro…
>> << Per questo ti senti in colpa? Per
questo mi hai chiesto se
avessi voluto che fossi morto tu nell’incidente?
>> lui annuì in
silenzio, sapeva di aver tolto l’uomo che amava a sua sorella
e non poteva
perdonarselo:<< Oh Jason! Ti voglio bene Jason
>> e
inaspettatamente Gwen gli gettò le braccia al
collo:<< Che cosa? Ma io
credevo che… >> lei gli baciò una
guancia passandogli le mani nei capelli
e stringendolo forte:<< Tu non hai fatto niente di male,
Deus era già
morto e io sapevo che c’era qualcosa che non andava in
lui…sapevo che aveva
qualcosa di strano…ora so cosa… >>
poi guardando suo fratello negli occhi
aggiunse:<< Tu non hai nessuna colpa, sei mio fratello e
ti vorrò sempre
bene, sempre >> << Dio mio Gwen! Non sai da
quanto tempo stavo
aspettando di dirtelo, davvero…avrei voluto farlo subito
dopo l’incidente, ma
poi ho pensato che mi avresti odiato e… >>
<< Io non ti odierò mai,
mai >> lui le passò una mano nei boccoli
biondi stringendola forte a
sé:<< Adesso lo so. Ti voglio bene Gwenny
>> << Anche io te
ne voglio Jas >>
Dopo quella
confessione restarono lì così, stretti uno
all’altra con i loro respiri a
scaldarli e i loro cuori palpitanti che si scambiavano affetto fraterno.
Alcuni minuti dopo
Gwen guardò suo fratello accarezzandogli una
guancia:<< Per questo hai
detto a Trish quelle cose orribili? >> lui
annuì:<< Non potevo
permettere che stesse con me per il resto della sua vita senza sapere
la verità
>> << Lo so, ma devi andare da lei, devi
dirle la verità >>
Jason guardò sua sorella con paura:<< E se mi
odiasse? Se non dovesse
perdonarmi come hai fatto tu? >> Gwen posò la
fronte sul petto di suo
fratello poggiandogli poi una mano sul cuore:<< Tu non
hai niente di cui
farti perdonare, ci hai sempre voluto troppo bene, a me, a Trish e
perfino a
Deus, fino all’ultimo hai fatto quello che era meglio per lui
anche se non se
lo meritava >> << Mi aveva appena detto che
ti aveva chiesto di
sposarlo, prima che morisse, voleva darmi sui nervi credo
>> << Gli
avevo detto che ci dovevo pensare >> <<
Cosa? >> lei
annuì:<< Ti ricordi quando mi hai detto che
non era tutto oro quello che
luccica? Sapevo che c’era qualcosa che non andava in lui,
così gli ho detto che
ci avrei pensato >> << Mi dispiace Gwenny,
meritavi di essere
felice >> lei inspirò il profumo di sandalo di
Jason:<< Sono
felice, adesso ho Lucas, sono felice come non credevo sarebbe mai
successo
>> lui le baciò i capelli sorridendo contro la
sua testa:<< Certo
che lo sei, te lo meriti >> << Vai da Trish
>> gli ricordò
lei dolce:<< Prima andiamo a mangiare, mamma si
starà preoccupando
>> << Poi andrai da lei >>
Jason annuì guardandola di nuovo
felice:<< Certo, la amo >> e quasi senza
accorgersi di quello che
aveva appena ammesso riaprì la porta della camera tornando
in sala da pranzo.
|
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Capitolo 10 *** 10. ***
<< Ridimmelo
>> Trish guardò Jason fermo sulla porta di
casa sua con l'espressione più
tetra e triste che gli avesse mai visto in viso, sembrava un cane
bastonato che
non mangiava e non dormiva da giorni anche se erano passate poco meno
di
ventiquattro ore dal loro litigio:<< Dirti cosa Jason?
>> lui alzò
gli occhi in quelli di lei:<< Dimmelo di nuovo
>> solo in quel
momento lei capì che si riferiva alla gravidanza, era per
quello che avevano
litigato e che tutto era finito, ma perché lui era
lì ora visto che era stato
proprio Jason a cacciarla da casa sua?
<< Perché
sei
qui Jason? >> << Dimmelo di nuovo, per
favore >> fu quella
supplica triste a farla decidere, non poteva sopportare di vedere il
suo principe
azzurro implorarla a quel modo:<< Sono incinta Jason
>> gli ripeté
con un debole sorriso e il cuore stretto in gola che batteva
all'impazzata:<<
Tu mi hai appena reso un uomo molto, molto felice Patricia Kyle
>> e
guardando il suo immancabile sorriso Trish capì che era
sincero; poi Jason
entrò in casa e aggiunse con voce tetra:<< Ma
dopo che avremo parlato
sarai tu ad odiarmi >> << Jason io non ti
odierei mai...non...
>> lui si sedette al tavolo del soggiorno e la
guardò colpevole:<< Fammi
parlare Patricia >> poi prendendo fiato si
preparò a raccontare, per la
seconda volta in quel giorno maledetto, la verità sulla
morte del grande
Amadeus Kyle, Gwen lo aveva perdonato e gli aveva ripetuto che non era
colpa
sua, ma Trish sarebbe riuscita a fare altrettanto?
<<
Me lo avresti mai detto? Se non ti avessi detto del bambino mi avresti
mai
detto la verità? >> lui si guardò
le mani giunte che aveva sul
tavolo:<< Ad essere onesto non lo so, ho sempre avuto una
paura folle di
perderti, non volevo che tu mi odiassi per quello che avevo fatto
>> la
mano di Patricia stretta sulla sua gli fece alzare gli occhi in quelli
scuri di
lei:<< Sono incinta di tuo figlio Jason Anderson
>> quella frase
bastò più di mille spiegazioni e promesse,
più di mille ti amo e di mille scuse:<<
Ti amo Patricia, davvero ti amo più di qualsiasi altra cosa
al mondo >>
poi prendendole il viso tra le mani le baciò piano le
labbra:<< Ti amo da
tutta una vita e tutto quello che ti ho detto, tutto quello che ho
detto sul
fatto che sei speciale…era tutto
vero…tutto…ogni singola parola >>
lei
sorrise:<< Sì, lo so >>
<< Scusa per le cose orribili che ti
ho detto, non volevo costringerti a vivere con me dopo quello che avevo
fatto,
non volevo obbligarti a passare la vita con me solo perché
aspettiamo un figlio
e… >> << La vita con te?
>> lui annuì dolce:<<
Sì,
tutto il resto della nostra vita…vuoi sposarmi Patricia
Kyle? >> inutile
dire che la risposta che poteva dargli era una
soltanto:<< Sì
Jason…sì…
>>
Dieci
minuti dopo sembrava tutto ormai solo un triste ricordo, guardando il
suo
fidanzato sorridendo Trish si lasciò andare contro il suo
petto:<< Sono
andata dal dottore stamattina >> Jas la guardò
preoccupato:<< Cosa?
>> << Sono andata dal dottore, avevo
bisogno di sapere come andava
la gravidanza visto che pensavo di dovermela cavare da sola
e… >> lui
sorrise accarezzandole il viso:<< Non sei sola amore mio,
non più
>> lei gli bacò una guancia:<<
Non lo sono mai stata >> per
tutta risposta lui le sollevò leggermente il bordo della
T-Shirt baciandole la
pancia piatta dove stava crescendo il loro bambino:<< Ti
amo Jason
Anderson >> era la prima volta che Trish gli diceva
quelle parole e lui
si sentiva decisamente bene ora che le aveva sentite:<<
Ti amo Patricia
Kyle >>
Due
mesi dopo la vita non poteva più essere meravigliosa di
così:<< Un
maschio…è un maschio… >>
e al settimo cielo come se avesse vinto alla
lotteria Patricia si strinse a lui mentre uscivano dallo studio
medico:<<
Calmati, ha detto che c’è il 70% di
possibilità, non è ancora sicuro >>
lei rise di nuovo guardando la piccola ecografia che teneva in
mano:<< Ma
certo che è un maschio! Guardalo! È il tuo
ritratto >> commentò poi lei
avvicinando la foto con la piccola sagoma di suo figlio al viso di
Jason:<< Ha solo tre mesi Trish, cambierà
ancora e… >> << E
diventerà bello e fantastico come il suo papà
>> Jason sorrise baciandole
i capelli:<< Ti ho già detto che ti amo da
morire? >> lei lo
strinse a sé:<< Oggi non ancora
>> poi fece per replicare, ma lui
aprendo la portiera della Maserati aggiunse:<< Allora
rimediamo subito:
vuoi venire a vivere con me? >> Trish si
bloccò un attimo mentre Jason
chiudeva la portiera aspettando che lui salisse in auto accanto a
lei:<<
Che cosa? >> gli domandò allora
allarmata:<< Vuoi venire a vivere a
casa mia? Passi già lì gran parte del tuo tempo,
perché non possiamo rendere la
cosa ufficiale? >> inutile dire che gli occhi le
divennero immediatamente
lucidi, maledizione la gravidanza l’aveva resa
ipersensibile:<< Certo che
lo voglio >> lui controllò la strada prima di
immettersi nel traffico del
tardo pomeriggio:<< Bene, allora passiamo da casa tua,
cominciamo a
prendere un po’ di cose >> Trish
scoppiò a ridere e quella fu l’ultima
cosa che Jason ricordò.
