Pretty much dead already.

di Giulz95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Avviso ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Fort Benning. È questa la grande idea che Rick ha avuto. Centoventicinque miglia per un cumulo di macerie. Potrebbero esserci ancora delle strutture, recinti, risorse… Potremmo farcela. Ne è fermamente convinto, benché sia cosciente del fatto che si tratta di un viaggio lungo, pericoloso e molto probabilmente inutile. In più non abbiamo cibo né acqua a sufficienza, e la benzina scarseggia. Abbiamo dovuto ridurre i veicoli e sifonarla da quelli abbandonati, ma non è comunque abbastanza per il viaggio.
 
“Troveremo qualcosa sulla strada.”
 
Shane. Avanti con il suo piano, quindi. Comincio a pensare che tutto sommato sia lui il vero leader del gruppo, visto che Rick a quanto pare ricorre al suggerimento del collega quando non ha idea di che decisioni prendere. L’uomo alza lo sguardo dalle armi smontate davanti a lui, guardandomi attraverso la dinette del camper come se mi stesse leggendo nella mente.
 
“Ripetimi perché non sei con il tuo fidanzato sulla sua motocicletta?”
 
Perché più lontana sto da lui, meglio è per entrambi.
 
“Ti ho lasciato il posto, pensavo di farti un favore.”
 
Shane sorride alla mia battuta prima di voltarsi per dire qualcosa a T-Dog. L’uomo di colore non ha parlato molto da quando abbiamo lasciato il CCM, ma è comprensibile. A quanto pare Jacqui, la donna che aveva scoperto il morso di Jim, era sua moglie. Lei ed Andrea avevano deciso di rimanere con Jenner e di… Beh, di prendere la via più pratica, come io stessa l’avevo definita. Dale era riuscito a convincere la bionda ad uscire, ma Jacqui non era più con noi.
Non doveva più soffrire, non doveva più avere paura. Non doveva più pensare a cose come acqua, cibo, benzina. Non doveva più vivere in questo mondo.
 
Avrei potuto esserci anche io con lei.
 
E invece Daryl mi aveva trascinato fuori dall’edificio contro la mia volontà, proprio come Dale aveva fatto con Andrea. La donna seduta accanto a me era furiosa con quest’ultimo, lo si capiva guardandola negli occhi. L’aveva privata di una scelta, proprio come voleva fare Jenner. Proprio come ha fatto Daryl.
 
Mi alzo avvicinandomi alla cabina di guida. Glenn mi sorride, facendosi di lato sul sedile accanto a Dale e lasciandomi lo spazio per sedermi accanto a lui. Ricambio il sorriso debolmente e accetto la sua offerta.
 
“Ti senti bene?” Mi chiede ad un tratto.
 
Mi sento bene?
 
È la seconda volta che provo a farla finita. La prima volta non ero in me, vittima di uno shock post traumatico, ma Avi mi aveva fermata in tempo.
Questa volta è stato diverso però. In quel momento la decisione di Jenner sembrava la più logica, l’unica vera via d’uscita da ogni cosa. Stavo per liberarmi da ogni peso, da ogni incubo ed ero più cosciente di quanto lo sia mai stata. Ero sicura della mia scelta, sicura di voler prendere quella decisione. Non ci sarebbe stato Avi a fermarmi.
 
Già.
 
Avi.
 
Se fossi rimasta là dentro, se fossi morta, Avi in questo momento sarebbe stato incazzato nero con me, dopo tutto quello che ha passato per tenermi in vita.
 
Dopo tutto quello che abbiamo passato.
 
Quindi forse è meglio così. In ogni caso continuare a rimuginare il passato non serve a nulla. Quell’occasione è bruciata in un cumulo di cenere assieme alla struttura del CCM ed io sono ancora viva grazie a Daryl.
 
Ma rimane uno stronzo, e se si aspetta un ringraziamento…
 
“Sto bene. Devo solo guardare la strada per un po’.”
 
“Oh no…” Dale sospira di fianco a noi, rallentando il camper. La strada è bloccata da delle macchine ribaltate, in macerie, o semplicemente abbandonate. Il panico generale sulle strade, quando tutto questo è iniziato, aveva costretto me, Avi e i ragazzi a lasciare il tour bus ed avventurarci nella boscaglia senza nulla.
Esther era morta quel giorno, assieme a Jen, l’autista, e Jake, un amico di Mitch e Scott che stava viaggiando con noi. Quel momento aveva segnato la fine di ogni cosa per Avriel. L’uomo che conoscevo, l’uomo del quale mi ero innamorata era sparito quel giorno, per far spazio a quel lato di sé che speravo non avrei mai dovuto vedere.
Jen e Jake erano rimasti intrappolati nel veicolo, lui ci impedì di tornare indietro per salvarli. Quando ci fermammo per riprendere fiato, lo trovai seduto ai piedi di un albero, in un pianto disperato, le mani strette a pugno davanti alla faccia. Mi ero inginocchiata di fronte a lui tirandolo tra le mie braccia. Quando finimmo di piangere l’una sulle spalle dell’altro, Avi alzò lo sguardo e aprì la mano destra. Un orecchino ad anello di plastica, blu marino, era tutto ciò che gli restava di sua sorella. Lo presi dalla sua mano e lo forzai attraverso il suo lobo, prima di aiutarlo a rialzarsi e di proseguire assieme agli altri.
 
 
“Magari è meglio fare marcia indietro.” Glenn ha aperto la mappa davanti a sé. “C'è un’interstatale…”
 
“Abbiamo poca benzina.” Dale lo interrompe prima di sporgere la testa dal finestrino per parlare con Daryl, che intanto è tornato indietro raggiungendoci. “Vedi se trovi un passaggio.”
 
La strada è la stessa, d’altronde c’è una sola interstatale per entrare ed uscire da Atlanta. Qui da qualche parte il tour bus sul quale avevo vissuto per tutto quel tempo, circondata dalle voci delle cinque persone a cui tenevo di più al mondo, giaceva abbandonato come tutte le altre macchine.
 
Dio, so che non ci stiamo molto simpatici l’Un l’altra ma ti prego, facci uscire da qui.
 
Uno sbuffo di fumo dal cofano, un rumore di freni nelle orecchie e il veicolo si ferma. Dale batte le mani sul volante. Chiudo gli occhi.
 
Grazie tante, davvero.
 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Scendo dal Winnebago dopo Glenn e l’intero gruppo ci raggiunge. Shane si avvicina a Dale, rivolgendoglisi senza guardarlo.
 
“Problemi, Dale?”
 
“Solo il piccolo imprevisto di rimanere in mezzo al nulla senza speranza di…” L’uomo si interrompe voltandosi verso Daryl, che improvvisamente inizia a rovistare nel bagagliaio della macchina più vicina. “Ok, è una stupidaggine.”
 
“Figurati se non trovi un radiatore qui.” Il cacciatore non si volta. “Possiamo trovare un sacco di roba.”
 
“Sifonare un po’ di benzina.”
 
“Magari dell’acqua.”
 
“O del cibo.”
 
“Questo è un cimitero!” Lori interrompe la scia di voci speranzose e tutti si voltano verso di lei ripensandoci.
 
“Ai morti non serve niente di queste cose.” La donna si volta verso di me. “A noi sì invece.”
 
“D’accordo, facciamo in fretta.” T-Dog fa il giro del camper per recuperare le taniche di benzina. “Forza, gente. Prendiamo quello che riusciamo a trovare e andiamocene.”
 
Il gruppo si sparpaglia. Lori, Carol e i bambini in una direzione, Daryl e T-Dog in un’altra, Glenn e Dale iniziano a lavorare sul radiatore del camper mentre Andrea e Rick rimangono vicini al veicolo fumante. Io non mi muovo. Non riesco a distogliere gli occhi da quello che speravo di non dover rivedere mai più. Salgo sul camper recuperando l’arco e scendo di nuovo attraversando la striscia di verde che separa le due carreggiate. Più mi avvicino più una parte di me stessa mi urla di girare i tacchi e allontanarmi, ma devo farlo. Se nessuno è entrato dopo di noi ci sono delle cose che possono servirci. Acqua, cibo, medicine. Devo farlo.
 
La porta laterale è spalancata, così come l’avevamo lasciata durante la fuga. I lati del bus sono sporchi di sangue secco, incrostato sulla vernice nera. Fisso l’arco sulle spalle ed impugno il coltello prima di salire lentamente gli scalini ed entrare nella lounge principale del veicolo. L’odore di morte è quasi insopportabile, e quando mi volto verso la cabina di guida capisco da dove viene. È rimasto poco di Jenevieve, la ragazza che aveva guidato questo bestione per tutti quegli anni, non abbastanza per permetterle di rialzarsi ed attaccarmi. Distolgo lo sguardo, sedendomi sul divanetto di fronte a me e abbassare il viso per iniziare a piangere silenziosamente tra le mie mani.
 
I ricordi sono troppi da controllare e passano veloci nella mia mente. Risate, feste improvvisate, musica, voci. Baci strappati nelle cuccette della zona notte, coperti dalla tendina nera che Avriel aveva fissato con dei ganci per tenere chiusa. Sospiri trattenuti nella doccia in bagno, quando nessun altro era sul bus oltre a noi due e l’ansia di venire scoperti ci faceva sentire due ragazzini. Venire qua è stata una pessima idea.
 
I miei singhiozzi vengono interrotti dal colpo secco proveniente dalla porta del bagno. Mi volto di scatto, presa alla sprovvista. La porta è chiusa, ma si muove appena con intervalli regolari. Un lamento flebile proviene dall’interno. No, ti prego, questo no.
 
Mi alzo avvicinandomi ad essa, e i versi dell’essere al suo interno diventano più rumorosi, impazienti di affondare i denti nella mia carne.
Chiunque sia qui dentro, non è mai uscito. La porta si apre e si chiude soltanto dall’interno, e nessun putrefatto è abbastanza intelligente da girare il pomello e sganciare la serratura.
 
Prendo un respiro stringendo l’impugnatura del coltello nella mano destra, mentre la sinistra si alza verso la maniglia rimanendo su essa per qualche secondo. Apro la porta con uno scatto, scostandomi subito dopo per permettere allo zombie di uscire.
 
Jake, o quello che ne resta, si volta verso di me digrignando i denti e facendo scattare la mascella. Un solo morso, sulla spalla. Si è chiuso dentro il bagno prima di trasformarsi, e non ha avuto possibilità di nutrirsi fino a quel momento. Questo è un bene, perché ciò deve averlo reso debole. Indietreggio lentamente uscendo dal veicolo, attirandolo sulla strada e solo quando siamo a qualche metro dall’entrata lo sbilancio con un calcio prima di piantare con forza la lama nella sua tempia. Rimango per qualche secondo a guardarlo, le lacrime minacciano di rigarmi di nuovo le guance.
 
“Mi dispiace…” Sussurro. “Mi dispiace, Jake.”
 
Torno sul veicolo aprendo il piccolo frigobar al suo interno, nel quale trovo un intero stock di acqua minerale.
 
“Sono un cantante, okay? Queste corde vocali valgono la mia carriera e devo mantenerle idratate e scintillanti, tesoro!”
 
Sorrido leggermente al ricordo di Mitch e la sua sfacciataggine, mentre riempio il mio zaino con le bottigliette d’acqua e gli snack trovati negli armadietti della zona giorno, un’altra cosa essenziale per il benessere del gruppo.
 
Dopo aver trovato il cassetto delle medicine e aver buttato nella tasca laterale dello zaino tutto il suo contenuto, scendo dal tour bus e scorgendo il resto del gruppo in lontananza torno verso di loro.
 
Sono quasi accanto a Carol quando qualcuno afferra la mia spalla tirandomi indietro. Mi volto di scatto e Daryl mi sta fissando negli occhi. Mi scosto dalla sua presa mantenendo il suo sguardo.
 
“Ti serve qualcosa?” Chiedo con asprezza.
 
“Sei sporca di sangue.”
 
“Perspicace.” Mi volto di nuovo ma quando sento le parole che pronuncia subito dopo mi volto di scatto.
 
“Dopo averti salvato la pelle mi sarei aspettato come minimo un grazie.”
 
Lo guardo per un attimo, incredula, prima di avvicinarmi a passi larghi ad un centimetro da lui.
 
“Tu non hai salvato la pelle di nessuno, io ho salvato la tua. Io sarei dovuta rimanere là dentro con Jacqui e Jenner.”.
 
“Non dire stronzate. Tu non sei debole come loro.”.
 
“Tu non sai un cazzo di me.” Sostengo il suo sguardo alzandomi sulle punte e abbasso la voce ad un sussurro. “Quello che è successo al CCM non mi rende automaticamente una tua responsabilità e non ti da il diritto di prendere le mie scelte.”
 
Daryl risponde con altrettanta rabbia.
 
“Credi che l’abbia fatto per te?!” Faccio un passo indietro per impedirgli di avvicinarsi. “Non l’ho fatto per te!”
 
“No, l’hai fatto per te stesso, perché sei un egoista bastardo, e non ti rendi conto di quello che mi hai tolto!” Lo spingo all’indietro, e devo controllarmi per non urlare.
 
“Stai dando a me dell’egoista quando eri quella che voleva mollare tutti per farti saltare in aria! Non hai pensato a quello che avresti lasciato indietro?!”
 
“E cosa avrei lasciato indietro, sentiamo? Ti comporti come se stessimo giocando all’allegra famigliola in vacanza, quando queste sono le stesse persone che hanno fatto uccidere tuo fratello!”.
 
“Chi cazzo se ne frega di loro?! Me! Avresti lasciato indietro me!”
 
Lo guardo per un secondo. Siamo abbastanza isolati dagli altri, ma le nostre voci devono essersi alzate abbastanza, dato che Carol si è voltata dalla nostra parte, chiari segni di preoccupazione sul suo volto. Torno a guardare Daryl negli occhi. Le sue parole sembrano non aver avuto l’effetto desiderato, visto che tra i due sembra essere lui quello più ferito nell’orgoglio. Scommetto che non ha nemmeno pensato a quello che stava dicendo. Abbasso lo sguardo prima di prendere un respiro per calmarmi.
 
“Daryl…”
 
“Va’ al diavolo!” Si gira di scatto allontanandosi per poi mormorare qualcosa sotto il fiato. Rimango ferma per qualche secondo, come intontita dalle sue parole, che probabilmente hanno avuto lo stesso effetto su di lui.
 
Mi volto camminando verso Carol e Lori, aiutandole a riempire i cestini di oggetti utili da riportare sul camper. La madre di Sophia mi guarda per un attimo prima di parlare prendendomi alla sprovvista.
 
“Va tutto bene?” La donna sembra preoccupata. “Tu e Daryl stavate discutendo?”
 
“Va tutto bene, Carol.” Rispondo dopo un attimo.
 
“Hai trovato un bel po’ di roba.” Lori mi sorride accennando al mio zaino, piuttosto pieno.
 
“Acqua, medicine e qualche schifezza che sono sicura piacerà ai bambini. A proposito,” Mi volto cercando Sophia e Carl con lo sguardo. “Se siete d’accordo vorrei dare loro qualcosa. Se ho capito bene sono entrambi affamati.”
 
“Sì, certamente.”


“Mi faresti un gran favore.” Lori annuisce.
 
“Ok.” Mi congedo dalle due donne prima che possano fare altre domande e mi dirigo verso i due ragazzini, aprendo lo zaino e tirando fuori da esso due barrette al cioccolato. “Ehi, voi due!” Carl e Sophia si voltano all’unisono e quando vedono cosa ho in mano i loro volti sembrano illuminarsi. “Ho trovato il tesoro dei pirati e mi sento generosa.” Sorrido porgendogli i dolci.
 
“Whoa, Sneaker’s!” Carl sembra illuminarsi prendendo la cioccolata dalle mie mani, mentre Sophia mi sorride in segno di ringraziamento.
 
Quando alzo lo sguardo Rick ci sta correndo incontro. I miei muscoli si tendono all’istante guardando la sua espressione. Qualcosa non va.
 
“Rick?”
 
“Sssh!” Si volta verso di noi dopo aver parlato a Lori dicendole di nascondersi sotto un auto. “Julie, giù! A terra! Tieni i bambini!”
 
Mi volto spingendo i due ragazzini verso due auto abbastanza vicine da permettermi di tenerli d’occhio entrambi.
 
“Sophia, vai! Sotto!” Sussurro. La bambina si abbassa strisciando sotto l’auto più vicina al guard-rail, mentre Carl e io rotoliamo sotto la prima auto, immediatamente affianco ad essa.
 
Mi volto per vedere Rick sotto il veicolo appena di fronte al nostro. Decido di tenere Carl dal lato esterno, direttamente sotto lo sguardo di suo padre e di mettermi tra i due bambini, in modo da poter agire in entrambe le direzioni e avere l’occhio di Rick vigile su suo figlio. Metto una mano sulla bocca di Carl, impedendogli di fare rumore, e trattengo il fiato.
 
Centinaia di piedi putrefatti zoppicano nella stessa direzione ai lati delle due macchine. Porca puttana. Mi volto verso Sophia per vederla sforzarsi di trattenere le lacrime. I suoi occhi trovano i miei e alzo l’indice di fronte alla mia bocca, per dirle di stare in silenzio, muovendo le mie labbra.
 
“Andrà tutto bene.” Sta tremando, la paura di rimanere da sola nei suoi occhi. “Rimani lì, ok? Andrà tutto bene.”
 
Sophie annuisce dopo qualche secondo, prima di chiudere gli occhi stringendo la sua bambola.
 
Sento della commozione provenire dall’interno del camper, seguita dalle urla di Andrea. Mi volto di scatto verso Rick, anche lui allarmato. Mi guarda per qualche secondo, facendomi segno di no con la testa. Cazzo. Ha ragione, non possiamo lasciare i due bambini, e anche se fosse, l’orda mi ucciderebbe prima che io possa arrivare da lei. Non possiamo fare altro che aspettare, e sperare che nessuno faccia altro rumore.
 
Dopo qualche minuto lungo un’eternità, i passi trascinati sembrano essere sempre più sporadici, fino a scomparire del tutto. L’orda è passata, ma è ancora presto per cantar vittoria. Carl sembra stare bene. Sposto la mia mano dal suo viso e lui si volta verso suo padre sorridendo. Quando mi volto verso Sophia, però, il cuore mi sale in gola.
 
“Sophie, no!” La bambina sta cercando di strisciare verso di me, ma non appena il suo braccio spunta da sotto la macchina un gruppo di putrefatti rimasti indietro le si avvicina ringhiando. Devono essere almeno tre o quattro. Uno di essi si abbassa davanti a me e tende le braccia sotto l’auto, cercando di raggiungerla.
 
Sophia ricomincia a piangere strisciando dall’altro lato mentre io mi volto in modo da fare da scudo a Carl ed estraggo il coltello dalla mia cintura. Striscio velocemente verso lo zombie e quando è abbastanza vicino e distratto dalla bambina lo afferro per la camicia, tirandolo verso la lama del coltello alzata davanti a me, che fa a conficcarsi in mezzo ai suoi occhi fino al manico. Quando mi rendo conto di non riuscire a sfilarla spingo il cadavere lontano con i piedi ed esco velocemente da sotto l’auto correndo verso Sophia, che intanto ha scavalcato il guard-rail e sta scivolando verso il bosco, inseguita dagli altri tre. Rick mi raggiunge, e insieme ci lanciamo all’inseguimento.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***



“Rick!” Lo fermo quando vedo il gruppo di zombie correre dietro a Sophia a pochi metri da noi, tra la boscaglia. L’uomo vede la stessa scena e mi tira per un polso in avanti.
 
“Andiamo!”
 
Qualche metro più avanti siamo nascosti dietro un albero. I tre putrefatti sono ancora attirati dallo sfrusciare della vegetazione provocata da Sophia, ma la bambina è molto più avanti. Mi mordo il labbro. Dovremo separarci per fermarli e salvare la piccola.
 
“Va bene,” Rick parla alla mia destra, “Tu va da lei, io mi occupo di loro.”
 
“Sei sicuro di farcela da solo?” Non posso aiutarlo, il mio maledetto coltello è ancora nella testa di quello schifoso sulla strada, e sparare adesso vorrebbe dire suonare la campanella del pranzo per l’orda che è passata prima.
 
“Me la caverò.”
 
Lo guardo per un attimo annuendo prima di afferrare l’arco sulla mia schiena ed incoccare un freccia. Esco dal mio nascondiglio e mi avvicino ai tre mostri.
 
“Ehi, stronzi!” Le tre teste di voltano verso di me ringhiando. Prendo la mira e lascio andare la freccia, che uccide lo zombie più vicino. “Rick, vai!” Urlo prima di correre nella direzione della piccola.
 
 I polmoni mi bruciano quando la trovo, ma sono riuscita a intercettarla. Sophia scivola cadendo a terra, e quando si rialza, è tra le mie braccia, tra le quali si dimena spaventata.
 
“Ehi, shh! Va tutto bene, sono io.” Sophia si ferma e mi guarda continuando a respirare affannosamente. “Stai bene? Tutto ok?”
 
“Sparagli!” La bambina si piega sul mio fianco cercando di afferrare la Beretta nella mia fondina ma la fermo in tempo.
 
“No, no, ferma! Non posso sparare adesso, o ne arriverebbero…” Delle ringhia dietro di noi mi fanno voltare di scatto. Altri quattro zombie si stanno avvicinando a noi, probabilmente attirati dal rumore. Mi alzo in piedi spingendo Sophia dietro di me. Non riconosco quelli di cui si stava occupando Rick, quindi almeno per ora non mi preoccupo per lui. “Cazzo…” Ho solo tre frecce con me e comunque non avrei tempo di incoccarle tutte. Riprendo il polso della bambina e mi volto, ricominciando a correre.
 
“Andiamo, corri!”
 
Dopo qualche secondo la sento cedere alla stanchezza mentre la trascino dietro di me, e anch’io sono senza fiato. Maledette Marlboro. Arriviamo appena davanti ad un ruscello, su una piccola zolla di terra sopra il livello dell’acqua.
 
“D’accordo, aspetta.” La lascio andare per un secondo prima di saltare già e voltarmi per afferrarla. “Andiamo piccola, vieni.”
 
Facciamo pochi passi con l’acqua del ruscello alle caviglie e sulla sinistra noto una piccola caverna creata dalle radici degli alberi. Non riuscirò a trascinarla ancora per molto, ma lasciarla qua… Dannazione. L’acqua si muove di nuovo quando dietro di me altri due putrefatti mi colgono alla sorpresa. Uno di loro mi afferra per i capelli, trascinandomi verso di lui. Sophia urla mentre mi dimeno per sfuggire ai denti marci che scattano davanti a me, attirando verso di sé l’attenzione dell’altro zombie.
 
“Sophie!”
 
Rick compare dietro il bastardo davanti a me, colpendolo alla nuca con il suo coltello, e una volta libera mi volto afferrando il secondo e facendo lo stesso con una freccia.
Ne mancano ancora quattro. Sono indietro, ma con tutti il casino e le urla della bambina, sono sicura che stanno arrivando.
 
Sia io che Rick siamo senza fiato, e nessuno dei due può affrontarne quattro da solo. Lo guardo per un secondo prima di annuire. Incocco la freccia nell’arco e mi sposto, tenendo la mira puntata verso il luogo da dove io e Sophia siamo scese, mentre Rick si inginocchia davanti alla piccola.
 
“Sophia, guardami. Devi fare esattamente quello che dico.” L’uomo indica il punto schermato dalle radici che avevo visto io, prima di continuare. “Nasconditi qui, infilati qui dentro. Io e Julie li allontaneremo.”
 
“No, no, non mi lasciate da sola, per favore.” Stringo i denti inghiottendo il nodo che minaccia di stringersi intorno alla mia gola.
 
“Ascolta, ascolta! Loro non si stancano, noi sì. Sono troppi da affrontare da solo, quindi Julie deve aiutarmi a condurli lontano, così potremo affrontarli uno alla volta e tu sarai al sicuro, ok?” La bambina annuisce dopo qualche secondo e Rick la spinge verso il nascondiglio prima di guardarmi.
 
“Arrivano.”
 
“Fai fuori il primo.”
 
Annuisco leggermente, e Rick si rivolge ancora alla bambina.
 
“Se nessuno dei due ritorna, raggiungi gli altri di corsa. Torna su per il passaggio e vai sempre dritta, il sole deve stare alla tua sinistra!”
 
Il primo zombie entra nel mio campo di mira e la freccia sibila, si conficca nel suo cranio e lo manda a terra, trasformandolo in un ostacolo per il secondo, che cade a faccia in giù nell’acqua.
 
“Rick!”
 
“Coraggio, brutti figli di puttana, andiamo! Dai!” L’uomo agita l’acqua attirando gli altri due zombie a scendere. Mi volto l’ultima volta verso Sophia, che sta tremando come una foglia tra le radici. Annuisco leggermente e le sorrido per tranquillizzarla. Rick mi prende per un braccio trascinandomi, e in un attimo stiamo di nuovo correndo fianco a fianco.
 
...
 
Rick inciampa e scivola nell’acqua mentre i tre stronzi ci sono ancora dietro e non sembrano voler mollare. Lo prendo per la maglietta tirandolo in piedi.
 
“E’ abbastanza lontano!”
 
L’uomo annuisce, estraendo il suo coltello. Tendo la corda dell’arco e la lascio andare verso lo zombie più lontano, mentre Rick colpisce il più vicino infilando la lama affilata nell’occhio del cadavere e con un calcio allontana l’ultimo, pericolosamente vicino a sé, che cade sotto di me con l’ultima delle mie frecce nella tempia.
 
Ho il fiatone, e faccio fatica a tirarmi in piedi. Rick mi porge la mano annuendo leggermente. Lo guardo per un secondo prima di afferrarla e issarmi davanti a lui. Raccolgo le due frecce prima di seguirlo lungo il ruscello, tornando indietro da Sophia.
 
“Grazie.” Parlo dopo un secondo e Rick si volta verso di me. “Prima, al ruscello. Se non ci avessi raggiunte, saremmo morte entrambe.”
 
L’uomo annuisce prima di tornare a guardare di fronte a sé.
 
“Sì, hai ricambiato il favore. Grazie per avermi coperto le spalle.”
 
Quando arriviamo al punto dove avevamo lasciato Sophia, il nascondiglio è vuoto. Ho un terribile presentimento.
 
“Rick.” L’uomo mi raggiunge chinandosi prima di sospirare e stringere la mano sulla mia spalla.
 
“Non preoccuparti, sarà tornata sulla strada.” Annuisco senza convinzione. Non siamo stati via molto, avrebbe potuto aspettare. E comunque il sole stava calando, e cominciava a diventare difficile orientarsi con la posizione del sole. “Torniamo dagli altri.”
 
...

È quasi il tramonto quando riusciamo a tornare sulla strada.
 
“Lori!” Rick chiama sua moglie, che si avvicina assieme al guard-rail tendendoci una mano.
 
“Siamo qui!”
 
Salgo dopo di lui, lasciandomi aiutare dalla donna. Sono spossata, e tutto quello che posso fare adesso è riposare, dopo essermi assicurata che Sophia sta bene.
 
“Dov’è?” Chiedo, cercando di mantenere il fiato costante. Carol guarda me e poi Rick, la sua espressione come mille chiodi nel cuore. No. No, no, no, no. “Dov’è Sophia?” La voce mi trema prima di portarmi le mani davanti alla bocca.
 
“Non… Non è tornata?” Rick mi guarda passandosi una mano tra i capelli, e i miei occhi si riempiono velocemente di lacrime quando Carol cade in ginocchio tra le braccia di Andrea e Lori, piangendo disperata.
 
“No, no… Era davanti a noi, deve essere qui.” Non riesco a respirare, il cuore sembra voler uscire dalla mia cassa toracica e stramazzare a terra. Appoggio una mano al guard-rail cercando di non cadere su me stessa.
 
Non dovrei essere qui, non dovrei. Sophia è nel bosco da sola, ed è tutta colpa mia, tutta colpa… Avrei dovuto proteggerla, avrei dovuto…
 
No.
 
Deglutisco il nodo che mi stava legando la gola prima di dirigermi velocemente verso le macchine. Recupero il mio coltello nel cranio dello schifoso che l’ha spaventata così tanto da mandarla in panico e ritorno verso il gruppo, scavalcando la barriera divisoria e scendendo verso il bosco.
 
“Dove vai?” Rick urla dietro di me.
 
“C’è ancora luce. Vado a cercarla.”
 
“Aspetta, non puoi andare da sola, non dopo quello che è successo.” Glenn cerca di fermarmi.
 
“E allora datevi una mossa! La notte scenderà presto.”
 
Daryl è il primo a scavalcare il guard-rail, raggiungendomi e superandomi.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


A noi due si sono uniti Glenn, Shane e ovviamente Rick.
 
Siamo ritornati al punto dove abbiamo lasciato la bambina. Daryl è chino accanto a Rick. Si occuperà lui di questa storia, magari può rendersi utile tanto per cambiare.
 
“Siete sicuri che sia questo il posto?”
 
“E’ questo.” Sostengo il suo sguardo. “Le abbiamo detto di nascondersi lì e abbiamo attirato gli zombie giù per il ruscello, verso est.”
 
Daryl annuisce apologeticamente.
 
Lo ammazzo. Se continua a trattarmi con condiscendenza, lo uccido.
 
“Questo sì che è un bel cazzo di problema.”
 
“Quando siamo tornati non c’era più. Pensavamo fosse tornata da voi, le ho detto di andare da quella parte, e di tenere il sole sulla sinistra.” Rick indica il punto da dove Glenn ci sta coprendo le spalle, e dal quale io e Sophia eravamo scese durante la nostra fuga, quando le stringevo la mano e le ripetevo che sarebbe andato tutto bene. Che stupida.
 
“Ehi, piccoletto. Spostati, stai incasinando le tracce.” Daryl si rivolge a Glenn agitando il braccio.
 
“Speriamo sappia distinguere la destra dalla sinistra.” Mi irrigidisco alle parole di Shane.
 
“Shane, mi ha capito benissimo.” Rick gli risponde mentre io fisso l’acqua del ruscello stringendo le mandi a pugno.
 
“Era stanca e spaventata Rick. Chissà cosa avrà capito di quello che le hai detto.”
 
“Ha capito.” Alzo lo sguardo per fissarlo dritto negli occhi. “Magari se ci fossi stato tu al posto di Rick avrebbe capito meglio. Ma non c’eri, perché non sei stato tu a inseguirla.”
 
“Ero troppo lontano.”
 
“Palle.”
 
“Ehi!” Daryl ci ferma prima che pianti una freccia in testa al poliziotto, che sospira abbassando lo sguardo. “Ci sono delle impronte qui,” Daryl risale il dislivello. “Vi ha dato retta, è tornata verso la strada. Torniamo indietro.” Si volta aiutando a salire Rick e poi me. Quando sono accanto a lui avvicina la bocca al mio orecchio sussurrano. “Mantieni la calma. Mi servi per trovarla.”
 
“Fai strada.” Lo guardo dritto negli occhi prima di seguire gli altri e aspettare che si muova.
 
 
Daryl si china dopo una ventina di metri nella direzione della strada, osservando il terreno davanti a lui. Quando mi avvicino riesco a vederlo benissimo anche io: l’angolo retto formato dalle orme di Sophia, che è uscita dal percorso così improvvisamente. Perché l’hai fatto piccola? Cosa hai visto?
 
“Fino a qui è andata bene, poi però ha deviato verso destra, da quella parte.” Daryl indica un punto impreciso della boscaglia alla sua destra.
 
“Perché lo avrebbe fatto?” L’asiatico chiede accanto a me, e Shane gli risponde.
 
“Magari qualcosa l’ha spaventata, è scappata.”
 
“Uno zombie?”
 
“Non ci sono altre impronte oltre alle sue.” Rispondo senza voltarmi a guardare Glenn, continuando a fissare le impronte definite della bambina. “Andiamo, stiamo perdendo la luce.”
 
“Aspetta.” Rick mi ferma, e mi volto chiudendo gli occhi e cercando di mantenere la calma. “E’ passato troppo tempo, è meglio che tu, Shane e Glenn ritorniate sulla strada, o cominceranno a preoccuparsi. Ditegli che stiamo facendo qualunque cosa per trovarla, ma soprattutto…”
 
“Io non vado da nessuna parte, Rick.” Sostengo lo sguardo dell’uomo per qualche secondo.
 
“Julie, poco fa sei quasi svenuta.”
 
“Non ho bisogno del tuo permesso. Perché non torni tu sulla strada? Torna davanti a Carol e digli che sei tornato senza sua figlia perché eri stanco.”
 
“Ascoltami bene…” Shane la prende per un braccio.
 
“Non. toccarmi.” I miei occhi si piantarono in quelli dell’uomo, minacciosi e spietati. Shane mi lascia andare prima di schiarirsi la gola.
 
“Gli farò fare qualche lavoretto, cercare qualcosa di utile nelle auto, per tenerli occupati.” Guardò Glenn prima di incamminarsi. “Andiamo.”
 
 ...
 
“Le tracce non ci sono più.” Rick sospira dietro me e Daryl.
 
“No, si vedono poco, ma ci sono ancora.” Daryl punta il dito verso il terreno. “E’ passata di qua.”
 
“Come fai a dirlo? Io vedo solo terra e erba.”
 
“Vuoi una lezione o vuoi trovare la ragazzina e portare il culo lontano da quella strada?”
 
“Sssh.” Li zittisco abbassandomi, ed entrambi si voltano lo sguardo verso di me facendo lo stesso. Indico un punto poco più avanti, dove un putrefatto si aggira da solo tra gli alberi. Rick si volta verso Daryl dopo averlo visto, che fa segno di separarci in due direzioni. Lo seguo dietro lo zombie, mentre Rick, una volta raggiunto un punto più avanti, lo distrae con un fischio. Lo zombie si volta verso di lui ruggendo, mentre il dardo di Daryl si conficca nella sua nuca, mandandolo a terra con uno tonfo. Ci avviciniamo al bastardo, e Daryl chiama Sophia per nome dopo aver recuperato il dardo, mentre Rick si abbassa infilandosi un paio di guanti da lavoro per ispezionare il cadavere.
 
“Non dovresti urlare.”
 
“Potrebbe essere qui intorno.”
 
“E potresti attirare più zombie nella zona.”
 
“Ha della pelle sotto le unghie.” Lo sceriffo ci interrompe, ed entrambi ci voltiamo verso di lui. Un brivido mi corre lungo la schiena. Potrebbe essere troppo tardi.
Rick rivolta lo zombie su un lato, infilando le dita protette dal guanto nella sua bocca. “E della carne fra i denti…”
 
“Sì, ma che genere di carne?” Daryl si abbassa per dare un’occhiata più da vicino.
 
“C’è un solo modo per scoprirlo.” Lo sceriffo apre la camicia del cadavere, scoprendone il ventre, prima di estrarre il suo coltello.
 
“Aspetta.” Daryl lo ferma avvicinandosi al putrefatto indossando i suoi guanti. “Lo faccio io. Tu quante prede hai sventrato? E comunque il mio coltello è più affilato.”
 
L’uomo affonda la sua lama nell’addome dello zombie, lacerando pelle, grasso e muscoli.
La bile mi sale alla gola. Ho visto di peggio, ma l’odore è insopportabile. Mi alzo incoccando una freccia e allontanandomi con la scusa di controllare i dintorni, ma il rumore dei tessuti lacerati è impossibile da bloccare. Quando mi volto appena, dopo qualche secondo, Daryl sta tirando fuori gli organi in chiaro stato di decomposizione.
 
Dio Santo.
 
Mi chino su me stessa rimettendo a terra quel poco che era nel mio stomaco, e Rick mi guarda, il volto pallido probabilmente per lo stesso motivo. Alzo la mano rassicurandolo.
 
“Sto bene.”
 
“Sì, lo stronzo ha mangiato non molto tempo fa. Riesco a sentirlo qua dentro.”
 
Ugh.
 
“Ecco lo stomaco.” Un globo di tessuto marcio finisce sul terreno tra i due uomini, mentre mi avvicino evitando di posare lo sguardo sul cadavere a terra.
 
“Ci penso io adesso.” Rick inizia a tagliare la parete dell’organo, e dopo qualche secondo Daryl alza il suo coltello, sulla punta del quale riesco a vedere il teschio di un animale.
 
“E’ una marmotta.”
 
“Già… Questo lurido bastardo ha pranzato con un roditore.”
 
“Meglio così.” Annuisco allontanandomi.
 
“Almeno lo sappiamo.” Rick sta cercando di riacquisire colore, mentre il cacciatore non sembra minimamente toccato dalla situazione. Si alza i guanti e recuperando la sua arma, camminando verso di me subito prima dello sceriffo.
 
... 

Le tracce si sono interrotte. Il buio arriverà presto, e allora niente ci permetterà di ritrovare la bambina. Siamo arrivati di nuovo sulla riva del ruscello, Sophia deve aver proseguito in questa direzione, tenendo il corso d’acqua come punto di riferimento.
 
“Dovremmo ritornare indietro.”
 
Chiudo gli occhi. Stavo aspettando queste parole da almeno un quarto d’ora.
 
“Voi andate.”
 
“Julia.”
 
“Io non torno indietro senza Sophia.” Guardo i due uomini per un secondo prima di scuotere la testa. “Starò bene. Non è la prima notte che passo qua fuori.”
 
“Si è già perso qualcuno oggi.” Daryl mi guarda dritta negli occhi. “Non è il caso di peggiorare la situazione.”
 
“Non ho dodici anni. So ritrovare la strada.”
 
Rick si avvicina prendendomi per le spalle. “So che ne saresti in grado, ma non posso affrontare Carol da solo.” Lo guardo per un attimo prima di abbassare lo sguardo a terra. “Julia. Per favore.”
 
Annuisco lentamente, e ci incamminiamo tutti e tre verso l’autostrada.

... 
 
Carol è affacciata verso il bosco quando arriviamo. Non riesco ad incrociare il suo sguardo, ne tantomeno quello degli altri. E quando alla donna comincia a mancare il fiato, un nodo mi stringe la gola.
 
“Non… Non l’avete trovata?”
 
“Abbiamo perso le sue tracce, ricominceremo a cercarla all’alba.” Rick la guarda negli occhi, cercando di rassicurarla.
 
“Non potete lasciarla là fuori da sola, non può passare la notte nel bosco.” Lo sguardo della donna cade su di me, ed io volto la testa dietro di me, cercando di trattenere le lacrime.
 
“E’ inutile cercarla ora.” Daryl le si avvicina, il suo tono forzatamente calmo e gentile. “Non faremmo altro che inciampare, e altre persone si perderebbero.”
 
“Ma ha dodici anni! Non può restare laggiù da sola! Non avete trovato niente?”
 
“Carol, so che è difficile, ma non puoi farti prendere dal panico. Sappiamo che è nel bosco.” Rick le posa una mano sulla spalla.
 
“L’abbiamo seguita per un po’.”
 
“Dobbiamo organizzare bene la ricerca. Daryl conosce i boschi meglio di chiunque altro, facciamo come dice lui.”
 
“E’ sangue quello?”
 
Carol sta guardando una macchia sul pantalone di Daryl, il panico sempre più evidente nella sua voce.
 
“Abbiamo abbattuto un zombie.”
 
“Uno zombie…? Oh mio Dio…”
 
“Sta tranquilla, non si è neanche avvicinato a Sophia.” Rick le si avvicina mentre Lori le circonda le spalle con un braccio.
 
“Come potete saperlo?” Andrea, con la domanda che tutti si stanno ponendo.
 
“Daryl e Rick l’hanno sventrato.” Parlo guardando l’asfalto. “Per essere sicuri.”
 
Carol sembra sentirsi mancare. Si volta verso di me sedendosi sul guard-rail, e quando alza lo sguardo verso il mio, le lacrime mi pungono gli occhi.
 
“Come avete potuto lasciarla da sola tanto per cominciare?”
 
Apro la bocca ma nessun suono esce da essa.
 
