Happiness is the only thing you need

di miley1310
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo uno ***
Capitolo 2: *** capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** capitolo uno ***


FF 
Odio Settembre. È un mese stupido, sia per l'inizio del mio inferno personale alias la scuola, sia per il tempo. Non sai mai come vestirti, al mattino ci sono i pinguini mentre al pomeriggio, quando torni a casa, ć è il fottuttissimo Dante che ti accompagna nel sesto girone dell'inferno. Come ho già detto, odio Settembre. L'unica cosa positiva di questo mese è l'inizio della scuola. Si esatto, lo so che ho detto che la ritengo un posto infernale dove domina una cerarchia precisa e vagamente nazista, ma almeno mi da' un po' di tregua dalla mia vita. Dai miei problemi. Da mia madre. Comunque, non voglio iniziare questa storia narrandovi subito dei miei molteplici problemi, perciò andiamo per gradi. Mi chiamo Alex, ho quasi 17 anni e frequento l'ultimo anmo di liceo a York, una città di medie dimensioni nello stato pressochè inesistente della Pennsylvania. Come stavo dicendo, la scuola è iniziata e io mi sto preparando per il primo giorno dell'ultimo anno e, poi, finalmente, sarò libera. Libera come l'aria, come gli uccellini nel cielo e stronzate simili. Grazie a Dio, potrò andarmene da questo paese e stanziarmi a Boston, dove frequenterò il college. Una volta indossati un paio di semplici Jeans e una maglietta esco di casa, ma lasciamdo la porta aperta. Ho dato un'occhiata e mia madre non è ancora rietrata, si sarà addormentata su qualche schifoso bancone in qualche ancora più schifoso bar quindi, se si degerà di rientare, portà entrare e addormentarsi sul divano. Di certo non voglio tornare da scuola e ritrovarla a sbavare sulla veranda di casa. Mi incammino verso scuola che non dista molto da casa mia quindi vado e torno a piedi, anche perchrè non potrei permettermi un'abbonamento; devo risparmiare per Boston. Arrivo davanti all'istituto appena in tempo per il suono della campanella e, prima di dirigermi verso la prima lezione, passo dal mio armadietto a prendere i libri di letteratura. Ma, sfortunata me, non ho mai una gioia quindi mentre sto per chiudere quell'aggeggio, l'essere più odioso e inutile della terra mi passa davanti e Accidentalmente (si, sto cazzo) mi scontra, facendomi cadere metà dei libri. Non prova neanche a fare la finta gentile e chiedermi scusa, anzi, si gira, mi squadra e se ne va. Cosi, come se nulla fosse. Non penso che ce l'abbia direttamente con me, in realtà  non penso neanche che sappia il mio nome, ma Ashley Thompson ce l'ha con chiunque non indossi scarpe per un quarto ricoperte di brillantini e non usi profumi dal nome impronunciabile e quindi, questa categoria, comprende anche me. Per mia fortuna arriva in mio soccorso una delle poche persone che ritengo degne della società , nonche mia unica vera amica: Beth Vergara. Ho conosciuto Beth il primo anno durante biologia e da li non ci siamo più lasciate. Ha dei lunghi capelli neri e lisci, occhi marroni e carnagione un po' scura a causa della sua origine spanioleggiante. Una volta raccolti tutti i libri, la saluto e mi dirigo verso la mia classe. Purtroppo appena arrivo, essendo in ritardo per colpa della stronza, l'unico posto disponibile è vicino a Noah Jackson alias il giocatore di football senza cervello che però fa vincere tutte le partite e che quindi, viene trattato come Tiger Woods. Più della metà delle ragazze farebbe i salti di gioia perche andiamo " è un figo pazzesco, come fai a non vederlo?" , bhe a me non interessa se è l' Ian Somerhalder dei poveri, è un montato del cazzo e lo odio. Però, a meno che non voglia fare lezione in piedi, mi tocca sedermi vicino a