Sbatté più
volte le palpebre, ma tutto intorno a lui era buio,
la strada era deserta e una sottile pioggerellina cadeva dal
cielo:<< Le
sorelle degli amici non si toccano, era una regola semplice Jason
>> lui
si voltò di scatto sentendo quella voce roca ma credendo di
sognare:<<
Deus? >> e guardò il giovane sorridente che si
stava avvicinando a lui in
mezzo alla strada:<< Ciao Anderson >>
<< Ma com’è
possibile…tu sei… >>
<< Morto? >> poi scoppiando a ridere
aggiunse:<< Certo che lo sono
idiota! C’eri anche tu quando è successo!
>> Jason chinò appena il
capo:<< Mi dispiace, avrei dovuto impedirti di correre,
di prendere
quelle pillole, di… >> Amadeus sorrise
poggiando una mano sulla spalla
dell’amico, era insolitamente corporeo per essere un morto o
una visione, o
forse era Jason che era morto e ora era esattamente come
lui:<< Non è
stata colpa tua, ero troppo stupido ed orgoglioso per capire che stavo
sbagliando e tu non potevi fare niente per fermarmi, ho buttato via
tutto
quello che avevo e mi sono meritato la fine che ho fatto
>> << Ho
bruciato la macchina, ho bruciato tutto perché non volevo
che scoprissero che
cosa ti era successo, non volevo che Trish e Gwen sapessero
che… >> Deus
sorrise, per la prima volta in vita sua sembrava più maturo
dell’adolescente
scapestro che era sempre stato:<< Sei stato un ottimo
amico Jason, il
migliore che io potessi avere…non ho mai fatto nulla per
meritare la tua
amicizia o per ricambiarla >> poi alzando gli occhi in
quelli cielo di
Jason aggiunse:<< Quindi voglio farlo
ora…svegliati! >> <<
Cosa? >> << Hai appena avuto un incidente,
svegliati stupido! Mia
sorella ha bisogno di te! >> <<
Trish… >> mormorò Jason
cominciando a ricordare cos’era successo:<<
Sì, la tua fidanzata! Ha
bisogno di te, svegliati! >>
Aprì
gli occhi di colpo guardandosi intorno e mettendosi seduto: Patricia
era stesa
a terra a pochi metri da lui, era a pancia in giù e non si
muoveva. La macchina
distrutta a pochi metri da loro, chiunque li avesse investiti purtroppo
aveva
fatto in tempo ad andarsene.
Voltandosi
di nuovo verso Trish ricordò di aver sentito lo schianto e,
esattamente come
aveva fatto con Deus, si era voltato per tirare fuori lei
dall’auto.
Ci
era riuscito con non pochi sforzi e fatica, ma maledizione lei non si
muoveva!
E se fosse stata? Dio il bambino! Non voleva nemmeno pensarci! Stava
per sposarla,
stava per diventare padre! Dio non poteva succedere davvero!
<<
Trish rispondimi…Trish…ti prego
resisti…non devi mollare…mi hai sentito? Non
devi lasciarmi… >> e tenendo il corpo inerme
della sua fidanzata stretto
a sé Jason cercò di mantenerla cosciente fino
all’arrivo dei soccorsi:<<
Jas… >> lui sorrise tra le lacrime sentendo la
voce di lei che lo
chiamava:<< Sono qui…sono qui
Patricia… >> lei sbatté le
palpebre:<< Che cos’è…
>> << Abbiamo avuto un incidente,
andrà tutto bene, sta arrivando l’ambulanza,
andrà tutto bene >> lei alzò
debolmente una mano per toccarsi la pancia:<< Il
bambino…il… >>
Jason guardò verso il ventre di lei che sembrava non aver
subito danni:<<
Starete bene, starete bene tutti e due… >> poi
baciandole la fronte
cominciò ad accarezzarla piano:<< Rimani con
me…guardami…rimani con me…
>>
Mezz’ora
dopo erano in ospedale, i paramedici avevano caricato Patricia su una
barella e
ora un equipe stava visitando lei e il bambino:<< Le ho
detto che sto
bene, non è niente >> e brontolando Jason
cercò di scacciare la povera
infermiera che cercava di mettergli i punti sulla guancia e sul braccio
feriti:<< Mi lasci, davvero non ho bisogno di…
>> << Jason!
>> e la voce preoccupata di sua madre gli fece alzare gli
occhi sui suoi
genitori e sua sorella che lo guardavano preoccupati:<<
Jason…che cos’è
successo? Ho temuto che… >> e Morgan si
avvicinò al figlio
accarezzandogli il viso:<< Abbiamo avuto un incidente
mamma, non ricordo
altro… >> << Vi sono venuti
addosso, ho parlato con l’agente Master
e dai rilievi risulta che un’altra auto vi ha tamponato,
stanno già cercando di
ritracciare l’auto dai segni di vernice sulla tua Maserati
>> gli spiegò
suo padre:<< Trish…come sta Trish...il
bambino… >> << La
stanno operando, ha avuto una brutta frattura alla gamba e alla spalla,
il
medico ci farà sapere quando hanno finito >>
<< Il bambino…come sta
il… >> << Non hanno saputo dirci
niente, ma le hanno fatto una
ecografia appena arrivati e sembrava tutto normale, però
devono aspettare
>> Jason annuì poi fece per allontanare di
nuovo l’infermiera, ma la mano
di sua madre sulla spalla bloccò ogni sua replica.
Intanto
qualche piano sopra, all’interno della sala operatoria
Patricia stava lottando
con tutte le sue forze per uscire dalla coltre di buio in cui sembrava
essere
piombata.
<<
Trish…Trish… >> lei
voltò la testa a destra
e sinistra per capire chi la stesse chiamando:<<
Cosa...chi… >>
<< Sono io Trish… >> lei si
voltò di scatto trovandosi la faccia
sorridente di suo fratello a pochi centimetri dalla
propria:<<
Amadeus…che cosa ci fai qui? Sono morta? >>
lui scosse il capo
ridendo:<< No…hai avuto un incidente
bambolina…sei in ospedale…eri con
Jason… >> <<
Jason…dov’è Jason? Il mio
bambino…il bambino non è…
>> lui scosse di nuovo il capo e con una mano le
accarezzò il viso, era
così delicato quasi come una piuma:<< Il
bambino sta bene, ma tu devi
reagire, hai battuto la testa sorellina, devi reagire e riprenderti mi
hai
capito? Devi tornare indietro >> << Mi
manchi Deus >> gli sussurrò
tra le lacrime:<< Jason ti farà sentire meno
la mia mancanza e anche il
mio nipotino… >> << È
vero quello che mi ha detto Jason? Perché
l’hai fatto? >> << Prendere
quelle pillole? Perché era facile e io
ero un debole, ma tu sei più forte di me
sorellina…sei più forte e devi
combattere…reagisci…
>>
Poi
così com’era comparso Amadeus scomparve
nell’ombra e lei tornò cosciente,
sentiva le voci concitate dei medici e i suoi delle
apparecchiature…che diavolo
era successo?
<<
Patricia…Patricia mi sente? Resti cosciente
d’accordo? Andrà tutto bene…
>> era la voce dolce di una donna quella che le
sussurrava vicino
all’orecchio:<< È in ospedale,
andrà tutto bene…resista d’accordo
>>
|
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Capitolo 11 *** 11. ***
<<
Perché non gli hai detto la verità?
