Stormy Weather

di Logan_Potter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Appuntamenti presi. ***
Capitolo 2: *** Litigi ***
Capitolo 3: *** Incubi ***
Capitolo 4: *** Mezze Verità ***
Capitolo 5: *** Rivelazioni ***
Capitolo 6: *** Inviti ***
Capitolo 7: *** La Festa ***
Capitolo 8: *** Magnifica Scoperta ***
Capitolo 9: *** La Barca ***
Capitolo 10: *** L'incidente ***
Capitolo 11: *** Pensieri ***
Capitolo 12: *** Ricerche ***
Capitolo 13: *** Nervosismo ***
Capitolo 14: *** Ricordi ***
Capitolo 15: *** Scelta ***
Capitolo 16: *** Sorpresa ***
Capitolo 17: *** Fuori Programma ***
Capitolo 18: *** Basta Intrusioni ***
Capitolo 19: *** L'Inaspettato ***
Capitolo 20: *** Nessuna Esitazione ***
Capitolo 21: *** Come In Un Sogno ***
Capitolo 22: *** La Pace Dopo La Tempesta ***



Capitolo 1
*** Appuntamenti presi. ***


APPUNTAMENTI PRESI

Logan

Sono le 10:30 di mattina quando mi sveglio a causa del mio cellulare. Ieri notte, mi ero addormentato mentre lo usavo (come al solito) e mi è caduto vicino all'orecchio.
Cerco di ignorarlo e provo a riaddormentarmi, ma altri suoni fastidiosi mi convincono a vedere chi ha avuto la genialata di svegliarmi.
Come potevo prevedere, è Carlos, che probabilmente si è svegliato molto prima di me. Ha scritto sul gruppo "Big Time Rush". James, Carlos, Kendall ed io abbiamo creato questo gruppo ai tempi in cui recitavano per la serie e, nonostante la pausa che ci siamo presi, non l'abbiamo cancellato, perché siamo ancora amici... Anche se per Kendall provo molto più che semplice amicizia, ma lui questo non lo sa ed è meglio così!
L'ennesimo 'bip' mi distoglie dai miei pensieri.

Carlos: Ragazzi, che ne dite di una vacanza tutti insieme?
Carlos: Io, in questo periodo, non ho niente da fare.

James: Neanche io.
James: Effettivamente, volevo trovare un modo per occupare il mio tempo libero.
James: A che vacanza pensavi?

Carlos: Pensavo che potremmo andare al mare insieme, per un mesetto.

James: Mi sembra ok, vediamo Kendall e Logan che dicono.

Una vacanza? Beh, non sono molto occupato negli ultimi tempi, e poi sarebbe bello stare un po' insieme, anche se la presenza di Kendall mi fa sempre brutti effetti.

Tu: Va bene anche a me. Ho voglia di rivedervi tutti! :)

Carlos: :)

James: :)

Chiudo il telefono e rimango un altro quarto d'ora a letto, prima di decidermi a fare colazione.
Mentre mi gusto un cornetto alla cema, mi arriva una chiamata e rispondo:

«Pronto?»
«Hey, amore!» È Mackenzie, la mia ragazza... Cioè, una specie... Sto con lei perché non voglio che si sospetti che amo Kendall, ma lei non lo sa.
«Ciao, Mack.» Le rispondo con un po' di noia, perché so già che vuole chiedermi di uscire, ma non ne ho proprio voglia, preferirei avere un appuntamento con il mio letto!
«Accidenti quanto entusiasmo!» commenta lei.
«Sì, scusa, ma oggi sono molto stanco.» replico, sperando che così non mi chieda di vederci.
«Scommetto che è perché ti sei appena svegliato, ma conosco il modo per tirarti su di morale! Oggi sono completamente libera, quini possiamo stare insieme! Contento?!» perfetto, ovviamente non va mai come voglio!
«Sì, molto! A che ora e dove?» mi auguro che le mie doti d'attore servano a farmi sembrare minimamente allegro.
«Dopo pranzo da te va bene?» quando mi chiede di venire da me mi spavento sempre, perché sa che ho casa libera. Fino ad oggi, un po' per fortuna e coincidenze, sono sempre riuscito a evitare situazioni "troppo intime", anche quando eravamo soli.
«Sì, va bene. Allora ci vediamo dopo.»
«A dopo!»
Finisco di magiare e mi rifiondo nel mio letto morbido. Per un chissà quale miracolo riesco ad addormentarmi. 
Alle 11:45 mi risveglio, di mia volontà stavolta.
Visto che prima Kendo non ha detto niente sul gruppo, controllo se ora ha risposto. Effettivamente, vedo che qualcosa ha scritto.

Kendall: A me una vacanza va benissimo.
Kendall: Logan, visto che tu abiti vicino al mare, se ti va possiamo venire a casa tua! ;)

Sarebbe bello se a casa mia potessero venirci oggi, così mi risparmierei da Mackenzie!

Kendall: Io potrei venire anche oggi!

Controllo quando ha inviato il messaggio: 11:40. Faccio in tempo a dirgli che viene Mackenzie, anche se non vorrei.

Tu: Mi sa che mi tocca dirti di no, perché dopo pranzo viene Mack!

Tempo 5 secondi e mi arriva la risposta, ma dalla chat in privato.

Kendall: Peccato che io sia partito da un po' e che ora sia davanti a casa tua! ;)

Rimango imbambolato davanti allo schermo del telefono per un tempo che non saprei definire, fino a che non sento il campanello che suona. 
Questa è una delle tante cose che mi piacciono di lui! Riesce sempre a sorprendermi!
A passi da gigante raggiungo la porta al piano di sotto e quando apro, vedo un meraviglioso sorriso ornato da un paio di fossette rivolto verso di me.
Solo quando mi abbraccia mi ricordo di essere ancora in pigiama, pigiama che consiste in una canottiera bianca leggerissima e in un paio di boxer dello stesso colore. 
«Scommetto che ti sei alzato da poco!» il suo commento, quando nota il mio abbigliamento, mi fa arrossire all'istante e mi fa capire che è il caso di risolvere.
«Ah, sì, ehm, vado a cambiarmi. Tu sai dove mettere le tue cose, no?» gli dico, facendo riferimento alla valigia che ha con se, dove avrà messo ciò che gli serve per stare qui.
Quando mi chiudo alle spalle, sbuffo. Mi fa uno strano effetto trovarmelo in casa all'improvviso, equipaggiato di valigia. Certo, per quanto mi piacciano le sue sorprese, stavolta poteva pure avvertirmi, eh!
Mentre prendo maglietta e pantaloni, penso al fatto che sia strano che mi vergogni a stare in pigiama davanti a lui. In fin dei conti, spesso mi ha visto con solo le mutande. Probabilmente la sorpresa e il tempo, mi sono state di svantaggio.
Sbuffo ancora, prima di aprire la porta e tornare da lui.
Mentre cambio camera (quella che solitamente usa lui è vicino alla mia) penso che, alla fine, forse riesco a liberarmi di Mackenzie per oggi, ma in compenso mi è arrivato un problema più grosso, perché non so quanto io possa resistere con Kendo. Per fortuna, credo che James e Carlos arriveranno presto. Magari non oggi, ma presto!
Busso alla sua porta e, quando sento la sua voce che mi da il permesso di entrare, penso che sarà un mese molto lungo.

Angolo me!

So che è un capitolo cortino (e estremamente noioso)ma mi dispiace dirvi che anche gli altri saranno più o meno così. 
Vi chiedo di non uccidermi per il modo orribile in cui scrivo e... Tanti baci e saluti a tutti!

 
 

 

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Capitolo 2
*** Litigi ***


LITIGI


Kendall
 

Sistemo la mia valigia in una delle camere degli ospiti. Logan ne ha quattro in casa sua! Ogni volta che vengo da lui rimango meravigliato da quanto sia enorme questo posto, nonostante lo conosca come il palmo delle mie mani!
Uso quella che, praticamente, è camera mia a tutti gli effetti. È la stanza accanto a quella di Logan. Sono molto contento di essermela, diciamo, "aggiudicata".
Volevano usarla anche Jamie e Los perché è quella con la vista migliore e la più grande (dopo quella del padrone di casa, ovviamente), ma abbiamo fatto una gara e io ho vinto. In realtà, io ho voluto questa perché in quella vicino c'è Logie. L'idea di averlo a poca distanza da me mi piace troppo. A volte, quando non riesco a dormire, attacco l'orecchio al muro e provo a sentire se dice qualcosa. Succede spesso, perché lui ha l'adorabile abitudine di parlare nel sonno! Certe volte, l'ho anche sentito dire il mio nome. È così che mi sono innamorato di lui: non ero riuscito a prendere sonno e, più o meno verso le due di notte, ho sentito un rumore leggerissimo provenire dalla sua camera. Mi sono avvicinato al muro, ma ancora non riuscivo a sentire bene. Andai in camera sua cercando di non svegliarlo. Quando entrai e lo vidi, la prima cosa che mi venne in mente è stata che ero fottutamente dipendente dal suo viso addormentato, dalle fossette che gli si formavano sulle guance mentre sorrideva. Dio, quei piccoli e adorabili solchi erano proprio la ciliegina sulla torta!
Poi, ho finalmente cosa stesse dicendo: Kendall, diceva Kendall, il mio nome. Appena me ne sono accorto, ho sentito qualcosa di strano nello stomaco, come uno sfarfallio. Già, sentivo le farfalle nello stomaco. Ed era una sensazione fantastica. E la sua voce era suono angelico, dolce e melodioso.
A pensarci ora mi viene automatico sorridere.

Mentre sto piegando una maglietta per metterla nell'armadio in fondo alla camera, sento bussare alla porta e dico a Logan che può entrare.
Sembra molto stanco, come se avesse affrontato o dovesse ancora affrontare qualcosa di difficile.
Comincio a pensare che l'idea di venire qui, su due piedi, sia stata un po' azzardata. Prima, mi ha scritto che si deve vedere con Mackenzie. Forse la mia presenza è scocciante, per lui.
«Logan... Ti da fastidio che io sia venuto qui all'improvviso?»
«Cosa? Ma no, figurati, anzi mi fa piacere!» mi risponde con un sorriso sincero, ma un po' forzato.
«Devo solo dire a Mackenzie che sei qui.» mi spiega.
«È così complicato?» conosco Mack, so che è una persona difficile, ma lei lo può vedere tutti i giorni! Oltre al fatto che è la ragazza di Logan, mi rende geloso anche tutto il tempo che può passare con lui!
«Beh, non sopporta quando le accade qualcosa che non era in programma, e con me le succede spesso, visto quanto sono distratto!» a fine frase, riesce a fare un piccolo sorriso un po' più spontaneo.
«Però, anche se ci sono io, voi potete vedervi lo stesso, no?» ogni volta che sono costretto a dire qualcosa come questa, cioè se mi comporto da "migliore amico, paziente e gentile" e cose così, mi manderei un fulmine in testa da solo! Vorrei riuscire ad impormi almeno una volta per poter avere ciò che voglio! Non ho mica voglia di fare il terzo in comodo e vedere il ragazzo che amo con la sua fidanzata!
«Sì, certo, ma so già che le darà fastidio.» alla sua affermazione mi sento un po' offeso. A quanto pare lui lo nota.
«Non fraintendermi, non dico che sarà infastidita da te! Lo sarà, più che altro dalla situazione. Se mai la dovesse scocciare la tua presenza, può perfettamente non venire!» sorrido. Logan mi difenderebbe... Queste cose, anche se sembrano da niente, mi rendono sempre allegro!
«Comunque, ora la chiamo e le chiedo se vuole venire o no.» detto questo, prende il telefono dalla tasca dei jeans (per mia fortuna si è vestito e non ha più addosso solo canottiera e boxer) e compone il numero della ragazza.
Io faccio finta di niente e mi giro per continuare a sistemare le mie cose, ma ascolto quello che dice Logan.
«Hey, Mack, amore...» ecco che comincia con gli aggettivi da innamorato «... Volevo solo dirti che è arrivato Kendall, non penso sia un problema, no? L'importante è che lo sai.» un attimo di silenzio in cui percepisco appena la voce di Mackenzie che gli risponde.
«Ma no, dai, tu puoi venire lo stesso! Ma che centra?! Io e te ci vediamo tutti i giorni!» ops... Mi sa che stanno litigando.
«Sì, ok, ma Kendall non lo vedo da tanto! Questo non ha niente a che fare con le volte in cui mi scordo, cazzo!» stanno litigando per me. È colpa mia! Mi sento in colpa. Certo, devo ammettere che se litiga con Mackenzie non mi dispiace, ma non mi va che sia a causa mia!
«Mack? No! Mackenzie! Non riattaccare, non... E ovviamente ha riattaccato!» fantastico, ora si che mi sento davvero in colpa!
Mi giro verso di lui e lo vedo parecchio irritato.
«Amico, scusa, non volevo farvi litigare.» gli dico, sinceramente dispiaciuto.
«No, Ken, non ti devi scusare. È lei che esagera! È sempre così! Avrebbe fatto una scenata anche se fosse stato per qualche altro motivo, tranquillo.» ci provo a tranquillizzarmi, ma qualsiasi cosa lo faccia star male, mi rende triste.
«Comunque è tutto ok, davvero. Ogni tanto ci vuole una pausa dalle ragazze no?» sono contento che riesca a scherzarci sopra, e poi, lei è... la sua... Ehm, ragazza, lui sa come prenderla.
«Sai quando vengono Carlos e James?» mi chiede. Sembra che voglia cambiare discorso.
«Sì, li ho chiamati mentre venivo qui, Los viene domani e Jamie dopodomani.» gli rispondo.
«Ah, a proposito del mio viaggio... Sai mi ha fatto venire una certa fame...» mi accorgo solo ora del mio stomaco che chiede di essere riempito!
«Oh, certo! Provvedo subito! Ehm... Della semplice pasta al pomodoro va bene?»
«Quella va sempre bene!» 
«Perfetto!» schiocca le dita e ci dirigiamo di sotto, dove si trova la cucina.

Vorrei porre fine a ciò che fa soffrire Logan, come la litigata di oggi. Lui fa finta di niente, ma è ovvio che ci sta male. Non mi sono mai spaventato per ciò che provo per Logan, anche se è un ragazzo. L'unica cosa che temo è che mi rifiuti, e per far si che non soffra, dovrei dichiararmi, così, anche se mi rifiutasse, eliminerei molti problemi, ma non riesco proprio a trovare il modo per farlo! A volte ci ho provato, ma c'è sempre stato qualcosa che me lo ha impedito e, spesso, quella cosa ero proprio.

Angolo me

il capitolo è sempre molto cortoma devo ammettere che questo mi piace di più del precedenteMi trovo più a mio agio a scrivere dal punto di vista di Kendallvisto che il mio preferito è Loganquindi faccio dire a Kendall quello che direi io di Logan e... Sto facendo un ragionamento troppo contorto! -.-' Probabilmente avrete già notato che "amoi ragionamenti contorti da come scrivo... Comunquevi prometto che il prossimo sarà più lungo.

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Capitolo 3
*** Incubi ***


INCUBI
Logan
 

Passiamo la giornata normalmente. Senza uscire o fare chissà che. Quando siamo insieme, spesso ci basta questo, o almeno per me è così.
L'ora di cena arriva in un lampo e, un po' per pigrizia, un po' perché non ci vedevamo da tanto e vogliamo festeggiare, decidiamo di ordinare delle pizze. Io la prendo la pizza alla Margherita e lui con le salsicce.
Il tizio delle consegne ci mette poco a venire e le pizze sono belle calde.
Per passare ancora meglio la serata, scegliamo un film e ci mettiamo a guardarlo in salotto sul divano.
In realtà io non presto molta attenzione alla televisione, sono pieno di pensieri su quello che è successo oggi.
Kendall è arrivato a casa mia all'improvviso, il che mi fa piacere, ma ho litigato con Mackenzie. Non è per lei che mi dispiace, ma non posso permettermi di essere mollato. Senza questa relazione sarei ancora più vulnerabile e indifeso dai miei sentimenti di quanto io non sia già. Forse esagero, non è la prima volta che litigo con lei, ma se per qualche motivo ci dovessimo lasciare, avrei una paura tremenda.
Per quanto sono immerso nei pensieri, non mi accorgo neanche che sto fissando Kendall.
«Hey, amico, tutto ok?» al suono della sua voce torno alla realtà.
«Mmh? Sì, sì, ero solo...» non mi fa finire la frase.
«Ti dispiace molto aver litigato con Mack, vero? E non dire "ma no, non ti preoccupare", perché in parte la colpa è anche mia!» sì, in effetti gli avrei detto qualcosa del genere, perché non voglio che si preoccupi o pensi che ce l'ho con lui.
«Sì, mi dispiace, ma sul serio, non devi stare in pensiero per questo. Sei appena arrivato e voglio che ci godiamo entrambi questa vacanza!» affermo.
«Ok, basta che riesca a godertela anche tu!» ribatte.
«Certo. Dai, continuiamo a vedere il film.» dico rivolgendo la mia attenzione alla TV, sulla quale non vedo altro che nero. Sento Ken che ride.
«Ahahah! Guarda che il film è finito! Ahahahah! Non te ne eri neanche accorto!» sposto lo sguardo varie volte da lui al televisore ormai spento. Solo dopo qualche secondo comincio a ridere anch'io.
«Ahahah! Ok, lo ammetto ero un po' distratto!» 
«Un po'? Ahahahah! Sarà finito da almeno un dieci minuti! Ahahahahah! Altrimenti non ti avrei chiesto se era tutto ok!» replica.
«Va bene, ero molto distratto!»
Continuiamo a ridere fino a non avere più fiato. In realtà non è poi una cosa così divertente, ma quando stiamo insieme non riusciamo mai ad essere seri troppo allungo e oggi lo siamo stati fin troppo!
Dopo un po', decidiamo di andare a dormire.
Saliamo al piano di sopra e ci diamo la buona notte.
«'Notte, Logie.» mi dice lui, facendomi l'occhiolino, cosa che mi fa inevitabilmente arrossire, ma cerco di non farglielo notare.
«'Notte, Ken.» gli rispondo per poi entrare in camera mia.
Mi metto il pigiama (che stavolta è un pigiama vero e proprio, per evitare altri problemi come quello di quando era appena arrivato) e mi sdraio nel mio letto per dormire.

Sto correndoNon so il perchéma è come se cercassi di trovare qualcosao qualcuno.
Attorno a me non c'è nienteAnzinoè pieno di alberiche lasciano libero il sentiero sul quale corrocome per indicarmi la strada da seguireE c'è una luce gialla che riempie tuttoPiù corroe più la luce che vedo davanti a me diventa accecanteAd un trattovedo stagliarsi una sagoma in mezzo a questa luce. Mi fermo appena capisco chi èKendallSta ridendoVederlo rideremi rende feliceallora comincio a ridere anche ioÈ bellissimo, di una bellezza accecantecome la luce che lo avvolge.
Dopo un posmetto di ridere e dico qualcosaNon so cosale mie labbra si sono mosse da sole e non me ne sono neanche reso contoAppena finisco di parlarelui smette di ridere e diventa improvvisamente serioCosa ho dettoPerché fa così?
«Io no!» mi risponde con rabbia e disprezzoOra ho capitoGli ho detto di amarlo.
Si gira e scompare in quel bagliore che piano piano si affievolisce fino a spegnersiNon riesco a vedere neanche più gli alberi e non so più dove andare.
Parlo di nuovoper essere precisiurlo il suo nome per farlo tornareNon voglio che mi lasci quida soloal buiosenza sapere cosa fare.
Ricomincio a correrecontinuando a chiamarloGrido sempre più forte e inizio a piangere disperato. Non vedo nientequindi stendo le braccia in avanti nella speranza di toccarlo.
Tutto d'un colpola luce gialla riappare e Kendall con essa.
Mi bloccoterrorizzato da quello che potrebbe dirmi o farmi.
Ora mi è tutto chiaro. Quando ancora non gli avevo rivelato i miei sentimenti, andava tutto benesapevo cosa fareperché lui mi restava vicino per indicarmi la viaInveceora che gli ho detto tuttol'ho allontanatorendendo tutto oscuro e non ho più una strada da seguireperché la mia strada è lui.
Il mio braccio destro è ancora disteso verso di luiSe ne accorge e prende la mia mano nella sua e con quella libera, asciuga le lacrime che continuano a rigarmi il viso senza sostaIl suo tocco mi sembra così... Concretoeppure la lucegli alberianche il buiomi sembrano inesistenti.
«Va tutto beneLoganNon è successo niente. Andrà tutto bene comunque.» mi dice con voce calma e fermaQuesto mi fa esplodere.
«NO, KENDALLNO!!»

