Close As Strangers || L.H.

di lukespj
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Home ***
Capitolo 3: *** Empty Bed ***
Capitolo 4: *** Secret Project (1) ***
Capitolo 5: *** Secret Project (2) ***
Capitolo 6: *** Love Alone (1) ***
Capitolo 7: *** Love Alone (2) ***
Capitolo 8: *** Close As Strangers ***
Capitolo 9: *** All Over Again ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


Prologue
 



Città nuova, nuovo concerto.
Correre da una parte all’altra del mondo per incontrare i  fan e far crescere sempre di più la propria musica.
Nuove canzoni, singoli, due album, video musicali.
Photoshoot, interviste, un libro che racconta la propria storia e un film.
E’ questo quello che, da qualche anno a questa parte, si sono trovati ad affrontare Luke, Calum, Michael ed Ashton.
Sono stati catapultati in un battito di ciglia nel mondo della musica, lasciandosi alle spalle quello che erano per riuscire a realizzare il loro sogno.
Erano passati dalla più piccola e sconosciuta band al mondo, a una delle più grandi e famose band al mondo.
E lo stavano facendo alla grande.
 
 
Quella sera si stavano preparando per salire sul palco di Londra per l’ultimo concerto della leg Inglese, per poi tornare in Australia per i concerti nella loro terra d’origine e anche per passare del tempo a casa, con la loro famiglia e gli amici.
Il countdown era partito sul grande schermo e i ragazzi stavano prendendo i loro strumenti per poi poter salire sul palco.
Come ogni volta, l’ansia pre-esibizione si sentiva e i quattro amici si guardarono l’un l’altro per cercare di tranquillizzarsi.
Ansia che spariva nel momento esatto in cui salivano sul palco e iniziavano a suonare e a cantare.
Guardavano quelle migliaia di fan che erano li solo per loro e non potevano ancora credere a tutto quello che gli era successo.
Sapevano di essere incredibilmente fortunati e per questo cercavano di ripagare al meglio i loro fan.
Fan che loro consideravano una vera e propria famiglia, una famiglia enorme che amavano tantissimo.
Non sarebbero stati dov’erano senza la 5SOSfam, gli erano debitori ed era per questo che ogni volta che si esibivano per loro, cercavano di fare la miglior esibizione di sempre.
E ci riuscivano, ogni volta.
Eppure, uno di loro, non riusciva ad essere completamente felice.
Ogni giorno, sentiva sempre di più la mancanza di una persona.
Era consapevole di essere stato lui ad allontanarla dal suo nuovo mondo per paura di perderla, finendo con il perderla davvero.
Ogni sera la cercava tra la folla, pur con la consapevolezza che non l’avrebbe vista.
Non sapeva che in realtà, lei c’era sempre – se non fisicamente, con il cuore e con l’anima.
Non sapeva che ogni volta che poteva, prendeva un aereo per poter assistere ai loro concerti, rimanendo però sempre nell’ultima fila del parterre e nascondendosi poi nel backstage, per la paura di incrociare il suo sguardo.
Non sapeva che anche lei, cercava sempre tra le persone in strada lo sguardo del ragazzo.
Ma, ora che avrebbero avuto un po’ di pausa, avrebbe fatto di tutto per sistemare le cose.
Avrebbe fatto di tutto per riprenderla e non lasciarla più andare.
Per davvero.




*angolo autrice*

Salve a tutti!
Rieccomi qui con una nuova storia, questa volta con protagonisti i 5 Seconds Of Summer.
Ovviamente, questo è solo il prologo e spero non pensiate che sia la solita storiella banale. Farò di tutto perchè non sia così. Questa volta infatti la sto curando molto di più rispetto alla storia precedente, e non vi nascondo che sono particolarmente affezionata a questa. Quindi spero di riuscire a coinvolgervi e a ricevere vostre opinioni, suggerimenti e sì, anche critiche ( che non siano insulti, grazie)
Non so con che frequenza aggiornerò, ho iniziato il primo anno di università e sto anche lavorando, e dato che come vi ho detto voglio curarla nel miglior modo possibile, abbiate pietà.
Pubblicherò la storia anche su wattpad, ho lo stesso nick ( lukespj) quindi se la trovate anche liì, sappiate che non sto copiando nessuno ;)

Alla prossima,

Giuls xx


 

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Capitolo 2
*** Home ***


Home
 

“Grazie per aver viaggiato con noi. Buona permanenza e speriamo di rivedervi presto su uno dei nostri voli” disse la vocetta metallica di una delle hostess mentre l’aereo stava facendo le ultime manovre nell’aeroporto di Sydney.
“Non vedo l’ora di dormire nel mio letto” disse il riccio, stiracchiandosi.
“A me mancherà la mia cuccetta del tour bus” disse il rosso con un po’ di malinconia.
“Oh andiamo, Michael! Tra una settimana ci dormirai ancora e-”
“Zitto Calum” lo interruppe Michael. “Ovvio che niente è paragonabile al mio letto, ma ormai la cuccetta è una parte di me e mi mancherà, fine della storia”
Calum alzò gli occhi al cielo, tirando poi una gomitata a Luke, che ancora dormiva, ricevendo un grugnito in risposta.
“Siamo arrivati, muovi il culo Lemmings” lo spronò Ashton.
Il biondo sospirò pesantemente, aprendo lentamente gli occhi e mantenendo il broncio ai suoi amici.
Appena l’aereo si fermò, i ragazzi si alzarono e aspettarono il loro turno per scendere.
Erano così elettrizzati di essere tornati a casa per un po’. Avrebbero avuto una settimana di stacco, per poi avere i concerti della leg Australiana e poi un mese di meritato riposo, prima di ripartire alla volta degli Stati Uniti.
Si diressero verso i nastri e rimasero in attesa dei loro bagagli.
 
 
Appena arrivata in aeroporto, parcheggiò la macchina nel primo posto libero ed espose il bigliettino bianco che le sarebbe servito poi per pagare.
Prese un respiro profondo prima di scendere dalla macchina. Era tremendamente felice di rivedere i suoi amici, anche se questa volta avrebbe rivisto pure lui. Da quando erano partiti nel 2013 aveva iniziato ad evitarla per non si sa che motivo, e lei aveva finito per fare lo stesso.
Si diresse a grandi passi verso l’entrata degli arrivi, autoconvincendosi che sarebbe andato tutto bene. O almeno ci sperava.
“Giuls! Tesoro!”
Si girò di scatto sentendosi chiamare, vedendo le tre super donne – così chiamava le mamme dei ragazzi- venire verso di lei.
“Liz, ciao!” rispose salutandola, salutando poi anche Anne e Karen.
Liz le si avvicinò e la abbracciò. Abbraccio che la ragazza ricambiò più che volentieri. Nonostante tutto quelle che era successo con Luke, aveva ancora un bellissimo rapporto con gli Hemmings , soprattutto con Jack, con il quale aveva legato tantissimo ed era felice che fossero rimasti amici.
“Avevo detto a Joy che ci avrei pensato io a Calum, ma lei non ha voluto e ora capisco il perché” disse Karen, sorridendo, mentre tutte e quattro entravano e si dirigevano verso il punto da cui sarebbero arrivati i ragazzi.
“Me lo ha detto, ma voglio proprio vedere come sarà Cal mentre guido” disse la ragazza, ridacchiando.
Infatti, era andata lei a prendere il suo migliore amico dato che la famiglia Hood e la famiglia Jonas erano andate a farsi una vacanza perché dicevano che avevano bisogno di una pausa – ed era vero.
Le tre donne e la mora iniziarono a parlare del più e del meno, finche videro le prime persone arrivare.
Non appena vide una chioma mora fin troppo famigliare, la ragazza si mise a correre, facendo a slalon tra le persone, per poi mollare la sua borsa e saltare addosso al ragazzo, inizialmente colto di sorpresa, che la strinse forte a se.
“Mi sei mancata anche tu, pulce” disse, sorridendo, facendola tornare con i piedi per terra – senza però interrompere l’abbraccio.
“Grazie per la considerazione, eh” disse una voce alle loro spalle, ponendo fine al loro più che caloroso abbraccio.
“Mikey!” sorrise la ragazza, avvicinandosi al rosso e abbracciandolo a sua volta.
“Ecco, così si inizia a ragionare” scherzò il ragazzo, stringendo le braccia intorno al bacino della mora e facendo una linguaccia a Calum, che scoppiò a ridere scuotendo la testa.
Sciolsero l’abbraccio poco dopo e Michael si diresse verso la madre, abbracciandola calorosamente, mentre anche Ashton comparse dalla porta degli arrivi.
“Nana da giardino! Che piacere vederti!” salutò la ragazza sorridendo appena la notò di fianco  al bassista.
“Oh andiamo! Sono solo 14 cm più bassa di te” ripetè per la milionesima volta lei, facendo alzare un sopracciglio al riccio, che poi scoppiò a ridere e l’abbracciò.
“Appunto, nana da giardino” sottolineò, per poi andare anche lui dalla madre.
“Ragazzi dove lo avete lasciato Luke?” chiese Liz, non vedendo arrivare il figlio.
“E’ dovuto andare in bagno, ma lo avremmo lasciato più che volentieri a Londra” rispose Michael, strappando una risata a tutti.
E fu allora che successe.
Giulia guardò verso le ultime persone che uscivano e lo vide.
Dopo tre lunghi anni, ecco a pochi passi da lei il ragazzo che più aveva amato – e che ancora amava.
Iniziò ad osservarlo dalla testa ai piedi, rendendosi conto che, ormai, quel ragazzino di 14 anni era diventato un uomo. Non che non lo sapesse, seguiva i ragazzi – a volte anche letteralmente, andando con loro di nascosto in tour- e di conseguenza vedeva di continuo sue foto, ma vederlo di persona a così poca distanza era tutta un’altra cosa.
Indossava i suoi soliti skinny jeans neri, una maglia nera con una stampa, una camicia nera tenuta aperta sopra alla maglia e degli stivaletti neri. Sulle spalle teneva la sua chitarra e il borsone, e in mano aveva delle cuffie.
Il suo viso era contornato da una barbetta bionda come i suoi capelli, che erano tutti scompigliati per il viaggio. Gli occhi erano lo stesso oceano che ricordava, l’oceano in cui era affogata anni prima e dal quale non era mai stata salvata.
Si soffermò a guardare l’anellino nero sul suo labbro inferiore. Quante volte si era chiesta come sarebbe stato a contatto con le sue labbra e al solo pensiero, si sentì le gambe molli.
“Stai bene?” le sussurrò Cal, che era un po’ preoccupato per la situazione.
La ragazza annuì, senza staccare un attimo gli occhi dal biondo, che ormai era vicinissimo a loro.
Sentì il cuore battere a mille, per poi fermarsi nell’esatto momento in cui Luke alzò lo sguardo, facendo sì che i loro occhi si incontrassero.
Verde nell’azzurro. Speranza e ghiaccio. Erba fresca e oceano profondo.
Il ragazzo, che stava trattenendo il respiro, si prese qualche secondo per osservare la ragazza di fronte a lui.
Era ancora più bella di quanto ricordasse.
I lunghi capelli castani, leggermente più chiari sulle lunghezze, le ricadevano morbidi sulle spalle, arrivandole fin sotto il seno. Indossava una gonna a vita alta bordeaux e sopra una canotta bianca, che aveva del pizzo sulle spalline. Ai piedi le sue converse bianche, che ormai erano quasi del tutto sbiadite e consumate per quanto le aveva messe.
Senza nemmeno accorgersene, entrambi fecero un passo verso l’altro, ritrovandosi a pochi centimetri di distanza.
I loro profumi si stavano mischiando, permettendo ad entrambi di risentire quel profumo che tanto amavano l’uno dell’altra.
Luke continuava a chiedersi se era reale, se davvero la ragazza era proprio lì, di fronte a lui e moriva dalla voglia di abbracciarla e chiederle scusa per tutto.
Ma proprio mentre Giulia stava per dire qualcosa, Luke si girò di scatto verso Liz e “Andiamo mamma?” disse, dirigendosi a grandi passi verso l’uscita.
Sentiva che stava per crollare, ma non voleva e non poteva farlo lì.
Liz sussurrò un scusa alla ragazza, che era rimasta impietrita, e si affrettò a raggiungere il figlio.
“CHE DIAMINE ERA QUELLO?” urlò Michael, dopo alcuni attimi di silenzio.
Stavano tutti guardando Giulia, aspettando una sua reazione.
“E’.. E’ tutto okay” sussurrò lei, alzando lo sguardo e tirando un respiro.
“Andiamo dai” disse Calum, passandole la borsa e recuperando le sue cose.
Uscirono tutti insieme dall’aeroporto e, dopo essersi salutati, andarono ognuno verso la propria macchina.
Mentre Calum sistemava bagaglio e basso in macchina, Giulia andò a pagare il ticket del parcheggio.
Quando tornò alla macchina e fece per salire dalla parte del guidatore, il ragazzo la bloccò.
“Che c’è?” chiese, guardandolo confusa.
“Non crederai davvero che ti faccia guidare, quindi a me le chiavi prego” le rispose, allungando la mano.
Giuls sospirò, alzando gli occhi al cielo e gli passò le chiavi.
“Solo per questa volta, Hood” disse, mentre saliva sulla macchina dalla parte del passeggero.
“Vedremo Jonas, vedremo”
Salì in macchina a sua volta, trattenendo un sorriso mentre metteva in moto la macchina.
 