lui. Non si disturba neanche a girarsi per vedere chi si è seduto vicino a lui, troppo impeganto a parlare di cose stupide con i suoi stupidi amici. Prima che mi salga l'istinto omicida, entra il Prof. Lukas e zittisce tutti. È un uomo simpatico, sui 60 anni che insegna la sua materia, la letteratura , con passione e amore. Mi piacciono le sue lezioni. Inizia la lezione con un discorso e un gran sorriso: "inanzitutto buongiorno ragazzi! siccome la letteratura non è solo autori noiosi e pessimisti, il cui unico pensiero costante è il suicidio.." una breve risata interrompe il suo discorso, che però ricomincia subito: " ho quindi pensato ad un progetto. Sarete divisi in coppie e ogni coppia dovrà segliere un'opera di un qualsisi autore, siete liberi di scegliere, e riscriverla. Ovvero, mi spiego meglio, dovrete riscrivere l'opera a modo vostro, come l'avreste scritta voi." Dei mormorii di assenso si spargono per la classe. L'idea mi piace, è un modo nuovo per interpretare la letteratura. "Ah e ovviamente le coppie le scelgo io!" dice dopo pochi secondi. Cos'è che avevo detto? Che era un uomo simpatico e gentile? Ritiro tutto, ritiro fottutamente tutto. Ovviamente per la serie "mai una fottutissima gioia nella tua schifosa vita" indovinate un po' con chi sono finita in coppia? Si , esatto, con Noah! Appena Mr. Lukas ha pronunciato il suo e il mio nome, lui e i suoi fastidiosamente divini occhi azzurri si sono girati verso di me con una smorfia. Come se a me facesse piacere fare coppia con uno spocchioso come lui! Ad ogni modo, grazie al Cielo, è ora di pranzo anche perchè ho una fame che la vedo. Entro, prendo il nutrimento dalla signora Marcus, la cuoca della mensa, e vado verso il tavolo dove è seduta Beth. Lei con il suo solito sorriso sulle labbra esordisce con un "Ciao tesoro! come è andata la mattinata?" "Una merda secca" rispondo acidamente. "Oh ma chissà come mai. Visto che con te fila sempre tutto liscio come l'olio" " Ah Ah Ah, hai fatto un corso di simpatia stamattina? comunque devo fare un merdoso progetto di letteratura in coppia con Noah Jackson" . Beth mi guarda con un cipiglio curioso e stranito allo stesso tempo. Lo so a cosa sta pensando, quindi la anticipo e replico "Si lo so, lo so, non è una grande tragedia, ma dovrò comunque passare del tempo con lui, respirare la sua stessa aria, quindi, si, è una tragedia" Beth sospira sconsolata, ma intravedo un mezzo sorriso tra le sue labbra perciò lascia perdere e cambia argomento. Passiamo la pausa pranzo a chiaccerare di stupidaggini e poi ci separiamo, visto che non abbiamo nessuna lezione in comune quel giorno. Per fortuna il resto della giornata passa in fretta e, sulla via del ritorno, penso a mia madre: chissà se è tornata a casa con tutti gli arti. O con tutti i denti. Lo scopro solo quando apro la porta di casa e la vedo lì, distesa sul divano come una balena arenata, mentre russa leggermente. Mi avvicino per metterle una copertina e mi accorgo che, cavolo, puzza come una cazzo di distilleria. Almeno non è tornata in compagnia, come la scorsa settimana. Un'immagine raccappriciante. Salgo di sopra e vado in camera mia, mi cambio e metto la mia divisa alquanto imbarazzante che uso per lavorare. Eh si, se voglio pagare tutte le bollette, visto che quella sfaticata non fa niente, e se voglio andare a Boston, devo lavorare. Per fortuna è il primo giorno quindi non ci sono molti compiti, ma dovrò organizzarmi anche per quelli. Mentre chiudo la porta a chiave penso che faccio tutto questo, che mi impegno così tanto, solo per andarmene; per cambiare la mia vita e lasciarmi tutto alle spalle. Perchè io devo andarmene, se no finirò schiacciata da tutto quello che mi circonda, esattamente come mia madre. 
