In uno specchio

di tixit
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Visto da destra ***
Capitolo 2: *** Visto da sinistra ***



Capitolo 1
*** Visto da destra ***


Disclaimer: Girodelle appartiene alla Ikeda. La ragazzina no.

In uno specchio


1.Visto da destra

Era seduta sotto il pontile con la chitarra in mano - un buon posto per esercitarsi. Aveva sentito l'eco dei suoi passi - gambe lunghe -  ma non sapeva se andare a salutarlo o meno: stava diventato un po' troppo serio. Era grande lui. E aveva sempre meno tempo per quelle piccole.

C'erano pure dei pettegolezzi su Jeanne-Marie Salvetat, Madame Mars come la chiamavano a teatro, una attrice provenzale - pareva che qualcuno li avesse visti baciarsi in un giardino. Una che recitava malissimo, roba da tirarle addosso un torsolo di cavolo pensò irritata, chissà che diavolo ci aveva visto... poi sospirò: era buio e lui di sicuro non si era accorto che lei era lì in spiaggia. Avrebbe accompagnato il Vecchio da suo Nonno e si sarebbero chiusi nello studio, dove lei non sarebbe entrata.
Non valeva nemmeno la pena correre a salutarlo: anzitutto non avrebbe avuto tempo - figuriamoci, doveva parlare con gli adulti lui - e poi nemmeno si ricordava che in questi giorni in casa c'era pure lei.

Alzò lo sguardo, un pochino rattristata e lo vide lì, una sagoma lunga e scura.

Lui le tese la mano, ma lei scosse la testa. Era grande anche lei e faceva da sola!

"Non vuoi entrare?" le chiese cortesemente, ma lei era dubbiosa - rientrare per fare cosa? stare ad aspettarli dietro una porta chiusa mentre finivano di pianificare questo e quello? non era mica un cagnolino.

"Ho sete, non mi offri qualcosa da bere?" Tipico di lui fare leva sulla buona educazione della padrona di casa.

Si alzò da sola, ignorando il suo braccio - non era mica una bambina - e lo precedette verso casa, le scarpette in una mano, insieme alle calze di seta, che lui fece finta di non vedere - senza scarpine in pubblico! Senza calze! Lui era così attento alla forma... adesso sicuramente l'avrebbe criticata! I bambini girano scalzi!
Ma quelle scarpine, nella sabbia...

Sentì il ragazzo circondarle la vita, senza esitazione e poi lo sentì chinarsi e prenderla in braccio, senza uno sforzo percettibile. 

"Mettimi giù!" doveva smettere di trattarla come se lei fosse ancora piccola! Prenderla in braccio, che idea bislacca.

"Va bene" disse lui divertito ed invertì la direzione andando a passi decisi verso il rumore della risacca.

Lei trattenne il fiato "Va bene, va bene..." si arrese ridendo "Tienimi! Tienimi pure!"

"Sul serio? Ti tengo? Ti posso tenere?" la prese in giro, ma lei non colse: aveva sollevato la mano e gli stava cercando le labbra con le punta delle dita "Stavi sorridendo, non lo avresti mai fatto!" disse sicura, sfiorandogli il sorriso,"Buttarmi in acqua, intendo", delicata con il pollice, gli sfiorò l'angolo della bocca

Lui con un movimento brusco se la riaggiustò tra le braccia, facendole scivolare il braccio in grembo.

"Sei sicuro di farcela?" chiese dubbiosa la ragazzina dai capelli rossi.

"Sei piccola..." mormorò. Poi aggiunse brusco "e quindi sei leggera."

"Se lo dici tu." incuriosita gli tastò il braccio, stupendosi dei muscoli tesi - era proprio cresciuto e non se ne era accorta.

La poggiò delicatamente su un muretto e si chinò davanti a lei, prendendole le scarpine dalle mani; con delicatezza le spolverò la pianta da eventuali granelli di sabbia e le infilò una della calze.
"Ce la faccio da sola, sai?" disse piccata - la stava trattando come una bambina; prima la portava in braccio per la spiaggia, poi le infilava le scarpette, ma lei era cresciuta! "Non sono piccola!"