 
*angolo autrice*
Hello people!
Sono felice di essere riuscita ad aggiornare dopo una settimana, spero di riuscire a farlo sempre ma ne dubito ( nonostante io abbia già del materiale pronto) perché tra lavoro e università non so cosa mi sta facendo impazzire di più.
Btw, parlando di cose serie, volevo dirvi un paio di cose. La prima è che ho messo ancora il mio nome alla protagonista, non perché sono egocentrica anzi, solo che mi piace immaginare me stessa mentre scrivo e quindi tengo il mio nome, tutto lì.
La seconda è che la storia è ambientata nel 2016, quindi durante il Sounds Live Feels Live Tour, anche se le date non le tengo uguali a quelle reali.
Detto ciò, spero che questo capitolo vi piaccia e mi piacerebbe sapere che ne pensate.
Un bacione e alla prossima,
Giuls xx

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Capitolo 3
*** Empty Bed ***


Empty bed  
 
 
 
Il viaggio verso le villette Hood-Jonas fu abbastanza veloce, non c’era molto traffico fortunatamente e le strade erano molto scorrevoli. Il sole stava iniziando a calare lentamente mentre Calum sfrecciava tra le strade famigliari di Sydney.  
Giulia era stranamente silenziosa, non faceva altro che pensare a Luke. Rivederlo era stata davvero dura, ma la cosa che le aveva fatto più male era che se ne era andato via cosí, senza nulla. Non che si aspettasse chissá che cosa, in fondo non si vedevano ne parlavano da davvero troppo tempo, ma almeno un ‘hey’ o anche un ‘sparisci’ le sarebbe bastato. 
Sospiró appoggiandosi al finestrino,  rendendosi  conto che la macchina era ferma. Si guardó intorno e si accorse che erano arrivati. 
Le villette in cui vivevano erano le cassiche villette a schiera. Erano fate con mattoni a vista ed erano abbastanza grandi. Nulla di esagerato, ma comunque facevano la loro figura.  
Gli Hood e i Jonas si erano conosciuti proprio cosí, erano andati a vivere li nello stesso periodo ed avevano legato immediatamente. Legame che si era rafforzato una volta che Joy aspettava i secondo figlio e anche Eveline era rimasta incinta di quella che sarebbe stata la loro unica figlia. E fu cosí che decisero di creare una porta nella parte di muro del cortile che divideva le due case, cosí da non dovere uscire anche dal cancello per poter andare gli uni dagli altri. E questo si era rivelato davvero utile con gli anni, dato che l’amicizia tra Calum e Giulia diventava sempre piú forte, tanto quasi da considerarsi come fratelli. 
“Bentornata nel mondo dei mortali” disse Calum, tirando fuori la chiave e slacciandosi la cintura, per poi scendere dalla macchina. 
“Scusami..” rispose lei, seguendo l’amico. 
Calum le sorrise, iniziando a recuperare le cose dal baule. 
Sapeva che il fatto che lei e Luke si erano incontrati l’aveva sconvolta, e cercava di non farsi vedere preoccupato.  
Aveva troppa paura che Giulia potesse crollare di nuovo e lui non voleva piú vederla nello stato in cui l’aveva trovata la prima volta in cui erano tornati a casa. Ma, allo stesso tempo, non voleva nemmeno vedere Luke assente e distaccato ogni volta che erano a Sydney.  
Doveva assolutamente parlare con Ash e Mikey e insieme trovare un modo per farli riappacificare. Che poi fossero rimasti solo amici o tornassero insieme, non faceva differenza, l’importante era che tornassero a parlarsi – anche se lui sperava troppo di rivederli come una coppia. 
“Da me o da te?” chiese poi, risvegliandosi dai suoi pensieri e riconsegnando le chiavi della macchina all’amica. 
Era ormai da tempo – ancora prima che i ragazzi partissero – che Calum e Giulia avevano l’abitudine di ritrovarsi a casa dell’uno o dell’altro a rimpilzarsi di schifezze e parlando di ogni cosa gli passava per la testa. 
Poi, da quando lui era partito,  la cosa era diventata piú un rito obbligatorio ad ogni suo rientro, cosí che ognuno potesse raccontare all’altro quello che si perdevano, anche se bisognava ammettere che quello che aveva sempre piú cose da raccontare era Calum. Dopotutto, passava la maggior parte del tempo in giro per il mondone vedeva posti meravigliosi, incontrando un sacco di persone differenti.  
“Da me, ho preso ogni tipo di schifezza commestibile che ho trovato al supermercato” disse la mora. 
“Perfetto, il tempo di darmi una rinfrescata e arrivo” disse Calum, avviandosi verso il cancelletto di casa. 
“Ah, Cal? Niente discorsi su Hemmings, ti prego” lo richiamó l’amica, armeggiando con le chiavi di casa. 
“D’accordo, ma solo per stasera” disse lui, sparendo poi dietro lz porta. 
Giulia sospiró, sapendo che sarebbe stato inevitabile. Ormai sapeva a memoria quello che le avrebbe detto, dovete chiarire, non potete continuare cosí e blablabla. 
Aprí a sua volta il cancelletto, per poi chiuderlo dietro di se ed entrare in casa. Andó velocemente al piano superiore in camera sua, dove lasció la borsa e si cambió, mettendosi una comoda tuta, per poi riscendere e iniziare a preparare tutto in attesa dell’arrivo di Cal.  
 
 
 
 
Luke si stava torturando con i suoi stessi pensieri. 
Si sentiva ancora più stronzo di quello che giá era stato. Non riusciva a spiegarsi come mai se ne fosse andato cosí. Sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa, e lo voleva davvero. Eppure era rimadto inspiegabilmente bloccato e si era tirato indietro. Anche se, in realtà,  sapeva che questo era semplicemente dovuto alla paura. Aveva paura di fare la cosa sbagliata, e lui non voleva piú sbagliare.  
Era talmente assorto nei garbuglio della sua mente che non si era nemmeno reso conto di essere arrivato a casa. Si affrettó a scendere dalla mscchina, e, una volta recuperate le sue cose, si precipitò in casa, seguito dalla madre che stava cercando di capire il perché del comoortamento di poco prima del figlio.  
Appena entrato, Luke salutó velocemente il padre, per poi salire velocemente verso la sua camera e chiudersi dentro. Sapeva che Liz gli avrebbe sicuramente fatto osservazioni riguardo Giulia e lui non voleva sapernein quel momento. 
Aveva semplicemente bisogno di stare da solo per un po’. 
 
 
 
 
“E cosí Michael ha girato per mezza arena nudo, e per un pelo non veniva visto dalle prime fan che stavano entrando” concluse Calum,  dopo aver raccontato all’amica di quella volta in cui avevano nascosto tutti i vestiti e le mutande di Michael. 
Giulia scoppió a ridere per la milionesima volta. Le era mancato tutto questo e non vedeva l’ora di passare del tempo anche con Ashton e Michael. In cuor suo, avrebbe voluto passarne un po’ anche con Luke, ma per ora andava bene cosí. 
“Bene, credo di aver parlato abbastanza per stasera, pulce” disse dopo un po’ il moro. 
“Mmh.. Nah, non credo” rispose lei, masticando una caramella. 
“Oh, andiamo, non ci credo che non hai niente da dire” 
La ragazza alzó le spalle, sorridendo. 
In quegli ultimi mesi ne erano successe di cose. Si era finalmente abituata alla routine università/lavoro e si sentiva in pace con se stessa. Aveva anche trovato dei nuovi amici con cui si trovava davvero bene e che non vedeva l’ora di presentare ai ragazzi. 
“Tutto nella norma, Cal.. L’universitá procede bene e cosí anche il lavoro. Sono sempre le solite cose, non faccio assolutamente niente di figo come te” 
“Mmmh.. Certo. E che mi dici delle facce nuove che ho visto in una tua foto su instagram?” 
“Te li presenteró presto” disse, sorridendo. 
 
 
 
 
Erano ormai le due e mezza passate.  
Calum era crollato sul divano dell’amica mentre lei era andata in cucina a prepararsi un tè. Quando tornó in soggiorno e lo vide dormire come un bimbo, sorrise e si diresse verso le scale, spegnendo la luce e andando verso la sua stanza.  
Si mise a letto e cercó di trovare la posizione giusta, fallendo miseramente. Era sempre cosí quando la sua mente era piena di pensieri, ma, se solitamente le bastava tirare un respiro e concentrarsj sul fatto che doveva dormire, ora era praticamente impossibile. Nonostante tutta la sua volontá, non riusciva a smettere di pensare a Luke. 
E non sapeva che il ragazzo, nel suo letto, era nella stessa situazione. Fissava il soffitto mentre davanti ai suoi occhi occhi continuava a comparire l’immagine della ragazza. 
Entrambi continuavano a pensare a quanto gli macassero i loro baci, a quei pomeriggi passati nella camera dell’uno o dell’altra a sognare, a quando Luke strimpellava qualcosa con la chitarra per strappare un sorriso alla ragazza quando era un po’ giú, a quando Giulia aveva provato a fare dei biscotti per il compleanno del ragazzo e, nonostante fossero un po’ bruciacchiati, lui era stato felicissimo, anche perché poi la ragazza profumava di biscotto. 
Pensavano e pensavano.  Si stavano torturando con i ricordi e dovevano trovare un modo per smettere. 
E, se Giulia aveva stretto il cuscino  e cercava di non alzarsi per non fare qualche stronzata, lo stesso non si poteva dire per Luke. 
Il ragazzo si alzò dal letto e, cercando di non fare rumore, scese le scale e andó dritto fino all’ armadietto in cui suo padre teneva gli alcolici da utilizzare nelle occasioni speciali e prese una bottiglia di Martini, ritornando poi in camera. Si sedette a terra vicino alla finestra e inizió a bere dalla bottiglia, sentendo il liquido bruciargli per la gola fino allo stomaco. Guardó il letto e si sentí pizzicare gli occhi vedendolo vuoto. Ma non vuoto percé lui era sul pavimento, lo sarebbe stato anche se lui si fosse messo lí. Era vuoto perché mancava una parte di lui.  
Si portó di nuovo la bottiglia alla bocca, bevendone ancora un sorso. Continuó cosí fino a finire la bottiglia, dato che piú beveva, meno pensava. 
 
 
 
 
 
 
*angolo autrice* 
Hello people!  
Parto con il fatto che sto aggiornando dal tablet poiché il mio computer non funziona ( fotuna che io tengo tutto scritto su un quaderno o mi sparavo) e dato che settimana prossima so giá che non potró aggiornare, ho voluto farlo in ogni caso. So giá che probabilmte ci saranno un po’ di errori, ma correggeró appena avró di nuovo possesso del mio computer. 
Passando al capitolo, che ne pensate? So di aver lasciato alcune cose un po’ in sospeso, ma è solo perché c’é proprio un capitolo che ne parla, e quindi per non essere troppo ripetitiva ho lasciato iato cosí. 
Non so se é cosí evidente, ma l’ultima parte l’ ho scritta mentre ascoltavo una canzone con cui sono praticamente in fissa in quste ultime settimane e da anche il titolo al capitolo. Si tratta di Empty Bed degli Urban Strangers che compariranno anche in questa storia dato che da quando li ho visti alle audizioni ho perso completamente la testa e metre scrivevo sono finiti dentro senza nemmeno accorgermene.  
Ne approfitto per farvi gli auguri di Buon Natale e Buon Anno ( visto che aggiorneró sicuramente nell’anno nuovo) 
Un bacione e alla prossima, 
Giuls xx 
 
 

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Capitolo 4
*** Secret Project (1) ***


Secret project (1)
 
 
“Oggi sembra non finire più” sbuffò Alex, passando il fascicolo da archiviare all’amica.
“Dai su, manca neanche mezz’ora e poi possiamo svignarcela” disse lei, alzandosi dalla sedia della scrivania e andando verso il piccolo armadio in cui dovevano posare i fascicoli temporaneamente.
Il ragazzo sospirò, poi si mise a compilare l’ultimo modulo della giornata sul server dell’ufficio, mentre la ragazza chiamava i vari clienti per fissare l’appuntamento per il giorno dopo.
Quando – finalmente- il loro turno finì, recuperarono le loro cose e salutarono Kelly, la loro capa, nonché la vera e propria segretaria.
Scesero velocemente la rampa di scale, dirigendosi poi verso le loro macchine, parcheggiate vicine nel parcheggio di fronte all’edificio bianco in cui lavoravano.
“Ci vediamo dopo al pub allora?” chiese Alex, aprendo la portiera del guidatore.
“Certo!” rispose la mora.
Il ragazzo annuì, per poi salutarla con un cenno e partire.
Si erano conosciuti pochi mesi prima, quando entrambi stavano cercando un lavoro che non li tenesse occupati troppo e che li pagasse abbastanza per quello che si erano prefissati.
Alex, occhi marroni e capelli neri, di un anno più grande di lei, con la battuta sempre pronta – anche se a volte risultavano un po’ squallide, per dirla come diceva il suo migliore amico, Genn - aveva smesso di studiare dopo aver preso il diploma per dedicarsi alla musica con Genn, si era cercato un lavoro per poter mantenere le varie spese che la vita musicale chiedeva.
Giulia, invece, aveva cercato un lavoro per poter aiutare un po’ i genitori con le spese di casa, dato che aveva scelto di frequentare l’università telematica e aveva dei costi molto alti.
Così, si erano ritrovati entrambi a lavorare come aiuto segretari tutti i pomeriggi in un ufficio legale, nonostante nessuno dei due non sapesse nulla di legge. Il che non era un problema, dato che quel tipo di lavoro richiedeva solamente la conoscenza base dell’informatica e il sapere organizzare i vari materiali così come i loro superiori gli dicevano. L’unica pecca, se così si può dire, era che dovevano vestirsi il più elegantemente possibile. Il che implicava giacca e camicia per Alex – anche cravatta, ma se ne dimenticava sempre -  e tailleur per Giulia.
Ma a loro andava bene così. Infondo avevano costruito una solida amicizia, che si era rafforzata ancora di più quando avevano deciso di uscire insieme, Alex portando Genn e Giulia portando Ellie, la sua migliore amica da una vita, formando così un gruppettino inseparabile. Talmente tanto che Alex ed Ellie si erano messi insieme nel mentre.
 