>> domandò Gwen guardando il
padre:<< Che cosa dovevo dirgli? Che Trish ha perso
più volte conoscenza
in ambulanza e che lei e il bambino sono attaccati ad un filo? Sai bene
come
reagirebbe tuo fratello >> Gwen chinò il capo
avvicinandosi poi al padre
perché Rylan la stringesse a sé:<<
Sì, lo so…sono solo preoccupata per
lui >> Ray fece per rispondere quando il suo cellulare
cominciò a
squillare e lui lo prese in mano:<< Anderson
>> Gwen rimase a
guardarlo, nonostante avesse lasciato la polizia da molti anni quel
modo di
fare era rimasto dentro di lui e infatti anche mentre parlava al
telefono non
aveva mai smesso di stringerla e di tenerla al sicuro:<<
Sì ho capito.
Manda qualcuno qui Dave, io vi aspetto al pronto soccorso
>> il suo
vecchio collega doveva avergli dato una risposta positiva
perché lui si
apprestò a ringraziarlo all’istante.
<<
Che cos’è successo? >>
<< Hanno identificato il guidatore
dell’altra auto >> poi accarezzando i capelli
della figlia aggiunse:<<
È Drew Morris >> << Cosa?
>> e Gwen guardò il padre non
credendo possibile che quell’uomo fosse così
stupido da…:<< Ho parlato
con Dave e sta mandando qui un paio di detective per raccogliere la
deposizione
di Jason e di Morris >> << Morris?
>> << Sì, è stato
portato qui poco dopo tuo fratello, l’ho visto prima ma non
avrei mai pensato
che… >> ma prima che uno dei due potesse
aggiungere altro la voce adirata
di Jason seguita da quella preoccupata di sua madre li fece tornare nel
separé
dove Jason seduto sul lettino stava fulminando l’infermiera
imprecando tra i
denti:<< Che cosa c’è?
>> domandò Ray avvicinandosi al
figlio:<< Non voglio niente, non voglio prendere
antidolorifici o altro.
Devo restare lucido >> Rylan guardò
l’infermiera con la siringa in
mano:<< È solo un blando sedativo, per
diminuire il dolore delle ferite
>> sapendo bene il motivo del ferreo rifiuto di Jason,
Ray scosse il
capo:<< Va bene così, lui non prende niente,
se il dolore dovesse
peggiorare la chiameremo >> la donna annuì
sparendo dietro la tenda con
la siringa.
Jason
alzò gli occhi verso il padre per ringraziarlo, ma Ray lo
precedette:<<
Tu sei più forte >> << Trish
come sta? >> << È ancora
in sala operatoria >> ma proprio mentre stavano parlando
un giovanotto
con la divisa da medico si avvicinò:<< Jason
Anderson? >> <<
Sì >> e Jason si voltò a
guadarlo:<< Abbiamo appena finito di
operare la signorina Kyle, ha perso conoscenza, ma adesso sta bene, tra
poco
finiranno di metterle i punti e la porteranno in camera, vi
farò chiamare non
appena sarà tutto a posto >> <<
E il bambino? >> il ragazzo
fece un sorriso triste:<< Deve parlare con il dottor
Kavanagh, sarà qui
tra poco >> Jason annuì ben sapendo che fino
all’arrivo del medico non
avrebbe potuto fare nulla.
Voltandosi
poi verso i genitori fece per dire qualcosa, ma un poliziotto si
avvicinò con
un taccuino in mano:<< Scusi se la disturbo ora signor
Anderson, ma
abbiamo bisogno di raccogliere la sua deposizione >>
Jason guardò il
padre poi tornò a guardare il poliziotto:<<
Dobbiamo proprio farlo ora?
>> l’uomo annuì
mesto:<< So che il momento non è dei migliori,
ma
dal momento che anche l’altra persona coinvolta
nell’incidente è qui…beh
ecco…
>> Jason tornò seduto dritto e
guardò il padre sapendo bene che per il
suo bene Rylan gli aveva nascosto quel piccolo essenziale
dettaglio:<<
Come qui? >> e guardando ancora il padre
aggiunse:<< Tu sai già chi
è stato vero? >> << Non
è il momento di discuterne Jason, non
adesso >> suo figlio tuttavia aveva preso la sua stessa
cocciutaggine e quindi
guardandolo duramente Jason ripeté:<< Chi?
>> << Jason non è
il momento per… >> ma poi una voce acida a
pochi letti di distanza
catturò la loro attenzione:<< Ma ha visto
com’è ridotta la mia auto? Come
può dire che è colpa mia? Andiamo ma in che paese
maledetto sono capitato, non…
>> guardando gli occhi di suo figlio Ray capì
che Jason aveva
riconosciuto l’interlocutore e aveva collegato tutto.
<<
Scusatemi un attimo >> e scendendo dal lettino incurante
di aver avuto un
incidente solo un paio d’ore prima Jason si
avvicinò al letto tirando la tenda
e guardando negli occhi quella specie di pazzo invasato.
<<
Dovevo saperlo che era opera sua >> commentò
poi notando le ferite al
viso e alle mani che Morris si era procurato nello scoppio
dell’airbag:<<
E tu che vuoi adesso? >> Jason lo guardò
trattenendo a stento l’istinto
di ucciderlo:<< Non so se te l’hanno detto, ma
hai causato un incidente
appena qualche ora fa >> Morris sbatté
più volte le palpebre muovendosi
al rallentatore, era palesemente ubriaco e nonostante la botta non era
rinsavito granché:<< Ti rovinerò
Anderson. Contaci. Rivelerò il tuo
piccolo sordido segreto e sarai finito. Per sempre >>
contrariamente a
quanto tutti si aspettavano Jason non replicò, poi guardando
l’agente aggiunse:<<
Quando vuole sono pronto a rilasciare la mia deposizione
>> e fece per
voltarsi e tornare al suo letto quando Drew non seppe resistere alla
tentazione:<< Mentirai anche stavolta?
Cos’è dopo Kyle volevi uccidere
anche sua sorella? >> inutile dire che ci vollero
entrambi i poliziotti e
Rylan per togliere le mani di Jason dal collo di Morris che, quasi
paonazzo,
ora stava riprendendo fiato con le mani sul viso:<< Non
speri in una
denuncia o roba simile signor Morris, anzi le consiglierei di imparare
a tenere
a freno la lingua, avrebbe meno problemi >>
replicò Gwen con un piccolo
sorriso:<< E qualsiasi cosa decida di pubblicare su mio
fratello sappia
che sarò ben felice di farle causa >> poi
guardando il suo adorato
gemello si strinse a lui abbracciandolo piano per evitare di stringerli
le
costole incrinate.
Tre
ore dopo Trish voltò appena la testa sbattendo le
palpebre:<< Jason…
>> e guardò il fidanzato che, con il capo
appoggiato sul materasso,
dormiva accanto a lei seduto su una sedia:<< Ehi
ciao… >> e lui
alzò la testa sentendosi chiamare:<<
Ciao…come stai? >> lui le
baciò una mano stringendola tra le proprie:<<
Io sto bene, tu come ti
senti? >> Trish guardò il taglio suturato che
lui aveva sulla guancia e
quello ben più grosso che aveva sul braccio:<<
Non è nulla, solo qualche
punto, tranquilla >> lei non rispose subito analizzando
il proprio corpo,
poi voltando di nuovo la testa domandò
piano:<< Che cos’è successo?
