Orgoglio e Pregiudizio di Anne Elliot (/viewuser.php?uid=718341)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Volume I ***
Capitolo 2: *** Volume II ***
Capitolo 3: *** Volume III ***
Capitolo 1 *** Volume I ***
Volume I migliorato
Note Autore: Salve a tutte/i,
probabilmente chi segue (o
sarebbe meglio dire seguiva) le mie storie si starà chiedendo
come oso ripresentarmi dopo tutti questi mesi e soprattutto con una
nuova storia invece che con un capitolo che concluda quella ancora in
corso. Tutto quello che posso dire è: avete perfettamente
ragione! Ma sappiate che se sto facendo questa scelta (cioè
pubblicare questa invece che un capitolo dell'incompiuta) è
perché non voglio rifare l'errore fatto qualche mese fa,
cioè ricomparire e poi sparire; per cui ho deciso che prima di
tornare a pubblicare i capitoli, la finirò. Quindi:
“L'errore di Sherrinford Holmes” avrà una fine? Si!
Quando sarà? Ergh, non lo so con certezza ma sappiate che quando
ricomparirà un capitolo vorrà dire che è completa
e si tratterà solo di aspettare che la pubblichi ( e ci sto
lavorando, non l'ho abbandonata ^^).
Per tutti coloro i quali non
sappiano ancora che persona vile io sia, ed anche per chi già lo
sa: salve a tutti, sono Anne e questa è l'interpretazione che
Jane Austen ha dato di Sherlock della BBC. Sono impazzita? Che cosa
intendo dire? Che quello che state per leggere è il VERO
Orgoglio e Pregiudizio, solo con i personaggi di Sherlock. Non ho
alterato dialoghi, non ho alterato descrizioni o personaggi ho
esclusivamente scremato e talvolta tagliato descrizioni, personaggi
secondari o avvenimenti non particolarmente rilevanti, sperando che
Jane Austen, e chi come me la ama, non me ne voglia.
Dopo il mio solito sproloquio,
vi lascio al primo Volume del romanzo, in totale sono 3 e ne
pubblicherò uno a settimana e, se ne avrete voglia, ci vediamo
alle note conclusive.
Ed ora, come sempre, a voi l'ardua sentenza e le critiche!
A presto,
Anne ^^
Orgoglio e Pregiudizio
Volume primo
1
È
una verità universalmente riconosciuta, che uno scapolo in
possesso di un'ampia fortuna debba avere bisogno di una moglie.
Per quanto poco si possa sapere circa i sentimenti o i punti di vista
di un uomo del genere al suo primo apparire nel vicinato, questa
verità è così saldamente fissata nelle menti delle
famiglie del circondario, da considerarlo di legittima proprietà
di una o l'altra delle loro figlie.
"Mio caro Mr. Hooper", gli disse un giorno la sua signora, "hai saputo
che finalmente Netherfield Park è stato affittato?"
Mr. Hooper rispose di no.
"Non vuoi sapere chi l'ha affittato?", esclamò la moglie con impazienza.
"Tu vuoi dirmelo, e io non ho nulla in contrario ad ascoltare."
"Allora, mio caro, devi sapere che è stato affittato da un giovanotto con un'ampia fortuna del nord dell'Inghilterra."
"Come si chiama?"
"Watson ed è uno scapolo con un'ampia fortuna; quattro o cinquemila l'anno. Che bella cosa per le
nostre ragazze!"
"E perché mai? che c'entrano loro?"
"Mio caro Mr. Hooper", replicò la moglie, "come puoi essere
così irritante! Lo sai bene che sto pensando di farlo sposare
con una di loro."
"Era questo il suo progetto quando ha deciso di stabilirsi qui?"
"Progetto! sciocchezze, come puoi parlare in questo modo! Ma è
molto probabile che possa innamorarsi di una di loro, e quindi devi
fargli visita non appena arriva."
"Non vedo nessun motivo per farlo. Potete andare tu e le ragazze. Credo
proprio che Mr. Watson sarà felicissimo di conoscervi, e io
manderò qualche rigo tramite te per assicurargli il mio cordiale
consenso al suo matrimonio con qualunque delle ragazze preferisca,
anche se dovrò mettere una parola buona per la mia piccola
Molly."
"Fammi il piacere di non fare una cosa del genere. Molly non ha nulla
di meglio delle altre, e sono certa che non sia bella nemmeno la
metà di Mary, né che abbia nemmeno la metà del
carattere gioviale di Janine. Ma tu dai sempre la preferenza a lei."
"Nessuna di loro ha niente di cui andare fiera", rispose lui; "sono
tutte sciocche e ignoranti come la altre ragazze; ma Molly ha un po'
più di acume rispetto alle sorelle."
"Mr. Hooper, come puoi offendere così le tue stesse figlie? Ti
diverti a tormentarmi. Non hai nessuna compassione per i miei poveri
nervi."
"Ti sbagli, mia cara. Ho un grande rispetto per i tuoi nervi. Sono miei
vecchi amici. Li ho sentiti, con grande rispetto, menzionare da te
almeno negli ultimi vent'anni."
2
Mr. Hooper era stato uno
dei primi tra coloro che avevano fatto visita a Mr. Watson. Aveva
sempre avuto intenzione di farlo, anche se fino all'ultimo aveva
assicurato alla moglie che non ci sarebbe andato, e fino alla sera
successiva alla visita lei non ne seppe nulla. La cosa fu poi rivelata
come segue. Osservando la seconda figlia intenta a decorare un
cappello, lui le si rivolse improvvisamente, dicendo,
"Spero che a Mr. Watson piaccia, Molly."
"Non abbiamo modo di sapere che cosa piace a Mr. Watson", disse la madre, risentita, "visto che non gli faremo visita."
"Ma dimenticate, mamma", disse Molly, "che lo incontreremo al ballo, e che Mrs. Long ha promesso di presentarcelo."
"Non credo che Mrs. Long
farà niente del genere. Ha due nipoti del suo. È una
donna egoista e ipocrita, e non ho nessuna stima di lei."
"Neanche io", disse Mr. Hooper, "e sono lieto di constatare che non avrete bisogno dei suoi servigi."
Mrs. Hooper non si degnò di replicare; ma incapace di contenersi, iniziò a sgridare una delle figlie.
"Smettila di tossire così, Philippa, per l'amor del cielo! Abbi un po' di compassione per i miei nervi."
"Philippa non ha alcuna discrezione nel tossire", disse il padre; "sceglie male i tempi."
"Non tossisco mica per divertirmi", replicò Philippa con tono irritato.
"Quando ci sarà il prossimo ballo, Molly?"
"Tra quindici giorni."
"Già, proprio
così", esclamò la madre, "e Mrs. Long non tornerà
fino al giorno prima; così, le sarà impossibile
presentarci, visto che lei stessa non lo conoscerà."
"Allora, mia cara, avrai un vantaggio sulla tua amica, e sarai tu a presentare Mr. Watson a lei."
"Impossibile, Mr. Hooper, impossibile, dato che non lo conosco; come puoi tormentarmi così?"
"Rendo onore alla tua
cautela. Una conoscenza di quindici giorni è sicuramente molto
esigua. Non si può sapere com'è davvero un uomo. Ma se
non ci arrischiamo noi, lo farà qualcun altro, e, dopo tutto,
Mrs. Long e le nipoti devono avere una possibilità; e quindi,
dato che lei lo considererà un atto di gentilezza, se rifiuti
questo compito, me ne farò carico io."
Le ragazze fissarono il padre. Mrs. Hooper disse soltanto, "Sciocchezze, sciocchezze!"
"Che vuol dire questa
esclamazione così enfatica?" esclamò lui. "Ritieni che le
formalità di una presentazione, e la fatica che costano, siano
sciocchezze? In questo non posso essere d'accordo con te. Che ne dici,
Sally? Visto che, lo so, sei una signorina dedita a profonde
riflessioni, leggi libroni e prendi appunti."
Sally voleva dire qualcosa di saggio, ma non sapeva come farlo.
"Mentre Sally riordina le idee", proseguì lui, "torniamo a Mr. Watson."
"Sono stufa di Mr. Watson", esclamò la moglie.
"Questo mi dispiace. Se
almeno l'avessi saputo stamattina, sicuramente non sarei andato a
fargli visita. È davvero una sfortuna, ma dato che in effetti la
visita l'ho fatta, ora non possiamo più evitare questa
conoscenza."
Lo sbalordimento delle
signore era esattamente quello che aveva cercato; quello di Mrs. Hooper
forse superava tutti gli altri, anche se, quando il primo tumulto di
gioia si fu esaurito, iniziò a giurare che era ciò che si
era sempre aspettata.
"Come è stato buono
da parte tua, mio caro Mr. Hooper! Ma lo sapevo che alla fine ti avrei
convinto. Ero sicura che ami troppo le nostre ragazze per trascurare
una conoscenza del genere. Be', sono proprio contenta!"
"Ormai, Philippa, puoi
tossire quanto vuoi", disse Mr. Hooper; e, mentre parlava, uscì
dalla stanza, stanco dei rapimenti della moglie.
3
Assolutamente
nulla di quello che Mrs. Hooper, con l'aiuto delle cinque figlie,
riuscì a chiedere sull'argomento, fu sufficiente a tirar fuori
al marito una soddisfacente descrizione di Mr. Watson e alla fine
furono costrette ad accontentarsi delle informazioni di seconda mano
della loro vicina Lady Lucas. Il suo resoconto fu altamente favorevole.
Watson era giovane, bello, estremamente simpatico e, a coronare il
tutto, aveva intenzione di partecipare al prossimo ballo con una
numerosa comitiva. Nulla poteva essere più eccitante! Essere
amante del ballo era appena a un passo dall'innamorarsi, e si nutrirono
le più rosee speranze riguardo al cuore di Mr. Watson.
Nel giro di qualche giorno
Mr. Watson ricambiò la visita di Mr. Hooper, e si intrattenne
con lui per circa dieci minuti in biblioteca. Aveva nutrito la speranza
di essere ammesso alla presenza delle signorine ma vide solo il padre.
Subito dopo fu mandato un
invito a pranzo, e Mrs. Hooper aveva già programmato le pietanze
che le avrebbero fatto onore come padrona di casa, quando arrivò
una riposta che rimandava il tutto. Mr. Watson era costretto a essere
in città il giorno seguente. Mrs. Hooper ne fu oltremodo
sconcertata e iniziò a temere che potesse passare in fretta da
un posto all'altro senza mai fermarsi a Netherfield per il tempo
dovuto. Lady Lucas acquietò un po' i suoi timori facendo
balenare l'idea che fosse andato a Londra solo per radunare una
numerosa comitiva per il ballo, e subito dopo giunse notizia che Mr.
Watson avrebbe portato con sé alla festa dodici signore e sette
signori. Le ragazze si crucciarono per il numero delle signore, ma il
giorno prima del ballo si consolarono venendo a sapere che, invece di
dodici, ne avrebbe porto con sé da Londra solo la sorella e una
cugina. E quando la comitiva fece il suo ingresso nella sala da ballo
consisteva in tutto di tre persone; Mr. Watson, sua sorella Irene e un
giovanotto.
Mr. Watson era di bella
presenza e con un aspetto signorile, un'espressione simpatica e modi
disinvolti e spontanei. La sorella era una bella donna, con un'aria di
innegabile eleganza ma l'amico, Mr. Holmes, attirò subito
l'attenzione della sala per la figura alta e raffinata, i bei
lineamenti e il portamento nobile, e la voce, che passò di bocca
in bocca nel giro di cinque minuti dal suo ingresso, della sua rendita
di diecimila sterline l'anno. I signori lo giudicarono un uomo
dall'aspetto raffinato, le signore proclamarono che era molto
più attraente di Mr. Watson, e fu oggetto di grande ammirazione
per circa metà della serata, fino a quando i suoi modi
suscitarono una disapprovazione che rovesciò il corso della sua
popolarità; si scoprì infatti che era superbo, che si
riteneva al di sopra della compagnia e non faceva nulla per rendersi
piacevole, e nemmeno la sua vasta tenuta nel Derbyshire poteva salvarlo
dall'avere un volto ostile e antipatico, e di non essere degno di
paragone col suo amico.
Mr. Watson aveva subito
fatto conoscenza con le persone più in vista nella sala; fu
vivace ed espansivo, ballò ogni giro di danza, si
rammaricò che il ballo finisse così presto e parlò
di darne lui stesso uno a Netherfield. Queste amabili qualità
parlavano da sole. Che contrasto tra lui e il suo amico! Mr. Holmes
ballò una sola volta con Miss Watson, rifiutò di essere
presentato a qualsiasi altra signora, e passò il resto della
serata gironzolando per la sala. Era l'uomo più superbo e
antipatico del mondo, e tutti sperarono che non si facesse più
vedere. Tra le più accanite contro di lui c'era Mrs. Hooper, la
cui disapprovazione per il suo comportamento era acuita da un
risentimento particolare, dato che aveva snobbato una delle figlie.
Molly Hooper era stata
costretta, dalla penuria di cavalieri, a restarsene seduta per due giri
di danza, e durante uno di questi momenti, Mr. Holmes si trovò a
essere in piedi abbastanza vicino a lei da permetterle di ascoltare non
vista una conversazione tra lui e Mr. Watson, che aveva smesso di
ballare per qualche minuto e si era avvicinato all'amico per
convincerlo a unirsi al ballo.
"Andiamo, Holmes", disse, "devo farti ballare."
"Non lo farò di
sicuro. Sai quanto lo detesto, a meno che non conosca bene la mia dama.
In un posto come questo sarebbe insopportabile. Tua sorella è
impegnata, e nella sala non c'è nessun'altra donna con la quale
per me ballare non sarebbe una punizione."
"Non vorrei essere
schizzinoso come te", esclamò Mr. Watson, "per tutto l'oro del
mondo! Parola d'onore, in vita mia non ho mai visto tante ragazze
piacevoli come stasera."
"Tu stai ballando con la sola ragazza attraente in sala", disse Mr. Holmes, guardando la maggiore delle Hooper.
"Oh! È la creatura
più bella che io abbia mai visto! Ma c'è una delle sue
sorelle seduta proprio dietro a te, che è molto carina, e direi
anche molto simpatica. Fammi chiedere alla mia dama di presentarti."
"Di chi stai parlando?" e
girandosi, guardò per un istante Molly, finché, avendone
incrociato lo sguardo, distolse il suo e disse freddamente: "È
passabile, ma non bella abbastanza da tentarmi; e al momento non sono
dell'umore giusto per occuparmi di signorine trascurate dagli altri
uomini. Faresti meglio a tornare dalla tua dama e a goderti i suoi
sorrisi, perché con me stai perdendo tempo."
Mr. Watson seguì il
suo consiglio. Mr. Holmes si allontanò, e Molly rimase lì
con sentimenti non certo cordiali verso di lui. Tuttavia,
raccontò la storia alle amiche con grande spirito, poiché
era di temperamento vivace e giocoso, e si divertiva a vedere il lato
comico in tutto.
Nel complesso la serata
trascorse piacevolmente per tutta la famiglia. Tornarono quindi di
ottimo umore a Longbourn, il villaggio dove vivevano, e del quale erano
gli abitanti più in vista. Trovarono Mr. Hooper ancora alzato.
"Oh! mio caro Mr. Hooper,
è stata una serata assolutamente deliziosa, un ballo magnifico.
Mary è stata talmente ammirata che di più non avrebbe
potuto esserlo. Tutti hanno parlato di quanto sembrasse attraente, e
Mr. Watson l'ha ritenuta bellissima, e ha ballato due volte con lei. E'
stata l'unica in sala alla quale abbia chiesto un secondo ballo. Per
prima, ha invitato Miss Lucas. Ero così seccata a vederlo con
lei; ma, comunque, non l'ammira affatto; in realtà, come ben
sai, non l'ammira nessuno, e lui è sembrato molto colpito da
Mary quando lei ha iniziato a ballare. Così, si è
informato di chi fosse, si è fatto presentare, e l'ha invitata
per i due giri di ballo successivi. Poi, i due del terzo giro li ha
ballati con Miss King, i due del quarto con Maria Lucas, i due del
quinto ancora con Mary, i due del sesto con Molly e la
boulangère..."
"Se avesse provato un po'
di compassione per me", esclamò il marito spazientito, "non ne
avrebbe ballati nemmeno la metà! Oh! se si fosse storto una
caviglia al primo ballo!"
Lei fu perciò
costretta a cercare qualche altro aspetto dell'argomento, e lo
informò, con amarezza e con qualche esagerazione, dello
scandaloso sgarbo di Mr. Holmes.
"Ma ti posso assicurare",
aggiunse, "che Molly non si è persa molto per non aver
solleticato la sua fantasia, visto che è l'uomo più
antipatico e sgradevole che esista, assolutamente indegno di
attenzione. Non bella abbastanza per ballarci! Avrei voluto che ci
fossi stato, mio caro, per dirgliene quattro delle tue. Non lo posso
proprio soffrire."
4
Quando Mary ed Molly furono
sole, la prima, che fino allora era stata cauta nelle sue lodi a Mr.
Watson, espresse alla sorella tutta l'ammirazione che provava per lui.
"È esattamente
ciò che un giovanotto dovrebbe essere", disse, "assennato,
gioviale, vivace, e non ho mai visto modi così squisiti!"
"È anche bello,
inoltre", rispose Molly, "cosa che un giovanotto dovrebbe essere, se
gli è possibile. Quindi è un uomo perfetto."
"Mi sono sentita molto
lusingata quando mi ha invitata a ballare per la seconda volta. Non mi
aspettavo un complimento del genere."
"Non te lo aspettavi? io
per te sì. Non poteva fare a meno di accorgersi che eri almeno
cinque volte più carina di qualsiasi altra donna in sala. Per
questo non c'è da ringraziare la sua galanteria. Be', di certo
è molto simpatico, e ti do il permesso di fartelo piacere. Ti
sono piaciute molte persone più insulse."
"Ma Molly!"
"Oh! lo sai benissimo quanto sei propensa a farti piacere tutti."
"Non mi piace andare di fretta nel biasimare qualcuno, ma dico sempre quello che penso."
"Lo so; ed è questo
che meraviglia. Con il tuo buonsenso, essere così sinceramente
cieca verso le follie e le sciocchezze degli altri! E così, ti
piace anche la sorella di quest'uomo, non è vero? I suoi modi
non sono pari a quelli del fratello."
"Sicuramente no,
all'inizio. Ma è una donna molto piacevole, quando ci si parla.
Miss Watson verrà a stare col fratello e si occuperà
della casa."
Molly ascoltò in
silenzio, ma non era convinta. Il suo comportamento al ballo non era
fatto per rendersi gradevole, e con uno spirito di osservazione
più acuto e un temperamento meno malleabile della sorella, era
molto poco disposta a farsela piacere. In effetti era una signora molto
elegante, non difettava di buonumore quando era bendisposta, né
di qualità che la rendessero simpatica, quando voleva, ma era
superba e presuntuosa. Era piuttosto bella, era stata educata in uno
dei migliori istituti femminili di Londra, aveva una dote di ventimila
sterline, era abituata a spendere più di quanto dovuto e a
frequentare gente di rango, ed era quindi sotto tutti gli aspetti
autorizzata a pensar bene di se stessa, e a sminuire gli altri.
Tra Mr. Watson e Holmes
c'era una profonda amicizia, nonostante avessero caratteri opposti.
Watson si era fatto benvolere da Holmes per la disinvoltura, la
schiettezza e la malleabilità del suo temperamento, anche se non
c'era carattere che potesse essere maggiormente in contrasto con il
proprio, e sebbene del proprio non si fosse mai mostrato insoddisfatto.
Sulla solidità della stima di Holmes verso di lui, Watson faceva
molto affidamento, e aveva la più alta opinione del suo
giudizio. Dal punto di vista dell'intelligenza Holmes era superiore. A
Watson non mancava affatto, ma Holmes ne aveva di più. Era allo
stesso tempo altezzoso, riservato e schizzinoso, e i suoi modi, sebbene
beneducati, non erano accattivanti. In questo senso l'amico lo superava
di molto. Watson era sicuro di piacere ovunque andasse, Holmes
offendeva sempre qualcuno.
5
A breve distanza da
Longbourn viveva una famiglia con la quale gli Hooper erano
particolarmente intimi, i Lucas. La figlia maggiore, una giovane donna
assennata e intelligente, di circa ventisette anni, era intima amica di
Molly.
Che le signorine Lucas e le
signorine Hooper dovessero incontrarsi per parlare del ballo era
assolutamente necessario; e il mattino dopo la festa portò le
prime a Longbourn per ascoltare e riferire.
"Voi avete cominciato bene
la serata, Meena", disse Mrs. Hooper a Miss Lucas con cortese riserbo.
"Voi siete stata la prima a essere scelta da Mr. Watson."
"Sì, ma sembra che la seconda gli sia piaciuta di più."
"Oh! intendete Mary,
immagino, perché ha ballato con lei due volte. Di sicuro
sembrava che l'ammirasse... in effetti sono propensa a credere che
fosse così..."
"Mr. Holmes non è
degno di essere ascoltato quanto il suo amico, no?'' disse Meena
''Povera Molly! essere solo appena passabile."
"Vi prego di non mettere in
testa a Molly di rammaricarsi per come è stata trattata male da
lui, perché è un uomo talmente antipatico che piacergli
sarebbe davvero una disgrazia. L'altra sera Mrs. Long mi diceva che
è rimasto seduto accanto a lei per mezzora senza mai aprire
bocca."
"Ne siete proprio sicura, signora?" disse Mary. "Io di certo ho visto che Mr. Holmes le parlava."
"Non m'importa che non abbia parlato con Mrs. Long", disse Miss Lucas, "ma avrei voluto che avesse ballato con Molly."
"Un'altra volta, Molly", disse la madre, "con lui non ci ballerei, se fossi in te."
"Credo, signora, di potervi tranquillamente promettere di non ballare mai con lui."
"Il suo orgoglio", disse
Miss Lucas, "non mi colpisce quanto di solito succede con l'orgoglio,
perché una giustificazione c'è. Non ci si può
meravigliare che un giovanotto così elegante, di buona famiglia,
ricco, con tutto a suo favore, non abbia un'alta opinione di sé.
Se posso esprimermi così, ha diritto a essere orgoglioso."
"È verissimo", replicò Molly, "e potrei facilmente perdonare il suo orgoglio, se non avesse mortificato il mio."
"L'orgoglio",
osservò Sally, che ci teneva alla solidità delle sue
riflessioni, "credo sia un difetto molto comune. Da tutto ciò
che ho sempre letto, mi sono convinta che sia davvero molto comune, che
la natura umana vi sia particolarmente propensa, e che siano molto
pochi quelli che non provano sentimenti di auto-compiacimento. La
vanità e l'orgoglio sono cose diverse, anche se le parole sono
spesso usate come sinonimi. Una persona può essere orgogliosa
senza essere vanitosa. L'orgoglio appartiene più all'opinione
che abbiamo di noi stessi, la vanità a quello che vorremmo che
gli altri pensassero di noi."
6
Le signore di Longbourn si
recarono presto da quelle di Netherfield. La visita fu ricambiata nelle
forme dovute. I modi garbati di Miss Hooper accrebbero la benevolenza
di Miss Watson, e sebbene la madre fosse ritenuta insopportabile e le
sorelle minori nemmeno degne di menzione, alle due maggiori fu espresso
il desiderio di approfondire la conoscenza con loro. Mary accolse
questa attenzione con grande piacere, ma Molly non riusciva a farsela
piacere, benché la sua gentilezza con Mary, per come si
presentava, fosse importante, in quanto molto probabilmente influenzata
dall'ammirazione del fratello. Ovunque si incontrassero era
assolutamente evidente che lui la ammirasse; e quanto a lei, era
altrettanto evidente come Mary stesse cedendo alla predilezione che
aveva cominciato a provare per lui fin dal primo momento, e fosse in
procinto di innamorarsi seriamente; ma notò con piacere che non
era probabile che la cosa diventasse di pubblico dominio, dato che Mary
univa a una grande intensità dei sentimenti un temperamento
composto e una uniforme cordialità nei modi, che la metteva al
riparo da sospetti impertinenti. Molly ne parlò con l'amica,
Miss Lucas.
"Forse in questo caso
può essere positivo", rispose Meena, "essere capaci di celarsi
agli occhi degli altri, ma talvolta essere così guardinghi ha i
suoi svantaggi. Se una donna cela il proprio affetto con la stessa
abilità a colui che ne è oggetto, può perdere
l'opportunità di conquistarlo. È indiscutibile che a
Watson piaccia tua sorella, ma potrebbe non esprimere mai più di
questo, se lei non gli dà una mano a farlo."
"Ma gliela sta dando una
mano, nei limiti permessi dalla sua natura. Se me ne accorgo io del
riguardo che ha per lui, dovrebbe essere davvero uno sciocco per non
notarlo lui."
"Ricordati, Molly, che lui non conosce Mary come la conosci tu."
"Ma se una donna ha simpatia per un uomo e non si sforza di nasconderlo, lui dovrà pure accorgersene."
"Be'", disse Meena, "auguro
con tutto il cuore a Mary di avere successo; e se si sposasse con lui
domani, credo che avrebbe le stesse probabilità di essere felice
di quante ne avrebbe studiandone il carattere per un anno. La
felicità nel matrimonio è solo una questione di fortuna.
Per quanto due persone possano conoscersi a fondo in precedenza, o
avere caratteri simili, ciò non influirà minimamente
sulla loro felicità. In seguito troveranno sempre qualcosa che
li dividerà a sufficienza per far avere a ciascuno dei due la
propria parte di malumore; ed è meglio conoscere il meno
possibile i difetti della persona con la quale passerai il resto della
tua vita."
"Mi fai ridere, Meena, ma
non è così. Lo sai che non è così, e che tu
stessa non agiresti mai in questo modo."
Occupata com'era a
osservare le attenzioni di Mr. Watson verso la sorella, Molly era ben
lungi dal sospettare che lei stessa stava diventando oggetto di un
qualche interesse agli occhi dell'amico di lui. Mr. Holmes all'inizio
aveva a malapena ammesso che fosse graziosa e, negli incontri
successivi, l'aveva guardata solo per criticarla. Ma non appena ebbe
convinto se stesso e i suoi amici che il suo volto aveva a malapena
qualche bel lineamento, cominciò a scoprire che quel volto era
reso insolitamente intelligente dalla bella espressione dei suoi occhi
scuri. A questa scoperta ne seguirono altre ugualmente imbarazzanti.
Benché il suo occhio critico avesse individuato più di un
difetto di simmetria nelle proporzioni del suo fisico, fu costretto a
riconoscere che aveva un personale snello e piacevole; e nonostante si
fosse convinto che i suoi modi non fossero quelli della società
alla moda, fu colpito dalla sua disinvolta giovialità. Di tutto
questo lei era completamente inconsapevole; per lei era soltanto un
uomo che si rendeva antipatico dovunque, e che non l'aveva ritenuta
abbastanza bella per invitarla a ballare.
Lui cominciò a
desiderare di conoscerla meglio, e come primo passo verso una
conversazione diretta, fece attenzione alle sue conversazioni con gli
altri. Questo modo di fare attirò l'attenzione di Molly. Erano
da i Lucas, dove si era riunita una numerosa comitiva.
"Che intenzioni aveva Mr. Holmes", disse a Meena, "ascoltando la mia conversazione con il colonnello Forster?"
"È una domanda alla quale può rispondere solo Mr. Holmes."
"Ma se lo fa ancora gli
farò capire che lo sto notando. Ha uno sguardo molto sarcastico,
e se non comincio io stessa a essere impertinente avrò presto
paura di lui."
Quando lui si
avvicinò, pur senza mostrare di avere intenzione di parlare,
Miss Lucas la sfidò ad accennare con lui a quell'argomento, il
che indusse immediatamente Molly a farlo, e, girandosi verso di lui,
disse,
"Non credete, Mr. Holmes,
che mi sia espressa straordinariamente bene poco fa, quando stavo
stuzzicando il colonnello Forster affinché desse un ballo a
Meryton?"
"Con grande energia, ma è un argomento che rende sempre energica una signora."
"Siete severo con noi."
"Presto toccherà a
lei essere stuzzicata", disse Miss Lucas. "Sto andando ad aprire lo
strumento, Molly, e sai bene quello che seguirà."
"Sei davvero una strana
creatura per essere un'amica! vuoi sempre farmi cantare e suonare
davanti a tutti, chiunque sia! Preferirei davvero non sedermi di fronte
a chi dev'essere abituato ad ascoltare i migliori tra gli esecutori."
Viste comunque le insistenze di Miss Lucas, aggiunse, "Benissimo, se
dev'essere così, sia pure."
La sua esibizione fu
piacevole, anche se non certo superlativa. Dopo una canzone o due fu
prontamente sostituita allo strumento dalla sorella Sally, che, essendo
l'unica della famiglia a essere bruttina, si era dedicata assiduamente
alla cultura e all'istruzione ed era sempre impaziente di dimostrarlo.
Sally non aveva né
genio né gusto, e sebbene la vanità l'avesse fornita di
determinazione, l'aveva anche fornita di un'aria pedante e di un modo
di fare presuntuoso, che avrebbe oscurato anche un'eccellenza molto
maggiore di quella di cui era dotata lei.
Mr. Holmes era rimasto
lì vicino in indignato silenzio per quel modo di passare la
serata, che escludeva del tutto la conversazione, ed era troppo preso
dai propri pensieri per accorgersi di avere accanto Sir William Lucas,
finché Sir William non cominciò a parlare.
"Che passatempo incantevole
per i giovani, Mr. Holmes! D'altra parte non c'è nulla come il
ballo. Io lo considero come una delle principali raffinatezze della
società civile."
"Certo, signore; e ha anche
il vantaggio di essere in voga tra le società meno civili del
mondo. Qualunque selvaggio può ballare."
Sir William si
limitò a sorridere. "Il vostro amico si esibisce in modo
delizioso", proseguì dopo una pausa, vedendo Watson che si univa
al gruppo, "e non ho dubbi sul fatto che voi siate un esperto in questa
scienza, Mr. Holmes."
"Mi avete visto ballare a Meryton, credo, signore."
"Sì, è vero, e vedervi è stato un piacere non indifferente."
Sir Lucas si fermò e
dato che in quel momento Molly si stava muovendo verso di loro, fu
colpito dall'idea di poter fare una cosa molto galante e la
chiamò,
"Mia cara Miss Molly,
perché non state ballando? Mr. Holmes, lasciate che vi indichi
questa signorina come una dama molto desiderabile. Non potete
rifiutarvi di ballare, ne sono certo, con una tale bellezza di fronte
di voi." E prendendole la mano, l'avrebbe offerta a Mr. Holmes, che,
sebbene estremamente sorpreso, non era restio ad accettarla, quando lei
indietreggiò improvvisamente e, con una certa agitazione, disse
a Sir William,
"A dire il vero, signore,
non ho la minima intenzione di ballare. Vi prego di non pensare che sia
venuta in questa direzione allo scopo di mendicare un cavaliere."
Mr. Holmes, con solenne
correttezza, chiese di poter avere l'onore della sua mano, ma invano.
Molly era decisa, e neppure Sir William riuscì a smuoverla con i
suoi tentativi di persuasione.
"Voi ballate talmente bene,
Miss Molly, che è crudele negarmi la gioia di vedervi; e sebbene
questo gentiluomo non ami in genere questo svago, sono certo che non
abbia obiezioni a farci omaggio di una mezzora."
"Mr. Holmes è gentilissimo", disse Molly sorridendo.
"Certo, ma considerando chi
gliela ispira, mia cara Miss Molly, non ci si può meravigliare
della sua compiacenza, poiché chi obietterebbe di fronte a una
dama del genere?"
Molly lo guardò con
aria maliziosa, e se ne andò. La sua riluttanza non l'aveva
danneggiata agli occhi del gentiluomo, che stava pensando a lei con un
certo compiacimento, quando fu avvicinato da Miss Watson.
"Posso indovinare il soggetto della vostra fantasticheria."
"Direi proprio di no."
"State considerando quanto
sarebbe insopportabile passare molte serate in questo modo, in una
compagnia del genere, e sono assolutamente d'accordo con voi. Cosa
darei per sentire i vostri commenti su di loro!"
"La vostra ipotesi è
totalmente sbagliata, ve l'assicuro. La mia mente era impegnata in cose
più gradevoli. Stavo meditando sul grande piacere che procurano
due begli occhi nel volto di una donna graziosa."
Miss Watson lo fissò
immediatamente in volto, e gli chiese di dirle quale fosse la signora
che aveva avuto il merito di ispirare una tale riflessione. Mr. Holmes
replicò intrepido,
"Miss Molly Hooper."
"Miss Molly Hooper!"
ripeté Miss Watson. "Sono davvero sbalordita. Da quanto tempo
gode dei vostri favori? e, vi prego, quando potrò farvi le mie
congratulazioni?"
"È esattamente la
domanda che mi aspettavo mi faceste. L'immaginazione di una signora
è molto rapida; salta dall'ammirazione all'amore, dall'amore al
matrimonio in un istante. Sapevo che mi avreste fatto le vostre
congratulazioni."
"Be', se parlate
seriamente, dovrò ritenere la faccenda assolutamente sistemata.
Avrete davvero una suocera incantevole e, naturalmente, starà
sempre a Pemberley con voi."
Lui la ascoltò con
perfetta indifferenza mentre si divertiva in quel modo, e dato che
questa compostezza l'aveva del tutto rassicurata, lei proseguì a
lungo con le sue battute di spirito.
7
Le proprietà di Mr.
Hooper consistevano quasi interamente in una tenuta da duemila sterline
l'anno, che, sfortunatamente per le sue figlie, era vincolata, in
assenza di un erede maschio, a un lontano parente; e i mezzi della
madre, sebbene consistenti rispetto alla sua posizione sociale, non
potevano che in minima parte sopperire alle pecche di quelli del marito.
Mrs. Hooper aveva una
sorella sposata a un certo Mr. Phillips, che era stato impiegato del
padre e gli era succeduto negli affari, e un fratello che si era
stabilito a Londra in una rispettabile attività commerciale.
Il villaggio di Longbourn
era a solo un miglio da Meryton, una distanza molto conveniente per le
signorine, che di solito erano allettate ad andarci tre o quattro volte
a settimana, per porgere i loro omaggi alla zia e al negozio di
abbigliamento che si trovava proprio sulla strada. Le due più
giovani della famiglia, Philippa e Janine, erano particolarmente
assidue in queste premure; avevano la testa più vuota delle
sorelle, e quando non avevano niente di meglio da fare, una passeggiata
a Meryton era necessaria per lo svago nelle ore che precedevano il
pranzo e forniva spunti per la conversazione serale; e nonostante la
campagna sia in genere avara di novità, riuscivano sempre a
saperne qualcuna dalla zia. Al momento, in effetti, erano ben fornite
sia di novità che di felicità, dato il recente arrivo nei
paraggi di un reggimento della milizia, che sarebbe rimasto per tutto
l'inverno, con il quartier generale a Meryton.
Una mattina arrivò
un valletto che portava un biglietto per Miss Hooper; veniva da
Netherfield, e il domestico aspettò per una risposta. Gli occhi
di Mrs. Hooper brillarono di gioia, e non fece che chiedere, mentre la
figlia leggeva.
"È di Miss Watson",
disse Mary, e poi lo lesse a voce alta. '' mi invita per il
pranzo...Mr. Watson sarà a pranzo fuori.''
"A pranzo fuori", disse Mrs. Hooper, "è davvero un peccato."
"Posso usare la carrozza?" disse Mary.
"No, mia cara, farai meglio
ad andare a cavallo, perché sembra probabile che piova, e quindi
dovrai restare per la notte."
"Sarebbe un buon piano", disse Molly, "se ci fosse la certezza che non si offriranno di riportarla a casa."
"Oh! ma i signori per andare a Meryton useranno la carrozza di Mr. Watson."
Mary fu quindi costretta ad
andare a cavallo, e la madre l'accompagnò alla porta con molti
allegri pronostici di una pessima giornata. Le sue speranze ebbero
piena conferma; Mary non era uscita da molto quando cominciò a
piovere a dirotto. Le sorelle erano in pensiero per lei, ma la madre
era beata: Mary non sarebbe sicuramente riuscita a tornare a casa.
"È stata davvero
un'ottima idea da parte mia!" disse Mrs. Hooper più di una
volta, come se la pioggia fosse tutto merito suo. Fino al mattino dopo,
tuttavia, non poté rendersi conto di tutto il successo del suo
stratagemma. Avevano appena finito di fare colazione quando un
domestico di Netherfield portò questo biglietto per Molly:
Mia carissima Molly,
stamattina
non mi sento affatto bene, il che, immagino, possa essere attribuito
all'acqua che ho preso ieri. I miei gentili amici non vogliono sentir
parlare del mio ritorno fino a quando non starò meglio.
Insistono anche affinché mi veda il medico; perciò non vi
allarmate se venite a sapere che è stato da me, e salvo per la
gola infiammata e il mal di testa non c'è molto altro.
Tua, ecc.
"Be', mia cara", disse Mr.
Hooper, una volta che Molly ebbe letto il biglietto a voce alta, "se
tua figlia dovesse prendersi una malattia grave, se dovesse morire,
sarebbe una consolazione sapere che tutto è stato fatto per dare
la caccia a Mr. Watson, e a seguito dei tuoi ordini."
"La gente non muore per dei piccoli e insignificanti raffreddori."
Molly, sentendosi davvero
preoccupata, aveva deciso di andare da lei, anche senza la carrozza; e
dato che non era una cavallerizza, la sola alternativa era andare a
piedi. Li informò della sua decisione.
"Come puoi essere
così sciocca", esclamò la madre, "da farti venire in
mente una cosa del genere, con tutto questo fango! Non sarai
presentabile una volta arrivata lì."
"Sarò sicuramente presentabile per vedere Mary, il che è tutto ciò che voglio."
"Ammiro la prontezza della
tua generosità," osservò Sally, "ma ogni impulso del
sentimento dovrebbe essere guidato dalla ragione, e, secondo me, lo
sforzo dovrebbe sempre essere proporzionato allo scopo."
Nonostante la
disapprovazione della madre Molly si incamminò;
attraversò a passo svelto un campo dopo l'altro, scavalcò
steccati e saltò pozzanghere con agile impazienza, e alla fine
si trovò in vista della casa con le caviglie doloranti, le calze
infangate e il volto che brillava, scaldato da quell'esercizio.
Fu introdotta nel salottino
della colazione, dove erano riuniti tutti tranne Mary, e dove la sua
apparizione suscitò un'enorme sorpresa. Che avesse camminato per
tre miglia così di buon mattino, con tutto quel fango, e da
sola, era quasi incredibile per Miss Watson; e Molly si rese conto che
la disprezzava per questo. Tuttavia la accolsero con molta cortesia; e
nei modi del fratello c'era qualcosa di più della cortesia,
c'era giovialità e garbo. Mr. Holmes parlò pochissimo:
era diviso tra l'ammirazione per quella carnagione resa così
splendente dall'esercizio e i dubbi su quanto l'occasione giustificasse
il recarsi così lontano da sola.
Molly fu contenta di essere
immediatamente condotta dalla sorella, e Mary, che si era trattenuta
dall'esprimere nel suo biglietto quanto desiderasse una vista del
genere solo per paura di creare allarme e di dare disturbo, fu
felicissima di vederla entrare.
Quando l'orologio
suonò le tre, Molly si rese conto di dover andare, e lo disse
molto malvolentieri. Quando Mary mostrò una tale ansia nel
separarsi da lei, Miss Watson fu costretta a un invito a restare per il
momento a Netherfield. Molly accettò con molta gratitudine, e un
domestico fu mandato a Longbourn per avvertire la famiglia che sarebbe
restata, e per riportare una scorta di vestiti.
8
Alle cinque le due signore si ritirarono per cambiarsi, e alle sei e mezza Molly fu chiamata per il pranzo.
Mr Watson era l'unico della
compagnia a cui lei guardasse con una certa soddisfazione. La sua ansia
per Mary era evidente, e il suo interesse per lei stessa molto cortese,
e le impedì di sentirsi troppo come un'intrusa, come immaginava
la ritenessero gli altri. Ebbe pochissime attenzione da tutti escluso
lui. Miss Watson era tutta presa da Mr. Holmes.
Una volta terminato il
pranzo, Molly tornò subito da Mary, e Miss Watson
cominciò a parlar male di lei non appena uscita dalla stanza. I
suoi modi furono dichiarati davvero pessimi, un misto di superbia e
impertinenza; non sapeva conversare, non aveva né stile,
né gusto, né bellezza.
"Per farla breve, non ha
nulla che le faccia onore se non essere un'eccellente camminatrice. Non
dimenticherò mai la sua apparizione stamattina. Sembrava davvero
quasi una selvaggia. Con quei capelli così scarmigliati,
così sciatti. La sottogonna, con un orlo di sei pollici di
fango!"
"La tua descrizione
può anche essere esatta, Irene", disse Watson; "ma a me è
sfuggito tutto. Ho pensato che Miss Molly Hooper avesse un bellissimo
aspetto, quando stamattina ha fatto il suo ingresso nella stanza. La
sottogonna infangata mi è completamente sfuggita."
"Voi l'avete notata, Mr.
Holmes, ne sono sicura", disse Miss Watson; "e sono propensa a credere
che non avreste voluto vedere vostra sorella esibirsi in quel modo."
"Sicuramente no."
"Camminare per tre miglia o
quello che sia, con le caviglie nel fango, e da sola, completamente
sola! che voleva dimostrare con questo? A me sembra un disgustoso
sfoggio di presuntuosa indipendenza, un'indifferenza al decoro tipica
di un posto di campagna."
"Rivela un affetto per la sorella che è molto apprezzabile", disse Watson.
"Temo, Mr. Holmes",
osservò Miss Watson quasi bisbigliando, "che questa avventura
abbia alquanto scosso la vostra ammirazione per i suoi begli occhi."
"Niente affatto", replicò lui, "erano illuminati dall'esercizio."
Seguì una breve pausa, e fu Miss Irene Watson a ricominciare.
"Ho molta stima per Miss
Mary Hooper, è davvero una ragazza dolcissima, e vorrei con
tutto il cuore che si sistemasse bene. Ma con un padre e una madre del
genere, e parentele così modeste, temo che non ci siano
possibilità che ciò accada."
Con un rigurgito di
tenerezza, tuttavia, dopo aver lasciato la sala da pranzo si
recò nella sua stanza, e stette con lei finché non furono
chiamate per il caffè. Mary era ancora molto indisposta, e Molly
non volle assolutamente lasciarla fino a tarda sera, quando ebbe il
conforto di vederla addormentata, e quando giudicò corretto,
più che piacevole, scendere al piano di sotto.
Entrando in salotto li
trovò tutti a giocare a carte, e fu immediatamente invitata a
unirsi a loro, ma sospettando che giocassero forte rifiutò e,
accampando la sorella come scusa, disse che per il breve tempo in cui
poteva restare si sarebbe svagata con un libro.
"Miss Molly Hooper", disse Miss Watson, "disprezza le carte. È una grande lettrice e non le piace nient'altro."
"Non merito né un
tale elogio né un tale biasimo", esclamò Molly; "non sono
una grande lettrice, e mi piacciono molte cose."
"Sono certo che assistere
vostra sorella vi piace", disse Watson; "e spero che il piacere sia
presto accresciuto vedendola perfettamente ristabilita."
Molly lo ringraziò
di cuore, e poi si avvicinò a un tavolo dove erano poggiati
alcuni libri. Lui si offrì immediatamente di farne portare
altri, tutti quelli che la sua biblioteca aveva a disposizione.
"E avrei voluto che la mia
collezione fosse più ampia, a vostro beneficio e per la mia
reputazione; ma sono pigro, e sebbene non ne abbia molti ne ho
più di quanti ne abbia mai sfogliati."
Molly gli assicurò che per lei quelli nella stanza erano perfettamente sufficienti.
"Mi stupisce", disse Miss
Watson, "che mio padre abbia lasciato una collezione di libri
così scarsa. Che bellissima biblioteca avete a Pemberley, Mr.
Holmes!"
"È ovvio che sia buona", replicò lui, "è stata opera di molte generazioni."
"E poi voi stesso avete fatto così tante aggiunte; state sempre a comprare libri."
"Non riesco a capire come si faccia, al giorno d'oggi, a trascurare una biblioteca di famiglia."
"Trascurare! Sono sicura
che non trascuriate nulla che può aggiungersi alle bellezze di
quel luogo così nobile. John, quando ti costruirai una casa tua,
vorrei che fosse bella anche solo la metà di Pemberley."
"Me lo auguro."
"Ma in realtà ti
suggerirei di comprarla da quelle parti, e di prendere Pemberley come
modello. In Inghilterra non c'è contea più bella del
Derbyshire.
"Con tutto il cuore; comprerei la stessa Pemberley se Holmes la vendesse."
"Sto parlando di cose possibili, John."
"Parola mia, Irene, secondo me sarebbe più probabile avere Pemberley comprandola che imitandola."
Molly era talmente presa da
quello che dicevano da concedere ben poca attenzione al suo libro; e
presto, mettendolo completamente da parte, si avvicinò al tavolo
da gioco e si mise tra Mr. Watson e la sorella maggiore, per osservare
la partita.
"Miss Holmes è cresciuta molto da questa primavera?" disse Miss Watson; "sarà alta quanto me?"
"Credo che ci arriverà. Ora è circa dell'altezza di Miss Molly Hooper, o un po' più alta."
"Quanto vorrei rivederla?
Non ho mai incontrato nessuno che mi sia piaciuto così tanto.
Che contegno, che modi! ed è estremamente istruita per la sua
età! Le sue esibizioni al pianoforte sono squisite."
"Per me è
sorprendente", disse Watson, "quante signorine abbiano la pazienza di
arrivare a essere così tanto istruite, come sono tutte."
"Tutte le signorine istruite! Mio caro John, ma che vorresti dire?"
"Sì, tutte, credo.
Dipingono, ricoprono paraventi e intrecciano borsellini ma sono sicuro
di non aver mai sentito parlare per la prima volta di una signorina
senza essere messo a conoscenza di come fosse ben istruita."
"La tua lista delle cose
comunemente intese come istruzione", disse Holmes, "è fin troppo
vera. La parola è applicata a molte donne che non la meritano se
non per intrecciare borsellini o ricoprire paraventi. Ma sono ben lungi
dall'essere d'accordo con te nella tua stima per le donne in generale.
Non posso vantarmi di conoscerne più di una mezza dozzina,
nell'intero arco delle mie conoscenze, che siano realmente istruite."
"Nemmeno io, ne sono sicura", disse Miss Watson.
"Allora", osservò Molly, "dovete avere un concetto di donna istruita che comprende moltissime doti."
"Sì, ne comprende moltissime."
"Oh! certamente",
esclamò la sua fedele assistente, "nessuna può essere
veramente considerata istruita se non va ben oltre quello che si vede
di solito. Una donna deve avere una profonda conoscenza della musica,
del canto, del disegno, della danza e delle lingue moderne, per
meritare questa parola; e oltre a tutto questo, deve possedere un certo
non so che nell'atteggiamento e nel modo di camminare, nel tono della
voce, nel modo di rivolgersi agli altri e di esprimersi, altrimenti la
parola non sarà meritata che a metà."
"Dev'essere padrona di
tutto questo", aggiunse Holmes, "e a tutto questo deve aggiungere
qualcosa di più sostanziale, allargando la mente con vaste
letture."
"Non mi sorprendo
più per il fatto che conosciate solo sei donne istruite. Anzi,
adesso mi meraviglio che ne conosciate qualcuna."
"Siete così severa con il vostro sesso da dubitare della possibilità di tutto questo?"
"Io non ho mai incontrato una donna del genere."
Miss Watson protestò
vivacemente contro l'ingiustizia implicita in quel dubbio, e
asserì di conoscere molte donne che rispondevano alla
descrizione. Dato che la conversazione si era così conclusa,
Molly lasciò la stanza poco dopo.
"Molly Bennet", disse Miss
Watson, una volta chiusa la porta, "è una di quelle signorine
che cercano di far bella figura con l'altro sesso sottovalutando il
proprio, e sono convinta che con molti uomini la cosa abbia successo.
Ma, secondo me, è un sistema meschino, uno squallido artificio."
"Senza dubbio", rispose
Holmes, che era il principale destinatario di questa osservazione,
"c'è della meschinità in tutti gli artifici che le
signore talvolta si degnano di usare per sedurre. Qualsiasi cosa che ha
delle affinità con la scaltrezza è spregevole."
Miss Watson non era così completamente soddisfatta di questa risposta da proseguire nell'argomento.
9
Molly trascorse la maggior
parte della notte nella stanza della sorella, e il mattino ebbe il
piacere di poter dare una risposta discretamente positiva alle
richieste di informazioni che aveva ricevuto molto di buonora da Mr.
Watson tuttavia, chiese che venisse mandato un biglietto a Longbourn,
per pregare la madre di far visita a Mary e rendersi conto di persona
della situazione. Il biglietto fu inviato immediatamente, e la
richiesta venne esaudita con la stessa rapidità. Mrs. Hooper,
accompagnata dalle due figlie minori, arrivò a Netherfield
subito dopo colazione.
Se avesse trovato Mary
visibilmente in pericolo, Mrs. Hooper si sarebbe certamente disperata;
ma ritenendosi soddisfatta nel vedere che la malattia non destava
nessun allarme, non si augurò affatto che si ristabilisse
nell'immediato, dato che una guarigione l'avrebbe probabilmente portata
via da Netherfield. Dopo essere state un po' con Mary, all'arrivo di
Miss Watson, e su suo invito, la madre e le tre figlie l'accompagnarono
nella sala della colazione. Watson le accolse con la speranza che Mrs.
Hooper non avesse trovato Miss Hooper peggiorata rispetto a quanto si
fosse aspettata.
"A dire il vero è
così, signore", fu la risposta. "È di gran lunga troppo
malata per essere spostata. Dobbiamo abusare ancora per un po' della
vostra gentilezza."
"Spostata!" esclamò Watson. "Nemmeno a pensarlo. Mia sorella, ne sono certo, non ne vorrà sapere di spostarla."
"Potete contarci, signora",
disse Miss Watson, con fredda cortesia, "Miss Hooper riceverà
tutte le possibili attenzioni finché resterà con noi."
Mrs. Hooper si profuse in ringraziamenti.
"Ne sono certa", aggiunse,
"se non fosse stato per amici così buoni chissà che ne
sarebbe stato di lei, perché è veramente molto malata, e
soffre moltissimo, anche se con la più grande pazienza al mondo,
il che è sempre il suo modo di fare, poiché ha, senza
eccezioni, il carattere più dolce che io abbia mai visto. Spesso
dico alle altre mie figlie che non sono nulla in confronto a lei. Avete
una stanza deliziosa qui, Mr. Watson, e che vista incantevole sul viale
d'ingresso. Non conosco luogo nei dintorni che sia all'altezza di
Netherfield. Spero che non abbiate intenzione di lasciarla troppo in
fretta, anche se il contratto d'affitto è breve."
"Qualunque cosa faccio la
faccio in fretta", ripose lui, "e perciò se dovessi decidermi a
lasciare Netherfield probabilmente partirei in cinque minuti. Per il
momento, tuttavia, la considero una sistemazione stabile.''
"È esattamente quello che mi sarei immaginata da voi", disse Molly.
"Cominciate a capirmi, non è vero?" esclamò lui, girandosi verso di lei.
"Oh! Sì, vi capisco perfettamente."
"Vorrei poterlo prendere come un complimento, ma temo che essere così facilmente prevedibile sia da compatire."
"Dipende. Non è detto che un carattere misterioso e intricato sia più o meno apprezzabile di uno come il vostro."
"Molly", esclamò la madre, "ricordati dove sei, e non lasciarti andare ai modi incivili che tolleriamo a casa."
"Non sapevo", proseguì Watson, "che foste una studiosa dei caratteri. Dev'essere uno studio divertente."
"Sì, ma i caratteri intricati sono i più divertenti. Hanno almeno questo di vantaggio."
"La campagna", disse
Holmes, "in genere può fornire pochi soggetti per uno studio
come questo. In una zona di campagna ci si muove all'interno di un
ambiente sociale ristretto e uniforme."
"Ma la gente cambia così tanto che c'è sempre qualcosa di nuovo da osservare."
"Ma sì, certo",
esclamò Mrs. Hooper, offesa dal suo modo di parlare della
società di campagna. "Vi assicuro che in campagna la vita
è esattamente come in città, credo che ci siano pochi
posti più ricchi di vicini. Io so solo che noi frequentiamo
ventiquattro famiglie."
Nulla se non il riguardo
verso Molly permise a Watson di mantenersi serio. Molly, allo scopo di
dire qualcosa che potesse sviare i pensieri della madre, le chiese se
Meena Lucas fosse stata a Longbourn da quando lei era andata via.
"Sì, è venuta
ieri con il padre. Che uomo simpatico è Sir William, Mr. Watson,
non è vero? Davvero un uomo di mondo! Così garbato e alla
mano! Ha sempre una parola per tutti. Questa è la mia idea di
buona educazione, e le persone che si credono chissà chi, e non
aprono mai bocca, non sanno proprio cosa sia, l'educazione."
"Meena ha pranzato con voi?"
"No, è voluta
tornare a casa. Immagino che l'aspettassero per fare la torta di mele.
Per quanto mi riguarda, Mr. Watson, ho sempre della servitù che
sa fare il proprio mestiere; le mie figlie sono state cresciute in modo
diverso. Ma ognuno fa come crede, e le Lucas sono una buona pasta di
ragazze, ve l'assicuro. È un peccato che non siano belle! Non
che io ritenga Meena così tanto insignificante, e poi per noi
è una cara amica."
"Sembra una signorina molto simpatica", disse Watson.
"Oh! certo che sì,
ma dovete ammettere che è davvero insignificante. Lady Lucas lo
dice spesso, e mi invidia la bellezza di Mary. Quando aveva solo
quindici anni, c'era un gentiluomo a Londra, talmente innamorato di lei
che mia cognata era certa che si sarebbe dichiarato prima che ce ne
andassimo. Invece non se ne fece nulla. Comunque, scrisse dei
versi su di lei, ed erano molto graziosi."
"E così fini il suo
amore", disse Molly con impazienza. "Mi chiedo chi sia stato il primo a
scoprire l'efficacia della poesia nello scacciare un amore!"
"Ho sempre pensato che la poesia fosse il nutrimento dell'amore", disse Holmes.
"Di un amore vero, solido,
robusto, può essere. Qualsiasi cosa nutre ciò che
è già forte. Ma se c'è solo una sorta di
inclinazione lieve, sottile, sono convinta che un buon sonetto la
faccia morire di fame."
Holmes fu il solo a
sorridere; e il mutismo generale che seguì fece tremare Molly
per il timore che la madre si mettesse un'altra volta in mostra ma Mrs.
Hooper era soddisfatta, e subito dopo ordinò la carrozza. A quel
segnale, la più giovane delle figlie si fece avanti prendendo di
petto Mr. Watson, che, non appena arrivato in campagna, aveva promesso
di dare un ballo a Netherfield.
Janine era una ragazza di
quindici anni, robusta e ben sviluppata, con una bella carnagione e
un'espressione allegra; era la prediletta della madre, il cui affetto
l'aveva condotta a fare il suo ingresso in società a
un'età molto precoce. Aveva una vitalità prorompente, una
sorta di innata sicurezza di sé, che le attenzioni degli
ufficiali avevano fatto diventare sfacciataggine. Era quindi molto
adatta a rivolgersi a Mr. Watson a proposito del ballo, e a
rammentargli a bruciapelo la sua promessa.
"Sono perfettamente pronto,
ve l'assicuro, a mantenere il mio impegno, e quando vostra sorella si
sarà ristabilita, fisserete voi, se vi fa piacere, la data del
ballo.
Dopodiché Mrs.
Hooper e le figlie se ne andarono, e Molly tornò subito da Mary,
lasciando il comportamento suo e delle sue parenti alla mercé di
Miss Watson e di Mr. Holmes; quest'ultimo, tuttavia, non si fece
convincere a unirsi alle critiche nei confronti di lei, nonostante
tutte le frecciate di Miss Watson sui begli occhi.
10
La giornata trascorse
praticamente come era trascorsa quella precedente e in serata Molly si
unì agli altri in salotto. Mr. Holmes stava scrivendo, e Miss
Watson, seduta accanto a lui, controllava il progresso della lettera e
distoglieva continuamente la sua attenzione con messaggi per la
destinataria, la sorella di lui.
Molly prese un ricamo e si
divertì abbastanza assistendo a quello che succedeva tra Holmes
e la sua compagna. I continui complimenti della signora insieme al
completo disinteresse con il quale venivano accolti, formavano un
curioso dialogo, che era perfettamente coincidente con l'opinione che
aveva di entrambi.