 
 
 
Appena arrivò a casa, sistemò la macchina nel garage, per poi entrare e togliersi immediatamente i tacchi neri.
Ma, proprio quando stava per salire per darsi una rinfrescata e cambiarsi per uscire, notò tre ragazzi seduti sul divano viola in soggiorno.
“Che eleganza signorina” disse il rosso, alzandosi dalla sua comoda postazione.
“Che ci fate in casa mia voi tre?” disse di rimando lei.
“Volevamo passare un po’ di tempo con te prima che Luke arrivi, pulce” disse Calum.
Annuì, iniziando a salire le scale.
“Datemi il tempo di sistemarmi e arrivo” urlò, per poi chiudersi in camera.
Si sedette sul letto, lasciandosi cadere all’indietro respirando pesantemente. Quando Cal la mattina le aveva detto che lui e i ragazzi si sarebbero trovati, non aveva capito che lo avrebbero fatto da lui. Solo che questo implicava la possibilità di imbattersi nel biondo, e lei non sapeva davvero se sperare di vederlo o no. Chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie, cercando di convincersi che in ogni caso sarebbe andata bene.
Dopo qualche minuto, si alzò e andò verso l’armadio per scegliere cosa mettere per uscire con i suoi amici. Optò per qualcosa di comodo, quindi prese i suoi skinny jeans chiari un po’ strappati, una canotta bianca, il suo adorato maglione rosa da metterci sopra e, senza alcun dubbio, le converse.
Prese tutto e si diresse in bagno, dove si prese tutto il tempo per farsi una doccia rilassante.
 
 

“Allora siamo tutti d’accordo?” chiese Cal, lasciandosi cadere su una delle due poltrone che stavano vicino al divano dei Jonas.
“Sì, sperando che non finiscano per scannarsi..” disse Ash, che forse tra i tre era quello un po’ più scettico.
“Dobbiamo correre il rischio, tutto questo sta andando avanti da troppo tempo” sottolineò il moro.
“Sta arrivando, tutti zitti” sussurrò Michael, correndo verso il divano e lanciandosi sopra, non appena sentirono dei passi sulle scale.
I ragazzi si guardarono, cercando ognuno il consenso dell’altro per quel pericoloso piano che avevano architettato.
“Su cosa dovete essere d’accordo?” chiese Giulia, sedendosi sul bracciolo del divano.
“Uh, emmh.. Nulla di importante” disse il riccio.
“Sputate il rospo, ora” disse Giulia, guardando uno a uno i ragazzi.
“Giuls, davvero non è niente.. Stavamo parlando di una cosa per il tour” disse Calum, cercando di essere il più convincente possibile.
Non che non volessero dirglielo, insomma doveva saperlo per forza, ma preferivano parlarne prima con Luke. E non sarebbe stato  per niente semplice.
“Giuro che se non parlate-”
Venne interrotta dal suono del suo telefono che la avvisava dell’arrivo di un nuovo messaggio.
 
Parto ora, dieci minuti e arrivo
 
Lesse il messaggio da parte di Genn e si alzò, avvicinandosi alla porta e prendendo la borsa, dove mise il telefono.
“Okay, siete stati salvati in extremis, portate i vostri culi fuori di qui e guai a voi se scopro che state architettando qualcosa che implica me e Hemmings insieme.. Intesi?” disse, aprendo la porta.
Michael e Ashton scattarono in piedi e uscirono di corsa, andando al sicuro nella casa di Calum.
“Divertiti e fai la brava” disse il moro, raggiungendo l’amica e lasciandole un bacio sulla guancia.
“Anche voi” sorrise lei, guardando l’amico sparire dietro la porta di casa sua.
Chiuse a chiave la porta, per poi uscire dal cancelletto e aspettare Genn.
Ma, proprio mentre si girò per vedere se stava arrivando, i suoi occhi finirono in due pozze azzurre. Abbassò immediatamente lo sguardo, fissando le sue scarpe che avrebbero dovuto essere bianche ma che ormai erano quasi grigie.
“Giuls”
Al suono di quella voce, alzò lo sguardo sorpresa.
E anche Luke lo era. Non sapeva nemmeno perché l’aveva chiamata, forse perché voleva rivedere i suoi occhi, o forse semplicemente perché doveva fare qualcosa.
Le si avvicinò lentamente e, senza interrompere il contatto visivo, le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Entrambi sentirono una strana scossa, dopotutto quello era il primo tipo di contatto che avevano dopo anni. E fu proprio in quel momento che si resero conto che avevano così tante cose da dirsi, eppure nessuno dei due provò ad iniziare un discorso. 
Rimasero a guardarsi finche non sentirono una macchina accostare.
“Giuls, sei pronta?”
Si voltarono entrambi, allontanandosi di qualche passo. E a Luke cadde il mondo addosso. Il proprietario della voce era un ragazzo poco più basso di lui, aveva i capelli di un biondo cenere e gli occhi azzurro ghiaccio, completamente diverso dal suo. Non riusciva a vedere com’era visto, apparte la maglia nera che intravedeva, dato che era appoggiato alla portiera della macchina dalla parte opposta rispetto a lui.
Giulia guardò un’ultima volta Luke, che non ricambiò lo sguardo dato che era troppo impegnato a costruire cose che non c’erano, senza staccare gli occhi di dosso al ragazzo, per poi salire in macchina.
Il biondo tirò un calcio alla staccionata che contornava le villette, per poi entrare in casa Hood, sbattendo la porta. I tre ragazzi lo guardarono ma preferirono non fare domande.
 
 


In macchina l’unico suono che si sentiva era la musica della radio.
“Pensavo avesse un po’ più di pancia da come si vede su internet” disse Genn, strappando un sorriso all’amica.
“Io credevo che tu fossi un maniaco la prima volta che ci siamo visti, direi che la prima impressione è sempre, o quasi, sbagliata” rispose lei, guadagnandosi una linguaccia.
Appena arrivarono al pub, il ragazzo parcheggiò la macchina nell’ultimo posto libero, poi lui e la mora entrarono, essendo sicuri di trovare al loro solito tavolo Alex ed Ellie – e infatti, li trovarono già lì intenti a pomiciare.
“Ah, ti prego, falli smettere” disse Genn.
“Ti troverò una ragazza, Butch” gli sorrise la mora, battendogli una la mano sulla spalla.
Si sedettero al tavolo, schiarendosi entrambi la voce.
“Oh, ciao ragazzi” li salutò Ellie, arrossendo un po’.
“Che le hai fatto, Genn? Sembra totalmente sconvolta sconvolta!” disse Alex.
“Che c’entro io? Ha semplicemente avuto un incontro ravvicinato con il suo ex” disse il ragazzo, scuotendo le palle.
“Cosa? Di nuovo? Che è successo? Ti ha detto qualcosa? E’ stato ancora stron-”
“Ellie ti prego!” la interruppe Giulia. “Ci siamo semplicemente guardati e basta. Chiuso l’argomento Hemmings”
“Ma io.. Okay” sospirò la bionda, quando l’amica la guardò male.
“Abbiamo già ordinato noi, Ashley dovrebbe portarci il tutto a momenti” disse Alex, cambiando completamente argomento.
 
 
 
 
 
“Ragazzi, non so voi, ma io stasera ho proprio voglia di farmi un bagno!” urlò Ellie, togliendosi le scarpe e iniziando a correre verso il mare.
Come ogni volta che uscivano, dopo essere stati al pub andavano sulla spiaggia, dove spesso passavano tutta la notte a parlare, per poi finire tutti a casa di uno di loro e continuare a divertirsi lì.
Quando fu sul bagnasciuga, iniziò a levarsi i vestiti.
“Vi prego, ditemi che non lo sta facendo sul serio!” esclamò Alex, correndo verso la sua ragazza, facendo così scoppiare a ridere i due ragazzi che erano rimasti seduti sul muretto che separava il parcheggio dalla sabbia.
Genn prese una sigaretta dal pacchetto che aveva in tasca, passandone una alla ragazza, che aveva preso il vizio del fumo da quando Alex li aveva presentati. Ancora nessuno dei due sapeva come erano finiti a parlare dei loro casini in amore, ma fu proprio mentre ne stavano parlando che lui fece provare la ragazza, e da lì non aveva più smesso.
Rimasero per un po’ in silenzio, aspirando il fumo e guardando i loro amici, che avevano finito per fare entrambi il bagno.
“Lo ami ancora, vero?” chiese Genn, facendo uscire il fumo dalla bocca.
Giulia si prese il tempo per finire la sigaretta, poi spense la cicca e andò a buttarla. Si risedette vicino al biondo e rimase a fissare l’orizzonte per un po’ troppo, dato che si risvegliò da suo stato di trance quando Alex ed Ellie tornarono verso di loro, bagnati fradici.
“Dovrei avere qualcosa per asciugarci in macchina” disse Alex, trascinando la sua ragazza, che non smetteva di ridere, verso la macchina.
Genn e Giulia si alzarono dal muretto dirigendosi verso i loro amici, ma prima di avvicinarsi, la ragazza afferrò il polso dell’amico, che si girò a guardarla interrogativo.
“Sì” disse semplicemente la mora.
Il ragazzo capì perfettamente a cosa si riferiva, così le strinse la mano, come a dirgli che poteva contare su di lui, per poi raggiungere i loro amici.
 
 
 
 
 
La casa degli Hood era un vero e proprio macello, come ogni volta che i ragazzi si trovavano lì. Mobili spostati, carte per terra, cibo sparso per la cucina e bevande rovesciate. Tutto molto nella normalità.  
Ma, ad un cenno del rosso, Ashton si mise in piedi su una sedia ed urlò un “ E’ il momento delle cose serie!”, richiamando così l’ordine.
Si sedettero tutti e quattro intorno al tavolo, e Michael, Ashton e Calum continuavano a guardarsi.
“Che mi dovete dire?” chiese il biondo, che aveva capito subito che stava per essere sganciata una bomba.
Dato che nessuno riusciva a parlare per paura della reazione dell’amico, Calum prese un respiro profondo e inziò a dire tutto senza nemmeno respirare.
Di rimando, Luke si alzò e uscì velocemente, sbattendo a porta così come aveva fatto quando era arrivato.
“Non è andata poi così male” commentò il rosso, guadagnandosi un’occhiataccia dagli altri due.
“Quando lo diremo a Giulia ci stacca le palle” sospirò il riccio.
“Niente panico, okay? Andrà bene e tra qualche mese ci rideremo su” disse Calum, cercando di convincere più se stesso che i suoi amici.
“Glielo diciamo domani mattina?” chiese Michael.
Il moro annuì, poi iniziò a sistemare tutto quel casino per cercare di non pensare al peggio.
 