“Tu l’hai salvata una volta, e adesso… Come hai potuto lasciarla lì?!”
 
Il mio respiro accelera e improvvisamente mi volto verso Daryl, che tiene lo sguardo preoccupato puntato su di me. Cerco di evitare gli occhi dell’uomo e mantenere il controllo sui miei polmoni per evitare di andare in iperventilazione come una cretina, ma dopo qualche secondo sento la sua spalla contro la mia e decido di cedere e appoggiare ad essa la fronte. Non riesco più a trattenere le lacrime, che escono silenziosamente. L’uomo rimane dapprima immobile, ma dopo poco sento la sua mano dietro la nuca. Sta cercando di confortarmi, e se anche un lato di me è ancora fermamente convinto di volergli sparare, gliene sono grata.
 
“Ci stavano addosso, Carol. Ne sono arrivati altri una volta nel bosco, attirati dai rumori. Erano troppi per affrontarli da soli, dovevamo dividerceli e portarli lontano da lei. Julia ha rischiato la vita per lei, se non fossi arrivato in tempo sarebbe morta per proteggerla.”
 
“Come avete anche solo potuto pensare che potesse trovare la strada da sola, è una ragazzina!” La donna si china verso Rick. “E’ solo una ragazzina!”

“Non potevamo fare altrimenti.” La voce di Rick si fa più flebile, mentre s‘inginocchia davanti a lei per guardarla negli occhi. “Era l’unica scelta possibile.”
 
C’è un minuto di silenzio e quando mi allontano da Daryl asciugandomi le lacrime mi avvicino alla donna, incrociando il suo sguardo per un secondo. Quando parlo la voce sembra non voler uscire dalla mia gola, è quasi solo un sussurro, ma è il massimo che posso fare.
 
“Mi dispiace, Carol.”
 
I suoi occhi azzurri rimangono sui miei per un secondo prima di tornare a guardare avanti.
 
“La mia bambina è stata abbandonata nel bosco.”
 
Gli occhi del resto del gruppo sono puntati sulla scena. Vergogna. Tristezza. Delusione. Rabbia. Sono troppe le parole che leggo sui loro volti. La guardo ancora un secondo prima di annuire e voltarmi, iniziando a camminare lungo la strada. Daryl mi raggiunge dopo qualche metro rimanendo al mio fianco.
 
“Voglio restare sola.”

“No, non è vero.”
 
Mi fermo guardandolo per un attimo. Le lacrime riempiono di nuovo i miei occhi, e questa volta è lui a tirarmi a sé, stringendomi contro il suo petto dopo aver lasciato cadere a terra la balestra.
 
“E’ colpa mia, è tutta colpa mia.” Forzo le parole contro la sua camicia e lui mi tiene più stretta a sé.
 
“Sei stata la prima a correre dietro alla ragazzina quando è scappata. Se non fosse stato per te e Rick sarebbe morta prima di arrivare al ruscello.” L’uomo cerca di rassicurarmi muovendo la mano in movimenti circolari sulla mia schiena. “Le hai salvato la vita.”
 
“La guardavo negli occhi, Daryl. Lei guardava me, spaventata a morte, ed io le ho detto che sarebbe andato tutto bene, ma poi… Poi continuavano ad arrivarne, ad ogni angolo, e io ho trovato il nascondiglio vicino al ruscello, e mi sono distratta. Uno di quegli stronzi mi teneva per i capelli, mentre l’altro le si avvicinava e se non fosse arrivato Rick a quest’ora saremmo morte entrambe.” Sto parlando a raffica, buttando fuori ogni singola molecola di tensione residua. Daryl sembra a disagio, ma non fa nulla per allontanarsi da me. “Ma poi, poi lui le ha detto di rimanere là sotto, e di tornare da voi se non ci avesse visti tornare a prenderla. Ed era l’unico modo, in quel momento sembrava la cosa più giusta da fare, te lo giuro. Ed ora tutti mi guardano come se avessi… Come se avessi…”
 
“Lo so, ehi.” Daryl prende le mie spalle tra le mani e mi allontana per guardarmi negli occhi “Lo so. Lo sappiamo tutti. E comunque si fottano gli altri, loro non hanno mosso un dito quando Sophia è scappata. Non dirmi che improvvisamente ti importa di quello che pensano!” Cerca di fare dell’ironia, ma continuo a fissargli il petto e parlare tra le lacrime.
 
“Le ho sorriso, le ho detto che saremmo tornati a prenderla.” Abbasso lo sguardo. “L’ho abbandonata. Ho abbandonato anche lei, e ora non la troverò mai più, Daryl. Non li troverò mai più, ne lei ne Avi, non li troverò più.” Daryl mi guarda cadere in una crisi di panico. Ne è passato di tempo dall’ultima volta che il mio respiro si è fatto corto, e braccia e gambe sono diventate gelide come se stessi andando in ipotermia. L’uomo mi osserva per un secondo prima di costringermi a sedermi a terra. Si accovaccia di fronte a me, e si volta verso il camper. Quando si rende conto che siamo troppo lontani perché qualcuno possa aiutarmi, mi guarda negli occhi.
 
“Va bene, ehi, guardami.” Prende il mio viso fra le mani obbligandomi a guardarlo negli occhi. “Va tutto bene. Devi respirare, okay? Lunghi respiri.”
 
“Non ci riesco!” Mormoro abbassando di nuovo lo sguardo. Daryl afferra la mia mano portandola sul suo petto.
 
“Sì, ci riesci. Lo senti? Copialo.”
 
Ci vuole qualche minuto ma il mio respiro si sincronizza con quello dell’uomo di fronte a me, e comincio a ritornare in me stessa. Daryl tiene la sua mano sopra la mia, impedendomi di distrarmi.
 
“Stai meglio?”
 
Annuisco leggermente tenendo gli occhi verso il basso.
 
“Vuoi contare, o roba simile?”
 
Scuoto la testa, chiedendomi quale può essere il motivo per il quale è così esperto sul come curare gli attacchi di panico.
 
“Sto bene.”
 
“Okay.” Lascia andare la mia mano prima di rialzarsi. “Ce la fai ad alzarti?”
 
Mi tiro su in qualche maniera, ma il sangue mi sale al cervello e una volta in piedi barcollo appena. Le braccia dell’uomo sono immediatamente attorno a me,
 
“Whoa.”
 
“Sto bene.” Lo guardo per un secondo prima di abbassare lo sguardo di nuovo. “Scusami.”
 
Daryl annuisce prima di parlare di nuovo.
 
“Coraggio, torniamo indietro. Devi riposare.”

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


La mattina seguente, dopo un sonno privo di sogni o incubi (grazie a Dio), siamo riuniti davanti al camper, un arsenale di armi da taglio sul cofano di un’auto e il continuo lamentarsi di Andrea. Se gli sguardi potessero uccidere, l’avrei già trucidata. Stiamo davvero perdendo tempo perché vuole una pistola? Inserisco il piccolo machete ricurvo nel suo fodero già fissato alla mia cintura e controllo il caricatore della mia Beretta. Andrea mi guarda di sbieco.
 
“Non sono queste le armi che ci servono.” Torna a guardare Shane. “Perché non le pistole?”
 
“Perché se qualcuno spara mentre passa un’orda avremo una bella gatta da pelare.” Le rispondo inserendo le frecce che avevo lasciato sul camper nella faretra del mio arco. Non sono molte ma meglio che niente.
 
“Ne abbiamo già parlato.” Shane compare accanto a me. “Io, Rick, Daryl e Julie le portiamo. Voi sparereste a ogni fruscio di un albero.”
 
“Non sono gli alberi che mi preoccupano.”
 
“Risaliamo il torrente per circa cinque miglia,” Daryl inizia a parlare. “Poi torniamo indietro sull’altra sponda. La piccola sarà vicina al ruscello. È il suo punto di riferimento.” Mi guarda con la coda dell’occhio prima annuire leggermente. Lo seguo lontano dagli altri e quando lui si ferma io faccio lo stesso.
 
“Te la senti?”
 
“Daryl…”
 
“Sì o no?”
 
Lo guardo negli occhi annuendo.
 
“Sì.”
 
“Bene.” Sembra improvvisamente imbarazzato, dopo quello che è successo ieri sera non credo potessi più metterlo in imbarazzo. “La troveremo.”
 
Gli altri ci raggiungono, e in poco tempo siamo di nuovo sulle tracce della piccola Sophia.
 
Daryl apre la fila, dietro di lui Rick, poi io, Carol, Glenn, Andrea, Lori, Carl e Shane. Il motivo per cui un altro bambino sia nel bosco dopo che già una si sia persa e non sul camper insieme a Dale e ad un ferito T-Dog mi sfugge, ma non importa. Tutto quello che importa adesso è trovare Sophia.
 
Dopo qualche decina di minuti Daryl rallenta il passo accovacciandosi lentamente. Una tenda da campeggio è parzialmente nascosta nella vegetazione, ma ben visibile con la luce del giorno.
 
“Potrebbe essere là dentro.” Shane ci ha raggiunti.
 
“Potrebbero esserci un sacco di cose là dentro.” Daryl si avvicina seguito dagli altri due uomini, mentre io rimango più indietro, con il resto del gruppo. Precauzioni.
 
Dopo qualche secondo la voce di Rick chiama Carol, chiedendole di parlare con sua figlia, per farla uscire.
 
“Sophia?” Ci avviciniamo tutti alla scena. “Sophia, vieni fuori, sono la mamma. Siamo tutti qui, piccola, sono la mamma.”
 
Niente. Daryl apre la tenda lentamente, affiancato dai due poliziotti, ma quando la scosta completamente i due uomini rimangono fuori, sopraffatti dall’odore di morte, arrivato fino al luogo dove mi trovo io.
 
Ti prego, fa che non sia lei.
 
Il cacciatore entra, e dopo qualche secondo Carol lo chiama, appoggiandosi ad Andrea.
 
“Daryl?” L’uomo non esce se non dopo qualche secondo.
 
“Non è lei.” L’intero gruppo tira un sospiro di sollievo.
 
“Chi è?”
 
“Un tizio. Ha dato retta a Jenner, si è ammazzato.” Il suo sguardo cade suo mio e per un secondo ritorna l’uomo che avrei voluto strangolare fuori da CCM. “E’ questo che ci ha consigliato, no?”
 
Sostengo il suo sguardo per qualche secondo, fino a che il suono di una campana non riempie l’aria attorno a noi. Una volta individuata la fonte di esso, l’intero gruppo di muove dietro a Rick e Shane.
 
“Se le sentiamo noi, potrebbe sentirle anche lei.”
 
“Magari l’hanno trovata e ci stanno avvisando.”
 
“Potrebbe suonarle lei stessa, andiamo!”
 
Quando dopo minuti di corsa arriviamo di fronte alla chiesa, qualcosa non va. La costruzione è piazzata all’interno di una radura, composta da due strutture sulle quali però manca qualcosa.
 
“Non c’è un campanile.” Rick si volta a guardarmi per un secondo prima di correre verso di essa. “Rick!”
 
Lo seguiamo fino all’entrata, ma una volta davanti alle porte spalancate, l’unica cosa all’interno di esse è un piccolo gruppo di putrefatti seduti davanti all’altare. Sophia non è qua. La rabbia mi sale con un fischio nelle orecchie, e una volta impugnato il machete sono già praticamente di fronte al primo zombie. Rick, Shane e Daryl mi seguono, prendendosi cura degli altri tre.
 
Esco dal portone spingendo Glenn e Lori e mi fermo sulle scalinate.
 
“Sophia!”
 
Non è qua. Le campane ricominciano a suonare, e in un attimo l’intero gruppo corre dietro di me sul lato della chiesa, dove uno scatolino è collegato all’auto-parlante dal quale provengono i rintocchi. Glenn si fa avanti staccando i fili mentre un’onda di delusione mista rabbia ha la meglio sul mio autocontrollo.
 
“Un timer. Solo un cazzo di timer!” Il mio piede colpisce uno dei bidoni accanto a me, provocando un rumore metallico. Chiudo gli occhi coprendomi il volto con le mani quando sento la voce di Carol.
 
“Io voglio tornare dentro per un po’.”
 
Come se pregare potesse aiutarla.
 
Una parte del gruppo, compreso Rick, ritorna in chiesa seguendo Carol, mentre io mi siedo ai piedi di un albero, appoggiando la testa alla corteccia e chiudendo gli occhi. Daryl si lascia cadere accanto a me dopo qualche secondo, il coltello tra le mani assieme ad uno straccio rosso.
 
“Potrebbe aver sentito le campane.”
 
“Potrebbe essere un sacco di cose.” Ripeto le sue parole di poco prima e lui si volta a guardarmi.
 
“Ehi. È qui intorno. Si sarà chiusa in qualche fattoria abbandonata, qualche capanno degli attrezzi. Sempre che non sia sull’altra riva del torrente.”
 
“Possiamo non parlare di lei?”
 
“D’accordo…” Daryl ritorna a pulire il suo coltello. “Chi è Avi?”

Questa volta sono io a voltarmi di scatto verso di lui.
 
“Ieri sera, mentre mi stavi spalmando il tuo moccolo addosso, hai detto che non lo avresti più rivisto. Chi è? È la persona che stai cercando?”
 
Annuisco abbassando lo sguardo.
 
“E’ il mio ragazzo.” Daryl si ferma improvvisamente, stringendo il coltello all’impugnatura. “Beh, lo era. Prima che mondo andasse a puttane.” Quando devi combattere ogni giorno per sopravvivere, le priorità devono cambiare per forza. “L’ho perso una decina di giorni prima di incontrare voi.”
 
Daryl si alza di scatto quando vede il gruppo raggiungerci e Shane si rivolge a tutti, dopo aver consultato Rick.
 
“Voi risalite il ruscello, d’accordo? Daryl tu stai al comando.” L’uomo non risponde, ma annuisce leggermente mordendosi il labbro inferiore. “Io e Rick controlliamo qui per un’altra ora, tanto per essere sicuri”
 
“Ci vuoi dividere?” Lo guardo per un secondo. “Sicuro sia una buona idea?” Poche persone, pochi occhi a guardarti le spalle. Rick e Shane sanno cavarsela, ma questi boschi pullulano di pericoli a quanto pare. E Sophia è qui da sola.
 
“Sì. Vi raggiungeremo.”
 
“Anch’io voglio restare.” Carl si fa avanti. “Sophia è mia amica.”
 
Guardo la schiena di Lori per qualche secondo prima che lei si faccia avanti abbracciando suo figlio.
 
“Ma fa attenzione, ok? Quando sei diventato così grande?”
 
Non ci posso credere. Sophia è persa nel bosco e sua madre gli permette di girare da solo con suo padre e Shane?! Non sarò un’esperta di bambini, ma sono più gente ha intorno più è al sicuro. Mi avvicino alla donna posandole una mano sulla spalla.
 
“Lori, sei sicura?”
 
La donna mi sorride appena annuendo.
 
“E’ con suo padre. E con Shane. Non potrebbe essere più al sicuro.”
 
“E’ al sicuro con più gente.” Lo sguardo di Lori cambia in un secondo. Forse sto parlando troppo. “Sei sua madre, lo so, ma…”
 
“Sono sua madre, hai detto bene.”
 
Si volta allontanandosi da me con lunghe falciate, seguendo Daryl e il resto del gruppo. Rick mi guarda per un attimo prima di annuire ed io seguo la carovana a testa bassa.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Quando Carol si siede su un tronco, il sole filtra appena attraverso la boscaglia. La donna non mi ha ancora rivolto la parola, così come Daryl e Lori. Andrea non fa altro che guardarmi con la coda dell’occhio e scuotere la testa. Quindi l’unico a non odiarmi in questo momento è Glenn, che si è avvicinato a me durante il tragitto, cercando di tirarmi su il morale. Chiaramente non ha funzionato. Comincio a pensare di essere di troppo, e l’atteggiamento delle donne mi sta facendo incazzare non poco.
L’ho sempre detto io che dovevo nascere maschio.
 
“Quindi è tutto qua? È questo il piano?” Carol si lamenta.
 
“Sembra che il piano sia di dividerci in gruppi sempre più piccoli.” Daryl si appoggia al tronco dietro di lui, e il gruppo si ferma per prendere fiato. Mi siedo su un tronco caduto e sciolgo i capelli per risistemarli in una coda alta, in modo da sopportare meglio l’umidità che sembra essere perenne nei boschi della Georgia.
 
“Armati di coltelli e bastoni appuntiti.” Andrea si volta verso di me con disdegno. “Vedo che tu hai una pistola.”
 
Ricambio il suo sguardo sfidandola.
 
“La vuoi?” Estraggo la pistola dalla fondina porgendogliela. “Prendila.”
 
Andrea mi guarda incredula. Non si aspettava rispondessi, che le tenessi testa. Afferra l’arma continuando a guardarmi.
 
“Puoi tenere la mia, se mi prometti di smetterla con questa pagliacciata. Puoi anche spararti in bocca, per quanto mi riguarda, visto che Dale non ti lascia usare la tua per farlo.”
 
Il suo sguardo diventa freddo, ferito. Sono stufa. L’irritazione verso il gruppo sale e il fischio acuto della rabbia risuona nelle mie orecchie.
 
“Sono stanca delle tue occhiatacce.” Mi rivolgo agli altri. “Di tutti voi.” Carol e Lori abbassano lo sguardo, colpevoli. “Carol se potessi prendere il posto di Sophia in questo momento ci metterei la firma e so che non basterebbero tutte le scuse di questo mondo a farti stare meglio, ma allontanare gli zombie da lei era l’unica scelta possibile. Vuoi urlarmi contro, prendermi a sberle, fallo, ma smettila di guardarmi con la coda dell’occhio e sperare che ciò mi uccida. Credimi, non ho bisogno del tuo aiuto per sentirmi una merda su due gambe, ci sto già pensando io stessa.” Mi guardo attorno. Daryl abbassa lo sguardo, mentre Lori sostiene il mio. “E Lori, sai benissimo che non voglio pretendere di scavalcare il tuo ruolo di madre, ma ho avuto una brutta sensazione riguardo al lasciare che Carl rimanga qua fuori e te l’ho fatto notare. Se ci fossi stata tu con Rick in questi boschi ieri sera non glielo avresti permesso. So che lui e Shane lo possono proteggere, ma dividersi è stata un’idea del cazzo dal principio.” Non ho parole per Daryl, niente che voglia dire di fronte agli altri almeno, ma il modo in cui punto lo sguardo su di lui è già abbastanza eloquente. “Sono stufa delle vostre occhiatacce, stufa di essere il terzo incomodo e stufa di evitare il confronto. Sembra di stare al liceo, Cristo Santo.” Mi alzo in piedi guardandomi attorno fino a puntare gli occhi su quelli di Carol. “Ora se avete finito con queste stronzate, io torno a cercare tua figlia. Prima la finiamo con questo pollaio, meglio è. Ho cose più importanti a cui pensare.”
 
Andrea si avvicina porgendomi la mia pistola e annuendo. “Continuiamo a camminare.”
 
La prendo senza guardarla e cammino a passi larghi di fronte a Daryl, che dietro di me guarda il resto del gruppo accennando al sentiero.
 
 ...
 
Lori si ferma guardandosi indietro. Lo sparo era risuonato tra gli alberi, come un eco di pericolo. Una brutta sensazione mi sta stringendo lo stomaco da quando l’abbiamo sentito, ma non c’è niente che possiamo fare a riguardo. Correre in mezzo ai boschi seguendo un eco è fuori discussione, e so che anche Lori se ne rende conto. Forse sta ricominciando a valutare il mio parere di poco fa.
 
“Sei ancora preoccupata?” Andrea le si avvicina lentamente.
 
“Era uno sparo.”
 
“Non siamo sordi.” Daryl sposta lo sguardo sul terreno davanti a lui.
 
“Perché uno sparo, perché uno solo?”

“Avranno trovato uno zombie.” Carol alza le spalle.
 
“E secondo te Rick o Shane avrebbero rischiato di sparare a un solo zombie dopo la manfrina che hanno fatto questo mattino?” Mi volto verso di lei. “No, Lori ha ragione, c’è qualcosa che non va.”
 
“E allora che facciamo?”
 
“Non possiamo chiamarli urlando, e non possiamo tornare indietro, non a quest’ora.” Daryl si avvicina. “Continuiamo a cercare Sophia e torniamo sulla strada.”
 
“Andiamo, ci raggiungeranno al camper.”
 
Lori annuisce alla bionda, ma non ne è convinta, e tanto meno lo sono io. Incrocia il mio sguardo mentre mi cammina davanti, prima di abbassarlo a terra. Sì tesoro, avevo ragione.
Carol si affianca a me e dopo qualche secondo mi guarda prendendomi la mano costringendomi a fermarmi, e facendo fermare tutto il gruppo davanti a noi.
“Mi dispiace, Julia.” Sorride apologeticamente guardandomi negli occhi. ”So che hai rischiato la vita per la mia bambina e so che non è la prima volta che lo fai.” Annuisco mordendomi il labbro. Non sono pronta per queste parole. “E’ solo che… Il pensiero di lei, da sola nel bosco… Il non sapere mi sta uccidendo. Continuo a pregare, sperare che sia salva, che non sia…”
 
“Ehy.” Le metto una mano sulla spalla sorridendo. “Non sono la persona più credente di questo mondo, ma stiamo pregando tutti con te.” Abbasso lo sguardo “Per quanto possa valere.”

“Te lo dico io quanto vale.” Daryl è al nostro fianco in un attimo. “Proprio un bel niente. Pregare è una perdita di tempo.” Come può dire una cosa simile davanti a Carol? Sto per fermarlo quando ricomincia a parlare. “Perché troveremo quella ragazzina, e andrà tutto bene.”  
 
Carol sorride, e le mie labbra si alzano da un lato. Poso una mano sulla schiena di Carol, lasciando che si asciughi le lacrime, mentre gli occhi dell’uomo si puntano sui miei prima che egli si volti camminando lontano da me. “Sono l’unico saggio qua intorno? Incredibile!”
 
Lori mi guarda sorridendo prima di tendermi una mano e aiutarmi verso di loro. Tiro un sospiro di sollievo.
 
Ora va meglio.
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


È quasi il tramonto ormai, cercare ancora senza il sole a nostro favore è inutile. Come è inutile dire che non voglio smettere di cercare Sophia nemmeno per un secondo, ma dobbiamo tornare al camper prima che qualcosa di ancora peggio possa accadere.
 
“Quanto manca ancora?” Andrea si lamenta del male ai piedi. Ha smesso di lamentarsi perché non può avere un arma con la quale farci uccidere tutti, quindi ha trovato qualcos’altro di cui lagnarsi.
 
“Non molto.” Daryl non si volta a guardarla. “Forse cento yard in linea d’aria.”
 
La donna mormora qualcosa sotto il fiato, mentre io mi avvicino al cacciatore, che mi guarda con la coda dell’occhio senza però parlarmi. Al diavolo, se non parlerà lui lo farò io.
 
“Si può sapere cosa ti ho fatto?” Nessuna risposta. “E’ da quando abbiamo lasciato la chiesa che ti comporti come se fossi invisibile.”
 
“Peccato che riesca ancora a sentire la tua voce.”
 
Lo fisso per un secondo prima di aggrottare la fronte.
 
“Daryl…!”
 
Un urlo dalla nostra destra.
 
“Andrea!”
 
Daryl scatta tra la vegetazione mentre io incocco una freccia di riflesso.
 
Siamo lontani, ma riesco a vedere la sagoma di Andrea a terra, accanto a quella di un putrefatto steso a pochi metri da lei. La ragazza si alza, e al suo fianco c’è… Una donna a cavallo?
 
“Lori? Lori Grimes?”
 
“Sono io.” Lori le si avvicina.
 
“Mi manda Rick, devi venire con me.”
 
“Come?”
 
“C’è stato un incidente, hanno sparato a Carl. E’ ancora vivo, ma devi venire subito.”
 
Lori la guarda, il panico le impedisce di muoversi. Afferro il suo zaino aiutandola a sfilarlo e la spingo verso la donna.
 
“Vai!”
 
“Whoa, whoa!” Daryl la ferma per un braccio, ignorando la sua protesta. “Non conosciamo questa ragazza! Non puoi andartene così.”
 
“Daryl!” Mi metto velocemente tra lui e Lori, costringendolo a lasciare la presa sulla donna. L’uomo si volta verso di me e mi guarda negli occhi aggrottando la fronte.
 
“Rick ha detto che avete dell’altra gente sull’autostrada, bloccata nell’ingorgo.” Annuisco voltandomi verso di lei. “Tornate a Felbour Road, a due miglia c’è la nostra fattoria. Il nome è Greene!”.
 
La ragazza riparte con Lori, sparendo nel fogliame. Daryl mi guarda per qualche secondo, sbuffando con aria incredula.
 
“Smettila di guardarmi così e metti in moto il cervello. Deve essere stato lo sparo che abbiamo sentito prima.”
 
Mi ignora voltandosi, e quando lo zombie che aveva attaccato Andrea si rialza con un lamento preme il grilletto, uccidendolo definitivamente.
 
“Sta zitto.”
 
 ...
 
“Sparato?” Dale si avvicina a noi, mentre risaliamo sull’autostrada. “Chi gli ha sparato?!”
 
“E’ stato un incidente, noi non c’eravamo. Ce l’ha detto la ragazza che ha portato via Lori.”
 
“Portata via? E voi l’avete lasciata andare?”
 
“Risparmiati le prediche, vecchio.” Daryl passa tra me e Dale rivolgendosi a quest’ultimo. “L’ha mandata Rick. Conosceva il suo nome e quello di Carl.”
 
Lo seguo verso il fianco del camper, mentre sento Dale e Glenn parlare dell’attacco dello zombie ai danni di Andrea. La bionda ci passa davanti, salendo sul camper e sbattendo la porta dietro di sé.
Guardo Daryl per un secondo e alzo gli occhi al cielo. Mi sbagliavo: è una scuola elementare, non un liceo.
 
Salgo dopo di lei e la trovo seduta alla dinette, il viso fra le mani. Poso l’arco sul divanetto di fronte a lei e mi siedo prima di ritrovare una bottiglietta d’acqua dal mio zaino e berne un sorso, per poi offrirgliela. Andrea alza il volto e prende la bottiglia dalle mie mani annuendo in segno di ringraziamento. Lascio che beva prima di iniziare a parlarle.
 
“Mi dispiace per quello che ho detto prima, nel bosco.” Non mi guarda. “Riguardo alla pistola. Ero incazzata nera, non ti avrei parlato così, altrimenti.”

“Lo so.”
 
C’è un momento di silenzio.
 
Mi mordo il labbro inferiore prima di sospirare.
 
“E va bene…” Slego la bandana dal mio polso mostrandoglielo. Andrea alza lo sguardo e i suoi occhi si fissano sulla cicatrice ormai sbiadita leggermente, appena sopra la freccia tatuata all’interno del mio avambraccio. La donna di fronte a me trattiene il fiato, così sono io a parlare. “Questa è quello che mi è rimasto dalla prima volta che ho provato a farla finita. Non entrerò nei dettagli, ma è successo dopo aver perso la maggior parte del gruppo con il quale ero prima di voi. Sono morti tutti nel giro di poche ore. Siamo rimasti in due.” Andrea sta ancora fissando il mio polso, ma so che mi sta ascoltando. “L’uomo che era con me mi ha fermata. Mi ha ricucita. Mi ha detto che dopo tutto quello che avevamo passato insieme non potevo mollare tutto così, non potevo lasciarlo da solo. Non gli ho parlato per quattro giorni.”
 
Andrea annuisce distogliendo lo sguardo e abbassandolo sulle sue mani.
 
“Non ti ha lasciata scegliere.”
 
“Già…” Passo il dito sul taglio, tracciandone la lunghezza, e sorrido leggermente al ricordo di Avi. “Quando mi ha tolto i punti mi ha detto una cosa che…” Prendo fiato prima di parlare. “Mi ha detto che era un marchio. Che eravamo entrati all’inferno quella notte e ne eravamo usciti dall’altra parte e questa cicatrice non ne era che la prova. Dopo tutto quello che era successo io e lui eravamo ancora vivi. Mi ha detto che potevo sopravvivere a qualsiasi cosa perché il dolore di quel momento non era riuscito a piegarmi, anche se in realtà senza di lui le cose sarebbero andate diversamente. Esattamente come ha fatto Daryl al CCM, che è il motivo per cui sento l’irrefrenabile bisogno di prenderlo a pugni.” Sorride impercettibilmente. “Ma il punto è che un giorno mi guarderò alle spalle e mi renderò conto che l’esplosione di Atlanta vista dal finestrino del pick up non sarà che un’altra cicatrice, un’altra vittoria contro la debolezza di quel momento. E chissà, magari ringrazierò anche Daryl, sempre che non gli abbia spaccato la faccia prima.”
 
La donna sorride per un secondo prima di parlare.
 
“E se non riuscissi a vincere contro il dolore?” Alza lo sguardo sui miei occhi. “Se non riuscissi a mandarlo via?”
 
“Non puoi mandarlo via, Andrea, ma puoi metterlo in un angolo.” Rilego la bandana al polso prima di prenderla per mano e stringerle le dita. “Fare posto per altre cose, concentrarti su altro. Con un po’ di fortuna avrai tante di quelle cose a cui pensare che non avrai tempo di fantasticare su come sarebbe stato se fossi rimasta con Jenner.”
 
La donna non mi risponde, ma dopo qualche secondo annuisce. Mi alzo in piedi avvicinandomi all’uscita prima di voltarmi a guardarla un’ultima volta.
 
“Se tu volessi morire sul serio non saresti ancora qui.” I suoi occhi trovano i miei e vengono accolti da un sorriso. “E Dale con questo c’entra poco.” Scendo dal camper lasciandola sola e raggiungo gli altri.
 
 ...
 
“Io non vengo. Non possiamo andarcene.” Il tono di Carol è quasi disperato. La ragazza con la quale Lori è andata via ha detto di raggiungere i Grimes e Shane alla loro fattoria, ma questo significherebbe allontanarsi dall’unico punto di ritrovo che Sophia conosce.
 
“Carol, il gruppo è sparpagliato. Siamo divisi e deboli.” Dale è appoggiato al suo camper, lontano da Andrea, che è scesa dal veicolo qualche minuto dopo di me.
 
“Se Sophia tornasse e non ci trovasse qui ad aspettarla sarebbe terribile.”
 
“Ok.” Daryl annuisce guardandosi attorno. “Dobbiamo preparare un piano. Possiamo partire domattina. Nel frattempo attacchiamo un cartello e le lasciamo delle provviste. Stanotte rimango io sul camper.”
 
“Se resta il camper, resto anch’io.” L’anziano annuisce.
 
“Grazie, grazie ad entrambi.” Carol sorride guardandoli, e il cacciatore annuisce prima di voltarsi verso me e Andrea. La bionda annuisce prima di me.
 
“Se voi restate, anch’io…”
 
“No, ” Glenn viene interrotto da Dale. “tu no, Glenn. Prendi il Cherokee di Carol e raggiungi la fattoria.”
 
“Ma perché sempre io?”
 
“Devi raggiungere il resto del gruppo e vedere cosa sta succedendo, ma soprattutto devi portare T-Dog con te.”
 
Mi volto verso l’uomo seduto poco distante da noi, con la schiena rivolta verso di noi e una coperta sulle spalle.
 
“Che cosa è successo?” Non ho avuto tempo di osservare il resto gruppo ieri, dato che una volta tornata dalle ricerche Daryl si è assicurato che mangiassi qualcosa lontana dallo sguardo degli altri e mi sdraiassi a riposare. Dale mi risponde sospirando.
 
“Si è tagliato su un rottame mentre si nascondeva dall’orda. Ha perso molto sangue ma ancora peggio, la ferita si è infettata gravemente. Se quelle persone non possono dargli degli antibiotici… Non so come potrà finire.”
 
Guardo l’uomo di colore per un secondo prima di annuire e guardarmi intorno.
 
“La borsa che ho usato ieri pomeriggio per le provviste.” Dale mi guarda senza capire. “L’ho lasciata sul cofano dell’auto sotto la quale era nascosta Sophia, prima che passasse l’orda. Qualcuno l’ha presa?”
 
Daryl si volta camminando velocemente verso la sua motocicletta. Raccoglie il mio zaino dalla sella e me lo passa dopo aver lanciato degli stracci sporchi di olio a Dale.
 
“Tieni i tuoi stracci unti lontano dalla moto di mio fratello.”
 
Appoggio la borsa sull’auto dietro di me e rovisto al suo interno per qualche secondo prima di trovare quello che cercavo. Porgo a Dale il tubicino arancione pieno di pillole.
 
“Doxiciclina.” Dale mi fissa per un attimo “E’ una antibiotico piuttosto potente. Sarà comunque bene che Glenn lo porti alla fattoria, per sicurezza.”
 
“Dove le hai trovate?” Andrea mi guarda stupita.
 
All’inferno.
 
“Tra le auto. Un colpo di fortuna.” Cammino verso il camper portandomi dietro lo zaino. “Coraggio, dobbiamo iniziare a mettere insieme le provviste.”

 

Hola! Oggi doppio aggiornamento perchè sì. ahahah

Mi fa molto piacere che questa seconda stagione vi stia piacendo, anche perché ci sto lavorando da mesi! :D
Mi piacerebbe leggere le vostre opinioni, soprattutto se avete qualche critica costruttiva, per sapere se effettivamente la cosa mi stia riuscendo decentemente, dato che riscrivere tutte e sei le stagioni è un progetto a dir poco ambizioso e vorrei continuare a farlo in modo soddisfacente sia per voi che per me!

Quindi, per farla breve, se poteste lasciare una recensione di tanto in tanto mi farebbe mooooolto piacere, e vedrò di fare altrettanto su un vostro lavoro TWD :))

Baci!

PS: Terrei d'occhio soprattutto l'aggiornamento di domani, perché fialmente qualcuno si darà una svegliata u.ù

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Gli occhi di Sophia mi fissano, grandi e color nocciola. Siamo in mezzo alla foresta, gli zombie ci stanno ancora inseguendo.
 
Andrà tutto bene, Sophie, ci sono io qui con te. Andrà tutto bene.
 
Un rumore dietro di me mi costringe a girarmi di scatto. Scruto la boscaglia per quelli che sembrano pochi secondi, ma la bambina strilla in preda al dolore. Mi volta di nuovo verso di lei mentre un putrefatto è chino sul suo collo, i denti piantati nella carne tenere della piccola. Non riesco a muovermi, non riesco a urlare. Quando lo zombie alza lo sguardo sul mio un nodo stringe la mia gola in una morsa letale.
 
E’ colpa tua, amore mio.
 
 
Apro gli occhi nel buio del camper e per qualche secondo non oso muovere un muscolo. Quando riprendo a respirare normalmente riesco a sentire i pianti di Carol dal fondo del veicolo assieme ai rumori provocati da Andrea, che a quanto pare non ha ancora smesso di pulire le armi da fuoco. Apro la portiera scendendo dal camper in cerca di aria fresca e Dale mi parla dal tetto del suo Winnebago.
 
“Nottataccia?”
 
Stringo le spalle senza guardarlo prima di rispondergli.
 
“Immagina quella di Sophia.”
 
“Sai che nessuno te ne da la colpa, vero?”
 
Il volto putrefatto di Avi mi si ripresenta dietro le palpebre. Questo incubo mi darà il tormento per un po’, temo.
 
“Dale…”
 
“Se non fosse stato per te, non ci sarebbe più niente da cercare.”
 
“Grazie del tentativo, Dale.” Mi volto verso di lui sorridendogli nel chiarore notturno.
 
La porta principale si apre dietro di me e Daryl scende gli scalini con una torcia in mano e la balestra in spalla.
 
“Faccio due passi nel bosco. Do alla ragazzina qualcosa da seguire.” Accenna alla luce della torcia elettrica.
 
“Ti faccio compagnia.” Daryl annuisce leggermente e dopo essere risalita sul camper per recuperare l’arco lo seguo dirigendomi per l’ennesima volta tra la boscaglia.
 
 ...
 
È da una decina di minuti che camminiamo in silenzio, accompagnati solo dal suono dei grilli e delle foglie sotto i piedi. Daryl tiene la testa bassa, alzandola solo per guardarsi intorno e di tanto in tanto osservarmi con la coda dell’occhio.
 
“Perché non parli e basta?” Sbuffo.
 
Daryl mi fissa per un secondo prima di riabbassare lo sguardo e rispondermi.
 
“Non è colpa tua.”
 
“L’hai già detto.”
 
“Beh, tu continui a non crederci quindi io continuo a ripeterlo.” Alza le spalle. “In più tutto questo dramma è una cazzo di rottura. Abbiamo appena iniziato a cercarla e vi state comportando come se fosse passato un mese.”
 
“Ha dodici anni, è buio ed è da sola.”
 
“Non sono le montagne del Tibet è la Georgia. Si sarà chiusa in qualche fattoria abbandonata.”
 
Alzo le spalle continuando a camminare e dopo qualche secondo la luce della torcia mi colpisce il volto. Il tono di Daryl è più alterato quando parla di nuovo.
 
“Che diavolo ti prende?! Pensavo volessi trovarla!”
 
“Vorrei essere più ottimista, ma non posso fare a meno di pensare che in parte è colpa mia.”

“Cazzate. Se non fosse…”
 
“Se non fosse stato per me sarebbe morta, sì, hai già detto anche questo. Ma forse avrei potuto fare le cose diversamente, va bene? Puoi continuare a dirmelo, se vuoi, cercare di convincermi del contrario, ma in ogni caso è la seconda volta che…” Mi mordo il labbro. Non deve sapere di quando ho perso Avriel, non è necessario. Faccio un respiro e torno a parlare con più calma. “Non importa, okay? Non dobbiamo per forza fare conversazione.”
 
Daryl mi guarda per un secondo dopo la raffica di parole che gli ho lanciato contro. Dopo qualche minuto però ricomincia a parlare.
 
“Hai ragione, non importa. Le persone si perdono e sopravvivono di continuo, comunque. Io ero più piccolo di lei quando mi sono perso.” Mi volto guardandolo, ma lui non incontra il mio sguardo. “Nove giorni nei boschi a mangiare frutta e pulirmi il culo con foglie di quercia.
Il mio vecchio era a spassarsela con qualche cameriera. Merle era di nuovo al riformatorio. Non se ne sono neanche accorti.” Se voleva alleggerire l’atmosfera non ci è riuscito molto bene. Lo guardo e incontra il mio sguardo prima di sorridere leggermente “Sono riuscito a tornare da solo, però. Sono entrato in cucina e mi sono fatto un panino. Sano e salvo. Tranne che mi prudeva parecchio il culo.”
 
Cerco di trattenermi, ma una risatina leggera si fa largo uscendo dalle mia labbra. L’uomo mi guarda per un attimo prima di ridere silenziosamente.
 
“Sei un’idiota.”
 
“Già… L’unica differenza è che Sophia ha qualcuno che la sta cercando. Io direi che è un vantaggio.”
 
Un vantaggio che Avi non ha però. Abbasso lo sguardo sul terreno, fermandomi e rimanendo indietro. Stiamo tutti cercando la bambina e forse alla fine Daryl la riporterà veramente da sua madre. È un segugio, uno che probabilmente troverebbe un ago in un pagliaio. Io so seguire le tracce delle mie prede, so orientarmi un minimo tra i boschi, ma non sarei mai in grado di ritrovare una persona smarrita e so che nemmeno Avi sarebbe così abile da ritrovare la strada verso di me, quindi le possibilità di trovarsi sono pressoché nulle. Tanto più che ormai sono troppo lontana dal luogo in cui ci siamo separati, e in ogni caso non ci sto più nemmeno provando. È come se mi stessi abituando all’idea di non vederlo mai più. Mi sto arrendendo al fatto che continueremo entrambi a girare per la Georgia senza mai rincontrarci. Sempre che sia ancora vivo, Julia.
 
