Give me Ten Alternative (Universe) Kisses

di Zomi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #Exorcism! AU ***
Capitolo 2: *** #School! AU ***
Capitolo 3: *** #Sahara! AU ***
Capitolo 4: *** #Urban! AU ***
Capitolo 5: *** #Cirque du Soleil! AU ***
Capitolo 6: *** #SPQR! AU ***
Capitolo 7: *** #Inca! AU ***
Capitolo 8: *** #Moschettieres!AU ***
Capitolo 9: *** #Police!AU ***
Capitolo 10: *** Far West! AU ***



Capitolo 1
*** #Exorcism! AU ***




GIVE ME TEN ALTERNATIVE (UNIVERSE) KISSES
 


 

#Exorcism!AU

 
Gocce di rosa d'inverno, lacrime di un dipinto sacro, sangue di una vergine, penne di ali d’angelo, sospiro di un santo e... cos'altro?
-Prova con del sale grosso-
Ringhiò roco piegando lo sguardo su di lei.
-Sta zitta!- parlò lapidario, mischiando l'intruglio che borbottava sul fornello della piccola cucina.
-Oh andiamo:gli darà gusto! Aggiungici del rosmarino… oh, adoro il profumo del rosmarino!-
Lo stava prendendo per il culo?
Quel dannato demone…
-È acqua santa per scacciare un demone, non una minestra!- sbottò Zoro, sbattendo il mestolo con cui aveva smesso di mischiare l’intruglio, sollevando il pentolino dal fuoco con un ghigno soddisfatto sul viso.
-E ora...- sollevò in aria la poltiglia riversandola sul demone ramato con un sol gesto deciso -Esci da questa casa demone degli inferi!!!-
L'acqua si riversò su Nami, infradiciandola nel suo completino rosso, annaffiandole ben bene corna e codina a punta che zigzagava sul fondo della schiena, uscendo dagli short in jeans rossi.
-No dico- si guardò il petto florido e sporco, dove il bikini si mostrava chiazzato e lercio -Paghi tu la lavanderia, vero?-
La fronte di Zoro si riempì di vene di rabbia.
-Vattene vattene vattene! - agitò il mestolo esasperato-Vattene da casa mia!!!-
Nami ridacchiò.
-Credi che funzionerà, cacciatore di demoni? -
-Dannazione satana, vattene da casa mia!-
-Nahhh- ancheggiò Nami, sculettando sotto il naso dell'esorcista, che roteò gli occhi al cielo mugugnando bestemmie a mezze labbra, provocando un nuovo scroscio di risa da parte del demone ramato.
-Mi diverto più qui che negli inferi- si aggrappò alle sue poderose spalle, premendo il seno poco vestito su Zoro -Anche perché qui ci sei tu...- sbatté le lunghe ciglia prima di baciarlo con un sonoro schiocco.
Zoro sospirò abbassando il capo, allacciando le mani alla vita della rossa.
-Mi farai internare: già mi vedo con una camicia di forza addosso…-
-Se vuoi le manette le ho già qui...- gli leccò la guancia facendolo imprecare a gran voce.
Oh sarebbe stato molto divertente convivere con lui.

 

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Capitolo 2
*** #School! AU ***


#School!AU

 
-Fammi capire bene- sgranocchiò la brioche spargendo briciole ovunque davanti a sé e contro Nami -Ci studi assieme ogni santo giorno, lui ti accompagna a scuola ogni santa mattina e a casa ogni santo pomeriggio…- si pulì le labbra con il polsino della divisa scolastica trattenendo un rutto a fior di labbra -…e non l'hai ancora baciato? !!-
-Esattamente Bonney- si spazzolò la camicia dalle briciole la rossa -sperava fossero solo briciole- che l’amica aveva sparso su di lei.
-Ma perché? !?!- sbuffò la rosa fissando a occhi sgranati Nami.
-Come perché? - inarcò un sopracciglio -Perché si!-
-Ma è gay?
-Bonney!!!!- roteò gli occhi al cielo -Zoro non è gay-
-Lo sei tu allora-
-...-
-Io non capisco- continuò ignorando la faccia allibita di Nami.
-Ma non ce nulla da capire!-
-Roronoa è così carino, con carattere, ghigno da favola… pettorali! - si grattò il mento riflettendo –Due come voi due insieme dovrebbero fare scintille! Vi vedo a sbaciucchiarvi sotto un albero, o a rotolare a terra in una lotta di lingua e labbra mentre le mani… un momento!- si schiaffeggiò la fronte, sghignazzando -Non sarà che...-
-Che...?- boccheggio la rossa.
-...che non sai baciare?-
-Tu...tu...cosa?!?!- gridò isterica, attirando l'attenzione di altri studenti nel corridoio della scuola.
-Oh su su- ridacchiò Bonney, agitando una mano davanti al volto allibito di Nami -Non c’è nulla di male sai? Baciare è un'arte, e se sei un'imbranata nel farlo è solo questione di dna..-
-Imbranata? Imbranata io? Te lo faccio vedere io chi è l'imbranata! -
Si voltò verso il corridoio, scandagliandolo con gli occhi fino ad individuarlo.
-Roronoa! Vieni subito qui!- sbraitò avanzando verso il compagno di classe a passo di carica.
Non gli lasciò nemmeno il tempo di parlare, aprendo bocca magari solo per dire qualche castroneria delle sue e, preso per il cravattino della divisa scolastica, lo costrinse ad abbassare il capo verso di lei ed ad unire le loro labbra.
Si appropriò della bocca di Zoro senza tante cerimonie, premendo le labbra sulle sue e saggiando con avidità il sapore di Roronoa. Si staccò con riluttanza, ma solo per zittire il suo orgoglio, voltandosi verso una Bonney sorniona e impegnata a sopprimere un ghigno di vittoria con un leccalecca.
-Soddisfa Jewerly?- berciò nel tentativo di cancellarle quel ghigno dal viso.
Ma la risposta che ricevette, non dalla rosa poi, la ammutolì.
-Non so lei, ma io no!- sghignazzò un voce roca e divertita.
Uno strattone al polso e di nuovo le labbra di Zoro sulle sue, premute con maggior forza e desiderio, quasi a volerle divorare.
Zoro...Zoro la stava baciando?
Davanti a tutti quelli presenti nel corridoio?
Davvero?
Oh Bonney non avrebbe smesso tanto presto di tormentarla, ma che gliene importava?
Zoro la stava baciando…Finalmente!

 

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Capitolo 3
*** #Sahara! AU ***