 
 
 
 
 
 
*spazio autrice*
 
Hello people!
Eccomi qui con il nuovo capitolo!
Allora, che ne pensate? Sono comparsi dei nuovi personaggi, come già avevo anticipato, e sono curiosa di sapere che ruolo pensate avranno nella storia.
Ma cosa ancora più importante, cosa credete che hanno pianificato Calum, Michael e Ashton?
Vi chiedo di dirmi se notate errori di qualsiasi tipo, sto lottando con l’insonnia da un po’ ormai e potrei sbagliare anche a scrivere il mio nome *sinasconde*
 
Un bacione e alla prossima,
Giuls xx

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Capitolo 5
*** Secret Project (2) ***


Secret Project (2)
 


Uscito dalla casa di Calum, Luke iniziò a camminare a grandi passi verso casa sua che distava solo una quindicina di minuti dalla casa dell’amico. Ma, poiché aveva bisogno di pensare, al posto che continuare per la sua strada, tagliò verso il lungo mare, così da allungare il suo percorso.
Si sentiva un po’ in colpa  per aver reagito in quel modo con i ragazzi, ma il fatto era che non era incazzato con loro per quello che gli avevano detto ma con se stesso. Non erano loro infatti che dovevano preoccuparsi di trovare un modo per cercare di far risolvere le cose a lui e Giulia, doveva farlo lui. Dopotutto, se lo era promesso che questa volta lo avrebbe fatto, e invece? E invece si era fatto prendere dalla paura ed era ancora finito per evitarla il più possibile.
Cosa che aveva sempre funzionato, tranne questa volta. Continuava a pensare all’incontro che avevano avuto poche ore prima, a come semplicemente guardandosi negli occhi si erano parlati dicendosi tutto quello che non si avevano potuto dirsi in quegli anni. E aveva creduto che si sarebbe sistemato tutto, per poi sentirsi crollare tutto quando era arrivato quel ragazzo. Non lo aveva mai visto, non sapeva chi fosse ne che rapporto avesse con Giulia, ma la sua mente aveva iniziato a creare a sua insaputa un qualcosa che non sapeva se c’era o meno. Aveva intenzione di chiederlo a Calum, dopotutto lui sapeva sempre tutto della ragazza, ma poi non aveva avuto il coraggio per paura che tutto quello che aveva immaginato potesse essere reale.
Si guardò intorno, rendendosi conto che si stava allontanando troppo dalla via di casa, così decise di sedersi un attimo sul muretto che costeggiava la sabbia e inspirò a pieni polmoni. Nonostante viaggiasse molto vedendo posti bellissimi che mai avrebbe pensato di avere la fortuna di vedere, Sydney rimaneva il suo posto preferito. In fondo, niente era bello come tornare a casa e ritornare ad essere semplicemente Luke. Si perse a guardare l’oceano, che era perfettamente piatto, osservando il riflesso della Luna in esso, perdendosi di nuovo nei suoi pensieri.
Venne risvegliato quando sentì delle risate poco distanti da lui. Così distolse il suo sguardo dall’orizzonte per vedere da dove provenivano. Vide un ragazzo e una ragazza, completamente zuppi, che cercavano di asciugarsi in qualche modo. Pensò che probabilmente stavano insieme e che uno dei due aveva trascinato in mare l’altro e non potè fare a meno di sorridere. Sorriso che svanì la ragazza si girò, rivelandosi essere Ellie, la migliore amica di Giulia. Il che implicava che ci doveva essere pure lei, così provò a guardarsi in torno, cercandola. E, quando la trovò, si sentì una fitta al petto. Era insieme al ragazzo che era andato a prenderla, e si stavano dirigendo verso la bionda e l’altro ragazzo. Rimase lì immobile a guardare i quattro ragazzi, cercando di capire se le sue supposizioni fossero fondate, alzandosi poi di scatto quando Giulia si girò e iniziando a camminare velocemente, facendo il percorso a ritroso, per paura di essere visto.
E fu in quel momento che si rese conto che quello che avevano architettato i suoi compagni di band era perfetto e che lui avrebbe fatto di tutto per riconquistare Giulia. L’avrebbe fatta innamorare di nuovo di lui e tutto sarebbe tornato come prima. O anche meglio.
 
 
 




“Non possiamo semplicemente rapirla e portarla con noi senza dirle niente?” chiese Ashton, mentre Calum cercava la chiave giusta della porta d’ingresso dei Jonas.
“Oh si certo, e se non vuole stare che facciamo, la leghiamo ad una sedia?” rispose sarcasticamente Cal.
“Beh, si potrebbe essere un’idea” disse Michael, che era preoccupato tanto quanto Ashton.
“Ragazzi, seriamente? Sono preoccupato anche io, forse più di voi due, ma dobbiamo parlargliene in modo civile, senza rapimenti o cose del genere” disse il moro, facendo poi segno di fare silenzio ai suoi amici, che sospirarono sconfitti.
Quando finalmente trovò la chiave, si ripromesse per la milionesima volta che l’avrebbe segnata per ricordarsene, poi aprì lentamente la porta ed entrò silenziosamente, seguito dal rosso e dal riccio. Il piano era quello di prepararle la colazione, così sarebbe stata felice e meno irascibile. O almeno ci speravano.
Solo che non avevano previsto di trovare quattro persone invece che una.
Dopo che Alex ed Ellie si erano asciugati nel miglior modo possibile, erano infatti andati tutti li da Giulia, finendo poi per addormentarsi. Ellie ed Alex occupavano il divano, sul quale erano comodamente sdraiti, stando l’uno tra le braccia dell’altro, mentre Giulia e Genn erano raggomitolati ognuno su una poltrona. Il che andava più che bene, dato che solitamente stavano tutti e quattro in camera, finendo con Ellie ed Alex che dormivano beatamente sul letto, mentre Giulia e Genn stavano per terra, rispettivamente da una e dall’altra parte del letto, dato che i due fidanzatini li buttavano sempre giù dal materasso.
Calum fece cenno a Michael ed Ashton di uscire sul terrazzo, mentre lui si avvicinava cautamente a Giulia.
“Giuls..” sussurrò, scuotendola un po’, ottenendo in risposta un mugolio di disapproviazione.
“D’accordo, usiamo le maniere forti” disse piano, mettendo una mano sotto le ginocchia della ragazza e una a metà schiena, per poi sollevarla e iniziare a camminare verso il terrazzo.
“Ti odio” disse lei piano, con la voce addormentata e gli occhi ancora chiusi.
“E’ reciproco, tranquilla” disse Cal, scuotendo la testa e appoggiandola a una delle sedie bianche posizionate intorno al tavolo, anch’esso bianco, del terrazzo.
“Da quando hai un campo profughi in casa?” chiese Michael, indicando verso l’interno.
“La prossima volta invito anche te, ma dovrai accontentarti della vasca da bagno” rispose la mora, stropicciandosi gli occhi, facendo illuminare il rosso.
Immaginando di avere i capelli fin troppo disordinati, prese l’elastico blu che teneva sempre al polso e li legò in una crocchia.
“Quindi, cosa dovete dirmi di così urgente da entrare in casa mia e svegliarmi?” chiese poi, appoggiandosi con le braccia al tavolo.
I tre ragazzi si guardarono, non sapendo da che parte iniziare.
“Sai che dopodomani ripartiamo per il tour qui in Australia, vero?” chiese Ash.
La ragazza annuì, per poi fare un cenno con la mano per farlo continuare.
“Potremmo aver parlato con lo studio legale in cui lavori e potremmo avergli chiesto se potevi venire con noi e potrebbero aver detto sì” disse il rosso.
“E voi vi state cagando sotto per questo? Non è la prima volta che vengo con voi!” disse confusa la ragazza.
“Sì, ma.. Questa volta non starai in qualche bed&breakfast e non ti nasconderai nelle ultime file del parterre né nello sgabuzzino delle arene” disse Calum, guardando l’amica.
Giulia rimase per un attimo confusa, poi ripensò alle parole di Calum e, sommandolo al fatto che erano tutti e tre molto nervosi, non ci mise molto a capire.
“State scherzando, spero” disse, alzandosi in piedi e iniziando a camminare avanti idietro.
Stare nel tour bus significava essere a stretto contatto con loro, il che non le dispiaceva, ma c’era anche Luke. E se da una parte ne era felice, dato che avrebbe potuto essere la volta buona che lui smettesse di evitarla, dall’altra aveva tremendamente paura che sarebbe stato troppo complicato e difficile, per tutti.
“E’ solo una settimana, Giuls.. E siamo qui, quindi se non dovessi sentirtela di stare lì, puoi prendere un aereo e essere a Sydney in massimo un paio d’ore” disse il rosso, cercando di arrivare ad un compromesso senza farla innervosire, dato che era apparentemente calma.
Giulia si risedette, sospirando.
“Ditemi solo che lo fate per passare del tempo con me e non per Luke..”
I tre ragazzi abbassarono lo sguardo, improvvisamente interessati alle piastrelle del pavimento del terrazzo. Ovvio che lo avevano fatto per passare del tempo insieme, ma il motivo principale era proprio far stare nello stesso posto per un po’ lei e Luke, sperando che tutto andasse bene e che non finissero per litigare tutto il tempo.
“Verrò, ma a una condizione” disse la ragazza dopo un po’, facendo rialzare gli sguardi dei suoi amici. “ Non dovrete fare nulla con me e Luke, tutto andrà come deve andare, intesi?”
Calum, Michael e Ashton si guardarono, per poi annuire.
“Però se non fate i bravi, dammi il permesso di chiudervi in uno sgabuzzino” disse Ashton.
“Andata” disse Giulia, dopo averci pensato un po’.
 
 



“Sei completamente impazzita? Andare in tour con loro, sul tour bus?! Ma come ti salta in mente?” urlo Ellie, una volta che i tre quarti dei 5 Seconds of Summer se ne erano andati per fare un’intervista.
Avevano fatto colazione tutti insieme, così finalmente Giulia era riuscita a presentare Alex e Genn ai ragazzi. Sembrava che si stavano reciprocamente simpatici, e la cosa la rendeva tranquilla.
“Non sarà così male..” disse la mora, finendo di mettere le cose in lavastoviglie.
“Scherzi vero? Passerai una settimana con Luke, non so se te ne rendi conto!”
Da quando Luke aveva iniziato ad evitarla, Ellie aveva tirato fuori la sua parte più protettiva e aveva cercato sempre di proteggerla. Aveva fatto davvero fatica a farla rialzare, aveva visto la sua amica all’orlo della depressione e si era ripromessa che in un modo o nell’altro l’avrebbe fatta pagare a Luke. Per questo ora non riusciva a capacitarsi del fatto che Giulia avesse accettato la stupidissima idea dei ragazzi così, come se niente fosse.
“Ci saranno anche i ragazzi, Ellie, andrà tutto bene”
“Non voglio più vederti nello stato in cui eri due anni e mezzo fa, hai capito? Sono solo preoccupata per te” disse la bionda, prendendo l’amica per un braccio e tirandola verso di se, stringendola forte.
“Lo so, ma davvero, andrà bene.. Cerca di non pensare al peggio, okay?” disse la mora, senza staccarsi dall’abbraccio.
“Ti voglio bene, scema”
“Anche io, tanto”
“No, scusate, fate pure come se non ci fossimo eh” disse Alex, che era seduto insieme a Genn sulle sedie di legno della cucina.
“Tu taci, che voi due – disse Giulia, indicando prima verso di lui e poi verso l’amica- siete insopportabili a volte”
“A volte? Sono sempre appiccicati e troppo zuccherosi, ew” disse Genn, guadagnandosi una gomitata dall’amico.
“Io e te facciamo i conti dopo” gli disse Alex, facendo ridere tutti.
 
