The darker it gets and the more you save me

di Jaredsveins
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Escape. ***
Capitolo 2: *** So blind stare the eyes in his head. ***
Capitolo 3: *** The end of something. ***
Capitolo 4: *** I'm with you. ***
Capitolo 5: *** The truth of you. ***
Capitolo 6: *** How to save a life. ***
Capitolo 7: *** A beautiful lie. ***
Capitolo 8: *** Pain. ***
Capitolo 9: *** The end or the beginning? ***
Capitolo 10: *** Always. ***



Capitolo 1
*** Escape. ***


Titolo: The darker it gets and the more you save me
Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean Winchester/Castiel, Mary Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Rating: Arancione
Charapter: 1/? 
Words: 5312
Genere: Angst, drammatico, sentimentale
Warning: Slash, tematica delicata
Summary: Castiel ha sempre vissuto nel suo piccolo mondo, senza sapere molto di quello esterno. Quando un giorno avrà la possibilità di fuggire da lì, la coglierà e un incontro inaspettato cambierà totalmente la sua vita.


Escape

Time to escape
the clutches of a name.
No this is not a game,
it's just a new beginning.

Escape - 30 Seconds to Mars

 

Si guardava attorno spaesato, tutto era spento e triste. Le pareti spoglie di quella cantina che ormai erano maledettamente familiari a lui lo facevano sentire fuori luogo, mai come in quel momento. Avrebbe voluto urlare ma non voleva e non poteva farlo.

Era rimasto da solo, un ragazzo di 22 anni che del mondo esterno non sapeva nulla. Un ragazzo che non conosceva, non sapeva e non comprendeva. Camminò attorno al tavolo e ci poggiò sopra la mano, per poi ritrarla subito quando ricordò quel che era spesso successo lì sopra. Guardò il frigo e inclinò il capo, andando poi ad aprirlo e sospirando quando non trovò nulla se non una bottiglia d’acqua mezza piena.

Ecco che la prima lacrima scese, ecco che comprese di esser rimasto solo per davvero.

Lui l’aveva trattato sempre male, come un oggetto fin da quando era un piccolo bambino di 6 anni, eppure adesso avrebbe pagato qualsiasi cosa pur di non essere rimasto senza nessuno. Ricordava il suo sguardo malizioso e cattivo, la sua camminata barcollante per via del troppo alcool mandato giù, i suoi vestiti malandati e sporchi di sangue per le risse o altro, la sua voce roca che gli dava sempre ordini. Adesso era perso e ignaro di tutto quel che accadeva all’esterno.

Era uscito due giorni prima dopo aver abusato nuovamente di lui e non era più tornato, facendo così nascere le prime domande nella testa di Castiel.

Non mangiava da quel giorno ormai. Pensò che potesse essere morto, che ci fosse rimasto secco durante una delle solite risse, sotto sotto ci sperò..ma da solo non sarebbe riuscito ad andare da nessuna parte. Sapeva di essere completamente estraneo a qualsiasi cosa esistesse in quel mondo. Ma nonostante ciò, sapeva che era inutile piangersi addosso e che, dopo moltissimi anni, sarebbe dovuto uscire fuori casa se voleva sopravvivere.

Tremò con forza a quella consapevolezza, non sapendo cosa aspettarsi una volta oltrepassata quella porta. Ma doveva farcela, quella era l'occasione giusta per scappare da quell'inferno cui era incatenato da ormai troppo tempo. Si alzò e si avvicinò a quel mucchietto di vestiti sporchi che aveva e si vestì. Alzò le braccia aprendo così l'accesso alla casa e salì, chiudendo poi la porta della cantina e prendendo un bel respiro appena il suo sguardo incontrò l'ingresso.

Poteva scappare, finalmente poteva farlo.

Girò la maniglia e fu catapultato nel mondo esterno, venendo travolto dal rumore cittadino che lo portò a tapparsi le orecchie, mordendosi il labbro e sentendo il cuore battere all'impazzata. Il vento lo colpì prepotente sul viso, facendolo tremare sul posto. Si sentiva così debole che temeva sarebbe volato via con niente. Fece dei passi esitanti e avanzò, allontanandosi di qualche metro da quella che era stata casa sua, non facendo caso a cosa o anzi a chi, si accorse di lui poco dopo.

Mary camminava tranquillamente con le buste della spesa in mano, gli occhiali da sole le coprivano gli occhi celesti e il suo solito sorriso sereno stampato sulle labbra. Stava pensando ai suoi figli, alla cenetta che gli aveva promesso. Con Dean non avrebbe dovuto farsi problemi, con Sam invece un po’ meno ma ormai dopo tanti anni era riuscita ad abituarsi alla sua alimentazione. Fece per attraversare la strada ma si fermò subito non appena vide una figura incappucciata che usciva da una casa malandata, Mary pensava addirittura che fosse abbandonata, invece a quanto pare non lo era affatto. Si tolse gli occhiali da sole e osservò curiosa il ragazzo che si guardava attorno smarrito, e le sembrò di scorgere anche molta esitazione nei suoi movimenti, come se fosse spaesato e non sapesse che cosa fare. Si accorse subito di quanto potesse essere trascurato. La maglietta poteva essere più grande di due taglie, lo stesso per i pantaloni e le scarpe erano piene di buchi, per non parlare poi del suo aspetto: i capelli, da quel che riusciva a vedere, erano lisci e neri, impastati tra loro. La cosa che la colpì però fu una cicatrice che squarciava il collo candido fin sotto la maglietta.

Mary era sconvolta.

Il giovane si fermò davanti un’automobile, la sfiorò con le dita e ritrasse subito la mano con un verso di sorpresa quando la misero in moto. Poi guardò in basso e inclinò il capo iniziando a studiare il marciapiedi con circospezione, come se avesse potuto fargli del male.

La donna allora decise di avvicinarsi cautamente al ragazzo e gli sorrise lievemente sussurrandogli un saluto, per evitare di farlo spaventare di più.

Castiel la guardò all'istante e fece dei passi indietro, rischiando di cadere. Era in preda al panico. E se gli avesse fatto del male? E se fosse stata cattiva proprio come Michael? Sapeva che si sarebbe pentito presto di quella bravata che aveva fatto uscendo da lì, non era ancora pronto ad affrontare il mondo da solo.

“Non voglio farti del male, stai tranquillo.” Fece il sorriso più rassicurante che poté e lo guardò negli occhi, cercando di coinvolgere anche questi nonostante fosse ancora confusa. “Ti serve aiuto?”

Lui negò con il capo e rimase immobile come una statua, non sapeva cosa fare. Avrebbe voluto scappare, perché era davvero spaventato.

“Come ti chiami?”

Allora lui deglutì e negò con il capo, indicandosi la bocca con la mano tremante.

“Non parli?”

Castiel negò nuovamente con il capo, sorprendendosi di scorgere una vena di tristezza negli occhi della donna davanti a lui. Cosa voleva dire?

La donna stava provando della tenerezza immensa nei confronti di quel ragazzo, tanto che avrebbe desiderato portarlo con se. Per essere così disorientato e trascurato, doveva esserci qualcosa che non andava. Pensò forse a dei genitori divorziati, a una perdita che l’avesse potuto traumatizzare, alla rottura con la sua ragazza o il suo ragazzo ma tutto ciò non spiegava la sua paura delle cose materiali, come era successo con l’automobile. Sembrava uscito da un’altra dimensione, o come se non fosse mai uscito da quella casa. Mary era sempre stata una donna molto dolce e comprensiva, adorava fare del bene per la gente ma spesso e volentieri questo l'aveva portata ad avere dei problemi. Non era la prima volta che si preoccupava per qualcuno che a malapena conosceva, infatti quella era una cosa che spesso John le rimproverava. Ma il suo istinto materno prevalse e fece un passo leggero verso il ragazzo. “Vuoi venire a casa mia e ti offro qualcosa?”

Cas la guardò diffidente e spaventato, soprattutto quando Mary tese la mano verso lui. Non la conosceva nemmeno ed era la prima donna che vedeva dopo tantissimo tempo, e soprattutto la prima che gli dimostrava un po' di bontà. Avrebbe fatto bene a fidarsi di lei o no?

Castiel comunicava molto con lo sguardo, quindi cercò la risposta in quegli occhi, azzurri come i suoi e si sentì un po' meglio. Non riusciva a scorgere la cattiveria che vedeva in quelli di Michael. Era abituato a sguardi maligni e maliziosi, mentre quelle due pozze celesti erano come una doccia calda e decise di farsi trasportare. Quindi le prese esitante la mano.

“Bene, andiamo tesoro.”

 

Si fermarono davanti un edificio bianco, era molto grande e proprio davanti questo c’era un’altra automobile, che il ragazzo guardò con sospetto e fece attenzione a non toccare. Mary aprì la porta e gli fece cenno, sorridendogli sempre dolcemente con il suo fare rassicurante.

Castiel entrò e si guardò attorno sbarrando gli occhi, non aveva mai visto tanti oggetti dentro una sola stanza. Avanzò lentamente e aggrottò le sopracciglia, sfiorando i muri verniciati con cura. Casa sua non era mai stata pulita come quella. Casa sua era sempre stata una cantina.

Quando la donna gli fece cenno di sedersi sul divano, lui lo fece ma con diffidenza. Ma appena si fu seduto, si sorprese della morbidezza sotto sé e guardò Mary che lo osservava, sembrava quasi che lo stesse studiando.

Lei se ne rese conto e si riscosse, sperando di non aver allarmato il ragazzo con quel gesto. “Ti offro qualcosa. Un po’ di succo lo vuoi?”

Lui annuì e la donna sparì in un’altra stanza. Castiel notò subito l'odore di buono dentro quella stanza, era molto accogliente e lo faceva sentire un po' più al sicuro. Continuò a guardarsi attorno e i suoi occhi caddero su un cuscino. Curioso lo prese e ci affondò le mani, ripetendo quel gesto diverse volte e iniziando a ridere piano. Gli piaceva. Poi però la sua attenzione fu attratta da dei piedi davanti ai suoi, alzò lo sguardo e si ritrasse subito quando trovò due occhi verdi che lo fissavano confusi. Era un ragazzo.

“Ciao, tu sei?” Gli porse la mano e lui indietreggiò con la schiena facendosi piccolo piccolo contro il divano, desiderando che si allontanasse in un primo momento. “Ehi, non mordo mica. Io sono Dean.” Si poggiò una mano sul petto e fece un lieve sorriso.

Lo guardò spaventato.

“E’ tutto ok tesoro, è mio figlio.” Mary apparve vicino quel ragazzo che diceva di chiamarsi Dean e gli porse un bicchiere con del succo al suo interno.

Lo bevve tutto d'un fiato e trattenne un gemito deliziato, non aveva mai assaggiato nulla di più buono. Strinse il bicchiere tra le mani e guardò Mary meravigliato, quando gliene versò ancora un altro po'. Era davvero gentile e iniziava già a sentirsi meglio.

Mary si rese conto della sorpresa negli occhi del ragazzo e si trattenne dal chiedergli dove fosse la sua famiglia, perché già immaginava la risposta e non aveva voglia di sentirla. Si sarebbe rattristata e l'ultima cosa di cui la persona seduta sul suo divano aveva bisogno, era esser guardata come se fosse un animale abbandonato.

Castiel accennò un sorriso timido alla donna ma quello che ne uscì fu solo una smorfia ancora spaventata e piuttosto disorientata.

Dean alzò un sopracciglio e prese posto accanto al ragazzo e lo guardò, facendo per parlare ma si interruppe quando vide lo sguardo severo di Mary, che gli mimò un “è spaventato, sii gentile.” Sospirò e mise su un sorriso tranquillo, aveva capito subito che qualcosa lo turbava e che era diverso, la reazione di Mary gliene aveva dato la conferma. Doveva prenderlo con dolcezza..sembrava quasi un bambino. “Come ti chiami?”

Castiel abbassò lo sguardo e negò con il capo, poggiandosi una mano sulle labbra, come aveva fatto con Mary.

“Non parli?” Dean fece un'espressione dispiaciuta e inclinò poco il capo.

La risposta di Castiel fu solo un negare nuovamente con il capo.

“E come comunichi con gli altri?”

Il moro aprì il palmo di una mano e con l'altra fece finta di scriverci su, sperando che Mary e Dean lo capissero. E si sorprese quando si trovò in mano carta e penna, non riuscendo a trattenere un sorriso grande. Lo avevano capito. Si poggiò al bracciolo del divano e scrisse. ‘Mi chiamo Castiel.’

Dean fece un lieve sorriso e annuì. “Piacere di conoscerti Castiel.”

‘Ho 22 anni.’

Dean capì subito che il suo modo di comunicare era quello e andava bene. “Dove vivi?”

‘In un appartamento in periferia, tua madre credeva che fosse abbandonato.’ La donna glielo aveva detto mentre andavano a casa.

“Oh, credo di aver capito di quale parli..credevo anche io che lo fosse.”

‘Invece non lo è..vivevo lì con il mio padre adottivo.’ Castiel gli passò il foglio e lo guardò, era sorpreso del fatto che gli stesse parlando di sé così..ma sia lui che Mary gli stavano ispirando molta fiducia.

“E tu..stai bene?”

Il moro fece una smorfia e sospirò. ‘Non so cosa voglia dire stare bene.’

“Non vai d’accordo con i tuoi genitori adottivi forse? E’ per questo che non parli?” Dopo quella domanda si pentì subito, che diavolo gli aveva chiesto? Lui e il tatto non erano mai andati d'accordo.

‘Non parlo perché non voglio farlo. Non lo faccio da quando avevo 10 anni. La mia mamma è morta quando avevo 3 anni e sono rimasto con lui.’

Dean annuì ma ancora non riusciva a capire perché fosse così disorientato, come se non conoscesse niente del mondo. “Non sei di qui?”

‘Certo, sono di qui.’

“Allora perché sei così..disorientato?”

A quel punto il ragazzo non seppe cosa fare e posò il foglio, si prese la testa tra le mani e si impegnò con tutto sé stesso per non scoppiare a piangere. Dean era la prima persona con cui stava parlando davvero in tutta la sua vita, l’unica che non gli dava l'impressione di cattiva persona oltre Mary. Ma era ingenuo e lo sapeva, quindi non era convinto se dirgli la verità o meno.

“Tutto ok?”

Castiel alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di Dean che lo guardavano comprensivi, e credette di potercisi perdere. E si sentì talmente ipnotizzato che decise si sarebbe smarrito volentieri in quel verde, quindi iniziò nuovamente a scrivere. ‘Io non uscivo da casa da quando ho smesso di parlare..’

Dean lo guardò sconvolto. “Quindi tu non esci da-da quando avevi 10 anni?”

Castiel annuì piano.

“Perché?”

‘Promettimi che non proverai pena per me.’

Il ragazzo lo guardò negli occhi e annuì. “Promesso.”

Castiel prese un bel respiro e iniziò a scrivere. ‘E’ iniziato quando avevo 3 anni, non ricordo molto. Mia mamma era una donna dolce e mi adorava. Ogni Domenica mi portava al parco per giocare, per stare un po’ insieme e per farmi divertire..mi manca tanto. Mi manca perché non c'è più..è morta per colpa di un infarto e io sono rimasto con lui. All’inizio si comportava bene, era un buon papà..ma poi, giorno dopo giorno, la situazione peggiorava..spesso tornava a casa ubriaco. Ha iniziato a trattarmi male, ad urlare cose orribili. Io ero solo un bambino. Poi la situazione è peggiorata. Un giorno è tornato a casa con una mazza, è salito in camera e ha iniziato a picchiarmi. Mi ha rotto un braccio e una costola, sono stato fermo per moltissimo tempo. Ho avuto così tanta paura..' Gli occhi del ragazzo si inumidirono di lacrime e se li asciugò subito. ‘Ma quello era solo l’inizio di quel che avrei dovuto sopportare. Mi vietò di uscire di casa, non ho mai potuto avere un amico con cui giocare. Però aveva preso un professore per insegnarmi a leggere e scrivere. Ha fatto solo questo per me. Io non vidi più la luce del sole, ero estraneo a tutto, fino ad oggi. Poi è successo quel che mi ha traumatizzato e portato al non parlare. Stavo dormendo e lui è entrato nella mia stanza, mi ha insultato e poi mi ha strappato tutti i vestiti di dosso. Mi ha costretto a fare delle cose contro la mia volontà.’ A quel punto non resistette più e iniziò a piangere, mentre era scosso da piccoli singhiozzi. ‘Non ho più parlato dopo quel giorno, mai più. E non ha smesso di farmi del male perché lo fa ancora. Solo che è scomparso da un paio di giorni, avevo fame e quindi ho deciso di uscire. Lui non c'era. Non so nulla del mondo esterno..non so niente.’ Finì e gli passò il foglio, mentre si rannicchiò e abbracciò le sue stesse ginocchia.

Dean lesse ad un ritmo frenetico, i suoi occhi si sbarravano poco a poco e la bocca si apriva per lo stupore. Era sconvolto e indignato. Purtroppo gente come quella era ancora in circolazione e nessuno faceva nulla. Sapeva solo che stava provando tanta rabbia verso colui che aveva fatto questo a Castiel. Lo guardò esitante e gli occhi dell'altro erano velati di tristezza. Provò così tanta pena che non ci pensò due volte nel tirarlo a sé e stringerlo forte.

Castiel ne fu sorpreso e rimase fermo, non sapendo esattamente come reagire.

“Questo è il momento in cui ti lasci consolare e ricambi l'abbraccio.”

Il ragazzo sussultò sentendo la voce dell'altro ed esitando ricambiò quel gesto di affetto e ci si crogiolò, cercando di azzerare l'ansia che galoppava in se.

 

Dieci minuto dopo Dean lo teneva ancora stretto a se, come se volesse condividere con lui i suoi dolori. Era davvero scosso da quel che aveva appena saputo e non riusciva a smettere di accarezzargli delicatamente i capelli, cullandolo piano. “Non preoccuparti, ci sono io.” Quasi se ne sorprese, era raro che dicesse quelle parole a qualcuno, soprattutto se quel qualcuno lo conosceva da minuti. Eppure quel ragazzo si era già aperto con lui e gli aveva raccontato come si sentiva, cosa gli era successo e stava piangendo tra le sue braccia. Come avrebbe potuto rimanere indifferente? Solo guardandolo gli faceva una tenerezza immensa e, dentro se, sentiva di doverlo proteggere da ogni male perché era davvero troppo fragile. Era come una piuma spettinata che stava volando via con il vento, e in quel caso il vento era il suo passato.

Castiel si crogiolò in quella stretta forte e sicura, si rifugiò e buttò via tutte le lacrime che teneva dentro sé da fin troppo tempo e strinse forte la maglietta di Dean nei pugni, affondandoci il viso. A lui non sembrava importare se adesso era un miscuglio tra lacrime e asciutto, quindi non si trattenne e lo strinse fortissimo a se. Era incredibile ma sentiva protetto tra le braccia di Dean.

“Shh, va tutto bene.”

Il moro alzò lo sguardo e gli rivolse un sorriso tiratissimo, gli era difficile fare delle espressioni che trasmettessero allegria, perché lui non ne aveva mai provata. Non sorrideva da ormai troppo tempo, ormai non faceva altro che piangere e nel corso della sua vita erano state poche le volte, se non inesistenti, in cui aveva potuto sorridere per qualcosa di bello. Eppure negli ultimi venti minuti lo aveva fatto anche più di una volta, grazie a Dean e Mary.

“Vuoi venire a casa mia?” Gli diede una pacca dietro la schiena e la accarezzò poi, guardandolo come si poteva guardare un bambino da proteggere ma a lui non sembrava dare fastidio. “Così fai un bel bagno e hai un posto dove stare, che ne dici?”

Castiel schiuse le labbra sorpreso. Esisteva davvero gente così buona al mondo? Non sapeva che fare, alla fine lo conosceva da qualche minuto..avrebbe potuto fidarsi a tal punto da andare lui e riposare? E si odiò, perché si era appena sfogato e aveva quei dubbi stupidi. Sarebbe stato ingiusto rifiutare, lo sapeva bene. Perché per una volta che gli accadeva qualcosa di bello, doveva avere dubbi? Quindi lo guardò negli occhi e non ci lesse nulla di negativo ma lui era tanto ingenuo e non riusciva mai a prendere le decisioni giuste, aveva davvero paura di sbagliare. Ma per quella volta, decise di fidarsi ancora e annuì, prendendo il foglio e scrivendoci sopra. ‘Tu non mi farai del male, vero?’

Dean lesse e gli sorrise dolcemente, anche se avrebbe solo voluto sospirare e spaccare la faccia a chiunque avesse trattato quel ragazzo in quel modo. Era un animale e non meritava nemmeno di vivere. “Voglio solo aiutarti, credimi.”

Allora Castiel lo abbracciò nuovamente e chiuse gli occhi, respirando contro il suo petto e sentì il suo profumo. Sapeva di buono, non credeva che un ragazzo potesse essere così gentile con lui. Si chiese disperatamente perché anche Michael non potesse esser stato così, come lui. Ripensò ai suoi occhi che lo guardavano con disprezzo, alla parola ‘puttana’ che gli ripeteva sempre, alla sua voce stonata e alle sue mani forti che, invece di stringerlo come avrebbero dovuto, si impegnavano a strappargli i vestiti di dosso e picchiarlo.

Dean lo strinse forte e gli accarezzò la schiena, mentre continuò a guardarlo. “Allora, vieni?”

Castiel annuì e aprì gli occhi, tentando di nuovo di sorridere ma quella volta fu più facile. Era più rilassato.

“Bene, poi ti preparo qualcosa. Sarai affamato.” Si alzò e gli scompigliò i capelli, cogliendolo di sorpresa ma il ragazzo si alzò e nascose una smorfia imbarazzata.

“Mamma?”

Mary sbucò fuori dalla cucina e andò da loro, sempre con quel gentile sorriso sulle labbra. “Dimmi.”

“Io e Castiel andiamo a casa.”

“Castiel..” La donna sussurrò il suo nome e gli sorrise, facendogli una carezza sui capelli. “Ci vediamo presto e stai tranquillo. Sei in buone mani.”

Il ragazzo riuscì a liberare un sorriso e annuì mentre Dean lo portò fuori. Non appena furono all’esterno, un'auto passò a grande velocità e istintivamente Castiel prese la mano di Dean, stringendogliela con forza. Le automobili gli mettevano paura, facevano un brutto rumore e non era per niente rassicurante vederne così tante. Ma vide anche della gente, tanta gente che al loro interno guidava tranquilla, non spaventandosi come lui.

Dean ci rimase davvero per quel gesto ma poi sorrise e non lo lasciò andare. Si mise a camminare verso la sua adorata impala e sentì la mano di Castiel lasciarlo subito, come se avesse preso la scossa. “Hai paura?”

Castiel tremò leggermente perché al pensiero di entrarci era terrorizzato. Annuì leggermente e guardò lui con il panico negli occhi.

A Dean venne un'idea che sperò funzionasse. Andare a piedi fino a casa sua gli sarebbe costato un'ora se non di più. “Ti faccio vedere una cosa.” Tirò fuori la chiave, aprì lo sportello ed entrò dentro, stiracchiandosi e spaparanzandosi sul sedile, facendo un verso rilassato. “Visto? Non c’è alcun pericolo.”

Castiel sgranò gli occhi sorpreso, inizialmente perché temeva fosse successo qualcosa a Dean. Ma vedendo quanto fosse tranquillo e a suo agio, si ritrovò a sorridere senza rendersene conto e annuì, avvicinandosi all’auto. Fece il giro quando Dean aprì lo sportello dall’interno. Prese un respirò ed entrò poi, sorridendo lievemente all'altro quando chiuse lo sportello e mise in moto.

“Tutto ok?”

Castiel annuì e si guardò attorno con sospetto.

Allora Dean mise in moto e uscì dal parcheggio. “Non sei mai stato su un’automobile?”

Il moro si strinse nelle spalle e negò con il capo, non aveva alcun ricordo dentro un affare come quello, come l’aveva chiamata? Automobile. Ecco cosa erano quei veicoli a quattro ruote che vedeva nei libri. Si guardò attorno e fissò tutto quel che i suoi occhi vedevano: bambini che correvano al parco, donne indaffarate, altre impegnate al cellulare, oggetto che per lui era solo un affare che tenevano vicino l’orecchio, anche quando lo vedeva usare a Michael. Poi però si soffermò su una scena: una bambina in braccio a un uomo che la stringeva e le dava un bacio sulla guancia. La bambina era bionda e la sua pelle era candida, il padre poté etichettarlo come un brav'uomo.

“Questa città è sempre viva, poi un giorno te la mostrerò.”

Si girò verso Dean e lo guardò annuendo, nonostante lui non lo stesse guardando dato che i suoi occhi erano puntati sulla strada.

“Solo se tu lo vorrai, ovviamente, potrò aiutarti. Potresti stare da me..”

Castiel sbarrò gli occhi e deglutì, distogliendo lo sguardo, intrecciò le dita tra loro e si morse il labbro valutando quella proposta. Andare a vivere da Dean? Ok accettare la proposta di andare da lui per riposare ma non credeva per viverci. Sarebbe stato sicuro? E come avrebbe fatto con tutte le sue cose? Poteva fidarsi a tal punto? Sarebbe stato dolce sempre oppure no? Lo guardò di sottecchi e gli vennero gli occhi lucidi..e se lo stesse aiutando solo per averlo sotto il suo tetto e usarlo come quel mostro aveva fatto? E se avesse voluto uscire di casa, avrebbe potuto? Non era troppo presto? La sua mente era piena di domande ma non aveva alcuna risposta, solo gli occhi di Dean puntati addosso dopo essersi fermato. Castiel sospirò e riprese a piangere, stava succedendo tutto troppo in fretta e lui era troppo insicuro e spaventato. Voleva solo addormentarsi e non svegliarsi più, mentre Dean sospirò e lo tirò a sé abbracciandolo ancora una volta.

“Scusami, non volevo essere troppo diretto..io vorrei solo aiutarti. Te lo giuro.” Gli prese il viso esitando e asciugò le lacrime con i pollici.

Il ragazzo continuò a piangere e negò con il capo.

“No? Non vuoi?”

Negò ancora con il capo e Dean gli accarezzò i capelli con la mano delicatamente, sorridendogli lievemente e rassicurante. “Va bene Cas, ora però andiamo dentro.” Scese dall’auto e sospirò. Non voleva che rimanesse per forza ma voleva saperlo al sicuro. ‘Lo conosci da un attimo e già gli chiedi di vivere con te..sei impazzito?’ Pensò, mentre gli aprì lo sportello e l’aiutò a scendere, prendendogli la mano nel farlo. 'Benny ti ucciderà.' Pensò ancora, dirigendosi verso la porta di casa.

Benny era il suo ragazzo e stavano insieme da sei mesi, era un ragazzo molto geloso e ogni volta glielo dimostrava con delle scenate. Si trovava bene con lui, si vedeva che ci teneva e lui ne era stato lusingato nei primi tempi ma ultimamente quell'atteggiamento non stava portando ad altro che litigi. Cosa avrebbe detto a Benny quando avrebbe conosciuto Castiel? In quel momento in realtà non voleva pensarci più di tanto, piuttosto voleva dedicarsi a quel ragazzo che aveva bisogno di lui. Però era inevitabile.

Castiel si guardò attorno e smise di piangere, era tutto molto grande e vide una grande vasca piena d’acqua. Aggrottò le sopracciglia la indicò a Dean, inclinando il capo confuso.

“Quella è una piscina, puoi farci un bagno per rilassarti.” Gli sorrise e aprì poi la porta di casa entrando.

La casa era enorme, le porte scorrevoli erano in vetro e dei pilastri partivano dal soffitto e finivano sul pavimento. Castiel si avvicinò e si specchiò su. Poté vedere i capelli appiccicati tra loro e i suoi vestiti stracciati, insieme al proprio viso pallido e gli occhi spenti.

“Questo è il soggiorno.” Spiegò il ragazzo e gli indicò una serie di cose mentre Castiel lo ascoltava interessato. “Quello è il televisore, quello il divano, quella la libreria, quella la finestra e quello il tavolo.”

Lui si fece sfuggire un sorriso e annuì avvicinandosi al tavolo, lo sfiorò con il palmo e lo esaminò. Era di legno bianco e liscio, non c’era neanche un graffio e nessun buco, a differenza di quello che aveva a casa sua. Sospirò e guardò Dean che gli porse un bicchiere d’acqua, non si era nemmeno accorto che fosse andato in un’altra stanza. Gli sorrise lievemente e lo prese bevendone un sorso ma in quel momento avrebbe voluto scolarselo senza fare complimenti e infatti così fece poi, mandando giù tutta l’acqua con un sorso, rischiando addirittura di farsela andare di traverso.

Dean rise e gli fece cenno di aspettare, andò nella stanza accanto e tornò con carta e penna, porgendoglieli. “Vieni, siediti sul divano con me.”

Castiel fece come disse e si sedé insieme a lui.

“Allora, posso sapere perché non vuoi rimanere qui? Non mi offendo, tranquillo.”

Il ragazzo sospirò e scrisse. ‘Non so se posso fidarmi, ma vorrei..’

Dean se lo aspettava e lo guardò stringendosi nelle spalle. “Beh, è normale questo..ma ti assicuro che non sono quel tipo di persona e che voglio aiutarti. E poi un po’ vorresti, no? Se non dovessi trovarti bene cercheremo una soluzione.”

‘Sei gentile tu..’

Lo guardò e osò di nuovo, poggiando una mano sulla sua. “Sento che devo proteggerti.”

Castiel lo guardò sorpreso e scrisse subito. ‘Perché?’

“Ormai che so di te sarei un’egoista se ti lasciassi da solo e poi, non so..ci tengo ad aiutarti. Non devi rimanere qui per sempre, attenzione, solo il tempo di farti conoscere il posto, farti..” Fece una smorfia e, dato che non trovò altro termine migliore, proseguì. “crescere e trovare magari una casa decente con un lavoro.”

‘E io dove dormo?’

Dean notò le sue guance che si fecero rossissime e non riuscì a trattenere una risatina, era talmente tenero da farlo addolcire a tal punto. “Ho tanti letti.”

‘Quindi non dormo con te?’

“No.” Sorrise.

Lui si sentì subito meglio e iniziò a rivalutare la sua proposta. ‘Va bene.’ Posò la penna e si accorse che la sua mano sinistra tremava, così la nascose subito dietro la schiena e iniziò a girargli forte la testa, tanto da doversi poggiare su Dean chiudendo gli occhi. Gli capitava troppo spesso.

“Che succede?”

Si portò una mano sulla fronte e sospirò, aprì gli occhi e vide tutto girare, quindi li chiuse immediatamente.

“Ti fa male la testa?”

Negò con il capo e mise un indice in alto ruotandolo, sperando capisse.

“Oh..ti gira la testa?”

Castiel annuì e si portò le gambe al petto, poggiando la fronte sulle ginocchia e desiderando che quel malore svanisse presto.

Dean pensò che era sicuramente dovuto alla debolezza, non mangiava da un giorno intero e immaginava sentisse un buco allo stomaco. “Ti preparo subito qualcosa da mangiare e poi fai un bel bagno..va bene?” Gli sorrise lievemente e si alzò, facendolo alzare cautamente e facendo sì che si appoggiasse su di lui, portandolo in cucina per farlo sedere a tavola. Camminarono piano, non voleva che Castiel si sentisse peggio. Lo fece sedere e andò al frigo e lo aprì prendendo la carne che aveva uscito per la sera, per prepararla a lui.

Mentre Castiel lo osservò tutto il tempo, fino a quando non gli servì un piatto fumante di carne e non se lo fece dire di volte, iniziando a mangiare con gusto. Era la cosa più buona che avesse mai mangiato, non ricordava di aver mai avuto l'onore di assaggiare qualcosa di così delizioso. Si gustò ogni forchettata e si sentì subito meglio dopo aver finito, guardando Dean con gli occhi che luccicavano dalla commozione, sperando di inviargli così tutta la sua gratitudine.

“Era buona?” Chiese, sapendo già la risposta. Ma voleva comunicare con lui per farlo sentire sempre più a suo agio, alla fine lo conosceva da pochissimo e si stava fidando davvero molto. Appena Castiel alzò un pollice in alto in risposta, si alzò e posò i piatti sporchi sul lavello. Li lavò e poi si voltò verso il moro, vedendolo ancora un po' pallido. Temeva sarebbe svenuto da un momento all'altro e se fosse successo voleva essere pronto per aiutarlo.

Infatti appena Castiel si alzò, barcollò e cadde subito indietro ma fu sorretto prontamente da Dean che lo prese all’istante.

Al suo naso arrivò un odore sgradevole ma fece finta di nulla, non era nessuno per giudicare e sarebbe stato il colmo data la situazione. Continuò a sorreggerlo e lo osservò premuroso, strofinandogli la schiena con la mano. “Vuoi fare un bagno?”

Castiel annuì ma si sentiva ancora troppo debole e glielo fece capire con qualche gesto, sperando ancora una volta che lo comprendesse. Era frustrante comunicare in quel modo ma si rifiutava di spiccicare una qualsiasi parola da molto tempo. E ci certo non avrebbe ripreso di punto in bianco, come se niente fosse successo. Ma fu ciò che disse successivamente Dean a lasciarlo senza parole.

“Beh, se vuoi..posso aiutarti io. Posso restare vicino al bagno e ti do una mano se hai bisogno.” Dean si rese conto troppo tardi di essere stato diretto ed era certo che Castiel sarebbe scappato a gambe levate, per quanto gli fosse possibile data la sua debolezza. Invece non riuscì a nascondere un'espressione sorpresa quando il ragazzo lo guardò di sottecchi e annuì.

Era davvero un grandissimo passo avanti quello ma il desiderio di sentirsi pulito e non con la puzza di Michael addosso, aveva superato tutto. E poi non doveva lavarlo lui, gli aveva solo proposto di aiutarlo se non si fosse ripreso del tutto. Voleva profumare, sentiva il bisogno fisico e psicologico di mandare via il brutto odore di quel mostro da se.

Dean allora lo prese sottobraccio facendo attenzione e gli sorrise titubante un attimo, per poi riacquistare sicurezza. “Prometto che non farò nulla, andiamo adesso.”



NOTE: E sono tornata dopo qualche mesetto di pausa. Vi sono mancata? No, okay. Ma voi lettori siete mancati tanto a me, visto che mi avete sostenuta nelle storie precedenti e mi auguro che continuiate a farlo anche in questa.
Visto che allegria? Io scrivo sempre cose così allegre da far tornare il sorriso a tutti. (EEEEH)
Questa storia la iniziai circa due anni fa, però con dei personaggi diversi e qualche mese fa mi sono detta "e se la trasformassi in una Destiel?" ed eccoci qui. Come avete potuto notare, Dean è piuttosto OOC ma a ciò c'è una spiegazione che scoprirete solo leggendo, nei capitoli. Ho anche cercato di scrivere dei capitoli più lunghi, sperando di non annoiarvi.
Spero davvero con tutto il cuore che abbiate gradito questo primo capitolo. uu Lasciate una recensione, fate un fischio, qualsiasi cosa!
Alla prossima! (cercherò di aggiornare una volta a settimana)
La vostra Feffe

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Capitolo 2
*** So blind stare the eyes in his head. ***


Titolo: The darker it gets and the more you save me
Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean Winchester/Castiel, Mary Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Rating: Arancione
Charapter: 2/? 
Words: 5832
Genere: Angst, drammatico, sentimentale
Warning: Slash, tematica delicata
Summary: Castiel ha sempre vissuto nel suo piccolo mondo, senza sapere molto di quello esterno. Quando un giorno avrà la possibilità di fuggire da lì, la coglierà e un incontro inaspettato cambierà totalmente la sua vita.
 

So blind stare the eyes in his head

To be damned to know hoping is dead
and you are doomed.
Then to scream out and nobody's there.

Little Susie – Michael Jackson

 

Lo fece sedere su uno sgabello e si sbracciò, mentre Castiel lo osservava in silenzio e iniziava già a pentirsi di aver accettato quel bagno. L’avrebbe visto nudo e la vergogna adesso superava qualsiasi altra cosa, insieme alla paura.

“Facciamola bella calda quest’acqua, un bagno è quel che ci vuole..vero?” Gli sorrise mentre iniziò a preparare il tutto.

Il ragazzo sorrise incerto e si strinse nelle spalle, rendendo palese la sua agitazione.

“Come ti senti?”

Castiel si toccò la fronte, per poi accennare una smorfia. Era il suo modo per dire ‘mi fa ancora un po’ male.’

“Vedrai, dopo questo ti sentirai molto meglio.” Aprì lo stipetto e tirò fuori balsamo, shampoo, una spugna e un pettine, sapeva già che per snodare quei capelli ci avrebbe messo un bel po’ di tempo. Lo guardò e inclinò poco il capo, rivolgendogli un sorriso lieve. “Se vuoi puoi iniziare a spogliarti e io mi giro, non guarderò niente.”

Castiel scattò e lo guardò, sentendo le guance diventare un fuoco e lo furono di più quando Dean gli scompigliò i capelli dolcemente, facendo attenzione a non osare troppo. “Stai tranquillo, fidati di me. Poi ti sentirai davvero meglio.”

‘Come se fosse facile.’ Pensò l'altro sospirando. Si alzò e guardò di sottecchi Dean che si mise di spalle, sentendosi comunque molto a disagio. Cosa avrebbe detto una volta che avrebbe visto il suo corpo martoriato? Avrebbe di certo provato ribrezzo, lo avrebbe guardato come faceva spesso Michael: come uno scherzo della natura.

Deglutì e guardò il pavimento, sbottonò i pantaloni e li tolse ancora esitante, lasciandoli cadere per terra. Successivamente passò alla maglietta e tolse anche quella. Quando fu la volta dell’intimò controllò ancora se Dean fosse di spalle e quando ne ebbe la conferma, lo tolse e lo scalciò via, incrociando le braccia contro il petto sentendosi davvero troppo esposto. Il fatto che l'altro fosse di spalle lo aiutò davvero molto.

Dean non disse nulla, semplicemente rimase paralizzato dal corpo dell'altro. Aveva osato sbirciare dallo specchio e si era paralizzato, era semplicemente sconvolto da quel che stava vedendo. Sulla schiena di Castiel c’erano numerosi lividi e graffi, arrossati ai lati. Era molto magro, per cui quei segni risaltavano moltissimo. Inoltre, come se non fosse abbastanza, aveva una scottatura sopra la natica destra…era possibile che un essere umano potesse arrivare davvero a tanto? Poi guardò le gambe e si sorprese del fatto che riuscisse a stare in piedi, erano paragonabili a due spaghetti da quanto fossero magre.

Castiel rimase di spalle e sospirò, guardando le sue ginocchia sbucciate che gli facevano ancora male. L'ultima volta che aveva visto Michael lo aveva spinto con talmente tanta forza da farlo cadere per terra. Non era la prima volta che succedeva. Ormai era quasi naturale per il ragazzo essere trattato in quel modo. Ebbe il coraggio di voltarsi e trovò davanti a sé la schiena di Dean che sembrava una statua, non si muoveva completamente.

Il ragazzo se ne accorse e distolse subito lo sguardo dallo specchio, riuscendo a vedere per quanto possibile altri segni di violenza sul petto di Castiel. “Visto che è tutto okay, ti lascio al tuo bagno. Io sono qui fuori, se dovessi avere bisogno..” Si bloccò, perché stava per dirgli di chiamarlo e si strinse nelle spalle, uscendo dalla stanza e socchiudendo la porta. Si poggiò alla parete con le spalle e chiuse gli occhi, prendendo un respiro profondo.