"Se lo dici tu..." le rispose divertito. 

Poi le porse il braccio. "Cosa mi offri?"

"Sidro?" chiese, "o è troppo da ragazzini?" c'era di tutto a casa, pure lo sciroppo per la tosse! Bastava che chiedesse.

"Se mi tieni compagnia... vada per il sidro."  Lei annuì.

Entrarono in casa, la stanza illuminata da un paio di lampade ad olio.

"Prima devo parlare con tuo Nonno" le disse il ragazzo cortese, "ma dopo abbiamo un po' di tempo, così mi racconti cosa combini..." 

Lei sorrise "Intanto ti porto dell'acqua..." replicò sussiegosa. "Per tutti voi. Poi se lo gradisci possiamo discorrere nel Salottino Piccolo."

"... e mi spieghi quando torni" aggiunse con aria indifferente il ragazzo, "... se vuoi, quando rientro, passo a prenderti e viaggiamo insieme."

"Non ti piace viaggiare in carrozza, lo sai!" scosse la testa e si avviò verso la cucina. "Ti annoieresti... ma grazie per la cortesia."

Poi ripensandoci, si girò e corse verso di lui "Clément..." attraversò la stanza in un attimo e si catapultò addosso a lui abbracciandolo stretto.

Lui interdetto, le poggiò le mani sulle spalle solo a sfiorarla.

"Sono piccola!" disse la ragazzina, strofinando la guancia sul suo petto "hai ragione, mi sa, sono ancora piccola..." e ne sono contenta, perché ti posso salutare così... "Mi sei mancato sai? Ormai stai proprio tanto per i fatti tuoi..." sospirò "ti aspetto di là, intanto ti preparo uno spuntino, e poi ti racconto... sono successe tante di quelle cose!"

Victor Clément de Girodelle sospirò, poi le sollevò con due dita il mento e, delicatamente, le baciò la punta del naso. "Eh si... sei piccola."  

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Capitolo 2
*** Visto da sinistra ***


2.Visto da sinistra

 

Stavolta era toccato a lui accompagnare il Vecchio, non che gli fosse spiaciuto: per essere un nobile purosangue da almeno quattro generazioni, il Vecchio era un autentico bastardo. Ti metteva alla prova e finivi per imparavi molto.  

Percorse il pontile con passo svelto, cercandola con gli occhi nella penombra della sera ma rimase deluso: la piccoletta, a quanto pare, non gli sarebbe venuta incontro per salutarlo.
Anche quando veniva in visita da Cassandra, ultimamente, non appariva più a sorpresa come un terremoto, piena di importantissime notizie che dovevano essere assolutamente raccontate; è vero che lui aveva una sua vita… Aggrottò la fronte, una vita era una parola grossa: insieme ai suoi fratelli aveva portato a qualche ballo, a Parigi, delle ragazze di una compagnia di giro. Simpatiche, disinibite e senza troppe pretese: si entusiasmavano per tutto, non come alcune dame di Corte per cui, se un ballo non era in un salone stuccato ed affrescato, allora le avevi portate in un postaccio indegno di loro… No, Jeanne-Marie era stata simpatica, e tutto quello che non sapeva sugli affreschi lo compensava ampiamente con… altre competenze. Sorrise tra sé.

Poi, scrutò la casa e si riscosse. Non poteva dire di non avere proprio una vita senza svaghi… però un po’ la piccoletta gli era mancata - che stava combinando?

 

Ma era più probabile che se ne stesse rintanata sotto il pontile, come faceva da bambina. In quel caso voleva dire che sotto sotto voleva essere trovata. Se non avesse voluto, se ne sarebbe uscita in barca.