>> << Abbiamo avuto un incidente, a quanto
mi hanno detto ho rotto
il vetro della macchina per tirarti fuori, tu hai perso conoscenza per
un po’,
eravamo preoccupati per il bambino >> solo in quel
momento lei si ricordò
della piccola creaturina che cresceva dentro di lei:<<
Come sta? Il
piccolo come sta? >> Jason sorrise accarezzandole la
pancia:<< Ti
hanno fatto un’ecografia, neanche un graffio, il nostro
piccolo Deus è al
sicuro… >> sentendolo chiamare il bambino con
il nome di suo fratello
Trish lo guardò titubante:<<
Scusa…non volevo farlo…solo che…
>>
Jason sembrava in imbarazzo così fu lei a dare voce ai suoi
pensieri:<<
Vuoi chiamarlo Amadeus se sarà un maschio? >>
lui annuì brevemente poi
stringendole ancora la mano le spiegò:<< Io
non ricordo nulla
dell’incidente, ti ho tirato fuori dalla macchina ma non me
lo ricordo, deve
essere stata l’adrenalina, poi ho perso i
sensi…non so quanto tempo sia
passato, ma in quei momenti ho avuto una specie di
visione…ho visto… >>
<< Hai visto Deus >> finì lei
per lui e Jason la guardò a bocca
aperta:<< Come lo sai? >> <<
Anche io l’ho visto, quando ero
in sala operatoria, devo essere andata in arresto a quanto mi hanno
detto, in
quel momento ho visto lui accanto al tavolo operatorio che mi diceva di
resistere, che dovevo tornare qui per te e per il bambino, che dovevo
stringere
i denti… >> senza aggiungere altre parole
Jason si avvicinò al suo viso
baciandola piano:<< E allora così
sia…Amadeus Anderson >> Patricia
sorrise accarezzando una guancia dell’uomo che
amava:<< Amadeus
Jason
Anderson >>
|
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Capitolo 12 *** NOTE D'AUTORE ***
E siamo giunti alla fine.
Manca solo l'epilogo di questa storia che ho adorato in ogni suo
momento; so che avrebbe potuto essere più lunga e magari
più dettagliata in alcuni punti, ma era nata per essere
breve e non me la sono sentita di cambiarla; ad ogni modo visto quanto
mi sono affezionata ai personaggi di Jason e Trish ho deciso di
aggiungere qualche piccola OS della loro vita sia prima sia dopo questa
storia, un po' per non dimenticarmi di loro...le aggiungerò
poi mano a mano come capitoli a parte. Grazie a tutti coloro che hanno
letto, recensito e tutto il resto...a presto con l'epilogo...
|
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Capitolo 13 *** Epilogo ***
Ranch Anderson, quattro
anni dopo
<<
Ciao fratellone >> lui si voltò
verso la porta d’ingresso del portico trovandosi occhi negli
occhi con sua
sorella:<< Ciao Gwenny >> e allungando una
mano fece avvicinare la
sorella prendendo il bicchiere di champagne che lei gli stava porgendo
per poi
tornare a guardare la tenuta di famiglia:<< Avresti mai
detto che un
giorno saremmo arrivati a questo punto? >> lei
poggiò la testa sulla sua
spalla sorridendo felice:<< Dove? Sposati e felici?
Sì, ma non credevo
sarebbe successo così presto… >>
Jason voltò appena lo sguardo verso il
soggiorno dove suo figlio giocava allegramente con Tobias mentre Lucas
teneva
tra le braccia la sua deliziosa figlia appena nata:<<
Victoria è
bellissima >> commentò poi guardando la sua
meravigliosa
nipotina:<< Ha preso tutto da suo padre >>
commentò Gwen ammirando
la figlia dai morbidi riccioli neri e gli occhi scuri che aveva
già conquistato
l’intera famiglia, vedendo poi Rylan che la guardava
già rapito e pronto a
dargliele tutte vinte Jason rise piano:<< Nonostante il
nome è una
Anderson fatta e finita, papà è già in
suo potere >> guardando la loro
magnifica grande famiglia anche Gwen rise piano: ne avevano passate
tante nel
corso degli anni, non ultimo il processo che aveva visto imputato Drew
Morris
per intralcio alla giustizia, favoreggiamento e lesioni con
l’aggravante di
abuso di alcol, ma ora tutto era finito e dopo tante battaglie era
finalmente
tornato il sereno e il sole splendeva nella loro vita come mai prima.
<<
Deus è un bambino molto fortunato >> sentendo
quelle
parole Jason guardò la sorella perplesso:<< A
costo di sembrare
immodesto, perché dici così? >>
Gwen gli baciò piano una guancia:<<
Perché sei suo padre e so che farai di tutto per farlo
vivere felice per il
resto dei suoi giorni, tu sei fatto così: proteggi coloro
che ami… >>
Jason le accarezzò piano i capelli:<< Credevo
mi ritenessi un dannato
diavolo irresponsabile >> Gwen alzò i begli
occhi azzurri in quelli
identici del suo gemello:<< Oh ma tu sei un diavolo Jason
Anderson, un
diavolo dannatamente affascinante! >> risero entrambi
tornando dentro
casa nel calore di coloro che amavano.
|
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Capitolo 14 *** Extra 1 - Prime parole ***
Ho deciso di cominciare con un
piccolo spezzato della vita di Jas e Trish dopo la nascita del piccolo
Amadeus, solo un dolce momento di tenerezza di quest'adorabile
famiglia...
Erano passati poco più
di sette mesi
dalla nascita di Amadeus e la vita per Jason e Patricia era quanto di
più
simile potesse esserci ad una favola; dopo la nascita del piccolo Trish
era
rimasta a casa in maternità e Jason aveva deciso di
abbandonare, almeno per il
momento, le corse per poter stare vicino alla moglie e godersi ogni
singolo
attimo di vita di quel piccolo angelo biondo dagli occhi azzurri, il
suo
piccolo ritratto ovviamente!
<< Jason…
>> la voce di Trish
lo riportò al soggiorno di casa mentre lui seduto sul divano
guardava Amadeus
che giocava allegramente sul tappeto con le sue macchine
giocattolo:<< Jason, mi stai ascoltando? >>
domandò lei avvicinandosi
e poggiandogli una mano sulla spalla mentre lui si voltava a guardarla.
Era bella Patricia, anzi bella era
un
eufemismo, era la donna
più bella che
avesse mai visto in tutta la sua vita e ora che era sua per niente al
mondo
l’avrebbe lasciata andare.
Fissando gli occhi in quelli scuri
della
moglie le sorrise per un istante tornando poi a concentrarsi sul
figlio:<< Io avevo la sua età quando ho
cominciato a parlare >>
commentò poi dando voce a quel pensiero che gli ronzava
nella testa già da
qualche giorno, lui aveva all’incirca sette mesi e mezzo
quando aveva detto la
sua prima parola, Ferrari, ed era qualche giorno
che si stava chiedendo
quando anche suo figlio avrebbe fatto lo stesso, in fondo era un
Anderson e
stupire era una loro prerogativa:<< Deus è
piccolo, dagli il suo tempo e
vedrai che parlerà >> commentò
Trish sedendosi sul divano accanto a
lui:<< Gwenny ha parlato dopo di me, ci ha messo un buon
mese in più per
dire una parola che avesse senso e credo non me lo abbia mai perdonato
>>
commentò lui sorridendo ricordandosi quanto sua sorella a
quel tempo l’avesse
guardato con quei suoi occhioni azzurri colmi di invidia mentre lui
apriva
bocca e dava voce ad ogni singolo pensiero che gli passava per la sua
mente di
bambino.
<< Beh devo dire che
ha recuperato
notevolmente, non conosco nessuno che sia loquace e abbia il carisma di
tua
sorella >> Jas annuì ripensando a quel
momento:<< Mamma mi ha
raccontato che quando Gwenny ha parlato non ha semplicemente detto una
parola,
ma una frase intera…io avevo rotto un vaso giocando in
soggiorno con il
triciclo che mi aveva regalato nonno Matthew e quando mamma
è venuta a vedere
cosa fosse successo le sue parole sono state: è
stato Jas >> Trish
scoppiò a ridere:<< Oh mio dio! Adoro mia
cognata! >> poi per evitare
che Jason mettesse il broncio come un bambino gli baciò una
guancia:<< Sai
che ti amo vero? >> lui fece finta di
arrabbiarsi:<< Donna
perfida >> << Permaloso >> lo
prese in giro lei accoccolandosi
accanto a lui:<< Ad ogni modo devi avere pazienza amore,
quando vorrà Deus
parlerà >> << Come
quando… >> ma non fece in tempo a finire la
frase che Trish gli ricordò:<< È un
Anderson, farà qualcosa solo quando
vorrà lui >> sorridendo insieme a sua moglie
Jason le baciò una
guancia:<< Hai ragione amore mio, come sempre
>> e, come ogni buon
Anderson che si rispetti e con il tempismo perfetto che aveva
immancabilmente
preso da suo padre, Amadeus Jason Anderson si avvicinò ai
genitori gattonando
arrampicandosi poi sulle lunghe gambe di suo padre:<< Ehi
piccolo… >>
e perso dietro quegli occhioni azzurri Jason prese suo figlio tra le
braccia
scompigliandogli i riccioli dorati: << Allora
Deus…mamma dice che non
parlerai…che ne dici di far felice il tuo papà e
dire qualcosa? >> davanti
all’ostinazione di suo marito Trish scoppiò a
ridere e poi fece il solletico al
piccolo suscitando i gemiti eccitati del bambino:<<
Perché non dici mamma…andiamo
Deus fa vedere a papà quanto sei
bravo…mam-ma… >> Jas
guardò la moglie con
aria di sfida, ma prima che potesse anche solo aggiungere una replica
Deus si
fece terribilmente serio guardando prima sua madre e poi lui, gli occhi
di suo
figlio che lo fissavano sembravano sondargli
l’anima:<< Pa…p…
>> poi
stringendo i pugnetti e continuando a guardarlo fisso
mormorò più
convinto:<<
Papà >>
Sia
Jason sia Patricia restarono immobili per un attimo, poi lui
scoppiò
a ridere e baciò il figlio felice guardando la moglie
allegro:<< Avevi
ragione Trish…Amadeus è proprio un Anderson!
