A singer in Love

di Rinchan39
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Home sweet home ***
Capitolo 2: *** Incontri di famiglia ***



Capitolo 1
*** Home sweet home ***


span style="font-size:10px">Salve a tutti. Ho deciso di cambiare il capitolo per due motivi principali: dopo aver riletto il 1° capitolo di “Smells like teen spirit” ho notato la grande somiglianza; 2°la Izayoi sbadata smemorata ecc. non è adatta alla trama, al contrario di una Izayoi pacata, sveglia, attiva e disponibile.
Spero vi piaccia la nuova versione, e scusate ancora. 
     
 
 
 
 
               A singer in Love     
 
 



                         Home, sweet, Home
 
 Gentili passeggeri, vi informiamo che il volo diretto New York-Tokyo, sta svolgendo al termine. Vi preghiamo di allacciare le cinture di sicurezza e spegnere eventuali dispositivi elettronici. Vi auguriamo una piacevole permanenza a Tokyo. Grazie per aver scelto la nostra compagnia.
 
 
Mentre la hostess annuncia l’imminente atterraggio, comincio pigramente ad aprire gli occhi. Avevo deciso di viaggiare in prima classe, visto che non avevo alcuna voglia di restare sveglia per ben otto ore, mi avete sentito?! 8 LUNGHISSIME ore. Io avrei preferito dormire, ma non mi è stato possibile, visto che di fianco a me c’era una bambina che mi parlava del suo cavallo preferito, cioè quello di Rin Edogawa, nonché io. E visto che non potevo certo dirle Hey, lo sai che hai parlato tutto il tempo di me, del mio cavallo, della mia tigre, e del mio cane?, mi toccò parlarle come se fossi un’ altra persona e lo feci per TUTTE LE OTTO ORE.


Ma fa niente, niente al momento può mettermi di mal umore, visto che sto per tornare a casa dopo ben 5 lunghi anni… Eh già, da quando sono andata a vivere a New York non ho più messo piede in Giappone e di conseguenza non ho più visto mia madre Izayoi.

In questi cinque anni la mia stabilità mentale ha vacillato non poco, a causa della lontananza con Izayoi. Lei è una donna molto sveglia, attiva e disponibile. E’ stata lei a motivarmi ad andare in America, ed è stata sempre lei a darmi il motivo per il mio ritorno, cioè, il suo matrimonio. Con un demone. E stranamente non ho niente in contrario, visto che potrei definirmi razzista contro i matrimoni.
 
Comunque, tornando alla realtà, siamo appena scesi dall’aereo e subito l’aria di casa, mischiata a vari fumi tossici di dubbia provenienza, mi investe come l’Uragano Katrina ha investito il Mississippi o una roba del genere.

Continuo a camminare e senza che io me ne accorga, mi trovo stritolata come un salame in un abbraccio fin troppo materno. Volto appena la testa e vedo una donna dai lunghi capelli scuri alta e magra quanto me. Il suo viso è molto fresco e molto simile al mio.

“Rin-chan!!!!!!! Sei tornata!! Finalmente!!” era preda alla gioia e alle lacrime, tanto da farmi ciondolare come il pendolo dell’orologio a pendolo di mia nonna.
“Sì, Izayoi, sono tornata”, dissi anche io in preda alle lacrime.

Passammo dieci minuti buoni a stare attaccate come delle sanguisughe, fino a quando non ci calmammo e ci staccammo.
“Allora, dov’è il fortunato?” chiesi, ansiosa di vedere il mio futuro e fortunato patrigno.
“Purtroppo Inu non è riuscito a venire per questioni di lavoro. Torna dall’Italia proprio questa sera e questa sera conoscerai sia lui che i suoi due figli: Sesshomaru e Inuyasha. Ora io devo andare al mio corso di danza, ci vediamo questa sera alle 21.00 al Diamond Restaurante. Mi raccomando vestiti in modo elegante e fatti bella più di quanto tu già sia. Ah, quasi dimenticavo…”, mia madre che si dimentica qualcosa? La cosa mi spaventa non poco. “ Ho chiamato un TAXI, ti sta aspettando qui fuori e ti porterà dritta a casa. Ok, ci vediamo questa sera al ristorante. Ciao tesoro!”
Detto ciò ci salutiamo con un abbraccio e io comincio ad avviarmi verso il TAXI.  Nel giro di dieci minuti arrivai alla mia amata catapecchia.

Subito notai che le pareti, un tempo color latte, erano adesso color azzurrino. Ciò voleva dire che Izayoi, aveva finalmente capito che il latte era ormai superato.