#Sahara!AU

 
Bevve con un'avidità arida e priva di ritegno, disgustando per fino le capre con cui condivideva l'abbeveratoio florido di acqua e batteri.
Non gliene fregava nulla della bava caprina che beveva con il liquido cristallino, o della sabbia che grattava sotto i denti quando ingurgitava.
E non gliene importava nulla della sua risatina ironica e divertita.
Una settimana.
Una settimana perso nel pieno deserto Sahariano, circondato solo da sabbia e dune.
Anch'esse di sabbia.
Incapace di soddisfare la sua sete, Zoro immerse totalmente il capo nell'abbeveratoio caprino posto nel mezzo di quell'oasi, emettendo non poche bolle di compiacimento nel sentire la pelle reidratarsi.
Con lo sguardo umido e il capo ancora sotto il livello dell’acqua, si fermò a pensare alla Tuareg che l'aveva salvato in modo alquanto... efficace.
Non avrebbe mai immaginato di rischiare di morire annegato, da uno scroscio d'acqua improvviso in pieno deserto.
Dopo aver rischiato la morte per disidratazione tra l'altro.
-L'acqua non finisce mica sai...- la sentì schernirlo sorniona-... bevi con calma crociato-
Il soldato cristiano annuì riemergendo dallo specchio d'acqua ed emettendo un sonoro gemito di soddisfazione, disgustando definitivamente gli animali che lo circondavano, che, belando inorridite, si allontanarono verso il pascolo.
Con mano tremante Zoro si asciugò il volto, ringraziando il Dio in cui non credeva.
Se era crociato non era per fede ma per scelta.
O liberato dei suoi crimini dalla benevolenza della gogna, o liberando la città santa.
La scelta era stata ovvia.
Scosse il capo bagnando con una fine pioggerella tutto ciò che lo circondava, sollevando lo sguardo sulla sua salvatrice e studiandola con attenzione per la prima volta.
Oltre al fatto che fosse donna, e sola al pascolo, aveva i capelli del colore del sole infuocato, rossi come il dolore.
-Bevuto abbastanza? - ridacchiò ondeggiando quelle ciocche di rame -Bevi pure ancora se vuoi.. .metto tutto sul conto tranquillo-
Grugnì.
Spiritosa la rossa.
Si fissarono per un lungo attimo, studiandosi in ogni particolare.
-Mmm- schioccò la lingua laTtuareg -E ora di te che me ne faccio?
-Come?!?- inarcò un sopracciglio parlando con voce roca.
-Ti ho salvato la vita- ghignò sadica -Sei mio debitore ora… per il resto dei tuoi giorni-
-CHE COSA?!?!-
Scherzava?
Era schiavo del re d'Inghilterra e pure di una Tuareg ora?
-Scherzi donna?-
-Donna?- ridacchiò quella -Voi crociati: che strano modo avete di chiamarvi. Uomo, donna, bastardo...- elencò alcuni di quei particolari appellativi che sentiva urlati nel deserto.
Si chinò su Zoro, ancora sopra la tinozza d'acqua e sconcertato, accarezzandogli il viso con due dita, facendolo rabbrividire
Poteva un donna del deserto avere una pelle così soffice?
-Che me ne faccio di te...- ripeté Nami, abbassandosi fino a sfiorare le labbra del crociato con le sue, riflettendo divertita.
-...credo che ti sposerò- lo baciò dolcemente, ignorando il sapore di capra che emanavano le sue labbra.
Zoro pensò che avrebbe riattraversato volentieri il deserto di nuovo, pur di rincontrare quella Tuareg rossa coma le dune alla sera e dalle labbra dissetanti come l’acqua.

 

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Capitolo 4
*** #Urban! AU ***


#Urban!AU

 
Scavalcò l'anta della finestra socchiusa con un soffocato salto, atterrando a piè pari sul parquet.
Si guardò attorno, e non appena notò la figura dormiente di Nami sul letto il sorriso sghembo gli affiorò sulle labbra con fin troppa sadicità e strafottenza.
Infischiandosene del rumore scricchiolante dei suoi passi, si avventò sul materasso dove la rossa dormiva, facendo crepitare le molle per il suo peso improvviso, strappando e macchiando le lenzuola con le scarpe lerce di chissà che sostanza.
Le bloccò le mani sopra il capo, contro il cuscino, zittendole il respiro premendo la punta del naso contro la sua guancia e alitandole sulla pelle candida e fredda.
-È ora di svegliarsi Biancaneve…- ghignò, scodinzolando con la fosca coda, increspata dallo strascino di luna piena appena terminata, e che ora scivolava nella stanza con la sua decrescente luce.
Zoro poteva sentire ancora la pelle intirizzirsi per la crescita del manto animale, le unghie affilarsi e l’acquolina inondargli il palato, sommergendolo di una piccante voglia.
Latrò roco a labbra sghembe, fermando senza fatica i movimenti di protesta di Nami, la cui bocca ringhiava contrariata dalla situazione.
Con strafottenza Zoro scivolò con la lingua sulla guancia della ragazza, bagnandola e percorrendola fin sulle labbra che morse con i canini pronunciati prima di seviziarle a dovere, premendo la bocca su di esse e strozzando Nami.
Era un bacio selvatico, privo di catene, che riempiva la bocca della rossa con la lingua scattante del licantropo, che sgusciava, lambiva e costringeva la gemella della ragazza a seguirlo, riducendo le proteste corporee che opponeva contro di lui.
Percepì le sue gambe premersi sul suo bacino con sempre minor forza, fino a quando una non scivolò tra le sue cosce fermandosi con la pelle fredda e liscia contro la sua patta, rimanendo bloccata tra le gambe del verde.
Solo allora la sentì rispondere al bacio, arrendendosi forse e lasciandosi in balia del bacio, che continuava tra morsi mannari dell’uomo lupo e ansimi rauchi della ramata, le cui mani avevano smesso di graffiare e contorcesi nella presa che le bloccava, flettendosi appena per sfiorare a fior di dita la pelle bronzea e dura del suo torturatore.
“Vittoria” ghignò Zoro, rilassando le spalle tese e approfondendo maggiormente il bacio.
L’acquolina cresceva nel suo palato, ma perché vietarsi un po’ di divertimento prima del suo carnale pasto?
Seviziò la bocca di Nami, torturandola e lambendola con la lingua, ghignando divertito al lieve morso con cui al rossa risposte d’un tratto.
Appena un accenno di denti.
Ridicolo.
Un accenno di denti che iniziava ad intensificarsi.
Il labbro si era tagliato? Impossibile.
I canini che premevano sul labbro inferiore che riuscivano a far breccia nella carne.
Dannazione. Quello faceva male!
Il sangue che iniziava a spillare lieve nella bocca della rossa, che però non accenna ad attenuare il morso che…
-Cazzo Nami! Fai mal…-
Il calcio che lo colpì tra le gambe gli mozzò il fiato, riducendo le sue imprecazioni a guaiti singhiozzati e aringhi selvatici.
-Credo di assomigliare di più alla Bella Addormentata nel Bosco, che a Biancaneve…- si passò le dita sulla bocca Nami, raccogliendone le gocce cremisi che la macchiavano.
Leccò l’indice e il medio macchiati, succhiandoli rumorosamente e ridacchiando nel fissare il licantropo reggersi il linguine leso mentre bestemmiava contro di lei.
-Dannata sanguisuga!- latrò, incenerendo la vampira con lo sguardo –Vuoi impedirmi di avere una stirpe?-
-Ma se vuoi licantropi siete sterili?!?- sbottò quella, premendo i pugni sui fianchi –E poi sei tu che strisci fin in camera mia a… a… a violentarmi!-
-Oh certo!- ruotò gli occhi al cielo il mannaro –Ora sono io il carnefice, giusto? Non tu che cerchi di vampirizzarmi mentre ti bacio!-
-Sai benissimo che non basta un morsetto!- lo afferrò per il coletto della maglia, portandoselo nuovamente addosso.
–E poi…- strusciò il florido petto, appena vestito da una fine canotta -… avevo capito che eri qui per ben altro che litigare…-  sbatté le lunghe ciglia suadenti -… no mannaro?-
Zoro ghignò e un lungo ululato echeggiò nel quartiere della città.

