Once Upon a Time in Atlantis

di Galicata_luke2003
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'INIZIO DEL VIAGGIO ***
Capitolo 2: *** LA STORIA DI ATLANTIDE ***
Capitolo 3: *** RITORNO ALL'ISOLA DEL TESORO ***
Capitolo 4: *** LA MADRE DELLA SIRENA ***
Capitolo 5: *** LA CAVERNA DEL TESORO ***
Capitolo 6: *** LA SALA DEL TESORO ***
Capitolo 7: *** LA RIPRESA DI ATLANTICA ***



Capitolo 1
*** L'INIZIO DEL VIAGGIO ***


Dopo una cenetta romantica, Emma e Uncino andarono al molo perché lui aveva un regalo per lei nella Jolly Roger. Stavano per entrare nella nave, finché, tutto a un tratto, una voce interruppe il silenzio.
“Emma!” esclamò la voce disperata.
“Cosa?” si domandò Emma, ad alta voce, guardandosi intorno cercando di capire chi la chiamasse.
“Sono qui, in acqua!” gridò chiunque stesse parlando.
“… Ariel?!” rispose sorpresa Emma, affacciandosi dal ponte.
“Emma, ho bisogno di aiuto, si tratta di Atlantica.” annunciò Ariel sempre più preoccupata.
“Che è successo?” chiese Emma, anche lei preoccupata.
 “È una storia abbastanza complicata; sarebbe meglio parlarne in superficie” osservò Ariel.
Nel passato
“Regina Ursula, stanno arrivando i pirati!” disse una guardia reale di Atlantide alla sua regina.
“Fermateli!” urlò furiosamente Ursula ripensando alle sue esperienze con capitano Uncino, l’uomo che le rubò la voce.
Sulla nave pirata
“Saccheggiate ogni abitazione che trovate, portate distruzione ovunque, e non lasciate alcuna traccia di beni preziosi in tutta la città galleggiante!” ordinò Uncino alla sua ciurma.
“Ricordate: attaccate appena riceverete il segnale.” raccomandò il capitano.
Ad Atlantide
“Riunite tutti i cittadini di Atlantide, per combattere questa minaccia!” gridò Ursula, piena di rabbia, alle sue guardie.
“All’attacco!” si sentì dalla nave pirata, da cui subito uscì un’intera ciurma all’assalto.
“Uncino…” mormorò Ursula tra i denti, riconoscendo il grido dell’aspro nemico.
La regina di Atlantide vedeva solo distruzione intorno a sé: Ogni edificio da lei costruito ciottolo per ciottolo, mattone per mattone, o bruciava o era in pezzi e ogni casa o palazzo veniva razziato brutalmente senza pietà.
“Ursula!” si presentò Uncino alla regina di Atlantide “Che ci fai qui?” domandò, con falso interessamento.
“Io sono la regina, e non ti lascerò distruggere il mio regno!” disse Ursula, con tono autorevole.
“Regina, wow! Vedo che ti sei ripresa, da dopo l’incidente…” si beffò di lei il capitano.
“Non è stato un incidente: tu ti sei fatto sopraffare dalla tua sete di vendetta, al punto da far soffrire una ragazzina, che ti aveva salvato la vita, togliendole l’unica cosa che apprezzasse di sé stessa.” lo rimproverò Ursula.
“Non vorrei rovinare questo momento, ma non ti sei resa conto che mi è bastato uscire la storia della tua voce, per distrarti e dare a me e alla mia ciurma il tempo di saccheggiare il tuo regno…” la interruppe Uncino “E adesso addio!” gridò, volgendosi in corsa verso la sua nave, abbandonando Atlantide nella miseria più assoluta.
Presa dalla rabbia nel vedere il suo regno distrutto, Ursula, evocò un mostro marino conosciuto con il nome di Kraken, e gli ordinò di far sprofondare Atlantide nelle profondità dell’oceano, dove nessuno l’avrebbe più trovata, e se ne andò, giurando che non sarebbe più tornata.
Nel presente
“Tremotino!” sbuffò Emma entrando nel negozio del signor Gold.
“Eccomi!” esclamò Tremotino “Che cosa ti serve?”
“Ho bisogno di un incantesimo per trasformare momentaneamente una sirena in umana.” spiegò Emma.
“Ho ciò che ti serve, ma sai bene che la magia …”
“… Ha sempre un prezzo” lo interruppe Emma, stufa di sentirselo dire ogni volta “Si, si, lo so…” sospirò “Cosa vuoi in cambio?” chiese, quasi pentita di ciò che aveva appena detto.
“Prima voglio sapere a cosa ti serve…” disse Tremotino.
“È per Ariel, mi deve condurre in battaglia, per combattere qualcosa che neanch’io ho ben capito.” spiegò Emma.
“Ho deciso! In cambio mi devi portare con te in missione, cara.” propose Tremotino.
“Accetto.” disse Emma, ancora titubante riguardo alla sua scelta.
Non appena arrivò al molo, non perse tempo a dare ad Ariel la notizia.
“Ariel! Ho l’incantesimo!”
Ariel bevve la pozione e magicamente si trasformò un’altra volta in umana, ma stavolta senza vincoli.
“Ricorda che durerà per cinque giorni, e non di più.” la mise in guardia Tremotino, appena apparso, mettendo un vincolo alla pozione.
“Fantastico!” esclamò Ariel, sarcasticamente.
 “Se vuoi arrivare umana ad Atlantide, dovremo partire domani all’alba.” annunciò Tremotino.
“Potremmo partire con la nave di Uncino.” propose Emma “A proposito… Dov’è finito?” chiese.
Un po’ più tardi
“Uncino! Uncino!” chiamava, Emma cercando nella Jolly Roger.
“Che c’è?” rispose l’interessato, molto serio.
“Perché te ne sei andato prima?” chiese Emma, curiosa.
“Non mi fido di lei…” ammise Killian, cercando di mascherare il suo passato.
“Ok” rispose Emma, cercando di credergli.
Appena Emma se ne andò
“Non vuoi dirle ciò che è successo, vero?” chiese Tremotino, comparendo all’improvviso.
“Di cosa parli?” rispose Uncino, irritandosi sia per la presenza di Gold che per la sua domanda, continuando a nascondere il vero.
“Ursula mi ha raccontato tutto…” disse Tremotino.
Nel passato
Dopo il crollo di Atlantide, Ursula si rifugiò in una caverna, dove decise di restare per sempre.
“Perché così triste?” chiese una voce a lei sconosciuta.
“Chi sei, e cosa vuoi da me?” domandò Ursula, guardandosi intorno, inquieta.
“Permettimi di presentarmi…” rispose la voce “Io sono Tremotino!” e si mostrò “Ora che sai chi sono mi risponderai?” le domandò.
“Ok, ti dirò tutto…” si rassegnò Ursula.
“Quindi questo pirata ha distrutto per due volte tutto ciò che hai?” chiese Tremotino, alla fine del racconto.
“Sì.” Rispose Ursula, colma di rabbia.
“Ecco! È questo che voglio vedere: rabbia!” esclamò Tremotino, concludendo con un ghigno malefico.
“Che intendi?” domandò Ursula confusa.
“Ti propongo un accordo: io ti insegnerò ad usare la magia, e appena riavrai Atlantide, tu dovrai uccidere quel pirata.” disse Tremotino.
“Non capisco, tu che ci guadagni?” chiese Ursula, sempre più confusa.
“Quel pirata mi ha fatto un torto, e io voglio vendicarmi…” spiegò Tremotino.
“Accetto!” esclamò Ursula senza altri indugi.