 
 
Autrice
Alloraaaaa questa è la mia prima vera FF. Si lo so avevo già pubblicato una storia ma non so cosa mi ero fumata mentre la scrivevo e la pubblicavo quindi fate finta che non esista. per il resto spero che come primo capitolo non vi faccia proprio così schifo! bye bye 

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Capitolo 2
*** capitolo due ***


Secondo giorno, nuova tortura. Ieri al lavoro è stato uno schifo. Ho passato tutto il pomeriggio a servire clienti fastidiosi e pieni di pretese senza però battere ciglio e con un sorriso stampato in faccia. Me lo devo tenere assolutamente quel lavoro anche se, un paio di volte, avrei voluto sbattere il vassoio in testa a qualcuno di loro perché, andiamo, è un fottuto hamburger! Mangia e non rompere i coglioni. Ma io penso che la gente abbia una predisposizione genetica a far saltare i nervi perciò, ormai, mi sono rassegnata.  Mentre prendo le chiavi di casa, lancio uno sguardo a mia madre e noto una cosa che nel buio della sera precedente non avevo visto. Buchi. Sulle braccia. Mi avvicino per vedere meglio e si, cazzo, sono dei buchi da siringa. Chissà di che diamine si è fatta. Fino ad adesso si era limitata a bere come una spugna e a farmi passare l'inferno, ma si vede che adesso qualche suo amico fattone l'ha introdotta in questa nuova e divertente dipendenza. Non sono neanche  tanto sconvolta perché, dopo tutto quello che ha fatto, avrei benissimo potuto aspettarmelo. Mentre esco di casa ripenso alla mia infanzia, a quando da piccola la vedevo bere di nascosto da mio padre qualche birra, quando, mentre cucinava, beveva qualche bicchiere di troppo. Da bambina mi chiedevo perché lo facesse, perché ferisse tutti noi in questa maniera, e mi ripetevo che avrebbe smesso perché ci voleva bene e si sarebbe fatta aiutare. Ma con il passare degli anni, la delusione si è fatta strada in me, e piano piano mi sono resa conto che non sarebbe mai cambiata. Anche se ci speravo perché, si sa, l'uomo crede vero ciò che desidera. Ma alla fine è rimasta così e io ormai non provo più niente. Mentre questi pensieri mi attraversano la mente, arrivo davanti al cancello della scuola. Prendo un respiro profondo e entro; ancora poco e potrò andarmene. Mentre raggiungo Beth all'armadietto penso che prima o poi dovrò parlare con quell'odioso di Noah riguardo il progetto. "Hola mia dolce Alex, come procede?" Esordisce dolcemente Beth. Anche lei ha i suoi problemi ma, al contrario di me, cerca di affrontare tutto con il sorriso. A volte la invidio. " Si tira avanti, B. Oggi è una giornata sopportabile perché ho l'approfondimento di psicologia quindi potrò distrarmi un po' " rispondo con un mezzo sorriso. La psicologia anzi, la criminologia, è la mia unica gioia. Si lo so che sembra da psicopatici/ maniaci e Bhe, forse lo è, ma a me piace. Anzi, la adoro. Amo scavare nella mente delle persone, capire perché fanno certe cose, e sopratutto aiutarle. Non sono riuscita ad aiutare mia mamma, ma qualcuno riuscirò a salvare. Questo è il mio più grande obbiettivo: cercare di tirare fuori le persone dal loro inferno personale, prima che ne vengano risucchiate. Prima che la campanella suoni per annunciare l'inizio delle lezioni, saluto Beth e mi dirigo verso l'armadietto più amato della scuola: quello di Noah. Come si dice: via il dente, via il dolore. Quando tutti i suoi scimmioni e tutte le cheerleader si accorgono che mi sto dirigendo lì, un inquietante silenzio cala sulla compagnia. Per quando mi riguarda me ne sbatto altamente, possono baciarmi il culo. Così non appena mi ritrovo di fronte a Noah, anche se nel mio caso sarebbe più appropriato dire sotto, considerando che è alto come un fottuto palo della luce, mi schiarisco la voce e esordisco con un: " Ehi coso, dobbiamo metterci d'accordo per