I sigilli

di pikkolamakkia
(/viewuser.php?uid=61270)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fine e ritorno ***
Capitolo 2: *** Liberi (I) ***



Capitolo 1
*** Fine e ritorno ***


End & Return
Nel cielo, che quella notte era un arcobaleno di colori, il buio non esisteva. Le stelle splendevano irradiando la volta celeste. Il sole, gonfio e rosa, emetteva fasci variopinti che colorava la terra secca ed arida. In quell'atmosfera dinamica... quasi gioiosa, stava l'ultimo potente lamento della terra. Terra e mare si congiungevano in un'alta e possente scogliera nuda, preservata degli agenti atmosferici e non corrosa dall'acqua acida. L'oceano cadeva a strapiombo pochi metri dalla costa. Un salto di centinaia di metri in un piccolissimo spazio, che rendeva l'acqua buia e profonda. La terra arida presentava creste aspre quanto la scogliera e pendii scoscesi. In un punto della regione arida, dove due irte vette sulla scogliera si diramavano, nascosto per metà dall'altezza, per l'altra dai flutti del mare, stava possente una rocca nera. Sembrava un animale vecchio e stanco, sul punto di svegliarsi ed attaccare. In quello spazio deprimente, era l'unica costruzione che mostrasse i segni del tempo. La salsedine e i forti venti rasi, avevano letteralmente spazzato via intere pietre. Gli angoli apparivano smussati dalla pioggia, e il legno della porta marcito. In tempi più prosperi e lontani, la struttura doveva essere una sede importante del potere, costruita con la migliore pietra nera, con ronde di guardia, giardini fiorenti e un paesaggio mozzafiato sull'immenso blu. Ma la corruzione colpisce tutto, anche i monumenti destinati all'eternità.
La fortezza però non era vuota. Non intendo topi o altre creature del buio. Le fiamme di vita che vi erano, anche se flebili ed ad un passo dallo spegnersi, non erano quelle di semplici due roditori. Due persone erano rinchiuse e legate in una stanza nella zona est del primo piano. Quello spazio un tempo era illuminato da enormi arcate, ampie e a forma di botte. Ma ora, alcune crollate, altre murate, erano pochi i raggi che balzavano dentro, e ancora di meno quelli che flebilmente arrivavano dietro l'angolo dove le due ragazze erano incatenate. Non erano di una bellezza sconvolgente, semplicemente carine. Non avevano atteggiamenti eroici e potenti ma erano flebilmente legate alla vita e nel loro cuore non vi era posto anche per l'orgoglio. Niente corazze epiche e spade illuminate... questa era una battaglia vera, non di quelle antiche appartenenti al passato. Le ragazze erano legate a vicenda su ganci ricurvi del muro. Le corde di seta temprata con la magia, impediva che si ferissero. Dei loro vestiti non era rimasto che qualche brandello stracciato. I loro visi segnati erano quasi inespressivi. Quella più vicina all'angolo, teneva le gambe raccolte tra le braccia, e la testa poggiata sulle ginocchia. I suoi capelli erano biondi, anzi quasi bianchi, corti, tagliati male, probabilmente li aveva recisi per necessità. Il corpo era snello, ma sodo ed abbronzato, creando uno strano effetto con la chioma chiara. I seni erano grandi quanto basta. Anche troppo poco forse, ma conferivano alla ragazza una seduzione esotica. Era completamente spogliata, graffiata, il sangue le scorreva in più punti Con gli occhi blu mare aperti in una fessura, fissava l'altra. Il suo capo stava scomposto sulla spalla della bionda. I suoi capelli più lunghi e folti, erano neri come la notte. Gli occhi quasi violacei e anche il suo corpo snello era martoriato da torture. Ma l'assenza di luce non permetteva di vedere altro. La ragazza vicina all'angolo leccò le labbra per rimuovere il sangue incrostato e articolò la voce.
-Victoria?- disse chiamando la ragazza vicina. Questa si destò è aprì del tutto gli occhi. Guardandola sembravano aver riacquistato parte della dolcezza rubata.
-Angelika...- rispose gettando le parole nell'orecchio della compagna. Gli occhi delle due si incrociarono creando all'istante un legame indissolubile.
-Moriremo?- chiese Angelika. Ma alla sua domanda conosceva già la risposta. La fine era vicina e l'ombra della morte si materializzava di fronte a loro, anzi delle morti, una per ognuna. Il sigillo avrebbe impedito alle loro anime di essere corrotte.
-Si Victoria, non abbiamo altre possibilità. La nostra vita è legata all'apertura della porta. In quel momento lasceremo questi corpi per sempre.- rispose con tono amaro.
-Voglio morire con te. Voglio morire nel tuo corpo. Ti prego... ho vissuto fino ad ora lontano dai tuoi occhi. Ma per me non sei solo un'amica. Ti amo profondamente. Moriamo insieme...- supplicò lei.
-Lo sapevo- ammise mordicchiandosi il labbro. -Lo sapevo che dopotutto non riuscivi ad amare realmente Mike... Ma volevo nascondermi da questa prospettiva. Lo avresti fatto soffrire inutilmente.-
Senza preavviso Angelika chiuse gli occhi e avvicinò il suo viso a quello dell'”amica”. L'atmosfera si cristallizzò di colpo: il tempo pareva essersi fermato. Victoria, in quelli che parvero lunghi secondi, giorni o forse anni, allungò il collo e si lasciò andare. Fu un bacio profondo che infuse in Victoria l'amore dell'altra, facendole capire quanto la desiderasse. Quando si staccarono, Angelika mise la mano sul suo pube e pronunciò qualche parola oscura. Una copia pura e cristallina di se stessa uscì dal corpo, rimanendone collegata solo sulla punta del migliolo sinistro. Con la mano destra prese quella di Victoria che fece lo stesso. La sua copia chiara uscì rimanendo attaccata alla mano destra, mentre iniziavano a sovrapporsi. Ora l'anima era amalgamata. I due corpi rimossero il contatto delle mani e pronunciarono all'unisono un sigillo. Dopo pochi secondi, un marchio rosso come il sangue emerse dal seno destro di Victoria e su quello sinistro di Angelika. Le copie unite, rientrarono come mulinelli nei corpi. Ora erano legate per sempre, erano un tutt'uno come la bionda aveva sempre desiderato. I corpi si afflosciarono e l'anima cadde nel vuoto dell'oblio.