 
 


*spazio autrice*
Hello people!
Eccoci con il nuovo capitolo. Devo dirvi che da quando l’avevo scritto la prima volta qualche settimana fa, l’ho rimodificato un bel po’ di volte, perché non mi convinceva molto. Ora mi convince un po’ di più e quindi eccolo qui.
Che ne pensate? Pensavate ad una cosa del genere o a qualcosa di più sconvolgente?
Come sempre, fatemi sapere che ne pensate e se trovate qualche errorre, che provvederò a corregere.
Ora scappo al lavoro, un bacione e alla prossima,
Giuls xx

 

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Capitolo 6
*** Love Alone (1) ***


Love Alone (1)
 
Preparare la valigia non era mai stato così difficile come quel giorno.
Aveva iniziato a tirare fuori dall’ armadio quello che credeva le sarebbe servito per sopravvivere una settimana sul tour bus con i ragazzi, quando ritrovò, in mezzo a una pila di magliette, una maglia e una camicia a quadri famigliari. Lasciò cadere le maglie che aveva in mano e prese il pezzo di stoffa bianco che per primo aveva catturato la sua attenzione, stringendola fra le mani e lasciandosi cadere sul pavimento.
Ricordava perfettamente il giorno in cui Luke gliel’aveva data. Erano in aeroporto e i ragazzi stavano per partire per Londra.  Ricordava quanto era felicissima per loro, ma quanto allo stesso tempo si sentiva malissimo al pensiero che i suoi amici e il suo ragazzo partissero senza sapere quando sarebbero tornati. E proprio per quello, un attimo prima di imbarcare i bagagli, Luke aveva aperto velocemente una delle sue valigie, tirandone fuori una maglia e dandola alla ragazza. Così quando sentirai troppo la mia mancanza potrai indossarla e immaginarmi al tuo fianco.
E quante volte l’aveva usata per dormire, quante volte l’aveva gettata in angolo, per poi riprenderla e piangere mentre la stringeva.
Avvicinò il tessuto bianco al suo viso e inspirò a pieni polmoni. Nonostante fossero passati anni e avesse lavato quella maglia un sacco di volte, sapeva ancora dell’odore del ragazzo. Sentiva le lacrime correrle sulle guance e sospirò pesantemente.
Era da tanto che non piangeva più per Luke, era convinta di essere riuscita a superare almeno in parte tutto, ma in realtà sapeva che quelle lacrime erano dovute a tutta la tensione che sentiva dentro al solo pensiero di passare una settimana in una scatola con lui.
Si riprese quando sentì il suo telefono vibrare. Allungò la mano e vide che era un messaggio da parte di Calum.
Michael e i suoi arrivano tra 10 minuti, ti aspetto qui fuori
Scattò immediatamente in piedi e buttò tutto nella valigia alla rinfusa, risistemando al meglio la camera. Poi prese i primi vestiti che trovò alla mano e corse in bagno a cambiarsi, per poi tornare in camera, recuperare le sue cose e scendere al piano di sotto. Controllò di aver chiuso tutte le finestre e poi uscì, chiudendo la porta a chiave.
“Giuls, tutto bene?” le chiese Calum, appena uscì dal cancelletto.
“Sì, certo e tu?”
“Hai pianto, si vede, quindi direi che non stai bene” disse il moro, incrociando le braccia e guardando intensamente l’amica, che abbassò lo sguardo. 
“Non ho pianto, ho solo un po’ di mal di testa”
“Farò finta di crederti..” disse Calum, guadagnandosi un grazie dall’amica. “In ogni caso, hai dato ad Ellie i pass del backstage per lei, Alex e Genn?”
“Certo! E mi ha anche detto che se si trova davanti Luke lo fa a pezzettini” disse Giulia, trattenendo una risata.
“Dico ad Ash di prendere una scorta di popcorn”
“Perfetto” disse la mora, ridendo.
 
 
 


“Quand’è che tornano i vostri dalla loro mega vacanza?” chiese Michael.
Appena arrivati all’arena, i Clifford avevano fatto scendere il figlio con Calum e Giulia vicino ad un’entrata sul retro, per poi andare alla ricerca di un posto nel parcheggio adiacente all’edificio.
“Domenica prossima, si sono dati alla pazza gioia praticamente” rispose la ragazza, mentre camminavano verso il tour bus.
“Potevano anche tornare per vederci esibire comunque” disse Calum, scuotendo la testa al solo pensiero delle loro famiglie in giro per le Hawaii come degli adolescenti scatenati.
Appena si trovarono davanti il mezzo, i due ragazzi vi corsero dentro velocemente, andando a lasciare le loro cose nelle rispettive cuccette, mentre Giulia li seguiva meno euforica, lasciando la sua valigia vicino al divano che per quella settimana le avrebbe fatto da letto.
“Vi trattate bene eh.. Sembra un hotel a cinque stelle questa scatola”
“Oh ciccia, tratta bene il 5sos bus, chiaro?” disse Michael, cercando di fare la faccia da duro, con scarsi risultati.
“Okay okay” disse la ragazza, alzando le mani, sorridendo. “ In ogni caso, amo il tuo nuovo colore di capelli”
“Lo so” rispose il ragazzo, pavoneggiandosi.
“Perché una modella si è impossessata di Michael?” chiese Ashton, che era appena arrivato.
“La signorina qui presente gli ha fatto i complimenti per i nuovi capelli” disse Calum, spintonando la ragazza.
“Si prospetta una settimana interessante..” commentò il riccio, sorridendo.
“Ma Luke?” chiese Michael, finendo la sua piccola sfilata.
“Dovrebbe arrivare a momenti” rispose Ashton.
A quelle parole, Giulia fu presa dall’ansia. Sapeva che non poteva evitarlo, ma aveva bisogno di ancora un po’ di tempo per prepararsi psicologicamente a tutto quello che quella settimana avrebbe comportato.
“Vado a prendere una boccata d’aria.. Da sola” disse, guardando i tre ragazzi e uscendo dal tour bus.
 
 
 
Appena arrivò all’arena, Luke si precipitò nel tour bus, preso da un’inspiegabile adrenalina.
“Dov’è Giulia?” chiese, con il fiato corto per la corsa.
I tre ragazzi si guardarono sorpresi, dato che si aspettavano di tutto tranne che lui arrivasse e chiedesse subito di lei. Almeno non dopo averla evitata per anni.
“E’ andata a prendere una boccata d’aria, non so esattamente dove ma è qui in giro” rispose Calum.
Il ragazzo annuì, per poi lasciare velocemente la sua roba nella cuccetta e correre fuori.
“Ma è lo stesso Luke che ha fatto il coglione per tutto questo tempo?” chiese Ashton.
“A quanto pare.. Sì” disse il moro, sorridendo ampiamente.
 
 

Aveva ormai girato mezza arena, ma ancora non era riuscito a trovare la ragazza. Aveva guardato nei posti in cui avrebbe potuto essere, eppure non c’era. Non sapeva nemmeno perché aveva tutta questa urgenza di vederla e di parlare, senza effettivamente sapere cosa dire. Forse era solo un modo per convincersi che aveva davvero accettato di passare una settimana con lui – o meglio, con tutti loro- e così poteva seriamente iniziare  escogitare un modo per riconquistarla.
Proprio quando stava perdendo le speranze, pensando che forse era proprio andata fuori dall’arena, la vide seduta per terra a gambe incrociate, con la schiena appoggiata al muro vicino a una delle uscite d’emergenza. Si avvicinò lentamente e le si sedette vicino, mettendosi nella stessa posizione e guardando dritto davanti a se.
“Da quando hai iniziato a fumare?”
Giulia si girò di scatto al suono della voce del ragazzo, sorpresa. Si era accorta che qualcuno le si era seduto accanto, ma era troppo assorta nei suoi pensieri per rendersi conto di chi fosse davvero.
“Da un po’..” rispose, lasciando in sospeso la frase, mentre spegneva la cicca per terra.
Luke annuì, poi tornò a guardare dritto, e lo stesso fece la ragazza. Tra di loro calò il silenzio. Entrambi avevano troppe cose da dire, ma non sapevano nemmeno da dove iniziare.
“Sono felice che tu abbia accettato di stare con noi questa settimana” disse Luke, giocando con l’anellino nero al labbro.
Giulia si girò verso di lui, prendendosi qualche secondo per osservarlo – come se negli ultimi giorni non lo avesse fatto abbastanza in quelle poche volte che si erano incrociati.
“Anche io.. Credo”
Luke si girò a sua volta verso la ragazza, sorridendole.
“Io volevo dirti che.. Sì, insomma io non-”
“Hemmings muovi il culo che dobbiamo fare il soundcheck!” lo interruppe Ashton.
Il ragazzo sospirò, poi si alzò, pulendosi un po’ i jeans neri dalla polvere.
“Ci vediamo dopo, Giuls” disse, prima di girarsi e seguire l’amico, lanciandogli un’occhiataccia.
“A dopo” sussurrò Giulia, respirando a pieni polmoni.
 
 
 


Quando il concerto finì, i ragazzi rimasero un po’ con le loro famiglie, approfittandone per chiamare gli Hood su skype, mentre Giulia era andata fuori dall’arena con Ellie, Alex e Genn – dato che comunque aveva già salutato le famiglie dei ragazzi e aveva passato tutto il concerto a cantare a squarciagola con Jack e Ben.
“Raga si è fatto abbastanza tardi e non c’è più nessuno qui in giro, direi che possiamo tornare a casa” disse Alex, guardando l’ora sullo schermo del telefono e rendendosi conto che era l’una e mezza passata.
“Chissà come, ma noi finiamo sempre per tirare mattina, e ci vediamo quasi tutti i giorni! E’ grave la cosa” commentò Ellie, facendo ridere tutti.
“Non divertitevi troppo senza di me” disse Giulia.
“Giuls, ti dico già io come andrà a finire.. Io a casa tutte le sere e loro due a fare i piccioncini” disse Genn, facendo ridere la mora.
“Molto probabile”
“Va bene, ho capito.. E’ una congiura contro di noi” commentò Alex, per poi avvicinarsi alla mora e abbracciandola. “Ci vediamo tra una settimana, e sappi che ti toccherà lavorare il doppio, dato che io dovrò fare anche il tuo in questi giorni”
“Affare fatto”
“Giuls, mi raccomando.. Sta attenta e se quel coso biondo ti si avvicina troppo, torna a casa e poi ci penso io a farlo fuori, e giuro che lo farò sembrare un incidente” disse la bionda, stritolando l’amica.
Giulia scosse la testa, ricambiando l’abbraccio dell’amica, per poi vederla allontanarsi insieme ad Alex.
“Posso averlo anche io un abbraccio o hai esaurito la scorta per oggi?” chiese Genn.
La ragazza scoppiò a ridere, poi abbracciò il ragazzo.
“Qualsiasi cosa, chiamami e giuro che prendo il primo aereo e vengo ad aiutarti” disse il ragazzo nell’abbraccio.
“Lo terrò a mente, grazie” disse Giulia, sciogliendo poi l’abbraccio e lasciando un bacio sulla guancia al ragazzo, guardandolo poi raggiungere la macchina di Alex, che partì velocemente, allontanandosi dall’arena.
“Non sapevo che Ellie mi odiasse così tanto”
“Luke, dannazione! Mi hai fatto prendere un infarto!” disse Giulia, girandosi verso una delle entrate dell’arena, da dove il ragazzo era appena uscito.
“Scusami, non era mia intenzione” disse, avvicinandosi a alla ragazza.
Iniziarono a camminare l’uno al fianco dell’altra verso il tour bus.
“Come stai?” chiese improvvisamente Luke, fermandosi di scatto e facendo fare la stessa cosa alla ragazza.
“Emmh.. Bene e tu?” rispose lei, un po’ confusa.
“Insomma.. Fa male vederti con un altro ragazzo” disse Luke, guardandola dritta negli occhi.
Giulia scoppiò a ridere.
“Non vedo cosa ci sia da ridere” disse il biondo serio. “ I ragazzi hanno sempre parlato di te, quando pensavano che io non stessi ascoltando, e dicevano sempre che stavi male e tutte quelle balle varie, ma a me sembra che stai benissimo e che sei andata avanti alla grande”
“Come scusa? Stai scherzando spero” rispose Giulia, irrigidendosi.
“Ti sembra che ho la faccia di uno che scherza?” chiese retoricamente Luke, alzando un po’ la voce. “ Sai cosa? Fa quel diavolo che ti pare, avevo tutte le buone intenzioni di questo mondo e tu invece fai finta di niente, mi ignori e fai pure venire quel ragazzo qui come se niente fosse e-”
“ Ma ti stai sentendo, Luke?” urlò la ragazza, interrompendolo. “ Punto primo: non sono stata io a iniziare ad evitarti così di punto in bianco, senza nemmeno dare una spiegazione. Non so, ti sei alzato una mattina e hai pensato che sarebbe stato divertente farlo? Beh sai una cosa? Non lo è stato affatto, almeno per me. Ma tu lo sai per caso quanto sono andata in basso a causa tua? Sai forse quanto mi hai svuotata e lacerata dentro? No, quindi ora non venire qui a fare il santo perché non ti crede nessuno. Punto secondo: ho fatto venire i miei amici perché mi è stato chiesto di farlo, e anche lì, non sai chi sono, apparte Ellie, e non sai nemmeno che tipo di rapporto che abbiamo, quindi magari prima di costruirti strane stronzate per la testa, prova a capire. Punto terzo: sì, Elli ti odia e, dannazione, vorrei saperlo fare anche io. E invece no, io sono una stupida e continuo ad amarti come se nulla fosse successo. Cioè capisci? Ti amo come se non te ne fossi mai andato, come se non mi avessi evitato per anni. Dovrei odiarti fottutamente tanto, ma non ci riesco. Punto quarto: vaffanculo, Luke”
Si fermò quando si rese conto di stare piangendo e notò che i ragazzi erano usciti dal bus per vedere che stava succedendo. Abbassò lo sguardo, cercando di trattenere i singhiozzi senza riuscirci. Aveva appena buttato fuori una buona parte di quello che aveva dentro e non riusciva a capire se si sentiva meglio o peggio.
Luke, dal canto suo, era rimasto come paralizzato dalle parole della ragazza, al che si tirò in testa il cappuccio della felpa che aveva indosso e si incamminò a grandi passi verso il cancello dell’arena. Ashton e Michael non ci pensarono due volte a seguirlo, mentre Calum si precipitò dall’amica e la strinse forte tra le braccia, dondolando sulle gambe per cercare di calmarla.  Se lo sentiva che lei e Luke avrebbero avuto una discussione e sapeva che lei avrebbe tirato fuori tutto, o quasi, quello che aveva dentro. E aveva paura che questo la facesse ricadere nel limbo dal quale era stato troppo difficile tirarla fuori.
“Entriamo nel bus, Giuls” disse piano, iniziando a camminare e portandosi dietro l’amica.
Una volta dentro, si sedettero sul divano e Giulia si raggomitolò tra le braccia del suo migliore amico, continuando a piangere, fino a che, sfinita, si addormentò.
“Ti giuro che non lascerò che tu stia come sei stata due anni fa” sussurrò il moro, lasciandole un bacio tra i capelli.
Appoggiò la testa sulla spalliera del divano e chiuse gli occhi, cercando di pensare a cosa fare, finendo poi per addormentarsi.
 