il progetto di letteratura, non voglio ritrovarmi con l'acqua alla gola". Lui mi squadra e per un attimo, un solo attimo, lo giuro, mi ritrovo folgorata dalla sua bellezza. Ha degli occhi azzurri, che Dio, potrebbero illuminare una stanza e dei capelli di un colore misto tra il biondo e il marrone, molto alla Justin Bieber ai tempi d'oro, che sono la fine del mondo e poi, vogliamo seriamente parlare del suo fisico? Scommetto che sotto quella fastidiosa maglietta c'è un corpo da...Alex, basta! Concentrati. È solo un maschio, ce ne sono mille molto più intelligenti e belli di lui. Nel frattempo lui ha iniziato ha parlare e io mi sforzo per prestare attenzione. "Ah sì, quel noioso progetto...com' è che ti chiami? " "Alex" rispondo semplicemente con una nota di fastidio nella voce. Le mie ovaie stanno iniziando a girare pericolosamente. "Ah, sì, certo, Alex. Bhe, direi che possiamo vederci domani pomeriggio per iniziare a buttare giù qualche idea. Okay perfetto, allora ci vediamo domani alle 4 davanti alla biblioteca" dicendo questo torna a parlare con i suoi amici. Non mi ha neanche chiesto se mi andava bene, ha deciso lui per tutti e due. Ma chi si crede di essere? Obama? E se io avessi da fare qualcosa, come che so..dare da mangiare ai poveri? Gesù, le mie ovaie sono impazzite ma faccio lo stesso un mezzo assenso con la testa e me ne vado. Non ho voglia di discutere già al mattino presto.


La giornata passa relativamente tranquilla, a parte qualche battibecco con Mrs Smith, la pazza che insegna chimica. Quella ha seriamente bisogno di medicine, un giorno o l'altro ci farà saltare in aria. Grazie a Dio è arrivata la mia ora preferita: Psicologia. Mi metto nel banco in prima fila e tiro fuori il mio quaderno per gli appunti. Nell'ora successiva mi perdo in Freud e nelle sue teorie del complesso di Edipo. Che cosa strana vero? È tua madre ma la ami come se fosse la tua amante. È tuo padre ma lo ritieni un avversario in amore.
Sulla strada del ritorno mi preparo ad affrontare un discorso con mia madre. Non mi interessa se sarà ancora mezza sbronza, non ho intenzione di cadere nel profondo e buio tunnel della droga; già, perché se ci cade lei, ci cado anche io e non so se posso sopportarlo. Anzi, ne sono sicura, non posso assolutamente sopportarlo. Una volta arrivata davanti alla veranda sento rumori strani provenire dall'interno: pentole che sbattono, sedie che cadono e gente che parla velocemente. Entro il più in fretta possibile e, di certo, non mi aspetto di trovare questo spettacolo. Mia madre con una faccia spaventata e un tizio con una pistola in mano.

"Ma si può sapere che diavolo sta succedendo?" Urlo tra lo spaventato e l'incazzato. Il tizio inquietante si gira svogliatamente verso di me e, Dio, ha una faccia che farebbe scappare l'agente Gibson. Purtroppo mi devo fare forza, così faccio un passo avanti e lo fronteggio. "Senti, noi non vogliamo problemi, quindi dimmi cosa vuoi e poi vattene". L'uomo mi studia per un secondo poi, ritenendomi probabilmente degna della sua risposta, mi dice con voce profonda: " quella stronza si è presa la mia roba promettendomi che avrebbe pagato in contanti il giorno dopo, ma io non vedo i miei soldi da più di una settimana. Quindi, io voglio i miei cazzo di solidi. Ora." Conclude la frase calcando volutamente sull'ultima parola. Cercando di non far trasparire la mia ansia, replico " e quanto è che la stronza ti dovrebbe?" "150  verdoni" . Per un attimo mi manca l'aria. QUANTO? Magari per tanti non sarebbe un problema, ma per noi, anzi, per me, sono un sacco di soldi. Cazzo. Per un attimo, uno solo, mi passa per la mente di mandare a fanculo lui e mia madre e dirgli che io non c'entro, anzi, che lei non vive nemmeno qui, e sbatterli fuori entrambi. Sfortunata me, ho ancora un briciolo