“Ehi, ” Alzo lo sguardo verso Daryl. “Tutto bene?”
 
“Quanto tempo ci vuole perché una pista diventi fredda?” Gli chiedo all’improvviso. “Quand’è che ci si arrende e si smette di cercare?”
 
Daryl mi guarda aggrottando le sopracciglia “Non stai parlando di Sophia, vero?”
 
Sostengo il suo sguardo prima che si volti di scatto e inizi a camminare davanti a me, ignorandomi come ha fatto stamattina quando gli ho parlato di Avriel. Lo seguo chiamandolo per nome prima di raggiungerlo e posargli una mano sulla spalla, che però si scrolla velocemente.
 
“Daryl!”
 
“Quanto tempo è passato? Un mese?! È troppo. Dimenticatelo.” Mi ringhia in faccia prima di voltarsi di nuovo.

“Si può sapere qual è il tuo problema?!”
 
Si gira verso di me ricordandomi il modo in cui mi aveva urlato addosso quando era entrato nella mia stanza al CCM mentre stavo preparando la borsa per andarmene.
 
“Io avrei un problema? Sei tu quella che si è fatta venire una cazzo di crisi di panico in mezzo alla strada ieri sera!”
 
“Sì, e tu sei quello che mi ha aiutato a uscirne, e sei lo stesso che adesso mi sta urlando in faccia, dopo avermi ignorata tutto il pomeriggio! E sei anche lo stesso stronzo che prima ha detto che potevo venire sbranata in un fosso e non gliene sarebbe fregato un cazzo e poi mi ha trascinata fuori dal CCM!” Reagisco al suo tono violento. “Quindi sì Dixon, il problema è il tuo, perché un’ora prima mi sembra che te ne freghi fin troppo di me e un momento dopo potrei creparti davanti e ci faresti anche una grassa risata sopra! Prendi una cazzo di decisione e per l’amor di Dio smettila di fare il mestruato!”
 
“Senti chi parla! Io dovrei prendere una cazzo di decisione quando non ho ancora capito che diavolo hai intenzione di fare tu! Ti comporti come se volessi rimanere nel gruppo e allo stesso tempo pensi a come ritrovare il tuo fidanzato morto!” Sgrano gli occhi, impietrita dalle sue parole. “Dimmi una cosa, ci stavi pensando anche mentre ti scopavo?”
 
Prima che possa rendermene conto, il mio pugno vola verso la sua bocca e Daryl accusa il colpo voltandosi di lato e portandosi le dita sul labbro inferiore, dove si è aperto un rivolo di sangue. Passano alcuni secondi e quando si volta di nuovo verso di me scatta minacciosamente in avanti, come se volesse ricambiare il colpo. Mi scosto di pochissimo istintivamente, pronta a schivare la sua mano, ma prima che possa anche solo pensarci Daryl si ferma immobile, quasi come se si fosse congelato. Il suo viso è a due centimetri dal mio, e una scossa di paura mista a qualcos’altro si fa strada lungo la mia schiena.

Aggrotto la fronte osservandolo e improvvisamente qualcosa scatta nella mia testa e inizio a mettere insieme i pezzi.

Può essere che…?

Non posso credere di avergli dovuto dare un pugno per capirlo.

Quel momento sembra durare un’eternità e viene interrotto dall’inconfondibile lamento di un putrefatto dietro di me. Vicino, troppo vicino. Daryl mi spinge di lato prima che io possa voltarmi, alzando la balestra davanti a lui e sparando rapidamente un dardo, il quale va a conficcarsi nella testa del vagante prima che esso cada a terra con un tonfo.
L’uomo si volta leggermente guardandomi con la coda dell’occhio prima di emettere un verso gutturale, quasi come quello di un animale, e passarmi davanti, ritornando da dove siamo venuti.
 
Lo seguo in silenzio per qualche metro fino a quando non inizio a intravede l’interstatale.
 
“Avi è la mia famiglia.” Daryl si ferma davanti a me, ascoltandomi senza però girarsi. “L’unica che mi è rimasta, dopo il contagio. Una volta che l’ho perso e mi sono ritrovata sola... L’unico modo per continuare a vivere era pensare che l’avrei ritrovato. Ma come potevo? A malapena mi reggevo in piedi.” Mi avvicino a lui e lo costringo a guardarmi in faccia. “E poi tu mi hai lanciato degli scoiattoli ai piedi. Non mangiavo da giorni. Diciamoci la verità: quel cazzo di cervo non l’avrei mai preso, e tu mi hai salvato la vita. Perché probabilmente ti ho fatto pena, ma questo non importa.” Daryl mi guarda negli occhi con intensità, continuando ad ascoltare. “Mi hai salvato la vita ad Atlanta quando i Vatos hanno iniziato a sparare. Mi hai salvato la vita quando siamo tornati al campo ed io e Sophia eravamo circondate dai putrefatti. Mi hai salvata al CCM, anche se su quello si potrebbe discutere, e mi hai salvato la vita dieci minuti fa. È dalla notte alla cava, quando mi hai portato quegli antidolorifici, che ci sto rimuginando sopra e la notte al CCM… Quello è stato… Cristo, non lo so nemmeno io cosa è stato.”
 
“Hai intenzione di arrivare al punto?” Vuole sembrare scocciato, ma riconosco il modo in cui la sua voce si sia abbassata e quasi ‘addolcita’.
 
“Sì. Spero di non sbagliarmi.” Mi avvicino velocemente a lui e mi alzo sulle punte dei piedi premendo le labbra contro le sue.

Proprio come al CCM, Daryl non si lascia andare da subito al bacio, ma stavolta non si allontana da me. Anzi, dopo qualche secondo lascia cadere la balestra a terra prima di posare una mano sul mio fianco e una dietro alla mia testa, rispondendo al bacio lentamente. Il cuore mi batte veloce nelle orecchie, impedendomi di respirare lentamente. Il bacio della caffetteria al CCM era tutta un’altra cosa. Erano lingue che combattevano, mani che toccavano e corpi che si cercavano in una frenesia improvvisa dettata dall’alcool e da cose non dette. Questa volta le labbra di Daryl sono secche e non sanno di whiskey come l’altra volta. Sono leggere e si muovono sulle mie quasi per tentativi. Le sue mani non mi stringono a sé guidate dal desiderio, ma ogni punto di contatto con il suo corpo è attraversato da scosse elettriche. Non ci sono baci sul collo, non ci sono parole sospirate, ma ciò che non viene detto è quello che si capisce meglio. Si allontana leggermente interrompendo il bacio e ridacchiando leggermente. Apro gli occhi aggrottando la fronte, confusa.
 
“Cosa?”
 
“Niente.” Torna verso di me ma mi scanso appena in tempo.
 
“Maledizione Dixon, dillo e basta.”
 
“Hai un cazzo di destro, donna!”
 

Ciccini patatini puffosini che hanno fatto la pace <3

No vabbè, la smetto dai. 

Spero solo di riuscire a scrivere il buco che mi manca tra questo capitolo e quelli successivi in tempo per la settimana prossima. Domani non ci saranno aggiornamenti (me tapina, sono in piena sessione di uni ç-ç) ma dalla settimana prossima spero di cavarmela e conculedere per lo meno la seconda stagione!


Baci!

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


A dire il vero non c’è nessun cadavere da mettere sotto terra. Siamo tutti riuniti sotto i rami di un grande albero di quercia, davanti al quale una ragazzina dai capelli biondi, che ho scoperto essere la figlia più piccola di Hershel, posa l’ultima roccia in cima al resto di esse, completando così il simbolo della tomba di Otis.
 
“Sia benedetto Dio, Padre di Nostro, Signore Gesù Cristo. Sempre Sia Lodato per il dono del nostro fratello Otis…”. Hershel inizia a pregare, ma data la mia scarsa fede religiosa, smetto presto di ascoltarlo, guardando invece i volti dei presenti e studiandoli: su ogni viso riesco a leggere una punta di tristezza e lutto, ma quello della donna bionda stretta tra le braccia della figlia maggiore del fattore è l’unico rigato dalle lacrime. La vedova, probabilmente. I coniugi Grimes tengono la testa bassa in segno di gratitudine nei confronti di Otis mentre accanto a loro Shane tiene lo sguardo fisso nel vuoto. Si comporta in modo strano, è chiaro. Continuo a guardarlo senza che lui se ne accorga, fino a quando Hershel non lo distoglie dalla sua trance rivolgendogli la parola.
 
“Shane, vuoi dire due parole in memoria di Otis?“
 
Il poliziotto alza lo sguardo sul suo per un secondo prima di riabbassarlo sui suoi piedi.
 
“Non sono bravo con le parole.” Shane che sceglie di sua spontanea volontà di tenere la bocca chiusa? Oh sì, è definitivamente strano rispetto al solito.
 
“Sei stato con lui fino alla fine, “ La vedova parla con voce rotta dal pianto. Non posso che distogliere lo sguardo dalla figura della donna, così fragile che potrebbe spezzarsi con un filo di vento. So come ci si sente. Sono stata anche io al suo posto. “ hai condiviso i suoi ultimi momenti. “Ti prego, fallo per me. Devo sapere che la sua morte ha un senso.”
 
“Va bene, “ Shane aspetta un secondo prima di continuare, e quando lo fa alza il tono della voce, come se stesse facendo una proclamazione in piazza.
Racconta di come lui e Otis siano stati circondati dai vaganti da ogni lato, senza via di fuga, senza più munizioni per respingerli, e di come l’uomo abbia scelto di sacrificarsi per il bene di Carl, dando a Shane lo zaino con le scorte mediche e spingendolo avanti prima di venire sopraffatto dai morti, permettendogli così di tornare a casa e salvare il bambino.
 
Quando finisce di parlare posiziona un’altra roccia sulla pila e guarda la vedova dritta negli occhi.
 
“Se mai una morte ha avuto un senso, è quella di Otis.”
 
Mi volto leggermente verso Daryl incontrando il suo sguardo per un secondo. L’uomo accanto a me annuisce impercettibilmente prima di tornare ad ignorarmi.
 
Già.
 
Nemmeno io me la sono bevuta.
 

 ...

 
Tra le tante cose che ho imparato dall’inizio della fine del mondo, montare una tenda non è tra queste.
 
“Pensavo te la sapessi cavare meglio.” Daryl mi punzecchia, e anche se non riesco a vederlo in faccia mentre inizia ad assemblare i sostegni per quella che abbiamo silenziosamente deciso sarà la nostra stanza per tutto il tempo in cui saremo qui alla fattoria, so che se la sta sghignazzando.
 
“Ehi, io vengo da Los Angeles. Il massimo della mia esperienza pre-apocalisse in campeggio è stata su un caravan di 12 metri.”
 
“Tsk.” L’uomo s’inginocchia continuando a lavorare. “Los Angeles, eh? Pensavo venissi da oltre oceano.”
 
“Mi sono trasferita a Los Angeles due anni fa, te l’ho già detto.”
 
“E cosa ci fai in Georgia?”
 
“Ero qui per lavoro quando siamo rimasti bloccati sull’interstatale.” Decido di cambiare velocemente il discorso per evitarmi altre domande, e il mio sguardo cade sul camper di Dale, parcheggiato ad almeno una cinquantina di metri da noi. “Perché ci stiamo mettendo così lontani dagli altri?”
 
Daryl mi risponde alzando le spalle dopo essersi allontanato di qualche passo per osservare la tenda montata.
 
“Daryl?”
 
“Mmh?”
 
“Allora?”
 
“Lo sai perché.” Si volta dandomi le spalle prima di iniziare a spostare i nostri sacchi a pelo dalla sella della moto all’interno della tenda. Sorrido decidendo di prendermi la mia vendetta. Imparerà a non sfottere più la mia abilità pari a quella di una patata lessa nel montare un campo all’aperto.
 
“Wow, scommetto che ti senti fortunato, eh?” Si gira di scatto guardandomi per un secondo, prima di distogliere lo sguardo velocemente, ma non abbastanza velocemente perché non mi accorga delle sue guance arrossate. Scoppio a ridere prima di avvicinarmi e pizzicarlo leggermente sul fianco. Daryl salta in reazione al pizzicotto e mi stringe i polsi impedendomi di tirargliene altri.
 
“Cristo, donna, la vuoi smettere? Sembri una dannata mocciosa!” Pronuncia le parole come per riprendermi, ma riconosco in esse il suo tono scherzoso.
 
“Disse il signor arrossisco-come-una-liceale-non-appena-si-parla-di-scopare-a-meno-che-non-sia-sbronzo-marcio.”
 
Daryl si ferma per un secondo prima di spingermi contro il tronco di un albero e assalire le mie labbra con le sue, per poi portare i miei polsi, ancora fra le sue mani, sopra la mia testa e mantenere la presa. Il bacio sembra durare un’eternità ma allo stesso tempo non sembra bastarmi. Quando infatti l’uomo interrompe il contatto rimango con le labbra socchiuse e incapace di muovermi o di alzare completamente le palpebre.
 
“Prima di tutto, non ero affatto sbronzo, e mi sembra di avertelo provato.” È il mio turno di arrossire, dopo aver aperto gli occhi incontrando i suoi. “E poi non abbiamo tempo per fare i deficienti, non ora. Rick sta organizzando le ricerche per Sophia. Ha detto di raggiungerlo.”

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Capitolo 10
*** Avviso ***


Buongiorno!

Innanzitutto sono doverose delle scuse. Non aggiorno questa storia su questo sito da non so nemmeno quanti mesi, a causa di numerosi fattori tra i quali motivi personali, studio, e ferie in un luogo dimenticato da dio e dalla rete wi-fi. Quindi perdonatemi :3

Comunque!

Siamo ritornati! Pubblicherò subito i capitoli che mi mancano per arrivare in pari con la storia che è andata avanti sull'altro sito sulla quale è postata (Wattpad). Dopodiché, da martedì verrà postato un capitolo al giorno TUTTI I GIORNI fino alla fine della seconda stagione. Con un po' di fortuna per quel momento sarò già a buon punto con la terza stagione, e dopo uno (spero breve) iato inizierò a postare anche quella.

Grazie mille per la pazienza, e spero siate pronti per la piega leggermente più scura che sta per prendere questa storia. Fatemi sapere, strada facendo, quali sono le vostre opinioni e in caso, se sia dovuto un alzamento di rating.

Ciao a tutti, e buona lettura!!

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Maggie, la figlia del fattore, ci porta una mappa della contea e la stende sul cofano dell’auto attorno alla quale io, Rick, Daryl, Shane, Andrea ed è Hershel stiamo organizzando le ricerche. Quest’ultimo proibisce a Rick e Shane di uscire a cercare la bambina, a causa delle loro condizioni fisiche. A quanto pare Rick ha letteralmente dato il sangue per suo figlio e secondo l’anziano, che a quel che ho capito è una specie di medico, non arriverebbe fuori dalla proprietà prima di svenire. Shane zoppica ancora sulla caviglia malconcia, e sarebbe solo d’impiccio.
 
“Rimango solo io allora.” Daryl punta una zona sulla mappa. “Voglio passare di nuovo dal ruscello. Ripartirò da lì.”
 
“E’ il suo punto di riferimento. Potrebbe essere sulla riva opposta a dove la stavamo cercando.” Mi volto guardando l’arciere. “Vengo con te.”
 
Daryl annuisce leggermente prima di tornare ad ascoltare Shane.
 
“Gli altri però non possono andarsene in giro solo con i coltelli. Dobbiamo insegnargli a sparare.”


Una cosa intelligente, di tanto in tanto.
 
“Preferirei non portaste armi sulla mia proprietà.” Hershel lo interrompe con sguardo severo. Non ci posso credere. “Finora non c’è stato bisogno di trasformarla in un accampamento militare.”
 
“Con tutto rispetto, “ Interrompo Shane, che stava per controbattere “l’orda che abbiamo visto passare sull’interstatale non può essere molto lontana. Se dovessero arrivare qui i coltelli non basteranno, Hershel.”
 
“Julie ha ragione.” Shane mi guarda annuendo. “Non possiamo rischiare che…”
 
“Hai ragione, siamo tuoi ospiti. Questa è la tua proprietà.” Lo sceriffo lo ferma, rivolgendosi direttamente al fattore prima di guardare me e Shane negli occhi. “Quindi se non vuoi, rispettiamo la tua scelta.” Posa la sua Python sul cofano della macchina, continuando a fissare il collega negli occhi, che fa lo stesso subito dopo anche se visibilmente contrariato. “Primo obiettivo del campo base: trovare Sophia.”
 
“Odio dover essere io a dirlo ma qualcuno deve pur farlo.” Shane parla di nuovo, abbassando lo sguardo. “Che succede se la troviamo ed è troppo tardi? In che modo dovremmo comportarci in questo caso?”
 
Flash del mio incubo tornano a passarmi velocemente nella mente e per un secondo devo chiudere gli occhi e prendere un respiro. Daryl se ne accorge, sfiorando appena il mio fianco con il dorso della sua mano, senza dare nell’occhio. Lo guardo per un secondo prima di scuotere la testa per fargli capire che sto bene.
 
“Facciamo quello che va fatto.” Rick abbassa il tono di voce.
 
“E a sua madre cosa direte?” Maggie sembra quasi sconvolta dalle parole dello sceriffo, e quando Andrea le risponde abbassa lo sguardo prima di portarlo per un secondo su quello di suo padre.
 
“La verità.”
 
“Raggrupperò tutte le armi e le metterò nel borsone. Nessuno deve toccarle finché si trova nella proprietà.” Shane ricomincia a parlare. “Ma chi rimane di vedetta ha bisogno di un fucile. Dale è uno esperto.


Hershel è palesemente in disaccordo. Questo tizio è incredibile. Dove vive, a fantasilandia?
 
“Tutti si sentirebbero più al sicuro, meno inclini a usare le armi.” Rick riesce a convincerlo, e quando il fattore annuisce, Daryl inizia ad allontanarsi dall’auto.
 
“D’accordo, muoviamoci. Rischieremo di perdere la luce.”  Lo raggiungo camminando al suo fianco per un po’ prima che lui si volti parlandomi. “E così adesso mi starai attaccata alle chiappe come un cazzo di cagnolino?”
 
“Non te la tirare, Dixon.” Sorrido leggermente prendendolo in giro. “Non voglio stare qui a giocare alla fattoria mentre Sophie è là fuori. Dobbiamo trovarla.”
 
“Cerca solo di non starmi troppo tra i piedi.”
 
“Dici così ora, ma sono sicura che non vedi l’ora che ti stia tra i piedi.” Gli faccio l’occhiolino mentre lui sbuffa nascondendo un sorriso accennato.
 
“Smettila.”
 
Sorrido prima di notare Lori scendere dal portico della villa. Ha l’aria sbattuta, probabilmente non ha dormito molto in questi giorni. Magari dovrei chiederle come sta Carl.
 
“Ehi, puoi darmi un minuto? Voglio chiedere una cosa a Lori.”
 
“Sbrigati.”
 
Annuisco allontanandomi verso la donna, che mi viene incontro sorridendomi.
 
“Stai andando fuori con Daryl?”
 
“A cercare Sophia, sì. Rick e Shane non sono nelle condizioni e dopo l’orda che abbiamo visto l’altro giorno andarsene in giro da soli è una pessima idea.” Accenno alla casa dietro le sue spalle. “Come sta Carl? Si è svegliato?”
 
“E’ nel dormiveglia, ma si riprenderà presto.” Sorrido alle sue parole. “Julie, non ti ho mai ringraziata per quel giorno alla cava, quando l’hai riportato al campo. Mi dispiace di aver reagito come ho fatto, ma quando ti ho visto trascinarlo l’istinto ha preso il sopravvento, credo.”
 
“Figurati. Sai, se non avessi trovato Carl nei boschi non sarei tornata nemmeno io, quindi forse dovrei ringraziare io lui.” Sento un fischio dalle mie spalle e mi volto per vedere Daryl a qualche decina di metri da me, evidentemente stufo di dovermi aspettare. “Saluta Carl da parte mia quando si sveglia, ok? Ora devo andare.”
 
“Assolutamente. Magari potresti salutarlo tu stessa una volta tornata.” Sorride.
 
Annuisco prima di voltarmi e camminare verso Daryl, stringendo l’arco tra le mani.
 
 

 
 
Una cosa che non sono ancora riuscita ad imparare è come sopportare il caldo della Georgia. Ho già legato i capelli in una coda alta, ma l’umido che aleggia tra il fogliame è insopportabile. Daryl cammina davanti a me, tenendo la balestra sulla spalla sinistra. Non ha aperto bocca da quando abbiamo iniziato a camminare, so che sta cercando Sophia e che è deciso a trovarla, ma questo silenzio è snervante. Forse è il caldo che mi sta dando alla testa.
 
“Ci credo.”
 
Alzo lo sguardo per trovarmi davanti la schiena di Daryl, che ha parlato senza però voltarsi.
 
“A cosa?”
 
“L’altra sera hai detto che non avresti mai preso quel cervo, alla cava. Ci credo.” Sbuffa una risata derisoria. “Non sai cacciare per un cazzo.”
 
“Scusami?” Aumento il passo portandomi alla pari con lui. “E tu che ne sai?”
 
“Un elefante in una gioielleria sarebbe più silenzioso di te.” Mi guarda con la coda dell’occhio. “Non sai cacciare per un cazzo, fai troppo rumore.”
 
“Beh, sono riuscita a non morire di fame fino a quando non vi ho trovati, quindi tanto schifo non faccio, no?” Vado avanti a parlare senza aspettare un suo commento poco gentile. “Fa parte delle tante cose sulle quali mi sarei preparata se avessi ricevuto il memo che annunciava la fine del mondo.” Daryl non risponde, quindi continuo a parlare per evitare di far ripiombare il silenzio. “Memo che a quanto pare a te è arrivato. Assieme allo starter pack del sopravvissuto all’apocalisse zombie.” Mi guarda di sbieco aggrottando le sopracciglia. “Dove hai imparato tutte queste cose?”
 
“Mmh.” Daryl alza le spalle, senza rispondermi.
 
“Avanti, qualcuno te lo avrà insegnato, no? O sei nato con la balestra in mano?” Sorrido cercando di alleggerire la situazione. È evidente che a Daryl non piaccia parlare troppo a lungo del suo passato, e da quel poco che ho capito posso anche comprenderne i motivi, ma qui si parla solo di fare conversazione per evitare di morire di noia, o nel mio caso, di nervi.
 
“Mio padre.” La sua risposta è secca e breve, priva di qualsiasi tipo di emozione.
 
“Ecco, vedi? Tuo padre ti ha insegnato qualcosa di utile alla situazione corrente. Mio padre mi ha insegnato a suonare la chitarra.” Sorrido per un secondo perdendomi nei ricordi. “Avresti dovuto vedere la sua faccia quando gli ho detto che mi avevano accettata all’accademia musicale di Los Angeles. Non l’avevo mai visto così fiero. Mio padre è un musicista, comunque. O era… Non lo so.”
 
Daryl si volta quando nota il cambiamento di tono nella mia voce. Aspetta qualche secondo prima di parlare. “E così è per questo che sei venuta fin qua, eh? Sogni di gloria.”
 
“Non prendermi per il culo, Dixon. Ero convinta che sarei diventata la degna succeditrice di Beyoncé, ok? Avevo vent’anni, ero in piena crisi di ribellione post-liceo e avevo bisogno di andare via di casa.” L’uomo sorride leggermente, ma il pensiero di quello che sarebbe potuto succedere se non fossi mai partita mi trascina con sé. “Se avessi saputo che non avrei mai rivisto mia madre… papà… non sarei mai salita su quell’aereo.” Abbasso lo sguardo. “Non sapere è… è…”
 
“E’ un casolare.” Mi volto verso di lui senza capire, per poi accorgermi che sta osservando una costruzione in legno a qualche centinaio di metri da noi mentre prepara la balestra, caricandola. “Potrebbe averlo trovato anche Sophie.”
 
Annuisco leggermente prima di incoccare una freccia nell’arco e seguire Daryl verso la baracca in legno.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


La porta scricchiola aprendosi davanti noi, così come fanno le assi di legno sotto ogni nostro passo. Controlliamo l’abitazione assieme, le armi tese davanti a noi, pronte a scoccare. Dopo esserci assicurati che non ci siano vaganti, non al piano di sotto almeno, seguo l’uomo verso quella che pare essere una sala da pranzo. Il legno delle pareti è consumato, gli armadietti e le credenze aperti e ripuliti. Qualcuno è già passato di qui. Daryl si abbassa sul contenitore dell’immondizia esaminando una scatoletta di pesce che pare essere stata aperta e consumata da poco. Alza lo sguardo verso di me e annuisce appena, quando un rumore appena accennato proviene dalle mie spalle. Alzo l’arco verso l’armadio socchiuso dietro di me. L’uomo mi si avvicina, puntando la balestra e facendomi segno di aprire completamente l’anta. Con un gesto veloce faccio quello che mi ha chiesto ed entrambi abbassiamo le armi quando realizziamo che a fare rumore era stato solo il vento. Abbasso lo sguardo seguendo quello di Daryl, e mi accorgo del piccolo giaciglio, un cuscino e un paio di coperte, alla base dell’armadio. L’uomo mi guarda nuovamente prima di uscire dalla casa a passi veloci.
Lo seguo chiamandolo sottovoce per evitare che dalle scale ruzzoli giù qualche ospite inatteso, ma non appena mette piede sul portico in legno, Daryl inizia a gridare.
 
“Sophia!” Guarda da un lato all’altro dello spiazzo in cui ci troviamo, scendendo i gradini. “Sophia!!”
 
“Daryl!” Lo riprendo e lui si volta verso di me. “Cosa credi di fare?!”
 
“Deve aver passato la notte qui, potrebbe essere ancora qui intorno.”
 
“Potrebbe non essere stata lei.”
 
L’uomo si volta verso di me, inclinando leggermente il volto di lato.
 
“L’hai visto anche te il rifugio nell’armadio, no? Solo un ragazzino sarebbe potuto starci!”
 
“Sono due giorni che giriamo intorno alla stessa zolla di terra, Daryl.” Parlo lentamente e a voce bassa. “Se fosse stata così vicina l’avremmo già trovata.”
 
L’uomo mi osserva per qualche minuto con un’espressione indecifrabile prima di salire gli scalini fino a raggiungermi e guardarmi dritta negli occhi.
 
“Di nuovo?” Sussurra, prima di alzare la voce. “Ne stiamo parlando di nuovo? Non ci posso credere! Abbiamo appena trovato la prima vera prova che potrebbe essere ancora viva e tu stai ricominciando a pensare… Si può sapere cosa cazzo ci fai qui fuori se sei tanto convinta che non la troveremo?!”
 
“Non la sto dando per morta! Ti sto solo dicendo che quello che c’è qua dentro non è una prova schiacciante, e che mettersi a gridare in mezzo ai boschi ci farà solo uccidere!” Alzo la voce anche io e Daryl si allontana di qualche passo respirando profondamente, prima di voltarsi per un secondo verso un cespuglio a qualche metro da noi, in mezzo al quale si aprono dei fiori bianchi.
 
“Sai, non credo di poter capire come ti senti a non sapere se i tuoi sono vivi o morti. Se il tuo fidanzato è vivo o morto.” Il suo tono è duro e graffiante, esattamente come al CCM, esattamente come nel bosco la scorsa notte. Sta cercando di ferirmi. “Però penso di conoscere qualcuno che potrebbe.” Mi da le spalle camminando verso il cespuglio e raccogliendo uno dei fiori. “Carol non sa se sua figlia è viva o morta. Io gliela voglio riportare viva. Te fai un po’ come cazzo ti pare, ma non starmi tra i piedi, ragazzina.”
 
Con questo sparisce nella vegetazione, lasciandomi da sola con i miei sensi di colpa. Non ho capito chi dei due è il più stronzo, se lui o io.
 
Un lamento alle mie spalle mi fa voltare di scatto e nello stesso momento tendere la corda del mio arco, millesimi di secondi prima di scoccare la freccia tra gli occhi del vagante alla base delle scale, sceso dal piano di sopra probabilmente attratto dalle nostre urla. Mi avvicino per recuperare la freccia, ma un nodo mi stringe alla gola quando vedo meglio i tratti del corpo.
 
Un bambino, poco più basso di Sophia, morto da meno di due giorni a giudicare dallo stato di decomposizione. Indossa dei blue-jeans e una maglietta rossa con la stampa di qualche supereroe. Ha un morso sul braccio sinistro, appena sopra un orologio da polso in plastica azzurra.
 
Chiudo gli occhi cercando di calmarmi ed esco dalla casa, sperando di ritrovare la via per la fattoria da sola.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Non sono riuscita a raggiungere Daryl prima che tornasse alla fattoria, ma in ogni caso ho trovato il sentiero che avevamo percorso assieme all’andata.
Una volta arrivata davanti alla villa noto Glenn e Maggie camminare a testa bassa. La seconda tira dritta verso casa, mentre l’uomo viene fermato da Lori per poi passarle una busta di carta che la madre di Carl nasconde velocemente sotto la camicia. Fingo di non aver visto nulla e dopo qualche secondo mi avvicino alla donna abbozzando un finto sorriso.
 
“Julie!” Lori mi sorride per un attimo ma quando si accorge della mia espressione il suo volto si incupisce nuovamente. “Non l’avete trovata, eh?”
 
Scuoto la testa prima di abbassare lo sguardo. Non riuscirò mai a togliermi dalla testa il bambino che ho dovuto abbattere qualche decina di minuti fa.
 
“No. Abbiamo trovato un casolare abbandonato. Dentro sembravano esserci delle tracce di Sophia ma… Era una falsa pista.” Rialzo gli occhi su quelli della donna. “Carl si è svegliato?”
 
“Sì, ma è ancora a letto. Vuoi entrare a salutarlo?”
 
“No,” Non ce la farei, non dopo quello che ho visto nel casolare. “No, volevo solo assicurarmi che fosse fuori pericolo.”
 
“Ti ringrazio.” Mi guarda per qualche secondo prima di posarmi la mano su una spalla e aggiungere. “Ehi. La troveremo.”
 
Annuisco sorridendo leggermente e mi volto verso l’accampamento. Ho bisogno di riposare, di dimenticarmi questa cazzo di giornata e andare avanti. Vorrei davvero recuperare la speranza che Sophia sia ancora viva, ma a quanto pare il lato razionale del mio cervello ha intenzione di impedirmelo.
 
Sono quasi alla tenda quando vedo Daryl uscire dal camper. Quando i nostri occhi si incontrano il suo sguardo, che prima sembrava essere rilassato, ritorna duro e severo. È ancora incazzato, benissimo. Cammina a passi lunghi verso di me fino a quando non mi supera senza neppure guardarmi. Mi volto seguendolo per qualche metro, e quando raggiungiamo il nostro accampamento lascio cadere l’arco a terra, appoggiandomi al tronco di un albero davanti al fuoco acceso e attendendo che lui faccia lo stesso, ma l’uomo mi osserva con la coda dell’occhio per un secondo prima sbuffare una risata amara e entrare nella tenda, rialzando la cerniere subito dopo.
 
“Maturo, Dixon. Molto maturo.” Parlo a voce bassa tra me e me, non intenzionata a farlo incazzare ancora di più. Poso la testa all’indietro e chiudo gli occhi respirando a fondo.
 
Vorrei davvero poterla trovare, Sophia. Poter pensare che sia ancora nei boschi, che sia riuscita a trovare un nascondiglio per sfuggire ai vaganti, che abbia trovato qualcosa da mangiare, qualche frutto selvatico. Ma davvero, non riesco a farlo. Sono sempre stata fin troppo realistica con me stessa, e il realismo purtroppo in un mondo così non può che risultare in pessimismo. È colpa mia. Maledizione, è tutta colpa mia se si è persa, non dovrei nemmeno pensare di sedermi a riposare, dovrei stare la fuori a cercarla. Così come dovrei smettere di fare l’idiota con Daryl, smettere di fingere che mi importi qualcosa di Carl, di Sophia, di Carol o Lori, e tornare la fuori a cercare Avriel. Com’è che avevo detto? ‘Avi è la mia famiglia.’. Sì, poco prima di infilare la lingua in gola ad un altro uomo. Ma cosa cazzo sto facendo? In cosa mi sono immischiata?
 
Sento la zip della tenda abbassarsi, ma non apro gli occhi per vederlo perché so che capirebbe quello che mi sta passando nella testa, e non è quello che voglio. Non voglio che veda il lucido dei miei occhi. Non posso permetterlo. Sento i suoi passi fermarsi vicino a me e la sua voce, ancora severa e aspra, ma meno arrabbiata.
 
“So che non stai dormendo.”
 
Prendo un respiro profondo prima di rispondergli.
 
“Perspicace.”
 
Lo sento ridacchiare, e subito dopo qualcosa di freddo mi tocca la spalla. Apro gli occhi istintivamente e lo vedo porgermi una ciotola con dentro del cibo. Alzo lo sguardo sul suo cercando di decifrarlo, ma non sono brava come lo è lui, e dunque non capisco cosa stia cercando di fare. Prendo il piatto e riabbasso lo sguardo sul fuoco, allontanandolo dal suo. Daryl si siede a qualche metro da me, e sento che mi sta fissando.
 
“E poi sarei io l’immaturo.” Quindi mi ha sentito. Dovevo immaginarlo. “Hai intenzione di guardarmi in faccia?” Non gli rispondo, continuando a fissare le fiamme. Devo starlo facendo innervosire, perché inizia ad alza la voce. “Sei veramente un capolavoro, sai? Passi dal non chiudere il becco nemmeno a pagarti al giocare la carta del silenzio come una maledetta ragazzina, nemmeno fossi…”.
 
“Non è più un tuo problema.” Lo fermo, tenendo la voce bassa ma decisa. “Non la troveremo Daryl.”
 
“Puttanate, tu…”
 
“Non la troveremo.” Mi volto a guardarlo. “Sono passati quattro giorni. Sophia non era in grado di allacciarsi le scarpe da sola, pensi davvero che sia riuscita a non morire di fame, a trovare del cibo?” Ora sono io ad alzare la voce. “A non diventare cibo per quei cosi?”
 
“Ho trovato una traccia!” Daryl risponde a tono. “Quel casolare è la prima vera pista che abbiamo!”


“Tu non sai un cazzo!”
 
“Beh, nemmeno tu, no?”
 
Deglutisco il nodo alla gola e cerco di trattenere le lacrime prima di ribattere.
 
“C’era un vagante al piano di sopra, Daryl.” L’uomo rimane in silenzio. “Quando hai sbattuto la porta andandotene è sceso dalle scale e…” La voce mi si spezza costringendomi a fermarmi per un secondo, ma Daryl deglutisce prima di sussurrare.
 
“Ti ha…? Sei…?”
 
“Era un bambino.” L’uomo aggrotta la fronte. “Me ne sono accorta dopo averlo... La scatoletta di tonno, le coperte nell’armadio… Non era Sophia, era stato lui. Aveva trovato rifugio, è stato abbastanza svegli da trovare del cibo, è sopravvissuto da solo, magari per qualche giorno eppure?” Mi interrompo riprendendo fiato. “Eppure è morto. È morto, si è trasformato e avrebbe ucciso anche me se non l’avessi abbattuto. Ho dovutio infilargli una freccia in mezzo agli occhi, e so già che sarà una perfetta aggiunta ai miei incubi da qui all’eternità, ma non posso… Se dovessimo… Se la trovassimo io non posso… Non riuscirei a…”
 
“La troveremo viva, Sophia è ancora viva.” Scuoto la testa. “E anche se non lo fosse, anche se dovessimo trovarla troppo tardi, non saresti da sola. Non te lo lascerò fare da sola.”
 
C’è un attimo di silenzio nel quale solo lo scoppiettio delle fiamme e i grilli riempiono il buio. Chiudo di nuovo gli occhi prima di parlare.
 
“Conosci la teoria del gatto di schrödinger?”
 
“Che cazzo c’entra ora?”
 
“E’ un paradosso. Uno scienziato mette un gatto in una scatola con del veleno in capsule e la chiude. La conclusione dell’esperimento è che finché la scatola non viene aperta il gatto non è né vivo né morto.” Alzo lo sguardo su quello di Daryl, che come sempre è indecifrabile. “Sono rimasta con voi, non sono andata a cercare Avriel perché non credo di voler aprire la scatola per trovarci dentro la certezza della sua morte, e la stessa cosa vale per Sophia.”
 
“Non devi venire più.” Daryl parla dopo qualche secondo. “Io la troverò, viva o morta. Ma tu non devi venire più.”
 
Annuisco distogliendo lo sguardo dal suo e riportandolo sulle fiamme, ma dopo qualche minuto lo sento alzarsi e inginocchiarsi accanto a me. Mi volto a guardarlo e le nostre labbra si incontrano per qualche istante in un bacio veloce ma profondo. Daryl mi prende la mano alzandosi, prima di spegnere il fuoco con la pianta del suo stivale e condurmi nella tenda dietro di lui.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Quando riapro gli occhi la luce dell’alba illumina debolmente l’interno della tenda. Daryl deve essersi già svegliato, probabilmente per andare a cerca Sophia. Recupero velocemente dei vestiti puliti dal mio zaino indossandoli e passo le dita trai miei capelli prima di raccogliergli in una coda alta. Quando esco dalla tenda lo trovo nello spiazzo, intento ad indossare una camicia consumata, una delle poche ad avere ancora le maniche. Si volta verso di me annuendo e mi avvicino a lui lentamente. Scosto le sue mani dalle asole della camicia prima di finire di abbottonarla con nonchalance, lasciando le ultime tre asole aperte. Daryl alza lo sguardo sul mio, che rimane concentrato sulle mie mani anche mentre parlo.
 
“Devi andare da solo?”
 
“Rick sta organizzando le ricerche, ma credo che ci separeremo per controllare più zone. In ogni caso mi muovo meglio solo.”
 
Sorrido. “Senza elefanti in gioielleria.”
 
“Già.” Posa la mano sotto la mia guancia costringendomi a guardarlo negli occhi. “Riguardo al vagante che hai abbattuto in quella casa… Non dire niente. Soprattutto non a Shane.”
 
“Non ti fidi di lui?”
 
“Non ultimamente. E la storia di come ha salvato Carl… Mi puzza.”
 
Annuisco. “E comunque convincerebbe Rick a fermare le ricerche. Sono pessima a raccontare cazzate però, quindi è meglio se parli tu.” Mi allontano qualche passo afferrando l’arco per metterlo sulla schiena. Daryl alza le sopracciglia con un mezzo ghigno. “Per precauzione.”
 
“Spara una freccia in culo a chiunque ti rompa le palle.”
 
Ci incamminiamo verso il cortile della villa.
 
“Puoi starne certo.”
 

 
Lo accompagno dagli altri, che sono già attorno alla solita auto, con la solita cartina aperta davanti a loro. Ho deciso di stare comunque a sentire il piano della giornata, anche solo per dare una mano a chi rimarrà alla fattoria.
 
“Va bene, oggi dobbiamo perlustrare una nuova aerea.” Rick si guarda attorno, osservando Andrea, T-Dog e Shane, che ha aperto una delle portiere dell’auto e si è seduto sul sedile del passeggero, probabilmente per riposare la caviglia. Lo sguardo dello sceriffo si posa infine su quello mio e di Daryl. “Avete trovato qualcosa ieri?”
 
Daryl mi guarda con la coda dell’occhio prima di iniziare a parlare.
 
“Una casa disabitata, ad est da qui. C’erano delle scatolette di cibo e delle coperte in una dispensa. Qualcuno ci si stava nascondendo, qualcuno non più alto di Sophia.”
 
“Benissimo, finalmente abbiamo delle tracce.” Rick annuisce in direzione del cacciatore con tono speranzoso. “Se è arrivata fino a là potrebbe essersi spinta più ad est.”
 
“Vorrei aiutarvi.” Jimmy, il ragazzino che vive in casa Greene e da quello che ho capito sta con la figlia minore di Hershel, si avvicina al gruppo. “Conosco la zona piuttosto bene.”
 