Varcai la soglia della mia catapecchia, che tanto catapecchia all’interno non era.
Era arredata a mò di casa italiana in pietra, ma con arredamenti molto moderni, sempre italiani.

Buttai il borsone da viaggio accanto al mio adorato pianoforte a coda nero e mi gettai a peso morto sul divano nero in camoscio, addormentandomi dopo pochi minuti.

 
 


Home, sweet, home.
 
 
Quelle furono le ultime parole famose.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
L’angolo di Sofi
Salve a tutti ed eccomi qui con una nuova storia. Ora voi vi starete chiedendo: che senso ha cominciare una nuova ff, quando ne hai una in corso?  Beh, ecco a voi la risposta: non ne ho la più pallida idea!!! Il punti sono due. 1: con l’altra storia mi sono completamente bloccata. 2: questa è una storia che mi ronza in testa da ormai una vita e non riuscivo più a tenermela in testa. Espero que ve gusta!
P.S. potete essere spietati oppure clementi, ma mi raccomando, recensite!!
Saluti, Sofia.
 
 

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Capitolo 2
*** Incontri di famiglia ***


                          A singer in Love
     





                                                                        
                         Incontri di famiglia
 
 







“C’è una chiamata per te. C’è una chiamata per te. C’è una chiamata per te”
 
Fui svegliata da quel fastidioso quanto utile attrezzo infernale chiamato telefono. Lo afferrai di mala voglia per leggere sul display, il nome di quel disgraziato che ha osato destarmi dalla mia pennichella post-viaggio. Gustavo Gray, ovvero il mio produttore musicale americano.

“Chissà cacchio vuole da me adesso” dissi tra me e me. Risposi.
“Che cacchio vuoi Gustavo.”
Volevo solo avvisarti che fra mezz’ora devi andare da Fujiuki e cominciare a registrare il tuo nuovo album “A new life””
“Ma come mezz’ora!?! Non arriverò mai in tempo!!!”
Detto ciò gli chiusi in faccia e mi fiondai sul mio borsone da viaggio, cominciando a frugare come una matta, in cerca di un abito decente.
Forse sembrerà strano, ma per me, trovare una abito carino tra 20 capi di Valentino, 40 capi di Armani, 10 D&G e 30 capi di Chanel, è semplicemente un’impresa.


Dopo 10 minuti optai per un valentino, con scollo a cuore in taffetà rosso, stretto in vita, con gonna morbida di chiffon nero fino appena sopra il ginocchio. Ci abbinai una cintura in raso nero con punto luce sul davanti, un paio di decolté di camoscio rosse tacco 12, un giacchino di pelle con maniche a tre quarti che variava dal nero al rosso più acceso e una pochette Valentino del medesimo colore delle scarpe.
Mi raccolsi i lunghi capelli in una coda alta, che lasciai cadere morbidamente sul mio seno prosperoso. Per completare il tutto indossai un girocollo di oro bianco tempestato di diamanti, con pendenti di rubini e orecchini e anello combinati.

Guardai velocemente fuori dalla finestra: c’era un sole capace di spaccare il culo ai passeri, o qualsiasi tipo d’uccello si possa trovare a Tokyo.Frugai ancora un momento nel borsone e tirai fuori un paio di occhiali neri D&G. Mi guardai ancora un momento allo specchio e notai che il rosso era un colore che mi donava davvero molto.

Prima di uscire guardai velocemente l’orologio a pendolo vicino alla porta. Erano le 14.50, avevo ancora dieci minuti per raggiungere la casa discografica. Presi chiavi, cellulare e qualche spicciolo, in caso mi fosse servito.

Una volta uscita dal vialetto, mi diressi a grandi falcate allo studio di Fujiuki e, per miracolo, arrivai con un minuto di anticipo.
“Che onore averla qui con noi, signorina Edogawa”, mi disse il sig. Fujiuki, un uomo sulla cinquantina basso, grasso e curvo.
“L’onore è mio, sig. Minazaki”, dissi facendo un lieve inchino. “Se non avete niente in contrario, io comincerei subito con la registrazione dell’album.”
“Concordo con lei, signorina. Lì c’è la cabina di registrazione” disse con il solito tono calmo, classico dei vecchietti.