d'amore per mia madre, quindi gli faccio segno di aspettare lì e salgo in camera. Vado dritta verso l'armadio dove so che troverò una scatola, non molto grande e di colore verde, con scritto sopra "Boston". Faccio un respiro profondo, la apro, e prendo ciò che devo. Scendo giù e mi metto davanti al tipo, che tiene ancora la pistola ben in vista. "Ecco i tuoi sporchi soldi, levati da piedi e non vendere mai più roba a mia madre. Chiaro?" Il tizio non risponde, prende i soldi e esce dalla porta. A questo punto sono davvero, davvero, incazzata nera. "Ma che avevi in testa? Drogarti? Farti fare credito da uno spacciatore psicopatico?". Mia madre tace per un secondo, poi alza la testa e risponde. " Mi dispiace tesoro, mi hanno cacciata dal bar e Bob mi ha convinto a provare qualcosa di più forte. Non volevo, davvero. Smetterò, lo giuro, smetterò anche di bere" Dice l'ultima frase piangendo e io sono quasi tentata di crederle. Ma lo so, non smetterà mai. La famosa ultima sigaretta di Zeno, che in realtà non è mai l'ultima. Per cui mi giro e gli rispondo con voce incolore: " Senti, non mi interessa, okay? Fai ciò che voi, ma non qui dentro. Quando torni devi essere in condizioni perlomeno decenti, chiaro? Non mi frega se Bob o Tom o chi per esso vogliono provare cose più divertenti, andate a farlo a casa loro. Qui dentro io non voglio mai più vedere tipi che mi minacciano con la pistola. E se vedo anche un solo granello di quella merda in giro per casa, giuro su Dio che sbatto te e quel tuo patetico culo fuori da casa mia". Dopo aver finito il mio discorso, mi sento bene ma anche maledettamente male. Non so qualche dei due sentimenti prevalga. Mia madre mi guarda con uno strano sguardo e con voce flebile, replica semplicemente "Tesoro, quando è che ti ho persa?" Ci penso un attimo e "probabilmente, anche se te lo dicessi, non te lo ricorderesti neanche. Il tuo corpo è invaso da quella merda." Detto questo, mi giro e torno in camera. Devo ancora fare i compiti.

Autrice:
Tatannn okay lo so che dovrei trovare un giorno in cui pubblicare i capitoli, ma mi viene l'ispirazione nei momenti più strani possibili e quindi devo scrive e siccome non ho pazienza devo poi per forza pubblicarlo. Fatemi sapere cosa ne pensate...tranquilli tra poco arriverà anche la parte Love..parlo come se avessi un vasto pubblico a cui rivolgermi ma va Bhe! Tra poco segnerò un giorno in cui pubblicherò..per il resto..have a good day! (L'ho riletto 8383 volte ma se ci sono errori per favore ditemelo!)
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Un fastidioso suono riempie la mia disordinata camera da letto e, ancora in preda alle allucinazioni da sonno, non mi rendo conto che è la sveglia a suonare insistentemente. Mi passa per la mente di fingermi malata e restare a letto tutto il giorno ma, purtroppo, non posso. Piuttosto che alzare il mio dolce sedere dal comodo e caldo letto, mi schiaccerei le dita con un masso. Non scherzo. Il solo pensiero di alzarmi per andare nel covo di Satana mi fa venir voglia di piangere. E, come se non bastasse, oggi pomeriggio devo pure incontrare Noah in biblioteca per quello stupido progetto. Ma io dico, il signor Lukas non poteva darci qualche noioso libro da leggere come fatto tutti gli altri professori del mondo? No! Ha dovuto partorire questa idea geniale. Quindi, quando mi accorgo che si sta facendo tardi, mi faccio forza e vado in bagno a lavarmi. Uscita, mi ritrovo davanti all'armadio e dentro di me c'è una strana sensazione. Non so descriverla bene...ma penso sia ansia da prestazione. Già, perché, per la prima volta, dopo tanto tempo, non so come vestirmi. Di solito mi metto addosso le prime cose che trovo, non ci sto molto a pensare, ma oggi sento che devo essere carina. O perlomeno accettabile. Mentre indosso i miei