 

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Capitolo 5
*** #Cirque du Soleil! AU ***


#Cirque du Soleil! AU

 
Proprio una bella idea aveva avuto.
Oh si, decisamente, la miglior idea del secolo.
-Ma si…- ringhiò contro se stessa, issandosi con la sola forza delle braccia sulle corte tese dei funamboli, che sovrastavano il semicerchio di presentazione nel tendone principale del Circo -… perché non sfidiamo quell’idiota di Roronoa?- sbuffò sollevandosi sulla piccola pedana da equilibrista, puntando gli occhi nocciola davanti a sé.
-Ma si Nami!- aprì le braccia ai lati, posando il piede destro sulla fune e mantenendo gli occhi immobili sul corpo che ondeggiava a metà della sua strada –Sfida il lanciatore di coltelli a camminare sulla fune... così si  ammazza!-
Sbuffò, raccogliendo un minimo di concentrazione prima di iniziare a percorrere –quasi correndo- la fune da acrobata, ondeggiando braccia e capo per mantenere l’equilibrio.
Come le era saltata in mente una scemata del genere? Come?
Oh bhè, c’era da dire a sua discolpa che aveva iniziato Zoro con quella stupida sfida, provocandola a centrare con uno dei suoi dannatissimi coltelli il centro del suo bersaglio.
Nami, ovviamente, aveva sbagliato totalmente mira, rischiando di amputare il lungo naso del clown Usopp, e infiammandosi  di rabbia aveva rilanciato il duello sfidando il giovane a percorrere la sua fune.
E che faceva quell’idiota orgoglioso?
Accettava la sfida, quel stupido borioso!
E non contento aveva incespicato per cinque, cinque, passi  prima di scivolare sulla fune tesa come una scimmia sua una buccia di banana.
Nami aveva strozzato un urlo nel vederlo cadere, seccandosi la gola quando lo vide penzoloni sulla corda, appeso con la forza di un solo braccio a più di venti metri dal suolo, e con sotto di sé solamente il vuoto dato che la rete di sicurezza non c’era.
Ovviamente, altrimenti che divertimento c’era?
-Sto arrivando- sbuffò con forza per spostarsi una ciocca di rame dagli occhi –Non ti muovere!-
Zoro ringhiò, storcendo le labbra in una smorfia di dolore e fastidio per la tensione che gli informicolava il braccio, unico appiglio che aveva.
-Oh tranquilla!- sbottò ironico, stringendo gli occhi –Non ho intenzione di muovermi da qui: si sta così bene!-
-Ohhh, sai che intendevo!- si affrettò Nami, studiando i pochi metri di corda tesa che la separavano dal verde.
-Nami!- latrò il suo nome, sfinito ormai –Muoviti! Sto…-
Le dita si aprirono da sole, e la gravità fece il resto.
Nelle iridi cioccolata dell’equilibrista si specchiò l’immagine priva di senso del giovane lanciatore di coltelli che cadeva al suolo, inerme e quasi privo di peso, e il cui sguardo nero e imperturbabile era appannato da un velo di terrore.
-No!- si gettò con il corpo verso di lui Nami, tuffandosi come una sirena nel mare vuoto.
Le mani tese verso un braccio del verde, l’affusolato e prosperoso corpo allungato a raggiungerlo e le gambe, forti e perfette, attorcigliate attorno al filo di seta con cui la rossa si esibiva con il suo spettacolo aereo.
Zoro non riuscì a crederci quando le mani forti e calde di Nami lo afferrarono al volo, e il suo campo visivo fu totalmente colmato dai grandi occhi scuri della giovane.
-Ti prendo!- ansò Nami –Tranquillo: ci sono io!-
Con tutta la forza che aveva, Nami scivolò sul nastro di seta, da sempre moleggiante a lato della corda da acrobata, accompagnando Zoro a terra, facendolo sdrucciolare sulla seta senza un solo rumore.
Per tutta la discesa i loro occhi non furono in grado di dividersi, e quando i pesanti piedi del lanciatore di coltelli si posarono nella sabbia del palco a semicerchio, Nami ebbe un leggero mancamento di equilibrio, scivolando sul nastro e arrivando, in quella buffa posa a testa in giù, a pochi centimetri dal volto di Zoro, le cui mani l’avevano frenata nella caduta afferrandola per i fianchi.
-Ti prendo- sussurrò con un filo di voce a increspare il sorriso –Tranquilla: ci sono io-
Le loro labbra si incontrarono a metà tra terra e aria, su un sfondo di seta al profumo di circo.

 

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Capitolo 6
*** #SPQR! AU ***


#SPQR!AU
 

Il vociare frenetico del Colosseo lo circondava nell'arena sabbiosa e arsa.
Le urla dei presenti lo incitavano prima dell'arrivo delle fiere, reclamando l'agre odore sanguigno del loro divertimento.
Zoro sollevò il gladio verso l'imperatore Teach, ipocrita prassi di riverenza in quei giochi, rivolgendo però la sua attenzione alla schiava dai capelli ramati che serviva i grassi e annoiati ospiti del suo sovrano.
Nel recitare la sua patetica messinscena di rispetto al sovrano,  Zoro non distolse gli occhi da lei, infossando lo sguardo sul suo dolce viso quando le iridi di scura fenicia della schiava lo osservarono.
 
-Sii prudente- le spranghe della cella strette tra le mani, segnate dagli innumerevoli lavori svolti nella casa del regnante -Kaido ha detto che non ciba le sue bestie da giorni per deliziare Teach e i suoi ospiti- storse il naso, disgustata.
La grossolana e rozza risata del gladiatore la fece zittire con rabbia.
-Ti preoccupi per me ora Nami? - sganasciò Zoro -Non è la prima volta che combatto, sai?-
-Ma questa volta non combatterai per il divertimento dell'imperatore e del popolo...- scivolò con una mano tra le sbarre, ad accarezzargli il volto posato sulla grata della cella dei gladiatori -...questa volta lotterai solo per la tua libertà-
 
Le fauci del leone affondarono nella carne di Zoro, il cui gladio si immerse nella criniera della belva trapassandogli il cranio.
Le tigri leccavano l'esile armatura che gli copriva il petto nell’abbatterlo a terra con le possenti zampe, e i leopardi graffiavano l'aria giocando con lui.
Ma lo sguardo del gladiatore, nonostante i fendenti e i colpi contro le bestie, restava fisso e fiero su Nami, ancorata al balcone rialzato dell'imperatore, e sulle cui mani tremanti  reggeva una preghiera inutile.
 
-Se sconfiggerò tutte le bestie e ne resterò l'unica in  piedi, Teach dovrà concedermi la libertà- parlò sprezzante e borioso -E sai cosa chiederò per prima cosa come uomo libro?-
-Una doccia?- appoggiò il capo ramato al suo, ignorando le sbarre che li devidevano.
Zoro sorrise sghembo, stringendo le spranghe sopra il capo.
-Chiederò la mano della sua serva fenicia-
Nani abbassò gli occhi scuotendo il capo.
-Scemo- sospirò -Non c’è bisogno di rischiare la vita per chiedermi in moglie…-
-Non qui a Roma- le sollevò il mento con due dita portandosi il suo bel viso vicino al proprio.
 
I colpi di lama si susseguivano tra le urla d'incitamento della massa, esaltata dalla tenacia del guerriero che si batteva nell’area tra le bestie feroci e affamate.
La sabbia entrava nei calzari di Zoro mista a sangue e peli di animale, impastando il sudore ai suoi passi tenaci.
Una tigre l'aveva accecato all'occhio sinistro rallentandolo nei movimenti, ma lui aveva ancora la sicurezza di farcela, di ottenere la sua libertà e della sua Nami.
Roteò il gladio sopra il capo, affondandolo nel ventre di una bestia, scivolando nel suo sangue.
Alcuni schizzi si alzarono in aria riversandosi sul suo viso già scarlatto, accecandolo.
Quando riuscì a riottenere la vista, la zampa di un leopardi gli aveva aperto lo sterno e un leone lo azzannava alla gola.
Ma i suoi occhi erano ancora fissi su di lei.
 