Una seconda possibilità, un modo per riprovare... il fallimento rappresentava la fine di tutte le speranze e tutti gli sforzi di intere ere e mondi. Questo gli astri di speranza lo sapevano. Dopo una settimana di consiglio avevano deciso: avrebbero sacrificato le loro vite per creare un sigillo da estendere ai tre. Avrebbero avuto la possibilità di tornare dietro, di lasciare gli aiuti necessari e sparire. Sarebbero state ombre e come tali il loro potere doveva essere limitato. Ombre che avrebbero agito nel buio lontano dagli sguardi, nei sogni di loro stessi. Raffinare gli errori, smussare gli sbagli. Un compito difficile e stravolgente che andava contro tutte le regole della magia pura. Ma in casi estremi, anche i migliori devono ricorrere a metodi che preferirebbero evitare. La prima parte del piano prevedeva la liberazione dei ragazzi. L'operazione ebbe inizio.




Questo è il primo capitolo di una storia iniziata tempo fa, ma che ho deciso di riscrivere per vari motivi. Speri che vi piaccia ^_^
Il prossimo capitolo potrebbe uscire a breve ma non so quando. I miei impegni sono davvero senza fine :)

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Liberi (I) ***


End & Return
Gli Astri si mossero velocemente dalla sala del consiglio. Presero una pietra ognuno e la buttarono a terra. Pochi secondi dopo si ritrovarono tutti su quelle altre creste rocciose fra mare e terra. Iniziarono a correre senza fermarsi, dovevano arrivare in fretta. Le due vette maggiori si facevano vicine.
La formazione procedeva compatta e con rapidità, ma in testa a tutti, vestito di viola stava il Cacciatore. Correva con una foga ancora maggiore degli altri e sosteneva il fiato con un'ostinazione inspiegabile.
Il cielo sembrava aver preso fuoco. Le luci erano ancora più forti di quanto non fossero prima.
Il più giovane guardava incredulo.
-Come è possibile che uno spettacolo del genere preannunci la fine del mondo?- chiese in tono sommesso. Da quello con il cappuccio nero in testa arrivò la risposta: -E' la Terra stessa che tenta di difendersi. La luce che vedi è l'unico modo che la vita ha di trionfare la morte delle tenebre. Ma questo è un tentativo ben vano. Un deterrente nulla di più, che la Creatura ha smesso di temere molto tempo fa. Le stelle presto, senza energia inizieranno a cadere. La volta celeste si frammenterà quando la Creatura forzerà i sigilli. Noi vedremo tutto questo da un altro mondo.- concluse.
Ancora poco, mancavano solo poche decine di metri. Con un salto, uno ad uno, si lanciarono verso il basso dove vi erano i resti di un ampio parco. La fortezza era innanzi a loro in tutta la sua distruzione.
Il terreno iniziò ad essere scosso da leggeri fremiti. In lontananza un rumore debole di battiti costanti segnalava la vicinanza della Creatura.
“Slidyere” comandò uno di quelli più vicini all'ingresso. Il legno marcente cedette sotto la forza della spinta dei venti, frammentandosi in tante schegge.
-Dobbiamo dividerci. Un sigillo nella sala di astronomia impedisce di entrare e di vedere la prigione. Dobbiamo trovare una strada per arrivarci velocemente- spiegò il più vecchio.
-Ma è un'impresa disperata! Non lo troveremo in questo modo. Serve un incanto di rivelazione. Potrebbe essere ovunque in quella torre.- protestò quello con il cappuccio.