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Capitolo 2
*** LA STORIA DI ATLANTIDE ***


All’alba  i nostri eroi dovettero partire.
“Alla fine hai deciso di venire…” osservò Tremotino, vedendo Uncino pronto a partire.
“Devo andare, per risolvere alcune questioni.” rispose Uncino.
“Partiamo!” annunciò Emma.
Insieme a loro c’erano anche Regina, David e Biancaneve.
Durante il viaggio:
“Con il poco tempo a disposizione, non sono arrivata a chiederti per chi e contro chi stiamo combattendo…” disse Emma ad Ariel, chiedendole implicitamente delle informazioni al riguardo.
“Vedi, c’è una lunga storia da raccontare…” spiegò Ariel.
Nel passato
Quando Atlantide venne affondata, non passò molto che un gruppo di tritoni e sirene si soffermò lì, e decise di ricostruire la città.
Con il tempo, quello di tritoni e sirene, non fu più solo un gruppo, bensì un vero e proprio regno, con re, regina, principi, e  principesse.
Durante la ricostruzione della città, tra i vari pezzi di marmo e pietra, trovarono una scritta incisa su un medaglione di roccia, molto grande: ‘Atlanti…’
Le ultime lettere del nome della città non erano visibili, poiché erano state scalfite.
Così i tritoni anziani decisero di chiamarla Atlantica.
Pochi giorni fa, io e tutti gli abitanti di Atlantica abbiamo abbandonato la città, dato l’arrivo di un gruppo di umani, che non so come, hanno portato la città in superficie, e quando siamo andati da loro per riscattare la città, ci hanno cacciati, dicendo che la città non ci appartiene.
Nel presente
Sentito quel racconto, Uncino si rese conto che quel posto da lui sempre conosciuto come Atlantide, fosse lo stesso luogo in cui Ariel aveva sempre vissuto.
“Ci avviciniamo!” gridò la sirena.
Quando arrivarono sentirono un urlo.
“Vai!” disse Ursula gridando.
“È meglio se per oggi restiamo a dormire in barca, così avremo più tempo per un piano e per attaccare…” suggerì Uncino, cercando di nascondere il fatto che non voleva vedere Ursula per nessun motivo.
Durante la notte
“Chi si rivede!” esclamò Tremotino ad Ursula, non appena si fu teletrasportato nella sua stanza.
“Tremotino…” borbottò Ursula, aprendo gli occhi.
“L’ultima volta che ci siamo visti, non hai rispettato il nostro accordo, ma ti sto dando un’altra possibilità: l’ho portato qui.” disse Tremotino “Ma adesso devi rispettare la promessa” continuò lui.
La mattina dopo
“Dobbiamo architettare un piano.” annunciò Biancaneve.
“Non c’è bisogno, basterà entrare a palazzo armati, e sconfiggere lei e le sue guardie.” tagliò corto David.
“Allora andiamo.” disse Emma.
“Non gliel’hai detto, eh?” chiese Tremotino ad Uncino, bisbigliando.
“A cosa ti riferisci?” chiese Uncino sottovoce.
“Al Kraken!” rispose Tremotino, senza farsi sentire dagli altri.
“No, e farò in modo che nessuno scopra la verità sul mio passato…” disse Uncino, con tono basso e determinato.
Entrarono a palazzo armati, con l’intento di uccidere Ursula.
“Tu!” esclamò Ursula, colma di rabbia, rivolgendosi ad Uncino “Hai un bel coraggio a tornare… Sei qui per distruggere il mio regno di nuovo?” ripeté la regina perfida.
“Cos’è questa storia?” chiese Regina.
“Ma questa volta sono preparata!” disse Ursula orgogliosa di sé “Liberate il Kraken!” urlò lei.
** “Oh, ma che teatrale…” commentò Regina, con sarcasmo “Presto, ragazzi!” continuò, allo stesso modo “È meglio se-”**
“Correte!” ordinò Uncino agli altri.
A un secondo dal suo grido, schizzò fuori dall’acqua un enorme tentacolo, con una forza tale da scatenare flutti impetuosi. A mano a mano, ne comparvero altri e altri ancora, che agitarono il mare sempre di più, fino a rivelare la mostruosa creatura per intero nelle sue gigantesche dimensioni.
“Di cosa stava parlando Ursula?” domandò Emma a Uncino, mentre scappavano.
“Te lo spiegherò quando saremo al sicuro…”

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Capitolo 3
*** RITORNO ALL'ISOLA DEL TESORO ***