>> lei fece la linguaccia
alzandosi dal divano e andando in cucina per preparare il
pranzo:<< Hai
ragione Jas, Deus è ruffiano quanto suo padre!
>> e mentre una calda
risata riempiva il loft Jason strinse suo figlio al petto ringraziando
il cielo
di essere così fortunato.
|
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Capitolo 15 *** Extra 2- Come potrei? ***
Quando il giudice emise la sentenza
di
colpevolezza a carico di Drew Morris, Jason si voltò verso
la sua gemella che
lo guardava con un caldo sorriso:<< Che ti avevo detto?
>> replicò
Gwen con una risata, anche se la sua sorellina era quella brava e buona
tra
loro due restava comunque una Anderson e il suo desiderio di vincere e
primeggiare nelle aule di tribunale era pari a quello di suo fratello
di
tagliare per primo la bandiera a scacchi:<< Sei il
difensore migliore che
si possa desiderare >> le ricordò
abbracciandola:<< Sei mio
fratello Jas, non avrei mai permesso che quell’idiota ti
rovinasse >> lui
la guardò con un lampo di tristezza negli
occhi:<< Anche dopo quello che
ho… >> Gwen scosse il capo e gli
accarezzò una guancia:<< Tu non
hai fatto nulla, non smetterò mai di ripetertelo se hai
bisogno di sentirtelo
dire >> << Era l’uomo che amavi
Gwenny >> << Lucas è
l’uomo che amo, Deus è stato il mio primo amore,
ma ero una ragazzina con una
cotta per il bello della scuola >> << Sei
sicura che vada tutto
bene? >> lei annuì:<< Certo che
va tutto bene >> poi
prendendo a braccetto il fratello aggiunse ridendo:<< Che
ne dici di
venire a pranzo con me Jas? Ho voglia di festeggiare >>
lui annuì ed
uscendo con lei dal tribunale le domandò con
nonchalance:<< Devi
festeggiare la tua vittoria o il fatto che diventerò zio?
>> Guinevere si
bloccò in mezzo alla porta d’ingresso del
tribunale:<< Cosa? Tu come…come
sai che… >> << Sei mia sorella
Gwenny, ti conosco… >> poi
sorridendo le diede un buffetto sulla guancia:<< Senza
contare che
stamattina hai divorato ben tre muffin al cioccolato di zia Julia e,
per quanto
so che li adori, tre sono davvero troppi >> lei scosse la
testa
sorridendo:<< Stai passando troppo tempo con Matt lo sai
>> <<
Ehi non dare la colpa a me se quello stangone del tuo gemello
è peggio di
Sherlock Holmes, ok? >> commentò il medico in
questione avvicinandosi
insieme a suo fratello maggiore:<< Ciao ragazzi, credevo
foste già andati
via >> << E perderci la faccia di
quell’idiota di Morris? >>
replicò Lionel che, da quando aveva avuto a che fare lui
stesso con il
giornalista, moriva dalla voglia di spaccargli la
faccia:<< Mad come sta?
>> << È incinta Gwen, incinta al
sesto mese e con le voglie, mi sta
facendo impazzire >> << Ah…di
che ti lamenti fratellone? Hai una
moglie fantastica che tra poco sarà presa da
tutt’altro genere di voglie, non
ti preoccupare >> lo prese in giro Matthew mettendogli
una mano sulla
spalla e sorridendo.
Gwen e Jason guardarono i cugini
finalmente felici di vederli di nuovo andare d’accordo come
quando erano
bambini: c’era voluta una sparatoria, due processi e la quasi
morte di Lionel,
ma alla fine i due giovani Anderson avevano risolto le loro divergenze
e per la
gioia di tutta la famiglia adesso andavano d’amore e
d’accordo.
<< Sbaglio o qualcuno
parlava di
pranzare fuori? >> domandò poi Matt
avvicinandosi alla sua macchina:<<
Non hai un turno in ospedale geniaccio? >> lo
rimbeccò suo fratello
ridendo:<< No, giorno libero, avevo voglia di vedere
quell’idiota messo
in gabbia >> sapendo bene che cosa aveva fatto Matthew a
Morris quando
aveva scoperto che era lui il responsabile della sparatoria e del coma
di suo
fratello Lio si voltò sorridendo verso Gwen:<<
Credo ti toccherà avere
due imbucati al tuo pranzo cuginetta >>
Quel pomeriggio quando
tornò a casa
Jason trovò Patricia raggomitolata sul divano con il loro
angelo sul petto che
dormiva pacifico appoggiato al seno di sua madre:<<
Ciao… >>
sussurrò poi ben sapendo che era di vitale importanza che la
piccola peste
continuasse a dormire per poter dar loro un po’ di
pace:<< Ciao >>
replicò lei alzando appena il capo per ricevere un bacio da
suo marito:<<
Da quanto si è addormentato? >>
domandò guardando il suo piccolo
terremoto di che a due anni e mezzo era peggio di lui quando ne aveva
diciassette:<< Un’oretta circa, comincio a non
sentire più le gambe
>> sorrise Trish guardandolo sedersi accanto a lei ed
allungare le
braccia:<< Passamelo >> lei lo
guardò preoccupata:<< Jason si
sveglierà e… >> lui fece spallucce
sorridendo serafico:<< Dammi
nostro figlio Trish >> lei obbedì mettendo le
mani sotto le ascelle di
Deus e passando a suo padre, incredibilmente il piccolo non
batté ciglio,
appena sentì il calore del corpo di suo padre si
accoccolò sul suo petto
prendendo con una manina un lembo della sua camicia e continuando a
dormire
pacificamente:<< Non so come ci riesci >>
replicò lei alzandosi per
sgranchirsi le gambe:<< Sono suo padre >>
replicò Jas con
semplicità, ma in realtà sapeva bene che Deus lo
adorava e che si calmava quando
era con lui perché nei primi mesi, per via
dell’incidente che aveva costretto
Trish su una sedia a rotelle per quasi un anno, era stato lui ad
occuparsi del
piccolo creando quella sorta di equilibrio che li aveva resi
inseparabili.
<<
Com’è andato il processo?
>> domandò Patricia alzandosi per sgranchirsi
le gambe:<< Morris è
stato condannato, sarà espulso tra un mese e…
>> ma lo squillo del
telefono bloccò le loro parole e Trish andò a
rispondere sentendo la sgradevole
voce del manager di suo marito dall’altro lato, non poteva
farci niente ma
detestava Paul Wilka visto che da quando si erano sposati ed era nato
Deus
quell’arrivista non faceva altro che fare di tutto per far
riemergere
l’immagine di scapolo d’oro di suo marito.
<<
Jason…è per te >>
sentendo la voce acida di sua moglie Jason prese il cordless che lei
gli stava
porgendo con l’ombra di un sorriso sul viso:<<
Ciao Paul >> sapeva
che si trattava di lui, c’era solo una persona al mondo che
Patricia proprio
non poteva digerire:<< Jason…ragazzo mio!