Apro gli occhi all'improvviso. Era solo un sogno, un brutto sogno.
Guardo la mia stanza, come per arcertarmi di non essere più in quella foresta illuminata di giallo.
Quando sposto lo sguardo alla mia destra, mi sembra di fare un tuffo nel mio incubo. Non me ne ero accorto, ma c'è Kendall. Mi stringe la mano e asciuga le mie lacrime.

Kendall

Vado in camera mia dopo aver dato la buona notte a Logan.
Mi metto il pigiama e vado a letto. 
Mi e rigiro sul materasso per riuscire a dormire, ma sono certo che non ci riuscirò. Beh, magari sarò fortunato e sentirò Logan parlare. Effettivamente, dopo non so bene quanto tempo, sento dei rumori provenire dalla sua camera. Senza esitare mi alzo e mi attacco al muro. Sta... Ridendo?? Non lo avevo mai sentito ridere, l'ho solo visto sorridere. Dopo questo, posso assolutamente affermare che è la persona più tenera e sorprendente del mondo!
Dopo un po' la sua risata si spegne. C'è una pausa abbastanza lunga. Poi sento un urlo. Neanche il tempo di capire cosa abbia gridato che sono in camera sua. Già dal primo impatto si capisce che sta avendo un incubo. Respira affannosamente e muove le braccia in avanti, come se volesse prendere qualcosa, con l'unico risultato di trovarsi in mano le lenzuola.
Appena mi avvicino, mi accorgo che sta sudando.
Vorrei sedermi accanto a lui per trovare un modo per tranquillizzarlo, ma potrei rischiare che si svegli. Urla di nuovo, e con mia grande sorpresa dice il mio nome! Sembra che mi stia chiamando, allora decido di sedermi sul suo letto, con la massima cautela. Appena tocco la superficie del materasso, le sue braccia si bloccano, ma quello destro è disteso verso di me, come se volesse chi prendessi la mano. Lo faccio, e con la mano che mi resta libera asciugo le lacrime che, nel frattempo, scivolano sul suo viso. Non si è ancora tranquillizzato e continua a piangere. Ho paura che, in parte, la colpa sia mia. Forse, sta sognando qualcosa di simile a quel che è successo oggi. Magari è per questo che prima diceva il mio nome.
Non pensavo che litigare con Mackenzie potesse fargli così tanto male.
«Va tutto bene, Logan. Non è successo niente. Andrà tutto bene comunque.» provo a calmarlo. Invece, ottenuto il risultato opposto, perché urla più di quanto non abbia mai fatto questa notte.
«NO, KENDALL, NO!!» vorrei capire perché abbia gridato così. È arrabbiato così tanto con me? L'ho fatto soffrire? Non riesco a darmi una risposta, perché vedo i suoi occhi aprirsi e, dopo un po', puntare su di me.
«K-Kendall?! C-che ci fai q-qui?!» mi chiede disorientato, con un espressione da cucciolo spaventato che lo rende assolutamente adorabile.
«Ti ho sentito parlare, allora sono venuto a controllare che fosse tutto apposto, ma ti ho visto piangere.» gli rispondo senza specificare cosa io abbia sentito. Non credo che gli farebbe piacere saperlo.
«Ti senti bene?» non riesco a trattenermi dal chiederglielo.
«S-sì, sono solo u-un po' s-scosso.» mi risponde, sempre con quello sguardo intimorito. Sono sicuro che vorrebbe che io non abbia sentito niente.
«Scusa, non volevo disturbati, ma mi ero preoccupato.» mi giustifico.
«Ora vado, ti lascio dormire.» cerco di alzarmi, ma la sua mano, ancora intrecciata alla mia, mi trattiene dove sono.
«Non... Credo che riuscirei a dormire. Puoi... r-rimanere con m-me?» mi domanda, cogliendomi di sorpresa. Ero convinto che non vedesse l'ora che io me ne andassi, invece vuole il contrario.
«Certo.» gli dico sorridendo.
Mi stendo sotto le lenzuola leggere vicino lui. Inizialmente rimaniamo così, semplicemente sdraiati l'uno accanto all'altro, ma, dopo neanche dieci minuti, lui mi abbraccia. Io, ovviamente, lo ricambio senza problemi.
È tutto così diverso dal solito. Una situazione così tanto piena d'affetto è del tutto nuova per noi. Ci siamo sempre voluti bene, ma non ci siamo scambiati segni d'affetto così grandi. La cosa più strana, è che me li chieda proprio Logan. Lui, che di solito sta sempre sulle sue e non mostra mai troppo i suoi sentimenti. Nemmeno con Mack li ho mai visti baciarsi in modo esagerato in pubblico. Nonostante sia strano, mi fa piacere questo suo nuovo o semplicemente nascosto modo di comportarsi, anche perché io ho sempre visto in lui un lato dolce.
Varie ipotesi su cosa stesse sognando mi ronzano in testa, ma nessuna si ferma per potermi dare la conferma di essere quella giusta. Resisto il più possibile, ma alla fine mi arrendo.
«Logan... Volevo chiederti, ovviamente puoi non dirmelo, decidi tu, ma, sì, insomma... Cosa stavi sognando?»
«P-perché me lo chiedi?» è chiaramente spaventato dall'ipotesi di raccontarmi il suo incubo.
«Perché penso che sia importante, visto che piangevi, e poi... Stavi dicendo il mio nome, perciò penso sia qualcosa che mi riguarda.» gli spiego.
«Beh, in realtà ultimamente mi capita spesso di fare sogni del genere. Comunque, sì, c'eri anche tu.» quindi lui faceva già questi sogni prima che arrivassi io. Penso sia un buon segno, vuol dire non sta male per qualcosa che ho fatto io, o almeno non solo per quello.
«E...?» lo incoraggio a continuare. Purtroppo, dalla sua espressione, capisco che non se la sente.
«Hey, te l'ho detto, se non vuoi dirmelo va bene, ma se hai bisogno di sfogarti puoi farlo tranquillamente!» questo lo metto in chiaro. Magari non vuole raccontarmi i dettagli, ma uno sfogo va più che bene!
«Grazie. Sapere che posso contare sempre su di te aiuta già molto.» afferma, con un piccolo sorriso accompagnato dalle sue inseparabili fossette.
«Non mi devi ringraziare. Gli amici servono a questo, no?» gli dico semplicemente, senza ulteriori forzature a parlarmi.
Chiudiamo gli occhi e ci rilassiamo per dormire. Sono quasi sul punto di dormire, quando mi viene una sete tremenda. Controllo che Logan non si sia addormentato per poter andare a prendermi un bicchiere d'acqua.
«Dove vai?» mi chiede appena vede che mi alzo.
«A prendere un po' d'acqua. Tranquillo torno!» lo rassicuro con un sorriso.

Prendo la bottiglia dal frigorifero in cucina e me ne verso un po' in un bicchiere. La sento scendermi in gola bella fresca.
Non torno subito di sopra, ho bisogno di pensare un attimo. Ho paura che sia arrivato il momento di dichiararmi. Non posso più vedere Logan in uno stato come quello di prima. In fondo è semplice no? Basta dire quelle due paroline che cambieranno il mio destino, rendendomi la persona più felice sulla faccia sulla Terra oppure la più disperata che si sia mai vista. Sarà semplicissimo. Due parole, solo due parole. Magari accompagnate da un bel discorso, non troppo lungo o contorto. Sì, lo farò adesso!
Salgo le scale ed entro nella camera di Logan pieno di energie! 
Vedo che ha gli occhi chiusi e sembra rilassato, ma mi pare improbabile che si sia già addormentato.
Non mi sdraio e mi limito a sedermi sul bordo del letto, dandogli le spalle.
«Logan... Ti devo dire una cosa.» gli dico. 
«Mmh... Sì, sì, dimmi, dimmi tutto Kendall.» ha la voce molto assonnata. Sono sicuro che le mie parole lo faranno risvegliare più dell'incubo.
«Ecco, io... Ti voglio bene come un fratello, ci conosciamo da anni e sappiamo tutto l'uno dell'altro. Non ho mai avuto dubbi che tu fossi una delle persone a cui tengo di più. Solo che qualcosa in me è cambiato. Qualche anno fa, ero nella camera accanto a questa e non riuscivo prendere sonno, e rimanendo sveglio ti ho sentito dire il mio nome. Come poco fa, ma non lo stavi urlando, anzi era un suono quasi inudibile. E... Logan, cavolo, non hai idea di quanto tu fossi bello. Anzi, eri molto di più! Eri bellissimo, incantevole, meraviglioso! Da quel momento, sono sempre stato certo di provare per te molto più che semplice amicizia o fratellanza! Io... Ti amo!» l'ho detto. Ormai l'ho detto e non potrò più tornare indietro. Ho preso questa decisione e ora ne subito le conseguenze, belle o brutte che siano!
Aspetto una risposta, una reazione, ma non mi arriva niente.
«Ti prego, dimmi qualcosa, perché questa attesa mi sta uccidendo!» lo imploro, ma ancora niente. Mi giro verso di lui temendo uno sguardo di fuoco, ma l'unica cosa che vedo è un Logan completamente immerso nel mondo dei sogni, che spero siano migliori dell'ultimo.
Lo guardo rassegnato, promettendo a me stesso che prima o poi riuscirò a dirgli tutto, senza che niente me lo impedisca!
Per il momento, comunque, mi godo la straordinaria sensazione d'averlo tra le mie braccia addormentato.
Potrei guardarlo dormire per sempre. Mi ciberei solo guardando il suo viso rilassato, le sue labbra socchiuse a formare un sorriso fossettoso. Vorrei che questo momento non finisse mai. Vorrei che la notte, il nostro abbraccio e il sonno di Logan continuino per sempre. 

Angolo me

lo so che vi avevo promesso un capitolo un popiù lungo rispetto agli altri duema nella mia testa sembrava che venisse qualcosa di piùPeròa parte questoil capitolo mi piace tantissimo e li trovo dolcissimi!

AVVERTENZADA LEGGERE SOLO SE VUOI UN PICCOLO SPOILER.
Chi è curioso di sapere cosa succederà nei prossimi capitoli, dovrebbe prestare molta attenzione alle ultime tre righe.

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Capitolo 4
*** Mezze Verità ***


MEZZE VERITA'

 

Logan

Appena mi sveglio, mi viene in mente quel che è successo ieri notte. Il sogno, Kendall che mi consolava... Dormire tra le sue braccia è stato bellissimo! Mi sono sentito protetto, al sicuro da qualsiasi cosa. Ma ora non mi sento più così, questo perché Kendall non c'è. Probabilmente è andato a fare colazione. Mi alzo e mi vesto, poi lo raggiungo in cucina. Appena mi vede, sorride e mi saluta.
«Hey, buongiorno!»
«Buongiorno.» gli rispondo con la voce impastata dal sonno.
«Hai fame?» mi chiede lui.
«Sì, un po'.»
«Bene, ti ho già preparato un caffè.» mi informa porgendomi una tazzina bianca.
«Ah, grazie, non dovevi.» gli dico. Mi stupiscono sempre queste dimostrazioni d'affetto da parte sua, anche se sembrano cose da niente.
Mi siedo e comincio a sorseggiare il caffè.
«Hai fatto altri incubi?» mi domanda appena finisce di bere il suo.
«No, non ne ho fatti... Grazie a te.» lui mi guarda sorridente quando gli dico questo.
«Beh, è stato un piacere.» per qualche secondo mi domando a cosa si riferisca esattamente. A non avermi più fatto fare incubi? Ad aver dormito con me? No, non può essere che si riferisca a quest'ultima cosa. È contento per avermi aiutato e basta.
Finisco di bere.
«Oggi arriva Carlos, sai a che ora?» gli chiedo ricordandomi di Los.
«Sì, prima l'ho chiamato. Arriva tra due ore.» mi informa.
«Bene, giusto il tempo di un'altra dormita!» affermo con uno sbadiglio.
«Non vorrai davvero tornare a dormire?!» mi chiede stupito. Effettivamente ho sonno, ma in realtà non sono sicuro di voler passare le ultime ore che mi rimangono con Kendall dormendo. Sono felice che venga Carlos, ma mi piace molto stare con Ken da solo.
«No, tranquillo, stavo scherzando!» lo rassicuro.
«Ah, ok! Anche perché, se ti va, vorrei uscire un po'.» mi propone. Guardo fuori dalla finestra: è molto nuvoloso, probabilmente pioverà.
«Uscire, dici? Ci sono molte nuvole.» gli faccio notare.
«Nah, dai, torneremo in tempo!» afferma senza preoccuparsi, al contrario di me, che non sono molto convinto, ma decido di assecondarlo.
«Ok, se lo dici tu.

Quando usciamo, non so perché, ma ho la sensazione di aver scordato qualcosa, ma non ci faccio troppo caso, non credo sia niente di importante. Andiamo un po' ovunque, senza una meta precisa. Ogni tanto, senza farmi notare, osservo Kendall e mi riviene in mente il mio incubo. E se glielo raccontassi? Che potrebbe mai succedere? Ovviamente non voglio dirgli la parte in cui rivelo i miei sentimenti per lui, ma sento che dirglielo potrebbe aiutarmi.
Camminiamo per un po', poi ci fermiamo in un parco. Vedo una panchina e mi ci siedo. Kendall si siede accanto a me e rimaniamo in silenzio per un po'. Forse ha capito che voglio dirgli qualcosa, o forse lui non ha niente da dire. Dopo qualche secondo, comincio a parlare.
«Ero in una foresta... Nell'incubo, intendo...» dico le prime due frasi ma lui mi interrompe.
«Pensavo che non volessi raccontarmelo.»
«In effetti, non volevo, ma ho pensato che potrebbe aiutarmi a non farne più. Ultimamente sto facendo davvero troppi sogni brutti e mi sento stressato!» gli spiego. Lui, in risposta, annuisce incoraggiandomi a continuare il mio racconto.
«Dicevo... Ero in una foresta, con della luce gialla che riempiva ogni spazio. Io correvo, ma ad un certo punto eri apparso tu e io mi ero fermato. Non so perché, mi tu stavi ridendo e mi hai influenzato, quindi ho cominciato a ridere anche io...»
«Forse questa parte l'hai sognata perché ieri ci siamo messi a ridere quando tu non ti eri accorto che il film era finito!» mi interrompe lui di nuovo per darmi un suggerimento.
«È vero, potrebbe essere per questo, ma non è la parte più importante.» infatti, il punto decisivo dell'incubo, è decisamente quello in cui gli dico di amarlo. Non voglio dirgli questa parte, ma non so come saltarla... Forse potrei dire una mezza verità: gli dico che non ho sentito quel che gli ho detto (che è vero) e tralasciò la parte in cui lui mi risponde, parlando direttamente del momento in cui si arrabbia e va via!
«E qual'è la parte più significativa?» mi chiede vedendo che mi sono bloccato.
«Beh, quella in cui inizia l'incubo. Noi stavamo continuando a ridere, ma io ti ho detto qualcosa che ti ha fatto arrabbiare. Non so cosa, però, perché nel sogno ho solo mosso le labbra, ma tu mi hai sentito lo stesso e sei andato via arrabbiato.» più parlo, più capisco che probabilmente è inutile raccontargli tutto questo, se poi non gli dico tutto per filo e per segno. Ma, ormai, non posso smettere, perché gli sembrerebbe troppo strano e di dirgli tutta la verità non se ne parla!
Sti per continuare a parlare, quando lo fa Kendall.
«Sai... Oltre a ciò che hai detto nel sogno, non hai sentito anche una cosa che ti ho detto io...» dal tono che usa, sembra che voglia che io mi ricordi qualcosa, ma non mi viene in mente niente.
«Dopo che sono andato a bere, ti dovevo dire una cosa, ma quando ho cominciato a parlare, tu ti sei addormentato.» prova a spiegarmi vedendo la mia espressione perplessa.
Ora ricordo, lui mi stava parlando, neanche so di cosa per quanto avevo sonno, e io mi sono messo a dormire.
«Ah, sì, certo, mi ricordo!» gli dico.
«E... Ti viene in mente qualcosa di ciò che ho detto?» mi chiede quasi come se preferisse non doversi ripetere.
«No, mi dispiace, ero stanco morto!» mi scuso.
Solo ora, noto che siamo molto più vicini di quando ci siamo seduti prima. Deve essere stato lui ad avvicinarsi a me, perché io non mi sono mosso!
«Sì, in effetti è giusto che dovessi riposare...» parla con un tono di voce non basso, ma che posso sentire solo io, nel caso qualcuno si avvicini a noi, e mi si avvicina ancora. Comincio quasi a spaventarmi, un po' come l'altra notte, in cui ho avuto paura perché quando mi sono svegliato Kendall era in camera mia.
«Sai che quando dormi sei...» non riesce a finire la frase che sentiamo un tuono molto fragoroso e comincia a piovere.
«Cazzo, dovevamo portarci degli ombrelli!» esclama, facendomi capire solo ora cosa ho dimenticato quando siamo usciti di casa!
«Hai ragione! Dai, non pensiamoci e torniamo a casa!» dico alzandomi dalla panchina.
Nel parco ci sono molti alberi, quindi la pioggia ci bagna di meno, ma appena andiamo in strada ci bagnamo tutti.
Corriamo veloci verso casa mia.
«Te l'avevo detto che... Ah!» volevo parlagli, ma, per farlo, mi sono girato verso di lui e mi sono distratto, quindi, per sbaglio, ho messo il piede in un punto particolarmente scivoloso e sono quasi caduto all'indietro. Fortunatamente, prima che il mio corpo tocchi terra, Ken mi afferra da dietro. Dovremmo continuare ad andare, ma quando la mia schiena tocca il suo petto, mi blocco e lui fa lo stesso. Sono tremendamente in imbarazzo, probabilmente ho la faccia rossissima, e la posizione (che fa avvicinare un po' troppo i nostri visi) non aiuta affatto! Dopo qualche secondo, lui spezza il silenzio e mi aiuta a rimettermi in equilibrio.
«Sta più attento, non voglio che tu ti faccia male.» mi dice affettuosamente. Cerco di non badare troppo al fatto che ha specificato che lui ci tenga che io non mi faccia niente, altrimenti rimarrei bloccato di nuovo a rifletterci.
Continuiamo a correre finché, finalmente, non vediamo casa mia.
Nella mezzora che ci resta prima che arrivi Carlos, decidiamo di farci la doccia. 
Io uso il bagno al piano si sopra, al contrario di Kendall, che usa quello al piano terra.
Mentre mi lavo, ipotizzo cosa volesse dirmi Ken prima che cominciasse a piovere. Tutto fa pensare che volesse farmi un complimento. "Quando dormi sei carino"? "Quando dormi sei bello"? "Dolce"? Tutto quel che mi viene in mente, non lo direbbe mai una persona che ti è solo amica, ma io e Kendall, purtroppo, siamo semplicemente amici, quindi è da escludere che volesse dire una delle cose che ho pensato.
Esco dalla doccia e mi asciugo, dopodiché, mi metto dei vestiti puliti e, soprattutto, non fradici. Poi mi risistemo i capelli in modo che non ci sia un singolo capello fuori posto. Non so perché sono così fissato su questo, ma ci tengo molto. Kendall, invece, cambia pettinatura praticamente ogni mese, ma appena esce dal parrucchiere, ha i capelli completamente in disordine, ed è una delle tante cose che mi piacciono di lui, anche e soprattutto perché è opposto a me. Noi sembriamo molto simili, di carattere. Appariamo entrambi sicuri di noi, ma la verità e che lo è solo lui. Io mi atteggiò come se sapessi sempre quel che faccio, ma non è affatto così. Ho sempre mille dubbi nella testa, sono incerto in tutto quel che faccio e non sono per niente bravo a gestire situazioni importanti! Gli unici momenti in cui mi sento sciolto, sono quelli in cui sto con Kendall, o almeno prima le cose andavano in questo modo. Sono passati neanche due giorni e ho già notato che ormai non è così nemmeno con lui! A questo punto, non vedo l'ora che arrivi Los, così non dovrò preoccuparmi di fare brutte figure con il biondo. 
Guardo l'ora e mi accorgo che tra meno di un quarto d'ora verrà Carlos. Impiego altri dieci minuti per decidere che i miei capelli non hanno niente che non va, e poi esco dal bagno.
Kendall ci ha messo molto meno di me ed è già in salotto ad aspettare.
Il latino è sempre molto puntuale, infatti sentiamo suonare il campanello precisamente allo scadere dei cinque minuti rimanenti.
Vado alla porta e Los mi abbraccia nell'istante in cui la apro.
«Logan, sono così contento di rivederti!» quasi grida mentre, più che abbracciarmi, mi stritola!
«Anche io, Carlos, ma non potrò farlo se ora mi uccidi!» lo avverto con la voce soffocata dalla sua stretta.
«Ahahah, ok, scusa! E l'altro idiota dove sta?» chiede riferendosi a Ken.
«E chi sarebbe l'idiota?!» chiede proprio il biondo affrettandosi ad abbracciare Los.
«Tu! Anzi tutti e due!» dice scherzando. Per stare al gioco, io faccio finta di essere offeso.
«Perché siamo idioti?» gli chiedo con voce fintamente triste.
«Bo, lo siete e basta!» afferma con decisione.
«Beh, sì, forse hai ragione!» ammette Kendall ridendo.
«In ogni caso, tu non sei certo da meno!» gli faccio notare, continuando a recitare la parte dell'offeso.
«Dai, perdonalo! Se è un idiota anche lui, come può rendersene conto.» neanche presto attenzione a quel che mi ha detto Ken, dato che, parlando, ha messo il suo braccio attorno alle mie spalle. 
«Hey, amico, tutto ok?» Carlos cerca di riportarmi alla realtà, vedendo il mio sguardo perso.
«Mmh? Ehm, sì, sì. Dai, vieni, così puoi sistemare le tue cose!» faccio finta di niente.