“Hershel è d’accordo?” Rick lo guarda negli occhi.
 
“Sì, lui ha detto di chiedere a te.”
 
“Va bene, grazie.”
 
“Comunque niente mi fa pensare che Sophia sia passata lì. Chiunque potrebbe essersi nascosto in quella casa.”
 
“Chiunque compresa lei, giusto?” Andrea ferma Shane, che stava parlando guardando il terreno davanti a lui.
 
“Vale la pena dare un’occhiata, no?” Guardo Rick inclinando leggermente la testa e lui annuisce.
 
“E’ una buona pista, potremmo ritrovare le tracce.” Lo sceriffo annuisce.
 
“Sicuro,” Si sporge osservando la mappa sul cofano. “Prenderò in prestito un cavallo. Salirò su questa collina per avere una visuale migliore, e se si trova da quelle parti la vedrò.”.
 
“Buona idea.” T-Dog si volta verso l’uomo al mio fianco. “Magari vedrai anche il tuo Chupacabra lassù.”
 
“Chupacabra?” Guardo Daryl alzo trattenendo un sorriso.
 
“Non te l’ha raccontato?” Dale, che intanto ha portato il borsone delle armi alla macchina, si gira verso di me sorridendomi. “La prima notte, al campo, Daryl ci ha raccontato di come l’atmosfera gli ricordava quando andando a caccia di scoiattoli vide un Chupacabra.”
 
Alzo un sopracciglio in direzione del cacciatore, che però è rimasto serio. Quando Jimmy ridacchia però, gli risponde.
 
“Che diavolo hai da ridere, coglione?”
 
“Credi che esista un cane succhia sangue?”
 
“Tu credi nei morti che camminano?”
 
Questa volta sono io a ridacchiare. Daryl mi spinge leggermente con il gomito prima di allontanarsi verso le stalle mentre il ragazzo tende la mano verso il fucile che Dale ha messo sulla macchina davanti a noi. Rick lo ferma, levandoglielo praticamente dalle mani.
 
“Ehi, ehi! Hai mai sparato con uno di questi?”
 
“Beh, se vengo con voi voglio un’arma anch’io.”
 
“L’ebra voglio non cresce nemmeno nel giardino del re.” Lo guardo continuando a sorridere.
 
“Vieni ad addestrarti domani.” Shane si volta verso il ragazzo. “Se vuoi imparare, io posso aiutarti.”
 
“Per ora viene con noi.” Andrea gli sorride.
 
“Allora dovrai fargli tu da balia.” Il collega di Rick si volta verso di me. “Tu? Accompagni il tuo fidanzato?”
 
“Sei geloso, Shane? Vuoi cavalcare tu con lui?” Rispondo con un sorriso di sbeffa.
 
“Julie…” Rick mi riprende, accorgendosi del mio tono e temendo che la situazione possa fuggire di mano.
 
“Sto scherzando, sceriffo.” Mi volto verso di lui sorridendo. “Comunque per oggi se non è un problema preferirei stare al campo. Ieri ho tirato male la corda dell’arco e credo di essermi stortata un polso.”
 
“Ho sentito Lori e Carol parlare di una cena, stasera. Magari potresti farci provare la cucina italiana.” T-Dog sorride verso di me.
 
“Chiedi a Hershel di dare un’occhiata al tuo polso allora. Abbiamo bisogno di te, Robin Hood.”
 
Sorrido a Rick annuendo prima di incamminarmi verso la casa, sperando di trovare Lori e Carol, e magari salutare Carl. Quando passo davanti alle stalle però mi fermo con Daryl per un secondo, mentre sta tirando fuori uno dei cavalli dalla stalla.
 
“Ehi!” L’uomo si volta, aspettandomi. Quando gli arrivo vicino continuo a parlare. “Stai lontano da qualunque cosa che assomigli ad un cane mangia capre, ok?”
 
“Smettila.” Cerca di rimanere serio. “So cosa ho visto.”
 
“Ne sono certa.” Sorrido prima di alzarmi sulle punte e posargli un bacio leggero sulle labbra. Daryl risponde al bacio dopo qualche frazione di secondo, per poi guardarsi attorno. “Cosa siamo, al liceo? Hai paura di prendere una punizione per ostentazione di affetto?”
 
“Non voglio che ficchino il naso dove non devono.”
 
“Mmh mmh. Dormiamo nella stessa tenda a cinquanta metri da loro.”
 
“Non importa. Sono affari nostri.” Risponde con tono più minaccioso del previsto per poi riabbassare la voce. “Devo andare. Non voglio perdere luce.”
 
“Fa attenzione Dixon.” Lo guardo dritto negli occhi.
 
Lui si ferma per un attimo prima di baciarmi la fronte e voltarsi, dirigendosi verso la boscaglia.
 
Mi volto verso la casa sorridendo, e quando vedo Lori camminare in direzione del pozzo con un secchio mi avvicino per darle una mano. Quando sono a una decina di metri però, Glenn si alza seguendola. Rimango leggermente indietro rispetto ai due, che non sembrano essersi accorti della mia presenza, ma riesco a sentirle le parole di Glenn, che mi scendono lungo la schiena con un brivido.
 
“Sei incinta.”
 
Lori alza lo sguardo verso di lui e il mio primo istinto è nascondermi dietro uno dei tronchi accanto a me. La donna non gli risponde per qualche minuto, e quando lo fa il suo tono è ansioso.
 
“Non devi dirlo a nessuno, okay?”
 
Merda.
 
Sento dei passi avvicinarsi ai due, e ne approfitto per allontanarmi dalla zona, ritornando a camminare verso la villa.
 

 
Quando entro in cucino Carol e Patricia stanno già iniziando a pulire le varie verdure. Carol alza lo sguardo sul mio fermandosi, per poi sorridere.
 
“Julie! Sei rimasta qui?”
 
“Sì, io… Pensavo di darvi una mano. Ho sentito che stavate cucinando e l’italiana che è in me non ha resistito.” Sorrido.
 
“Certo!” Mi volto verso Lori, che è entrata in cucina subito dopo di me. “Però questo qui non ti serve.” Sorride, aiutandomi a sfilare l’arco e posandolo a terra. Fatico a mantenere un’espressione neutra davanti alla donna. Dovrei dirle che l’ho sentita parlare con Glenn? Farei la figura della ficcanaso. Ma forse ha bisogno di qualcuno, Glenn non è esattamente il più indicato a parlare di queste cose, e tutti sanno che ha la bocca un po’ troppo larga. Anche se meno persone sanno, meglio è, no? Dovrei far finta di niente.
 
Ma io non le so dire le cazzate.
 
“Tutto bene?” Patricia mi posa una mano dietro la schiena con fare materno. “Sembri scossa.”
 
“No. No sto bene.” Le sorrido per poi avvicinarmi al lavandino e sciacquarmi le mani. “Allora? Che si mangia stasera?”

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


“Riporto questo al pozzo.” Patricia prende il secchio e inizia ad incamminarsi verso l’uscita, ma la fermo levandoglielo garbatamente dalle mani.
 
“Ci penso io.” Ci scambiamo un sorriso prima che esca all’aperto. Avevo bisogno di una boccata d’aria, e di una sigaretta. Anche questo è un paradosso. Poso il secchio e cerchio il pacchetto nella tasca dei jeans, ma non riesco a trovarlo. Devo averlo lasciato sul camper. Mi incammino verso il Winnebago, ma quando sto per salirci mi fermo di scatto.
 
“Zombie!”
La voce di Andrea rimbomba nel giardino della fattoria dal tetto del camper, facendomi reagire d’istinto. Quando portando lo sguardo verso la boscaglia vedo la figura avanzare verso di noi estraggo il mio coltello correndo verso di essa.
 
“Julie, aspetta! Hershel vuole occuparsi degli zombie!” Rick urla seguendomi, ma è troppo lento. Ho un pessimo presentimento. Man mano che mi avvicino… La statura, la linea delle spalle. Quando sono abbastanza vicina da riconoscerlo mi fermo improvvisamente. Sangue secco gli sporca il volto attorno alla bocca, mentre il rosso vivo e umido macchia la sua maglietta sul fianco, dove probabilmente il morso è a questo punto gonfio e livido. Il cuore mi si ferma in gola. È colpa mia. L’ho lasciato andare da solo, non ho voluto andare con lui. È colpa mia. Non mi rendo conto che attorno ora ho gli altri quattro uomini, Rick, Shane, Glenn e T-dog. Rick è il primo a parlare, la Python puntata alla testa del cadavere di Daryl. Non sento nulla. Glenn si avvicina a me, posando una mano sulla mia spalla.
 
“E’… Dar-Daryl?” Quasi sussurro. Mi manca il fiato.
 
“E’ la terza volta che mi punti quella cosa alla testa. Vuoi sparare o no?”
 
Parla.
 
Stronzo.
 
“Brutto idiota! Avremmo potuto scambiarti per uno zombie! Avremmo potuto-“
 
Spararti.
 
Il tuono del proiettile è assordante, e sembra scoppiare nel momento esatto in cui Daryl cade per terra davanti a me.
 
“No. NO!” Mi lancio su di lui abbassandomi e noto la ferita superficiale sulla sua tempia sinistra. Fermo la sua mano quando la alza d’istinto su di essa e levo dalla sua bocca il filo di quella che sembra essere una collana di… orecchie? “Idiota…” la sfilo dalla sua testa gettandola a terra.
 
“Sta bene?” Rick e Shane si avvicinano iniziando ad issarlo.
 
“Lo ha solo sfiorato. Quella stronza…”
 
“Stavo scherzando…” Sono ultime parole dell’uomo, prima che svenga per venire trascinato dai due ex-poliziotti. T-dog si ferma dietro di noi.
 
“Ragazzi. Questa non è di Sophia?” Mostra la bambola che Daryl deve avere riportato indietro dalla ricerca e Rick e gli altri si fermano fissandola, ma l’unica cosa di cui mi importa è che l’uomo ormai privo di sensi arrivi dentro casa prima che sia troppo tardi.
 
“Andiamo!”
 
“Oddio! Oh mio Dio! È morto?”. Andrea corre verso di noi quando ormai siamo vicini alla villa, la preoccupazione evidente sul suo volto. La rabbia mi ribolle nelle vene e nessuno riesce a fermarmi prima che il mio pugno si abbatta sul suo zigomo con abbastanza forza da farle perdere l’equilibrio e cadere a terra. Glenn mi tira verso di lui, stringendomi al suo petto e tenendomi lontana dalla donna mentre le urlo.
 
“Prega perché stia bene, stronza, o ti faccio ingoiare tutti i denti!”
 
“Julie!” T-dog e Glenn mi spingono lontana dalla bionda, che mi guarda spaventata. Mi volto di scatto seguendo gli altri in casa.
 
 

 
 
Busso alla porta prima di entrare nella stanza in cui Daryl sta riposando. Poso il vassoio con la sua cena sul comodino accanto al letto mentre lui si volta a guardarmi alzando il lenzuolo a coprirgli la schiena. Come se non le avessi già viste, già sentite sotto le mani. Non gli ho mai chiesto nulla riguardo alla sua schiena e ai lembi di pelle rialzata e scura che si incrociano su di essa. Non ne ho mai avuto bisogno, è sempre stato abbastanza chiaro.
 
“Come stai?”
 
“Tu cosa dici?”
 
Abbasso lo sguardo sedendomi sul bordo del letto prima di prendere fiato e chiudere gli occhi.
 
“Mi hai fatto prendere un cazzo di colpo.”
 
Daryl rimane in silenzio, continuando a fissare il soffitto.
 
“Si può sapere cosa ti è successo?”
 
“Ho passato una giornata di merda.”
 
Nessuno dei due dice niente per qualche minuto, fino a quando io non prendo un lungo respiro e inizio a parlare.
 
“Per un attimo ho pensato fossi… credevo fossi diventato uno di loro.” Un nodo mi stringe la gola. “Io non so cosa stiamo facendo io e te, cosa siamo, non mi interessa e non me lo voglio nemmeno chiedere. Ma qualsiasi cosa sia non posso…Non potrei sopportarlo.”
 
“Parli quasi come se te ne fregasse qualcosa.”
 
Mi volto di scatto, guardandolo negli occhi.
 
“Non mi stai a sentire?”
 
Non mi risponde. Non posso proprio fronteggiare una discussione simile con una testa di cazzo così, non ora, quindi mi alzo dal letto.
 
Sto per uscire dalla stanza quando Daryl afferra il mio polso leggermente
 
“Aspetta.”
 
Va bene, Julie. Chiudi gli occhi e respira contando fino a dieci. “Devi riposare.”
 
“Stai qui? Se… Se vuoi.”
 
“Perché dovrei? Hai appena detto che non me ne frega un cazzo di te.”
 
“Stai anche ancora ad ascoltarmi, dovresti avere capito che sono uno stronzo, no?”  Mi mordo il labbro per fermare un sorriso. “Ah. L’ho visto. Stai qui.”
 
Prendo un altro respiro prima di fare il giro del letto e sdraiarmi accanto a lui, lasciando che Daryl mi tiri a sé dopo aver spento la luce.
 
“Dovresti mangiare qualcosa…”
 
“Non credo che tu menta.” La stanza è buia e non riesco a vederlo, e comincio a pensare che sia esattamente di questo che ha bisogno per aprirsi. “Ho visto Merle, oggi.”
 
“Cosa?”
 
“Beh, l’ho allucinato, credo. Ha detto un sacco di stronzate, oltre che delle cose… Vere. Cose a cui non voglio pensare. Cose che mi sento dire da quando ero ragazzino.” Alza la mano del braccio con il quale mi cinge le spalle, iniziando a far passare i miei capelli fra le sue dita. “Ho imparato a non fidarmi delle persone quando ero un moccioso. A nessuno è mai fregato un cazzo di me e mi viene difficile credere a chiunque dica il contrario, ma con te è… diverso.” Fa una pausa prima di ricominciare a parlare. “Ma non posso smettere di cercare Sophia. Non possiamo abbandonarla, e nessuno di questi stronzi la cercherà se non lo faccio io.” Lo sento prendere fiato. “E comunque, non ho nient’altro da fare.”
 
Dopo qualche secondo di silenzio chiudo gli occhi nell’oscurità, respirando a fondo. “Te l’ho detto, non le so dire le cazzate.” Daryl emette un verso di assenso. “Allora, si può sapere che ti è successo, ora?”
 
“Ho passato una giornata veramente, veramente di merda.”

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Quando il mattino dopo esco dalla sua stanza non trovo nessuno nel corridoio, fortunatamente. Scendo in cucina e deve essere molto presto, dato che non vedo nessuno girare per casa Greene, neanche Hershel. Decido di dare il cambio a chiunque sia di guardia, o per lo meno di fare loro compagnia, ma quando mi avvicino al camper parcheggiato a qualche centinaio di metri dall’uscio della casa, Andrea si volta e mi guarda per qualche secondo. Un livido rossastro si estende appena sotto il suo zigomo, dove l’ho colpita. Si gira di nuovo ignorandomi, ma decido di salire sul tetto del veicolo e mi siedo accanto a lei. Aggrotto la fronte fissando il fucile. Non posso credere che le lascino ancora usare quell’affare dopo quello che ha fatto a Daryl.
 
“Come sta?” Mi chiede improvvisamente senza guardarmi. È preoccupata. Lo era anche ieri.
 
“Se la caverà.” Sorrido leggermente. “Tu?”
 
“Ho sparato a Daryl.” Abbassa lo sguardo senza guardarmi ancora.
 
“Sì, beh… Tutti abbiamo voluto sparargli almeno una volta.”
 
Sorride guardandomi di sbieco e posso vedere il taglio superficiale circondato dal gonfiore sulla sua guancia.
 
“Andrea, mi dispiace. Davvero. Ero arrabbiata, e spaventata e…”
 
“Me lo sono meritata.” Andrea annuisce sorridendo. “Allora. Tu e Daryl…”
 
“Okay, non so qui per fare del pettegolezzo.” Mi alzo spostandomi verso il bordo del camper e voltandomi verso di lei un’ultima volta prima di scendere. “Grazie a Dio hai una mira di merda.” Sorrido e lei fa lo stesso riconoscendo il mio umorismo.
 

 
Daryl ha insisto per uscire dalla villa dei Greene, nonostante Hershel gli abbia più volte ripetuto che sarebbe stato meglio se fosse rimasto a letto, dove il signor Greene avrebbe potuto cambiare le fasciature e pulire le ferite che ancora gli impediscono di muoversi con facilità. Mi ha detto che ha scalato uno strapiombo ieri, con una freccia impalata nel fianco. Eppure vedendolo entrare nella tenda zoppicando non ci crederebbe nessuno.
Quando si sdraia sul materasso che T-dog mi ha aiutata a spostare dal camper mi siedo a terra incrociando le gambe e guardandolo.
 
“Hai l’aria da cane bastonato.”
 
“Mi stai dando del cane?” Mi guarda di sbieco, ma riconosco il suo tono giocoso.
 
“Bastonato.” Sorrido e lui fa lo stesso prima di tornare serio, di nuovo imbronciato. “So che chiederti di stare fermo e riposarti è come chiedere ad un cieco di leggere un libro, però vedila così: più lunga la panchina, migliore la ripresa.”
 
“Che diavolo significa?” Daryl aggrotta la fronte non capendo la mia metafora.
 
“E’ un modo di dire. Una cosa calcistica, penso.”
 
“Voi europei e il vostro maledetto calcio. Cosa mai ci troverete in uno sport da checche come quello…”


“Me lo sono sempre chiesta anche io.” Sorrido. “Vado a dare una mano al campo. Hai bisogno di qualcosa?”
 
“Non trattarmi come un marmocchio, donna. Sto bene.” Risponde stizzito. “Assicurati che vadano a cercare la bambina.”
 
Annuisco prima di alzarmi e uscire dalla tenda.
 
“Cerca di riposare!” Lo sento sbuffare da dietro il tessuto e mi incammino verso gli altri.
 

 
“Glenn!” Il ragazzo si volta verso di me con aria preoccupata, e quasi fa cadere il cesto di pesche che sta portando, tanto sembra scattare alla mia voce. Lori deve avergli chiesto di non dire niente a nessuno riguardo alla gravidanza, e per adesso è meglio che io faccia lo stesso, così decido di far finta di nulla. “Ehy, non sapevo di farti tanta paura.” Allungo la mano verso il cesto portandomi una pesca alla bocca e mordendola.
 
“No, cioè… tu… Devo, devo andare.” Si allontana velocemente sento Shane e Rick ridacchiare guardandolo come fosse un imbecille. E pensare che gli imbecilli siete voi due.
 
“Glenn sta bene?” chiedo.
 
“Si comporta così da stamattina.” È Rick a rispondermi. “L’ho visto ronzare attorno a Maggie da quando siamo qui, saranno problemi di cuore.”
 
“Già, a proposito di questo, come sta Daryl?” Shane mi guarda con aria di sfida e ricambio il suo sguardo.
 
“Sta bene.” Sostengo il suo sguardo per qualche secondo prima di aggiungere con un sorriso di scherno. “Sono sicura che ti sentiresti molto più tranquillo se ci fossi tu a tenergli compagnia, vero?” Shane perde il sorriso e Rick mi manda uno sguardo di ammonizione. Mi volto verso lo sceriffo tornando seria. “Hershel gli ha imposto di non muoversi almeno per oggi e domani. Che gli piaccia o meno, la ferita sul fianco deve chiudersi. Ma da quanto si lamenta del fatto di dover stare fermo direi proprio che si sente meglio. Quali sono i programmi per oggi?”
 
“Shane porterà il gruppo all’addestramento per le armi, dopodiché si dirigerà a nord. C’è un centro abitativo da controllare, vicino a dove Daryl ha trovato la bambola di Sophia.”
 
“Da solo?” Mi rivolgo verso il poliziotto che mi guarda sorridendo.
 
“Vuoi unirti? Vieni all’addestramento di tiro e fammi vedere che sai fare.”
 
“So già sparare e non voglio allontanarmi troppo. Penso solo che andare in giro da soli non sia una buona idea. Non dopo quello che è successo a Daryl.”
 
“Porterò qualcuno dall’addestramento. Giusto a coprirmi le spalle.” L’uomo si volta guardando Carl con la coda dell’occhio e lascia me e Rick a parlare da soli, allontanandosi verso il bambino.
 
“E’ sempre stato così stronzo?”
 
Rick mi guarda di sottecchi prima di ridere leggermente. “Sì, circa.”
 
Passa qualche secondo prima che Shane ritorni con Carl al seguito e… la mia Beretta in mano?
 

 
“Come diavolo è successo?” A noi si sono aggiunti Dale e Lori, che mi passa la pistola dopo averla confiscata a suo figlio con rabbia.
 
“E’ colpa mia,” Dale risponde con aria apologetica, rivolgendosi sia a me che a Rick e Lori “L’ho lasciato salire sul camper. Ha detto che voleva un walkie talkie, che doveva portarvelo.”
 
“Quindi come se non bastasse ha mentito!” La donna è veramente fuori di sé. Guardo Carl per un secondo e lo vedo abbassare la testa. Deve sentirsi in colpa per aver preso la mia arma. Controllo che la sicura sia inserita prima di infilarla nella tasca posteriore dei jeans. La mia arma, o meglio, l’arma di Avi. Se c’è una parte di me che vuole essere offesa dal comportamento del ragazzino è solo per questi: sfioro il metallo freddo dell’impugnatura, pensando che probabilmente è l’ultima cosa di lui che mi resta. “Perché l’ha fatto?”
 
“Vuole imparare a sparare.” Shane le risponde. “Mi ha chiesto di insegnarglielo. Capisco che non sono affari miei ma sarei felice di farlo.”
 
“Beh, io non sono d’accordo.”
 
Rick si volta verso sua moglie, facendole capire che lui è del parere opposto. Discutono per qualche secondo prima che Lori dica il suo no definitivo.
 
“Io non voglio che mio figlio se ne vada in giro armato!”
 
“Lori, non puoi evitarlo.” La donna mi guarda fulminandomi con lo sguardo, che io però sostengo, continuando a parlarle con calma. “Deve imparare a proteggersi anche quando non c’è nessuno con lui.”
 
“Qui alla fattoria c’è sempre qualcuno con lui, è perfettamente protetto.”
 
“Sì, ma non ci sarà sempre qualcuno a salvargli la vita quando se ne va a spasso tra i boschi.” Scuoto la testa. “Sai che non voglio intromettermi, non è il mio ruolo fare il genitore, ma è un’opinione. E l’ultima volta che l’hai ignorata non è finita bene.”
 
Rick annuisce. “Carl sta crescendo, grazie a Dio. Dobbiamo cominciare a trattarlo da adulto.”
 
“Beh, allora deve comportarsi da adulto! È troppo immaturo per maneggiare un’arma.”
 
Carl si alza avvicinandosi a noi e parlando fisso verso sua madre.
 
“Non ci voglio giocare, mamma. Non è un giocattolo. Mi dispiace averti delusa e mi dispiace di aver preso la pistola di Julie, ma voglio cercare Sophia, voglio difendere il gruppo, e non posso senza una pistola.”
“Shane è il migliore istruttore che conosca.” Rick si rivolge di nuovo alla moglie. “L’ho visto insegnare a ragazzi più giovani di Carl.”
 
La donna ci pensa per un po’ prima di avvicinarsi a Carl e alzandogli il mento per guardarlo negli occhi.


“Devi prendere la cosa seriamente e devi comportarti con responsabilità. Se sento dire a chiunque che non rispetti queste regole…”


“Lori.” La chiamo, interrompendola. “Non ti deluderà.”
 
“Prometto.” Carl annuisce verso sua madre, che gli sfiora la guancia prima di allontanarsi. Almeno per una volta ha fatto la cosa giusta.
 
Quando Carl mi passa davanti gli poso una mano sulla spalla fermandolo.
 
“Due cose, coniglietto: sono contenta che tu stia bene.” Carl mi sorride. “E non toccare più la mia roba senza chiedermelo. Mai più.”
 
“Mi dispiace.” Il ragazzino perde il sorriso e abbassa lo sguardo. “Non sapevo nemmeno che era la tua. Ho preso la prima che ho trovato.”
 
“Scuse accettate. Ora vedi di dimostrare a tua madre che può fidarsi di te, Buffalo Bill”
 
Carl ride di nuovo e s’incammina dietro a Shane e suo padre.

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Camminando per la fattoria, decido di dare una mano nelle stalle ad Hershel. Quando lo raggiungo, sta strigliando lo stesso cavallo che Daryl aveva preso in prestito ieri mattina per andare a cercare Sophia, e che a quanto pare è riuscito a tornare a casa da solo.
 
“E’ ritornato?”
 
Il fattore alza lo sguardo accorgendosi della mia presenza prima di tornare a spazzolare il manto dell’animale.
 
“Ritornata. L’ho trovata nella sua stalla stamattina.”
 
“E’ una femmina? Come si chiama?” Chiedo avvicinandomi all’animale e offrendole la mia mano da annusare prima di accarezzarle il muso.
 
“Nelly. Nervosa Nelly. Se il tuo fidanzato avesse chiesto un cavallo, gliene avrei dato uno che non si spaventasse di ogni singolo rumore.”
 
“Non è il mio fidanzato.” Aggrotto la fronte. “E comunque pensavo fosse venuto a chiederti di poterne prendere in prestito uno.”
 
“Non l’ha fatto. Così come Rick non è venuto a chiedermi se poteva portare Jimmy fuori a cercare la bambina. Il vostro gruppo ha la brutta abitudine di non chiedere il permesso.”
 
“Jimmy aveva detto di avertelo già chiesto.” Giustifico Rick. “Ma comunque, mi dispiace. Siamo stati in strada per molto tempo. So che non è una scusa, ma…”
 
“Non devi scusarti.” Hershel alza di nuovo lo sguardo sul mio. “In ogni caso, ora che Carl sta bene e siete sulle tracce della bambina, immagino ve ne andrete presto. Fort Benning, ho sentito.”
 
C’è qualcosa negli occhi celesti dell’uomo che mi impedisce di rispondere. Potrebbe essere la gratitudine per averci accolto e per aver medicato Daryl, o potrebbe essere lo stesso senso di soggezione che ho sempre provato osservando il volto di mio nonno. In ogni caso abbasso lo sguardo e annuisco. Il fattore riprende a lavorare e dopo qualche secondo decido di rendermi utile.
 
“Mio zio aveva una stalla.” Hershel non mi risponde. “Non lo vedevo spesso, ma quando andavo a trovarlo passavamo la giornata ad accudire i suoi cavalli.”
 
“Se vuoi aiutare, sul retro ci sono i ferri per pulire gli zoccoli. Valli a prendere.” L’uomo non si volta verso di me, ma penso abbia notato il mio sorriso accennato. Lo sorpasso dopo aver accarezzato un’altra volta Nelly e vado a prendere gli attrezzi che mi ha chiesto, che trovo in una cassetta appoggiata ad un bancone sopra il quale è appesa una teca di vetro. Mi fermo ad osservare i fiocchi blu e i vari premi contenuti in essa, vinti per la maggior parte da una certa “Annette Greene”. Deve essere la moglie di Hershel.
 
Siamo di ritorno al ranch, Avi ha pagato il giro a cavallo con uno sconto non indifferente e ora siamo nella stalla di Lil’ Joe, il cavallo con il quale sua madre mi aveva raccontato di come avesse vinto tutti quei fiocchi blu appesi alle pareti del salotto di casa Kaplan. Quando lo raggiungo lo trovo appoggiato al cancelletto del box con i gomiti, intento ad accarezza il muso del cavallo con aria assente.
 
“Fissare le persone è da maleducati” Mi fa il verso per quello che ho detto poco fa.
 
“Scusami. Stavo solo pensando…”
 
“A..?”
 
“Al fatto che questo è già uno dei migliori compleanni che abbia mai festeggiato, e ancora non è finito.” Lo abbraccio posando la testa sulla sua spalla e lui mi stringe al suo fianco.
 
“Sono contento che ti sia piaciuto. Voglio che ti rimanga un bel ricordo. In fondo è il primo compleanno che festeggi qui con me. So quanto ti manca casa.”
 
“Avi,” Si volta a guardarmi. “non vorrei essere in nessun altro posto, con nessun altro che non sia te.”
 
Si abbassa sulle mie labbra, baciandomi velocemente prima di guardarmi negli occhi.
 
“Buon compleanno, usignolo. Ti amo.”
 
 
Riprendo i sensi un attimo prima di accorgermi delle lacrime che stanno scivolando sulle mie guance. I sensi…? Ho perso i sensi. È come se me ne fossi andata per un momento, in un flashback che appartiene a moltissimo tempo fa, persa in un mondo che non è quello reale, non più almeno. Tento di calmarmi e pizzico la carne del mio braccio per capire se sono realmente qui. Sto impazzendo?
 
Sto per prendere la cassetta e tornare da Hershel, ma appena prima di girare l’angolo e raggiungerlo sento la voce di Dale. Decido di aspettare che finiscano, e rimango nascosta dietro la parete.
 
“I tuo campi sono davvero magnifici.” Il fattore non sembra volergli rispondere. “Ho fatto una lunga camminata stamattina. Sono finito vicino al fienile.” C’è una pausa, ed il costante rumore prodotto dalla spazzola che Hershel stava usando per strigliare Nelly si interrompe. “Ho sentito i lamenti.”
 
Lamenti? Sgrano gli occhi portandomi la mano alla bocca, impedendomi di fare rumore. Lamenti di zombie? Nel fienile? Ma… Perché?
 
“E’ un vero peccato.” Le parole di Hershel sono distaccate, e la spazzola ricomincia a strigliare il manto del cavallo.
 
“Sono sicuro che tu abbia un motivo per tenerlo segreto.”
 
“Ho visto i notiziari prima che gli interrompessero.”  Il fattore risponde a Dale. “Ho visto la paura irrazionale, le atrocità. Come l’incidente al mio pozzo.”
 
Quale incidente?
 
“Abbiamo abbattuto uno zombie.”
 
“Avete ucciso un uomo.”
 
È questo allora. Non crede che siano morti. Crede che possano guarire. Crede che esista una cura. Aggrotto la fronte. Non esiste una cura. E non esiste che ce ne stiamo a giocare alla famigliola in campeggio con un fienile pieno di zombie a pochi metri da noi. Qualcuno lo deve dire a Rick.
 
“Se avessi visto gli stessi notiziari che ho visto io avresti visto gli zombie attaccare, uccidere. Sono pericolosi.”
 
“Anche uno schizofrenico paranoico è pericoloso.” Hershel alza la voce. “Noi non spariamo alla gente malata.”  Faccio un passo avanti, uscendo dal capanno degli attrezzi sul retro e rendendomi visibile. Dale mi fissa con lo sguardo preoccupato, mentre il fattore mi guarda rassegnatamente. “Stavi origliando, signorina?”
 
“Siete rimasti qui per tutto il tempo, Hershel? Da quando è iniziato tutto, vero? Non siete mai stati ad Atlanta, o in qualsiasi altra città. Chiusi in questo paradiso, fuori dal mondo. Non avete visto quello che abbiamo visto noi, che ho visto io.” L’uomo non risponde, così vado avanti. “Io ho visto quei cosi strappare la giugulare di una bambina, a morsi. Li ho visti fare a pezzi la sorella del mio ragazzo, e non lasciare nemmeno le ossa. Ho visto amici morire e… E risvegliarsi.” Gli occhi bianchi di Kirstin, una volta ambrati e pieni di vita. “Non sono malati. Sono morti. Non sono malati. Sono morti prima che si risveglino, e quando si alzano sono pezzi di carne che non pensano ad altro che ad uccidere e....”
 
“Mia moglie e il mio figliastro sono in quel fienile.” Hershel mi interrompe, guardando prima me e poi Dale negli occhi. “Sono persone.”
 
“Mi dispiace.” Dale abbassa il volto in segno di condoglianze prima di aggiungere. “Ti darò una mano! Parlerò con Rick, è un brav’uomo. Possiamo rendere il fienile più sicuro, così che nessuno corra rischi.”
 
“Che cosa…?” Ascolto le parole di Dale sbigottita. Più sicuro? Quattro assi di legno che ci separano da un fiume di putrefatti vanno rese più sicure?
 
“Il fienile è sicuro.” Hershel mi ferma, prima di alternare lo sguardo tra me e Dale per un’altra volta. “Non parlatene con gli altri se volete dare un mano. Rick è coscienzioso, ma potete dire lo stesso degli altri membri del vostro gruppo?”.
 
Dale lo guarda per qualche secondo prima di accennarmi di seguirlo e uscire dalla stalla. Lascio la cassetta degli attrezzi ai piedi del fattore e lo guardo dritto negli occhi, cercando di essere il più chiara possibile senza però parlare.
 
Hershel sostiene il mio sguardo per un attimo, prima di tornare ad accudire Nelly. Seguo Dale fuori dalle stalle e lo affianco, continuando a camminare e parlando a voce bassa.
 
“Lo sappiamo solo noi?”
 
“E Glenn.” Sospira. “E’ stato lui a dirmelo, dopo averlo scoperto.” Si ferma posandomi una mano sulla spalla e fermandomi. “Non dire una parola, va bene? Non ancora.”
 
“Glenn?” Il povero ragazzo sta portando troppi pesi sulle spalle. “Ti ha detto qualcos’altro?”
 
“Qualcos’altro di che genere?” Dale sembra preoccupato.
 
“Su di Lori per esempio?”
 
“Sai anche quello?”
 
“Sono sempre nel posto sbagliato al momento giusto. Li ho sentiti parlare, Lori gli ha chiesto un test di gravidanza e Glenn glielo ha riportato dalla farmacia.”
 
“Quel ragazzo è candido come una nuvola…”


“Dale, Lori aspetta un bambino. Carl non è capace a rimanere nello stesso posto per dieci minuti di fila, Daryl è ferito, Shane zoppica ancora e Rick si deve ancora riprendere completamente dalle trasfusioni. E dormiamo tutti a cento metri da qualcosa che potrebbe ucciderci.” Dale annuisce. “Dobbiamo fare qualcosa” Sussurro.
 
“Tu non dire niente a nessuno, non ora.” Mi fissa negli occhi, scongiurandomi con lo sguardo. “Ci penserò io a parlare con Rick, ma non dire nulla a nessuno, d’accordo? Nemmeno a Daryl.”
 
Non le so dire le cazzate.
 
“Va bene.” Annuisco. “Fino a domani. Poi che sia Glenn, tu o io, Rick lo deve sapere.”
 
Lo lascio solo, allontanandomi verso la tenda di Daryl.
 

 
Quando entro nella tenda Daryl sta leggendo un libro che avevo visto nel camper. ‘The case of the missing man’ di Jimmie Herron. Non appena mi vede chiude il libro tenendo il dito tra le pagine, per non perdere il segno.
 
“Ciao.” Lo saluto sedendomi accanto a lui.
 
“Tutto bene?”
 
Beccata. Avrei dovuto immaginarlo.
 
“Sì.”
 
“Sicura? Perché hai l’aria di una che non sa dire cazzate.”
 
Lo guardo per un secondo pensando al da farsi. Mi balena in mente l’idea di dirgli tutto, dato che è inutile mentire a uno come Daryl, ma decido di non farlo. Non voglio che si crei il panico, non ancora almeno.
 
“Ho perso i sensi oggi. Il caldo, probabilmente, un calo di zuccheri. Se la mia faccia è più merdosa del solito probabilmente è per quello.”
 
Daryl ci pensa per un attimo prima di scuotere la testa.
 
“La tua faccia non è merdosa. Non di solito.”
 
“Oh, oh, oh… E’ un complimento quello che ho sentito?” Sorrido stuzzicandolo.
 
“Non ti ci abituare. E comunque ho detto di solito. Occasionalmente, tipo ora, hai proprio una faccia di merda.”
 
“Grazie Dixon. Spero che ti sia riposato abbastanza, perché non ti lascerò poltrire stasera.” Mi avvicino al materasso, sedendomi sul suo bacino.
 
“Ah no?” Daryl lancia il libro dall’altra parte della tenda.
 
“No. Quindi adesso fammi un favore bacia questa faccia di merda.”
 
Daryl ride prima di fare quello che gli ho gentilmente chiesto.

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Daryl è riuscito ad alzarsi stamattina, e nonostante abbia borbottato quando gliel’ho chiesto, mi ha seguita al campo per fare colazione con gli altri. L’atmosfera è piuttosto leggera, e anche Rick e Lori sembrano essere più vicini. Che la donna gli abbia detto del bambino? Rick comunque sembra distratto, lontano. So bene come ci si sente. Carol riempie due piatti per me e Daryl, e dopo averla ringraziata con un sorriso passo le uova strapazzate all’uomo seduto davanti a me, per poi sedermi accanto a lui. Quando vedo Glenn alzarsi dal tronco sul quale era seduto in disparte ed avvicinarsi al resto del gruppo però, la tensione si riappropria delle mie spalle. Sta per dirlo. Daryl mi guarda per un secondo, prima di girarsi verso l’asiatico, che nel frattempo ha chiamato l’attenzione di tutti.
 
“Uhm… Ascoltate…” Fatica a parlare. Guardo Dale, che ricambia il mio sguardo annuendo. “Allora… Il fienile è pieno di zombie.”
 
Pietra lanciata.

... 

Siamo tutti davanti al fienile adesso e Shane, proprio come Hershel aveva sospettato, sta andando in escandescenza. Si volta verso Rick con voce irritata.
 
“Non puoi farmi credere che la cosa ti stia bene.”
 
“Certo che no, ma siamo ospiti qui, non siamo a casa nostra.”
 
“No, ma le vite sono le nostre!” Il poliziotto quasi urla. Che davanti a delle creature mangiauomini attirate dai rumori non è proprio l’ideale.
 
“Ehy! Non urlate.” Li ammonisco.
 
“Dobbiamo fare qualcosa.” Andrea mormora alle mie spalle.
 
“D’accordo, o entriamo là dentro e sistemiamo la faccenda,” Shane torna accanto a Rick. “o ce ne andiamo. Dovevamo andare a Fort Benning già molto tempo fa.”
 
“Non possiamo andarcene!” Rick lo ferma subito.
 
“Perché, Rick, perché?!” il poliziotto è sempre più stizzito, ma Carol lo interrompe.
 
“Perché non abbiamo ancora trovato mia figlia.”
 
Shane ci pensa per un attimo prima di portarsi le mani al viso.
 
“Okay. Va bene. Penso sia arrivato il momento di cominciare a considerare la possibilità che…”
 
“Shane!” Sento Daryl scattare in avanti da accanto a me. Non posso crederci. Vuole andarsene?
 
“Non abbandoneremo Sophia!” Rick gli punta il dito contro.
 
“Dobbiamo trovarla, in ogni caso.” Tengo la spalla di Daryl, cercando di calmarlo. “Non possiamo andare via fino a quando non sappiamo cosa le è successo.”
 
“Ormai ci siamo vicini!” Daryl si libera dalla mia mano avvicinandosi a Shane. “Ho anche trovato la sua bambola due giorni fa!”
 
“Hai trovato la sua bambola, Daryl, nient’altro, solo quella.”
 
Daryl lo guarda per un secondo prima di fare un passo avanti con aria minacciosa e alzare contemporaneamente il braccio, facendolo scattare in aria. L’ho visto comportarsi così ad Atlanta, quando Rick gli ha detto di suo fratello, e l’ho visto comportarsi così al CCM, quando stavo per andarmene senza di loro. Sono passate poche settimane da quando conosco Daryl, ma so già quando sta per incazzarsi veramente, e Shane si sta dando un bel da fare perché questo accada.

“Tu non sai neanche di che cazzo stai parlando!”
 
Rick mette un braccio davanti al cacciatore, sentendo il cambio di atmosfera. Mi avvicino ai due posando la mano sul pettorale di Daryl per impedirgli di avanzare.
 
“Daryl…”
 
“Sto solo dicendo come stanno le cose!” Il poliziotto alza di nuovo la voce, e Rick cerca di fermarlo. “Passate le prime quarantotto ore non esistono buone piste…”

“Shane, basta!”
 