“Quindi?” riprese Emma “Mi stai dicendo che tu hai distrutto la vita di quella donna due volte?!” lo rimproverò.
“Sì, e me ne pento amaramente” confessò Uncino.
“E fai bene!” disse lei presa dalla rabbia” gridò lei.
“Abbiamo problemi più importanti, ora…” la interruppe David “Come sconfiggiamo il mostro marino?” chiese lui.
“Posso provare con la mia magia…” propose Regina.
“No, non servirà. Il mostro diventa immortale, se è sotto il controllo di qualcuno…” spiegò Uncino.
“Quindi come dovremmo fermarlo?” chiese Mary Margareth.
“Esiste un oggetto magico capace di condizionare il Kraken, in modo che obbedisca a chi lo possiede” comunicò Killian. 
“E dove si trova?” chiese Emma.
“Nell’Isola del Tesoro.” disse Uncino.
“È solo una leggenda!” diffidò David.
“Non è solo una leggenda, ed io lo so meglio di chiunque altro…” rispose Uncino.
Nel passato
La prima vera avventura da pirata di Uncino fu quella nella nave di Long John Silver, insieme a suo fratello Liam.
Come ogni pirata, quando arrivarono al tesoro, sia lui che Liam, rubarono qualche moneta, e scoprirono una cosa che nessuno, nemmeno coloro che appartenevano alla ciurma di Silver, né il capitano stesso, sapeva.
Il vero tesoro del capitano Flint, era un oggetto magico, chiamato “Rovina del Kraken”.
Era una statuetta d’oro a forma di Kraken, con il potere di far obbedire il mostro solo a chi ne era in possesso.
Nel presente
“C’è solo un problema… L’unica mappa esistente per l’isola, come tutti sanno, è stata distrutta.” Disse Regina con tono saccente.
“Ma c’è un altro modo per arrivare all’Isola del Tesoro” disse Uncino “E qui entri in gioco tu” si rivolse a Tremotino.
“Che ti serve?” chiese Gold.
“Un incantesimo di localizzazione” rispose Uncino.
“Per farlo hai bisogno di un oggetto appartenente a quella terra” disse Tremotino, convinto di averlo raggirato.
“Ma io ho un oggetto di quella terra…” affermò Uncino “Le monete rubate da me e Liam”
Tremotino preparò l’incantesimo schiacciando sulla moneta una piuma di gufo e del muschio preso dal lato nord di un albero, usando una pietra bianca come il chiaro di luna.
Per evitare che la moneta si allontanasse troppo, Uncino la chiuse in un sacco legato con una corda all’albero maestro; in questo modo la moneta avrebbe volato verso l’isola, indicando loro la direzione, ma senza lasciare la Jolly Roger.
La loro nuova bussola iniziò a dirigersi verso sud-est e partirono.
Il viaggio proseguiva tranquillo, forse anche troppo… 
“Hanno un piano!” comunicò Tremotino a Ursula dopo essere scomparso dalla nave, e materializzatosi nella stanza di Ursula.
“Non importa, qualunque cosa architetteranno sarà inutile contro il Kraken…” rispose Ursula sicura di sé.
“È qui che ti sbagli!” la contraddisse Tremotino.
“Che intendi?” chiese Ursula confusa.
“Vedi, loro sono alla ricerca di un oggetto magico che da a chi lo possiede, il potere di controllare il Kraken, e nessuno può annullarne l’effetto, a meno che qualcuno non glielo prenda…” le spiegò Tremotino.
“E loro sanno dove si trova?” chiese Ursula, preoccupata.
“Sì!” rispose Tremotino “Ma io ti posso aiutare ancora una volta…” continuò lui.
“Come?” chiese Ursula.
“Con questo!” esclamò Tremotino, mostrandole un pezzo di una fune.
“E questo?” chiese Ursula “Come dovrebbe aiutarmi?” continuò lei.
“Questo oggetto che ritieni inutile, appartiene alla Jolly Roger.” le spiegò Tremotino.
“Ho capito dove vuoi andare a parare…” comprese Ursula.
“Tu ci seguirai, e quando arriveremo, ruberai la rovina del Kraken, e ucciderai il pirata.”
Dopo quel dialogo, Tremotino fece ritorno sulla nave, e Ursula iniziò a seguire il pezzo di fune che lui le aveva dato.
“Dov’eri?” chiese Emma a Tremotino, dopo che entrambi furono usciti dalle loro stanze.
“Questi non sono affari tuoi…” disse Tremotino ad Emma “Piuttosto, perché sei sveglia?” chiese lui.
“Questi non sono affari tuoi…” rispose Emma, ripetendo le sue parole.
“Touché” ammise lui “In ogni caso, io credo di saperlo… Ti chiedi perché il tuo fidanzatino non voleva dirti la verità, vero?” chiese lui.
Intanto
Mentre seguiva la nave, Ursula si imbatté in tre sirene, che la fermarono.
“Toglietevi da qui!” ordinò Ursula.
“Se ci dai fastidio, possiamo scatenare una tempesta” fece una.
“Quindi ti conviene sloggiare carina!” continuò un’altra.
“Se non vi togliete di torno, non avrete più modo di scatenare una tempesta!” le minacciò Ursula.
“… Andiamo ragazze” disse l’altra sirena.
“Aspettate!” disse Ursula “Scatenare una tempesta non è una cattiva idea…” pensò Ursula ad alta voce. 
Mentre Emma non parlava, non sapendo come replicare, un fulmine interruppe il silenzio, e molto velocemente scoppiò una tempesta, che svegliò tutti.
“Che diavolo succede?!” gridò Regina appena uscì dalla sua stanza.
“Sono sirene!” disse Ariel.
“Non di nuovo!” pensò Regina, ricordando ciò che era successo quando erano in viaggio per l’Isola che non c’è.
“Puoi fermarle?” chiese Biancaneve.
“Posso provarci…” rispose Ariel.
Ariel cominciò a concentrarsi per bloccare la tempesta, ma non riuscì.
“Non ce la faccio!” disse Ariel preoccupata.
“Beh, cara…” disse Tremotino “L’incantesimo oltre che toglierti la coda momentaneamente, fa lo stesso con le tue capacità di sirena” le spiegò lui. 
“Quindi? Cosa facciamo?” chiese David.
“Voi entrate nella stiva!” gli ordinò il capitano “Io dirigerò la nave e la porterò all’Isola del Tesoro sana e salva.” continuò lui.
“No Killian!” lo implorò Emma.
“Emma, devo farlo per forza.” rispose Killian, quasi sul punto di piangere.
“Non devi farlo per forza!” continuò lei.
“Si invece!” rispose Killian “Devo dimostrarti che ti puoi fidare di me.” le spiegò lui.
“Ma io mi fido di te!” disse lei.
“Anche se non ti volevo dire la verità sul perché non volessi partire?” le chiese il capitano.
“Certo!” rispose Emma “Io mi fiderò sempre di te!” esclamò lei.
“In ogni caso devo restare qui.” osservò Uncino “Non posso lasciare da solo il timone in piena tempesta!” spiegò lui.  
“Allora io resterò qui fuori con te.” insistette ancora lei.
“No Emma!” la pregò lui “Qui è troppo pericoloso!” disse, nel tentativo di farla entrare nella stiva.
“Allora io correrò il rischio!” disse Emma “E inoltre, se deve succedermi qualcosa, almeno mi sarà successo con te accanto, e avrò passato i miei ultimi istanti con una persona che amo” gli spiegò.
Intanto nella stiva
“Sei sicuro che non ci sia modo di annullare l’effetto della pozione?” chiese Ariel a Tremotino.
“In realtà c’è un modo…” rivelò Tremotino “Ma è molto difficile” continuò lui.
“Allora che aspetti?!” chiese David arrabbiato e impaziente.
“Ho detto che non sarà facile.” ripeté lui “Ho bisogno del cuore di una sirena.” spiegò.
“E come dovremmo procurarcelo?” chiese Regina.
“Ce lo darai tu!” esclamò Tremotino.