Ricapitolando: aveva portato a casa un perfetto sconosciuto che era instabile, con una vita di merda e un bastardo che abusava di lui da anni, e talmente traumatizzato da non riuscire più a parlare. La cosa assurda era che non riusciva a non essere dolce con lui, avrebbe solo voluto coccolarlo e abbracciarlo per ore ed ore. Odiava il pensiero che qualcuno potesse soffrire davvero in quel modo. E come se non bastasse, non sapeva come dirlo a Benny. Se Castiel avesse accettato di restare, cosa che gli sembrava improbabile data la sua paura, il suo ragazzo avrebbe dato di matto. Era talmente geloso che non sarebbe riuscito a passarci sopra. Dean ci teneva davvero ma aveva anche a cuore quel ragazzo che era nel suo bagno e che si stava godendo un po' di meritato relax, dopo anni di tempesta. Prese il cellulare e compose il numero di Benny, sentendo l'ansia crescere a ogni bip che si sentiva dall'altra parte.

Finalmente! Iniziavo a preoccuparmi, che fine avevi fatto?” Il suo tono non era per niente rassicurante.

“Scusami Ben ma è successa una..” Guardò la porta del bagno e strinse i denti. “cosa e dovevo sistemarla.”

Qualcosa di grave? Hai bisogno di aiuto piccolo?”

Il tono preoccupato lo fece sorridere e strinse il cellulare in mano. “Non è grave. E' solo incredibile..te ne parlerò presto.”

Ho tutto il tempo per parlare, quindi puoi anche dirmelo adesso.”

Dean sospirò sapendo di non avere scampo e allora gli disse tutto. Cercò di non scendere troppo nei dettagli, del tipo che provava davvero tenerezza verso quel ragazzo che avrebbe voluto coccolare praticamente in continuazione. Gli disse che sua madre aveva incontrato per strada Castiel e notando quanto fosse spaesato e impaurito aveva deciso di portarlo a casa. Lì si erano conosciuti e aggiunse che adesso era a casa sua.

Ah Mary, ha un grande cuore quella donna. E' incredibile.”

Dean annuì e non riuscì a trattenere un sorriso a quella frase, era proprio vero. Non aveva mai conosciuto una donna come sua madre ed era convinto che non ne esistessero altre al mondo. Mary Winchester era unica, in tutto e per tutto. E soprattutto dopo aver rischiato di perdere John, suo marito, era diventata ancora più propensa ad aiutare gli altri. Diceva che la faceva stare bene dare aiuto agli altri.

E questo ragazzo dove starà? Tornerà a casa sua?”

“Ne dubito.” Il biondo aveva omesso la storia di Castiel, non ne sapeva il motivo ma non voleva raccontarla a Benny. Sapeva quanto fosse paranoico e dopo averla saputa gli avrebbe fatto sicuramente quintali di problemi.

E allora andrà in un albergo?”

“Non ha soldi. Come fa?” Sbuffò.

Oh..è vero. E allora come fa?”

“Forsestaràdame.” Disse tutto d'un fiato, sentendo un peso all'altezza dello stomaco. Si stava già preparando psicologicamente alle urla del suo ragazzo.

Che cosa?!” Ecco, appunto.

Dean allontanò il cellulare dall'orecchio e sospirò esasperato. “Ben, non ha nessuno a quanto pare e non sa dove andare. Non ha soldi per permettersi una casa e di certo non lo lasceremo tornare da dove è venuto.”

E perché?”

“Perché no.” Il fatto di non avergli detto tutta la verità non aiutava proprio.

Dean!” Sbottò l'altro furente.

“Ora devo andare, mi faccio sentire io.” E prima che potesse ricevere risposta, riattaccò e portò il cellulare al petto, facendo un sospiro profondo ma non sentendosi comunque meglio. Già immaginava la mega litigata che gli aspettava e non ne aveva voglia. Perché Benny non poteva semplicemente capire? Stava aiutando qualcuno per l'amor di Dio, non se lo stava portando a letto!

Nel frattempo Castiel non si era accorto di niente, perché era rimasto troppo preso dalle bollicine nella vasca. C'era tantissima schiuma e si era divertito a scoppiare le bolle con le dita. Inoltre, il tepore dell'acqua lo aveva fatto rilassare ed era riuscito a sentire ogni singolo muscolo tendersi per via del relax che stava provando. Da quanto tempo non si sentiva così? E poi c'era tanta luce e buon odore, non poteva crederci. Ormai non sapeva nemmeno cosa volesse dire stare bene in quel modo e diamine, era solo uno stupidissimo bagno. Qualcosa di scontato per molta gente ma non per lui. Non faceva un bagno da fin troppo tempo e dovette quasi metterci forza nello strofinarsi i capelli. Per togliere l'appiccicume, ci aveva messo cinque minuti buoni perché non ricordava nemmeno quando fosse stata l'ultima volta in cui aveva fatto uno shampoo decente e se lo era davvero goduto. Adesso la sua pelle era liscia e profumava, era fantastico.

Si alzò e sorrise lievemente, guardando l'acqua scendere verso il basso e accarezzarlo, passando sulla sua pelle pallida che adesso era di un colore uniforme. Non vi era più alcuna macchia che la rovinava. Uscì dalla vasca e indossò l'accappatoio, stringendoselo addosso. Si avvicinò alla porta e l'aprì, sbirciando e sobbalzando quando trovò Dean poggiato alla parete. Non si era ancora accorto da lui, era assorto a fissare il soffitto. Andò da lui e bussò sulla sua spalla timidamente, stringendosi nelle spalle quando si girò verso lui e cambiò espressione, rivolgendogli un sorriso.

“Oh, adesso sì!” Gli scompigliò ancora una volta i capelli e lo portò in camera sua, dandogli dei vestiti che avevano appena trovato un nuovo proprietario. “Sono per te, indossali e poi torna qui. Io prendo un antidolorifico e vedo se ho qualche pomata di là.” Uscì dalla camera e scese di sotto, aprendo il cassetto in cui teneva le medicine e sorrise vittorioso quando ne trovò proprio una per i dolori. Fece le scale con calma, immaginando che Castiel si stesse ancora cambiando e si sorprese quando lo trovò già vestito. Era buffo però, i vestiti gli stavano davvero grandi e quei capelli spettinati gli davano tanto l'aria di un pulcino sperduto. Rise piano a quel pensiero e ignorò l'espressione confusa del ragazzo, porgendogli il medicinale. “Questa la metti questa sera prima di andare a letto, ti farà bene.”

Castiel la prese e negò con il capo, sbracciandosi e mettendola sulle braccia. Poi alzò la maglietta dando le spalle a Dean e si indicò la schiena, facendo capire di volerla spalmata. Non ci sarebbe potuto mai arrivare da solo ma ci teneva che i dolori passassero. Quindi strinse i denti e si lasciò aiutare.

Dean lo capì e senza dire nulla tenne la maglietta alzata con una mano, passando poi l'altra sulla pelle del ragazzo facendo attenzione a non fargli male e soprattutto cercando di evitare di soffermarsi troppo sui lividi ed i graffi. E ancora una volta sentì la voglia di abbracciarlo, perché era davvero troppo fragile ma ancora una volta si trattenne. Gli abbassò la maglietta e gli diede una leggera pacca sulla spalla. “Poi vedremo di comprare qualche vestito che ti stia bene. Adesso invece asciughiamo i capelli, altrimenti ti prenderai un raffreddore.” Si rese conto di avergli appena parlato con un tono troppo dolce ma Castiel sembrò non farci nemmeno caso. Dean tirò fuori il phon e una spazzola, facendo sedere l'altro sullo sgabello dopo essere tornato in bagno. “Vedrai, sarai davvero come nuovo.” Accese il phon e gli asciugò i capelli con cura, spazzolandoli e incontrando ancora qualche nodo. Avrebbe potuto lasciarlo fare a Castiel ma non ci pensò, volle farlo lui e fu sollevato dal fatto che l'altro non si lamentò e non disse niente.

Il ragazzo chiuse gli occhi e chinò poco il capo, godendosi quelle attenzioni che mai nessuno gli aveva dato nella sua vita.

Dean continuò ad asciugargli i capelli e quando ebbe finito lo fece alzare. Lo guardò per intero e sorrise soddisfatto, alzando i pollici in alto. “Oh, adesso sì! Però manca ancora una cosa.”

Castiel aggrottò le sopracciglia e quando Dean gli pizzico la barba abbastanza lunga arricciò il naso.

“Però, se non ti dispiace, te la faccio io.” Non gli diede il tempo di obiettare che già aveva preso la lametta e la schiuma da barba. C'era un motivo per cui aveva preso quella decisione: e se avesse avuto problemi di autolesionismo? Aveva visto i tagli ai polsi. E dargli una lametta non gli sembrava una buona idea. Ma per fortuna l'altro non ribatté, sedendosi e lasciando che lui lo radesse con cura e, dopo più di un quarto d'ora, ebbe finito. E fu stupito dal fatto che sembrava esser ringiovanito di almeno dieci anni. Prima non sembrava affatto un ventiduenne, adesso sì. Un po' deperito ma pur sempre un ventiduenne. “Finito. Vuoi vederti adesso?”

Il ragazzo annuì con il cuore in gola e prese un bel respiro prima di guardarsi allo specchio. E appena lo fece, sbarrò gli occhi. Una folta chioma nera si sposava perfettamente con la sua pelle chiara, era abbastanza lunga da arrivargli alle orecchie. Gli occhi azzurri sembravano quasi più lucenti e le sue labbra si piegarono inevitabilmente all'insù, non più circondate dalla barba. Non ci pensò due volte e per la gioia abbracciò forte Dean, facendolo barcollare in un primo momento. Non se lo era aspettato. Lo strinse più forte che poté e per la prima volta, scoppiò a piangere per la gioia e non per la tristezza. Era felice, come non lo era da fin troppo tempo. Non poteva credere ai suoi occhi. Avrebbe tanto voluto urlargli un enorme grazie, quindi sperò di trasmettergli tutto attraverso quel gesto che fu ricambiato con davvero tanta gioia.

Dean rise e lo strinse subito ma cercò di non farlo troppo forte per non fargli male. Era felice che anche lui lo fosse. Gli accarezzò la schiena, sentiva il cuore pieno di gioia. “Sei contento eh?” Sorrise e gli asciugò le lacrime, portandolo poi al piano di sotto e facendolo sedere sul divano. “Come ti senti adesso?”

E glielo chiedeva? Diamine, avrebbe potuto colorare il mondo solo con tutta la felicità che stava provando in quel momento. Ma si limitò a sorridere e alzò il pollice della mano sinistra, mimando un “ok” con le labbra. Poi poggiò la schiena sul divano e guardò davanti a se, notando una fotografia in cui riconobbe Dean con altre due persone e la indicò curioso.

“Quelli sono Jessica e Sam. Sam è mio fratello.” Spiegò e prese la fotografia, porgendola a Castiel perché potesse guardarla meglio.

Castiel la prese e la studiò, Sam non sembrava affatto il fratello di Dean. I suoi lineamenti erano più dolci, mentre quelli del ragazzo accanto a lui erano più virili. Anche la statura era diversa, Sam era decisamente più alto di suo fratello. Però c'era qualcosa che non quadrava perché somigliava tremendamente a qualcuno ma non riuscì a capirlo a primo impatto. Poi però ci arrivò e d'istinto sbarrò gli occhi e buttò la fotografia per terra, rannicchiandosi su se stesso e respirando velocemente per il terrore che l’aveva in un attimo assalito, divorandolo nuovamente.

Dean temette che gli stesse venendo un attacco di panico e dopo esser rimasto immobile per un attimo, avvolse Castiel in un abbraccio e lo guardò preoccupato. Lo era davvero. “Calma Cas..che succede?” La sua voce traspariva una nota ansiosa e confusa, sembrava non importargli proprio della cornice andata in mille pezzi. Se lo avesse fatto qualcun altro si sarebbe arrabbiato davvero da morire ma non poteva con lui. Sembrava davvero scosso e quel cambio improvviso di umore lo aveva colto di sorpresa.

Castiel si morse forte il labbro e spaventato si accoccolò contro Dean che gli passò immediatamente carta e penna. ‘Ha il suo stesso corpo. E' simile a lui, mi farà del male..’

Dean sgranò gli occhi e trattenne un attimo il respiro. Oh, questa pure ci mancava! I problemi sembravano non finire più. “Oh no Cas, Sam non ti farebbe mai del male. Non ha mai alzato un dito a nessuno. E' buono, fin troppo. Puoi stare tranquillo. Dico davvero.”

L'altro negò con il capo e si rannicchiò di più, scrivendo. ‘Anche lui sembrava buono all’inizio.’

“Se vuoi te lo faccio conoscere e giudichi tu..mh?”

Negò ancora una volta con il capo e strinse i pugni, accartocciando la carta tra le mani, sentendosi quasi arrabbiato con Dean che stava cercando di insistere. Si sentì osservato e gli diede le spalle, coprendosi il viso con le mani e trattenendo il respiro al solo pensiero di Michael. Chi gli assicurava che Dean avesse ragione? Avrebbe pur sempre potuto sbagliarsi.

“Fidati di me, okay?” L’abbracciò nonostante la posizione del ragazzo e lo tenne stretto a se. Ci teneva davvero a farlo tranquillizzare, soprattutto essendo a conoscenza del motivo dell'ansia di Castiel. Era assurdo. Era talmente terrorizzato che lo vedeva nel volto di suo fratello. Quel figlio di puttana, se solo lo avesse avuto tra le mani lo avrebbe ucciso a pugni e calci.

Castiel non gli rispose e si sentì improvvisamente esausto. Era solo tardo pomeriggio ma era davvero troppo stanco per tenere ancora gli occhi aperti. Le lacrime gli facevano bruciare gli occhi e quel bagno lo aveva rilassato fin troppo. Non se la sentiva di vedere Sam, sapeva bene che non fosse Michael ma glielo ricordava troppo e nonostante le parole di Dean, non riusciva a fidarsi del tutto. Si scansò e poggiò la testa sulla spalla di Dean, guardandolo supplicante negli occhi.

Il ragazzo sospirò e annuì, decidendo che sarebbe tornato nella faccenda più avanti. Quindi stette in silenzio e osservò Castiel che si addormentò poco dopo, russando leggermente a labbra schiuse.

 

Dean si svegliò infastidito dai rumori che provenivano dalla strada e spostò lo sguardo sull’orologio digitale che segnava le sei del mattino. Fece per stiracchiarsi ma sentì un peso sul petto e appena ricordò, sorrise e strinse a sé il ragazzo che si era appena accoccolato percependo i suoi movimenti. La sera prima, Castiel era crollato dopo quello sfogo e lui si era addormentato, era davvero stanco e ricordava che non ebbe voglia di alzarsi, per evitare di svegliare l'altro che finalmente sembrava più sereno, almeno nel sonno. Si sorprese ad osservarlo e gli mise una ciocca dietro l’orecchio, scoprendo così la cicatrice sul collo. Non riuscì a trattenere un sospiro e la sfiorò con le dita. Avrebbe tanto voluto farla sparire, come il resto dei segni che sfregiavano il corpo di Castiel. Ma nonostante tutto, era bellissimo comunque.

“Dannazione Dean, ti sei rammollito.” Sussurrò appena quando non riuscì ad resistere all'impulso di sfiorarla ancora con le dita, solleticando il ragazzo che si mosse nel sonno. Il biondo si immobilizzò, dandosi immediatamente dell’idiota e irresponsabile. Se se ne fosse accorto sarebbe stata la fine, avrebbe pensato che lo stesse aiutando solo per abusare del suo corpo anche lui e non voleva. Il suo unico obiettivo era proteggerlo e non farlo più stare male. E sapeva che fosse assurdo. Chiunque altro, al suo posto, lo avrebbe al massimo aiutato con un pasto. Invece lui gli aveva proposto di restare a casa con lui, fin quando non avrebbe trovato una sistemazione. Che diavolo gli passava per la testa? E la cosa peggiore, era che in poco tempo si era già affezionato a quel ragazzo fragile. Dal primo momento, in cui aveva incontrato i suoi occhi, era rimasto davvero folgorato da tutto quello che due semplici iridi erano state in grado di comunicargli. Gli aveva chiesto di non fargli del male silenziosamente, gli aveva chiesto di essere buono e di non aggredirlo. Era solo e indifeso e lui non era riuscito a fare finta di niente.

Dannazione a Mary e alla sua infinita bontà.

I suoi pensieri furono interrotti dal braccio destro che era bloccato sotto la schiena di Castiel, stava urlando pietà perché iniziava a farli male. Quindi si mosse più piano possibile e senza pensarci due volte lo prese in braccio, salì le scale e l’adagiò delicatamente sul materasso. Prese le coperte e lo coprì cercando ancora di non svegliarlo. Lo osservò per un altro lungo minuto e poi scese di sotto. Ormai sapeva che non sarebbe più riuscito a prendere sonno. Afferrò il cellulare intenzionato a scrivere un sms a Benny e strinse i denti quando trovò cinque chiamate di Sam. Aveva tentato a contattarlo fino a dieci minuti prima. Era strano che Sam lo chiamasse così presto, sapeva che Dean non era un tipo mattiniero. Doveva essere urgente, quindi decise di chiamarlo.

Alla buon’ora!” Esclamò il fratello con uno sbuffo.

“Ehi Sammy, che c’è? Sono le sei del mattino!”

Non so, forse hai dimenticato che dovevamo vederci alle undici di ieri sera?”

Il più grande si batté una mano sulla fronte e fece un verso colpevole. “Perdonami bro! L’ho dimenticato..”

Oh! Ma non di dire!” Dean poté quasi immaginare l'espressione esasperata di Sam e non riuscì a trattenere un sorriso. “Ma lasciando perdere questo..che è successo? Ho fatto mille chiamate! Ho chiesto a mamma e ha detto che hai portato a casa un ragazzo. Benny non ne sarà felice..lo sai vero?”

Dean volle urlare ma si trattenne, quindi si limitò a sbuffare sonoramente. “Vieni da me per mezzogiorno e te lo faccio conoscere.” E nello stesso momento in cui lo disse se ne pentì, pensando a quel che gli aveva detto Castiel la sera prima su suo fratello. Avrebbe dato di matto appena lo avrebbe visto. Dio, che casino.

Va bene. Devo preoccuparmi?”

“No Sammy.” Mentì e si diede dell'idiota, per l'ennesima volta. “Solo, non fare le tue solite espressioni da idiota quando conosci qualcuno di particolare.”

Ma io non..” Il più piccolo decise di lasciar perdere e sbuffò. “Va bene. Adesso vado dai, vado a correre. Ciao bro.”

“Ci vediamo Sammy.” Riattaccò e buttò il cellulare sul divano, pensando subito dopo alle conseguenze cui avrebbe portato l’arrivo di suo fratello, data la reazione di Castiel dopo averlo visto solo per foto.

“Sono fottuto.”

 

Passarono due ore, adesso erano le otto e lui era rimasto su quel divano tentando, invano, di prendere sonno. Era una rottura perché sapeva che giornata piena lo aspettava. Voleva portare Castiel a comprare qualcosa da mettere, poi voleva portarlo al parco per fargli conoscere qualcosa della città e farlo sentire più a suo agio con il mondo esterno. Il problema vero e proprio era che quella sera aveva il turno al bar dalle otto alle quattro, quindi avrebbe dovuto lasciare Castiel da solo e la cosa non lo confortava per niente. Difatti, pensò di accompagnarlo da Mary dato che la conosceva e sua madre avrebbe sicuramente fatto di tutto per farlo stare a suo agio.

Si massaggiò le tempie con un sospiro profondo, sentiva la testa scoppiare e avrebbe voluto dormire per due giorni interi. La preoccupazione per il ragazzo al piano di sopra e per Benny che era arrabbiato con lui, lo disturbavano da morire.

I suoi pensieri furono interrotti improvvisamente da un rumore che sembrava provenire dalla camera di Castiel: qualcosa di vetro era caduta a terra e si era rotta. Dean sgranò gli occhi e prima che potesse pensare salì le scale tre a tre e appena vide la scena che si presentò davanti i suoi occhi, trattene il respiro.

Castiel era rannicchiato in un angolo del bagno e tremava forte, sembrava in uno stato di trance. Le sue braccia sanguinavano e il suo volto era inondato da lacrime. Il sangue aveva macchiato il pavimento ed i vestiti che aveva addosso. Un disastro. Poco dopo si riprese dal suo stato di shock e si precipitò dal ragazzo, prendendogli il viso. Era pallidissimo e il suo sguardo era altrove, come assente. Aveva perso troppo sangue e cazzo, avrebbe voluto urlare di frustrazione. Non ce l'avrebbe fatta, quel ragazzo aveva davvero bisogno d'aiuto. “Cas, mi senti?” Non rispondeva. Allora gli diede uno schiaffo sul viso non troppo forte e lo vide sussultare. “Cas, dannazione..” Lo fece alzare e lo bloccò tra il lavandino e il suo corpo, cercando di non farsi prendere troppo dal panico. Aprì l'acqua e mise le braccia del ragazzo sotto il gettito freddo, ignorando il fatto che stesse cercando inconsciamente di sfuggire alla sua presa. Appena le braccia si ripulirono della maggior parte di sangue, lo fece sedere per terra e gli tamponò le ferite con un asciugamano.

Adesso Castiel lo stava guardando negli occhi e tremava ancora tantissimo, non riusciva a smettere di piangere. Si sentiva in colpa, poteva sentire tutta la preoccupazione di Dean entrargli dentro. Era tutta colpa sua, era un completo disastro. Avrebbe voluto dirgli quanto gli dispiacesse ma aveva paura che anche con un semplice abbraccio lo avrebbe fatto infuriare ancora di più. E poi non ne aveva nemmeno la forza in quel momento.

Il biondo prese delle garze e del disinfettante e medicò meglio che poté le braccia del ragazzo che avevano smesso di sanguinare copiosamente come prima. Appena ebbe finito gli mise le mani sulle spalle e sospirò, cercando di mantenere la calma perché l'odore di sangue lo stava per far vomitare. “Mi senti? Mi vedi?”

Castiel annuì appena e si morse il labbro iniziando a singhiozzare. Era una nullità, non meritava nemmeno di vivere.

“Non fare mai più una cosa del genere. Sono stato chiaro?” Gli strinse le spalle per rimarcare il messaggio e quando lo vide abbassare lo sguardo non poté fare altro che abbracciarlo e farlo poggiare a se. Non sapeva cos'altro fare, non si era mai trovato in una situazione del genere. E pensare che aveva voluto fargli lui la barba proprio per evitare episodi come quello. Che idiota era stato a lasciarlo da solo.

Castiel non riuscì a smettere di piangere e si accoccolò al suo petto, trattenendo il respiro quando Dean iniziò ad accarezzargli la schiena, sussurrandogli parole rassicuranti. Era un rifiuto, allora perché si ostinava a prendersi così tanto cura di lui? Cosa vedeva in lui?

“Mi hai fatto prendere un colpo Cas, non farlo mai più.” Ripeté, sorprendendosi quando l'altro ricambiò e lo strinse debolmente, negando con il capo e poggiando la guancia sulla sua spalla. Dean poteva ancora sentire il suo respiro uscire a scatti e il petto alzarsi e abbassarsi ad un ritmo quasi anormale. “Ehi, adesso calmati però..non è successo niente.” Si pentì di quel che disse e si diede dell'idiota mentalmente. Eccome se era successo qualcosa ma cos'altro poteva dirgli? La situazione era talmente surreale da sembrargli impossibile. Gli accarezzò i capelli e sospirò, quel ragazzo era davvero troppo instabile e si sentiva inutile, più che lasciarlo sfogare non poteva fare.

Castiel si scansò poco dopo e si asciugò gli occhi, alzandosi lentamente rimanendo poggiato al muro con la schiena, per evitare di perdere l'equilibro. Sentiva la testa nel pallone ma desiderava solo raggiungere il letto e riprendere a dormire perché altrimenti sarebbe svenuto lì, sul pavimento. Senza pensare prese la mano di Dean e lo guardò supplicante, facendogli capire di non lasciarlo da solo. Fece un leggero cenno verso la camera da letto e accompagnato dall'altro, si stese sul letto e sospirò di sollievo quando si stese anche lui accanto a lui. Si avvicinò e poggiò la guancia sul petto di Dean, sentendo il battito del suo cuore che a differenza del suo, era decisamente più stabile. Non seppe il motivo ma sentire il battito del suo cuore gli dava sicurezza. Chiuse gli occhi e infilò una mano sotto la maglietta di Dean, poggiandola proprio all'altezza del cuore dell'altro, rannicchiandosi di più contro il suo corpo.

Il biondo rimase senza parole ma non si scompose e non si mosse. Si limitò a mettere una mano sulla sua sopra la stoffa della maglietta e osservò Castiel in silenzio, che sembrava essersi già calmato un po’.

Castiel si stava comportando così perché aveva bisogno di qualcuno accanto, aveva bisogno di sentire il battito del suo cuore per mantenere la calma. C'era qualcuno accanto a lui, calmo e rilassato che era disposto ad aiutarlo. Aveva fatto un grave errore facendosi del male, lo aveva fatto spaventare davvero molto e si sentì ancora in colpa ma la stanchezza lo stava già assalendo. Quindi si rilassò sotto il tocco delicato di Dean che gli stava accarezzando i capelli e si lasciò abbracciare da Morfeo, sperando che i suoi incubi non venissero ancora una volta a fargli visita. Affondò il viso nell'incavo del collo dell'altro e ci respirò sopra, sentendo il suo profumo invaderlo e si addormentò.

Fu lui il primo a svegliarsi e sorrise appena trovando ancora Dean accanto a lui. Non riuscì a non notare le occhiaie che gli contornavano gli occhi e ci passò le dita sopra. Era talmente rilassato nel suo sonno che nemmeno si mosse. Castiel si accoccolò al suo petto, chiudendo gli occhi e ascoltando il battito regolare del suo cuore ancora una volta. Non era mai stato così vicino a qualcuno. E la vicinanza di Dean non lo spaventava minimamente adesso, anzi, lo faceva sentire protetto. Poi però sospirò e negò con il capo tra sé e sé, stava correndo troppo. Lo conosceva da poco e non avrebbe mai dovuto trovarsi lì, soprattutto con un uomo..dopo tutto quel che aveva passato e avrebbe passato poi, non era sicuro che fosse un bene. Perché sapeva che quell’incubo sarebbe tornato nuovamente da lui, pronto per abusare del suo corpo martoriato e per picchiarlo ancora, urlandogli cose orribili e facendolo sentire un errore, nonostante lui di sbagliato non avesse nulla. Ma ormai, ai suoi occhi, solo la propria presenza al mondo era uno sbaglio.

Dean aprì gli occhi e sbadigliò. Sentiva qualcosa muoversi sopra lui e le sue domande ebbero delle risposte appena vide Castiel che muoveva la mano sul suo petto, accarezzandolo ma con gli occhi chiusi. Gli scompigliò i capelli e sorrise. “Buongiorno.”

Castiel sbarrò gli occhi e si scansò, le sue guance si colorarono subito di rosso, colto in fallo.

“Vieni qua.” Lui rise e lo tirò a se, facendolo poggiare alla sua spalla. “Come ti senti?”

Il ragazzo gli sorrise e alzò un pollice in su. Era ancora un po' debole ma stava decisamente meglio.

“Perfetto, perché oggi sarà una giornata lunga e ho dei programmi.”

Castiel arricciò il naso e lo guardò curioso.

“Avevo pensato che potremmo uscire e comprare qualcosa per te da mettere, non credo che tu sia comodo con i miei vestiti enormi addosso.”

Cas valutò la proposta e sospirò, facendogli poi capire di volere carta e penna.

Dean infilò le mani sotto il letto e ne tirò fuori quel che serviva e glieli porse.

‘Va bene ma tu non lasciarmi solo nemmeno un momento..per favore?’

Dean sorrise e negò con il capo, poggiandosi una mano sul petto. “Non lo farò, sarò la tua ombra.”

Castiel sorrise e lo abbracciò ancora una volta, schioccandogli poi un bacione sulla guancia che fece capire al biondo quanto lui si trovasse bene con lui, e questo lo tranquillizzò.

 

“Questi ti piacciono?” Gli mostrò un paio di jeans rossi.

Cas negò con il capo e si morse il labbro, erano troppo colorati per i suoi gusti. Ne adocchiò un paio neri e li prese subito, sorridendogli e porgendoglieli.

Dean fece uno sbuffo contrariato e lo guardò con rimprovero. “Cas, amico, abbiamo comprato tutto nero. Magliette nere, pantaloni neri, intimo, un po’ di colore..no?”

Il ragazzo storse il naso e negò con il capo, portandosi i jeans al petto e abbracciandoli.

Lui sospirò rassegnato e prese il capo nero, l’ennesimo, e lo portò in camerino. “Forza, provali adesso.”

Alzò le spalle e sgranò poco gli occhi appena vide quel buco, doveva infilarsi là dentro? Deglutì a vuoto e fece un passo indietro, quella cabina era troppo stretta.

“E’ solo un camerino, io sto qui fuori con te, tranquillo.” Lo esortò ma il ragazzo non ammetteva repliche, allora entrò e tirò anche Dean.

“Vuoi che stia qui con te mentre li provi?” Sapeva che la gente avrebbe fatto brutti pensieri ma non gliene importava nulla e decise di assecondarlo. Prese il cellulare dandogli le spalle, per lasciargli comunque un po' di privacy e rilesse l'sms che aveva ricevuto da Sam.

Bro, non posso più passare da te. Jess ha bisogno di aiuto per una cosa ma presto mi farò vivo.” Dire che ne era stato sollevato era poco. Dato quel che era successo il giorno prima, sarebbe stato un enorme errore far conoscere suo fratello e Castiel. Ancora c'era tempo.

Castiel gli bussò sulla spalla con un dito e appena si voltò aprì le braccia di lato, facendo poi un giro su se stesso come per chiedergli se stesse bene o meno.

Dean notò che i jeans gli stavano davvero bene ma le magliette erano fin troppo strette, risaltavano fin troppo il suo essere magro e Castiel sembrò leggergli nel pensiero quando gli fece capire di volere la taglia più grande. Quindi annuì e contento della sua scelta, andò alla cassa.

Il ragazzo lo raggiunse poco dopo e si illuminò quando Dean gli disse che stava per portarlo in un posto cui lui andava spesso per rilassarsi quando aveva una brutta giornata. Uscirono dal negozio e nascose un sorriso quando vide Cas entrare in macchina senza problemi, ormai non più impaurito come il giorno prima. Certamente era ancora diffidente ma non troppo. Iniziò a guidare e poi si fermò davanti il parco, era sicuro che l'altro si sarebbe trovato benissimo. Scese dall'auto con lui e sorrise radioso. “Pronto? Adesso vedrai tante cose bellissime.”

Cas annuì e gli prese la mano senza pensarci due volte e Dean sembrò non farne una piega. Il più giovane iniziò subito a guardarsi attorno e si ritrasse quando vide quante le persone ci fossero lì dentro: bambini, donne, uomini, anziani. I più piccoli scivolavano su una costruzione di plastica e Cas riconobbe cosa fosse, lasciandosi avvolgere da una malinconia improvvisa. Quello era uno scivolo e ricordava quando ci giocava con sua madre.

Lo tirò per la mano e lo portò lì ma il suo sorriso si spense appena vide che era troppo grande per salirci su e sospirò.

Dean scoppiò a ridere. “Dai, vieni con me..ti faccio vedere una cosa.” Lo fece camminare un po’ attorno al parco, mostrandogli gli animali e ridendo ogni volta, vedendo le espressioni di Castiel che si appiccicava al suo braccio ogni qualvolta che un animale facesse versi. Poi si fermò davanti il laghetto e indicò un albero. “Ecco, siamo arrivati.”

Cas aggrottò le sopracciglia e non capì, era quello il bellissimo posto?

Dean gli lasciò la mano e fece un salto arrampicandosi a un ramo abbastanza grosso, sedendosi poi su questo e tendendo le braccia verso il ragazzo. “Sali.”

Allora lui si aggrappò e si fece tirare su, per poi sgranare gli occhi appena vide il panorama. Da lassù poteva osservare i bambini giocare, le coppiette scambiarsi effusioni amorose e i vecchietti chiacchierare sulle panchine. Un sorriso gli si dipinse in volto, alla loro destra c’era un grande lago in cui nuotavano dei pennuti e li indicò.

“Quelle sono delle anatre.”

Castiel annuì e si sporse, tenendosi al braccio di Dean e riprendendo ad osservare tutto quel che lo circondava..possibile che si fosse perso quella meraviglia tutta la sua vita? Nel giro di ventiquattro ore, aveva riscoperto cosa volesse dire vivere. Ancora avrebbe avuto molta strada da fare ma non gli importava. Doveva lavorarci molto, soprattutto per scacciare il pensiero dalla sua mente. Ma sentiva che con una persona come Dean al suo fianco ce l'avrebbe fatta. Per una volta, cercò di essere davvero positivo.



Note: E come promesso, eccomi con un nuovo capitolo che spero abbiate gradito come il precedente. Non mi aspettavo che avesse questo successo, quindi vi ringrazio davvero tanto e spero che continuiate a seguire la mia storia fino alla fine. Questo capitolo è stato impegnativo da scrivere e immagino anche da leggere, ma spero davvero non vi abbia annoiato.
E ringrazio in particolare la mia beta, HowlingFang che mi supporta con tanta pazienza. UU
Beh smetto di dilungarmi, a martedì!
-Feffe

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Capitolo 3
*** The end of something. ***


Titolo: The darker it gets and the more you save me
Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean Winchester/Castiel, Mary Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Rating: Arancione
Charapter: 3/? 
Words: 5259
Genere: Angst, drammatico, sentimentale
Warning: Slash, tematica delicata
Summary: Castiel ha sempre vissuto nel suo piccolo mondo, senza sapere molto di quello esterno. Quando un giorno avrà la possibilità di fuggire da lì, la coglierà e un incontro inaspettato cambierà totalmente la sua vita.

 

The end of something

Well, when you go
don't ever think I'll make you try to stay.
And maybe when you'll get back
I'll be off to find another way.

I don't love you – My Chemical Romance

 

Dopo esser rientrati a casa, verso sera, Castiel afferrò i sacchetti e corse al piano di sopra chiudendosi in camera, impaziente di provare ancora una volta i vestiti nuovi. Era da fin troppo tempo che non ne aveva di nuovi e soprattutto della sua misura, non poteva crederci. Con Dean aveva trovato un tesoro in tutto e per tutto. Si preoccupava per lui, gli stava vicino e non si arrabbiava affatto quando aveva dei cambiamenti d'umore che per gli altri sarebbero stati fastidiosi.

Dean si mise a ridere alla reazione di Castiel e si sedette sul divano, non riuscendo a non notare quanto fosse lunatico quel ragazzo. Iniziò a pensare ed esaminò le sfaccettature del carattere dell'altro. Si rese conto che, purtroppo, era come un bambino anche nell’affrontare i problemi. Era come se quella mattina non lo avesse trovato con le braccia sanguinanti; come se gli avesse regalato delle caramelle e avesse smesso di essere triste come se niente fosse. Solo che le caramelle, in quel caso, erano stati i vestiti e l’affetto. Però, al tempo stesso, sembrava maturo. Aveva paura del mondo, questo era vero ma non si era tirato indietro quando gli aveva proposto di uscire. Non sapeva se da solo lo avrebbe fatto ma c'era comunque riuscito al suo fianco e di questo ne era davvero molto felice. L'unica cosa che preoccupava davvero Dean, in quel momento, era l'sms che aveva ricevuto da Sam mezz'ora prima.

Dean, sono riuscito a liberarmi. Il tempo della strada e sono da te.”

Dannazione, non ci voleva. Era stata una bellissima giornata e adesso non sapeva come fare, perché sapeva che Castiel avrebbe dato di matto quando avrebbe visto Sam. Se quella era stata la sua reazione alla foto, figuriamoci di presenza. Inoltre Dean non aveva proprio accennato all'arrivo di suo fratello, perché Castiel sembrava così sereno che non voleva rovinargli l’umore..ma aveva sbagliato a non dirglielo. Adesso sarebbe successo un casino, il ragazzo avrebbe reagito male, Sam l’avrebbe preso per psicopatico e lui si sarebbe ritrovato punto e accapo. Suo fratello aveva del buonsenso ma, alle volte, non riusciva a capire molte delle scelte di Dean. Lo avrebbe sicuramente preso per pazzo. Il biondo sospirò e tentò di sorridere all'altro che era appena sceso da lui, con i suoi nuovissimi vestiti addosso. “Stai bene così.” Si alzò e andò verso lui quando bussarono alla porta e lo prese sottobraccio. “Vieni, ti devo far conoscere una persona.”

Castiel storse il naso e annuì leggermente, non molto convinto.

Dean andò ad aprire la porta e appena la figura di Sam comparve, lui non poté far altro che sperare in una reazione non troppo eccessiva da parte del suo amico. “Ciao bro.”

“Ciao Dean.” Sam sorrise ed entrò in casa, spostando poi lo sguardo sul ragazzo, aggrottando le sopracciglia quando vide che Dean lo prese per mano, con uno sguardo molto ansioso. “E tu sei?”

Castiel aveva iniziato a tremare una volta inquadrato il ragazzo davanti a sé e sbarrò gli occhi, cercando di liberarsi dalla presa di Dean che si era fatta più forte. Gli vennero gli occhi lucidi. L'aveva messo in trappola. Lo stava costringendo a fare una cosa che non voleva..aveva sbagliato davvero a fidarsi di lui?

“Ti prego Cas, calmati.” Lo tirò a sé e lo guardò negli occhi tristemente, sentendosi tremendamente in colpa. L'ultima cosa che voleva era trovarsi in quella situazione.

Castiel si fece prendere dal panico e non sentì regioni. Vedendo che Dean non lo lasciava andare, gli diede un calcio sulla gamba, facendo liberare un verso di sorpresa ai fratelli e un gemito di dolore al più grande. Li ignorò e scappò al piano di sopra a gambe levate mentre i singhiozzi avevano già iniziato ad uscire inesorabili dalla sua bocca. Non poteva essere.

“Dean, ma chi cazzo è quello?!” Sbottò Sam, sconvolto.

Dean sospirò e si massaggiò la gamba. “E’ una persona molto particolare..”

“Eh, si è capito.” Parlò sarcastico il fratello e lo guardò male.

“Non fare così Sam, non hai nemmeno idea di cosa nasconda.”

“Nascondere?! Cosa dovrebbe nascondere?! E’ un ladro? Un tossicodipendente? Ha ucciso qualcuno per caso? Dean rispondimi!”

Il più grande gli tappò la bocca con la mano e lo fulminò. “Ma sei coglione? Certo che no!”

“E allora cosa nasconde?!”

“Non urlare cazzo!” Sbottò e lo prese per le spalle facendolo sedere. Si massaggiò le tempie sentendo la testa scoppiare e capì di non avere altra scelta se non quella di metterlo al corrente della storia di Castiel. Non sentiva rumori, quindi probabilmente era solo in lacrime ed era bene lasciarlo sfogare un po'. Non aveva reagito affatto bene. Quindi sedé vicino al fratello e iniziò a raccontargli quel che sapeva a bassa voce, cercando di non pensare troppo al ragazzo al piano di sopra. E la reazione, fu quella che si aspettava.