“Ti dico un’altra cosa, amico!” Shane schernisce l’uomo davanti a me, che prende il mio polso e lo sposta da sé, spingendomi leggermente per farmi levare da davanti. Oh, no. Non finirà per niente bene. “Se fosse ancora viva e ti vedesse arrivare tutto strafatto, con il tuo merdoso arco e le orecchie di zombie al collo, correrebbe dall’altra parte!”
 
Daryl si lancia contro l’uomo, lasciando Rick in mezzo a loro. Lo sceriffo tenta di tenerli separati, ma il cacciatore sembra deciso a spaccare il naso di Shane e dopo quello che ha detto non nego che mi piacerebbe vederglielo fare. Ma non ora, non davanti agli altri e non davanti ad un fienile la cui porta potrebbe crollare da un momento all’altro, visto che queste urla non fanno altro che attirare gli zombie al suo interno. Prendo il braccio di Daryl tirandolo indietro con l’aiuto di Andrea e Carol e mi metto davanti a lui guardandolo negli occhi, mentre Rick, Glenn e Lori cercano di allontanare Shane.
 
“Adesso basta!” Spintono Daryl per farlo rinsavire. “Basta! Lascialo fottere.”
 
Il cacciatore mi guarda per un attimo e alza lo sguardo su Shane solo quando sibila con rabbia contro Lori di togliergli le mani di dosso.
 
“Fammi parlare con Hershel, devo cercare di capire.” Rick parla ancora con l’amico.
 
“Ma che cosa devi capire!!” Shane urla di nuovo.
 
“Shane, dacci un taglio!” Cerco di fargli capire che i colpi sul legno dietro di noi sono sempre più forti, ma Rick mi interrompe.
 
“Se vogliamo restare, se vogliamo ripulire il fienile, comunque devo convincerlo. Questa qui è casa sua!”
 
“Hershel vede quelle creature la dentro come delle persone.” Dale si intromette. “Persone malate. Sua moglie, il suo figliastro…”
 
“Lo sapevi?” Rick sembra alterarsi contro l’anziano, così decido di farmi avanti.
 
“Lo sapevo anche io.” Gli occhi di tutti si puntano su di me, e sento quelli di Daryl bucarmi la nuca come fossero due raggi laser. “Glenn lo ha detto a Dale e lui è andato a parlare con Hershel nelle stalle per cercare di sistemare la situazione senza casini. Io ero solo lì a dare una mano con i cavalli e… Ho semplicemente sentito.”
 
“E ce lo dite adesso?!” Shane si avvicina a me con aria minacciosa e sento Daryl fare velocemente due passi avanti.
 
“Ehy, stalle lontano, stronzo!”
 
“Potevamo resistere un’altra notte.” Ignoro Daryl, rispondendo a Shane con aria scocciata. “E speravamo di far ragionare Hershel prima che succedesse esattamente quello che sta succedendo ora!” Mi volto verso Rick abbassando la voce. ”Ho detto a Dale che se non l’avesse fatto lui ve l’avrei detto io stamattina, ma poi ha voluto farlo Glenn.”
 
“Quell’uomo è pazzo, Rick” Shane urla di nuovo a squarcia gola. “Se pensa che quelle siano delle persone.”
 
“Abbassa la voce!”
 
“NO!”
 
La porta del fienile vibra e minaccia di spalancarsi sotto il peso dei putrefatti che stanno reclamando il loro pasto, attratti dalle grida. Facciamo tutti un passo indietro, spaventati.
Dopo qualche minuto si decide di allontanarsi per smaltire la tensione e di ritrovarsi più tardi per decidere il da farsi. Cerco di affiancare Daryl, ma lui si volta verso di me di scatto guardandomi fisso negli occhi.
 
“Non provarci nemmeno! Stammi alla larga!”
 
Rimango ferma sul posto mentre lui si allontana da me.
 
Ecco. Magnifico.
 
 

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


“Julia!” Carl mi si avvicina correndo. È passata circa un’ora dal casino di stamattina, e Daryl non mi ha ancora rivolto la parola. La voglia di andare a chiedergli scusa è tanta, avrei dovuto dirglielo subito del fienile, e sapevo che una volta scoperto si sarebbe incazzato. Ma come potevo? Come avrebbe reagito? L’avrebbe detto subito a Rick? Oppure avrebbe deciso di andarsene? Insieme a me? Da solo? Mi volto verso Carl e mi alzo dai piedi dell’albero sotto di cui ero seduta.
 
“Ehy, coniglietto.”


“Va tutto bene?”
 
“Sì, sto bene. Tu?”
 
“Devo fare i compiti, ma la mamma non può aiutarmi ora è ha detto di chiedere a te. Puoi farlo?”
 
Il solo fatto che tua madre ti obblighi a studiare matematica e storia è da non credersi. Cos’è, ti devi preparare per il college nella speranza che nel futuro un nuovo governo li riapra?
 
“Sì, okay.” Gli sorrido. “Cosa devi studiare?”
 
“Inglese.” Mi mostra il libro di esercizi e lo seguo fino al tavolino a pochi metri dalla tenda dei suoi, dove mi siedo accanto a lui. Gli do una mano con i verbi irregolari e passa qualche decina di minuti prima che parli di nuovo di qualcosa che non sia la grammatica inglese.
 
“Shane pensa che sia morta?”
 
Lo guardo per un attimo prima di rispondergli.
 
“Ha solo paura. Vuole andarsene il prima possibile.”
 
“Per gli zombie nel fienile?”
 
“Sì. Abbiamo tutti paura. Tu no?”
 
“Sì.” Abbassa di nuovo la testa sul quaderno prima di alzare lo sguardo sul mio e guardarmi fisso negli occhi. “Io non me ne vado finché non troviamo Sophia. E nemmeno dopo. Potremmo vivere qui per sempre, no?”
 
Rimango senza parola di fronte all’innocenza del bambino.

“Sì. Potremmo.”
 
“Potremmo vivere nel fienile, una volta che gli zombie se ne saranno andati.”
 
“Dici? Ti piacerebbe vivere in un fienile?” Sorrido, prendendolo in giro.
 
“E sempre meglio che dormire in tenda d’inverno.”
 
“Touché.”
 
“Cosa?”
 
“Niente, Carl. È francese.” Scuota la testa. “Allora, vogliamo continuare?”
 
Il bambino annuisce tornando a scrivere, e continui a farlo per un quarto d’ora circa. Quando finisce di coniugare l’ultimo verbo sorrido chiudendo il quaderno e il libro e lasciandoli davanti a noi.
 
“Tu e Daryl state insieme?”
 
“Come?”
 
“State insieme? Tipo come mamma e papà?”
 
Bene. Questo è uno dei tanti motivi per cui i bambini non mi sono mai andati a genio. Sembra che il fatto che tu abbia meno di quattordici anni ti autorizzi a fare domande alle quali vorrei rispondere con un ‘non sono cazzi tuoi’ grande quanto una casa.
 
“No. Non siamo sposati.”
 
“Però state insieme, giusto?”
 
“Carl, perché me lo stai chiedendo?”
 
“Non lo so.” Alza le spalle prima di continuare. “E’ che a volte Daryl sembra strano, e non lo capisco.”
 
“Beh, siamo in due.” E questo è un eufemismo.
 
“Però voi due siete sempre insieme, così ho pensato che magari potevi conoscerlo meglio di me, no?”


“E’ una persona piuttosto complicata da capire. Nemmeno io sono molto brava. A volte non ci parliamo per giorni.”
 
“Tipo adesso?”
 
“Tipo adesso.”
 
“Si è arrabbiato perché non gli hai detto che sapevi del fienile, vero?”
 
“Sì.”
 
Carl ci pensa un po’ su e poi parla continuando a fissare la copertina dei suoi libri.
 
“Io penso che se una persona sa qualcosa di importante per le altre persona deve dirla sempre.”


“Ve l’avrei detto Carl, lo giuro. Dale voleva che aspettassimo stamattina perché voleva cercare di convincere Hershel a fare qualcosa senza creare casini. Ma non ci è riuscito, e il casino è venuto fuori comunque.”
 
“Lo so, io mi fido di te.” Mi guarda dritto negli occhi, facendomi sorridere. “Mi hai salvato quando mi sono perso nei boschi, alla cava.”
 
Ma non ho salvato Sophia, quando si è persa. Il mio umore cade istantaneamente sotto le mie suole, così decido di non stare vicino a Carl per non influenzarlo.
 
“Perché non vai a cercare la mamma, mh? Dille che abbiamo fatto tutti i compiti, e che sugli irregolari non ti batte nessuno.”
 
“Va bene.” Sorride alzandosi e prende i libri dal tavolo, prima di allontanarsi verso la villa.
 

 
Ho deciso di parlare con Daryl, di chiedergli scusa, ma questo potrebbe non essere il momento migliore. Lo vedo uscire dalle stalle, infuriato più del solito. Si dirige verso la sua tenda, e dopo qualche secondo vedo Carol uscire dopo di lui, il volto tra le mani. Sta piangendo.
 
Cosa ha fatto?
 
La raggiungo in poco tempo e la chiamo. Lei si volta asciugandosi le lacrime.
 
“Cosa è successo?”
 
“Niente, noi…” Ci pensa su un attimo prima di continuare. “N-non è come pensi, Julie, noi stavamo solo…”
 
“Era già incazzato, con me. Posso immaginare perché stai piangendo. Cosa ti ha fatto?”
 
“Niente. Voleva andare a cercare Sophia, io li ho chiesto di non farlo.” Tira su con il naso. “Non è ancora guarito del tutto, io…” Prende fiato per un attimo. “Io gli ho detto che non so se Sophia è ancora viva e che non voglio che lui muoia per trovarla. Non posso.”
 
La guardo per un attimo e uno spillo di gelosia mi punge lo stomaco. So che è indovuta, così accantono subito il pensiero e le poso una mano sulla spalla.
 
“Gli parlo io. Tu torna al camper.”
 

 
Lo raggiungo mentre sta ancora pestando i piedi con furia attorno al piccolo accampamento. Quando mi vede arrivare distoglie subito lo sguardo e sogghigna con disprezzo.
 
“Non riuscite proprio a lasciarmi in pace, eh?”
 
Incrocio le braccia sotto il seno, aspettando che parli di nuovo. Dopo qualche secondo Daryl si volta verso di me, sempre più incazzato. I suoi occhi sembrano volermi tagliare la pelle, da quando sono affilati e intensi, arrabbiati.
 
“Ti avevo detto di starmi alla larga, o sbaglio?”
 
“Ti sei offeso perché non ti ho detto degli zombie.”
 
“No, bellezza, non mi sono offeso, mi sono proprio incazzato. Tutti si sono incazzati. Com’è che hai detto? ‘Potevamo resistere un’altra notte’? Che gran cazzata!” Non rispondo. “Pensavi di farmi fesso? Ti ho beccata all’istante ieri sera, e mi hai propinato la scusa dello svenimento, del colpo di caldo… Ma chi ti credi di essere, eh? Con chi credi di stare parlando?!”
 
“Mi dispiace.”
 
“Ti dispiace? Bene, allora tutto a posto, scopiamo?” Daryl si avvicina a me velocemente, spingendomi contro il tronco dietro di me. Un brivido freddo mi corre lungo la schiena, una sensazione già nota. La paura mi paralizza, e non posso fare altro che fissarlo negli occhi. “Tanto è questo che vuoi, no? Puoi dire tutto a Dale, puoi dire tutto a Carol, a Lori… a Rick. Puoi fidarti di loro e poi venire da me per scopare, giusto?” Ora è vicinissimo, le sue grida a pochi centimetri dal mio volto. “Avanti, bambolina, mmh?” Continuo a fissarlo. “Non hai niente da dirmi? Nessun destro sulla mascella?”
 
Si allontana da me dopo qualche secondo, come se si fosse scottato. Non appena si allontana butto fuori l’aria che sembrava essersi congelata nei miei polmoni e distolgo lo sguardo dal suo. L’avevo visto incazzato, ma non l’avevo mai visto così. Non mi aveva mai fatto così paura. Mai. Deglutisco prima di alzare gli occhi sui suoi, e il disgusto che vi trovo è abbastanza da fare accapponare la pelle. Entro nella tenda ignorando il suo sguardo, e quando esco ho in spalla la mia borsa ed il mio arco.
 
“Dove…”
 
“Chiedi scusa a Carol.” È l’unica cosa che riesco a dire senza che la voce mi tremi. Mi allontano verso il camper. Credo che stanotte dormirò lì.
 

 
Shane scende dal Winnebago, anche lui in escandescenza. Decido di non affrontarlo, non ne ho le forze ora, ma lui si avvicina comunque a me, puntandomi il dito contro.
 
“Dove le avete portate, eh?!”
 
“Cosa?”
 
“Sai benissimo cosa. Tu e Dale. Siete in combutta contro di me, le avete nascoste per non farmele trovare, no?”
 
“Shane, non so di cosa tu stia parlando, ma non sono in combutta con nessuno. Non vedo Dale da stamattina.”.
 
“Non provare a dirmi cazzate, stupida puttanella o giuro che ti…”
 
“Ehy!” T-dog si avvicina a noi guardando Shane intensamente. “Cosa sta succedendo qui?”
 
“Niente, niente. Lascia perdere.” Shane si ricompone prima di allontanarsi a passi lunghi verso il bosco.
 
“Ma che gli è preso?” T-dog mi guarda per un attimo, ma lo ignoro salendo sul camper, che trovo completamente in soqquadro.
 
Sembra che ci sia passato un uragano. Un uragano di nome Shane. Mi chiedo cosa stesse cercando, ma in ogni caso non lo voglio seguire. Non voglio seguire né lui né Daryl, voglio solo stare da sola. Sono stufa di essere parte di tutto questo, di queste guerre interne, voglio solo…
 
 
“Non abbiamo tempo per riposare.”
 
“Avi, siamo tutti esausti.” Cerco di farlo ragionare, posando la mano sulla sua spalla. “Ti prego.”
 
“Ci riposeremo quando troveremo un posto sicuro.” L’uomo si volta verso di me fulminandomi con lo sguardo. Scosto la mano prima di abbassare la testa.
 
“Scusami…”


Mi guarda con un’espressione di chiaro disgusto, come se vorrebbe che sparissi in un battito di ciglia. Preferirebbe essere ovunque tranne che li con me, e anche se non me lo vuole dire, so che avrebbe preferito se fossi stata io a morire, al posto di Esther.
 
 
Rimetto a fuoco l’ambiente attorno a me, ma questa volta non sto piangendo. È rabbia quella che sto provando, rabbia per Daryl, che crede di poter trattare la gente come vuole. Rabbia per Avi e per come si è lasciato trasformare da questo mondo. Per Shane. Osservo per caso l’armadio dentro del quale l’uomo aveva lasciato il borsone delle armi e mi rendo conto che è vuoto. Faccio due più due, e quando capisco quello che il poliziotto potrebbe fare a Dale, prendo l’arco e corro fuori dal camper, precipitandomi verso la direzione nella quale l’uomo si è diretto.
 

 
“Dale, sta zitto. Dammi le armi.” Sento la voce di Shane prima di vederli. Sono nella palude. Non siamo mai passati da qui, ma il fango a terra mi ha permesso di seguire le tracce di entrambi con facilità. Incocco una freccia nell’arco e la tendo verso Shane, venendo allo scoperto. Dale mi guarda vedendomi ancora una volta per primo, e il poliziotto si volta verso di me con un sorriso amaro.
 
“Dimmi Julie. Non ti stanchi mai di origliare?”
 
“Non ti stanchi mai di fare lo stronzo?”
 
Scuota la testa prima di guardarmi negli occhi. “Quindi? Hai intenzione di spararmi?” Non rispondo, tenendo la freccia puntata davanti a me. “Sai, mi sei sempre sembrata una ragazza sveglia, Julie. Non ho ancora capito cosa ci trovi a farti sbattere da uno come Dixon, ma questo non è importante.”
 
“No, infatti. Dammi un buon motivo per non ucciderti.” Dale mi guarda con aria preoccupata.
 
“Sai bene qual è la cosa giusta da fare, Julia.” Shane si volta completamente verso di me. “Dobbiamo proteggere le persone che amiamo, e aspettare che Hershel smetta di fare il pazzo non è una possibilità. C’è un unico modo per eliminare la minaccia, e per farlo, mi servono quelle armi.”
 
Ci penso per un attimo prima di spostare la mira verso Dale, che mi guarda spiazzato, come se avesse visto un fantasma.
 
“Dagli il borsone, Dale.”
 
“Cos-cosa? Julia, tu… No!”
 
“Io non voglio che nessuno alla fattoria venga squartato nel sonno perché un vecchio pazzo è convinto che quei così siano persone malate.” Parlo con calma.
 
“Ascoltami, bambina, tu non sei come lui.” Alza la mano verso Shane, che lo guarda compiaciuto. “Tu non fai parte di questo mondo, tu sei migliore. Non lasciare che la paura ti corrompa. Dobbiamo solo aspettare, Rick troverà…”
 
“Dale.” Lo interrompo. “Dagli le armi.”
 
Dale mi fissa ancora per qualche minuto, scioccato dal mio voltafaccia, se così vogliamo chiamarlo. Abbassa la testa deluso prima di girarsi, prendere il borsone e spingerlo nelle mani di Shane.
 
“Spero che voi vi rendiate conto delle conseguenze delle vostre azioni.” Sono le sue ultime parole, prima di allontanarsi.
 
Abbasso l’arco e Shane mi si avvicina, con aria compiaciuta. Sa di aver vinto.
 
“Allora, sei con me?”
 
“Dale si sarebbe fatto ammazzare per quelle armi, e tu l’avresti ammazzato senza pensarci due volte. Come hai fatto con Otis.” La sua espressione cambia istantaneamente. Sa di essere stato scoperto. “Qualcuno doveva sacrificarsi per salvare Carl ed era o lui o te, giusto? Ma meglio lui, perché se fossi stato te a morire, nessuno avrebbe potuto proteggere Carl e Lori, nemmeno Rick, sebbene sia lui il padre di Carl, e sia lui il marito di Lori. Credo tu abbia fatto un po’ di confusione in merito.” Shane stringe i pugni lungo i fianchi e comincio a pensare che voglia tirarmene uno in faccia. “Ma del resto di tutto questo non m’importa. Quello che m’importa è che nessuno ci lasci le penne per il problema nel fienile. Sono venuta per impedire che Dale si facesse ammazzare. Per il resto sono affari tuoi.”
 
Shane rimane in silenzio. Mi volto dandogli le spalle prima di parlare di nuovo.
 
“Andrò a dire a Rick di indossare un giubbotto catarifrangente. Non sia mai che nel casino della sparatoria ti parta un colpo verso l’unica cosa che c’è tra te e le mutande di Lori.”
 
Shane mi raggiunge velocemente e si mette davanti a me, fermandomi.
 
“Dovresti imparare le buone maniere, ragazzina.”
 
“Se hai paura che possa dire qualcosa al campo puoi stare tranquillo, non lo farò. Che tu ci creda o meno, me ne frega ben poco della maggior parte di voi. Ora se vogliamo muoverci...”
 

 
Quando Daryl mi vede arrivare accanto a Shane, stringe i pugni lungo i fianchi.
 
“Che succede?” Mi chiede, aggrottando la fronte. Lo guardo, ma non gli rispondo, tirando dritto verso la villa “Ehy!”
 
“Sei con me, amico?” Shane gli porge un fucile, che lui accetta subito prima di toglierne la sicura.
 
“Sì.”
 
“Bene. È il momento di muoversi. Hai già la tua?” Si volta verso Andrea, che subito chiede dove sia Dale.
 
“Sta arrivando.” Le rispondo fermandomi accanto a lei.
 
“Non possiamo usarle nella fattoria.” Glenn ci guarda con aria preoccupata.
 
“Ora possiamo, e dobbiamo.” Shane alza leggermente la voce. “Ero il primo che se ne stava a raccogliere margherite pensando che questo posto fosse sicuro, ma ora sappiamo che non lo è.” Si riavvicina a Glenn porgendogli un fucile a pompa. “Tu che mi dici ragazzo, vuoi proteggerci?”
 
Il ragazzo guarda prima Maggie al suo fianco, ma alla fine cede, accettando il fucile da Shane, che ne offre uno anche alla ragazza, la quale però non è così convinta.
 
“La smetti, per favore? Se distribuisci tutte queste armi mio padre vi caccerà stasera.”
 
“Non possiamo andarcene, Shane!” Carl scende le scale della veranda, seguito da sua madre.
 
“Non andremo da nessuna parte, okay?” Shane si guarda attorno prima di abbassarsi di fronte a Carl, porgendogli una colt di basso calibro. Questo no. “Voglio che tu prenda questa. Prendila Carl, e potrai proteggere tua madre.” Il bambino tentenna. “Sai come fare, coraggio, prendi la pistola e fallo!”
 
“Shane!” Lo chiamo, e lui si volta guardandomi. “Non c’è bisogno di questo.”
 
“Oh, cazzo…”
 
Ci voltiamo verso T-dog, e quello che vediamo sfiora i limiti dell’assurdo. Rick ed Hershel tengono due zombie con dei stringimascella per mucche, mentre Jimmy li attira in direzione del fienile. Shane corre subito verso i tre, e l’intero gruppo lo segue urlando.
 
“Che cazzo state facendo?!”
 
“Shane!” Rick cerca di farlo calmare. “Tu stai indietro!”
 
“Perché hanno tutti le armi?” Hershel si chiede guardandosi attorno.
 
“Siete impazziti?!” Shane cammina attorno al gruppo, puntando il dito contro gli zombie. “Vedete? Vedete cosa stanno portando?”
 
“Io vedo chi sto portando!” Il fatto risponde stizzito.
 
“No, amico, ti sbagli!”
 
“Shane! Facci finire e poi ne parliamo!”
 
“Di che cosa vuoi parlare, Rick! Queste cose non sono malate, non sono persone! Sono morte! Non proverò niente per loro perché non fanno altro che uccidere! Queste cose qui sono quelle che hanno ucciso Amy! Hanno ucciso Jim! E uccideranno tutti noi se non facciamo qualcosa!”
 
“Shane, ora basta!” Rick lo supplica.
 
“Ehy Hershel, lascia che ti chieda una cosa: una persona malata potrebbe sopravvivere a questo?” Subito dopo estrae la pistola e spara tre colpi nel petto dello zombie che Hershel sta portando. “Una persona vivente potrebbe sopravvivere a questo?” Spara ancora “Le ho colpito il cuore, i polmoni! Perché è ancora in piedi?”
 
“Shane smettila!” Rick strilla.
 
“Sì, hai ragione amico.” Il poliziotto cammina verso lo zombie. “Basta così.”
 
Shane spara il colpo dritto in mezzo agli occhi del putrefatto, che cade a terra trascinando Hershel in ginocchio.
 
“Basta rischiare le nostre vite per una ragazzina ormai morta!” L’uomo alza la voce, parlando come fosse un avvocato in aula. “Basta vivere accanto ad un fienile pieno di zombie che vogliono ucciderci! Basta! Rick non è più l’uomo forte che era prima.” Fissa lo sguardo su quello dello sceriffo, e penso a quello che ho fatto nella palude. Avrei dovuto sparargli. Avrei dovuto ucciderlo e prendere il borsone con Dale. “Ora se volete vivere dovete lottare per forza! Intendo lottare sul serio, proprio qui. Proprio adesso!” L’uomo si volta correndo verso i cancelli del fienile.
 
“Tieni questo.” Rick si volta verso Hershel, che però è in una specie di trance. “Hershel!”
 
“Rick!” Lori urla.
 
“Hershel, tieni questo!!” Poi si volta verso Shane che sta per aprire le catene a suon di picconate. “Shane ti prego, non devi farlo! Shane!”
 
Alzo l’arco e incocco la freccia in un secondo, prima di scagliarla contro la testa dello zombie al stringimascella di Rick. Esso cade con un tonfo e lo sceriffo mi guarda, ma quando si volta per fermare Shane è troppo tardi.
 
Quando il primo zombie esce dal granaio lascio andare l’arco e mi abbasso sul borsone delle armi afferrando il Remington 870 e posizionandomi accanto a Daryl, che mi guarda con la coda dell’occhio. Gli spari iniziano e uno per volta gli zombie cadono davanti a noi.
L’intera famiglia Greene è in lacrime. Amici, parenti, vicini di casa… Nella testa del vecchio Hershel è come se stessero morendo davanti ai suoi occhi. Come se stesse assistendo ad un massacro. Come si può essere così stupidi? Quando l’ultimo zombie cade a terra colpito da un proiettile di Daryl il silenzio diventa quasi insopportabile, pesando sulle spalle di tutti noi.
Shane si volta verso di me annuendo, ma io lo ignoro. Daryl sembra deciso ad ignorarmi. Abbasso il fucile, e quando Dale ci raggiunge mi guarda scuotendo la testa, deluso.
Dal fienile arriva un altro rumore, un altro lamento. Ce n’è ancora uno. Mi volto di nuovo verso di esso, assieme a tutti gli altri. Un nodo mi lega lo stomaco. Ho un pessimo presentimento e istintivamente rialzo il fucile davanti a me. Quando l’ultimo zombie esce dalle porte del fienile il cuore mi si stringe in petto, l’aria mi manca e i miei occhi si rifiutano di spostarsi dalla figura di Sophia, che avanza verso di noi lentamente digrignando i denti. Sangue incrostato le sporca la pelle grigia e indurita sulla spalla sinistra, attorno al morso che le ha fatto questo.
Sembra passare un’eternità. Sono immobile. Siamo tutti immobili.
 
Carol corre urlando verso sua figlia, Daryl lascia cadere il fucile e afferra la donna appena in tempo, spingendola a terra per impedirle di correre verso la bambina. Chiudo gli occhi, l’unico rumore oltre ai passi di Sophia e ai suoi lamenti è il suo nome, sussurrato da sua madre tra le lacrime, che nemmeno io riesco a trattenere.
 
 
“Anche io sono in debito con te? Anche tu mi hai salvato la vita.”
“Oh sì. E il prezzo per ripagarmi è alto. Vuoi sapere cosa devi fare?”
Sophia sorride.
“Devi raccogliermi la più bella margherita che trovi. E devi promettermi che qualsiasi cosa succeda, non ti allontanerai mai da sola. Va bene?”
La bambina sorride di nuovo, un sorriso a denti scoperti e vero, in contrasto con il mondo in cui si era ritrovata a vivere. Dolce, così dolce. Troppo dolce per un mondo così.
 

Cado in ginocchio e chiudo gli occhi. È così che voglio ricordarmela, non come un mostro. No, quella non è Sophia. Sophia è la bambina bionda con le margherite tra i capelli, Sophia è il pigiama rosa al CCM, Sophia è la sua bambola di pezza. Sophia non è quello che ho davanti ora, non sono sue le ringhia, non è sua la fame irrazionale che la spinge a muoversi. No, quella non è Sophia.
 
Quando lo sparo riecheggia nelle mie orecchie, solo in quel momento apro gli occhi, fissando il terreno. Non riesco a respirare e le urla di Carol non fanno altro che tirare il fiato fuori dai miei polmoni, lontano da me.
 
Quello è il momento in cui tutto mi cade addosso. Ogni cosa, a partire dall’inizio di tutto questo. A partire da Esther, fatta a pezzi davanti ai miei occhi e a quelli di suo fratello, il giorno in cui Avi ha iniziato a morire poco a poco, il giorno in cui ho perso entrambi per sempre. La sabbia sporca di sangue sotto il corpo di Scott, la carta da pareti gialla sporca di sangue e altro dietro la testa di Mitch, di fronte alla canna della pistola di Avi, il suo sguardo davanti a quello che aveva appena fatto. Gli occhi di Kirstin, una volta ambrati e pieni di vita, bianchi e vacui, e la mia pistola, rovente tra le mie mani. Il corpo massacrato di Kevin, e le urla di Avi davanti a me, le sue lacrime, il sangue che colava dai suoi polsi mentre tentava di liberarsi e salvarmi, salvarmi da…

Improvvisamente tutto diventa nero, e le urla di Carol mi cullano verso l’incoscienza.

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


“Julie? Julie, tesoro, stai bene?” Quando riapro gli occhi il primo volto che vedo è quello di mia madre. La sua mano mi accarezza il volto, e per un secondo mi sembra di essere tornata indietro di dieci anni. E sono a casa mia, nel mio letto, con la febbre alta e lo straccio tiepido sulla fronte, e mia madre mi accarezza la guancia. Chiudo gli occhi spingendomi contro la sua mano e sussurro con un filo di voce.
 
“Era un incubo, mamma… Un incubo… Avevo tanta paura.”
 
“Julie sono io, mi senti?” Riapro gli occhi, e il volto di mia madre viene sostituito da quello di Lori. Mi sorride, ma i suoi occhi sono rossi di lacrime. Carl è rannicchiato sulla poltrona accanto al divano sul quale sono sdraiata, e mi fissa senza mostrare emozioni. Annuisco alla donna e richiudo gli occhi alzandomi lentamente per evitare di avere un calo di pressione, ma la testa inizia comunque a girarmi. Lori mi stringe una spalla, il volto preoccupato.
 
“Cosa…” Chiudo gli occhi di nuovo pensando ai miei ultimi momenti con il gruppo e un nodo mi stringe la gola. “Carol…?”
 
“Daryl è con lei nel camper. Gli ho detto che mi sarei presa io cura di te.” Annuisco prima che lei continui. “So che probabilmente sei molto debole, ma siamo pronti per salutare Sophia un’ultima volta.”
 
Guardo Carl, capendo la scelta di parole usate da Lori. L’espressione del bambino mi gela quasi il sangue nelle vene, e distolgo lo sguardo annuendo a Lori prima di seguirla assieme a Carl verso il camper. Poco prima di arrivare, Andrea chiede qualcosa a Lori e la donna mi chiede se posso chiamare Carol e Daryl da sola. Continuo a camminare senza rispondere e quando mi avvicino alla porta del veicolo busso leggermente prima di salire i tre scalini ed entrare. Daryl è alla mia sinistra, il peso del mondo sulle sue spalle. Annuisce leggermente nella mia direzione prima di voltarsi verso Carol. La donna fissa i campi fuori dal finestrino, gli occhi asciutti e rossi, la bocca chiusa in una linea aspra.
 
“Carol… Sono pronti.” La voce mi esce dalla gola ma stento quasi a sentirla. La donna abbassa lo sguardo sulle sue mani prima di parlare.
 
“Perché?”
 
Perché vogliono fingere che tua figlia sia ancora qua ad aspettare un ultimo saluto.
Abbasso lo sguardo, ed è Daryl a risponderle per me.
 
“Perché è la tua bambina.” Parla piano, quasi per non disturbare il silenzio.
 
Carol alza lo sguardo incontrando prima quello di Daryl, e poi il mio. Scuote la testa e alza le sopracciglia.
 
“Non è la mia bambina. È un’altra… cosa.” C’è una pausa. Ogni secondo mi sembra di respirare dolore che mi comprime il petto e mi schiaccia il cuore. “La mia Sophia era sola nel bosco. Tutto questo tempo ho pensato… Non stava piangendo. Non stava soffrendo la fame. Non stava cercando di tornare da me.” Daryl alza lo sguardo fissando la nuca della donna, che è tornata a fissare il paesaggio dopo avere iniziato di parlare. “Sophia è morta molto tempo fa.”
 
L’uomo raccoglie il fucile nelle sue mani prima di scendere dal camper facendo pesare i suoi passi.
 
Rimango con la donna per ancora qualche minuto, ma quando capisco che non ha intenzione di seguirmi, rinuncio anch’io senza dire nulla. Scendo gli scalini del camper e mi avvicino al resto del gruppo. Daryl è in disparte, stringe le mani sull’impugnatura della balestra fino a farle diventare bianche. Le spalle tese e lo sguardo fisso sulla croce in legno sopra alla tomba di Sophia. Hershel pronuncia qualche parola per la bambina, e quando ha finito l’intero gruppo si allontana verso la casa, tranne il cacciatore, che si volta verso il bosco in direzione opposta. Chiudo gli occhi e mi trattengo dal seguirlo, sapendo che non farei altro che peggiorare la situazione. Rimasta sola, cammino verso il fienile ormai vuoto, per aiutare Andrea, Rick, Dale e T-dog con i corpi. Li sento parlare ma non mi unisco alla discussione fino a che non salta fuori il nome di Shane.
 
“Ha fatto bene a fare quello che ha fatto.” T-dog.
 
“Come puoi dire questo?” Dale gli risponde guardandolo.
 
“Shane ha fatto quello che riteneva più giusto per proteggerci.” Aiuto Andrea a spingere l’ultimo dei corpi sul pick up. “Non poteva sapere di Sophia.”
 
“Era già convinto che fosse morta, voleva abbandonare le ricerche. Ha dimostrato a tutti di avere ragione.” Dale mi risponde con condiscendenza. Mi volto verso di lui fissandolo negli occhi.
 
“E aveva ragione, no? Dimmi, quand’è stata l’ultima volta che qualcuno ha preso una decisione in maniera razionale per il bene del gruppo?” Scioccati dalla mia reazione, nessuno mi risponde. “Esattamente.” Mi volto verso Rick.
 
“Ehy!” L’uomo cerca di fermarmi ma sono già troppo lontana perché possa afferrarmi, e sento T-dog cercare di fermarlo.
 
Cammino senza una meta per i campi di Hershel, pensando a quello che ho detto a Rick. Shane non mi è mai andato a genio, ma, in effetti, ha sempre cercato di prendere le decisioni migliori per garantire la sopravvivenza del gruppo, anche quando non sempre erano le più semplici. O per lo meno, avrebbe voluto prenderle. Perché Rick ha voluto fare il boyscout dall’inizio di tutto questo, e ora dove siamo finiti? Questo gruppo non c’è più. Siamo corpi le cui anime vengono divorate pezzo a pezzo dal senso di colpa, dall’insicurezza, dalla paura. Questo mondo cambia le persone, inevitabilmente. Avriel, lui ha tentato di fare sempre la scelta giusta. Ci ha provato, ma il mondo lo ha schiacciato come un insetto sull’asfalto. Era l’uomo più buono che io avessi mai conosciuto, eppure l’ho visto uccidere senza risentimento, come se non fosse successo niente. L’ho visto fare cose terribili, l’ho visto prendere il posto che nessuno aveva il coraggio di prendere pur di tenerci tutti al sicuro. Ma ha fallito. Nessuno è al sicuro. Nessun posto è sicuro. Non ora, non in questo mondo. Siamo tutti destinati a fare la fine di Sophia. E di Jim. E di Amy, di Kirstin, di Scott, Kevin, Esther, Mitch. Di Avi.
 
“Avi…” Due mani sono strette sui miei avambracci, e lo sguardo di Shane è incollato alle mie braccia. È sangue? Le mie mani… E’ sangue?
 
“Julie, cosa hai fatto?”
 

 
Le mani di Shane sono grandi, calde e ruvide. È inginocchiato davanti a me, l’acqua del secchio accanto a lui rossa del mio sangue. Sono arrivata alla conclusione che devo essermi tagliata nella vegetazione su qualche ramo o rovo. Rimane in silenzio, la fronte aggrottata in segno di concentrazione mentre mi sfila le spine dalla pelle delle braccia prima di passarvi le mani umide.
 
“Mi dispiace per Sophia.”
 
Alzo lo sguardo, ma lui non incontra il mio.
 
“So che le eri legata, voglio che tu sappia che mi dispiace. Quando ho aperto quel fienile non ne avevo idea. Se l’avessi…” Chiude gli occhi scuotendo la testa. “Tutti pensano che io sia…” Alza lo sguardo incontrando il mio per poi sussurrare. “Non avevo idea che fosse la dentro.”
 
“Nessuno poteva saperlo, Shane.” Annuisce abbassando lo sguardo e gli poso una mano sulla spalla. “Ehy. Nessuno lo sapeva. Hai fatto la cosa giusta. Quel fienile… Se si fosse aperto, se avesse ceduto… Lo avrebbero visto tutti. Hai fatto la cosa giusta.”
 
Shane mi guarda per un secondo prima di annuire e alzarsi raccogliendo il secchio da terra senza guardarmi. Mentre s’incammina verso casa Greene, io rimango seduta per qualche secondo, senza sapere cosa fare.
 
 

 
 
Lo trovo seduto a qualche miglio dalla casa, probabilmente molto vicino ai confini della proprietà di Hershel. Sta intagliando delle frecce, e so bene cosa vuol dire: sta cercando di scappare, di estraniarsi. Di non pensare. Quando alza lo sguardo su di me gli sorrido leggermente, ma lui non ricambia, tornando a quello che sta facendo con concentrazione. Mi siedo a qualche metro da lui appoggiando la testa al tronco di un albero. Passano secondi, minuti, forse anche ore, prima che mi stufi del silenzio.
 
“Hai spostato la tenda quaggiù?”
 
Annuisce con un verso gutturale.
 
“Da chi stai scappando?”
 
Silenzio.
 
“Daryl…?”
 
“Sto meglio da solo.”
 
Abbasso lo sguardo e cade di nuovo il silenzio, scandito dai movimenti del suo coltello sul legno. Dopo qualche minuto è lui a parlare
 
“Mi dispiace per stamattina.”
 
Annuisco.
 
“Non so cosa mi è preso.”
 
“Eri arrabbiato.” Alza gli occhi su di me incontrando ai miei. “Con me e con Carol. Ma non devi più farlo. Mai più.” Daryl abbassa lo sguardo. “Come dite voi americani? Perdona e dimentica?”
 
Daryl annuisce e dopo qualche minuto chiudo gli occhi respirando e per la prima volta nella giornata, sento l’aria entrarmi nei polmoni. Quando riapro gli occhi Daryl ha lo sguardo puntato dietro di me. Mi volto per vedere Lori correre verso di noi. Mi alzo, ma Daryl rimane seduto.
 
“Vi siete allontanati un bel po’” La guardo appoggiando la spalla al tronco annuendo, ma lei sembra voler parlare con Daryl. “Beth è in una specie di stato catatonico.”
 
“Sta bene?” Le chiedo aggrottando lo sguardo.
 
“E’ stabile, ma ci serve Hershel. È sparito dopo il funerale di Sophia, Rick e Glenn sono andati a cercarlo ma non sono ancora tornati.”
 
“E allora?” Daryl risponde senza alzare lo sguardo.
 
“Allora voglio che tu corra in paese e li riporti qui.” Alzo le sopracciglia al tono di Lori, ma è preoccupata, e posso capirla. Daryl non le risponde, così punto lo sguardo su di lui.
 
“Daryl?” Alza lo sguardo su di me per poi spostarlo su Lori.
 
“Quel cazzone è andato a fare la spesa. Va a riprendertelo da sola. Io ho di meglio da fare.”
 
Lori rimane in silenzio mentre io mi stacco dal tronco fulminandolo con lo sguardo.
 
“Ehy!”
 
“Che problema hai? Perché sei così egoista?!”
 
“Egoista?!” Daryl si alza alzando la voce e girandosi verso Lori. “Ascoltami, Olivia, sono andato io a cercare quella ragazzina, ogni santo giorno! Mi sono beccato una pallottola e una freccia, quindi non venirmi a dire che non mi sporco le mani! Ti interessano quei due idioti, fatti un giretto.” Sposta lo sguardo sul mio per un secondo prima di risedersi. “Sono stanco di cercare persone.”
 
Lori si allontana e dopo un secondo io faccio lo stesso.
 
“Dove stai andando?”
 
“A cercare Hershel.”
 
“Uh, certo. No.”
 
Mi fermo voltandomi di scatto.
 
“Stammi bene a sentire, Daryl, perché non te lo dirò un’altra volta. Stai soffrendo, ti sei staccato dagli altri, e questo lo capisco. Voglio aiutarti. Non ho ancora ben chiaro di cosa sia questa… cosa, ” Gesticolo allo spazio tra noi due “ma se pensi di avere voce in capitolo sul perché e il per come decido di mettermi in gioco ti sbagli di grosso.” Sembra preso in contropiede dal mio tono di voce. “Vuoi stare qui a fare frecce e tenere il muso tutto il tempo, accomodati! Io vado a cercare Hershel.”
 