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Capitolo 4
*** LA MADRE DELLA SIRENA ***


“Voi siete la strega del mare Ursula?” chiese la regina Atena in compagnia di re Tritone.
“Cosa volete da me?” chiese lei.
“Io sono sterile.” Le spiegò la regina “E mi chiedevo se lei potesse permettermi di avere le figlie che desidero.” Continuò lei.
“Io non posso aiutarvi.” rispose Ursula “Ma so chi può farlo.” spiegò.
“Chi?” chiese Tritone.
“Il suo nome è Kora, ma lei vive in superficie.” rispose Ursula.
“E come faremo ad andare in superficie?” chiese Atena.    
“Io posso darti un incantesimo momentaneo, da usare per avere le gambe.” disse la strega del mare “Ma la magia ha sempre un prezzo.” continuò lei.
“Qual è il prezzo?” chiese la regina.
 “Se non farai l’accordo con Kora entro tre giorni, il tuo regno mi apparterrà.” rispose Ursula.
“Accetto!” confermò Atena.
Così Ursula, recitando una particolare formula, e gettando innumerevoli stranezze nel suo calderone, e con un movimento di tentacoli, creò la pozione che avrebbe trasformato la regina Atena in umana.
“Ricorda ciò che ti ho detto.” disse Ursula.
Lasciato l’antro della strega del mare dopo aver preso la pozione, andò a palazzo per rifornirsi di ciò che le sarebbe servito durante il viaggio: dei tessuti, per potersi vestire una volta trasformata in umana, acqua e cibo, per poter sopravvivere..
Dopo aver attraversato l’oceano ed essere arrivata nella foresta incantata uscendo dalle sponde di un lago, bevve la pozione e magicamente le spuntarono delle gambe, come quelle degli umani.
Intanto Ursula la spiava usando la magia oscura.
Dopo un giorno di viaggio senza problemi Ursula iniziò a preoccuparsi, poiché il suo intento era quello di ostacolare la regina, in modo che l’accordo volgesse al suo favore, mandandola nella foresta incantata, da lei considerata morte certa.
Così Ursula decise di raggiungerla nella foresta incantata, per impedirle di raggiungere Kora prima di due giorni.
Giunta la notte, Ursula escogitò un piano: fare rumore per attirare l’attenzione degli orchi.
Prese svelta una delle sue conchiglie ruba voce, e la aprì sprigionandone l’ammaliante canto, e subito si arrampicò su un albero per proteggersi.
Di soppiatto si svegliò Atena, che non conoscendo tali creature, iniziò a cercare di calmarli parlandogli.
“State calmi…Tranquilli…”iniziò lei.
Senza alcun successo, Atena iniziò a correre per la foresta chiedendo aiuto, ma era inutile, poiché gli orchi usano il suono per cacciare; ma la regina non lo sapeva e così continuò a scappare gridando, nella speranza di trovare aiuto.
Correndo, raggiunse un vicolo cieco da cui non poteva scappare.
Uno degli orchi iniziò a tendere la mano per afferrare la regina Atena.
Ormai sul punto di morire di paura la regina chiuse gli occhi in attesa della sua tragica fine.
“Grrrrrrrrrrr….Raaaaarrrrrrr…” fece un orco.
Di scatto Atena aprì gli occhi e vide che un lupo aveva morso la mano dell’orco e che un intero branco stava arrivando per soccorrerla.
In pochissimi secondi gli orchi erano distesi a terra ad implorare pietà.
Appena i lupi si calmarono , gli orchi, corsero a gambe levate rinunciando alla preda.
“Grazie!” esclamò Atena rivolgendosi ai lupi.
Tutto a un tratto il capo branco mutò in un umano e dopo di lui il suo branco.
“Che ci fa una donna così bella in una foresta incantata in piena notte?” chiese il capo branco ormai tramutato in uomo.
“Io sono la regina di Atlantica, Atena.” spiegò lei.
“Perdonatemi vostra altezza, ho dimenticato le buone maniere… mi presento il mio nome è Derek Lucas.” continuò lui.
“Vi accompagnerò durante il vostro viaggio per potervi proteggere.” aggiunse.
“Grazie mille.” Rispose lei.
“Ma ora è meglio dormire per riuscire ad affrontare il viaggio di domani.” Disse Derek.
Il mattino seguente 
“dove dobbiamo andare?” chiese Derek ad Atena dopo averla svegliata all’alba.
“Devo raggiungere una certa Kora.” Rispose lei.
“È un suicidio!” esclamò Derek.
“Farò di tutto per mia figlia.” Continuò lei.
“Questo ti fa onore.” Disse Derek.
“Ti accompagnerò lo stesso.” continuò lui.
“In quale direzione dobbiamo andare.” Chiese lei.
“Dobbiamo seguire il tramonto.” Rispose lui.
“Incamminiamoci.” Disse lei. 
Quando giunse a destinazione…
“Vado avanti io per proteggerti.” Disse Derek ad Atena.
Derek mutò in lupo ed entrò a palazzo per essere sicuro che non ci fossero pericoli.
“Tu la ami…non è vero?” disse una voce sconosciuta.
“Chi sei?” gridò Derek.
“Sono Kora.” Rispose Kora dopo essere apparsa alle spalle di Derek “Comunque…la ami vero?” continuò lei.
“Si, farei tutto per lei.” disse Derek.
“Perché lei è qui?” chiese Kora.
“Per ricevervi” disse Derek.
“Cosa ci guadagno io se la ricevo?” chiese Kora.
“Farò tutto per lei.” ripeté Derek.
“Fammi prendere il tuo cuore e diventa mio schiavo, rinunciando a tua figlia.” Disse Kora.
“Ok.” Disse Derek.
Kora strappò violentemente il cuore al lupo e poi aprì le porte del palazzo con un gesto della mano, invitando Atena ad entrare.
“Voi siete Kora?” chiese Atena.
 “La strega del mare Ursula, mi ha detto che hai il potere di rendermi fertile.” rispose Atena.
“Posso, ma tu cosa mi puoi offrire in cambio?” chiese Kora.
“Non lo so.” Rispose la regina Atena.
“Vedi, Atena, io ho due figlie, ma entrambe sono sempre state una delusione sin dalla nascita, per cui ciò che voglio è la tua primogenita.” le spiegò Kora.
“Accetto!” affermò Atena senza pensarci molto.
A quel punto Kora fece l’incantesimo, e Atena si risvegliò nel suo letto ad Atlantica, con la coda.
Dopo la nascita della sua primogenita, Atena sottovalutando Kora,  decise di non donarle la figlia.
Presa dalla collera, Kora andò ad Atlantica, e strappò il cuore ad Atena, e lo posò nella sua cripta insieme alla collezione di cuori strappati.
Dopo sette anni circa, Ursula, presa dalla rabbia per non essere riuscita ad ottenere il regno di Atlantica, chiese a Kora di ingaggiare qualcuno per uccidere Atena.
Fu così che nel giorno dell’anniversario di matrimonio di Atena e Tritone, Kora ordinò ad Uncino di ucciderla con la sua nave e di rubare le ricchezze del suo regno.
Nel presente
“Dove lo dovrei prendere?” chiese Regina.
“Nella cripta di tua madre.” rispose Tremotino.
“E di chi sarebbe il cuore?” chiese Ariel.
“Sarai contenta di sapere che si tratta del cuore di tua madre!” le comunicò Tremotino.
“Cosa! Mia madre!” esclamò Ariel
 “È necessario per interrompere la tempesta e ridarti la coda.” le spiegò Regina.
Così Regina si tele-trasportò nella cripta di sua madre, prese il cuore e tornò nella nave.
Una volta preso il cuore, Tremotino recitò una particolare formula, mentre schiacciava il cuore della regina Atena, che anzi che diventare cenere nera, come di solito accadeva, era come una brillantina azzurro oceano, che Tremotino soffiò su Ariel.
Magicamente una particolare scia verde, avvolse le gambe di Ariel e le trasformò in una coda.
In una, manciata di secondi Ariel riuscì a bloccare la tempesta e per muoversi più abilmente, si tuffò in acqua e da lì proseguì il viaggio.  
“Terra!” gridò Uncino vedendo l’isola.
La nave aumentò la velocità fino all’isola, dove però la moneta smise di fluttuare, come se la magia fosse finita.
“Questo luogo annulla ogni magia.” disse Tremotino.
Intanto
Mentre Ariel li seguiva a nuoto, si imbatté in Ursula, che la afferrò con un paio di tentacoli, bloccandole la coda, e tappandole la bocca.
Intanto nell’isola
“Ricordi ancora come si arriva al tesoro?” chiese Regina al pirata.
“Si.” rispose Uncino “Vedete quel golem di roccia? Per fare apparire il percorso bisogna incastrare una pietra dell’anima nel foro della testa del golem, per dare vita alla pietra che compone la magica statua.” Rispose Uncino.
“E dove dovremmo trovare una pietra dell’anima?” chiese Emma.
“Come ti ho già detto, ogni mio anello indica il ricordo di un avvenimento importante; in questo caso…” e si sfilò un anello con incastonata una particolare pietra azzurra con delle lievi sfumature verdi e bianche “… Di quando sono andato nell’isola del tesoro.” rispose Uncino.
“Allora sbrigati a dare vita a quel mucchio di rocce!” disse Regina rabbiosamente.
Dopo aver tolto la gemma dall’anello, la incastrò nella “testa” del golem.
Dopo un po’ la pietra dell’anima iniziò a brillare d’azzurro, e una strana energia iniziò ad attirare al golem delle altre rocce, come un magnete attira i metalli, e, dopo tale procedimento, il golem fu completo e iniziò a dirigerli verso il tesoro.
Seguirono il golem in mezzo alla fitta foresta dell’isola, finché arrivarono davanti alla montagna principale.
A quel punto il golem iniziò a parlare con una voce fredda.
“Se nella grotta volete entrare, prima le regole dovete rispettare, dovete rispondere all’indovinello, se volete che della grotta si apra il cancello.” disse il golem mettendo in difficoltà il capitano e il gruppo “Vedere non si può e neanche sentire, fiutare non si può e neppure udire. Sta sotto i colli, sta dietro le stelle ed empie tutti i vuoti, tutte le celle. Per primo viene, ultimo va, a vita e a riso termine dà, una delle sue particolarità è che dentro uno di voi lo potete trovar.”
“Che diavolo è?!” esclamò Regina, cercando di nascondere la sua preoccupazione con la rabbia.
“Io lo so!” esclamò Emma.
“Che aspetti a rispondere?” disse Regina.
“Basta urlare Regina, non metterla sotto pressione!” replicò Biancaneve.
“Il buio.” rispose Emma, per dare soluzione all’indovinello.
“Corretto.” sentenziò il golem.
Il terreno iniziò a tremare, e, dopo che il golem si fu spostato di fronte alla parete della montagna, e che ebbe recitato una particolare formula magica, la pietra dell’anima nella testa della creatura si spostò in una crepa della roccia, facendo illuminare la parete della montagna, squarciandola.
“La caverna!” esclamò David.