 

Finalmente la vide e, sollevato, le andò incontro - chissà a cosa stava pensando: aveva il nasino arricciato e non sembrava contenta per niente… tutta bellicosa!
Quando le fu abbastanza vicino da metterle a fuoco il visetto sobbalzò… per un attimo gli era sembrato che fosse cresciuta sul serio. Ma era la luna, decise. La sua piccola amica andava benissimo così come era: piccola.

Le tese la mano per aiutarla ad alzarsi. Ma lei gli fece cenno di no.

 

“Non vuoi entrare?” Cominciava a farsi scuro e il Vecchio non sarebbe fino a dopo la marea… non c'era molto tempo per due chiacchiere, se la piccola voleva restarsene lì, tutta sola, sulla spiaggia. Senza contare che avrebbe preso freddo.
 

"Ho sete, non mi offri qualcosa da bere?" la lusingò: era vero che aveva sete e lei era stata educata bene - non avrebbe mai lasciato che un suo ospite non venisse trattato con cortesia.

 

Si alzò da sola, svelta, e lui si sentì rassicurato: era ancora piccola. Una damina avrebbe voluto essere sollevata da terra, con grazia, ma lei era ancora piccoletta e non aveva bisogno di queste pantomime.
Si certo, vestiva da grande, ma tutte vestivano da grande fin da quando erano piccole - non voleva dire nulla.

 

La osservò camminare davanti a lui, il passo ondeggiante, ma sicuro, nella sabbia, e le scarpine in mano - gli fece tenerezza.
Un po’ per via di quelle scarpine assurde, che erano fatte solo per star bene con il vestito (si era vestita così apposta per loro?) - un po’ per via di quei piedini scalzi, che a Versailles avrebbero dato scandalo - tutto un agitare di ventagli e bisbigli. Molto perché non se ne vergognava affatto - c’era ancora parecchia confidenza tra di loro.
D’impulso la prese in braccio - inutile che si riempisse adesso le calze di granelli di sabbia o rovinasse le scarpine sulla spiaggia. E poi gli era mancata, ma una volta non lo abbracciava, salutandolo?

 

La sentì agitarsi e gli venne da ridere, sembrava una farfallina catturata e tenuta dentro le mani a coppa, tutto un fremito.
“Mettimi giù!”
Gli venne voglia di caricarsela in spalla, come un uomo delle caverne, ma non le sarebbe piaciuto. Poi, con un sogghigno decise di accontentarla: voleva essere messa giù ma non aveva specificato dove. A passo di carica si diresse verso la risacca chiedendosi quanto ci avrebbe messo per quietarsi.

 

Poco. "Va bene, va bene..." brava bambina! Ragionava in fretta.

 

"Tienimi! Tienimi pure!" davvero? Tenerti pensò senza rendersene conto, mi piacerebbe… "Sul serio? Ti tengo? Ti posso tenere?" a te piacerebbe? Potremmo adottarti… oppure...

Il pensiero lo sorprese e lo lasciò senza fiato. Ma se era piccola!
Non ebbe il tempo di elaborare il concetto: sentì le sue mani percorrergli il viso, come su una mappa, delicate ed impazienti, fino a trovargli le labbra. "Stavi sorridendo, non lo avresti mai fatto!" la vocetta era sicura. E certo, non lo avrei mai fatto, buttarti in acqua che idea, stavo solo scherzando… non ti farei mai del male.
Poi sentì quelle dita sul viso, il calore sulla pelle e il profumo di menta e di pino che aveva addosso, così familiare, come una caramella, ma tutto sbagliato, perché quello sfioramento solo in punta di dita… accidenti pensò, tu non sei Jeanne-Marie e io sono proprio uno scemo.

 

Con un movimento brusco se la riaggiustò tra le braccia perché la piantasse di toccarlo in quel modo. Serrò le mascelle.  

 

"Sei sicuro di farcela?"

 

"Sei piccola..." mormorò. Sei troppo piccola e io ti porto subito a casa, qui al buio, sei tu e non sei tu… o forse non sei così piccola ma non glielo poteva dire, così, aggiunse, più brusco di quanto avrebbe voluto "e quindi sei leggera."