 
 
 
 
*spazio autrice*
Hello people!
Come state? Io sono abbastanza tanto – troppo- stressata e questa settimana sto lottando con l’influenza, bello.
In ogni caso, ecco qua il nuovo capitolo. Ammetto che inizialmente risultava un po’ diverso, ma poi ho apportato alcune modifiche dato che alcune parti non mi convincevano, e alcune che ho tagliato ma che ho messo in quello che sarà poi il prossimo, ed è uscito questo.
Come sempre, ditemi che ne pensate, se avete delle idee su cosa succederà o meno e se ci sono degli errori.
Un bacione e alla prossima,
Giuls xx

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Capitolo 7
*** Love Alone (2) ***


 Love Alone (2)
 


“Il contrario dell’amore non è mai l’odio. […]
E’ l’indifferenza.
E io non ti ho mai voltato le spalle.
Perché ti amo.”
 
 


Luke camminava velocemente, allontanandosi sempre di più dall’arena. Sapeva che non era una buona cosa, probabilmente se l’avessero scoperto gli avrebbero urlato dietro un sacco di parole sulla responsabilità, le fan e le solite cose che lui e i ragazzi sapevano ormai a memoria.
Continuavano a ronzargli in testa le parole di Giulia, martellandogli la testa. Aveva ragione a dire che non sapeva niente di come era stata in quegli anni, aveva sì sentito tante volte i ragazzi parlarne, ma non aveva mai visto con i suoi occhi com’era la situazione.  E un po’ capiva il fatto che Ellie lo odiasse, in fondo, chi  vorrebbe vedere la propria migliore amica stare male?
Il punto era che aveva deciso di evitarla per tenerla al sicuro da quello che era diventato il suo nuovo mondo. Non voleva che le sue fans la insultassero – cosa che capitava molto spesso quando uno di loro si faceva vedere con una ragazza- ne’ che fosse costantemente controllata dai paparazzi, che avrebbero sicuramente inventato qualche stronzata per farli litigare. Voleva proteggerla da tutto questo e mai come in quel momento si era reso conto di quanto fosse stato un idiota. Dopotutto, le fan la conoscevano in ogni caso per via dei ragazzi, i paparazzi avevano già inventato storie su storie, eppure lei era sempre pronta a rispondere e farsi rispettare.
Pensando di fare la cosa giusta, aveva finito per fare la stronzata più grande della sua vita, allontanando troppo la ragazza, facendola stare male e stando male a sua volta.
Ma quello che più gli rimbombava in testa, quello che lo aveva colpito di più, era stato sentirsi dire che, nonostante tutto, lei lo amava ancora. Gli aveva detto che avrebbe voluto odiarlo, e non poteva biasimarla. Ma, il fatto che non ci riuscisse, aveva alimentato in lui la speranza che forse sarebbe riuscito a farsi perdonare.
Perché sì, anche lui la amava ancora. E tutta questa situazione che lui stesso aveva creato lo stava consumando.
“Luke! Fermati!”
Si girò di scatto quando sentì la voce di Ashton chiamarlo, vedendolo avvicinarsi correndo insieme a Michael.
“Amico, dobbiamo assolutamente tornare indietro, ci siamo allontanati troppo” disse Michael, con il fiatone.
Il biondo annuì, per poi incamminarsi con i suoi amici verso l’arena.
“Come stai, Luke?” chiese Ashton, interrompendo il silenzio.
Luke si limitò ad annuire, facendo così capire che non ne aveva voglia di parlarne.
Quando arrivarono all’arena, andarono dritti nel bus, dove trovarono Calum e Giulia che dormivano in posizioni fin troppo scomode.  Luke fece un mezzo sorriso, per poi dirigersi verso la sua cuccetta, seguito da Michael.
“Cal” sussurrò Ashton, che si era avvicinato ai due e stava scuotendo leggermente l’amico, che aprì lentamente un occhio. “Vieni a dormire nella cuccetta, così stai più comodo e mettiamo pure la nanetta un po’ meglio”
Il moro annuì, alzandosi lentamente per non far svegliare Giulia, facendola poi sdraiare sul divano. Prese una coperta e la coprì, sapendo che non sarebbe riuscita a dormire senza, per poi andare con Ashton verso le cuccette.
“Andrà tutto bene, Cal” disse il riccio, posizionandosi nella sua.
“Lo spero davvero tanto” rispose Calum, sospirando.
 
 
 
Giulia si svegliò quando sentì un senso di nausea salirle dallo stomaco. Aprì lentamente gli occhi e si alzò, stiracchiandosi, rendendosi conto che il bus era in movimento.
“Hey pulce, come stai?” chiese Calum, appena la vide avvicinarsi alla cucinetta.
Si erano svegliati tutti abbastanza tardi, era ormai l’una e mezza del pomeriggio, ma considerando i fatti della sera prima, era tutto molto comprensibile.
“Insomma.. Credo starò bene solo quando questa scatola si fermerà” rispose lei, arricciando il naso all’odore del cibo.
Odiava il fatto di soffrire ogni tipo di mezzo di trasporto, ma se treno e areo riusciva a sopportarli, non c’era niente che la faceva stare peggio dei bus.
“Siamo partiti da Sydney credo verso le tre di questa mattina, non manca molto ormai” disse Ashton, arrivando dal bagno.
La ragazza annuì, facendo poi un veloce calcolo delle ore che mancavano. E, considerando che per la maggior parte del tempo aveva dormito, poteva resistere per quelle due orette.
“Ditemi che c’è qualcosa di pronto che sto morendo di fame” disse Michael, raggiungendo i suoi amici.
“Sto preparando delle uova con del bacon, un paio di minuti ed è pronto” rispose il moro.
“Non starò qui a vedervi mangiare o il mio stomaco si rivolta ancora di più” disse la ragazza, tornando sul divano.
Accese la piccola tv e iniziò a fare zap tra i canali, sperando di trovarvi qualcosa di interessante.
“Luke sta ancora dormendo?” chiese Ashton, mentre apparecchiava il tavolino.
“Credo non abbia dormito affatto, gli ho chiesto una cosa prima e quasi mi mandava a cagare.. Ora è nella cuccetta a fissare un punto indefinito” rispose Michael.
“HEMMINGS! MANGI O FAI IL COGLIONE TUTTO IL GIORNO?!” urlò Calum, iniziando a dividere nei piatti quello che aveva preparato.
“Non c’è bisogno che urli così, coglione” rispose il biondo, cercando di imitare la voce di Calum.
Era appena sceso dalla cuccetta e aveva tutti i capelli spettinati. Passando davanti aldivano, non pote’ fare a meno che notare la ragazza seduta con le gambe al petto e gli occhi chiusi. Sentiva che stava respirando a pieni polmoni e iniziò a preoccuparsi, ricordando di quanto stava male sui mezzi.
“Giuls, stai bene?” chiese, precipitandosi da lei, mettendosi sulle ginocchia.
La ragazza non rispose, si limitò a fare un cenno negativo con la testa.
“Dovresti girarti verso il senso di marcia” le disse, spostandole una ciocca di capelli dal viso.
“Preferisco non muovermi ora come ora” disse la ragazza, con un filo di voce.
Luke annuì, per poi alzarsi e andare a prendere la chitarra. Si sedette vicino alla ragazza e iniziò a strimpellare qualche nota, sperando che si sarebbe tranquillizzata, riuscendo a stare meglio.
 
 
 

Quando, finalmente, arrivarono all’arena di Brisbane, Giulia si precipitò fuori dal bus, respirando a pieni polmoni.
Era una giornata molto soleggiata, il cielo era di un bellissimo azzurro senza nessuna nuvola e faceva abbastanza caldo, nonostante fosse metà Giugno e si stesse avvicinando l’autunno.
Si girò verso il bus quando sentì dei passi venire verso di lei.
“Stai meglio?”  chiese Luke, avvicinandosi sempre di più alla ragazza.
La mora annuì, abbassando lo sguardo.
Rimasero in silenzio, uno vicino all’altro, osservando il cielo.
“Grazie per prima, mi mancava sentirti cantare per me” ammise Giulia, rompendo il silenzio.
“Non devi ringraziarmi, era il minimo che potessi fare” disse Luke, sorridendole.
La mora gli sorrise a sua volta.
“Posso fare una cosa?” chiese Luke.
La ragazza lo guardò confusa, annuendo. Il biondo prese un respiro profondo, poi allungò un braccio, portandolo dietro le spalle della ragazza e avvicinandola a se, stringendola tra le sue braccia.
Giulia rimase sorpresa dal gesto del ragazzo, poi gli circondò la schiena con le braccia, stringendolo a sua volta, inspirando a pieni polmoni il suo profumo.
Dopo tanto tempo, si sentivano entrambi al posto giusto e nessuno dei due cercava di sciogliersi da quell’abbraccio.
“Mi dispiace, Giuls.. Davvero, sono stato un coglione a pensare che sarebbe stato meglio allontanarti, se solo potessi tornare indietro non ti lascerei per nessuna ragione al mondo”
La ragazza sentiva gli occhi pizzicarle, e nonostante si stesse concentrando con tutta se stessa, non riuscì a trattenere qualche lacrima. Luke se ne accorse e si sciolse dall’abbraccio, piegandosi sulle ginocchia per arrivare all’altezza della ragazza e le asciugo le lacrime con i pollici.
“Ricominciamo da capo? Non dico di dimenticare quello che c’è stato prima ne’ quanto io sia stato coglione, ma vorrei davvero ricostruire tutti i pezzi che ho distrutto”
La mora guardò il ragazzo dritto negli occhi e riuscì a vedere quanto credeva davvero nelle parole che aveva detto. Appoggiò le mani su quelle di lui, togliendole dalle sue guance.
“Non posso amare da sola, Luke” gli disse, avvicinandosi un po’ di più a lui senza nemmeno accorgersene.
“Da ora in poi non sarà più così, te lo prometto”
La ragazza mise la braccia intorno al collo del ragazzo, abbracciandolo di nuovo. Luke sentiva il suo cuore e quello di Giulia battere all’impazzata e non poteva fare a meno di sorridere.
“Giuls, sto andando a correre, vuoi venire con-” si interruppe quando vide i due ragazzi abbracciati, che al suono della sua voce si separarono in un nano secondo. “Ho interrotto qualcosa?” chiese il riccio, sorridendo.
“No, nulla! Andiamo a correre?” chiese la ragazza, iniziando ad andare verso il cancello, facendo così scoppiare a ridere i due ragazzi.
“Non sprecare quest’occasione, Lemmings” disse Ashton, lasciandogli una pacca sulla spalla, raggiungendo poi la ragazza.
 
 

“Quindi tra te e Luke..?” chiese Ashton, mentre tornavano verso l’arena, dopo essersi fermati da Starbucks e aver fatto rifornimento per tutti di muffin, cookies e schifezze varie.
“Non lo so, okay? Mi ha chiesto di ricominciare da capo e ci siamo abbracciati..” disse lei, giocando con la busta marrone che conteneva i dolci.
“Tornerete insieme prima di un battito di ciglia, vedrai”
La ragazza alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa.
“Vedremo come deve andare, okay?” disse, mentre entravano nel cancello dell’arena. “Posso chiederti un favore?”
“Tutto quello che vuoi nanetta” disse il riccio.
“Non dire niente di quello che hai visto a Cal e Mikey, intesi?”
Ashton fece segno di chiudersi la bocca, buttando poi la chiave. La ragazza scosse la testa, salendo poi sul bus seguita dal riccio.
“Siamo tornati con una scorta di dolci!” annunciò Giulia.
 