Cominciamo a pranzare e chiacchieriamo.
«Alexa come sta?» chiede Kendall al più basso.
«Molto bene. Le ho chiesto se le andava di stare con noi, ma ha intuito che preferiamo trascorrere questo mese tra ragazzi!» gli risponde aggiungendo una risatina a fine frase.
«Beh, ha intuito bene!» aggiungo io.
«Assolutamente. Ah, invece tra te e Mackenzie come va?» ecco, ora arrivano le domande a cui non voglio rispondere.
«Direi bene...» dico rimanendo sul vago.
«Come sarebbe "direi"? Avete litigato?» continua a chiedermi, incuriosendosi.
«No, non abbiamo liti...»
«Sì, hanno litigato!» risponde Kendall al posto mio. Mi scoccia un po' questo e lo dimostro sbuffando e guardando male il biondo.
«Ma non posso dirti il perché, altrimenti avrei una vita molto breve!» afferma Kendall fissandomi.
«Ok, non voglio che Logan ti uccida, quindi smetto di farti domande!» finalmente Los ha capito la situazione.
Pensavo che con il suo arrivo, si sarebbe sistemato tutto, ma non credo che sarà così!

Angolo me

*parte una paratafinalmente ho aggiornatoNon ci credo nemmeno io!
Ci ho messo di più perché ho qualche problema con la scuolascusateIl capitolo è anche un pouna cacchettaperché l'ho scritto di frettama dovevo assolutamente postare qualcosa o mi sarei uccisa da sola!
Ho paura che anche per il prossimo ci metterò tanto, sorry
! ♥
Poi, vorrei sapere che ne pensate se cambio il rating della storia in rosso. Sono abbastanza sicura di farlo, ma mi piacerebbe sapere che ne pensate.


 

 

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Capitolo 5
*** Rivelazioni ***


RIVELAZIONI

Kendall
 

Oggi, James è arrivato molto presto, verso le undici di mattina. Per fortuna, stanotte ho dormito molto di più di ieri. Logan non ha fatto incubi o, almeno, non l'ho sentito. Devo dire, che oggi è molto strano: sta sempre sulle sue, con la testa tra le nuvole. Appena gli si parla (soprattutto se gli parlo io) sembra... Non spaventato, più che altro intimorito. Forse, sta pensando a quel che è successo ieri. Io, dal canto mio, ci penso di continuo. Stavo per dirgli tutto ed eravamo a un passo dal baciarci (a meno che lui non si fosse allontanato, ovvio)! Se solo non avesse cominciato a piovere! Tra l'altro, piove anche oggi e non possiamo uscire. Primo giorno tutti e quattro insieme e ci annoiamo a morte!
«Ragazzi, vi prego, troviamo qualcosa da fare!» implora James appoggiato al tavolo del salotto.
«E cosa? Non possiamo uscire!» replica Carlos, seduto su una sedia
Guardo Logan che, come pensavo, sta fissando il vuoto e, probabilmente, non ha sentito niente.
«Logan, tu hai qualche idea?» gli chiedo sperando che risponda, ma non lo fa. Sospiro e guardo gli altri, che fanno altrettanto. Anche loro hanno capito che per il moro non è giornata.
Los si alza e schiocca le dita davanti al viso di Logan, che si ridesta guardandoci confuso.
«Scusate, non stavo ascoltando. Che dicevate?» ci chiede.
«Stavamo dicendo che ci annoiamo a morte!» lo informa Jamie, con un tono che trasuda noia.
«Già. A te viene in mente un modo per passare il tempo?» chiedo nuovamente.
«Forse. Vi va di giocare a biliardo?» a questa risposta, lo guardiamo tutti straniti.
«Da quando hai un biliardo in casa?!» domanda Los stupito. Anche io lo sono, perché non avevo idea che avesse un biliardo, proprio come James e Carlos.
«Da non molto. Seguitemi!» ci incita Logan alzandosi dal divano. Noi tre lo seguiamo incuriositi.
Logie cammina fino a una porta, poi la apre e scende le scale che ci sono dopo. Arriviamo in una specie di seminterrato che lui ha utilizzato come Sala Hobby. C'è il biliardo di cui ci ha parlato, poi un biliardino, un piccolo campo da golf, una televisione con delle console per i video giochi e i videogiochi stessi. C'è, addirittura una zona bar con un mini frigo e varie bevande! Infine, in fondo alla sala, sono posizionati vari microfoni e un po' di strumenti come una a batteria, un pianoforte e delle chitarre. Ci sono anche delle amplificazioni.
«Cavolo, amico! Sono due giorni e mezzo che sto qui e non mi hai mai fatto vedere questa stanza?!» mi pare molto strano che non mi abbia parlato di tutte queste cose.
«Beh, noi non ci stavamo annoiando... E non ci avevo nemmeno pensato...» ovvio. È davvero troppo distratto.
«Beh... Se non avete troppa fifa, che ne foreste di sfidarmi a biliardino?» propone James con tono e faccia da sfida, mentre si posiziona da un lato del biliardino.
«Fifa? Ce l'avrai tu quando cominceremo a giocare!» gli rispondo con lo stesso atteggiamento, mettendo mi dalla parte opposta.
«Tu credi?» Carlos si mette al fianco di James, dimostrando di essere dalla sua parte.
«Certo che sì! Logan?» chiamo il moro, così anche la mia "squadra" è completa. Lui prende i manici che corrispondo ai difensori e ai portieri, invece io quelli degli attaccanti.
Appena cominciamo la partita, Carlos segna un punto, ma io rimedio segnando due gol.
Continuiamo a giocare fino a che Jamie e Los non vincono. Logan è distratto, quindi gli hanno fatto molti punti. A un certo punto, lui va in bagno e noi parliamo.
«Kendall, tu che sei qui da più tempo, hai idea di quel che succede a Logan?» mi chiede James appena sentiamo la porta del bagno che si chiude.
«No, non ne ho proprio idea. È così da quando sono arrivato, anche se oggi è ancora più strano.» affermo.
«Ken, ieri, a pranzo, abbiamo parlato della sua relazione con Mackenzie e lui non ne era per niente contento!» Carlos informa James, che non sapeva nulla.
«Hanno litigato?» ci chiede.
«Sì.» confermo. In realtà, non sono troppo sicuro che sia solo per Mackenzie. Credo che sia anche per come mi sto comportando con lui in questi giorni, ma non mi va di raccontarglielo.
Appena lo sentiamo tornare, smettiamo di parlare e facciamo finta di niente.
«Non so voi, ma io ho po' di fame, andiamo a mangiare?» propone appena arriva.
«Certo!» accetta subito Carlos.
Andiamo immediatamente in sala da pranzo e mangiamo. A fine pasto, piove ancora, quindi torniamo di sotto, nella Sala Hobby.
Stavolta, io e James ci sfidiamo a biliardo e Carlos prova a far entrare la pallina nel buco del golf, anche se non è molto bravo. Logan, al contrario di noi, sta solamente seduto su un divano a pensare a chissà che.
Guardo il castano e poi il latino. Loro capiscono che voglio parlare con Logan ed escono. Logan, dal canto suo, neanche si è accorto che loro sono usciti e che io mi sono seduto vicino a lui. Se ne rende conto solo quando poggio la mano sulla sua spalla e gli parlo.
«Logan, che ti succede?» gli chiedo gentilmente. Lui mi guarda senza dire niente. Forse non pensava che gli avrei chiesto qualcosa.
«Non me lo vuoi dire?» domando ancora, con l'unico risultato di fargli abbassare lo sguardo. Comincio a preoccuparmi.
«Ti prego, dimmi cos'hai! Mi fai preoccupare!» lo imploro.
«Non devi... È tutto apposto, è solo una giornata storta, vedrai che domani starò già meglio!» prova a rassicurarmi, senza riuscirci e continua a fissare il pavimento.
«No, non è tutto apposto! E domani non sarà meglio, perché anche nei giorni passati sei stato strano, ma oggi di più. Sono certo che domani la situazione sarà solo peggiore... Ma... Se mi dici che cos'hai, forse sì che passerà!» lo obbligo a guardarmi spostandogli il viso verso di me.
«Kendall, fidati, dirtelo non servirà a niente, se non a peggiorare tutto!»
«Tu provaci!» lo incoraggio. È brutto vederlo così insicuro e chiaramente triste.
«Non... Non posso» sussurra lui.
«Che vuol dire "non posso"? È un segreto?!» continuo a fargli domande senza mai ricevere una risposta sensata.
«Non è proprio un segreto, ma ho...» comincia a parlare ma si interrompe.
«Cosa, Logan? Cosa?!» comincio ad innervosirmi e lui lo capisce dalla mia voce.
«Ho paura, ok?! Paura che tu ti arrabbi e che cominci ad odiarmi!» rivela, senza a sapere che non poteri mai odiarlo. Non potrei neanche se lo volessi! Lo amo troppo per odiarlo.
«Qualsiasi cosa sia, ti giuro che non potrà mai essere abbastanza perché io ti odi.» torno ad un tono di voce più dolce, per non spaventarlo.
«N-no, invece. Ti assicuro che non è così.» conclude.
Mi rassegno. È chiaro che non mi dirà niente. Posso solo sperare che capisca che la sua paura è infondata. Non lo capirà subito, anche perché, al momento, sembra terrorizzato, ma credo che lo capirà.
Logan torna a fissare il pavimento con espressione timida. Quanto vorrei abbracciarlo! Abbracciarlo e fargli capire che lo amo, lo amo tantissimo! Ma al momento ha solo bisogno di conforto.
Guardo in fondo alla stanza, dove ci sono gli strumenti.
«Hey, ti va di cantare qualcosa?» potrebbe aiutarlo a rilassarsi.
«Va bene.» acconsente.
Mi alzo e lui mi segue. Quando prendo una delle chitarre in meno, penso a cosa cantare e mi viene in mente un'idea.
«Scegli tu la canzone!» gli dico sedendomi su uno sgabello di legno con davanti un microfono, mentre Logan fa lo stesso. Sono curioso di sapere quale canzone sceglierà. Ho pensato di farla scegliere a lui per provare ad indovinare a cosa pensa.
«Ehm... Ti va di suonare Young Love?» è una scelta curiosa. Il testo parla di un giovane e complicato amore. Da questo, deduco che Logan sia triste per la lite per Mackenzie, ma prima di trarre conclusioni, voglio vedere come canterà.
«Perfetto!» dopo che confermo, comincio a far vibrare le corde della chitarra e pronuncio le prime parole della canzone.

I Was With My Friends
Third Street Walking
The Promenad
Then You Passed By
Like A Shooting Star
I Started Falling
For You
Without A Warning

Mentre cantiamo, guardo Logan con la coda dell'occhio e mi sembra sia più sciolto. Certo, non riesco a capirlo bene, visto che ha gli occhi chiusi, ma dai movimenti e dal suono della sua voce, mi sembra che sia così.
Era da tanto che non lo sentivo cantare. Mi è mancato sentire la sua voce leggera e angelica. Un angeloÈ proprio la definizione giusta. È così buono che chiunque lo definirebbe così.
Più lo guardo, più mi convinco che non sia Mack ciò che lo rende triste. No, una persona non piange per un litigio mentre canta, specie una canzone così. Certo, può essere che ci sia qualcosa di più del litigio al quale ho assistito, ma se non è così, allora non sta piangendo per quello.
Arrivati a metà del testo, si apre la porta e Carlos e James cominciano a cantare con noi. Logan non apre gli occhi ne smette di piangere, ma sorride. Schiude le palpebre solo a fine canzone. Noi tre, non possiamo fare a meno di abbracciarlo.
«Grazie, ragazzi.» ci dice il moro mentre, più che abbracciarlo, lo stritoliamo.
Quando sciogliamo l'abbraccio, Logie sta evidentemente meglio. Per il resto della giornata, non si distrae più ed è sempre presente. Sono molto orgoglioso per averlo aiutato!

Logan

Sono senza dubbio più allegro di questa mattina, eppure mi sento un po' in colpa per non aver detto niente a Kendall! Mi sarei potuto, almeno, inventare che ero giù per Mackenzie! Va beh, per ora sembra che si sia risolto tutto.
Mi chiedo se Ken abbia capito perché ho voluto cantare Young Love... Mi pare difficile che abbia intuito che l'ho fatto per lui.
Si fa sera e ceniamo. Non parliamo di quel che è successo oggi, ma di cavolate, come si fa tra amici. Per fortuna, perché non mi va di parlare ancora di me. Non mi chiedono niente neanche di Mack.
Dopo mangiato, torniamo nella Sala Hobby e giochiamo ai Video Game.
Dopo un po', ci andiamo nelle nostre camere per dormire. Non sembra, ma è stata una giornata stancante!
Proprio mentre sto per coricarmi, vedo la porta della mia stanza che si apre ed entrano James Carlos.
«Dobbiamo parlare!» annuncia James. 
Ecco la fregatura! Non potevo mica risolvere tutto cantando insieme!
«Di cosa?» faccio finta di non sapere che vogliono chiedermi la causa del mio comportamento di oggi. Dalle loro faccie, capisco che non li ho fregati.
«Ok, lo so, lo so, oggi ero strano, ma adesso sto bene, quindi potete anche andare a dormire!»
«No, non ce ne andiamo finché non ci dici cosa è successo!» afferma il latino senza muoversi di una virgola. Io alzo gli occhi al cielo e mi lamento.
«È per Mackenzie? Oppure centra qualcosa Kendall?» alla seconda domanda di Carlos, perdo un battito.
«K-Kendall?! Ma che centra Kendall?!» domando a mia volta.
«Visto, te lo avevo detto che avrebbe reagito così appena avessimo parlato di Ken!» James non si rivolge a me, ma a Los.
«Già. Dobbiamo solo capire il perché!» stanno parlando come se non ci fossi, io che mi da un po' fastidio, dato che sono proprio io l'argomento della conversazione.
«Kendall non centra proprio niente, come vi è venuto in mente?» rientro nel discorso, cercando di deviarlo da Ken
«Ci è venuto in mente perché è tutto il giorno il giorno che ti comporti stranamente, soprattutto con Kendall!» spiega il più alto.
«Dai, non ero così strano!» sminuisco per risolvere, anche se non ci riesco.
«No, certo, ti sei limitato a a fissare un pavimento al quanto interessante e a sobbalzare ogni volta che Ken ti toccava! Niente di che!» mi prende in giro Carlos. Mi sto irritando sempre di più.
«Ragazzi, potreste andare via, per favore?» cerco di mantenere un tono di voce calmo, ma si sente che mi sto arrabbiando.
«Noi non andiamo da nessuna parte!» si impone James.
«Vogliamo aiutarti!» Carlos è più gentile, ma non più di tanto.
«State solo peggiorando le cose, ok?!» alzo la voce.
«Certo! Tu non ci permetti di aiutarti!» continua il castano, che, a sua volta, ha la voce abbastanza alta
«Non mi serve aiuto, cazzo!» grido. Forse, in realtà, ho bisogno di una mano, ma non la voglio! Non voglio dire che sto male per quel che provo per Kendall!
«Non dire cazzate! Logan, non è il momento di fare il duro!» ecco. James ha fatto centro. Non voglio farmi vedere debole, mi nascondo sempre. Il fatto che lo abbia intuito, mi fa scoppiare.
«È QUESTO IL PUNTO!! È PER QUESTO CHE SONO TRISTE!! PERCHÉ NON CE LA FACCIO PIÙ A NASCONDERMI!! SÌ, SOPRATTUTTO DA KENDALL!!» urlo. Ormai ho detto tutto. Per un secondo, mi sento quasi sollevato. Dopo un po' però, mi pento. Ora potrebbero scoprire il mio segreto. Al pensiero, inevitabilmente, scoppio a piangere. Mi odio quando faccio così! Spero che Kendall non mi abbia sentito gridare.
«Perché soprattutto Kendall?» adesso Jamie è più dolce. Continuo a piangere senza rispondere. Che dovrei dire? Raccontargli tutto? Del fatto che amo Ken? E se la prendessero male? Se mi odiassero?
«Logie, tranquillo, sai che a noi puoi dire tutto!» mi tranquillizza Los, accarezzandomi la spalla. Ormai, posso solo provare.
«Io... Ecco, io...» voglio dire la verità, ma mi blocco. Sono troppo spaventato.
«Fa con calma.» dice James.
Provo a trovare le parole più adatte, mi viene in mente poco, ma ci provo.
«Beh... Intanto... Devo confessare che non sono innamorato di Mackenzie.» e un passo avanti l'ho fatto. Loro non sembrano stupiti, il che è una buona cosa, anche se questo mi fa capire che non sono molto convincente come suo ragazzo innamorato.
«E poi... Beh... Io...» non so come e dirlo. Non ho mai detto a nessuno quel che e provo per Ken e non ho la minima idea di come farlo!
«Scusate, ma è da tantissimo tempo che mantengo questo segreto e dirlo ora è difficile.» loro mi guardano comprensivi, per non mettermi fretta. Probabilmente, hanno già capito tutto, ma è normale che vogliono che sia io a parlare.
Prendo un grande respiro e parlo.
«La verità è che sto con Mackenzie solo per mantenere proprio questo segreto... E il segreto è che io...» mi interrompo un attimo.
«Io sono innamorato di Kendall!» spero in una reazione positiva da parte di James e Los. Per fortuna, vedo che stanno sorridendo.
"Non sei più tranquillo ora che ce l'hai detto?" il latino ha assolutamente ragione. Ma non sarebbe così, se loro l'avessero presa male. Non dico niente e mi limito ad annuire.

"Bene. Il prossimo passo è quello di dirlo a Kendall!" sgrano gli occhi alle parole del più alto. Dirlo a Kendall? Neanche per sogno! 

"No, ragazzi, a lui assolutamente no!" affermo. Loro, in risposta, sospirano rassegnati.

"Ok, è normale che non ti va, ma almeno prova a capire se anche a lui piaci tu!" suggerisce sempre Jamie. 

"Come se non ci avessi provato." dico fissando il pavimento. Ripenso a come ogni gesto di Kendall può significare qualcosa per me, o almeno era così, prima che io mi arrendessi all'evidenza che per il biondo sono solamente un amico. Anche se devo ammettere che ultimamente è più affettuoso. E poi, sono già due volte che cerca di dirmi qualcosa... E prova a farlo solo quando siamo soli. Ma tanto, se provasse davvero qualcosa per me, me lo avrebbe già detto da tempo per quanto è diretto!

"Tu provaci ancora!" insiste il più basso! Potrei fare qualche tentativo, tanto non cambierebbe di molto la situazione.

"Va bene, farò qualche indagine!" dico alla fine.

"Perfetto! Se vuoi, possiamo indagare anche noi!" si offre James. 