Gli occhi di Sam erano sgranati ed era rimasto a bocca aperta. “Oh..ecco. Quindi ha paura delle persone. Adesso capisco. Cavolo, non mi sarei mai immaginato una cosa del genere.”

“Questo è ovvio ma ha più paura di te.”

Il diretto interessato aggrottò le sopracciglia e lo guardò confuso. “Di me? E perché mai?”

“Ha dett..scritto, che gli ricordi Michael.”

Sam fischiò e scosse il capo, con un sorriso incredulo sulle labbra. “Cavolo, capisco..e cosa vuoi fare adesso? Mi sembrava abbastanza sconvolto.”

“Eh, adesso vado di sopra e vedo dove si è cacciato..” Sopirò alzandosi e gli fece cenno. “Aspetta qui eh e, se dovessi tornare con lui, non fiatare e non guardarlo con diffidenza, come fai solitamente quando qualcuno non ti sta a genio, ok?” Non gli diede il tempo di rispondere che già si trovava al piano di sopra. “Cas?” Come si aspettava, non gli arrivò nessuna risposta e scosse il capo, per poi bloccarsi quando sentì solo dei singhiozzi strozzati provenire dalla camera da letto. Vi entrò cautamente e aggrottò le sopracciglia non trovandolo ancora. Cercò di fare meno rumore possibile e vide dei capelli neri sbucare da sotto le coperte e si avvicinò, prendendo i bordi di queste e abbassandoli, vedendo sbucare gli occhi tristi di Castiel. “Ascolta, mi dispiace tanto..avrei voluto dirtelo ma eri così sereno oggi e non mi andava di rovinare tutto.”

Castiel tremava ancora e non voleva saperne di uscire da sotto le coperte.

“Esci fuori Cas, su..” Gli porse la mano ma la ritrasse subito dopo aver ricevuto uno schiaffo e fece una smorfia infastidita, sospirando poi. “Credi che Sam possa farti del male?”

Il ragazzo annuì e non lo guardò, ancora era scosso da piccoli singhiozzi.

Quel breve momento di rabbia passò quasi subito, si sentiva davvero in colpa adesso. Ma cosa poteva farci lui alla fine? Prima o poi avrebbe dovuto incontrarlo. Era suo fratello, non poteva mica non farlo venire più a casa sua. Soprattutto con il bellissimo rapporto che avevano tutti e due.

Sospirò guardando davanti a se e vedendo le foto appese al muro si illuminò. Forse qualcosa si poteva fare. Sorrise e sotto lo sguardo ferito e confuso di Castiel, andò di sotto e tirò Sam per il braccio, facendolo mettere davanti al letto in modo da poter guardare il ragazzo dopo aver preso varie foto.

Castiel si sentì ancora in trappola e pianse di più, mentre Sam sospirava sofferente guardando esasperato Dean, cosa diavolo aveva in mente quell'idiota?

Il biondo si mise accanto al fratello e prese una foto di lui e Sam da piccoli, un’altra del fratello al suo undicesimo compleanno e un’altra ancora di loro due con Mary e un'altra ancora di Sam che abbracciava una donna, stringendola forte. Prese la prima e gliela passò e sperò che il suo piano funzionasse, non gli era venuto niente di meglio in mente. “Qui Sam aveva tre anni e come puoi ben vedere siamo sempre stati molto uniti. La gente si è sempre meravigliata dello stupendo rapporto che condividiamo e fin da piccoli abbiamo dimostrato di volerci davvero tanto bene. E' sempre stato un fratello di cui andar fieri, fin da piccolo.”

Castiel tirò su con il naso e lo ascoltò, asciugandosi gli occhi sotto lo sguardo sorpreso di Sam. Dean non era una persona che amava parlare di quelle cose, in quanto lo mettessero a disagio ma sentirsele dire anche se non direttamente lo stava rendendo felice. Aveva avuto un'ottima idea sia per Castiel, che per lui. Ogni tanto era bello sentire parole come quelle.

“Comunque sia, un giorno ti farò vedere più foto di queste, quando ti andrà.” Gli passò quella di Sam al compleanno. “Qui Sammy faceva undici anni, mamma invitò alcuni compagni a casa. Gli abbiamo fatto una festa a sorpresa e lui era davvero felice. Talmente tanto che si mise a saltellare come uno stupido e corse ad abbracciare tutti. Io e mamma gli regalammo un buono da spendere in una libreria che si trovava vicino casa nostra. Sam ha sempre mostrato una grande passione per la lettura. E ti risparmio la sua reazione isterica..vero Sammy?” Sorrise al fratello che annuì mettendosi a ridere, ricordando benissimo quel giorno. Successivamente, gli diede quella con Mary. “Come puoi vedere, lei è la donna gentile che ti ha trovato e ti ha portato a casa. In questa foto eravamo al parco. Mamma ci portava sempre lì, eravamo nella nostra città natale. E quello era l’unico posto accettabile dove poter passare un po’ di tempo, io e Sam eravamo dei bambini complicati. Era raro che ci piacesse un posto al primo colpo. Inoltre, quando abbiamo scattato questa foto nostro padre era stato vittima di un incidente da poco e non avevamo una situazione economica delle migliori, quindi dovevamo accontentarci. Poi le cose sono migliorate quando papà si è ripreso ma noi abbiamo tirato avanti grazie a dei lavoretti.”

“Infatti poi Dean è finito per fare il lavapiatti.” Sam rise e diede una spinta a Dean che sbuffò ma sorridendogli comunque.

Nel frattempo Cas aveva smesso di piangere e stava osservando i fratelli, accorgendosi di aver corso troppo, che solo un fisico simile a quello di quel mostro non volesse dire essere esattamente come lui. Non riuscì a trattenere un sorrisino e un sospiro più rilassato.

Poi fu il turno dell’ultima foto, quella in cui Sam abbracciava una donna. “Questa era nostra nonna materna, era il ventesimo compleanno di mio fratello. Lei aveva passato un brutto periodo per via di alcuni problemi di salute ma noi nipoti le siamo stati davvero molto vicini, soprattutto Sammy. Non l’ha lasciata sola nemmeno un giorno, ormai si era praticamente trasferito da lei. Viveva a due ore di auto da casa nostra. E, quando è guarita, Sam è tornato da noi. In questa foto si erano appena rivisti, anche questa è stata una sorpresa da parte mia e di mamma. Avresti dovuto vedere la faccia di Sam, lui non lo ammette ancora ma..” Si abbassò a livello del ragazzo e sussurrò. “Si è commosso come una femminuccia.”

“Oh Dean!” Il minore sbuffò e gli diede un pizzicotto, facendo ridere l’altro.

Allora Castiel si sentì del tutto meglio, forse ascoltare quei racconti gli stava servendo molto per calmarsi. Non era più nervoso come prima, anzi.

“Ti ho raccontato queste cose perché ho immaginato cosa hai pensato. Sicuramente ti sei sentito tradito.”

Lui annuì.

“Ecco, appunto. Voglio dire, alla fine tu di noi non sai molto. Quindi ho pensato di raccontarti qualcosa per tranquillizzarti e anche per farti rendere conto che Sam è un bravo ragazzo e non farebbe mai del male a qualcuno.”

Cas fece sbucare fuori la testa dalle coperte e guardò entrambi, i suoi occhioni blu erano ancora lucidi ma non più spaventati come prima. Anzi sembravano..felici. Ma Dean non volle trarre conclusioni affrettate, quel ragazzo era davvero instabile e gli sarebbe dovuto stare accanto ogni momento. “Dai, vieni qui ora.” Gli prese le mani e lo fece scoprire, dandogli un piccolo abbraccio e una pacca sulla schiena.

Sam osservò la scena in silenzio e rimase sorpreso dal comportamento del fratello. Se non avesse saputo cosa c'era sotto, lo avrebbe preso sicuramente per pazzo. Lo conosceva da ventiquattro ore o qualcosina di più e già lo trattava come se ci tenesse davvero moltissimo a lui.

Certamente, la storia di Castiel lo aveva colpito davvero molto, però non si sarebbe mai aspettato una reazione del genere da parte di Dean. Lui era molto diffidente alle volte, date le varie esperienze provate sulla propria pelle. Infatti prima di decidere di provare a stare con Benny, se ne era preso di tempo. E Sam ricordava bene i casini cui suo fratello si era cacciato per essere troppo buono con le persone. Ma nonostante ciò non riuscì a dire nulla..sentiva che sarebbe stato egoistico mettere all’erta suo fratello. Quel ragazzo indifeso cosa avrebbe mai potuto combinare? Si vedeva subito dai suoi occhi che sembrava venisse da un altro mondo, come se si fosse svegliato solo in quegli ultimi istanti.

Castiel guardò Sam dispiaciuto e prese la mano di Dean come se niente fosse, rivolgendogli poi un sorriso tirato che sembrava più una smorfia.

Sam ricambiò e gli porse la mano. “Piacere, Castiel?”

Il ragazzo annuì e ricambiò timidamente la stretta, per poi ritirare la mano quasi subito. Adesso sapeva che lui non gli avrebbe fatto del male, però era molto difficile per lui ancora fare conoscenza. Era uscito dalla sua bolla da troppo poco tempo e già erano successe fin troppe cose. Incontrare Mary, Dean, l’affetto che quel ragazzo mostrava nei suoi confronti, conoscere il mondo esterno, imparare molte cose, fare shopping..era davvero tutto nuovo per lui e doveva ancora abituarsi. Sentiva di essere ancora troppo vulnerabile e ormai si era aggrappato a Dean morbosamente, pendeva quasi dalle sue labbra e ormai si fidava di lui. Aveva già dimenticato il fatto che gli avesse tenuto nascosto l’arrivo di Sam, dopo i suoi racconti non gli importava più.

Sperò solo che, un giorno, potesse diventare come tutti gli altri. Una persona sicura e forte tanto da affrontare da solo i propri problemi. Ma quest'ultimi avrebbe voluto che fossero solo dei brutti ricordi che avrebbe rimosso con l’affetto. E nel suo caso, quello di Dean.

 

Dopo il lavoro dobbiamo parlare, non voglio scuse. Mi faccio trovare fuori dal locale.”

Dean lesse il messaggio del suo ragazzo e strinse il cellulare nel pugno, diamine. Se ne era completamente dimenticato. Era stato talmente tanto preso da Castiel e Sam che aveva praticamente rimosso la discussione avuta con Benny nel pomeriggio. Si preparava già alla sfuriata che sarebbe arrivata e infondo, sapeva di non poter dare poi tutto questo torto a Benny. Era ovvio che sospettasse qualcosa. Non è il massimo che il tuo ragazzo si infili in casa un tizio che conosce a malapena e lo difenda mettendosi contro di te e questo Dean lo sapeva bene. Tuttavia, non se la sentiva nemmeno di voltare le spalle a Cas e, seriamente, in quel momento aveva bisogno di parlare con l'unica persona che avrebbe potuto farlo stare meglio.

Quindi, appena fu in pausa, compose il numero di Mary e aspettò che rispondesse.

Tesoro! Tutto okay? E' successa qualcosa?”

“Mamma, sono nei casini.”

Problemi con Castiel?” Il tono della donna era davvero preoccupato.

Dean sorrise lievemente e negò con il capo, come se potesse vederlo. “No, con lui è tutto okay e appena ci vedremo te ne accorgerai anche tu. Il problema è..”

Benny?”

Allontanò il cellulare dall'orecchio e fissò lo schermo allucinato, per poi sbottare sorpreso. “E tu come diavolo facevi a saperlo?”

Tesoro, sono tua madre. Come potrei non saperlo? E poi, ultimamente sei nei casini solo con lui.”

Dean incassò il colpo e strinse le palpebre, non riuscendo a trattenere un verso di frustrazione rendendosi conto della verità di quelle parole. Nell'ultimo periodo, lui e Benny discutevano spesso anche per le cose più stupide. Inizialmente andava tutto bene, erano migliori amici prima di mettersi insieme quindi era sempre stata tranquilla la situazione. Tranne nel momento in cui entrambi si scontravano per motivi come: non aver risposto al messaggio entro dieci minuti; non aver detto a tutti i suoi amici di essersi messo con lui e cose così. Era ovvio che a lui facesse piacere esser riconosciuto come suo ragazzo ma diamine non poteva mica urlare al mondo di stare con lui, non importava che gli altri sapessero per forza. Era indifferente e ogni volta che lo ribadiva a Benny, era sempre pronto ad attaccarlo con la solita frase “ti vergogni di me.”

Avete litigato?”

“Sì, gli ho detto di Castiel e si è arrabbiato moltissimo. E dopo il mio turno verrà al locale per parlarmi e non so cosa dire. Sono sicuro che mi dirà di far tornare Cas a casa sua, ma io..”

Non vuoi, vero?”

“No mamma e so che è assurdo perché dannazione, lo conosco da un giorno e me lo sono già infilato in casa! Sono un folle!”

No tesoro, non lo sei. E' anche brutto da dire ma provi pena per lui e vuoi solo aiutarlo e fare del bene. Non per niente sei mio figlio.”

“Mi stai dando del pappa molle?”

No, ti sto dando del ragazzo buono e con un grande cuore che vuole condividere quel che ha con chi è meno fortunato. Hai un grande cuore Dean, non devi sentirti in colpa o in difetto per questo. Parla con calma con Benny e vedrai che capirà.”

“Assolutamente no mamma, lui non capirà. Non lo ha mai fatto..” Dean si perse nei suoi pensieri per un attimo per poi esser riportato alla terra da Ash, il suo collega, che lo incitò a rientrare. Erano le undici e mezza e a quell'ora il locale si riempiva di gente. Salutò velocemente Mary e ritornò dentro, cercando di svuotare la mente dai pensieri che avevano iniziato ad assalirlo violentemente. Da una parte c'era il suo ragazzo a cui non sapeva cosa dire, dall'altra c'era Castiel che era rimasto a casa da solo con le serrande abbassate e la porta chiusa a chiave, dopo aver promesso a Dean di non aver fatto nulla di diverso dal guardare la tv e mangiare.

“Amico, sei sicuro di star bene? Hai una faccia..”

“Sto bene, credo..”

“Mh. Non me la racconti giusta, sembra che tu stia andando al patibolo. Un po' di vitalità, su! Che senza il tuo sorriso smagliante qui non beve nessuno.”

Dean rise per la prima volta nelle ultime due ore e gli diede una gomitata, alzando un sopracciglio quando l'altro finse un gemito di dolore. Sempre il solito esagerato.

“Cosa vi porto, ragazze?” Rivolse il suo sorriso migliore alle due clienti davanti a lui che arrossirono e gli venne quasi voglia di alzare gli occhi al cielo, era possibile che facesse quell'effetto a tutti? Non che la cosa gli dispiacesse ma ogni tanto non gli avrebbe dato fastidio non esser guardato come se volessero solo entrargli nelle mutande. Pensandoci, l'unica persona che non lo guardava così era proprio..

“DEAN!” Ash sbottò e gli diede una violenta gomitata sul braccio, sbuffando adesso evidentemente infastidito. “Svegliati! Altrimenti lo sai che Crowley rompe se non ci vede lavorare e ci vado di mezzo anche io.”

Il diretto interessato sospirò profondamente per evitare di urlare e iniziò a preparare i cocktail che le ragazze, adesso scettiche, avevano ordinato con un tono di voce stizzito. Dio, dove glieli avrebbe infilati quei cocktail. Iniziò a prepararli e ignorò lo sguardo truce del suo collega alle sue spalle, purtroppo Dean era fatto così e quando era scazzato se ne accorgevano tutti. Ma proprio tutti, soprattutto i clienti che dovevano avere a che fare con lui.

“Ecco a voi e scusate per l'attesa.” Disse con tono seccato alle clienti che presero le loro ordinazioni, senza ringraziare e alzando i tacchi dopo aver sussurrato un “cafone”.

“Puttane.” Borbottò e sentì l'improvviso bisogno di fumare una sigaretta. E la cosa assurda era che lui nemmeno fumava! Okay, doveva decisamente darsi una calmata, altrimenti avrebbe iniziato ad urlare senza un motivo davanti a tutti. Avrebbe solo voluto che quel giorno finisse e tornare a casa per dormire come minimo dodici ore di fila. Seriamente, non vedeva l'ora che quella giornata finisse.

“Il tuo turno è finito per oggi, vai a riposare e fallo però! Questa sera una pianta ha più vitalità di te.”

“Ma finisco alle quattro, è solo mezzanotte.”

“Beh ringraziami, uno sconto di pena.”

Disse sarcastica Jo, accompagnandolo fuori dopo che avesse preso tutte le sue cose e appena vide Benny fissare il suo amico in un modo per niente rassicurante, capì. Strinse i denti e abbracciò brevemente Dean, sussurrandogli un “buona fortuna” prima di lasciarlo solo.

Il biondo si strinse nelle spalle e uscì fuori, sporgendosi per dare un bacio sulle labbra di Benny che ricambiò ma con pochissima spinta. “Ciao.” Mormorò.

“Andiamo in macchina.” Il tono di voce dell'altro non era per niente amichevole come sempre e questo fece stare ancora peggio Dean che lo seguì a ruota in auto, incrociando le braccia e buttando fuori quanta più aria possibile dal petto non appena fu messo sotto esame dallo sguardo severo del suo ragazzo. Se non avesse smesso di guardarlo in quel modo, gli avrebbe urlato contro senza esitare.

“Hai idea di come sia stato oggi?”

Ecco, Benny aveva iniziato ad urlare.

“Abbassa i toni, per favore.”

“Oh no, tu non te la cavi così facilmente Dean, non adesso. Chiaro? Scompari, ti fai sentire saltuariamente e quando parliamo cosa scopro? Che ti sei infilato in casa uno stronzo appena conosciuto!”

Dean cercò di ignorare l'appellativo dato a Castiel e respirò profondamente, tentando di mantenere la calma. “Ho avuto una giornata piena, ok?”

“Con lui, vero?” Sbottò.

Il biondo sentì una fitta allo stomaco e gli venne da vomitare, non aveva proprio voglia di litigare. Non quella sera. Non dopo la bella giornata che aveva passato, con tutti i pro ed i contro. “Sì Benny, con Castiel.”

“Oh, quindi si chiama Castiel. Che nome di merda.”

“Benny.” Lo ammonì sentendo lo stomaco ridursi il poltiglia perché avrebbe tanto voluto dirgli di smetterla ma sapeva che così facendo avrebbe solo peggiorato la situazione.

“Credi che non vi abbia visto oggi? Vi ho inseguiti a te e quello..”

“Cosa?!” Dean lo interruppe e sgranò gli occhi, fissandolo sconvolto. Quindi li aveva inseguiti? Oh no, aveva oltrepassato il limite già prima di iniziare, non era possibile. Aveva sempre cercato di ignorare la continua gelosia morbosa di Benny ma lo aveva inseguito e questo era decisamente troppo da sopportare. Non dopo il nervosismo accumulato nelle ultime ore. “Come cazzo ti è saltato in mente di inseguirmi eh? Ma cosa sei? Uno stalker?”

“No, sono innamorato.” Tagliò corto l'altro.

“Se mi amassi non mi faresti stare così male.” Non si rese nemmeno conto di averlo detto e sapeva bene di aver appena commesso un errore madornale. Ma sapeva anche che quel momento sarebbe arrivato ma non voleva parlarne. Stava quasi per sentirsi male per via delle sensazioni spiacevoli che stava provando.

“Cosa?” Il tono incredulo dell'altro non lo aiutò per niente.

Dean aveva fatto di tutto per fargli capire che quel suo atteggiamento non gli andasse bene e odiava che avesse quella faccia da pesce lesso, come se fosse appena caduto dalle nuvole. “Oh andiamo Ben! Non dirmi che non te ne sei accorto!”

“Accorgermi di cosa?”

“Che non sono felice con te! Non più almeno.” Lo disse, ormai il danno era fatto ed era giunto il momento di un chiarimento, anche se avrebbe preferito rimandare ma conoscendo il tipo e date le circostanze, non lo avrebbe lasciato tornare a casa se non fossero arrivati ad un punto fermo. “Quando abbiamo deciso di stare insieme, avrei dovuto immaginare che sarebbe finita così. Sei sempre stato fin troppo protettivo nei miei confronti, anche quando eravamo semplicemente amici. Eppure ho deciso di provarci, di stare con te perché mi facevi stare davvero bene. Adoravo svegliarmi con te accanto, trovare i tuoi sms e uscire con te. Ma ormai da tempo non mi sento più così. Mi stai opprimendo, non te ne rendi conto? Ci sono sempre discussioni anche per le cose più stupide. Quando devo dirti che non possiamo vederci mi viene quasi l'ansia, perché non so cosa risponderai. Sei come una bomba ad orologeria che è pronta ad esplodere e io non ce la faccio Benny. Non più. Ho provato a resistere perché diamine, tengo davvero a te ma tu non mi aiutavi, non mi hai aiutato e continui a non aiutarmi.” La voce aveva iniziato a tremargli un attimo ma la schiarì con un colpo di tosse, continuando a parlare e non distogliendo lo sguardo da quello di Benny. “Mi hai inseguito. Ti rendi conto a che livelli siamo arrivati? Credi che io non abbia una vita al di fuori di te? Pretendi sempre di avere l'esclusiva, se ti dico che non possiamo vederci perché devo stare con i miei mi fai una scenata come se ti stessi tradendo!” Adesso aveva iniziato ad alzare la voce. “Devi darti una calmata, altrimenti farai scappare tutti così. E mi dispiace essere così diretto e dirti queste cose ma è così che mi sento e cazzo, mi sto sfogando finalmente.” Appena si zittì continuò a fissare Benny, respirando profondamente.

Quest'ultimo prese un respiro profondo e incassò il colpo, deglutendo e stringendo forte i pugni. “Fuori dalla mia macchina. E' finita.”

E sentire quelle parole non fece male, non quanto si sarebbe aspettato. Gli dispiacque ma il peso che sentì nel petto se ne andò nello stesso momento in cui venne. Sospirò e annuì, facendo per dirgli un “mi dispiace” che non arrivò mai, dato il dolore lancinante che sentì alla guancia. Quel figlio di puttana gli aveva dato un pugno in faccia! “Ah, merda!”

“Vaffanculo, Winchester.”

E prima che potesse reagire si trovò fuori dalla macchina, spinto malamente. Ringhiò guardando la macchina che si allontanava sempre più e portò una mano al petto, stringendo all'altezza del cuore. Non poteva farsi venire un attacco di panico proprio adesso. Si alzò barcollando e si diresse verso la propria macchina e si poggiò al cofano, prendendo il cellulare e componendo il numero di Sam.

Dean, dimmi.”

“Ho rotto con Benny.” Nello stesso momento in cui lo disse la voce iniziò a tremargli.

Cosa..” Sam avrebbe voluto fargli tantissime domande ma decise di evitare e decise di rimandare a quando si sarebbero visti. “Dove sei?”

“Fuori il Roadhouse. Voleva parlarmi e abbiamo finito per litigare. Mi ha dato un pugno quel bastardo.”

Vuoi che venga da te?”

“No, avevo solo bisogno di sentirti in realtà.”

Sam ci rimase ma non disse nulla, se non un “sono qui” sincero. Lui e Dean erano davvero legati e sentirlo così giù di morale lo faceva stare da schifo. Avrebbe voluto poter fare qualcosa ma non sapeva davvero cosa dire. Non sapendo nemmeno come fossero andate esattamente le cose, era ancora più difficile poter dare consigli utili.

“Senti, domani ti dispiace se non vengo? Ho bisogno di stare a casa per i fatti miei.”

Sam storse il naso ma non si lamentò, capiva il bisogno del fratello. Ogni mercoledì si vedevano per stare tutto il giorno insieme e passare una giornata solo tra fratelli e ogni settimana entrambi non vedevano l'ora che arrivasse quel momento. Ormai era una tradizione da quando si erano trasferiti ed era raro che saltasse. In quanto Sam studiava all'università e il mercoledì lo aveva libero e Dean lavorava sempre la sera.

Nah tranquillo, alla fine per una volta non succede niente.”

“Grazie, sei il migliore.” Biascicò riattaccando e facendo cadere il cellulare per terra quando sentì una fitta allo stomaco che gli fece mancare l'aria. “Cazzo.” Si piegò su se stesso e vomitò, strizzando gli occhi e sentendo le forze venirgli meno ma fortunatamente fu subito sorretto da due braccia forti e da una mano poggiata sulla fronte e dalle voci riconobbe Jo e Ash. Se solo avesse potuto li avrebbe ringraziati ma era troppo impegnato a vomitare. Già.

“Adesso guido io e ti accompagno a casa.” Ash.

“Io vi vengo dietro con la macchina, così poi possiamo tornare io e te Ash. E Dean se solo ti azzardi a lamentarti ti uccido.” Jo.

Tossì un paio di volte appena si sentì meglio e si poggiò al cofano dell'impala, respirando profondamente e cercando di darsi una calmata. Stava da schifo e avrebbe tanto voluto sparire in quel momento. Odiava dipendere dagli altri e anche farli allarmare ma purtroppo sapeva bene che senza il loro aiuto in quel momento non sarebbe potuto andare da nessuna parte. Infatti non rifiutò il bicchiere d'acqua con “qualcosa che ti farà stare meglio” che gli fu dato da Ash, bevendolo in un unico sorso. Non disse nulla nemmeno quando lo fecero sedere e il suo amico si mise al posto del guidatore. Disse qualcosa a Jo e tutto quel che successe dopo Dean non lo capì, perché crollò in un sonno profondo appena l'altro mise in moto.

 

“Dean?”

“Mh..” Aprì gli occhi e li sbatté più volte, senza riuscire a capire dove fosse. Chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie, iniziando a ricordare quel che era accaduto: era andato a lavoro, aveva chiamato Mary dopo aver ricevuto un messaggio di Benny e una volta uscito da lavoro avevano litigato animatamente, mettendo così la parole fine. “Ah, merda..”

“Come ti senti?”
“Come se un trattore mi stesse spappolando il cervello. Ma posso farcela.” Aprì la portiera e uscì dalla macchina, barcollando per un attimo ma mettendo una mano avanti quando Ash si gettò su di lui per aiutarlo. “Sto bene, ce la faccio. Grazie.”

L'amico storse il naso contrariato ma non disse nulla e chiuse la macchina, mettendogli le chiavi in tasca senza dargliele in mano e normalmente un gesto del genere lo avrebbe infastidito, dannazione sapeva mettere le cose in tasca! Ma era talmente stanco e aveva talmente tanto bisogno del suo letto, che non riuscì ad obiettare e gli fece un sorriso lieve. “Grazie ragazzi.” Si rivolse anche a Jo che era apparsa nella sua visuale, appena scese dalla macchina.

“Quando vuoi, sai che siamo qui. Ti accompagniamo dentro?”

Oh no, stava male ma non a quei livelli. Mise le mani avanti e negò con il capo, storcendo il naso. “No, avete fatto abbastanza.”

I due si guardarono poco convinti ma non insistettero, sapevano che se Dean diceva una cosa era praticamente impossibile fargli cambiare idea. Si avvicinarono e lo salutarono cercando di nascondere lo sguardo visibilmente preoccupato. Era ovvio che qualcosa non andava ma non gli sembrava il caso di mettersi a fare domande, quindi salirono in auto e dopo aver battibeccato su chi dovesse guidare, facendo ridere Dean, lo salutarono con un sorriso e se ne andarono.

Il ragazzo passò entrambe le mani sul viso e poi tra i capelli, camminando verso la porta di casa ma bloccandosi non appena fece caso a un particolare che gli era sfuggito.

Cosa diavolo ci faceva la macchina di Benny davanti casa sua? E soprattutto, dov'era Benny?



Note: Ciao a tutti! Quanto vi sono mancata? Poco, lo so. Anzi per niente ma shhh.
Come avete potuto capire voi stessi, in questo capitolo ci sono le risposte alle due domande che ve eravate posti: come reagirà Castiel appena vedrà Sam? Cosa accadrà tra Benny e Dean? Spero di aver soddisfatto la vostra curiosità!
Mi raccomando, recensite, recensite, recensite! Fa sempre piacere sapere cosa ne pensa chi legge. uu

Ci sentiamo al prossimo aggiornamento. 
-Feffe

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Capitolo 4
*** I'm with you. ***


Titolo: The darker it gets and the more you save me
Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean Winchester/Castiel, Mary Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Rating: Arancione
Charapter: 4/10
Words: 4741
Genere: Angst, drammatico, sentimentale
Warning: Slash, tematica delicata
Summary: Castiel ha sempre vissuto nel suo piccolo mondo, senza sapere molto di quello esterno. Quando un giorno avrà la possibilità di fuggire da lì, la coglierà e un incontro inaspettato cambierà totalmente la sua vita.

I'm with you

So take my hand and let's fade away.
You know there's nothing here to make us stay
and in the darkness you will see the sun.

Run – Bring Me the Horizon

Castiel aprì la porta di casa con un enorme sorriso sulle labbra convinto di vedere Dean, ma appena i suoi occhi inquadrarono un ragazzo alto, dai capelli corti e gli occhi azzurri si fermò. Aggrottò le sopracciglia e andò leggermente nel panico, quella era la prima volta in cui si trovava da solo con uno sconosciuto.

“Ciao, Dean è in casa?”

Cas si strinse nelle spalle e negò con il capo, facendo un'espressione interrogativa sperando di farsi capire dalla persona davanti a sé.

'Ma che diavolo..' Pensò Benny vedendo che non parlava e fece di tutto per non alzare gli occhi al cielo, sorridendo gentilmente. “Io sono il ragazzo di Dean e mi sorprende che ancora non sia arrivato. Posso entrare?”

Il moro si era bloccato sulla prima frase che l'altro aveva detto. Era il suo ragazzo..cosa voleva dire? Forse erano molto amici, quindi perché non farlo entrare? Dean gli aveva detto che avrebbe staccato per mezzanotte e dato l'orario, sarebbe dovuto arrivare da un momento all'altro. Castiel si fece da parte e fece entrare Benny che andò a sedersi sul divano, accavallando le gambe e osservandolo attentamente. Il ragazzo si sentiva sotto pressione e la cosa non gli piacque, non era per niente a proprio agio e non era un fan di quella sensazione. Non fece nulla e incrociò le braccia al petto, affondando la testa tra le spalle senza nemmeno rendersene conto.

Benny continuò a fissarlo, fregandosene altamente di metterlo a disagio. E così, Dean si era infilato in casa quello strambo? Era assurdo. Cosa diavolo gli era passata per la testa? Avrebbe dovuto dirgli tante cose appena sarebbe tornato, perché non poteva lasciare che tutto finisse davvero in un modo così stupido. La loro era sempre stata un'amicizia forte che aveva portato a quella storia che lo aveva preso davvero molto e non riusciva ad accettare che fosse finita in quel modo. Non era passato molto dal loro litigio, ma non gli importava..voleva fare ragionare Dean e ci avrebbe provato in tutti i modi possibili. E l'oggetto dei suoi pensieri entrò in casa con un'espressione allucinata che non prometteva niente di buono.

Benny si alzò all'istante andando verso lui, ma si bloccò quando Dean mise una mano sulla schiena di Castiel e gli sussurrò qualcosa, vedendo quest'ultimo annuire e salire di sopra.

Il ragazzo era furibondo. Se poco prima era arrabbiato, adesso era decisamente peggio. Cosa diavolo passava per la testa a quello lì? Presentarsi a casa sua e per quale motivo poi? Gli sembrava di essere stato chiaro e sarebbe rimasto irremovibile sul da farsi, tra lui e Benny era finita ed era meglio così. Era inutile stare ancora insieme se Dean si sentiva in prigione con lui.

“E' lui quello che hai fatto entrare a casa tua come se niente fosse? Lo strambo?”

Dean ignorò l'appellativo che diede a Castiel e tolse la giacca, appendendola senza distogliere lo sguardo dal suo. “Che ci fai qui? Pensavo di essere stato abbastanza chiaro.”

“Ma allora fai sul serio?” Benny aprì le braccia di lato e sospirò profondamente. “Mi stai lasciando davvero?”

“Non ti sto lasciando, ti ho già lasciato mezz'ora fa. Quindi, se non ti dispiace, vai via. Ne riparleremo se proprio ci tieni ma non ci sarà la minima possibilità di tornare insieme. Posso offrirti la mia amicizia ma-”

“Non me ne faccio niente della tua amicizia. Io voglio essere il tuo ragazzo, non un amico qualunque.”

“Anche io lo volevo ma ormai è cambiato tutto. Ti ho già detto il motivo e voglio che tu te ne vada adesso, okay? Sono stanco e ho bisogno di riposare. Sono stati dei giorni abbastanza stressanti e-”
“Oh certo, lo strambo ti tiene impegnato, mh?”

Dean capì all'istante a cosa alluse Benny e non ne seppe il motivo, davvero, ma sentì la rabbia impadronirsi di lui in un attimo. Strinse i pugni e raggiunse a grandi passi il suo ex, puntando gli occhi nei suoi. Lo prese per il collo della maglietta e lo trascinò alla porta, ringhiando. “Vai via.”

“Ma che cazzo ti prende?!” Benny lo spinse e poi gli bloccò le braccia quando tentò di essergli di nuovo addosso.

“Non parlare così di lui, non lo conosci.”
“Oh e tu sì? Tu lo conosci?”

Dean si zittì subito e sospirò profondamente, rendendosi conto di aver esagerato. Doveva proprio cercare di calmarsi o sarebbe stato solo peggio. “Benny, davvero, vai via.”

Il diretto interessato negò con il capo deluso e alzò le mani in alto, facendo capire di essersi arreso. “Ma cosa ti è successo?”

“Lo sai. Non è colpa mia se è finita così..e non prendere Castiel come scusa. Perché lui non c'entra proprio nulla.”

Benny non replicò, sapendo che per una parte Dean aveva ragione. Uscì e se ne andò per come era arrivato, solo più sconfitto e afflitto.

Il biondo chiuse la porta con forza e la colpì con un pugno, accompagnando l'azione con un ringhio basso. Poi poggiò la fronte contro il legno freddo e sospirò profondamente, tentando di calmarsi. Aveva il cuore che batteva all'impazzata e non voleva che Cas si spaventasse vedendolo agitato. Dannazione, perché pensava a lui anche in quel momento? Quel ragazzo era piombato nella sua vita e aveva stravolto tutto in pochissimo tempo. Oppure era solo arrivato in un momento decisamente sbagliato. Oh ma chi voleva prendere in giro? La sua vita era un casino, quindi anche se fosse arrivato più tardi, la situazione non sarebbe cambiata per niente.

“Calma Dean, su..” Disse a se stesso e salì al piano di sopra, andando in camera sua e bloccandosi quando vide Castiel seduto sul suo letto, con un sorriso timido sulle labbra. “Che c'è Cas?”

Il ragazzo si alzò e gli porse un foglio. 'Tutto bene?'

Dean lo guardò sorpreso e poi si strinse nelle spalle, negando appena con il capo. “No, per niente. Ma è solo un momento, passerà.”

Castiel soppesò le parole dell'amico e annuì appena, sentendosi completamente inutile ed era la prima volta che gli succedeva. Nel corso della sua vita non aveva mai dovuto preoccuparsi per nessuno, se non per se stesso e adesso sentiva di non esser contento sapendo che Dean stava male. Sentiva che voleva fare qualcosa per lui, ma non era esattamente il suo forte consolare qualcuno. Non lo aveva mai fatto in realtà.

“Se non ti dispiace, io andrei a dormire..ok? Buonanotte.” Gli scompigliò i capelli come era ormai solito fare e appena Cas fu fuori chiuse la porta. Si spogliò velocemente e mise il pigiama, buttandosi poi sul letto con uno sbuffo con il quale fece svuotare l'intera cassa toracica. Chiuse gli occhi appena sentì pungere ai lati di questi di negò con il capo, ridendo appena per il nervosismo. Dannazione, era diventato davvero un fottuto rammollito. Non piangeva da un po' e non pensava che lo avrebbe fatto a causa della sua rottura con Benny. Adorava quel ragazzo, ci stava benissimo prima e aveva cercato di ignorare quanto lo facesse sentire in una gabbia a volte, ma non ce la faceva più ormai. Era come parlare con il muro, perché non cercava mai di capire i suoi punti di vista. Dean amava la gente gelosa, perché gli dimostrava di tenere a lui, ma con i giusti limiti. Ultimamente per Benny era diventata più un'ossessione e l'averlo seguito era stata davvero la goccia. Quasi quasi si chiese se non lo avesse fatto altre volte.

Dean sentì il cellulare squillare e si girò su un fianco dopo averlo preso e lesse l'sms di Sam.

'Mi ha scritto Jo e mi ha raccontato cosa è successo, spero tu adesso stia meglio. Se vuoi parlarne puoi chiamarmi quando vuoi, ok? Lascio il cellulare acceso e fatti sentire a qualsiasi ora. Ti voglio bene. E mi raccomando, non farmi preoccupare troppo!'

E leggendo quelle parole si lasciò andare per davvero, abbracciando il cuscino e affondandoci il viso, cercando di zittire i singhiozzi che aveva iniziato a liberare. Dean era fatto così: cercava di trattenersi e sembrare forte davanti agli altri, ma quando si trovava solo dava libero sfogo alle sue emozioni. Odiava piangere, ma lo trovava molto liberatorio. Ricordava fin troppo bene le nottate passate a farlo, rannicchiato nelle coperte, dopo i litigi con John.

Il rapporto con suo padre non era mai stato molto facile, perché era sempre stato un bravo figlio, che poi però aveva iniziato a crescere e capire davvero cosa voleva dalla vita. John insisteva perché Dean lavorasse in officina con lui, invece suo figlio aveva preferito fare il barista in un locale. “Amo le macchine papà, ma voglio che resti un hobby con cui sfogarmi e consolarmi.” aveva detto. E John ci era passato sopra, davvero..lo aveva superato. Il problema più grande si era fatto presente quando, a diciotto anni, Dean dichiarò di essere omosessuale e di essere innamorato di un suo compagno di classe. Quello era stato davvero un colpo basso per John che aveva sempre desiderato per suo figlio una donna al suo fianco che lo facesse sentire amato. E Dean aveva cercato in tutti i modi di fargli capire che poteva essere felice anche con un ragazzo e continuava a provarci ancora, ci stavano lavorando. Il primo periodo era stato molto difficile, perché litigavano quasi ogni sera e Mary non poteva far altro che assistere ai litigi di un padre deluso e di un figlio stanco. Dava conforto ad entrambi ma metteva sempre una buona parola per Dean, facendo così ammorbidire suo marito sulla questione. Alla fine aveva detto che lo accettava, ma che non voleva assolutamente vederlo mentre baciava un ragazzo o altre smancerie del genere. Se Dean ne era felice? Eccome. Per lui era stata davvero un'enorme vittoria, conoscendo il padre.

I suoi pensieri però furono interrotti da due braccia che esitanti lo avvolsero, stringendolo appena. E Dean non poté crederci perché, quello dietro lui, era Castiel. Già, il ragazzo distrutto che due giorni prima aveva persino paura di un'automobile. Il ragazzo rimase immobile ma si ammorbidì, sentendosi libero di piangere perché sapeva che Cas non lo avrebbe giudicato.