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Capitolo 5
*** LA CAVERNA DEL TESORO ***


“Entriamo!” esclamò Uncino.
Nella caverna, colorata in tutte le pareti dal muschio, si trovava una grande scala a chiocciola.
Appena entrati, la moneta ricominciò a fluttuare magicamente e a dirigersi verso il tesoro.
“In questo posto la magia funziona di nuovo.” osservò Tremotino.
Uno ad uno scesero le scale, e quando arrivarono in fondo trovarono una grande sala circolare con dodici porte, disposte una accanto all’altra.
“E adesso?” chiese Mary Margareth.
“Tranquilli, Uncino saprà la strada.” disse Emma, fiduciosa.
“Non era così quando sono venuto qui.” disse Uncino, facendo preoccupare tutti.
“Io propongo di scegliere una porta e di vedere dove ci conduce.” propose David.
“No!” esclamò Gold “È meglio dividerci per analizzare più velocemente tutti i percorsi.”
“Ha ragione.” concordò Uncino.
Si divisero in piccoli gruppi: Biancaneve con David, Emma con Regina, Uncino con Tremotino.
Intanto
Quando Ursula arrivò alla caverna, la porta si era chiusa, così dovette rispondere all’indovinello.
“La risposta è ovvia: il buio.”
Come era successo in precedenza, l’entrata si aprì e, dopo essere entrata nella grotta, scese le scale.
Intanto
“Io e Mary Margaret andiamo nella porta uno.” disse David.
“Io e Emma andiamo nella porta cinque.” annunciò Regina.
“Io e il coccodrillo andiamo nella porta nove.” comunicò Uncino.
Nella porta uno
La prima stanza aveva uno strano pavimento, diviso al centro da una parete, con mattonelle decorate con degli strani simboli.
Sulla parete di destra c’era scritto: “Terra, Fuoco, Acqua, Aria”.
Su quella di sinistra c’era scritto: “Vita, Morte, Inferno, Paradiso”.
“E ora?” chiese Biancaneve, preoccupata.
“Forse dobbiamo seguire entrambi i percorsi contemporaneamente per fare aprire la porta alla fine della stanza.” optò David.
“E come dovremmo fare?” chiese Biancaneve, sempre più in pensiero.
“Forse i simboli sulle mattonelle corrispondono alle parole sulle pareti.” osservò David.
“Ma cosa significano i simboli sulle mattonelle?” domandò Mary Margaret “Aspetta… Ora che ricordo, quando cercavamo di tradurre le scritte dei libri di Arendelle, Belle mi ha fatto vedere tutti questi simboli; so perfettamente cosa dobbiamo fare.”
 Così Mary Margaret spiegò a David su quali mattonelle avrebbe dovuto camminare. Una volta dato il via, pestarono le mattonelle in modo sincronizzato, arrivando dall’altra parte della stanza.
A quel punto gli bastò solo toccare la porta nel centro, per farla illuminare e di conseguenza aprire.
Intanto nella porta cinque
La stanza era vuota: dopo l’entrata c’era un enorme strapiombo, che terminava al confine con la porta dell’uscita.
Su ogni parete c’erano quattro ganci e ognuno di essi aveva attaccata una catena.
Sul fondo dello strapiombo una voce iniziò a parlare.
“Mi muovo ma son fermo, ogni cosa distruggo, sono caldo e illumino buio.” disse la voce.
“Non abbiamo tempo per queste stupidaggini!” gridò Regina, accendendo una fiamma nella propria mano.
“Il fuoco!” capì Emma, guardando la mano di Regina “La risposta è il fuoco!” ripeté.
A quel punto la stanza iniziò a tremare e dei disegni di fiammelle disegnate su ogni gancio si illuminarono di rosso.
“Magari dobbiamo lanciare del fuoco nei ganci.” propose Regina.
Così Regina infiammò i quattro ganci di sinistra, e Emma quelli di destra.
La stanza iniziò a tremare ancora più forte della prima volta, e le catene appese ai ganci si infiammarono, si unirono e formarono un ponte di fuoco sospeso sullo strapiombo.
Anche a loro bastò solo toccare la porta per aprirla.
Intanto nella porta nove
La stanza era più corta delle altre: era divisa in due da un muro.
Accanto all’entrata c’erano due tastiere piene di simboli strani e numeri e su ogni parete c’erano due torce.
Ad un certo punto il fuoco delle due torce si unì, e vi apparì un volto che parlò: “Per ora la prova sembra tosta, ma al buio sarà facile trovare la risposta”.
Con un gesto delle mani Tremotino spense le torce e dei simboli fluorescenti apparvero scritti.
“È chiaro che quelli sono i simboli della tastiera.” dedusse Uncino “Ora dobbiamo solo digitare i simboli seguendo il corretto ordine.”
Così premettero correttamente i vari tasti, e lentamente il muro che divideva la stanza si alzò, permettendo a Gold e ad Uncino di passare.
Toccando la porta, la fecero aprire, e, come gli altri, raggiunsero la stanza successiva.
Intanto Ursula ed Ariel
Ursula e Ariel entrarono nella porta quattro.
La stanza aveva dieci righe e sette colonne di mattonelle di pietra.
Quando entrarono nella stanza si sentì una melodia: “do, fa, mi, mi, mi, fa, re, mi, do, do”.
Ben presto, Ursula capì che le sette colonne corrispondevano alle sette note musicali, e che per andare avanti avrebbe dovuto camminare sulle corrette mattonelle, corrispondenti alle note della melodia.
Ariel, avendo capito anche lei come superare la stanza, cercò di toccare una mattonella sbagliata.
Dopo aver pestato la mattonella sbagliata, il pavimento iniziò a rompersi e Ursula e la sirenetta caddero in una stanza buia.
Intanto David e Mary Margaret
La seconda era una normale stanza con quattro pareti, ma la porta era bloccata da delle catene.