 
“Lori!” Non si volta. “Lori, fermati!”
 
“Tieni d’occhio Carl, va bene? Non dire niente a nessuno, non voglio che si preoccupino.”
 
“No.” La raggiungo e la fermo tenendole il braccio. “No. Non puoi, non puoi andare. Stai qui con loro.”
 
“Julie, sei stata in pessime condizioni per tutto il giorno…”
 
“Lo so.” Lori mi guarda in silenzio. “So del bambino.” Distoglie lo sguardo prima di chiudere gli occhi. “Ho sentito mentre parlavi con Glenn, non volevo origliare, ho semplicemente sentito.”
 
“Non devi dirlo a nessuno va bene, ti prego!”
 
“Non lo dirò a nessuno, ma tu devi rimanere qui, al sicuro. Vado io a cercarli. Sai dove sono?”
 
“Maggie mi ha dato una mappa.”
 
“Va bene.”
 
Torniamo alla casa e dopo qualche minuto sono pronta per partire. Carico la pistola e la infilo nella fondina, decidendo di lasciare l’arco. Lori mi da la mappa prima di abbracciarmi e sussurrarmi.
 
“Sta attenta, okay?” Annuisco, entro in macchina e parto seguendo la mappa.

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Parcheggio nel punto indicato sulla mappa e riconosco la Cherokee di Carol davanti ad un edificio la cui insegna sgualcita mi fa capire che si tratta del posto giusto. Scendo dalla macchina e mi avvicino a Rick, che allertato dal rumore deve essere uscito a controllare.
 
“Cosa ci fa qui?”
 
“Lori era preoccupata, ci state mettendo più del previsto.”
 
“Sì, beh Hershel non vuole collaborare.”
 
“Cosa facciamo, aspettiamo che svenga?” Glenn si volta verso Rick mentre entriamo, con un cenno di saluto nella mia direzione. Hershel è seduto al bancone, una bottiglia di whiskey mezza vuota davanti a sé. Si gira guardandomi per un secondo prima di darci di nuovo la schiena e ringhiare.
 
“Andatevene via!”
 
“Ho promesso a tua figlia che ti avrei riportato a casa, sano e salvo.” Rick sbuffa guardandolo.
 
“Così come l’avevi promesso a quella ragazzina?” Il poliziotto rimane in silenzio abbassando lo sguardo a terra. Prendo fiato prima di avvicinarmi.
 
“Qual è il piano Hershel? Scolarti la bottiglia e nasconderti in questo buco fino alla fine? Lasciare sole le tue figlie?”
 
“Siamo già alla fine!” Alza la voce avvicinandosi a me con aria minacciosa prima di voltarsi verso Rick. “Smettila di dire a me come prendermi cura della mia famiglia e della mia fattoria! Il tuo gruppo è come la peste! Io faccio un atto caritatevole, vi do un rifugio e voi arrivate e distruggete tutto!”
 
“Il mondo faceva già schifo quando ci siamo incontrati.” Rick mi sorpassa spostandomi verso Glenn. Rimango per un attimo colpita dal suo gesto, ma quando le urla aumentano, stringo la mascella. Troppo rumore. Siamo in città. Non è sicuro.
 
“E tu non ti assumi nessuna responsabilità! Dovresti comportarti come il loro capo!”
 
“Beh, sono qui adesso. O no?”
 
“Sì… Sì. Sei qui.” Hershel torna a sedersi al bancone e Rick sospira abbassando le spalle.
 
“Tutto questo non ha senso.” Mi avvicino e mi siedo accanto all’uomo. “Le tue figlie hanno bisogno di te e tu stai qui a riempirti d’alcool e sfogare la tua rabbia su chi sta cercando d’aiutarti.” Si porta il bicchiere alle labbra, ma prima che possa bere glielo sfilo di mano e lui mi allontana con un gesto secco.
 
“All’inizio non ti volevo proprio credere, sai? A nessuno di voi! Siete arrivati da me dicendomi che non c’era una cura, che queste persone erano morte, non malate. Ho scelto di non credervi! Ma quando Shane ha sparato a Lou’ nel petto, e lei continuava a muoversi… Ho capito quanto sono stato stupido! Ho capito che Annette era morta già da un pezzo e stavo nutrendo un corpo putrefatto. Solo allora ho capito che non c’era speranza. E quando quella bambina è uscita dal fienile.” Abbasso lo sguardo cercando di allontanare quell’immagine di Sophia dalla mia memoria. “Ti ho guardato negli occhi, e ho realizzato che l’avevi capito anche tu, giusto?” Si volta verso Rick e Glenn. “Non c’è speranza. Per nessuno di noi.”
 
Sospiro prima di prendere la bottiglia e buttarne giù un sorso sotto gli occhi increduli degli altri tre. Quando poso la bottiglia sul bancone torno a parlare guardandomi l’etichetta.
 
“Non ha importanza. Non ha importanza se crediamo ancora che ci sia speranza, non ha importanza se tu non vuoi più andare avanti. Quante volte nella storia le persone hanno perso la speranza, eppure sono andate avanti? Siamo andati avanti per millenni, Hershel. Vuoi smettere di credere che tutto questo cambierà per il meglio, fallo. Ma se le tue figlie vogliono andare avanti… Vogliono continuare a vivere… Loro hanno bisogno di te, così come noi abbiamo bisogno di Rick. Non si tratta più di te, di voi.” Mi volto verso Rick “Si tratta di chi ha bisogno di voi. Delle vostre responsabilità. Hershel.” Gli poso una mano sulla spalla e lui si volta a guardarmi. “Beth non sta bene. Maggie ha paura. Hanno bisogno del loro padre.”
 
Hershel beve l’ultimo sorso dal suo bicchiere prima di alzarsi e annuire verso di me. Gli sorrido e mi giro verso Glenn e Rick, ma in quel momento la porta si apre cigolando. Poso la mano sull’impugnatura della pistola e sgancio la fondina ma il poliziotto mi ferma con un cenno.
 
“Porca puttana. Sono vivi.”
 
Il più magro dei due parla con un accento fastidiosamente marcato prima di posare lo sguardo su di me. Mi rendo improvvisamente conto di essere l’unica donna, forse una delle prime che vedono da chi sa quanto. Chiudo gli occhi abbassando la testa per bloccare la mia mente dall’andare a ripescare un particolare ricordo. Rabbrividisco alle sue parole. “Molto vivi.”
 

 
Dave e Tony sono seduti ad un tavolo, raccontando con giovialità di come si sono incontrati. Rick si volta verso di me dopo avergli riempito i bicchieri e dal suo sguardo riconosco che non sono l’unica a cui tutto questo puzza di marcio.
 
“Mi chiamo Glenn.” Il ragazzo sorride. “E’ bello vedere gente nuova.”
 
“Rick Grimes.”
 
“Hershel.”
 
Dave, il più magro, si volta verso di me sorridendo. “E tu, dolcezza? Non ce l’hai un nome?”
 
“Julia. E non chiamarmi dolcezza.”
 
“Uuuuh, morde.” Tony, il più grasso, sussurra cercando di non farsi sentire, ma sia io che Rick, i più vicino al tavolo, lo sentiamo più che bene. Io rimango impassibile mentre il poliziotto viene a sedersi accanto a me dal suo posto dietro al bancone.
 
“E’ una brutta giornata. Abbiamo perso delle persone.”
 
“Mi dispiace.” Dave abbassa lo sguardo. Prima di alzare il bicchiere “Tony è un cazzone.” Sorride. “A giorni migliori e nuovi amici. E ai nostri morti, che possano essere in posto migliore” Gli uomini bevono, e quando Dave posa il bicchiere sul tavolo di fronte a lui si sposta abbastanza da mostrare la pistola incastrata sotto la sua cintura. Rick la guarda prima che l’uomo se ne accorga sorridendo e prendendola. Le mie dita scattano e prudono per estrarre la mia Beretta dalla fondina, ma non possiamo rischiare. “Carina, eh? L’ho presa ad uno sbirro.”
 
“Io sono uno sbirro.”
 
“Beh, quello era già morto.”
 
“Siete lontani da Philadelphia. Cosa vi ha portato quaggiù?”
 
“Di certo non il clima. Avrò perso quindici chili con questo caldo.”
 
“Io no.” Tony sorride e sento Glenn ridacchiare dietro di me.
 
“Siamo stati a Washington, avevamo sentito di un campo profughi, ma… Le superstrade erano così intasate che abbiamo deciso di passare solo per la campagna. Ogni gruppo di superstiti ci ha suggerito come scappare da questa situazione. Qualcuno ha detto che la Guardia costiera sul Golfo organizzava dei traghetti per le isole, qualcun altro che c’era un treno che avrebbe potuto portarci fino in Kansas, Nebraska…”
 
“Nebraska?” Glenn chiede dietro di me e io gli rispondo seccamente.
 
“Poche persone, tante armi.”
 
“Sveglia, la ragazza. Mi piace.” Dave sorride e di nuovo i brividi mi scendono sulle spalle. Dave scambia un’occhiata con Tony prima di parlare. “E voi invece? Qual è il piano?”
 
“Siamo diretti a Fort Benning.” Rick risponde velocemente.
 
“Non vorrei rovinarti la sorpresa agente,” Dave ribatte con un’espressione quasi divertita sul volto. Questi tizi non mi piacciono per nulla. “ma abbiamo incontrato uno che era in servizio a Benning. Ha detto che il posto è stato invaso dai cervelli molli.”
 
“Fort Benning è perso?” Glenn chiede, incredulo. Peccato che l’avessi già detto. Pensavo fosse ormai scontato. “Dici sul serio?”
 
“Purtroppo sì.” Dave continua. “E l’assurda verità è che non c’è via d’uscita da questa merda. Passiamo solo da un’illusione all’altra, pregando che uno di quegli schifosi non ti afferri mentre dormi.” L’uomo divaga, prima di tornare a guardare Rick con intenzione “Non ho visto un accampamento qui intorno, siete sistemati da un’altra parte?”
 
Vogliono sapere dov’è la fattoria. Vogliono quello che abbiamo noi. Guardo Rick per un secondo, cercando di esprimergli il mio disagio, e lui risponde velocemente a Dave.
 
“Non proprio.”
 
“Le auto qua fuori sono vostre vero? Sembrano piuttosto pulite perché voi vi dormiate dentro. Dov’è tutta la vostra roba?”
 
“Nei bauli.” Rispondo subito, cercando di essere il più convincente possibile.
 
“Mmh mmh” Dave alza un sopracciglio guardandomi. “Pensavamo di portare la nostra gente da queste parti. È sicuro qui?”
 
“Non esiste un posto sicuro, non più.” Guardo Tony per un minuto prima di tornare su Dave. “Tra l’altro, più gente c’è da queste parti, più zombie verranno attratti.”
 
“Zombie? Li chiamate così?” Dave ci pensa su per un po’ prima di sorridermi. “Mi piace. Mi piace più di cervelli molli.”
 
“Più conciso.” Tony si aggiunge.

“Ok… Tony è andato al college.” L’altro uomo scherza, ma pare essere l’unico divertito dalla situazione.
 
“Due anni.” Sento gli occhi del grassone puntati sul collo e brividi di disgusto corrono lungo la mia pelle.
 
“E voi invece? Vi siete sistemati nella periferia?”
 
Tony si alza abbassandosi la zip dei pantaloni, guardandomi dritto negli occhi con un ghigno, prima di spostarsi in un angolo per pisciare. Sento il sapore della bile alla base della gola, ma cerco di ignorarla.
 
“Un campeggio, una fattoria…” Dave continua. “Avete una fattoria?”
 
“Nella vecchia fattoria, ia ia oh…” Tony canta mentre il rumore e l’odore che si espande per il locale rischia di farmi vomitare tutto quello che ho in stomaco. “E’ sicura vero? Avete cibo, acqua. Donne.” Ghigna verso di me. “Se sono tutte come quel bel pezzo di culo…” Fischia nella mia direzione e di istinto poso la mano sulla mia arma. Rick mi ferma prendendomi per il braccio e Dave si scusa.
 
“Scusa tesoro, i tipi di città non hanno proprio tatto. Non voleva offendere.” Sorride leggermente prima di voltarsi verso Glenn, il più vulnerabile. “Allora senti Glenn…”
 
“Vi abbiamo detto abbastanza.”
 
“Aspetta, aspetta, questa fattoria… Non sembra male. Che ne dite di un po’ di ospitalità del sud. Solo per qualche giorno, prima di ripartire. Ce la stiamo passando maluccio, io e Tony. Uniamo le nostre forze e collaboriamo.”
 
“Mi dispiace ma non è possibile.” Rick interviene fermandoli.
 
“Non mi sembra sia proprio un problema…”  Dave cerca di convincerlo, ma prima di fare entrare due tizi del genere nella fattoria sarò mangime per zombie.
 
“Non possiamo ospitare più nessuno, mi spiace. Non sappiamo nulla di voi.”
 
“No, non sapete nulla di noi. Non sapete quello che abbiamo passato la fuori, quello che abbiamo dovuto fare… Scommetto che anche voi avete fatto le stesse cose, vero? Tutti ci siamo sporcati le mani a questo mondo, siamo tutti uguali. Quindi coraggio, facciamo questo giretto alla fattoria e ci conosceremo meglio.”
 
“Mi dispiace, vorrei, ma non è possibile.” Rick tenta di mantenere la calma.
 
“Quante stronzate.” Tony si avvicina a me e Rick si piazza in mezzo.
 
“Stiamo calmi ok?”
 
“Non dirmi di stare calmo! Non ti permettere, pezzo di stronzo. Prenderò quella fattoria e mi scoperò quella troia come la puttana che è, sparerò a tutte voi teste di cazzo.”
 
“Whoa whoa whoa!” Dave divide i due uomini prima di sorridere di nuovo. “Nessuno sparerà a nessuno, Tony. Non ce n’è bisogno, vero Rick?” Sale sul bancone scendendo dall’altra parte. “Siamo solo amici che si fanno una bevuta, no?” Tony, dietro di noi, mette la mano dietro la schiena e in un secondo la mia beretta e nella mia mano, puntata al grassone.
 
“Cosa cazzo fai, puttana?!” Mi urla addosso.
 
“E’ solo per precauzione. Anche se sarebbe un tale piacere spararti in mezzo agli occhi…”
 
“Julie…”
 
“Dave!”
 
“Sssh sssh sssh… Sappiamo che non farai nulla, vero dolcezza? No… Non una cosa dolce come te.”
 
“Adesso basta.” Rick parla mentre ho ancora a tiro Tony, che sta iniziando a sudare come un maiale.
 
“Infatti. Devi capirci amico… Non possiamo rimanere la fuori… Sapete come stanno le cose.”
 
“Sì, lo so. Ma la fattoria è già troppo affollata, dovrete continuare a cercare.”
 
“Continuare a cercare.” Dave abbassa lo sguardo da quello di Rick, “E dove ci suggerisci di farlo?”
 
Stringo la pistola tenendola puntata alla testa di Tony.
 
“Dicono che il Nebraska non è male.” Dave ride alla battuta di Rick.
 
“Ah, il Nebraska eh… Sei forte!”
 
Non so cosa sia successo alle mie spalle, ma quando sento il colpo uscire dalla canna di Rick premo il grilletto, e il corpo di Tony cade a terra con un tonfo. Hershel e Glenn sgranano gli occhi alle nostre spalle. Abbasso l’arma guardando il cadavere scivolare a terra, il sangue cola dalla sua fronte creando una pozza rosso scuro sul pavimento. Oddio. Chiudo gli occhi respirando profondamente e Rick posa la sua mano sulla mia spalla. Ho ucciso un uomo. Ho ucciso un uomo a sangue freddo.
 
“Non sapete quello che abbiamo passato la fuori, quello che abbiamo dovuto fare… Scommetto che anche voi avete fatto le stesse cose, vero? Tutti ci siamo sporcati le mani a questo mondo, siamo tutti uguali.”
 

 
“Cazzo…” Glenn si avvicina. Okay, okay. Non è il momento di farsi prendere dal panico. Posso vomitare e tremare una volta che saremo tornati alla fattoria. Raccolgo il fucile e i proiettili dal corpo di Tony prima di girarmi.
 
“Dobbiamo andare via. Gli spari potrebbero aver attirato compagnia.” Rick annuisce guardandomi da vicino.
 
“Va tutto bene?” Chiede guardando Hershel, che annuisce.
 
“Andiamo a casa.”
 
Una luce improvvisa entra dalle finestre del locale e noi ci accasciamo a terra il più velocemente possibile. Rumore di portiere, passi e voci si sovrappongono. Il petto mi si stringe e la testa inizia a girarmi. Oh no, non ora, non…
 
Passi, voci, urla. Voci. Passi. Avi.
“Avi…”
Spinge la sua Beretta nelle mie mani, gli occhi umidi di lacrime. Passi, fuori dalla porta. Urla, passi, voci.
“Vai. Dalla finestra. Corri.”
“Avi, no…”
“Sono dietro di te. Vai!”
Vuoto. Passi veloci, un piede davanti all’altro, veloci, veloci, più veloce che puoi… Spari.
Il terreno duro sotto le ginocchia. Spari, e lui non aveva un’arma.
 
“Julie! Julia!” Glenn mi scuote leggermente riportandomi al presente. Non posso continuare così, non posso. “Ci sei?”
 
Annuisco prima di voltarmi verso Rick e Hershel, che mi guardano con aria preoccupata.
 
“Sono ancora qua fuori?”
 
“Perché non se ne vanno?”
 
“Tu lo faresti?”
 
“Non possiamo restare qui. Usciamo dal retro e corriamo verso la macchina. Julie tu stai bene?” Rick si rivolge a me.
 
“Muoviamoci.”
 
Non appena ci alziamo gli spari riecheggiando attorno al bar. Torniamo a sederci mentre sentiamo le voci da fuori.
 
“Cosa è stato?”
 
“Cervelli molli. Voi siete già entrati nel bar?”
 
“No, andiamo.”
 
Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo... I passi si avvicinano alla porta. Sono la più vicina. Faccio appena in tempo a spostarmi davanti ad essa bloccandola, spingendo la schiena per tenerla chiusa.
 
“Ehy! Che è stato?”
 
“L’hanno chiusa. C’è qualcuno lì dentro.”
 
“Ehy, c’è qualcuno là dentro? Stiamo solo cercando i nostri amici, non vogliamo problemi.”
 
Guardo Rick respirando a fatica cercando una risposta, ma non sembro ottenerla. Chiudo gli occhi appoggiando la testa alla porta.
 
“Che facciamo, la sfondiamo?”
 
“No, non sappiamo quanti sono la dentro, sta buono!”
 
“Se è successo qualcosa ditecelo, non vogliamo problemi. Questo posto è pieno di cadaveri, saremmo grati se non ci faceste uccidere.”
 
Rick mi guarda per un secondo. ‘Rick! No’ le mie labbra si muovono sperando che abbia capito.
 
“Ci hanno minacciati!” Non ha capito un cazzo. Benissimo! Stringo la beretta nella mano e mi spingo più che posso contro la porta.
 
“Dave e Tony sono la dentro?”
 
Chiudo gli occhi aspettando le parole di Rick.
 
“No.”


“Hanno ucciso Dave e Tony, coraggio andiamo.”
 
“No, non me ne vado. Non torno indietro dicendo che degli stronzi hanno ucciso Dave e Tony.”
 
“Non ci hanno lasciato altra scelta.” Sono io a parlare, anche se la voce mi trema. “Non lo avremmo fatto, ma la situazione è questa adesso, abbiamo perso tutti persone e fatto cose schifose. Lo sapete anche voi!” Respiro per un secondo. “Consideriamolo per quello che è! Posto sbagliato, moment-“
 
Le pallottole colpiscono la porta dietro di me, un dolore sordo mi attraversa il braccio sinistro. Mi lancio verso destra mentre Rick si alza sparando attraverso la vetrata distrutta. Sfioro la fonte del dolore con la punta delle dita, vedendole ricoperte di sangue. Benissimo.
 
 

 
“Gli altri non sono ancora tornati! E neanche Julie!” Lori si avvicina all’ombra dell’uomo, seduto a miglia di distanza dal resto del gruppo, davanti alle fiamme. Stupida puttana, è andata a farsi ammazzare e per cosa? Un vecchio, un cinese e uno smidollato.
 
“Pensavo fossi andata con lei.”
 
“Non ha voluto che la accompagnassi. Daryl, per favore.”
 
Ti troverai un altro pezzo di culo, fratellino. La voce di Merle nel suo cervello continuava a urlare. Meno incasinata e più scopabile. Da retta al vecchio Merle, lasciala perdere. Sarà anche figa, ma quelle così non fanno che imputtanarti la testa
 
“Da che parte è andata?”
 

 
“Rick!” Hershel sussurra all’uomo appena dopo aver osservato il mio braccio. “E’ ferita!”
 
“E’ grave?”
 
“Il proiettile è uscito, ma sta perdendo molto sangue.”
 
Troppo sangue. Il buio del locale non aiuta la mia vista appannata, e in queste condizioni non servirò a nulla. Merda, dovevo ascoltare Daryl. Dannato bifolco.
 
“Sto bene.” Cerco di mettere a fuoco i volti intorno a me e leggo la paura negli occhi di Glenn, mentre Rick e Hershel mi guardano con aria preoccupata. “Non è il braccio con cui sparo. Sto bene!”
 
“Sappiamo entrambi che non andrà a finire bene!” Rick urla agli assalitori. “Non ha senso sprecare altre vite!” Abbassa la voce chiamando Glenn e facendogli segno di andare sul retro. Il ragazzo prende un respiro chiudendo gli occhi prima di andare.
 
“Hershel, coprilo. Dovreste essere in grado di arrivare alla tua auto, portala davanti, dovremo fare una corsa. Io sto qui con lei.”
 
Hershel annuisce prima di seguire il ragazzo asiatico sul retro.
 
“Stai bene?” Rick mi chiede dopo qualche minuto. Stringo la presa sulla ferita, il sangue mi cola fra le dita della mano. Dannazione.
 
“Vivrò. Rick dobbiamo muoverci. Gli spari le urla… Avranno attirato un’orda a quest’ora.”
 
“Hershel e Glenn…” In quel momento sentiamo gli spari, seguiti da delle urla di dolore. Mi alzo di scatto, ricadendo quasi indietro per la perdita di sangue. Rick mi tiene a sé prima di spingermi davanti a lui verso il retro. Quando riacquisto stabilità corro verso la figura di Hershel seguita da Rick.
 
“Cosa è successo?” Il fattore guarda me e a Rick accennando al cassonetto poco più avanti.
 
“Ha sparato a Glenn. È la dietro e non sembra muoversi.”
 
Rick cammina davanti a noi raggiungendo Glenn e quando sento la sua voce mi tranquillizzo. Le urla dietro di noi aumentano, e riesco a vedere il gruppo di zombie massacrare l’uomo che ha sparato a Glenn. Distolgo lo sguardo e spingo Hershel a fare lo stesso. Le teste di Rick e Glenn spuntano da dietro il cassonetto ma una serie di proiettili si abbatte sugli uomini. Seguo la traiettoria degli spari e vedo un cecchino sul palazzo di fronte. Sento le mie gambe diventare molli. Sto perdendo troppo sangue dannazione. La vista mi si annerisce, e sento la voce di Hershel chiamare il mio nome. Quando riapro gli occhi le urla di un ragazzino sono assordanti, assieme al rumore di un motore. La macchina parcheggia accanto alla nostra e Daryl scende dal posto del guidatore, la balestra puntata davanti a sé. Quando lo vedo cerco di sorridere ma le gambe cedono sotto il mio peso e Glenn fatica a tenermi in piedi. Il ragazzino continua a urlare mentre sento la presa di Daryl attorno alle mie spalle. Le voci di tutti si sovrappongono, non riesco a distinguere le loro parole, ma so che siamo nei guai. Sento i ruggiti e i lamenti avvicinarsi da ogni lato, e Rick ed Hershel stanno facendo non so cosa vicino all’inferriata.
 
“Portala via! Tornate indietro e di’ a Patricia di cucire la ferita sul braccio.” Hershel? O Rick forse.
 
Daryl mi solleva alzandomi da terra e iniziando a correre.
 
“Sei in ritardo Dixon…” Non sono certa di averlo detto ad alta voce, ma sono certa di avere urlato quando qualcosa ha premuto sulla ferita e il braccio mi è andato in fiamme. Il mondo attorno a me è diventato nero e l’ultimo suono prima del motore della macchina è stata la voce di Daryl.
 
“Non provarci nemmeno, cazzo. Resisti, Julie.”

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Disclaimer:

Il capitolo presenta menzioni di violenza sessuale e PTSD.

Buona lettura!

 


Non riesco a muovermi. Un peso mi tiene incastrata tra esso e il pavimento e non riesco a muovermi. Mi manca l’aria. Urla, urla di dolore, pianto. Urlano il mio nome, ma non vedo nessuno. Alzo di poco lo sguardo trovandomi davanti il volto di un cadavere, gli occhi scuri sabrrati, vuoti e fissi nei miei. È sfigurato, ma dopo poco riesco a riconoscerlo: Kevin. Kevin. No. No, non può essere. Le urla vengono da dietro la mia testa. Mi giro, e Avi è in lacrime, il volto arrossato dallo sforzo, i polsi quasi senza pelle sotto alle manette di metallo, il sangue in una riga continua fino al suo gomito.
 
“Smettila, basta! Ti prego! Basta!”
 
“Avi…”
 
“Guarda me, guarda me Julie, guarda me!”
 
“Avi non capisco, io…”
 
Una mano spinge la mia testa contro il pavimento, che risuona con un rumore sordo. Solo in quel momento mi rendo conto del corpo che si muove su di me. L’aria mi manca.
 
“Avi, aiutami. Avi… Non…Avi…NO! No, LASCIAMI, NO, TI PREGO!”
 

 
Salto seduta sul letto cercando di respingere le braccia che mi tengono ferma. Sto tremando, sudo freddo e ancora non riesco a respirare. In più il bruciore al braccio si espande ogni volta che i muscoli si contraggono in presa alle convulsioni.
 
“Ehy, ehy, ehy calmati! Calma, Julie sono io! Sono io.”
 
La presa sulle mie spalle si allenta appena e quando riesco a focalizzare lo sguardo su quello di Daryl realizzo. Era un sogno. Un incubo. Sono in una stanza di casa Greene, la luce è quella della lampada accanto al letto e Daryl mi sta guardando negli occhi con uno sguardo che non riesco a capire.
 
“Non toccarmi!” Strillo ancora, e lui ritrae le mani come se lo avessi scottato, alzandosi dal letto e allontanandosi di qualche passo. Respiro a fatica, il petto mi fa male e il sudore mi si sta gelando addosso. Sono stata morsa? No. Non può essere. Mi levo le coperte da dosso cercando ogni centimetro della mia pelle in cerca del marchio che porrebbe fine a tutto, e quando vedo la benda appena sopra il gomito la mia prima reazione è quella di strapparmela  per vedere con i miei occhi. A quel punto Daryl scatta in avanti, bloccandomi e facendomi ricominciare a urlare tra le sue braccia.
 
“Cazzo, calmati! Che diavolo…”
 
“Lasciami andare! Avi! Avi, aiutami! Ti prego, Avi, aiutami!”
 
Vengo sollevata di nuovo e trascinata verso il bagno. Daryl tiene il mio braccio sano fermo sotto il suo, mentre per un secondo sento quello con il morso libero, e ne approfitto per colpirlo con una gomitata. Sono libera per un secondo, ma quando sento l’acqua scorrere Daryl mi ferma di nuovo, trascinandomi con sé sotto il getto della doccia. L’acqua fredda mi sveglia completamente e in pochi minuti smetto di dimenarmi, lasciandomi andare tra le braccia dell’uomo, che cade sotto di me, tirandomi a terra. Inizio a piangere sul suo petto, tra le sue braccia, e per un secondo lo sento sussurrare tra i miei capelli.
 
“Mi dispiace. Sei al sicuro. Sei al sicuro, non lascerò che succeda di nuovo. Ti giuro che farò a pezzi chiunque ti tocchi con un dito.” Mi stringe di più sul suo petto e lascia andare un respiro spezzato. “Sei a sicuro, piccola, sei al sicuro.”
 
Chiudo gli occhi stringendo la stoffa della sua maglia tra le dita e in pochi secondi il sonno mi reclama.
 

 
Quando mi risveglio sono a letto, ma accanto a me c’è Lori. Non so quanto sappia di ieri sera, così decido di fingere che non si successo nulla.
 
“Buongiorno. Come ti senti?” Quasi sussurra e la sua mano esita e posarsi sulla mia testa. Sì, sa, definitivamente. Anche perché riesco a sentire i miei capelli raffreddare la pelle sulla mia e l’intero cuscino sembra essere impregnato d’acqua.
 
“Come qualcuno a cui hanno sparato.” Ricordo il dolore al braccio quando tento di alzarmi a sedere e Lori mi porge delle pastiglie e un bicchiere d’acqua.
 
“Sono antidolorifici. Dovrebbero darti una mano con il male.”
 
“Rick e gli altri… Sono tornati?” La preoccupazione deve leggermisi in volto perché Lori mi sorride leggermente.
 
“Sì, sono tornati stamattina presto. Tesoro, mi dispiace, non avrei dovuto lasciarti andare.”
 
“E’ solo una pallottola, Lori. Poteva andare molto peggio.” Le sorrido ingoiando le pastiglie e lasciando che l’acqua fresca dia sollievo alla mia gola, in fiamme dopo le urla di ieri notte. “Mi dispiace per stanotte.”
 
“Julie, no. A me dispiace. Io, Rick e Carl ti abbiamo sentita urlare fin dal piano di sotto e Andrea mi ha detto che ti ha sentito fin dal giardino, deve essere stato un incubo terrificante.”
 
“Daryl ti ha parlato?”
 
“Mi ha solo chiesto di andare a chiamare Carol, quando sono entrata e vi ho trovati fradici seduti sul letto. Gli ho detto che potevo aiutarti io a cambiarti, ma ha insistito perché chiamassi Carol. Non so nient’altro.”
 
Mi copro il viso con le mani e chiudo gli occhi. “Non mi era mai successo, non così. Non ho mai avuto un incubo simile. Era così reale.”
 
“Vuoi dirmi cosa hai sognato?” La guardo per un secondo prima di scuotere la testa. No, non possono. Non possono sapere, non questo.
 
“Non importa. Hai detto che Hershel, Rick e Glenn sono tornati? Sono svegli?”
 
“Sono tutti di sotto, stanno parlando di Randall.”
 
“Randall?” Aggrotto la fronte.
 
“Il ragazzo che hanno trovato ieri sera. Da quello che ho capito aveva una brutta ferita alla gamba e l’hanno riportato qui perché Hershel potesse aiutarlo. Se non vuoi scendere va bene, non sei obbligata.”
 
“No,” Mi tiro più a sedere, aiutandomi con il braccio sano e tenendo il sinistro vicino al busto. “No, voglio sentire.” Prima o poi dovrò affrontare gli sguardi, in ogni caso.
 
Lori annuisce prima di aiutarmi a vestirmi. Raccoglie i miei capelli in uno chignon scombinato e blocca il braccio ferito grazie ad una fascia legata dietro il collo. Scendo le scale dietro di lei, respirando prima di girare l’angolo e trovare le facce dei presenti, che chiaramente si voltano tutti verso di me come da previsto.
 
Abbasso lo sguardo prima di sorridere.
 
“Ehilà. Scusate per la nottataccia.”
 
“Non dire stupidaggini.” Rick mi sorride prima di posarmi la mano sulla spalla libera dalla fascia. “Siamo felici che tu stia bene. Stavamo parlando di Randall. Hershel lo sta ricucendo adesso.”
 
“Lo avete portato qui?” Chiedo, sedendomi accanto a Glenn, che sembra essere turbato. “Ci ha attaccati.”
 
“Non potevamo lasciarlo lì, sarebbe morto dissanguato. O peggio. Ed è soltanto un ragazzo.”
 
“Quando Daryl ti ha portata via l’orda è arrivata, proprio come avevi detto. Si stava mettendo male.” Glenn si volta e incontro il suo sguardo annuendo.
 
“Che ne facciamo di lui?” Andrea chiede ad alta voce prima che Hershel compaia dietro di me.
 
“Ho ricucito il muscolo del polpaccio meglio che potevo, ma il tendine è danneggiato, non potrà camminare almeno per una settimana.”
 
“Quando potrà camminare di nuovo gli daremo una borraccia e lo manderemo per la sua strada.”
 
La porta d’ingresso si apre e Daryl entra nella sala da pranzo. Quando mi vede alza appena il mento e io ricambio, distogliendo lo sguardo subito dopo. Dalle parole che ha detto ieri notte sembrava che avesse capito, e la cosa non mi piace affatto. È già complicato tenerli a bada da sola certi ricordi, non mi serve doverli dividere con qualcun altro.
 
“Lo lasci andare via così, ora che sa dove siamo?” Shane sposta lo sguardo dalla mia schiena a  Rick.
 
“E’ stato bendato per tutto il viaggio, non è una minaccia.”
 
“Non è una minaccia? Quanti erano?” Shane continua. “Avete ucciso tre dei loro uomini e ne avete preso uno in ostaggio. Verranno a cercarlo non pensi?”
 
“L’hanno lasciato lì ferito, nessuno lo sta cercando!” Rick sembra alterarsi, ma mi dispiace. Shane non ha tutti i torti.
 
“Shane ha ragione. Dovremmo stare in guardia, Rick.”
 
“Per adesso è ancora privo di conoscenza.”
 
“Perfetto! Andrò a prendergli delle caramelline e dei fiorellini!” Shane interrompe Hershel correndo vero la porta. “Avete visto gente? Un’altra di noi rischia la vita e si torna a fantasylandia!”
 
“Senti! Ancora non abbiamo parlato del casino che hai combinato!” Il padrone di casa lo insegue facendolo voltare. “Questa è la mia fattoria. Volevo che tu te ne andassi ma Rick mi ha fatto desistere. Questo non significa che mi debba piacere. Fa’ un favore a entrambi: tieni la bocca chiusa.”
 
Shane guarda oltre le spalle del vecchio, guarda i nostri volti, prima di voltarsi e sparire. Andrea lo insegue, e poco a poco l’intera stanza si svuota. Mi avvicino a Daryl tenendo lo sguardo basso e lo vedo mordersi il labbro prima di accennare alla porta chiedendomi di seguirlo. Cammino dietro di lui per un po’, in silenzio. Il sole e l’aria della mattina mi tranquillizzano, lasciandomi respirare, finalmente. Arrivati all’accampamento di Daryl lui si siede a terra, e io faccio lo stesso lasciando qualche decina di centimetri in mezzo a noi. Rimaniamo in silenzio per qualche minuto e Daryl è nervoso come non credo di averlo mai visto: non riesce a fermare il rimbalzare delle sue ginocchia, così come non riesce a smettere di mangiarsi la pelle attorno al pollice della sua mano destra.
 
“Mia madre diceva sempre che se avessi continuato a staccarmi la pelle attorno alle unghie mi sarebbe venuta qualche infezione.” Daryl smette improvvisamente abbassando la mano e guardandomi. “Ma suppongo che al giorno d’oggi non abbia più importanza.”
 
Daryl si volta di nuovo distogliendo lo sguardo dal mio.
 
“Non dirlo a nessuno.” Chiudo gli occhi appoggiando la testa al tronco alla mia schiena.
 
“Carol lo sa, credo.” Fa una pausa di qualche secondo. “Ho chiesto a Lori di chiamarla per aiutarti con i tuoi vestiti. Ho pensato che forse avrebbe potuto… Non lo so. Mi è sembrato più giusto.”
 
Annuisco lentamente. “Nessun altro?”
 
Daryl scuote la testa sussurrando. “No. Non so che idea si siano fatti gli altri, ma io non ho parlato con nessuno.” Fa una pausa prima continuare. “L’altra mattina quando… Quando ti ho…”
 
“Ti sei già scusato per quello.”
 
“Questo cambia le cose.” Daryl abbassa lo sguardo. “Le peggiora.”
 
“Daryl, ti conosco abbastanza da sapere che quando sei incazzato diventi più stronzo di quello che già sei.” Sorrido. “Ieri mattina è stato… Mi hai spaventata. Molto. Ma non ho pensato per un secondo che potessi fare qualcosa del genere. Mi fido di te.”
 
L’uomo mi guarda per un po’ prima di abbassare la testa e parlare di nuovo.
 
“Prima o dopo tutto… Tutto questo?”
 
“Dopo. Avevamo già perso il nostro gruppo, eravamo rimasti in tre.”
 
“E’ stato lui?” Mi volto verso di lui, senza capire. “E’ stato Avi?”
 
“No! No lui…” Deglutisco. “Lui era con me. L’ha ammanettato a un termosifone e l’ha costretto a guardare.”
 
“Come ne siete usciti?”
 
“Non ne sono certa, ma credo che Avi sia riuscito a liberarsi. I tubi del termosifone erano vecchi, arrugginiti. Dopo due giorni sarà riuscito spezzarli definitivamente.”
 
“Due…” Daryl mi guarda in silenzio prima di alzarsi e passarsi le mani sul volto camminando avanti e indietro sussurrando. “Porca puttana”
 
“Daryl…”
 
“No.” Si ferma e si abbassa davanti a me guardandomi negli occhi. “Ora sta a sentire: ti farò una domanda, tu mi risponderai e poi non parleremo mai più di tutto questo, chiaro? Non sentirai più nemmeno una voce sull’argomento, né da me né da nessun altro.”
 
Annuisco ricambiando il suo sguardo.
 
“Ok.” Abbassa lo sguardo prima di alzarlo di nuovo. “L’uomo che ti ha fatto questo. È morto?”
 
“Sì.”
 
“Ha avuto quello che si meritava?”
 
L’odore è la cosa peggiore. Chiusi nell’abitacolo della jeep, l’odore metallico del sangue mi impedisce di respirare.
“Avi…” La voce non sembra quasi uscire dalla mia bocca, ma l’uomo accanto a me si volta in ogni caso. “Fermati. Devi… Ti prego, devi lavarti.”
Avriel Kaplan aprì gli occhi solo in quell’istante. Aveva guidato per miglia ad occhi chiusi, preoccupandosi solo di allontanarsi il più possibile dal motel. E non si era reso contro del sangue ormai freddo che gli ricopriva volto, braccia e mani.
 
“Sì.”
 
Daryl abbassa lo sguardo alzandosi prima di annuire. “Bene.” Prende fiato per un secondo. “Non avrei dovuto lasciarti andare da sola.”
 
“Non avresti potuto fare nulla per evitarlo.” Scuoto la testa.
 
“Dovresti andare a riposare. Cercare di recuperare le forze.”
 
Annuisco alzandomi ma prima di andarmene mi avvicino a lui posandogli la mano sul petto, esattamente come ho fatto stanotte.
 
“Non cambia niente. Ti prego, non guardarmi con occhi diversi.” Mi alzo sulle punte posandogli un bacio leggero sulle labbra. “Sono ancora io.”
 
Daryl annuisce dopo qualche secondo prima di prendere la balestra e tornare verso la casa seguito da me.

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


La faccia del ragazzo è gonfia e pesta, ma Daryl non si ferma dal colpirlo di nuovo. Rick e Shane gli hanno chiesto di ‘parlare’ con il prigioniero una volta che sono tornati con lui alla fattoria. Ed era da quando Rick gli aveva affidato le ricerche di Sophia che Daryl non si sentiva utile a qualcosa. Non che io l’abbia trovata. Avevo promesso a Carol che le avrei riportato sua figlia. Merle aveva ragione, sono proprio un cazzone.
Randall cade su un fianco dopo l’ultimo colpo inflitto dall’uomo davanti a lui prima di piangere.
 