Castiel poggiò la fronte tra le spalle dell'altro e respirò il suo profumo, in un gesto completamente nuovo che lo fece stare bene. Sentire il corpo di Dean contro il proprio non era male. Dal primo momento in cui, di sotto, aveva incontrato il suo sguardo triste, avrebbe voluto abbracciarlo solo per consolarlo, come lui aveva fatto dal momento in cui gli aveva raccontato la sua storia. Non sapeva se stava facendo la cosa giusta, però era sicuro di voler aiutare il suo amico a stare bene. Era rimasto a fissare il soffitto pensando a cosa Dean aveva fatto per lui per farlo riprendere dalla tristezza e una di quelle era stata lasciarlo sfogare, senza giudicarlo o senza fare domande troppo azzardate. Quindi si era avvicinato alla porta della camera e appena aveva sentito dei singhiozzi, non ci aveva pensato due volte a entrare in camera e abbracciarlo. Non sapeva cosa gli stesse succedendo, ma stava bene in quel modo.

Adorava essere abbracciato da Dean, ma adorava abbracciarlo. Adorava essere consolato da lui, ma amava consolarlo. Amava stare bene per mano sua, ma voleva essere lui a farlo stare bene per una volta.

Tutto era nuovo per lui, quasi lo spaventava..ma voleva solo godersi il momento perché era talmente inesperto nei rapporti da non volercisi soffermare più di tanto. Voleva solo seguire il suo cuore.

Dean si mosse appena e fece aderire la schiena al petto di Castiel, sentendosi meglio quando l'altro lo strinse di più e poggiò le mani unite tra loro contro la sua pancia. Il biondo era sorpreso e felice: sorpreso perché non se lo aspettava; felice perché quel gesto gli stava dimostrando che Cas si stava sbloccando poco a poco. E poi era sempre bello avere una spalla su cui piangere. “Grazie Cas.”

Il ragazzo lo strinse ancora e sentì il cuore scaldarsi a quelle parole.

“E' stata una giornata molto pesante e ho solo bisogno di riposare..” Farfugliò e si rannicchiò beandosi del calore che il corpo di Castiel emanava e chiuse gli occhi, poggiando una mano su quelle dell'altro ancora sulla sua pancia. Era qualcosa di molto intimo e sperò con tutto il cuore che il suo amico non si tirasse indietro, perché stava davvero troppo bene in quel momento. Era molto triste e ciò di cui aveva bisogno era un po' di conforto.

Castiel poggiò la guancia sulla spalla di Dean e chiuse anch'egli gli occhi, deciso a non andarsene fino a che quello non avrebbe preso sonno, proprio come aveva fatto con lui. Mentre era rimasto a casa da solo, Mary era andata a trovarlo per mezz'ora, giusto per tenergli compagnia per la cena. Era stato bene e avrebbe tanto voluto raccontarlo a Dean, ma comprendeva anche la sua stanchezza e poi avrebbe anche potuto dirglielo il giorno dopo. Da quel che aveva capito, Dean lavorava solo la sera a giorni alterni, quindi la mattina era sempre libero.

“Buonanotte.” Sussurrò il biondo e si lasciò andare alle braccia di Morfeo, rimanendo con la mano su quelle di Castiel che lo strinse ancora un po' più forte.


Castiel si svegliò a causa di un brivido di freddo, doveva essersi scoperto mentre dormiva. Si stiracchiò appena e aprì gli occhi di scatto quando sentì qualcuno muoversi accanto a lui. Preso dallo spavento scattò in piedi e appena inquadrò un Dean che dormiva profondamente sentì tutta l'ansia appena provata andare via. Si mise una mano sul petto e sospirò, sentendosi subito meglio. A quanto pare alla fine si era addormentato con lui senza nemmeno rendersene conto. Si stese di nuovo, mettendosi sul fianco sinistro per osservare il ragazzo accanto a sé.

Non si era ancora soffermato a osservarlo attentamente, ma avrebbe rimediato molto presto.

Dean era bello, molto..gli piaceva guardarlo dormire. Era rilassato e non c'era quella perenne agitazione che Cas scorgeva nei suoi occhi, nonostante tentasse di nasconderla. A volte ci riusciva perfettamente a mascherarla, altre no. Quella sera era stato completamente diverso, perché lo aveva visto piangere. Era triste e lui aveva fatto qualcosa per poterlo aiutare e sperava di esserci riuscito. Non era stato bello sentire il suo amico così triste. Amico, perché era quel che erano no? Erano amici ormai. Il primo amico di Castiel dopo tanto, troppo tempo.

Senza nemmeno pensarci alzò la mano ed esitando la poggiò sui capelli di Dean, sentendo il bisogno di accarezzarglieli. Normalmente non lo avrebbe fatto, si vergognava. Ma adesso che dormiva, voleva approfittarne. Mosse le dita tra quei fili morbidi e schiuse le labbra per quanto erano morbidi e lisci. Cas realizzò di adorare i capelli di Dean. Si spostò sulla fronte e poi sugli occhi, sfiorandogli le palpebre con la punta delle dita, sperando di non dar fastidio al bello addormentato che sembrava ancora immerso in un sonno profondo. Cas pensò che gli piacevano gli occhi di Dean, erano verdi, verdi come due smeraldi. Gli piaceva quando il suo amico lo guardava, lo faceva sentire importante. Fece scivolare la punta dell'indice lungo la superficie del suo naso per poi fermarsi alle labbra. Incurvò le proprie in alto in un piccolo sorriso e poi aggrottò le sopracciglia nel momento in cui Dean le dischiuse appena.

Il ragazzo si era svegliato, ma era rimasto con gli occhi chiusi. Si era svegliato dal momento in cui aveva sentito qualcuno accarezzargli i capelli e non appena aveva realizzato che fosse Castiel, aveva deciso di non muoversi. Era la prima volta in cui Cas non esitava a mostrare interesse nei suoi confronti. E poi, il suo tocco era delicato ed era piacevole da sentire sulla propria pelle. L'unica cosa che non si spiegava erano il battito accelerato e le farfalle allo stomaco. Andiamo, non poteva già essere in quello stato. Era vero che Castiel era bellissimo e quella innocenza non faceva altro che renderlo più adorabile, tanto da far crescere in Dean la voglia di prendersi cura di lui e non lasciarlo più andare. Aspetta, lo aveva pensato davvero? I suoi pensieri furono interrotti quando la mano di Cas si poggiò sopra la maglietta all'altezza del cuore, proprio come aveva fatto la notte precedente per addormentarsi e temette che potesse sentire a che ritmo stesse battendo. Era nervoso ed emozionato, non sapeva nemmeno lui il perché. Non stava così da fin troppo tempo. Con Castiel sembrava tutto nuovo, anche il gesto più banale con lui diventava diverso e aveva qualcosa di più. La mano scese sulla pancia e Dean trattenne il respiro, sperando che l'altro non se ne accorgesse. Sentì i capelli di Castiel solleticargli il naso quando poggiò l'orecchio dove poco prima aveva poggiato la mano, per sentire il battito del suo cuore. Dean non ci pensò due volte e, fingendo di essere ancora addormentato, si girò e avvolse tra le sue braccia Castiel che sentì irrigidirsi all'istante. Trattenne un sorriso e lo strinse a sé, poggiando la guancia sui suoi capelli.

Sì, voleva solo proteggerlo e avrebbe fatto di tutto purché stesse bene.

Il moro si rilassò nella stretta di Dean e realizzò, come uno schiaffo in pieno viso, che non aveva intenzione di andare via da lì. Non voleva andare via da lui. Perché stava bene, era felice come non lo era mai stato, si sentiva al sicuro e non vedeva per quale motivo avrebbe dovuto allontanarsi da tutto ciò. La vita non aveva fatto altro che regalargli tristezza, mentre adesso poteva anche concedersi qualcosa di bello che in quel caso era proprio Dean. Si fidava di lui ormai, anche se non lo conosceva molto. Ma gli aveva dimostrato di essere una brava persona e si stava davvero prendendo cura di lui.

“Sei sveglio?” Farfugliò Dean con la voce impastata dal sonno e appena sentì la testa dell'altro muoversi quando annuì, fece finta di sbadigliare come se si fosse svegliato in quel momento. “E' presto.” Disse, appena vide l'orario della sveglia. “Sono solo le sette, non riesci più a dormire?”

Castiel negò con il capo e strofinò le mani sulle proprie braccia, per dirgli di avere freddo.

“Oh, potevi parlare subito!” Si rese conto di aver usato la parola sbagliata e fece una smorfia, guardando l'espressione buffa che gli rivolse l'altro. “Scusa Cas. Comunque potevi svegliarmi..aspetta.” Dean si alzò e esortò l'altro a fare lo stesso e alzando le coperte del letto fece un cenno a Castiel. “Dai, salta dentro.”

Cas sorrise e si infilò sotto le coperte, trovandole già calde per via del loro calore. Si rannicchiò e si coprì fin sopra l'orecchio, guardando Dean con un sorriso imbarazzato e sentì il cuore fare una capriola quando il suo amico si stese accanto a lui e gli prese una mano, puntando gli occhi sui suoi. “Comunque mi dispiace davvero tanto per Benny. Gli avevo detto di lasciarmi in pace però-”

Castiel poggiò una mano sulle labbra di Dean e negò con il capo, serio in volto. Non voleva che si sentisse in colpa anche per quello, lui stava bene e anche se era rimasto un po' turbato da quel che aveva visto e sentito, non ci pensava nemmeno più di tanto. Anche se sue domandine continuava a farsele.

Dean sorrise e gli scompigliò i capelli, stringendogli poi la mano. “Grazie Cas.”

Il ragazzo sorrise lievemente e si strinse nelle spalle, affondando di più nel cuscino. Poi però gli venne in mente una cosa che doveva chiedergli e che non riusciva più a tener dentro. Quindi fece per alzarsi per prendere carta e penna ma fu fermato da Dean che gli prese il polso, con delicatezza. Stava attento in ogni caso.

“Devi dirmi qualcosa?”

Cas annuì e aggrottò le sopracciglia quando Dean gli passò il cellulare. “Sai cos'è?”

Il ragazzo annuì.

“Fantastico, puoi usare questo per scrivere. Non serve che ti alzi. Guarda, basta fare così..” Aprì la casella dei messaggi e poi porse il telefono all'altro.

Castiel sorrise entusiasta e non poté fare a meno di rigirarsi l'oggetto tra le mani. Poi lo impugnò bene e scrisse, non riuscendo non a farsi sfuggire un verso sorpreso quando sfiorando la prima lettera, questa comparve nel testo. 'Mi piace questo cellulare.'

Dean avrebbe tanto voluto dire “E' solo un cellulare!” ma si trattenne, visto che si trattava di lui. Quindi si limitò a sorridere. “Cosa devi dirmi?”

'Il ragazzo che è venuto qui, chi era?'

Ah, doveva aspettarselo. “Benny, il mio ragazzo. O meglio, ex ragazzo.”

'Che vuol dire?'

Dean avrebbe voluto ridere ma non lo fece e sorrise divertito, trovandolo sempre più adorabile. “Beh, era la persona con cui stavo.”

'Continuo a non capire.'

Perché le cose più semplici erano così difficili da spiegare? “Mh, okay.” Si sedé e si strinse nelle spalle. “Io e Benny ci vogliam-” si interruppe un attimo “volevamo molto bene, più di quanto se ne vogliano due semplici amici, sai? Siamo sempre stati molto legati, ma poi ci siamo resi conto di provare qualcosa di più. Erano dei sentimenti che di solito non si provano tra due persone che si vogliono semplicemente bene. Quindi abbiamo deciso di metterci insieme, perché abbiamo capito di amarci.”

Castiel iniziava a capire. 'Tipo mia madre e suo marito?'

Dean annuì energicamente e sorrise, felice che avesse capito. “Esattamente. Solo che a volte, questi sentimenti finiscono per spegnersi. Sai, è come una fiamma che brucia, brucia, brucia e poi si affievolisce. E questo è successo a me. Non provavo più le stesse cose e allora l'ho lasciato, perché non me la sentivo di continuare a stare con lui.”

'Perché?'

“Beh, Benny è diventato troppo iperprotettivo nei miei confronti. Voleva sapere sempre cosa facevo, anche quando ero con mio fratello. Ha iniziato a preoccuparsi troppo anche per i motivi più stupidi. Ha iniziato a farmi problemi quando volevo stare con la mia famiglia, senza di lui. Non che non volessi, ma alle volte avevo bisogno di staccare la spina. Poi beh, sei arrivato tu e..” Si bloccò improvvisamente ed ebbe il desiderio di picchiarsi da solo.

Castiel sgranò gli occhi sorpreso. 'E' colpa mia?'

Dean mise le mani avanti e negò energicamente con il capo. “No, assolutamente no. E' solo che, essendo molto geloso, ha iniziato a fare problemi fin da subito e..quando siamo andati a fare shopping ci ha inseguiti. E questo mi ha fatto imbestialire, ha oltrepassato ogni limite e quindi ho deciso di farla finita del tutto.”

'Però piangevi..quindi te ne sei pentito.'

Dean aggrottò le sopracciglia, confuso. Credeva che Cas si sarebbe scombussolato un po' sapendo di esser stato seguito. “No Cas, non me ne sono pentito. Piangevo perché giustamente non è bello quando qualcosa finisce, ma va bene così. Sto bene, davvero.”

Castiel decise di osare e innocentemente chiese. 'Allora perché i tuoi occhi sono tristi?'

Dean ci rimase, non si aspettava affatto una domanda del genere. Non per il fatto che fosse stato lui a rivolgergliela, ma per quel che questa significava. Non pensava di avere uno sguardo triste, era bravo a nascondere le proprie emozioni. “Perché pensi che io sia triste?”

'Perché so riconoscere degli occhi felici che in realtà nascondono solo tristezza. Li vedo ogni volta in cui mi guardo allo specchio.' Castiel gli porse il cellulare e si abbracciò poi le ginocchia, sentendo gli occhi pungere per via di quel che aveva appena scritto. Nel corso degli anni aveva imparato a mascherare la sofferenza che faceva parte di lui. Inizialmente piangeva, singhiozzava e si disperava ma aveva capito che Michael godeva nel vederlo così. Era felice quando lui era triste. Quindi aveva capito di non volergli dare questa soddisfazione, iniziando a indossare un velo che agli occhi di quel mostro lo rendeva un ragazzo sottomesso ma che ormai era indifferente. Non gli faceva più del male. O almeno, questo era ciò che Cas faceva trasparire. Si mordeva le labbra a sangue pur di non lasciarsi sfuggire alcun gemito o lamento, pur di non cedere davanti a lui. Era autodifesa.

Dean invece lo fissò e subito si sentì messo a nudo ed ebbe paura, per la prima volta. Si sentiva nudo come un verme, perché Castiel lo aveva appena spogliato della maschera che ormai faceva parte di lui dal momento in cui erano iniziate le discussioni con John. Lui doveva essere il fratello forte e il figlio di cui poter andar fieri, non poteva cedere. E invece era bastato solo che quel ragazzo lo guardasse negli occhi per farlo uscire allo scoperto.

“Cas, non hai bisogno di fingere con me..lo sai vero?” Gli mise una mano sulla spalla.

Sapeva quanto era brutto far finta che fosse tutto ok e non voleva che lui stesse male. Non con lui.

'E nemmeno tu con me.'

Dean lesse e sentì un calore nello stomaco e senza trattenersi abbracciò forte quel ragazzo che in pochissimo tempo stava entrando nel suo cuore e stava lasciando un'impronta indelebile. Perché non sapeva quanto sarebbe durata ma non si sarebbe mai dimenticato di Cas. In pochissimo tempo gli stava insegnando quanto fosse importante prendersi cura di qualcuno; quanto fosse sbagliato tenersi tutto dentro quando si aveva qualcuno con cui parlare; quanto fosse bello guardare il mondo con stupore e non con noia.

“Dannazione Cas, cosa mi sta succedendo?”

Castiel non seppe a cosa si riferì e si limitò a ricambiare l'abbraccio, facendo una smorfia quando sentì i polsi doloranti a causa dei tagli. Si ritrasse leggermente e passò le dita su questi con una smorfia.

“Non farlo mai più.”

Il moro annuì debolmente e poi si rese conto di aver sviato la domanda più ovvia che avrebbe dovuto fare a Dean dopo tutto quel che gli aveva detto. Prese il cellulare e con le guance che si colorarono di rosso, scrisse. 'Mi sapresti spiegare cosa è l'amore?'

Il biondo non riuscì a trattenere una risata e incrociò le gambe, osservando Cas che prese un cuscino e lo abbracciò, poggiandoci il mento di sopra. “Beh secondo me ogni persona ha la propria definizione di amore, sai? C'è chi vive l'amore in un modo e chi in un altro. L'amore può salvarti, ma può anche portarti in basso se non è quello giusto. Si manifesta in diversi modi che ti fanno mettere in dubbio la qualsiasi cosa: ti senti sempre su di giri quando sei accanto a quella persona, hai le farfalle allo stomaco, vorresti sempre starle accanto e vorresti solo la sua felicità. Vorresti che fosse solo tua e di nessun altro; vorresti che ogni singolo respiro fosse per te; vorresti essere il suo primo pensiero quando si sveglia e l'ultimo quando va a dormire. Vorresti averla sempre accanto perché, senza lei, ne senti la mancanza.” Dean non si rese nemmeno conto di aver iniziato a parlare tantissimo e si zittì davanti lo sguardo sorpreso di Castiel che poi sorrise radioso, annuendo entusiasta.

“Ti piace sentir parlare di amore?”

'In realtà, mi piace sentire la tua voce. Mi piace come parli, mi piace il suono della tua voce..'

Dean sorrise e azzardò, accarezzandogli una guancia. “Un giorno spero di poter sentire la tua.”

Castiel sospirò e si strinse nelle spalle, abbassando lo sguardo.

“Perché non parli Cas? Non vuoi parlare a lui e lo capisco..ma qui siamo solo io e te, quindi perché non vuoi?”

Il ragazzo sapeva cosa rispondere, davvero. Ma semplicemente non se la sentiva, non voleva parlarne. Era di Dean che voleva parlare, non di lui. Un giorno, forse, avrebbe accontentato il suo amico, ma non in quel momento. Era ancora troppo presto e, nonostante non avesse notizie di Michael da giorni, non si sentiva ancora tanto libero da poter fare quel passo. 'La mia voce è tutto ciò che mi rimane.'

Dean non capì cosa Cas volesse dire con ciò ma non chiese di più, aveva notato la lacrima che era appena scesa sul viso del suo amico e si sentiva tremendamente in colpa. Non voleva assolutamente farlo piangere..non era sua intenzione.

“Va bene, non fa niente Cas. Non fa niente..ci sono io qui con te. ” Si avvicinò e gli prese il viso, poggiando la fronte alla sua. “E ci sarò ogni volta che lo vorrai.”

Il giorno prima non si sarebbe permesso di osare così tanto, ma quella notte si stava accorgendo che la fragile barriera tra lui e Castiel si stava rompendo. E sperava, davvero, che non sarebbe più riapparsa.




Note: Salve gente. Sto aggiornando dal pc posseduto di mia madre che chiude le schede random e questa è la seconda volta che provo ad aggiornare. *si asciuga il sudore dalla fronte* Come avete potuto vedere, è stato un capitolo mediamente(?) soft. Tengo molto alla seconda parte, quella in cui Cas e Dean parlano. Perché ho cercato di far trasparire quanto Cas sia riconoscente a questo amico che lo sta aiutando in questo momento molto difficile della sua vita. Come avete potuto vedere, i capitoli saranno dieci o almeno, per ora è così. Potrei cambiare idea da un momento all'altro, per questo non lo avevo ancora precisato. Ma è molto probabile che il numero sia questo.
Mi scuso subito per gli errori di battitura e delle virgole di troppo, ma non ho avuto tempo per rileggerlo bene. cc
Adesso vi lascio e, che dire, recensite, fate un fischio..qualsiasi cosa!
Al prossimo martedì. uu
-Feffe
 

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Capitolo 5
*** The truth of you. ***


Titolo: The darker it gets and the more you save me
Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean Winchester/Castiel, Mary Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Rating: Arancione
Charapter: 5/10
Words: 5576
Genere: Angst, drammatico, sentimentale
Warning: Slash, tematica delicata
Summary: Castiel ha sempre vissuto nel suo piccolo mondo, senza sapere molto di quello esterno. Quando un giorno avrà la possibilità di fuggire da lì, la coglierà e un incontro inaspettato cambierà totalmente la sua vita.


The truth of you

Can't wake up in sweat,
'cause it ain't over yet.
Still dancing with your demons.

Nightmare – Avenged Sevenfold

 

Passò una settimana dopo quella notte, una settimana piena di avvenimenti per Castiel. Aveva imparato tantissime cose e aveva scoperto di essere davvero molto bravo a cucinare, tra tutto. Dean gli aveva insegnato come usare il televisore, come cambiare una lampada, come fare il letto e così via. Cose banalissime che però avevano meravigliato tantissimo Castiel; ma la cosa più bella fu l'approccio del ragazzo con la musica. Stava facendo zapping, così Dean lo aveva chiamato, e si era fermato su un canale chiamato MTV in cui stavano mandando una canzone che gli era piaciuta davvero tanto. Aveva iniziato a battere il piede a ritmo di musica e aveva sorriso, era piacevole quella melodia da ascoltare. Molto bello era anche il ritornello, in particolare una frase che lo aveva colpito, diceva: everyday, every hour turn the pain into power. Non seppe esattamente il perché ma pensava che si adattasse alla sua situazione. A parer suo, non stava facendo alcun tipo di progresso. A parte l'imparare delle cose nuove, aveva ancora molta paura del mondo esterno e Dean continuava a ribadirgli che era normale, perché non doveva essere facile essere stato catapultato nel mondo dopo una vita ad essere rinchiuso tra quattro mura.

E poi erano iniziati gli incubi frequenti, da cui sembrava non riuscire più a liberarsi. Li faceva anche il pomeriggio, quando gli capitava di riposare. Il che succedeva spesso, perché a causa delle notti insonni aveva molte ore da recuperare. Però a Dean non ne aveva ancora parlato; vedeva che era comunque molto preso anche da altre cose. Benny, ad esempio. Li sentiva litigare spesso al telefono, perché lui non voleva lasciare in pace Dean che invece era stato molto esauriente dicendogli che non sarebbero mai ritornati insieme. Quindi non voleva stressarlo più di tanto. Si stava tenendo tutto dentro, quando aveva un incubo affondava il viso nel cuscino e piangeva in silenzio, cercando di trattenere i singhiozzi perché il suo amico nella stanza accanto non lo sentisse. Il pomeriggio, quando capitava, correva in bagno e cercava di rilassarsi con una doccia calda che di solito gli faceva sempre bene.

Poi però, la situazione peggiorò.

I suoi sogni non erano mai stati molto concreti, fino a quella notte. Quella volta fu diverso, perché lo vide benissimo: Michael. Era lui, lo aggrediva e lo buttava per terra per poi abusare di lui come aveva fatto in tutti quegli anni. E per Cas fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso, perché aveva cercato di rimuovere in tutti i modi possibili quei momenti da dimenticare e diamine, ci stava riuscendo grazie a Dean. Piano piano, ci stava davvero riuscendo. Ma poi era arrivato quell'incubo che aveva messo fine a quella “pace” interiore.

Dean stava dormendo profondamente, coccolato dal tepore delle coperte. Stava sognando lui e Sam da piccoli, che giocavano serenamente al parco. Poi però il suo sonno era stato disturbato da dei lamenti che inizialmente non aveva inquadrato benissimo. Poi però, aveva capito cosa stava succedendo. Era Castiel. Si era alzato di fretta ed era corso in camera sua, aprendo la porta e paralizzandosi quando lo aveva visto piangere con le ginocchia portate contro il petto sul pavimento.

“Cas!” Si era inginocchiato davanti a lui dopo essersi ricomposto e lo aveva abbracciato, accarezzandogli la schiena circolarmente e sussurrandogli di stare tranquillo, perché lui era lì con lui. Ed erano rimasti così per minuti immensi ma a Dean non era importato nulla della schiena che iniziava a far male per la posizione scomoda, non gli era nemmeno importato quando aveva iniziato ad accarezzare il viso di Castiel; non gli era importato fino a quando l'altro non si era addormentato. Lo aveva preso in braccio e lo aveva adagiato sulle coperte.

E adesso invece Dean era intenzionato ad affrontare l'argomento, non gli importava cosa Castiel avrebbe detto. Dovevano parlarne. Quindi andò da lui, che stava preparando una torta e si poggiò alla porta con una spalla, incrociando le braccia al petto. “Cas?”

Il ragazzo alzò lo sguardo e aggrottò le sopracciglia quando vide Dean scoppiare a ridere e avvicinarsi a lui.

Il biondo alzò la mano e la passò sulla punta del naso di Castiel, tirando via la farina che aveva sul naso. “Devi smettere di fare sempre dolci però, altrimenti come faccio a dimagrire?”

Cas gli inviò un'occhiataccia ovvia e poi gli passò accanto, spingendolo con un fianco di proposito.

Dean si mise a ridere e negò con il capo, per poi farsi serio poco dopo. “Cas, dobbiamo parlare.”

Ecco, chissà perché se lo aspettava.

“Cosa è successo questa notte?”

Castiel negò con il capo e non lo guardò nemmeno, mettendo la torta in forno e prendendo poi le stoviglie sporche per iniziare a pulirle. Non voleva parlarne, non voleva dargli un altro enorme pensiero.

Dean sospirò esasperato e si avvicinò all'amico, chiudendo il rubinetto e mettendosi davanti a lui, poggiando il sedere sul ripiano. “Allora?” Lo fissò con aspettativa. “Dimmi tutto.”

Il ragazzo lo guardò rassegnato e gli prese il cellulare dalla tasca. 'Ho fatto un incubo.'

“Capita di farli Cas..”

'Ho sognato lui.'

Dean lesse il messaggio più volte e sentì lo stomaco contorcersi per il dispiacere. Non doveva essere stato bello. “E ti è successo solo questa notte?” Voleva evitare di fargli raccontare quel che aveva sognato.

E Castiel avrebbe tanto voluto urlare e sparire, perché Dean poteva fare tantissime domande e invece aveva fatto quella che doveva evitare più di tutte. Avrebbe potuto dirgli una bugia ma a quel punto si sarebbe accorto che stava mentendo, quindi era anche inutile tentare. 'In realtà non è la prima volta che mi succede. Di recente, ho fatto altri sogni brutti.'

“Oh fantastico!” Disse sarcastico. “Beh, grazie per avermelo detto Cas.” Dean non seppe nemmeno perché se la stava prendendo così tanto..o forse sì. Però gli faceva rabbia il fatto che Castiel non si sentisse ancora tanto libero da dirgli qualcosa come quella. Alla fine non era indifferente, perché quei sogni emergevano sicuramente dalle insicurezze del ragazzo e gli dispiaceva. Sapeva o anzi, poteva solo immaginare come si potesse sentire Cas ma voleva che si sfogasse con lui perché ormai lo considerava un amico e voleva che non ci fossero segreti tra di loro.

'Non volevo farti preoccupare, non ti ho detto niente per questo.'

Dean sospirò e prese il cellulare dalle mani di Castiel e lo infilò in tasca. “Adesso faremo le cose a modo mio.”

Sapeva bene che l'altro avrebbe dato di matto, sicuramente. Ma per esperienza personale, quando qualcosa lo assillava e lo faceva stare male, cercava di affrontarla per poi lasciarsela alle spalle. Quindi, quel che doveva fare Castiel a parer suo, era tornare a casa per affrontare ancora una volta ciò che era stato costretto a sopportare. Ma quella volta non sarebbe stato da solo, c'era lui e non lo avrebbe mai lasciato andare da solo ovviamente. Non voleva vederlo stare ancora male. In fin dei conti, da quel che Cas gli aveva detto, se Michael avesse voluto ritrovarlo lo avrebbe già fatto. Quindi era probabile che non fosse più tornato e Dean, senza rimpianti, aveva sperato che fosse morto. Perché una persona come quella non meritava nemmeno di vivere. E non meritava nemmeno di essere il centro dei pensieri di qualcuno, belli o brutti che questi fossero. Prese la giacca e fece un cenno a Castiel. “Andiamo, forza.”

Il ragazzo rimase dov'era e inclinò il capo, confuso.

“Andiamo a casa tua.”

E seriamente, si sarebbe aspettato la qualsiasi reazione di Castiel ma non ciò che fece dopo. Inclinò il capo e congiunse le mani a mo di preghiera, mettendo su lo sguardo più dolce che Dean avesse mai visto. Gli stava seriamente facendo gli occhi dolci? Sembrava una scena tra un padre che obbligava il figlio ad andare a scuola. Ancora una volta, lo aveva sorpreso. Ma non si sarebbe fatto convincere, perché era davvero deciso.

“Non fare quella faccia Castiel, forza.” Lo prese per il braccio e lo tirò appena, facendo un cenno verso la porta d'ingresso. “Non sei da solo, okay? Forza.”

Il ragazzo capì che Dean stava facendo sul serio e allora andò sulla difensiva, scansandosi e negando energicamente con il capo. Non poteva davvero volergli fare del male portandolo lì, cosa sperava di ottenere? Tornare avrebbe voluto dire cancellare tutti i piccoli passi avanti che aveva fatto in quella settimana. E non voleva che ciò accadesse, perché forse era la volta buona in cui riusciva ad avere qualcosa di bello. Andò in soggiorno e prese carta e penna, scrivendo velocemente. 'Perché vuoi portarmi lì?'

“Perché poi ti sentirai meglio.”

'Non è vero! Io non voglio più tornarci..'

“E dopo questa volta non ci tornerai più ma adesso ne hai bisogno.”

'Tornare lì mi farà stare male! Perché devi essere così cattivo Dean?'

Dean strinse i pugni e chiuse gli occhi, cercando di scaricare la rabbia che si era appena impossessato di lui. Gli sembrava di rivivere la stessa situazione di anni prima. “Non sono cattivo, voglio solo aiutarti.”

'Non mi aiuti così.'

“Beh, allora vattene e fatti aiutare da qualcun altro!” Sbottò senza rendersene conto e guardò Castiel con rabbia, per poi rendersi conto di ciò che aveva fatto troppo tardi, appena lo vide abbassare lo sguardo e andare al piano di sopra. Decise di non seguirlo, lui era ancora scosso e di certo non sarebbe riuscito a dire niente di positivo per poter migliorare la situazione. Non voleva dirgli di andare via, non voleva che Castiel se ne andasse. Era solo stato un momento di poca lucidità e adesso si sentiva così in colpa che avrebbe voluto picchiarsi da solo se solo avesse potuto. Era stato meschino ma quella conversazione aveva fatto riemergere un periodo che Dean avrebbe voluto cancellare dalla propria vita. Si era ripromesso che non avrebbe trattato più nessuno in quel modo, eppure..

Il cellulare iniziò a squillare e distrasse il ragazzo dai suoi pensieri, lo prese e appena lesse il nome sul display sospirò profondamente, tentando di calmarsi appena rispose. “Mamma, dimmi.”

Tesoro, tutto okay?”

“Sì, va tutto bene.” Si passò una mano sul viso.

Sai che non me la bevo. Che succede?”

Oh dannato il suo sesto senso!

“Potrebbe esser successa una cosa.”

Mh..facciamo così. Questa sera sei libero no? Perché non venite a cena qui tu e Cas?”


 

E così si erano ritrovati a casa Winchester, con un Castiel chiuso in se stesso e un Dean molto irrequieto. Non avevano più parlato dopo quel litigio, se non per avvisarsi a vicenda quando avevano finito di prepararsi.

Erano stati accolti da una Mary sorridente, un John serio come sempre e un Sam abbastanza tranquillo. Anche se tutti e tre avevano percepito bene la tensione tra Dean e Castiel. La donna aveva abbracciato entrambi, soffermandosi però di più su suo figlio che non aveva affatto una bella cera. Stava cercando di mantenere la calma ma temeva fosse successo qualcosa di grave perché non vedeva un'espressione così stanca sul volto di Dean da quando..

“Mary, ti dispiacerebbe venire di là?” John interruppe i pensieri della moglie e la tirò a sé, portandola in camera da letto per esternarle il suo disappunto. Nell'ultimo periodo aveva visto suo figlio molto nervoso come non lo era da tempo. Tra di loro le cose si erano sistemate, più o meno, nonostante il suo coming out. Aveva cercato di accettare la relazione tra Dean e Benny e appena se ne era fatto una ragione, ecco che entrava in scena quel tizio strano di nome Castiel a stravolgere tutto. Non sopportava quella situazione, non sopportava come suo figlio era cambiato.

“Non iniziare John, sai bene perché Dean si comporta così e non c'è niente che tu possa fare se non accettarlo.”

“Quello non è mio figlio. Non era così, lui-”

“Invece è tuo figlio e dovresti smetterla di ripetere il contrario.”

“Non lo riconosco più.”

“John Winchester, io ti amo e solo Dio sa quanto ma tu ti sei sempre soffermato sulle apparenze e credo che tu non abbia mai conosciuto davvero Dean. Apri gli occhi adesso e torna di là, senza comportarti male e mettendo sia lui che Cas a disagio.” E prima che l'uomo potesse rispondere, Mary uscì dalla camera e raggiunse i ragazzi in cucina che avevano già preparato la tavola, con l'aiuto di Castiel che si era rifiutato di non fare nulla. E poi, rendersi utile lo distraeva dalla brutta sensazione che sentiva allo stomaco da quando Dean si era rivolto a lui in quel modo che gli aveva fatto male.

“Ho preparato uno sformato di riso, è la mia specialità!” Disse allegra Mary, mettendo a scaldare la pietanza dentro il forno dato che era già pronta. Fece accomodare tutti e ignorò l'occhiata ferita del marito. Sapeva di esser stata dura ma ogni tanto una tirata di orecchie non faceva affatto male, soprattutto a uno come John Winchester che era un tipo molto rigido.

Castiel sorrise alla donna, un sorriso sincero che era capace di rivolgere solo a lei quella sera. Le era molto grato, perché se non fosse stata così gentile con lui probabilmente sarebbe già morto, per quanto ne sapeva. Era stata la prima persona con cui aveva avuto un contatto umano ed era stato davvero molto fortunato, perché temeva che avrebbe incontrato qualcuno come Michael e l'idea lo terrorizzava molto.

“Spero ti piaccia, Dean e Sam ne vanno matti!”

Castiel iniziò a mangiare e se avesse potuto avrebbe abbracciato quella donna fantastica. Era delizioso! Non aveva mai mangiato niente di più buono in tutta la sua vita, infatti appena ebbe finito non rifiutò un bis che divorò in poco tempo. Scoprì che l'essere nervoso stimolava in lui l'appetito.

Dean invece non toccò quasi cibo, a lui faceva l'effetto contrario. Quando litigava con qualcuno o accadeva qualcosa di spiacevole, il suo stomaco si chiudeva come in una gabbia e non riusciva a mandare niente giù. Aveva cercato di sforzarsi per non far trasparire troppo agli occhi di John che era sicuro avesse capito ma aveva sperato comunque di esser riuscito a distogliere da lui tutta l'attenzione e fu molto grato a Sam che iniziò a parlare dei progressi che stavano facendo lui ed il suo amico Gabriel nel tentativo di trovare un lavoro, mentre continuava gli studi. Adorava quel ragazzo, faceva sempre di tutto per aiutarlo anche quando lui non gli chiedeva niente. Il loro rapporto era così e non lo avrebbe mai cambiato con niente al mondo.

La cena procedette così, con una calma che sorprese la maggior parte di coloro che ne avevano preso parte. Castiel si era alzato e aveva aiutato Mary a sparecchiare, mettendosi poi a pulire i piatti.

“E' molto gentile da parte tua, non c'era bisogno.” Disse lei appena il ragazzo si asciugò le mani e gliene presa una, portandolo in camera da letto sotto il suo sguardo confuso. Chiuse la porta e fece sedere Castiel sul letto, sospirando e rilassando le spalle, dopo aver preso carta e penna per lui. “E' ovvio che deve essere successa qualcosa e dall'atteggiamento di Dean, vorrà evitare di prendere l'argomento. Ma io sono molto preoccupata e ti sarei davvero grata se tu me ne parlassi.”

'Non voglio farlo arrabbiare di più.'

“Non gli dirò che me lo hai detto, okay? Forza, racconta.”

Castiel guardò Mary negli occhi e davanti il suo sguardo premuroso e preoccupato al tempo stesso non riuscì a trattenersi dal dirle ciò che era successo ore prima a casa di Dean. Le raccontò che stava facendo una torta, che alla fine si era bruciata dato che a causa di quel battibecco entrambi avevano dimenticato ad uscire dal forno; che ultimamente faceva spesso degli incubi e che Dean lo aveva capito, quando lui aveva fatto di tutto per nasconderglielo. E infine le aveva riferito quel che il biondo gli aveva detto, con le lacrime agli occhi mentre scriveva. Passò il foglio alla donna e non appena la vide distogliere un attimo lo sguardo sentì una stretta al cuore, era la prima volta che non la vedeva sorridere. A lui piaceva il sorriso di Mary Winchester.

“Temevo che potesse entrarci questo..”

Castiel non capì a cosa la donna si stesse riferendo e inclinò il capo, aggrottando le sopracciglia.

“Prima Dean non era così, come lo conosci tu adesso. Era molto più chiuso, non dava molta importanza a chi conosceva appena ed era restio a dare fin troppe attenzioni a gente che aveva delle situazioni particolari, per paura di restarne coinvolto..come alla fine è successo. Ma a questo ci arriveremo dopo. E' successo tanto tempo fa, all'ultimo anno di liceo di Dean, in cui conobbe Luke. Mio figlio non era un ragazzo che aveva molti amici, perché stava sempre sulle sue e il massimo che faceva era uscire qualche sera con Benny e altre due persone, per ubriacarsi e prendersi le sfuriate mie e di John.” Mary si mise a ridere. “A volte ci faceva praticamente impazzire. Poi però qualcosa è cambiato..Luke lo ha cambiato, in realtà. Dean non ne parla mai ma credo che lui sia stato il primo ragazzo di cui mio figlio si sia innamorato davvero. E andava bene, perché Dean si stava finalmente lasciando andare con qualcuno..andava bene. Fino a quando lui e Luke non decisero di mettersi insieme. All'inizio era tutto okay, perché stavano bene insieme ma con il passare dei giorni e poi dei mesi, Luke cadde in depressione dopo la morte di sua sorella più piccola. Dean gli stette vicino, o almeno ci provò. Era sempre con lui, correva sempre da lui quando aveva bisogno. Già da lì avevamo iniziato a notare un gran cambiamento in lui ma non glielo facemmo mai pesare più di tanto. Alla fine lui era felice, perché fargliene un problema?” Mary si strinse nelle spalle e socchiuse gli occhi, mentre una lacrima le graffiò il viso. “Poi però accadde ciò che distrusse tutto. Luke ebbe un incidente stradale molto grave, perse un braccio. E fu devastante Cas. Prova solo a immaginare cosa ha potuto significare per un ragazzo così giovane e già devastato per la perdita di un familiare. Si chiuse in se stesso, allontanò Dean e mio figlio semplicemente non riuscì ad accettarlo. Cercò di stargli sempre vicino, cercò di fargli affrontare i propri problemi. Gli propose di andare alla tomba di sua sorella insieme, così da dimostrargli che c'era. Ma Luke rifiutò e rifiutò anche di vederlo. Allora litigarono e Dean gli disse di andare da qualcun altro se mai avesse avuto bisogno, perché si era stancato. Ricordo che tornò a casa distrutto, perché si stava tenendo tutto dentro. Salì in camera sua e ci si chiuse per tutta la notte, senza farsi sentire o vedere. Solo il mattino dopo uscì, pallido in viso. Venne da me e con un sussurro mi disse..” Il tono di Mary si abbassò appena, mentre la voce iniziò a tremarle. “Luke si è suicidato. E da quel giorno in poi, mio figlio non è più stato lo stesso. Solitamente succede il contrario. Se accade qualcosa di brutto, si tende a chiudersi in se stessi ma per Dean non è stato così. Ha sempre visto la morte di Luke come una sconfitta, perché pensava che avrebbe potuto fare di più. Quindi cerca sempre di aiutare chi è in difficoltà, perché non vuole perdere ancora.”