-Troveremo un altro modo- supplicò aggrappandosi a lui.
-No, ce solo questo-
Le labbra unite a baciarsi, a non dividersi nonostante le battute spinte degli altri gladiatori presenti nella cella.
-Morirai!- piangeva sul loro bacio, terrorizzata che potesse essere l'ultimo.
-Morirò da uomo libero e tra cent'anni- la stringeva a sé attraverso le sbarre, accarezzandole la schiena-E tu dovrai sopportarmi fino ad allora!-
La bocca di Nami si strinse alla sua, mordendola e aggrappandosi con tutta la disperazione che le pulsava in corpo.
-Non t'azzardare a morire oggi, spartano!- lo minacciò premendo le labbra sulle sue -Se muori, muoio con te-
Un ghigno corse sulle labbra di lui attraverso il bacio.
 
 
Rantolò a terra, in ginocchio guardando fisso davanti a sé,  dove una figura ramata correva attraverso il Colosseo sabbioso.
-Na ...mi... -
Un conato di sangue gli salì in gola a soffocarlo, mentre le bestie atterravano la schiava fenica che ancora, seppur ramata anche in grembo e sul viso, avanzava carponi verso di lui.
Strisciò fin dove il cadavere del gladiatore faceva da banchetto alle bestie di Kaido e con le sue ultime forze gli prese l'unica mano rimastogli nelle sue.
-Zo… Zoro.. no-noi… liberi....- tartagliò le parole con il palato intriso di sangue -… liberi… in-insieme…-
Riuscì a sorridere prima di venir sventrata da una tigre.
 
-Sappi che al mio matrimonio voglio tutta la mia famiglia!-
-Ma stano tutti in Fenicia!!!!-
-Oh tranquillo: conosco la strada…-
-Umpf...strega-
-Zitto gladiatore... pensa a vincere: non ti libererai di me facilmente-

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Capitolo 7
*** #Inca! AU ***


#Inca!AU
 

Si addossò alla Paulovnia in fiore con la spalla tatuata, mischiando la sua pelle color dell’oro con i colori della foresta immersa nella notte.
La chioma rossa si mescolava ai fiori ombrati dell’immenso albero, permettendole di nascondersi mentre studiava l’alta figura del conquistadores che le dava le spalle, del tutto ignaro della sua presenza mentre dava libero sfogo ai suoi bisogno renali.
Lo scroscio della sua urina contro il tronco della pianta a cui era rivolto, si perdeva nel silenzio notturno della foresta pluviale.
Silenzio che non era tale per la giovane inca che lo studiava con fin troppa attenzione, misurando la poca distanza che li separava, le ombre notturne e vive che volteggiavano attorno a lui e alla sua logora camicia bianca o a quelle che strisciavano attorno ai suoi calzari, degnandolo di appena un cenno di attenzione prima di scivolare nell’oscurità della foresta.
Nami si addossò maggiormente alla pianta in fiore, assottigliando lo sguardo sul nemico che aveva saccheggiato la sua florida terra, stringendo in una mano il suo propulsore.
Aspettò che il vento calasse appena, smettendo di fischiare tra gli alberi, non staccando gli occhi di dosso al soldato dal capo verde intento a sistemarsi i pantaloni.
Sollevò la sua arma senza produrre rumore, sollevandola dietro il capo per darle la giusta spinta e lanciare la freccia acuminata sul suo bersaglio.
Non ebbe esitazione, e non appena il giovane conquistador scrollò le spalle voltandosi verso la foresta, lanciò la freccia centrandolo in pieno.
-Ma che… Nami!- ringhiò Zoro, fulminando l’arma che si era conficcata sul tronco dell’albero contro cui aveva appena urinato, all’altezza esatta del suo collo.
-Madre de Dios! Vuoi forse uccidermi prima del tempo?- si aggiustò al cintura dei pantaloni, ringhiando contro la giovane inca che fece capolino dalla foresta.
-Oh abbia almeno la decenza di tacere, pachua!- sbuffò quella, superandolo e staccando dal tronco la sua freccia, esibendola con soddisfazione al verde -Non miravo di certo a te!-
Gliela gettò sul petto, incrociando le braccia offesa sotto i prosperosi seni mal coperti da una leggera stola, mentre lo spagnolo studiava il fine serpentello variopinto che la freccia della rossa trapassava.
-È velenoso- sbottò la rossa, rispondendo alla domanda del verde che ancora non aveva posto.
-E io stavo pisciando!- liberò la punta della freccia con gesto secco, porgendola alla legittima proprietaria –Potevi colpirmi…-
-E così che mi ringrazi?- corrugò la fronte Nami, facendo un passo avanti verso di lui –Io ti salvo la vita e hai il coraggio di lamentarti?!?-
-Me ne sarei accorto- scrollò le spalle spavaldo, prima di rivolgere un’occhiata indagatrice –Che ci fai qui?-
-Ci vivo qui!- gli tirò una linguaccia.
-Intendo nel bel mezzo foresta…- soffiò dal naso.
-Salvo spagnoli che pensano bene di pisciare sotto un albero noto per essere la dimora di serpenti velenosi-
-Che animo gentile e altruista!- sghignazzò –E hai deciso di salvare proprio me, tra tutti gli spagnoli ora presenti nella tua terra?-
-Eri l’unico che mancava all’appello- rispose piccata, stringendo la presa delle braccia al petto.
Distolse lo sguardo dagli occhi neri del conquistador, strusciando tra loro i piedini nudi e cotti da mille passi di una vita.
-Non eri con Rufy e gli altri a festeggiare…- borbottò, mitigando la sua preoccupazione.
Stupido nervosismo: lei, giovane inca, che si allarmava se quell’idiota di un conquistador dall’orientamento inesistente scompariva? La fine del mondo era vicina, se lo sentiva.
-Necessitavo di un bagno- le si fece maggiormente vicino –E poi abbiamo festeggiato già abbastanza per oggi-
-Il tuo capitano Rufy non la pensa come te- abbozzò un sorriso –Sembra più interessato a mangiare carne e giocare nella foresta, che riportare in patria quel metallo dorato che avete trovato e che tanto cercavate-
-Forse è così- piegò le labbra in modo sghembo, posando le mani alla cintura dove la sua spada scintillò appena nella notte –Magari in patria non metteremo mai più veramente piede-
Nami sollevò il capo, confusa.
-Perché? Non è importante per voi quel tesoro che chiamate oro?-
Era una pietra così comune nella sua terra che aveva lo stesso valore della polvere: che senso aveva cercarlo tanto a lungo se poi non volevano nemmeno riportarlo dai loro Re?
-I tesori sono importanti, ma dipende da cosa sono fatti- portò una mano ad accarezzarle l’ovale del viso, scendendo poi sul collo e sulle spalle, scivolando sempre più giù lungo il profilo del suo corpo.
-È il tuo tesoro di che è fatto?- non riuscì a trattenere un sorriso, seguendo la mano del verde che continuava a correre su di lei, fino a posarsi, ferma e decisa ma anche delicata, sul suo piccolo ventre in crescita.
-È fatto di carne, ossa e sangue- abbassò il tono della voce, accostandosi a lei e abbracciandole la vita con il braccio libero -È fatto di te, di me e del nostro bambino-
Posò le labbra su quelle dell’inca, baciandola piano e aspettando che lei si aggrappasse alle sue spalle, intensificandolo quando la sentì premersi su di lui e approfondire il contatto.
-E sia- soffiò appena Nami, non riscendo a staccarsi dalle labbra del conquistador –Prendetevi quel stupido oro- un altro bacio, ancora, uno in più –Ma in cambio non te ne andrai più da qui-
-E sia- ghignò, prendendola in braccio –E sia-
 