skinny neri con una camicia, e mi pettino i capelli, mi auto convinco che questa cosa non è ASSOLUTAMENTE per Noah. Già, perché a me non interessa cosa pensa di me o se non gli piace il mio modo di vestire. A me non interessa assolutamente cosa pensa un montato del football. Mentre cammino per le strade dirigendomi verso la scuola, mi accorgo che ero talmente strana che non ho neanche controllato mia madre. Sono semplicemente uscita di casa con un mezzo sorriso sulla faccia. Probabilmente mi starò ammalando. Per fortuna la prima lezione è con Beth, almeno potrò distrarmi un po'. Entro il calsse e il prof non è ancora arrivato così mi metto a chiacchierare con la mia migliore amica. "Alex, ciao! Ti trovo diversa oggi..hai fatto qualcosa hai capelli?" Ma come fa a capire sempre che c'è qualcosa di strano? Secondo me è una strega o qualcosa del genere. Comunque cerco di rimanere sul vago, così replico "No guarda, sono sempre gli stessi. Sarai tu ad essere strana...piuttosto, tuo fratello come sta?" Spero che il mio cambio di argomento repentino non la insospettisca, ma di solito Beth ama parlare di suo fratello, e infatti "Oh Si sta molto meglio, grazie. La febbre gli è passata, anzi danza in giro per la casa addirittura!" E così ci perdiamo in discorsi stupidi sulla danza e sul nuovo episodio di Shameless. La giornata passa tranquilla, senza intoppi e presto arrivano le 4. Come stabilito mi trovo davanti alla biblioteca e aspetto Noah. Sono le 4:15 e quel gran figlio di buona donna non si è ancora presentato. Giuro sull'angelo Raziel che se non arriva tra esattamente 30 secondi me ne vado e, domani, a scuola, scatenerò l'inferno. Per fortuna di tutti i nostri quasi innocenti compagni dopo pochi secondi vedo una testa bionda sbucare dall'angolo, seguita da una giacca di pelle e Dei riconoscibili occhi azzurri. "Alla buon'ora Bianconiglio! Te la sei presa comoda vedo. Ma no, non ti preoccupare io sto aspettando da soli 20 minuti!" Esordisco con un tono acido, molto acido. Lui fa un mezzo sorriso, che ucciderebbe anche Gigi Hadid, e replica "scusami, non mi sono accorto dell'ora. Giuro che la prossima volta sarò in perfetto orario" e lo dice con un tono talmente perfetto che non posso fare altro che annuire e dirigermi verso l'intero. Gesù, ma quand'è che sono diventata così arrendevole? Trovo un tavolo libero in fondo alla biblioteca, un poco isolato da tutti, (mica lo faccio apposta,eh) e mi posizioni lì con tutte le mie cose. Noah fa lo stesso e si siede vicino a me. Troppo vicino a me. O forse è solo una mia impressione e lui è ad una normale distanza, ma io sono talmente in iper ventilazione che non me ne accorgo. Alex, calmati. Fai un bel respiro profondo e comportati come fai sempre, è una persona come un'altra. Per cui, "allora tu pensavi a qualcuno in particolare? A qualche autore specifico che magari trovi interessante?" Dico e, wow, non sono mai stata così gentile con nessuno. Lui ci pensa su un attimo e poi, con tono tranquillo e amichevole, replica " in effetti si. Ho pensato a Wilde perché amo la sua produzione,anche se è difficile, o magari a qualche racconto di Allan Poe..e tu, avevi pensato a qualcosa? " Resto un attimo imbambolata perché, andiamo, ha appena detto che ama Wilde. E anche io amo Wilde! Dio, Questa cosa non va per niente bene. "Bhe anche io avevo pensato a cose simili..anche se Wilde è difficile, magari potremmo riscrivere Canterville. È un racconto semplice e non molto lungo" "Già, mi piace e magari potremmo scriverlo inverso, cioè con la famiglia americana che ha paura del fantasma.." Dice con un tono un po' insicuro, come se pensasse che la sua idea non sia buona. Anzi, molto buona. Annuisco con decisione e iniziamo a buttare giù qualcosa, anzi ci perdiamo in discorsi su Wilde, sui suoi aforismi