"Come sarà felice Miss Holmes di ricevere una lettera del genere!"
Lui non rispose.
"Scrivete con straordinaria velocità."
"Vi sbagliate. Scrivo piuttosto lentamente."
"Quante lettere avrete occasione di scrivere nel corso dell'anno! Anche lettere d'affari! Io le riterrei odiose!"
"Allora è una fortuna che tocchino in sorte a me invece che a voi."
"Per favore, dite a vostra sorella che desidero tanto rivederla."
"Già gliel'ho detto una volta, su vostra richiesta."
"Temo che la penna non sia di vostro gradimento. Fatemela sistemare. Sono bravissima a sistemare le penne."
"Vi ringrazio, ma me le sistemo sempre da solo."
"Come fate a scrivere così dritto?"
Lui rimase in silenzio.
"Dite a vostra sorella che
sono felice di sentire dei suoi progressi con l'arpa, e vi prego di
informarla che sono davvero andata in estasi per la bellezza del suo
piccolo ricamo per un copri tavola."
"Potete darmi licenza di differire la vostra estasi alla prossima lettera? Al momento non ho spazio per renderle giustizia."
"Oh! non importa. La vedrò a gennaio. Ma le scrivete sempre queste belle lettere così lunghe, Mr. Holmes?"
"In genere sono lunghe; ma quanto all'essere sempre belle non sta a me giudicarlo."
"Per me è una
certezza, che una persona capace di scrivere con facilità una
lettera lunga non possa scrivere male."
"Questo non è un
complimento da fare a Holmes, Irene", esclamò il fratello,
"perché lui non scrive con facilità. Va troppo alla
ricerca di parole difficili. Non è vero, Holmes?"
"Il mio stile di scrittura è molto diverso dal tuo."
"Oh!" esclamò Miss
Watson, "John scrive nel modo più sciatto che si possa
immaginare. Tralascia metà delle parole e scarabocchia il resto."
Mr. Holmes concluse la sua
lettera. Una volta terminata quell'incombenza, si rivolse a Miss Watson
e a Molly pregandole di fare un po' di musica. Miss Watson si mosse con
fervore verso il pianoforte, e dopo una cortese richiesta
affinché fosse Molly la prima, declinata da quest'ultima con
pari cortesia e più sincerità, prese posto.
Mentre Miss Watson era
occupata nel canto Molly non poté fare a meno di notare, mentre
sfogliava alcuni spartiti poggiati sullo strumento, come lo sguardo di
Mr. Holmes si fermasse molto spesso su di lei. Non poteva certo
supporre di essere oggetto dell'ammirazione di un grand'uomo del
genere; e che la guardasse perché gli era antipatica sarebbe
stato ancora più strano. Alla fine, riuscì solo a
immaginare che le rivolgesse la sua attenzione perché in lei
c'era qualcosa di fuori luogo e riprovevole. L'ipotesi non la
turbò. Le piaceva troppo poco per tenere alla sua approvazione
Dopo aver suonato alcune
canzoni italiane, Miss Watson cambiò genere con una vivace aria
scozzese, e subito dopo Mr. Holmes , avvicinandosi a Molly, le disse,
"Non provate un forte desiderio, Miss Hooper, di cogliere l'occasione per ballare un reel?"
Lei sorrise, ma non rispose. Lui ripeté la domanda, un po' sorpreso dal suo silenzio.
"Oh!" disse lei, "vi avevo
sentito; ma non sono riuscita a decidere subito che cosa rispondere. Lo
so che avreste voluto sentirmi dire «sì» per avere
il piacere di denigrare il mio buongusto; ma per me è sempre un
piacere stravolgere questo genere di piani, e privare le persone del
loro disprezzo premeditato. Ho perciò risolto di dirvi che non
voglio affatto ballare un reel; e ora disprezzatemi pure se ne avete il
coraggio."
"Non oserei mai farlo, davvero."
Molly, che aveva intenzione
di offenderlo, si meravigliò della sua galanteria; ma in lei
c'era un misto di dolcezza e malizia che le rendeva difficile offendere
chiunque; e Holmes non era mai stato così stregato da nessuna
donna come da lei. Era convinto che, se non fosse stato per
l'inferiorità della sua famiglia, si sarebbe trovato davvero in
serio pericolo.
Miss Watson vedeva, o
sospettava, abbastanza da essere gelosa, e la forte impazienza per la
guarigione fu alquanto rafforzata dal desiderio di sbarazzarsi di
Molly.
11
Quando le signore si
alzarono dopo il pranzo, Molly corse di sopra dalla sorella e,
assicurandosi che fosse ben protetta dal freddo, l'accompagnò in
salotto, dove fu accolta da Miss Watson con molte manifestazioni di
gioia; Molly non l'aveva mai trovata così gradevole.
Ma quando entrarono i
signori, Mary smise di essere al centro dell'attenzione. Lo sguardo di
Miss Watson si rivolse all'istante a Holmes, e trovò da dirgli
qualcosa prima che avesse fatto qualche passo. Lui si rivolse subito a
Miss Hooper, con educate felicitazioni ma l'espansività e il
calore furono appannaggio solo del saluto di Watson. Era pieno di gioia
e di attenzioni. La prima mezz'ora la passò ad attizzare il
fuoco, per paura che lei risentisse del cambio di stanza, e la fece
spostare dall'altra parte del caminetto, affinché stesse lontana
dalla porta. Poi si sedette accanto a lei e rivolse a malapena la
parola agli altri. Molly, intenta a lavorare nell'angolo opposto,
osservò tutto con molto piacere.
Una volta preso il tè, Mr Holmes prese un libro; Miss Watson fece lo stesso.
L'attenzione di Miss Watson
era molto più impegnata a controllare i progressi di Mr. Holmes
con il suo libro che a leggere il proprio; non smetteva di fargli
continue domande o di sbirciare le pagine che stava leggendo. Ma non
riuscì ad attirarlo nella conversazione. Alla fine,
completamente esausta dai tentativi di svagarsi con il proprio libro,
che aveva scelto solo perché era il secondo volume di quello di
lui, fece un sonoro sbadiglio e disse, "Com'è piacevole passare
una serata in questo modo! Mi sento di dire che in fondo non c'è
nessuno svago come la lettura! Come ci si stanca presto di qualsiasi
altra cosa che non sia un libro!"
Nessuno replicò.
Allora lei mise da parte il libro e lanciò uno sguardo intorno
alla sala alla ricerca di qualche svago, quando, sentendo che il
fratello stava parlando a Miss Hooper di un ballo, si rivolse subito a
lui e disse,
"A proposito, John, stai
davvero pensando di dare un ballo a Netherfield? Ti consiglierei, prima
di decidere, di tenere conto dei desideri dei presenti; mi sbaglio di
grosso o tra di noi c'è qualcuno per il quale un ballo sarebbe
più una punizione che un piacere?"
"Se intendi dire Holmes",
esclamò il fratello, "può andarsene a letto, se
preferisce, prima che cominci, ma quanto al ballo, è una cosa
ormai decisa."
"I balli mi piacerebbero
infinitamente di più", replicò lei, "se si svolgessero in
maniera diversa. Sarebbe molto più sensato se all'ordine del
giorno ci fosse la conversazione invece della danza."
"Molto più sensato, mia cara Irene, lo ammetto, ma non sarebbe molto vicino a un ballo."
Miss Watson non rispose, e
subito dopo si alzò e si mise a passeggiare per la stanza. Aveva
una figura elegante, e camminava bene, ma Holmes, al quale era
destinato il tutto, restava ancora inflessibilmente assorto. Ormai
preda della disperazione, decise di fare un ulteriore tentativo e,
rivolgendosi a Molly, disse,
"Miss Molly Hooper,
lasciatevi convincere a seguire il mio esempio, e a fare un giro per la
stanza. Vi assicuro che è molto riposante dopo essere rimaste
sedute così a lungo nella stessa posizione."
Molly ne fu sorpresa, ma
accettò. Miss Watson ebbe non meno successo nell'obiettivo reale
di quel gesto cortese; Mr. Holmes alzò lo sguardo. Era rimasto
colpito quanto Molly dalla novità di una gentilezza da quella
fonte, e chiuse senza accorgersene il libro. Fu subito invitato a
unirsi a loro, ma rifiutò, osservando che poteva immaginare solo
due motivi per quella scelta di passeggiare avanti e indietro per la
stanza, con entrambi i quali la sua partecipazione avrebbe interferito.
Miss Watson stava morendo dalla voglia di sapere che cosa intendeva
dire, e chiese a Molly se fosse in grado di interpretarlo.
"Assolutamente no", fu la
risposta; "ma contateci, intende essere severo con noi, e il mezzo
più sicuro per deluderlo sarà di non chiedergli nulla in
proposito."
Miss Watson, però,
era incapace di dare una qualsiasi delusione a Mr. Holmes, e quindi
perseverò nel chiedere una spiegazione circa quei due motivi.
"Non ho nulla in contrario
a spiegarli", disse lui, non appena lei gli consentì di parlare.
"O avete scelto questo modo di passare la serata perché siete in
confidenza e avete affari riservati da discutere, oppure perché
siete consapevoli che le vostre figure appaiano nel modo migliore
camminando; nel primo caso sarei sicuramente d'intralcio, e nel secondo
posso ammirarvi molto meglio se resto seduto accanto al fuoco."
"Ma è inaudito!"
esclamò Miss Watson. "Non ho mai sentito nulla di così
disgustoso. Come lo puniremo per un discorso del genere?"
"Nulla di più facile." disse Molly. "Stuzzicatelo, ridete di lui. Intimi come siete, dovete sapere come fare."
"Sul mio onore, non lo so.
Vi assicuro che l'intimità non mi ha ancora insegnato questo.
Stuzzicare un temperamento così tranquillo e una tale presenza
di spirito! No, no, so che qui può sconfiggerci. E quanto a
riderne, non ci esponiamo, ve ne prego, al tentativo di ridere senza
motivo. Mr. Holmes può felicitarsi con se stesso."
"Non si può ridere
di Mr. Holmes!" esclamò Molly. "È un vantaggio non
comune, e spero che continuerà a essere non comune,
perché per me sarebbe una grossa perdita avere molte conoscenze
del genere. Mi piace così tanto una bella risata."
"Miss Watson", disse lui,
"mi ha concesso più credito di quanto ne sia dovuto. Il
più saggio e il migliore degli uomini, o meglio, la più
saggia e la migliore delle sue azioni, può essere resa ridicola
da una persona il cui scopo principale nella vita è scherzare."
"Certo", replicò
Molly, "ci sono persone del genere, ma spero di non essere una di loro.
Stravaganze e sciocchezze, capricci e assurdità mi divertono, lo
ammetto, e ne rido ogni volta che posso. Ma queste cose, suppongo, sono
proprio quelle da cui voi siete immune."
"Forse questo non è
possibile per nessuno. Ma nella vita ho sempre cercato di evitare
quelle debolezze che spesso espongono al ridicolo anche una notevole
intelligenza."
"Come la vanità e l'orgoglio."
"Sì, la
vanità è indubbiamente una debolezza. Ma l'orgoglio...
dove c'è una reale superiorità d'intelletto, l'orgoglio
sarà sempre sotto attento controllo."
Molly si girò per nascondere un sorriso.
"Il vostro esame di Mr. Holmes è terminato, presumo", disse Miss Watson; "e vi prego, qual è il risultato?"
"Mi sono perfettamente convinta che Mr. Holmes non abbia difetti. Lo ammette lui stesso senza alcun dubbio."
"No", disse Holmes, "non ho
mai preteso una cosa del genere. Ho diversi difetti, ma non riguardano,
spero, l'intelletto. Non posso certo garantire per il mio carattere.
Credo che sia ben poco accomodante. Non riesco a dimenticare le follie
e i vizi degli altri quanto dovrei, né le offese fattemi. I miei
sentimenti non si spostano a ogni tentativo di smuoverli. La mia stima
una volta perduta è perduta per sempre."
"Questo sì che
è un vero e proprio difetto!" esclamò Molly. "Un rancore
implacabile è una macchia in un carattere. Ma come difetto
è scelto bene. Non posso davvero riderne. Nei miei confronti
siete in salvo."
"In ogni temperamento
c'è, credo, una tendenza a un qualche particolare peccato,
un'imperfezione naturale che nemmeno la migliore educazione può
sconfiggere."
"E la vostra imperfezione è detestare tutti."
"E la vostra", replicò lui con un sorriso, "è l'ostinazione nel fraintenderli."
"Facciamo un po' di
musica", esclamò Miss Watson, stanca di una conversazione nella
quale non aveva parte. Fu aperto il pianoforte e Holmes, dopo qualche
istante di riflessione, non ne fu dispiaciuto. Cominciava ad avvertire
il pericolo di concedere troppa attenzione a Molly.
12
Il mattino dopo Molly
scrisse alla madre per pregarla di mandare la carrozza nel corso della
giornata. Ma Mrs. Hooper non poteva rassegnarsi ad accoglierle
così presto. Mrs. Hooper mandò a dire che non sarebbero
stati in grado di disporre della carrozza prima di martedì.
Tuttavia, Molly era fermamente decisa a non restare più a lungo
e, nel timore di essere considerate delle intruse per essersi
trattenute troppo senza necessità, insistette con Mary
affinché chiedesse immediatamente a Mr. Watson di poter usare la
sua carrozza, e alla fine fu stabilito che avrebbero parlato della loro
intenzione di lasciare Netherfield quello stesso giorno.
La notizia suscitò
molte dichiarazioni di rincrescimento; quello che fu detto sul
desiderio di farle restare almeno fino al giorno seguente ebbe effetto
su Mary, e la partenza fu differita all'indomani.
Il padrone di casa apprese
con genuino dispiacere che se ne sarebbero andate così presto, e
cercò ripetutamente di convincere Miss Hooper che per lei non
sarebbe stato consigliabile, che non si era ristabilita abbastanza; ma
Mary sapeva essere inflessibile quando si sentiva nel giusto.
Per Mr. Holmes la notizia
fu la benvenuta. Molly era rimasta anche troppo a Netherfield. Era
attratto da lei più di quanto desiderasse, e Miss Watson era
scortese con lei e più fastidiosa del solito con lui. Decise
saggiamente di stare particolarmente attento a non farsi scappare, in
quel momento, nessun segno di ammirazione, nulla che potesse far
sorgere in lei la speranza di poterne influenzare la felicità;
era consapevole che se mai fosse sorta un'idea del genere, il suo
comportamento durante l'ultimo giorno avrebbe pesato concretamente nel
confermarla o mandarla in frantumi. Fermo nel suo proposito, le rivolse
a malapena dieci parole nel corso di tutto il sabato, e sebbene una
volta si fossero ritrovati da soli per mezz'ora, si dedicò
scrupolosamente al suo libro e non la degnò di un'occhiata.
La domenica ebbe luogo la
separazione. La cortesia di Miss Watson verso Molly crebbe rapidamente
verso la fine, così come il suo affetto per Mary; Molly prese
congedo da tutti di ottimo umore.
13
"Spero, mia cara", disse
Mr. Hooper alla moglie il mattino dopo, "che tu abbia ordinato un buon
pranzo per oggi, perché ho ragione di aspettarmi un'aggiunta al
nostro gruppo familiare."
"Che intendi dire?"
"Circa un mese fa ho
ricevuto questa lettera, e all'incirca una quindicina di giorni fa ho
risposto, poiché l'ho ritenuta una questione piuttosto delicata,
per la quale non c'era tempo da perdere. È di mio cugino, Mr.
Collins, che, quando sarò morto, potrà cacciarvi di casa
non appena lo vorrà."
"Oh! mio caro",
esclamò Mrs. Hooper, "Non sopporto di sentirlo nominare. Ti
prego di non parlare di quell'uomo odioso. Credo che sia la cosa
più penosa al mondo, che una proprietà sia vincolata ad
altri anziché alle proprie figlie, e di sicuro se fossi stata al
tuo posto avrei provato da tempo a fare qualcosa al riguardo."
"È sicuramente una
faccenda estremamente ingiusta", disse Mr. Hooper, "e nulla può
assolvere Mr. Collins dalla colpa di essere l'erede di Longbourn. Ma,
se starai a sentire quello che dice nella lettera, forse la sua maniera
di esprimersi ti ammorbidirà un pochino."
"No, sicuramente no. E
credo che sia una vera e propria sfacciataggine da parte sua anche il
solo scriverti. Detesto simili falsi amici. Perché mai non
continua a litigare con te come faceva il padre prima di lui?"
"Be', in verità sembra che abbia avuto in testa un qualche scrupolo filiale, come sentirai."
Egregio Signore,
Le
divergenze esistenti tra voi e il mio defunto e onorato padre mi hanno
sempre molto turbato e, da quando ho avuto la sventura di perderlo, ho
spesso desiderato di ricomporre il dissidio; per diverso tempo,
tuttavia, sono stato trattenuto dai miei dubbi, dal timore che da parte
mia potesse sembrare irrispettoso per la sua memoria essere in rapporti
amichevoli con una persona con la quale lui aveva preferito essere in
disaccordo. - "Ecco, Mrs. Hooper." - Il mio animo, tuttavia, ha ormai
deciso al riguardo, poiché, avendo preso gli ordini a Pasqua,
sono stato così fortunato da essere onorato dal favore
dell'Illustrissimo Lord De Bourgh la cui munificenza e
generosità hanno preferito me per la preziosa carica di rettore
di questa parrocchia. Come ecclesiastico, inoltre, considero mio dovere
promuovere e instaurare la benedizione della pace in tutte le famiglie
all'interno della mia sfera d'influenza, e, in questo ambito, mi
lusingo di credere che la mia attuale professione di buona
volontà sia altamente encomiabile, e che la circostanza di
essere il prossimo erede della proprietà di Longbourn possa
essere da parte vostra superata, senza indurvi a rifiutare il
ramoscello d'olivo che vi offro. Non posso essere altro che turbato per
ritrovarmi a essere fonte di un danno per le vostre amabili figlie, e
vi prego di permettermi di farvi le mie scuse per questo. Qualora non
aveste nulla in contrario a ricevermi a casa vostra, mi propongo di
concedermi la gioia di far visita a voi e alla vostra famiglia per
lunedì 18 novembre alle quattro, e ho intenzione di abusare
della vostra ospitalità fino al sabato della settimana
successiva. Resto, egregio signore, con i rispettosi ossequi alla
vostra signora e alle vostre figlie, il vostro devoto amico,
Tom Collins.
"Alle quattro dobbiamo
quindi aspettarci questo gentiluomo apportatore di pace", disse Mr.
Hooper, ripiegando la lettera. "Parola mia, sembra un giovanotto molto
coscienzioso e beneducato, e non ho dubbi che si rivelerà una
conoscenza preziosa, specialmente se Lord De Bourgh sarà
così indulgente da permettergli di tornare di nuovo a trovarci."
"C'è comunque una
certa dose di buonsenso in quello che dice riguardo alle nostre
ragazze, e se è disposto a fare ammenda nei loro confronti non
sarò certo io a scoraggiarlo."
"Sebbene sia difficile",
disse Mary, "immaginare in che modo intenda quel risarcimento che pensa
ci sia dovuto, il desiderio va certamente a suo onore."
Molly era rimasta colpita soprattutto dalla straordinaria deferenza per Lord De Bourgh.
"Dev'essere un tipo strano,
credo", disse. "Non riesco a capirlo. C'è qualcosa di molto
pomposo nel suo stile. E che cosa vorrà dire scusandosi per
essere il titolare del vincolo? Non si può certo supporre che
voglia rinunciarvi, anche se potesse. Lo credete un uomo intelligente,
signore?"
"No, mia cara, non credo.
Nutro grandi speranza di trovarlo esattamente l'opposto. Nella sua
lettera c'è un miscuglio di servilismo e presunzione che
promette bene. Non vedo l'ora di conoscerlo."
"Dal punto di vista dello
stile", disse Sally, "la lettera non sembra scritta male. Forse l'idea
del ramoscello d'olivo non è molto originale, ma credo sia ben
espressa."
Quanto alla madre, la
lettera di Mr. Collins aveva fatto svanire molto del suo rancore, ed
era propensa a conoscerlo con una grado di padronanza di sé che
stupì il marito e le figlie.
Mr. Collins arrivò
puntuale all'ora fissata e fu ricevuto con grande cortesia dall'intera
famiglia. Era un giovanotto di venticinque anni, di corporatura esile
ed aveva maniere molto formali. Non appena seduto si complimentò
con Mrs. Hooper per avere delle figlie così graziose e aggiunse
di non avere dubbi sul fatto di vedere tutte loro, nei tempi dovuti,
felicemente sposate. Mrs. Hooper, che non trovava mai da ridire sui
complimenti, rispose con molta prontezza.
"Siete davvero molto
gentile, signore, e mi auguro con tutto il cuore che possa essere
così, perché altrimenti si troverebbero quasi
nell'indigenza. Le cose sono messe in modo così strano."
"Forse alludete al vincolo di questa proprietà."
"Ah! signore, è
proprio così. È una faccenda dolorosa per le mie povere
ragazze, dovete ammetterlo. Non che intenda dare la colpa a voi,
perché in queste cose so che al mondo è tutto affidato al
caso."
"Sono perfettamente
consapevole, signora, delle difficoltà delle mie belle cugine, e
potrei dire molto sull'argomento, se non temessi di apparire sfacciato
e precipitoso. Ma posso assicurare le signorine di essere venuto
preparato ad ammirarle. Al momento non voglio dire di più, ma
forse quando ci saremo conosciuti meglio..."
Fu interrotto dall'annuncio del pranzo.
14
Durante il pranzo Mr.
Hooper non disse quasi una parola, ma quando i domestici si furono
ritirati pensò che fosse giunto il momento di fare conversazione
con il suo ospite, e quindi iniziò con un argomento nel quale si
aspettava che lui brillasse, osservando come avesse avuto molta fortuna
con il suo patrono. Mr. Hooper non avrebbe potuto scegliere meglio. Mr.
Collins fu eloquente nei suoi elogi. L'argomento lo portava a essere
più solenne del solito, e con un'aria di estrema importanza
dichiarò che in vita sua non era mai stato testimone di un
comportamento simile in una persona di rango, tanta affabilità,
tanta condiscendenza, da lui stesso sperimentata. Si era graziosamente
compiaciuto di approvare entrambi i sermoni che aveva già avuto
l'onore di pronunciare in sua presenza. Lo aveva anche invitato due
volte a Rosings. Lord De Bourgh era considerato pieno d'orgoglio da
molte persone di sua conoscenza, ma lui non aveva mai visto altro che
affabilità. Si era sempre rivolto a lui come a qualsiasi altro
gentiluomo; non aveva sollevato la minima obiezione a che lui
frequentasse la società del dintorni, né che lasciasse
occasionalmente la parrocchia per una settimana o due, per far visita
ai suoi parenti. Aveva persino avuto la condiscendenza di consigliargli
di sposarsi il prima possibile, a patto che scegliesse con giudizio, e
una volta gli aveva fatto visita nella sua umile canonica.
"Tutto davvero molto
appropriato e cortese, certamente", disse Mrs. Hooper, "e credo proprio
che sia un uomo molto amabile. Abita vicino a voi, signore?"
"Il giardino in cui si
trova la mia umile dimora è separato solo da un sentiero da
Rosings Park, la residenza di sua signoria."
"Mi sembra che abbiate detto che è vedovo, signore; ha figli?"
"Ha solo una figlia, l'erede di Rosings e di una proprietà molto estesa."
"Ah!", disse Mrs. Hooper
scuotendo la testa, "allora è messa meglio di tante ragazze. E
che genere di signorina è? È bella?"
"È una signorina
veramente incantevole. Lo stesso Lord De Bourgh dice che, quanto a vera
bellezza, Miss Sarah de Bourgh è di gran lunga superiore alle
più belle del suo sesso, poiché c'è quel certo non
so che nei suoi lineamenti che denota una signorina di nobili natali.
Sfortunatamente è di debole costituzione, il che le ha impedito
di fare quei progressi in molti campi che altrimenti non avrebbe
mancato di fare."
"È stata presentata a corte? Non ricordo il suo nome tra quelli delle altre signore."
"Sfortunatamente il suo
cagionevole stato di salute le impedisce di stare in città, e
questo, come un giorno ho detto a Lord De Bourgh, ha privato la corte
britannica del suo più fulgido ornamento. Sua signoria mi
è parso compiaciuto all'idea, e potete immaginare come io sia
felice di offrire in ogni occasione questi piccoli e delicati omaggi."
"Una considerazione molto
appropriata", disse Mr. Hooper, "ed è una fortuna per voi
possedere il talento di adulare con delicatezza. Posso chiedervi se
queste piacevoli attenzioni sorgono da un impulso del momento, o se
sono il risultato di una preparazione precedente?"
"Derivano principalmente da
ciò che succede al momento, e sebbene talvolta mi diverta a
ideare e predisporre dei piccoli omaggi eleganti che possano essere
adattati alle occasioni più frequenti, mi sforzo sempre di dar
loro, per quanto possibile, un'aria naturale."
Le aspettative di Mr.
Hooper trovarono piena conferma. Il cugino era tanto ridicolo quanto
aveva sperato, e lo ascoltò con il massimo godimento, mantenendo
allo stesso tempo un'assoluta impassibilità.
15
Mr. Collins non era un uomo
intelligente, e le deficienze naturali erano state ben poco alleviate
dall'educazione o dai rapporti sociali, visto che aveva trascorso gran
parte della sua vita sotto la guida di un padre illetterato e
spilorcio. Per un caso fortunato era stato raccomandato a Lord de
Bourgh, e il rispetto che egli provava per l'altezza del suo rango, e
la venerazione che aveva per lui come suo benefattore, unita all'ottima
opinione che aveva di se stesso, della sua autorità di
ecclesiastico e dei suoi diritti di rettore, lo avevano trasformato in
un misto di orgoglio e ossequiosità, di boria e umiltà.
Avendo ora una bella casa e
una rendita più che sufficiente, aveva intenzione di sposarsi, e
cercando una riconciliazione con la famiglia di Longbourn aveva in
mente una moglie, visto che intendeva sceglierne una tra le figlie, se
le avesse trovate belle e simpatiche come generalmente si diceva.
Il progetto non subì
modifiche una volta che le ebbe conosciute. L'adorabile viso di Miss
Hooper confermava i suoi propositi, ed era confacente alle sue
più rigide convinzioni su ciò che fosse dovuto alla
primogenitura; così, per la prima sera, fu lei la prescelta. Il
mattino dopo, tuttavia, causò una variazione, poiché un
tête-à-tête di un quarto d'ora con Mrs. Hooper prima
di colazione, una conversazione partita dalla canonica, che aveva
condotto in modo naturale alla confessione della propria speranza di
poter trovare a Longbourn una padrona di casa per essa, produsse in
lei, tra sorrisi compiaciuti e un generale incoraggiamento, un invito
alla prudenza proprio verso quella Mary che lui aveva scelto. Riguardo
alle figlie minori non era a conoscenza di nessuna predilezione; quanto
alla figlia maggiore, aveva il dovere di dirlo... si sentiva obbligata
ad accennarlo, era probabile che molto presto si sarebbe fidanzata.
Mr. Collins doveva solo
scambiare Mary con Molly, e fu presto fatto... fatto mentre Mrs. Hooper
stava attizzando il fuoco. Molly, che veniva subito dopo Mary per
nascita e bellezza, le subentrò senza scosse.
L'intenzione di Janine di
fare una passeggiata a Meryton non era stata dimenticata; tutte le
sorelle eccetto Sally acconsentirono ad andare con lei, e Mr. Collins
le avrebbe accompagnate su richiesta di Mr. Hooper, che era molto
ansioso di sbarazzarsi di lui.
In pompose nullità
da parte sua, e in cortesi cenni di assenso delle cugine, passarono il
tempo fino all'ingresso a Meryton. Da quel momento per lui non fu
più possibile ottenere l'attenzione delle più giovani. I
loro sguardi cominciarono immediatamente ad aggirarsi per le vie in
cerca di ufficiali, e nulla di meno di un cappellino davvero molto
elegante, o di una mussolina appena messa in vetrina, riusciva ad
attirarle.
Ma
l'attenzione di tutte le signore fu presto catturata da un giovanotto,
che non avevano mai visto prima, di aspetto molto distinto, a passeggio
con un ufficiale dall'altro lato della strada. L'ufficiale era proprio
Mr. Denny del cui ritorno da Londra Janine era venuta a informarsi, e
che fece un inchino mentre passavano. Tutte furono colpite dall'aspetto
del forestiero, tutte si chiedevano chi fosse, e Philippa e Janine,
decise a fare il possibile per scoprirlo, attraversarono la strada col
pretesto di avere bisogno di qualcosa nel negozio di fronte, ed ebbero
la fortuna di essere appena giunte sul marciapiede quando i due
gentiluomini, tornando indietro, si ritrovarono nel medesimo punto. Mr.
Denny rivolse subito loro la parola, e chiese il permesso di presentare
il suo amico, Mr. Moriarty, tornato con lui il giorno prima dalla
città, che, era felice di dirlo, si era dichiarato disposto ad
acquistare un brevetto da ufficiale nel loro reggimento. Era proprio
quello che ci voleva, poiché al giovanotto mancava solo la
divisa per completarne il fascino. L'aspetto era senz'altro a suo
favore; aveva tutto quello che si può chiedere alla bellezza, un
bel volto, una bella figura e modi molto piacevoli. Dopo essere stato
presentato rivelò subito la sua disinvoltura di conversatore,
una disinvoltura allo stesso tempo perfettamente corretta e senza
pretese; e tutta la compagnia era ancora intenta a chiacchierare molto
gradevolmente quando sentirono un rumore di cavalli, e videro
avvicinarsi lungo la strada Holmes e Watson in sella. Riconoscendo nel
gruppo le signore, i due gentiluomini si diressero subito verso di loro
e iniziarono i consueti convenevoli. Watson era quello che parlava di
più, e Miss Hooper la principale destinataria della sue parole.
Disse che stava andando proprio a Longbourn per chiedere notizie di
lei. Mr. Holmes lo confermò con un inchino, e stava imponendosi
di non fissare lo sguardo su Molly quando fu raggelato dalla vista del
forestiero, e Molly, avendo visto per caso l'espressione di entrambi
mentre si fissavano l'un l'altro, rimase davvero stupefatta dagli
effetti di quell'incontro. Tutti e due cambiarono colore, uno
diventò bianco, l'altro rosso. Mr. Moriarty, dopo qualche
istante, si toccò il cappello, un saluto che Mr. Holmes si
degnò a malapena di ricambiare. Che cosa poteva significare?
Un minuto dopo Mr. Watson,
senza dare l'impressione di aver visto ciò che era accaduto,
prese congedo e continuò a cavalcare insieme all'amico.
Mr. Moriarty passeggiò con le signorine fino alla porta di Mrs. Phillips e poi si congedò con un inchino.
Mrs. Phillips era sempre
contenta di vedere le nipoti; le due più grandi poi, data la
loro recente assenza, furono particolarmente benvenute, e stava
esprimendo con vivacità la sua sorpresa per il loro improvviso
ritorno a casa, quando la sua cortesia fu chiamata a rivolgersi a Mr.
Collins dalla presentazione di quest'ultimo da parte di Mary. Lei lo
accolse con la massima gentilezza, che lui ricambiò molto
ampiamente. Mrs. Phillips fu completamente sopraffatta da un tale
eccesso di buona educazione, ma dovette presto mettere da parte le sue
riflessioni su quel forestiero per le rumorose domande sull'altro, del
quale, tuttavia, poteva solo dire alle nipoti quello che già
sapevano. Disse che era stata per un'ora a osservarlo mentre
passeggiava avanti e indietro, e se Mr. Moriarty fosse apparso Philippa
e Janine avrebbero certamente continuato a fare lo stesso, ma
sfortunatamente nessuno passò sotto le finestre salvo qualcuno
degli ufficiali, che, a paragone con il forestiero, erano diventati
"persone stupide e antipatiche". Alcuni di loro avrebbero pranzato con
i Phillips il giorno successivo, e la zia promise di mandare lo zio a
far visita a Moriarty per invitare anche lui, se la famiglia di
Longbourn fosse venuta nel pomeriggio. L'invito fu accettato e si
salutarono tutti di ottimo umore.
Tornando a casa, Molly
informò Mary su quello che aveva visto succedere tra i due
gentiluomini, ma benché Mary fosse disposta a difendere ciascuno
dei due, o anche entrambi se fosse emerso che erano in torto, non fu in
grado di spiegare un simile comportamento più della sorella.
16
Visto che non fu mossa
nessuna obiezione circa l'impegno delle ragazze con la zia, e che gli
scrupoli di Mr. Collins nel lasciare da soli Mr. e Mrs. Hooper furono
respinti con molta fermezza, la carrozza portò lui e le sue
cugine a Meryton, e le ragazze ebbero il piacere di sentire, non appena
entrate in salotto, che Mr. Moriarty aveva accettato l'invito dello zio
ed era già in casa.
Apparvero i signori, e
quando Mr. Moriarty entrò nella stanza, Molly si rese conto che
l'ammirazione provata al primo incontro, e poi ripensando a lui, non
era minimamente irragionevole.
Mr. Moriarty fu il
fortunato a cui si rivolsero quasi tutti gli sguardi femminili, e Molly
fu la fortunata accanto alla quale lui si sedette alla fine, e il modo
gradevole con cui lui iniziò immediatamente a conversare, anche
se riguardava solo l'umidità della serata e le
probabilità di una stagione piovosa, le fecero capire come gli
argomenti più triti, noiosi e banali potessero essere resi
interessanti dall'abilità di chi ne parla.
Furono sistemati i tavoli
da gioco. Mr. Moriarty non giocava a whist, e fu accolto con molto
piacere all'altro tavolo, tra Molly e Janine. Dapprima sembrava esserci
il pericolo che fosse accaparrato interamente da Janine, dato che era
una parlatrice molto risoluta; ma visto che era anche estremamente
attratta dalla lotteria, si mostrò subito più interessata
al gioco. Pur lasciandosi coinvolgere dal gioco quel tanto che bastava,
Mr. Moriarty fu perciò libero di chiacchierare con Molly, e lei
era dispostissima ad ascoltarlo, anche se avrebbe desiderato
soprattutto ascoltare ciò che non sperava potesse essere detto,
la storia della sua conoscenza con Mr. Holmes. La sua curiosità
tuttavia venne appagata in modo inaspettato. Fu lo stesso Mr. Moriarty
a introdurre l'argomento. Si informò sulla distanza tra
Netherfield e Meryton e, dopo aver ottenuto la risposta, chiese con
fare esitante da quanto tempo Mr. Holmes fosse lì.
"Da circa un mese", disse
Molly; e poi, restia a lasciar cadere l'argomento, aggiunse, "è
una persona con proprietà molto estese nel Derbyshire, da quanto
ho capito."
"Sì", rispose Mr.
Moriarty; "la sua tenuta lì è enorme. Diecimila sterline
nette all'anno. Non avreste potuto incontrare una persona più
adatta di me a darvi informazioni certe in proposito, poiché ho
avuto rapporti molto stretti con la sua famiglia fin dall'infanzia."
Molly non poté fare a meno di mostrarsi sorpresa.
"Potete ben essere
sorpresa, Miss Hooper, da un'affermazione del genere, dopo aver visto
la freddezza del nostro incontro di ieri. Conoscete bene Mr. Holmes?"
"Quel tanto che mi basta",
esclamò Molly con molto calore, "ho passato quattro giorni nella
stessa casa insieme a lui, e lo ritengo molto antipatico."
"Non ho nessun diritto di
esprimere la mia opinione", disse Moriarty, "sul suo essere simpatico o
meno. Lo conosco da troppo tempo e troppo bene per essere un buon
giudice. Sarebbe impossibile per me essere imparziale. Ma credo che la
vostra opinione su di lui stupirebbe quasi tutti, e forse non la
esprimereste in modo così deciso da nessun'altra parte. Qui
siete in famiglia."
"Parola mia, non sto
dicendo qui quello che non direi in qualunque altra casa nei dintorni,
salvo Netherfield. Non è affatto popolare nell'Hertfordshire.
Sono tutti disgustati dal suo orgoglio. "
"Non posso certo fingere di
essere dispiaciuto", disse Moriarty, dopo una breve pausa, "del fatto
che lui o chiunque altro sia giudicato come merita; ma con lui credo
che non accada spesso. Il mondo è accecato dalla sua ricchezza e
dalla sua importanza, o intimorito dai suoi modi alteri e perentori, e
lo vede solo come lui vuole essere visto."
"Io lo giudicherei, per
quel poco che lo conosco, un uomo con un pessimo carattere." Moriarty
si limitò a scuotere la testa.
"Mi domando", disse lui,
non appena ebbe di nuovo l'opportunità di parlare, "se è
probabile che si fermi ancora a lungo in questa zona."
"Non ne ho la minima idea. Spero che i vostri progetti non saranno influenzati dalla sua presenza da queste parti."
"Oh! no, non spetta a me
andare via a causa di Mr. Holmes. Non siamo in rapporti amichevoli, e
mi è sempre penoso incontrarlo, ma non ho nessun motivo per
evitarlo se non ciò che potrei affermare di fronte al mondo
intero; la consapevolezza di aver subito un trattamento crudele. Il
padre, Miss Holmes, il defunto Mr. Holmes, era uno degli uomini
migliori mai esistiti, e l'amico più sincero che io abbia mai
avuto; e non potrò mai ritrovarmi in compagnia di Mr. Holmes
senza sentire nel profondo dell'anima il tormento di mille teneri
ricordi. Il suo comportamento verso di me è stato scandaloso, ma
credo sinceramente che potrei perdonargli tutto salvo aver tradito le
speranze e infangato la memoria del padre."
L'interesse di Molly cresceva ma la delicatezza dell'argomento le impedì ulteriori domande.
Mr. Moriarty cominciò a parlare di cose più generiche.
"È stata
principalmente la prospettiva di conoscenze stabili, di buone
conoscenze", aggiunse, "che mi ha indotto a entrare in questo
reggimento. Sapevo che era molto rispettabile e piacevole. Ho subito
una delusione e il mio spirito non sopporta la solitudine. La vita
militare non è ciò a cui ero destinato. La chiesa doveva
diventare la mia professione. Ero stato cresciuto per la chiesa, e a
quest'ora avrei dovuto essere in possesso di un ottimo beneficio
ecclesiastico, se così avesse voluto il gentiluomo di cui stiamo
parlando."
"Davvero!"
"Sì; il defunto Mr.
Holmes mi aveva lasciato in eredità il miglior beneficio in suo
possesso. Era il mio padrino, e mi era estremamente affezionato. Aveva
intenzione di provvedere ampiamente a me, e pensava di averlo fatto; ma
quando il beneficio si rese disponibile, fu dato a un altro."
"Giusto cielo!"
esclamò Molly; "ma come è potuto succedere? Come è
stato possibile ignorare la sua volontà? Perché non avete
seguito le vie legali?"
"C'era un specie di piccola
irregolarità formale nei termini del lascito che non mi lasciava
speranze di fronte alla legge. Un uomo d'onore non avrebbe avuto dubbi
su quali fossero le intenzioni, ma Mr. Holmes preferì averli, o
considerarle come una semplice raccomandazione condizionata, asserendo
anche che avevo perso ogni diritto a causa della mia stravaganza, della
mia leggerezza, per farla breve di tutto e di niente. Ho un carattere
focoso, avventato, e forse posso talvolta aver espresso con troppa
libertà la mia opinione su di lui, e a lui. Ma il fatto è
che siamo persone molto diverse, e che lui mi odia."
"Ma è terribile! Merita di essere svergognato pubblicamente."
"Una volta o l'altra lo
sarà, ma non da me. Finché non sarò capace di
dimenticare il padre, non potrò mai sfidare o smascherare lui."
Molly gli rese onore per sentimenti del genere, e gli sembrò più bello che mai mentre li esprimeva.
"Ma", disse, dopo una breve pausa, "che cosa può averlo indotto a comportarsi in modo così crudele?"
"Una profonda, risoluta
antipatia verso di me, un'antipatia che non posso che attribuire in
qualche misura alla gelosia. Se il defunto Mr. Holmes mi avesse amato
di meno, il figlio mi avrebbe sopportato di più."
"Non ritenevo Mr. Holmes
così malvagio. Avevo immaginato che disprezzasse i suoi simili
in generale, ma non sospettavo che si abbassasse a una vendetta
così meschina, a un'ingiustizia, a una mancanza di
umanità come questa!"
Dopo qualche minuto di
riflessione, comunque, proseguì, "Ricordo, però, come un
giorno, a Netherfield, si sia vantato dell'implacabilità del suo
risentimento, di un carattere che non perdona. Deve avere un'indole
terribile."
"Non sono affidabile su questo argomento", replicò Moriarty, "non posso essere imparziale nei suoi confronti."
Molly si immerse di nuovo
nei propri pensieri, e dopo un po' esclamò, "Trattare in questa
maniera il figlioccio del padre!" Avrebbe potuto aggiungere, "Un
giovanotto come voi, poi, che solo a guardarlo si capisce quanto sia
amabile", ma si accontentò con "E qualcuno, poi, che è
stato probabilmente suo compagno fin dall'infanzia, legato, come credo
abbiate detto, in modo così intimo!"
"Siamo nati nella stessa
parrocchia, abbiamo passato insieme gran parte della nostra
gioventù; insieme nella stessa casa, condividendo gli stessi
giochi, entrambi oggetto delle stesse cure paterne. Mio padre
rinunciò a tutto per dedicare tutto il suo tempo a occuparsi
della proprietà di Pemberley. Era stimato moltissimo da Mr.
Holmes e spesso Mr. Holmes riconosceva di dovere moltissimo alla
solerte supervisione di mio padre, e quando, immediatamente prima della
morte di mio padre, Mr. Holmes gli fece spontaneamente la promessa di
provvedere a me, mi ero convinto che si sentisse tanto in debito di
gratitudine con lui, quanto affezionato a me."
"Com'è strano!"
esclamò Molly, "Com'è disgustoso! Mi meraviglio di come
lo stesso orgoglio di Mr. Holmes non l'abbia condotto a essere giusto
con voi! Se non per un motivo migliore, almeno perché era troppo
orgoglioso per essere disonesto, perché posso chiamarla solo
disonestà."
"C'è di che
meravigliarsi", ripose Moriarty, "poiché quasi tutte le sue
azioni sono riconducibili all'orgoglio; e l'orgoglio è stato
spesso il suo miglior amico. Ma nessuno di noi è coerente, e nel
suo comportamento verso di me hanno agito impulsi più forti
persino dell'orgoglio."
"Può mai un orgoglio così abominevole avergli fatto fare del bene?"
"Sì. Lo ha spesso
condotto a essere munifico e generoso, a elargire il suo denaro con
liberalità, a mostrarsi ospitale, ad aiutare i suoi affittuari e
a soccorrere i poveri. L'orgoglio familiare, e l'orgoglio filiale,
hanno reso possibili queste cose. Non apparire come colui che disonora
la famiglia o far scadere l'influenza della famiglia di Pemberley, sono
motivazioni potenti. Ha anche l'orgoglio fraterno, che unito a una
sorta di affetto fraterno, lo rende un tutore molto gentile e attento
della sorella."
"Che genere di ragazza è Miss Holmes?"
Lui scosse la testa.
"Vorrei poterla definire amabile. Ma lei è troppo simile al
fratello, molto, molto orgogliosa. Da bambina, era affettuosa e
simpatica, ed estremamente attaccata a me; e io dedicavo ore e ore a
farla divertire. Ma ormai non è più niente per me.
È una ragazza attraente, di quindici o sedici anni, e so che
è molto istruita. Dalla morte del padre la sua casa è
stata Londra, dove una signora vive con lei e sovrintende alla sua
educazione."
Dopo molti silenzi e molti
tentativi di altri argomenti, Molly non poté fare a meno di
riprendere una volta ancora il primo, dicendo,
"Sono stupita dalla sua
intimità con Mr. Watson! Come può Mr. Watson, che sembra
la personificazione della bontà, ed è, lo credo davvero,
sinceramente amabile, essere amico di un uomo simile? Conoscete Mr.
Watson?"
"Per niente."
"È un uomo con un carattere dolce, amabile, incantevole. Non può sapere chi è Mr. Holmes."
"Probabilmente no; ma Mr.
Holmes se vuole può essere un compagno socievole, se pensa che
ne valga la pena. Tra coloro che gli sono pari in importanza è
un uomo molto diverso da quello che è con i meno fortunati. "
Poco dopo il tavolo di
whist si sciolse, i giocatori si riunirono intorno a un altro tavolo e
Mr. Collins prese posto tra sua cugina Molly e Mrs. Phillips.
Quest'ultima gli fece le usuali domande sulla sua fortuna al gioco. Non
era stata molta; aveva perduto sempre; Mrs. Phillips cominciò a
esprimere il suo rincrescimento.
"So benissimo, signora",
disse Mr. Collins, "che quando una persona si siede a un tavolo da
gioco, dev'essere consapevole di affidarsi al caso, e per fortuna non
sono in condizioni tali da ritenere importanti cinque scellini. Senza
dubbio ce ne sono molti che non potrebbero dire lo stesso ma, grazie a
Lord de Bourgh, sono ben lungi dal dovermi preoccupare di queste
piccolezze."
Queste parole attirarono
l'attenzione di Mr. Moriarty; e dopo aver osservato Mr. Collins per
qualche istante, chiese a bassa voce a Molly se il suo parente
conoscesse bene la famiglia de Bourgh.
"Lord de Bourgh", rispose lei, "gli ha concesso molto di recente un beneficio. "
"Saprete certamente che
Lord de Bourgh e Lady Holmes erano fratelli; di conseguenza lui
è lo zio dell'attuale Mr. Holmes."
"No davvero, non lo sapevo."
"La figlia, Miss de Bourgh, avrà una vasta fortuna, e si dice che lei e il cugino uniranno le due proprietà."
Questa informazione fece sorridere Molly, pensando alla povera Miss Watson.
"Mr. Collins", disse lei,
"parla con grandissima stima di Lord de Bourgh e della figlia; ma da
alcuni particolari che ha raccontato di sua signoria, sospetto che la
sua gratitudine lo porti fuori strada, e che nonostante sia il suo
benefattore, sia un uomo arrogante e presuntuoso."
"Credo che sia
abbondantemente fornito di entrambe le qualità", rispose
Moriarty; "non lo vedo da molti anni, ma ricordo benissimo che non mi
è mai piaciuto, e che i suoi modi erano dittatoriali e
insolenti. Ha la reputazione di essere notevolmente saggio e
intelligente, ma io credo invece che parte delle sue qualità
derivino dal rango e dalla ricchezza."
Molly ammise che aveva
fornito un resoconto molto credibile, e continuarono a chiacchierare
con reciproca soddisfazione finché la cena non mise fine alle
carte e diede modo al resto delle signore di condividere le attenzioni
di Moriarty. Molly se ne andò con la testa piena di lui.
17
Il giorno dopo Molly
raccontò a Mary quello che si erano detti lei e Mr. Moriarty.
Mary ascoltò stupita e turbata; non riusciva a credere che Mr.
Holmes potesse essere così indegno della stima di Mr. Watson;
eppure, non era nella sua natura mettere in questione la
sincerità di un giovanotto dall'aspetto tanto amabile come Mr.
Moriarty. La possibilità che fosse stato davvero vittima di una
tale crudeltà bastava a colpire tutti i suoi sentimenti
più teneri e, quindi, non c'era nulla da fare se non pensar bene
di tutti e due, difendere la condotta di entrambi, e attribuire a un
caso o a un malinteso tutto ciò che non poteva essere spiegato
altrimenti.
"Credo proprio che tutti e
due", disse, "siano stati ingannati, in qualche modo che non ci
è possibile immaginare. Forse delle persone interessate li hanno
messi in cattiva luce l'uno con l'altro.''
"Verissimo, certo; e ora,
mia cara Mary, che cosa hai da dire nei riguardi delle persone
interessate che sono state probabilmente coinvolte nella faccenda? Devi
assolvere anche loro, altrimenti saremmo costrette a pensar male di
qualcuno."
"Ridi di me quanto vuoi, ma
non riuscirai a farmi cambiare opinione. Mia carissima Molly, devi
considerare in che pessima luce viene messo Mr. Holmes, nel trattare in
questo modo il prediletto del padre. È impossibile. Possono i
suoi amici più cari ingannarsi così nei suoi confronti?
oh! no."
"Mi riesce molto più
facile credere che Mr. Watson sia stato ingannato, piuttosto che Mr.
Moriarty si sia inventato una storia come quella che mi ha raccontato
ieri sera."
"È davvero difficile, è penoso. Non si sa che cosa pensare."
"Perdonami, ma si sa benissimo che cosa pensare."
Le due signorine furono
richiamate dal boschetto, dove si era svolta questa conversazione,
dall'arrivo di alcune delle persone delle quali stavano parlando. Mr.
Watson e la sorella erano venuti a consegnare di persona l'invito per
il tanto atteso ballo a Netherfield, fissato per il martedì
successivo.
La prospettiva del ballo di
Netherfield era estremamente gradita a tutte le donne della famiglia.
Mrs. Hooper decise di considerarlo un omaggio alla figlia maggiore, e
fu particolarmente lusingata di aver ricevuto l'invito da Mr. Watson in
persona, anziché con un cerimonioso biglietto. Mary si
immaginava una bellissima serata in compagnia della sua amica e al
centro delle attenzioni di Mr. Watson, e Molly si riprometteva con
piacere di ballare a lungo con Mr. Moriarty e di vedere tutto
confermato dallo sguardo e dal modo di fare di Mr. Holmes. La
felicità pregustata da Philippa e Janine era meno legata a
eventi particolari, o a singole persone, poiché sebbene
entrambe, come Molly, avessero intenzione di ballare per metà
della serata con Mr. Moriarty, egli non era certo l'unico cavaliere che
potesse appagarle, e poi un ballo era sempre un ballo. E persino Sally
assicurò alla sua famiglia che non era affatto restia a
partecipare.
"Se posso avere le
mattinate per me", disse, "mi basta. Credo che non sia un sacrificio
unirsi di tanto in tanto a intrattenimenti serali. È la vita
sociale a esigerlo da tutti noi, e io mi ritengo tra coloro che
considerano desiderabili per tutti le pause di svago e divertimento."
In questa occasione l'umore
di Molly era così eccitato che, sebbene non rivolgesse spesso la
parola a Mr. Collins senza necessità, non poté fare a
meno di chiedergli se avesse intenzione di accettare l'invito di Mr.
Watson, e se fosse così, se non considerasse inappropriato
unirsi a una serata dedicata al divertimento; ma rimase piuttosto
sorpresa nello scoprire come non gli fosse venuto in mente il
benché minimo scrupolo, e che era ben lungi dal temere un
rimprovero dell'arcivescovo, o di Lord de Bourgh, azzardandosi ad
andare a un ballo.
"Vi assicuro di non essere
affatto dell'opinione", disse, "che un ballo di questo genere, dato da
un giovanotto di ottima reputazione per delle persone rispettabili,
possa avere una qualche tendenza maligna; e sono talmente lontano
dall'avere qualcosa in contrario a ballare io stesso che spero, nel
corso della serata, di essere onorato dalla mano di tutte le mie belle
cugine, e colgo l'occasione per sollecitare la vostra, Miss Molly, in
particolare per i primi due giri di danza."
Molly si sentì presa
in trappola senza scampo. Per la prima volta fu colpita dal fatto che
potesse essere lei la prescelta, tra le sorelle, come degna di fare da
padrona di casa nella canonica di Hunsford e da riempitivo per il
tavolo di quadriglia a Rosings, in mancanza di ospiti più
idonei. L'idea si trasformò presto in certezza, osservando le
sempre crescenti cortesie che lui le tributava, e sentendo i suoi
frequenti tentativi di complimentarsi con lei per la sua intelligenza e
la sua vivacità; e sebbene fosse più sbalordita che
gratificata da quell'effetto del proprio fascino, non ci volle molto
prima che la madre le facesse capire come la possibilità di quel
matrimonio le fosse estremamente gradita.
18
Fino a quando Molly non fu
entrata nel salotto di Netherfield, e non ebbe cercato invano Mr.
Moriarty tra i gruppi di divise rosse lì radunate, non aveva mai
avuto dubbi sulla sua presenza. La certezza di incontrarlo non era
stata scossa da nessuna di quelle riflessioni che avrebbero potuto a
ragione metterla in allarme. Ma un istante dopo si affacciò il
terribile sospetto che fosse stato volutamente omesso, per far piacere
a Mr. Holmes, dalla lista degli ufficiali invitati da Mr. Watson; e
sebbene le cose non stessero esattamente così, la conferma
definitiva della sua assenza venne dal suo amico Denny, al quale Janine
si rivolse con fervore, e che disse loro che Moriarty era stato
costretto il giorno prima a recarsi a Londra per affari, e non era
ancora tornato, aggiungendo, con un sorriso significativo,
"Non credo che i suoi
affari l'avrebbero richiamato proprio ora, se non avesse desiderato
evitare un certo gentiluomo qui presente."
Questa parte
dell'informazione, anche se sfuggita a Janine, fu colta da Molly, e
poiché confermava che Holmes non fosse meno responsabile
dell'assenza di Mr. Watson rispetto a quello che aveva ipotizzato
prima, tutta l'antipatia verso il primo si acutizzò talmente a
causa della subitanea delusione, che riuscì a malapena a
rispondere con accettabile educazione alle cortesi domande che lui
subito dopo si avvicinò per farle. Decise di evitare qualsiasi
conversazione con lui, e si allontanò talmente di cattivo umore
che non riuscì a superarlo completamente nemmeno parlando con
Mr. Watson, la cui cieca parzialità la indispettiva.
Ma Molly non era fatta per
essere di cattivo umore, e sebbene tutte le prospettive circa la serata
fossero sfumate, la cosa non poteva a lungo albergare nel suo animo e,
dopo aver raccontato le sue pene a Meena Lucas, fu presto in grado di
passare, di sua spontanea volontà, alle stranezze del cugino,
facendole notare in modo particolare all'amica. I primi due giri di
danza, tuttavia, la riportarono a quella pena; furono due giri
mortificanti.
Ballò i due
successivi con un ufficiale, ed ebbe il sollievo di parlare di
Moriarty, e di sentire come fosse simpatico a tutti. Una volta
terminate le due danze tornò da Meena Lucas, e stava conversando
con lei, quando si sentì all'improvviso rivolgere la parola da
Mr. Holmes, che la prese così di sorpresa chiedendole di ballare
che, senza sapere ciò che stava facendo, accettò. Lui si
allontanò immediatamente, lasciandola ad affliggersi per la
propria mancanza di presenza di spirito; Meena cercò di
consolarla.
"Credo proprio che lo troverai molto gradevole."
"Il cielo non voglia! Trovare gradevole un uomo che si è decisi a detestare! Non augurarmi una disgrazia del genere."
Quando ricominciarono le
danze, tuttavia, e Holmes si avvicinò per reclamare la sua mano,
Meena non poté fare a meno di metterla in guardia, sussurrandole
di non fare la sciocca e di non permettere che il suo capriccio per
Moriarty la facesse apparire antipatica a un uomo dieci volte
più importante di lui. Molly non rispose, e prese posto nel
gruppo. Per un po' non dissero una parola; lei cominciò a
credere che il silenzio sarebbe continuato per l'intera durata dei due
giri di danza, e in un primo momento aveva deciso di non interromperlo,
finché all'improvviso, immaginando che la punizione più
grande per il suo cavaliere sarebbe stata costringerlo a parlare, fece
qualche osservazione insignificante sul ballo. Lui replicò, e
rimase di nuovo in silenzio. Dopo una pausa di qualche minuto si
rivolse a lui per la seconda volta con "Ora è il vostro turno di
dire qualcosa, Mr. Holmes. Io ho parlato del ballo, e voi dovete fare
una qualche osservazione sulle dimensioni della sala, o sul numero di
coppie."
Lui sorrise, e le assicurò che qualsiasi cosa avesse desiderato fargli dire sarebbe stata detta.
"Benissimo. Questa risposta
può andare, per il momento. Forse tra un po' io potrei osservare
che i balli privati sono molto più piacevoli di quelli pubblici.
Ma ora possiamo restare in silenzio."
"Parlate seguendo delle regole, mentre ballate?"
"A volte. Un po' si deve
parlare, sapete. Mi sembrerebbe strano restare insieme per mezzora
completamente in silenzio, eppure, nell'interesse di qualcuno, la
conversazione dovrebbe essere organizzata in modo da far sì che
si dica il minimo indispensabile."
"Nel caso presente state tenendo conto dei vostri desideri, o immaginate di fare piacere ai miei?"
"Tutte e due le cose",
rispose Molly maliziosamente; "poiché ho sempre notato una
notevole affinità nelle nostre menti. Abbiamo entrambi un
temperamento poco socievole e taciturno, poco propenso a parlare, a
meno che non ci si proponga di dire qualcosa che farà colpo su
tutta la sala."