 




 
N.B:
-Propulsore: È formato da un'assicella di legno con un uncino posto all'estremità opposta a quella dell'impugnatura. La freccia posta sull'assicella è sospinta dall'uncino quando il braccio viene teso per il lancio e ne consegue un prolungamento della spinta che si avvale anche della forza del polso
- Pachua: in un dialetto locale del Perù, indica “scemo”, “stolto”
 

 

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Capitolo 8
*** #Moschettieres!AU ***


#Moschettieres!AU

 
Le luci di Versailles illuminavano la notte che abbracciava la villa, rendendo i giardini e le campagne che la costeggiavano un mare di ombre e riflessi.
Sembrava quasi che nella gabbia dorata in cui il Re Sole Cobra, creata su caloroso consiglio del cardinale Akaidu, regnasse il sole ad ogni ora del giorno e della notte, e che nessuna nuvola o vuoto di luna potesse mai gettare una singola lacrima di oscurità sulla reggia in cui risedevano i nobili di Francia.
Zoro corrugò la fronte, sbuffando e continuando a camminare spedito della villa, lanciando occhiate veloci ai nobili che cincischiavano nelle varie stanze più o meno appartate che si affacciavano sul corridoio che attraversava, digrignando i denti a ogni nuova risatina isterica o baritonale che echeggiava nella notte.
Insopportabile.
Lo trovava insopportabile tutto quello sfoggio di falsi sorrisi ed elemosinante educazione tra grandi signori da piccolo animo di uomo.
Nobili quelli? Conosceva cavalli nelle stelle reali con più grazia e voce amabile.
In più lui, come Moschettiere di Guardia del Re, doveva pure difenderli.
Come aggiungere al danno la beffa!
Grugnì nuovamente, strappandole una leggera risata divertita, per fino piacevole da ascoltare rispetto a quelle che tanto lo infastidivano.
-Dovrebbe celare con maggior impegno il suo disprezzo per  i nobili ospiti di sua Mesta, monsieur Roronoa- sussurrò Nami, strattonandolo per un lembo della sua casacca da moschettiere, guidandolo verso le sue stanze, dove il soldato armato di moschetto la stava riaccompagnando eseguendo l’ordine del generale dei Moschettieri della Guardia, Shanks.
Zoro trattenne un ringhio, lasciandosi guidare dalla rossa, cercando di non calpestare l’ingombrante gonna del suo abito.
-Non mento mai, mademoiselle Nami- puntualizzò seguendola e fissando la sua delicata mano lasciare la presa sulla sua divisa bluastra, segnata dalla croce francese.
-Lo so monsier- replicò la rossa, piegando il capo e guardandolo negli occhi –Ma scommetto che se vi chiederò il motivo della vostra faccia lunga non riuscirete a rispondermi con completa sincerità- sorrise all’occhiata severa che il verde le rivolse –Questioni di sicurezza, lo so- lo zittì sul nascere rubandogli le parole di bocca.
Zoro ghignò.
Apprezzava la compagnia di mademoiselle Nami per la sua acutezza, anche se a volte, abbinata alla sua lingua lunga, era una vera seccatura.
Eppure la principessa di Francia Bibi la riteneva un’ottima consigliera e meritevole di essere l’unica custode dei suoi segreti, e forse parlare con lei delle ultime scomode e preoccupanti novità che serpeggiavano tra le guardie reali lo avrebbe aiutato a gestire meglio la tensione che lo innervosiva da alcuni giorni.
-Pare ci siano spie a corte che mirano ad attentare alla vita alla principessa Bibi- parlò lapidario, guardandosi attorno accertandosi che nessuno li stesse ascoltando –Spie inglesi-
-Inglesi?- corrugò la fronte –Come mai pensate che siano inglesi?-
-Perché l’Inghilterra ama la Francia- storse le labbra sarcastico –In un periodo teso come questo basterebbe anche solo ferire la principessa amata dal popolo per far scoppiare una rivolta: la gente fuori da questo paradiso di cicisbei muore di fame!-
-Per questo avete aumentato le ronde e le guardie nelle stanze della principessa- rifletté ad alta voce, svoltando in una sala poco affollata, superandola a grandi falcate.
-A lei e alle sue dame di corte- la corresse -Non possiamo permettere che nessuno vicino ai reali venga ferito-
-Né che siano causa di successo di tali minacce- lanciò uno sguardo al viso scuro e corrucciato del moschettiere che le faceva da guardia nel tornare alla sue stanze.
-No, di quello Shanks è sicuro: nessuno vicino ai reali è sospetto- smorzò il sibillino dubbio che Nami aveva insinuato nella sua frase, cercando di rincuorarla che nessuno osava sospettare di lei o di qualcun altro vicino alla famiglia reale.
Soprattutto, che nessuno sarebbe mai riuscita a sfiorarla con un sol dito finché ci fosse stato lui a proteggerla.
–Sono qui per proteggerla- puntualizzò, distogliendo lo sguardo e negando con se stesso di aver pronunciato quelle stesse parole che ora gli rivoltavano lo stomaco e non notando il sorriso di Nami, certa che il buio notturno che entrava nel corridoio poco illuminato che stavano attraversando celasse il rossore con cui le guance le avvampavano il viso.
-Se Shanks è così sicuro dovete esserlo anche voi- cercò di rassicurarlo –La principessa Bibi è in mani sicure, soprattutto ora che monsier Rufy la segue come un’ombra… con somma felicità della principessa stessa, e del vostro compagno moschettiere tra l’altro- fece l’occhiolino al verde, che ghignò piegando il capo.
-E di un’altra cosa credo dobbiate essere sicuro- lo guardò con maggior serietà –Le spie a corte non sono certo inglesi-
-Come potete esserne così certa?- corrugò al fronte, scrutandola attento.
-Se la famiglia reale Nefertari di Francia cadesse, l’Inghilterra rimarrebbe l’unica monarchia stabile in Europa. No non nominate la Spagna per carità!- lo zittì, continuando –Con gli attuali tumulti nelle colonie oltre oceano, la Regina non può permettersi di occuparsi anche di serpeggianti voglie di rivoluzione provenienti proprio dalle tanto amate lande francesi-
Si fermò, dinanzi alla porta dorata delle sue stanze.
-Se mai ci fossero spie inglesi a corte, sarebbero qui proprio per  impedire che qualcuno arrivi alla principessa- si voltò a fissare in viso il verde, attento a non perdersi nessuna sua parola –Semmai, le spie nemiche devono ricercarsi tra gli stessi nobili che così poco apprezzate- sbatté le lunghe ciglia –Vi viene in mente nessuno?-
-Cardinal Akaidu- digrignò i denti Zoro, mordendo le parole, sentendo che la piccola lezione di politica della madamigella ramata gli aveva smosso qualche dubbio. Scosse il capo, tornando a fissare Nami nelle sue grandi iridi furbe e di nocciola.
-Ovviamente sono solo supposizioni- la vide sorridere –Suggestive supposizioni-
-Già, ciò non toglie che se mai una spia inglese venisse catturata - sollevò una mano guantata a togliersi il cappello piumato dal capo –Finirebbe a salutare il sorgere del sole dalla forca-
-Che immagine bucolica e affascinante- sospirò gonfiando il petto –Non vi facevo un romanticone-
-Mademoiselle Nami…- la richiamò, ricevendo in risposta una sua carezza, morbida e leggera sul viso sbarbato.
-Dalle mie parti si dice Milady- si avvicinò di un passo, mentre con la mano libera socchiudeva la porta della sua stanza –E non preoccuparti…- si alzò sulle punte, unendo le labbra con le sue.
Zoro sgranò appena gli occhi al contatto, riprendendosi velocemente e rispondendo al bacio, portando una mano ad accarezzare la schiena protesa della rossa.
La sentì staccarsi da lui riluttante, lasciandolo ad occhi socchiusi per assaporare meglio il loro contatto, indietreggiando di un passo verso l’uscio delle sue stanze.
-… non mi farò prendere- gli mostrò la lingua, chiusa tra le labbra ancora umide del loro bacio.
Richiuse la porta, e lasciò il moschettiere a ghignare nella notte buia di Versailles.