>> e per certi versi
nemmeno lui, cominciava a stufarsi del suo modo di fare lo tollerava
solo
perché non aveva ancora trovato qualcuno che potesse
rimpiazzarlo:<< Cosa
vuoi Paul? Non è da te chiamare a quest’ora del
giorno e comunque sono ancora
in vacanza, il campionato riprende tra due mesi >>
commentò poi
sorridendo a Trish che si stava riprendendo Deus dal momento che quella
sarebbe
stata una lunga telefonata:<< Jason mio caro –
dio odiava quando lo
chiamava così – so che sei impegnato con la
tua…signorina e… >>
<< È
mia moglie Paul, la mia famiglia…mia moglie e mio figlio
>> gli ricordò
trattenendo un’imprecazione:<< Sì,
sì certo, come vuoi…ad ogni modo ti ho
chiamato per una cosa importante: ci sarà un galà
a Sydney tra una settimana è
un ricevimento di beneficenza a cui parteciperanno molti personaggi di
spicco,
è un’ottima vetrina e qualcuno ha fatto il tuo
nome tra gli invitati >>
Jason si spettinò i riccioli pensando a quanto odiava
mettersi in smoking e
partecipare a certi eventi, fortuna che c’era sempre Trish al
suo fianco a
migliorargli la serata:<< Qualcuno? Una volta eri
più bravo ad inventare
balle Paul >> << Mi preoccupo per te, il
campionato si avvicina e
tu devi essere ben introdotto e in vista per…
>> << Io corro Paul,
mi siedo dietro ad un volante e guido un’auto, non me ne
frega niente di
apparire o… >> << Sei quello che
sei grazie alla pubblicità Jason,
non dimenticare chi ti ha fatto diventare quello che sei
>> lui si era
fatto da solo, quando aveva deciso di lasciare i rally e cominciare a
correre,
all’inizio era un modo per sfogare la rabbia poi aveva
scoperto che gli veniva
praticamente naturale:<< Verremo al tuo stupido party
Paul, ma sia chiaro
che è l’ultima volta che…
>> << Verrai >> lo corresse
l’altro:<< Cosa? >>
<< Verrai, l’invito è solo per te
>> allo sguardo rabbioso di nei suoi occhi azzurri Trish
si avvicinò
preoccupata:<< Non ho alcuna intenzione di venire da
nessuna parte senza…
>> << Ho in mente di farti incontrare un
paio di sponsor e poi ci
saranno da discutere i dettagli per il nuovo assetto della monoposto,
Patricia
si annoierà sicuramente, potrà resistere un paio
di giorni senza… >> <<
Non intendo… >> ma la mano di lei sul suo
braccio lo bloccò e il sorriso
di Trish gli diede una risposta che non si sarebbe mai
aspettato:<< Sei
sicura? >> mormorò poi allontanando la bocca
dal telefono:<< È solo
per un paio di notti >> Jason annuì poi
tornando a parlare con Paul
definì i dettagli della partenza.
Due settimane dopo la notizia era
su
tutti i giornali: Jason Charles Anderson aveva una relazione
extraconiugale nata
in quel di Sydney ad un party di beneficenza.
<< Signora
Anderson…signora
Anderson ha una dichiarazione da fare? Che cos’ha da dire a
coloro che
affermano che suo marito l’ha tradita? Chiederà il
divorzio? >> a quella
domanda un sorriso si dipinse sulle labbra di Trish mentre accompagnava
Gwen
dal ginecologo, Lucas era impegnato in un processo d’alto
profilo e Jason per
ovvi motivi era volato a Melbourne per parlare con il suo
manager:<< Dico
che dovreste controllare meglio le vostre fonti signori, ora scusatemi
ma devo
fare la conoscenza di mio nipote! >> poi ridendo
seguì Guinevere
all’interno dello studio medico.
<< Ma come fai?
>> le
domandò l’amica e cognata mentre lei sfogliava
distrattamente proprio una delle
riviste che ritraevano la presunta relazione di Jas:<< A
fare che?
>> << A prenderla in questo modo, so che
non c’è nulla di vero ma
insomma…quegli sciacalli… >>
Patricia sorrise:<< Sono solo cani in
cerca di un osso, tra poco troveranno altro in cui affondare i denti
>> <<
Jason che dice? >> << Sta sistemando la
questione alla radice
>> Gwen annuì:<< Sì,
mi ha accennato qualcosa, so che ha chiesto
aiuto a Lionel, ma non mi hanno detto i dettagli >>
<< Sei incinta
non vuole farti preoccupare >> le ricordò
Patricia, poi sorridendo
aggiunse:<< Ad ogni modo stai tranquilla, tuo fratello sa
esattamente
quello che fa >>
Ed infatti Jason sapeva esattamente
quello che faceva mentre firmava il contratto di rescissione con Paul
Wilka:<<
Stai commettendo un grave errore ragazzo mio, stai…
>> Jason sorrise
sprezzante:<< So quello che faccio Paul, hai giocato per
troppo tempo con
la mia vita, te l’ho sempre lasciato fare perché
mi faceva comodo, ma adesso le
cose sono cambiate >> << Perché?
Perché quella ti ha messo il
cappio al collo? Andiamo tu sei Jason Anderson, sei l’idolo
delle masse,
qualsiasi uomo
vorrebbe essere al tuo
posto e qualsiasi donna vorrebbe infilarsi nel tuo letto,
perché devi rovinare
tutto questo per…per… >> gli
mancavano le parole talmente odiava quella
situazione:<< Continuerò a fare quello che amo
anche da solo quanto alle
donne nel mio letto, ce n’è una sola che voglio e
che non smetterò mai di far
felice, il resto è solo una piccola macchia senza importanza
>> << Andiamo
non puoi lasciarmi per questo, non puoi buttare tutto al vento per una
piccola
storiella, è solo un pettegolezzo, si sgonfierà
ma intanto parleranno di te, i
paparazzi sono sciacalli ma sono utili >> gli occhi di
Jason erano di
ghiaccio, non avrebbe cambiato idea e ora che finalmente poteva fare
quello che
da anni desiderava non si sarebbe tirato indietro:<< Non
tornerò indietro
Paul, te lo ripeto hai giocato con la mia vita per troppo tempo
>> <<
È colpa di quella piccola strega, è lei che ti ha
messo queste idee in testa
>> Jason dovette conficcarsi le unghie nel palmi delle
mani per resistere
alla tentazione di prendere a pugni
quell’imbecille:<< Mia moglie non
c'entra niente con questa storia Paul, se fossi stato un po'
più sveglio lo
avresti capito da solo: non mi piace che si giochi con la mia vita
>>
Wilka lo guardò per un attimo indeciso se arrendersi o meno
ma il suo orgoglio
gli impedì di cedere senza un'ultima
minaccia:<< Finirai nel nulla, non
sei nessuno senza di me Jason, in breve tutti dimenticheranno chi era
Jason
Anderson e tornerai da me ad implorare perdono >> Jas
sorrise serafico:<<
Se arriverà quel giorno Paul, credimi sarò l'uomo
più felice del mondo >>
poi voltandogli le spalle lasciò l'ufficio.
Studio
di Lionel Anderson, due settimane prima
<< Non ti fidi di lui
cugino?
>> domandò Lio guardando Jason che gli stava
chiedendo di spiare il suo
manager:<< Decisamente non mi fido di lui Lio, ha in
mente qualcosa e
voglio essere preparato quando accadrà >>
<< Cosa vuoi che faccia?
>> Jas sorrise:<< Tienilo d'occhio,
qualsiasi cosa faccia o con
chiunque si incontri, quando avrai trovato qualcosa manda tutto a
Trish, io
sarò a Sydney per un paio di giorni >> Lionel
aveva annuito prendendo
nota delle informazioni su Wilka per poi salutare Jason.
<< Dimmi che hai del
lavoro per me
capo >> Lionel alzò gli occhi su sua moglie
che lo guardava dalla porta
dello studio:<< Mad…sei
incinta…dovresti riposare e… >> lei
sorrise
complice entrando nella stanza:<< Riposarmi mi annoia Lio
e poi chi
sospetterà mai di una donna incinta per un pedinamento?
>> lui sorrise
scuotendo il capo mentre lei faceva il giro della scrivania per
sederglisi in
grembo:<< Tu sarai la mia rovina Madeline Light
>> e le sorrise
ricordando la volta precedente in cui avevano avuto quello scambio di
battute:<<
Anderson smettila di fare il maschilista e lasciami fare
>> poi
baciandogli il mento Mad sorrise dolce:<< In fondo ho
imparato dal
migliore no? >> lui le accarezzò la schiena
con affetto:<< Lo
faremo insieme, è mio cugino Mad è la mia
famiglia >> lei annuì
accarezzandogli una guancia.