"Sono certo che in questo
non ci sia molta affinità con il vostro carattere", disse lui.
"Quanto possa essere vicino al mio, non posso essere io a dirlo. Voi lo
considerate senza dubbio un ritratto fedele."
"Non devo essere io a giudicare le mie esibizioni."
Lui non rispose, e rimasero
di nuovo in silenzio fino al termine del primo giro, quando lui le
chiese se lei e le sorelle andassero molto spesso a Meryton. Lei
rispose affermativamente e, incapace di resistere alla tentazione,
aggiunse, "Quando l'altro giorno ci siamo incontrati, stavamo giusto
facendo una nuova conoscenza."
L'effetto fu immediato.
Un'ombra di alterigia ancora più profonda si impossessò
dei suoi lineamenti, ma non disse una parola, e Molly, sebbene
rimproverandosi la propria debolezza, non riuscì a proseguire.
Alla fine Holmes parlò, e, con un tono forzato, disse,
"Mr. Moriarty ha in dote
dei modi così piacevoli da garantirgli di fare amicizie, se sia
ugualmente capace di mantenerle, è meno certo."
"È stato così
sfortunato da perdere la vostra amicizia", replicò Molly con
enfasi, "e in un modo che probabilmente lo farà soffrire per
tutta la vita."
Holmes non rispose, e sembrava desideroso di cambiare argomento.
"Ricordo di avervi sentito
dire una volta, Mr. Holmes, che non perdonate quasi mai, che il vostro
risentimento una volta nato è implacabile. Siete molto accorto,
immagino, nel farlo nascere."
"Lo sono", disse lui, con voce ferma.
"E non vi lasciate mai accecare dal pregiudizio?"
"Spero di no."
"È di particolare
importanza, per quelli che non cambiano mai opinione, essere certi di
giudicare in modo appropriato fin dall'inizio."
"Posso chiedere a che cosa mirano queste domande?"
"Solo a chiarire il vostro
carattere", disse lei, con uno sforzo per liberarsi della sua aria
grave. "Sto cercando di farlo emergere."
"E ci state riuscendo?"
Lei scosse la testa. "Non
ho fatto nemmeno un passo avanti. Sento parlare di voi in modi
così diversi da farmi sentire estremamente perplessa."
"Sono pronto a credere",
rispose lui gravemente, "che si possano dire cose molte diverse su di
me; e vorrei sperare, Miss Hooper, che non vi mettiate a delineare il
mio carattere in questo momento, perché ho ragione di credere
che il risultato non farebbe onore né a voi né a me."
"Ma se il vostro ritratto non lo faccio adesso, potrei non avere più un'altra opportunità."
"Non vorrei in nessun caso
interrompere un vostro passatempo", replicò lui freddamente. Lei
non disse altro, e una volta terminato il secondo giro si separarono in
silenzio ed entrambi insoddisfatti, anche se non allo stesso modo,
poiché nel cuore di Holmes c'era un sentimento piuttosto forte
nei confronti di lei, che lo indusse presto a perdonarla e a dirigere
tutta la sua collera verso un altro.
Non si erano separati da
molto quando Miss Watson si diresse verso di lei, e con un'espressione
di cortese disprezzo la apostrofò in questo modo,
"E così, Miss Molly,
ho sentito che siete entusiasta di Jim Moriarty! Me ne ha parlato
vostra sorella e mi sembra che il giovanotto si sia completamente
dimenticato di dirvi, tra le altre cose, che era il figlio del vecchio
Moriarty, l'amministratore del defunto Mr. Holmes. Permettete che vi
raccomandi, tuttavia, da amica, di non credere a priori a tutte le sue
affermazioni, poiché il fatto che Mr. Holmes l'abbia trattato
male è completamente falso; al contrario, è sempre stato
straordinariamente gentile con lui, sebbene Jim Moriarty si sia
comportato in maniera infame con Mr. Holmes. Non conosco i particolari,
ma so benissimo che Mr. Holmes non è minimamente da biasimare,
che non sopporta di sentir nominare Jim Moriarty, e che sebbene mio
fratello abbia ritenuto di non poter evitare di includerlo nel suo
invito agli ufficiali, è stato estremamente lieto di scoprire
che ci aveva pensato lui stesso a tenersi lontano. Il solo fatto che
sia venuto da queste parti dimostra la massima insolenza, e mi chiedo
come abbia osato farlo. Mi rincresce, Miss Molly, che abbiate scoperto
le colpe del vostro favorito, ma in realtà, considerando le sue
origini, non ci si poteva aspettare molto di meglio."
"Le sue colpe e le sue
origini, a quanto dite, sembrano essere la stessa cosa", disse Molly
con rabbia, "poiché non vi ho sentito accusarlo di nulla di
peggio che essere il figlio dell'amministratore di Mr. Holmes, e di
questo, ve l'assicuro, mi aveva informato lui stesso."
"Vi chiedo scusa,"
replicò Miss Watson, allontanandosi con un sorriso beffardo.
"Perdonate la mia intromissione. Voleva essere una gentilezza."
"Insolente!" disse Molly
tra sé. "Ti stai sbagliando se credi di influenzarmi con un
attacco meschino come questo. Non ci vedo nulla se non la tua caparbia
ignoranza e la cattiveria di Mr. Holmes." Poi si mise a cercare la
sorella maggiore, che si era incaricata di raccogliere informazioni da
Watson sullo stesso argomento. Mary la raggiunse con un sorriso
così dolcemente soddisfatto, illuminata da un'espressione
così felice, che faceva capire a sufficienza come fosse
contentissima degli avvenimenti della serata.
"Vorrei sapere", disse, con
un volto non meno sorridente della sorella, "che cosa hai appreso circa
Mr. Moriarty. Ma forse sei stata troppo piacevolmente occupata per
pensare a qualche altra persona; in questo caso puoi essere certa del
mio perdono."
"No", rispose Mary, "non
l'ho dimenticato, ma non ho nulla di soddisfacente da raccontarti. Mr.
Watson non conosce tutta la storia; ma si rende garante della condotta
irreprensibile, della rettitudine e del senso dell'onore del suo amico,
ed è assolutamente convinto che Mr. Moriarty meritasse molte
meno attenzioni di quelle ricevute da Mr. Holmes, e mi dispiace dover
dire che, da quanto dicono lui e la sorella, Mr. Moriarty non è
affatto un giovanotto rispettabile."
"Mr. Watson conosce di persona Mr. Moriarty?"
"No; non l'aveva mai visto fino all'altro giorno a Meryton."
"Allora ha ripetuto quello che gli è stato detto da Mr. Holmes. Ma che cosa dice del beneficio?"
"Non ricorda esattamente le
circostanze, anche se ne ha sentito parlare più di una volta da
Mr. Holmes, ma crede che il lascito fosse solo a certe condizioni."
"Non ho alcun dubbio sulla
sincerità di Mr. Watson", disse Molly con calore; "ma devi
scusarmi se non mi lascio convincere da semplici assicurazioni. Di
certo la difesa del suo amico da parte di Mr. Watson è molto
abile, ma visto che lui non è a conoscenza di diverse parti
della storia, e che il resto l'ha appreso dal suo amico, mi permetto di
restare ancora della stessa opinione di prima sui due gentiluomini."
Quando Mr. Watson le
raggiunse, Molly si allontanò verso Miss Lucas, e stava appena
iniziando a rispondere alle sue domande circa la piacevolezza del suo
ultimo cavaliere, quando arrivò Mr. Collins e le disse con
grande esultanza che aveva appena avuto la fortuna di fare
un'importante scoperta.
"Ho scoperto", disse, "per
uno strano caso, che in sala c'è uno stretto parente del mio
benefattore. Mi è capitato di sentire di sfuggita il signore in
questione menzionare alla signorina che fa gli onori di casa i nomi di
sua cugina, Miss de Bourgh, e del padre Lord de Bourgh. È
incredibile come succedano queste cose! Chi avrebbe mai immaginato il
mio incontro con, forse, un nipote di Lord de Bourgh in questa sede!
Sono molto grato alla sorte di aver fatto questa scoperta in tempo per
porgergli i miei omaggi, cosa che sto per fare, e confido che mi
scuserà per non averlo fatto prima. La mia totale ignoranza di
questa parentela avrà certo un peso nel giustificarmi."
"Non starete andando a presentarvi da solo a Mr. Holmes?"
"Ma certo. Lo
pregherò di scusarmi per non averlo fatto prima. Sarò in
grado di assicurargli che sua signoria una settimana fa era in ottima
salute."
Molly cercò
energicamente di dissuaderlo da un progetto del genere, assicurandogli
che Mr. Holmes avrebbe considerato quel rivolgersi a lui senza
presentazione una impertinente libertà, più che un
omaggio allo zio; che non era affatto necessario che si conoscessero e
che, se fosse accaduto, sarebbe spettato a Mr. Holmes, in quanto di
rango superiore, fare il primo passo per quella conoscenza. Mr. Collins
la ascoltò con l'aria ostinata di chi vuol fare di testa
propria, e quando lei smise di parlare, replicò in questo modo,
"Mia cara Miss Molly, ho la
più alta opinione al mondo del vostro eccellente giudizio su
tutte le materie all'interno della sfera che vi compete, ma
permettetemi di dire come vi sia una grande differenza tra le
formalità cerimoniali tra i laici e quelle che regolano il
clero; perciò concedetemi di osservare come io ritenga la
professione ecclesiastica pari in dignità al più alto
rango del regno, a patto che sia mantenuta nel contempo un'appropriata
umiltà di comportamento. Perdonatemi se trascuro di approfittare
del vostro consiglio, che su ogni altro argomento sarà la mia
guida costante, anche se nel caso che ci troviamo di fronte mi
considero, per istruzione e consuetudine allo studio, più adatto
a decidere ciò che è giusto rispetto a una signorina come
voi." E con un profondo inchino la lasciò per andare all'attacco
di Mr. Holmes, la cui accoglienza ai suoi approcci lei osservò
avidamente, e il cui stupore nell'essere così apostrofato
apparve molto evidente. La infastidiva vederlo esporsi così
davanti a un uomo del genere. Mr. Holmes lo fissava con non celata
meraviglia, e quando alla fine Mr. Collins gli diede tempo di parlare,
replicò con aria di distante cortesia. Mr. Collins, tuttavia,
non si fece scoraggiare e ricominciò a parlare, e il disprezzo
di Mr. Holmes sembrò aumentare abbondantemente con il
prolungarsi del secondo discorso; alla fine, fece solo un lieve
inchino, e si spostò da un'altra parte. Mr. Collins tornò
allora da Molly.
"Non ho alcun motivo, ve
l'assicuro", disse, "per essere insoddisfatto di come sono stato
accolto. Mr. Holmes è sembrato molto compiaciuto della mia
premura."
Dato che Molly non aveva
più nessun interesse personale da perseguire, rivolse la sua
attenzione quasi interamente alla sorella e a Mr. Watson, e la serie di
piacevoli riflessioni suscitate da quelle osservazioni la rese forse
quasi felice quanto Mary. Vide con chiarezza che i pensieri della madre
erano rivolti nella stessa direzione, e decise di non azzardarsi ad
andarle vicino, per paura di sentire troppo. Quando si sedettero per la
cena, considerò quindi una sorte maligna ritrovarsi separata da
lei solo da una persona, e si irritò profondamente vedendola
parlare liberamente e apertamente con Lady Lucas di nient'altro se non
della sua aspettativa che Mary si sposasse presto con Mr. Watson. Era
un argomento eccitante, e Mrs. Hooper sembrava incapace di stancarsi
nell'enumerare i vantaggi di quell'unione. Il fatto che lui fosse un
giovanotto affascinante, e così ricco, che abitasse ad appena
tre miglia da loro, erano i suoi principali motivi di soddisfazione.
Per di più, era una cosa molto promettente per le sue figlie
minori, dato che l'ottimo matrimonio di Mary avrebbe potuto dar loro
modo di frequentare altri uomini facoltosi. Concluse con molti fervidi
auguri affinché Lady Lucas potesse presto avere una fortuna
analoga, sebbene con l'evidente e trionfante certezza che non ci fosse
nessuna possibilità in tal senso.
Molly tentò invano
di frenare il rapido flusso di parole della madre, o di convincerla a
descrivere la sua felicità con un tono di voce meno udibile,
poiché, con inesprimibile irritazione, aveva notato che gran
parte del discorso era stato sentito da Mr. Holmes, che sedeva dalla
parte opposta rispetto a loro. La madre si limitò a
rimproverarla per aver detto delle sciocchezze.
"Ma scusa, chi è mai
Mr. Holmes per me, perché debba aver paura di lui? Sono certa
che non gli dobbiamo nessuna particolare cortesia come quella di essere
costretti a non dire nulla che possa non piacergli."
"Per l'amor del cielo,
signora, parlate più piano. Che vantaggio può derivarne a
offendere Mr. Holmes? Non vi raccomanderete certo al suo amico
comportandovi in questo modo."
Nulla di ciò che
poteva dire, tuttavia, ebbe la minima influenza. La madre
continuò a parlare dei suoi punti di vista con lo stesso tono
udibilissimo. Molly arrossì più volte per la vergogna e
l'irritazione. Non poteva fare a meno di lanciare frequenti occhiate a
Mr. Holmes, anche se ogni sguardo le confermava ciò che temeva,
poiché, sebbene non guardasse di continuo la madre, era convinta
che la sua attenzione fosse invariabilmente concentrata su di lei.
L'espressione del suo volto si trasformò gradualmente da un
indignato disprezzo a una composta e ferma serietà.
Alla fine, comunque, Mrs.
Hooper non ebbe altro da dire. Molly cominciò a riprendersi. Ma
l'intervallo di tranquillità non durò a lungo,
poiché, una volta finita la cena, si cominciò a parlare
di canto, e lei ebbe la mortificazione di vedere Sally prepararsi a
intrattenere la compagnia. Con molti sguardi significativi e mute
preghiere cercò di impedire una tale prova di cortesia, ma
invano; Sally non volle capire; una tale opportunità di esibirsi
per lei era una delizia, e iniziò a cantare. Lo sguardo di Molly
restò fisso su di lei con le più penose sensazioni, e
seguì il suo procedere attraverso le varie strofe con
un'impazienza che fu molto mal ripagata dalla conclusione, visto che
Sally, avendo ricevuto, tra i ringraziamenti della tavolata, un accenno
alla speranza che potesse essere persuasa a concedere di nuovo il suo
favore, dopo una pausa di nemmeno mezzo minuto ricominciò. Le
capacità di Sally erano assolutamente inadatte a un'esibizione
del genere. Per Molly era un supplizio. Guardò Mary, per vedere
come stesse reagendo; ma stava tranquillamente chiacchierando con
Watson. Guardò la sorella di lui, e vide che scambiava segni di
derisione verso Darcy, che tuttavia continuava a restare
impenetrabilmente serio. Guardò il padre per implorare il suo
intervento. Lui colse l'accenno, e quando Sally ebbe terminato il
secondo brano, disse ad alta voce,
"È stato molto bello, bambina mia. Ci hai deliziati abbastanza. Lascia che si esibiscano le altre signorine."
Sally rimase alquanto
sconcertata, e Molly, dispiaciuta per lei, e dispiaciuta per le parole
del padre, temette che la sua ansia non avesse portato a nulla di buono.
A Molly sembrò che
se la sua famiglia si fosse messa d'accordo per dare spettacolo durante
la serata, sarebbe stato impossibile per loro recitare la parte con
più spirito o con maggiore successo
Il resto della serata
produsse ben poco divertimento. Fu importunata da Mr. Collins, che
continuava a insistere per restarle accanto, e sebbene non fosse
riuscito a costringerla a ballare di nuovo con lui, le rese impossibile
ballare con altri. Il sollievo maggiore lo ebbe dalla sua amica Miss
Lucas, che spesso si unì a loro, e si impegnò
benevolmente ad attirare su di sé la conversazione di Mr.
Collins.
Perlomeno si trovò
libera dall'insultante presenza di Mr. Holmes; sebbene si fosse trovato
spesso a breve distanza da lei, e completamente libero, non le si
avvicinò mai abbastanza per parlarle. La ritenne la probabile
conseguenza delle sue allusioni a Mr. Moriarty, e ne fu contenta.
Il gruppo di Longbourn fu
l'ultimo a partire, e quando finalmente si alzarono per prendere
congedo, Mrs. Hooper fu di una cortesia molto pressante nello sperare
di vedere l'intera famiglia presto a Longbourn; Watson si
impegnò prontamente a cogliere la prima opportunità di
farle visita, dopo il suo ritorno da Londra, dove era costretto a
recarsi il giorno seguente per un breve periodo.
Mrs. Hooper era
estremamente soddisfatta; e lasciò la casa con la deliziosa
convinzione che, tenuto conto dei necessari preparativi per il
contratto matrimoniale, per le carrozze nuove e il corredo di nozze,
avrebbe senza dubbio visto la figlia sistemarsi a Netherfield nel giro
di tre o quattro mesi. Che avrebbe avuto un'altra figlia sposata a Mr.
Collins lo pensava con pari certezza, e con considerevole, anche se non
pari, piacere.
19
Il giorno dopo a Longbourn
il sipario si aprì su una nuova scena. Mr. Collins fece la sua
dichiarazione formale. Subito dopo colazione, essendosi trovato con
Mrs. Hooper, Molly e una delle figlie minori, si rivolse alla madre con
queste parole,
"Posso sperare, signora,
nel vostro appoggio nei confronti della vostra bella figliola Molly,
nel sollecitare l'onore di un colloquio privato con lei nel corso della
mattinata?"
Prima che Molly avesse tempo per nient'altro che arrossire per la sorpresa, Mrs. Hooper aveva già risposto,
"Oh, mio Dio! Sì... certo. Vieni Philippa, ho bisogno di te di sopra."
Mrs. Watson e Philippa uscirono, e non appena andate via Mr. Collins cominciò.
"Credetemi, mia cara Miss
Molly, non potete certo avere dubbi sullo scopo del mio discorso, le
mie attenzioni sono state troppo evidenti per essere fraintese. Quasi
subito, una volta entrato in questa casa, ho scelto voi come la
compagna della mia vita futura. Ma prima di lasciarmi trasportare dai
miei sentimenti in proposito, forse sarà opportuno che esponga
le ragioni che ho per sposarmi, e, inoltre, quelle che mi hanno portato
nell'Hertfordshire con l'intento di trovare una moglie, come appunto ho
fatto."
L'idea di Mr. Collins, con
tutta la sua solenne compostezza, che si lasciava trasportare dai
sentimenti, fece talmente ridere dentro di sé Molly che non fu
in grado di approfittare della breve pausa che lui si era concesso per
provare a impedirgli di andare avanti, e lui proseguì:
"Le ragioni per sposarmi
sono, in primo luogo, che ritengo giusto per ogni ecclesiastico dare
l'esempio del matrimonio nella propria parrocchia. Secondo, sono
convinto che ciò contribuirà moltissimo alla mia
felicità; e terzo - ma forse avrei dovuto menzionarlo per primo
- che questo è stato il consiglio e la raccomandazione
particolare del nobilissimo signore che ho l'onore di chiamare mio
patrono. Due volte si è degnato di fornirmi la sua opinione su
questo argomento; ed è stato proprio il sabato sera precedente
la mia partenza da Hunsford, che ha detto, «Mr. Collins, dovete
sposarvi. Un ecclesiastico come voi deve sposarsi. Scegliete in modo
appropriato, scegliete una gentildonna per riguardo a me, e per
riguardo a voi, fate che sia una persona attiva ed efficiente, senza
troppe pretese, ma capace di far fruttare bene una piccola entrata.
Questo è il mio consiglio. Trovatevi una donna così il
più presto possibile, portatela a Hunsford e io le farò
visita.» A proposito, permettetemi di osservare. mia bella
cugina, come io non reputi certo le attenzioni e la gentilezza di Lord
de Bourgh tra i vantaggi di minore importanza che sono in grado di
offrire. Troverete i suoi modi superiori a qualsiasi possibile
descrizione; e la vostra intelligenza e vivacità credo gli
saranno sicuramente gradite, specialmente se moderate dal silenzio e
dal rispetto inevitabilmente stimolati dal suo rango. Questo per quanto
riguarda la mia propensione generale al matrimonio; resta da dire il
perché il mio sguardo si sia rivolto a Longbourn. Il fatto
è che essendo l'erede di questa proprietà dopo la morte
del vostro stimato padre, non avrei potuto ritenermi soddisfatto se non
avessi deciso di scegliere una moglie tra le sue figlie,
affinché la perdita per loro potesse essere ridotta il
più possibile, quando avrà luogo il triste evento. Questo
è stato il motivo, mia bella cugina, e mi lusingo che non mi
faccia scadere nella vostra stima. E ora non mi resta che assicurarvi
con le parole più appassionate la violenza del mio affetto."
A questo punto era assolutamente necessario interromperlo.
"Siete troppo frettoloso,
signore", esclamò lei. "Dimenticate che non ho dato nessuna
risposta. Accettate i miei ringraziamenti per l'omaggio che mi state
facendo. Sono consapevole dell'onore della vostra proposta, ma per me
è impossibile fare altro che rifiutarla."
"So bene", replicò
Mr. Collins, con un cerimonioso gesto della mano, "che tra le signorine
si usa respingere la proposta di un uomo che esse intendono
segretamente accettare, quando lui richiede per la prima volta i loro
favori. Non mi ritengo quindi minimamente scoraggiato da ciò che
avete appena detto, e spero di condurvi all'altare quanto prima."
"Parola mia, signore",
esclamò Molly, "la vostra speranza è piuttosto singolare
dopo la mia dichiarazione. Vi assicuro di non essere una di quelle
signorine così audaci da affidare la propria felicità
alla possibilità di una seconda proposta. Sono perfettamente
seria nel mio rifiuto. Voi non potreste rendere felice me, e sono
convinta di essere l'ultima donna al mondo che potrebbe rendere felice
voi. Facendomi questa proposta avete certamente soddisfatto la
delicatezza dei vostri sentimenti riguardo alla mia famiglia, e, a suo
tempo, potrete prendere possesso di Longbourn senza farvi nessun
rimprovero. La faccenda, quindi, può essere considerata
definitivamente conclusa." Ed essendosi alzata mentre stava parlando,
avrebbe lasciato la stanza, se Mr. Collins non si fosse rivolto a lei
in questo modo,
"Quando avrò l'onore
di parlare di questo argomento la prossima volta spero di ricevere una
risposta più favorevole di quella che mi avete dato ora
poiché so che è una radicata abitudine del vostro sesso
respingere un uomo in occasione della prima proposta, e forse finora
avete detto, per incoraggiare la mia causa, quanto basta a essere
conforme alla genuina delicatezza dell'animo femminile."
"Insomma, Mr. Collins",
esclamò Molly con una certa veemenza, "se ciò che ho
detto finora può apparirvi una forma di incoraggiamento, non so
proprio come esprimere il mio rifiuto in un modo che possa convincervi
che proprio di questo si tratta."
"Dovete consentirmi, mia
cara cugina, di ritenere che il vostro rifiuto sia solo una
convenzione. Non mi sembra che la mia mano sia indegna di essere
accettata. La mia posizione sociale, le mie relazioni con la famiglia
de Bourgh e la parentela con voi sono circostanze altamente in mio
favore; e dovete considerare, inoltre, che nonostante le vostre
molteplici attrattive, non è affatto certo che possiate ricevere
un'altra offerta di matrimonio. La vostra quota di eredità
è sfortunatamente così esigua che con tutta
probabilità annullerà gli effetti delle vostre
incantevoli e amabili qualità. Perciò, dovendo concludere
che non siate seriamente intenzionata a rifiutarmi, ritengo di poter
attribuire il rifiuto al vostro desiderio di accrescere il mio amore
con l'incertezza."
"Vi assicuro, signore, che
non ho nessuna pretesa verso quel tipo di eleganza che consiste nel
tormentare un uomo rispettabile. Vi ringrazio per l'ennesima volta per
l'onore che mi avete fatto con la vostra proposta, ma accettarla mi
è assolutamente impossibile. Ora non consideratemi come una
donna elegante che ha intenzione di tormentarvi, ma una creatura
razionale che dice la verità dal profondo del cuore."
"Siete sempre adorabile!"
esclamò lui, con aria di goffa galanteria; "e sono convinto che
una volta sanzionata dall'esplicita autorità di entrambi i
vostri eccellenti genitori, la mia proposta non mancherà di
essere accettata."
Di fronte a una tale
perseveranza nell'illudersi con caparbia determinazione, Molly non
trovò nessuna riposta, e si ritirò subito e in silenzio,
decisa, se lui avesse insistito nel considerare i suoi ripetuti rifiuti
come un lusinghiero incoraggiamento, a rivolgersi al padre, il cui
diniego poteva essere pronunciato in maniera tale da essere
inoppugnabile.
20
Mr. Collins non fu lasciato
per molto alla muta contemplazione del suo amore vittorioso,
poiché Mrs. Hooper, che si era gingillata nel vestibolo per
cogliere la conclusione dell'abboccamento, non appena vide Molly aprire
la porta e passarle rapidamente davanti verso le scale, entrò
nella stanza della colazione e si congratulò. Mr. Collins
accettò e ricambiò queste felicitazioni con pari gioia, e
poi procedette a riferire i particolari del colloquio, del cui
risultato era certo di avere tutte le ragioni di essere soddisfatto,
visto che il fermo rifiuto della cugina era da considerare come la
naturale conseguenza della sua timida modestia e della genuina
delicatezza del suo carattere.
Questa notizia, tuttavia, lasciò sbigottita Mrs. Hooper.
"Ma state certo, Mr.
Collins", aggiunse, "che Molly sarà riportata alla ragione.
Gliene parlerò io stessa immediatamente. È una ragazza
sciocca e molto testarda, e non capisce qual è il suo interesse,
ma glielo farò capire io."
"Perdonatemi se vi
interrompo, signora", esclamò Mr. Collins; "ma se è
davvero sciocca e testarda non so se tutto sommato possa essere una
moglie desiderabile per un uomo nella mia posizione. Se quindi dovesse
veramente persistere nel respingere la mia offerta, forse sarebbe
meglio non forzarla ad accettare, poiché se ha tali difetti di
carattere, non potrebbe contribuire molto alla mia felicità."
"Signore, mi avete
completamente fraintesa", disse Mrs. Hooper, allarmata. "Molly è
testarda solo in materie come questa. In tutto il resto è la
ragazza migliore che sia mai esistita. Andrò subito da Mr.
Hooper, e sono certa che sistemeremo tutto immediatamente."
Non gli dette tempo per replicare, ma si precipitò all'istante dal marito, gridando mentre entrava in biblioteca,
"Oh! Mr. Hooper, c'è
bisogno immediatamente di te; siamo in subbuglio. Devi andare e far
sposare Molly a Mr. Collins, perché lei giura che non lo vuole,
e se non ti sbrighi lui cambierà idea e non vorrà
più lei."
All'ingresso della moglie
Mr. Hooper alzò gli occhi dal libro, e la fissò in volto
con una tranquilla indifferenza che non fu minimamente alterata da
quella notizia.
"Non ho il piacere di comprenderti", disse, quando lei ebbe concluso la sua tirata. "Di che cosa stai parlando?"
"Di Mr. Collins e Molly. Molly dichiara di non volere Mr. Collins, e Mr. Collins comincia a dire di non volere Molly."
"E che cosa posso farci io? Sembra un caso disperato."
"Parlaci tu con Molly."
"Falla scendere. Sentirà quello che ho da dire."
Mrs. Hooper suonò il campanello, e Miss Molly fu convocata in biblioteca.
"Vieni qui, bambina mia",
esclamò il padre non appena la vide. "Ho saputo che Mr. Collins
ti ha fatto una proposta di matrimonio e questa proposta di matrimonio
tu l'hai rifiutata?"
"Si, signore."
"Molto bene. Ora veniamo al punto. Tua madre insiste affinché tu accetti. Non è vero, Mrs. Hooper?"
"Sì, altrimenti non la vorrò più vedere."
"Hai di fronte una triste
alternativa, Molly. Da oggi dovrai essere un'estranea per uno dei tuoi
genitori. Tua madre non vorrà più vederti se non sposi
Mr. Collins, e io non vorrò più vederti se lo sposi."
Molly non poté non
sorridere per quella conclusione dopo un simile inizio; ma Mrs. Hooper,
che si era convinta che il marito avrebbe condotto la faccenda nel modo
da lei desiderato, rimase estremamente delusa.
Tuttavia, nonostante la
delusione procuratale dal marito, lei non era disposta a lasciar cadere
l'argomento. Parlò ripetutamente con Molly; la blandì e
la minacciò a fasi alterne.
Mr. Collins, nel frattempo,
stava meditando in solitudine sull'accaduto. Aveva troppa stima di se
stesso per riuscire a comprendere per quali motivi la cugina potesse
rifiutarlo; e sebbene si sentisse ferito nell'orgoglio, non aveva altri
motivi di sofferenza. Il suo interesse per lei era stato del tutto
immaginario, e la possibilità che meritasse i rimproveri della
madre gli impedì di provare qualsiasi rammarico.
Mentre la famiglia era in
questa confusione, Meena Lucas arrivò per passare la giornata
con loro. Nel vestibolo incontrò Janine, che, correndole
incontro, esclamò con un mezzo bisbiglio, "sono contenta che tu
sia venuta, perché qui c'è talmente da divertirsi! Sai
che cosa è successo stamattina? Mr. Collins ha fatto una
proposta di matrimonio a Molly, e lei non lo vuole."
Prima che Meena avesse il
tempo di rispondere le raggiunse Philippa, che veniva a darle la stessa
notizia, e non fecero in tempo a entrare nella stanza della colazione,
dove c'era Mrs. Hooper da sola, che quest'ultima cominciò con lo
stesso argomento, invocando la compassione di Miss Lucas e pregandola
di convincere la sua amica Molly a uniformarsi ai desideri di tutta la
famiglia.
L'ingresso di Mary e Molly risparmiò a Meena la risposta.
"Eccola che viene",
proseguì Mrs. Hooper, "con la massima noncuranza. Ma voglio
dirti, cara Miss Molly, che se ti sei messa in testa di continuare a
rifiutare in questo modo ogni offerta di matrimonio, non troverai mai
marito, e non so proprio come farai a mantenerti quando tuo padre
sarà morto. Io non sarò in grado di farlo, sei avvisata.
Con te da oggi ho chiuso. Non mi piace parlare con figli disubbidienti.
In effetti, non è che mi faccia piacere parlare con chiunque
sia. La gente che, come me, soffre di disturbi nervosi non è
molto propensa a parlare. Nessuno sa quanto soffro! Ma è sempre
così. Quelli che non si lamentano non sono mai compatiti."
21
L'indomani non ci fu nessun
miglioramento nel malumore o nei malesseri di Mrs. Hooper e Mr. Collins
si rinchiuse in uno stato di orgogliosa irritazione. Molly aveva
sperato che il risentimento potesse abbreviare la visita, ma i piani
del cugino non sembravano affatto influenzati dall'accaduto.
Dopo la colazione le
ragazze fecero una passeggiata a Meryton per sapere se Mr. Moriarty
fosse tornato. Lui si unì a loro non appena entrate in
città e le accompagnò dalla zia, dove si parlò
ampiamente del suo rammarico e del suo disappunto, e del dispiacere di
tutti. Con Molly, tuttavia, riconobbe di essersi autoimposto la
necessità di tenersi lontano.
"Mi sono reso conto",
disse, "che avrei fatto meglio a non incontrare Mr. Holmes; che essere
nella stessa stanza, nello stesso ricevimento insieme a lui per
così tante ore sarebbe stato più di quanto potessi
sopportare, e che sarebbero potute succedere cose spiacevoli non solo
per me."
Lei approvò incondizionatamente la sua prudenza.
Subito dopo il loro ritorno
a Longbourn, fu consegnata una lettera a Miss Hooper; veniva da
Netherfield, e fu aperta immediatamente. La busta conteneva un
foglietto di elegante carta satinata, riempito con una bella e fluente
calligrafia femminile; Molly vide la sorella cambiare espressione
mentre lo leggeva. Mary si ricompose subito e con un'occhiata verso
Molly la invitò a seguirla di sopra. Una volta raggiunta la loro
stanza, Mary, tirando fuori la lettera, disse,
"È di Irene Watson.
A quest'ora l'intera comitiva ha lasciato Netherfield ed è sulla
strada di Londra, e senza nessuna intenzione di tornare. Senti che cosa
dice."
Lesse quindi la prima frase
a voce alta, con la notizia della loro decisione di seguire subito il
fratello in città. La seconda era in questi termini.
«Non
fingo di rimpiangere nulla di ciò che ho lasciato
nell'Hertfordshire, salvo la vostra compagnia, mia carissima amica; ma
speriamo di poter godere di nuovo molte volte di quei deliziosi
contatti che abbiamo avuto e, nel frattempo, potremo alleviare la pena
della separazione intrattenendo una corrispondenza assidua e aperta.»
Queste espressioni
altisonanti Molly le ascoltò con tutta l'indifferenza del
sospetto; e sebbene sorpresa dalla rapidità di quella partenza,
non ci vide nulla di realmente preoccupante; non c'era nulla che
facesse presumere che la loro assenza da Netherfield avrebbe impedito a
Mr. Watson di tornare.
"È una sfortuna",
disse, dopo una breve pausa, "che tu non sia stata in grado di vedere
la tua amica prima che lasciasse la campagna. Ma non possiamo forse
sperare che il periodo di futura felicità a cui guarda Miss
Watson arrivi prima di quanto ne sappia lei, e che i deliziosi contatti
che avete avuto da amiche saranno rinnovati con ancora più
soddisfazione come cognate? Mr. Watson non sarà certo trattenuto
a Londra da loro."
"Irene dice chiaramente che nessuno di loro tornerà nell'Hertfordshire questo inverno. Te lo leggerò."
«Quando
mio fratello ieri ci ha lasciate, presumeva che gli affari che
l'avevano condotto a Londra si potessero concludere in tre o quattro
giorni, ma siamo certe che non possa essere così, e allo stesso
tempo, dato che siamo convinte che una volta in città John non
avrà nessuna fretta di ripartire, abbiamo deciso di seguirlo.
Molte delle mie conoscenze sono già lì per l'inverno;
vorrei tanto poter sentire che voi, mia carissima amica, avete
intenzione di far parte della compagnia, ma su questo non ho
speranze.»
"Questo rende evidente", aggiunse Mary, "che lui non tornerà più per questo inverno."
"Rende evidente soltanto che Miss Watson non ha intenzione di farlo tornare."
"Perché la pensi
così? È solo lui a dover decidere. Ma non sai tutto. Ti
leggerò il passaggio che mi ha particolarmente ferita. "
«Mr.
Holmes è impaziente di rivedere la sorella e, a dire il vero,
noi non lo siamo di meno di lui. Sono davvero convinta che Harriet
Holmes non abbia uguali in fatto di bellezza, eleganza e
qualità, e l'affetto che mi ispira è intensificato dalla
speranza che oso nutrire di poterla in futuro avere come cognata. Mio
fratello l'ammira già moltissimo, e ora avrà spesso
l'opportunità di vederla nella massima familiarità; tutti
i parenti di lei desiderano quanto noi questa unione. Con tutte queste
circostanze a favore di un legame e nessuna che possa impedirlo, mi
sbaglio forse, mia carissima Mary, a indulgere nella speranza di un
evento che assicurerà la felicità di così tante
persone?»
"Che cosa ne pensi di
questa frase, mia cara Molly?" disse Mary una volta finito di leggere.
"Non è chiara abbastanza? Non dimostra esplicitamente che Irene
non si aspetta né si augura di essere mia cognata? che è
perfettamente convinta dell'indifferenza del fratello, e che se
sospetta la natura dei miei sentimenti verso di lui, abbia intenzione
(molto gentilmente!) di mettermi in guardia? Può esistere
un'opinione diversa in proposito?"
"Sì, può
esistere, poiché la mia è totalmente diversa. Miss Watson
si rende conto che il fratello è innamorato di te, e vuole che
sposi Miss Holmes. Lo segue in città nella speranza di
trattenerlo lì, e cerca di convincerti che a lui non importi
nulla di te."
Mary scosse la testa.
"Davvero, Mary, devi
credermi. Nessuno che vi abbia visti insieme può dubitare del
suo affetto. Sono certa che Miss Watson non possa farlo. Se avesse
visto metà di questo amore da parte di Mr. Holmes verso di lei
avrebbe già ordinato il corredo di nozze. Ma il problema
è questo. Noi non siamo né abbastanza ricche, né
abbastanza altolocate per loro; e lei è particolarmente
impaziente di ottenere Miss Holmes per il fratello, perché
ritiene che una volta combinato un matrimonio in famiglia avrà
meno difficoltà a combinarne un secondo. Ma, mia carissima Mary,
non puoi seriamente immaginare che siccome Miss Watson ti dice che il
fratello ammira moltissimo Miss Holmes, lui sia minimamente meno
sensibile ai tuoi meriti di quando ha preso congedo da te
martedì, o che lei abbia il potere di convincerlo che invece di
essere innamorato di te sia follemente innamorato della sua amica."
"Se la pensassimo allo
stesso modo su Miss Watson", replicò Mary, "la tua
rappresentazione dei fatti potrebbe tranquillizzarmi. Ma so che i
presupposti sono sbagliati. Irene è incapace di ingannare
deliberatamente qualcuno; e tutto ciò che posso sperare in
questo caso è che si stia ingannando lei stessa."
"Giusto. Non avresti potuto
escogitare un'idea migliore, visto che non vuoi trarre conforto dalla
mia. Credi pure che si stia senz'altro ingannando. Ora hai fatto il tuo
dovere verso di lei, e non devi più affliggerti."
Molly riteneva totalmente
improponibile l'idea che lui non sarebbe tornato. La considerava solo
un indizio dei desideri interessati di Irene, e non poteva immaginare
neppure per un istante che quei desideri potessero influenzare un
giovanotto che non dipendeva da nessuno.
Espresse alla sorella con
la maggiore forza possibile ciò che sentiva in proposito, ed
ebbe presto il piacere di vederne i felici effetti.
Si misero d'accordo di far
sapere a Mrs. Hooper solo della partenza della famiglia ma persino
questa informazione parziale le diede moltissimo di cui preoccuparsi.
Tuttavia, dopo essersene lamentata per un po', ebbe la consolazione di
pensare che Mr. Watson sarebbe presto tornato e avrebbe presto pranzato
a Longbourn.
22
Gli Hooper erano stati
invitati a pranzo dai Lucas, e per la maggior parte della giornata Miss
Lucas fu ancora così gentile da prestare ascolto a Mr. Collins.
Molly colse l'occasione per ringraziarla e Meena rassicurò
l'amica sulla gioia che provava nell'esserle utile. C'era di che
apprezzarla, ma la gentilezza di Meena andava al di là di quanto
potesse immaginare Molly; il suo scopo non era altro che quello di
mettere al riparo l'amica da ulteriori proposte di Mr. Collins,
attirandole su di sé. Era questo il piano di Miss Lucas, e le
apparenze erano così favorevoli che quando la sera si separarono
lei sarebbe stata quasi sicura del successo, se lui non avesse dovuto
lasciare l'Hertfordshire così presto. Ma in questo non rese
giustizia all'ardore e all'intraprendenza del carattere di lui, che il
mattino dopo lo condusse a dileguarsi da Longbourn House con ammirevole
destrezza, e ad affrettarsi a Lucas Lodge per gettarsi ai suoi piedi.
Nel tempo più breve
concesso dai lunghi discorsi di Mr. Collins, tutto fu sistemato con
soddisfazione da entrambe le parti e, quando entrarono in casa, lui la
pregò con ardore di fissare il giorno che l'avrebbe reso il
più felice degli uomini; e sebbene una tale istanza dovesse per
il momento essere differita, la signorina non provava nessun impulso a
gingillarsi con la propria felicità.
Sir William e Lady Lucas
furono rapidamente interpellati per il loro consenso, che fu concesso
con gioiosa solerzia. Lady Lucas cominciò subito a calcolare
quanti anni sarebbero probabilmente restati da vivere a Mr. Hooper, e
Sir William era risoluto nel ritenere che non appena Mr. Collins avesse
preso possesso della proprietà di Longbourn, sarebbe stato
opportuno che sia lui che la moglie venissero introdotti a corte.
Meena era abbastanza
tranquilla. Certo, Mr. Collins non era né intelligente né
piacevole; era una compagnia noiosa, e il suo affetto puramente
immaginario. Ma comunque sarebbe stato un marito. Senza aspettarsi
molto dagli uomini e dal matrimonio, sposarsi era sempre stato il suo
obiettivo; era l'unica soluzione onorevole per una signorina istruita e
di scarsi mezzi, era sicuramente il modo più piacevole per
proteggersi dalla miseria. La parte meno gradevole della faccenda era
la sorpresa che avrebbe suscitato in Molly Hooper, alla cui amicizia
teneva più che a quella di chiunque altro. Decise di darle lei
stessa la notizia, e perciò raccomandò a Mr. Collins di
non farsi sfuggire nulla di ciò che era successo di fronte a
nessuno della famiglia, una volta tornato a Longbourn per il pranzo.
Siccome il suo viaggio
sarebbe iniziato troppo presto al mattino per vedere qualcuno della
famiglia, la cerimonia del commiato si svolse quando le signore si
ritirarono per la notte, e Mrs. Hooper disse come sarebbe stata felice
di rivederlo a Longbourn.
"Mia cara signora", rispose
lui, "questo invito mi è particolarmente gradito, poiché
è quello che avevo sperato di ricevere, e potete star certa che
ne approfitterò non appena mi sarà possibile."
Le signore quindi si
ritirarono con gli appropriati convenevoli, tutte ugualmente sorprese
nell'apprendere che lui meditasse un ritorno a così breve
scadenza. Mrs. Hooper accarezzò il desiderio che volesse
rivolgere le sue attenzioni e una delle figlie minori, e Sally poteva
essere indotta ad accettarle. Tra tutte, era quella che aveva il
più alto grado di stima verso le qualità del cugino; era
rimasta spesso colpita dalla solidità delle sue riflessioni, e
sebbene non lo considerasse certo intelligente quanto lei, riteneva che
se incoraggiato a leggere e a migliorarsi da un esempio come quello che
poteva dargli lei, avrebbe potuto diventare un compagno piacevole. Ma
il mattino successivo ogni speranza di questo genere svanì. Miss
Lucas arrivò subito dopo la colazione, e in un colloquio a tu
per tu con Molly la mise al corrente degli avvenimenti del giorno
precedente.
"Fidanzata con Mr. Collins! Mia cara Meena... è impossibile!"
Il contegno che Meena si
era imposta nel raccontarle la vicenda ebbe un momentaneo cedimento,
nel ricevere un rimprovero così diretto; ma, visto che non era
nulla di più di quanto si fosse aspettata, si riprese subito e
replicò con calma,
"Perché mai ti
sorprendi, mia cara Molly? Ritieni incredibile che Mr. Collins possa
essere capace di procurarsi la stima di una donna solo perché
non è stato così fortunato da meritarsi la tua?"
Ma Molly si era ormai
ricomposta e, facendo uno sforzo enorme, fu in grado di assicurarle con
discreta fermezza che la prospettiva di quel legame le era gradita, e
che le augurava tutta la felicità immaginabile.
"So quello che provi",
replicò Meena, "sei sorpresa. Ma quando avrai avuto il tempo di
rifletterci un po' su, spero che capirai quello che ho fatto. Non sono
romantica, lo sai. Voglio solo una casa confortevole, e considerando il
carattere, le relazioni sociali e la posizione di Mr. Collins, sono
convinta che le possibilità di essere felice con lui siano
favorevoli quanto quelle della maggior parte delle persone che iniziano
la loro vita matrimoniale."
Molly rispose pacatamente
"Senza dubbio", e dopo una pausa imbarazzata, tornarono dal resto della
famiglia. Meena non restò a lungo, e Molly fu quindi lasciata
alle sue riflessioni su quanto aveva appreso. Aveva sempre intuito che
l'opinione di Meena nei confronti del matrimonio non fosse esattamente
come la sua, ma non avrebbe mai immaginato la possibilità che
avrebbe sacrificato ogni suo sentimento migliore a favore di vantaggi
materiali. E alla sofferenza di vedere un'amica abbassarsi e perdere la
sua stima, si aggiungeva la penosa convinzione che sarebbe stato
impossibile per quell'amica essere anche solo in parte felice nel
destino che si era scelta.
23
Molly era seduta con la
madre e le sorelle quando apparve Sir William Lucas in persona, mandato
dalla figlia ad annunciare il fidanzamento alla famiglia. Con molti
convenevoli, e molto autocompiacimento per la prospettiva di una
parentela tra le due famiglie, espose la faccenda a un uditorio non
solo meravigliato ma soprattutto incredulo; Mrs. Hooper affermò
che doveva essersi completamente sbagliato, e Janine, sempre impulsiva
e spesso sgarbata, esclamò con impeto,
"Buon Dio! Sir William, come potete raccontare una storia del genere? Non lo sapete che Mr. Collins vuole sposare Molly?"
Molly, sentendosi in dovere
di sollevarlo da una situazione così spiacevole, si fece avanti
per confermare il racconto e sforzandosi di mettere un freno alle
esclamazioni della madre e delle sorelle con fervide congratulazioni a
Sir William, alle quali si unì subito Mary.
Mrs. Hooper era in effetti
troppo sopraffatta per dire un granché durante la visita di Sir
William; ma non appena lui se ne fu andato diede subito la stura ai
suoi sentimenti. Due conclusioni, tuttavia, si potevano chiaramente
trarre dall'intera vicenda; una, che Molly era stata la vera causa di
quel pasticcio, e l'altra, che lei stessa era stata trattata da tutti
loro in modo vergognoso; e per il resto della giornata indugiò
soprattutto su questi due punti.
Tra Molly e Meena si
instaurò un riserbo che le portò a mantenere il silenzio
sull'argomento, e Molly si convinse che tra loro non avrebbe più
potuto esserci una vera confidenza. La delusione nei confronti di Meena
la fece rivolgere con maggiore affetto alla sorella e ogni giorno
più ansiosa per la sua felicità, dato che Watson era
ormai partito da una settimana e non si era saputo nulla sul suo
ritorno.
Mary aveva mandato a Irene
una breve risposta alla sua lettera, e contava i giorni entro i quali
poteva ragionevolmente sperare di risentirla.
Note Autore:
Se siete riuscite/i ad arrivare fino
a qui, innanzitutto complimenti e grazie per il tempo che avete
dedicato a questa mia strana idea.
Ad onor del vero, devo ammettere che
questa idea mi girovaga per la mente già da un po' di tempo e
che, al di là di tutto, sono contenta di essere riuscita a
metterla in pratica e soprattutto di averla resa diversa da quelle che
(solo successivamente ad avere iniziato a “scrivere”) ho
scoperto esserci in giro, anche se principalmente in inglese.
Ho letto questo romanzo molte volte,
percependo sempre qualcosa di nuovo e capendo che si tratta di qualcosa
che va molto al di là della banale “storia
romantica”; è un romanzo che parla di reali cambiamenti e
ammissioni di colpa, cose che, ammettiamolo, capitano molto raramente.
Come non pensare a Sherlock quando si parla di cambiamenti? E come non
pensare a lui quando viene descritto Mr Darcy? E lui ma in abiti
austeniani!
La cosa più divertente
è stata associare ad ogni personaggio della Austen uno di
Sherlock e, avendone il secondo un numero decisamente più
esiguo, non è stato facilissimo ma alla fine credo di avere
trovato un valido compromesso e mi sono anche divertita.
Ora sta a voi scoprirli tutti! ^^
MA....se non avete voglia o tempo (cose altamente possibili) di
mettervi a ricreare tutte le connessioni, vi lascio una lista qui
infondo che vi chiarirà le cose anche se, ad onor del vero,
spero non la leggiate adesso perché vi rovinereste un po' di
sorprese.
Tutto ciò che posso dire,
prima di lasciarvi alla lista, è grazie ancora di aver letto e
spero vi sia piaciuto questo primo Volume e scusatemi se qualcosa non
è chiaro. Volevo dirvi un'infinità di cose e la
metà sono certa di essermele dimenticate, perdonatemi.
Ovviamente ogni commento e critica sono ben accetti per non dire
sperati (a brevissimo risponderò a tutti i commenti sulle altre
storie a cui ancora non ho risposto per timore di offese e pomodori per
la mia scomparsa) e spero anche di riuscire ad avere qualche spunto per
chiacchierare un po' sia di Sherlock che di Orgoglio e Pregiudizio.
A presto,
Anne ^^
ps. Vi posso assicurare che sto
lavorando a "L''errore di Sherrinford Holmes" ma si sta rivelando molto
più complicato del previsto. Voi siete sempre gentili ed oneste
con me ed è per questo che non voglio deludere né voi
né me concludendo questa storia in maniera deludente o
raffazzonata. Capisco quanto sia snervante aspettare tutto questo tempo
e vi assicuro che mi dispiace realmente (come mi dispiace replicare ai
vostri commenti con ritardi assurdi ma non ho il cuore di rispondervi
subito sapendo di lasciiarvi poi per chissà quanto tempo...sono
vile, l'ho già detto?!) ma vi prego di pazientare ancora
un po'. La mia speranza è di riuscire a concluderla durante
queste tre settimane di "Orgolio e Pregiudizio" per poi pubblicarla. Vi
chiedo sinceramente scusa.
Personaggio Austen/ Personaggio Sherlock:
Fitzwilliam Darcy/ Sherlock Holmes;
Elizabeth Bennet/ Molly Hooper; George Bingley/ John Watson; Jane
Bennet/ Mary Mostrand; George Wickhan/ Jim Moriarty; Mr Collins/Tom;
Charlotte Lucas/ Meena (tecnicamente Meena esiste solo nel blog di
Molly ma comunque credo rientri nel cast...?); Lady Chatrine de Bourgh/
Mycroft Holmes; Miss Bingley/ Irene Adler; Lydia Bennet/ Janine; Mr e
Mrs Gardiner/ Mrs Hudson (con marito e il suo cartello della droga XD);
Mary Bennet/ Sally Donovan; Kitty Bennet/ Philip Anderson; Georgiana
Darcy/ Harriet Watson (sorella di John); Anne de Bourgh/ Sarah (ex di
John); colonello Fitzwilliam/ Greg Lestrade.
n.a. Nessun personaggio mi
appartiene (ovviamente) nè per quanto riguarda l'opera di
Jane Austen né tantomento per Sherlock (BBC).
|
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Capitolo 2 *** Volume II ***
Volume II
Note
autore; Salve a tutte/i!
Per
prima cosa voglio ringraziare chi ha letto questa storia, come chi
l'ha mesa fra le seguite o preferite e chi ha addirittura gentilmente deciso di
commentare.
Spero
che i vari corrispettivi sherlockiani vi siano sembrati, se non
pertinenti, quantomeno passabili. In questo volume ci sarà la
comparsa di Lord de Borugh ed il suo corrispettivo, sono proprio
curiosa di sapere se ed eventualmente quanto vi piacerà o
disgusterà.
Come
sempre, a voi l'ardua sentenza e le critiche che sono sempre ben
accette.
A
presto,
Anne
^^
ps. vi ho aggiunto delle chicche "grafiche" nel primo capitolo ^^ spero rendano il tutto più completo ^^
Orgoglio e Pregiudizio
Volume
secondo
24
La
lettera di Miss Watson arrivò, e mise fine a ogni dubbio. Già nella
prima frase c'era la conferma di come si fossero tutti stabiliti a
Londra per l'inverno, e si concludeva con il rammarico del fratello
per non aver avuto il tempo di porgere i propri omaggi ai suoi amici
nell'Hertfordshire prima di partire dalla campagna.
La
speranza era svanita, completamente svanita; e quando Mary riuscì a
prestare attenzione al resto della lettera, trovò che le lodi per
Miss Holmes ne occupavano gran parte.
Molly,
alla quale Mary comunicò molto presto gran parte di tutto ciò,
ascoltò in un indignato silenzio. Il suo cuore era diviso tra la
preoccupazione per la sorella e il risentimento verso tutti gli
altri. Alle affermazioni di Irene sulla predilezione del fratello per
Miss Holmes non dava alcun credito.
Mrs.
Hooper continuava ancora a meravigliarsi e a lagnarsi di quel mancato
ritorno.
Mr.
Hooper trattò la faccenda in modo diverso. "E così, Molly",
disse un giorno, "vedo che tua sorella ha avuto una delusione
d'amore. Mi congratulo con lei. Prima di sposarsi, a una ragazza fa
piacere avere di tanto in tanto una delusione d'amore. È qualcosa a
cui pensare, e le concede una certa distinzione tra le amiche. Quando
verrà il tuo turno? Qui a Meryton ci sono abbastanza ufficiali da
deludere tutte le signorine nei dintorni. Moriarty sarebbe perfetto
per te. È una persona piacevole, e ti pianterebbe con molto stile."
"Grazie,
signore, ma mi andrebbe bene anche un uomo meno simpatico. Non
possiamo aspettarci tutte la fortuna di Mary."
La
compagnia di Mr. Moriarty fu di concreta utilità per fugare la
malinconia nella quale le ultime, sfortunate vicende avevano gettato
molti della famiglia di Longbourn. Lo vedevano spesso, e alle sue
altre qualità si era adesso aggiunta quella di una completa mancanza
di riserbo. L'intera vicenda già esposta a Molly, le sue
affermazioni circa Mr. Holmes, e tutto ciò che aveva sofferto a
causa sua, furono espresse apertamente e rese di pubblico dominio; e
tutti furono soddisfatti pensando a quanto avessero sempre ritenuto
antipatico Mr. Holmes prima di venire a conoscenza dell'intera
questione.
Miss
Hooper era la sola creatura in grado di immaginare che potesse
esserci qualche circostanza attenuante nella faccenda, ignota alla
società dell'Hertfordshire.
25
Il
lunedì successivo, Mrs. Hooper ebbe il piacere di accogliere il
fratello e la moglie, che venivano come al solito a passare il Natale
a Longbourn. Mr. Hudson era un uomo assennato e distinto, di gran
lunga superiore alla sorella tanto per indole quanto per educazione.
Mrs. Hudson era una donna amabile, intelligente ed elegante, ed era
la preferita da tutte le sue nipoti di Longbourn. Un legame
particolare c'era specialmente con le due maggiori, che erano state
spesso sue ospiti a Londra.
La
prima parte degli impegni di Mrs. Hudson fu di distribuire i regali e
descrivere le ultime novità della moda. Una volta fatto questo era
il suo turno di ascoltare. Mrs. Hooper aveva molte pene da riferire,
e molto da lamentarsi.
Mrs.
Hudson, che conosceva già gran parte di queste notizie attraverso la
corrispondenza con Mary e Molly, diede una risposta vaga alla cognata
e, per compassione verso le nipoti, sviò la conversazione.
Più
tardi, da sola con Molly, parlò più diffusamente di
quell'argomento. "Sembra che fosse proprio un matrimonio
desiderabile per Mary", disse. "Mi dispiace che sia andato
a monte. Ma queste cose succedono talmente spesso!"
"Un'ottima
consolazione per certi versi", disse Molly, "ma non fa al
caso nostro.
Non abbiamo sofferto per caso.
Non succede spesso che l'ingerenza di amici riesca a convincere un
giovanotto economicamente indipendente a non pensare più a una
ragazza, della quale si era ardentemente innamorato solo poche
settimane prima."
"Povera
Mary! Mi dispiace per lei, perché, con il suo carattere, non è in
grado di riprendersi subito.
Ma non pensi che la si possa convincere a venire con noi? Un
cambiamento potrebbe farle bene... e forse allontanarsi un po'
dall'ambiente di casa sarebbe la cosa migliore."
Molly
fu entusiasta di quella proposta, ed era certa che la sorella avrebbe
subito acconsentito.
"Spero",
aggiunse Mrs. Hudson, "che non si lasci influenzare da
considerazioni riguardanti il giovanotto. Abitiamo in una parte della
città così diversa, tutte le nostre relazioni sono così diverse e,
come ben sai, noi usciamo così poco, che è molto improbabile che si
incontrino, a meno che lui non voglia espressamente farle visita."
"E
questo è
assolutamente impossibile, perché ora è sotto la tutela del suo
amico, e Mr. Holmes non potrebbe certo tollerare di vederlo far
visita a Mary in quella parte di Londra!"
"Molto
meglio così. Spero che non si incontrino mai. Ma Mary non è in
corrispondenza con la sorella? Lei
non
potrà fare a meno di farle visita."
"Mary
troncherà definitivamente la relazione."
Ma
nonostante le certezze che Molly fingeva di avere su questo punto
sentiva un'ansia sull'argomento che la convinse, riflettendoci su, a
non perdere del tutto le speranze. Era possibile che l'affetto di lui
potesse riaccendersi, e che l'influenza dei suoi amici potesse essere
combattuta con successo dalla più naturale influenza del fascino di
Mary.