Entrai nella cabina di registrazione, posai la pochette su uno sgabello vicino al microfono, indossai le cuffie e feci cenno a Fujiuki di far partire la prima canzone: Baby I.
Questa la provammo per circa un’ora e mezza, poi passammo a One Last Time per due ore. Feci una pausa di un’ora e mezza. Visto che era tardi, provammo Focus per soli tre quarti d’ora e poi mi fece andare, ma non prima di avermi dato appuntamento per il giorno dopo, alle 9.00. Lo salutai e mi avviai con calma al ristorante.

Quando arrivai al ristorante, erano le 21.10. Visto che ormai era buio, mi tolsi gli occhiali da sole.

Gravissimo errore...


Appena misi piede nel ristorante, fui assalita da una quantità industriale di fan e paparazzi spuntati da chissà dove.

Facevo una fatica bestia a muovermi in mezzo a quella calca di gente.

In “lontananza” riuscii a scorgere la figura divertita di Izayoi, che mi guardava, seduta ad un tavolo insieme a due demoni ed un mezzo-demone, i quali mi guardavano tra lo stupito e il divertito. “Quindi quella dovrebbe essere la mia presunta futura famiglia?” pensai tra me e me.


Dopo un quarto d’ora passato a cercare di scappare dalle grinfie dei paparazzi, mi venne un’idea fantastica e con tutto il fiato che avevo in corpo e contando sulle mie fantastiche doti da attrice gridai: Guardate!!! C’è Ernst Knam dall’altra parte della strada!!! Correte!!!
In meno di cinque secondi, tutti erano usciti in cerca di Knam e anche se non lo trovarono, lo cercarono per tutta la serata.
Creduloni…


“Rin, tesoro, siamo qui!”
“Avà? Non me ne ero accorta, comunque… PERCHE’ NON MI HAI AIUTATO A LIBERARMI DALLA FOLLA!!!”
“Scusa tesoro, ma vederti spiaccicata in mezzo a tutta quella gente era una scena talmente buffa…! Comunque, vieni ti presento la nostra futura famiglia. Lui è Inuy…”
“O MIO DIO!!! LA MIA NUOVA SORELLINA E’ LA FAMOSA CANTANTE INTERNAZIONALE RIN EDOGAWA!!!” Dopo aver detto queste parole, mi saltò letteralmente addosso.
“…asha” finì Izayoi, che se la rideva a crepapelle.

Dopo 20 minuti buoni e tanta buona volontà, riuscimmo a staccarmelo di dosso. Nel frattempo conobbi Inu, il mio futuro patrigno, molto gentile, simpatico e a tratti divertente. Poi conobbi Inuyasha, che come avrete capito era un mio fan sfegatato. Potrei giurare, che se gli avessi detto di spogliarsi, andare fino in centro nudo per poi ballare la macarena e cantare al contempo sono gay, sono gay e mi chiamo Raperonzolo, lui l’avrebbe fatto senza pensarci un millesimo di volta.

E per chiudere in bellezza, conobbi lui, il re incontrastato degli iceberg e delle granite, nonché l’essere più bello e perfetto che io avessi mai visto.

Sesshomaru.

Ok, anche se il nome significa ragazzo che uccide, non vuol dire che sia la verità, GIUSTO?!?


Passammo la serata tra chiacchere e indovinate qual’ era l’argomento principale? Esatto proprio IO!!
Per tutta la serata non hanno fatto altro che tempestarmi di domande della serie com’è l’America? Ti sei trovata bene? Hai già fatto un concerto? E bla bla bla…

Alla terza domanda decisi di far andare a fare la ninna a quei quattro neuroni superstiti che alloggiavano temporaneamente nel mio cervello. Questo, fino a quando li dovetti svegliare con tanto di trombetta, a causa di una domanda posta da Inuyasha. In questi anni hai mai avuto un ragazzo? Certo che lo avevo avuto, ma da quando avevo scoperto che Biyakuya mi tradiva, decisi di non pensare più a lui.

“No” una risposta fin troppo secca, ma che mi era uscita così e che forse, andava bene così.

Diedi una breve occhiata all’orologio. Si erano fatte le 23.54. Decisi che era ora di andare e così, insieme a Izayoi, mi congedai e nel giro di 10 minuti arrivammo a casa.

Diedi la buona notte a Izayoi e mi diressi in camera mia. Dopo essermi messa il pigiama con l’unicorno fuxia che diceva ABC, L’ALFABETO NON E’ TUTTO QUI’, chiusi gli occhi e prima di addormentarmi pensai da una cosa.
 
 
 
Non parteciperò mai più ad un primo incontro di famiglia, la mia privacy è troppo a rischio.
 
 
 
 
 
 
 
Ed eccomi tornata, spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Alla prossima.
Saluti, Sofia.

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