“Se dalla porta volete passare, prima la dovrete liberare, e tutto ciò che dovrete fare, è la risposta ad una domanda dare.” disse una voce “Quali sono le vostre vere intenzioni?”
“Vogliamo salvare Atlantica.” rispose Biancaneve.
“La risposta va bene.” disse la voce.
A quel punto le catene cedettero e la porta si aprì.
Intanto Regina e Emma
La stanza era apparentemente normale.
“Sembra tutto tranquillo” disse Emma.
“Già, fin troppo” aggiunse Regina.
Dopo un po’ di tempo, le mattonelle della stanza iniziarono a cadere.
“Solo una di voi può passare, sarete voi a decidere chi dovrà andare” disse una voce.
“Va tu Emma, sei più importante! Sei la salvatrice!” urlò Regina.
“No, non posso lasciarti qui! Anche tu sei importante” ribatté Emma.
“In base a cosa dovrei essere importante?” chiese Regina.
“Tu sei importante per me!” disse Emma “Io resterò qui”
“E io con te” disse Regina.
Tutto a una tratto le voce riprese: “Nessuna di voi ha deciso di andare, questa scelta bisogna premiare, avete trovato la risposta corretta, ora a entrambe sarà mostrata la via retta” .
Tutto a un tratto, il pavimento cominciò a ricomporsi, e la porta della stanza si aprì.
Intanto da Uncino e Gold
La stanza era come tutte le altre,  tranne che per il particolare che al centro si trovava un troll.
Una voce sconosciuta iniziò a parlare.
“Al collo del troll c’è una corda con appesa una chiave; quella chiave aprirà la porta e vi farà arrivare alla stanza successiva; a voi sta a desso prendere la chiave del troll: potete cercare di convincerlo, o ucciderlo” concluse la voce.
“Grrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr” iniziò il troll.
“Su, calmo” disse Uncino, cercando di calmare il troll.
Senza aspettare un secondo, Tremotino, strappò brutalmente il cuore al troll e gli ordinò di consegnargli la chiave.
Non avendo scelta, il troll diede la chiave a Tremotino, che poi aprì la porta.
“Perché l’hai fatto?!” gridò Uncino “Lo avevo quasi calmato!” esclamò lui.
“Ci avrebbe uccisi” disse Gold “Ho fatto la scelta giusta” continuò lui.
La porta si aprì e i due raggiunsero la sala successiva.
Intanto Ursula e Ariel
La stanza era nera, ma ad un certo punto si accesero delle torce appese alle pareti, e Ursula usò la magia per trovare una via d’uscita.
“Eccola là!” esclamò Ursula, guardando un muro con un sorriso.
Con un forte getto magico, Ursula sfondò la parete , che le portò ad un vasto corridoio.
Intanto da Emma e Regina
La stanza era separata dalla porta da una barriera magica.
Sulle pareti c’erano due specchi.
Emma si avvicinò a quello di destra, mentre Regina raggiunse  quello di sinistra.
Nello specchio, Emma, vedeva un’immagine di Neal.
Il volto riflesso iniziò a parlarle: “Emma, so che in questo momento siamo lontani, ma se adesso abbandoni il presente e attraversi lo specchio, potremo vivere in un mondo parallelo, insieme a Harry, solo io, te e lui; che ne pensi?”
“Neal, mi manchi ogni giorno, ma nonostante io sia tentata di venire con te, adesso ho un’altra vita con Uncino” disse Emma.
Anche Regina, vide un suo amore passato.
Nello specchio era riflessa l’immagine di Daniel. Lui fece a Regina la stessa proposta che Neal aveva fatto a Emma, ma anche Regina rifiutò l’accordo, dicendo che ormai aveva una storia con Robin.
Quando entrambe diedero la risposta, le cornici degli specchi si illuminarono e la barriera magica sparì, così raggiunsero la stanza successiva.
Intanto Biancaneve e David
La stanza era divisa in due da una barriera magica, e sulle pareti c’erano due specchi.
Biancaneve si avvicinò allo specchio si sinistra. Nello specchio c’era il riflesso di lei da giovane. L’immagine nello specchio propose Biancaneve di rivivere la sua vita senza Regina.
Biancaneve rifletté a lungo sulla propria scelta, ma alla fine si rifiutò, poiché se Regina non fosse esistita, Biancaneve non avrebbe incontrato David, e non avrebbe avuto Emma e Neal.
Intanto David si avvicinò allo specchio di destra.
Nel suo specchio c’era il suo riflesso.
L’immagine  nello specchio gli propose di rivivere la sua vita, senza avere mai incontrato la principessa Anna, così restando un contadino per il resto della sua vita.
Dopo un po’ David rispose di non volere accettare, poiché non avrebbe mai incontrato Biancaneve, e avuto Emma e Neal.
Appena entrambi risposero, le cornici degli specchi si illuminarono, e la barriera magica sparì.
Intanto da Uncino e Tremotino
La stanza era divisa in due da una barriera magica, e sulle pareti c’erano due specchi.
Uncino si avvicinò  allo specchio di destra.
Nello specchio c’era il riflesso di Milah.
Milah propose ad Uncino di raggiungerla in un mondo alternativo dove Tremotino non esisteva, e dove  avrebbero potuto vivere insieme e felici. Uncino rispose che non la avrebbe raggiunta, poiché ormai aveva Emma.
Intanto Tremotino si avvicinò allo specchio di sinistra.
Nello specchio si trovava l’immagine di Belle. Belle gli propose di andare in un mondo parallelo in cui Uncino non esisteva, e dove sarebbero stati insieme senza problemi.
Tremotino rifiutò, perché ottenere l’annientamento di Uncino non sarebbe stata una vera vendetta.
Quando entrambi risposero, la cornice degli specchi si illuminò, e la barriera magica sparì, permettendo loro di raggiungere la stanza successiva.
Quando attraversarono la posta restarono sbalorditi.