Castiel non mosse un dito e fissò la donna davanti a sé sconvolto, non aveva nemmeno la forza di prendere la penna in mano per scrivere qualcosa e comunicare. Sentiva un peso sul cuore e avrebbe solo voluto sprofondare, per quanto si stava sentendo in colpa in quel momento. Dean voleva solo aiutarlo e lui era stato accecato dalla paura per rendersene conto. Dean si era preso carico di lui perché voleva davvero aiutarlo. E lui era stato capace di essere solo un peso, non facendolo dormire quando stava male e chiudendosi in se stesso quando sognava Michael. Castiel non voleva essere un altro Luke.

Mary si accorse dell'espressione del ragazzo accanto a sé e improvvisamente si pentì di avergli detto tutto. Parlare con Castiel non era come parlare a una persona qualunque, perché non si poteva mai sapere che reazione potesse avere e quel suo essere immobile non le diceva nulla di buono. Si asciugò gli occhi e mise una mano su quella di lui, sospirando piano. “Forse non avrei dovuto dirtelo ma è importante che tu lo sappia..soprattutto vedendo quanto voi siate diventati intimi.”

A quella frase Castiel aggrottò le sopracciglia. Cosa intendeva?

La donna si mise a ridere appena e gli fece una carezza sul viso. “Con il tempo capirai. Adesso andiamo, si staranno chiedendo dove siamo spariti.”

Appena Dean vide tornare Cas e Mary insieme distolse lo sguardo, colto in fallo quando incrociò gli occhi di sua madre. Erano le undici e mezza e l'indomani sia lei che John lavoravano, quindi era decisamente giunta l'ora di andare.

Salutarono tutti e andarono in macchina e per tutto il tragitto vi fu silenzio. Anche quando rientrarono a casa, perché Dean salì direttamente in camera sua e ci si chiuse dentro, dando una buonanotte frettolosa a Castiel che invece aveva intenzione di parlargli. Tutta la rabbia che aveva provato quando il suo amico lo aveva trattato male, si era trasformata in dispiacere e senso di colpa. Era la prima volta in cui Dean rimaneva arrabbiato con lui a lungo. Anzi, non era mai capitato che si arrabbiasse così. Al massimo gli aveva fatto notare qualche atteggiamento che non gli andava bene ma erano stati momenti talmente rari che Castiel nemmeno riusciva a ricordarli. Salì le scale e mise il pigiama, mettendosi a letto ma rimanendo per una mezz'ora buona a fissare il soffitto, con la mente fissa a Dean. Chissà se stava dormendo. Si girò su un fianco e abbracciò il cuscino, affondandoci la guancia e chiudendo gli occhi. Quando non riusciva a prendere sonno iniziava ad immaginare e questo lo aiutava ad addormentarsi. Ma era molto difficile per lui in quel momento, dato che al centro dei suoi pensieri c'era proprio il suo amico. E improvvisamente Castiel sentì la porta della camera di Dean aprirsi e non ci pensò due volte a saltare giù dal letto. Prese carta e penna, scrisse su quel che aveva da dirgli e uscì, trovandoselo davanti con gli occhi assonnati.

Dean sobbalzò e sbuffò, distogliendo lo sguardo subito dopo. “Dannazione Castiel, mi hai spaventato! Smettila di fare così.”

Il ragazzo ignorò quella frase e gli prese la mano, mettendoci su il foglio con quel che gli aveva scritto. Era una semplice parola. 'Scusa.'

Dean sospirò appena ne lesse il contenuto e si strinse nelle spalle. “Non fa niente, è passato.”

Castiel negò con il capo e si avvicinò, abbracciandolo così forte da sentire dolore alle braccia ma non gli importò. Voleva farlo da quando Mary gli aveva raccontato di Luke e adesso che lo aveva lì, davanti a se, non era riuscito più a trattenersi. E sperò con tutto il cuore che Dean non lo respingesse, perché sarebbe stato peggio che sentirsi dire di andare via in un momento di rabbia. Affondò il naso nel suo collo e gli accarezzò la schiena con dei movimenti circolari, non riuscendo a trattenere un sospiro di sollievo quando sentì le braccia di Dean avvolgerlo a sua volta in una stretta forte.

“Non volevo dirti quelle cose. E' che io vorrei solo aiutarti.”

Castiel alzò il capo e poggiò la mano destra sulle labbra di Dean, sorridendogli lievemente e stringendosi appena nelle spalle. Solo poco dopo si rese conto di aver ancora le dita sulla bocca del suo amico e le tolse come se avesse preso la scossa, facendo un sorriso imbarazzato.

“Che fai ancora sveglio, comunque?”

'Non riuscivo a dormire e poi voglio farlo.'

Se Dean non avesse conosciuto Castiel avrebbe trovato un doppiosenso in quella frase. “Cosa?”

'Voglio andare lì.'

“Oh no Cas, non sei costretto a farlo solo perché te l'ho proposto io. Anzi, fai finta che io non ti abbia detto niente okay? Stai tranquillo!”

Il ragazzo sbuffò e scrisse ancora. 'Voglio farlo.'

Dean storse il naso e annuì appena, vedendo l'espressione decisa del suo amico. “Va bene. Ci penseremo domani, adesso vai a dormire.”


 

Il giorno dopo Dean si svegliò con un odore delizioso di crostata che arrivava alle sue narici e capì subito che doveva essere opera di Castiel. Sorrise soddisfatto e scese dal letto, stiracchiandosi un po' e andando poi in bagno. Quel che era successo il giorno prima lo aveva praticamente dimenticato. Scese al piano di sotto e sorrise a Castiel che indicò la crostata nel forno con un'occhiata.

“Di questo passo mi verrà il diabete, lo sai vero?”

Cas si strinse nelle spalle e alzò le braccia, mettendosi a ridere non appena Dean lo fulminò con lo sguardo.

“Ho bisogno di un caffè, altrimenti mi addormento sul tavolo.” Borbottò Dean, mettendo la cialda nella macchinetta. Guardò il caffè uscire e si grattò la nuca mentre sbadigliava. Era assurdo, sembrava non avesse dormito proprio quella notte. Beh, effettivamente era quel che era successo. Dopo aver parlato con Cas ed essersi chiariti era rimasto per un paio di ore buone con le cuffie nelle orecchie ad osservare il soffitto che era diventato più interessante del cuscino. Aveva iniziato a pensare a talmente tante cose che gli venne il mal di testa. E ciò era peggiorato nel momento in cui i suoi pensieri avevano sfondato una porta che aveva chiuso da tempo: Luke. Non sapeva perché ma era sicuro che con il cambiamento di idea di Cas ci fosse di mezzo sua madre e quella storia. Inizialmente ne fu infastidito, poi però si diede una calmata perché alla fine era una faccenda chiusa e doveva considerarla come tale. Certo, aveva portato a un grande cambiamento in lui ma non poteva permettersi di rimuginarci ancora.

Un foglio che scivolò sotto il suo naso lo fece sobbalzare appena e lo prese. 'Perché stai fissando la macchinetta del caffè?'

Dean sbuffò appena e fece spallucce. “Pensavo.”

Cas decise di non fare troppe domande e cambiò discorso. 'Facciamo colazione e andiamo?'

Il biondo lo guardò rassegnato e annuì appena. “Però ripeto Cas, non devi farlo solo perché te l'ho detto io.”

L'altro alzò gli occhi come lui era solito fare quando qualcosa lo scocciava e la cosa lo fece sorridere. Da quando lo aveva conosciuto, Castiel era cambiato davvero molto. Certamente, c'erano ancora molte cose che non capiva e che non sapeva ma adesso sembrava più..umano.

“Okay, come non detto.” Dean si sedé a tavola con il suo amico e si misero a fare colazione, per poi andare nelle loro camere per prepararsi.

Castiel fu subito pronto, infatti Dean non si stupì quando lo trovò seduto sul divano a leggere un libro che aveva trovato nella sua libreria e che nemmeno lui sapeva di avere.

“Okay, possiamo andare.”

Il ragazzo chiuse il libro e lo mise a posto, mettendo la giacca e venendo colpito dal freddo del mese di dicembre. Incrociò le braccia e affondò il capo nel calore della propria giacca, tremando appena e infilandosi di corsa in macchina quando Dean l'aprì.

E pensare che prima ne era terrorizzato.

“Oggi si gela.” Il biondo chiuse lo sportello e mise in moto, iniziando a guidare senza chiedere a Cas la strada, visto che la conosceva già. Fin da piccolo aveva notato quell'edificio trascurato e credeva che non ci vivesse nessuno. Chi lo avrebbe mai detto che invece dopo anni sarebbe diventato amico di chi lo abitava?

Castiel iniziò a sentirsi abbastanza nervoso invece, man mano che si avvicinavano a casa sua. Iniziò a battergli forte il cuore e non era un buon segno, ciò voleva dire che l'ansia stava iniziando a farsi viva e la cosa non era positiva. Ma doveva farcela, voleva farcela. Magari Dean aveva ragione e andare lì e affrontare la tristezza lo avrebbe aiutato a sconfiggerla una volta per tutte. Ormai era fin troppo ovvio che Michael fosse morto, altrimenti sarebbe tornato e avrebbe fatto di tutto per ostacolarlo, come sempre aveva fatto. Voleva riporre quegli anni in un cassetto e chiuderlo con un lucchetto, buttando la chiave. Doveva essere forte e poi non sarebbe stato da solo, c'era Dean con lui. Non si era mai sentito tanto al sicuro se non quando era accanto a lui. E senza rendersene conto, erano già arrivati a destinazione.

Dean scese dalla macchina e guardò l'edifico malridotto con una fitta allo stomaco, si sentiva male per Castiel e il senso di colpa non lo aveva lasciato in pace nemmeno un attimo. Non poteva nemmeno immaginare come si potesse sentire. Si girò verso il suo amico che aveva appena chiuso la portiera della macchina e non poté non notare il lieve tremore che si era impadronito di lui. Si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla spalla. “Sei ancora convinto?”

Castiel annuì e senza esitare gli prese la mano, stringendola forte e andando con lui davanti la porta. Alzò la mano e sfiorò la superficie con i polpastrelli, sentendo già gli occhi pungere.

Stava per farlo davvero.

Spinse appena la porta che si aprì con un cigolio fastidioso e Castiel e Dean furono inghiottiti dal buio della stanza. Il primo a entrare fu proprio Cas, che accese la luce e sospirò.

Dean rimase sconvolto da quel che vide. La puzza di chiuso era accompagnata da un ambiente davvero accogliente. Non era quel che si aspettava. I muri erano ben verniciati con una tonalità azzurro chiaro, sulle pareti c'erano diversi quadri e il salotto era collegato alla cucina. Al centro della camera c'era un divano bianco e di fronte ad esso un televisore al plasma e accanto, una libreria quasi vuota. La cucina invece era in muratura e nera, era un posto molto accogliente. Dean fece per dire qualcosa ma fu interrotto da Castiel che gli prese di nuovo la mano portandolo al centro della stanza, in cui vi era un tappeto piegato in due che lui non aveva notato. Il moro si inginocchiò e, quasi meccanicamente, aprì la cantina che doveva esser nascosta proprio da quel tappeto.

“Oh..” Qualcosa disse a Dean che non era lì che aveva vissuto Castiel per tutto quel tempo.

Entrare lì non era stato un grande problema per Castiel, il vero ostacolo era dentro quella cantina in cui Dean non aveva nemmeno l'idea di cosa fosse successo. Poteva solo immaginarlo ma nessuno avrebbe mai potuto capire. Nessuno. Le umiliazioni, le botte, gli insulti, le giornate intere senza mangiare solo perché si permetteva di essere stanco dopo minuti interminabili di abusi. Ne aveva sopportate tante Cas lì dentro e, nonostante non potesse comprenderlo al cento per cento, fu felice di avere Dean al suo fianco. Altrimenti non ci sarebbe mai riuscito.

“Era qui che stavi..vero?” Azzardò il biondo, non appena scesero giù e Cas ebbe acceso la luce.

L'espressione che Cas gli inviò fu una risposta abbastanza ovvia, non riusciva più a trattenere le lacrime e fu davvero davvero davvero, per l'ennesima volta, felice che non fosse solo.

Dean non poté fare a meno di guardarsi attorno e notare il degrado in quell'ambiente spoglio. Al centro della stanza vi era un grande tavolo di legno scheggiato in diversi punti, da cui Castiel stava molto lontano, accanto ad esso vi era un frigorifero probabilmente guasto e dall'altra parte della stanza un gabinetto e una piattaforma di marmo che doveva essere la doccia. Non vi erano nemmeno pareti a dividere le stanze, era tutto unico. E Dean non si rese nemmeno conto di aver trattenuto il respiro per praticamente tutto il tempo. I suoi occhi si muovevano frenetici e stavano memorizzando ogni piccola parte di quella stanza. Era lì che Cas aveva vissuto per tutta la vita? Era davvero umanamente possibile sopportare ciò senza riuscire a trovare la forza oppure il coraggio per scappare?

Castiel si poggiò al muro e rimase con lo sguardo fisso sul tavolo, mentre le immagini si formavano sempre più nitide ai suoi occhi. Credette di poter sentire persino la voce di Michael chiamarlo nel modi più umilianti; credette di poter sentire i suoi gemiti e il rumore dello schiocco dei suoi schiaffi sulla sua pelle.

Dean si avvicinò al tavolo e ci poggiò le dita sopra. Un gesto normale, comune..ma che fece scattare l'altro come una molla che lo tirò via da lì e scoppiò a piangere improvvisamente. Come se fosse esploso. Il biondo lo avvolse subito in un abbraccio e lo strinse con forza, cercando di calmare Castiel che stava tremando terribilmente.

Non avrebbe dovuto farlo. Non avrebbe dovuto toccarlo, non lui. Dean era una persona stupenda e non voleva che entrasse in contatto con quel mondo che lo aveva tenuto prigioniero per tutta la vita e lo aveva rovinato. Aveva semplicemente sfiorato la superficie di quel tavolo ma Castiel avrebbe tanto voluto che non lo avesse fatto. E nonostante fosse contento di essere con lui, improvvisamente non voleva che Dean si trovasse lì. Non in quella cantina.

Dean era come il sole dentro quell'oblio e stonava con tutto il resto. Voleva che l'unica immagine di Dean per lui fosse il sole, il suo sole che gli aveva illuminato la vita.




Note: Ciao bella gente!
E così avete scoperto cosa nascondeva Dean. Immagino sia una sorpresa per tutti, dato che nei capitoli precedenti non ne avevo fatto proprio parola, ma volevo cogliervi alla sprovvista. Adesso Cas sa qualcosa in più di Dean.
Per quanto riguarda il prossimo capitolo sarà MOLTO MOLTO MOLTO IMPORTANTE per Dean ma soprattutto per Cas, tenetevi pronti!
Recensite, recensite!
-Feffe

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Capitolo 6
*** How to save a life. ***


Titolo: The darker it gets and the more you save me
Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean Winchester/Castiel, Mary Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Rating: Arancione
Charapter: 6/10
Words: 5896
Genere: Angst, drammatico, sentimentale
Warning: Slash, tematica delicata
Summary: Castiel ha sempre vissuto nel suo piccolo mondo, senza sapere molto di quello esterno. Quando un giorno avrà la possibilità di fuggire da lì, la coglierà e un incontro inaspettato cambierà totalmente la sua vita.


 

How to save a life

 

And the sun always sets
the moon always falls,
it feels like the end
just pay no mind at all.
Keep rolling, rolling
life must go on.

Life must go on – Alter Bridge


16 Dicembre

Castiel fu svegliato dalle urla di eccitazione di Mary. Si mise a sedere e si stropicciò gli occhi infastidito, cosa stava succedendo? Si guardò attorno e aggrottò le sopracciglia quando si rese conto di non essere nemmeno a casa di Dean. E poi si ricordò: la sera prima avevano fatto tardi perché stavano preparando le decorazioni per Natale e allora Mary gli aveva proposto di restare lì. Infatti non si sorprese di trovare Dean accanto a lui, ancora profondamente addormentato. Sorrise lievemente e si sporse in avanti, baciandogli la guancia per poi andare dalla donna e dandole il buongiorno con un abbraccio.

“Cassie, sta nevicando!”

Castiel si illuminò e batté le mani entusiasta, correndo alla porta d'ingresso per aprirla e fiondarsi fuori. Non aveva mai visto la neve, se non in qualche libro e adesso era lì a pochi metri da lui. Non poteva crederci! Appena fu all'esterno tremò per il freddo ma non gli importò, perché i suoi piedi affondarono all'interno di quella nuvola soffice e bianchissima. Si mise a ridere e ne prese un po' in mano, lanciandola poi in aria e arricciando il naso quando un fiocco si posò sulla punta.

“Cas, sei impaz-” Dean si era fiondato fuori per dirgli di coprirsi ma la scena che gli si presentò davanti fu così adorabile che lo fece bloccare sul posto. “Oh, buongiorno!” Castiel stava sorridendo come mai prima d'ora, gli occhi erano sgranati per la sorpresa e velati da alcune lacrime per via del freddo. E la cosa più tenera era quel naso rosso. Dean si avvicinò e con il dito tolse via la neve sul naso dell'amico e gli scompigliò poi i capelli. “Vuoi prenderti la febbre poco prima delle feste? Entra dentro su!”

Castiel annuì leggermente e seguì Dean.

Dean si avvicinò alla porta di casa dandogli le spalle e, prima che potesse entrare, fu bloccato da una palla di neve che lo colpì. Si voltò verso il moro che era piegato in due, mentre se la rideva fino alle lacrime. Faceva sul serio? Lui lo guardò incredulo e a bocca aperta, per poi sorridere maligno e prendendo una quantità generosa di neve in mano. “Oh ti conviene scappare sai?!”

Castiel sgranò gli occhi e si mise a correre attorno a Dean, cercando di sfuggirgli e confonderlo ma con scarsissimi risultati, dato che quello lo prese in pieno viso. Così schiuse le labbra e assaggiò la neve, mettendosi poi a ridere davanti lo sguardo rassegnato di Dean che si era avvicinato a lui.

“Così impari. E ora entriamo, dai.” Lo prese per mano e lo portò dentro casa. Ormai era diventato del tutto normale per loro comportarsi così, soprattutto da quando erano andati a casa di Castiel. Quell'episodio li aveva uniti più di prima, perché gli incubi di Cas erano scomparsi poco a poco ed era tutto merito di Dean che lo aveva spinto ad affrontare la sua paura più grande. Erano passate quasi due settimane da quel giorno, e tutto era andato liscio come l'olio. Niente più incubi, niente più notti in bianco per Cas. Era molto migliorato, tanto che aveva chiesto a Dean se poteva iniziare a lavorare con lui ma la risposta era stata negativa, perché lì non cercavano nessuno. Però, era riuscito a trovare un lavoro ad un supermercato. Aveva incontrato molti ostacoli nel trovarne uno, perché nessuno voleva un “muto” tra il proprio personale perché riteneva fosse poco conveniente. Fino a quando non aveva conosciuto Hannah, che stava sempre accanto a lui quando era in turno e gli dava incarichi con i quali non doveva essere a stretto contatto con i clienti. Gli faceva sistemare gli scaffali, scaricare il camion quando arrivavano le scorte e così via. Ed era felice, perché finalmente poteva aiutare Dean con le spese e non essere più un peso. A inizio gennaio avrebbe preso il suo primo stipendio e semplicemente non vedeva l'ora di rendersi utile. Però gli dispiaceva non poter usufruire prima di quel denaro, perché non poteva comprare alcun regalo per Natale. La prima persona a cui aveva pensato era stata proprio Dean, ma aveva subito compreso di avere già qualcosa da regalargli e non vedeva l'ora che arrivasse il 25 Dicembre per potergliela mostrare. A Mary avrebbe fatto qualcosa a mano, perché non aveva affatto intenzione di presentarsi davvero a mani vuote. Inoltre, voleva fare un regalo anche a John. Quell'uomo inizialmente gli faceva un po' di paura ma ormai si era abituato alla sua presenza ed era abbastanza tranquillo. Poi c'erano anche Sam e Jessica. Non poteva non dare nulla nemmeno a loro! Aveva già qualche idea in mente ma avrebbe iniziato a lavorarci il giorno dopo perché voleva occuparsene di sera, senza far sapere nulla a Dean. Voleva che fosse una sorpresa per tutti.

Quello sarebbe stato il suo primo vero Natale dopo la morte di sua madre, e voleva che fosse bellissimo. Non voleva pensare a Michael, a tutto quel che aveva passato. Ormai era morto per lui e si augurava che lo fosse davvero. Perché ormai la sua famiglia erano i Winchester e non se li sarebbe lasciati scappare per niente al mondo.

“Cas? Ci sei?”

Il ragazzo sobbalzò appena Dean mosse una mano davanti il suo viso, mettendosi poi a ridere quando lo vide sobbalzare. “Tutto okay? Ti eri imbambolato.”

Castiel sorrise imbarazzato e annuì leggermente, andando poi da Mary che si era messa a lavorare di nuovo sulle decorazioni. Si sedé accanto a lei e indicò gli angeli di cartapesta che la donna aveva fatto, alzando un pollice in alto perché gli piacevano davvero.

“Grazie Cas. Comunque ti ho preparato la vasca per un bel bagno caldo, poi puoi continuare ad aiutarmi okay?”

Castiel si alzò e le baciò i capelli, sorridendole grato e dirigendosi poi in bagno, godendosi il calduccio dell'acqua che accarezzò il suo corpo ormai privo di qualsiasi livido. Le cicatrici erano rimaste ma i dolori che lo accompagnavano da anni erano scomparsi. Aveva un corpo normale.

Si asciugò velocemente e si vestì, correndo da Mary che lo chiamò entusiasta.

“Ho trovato un modo originale per fare delle palle di Natale, mettiamoci a lavoro! Se riusciamo a finire entro domani, presto potremo fare l'albero.”

Cas prese posto accanto a lei e guardò il tutorial con la donna, ascoltando attentamente ogni passaggio. Era semplicissimo da fare: dovevano solo gonfiare dei palloncini delle misure desiderate, avvolgerli con della lana e ricoprirla con colla vinilica e acqua, per poi lasciarli asciugare e scoppiare i palloncini una volta pronti. Un gioco da ragazzi che rese Castiel molto entusiasta, gli piaceva tantissimo fare quei lavori.

“Allora, tu inizia gonfiando i palloncini e..tu!” Indicò Dean che era appena entrato in cucina. “Prepara la colla.”

“Oh mamma eddai! Sai che odio fare queste cose.”

“E tu sai che a me non interessa, muoviti su.” Gli fece la linguaccia appena si avvicinò con uno sbuffo. “Dai, tra poco arriva anche Sam e ci dà una mano.”

“Certo, sempre se non è impegnato a scambiarsi effusioni con la sua amata.”

“Dai, non fare l'antipatico.” Mary si mise a ridere e lanciò una frecciatina al figlio. “E poi per te sarebbe anche ora di trovare qualcuno, non credi?”

Dean si soffocò sulla stessa saliva e tossicchiò, fulminando la madre che guardò sia lui che Cas, alzando un po' le sopracciglia. Fortuna che l'altro non lo aveva notato, altrimenti sarebbe morto per l'imbarazzo. “Mamma, smettila.”

“Oh sai Cas..” La donna mise una mano su quella del ragazzo impegnato ad aprire i palloncini e gli fece alzare lo sguardo. “Mi piacerebbe solo vederlo felice con qualcuno.”

Castiel sorrise lievemente e annuì, non cogliendo affatto ciò che Mary stava cercando di dirgli e non si accorse nemmeno dell'occhiata esasperata che Dean rivolse alla madre.

“Oh! Adoro questa canzone!” Mary si alzò e aumentò il volume della radio e le note di “all I want for Christmas is you” si espansero per tutta la stanza. La donna iniziò a canticchiarla e sorrise sotto i baffi quando anche Dean si mise a cantare sottovoce, perdendosi completamente nei suoi pensieri appena iniziò a mescolare l'acqua e la colla. Fu molto sorpreso per il comportamento della madre, perché non era mai stata così sfacciata e le sue intenzioni gli erano chiare. E poi gli aveva detto più di una volta di adorare Cas e che se si fossero messi insieme, non le sarebbe dispiaciuto per niente. E Dean aveva alzato gli occhi al cielo e l'aveva lasciata perdere, mettendosi poi a ridere appena era rimasto solo. Era inutile negarlo, Castiel gli piaceva e anche tanto. Iniziava anche ad essere geloso di lui e odiava doversi trattenere quando qualcuno iniziava a provarci con lui. Cosa che era successa più di una volta, quando Castiel era andato al bar da lui, per non rimanere ogni sera da solo.

Dean Winchester era cotto.

“Baby all I want for Christmas is you!” I suoi pensieri furono interrotti dalla voce di sua madre che cantava a squarciagola, avvolgendo il primo palloncino con la lana. Si era addirittura alzata e aveva iniziato ad ancheggiare, facendo sorridere sia lui che Castiel quando se ne accorsero. E Dean non poté fare a meno di guardarlo mentre la Carey cantava “I won't ask for much this Christmas, I won't even wish for snow. I'm just gonna keep on waiting underneath the mistletoe.” Sorrise lievemente e immaginò per un attimo di poggiare le proprie labbra su quelle di Cas, per poi negare energicamente con il capo e uscire dalla cucina, andando a chiudersi in camera sua. “Dean, calmati dannazione!” Sbottò e si buttò sul letto, mettendosi le mani in testa.

Era fottuto.

 

17 Dicembre

“Allora io vado Cas, ciao!” Dean lo salutò così prima di chiudersi la porta alle spalle e salire sulla sua piccola, per dirigersi al bar per lavorare. Quello sarebbe stato il suo penultimo giorno e stava già pregustando le vacanze, che non vedeva l'ora arrivassero.

Castiel invece sorrise radioso appena si trovò solo a casa e accese il televisore, mettendo su MTV e annuendo soddisfatto quando si accorse che stavano mandando una classifica delle canzoni natalizie più belle. Era perfetto, dato che lui doveva lavorare ai regali di Natale. Salì in camera e uscì da sotto il letto tutto il materiale di cui aveva bisogno, che aveva comprato di nascosto la mattina quando erano usciti per fare una passeggiata. Tutto quel che aveva era: das, colori acrilici e dei gancetti su cui mettere i portachiavi che avrebbe fatto. Era un pensiero piccolino ma era sicuro che i Winchester lo avrebbero gradito. Anche se il regalo più grande era riservato a Dean ma non era nulla di materiale.

Il ragazzo scese in cucina e posò tutto sul tavolo, stiracchiandosi e mettendosi subito all'opera. Prese dei fogli da un quaderno per poggiarci il das che avrebbe dovuto asciugare, aprì quest'ultimo e pensò un'ultima volta a quel che doveva fare per poi iniziare. Prima si occupò di quello di Mary che fu il più impegnativo da fare, tanto che dovette aiutarsi con internet usando il pc di Dean per guardare qualche tutorial. Menomale che il biondo aveva insistito per insegnargli ad usare il computer. In un'oretta il primo portachiavi fu pronto e lo incastrò nel gancetto e la corrispettiva catenina, mettendolo poi ad asciugare. Successivamente, pensò a quello di John e se ne prese cura minuziosamente, voleva che fosse perfetto anche quello. Odiava fare le cose nel modo sbagliato.

“Jingle bell, jingle bell, jingle bell rock. Jingle bells swing and jingle bells ring. Snowing and blowing up bushels of fun, Now the jingle hop has begun.” Le note di “Jingle Bell Rock” si espansero per tutta la casa e Cas non poté fare a meno di ancheggiare, mentre iniziava comunque a sentire gli occhi farsi pesanti ma non poteva permettersi di non finire entro quella sera. Per non parlare del panico che lo assalì quando si rese conto che la mezzanotte era vicina e che quindi Dean stava per staccare e presto sarebbe arrivato a casa. Abbassò lo sguardo sui portachiavi e si rese conto che gli mancava solo quello di Jessica, che era il più semplice da fare tra tutti. Quindi si mise d'impegno e a mezzanotte e un quarto aveva finito. Prese il foglio con i portachiavi e lo portò al piano di sopra, nascondendolo sotto il letto e andò di sotto, eliminando tutte le prove di quel che aveva fatto. E proprio appena finì di pulire la tavola, un Dean sfinito rientrò a casa.

“Oh, sei sveglio ancora?” Si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia, non riuscendo a trattenere uno sbadiglio che fece sorridere Castiel. Quest'ultimo gli diede una pacca sulla schiena e lo accompagnò in camera sua, cosa che fece sorridere Dean. “Adesso sei tu che ti prendi cura di me?”

Il moro si strinse nelle spalle e gli diede la buonanotte con un abbraccio, andando poi in camera sua e stendendosi a letto con un enorme sorriso sulle labbra. Il giorno dopo avrebbero fatto l'albero di Natale e non vedeva l'ora. Lo aspettava una bella giornata.

 

18 Dicembre

“Cassie, ti dispiacerebbe passarmi quello scatolo con le luci dentro?” Urlò Mary in cima alla scala, indicando ciò che le serviva al ragazzo che si stava occupando di passarle le palline Natalizie.

Cas glielo diede e le sorrise lievemente, come faceva sempre ogni volta che si rivolgeva a lei. Era impossibile non sorridere a quella donna, era meravigliosa e faceva passare qualsiasi tipo di malessere solo guardandola negli occhi. Era adorata da tutti e questo non stupiva Cas che la vedeva come una presenza fondamentale nella sua vita. Era grazie a lei se si trovava lì, non avrebbe mai smesso di pensarlo.

“Vuoi metterne qualcuna tu? Su, sali!” Mary scese dalla scala e si occupò di snodare le luci che erano tutte aggrovigliate. “Dean a che punto è?” Borbottò.

Dean si stava occupando degli addobbi esterni insieme a Sam, stavano facendo una bella chiacchierata come erano soliti fare quando si trovavano insieme. Ma ovviamente non mancavano anche le prese in giro che con Dean erano assicurate.

“Dean, alza quella palla perché non è allineata con le altre.”

“Sei un'esperta di palle, vero Samantha?”

Sam alzò gli occhi al cielo. “Jerk.”

Il biondo si mise a ridere e scese dalla scala, chiudendola. “Bitch.”

“Smettetela voi due! Cosa vi manca?”

“Abbiamo finito qui papà, ora andiamo dentro ad aiutare la mamma. Tu dove sei stato?”

John alzò le mani da cui pendevano dei sacchetti da cui traspariva della carta regalo. “Secondo voi?” Sorrise e nascose i regali nel garage, tornando poi dai suoi figli.

Era incredibile quanto il Natale lo mettesse di buon umore, si sentiva anche un uomo migliore alle volte. Era molto più sorridente, più espansivo e Mary scherzava sempre dicendogli “il calore del Natale scioglie il tuo cuore di ghiaccio.” E non se la prendeva, sapeva che scherzava perché era consapevole che sua moglie sapesse quanto la amava e che era una caratteristica del suo carattere non essere troppo affettuoso. John inoltre si faceva condizionare da quel che succedeva in officina, a lavoro. Ultimamente le cose non andavano molto bene, anche per questo era stato di cattivo umore ma adesso era come se niente fosse successo. Adorava quando la famiglia si riuniva e sua moglie aveva un sorriso che non finiva mai. Solo che quell'anno c'era in più Castiel, l'amico di Dean che era stato miracolato grazie a Mary. All'inizio non lo aveva accettato, ma non aveva mai esposto ciò a nessuno se non a sua moglie che lo conosceva molto bene. John non riusciva a vedere Castiel con un buon occhio, perché alla fine lo avevano soltanto trovato per strada..poteva essere un delinquente qualunque che con una triste storia, inventata, si era infilato a casa sua. Poi però, con il passare delle settimane, si era reso conto di quanto quel ragazzo fosse sincero e, anche se non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, gli voleva bene.

“Attento!” L'urlo della moglie fece fiondare sia lui che i suoi figli dentro casa e lo scenario davanti a loro li fece bloccare.

“Oddio tesoro stai bene? Ti sei fatto male?”

Dean corse da loro e sgranò gli occhi appena vide meglio la scena. Castiel doveva esser caduto dalla scala e adesso era in mezzo agli addobbi natalizi con una smorfia di dolore a scavargli la faccia. Si toccava la caviglia, quindi il biondo gliela scoprì e la massaggiò piano, sospirando. “Dannazione, devi stare più attento!”

“E' colpa mia, mi sono distratta un attimo e non gli ho tenuto la scala.”

“Beh, ottimo lavoro mamma.” Sbuffò e fu bloccato dalle mani di Cas che lo guardò dispiaciuto, facendo cenno verso sua madre e negando con il capo.

“No Cassie è colpa mia, dovevo stare più attenta.” Disse mortificata Mary.

Castiel si sentì subito in colpa, non voleva che Dean e Mary litigassero a causa della sua goffaggine. Quindi si alzò, per far vedere che era tutto okay, ma appena poggiò il piede per terra sibilò per la fitta che provenne dalla caviglia e si poggiò a Dean che si offrì per aiutarlo. Lo fece sedere sul divano e ordinò a Sam di andargli a prendere una pomata e sbuffò, guardando con rimproverò Castiel.

“Devi stare più attento, soprattutto quando si parla di scale. Poteva anche andare peggio, lo sai?”

“Ma non è successo, quindi è tutto okay.” Esclamò John, facendo girare tutti i presenti verso lui con un'espressione sorpresa che ignorò bellamente, accendendo il televisore e mettendosi a guardare una partita di basket.

Castiel non riuscì a trattenere un sorriso per quella presa di posizione da parte di John. Sorriso che gli morì appena Dean iniziò a spalmare la pomata e gli massaggiò la caviglia. Sperò che non fosse niente di grave, non aveva intenzione di essere un problema e passare il suo primo vero Natale con la caviglia ingessata.

“E' solo un po' gonfia, vedrai che in un paio di giorni ti passa tutto. E' successo anche a me, cadendo dalle scale.” Disse Mary, arricciando il naso.

“Oppure a Dean, arrampicandosi su un albero tanto per fare il coglione.” Disse Sam.

“Beh io almeno mi divertivo.”

I fratelli iniziarono a pizzicarsi e Castiel si mise a ridere, godendosi quel quadretto familiare che credeva non avrebbe mai visto e vissuto in prima persona in vita sua. Con loro si sentiva a casa e fu ancora più felice quando arrivò anche Jessica. Adorava quella ragazza, avevano fatto da subito amicizia e poi lei e Sam erano davvero molto carini insieme. Si vedeva che c'era sintonia e che si volevano davvero bene, erano una bella coppia.

“Posso rubarvi il mio ragazzo per un paio d'ore? Dobbiamo fare una cosa.”

Jessica fece un occhiolino a Dean senza che Cas potesse vederlo e Sam nascose un sorriso. Stavano per andare a comprare il regalo di Castiel ma avevano deciso che Dean non sarebbe andato con loro per non far insospettire il moro. Era un piano perfetto e Dean non vedeva l'ora di gustarsi l'espressione stupita di Castiel non appena avrebbe scartato il suo regalo.

Oh, aspettava il 25 Dicembre con ansia!

Jessica diede un bacio sulla guancia a Castiel, andando poi via insieme a Sam mano nella mano.

Il moro poi spostò lo sguardo su Dean che mise via la scala e gli scatoloni ormai chiusi, concentrandosi sull'albero di Natale che si trovava al centro della stanza in quel momento. Non riuscì a trattenere un sorriso meravigliato e incrociò le braccia al petto, godendosi il gioco di luci presenti sul simbolo natalizio. Non ne aveva mai visto uno dal vivo, se non per strada. Ma mai a casa.

L'atmosfera lì era decisamente diversa e sentì il cuore scaldarsi quando Mary andò da lui portandogli una tazza di cioccolata calda fumante.

La prese con un sorriso e poggiò la spalla contro quella della donna che lo abbracciò con un braccio.

“Adesso possiamo iniziare a pensare a cosa mangiare.”

 

25 Dicembre

E così era finalmente arrivato quel tanto atteso giorno. Era il giorno di Natale e Castiel non poteva essere più felice. Si era svegliato con la neve ed era rimasto per venti minuti buoni a fissare fuori, seguendo la traiettoria di ogni singolo fiocco che si posava delicatamente sulla nuvola bianca per terra. Quella mattina aveva adorato tutto, anche il rumore del clacson e delle macchine. Era tutto perfetto e si sposava benissimo con l'atmosfera natalizia. Il freddo non lo aveva sentito nemmeno quando era uscito fuori per fare un pupazzo di neve insieme a Jessica che era lì con loro dalla sera prima. Era rimasta a dormire con Sam.

“E' così carino!” Disse la ragazza, mettendo una carota tra gli occhi del pupazzo. “Ciao, io sono Olaf e amo i caldi abbracci!” Scimmiottò, sorridendo e poi scoppiando a ridere davanti l'espressione perplessa di Castiel. “Okay, dovrai vedere Frozen perché è un film fantastico e io lo adoro. Anzi sai che ti dico? Lo andiamo a vedere proprio adesso! Tanto le strade sono bloccate per via della neve e non abbiamo altro da fare. Che ne dici?” E prima che il ragazzo potesse rispondere lei lo aveva già dentro casa, urlando entusiasta. “Chi vuole guardare Frozen?”

“Io..” Iniziò Dean con enfasi. “No.”

“Oh, eddai! Cas non lo ha mai visto e poi non c'è altro da fare.”

Sam abbracciò Jessica e le diede un bacio a fior di labbra, strofinando poi il naso al suo. “Io voglio guardarlo, lascialo perdere quell'apatico.”

“Ma sei proprio una puttana eh!” Sbottò il diretto interessato, facendo ridere i presenti nella stanza.

Jessica lasciò andare Sam a malincuore e cercò lo streaming del film al pc, collegandolo poi al televisore con il cavetto e sedendosi davanti la tv, incrociando le braccia e abbracciando un cuscino, poggiandoci il mento sopra.

Castiel la copiò e trattenne un sorriso quando Dean fece lo stesso, mettendosi però con le gambe stese e le mani dietro la schiena a sostenerlo. Sam invece, abbracciò la propria ragazza da dietro e poggiò la guancia sulla sua spalla, iniziando a guardare il film.

Frozen parlava della storia di due sorelle molto legate, che a causa dei poteri della più grande erano state costrette a separarsi fino al giorno dell'incoronazione della maggiore. Questa non riusciva più a controllare i suoi poteri e per questo andava via, creando il proprio castello di ghiaccio e quel buffo pupazzo di neve citato da Jessica, Olaf.

Inutile dire che Castiel stava adorando quel film, era davvero molto carino e anche il messaggio che mandava era molto importante, perché metteva in risalto la famiglia. E continuò ad adorarlo anche quando la sorella più piccola scoprì di esser stata tradita da colui che considerava l'amore della sua vita e che voleva sposare. Lei si faceva aiutare da Olaf, che disse una frase che fece ragionare molto Castiel.

