Diario di Padre Georgij

di Moncai_Iora
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dio capriccioso ***
Capitolo 2: *** Legione ***



Capitolo 1
*** Dio capriccioso ***


Vangelo vuol dire “Buona novella”, è la parola portata ed espressa per far credere in un Dio misericordioso, un padre buono con i propri figli, colui disposto a perdonare ogni peccato da loro commesso, che esso sia più o meno grave.
Eppure l’Antico Testamento ci mostra un altro aspetto di questa figura, un lato che nel Nuovo pare sgretolarsi ed essere dimenticato da coloro che predicano per convertire le genti.
Adonai è un accusatore, un castigatore, non prova pena per coloro che si trova a dominare, si potrebbe definire addirittura vittimista, quasi capriccioso.
“Ma voi avete fatto bere vino ai nazirei
e ai profeti avete ordinato: “Non profetate!”.
Ecco, vi farò affondare nella terra,
come affonda un carro
quando è tutto carico di covoni.
Allora nemmeno l’uomo agile potrà più fuggire
né l’uomo forte usare la forza,
il prode non salverà la sua vita
né l’arciere resisterà,
non si salverà il corridore
né il cavaliere salverà la sua vita.
Il più coraggioso fra i prodi
fuggirà nudo in quel giorno!”
Lo dimostra Amos, lo dimostrano Isaia e Osea. Adonai si è mostrato un dio volubile, più umano di quanto desideri apparire. Un bambino intento a giocare con i propri soldatini di piombo, deciso a farli muovere secondo il proprio desiderio e disposto a farli penare in caso di disubbidienza. Vuole mostrarsi come un padre, ma la misericordia non fa parte di lui. Il timore è ciò che più desidera, ciò che lo spinge a compiere ogni singola mossa.
Eppure, seppur infantile, infine dimostra una certa furbizia, decidendo di indossare quella maschera che tuttora gli appartiene. Una doppia faccia, portata a nascondere ciò che è veramente e che ha portato le sue genti ad allontanarsi da lui.
Appare il buon Adonai, colui che è disposto a sacrificare il proprio figlio per il bene dell’umanità, colui che lo fa resuscitare il terzo giorno e che viene tanto osannato da coloro che lo predicano.
“E’ lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre
e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore,
per mezzo del quale abbiamo la redenzione,
il perdono dei peccati.”, cita Paolo.
Ed ecco che il Vangelo acquista una funzione propria, diversa dai libri che lo precedono. La speranza risiede fra quelle parole, la bontà viene mostrata a coloro che si avventurano in esso, e a quelli che un tempo udirono e vi parteciparono attivamente.
Dopotutto facciamo tutti parte di questo gioco, siamo tutti pedine mosse con l’unico scopo di divertire colui che ci guida.
Siamo come amanti capricciosi alla continua ricerca dell’altro, che desiderano fuggire ma continuano a inseguire. Non possiamo proseguire da soli e ci aggrappiamo a colui che sembra provare un briciolo di interesse per noi. Non vogliamo sentirci soli in questo nulla a cui apparteniamo e da cui non troviamo una scappatoia.
“Amaci.”, gridiamo nel nostro silenzio, “Guardaci e guidaci.”
Facciamo sua quella maschera di cui Adonai si è impossessato, ci rifiutiamo di osservarlo sotto la giusta luce, troppo disperati per accettare la verità, lasciandosi travolgere dalla menzogna tanto più dolce della realtà.
Siamo noi gli stupidi, ci stiamo volutamente muovendo secondo le sue aspettative, stiamo accettando le condizioni che ci ha imposto.
Siamo portati a ferire i nostri amici per il bene comune, a farli soffrire e a vagare nelle nostre colpe. I dubbi continuano a bloccarci, cercano di fermare i nostri passi per potersi insinuare al meglio nelle nostre menti. I pensieri ci travolgono, ci prendono per mano e distolgono la nostra attenzione da ciò che è importante.
“Fermati.”, supplicano, “Non è la soluzione giusta.”
Ma tu, soldatino di piombo, sai che è l’unica, per questo continui ad avanzare imperterrito, tappando le orecchie e puntando davanti a te lo sguardo. Crei uno scudo e ti nascondi dietro ad esso, preparandoti al futuro che ti attende.
La freddezza fa da padrona. La preghiera allevia la pesantezza.
La maschera, l’unico appiglio.

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Capitolo 2
*** Legione ***


Si dice che presto o tardi si torna sempre alle proprie origini, che esse siano desiderate o meno. E’ come essere intrappolati in un continuo circolo vizioso, incapaci di allontanarci dal suo flusso e obbligati a lasciarci trasportare dalla sua corrente, che essa sia potente o meno.
Un filo ci tiene collegati alla nostra casa, anche se non la consideriamo più tale. Il nostro punto d’inizio deve essere per forza quello d’arrivo. Volenti o nolenti ci troveremo sempre lì.
Scappare non serve a nulla, niente va a finire come ci si aspetta o come si desidera. Fuggire ci porterà a recuperare brevi momenti di pace illusoria, nulla di più, apparente calma che per un attimo ci farà pensare di aver vinto la dura battaglia contro la vita o contro quella forza superirore che guida i nostri passi e decide del nostro futuro.
Eppure non possiamo farne a meno, in qualche modo continuiamo a lottare, consapevoli che un giorno saremo costretti ad arrenderci, nonostante il nostro continuo negare l’evidenza.
“Menzogne.”, sussurriamo per tacere i nostri pensieri, “Io riuscirò a fuggire.”, ma i primi bugiardi siamo proprio noi poveri umani.
Non siamo altro che codardi nascosti dietro una maschera di coraggio, bugiardi in cerca della verità, pur avendone il terrore.
La nostra esistenza è ciò che realmente ci meritiamo.
Per questo continuiamo a pregare nella speranza di un miglioramento, sperando di ricevere pietà da colui che ci stringe la mano e ci conduce lungo questo percorso battuto fin troppe volte, che però a noi appare mai esplorato da altri.
Troppe persone ci precedono e altrettante ci seguono. 
Ma quante ci affiancano? Quante ci sostengono durante questo cammino? 
A volte troppe, a volte nessuna e altrettante giuste. Ci sono persone presenti al momento sbagliato e di cui avremo bisogno in un’altra occasione; ce ne sono altre che ci sostengono in quello più adatto e non possiamo fare altro che ringraziare la buona sorte per la loro presenza.
Ci sono quelle che dicono che non ci lasceranno mai soli, che mai abbandoneranno il nostro stesso cammino, ma il presente non esiste e mai dobbiamo fidarci di loro, continuando però a caderci volta dopo volta, senza mai imparare la lezione.
Altre, invece, se ne restano semplicemente in silenzio, affiancandoci e volgendo lo sguardo lontano. Sono quelle che io preferisco.
A questo punto il ritorno è meno pesante e sentito del previsto, alcuni momenti possono anche risultare piacevoli nonostante le sbarre che sembrano tenerci intrappolati fra i confini.
Continuiamo a cercare coloro che ci hanno seguiti, nonostante tutto, che dopo tanti anni ci affiancano ancora, che essi siano costretti o meno.
La fuga ci risulta impossibile, probabilmente anche meno ricercata del previsto. Vediamo il tutto con occhi nuovi, più maturi rispetto a quelli che ci avevano condotto inizialmente, e tutto risulta diverso.
 
Gesù gli domandò: “Qual è il tuo nome?”. Rispose: “Legione”, perché molti demoni erano entrati in lui.
 

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