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Capitolo 6
*** LA SALA DEL TESORO ***


Dal soffitto e dal pavimento venivano fuori numerose spine, ma a Ursula bastò usare i suoi tentacoli per strisciare sulle pareti, evitando di toccare il pavimento ed il tetto.
Successivamente fu una serie di lame rotanti ad ostacolarla.
Anche questa volta però, le bastò un piccolo gesto della mano per bloccare le lame ed attraversare senza problemi.
Dopo una serie di ostacoli trovarono una scala a chiocciola e scesero, fino alla sala del tesoro, dove rinchiuse Ariel e iniziò a cercare la Rovina del Kraken.
Intanto i nostri eroi
“Come mai siamo di nuovo qui?” chiese Uncino “E perché siete qua?”
“Dopo aver attraversato tre stanze a gruppo siamo arrivati tutti qui” disse Emma.
“Abbiamo ipotizzato che le stanze ruotano mentre noi siamo al loro interno, in questo modo dopo essere passati per tre stanze siamo tornati al punto di partenza” spiegò Biancaneve.
“Allora cosa si fa?” chiese Uncino.
“Forse come abbiamo fatto prima, non dobbiamo muoverci in linea retta, bensì andare sotto” disse Regina.
Così Emma e Regina riunirono la loro magia in un grande turbine di fuoco, che poi scagliarono contro il pavimento.
Tutto iniziò a bruciare, e in men che non si dica il pavimento sparì e al suo posto apparì un’enorme scala a chiocciola che li portò all’origine di un corridoio.
Percorsero il corridoio, finché raggiunsero la sala del tesoro.
La sala aveva anche le pareti d’oro, e ogni moneta rifletteva la luce, illuminando l’intera stanza di una luce dorata, che ogni tanto si alternava con qualche colore, data la presenza di innumerevoli pietre preziose.
La stanza era divisa da quattro corridoi che si univano in un punto formando una croce, sulla quale era situato un pilastro d’oro e zaffiri, avente una scritta in Atlantideo.
Sul pilastro era poggiato il maestoso oggetto tanto desiderato: la Rovina del Kraken.
Era una statua in oro con la forma di un piccolo Kraken che nuota, e al posto degli occhi aveva due pietre preziose di colore turchese, che davano alla statua d’oro uno scintillio sublime.
Uncino fece il primo passo verso l’oggetto incantato e porse la mano per prenderlo.
Quando lo ebbe appena sfiorato, un tentacolo lo allontanò e un altro  prese la statua furtivamente. 
“Killian!” gridò Emma, rivolgendosi ad Uncino “Come stai?”
“Bene, è stata solo una brutta botta” rispose lui.
“Ursula!” esclamò Regina.
“Vorrei restare a salutarvi, ma ho una città da conquistare” disse Ursula, dirigendosi verso la scala, con l’intento di uscire.
“Mi dispiace, ma non andrai da nessuna parte” disse Regina lanciando delle fiamme su Ursula “Che aspetti ad aiutarmi?” chiese a Emma.
“Arrivo!” esclamò Emma, iniziando anche lei a colpire Ursula.
Appena la strega del mare si stancò, Emma e Regina concentrarono tutte le loro energie in un unico raggio distruttivo.
Questo bastò a dare a Biancaneve il tempo di prendere la Rovina del Kraken da uno dei tentacoli di Ursula.
Quando erano sul punto di uscire, la strega del mare si riprese.
“Non è finita qui, voi mi consegnerete la Rovina del Kraken, o la vostra amica sirena morirà” disse Ursula, usando un tentacolo per tenere la coda di Ariel, un altro per tenerle ferme le braccia e un altro ancora per strozzarla.
“Non fatelo!” diceva Ariel a tratti, cercando di mascherare il dolore il più possibile.
“Dobbiamo farlo o morirai!” replicò Emma in pensiero per la sirena.
“La mia vita non è importante quanto la mia città!” disse Ariel sul punto di  morire.
“Ok!” esclamò Biancaneve, lanciando la Rovina del Kraken a Ursula, che lo afferrò abilmente.
Successivamente, lasciò cadere Ariel sul pavimento e corse via con la magica statua.
“Su andiamo a prendere la nave per raggiungerla!” disse Uncino, cercando di incitare tutti.
Uscirono dalla sala di corsa, e raggiunsero l’esterno, ma ciò che videro non fu loro gradito: Ursula aveva tra due tentacoli la Rovina del Kraken, e quando invocò il mostro marino, esso la portò a nuoto verso la città perduta.