Miss
Hooper accettò con piacere l'invito della zia. Gli
Hudson rimasero una settimana a Longbourn, e tra i Phillips, i Lucas
e gli ufficiali, non ci fu giorno senza impegni.
26
Mr.
Collins tornò nell'Hertfordshire subito dopo la partenza degli
Hudson e di Mary, ma dato che aveva preso alloggio dai Lucas, il suo
arrivo non arrecò troppo disturbo a Mrs. Hooper. Il giovedì sarebbe
stato il giorno delle nozze, e il mercoledì Miss Lucas fece la sua
visita di addio, e quando si alzò per prendere congedo Molly,
vergognandosi degli auguri sgarbati e stentati della madre, mentre
lei era sinceramente commossa, l'accompagnò fuori dalla stanza.
"Conto
di avere molto spesso notizie da te, Molly."
"Le
riceverai senz'altro."
"E
ho un altro favore da chiederti. Verrai a trovarmi?"
Molly
non poteva rifiutare, anche se prevedeva che la visita le avrebbe
arrecato ben poco piacere.
Le
nozze ebbero luogo; la sposa e lo sposo partirono per il Kent
direttamente dalla chiesa, e tutti, come al solito, ebbero molto
da dire e da ascoltare su quell'argomento. Molly ebbe presto notizie
dall'amica, e la loro corrispondenza fu regolare e frequente come
prima; che fosse ugualmente confidenziale era impossibile.
Mary
aveva già scritto qualche rigo alla sorella per annunciare di essere
arrivata sana e salva a Londra; e quando scrisse di nuovo, Molly
sperava che sarebbe stata in grado di dire qualcosa dei Watson.
La
sua impazienza per la seconda lettera fu ripagata come generalmente
avviene con l'impazienza. Mary era da una settimana in città senza
aver né visto né sentito Irene. Tuttavia, giustificava la cosa
supponendo che la sua ultima lettera da Longbourn all'amica fosse per
qualche motivo andata smarrita.
"La
zia", proseguiva, "andrà domani in quella zona di
Londra, e io coglierò l'occasione per far visita a Grosvenor
Street."
Scrisse
di nuovo, dopo aver fatto quella visita e aver incontrato Miss
Watson. "Non ho
trovato Irene di buon umore",
furono le sue parole, "ma
è stata molto contenta di vedermi. Naturalmente le ho chiesto del
fratello. Sta bene, ma è talmente impegnato con Mr. Holmes che, in
pratica, non lo vedono mai. Ho scoperto che Miss Holmes era attesa
per pranzo. Mi sarebbe piaciuto poterla incontrare. La mia visita non
è stata lunga, dato che Irene stava uscendo. Credo proprio che
verranno presto a trovarmi."
Molly
scosse la testa sulle parole di quella lettera. La convinse che solo
per caso Mr. Watson avrebbe potuto sapere della presenza in città
della sorella.
Trascorsero
quattro settimane, e Mary non seppe nulla di lui. Cercava di
convincersi a non provare alcun rammarico, ma non poté più a lungo
restare cieca di fronte alla noncuranza di Miss Watson. Dopo averla
aspettata ogni mattina per quindici giorni, e aver escogitato ogni
pomeriggio una scusa nuova, alla fine l'ospite apparve; ma la brevità
della visita e, ancora di più, il cambiamento nei suoi modi, non
permisero a Mary di ingannarsi oltre. La lettera che scrisse alla
sorella in quell'occasione, era una prova di ciò che sentiva.
"La
mia carissima Molly sarebbe incapace, ne sono certa, di esultare a
mie spese per aver giudicato meglio, se confesso di essermi
completamente ingannata circa il riguardo di Miss Watson verso di me.
Irene non ha ricambiato la visita fino a ieri ed era molto evidente
come non provasse alcun piacere in quella visita; era sotto tutti gli
aspetti una persona talmente diversa, che quando se n'è andata ero
già fermamente decisa a non proseguire oltre in questa amicizia. Ma
la compatisco, perché deve rendersi conto di come abbia agito male,
e perché sono sicurissima che la causa è stata la preoccupazione
per il fratello. Non c'è bisogno che mi dilunghi oltre, e anche se
noi sappiamo che questa
preoccupazione è del tutto superflua, il fatto che lei la provi
spiega il suo comportamento nei miei confronti; e lui merita talmente
di essere caro a sua sorella che qualunque preoccupazione lei possa
provare è naturale e dettata dall'affetto. Non posso che stupirmi,
tuttavia, delle sue paure attuali, perché se lui fosse stato
davvero interessato a me, ci saremmo dovuti incontrare da molto
tempo. Lui sa che sono in città, ne sono certa da delle cose che ha
detto lei, eppure mi è sembrato, dal suo modo di esprimersi, come se
volesse convincersi che il fratello nutra davvero una predilezione
per Miss Holmes. Non riesco a capire. Se non temessi di giudicare in
modo affrettato, sarei quasi tentata di dire che in tutto questo c'è
un bel po' di apparente doppiezza. Ma devo fare tutto il possibile
per bandire ogni pensiero penoso, e pensare solo a ciò che può
rendermi felice, il tuo affetto e l'immutabile gentilezza dei miei
cari zii. Fatti sentire prestissimo.
Tua,
ecc."
Questa
lettera rattristò un po' Molly; ma si consolò pensando che Mary non
sarebbe stata più ingannata, almeno dalla sorella. Tutte le speranze
nei confronti del fratello erano ormai completamente svanite.
27
Con
avvenimenti non più significativi di questi, e con non maggiori
diversivi delle passeggiate a Meryton, a volte nel fango e a volte
nel gelo, la famiglia di Longbourn passò i mesi di gennaio e
febbraio. Marzo doveva condurre Molly a Hunsford.
Il
viaggio fu stabilito secondo il piano iniziale di Meena e la
brillante idea di passare una notte a Londra, per poter vedere Mary,
fu aggiunta per tempo.
Era
un viaggio di sole ventiquattro miglia, e partì così presto da
essere a Gracechurch Street per mezzogiorno. Mentre si avvicinava a
casa di Mr. Hudson, Mary era alla finestra del salotto in attesa del
suo arrivo; quando entrò nel corridoio era là a darle il benvenuto,
e Molly, scrutandola ansiosamente in volto, fu contenta di vederla
sana e bella come sempre. Sulle scale c'era una truppa di ragazzini e
ragazzine, che erano troppo impazienti di vedere la cugina per
starsene ad aspettare in salotto, e troppo timidi, dato che non la
vedevano da un anno, per scendere più in basso. Tutto era gioia e
tenerezza. La giornata trascorse molto piacevolmente; il mattino tra
andirivieni e spese, e la sera in uno dei teatri.
Qui
Molly riuscì finalmente a sedersi accanto alla zia. Il primo
argomento fu la sorella, e fu più addolorata che stupita nel sentire
che sebbene Mary si sforzasse sempre di farsi coraggio, c'erano
periodi di depressione. Mrs. Hudson le raccontò anche i particolari
della visita di Miss Watson a Gracechurch Street.
Prima
di separarsi a conclusione dello spettacolo, Molly ebbe l'inaspettata
felicità di un invito ad accompagnare gli zii in un viaggio di
piacere che avevano intenzione di fare in estate.
"Non
abbiamo ancora deciso del tutto quanto ci porterà lontano, "disse
Mrs. Hudson, "ma forse fino alla regione dei laghi."
Nulla
poteva essere più gradevole per Molly, che accettò l'invito
immediatamente e con molta gratitudine.
28
Il
giorno successivo, ogni elemento del viaggio sembrò nuovo e
interessante a Molly.
Una
volta lasciata la strada principale per quella che portava a
Hunsford, tutti gli sguardi erano in cerca della canonica, e a ogni
curva ci si aspettava di vederla apparire. La recinzione di Rosings
Park faceva da confine da un lato. Molly sorrideva nel rammentarsi di
tutto ciò che aveva sentito dei suoi abitanti.
Alla
fine la canonica divenne visibile. Mr. Collins e Meena apparvero alla
porta, e la carrozza si fermò davanti al cancelletto, che conduceva
alla casa attraverso un breve vialetto di ghiaia, tra sorrisi e cenni
di saluto da parte di tutti. Vide subito che i modi del cugino non
erano stati per nulla modificati dal matrimonio; la sua cortesia
formale era esattamente quella di prima, e la trattenne per diversi
minuti al cancello ad ascoltare e a soddisfare le sue domande su
tutta la famiglia. Fu poi, senza altro indugio se non per farle
notare l'aspetto curato dell'ingresso, introdotta in casa, e non
appena in salotto, lui le diede il benvenuto nella sua umile dimora
per una seconda volta, con ostentata formalità e ripetendo
puntualmente tutte le offerte di un rinfresco fatte dalla moglie.
Molly
era preparata a vederlo in tutta la sua gloria, e non poté fare a
meno di supporre che nel mostrare le giuste proporzioni, l'aspetto e
il mobilio della stanza, lui le rivolgesse a lei, come se volesse
farle percepire ciò che aveva perduto rifiutandolo. Ma anche se
tutto sembrava ordinato e confortevole, lei non ce la fece proprio a
gratificarlo con un qualche sospiro di rimpianto, e guardò invece
con stupore all'amica, che riusciva ad avere un'aria così allegra
con un compagno del genere.
Aveva
già saputo che Lord de Bourgh era ancora lì. Se ne parlò di nuovo
mentre erano a pranzo, quando Mr. Collins osservò,
"Sì,
Miss Molly, avrete l'onore di vedere Lord de Bourgh domenica prossima
in chiesa, e non ho bisogno di dire che ne rimarrete incantata. Non
esito nemmeno ad affermare che vi includerà in tutti gli inviti dei
quali ci onorerà durante la vostra permanenza qui. Il suo
comportamento nei confronti della mia Meena è incantevole. Pranziamo
a Rosings due volte a settimana, e non ci è mai permesso di tornare
a casa a piedi. La carrozza di sua signoria è regolarmente messa a
nostra disposizione. Dovrei dire
una delle sue carrozze, poiché ne ha diverse."
"Lord
de Bourgh è davvero un uomo molto saggio e rispettabile",
aggiunse Mena, "e un vicino molto premuroso."
"Verissimo,
mia cara, è esattamente quello che dico io."
Verso
la metà del giorno successivo, mentre era nella sua stanza a
prepararsi per una passeggiata, un rumore improvviso di sotto sembrò
gettare tutta la casa nella confusione, e dopo aver ascoltato per un
istante, si sentì chiamare.
Scese
nella sala da pranzo, che si affacciava sul vialetto; erano due
signore in un basso calessino ferme al cancello.
"Tutto
qui?" esclamò Molly. "Come minimo mi aspettavo che i
maiali si fossero impadroniti del giardino."
"Ma
no! mia cara", disse Meena," la signora anziana è Mrs.
Jenkinson e l'altra è Miss de Bourgh."
"Il
suo aspetto mi piace", disse Molly, colpita da un'altra idea.
"Sembra malaticcia e irritabile. Sì, fa proprio al caso suo.
Sarà la moglie ideale per lui".
Mr.
Collins era in piedi al cancello conversando con le signore.
Alla
fine non ci fu più nulla da dire; le signore proseguirono e Mr.
Collins rientrò in casa. Non appena vide la cugina iniziò a
congratularsi per la fortuna che aveva avuto nell'essere stati tutti
invitati a pranzo a Rosings il giorno successivo.
29
A
seguito di quell'invito, il trionfo di Mr. Collins fu completo.
"Confesso",
disse, "che non sarei stato affatto sorpreso se sua signoria ci
avesse invitati domenica per il tè e per passare il pomeriggio a
Rosings. Ma chi avrebbe mai potuto prevedere un'attenzione del
genere? Chi avrebbe potuto immaginare di ricevere un invito a pranzo
così immediatamente a ridosso del vostro arrivo!"
Per
l'intera giornata, e il mattino successivo, non si parlò quasi
d'altro che della visita a Rosings. Mr. Collins la istruì con cura
su ciò che li aspettava, affinché non fosse sopraffatta dalla vista
di sale come quelle, dall'abbondanza di domestici e dallo splendore
del pranzo.
"Non
sentitevi a disagio, mia cara cugina, per il vostro abbigliamento.
Lord d Bourgh è ben lungi dal pretendere da noi quell'eleganza nel
vestire che appartiene a lui e alla figlia. Vi consiglio solo di
mettervi l'abito più bello fra tutti quelli che avete. Lord de
Bourgh non avrà meno stima di voi se sarete vestita con semplicità.
Gli fa piacere che sia preservata la differenza di rango."
Dato
che il tempo era bello, fecero una piacevole passeggiata di mezzo
miglio attraverso il parco. Tutti i parchi hanno le loro bellezze e i
loro panorami, e Molly vide molte cose che le piacquero, sebbene non
con quel rapimento che Mr. Collins si aspettava dovesse suscitare la
scena, e fu molto poco colpita dalla sua enumerazione delle finestre
sulla facciata della casa e dal resoconto di quanto fossero costate.
Dal
salone d'ingresso seguirono i domestici, attraverso un'anticamera,
nella sala dove erano Lord de Bourgh, la figlia e Mrs. Jenkinson. Sua
signoria, con grande condiscendenza, si alzò per riceverli, e dato
che Mrs. Collins aveva concordato con il marito che sarebbe stata lei
ad assumersene l'onere, le presentazioni furono eseguite in modo
appropriato, senza nessuna di quelle scuse e ringraziamenti che lui
avrebbe ritenuto necessari.
Molly
si sentiva del tutto all'altezza della situazione, e poté osservare
con calma le tre persone di fronte a lei. Lord Mycroft de Bourgh era
un uomo alto e ben piantato, con lineamenti molto marcati un tempo
belli. Non aveva un'aria conciliante, né il modo di riceverli fu
tale da far dimenticare agli ospiti l'inferiorità del loro rango.
Non era il silenzio a renderlo temibile, ma il fatto che qualsiasi
cosa dicesse la diceva in un tono così autoritario, così marcato
dalla presunzione; a Molly venne subito in mente Mr. Moriarty, e da
ciò che osservò per tutta quella giornata, si convinse che Lord
Mycroft fosse esattamente come lui l'aveva descritto.
Dopo
aver esaminato il padre, nel quale trovò una vaga somiglianza con
Mr. Holmes nei lineamenti e nel modo di comportarsi, rivolse lo
sguardo alla figlia. Non c'era, nell'aspetto e nel volto, nessuna
somiglianza tra i due. Miss de Bourgh era pallida e malaticcia; i
lineamenti, pur se non brutti, erano insignificanti, e parlava
pochissimo, solo a bassa voce e a Mrs. Jenkinson completamente
impegnata nell'ascoltare ciò che lei le diceva, e a spostare il
parafuoco del camino in modo da proteggerle gli occhi.
Il
pranzo fu grandioso, con tutti i servitori e l'argenteria promessi da
Mr. Collins e, proprio come aveva predetto, fu messo, per volere di
Lord de Bourgh, all'altro capotavola, e aveva l'aria di chi sente di
non poter chiedere nulla di più alla vita. Fece le parti, mangiò e
lodò con deliziato fervore, e ogni piatto ricevette elogi in un modo
che Molly si chiedeva come potesse essere sopportato da Lord Mycroft.
Ma Lord de Bourgh sembrava gratificato dalla sua estrema ammirazione,
ed elargiva molti graziosi sorrisi, specialmente quando qualche
piatto messo in tavola risultava nuovo per loro.
Quando
tornarono in salotto, ci fu ben poco da fare se non ascoltare Lord de
Bourgh, che parlò senza nessuna pausa fino all'arrivo del caffè,
dispensando giudizi su qualsiasi argomento in un modo così deciso da
far capire che non era abituato a essere contraddetto. Si
informò in modo confidenziale e minuzioso dei problemi domestici di
Meena, le diede un bel po' di consigli su come affrontarli tutti, le
disse come regolare le cose in una famiglia piccola come la sua, e la
istruì su come prendersi cura di mucche e pollame. Molly scoprì che
nulla era indegno dell'attenzione di quel gran signore, se era in
grado di fornirgli l'opportunità di dettare legge agli altri. Negli
intervalli della sua conversazione con Mrs. Collins, le rivolse una
serie di domande. Le chiese, in momenti diversi, quante sorelle
avesse, se fossero più grandi o più piccole di lei, se ce ne fosse
qualcuna in procinto di sposarsi, se fossero belle, dove erano state
educate, che tipo di carrozza aveva il padre, e qual era il cognome
da ragazza della madre. Molly percepì tutta l'impertinenza di quelle
domande, ma rispose con molta compostezza. Poi Lord Mycroft osservò,
"Mi
sembra che la proprietà di vostro padre sia vincolata a Mr. Collins.
Per quanto vi riguarda", rivolgendosi a Meena, "ne sono
lieta, ma in generale non vedo perché sottrarre le proprietà alla
discendenza femminile. Nella famiglia di Sir Lewis de Bourgh non era
ritenuto necessario. Sapete suonare e cantare, Miss Hooper?"
"Un
po'"
"Oh!
allora... una volta o l'altra saremo felici di sentirvi. Il nostro
strumento è eccellente. Dovete provarlo un giorno o l'altro. Le
vostre sorelle sanno suonare e cantare?"
"Una
di loro sì."
"Perché
non avete imparato tutte? Dovevate imparare tutte. Sapete disegnare?"
"No,
per niente."
"Cosa,
nessuna di voi?"
"Nessuna."
"È
davvero strano. Ma immagino che non ne abbiate avuto l'opportunità.
Vostra madre avrebbe dovuto portarvi a Londra ogni primavera per
potervi procurare degli insegnanti."
"Mia
madre non avrebbe avuto nulla in contrario, ma mio padre detesta
Londra."
"La
vostra istitutrice vi ha lasciate?"
"Non
abbiamo mai avuto un'istitutrice."
"Nessuna
istitutrice! Com'è possibile? Cinque figlie cresciute in casa senza
un'istitutrice! Non ho mai sentito una cosa del genere. Vostra madre
dev'essere stata veramente schiava della vostra educazione."
Molly
riuscì a malapena e evitare di sorridere, mentre la assicurava che
non era stato così.
"Ma
allora, chi vi ha istruite? chi si è preso cura di voi? Senza
un'istitutrice dovete essere state trascurate.''
"In
confronto a certe famiglie, può essere; ma a quelle di noi che
desideravano imparare non sono mancati i mezzi. Siamo state sempre
incoraggiate a leggere, e abbiamo avuto tutti gli insegnanti
necessari. Quelle che hanno preferito essere pigre, l'hanno potuto
fare."
"Certo,
senza dubbio; ma è proprio per evitare questo che serve
un'istitutrice. Dico sempre che non può esserci educazione senza un
insegnamento fisso e regolare, e nessuno se non un'istitutrice può
garantirlo. È incredibile quante famiglie ho fatto in modo di
aiutare in questo modo. Qualcuna delle vostre sorelle più piccole ha
debuttato in società, Miss Hooper?"
"Sì,
tutte."
"Tutte!
Che cosa, tutte e cinque in una volta? Davvero strano! E voi siete
solo la seconda. Le più piccole già in società prima che le
maggiori siano sposate! Le vostre sorelle più piccole devono essere
molto giovani, no?"
"Sì,
la più piccola non ha ancora sedici anni. In
realtà, signora, credo che sarebbe molto crudele per le sorelle più
piccole non avere la loro parte di vita sociale e di divertimenti,
solo perché le più grandi non hanno modo o voglia di sposarsi
presto. L'ultima ha diritto agli svaghi della giovinezza quanto la
prima. E doverci rinunciare per un motivo del genere! Credo che non
sarebbe il modo migliore per promuovere l'affetto e la solidarietà
tra sorelle."
"Parola
mia", disse sua signoria, "esprimete le vostre opinioni con
molta decisione per la vostra età. Scusate, quanti anni avete?"
"Con
tre sorelle più piccole già belle che cresciute", replicò
Molly con un sorriso, "vostra signoria non può certo aspettarsi
che lo confessi."
Lord
Mycroft rimase sbalordito per non aver avuto una risposta diretta, e
Molly sospettò di essere la prima persona che avesse osato prendersi
gioco di una così nobile impertinenza!
Una
volta finito di prendere il tè, furono sistemati i tavoli da gioco.
Una
volta che Lord Mycroft e la figlia ebbero giocato quanto volevano, i
tavoli furono abbandonati, la carrozza fu offerta a Mrs. Collins,
accettata con gratitudine e immediatamente ordinata.
30
Si
stava avvicinando la Pasqua, e la settimana che la precedeva avrebbe
portato un'aggiunta alla famiglia di Rosings. Molly aveva saputo che
Mr. Holmes era atteso nel giro di qualche settimana, e sebbene non
fossero molti i conoscenti che avrebbe gradito di meno, il suo arrivo
avrebbe fornito una relativa novità a cui guardare a Rosings, e le
avrebbe dato modo di capire quali speranze ci fossero per Miss
Watson, osservando il suo comportamento nei confronti della cugina.
Nella
canonica si seppe subito del suo arrivo, poiché Mr. Collins passò
l'intera mattina a passeggiare allo scopo di averne conferma
il prima possibile; e dopo aver fatto il suo inchino alla carrozza
che si dirigeva verso il palazzo, corse a casa con la grande notizia.
Il mattino successivo si affrettò a Rosings per porgere i suoi
omaggi. C'erano due nipoti di Lord Mycroft a riceverli, poiché Mr.
Holmes aveva portato con sé un certo colonnello Greg Lestrade, il
figlio minore di un altro suo zio e, con grande sorpresa di tutti,
quando Mr. Collins tornò alla canonica era accompagnato dai due
gentiluomini. Meena li aveva visti attraversare la strada dalla
stanza del marito e, correndo immediatamente nell'altra, informò
Molly dell'onore che le aspettava, aggiungendo,
"Devo
ringraziare te, Molly, per tanta cortesia. Mr. Holmes non sarebbe mai
venuto a trovare me così presto."
Molly
aveva avuto appena il tempo di smentire qualsiasi diritto a quel
complimento, prima che il loro arrivo fosse annunciato dal
campanello, e che i tre gentiluomini entrassero subito dopo nella
stanza. Il colonnello Lestrade, che fu il primo a entrare, aveva
circa trent'anni, non era bellissimo, ma con una figura e modi da
vero gentiluomo. Mr. Holmes sembrava esattamente come era sembrato
nell'Hertfordshire; porse i propri omaggi, con il consueto riserbo, a
Mrs. Collins e, quali che fossero i suoi sentimenti verso l'amica
della padrona di casa, la salutò con molta compostezza. Molly si
limitò a fare un inchino senza dire una parola.
Il
colonnello Greg diede subito avvio alla conversazione con la
prontezza e la disinvoltura di un uomo beneducato, e conversò molto
piacevolmente; ma il cugino, dopo essersi rivolto a Mrs. Collins con
qualche osservazione di poco conto sulla casa e il giardino, rimase
seduto per un po' senza dire una parola. Alla fine, però, la sua
educazione si ridestò a tal punto da informarsi con Molly sulla
salute della sua famiglia. Lei rispose nei modi dovuti e dopo una
breve pausa, aggiunse,
"La
mia sorella maggiore è a Londra da tre mesi. Vi è mai capitato di
incontrarla?"
Era
perfettamente consapevole di no, ma voleva vedere se si sarebbe
lasciato sfuggire qualcosa su quello che era successo tra i Watson e
Mary, e ritenne di poter vedere un qualche imbarazzo mentre
rispondeva di non essere mai stato così fortunato da incontrare Miss
Hooper. L'argomento non proseguì oltre, e subito dopo i due signori
se ne andarono.
31
I
modi del colonnello Lestrade furono molto apprezzati alla canonica.
Passarono alcuni giorni, tuttavia, prima che ricevessero un invito,
poiché quando in casa c'erano degli ospiti loro non erano ritenuti
necessari; e fu solo il giorno di Pasqua che ebbero l'onore di una
tale attenzione, e comunque, all'uscita dalla chiesa, fu chiesto loro
solo di andare in serata. Nella settimana appena trascorsa avevano
visto molto poco sia Lord de Bourgh che la figlia. Il colonnello Greg
era stato in visita alla canonica più di una volta durante quel
periodo, ma Mr. Holmes lo avevano visto solo in chiesa.
Sua
signoria li accolse in modo garbato, ma era evidente come la loro
compagnia non fosse certo ben accetta come quando lui non poteva
contare su nessun altro; era infatti quasi completamente assorbito
dai nipoti, e parlava con loro, specialmente con Holmes, molto di più
che con qualsiasi altra persona presente.
Il
colonnello Lestrade sembrò davvero lieto di vederli; a Rosings,
qualsiasi cosa era per lui una piacevole distrazione, e la graziosa
amica di Mrs. Collins aveva fatto notevolmente colpo su di lui. Si
sedette accanto a lei, e chiacchierò così amabilmente che Molly non
si era mai divertita così tanto in quella stanza prima di allora, e
conversavano con talmente tanto spirito e vivacità da attirare
l'attenzione di Lord de Bourgh, oltre a quella di Mr. Holmes. Lo
sguardo di lui si
era presto, e ripetutamente, rivolto verso di loro con curiosità, e
dopo un po' apparve chiaro come sua signoria condividesse
quell'impulso, poiché non si fece scrupolo di dire a voce alta,
"Che
cosa state dicendo, Greg? Di che cosa state parlando? Che cosa state
raccontando a Miss Hooper? Fatelo sentire anche a me."
"Stiamo
parlando di musica, signore", disse lui, quando non fu più in
grado di evitare una risposta.
"Di
musica! Allora parlate a voce alta. Ci sono poche persone in
Inghilterra che traggono maggiore godimento di me dalla musica, o che
hanno un gusto più innato. Se la sua salute le avesse permesso di
applicarsi sono certo che Sarah avrebbe suonato in modo delizioso. E
Harriet come procede, Holmes?"
Mr.
Holmes fece un elogio affettuoso delle capacità della sorella.
"Sono
molto contento di sentire notizie così buone di lei", disse
Lord Mycroft; "e vi prego di dirle da parte mia, che non può
aspettarsi di eccellere senza fare un bel po' di esercizio."
"Vi
assicuro, signora", replicò lui, "che si esercita con
molta costanza."
"Tanto
meglio. L'esercizio non è mai troppo; e la prossima volta che le
scriverò, la esorterò a non trascurarlo per nessun motivo. Lo dico
spesso alle signorine, che non può essere acquisita nessuna
eccellenza nella musica, senza un costante esercizio. L'ho detto
diverse volte anche a Miss Hooper, che non suonerà mai davvero bene,
a meno che non si eserciti di più; e anche se Mrs. Collins non ha
uno strumento, sarà tutti i giorni la benvenuta a Rosings, come le
ho detto spesso, se verrà a suonare il pianoforte nella stanza di
Mrs. Jenkinson. Non darà fastidio a nessuno, lo sapete, in quella
parte della casa."
Mr.
Holmes sembrò un po' imbarazzato dalla maleducazione della zio, e
non rispose.
Una
volta preso il caffè, il colonnello Lestrade rammentò a Molly la
sua promessa di suonare per lui, e lei si sedette subito allo
strumento. Lui portò una sedia vicino a lei. Lord Mycroft ascoltò
fino a metà di una canzone, e poi si mise a chiacchierare come prima
con l'altro nipote, finché quest'ultimo non si allontanò e,
dirigendosi con la solita flemma verso il pianoforte, si fermò in un
punto che gli avrebbe permesso di avere la visione migliore del volto
della bella esecutrice. Molly vide ciò che stava facendo, e alla
prima pausa utile si rivolse a lui con un sorriso malizioso, e disse,
"Avete
intenzione di mettermi paura, Mr. Holmes, venendo ad ascoltarmi con
tutta questa solennità?"
"Non
dirò che vi state sbagliando", replicò lui, "perché non
potete credere realmente che io abbia una qualche intenzione di
intimorirvi; e ho il piacere di conoscervi da abbastanza tempo per
sapere quanto vi divertiate a esprimere di tanto in tanto delle
opinioni che in realtà non vi appartengono."
Molly
rise di cuore a quel ritratto di se stessa, e disse al colonnello
Lestrade, "Vostro cugino vi darà davvero un bella immagine di
me, e vi insegnerà a non credere una parola di quello che dico.
Davvero, Mr. Holmes, è molto ingeneroso da parte vostra menzionare
tutto quello che avete appreso a mio discredito nell'Hertfordshire,
e, lasciatemelo dire, anche molto incauto, perché mi state facendo
venir voglia di vendicarmi, e possono uscir fuori delle cose che
scandalizzerebbero i vostri parenti."
"Non
ho paura di voi", disse lui, sorridendo.
"Vi
prego, fatemi sentire di che cosa lo accusate", esclamò il
colonnello Lestrade. "Mi piacerebbe sapere come si comporta in
mezzo agli estranei."
"Ppreparatevi
a qualcosa di terribile. Dovete sapere che la prima volta che l'ho
visto nell'Hertfordshire è stato a un ballo, e a quel ballo ha
ballato solo quattro volte! Ha ballato solo quattro volte, sebbene
scarseggiassero gli uomini; e, lo so per certo, più di una signorina
è dovuta restare seduta per mancanza di cavalieri. Mr. Holmes, non
potete negarlo."
"All'epoca
non avevo l'onore di conoscere nessuna signora in quella riunione,
oltre a quelle che erano con me."
"È
vero; e nessuno può mai farsi presentare in una sala da ballo."
"Forse",
disse Holmes, "avrei potuto essere giudicato meglio, se avessi
chiesto di essere presentato, ma non sono adatto a rendermi ben
accetto agli estranei."
"Dobbiamo
chiederne la ragione a vostro cugino?" disse Molly, rivolgendosi
di nuovo al colonnello Lstrade. "Dobbiamo chiedergli perché un
uomo intelligente e istruito, abituato a vivere in società, sia
inadatto a rendersi ben accetto agli estranei?"
"Posso
rispondere io alla vostra domanda", disse Lestrade, "senza
rivolgerla a lui. È perché non vuole prendersene il fastidio."
"Di
sicuro non ho il talento che qualcuno ha", disse Holmes "di
conversare con facilità con persone che non ho mai visto prima. Non
riesco ad afferrare il tono della conversazione, o ad apparire
interessato alle loro faccende, come spesso vedo fare."
"Le
mie dita", disse Molly, "non si muovono sullo strumento con
la stessa maestria che vedo in molte altre donne. Ma l'ho sempre
ritenuto un difetto mio, perché non mi sono mai presa il fastidio di
esercitarmi. Non perché creda che le mie
dita
non siano capaci, come quelle di tante altre, di un'esecuzione
migliore."
Holmes
sorrise e disse, "Avete perfettamente ragione. Avete impiegato
molto meglio il vostro tempo. Nessuno che abbia avuto il privilegio
di ascoltarvi può pensare che ci sia qualche manchevolezza. Nessuno
di noi due si esibisce per gli estranei."
Qui
furono interrotti da Lord Mycroft, che intervenne a gran voce per
sapere di che cosa stessero parlando. Molly ricominciò subito a
suonare.
"Miss
Hooper non suonerebbe affatto male, se si esercitasse di più, e
potesse avere il vantaggio di un insegnante di Londra. Ha un'ottima
diteggiatura, anche se il gusto non è all'altezza di quello di
Sarah. Sarah sarebbe stata un'esecutrice deliziosa, se la salute le
avesse permesso di studiare."
Molly
guardò Holmes, per vedere con quanto entusiasmo avrebbe approvato le
lodi verso la cugina; ma né in quel momento né in nessun altro
scorse un qualsiasi sintomo di amore; e da tutto il suo comportamento
con Miss de Bourgh ne trasse questa consolazione per Miss Watson, che
lui avrebbe con altrettanta probabilità sposato lei,
se fosse stata una sua parente.
32
Il
mattino dopo, Molly era seduta da sola a scrivere a Mary, mentre Mrs.
Collins era andata al villaggio per delle commissioni, quando il
suono del campanello alla porta la fece sussultare. Dato che non
aveva sentito nessuna carrozza, ritenne non improbabile che fosse
Lord Mycroft quando si aprì la porta e, con sua grande sorpresa, Mr.
Holmes, e Mr. Holmes da solo, entrò nella stanza.
Lui
sembrò stupito di trovarla da sola, e si scusò per la sua
intrusione, facendole capire di aver creduto che tutte le signore
fossero in casa.
Si
sedettero, e una volte concluse le domande di lei su Rosings, ci fu
il rischio di sprofondare in un totale silenzio. Era quindi
assolutamente necessario pensare a qualcosa, e in quell'emergenza,
ricordandosi di quando
lo
aveva visto per l'ultima volta nell'Hertfordshire, e con la curiosità
di sapere che cosa avrebbe detto circa la sua frettolosa partenza,
lei osservò,
"Con
quale rapidità ve ne siete andati tutti da Netherfield nel novembre
scorso, Mr. Holmes! Dev'essere stata una sorpresa molto gradevole per
Mr. Watson rivedervi tutti così presto, poiché, se mi ricordo bene,
lui era partito il giorno prima. Lui e le sue sorelle stavano bene,
quando avete lasciato Londra?"
"Benissimo,
grazie."
Si
rese conto che non avrebbe avuto nessun'altra risposta, e, dopo una
breve pausa, aggiunse,
"Credo
di aver capito che Mr. Watson non sia molto propenso a tornare a
Netherfield."
"Non
gliel'ho mai sentito dire in questi termini, ma è probabile che in
futuro passi poco tempo là. Ha molti amici, e alla sua età gli
amici e gli impegni aumentano di continuo."
"Se
intende stare così poco a Netherfield, sarebbe meglio per i vicini
che abbandonasse del tutto il posto, poiché così potremmo avere una
famiglia che ci risieda in modo stabile. Ma forse Mr. Watson ha preso
quella casa non tanto per il vantaggio dei vicini quanto per il suo,
e dobbiamo aspettarci che la tenga o la lasci seguendo lo stesso
principio."
"Non
mi sorprenderei", disse Holmes, "se dovesse lasciarla, non
appena gli si presenti una possibilità di acquisto adatta."
Molly
non rispose e decise di lasciare a lui il compito di trovare un
argomento.
Lui
capì al volo, e iniziò subito con, "Questa casa sembra molto
comoda. Credo che Lord de Bourgh abbia fatto molto quando Mr. Collins
si è stabilito a Hunsford."
"Credo
di sì, e sono sicura che non avrebbe potuto concedere la sua
benevolenza a un destinatario più grato."
"Mr.
Collins sembra essere stato molto fortunato nella scelta di una
moglie."
"Sì,
certo; i suoi amici possono essere ben lieti che abbia incontrato una
delle poche donne intelligenti disposte ad accettarlo, e a renderlo
felice accettandolo. La mia amica ha eccellenti facoltà di giudizio,
anche se non sono certa di ritenere il suo matrimonio con Mr. Collins
come la cosa più saggia che potesse fare. Comunque, sembra
perfettamente felice e, guardandola come una scelta oculata, per lei
è certamente un ottimo matrimonio."
"Dev'essere
molto contenta di essersi sistemata a una distanza così comoda dalla
famiglia e dagli amici."
"La
chiamate una distanza comoda? Sono quasi cinquanta miglia."
"E
che cosa sono cinquanta miglia di strada buona? Poco più di mezza
giornata di viaggio."
"Non
avrei mai considerato la distanza come uno dei vantaggi
del
matrimonio", esclamò Molly. "Non l'avrei mai detto che
Mrs. Collins si è sistemata vicino
alla
sua famiglia."
"È
una prova del vostro attaccamento all'Hertfordshire. Immagino che
qualsiasi posto al di là dei dintorni più prossimi a Longbourn
debba sembrarvi lontano."
Mentre
lo diceva fece una sorta di sorriso, che Molly credette di capire;
stava pensando che lei si riferisse a Mary e a Netherfield, e arrossì
mentre rispondeva,
"Non
intendo dire che una donna non possa mai sistemarsi troppo vicina
alla famiglia. La lontananza e la vicinanza sono relative, e
dipendono da molte variabili. Se ci sono i mezzi per rendere
trascurabili le spese per viaggiare, la distanza non dà fastidio."
Mr.
Holmes spostò la sedia un po' più verso di lei, e disse, "Voi
non
potete sentirvi davvero così fortemente attaccata a un luogo. Voi
non
potete voler restare sempre a Longbourn."
Molly
sembrava sorpresa. Il gentiluomo subì un certo cambiamento nel suo
stato d'animo; tirò indietro la sedia, prese un giornale dal tavolo
e, dandogli un'occhiata, disse, con voce più fredda,
"Vi
piace il Kent?"
Seguì
un breve dialogo su quella contea, calmo e conciso da entrambe le
parti, a cui mise subito fine l'ingresso di Meena. Quel tête-a-tête
la sorprese. Mr. Holmes le informò dell'errore che aveva causato
quell'intrusione nei confronti di Miss Hooper e, dopo essere rimasto
ancora per qualche minuto senza dire molto a nessuno, se ne andò.
"Che
significherà mai tutto questo?" disse Meena, non appena lui fu
uscito. "Mia cara Molly, dev'essersi innamorato di te,
altrimenti non ci avrebbe mai fatto visita in maniera tanto
familiare."
Ma
quando Molly le raccontò del suo silenzio, non sembrò molto
probabile che fosse questo il caso, e dopo varie congetture, alla
fine poterono solo supporre che la sua visita fosse dovuta alla
difficoltà di trovare qualcosa da fare. Fosse per la vicinanza della
canonica, per la piacevole passeggiata nel raggiungerla o per la
gente che ci abitava, i due cugini in quel periodo cedettero quasi
ogni giorno alla tentazione di andarci. Arrivavano in vari momenti
della giornata, talvolta separati, talvolta insieme, e di tanto in
tanto accompagnati dallo zio.
Risultò
chiaro a tutti che il colonnello Lestrade veniva poiché gli faceva
piacere stare in loro compagnia. Ma il perché Mr.
Holmes venisse così spesso alla canonica era più difficile da
capire. Non poteva essere per la compagnia, visto che spesso restava
seduto per dieci minuti di fila senza aprire bocca, e quando parlava,
sembrava lo facesse più per necessità che per scelta. Mrs. Collins
non sapeva come fare con lui. Il fatto che il colonnello Lestrade si
burlasse talvolta della sua apatia, dimostrava che il suo
comportamento in genere era diverso e dato che le sarebbe piaciuto
attribuire questo cambiamento agli effetti dell'amore, e che
l'oggetto di quell'amore fosse la sua amica Molly, si mise seriamente
all'opera per scoprirlo. Lo osservò ogniqualvolta andassero a
Rosings, e ogniqualvolta lui venisse a Hunsford; ma senza molto
successo. Di certo guardava spesso la sua amica, ma l'espressione di
quello sguardo era controversa. La fissava con insistenza, ma spesso
lei dubitava che in quegli sguardi ci fosse molta ammirazione, e
talvolta non sembravano altro che un modo di distrarsi. Un
paio di volte aveva suggerito a Molly la possibilità che avesse un
debole per lei, ma Molly si prendeva sempre gioco di un'idea del
genere. Nei suoi affettuosi progetti per Molly, talvolta si figurava
un matrimonio con il colonnello Lestrade. Era senz'altro più
simpatico, di certo l'ammirava, e la sua posizione sociale era
ineccepibile.
33
Più
di una volta Molly, nei suoi vagabondaggi nel parco, aveva
inaspettatamente incontrato Mr. Holmes. Al primo incontro pensò che
fosse proprio un caso sfortunato a condurlo dove nessun altro era
condotto, e, per evitare che succedesse di nuovo, si affrettò a
informarlo che quello era il suo rifugio preferito. Il fatto che
accadesse una seconda volta fu perciò molto strano! Eppure accadde,
e persino una terza. Sembrava una malignità premeditata, o una
penitenza voluta, poiché in quelle occasioni non ci fu solo qualche
domanda formale e un imbarazzato silenzio e poi via, ma Holmes
ritenne di fatto necessario tornare indietro e accompagnarla. Non
disse mai un granché, né le diede il fastidio di dover parlare o
ascoltare troppo; ma nel corso del terzo incontro la colpì il fatto
che lui le facesse domande strane e sconclusionate, sul piacere che
lei provava a stare a Hunsford, sul suo amore per le passeggiate
solitarie e sulla sua opinione circa la felicità di Mr. e Mrs.
Collins, e che, parlando di Rosings e della non perfetta conoscenza
che lei aveva della casa, sembrava sottintendere che quando sarebbe
tornata nel Kent avrebbe abitato anche là.
Le sue parole sembravano implicare questo. Aveva forse in mente il
colonnello Lestrade? Ipotizzò, se c'era realmente qualcosa dietro,
che volesse alludere a ciò che avrebbe potuto succedere da quel
lato. Si sentì un po' a disagio, e fu molto contenta di ritrovarsi
al cancello della staccionata di fronte alla canonica.
Un
giorno, mentre passeggiava, era intenta a rileggere con attenzione
l'ultima lettera di Mary quando, invece di essere di nuovo sorpresa
da Mr. Holmes, vide, alzando lo sguardo, che il colonnello Lestrade
le stava venendo incontro. Mise subito via la lettera e, sforzandosi
di sorridere, disse,
"Non
credevo che sareste mai venuto a passeggiare da queste parti."
"Sto
facendo il giro del parco", rispose lui, "come faccio di
solito ogni anno, e avevo intenzione di concluderlo con una visita
alla canonica. Voi state andando più in là?"
"No,
stavo appunto tornando indietro."
E
di conseguenza camminarono insieme verso la canonica.
"È
deciso che lascerete il Kent sabato?", disse lei.
"Sì,
se Holmes non rimanda ancora. Ma io sono a sua disposizione. Lui
sistema le cose a suo piacimento."
"E
se non è in grado di sentirsi soddisfatto della decisione, è
perlomeno soddisfatto di avere il grande potere di scegliere. Non
conosco nessuno che sembri apprezzare più di Mr. Holmes il potere di
fare come vuole."
"Gli
piace moltissimo fare a modo suo", replicò il colonnello
Lestrade. "Ma piace a tutti. È solo che lui ha più modo di
farlo di molti altri, perché è ricco, e molti altri sono poveri.
Parlo con cognizione di causa."
"Immagino
che vostro cugino vi porti con sé soprattutto per avere qualcuno a
sua disposizione. Mi chiedo perché non si sposi, per garantirsi un
vantaggio durevole di questo genere. Ma, forse, per il momento basta
la sorella e, dato che è affidata esclusivamente a lui, può fare di
lei ciò che vuole."
"No",
disse il colonnello Lestrade, "questo è un vantaggio che deve
dividere con me. Condivido con lui la tutela di Miss Holmes."
"Davvero?
E, vi prego, che genere di tutela mettete in atto? È un impegno
gravoso? Le signorine della sua età talvolta sono difficili da
gestire, e se ha la stessa indole di Holmes magari le piace fare a
modo proprio."
Mentre
parlava, notò che lui la osservava con attenzione, e il modo in cui
le chiese perché avesse immaginato che Miss Holmes potesse dar loro
delle preoccupazioni, la convinse che in un modo o nell'altro era
andata vicina alla verità. Lei rispose subito,
"Non
dovete spaventarvi. Non ho mai sentito nulla di male su di lei, e
credo proprio che sia una delle creature più docili al mondo. Una
signora di mia conoscenza, Miss Watson, ha una grande predilezione
per lei. Credo di avervi sentito dire che la conoscete."
"Poco.
Il fratello è una persona simpatica e distinta; è un grande amico
di Holmes."
"Oh!
sì", disse Molly con sarcasmo, "Mr. Holmes è
insolitamente cortese con Mr. Watson, e si prende cura di lui in modo
prodigioso."
"Cura
di lui! Sì, credo davvero che Holmes si prenda
cura
di lui. Da qualcosa che mi ha detto durante il viaggio, ho ragione di
credere che Watson abbia un grosso debito nei suoi confronti. Ma
forse dovrei chiedergli scusa, perché non ho nessun diritto di
supporre che si tratti proprio di Watson. Si tratta solo di ipotesi."
"Che
cosa intendete dire?"
"È
una circostanza che Holmes non desidera rendere pubblica, poiché se
dovesse arrivare alla famiglia della signorina, sarebbe una cosa
spiacevole."
"Potete
contare sulla mia discrezione."
"Ciò
che mi ha detto è semplicemente che è soddisfatto di avere di
recente salvato un amico dagli inconvenienti di un matrimonio molto
imprudente."
"Mr.
Holmes vi ha spiegato i motivi del suo intervento?"
"Da
quello che ho capito c'erano delle obiezioni molto forti nei
confronti della signorina."
"E
quali stratagemmi ha usato per separarli?"
"Non
mi ha parlato di stratagemmi", disse Lestrade, sorridendo. "Mi
ha solo detto quello che ho detto a voi adesso."
Molly
non rispose, e continuò a camminare, con il cuore gonfio di
indignazione. Quindi cambiò bruscamente discorso, chiacchierò su
altri argomenti finché non arrivarono alla canonica. Lì, chiusasi
nella sua stanza non appena l'ospite se ne fu andato, poté
riflettere senza essere disturbata su tutto ciò che aveva sentito.
Che
egli fosse coinvolto nelle misure prese per separare Mr. Watson e
Mary non ne aveva mai dubitato, ma aveva sempre attribuito a Miss
Watson la parte principale nel concepirle e nel metterle in atto.
Tuttavia, se la sua vanità non l'aveva ingannato, lui
era
stato la causa; il suo orgoglio e il suo capriccio erano stati la
causa di tutto quello che Mary aveva sofferto e stava ancora
soffrendo.
L'agitazione
e le lacrime provocate dalla faccenda le fecero venire il mal di
testa; e il dolore peggiorò talmente nel corso della serata che,
insieme alla sua riluttanza a incontrare Mr. Holmes, la fece decidere
a non accompagnare i cugini a Rosings, dove erano invitati per il tè.
Mrs. Collins non insistette per farla andare e, nei limiti del
possibile, impedì al marito di farlo; ma Mr. Collins non poté
nascondere la sua preoccupazione per l'irritazione che avrebbe
provato Lord Mycroft.
34
Una
volta andati via gli altri, Molly, come se volesse inasprire il più
possibile il proprio risentimento verso Mr. Holmes, si mise a
esaminare tutte le lettere che le aveva scritto Mary da quando lei
era nel Kent. Notò ogni frase che trasmettesse un senso di disagio,
con un'attenzione che non c'era stata alla prima lettura. Le ignobili
vanterie di Mr. Holmes per l'infelicità che aveva inflitto le davano
una percezione più acuta delle sofferenze della sorella.
Mentre
stava riflettendo su questo punto, fu improvvisamente scossa dal
suono del campanello alla porta, e si sentì agitata al pensiero che
fosse il colonnello Lestrade, che già una volta era venuto in visita
nel tardo pomeriggio, e che forse ora veniva a informarsi proprio su
di lei. Ma quest'idea fu subito scacciata, e il suo animo subì un
turbamento molto diverso, quando, con suo enorme stupore, vide Mr.
Holmes entrare nella stanza. Con modi precipitosi lui cominciò
chiedendole immediatamente notizie sulla sua salute, giustificando la
sua visita con il desiderio di sentire che lei stesse meglio. Lei
rispose con fredda cortesia. Lui si sedette per qualche istante, e
poi si rialzò e si mise a camminare per la stanza. Molly era
sorpresa, ma non disse una parola. Dopo un silenzio di qualche minuto
lui le si avvicinò con evidente agitazione, e cominciò così,
"Invano
ho lottato. Non è servito. I miei sentimenti non possono
essere repressi. Dovete permettermi di dirvi con quanto ardore vi
ammiro e vi amo."
Lo
stupore di Molly era inesprimibile. Lo fissò, arrossì, dubitò e
rimase in silenzio. Fu considerato un incoraggiamento sufficiente, e
seguì immediatamente l'ammissione di tutto ciò che lui provava, e
aveva a lungo provato, per lei. Parlava bene, ma c'erano da
descrivere sentimenti che andavano oltre quelli del cuore, e
sull'amore non fu più eloquente di quanto lo fu sull'orgoglio. La
consapevolezza dell'inferiorità di lei... il degradarsi che ciò
comportava... gli ostacoli familiari che la ragionevolezza aveva
sempre opposto ai sentimenti, furono dispiegati con una intensità
che sembrava dovuta all'importanza di ciò che stava offendendo, ma
che era molto improbabile potesse servire alla sua causa.
Nonostante
la sua antipatia profondamente radicata, Molly non poté restare
insensibile all'onore derivante dall'affetto di un uomo simile, e
sebbene le sue intenzioni non vacillassero nemmeno per un istante, in
un primo momento fu dispiaciuta per il colpo che lui avrebbe
ricevuto; ma poi, una volta risvegliato il suo risentimento a causa
delle parole successive, tutta la compassione si trasformò in
collera. Cercò, tuttavia, di ricomporsi per rispondergli con calma,
quando lui avesse finito. Lui concluse descrivendole la forza di un
affetto che, a dispetto di tutti i suoi sforzi, si era dimostrato
impossibile da vincere, ed esprimendo la speranza che sarebbe stato
ricompensato dal consenso a concedergli la sua mano. Mentre lo
diceva, lei vide con chiarezza che non nutriva alcun dubbio su una
risposta favorevole. Parlava
di
timore e ansia, ma il volto rivelava una totale sicurezza. Questo
poteva solo esasperarla ulteriormente, e, una volta che ebbe
concluso, le guance di lei si imporporarono, e disse,
"In
casi come questi è, credo, prassi consueta esprimere riconoscenza
per i sentimenti dichiarati, per quanto possano essere ricambiati in
modo diverso. È normale che ci si debba sentire in obbligo, e se
potessi provare
gratitudine,
ora vi ringrazierei. Ma non posso. Non ho mai desiderato la vostra
stima, e voi l'avete certamente concessa molto malvolentieri. Mi
dispiace aver provocato pena a qualcuno. Comunque, è stata una pena
inferta in modo del tutto inconsapevole, e spero che sarà di breve
durata. I sentimenti che, mi dite, vi hanno a lungo impedito di
rivelare il vostro affetto, avranno ben poche difficoltà a
superarlo, dopo questa spiegazione."
Mr.
Holmes, che era chino sulla mensola del camino con gli occhi fissi
sul volto di lei, sembrò accogliere queste parole con un
risentimento non minore della sorpresa. Impallidì per la collera, e
ogni lineamento rivelava il tumulto che aveva nell'animo. Stava
lottando per mantenere una parvenza di compostezza, e non volle
aprire bocca finché non fu certo di esserci riuscito. Quella pausa
fu terribile per Molly. Alla fine, con un tono di calma forzata, lui
disse,
"E
questa è tutta la risposta che avrò l'onore di ricevere! Potrei,
forse, avere il desiderio di essere informato del perché, con così
poche concessioni alla
cortesia, sia stato rifiutato in questo modo."
"Anch'io
potrei chiedere", replicò lei, "perché, con un così
evidente proposito di offendermi e di insultarmi, avete scelto di
dirmi che vi piaccio contro la vostra volontà, contro la vostra
ragione, e persino contro il vostro carattere. Non basta questo a
giustificare la mia scortesia, se sono
stata
scortese? Ma ci sono state altre provocazioni. Se i miei sentimenti
non fossero stati contro di voi, se fossero stati indifferenti, o
persino se fossero stati favorevoli, pensate che qualsiasi cosa mi
avrebbe persuasa ad accettare l'uomo che è stato causa della rovina,
forse per sempre, della felicità di una sorella amatissima?"
Mentre
lei pronunciava queste parole, Mr. Holmes cambiò colore; ma
l'emozione fu breve, e la ascoltò senza interrompere mentre
proseguiva.
"Ho
tutte le ragioni al mondo per pensar male di voi. Nessun motivo può
scusare la parte ingiusta e meschina che avete recitato in questa
faccenda. Non oserete, non potete negare che siete stato il
principale, se non l'unico responsabile della loro separazione, che
avete esposto uno al biasimo del mondo intero perché impulsivo e
volubile, e l'altra alla derisione per le sue speranze deluse, e che
avete coinvolto entrambi in una sofferenza della peggior specie."
Si
fermò, e vide con non poca indignazione che lui ascoltava con
un'aria che rivelava l'assoluta mancanza di ogni sentimento di
rimorso. La guardò persino con un sorriso di ostentata incredulità.
"Potete
negare di averlo fatto?" ripeté lei.
Con
una calma fittizia lui rispose, "Non ho nessuna intenzione di
negare di aver fatto tutto quello che era in mio potere per separare
il mio amico da vostra sorella, o che mi rallegro del mio
successo. Verso di lui sono
stato più benevolo che verso me stesso."
Molly
non si degnò di raccogliere la cortesia di quella riflessione, ma il
significato non le sfuggì, né era tale da blandirla.
"Ma
non è solo su questo," proseguì, "che è basata la mia
avversione. Molto prima che ciò avvenisse, la mia opinione su di voi
era già decisa. Il vostro carattere mi era stato rivelato da ciò
che molti mesi fa avevo appreso da Mr. Moriarty. Su questo che cosa
avete da dire? Con quale immaginario atto di amicizia potete
difendervi, in questo caso? o con quale mistificazione potete imporvi
agli altri?"
"Avete
un vivo interesse per quel gentiluomo", disse Holmes con un tono
meno tranquillo, e con un colorito più acceso.
"Chi
conosce quali sono state le sue disgrazie, può fare a meno di
provare interesse per lui?"
""Le
sue disgrazie!" ripeté Holmes in modo sprezzante; "sì, le
sue disgrazie sono state davvero grandi."
"E
provocate da voi", esclamò Molly con forza. "Siete stato
voi ad averlo ridotto al suo attuale stato di povertà. Gli avete
negato quei vantaggi che sapevate destinati a lui. Lo avete privato
degli anni migliori della sua vita, di quell'indipendenza economica
tanto dovuta quanto meritata. Avete fatto tutto questo! eppure vi
ostinate a parlare delle sue disgrazie con disprezzo e scherno."
"E
questa", esclamò Holmes, andando su e giù per la stanza a
passi rapidi, "è l'opinione che avete di me! Questa è la stima
che nutrite per me! Vi ringrazio per averla descritta in modo così
esplicito. Le mie colpe, secondo questi calcoli, sono davvero
pesanti! Ma forse", aggiunse, fermandosi e girandosi verso di
lei, "queste offese avrebbero potuto essere perdonate, se il
vostro orgoglio non fosse stato ferito dalla mia onesta confessione
circa gli scrupoli che mi hanno a lungo impedito di sviluppare
qualsiasi serio progetto. Queste aspre accuse avrebbero potuto essere
represse, se avessi nascosto con maggiore accortezza le mie
resistenze, e vi avessi lusingata a credere di essere spronato da
un'inclinazione senza riserve, incontaminata; dalla ragione, dalla
riflessione, da tutto. Ma la finzione, in qualsiasi forma, mi
ripugna. Né mi vergogno dei sentimenti che vi ho riferito. Erano
naturali e giusti. Potevate aspettarvi che gioissi dell'inferiorità
dei vostri parenti? Che mi sarei congratulato con me stesso pensando
a parenti la cui condizione sociale è così nettamente al di
sotto della mia?"
Molly
sentiva salire la collera istante dopo istante; eppure cercò di
parlare con la massima compostezza, quando disse,
"Vi
state sbagliando, Mr. Holmes, se immaginate che il modo in cui vi
siete dichiarato mi abbia colpito in altro modo, oltre a quello di
risparmiarmi il dispiacere che avrei provato nel rifiutarvi, se vi
foste comportato più da gentiluomo."
A
questo punto lo vide trasalire, ma senza dire nulla, e lei andò
avanti,
"Avreste
potuto offrimi la vostra mano in qualunque modo, e io non sarei mai
stata tentata di accettarla."
Lo
stupore fu di nuovo evidente, e lui la guardò con un'espressione
insieme di incredulità e umiliazione. Lei proseguì,
"Fin
dall'inizio, potrei quasi dire dal primo istante in cui vi ho
conosciuto, il vostro comportamento, dandomi la completa certezza
della vostra arroganza, della vostra presunzione e del vostro
egoistico disprezzo per i sentimenti degli altri, era tale da
costituire il fondamento di una disapprovazione che, per gli eventi
successivi, si è consolidata in una inalterabile avversione; vi
conoscevo da meno di un mese, e già sentivo che sareste stato
l'ultimo uomo al mondo che mi sarei lasciata convincere a sposare."
"Avete
detto abbastanza, signora. Comprendo perfettamente il vostri
sentimenti, e ora devo solo vergognarmi dei miei. Perdonatemi per
avervi sottratto così tanto tempo, e accettate i miei migliori
auguri per la vostra salute e la vostra felicità."
E
con queste parole lasciò in fretta la stanza, e Molly lo sentì dopo
un istante aprire la porta d'ingresso e uscire.