“L'amore è mettere il bene degli altri prima del tuo.”

Quando la sentì, si girò subito verso Dean e sentì le guance colorarsi di rosso appena si rese conto dell'importanza di quelle parole, e che ci rivedeva molto il suo amico. Dean aveva fatto tanto per lui, a volte aveva anche rinunciato a degli svaghi pur di stargli vicino. Una volta, anche se aveva mal di testa e non riusciva quasi a parlare, lo aveva aiutato quando gli era venuta una crisi di pianto. Era rimasto sveglio con lui per notti intere se necessario, anche se il giorno dopo doveva svegliarsi presto. Una settimana non aveva fatto altro che parlargli di una serata che stava organizzando nel bar in cui lavorava, a cui però aveva dovuto rinunciare perché a Castiel era venuta l'influenza. Era forse quello mettere il bene degli altri prima del proprio? Dean aveva messo il bene di Castiel prima del suo.

Era forse innamorato di lui?

Senza rendersene conto, avvicinò la mano a quella di Dean e gliela prese, stringendola ogni tanto quando sentiva l'altro fare lo stesso. Il suo cuore batteva all'impazzata in quel momento.

Cosa gli stava succedendo?

 

“Oh tocca a me, tocca a me adesso!” Jessica alzò la mano sorridendo entusiasta e corse a prendere i regali che aveva comprato.

Erano tutti seduti a cerchio e si stavano scambiando i regali e Castiel con sua sorpresa ne ricevette ben due: uno da i Winchester e uno da Jessica e Sam, che avrebbe aperto di lì a poco. I coniugi, gli avevano regalato un maglioncino e un paio di guanti “per combattere il freddo” come gli avevano detto. Erano molto belli, di un blu scuro che poteva benissimo esser spacciato per nero. Li aveva ringraziati con un abbraccio (Mary) e una stretta di mano (John) e poi aprì quello della coppia, aprendo la bocca sorpreso appena ci trovò dentro un lettore MP3, uguale a quello che aveva la ragazza.

“Ami la musica, così sarà sempre con te quando ti andrà di ascoltarla, no?”

Castiel abbracciò forte entrambi e diede un bacio sulla guancia a Jessica che lo trattenne tra le sue braccia, sussurrandogli di volergli bene.

Il ragazzo le strinse le mani e appena Dean, Sam, Mary e John aprirono i regali di Jessica fu il suo turno e la cosa stupì tutti. Perché non si aspettavano affatto che Castiel gli avesse fatto un regalo. Si sentiva molto in imbarazzo, perché si rendeva conto che non era niente di che in confronto a ciò che aveva ricevuto ma non gli importò. Sapeva che lo avrebbero apprezzato in ogni caso.

Ma nonostante ciò fu fermato da Dean che gli porse una busta, con un sorriso sulle labbra. “Buon Natale Cas.”

Il ragazzo lo prese stupito e poi sorrise, aprendo il regalo e sgranando gli occhi incredulo e guardando la scatola e poi Dean a ripetizione.

“Ti piace?” Dean scoppiò a ridere insieme agli altri.

Castiel abbracciò subito l'amico e chiuse gli occhi, dondolando leggermente.

“Così potremo sentirci sempre, no?”

Dean gli aveva regalato un cellulare! Un cellulare nuovo di zecca e tutto suo, per poterlo sentire anche quando non erano insieme. Quando poteva amarlo? Oddio, non sapeva se quel che provava per lui fosse amore, ma in quel momento avrebbe voluto urlare di gioia perché semplicemente non poteva crederci.

“Poi ti insegnerò ad usarlo.”

Castiel annuì energicamente e lo strinse ancora una volta, per poi portarsi i suoi regali sul cuore e guardare tutti i presenti con un sorriso radioso sulle labbra. Poi però si avvicinò a Mary e le porse il suo, guardandola con ansia mentre lo scartava.

La donna lo prese tra le mani e fece un verso addolcito, rigirandosi tra le mani il portachiavi a forma di ali. Era fatto benissimo! “E' bellissimo Cassie, grazie mille! Lo metterò subito sulle mie chiavi!” Lo abbracciò forte e gli baciò la guancia, lasciandolo poi andare.

Cas diede il proprio anche a John e sorrise imbarazzato quando notò l'espressione sbalordita dell'uomo. Lui non doveva proprio aspettarselo. John lo aprì e schiuse le labbra sorpreso appena si ritrovò tra le mani una mini impala, fatta nei minimi dettagli. “Wow, è bellissima! Grazie..io non-”

“Che bello, fa vedere!” Dean lo prese dalle mani del padre che, con enorme sorpresa di Castiel, lo abbracciò, mettendo davvero fine alla barriera tra di loro. “Grazie per il pensiero. E grazie anche per la pazienza che hai avuto con me, sopportando la mia espressione seria praticamente sempre.”

Castiel negò con il capo e sorrise appena furono di nuovo faccia a faccia, porgendo poi una busta a Sam e Jessica. Per lei aveva fatto un cuore con una stella dentro e per Sam un libro aperto con su scritto “buona fortuna per i tuoi studi”. Inutile dire che anche loro ne furono entusiasti!

Adesso però, era giunto il momento più importante. Il suo regalo per Dean. Il cuore stava per uscirgli dal petto non appena i loro sguardi si incontrarono. Il biondo era molto tranquillo, invece Castiel non lo era per niente. Dean non si sarebbe mai aspettato quel che Castiel aveva in serbo per lui. Ma doveva dargli il suo regalo, voleva davvero darglielo perché non riusciva più a trattenersi.

Quindi gli fece cenno di aspettare mettendo una mano avanti e la ritirò quasi subito, vedendo quanto stava tremando.

Andò a prendere carta e penna e scrisse. 'Ho un regalo anche per te ma è diverso dal loro. E' più grande, è immateriale e l'ho tenuto per me fino ad oggi, per farti una sorpresa che spero gradirai.'

Dean lesse il messaggio e aggrottò le sopracciglia confuso, guardando poi Castiel che era visibilmente nervoso.

Il silenzio nella stanza nessun presente si era azzardato a interrompere. Nessuno se non l'unica persona che mai si sarebbero aspettati di sentir parlare.

“Dean..”

I respiri di tutti si bloccarono stupiti, soprattutto quello di Dean che rimase a fissare Castiel ad occhi sgranati. No, non era possibile. Aveva sicuramente capito male e quella che aveva sentito per la prima volta non era la voce di Castiel. Doveva essere uno scherzo perché..

“Dean.” Ripeté Castiel più deciso. Si schiarì la voce e appena sentì una lacrima accarezzargli la guancia, lasciò andare un singhiozzo incredulo perché, nonostante sapesse di volerlo fare, non riusciva a credere di esserci riuscito. “Oh, Dean..” Gli buttò le braccia al collo e lo strinse con forza a sé, facendo riprendere tutti dallo stato di shock.

“Non ci posso credere Cas, tu..” Dean lo abbracciò con forza e iniziò a ridere per lo stupore. Perché era incredibile, non riusciva davvero a capacitarsene. Castiel aveva appena parlato e aveva detto il suo nome, era successo davvero. “Hai parlato. Oddio..HAI PARLATO!” Urlò e continuò a ridere, stringendo con forza l'altro a sé che ormai era in lacrime e rideva insieme a lui. Rideva di gusto, non era la solita risata trattenuta. Stava ridendo a pieni polmoni, proprio come lui. “Cazzo sì, sì! Ce l'hai fatta!” Dean lo strinse ancora e lo alzò da terra, iniziando a farlo girare.

Castiel si aggrappò a quella stretta e non riuscì a smettere di piangere, perché anche se i presenti erano felici per lui non avevano idea di cosa significasse davvero. Se aveva parlato voleva dire che aveva smesso di avere paura di Michael, adesso poteva davvero vivere appieno e avere una vita normale. Poteva parlare normalmente, senza aggrapparsi a carta e penna. Poteva parlare senza avere paura che Michael gli portasse via l'unica cosa che non era riuscito a prendersi: la sua voce.

“Questo sì che è un Natale indimenticabile!” Esclamò Mary che corse da suo figlio e Castiel, unendosi al loro abbraccio e lasciando andare qualche lacrima. Non aveva mai assistito ad una scena del genere ed era così felice. Troppo felice.

Dean lo mise giù e gli prese il viso, continuando a ridere incredulo. “Dillo ancora.”

“Dean.”

“Ancora.”

“Dean!” Esclamò Castiel e rise tra le lacrime, girandosi poi verso il resto della camera e aprendo le braccia, urlando a pieni polmoni. “Buon Natale a tutti!”

 

“Perché mi guardi così?” Castiel si mise a ridere imbarazzato.

Dean sbatté le palpebre e negò poi con il capo, colto in fallo. Era steso sul letto di Castiel, erano tornati a casa da mezz'oretta e si erano messi a chiacchierare dato che nessuno dei due aveva sonno. E per Dean era praticamente impossibile credere che stesse sentendo la voce di Cas, che lui gli stesse attualmente parlando e non tramite carta e penna. E ogni volta che lo sentiva parlare, da due ore a quella parte, non riusciva a non guardarlo come uno stupido imbambolato, perché non poteva davvero a crederci.

“Se devi continuare a fissarmi in questo modo inquietante smetto di parlare.”

“Oh, provaci e giuro che smetto io di parlarti per una settimana!”

“Addirittura! E' così importante sentire la mia voce?”

E Dean non rise più, rimase serio e con tono deciso affermò. “Sì.”

Castiel si fermò e schiuse le labbra sorpreso, data la decisione dell'amico nel rispondergli. Certo, era consapevole del fatto che potesse fargli piacere sentire la sua voce ma non a tal punto.

Dean non si rese nemmeno conto di essersi avvicinato di più a Castiel, che non si azzardò a muoversi di nemmeno un millimetro. Lo guardò negli occhi e sentì la classica sensazione di farfalle allo stomaco e tachicardia, perché il cuore aveva appena iniziato a battergli all'impazzata. Dio, si sentiva un fottuto dodicenne con gli ormoni in subbuglio. Non sapeva se ciò che stava per fare avrebbe rovinato tutto; non sapeva come avrebbe reagito Cas o come avrebbe potuto prenderla.

Ma era sicuro di una cosa: voleva baciarlo.

Voleva dargli il bacio più dolce e bello della sua vita. Desiderava sentire le labbra sulle sue, farlo sognare e stare bene. E sapeva bene che avrebbe rischiato molto ma per Castiel ne valeva la pena. Ci pensava già da molto tempo. In realtà circa due settimane ma non era mai riuscito a fare davvero questo grande passo. Paura, vigliaccheria, testardaggine..non lo sapeva. Ma si era sempre trattenuto e adesso non voleva più, soprattutto dopo l'enorme regalo che Castiel gli aveva fatto.

Per questo non si era fermato quando aveva avvicinato sempre di più il proprio viso a quello di Castiel che sussurrò il suo nome, e Dean giurò che quel suono fosse la cosa più bella che aveva mai sentito in vita sua. Inclinò il capo e, come si era avvicinato, poggiò le proprie labbra su quelle dell'amico. Dentro sé, era un mix di felicità e paura che temeva lo avrebbero fatto vomitare di lì a poco. Le labbra di Castiel erano calde e morbide, nonostante fossero screpolate per il freddo. Erano perfette da baciare e Dean pensò che combaciassero perfettamente con le sue.

Castiel invece era rimasto immobile, sorpreso. Aveva sentito il cuore balzare dentro il petto e un calore espandersi in sé, facendolo stare bene. Era ingenuo ma sapeva bene cosa voleva significare quel bacio, anche perché tempo prima ne avevano parlato, in una delle notti insonni di Cas. Dean gli stava dimostrando che per lui non era solo un amico e cavolo, nemmeno per lui lo era. Quella consapevolezza colpì Castiel con talmente tanta violenza, che lasciò che Dean insinuasse la propria lingua tra le sue labbra. Lo abbracciò forte e ricambiò impacciato quelle attenzioni. Appena si separarono, poggiò la guancia sulla spalla di Dean che lo strinse a sé.

Stette in silenzio per un paio di minuti, godendosi il suono del respiro di Cas. “Il tuo nome è quello di un angelo, lo sai?” Sussurrò il biondo, accarezzandogli i capelli. “La cosa non mi stupisce per niente.”

“Perché?” Farfugliò Castiel, lasciando che Dean lo coccolasse.

“E' ovvio, sei il mio angelo.” Gli baciò i capelli. “Quando ero piccolo, mamma mi diceva che gli angeli vegliavano su di me e beh aveva ragione. Non hanno mai smesso di farlo.” Prese il viso a Castiel e gli diede un bacio a stampo, sussurrando poi. “Sei la cosa migliore che mi potesse capitare.”




Note: *stappa lo champagne* *lancia i coriandoli* E SAAAAALVE GENTE. Finalmente il momento tanto atteso da tutti voi (e anche da Dean) è arrivato! Questo capitolo è stato davvero molto difficile da scrivere, perché scrivere qualcosa che non sia angst (o smut ehm) è un po' difficile per me. *sigh* Comunque sia, spero di aver reso al meglio questo momento di gioia che ha sicuramente segnato una svolta!
Inoltre ho una news: i capitoli saranno ufficialmente 10, dato che qualche giorno fa ho scritto l'ultimo. Quindi il destino dei personaggi è già scritto. *voce in lontananza*
Okay smetto di dire cavolate e fatemi sapere che ve ne pare, tengo a questo capitolo in modo particolare. uu
Ciao!
-Feffe

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Capitolo 7
*** A beautiful lie. ***


Titolo: The darker it gets and the more you save me
Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean Winchester/Castiel, Mary Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Rating: Arancione
Charapter: 7/10
Words: 4206
Genere: Angst, drammatico, sentimentale
Warning: Slash, tematica delicata
Summary: Castiel ha sempre vissuto nel suo piccolo mondo, senza sapere molto di quello esterno. Quando un giorno avrà la possibilità di fuggire da lì, la coglierà e un incontro inaspettato cambierà totalmente la sua vita.


 

A beautiful lie

It's a beautiful lie,
it's the perfect denial.

Such a beautiful lie to believe in,
so beautiful, beautiful lie.

A beautiful lie – 30 Seconds to Mars


“..quindi ho deciso di portarlo a casa pensando di aver fatto qualcosa di buono, invece mi sbagliavo tanto e mi dispiace! Oh mi dispiace così tanto Dean!”

“Adesso che parli non ti ferma più nessuno, vero?” Borbottò Dean, ancora infastidito per quel che era successo quella mattina.

Sam guardò entrambi con un sorriso divertito sulle labbra, non glielo aveva ancora detto ma sembravano una coppietta che litigava per una stupidaggine.

“Se vuoi smetto.”

“Non ci provare!” Il biondo gli puntò il dito contro, facendo ridere sia Castiel che suo fratello. Si abbandonò sopra il divano con uno sbuffo e rivolse uno sguardo esasperato a Red, che in quel momento lo stava guardando.

“Ancora però non mi avete detto per bene come è successo!”

Quella mattina Castiel stava tornando da lavoro a piedi. Stava per mettere le cuffie che aveva comprato con i suoi risparmi quando, passando accanto un cassonetto, aveva sentito un leggero miagolio. Inizialmente aveva continuato a camminare convinto che fosse solo una sua impressione, ma invece quel suono era continuato e allora si era fermato. Era tornato indietro e aveva guardato dentro il cassonetto, schiudendo le labbra con sorpresa quando dentro una scatola, vide un gattino beige che si lamentava e cercava di uscire da lì. Lui non ci aveva pensato due volte e lo aveva preso iniziando subito ad accarezzarlo per farlo calmare, dato quanto era spaventato. Aveva pure ignorato una signora che gli era passata accanto, dicendogli di stare attento perché avrebbe potuto avere qualche malattia. Non gli era importato, lo aveva stretto a sé e aveva continuato a camminare, proteggendolo dal vento freddo dopo averlo messo sotto la giacca. Il micio si era subito calmato grazie al suo calore corporeo. Così appena Cas era arrivato a casa, era salito in bagno e aveva pulito il micio con cura e con l'acqua calda, non evitandosi così diversi graffi sulle mani.

Stai tranquillo, vedrai che dopo ti sentirai meglio.” Lo aveva asciugato con un asciugamano e poi con il phon. Gli aveva anche pettinato il pelo con le dita, facendogli dei grattini per calmarlo. “Devo trovarti un nome adesso.” Aveva arricciato il naso mentre lo portava di sotto, lasciandolo libero di camminare mentre cercava qualcosa da dargli per farlo mangiare. “Un nome, un nome, un nome..” Si era poggiato con il fianco al ripiano della cucina, osservando quel batuffolino rosso che saltellava, giocando un la propria coda. “Red!” Aveva esclamato soddisfatto. “Red. E' originale!”

In quel preciso istante il suo cellulare aveva iniziato a squillare. “Dean, dimmi!”

Io ho finito, lascio mamma a casa e vengo. Questa sera siamo a cena da loro, va bene?”

Perfetto!” Aveva riattaccato e aveva dato a Red delle fettine di bacon che aveva trovato nel frigo. Lo aveva osservato mangiare e poi, lo aveva preso in braccio e si era morso il labbro addolcito quando il micetto si addormentò tra le sue braccia.

Dean ne sarebbe stato sicuramente contento, a chi non piacevano i gatti?

E con questa convinzione, quando Dean era arrivato, si era alzato con un enorme sorriso sulle labbra dopo aver nascosto Red dietro la schiena, sperando non miagolasse. Voleva che fosse una sorpresa!

Quindi Dean era rientrato a casa tranquillamente, aveva salutato Cas con un innocente bacio ed era andato in cucina per prendere una birra. Gli andava. Ma prima che potesse stappare la bottiglia, un pizzicore fastidioso al naso lo aveva fatto starnutire più e più volte. Per questo motivo infatti aveva iniziato a grattarsi gli occhi e aveva continuò a starnutire, andando in salone dove trovò Cas con le mani dietro la schiena e un sorriso emozionato sulle labbra.

Che strano..” Starnutì ancora. “E' come se stessi avendo un attacco allergico e mi succede solo quando..” E prima che potesse terminare la frase, un miagolio era giunto alle sue orecchie. Aveva sgranato gli occhi e aveva sbottato. “Gatto! C'è un gatto! Dove cavolo è? Cas dobbiamo trovarlo e cacciarlo, io sono allergico!”

A quella frase Castiel aveva già sgranato gli occhi e negando con il capo si era portato Red al petto. Aveva capito di aver fatto un casino ma voleva provare a convincere Dean. “Lui è Red..”

Dean lo aveva indicato con un'espressione allucinata facendo per urlare per farlo scappare, ma si era bloccato quando realizzò che Castiel aveva appena chiamato quel gattino per nome. “Come si chiama quel coso?”

Non è un coso.” Aveva borbottato. “Lui è Red. L'ho trovato in un cassonetto mentre tornavo da lavoro e l'ho portato qui. Dean, era così piccolo e indifeso, non potevo lasciarlo!”

Un cassonetto? Cas, sarà pieno di zecche!”

No! Gli ho fatto un bagno e l'ho pure pettinato, quindi..” E così aveva solo peggiorato le cose.

UN BAGNO? Un bagno nel mio bagno dove io faccio il bagno?!” Aveva decisamente iniziato a delirare. “Io sono allergico, non possiamo tenerlo!”

E così avevano discusso per venti minuti buoni per far restare Red con loro, ma alla fine Dean aveva vinto grazie a un compromesso: Red sarebbe rimasto a casa di Mary e John. E ciò fu una fortuna, perché se i due non avessero accettato, Cas avrebbe dovuto lasciare il gattino chissà dove e non gli andava.

“Un bagno nel mio bagno dove io faccio il bagno è la frase più bella che io abbia mai sentito, penso che me la tatuerò in fronte!” Sam non riusciva a smettere di ridere.

“Se vuoi te lo tatuo io a cinghiate, imbecille.” Sbuffò Dean, dandogli un pugno sul braccio per scherzare.

“Red, graffialo!” Sam indicò il gatto e poi il fratello, ridendo di più quando anche Castiel si unì a lui.

Dean alzò gli occhi al cielo e poi guardò di sottecchi Castiel che prese a coccolare il gatto. E non poté fare a meno di sorridere perché, da quando quel ragazzo era entrato nella sua vita, tutto era più bello e anche gli episodi quotidiani, con lui diventavano speciali. Dean non aveva mai amato la monotonia ma la calma di quel periodo era decisamente piacevole. Inoltre non aveva più capito cosa fossero, dalla notte in cui si erano baciati. Ma sapeva bene che Cas provava qualcosa per lui e viceversa, quindi stavano praticamente insieme anche se non lo avevano detto esplicitamente.

 

“Oh andiamo, seriamente? Io non ho intenzione di lavorare in queste condizioni!” Dean andò da Castiel e si mise le mani sui fianchi, mostrandogli la nuova uniforme del bar. Questa consisteva in un paio di pantaloni blu, con tanto di gilet dello stesso colore e una camicetta bianca sotto. Il tutto accompagnato da un paio di mocassini neri, lucidissimi. Dovevano fare i baristi o i camerieri di un fottuto ristorante? “Io mi sento piuttosto ridicolo.”

Castiel lo guardò e si mise a ridere, stringendosi nelle spalle. “Vi manca giusto un papillon.”

La risposta di Dean fu fare il medio all'amico..o ragazzo?, che mise su un'espressione offesa per finta.

“E io che stavo per dirti che sei bellissimo.”

Dean sbatté le palpebre preso alla sprovvista e poi si avvicinò a lui, sorridendo soddisfatto. “Lo pensi davvero?” Gli mise le mani sui fianchi e strofinò le labbra alla sua guancia.

“No.” Castiel fuggì dalla presa di Dean che tentò di acchiapparlo e gli fece una pernacchia, mettendosi a ridere di gusto appena lo vide sbuffare e negare con il capo. “Ormai non parlo più.”

Il biondo si mise a riflettere pure troppo sull'ultima frase e si poggiò al muro con la schiena, rivolgendo uno sguardo serio a Castiel che, accorgendosi del suo cambiamento, inclinò il capo confuso. Da quando Cas aveva parlato, la sera di Natale, aveva evitato l'argomento perché non voleva essere troppo invadente ma adesso erano già passate due settimane, quindi poteva anche tentare.

“Cas, posso farti una domanda?”

L'altro annuì, ancora confuso.

“Perché hai smesso di parlare?”

Castiel lo guardò come se avesse un idiota davanti e aprì le braccia di lato, sbottando. “Secondo te?” Si innervosiva sempre quando Dean prendeva l'argomento “Michael e il suo passato”. Prima non gli avrebbe dato fastidio, ma adesso che aveva preso la sua vita in mano ed era felice, non vedeva perché sia lui che Dean dovessero sprecare fiato per lui. E poi quella domanda era così stupida! Non era chiaro il perché? “Beh forse perché mi ha traumatizzato?” Disse sarcastico.

Dean sospirò vedendolo così nervoso e si avvicinò a lui, mettendo le mani avanti ed essendo consapevole che quel che stava per dire avrebbe peggiorato solo la situazione. Ma lui voleva sapere, voleva capire per essergli ancora più vicino. “Io non penso che sia per questo. E' una scusa.”

Castiel strinse i pugni e negò con il capo, distogliendo lo sguardo da colui che in quel momento avrebbe davvero voluto non avere di fronte. “Una scusa? Ho sentito bene?”

“Sì.” Affermò sicuro Dean, nonostante vedesse le spalle dell'amico tremare a causa del nervosismo. “Non metto in dubbio che tu fossi traumatizzato ma sono sicuro c'è dell'altro.”

“Adesso sei anche uno psicologo?”

“Cas, per favore..sto solo cercando di capire.”

“Ma non è necessario che tu lo faccia, okay?!” Sbottò improvvisamente il moro, alzando la voce. “Perché ci tieni tanto a saperlo? Non puoi semplicemente accontentarti del fatto che io sia felice, eh? Non voglio più parlare di Michael o di ciò che ho passato, è morto e quel Castiel è morto con lui. Io sono una persona nuova.”

Dean sospirò e, se avesse visto la scena da spettatore, sarebbe rimasto stupito da ciò che l'amico diceva. Era davvero cresciuto da quando lo aveva conosciuto, era più consapevole di come si sentisse o di cosa provasse. Purtroppo per lui non era uno spettatore. “Voglio solo saperlo, per cercare di capire. So che non è fondamentale che io lo sappia, ma-”

“Ma cosa? Hai paura che io smetta di parlare di punto in bianco?” Castiel sembrava non voler smettere di urlargli contro.

“Beh sì!” Dean si spazientì e alzò la voce di conseguenza. “Perché ho imparato a conoscerti e so che sei molto labile e alle volte ho davvero paura che un giorno possa svegliarmi e trovarti in una pozza di sangue come è successo già una volta, se ricordi! Posso anche sbagliare a pensarlo ma sono giustificato!”

Castiel non poteva credere alle sue orecchie. Si fidava così poco di lui? “Allora è tutta questa la fiducia che hai in me? Credi che io sia ancora così debole nonostante i miei passi avanti?”

“Non era questo che volevo dire.”

“E allora cosa volevi dire? Dimmelo!”

Fantastico, adesso era lui sotto analisi. Perché non stava mai zitto?

“Senti, lascia perdere Castiel.” Mise una mano e la mosse in aria, facendogli capire che la conversazione finiva lì e fece per salire in camera sua, ma la mano di Castiel glielo impedì appena lo tenne per il gilet.

“Fai sempre così. Fai tante domande ma appena tutto si ritorce contro te, ti tiri indietro. Sei un codardo, ecco cosa sei.”

E quella frase fu troppo per lui, perché se l'era già sentita dire da Luke una volta, proprio quando aveva deciso di lasciarlo andare perché non riusciva più a stargli dietro. E non voleva che andasse così, non voleva che Castiel fosse come lui. Eppure..

“Tu sei un codardo! Ti ho fatto una domanda e tu cosa fai?! Rigiri la frittata in modo che l'attenzione si sposti su di me!” Urlò il biondo, scacciando la mano di Castiel quando si girò di scatto verso lui, allontanandosi altrimenti non sarebbe riuscito a trattenersi dal dargli un pugno in pieno viso. Quando gli ritornava in mente ciò che era successo con Luke, la consapevolezza di aver perso, lo faceva imbestialire.

“Vuoi sapere perché ho smesso? Vuoi davvero saperlo?” Castiel urlò e gli andò di fronte, spingendolo con tutta la forza che aveva in corpo. Gli stava scoppiando la testa, non era così che quella giornata sarebbe dovuta andare. “Perché lui si è preso tutto! Si è preso la mia felicità, la mia vita, la mia innocenza, la mia verginità, gli anni più belli della mia vita, il mio corpo e li ha usati a suo piacimento! Li ha usati per calpestarli ogni volta che ne aveva voglia, perché tanto non era importante dato che riguardava me! E io non volevo che lui prendesse anche la mia voce Dean, io non lo volevo!” Urlò a pieni polmoni e fissò gli occhi dell'altro, sentendo i suoi inumidirsi subito dopo e sussurrò. “Non lo volevo..”

Dean lo guardò sconvolto e si sentì immediatamente uno schifo, non voleva farlo stare così. Castiel era qualcosa di prezioso per lui e, come tutte le cose belle che gli accadevano, lui le distruggeva. Castiel si stava rompendo proprio davanti i suoi occhi, per la seconda volta, ma a causa sua e non di qualcun altro. Lui voleva essere colui che lo avrebbe salvato, non colui che gli avrebbe dato il colpo di grazia. “Io non-”

“Io voglio solo essere normale Dean, non chiedo molto. Non voglio essere il ragazzo distrutto, voglio essere un ragazzo come tutti gli altri. Voglio che la gente mi guardi e pensi di me che sono una persona qualunque, e non qualcuno da compatire. Lo sono stato per troppo tempo e non voglio esserlo ancora. Ecco perché ho ripreso a parlare, perché quel Castiel voglio che cessi di esistere. Quando tu mi guardi, io voglio essere normale.” Cas asciugò una lacrima che gli graffiò il viso e guardò Dean. “Quando io guardo te, voglio vedere tranquillità e non paura di dire qualcosa di sbagliato. Smetti di parlare di Michael, non voglio nemmeno che quel nome esca dalla tua bocca. Hai fatto tanto per farmi chiudere questo capitolo, allora perché non lo fai anche tu?”

Castiel aveva ragione da vendere e Dean lo sapeva, ecco perché in quel momento si sentì la persona più cattiva al mondo. Gli aveva promesso di aiutarlo, di salvarlo; ma continuando a chiedergli del proprio passato, non faceva altro che mettergli i bastoni tra le ruote, accorciando ogni piccolo passo avanti che l'altro faceva.

“Comunque, sono quasi le due e oggi ho il turno pomeridiano, quindi vado a prepararmi.” Castiel salì al piano di sopra e non gli importò di aver appena fatto una scenata patetica, non gli importava di niente in quel momento se non di uscire da quella casa e staccare la spina per un paio di ore. A lavoro aveva molto da fare, si sarebbe sicuramente distratto con un batter di ciglia. Entrò in camera e si cambiò, mettendo i pantaloni neri, i mocassini dello stesso colore e il gilet azzurro del supermercato, con la targhetta con il proprio nome sopra. Si guardò allo specchio e respirò profondamente, portandosi una mano al cuore che batteva ancora troppo veloce.

Dean invece si era disteso sul divano e aveva chiuso gli occhi stanco, come se avesse appena corso una maratona. Mise le mani sui capelli e chiuse gli occhi, lasciando andare un verso di frustrazione che non riuscì a trattenere appena ripensò alle parole di Castiel. “Idiota, coglione, testa di cazzo.” Si disse, dando un calcio al bracciolo del divano.

“Io me ne vado.” Castiel non lo guardò nemmeno e uscì dalla porta d'ingresso, sbattendosela alle spalle.

Che giornata.

 

Dean rimase nella stessa posizione per il resto del pomeriggio, si era addormentato per il mal di testa. Fu lo squillo di un cellulare che lo fece svegliare e lo infastidì. Lo prese e sbuffò, alzando gli occhi al cielo perché Castiel non si era ancora abituato ad averne uno per sé e spesso e volentieri lo dimenticava a casa. La curiosità era troppa, quindi Dean sbloccò l'oggetto e aggrottò le sopracciglia appena vide che il numero era sconosciuto. Lo aprì e ciò che lesse lo fece scattare in piedi come una molla.

Cucù.” Ma non fu il testo del messaggio a sconvolgerlo, bensì la firma.

Michael.

Quel dannatissimo messaggio era firmato Michael. Quindi era vivo? E come diavolo faceva ad avere il numero di Castiel? Sapeva dove si trovava e quindi Cas era in pericolo? Tante domande si accavallarono nella mente di Dean che senza pensarci due volte prese la giacca e si chiuse la porta alle spalle, dopo aver preso le chiavi dell'impala. Salì sull'auto e mise in moto, correndo poi più veloce che poté e infischiandosene dei vari insulti che ricevette dalla gente per via della sua guida spericolata. Aveva altro a cui pensare.

“Oh andiamo, muoviti fottuto idiota!” Urlò e batté il pugno sul clacson tre volte, incitando quello di fronte a lui a scollare gli occhi dal cellulare per guidare decentemente. Appena questi si fece da parte, Dean sfrecciò lungo la strada e piantò il piede sul freno non appena fu davanti il supermercato e scese dall'auto di fretta, sapendo benissimo dove avrebbe potuto essere Cas e non andava bene, perché il retro del supermercato era spesso isolato ed era lì che lo avrebbe trovato.

Castiel aveva appena finito di lavorare, era andato tutto bene e si era anche calmato. Non era nemmeno più tanto arrabbiato con Dean per quel che era successo, anzi aveva ragionato ed era giunto alla conclusione che forse aveva esagerato a reagire in quel modo. Aveva preso le sue cose ed era uscito dalla porta del personale sul retro, per poi paralizzarsi quando davanti a sé scorse Michael. Fu come sentirsi cadere tutto il mondo addosso, perché non era possibile che quello davanti a sé fosse davvero colui che credeva morto. Non era possibile che davanti a lui ci fosse davvero colui che lo aveva distrutto. Aveva appena ripreso in mano la sua vita, perché proprio adesso? Perché era tornato? Era stato peggio di ricevere uno schiaffo in pieno viso, si rifiutava di crederci.

“Cosa è quella faccia? Non mi vedi da tanto e questa è l'accoglienza che merito? Nemmeno un sorriso...mi deludi.” Michael sorrise soddisfatto. Era soddisfatto della paura di Castiel, i suoi occhi ne erano iniettati. Mentre lui era sicuro di sé, come lo era sempre stato. Castiel non aveva mai avuto chance contro di lui. Gli aveva fatto credere di essersene liberato ma si sbagliava di grosso. Era appena tornato e si sarebbe divertito con il suo giocattolino, ma quella volta lo avrebbe finito.

“Non sei felice di vedermi, mh?” Si avvicinò a lui e si mise a ridere di gusto quando vide Castiel indietreggiare di tre passi, vedendolo respirare velocemente. Era in preda al panico. Oh, quanto gli era mancato vederlo così. “Dovresti vederti Castiel, sei terrorizzato. E questo mi fa piacere, tanto piacere. Sai, quando mi hanno detto che avevi trovato lavoro non ci potevo credere! Credevo che senza di me fossi una nullità, dato come sei. E invece cosa scopro? Che lavori qui!” Aprì le braccia di lato e sorrise ancora, un sorriso che non coinvolgeva gli occhi. “Ti ho tenuto d'occhio per tutto questo tempo. Non sei mai stato da solo, non ti ho mai lasciato. Non sono stato io in prima persona ad osservarti ma me lo hanno riferito. E così ti ho scoperto e adesso ho deciso di venire qui. Ti aspetto da questa mattina, lo sai? E adesso eccoci, insieme. Io sono sempre forte e tu debole, come i vecchi tempi.” Lo prese in giro.

Castiel sentì le lacrime inumidirgli subito le guance e trattenne il respiro, sentendosi sempre più sconfitto. Non poteva essere davvero lì. Lui era morto, doveva star sognando per forza. Era solo un brutto incubo, voleva svegliarsi. Ma allora perché era tutto così reale?

“Castiel!”

Una voce fin troppo familiare arrivò alle orecchie di Castiel e avrebbe davvero voluto sprofondare. Dean non doveva trovarsi lì, Michael non doveva capire che lui lo conosceva, altrimenti gli avrebbe fatto del male e non voleva. Non voleva che Dean ci andasse di mezzo.

“E tu chi sei?”

“Io sono un amico di Castiel e ti consiglio di stargli lontano, altrimenti-”

“Oh!” Michael sgranò gli occhi e sorrise a Castiel. “Ti sei fatto anche degli amici eh?”

Il moro sentì la terra mancargli sotto i piedi per l'ennesima volta. Doveva fare qualcosa, altrimenti Michael avrebbe fatto del male a Dean e lui non voleva che ciò accadesse. Dean non avrebbe nemmeno dovuto essere lì. Perché tutto gli andava contro? Cosa avrebbe potuto fare adesso? Guardò Dean negli occhi e gli rivolse uno sguardo affranto e colpevole al tempo stesso, non appena fece un passo verso Michael per attirare la sua attenzione.

L'uomo si avvicinò a Castiel di conseguenza e lo prese per il polso, ignorando Dean che stava urlando ma che non osava avvicinarsi. “Lo conosci, sì o no?”

Quell'uomo era uno psicopatico, se si fosse avvicinato troppo avrebbe fatto del male sia a lui che a Castiel e non voleva peggiorare la situazione. Ma non poteva lasciare che lo portasse via.

Castiel trattenne il respiro e guardò la mano di Michael. Gli stava facendo male, data la presa ferrea sul proprio polso. Ma la domanda che questi gli rivolse fu un piccolo spiraglio di luce in mezzo al buio per poter proteggere Dean. Quindi negò energicamente con il capo in risposta e non degnò più Dean di uno sguardo.

“Ma sa il tuo nome.”

Allora Cas si indicò la targhetta sul gilet con il suo nome e si morse il labbro per non scoppiare in singhiozzi. Dio, aveva fatto talmente tanti progressi in quei mesi e adesso che lo aveva davanti non riusciva nemmeno a reagire? Era anche più forte, avrebbe potuto stordirlo con un solo pugno se solo avesse potuto. Eppure era paralizzato, era solo in balia della presenza di Michael e della sua determinazione nel negare di conoscere Dean.

“Non prendermi in giro Castiel, era troppo lontano per leggere il tuo nome. Mi stai dicendo delle bugie, non è vero? Sai che pagherai per questo.”

Il ragazzo negò ancora con il capo e chiuse gli occhi, non riuscendo più a trattenersi e piangendo senza ritegno. Si stava umiliando come non succedeva da tempo. Davanti a Michael cercava sempre di non crollare in un pianto ma ritrovarselo lì, minaccioso come sempre e pieno di voglia di distruggerlo fu come esser colpito come mai niente prima d'ora. Era felice, aveva preso in mano la sua vita, stava costruendo qualcosa di bello e invece era stata tutta un'illusione perché il suo più grande incubo era davanti a lui e lo stava portando di nuovo in quell'inferno.

“Allora, visto che continui a mentire, farò molto male sia a te che a lui.”

“No..” Castiel sussurrò e alzò lo sguardo su Michael che adesso era abbastanza sorpreso. “No.” Disse, con tono più deciso nonostante la voce fosse ancora scossa dai singhiozzi. “Lui è solo un cliente, mi conosce di vista. Non ho niente a che fare con lui, è un ficcanaso che si è fissato con me e lo trovo sempre qui.”

Non gli importava se Michael avesse preso anche la sua voce adesso, doveva far sì che Dean fosse al sicuro. Era lo cosa più bella che gli fosse capitata e non voleva metterlo in pericolo.

“Cas..” Dean lo guardò senza fiato.

“Devo dire che hai una bella voce, chissà quanto sarà bello sentirla mentre ti farò tutto quello che voglio. Non hai più quella vocina fastidiosa che avevi da bambino.”

E Dean capì che in quel momento non c'era niente che potesse fare, perché qualsiasi azione sarebbe stata troppo avventata ed inutile, avrebbe solo peggiorato la situazione. Non gli restava altro che rimandare. Adesso sarebbe andato via, ma di certo non avrebbe lasciato Castiel a quel figlio di puttana. Oh no. Quindi decise di continuare quella messinscena e si avvicinò al suo amico, sospirando affranto appena gli fu di fronte. “Io volevo solo uscire con te e tu non hai mai voluto.” Si avvicinò a lui e lo abbracciò forte, sussurrandogli all'orecchio. “Ti vengo a prendere, non ti preoccupare.”

Castiel rimase immobile per tutto il tempo ad gli occhi sgranati e con le guance rigate di lacrime lasciò che Dean gli mettesse qualcosa nella tasca dei pantaloni senza che Michael se ne accorgesse, dato che il proprio corpo copriva la visuale. Guardò Dean che se ne andò senza voltarsi e si sentì meglio, per quanto fosse possibile. Adesso che lui non era lì, era fuori pericolo.

Solo per il momento.

Perché anche se Michael lo stava lasciando andare, aveva comunque sentito fin troppo e lo sapeva. E non era uno stupido, era certo che Michael non credesse a ciò che aveva visto al cento per cento.