Il mattino dopo il pedinamento a
Wilka
era cominciato e, proprio come sia Jas che Lio si aspettavano, non ci
era
voluto molto per capire che cosa avesse in mente quell’uomo.
Intanto Jason era partito per
Sydney ed
era da poco stato accompagnato nella suite che era stata prenotata per
l’occasione:<< Spero che il soggiorno sia si
suo gradimento signor
Anderson, per qualsiasi cosa alzi pure il telefono e chiami
l’interno 6,
comunica direttamente con il responsabile del piano >>
commentò il
facchino preciso per poi fare un inchino e andarsene.
<< Dimmi che non
è quello che sto
pensando >> e Madeline guardò suo marito
mentre Lio scorreva le foto che
aveva scattato solo qualche ora prima:<< Non lo so amore,
che cosa stai
pensando? >> << Che quell’idiota
ha pagato una donna per rovinare
il matrimonio di Jason >> << Non so che
cosa sia successo, ma Wilka
ha dato a quella donna un bel po’ di contanti e
l’indirizzo dell’albergo dove
alloggia Jas >> << Andiamo non essere
buonista Lio, anche tu sai
fare due più due >> lui le baciò la
tempia sospirando:<< Sì, so che
hai ragione Mad, vorrei solo evitare la tempesta >>
<< Jason è
preparato e quando avrà queste foto lo sarà anche
Trish, andrà tutto bene
>>
Come tutti si erano aspettati non
ci era
voluto molto prima che le foto arrivassero alle mani di Patricia e
quando la
notizia del tradimento di Jason era comparsa sui tabloid lei non si era
minimamente stupita di vedere la stessa procace biondina che era
ritratta nelle
foto con Paul dichiarare di aver passato una notte di fuoco con suo
marito.
Ranch Anderson, presente
<<
Credi
di farcela? Senza tutti gli agganci di Paul voglio dire
>> e mentre erano
seduti nel soggiorno degli Anderson dopo l'ennesimo pranzo di famiglia
Trish
diede voce ai suoi tormenti:<< Pensi che possa andare
male? La maggior
parte degli sponsor mi sono rimasti vicino e la compagnia mi ha appena
rinnovato il contratto per altri sei anni >> poi
baciandole la testa
aggiunse:<< Credi che mi sia pentito di aver mandato al
diavolo Paul?
>> lei scosse il capo:<< No, ma credo che
un giorno potresti
pentirti dei vantaggi a cui stai rinunciando >> Jason
guardò per un
istante la sua famiglia riunita a bere il bicchiere della staffa, poi
il
piccolo Deus e infine tornò a posare gli occhi su di
lei:<< Non mi pento
di niente amore, come potrei? >> poi sorridendo dolce le
baciò le labbra:<<
Come potrei quando ho accanto l'amore della mia vita ed un figlio e una
famiglia meravigliosi? >> e per Patricia quella risposta
valeva più di
mille altre spiegazioni, Jason Anderson era davvero un uomo eccezionale
e per
uno fortunato scherzo del destino era suo marito.
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Capitolo 16 *** Extra 3: Patricia – La donna che ha fatto innamorare Jason Charles Anderson ***
C’erano tante cose che
Jason Anderson
non avrebbe mai dimenticato: la morte del suo migliore amico per
esempio o l’emozione
che aveva provato vincendo la sua prima gara in F1, ma se
c’era una cosa sopra
tutte che gli sarebbe sempre rimasta impressa a fuoco nella mente era
il giorno
in cui si era innamorato di sua moglie; avrebbe potuto descrivere con
precisione ogni singolo dettaglio di quel pomeriggio e mentre osservava
le due
più grandi gioie della sua vita giocare nel giardino del
ranch si lasciò andare
ai ricordi…
<< Dai
amico…non
vorrai lasciarmi solo con quelle… >> Jason
aveva riso prima ancora che
Deus finisse la frase:<< Quelle cosa? Andiamo Deus tu
adori essere
adulato dalle amiche di tua sorella, ti venerano >> sul
viso dell’altro
era comparso il suo solito sguardo furbo:<< Non posso
negare che hai
ragione Anderson, davvero…solo che da quando
c’è Gwenny… >>
<< Non chiamarla
così >> gli aveva intimato dal momento che non
approvava la relazione tra
il suo migliore amico e sua sorella:<<
D’accordo Anderson, ma non cambia
il fatto che da quando sto con Gwen non mi interessano le altre
>> Jason
scosse il capo sapendo bene che uno dei motivi principali che
costringeva
Amadeus Kyle alla monogamia era la sua costante vicinanza e il fatto
che
l’avrebbe ucciso se avesse fatto soffrire la sua
sorellina:<< Ad ogni
modo solo perché io non mi posso divertire non vuol dire che
tu debba fare
altrettanto >> Jason aveva spalancato gli occhi quasi
strozzandosi con la
propria saliva:<< Io cosa? >>
domandò poi guardando il suo amico
che guidava tranquillo verso casa sua:<< Andiamo Anderson
non dirmi che
non c’è nemmeno una di quelle graziose fatine che
ti attira…voglio dire Cindy e
Leslie… >> sentendo nominare le due migliori
amiche della sorellina di
Deus, Jason, scosse il capo:<< Hanno quattordici anni
Kyle, io non mi
faccio le ragazzine >>
Tuttavia dovette
palesemente ricredersi quando, entrando nel soggiorno di casa Kyle, un
piccolo
tornado dai capelli neri e due enormi occhi da cerbiatto gli si
gettò al collo
sorridendo:<< Jason allora Deus ti ha convinto a venire!
>> quando
quel piccolo corpo caldo lasciò l’abbraccio Jason
alzò gli occhi trovandosi
davanti Patricia, la allora sorellina di Amadeus, con un vestito rosso
a mezza
manica e la gonna ampia che le arrivava al ginocchio, una piccola
cintura di
vernice dello stesso cremisi del vestito le fasciava la vita
delineandone
dolcemente la figura, ai piedi indossava un paio di
décolleté nere dal tacco
basso e una lunga treccia a lisca di pesce teneva in ordine i suoi
capelli
facendola assomigliare ad una bellissima e decisamente attraente
principessa
più che ad una fatina come spesso la chiamava Deus.
<< Ciao
Patricia…
>> mormorò poi sentendo la gola raspargli come
se fosse cosparsa di carta
vetrata, doveva trovare qualcosa da dire, doveva assolutamente aprire
bocca e
dire qualcosa di gentile prima che l’irrefrenabile voglia di
baciare quelle
labbra color cipria si impossessasse di lui:<< Buon
compleanno >>
mormorò a mezza voce cercando di restare
calmo:<< Grazie Jason >> e
lei si alzò in punta di piedi per posare le sue labbra
delicate sulla sua
guancia facendolo deglutire nervoso:<< Mi spiace di non
averti portato un
regalo ma Deus mi ha detto solo mezz’ora fa che…
>> ma il sorriso di
Trish lo bloccò:<< Sei qui, mi basta questo
come regalo >> ma
quando lui fece per risponderle la voce delle amiche di Trish che la
chiamavano
dal terrazzo per il taglio della torta rovinò
l'atmosfera:<< Tu non
vieni? >> gli domandò allora lei guardandolo
con quei due occhioni
spalancati:<< Vado a cercare tuo fratello, arrivo subito
>> replicò
ben sapendo che avrebbe avuto bisogno di qualche minuto per calmare gli
ormoni
e dimenticare il profumo di fresia che emanava Patricia e che lo aveva
avvolto
nel momento in cui lei lo aveva baciato…sfiorandosi la
guancia per un istante
si ritrovò a sorridere come un deficiente…dio
quanto erano morbide quelle
labbra?!
Quando Trish si era
avvicinata aveva trattenuto il fiato, poi quei due petali di rosa si
erano
posati sul suo accenno di barba e lui si era ritrovato nel suo
personale
paradiso dove esisteva solo la deliziosa adolescente mora che ora
insieme alle
sue amiche si stava apprestando a spegnere le quindici candeline di una
monumentale torta al cioccolato, sua zia Julia aveva preparato quella
torta e
lui era rimasto di sasso quando aveva scoperto che era per il
compleanno di
Patricia, quella era la sua torta preferita oltre che quella della
festeggiata!