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Capitolo 7
*** LA RIPRESA DI ATLANTICA ***


Ripresero a correre verso la nave, che per quanto fosse veloce, non riusciva a tenere testa al Kraken.
Quando arrivarono ad Atlantide, Ursula aveva già iniziato a terrorizzare gli abitanti per mezzo del mostro marino, che era costretto ad obbedirle.
“Dobbiamo fermarla!” disse Biancaneve.
“Ma come?” domandò Regina.
“Dobbiamo prendere la Rovina del Kraken!” disse Emma.
Il gruppo si riunì in cerchio ideare un piano.
Appena il si divisero, per adibire ciascuno ai propri compiti, Gold apparve nella sala del trono di Ursula.
“Noi abbiamo fatto un accordo” disse Tremotino, facendo venire a galla dei vecchi ricordi di Ursula “Lo so, devo uccidere il pirata, va bene, ora lo faccio…”
Tremotino scomparve con un ghigno soddisfatto.
“Ursula!” gridò Uncino, appena entrato a palazzo.
“Che ci fai qui, squallido pirata?!” rispose lei, con il medesimo tono.
“Sono venuto per chiederti scusa per ciò che ha fatto molti anni fa al tuo regno…” continuò lui.
“Sì, certo, e perché dovrei crederti?” chiese lei, con tono sarcastico.
Intanto
“Regina, usa la tua magia per combattere il Kraken!” disse Biancaneve.
“Meno chiacchiere e più frecce!” rispose Regina all’ordine di Biancaneve.
“Dov’è Tremotino?” chiese Biancaneve “Non doveva aiutarci con i suoi poteri?”
Intanto
“Dobbiamo cercare la Rovina del Kraken” disse Emma.
“Di qua!” disse David, dirigendosi verso la sala dei gioielli, descritta da Uncino molto accuratamente.
La sala dei gioielli era piena di ricchezze: la pietra blu delle pareti faceva sembrare le monete d’oro ancora più brillanti; se si guardava con più attenzione si potevano notare anche oggetti magici come l’Occhio della Tempesta, Fagioli magici, Conchiglie magiche, Candele magiche, un Fuoco Fatuo, una spada incantata,  e molto altro. Infine, c’era un bacheca incantata, all’interno della quale si trovava la famigerata Rovina del Kraken.
Emma si avvicinò per aprire la bacheca, ma quando era sul punto di sfiorarla, venne fulminata.
“Non puoi toccarla…” disse Tremotino dopo essere apparso dietro di loro “Ursula ha usato una magia che permette solo a lei e ad un’altra persona di aprire la bacheca”
“E chi sarebbe?” chiese Emma.
“Il caso vuole che sia io l’altra persona” rispose Tremotino.
Così egli si avvicinò alla bacheca, la aprì e prese la statuetta d’oro.
Successivamente sparì.
Intanto
“Voglio davvero scusarmi con te” disse Uncino.
Tremotino apparve nella stanza e diede ad Ursula la statua.
“Il loro piano è di distrarti con Uncino che fa finta di volersi scusare, mentre Regina e Biancaneve cercano di combattere il Kraken, e Emma e il suo adorato paparino avevano il compito di prendere la statua, ma hanno fallito” spiegò Gold “E ora Ursula, rispetta l’accordo” continuò lui.
“Di che accordo sta parlando?” chiese Uncino.
“Vedi, molti anni fa…E quindi adesso devo ucciderti” raccontò Ursula.
Intanto
La magia di Regina non era sufficiente a sconfiggere il mostro marino.
Preso dalla collera, il Kraken, si scatenò, e quando era sul punto di uccidere Regina con un tentacolo, qualcosa lo fermò: dal nulla si innalzò un’enorme tornado di acqua che immobilizzò il Kraken.
“Da dove diavolo viene?” chiese Regina.
“Sono stata io” disse Ariel appena uscita dall’acqua.
Intanto
Ursula era sul punto di uccidere Uncino, ma Emma, appena arrivata, le lanciò una fiamma.
Questo la fece distrarre in modo da permettere ad Uncino di darle un colpo con il suo uncino.
Il forte e improvviso dolore di Ursula, le fece perdere l’equilibrio, e senza accorgersene fece cadere la Rovina del Kraken sul pavimento di roccia atlantidea.
“Ora papà!” gridò Emma.
Avuto il segnale, David usò la spada incantata, rubata dalla sala dei gioielli di Ursula, per distruggere la rovina del Kraken, e lasciare il mostro marino libero.
“NO!” gridò Ursula con la rabbia negli occhi.
Intanto
Il tornado di acqua che avvolgeva il Kraken si fermò e, non essendo più sotto il controllo della magica statua, il mostro marino fu libero.
Come ultima cosa, per affondare di nuovo Atlantide, usarono della carta magica per mandare al Kraken il messaggio di richiesta di aiuto nell’impresa.
Per ringraziarli il Kraken acconsentì, e Atlantide tornò ad essere la città sommersa di Atlantica.
“Grazie di cuore, ora il mio regno può vivere in pace e in armonia come un tempo” disse Ariel a tutti i nostri eroi.
“E’ stato un piacere” rispose Emma.
“Bene, adesso tutti sulla Jolly Roger per tornare a casa.
Quando tornarono
Emma, aspetta, devo darti una cosa” disse Uncino.
“Cosa?” chiese Emma.
“Ricordi che prima del viaggio dovevo darti una cosa?” chiese Uncino “Ebbene eccola” continuò.
Il regalo era un anello che gli era stato regalato da Milah, quando si amavano.
“Te lo do in segno della mia eterna fedeltà a te” concluse lui.
Emma e Uncino si baciarono appassionatamente.
 
 
 

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