"Certo, basta che voi non gli facciate domande troppo esplicite!" conoscendoli, andrebbero da Kendall e gli chiederebbero subito "Ma a te piace Logan?". Oddio, già mi immagino la scena: il povero Kendall che si beve qualcosa in tutta tranquillità, poi arrivano questi due che glielo chiedono e lui si strozza! No, non sarebbe proprio il caso!

"Noi? Ma che, ti pare?!" ribatte James con una risatina nervosa. Ha capito perfettamente cosa intendo, quindi mi tranquillizzo un po'.

"Comunque, qualsiasi cosa faremo, sarà domani, adesso ho sonno!" commenta Carlos sbadigliando.

Ci salutiamo, poi loro escono dalla mia stanza e io vado finalmente a dormire.

 

Angolo me

Scusate se l'ultima parte è scritta in modo diverso, ma ne il mio cellulare ne il mio tablet funzionano, quindi ho dovuto aggiornare dal computer.

Spero che il capitolo vi piaccia :)
 


   

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Capitolo 6
*** Inviti ***


INVITI
Kendall
 

Sono preoccupato. Ieri sera ho sentito Logan, James e Carlos che litigavano. Non voglio impicciarmi, ma la cosa mi mette ansia! Però, mentre stavamo facendo colazione sembrava tutto normale, loro tre parlavano tranquillamente. Forse hanno avuto semplicemente una piccola discussione già risolta. Anche il moro è più tranquillo rispetto a ieri.

Finalmente, oggi andiamo al mare! Non piove e il cielo è sereno, a differenza dei due giorni scorsi. Prima di uscire, facciamo una colazione molto veloce e prendiamo tutto il necessario, tipo la crema solare, i teli e un pallone, poi saliamo in macchina. La casa di Logan è davvero vicina alla spiaggia e ci mettiamo pochissimo ad arrivare. 
In spiaggia non c'è molta gente, appena tre famiglie e una manciata di ragazzi. Meglio, così staremo più tranquilli.
Scegliamo un punto, per sistemarci, vicino a l'acqua ma non troppo, così le borse e i nostri vestiti (che ormai ci siamo tolti) non si bagnano.
Prima di farci il bagno, dobbiamo metterci la crema solare. Vedo che Logie ha qualche problema e spalmarsela sulla schiena. 
«Logan, ti serve aiuto?» non ho fatto in tempo a trattenere le parole, altrimenti non lo avrei mai detto! Anche lui sembra un po' imbarazzato dalla mia domanda, ma accetta, così comincio a spalmare la crema sulla sua pelle. Non posso non ammettere che la situazione mi piace!
«Ok, ho finito!» lo informo, sperando di sembrare meno rigido possibile.
«Grazie.» mi dice semplicemente.
Appena entriamo in mare, ci blocchiamo tutti un attimo perché l'acqua è ghiacciata! Dopo un po' però, ci abituiamo alla temperatura e ci immergiamo completamente, o almeno così facciamo Carlos, James ed io. Il moro, infatti, è rimasto praticamente paralizzato dal freddo!
«Dai, Logan, dopo un po' ci si abitua!» lo incoraggia il più alto, seguito dal latino.
«Non è nemmeno chissà quanto fredda!» dalla faccia di Logan, però, si capisce benissimo che lui non la pensa così. Noi tre ci avviciniamo a Logan, che ci respinge.
«Non toccatemi! So cosa volete fare!» devo ammetterlo, avevo in mente di spingerlo in acqua e, conoscendoli, sono certo che anche James e Carlos avessero la stessa idea.
«Va bene, stiamo fermi!» dice Jamie allontanandosi per confermare le sue parole. Anche Los si allontana e io mi avvicino a loro due, ma dopo neanche due passi, mi giro di scatto e spingo leggermente Logan, con la forza che basta a farlo cadere in acqua!
«Stronzo!» mi dice un Logan tremante di freddo. Io non posso fare a meno di ridere, così come James e Carlos. Nemmeno un minuto, che anche Logan scoppia a ridere. Nonostante che si stia divertendo anche lui, non posso non subirmi la sua vendetta. Infatti, il moro comincia a schizzarmi senza sosta. Parte degli schizzi, finiscono su gli altri due, che si uniscono alla "battaglia"! Finita quest'ultima, nuotiamo un po' facendo gli stupidi con sfide del tipo "quanto riesci a stare sott'acqua" o di nuoto.
«Ragazzi, che dite, vado a prenderle la palla?» propone Logan. Noi acconsentiamo e quando lui si allontana io e gli altri cominciamo a parlare.
«Oggi sta molto meglio, vero?» mi chiede James riferendosi al moro.
«Sì, non è più con la testa tra le nuvole» dico io.
«Tu credi che stesse in quel modo per Mackenzie?» mi chiede, invece, Carlos. Sinceramente, come ho constatato ieri, mi pare un comportamento esagerato per una piccola lite tra fidanzati. E potrei confermarlo, dato che ero presente nel momento della discussione ed era davvero una sciocchezza!
«Forse in parte... Ma credo ci sia qualcosa in più.» 
«Cosa te lo fa pensare?» mi domanda ancora il più basso.
«Non può stare così solo per una discussione nemmeno troppo accesa!» affermo.
«Chi lo sa, le ragazze sono strane!» commenta James con tono scherzoso.
«A proposito di questo... Per caso c'è qualcuno nel tuo cuore?» so che non ci fa apposta, ma Carlos finisce sempre per fare l'invadente! Comunque, sembrerà strano, ma sono più preparato a dichiararmi a Logan che a dire cosa provo a degli amici, non so nemmeno io il perché!
«No, per ora no.» lo dico guardando per riflesso verso Logan che sta tornando da noi con la palla.
«Mmh... Ok.» conclude Carlos, anche se sembra diffidente. 
Vorrei chiedergli perché hanno litigato ieri, ma non faccio in tempo perché Logan torna con la palla, quindi cominciamo a giocare a pallavolo, anche se siamo completamente negati e cadiamo continuamente, ricominciando a schizzarci ad ogni caduta. 
Passiamo un'oretta così, poi ci viene fame e ci dirigiamo verso il bar della spiaggia per mangiare.
Appena ci sediamo in un tavolo dentro il locale, chiamiamo un cameriere e ordiniamo.
Sono davvero tentato di dirgli che ieri sera li ho sentiti discutere (o almeno mi è sembrato che stessero discutendo) ma non vorrei far rivivere a Logan brutti momenti... Insomma, già è tanto se oggi non è continuamente distratto come ieri, se gli chiedessi qualcosa, temo che potrebbe stare anche peggio. Certo che è strano. Non mi sono mai preoccupato così tanto per lui, ho cominciato solo da quando ho notato che è meno gioioso del solito... Comincio anche a sentirmi in dovere di capire cosa gli stia accadendo.
I
miei pensieri vengono interrotti da dei suoni fin troppo familiari: urletti, risatine e commenti del tipo "Ma sono proprio loro?" "Ne sei sicura?" "No, vaglielo a chiedere tu, io mi vergogno!". Mi giro per confermare la presenza di tre fans che ci fissano emozionate.
«Ehm... Le avete viste anche voi, vero?» chiedo ai miei amici.
«Già! Credo che vogliano parlarci.» conferma Los. Le guardiamo tutti e quattro e loro decidono di avvicinarsi, dato che ci siamo accorti di loro. Appena ci raggiungono, si danno delle piccole per decidere chi deve parlare. Ho sempre trovato buffi i comportamenti delle fans, ma poi penso che probabilmente anche io reagirei come loro. E poi, sono dolcissime!

«C-ciao... Voi siete Kendall, Carlos, Logan e James dei Big Time Rush, v-vero?» ci chiede timidamente una delle tre. È una ragazzina dai capelli marrone chiaro e mossi, soprattutto sulle punte e gli occhi marroni. Avrà più o meno dodici anni.
«Sì, in carne ed ossa!» le risponde James sorridendo.
«Ve lo avevo detto che erano loro!» dice una ragazza bionda con gli occhi azzurri e molto magra, che sembra più piccola di quella che ha parlato prima.
«Beh, come potreste confondervi?» ribatte sempre James, col solito tono da vanitoso che gli riesce benissimo.
Le ragazze ridono silenziosamente. È sorprendente come le fans siano costantemente nervose mentre ci parlano. La loro emozione non cala nemmeno per un secondo.
«Eco... Noi... Ci chiedevamo se potete darci i vostri autografi!» chiede sempre la biondina, dicendo l'ultima parte della frase talmente veloce che, se non fossimo abituati, non avremmo potuto capire!
«Certo, anzi se vi va possiamo farci anche qualche foto insieme!» le propone Logan.
«Oddio, sì, grazie!» rispondono in coro. Facciamo un po' di foto, prima una di gruppo, poi una in cui noi quattro stiamo con ognuna delle tre. Poi le facciamo delle piccole dediche su dei foglietti.
«Come ci chiamate?» chiede Carlos.
«Io sono Jane!» dice la bionda. Le scriviamo tutti qualcosa mettendo anche la firma sul foglietto. Facciamo la stessa con la ragazza dai capelli marrone chiaro, che ci dice di chiamarsi Alice, e poi con la terza, di nome Angel. Angel ha i capelli castani molto corti e gli occhi azzurri, un insieme molto strano. Tra le tre è sicuramente la più timida, infatti ha parlato meno delle altre. Solo dopo le dediche, ci chiede qualcosa.
«Sapete... Questa sera ci sarà una festa in spiaggia... E io mi chiedevo...» si interrompe, ma Alice le da una gomitata e ricomincia a parlare.
«Mi piacerebbe molte se veniste anche voi!» alla proposta, ci guardiamo tra di noi.
«Sì, ci piacerebbe molto!» risponde Logan. Non avrei mai detto che sarei stato geloso di una fan, ma quando Angel lo guarda (si capisce subito che è una Henderwhore) con quegli occhi sognanti, un po' di gelosia la sento. Ovviamente non tanta, è solo una ragazzina, non c'è di che preoccuparsi. Mi preoccupo molto di più per Mackenzie! Ora che ci penso, non si è fatta sentire da quella telefonata in cui lei e il moro hanno litigato...
«Oddio! C'é anche Mackenzie Vega!» a gridare è stata Jane. Parli del Diavolo ed ecco che spuntano le corna! Mack viene verso di noi e si mette subito a fianco a Logan.
«Ho sentito che siete stati invitati ad una festa! Che dite, posso venire?» vorrei ribattere qualcosa, ma Jane mi precede.
«Assolutamente sì!» le dice con entusiasmo.
«Bene, così passeremo un po' di tempo insieme!» dice Mack. Sta facendo finta di niente. È vero che quello che lei e Logan hanno avuto non può chiamarsi litigio, ma non ha neanche detto niente riguardo alla presenza di Carlos e James, oltre che alla mia, di cui era a conoscenza. Magari non vuole dire niente davanti ad Alice, Jane ed Angel.
«Che bello! Abbiamo incontrato i BTR e Mackenzie Vega! Sarebbe fantastico se ci incontrassimo anche questa sera!» 
«Ma che dici, Jane! Loro saranno investiti da tantissimi fans appena raggiungeranno la spiaggia!» quasi ridiamo alle parole di Alice. In effetti, non ha tutti i torti! Oggi, la spiaggia era praticamente deserta, ma se ci sarà una festa, è probabile che ci saranno molte più persone che ci conoscono.
«Non siate pessimiste, magari ci vedremo.» dice James, facendole l'occhiolino. A questo gesto, ovviamente, loro reagiscono arrossendo. Ad un certo punto, si sente un cellulare che squilla. È il telefono di Angel ed è sua madre che l'ha chiamata, per dirle che deve tornare a casa. Loro, dispiaciute, ci salutano e vanno via.
«Era da tanto che non vedevamo delle fans insieme!» dice Carlos quando usciamo dal bar.
«Già, è stato simpatico!» continua Logan.
«Ecco... A proposito di voi quattro insieme... Logie, non mi avevi detto che c'era solo Kendall?» ecco, ritiro tutto quello che ho pensato sul silenzio di Mackenzie!
«Beh... Non mi hai lasciato molto tempo per dirti tutto...» cerca di scusarsi lui, ma Mack lo zittisce con un bacio a stampo sulle labbra, che lascia perplessi tutti. Odio dovermi trattenere dal fare qualsiasi cosa per fermarla, ma devo. Mi prenderebbero per matto se, di punto in bianco, la scansassi via da Logan.
«Tranquillo, l'importante è che ora stiamo insieme, no?» anche Logan sembra stupito dal comportamento di Mackenzie, talmente tanto che non dice niente.
«Beh, ora io devo andare, ci vediamo questa sera!» la ragazza ci saluta e va via gioiosa.
Per qualche minuto rimaniamo tutti in silenzio. Sembra strano, ma c'è un'aria di imbarazzo. Alla fine, è Carlos a rompere il ghiaccio, con una battuta che ci fa ridere tutti.
«Non avrei mai pensato di dire che è meno inquietante il comportamento delle fans, ma... È così!»

È arrivata sera e, dopo essere tornati a casa per prepararci, stiamo andando nuovamente in spiaggia. 
Come avevamo previsto, veniamo subito assaliti da un insieme di fans. Dopo varie foto, autografi, dediche e chiacchiere, riusciamo a liberarci e a vedere in cosa consiste la festa. È una di quelle piene di stand di dolci e cibo di ogni tipo. In sottofondo si sente della musica country-rock. Mentre camminiamo, arriviamo davanti a quella che, probabilmente, è una pista da ballo. Per ora non balla nessuno, dato che la festa è appena iniziata. 
«Finalmente vi ho trovati!» neanche il tempo di sentire la voce di Mackenzie, che lei salta subito addosso a Logan, che per poco non cade.
Già si capisce che gli starà attaccata per tutta la sera. Mi dispiace, perché quando quelle tre ragazzine ci avevano invitati, mi aspettavo di poter passare un po' di tempo con Logan, ma, a questo punto, non credo che sara così.

Angolo me

Sì, lo so, ci ho messo di nuovo molto tempo e il capitolo è corto. È che non avevo molte idee per questo capitolo. Poi mi è arrivata l'illuminazione del pezzo con le fans e ho cominciato a scrivere più spedita, per fortuna!

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Capitolo 7
*** La Festa ***


LA FESTA 
 
Logan
 
​Mackenzie mi ha praticamente investito ed è un miracolo se sono ancora in piedi! E da quel momento mi sta attacata senza mai mollarmi!
Stiamo passeggiando guardando i vari stand della festa allineati. Ogni tanto, se c'è qualcosa che ci attira, la compriamo. I contenuti degli stand sono soprattuto cibi, ma in alcuni anche giochi, per i bambini più piccoli e in altri accessori sia maschili che femminili.
Prima siamo passati vicino alla pista da ballo, ma non c'era nessuno e abbiamo deciso di andare in giro e tornare lì più tardi.
A un certo punto, arriviamo in quello che sembra essere il posto in cui si mangia, infatti ci sono tanti tavoli messi insieme in un'area ben determinata e al centro di questa c'è un bancone con dei camerieri che ogni tanto si dirigono ai tavoli per prendere le ordinazioni. Noi ci sediamo in un tavolo con cinque posti e, guardando i piatti presenti nel menù, decidiamo cosa mangiare. Io ho preso della pasta con cozze e vongole e Mackenzie la stessa cosa. Comincia ad essere inquietante! Ha preso anche la mia stessa bibita... Non mi sarei stupito se ne avesse ordinata una sola con due cannuccie... Meglio non pensarci, anche se è difficile non farlo. Persino gli altri sono stupiti dal suo comportamento, soprattutto Kendall che ha assistito alla nostra litigata. Secondo me, lui è soprattutto dispiaciuto. Conoscendolo, gli dispiacerà sicuramente che lei si comporti così nonostante che non abbiamo chiarito. Lui si sentiva anche in colpa per il litigio.
Dopo un po', l'atmosfera della serata cambia quando si sente una voce che sostituisce la musica che fino a poco fa era in sottofondo. Questa voce ci dice che sono state aperte le danze. Per miracolo riesco a finire di mangiare, prima che Mack mi trascini sulla pista in legno. In teoria, non dovrei sentirmi a disagio a ballare con lei, ma il suo comportamento mi mette quasi in imbarazzo. I ragazzi, sono rimasti a bordo pista e io li guardo male per avermi "abbandonato". Ken mima la parola "scusa" con le labbra e io non riesco a non guardarle forse per troppo tempo. All'improvviso parte una canzone lenta e automaticamente Mackenzie mi si attacca. Quando guardo dove dovrebbero esserci Kendall, James e Carlos, non li vedo. Codardi, non c'è altra parola per descriverli in questo momento. Continuo a cercarli con lo sguardo con lo sguardo, ma dopo aver perlustra con gli occhi l'orizzonte, mi arrendo. Mi impegno al massimo per sembrare sciolto mentre ballo ma è davvero difficile. Per migliorare la situazione, provo ad immaginare che al posto della ragazza ci sia Kendall. Devo dire che così va molto meglio. Mi sono abituato quasi del tutto, quando vedo che Kendall, o meglio, Mackenzie, chiude gli occhi e sporge il viso verso di me. Vuole baciarmi. Io vado leggermente nel panico. Non ce la faccio proprio a baciarla! In passato, lo avrei fatto senza troppi problemi, ma ora non me la sento proprio. Mi guardo attorno sperando in un miracolo qualsiasi, quando me ne arriva uno: vedo Kendall che si dirige verso di noi, inconsapevole che mi potrebbe salvare!
"Ehm, sì Kendall arrivo!" gli grido, nonostante lui non mi abbia chiamato. Prima che Mackenzie possa aprire gli occhi, io corro da Kendall e lo trascino dove lei non può trovarci. Corriamo fino al retro di uno stand di dolci.
"Ok, cosa è successo?!" mi chiede lui appena riprendiamo fiato.
"Niente. Solo che Mackenzie stava per baciarmi e non me la sento di ricambiare." spiago senza troppi esiti. Normalmente sono più timido in queste cose, ma dato che il mio vero problema con Kendall non ha a che fare con Mackenzie, riesco a parlargliene.
"E' per come si comporta, vero?"
"Esatto." confermo.
"Non ha mai fatto così. Certo, è sempre stata un po' possessiva, ma leggermente. Se sapesse che sono praticamente scappato credo che potrebbe anche uccidermi!" gli dico quasi ridendo alla fine.
"non ci deve nemmeno provare! Altrimenti deve affrontare me!" scherza lui, facendomi arrossire sproporzionatamente. Fortunatamente non se ne accorge perchè controlla che Mack non ci trovi.
"Che cavaliere!" non so come mi sia uscita questa! Non volevo dirlo, nemmeno se mi avessero pagato!
"Per te questo ed altro!" mi regge il gioco con un goffo tentativo di inchino, venuto un po' male per colpa del poco spazio a disposizione, ma comunque molto carino.
"Con "altro" intendi anche andare via da qui prima che Mackenzie ci raggiunga?" gli chiedo quando sento una voce un po' troppo familiare che mi chiama.
"Certo che sì!" mi risponde. Senza che me lo potessi aspettare, mi prende la mano e mi porta via, dirigendosi chissà dove.
Passando tra i vari tendoni degli stand e gruppi di persone, arriviamo sulla riva del mare. La luna si riflette sull'acqua, che ha assunto un colore talmente scuro da sembrare nero, e crea una scia di luce bianca che segue chiunque la guardi. Sembra una spada, una spada di luce.
Mi accorgo dopo qualche secondo di ammirazione, che Kendall mi sta ancora tenendo la mano, ma decido di non farglielo notare. Non rovinerei questo momento per nulla al mondo. Mi fa sorridere il modo in cui, probabilmente, appariamo a chi ci vede: una coppia di fidanzati che vogliono aver una serata romantica al chiaro di luna. E invece siamo tutt'altro. Potrebbe anche vederci qualche fan, ma non mi importa. Voglio provare a vivere la cosa come la vedeno gli altri. "Questa è un serata romantica con Kendall, il tuo fantastico ragazzo!" mi dico. Per qualche minuto riesco anche a crederci.
"E' bellissimo, vero?" chiede Kendall, riferendosi allo spettacolo di luci e acqua che abbiamo di fronte, ma io, per quanto sono immerso nel mio sogno ad occhi aperti, gli rispondo pensando a lui.
"Sì, bellissimo." lui mi guarda sorridendo dolcemente.
"Va meglio così?" la sua domanda mi fa riemergere dal sogno, ma non riesco subito a capire a cosa si riferisca e lui lo nota.
"Va meglio senza Mackenzie?" domanda con più decisione.
"Oh, sì, sì, grazie!" gli rispondo e lui torna a guardare l'acqua. Chissà se si è reso conto che le nostre mani sono ancora unite. Spero di no, perchè non voglio separarle, anche se sapere che nemmeno lui vuole sarebbe bello.
"Finalmente vi abbiamo trovati!" la voce di Carlos mi arriva solo dopo un po' alle orecchie, proprio nel momento in cui Kendall lascia la mia mano. Forse, se non l'avesse fatto, io non mi sarei nemmeno accorto di James e Carlos che ci riportano nel bel mezzo della festa.
"Cominciavamo a preoccuparci, non vi vedevamo da nessuna parte!" quello di James è quasi un rimprovero.
"E' tutto a posto, volevamo solo un po' di calma." nonostante Los e Jamie sappiano cosa provo, sono contento che Kendall non gli abbia detto il motivo per cui ci siamo allontanati. Comunque, loro non fanno altre domande. Mi chiedo se oggi abbiano fatto le indagini di cui avevamo parlato. Conoscendoli, si saranno sicuramente incuriositi e avranno chiesto qualcosa al biondo. Spero solo che non siano stati troppo diretti, ma se lo fossero stati Kendall non sarebbe stato così gentile... O forse sì, ma mi avrebbe chiesto spiegazioni.
Torniamo dove si mangia e noto che Mackenzie non ci ha ancora trovati. Mi sembra strano ma non me ne preoccupo troppo.
Stavolta, non chiediamo niente da mangiare, ma solo da bere. Forse ci vado un po' troppo pesante, perchè mi sento un po' strano e mi fa leggermente male la testa. Comunque, gli altri non credo lo abbiano notato, perché non mi sto comportando stranamente.
Alla fine, però, Mackenzie ci raggiunge.
"Logan! Ma dove eri finito?! Ti sto cercando da un'ora!" esclama appena mi vede.
"Dai non esagerare! Ero qui intorno." l'effetto dell'alcol comincia a farsi sentire. Spero di riuscire a controllare le mie parole.
"Ma te ne sei andato all'improvviso, senza dirmi niente!" insiste lei.
"Così come tu ti sei autoinvitata a questa festa, no?" vedo che Carlos sta trattenendo una risata per quel che ho detto. Mackenzie sembra un po' spiazzata per il mio atteggiamento, ma riesce comunque a parlare ancora. E' davvero irritante.
"Beh, pensavo ti avrebbe fatto piacere! Soprettutto perchè ti ho perdonato per l'altro giorno!" si riferisce al litigio e al fatto che non mi ha detto niente al proposito. Non capisce che è proprio questo che ha sbagliato.
"E se io, invece, avrei voluto parlarne? Però no, bisogna sempre fare a modo tuo!" comincia a farsi sentire la mia rabbia, ma gran parte di diquesta è causata dall atroppa birra.
"Potevi dirmi tu qualcosa!" ribatte lei.
"Avresti dovuto capire da sola che facendo finta di niente peggioravi solo le cose!" dico. Finora, Kendall non ha proferito parola, ma adesso lo fa.
"Ok, Logan, forse è meglio tornare a casa." James e Carlos annuiscono e anche io sono d'accardo. Ci stiamo alzando per andarcene, ma Mackenzie ci blocca.
"Eh no, caro. Hai detto che vuoi parlare? Bene, parla!" suona quasi come un ordine e questo non lo sopporto.
"Non ne vale più la pena se continui ad avere questo atteggiamento!" gli dico girandomi cercando di andare via. Nel frattempo, il mal di testa è aumentato e, sempre la testa, comincia anche a girarmi.
"No, non andartene!" mi grida la ragazza, provando a fermarmi prendendomi per il braccio, ma io scrollo dalla sua mano e me ne vado ma non per tornare a casa. Forse è colpa dell'alcol che non mi fa ragionare bene o forse sono proprio io a volerlo, comunque, mi ritrovo seduto sulla spiaggia, dove stavamo prima io e Kendall.
Il dolore e i giramenti di testa non migliorano e nemmeno il mio umore. iesco a trovare un po' di pace solo guardando il riflesso della luna intervallato da piccole dune d'acqua più scuro.
 