-See ha ragione- concordò un altro anonimo. -Dopotutto non sappiamo nemmeno se è solo quello l'ostacolo. Le due ragazze sono prede troppo appetibili per confinare con un semplice incanto di chiusura. Lo avrebbero facilmente rimosso. Penso che quello sia un sigillo che ne nasconde una esagrammica- suppose l'Anonimo.
-Effettivamente è verosimile- concordarono gli altri con frasi come questa. In tutta quella discussione uno, vestito da capo a piedi di viola se ne era stato da un lato e sembrava analizzare la fortezza millimetro per millimetro. Ad un certo punto interruppe gli Astri che stavano discutendo su come staccare tutti i sigilli e come trovarli aprendo per la prima volta bocca in quella discussione.
-Ho trovato le due ragazze- comunicò con rapidità. Gli altri ci misero qualche frazione di secondo per intendere cosa volesse dire, facendolo scaldare velocemente, e, cosa che lo fece avvampare ulteriormente, molti mantennero un'espressione simile a quella di uno studente di fronte ad un'equazione piuttosto contorta.
-Come sarebbe a dire le hai trovate?- chiese il più giovane del gruppo.
-Il lavoro è stato fatto con approssimazione. Le pareti della barriera non sono perfette ma hanno punti di cedimento quasi impercettibili. Possiamo forzarle senza distruggere i sigilli ed evitare lunghe perdite di tempo- spiegò con agitazione. Come facevano a non capire? Dovevano essere veloci se volevano arrivare in tempo e in quel momento ne stavano perdendo anche troppo. Non aveva ancora finito di rispondere che aveva già preso a correre verso l'ingresso. Gli altri si affrettarono a seguirlo.
-Slidyere summo no kaibo- disse a bassa voce. Un colpo di vento lo fece arrivare fino al piano di sopra. Con un incanto marcò i punti cedevoli del sigillo e si pose su quello più infido. I compagni lo raggiunsero poco dopo e si posizionarono sui punti marcati.
-Dovete ora accumulare energia e farla esplodere nella forma meno dispersiva- ordinò. In pochi secondi pareti invisibili cominciarono a sciogliersi, mentre un'intera stanza diventava visibile. Sembrava quasi sparire nell'aria come bollicine, si corrodeva come acido.
In lontananza si sentì il sigillo della torre scoppiare. Erano riusciti ad infrangere la prima barriera. Ora bisognava rimuovere i sei. Dopo pochi secondi quello dell'olfatto sparì. Un odore di sangue si iniziò a sentire tra gli Astri. Il successivo fu quello dell'udito. I gemiti delle ragazze facevano capo dal nulla. Il terzo fu quello del gusto. Il quarto quello del tatto. La parete ora era come liquida. Vi si poteva entrare ma dentro sarebbe sembrato tutto vuoto e semplicemente nero. Il quinto era il sigillo della vista. Lo spazio si fece visibile, ma delle ragazze nessuna traccia. Un attimo dopo saltò quello della vita. Le due ragazze apparvero come fantasmi. Qualcosa non andava. Una volta rotto dovevano essere materiali invece li sembravano semplici visioni ultraterrene. Le braccia del viola fremettero. Voleva dire che mancava ancora un sigillo. Era l'unica spiegazione. Esercitò per l'ultima volta una profonda pressione sul punto di cedimento. Un settimo scoppio. Era il sigillo della morte. Le due ragazze comparvero per intero e davanti a loro...
Il viola ebbe un sussulto. Le morti si erano già materializzate del tutto. Le due ragazze stavano lasciando la terra dei vivi. Erano arrivati troppo tardi.




Ecco il secondo capitolo :). Ma sicuramente lo riprenderò in mano perchè non mi convince del tutto.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=341695