 

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Capitolo 9
*** #Police!AU ***


#Police!AU

 
Smontò dalla motocicletta della polizia slacciandosi il casco e sbattendo i tacchi degli stivaletti sull'asfalto.
A passo di marcia raggiunse lo sportello del guidatore della Ford Mustang Coupe, ignorando il riflesso della sua siluette in divisa d’ordinanza sulla carrozzeria smagliante.
 -Patente e libretto – ordinò, stringendo i denti nel sfilarsi gli occhiali a specchio, infilandoli per una stanghetta nella camicia bluastra aperta sul petto.
-Ci sono problemi… agente?-
Tipica frase da idiota che non vuole prendersi una multa.
Tipica frase da idiota che la faceva andare su tutte le furie,aggiungendo altro nervosismo a quello già accumulato in quella pessima mattinata che non sembrava voler volgersi al meglio purtroppo.
Perché lo sapeva Nami che quella mattina non poteva di certo migliorare.
Oh no!
Non era bastato dover essere di turno sulle strade  in quell’afosa mattina di giugno da sola, non era bastato dover dirigere il traffico tra Dressrosa Strett e Zou Strett nell’ora di punta in cui aprivano gli uffici e i broker impazzivano lanciando urla al cellulare e a ogni guidatore che li circondava, non bastava dover sopportare la voce impacciata e insicura di Purin alla radiotrasmittente della centrale, che sembrava chiedere perdono per le urgenze che trasmetteva ai colleghi.
No, non bastava!
-Problemi?- sbraitò, picchiando un pugno guantato sul tettuccio dell’auto, abbassandosi a fulminare con gli occhi lo stupido guidatore che ribatteva al suo sguardo furioso con uno laconico e confuso.
-Non so, mi dica lei- strillò portando la mano libera al fianco –Potrebbero esserci problemi sapendo che un deficiente ha appena percorso cinquecento metri in contro mano in un senso unico?-
Zoro inarcò un sopracciglio, tamburellando le dita sul volante.
-Credo di sì- scrollò le spalle –Ma perché mi ha fermato se c’è questo mentecatto in giro?-
-Perché il mentecatto è lei!- ruggì, afferrandolo per l’orecchio buono e strattonandolo facendo risuonare i tre piercing che l’ornavano.
-Ehi! Metti giù le mani ragazzina!- sbottò massaggiandosi il lobo e ringhiando contro l’agente, che per tutta risposta picchiò nuovamente un pugno contro la carrozzeria.
-Poche lagne e patente e libretto… e in fretta!- zittì le lamentele del verde sul nascere –O aggiungerò oltraggio a Pubblico Ufficiale alle infrazioni che hai trasgredito!-
Zoro masticò a denti stretti un’imprecazione, curvandosi con il busto verso il vano porta oggetti della sua auto.
Ecco che ci guadagnava a riportare l’auto a Rufy dopo che Franky gliel’aveva sistemata nel suo garage.
Una multa, una tirata d’orecchi e pure minacce dall’unica agente donna isterica e furiosa dell’intero distretto. Bella fortuna davvero!
-Ecco!- latrò passando i documenti alla poliziotta –Ma l’avverto che l’auto non è mia-
-Sta confessando di averla rubata?- sollevò un’occhiata indagatrice da dietro il libretto di circolazione.
-No! È di un mio amico!-
-E il suo amico sa che la sta guidando?- tornò ad appoggiarsi all’auto, sciogliendo la coda di cavallo per la calura crescente e liberando la chioma rossastra.
-Ovvio- piegò il capo Zoro, osservandola con attenzione.
-Meglio, così non aggiungeremo il furto alla chilometrica lista delle sue infrazioni- iniziò a compilare il blocchetto delle multe.
Zoro schioccò la lingua contro il palato, per nulla invogliato di ricevere l’ennesima multa.
-Non potresti chiudere un occhio?- si sporse, braccia penzoloni, dal finestrino totalmente abbassato.
-Hai percorso mezzo chilometro contro mano!- lo rimbeccò severa -Avresti potuto causare un incidente!-
-Ma non l’ho fatto- ghignò.
-Questo perché ti ho fermato in tempo…-
-Da quando poi Red Line Strett è un senso unico?- lasciò scivolare gli occhi sulla siluette dell’agente, apprezzandone i fianchi scoscesi e la camiciola sbottonata per l’afa.
Nami lo fissò per un lungo istante, smettendo di scrivere.
-Punto uno- gli tamburellò la penna sulla fronte –Red Line Strett non è mai stata un senso unico. Due…- continuò zittendolo nuovamente quando provò a replicare -… questa è Konomi Avenue. Tre..- si piegò portandosi facci a faccia con Zoro -… smettila di mangiarmi con gli occhi o dovrò aggiungere “molestie sessuali a pubblico ufficiale”-
Il ghigno del ragazzo aumentò.
-Come se ti dispiacessero-
-Non osare- lo richiamò ridacchiando.
-Potrei osare…-
-Oh no invece, oggi è una giornataccia e ti ritroveresti in una cella in men che non si dica- riprese a compilare il bollettario –E magari anche con un occhio nero!-
Zoro corrugò la fronte.
-Giornataccia?- la vide annuire non accennando a smettere di compilare ogni celletta del formato prestampato –Magari posso migliorartela…-
-E come di grazia?- inarcò un sopracciglio, maledicendosi di non averlo arrestato direttamente al fermo dell’auto quando incrociò il suo ghigno spavaldo.
Si, avrebbe dovuto arrestarlo e magari ammanettarlo a qualche lampione lì vicino e tornare al suo giro di vigilanza, ma non appena se lo ritrovò dinanzi, borioso e sicuro di sé, con quel suo ghigno da schiaffi stampato in faccia, sapeva che se lo avesse fatto se ne sarebbe pentita.
Perché Zoro, sceso dalla Ford di Rufy e atterrato sull’asfalto caldo, si era sporto a baciarla con naturalezza, accarezzandole piano il volto.
Un piccolo bacio.
Piccolo, dolce, innocente, ma che riuscì a smagnetizzare la giornataccia di Nami e a renderla, da negativa, a positiva in un battito di ciglia.
Lo stesso, che la poliziotta dovette ripete più volte per riprendersi, smettendo di fissare il verde che aveva di fronte.
-Tu sei pazzo- rise scuotendo il capo e strappando la multa –Vattene prima che cambi idea-
Zoro ghignò e rimontò in auto, sporgendosi dal finestrino per ammirare il fondoschiena della rossa avvicinarsi alla sua motocicletta.
-Questa è la tua zona di ronda?- domandò con tono casuale.
-Si- si agganciò il casco sotto il mento –Soprattutto se dei mentecatti imboccano la via principale in contro mano-
Avviò la moto, tolse il cavalletto e sfrecciò sulla via, salutando con due dita sollevate dal casco Zoro, ancora fermo con il motore spento sotto al sedere.
Si leccò le labbra e seguì con gli occhi la motocicletta della polizia scomparire su Alabastra Strett (o era la Settima di Water?), tamburellando le dita sul voltante.
L’afa si era alzata ancora, e lui avrebbe dovuto muoversi se voleva arrivare da Rufy in orario.
In fondo bastava che avviasse il motore, mettesse la freccia a sinistra per segnalare la sua inversione a U e imboccasse la via giusta per giungere dal suo amico.
Tamburellò nuovamente le dita, prima di fermarle e avviare la Mustang con un colpo secco di chiavi.
Sterzò il volante, non mise la freccia, non diede la precedenza a nessuno e continuò la sua marcia lungo la strada senza accennare a nessuna inversione.
I cinquecento metri ben presto divennero un chilometro.
 