"Se lo dici tu." incuriosita gli tastò il braccio; lui sentì il calore della sua mano attraversare la stoffa, giù fino alle pelle, come il preludio di un fulmine. Forse pure peggio di quando gli stava sfiorando il viso, pensò di sfuggita.
Al primo muretto ti metto in terra. Decise. E vado subito a cercare il Vecchio e tuo Nonno.
E un bicchiere di brandy.

 

La fece sedere e si chinò davanti a lei, con delicatezza le prese il piedino, Cenerentola, pensò, proviamo questa scarpina? E poi che succede?

 

"Ce la faccio da sola, sai?" annunciò piccata la ragazzina. Meglio, pensò lui, tu non sei Cenerentola e io non voglio offrire mele avvelenate, o prenderti il cuore, o inseguirti per uno scalone. Poi si riscosse - che pensiero da scemo, rifletté dentro di sé. Dai facciamo in fretta e torniamo alla luce.  

 

"Non sono piccola!" per piacere, non dire queste cose, non vedo il tuo viso. Sei tu e c’è la luna.
Non sei tu.
E questo non sono io.

 

"Se lo dici tu..." sei piccola, altrimenti sapresti che non si sfiorano labbra con la punta delle dita, solo per trovare un sorriso. Se non fossi piccola, lo sapresti.

 

Le porse il braccio, rassicurato. "Cosa mi offri?" per un attimo sperò nella stessa risposta che gli aveva dato Jeanne -Marie, che non si intendeva di affreschi, e si tirò mentalmente un ceffone.

 

"Sidro?" chiese lei "o è troppo da ragazzini?" Il sidro va benissimo, basta che rientriamo alla luce e tu smetti di allungarti come un‘ombra e torni la solita piccoletta di sempre.

 

"Se mi tieni compagnia... vada per il sidro." parliamo un po’ per piacere, vorrei che non fosse questo l’ultimo ricordo di te che ho questa stasera. Mi mette a disagio.

 

Entrarono in casa, la stanza illuminata da un paio di lampade ad olio.

 

"Prima devo parlare con tuo Nonno" le disse cortese, osservando rassicurato quel suo sorriso aperto e un po’ sussiegoso, tipico della bambina che pensa di essere grande e ancora non lo è "ma dopo abbiamo un po' di tempo, così mi racconti cosa combini..." mi manchi un pochino, spiegami perché vieni di rado.

 

 

Lei sorrise "Intanto ti porto dell'acqua..." replicò sussiegosa. "Per tutti voi. Poi se lo gradisci possiamo discorrere nel Salottino Piccolo." a lui scappò un sorriso, ma si trattenne, mai gli era sembrata così grande, mentre era piccola, lì mentre cercava solo un sorriso in punta di dita e mai gli era sembrata così piccola ora che ci teneva ad essere grande.

 

"... e mi spieghi quando torni" aggiunse con aria indifferente - è parecchio che non torni, manchi a Cassandra, pure a mia madre... "... se vuoi, quando rientro, passo a prenderti e viaggiamo insieme." detesto viaggiare in carrozza, ma ho voglia delle tue chiacchiere.

 

"Non ti piace viaggiare in carrozza, lo sai! Ti annoieresti... ma grazie per la cortesia."

Sei piccola, sei definitivamente piccola, sorrise tra sé, rassicurato. La cortesia sarebbe stata tutta tua.
 

Poi la vide catapultarsi tra le sue braccia "Clément..."

"Sono piccola!" le sentì dire, "hai ragione, mi sa, sono ancora piccola...Mi sei mancato sai? Ormai stai proprio tanto per i fatti tuoi… ti aspetto di là, intanto ti preparo uno spuntino, e poi ti racconto... sono successe tante di quelle cose!"

 

Victor Clément de Girodelle sospirò, poi le sollevò con due dita il mento e, delicatamente le baciò la punta del naso. "Eh si... sei piccola."

Troppo.

Oppure non più abbastanza.

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