e sul suo processo. Durante queste due ore mi rendo conto che Noah non è come sembra. Per niente. Dà l'immagine di uno spocchioso giocatore di football, a cui importa solo del suo sport e delle belle cheerleader, a cui non interessa minimamente leggere o la cultura in generale, e che non ha altri progetti per il futuro, se non giocare in qualche stupida squadra. Invece è un ragazzo molto simpatico e soprattutto intelligente. Fa riflessioni profonde su varie cose, ha opinioni su praticamente qualsiasi cosa e sono sempre ben ragionate e, a volte, sarcastiche e sagaci; (non sto neanche a dirlo che amo alla follia questo particolare). Inoltre, adora leggere. Quando terminiamo mi sento..leggera. Quasi felice, come non mi sentivo da tempo. È bello poter parlare con qualcuno di tante cose. Non che con Beth non lo faccia, ma ci conosciamo bene e sa cosa penso sui vari argomenti e, inoltre, anche lei ha i suoi problemi, non possiamo metterci a parlare di Wilde quando vogliamo. Invece con Noah è stato diverso. Usciti dalla biblioteca esordisco "Bhe, allora direi che le idee ci sono. Siamo d'accordo quasi su tutto quindi direi che possiamo vederci la prossima settimana.." Lui annuisce sorridendomi, fa per salutarmi e andarsene ma io aggiungo con voce incerta "e grazie per il pomeriggio, sono stata bene" sussurro quasi le ultime parole ma comunque lui le sente lo stesso. Oddio, ma che problemi ho? Non ho mai detto niente del genere a nessuno. Mai prima d'ora. Non esprimo per nessuno motivo al mondo i miei sentimenti, vivo in uno stato costante di indifferenza e apatia da anni e adesso vado a dire una cosa del genere a un quasi sconosciti nonché uno dei più popolari della scuola? Mi sto prendendo qualche malattia, non c'è altra spiegazione. Lo so che sono poche parole, ma sono abbastanza significative. Anzi, molto significative. Lui rimane un attimo interdetto e poi cambia completamente atteggiamento. Lo vedo nei suoi occhi. Mi guarda indifferente e "sì certo, cosa, come vuoi. Ciao" risponde. Poi si gira e se ne va. Lo ha detto come se si fosse pentito di aver mostrato quella parte di se. La parte bella, a mio parere, ma probabilmente il branco di scimmioni con cui gira non la pensa così poiché lui si comporta in modo completamente diverso. Ma perché le persone sono così complicate? Io le ho sempre capite abbastanza, ma a volte sono davvero insopportabili. "Be yourself, everyone is already taken" una delle mie preferite frasi di Wilde. Si te stesso, non importa cosa dicano gli altri, la vita è troppo corta per sprecarla a vivere quella di qualcun'altro...ma si vede che non è così facile per tutti. Per Noah sarà difficile. Di certo non potrà comportarsi come vorrà mentre è con quel branco di imbecilli. Loro non lo accetterebbero se si mostrasse come è davvero, anche per poco. Lo prenderebbero in giro perché ama le storie d'amore tormentate come Cime tempestose oppure perché preferisce la versione di Romeo e Giulietta di Zeffirelli piuttosto che quella di DiCaprio. Però io non capisco come si può fingere di essere qualcun altro. Ho capito che non potrebbe essere popolare, giocare nella squadra di Football e quindi aspirare ad una borsa di studio, ma non si può tradire se stessi. Sopratutto per aggregarsi alla massa, essere come gli altri vogliano che tu sia. Penso queste cose mentre vado verso casa e in realtà mi rendo conto che mento a me stessa. Certo, io sono come sono, e non mi comporto per piacere agli altri, ma intorno a me ho costruito una corazza, un muro. Mi sono racchiusa nel mio mondo di indifferenza e apatia, facendo finta che non mi importi di niente. Ma invece mi importa di tante cose, anche di mia madre. Ma si sa, cercando di non essere nulla, alla fine si diventa nulla.

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