In
quel momento il tumulto nell'animo era enorme e una concreta
debolezza la costrinse a sedersi e a piangere per mezz'ora. Il suo
stupore non faceva che aumentare. Ricevere un'offerta di matrimonio
da Mr. Holmes! Sapere che era innamorato di lei da così tanti mesi!
talmente innamorato da volerla sposare nonostante tutte le obiezioni
che gli avevano suggerito di impedire all'amico di sposare la
sorella, e che dovevano apparirgli almeno uguali nel suo caso! Ma il
suo orgoglio, il suo abominevole orgoglio, la sua vergognosa
ammissione di quanto aveva fatto nei confronti di Mary, la sua
imperdonabile sfacciataggine nel riconoscerlo, anche se non era
riuscito a giustificarsi, e l'insensibilità con la quale aveva
parlato di Mr. Moriarty sopravanzarono presto la compassione
emersa per un istante pensando all'affetto che aveva provato per lei.
Le
sue agitate riflessioni continuarono fino a quando il rumore della
carrozza di Lord de Bourgh le fece capire quanto fosse incapace di
affrontare i commenti di Meena, e corse in camera sua.
35
Il
mattino successivo Molly si svegliò con gli stessi pensieri e le
stesse riflessioni di quando aveva finalmente chiuso gli occhi.
Totalmente incapace di fare alcunché, decise di concedersi aria
aperta ed esercizio. Si stava avviando direttamente verso la sua
passeggiata preferita quando, nel rammentarsi che talvolta ci andava
anche Mr. Holmes, si fermò, e invece di entrare nel parco, svoltò
per il sentiero che si allontanava dalla strada principale.
Era
sul punto di proseguire la sua passeggiata, quando colse di sfuggita
la figura di un gentiluomo in una specie di boschetto che costeggiava
il parco; si stava muovendo verso di lei e, per paura che fosse Mr.
Holmes, lei batté subito in ritirata. Ma la persona che avanzava era
ormai abbastanza vicina per vederla, e avvicinandosi in fretta,
pronunciò il suo nome. Lei si era girata, ma sentendosi chiamare,
anche se con una voce che era evidentemente quella di Mr. Holmes, si
mosse nuovamente verso l'ingresso. Anche lui lo raggiunse nello
stesso momento, e tirando fuori una lettera, che lei prese
istintivamente, disse con uno sguardo perfettamente composto, "Ho
passeggiato un po' nel boschetto nella speranza di incontrarvi.
Volete concedermi l'onore di leggere questa lettera?" E poi, con
un lieve inchino, tornò tra gli alberi e scomparve subito alla
vista.
Senza
aspettarsi nulla di piacevole, ma con enorme curiosità, Molly aprì
la lettera.
Proseguendo
la passeggiata lungo il sentiero, cominciò a leggerla. Era datata
Rosings, alle otto di mattina, e conteneva quanto segue:
“Non
abbiate timore, Signora, nel ricevere questa lettera, che contenga
una qualche ripetizione di quei sentimenti, o un rinnovo di quelle
proposte che ieri sera vi sono state così sgradite. Scrivo senza
nessuna intenzione di affliggere voi o di umiliare me stesso,
insistendo su desideri che, per la felicità di entrambi, non saranno
mai troppo in fretta dimenticati.
Ieri
sera mi avete mosso due accuse ma dalla severità di quel biasimo che
ieri sera mi è stato così largamente elargito spero in futuro di
essere sollevato, una volta che avrete letto di seguito il resoconto
delle mie azioni e i motivi che le hanno determinate. Se, nel
chiarimento che sento mi sia dovuto, sarà necessario riferirsi a
sentimenti che potranno essere offensivi per i vostri, posso solo
dire che me ne dispiace.
Non
ero da molto nell'Hertfordshire, quando mi sono reso conto che Watson
preferiva la vostra sorella maggiore a qualsiasi altra signorina nei
dintorni. A quel ballo, mentre avevo l'onore di ballare con voi,
capii per la prima volta che le attenzioni di Watson verso vostra
sorella avevano suscitato l'aspettativa generale di un loro
matrimonio. Da quel momento osservai con attenzione il comportamento
del mio amico, e mi resi conto che la parzialità verso Miss Hooper
andava al di là di quanto mi fosse mai capitato di vedere in lui.
Osservai anche vostra sorella. Il suo aspetto e i suoi modi erano
aperti, allegri e affascinanti, ma senza nessun sintomo di un
riguardo particolare, e dall'esame di quella sera, mi convinsi che,
pur accogliendo con piacere le sue attenzioni, non le incoraggiava
con sentimenti di pari natura. Se in questo voi non vi siete
sbagliata, devo essere stato io a commettere un errore. La maggiore
conoscenza che avete di vostra sorella rende probabile quest'ultima
ipotesi. Se le ho inflitto una sofferenza perché sviato da un errore
del genere, il vostro risentimento non era irragionevole. Ma non ho
scrupoli nell'asserire che la serenità del contegno e dell'aspetto
di vostra sorella era tale da convincere che, per quanto amabile
fosse il suo comportamento, il suo cuore non fosse così facile da
conquistare. Le mie obiezioni al matrimonio non erano semplicemente
quelle che ieri sera ho confessato di aver messo da parte nel mio
caso solo per l'estrema intensità della passione; la mancanza di
un'adeguata posizione sociale non poteva essere un ostacolo così
grande per il mio amico, così come per me. Ma c'erano altri motivi
di incompatibilità. La posizione della famiglia di vostra madre non
era nulla in confronto alla totale mancanza di decoro così di
frequente dimostrata da lei, dalle vostre tre sorelle minori e
talvolta persino da vostro padre. Perdonatemi. Mi fa male offendervi.
Ma nella preoccupazione per i difetti dei vostri parenti più stretti
fate sì che ci sia la consolazione di considerare che l'esservi
comportate in modo tale da evitare qualsiasi coinvolgimento in
giudizi simili è un elogio che non è meno universalmente
riconosciuto a voi e a vostra sorella, di quanto sia onorare il
buonsenso e l'indole di entrambe. Voglio solo aggiungere che, a
seguito di quello che accadde quella sera, ebbi la conferma della mia
opinione su tutti loro, e fui indotto a intensificare ogni tentativo
di preservare il mio amico da quella che giudicavo un'unione molto
inopportuna. Lui lasciò Netherfield per Londra il giorno successivo
con l'intenzione di tornare presto. Ora resta da spiegare il ruolo
che ho avuto io. L'inquietudine della sorella era uguale alla mia e
decidemmo in breve tempo di raggiungerlo subito a Londra. Di
conseguenza partimmo, e lì mi assunsi subito il compito di rendere
evidente al mio amico la certezza dei danni di una scelta del genere.
Ma per quanto questa opposizione avrebbe potuto far vacillare o
ritardare la sua decisione, immagino che non avrebbe impedito il
matrimonio, se non fosse stata appoggiata dall'assicurazione, che non
esitai a fornirgli, dell'indifferenza di vostra sorella. Lui era
convinto che il suo affetto fosse ricambiato da un sentimento
sincero. Ma Watson è per natura molto modesto, e si fida molto più
del mio giudizio che del suo. Convincerlo, quindi, che si era
ingannato, non fu un'impresa molto difficile. Non posso biasimarmi
più di tanto per averlo fatto. C'è però una parte della mia
condotta in tutta la faccenda alla quale non penso con soddisfazione;
è di essermi abbassato fino a ricorrere allo stratagemma di
nascondergli che vostra sorella fosse in città. Io lo sapevo, come
lo sapeva Miss Watson, ma il fratello lo ignora ancora adesso. Ma è
cosa fatta e su questo non ho altro da dire; nessun'altra
giustificazione da offrire. Se ho ferito i sentimenti di vostra
sorella, l'ho fatto inconsapevolmente; e sebbene i motivi che mi
hanno guidato possono sembrarvi insufficienti, io non mi sento
ancora di condannarli.
Riguardo
all'altra, più pesante, accusa di aver offeso Mr. Moriarty, posso
confutarla soltanto esponendovi per intero i suoi rapporti con la mia
famiglia. Mr. Moriarty è il figlio di un uomo che per molti anni ha
amministrato tutte le proprietà di Pemberley, e la cui ottima
condotta nell'adempiere alle sue funzioni indusse mio padre ad
aiutarlo, e nei confronti di Jim Moriarty la sua benevolenza fu
perciò concessa generosamente. Mio padre sostenne le spese per la
scuola, e poi a Cambridge. Non amava soltanto la compagnia di questo
giovanotto, ne aveva anche una grandissima stima e, nella speranza
che la chiesa potesse diventare la sua professione, aveva intenzione
di provvedere a lui in questo senso. Quanto a me, sono passati
moltissimi anni da quando ho cominciato ad avere un'opinione molto
diversa su di lui. La propensione al vizio, la mancanza di principi,
che ebbe sempre cura di nascondere alla persona che gli era più
affezionata, non potevano sfuggire a un giovanotto che aveva quasi la
sua stessa età e che aveva l'opportunità di vederlo in momenti di
libertà. Il mio eccellente padre morì circa cinque anni fa, e il
suo affetto per Mr. Moriarty fu fino alla fine così saldo, che nel
suo testamento mi raccomandò di promuoverne la carriera nella sua
professione e se avesse preso gli ordini, chiedeva che gli venisse
concesso un ricco beneficio ecclesiastico, non appena si fosse reso
vacante. C'era anche un lascito di mille sterline. Il padre non
sopravvisse a lungo al mio e Mr. Moriarty mi scrisse per informarmi
che, avendo alla fine deciso di non prendere gli ordini, sperava che
non pensassi che fosse irragionevole da parte sua aspettarsi un
qualche vantaggio pecuniario immediato in luogo della nomina. Aveva
una vaga intenzione di studiare legge. Io desiderai, più che
credere, che fosse sincero; ma a ogni modo fui assolutamente pronto
ad aderire alla sua proposta. Lui rinunciò a tutti i diritti di
essere aiutato per la carriera ecclesiastica, anche ove si fosse
trovato in futuro nella situazione di poterne godere, e accettò in
cambio tremila sterline. Tutti i rapporti tra di noi sembravano
troncati. Credo che sia vissuto soprattutto a Londra, ma l'intenzione
di studiare legge era un mero pretesto, ed essendo ormai libero da
ogni costrizione, la sua fu una vita di ozio e dissipazione. Per
circa tre anni seppi poco di lui; ma alla morte del titolare del
beneficio che era stato assegnato a lui, si rivolse di nuovo a me con
una lettera per la nomina. La sua situazione economica era davvero
pessima. Aveva scoperto che studiare legge era molto poco redditizio,
ed era ormai assolutamente deciso a prendere gli ordini, se gli
avessi concesso il beneficio in questione. Non potete certo
biasimarmi per aver rifiutato di accettare questa richiesta. Il suo
risentimento fu proporzionato alle difficoltà della sua situazione,
e fu altrettanto violento nell'ingiuriarmi con gli altri che nel
rimproverarmi direttamente. Dopo questo periodo, anche l'apparenza di
un rapporto venne a cadere. Come visse non lo so ma l'estate scorsa
si impose di nuovo alla mia attenzione. Ora devo menzionare una
circostanza che avrei desiderato dimenticare. Mia sorella, circa un
anno fa, lasciò la scuola e si stabilì a Londra, e l'estate scorsa
si recò, con la signora che si occupava della casa, a Ramsgate; là
andò anche Moriarty, senza dubbio intenzionalmente, poiché è stato
dimostrato come ci fosse una precedente conoscenza tra lui e Mrs.
Younge, sulla cui reputazione eravamo stati ingannati. Con la
connivenza e l'aiuto di lei, riuscì a rendersi talmente gradito a
Georgiana che lei si lasciò convincere ad acconsentire a una fuga
d'amore. Allora era appena quindicenne, il che può giustificarla; e
dopo aver esposto la sua imprudenza, sono felice di aggiungere che ne
venni a conoscenza proprio da lei. Li raggiunsi inaspettatamente un
giorno o due prima della data prevista per la fuga, e allora
Georgiana mi mise al corrente di tutto. Potete immaginare quello che
provai e in che modo agii. Il riguardo per l'onore e i sentimenti di
mia sorella impedirono qualsiasi pubblicità, ma scrissi a Mr.
Moriarty, che partì immediatamente, e Mrs. Younge fu rimossa
dall'incarico. Il principale obiettivo di Mr. Moriarty era il
patrimonio di mia sorella di trentamila sterline.
Questo,
signora, è il fedele racconto di ogni evento che ha riguardato
entrambi; e se non lo rifiuterete come falso, spero che mi assolviate
d'ora in avanti dall'accusa di crudeltà nel confronti di Mr.
Moriarty. Potrete forse chiedervi perché non vi abbia detto tutto
questo ieri sera. Ma allora non ero padrone a sufficienza delle mie
azioni da capire quello che potevo o dovevo rivelare. Per quando
riguarda la veridicità di tutto ciò che è qui riportato, posso
appellarmi alla testimonianza del colonnello Lestarde. Se la vostra
avversione verso di me dovesse farvi ritenere prive di valore le mie
asserzioni, lo stesso motivo non dovrebbe impedirvi di avere fiducia
in mio cugino; e affinché abbiate la possibilità di consultarlo,
farò di tutto per trovare l'occasione di mettere questa lettera
nelle vostre mani nel corso della mattinata.
Aggiungerò
soltanto, Dio vi benedica.
Sherlock
Holmes'”
36
Se
Molly, quando Mr. Holmes le aveva dato la lettera, non si aspettava
che contenesse un rinnovo delle sue proposte, non aveva nemmeno la
più pallida idea di quale ne potesse essere il contenuto.
I
suoi sentimenti mentre la leggeva non erano facili da definire. Con
stupore apprese all'inizio che lui riteneva di essere in grado di
giustificarsi. Con un forte pregiudizio circa tutto quello che
avrebbe potuto dire, cominciò il suo resoconto su quanto era
successo a Netherfield. Lesse con un fervore che la rendeva incapace
di soffermarsi sul significato di quella che aveva di fronte agli
occhi. La sua certezza dell'indifferenza della sorella la considerò
subito falsa, e quanto diceva sulle reali, sulle più stringenti
obiezioni a quel matrimonio, la fece talmente incollerire da non
avere alcun desiderio di rendergli giustizia. Per quello che aveva
fatto non esprimeva nessun rammarico che potesse darle soddisfazione;
lo stile non era certo contrito, ma altero. Era tutto orgoglio e
insolenza.
Ma
quando a questo argomento seguì la parte riguardante Mr. Moriarty,
quando lesse con un'attenzione un po' più netta il racconto di
eventi che, se veri, avrebbero rovesciato tutte le opinioni positive
che nutriva su di lui i suoi sentimenti diventarono ancora più
penosi e da definire. Stupore, inquietudine, persino orrore, la
opprimevano. Aveva voglia di mettere tutto in dubbio e una volta
finita l'intera lettera, senza però aver compreso quasi nulla
dell'ultima pagina, e anche della precedente, la mise frettolosamente
da parte, risoluta a non crederci, a non tornarci mai più.
In
questo stato d'animo sconvolto continuò a camminare ma non servì a
niente; mezzo minuto dopo la lettera fu di nuovo aperta, e
cercando come poteva di ritrovare la padronanza di se stessa,
ricominciò il mortificante esame di tutto ciò che riguardava
Moriarty, e si dominò al punto di analizzare il significato di ogni
frase. Il racconto dei suoi rapporti con la famiglia di Pemberley era
esattamente ciò che aveva riportato lui stesso, e la benevolenza del
defunto Mr. Holmes concordava allo stesso modo con le parole di lui.
Fin qui ognuna delle due versioni confermava l'altra; ma quando
arrivò al testamento, la differenza era grande. Ciò che Moriarty
aveva detto del beneficio ecclesiastico era fresco nella sua memoria
ed era impossibile non rendersi conto che doveva esserci una enorme
doppiezza da una parte o dall'altra, e, per qualche istante, si
illuse di non essersi sbagliata. Ma quando lesse, e rilesse i
particolari successivi sulla rinuncia di Moriarty a ogni pretesa sul
beneficio, in cambio di una somma così considerevole come tremila
sterline, si trovò di nuovo costretta a dubitare. Cercò
di ricordare un qualche esempio di bontà, qualche tratto distintivo
di integrità o generosità che potesse salvarlo dagli
attacchi di Mr. Holmes o, almeno, una qualche virtù predominante che
potesse compensare quegli errori occasionali, definizione con la
quale lei si sforzava di chiamare ciò che Mr. Holmes aveva descritto
come ozio e vizio. Ma non riuscì a rammentare nessun merito più
sostanziale di una generale approvazione del vicinato, e della stima
che le sue capacità sociali gli avevano procurato tra i suoi
colleghi ufficiali. Dopo essersi soffermata un bel po' su questo
punto, proseguì ancora una volta nella lettura. Ma, ahimè! la
storia che seguiva sul suo intrigo ai danni di Miss Holmes, ricevette
una qualche conferma da ciò che era successo tra lei e il colonnello
Lestrade il mattino precedente.
Ricordava
tutto ciò che era stato detto nella conversazione tra lei e Moriarty
nella prima serata dai Phillips. Ora
la
colpì la sconvenienza di confidenze del genere fatte a una estranea,
e si meravigliò di come allora questo le fosse sfuggito. Rammentò
che si era vantato di non avere paura di incontrare Mr. Holmes;
eppure la settimana successiva aveva evitato il ballo di Netherfield.
Rammentò anche che, fino a quando la famiglia di Netherfield non se
n'era andata, non aveva raccontato la sua storia a nessuno tranne
lei, ma che dopo quella partenza se ne era parlato dappertutto; che
non aveva avuto nessuno scrupolo nel denigrare il carattere di Mr.
Holmes, sebbene le avesse assicurato che il rispetto per il padre gli
avrebbe sempre impedito di parlar male del figlio.
Ogni
residuo sforzo a suo favore divenne sempre più fiacco, e a ulteriore
discolpa di Holmes non poté non ammettere che Mr. Watson aveva
asserito come si fosse comportato in modo irreprensibile nella
faccenda; che per quanto orgogliosi e scostanti fossero i suoi modi,
lei non aveva mai visto, per tutto il corso della loro conoscenza,
una conoscenza che ultimamente li aveva portati a stare molto
insieme, nulla che lo rivelasse privo di principi o di rettitudine.
Si
vergognò sempre più di se stessa. Non riusciva a pensare a Holmes o
a Moriarty senza rendersi conto di essere stata cieca, parziale,
prevenuta, priva di logica.
Da
lei a Mary, da Mary a Watson, i suoi pensieri seguirono una linea che
la condusse subito e rammentare come le spiegazioni di Mr. Holmes su
quel punto le fossero apparse
insufficienti; e le rilesse. L'effetto del secondo esame fu diverso.
Si dichiarava totalmente ignaro dei sentimenti della sorella, e lei
non poté fare a meno di ripensare a quale fosse sempre stato il
giudizio di Meena.
Quando
arrivò alla parte della lettera in cui era menzionata la sua
famiglia, con parole di biasimo tanto mortificanti quanto meritate,
provò un acuto senso di vergogna. La giustezza dell'accusa l'aveva
colpita troppo per negarla, e i fatti a cui lui alludeva in
particolare, così come si erano svolti al ballo di Netherfield, e
che avevano confermato tutta la sua disapprovazione iniziale, non
avrebbero potuto certo colpire meno lui di quanto avessero colpito
lei stessa.
Dopo
aver vagabondato lungo il sentiero per due ore, la fatica e la
consapevolezza della sua lunga assenza la condussero infine verso
casa, dove fece il suo ingresso con il desiderio di apparire allegra
come al solito.
Le
fu immediatamente detto che i due gentiluomini di Rosings erano
venuti entrambi in visita durante la sua assenza; Mr. Holmes solo per
qualche minuto, allo scopo di prendere congedo, mentre il colonnello
Lestrade era rimasto con loro per almeno un'ora,
sperando nel suo ritorno, e quasi deciso a mettersi in cammino per
cercarla.
37
I
due gentiluomini lasciarono Rosings il mattino successivo, e Mr.
Collins, rimasto in attesa nei pressi degli ingressi del parco, per
porgere gli ultimi ossequi, fu in grado di riportare in casa la
piacevole notizia che erano sembrati in ottima salute e di umore
discreto quanto potevano esserlo dopo la malinconica scena svoltasi
poco prima a Rosings. Poi si precipitò a Rosings per consolare Lord
de Bourgh e la figlia, e al ritorno riportò un messaggio di sua
signoria, che mandava a dire di sentirsi così depressa da desiderare
di averli tutti a pranzo da lei.
Il
primo argomento fu la riduzione del gruppo di Rosings. "Vi
assicuro che ne risento enormemente", disse Lord de Bourgh;
"sono affezionato a quei giovanotti, e so quanto siano
affezionati a me! Il caro colonnello si è discretamente tenuto su di
morale ma Holmes è sembrato risentirne più dell'anno scorso. Il suo
attaccamento a Rosings è sempre in aumento.''
Dopo
il pranzo, Lord
de Bourgh aveva molte altre domande da fare circa il suo viaggio di
ritorno, e dato che non a tutte dava la risposta lei stessa, era
necessario prestare attenzione, e Molly la considerò una fortuna per
lei, o meglio, con la mente così occupata, poteva dimenticare
dov'era. Le riflessioni dovevano essere riservate a ore solitarie;
ogniqualvolta si trovava da sola, dava loro libero corso con
grandissimo sollievo, e non passò un giorno senza una passeggiata
solitaria, durante la quale soffermarsi in tutta la delizia di
sgradevoli ricordi.
La
lettera di Mr. Holmes ormai era sul punto di conoscerla a memoria. Ne
studiava ogni frase, e i suoi sentimenti nei confronti dell'estensore
erano di volta in volta molto diversi. Quando rammentava il tenore
della sua dichiarazione, era piena di indignazione; ma quando
rifletteva su quanto l'aveva condannato e biasimato ingiustamente,
rivolgeva la collera a se stessa, e i sentimenti delusi di lui
diventavano oggetto di compassione.
L'ultima
settimana gli impegni a Rosings furono frequenti quanto lo erano
stati la prima. L'ultima serata la passarono lì, e sua signoria si
informò di nuovo minutamente sui particolari del viaggio e le diede
istruzioni sul modo migliore di fare i bagagli.
38
Il
sabato mattina Molly e Mr. Collins si incontrarono a colazione
qualche minuto prima che comparissero gli altri, e lui colse
l'occasione per quei convenevoli di addio che riteneva assolutamente
necessari.
"Non
so, Miss Molly", disse, "se Mrs. Collins abbia già
espresso i suoi sentimenti per la gentilezza che ci avete fatto
venendoci a trovare, ma sono certo che non lascerete questa casa
senza ricevere i suoi ringraziamenti. Il privilegio della vostra
visita è stato molto sentito, ve l'assicuro. Sappiamo quanto poco ci
sia di attraente per chiunque nella nostra umile dimora ma spero che
crediate che da parte nostra abbiamo fatto tutto il possibile per
impedire che il vostro tempo trascorresse in modo spiacevole."
Molly
fu solerte nei ringraziamenti e nell'assicurargli quanto fosse stata
contenta.
Mr. Collins ne fu soddisfatto, e con una solennità più sorridente,
replicò,
"Potrete,
in effetti, fornire un resoconto molto favorevole su di noi
nell'Hertfordshire, mia cara cugina. Per lo meno, mi lusingo che
sarete in grado di farlo. Delle grandi attenzioni di Lord de Bourgh
nei confronti di Mrs. Collins siete stata testimone giornalmente; e
tutto sommato confido che non debba sembrarvi che la vostra amica
abbia contratto un cattivo... Lasciate solo che vi assicuri, mia cara
Miss Molly, che vi auguro di cuore e con la massima cordialità che
possiate trovare nel matrimonio la stessa felicità.”
Alla
fine giunse la carrozza, i bauli furono legati, i pacchetti sistemati
in mezzo, e tutto fu pronto.
Il
viaggio si svolse senza nessun inconveniente, e nel giro di tre ore
dalla partenza da Hunsford raggiunse la casa di Mr. Hudson, dove
sarebbe rimasta per qualche giorno.
Mary
sembrava star bene, e Molly ebbe poche opportunità per sondarne
l'umore, tra i vari impegni che la gentilezza della zia aveva
previsto per loro. Ma Mary sarebbe tornata a casa con lei, e a
Longbourn ci sarebbe stato tempo abbastanza per osservarla.
39
A
casa furono accolte con molto affetto. Mrs. Hooper si rallegrò nel
vedere che la bellezza di Mary non era diminuita, e più di una volta
durante il pranzo Mr. Hooper disse spontaneamente a Molly,
"Sono
lieto che tu sia tornata, Molly."
Nel
pomeriggio Janine insistette affinché andassero a Meryton a vedere
come stavano tutti, ma Molly si oppose fermamente al progetto. Non si
doveva dire che le signorine Hooper non riuscissero a restarsene a
casa per mezza giornata senza correre dietro agli ufficiali. Ma si
opponeva anche perché aveva paura di rivedere Moriarty, e aveva
deciso di evitarlo il più a lungo possibile. L'approssimarsi della
partenza del reggimento era per lei
un
sollievo inesprimibile. Nel giro di quindici giorni se ne sarebbero
andati e, una volta partiti, sperava che non ci fosse più nulla a
tormentarla riguardo a lui.
Non
erano passate molte ore dal suo arrivo a casa, quando si accorse che
il progetto di Brighton, dove si sarebbe trasferito il reggimento, al
quale Janine aveva accennato durante il pranzo, era spesso oggetto di
discussione tra i genitori. Molly capì subito che il padre non aveva
la minima intenzione di cedere, ma le sue risposte erano così vaghe
e insieme ambigue che la madre non disperava ancora di avere alla
fine partita vinta.
40
L'impazienza
di Molly di mettere al corrente Mary su ciò che era accaduto non
poteva più essere tenuta a freno, e alla fine, avendo deciso di
sopprimere tutti i particolari riguardanti la sorella, e avendola
preparata a una sorpresa, la informò sulle parti essenziali della
scena tra lei e Mr. Holmes.
Lo
stupore di Miss Hooper fu presto attenuato dalla grande parzialità
verso la sorella, che le faceva apparire perfettamente naturale
qualsiasi tipo di ammirazione per Molly, e in breve tempo tutta la
sorpresa si trasformò in sensazioni diverse. Le dispiaceva che Mr.
Holmes avesse rivelato i propri sentimenti in un modo così poco
adatto a raccomandarli, ma ancora di più era addolorata per
l'infelicità che il rifiuto della sorella doveva avergli provocato.
"Non
mi biasimi, comunque, per averlo rifiutato?"
"Biasimarti!
Oh, no."
"Ma
mi biasimi per aver parlato con tanto ardore di Moriarty."
"No,
non so che cosa ci fosse di sbagliato nel dire quello che hai detto."
"Ma
lo saprai,
una volta che ti avrò raccontato quello che è successo il giorno
dopo."
E
quindi le parlò della lettera, riferendole l'intero contenuto della
parte che riguardava Jim Moriarty. Che colpo fu per la povera Mary,
che da parte sua era convinta di poter attraversare tutto il mondo
senza immaginare che nell'intera razza umana esistesse tanta
malvagità quanta ne era riunita qui in un solo individuo. Né la
riabilitazione di Holmes, pur se benvenuta, poteva consolarla di una
scoperta del genere. Col massimo fervore si ingegnò a dimostrare la
probabilità di un errore, e a cercare di scagionare l'uno, senza
coinvolgere l'altro.
"Questo
non è possibile", disse Molly. "Non riuscirai mai a
rendere entrambi buoni in tutto e per tutto. Scegli pure, ma ti devi
accontentare di salvarne solo uno. Per quanto mi riguarda, sono
propensa a crederli tutti dalla parte di Holmes, ma tu puoi fare come
vuoi."
"Che
peccato che tu abbia usato espressioni così forti nel parlare
di Moriarty a Mr. Holmes, visto che adesso appaiono del
tutto immeritate."
"Certo.
Ma la disgrazia di parlare con asprezza è l'ovvia conseguenza dei
pregiudizi che avevo coltivato. C'è un punto sul quale vorrei il tuo
consiglio. Voglio chiederti se devo, o non devo, informare i nostri
conoscenti del carattere di Moriarty."
Dopo
una breve pausa, Miss Hooper rispose, "Sicuramente non c'è
nessun motivo per esporlo in modo così terribile. Tu che cosa ne
pensi?"
"Che
non devo farlo. Mr. Holmes non mi ha autorizzata a rendere pubbliche
le sue rivelazioni. Al contrario, era inteso che tutti i particolari
relativi alla sorella fossero da tenere il più possibile per me; e
se tentassi di disingannare la gente circa il resto della sua
condotta, chi mi crederebbe? Il pregiudizio generale verso Mr. Holmes
è così violento. Non mi sento all'altezza di farlo. Moriarty se ne
andrà presto, e quindi ciò che realmente è non importerà più a
nessuno da queste parti."
La
conversazione placò il tumulto che Molly aveva nell'animo. Ma c'era
ancora qualcosa lasciato da parte, che la prudenza aveva impedito di
rivelare. Non aveva osato parlarle dell'altra metà della lettera, né
svelato alla sorella quanto fosse stata sinceramente cara al suo
amico. Era una consapevolezza che non poteva condividere con nessuno,
e si rendeva conto che nulla meno di un completo chiarimento tra le
parti potesse fornirle una giustificazione per sbarazzarsi di
quell'ultimo mistero così ingombrante. "E allora", si
disse, "se mai si verificasse un evento così improbabile, sarò
in grado di dire ciò che Watson potrà dire molto meglio da solo.
Non potrò essere libera di parlare fino a quando le mie parole non
avranno perso tutto il loro valore!"
41
La
prima settimana dal loro ritorno era passata in fretta. Cominciò la
seconda. Era l'ultima della permanenza del reggimento a Meryton, e
l'abbattimento era pressoché universale. Le maggiori delle signorine
Hooper erano le uniche ancora in grado di mangiare, bere, dormire e
occuparsi dei loro impegni abituali. Molto spesso venivano
rimproverate per questa insensibilità da Philippa e Janine, la cui
infelicità era estrema.
"Sono
sicura che il mio cuore
si
spezzerà", disse Janine.
"Se
si potesse andare a Brighton!" osservò Mrs. Hooper.
"Oh,
sì! se si potesse andare a Brighton! Ma papà è così contrario."
"Un
po' di bagni di mare mi rimetterebbero in sesto per sempre."
"E
la zia Phillips è sicura che a me
farebbe
un sacco bene", aggiunse Philippa.
Era
questo il genere di lamenti che risuonava in perpetuo per tutta
Longbourn House. Molly cercò di trovarli divertenti, ma tutto il
piacere si perdeva nella vergogna. Si rendeva nuovamente conto di
quanto fossero giuste le obiezioni di Mr. Holmes, e non era mai stata
così ben disposta a perdonare la sua intromissione nei progetti
dell'amico.
Ma
le cupe prospettive di Janine vennero presto spazzate via, poiché
ricevette un invito da Mrs. Forster, la moglie del colonnello del
reggimento, ad accompagnarla a Brighton.
Il
rapimento di Janine in questa occasione, la sua adorazione per Mrs.
Forster, la gioia di Mrs. Hooper, e la mortificazione di Philippa,
possono a malapena essere descritte.
Quanto
a Molly, non poté fare a meno di consigliare a quattrocchi al padre
di non lasciarla andare.
"Janine
non avrà pace fino a quando non avrà fatto mostra di sé in
pubblico, e non potremo mai sperare che lo faccia con meno spesa o
disturbo per la sua famiglia come in questa circostanza."
"Se
foste consapevole", disse Molly, "dell'enorme svantaggio
per tutte noi che può derivare dall'esibizione in pubblico del
comportamento sconsiderato e imprudente di Janine. Se
voi, mio caro padre, non vi prenderete il disturbo di frenare il suo
spirito esuberante, e di insegnarle che i suoi attuali passatempi non
potranno essere lo scopo della sua vita, presto non ci sarà più
modo di farla cambiare."
Mr.
Hooper si rese conto di quanto quell'argomento le stesse a cuore, e,
prendendole affettuosamente la mano, rispose,
"Non
essere così agitata, tesoro mio. Dovunque si sappia chi siete tu e
Mary sarete rispettate e apprezzate; e non sarete mai sminuite
dall'avere un paio... o potrei dire tre, sorelle molto sciocche. Non
avremo pace a Longbourn se Janine non andrà a Brighton. Il
colonnello Forster è un uomo assennato, e la terrà lontana da
qualsiasi pericolo reale; e per fortuna è troppo povera perché
qualcuno la consideri una preda. A Brighton avrà meno importanza di
quanta ne ha avuta qui. Gli ufficiali troveranno donne più degne
della loro attenzione. Speriamo, perciò, che il suo soggiorno là
possa insegnarle quanto sia insignificante. "
Molly
fu costretta ad accontentarsi di questa risposta, ma rimase della
stessa opinione, e lasciò il padre delusa e dispiaciuta.
Ora
Molly avrebbe incontrato per l'ultima volta Moriarty. Essendo stata
spesso in sua compagnia da quando era tornata, l'agitazione era quasi
scomparsa. Aveva persino imparato a percepire, nella stessa
gentilezza che all'inizio l'aveva deliziata, una ostentazione e una
monotonia nauseanti e noiose.
L'ultimo
giorno di permanenza del reggimento a Meryton, lui pranzò con
altri ufficiali a Longbourn, e Molly era così poco disposta a
separarsi da lui in buoni rapporti che, quando lui fece qualche
domanda sul modo in cui aveva trascorso il tempo a Hunsford, accennò
al fatto che il colonnello Lestrade e Mr. Holmes erano stati a
Rosings, e gli chiese se conoscesse il primo dei due.
Lui
sembrò sorpreso, contrariato, preoccupato; ma riprendendosi subito,
rispose che in passato l'aveva incontrato spesso, e dopo aver
affermato come fosse una persona molto distinta, le chiese se a lei
fosse rimasto simpatico. La risposta fu calorosamente a favore del
colonnello. Con aria indifferente lui aggiunse subito dopo, "Quanto
avete detto che sono fermati a Rosings?"
"Quasi
tre settimane."
"E
li avete visti spesso?"
"Sì,
quasi tutti i giorni."
"I
suoi modi sono molto diversi da quelli del cugino."
"Sì,
molto diversi. Ma credo che Mr. Holmes migliori conoscendolo"
"Davvero!"
esclamò Mr. Moriarty con uno sguardo che non le sfuggì. Ma,
controllandosi, aggiunse, in tono più allegro, "Migliora nel
modo di fare? Si è degnato di aggiungere un po' di cortesia al suo
solito stile? perché non oso sperare", proseguì con un tono di
voce più basso e più serio, "che sia migliorato nella
sostanza."
"Oh,
no!" disse Molly. "Nella sostanza credo che sia esattamente
ciò che è sempre stato."
Mentre
lei parlava, Moriarty la guardava come se non riuscisse a capire se
rallegrarsi delle sue parole o diffidare del loro significato. C'era
qualcosa nel suo volto che lo induceva ad ascoltarla con un misto di
timore e di ansia, mentre aggiungeva,
"Quando
ho detto che è migliorato conoscendolo, non intendevo dire che ci
fosse un miglioramento nelle sue idee o nel suo modo di fare, ma che
conoscendolo meglio, si può capire meglio il suo carattere."
La
preoccupazione di Moriarty ora appariva palese dal colorito più
acceso e dallo sguardo inquieto; per qualche istante rimase in
silenzio, poi, scuotendosi dall'imbarazzo, si volse di nuovo verso di
lei e disse, con tono estremamente garbato,
"Voi,
che conoscete così bene i miei sentimenti nei confronti di Mr.
Holmes, capirete facilmente con quanta sincerità io mi rallegri del
fatto che sia saggio abbastanza da assumere almeno una
parvenza di correttezza. Ho
solo il timore che quella sorta di cautela alla quale voi abbiate
alluso, sia adottata solo durante le sue visite allo zio. Il timore
che ha di lui so che ha sempre funzionato e molto è da imputare al
desiderio che lui ha di promuovere il matrimonio con Miss de Bourgh,
che di sicuro gli sta molto a cuore."
Molly
non poté reprimere un sorriso a quelle parole, ma rispose solo con
un lieve cenno della testa. Si rendeva conto che voleva riportarla al
vecchio argomento delle sue lagnanze, e non era dell'umore giusto per
assecondarlo. Il resto della serata trascorse con la parvenza,
da parte di Moriarty, della solita allegria, ma senza ulteriori
tentativi di avere un occhio di riguardo per Molly, e alla fine si
separarono con reciproca cortesia, e probabilmente col reciproco
desiderio di non incontrarsi mai più.
Quando
la compagnia si sciolse, Janine tornò con Mrs. Forster a Meryton, da
dove sarebbero partite nelle prime ore del mattino successivo.
42
Dopo
essersi rallegrata per la partenza di Moriarty, Molly trovò ben
pochi altri motivi di soddisfazione dall'assenza del reggimento. I
ricevimenti fuori casa erano meno vari di prima, e a casa aveva una
madre e una sorella i cui costanti lamenti sulla noia di tutto
quello che le circondava spargevano una concreta tristezza nella
cerchia familiare. Di conseguenza, fu necessario stabilire un altro
momento da cui far iniziare una effettiva felicità e il giro dei
laghi era in quel momento l'obiettivo dei suoi pensieri più allegri.
La
data fissata per l'inizio del loro giro nel nord si avvicinava
rapidamente quando arrivò una lettera da Mrs. Hudson, che ne
ritardava l'inizio e ne riduceva la durata. Mr. Hudson aveva degli
affari che gli avrebbero impedito di partire prima e doveva tornare a
Londra entro un mese, e dato che restava a disposizione un periodo
troppo breve per andare così lontano erano costretti a rinunciare
alla regione dei laghi e a sostituirla con un giro più ristretto e
non sarebbero andati più in là del Derbyshire. In quella contea
c'era abbastanza da vedere per occupare la maggior parte delle tre
settimane previste, e per Mrs. Hudson c'era un'attrattiva forte e
particolare. La città dove aveva in passato trascorso alcuni anni
della sua vita, e dove sarebbero rimasti per alcuni giorni.
Molly
rimase estremamente delusa ma era suo dovere mostrarsi soddisfatta, e
nel suo carattere stare allegra; e presto tutto fu di nuovo a posto.
Nominare
il Derbyshire suscitava molte riflessioni. Per lei era
impossibile leggere quella parola senza pensare a Pemberley e al suo
proprietario. "Ma sicuramente", si disse, "posso
andare in quella contea senza che lui se ne accorga."
Mr.
e Mrs. Hudson, con i loro quattro figli, alla fine fecero la loro
comparsa a Longbourn. I bambini sarebbero stati affidati alle cure
della cugina Mary, che era la preferita di tutti, e il cui fermo
buonsenso e la dolcezza di carattere rendevano perfetta per
occuparsene in ogni senso.
Gli
Hudon si fermarono solo una notte a Longbourn, e si misero in viaggio
il mattino dopo con Molly in cerca di novità e svaghi. Verso la
cittadina di Lambton, il luogo in cui era vissuta in passato Mrs.
Hudson, e dove aveva saputo che abitava ancora qualche vecchia
conoscenza, diressero i loro passi, dopo aver visto tutte le
principali meraviglie della regione; e a meno di cinque miglia da
Lambton, così Molly apprese dalla zia, era situata Pemberley. Non
era proprio di strada, ma la deviazione non era di più di un miglio
o due. Parlando dell'itinerario la sera prima, Mrs. Hudson espresse
il desiderio di rivedere il luogo. Mr. Hudson dichiarò la propria
disponibilità, e fu chiesto l'assenso di Molly.
Molly
era turbata. Sentiva di non aver nulla a che spartire con Pemberley,
e fu costretta a mostrarsi riluttante ad andarci. Doveva riconoscere
di essere stanca di vedere dimore signorili; dopo averne viste così
tante, non provava più alcun piacere nei tappeti pregiati o nelle
tende di raso.
Mrs.
Hudson le giudicò sciocchezze. "Se fosse solo una casa
elegante, ammobiliata sfarzosamente", disse, "non me ne
importerebbe nemmeno a me; ma i terreni sono deliziosi. Ci sono
alcuni dei più bei boschi della regione."
Molly
non disse altro, ma non riusciva a convincersi. Le venne subito in
mente la possibilità, mentre visitava il luogo, di incontrare Mr.
Holmes. La sola idea la faceva arrossire, e pensò che sarebbe stato
meglio parlarne apertamente alla zia, piuttosto che correre un
rischio del genere. Ma anche su questo c'erano delle obiezioni, e
alla fine decise che sarebbe stata l'ultima risorsa, se le sue
indagini personali sull'assenza della famiglia avessero avuto una
risposta sfavorevole.
Di
conseguenza, quando si ritirò per la notte, chiese alla cameriera se
Pemberley fosse davvero un bel posto, quale fosse il nome del
proprietario e se la famiglia fosse a casa per l'estate. Un assai
benvenuto diniego fece seguito all'ultima domanda, e i suoi allarmi
furono allora rimossi; e quando l'argomento fu ripreso il mattino
dopo, e lei fu di nuovo chiamata in causa, fu in grado di rispondere
prontamente, e con un'appropriata aria indifferente, che non aveva
nulla in contrario.
Note
autore;
Allora,
vi piace il nostro caro Lord de Bourgh? ^^ Credo di aver dato al
nostro povero Mycroft un ruolo troppo cattivo e non particolarmente
vicino al personaggio originale ma la mia vena sadica non ha saputo resistere.
Se
siete arrivate/i fino a qui, grazie infinite e spero che questo
piccolo lavoro vi stia intrattenendo e divertendo.
Nel
mentre io mi sto impegnando per finire l'altra storia e spero di
riuscire a ricominciare a pubblicare ad una settimana dalla
conclusione di questa.
A
presto,
Anne
^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Volume III ***
Volume III
Note
autore; Salve a tutte/i!
Eccoci
all'ultimo volume di questa mia stramba idea. Grazie ancora a chi ha
dedicato tempo a questa storia e spero vi sia piaciuta o che comunque
abbia riempito e deliziato (come direbbe Jane ^^) qualche ora di una
vostra qualsiasi giornata.
Ancora
una volta a voi l'ardua sentenza e ancora una volta,
a
presto,
Anne
^^
Orgoglio e Pregiudizio
Volume
terzo
43
Mentre
procedevano, Molly spiava con un certo turbamento il primo apparire
dei boschi di Pemberley; e quando alla fine vi si inoltrarono il suo
animo era in grande agitazione.
La
mente di Molly era troppo colma per fare conversazione, ma vide e
ammirò ogni angolo e ogni punto panoramico. Salirono gradatamente
per mezzo miglio, e poi si trovarono sulla cima di una considerevole
altura, dove finiva il bosco, e lo sguardo era immediatamente
catturato da Pemberley House. Era un gran bell'edificio di pietra,
ben posizionato su un terreno in salita, con sullo sfondo una fila di
alte colline boscose e, di fronte, un corso d'acqua di per sé
abbastanza notevole, che diventava man mano più largo. Molly era
deliziata. Non aveva mai visto un posto a cui la natura avesse donato
di più, o dove le bellezze naturali fossero state così poco
intaccate dal cattivo gusto. Erano tutti pieni di ammirazione, e in
quel momento si rese conto di che cosa potesse significare essere la
padrona di Pemberley!
Alla
loro richiesta di visitare il luogo furono condotti nell'atrio.
Arrivò la governante; una donna anziana, dall'aria rispettabile,
molto meno raffinata, e più cortese, di quanto si fosse aspettata.
La seguirono nel salone da pranzo. Molly, dopo averla brevemente
esaminata, si diresse verso una finestra per godersi il
panorama. Tutto il parco era disposto in modo armonioso, e lei
osservò deliziata l'intera scena, il fiume, gli alberi sparsi sulle
rive e il percorso sinuoso della valle, che si estendeva a perdita
d'occhio. Quando passarono in altre sale il paesaggio assunse aspetti
diversi, ma da ogni finestra c'erano bellezze da vedere. Le sale
erano alte e belle, e l'arredamento consono alla ricchezza del
proprietario; ma Molly vide, ammirando il suo buon gusto, che non era
né sfarzoso, né inutilmente ricercato, con meno splendore e più
reale eleganza rispetto all'arredamento di Rosings.
"E
di questo posto", pensò, "avrei potuto essere la padrona!
Queste sale avrebbero potuto essermi familiari! Invece di vederle
come un'estranea, avrei potuto godermele come mie, e accogliere gli
zii come ospiti. Ma no", riprendendosi, "non sarebbe stato
così: avrei dovuto rinunciare ai miei zii; non mi sarebbe mai stato
permesso di invitarli."
Fu
una riflessione fortunata; la salvò da qualcosa di molto simile al
rimpianto.
Aveva
un forte desiderio di chiedere alla governante se il suo padrone
fosse davvero assente, ma non aveva il coraggio di farlo. Alla fine
la domanda fu posta dallo zio, e lei ascoltò con apprensione, mentre
la donna rispondeva di sì, aggiungendo, "ma lo aspettiamo
domani, con un numeroso gruppo di amici."
In
quel momento la zia le chiese di guardare un dipinto. Lei si
avvicinò, e vide il ritratto di Mr. Moriarty, appeso tra diverse
altre miniature. La zia le chiese, sorridendo, se le piacesse. La
governante venne avanti e disse loro che era il ritratto di un
giovanotto, il figlio dell'amministratore del defunto padrone, che
l'aveva cresciuto a sue spese. "Ora è entrato nell'esercito",
aggiunse, "ma temo che sia diventato uno scapestrato."
"E
questo", disse, indicando un'altra delle miniature, "è il
mio padrone, ed è molto somigliante. È stato dipinto nello stesso
periodo dell'altro, quasi otto anni fa."
"Ho
sentito molto parlare della bellezza del vostro padrone", disse
Mrs. Hudson, guardando il ritratto; "ha un bel volto. Ma, Molly,
tu puoi dirci se gli somiglia o no."
Il
rispetto della governante per Molly sembrò crescere a questo accenno
della sua conoscenza con il padrone.
"La
signorina conosce Mr. Holmes?"
Molly
arrossì, e disse, "Un po'".
"E
non pensate che sia un gentiluomo molto bello, signorina?"
"Sì,
molto bello."
"Sono
certa di non conoscere nessuno così bello; ma nella galleria di
sopra vedrete un suo ritratto migliore e più grande di questo.
Questa sala era quella preferita dal mio defunto padrone, e queste
miniature sono esattamente quelle di allora. Gli erano molto care."
poi attirò la loro attenzione su una di Miss Holmes, dipinta quando
aveva solo otto anni.
"E
Miss Holmes è bella come il fratello?" disse Mrs. Hudson.
"Oh!
sì, la più bella signorina mai vista; e così istruita! Canta e
suona per tutto il giorno. Nella prossima sala c'è uno strumento
nuovo per lei appena arrivato, un regalo del mio padrone."
Mr.
Hudson, i cui modi erano molto disinvolti e piacevoli, la incoraggiò
a proseguire con domande e osservazioni.
"Il
vostro padrone sta molto a Pemberley nel corso dell'anno?"
"Non
quanto vorrei, signore; ma posso dire che passa qui circa metà del
tempo, e Miss Holmes è sempre a casa nei mesi estivi."
"Se
il vostro padrone si sposasse lo vedreste di più."
"Sì,
signore; ma non so quando questo
succederà.
Non so chi potrà mai essere alla sua altezza."
Mr.
e Mrs. Hudon sorrisero. Molly non poté fare a meno di dire, "Gli
fa molto onore, ne sono certa, che voi la pensiate così."
"Non
dico nulla di più della verità, e di quello che dicono tutti quelli
che lo conoscono", replicò l'altra. Molly pensò che stesse
alquanto esagerando, e ascoltò con crescente stupore mentre la
governante aggiungeva, "da lui non ho mai ricevuto una parola
sgarbata in vita mia, e lo conosco da quando aveva quattro anni."
Questo
era, fra tutti gli altri, l'elogio più straordinario. Che non avesse
un buon carattere ne era stata sempre convinta. Si risvegliò tutta
la sua attenzione; voleva tanto ascoltare di più, e fu grata allo
zio quando disse,
"Ci
sono molte poche persone delle quali si possa dire altrettanto. Siete
fortunata ad avere un padrone del genere."
"Sì,
signore, so di esserlo. Ma ho sempre notato che chi ha un'indole
buona da bambino ha un'indole buona da grande, e lui è sempre stato
il ragazzo con il carattere più dolce, con il cuore più generoso
del mondo."
Molly
non riusciva quasi a staccarle gli occhi di dosso. "Come può
essere, questo, Mr. Holmes!" pensò.
"Il
padre era una persona eccellente", disse Mrs. Hudson.
"Sì,
signora, lo era davvero, e il figlio sarà proprio come lui,
ugualmente affabile con i poveri."
Molly
ascoltava, si meravigliava, dubitava, ed era impaziente di sentire di
più.
"È
il migliore dei proprietari terrieri, e il migliore dei padroni",
disse la governante, "che sia mai esistito. Non c'è nemmeno uno
dei suoi affittuari o dei suoi servitori che non
parli bene di lui. Qualcuno lo definisce orgoglioso, ma vi posso
assicurare di non essermene mai accorta. Per quanto ne so, è solo
perché non fa tante chiacchiere come gli altri giovanotti."
"Questa
ottima descrizione di lui", sussurrò la zia, mentre si
incamminavano, "non è affatto coerente con il suo comportamento
verso il nostro povero amico."
"Forse
potremmo essere stati ingannati."
"Non
è molto probabile; la nostra fonte era troppo attendibile."
Una
volta raggiunto lo spazioso corridoio al piano di sopra, fu mostrato
loro un salottino molto grazioso, arredato di recente con maggiore
eleganza e leggerezza degli ambienti del piano di sotto, e furono
informati che era stato appena terminato, per far piacere a Miss
Holmes.
"È
certamente un buon fratello", disse Molly, mentre si avvicinava
a una delle finestre.
"E
lui si comporta sempre così", aggiunse la donna. "Non c'è
nulla che non farebbe per lei."
La
galleria dei dipinti, e due o tre delle principali camere da letto,
era tutto quello che restava da vedere.
Nella
galleria c'erano molti ritratti di famiglia, Molly continuò a
camminare in cerca della sola faccia che fosse in grado di
riconoscere. Alla fine ci arrivò, e vide una forte somiglianza con
Mr. Holmes, con un sorriso che ricordava di avergli visto in volto in
qualche occasione, quando la guardava. Stette diversi minuti di
fronte al quadro in muta contemplazione, e ci tornò di nuovo prima
che lasciassero la galleria.
In
quel momento c'era, nella mente di Molly, una sensazione verso
l'originale più benevola di quella che aveva mai provato al culmine
della loro frequentazione. Gli encomi elargiti dalla
governante non erano da sottovalutare. Quale elogio è più prezioso
di quello di un domestico intelligente? Tutti i giudizi espressi
dalla governante deponevano a favore del suo carattere, e mentre era
davanti alla tela che lo raffigurava, e fissava gli occhi di lui che
la guardavano, pensò alla sua stima con un sentimento di gratitudine
più profonda di quanta ne avesse mai provata prima; rammentò il suo
ardore, e minimizzò l'improprietà del linguaggio.
Quando
ebbero visto tutto quello che della casa era aperto al pubblico,
tornarono al piano di sotto, e furono affidati al giardiniere, che
era venuto loro incontro all'ingresso.
Mentre
camminavano sul prato verso il fiume, Molly si voltò per dare un
altro sguardo; anche lo zio e la zia si fermarono, e mentre il primo
faceva ipotesi sulla data di costruzione, il proprietario in persona
apparve all'improvviso, venendo verso di loro dalla strada che
conduceva alle stalle.
Erano
a meno di venti metri di distanza, e la sua comparsa era stata così
repentina che sarebbe stato impossibile non vederlo. I loro occhi si
incontrarono all'istante, e sulle guance di entrambi si diffuse un
violento rossore. Lui sobbalzo di scatto, e per un attimo sembrò
paralizzato dalla sorpresa, ma si riprese subito, avanzò verso di
loro, e si rivolse a Molly, se non con un tono perfettamente
composto, almeno con assoluta cortesia.
Lei
si era girata d'istinto per andarsene, ma, bloccata dall'avvicinarsi
di lui, accolse i suoi ossequi con un imbarazzo impossibile da
vincere. Gli Hudson rimasero un po' discosti mentre lui stava
parlando con la nipote, che, stupita e confusa, a malapena alzava lo
sguardo sul suo volto, e non sapeva che risposte dare alle cortesi
domande circa la sua famiglia. Sbalordita dal cambiamento nei suoi
modi rispetto a quando si erano separati l'ultima volta, ogni frase
che lui pronunciava accresceva il suo imbarazzo, e tutte le
sensazioni che le si affacciarono alla mente sulla sconvenienza di
essersi fatta trovare là, nei pochi minuti in cui stettero insieme,
furono le più sgradevoli che avesse mai provato in vita sua.
Ma neanche lui sembrava molto a suo agio; mentre parlava, il tono
della voce non aveva nulla della sua usuale compostezza, e ripeté
talmente spesso e in fretta le domande su quando avessero lasciato
Longbourn e sul loro soggiorno nel Derbyshire, da far capire
chiaramente quanto fossero confusi i suoi pensieri.
Alla
fine, sembrò aver esaurito gli argomenti, e, dopo essere rimasto
qualche istante senza dire una parola, di colpo si ricompose e prese
congedo.
Allora
gli altri la raggiunsero, e manifestarono la loro ammirazione per il
suo aspetto, ma Molly non sentì una parola e, tutta presa dalle
proprie sensazioni, li seguì in silenzio. Era sopraffatta dalla
vergogna e dall'irritazione. Essere andata lì era stata la cosa più
infelice, la più sconsiderata al mondo! Come doveva essergli
sembrato strano! Oh! perché era venuta? o anche, perché lui era
arrivato in questo modo, un giorno prima del previsto? Se avessero
finito solo con dieci minuti di anticipo sarebbero stati al sicuro
dai suoi giudizi, poiché era evidente come fosse arrivato in quel
momento, come fosse sceso in quel momento da cavallo. Continuava ad
avvampare ripensando a quell'incontro così disgraziato. E il
comportamento di lui, così incredibilmente cambiato, che poteva
significare? Il solo fatto che le avesse rivolto la parola era
sorprendente! ma parlare con un tale garbo, informarsi della sua
famiglia! In vita sua non l'aveva mai visto comportarsi in modo così
poco solenne, mai le aveva parlato con tanta gentilezza come in
quell'incontro inaspettato. Non sapeva che cosa pensare, o come
spiegarselo.
Ora
stavano camminando in uno splendido viale di fianco al corso d'acqua
ma a Molly ci volle un po' prima di accorgersene. I suoi pensieri
erano fissi a quel punto di Pemberley House, quale che fosse, dove
ora si trovava Mr. Holmes. Voleva tanto sapere che cosa gli stesse
passando per la mente in quel momento, che cosa stesse pensando di
lei, e se, a dispetto di tutto, lei gli fosse ancora cara.
Alla
fine i commenti dei suoi compagni sul fatto che fosse con la testa
tra le nuvole la fecero tornare in sé, e capì che era necessario
mostrarsi com'era suo solito.
Mr.
Hudson espresse il desiderio di fare il giro completo del parco, ma
temeva che potesse essere ben più di una passeggiata. Con un sorriso
trionfante, furono informati che il perimetro era di dieci miglia.
Questo risolse la questione, e proseguirono nel giro consueto, che li
riportò sul bordo del corso d'acqua, in una delle sue parti più
strette. Lo attraversarono su un ponte rustico; era il punto meno
alterato tra quelli che avevano già visitato, e la valle, qui
ridotta a uno stretto passaggio, lasciava spazio solo per il torrente
e per un angusto sentiero in mezzo a un sottobosco selvatico che lo
costeggiava. Molly avrebbe voluto esplorarne i meandri, ma una volta
attraversato il ponte, e capito la distanza che li separava dalla
casa, Mrs. Hudson non se la sentì di andare oltre, e pensò solo a
tornare il più presto possibile alla carrozza. La nipote fu perciò
costretta a obbedire, e si avviarono verso la casa sul lato opposto
del fiume, la via più diretta; ma procedevano lenti, poiché Mr.
Hudson amava molto la pesca, ed era talmente impegnato a controllare
nell'acqua l'occasionale apparizione di una trota, e a parlarne con
il giardiniere, da avanzare pochissimo. Mentre procedevano così
lentamente, furono di nuovo sorpresi, e lo stupore di Molly fu pari a
quello precedente, nel vedere che Mr. Holmes si stava avvicinando, e
a non grande distanza. Dato che il sentiero lì era meno riparato di
quello dall'altro lato, riuscirono a vederlo prima che si
incontrassero. Molly, per quanto stupita, era comunque
più preparata di prima a un colloquio, e decise di mostrarsi calma e
di parlare tranquillamente. Con un'occhiata si rese conto che non
aveva perso nulla della recente cortesia e, per adeguarsi alla sua
gentilezza, iniziò, non appena incontratisi, ad ammirare la bellezza
del luogo; ma non era andata più in là delle parole "delizioso"
e "incantevole" quando fu bloccata da ricordi spiacevoli, e
immaginò che un elogio di Pemberley da parte sua avrebbe potuto
essere interpretato in modo malizioso. Cambiò colore, e non disse
più nulla.