 
 

Quella sera decisero di andare a letto non troppo tardi, dato che il giorno dopo avrebbero avuto il concerto lì a Brisbane e volevano essere in forze per spaccare, come sempre.
Luke continuava a rigirarsi nella sua cuccetta. Tutti i suoi pensieri erano rivolti a Giulia e ai due abbracci che si erano scambiati poche ore prima. E anche quando lei e Ashton erano tornati, avevano parlato tranquillamente, e sentiva davvero che sarebbe riuscito ad aggiustare tutto.
Stufo di rigirarsi, scese dalla cuccetta e, con passo felpato, andò verso il divano, dove Giulia stava dormendo profondamente, girata su un fianco, con una mano sotto la testa e una a penzoloni dal divano.
Lentamente, si avvicinò e si sedette sul divano, spostando poi cautamente la ragazza, cercando di non farla svegliare. Si sdraiò, anche lui su un fianco, e avvicinò la ragazza a sé, facendole appoggiare la schiena al suo petto e mettendo un braccio sotto il suo collo, mentre l’altro intorno ai suoi fianchi, cercando poi la sua mano e intrecciando le loro dita, facendo lo stesso anche con le gambe.
“Sai una cosa?” sussurrò, convinto che stesse ancora dormendo, ma in realtà si era sveglia tara, lasciando però fare al ragazzo. “ Ti amo ancora anche io come il primo giorno, o forse anche di più e farò di tutto per dimostrartelo”
Sentì la mano della ragazza stringergli la sua, capendo così che aveva sentito tutto.  Sorrise, per poi chiudere gli occhi e lasciarsi andare al sonno.
Quella notte, entrambi dormirono davvero bene, come non succedeva da tempo.
 
 
 


*angolo autrice*
 
Hello people!
Eccomi qui con il nuovo capitolo! Come ve la state passando? Io sono in ansia perché settimana prossima devo dare il mio primo esame, help! (anche se forse sono più in ansia per quello che devo dare la settimana dopo)
Che ne pensate di questo capitolo? Ha rispettato e vostre aspettative o no? Fatemi sapere come sempre che ne pensate e ne ci sono degli errori.
Volevo anche dirvi che il pezzo di citazione che ho messo a inizio capitolo l’ho preso dal libretto del cd di Michele Bravi ‘I Hate Music’ perché in questo periodo io mi ci ritrovo molto e mi smebra anche azzeccato per questo capitolo. Vi lascio qui il link per poterla leggere tutta, se volete https://twitter.com/imdrunkofluke/status/689446670132649985
 
Un bacione e alla prossima,
Giuls xx

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Capitolo 8
*** Close As Strangers ***


Close As Strangers
 
 


“Ti ho detto che faccio io” disse esasperato Calum, minacciando Ashton con un cucchiaio.
Il riccio alzò gli occhi al cielo sbuffando.
“Finirà male, me lo sento” sussurrò a bassa voce.
“Se hai qualcosa da dire dimmelo in faccia, senza palle”
“Senza palle a chi, Hood?” rispose il riccio, lasciandogli un’occhiataccia.
“Avete finito di fare i bambini?” disse Giulia, con la voce ancora addormentata, interrompendo la piccola discussione dei suoi amici.
Si era svegliata sentendo le loro urla, ma aveva cercato di fare finta di niente fino a che non erano diventi insopportabili. Così, sbuffando, si era alzata molto lentamente dal divano per non svegliare il biondo che dormiva profondamente.
“Ha iniziato lui!” dissero in coro Calum e Ashton, indicandosi a vicenda, iniziando così a bisticciare di nuovo.
La ragazza sospirò, guardandosi in torno per cercare di capire il motivo per cui i due non la smettevano di fare casino. La piccola cucinetta era tutta sotto sopra, il bancone era ricoperto di farina, la bottiglia del latte era aperta e un uovo era rotto sul pavimento.
“Cal, volevi fare i pancakes?”
I due ragazzi si zittirono subito. Il riccio guardò trionfante la ragazza, mentre il moro giocava con le dita delle mani fissando il pavimento.
“Cal” lo richiamò la ragazza.
“Mi sembrava un’idea carina, okay? E stava andando tutto bene fino a che questo rompi palle non è venuto a fare la predica”
“Ma ti senti? Guarda che macello che hai fatto! Come minimo ora ti metti e pulisci” disse Ashton, indicando il casino.
“Il macello lo hai fatto tu venendo qui a-”
“AVETE FINITO? SIETE DUE ROMPI COGLIONI E TESTE DI CAZZO UGUALI!”
I due ragazzi e la ragazza si girarono di scatto al suono della voce mezza incazzata e mezza addormentata di Luke.
“Parla per te, Hemmings” disse Calum, girandosi verso il bancone e iniziando a pulire con l’aiuto del riccio.
“Noto con piacere che un Luke appena sveglio abbassate subito le orecchie” disse la ragazza, guadagnandosi un dito medio dal suo migliore amico.
Sapevano tutti che appena sveglio, soprattutto se svegliato in malo modo, Luke era insopportabile e bisognava rigare dritto se si teneva alla propria vita.
Dopo essersi scambiati un’occhiata, il biondo e la ragazza si misero ad aiutare a pulire. Poi, come se fossero una catena di montaggio, si passarono i vari ingredienti, facendo fare l’impasto alla ragazza, così da evitare altri danni.
“Non dovete dirci niente, voi due?” disse Calum, passando lo zucchero al biondo, che lo fece quasi cadere a terra.
“Non credo” disse, passando lo zucchero alla ragazza, che stava miscelando gli ingredienti con lo sguardo fisso nella ciotola di vetro.
“Oh, andiamo! Quando mi sono alzato stavate dormendo abbracciati amorevolmente” disse il riccio.
Giulia sentì le guance andare a fuoco, mentre Luke si grattò il retro del collo senza sapere che dire.
“No ma bravi divertitevi senza di me” disse Michael, comparendo dal bagno e salvando – temporaneamente-  i due ragazzi dall’interrogatorio.
“Se vuoi puoi girare tu l’impasto” disse la ragazza, girandosi verso di lui, seguita dai tre ragazzi.
Fu così che si accorsero che, come da sua abitudine – in realtà ce l’avevano un po’ tutti, ma cercavano di contenersi per la presenza dell’amica- Michael era uscito dal bagno con solo un paio di calzini addosso.
“CLIFFORD! MA CHE STAI COMBINANDO?!” urlò Luke, sgranando gli occhi e mettendo le mani davanti agli occhi della ragazza, assicurandosi che non vedesse nulla.
“Ma che ti urli? Sei impazzito?” disse il ragazzo dai capelli blu, tappandosi un orecchio.
“IO?! SEI TU CHE VAI IN GIRO NUDO!”
Ashton e Calum stavano osservando la scena, trattenendo a stento le risate. Avrebbero potuto intervenire, ma volevano vedere che piega avrebbe preso la cosa.
“Oddio, solo perché sto le mostrando quello che tu non le mostri da tempo  perché ti sei comportato da testa di cazzo non vuol dire che la scandalizzo!”
La ragazza scoppiò a ridere di gusto, buttando indietro la testa, facendola scontrare con il petto del biondo. Rideva talmente forte che le faceva male la pancia, le piangevano gli occhi e sentiva i polmoni bruciarle in cerca d’aria.
I ragazzi la stavano guardando con la bocca spalancata, non rideva così da davvero troppo tempo. Non erano quasi più abituati a sentire quel suono, ormai erano risate molto contenute e spesso forzate. Luke, dal canto suo, sentì il suo cuore esplodere a quel suono. Aveva sempre amato la sua risata, talmente tanto che a volte si ritrovava a farle il solletico solo per poterla sentire.
“Ragazzi, fatela smettere o muore asfissiata!” disse improvvisamente Calum, vedendo il volto dell’amica tendente al bordeaux.
“E tu vatti a vestire” disse Ashton al diretto interessato.
 
 
 
 



Tra una cosa e l’altra, era arrivata l’ora del soundcheck. Così, appena tutte le fan che avevano il pacchetto erano entrate nell’arena, i ragazzi si erano preparati ed erano saliti sul palco. Giulia, invece, si era messa nella platea, ma in un angolo in modo da non essere vista, ma i fan – non si sa come- sanno sempre tutto, così l’avevano fatta avvicinare e si era seduta tra i fans. In tre anni, ancora non era riuscita a capire se gli piacesse o meno, ma aveva sempre cercato di essere sempre gentile e disponibile con tutti, rispondendo anche alle varie critiche, affiancata dai ragazzi.
I ragazzi iniziarono il soundcheck cantando Outer Space, per poi posare gli strumenti e iniziare il Q&A. Dopo una quindicina di domande e un po’ di battute e risate, ripresero gli strumenti per cantare un’altra canzone.
“Ragazzi, oggi vorrei fare un cambio di canzone” disse Luke, guardando i suoi compagni di band.
Le fan, di contro, urlarono esaltate, immaginandosi ognuna che cantassero la propria canzone preferita.
Il biondo fece un cenno ai suoi amici, che gli si avvicinarono per capire cosa aveva in mente. Quando glielo disse, rimasero abbastanza sorpresi della cosa, ma accettarono tranquillamente, credendo fosse una buona idea.
Così, dopo aver salutato velocemente i fans, dicendo che si sarebbero rivisti di lì a poco al concerto, scesero dal palco, lasciando Luke al centro con la sua chitarra acustica.
“Scusate per questo scompiglio, ma sentivo di dover farlo da solo” disse, sorridendo ai fan, soffermandosi poi a guardare Giulia, che era abbastanza confusa da quello che stava succedendo. “Questa canzone non l’abbiamo mai fatta live, quindi spero non venga un completo disastro”
Detto ciò, iniziò a strimpellare le prima note di Close As Strangers, scatenando un’euforia collettiva. Mentre cantava, teneva gli occhi fissi sulle corde della chitarra, lasciando che tutte le sue emozioni uscissero attraverso la sua voce.
Quando arrivò la strofa finale, alzò lo sguardo, cercando gli occhi della ragazza, che aveva continuato a guardarlo per tutto il tempo, sconvolta, lasciando sfuggire delle lacrime contro la sua volontà. Luke sorrise, per poi cantare, cambiando però un po’ le parole, rendendole giuste per la loro situazione.
 
Three years since I went away
And I know everything is changed
But now I’m right next to you
 
Quando finì di suonare, salutò i fans, scendendo dal palco e respirando profondamente. Appena lo vide sparire dietro al palco, Giulia si alzò e iniziò a correre verso il backstage. Aveva la vista annebbiata dalle lacrime, sentiva che Luke aveva cantato quella canzone per dirle qualcosa, soprattutto per il fatto che aveva cambiato lo parole della strofa.
Appena entrata dalla porta che dava al backstage, vide Calum correrle in contro e gli si fiondò tra le braccia.
“Hey, pulce, è tutto okay” disse, dondolandosi sulle gambe.
La ragazza si sciolse dall’abbraccio, tirando su con il naso.
“Lo so, è solo che ho rivissuto tutto mentre cantava, e in un certo senso ho sentito anche quello che ha provato lui”
“Non ne sapevamo niente, è stata una sorpresa anche per noi, ma se ti ha fatto questo effetto.. Beh, Luke è riuscito nel suo intento, direi” disse il moro, per poi girare i tacchi e allontanarsi, avendo visto Luke appoggiato al muro dietro di loro.
La ragazza si avvicinò al biondo e si accorse che anche lui aveva gli occhi lucidi. Gli passò una mano sulla guancia, asciugando qualche lacrima solitaria.
“Perché piangi?” gli chiese, sorridendo.
“Potrei farti la stessa domanda” rispose il biondo, sorridendo a sua volta.
Giulia si alzò sulla punta dei piedi e gli lasciò un bacio sulla guancia, coperta da quella barbetta che stava iniziando ad amare.
Luke rimase pietrificato a quel gesto, sentiva che il suo cuore avrebbe potuto esplodere da un momento all’altro.
“Ragazzi, rimanete li a non combinare nulla o venite a mangiare con noi?” disse Michael.
Ashton gli tirò una gomitata, mentre Calum scosse la testa.
“Veniamo, veniamo” disse Giulia, andando verso i ragazzi seguita dal biondo.
Si diressero verso la stanza in cui era allestito il buffet e, nonostante fosse a poca distanza da dove si trovavano loro, Luke allungò la mano in cerca di quella della ragazza, intrecciando poi le loro dita.
“Vuoi tornare a essere la mia ragazza?” sussurrò piano, sperando che i tre davanti a loro non lo sentissero.
“Convincimi che è la cosa giusta, Hemmings”
“Lo farò” disse lui, sorridendo.
 