“T-te l’ho detto!”
 
“Tu non mi hai detto un cazzo.” Daryl lo raddrizza sbattendolo contro la parete di legno del granaio.
 
“Conoscevo a malapena quegli uomini, li ho incontrati per strada!”
 
“Quanti erano in quel gruppo?” Randall lo guarda estrarre il coltello da cacciatore dalla custodia legata sulla gamba e sgrana gli occhi strillando quando la punta gli sfiora la gamba, conficcandosi nelle travi sotto il peso di Daryl. “Quanti erano!?”
 
“Trenta! Trenta, trenta uomini!”
 
“Dove?” Non gli da il tempo di rispondere prima di strappare la garza sulla sua gamba, sotto la quale la ferita cucita da Hershel sta iniziando a cicatrizzare. Daryl appoggia la punta della lama sulla crosta umida.
 
“Io, io non lo so, lo giuro! Non stavamo mai in un posto per più di una notte.”
 
“Esploravano? Progettavano di restare in zona?”
 
“Non lo so! Mi hanno lasciato lì a morire!”
 
“Hai mai levato una crosta?” La punta del coltello scava leggermente nella ferita. Randall urla. Ha sparato a Julie. È quasi morta. “All’inizio cominci lentamente…”
 
“Sto cercando di cooperare!”
 
“…E poi devi tirarla via in fretta.”
 
“Okay, okay… Loro… Loro hanno delle armi. Roba pesante, automatiche… Ma io non ho fatto niente!”
 
“I tuoi amici hanno sparato ai miei, volevano prendersi questa fattoria, la mia ragazza è quasi morta per colpa vostra.” La mia ragazza. Dixon, cosa cazzo…? Decide di non darci peso continuando ad urlare. “Vuoi dirmi che eri solo un passeggero, che non c’entri niente?”
 
“Sì! Quelle persone mi hanno accolto. Non erano solo uomini, era un gruppo.” Daryl si alza, tenendo gli occhi puntati su quelli del ragazzo. “Uomini, donne… Anche bambini, proprio come voi! Pensavo di avere più speranze con loro, capisci? Noi andavamo in giro a cercare delle cose, solo noi uomini.” Randall abbassa lo sguardo mentre l’uomo davanti a lui gli da la schiena per un secondo. “Una sera abbiamo trovato un piccolo accampamento… Un uomo e le sue figlie. Adolescenti. Molto giovani… Molto carine.”
 
“Non toccarmi!” Daryl non pensava di potersi allontanare così in fretta, ma riesce ad eliminare qualsiasi punto di contatto con la ragazza davanti a sé e fare due passi indietro mentre la guarda respirare a fatica e sudare freddo in mezzo alle coperte. Gli basta fare due più due per capire cosa sta succedendo, e cercando di ingoiare la rabbia che improvvisamente gli riempie la bocca la chiude tra le sue braccia e si butta sotto l’acqua gelida con lei.
 
“Il padre ha dovuto guardare mentre questi tizi…” Daryl si volta, lo sguardo infuocato puntato su quello del ragazzo. “E alla fine non l’hanno nemmeno ucciso! L’hanno lasciato semplicemente lì, a guardare le sue figlie…”
 
“No! No lui… era con me. L’ha ammanettato ad un termosifone e l’ha costretto a guardare.”
“Come ne siete usciti?”
“Non ne sono certa, ma credo che Avi sia riuscito a liberarsi. I tubi del termosifone erano vecchi, arrugginiti. Dopo due giorni sarà riuscito spezzarli definitivamente.”
“Due…”
 
“No, no ma io… Io non ho toccato quelle ragazze, io…” Le ossa scricchiolano sotto la suola dei suoi stivali. Randall cade di nuovo su un fianco con un urlo. “Mi devi credere, amico, io non sono così… Io non sono così…”
 
Per ogni pianto strozzato causato dal suo colpo, Daryl pensa alla sera prima, alla sua promessa, e a Julie in preda alle convulsioni, ed improvvisamente fare del male al ragazzo è l’unica cosa che gli da un minimo di sollievo.
 

 
Daryl torna verso il gruppo a passi lunghi, e quando si avvicina abbastanza riesco a vedere il sangue sulle sue nocche. Cosa ha fatto?
 
“Il ragazzo ha una banda. Trenta uomini. Artiglieria pesante, e non cercano nuovi amici. Se passassero di qui ucciderebbero gli uomini, e le donne…” Il suo sguardo si ferma per un secondo sul mio prima di tornare a fissare Rick.
 
“Che cos’hai fatto?” Gli chiedo con astio, accennando alla sua mano, che prontamente sparisce dietro la sua schiena.
 
“Una chiacchierata.” Si allontana verso il suo accampamento mormorando sotto voce.
 
“Che nessuno si avvicini a quel ragazzo.” Rick guarda tutti i presenti da suo posto accanto a Shane. Dale si avvicina assieme a me e Lori, che gli posa una mano sulla spalla prima di parlare.
 
“Che cosa vuoi fare?”
 
“Non abbiamo scelta. È una minaccia.” Rick guarda sua moglie e me dopo un secondo. “Dobbiamo eliminare la minaccia.”
 
“Quindi lo ammazzerai?” Dale alza la voce.
 
“E’ deciso. Lo farò oggi.” Sta per allontanarsi seguito da Dale ma lo fermo afferrandogli il polso.
 
“Aspetta. Hai visto la mano di Daryl?” Mi guarda senza capire. “Non voglio neanche pensare alla faccia del ragazzo. Lascia che lo aiuti.”
 
“Non è sicuro avvicinarglisi. Specialmente nelle tue condizioni.”
 
“Porterò qualcuno con me, per precauzione. T-dog, Glenn… Qualcuno.” Rick chiude le labbra guardandosi attorno. “Lascia che lo aiuti.”
 
Annuisce prima di allontanarsi accanto ad Hershel.
 
Dopo qualche minuto io e T-dog ci avviciniamo al granaio, lui con un secchio d’acqua in mano, io con un paio di stracci e del disinfettante.
 
“Sei sicura che sia una buona idea?” Mi chiede all’improvviso.
 
“E’ un ragazzino. E Daryl deve averlo ridotto male.” Saluto Andrea, seduta davanti al granaio di guardia, prima di entrare seguita da T-dog. Randall è seduto a terra, il volto gonfio e livido e la ferita sotto al ginocchio esposta. L’occhio sinistro è quasi completamente chiuso, il labbro inferiore è gonfio e rosso, e sangue secco gli colora il viso di rosso. Quando vede entrare me e T apre gli occhi spingendosi verso la parete, spaventato.
 
“Non voglio farti del male.” Mi avvicino a lui mentre T posa il secchio d’acqua in un angolo accanto a me. “Mi dispiace per la tua faccia. Mi permetteresti di aiutarti?”
 
“Puoi… Puoi farmi uscire da qui?” Sussurra mentre imbevo uno degli stracci nel secchio e mi avvicino al suo volto lavando via il sangue.
 
“No.” Rispondo seccamente continuando a ripulirlo. Randall guarda la fasciatura che copre ancora il mio braccio, anche se adesso posso muoverlo più liberamente.
 
“Tu… Eri in città l’altra sera?” Annuisco. “Sono… Sono stato io a colpirti?”
 
“Non lo so. Ero dietro alla porta del bar. Qualcuno dei tuoi mi ha colpito.”
 
“Mi dispiace.” Mi guarda negli occhi. “Avete ucciso Dave e Tony.”
 
“Mi dispiace.”
 
“Erano due stronzi.” Deglutisce. “Della peggior specie. L’uomo che è entrato prima… Pensava fossi come loro. Ma non è così. Te lo giuro, non sono così.”
 
Annuisco pulendogli la ferita sulla gamba prima di disinfettare i tagli e riapplicare una garza pulita sulla carne in via di cicatrizzazione.
“Mi uccideranno, non è vero?” Randall mi chiede senza alzare lo sguardo. Mi volto verso di T che mi guarda con aria rassegnata prima di rispondergli.
 
“Cerca di riposare, Randall.”
 
Quando esco da granaio che T-dog richiude dietro di noi, fermandolo con un lucchetto, Shane avanza verso di me fissandomi negli occhi. “Ehy! Cosa ci facevi lì dentro?”
 
“Daryl gli ha spaccato la faccia.”
 
“Sì, beh, è un uomo morto in ogni caso, non ha bisogno della tua compassione.”
 
Aggrotto la fronte prima di rispondergli
 
“E’ un ragazzino! È da solo…”
 
“Per ora, Julia!” Alza la voce. “Hai sentito cosa ha detto Daryl!? Se quegli uomini venissero a cercarlo, se trovassero questo posto… Tu tra tutti dovresti avere più paura!”
 
Lo fisso negli occhi fino a che non abbassa lo sguardo. Non può averglielo detto Daryl. Ha promesso che non aveva detto niente a nessuno, non può… Lo supero a passi distesi camminando verso l’accampamento di Daryl.
 

 
È seduto su un tronco poco lontano dalla casa. Apre e chiude la mano stirandosi le nocche per alleviare il dolore. Mi avvicino e m’inginocchio davanti a lui, che mi guarda aggrottando la fronte. Imbevo lo straccio pulito nel disinfettante e gli prendo la mano destra cominciando a pulire le ferite in cima alle nocche.
 
“Non dovevi farlo.” Non mi risponde. “Non così.”
 
“Rick mi ha chiesto…”
 
“Ed è questo che sei adesso? Rick ti chiede di torturare un ragazzino e tu da bravo soldatino gli spacchi la faccia?”
 
“Non è un ragazzino.” Alza lo sguardo sul mio. “Farebbe molto peggio che spaccarti la faccia se ne avesse l’occasione.”
 
“Palle.” Inizio a pulire l’altra mano. “Hai parlato con Shane.”
 
“Di cosa?”
 
“Sai di cosa.”
 
“No.” Daryl chiude la mano a pugno. “Pensi che ti farei questo?”
 
“Sapeva.”
 
“Ti avrà sentita strillare. Non gli ho detto niente. Davvero, è questo che pensi di me?”
 
“Non girare le carte in tavola, Daryl.” Tengo la voce bassa ma mi alzo di scatto e lui fa lo stesso. “Posso sopportare qualsiasi cosa tranne un certo tipo di sguardo. Non da certa gente, non da Shane, o da Andrea. Non da Rick.”


“Quando hai parlato con Shane?”
 
“Fuori dal granaio. Sono andata con T-dog a pulire il casino che hai combinato sulla faccia del ragazzo.”
 
“Tu… Tu cosa?!” Daryl fa un passo in avanti. “Sei entrata lì dentro?! Dopo quello che ti ho detto, dopo quello che ti è successo…!”
 
“Daryl…”
 
“Se avessi sentito quello che ha detto a me…”
 
“Smettila!” Alzo la voce. “Cosa ti ha detto, che ha stuprato una donna?! Che l’hanno fatto quelli del suo gruppo?! È per questo che non dovrei avvicinarmi a lui, anche se è in catene? È per questo che ti sei incazzato e lo hai gonfiato di botte? E tu come hai potuto colpirlo, eh Daryl? Come hai potuto prendere a calci e pugni un ragazzino?! Come hai potuto dopo quello che è successo a te?!”
 
C’è un momento di silenzio, Daryl mi fissa negli occhi con uno sguardo che manda una scia di brividi lungo la mia schiena. Ho parlato troppo, come al mio solito. Abbasso lo sguardo per prima e lo sento avvicinarsi.
 
“Cos’hai detto?” Il suo tono di voce è freddo, glaciale. So di aver toccato un nervo scoperto, so di essermi spinta troppo in là, ma ormai è fatta. Alzo gli occhi incontrando i suoi, come spilli sul mio volto, e sostengo il suo sguardo senza parlare. Daryl respira pesantemente guardandomi dall’alto verso il basso prima di ridacchiare irrispettosamente e voltarsi prendendo lo sua balestra. “Non ho bisogno di queste stronzate.” Mi squadra un’ultima volta e sparisce dalla mia vista. Un nodo mi stringe la gola, e sedendomi sul tronco di fronte a me cerco di rimangiarmi le lacrime.
 

 
“Tu e Daryl siete veramente uguali, eh?” Dale mi si avvicina mentre intaglio delle nuove frecce per il mio arco. Non mi servono in realtà, ne ho in quantità e non uso l’arco dall’ultima volta in cui sono uscita con Daryl per cercare Sophia, ma ho bisogno di calmarmi.
 
“A quanto pare.”
 
“Ti senti meglio?”
 
“Sì.” Sorrido priva di emozione, prima di guardarlo dritto negli occhi. “Dale, riguardo alla storia del borsone e di Shane…”
 
“Lo hai fatto per me, l’avevo capito.” Sorride. “E per questo avrei dovuto ringraziarti.”
 
“Beh, mi dispiace in ogni caso.”
 
Dopo qualche secondo Dale parla di nuovo.
 
“Cosa ne pensi di Randall, Julia?”
 
Mi volto guardando il vecchio e sorridendo leggermente.
 
“Penso che sia un ragazzino, e penso che ucciderlo sia sbagliato.” Dale sorride. “Ma quello che penso non ha importanza, perché se devo dirti la verità sono terrorizzata dal modo in cui le persone hanno iniziato a guardarmi da ieri notte.”
 
L’uomo mi guarda prima di venire a sedersi vicino a me levandosi il cappello e guardandomi dritto negli occhi.
 
“Non so cosa ti è successo, Julia, ma ho delle supposizioni, così come ce le hanno tutti dopo averti sentito strillare a quel modo.” Abbasso lo sguardo. “Capisco che tu sia spaventata, ma non lasciar che questo ti trasformi per il peggio.”
 
“Ci sto provando Dale.” Sospiro trattenendo le lacrime. “Pensavo di essere riuscita a dimenticare tutto, ma far finta che non fosse mai successo non ha fatto altro che peggiorare le cose. Ho imbottigliato tutto per mesi e adesso ogni volta che qualcosa scatena una reazione perdo i sensi, o mi perdo in un flashback. Se fossimo stati per strada le urla di ieri notte avrebbero messo in pericolo tutti. Non voglio mettervi in pericolo.”
 
“Allora non imbottigliare più niente.” Dale posa una mano sulla mia spalla. “Daryl era con te ieri notte. Avete parlato di quello che è successo?” Annuisco. “Dovreste parlare anche del resto, se ti sembra che questo ti faccia stare meglio.”

“Gli ho parlato del mio incubo e lui ha pestato Randall a sangue. Non posso scaricare il peso che porto sulle mie spalle su di lui. E comunque non so se vorrà parlarmi ancora.”
 
“Avete discusso?”
 
“Ho detto qualcosa che non avrei dovuto dire. L’ho ferito.”
 
“Daryl tiene a te più di quanto tenga a chiunque altro in questo gruppo, fidati. Da quando Sophia… Sembri essere stata l’unica capace di avvicinarglisi. Sono sicuro che saprà perdonarti.”
 
Gli sorrido e lui si alza per andarsene prima di voltarsi verso di me un’ultima volta.
 
“Discuteremo di Randall al tramonto, in casa. Rick mi ha dato un giorno di tempo per far ragionare tutti quanti.”
 
“Sono dalla tua parte, Dale.” Annuisco e gli sorrido. “E grazie.”
 
Dale si allontana, e sembra soddisfatto di essere riuscito a convincermi.
 

 
“Allora come facciamo? Votiamo?”
 
“Deve essere all’unanimità?”
 
“Magari possiamo fare a maggioranza.”
 
“Ehy, prima sentiamo cosa tutti hanno da dire a riguardo.” Rick interviene. “Poi decideremo cosa fare.”
 
Siamo tutti riuniti nel salotto di casa Greene. Sono seduta sul divano, dalla parte opposta di Daryl, e sono di schiena. Non voglio guardarlo negli occhi, non ora.
 
“Per come la vedo io,” Shane inizia. “C’è un solo modo per proseguire.”
 
“Ucciderlo.” Dale gli risponde con astio. “Giusto? Perché perdere tempo a votare, è chiaro da dove soffia il vento.”
 
“Se qualcuno crede che non dobbiamo farlo voglio saperlo.” Lo sceriffo si volta verso Dale che abbassa lo sguardo su di me.
 
“Siamo un piccolo gruppo temo. Forse solo io, Glenn e Julie.”
 
Glenn si schiarisce la gola. “Dale, io penso che tu abbia ragione praticamente su tutto, ma stavolta…”


“Ti hanno solo spaventato!”
 
“Lui non è uno di noi. E abbiamo già perso troppe persone.”
 
Dale si volta verso di me alzando la voce.
 
“E tu invece? Anche tu ti tiri indietro?”
 
“Non può stare qui, Dale. Ma non penso di volere che muoia. Potremmo portarlo via, lontano dalla fattoria.”
 
“L’ultima volta siete tornati per miracolo.” Lori mi risponde senza guardarmi. “Ci sono gli zombie, potreste rimanere in panne, o perdervi.”

“O cadere in un’imboscata.” Chiude gli occhi quando Daryl interviene prima di Maggie.
 
“E se lo tenessimo prigioniero?”
 
“Sarebbe un’altra bocca da sfamare.”
 
“Mettiamo al lavoro! Facciamogli dimostrare che ci possiamo fidare di lui!” Dale propone.
 
“Mettendogli una palla al piede? Non possiamo rischiare che vada in giro per la fattoria. Non sappiamo chi è.”
 
“Sentite, se lasciamo che si unisca a noi magari è d’aiuto. Magari è gentile. Abbassiamo la guardia e magari lui scappa e ritorna con i suoi trenta uomini.” Shane parla come se fosse la voce della ragione, e sento lo sguardo di Daryl bruciarmi dietro la nuca.
 
“E quindi la tua idea è quella di uccidere un ragazzino per un crimine che potrebbe non commettere?” Lo guardo per un secondo prima che Dale mi interrompa.
“Vorrebbe dire che non c’è più speranza. Che la legge è morta, e che non c’è più civiltà!”
 
“Se andate fino in fondo…” La donna bionda, Patricia sussurra. “Come farete? Soffrirà?”
 
“Lo impicchiamo, giusto?” Shane guarda Rick. “Gli spezziamo il collo.”
 
“Avevamo pensato di fare così, ma sparargli potrebbe essere più umano.”


“E che ne facciamo del corpo?” Chiede T-dog. “Lo seppelliamo o…?”
 
“Dio santo, ma vi state a sentire?!” Sbuffo senza alzare la voce. “State parlando di una persona. Di un ragazzino. Davvero volete farmi credere che non ve ne frega un cazzo, che una discussione di cinque minuti scarsi è bastata a mettervi le coscienze in pace?!”
 
“Rick, tu lo hai salvato!” Dale guarda lo sceriffo. “E ora guardaci: è stato torturato, e verrà giustiziato.”
 
“Non siamo diversi da questi fantomatici trenta uomini.” Guardo Daryl negli occhi per la prima volta, e lui abbassa lo sguardo.
 
“Basta.” Carol alza la voce. “Sono stufa di vedervi litigare. Non potete chiederci di prendere questa decisione, vi prego. Lasciatemi fuori.”
 
“Non dire come la pensi o premere il grilletto.” Dale la guarda quasi in lacrime. “Non c’è alcuna differenza.”
 
“D’accordo basta così. Chiunque altro voglia dire la sua prima di prendere una decisione finale, parli pure.” Rick mette fine alla discussione, e un silenzio tombale cade nella stanza.
 
“Noi non uccidiamo i vivi.” Sussurro guardando Rick. “L’hai detto tu, quando Jim è stato morso.”
 
“E’ stato prima che i vivi tentassero di uccidere noi.”
 
“Avete paura. Lo capisco, abbiamo tutti paura, anche io ho paura. Ma non voglio credere che possiamo arrivare a tanto. Ho ucciso un uomo ieri notte per proteggere questo posto, per proteggere te, Rick. Ma quello aveva la mano sulla pistola, e avrebbe piantato un proiettile in testa a entrambi. Randall è chiuso in un granaio, con le mani legate e una benda sugli occhi. E per l’amor di Dio, è un ragazzino! Quanti anni in più avrà di Carl, di Beth, di Jimmy? Quanti meno di me, di Maggie? Volete ucciderlo a sangue freddo perché non sapete cosa fare di lui? Questo è il punto in cui si decide se tutto è perduto o se c’è ancora speranza. Se la razza umana esiste ancora. Ci sono già abbastanza stronzate che potrebbero ucciderti da un momento all’altro in questo mondo. Comincio a pensare che Jenner avesse ragione su quelle cazzate sull’autoestinzione e l’Ira di Dio.”
 
“Vi prego.” Dale si guarda attorno. “Facciamo la cosa giusta.”
 
“Hanno ragione.” Andrea sorride sia a me che all’uomo. “Dovremmo cercare un altro modo.”


“Qualcun altro?” Rick si volta verso i presenti ma nessuno apre bocca. Lo sceriffo guarda me e Dale abbassando lo sguardo dopo qualche secondo, con accondiscendenza.
 
“Che farete, starete anche a guardare?” Il vecchio sputa con veleno. “No, vi nasconderete e proverete a dimenticare che avete massacrato un uomo. Io non prenderò parte a tutto questo.” Si incammina vero la porta ma prima di uscire mette una mano sulla spalla di Daryl. “Avevi ragione tu: questo gruppo non c’è più.”
 

 
Daryl, Rick e Shane si allontanano quando cala il sole. Prima di farli andare via riesco a fermare Daryl, che mi guarda per qualche secondo di silenzio con astio.
 
“Non fatelo.”
 
“Non ricominciare. Rick ha deciso.”
 
“Davvero? Non fingere che non t’importi niente. Tu non sei così!”
 
“Tu non sai niente.” Fa per voltarsi ma lo fermo di nuovo e si gira verso me abbassando la voce e avvicinandosi alla mia faccia. “Ti ho fatto una promessa. Non rischierò di infrangerla, che mi piaccia o no. Quel ragazzo è una minaccia, o magari non lo è, ma non rischierò.”
 
Abbasso lo sguardo e lui raggiunge gli altri verso il granaio.
 

 
Sembrano passare ora da quando Rick ritorna dicendoci che non sono riusciti a farlo, e che Randall è ancora nel granaio.
 
“Daryl…?” Gli chiedo.
 
“Lo sta tenendo d’occhio.”
 
Lo raggiungo quasi correndo e quando lo vedo con la schiena appoggiata alla porta del granaio, una sigaretta tra le labbra e la testa bassa gli sorrido. Lui mi guarda e scuote la testa.
 
“Carl.” Inizia. “Rick non è riuscito a sparargli davanti a suo figlio.”
 
“Non importa.” Mi avvicino incrociando le braccia sotto il seno. “Daryl, per stamattina...”
 
“No.” Non ne vuole parlare, e lo capisco.
 
“Sappi solo che mi dispiace. Non ho pensato prima di parlare, e tu stavi solo cercando di proteggermi, lo capisco ora, ma in quel momento ero troppo arrabbiata.”
 
Mi guarda annuendo prima di distogliere lo sguardo. Gli poso una mano sulla spalla e mi avvicino alle sue labbra sfiorandole leggermente con le mie. Daryl circonda la mia vita con un braccio, rispondendo al bacio con convinzione e premendo il mio corpo contro il suo, ma un urlo agghiacciante giunge alle orecchie di entrambi.
 
“Dale.”
 
Daryl afferra la lanterna dietro di lui e corre verso la provenienza delle grida e io lo seguo estraendo il coltello dalla sua guaina. Quando arriviamo io mi precipito su Dale mentre il cacciatore gli leva lo zombie di dosso passandogli la lama nel cranio. Erano mesi che non vedevo così tanto sangue. L’intero addome è squarciato, sangue, organi e budella in vista mentre si riversano sul prato sotto di lui. Ed è cosciente.
 
“Oddio… Oddio…” Gli stringo la mano in segno di conforto, per quanto possa valere, e le lacrime iniziano a scendermi sulle guance.
 
Daryl corre verso di noi inginocchiandosi dall’altra parte del corpo a terra, lo sguardo colmo di panico.
 
“Oh, cazzo…” Sento i passi degli altri dietro di noi e Daryl si alza in piedi. “Da questa parte! Aiuto! Da questa parte! Resisti amico.”
 
Mi alzo facendo posto ad Andrea, e le voci attorno a me si sovrappongono. Daryl mi raggiunge prendendomi per mano e tirandomi a sé, facendomi scudo con il suo corpo.
Hershel e Rick discutono per un secondo, e quando viene messo davanti all’evidenza lo sceriffo lascia andare un grido di sconfitta.
 
“Sta soffrendo…” Andrea piange. “Fate qualcosa…”
 
Daryl mi lascia andare prendendo la pistola dalle mani esitanti di Rick. Cado a terra abbracciando Andrea, che nasconde il volto distogliendo lo sguardo. Il cacciatore si inginocchia puntando l’arma alla tempia di Dale e lo sento sussurrare.
 
“Scusa fratello.”
 
Chiudo gli occhi quando sento il colpo uscire dalla canna.
 

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


Daryl mi ha stretto la mano trascinandomi dietro di sé verso il suo accampamento. Ho passato la notte nella sua tenda per la prima volta da quando si è allontanato dalla fattoria, ma mi ha tenuta stretta a sé e per un attimo ho pensato che nulla di tutto questo fosse reale. Quando Daryl ha posato la testa sulla mia spalla cercando di trattenere le lacrime gli ho passato le mani tra i capelli e sul volto, cercando di calmarlo abbastanza da farlo smettere di piangere. Non lo avevo mai visto così, mai avrei pensato che me lo avrebbe permesso, che l’avesse permesso a nessuno. Non ho detto niente, l’ho solo cullato fino a che non ha ricominciato a respirare normalmente, e poi ho fatto qualcosa che non facevo da mesi, dall’inizio dell’epidemia. Ho iniziato a mormorare un motivetto in modo che solo lui potesse sentirmi, che potesse calmarlo. E se ci avessi pensato per più di un secondo non l’avrei fatto.
 
Oh Lord, Oh Lord, what have I done?
I’ve fallen in love with a man on the run
Oh Lord, Oh Lord, I’m begging you please

Don’t take that sinner from me
Oh don’t take that sinner from me
 
Daryl alza lo sguardo sul mio quando mi fermo prima di chiudere gli occhi e deglutire.
 
“Non fermarti. Vai avanti.” Lo guardo per un minuto improvvisamente imbarazzata, prima di passargli una mano tra i capelli sulla sua fronte e ricominciare a cantare sottovoce.
 
Oh Lord, Oh Lord, what do I do?
I’ve fallen for someone who’s nothing like you
He’s raised on the edge of the devil’s backbone
Oh I just wanna take him home
Oh I just wanna take him home
 
Oh Lord, Oh Lord, he’s somewhere between
A hangman’s knot, and three mouths to feed
There wasn’t a wrong or a right he could choose
He did what he had to do
Oh he did what he had to do
 
Give me the burden, give me the blame
I’ll shoulder the load, and I’ll swallow the shame
Give me the burden, give me the blame
How many, how many Hail Marys is it gonna take?
 
Don’t care if he’s guilty, don’t care if he’s not
He’s good and he’s bad and he’s all that I’ve got
Oh Lord, Oh Lord, I’m begging you please
Don’t take that sinner from me
Oh don’t take that sinner from me
 

 
Il mattino dopo lo sento camminare fuori dalla tenda. Quando esco mi guarda come se fossi un fantasma e si volta dandomi la schiena.
 
“Va tutto bene?”
 
“Mmh mmh.” Ferma i dardi nella faretra e chiude la sua sacca prima di metterla in spalla assieme alla balestra.
 
“Vai da qualche parte?”
 
“Il fattore ci vuole dentro casa. Non vuole più incidenti come quello di ieri sera.”
 
Annuisco lasciandogli lo spazio per sistemare ogni cosa e decido di non premere sull’argomento. Stava cercando conforto, e sono riuscita a darglielo, questo è l’importante.
Ma non cantavo da così tanto. Senza i ragazzi, senza Avi… Sembrava quasi qualcosa che non mi apparteneva più. Sembrava che stessi richiamando a me il loro volti con ogni nota strozzata nella mia gola. Chiudo gli occhi e sospiro camminando assieme a Daryl verso il giardino davanti alla casa.
 
Rick sta dando gli ultimi ordini attorno a sé mentre tutti gli altri raccolgono le loro cose freneticamente. Lo sceriffo annuisce nella mia direzione salutandomi prima di continuare a parlare.
 
“Mettiamo in sicurezza la zona, poi Shane assegnerà i turni per i pattugliamenti. Io e Daryl porteremo via Randall e lo libereremo.” Shane lo guarda con condiscendenza ed io mi volto verso Daryl annuendo.
 
“Ancora con questa storia?”
 
“E’ la cosa giusta da fare, Shane.” Gli sorrido “Lo è stata fine dall’inizio.”
 
“Tu lo sai che la morte di Dale e il prigioniero sono due cose diverse, sì?” Continua guardare Rick prima di voltarsi verso di me. “Vuoi portarti Daryl come spalla. Hai chiesto alla sua ragazza se è d’accordo?”
 
Aggrotto la fronte notando una punta di gelosia nel suo tono. Shane sa essere un gran coglione, ma comincio a pensare che cerchi di agire sempre per il bene del gruppo. L’ultima cosa di cui ho bisogno però sono le stesse attenzioni che Lori riceve da lui.
 
“Potrà anche non piacerti, ma è così che faremo.” Rick si volta allontanandosi e dopo qualche secondo io faccio lo stesso.
 

 
Esco dalla casa dopo aver portato l’ultimo zaino dentro e mi allontano di qualche metro, sedendomi all’ombra di un albero accendendomi una sigaretta. Il fumo mi scalda la gola e quando riapro gli occhi Carl si sta avvicinando a me. Spengo il mozzicone a terra e lo lancio lontano prima di parlargli.
 
“Ehy, Carl! Cosa fai in giro da solo?”
 
“Tu conosci bene Daryl vero?”
 
Alzo le sopracciglia annuendo leggermente. “Credo. Perché?”
 
“Se ti dico una cosa prometti di non dirla ai miei?”
 
“Tu comincia a dirmela, coniglietto.” Gli sorrido e lui abbassa lo sguardo alzando la maglietta e passandomi la Browning di Daryl. Aggrotto la fronte inserendo la sicura e guardandolo negli occhi.
 
“L’ho presa dalla moto di Daryl. Se scopre che ce l’ho io mi uccide. Puoi ridargliela tu?”
 
“Sì, certo. Cosa volevi farci?” Carl si stringe nelle spalle e abbassa lo sguardo. “Carl.”
 
“Dale… E’ colpa mia se è morto.” Rimango in silenzio per un attimo, scioccata da quello che ho appena sentito.
 
“Carl, no! Dale è stato attaccato da uno zombie, tu non…”
 
“Avevo visto quello zombie. Volevo sparargli. Era impantanato nel fango, gli stavo tirando dei sassi, ma volevo farlo. Però poi si è liberato. Io sono scappato, e lui mi ha inseguito fino alla fattoria. Dale sarebbe qui se non…”
 
Poso la pistola e mi inginocchio davanti a lui tirandolo in un abbraccio e tenendolo stretto a me. Carl ci mette un po’, ma alla fine inizia a piangere sulla mia spalla, cosa che a quanto pare stanno prendendo un po’ tutti d’abitudine. Passo la mano sulla schiena del bambino prima di staccarlo e guardarlo negli occhi.
 
“Non è colpa tua. Ricordi quello che ti ho detto la prima volta che ci siamo visti?”
 
Carl tira su con il naso ed annuisce. “Andare in giro da soli è pericoloso.”
 
“Pericoloso. E Dale era arrabbiato e da solo. E nessuno poteva guardargli le spalle. Non è colpa tua va bene? Ma non andare in più in giro per i boschi senza nessuno che venga con te, chiaro? Devi imparare ad ascoltare quello che ti viene detto, anche se sei il coniglio più testardo che abbia mai conosciuto.” Carl ridacchia e gli abbasso la tesa del cappello coprendogli gli occhi. “Adesso va, prima che Daryl cominci a chiedersi dove sia finita la sua pistola.”
 
Carl sparisce verso la casa e io mi passo una mano sul volto guardando la pistola ed alzandomi.
 

 
Quando trovo Daryl è seduto sul portico assieme a Rick. Stanno esaminando la cartina, probabilmente in ricerca del punto giusto dove lasciare Randall. Quando mi vedono arrivare Rick mi sorride, mentre Daryl abbassa lo sguardo. Ed eccolo qui, il bambino sperduto.
 
“Rick,” Prendo fiato. “Carl dov’è?”
 
“Dentro, con sua madre. Perché?”
 
Guardo lui e Daryl negli occhi prima di estrarre la pistola e metterla sulla staccionata del portico, davanti a loro. Il cacciatore recupera la sua arma.
 
“Ah, l’hai trovata.”
 
“L’aveva presa Carl.” Rick abbassa lo sguardo. “Voleva usarla per sparare ad uno zombie che aveva visto nella palude, ma si è liberato e lo ha inseguito fino alla fattoria.”
 
“…Ed ha ucciso Dale.” Lo sceriffo continua ed io annuisco.
 
“Dovresti parlargli Rick. Ha bisogno di te.”
 
“Devo sistemare la faccenda di Randall, gli parlerà Lori.”
 
“Io credo…” Abbasso lo sguardo interrompendolo. “Credo che dovresti essere tu a parlargli, non Lori. Randall può aspettare ancora, starò io di guardia al fienile.”
 
Daryl fissa il suo sguardo nel mio. So che non gli piace, ma so anche che è quello che va fatto. Ricambio il suo sguardo e lui annuisce leggermente prima di distogliere gli occhi. Rick si volta verso di lui.
 
“Per te va bene?”
 
Daryl alza gli occhi su quelli dello sceriffo, guardando prima lui e poi me.
 
“Fate come vi pare,” Scende dalla staccionata senza guardarmi. “Vado a pisciare.”
 
Si allontana e dopo aver sorriso a Rick io faccio lo stesso.
 
 
 
 
Randall è nel fienile, i suoi gemiti di sforzo mi riempiono le orecchie. Guardo attraverso i pannelli di legno e scorgo la sua figura seduta in un angolo. Bendato, imbavagliato, i polsi ridotti in uno stato raccapricciante dai tentativi per sfilarsi le manette.
 
Ma è un ragazzino.
 
E noi gli abbiamo fatto questo. Beh, tecnicamente loro gli hanno fatto questo. Avremmo dovuto ascoltare Dale, avremmo dovuto… Abbasso lo sguardo appoggiando la fronte al capanno.
 
Lo sai che è una cazzata, vero?
 
Mi volto di scatto ma davanti a me non c’è nessuno. La sua voce, così profonda e calda. Inconfondibile.
 
Lasciarlo andare… Questa decisione tornerà a mordervi il culo.
 
“Avi…” E’ nella mia testa. Sento la sua voce nella mia testa, come se fosse proprio accanto a me. Torno a fissare il ragazzo dentro al capanno.
 
Non è una buona idea, e tu lo sai.
 
“Tu l’avresti fatto. Tu l’avresti ucciso, vero?”
 
Sì. Per proteggerti.
 
“Sì. Ma non è la cosa giusta.”
 
Non sempre ci è permesso di scegliere. Non c’è un’altra soluzione. Ucciderlo sarebbe stata la cosa giusta da fare per proteggerti.
 
Chiudo di nuovo gli occhi abbassando la testa.
 
“Sto diventando matta.” Sospiro prima di alzare gli occhi al cielo. “Vorrei che tu fossi qui.”
 
Lo sono.
 
Un colpo alla nuca, e tutto intorno a me diventa nero. Cado a terra, e l’ultima cosa che sento è lo scricchiolio della porta in legno.

 

La canzone che Julie canta nella tenda è "Devil's backbone" dei Civil Wars, uno dei miei gruppi preferiti e dal testo azzeccatissimo a mio parere per la situazione.

https://www.youtube.com/watch?v=YTb6MoMLvcY

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


Quando riapro gli occhi sono all’interno del capanno. Randall non c’è più, ma la porta sembra chiusa. La sola luce soffusa all’interno di esso mi costringe a stringere i denti per il dolore sordo che martella il retro della mia testa. Non sto sanguinando, questo è positivo. Mi alzo in piedi a fatica, e quando cerco di uscire la porta rimane bloccata. Chiunque sia stato a portare via il ragazzo ha pensato bene di chiudermi al suo posto.
 
“Ehi…” La voce esce dalla mia gola come fosse cartavetra. No, parlare adesso è fuori discussione.
 
Te l’avevo detto.
 
Mi siedo di nuovo a terra chiudendo gli occhi.
 
“Ora che hai iniziato a parlare nella mia testa hai intenzione di farlo molto spesso?”
 
Pensavo di mancarti.
 
“Mi manchi.”
 
Il gruppo di Randall probabilmente è già nella fattoria. Lo hanno salvato, e a quest’ora saranno nascosti nel bosco, pronti ad uccidere tutto il tuo gruppo.
 
“No, non ce la faranno. Uscirò da qui. Li avviserò in tempo.”
 
Potresti scappare. Ricominciare a cercarmi. Fare quello che avresti dovuto fin dall’inizio, invece di giocare a guardia e ladri con il bifolco. Dimmi un po’, ti ricordi ancora di me, o mi hai definitivamente rimpiazzato?
 
“Considerando che sto parlando con la tua voce nella mia testa no, non credo di averti rimpiazzato.”
 
Esci di qui. Vieni a cercarmi.
 
“Non posso.”
 
Perché?
 
“Perché ci sono alte probabilità che tu sia morto.”
 
Palle. Sai che non è così.
 
“Tu non sai un cazzo.”
 
Sono vivo, e tu lo sai. Perché non so se te ne rendi conto, ma stai parlando con te stessa. Non credi che io sia morto. Non vuoi venire a cercarmi perché non vuoi abbandonare il tuo fidanzato.
 
“Smettila.”
 
Così disperata da cadere nelle braccia di un bifolco.
 
“STA ZITTO!”
 
“Julie?!” La voce di T-Dog dall’altra parte della porta. “Julie sei tu?”
 
“T…” Mi alzo in piedi appoggiandomi ai pannelli. “T, apri questa cazzo di porta!”
 
Quando la luce del pomeriggio raggiunge i miei occhi il dolore è tale da costringermi ad appoggiare il mio peso all’uomo di fronte a me, che mi guarda con aria preoccupata.
 
“Che è successo?! Dov’è Randall?”
 
“Dobbiamo chiamare gli altri.” Apro lentamente gli occhi, abituandomi alla luce. “Qualcuno è venuto a prenderlo.”
 

 
“Stai bene?” L’intero gruppo ci ha raggiunto dopo che T-Dog è andato a chiamarli. Daryl mi guarda con aria preoccupata prima di entrare ad ispezionare il capanno. Carol ha un braccio attorno alle mie spalle mentre preme la busta del ghiaccio sulla mia testa. Avrò un bernoccolo, poco ma sicuro, ma sto tutto sommato bene.
 
Bene? Senti ancora la mia voce. Tu questo lo chiami stare bene?
 
“Sì… Sto bene.”
 
Daryl annuisce sparendo dentro al capanno con Rick, T-Dog e Andrea. Lo sceriffo mi guarda chiedendomi per l’ennesima volta la stessa cosa.
 
“Cosa è successo?”
 
“Rick, per la terza volta. Non lo so. Qualcuno mi è arrivato alle spalle e mi ha messo KO. Mi sono svegliata dentro al capanno, al posto di Randall.”
 
“Le manette sono chiuse, deve essersele sfilate.” Alzo lo sguardo su quello dello sceriffo. “Probabilmente è scappato e ti ha aggredito.”
 
“No, mi hanno preso alle spalle mentre ero rivolta verso il capanno, Randall era davanti a me.”
 
“Sei sicura di quello che hai visto?” Andrea si volta verso di me. Non c’è scherno nella sua voce. Preoccupazione, ma non scherno. “Hai preso una botta in testa, potresti esserti confusa.”
 