Mrs.
Hudson era rimasta un po' indietro, e quando lei rimase in silenzio,
lui le chiese di fargli l'onore di presentarlo ai suoi amici. Era un
eccesso di cortesia al quale era del tutto impreparata, e poté a
stento reprimere un sorriso, all'idea che lui stesse ora chiedendo di
conoscere le stesse persone verso le quali il suo orgoglio si era
ribellato, nella dichiarazione che le aveva fatto.
La
presentazione fu fatta immediatamente, e quando rivelò la parentela
che c'era con lei, gli lanciò un'occhiata maliziosa, per vedere come
l'avrebbe presa. Che fosse sorpreso
era
evidente; comunque, sopportò la cosa con fermezza, e ben lungi
dall'andarsene, tornò indietro con loro, e si mise a chiacchierare
con Mr. Hudson. Molly non poteva non essere compiaciuta, non poteva
non sentirsi trionfante. Era consolante fargli sapere di avere
parenti per i quali non c'era nessun bisogno di arrossire. Ascoltò
con molta attenzione tutto ciò che si dicevano, e si sentì fiera di
ogni espressione, di ogni frase dello zio.
La
conversazione passò subito alla pesca, e lei sentì Mr. Holmes
invitare lo zio, con la massima cortesia, a venire a pescare lì
quanto volesse, mentre era nei dintorni, offrendosi nello stesso
tempo di fornirgli l'attrezzatura, e indicandogli quelle parti del
torrente che di solito erano più pescose. Mrs. Hudson, che camminava
sottobraccio a Molly, le diede un'occhiata che esprimeva la sua
meraviglia. Molly non disse nulla, ma ne fu
estremamente gratificata; il complimento era sicuramente tutto per
lei. Il suo stupore, tuttavia, era grandissimo, e si andava
continuamente ripetendo, "Perché è così cambiato? A che cosa
è dovuto? Non può essere per me,
non può essere per amor mio
che
i suoi modi si sono così addolciti. I miei rimproveri a Hunsford non
possono aver causato un cambiamento come questo. È impossibile che
sia ancora innamorato di me."
Dopo
aver passeggiato in questo modo per un po', le due signore davanti, i
due gentiluomini dietro, nel riprendere i loro posti, dopo essere
scesi sul bordo del fiume per osservare meglio alcune curiose piante
acquatiche, ci fu l'opportunità di un piccolo cambiamento. La causa
fu Mrs. Hudson, che trovò che il braccio di Molly fosse inadeguato a
sostenerla, e di conseguenza preferì quello del marito. Mr. Holmes
prese il suo posto accanto alla nipote e proseguirono insieme. Dopo
un breve silenzio, fu la signorina a parlare per prima. Voleva fargli
sapere che prima di venire si era accertata della sua assenza, e
quindi iniziò osservando che il suo arrivo era stato del tutto
inaspettato. Lui riconobbe la correttezza di tutto ciò, e disse che
il suo arrivo qualche ora prima delle persone con le quali aveva
viaggiato era dovuto a una faccenda da sistemare col suo
amministratore. "Mi raggiungeranno nelle prime ore di
domattina", proseguì, "e tra loro ce ne sono alcuni che
possono vantarsi di conoscervi... Mr. Watson e la sorella."
Molly
rispose solo con un leggero inchino. I suoi pensieri furono
istantaneamente ricondotti al momento in cui il nome di Mr. Watson
era stato pronunciato l'ultima volta tra di loro, e, a giudicare dal
colorito di lui, la sua
mente
non era impegnata in modo molto diverso.
"C'è
anche un'altra persona nel gruppo", proseguì lui dopo una
pausa, "che desidera particolarmente conoscervi; mi permetterete
di presentarvi mia sorella durante il vostro soggiorno a Lambton?"
La
sorpresa per una richiesta del genere fu davvero grande. Si rese
immediatamente conto che qualunque desiderio avesse Miss Holmes di
conoscerla, doveva essere frutto del fratello; era gratificante
sapere che il suo risentimento non aveva fatto
sì che lui pensasse veramente male di lei.
Ora
camminavano in silenzio, tutti e due immersi nei propri pensieri.
Superarono ben presto gli altri, e quando raggiunsero la carrozza Mr.
e Mrs. Hudson erano rimasti indietro di mezzo miglio.
Lui
allora la invitò a entrare in casa, ma lei affermò di non essere
stanca, e aspettarono insieme sul prato. In un momento come quello si
sarebbe potuto dire molto, e il silenzio fu molto imbarazzante. Lei
voleva parlare, ma sembrava esserci come un veto per ogni argomento.
Alla fine si ricordò che erano in viaggio, e parlarono di Matlock e
di Dove Dale con molta perseveranza. Ma il tempo e la zia si
muovevano lentamente, e pazienza e idee si erano quasi esaurite prima
che terminasse quel tête-à-tête. Una volta arrivati Mr. e Mrs.
Hudson, lui insistette con tutti affinché entrassero in casa per
qualche rinfresco, ma l'invito fu rifiutato, e si separarono con la
massima e reciproca cortesia. Mr. Holmes aiutò le signore a salire
in carrozza, e mentre si allontanavano, Molly lo vide camminare
lentamente verso casa.
Cominciarono
ora i commenti degli zii; e tutti e due affermarono che Mr. Holmes
era infinitamente superiore a quanto si erano aspettati.
44
Molly
aveva capito che Mr. Holmes avrebbe portato la sorella a farle visita
il giorno successivo al suo arrivo a Pemberley e, di conseguenza,
aveva deciso di non allontanarsi troppo dalla locanda per l'intera
mattinata. Ma la sua conclusione si rivelò sbagliata, poiché i
visitatori vennero proprio la mattina dopo il loro arrivo a Lambton.
Lei e gli zii erano andati a passeggio con alcuni loro nuovi amici,
ed erano appena tornati alla locanda per cambiarsi e pranzare con
quella famiglia, quando il rumore di una carrozza li fece affacciare
a una finestra, e videro venire su per la strada un gentiluomo e una
signora in un calesse. Molly riconobbe immediatamente la livrea e
sorprese non poco i suoi parenti, rendendoli partecipi dell'onore che
l'aspettava. Gli zii erano stupefatti, e l'imbarazzo che lei dimostrò
nel parlare, unito all'avvenimento in sé, e ai molti avvenimenti del
giorno precedente, suscitarono in loro che non c'era altro modo di
giustificare attenzioni del genere provenienti da quella direzione,
se non un particolare interesse per la nipote. Mentre la loro mente
elaborava questa idea appena partorita, il turbamento di Molly andava
man mano crescendo.
Apparvero
Miss Holmes e il fratello, e la presentazione ebbe luogo. Molly vide
con stupore che la sua nuova conoscenza era imbarazzata almeno quanto
lei. Da quando era a Lambton aveva sentito dire che Miss Holmes era
estremamente orgogliosa, ma fu sufficiente osservarla per pochi
minuti per convincersi che era solo estremamente timida. Le riuscì
difficile ottenere da lei anche una sola parola che non fosse un
monosillabo.
Non
erano insieme da molto, quando Holmes disse che anche Watson stava
venendo a farle visita, e lei ebbe appena il tempo di esprimere la
sua soddisfazione, e di preparasi a riceverlo, quando si udì il
passo veloce di Watson per le scale, e un istante dopo lui entrò
nella stanza. Tutta la collera di Molly verso di lui era da tempo
svanita, ma, anche se ne avesse provata ancora, sarebbe stato
difficile mantenerla inalterata di fronte alla spontanea cordialità
con la quale si espresse nel rivederla. Si informò in modo
amichevole sulla sua fa-miglia, e parlava e si comportava con la
stessa allegra disinvoltura di sempre.
L'interesse
per lui da parte di Mr. e Mrs. Hudson era a malapena inferiore al
suo. Da tempo avevano un forte desiderio di conoscerlo. L'intero
gruppo di fronte a loro, a dire il vero, suscitava una intensa
attenzione. I sospetti che si erano appena affacciati circa Holmes e
la nipote li indussero a osservare entrambi con viva, anche se cauta,
curiosità, e questa osservazione li portò ben presto a essere
convinti che almeno uno di loro sapesse che cosa vuol dire essere
innamorato. Sui sentimenti della signorina rimasero un po' in dubbio,
ma che il gentiluomo fosse traboccante di ammirazione era più che
evidente.
Vedendo
Watson i suoi pensieri corsero naturalmente alla sorella; e con
quanto ardore avrebbe voluto sapere se qualcuno di quelli di lui
fosse andato nella stessa direzione. Di certo non era
possibile ingannarsi sul comportamento che aveva nei confronti di
Miss Holmes, che era stata presentata come una rivale di Mary. Da
parte di entrambi non ci fu nulla che rivelasse un interesse
particolare. Ci furono due o tre piccoli dettagli prima che si
separassero che, nella sua ansiosa interpretazione, indicarono il
ricordo di Mary, non privo di tenerezza, e il desiderio di dire
qualcosa che potesse condurre a parlare di lei, se solo avesse osato.
In un momento in cui gli altri stavano chiacchierando tra loro, lui
aveva osservato che era passato molto tempo da quando aveva avuto il
piacere di incontrarla, e, prima che lei potesse replicare, aveva
aggiunto, "Sono quasi otto mesi. Non ci vediamo dal 26 novembre,
quando siamo stati tutti insieme al ballo di Netherfield."
Molly
si compiacque di quella memoria così precisa, e lui dopo un po'
colse l'occasione per chiederle se tutte
le
sue sorelle fossero a Longbourn. Non c'era molto in questa domanda,
né nella precedente osservazione, ma c'era uno sguardo e un modo di
fare che le rendevano significative.
Non
le capitò spesso di poter rivolgere lo sguardo a Mr. Holmes, ma,
ogni volta che gli lanciò un'occhiata, vide un'espressione di
generale compiacimento, e in tutto ciò che diceva sentì un accento
così privo di alterigia o disprezzo verso gli altri, da convincerla
che il miglioramento nei suoi modi di cui era stata testimone il
giorno precedente, per quanto temporaneo potesse dimostrarsi, era
sopravvissuto almeno per un giorno.
Gli
ospiti rimasero per circa mezzora, e quando si alzarono per andarsene
Mr. Holmes invitò la sorella a unirsi a lui nell'esprimere il
desiderio di vedere Mr. e Mrs. Hudson, e Miss Hooper, a pranzo a
Pemberley prima di partire. Miss Holmes, anche se con una insicurezza
che faceva capire quanto fosse poco abituata a fare inviti, obbedì
prontamente. Mrs. Hudson
si azzardò a impegnarsi per tutti, e la data fu fissata per due
giorni dopo.
Quella
sera i pensieri di Molly erano rivolti a Pemberley più di quella
precedente, e la serata non fu lunga abbastanza da farle capire quali
fossero i suoi sentimenti verso qualcuno
in
quella dimora; e rimase sveglia per ben due ore, cercando di farli
emergere. Di certo non lo odiava. No, l'odio era svanito da tempo, e
da quasi altrettanto tempo si vergognava persino di aver provato
quella che poteva essere definita un'antipatia verso di lui. Al di
sopra di tutto, c'era in lei un motivo di benevolenza che non poteva
essere tralasciato. Era la gratitudine. Gratitudine, non
semplicemente per averla amata, ma per amarla ancora abbastanza da
perdonare la petulanza e l'acrimonia del suo modo di rifiutarlo, e
tutte le accuse ingiuste che avevano accompagnato il suo rifiuto. Lui
che, come aveva immaginato, l'avrebbe evitata come la sua più grande
nemica, sembrava estremamente ansioso di preservare la conoscenza, e
senza far mostra di nessuna premura sconveniente, o di atteggiamenti
particolari che coinvolgessero solo loro due, aveva cercato la stima
dei suoi parenti, e si era speso per farle conoscere la sorella. Un
tale cambiamento in un uomo così orgoglioso, suscitava non solo
stupore ma gratitudine... per l'amore, l'amore
appassionato a cui era da attribuire; e l'impressione suscitata in
lei era stata tale da essere incoraggiata, poiché tutt'altro che
spiacevole, sebbene non potesse essere esattamente definita. Lo
rispettava, lo stimava, gli era grata, provava un reale interesse per
il suo bene, e voleva solo sapere quanto quel bene dipendesse da lei,
e quanto avrebbe fatto la felicità di entrambi se lei avesse usato
il suo potere per indurlo a rinnovare la sua dichiarazione.
Tra
la zia e la nipote era stato deciso che una evidente cortesia come
quella di Miss Holmes di andare a trovarli lo stesso giorno del suo
arrivo a Pemberley doveva essere imitata, sebbene non potesse essere
eguagliata, da una qualche dimostrazione di gentilezza da parte loro,
e, di conseguenza, che sarebbe stato opportuno farle visita a
Pemberley il giorno seguente. Sarebbero perciò andate. Molly ne fu
contenta, anche se, quando se ne chiese il motivo, ebbe ben poco da
dire in risposta.
Mr.
Hudson le lasciò subito dopo colazione. Il giorno prima era stato
rinnovato il progetto di andare a pesca, e preso un concreto impegno
per incontrarsi con i signori di Pemberley a mezzogiorno.
45
Convinta
com'era Molly che l'antipatia di Miss Watson nei suoi confronti
avesse origine dalla gelosia, non poté fare a meno di pensare a come
la sua comparsa a Pemberley le dovesse risultare sgradita.
Arrivate
alla casa, furono condotte, attraverso l'atrio, nel salone.
In
questa stanza furono accolte da Miss Holmes, che era in compagnia di
Miss Watson e della dama di compagnia con la quale viveva a Londra.
L'accoglienza di Harriet fu molto cortese, ma accompagnata da tutto
l'imbarazzo che, sebbene dovuto alla timidezza e alla paura di
sbagliare, avrebbero dato a coloro che si sentivano inferiori
l'impressione che fosse orgogliosa e distaccata. Mrs. Hudson e la
nipote, comunque, la capirono e la compatirono.
Da
parte di Miss Watson furono degnate solo di una riverenza e, una
volta accomodatesi, seguì per qualche istante una pausa. La ruppe
per prima Mrs. Annesley, una donna garbata e dall'aspetto simpatico e
lei e Mrs. Hudson, con l'occasionale aiuto di Molly, portarono avanti
la conversazione. Miss Holmes sembrava desiderosa di avere il
coraggio sufficiente per unirsi a loro, e talvolta azzardò qualche
breve frase, quando c'era meno pericolo di essere sentita.
Molly
si accorse ben presto di essere controllata da Miss Watson, e di non
poter dire nemmeno una parola, specialmente a Miss Holmes, senza
richiamare la sua attenzione. Questa consapevolezza non le avrebbe
impedito di cercare di parlare con quest'ultima, se non fossero state
sedute a una distanza scomoda; ma non le dispiacque di essere
sollevata dalla necessità di dire molto. Era occupata dai propri
pensieri. A ogni istante si aspettava che qualcuno dei signori
entrasse nella stanza. Desiderava e temeva che il padrone di
casa si unisse a loro, e non riusciva a decidere se fosse maggiore il
desiderio o il timore.
L'altro
diversivo offerto alla loro visita fu prodotto dall'ingresso di
alcuni domestici con carne fredda, dolci, e una varietà di tutti i
migliori frutti di stagione.
Mentre
erano così impegnate, Molly ebbe un'ottima opportunità per decidere
se avesse più desiderio o più timore della comparsa di Mr. Holmes,
offertale dalle sensazioni che prevalsero quando lui entrò nella
stanza; e allora, anche se solo un istante prima aveva creduto che
fosse predominante il desiderio, iniziò a rammaricarsi per la sua
venuta.
Lui
era stato per un po' con Mr. Hudson, che, con due o tre altri signori
della casa, era impegnato sul fiume, e l'aveva lasciato solo quando
aveva appreso che le signore della sua famiglia avevano intenzione di
far visita a Harriet quella mattina. Non appena apparve, Molly prese
la saggia decisione di restare calma e a proprio agio; una decisione
molto opportuna da prendere, ma forse non altrettanto facile da
mantenere, poiché si rendeva conto che i sospetti di tutti erano
rivolti su di loro. In nessuno la curiosità era così fortemente
accentuata come in quello di Miss Watson, nonostante i sorrisi che le
si diffondevano in volto ogniqualvolta si rivolgeva a uno dei due
interlocutori che le interessavano, poiché la gelosia non l'aveva
ancora resa priva di speranza, e le sue attenzioni verso Mr. Holmes
non erano affatto cessate. Miss Holmes, dopo l'arrivo del fratello,
fece sforzi molto maggiori per parlare, e Molly capì che lui era
molto ansioso che lei e la sorella entrassero in confidenza, e
favoriva il più possibile ogni tentativo di conversazione tra loro
due. Anche Miss Watson lo capì, e, con l'imprudenza della collera,
colse la prima occasione per dire, con beffarda cortesia,
"Di
grazia, Miss Molly, è vero che la milizia ha lasciato Meryton?
Dev'essere una grande perdita per la vostra
famiglia."
In
presenza di Holmes non osò pronunciare il nome di Moriarty, ma Molly
comprese che in cima ai suoi pensieri c'era lui, e i vari ricordi
legati a quel nome gli procurarono un istante di angoscia; ma,
sforzandosi con vigore di respingere quell'attacco maligno, ripose
subito alla domanda con un tono di passabile indifferenza. Mentre
parlava, un'occhiata involontaria le rivelò un Holmes con un
colorito molto acceso, con lo sguardo ardente rivolto verso di lei,
mentre la sorella era sopraffatta dall'imbarazzo e incapace di
sollevare lo sguardo. Se Miss Watson avesse saputo quale angoscia
stesse provocando nel suo beneamato amico, si sarebbe senza dubbio
trattenuta dal fare quell'allusione, ma la sua intenzione era solo
quella di mettere in imbarazzo Molly. Non una sillaba le era giunta
all'orecchio della premeditata fuga d'amore di Miss Holmes.
La
compostezza di Molly, tuttavia, acquietò presto la sua emozione, e
dato che Miss Watson, irritata e delusa, non osò alludere più da
vicino a Moriarty, anche Harriet si riprese in breve tempo, anche se
non abbastanza da essere in grado di dire altro. Il fratello, del
quale temeva di incrociare lo sguardo, aveva quasi dimenticato il
ruolo da lei avuto in quella storia, e proprio
ciò che era stato concepito per distogliere i suoi pensieri da
Molly, sembrò concentrarli su di lei ancora di più, e con maggiore
trasporto.
La
visita non si protrasse a lungo e mentre Mr. Holmes le accompagnava
alla carrozza, Miss Watson diede sfogo ai suoi sentimenti criticando
l'aspetto, il comportamento e l'abbigliamento di Molly. Ma Harriet
non si volle unire a lei. L'opinione del fratello era sufficiente ad
assicurarle il suo favore, il suo giudizio non poteva essere
sbagliato, e lui aveva parlato di Molly in termini tali da non
lasciare a Harriet nessun'altra possibilità se non quella di
considerarla incantevole e simpatica. Quando Holmes tornò nel
salone, Miss Watson non poté fare a meno di ripetere qualcosa di
quello che aveva detto alla sorella.
"Che
brutto aspetto aveva Molly Hooper stamattina, Mr. Holmes",
esclamò; " È diventata talmente scura e volgare! "
Per
quanto poco un discorso del genere potesse fargli piacere, Mr. Holmes
si accontentò di una fredda replica, dicendo di non aver notato
altri cambiamenti se non il fatto che fosse piuttosto abbronzata, una
conseguenza non straordinaria del viaggiare d'estate.
"Da
parte mia", insistette lei, "devo confessare di non aver
mai visto nessuna bellezza in lei. Mi ricordo, quando l'abbiamo
conosciuta per la prima volta nell'Hertfordshire, quanto ci siamo
stupiti venendo a sapere che era considerata una bellezza; e rammento
in modo particolare quello che avete detto una sera, «Lei
una
bellezza! Sarebbe come dire che la madre è un genio.» Ma in seguito
è sembrata migliorare ai vostri occhi, e credo che un tempo
l'abbiate ritenuta piuttosto graziosa."
"Sì",
replicò Holmes, che non riuscì a contenersi oltre, "ma questo
è
successo solo quando l'ho vista per la prima volta, poiché sono
ormai molti mesi che la considero come una delle più belle donne di
mia conoscenza."
Poi
se ne andò, e Miss Watson fu lasciata a tutta la soddisfazione di
averlo costretto a dire qualcosa che non arrecava pena a nessuno se
non a lei.
46
Molly
era rimasta molto delusa nel non trovare una lettera di Mary, al loro
arrivo a Lambton, e questa delusione si era rinnovata ogni giorno
trascorso lì; ma il terzo il suo scontento ebbe fine, e la sorella
fu assolta, dall'arrivo contemporaneo di due lettere, su una delle
quali era indicato che era stata spedita erroneamente altrove.
All'arrivo
delle lettere stavano giusto preparandosi per una passeggiata, e gli
zii, lasciandola a godersele con calma, uscirono da soli. Quella
inoltrata erroneamente era sicuramente la prima da considerare; era
stata scritta cinque giorni prima. All'inizio c'era un resoconto di
tutti i loro piccoli ricevimenti e impegni; ma l'altra metà, datata
un giorno dopo e scritta in uno stato di evidente agitazione, forniva
informazioni più importanti. Era di questo tenore:
“Da
quando ho scritto quanto sopra, carissima Molly, è successo qualcosa
di inaspettato e di natura molto seria. Quello che ho da dire
riguarda la povera Janine. Ieri sera a mezzanotte è arrivato un
espresso dal colonnello Forster, per informarci che era scappata in
Scozia con uno dei suoi ufficiali: Moriarty! Immagina la nostra
sorpresa. A Philippa, tuttavia, la cosa non sembrava del tutto
inaspettata. Sono molto, molto addolorata. Un'unione così imprudente
da entrambe le parti! Ma voglio sperare per il meglio, e che il
carattere di lui sia stato frainteso. La sua scelta è perlomeno
disinteressata, poiché sa di certo che nostro padre non può
darle nulla. La povera mamma è estremamente afflitta. Come sono
sollevata dal fatto che non abbiamo detto a nessuno di loro tutto
quello che si dice su Moriarty. Si suppone che siano fuggiti sabato
sera, verso mezzanotte, ma la cosa non è stata scoperta fino a ieri
mattina alle otto. L'espresso è stato spedito immediatamente. Il
colonnello Forster ci ha dato motivo di aspettarci che presto sarà
qui. Janine ha lasciato poche righe per la moglie, informandola delle
loro intenzioni. Devo concludere, perché non posso stare a lungo
lontana dalla povera mamma. Temo che non riuscirai a cavarne molto,
ma a malapena so quello che ho scritto.”
Senza
concedersi il tempo di riflettere, e senza nemmeno capire bene ciò
che provava, Molly, finita quella lettera, afferrò immediatamente
l'altra e, aprendola con la massima impazienza, lesse quanto segue;
era stata scritta un giorno dopo la conclusione della prima.
“A
quest'ora, mia carissima sorella, avrai ricevuto la mia lettera
scritta di corsa; vorrei che questa fosse più comprensibile ma la
mia mente è così confusa che non posso rispondere della sua
coerenza. Carissima Molly, ho cattive notizie per te. Per quanto
imprudente possa essere il matrimonio tra Mr. Moriarty e la nostra
povera Janine, ormai siamo ansiosi di assicurarci che abbia avuto
luogo, poiché ci sono troppi motivi per temere che non siano andati
in Scozia. Il colonnello Forster è arrivato ieri. Sebbene la breve
lettera di Janine a Mrs. Forster facesse capire che stessero andando
a Gretna Green *, Denny ha fatto trapelare qualcosa circa la sua
convinzione che M. non avesse affatto intenzione di andarci, né di
sposare Janine, il che è stato riferito al colonnello F., che, messo
immediatamente in allarme, è partito con l'intenzione di seguire le
loro tracce. Tutto ciò che si sa è che sono stati visti proseguire
sulla strada per Londra. Non so che cosa pensare. Dopo aver
fatto ogni possibile ricerca in direzione di Londra, il colonnello F.
si è diretto nell'Hertfordshire, proseguendo con ansia le ricerche
ma senza alcun successo. Con la massima cortesia e sollecitudine è
venuto a Longbourn, e ha condiviso con noi le sue apprensioni in un
modo che gli ha fatto onore. La nostra angoscia, mia cara Molly, è
davvero grande. Il babbo e la mamma sono convinti del peggio, ma io
non posso pensare così male di lui.
Mi addolora, tuttavia, vedere che il colonnello F. non è propenso a
credere al loro matrimonio; ha detto di temere che M. non sia un uomo
di cui fidarsi. La povera mamma sta davvero male e quanto al babbo,
in vita mia non l'ho mai visto così colpito. La povera Philippa è
in collera per aver nascosto i loro rapporti, ma dato che le erano
stati rivelati in via confidenziale la cosa non può meravigliare.
Sono davvero contenta, carissima Molly, che ti sia stato risparmiato
qualcosa di queste scene angosciose, ma ora che il colpo iniziale è
passato, posso confessare che vorrei tanto che tu tornassi? Non sono
così egoista, tuttavia, da insistere, se dovesse essere un incomodo.
Addio.
Prendo
di nuovo la penna per fare quello che ti avevo appena detto di non
voler fare, ma le circostanze sono tali che non posso fare a meno di
pregare ardentemente tutti voi di tornare. Il babbo parte subito per
Londra con il colonnello Forster, per tentare di trovarla. Che cosa
intenda fare, non lo so proprio; ma l'angoscia è troppa per
permettergli di prendere qualsiasi decisione nel modo migliore e più
sicuro, e il colonnello Forster è costretto a tornare a Brighton
domani sera. In una circostanza simile il consiglio e l'aiuto dello
zio sarebbero la cosa migliore del mondo; capirà subito ciò
che provo, e conto sulla sua bontà.”
"Oh!
dov'è, dov'è mio zio?", esclamò Molly, balzando dalla sedia
non appena finita la lettera, impaziente di raggiungerlo ma mentre si
apprestava a uscire, la porta fu aperta da un domestico, e apparve
Mr. Holmes. Il pallore del viso e i modi impetuosi di lei lo fecero
trasalire, e prima che potesse riprendersi abbastanza per parlare,
lei, nella cui mente tutto era sovrastato dalla situazione di Janine,
esclamò precipitosamente, "vi prego di scusarmi, ma devo
lasciarvi. Devo cercare subito Mr. Hudson; non ho un istante da
perdere."
"Buon
Dio! che cosa è successo?", esclamò lui, con più emozione che
cortesia; poi, riprendendosi, "non vi tratterrò un solo
momento, ma lasciatemi, o lasciate che il domestico vada a cercare
Mr. e Mrs. Hudson. Non state bene... non potete andarci voi."
Molly
esitò, ma le tremavano le ginocchia, e capì quanto poco sarebbe
servito andare lei stessa a cercarli. Richiamò quindi il domestico,
e gli affidò il compito di riportare a casa il padrone e la padrona.
Una
volta uscito il domestico, si sedette, incapace di reggersi in piedi
e con un'aria così affranta che fu impossibile per Holmes lasciarla,
o trattenersi dal dire, in tono di gentilezza e commiserazione,
"Lasciate che chiami la vostra cameriera. Non c'è nulla che
possa portarvi, per darvi un po' di sollievo? Un bicchiere di vino;
ve ne procuro uno? State davvero male."
"No,
grazie", rispose lei, cercando di riprendersi. "La cosa non
riguarda me. Sto benissimo; sono solo angosciata per delle terribili
notizie che ho appena ricevuto da Longbourn."
Solo
a parlarne, scoppiò in lacrime, e per qualche minuto non poté dire
una parola. Holmes, in tormentata attesa, poté solo dire qualche
confusa parola di partecipazione, e osservarla in un compassionevole
silenzio. Alla fine, lei parlò di nuovo. "Ho appena ricevuto
una lettera da Mary, con terribili notizie. La mia sorella minore ha
abbandonato i suoi amici... è fuggita... si è messa nelle mani
di... di Mr. Moriarty. Sono partiti insieme da Brighton. Voi
lo
conoscete troppo bene per dubitare del seguito. Lei non ha denaro,
non ha conoscenze, nulla che possa tentarlo a... è perduta per
sempre."
Holmes
la fissava sbalordito. "Quando penso", aggiunse lei, con
voce ancora più agitata, "che io
avrei
potuto impedirlo! Se avessi rivelato alla mia famiglia solo una
piccola parte di quello che avevo appreso, questo non sarebbe
successo. Ma ormai è tardi, è troppo tardi."
"Sono
davvero addolorato", esclamò Holmes, "addolorato...
sconvolto. Ma è certo, assolutamente certo?"
"Oh,
sì! Hanno lasciato insieme Brighton domenica sera, e se ne sono
potute seguire le tracce quasi fino a Londra, ma non oltre; di sicuro
non sono andati in Scozia."
"E
che cosa è stato fatto, che cosa è stato tentato, per ritrovarla?"
"Mio
padre è andato a Londra, e Mary ha scritto per chiedere l'immediato
aiuto di mio zio. Ma non si può fare nulla; so benissimo che non si
può fare nulla. Come si può agire con un uomo del genere? Come
riuscire solo a scoprirli? Non ho la minima speranza."
Holmes
scosse la testa in un tacito consenso.
"Quando
ho aperto gli occhi sul suo vero carattere. Oh! se avessi saputo che
cosa avrei dovuto, che cosa avrei dovuto avere il coraggio di fare!
Ma non lo sapevo... temevo di fare troppo. Disgraziato, disgraziato
errore!"
Holmes
non rispose. Sembrava a malapena ascoltarla, e andava su e giù per
la stanza in profonda meditazione, la fronte contratta, l'aria cupa.
Molly lo notò subito, e capì. Il suo potere stava crollando; tutto
doveva
crollare
di fronte a una tale prova di debolezza da parte della sua famiglia,
a una tale certezza di un disonore così acuto. Non poteva né
stupirsi né condannare, ma la consapevolezza di quanto lui avesse
avuto ragione non aveva nulla di consolatorio per il suo cuore, nulla
che potesse alleviare la sua angoscia. Era, al contrario, proprio
quello che ci voleva per farle capire i propri sentimenti; e mai come
adesso aveva sentito con la stessa chiarezza che avrebbe potuto
amarlo, quando l'amore era ormai inutile.
Ma
il pensiero di se stessa, pur così invadente, non poteva imporsi.
Janine, l'umiliazione, la miseria che stava spargendo su tutti loro,
cancellarono ogni preoccupazione personale, e, coprendosi il volto
con il fazzoletto, Molly fu presto distolta da qualsiasi altra cosa;
dopo una pausa di qualche minuto, fu richiamata
alla consapevolezza della situazione solo dalla voce di lui, che, in
un modo che rivelava compassione, ma allo stesso tempo riserbo,
disse, "Temo che da tempo desideriate che me ne vada, né posso
in alcun modo giustificare il fatto di restare, se non con un
sincero, per quanto inefficace, interessamento. Volesse il cielo che
ci potesse essere qualcosa da dire o da fare da parte mia, per
offrivi consolazione in una simile angoscia. Ma non vi tormenterò
con inutili auspici, che possono sembrare offerti solo per
sollecitare i vostri ringraziamenti. Temo che questa incresciosa
faccenda impedirà a mia sorella di avere il piacere di vedervi oggi
a Pemberley."
"Oh
sì. Siate così gentile da scusarci con Miss Holmes. Ditele che
affari urgenti ci richiamano a casa. Nascondete la penosa verità il
più a lungo possibile. So che non potrà essere per molto."
Lui
la rassicurò prontamente sulla sua discrezione, esprimendo di nuovo
il proprio dolore per la sua angoscia, augurandole una conclusione
più felice di quanto fosse possibile sperare al momento e,
affidandole i propri ossequi per i suoi parenti, se ne andò, con un
unico, grave sguardo di addio.
Non
appena uscito dalla stanza, Molly si rese conto di quanto fosse
improbabile che si sarebbero rivisti con la stessa cordialità che
aveva contraddistinto i loro vari incontri nel Derbyshire; e gettando
un'occhiata retrospettiva sul complesso della loro conoscenza, così
piena di contraddizioni e cambiamenti, sospirò sull'incoerenza di
quei sentimenti che ora avrebbero stimolato la sua prosecuzione, e in
passato avevano gioito per averla interrotta.
Mr.
e Mrs. Hudson erano tornati precipitosamente indietro e lei li
informò con fervore sul perché li avesse mandati a chiamare,
leggendo le due lettere a voce alta, e soffermandosi sul poscritto
della seconda con trepidante energia. Sebbene Janine non fosse mai
stata la loro favorita, Mr. e Mrs. Hudson non potevano non essere
profondamente afflitti e dopo le prime esclamazioni di sorpresa e
orrore, Mr. Hudson promise subito ogni aiuto che fosse in suo
potere fornire. Molly, sebbene non si aspettasse nulla di meno, lo
ringraziò con lacrime di gratitudine; tutto ciò che riguardava il
viaggio fu sistemato speditamente e
Molly si trovò, in uno spazio di tempo minore di quanto avesse
immaginato, seduta in carrozza e sulla strada per Longbourn.
(*Gretna-Green
è il primo villaggio scozzese dopo il confine con l'Inghilterra,
sulla strada da Londra a Edimburgo. Era, ed è rimasto, famoso
perché, a seguito di una legge emanata nel 1753 (il "Lord
Hardwicke's Marriage Act") che vietava il matrimonio dei minori
di ventuno anni senza il consenso dei genitori, norma che si
applicava in Inghilterra ma non in Scozia, era diventato la meta di
tutti i giovani inglesi che scappavano di casa per sposarsi.)
47
Viaggiarono
il più speditamente possibile,e raggiunsero Longbourn il giorno
successivo.
Quando
entrarono nel giardino, i piccoli Hudson, attirati dalla vista di una
carrozza, erano in attesa sui gradini d'entrata; e quando la carrozza
si fermò alla porta la gioiosa sorpresa che li illuminò in volto, e
si diffuse per tutto il corpo con una varietà di capriole e
saltelli, fu il primo piacevole e sincero benvenuto che ricevettero.
Molly
salto giù, e, dopo aver dato a ciascuno di loro un bacio frettoloso,
si precipitò nell'atrio, dove Mary le venne subito incontro.
Molly,
mentre l'abbracciava con affetto, le chiese se si fosse saputo
qualcosa dei fuggitivi.
"Non
ancora", rispose Mary. "Ma adesso che è arrivato il mio
caro zio, spero che tutto andrà bene."
"Il
babbo è a Londra?"
"Sì,
c'è andato martedì, come ti ho scritto."
"E
avete ricevuto spesso sue notizie?"
"Solo
una volta. Mi ha scritto qualche rigo mercoledì, per dire che era
arrivato sano e salvo, e per fornirmi il suo indirizzo. Ha aggiunto
soltanto che non avrebbe più scritto, fino a quando non avesse avuto
qualcosa di importante da comunicare."
"E
la mamma... come sta?"
"La
mamma sta discretamente bene, credo; anche se è molto scossa. Ancora
non si muove dal suo salottino."
"Ma
tu... tu come stai?" esclamò Molly. "Sei pallida. Quante
ne devi aver passate!"
La
sorella, però, le assicurò di stare perfettamente bene, e la
conversazione, che si era svolta mentre Mr. e Mrs. Hudson erano
impegnati con i figli, fu interrotta dall'arrivo di tutti loro.
Mrs.
Hooper, nella cui stanza si recarono tutti, dopo aver parlato qualche
minuto tra di loro, li ricevette esattamente come ci si poteva
aspettare; con lacrime e gemiti di rimpianto, invettive contro
l'infame condotta di Moriarty e lamenti sulle sue sofferenze e su
come era stata trattata male, biasimando tutti salvo la persona alla
cui sconsiderata indulgenza si dovevano attribuire principalmente gli
errori della figlia.
"Se
avessi potuto", disse, "averla vinta nell'andare a Brighton
con tutta la mia famiglia questo
non
sarebbe successo. Perché mai i Forster le hanno permesso di sfuggire
al loro controllo? Lei non è il genere di ragazza che fa cose del
genere, se viene controllata come si deve. Povera bambina! E ora Mr.
Hooper se n'è andato, e so che si batterà con Moriarty, ovunque lo
trovi, e allora sarà ucciso, e che ne sarà di tutte noi? I Collins
ci cacceranno via prima che sia freddo nella tomba; e se tu non ti
occuperai di noi, fratello mio, non so proprio che cosa faremo."
Tutti
si ribellarono a quell'idea così tremenda, e Mr. Hudson le disse che
aveva intenzione di essere a Londra il giorno successivo, dove
avrebbe aiutato Mr. Hooper in ogni tentativo di
ritrovare Janine.
"Oh!
mio caro fratello", replicò Mrs. Hooper, "è esattamente
quello che desidero di più. E poi, quando sarai in città, scoprili
e se non sono già sposati falli
sposare.
E quanto al corredo, non permettere che aspettino per questo motivo,
ma di' a Janine che avrà quanto denaro vuole per comprarselo, dopo
che si sarà sposata e di non pensare ai vestiti, fino a quando non
mi avrà rivisto, perché non sa quali siano i negozi migliori."
Nel
pomeriggio, le due Hooper maggiori riuscirono a stare da sole per
mezz'ora.
"Oh,
Mary, se fossimo state meno discrete, se avessimo detto quello che
sapevamo, tutto questo non sarebbe successo!"
"Forse
sarebbe stato meglio", rispose la sorella. "Ma divulgare
gli errori del passato di una persona, senza sapere quali fossero i
suoi sentimenti in quel momento, sembrava ingiustificato."
"Il
colonnello Forster ha potuto riferirvi i particolari del biglietto di
Janine alla moglie?"
"L'ha
portato con sé per farcelo leggere."
Mary
lo prese dal suo taccuino e lo diede a Molly. Questo era il
contenuto:
“Mia
cara amica,
Riderai
quando saprai dove sono andata, e io stessa non posso fare a meno di
ridere pensando alla tua sorpresa domani mattina, non
appena risulterà che sono scomparsa. Sto andando a Gretna Green, e
se non riesci a indovinare con chi, dovrò ritenerti un'ingenua,
perché c'è un solo uomo al mondo che amo. Non c'è bisogno che tu
scriva a Longbourn, se non ti va, perché così la sorpresa sarà
maggiore, quando scriverò a loro firmandomi Janine Moriarty. Che
bello scherzò sarà! Riesco a malapena a scrivere per quanto sto
ridendo.
Addio.
Da' i miei affettuosi saluti al colonnello Forster, spero che
brinderete augurandoci buon viaggio.
La
tua affezionata amica,
Janine
Hooper”
"Oh!
sventata, sventata Janine!" esclamò Molly una volta finito di
leggere. "Che razza di lettera, da scrivere in un momento
simile. Ma perlomeno dimostra che lei
era
seria circa lo scopo del loro viaggio. Il mio povero padre! quanto
dev'esserne rimasto colpito!"
"Non
ho mai visto nessuno così sconvolto. Non è riuscito a dire una
parola per dieci minuti di fila."
"Oh!
se fossi stata con te; hai dovuto accollarti da sola tutte le cure e
le preoccupazioni."
Proseguì
poi informandosi su quali mezzi il padre aveva intenzione di usare a
Londra, per trovare la figlia.
"Credo
che abbia intenzione", rispose Mary, "di andare a Epson, il
posto dove hanno cambiato i cavalli per cercare di cavarne qualcosa.
Non so se avesse altri progetti, ma aveva talmente tanta fretta di
partire, ed era così sconvolto, che è stato difficile sapere anche
solo questo."
48
Il
mattino successivo
tutta Meryton sembrava fare a gara per infangare l'uomo che, appena
tre mesi prima, era stato quasi un angelo in terra. Fu affermato che
era in debito con tutti i commercianti del posto, e che i suoi
intrighi, tutti onorati con l'appellativo di seduzione, si erano
estesi alle famiglie di tutti i commercianti. Molly, anche se non
dava credito a nemmeno la metà di ciò che veniva detto, ci credeva
abbastanza per rendere ancora più certe le sue precedenti
convinzioni circa la rovina della sorella; e persino Mary, che ci
credeva ancora meno, cominciò quasi a disperare.
Mr.
Hudson aveva lasciato Longbourn la domenica; il martedì la moglie
ricevette una sua lettera; diceva che, Mr. Hooper era stato a Epsom e
a Clapham ma senza ottenere nessuna informazione utile, e che ora
aveva deciso di informarsi presso tutti gli alberghi in città, dato
che Mr. Hooper riteneva possibile che potessero essere andati in uno
di questi, appena arrivati a Londra e prima di essersi procurati un
alloggio. Aggiungeva che Mr. Hooper sembrava assolutamente restio a
lasciare Londra, e prometteva di scrivere di nuovo molto presto.
Ogni
giorno a Longbourn era ormai un giorno di ansia. L'arrivo delle
lettere era il traguardo maggiore di ogni impazienza mattutina. Le
notizie, buone o cattive che fossero, arrivavano attraverso le
lettere, e ogni giorno ci si aspettava qualche novità di rilievo.
Ma
prima di riceverne altre da Mr. Hudson, arrivò una lettera per il
padre da un mittente diverso, Mr. Collins, che Mary lesse; Molly, che
sapeva quanto fossero sempre stravaganti le sue lettere, sbirciò
alle spalle della sorella e la lesse anche lei. Conteneva quanto
segue:
“Egregio
signore,
Mi
sento in dovere di offrirvi la mia partecipazione al terribile dolore
che state patendo in questo momento, del quale sono stato informato
ieri tramite una lettera dall'Hertfordshire. Potete star certo,
egregio signore, che Mrs. Collins e io siamo sinceramente vicini a
voi, e a tutta la vostra rispettabile famiglia, nella vostra attuale
angoscia, che dev'essere la più amara che esista, in quanto prodotta
da una causa che il tempo non potrà mai cancellare. Non ci sono
parole, che possano alleviare una disgrazia così grave; la morte di
vostra figlia sarebbe stata una benedizione in confronto a questo.
Comunque sia, siete tristemente da compiangere, opinione questa che
ho condiviso non solo con Mrs. Collins, ma anche con Lord de Bourgh e
con la figlia, a cui ho riferito la faccenda. Sono d'accordo con me
nel ritenere che questo passo falso da parte di una figlia si
rivelerà dannoso per le prospettive di tutte le altre, poiché chi
mai, come dice benignamente lo stesso Lord de Bourgh, vorrà
imparentarsi con una famiglia del genere. E questa considerazione mi
conduce ancora di più a riflettere, con accresciuta soddisfazione,
su un certo evento del novembre scorso, poiché se fosse andata
altrimenti, sarei stato necessariamente coinvolto in tutto il vostro
dolore e nella vostra sventura. Permettete quindi che vi consigli,
egregio signore, di farvi coraggio il più possibile, di
bandire per sempre dal vostro cuore una figlia così indegna, e di
lasciare che raccolga i frutti del suo scellerato misfatto.
Sono,
egregio signore, ecc. ecc.”
Mr.
Hudson non scrisse fino a quando non ebbe ricevuto una lettera dal
colonnello Forster; e quello che aveva da dire non era piacevole.
C'era un motivo molto potente da parte di Mr. Moriarty per restare
nascosto, in aggiunta al suo timore di essere scoperto dai parenti di
Janine, poiché era appena trapelato come avesse lasciato dietro di
sé debiti di gioco per un ammontare considerevole. Il colonnello
Forster riteneva che sarebbero state necessarie più di un migliaio
di sterline per saldare le sue spese a Brighton. Mr. Hudson nella sua
lettera aggiungeva che potevano aspettarsi di rivedere il padre a
casa il giorno seguente, che era sabato. Abbattuto dall'insuccesso di
tutti i suoi sforzi, aveva ceduto alle preghiere del cognato affinché
tornasse dalla sua famiglia, e lasciasse a lui il da farsi.
Dato
che Mrs. Hudson cominciava a desiderare di tornare a casa, fu
stabilito che lei e i bambini sarebbero andati a Londra lo stesso
giorno in cui sarebbe arrivato Mr. Hooper. La carrozza, quindi, li
avrebbe portati nella prima tappa del viaggio, e avrebbe
riportato a Longbourn il padrone di casa.
Quando
Mr. Hooper arrivò, aveva l'aspetto della sua abituale filosofica
calma. Disse quel poco che era sempre abituato a dire, non fece
menzione della faccenda che l'aveva portato via da casa, e ci volle
un po' di tempo prima che le figlie avessero il coraggio di
parlargliene.
Fu
solo nel pomeriggio, quando si unì a loro per il tè, che Molly si
azzardò a introdurre l'argomento, e allora, dopo che lei gli aveva
brevemente espresso la sua pena per ciò che doveva aver sopportato,
lui replicò, "Non dire nulla. Chi avrebbe dovuto soffrire se
non io stesso? È successo per colpa mia, e devo essere io a pagare."
"Siete
troppo severo con voi stesso", replicò Molly.
"No,
Molly, lascia che una volta nella mia vita mi renda conto di quanto
sono da biasimare."
"Credete
che siano a Londra?"
"Sì,
dove mai potrebbero restare così ben nascosti?"
"E
Janine ha sempre voluto andare a Londra", aggiunse Philippa.
"Allora
è felice", disse il padre, con sarcasmo; "e il suo
soggiorno lì probabilmente durerà per un po'."
Poi,
dopo un breve silenzio, proseguì, "Molly, non ti serbo rancore
per la giustezza del consiglio che mi hai dato a maggio, che,
considerati gli eventi, dimostra una certa saggezza."
Furono
interrotti da Miss Hooper, che veniva a prendere il tè per la madre.
"È
una messa in scena", esclamò, "che fa piacere; conferisce
una certa distinzione alla disgrazia! Un giorno o l'altro farò lo
stesso; resterò nella mia biblioteca, col berretto da notte e la
vestaglia, e darò tutto il fastidio possibile; oppure, forse, potrei
differire il tutto fino a quando non scapperà Philippa."
"Io
non scapperei mai, papà", disse Philippa, stizzita; "se
mai dovessi andare io
a
Brighton, mi comporterei meglio di Janine."
"Tu
andare
a Brighton! No, Philippa, almeno ho imparato a essere prudente, e
sarai tu a subirne le conseguenze. Nessun ufficiale dovrà mai più
entrare in casa mia, e nemmeno attraversare il villaggio. I balli
saranno proibiti, a meno che tu non voglia ballare con una delle tue
sorelle. E non potrai mai più uscire di casa, finché non
dimostrerai di aver passato ogni giorno dieci minuti in modo
ragionevole."
Philippa,
che aveva preso sul serio queste minacce, cominciò a piangere.
"Su,
su", disse lui, "non sentirti triste. Se farai la brava
ragazza per i prossimi dieci anni, una volta finiti ti porterò a una
parata militare."
49
Due
giorni dopo il ritorno di Mr. Hooper, mentre Mary e Molly stavano
passeggiando tra le siepi dietro la casa, videro la governante venire
verso di loro.
"Vi
prego di scusarmi, signorine, per avervi interrotto, ma speravo che
aveste ricevuto qualche buona notizia da Londra, così mi sono presa
la libertà di venire a chiedervelo."
"Che
intendete dire, Hill? Non abbiamo saputo nulla da Londra."
"Cara
signorina", esclamò Mrs. Hill, molto stupita, "non sapete
che è arrivato un corriere per il padrone mandato da Mr. Hudson? È
qui da mezzora, e il padrone ha avuto una lettera."
Le
ragazze corsero via, troppo impazienti per avere tempo di parlare.
Attraverso l'atrio corsero nella sala della colazione, da lì nella
biblioteca; il padre non era in nessuna delle due stanze, ed erano
sul punto di cercarlo di sopra dalla madre, quando incontrarono il
maggiordomo, che disse,
"Se
state cercando il mio padrone, signorine, si è incamminato verso il
boschetto."
Avuta
questa informazione, ripassarono all'istante per l'atrio e corsero
attraverso il prato inseguendo il padre, che stava proseguendo la sua
strada verso un boschetto su un lato della zona recintata.
Mary,
che non era così agile, né così avvezza a correre come Molly,
rimase presto indietro, mentre la sorella, col fiato corto per
l'affanno, lo raggiunse e gridò ansiosa,
"Oh,
papà, che novità ci sono? che novità? avete saputo qualcosa dallo
zio?"
"Sì,
ho ricevuto una lettera tramite un corriere."
"E
allora, che notizie ci sono? buone o cattive?"
"Che
c'è mai di buono da aspettarsi?" disse lui, prendendo la
lettera dalla tasca; "ma forse vuoi leggerla tu stessa."
Molly
gliela strappò quasi dalle mani. Era arrivata anche Mary.
"Leggi
ad alta voce", disse il padre, "perché non so nemmeno io
se ho capito di che cosa si tratta."
“Mio
caro cognato,
Finalmente
sono in grado di fornirti notizie di mia nipote e spero che siano
soddisfacenti. Subito dopo la tua partenza, ho avuto la fortuna di
scoprire in quale zona di Londra fossero. I particolari li rimando a
quando ci vedremo. Ti basti sapere che sono stati ritrovati, li ho
visti entrambi...
"Allora
è come ho sempre sperato", esclamò Mary, "si sono
sposati!"
Molly
proseguì:
...
li ho visti entrambi. Non si sono sposati, né ritengo che ci fosse
intenzione di farlo; ma se sarai disposto ad assolvere gli impegni
che mi sono azzardato a prendere da parte tua, spero che lo saranno
tra non molto. Tutto quello che ti è richiesto è di assicurare a
tua figlia la parte che le spetta delle cinquemila sterline assegnate
alle tue figlie dopo la tua morte e quella di mia sorella e di
prendere l'impegno di garantirle, finché sarai in vita, cento
sterline l'anno. Sono condizioni che, tutto considerato, non ho avuto
esitazioni ad accettare per conto tuo. Ti mando questa mia tramite
corriere, per far sì che non si perda tempo nel ricevere la tua
risposta. Ti sarà facile capire, da questi particolari, che la
situazione di Mr. Moriarty non è così disperata come si crede e
sono felice di dire che, anche dopo aver saldato tutti i suoi debiti,
resterà disponibile una piccola somma per mia nipote. Se, come credo
avverrà, mi darai pieni poteri di agire in tuo nome, incaricherò
immediatamente Haggerston di preparare un contratto appropriato. Non
c'è nessun bisogno che tu venga di nuovo a Londra e conta sulla mia
diligenza e sulla mia premura. Mandami la tua riposta il più
rapidamente possibile. Abbiamo ritenuto sia meglio che nostra
nipote si sposi partendo da questa casa, e speriamo nella tua
approvazione. Oggi verrà a stare da noi. Ti scriverò di nuovo se ci
saranno altre decisioni da prendere.
Tuo
ecc.”
"Possibile!"
esclamò Molly, una volta finito. "Può essere possibile che la
sposi?"
"Allora
Moriarty non è così indegno come pensavamo", disse la sorella.
"E
avete risposto alla lettera?", esclamò Molly.
"No;
ma dev'essere fatto al più presto."
"Oh!
mio caro padre", esclamò, "tornate in casa, e scrivete
immediatamente. Pensate a quanto sia importante ogni istante, in un
caso del genere."
"Lasciate
che scriva io per voi", disse Mary, "se non volete
prendervi il disturbo di farlo voi stesso."
"Mi
disturba moltissimo", replicò lui, "ma dev'essere fatto."
E
così dicendo, tornò indietro con loro, e si avviarono verso casa.
"E
posso chiedere...", disse Molly, "ma le condizioni,
suppongo, devono essere accettate."
"Accettate!
Mi vergogno solo per il fatto che abbia chiesto così poco."
"E
devono
sposarsi!
Anche se è un uomo del genere."
"Sì,
sì, devono sposarsi. Non c'è nient'altro da fare. Ma ci sono due
cose che vorrei tanto sapere: una, quanti soldi vostro zio ha messo
sul piatto per arrivarci; l'altra, come potrò mai ripagarlo."
"Soldi!
lo zio!" esclamò Mary,"che intendete dire, signore?"
"Intendo
dire, che nessun uomo ragionevole sposerebbe Janine con una
tentazione così esigua come cento sterline l'anno finché sarò
vivo, e cinquanta quando me ne sarò andato."
"È
proprio vero", disse Molly; " I suoi debiti saldati, e
qualcosa che ancora resta! Oh! dev'essere opera dello zio! Che uomo
buono e generoso, ma temo che abbia fatto troppo. Una piccola somma
non sarebbe bastata per tutto questo."
"No",
disse il padre, "Moriarty sarebbe uno sciocco ad accontentarsi
di meno di diecimila sterline. Mi dispiacerebbe
molto pensare così male di lui, proprio all'inizio della nostra
parentela."
"Diecimila
sterline! Dio ce ne scampi! Come potrebbe essere ripagata solo la
metà di una somma del genere?"
Mr.
Hooper non rispose, e tutti e treproseguirono in silenzio fino a
casa. Poi il padre andò in biblioteca a scrivere.
Alle
ragazze venne in mente solo in quel momento che la madre era con
tutta probabilità all'oscuro di ciò che era successo. Andarono
quindi in biblioteca, e chiesero al padre se
desiderava che la mettessero al corrente. Lui stava scrivendo, e,
senza nemmeno alzare la testa, rispose freddamente,
"Come
volete."
"Possiamo
prendere la lettera dello zio per leggergliela?"
"Prendete
quello che volete, e andatevene."
Molly
prese la lettera dallo scrittoio del padre, e andarono insieme di
sopra. Philippa e Sally erano con Mrs. Hooper; la comunicazione,
quindi, sarebbe stata per tutte. Dopo un minimo di preparazione per
le buone nuove, la lettera fu letta ad alta voce. Mrs. Hooper non
riuscì a contenersi.
"Mia
cara, carissima Janine!" esclamò. "È davvero una gioia!
Si sposerà! La rivedrò! Si sposerà a sedici anni! Il mio caro,
buon fratello! Lo sapevo che sarebbe andata così... lo sapevo che
avrebbe sistemato tutto. Che voglia ho di rivederla! e anche di
rivedere il caro Moriarty! Ma gli abiti, il corredo! Scriverò subito
a mia cognata Hudson. Molly, mia cara, corri da tuo padre, e
chiedigli quanto le darà. Ferma, ferma, andrò io stessa. Philippa,
suona il campanello per Hill. Mi vestirò in un attimo. Mia cara,
carissima Janine! Come saremo felici quando ci rivedremo!"
La
figlia maggiore tentò di porre un freno alla violenza di quegli
slanci, riportando i suoi pensieri agli obblighi che avevano tutti
loro nei confronti di Mr. Hudson.
"Perché
questa felice conclusione", aggiunse, "la dobbiamo in gran
parte alla sua generosità. Siamo convinte che si sia impegnato in
prima persona per aiutare finanziariamente Mr. Moriarty."
"Be'",
esclamò la madre, "è più che giusto; chi avrebbe dovuto farlo
se non lo zio? Se lui non avesse avuto famiglia, io e le mie figlie
avremmo avuto tutto il suo denaro, ed è la prima volta che abbiamo
avuto qualcosa da lui, salvo qualche regalo. Be'! Sono così felice.
Tra poco avrò una figlia sposata. Mrs. Moriarty! Come suona bene!
Andrò a Meryton, non appena
vestita, e darò la bellissima notizia a mia sorella. E non appena
tornata, farò visita a Lady Lucas. Oh! ecco Hill! Mia cara Hill,
avete sentito la bella notizia? Miss Janine si sta per sposare, e
avrete tutti una tazza di punch, per festeggiare le sue nozze."
Mrs.
Hill cominciò subito a esprimere la sua gioia. Molly ricevette le
sue congratulazioni come le altre, e poi, nauseata da tanta follia,
si rifugiò nella sua stanza, per poter riflettere liberamente.
La
situazione della povera Janine era, nel migliore dei casi,
sufficientemente brutta, ma si doveva essere grati che non fosse
peggiore.
50
La
buona notizia si diffuse rapidamente in casa, e con adeguata velocità
nel vicinato.
Per
due settimane Mrs. Hooper non era scesa, ma in quel giorno felice
riprese il suo posto a capotavola, con un soffocante ottimo umore.
Nessun sentimento di vergogna offuscava il suo trionfo.
Molly
adesso era rammaricata per aver informato Mr. Holmes, nell'angoscia
del momento, dei suoi timori circa la sorella; visto che il
matrimonio avrebbe a breve concluso in modo appropriato quella fuga,
potevano sperare di nasconderne l'inizio sfavorevole a tutti coloro
che non ne erano stati direttamente implicati.