<< Dai
Trish esprimi
un desiderio! >> << Sì! Soffia
ed esprimi un desiderio! >> si
misero ad urlare felici le sue amiche mentre lei si abbassava sul
dolce, che
cosa poteva volere di più? Il suo desiderio più
grande era in carne ed ossa nel
suo soggiorno in un metro e ottantacinque di boccoli biondi e occhi di
lapislazzulo, il suo unico desiderio era Jason Charles Anderson che ora
la
fissava con quegli occhi bellissimi e famelici resi scuri da qualcosa
che lei,
dati i suoi quindici anni, forse era ancora troppo ingenua per capire.
Poco prima di soffiare
le
candeline alzò gli occhi cercandolo tra gli invitati e in un
istante i loro
sguardi si incatenarono: Jason era appoggiato allo stipite della porta,
leggermente distante dal resto del gruppo e non toglieva gli occhi da
lei,
sembrava leggerle l’anima o, come le ricordò la
parte meno pudica e razionale
di lei, semplicemente la stava spogliando immaginando cose che lei
certo gli
avrebbe permesso di fare senza alcun problema, era persa di quel
diciasettenne
da troppo tempo e non vedeva l’ora di averlo solo per
sé.
<<
Quando ti ho
detto di divertirti non intendevo con mia sorella Anderson
>> la voce di
Deus gli fece voltare appena la testa verso il suo amico che era alle
sue
spalle:<< A parte il fatto che io non sto facendo niente
con Patricia,
devo ricordarti che tu e la mia gemella… >>
Deus rise di gusto:<< Dio
Jas così è troppo facile! >> poi
continuando a ridere aggiunse:<< Avresti
dovuto vedere la tua faccia! >> Jason lo
guardò cercando di mantenere la
calma, odiava Deus quando faceva quei giochetti, soprattutto quando
questi
comprendevano anche Patricia:<< Credi di essere
divertente Kyle? >>
Amadeus lo guardò non capendo la reazione
dell’amico:<< Andiamo Jas sai
che non me la prenderei mai con te, so che non faresti mai nulla con
mia
sorella, com’è che hai detto poco fa?
>> poi sorridendo mellifluo
aggiunse:<< Ah già: io non mi faccio le
ragazzine, quindi posso stare
tranquillo no, Trish è troppo piccola per te
>> Jason cercò di dire
qualcosa, ma vide nello specchio alle spalle di Deus qualcosa che gli
spezzò il
cuore: Patricia era in piedi dietro di lui con in mano due piatti con
due fette
di torta, era in silenzio ma i suoi occhi parlavano per lei , fece per
voltarsi
ma lei posando i piatti sul tavolino si voltò tornando
velocemente dalle sue
amiche.
Continuando a
guardarla
Jason seppe di aver perso ogni possibilità, non avrebbe mai
potuto spiegarle
che quella frase era solo l’ennesima battuta idiota di suo
fratello e che lui
non la considerava solo una ragazzina ma…poi passandosi una
mano nei capelli
sbuffò esasperato: chi voleva prendere in giro Trish non
sarebbe mai stata
sua e uno dei
motivi principali stava in
piedi accanto a lui trangugiando la sua fetta di torta!
Da quella disastrosa
giornata del suo compleanno erano passati ormai due anni, Deus era
diventato un
ottimo pilota di rally e il suo fidato secondo e navigatore era,
ovviamente,
Jason Anderson.
Quanto vederlo insieme
a
suo fratello attorniato da bellissime modelle e donne disposte a tutto
per
averlo facesse male al suo povero cuore innamorato solo Patricia lo
sapeva, ma
ogni volta che ripensava a Jason quella stupida conversazione che aveva
origliato le tornava alla mente e quei tre anni di differenza tra loro
diventavano un abisso.
<< Ciao
Patricia
>> lei si voltò trovandosi a specchiarsi nei
due occhi azzurri su cui
stava riflettendo:<< Ciao Jason >>
mormorò piano cercando di
fuggire quello sguardo da serpente ammaliatore:<< Che
cosa ci fai qui
fuori da sola? >> le domandò poi avvicinandosi
anche lui alla ringhiera
del balcone:<< Pensavo >> <<
Sai credo che domani mattina si
renderà conto di quello che ha fatto >>
commentò lui lanciando uno
sguardo all’interno della casa dove Deus insieme ad un folto
gruppo di amici
stava festeggiando la loro ultima e recente vittoria:<<
Come? Rendersi
conto di cosa? >> lui abbozzò uno dei suoi
meravigliosi sorrisi:<< Deus,
domattina si renderà conto di che giorno è e
verrà da te strisciando in
ginocchio >> lei fece spallucce:<< Capisco
che se ne sia
dimenticato, la corsa, gli allenamenti…è normale
che… >> << Io non
ho mai dimenticato il compleanno di mia sorella >>
mormorò Jason
lanciando un’occhiata alla deliziosa biondina che sedeva
accanto ad Amadeus:<<
Siete gemelli, il giorno del suo compleanno è anche il tuo,
sarebbe impossibile
dimenticartelo >> << Sì, forse
hai ragione >> poi
avvicinandosi le accarezzò i capelli scuri dandole un bacio
sulla fronte e
facendole scivolare un piccolo pacchetto rosso tra le
mani:<< Buon
compleanno Patricia Kyle >> e lasciandola di nuovo sola
tornò alla festa
come se niente fosse.
<< Amore…
>> Jason riaprì
gli occhi guardando il sorriso radioso di sua moglie:<<
Ciao >>
mormorò poi baciandole le labbra e facendole spazio in modo
che lei potesse
sederglisi in braccio:<< A che stavi pensando?
>> gli domandò
accarezzandogli quell'accenno di barba bionda che la faceva
impazzire:<< Ripensavo
al tuo quindicesimo compleanno, a quando mi sono innamorato di te e a
quando ti
ho regalato questa >> le spiegò cominciando a
giocherellare con la
collana che lei portava al collo, un delizioso ciondolo a forma di
mezzo cuore:<<
Non ho mai capito perché tu me l’abbia regalato
sai >> e per la prima
volta dopo tanti anni Patricia diede voce ai suoi pensieri, aveva
adorato quel
regalo quando Jason glielo aveva dato sul balcone la sera dei suoi
diciassette
anni, ma non aveva mai capito il suo significato.
Jason
le sorrise baciandole la punta del naso:<< Mi stai
deludendo
amore mio >> le mormorò poi contro le labbra e
fece per baciarla, ma a
quelle parole Patricia si scostò come
scottata:<< Deludendo? Che cosa
vuoi dire? >> inaspettatamente Jason si
slacciò il polsino della camicia
che indossava arrotolandosi la manica e mostrando a sua moglie un
piccolo
simbolo nero sul suo polso:<< Cosa
c’è? So che hai quel tatuaggio,
allora? >> lui avvicinò il polso alla collana
di lei facendo combaciare
perfettamente le due forme, praticamente il suo tatuaggio era un
negativo del
ciondolo:<< Ma cosa… >>
<< Me lo sono fatto il giorno dopo i
tuoi quindici anni, ero così convinto che non ti avrei mai
avuto e… >>
poi stringendola a sé continuò a
spiegarle:<< Avevo comprato quel
ciondolo per dartelo, ma poi quella stupida conversazione con Deus
continuava a
tornarmi in mente, continuavo a ripetermi che mi odiavi che non mi
avresti mai
voluto e che sarebbe stato un regalo stupido, così mi sono
fatto quel tatuaggio
e ho tenuto quel pacchetto nella tasca della giacca per due anni prima
di
trovare il coraggio di dartelo, avevo pensato di poter avere una
possibilità
quella sera, di poterti avere e di poterti finalmente dire tutto, ma
poi…
>> ricordando bene cos’era successo sei mesi
dopo il suo compleanno
Patricia annuì triste:<< Poi Deus è
morto >> << Sì, ho
pensato che non meritavo il tuo amore dopo quello che era successo, ma
tu sei
sempre stata la parte mancante del mio cuore Patricia, sei sempre stata
l’altra
metà di me >> sentendo
quell’ennesima dichiarazione d’amore Trish si
strinse a lui in un abbraccio cercando di fermare le
lacrime:<< Ti amo
Jason, oggi come il primo giorno in cui ti ho incontrato
>> lui le baciò
la fronte come quella sera sul balcone:<< Ti amo Patricia
>> e non
ci fu bisogno di aggiungere altre parole perché finalmente
le due metà di quel
triste cuore solitario si erano riunite battendo all’unisono
la loro gioia.
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