 
 
 


*angolo autrice*
 
Hello people!
Come state? Io ora che ho dato i primi esami mi sento molto più rilassata – per ora. Vi ringranzio per i vostri buona fortuna, mi hanno fatto molto piacere!
Ma passando al capitolo, che ne pensate? A me sinceramente non piace molto, ma rispetto alla prima stesura, è molto meglio rido
Spero di non aver deluso le vostre aspettative, fatemi sapere che ne pensate e se ci sono errori
Un bacione e alla prossima,
Giuls xx

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Capitolo 9
*** All Over Again ***


All Over Again
 
 
 

“You asked me for closure before and girl I told you
It’s over, it’s over, it’s not over
So here we go again”
 
 


Appena entrati nella stanza del buffet, Michael ed Ashton si fiondarono a prendere un piatto, iniziando a recuperare ogni tipo di cosa commestibile disponibile sul tavolo. C’era abbastanza cibo per sfamare un reggimento di elefanti, ma lo staff dei ragazzi ormai li conosceva fin troppo bene per sapere che non sarebbe rimasto quasi nulla.
“Posso parlarti un attimo, pulce?” chiese Calum, bloccando l’amica per un polso.
La ragazza annuì, poi seguì l’amico fuori dalla stanza, sotto lo sguardo confuso di Luke, che si era avvicinato anche lui al tavolo.
Calum si sedette con la schiena contro il muro, proprio accanto alla porta, e la ragazza lo imitò, sedendosi al suo fianco. Rimasero lì in silenzio, uno accanto all’altra per un po’. Giulia sapeva esattamente di cosa voleva parlarle, ma aspettava che il moro formulasse nella sua testa un discorso – anche se poi non lo avrebbe seguito.
“Quindi tu e Luke siete.. Emmh.. Cosa siete tu e Luke?”
La ragazza sorrise, scuotendo la testa.
“Non lo so, sembra che stia andando tutto nel verso giusto”
“Sì ho notato, e ne sono felice, davvero. Insomma, era i motivo principale della tua presenza qui” disse il moro, tracciando disegni immaginari sul pavimento.
“Ma?” chiese la ragazza, sapendo che c’era dell’altro.
“Credevo gliel’avresti fatta pesare di più” disse Calum, alzando lo sguardo e guardando l’amica dritto negli occhi. “ Insomma, l’altra sera ti ha fatto sbottare e gli hai risposto a tono, solo che gli hai detto tutto, ma non gli hai detto niente. Credevo che lo avresti fatto sentire in colpa per tutto quello che hai passato a causa sua e-”
“Cal, frena un attimo” lo interrupe Giulia, tappandogli la bocca con una mano, finche lo sentì sospirare e le fece cenno di parlare. “Sai cosa credevo io? – chiese al moro, che scosse la testa. – Credevo che sarebbe stato un completo disastro. Credevo che avremmo passato tutto il tempo a litigare o addirittura che non ci saremmo nemmeno guardati. Ma sai una cosa? Quando ho avuto la possibilità di potergli sbattergli in faccia tutto non ce l’ho fatta. Non vorrei mai che lui provasse tutto quello che ho provato io, ne che tanto meno che lo sappia così. Non ho potuto dirglielo soprattutto perché anche solo a pensarci, mi sento ancora in quel modo, e non voglio più, Cal”
“Vieni qua” disse lui, tirando la ragazza verso di se e stringendola forte.
“Gliene parlerò, solo che non sono ancora pronta”
“Non devi farlo se non te la senti, e mi spiace per non aver pensato a questa cosa”
“Non hai niente di cui scusarti, anzi forse hai un po’ ragione sul fatto che dovrei farlo penare un po’ e per questo sono ancora in tempo” disse Giulia, sciogliendosi dall’abbraccio facendo l’occhiolino all’amico.
Calum scoppiò a ridere.
“Torniamo dentro ora o non troveremo più nulla da mangiare” disse, alzandosi e aiutando l’amica a fare lo stesso.
Luke, che era stato tutto il tempo nascosto dietro allo stipite della porta, si mosse velocemente per non farsi scoprire, inciampando in una sedia e cadendo a terra, rovesciando il piatto e il suo contenuto.
“Luke che diamine stai combinando?” chiese Michael, masticando un po’ di pasta.
“Sentivo la mancanza del pavimento, sai siamo amici molto intimi” rispose il biondo, massaggiandosi la schiena.
“Siamo stati via due minuti e qui è successo il finimondo” disse Giulia, che era appena entrata nella stanza con Calum.
“Credo sia stata una caduta epica, ma eravamo girati e abbiamo sentito solo il botto” disse Ashton.
“Hai bisogno della gru o ti alzi da solo?” chiese Calum.
Di risposta, Luke gli mostrò il medio, per poi alzarsi e pulirsi un po’ i pantaloni.
Giulia scosse la testa, sorridendo. Adorava troppo il modo in cui i ragazzi riuscivano sempre a prendersi un po’ per il culo, le faceva sentire che niente era cambiato. E si sentiva bene, davvero.
 
 


Quella sera, dopo essere atterrati a Perth con tanto di quattro ore di ritardo del volo, decisero di rimanersene tranquilli sul bus a guardare qualcosa in TV.
Giulia e Luke erano seduti su un angolo del divano, lei con la testa sulla sua spalla, Calum era seduto a gambe incrociate di fianco al biondo, Ashton se ne stava spaparanzato sulla parte libera vicino a Giulia, mentre Michael era sul pavimento.
“Se non la smetti di cambiare i canali senza motivo, ti faccio mangiare il telecomando” sbuffò il riccio, scocciato dal continuo zap da parte di Michael.
“Non c’è nulla da guardare, non è colpa mia!”
“Ma se non lasci su un canale neanche per un secondo!” disse il moro.
In un battito di ciglia, i tre stavano discutendo animatamente, rincorrendosi per tutto il bus.
“Falli smettere, ti prego” biascicò Giulia, che si stava per addormentare.
“L’unico modo è unirmi alla corsa” disse il biondo, stiracchiandosi un po’ le gambe.
La ragazza sbuffò, per poi alzarsi e andare verso Michael, che si arrestò immediatamente trovandosi la ragazza ad un palmo dal naso. Calum e Ashton, che non si erano accorti che si era fermato, gli andarono addosso, cadendo uno sopra l’altro.
“Mi stai uccidendo i gioielli di famiglia, Calum!”
“Va al diavolo” rispose il moro, alzandosi.
“Che ne dite se il telecomando lo prendo io, spengo la TV e andiamo tutti a dormire?” disse la ragazza, incrociando le braccia al petto.
“Direi che abbiamo trovato una soluzione!” disse Michael, lasciando il telecomando e andando verso la sua cuccetta. “Buona notte!”
“Notte!” dissero Calum e Ashton, sparendo a loro volta.
“E’ stato più semplice del previsto” disse la ragazza, spegnendo il televisore e appoggiandoci il telecomando vicino.
Il biondo si alzò, sbadigliando, e andò verso la ragazza, circondandole le spalle con un braccio.
“Vieni, andiamo nella mia cuccetta” disse, camminando verso il suo letto, fermandosi però quando si accorse che la ragazza non lo stava seguendo. “Che fai lì impalata?”
“Chi ti dice che voglio stare lì con te?”
Luke si avvicinò, di nuovo, alla ragazza.
“Perché dormire nella cuccetta è più comodo che sul divano”
“Mmh.. Forse hai ragione, solo che russi e non voglio metterci ore ad addormentarmi”  disse la ragazza, mordendosi il labbro per non sorridere.
“E tu scalci, rischierei di cadere sul pavimento, ma non mi importa” disse Luke, capendo il giochetto della ragazza.
“Io non scalcio!”
“Oh sì, lo fai, lo dice anche Calum” disse il biondo, abbassandosi leggermente sulle ginocchia per arrivare all’altezza della ragazza. “Ora, o vieni con le tue gambe fino alla cuccetta, o ti ci porto come un sacco di patate”
La ragazza fece un passo indietro, facendo finta di pensarci.
“So che stai pensando di scappare, ma non ci provare nemmeno”
“Troppo tardi” disse lei, sorridendo e dandogli le spalle.
Si diresse velocemente fino alla porta del bus, ma proprio mentre stava per aprila, Luke la sollevò da terra e andò verso la cuccetta.
“Potevi aspettare un attimo a prendermi, sarebbe stato più divertente” sussurrò Giulia, una volta che Luke l’aveva asciata sul letto.
“La prossima volta ne tengo conto” disse il biondo, mettendosi vicino a lei.
La ragazza sorrise, sistemandosi al meglio tra le braccia del ragazzo.
“Notte, Luke”
“Notte, Giuls” disse il biondo, lasciandole un bacio tra i capelli.
 
 
 



“Finalmente l’ultima tappa!” disse Giulia, scendendo dal tour bus e respirando a pieni polmoni l’aria di Melbourne.
“Hey! La prossima volta non ti portiamo più!” disse Ashton, che era sceso insieme a lei, lasciandole un pizzicotto sul braccio.
“Oh, andiamo! Lo sai che sono felice solo perché non dovrò stare più in quella scatola” disse la ragazza.
“Devi smetterla di chiamarla scatola, mi offendi così” disse Michael.
“Chiedo venia” disse la ragazza, alzando le mani cercando di trattenere le risate.
Il ragazzo le tirò una gomitata, per poi fare un cenno ad Ashton e iniziare a camminare verso il cancello.
“Hey! Dove state andando?” chiese Giulia.
“A fare rifornimento di dolci e schifezze varie!” le urlò Michael.
La ragazza scosse la testa, osservando i suoi due amici sparire. Si guardò intorno per vedere se c’era già qualche fan in fila ad aspettare, ma ne vide solo un paio. Il che significava che i due ragazzi avrebbero dovuto sbrigarsi a fare quello che dovevano fare o poi sarebbero stati accerchiati.
“Che stai facendo?” chiese una voce alle sue spalle.
“Luke! Smettila di farmi spaventare o prima o poi ci rimango seriamente secca!”
“Non potrei mai farlo” disse il biondo, avvicinandosi alla ragazza.
La mora gli sorrise, per poi iniziare a camminare intorno all’area per esplorarla un po’. Il biondo le camminò vicino, senza riuscire a togliergli gli occhi di dosso. Quel giorno indossava dei semplici pantaloni della tuta grigi e una maglietta bianca con le maniche a tre quarti con sopra la stampa di un coniglio grigio. I suoi lunghi capelli ondulati dalle trecce che era solita farsi prima di andare a dormire, si alzavano leggermente per via di un po’ di vento, andandole anche davanti al viso.
Si ritrovò a pensare a tutto quello che era successo in quella settimana, a come piano piano stava riuscendo a sistemare il casino che aveva combinato ed era felice che lei glielo stesse lasciando fare. Sapeva che si stava tenendo dentro tutto quello che lui le aveva causato, ma sapeva anche che quando e se se la sarebbe sentita, gli avrebbe detto tutto.
E così decise che quello era il momento giusto per fare il passo più importante, quello che avrebbe davvero messo ogni cosa al proprio posto. In quel momento, non gli importava del fatto che c’era già qualche fan intorno all’arena e probabilmente anche qualche giornalista o paparazzo. Non gli importava di niente, solo di lui e Giulia.
“Giuls” la richiamò, dopo aver fatto un respiro profondo ed essersi fermato.
“Sì?” chiese lei, fermandosi a sua volta e girandosi verso di lui.
“Hai mai immaginato me e te in paradiso? Tipo un posto che solo noi conosciamo e dove possiamo vivere tranquillamente? Dove siamo intoccabili e tutto va per il verso giusto?”
La ragazza rimase per un attimo scossa da quelle parole, poi si avvicinò al biondo e lo guardò dritto negli occhi.
“Sì, l’ho fatto, un sacco di volte”
“E se ci andassimo ora?”
“In che senso?” chiese lei, confusa.
Era arrivato il momento e Luke si sentiva come al loro primissimo appuntamento, quando avevano solo quattordici anni e avevano quasi paura di quello che provavano.
Si avvicinò sempre di più alla ragazza, circondandole il bacino con le braccia e appoggiando le labbra sulle sue. La ragazza rimase inizialmente sorpresa dal gesto, per poi portare le braccia intorno al collo del biondo e ricambiare il bacio.
Entrambi sentivano i loro cuori battere all’impazzata e una scarica di adrenalina corrergli per tutto il corpo. Finalmente, dopo tre lunghi anni, erano riusciti a ritrovarsi e, in quel momento, si sentivano davvero al posto giusto e intoccabili. O almeno credevano di esserlo.
“Luke!” disse una voce femminile poco lontano da loro.
 
 



* angolo autrice*

Hello people!
Sono tremendamente in ritardo, lo so, e non credo nemmeno che ci siano delle scuse appropriate, semplicemente sono stata molto incasinata e non sono riuscita a stare dietro alla mia storia.
In ogni caso, spero di aver ripagato l’attesa con questo capitolo. Cosa ne pensate? Vi è piaciuto o vi aspettavate dell’altro? Ma soprattutto, chi è secondo voi quella voce femminile?
Riguardo a questo, magari qualcuno ha già una mezza idea, magari qualcuno no, in ogni caso, mi serviva un personaggio scomodo e ho pensato a questa persona. Con questo non vuol dire che ho qualcosa contro di lei o che la odio e cose del genere, a pelle non mi piace è vero, ma mi è totalmente indifferente. Quindi, se a qualcuno può dare “fastidio” la mia scelta, siate liberi di dirmelo che cambio immediatamente il nome.
Come sempre, fatemi sapere che ne pensare e se ci sono errori

Un bacione e alla prossima,
Giuls xx

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