“Non mi sono confusa, l’hanno tirato fuori. Ero davanti alla porta ed era chiusa con il lucchetto, le finestre sbarrate. Qualcuno lo ha tirato fuori.”
 
“Ma chi?”
 
“Sono arrivati? Il suo gruppo?”
 
“Non vedo Shane! E se fosse successo qualcosa?”
 
Shane. Non può essere stato lui. Non può averlo liberato. Voleva ucciderlo, per l’amor di Dio.
 
Ma voi no. Voi volevate liberarlo.
 
Shane non farebbe mai una cosa del genere.
 
Amore mio, ricorda: stai cercando di convincere te stessa. Tu sai che potrebbe essere stato lui. Non ti fidi di lui. Non ti sei mai fidata di lui, e sì, non fa una piega in effetti.
 
“Devi stare zitto.” Sussurro appena. Carol si volta a guardarmi con aria preoccupata ma io scuota la testa e mi alzo avvicinandomi a Daryl.
 
“Rick!”
 
Ci voltiamo tutti verso la voce di Shane. Il suo volto è coperto di sangue, il naso probabilmente rotto. Si avvicina a lunghi passi verso il gruppo.
 
“Cosa è successo?”
 
“E’ armato, ha la mia pistola. Ho cercato di fermarlo quando ho visto Julia andare giù, ma non ho fatto in tempo.” Si avvicina a me posandomi una mano sulla spalla. “Va tutto bene?” Lo guardo dritto negli occhi annuendo. E il premio Oscar va a…? “L’ho inseguito, ma ho perso le sue tracce e mi ha preso alle spalle. Mi ha colpito in faccia.”
 
“D’accordo.” Rick si volta verso il gruppo. “Hershel, T-Dog, riportate tutti in casa. Glenn, Daryl, venite con noi.”
 
Daryl mi stringe il braccio per un secondo prima di incamminarsi dietro Rick. “Vai.”
 
“Daryl…” Lo fermo afferrandolo per il polso e lui alza lo sguardo sul mio. “Non è uscito da solo.” Sussurro, accennando verso Shane. Daryl segue il mio sguardo prima di annuire leggermente e sparire nella boscaglia dietro gli altri uomini.
 
“Andate tutti dentro e state calmi!” Rick parla oltre la sua spalla, e voltandomi per seguire gli altri verso la casa mi mordo il labbro inferiore.
 
Sei nervosa, piccola. Lo sai: comunque vada, stanno andando dritti nella tana del lupo.
 
Fate attenzione.
 

 
È buio, e ancora non sono tornati. Mi è sempre piaciuta la notte. Il cielo stellato, il fresco, i grilli… Ma guardando fuori dalla finestra stanotte l’unica cosa a cui riesco a pensare è che non sono ancora tornati.
 
“Andrà tutto bene.” Andrea posa una mano sulla mia spalla. “Come va la testa?”
 
“Sto bene.” Non è il primo dei miei problemi al momento. “Qualcosa non va.”
 
“Cosa vuoi dire?”
 
“Randall non è uscito da solo dal capanno. Io mi sono svegliata al suo posto. Se Shane ha detto che mi ha vista cadere e l’ha inseguito, chi mi ha messo li dentro? Chi ha chiuso la porta con il lucchetto?”
 
Andrea mi guarda per un secondo scuotendo la testa leggermente.
 
“Pensi che Shane abbia mentito?”
 
Sospiro guardando gli altri. Nessuno mi sta ascoltando, ed è un bene. “Penso che se non tornano tra un quarto d’ora io e te andiamo a cercarli.” Sussurro guardandola negli occhi. “Se ci stai?”
 
Andrea mi osserva per un secondo prima di annuire.
 

 
Il mio sguardo si alterna tra il fissare l’orologio appeso alla parete e il campo illuminato dalla luna fuori dalla finestra. Tredici minuti. Quattro minuti fa l’eco lontano di uno sparo ha raggiunto le mie orecchie. Non credo che gli altri se ne siano accorti, o comunque hanno fatto finta di niente.
 
Non sono ancora tornati.
 
Quattordici minuti. Un solo sparo.
 
Stai perdendo tempo.
 
Lo so.
 
Dovresti essere la fuori a cercare me, non il bifolco.
 
Lo so.
 
E allora perché sei ancora seduta su questa poltrona?
 
Quindici minuti.
 
Trovo gli occhi chiari di Andrea puntati sui miei. Annuisco alzandomi, e lei fa lo stesso. Mi volto afferrando il mio arco mentre la bionda controlla il caricatore della sua pistola.
 
“Dove state andando?” Carol ci guarda senza capire.
 
“A cercarli.” Andrea si incammina verso la porta ma Lori la ferma.
 
“Randall non è ancora tornato. Se dovesse farlo avremmo bisogno di te.” Poi si volta verso di me. “E tu non sei ancora nelle condizioni di uscire.”
 
“Sto bene. È passato troppo tempo. E qualcuno ha sparato.”
 
“Avranno trovato uno zombie.” La voce di Beth è bassa è debole.
 
“Qualcosa non va Lori.” La fisso negli occhi. “Non puoi fermarmi.”


La porta d’ingresso si apre e Daryl e Glenn ne varcano la soglia. Lascio cadere l’arco sulla poltrona prima di avvicinarmi all’arciere.
 
“Tutto bene?”
 
Daryl annuisce leggermente verso di me prima di voltarsi verso gli altri.
 
“Rick e Shane sono tornati?”
 
“No.” Lori risponde.
 
“Abbiamo sentito un sparo.” L’uomo continua.
 
“Magari hanno trovato Randall.”
 
“Lo abbiamo trovato noi.”
 
“E’ tornato nel capanno?”
 
“E’ uno zombie.”
 
Un brivido mi corre lungo la schiena. Randall è morto, ma Shane e Rick non sono ancora tornati. Cosa li sta trattenendo è un mistero.
 
Ti credevo più sveglia, amore.
 
Cosa vuoi dire?
 
“Qualcuno gli ha rotto il collo. Le sue orme e quelle di Shane erano sovrapposte, e Shane non è un segugio, quindi non è andato a cercarlo. Camminavano insieme.” Daryl si volta verso di me. “Ti sei svegliata dentro al capanno, giusto?” Annuisco. “Shane ha detto che ha visto Randall aggredirla e che lo ha inseguito da li. E non credo si sia chiusa dentro da sola.”
 
C’è un momento di silenzio prima che Lori si avvicini a Daryl.
 
“Per favore, torni fuori a cercare Rick e Shane e vedi cosa diavolo succede?”
 
“Contaci.” L’uomo annuisce incamminandosi verso la porta, uscendo prima che io possa fermarlo.
 
Oh no, non tornerai la fuori da solo.
 
Riapro la porta e lo trovo sulla veranda, lo sguardo perso verso il fienile.
 
“Daryl?”
 
“Sssh.” Alza la mano davanti alla mia faccia prima di indicare la costruzione a poche decine di metri da noi.
 
Oh mio Dio.
 
 ...
 
“Patricia, spegni le luci.” Hershel si volta verso la vedova di Otis e lei corre in casa. L’intero gruppo ci ha raggiunti dopo pochi secondi, tutti rapiti dal macabro spettacolo di fronte a noi.
 
Non ne ho mai visti così tanti, nemmeno alla spiaggia.
Chiudo gli occhi per un secondo ricordandomi la notte in cui Scott, Mitch e Kirstin sono morti. L’orda che avevamo incontrato in quell’occasione non era nemmeno la metà di quella che ora stava calpestando la terra della famiglia Greene.
 
“Prendo le armi.” Andrea segue la donna.
 
“Magari stanno solo passando.” Glenn guarda me e Daryl. “Forse basterà chiudersi in casa.”
 
“No, a meno che non ci sia un tunnel sotterraneo. Raderebbero al suolo la casa.”
 
“Dobbiamo andarcene.” L’arciere si volta verso di me. “Riunire tutti, prendere le macchine ed andarcene. Non possiamo respingerli.”
 
“Non abbiamo un altro posto dove andare!” Glenn alza leggermente la voce.
 
“Rick e Shane non sono ancora tornati, non possiamo andarcene senza di loro.” Daryl scuote la testa.
 
“Troveremo qualcosa lungo la strada. Non possiamo aspettare molto, e avventurarsi adesso per andare a cercarli è una follia. Dobbiamo andarcene prima che sia troppo tardi.”
 
Lori esce sulla veranda sbattendo la porta. “Carl è sparito!”
 
Maledizione.
 
È una mia impressione, o non è la prima volta che hai sentito questa frase?
 
Nemmeno ti immagini.
 
“Era di sopra, non riesco più a trovarlo.”
 
“Magari si è nascosto.”
 
“Doveva essere di sopra, non me ne vado senza mio figlio!”
 
“No di certo!” Carol la prende per mano trascinandola dentro. “Cerchiamolo meglio, lo troveremo.”
 
Stiamo perdendo tempo.
 
Andrea posa il borsone con le armi tra di noi prima di passarmi l’arco che avevo lasciato in salotto. Ha solo tre frecce inserite nel sostegno, ma non ho intenzione di lasciarlo qui. Raccolgo la mia Beretta dal borsone e un caricatore di riserva, inserendola nella fondina attaccata alla cintura dei miei jeans. Maggie, Andrea, Hershel e Glenn raccolgono le loro armi mentre Daryl si volta verso di me.
 
“Ho fatto due conti, non ne vale la pena.”
 
“Puoi andartene se vuoi.” Hershel parla dietro di me.
 
“Volete farli fuori tutti?”
 
“Abbiamo le armi, abbiamo le auto.”
 
“Ne uccidiamo il più possibile, gli altri li attiriamo lontani dalla fattoria con le armi.” Andrea fa passare lo sguardo tra me e l’uomo al mio fianco. “Ci state?”
 
“Non possiamo rimanere, ma non riusciremo ad uscire senza armi. Dobbiamo provarci.”
 
Daryl sembra scettico. “Dite sul serio?”
 
“Questa è la mia fattoria.” Hershel fa scattare la sicura del fucile a pompa. “Io morirò qui.”
 
“D’accordo.” L’arciere sospira prima di voltarsi verso di me e accennare di seguirlo. “E’ una sera come un'altra.”
 
Scavalco la staccionata dopo di lui correndo verso la Triumph.

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


Dopo qualche decina di minuti passata tra spari e grida, Daryl ferma la moto appena fuori dalla staccionata, in una zona più sicura.
 
Devi andartene, Julie.
 
Dobbiamo cercare gli altri. Aspettarli.
 
Cosa ti importa di loro? Rimani viva! Torna da me, amore mio.
 
“Dove diavolo sono…?”
 
“Ancora qualche minuto.” Daryl mi rassicura, tenendo lo sguardo verso il fienile in fiamme.
 
“Credi che ce l’abbiano fatta?”
 
“Non lo so. Se non arriva nessuno tra cinque minuti ce ne andiamo.” Si volta leggermente verso di me. “Stai bene?”
 
Apro la bocca per rispondergli ma un urlo agghiacciante arriva dalla nostra destra.
 
“Era Carol!” Daryl rimette in moto la Triumph. “Vai vai!”
 
La raggiungiamo in pochi secondi. Smonto dalla sella coprendole le spalle mentre lei si avvicina.
 
“Carol, sali!” Le urlo, e Daryl si volta verso di me.
 
“Julia.”
 
“Porta lei.”
 
“No!”
 
“Non puoi portare entrambe, e lei e senza forze e disarmata.” L’uomo mi guarda negli occhi. Ha capito, ma la mano che stringe il mio polso non si allenta. “Porta lei, okay? Io starò bene.”
 
Mi tira verso di sé e le mie labbra vanno a sbattere contro le sue. È un bacio breve e disperato, come fosse una promessa. Nonostante la situazione di merda, non posso fare a meno di notare che è la prima volta che fa qualcosa del genere davanti a qualcun altro. Certo, Carol è sotto shock e probabilmente priva di interesse per quello che è appena successo, ma è comunque qui. Quando lascia andare le mie labbra l’azzurro delle sue iridi, così chiaro anche con la sola luce del grande falò davanti a noi, è fisso sul mio sguardo.
 
“Torno indietro. Fatti trovare sulla strada.”
 
Annuisco, e solo in quel momento lui lascia andare il mio polso, sparendo con il rombo del motore verso il buio.
 
Mi volto sparando altri due colpi, mandando giù due zombie pericolosamente vicini.
 
Bene. E ora che faccio?
 
Adesso corri.
 

 
Corri, amore. Continua a correre.
 
Non ho più fiato. Sono ore che corro tra i boschi in linea retta. Non potevo rimanere sulla strada, non con l’orda di zombie dietro di me. Dovevo seminarli, ho pensato che gli alberi avrebbero aiutato ma non è così. Devo tornare sulla strada, se Daryl arrivasse…
 
Cosa? “Se Daryl arrivasse” cosa?
 
Non mi troverebbe. Mi ha detto di rimanere sulla strada.
 
Pensi davvero che tornerà indietro per te?
 
Me l’ha detto.
 
Per fare cosa? Girare in tondo tutto l’inverno senza scopo?
 
Meglio che stare soli.
 
Vieni a cercarmi, Julia. Vieni a cercarmi. Io ti sto cercando da quando ci siamo separati, se continui a muoverti nella direzione opposta…
 
“Tu non sei reale.” Sussurro. Sono arrivata ad una piccola aperture. Mi volto e alle mie spalle si avvicinano quattro zombie: tre donne e un uomo. Bene, li ho seminati, almeno per ora. Rinfodero la pistola e prendo la mira con l’arco. La donna più vicina cade davanti a me, una freccia in legno nell’occhio sinistro. Faccio qualche passo indietro incoccando un’altra freccia che in pochi secondi si conficca tra gli occhi dell’uomo. Lascio cadere l’arco, estraggo il coltello dalla mia cintura e mi occupo delle ultime due zombie.
 
Va bene. Vuoi tornare dal tuo cacciatore.
 
Sì.
 
Quindi hai smesso di cercarmi.
 
Mi mordo il labbro inferiore.
 
Parla, ragazza. Non c’è bisogno di essere nervosi.
 
Tutto questo non ha senso. Tu non sei reale.
 
Allora? Hai smesso di cercarmi?
 
Per ora. Per ora ho smesso.
 
Bene. Devi ritornare sulla strada.
 
Non posso, gli zombie…
 
Rick ti ha mai parlato di come ha fatto per uscire da Atlanta con Glenn e gli altri, prima che tu arrivassi?
 
Dato che me lo stai chiedendo immagino di sì.
 
Il mio sguardo cade sul quello dello zombie più vicino a me. Beh…
 
È l’unico modo, vero?
 
È una buona idea.
 
Se mai ti troverò, questa è una cosa che ti dovrò raccontare.
 
Non puoi. Hai smesso di cercarmi.
 
Cado in ginocchio di fronte allo zombie e le alzo la maglietta putrida. Impugno il coltello e lo posiziono sull’addome rigonfio e grigiastro.
 
Bene. Forza e coraggio.
 

 
 
L’odore è l’ultima cosa alla quale ancora non riesco ad abituarmi. Cerco di non pensarci, ma c’è sempre quella sensazione di vomito, ogni volta che uno di loro mi si avvicina troppo.
Immergo per l’ultima volta le mani tra le interiora davanti a me e chiudendo gli occhi le faccio scorrere tra i miei capelli prima di alzarmi in piedi e raccogliere le armi.
 
Questa è la cosa più schifosa che io abbia mai fatto.
 
Puoi vomitare se…
 
L’Avi nella mia testa non riesce a finire la frase. Mi piego su me stessa rimettendo il contenuto del mio stomaco accanto alla testa dello zombie. Cerco di rimettermi in piedi prima di dirigermi verso la strada. Ormai sono le prime luci dell’alba, e se Daryl ancora non è passato, dovrebbe farlo a momenti.
 
E se non dovesse farlo? Saresti sola di nuovo.
 
Mi guardo attorno. L’orda non è più tanto numerosa. Una decina di zombie mi girano attorno, camminano accanto a me, ma non mi guardano. Non mi fiutano. Non allungano le loro braccia putride verso di me. Funziona.
 
Certo che funziona. Cammina, amore mio. Continua a camminare.
 
Continua a camminare.

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Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


Le luci del primo mattino illuminano la strada davanti a me. Le gambe non mi reggono più, non ho più fiato, e le viscere che ricoprono i miei vestiti si stanno asciugando sulla mia pelle. Mi sono fermata tre volte per vomitare, pur essendo a stomaco vuoto. Non ci riesco. Non riuscirò ad andare avanti ancore per molto.
 
Sola.
 
Forse potrei tornare nel bosco. Forse lui non verrà. Sono già stata sola in passato, forse lo posso fare ancora.
 
Le gambe mi tremano. Sono debole, disidratata. No ce la faccio.
 
Resisti, bambina. Sta arrivando.
 
Mi fermo al margine della strada, barcollando su me stessa per un attimo.
 
Resisti, Julie, continua a camminare.
 
Cado sul cemento con le ginocchia, ma non sento nemmeno il dolore. Non mi sento più le gambe, in realtà.
 
Gli zombie non si inginocchiano, amore, avanti! Finirai col dare nell’occhio. Alzati.
 
Poso le mani avanti e mi lascio cadere sul cemento caldo, chiudendo gli occhi. Gli zombie che mi seguivano proseguono senza di me, i loro passi irregolari risuonano nelle mie orecchie. E con gli ultimi della fila, anche quell’ultimo rumore svanisce in lontananza.
 
Sola. Di nuovo, e stavolta quella coperta di sangue sono io, eh Avi?
 
Alzati, Julia.
 
“Non ci riesco…” Sussurro leggermente.
 
Alzati…
 
La voce nella mia testa diventa sempre più lontana, e i miei occhi si chiudono, avvolgendomi nell’ombra.
 

 
“Non credo tu abbia mai puzzato così tanto, Julie.”
 
Apro gli occhi, e il ragazzo davanti a me ha un volto, oltre che una voce. Mi aspetto di vedere gli occhi verdi di Avriel, ma alzando lo sguardo sul suo volto lo riconosco come quello di un’altra persona.
 
“Mitchie?” Un sussurro, nulla di più.
 
Siamo ancora sulla strada, io ancora sdraiata a faccia in giù, la testa girata verso sinistra, mentre il mio migliore amico siede a gambe incrociata di fronte a me.
 
“Ben svegliata. Sai, assomigli ad un ratto sull’autostrada da qui.”
 
Sorrido leggermente.
 
“Mi sei mancato, Mitch.”
 
“Anche tu mi sei mancata, tesoro.” Sorride mostrando le fossette. È così reale… così verosimile.
 
“Quindi, sono morta?”
 
“No. Non ancora almeno. Credo tu sia a metà.”
 
“Tu sei morto.”
 
Mitch si porta due dita all’attaccatura dei capelli, dove il proiettile di Avi aveva lasciato il suo foro d’entrata. I polpastrelli sono sporchi di sangue.
 
“Cortesia del tuo fidanzato.”
 
“Mi dispiace.”
 
“No, non era in sé, Julie. Avriel non era se stesso da molto tempo, e io… è quello che gli ho chiesto. Anche se non credevo mi avrebbe accontentato.”
 
“Volevi morire davvero?”
 
“Mmh mmh. Ero stufo.”
 
“Sì, ricordo il tuo discorso. Sei scusato per avermi chiamata puttana.” Sorridiamo entrambi e io abbasso lo sguardo. “Scott. Kirstin. Esther. Kevin… Sono con te?” Mitch mi guarda per un secondo prima di annuire. “E… E Avriel? Avriel è con te?”
 
Il ragazzo mi fissa per quella che sembra un’eternità prima di voltarsi guardando qualcosa in lontananza.
 
“Oh! Lo senti?” Il rombo di una motocicletta lontano, irreale. Daryl. “Sembra che il tuo cavaliere stia arrivando sul suo nobile destriero.” Mitch mi guarda alzando le sopracciglia allusivamente. “A proposito, niente male. Non ti facevo per una tipa da bello e dannato. Anche se con quelle braccia… Oh!” Mitch si alza, e io mi sento sollevare dall’asfalto. “Eccolo qui. Si, devo dire che su questo siamo d’accordo. Ha un fratello morto gay per caso?”
 
Merle.
 
“Non credo fosse gay.” Mormoro. Sono seduta adesso, qualcuno mi stringe le mani. Mi volto in avanti, e Daryl mi sta parlando. Non capisco cosa mi stia chiedendo ma sembra preoccupato. Guardo Mitch per l’ultima volta. Il ragazzo mi sorride.
 
“Fammi un favore Ju’. Sopravvivi a questo schifo di mondo, va bene?”
 
“Mitch… Aspetta… E’ con te?” Non mi risponde, e continua a fissarmi sorridendo. “Avi… E’ con te? È morto?”
 
Apre la bocca per parlare, ma la sua voce non gli appartiene.
 
“Avanti, piccola, svegliati.” Daryl. “Ho bisogno che tu ti tenga stretta.” Mi scrolla leggermente per le spalle. “Julie!”
 
“Daryl…” La mia voce è poco più di un sussurro, ma sul suo volto compare il fantasma di un sorriso. Abbasso lo sguardo sulle sue mani, sporche del sangue di zombie che ricopre ancora la mia pelle, rendendola appiccicosa, e i miei capelli, un unico ammasso di schifo incrostato.
 
“Toglimelo…” Sto tremando? “Toglimelo di dosso! Toglimelo!”
 
“Ehi, ehi, ehi!” Daryl mi stringe le spalle portando addosso a sé la mia attenzione “Guardami. Non abbiamo tempo ora. Devi stare sveglia, devo portarti dagli altri e ti devi tenere, o cadrai dalla sella.”
 
“Sono vivi… Sono…?”
 
“Sono vivi.” L’uomo mi lascia andare, sedendosi davanti a me. “Riesci a tenerti?”
 
Circondo la sua vita con le mie braccia e cerco di tenermi il più stretta possibile. Dietro di noi di noi Mitch alza la mano sorridendomi e muove le labbra per dirmi qualcosa.
 
“Non smettere…” Il motore si accende, e il ruggito di esso mi proibisce di capire il ragazzo.
 
Guardo ancora per un secondo prima che il ragazzo sparisca dietro di noi.
 
Non smettere…
 
Avi, cosa voleva dire?
 
È tardi, Julie. Tu hai smesso, ormai.
 
...

Carol e Lori mi hanno aiutato a ripulirmi non appena io e Daryl siamo arrivati sull’Interstatale 85, questa maledetta strada. Sophia si è persa qui. Il tour bus sul quale tutto è cominciato è visibile a qualche decina di metri di distanza. I momenti sotto l’auto, dozzine di piedi putrefatti accanto alla mia faccia. Detesto questo posto, ma il camioncino con le taniche d’acqua è ancora qui e devo dire che lo considero un bene, perché non so come avrei fatto a levarmi di dosso l’odore di morte. Carol mi ha passato dei vestiti trovati nelle le macchine ferme nell’ingorgo. Jeans e canotta, leggermente grandi per me, ma comunque utilizzabili. Daryl mi ha raggiunta dopo poco, porgendomi una sua camicia di flanella, le maniche ancora al loro posto.
 
“Farà più freddo di così.”
 
“Lo so.” Alzo le maniche della camicia al gomito, continuando a parlare. “Dobbiamo trovare un posto sicuro.”
 
“Stai bene?”
 
Alzo lo sguardo sul suo e lascio andare un respiro tremolante. “Ora sì.”
 
L’uomo mi tira a sé stringendomi, lontano dagli occhi degli altri. “Non provare mai più a chiedermi di fare una cosa del genere, donna. Non puoi chiedermi di lasciarti indietro.”
 
Mi allontano dal suo abbraccio annuendo. Carol si avvicina osservandomi per un secondo prima di lanciarmi le braccia al collo.
 
“Mi hai salvato la vita.” Si allontana guardandomi negli occhi. “Grazie.”
 
Le sorrido e mi allontano verso il resto del gruppo.
 
“Ehi.” Rick posa una mano sulla mia spalla. “Come ti senti?”
 
“Meglio.” Mi guardo attorno. Hershel e le sue due figlie ci sono, ma so che mancano delle persone. “Chi abbiamo perso?”
 
“Patricia, Jimmy… Andrea…” Chiudo gli occhi per un secondo ripensando alla bionda, e a come negli ultimi tempi le cose tra di noi si fossero sistemate. Un’amica, Julie. E l’hai persa. “…Shane.”
 
Alzo lo sguardo verso quello di Rick prima di voltarmi verso Lori per un secondo.
 
“Oh, cazzo.  Mi dispiace Rick.” L’uomo annuisce, ma dietro al suo gesto c’è qualcos’altro. Qualcosa di più oscuro. Qualcosa che non vuole che io veda. “Che cosa facciamo adesso?”
 
“Non è sicuro qui, dobbiamo continuare a muoverci.”
 
“Io dico di andare a est.” T-Dog è appoggiato a una portiera, l’aspetto spossato come tutti.
 
“Stiamo lontani dalle strade principali.” Daryl afferra la sua balestra puntandola verso un zombie dietro di noi. “Più è grande la strada più ci sono probabilità di incontrare stronzi come questo.”
 
“Per fare cosa? Girare in tondo tutto l’inverno senza scopo? Vieni a cercarmi, Julia. Vieni a cercarmi. Io ti sto cercando da quando ci siamo separati, se continui a muoverti nella direzione opposta…”
 
 
“Ci penso io.”
 
Thuck.
 

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Capitolo 28
*** Capitolo 27 ***


Siamo in viaggio da circa due ore quando un clacson suona dietro di noi. Daryl ferma la moto, voltandosi indietro.
 
“È Rick.” Abbassa lo sguardo su di me e rimane per un secondo ad osservarmi. “Dovresti andare in macchina con loro. Sei esausta.”
 
“Mi riposerò quando ci fermeremo.” Se ci riesco.
 
Scendo dalla moto mentre Rick e gli altri ci raggiungono.
 
“Sei a secco?” L’arciere è rimasto sul suo mezzo.
 
“Neanche un goccio.”
 
“Non possiamo restare qui.”
 
“Non ci stiamo tutti in un’auto.”
 
“Domani andremo a cercare la benzina.” Rick cerca di mantenere la calma, ma questo gruppo di persone…
 
Vi siete abituati alla fattoria. Siete stati comodi finora.
 
“E passare la notte qui?”
 
Ora arriva il bello. Tu l’hai già visto succedere con me no?
 
“Sto gelando!”
 
Quanto tempo passerà prima che Rick dia fuori di matto?
 
Lo sceriffo si sfila la giacca posandola attorno alle spalle del figlio, e in quel momento le parole di Avi rimangono inascoltate.
 
Ama suo figlio. Ama sua moglie. Ci proteggerà.
 
Io posso proteggerti.
 
Tu non l’hai fatto.
 
“Accenderemo un fuoco, va bene?”
 
“Se andate a cercare la legna state vicini.” Daryl smonta dalla moto mettendosi in spalla la balestra. “Ho poche frecce. Tu come sei messa?”
 
“Peggio, forse.” Mi sono rimaste due frecce di legno, e sono vecchie.  Non so quanto reggeranno ancora. “Ci sono munizioni?”
 
“Non abbastanza.” Rick cammina avanti e indietro davanti a noi.
 
“Non possiamo stare qui con i culi al vento.”
 
“Bada a come parli.” Hershel riprende sua figlia Maggie. “Mantenete la calma e date retta a Rick.”
 
“Fisseremo un perimetro. Domani mattina andremo a cercare della benzina e qualche provvista. E poi proseguiremo.”
 
“Io e Glenn potremmo fare un giro adesso e cercarla.” Chiudo gli occhi cercando di non dare peso all’irritazione che la voce della ragazza mi sta provocando.
 
“No, no, non vorrei che succedesse qualcosa e gli altri rimanessero bloccati senza un’auto.”
 
“Rick.” Glenn fa un passo avanti. “Siamo già bloccati.”
 
“Lo so che la situazione è brutta, va bene? Tutto questo è stato un inferno ma almeno ci siamo ritrovati. Non ci speravo più, ma ce l’abbiamo fatta. Stiamo insieme adesso.” Un buon leader.
 
Crollerà. Devi solo dargli tempo.
 
“Troveremo rifugio da qualche parte, ne sono convinto.”
 
“Rick guardati intorno. È pieno di zombie, stanno migrando, o qualcosa del genere.”
 
“Ci deve essere un posto, un posto sicuro che non sia solo un rifugio, ma che possiamo fortificare. Per ricominciare, rimetterci in piedi, ricostruire una vita insieme, sono sicuro che c’è, dobbiamo solo trovarlo.”
 
Crollerà. Tutti crolliamo prima o poi.
 
Rick non è come te.
 
“Anche se trovassimo un posto sicuro non sapremmo per quanto lo sarebbe.” Ancora Maggie. “Guarda la fattoria: ci siamo illusi che fosse sicuro e adesso?”
 
“Non faremo quello sbaglio di nuovo!” Hershel la riprende nuovamente.
 
Rick si volta verso il guardrail indicando un complesso di muri in pietra che una volta doveva essere una vecchia strada di campagna, o qualcosa del genere.
 
“Stasera ci accamperemo lì e all’alba ci rimetteremo in cammino.”
 
“E se arrivassero degli zombie, o gente tipo gli amici di Randall?” La figlia minore di Hershel, Beth, si avvicina a Rick. È poco riparato, è vero. Ma non vedo alternativa migliore.
 
“Sai che ho trovato Randall, vero?” Daryl si rivolge a Rick. “Era uno zombie, ma non è stato morso.”
 
“Ma come è possibile?”
 
“Cosa è successo?”
 
Adesso basta.
 
“Shane ha ucciso Randall.” Gli occhi del gruppo su di me. “E’ stato lui a farlo uscire dal capanno e a chiudermici dentro. L’ha portato nel bosco e l’ha ucciso come voleva fare dall’inizio.”
 
“E uno zombie lo ha raggiunto?” Lori si rivolge a Rick, che però non risponde subito. Qualcosa nel suo sguardo manda un brivido lungo la mia schiena.
 
“Siamo tutti infetti.”
 
Te l’avevo detto che sarebbe crollato.
 
Mi manca il respiro. Daryl se ne accorge e posa una mano leggera attorno al mio braccio. Lo guardo scuotendo la testa. Sto bene.
 
Beh, a parte il virus mortale che mi trasformerà in uno di quei così.
 
“Gli occhi di Kirstin erano di un color ambra intenso. Gioiosi e pieni di vita. E in un soffio, in un attimo che a Julie era sembrato durare un’eternità, essi si erano chiusi per riaprirsi in un bianco candido. Avi e Kevin erano troppo impegnati ad urlarsi contro accanto a lei, per accorgersi della ragazza ai loro piedi. Kirstie, così dolce e premurosa. Kirstin e i pomeriggi di shopping, i pigiama parti nel suo appartamento. Kirstin e i suoi capelli, le sue Louboutin, i suoi vestiti. Kirstin e il suo husky bianco, Olaf, arrivato a casa il giorno di prima che Julie si trasferisse a Los Angeles, dal pelo morbido e gli occhi azzurri, accoccolato alla sua padrona. Kirstie e tutte quelle notti passate a parlare e ridere e guardare film dell’orrore.
Quella Kirstin, Julie non l’avrebbe dimenticata mai. Ma l’essere seduto dall’altra parte della sua arma non era lei. Non più ormai. Fu un secondo, in realtà, nulla di più semplice. Un rumore sordo, un urlo spaventosamente quasi ancora umano, sangue, e il tonfo di un altro, l’ennesimo cadavere a terra. Kirstin Maldonado era diventata un altro fantasma, e Julie si sentì in colpa per aver lasciato che si trasformasse. Anche solo per così poco tempo. ‘Non voglio diventare così’ aveva giurato a se stessa. ‘Non lasciatemi diventare così’.”
 
“Al centro malattie, Jenner me l’ha detto… Qualsiasi cosa sia, ci ha contagiati tutti.”
 
“E non ci hai detto niente?” Carol sembra sdegnata e preoccupata.
 
“Non pensavo avrebbe fatto la differenza.”
 
“E tu lo hai sempre saputo?” E anche Glenn, in effetti.
 
“Come potevo, lo hai visto, è stato un momento…”
 
“Non spettava a te deciderlo! Quando io ho scoperto gli zombie nel fienile l’ho detto, per il bene di tutti!”
 
“Ho pensato che fosse meglio che non lo sapeste.” Rick osserva i nostri visi prima di girarsi e allontanarsi seguito da Lori.
 
Daryl prepara la balestra prima di guardarmi. “Vado a rimediare qualcosa da mangiare. Vieni?”
 
Qualsiasi cosa per allontanarmi da qui.
 
“Sì.” Raccolgo l’arco, seppur inutile, e lo seguo.
 

 
Daryl cammina davanti a me in silenzio. Siamo a caccia, è giusto che sia così, ma in questo momento non è quello di cui ho bisogno.
 
Quello di cui hai bisogno è che ti attacchi ad un tronco, no?
 
Mi fermo per un secondo, scioccata dalla voce di Avi.
 
No.
 
Oh sì, invece. È per quello che sei ancora con queste persone no?
 
Smettila.
 
Altrimenti saresti in strada, staresti venendo a cercarmi. Ma invece no. Dio, sei come una ragazzina.
 
“Basta!”
 
Daryl si volta di scatto verso di me, lo sguardo a metà tra il confuso e il preoccupato.
 
“Che cazzo urli?!”
 
“Scusami…” Sento le guance andare a fuoco. Già, ci siamo dimenticate di dirgli che parlo con il mio ragazzo disperso nella mia testa e che ho sognato (o visto?) il mio migliore amico morto. “Scusami. Non volevo.”
 
L’uomo mi guarda per un secondo.
 
“Stai bene?”
 
“Sì. Sì, sono solo… Scossa, credo. È stata una giornata lunga.”
 
“Per quello che ha detto Rick?” Cammina davanti a me.
 
“Anche, sì” Lo seguo rimanendo dietro di lui. “Tu non lo sei?”
 
Alza le spalle, ma so che questa è una notizia che neanche lui poteva aspettarsi.
 
“Ha fatto bene a non dirlo.” Continuo. “Quella gente… Loro non sono pronti.”
 
“Hai paura?” Mi chiede fermandosi all’improvviso continuando a guardare davanti a sé.
 
Annuisco leggermente. “Non voglio diventare uno di quei così.”
 
“Non succederà.” Daryl punta la balestra in avanti prima di prendere un respiro e scoccare il dardo, che va a impalare un piccolo procione alle radici di un albero. “Non finché ci sarò io.”
 
Sorrido leggermente guardandolo, ma lui va a prendere la sua preda prima di voltarsi verso di me.
 
“Quando ti ho trovata stavi parlando nel sonno.“ Sostengo il suo sguardo. “Con Mitch. Parlavi con lui di Avi. È uno del tuo gruppo?”
 
Annuisco. “Era il mio migliore amico. È morto al Motel.”
 
Daryl pare accettare la mia risposta continuando a camminare davanti a me.
 
Hai intenzione di dirglielo?
 
Dirgli cosa?
 
Che stai diventando matta.
 

 
È così dunque. Sto impazzendo.
 
Tu come lo chiameresti questo, mmh? Parlare da soli, vedere i morti, i flashback, gli incubi… pensi che ti vorranno quando lo scopriranno?
 
Non è questo il momento.
 
No, questo è il momento di stare seduti a modellare frecce e guardare il fuoco, con il terrore di essere divorati.
 
Smettila di parlare.
 
Non posso, sei tu che mi fa parlare, amore.
 
Abbasso la testa premendomi le tempie e sento lo sguardo di Daryl su di me. Devo dirglielo. Non stasera, ma devo dirglielo.
 
Un rumore improvviso.
 
“Cosa è stato?”
 
“Potrebbe essere di tutto.” Daryl si alza. “Un procione, un opossum.”
 
“Uno zombie.”
 
“Dobbiamo andarcene di qui.”
 
“Che cosa stiamo aspettando?!”
 
“Da che parte?”
 
“Veniva da laggiù.”
 
Tutti sono in piedi. Cosa pensano di fare?
 
“L’ultima cosa che ci serve è metterci a correre nell’oscurità” Rick li guarda uno ad uno, voce calma ma sguardo infuocato. Conosco quell’espressione. L’ho già vista.
 
L’hai già vista su di me, vero? Sai che è il momento. È durato meno di quanto pensassi.
 
“Non abbiamo veicoli e non possiamo andare a piedi.” La mia voce è bassa, ma mi hanno sentito.
 
“Io non starò qui ad aspettare che passi un’altra mandria.” Maggie, Cristo Santo.
“Dobbiamo muoverci subito.”
 
“Nessuno va da nessuna parte.” Rick le ruggisce contro.
 
“Fa qualcosa!” Carol sta tremando. È evidente come non si fidi di Rick. Non dopo Sophia, non dopo quello che ha detto Jenner. Mi sembra strano che si fidi ancora di me, nonostante nel bosco con sua figlia e Rick ci fossi anche io.
 
Chi ti ha detto che si fida?
 
Lei…
 
Sssh, lo spettacolo sta iniziando.
 
“Sto facendo qualcosa!” Rick è sul punto di scoppiare. “Sto tenendo questo gruppo unito e in vita, lo sto facendo fin dall’inizio! Lo sto facendo fin dall’inizio ad ogni costo, non l’ho voluto io questo!”
 
Questa è la parte migliore.
 
“Ho ucciso il mio migliore amico per voi, per l’amor di Dio!!”
 
Il tempo pare essersi fermato di nuovo. L’unica a non fissare Rick è sua moglie, immagino la sapesse già. Carl, nelle sue braccia, guarda suo padre con un’espressione capace di distruggere ogni cosa, prima di piangere sulla spalla di Lori.
Rick ha ucciso Shane, e improvvisamente tutto sembra incastrarsi. Shane che finge di essere stato attaccato nei boschi da Randall, che attira Rick per… Ucciderlo. Per avere Lori, e Carl. Rick deve essersi difeso, e deve aver sparato a Shane. Lo sparo dei nove minuti, quel maledetto sparo e i mille scenari possibili nella mia mente, tutti terribili ma questo… Non questo.
 
“Avete visto cosa faceva…” Rick sembra voler giustificarsi. “Come mi provocava. Come ci ha compromessi tutti. Si è inventato la storia di Randall, mi ha attirato per spararmi alle spalle, non mi ha dato altra scelta! Era il mio migliore amico, ma mi ha attaccato! Le mie mani sono pulite.” Si guarda intorno per un attimo prima di parlare di nuovo con tono accondiscendente. “Magari stareste meglio senza di me. Andate pure. Io dico che c’è un posto per noi, ma magari è un’altra pia illusione. Magari ci sto sperando in vano. Perché non ve ne andate per i fatti vostri, adesso? Mandatemi una cartolina.”
 
Crollano tutti prima o poi, Julie. Crolliamo tutti. Poi qualcosa cambia. Diventi più duro, più vuoto… È così.
 
“Quella è la porta. Potete andarvene. Vediamo quanto andate lontano.”
 
Questo mondo. Tenere le persone vive, questa responsabilità, distrugge le persone. Ha distrutto me.
 
“Nessuno? Bene. Ma mettiamo le cose in chiaro.”
 
Distruggerà lui.
 
“Se restate, questa non sarà più una democrazia.”
 
E distruggerà tutti voi.

 


Ebbene, siamo giunti alla fine della seconda stagione! Non temete, la terza è già in fase di scrittura ma voglio avere materiale sufficiente prima di iniziare a postare. Ciò significa che, senza dare scadenze troppo precise, la terza stagione non verrà pubblicata almeno fino a dopo settembre.

Ho bisogno di voi!

Come avrete notato, i titoli delle storie sono i titoli delle mie puntate preferite per ogni stagione. Vorrei coinvolgervi in qualche modo, quindi che ne dite di lasciare una recensione con il titolo della vostra puntata della terza stagione preferita? Solo un'idea, è chiaro, non sentitevi obbligati :)

Buonaserata e buon proseguimento estivo!! 

Giulz.

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