Non
temeva che la notizia si diffondesse tramite lui. C'erano poche
persone sulla cui discrezione avrebbe contato con maggiore fiducia,
ma, allo stesso tempo, non ce n'era nemmeno una la cui conoscenza
della debolezza della sorella l'avrebbe umiliata così tanto. Non,
però, per il timore degli svantaggi che potessero derivarne
direttamente a lei, poiché, in ogni caso, tra loro si era aperto un
abisso incolmabile. Anche se il matrimonio di Janine si fosse
concluso nel modo più onorevole, non c'era da immaginarsi che Mr.
Holmes si sarebbe imparentato con una famiglia in cui, a ogni altra
obiezione, si era adesso aggiunto un legame e una parentela con
l'uomo che così giustamente lui disprezzava.
Voleva
avere sue notizie, ora che sembrava così scarsa la possibilità di
averne. Era convinta che con lui avrebbe potuto essere felice, ora
che non c'era più nessuna possibilità di rivedersi.
Cominciò
a comprendere come lui fosse esattamente, per indole e qualità,
l'uomo più adatto a lei. La sua intelligenza e il suo carattere,
anche se diversi dai suoi, avrebbero appagato ogni suo desiderio.
Sarebbe stata un'unione vantaggiosa per entrambi; la spigliatezza e
la vivacità di lei avrebbero addolcito l'animo e migliorato i modi
di lui; e dalle capacità di giudizio, dalla cultura e dalla
conoscenza del mondo di lui, sarebbero derivati benefici ancora
maggiori per lei.
Dopo
poco, Mr. Hudson scrisse di nuovo al cognato. Ai ringraziamenti di
Mr. Hooper replicò brevemente, assicurandogli il proprio desiderio
di promuovere il benessere di ogni componente della sua famiglia, e
concludendo con la preghiera di non menzionare più l'argomento. Lo
scopo principale della lettera era di informarli che Mr. Moriarty
aveva deciso di lasciare la milizia.
“Avevo
fortemente auspicato che lo facesse
- aggiungeva - non appena fissato il matrimonio. E credo
che sarai d'accordo con me sull'estrema opportunità di lasciare quel
reggimento, sia per lui che per mia nipote. È intenzione di Mr.
Moriarty arruolarsi nei regolari, e, tra i suoi vecchi amici, ce n'è
ancora qualcuno disponibile ad aiutarlo. Gli è stato promesso il
grado di alfiere nel reggimento acquartierato ora nel nord. È un
vantaggio che sia così lontano da questa parte del regno. Lui
promette bene, e spero che tra gente diversa, dove entrambi avranno
una reputazione da preservare, siano più prudenti. Ho scritto al
colonnello Forster, per informarlo del nostro accordo, e per
chiedergli di assicurare ai vari creditori di Mr. Moriarty, a
Brighton e nei dintorni, un pronto pagamento, per il quale ho
garantito io stesso. Tu dovrai prenderti il fastidio di fare lo
stesso per i creditori di Meryton, dei quali allego la lista.
Haggerston ha avuto le nostre direttive, e il tutto sarà completato
entro una settimana. Loro poi raggiungeranno il suo reggimento, a
meno che non siano prima invitati a Longbourn, e ho capito, da quanto
mi ha detto Mrs. Hudson, che mia nipote desidera molto rivedervi
tutti, prima di lasciare il sud.
Tuo,
ecc.”
Mr.
Hooper e le figlie si resero conto, allo stesso modo di Mr. Hudson,
di tutti i vantaggi dell'abbandono della milizia da parte di
Moriarty. Ma Mrs. Hooper non ne era altrettanto soddisfatta. Janine
trasferita al nord, proprio quando si era aspettata più piacere e
orgoglio dalla sua compagnia; e inoltre, era proprio un peccato che
Janine dovesse rinunciare a un reggimento in cui conosceva tutti.
"È
così affezionata a Mrs. Forster", disse, "che per lei sarà
terribile allontanarsene! E ci sono diversi giovanotti che le
piacciono tantissimo."
La
richiesta della figlia di essere riammessa nella famiglia, prima di
recarsi nel nord, ebbe prima una risposta assolutamente negativa. Ma
Mary e Molly, che erano d'accordo nel desiderare, per il bene dei
sentimenti e della reputazione della sorella, che il suo
matrimonio fosse riconosciuto dai genitori, insistettero con tale
fervore, ma anche con ragionevolezza e tatto, per invitare lei e il
marito a Longbourn, non appena si fossero sposati, che il padre fu
costretto a pensarla come loro, e ad agire secondo i loro desideri. E
la madre ebbe la soddisfazione di sapere che sarebbe stata in grado
di esibire al vicinato la figlia sposata. Quando Mr. Hooper riscrisse
al cognato, perciò, gli mandò il suo permesso di farli venire, e fu
stabilito che, non appena finita la cerimonia, avrebbero proseguito
per Longbourn.
51
Arrivò
il giorno delle nozze della sorella, e Mary e Molly erano più
emozionate di quanto lo fosse lei. La carrozza fu mandata a prenderli
e sarebbe tornata con loro per l'ora di pranzo.
Arrivarono.
La famiglia si era riunita per riceverli nella sala della colazione.
Nell'atrio si sentì la voce di Janine, la porta si spalancò, e lei
irruppe nella stanza. La madre le andò incontro, l'abbracciò e
l'accolse estasiata; con un sorriso affettuoso, porse la mano a
Moriarty, che seguiva la sua signora, e fece gli auguri a entrambi,
con un fervore che non rivelava il minimo dubbio sulla loro felicità.
L'accoglienza
di Mr. Hooper, al quale si erano rivolti subito dopo, non fu affatto
così cordiale.
Molly
era nauseata, e persino Miss Hooper rimase colpita. Janine era sempre
Janine; indomabile, sfrontata, impetuosa, rumorosa e spavalda. Si
rivolse via via alle sorelle, chiedendo le loro congratulazioni, e
quando alla fine si sedettero, si guardò intorno, notò alcuni
piccoli cambiamenti e osservò, con una risata, che era passato un
bel po' di tempo da quando era stata lì.
Moriarty
non era affatto più turbato di lei, ma i suoi modi erano sempre così
gradevoli, che se il suo carattere e il matrimonio fossero stati
quelli dovuti, i suoi sorrisi e la sua disinvoltura, mentre
rivendicava la loro parentela, sarebbero stati graditissimi a tutti.
Molly non lo avrebbe mai creduto capace di una sicurezza del genere;
ma si sedette, decisa dentro di sé a non porre limiti in futuro alla
sfacciataggine di un uomo sfacciato.
Non
mancavano gli argomenti di conversazione. La novella sposa e la madre
non riuscivano a parlare abbastanza in fretta, e Moriarty, che si era
seduto casualmente accanto a Molly, cominciò a informarsi delle sue
conoscenze nel vicinato, con un'allegra disinvoltura che lei si sentì
incapace di eguagliare nelle sue risposte. Nulla del passato fu
rammentato con una qualche pena, e Janine aprì argomenti a cui le
sorelle non avrebbero accennato per niente al mondo.
"Solo
a pensare che sono passati tre mesi", esclamò, "da quando
me ne sono andata; giuro che non sembrano più di un paio di
settimane; eppure in questo periodo ne sono successe di cose. Dio
buono! quando me ne sono andata non avevo la più pallida idea che mi
sarei sposata prima di tornare!"
Il
padre alzò gli occhi al cielo. Mary era angosciata. Molly lanciò
uno sguardo significativo a Janine, ma lei continuò allegramente,
"Oh! mamma, la gente da queste parti lo sa che mi sono sposata
oggi? Temevo che non lo sapessero."
Molly
non riuscì a sopportarla oltre. Si alzò, corse fuori della stanza,
e non tornò finché non la sentì passare per il corridoio verso la
sala da pranzo. Allora li raggiunse in tempo per vedere Janine che,
con ostentata impazienza, si accostava a destra della madre, e la
sentì dire alla sorella maggiore, "Ah! Mary, ora prendo io il
tuo posto, e tu devi farti indietro, perché sono una donna sposata."
Non
c'era da aspettarsi che il tempo avrebbe donato a Janine quel senso
di imbarazzo del quale, sin dall'inizio, era stata così
completamente priva.
"Be',
mamma", disse, una volta tornate nella sala della colazione,
"che cosa ne pensate di mio marito? Non è un uomo affascinante?
Sono sicura di essere invidiata da tutte le mie sorelle. Spero solo
che possano avere la metà della fortuna che ho avuto io. Devono
andare tutte a Brighton. È il posto giusto per trovare marito."
Gli
ospiti non sarebbero rimasti con loro più di dieci giorni. Mr.
Moriarty aveva ricevuto la nomina prima di partire da Londra, e
doveva raggiungere il reggimento di lì a due settimane.
Una
mattina, subito dopo il loro arrivo, mentre era con le due sorelle
maggiori, Janine disse a Molly,
"Molly,
a te
credo
di non aver mai detto nulla delle mie nozze. Non sei curiosa di
sentire come si sono svolte?"
"No
davvero", rispose Molly; "penso che sia meglio parlarne il
meno possibile."
"Ma
dai! Che strana che sei! Ma te lo dico lo stesso com'è andata. Sai,
dovevamo sposarci a St. Clement. E si era stabilito che avremmo
dovuto essere tutti lì alle undici. Gli zii e io saremmo andati da
soli, e gli altri li avremmo incontrati in chiesa. Be', arriva lunedì
mattina, e io ero talmente agitata! E c'era la zia che, per tutto il
tempo che ci ho messo a vestirmi, faceva la predica e continuava a
parlare come se stesse leggendo un sermone. Comunque, io non
ascoltavo nemmeno una parola su dieci, perché stavo pensando al mio
caro Moriarty. Volevo tanto sapere se si sarebbe sposato con l'abito
blu."
"Be',
e così abbiamo fatto colazione alle dieci; pensavo che non sarebbe
mai finita, perché, a proposito, devi sapere che gli zii sono stati
terribilmente antipatici. Non ci crederai, ma non ho messo nemmeno
una volta il piede fuori di casa, anche se sono rimasta lì per due
settimane. Be', e proprio quando la carrozza era alla porta, lo zio è
stato chiamato per certi affari da quell'uomo orrendo, Mr. Stone. E
allora, sai, una volta insieme non la fanno mai finita. Be', ero
talmente terrorizzata che non sapevo che fare, perché era lo zio a
dovermi accompagnare all'altare, e se fossimo andati oltre l'orario,
per quel giorno non ci saremmo più potuti
sposare. Ma, per fortuna, è tornato dopo dieci minuti, e allora
siamo partiti. Comunque, dopo mi sono ricordata che se lui non fosse
potuto
venire, non ci sarebbe stato bisogno di rimandare le nozze, perché
avrebbe potuto farlo anche Mr. Holmes..."
"Mr.
Holmes!" ripeté Molly, assolutamente sbalordita.
"Oh,
sì! lo sai che sarebbe stato lì con Moriarty. Ma, povera me! Me ne
ero completamente scordata! non dovevo dirne una parola. L'avevo
promesso così seriamente! Che dirà Moriarty? Doveva essere un
segreto!"
"Se
doveva essere un segreto", disse Mary, "non dire un'altra
parola sull'argomento. Puoi stare tranquilla che non cercherò di
sapere altro."
"Oh,
certo", disse Molly, anche se moriva dalla curiosità; "non
faremo nessuna domanda."
"Vi
ringrazio", disse Janine, "perché se lo fate, di certo vi
direi tutto, e allora Moriarty si arrabbierebbe."
Con
un simile incoraggiamento a fare domande, Molly fu costretta a fare
quanto era in suo potere, e scappò via.
Ma
vivere ignorando una cosa del genere era impossibile. Mr. Holmes era
stato alle nozze della sorella. Era esattamente l'ultimo dei luoghi
con il quale avesse a che fare, e le ultime persone al mondo con le
quali avesse la tentazione di ritrovarsi. Le ipotesi su che cosa
potesse significare le si affollarono in mente, in modo rapido e
impetuoso; ma nessuna la soddisfaceva. Non riusciva a sopportare una
tale incertezza, e, preso in fretta un foglio di carta, scrisse una
breve lettera alla zia, per chiederle spiegazioni su ciò che si era
lasciata sfuggire Janine, se fosse stato compatibile con la
discrezione che era stata stabilita.
"Potete
facilmente immaginare",
aggiunse, "quanto
debba essere curiosa di sapere come mai una persona non legata a
nessuno di noi, e (relativamente parlando) un estraneo alla nostra
famiglia, fosse tra di voi in quel momento. Vi prego di scrivere
immediatamente, e di farmelo sapere, a meno che, per ragioni molto
valide, debba essere mantenuto quel segreto che Janine sembra
ritenere necessario; in questo caso, mi dovrò sforzare di ritenere
soddisfacente la mia ignoranza."
"Non
che creda di
riuscirci", aggiunse tra sé, una volta finita la lettera; "e,
mia cara zia, se non me lo direte in maniera appropriata, mi dovrò
ridurre a qualche trucco o stratagemma per scoprirlo."
Il
delicato senso dell'onore di Mary non le permise di parlare in
privato con Molly di ciò che si era lasciata sfuggire Janine. Molly
ne fu contenta; finché non avesse saputo se le sue richieste
sarebbero state soddisfatte, avrebbe fatto volentieri a meno di una
confidente.
52
Molly
ebbe la soddisfazione di ricevere una risposta alla sua lettera nel
più breve tempo possibile. Non appena ne fu in possesso, corse nel
boschetto, si sedette su una delle panchine e si preparò a essere
soddisfatta, poiché la lunghezza della lettera l'aveva convinta che
non contenesse un diniego.
“Mia
cara nipote,
Devo
confessare di essere rimasta sorpresa dalla tua richiesta; da te non
me l'aspettavo. Comunque, non credere che io sia in collera, poiché
voglio solo farti sapere che non immaginavo fossero necessarie tali
domande da parte tua. Se non sei disposta a capirmi, perdona la mia
impertinenza. Tuo zio è rimasto sorpreso quanto me, e nulla, se non
la convinzione che tu fossi coinvolta, gli avrebbe consentito di
agire come ha fatto. Ma se sei davvero innocente e ignara, dovrò
essere più esplicita.
Lo
stesso giorno del mio arrivo da Longbourn, tuo zio aveva avuto una
visita totalmente inaspettata. Era venuto Mr. Holmes, e si era
rinchiuso con lui per diverse ore. Era tutto finito prima che io
arrivassi, e quindi la mia curiosità non è stata messa così alla
prova come sembra sia stata la tua. Era venuto a dire a Mr. Hudson di
avere scoperto dove si trovavano tua sorella e Moriarty. Da quello
che ho potuto capire, aveva lasciato il Derbyshire solo un giorno
dopo di noi, ed era arrivato in città deciso a rintracciarli. Il
motivo dichiarato, era la sua convinzione che si dovesse a lui il
fatto che l'indegnità di Moriarty non fosse nota. Imputava tutto
questo al suo orgoglio sbagliato, e confessò che prima di allora
aveva pensato che fosse indegno di lui rivelare al mondo i propri
affari privati. Dichiarò perciò suo dovere farsi avanti, e tentare
di rimediare a un male che era stato provocato da lui
stesso. Se poi il motivo fosse stato un
altro, sono certa che gli avrebbe comunque fatto onore. Era già da
alcuni giorni in città, quando era riuscito a scoprirli. Aveva visto
Moriarty, e poi aveva insistito per vedere Janine. Riconobbe che il
suo scopo originario era stato di persuaderla ad abbandonare la
situazione disonorevole in cui si trovava, e a tornare dai suoi
familiari, offrendo il suo aiuto. Ma aveva scoperto che Janine era
decisa a restare dov'era. Era certa che un giorno o l'altro si
sarebbero sposati. Visto che questi erano i suoi sentimenti, lui
pensò che restasse solo una cosa da fare, farli sposare al più
presto, il che, da quanto aveva chiaramente capito nella sua prima
conversazione con Moriarty, non era mai stata la sua intenzione. Lui
aveva ammesso di essere stato costretto a lasciare il reggimento, a
causa di alcuni debiti d'onore molto pressanti, e non aveva avuto
scrupoli nell'addossare le conseguenze negative della fuga di Janine
solo alla follia di lei. Aveva intenzione di rinunciare al brevetto
da ufficiale e, quanto al suo futuro, era in grado di dire ben poco.
Mr. Holmes gli aveva chiesto perché non avesse sposato subito tua
sorella. Anche se Mr. Hooper non poteva essere ritenuto ricco,
sarebbe stato in grado di fare qualcosa per lui. Ma aveva scoperto
che Moriarty nutriva ancora la speranza di fare la sua fortuna
attraverso un matrimonio più vantaggioso, da qualche altra parte.
Nella sua attuale situazione, tuttavia, non era improbabile che fosse
immune dalla tentazione di un aiuto immediato. Si erano incontrati
diverse volte, poiché c'era molto da discutere. Moriarty voleva più
di quanto potesse ottenere, ma alla fine era stato ridotto alla
ragione. Una volta sistemato tutto tra di loro,
il passo successivo di Mr. Holmes era stato quello di informarne tuo
zio, ed era venuto per la prima volta a Gracechurch Street la sera
prima che io tornassi. Ma Mr. Hudson non c'era, e Mr. Holmes scoprì
che tuo padre era ancora con lui, ma che avrebbe lasciato Londra il
giorno dopo. Non riteneva che tuo padre fosse una persona con la
quale consultarsi come avrebbe potuto fare con tuo zio, e quindi
decise di rimandare la visita fino alla partenza del primo. Sabato
tornò. Tuo padre se n'era andato, tuo zio era in casa, e, come ho
detto prima, ebbero un bel po' di cose da dirsi. Non fu tutto
sistemato fino a lunedì e, non appena fatto, fu spedito l'espresso a
Longbourn. Ma il nostro visitatore era molto ostinato. Nulla doveva
essere fatto se non da lui stesso, anche se sono sicura (e non lo
dico per essere ringraziata, perciò non farne parola) che tuo zio
avrebbe volentieri sistemato tutto. Ma alla fine tuo zio è stato
costretto a cedere, e invece di aver modo di essere utile alla
nipote, è stato costretto ad accollarsene solo il merito, cosa che
ha fatto con molta riluttanza; e credo proprio che la tua lettera di
stamattina gli abbia fatto molto piacere, poiché richiedeva una
spiegazione che lo privava di una veste che non gli apparteneva,
ridandola a chi di dovere. Ma, Molly, tutto questo non deve andare
oltre te, o al massimo Mary. Sai benissimo, immagino, che cosa è
stato fatto per la coppia. I suoi debiti saranno pagati, per un
ammontare che credo sia notevolmente superiore a un migliaio di
sterline, altre mille in aggiunta a quelle stabilite per la
dote di lei, più
l'acquisto del brevetto da ufficiale. Il motivo per cui tutto questo
dovesse essere fatto da lui solo è quello che ho detto prima. Ma
nonostante tutte queste belle parole, mia cara Molly, puoi essere
certa che tuo zio non avrebbe mai ceduto, se non avessimo creduto in
un altro interesse nella faccenda. Una volta risolto tutto, fece
ritorno dai suoi amici, che erano ancora a Pemberley, ma eravamo
d'accordo che sarebbe stato di nuovo a Londra quando avrebbero avuto
luogo le nozze, e tutte le questioni economiche si sarebbero
concluse. Credo a questo punto di averti detto tutto. È un resoconto
che, a quanto mi dici, ti sorprenderà molto; spero almeno che non
risulti spiacevole. Janine venne da noi, e Mr. Holmes tornò
puntualmente e, come vi ha detto Janine, era presente alle nozze. Ha
pranzato con noi il giorno dopo, e ha lasciato la città mercoledì o
giovedì. Sarai in collera con me, mia cara Molly, se colgo questa
occasione per dire quanto mi piace. Il suo comportamento verso
di noi è stato, da ogni punto di vista, piacevole come quando
eravamo nel Derbyshire. Mi piacciono la sua intelligenza e i suoi
giudizi; non gli manca nulla se non un po' di vivacità, e quella,
se si sposerà in modo avveduto, gliela insegnerà la moglie. L'ho
trovato molto riservato; non ha mai fatto il tuo nome. Ma la
riservatezza sembra vada di moda. Ti prego di perdonarmi se ho
immaginato troppo, e almeno di non punirmi in modo così eccessivo da
escludermi da Pemberley. Non sarò mai contenta fino a quando non
avrò fatto il giro completo del parco. Un calessino, con un bel paio
di pony, sarebbe la cosa migliore. Ma devo smettere di scrivere. I
bambini mi reclamano da mezzora.
Sinceramente
tua, ecc.”
Il
contenuto di questa lettera gettò Molly in uno stato di confusione.
I vaghi e irrisolti sospetti suscitati dall'incertezza su ciò che
Mr. Holmes poteva aver fatto per promuovere il matrimonio della
sorella, si erano rivelati fondati ben al di là delle ipotesi! Aveva
fatto tutto questo per una ragazza per la quale non provava né
riguardo né stima. Il cuore le sussurrava che l'aveva fatto per lei.
Ma fu una speranza presto bloccata da altre considerazioni, e si rese
subito conto come persino la sua vanità fosse insufficiente, se
chiamata a credere che provasse un affetto per lei, per una donna che
lo aveva già rifiutato, capace di sconfiggere un sentimento così
naturale come la ripugnanza verso una parentela con Moriarty.
Aveva già fatto molto. Si vergognava a pensare quanto. Ma lui aveva
fornito un motivo per la sua intromissione, che non era poi così
difficile da credere. Era ragionevole che si fosse sentito in torto;
era dotato di generosità, e aveva i mezzi per esercitarla; e anche
ammettendo di non essere lei stessa l'incentivo maggiore, poteva
credere che forse un residuo di affetto avesse contribuito ai suoi
sforzi in una causa nella quale era sicuramente coinvolta la serenità
d'animo di lei. Era penoso sapere come tutti loro fossero in debito
con una persona che non avrebbe mai potuto essere ripagata. Oh! con
quanta sincerità si rammaricò di tutte le impressioni sgradevoli
che aveva sempre incoraggiato, di tutte le parole insolenti che gli
aveva sempre rivolto. Pensando a se stessa, si sentiva umiliata; ma
di lui era orgogliosa. Orgogliosa che in una questione di compassione
e d'onore avesse dato il meglio di se stesso.
L'avvicinarsi
di qualcuno interruppe le sue riflessioni e la fece alzare in piedi,
e prima che potesse dirigersi verso un altro sentiero fu raggiunta da
Moriarty.
"Temo
di aver interrotto la vostra passeggiata solitaria, mia cara
cognata", disse lui, avvicinandosi.
"Proprio
così", replicò lei con un sorriso; "ma non ne consegue
che l'interruzione debba essere sgradita."
"Mi
dispiacerebbe davvero, se fosse così. Siamo sempre stati buoni
amici, e ora lo siamo ancora di più."
"Giusto."
"E
così, mia cara cognata, ho saputo dai vostri zii che avete visitato
Pemberley."
Lei
rispose di sì.
"Quasi
vi invidio il piacere. Immagino che abbiate incontrato la vecchia
governante. Povera Reynolds, è stata sempre molto affezionata a me.
Ma naturalmente non vi ha parlato di me."
"Sì,
lo ha fatto."
"E
che cosa ha detto?"
"Che
eravate entrato nell'esercito, e temeva che aveste... che non aveste
fatto una buona riuscita. Sapete, a distanza le cose sono stranamente
fraintese."
"Certo",
replicò lui, mordendosi le labbra. Molly sperò di averlo ridotto al
silenzio, ma lui subito dopo disse,
"Mi
ha sorpreso vedere Holmes in città il mese scorso. Ci siamo
incrociati diverse volte. Mi chiedo che cosa ci stesse a fare."
"Forse
per i preparativi del suo matrimonio con Miss de Bourgh", disse
Molly.
"Senza
dubbio. Lo avete visto quando siete stati a Lambton? Mi sembra di sì,
a quanto credo di aver capito dagli Hudson."
"Sì;
ci ha presentato la sorella."
"E
vi è piaciuta?"
"Moltissimo."
"Ho
sentito dire, in effetti, che è migliorata in quest'ultimo anno o
due. Quando l'ho vista l'ultima volta, non era molto promettente.
Spero che faccia una buona riuscita."
"Credo
proprio di sì; ha superato l'età più difficile."
"Siete
andati nel villaggio di Kympton?"
"Non
me ne ricordo."
"Ne
parlo perché è lì il beneficio che mi sarebbe spettato. Un posto
davvero delizioso! Una canonica eccellente! Sarebbe stata adatta a me
da tutti i punti di vista."
"Vi
sarebbe piaciuto pronunciare sermoni?"
"Tantissimo...Ma
non doveva essere. Avete mai sentito Mr. Holmes parlare di questo,
quando eravate nel Kent."
"Ho
sentito
dire, da qualcuno che ho ritenuto altrettanto
affidabile,
che il lascito era soggetto a certe condizioni, e alla volontà del
proprietario attuale."
"Capisco.
Sì, in questo
c'è
qualcosa di vero; ve lo dissi fin dall'inizio, come certo
ricorderete."
"Ho
anche sentito
dire
che c'è stato un momento in cui pronunciare sermoni non vi era così
gradito; che in realtà avevate affermato di
essere deciso a non prendere mai gli ordini, e che la faccenda era
stata sistemata di conseguenza."
"Ah,
sì! e la cosa non è totalmente priva di fondamento. Vi ricordate
certamente che cosa vi dissi in proposito, quando ne parlammo per la
prima volta."
Ormai
erano quasi alla porta di casa, poiché lei aveva camminato
velocemente per liberarsi di lui, e dato che non voleva provocarlo,
per amore della sorella, la sua riposta fu solo, con un allegro
sorriso,
"Andiamo,
Mr. Moriarty, ormai siamo cognati. Non mettiamoci a discutere sul
passato. In futuro, spero che andremo sempre d'accordo."
Lei
gli porse la mano; lui la baciò con affettuosa galanteria, benché
non sapesse bene dove guardare, ed entrarono in casa.
53
Mr.
Moriarty rimase così soddisfatto da quella conversazione, che non
stimolò la cara cognata Molly, riprendendo l'argomento.
Arrivò
presto il giorno della partenza sua e di Janine, e Mrs. Hooper fu
costretta a subire una separazione che era probabile si protraesse
almeno per un anno.
"Oh!
mia cara Janine", esclamò, "Scrivimi molto spesso, mia
cara."
"Tanto
spesso quanto potrò. Sai che una donna sposata non ha mai molto
tempo per scrivere. Le mie sorelle potranno scrivermi. Non avranno
altro da fare."
Gli
addii di Mr. Moriarty furono molto più affettuosi di quelli della
moglie. Sorrise, mise in mostra la propria bellezza, e disse molte
cose carine.
"È
proprio un bel tipo", disse Mr. Hooper, non appena furono
usciti, "com'è sempre stato. Fa sorrisetti, smorfie strane, ci
fa la corte a tutti. Sono straordinariamente fiero di lui. Sfido
persino lo stesso Sir Lucas, a esibire un genero più apprezzabile."
La
perdita della figlia rese Mrs. Hooper molto triste per diversi
giorni. Ma la condizione di avvilimento in cui era stata gettata da
quell'evento fu in breve alleviata, e il suo animo si aprì di nuovo
all'eccitazione della speranza, grazie a una notizia che iniziò
allora a circolare. La governante di Netherfield aveva ricevuto
l'ordine di prepararsi all'arrivo del suo padrone.
Miss
Hooper non era riuscita a sentire del suo arrivo senza cambiare di
colore. Erano passati molti mesi da quando ne aveva menzionato il
nome a Molly; ma ora, non appena furono da sole, disse,
"L'ho
visto che mi stavi guardando oggi, Molly e so che sembravo turbata.
Ma non pensare che fosse per qualche strano motivo. È stato solo un
momento di imbarazzo, perché sapevo che sarei
stata
osservata. Ti assicuro che la notizia non mi procura né gioia né
pena. Di una cosa sono lieta, che viene da solo, poiché lo vedremo
di meno. Non che tema per me
stessa,
ma ho paura dei commenti degli altri."
Molly
non sapeva che cosa pensare. Se non l'avesse visto nel Derbyshire,
avrebbe potuto supporre che venisse con nessun altro scopo se non
quello dichiarato; ma lo credeva ancora innamorato di Mary, ed era
indecisa su quale fosse la probabilità maggiore tra il fatto che
venisse con
il
permesso dell'amico, o fosse audace abbastanza da venire senza
quel
permesso.
Nonostante
quanto affermava la sorella, in attesa del suo arrivo, Molly poteva
chiaramente percepire come ne fosse turbata.
Mr.
Watson arrivò. Mrs. Hooper, per mezzo della servitù riuscì
a essere la prima a saperlo, affinché il periodo di ansia e
agitazione da parte sua fosse il più lungo possibile. Contava i
giorni che dovevano passare prima di poter mandare l'invito per un
pranzo; disperava di poterlo incontrare prima. Ma il terzo giorno
dopo il suo arrivo nell'Hertfordshire lo vide, dalla finestra del suo
spogliatoio, entrare dal cancello e cavalcare verso la casa.
Le
figlie furono subito chiamate a condividere la sua gioia. Mary restò
risolutamente seduta al suo posto, ma Molly, per far piacere alla
madre, andò alla finestra... guardò... vide Mr. Holmes con lui, e
si sedette di nuovo vicino alla sorella.
"C'è
un signore con lui, mamma", disse Philippa; "chi può
essere?"
"Qualche
amico suo immagino, mia cara; sono sicura di non conoscerlo."
"Oh!"
replicò Philippa, "sembra proprio quello che di solito stava
con lui, Mr. come si chiama. Quello alto, che si dava tante arie."
"Bontà
divina! Mr. Holmes! Be', tutti gli amici di Mr. Watson saranno sempre
i benvenuti qui, statene certe, altrimenti direi che lo detesto solo
a vederlo."
Mary
guardò Molly, sorpresa e preoccupata. Sapeva molto poco del loro
incontro nel Derbyshire, e perciò era in ansia per l'imbarazzo che
doveva provare la sorella nel vederlo quasi per la prima volta dopo
aver ricevuto la sua lettera di spiegazioni. Entrambe le sorelle si
sentivano notevolmente a disagio. Ognuna era in ansia per l'altra, e
ovviamente per se stessa. Ma Molly aveva una fonte di agitazione che
non poteva essere sospettata da Mary, alla quale non aveva mai avuto
il coraggio di mostrare la lettera di Mrs. Hudson, né di riferire
quanto fossero cambiati i suoi sentimenti nei confronti di lui. Il
suo stupore per la sua venuta... la sua venuta a Netherfield, a
Longbourn, per averla di nuovo cercata di propria volontà, era quasi
pari a quello che aveva provato quando si era trovata di
fronte al suo comportamento così mutato nel Derbyshire.
Il
colorito che le era scomparso dal volto, tornò per un istante a
essere ancora più acceso, e un sorriso di gioia aggiunse lucentezza
ai suoi occhi, mentre in quell'istante pensava che l'affetto e i
desideri di lui fossero ancora inalterati. Ma non poteva esserne
certa.
"Vediamo
prima come si comporta", si disse; "poi ci sarà ancora
tempo per sperare."
Si
dedicò al suo lavoro, sforzandosi di apparire calma, e senza osare
alzare gli occhi.
Quando
apparvero i gentiluomini, il colorito di Mary si accese, ma li
accolse con discreta disinvoltura, e con una proprietà di
comportamento ugualmente priva di qualsiasi sintomo di risentimento o
di superfluo compiacimento.
Molly
parlò con entrambi negli stretti limiti della buona educazione, e si
mise nuovamente al lavoro con uno zelo che non le capitava spesso di
dedicargli. Si era concessa solo un'occhiata a Holmes. Lui appariva
serio come al solito, pensò, più come era solito apparire
nell'Hertfordshire, che come l'aveva visto a Pemberley. Ma forse, in
presenza della madre, non riusciva a essere lo stesso di quando era
stato di fronte agli zii. Era una congettura penosa, ma non
improbabile.
Anche
Watson lo aveva osservato solo per un istante, e in quel breve lasso
di tempo l'aveva visto sia contento che imbarazzato. Mrs. Watson
l'aveva accolto con un grado di cortesia che aveva fatto vergognare
le sue due figlie, specialmente se paragonato alla fredda e
cerimoniosa educazione dell'inchino e delle frasi rivolte all'amico.
Molly
in particolare, consapevole che la madre dovesse proprio a
quest'ultimo la salvezza della sua figlia prediletta da un
irrimediabile disonore, fu ferita e angosciata al massimo grado da
una discriminazione così male applicata.
Holmes,
dopo averle chiesto come stavano Mr. e Mrs. Hudson, una domanda a cui
lei non poté rispondere senza imbarazzo, non disse praticamente
altro. Non era seduto vicino a lei, e forse era questo il motivo del
suo silenzio; ma non era stato così nel Derbyshire. Lì aveva
chiacchierato con i suoi parenti, quando non poteva farlo con lei. Ma
ora passarono diversi minuti senza che le giungesse il suono
della sua voce; e quando, di tanto in tanto, incapace di resistere
alla curiosità, aveva alzato gli occhi per guardarlo in volto, lo
aveva visto osservare Mary quanto lei, e spesso null'altro che il
pavimento. Era chiaramente più pensieroso e meno ansioso di piacere
di quando lo aveva incontrato l'ultima volta.
"Come
avrei potuto aspettarmi altro!" si disse. "Ma allora,
perché è venuto?"
Non
aveva voglia di conversare con nessuno se non con lui; e non aveva il
coraggio di parlargli.
Gli
chiese della sorella, ma non riuscì a fare di più.
"È
passato molto tempo, Mr. Watson, da quando siete andato via",
disse Mrs. Hooper.
Lui
ne convenne subito.
"Cominciavo
a temere che non sareste mai tornato.
Da quando ve ne siete andato sono cambiate molte cose nel vicinato.
Miss Lucas si è sposata e sistemata, e così una delle mie figlie.
Immagino che ne abbiate sentito parlare; in effetti, dovreste averlo
letto nei giornali. So che era nel Times e nel Courier, anche se non
era riportato come dovuto. Si diceva solo che «Di recente, Jim
Moriarty, Esq., con Miss Janine Hooper». Eppure l'aveva redatto mio
fratello, e mi chiedo come possa aver combinato un tale pasticcio. Lo
avete letto?"
Watson
rispose di sì, e fece le sue congratulazioni. Molly non osava alzare
gli occhi. Non era, perciò, in grado di dire che faccia avesse
Holmes.
"È
davvero una gran bella cosa avere una figlia ben maritata",
proseguì la madre, "ma allo stesso tempo, Mr. Watson, è una
prova molto dura vederla andare così lontano. Sono andati a
Newcastle perché immagino abbiate saputo che ha lasciato la milizia
e che si è arruolato nell'esercito regolare. Grazie al cielo,
qualche
amico
ce l'ha, anche se forse non quanti ne meriterebbe."
Molly,
consapevole che questa era una stoccata a Mr. Holmes, si sentì
talmente al colmo della vergogna che a stento riuscì a restare
seduta. Questo la spinse, tuttavia, a fare uno sforzo per parlare,
cosa che nient'altro l'aveva costretta a fare prima,
e chiese a Watson se al momento avesse intenzione di restare per un
po' in campagna. Per qualche settimana, così riteneva lui.
Quando
i signori si alzarono per andarsene, Mrs. Hooper, memore dei suoi
cortesi propositi, li invitò a pranzo a Longbourn di lì a qualche
giorno, e loro accettarono.
"Siete
in debito con me di una visita, Mr. Watson", aggiunse lei,
"poiché quando siete andato in città l'inverno scorso, avevate
promesso di venire da noi per un pranzo in famiglia, non appena
tornato. Come vedete, non l'ho dimenticato."
Watson
sembrò un po' confuso da questa osservazione, e per scusarsi disse
qualcosa su degli affari che glielo avevano impedito. Se ne andarono.
Mrs.
Hooper era stata molto tentata di invitarli a restare a pranzo il
giorno stesso, ma, anche se la sua tavola era sempre ottima, riteneva
che non meno di due giri completi di portate potessero bastare per un
uomo sul quale riponeva tante ansiose aspettative, o per soddisfare
l'appetito e l'orgoglio di un altro che aveva diecimila sterline
l'anno.
54
Non
appena se ne furono andati, Molly uscì per risollevare il proprio
umore; o, in altre parole, per dedicarsi a quegli argomenti che
l'avrebbero di certo abbattuta ancora di più. Il comportamento di
Mr. Holmes l'aveva stupita e irritata.
"Perché
mai è venuto", si disse, "se l'ha fatto solo per restare
muto, serio e indifferente?"
Non
riusciva a pensare a nulla che la soddisfacesse.
"Ha
continuato a essere amabile, a essere simpatico, con i miei zii,
quando era a Londra; perché con me no? Se ha paura di me, perché
viene qui? Se non gliene importa più nulla di me, perché restare
muto? Che uomo irritante, proprio irritante! Non voglio più pensare
a lui."
La
sua decisione fu involontariamente mantenuta per un po' per
l'avvicinarsi della sorella, che si unì a lei con un'aria allegra
che dimostrava come fosse più soddisfatta di Molly dei due
visitatori.
"Ora
che si è concluso il primo incontro", disse, "mi sento
serena. So quanto sono forte, e non mi sentirò più in imbarazzo nel
vederlo arrivare. Sono lieta che pranzi qui martedì. Così diventerà
di dominio pubblico che, da entrambe le parti, ci incontriamo solo
come semplici conoscenti.”
"Oh,
Mry, stai attenta.", disse Molly, ridendo.
"Mia
cara Molly, mi credi davvero talmente debole da correre ancora
qualche pericolo?"
"Credo
che tu stia correndo il pericolo di farlo innamorare di te com'è
sempre stato."
Il
martedì c'era un gruppo numeroso riunito a Longbourn, e i due che
erano più attesi arrivarono in perfetto orario. Quando si recarono
in sala da pranzo, Molly stette ansiosamente attenta, per vedere se
Watson avrebbe preso il posto accanto alla sorella che, in tutti i
pranzi precedenti, gli era appartenuto. La madre, occupata con
la stessa idea, evitò con cura di invitarlo a sedere accanto a lei.
Entrando nella stanza, lui sembrò esitare; ma a Mary capitò di
guardarsi intorno, e capitò di sorridere: la decisione fu presa. Si
mise accanto a lei.
Molly,
con un senso di trionfo, guardò verso il suo amico. Sembrava
sopportare la cosa con nobile indifferenza, e lei avrebbe immaginato
che Watson avesse ricevuto il permesso di essere felice, se non
avesse visto anche lui dirigere lo sguardo verso Mr. Holmes, con
un'espressione mezzo allarmata e mezzo divertita.
Il
suo comportamento con la sorella fu tale, durante il pranzo, da
rivelare un'ammirazione che convinse Molly che la felicità di Mary,
e quella di lui, sarebbe stata presto assicurata. Anche se non osava
avere certezze sulla conclusione, le fece piacere osservare il
comportamento di lui. Le diede tutta l'eccitazione che le fosse
possibile provare, poiché non era certo di ottimo umore. Mr. Holmes
era lontano da lei quanto tutta la lunghezza del tavolo. Era seduto
in uno dei due posti di fianco alla madre. Sapeva bene quanto poco
una situazione del genere facesse piacere a entrambi. Non era
abbastanza vicina da poter sentire i loro discorsi, ma poteva vedere
quanto raramente si rivolgessero la parola, e quanto i loro modi
fossero freddi e formali. La scortesia della madre le rese più
penosa la consapevolezza di ciò che gli dovevano, e, a volte,
avrebbe dato chissà che per avere il privilegio di dirgli che non
tutta la famiglia ignorava o non apprezzava la sua generosità.
Sperava
che in serata avrebbe potuto cogliere qualche occasione per stare
insieme. Ansiosa e agitata com'era, il periodo trascorso in salotto,
prima dell'arrivo dei signori, fu talmente pesante e noioso da
renderla quasi scortese.
"Se
nemmeno allora
verrà
da me", si disse, "rinuncerò a lui per sempre."
I
signori arrivarono, e le sembrò che lui stesse esaudendo le sue
speranze, ma, ahimè! le signore si affollarono così fitte intorno
al tavolo, dove Miss Hooper stava preparando il tè, e Molly
versando il caffè, che vicino a lei non rimase un solo posto libero,
idoneo a far spazio a una sedia. E, all'avvicinarsi dei signori, una
delle ragazze si strinse più che mai accanto a lei, dicendo, in un
bisbiglio,
"Ho
deciso che gli uomini non devono riuscire a dividerci. Non abbiamo
bisogno di nessuno di loro, non è vero?"
Holmes
si era spostato in un altro lato della stanza. Lei lo seguì con lo
sguardo; invidiava tutti quelli a cui rivolgeva la parola, non aveva
nessuna voglia di servire il caffè, e poi si arrabbiò con se stessa
per essere così sciocca!
"Un
uomo che è stato rifiutato già una volta! Come potrei mai essere
così stupida da aspettarmi un ritorno del suo amore?"
Si
rianimò un pochino, tuttavia, quando riportò lui stesso la tazza
del caffè, e lei colse l'occasione per dire,
"Vostra
sorella è ancora a Pemberley?"
"Sì,
ci resterà fino a Natale."
"E
tutta sola? I suoi amici sono andati tutti via?"
"C'è
Mrs. Annesley con lei."
Non
riuscì a trovare altro da dire; ma se lui avesse voluto conversare,
avrebbe potuto avere più successo. Invece rimase in piedi accanto a
lei solo per qualche minuto, in silenzio, e alla fine, quando la
signorina bisbigliò ancora qualcosa a Molly, si allontanò.
Una
volta portato via il tè, e sistemati i tavoli da gioco, tutte le
signore si alzarono, e Molly sperò di potersi presto unire a lui, ma
tutte le sue speranze svanirono, vedendolo cadere vittima della
rapacità della madre di formare un tavolo da whist, e dopo pochi
istanti seduto con il resto del gruppo. Erano confinati per tutta la
serata a tavoli diversi, e non aveva più nulla da sperare, se non
che gli occhi di lui si rivolgessero spesso nella sua direzione,
tanto da farlo giocare male come lei.
Mrs.
Hooper aveva previsto di far restare a cena i due signori di
Netherfield; ma la loro carrozza fu sfortunatamente ordinata prima di
tutte le altre, e lei non ebbe modo di trattenerli.
"Be',
ragazze", disse, non appena rimaste sole, "che ne dite
della giornata? Credo che sia andato tutto straordinariamente bene,
ve l'assicuro. Il pranzo è stato servito bene come non mi era
mai capitato di vedere; persino Mr. Holmes ha riconosciuto che le
pernici erano cucinate particolarmente bene, e immagino che abbia
almeno due o tre cuoche francesi. Mia cara Mary, non ti ho mai vista
più bella. L'ha detto anche Mrs. Long, perché le avevo chiesto se
non fosse così."
Mrs.
Hooper, per farla breve, era eccitatissima; e le sue aspettative per
il bene della famiglia erano talmente lontane dalla ragionevolezza,
che il giorno successivo rimase molto delusa nel non vederlo tornare
per fare la sua dichiarazione.
"È
stata una giornata molto gradevole", disse Miss Hooper a Molly.
"La comitiva sembrava così ben assortita, così affiatata.
Spero che ci si possa ritrovare spesso."
Molly
sorrise.
"Molly,
non devi fare così. Ti assicuro di aver imparato a godere della sua
conversazione come quella di un giovanotto simpatico e intelligente,
senza desiderare altro. Sono perfettamente convinta, dai suoi modi
attuali, che non abbia mai avuto in progetto di conquistare il mio
affetto. È solo che è dotato di una grande dolcezza nel modo di
comportarsi, e di un desiderio di rendersi gradito a tutti maggiore
di qualsiasi altro uomo."
"Sei
molto crudele", disse la sorella; "non vuoi che io sorrida,
e mi provochi continuamente."
"Ma
perché vuoi convincermi che provo più di quanto ammetto?"
"Ecco
una domanda alla quale non so rispondere. Tutti amiamo educare, anche
se siamo in grado di insegnare solo ciò che non vale la pena di
sapere. Perdonami, e se persisti nella tua indifferenza, non fare di
me
la
tua confidente."
55
Qualche
giorno dopo quella visita, Mr. Watson tornò a trovarli, e da solo.
Il suo amico era partito il mattino per Londra, ma sarebbe tornato
nel giro di dieci giorni. Si fermò per più di un'ora, ed era di
ottimo umore. Mrs. Hooper lo invitò a pranzo, ma, con molte
espressioni di rammarico, lui dichiarò di essere già impegnato
altrove.
"Domani
potete venire?"
Sì,
non aveva nessun impegno per l'indomani, e l'invito fu accettato
molto volentieri.
Venne,
e così di buonora che nessuna delle signore era vestita.
Precipitandosi nella camera della figlia, in vestaglia e con i
capelli mezzo spettinati, Mrs. Hooper gridò,
"Mia
cara Mary, sbrigati a scendere. È arrivato... è arrivato Mr.
Watson. Sbrigati, sbrigati."
"Scenderemo
non appena possibile", disse Mary, "ma credo che Philippa
sia più avanti di noi due, visto che è salita mezzora fa."
"Oh!
lascia perdere Philippa! che c'entra lei? Fai in fretta, in fretta!
dov'è la tua cintura mia cara?"
Ma
una volta uscita la madre, Mary non si lasciò convincere a scendere
senza una delle sorelle.
Lo
stesso desiderio di lasciarli da soli emerse di nuovo nel pomeriggio.
Dopo il tè, Mr. Hooper si ritirò in biblioteca e Sally salì al
piano di sopra dal suo strumento. Essendo così rimossi due ostacoli,
Mrs. Hooper rimase seduta lanciando sguardi e facendo l'occhiolino a
Molly e Philippa per un bel po', senza che le due se ne accorgessero.
Alla
fine, Philippa disse con molta ingenuità. "Che c'è, mamma?
Perché continuate a farmi l'occhiolino? Che cosa devo fare?"
"Nulla,
bambina mia. Non ti sto facendo l'occhiolino." Poi rimase
seduta ancora per cinque minuti, ma, incapace di sprecare
un'occasione del genere, si alzò improvvisamente e, dicendo a
Philippa,
"Vieni,
tesoro mio. Ti voglio parlare." la portò fuori della stanza.
Mary
lanciò subito un'occhiata a Molly, che esprimeva il suo imbarazzo
per una manovra così scoperta, e la sua preghiera affinché lei
non
cedesse. Dopo qualche minuto, Mrs. Hooper socchiuse la porta ed
esclamò,
"Molly,
mia cara. Ti voglio parlare."
Molly
fu costretta ad andare.
"Possiamo
anche lasciarli soli, sai"; disse la madre non appena lei fu
nell'atrio. "Philippa e io andremo di sopra nel mio
spogliatoio."
Molly
non fece nessun tentativo di discutere con la madre; rimase
tranquilla nell'atrio, fino a quando lei e Philippa non furono
sparite, e poi tornò in salotto.
Aprendo
la porta, si accorse che la sorella e Watson erano in piedi
appoggiati al caminetto, come se fossero impegnati in una seria
conversazione; e anche se questo sarebbe potuto non bastare per
insospettirla, le facce di entrambi, quando si girarono
all'improvviso e si allontanarono l'uno dall'altra, avrebbero detto
tutto. La loro
situazione
era imbarazzante, ma lei pensò che la sua
fosse
ancora peggiore. Nessuno dei due disse una parola, e Molly era sul
punto di andarsene, quando Watson, che si era seduto insieme a Mary,
si alzò improvvisamente, e sussurrando qualche parola alla sorella,
corse fuori della stanza.
Mary
non aveva segreti per Mollye l'abbracciò .
"È
troppo!" aggiunse, "davvero troppo. Non lo merito. Oh!
perché non sono tutti così felici?"
Molly
le fece le sue congratulazioni con una sincerità, un calore, una
gioia, che le parole potevano esprimere solo in minima parte. Ogni
frase affettuosa era per Mary fonte di nuova felicità. Ma per il
momento non voleva restare lì con la sorella, o dire la metà di ciò
che doveva essere detto.
"Vado
dalla mamma", esclamò. "Non vorrei assolutamente prendermi
gioco della sua affettuosa premura, o permettere che lo sappia da
altri e non da me. Lui è già andato dal babbo. Oh! Molly, sapere
che ciò che ho da dire darà così tanta gioia a tutta la mia cara
famiglia!"
Si
affrettò quindi dalla madre.
Molly,
che era rimasta sola, sorrise per la rapidità e la facilità con cui
si era finalmente risolta una faccenda che aveva provocato così
tanti mesi di incertezza e malumore.
"E
questa", si disse, "è la fine di tutta l'ansiosa cautela
del suo amico! di tutte le bugie e gli stratagemmi delle sorelle! la
conclusione più felice, più saggia e più
giusta!"
Dopo
qualche minuto fu raggiunta da Watsson, il cui colloquio con il padre
era stato breve e fruttuoso.
"Dov'è
vostra sorella?" disse con impazienza, non appena aperta la
porta.
"Con
mia madre di sopra. Credo proprio che scenderà a momenti."
Lui
allora chiuse la porta, e le si avvicinò, richiedendo gli auguri e
l'affetto di una cognata. Molly espresse sinceramente e con tutto il
cuore la sua gioia in vista di quella parentela. Si strinsero la mano
con grande cordialità, e poi, fino a quando la sorella non scese,
lei dovette ascoltare tutto ciò che lui aveva da dire della sua
felicità e di tutte le perfezioni di Mary.
Fu
una serata di gioia non comune per tutti loro.
Non
appena Watson se ne fu andato, Mr. Watson si rivolse alla figlia e
disse,
"Mary,
mi congratulo con te. Sarai una donna molto felice."
Mary
corse da lui, lo baciò, e lo ringraziò per la sua bontà.
"Sei
una brava ragazza", replicò lui, "e mi fa tanto piacere
pensare che ti sistemerai così bene. Non ho dubbi sul fatto che
insieme starete benissimo. Avete caratteri molto simili. Siete
entrambi così accondiscendenti, che non prenderete mai una
decisione; così indulgenti, che tutte le persone di servizio vi
imbroglieranno; e così generosi, che spenderete sempre di più della
vostre entrate."
"Spero
di no. La leggerezza o la sbadataggine in materia di soldi
sarebbero imperdonabili per me."
"Spendere
di più delle loro entrate! Mio caro Mr. Hooper", esclamò la
moglie, "ma di che stai parlando? Ma come, ha quattro o
cinquemila sterline l'anno, e molto probabilmente ancora di più."
Poi, rivolgendosi alla figlia, "Oh! mia cara Mary, sono così
felice! Lo sapevo come sarebbe andata. Ho sempre detto che doveva
andare così, alla fine. Ero sicura che non potevi essere così bella
per niente!"
Watson,
da quel momento, fu naturalmente tutti i giorni ospite a Longbourn;
veniva spesso prima di colazione, e restava sempre fino alla cena.
Molly
aveva ora pochissimo tempo a disposizione per conversare con la
sorella, poiché, quando c'era lui, Mary non aveva attenzioni per
nessun altro; ma si trovò a essere estremamente utile a entrambi, in
quelle ore di separazione che talvolta capitavano. In assenza di
Mary, lui stava sempre con Molly, per il piacere di parlare di lei; e
quando Watson se ne andava, Mary cercava costantemente lo stesso tipo
di sollievo.
"Mi
ha resa così felice", disse, una sera, "dicendomi che
ignorava totalmente il fatto che fossi a Londra la primavera scorsa!
Non l'avevo creduto possibile."
"Io
lo sospettavo alquanto", replicò Molly. "Ma come lo ha
spiegato?"
"Dev'essere
stata opera della sorella. Non era benevola nei confronti della sua
conoscenza con me, cosa che non mi meraviglia, dato che avrebbe
potuto scegliere in modo più vantaggioso. Ma quando vedrà che il
fratello è felice con me, imparerà a essere
soddisfatta, e torneremo in buoni rapporti, anche se non potranno mai
essere quelli di una volta."
"È
il discorso più inflessibile che ti abbia mai sentita pronunciare",
disse Molly.
"Ci
crederesti, Molly, che quando è andato a Londra lo scorso novembre
mi amava davvero, e che nulla se non la convinzione che io
fossi
indifferente, gli avrebbe impedito di tornare?"
"Sicuramente
ha fatto un piccolo sbaglio; ma fa onore alla sua modestia."
Questo
naturalmente diede la stura a un panegirico da parte di Mary sulla
sua insicurezza, e sullo scarso valore che lui dava alle sue buone
qualità. A Molly fece piacere che lui non avesse rivelato
l'intromissione dell'amico.
"Sono
sicuramente la creatura più fortunata mai esistita!" esclamò
Mary. "Oh! Molly, se potessi vedere te
altrettanto
felice! Se solo ci fosse
un
altro uomo del genere per te!"
"Se
anche ce ne fossero quaranta di uomini così, non potrei mai essere
felice come te. Finché non avrò la tua indole, la tua bontà, non
potrò mai provare la tua stessa felicità. No, no, lascia che me la
sbrighi da sola, e, forse, se sarò molto fortunata, potrò
incontrare in tempo un altro Mr. Collins."
Lo
stato di cose nella famiglia di Longbourn non poteva certo restare a
lungo un segreto.
Gli
Hooper furono rapidamente proclamati la famiglia più fortunata del
mondo, anche se poche settimane prima, quando Janine era scappata,
erano stati da tutti segnati a dito per la loro disgrazia.
56
Una
mattina, circa una settimana dopo il fidanzamento di Watson con Mary,
mentre erano seduti in sala da pranzo, l'improvviso rumore di una
carrozza li spinse alla finestra, dove notarono un tiro a quattro
attraversare il prato. Era troppo presto per dei visitatori, e
inoltre l'equipaggio non sembrava essere nessuno di quelli dei loro
vicini. Poiché era comunque certo che qualcuno stesse arrivando,
Watson convinse Miss Hooper a evitare di restare rinchiusi per
quell'intrusione, e a fare una passeggiata con lui in giardino.
Uscirono entrambi, e le ipotesi delle tre rimaste proseguirono finché
non si spalancò la porta ed entrò il visitatore. Era Lord Mycroft
de Bourgh.
Lord
Mycroft entrò nella stanza con un'aria più sgarbata del solito, non
rispose al saluto di Molly se non con un lieve cenno del capo, e si
mise a sedere senza dire una parola. Molly aveva fatto il suo nome
alla madre, all'ingresso di sua signoria, anche se non era stata
fatta nessuna richiesta di presentazione.
Dopo
essere rimasta seduta in silenzio per un istante, lei disse con molta
freddezza a Molly,
"Spero
che stiate bene, Miss Hooper. La signora immagino sia vostra madre."
Molly
rispose molto concisamente di sì.
"E
quella
immagino
sia una delle vostre sorelle."
"Sì,
signora", disse Mrs. Hooper. "È la penultima delle mie
ragazze. L'ultima si è sposata di recente, e la maggiore è in
giardino, a passeggio con un giovanotto che farà
presto parte della famiglia."
"Avete
un parco molto piccolo qui", affermò Lord de Bourgh dopo un
breve silenzio."e questo salotto dev'essere molto scomodo nei
pomeriggi d'estate; le finestre danno tutte a ponente."
Mrs.
Hooper le assicurò che non lo usavano mai dopo il pranzo, e poi
aggiunse,
"Posso
prendermi la libertà di chiedere a vostra signoria se ha lasciato
Mr. e Mrs. Collins in buona salute?"
"Sì,
stavano benissimo. Li ho visti l'altro ieri sera."
Mrs.
Hooper, con molta gentilezza, pregò sua signoria di prendere qualche
rinfresco, ma Lord Mycroft, con molta decisione, e non molta
educazione, si rifiutò di prendere alcunché e poi, alzandosi, disse
a Molly,
"Miss
Hooper, sembra che ci sia una specie di boschetto su un lato del
vostro prato. Sarei lieta di farci un giro, se mi farete l'onore
della vostra compagnia."
"Va,
mia cara", esclamò la madre, "e mostra a sua signoria i
vari viottoli. Credo che il tempietto le piacerà."
Molly
obbedì, corse di sopra a prendere il parasole e poi si unì alla sua
nobile ospite al piano di sotto.
Procedettero
in silenzio lungo il sentiero di ghiaia che conduceva al boschetto;
Molly aveva deciso di non fare nessun tentativo di conversazione, con
una donna che in quel momento appariva insolente e antipatica più
del solito.
Non
appena entrate nel boschetto, Lord de Bourgh iniziò così,
"Non
avrete certo nessuna difficoltà, Miss Hooper, a capire il motivo del
mio viaggio fin qui."
Molly
la guardò con genuino stupore.
"Vi
state davvero sbagliando, signora. Non riesco a spiegarmi l'onore di
vedervi qui."