Kendall
 
Carlos e James stanno provando a far ragionare Mackenzie dicendole che tutte le parole di Logan erano dovute all'alcool, ma lei non vuole sentire ragioni ed è sempre più arrabbiata. Io, invece, sono preoccupato per Logie. Mi chiedo dove sia. Se penso a dove si è diretto prima, mi viene da dire che è tornato vicino all'acqua. Prima, quel posto, ci ha affascinati entrambi.
Mi allontano senza dire niente e vado a cercare Logan. Come pensavo, lo trovo seduto sulla riva del mare.
Non si accorge di me nemmeno quando mi siedo accanto a lui. Chissà cosa sta pensando.
"Logan?" provo ad attirare la sua attenzione. Quando sente che lo chiamo, si spaventa un po'.
"Kendall! Non ti avevo visto!"
"Già, l'avevo notato." gli rispondo semplicemente.
"Se ti ha mandato Mackenzie, dille che mi dispiace per quel che ho detto, ma non voglio parlarci." mi dice senza guardarmi.
"Non mi ha mandato lei. Sono venuto perché lo volevo io." gli sorrido. Vorrei che capisse che non farei mai qualcosa che non vuole, a meno che non sia per il suo bene.
Sorride anche lui e continua a guardare il mare. Sembra molto confuso, più di quanto lo è ultimamente.
"Kendall... Io non so più cosa fare... Forse dovrei prendermi una pausa con Mackenzie..." lo guardo un attimo prima di rispondere.
"Perché credi di aver bisogno di una pausa?" voglio capire perchè gli è venuta questa idea all'improvviso. Ovviamente mi fa piacere che non stia più con lei, ma no se questo lo fa soffrire.
"E' che mi sembra di sbagliare continuamente. Qualsiasi cosa io faccia, lei si arrabbia! Magari non siamo fatti per stare insieme. Forse anche iniziare una relazione con lei è stato un errore." ha gli occhi lucidi, probabilmente sta per piangere.
"Anzi, ne sono sicuro. Ho sbagliato tutto." si copre gli occhi con le mani e comincia a singhiozzare. Non posso vederlo soffrire in questo modo, anche perché sta dicendo solo cazzate. Forse l'unica cosa giusta è che lui e Meckenzie non sono una buona coppia.
"Non è vero che sbagli tutto, Logan. Le cose sono andate così, ma non è colpa tua" cerco di consolarlo, gli accarezzo le spalle, ma lui continua a piangere.
"Forse hai ragione a volerti prendere una pausa, hai bisogno di riflettere un po'." lo tiro delicatamente verso di me finché non poggia la testa sulla mia spalla.
"E... E se fosse un errore anche questo? S-se non riuscissi più a tornare indietro e a sistemare le cose? Se Mackenzie non mi volesse più?" ha gli occhi rossi e la voce tremante. Mi fa quasi impressione vederlo così. E mi fa rabbia vedere quanto lui tenga a Mack.
"Tieni molto a lei, eh?" cerco di non sembrare geloso, anche se è difficile. Lui alza di poco la testa dalla mia spalla e mi guarda per qualche secondo, poi abbassa nuovamente lo sguardo.
"E'... Complicato." non capisco cosa intenda. Non è innamorato di lei?
"Che vuol dire "è complicato"?" gli chiedo.
"Non... Non ono proprio innamorato... Ma preferirei non parlarne..." mi ci vuole un po' per capire cosa abbia detto. Non è innamorato di lei! Ma... Tutti i momenti in cui vedevo che soffriva? Anche adesso. Non riesco a capire.
"Lo so che ti sembra strano, ma, ti prego, non chiedermi niente." quasi mi supplica. Non posso fare altro che acconsentire.
Rimaniamo in silenzio a lungo. Lui ha ancora la testa poggiata sulla mia spalla e spero che non la tolga, così come prima, quando ci tenevamo per mano. Quel momento è stato bellissimo. Avrei che non finisse mai. L'acqua che brillava, il rumore lieve e melodioso del mare e la luce della luna che creava una scia bianca. Sembrava magico.
In realtà, adesso la situazione è molto simile a quella di prima, anzi è anche più bello, ora è più buio e a luce della luna è più accentuata, ma ora Logan è triste. Se non lo fosse, proverei per l'ennesima volta a dichiararmi, ma non voglio che abbia altri pensieri per la testa, almeno non proprio ora.
Mi chiedo se sa già cosa fare con Mackenzie.
"Che pensi di fare, ora?"
"Beh, sinceramente, ora proprio niente." mi risponde con uno sbadiglio scherzando. E' questo il Logan che mi piace. Quello ironico e scherzoso, che trova sempre il modo di divertisi.
"Però domani gli dirò che voglio mettere un fermo alla relazione. Ovviamente, gli dirò che dovrebbe essere una cosa temporanea. Spero capisca." ed ecco che torna ad essere malinconico.
"Lo spero anche io, ma ora non pensarci, dai." lui mi guarda con sconforto.
"Come posso non pensarci?" mi chiede.
Io guardo prima lui poi l'acqua. Mi è venuta un'idea.
"Beh... Potresti provare a... Rinfrescarti un po'!" prima che se ne renda conto, mi sporgo verso l'acqua (che è molto vicina) e comincio a schizzarlo!
"Kendall! Ma è gelida!" grida cercando inutilmente di ripararsi agli schizzi con le mani. Non ci vuole molto perché cominci a ridere. Dopo qualche schizzo si decide a muoversi anche lui e cominciamo una vera e propria battaglia. Effettivamente, a quest'ora l'acqua è ghiacciata.
Ad un certo punto, ci ritroviamo a fare un corpo a corpo, spingendoci per buttarci in acqua. Io riesco a fargli perdere l'equilibrio, ma lui si aggrappa alla mia maglietta e mi fa cadere con lui. Alla fine, lui è sdraiato sulla sabbia, con l'acqua che ogni tanto lo raggiunge e lo bagna, e io sto sopra facendo leva sulle braccia e sulle gambe per non pesargli.
Siamo entrambi molto imbarazzati. Lui è tutto rosso. Probabilmente lo mette a disagio stare così con un ragazzo. E io sono troppo attratto dalle sue labbra. Sembrano morbidissime. Basterebbe così poco per baciarlo. Sarebbe un sogno che si avvera. Siamo talmente vicini che sento il suo respiro sulla pelle.
Quegli occhi. Vorrei potermici erdere dentro di continuo. Vorrei averli davanti a me sempre.
Logan ha i capelli sporchi di sabbia e anche bagnati, tanto che gli si sono attaccati alla fronte in un mdo adorabile.
"Logie?"
"Sì, Ken?" vorrei dirgli che è stupendo, che mi fa letteralmente perdere la testa e che farei di tutto per lui. Ma mi ricordo che non voglio che sia troppo confuso e decido di dirgli comunque qualcosa di carino.
"Sai che ti stanno benissimo i capelli così?" lui arrossisce ancora di più. Mi sembra che abbia preso bene il complimento e decido di fargliene un altro.
"E sai che hai dei bei occhi?" continuo a chiedergli.
"N-no, però... Anche... Anche i tuoi sono belli..." sorrido alle sue parole. Mi piace sentirglielo dire.
Siamo ripiombati nel silenzio e io non so più cosa dire.
Ora che ci penso, James e Carlos ci staranno aspettando! Saranno sicuramente incazzati!
"Logan, dobbiamo andare! James e Carlos ci aspettano!" mi alzo in fretta e aiuto Logan a fare lo stesso.
Corriamo subito verso la zona dove si mangia. Per fortuna, loro due sono ancora lì, ma sono proprio arrabbiati!
"Eccovi, finalmente, ma dove cazzo eravate finiti?! E perché Logan è bagnato?!" ci strilla contro il più alto. Mi giro verso il moro e non posso fare a meno di sorridere con lui.
"Lunga storia!" gli rispondiamo in coro.
"Che finirà con una lunga dormita!" Los è altrettanto incavolato.
Torniamo alla macchina, che non è molto lontana dalla spiaggia. E' Jamie a guidare e io e Logan stiamo nei sedili posteriori. Appena ci sediamo, la stanchezza e il sonno si fanno sentire. In pochissimo tempo, le palpebre di Logan si chiudono e lui crolla addosso a me. Inizialmente, provo a svegliarlo, ma poi lo lascio dormire. Non voglio disturbarlo e poi adoro guardarlo mentre dorme.
Appena parcheggiamo l'auto davanti alla casa del moro, sono costretto a svegliarlo. Provo a scuoterlo leggermente, ma niente. Non si sveglia nemmeno se lo chiamo. Dato che non da segni di voler aprire gli occhi, scendo dall'auto silenziosamente e, allo stesso modo, lo prendo in braccio. Per non farlo cadere, gli metto le braccia dietro la schiena e sotto le gambe. La sua testa è sulla mia spalla per la seconda volta. Spero che non stia scomodo.
Raggiungo la sua camera e esito un po' prima di poggiarlo sul suo letto. Mi piace tenerlo in braccio. Comunque, prima di andare nella mia stanza, approfitto del fatto che è bagnato per rimanere a togliergli le scarpe e la maglietta. Meglio se i pantaloni glieli lascio. Provo a togliergli un po' di sabbia dai capelli, anche se gliene rimane tanta.
Gli accarezzo dolcmente la guancia e il mio pollice finisce sulle sue labbra semichiuse. Accerezzo anche quelle, ma non mi basta. Ho ancora molta voglia di baciarlo. Non si è svegliato fin'ora, perché dovrebbe farlo per un semplice bacio a stampo? Alla fine cedo e poggio lievemente le mie labbra sulle sue. Non dura neanche un secondo, ma basta a farmi provare una miriade di emozioni allo stesso tempo: gioia, felicità, allegria, spensieratezza, paura che si svegli o di aver sbagliato e tanto altro. Ma soprattutto amore. Un amore così forte non l'avevo mai provato, nonostante che questo ragazzo mi abbia rubato il cuore da molto tempo.
Lo osservo un'altra volta e poi mi decido ad andare via. Appena prima di aprire la porta, sento un sussurro provenire da Logan.
​Kendall.
Proprio come quando mi sono innamorato di lui.
In corridoio, vedo James e Carlos e li saluto. Poi, finalmente, mi sdraio sul letto in camera mia.
Perché Logan ha detto il mio nome dopo che l'ho baciato?
Mi stava sognando?
O mi ha semplicemente riconosciuto anche se dormiva? Spero di no. Però... Se non gli fosse piaciuto... Si sarebbe svegliato e mi avrebbe detto qualcosa, no?
Ho troppe domande in testa e non riesco a rispondere a tutte prima di cadere in un sonno profondo.
 
Angolo me
 
​E riecco un nuovo capitolo! Devo dire che mi sono divertita molto a scriverlo, anche se (come al solito) pensavo che sarebbe venuto più lungo...
Chiedo scusa di nuovo per le differenze con gli altri capitoli per quel che riguarda i dialoghi, ma il mio computer é ufficialmente impazzito.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
 
 

 
 

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Capitolo 8
*** Magnifica Scoperta ***