 
EXTRA:
 
Non né poteva più.
Aveva la testa che scoppiava.
Si massaggiò il ponte del naso cercando di trattenere gli istinti omicidi verso la signora Califa, cliente abituale della lavanderia della signora Tsuru, e con quel lupo di mare di Jabura.
-Mi ha toccato il sedere! Sono molestie sessuali!-
-Non è vero! Le ho solo tolto un pelucco dalla gonna!-
-Bugiardo! È una lupazzata!-
-Lungi da me dire bugie! Signora agente glielo assicuro!-
Nami scosse il capo.
E dire che la giornata si era capovolta al meglio con l’incontro con Zoro.
Si, ricordava ancora il suo nome.
E il cognome.
La via, codice della patente, data di nascita e targa della Mustang del presunto amico, di cui sperava ardentemente nell’esistenza.
Prendersi una cotta per un ragazzo appena conosciuto era già ridicola di per sé, se questo ragazzo era pure un teppistello da quattro soldi e lei una poliziotta diventava una vera e propria barzelletta.
-Signora Califa se vuole denunciare il signor Jabura per un pelucco che le si era attaccato alla gonna in una lavanderia, faccia pure!- sbottò, cercando di rendere meno folle quella situazione –Ma le auguro che almeno il pelucco fosse radioattivo, altrimenti questa potrebbe candidarsi come la denuncia più ridicola dell’anno!-
-Mi sta forse dando della bugiarda?- strillò la bionda sistemandosi gli occhiali.
-Non lo era Jabura?-
-Miss Tsuru non si intrometta anche lei!- strillò la rossa, sbraitando contro la proprietaria della lavanderia.
-Lui mi ha molestato!-
-Al massimo le ho stirato la piega della gonna, il che per lei è una fortuna data la mia carriera da noto stilista di altissima moda frances…-
-Lupazzate!-
-Isterica fissata!-
-Molestatore!-
-Omicidio, qui ci scappa l’omicidio! E se dovrò tener chiusa la mia attività chi mi risarcirà? Il distretto spero! Vero agente Cocoyashi? Agente?!?-
La tentazione di armarsi della sua Nove Millimetri e fare una strage era palpabile nel palmo di Nami, che grazie al cielo invece che inforcare l’arma afferrò rapida la radio trasmittente, rispondendo alla chiamata che proveniva dalla centrale.
-Che c’è ora?!?!?-
-Ehm…- sentì tartagliare Purin -… so che forse non hai ancora risolto la faccenda alla Lavanderia Wash…-
-Forse?!? Forse dici?!?-
-… ma ci sarebbe un problema a Konomi Avenue- continuò con sempre minor voce –E dato che è la tua zona…-
-Che succede ora?- piagnucolò, ignorando miss Tsuru e i due piccioncini.
-Una Ford Mustang sta percorrendo l’intera via contro mano- deglutì pesantemente –Se tu potessi intervenire…-
-Manda qui l’agente Visnmoke- uscì a grandi falcate dalla lavanderia –Sbrigherà lui la faccenda qui, io mi occupo del mentecatto… ah Purin!-
-Si?- sembrò ritrovare coraggio nel sentire la collega di nuovo di buon umore.
-Non passarmi più chiamate: credo sarò molto occupata per tutto il resto del turno- chiuse la comunicazione e montò in sella, accendendo la sirena.
Sarebbe arrivata a Konomi Avenue in un attimo.
Oh che magnifica giornata!

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Capitolo 10
*** Far West! AU ***