“Abbiamo perso già abbastanza tempo, andiamo. Abbiamo tante cose da fare..” Michael si avvicinò e prese Castiel per il braccio, tirandolo con violenza verso sé e dandogli una testata che lo fece cadere per terra, senza sensi.

L'uomo se lo caricò in spalla e sorrise soddisfatto. “Oh Cas Cas, non saresti dovuto uscire da qui. I posti isolati non sono sicuri la sera, possibile che io non ti abbia davvero insegnato niente?”




NOTE: *si prepara per scappare* Lo so, lo so. Sono una stronza che non dà mai una gioia ma ormai dovreste saperlo, odiatemi pure, so cosa provate in questo momento. Al prossimo capitolo. *scappa via*

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Capitolo 8
*** Pain. ***


Titolo: The darker it gets and the more you save me
Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean Winchester/Castiel, Mary Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Rating: Arancione
Charapter: 8/10
Words: 4038
Genere: Angst, drammatico, sentimentale
Warning: Slash, tematica delicata
Summary: Castiel ha sempre vissuto nel suo piccolo mondo, senza sapere molto di quello esterno. Quando un giorno avrà la possibilità di fuggire da lì, la coglierà e un incontro inaspettato cambierà totalmente la sua vita.


Pain

When the lights go out and we open our eyes,
out there in the silence I'll be gone,
I'll be gone.
Let the sun fade out and another one rise,
climbing through tomorrow I'll be gone,
I'll be gone.

I'll be gone – Linkin Park


Quando Castiel aprì gli occhi avvertì un dolore lancinante alla testa. Fece mente locale e la prima cosa che gli venne in mente, fu ciò che era successo al supermercato. Si alzò di scatto e la sua visuale fu inghiottita dal buio di quella cantina, da cui era stato molto lontano.

“No..” Sussurrò e si guardò attorno in preda al panico, tentando subito di aprire la porta per riuscire a scappare, ma ovviamente era chiusa a chiave. Non aveva intenzione di restare lì. Non poteva rischiare di finire di nuovo tra le grinfie di Michael..anche se ci era già molto vicino. Anzi, lo era già. Respirò profondamente e mise le mani sui fianchi, sentendo il cuore galoppare per l'ansia. Cosa poteva fare per salvarsi? Ma soprattutto, cosa poteva fare da solo? E la risposta era ovvia: niente..ma si rifiutava di considerarla definitiva.

“Oh, ti sei ripreso finalmente.“ Michael aprì la porta e fece capolino, con un sorriso soddisfatto sulle labbra. “Cosa è quella faccia?” Si avvicinò e gli prese il viso, stringendogli le guance solo per il gusto di fargli male. “Non sei felice di vedermi?”

Castiel deglutì e solo guardarlo negli occhi gli fece un effetto diverso delle altre volte, adesso che erano di nuovo lì dentro ed erano soli, sentiva il vecchio se stesso venire a galla. E ripensando ai progressi fatti, provò soltanto rabbia. Una rabbia sfogò con le parole. “Preferirei morire piuttosto che trovarmi qui con te.”

Il primo pugno arrivò in pieno viso, facendogli sanguinare il labbro inferiore. Ecco che iniziavano i giochi. “Ti preferivo quando non parlavi, lo sai?” L'uomo si fece avanti e appena fece per avvicinarsi ulteriormente, Castiel gli sfuggì e la cosa lo fece ridere di gusto. “Mi stupisci. Prima non avresti nemmeno provato a scappare, tanto sapevi di non avere scampo. E adesso credi che le cose siano cambiate?” Unì le mani e le portò alla bocca, facendo un finto verso addolcito. “Che creaturina adorabile sei.”

Castiel indietreggiò ancora e appena incontrò il muro si schiacciò contro questo, preparandosi a incassare il colpo successivo che arrivò più doloroso di prima allo stomaco.

Perché non riusciva a trasformare quella rabbia in forza per affrontarlo?

A causa del colpo allo stomaco Castiel cadde per terra e nonostante ciò sentì qualcosa scivolare via dalla propria tasca. Tenne gli occhi chiusi e pensò che Dean aveva fatto cadere qualcosa mentre lo abbracciava. Quindi la cercò con lo sguardo e, appena la vide, fu come vedere una luce: era il suo cellulare. Cas lo scacciò via con una gamba appena Michael tornò da lui e lo guardò con divertimento.

“Ma guardati, il tuo sguardo da cane bastonato che fine ha fatto? Eppure, quando mi hai rivisto, non sembravi così ribelle.” L'uomo si inginocchiò davanti a lui e gli prese il viso, guardandolo dritto negli occhi nonostante Cas cercasse di sfuggire al suo sguardo. “Quando sei andato via, Castiel, avresti dovuto portare con te il tuo diario. Non sapevo ne avessi uno, sai? Mi sono divertito un mondo leggendolo.”

Castiel strabuzzò gli occhi e per l'ennesima volta, si sentì sconfitto. Era inutile provare a scappare e farsi valere, Michael avrebbe sempre avuto la meglio su di lui. Era il suo destino. E adesso sapeva tutto quel che aveva tentato di nascondergli: sapeva delle lacrime versate ogni giorno quando lo lasciava solo; sapeva di quanto si sentisse umiliato; sapeva quanto lui sperasse di avere la forza per andare via; sapeva quanto lo temeva.

L'uomo si alzò e uscì dalla tasca dei jeans il suo diario e, appena Cas lo riconobbe, strinse gli occhi che iniziarono a pungere. Non sapeva se poteva sopportare ciò.

Caro diario, lui è appena andato via. Oggi mi ha fatto più male del solito, lo odio.” Michael smise di leggere, solo per mandargli un bacio e poi riprendere. “Non ho pianto nemmeno oggi, non di fronte a lui..non deve vedermi così. Di recente ho letto un libro che dice che prima o poi, il sole arriva per tutti e io sto aspettando il mio di sole. E' impossibile che io sia così solo, deve esserci qualcuno che mi salverà prima o poi. Perché non posso restare per sempre così. Perché ha preso tutto quello che ho.” Michael rise di gusto. “Oh cavolo, questa è la mia parte preferita!”

Castiel invece rimase immobile con lo sguardo rivolto al pavimento, mentre tremava forte, non sapendo se per rabbia o per paura, tanto era instabile. Sapeva solo di voler che Michael smettesse di leggere. Stava riportando a galla quel Castiel che odiava; quel Castiel debole e sfortunato che si era lasciato alle spalle. E non voleva sentirlo, non più. Voleva metterlo a tacere. Si vergognava di ciò che era prima: era un oggetto utilizzato a piacimento di un mostro che si divertiva a farlo soffrire. E lui non era più così, non voleva essere ancora così.

“Basta..” Sussurrò appena.

Michael lo ignorò bellamente e continuò comunque a leggere. “Ha preso ogni cosa e l'ha usata. Ma non avrà mai la mia voce, quella mi appartiene..e io non lascerò mai che lui la prenda.” A quel punto l'uomo rise di lui e si inginocchiò davanti al ragazzo, accarezzandogli i capelli per poi afferrare quelli alla base. “Ho una novità per te.” Lo strattonò malamente e gli fece inclinare il viso con un gemito, sussurrandogli all'orecchio. “Adesso ho preso anche quella.”

“No..” Il moro tremò più forte e sentì un'improvvisa forza galoppargli in corpo.

“Oh sì. Più parli e più me la prendo, è qui dentro.” Si indicò la fronte e ci batté l'indice. “L'ho presa, è mia. Come tutto il resto.”

E quello fu troppo anche per quel Castiel del passato e quello del presente. Non seppe nemmeno dove prese la forza, ma si alzò e come un uragano si scatenò contro Michael, iniziando a prenderlo a pugni sul viso con tutta la forza che aveva in corpo. Ma se sperava di vincere facilmente, si sbagliava di grosso e lo capì nel momento in cui l'uomo lo spinse con altrettanta forza, sbattendolo contro il muro e colpendolo sullo stomaco, per la seconda volta.

“Adesso ti do una bella lezione.”

 

Dean bussò alla porta dei suoi con foga, rischiando di bucare la porta.

“Tesoro! Che bello vedert-” Mary si bloccò con le braccia a mezz'aria quando il figlio entrò a casa senza degnarla di uno sguardo. Era evidente che qualcosa non andava, perché Dean stava camminando avanti e indietro per il salotto, farfugliando parole sconnesse. E lo aveva visto così solo una volta e non voleva dire niente di buono. “Dean?” La donna gli si avvicinò e gli poggiò una mano sulla spalla, facendolo sussultare. “Tesoro..è tutto okay?”

“Lo ha preso..” Farfugliò il ragazzo. “Lo ha preso mamma.”

“Cosa?”

“Castiel..” La guardò negli occhi, allucinato.

E per Mary bastò quel nome per farle capire, più o meno, cosa poteva esser successo. E la sua reazione immediata fu chiamare John e Sam, ordinandogli di correre a casa, ignorando le proteste di Dean. E in venti minuti entrambi furono lì, chiedendo delle spiegazioni.

“Michael è tornato e ha preso Castiel. E io me lo sono fatto scappare, come un idiota!” Ringhiò a bassa voce Dean stringendo i pugni, continuando a camminare sempre più veloce. Era l'unico modo per sfogare il nervosismo e la paura che qualcosa di irrisolvibile potesse accadere.

Sam non poté credere alle sue orecchie e si parò davanti il fratello, prendendolo dalle spalle per cercare di calmarlo. La situazione era tragica, se lui faceva così era peggio. “Okay, calma adesso. Dove pensi possa averlo portato?”

“A casa credo. Ed è un bel problema.” Dean continuò a guardare davanti a sé, immaginando cosa ciò avrebbe significato per Cas. Era stato lui a vedere in che stato si era ridotto, una volta tornato lì dentro. “Michael sa che io so, perché lo ha capito quando mi ha visto lì. Non sono riuscito a trattenermi, ha visto che lo conosco. Potrebbe averlo tenuto d'occhio da tempo. Potrebbe averlo portato a casa, così da venire a cercare me. Sa che Cas non troverebbe il coraggio di scappare, ma spero non sia così. Come faccio? Io-”

“Dean, stai correndo troppo.” John gli diede una pacca sulla spalla, nonostante le paure di suo figlio fossero presenti anche in lui, dato ciò che aveva raccontato. “Adesso noi pensiamo solo a tirarlo fuori da lì.”

“Noi?” Sbottò il ragazzo e negò con il capo energicamente. “Voi non andrete da nessuna parte! Non voglio che vi accada nulla di male.”

“E noi non vogliamo che accada nulla a te.” Intervenne Sam, facendo un passo avanti.

“No Sam, non se ne parla. Ci andrò io e poi-”

“Tu non vai da nessuna parte da solo, chiaro?!” Mary alzò la voce, lasciando i suoi familiari basiti. Era raro che perdesse la pazienza. “Potrebbe essere pericoloso e poi tengo a Cassie come un membro della famiglia, quindi non puoi chiedermi di farmi da parte.”

Dean rivolse a sua madre uno sguardo rassegnato e negò con il capo, sapeva che quando Mary si metteva in testa una cosa, era la fine. “Anche se fosse cosa facciamo? Quello è un pazzo e potrebbe succedere la qualunque. E sarà solo colpa mia. Se solo non lo avessi forzato a prendere in mano la situazione, adesso sarebbe-”

“Morto.” Sbottò Mary. “Smetti di dire stupidaggini e cerchiamo di capire cosa fare.”

John guardò sua moglie con ammirazione e le prese la mano, baciandogliela appena. La sua determinazione lo aveva fatto innamorare di lei. Ed era bello vedere che niente era cambiato. Era bello vedere che nonostante le difficoltà della vita, sua moglie fosse sempre pronta a dare aiuto, senza mai chiederne in cambio.

Dean annuì appena e si poggiò al muro di spalle. “Ha il cellulare con sé..” Disse distrattamente.

E non appena finì di dirlo, non si accorse dello sguardo allucinato che Sam gli rivolse. Era possibile che Dean fosse così scemo?

“Ma questo non è rilevante. Gliel'ho dato senza pensare e adesso mi rendo conto di non aver fatto nulla di scaltro. Anzi, ho fatto peggio. Se quel bastardo dovesse accorgersene..”

Okay, era davvero scemo. “E' ottimo che lui abbia il cellulare Dean.” Intervenne finalmente Sam.

“Perché dovrebbe essere ottimo? Hai idea di cosa potrebbe accadere se Michael se ne accorgesse? Se la prenderebbe con Castiel e non voglio pensarci. Ho già visto Cas tentare il suicidio una volta e adesso non lascerò che lui muoia a causa di quel figlio di puttana. Se qualcuno qui deve morire, quello è Michael. E dovrà soffrire. Oh, se dovrà soffrire!”

“Alla vendetta ci pensiamo dopo. Adesso abbiamo bisogno di un piano.”

E così trascorse mezz'ora, la mezz'ora più lunga della vita di Dean che moriva sempre di più ansia. Sapeva benissimo che ogni minuto era prezioso e, con Castiel da solo con Michael, non riuscì a tranquillizzarsi nemmeno con i calmanti che sua madre gli diede. Era impossibile stare calmi, era una situazione troppo delicata e semplicemente lui si sentiva così impotente da non riuscire a fare nulla se non darsi una colpa che in realtà non aveva.

E fu proprio quando stava per perdere le speranze e si era convinto ad andare anche da solo a tirarlo fuori, costasse quel che costasse, che Sam balzò in piedi e sorrise radioso. “Sam, sei un genio.”

“Ah e poi l'egocentrico sarei io?”

“Sta' zitto e ascolta, poi mi darai ragione. Ho un piano perfetto.”

E il resto della famiglia ascoltò con attenzione il “colpo di genio” che venne a Sam. Lo ascoltarono con sguardo attento e non fiatando, se non per chiarire alcune domande che erano sorte ai suoi ascoltatori e zittire gli insulti di Dean, che lo stava praticamente prendendo per pazzo perché sarebbe stato troppo pericoloso e stupido.

Il piano era semplice ma efficace se riusciva e soprattutto se Castiel collaborava, ammesso che potesse farlo. Ma tutti erano positivi (tutti tranne Dean) e partirono dal presupposto che fosse così. Dean avrebbe inviato un sms al cellulare di Cas, dicendogli di attivare il registratore vocale e che sarebbero andati a prenderlo prima possibile.

Inizialmente Dean fu confuso, perché cosa diavolo potevano risolvere con una registrazione? E Sam aveva spiegato che sarebbe stata una prova schiacciante della colpevolezza di Michael, perché sia lui che Dean sapevano bene che quel mostro inveiva su Castiel in tutti i modi. Così il maggiore si era convinto, per poi scoraggiarsi appena aveva pensato a una cosa molto importante: non era sicuro che Castiel fosse in cantina con Michael in quel momento e quindi tutto sarebbe stato inutile. Ma nella speranza che fossero insieme, John avrebbe bussato alla porta e con Sam avrebbero tenuto a bada Michael, mentre Dean avrebbe fatto scappare Castiel e Mary sarebbe rimasta fuori pronta per chiamare la polizia.

“Non funzionerà mai Sam, è un piano così idiota che mi sorprende che tu possa averlo anche pensato!”

“Beh almeno io ho cercato di trovare una soluzione, tu cosa hai fatto?”

“Sam.” Lo ammonì prontamente Mary e prese poi il maggiore per le spalle, scuotendolo appena. “Ascolta tesoro, è un piano davvero avventato ma che altra scelta abbiamo? Se agissimo senza provare a costruire una prova prima di tirarlo fuori, Michael avrebbe la meglio. Gli basterebbe andare a denunciarci, perché abbiamo violato la sua privacy fiondandoci a casa sua. Così invece, avremmo qualcosa da dimostrare.”

“Ma mamma è pericoloso. E se Cas non dovesse leggere il messaggio? Per quanto ne sappiamo quel figlio di puttana potrebbe aver scoperto che Cas sia in possesso di un cellulare e sai che casino? Mi odio così tanto!” Sbottò, prendendosi la testa tra le mani.

“Ma lo hai fatto e questo tuo errore, come lo consideri tu, lo useremo a nostro vantaggio. E se non dovesse rispondere faremo a modo tuo.” Disse Mary, per niente contenta. Ma era l'unico modo per convincerlo. Perché sapeva bene che il piano di Dean, in assenza di soluzioni, sarebbe stato correre lì da Castiel e fare ferro e fuoco pur di salvarlo. Da solo. E la cosa la spaventava, perché sapeva di cosa fosse capace suo figlio. Era sempre disposto a sacrificarsi per gli altri.

“Scrivi il messaggio e aspettiamo.”

Dean sospirò rassegnato e prese il cellulare, scrivendo poi “ACCENDI IL REGISTRATORE VOCALE. Stiamo venendo a prenderti. Ti tireremo fuori da lì, te lo giuro.”

 

Castiel aveva tossito debolmente appena Michael lo aveva lasciato finalmente in pace, dopo averlo conciato per le feste. Sentiva la testa nel pallone e appena aveva provato a sedersi, non ci era riuscito per via di una fitta lancinante al fianco. Aveva mugolato appena e messo una mano dove gli faceva male, non guardando l'uomo davanti a sé che teneva le braccia incrociate.

“Non riuscirai più a camminare entro questa sera, te lo assicuro. Continueremo dopo, sai cosa intendo.” Aveva riso di gusto. “Vado a fare una telefonata importante, ciao puttana.” E detto ciò era uscito dalla cantina, chiudendocelo a chiave.

E adesso non sapeva quanto tempo fosse passato, sapeva solo che sentiva le orecchie fischiare per quanto la testa gli facesse male. Sentiva ogni piccola parte del corpo dolergli, non aveva voglia e forza di andare davanti lo specchio rotto che aveva lì per vedere in che stato si trovasse. Ringraziò soltanto di esser diventato più forte da quando aveva incontrato Dean, perché se Michael lo avesse picchiato in quel modo mesi prima, gli avrebbe rotto più di un osso per quanto era debole. Certo, gli faceva male ma non come tempo prima. Quello era l'unico lato positivo che riusciva a trovare in quella situazione di merda.

Una vibrazione lo fece sussultare e si ricordò subito del suo cellulare. Lo prese e appena lesse il suo nome sul display, non pensò due volte a leggere il messaggio ricevuto. Non sapeva a cosa potesse servire accendere il registratore, ma se glielo aveva detto un motivo doveva pur sempre esserci. Adesso che però si trovava solo in quella cantina, senza nemmeno la voce di Michael, si rese conto di quanto si sentisse di nuovo oppresso. Non era più abituato a quel silenzio. Gli mancava la voce di Dean, la sua risata, il suo respiro..e adesso non sapeva se li avrebbe più sentiti. E quella consapevolezza lo fece crollare con un pianto liberatorio e agire irrazionalmente: cercò il suo numero e lo chiamò, fregandosene del fatto che Michael sarebbe potuto entrare da un momento all'altro. Prima che lo violasse di nuovo, voleva sentire un'ultima volta la voce di Dean. Perché sapeva che da quella volta in poi, non sarebbe stato più possibile.

“Castiel! Oh grazie a Dio..dove sei? Come stai?”

“Dean..” Castiel sussurrò appena e tirò su con il naso, trascinandosi sulle ginocchia per sedersi e senza trattenere un gemito di dolore.

“Ti ha fatto male..quel figlio di puttana. Lo ammazzo, giuro che lo faccio.” Sibilò il biondo.

“S-sto bene..” Tossì più forte e si rese conto quanto parlare gli facesse male.

Dean dall'altra parte, ignorò la palese bugia che l'altro gli disse e strinse il telefono nelle mani, mentre si recava in macchina insieme agli altri, intenzionato a portare Castiel fuori da lì. “Hai fatto ciò che ho detto?”
“No..”

“E muoviti dannazione! Cas, per favore fallo subito. Noi stiamo arrivando.” Il biondo si rese conto di esser stato troppo brusco e respirò profondamente, cercando di calmarsi. “Ti tireremo fuori da lì. Va bene?”

Il ragazzo annuì nonostante non potesse vederlo e sussurrò un “mi fido di te” prima di interrompere la conversazione e accendere il registratore vocale, nascondendo il cellulare sotto una coperta rimasta sul pavimento. Sentire la voce di Dean gli aveva fatto bene e male allo stesso tempo. Bene perché lo aveva tranquillizzato, ma male perché probabilmente non l'avrebbe mai più sentita. Non sapeva se gli sarebbe stato più possibile sentire la sua risata, i suoi sbuffi, i suoi lamenti mentre dormiva, il tono dolce che gli rivolgeva quando era tranquillo e il tono arrabbiato o infastidito quando faceva qualcosa che a lui non andava a genio.

Adesso però doveva solo aspettare, in silenzio e inerme. Aveva male dappertutto, non sarebbe riuscito più ad affrontare Michael.

La sua vita dipendeva da Dean, perché era consapevole che Michael non vedeva l'ora di sbarazzarsi di lui una volta per tutte. Lo aveva capito dal momento in cui aveva visto di nuovo il suo sguardo che qualcosa era cambiata. Non sapeva nemmeno perché si fosse assentato tutto quel tempo, per poi ritornare nella sua vita stravolgendola nuovamente. Ma adesso era anche peggio, perché di mezzo c'era Dean e di conseguenza il resto della sua famiglia. Per questo si stava pentendo amaramente di aver accettato l'invito di Mary a casa quel giorno e di aver acconsentito a stare da Dean. Era cresciuto in quei mesi, era cambiato moltissimo ma nonostante ciò, stare in quella stanza, stava facendo ritornare dei ricordi che ormai aveva cercato di insabbiare in tutti i modi. Forse il suo destino era quello.

“Castiel?” Michael rientrò in cantina e sorrise falso appena si rese conto di come avesse ridotto il ragazzo, sedendosi di fronte a lui. “Perché non ci facciamo una bella chiacchierata io e te? Adesso che parli sarà più semplice.”

Cas ignorò la frecciatina e non rispose, cercando di reggere il suo sguardo nonostante volesse solo chiudere gli occhi e farlo sparire.

“Dean Winchester.” Disse lui, annuendo a se stesso. “Te la sei scelta bene la guardia del corpo, eh?”

Il moro sentì il cuore balzargli fuori dal petto. Si sarebbe aspettato la qualunque ma non che tirasse in ballo Dean. Non così.

“Cosa vuoi da lui?” Sbottò, strizzando poi gli occhi per una fitta di dolore che lo trafisse.

Il sorriso di Michael si allargò ulteriormente e scompigliò i capelli a Castiel. “Allora avevo capito bene. Tra te e quel ragazzo c'è qualcosa..lo terrò a mente.” Poggiò le mani a terra e si sporse indietro, fischiettando un attimo.

'No ti prego, no..' Pensò il ragazzo, ma non disse nulla e continuò a fissare l'uomo davanti a sé allo stesso modo. Non riusciva a fare altro. Non doveva toccare Dean nemmeno con un dito.

“Devo dirti che mi hai preso alla sprovvista. Quanto ti ho abbandonato credevo che ti avrei ritrovato qui, sempre allo stesso posto, ma morto. E invece cosa scopro? Che lavori in un supermercato e che stai benissimo! Inizialmente mi sono sorpreso, poi però ho provato solo rabbia. E sai perché?” Abbassò il tono, portando una mano vicino la bocca. “Perché non voglio che tu sia felice, ma questo è il nostro piccolo segreto. E visto che la tua felicità e tranquillità sembrerebbe dipendere da questo Winchester, andrò a fare una visita anche a lui appena ti avrò tolto di mezzo.” Si strinse nelle spalle con fare teatrale. “Mi sono divertito molto in questi anni ma adesso sei troppo ribelle e non va bene. Non sei più in riga come prima e so che non ci ritornerai, non del tutto almeno. Sei stato un giocattolino perfetto, con cui avrei passato intere giornate. Ma adesso siamo arrivati alla fine e, come volevasi dimostrare, sono io il vincitore. Perché, come hai scritto nel tuo diario, mi sono preso tutto. Mi sono preso la tua verginità, la tua innocenza, la tua felicità e adesso finirò con prendermi ciò che racchiude il tutto: la tua vita.” Aprì le braccia di lato e sorrise contento, negando con il capo per enfatizzare. “Non è fantastico? Dovresti essere felice anche tu e dovresti ringraziarmi. Sto per porre fine a tutte le tue sofferenze, a questa vita inutile. Non sei felice?”

“E poi? Cosa farai a Dean?” Sussurrò Castiel.

“Devo ancora pensarci, ma non sarà piacevole. Te lo posso assicurare.”

“E se ti dicessi che resterò per sempre qui con te e che farò tutto ciò che mi chiederai?” La voce aveva iniziato a tremargli terribilmente. Provava sentimenti contrastanti che si riflettevano anche nel suo modo di agire.

Michael fu davvero sorpreso. “A quale scopo?”

“Lascia in pace Dean e io farò tutto ciò che vorrai, te lo giuro.”

“Tu me lo giuri?” Alzò un sopracciglio e incrociò le braccia. “E pensi che io ti creda?”
“Mettimi alla prova.” Alzò il tono di voce e una lacrima gli graffiò il viso. “Mettimi alla prova e vedrai. Sarò come mi hai sempre voluto, te lo giuro Michael.”

“Sei completamente innamorato di questo Winchester, eh? E credi che io possa ignorare qualcosa del genere?” L'uomo si prese il mento e passeggiò per la stanza, soppesando le sue parole. “Quindi farai tutto quel che ti dirò a patto che io lo lasci in pace?”

Castiel annuì energicamente mentre piangeva silenziosamente.

“E va bene, lo farò.” Sorrise. “Inizia a ubbidire allora.” Michael prese la pistola che teneva nascosta nei pantaloni e la gettò di fronte al ragazzo, facendogli un cenno con il mento. “Usala.”

Castiel sgranò gli occhi confuso e sorpreso al tempo stesso. “P-perché?”

“Hai giurato che avresti fatto qualsiasi cosa, o mi sbaglio? Prendila. Adesso.” E il Michael che Castiel aveva visto per anni, quello che riusciva a spogliarlo di tutte le sue forze ritornò più spietato di prima. Gli occhi ridotti a due fessure e il tono profondo, serio. “La vita di Dean Winchester dipende da te.”

Il ragazzo ubbidì e con le mani tremanti prese l'arma, guardandola con il terrore dipinto negli occhi. Dove voleva arrivare Michael? Sentiva che sarebbe potuto svenire da un momento all'altro.

“Puntatela alla tempia.” Scandì bene, fissando ancora la figura scossa di Castiel.

Castiel perse un battito. “No..” Non seppe nemmeno se riuscì davvero a sussurrarlo o se pensò di averlo fatto, perché non poteva essere vero.

“O tu o lui.” Sibilò Michael, facendo un passo verso Castiel. “Fallo.”

La vita di Dean era appesa ad un filo.


NOTE: Ehm........................................salve. Non mi linciate, ok? Sono reduce da dieci ora di fila per Mengoni e oggi ho dormito tutto il giorno per la stanchezza. So che mi merito solo insulti ma siate buoni. Sapete bene che io amo scrivere angst e quando ne ho l'occasione mi do alla pazza gioia. Questa è la seconda FF in cui c'è di mezzo una pistola, ops. La prossima volta userò un'altra arma. *tossisce* Ehm, sì? Okay, adesso smetto di farmi odiare. Giuro.
Comunque ho aggiornato oggi perché, visto che mercoledì vado via per la JIB e non avrò il pc, ho preferito farlo adesso per evitare dei ritardi imperdonabili. La prossima volta però aggiornerò di nuovo di martedì. 
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 9
*** The end or the beginning? ***


Titolo: The darker it gets and the more you save me
Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean Winchester/Castiel, Mary Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Rating: Arancione
Charapter: 9/10
Words: 4530
Genere: Angst, drammatico, sentimentale
Warning: Slash, tematica delicata
Summary: Castiel ha sempre vissuto nel suo piccolo mondo, senza sapere molto di quello esterno. Quando un giorno avrà la possibilità di fuggire da lì, la coglierà e un incontro inaspettato cambierà totalmente la sua vita.


The end or the beginning?

 A brave new world,
the war is won.
The war is won.

 This is war – 30 Seconds to Mars


Castiel era paralizzato, con quella pistola tra le mani. Era semplicemente sconvolto e, per fortuna o grazie al destino, prima che potesse fare qualcos'altro, bussarono alla porta di casa. Quel rumore lo prese così tanto alla sprovvista, che lasciò di scatto la pistola e la fece scivolare a qualche centimetro di distanza da sé, portando immediatamente lo sguardo alla porta della cantina con terrore. Sapeva bene chi era e, dallo sguardo soddisfatto di Michael, era ovvio che lo sapesse anche lui.

“Occasione sprecata, che peccato. Preparati a dire addio al tuo amore.” Michael riprese l'arma e la nascose nuovamente nei pantaloni, uscendo dalla cantina e chiudendovi dentro Castiel, ignorando le sue urla disperate.

E John e Sam, dall'altra parte, aspettavano con ansia che quel figlio di puttana aprisse la porta.

Infatti quando Michael aprì la porta, non si aspettò di vedere un ragazzo sulla ventina e un uomo insieme a lui. Non li aveva mai visti e si sarebbe aspettato di vedere Dean, non quei due. Nonostante ciò, sapeva bene che ruolo avevano nella vita di quel Winchester. Tenne ben nascosta la pistola in tasca e rivolse loro un enorme sorriso. “Posso aiutarvi in qualcosa?”

“Sì, la nostra auto ci ha lasciati a piedi.” John disse, indicando l'impala dietro sé, cercando di sembrare più naturale possibile. “Il nostro cellulare è praticamente morto e volevamo chiederle se potevamo usufruire del telefono per chiamare un meccanico se non le crea troppo disturbo.”

Michael li guardò diffidente e si poggiò alla porta malandata. “Entrambi i cellulari si sono spenti? Ma davvero?” Stava solo cercando di temporeggiare perché era stato talmente concentrato su Castiel, da essersi completamente dimenticato che i Winchester sarebbero potuti andare lì a cercarlo. Anche se doveva ammettere che stavano mettendo su una bella scenetta.

Sam ebbe una fitta allo stomaco quando si rese conto che l'uomo era già andato sulla difensiva, doveva inventarsi qualcosa e anche al più presto. Quindi fece la prima cosa che gli venne in mente: improvvisò. “Forza papà, diglielo tu perché sono entrambi morti.” Lo fulminò il figlio.

John decise di stare al gioco e sbottò. “Non rivolgerti così a me ragazzino!”

“Beh, se tu non avessi lanciato il mio fuori dal finestrino dopo aver litigato con mamma, adesso avremmo un telefono con cui chiamare senza disturbare nessuno!”

“Non ti permettere!” John mise le mani sul colletto della camicia di Sam e lo strattonò, esultando dentro sé quando Michael lo fermò.

“Woah, calma. Potete usare il mio telefono, ma state calmi.”

John e Sam si guardarono appena ed entrarono in casa, venendo subito avvolti da un ambiente talmente tranquillo da farli destabilizzare un attimo. Dean diceva che Cas stava lì, ma dove esattamente? L'uomo si guardò attorno e i suoi occhi caddero sul tappeto piegato in due, da cui si intravedeva una piccola porta e capì subito dove si trovava Castiel. Facendo finta di nulla si avvicinò appena a Michael, vedendolo indietreggiare verso la porta. Aggrottò le sopracciglia e si fermò, sembrava quasi preso alla sprovvista. “Se mi dà il telefono, chiamo.”

Michael rimase immobile e continuò a fissare John e poi Sam, ripetutamente. La sorpresa di poco prima adesso si era trasformata in incredulità, perché non era davvero possibile che, nonostante sapessero chi fosse lui, si fossero presentati a casa sua. Non poteva fare alcuna mossa avventata, perché era uno contro due e nonostante avesse una pistola, non l'aveva mai realmente usata e di certo non si era messo in testa di usarla così all'improvviso. Però sembrava l'unico modo e, quando fece per prenderla con tutta la naturalezza possibile, non gli sfuggì lo scatto in avanti che Sam fece, mettendosi prontamente davanti al padre.

“Papà, cerca Castiel.”

“Sam, sei impazzito?!” Sbottò a bassa voce l'uomo, strattonandolo per la maglietta.

Ma il ragazzo era immobile come una statua e continuò a fissare l'uomo davanti a sé. “Esci pure quella pistola, so che ce l'hai.”

“Ragazzo, non ti facevo così coraggioso. Lo sei anche di più di tuo fratello.”

Sam ignorò la provocazione solo perché ricordò che di lì a poco, Dean sarebbe entrato in casa per portare via Castiel. Ma i piani erano cambiati e adesso era sotto tiro di uno psicopatico armato, che non sapeva se avrebbe sparato per davvero o meno.

Michael, dal canto suo, continuò a fissare Sam e sentì una rabbia incredibile impossessarsi di lui. Come poteva essere stato così stupido da sottovalutare una possibile bravata come quella da parte dei Winchester? Non poteva credere che fossero arrivato a tanto e per cosa poi? Solo per un moccioso complessato che non valeva niente. Strinse i pugni e appena vide John muoversi verso il tappeto che nascondeva la cantina, uscì fuori la pistola e con mani tremanti la puntò davanti a sé, verso Sam che deglutì a vuoto. “Fa un altro passo e uccido questo piccolo bastardo davanti a te.”

John si fermò di scatto e sentì un brivido percorrergli la schiena. Cosa diavolo avevano sperato di fare presentandosi lì a mani vuote e senza uno straccio di sicurezza che tutto sarebbe andato bene? Oh già, si erano lasciati convincere da quella testa dura di Dean che da lì a poco sarebbe apparso da quella porta.

“Scommetto che stanno arrivando i rinforzi, vero?” Michael rise e fece un passo verso Sam, vedendolo indietreggiare. “Allora aspettiamo, voi due non andrete da nessuna parte tanto.”

 

Dean fissava la porta dell'appartamento con il cuore in gola, sapeva che ogni minuto era prezioso. Ma sapeva anche che lì dentro c'era uno psicopatico pronto a tutto pur di liberarsi di lui, Castiel e tutti gli altri. Ogni minuto era prezioso, eppure una volta arrivato lì si era fermato, con il cuore che smise di battere appena una consapevolezza lo assalì: non aveva speranze di uscirne inerme. Michael poteva essere armato e se così fosse stato, non avrebbe avuto paura di fare del male sia a lui che a Sam e suo padre. Ed era tutta colpa sua, era stato lui a infilarli in quell'enorme groviglio di problemi. Cosa avrebbe potuto fare lui? Era disarmato, era solo un ragazzo come tutti gli altri che per salvare il ragazzo che amava non aveva ragionato lucidamente. Perché amava Castiel, non c'era altra spiegazione per la quale lui lo avesse così a cuore e non smettesse di immaginare il suo futuro con lui. Per colpa dei suoi sentimenti aveva messo a rischio la sua famiglia e non sapeva se ne sarebbero usciti tutti salvi.

“E' colpa tua e devi risolverlo. Forza.” Sussurrò a se stesso, sbloccandosi dal suo stato di trance e stringendo i pugni, bussò alla porta e aspettando che quel figlio di puttana aprisse.

Ma ciò non accadde, perché la porta sì aprì ma non apparve Michael, bensì Sam che era visibilmente provato e spaventato. Lo sguardo che gli inviò lo fece sprofondare, ma cercò di non lasciarsi sopraffare ed entrò in casa, deglutendo non appena si rese conto che Michael era lì, con una pistola in mano.

“Che bello, adesso ci siamo tutti.” Si stiracchiò l'uomo, muovendo l'arma per aria nel farlo. Poi strinse i denti e ridacchiò. “Oddio, manca la dolce Mary all'appello, si chiama così no? Magari andrò a farle visita appena avrò finito con voi. Chi lo sa, magari potrebbe apprezzare il trattamento fatto a Castiel in questi anni.”

“Sporco figlio di puttana!” Dean scattò e si fiondò contro l'uomo, per poi paralizzarsi quando questi gli puntò la pistola contro, ringhiando.

“Modera i termini o la tua morte sarà lenta e dolorosa.” Con la pistola indicò il divano e non abbassò la guardia fino a quando il ragazzo non si sedé sul divano, a denti stretti. “Adesso ci facciamo una bella chiacchierata perché io ho davvero bisogno di capire. Poi vi lascerò andare all'inferno, letteralmente.” Caricò il colpo e accavallò le gambe, guardando John che gli fissava le mani ad occhi sgranati.

“Cosa cazzo vuoi?” Ringhiò Dean, venendo fulminato da Sam e il padre.

Non capiva che così peggiorava la situazione?

“Farò finta che tu me lo abbia chiesto con cortesia e ti porrò la mia domanda: perché ti importa così tanto di Castiel?”

“Perché io ho un cuore a differenza tua.” Lo guardò truce.

Michael si mise a ridere e annuì appena, grattandosi la tempia con la canna della pistola Dean pregò con tutto se stesso che partisse un colpo proprio in quel momento. Ma ciò, ovviamente, non accadde. “Proprio perché non ho un cuore vivo bene. Nessuna preoccupazione, nessun sentimento, nessun ripensamento. Invece guardati, sei così preoccupato che sembra tu stia quasi per morire sul posto. Qual è la tua paura? Perdere? Oh!” Si alzò e gli fece una carezza sul viso. “Fai bene ad avere paura allora.”

“Potrai anche uccidermi, ma vivrai da mostro.”

“Ti sembra che io me ne sia fatto un problema fino ad adesso?” L'uomo sorrise e poi sembrò illuminarsi, infatti annuì a se stesso, soddisfatto. “Visto che se così sentimentale, che ne dici se ti facessi parlare con Castiel prima? Così da potergli dire addio, mh?”

Quando Dean sentì il nome di Cas sentì gli occhi pungere subito per la gioia, era ancora vivo grazie a Dio. Non tutto era perduto allora, sarebbero stati in quattro contro uno ed era impossibile che non sarebbero riusciti a farcela. Osservò Michael spostare il tappeto con le mani e alzare il portoncino della cantina, urlando poi.

“Castiel, hai visite!” L'uomo scese giù con un salto.

“Adesso!” Disse Sam e fu subito fermato dalle braccia di Dean che lo tennero fermo. “Dean che fai?!”

“Sei impazzito? E' armato e potrebbe sparare se si vedesse minacciato!”

Il minore annuì sconfitto e sospirò, sapendo bene che il fratello aveva ragione da vendere. Quasi sorprese del fatto che suo fratello stesse ragionando lucidamente, anche se sapeva che non sarebbe durata a lungo. Quando in ballo c'era qualcuno a cui teneva finiva sempre per fare qualche stronzata, peggiorando la situazione. E di certo non era quel che voleva nessuno.

Castiel si appiattì contro il muro non appena Michael si avvicinò a lui e gemette di dolore quando lo prese di forza dai capelli trascinandolo di sopra. Cas teneva gli occhi chiusi, non aveva la forza di fare più nulla e ormai era convinto che la sua ora stava per arrivare come una tempesta che lo avrebbe travolto di lì a poco. Rimase a peso morto e ad occhi chiusi perché non voleva che Michael fosse l'ultima cosa che vedeva; rimase ad occhi chiusi perché non voleva vederlo mentre scagliava su di lui tutta la sua rabbia e lo finiva per sempre; rimase ad occhi chiusi perché si sentì sconfitto. Aveva lottato per la propria libertà e aveva perso.

Dean rimase immobile appena vide in che stato si trovava Cas: i capelli erano impasticciati, gli occhi chiusi e la faccia piena di graffi da cui usciva del sangue, soprattutto dal taglio sul labbro. Ormai dei suoi vestiti non rimanevano altro che degli stracci sporchi di sangue e polvere. E se aveva provato a ragionare lucidamente, se solo ci aveva tentato, quella immagine eliminò i buoni propositi e lo fece scattare come una molla. “Figlio di puttana, cosa gli hai fatto?!”