MAGNIFICA SCOPERTA
 
Logan
 
È tutta la mattina che ho mal di testa. Sono sveglio da almeno un'ora ma non mi sono ancora alzato dal letto. Probabilmente gli altri pensano che dormo ancora. Non sono venuti a svegliarmi. Non li ho nemmeno sentiti passare, quindi o non si sono alzati nemmeno loro, o si sono mossi piano per non disturbarmi. 
Decido di alzarmi, ma faccio troppo velocemente e il dolore alla testa aumenta all'improvviso.
Riprovo più lentamente e finalmente riesco a mettermi in piedi.
Cammino cautamente, mi vesto e vado in cucina per fare colazione. C'è Kendall che appena mi vede mi viene incontro.
«Hey, come stai? Tutto bene?» sembra preoccupato. Certo, la mia faccia stanca preoccuperebbe chiunque.
«Sì, tutto bene, mi fa solo un po' male la testa.» gli dico, ma lui continua a guardarmi preoccupato. 
«James e Carlos dove sono?» cambio discorso.
«Sono andati in spiaggia. Volevano svegliarti ma gli ho detto che era meglio se ti aspettavo così avresti dormito di più. Dopo ieri sera, direi che ne avevi bisogno.» è dolcissimo quando si preoccupa così, anche se non ce ne è bisogno. 
Se Carlos e James sono usciti, deve essere tardi.
«Ma che ore sono?» lo vedo trattenere una risata.
«Sono le tre.» sgrano gli occhi e lui si mette a ridere.
«Non è divertente, ho dormito tantissimo ma mi fa ancora male la testa!» faccio l'offeso e lui torna serio.
«Scusa, ma avresti dovuto vedere la tua faccia!» più parla più faccio finta di offendermi. È divertente vedere come reagisce.
«Dai, non fare quella faccia!» mi dice. Vede che non cambio e espressione e capisco dal suo sguardo che sta pensando. Chissà cosa si inventerà per farmi smettere di guardarlo male.
Dopo un po' mi si avvicina. Molto. Forse troppo. Le sue mani vanno attorno ai miei fianchi e lui si ferma. Forse aspetta una mia reazione. Tutto questo mi mette ansia e non riesco a dire o fare niente, perciò rimango immobile. 
Dopo un po', visto che non reagisco, Kendall comincia a muovere le mani facendomi il solletico. I miei soliti film mentali. Li odio.
Nonostante la delusione, non riesco a smettere di ridere. Mi fa il solletico ovunque. Sui fianchi, sulla pancia, sul collo. Mi fa addirittura male la pancia per le risate, quindi cerco di allontanarlo ma provando a spingerlo inciampo andandogli addosso. A causa dell spinta, lui cade all'indietro con me sopra. È abbastanza imbarazzante. Come ieri sera. A pensare alla festa, mi viene in mente il sogno che ho fatto questa notte. In realtà non ricordo molto, solo che Ken mi ha baciato. Un bacio breve, a stampo, ma molto importante per me: è il primo che sogno. 
«Ti ricordi cosa ti ho detto ieri? Riguardo ai tuoi capelli e ai tuoi occhi?» arrossisco al pensiero. Mi era piaciuto tantissimo sentirmi dire quelle cose da lui. 
«S-sì, mi ri-ricordo.» devo assicurarmi di non soffrire di balbuzie. Ultimamente mi capita troppo spesso di balbettare.
«Anche la tua risata è bella. Dovresti ridere di più.» mi dice sorridendo. 
Il mio viso diventa sempre più rosso.
Perché non si alza? Perché rimane qui? A volte non riesco proprio a capirlo. Certo, nemmeno io devo essere una persona facile da comprendere. Forse a volte sono stancante con tutti i problemi che mi faccio. Forse rompo anche a lui. Il mio sguardo si incupisce di nuovo ma non faccio finta di offendermi come prima. Tutte le volte che mi ha accontenta e sta ad ascoltarmi. Quando cerca di farmi sorridere. Io non ho mai fatto niente del genere per lui, non perché non voglio, ma perché non mi viene. Lui invece è sempre spontaneo. O almeno fa sembrare ogni suo gesto naturale.
«Hey, tutto a posto?» mi chiede vedendo che mi sono rattristato.
«Sì, sì, tutto a posto è solo che continua a farmi male la testa.» gli dico usando la scusa del mal di testa, che effettivamente ho.
«Dobbiamo andare in spiaggia.» dico alzandomi. Vado direttamente alla porta senza girarmi o aiutare Kendall ad alzarsi. Esco di casa e lo aspetto davanti al cancello. Quando viene, vedo che ha in mano le chiavi della propria auto. So che sarebbe meglio andare in macchina, anche perché non sto benissimo, ma voglio vedere fino a che punto può assecondarmi e allo stesso tempo preoccuparsi per me. Farà parte delle indagini di cui ho parlato con Jamie e Los. Proprio mentre sta per aprire il veicolo, lo fermo.
«Non mi va di andare in macchina. Che ne dici fare una passeggiata? Tanto la spiaggia è vicinissima!» lui mi guarda combattuto.
«A me va bene, ma te la senti? Non hai detto che ti fa male la testa?» chiede.
«Non è niente di ché, e poi dovrebbe farmi bene un po' d'aria fresca, no?» in realtà fa molto caldo e non è per niente fresco, ma fortunatamente lui non ci fa troppo caso e alla fine cede.
Cammino molto piano, il caldo mi rallenta. Ken mi sta attaccato e cerca di stare al mio passo. 
Fin'ora, non saprei se i risultati delle mie indagini sono positivi. È vero che si preoccupa e mi da retta, ma potrebbe perfettamente essere una cosa amichevole. E non so ancora se ieri gli altri hanno scoperto qualcosa, loro non mi hanno detto niente. Glielo chiederò oggi. C'è anche qualcos'altro che devo fare ma non riesco a ricordare cosa. Era sicuramente importante. Magari Ken si ricorda.
«Oggi devo fare una cosa importante, solo che non ricordo cosa. A te viene in mente niente?» chiedo. Mi guarda per qualche secondo poi sembra venirmi in mente qualcosa.
«Beh... forse non te lo ricordi perché non vuoi più farlo ma devi parlare con Mackenzie. Per la storia della pausa.» sgrano gli occhi. Come ho fatto a dimenticare una cosa del genere?!
L'ansia comincia ad impossessarsi di me e mi fa aumentare il mal di testa. Che le dirò? Non sono neanche sicuro di volerle dire qualcosa!
Faccio una smorfia di dolore e Kendall si preoccupa subito.
«Che succede?» chiede allarmato. Non riesco a rispondergli, mi limito a sedermi sul bordo del marciapiede nella speranza che il dolore se ne vada.
«Logan dimmi qualcosa ti prego!» il tono di Kendall è quasi implorante. Non voglio farlo preoccupare ancora di più.
«Non è niente, Kendall, davvero, stai tranquillo.» non sono molto rassicurante con la mia voce bassissima e le mani attorno alla testa.
«Come posso stare tranquillo? Mentre ti sedevi sembrava che stessi svenendo, mi hai fatto prendere un infarto!» abbasso lo sguardo mortificato. Non volevo farlo arrabbiare.
«S-scusa.» riesco a dire. 
Restiamo in silenzio per qualche secondo poi parla lui.
«Resta qui io vado a prendere la macchina.»
«Ma non...» provo a dire, ma lui si è già allontanato. Prometto a me stesso che quando tornerà, io sarò più calmo e non lo farò preoccupare.
Ci mette pochissimo, talmente poco che spero non gli arrivi una multa per eccesso di velocità.
Non mi da il tempo di alzarmi che è già vicino a me per aiutarmi a sedermi in auto. Comincia a comportarsi da "mamma iper protettiva". Scommetto che se glielo dicessi si vergognerebbe da morire.
«Stai meglio?» mi chiede. Io ne approfitto per prenderlo in giro.
«Sì, mammina.» lui fa una faccia stranita e poi si mette a ridere leggermente.
«Mammina, fai sul serio?» dice mentre va al posto del guidatore.
«Certo!» affermo.
«Ti manca solo un grembiulino e un kit del pronto soccorso a portata di mano!» continuo. 
«Se proprio vuoi, non ci metto niente ad andare a comprarli!» scherza mentre accende la macchina e parte.
«No, per carità! Altrimenti mi tocca chiamarti mamma a vita!» ci mettiamo entrambi a ridere all'idea.
Dopo cinque minuti arriviamo in spiaggia. Ci dirigiamo (Kendall che mi sta attaccato) verso il bar di ieri e vediamo James, Carlos e Mackenzie seduti ad un tavolo. La scena è abbastanza drammatica a prima vista: Carlos ha la testa tra le mani e Mackenzie strilla al telefono. L'unico apparentemente tranquillo è James che scuote Los per la spalla nella speranza di consolarlo, anche se con scarsi risultati.
Le urla di Mack sono incomprensibili e non mi danno la possibilità di capire cosa stia succedendo. Capisco solo che qui la situazione è molto più grave della mia. Guardo preoccupato i camerieri dietro il bancone del bar ma non sembra che la faccenda gli interessi molto. Forse non ci butteranno fuori, almeno per ora. 
Ci avviciniamo ancora ai ragazzi e incuriositi gli chiediamo cosa sia successo. Per tutta risposta, James prende il telefono dalle mani della ragazza per poi passarlo a me. Vedo il nome di Alexa sullo schermo e questo mi fa capire perché i più preoccupati siano suo marito e la sorella. Spingo il pulsante del vivavoce e poi parlo.
«Alexa? Sono Logan, va tutto bene?» chiedo con una leggera preoccupazione che mi hanno trasmesso gli altri.
«Sì tutto bene solo che devo dirvi una cosa.» lei sembra essere abbastanza calma nonostante che il tutto sia partito da lei.
«Ecco... Questa mattina ho fatto il test... E... E sono incinta!» Kendall ed io sgraniamo gli occhi nello stesso momento. Mackenzie non riesco a trattenere l'ennesimo grido emozionato. Dalla sua espressione molto rendo conto che in realtà è contenta.
«Lex ma è una notizia fantastica!» esclama Kendall allegro.
«Sì, ma... Ancora non ho capito cosa ne pensa Carlos.» il tono di Alexa si fa più serio e indeciso. Il mio sguardo passa a Carlos che sembra non recepire più nessuno stimolo. Solo alla frase di Alexa si decide ad alzarsi. Mi strappa il telefono dalle mani, toglie il vivavoce e avvicina l'apparecchio all'orecchio.
«Alexa, amore, non devi nemmeno chiedertelo! Sono felicissimo, sarà bellissimo avere un figlio!» noi altri ci guardiamo tra di noi e ci allontaniamo uscendo dal bar. È il caso di lasciarli parlare da soli.
Con tutto quel che è successo, mi sono completamente scordato del mio mal di testa e ora che ci ripenso mi accorgo con gioia che non ho più dolore.
«Ma voi ce li vedete Carlos e Alexa che fanno i genitori?» chiede a un tratto il più alto. Noi sorridiamo leggermente.
«Alexa sicuramente sì. È per Carlos che sono più insicuro.» guardo Kendall incuriosito.
«Beh, lo conosci. Non vorrei che si ritrovasse il figlio chiuso nell'armadio!» risponde lui facendoci ridere.
«Magari, invece, avere un figlio lo aiuterà ad essere più responsabile!» replico.
Quando arriviamo in un punto imprecisato della distesa di sabbia, decidiamo di farci un bagno. Mentre prendiamo i costumi dalle borse che Jamie e Los avevano già portato in spiaggia, io mi allontano un po' con il castano. Voglio chiedergli se ha scoperto qualcosa a proposito di Kendall.
«Senti, per caso con Carlos hai scoperto qualcosa riguardo... Ecco... Kendall?» mi imbarazzo un po' a parlarne. Fino a pochi giorni fa nessuno sapeva di cosa provo e devo ancora farci l'abitudine a condividere questo segreto con qualcuno.
«Gli abbiamo chiesto se gli piace qualcuno, ma ha negato.» abbasso leggermente lo sguardo. Non ha detto neanche che effettivamente qualcuno gli piace. Le mie possibilità sono praticamente nulle.
«Però io non lo prenderei alla leggera.» continua lui.
«Come fai a dirlo?» chiedo.
«Quando ha negato, si è girato verso la spiaggia, dove stavi tu. Poi, alla festa, continuava a dirci che era meglio tornare alla pista da ballo, dove stavate tu e Mackenzie. Noi dicevamo di no ma non ci ha dato retta ed è tornato da te. E poi quando sei scomparso dopo aver litigato con Mack, è andato a cercarti senza dirci niente.» effettivamente, se le cose sono messe così, sembra tutto positivo. Però quella dello sguardo verso di me potrebbe essere un caso e il resto semplici gesti d'amicizia. Forse sono io che sono troppo pessimista, ma non posso dare nulla per scontato.
«Non so, James. Tu che ne pensi?» lo guardo pieno di dubbi.
«Penso che qualcuno che aspetterebbe anche tutto il giorno che qualcun'altro si svegli perché preoccupato, provi molto più che semplice amicizia per quella persona.» afferma sicuro. Vorrei avere almeno metà della sua certezza. Però mi vengono in mente tutte le consolazioni, gli aiuti, le preoccupazioni e le premure di Kendall verso di me. Magari qualcosa che va oltre l'amicizia c'è davvero. Non sarà amore, però... forse vale la pena farsi qualche illusione positiva.
Il nostro discorso si interrompe quando Kendall e Mack ci chiamano per andare a fare il bagno.
Mackenzie sembra essersi completamente scordata della discussione di ieri. Parlarle ora della nostra relazione mi sembra un po' crudele. Dopo un notizia così bella da sua sorella, non voglio certo rovinarle l'umore. Però Kendall continua a guardarmi come se non aspettasse altro che vedermi parlare in disparte con lei. Lui è sicuro che sia la cosa giusta prenderci una pausa. Direi che anche questa è una cosa positiva!
Credo che le parlerò dopo, quando sarà più tranquilla e meno gasata.
Quando finiamo il bagno e torniamo in spiaggia, Carlos sta ancora parlando al telefono. Solo quando si accorge di noi si rende conto che sta parlando con Alexa da molto. Saluta la moglie e poi si dirige verso di noi.
«Ci devo ancora fare l'abitudine!» è la prima cosa che ci dice.
«Tranquillo, quando avrà diciotto anni e se ne andrà di casa ti mancherà poco per abituartici!» ironizza James.
Decidiamo di festeggiare tutti e cinque insieme. Torniamo a casa mia con la macchina di Kendall.
Ormai si è fatta sera e visto che nessuno di noi ha voglia di cucinare, decidiamo di ordinare la cena. Mentre mangio penso a cosa dire a Mackenzie. Non voglio che ci rimanga troppo male, anche perché se si arrabbia è probabile che non mi vorrà più in futuro. Potrei cambiare idea (conoscendomi è probabile) e magari vorrò cambiare idea e tornare con lei. Mi sto dando dando l'egoista da solo. No, non devo pensare a come sembrerò. Lo devo fare e basta, ormai ho deciso. 
A fine cena Carlos è ancora entusiasta. Lo siamo anche noi per lui e abbiamo deciso che Alexa verrà a stare qui. Los vuole stare il più possibile con lei e noi non possiamo certo
impedirglielo, anzi vogliamo vederla tanto anche noi,
soprattutto sua sorella. 
Finalmente mi decido e dico a Mackenzie se può venire con me in camera mia. Dal suo sguardo sembra che si aspetti chissà che. Non sa quanto rimarrà male. 
Entriamo e subito vado a sedermi sul letto chiedendole di venirmi vicino. 
«Senti Mack, lo so che forse non capirai perché, ma ti devo parlare della nostra relazione. Ti prego di farmi meno domande possibile!» lei sbatte varie volte le palpebre. L'ho decisamente colta di sorpresa.
«Ma... Non capisco, di cosa dovremmo parlare? Va tutto bene, no?» io abbasso leggermente lo sguardo. Non è un buon inizio.
«E invece dobbiamo parlare. Anzi, io devo parlare, perché il problema è mio, tu, purtroppo, sei solo... Una vittima, diciamo così.» non credo di essere molto bravo a consolare le persone. È Kendall quello bravo in queste cose. Molto bravo.
«Logan, ma perché parli così?» devo dirglielo e basta. Come quando si toglie un cerotto e per sentire meno dolore lo si stacca dalla pelle con un colpo secco.
«Ok, Mackenzie, io credo che lo abbia notato anche tu, ma non andiamo più d'accordo! Siamo in divergenza su tutto, a te non stanno bene i miei ritmi e viceversa, quindi l'unica cosa che possiamo fare è...» le sue urla mi bloccano.
«Non dirlo, non osare aggiungere una sola parola!» mi blocco per qualche secondo, ma poi continuo a parlare.
«Mackenzie, io voglio fare una pausa. Ne ho bisogno anzi ne abbiamo bisogno! Te lo giuro è solo una pausa! Quando entrambi ci saremo riadattati, se lo vorremo ancora, torneremo insieme ma ora fermarci!» noi n so nemmeno io cosa sto dicendo. Mi sembra di buttare parole a caso senza un senso logico. Ma il volto rosso e bagnato di Mackenzie mi fa capire che sono stato anche troppo chiaro.
«Perché dici questo? Non ti riconosco più! Sai una cosa? Se tu ora sei così non voglio stare con te! Anzi sono felice che tu abbia preso questa decisione, per quanto sia assurda e insensata! Anzi, è proprio una stronzata, ma va bene!» sbraita spalancando la porta che va a sbattere contro il muro. Non poteva andare peggio!
Cerco di raggiungerla, ma quando arrivo all'ingresso lei è già andata via. Fortunatamente casa sua è vicina e non dovrebbe accaderle niente.
Vado in sala da pranzo, ma i ragazzi non ci sono. Controllo in altre parti della casa, ma niente. Forse sono andati nella sala hobby. Quando vado a controllare, lì trovo proprio lì a sfidarsi in alcuni dei giochi a disposizione. Kendall mi guarda come a chiedermi come è andata e per risposta squoto leggermente la testa. Lui sospira dispiaciuto. Gli altri due mi guardano incuriositi, non sapendo di cosa io abbia parlato con Mackenzie. Non ce la faccio a spiegarglielo ora. Voglio solo andare a dormire e svegliarmi domattina senza fare sogni, perché sono sicuro che quelli che farò saranno incubi. In silenzio, torno in camera mia e dopo essermi messo il pigiama, mi infilo sotto le coperte. Sento dei passi e poco dopo qualcuno bussa alla porta.
«Chi è?» chiedo svogliatamente. Non ho voglia di parlare o di vedere qualcuno.
«Sono Kendall, posso entrare?» mi risponde. Gli do il permesso di entrare, anche se vorrei rimanere solo.
Lui si siede sul bordo del letto senza dire niente. Il silenzio dura molto, forse si aspetta che sia io a dire qualcosa. Sono sul punto di raccontargli come è andata, quando è finalmente lui a parlare.
«Mi dispiace che sia andata male. Mi sento anche un po' in colpa.» lo guardo mettendomi a sedere.
«Ma che dici? Tu non hai fatto proprio niente!» 
«Beh, un po' ti ho incoraggiato.» 
«Ma la decisione è stata mia! È, vero, tu mi hai dato dei consigli, ma non ti devi mica sentire in colpa!» cerco di convincerlo, ma ogni tentativo sembra inutile.
«E, anche fosse, perché ti devi sentire in colpa? Io non sono pentito di quel che ho fatto! Mi dispiace che Mackenzie abbia reagito male, ma per il resto è tutto ok!» sembra ancora un po' dubbioso, ma non replica, quindi chiudiamo l'argomento tornando in silenzio. È vero che non sono pentito, ma è anche vero che sono un po' triste. Gli incubi sono assicurati. Sarebbe bello se Ken rimanesse qui con me. L'ultima volta, non ho avuto incubi proprio perché abbiamo dormito insieme. Ma mi vergogno a chiederglielo di nuovo, non vorrei sembrargli infantile.
«Vuoi che ti lasci dormire?» mi chiede. Io nego senza pensarci. Non voglio più stare da solo, ma con lui.
«Puoi rimanere ancora un po'?» gli chiedo sdragliandomi. Vedo che anche lui vuole stendersi, quindi mi sposto in modo che stia comodo. Il silenzio, per l'ennesima volta, torna a dominare nella stanza. Non è un silenzio imbarazzato, solo che non abbiamo nulla di cui parlare o, addirittura, non vogliamo dire niente.
Lo osservo attentamente senza farmi notare (per fortuna ha gli occhi chiusi). Ogni tanto cambia posizione tirando su l'unica coperta leggera che ci copre. Ora è sdraiato a pancia in su e posso vedere bene il lento movimento del suo petto mentre respira. Vorrei poggiarvi la gesta, ascoltare i battiti del suo cuore e sentirmi protetto tra le sue braccia. Ma non posso. Sarebbe troppo. Perciò mi avvicino semplicemente sfiorando la sua spalla con la testa. A quel leggero contatto, Kendall apre gli occhi e mi guarda. Io arrossisco leggermente per la situazione. Chissà che ne pensa lui. Come risposta alla mia domanda inespressa, ottengo un abbraccio. Per poter abbracciarmi, Kendall si sdraia su un fianco e così posso percepire benissimo il suo odore stando vicino al suo collo. È caldo e rassicurante.
Con timidezza, poggio la punta delle dita sul suo petto. Comincia a non importarmi di come potrebbe interpretare questi gesti affettuosi. Finché continuerà ad accettarli, finché non se ne andrà lasciandomi solo, me ne fregherò. Ho bisogno di questi contatti con lui, perché sono la cosa più vicina a dei gesti d'amore che io possa avere. E giuro che continuerò a lottare per averli, perché senza di questi non posso vivere.

Angolo me:

Ci credete? No? Bene, nemmeno io!
Come potete vedere, non solo ho aggiornato, ma i dialoghi sono quelli di sempre! Ho dovuto lottare un po' col computer, ma ce l'ho fatta!
Questo capitolo è dedicato a Carlos e Alexa e alla loro sicuramente magnifica bimba! So che non sembra una dedica a loro, ma in fondo, i protagonisti sono i Kogan e francamente non sono riuscita a staccarmi troppo da loro.
Ora posso essere si cura che non mi ucciderete!
... Vero?

 

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Capitolo 9
*** La Barca ***


LA BARCA
 
Kendall
 

Non ho chiuso occhio stanotte. Sono rimasto sempre sveglio per essere sicuro che Logan stesse bene. Probabilmente lui non si aspetta che io sia rimasto, forse crede che dopo un po' io me ne sia andato. Ma non perderei mai l'occasione di osservarlo per ore, senza dover badare a non sembrare strano o inappropriato.
Al contrario di quel che pensavo, Logan non si è agitato dormendo. Ero sicuro che avrebbe fatto almeno un incubo e invece è stato tranquillo.
Vedo che si muove leggermente e capisco che sta per svegliarsi. Gli accarezzo delicatamente la guancia. La sua pelle è morbida e liscia. Vorrei tanto baciarlo ancora una volta, ma non faccio in tempo perché si sveglia. Tolgo la mano dal suo viso forse troppo in fretta, ma sembra che lui non ci faccia caso, è ancora stordito per essersi appena svegliato.
«Buongiorno, Logie.» lo saluto.
«'Giorno.» mi risponde lui, richiudendo gli occhi, per poi spalancarli all'improvviso.
«Kendall! Credevo... Credevo che ieri sera fossi andato via!» mi dice stupito. 
Non rispondo, semplicemente gli sorrido e lui fa lo stesso. Spero si sia ripreso da ieri, stava piuttosto male, anche se lo negava. 
«Come stai?» gli chiedo senza andare troppo nei particolari.
«Bene, grazie.» risponde, anche se nella sua voce avverto un filo di malinconia.
«Sicuro?» non vorrei insistere, ma se si sfoga sono certo che starà meglio.
«Sì, Kendall! E smettila, prima che ricominci a chiamarti mammina!» a questa "minaccia" ridiamo entrambi. Se devo essere sincero, è carino quando mi chiama così. Non so nemmeno io il perché, ma la trovo una cosa molto dolce. E devo ammettere che ci sta come "nomignolo"! 
«Sul serio, però. Se hai bisogno di sfogarti io ci sono, capito?» lo guardo negli occhi. Ultimamente c'è riflessa troppa paura in essi. Lui la maschera abbastanza bene, quando vuole. Ma se lo guardo in quei pozzi marroni posso capire con facilità come si sente davvero. Anche ora si vede che si sta trattenendo, che non è rilassato.
«Devi rilassarti un po' di più.» ora anche lui mi guarda negli occhi. Mi ci perdo così tanto che non riesco neanche a percepire il tempo che passa. Non so se stiano passando ore o pochi secondi. Nemmeno quando la porta si spalanca torno alla realtà. Nemmeno quando Carlos parla chiedendo a Logan se è sveglio, interrompendosi di colpo quando si accorge della mia presenza. Solo all'improvvisa scomparsa del contatto visivo con Logan (che si è messo a sedere con uno scatto) mi rendo conto che c'è ancora un mondo attorno a me. Mi siedo anche io e guardo i due intrusi che, a loro volta ci fissano.
«Ehm... Scusate il disturbo, ma oggi è un po' nuvoloso e pensavamo che...» Los non riesce a finire la frase che James lo interrompe, mettendo me e Logan terribilmente in imbarazzo.
«Carlos, probabilmente abbiamo interrotto qualcosa, meglio lasciarli stare...» il moro passa dalla sua normale carnagione ad un rosso vivace in un tempo da record e io non sono da meno.
«Interrotto? N-no... Noi... E-ecco.... Avete capito male! Stavamo solo...» dopo un goffo tentativo di spiegarsi, Logan si arrende e lascia che sia io a parlare.
«Ieri sera ci siamo messi a parlare e dopo un po' io mi sono addormentato. Lui non ha voluto svegliarmi, quindi sono rimasto qui tutta la notte. Vero Logan?» ho cercato una scusa per evitare "l'argomento Mackenzie". Dal sorriso complice che mi fa Logie capisco che apprezza.
«Okay, come volete. Comunque, stavo dicendo, che oggi è nuvoloso, quindi non credo sia il caso di andare in spiaggia.» dice Carlos. Guardo fuori dalla finestra e noto che un po' di nuvole ci sono, ma non tante perché piovi.
«Non credo che sia il caso di preoccuparsi. Aspettiamo l'arrivo di Alexa e se non si è ancora messo a piovere usciamo, okay?» propongo.
«Sì, mi sembra una buona idea!» esclama il latino con un sorriso a trentadue denti, provocato sicuramente dal ricordo della moglie.
«Noi andiamo a fare colazione. Voi due non metteteci troppo a "chiacchierare".» dice James virgolettando l'ultima parola. Io, indispettito, gli lancio contro un cuscino che lo centra in pieno viso e sfiora la testa dell'altro.
«Hey, stavi per colpirmi!» esclama proprio Carlos, dopo che James se ne è andato.
«Guarda che ne ho anche per te!» lo minaccio sollevando un altro cuscino.
«Okay, okay, sto zitto!» dice.
«E te ne vai!» aggiunge Logan.
«Sto zitto e me ne vado, ricevuto!» e finalmente se ne va.
Io e Logan ci guardiamo un attimo e poi scoppiamo a ridere. Dovremmo sentirci in imbarazzo, ma le risate da mal di pancia sono troppo forti per permetterci di pensare bene. Ridiamo talmente tanto che siamo costretti a sdraiarci di nuovo, per evitare seri danni allo stomaco. Quando finalmente le nostre risate si spengono, riesco ad alzarmi per andare in camera mia a cambiarmi e lasciare che Logan faccia lo stesso.
Ho ancora i vestiti di ieri, con l'ansia che avevo per Logan non mi sono nemmeno preoccupato di mettermi il pigiama