#Far West!AU

 
Il primo rintocco del campanile risuonò nell’aria arida e sabbiosa della cittadina, scuotendola dal leggere dormiveglia di metà pomeriggio.
I due pistoleri si affacciarono sulla via centrale di Raf Town, raggiungendone il centro a passi lenti e guardandosi fissi in volto, pestando gli speroni di metallo arrugginiti nella polvere giallastra, segnandola con maggior forza a ogni nuovo rintocco.
I diciassette rintocchi erano arrivati alla loro metà quando Zoro si fermò a dieci metri esatti da Shiryu della Pioggia, il pistolero che si era guadagnato il  suo soprannome in riferimento alla pioggia di sangue che aveva provocato massacrando un intero villaggio d’indiani nella vicina cittadina.
Zoro strinse i denti, abbassandosi il capello nero sugli occhi e celando l’odio e il disgusto che portava per il suo avversario.
Entrambi erano pistoleri del West, entrambi attraversavano le vaste dune desertiche del Nevada, trascorrendo interi giorni a dorso dei loro cavalli prima di giungere in una nuova cittadina e poter adempiere al compito di giustizieri di fuorilegge a cui erano debiti come lavoro.
Ma lui mai, mai si sarebbe azzardato a uccider per divertimento come Shiryu invece faceva, godendo per ogni Pelle Rossa che toglieva dalla faccia della terra.
Una belva, un assassino senza pietà.
Non era un pistolero, era solamente una carogna risputata fuori dall’inferno.
Dodici rintocchi.
Mancava poco, e ben presto avrebbe tolto anche quella feccia dal suo paese, donando vendetta al popolo delle Scimmie del Deserto, gli indiani che lo avevano accolto quando si era perso nella prateria, non dando peso al suo lavoro di assassino o al colore della sua pelle.
L’avevano aiutato, ed era ora suo dovere saldare il debito che aveva nei loro confronti.
Piegò appena il capo a individuare la chioma corvina di Rufy, il capo tribù delle Scimmie del Deserto, sceso dal suo villaggio fin in città senza il suo copricapo piumato solo per vederlo fronteggiare il demone che aveva osato attaccare la sua gente e attentare alla vita di suo fratello Ace.
Zoro ghignò, e il quindicesimo ritoccò vibrò nell’aria secca.
Ne mancavano solo due.
Scricchiolò le dita a lato dei fianchi, agitandole a pochi centimetri dalle Beals Pocket Revolver che tacevano nelle fondine.
Pressò i piedi nella terra sabbiosa e arida, infossando lo sguardo sul suo avversario e sulle dita tozze tamburellanti sulla Pepperbox che gli ornava la cintura quasi invisibile sotto il giaccone in pelle.
Gettò un’occhiata alla folla che si era ammassata fuori dal Saloon di Sanji, dove le povere porte con le antine erano spalancate per permettere anche ai più curiosi clienti del locale di godere del duello.
Assottigliò lo sguardo al suono del sedicesimo rintocco del campanile, cercandola tra i capi che sbucavano sotto le tettoie.
Non c’era, e non si stupì della sua mancanza.
Aveva cercato di dissuaderlo dall’affrontare Shiryu fin da subito, timorosa che l’assassino di Pelle Rossa apprezzasse versare non solo il sangue dei poveri indiani, ma di ogni singolo essere umano.
Forse non era venuta nemmeno in paese.
Forse non aveva lasciato la casa in cui lui stesso aveva riposato in quelle settimane, prima vivendola come prigione per i danni che aveva causato al suo frutteto nel primo scontro con la banda di Shiryu, poi come la sua prima e vera casa grazie a lei e alla sua compagnia.
Forse se ne stava china sugli scalini che collegavano la casa al giardino dietro ad essa, nella penombra della tettoia a fissare i piccoli frutti che crescevano, come spesso avevano fatto nelle serate trascorse assieme.
Forse lei…
Scosse il capo, distogliendo la concentrazione da quei stordenti pensieri, concentrandosi sul suo avversario.
Un colpo di vento sollevò una nuvola di polvere dal centro della via, accompagnando l’ultimo rintocco.
L’adrenalina corse veloce in lui, colpendolo alla base della nuca e aizzando il fuoco demoniaco che si impossessava del suo corpo a ogni duello, aiutandolo a compiere i movimenti in rapidità, ancor prima che la sua mente capisse quale azione andava fatta pur di salvarsi al vita.
Afferrò rapido la pistola alla sua sinistra, armandosi e mettendosi di profilo sul lato mancino del suo posto, non degnando di uno sguardo l’avversario ancora dritto di fronte a lui e con il braccio teso armato della sua arma con canna a mitraglietta.
Sollevò il mente, fissò gli occhi in quelli di Shiryu e la Beals Pocket Revolver aprì bocca sparando un solo proiettile come fosse fuoco.
Nell’aria torrida e secca di Raf Town risuonarono tre colpi prima che il silenzio tornasse a pesare sulla cittadina.
Zoro mantenne il braccio teso verso il pistolero che ancora lo fronteggiava, trattenendo il respiro che gli stava bruciando in gola.
Oh, quando avrebbe voluto che lei fosse lì.
Forse avrebbe urlato di paura, squarciando l’aria carica di tensione con il suo nome pronunciato in uno grido con forza.
Forse sarebbe corsa da lui incurante dei proiettili vaganti.
Forse avrebbe pianto.
Per lui.
Chiuse gli occhi e socchiuse le labbra, liberando il respiro.
Il corpo cadde nella polvere sollevandone altra ancora, permettendo al suono metallico della pistola di echeggiare tra le case che facevano da barriera sulla via centrale della città.
Il silenzio si permise di gravare ancora per qualche attimo sul cadavere che ora occupava la via, prima che un boato di urla gioiose si alzasse dalla cittadina, riversatasi in strada per la gioia.
Shiryu della Pioggia giaceva morto e finalmente inanime sulla polverosa via centrale di Raf Town.
-Viva Roronoa! Viva il nostro salvatore!-
Zoro scosse il capo, massaggiandosi il collo e passando la mano sulla spalla, dove la giacca si era tagliata per il passaggio del proiettile di Shiryu.
Non perdeva sangue, e non riuscì a trattenere un ghigno sfrontato nel sentire Rufy ululare attorno a lui, abbracciandolo e scuotendolo mentre altri ululati accerchiavano la cittadina assieme alle grida di felicità dei paesani.
-Sei stato incedibile!- lo scuoteva il moro, saltellandogli attorno –Credevo ti avesse colpito! Davvero! Come hai fatto?-
-Ha un angelo che lo protegge- gli concesse una pacca sulla spalla Sanji, guardandolo con stima –Credi a me: hai un angelo che veglia su di te-
Il pistolero ghignò, sollevandosi il cappello di feltro dal viso, pronto a rispondergli che era bravura la sua, al massimo fortuna, ma che non vi era alcuna entità santa o superiore a proteggerlo, anzi, semmai il contrario.
Si, stava proprio per aprir bocca quando il biondo proprietario del Saloon offrì tutti i presenti un giro di bevute nella sua taverna, invitando invece il verde a voltarsi con un cenno del capo.
Zoro corrugò al fronte, confuso, voltandosi poi a studiare il tetto della banca, l’edificio che si ergeva proprio dinanzi al Saloon dall’altro lato della strada, dove un fucile fumava dopo il colpo sparato da poco.
Sgranò gli occhi quando la vide.
Fiera e maliziosa come sempre, con il Sharps in braccio ancora fumante e i ricci rossi mossi dal vento.
Eccolo lì, il suo angelo.
-Bhè?- lo schernì Nami, aprendo e disarmando il fucile, che scattò secco nel tornare in asse –Cos’è quella faccia? Non è la prima volta che mi vedi imbracciare il fucile di mia madre-
Non capiva, faticava davvero a trovare un senso a ciò che i suoi occhi gli mostravano.
-Che diamine ci fai lassù?!?- sbottò osservandola scendere dal tetto e arrivare in strada al suo fianco, ancheggiando seducente e con il suo sorriso felino in volto.
-Ti salvo la vita Roronoa- gli accarezzò il viso leggermente sbarbato –Non avrai creduto che Shiryu giocasse pulito spero?-
Gli guidò il capo verso il piano rialzato del Saloon dietro le sue spalle, puntando tre dolci dita sul suo mento fino a mostrargli il corpo di Van Ooger, il compagno di viaggio di Shiryu e suo alleato.
Un fucile giaceva muto e carico sulla finestra da cui pendeva il corpo del cecchino, di cui non era difficile capire chi fosse il prossimo obiettivo.
-Dannato!- ringhiò Zoro -È così che vinceva i duelli, lui…-
-Lui imbrogliava, e tu ora gi hai dato quel che si merita, e per quanto riguarda Van- lanciò un’occhiata al copro svenuto dell’uomo –Lo sceriffo Smoker son certa saprà che farne- esercitò una lieve pressione sul volto del pistolero, riportandolo a fissarla negli occhi –Invece per quanto ti riguarda…-
-Cosa?- sbottò –Non c’è nulla che riguarda me: ho compiuto il mio dovere, e ora vado a bere! Per una volta che quel damerino offre-
-Oh certo, ma prima non dimentichi nulla?- lo prese per il bavero della camicia bianca che sporgeva dalla giacca.
-Cosa?- si fece il verso da solo.
-Oh non so!- sbuffò Nami –Non hai nessuno da ringraziare, che so…- fece la finta vaga -… qualcuno che ti ha guardato le spalle durante un duello pericoloso pochi attimi fa, ma che prima ancora ti ha ospitato in casa sua, nonostante tu  avessi provocato una marea di danni al suo frutteto- lo strattonò con maggior forza, portandoselo a un soffio dal viso –Non ti viene in mente nessuno?!?-
Zoro la guardò serio, reggendo il suo sguardo di miele, ignorando lo schiamazzo crescente del Saloon.
-Stai chiedendo una qualche forma di attenzione amorosa rossa?- ghignò, accarezzandole l’ovale del viso.
-Oh per l’amor del cielo!- scanso la mano del verde con stizza, celando il rossore sulle guance con uno sbuffo –Potresti almeno ringraziarmi! Ti ho salvato la vita, nonostante tu mi debba un sacco di sol…mmm!-
Posò rudemente la bocca sulla sua, zittendola e stringendola a sé abbracciandola per i fianchi, ghignando bellamente dei deboli pugni che la rossa gli rivolse prima di abbandonarsi a lui e abbracciarlo, ricambiando il bacio e lasciandosi cullare dalla sue mani.
-Grazie- sussurrò, dividendo appena le loro labbra.
-Non c’è di che- sorrise sorniona Nami, tornando a baciarlo con foga, rubandogli il cappello nero e portandoselo sopra i capelli di rame, piegando il capo e sorridendo malandrina –Ma non credere che il tuo debito sia estinto!-

 

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