Michael si strinse nelle spalle e continuò a tenere Castiel per un braccio. “Abbiamo ricordato i vecchi tempi.”

“Cas puoi sentirmi?” Dean spostò la propria attenzione al ragazzo che sembrava esser svenuto. “Cas, rispondi..” Il panico lo assalì non appena vide che ancora non rispondeva e un urlò si librò nella camera. “CAS!”

Il diretto interessato si scosse dallo stordimento e si fece forza per aprire gli occhi, era davvero Dean colui che lo aveva appena chiamato? Era lì dentro? Non lo aveva davvero lasciato da solo fino all'ultimo momento. E appena lo vide, non distolse più lo sguardo da lui. Se doveva davvero morire in quel momento, doveva guardare lui prima di esalare l'ultimo respiro, per andare via in pace con se stesso e felice. Provò a parlare, a dire qualcosa, ma non ci riuscì perché un groppo in gola glielo impedì. Voleva tanto dire qualcosa ma l'unica che riusciva a fare era piangere. Perché vedere Dean era così bello e brutto al tempo stesso. Se si trovava lì, era in pericolo anche lui.

“Cas, ti tireremo fuori da qui. Te lo giuro.”

“Mh e come farete? Siete soli con me e sono armato, vorrei ricordarvelo.”

“Non mi importa, sarai tu a fare la fine che meriti. Questo posso assicurartelo. Se credi che io abbia paura di te ti sbagli, non mi fai paura.”

“Oh ma davvero?” Michael inclinò il capo e lasciò andare Castiel all'improvviso, facendolo cadere di peso a terra e si rigirò la pistola tra le mani.

Dean strinse forte i pugni assistendo alla scena e ringhiò. “Sì dannato figlio di puttana. Brucerai all'inferno e se solo potessi venire lì per guardare, godrei come un dannato nel vederti soffrire.” Le sue parole avevano un peso importante ma era troppo arrabbiato per trattenersi, doveva far uscire tutto l'odio da sé.

John invece si era accovacciato per terra e stava assistendo alla scena con il sudore che gli imperlava la fronte ruvida. Aveva adocchiato un cavo per terra e senza far rumore lo stava recuperando, stando molto attento a ogni minimo movimento di Michael.

“Castiel come puoi esserti innamorato di uno così? Non senti che cose cattive dice?” Scimmiottò l'uomo, prendendo Castiel per le guance e costringendolo a guardare Dean. Stava ancora piangendo, non riusciva a fare altro. Piangere era l'unica cosa che gli era rimasta, insieme alla consapevolezza che lui non avrebbe potuto fare niente per sconfiggere Michael. Avrebbe davvero voluto avere la forza di alzarsi, prendere quella pistola e premere il grilletto. Lo avrebbe fatto senza esitare, senza nessun tipo di rimpianto. Ne sarebbe rimasto scosso, ma avrebbe vinto. Invece no, era lì..senza forze, su quel pavimento e si piangeva addosso. Ancora una volta, ancora un'altra sconfitta, ancora un'altra vittoria di Michael.

Dean guardò Castiel negli occhi e pianse in silenzio, rendendosi conto di quanto dolore ci fosse in quello sguardo. Cas aveva sempre quell'espressione malinconica addosso, ma mai come in quel momento. Era come vedere un ritratto fatto male di un ragazzo carico di malinconia, tristezza e sconfitta. Oh la sconfitta era visibile in ogni ruga d'espressione del viso contratto del ragazzo, era visibile dalle lacrime che si incastravano nella sua stessa pelle. Lo vide schiudere le labbra e mormorare un “mi dispiace”, prima di perdere i sensi completamente.

E in quel momento qualcosa accadde.

Il collo di Michael fu avvolto da un cavo che John teneva stretto alle estremità, stringendo sempre con più forza e urlando per lo sforzo. L'uomo resistette, dato quando quello sotto le sue mani aveva iniziato a lamentarsi e dimenarsi. Vide solo suo figlio precipitarsi su Castiel e Sam spingere con forza il corpo dell'uomo facendolo crollare sul pavimento insieme a lui.

“Mai voltare le spalle al nemico.” Mormorò John, non appena lasciò andare Michael che era ormai svenuto e senza forze.

 

Quando Castiel aprì gli occhi, fu accecato da un raggio solare che penetrava dalle insenature della serranda appena abbassata. Si guardò attorno e realizzò con stupore di essere in un lettino d'ospedale, con la flebo al braccio. Osservò l'ago dentro sé e si perse un attimo nel suoi pensieri, iniziando a ricordare tutto ciò che era successo. Era davvero sopravvissuto? Come era possibile che fosse andato tutto bene e che lui stesse ancora respirando?

“Si è svegliato!” La voce di Jessica lo portò al presente e appena vide il suo viso dolce incorniciato dalla chioma bionda credette di poter scoppiare a piangere da un momento all'altro. Era tutto così reale.

“Cas, grazie a Dio! Come ti senti?” Sam.

“Ragazzo ci hai fatto prendere uno spavento!” John.

“Cassie, bentornato!” Mary, con la voce provata dall'emozione.

Castiel guardò tutti con incredulità e fece la prima domanda che gli venne in mente. “Sono vivo?”

“Sì, sei vivissimo. Vivo, stravivo, ultravivo, supervivo!” Esclamò Mary, che gli baciò la mano con dolcezza. “Piccolo mio, mi hai fatto prendere uno spavento che non immagini. Temevamo non ti svegliassi più..”

“E' tutto okay adesso Cas, è tutto finito.” Sam gli diede una pacca sulla spalla e gli sorrise dolcemente. “Michael non c'è più.”

Castiel fece per rispondere, mettendosi seduto nonostante avesse dolori un po' ovunque. Davvero, voleva rispondere e stava per farlo, ma l'ingresso di Dean preceduto dalla sua voce lo destabilizzarono come niente.

“Mi hanno chiamato dalla questura. Quel figlio di puttana aveva altri precedenti che sommati a ciò che ha fatto Cas lo hanno portato all'erg..” Dean abbassò subito la voce non appena incontrò lo sguardo di Cas. “astolo..”

Mary guardò commossa entrambi i ragazzi e prese per mano Jessica, esortandola ad uscire fuori dalla camera insieme a lei e Sam, seguiti da John che chiuse la porta. Avevano bisogno di stare da soli, avevano tante cose da dirsi.

Dean non disse più nulla, si limitò soltanto ad avvicinarsi al ragazzo che lo guardava con le lacrime agli occhi. Si sedette sul bordo del letto e lo tirò a sé, abbracciandolo con forza e respirando il profumo dei suoi capelli. Non riusciva a parlare, non riusciva a dire niente semplicemente perché non riusciva a credere che fossero davvero lì e che stessero bene entrambi. Nonostante la strafottenza non aveva mai davvero creduto che ne sarebbero usciti tutti indenni, invece era successo. A parte qualche contusione accusata da Cas, nient'altro di grave. E Michael era in prigione, aveva finalmente ricevuto la pena che meritava. Quella consapevolezza lo fece sospirare profondamente e scansare da Cas, per prendergli il viso e guardarlo negli occhi, senza dire comunque nulla.

Castiel invece si perse nel verde dei suoi occhi e alzò la mano tremante, sfiorando con le dita sottili le occhiaie che contornavano quegli smeraldi. Schiuse le labbra e sussurrò roco. “Sono vivo..”

Dean sussultò sul posto un attimo e poi sorrise dolcemente all'altro. “Sei vivo, stiamo tutti bene.” Ma Cas sembrava quasi non ascoltare, era troppo sorpreso ancora.

“Sono vivo e anche tu lo sei.”

“Sì amore mio, sì.” Dean non si rese nemmeno conto di averlo chiamato in quel modo, perché era semplicemente troppo felice di vedere Castiel ad occhi aperti, che parlava e cercava il suo sguardo. Quanto ti erano mancati quegli occhi? Credeva che non avrebbe mai più potuto vederli così da vicino se non da morto. Invece non li vedeva da soli quattro giorni; quattro lunghi giorni in cui Dean era rimasto con Castiel e gli aveva tenuto la mano, raccontandogli i progressi sul caso Michael. Dean era rimasto con Castiel che tre lunghe notti, fino a quel momento e adesso rivederlo sveglio era come una doccia calda che rilassava i suoi muscoli goccia dopo goccia.

“Ma adesso è tutto finito, perché Michael è in prigione. E ci starà per tutta la vita.”

Castiel fu come scosso da qualcosa appena quella frase arrivò alle sue orecchie. Aveva sentito bene? “C-cosa?”

“E' tutto finito, non ci darà più alcun problema. Abbiamo vinto Cas..” Dean intrecciò le proprie dita a quelle del ragazzo. “Abbiamo vinto.”

“Non ci posso credere.” Il moro iniziò a negare con il capo ripetutamente e poi mandò la testa indietro, iniziando a ridere. Una risata liberatoria che fece trasparire tutta la gioia che stava provando in quel momento. Dentro sé aveva un insieme di emozioni che lo stavano facendo reagire in quel modo, non riusciva nemmeno a parlare per quanto stava ridendo. Aveva vinto, era tutto finito.

Dean chiuse un secondo gli occhi e si godette il suo della risata di Castiel, sorridendo con le lacrime agli occhi perché la consapevolezza di essere finalmente in pace lo assalì più violentemente questa volta. Avrebbe potuto state con il ragazzo che amava tranquillamente, senza più alcuna paura. Sapeva bene che per Castiel sarebbe stato difficile superare anche quell'ultimo accaduto, ma sapeva bene che era abbastanza forte per farlo e lui non lo avrebbe lasciato solo nemmeno un secondo.

I suoi pensieri si interruppero improvvisamente nel momento in cui le labbra di Castiel furono sulle sue con un impeto inaspettato. Dean gli prese il viso e schiuse le labbra, avvolgendo perfettamente quelle di Castiel che erano leggermente curvate insù per via della risata liberatoria di poco prima. Non lo lasciò andare per i trenta secondi successivi, perché rimasero così: Dean semidisteso su Castiel che lo teneva delicatamente dalle braccia. E una volta separati, si presero per mano e sorrisero.

“Io non ho idea di cosa sia l'amore nonostante tu me lo abbia spiegato ma, qualsiasi cosa io provi per te, so che è molto forte.” Mormorò Cas, poggiando la fronte a quella di Dean. “E so di volerla provare solo per te.”

Dean sbatté le palpebre più volte e guardò Castiel sorpreso, ridendo poi appena. “Guarda che coincidenza!”

“Cosa?” Cas aggrottò le sopracciglia.

“Ti amo anche io.” Dean rise ancora e poi rise di se stesso, perché faceva davvero schifo con le dichiarazioni d'amore. Come diavolo gli era saltato in mente di dirlo in quel modo?

“Anche se ti ho causato più problemi che altro?”

“Non è stato per colpa tua e poi chi se ne frega! Da oggi inizia una nuova vita e dobbiamo godercela appieno.” Dean disse convinto, stringendo la mano di Castiel che si incupì appena. “Che c'è?”

“Vorrei sapere cosa è successo in questi giorni in cui ho dormito.”

Il biondo avrebbe tanto voluto alzare gli occhi al cielo..e menomale che non dovevano pensarci più! Però era anche ovvio che Castiel volesse sapere cosa fosse successo. Quindi si mise comodo e gli raccontò a grandi linee gli ultimi giorni: Michael era finito dietro le sbarre provvisoriamente, perché dovevano ancora esser fatte delle indagini che occuparono due giorni. Scoprirono che era tornato solo perché in fuga a causa di alcuni spacciatori che volevano dei soldi da lui e che era ricercato anche in un'altra città per via di una rapina a mano armata in una banca. Di certo non godeva di una buona condotta. A questi reati, si erano aggiunti quelli accusati da Castiel per anni e anni e sommati ai precedenti, la sua pena divenne l'ergastolo e appena tutti lo seppero, non poterono fare a meno che sospirare di sollievo.

“Quindi adesso sei al sicuro e potrai finalmente goderti la vita.” Dean lo tirò a sé e lo abbracciò. “E io potrò godermi il mio ragazzo.”

Castiel lo guardò sorpreso e poi sorrise, accoccolandosi al suo petto e, come d'abitudine, lasciandosi cullare dal battito del suo cuore.

 

“Fa' attenzione al gradino.” Mary teneva Castiel a braccetto e lo aiutava ad entrare in casa, mentre John, Sam e Dean erano andati via per comprare una pizza.

Avevano lasciato Castiel da appena un'ora e appena i dottori avevano dato l'ok, la famiglia Winchester non aveva perso tempo a portarlo via da lì. Sperarando di non avere a che fare con degli ospedali per molto tempo.

“Red, ciao bello!” Si illuminò Castiel, non appena vide il batuffolo rosso andare verso loro, miagolando ripetutamente perché reclamava a gran voce la propria cena. Il ragazzo si piegò facendo una smorfia di dolore e prese in braccio il gattino, facendogli dei grattini sul pancino che fecero fare a Red le fusa. “Se sapessi che brutte giornate ho passato per ora.” Mormorò, continuando a coccolarlo. “Ma adesso è tutto finito.” Continuò, andando a sedersi sul divano e mettendosi a ridere quando Red cadde dal divano, non appena vide Mary andare verso lui con la ciotola di croccantini pronta.

“E' ora di cena per tutti.” Mary diede il cibo a Red e poi andò a sedersi vicino Castiel, prendendogli la mano. “Come ti senti tesoro?”

“Sto bene.” Le strinse la mano e la guardò negli occhi. “Davvero bene.”

La donna annuì appena e scostò una ciocca di capelli dal viso del ragazzo, esitando appena. “Vuoi parlare di quel ch-”

“No.” Disse bruscamente Castiel, mettendo una mano in avanti. “E' finito tutto adesso e non dobbiamo più parlarne. Questo capitolo della mia vita si è chiuso e io non ho più intenzione di riaprirlo, okay?”

Era vero quel che aveva appena detto. Ricordare tutto quel che era successo non lo avrebbe di certo aiutato a superarlo. Ogni tanto ripensava a ciò che era successo, alla spietatezza di Michael nell'imporgli di togliersi la vita solo per salvarla a Dean. Erano immagini forti che gli avrebbero fatto compagnia ancora per un po', ma sapeva che prima o poi sarebbero scomparse perché adesso non era più solo. E poi, il pensiero che quel mostro fosse dentro e che ci sarebbe rimasto per sempre, lo tranquillizzava e non poco. Quindi decise che da quel momento in poi, non avrebbe più parlato di Michael e non voleva parlarne con nessuno. Non perché non volesse ma perché aveva già sprecato gran parte della sua vita dandogli importanza. Iniziava a vivere davvero da quel giorno e non avrebbe lasciato che i mostri del passato rovinassero tutto.

“Sono felice di sentirtelo dire, comunque.” Rispose dopo un po' Mary, sorridendogli dolcemente, come aveva fatto la prima volta in cui lo aveva visto. “Si dice anno nuovo, vita nuova, giusto? Anche se siamo quasi a febbraio, la nostra inizia da adesso. E se posso permettermi, noto che tu e Dean stiate già andando alla grande.”

“Mary!” Castiel diventò bordeaux e nascose il viso nelle mani, ridendo piano. “Beh diciamo che stiamo insieme..”

“Diciamo che stiamo insieme.” Scimmiottò la donna e ride dell'espressione confusa di Castiel. “Mio figlio è innamorato perso di te, non lo vedevo così da..” Ci pensò su e poi negò con il capo, ridendo. “Non l'ho mai visto così innamorato in realtà.”

Castiel fece per ribattere ma fu interrotto dalla porta di casa che si aprì, da cui sbucarono i cartoni della pizza seguiti da un Dean che bisticciava con Sam, che teneva le pizze. “Ma se ti ho detto che non mi interessa niente di diritto, perché devi rompere e parlarmene?”

“Beh sei stato tu a chiedermi cos'è un contratto e io ho risposto.”

“Sì ma te l'ho chiesto mezz'ora fa! Adesso basta, no?”

John chiuse la porta e alzò gli occhi al cielo, inviando una sguardo esasperato a sua moglie a Castiel che si misero a ridere, stringendosi nelle spalle. Sapevano bene che il loro hobby era prendersi in giro e pizzicarsi come se fossero ancora dei bambini.

“Vai dal tuo ragazzo e non rompere le scatole.” Sbuffò Sam, borbottando poi. “Jerk.

“Ti ho sentito bitch!” Rispose prontamente Dean, andando poi da Castiel come se niente fosse. Si sedette accanto a lui e gli baciò i capelli, sorridendogli radioso. “Allora, come sta il mio angelo preferito?”

Castiel non rispose e ridendo sotto i baffi punzecchiò la pancia di Dean con l'indice. “Credo di aver trovato il soprannome adatto a te.”

“Cos-” Il ragazzo aggrottò le sopracciglia e guardò confuso il suo ragazzo. “E quale sarebbe?”

“Hai presente i sette nani di Biancaneve?”

“A-ha.” Disse poco convinto Dean, dove voleva arrivare?

“Ecco, tu saresti sicuramente Brontolo.” Lo prese in giro e scoppiò a ridere insieme a Sam che aveva sentito tutto.

“Bravo Cas, sei grande!”

E la serata andò avanti così, tra un Dean che bisticciava con suo fratello e mostrava il proprio disappunto per il soprannome attribuitogli; e un Castiel che se la rideva con John e Mary per la scenetta divertente.



NOTE: E così si è risolto tutto finalmente, dopo tante tante tante rotture di scatole. Io vi chiedo davvero scusa per i numerosi errori di battitura e non che troverete, ma sono stanchissima e tristissima per la JIB e sto aggiornando per forza. Questo capitolo è il penultimo, quindi con il successivo ci saluteremo.
Per quanto riguarda il processo di Michael, so bene che i processi possono durare di più ma per comodità ho deciso di scrivere di questi pochi giorni. Risponderò qui a due domande che mi ha fatto Juls:
1) Perché Michael reagisce così a Cas?Risposta: è solo un bastardo malato di mente, nessun'altra spiegazione. lol
2) Perché non chiamano subito la polizia? Perché temevano che così facendo avrebbero solo allarmato di più Michael. (dovevo specificare, sorry)
Detto ciò, ci sentiamo martedì prossimo.
Love u guys.

ps. Risponderò alle recensioni nelle prossime ore(?)

 

 

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Capitolo 10
*** Always. ***


Titolo: The darker it gets and the more you save me
Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean Winchester/Castiel, Mary Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Rating: Arancione
Charapter: 10/10
Words: 3105
Genere: Angst, drammatico, sentimentale
Warning: Slash, tematica delicata
Summary: Castiel ha sempre vissuto nel suo piccolo mondo, senza sapere molto di quello esterno. Quando un giorno avrà la possibilità di fuggire da lì, la coglierà e un incontro inaspettato cambierà totalmente la sua vita.

Always.

And I will love you baby,
always.
And I'll be there forever and a day,
always.

Always – Bon Jovi

Una goccia sul viso risvegliò Dean dal suo sonno ma cercò di ignorarla, era fin troppo comodo per spostarsi. Mugugnò qualcosa e aggrottò le sopracciglia appena l'acqua gli solleticò la guancia, per poi fermarsi nell'incavo del naso. Era davvero deciso a non muoversi, ma lo spostamento accanto a sé gli fece aprire gli occhi e trattenere un sorrisino assonnato. Vide Castiel lamentarsi e farfugliare qualcosa di confuso sottovoce. “Cas?”

Il ragazzo si lamentò di nuovo appena Dean gli pizzicò il naso e si rannicchiò di più contro il suo corpo, cercando il calore che ormai era andato via a causa della pioggia, portatrice di freddo. “No..”

“Cas, sta piovigginando. Dobbiamo entrare dentro.”

“No, non è vero..” Farfugliò ancora l'altro, nascondendo il viso sotto il braccio del suo ragazzo, iniziando però inevitabilmente a tremare.

“Devi costringermi a prenderti in braccio?” Sbuffò Dean e alzò il braccio, scoprendo l'espressione assonnata di Castiel che aveva appena aperto gli occhi. Non ricevendo alcuna risposta, decise di giocare sporco. Rimase immobile e iniziò a fare dei grattini in testa al suo ragazzo, ma appena lo sentì mugolare soddisfatto si alzò di scatto e si mise sopra lui. Posò le mani ai lati del suo viso e si sedé sul bacino di Castiel.

Il ragazzo sgranò gli occhi e si svegliò del tutto a causa del movimento di Dean che lo aveva preso alla sprovvista. “Dean ma che fai?”

“Niente.” Il biondo fece spallucce e si avvicinò ulteriormente a Castiel, dandogli un bacio a fior di labbra. “Proprio niente.”

“Mh.” Castiel gli prese il viso e si sporse baciandolo di nuovo, chiudendo gli occhi e godendosi le morbide labbra del suo ragazzo. Gli accarezzò le guance con i pollici e poi posò un bacio lieve sul naso di Dean. “Amo il tuo naso.”

“Ah! E io che credevo amassi me!”

Castiel si imbronciò e gli diede uno scappellotto sulla nuca. “La smetti?”

“Fammi smettere tu.”

Cas sbatté le palpebre sorpreso e poi si mise a ridere, facendo forza sulle braccia e capovolgendo le posizioni, ridendo di gusto davanti l'espressione da pesce lesso di Dean. “Sbaglio o la tua è una provocazione?”

“Non fare il duro, non ti si addice.” Scimmiottò il biondo, sporgendosi per mordere una guancia a Cas.

Il diretto interessato arrossì violentemente e distolse lo sguardo, sciogliendosi non appena Dean gli scostò una ciocca di capelli dal viso.

“Dobbiamo tagliare di nuovo questi capelli, iniziano a essere troppo lunghi.” Il ragazzo accarezzò la testa dell'altro e nascose un sorriso sotto i baffi, notando ancora l'espressione imbronciata di Castiel.

Il loro rapporto era cambiato completamente da quando Michael era finito in prigione. Naturalmente lui aveva provato a ribellarsi per non andare dentro, ma tutti i crimini commessi e nemmeno le “amicizie” che aveva fuori erano riusciti a fargliela passare liscia. Era in prigione come meritava e questa consapevolezza aveva tranquillizzato molto Castiel che, per la prima volta, aveva DAVVERO iniziato a vivere per la prima volta. Lui aveva pensato di aver già iniziato a farlo dal momento in cui aveva conosciuto Dean, ma si sbagliava di grosso. Perché godersi la vita con il suo ragazzo, sapendo che Michael non avrebbe più potuto fargli del male, era il massimo per far sì che lui si svegliasse tranquillo e vivesse appieno. Ci erano volute due settimane prima che Cas si riprendesse completamente e smettesse di avere incubi, ma con l'aiuto e l'affetto dei Winchester era riuscito a superarla. Mary era stata molto premurosa con lui, Sam e Jessica erano sempre lì pronti per aiutarlo, anche John gli era stato vicino e Dean, oh Dean, lo aveva amato come mai nessuno avrebbe potuto fare. Gli era stato vicino ogni momento, anche quando non era necessario e nonostante sua madre lo avesse rimproverato a lui non era importato perché, alla fine, aveva aspettato fin troppo tempo per amare davvero una meravigliosa creatura come Castiel.

Quelle due settimane furono difficili ma ormai era cambiato tutto.

Castiel era cambiato e in un modo che nessuno avrebbe mai immaginato.

Dean realizzò che stava conoscendo poco a poco un nuovo Castiel: un Castiel che non aveva più le stesse paure di prima; un Castiel più scherzoso; un Castiel più spensierato; un Castiel più tranquillo. Ed era facile amarlo, era così facile che, se possibile, Dean se ne innamorò ogni giorno di più. Non c'era più nessuna corazza attorno quel ragazzo fragile che aveva conosciuto mesi addietro, non vi era più alcuna resistenza e Dean stava riuscendo sempre più a conoscere ogni sfaccettatura del carattere del suo ragazzo. Adesso rideva di più ed era semplice scherzare senza che lui fraintendesse. C'erano sempre delle cose che li divertivano. Tuttavia il loro avvicinarsi non aveva portato solo a un miglioramento del rapporto, ma anche a un avvicinamento carnale che inevitabilmente, in una coppia, si sarebbe verificato prima o poi.

Tutto era partito da Dean che, ogni volta in cui baciava Cas a lungo, non poteva fare a meno di reagire di conseguenza e avere voglia di fare altro. Però si tratteneva, perché sapeva bene che per Cas sarebbe stato difficile, nonostante tutto. L'episodio che però aveva fatto sbloccare entrambi avvenne verso gli inizi di aprile e, se si considerava che adesso erano a metà maggio, ne era passato di tempo.

Era notte fonda e entrambi rimasero svegli per vedere un film e, quando questo finì, si misero sotto le coperte ma non si addormentarono, perché non avevano sonno. Quindi si misero a chiacchierare come erano soliti fare in assenza di stanchezza e Dean pensò bene di fare una battutina un po' spinta senza nemmeno rendersene conto. “Quei due del film facevano ridere mentre facevano sesso, noi saremmo decisamente meglio.”

Solo dopo aver visto Castiel avvampare e mordersi il labbro si rese conto di ciò che aveva appena detto.

Il nostro sarebbe amore, non sesso.” Borbottò Cas e Dean si diede dell'idiota mentalmente. Così iniziò a blaterare tentando di giustificare ciò che aveva detto.

Scusa Cas, è ovvio che tra noi sarebbe amore. L'ho detto perché nel film-”

E tu vorresti farlo?” Ribatté l'altro interrompendolo, mordicchiandosi ancora il labbro.

E la risposta di Dean fu positiva, ovviamente.

Così da quel giorno, ogni volta che si trovavano in un momento molto intimo, c'era nell'aria un imbarazzo che entrambi erano stufi di avere tra i piedi.

Ecco perché da una settimana a quella parte, Dean stava pensando di farsi avanti e provare a fare quel grande passo con Castiel. Motivo per il quale era nervoso da morire, ma prima o poi ci sarebbero dovuti arrivare.

“DEAN!” Un urlo di Cas fece tornare il ragazzo in sé. “Sta diluviando, dobbiamo tornare dentro.”

Dean scattò come una molla e prese per il braccio l'altro, portandolo dentro casa. “Dannazione a noi a quando ci addormentiamo in giardino!”

“Fa freddo..” Borbottò Cas e tirò Dean a sé, stringendolo forte.

“Lo so, adesso ci andiamo a cambiare altrimenti ci prenderemo un raffreddore.”

Il moro annuì e dopo essersi stiracchiato andò di sopra, salendo le scale.

Dean invece rimase imbambolato un attimo appena i suoi occhi si posarono sul fondo schiena del suo ragazzo e capì che, davvero, voleva amare Cas anche in “un altro modo”.

 

“Dean non vieni?” Castiel lo guardò con le sopracciglia aggrottate, vedendo che il suo ragazzo non si era mosso di un millimetro quando gli aveva dato la buonanotte. Non che dovesse dormire per forza quando lo faceva lui, però di solito lo seguiva a ruota. Che strano.

“Sì, arrivo.” Rispose distrattamente l'altro, spegnendo il televisore e andando in cucina per bere un po' d'acqua. La verità è che stava solo prendendo tempo perché era nervosissimo. Aveva pensato per tutto il giorno al voler fare l'amore con Cas ed era giunto alla conclusione che lo desiderava davvero, però al tempo stesso era terrorizzato dalla reazione che l'altro avrebbe potuto avere. Ormai era tutto okay, stava decisamente bene e non c'erano più problemi, ma ciò non voleva dire che fosse necessariamente pronto per un passo grande come quello. Lui di certo lo avrebbe amato con tutto se stesso come sempre faceva e ci sarebbe andato piano, anche perché ci teneva che tutto fosse perfetto.

Dentro sé sentiva una vocina che lo incoraggiava ma non si poteva mai sapere. Per quasi tutta la sua vita Castiel era stato usato solo per..quello. E Dean non voleva che Cas ripensasse al suo passato quando era con lui. Gli aveva promesso che lo avrebbe fatto felice e certamente, ricordargli quel periodo buio non era tra le sue priorità. Quindi la domanda era: farlo o non farlo? La testa gli urlava di no, perché Castiel avrebbe potuto reagire male, ma il cuore gli urlava il contrario. Dannazione, amava quel ragazzo e voleva diventare una cosa con lui. Voleva amarlo anche con il corpo, non solo con i bei gesti e le parole. Voleva venerare quel corpo che aveva ricevuto solo disprezzo e dolore, voleva che Castiel capisse quanto era bello.

Quando salì in camera trovò già Cas avvolto nelle coperte fino al naso, lasciando vedere solo i suoi occhi. “Mi spieghi cosa c'è che non va?”

Dean strinse i denti e andò a stendersi accanto a lui, avvolgendolo con le sue braccia. “Non c'è niente che non va.”

“Però qualcosa c'è. Vero?” Sorrise Cas, accarezzando i capelli del suo ragazzo.

Un'altra cosa che aveva notato in Cas: era migliorato nel capire quando qualcosa lo turbava o meno. Ormai era diventato difficile se non impossibile tenergli nascosto qualcosa. Se litigava con qualcuno lo capiva subito, se era giù di morale se ne accorgeva e lui non riusciva mai a nascondergli niente.

“Okay, c'è una cosa che mi frulla nella testa e io davvero non ce la faccio più a tenerla per me.”

“Ti ascolto.”

Okay, da quel momento in poi avrebbe dovuto stare attento a ciò che avrebbe detto. Si mise a sedere e appena l'altro fece lo stesso, gli prese le mani e gli sorrise appena, sentendosi morire. Pensò a tutti i modi possibili per dirglielo ma niente gli sembrava giusto. Allora optò per la più diretta e cristallina verità. “Cas, io voglio fare l'amore con te.”

Semplice, efficace, veloce.

Castiel sbatté le palpebre e rimase in silenzio per tanto, troppo tempo. Lasciò le mani di Dean che chiuse gli occhi come se avesse ricevuto una pugnalata e le nascose sotto le gambe. “Dean io non so-”

“No, ho capito..avrei dovuto immaginarlo. Per te è troppo presto e io sto correndo.” Cercò di non far trasparire troppo il suo dispiacere e si mise a ridere appena. “Sai che combino sempre guai.”

“No.” Cas negò con il capo e guardò Dean con la coda dell'occhio. “Io non voglio deluderti.”

Il biondo aggrottò le sopracciglia e mise una mano sulla spalla del suo ragazzo. “Deludermi?”

“Sì Dean.” Sbottò Castiel, stringendosi nelle spalle. “Io non so cosa voglia dire fare l'amore, io non-” La voce iniziò a tremargli terribilmente e affondò il viso tra le ginocchia. Si sentiva uno schifo, perché non poteva dare a colui che amava ciò di cui aveva bisogno. Trattenne a stento le lacrime e si irrigidì un attimo appena Dean lo avvolse con le sue braccia, poggiando la guancia alla sua spalla.

“Tu piccolo, stupido, bellissimo ragazzo.” Rise il biondo, accarezzando la schiena a Castiel. “Qui non c'è nessuno da deludere. Qui siamo solo io e te e tu non potrai mai deludermi. E sai perché?” Prese il viso di Cas e gli asciugò le guance con i pollici. “Perché ai miei occhi sei un guerriero che ha vinto la sua battaglia, e sono così tanto orgoglioso di te che non potrai mai fare niente per deludermi.”

Castiel si sciolse appena udì quelle parole e buttò le braccia al collo di Dean, respirando il suo odore. Non poteva dirgli qualcosa di più bello. Aveva sempre avuto paura di esser visto come un debole da lui, aveva sempre avuto paura di esser visto come un ragazzo irreparabile. Invece era un guerriero, lo vedeva come tale e la cosa gli fece esplodere il cuore di gioia. “Ti amo da morire.” Farfugliò e si accoccolò al suo petto, poggiandogli la mano all'altezza del cuore. “E voglio fare l'amore con te.”

Dean lo strinse più forte e chiuse gli occhi, sorridendo e non riuscendo a trattenere un sospiro di sollievo. “Sarà bellissimo, te lo giuro.”

“Mi fido di te.”

Dean lo tenne ancora stretto e lo guidò poi sotto sé, guardandolo negli occhi e scostando delle ciocche di capelli davanti i suoi occhi. “Bellissimo.” Avvicinò il viso al suo e gli accarezzò le braccia mentre poggiò le labbra alle sue, facendo una leggera pressione con esse appena sentì le mani di Cas sulla sua schiena. Chiuse gli occhi e lo baciò dolcemente, come se avesse avuto paura di romperlo. Fece vagare le proprie dita tra i capelli dell'altro e li tirò gentilmente, solleticandogli le labbra con la propria lingua come per chiedergli il permesso.

Castiel lo strinse forte a sé e lasciò che Dean iniziasse a giocare con la sua bocca, baciando, mordendo appena e leccando. Era delicato e lui non poté che essergliene grato. Era nervoso e lo sarebbe stato fino alla fine, ma così stava rendendo tutto molto più facile. Tuttavia, era rigido sotto i movimenti sinuosi del suo ragazzo infatti, appena il biondo gli prese le mani e se le portò sopra il sedere, arrossì violentemente.

“Puoi toccarmi.” Sussurrò Dean, iniziando a baciargli le guance e poi la mascella, definendone la forma con la punta della lingua. Non riuscì nemmeno a trattenere un mugugno soddisfatto quando Castiel inclinò il capo, lasciandogli la libertà di esplorare il suo collo. Ci respirò sopra e lo odorò, baciandogli poi la giugulare e il pomo d'Adamo, mentre gli prese una mano e intrecciò le dita con le sue. Schiuse le labbra e lasciò dei baci umidi lungo la cicatrice che gli segnava il collo e sentì una scarica di adrenalina impadronirsi di lui non appena sentì sospirare Castiel.

Il moro si abbandonò al materasso e poggiò una mano sulla testa del suo ragazzo, accarezzandogli appena i capelli mentre si godeva quelle attenzioni. E quando sentì che lo baciò sulla cicatrice ripeté a sé stesso che amava da morire Dean Winchester, perché non gli importava delle sue imperfezioni. Gli importava solo di farlo stare bene e ci stava riuscendo benissimo. Avrebbe voluto dirglielo, ma non riusciva a parlare perché non voleva interrompere il suono dei baci dolci di Dean sulla propria pelle. Infilò le dita tra i suoi capelli appena gli morse il lobo e gli sussurrò il suo nome. Era bellissimo, semplicemente bellissimo.

“Come ti senti?”

“Amato.” Sussurrò Castiel, stringendolo forte a sé appena lo sentì poggiare la testa al suo petto.

“Felice di sentirtelo dire.” Dean sorrise e gli circondò la schiena con le braccia, alzando lo sguardo e poggiando le labbra alle sue, facendo forza e ribaltando le posizioni. Sentì Castiel irrigidirsi appena ma non ci badò, perché sapeva che lo aveva fatto solo per il movimento brusco. Fece scendere le mani lungo i suoi fianchi e glieli accarezzò, guardandolo non appena si separarono. “Posso?” Chiese dolcemente, alzandogli appena la maglietta e la sfilò piano quando Cas annuì. Gli circondò la vita con le braccia e si piegò avanti, iniziando a baciargli la pancia, l'ombelico, i fianchi, le spalle. Chiuse gli occhi e lasciò che Castiel gli accarezzasse la schiena e lo spingesse contro sé. Si stava lasciando andare.

Il moro lo tenne stretto a sé e mandò la testa indietro appena le labbra di Dean si chiusero attorno il suo capezzolo, facendolo tremare da capo a piedi. Non riuscì nemmeno a trattenere un gemito quando glielo succhiò appena e poi glielo baciò, facendo lo stesso all'altro. Sentì il sangue ribollirgli nelle vene e percepì il bisogno di avere la propria pelle a contatto con quella di Dean. Gli mise le mani sulle spalle e le fece scivolare lungo il suo petto appena si distese e lo guardò negli occhi, nonostante fosse rosso come un peperone. Infilò le mani sotto la maglietta e la poggiò all'altezza delle sue costole.

Dean si irrigidì un attimo e sorrise appena. “Puoi togliermela se vuoi.”

“Posso davvero?” Farfugliò e poi la sfilò in modo impacciato, abbracciandolo poi senza perdere tempo. Appena la loro pelle fu in contatto, lo strinse con talmente forza da sentirlo trattenere il respiro. “Mi sento bene.”

“Anche io Cas.” Dean ricambiò l'abbraccio e poggiò la guancia sul capelli di Castiel, accarezzandogli lentamente la schiena.

“Grazie.”

“Per cosa?”

“Per amarmi così tanto.”

“Oh no, semmai grazie a te.” Sorrise Dean, incrociando lo sguardo di Castiel.

“A me?” Sorrise il moro. “E per cosa?”

“Per avermi ricordato cosa voglia dire prendersi cura di qualcuno e non avere paura di farlo.”

 

Due ore dopo i due innamorati si tenevano stretti, come se avessero avuto paura che qualcuno potesse andare da loro e separarli da un momento all'altro.

Dean aveva un sorriso sulle labbra che non avrebbe potuto far andare via nemmeno volendo, perché fare l'amore con Castiel era stato meglio di quanto si fosse aspettato. Era proprio fortunato.

Cas invece era accoccolato al petto del suo ragazzo e il suo sguardo era sereno, vuoto di qualsiasi sentimento negativo. Ormai i suoi occhi erano sempre così: privi di tristezza e ricchi di gioia. Come Dean gli aveva promesso, era stato bellissimo e adesso stava talmente tanto bene da avere paura che tutto fosse un sogno. Uno di quelli da cui non ci si vorrebbe mai risvegliare, perché è migliore della realtà. Ma non era il suo caso, perché Dean era davvero accanto a lui e lo aveva amato in ogni modo possibile. Era stato gentile, premuroso, gli aveva lasciato il suo tempo e si era assicurato che tutto fosse okay fino alla fine.

Era stato sincero quando gli aveva detto di sentirsi amato, perché non era mai stato così bene. Non riusciva nemmeno a lasciarlo andare perché avrebbe voluto stare attaccato a lui per ore intere, avrebbe voluto non separarsi da lui nemmeno per andare a lavoro.

Il suo paradiso era lì, tra quelle coperte, nelle braccia del ragazzo che amava con tutto sé stesso. Inizialmente non sapeva se quel che provava fosse davvero amore, ma adesso ne era sicuro: amava Dean Winchester e quel sentimento non sarebbe mai cambiato.

Lo amava e lo avrebbe amato per sempre.



NOTE: Ebbene, siamo arrivati alla fine di questa storia che spero vi sia piaciuta e vi abbia fatto emozionare. Come ho detto all'inizio, ho iniziato a scriverla molto ma mooolto tempo fa e vederla qui, finita, mi emoziona davvero molto.
Per Dean e Cas è finalmente arrivata la tanto desiderata pace, che credo aspettavate anche voi con ansia.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto fino a qui, tutti coloro che hanno recensito, tutti i taciturni che leggono e non dicono nulla e tutte quelle persone che mi sostengono in quel che faccio. Un grazie in particolare va alla mia cara amica Howlingfang che ascolta sempre i miei scleri e mi sostiene in tutto quel che faccio, love u dear. E grazie anche a Sara e Juls, che mi danno sempre consigli.
Quindi che dire, SEE YOU SOON. Perché ho ben quattro long in corso e qualche OS in mente, quindi avrete a che fare con me molto presto. uu
Grazie di tutto.

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