Alexa arriva molto presto, appena dopo la colazione mia e di Logan. Il marito non le da neanche il tempo di scendere dall'auto che già la carica d'affetto. È anche esageratamente preoccupato. Lei sarà incinta da neanche una settimana e lui già si preoccupa di chiamare l'ospedale per farla ricoverare! Mi ricordano un po' me e Logan. Con la differenza che loro due stanno insieme e si amano entrambi.
Quando finalmente Los si da una calmata, noi altri salutiamo calorosamente Alexa. Dopo che lei ha mangiato qualcosa (sotto ordine di Carlos) e che abbiamo preparato le borse con l'attrezzatura per il mare, andiamo in spiaggia. Durante il tragitto, ci viene l'idea di affittare una barca. Appena arriviamo, chiediamo informazione e, notando che non costa neanche troppo, ne affittiamo una per oggi. È praticamente uno yacht di piccole dimensioni! Ha tre camere, di cui una singola. Alexa e Carlos, ovviamente, prendono una delle due doppie e io, con vari giri di parole, ottengo l'altra con Logan. Quando ci entriamo, noto che purtroppo i letti sono separati (e attaccati alle pareti) ma pazienza, è già tanto aver affittato una barca così spaziosa. In fondo al corridoio delle camere, c'è un bagno, che in mare non deve essere molto comodo.
Dopo esserci messi in costume, saliamo tutti sul ponte.
Carlos si mette alla guida del mezzo e ci porta lontano dalla spiaggia. Dopo di che, ci fermiamo e cominciamo a buttarci in acqua.
«Provo a buttarmi all'indietro!» esclama ad un certo punto Logan, che è seduto sulla ringhiera di sicurezza. L'ansia non tarda ad arrivare. Spero non si faccia male.
«Okay, vai!» lo esorta James, mentre io lo guardo apprensivo.
Non capirò mai perché non si sia buttato nel punto senza ringhiera, ne come abbia fatto a non accorgersi del suo piede incastrato ad essa. Fatto sta, che non faccio in tempo ad avvertirlo che lui si è già dato la spinta. È già quasi in acqua quando urla di dolore.
Noi ci affacciamo subito alla ringhiera. Vedere che non torna subito in superficie mi fa scattare e in un secondo sono in acqua anche io. Devo tenere gli occhi chiusi per via dell'acqua salata, ma fortunatamente lo trovo lo stesso. Lo tengo stretto a me mentre nuoto per arrivare in superficie, dove posso finalmente aprire gli occhi e guardarlo. Ha ingoiato un po' d'acqua e ora sta tossendo. Ha gli occhi rossi. Probabilmente ha tenuto sia la bocca che gli occhi aperti per la sorpresa del dolore. Ancora non l'ho lasciato, col piede che gli fa male non può nuotare. A parte tutte queste cose, sta bene. È ancora vivo. Il problema è risalire sulla barca. Mi avvicino alla scaletta attaccata alla barca e mi ci aggrappo con una mano e mi tiro su, poggiando i piedi sui pioli. L'altro braccio è ancora attorno a Logan, che ogni tanto fa dei versi di dolore. Non riesco a salire bene dovendo tenerlo, ma se lo lascio questo rischia di affogare!
Come se non bastasse, il cielo si riempie sempre di più di nuvole scure e comincia a fare un certo freschetto.
«Invece di rimanere lì impalati dateci una mano!!» dico in tono poco gentile agli altri, che sono rimasti sulla barca senza far niente. James allunga subito un braccio verso Logan. Quando quest'ultimo lo afferra, riesce a sollevarlo un po', così Carlos può riportarlo sulla barca. Io mi sbrigo a risalire e dopo porto di corsa Logan in cabina. Lo faccio sdraiare, così può riprendere fiato. Anzi, possiamo riprendere fiato. Mi ha fatto prendere uno spavento così grande che non mi sono ancora ripreso. 
Appena ci tranquillizziamo entrambi, do sfogo alla mia preoccupazione, anche se in modo brusco.
«Ma che cosa ti è saltato in mente?! Buttarti dalla ringhiera, per di più all'indietro?! E come cazzo hai fatto a non accorgerti che avevi il piede in una posizione più che sbagliata?!» vedo i suoi occhi chiudersi, mentre butta la testa all'indietro, lasciandola cadere sul cuscino non esattamente comodo. Non ci vuole neanche un secondo perché cominci a singhiozzare. Cerca inutilmente di fermare le lacrime con le mani.
Sono un idiota. Era già abbastanza sconvolto senza che io lo criticassi. In più il piede gli fa ancora male. Complimenti Schmidt, davvero bravissimo!
Mi avvicino a lui accarezzandogli la spalla.
«Scusa, ho esagerato. Perdonami.» le mie parole non fanno nessun effetto. Allora provo a sollevarlo, facendogli poggiare la testa sulla mia spalla. Lui sussurra un flebile "scusa" con il suo solito tono timoroso e balbettante.
«Non mi devi chiedere scusa di niente, sono io che non dovevo dirti quelle cose.» adesso sembra calmarsi, anche se il suo respiro non è esattamente regolare. Gli prendo il viso tra le mani e lo osservo. Non mi stava chiedendo scusa solo perché pensava di doverlo fare per me. Credeva davvero di aver sbagliato. E probabilmente l'ho convinto io di questo, sgridandolo. Lo vedo da come cerca di schivare il mio sguardo.
«Il piede ti fa molto male?» decido che è meglio cambiare discorso.
«S-solo un po'.» dice in modo per niente credibile.
Lascio il suo viso per prendergli il piede. Ha la caviglia un po' rossa e gonfia, quindi deduco che quello è il punto dolente. Comincio a massaggiarlo piano, per non fargli ancora più male. Inizialmente si irrigidisce un po', ogni tanto fa dei salti se tocco una parte particolarmente dolorosa, però poi si abitua e si rilassa. Si stende di nuovo, richiudendo gli occhi. È ancora bagnato. Lo osservo quasi con adorazione. Mi perdo talmente tanto che, dopo un po', lui mi chiede perché mi sono fermato (cosa di cui non mi ero minimamente accorto). Io ribatto che ha bisogno di dormire. Anche se più volte afferma il contrario, riesco a convincerlo e dopo neanche dieci minuti si addormenta.
Torno di sopra dagli altri e la prima cosa che noto è che fa molto più freddo, c'è un sacco di vento e probabilmente comincerà a piovere. Inoltre la barca barcolla molto ed è difficile stare in piedi.
«Forse è meglio andare via.» suggerisce Alexa. Noi le diamo ragione e Carlos cerca di farci tornare a riva.
Torno nuovamente in cabina per prendermi una maglietta è una felpa, ma mi blocco vedendo che Logan sta tremando di freddo. Non si è svegliato, però trema come una foglia. Mi siedo per terra, in modo che i nostri visi siano alla stessa altezza. Gli accarezzo la testa, il braccio, la schiena. Improvvisamente mi è venuta una grande malinconia che comincia piano piano a impossessarsi di me. Non so perché, ma sento di doverlo stringere forte. Mi sdraio accanto a lui, in questo letto troppo piccolo per due persone. Lo abbraccio e, miracolosamente, lui smette di tremare. Anche io non sento più freddo.
«K-ken.» sussurra lui nel bel mezzo di chissà quale sogno. Continuo ad accarezzarlo, stringendolo sempre di più. Non voglio lasciarlo per nessuna ragione. 
Dopo un po', lo vedo fare una smorfia e poi comincia a lamentarsi. Un altro incubo.

Angolo me:

Mi dispiace avervi fatto aspettare tanto per un capitolo così piccoloma le idee non mi arrivavano proprioComunque... Da ora vi autorizzo a stalkerarmi per scoprire dove abito e uccidermiSoprattutto per quel che succederà nel prossimo capitolo...
Okaymi fermo altrimenti rischio lo spoiler più grande del mondo.

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Capitolo 10
*** L'incidente ***


L'INCIDENTE
 
Logan

Mi sveglio improvvisamentePeròguardandomi attornonoto che la stanza non è quella in cui mi sono addormentatoAnziè completamente biancanon ci sono muri e non c'è nè il letto di Kendall nè il mioPerò lui c'èSta guardando in un punto indefinito sopra di meHa uno sguardo vuotocome se non vedesse nienteProvo a farmi notaremi muovolo chiamolo toccoNienteNon reagisceMi arrendo e resto fermo a guardarlo.
Dopo alcuni minuti è lui a parlarefinalmenteMa quello che dice non mi piace per niente.
«Perché mi hai abbandonatoLoganDovevi restare con me e invece te ne sei andatoPerché lo hai fatto?» lo guardo sgranando gli occhi.
«Ma io non sono andati da nessuna partesono quilo vedi che ci sono?» gli chiedo prendendogli la manoche scivola subito via dalle mie ditaSolo dopo un po' mi rendo conto che non sta parlando davvero con meO meglioma non direttamente con meMi giro e quasi mi viene un infarto per quel che vedoCi sono ioin un letto d'ospedale. Ho gli occhi chiusiun aerosol che mi copre le labbra e vari fili che mi collegano ad un elettrocardiogrammache da delle linee vitali davvero basseKendall va a sedersi sul bordo del lettopoggiando la mano sulla mia (cioè su quella dell'altro Logan). Porta la mia mano fino alle labbra e vi lascia un leggero bacioFa la stessa cosa sulla fronte e accarezza la guanciaSfiora l'aerosol con le ditaCredo che vorrebbe toglierloanche se non so il perché. La risposta mi arriva direttamente dalla voce di Kendall.
«Vorrei tanto baciartiLoganMa non possoTi farei stare più male e poi probabilmente non vuoiForse mi odieresti se sapessi tutto.» non riesco a capirloPerché mai dovrei odiarloMi sembra me quando penso a come sarebbe se sapesse che... AspettaAbbiamo paura della stessa identica cosa.
La consapevolezza mi colpisce come un fulmine a ciel sereno.
«Kendallnonon devi avere paura!» provo a spiegarmima lui continua a non sentirmi e poi io mi sento stranoMi sembra di allontanarmi dalla scenaEd è cosìSto andando sempre più indietroA un certo puntosento un rumore acuto provenire dall'elettrocardiogrammaNon mi ci vuole molto per capireSto morendo.
Kendall comincia a piangere e ad urlareVorrei dirgli che tutto questo è fintoche io in realtà sto beneMa sono troppo lontano e lui continua a non sentirmiOrmai nemmeno io lo sento piùRiesco a sentire solo quel rumore acuto che mi sta spaccando i timpaniContinua anche quando la scena scompare per far posto al buioAlla fineperòsi interrompe.
Sono morto.

Spalanco gli occhi e caccio un urlo. Quando mi accorgo che Kendall è sdraiato vicino a me, lo abbraccio d'istinto.
«Scusa, ma ho fatto un incubo terribile e...» non riesco a finire la frase che Kendall mi blocca.
«Tranquillo, ti capisco. Mentre tu dormivi, anche io ti ho abbracciato. Sentivo una strana malinconia, non so perché.» mi dice con un piccolo sorriso. Visto che non ha nulla in contrario, lo abbraccio di nuovo mettendo le braccia attorno al suo collo.
«Era così brutto il sogno?» mi chiede.
«Sì, orribile. Mi sono anche spaventato tanto.» dico ripensando alla brutta sensazione di assistere alla mia morte.
«Infatti ti sei agitato molto. Continuavi ad urlare. Cosa è successo?» abbasso lo sguardo. L'ultima volta ha funzionato parlarne. Solo che non posso raccontarglielo per filo e per segno. Però qualcosa gliela dico.
«Beh... C'ero io... In un letto d'ospedale. Solo che non ero proprio io. Cioè sì, ma il vero me stava bene e assisteva alla scena cercando di svegliarmi. Ma non funzionava e dopo un po'... Beh... Morivo.» gli racconto, tralasciando del tutto il fatto che ci fosse anche Ken.
«Sì, è molto brutto. Solo che c'è qualcosa che non quadra. Spesso hai detto il mio nome, ma, da quel che mi hai detto, io non c'ero.» fantastico. Dovrei bendarmi la bocca prima di dormire. 
«A dirla tutta... Tu c'eri. Eri preoccupato per me e quando... Quando il Logan che stava bene provava a parlarti, tu non riuscivi a sentirlo. Per te era come se non esistesse.» beh, ho detto quasi tutto.
«Però tu stai bene, non devi avere paura, okay?» dice con tono rassicurante.
«Certo.» rispondo semplicemente.
«Beh, stai bene a parte che per il piede. Ti fa ancora molto male?»
«Un po'. Mi aiuti ad alzarmi? Voglio vedere se riesco a reggermi in piedi.» lui annuisce e si mette in piedi. Io mi siedo e poi lui mi prende la mano, per darmi qualcosa a cui aggrapparmi. Mi faccio forza e in poco tempo sono in piedi. Tengo il piede che mi fa male (il sinistro) leggermente alzato, ma fa male comunque. Traballo un po', anche perché la barca si muove molto e non aiuta. Kendall, vedendo che sono in difficoltà, mi mette un braccio attorno alla vita e mi fa poggiare alla sua spalla. Provo a fare un passo e sembra che vada tutto bene. Fa un po' male, ovviamente, ma è sopportabile. 
«Dai, stai andando bene!» mi dice Ken dopo un po' di passi.
«E la barca non è stabile, quindi è ancora meglio, no?» aggiunge. Effettivamente, se sto andando bene qui, figuriamoci camminando su un terreno stabile. Però, ora che ci penso, prima la barca non si muoveva così tanto.
«Kendall, ma secondo te il mare si sta agitando?» gli chiedo leggermente preoccupato.
Non fa in tempo a rispondermi, che qualcosa colpisce l'imbarcazione e ci fa quasi cadere. A questo punto non c'è bisogno di una sua risposta. Ci risediamo entrambi un po' preoccupati.
«Carlos ci sta riportando sulla spiaggia, fra un po' andrà tutto bene.» lo dice come se volesse rassicurare me, ma quello più preoccupato è decisamente lui. Io non sono molto allarmato. Sono solo un po' di onde, del resto. E poi stiamo tornando a riva.
La mia calma viene violentemente frantumata dall'entrata improvvisa e fragorosa di James.
«Ragazzi, fuori la situazione è terribile! Ha cominciato a piovere e le onde si sono alzate tantissimo tra non molto l'acqua entrerà nelle cabine!» il castano parla in fretta e col fiatone, scaricandoci addosso molta ansia. Guardandolo meglio noto che si è messo addosso una felpa, probabilmente per il freddo, ma non credo che sia molto efficace dato che è completamente bagnata! 
Io e Ken non facciamo in tempo a dire niente che un'onda molto più forte della precedente colpisce la barca facendo cadere tutti e tre. Dopo che ci siamo ripresi, il biondo dice qualcosa.
«Okay, James, tu torna di sopra, io ti raggiungo subito!» Jamie annuisce intimandogli di sbrigarsi, poi se ne va.
«Logan, tu rimani qui!» lo guardo un attimo sconvolto.
«Non se ne parla, Kendall! Non posso restarmene qui a far niente senza sapere cosa vi succede!» obbietto.
«E invece rimani! Non puoi andare di sopra col piede in queste condizioni, ti faresti male! Ti prometto che tra un po' torno, ma tu non devi muoverti, capito?» io esito un po', ma alla fine annuisco e lo faccio andare.