"Miss
Hooper", replicò sua signoria, in tono irato, "dovreste
saperlo, che con me non si scherza. Una
voce di natura molto allarmante mi è arrivata due giorni fa. Mi è
stato detto che non solo vostra sorella era sul punto di sposarsi in
modo molto vantaggioso, ma che voi
vi sareste, con tutta probabilità, unita subito dopo con mio nipote,
Mr. Holmes. Anche se so
che
dev'essere una scandalosa menzogna, ho immediatamente deciso di
venire qui, per mettervi al corrente della mia opinione."
"Se
credete impossibile che sia vero", disse Molly, arrossendo dallo
stupore e dallo sdegno, "mi meraviglio che vi siate presa il
disturbo di venire fin qui. Qual è lo scopo della vostra visita?"
"Esigere
che una notizia del genere venga immediatamente e pubblicamente
smentita."
"La
vostra venuta a Longbourn", disse Molly freddamente,
"contribuirà piuttosto a confermarla, se una voce del genere
esiste davvero."
"Se!
pretendete dunque di non saperne nulla? Non è stata fatta circolare
ad arte da voi stessa? Non sapete che una voce del genere è
ampiamente diffusa?"
"Non
ne ho mai sentito parlare."
"E
potete dunque dichiarare che in essa non c'è nessun fondamento?"
"Non
pretendo di possedere la stessa franchezza di vostra signoria. Voi
potete
fare domande, alle quali io
potrei
scegliere di non rispondere."
"Questo
non è tollerabile. Miss Hooper, esigo una risposta soddisfacente. Vi
ha mio nipote fatto una proposta di matrimonio?"
"Vostra
signoria ha affermato che è impossibile."
"Dovrebbe
esserlo; deve esserlo, se lui ha ancora l'uso della ragione. Ma le
vostre
arti
di seduzione potrebbero avergli fatto
dimenticare ciò che deve a se stesso e a tutta la sua famiglia.
Potreste averlo adescato."
"Se
l'avessi fatto, sarei l'ultima persona ad ammetterlo."
"Miss
Hooper! Io sono quasi la parente più stretta che lui abbia al mondo,
e ho il diritto di conoscere i suoi interessi più intimi."
"Ma
non avete il diritto di conoscere i miei."
"Fatemi
essere ancora più chiara. Questa unione non potrà mai avere luogo.
No, mai. Mr. Holmes è fidanzato con mia
figlia.
E ora che cosa avete da dire?"
"Solo
questo: che se è così, non avete alcun motivo di supporre che lui
faccia una proposta a me."
Lord
Mycroft esitò per un istante, e poi replicò,
"Fin
dalla loro infanzia sono stati destinati l'uno all'altra. Era il più
grande desiderio della madre di lui,
così come di quella di lei. Abbiamo progettato l'unione quando erano
nella culla; e proprio ora, debbono essere ostacolati da una giovane
donna di nascita inferiore, senza nessun rilievo sociale, e
totalmente estranea alla famiglia! Non mi avete sentito dire che fin
dalla nascita era destinato alla cugina?"
"Sì,
e l'avevo sentito dire anche prima. Ma che importanza ha per me? Se
Mr. Holmes non è legato alla cugina né dall'onore né dall'affetto,
perché mai non può fare una scelta diversa? E se sono io quella
scelta, perché mai non dovrei accettarlo?"
"Perché
lo vieta l'onore, il decoro, la prudenza, anzi, l'interesse. Sì,
Miss Hooper, l'interesse; perché non aspettatevi di essere presa in
considerazione dalla sua famiglia o dai suoi amici, se vi ostinate a
opporvi ai desideri di tutti."
"Queste
sono terribili disgrazie", replicò Molly. "Ma la moglie di
Mr. Holmes avrà una tale straordinaria fonte di felicità connessa
con il suo stato, che potrà non avere nessun motivo per lamentarsi."
"Ragazza
ostinata e testarda! Mi vergogno per voi! È questa la vostra
gratitudine per le mie premure della scorsa primavera? Dovete
capire, Miss Hooper, che sono venuta con l'assoluta determinazione di
ottenere il mio scopo, e non mi lascerò dissuadere. Mia
figlia e mio nipote sono fatti l'uno per l'altra. Sono destinati
l'uno all'altra dai desideri di tutti i membri dei loro rispettivi
casati; e che cosa dovrebbe dividerli? Le pretese venute dal nulla di
una giovane donna senza un nome, senza parentele o ricchezze. Non è
tollerabile!"
"Lui
è un gentiluomo; io sono figlia di un gentiluomo; fin qui siamo
pari."
"È
vero. Voi siete
figlia
di un gentiluomo. Ma chi è vostra madre? Chi sono i vostri zii e
zie? Non crederete che io ignori la loro situazione sociale."
"Quali
che siano le mie parentele", disse Molly, "se vostro nipote
non ha obiezioni da fare, a voi
non
deve interessare."
"Ditemi,
una volta per tutte, siete fidanzata con lui?"
Anche
se Molly avrebbe voluto non rispondere alla domanda, non poté non
dire, dopo un istante di riflessione,
"No."
Lord
de Bourgh sembrò soddisfatto.
"E
mi promettete di non impegnarvi mai in questo fidanzamento?"
"Non
farò mai una promessa del genere."
"Miss
Hooper, sono sconvolta e stupita. Ma non illudetevi che io possa
rinunciare. Non andrò via finché non mi avrete dato le
assicurazioni che esigo."
"E
io sicuramente non le darò mai.
Quanto approvi vostro nipote questa intromissione nei suoi
affari,
non sono in grado di dirlo; ma voi non avete nessun diritto di
interessarvi dei miei. Vi devo pregare, quindi, di non essere
importunata oltre su questo argomento."
"Non
ho affatto finito. A tutte le obiezioni che ho già esposto, ne ho
un'altra da aggiungere. Non sono all'oscuro dei particolari della
vergognosa fuga della vostra sorella minore. E una ragazza del
genere dovrebbe
diventare cognata di mio nipote? E suo
marito,
il figlio dell'amministratore del suo defunto padre, diventare suo
cognato? Il cielo ce ne scampi!Le ombre di Pemberley devono essere
profanate a tal punto?"
"Ormai
non
potete avere più nulla da dire", rispose lei indignata. "Mi
avete insultata in tutti i modi possibili. Devo pregarvi di tornare
in casa."
Sua
signoria era furibonda.
"Non
avete nessun riguardo per l'onore e la reputazione di mio nipote!
Ragazza insensibile ed egoista! Non vi rendete conto che un'unione
con voi lo farebbe cadere in disgrazia agli occhi di tutti?"
"Lord
Mycroft, non ho più nulla da dire. Conoscete le mie opinioni."
"Siete
dunque decisa ad averlo?"
"Non
ho detto nulla di simile. Sono solo decisa ad agire nel modo
che, a mio giudizio, possa rendermi felice, senza renderne conto a
voi o
ad altre persone che mi sono totalmente estranee."
"E
questo è ciò che pensate! Questa è la vostra decisione finale!
Molto bene. Non crediate, Miss Hooper, che la vostra ambizione sarà
mai appagata. Sono venuta per mettervi alla prova. Speravo di
trovarvi ragionevole; ma state pur certa che la spunterò."
Lord
Mycroft continuò a parlare in questo modo finché non furono allo
sportello della carrozza, dove, girandosi frettolosamente, aggiunse,
"Non
mi congedo da voi, Miss Hooper. Non mando i miei omaggi a vostra
madre. Non meritate una tale attenzione. Sono molto in collera."
Molly
non rispose e rientrò silenziosamente. La madre le andò incontro
impaziente sulla porta dello spogliatoio, per chiederle come mai Lord
Mycroft non fosse rientrato per riposarsi.
"Ha
preferito di no", disse la figlia, "è voluto andar via."
"È
un uomo molto elegante! ed è stato cortesissimo a venire fin qui!
poiché, immagino, è venuto solo per dirci che i Collins stavano
bene. Credo che fosse diretta da qualche parte, e così, passando per
Meryton, ha pensato che avrebbe potuto farci visita."
57
Il
turbamento provocato in Molly da quella straordinaria visita non
poteva essere superato facilmente. Lord de Bourgh si era preso il
disturbo di quel viaggio da Rosings al solo scopo di rompere il suo
presunto fidanzamento con Mr. Holmes. Un progetto davvero razionale!
ma su quale fosse l'origine delle voci sul loro fidanzamento, Molly
non riusciva a immaginarlo.
Nel
ripensare alle affermazioni di Lord Mycroft, tuttavia, non poté fare
a meno di sentirsi a disagio sulle possibili conseguenze del
persistere in quella sua intromissione. Da ciò che aveva detto circa
la sua determinazione nell'impedire il loro matrimonio, a Molly venne
in mente che doveva aver pensato di rivolgersi al nipote; e su come
lui
avrebbe
potuto reagire a una simile descrizione dei mali connessi a un legame
con lei, non osava pronunciarsi. Non conosceva esattamente quanto
fosse affezionato alla zia, o quanto dipendesse dal suo giudizio, ma
era naturale supporre che lui nutrisse per la zia una stima più alta
di quanta ne potesse avere lei;
ed era certo che, nell'enumerare le disgrazie di un matrimonio con
qualcuno i cui parenti più stretti erano così inferiori ai suoi, la
zia avrebbe toccato il suo punto più debole.
Se
prima lui aveva esitato sul da farsi, come spesso era sembrato, i
consigli e le preghiere di una parente così stretta avrebbero potuto
fugare ogni dubbio, e farlo decidere una volta per tutte
a scegliere la felicità che avrebbe potuto dargli una dignità senza
macchie. In quel caso non sarebbe più tornato. Lord Mycroft avrebbe
potuto incontrarlo durante il suo viaggio verso Londra, e l'impegno
con Watson di ritornare a Netherfield sarebbe stato cancellato.
"Se,
quindi, entro qualche giorno dovesse arrivare all'amico una scusa per
non mantenere la sua promessa", aggiunse tra sé, "saprò
come interpretarla."
Il
giorno dopo, mentre scendeva le scale, si imbatté nel padre, che
usciva dalla biblioteca con in mano una lettera.
"Molly",
disse lui, "stavo venendo a cercarti; vieni in camera mia."
Lei
lo seguì, e la sua curiosità di sapere che cosa avesse da dirle fu
accresciuta dal supporre che fosse in qualche modo col-legata alla
lettera che aveva in mano.
Seguì
il padre accanto al camino, ed entrambi si sedettero. Poi egli disse,
"Stamattina
ho ricevuto una lettera che mi ha estremamente stupito. Dato che
riguarda soprattutto te, devi conoscerne il contenuto. Non sapevo di
avere due
figlie
in procinto di sposarsi. Lascia che mi congratuli con te, per una
conquista così importante."
Il
rossore avvampò le guance di Molly, nell'immediata certezza che la
lettera fosse del nipote, invece che dello zio; e non riusciva a
decidersi se essere più contenta che si fosse finalmente dichiarato,
o più offesa per la lettera indirizzata al padre anziché a lei,
quando il padre proseguì,
"Sembri
aver capito. Su argomenti come questi le signorine hanno una grande
perspicacia, ma credo di poter persino sfidare la tua
sagacia
nello scoprire il nome del tuo ammiratore. La lettera è di Mr.
Collins."
"Di
Mr. Collins! e che cosa può avere da dire lui?"
"Qualcosa
di molto pertinente, ovviamente. Comincia con le congratulazioni per
le nozze imminenti della mia figlia maggiore, delle quali sembra sia
venuto a conoscenza da qualcuna di quelle care pettegole delle Lucas.
Quello che ti riguarda è la parte che segue.
«Lasciatemi
ora aggiungere un breve accenno su un altro argomento, del quale
siamo stati informati dalla stessa fonte. Vostra figlia Molly, a
quanto sembra, non porterà a lungo il nome degli Hooper e il
compagno prescelto per il suo futuro può essere considerato come uno
dei più illustri personaggi della nazione.»
"Riesci
a indovinare, Molly, di che cosa si tratta?"
«Questo
giovane gentiluomo è baciato dalla fortuna in modo particolare: una
splendida proprietà, una nobile famiglia e ampi poteri di nomina.
Eppure lasciate che io metta in guardia mia cugina Molly, e voi
stesso, sui mali in cui potreste incorrere con una precipitosa
accettazione delle proposte del gentiluomo, delle quali,
naturalmente, sarete propensi ad approfittare.»
"Hai
qualche idea, Molly, su chi sia questo gentiluomo? Ma ora ci
arriviamo."
«Il
motivo per cui vi metto in guardia è il seguente. Abbiamo ragione di
immaginare che lo zio, Lord Mycroft de Bourgh, non veda di buon
occhio questo matrimonio.»
"Capito?
si tratta di Mr.
Holmes!
Ora, Molly, credo di averti
sorpreso.
Avrebbero potuto, lui o i Lucas, scegliere un uomo, all'interno della
cerchia delle nostre conoscenze, il cui nome potesse smentire con più
efficacia ciò che hanno riportato? Mr. Holmes, che non guarda mai
una donna se non per vederne i difetti, e che in vita sua non ti ha
mai degnata di uno sguardo! È straordinario!"
Molly
cercò di unirsi all'allegria del padre, ma riuscì soltanto ad
abbozzare un sorriso stentato. Il suo spirito non si era mai espresso
in modo così poco gradevole per lei.
"Non
sei divertita?"
"Oh!
sì. Vi prego, continuate a leggere."
«Ieri
sera, dopo aver accennato alla probabilità di questo matrimonio
a sua signoria, lui ha espresso la sua opinione al riguardo, dalla
quale è emerso chiaramente che non avrebbe mai dato il suo consenso
a quella che ha definito un'unione vergognosa. Ho pensato fosse mio
dovere informarne mia cugina con la massima urgenza, affinché lei e
il suo nobile ammiratore possano essere consapevoli di quello a cui
vanno incontro, e non si affrettino a contrarre un matrimonio che non
è stato appropriatamente autorizzato.»
“Il
resto della lettera riguarda solo lo stato della cara Meena, e
l'attesa di un nuovo virgulto. Ma, Molly, sembra come se tu non ti
stia divertendo."
"Oh"
esclamò Molly, "mi sono molto divertita. Ma è così strano!"
"Sì...
ed è questo
che
lo rende divertente. Se avessero puntato su un altro non sarebbe
stato nulla; ma la sua
indifferenza, e la tua
antipatia, rende il tutto così deliziosamente assurdo! E ti prego
Molly che cosa ha detto Lord Mycroft di questa voce? È venuto per
rifiutare il suo consenso?"
A
questa domanda la figlia rispose solo con una risata, e poiché era
stata fatta senza il minimo sospetto, non ebbe il fastidio di
sentirsela ripetere. Per Molly non era mai stato così difficile
far apparire i propri sentimenti per ciò che non erano. Il padre
l'aveva crudelmente mortificata, con quello che aveva detto
dell'indifferenza di Mr. Holmes, e lei non poteva fare nulla se non
meravigliarsi di una tale mancanza di perspicacia, o temere che
forse, invece di essere lui a capire troppo poco,
fosse stata lei ad aver fantasticato troppo.
58
Invece
di ricevere quella lettera di scuse dal suo amico che Molly si
aspettava che gli arrivasse, Watson fu in grado di portare Holmes con
sé a Longbourn prima che fossero passati molti giorni dalla visita
di Lord Mycroft. I signori arrivarono di buonora, e prima che Mrs.
Hooper avesse il tempo di raccontargli di aver incontrato la zia,
cosa che la figlia aveva temuto, Watson, che voleva restare solo con
Mary, propose a tutti di fare una passeggiata. Mrs. Hooper non aveva
l'abitudine di camminare, Sally non aveva mai tempo da perdere, ma i
rimanenti cinque uscirono insieme. Watson e Mary, tuttavia,
lasciarono che gli altri li superassero. Loro rimasero indietro,
mentre Molly, Philippa e Holmes si facevano compagnia l'un l'altro.
Si dissero pochissimo; Philippa aveva troppa paura di lui per
chiacchierare, Molly stava maturando dentro di sé una decisione
disperata, e forse lui stava facendo lo stesso.
Andavano
verso i Lucas, poiché Philippa lo desiderava; e dato che Molly non
vedeva il motivo di farla diventare una visita comune, quando
Philippa li lasciò lei continuò a camminare sola con lui. Quello
era il momento di mettere in pratica la sua decisione, e, mentre il
coraggio era ancora saldo, disse precipitosamente,
"Mr.
Holmes, non posso più fare a meno di ringraziarvi per la vostra
straordinaria generosità verso la mia povera sorella. Da quando l'ho
saputo, non vedevo l'ora di mettervi a conoscenza di quanto vi fossi
grata. Se lo sapesse anche il resto della mia famiglia, non avrei
solo la mia gratitudine da esprimere."
"Mi
dispiace", replicò Mr. Holmes, in tono sorpreso ed emozionato,
"che siate stata informata di ciò che, in una luce sbagliata,
può avervi turbato. Non credevo che Mrs. Hudson fosse così poco
degna di fiducia."
"Non
dovete biasimare mia zia. È stata la sventatezza di Janine a
rivelarmi per prima che voi eravate stato coinvolto nella faccenda.
Lasciate che vi ringrazi ancora una volta, a nome di tutta la mia
famiglia, per quella generosa compassione che vi ha indotto a
prendervi così tanto disturbo, e a sopportare tante mortificazioni,
allo scopo di rintracciarli."
"Se
volete
ringraziarmi",
replicò lui, "fatelo solo a nome vostro. Che il desiderio di
rendervi felice possa aver rafforzato gli altri stimoli che mi hanno
condotto a farlo, non tento di negarlo. Ma la vostra famiglia
non
mi deve nulla. Per quanto io possa rispettarla, credo di aver pensato
solo a voi."
Molly
era troppo imbarazzata per dire una parola.
Dopo
una breve pausa, il suo compagno aggiunse, "Siete troppo
generosa per prendervi gioco di me. Se i vostri sentimenti sono
ancora quelli che erano lo scorso aprile, ditemelo subito. Il mio
affetto
e i miei desideri sono immutati, ma una vostra parola mi farà tacere
per sempre."
Molly,
rendendosi conto di tutto l'imbarazzo e l'ansia della situazione di
Holmes, si sforzò di parlare; e, sebbene con un eloquio non molto
scorrevole, gli fece capire che i propri sentimenti avevano subito un
cambiamento così sostanziale da farle accogliere con gratitudine e
gioia le sue dichiarazioni attuali. La felicità prodotta da questa
risposta fu tale che probabilmente lui non ne aveva mai provata una
simile, e in quel frangente si espresse con la veemenza e l'ardore
che ci si può aspettare da un uomo appassionatamente innamorato. Se
Molly fosse stata capace di guardarlo negli occhi, avrebbe potuto
vedere quanto gli donasse l'espressione di vera gioia che gli si era
diffusa in volto; ma, anche se non poteva guardare, poteva ascoltare,
e lui le parlò di sentimenti che, rivelandole quanta importanza lei
avesse per lui, le resero il suo affetto ogni istante più prezioso.
Continuarono
a camminare, senza sapere in che direzione. C'erano troppe cose da
pensare, da provare, da dire, per prestare attenzione ad altro. Lei
apprese presto che la loro intesa attuale era dovuta agli sforzi
dello zio, che gli aveva
fatto
visita a Londra sulla via del ritorno, e lì lo aveva informato del
suo viaggio a Longbourn, delle sue ragioni, e della sostanza della
conversazione con Molly, indugiando con enfasi su tutte le
affermazioni di quest'ultima che, nella mente di sua signoria,
denotavano in modo particolare la sua malignità e la sua
sfacciataggine, convinto che un tale resoconto avrebbe aiutato i suoi
sforzi per ottenere dal nipote quella promessa che lei
aveva
rifiutato di fare. Ma, sfortunatamente per sua signoria, l'effetto
era stato esattamente opposto.
"Mi
ha indotto a sperare.", disse lui, "Conoscevo
a sufficienza il vostro carattere per essere certo che, se foste
stata decisa contro di me, lo avreste fatto sapere a Lord Mycroft,
con franchezza e apertamente."
Molly
arrossì e rise, mentre rispondeva, "Sì, conoscete a
sufficienza la mia franchezza
per
credermi capace di questo.
Dopo avervi insultato in modo così abominevole di persona, non
potevo certo avere scrupoli nell'insultarvi di fronte a tutti i
vostri parenti."
"Che
cosa avete detto, che io non meritassi? Poiché, anche se le vostre
accuse erano infondate, basate com'erano su false premesse, il mio
comportamento verso di voi in quel periodo meritava la più severa
delle condanne. È stato imperdonabile. Non posso pensarci senza
provare ripugnanza."
"Non
dobbiamo metterci a litigare su chi meriti la parte maggiore di
biasimo per quella sera", disse Molly. "La condotta di
nessuno dei due risulterà irreprensibile."
"Non
riesco a riconciliarmi con me stesso con tanta facilità. Il ricordo
di ciò che dissi allora, della mia condotta, dei miei modi, del modo
di esprimermi nel suo complesso, è adesso, ed è stato per molti
mesi, indicibilmente penoso per me. Il vostro rimprovero, non lo
dimenticherò mai: «se vi foste comportato più da gentiluomo.»
Queste furono le vostre parole. Non potete neanche immaginare, quanto
mi hanno torturato; sebbene sia passato del tempo, lo confesso, prima
che diventassi ragionevole a sufficienza per render loro giustizia."
"Non
avevo la più pallida idea che potessero colpirvi in modo simile."
"Non
mi è difficile crederlo. Voi allora mi ritenevate privo di ogni
sentimento, ne sono certo. Non dimenticherò mai come cambiò
espressione il vostro volto, quando mi diceste che non avrei potuto
rivolgermi a voi in nessun modo, tale da indurvi ad accettarmi."
"Oh!
non ripetete quello che ho detto allora. Vi assicuro che è da molto
tempo che me ne vergogno di cuore."
Holmes
menzionò la sua lettera. "Vi ha fatto", disse, "vi ha
fatto subito
pensare
meglio di me? Leggendola, avete dato credito al suo contenuto?"
Molly
spiegò quale effetto aveva avuto su di lei, e di come avesse
cancellato i suoi pregiudizi.
"Sapevo",
disse lui, "che ciò che avevo scritto vi avrebbe addolorata, ma
era necessario. Quando scrissi quella lettera, mi ritenevo calmo e
freddo, ma da tempo sono convinto che sia stata scritta in uno stato
di terribile amarezza."
"La
lettera, forse, iniziava amaramente, ma non finiva così. L'addio è
in sé benevolo. Ma non pensiamo più a quella lettera. I sentimenti
della persona che l'ha scritta, e della persona che l'ha ricevuta,
adesso sono così diversi da come erano allora, che ogni spiacevole
circostanza che le sia legata dev'essere dimenticata. Dovete imparare
qualcosa della mia filosofia. Si deve pensare al passato solo quando
il ricordo è piacevole."
"Non
posso credervi capace di una filosofia del genere. I vostri
ricordi
sono così totalmente privi di possibilità di biasimo, che la
soddisfazione che suscitano non deriva dalla filosofia, ma da una
cosa molto più apprezzabile, dall'innocenza. Ma per me
non
è così. Sono stato egoista per tutta la vita, nella pratica, anche
se non nei principi. Da bambino mi è stato insegnato ciò che era
giusto,
ma non mi è stato insegnato a correggere il mio carattere. Mi sono
stati trasmessi principi sani, ma mi è stato permesso di coltivarli
nell'orgoglio e nella presunzione. Tale sono stato, dagli otto ai
ventotto anni; e tale potrei ancora essere se non fosse stato per te,
mia carissima, amatissima Molly! Che cosa non
devo a te? Mi hai dato una lezione, molto dura all'inizio, ma che mi
ha procurato enormi vantaggi. Da te, sono stato giustamente umiliato.
Venni da te senza alcun dubbio su come sarei stato accolto. "
"In
quel momento eri convinto che avrei accettato?"
"Certo
che lo ero. Che cosa penserai della mia vanità? Mi ero convinto che
desideravi, che ti aspettavi la mia dichiarazione."
"I
miei modi sono stati sbagliati, ma non intenzionalmente, te
l'assicuro. Non ho mai avuto intenzione di ingannarti, ma il mio
temperamento mi ha spesso portata a sbagliare. Come devi avermi
odiata dopo quella
sera!"
"Odiarti?
Forse all'inizio ero in collera, ma la mia collera ha presto
cominciato a prendere la direzione giusta."
"Ho
quasi paura di chiedere che cosa hai pensato di me, quando ci siamo
incontrati a Pemberley. Ce l'avevi con me per essere venuta?"
"Assolutamente
no; non ho provato altro che sorpresa."
"La
tua sorpresa non può essere stata più grande della mia,
quando mi sono accorta delle tue attenzioni. La mia coscienza mi
diceva che non meritavo quella cortesia."
"Il
mio scopo allora",
rispose Holmes, "era di mostrarti, con tutta la gentilezza di
cui ero capace, che non ero così meschino da essere risentito per il
passato; e speravo di ottenere il tuo perdono, di attenuare la
cattiva opinione che avevi di me, facendoti vedere che i tuoi
rimproveri erano stati ascoltati."
Poi
le raccontò della gioia di Georgiana nell'aver fatto conoscenza con
lei, e della sua delusione per la brusca partenza, il che, conducendo
alla causa di quella partenza, le fece apprendere che la sua
decisione di partire dal Derbyshire per cercare la sorella era stata
presa prima che egli lasciasse la locanda, e che l'atteggiamento
serio e pensieroso in quella circostanza non era dovuto a nient'altro
che alle difficoltà che quella decisione avrebbe comportato.
Lei
espresse di nuovo la sua gratitudine, ma era un argomento
troppo penoso per entrambi per indugiarvi ulteriormente.
Dopo
aver camminato senza meta per diverse miglia, troppo occupati per
rendersene conto, alla fine scoprirono, guardando gli orologi, che
era tempo di tornare a casa.
"Che
ne sarà stato di Mr. Watson e di Mary?" fu l'interrogativo che
introdusse la discussione sulle loro
faccende.
Holmes era felice del loro fidanzamento; il suo amico lo aveva
informato per primo.
"Devo
chiederti se ne sei rimasto sorpreso", disse Molly.
"Per
niente. Quando me ne sono andato, sentivo che presto sarebbe
successo."
"Vale
a dire, gli avevi dato il tuo permesso. Lo sospettavo." E anche
se lui si ribellò a quel termine, lei capì che era andata proprio
così.
"La
sera prima della mia partenza per Londra", disse lui, "gli
raccontai tutte le circostanze che avevano reso la mia intromissione
nei suoi affari assurda e insolente. La sua sorpresa fu grande. Gli
dissi, inoltre, che ritenevo di avere sbagliato nel supporre che tua
sorella fosse indifferente nei suoi confronti; e dato che mi resi
conto che il suo affetto verso di lei era inalterato, non nutrii
alcun dubbio sulla loro felicità."
Molly
non poté fare a meno di sorridere per la facilità con cui manovrava
il suo amico.
"Parlavi
a seguito alle tue osservazioni", disse lei, "quando gli
dicesti che mia sorella lo amava, o sulla base delle mie
informazioni della scorsa primavera?"
"A
seguito delle prime. L'avevo osservata durante le mie visite da voi;
e mi ero convinto del suo affetto."
"E
le tue assicurazioni in proposito, immagino, lo hanno convinto."
"Sì.
Watson è modesto. La sua insicurezza gli impediva di fidarsi del
proprio giudizio in un caso così delicato, ma la sua fiducia nel mio
ha facilitato il tutto. Sono stato costretto a confessare una cosa
che per un po' lo ha offeso. Non potevo nascondergli che tua sorella
era stata in città per tre mesi lo scorso inverno, che io lo sapevo,
e che l'avevo di proposito lasciato all'oscuro. Si è arrabbiato. Ma
la sua rabbia non è durata più del tempo che ci ha messo per
scacciare ogni dubbio sui sentimenti di tua sorella. Ora
mi ha perdonato."
Molly
avrebbe voluto osservare come Mr. Watson fosse stato un amico ideale,
così facile da guidare da essere impagabile; ma si controllò. Si
rammentò che lui doveva ancora imparare a essere preso in giro, e
che era troppo presto per cominciare. Facendo previsioni sulla
felicità di Watson, che ovviamente era inferiore solo alla sua,
Holmes proseguì la conversazione fino a quando non raggiunsero la
casa. Nell'atrio si separarono.
59
"Mia
cara Molly, ma dove siete stati?" fu la domanda che Molly si
sentì fare da Mary quando entrò nella stanza, e da tutti gli altri
quando si sedettero a tavola. Rispose solo che avevano vagabondato
senza meta. Mentre parlava arrossì, ma né questo, né altro, fece
sorgere alcun sospetto sulla verità.
Il
pomeriggio passò tranquillamente, senza che succedesse nulla di
particolare. Gli innamorati ufficiali chiacchierarono e risero,
quelli segreti rimasero in silenzio. Il temperamento di Holmes non
era di quelli in cui la felicità sfocia nell'allegria; e Molly,
agitata e confusa, sapeva
di
essere felice più di quanto sentisse
di
esserlo, poiché, al di là dell'imbarazzo di quel momento, aveva di
fronte altre difficoltà. Prevedeva le reazioni in famiglia una volta
a conoscenza della loro situazione; era consapevole che lui non
piacesse a nessuno tranne Mary; e aveva persino paura che per gli
altri sarebbe stata un'antipatia
che
nemmeno la sua ricchezza e la sua importanza avrebbero cancellato.
La
sera aprì il suo cuore a Mary.
"Stai
scherzando,Molly?fidanzata con Mr. Holmes! Non mi farò imbrogliare.
So che è impossibile."
"Un
bell'inizio davvero! Facevo affidamento solo su di te, e sono sicura
che nessun altro mi crederà, se non lo farai tu. Non dico altro che
la verità. Lui mi ama ancora, e siamo fidanzati."
Mary
la guardò dubbiosa. "Oh, Molly! non può essere. Lo so quanto
ti è antipatico."
"Quello
è
tutto da dimenticare. Forse non l'ho sempre amato tanto come adesso.
Ma in casi come questi, una buona memoria è imperdonabile. Questa è
l'ultima volta che me ne ricorderò."
Miss
Hooper sembrava ancora sbalordita. Molly le assicurò di nuovo, e più
seriamente, che era la pura verità.
"Santo
cielo! come può essere! Eppure ora sono costretta a crederci",
esclamò Mary. "Mia cara, cara Molly, dovrei... devo
congratularmi con te... ma sei sicura? perdona la domanda... sei
proprio sicura che potrai essere felice con
lui?"
"Su
questo non ci sono dubbi. L'abbiamo già stabilito tra di noi, che
saremo la coppia più felice al mondo. Ma sei contenta, Mary? Ti
piacerà avere un cognato del genere?"
"Tanto,
tantissimo. Nulla potrebbe rendere più felici sia John che me. Ma ci
avevamo pensato, e ne avevamo parlato come qualcosa di impossibile. E
davvero lo ami così tanto? Oh, Molly! fa' qualsiasi cosa, ma non
sposarti senza amore. Sei proprio sicura di provare quello che
dovresti?
Dimmi tutto quello che devo sapere, senza altri indugi. Mi vuoi dire
da quanto lo ami?"
"È
successo così gradualmente, che non saprei quando è cominciato. Ma
credo di poter dire che è stato quando ho visto per la prima volta
la sua bellissima proprietà a Pemberley."
Una
preghiera di essere seria, tuttavia, produsse l'effetto desiderato; e
Mary rimase soddisfatta dalle solenni assicurazioni circa il suo
affetto. Una volta convinta di questo, Miss Hooper non ebbe altro da
desiderare.
"Ora
sono completamente felice", disse, "perché tu sarai felice
come me. L'ho sempre apprezzato. Non fosse altro che per il suo amore
per te, l'avrei sempre stimato; ma ora, come amico di John e tuo
marito, solo tu e John potete essermi più cari."
"Dio
mio!" esclamò Mrs. Hooper il mattino dopo mentre era alla
finestra, "guarda se quell'antipatico di Mr. Holmes non sta
venendo di nuovo col nostro caro Watson! Che gli dirà mai la testa
per essere così fastidioso da stare sempre qui da noi? Pensavo
che sarebbe andato a caccia, o a fare qualche altra cosa, senza darci
la seccatura della sua compagnia. Molly, dovrai andarci di nuovo a
passeggio insieme, per non farlo stare tra i piedi a Watson."
Molly
poté a malapena reprimere una risata di fronte a una proposta così
conveniente; ma era davvero contrariata che la madre dovesse sempre
affibbiargli epiteti del genere.
Non
appena arrivati, Watson la guardò con un'aria talmente espressiva, e
le strinse così calorosamente la mano, da non lasciare alcun dubbio
che fosse ben informato; e subito dopo disse ad alta voce, "Mrs.
Hooper, conoscete qualche altro viottolo qui intorno in cui Molly
oggi possa perdersi di nuovo?"
"Stamattina
consiglio", disse Mrs. Hooper, "di fare una passeggiata a
Oakham Mount. È una passeggiata lunga e piacevole, e Mr. Holmes non
ha mai visto il panorama."
Holmes
si dichiarò curiosissimo di vedere il panorama dalla cima, e Molly
acconsentì in silenzio. Quando andò di sopra a prepararsi, Mrs.
Hooper la seguì, dicendole,
"Mi
dispiace tanto, Molly, che tu debba essere costretta ad avere un uomo
tanto antipatico tutto per te. Ma spero che non ti importi, è tutto
per amore di Mary, lo sai."
Durante
la passeggiata, decisero che il consenso di Mr. Hooper sarebbe stato
chiesto nel pomeriggio. Molly si riservò l'onere di chiedere quello
della madre. Non riusciva a stabilire come l'avrebbe presa; ma sia
che fosse contro quell'unione, sia che ne fosse felice, l'unica
certezza era che i suoi modi sarebbero stati ugualmente inadatti; e
per lei era ugualmente insopportabile che Sherlock dovesse ascoltare
le sue estasi di gioia, o il suo impeto di disapprovazione.
Nel
pomeriggio, non appena Mr. Hooper si ritirò in biblioteca, vide
anche Mr. Holmes alzarsi e seguirlo, e a quella vista la sua
agitazione arrivò al culmine. Non temeva che il padre si opponesse,
ma che stesse per essere reso infelice; e che dovesse essere
per causa sua, che proprio lei
dovesse addolorarlo con la sua scelta, dovesse colmarlo di timori e
rimpianti nel separarsi da lei, era un pensiero tremendo, e lei
rimase in ambasce fino a quando non ricomparve Mr. Holmes; allora,
guardandolo, fu un po' sollevata dal suo sorriso. Dopo qualche minuto
lui si avvicinò al tavolo dove lei era con Philippa, e, fingendo di
ammirare il suo lavoro, disse in un sussurro, "Va' da tuo padre,
ti vuole in biblioteca." Lei andò subito.
Suo
padre andava su e giù per la stanza, con aria grave e impaziente.
"Molly", disse, "che cosa combini? Ti sei ammattita,
ad accettare quell'uomo? Non l'hai sempre detestato?"
Quanto
avrebbe voluto Molly, in quel momento, che i suoi giudizi precedenti
fossero stati più ragionevoli, le sue parole più moderate! Le
avrebbero risparmiato giustificazioni e chiarimenti imbarazzanti da
fornire; ma in quel momento era necessario farlo, e lei lo rassicurò,
con un po' di confusione, sul suo affetto per Holmes.
"Ovvero,
in altre parole, sei decisa ad averlo. È ricco, certo, e potrai
avere vestiti e carrozze più eleganti di Mary. Ma ti faranno
felice?"
"Avete
altre obiezioni", disse Molly, "oltre a quella di credermi
indifferente?"
"Assolutamente
nessuna. Sappiamo tutti che è un uomo orgoglioso e antipatico; ma
questo non significa nulla se a te piace."
"Sì,
mi piace", replicò lei, con le lacrime agli occhi, "lo
amo. Non ha affatto un orgoglio improprio. È una persona
incantevole. Non sapete quanto lo sia."
"Molly",
disse il padre, "gli ho dato il mio consenso. È un genere di
persona, in effetti, alla quale non oserei mai rifiutare qualcosa che
si degni di chiedere. Ora lo do a te,
se sei decisa ad averlo. Ma ascolta il mio consiglio, pensaci meglio.
Conosco il tuo carattere, Molly. So che non potrai mai essere né
felice né degna di rispetto, se non stimerai davvero tuo marito, se
non guarderai a lui con l'ammirazione che si deve a un uomo
superiore. Le tue brillanti qualità ti metterebbero in enorme
pericolo in un matrimonio inadeguato. Non potresti evitare discredito
e infelicità. Bambina mia, non farmi soffrire vedendo te
incapace
di rispettare il compagno della tua vita."
Molly,
ancora più turbata, fu sincera e solenne nella sua riposta,
e alla fine, dopo avergli assicurato ripetutamente come Holmes fosse
davvero il destinatario della sua scelta, spiegato il mutamento
graduale subito dalla sua stima verso di lui, affermato l'assoluta
certezza che il suo affetto non fosse questione di un giorno, ma
avesse superato la prova di molti mesi di incertezza, ed elencato con
energia tutte le sue buone qualità, vinse l'incredulità del padre,
e lo riconciliò con quell'unione.
"Be',
mia cara", disse lui, "non ho più nulla da dire. Se le
cose stanno così, lui ti merita. Non mi sarei mai potuto separare da
te, Molly mia, per qualcuno meno degno."
Per
completare l'impressione favorevole, lei poi gli raccontò ciò che
Mr. Holmes aveva fatto di sua spontanea volontà per Janine. Lui la
ascoltò stupito.
"Questa
è davvero la giornata delle sorprese! E così, ha fatto tutto
Holmes! Tanto meglio. Mi risparmia una quantità di preoccupazioni e
di soldi. Se fosse stata opera di tuo zio, avrei dovuto e voluto
rimborsarlo;
ma questi giovani e focosi innamorati fanno sempre le cose a modo
loro. Domani mi offrirò di rimborsarlo, lui farà fuoco e fiamme sul
suo amore per te, e così la faccenda sarà bella e conclusa."
Poi
ricordò l'imbarazzo della figlia di qualche giorno prima, quando le
aveva letto la lettera di Mr. Collins; e dopo averla presa in giro
per un po', alla fine le concesse di andare, dicendole, mentre stava
uscendo, "Se arriva qualche giovanotto per Sally o Philippa,
mandamelo pure."
Molly
si era ormai liberata di un peso considerevole, e, dopo una mezzora
di tranquille riflessioni nella sua stanza, fu in grado di unirsi
agli altri con discreta disinvoltura. Tutto era ancora troppo recente
per gioirne, ma la serata trascorse tranquillamente; non c'era più
nulla di concreto da temere, e il conforto della serenità e
dell'intimità sarebbe arrivato col tempo.
Quando
la madre salì nello spogliatoio per la notte, lei la seguì, e le
diede l'importante notizia. L'effetto fu straordinario, perché in un
primo momento Mrs. Hooper sedette immobile, incapace di pronunciare
una parola. Passarono moltissimi minuti prima che riuscisse a
comprendere ciò che aveva udito. Alla fine
cominciò a riaversi, ad agitarsi sulla sedia, ad alzarsi, a
rimettersi seduta, a meravigliarsi e a congratularsi con se stessa.
"Dio
mio! Il signore mi benedica! solo a pensarci! povera me! Mr. Holmes!
Chi l'avrebbe mai detto! Ed è proprio vero? Oh! mia dolcissima
Molly! come sarai ricca e importante! Che appannaggio, che gioielli,
che carrozze avrai! Mary è niente in confronto... proprio niente.
Sono così contenta... così felice. Un uomo così affascinante! così
bello! così alto! Oh, mia cara Molly! scusami per averlo disprezzato
così tanto. Spero che ci passerà sopra. Cara, carissima Molly. Una
casa a Londra! Tutto ciò che si può desiderare! Tre figlie sposate!
Diecimila sterline l'anno! Oh, signore! Che ne sarà di me. Sto per
impazzire."
Era
abbastanza per capire che la sua approvazione non poteva essere messa
in dubbio, e Molly, felice che di effusioni del genere fosse lei
l'unica testimone, se ne andò ben presto. Ma prima che fossero
passati tre minuti da quando era arrivata in camera sua, la madre la
raggiunse.
"Bambina
mia adorata", esclamò, "non riesco a pensare ad altro!
Diecimila sterline l'anno! Ma tesoro mio, dimmi quale piatto
predilige Mr. Holmes, così domani lo faccio preparare."
Era
un triste presagio di quello che avrebbe potuto essere il
comportamento della madre con quel gentiluomo; e Molly scoprì che,
sebbene certa del suo più fervido affetto, e sicura del consenso dei
suoi, c'era ancora qualcosa da desiderare. Ma l'indomani trascorse
molto meglio di quanto si fosse aspettata, poiché, per fortuna, Mrs.
Hooper aveva una tale soggezione del futuro genero che non si azzardò
a rivolgergli la parola, a meno che non fosse in grado di riservargli
una qualche premura, o sottolineare la propria deferenza per
le sue opinioni.
Molly
ebbe la soddisfazione di vedere il padre prendersi il disturbo di
conoscerlo meglio; e Mr. Hooper le assicurò presto che la stima che
aveva di lui stava crescendo di ora in ora.
"Ammiro
moltissimo i miei tre generi", disse. "Moriarty, forse, è
il mio preferito, ma credo che tuo
marito
mi piacerà quanto quello di Mary."
60
Avendo
ritrovato il suo umore scherzoso, Molly volle che Sherlock le
raccontasse quando si era innamorato di lei. "Come è
cominciato?" disse. "Posso capire il piacere di proseguire,
una volta iniziato, ma che cosa ti ha dato la prima spinta?"
"Non
so dire l'ora, il luogo, lo sguardo, o le parole che hanno posto le
basi. È stato troppo tempo fa. Mi ci sono trovato in mezzo prima di
accorgermi che fosse
cominciato."
"All'inizio
avevi resistito alla mia bellezza, e per quanto riguarda i miei
modi... il mio comportamento con te
era
sempre al limite della scortesia, e non mi sono mai rivolta a te
senza il desiderio di darti più fastidio che altro. Ora sii sincero;
mi ammiravi per la mia impertinenza?"
"Ti
ammiravo per la vivacità della tua intelligenza."
"Puoi
anche chiamarla impertinenza. Il fatto è che eri stufo di cortesie,
di deferenza, di attenzioni invadenti. Eri nauseato da donne che
parlavano, si comportavano, pensavano solo in funzione della tua
approvazione.
Ho suscitato il tuo interesse perché ero così diversa da loro.
Se non fossi stato davvero amabile, mi avresti odiata per questo; ma
nonostante la pena che ti davi per apparire diverso, i tuoi
sentimenti sono sempre stati nobili e giusti, e in cuor tuo
disprezzavi le persone che ti facevano la corte con tanta assiduità.
Vedi... ti ho risparmiato il fastidio di spiegarlo; e in effetti,
tutto considerato, comincio a credere che sia una cosa ragionevole.
In realtà, in me non distinguevi nessuna reale bontà... ma nessuno
pensa a questo
quando
si innamora."
"Non
c'era forse bontà nel tuo affettuoso comportamento verso Mary,
quando si è ammalata?"
"Carissima
Mary! chi avrebbe potuto fare di meno per lei? Ma falla sembrare pure
una virtù. Le mie buone qualità sono sotto la tua protezione, e
dovrai esagerarle il più possibile; e, in compenso, spetta a me
trovare le occasioni per infastidirti e litigare con te quanto più
spesso potrò; e comincerò subito chiedendoti che cosa alla fine ti
ha reso così riluttante a venire al punto. Che cosa ti ha reso così
riservato con me, quando sei venuto a farci visita la prima volta, e
poi hai pranzato qui? Perché, in particolare, quando sei venuto,
sembrava come se di me non ti importasse nulla?"
"Perché
eri seria e silenziosa, e non mi davi nessun incoraggiamento."
"Ma
ero imbarazzata."
"E
io lo stesso."
"Avresti
potuto parlare di più con me quando sei venuto a pranzo."
"Un
uomo meno coinvolto, avrebbe potuto."
"Che
sfortuna che tu abbia una risposta ragionevole da dare, e che io
debba essere così ragionevole da accettarla! Ma mi chiedo per quanto
tempo saresti
andato
avanti, se fossi stato lasciato a te stesso! Mi chiedo quando avresti
parlato,
se non ti avessi interpellato io! La mia decisione di ringraziarti
per la tua generosità con Janine ha avuto un grande effetto. Troppo,
temo; perché dove va a finire la morale, se il nostro bene deriva
dalla rottura di una promessa, visto che non avrei dovuto menzionare
l'argomento? No, così non va."
"Non
devi darti tanta pena. La morale è assolutamente salva. Sono stati
gli ingiustificati tentativi di Lord Mycroft di separarci a rimuovere
tutti i miei dubbi. La mia attuale felicità non la devo al tuo
fervido desiderio di esprimere la tua gratitudine. Non ero nello
stato d'animo adatto ad aspettare una mossa da parte tua. Le
informazioni che mi aveva dato mio zio mi avevano fatto sperare, ed
ero deciso a sapere subito tutto."
"Lord
Mycroft è stato infinitamente utile, il che dovrebbe renderlo
felice, visto che ama rendersi utile. Ma dimmi, che cosa sei venuto a
fare a Netherfield?"
"Il
mio scopo reale era di vederti, e di giudicare, se possibile, quanto
avrei potuto sperare di farti innamorare di me. Quello dichiarato, o
meglio, quello che avevo dichiarato a me stesso, era di vedere se tua
sorella fosse ancora attratta da Watson, e se così fosse stato,
confessare a lui quello che poi gli ho confessato."
"Avrai
mai il coraggio di annunciare a Lord Mycroft quello che gli sta per
capitare?"
"Ci
vorrebbe forse più tempo che coraggio, Molly. Ma dev'essere fatto, e
se mi dai un foglio di carta, sarà fatto subito."
"E
se non avessi io stessa una lettera da scrivere, mi siederei accanto
a te, e ammirerei la regolarità della tua calligrafia, come una
volta ha fatto un'altra signorina. Ma anch'io ho una zia che non può
essere trascurata più a lungo."
Per
la riluttanza a confessare quanto fosse stata sopravvalutata la sua
intimità con Mr. Holmes, Molly non aveva ancora risposto alla lunga
lettera di Mrs. Hudson; ma ora, avendo da comunicare qualcosa
che
sapeva sarebbe stato estremamente gradito, quasi si vergognò di
scoprire che gli zii avevano già perso tre giorni di felicità, e
scrisse quello che segue:
Vi
avrei ringraziato prima, mia cara zia, per il vostro lungo, cortese,
soddisfacente, resoconto sui particolari; ma a dire la verità, ero
troppo irritata per scrivere. Avevate ipotizzato più di quanto fosse
in realtà. Ma ora fate pure quante ipotesi volete; date libero sfogo
alla fantasia, assecondate ogni possibile volo dell'immaginazione che
l'argomento possa fornire, e, a meno che non mi crediate già
sposata, non potrete sbagliare di molto. Dovrete scrivermi di nuovo
molto presto, e fare le sue lodi molto più di quanto abbiate fatto
nella vostra ultima lettera. Vi ringrazio sempre di più per non
essere andati nella regione dei laghi. Come ho potuto essere così
sciocca da desiderarlo! Sono la creatura più felice del mondo. Forse
l'hanno già detto altri, ma nessuno così a ragione. Sono persino
più felice di Mary; lei sorride soltanto, io rido. Mr. Holmes vi
manda tutto l'affetto che gli avanza da quello riservato a me. A
Natale dovete venire tutti a Pemberley.
Vostra,
ecc.
La
lettera di Mr. Holmes a Lord Mycroft era scritta con uno stile
diverso, e ancora più diversa dalle due fu quella che Mr. Hooper
mandò a Mr. Collins, in risposta alla sua ultima.
Egregio
signore,
Devo
ancora una volta disturbarvi per delle congratulazioni. Molly sarà
presto la moglie di Mr. Holmes. Consolate Lord de Bourgh come meglio
potete. Ma, se fossi in voi, starei dalla parte del nipote. Ha più
da dare.
Sinceramente
vostro, ecc.
Le
congratulazioni di Miss Watson al fratello, per il suo matrimonio,
furono tutto quello che può esserci di affettuoso e insincero. Per
l'occasione scrisse anche a Mary, per esprimere la sua gioia, e
ripetere tutte le sue precedenti attestazioni di
stima. Mary non si lasciò ingannare, ma ne rimase colpita; e sebbene
non avesse nessuna fiducia in lei, non poté fare a meno di
risponderle con più cortesia di quanto sapeva che ne meritasse.
La
gioia espressa da Miss Holmes nel ricevere la stessa notizia fu
sincera quanto quella del fratello nel comunicargliela. Quattro
facciate non bastarono a contenere tutta la sua contentezza, e tutto
il suo fervido desiderio di essere amata dalla cognata.
Prima
che arrivasse una risposta da Mr. Collins, o le congratulazioni a
Molly dalla moglie, la famiglia di Longbourn venne a sapere che i
Collins sarebbero venuti a Lucas Lodge. Il motivo di quell'improvvisa
partenza fu presto evidente. Lord de Bourgh si era talmente infuriato
per il contenuto della lettera del nipote, che Meena, davvero felice
per quel matrimonio, era ansiosa di andarsene fino a quando la
tempesta non si fosse esaurita. In un momento del genere, l'arrivo
dell'amica fece sinceramente piacere a Molly, anche se, durante i
loro incontri, talvolta dovette ritenerlo un piacere comprato a caro
prezzo, quando vide Mr. Holmes esposto a tutte le pompose e
ossequiose cortesie del marito. Lui comunque le sopportò con
ammirevole calma.
La
volgarità di Mrs. Phillips fu un'altra prova per il grado di
sopportazione di Holmes; e anche se Mrs. Phillips, come la sorella,
ne aveva troppa soggezione per parlargli con la stessa familiarità
permessa dal buon carattere di Mr. Watson, qualsiasi cosa dicesse
risultava volgare. Molly faceva il possibile per proteggerlo dalle
frequenti attenzioni di entrambe, ed era sempre impaziente di averlo
tutto per sé; e sebbene le sgradevoli sensazioni suscitate da tutto
questo togliessero molta della sua piacevolezza alla stagione del
corteggiamento, aggiunsero speranze per il futuro, e lei guardava con
gioia al momento in cui si sarebbero allontanati per tutto l'agio e
l'eleganza della loro cerchia familiare a Pemberley.
61
Felice
per i suoi sentimenti materni fu il giorno in cui Mrs. Hooper si
liberò delle due figlie più meritevoli. Con quale delizioso
orgoglio facesse in seguito visita a Mrs. Watson e parlasse di Mrs.
Holmes, si può immaginare.
Mr.
Hooper sentiva moltissimo la mancanza della sua seconda figlia;
l'affetto per lei lo portò via da casa più spesso di quanto avrebbe
potuto fare qualsiasi altra cosa. Adorava andare a Pemberley,
specialmente quando meno lo si aspettava.
Mr.
Watson e Mary rimasero a Netherfield solo per un anno. Una così
stretta vicinanza alla madre e ai parenti di Meryton non era
desiderabile nemmeno per il temperamento accomodante di lui,
o per il cuore affettuoso di lei.
Si realizzò quindi il fervido desiderio delle sue sorelle; Watson
comprò una tenuta in una contea confinante con il Derbyshire, e Mary
ed Molly, in aggiunta a ogni altra fonte di felicità, si ritrovarono
a trenta miglia l'una dall'altra.
Philippa,
a suo concreto vantaggio, passava la maggior parte del tempo con le
sorelle maggiori. In un ambiente così superiore a quello che era
abituata a frequentare, migliorò moltissimo. Dagli ulteriori danni
della compagnia di Janine fu tenuta lontana con ogni cura, e sebbene
Mrs. Moriarty la invitasse spesso da lei, con la promessa di balli e
giovanotti, il padre non acconsentì mai.
Sally
fu l'unica figlia a rimanere in casa, e fu distratta dal perseguire i
propri talenti dall'assoluta incapacità di Mrs. Hooper di restare da
sola. Sally fu costretta a frequentare di più gli altri, ma poté
ancora esercitare le sue doti di moralista in ogni visita quotidiana;
e, visto che non era più umiliata dal paragone
tra la bellezza delle sorelle e la sua, il padre intuì che si era
sottomessa al cambiamento senza troppa riluttanza.
Quanto
a Moriarty e Janine, il matrimonio delle sorelle non apportò nessun
cambiamento nei loro caratteri. Lui sopportò con filosofia la
certezza che Molly fosse ormai al corrente di tutta l'ingratitudine e
la falsità che prima erano rimaste nascoste, e nonostante tutto, non
perse le speranze che Holmes potesse essere ancora convinto a fare la
sua fortuna. La lettera di congratulazioni che Molly ricevette da
Janine in occasione del matrimonio, le fece capire che quella
speranza era ancora nutrita. La lettera era di questo tenore,
Mia
cara Molly,
Ti
auguro tanta gioia. Se ami Mr. Holmes la metà di quanto io amo il
mio caro Moriarty, sarai felicissima. È una grande consolazione
saperti così ricca, e quando non avrai altro da fare, spero che
penserai a noi. Sono sicura che a Moriarty piacerebbe un posto a
corte, e non credo che avremo mai soldi a sufficienza per vivere
senza un qualche aiuto. Andrebbe bene qualsiasi posto con più o meno
tre o quattrocento sterline; ma non parlarne a Mr. Holmes, se
preferisci non farlo.
Tua,
ecc.
Guarda
caso, Molly preferiva molto
non
farlo; cercò nella risposta di mettere fine a tutte le
sollecitazioni e aspettative di quel genere. Tuttavia, un qualche
aiuto, per quanto fosse in suo potere permettersi, praticando quella
che può essere definita economia nelle sue spese private, lo mandò
spesso. Le era sempre apparso evidente che entrate come le loro,
gestite da due persone che non badavano a spese e non si curavano del
futuro, sarebbero state sempre insufficienti a mantenerli. Il loro
modo di vivere rimase estremamente disordinato. Si spostavano sempre
da un posto all'altro in cerca di una sistemazione più economica,
spendendo sempre più del dovuto. L'affetto di lui si trasformò
presto in indifferenza; quello di lei durò un po' più a lungo; e
nonostante la sua gioventù e i suoi modi, lei mantenne tutti i
diritti alla reputazione che le aveva conferito il matrimonio.
Anche
se Sherlock non volle mai riceverlo a Pemberley, per amore di Molly,
gli diede ulteriori aiuti per la sua professione. Janine fu
occasionalmente ospite da loro, quando il marito andava a godersela a
Londra, e dai Watson rimanevano spesso entrambi talmente a lungo, che
persino il buon Watson ne fu sopraffatto, e arrivò al punto di dire
che
era il caso di far loro capire di andarsene.
Miss
Watson rimase profondamente mortificata dal matrimonio di Holmes; ma
dato che ritenne opportuno mantenere il diritto di far visita a
Pemberley, abbandonò ogni risentimento, fu più affettuosa che mai
verso Georgiana, quasi premurosa come prima con Holmes, e saldò
tutti gli arretrati di cortesia con Molly.
Pemberley
era adesso la casa di Harriet; e l'affetto tra le cognate era
esattamente quello che Sherlock aveva sperato che fosse. Harriet
aveva un'altissima opinione di Molly, anche se dapprima la ascoltava
spesso con uno stupore che rasentava l'allarme, quando si rivolgeva
al fratello con i suoi modi vivaci e giocosi. Lui, che le aveva
sempre ispirato un rispetto che quasi sovrastava l'affetto, le
appariva ora oggetto di scoperte, anche se bonarie, prese in giro.
Acquisì nozioni che non le erano mai passate per la testa. Grazie
agli insegnamenti di Molly cominciò a capire che una donna può
prendersi delle libertà con un marito, che un fratello non sempre
permette a una sorella che ha più di dieci anni meno di lui.
Lord
Mycroft fu estremamente indignato dal matrimonio del nipote, e dato
che aveva dato libero sfogo a tutta la genuina franchezza del suo
carattere, nella risposta alla lettera che annunciava il fidanzamento
si era rivolto a lui con un linguaggio così offensivo, specialmente
nei confronti di Molly, che per qualche tempo fu interrotto ogni
rapporto. Ma, alla fine, su sollecitazione di Molly, lui si convinse
a passare sopra all'offesa, e a cercare una riconciliazione; e, dopo
una piccola ulteriore resistenza da parte dello zio, il risentimento
fu abbandonato, sia per l'affetto che aveva per lui, sia per la
curiosità di vedere come si comportasse la moglie.
Con
gli Hudson i rapporti furono sempre strettissimi. Sherlock, così
come Molly, era veramente affezionato a loro; ed entrambi
rimasero sempre consapevoli dell'estrema gratitudine che dovevano a
persone che, portando Molly nel Derbyshire, erano diventate lo
strumento che li aveva uniti.
The End
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