Sono passati secondi, minuti. Forse è da mezzora che sono qui da solo e Kendall non è tornato. Sono preoccupatissimo. Se gli fosse successo qualcosa? Ci sono state molte altre onde forti, alcune mi hanno fatto anche temere che la barca si ribaltasse!
Come se non bastasse, ora qua dentro è entrata dell'acqua che per ora non è di quantità esagerate. 
Sono sul punto di provare ad alzarmi per uscire, quando la porta si spalanca mostrando un Kendall completamente fradicio! Rimango a bocca aperta: è molto più bagnato di quanto lo era James e sulla guancia sinistra fa bella mostra di se un taglio sanguinante! 
«Ma... Kendall, cosa...»
«Un'onda mi ha centrato in pieno e sono andato a sbattere sulla ringhiera.» sulla ringhiera? Quindi stava per cadere in acqua? No, cazzo, poteva morire!
Non riesco a dire niente sono troppo impegnato a sconvelgermi ogni secondo di più. Kendall mi racconta come stanno andando le cose. La corrente è fortissima e ci impedisce di raggiungere la riva. In lontananza, hanno visto il bagnino chiamare i soccorsi, ma finché non arriveranno dovremo resistere.
«Kendall... Ho paura che vi succeda qualcosa e non mi piace stare qui, perché mi impedisce di darvi una mano! Se cadessi di nuovo, voglio poterti aiutare!» cerco di convincerlo, ma è inutile, non mi darà mai retta.
«Logan, là sopra quello più a rischio saresti tu! Non lo dico per cattiveria, assolutamente, ma peggioreresti la situazione!» sbuffo. Non posso che dargli ragione, però penso che esageri. Ormai ci ho fatto quasi l'abitudine, ma è un continuo stare in ansia per me. Stranamente, lui sta pensando la stessa cosa.
«Perché ti preoccupi così tanto? Fra poco sarà tutto finito, è inutile pensarci!» esclama. Io abbozzo un sorriso malinconico. Se rispondessi con sincerità la smetterebbe di sicuro di preoccuparsi, anzi forse sarebbe più felice se io soffrissi. D'un tratto mi viene in mente il mio incubo, più precisamente il momento in cui capisco che Kendall prova i miei stessi sentimenti. Quanto vorrei fosse vero. Certo, se non faccio qualcosa non capirò mai se il mio sogno aveva u fondo di verità o no. È con questi pensieri che formulo la mia risposta.
«Ti potrei fare la stessa domanda. Ma non otterrei la stessa risposta che ti darei io se fossi più sincero.» non so come io abbia fatto a dirlo. Per un secondo spero che abbia capito cosa intendo, ma dalla sua espressione sembra di no.
«Risposta più sincera? Che intendi?» mi chiede confuso. Non posso Biasimarlo, sono stato molto vago, ma non riesco proprio a spiegarmi. Vedendo che non dico nulla, prende lui la parola.
«Neanche io credo che risponderemmo nello stesso modo. Però, è da un po' che voglio dirti una cosa. È davvero importante quindi ti prego, ascoltami e non dire niente perché se dovessi rimandare ancora potrei impazzire!» io annuisco in silenzio, per fargli capire che non parlerò. Neanche ci riuscirei per quanto sono nervoso. 
«Io... Ci ho provato davvero tante volte a dirtelo, ma succedeva sempre qualcosa che me lo impediva. In una di queste ti sei anche addormentato mentre parlavo!» sorrido leggermente imbarazzato.
«Ma ora te lo dico senza troppi giri di parole. Se mi preoccupo sempre in modo esagerato per te, o se faccio "la mammina apprensiva", come dici tu, se rimango con te la notte e se ti ho consigliato di lasciare Mackenzie, cosa un po' egoista se ci penso bene, è solo perché...» si blocca, piantando i suoi occhi verdi nei miei. Non riesce proprio a continuare. Senza una parola, mi si avvicina e mi prende la mano. Sussulto a questo contatto e arrossisco violentemente.
«L'altra sera, sono rimasto con te per un motivo preciso: adoro guardarti dormire. Sei troppo tenero quando dormi.» se prima ero rosso, ora sono un semaforo! Il mio cuore comincia ad impazzire quando poggia l'altra mano sulla mia guancia.
«E quando arrossisci non sei certo da meno!» l'ennesimo complimento e il suo sorriso mi stendono. Se non la finisce rischio seriamente di svenire!
«Ti giuro, sono secoli che aspetto questo momento, eppure non riesco proprio a trovare le parole per dirlo!» lo guardo un attimo, giusto il tempo di raccogliere quel briciolo di coraggio che ho.
«Magari le parole non servono.» è l'unica cosa che riesco a dire. Anzi, a sussurrare.
«Hai ragione, non servono.» e con queste ultime parole manda completamente in tilt il mio cervello avvicinandosi. Avvicinandosi molto. Davvero molto. A questa quasi inesistente distanza non posso non trarre conclusioni: stiamo per baciarci. Chiudo gli occhi, pregando perché tutto questo non sia solo un sogno che svanirà appena li riaprirò. Non potrei sopportare altre delusioni, sarebbe troppo per me. Schiudo leggermente le palpebre e lui è ancora lì, a pochi centimetri da me. Sto odiando quei centimetri, così come odio me per non avere il coraggio di eliminarli. Riesco solo a serrare nuovamente gli occhi e aspettare questo bacio. Bacio che non ci sarà, dato che un urlo proveniente dal ponte ci fa trasalire.
«Cosa è stato?» chiede Kendall, che al contrario di me è rimasto con i piedi per terra. Sembrava un urlo femminile, credo fosse Alexa.
«Vado a controllare, tu non muoverti!» mi dice alzandosi. Stavolta non posso lasciarlo andare così, devo sapere perché ci siamo quasi baciati. Qualcuno avrebbe già concluso che gli piaccio, ma io ho bisogno delle sue parole!
«Kendall, aspetta!» lui si gira con la mano sulla maniglia della porta.
«Logan, devo andare ad aiutare gli altri!» a questa affermazione, mi alzo in piedi un po' bruscamente e il piede ricomincia a farmi male e non poco, ma non glielo faccio notare.
«S-solo un secondo... V-vorrei solo sapere... Prima... Cioè... P-perché...» lui mi guarda un po', mettendosi una mano tra i capelli.
«Scusa, ma ora non ho proprio tempo! Là sopra qualcuno potrebbe essersi fatto molto male, devo andare!» abbasso la testa. È inutile insistere. Almeno posso dire con certezza che non gli piaccio chissà quanto, altrimenti un secondo per spiegare l'avrebbe trovato.
Lo vedo abbassare la maniglia e a aprire la porta, facendo entrare dell'acqua. Mi sta ancora guardando, ma non riesco a reggere il suo sguardo. Sto per sedermi, quando Ken mi prende per il polso tirandomi verso di se. Non ho neanche il tempo di realizzare cosa sta succedendo, che lui avvicina il viso al mio e mi da un bacio all'angolo della bocca, sfiorando appena le mie labbra. Quando riesco finalmente a capire che non stavo sognando, lui è già andato via.
Dopo qualche secondo che fisso il vuoto, l'ennesima onda mi fa cadere. Reprimo un urlo di dolore stringendo i denti. Il piede, ora, fa più male di prima. Provo a massaggiarlo come aveva fatto Kendall prima, ma sono troppo nervoso e riesco solo a provocarmi più dolore. La caviglia è tutta rossa e gonfia. Provo a fare su e giù col piede, ma basta un minimo movimento per farmi quasi imprecare.
Alzo lo sguardo e vedo che la porta è ancora aperta. La camera in cui mi trovo è di fronte alle scale che conducono al ponte. Da qui posso vedere chiaramente quanto piove. Le nuvole sembrano quasi nere, la pioggia fa un rumore uniforme cadendo contro la superficie della barca. È uno spettacolo agghiacciante. E non vedo le onde... Se potessi vederle, scommetto che sarebbe anche peggio. Non sento le voci dei ragazzi, neanche gli urli. Mi sento talmente in ansia che vorrei andare da loro per essere sicuro che stiano bene, ma Kendall mi ha detto di non muovermi. Tra poco arriverà qualcuno ad aiutarci, è solo questione di tempo. Devo calmarmi. Devo farlo, ma non ci riesco. Non posso pensare a loro quattro là sopra mentre le onde rischiano di farli cadere in mare continuamente! Devo andare. Mando a quel paese il dolore e mi alzo. Trascino la gamba sinistra fino alle scale. Mi aggrappo al corrimano di ferro, sia per non scivolare a causa dell'acqua, sia perché altrimenti non potrei muovermi. Sembra andare tutto bene, quando un'onda invade le scale centrandomi in pieno. Per un attimo lascio andare il corrimano e quasi cado, ma poi lo riafferro e ricomincio a salire. Sono quasi in cima. Posso già vedere il mare. Fa paura, davvero molta paura. Quando finalmente arrivo in cima, faccio una pausa per prendere fiato e guardarmi attorno. Ci sono Ken e Jamie che corrono da una parte all'altra della barca. Los e Lex non li vedo, forse stanno ancora cercando di portarci a riva. Guardo verso di essa e vedo che non c'è ancora nessuno che viene a prenderci.
Ad un certo punto, Kendall si gira verso di me e mi vede. Sta per dirmi qualcosa, ma un'onda si alza dietro di lui e io gli urlo di spostarsi. Fortunatamente mi da retta e l'acqua lo bagna e basta.
«Logan, cosa cazzo ci fai qua?! Ti avevo detto di restare in cabina!» mi rimprovera il biondo venendomi incontro.
«Lo so, ma ero troppo preoccupato! E se non fossi salito, magari quell'onda ti avrebbe trascinato in acqua! Per ciò, non c'è di che!» lui sembra stupito dalla mia determinazione. In effetti lo sono anche io. Non è da me fare così.
«Okay... Grazie. Ma ora torna di sotto!» sbuffo. Voglio restare qui con lui. Devo trovare una scusa.
«Ma... Il piede mi fa male per aver salito le scale... Scendere anche sarebbe...»
«Logan, non cercare scuse e torna giù!» e ti pareva.
«Okay, ma almeno puoi dirmi chi era stato ad urlare prima?» quel grido mi ha preoccupato non poco. 
«Era Alexa, era caduta per via di un'onda ma ora sta bene. Vai!» annuisco e comincio a scendere le scale. È anche più difficile che salirle, mi sembra di poter cadere da un momento a l'altro. La cosa brutta è che più scendo più non riesco a vedere se sta arrivando un'onda. Mi fermo un attimo per provare a vedere se ne sta arrivando una. Non la vedo arrivare, ma la sento venirmi addosso. Provo ad urlare, l'acqua mi riempie subito i polmoni e l'impatto mi fa cadere all'indietro. Sbatto la testa sui gradini un'infinita di volte, fino a che non reggo più e svengo. Prima del buio, l'unica immagine che ho nella testa è quella di Kendall che mi bacia.

Angolo me:

... Heylà... Cioè... Ciao... 
Okay sto zitta che è meglio.

 

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Capitolo 11
*** Pensieri ***


PENSIERI
 
Kendall

 

Certe volte Logan è proprio testardo! Però, devo ammetterlo, se non avesse insistito così tanto non gli avrei dato quel bacio. Credo sia un buon segno.
Adesso, lui sta tornando nella sua cabina, spero riesca a scendere senza farsi ancora più male. Continuo a pensare a lui, finché un'onda non mi arriva addosso facendomi cadere. Non mi faccio troppo male, anche perché mi ha preso di striscio, ma ha centrato in pieno le scale per scendere... Dove si trova Logan... Vorrei andare da lui per vedere come sta, ma James mi chiama chiedendogli di raggiungerlo.
«Che c'è?» gli chiedo, alzando la voce per via del gran rumore che fanno la pioggia e il mare.
«Guarda verso la spiaggia! Stanno venendo finalmente ad aiutarci!» faccio come mi dice e vedo un'imbarcazione rossa che viene verso di noi! Era ora! Senza pensarci due colte, mi faccio sulle scale, contento di poter dire a Logan che siamo salvi! 
Il mio sorriso da ebete si spegne all'improvviso: Logan è sdraiato a terra. Ha gli occhi chiusi, la bocca semiaperta dalla quale non può sicuramente respirare, perché l'acqua lo sommerge quasi del tutto. La cosa più spaventosa è che perde molto sangue dalla testa. Salto quattro gradini alla volta, rischiando più volte di cadere. Quando finalmente raggiungo Logan, mi impressiono ancora di più a vederlo da vicino. Lo tiro fuori dall'acqua, ma questo non aiuta la sua respirazione. Ormai, nei suoi polmoni, non c'è nemmeno la minima traccia di spazio per l'ossigeno. Non sapendo che altro fare, gli piego un po' la testa, facendogli uscire un po' d'acqua dalla bocca e dalle narici. Appoggio la testa sul suo petto. È molto debole, ma il battito c'è. 
«Kendall, muoviti, Carlos e Alexa sono già... Oh mio Dio!» James scende in pochi secondi le scale e mi aiuta a portare Logan sul ponte. Qui, dei bagnini ci fanno salire sulla barca di soccorso. C'è anche un dottore a bordo che porta Logan in una stanza per fargli delle analisi e, spero, per togliergli tutta l'acqua che ha nei polmoni.
Con un po' di difficoltà, causate dalla corrente, riusciamo a tornare sulla riva. Qui troviamo un'ambulanza in cui facciamo caricare subito Logan. Vorrei seguirlo subito in ospedale, per assicurarmi che stia bene, ma il dottore che l'ha visitato insiste per farci prima andare a casa per farci riprendere. L'unica cosa che può farmi riprendere è sapere che Logan sta bene. Il dottore (che stava anche per tirare fuori un kit di sopravvivenza per il taglio sulla mia guancia) insiste, così io prendo le chiavi della casa di Logan dalla borsa che siamo riusciti a portarci sulla barca di soccorso. Una macchina dello stesso ospedale in cui hanno portato Logan ci scorta a casa. Dicono che siamo troppo scossi per poter guidare. Durante il tragitto, guardo fuori dal finestrino. Logan lo fa sempre quando sta in macchina e ha dei brutti pensieri. 
È successo tutto così in fretta che ancora faccio fatica a collegare gli avvenimenti. Provo a fissarmi delle parole chiavi in testa per riuscirci. Barca. Logan. Caviglia. Logan. Bacio. Logan. Onde. Logan. Scale. Logan. Non riesco a concentrarmi. L'ansia per la salute di Logan non mi permette di pensare ad altro e se ci riesco, tutto finisce per tornare su di lui. E se era in una situazione troppo grave già quando l'ho trovato? E se non possono più fare niente per lui? E... E se... Se dovessi dirgli addio? No, non sono pronto ad una cosa del genere, non potrei farcela. Non proprio che mi ero finalmente dichiarato! Cioè, non del tutto, ma più o meno sì. Insomma, l'ho baciato, questa è una dichiarazione, no? Ma se Logan non l'avesse presa così? Se avesse capito altro? Ah, la devo smettere! Non posso darmi delle risposte, quindi è inutile entrare in paranoia! Appena arriviamo mi faccio una bella doccia fredda!
Per fortuna non manca molto. Appena l'auto si ferma. Senza dire una parola, mi dirigo verso la porta d'ingresso. Con molta fretta, infilo le chiavi nella serratura, le giro e apro la porta, fiondandomi nel bagno del primo piano. Siamo in quattro e i bagni sono due. So che avrei dovuto chiedere il permesso agli altri, prima di andare, ma sono esausto e non sarei riuscito a far uscire una sola lettera dalla mia bocca.
Mi levo velocemente i vestiti, quasi strappandoli. Accendo l'acqua in modo che sia ghiacciata. Mi metto sotto il getto e l'effetto che speravo di ottenere non arriva. Il gelo doveva farmi pensare a qualcosa, qualunque cosa che non riguardasse Logan. E invece mi sono ritrovato a pensare a quanto fosse freddo il suo corpo, molto più del solito. Questo mi ha portato ad aver paura che stia davvero tanto male, che oltre ad avere i polmoni pieni d'acqua, la testa sanguinante e la respirazione bloccata, possa aver preso troppo freddo. Provo a usare l'acqua calda, ma ottengo solo pensieri su Logan con la febbre esageratamente alta. Immaginarmelo mentre suda e delira nel sonno non aiuta, direi.
Finita la doccia più faticosa che io abbia mai fatto, mi asciugo e vado in camera mia per vestirmi.
Mi metto i boxer, poi scelgo una maglietta e dei pantaloni a caso dall'armadio. Rischio di arrivare a pensare a Logan anche riflettendo su cosa mettermi.
Non esco dalla stanza per molto tempo. Rimango sdraiato sul letto a fissare il soffitto, finché non arriva Alexa che mi dice che stiamo per andare in ospedale. Appena sento quest'ultima parola, salto in piedi ed esco fuori casa. La macchina dell'ambulanza è ancora lì col suo autista. Sono stati gentili ad aspettarci. Sono stati gentili in tutto, ma noi non li abbiamo ringraziati. Forse siamo davvero troppo scossi.
Nel viaggio per l'ospedale, ho avuto più volte la tentazione di dire all'uomo alla guida di accelerare, ma riesco a trattenermi. Quando entriamo nell'enorme edificio, la stessa persona ci fa strada ed io la seguo impaziente. Anche gli altri sono nervosi. James si morde le unghie, Carlos fa la stessa cosa con le labbra e Alexa ha cominciato a provare un certo interesse per l'orlo della sua maglietta, che sta torturando con le dita. 
Quando ci fermiamo, in un'ala del terzo piano, riesco a fare più attenzione all'ambiente che ci circonda. Il colore prevalente è il tipico bianco immacolato. Solo le sedie (blu) attaccate ai muri e i depliant sugli scaffali sparsi qua e là fanno eccezione. C'è un grande via vai di persone tra chirurghi, infermieri e pazienti.
L'uomo che ci ha accompagnati (Walter, a seconda di quel che c'è scritto su una targhetta appuntata sulla sua camicia) ci dice di sederci. Noi eseguiamo, muovendoci tutti allo stesso modo e nello stesso momento. La camera davanti a noi è la numero 394. Credo che Logan sia lì. Voglio rivederlo, soprattutto parlarci, per capire cosa ha dedotto dal mio bacio. Se ci penso bene, però, quello non mi interessa neanche tanto. O meglio, sì, molto, ma se non sta bene potrei anche scordarmene. Potrei scordarmi un sacco di cose. Potrei impazzire.
Sono certo che tutti quanti vorremmo chiedere informazioni a Walter, ma restiamo in silenzio.
Nell'attesa, osservo ancora di più il luogo. Non molto lontano da qui, ci sono un punto informazioni, una zona dedicata al ristoro e persino un'edicola. Rivolgo nuovamente l'attenzione alla stanza chiusa davanti a me e solo ora noto che c'è una di quelle finestre lunghe che si vedono nei film. La tenda (leggermente tendente all'azzurro) è chiusa e non ho la possibilità di vedere l'interno della camera (che credo sia insonorizzata, visto che non si sente nessun rumore che possa provenire da lì).
L'attesa viene in parte ripagata quando vedo un'infermiera abbastanza giovane aprire la porta per uscire e richiudersela dietro. Ha un camicie bianco addosso e un lunga coda che le tiene i capelli marrone chiaro, quasi biondo. Anche lei ha il proprio nome appuntato: Margaret. 
Prego perché abbia notizie di Logan da darci, ma l'unica cosa che fa è chiederci di contattare la sua famiglia. Già, chissà come la prenderanno i genitori e la sorella. Presley è così emotiva, se Logan non sta bene, lei ci starà malissimo.
Io compongo il numero della madre, ma ci parla Margaret. Si vede che non le piace dare notizie del genere. Non ha detto di preciso sulla salute di Logan nemmeno a Pamela. Finita la chiamata, l'infermiera fa per tornare dentro la stanza dei misteri (ormai credo di poterla chiamare così) ma io la fermo.
«Mi scusi, non ci può dire come sta? La prego!» potrei davvero mettermi in ginocchio, se non risultasse sconveniente.
«Mi spiace, ma non possiamo dire nulla fino all'arrivo dei familiari.» dal suo sguardo si vede che è seriamente dispiaciuta. Non posso fare altro che aspettare. Non ho neanche il tempo per far crescere la mia ansia, che Pam, Jeffrey e Presley sono qui. Devono essere davvero spaventati per averci messo così poco.
Il padre di Logan parte subito con le domande. Margaret non sa nemmeno quale risposta dare per prima, dato che appena comincia a parlare, l'uomo la sommerge di un nuovo interrogatorio.
«Signore, ora faccio venire il medico. A lui potrà chiedere tutto.» dice per poi rientrare nella 394. In qualche secondo, ne esce un signore dall'apparenza anziano. 
«Mi dispiace dovervi informare che le condizioni del ragazzo sono piuttosto gravi. Ha battuto varie volte la testa, facendovi uscire molto sangue. Inoltre non ha potuto respirare per un gran periodo di tempo. Tutto questo gli ha causato vari danni alla corteccia cerebrale.» nessuno di noi ne può più di questi termini da medico. Nemmeno i genitori di Logan stanno capendo qualcosa.
«Mi può semplicemente dire come sta mio figlio?!» sbotta il padre spazientito.
Dopo un piccolo sospiro, il dottore riprende a parlare.
«È in stato di coma. Non sappiamo quando si sveglierà. A dirla tutta, non sappiamo neanche se si sveglierà. Mi dispiace.» senza aggiungere altro rientra nella stanza.
Sono sconvolto. Non posso credere che Logan stia davvero in coma! Queste sono cose da film, cose che non si dovrebbero vivere nella realtà! Non riesco a capire come sia possibile.
Presley e Pam cominciano a piangere. Forse anche Jeffrey lo sta facendo, ma non ne sono sicuro perché si sta coprendo gli occhi con la mano.
A me comincia a far male la testa. Ho bisogno di vederlo. Non posso credere che tutto questo stia accadendo. 
Restiamo non so quanto tempo senza dire nulla. Siamo troppo sconvolti. Il medico non ci ha nemmeno detto cosa fare, se possiamo vederlo.
«Secondo voi possiamo entrare?» chiedo cercando di usare una voce ferma.
«Dovete aspettare il permesso.» ci informa Walter.
«Stanno facendo le ultime visite. Dopo quelle, i familiare potranno vederlo e se lo permettono, anche gli amici.» spero che mi consentano di vederlo.
Passano ancora un po' di minuti prima che sia il medico che l'infermiera tornino da noi. Fanno entrare i genitori e la sorella di Logan.
Passa altro tempo. Comincio a stufarmi. Non mi importa se non posso, devo vedere Logan! So che lui non potrà vedermi e, forse, neanche sentirmi ma è già una tortura sapere che è in coma. Proprio quando sono al culmine della pazienza, la porta si riapre. Oltrepasso Presley e i suoi genitori per parlare con il medico.
«La prego, ce lo faccia vedere!» lui guarda me, Carlos, Alexa e James per un po' prima di rispondere.
«D'accordo, ma avete cinque minuti.» senza neanche ringraziarlo lo sorpasso ed entro. Ho fatto quest'azione con molta energia ma, quest'ultima abbandona completamente il mio corpo alla vista di Logan in un letto d'ospedale, coperto solo da delle lenzuola bianche leggere, con un aerosol sul viso e dei tubi attaccati al braccio che lo collegano ad un'asta al quale è appesa una sacca trasparente e ripiena di un liquido biancastro. C'è anche un elettrocardiogramma con la solita linea verde che sale e scende. Non sembra troppo bassa, per fortuna.
Non riesco più a muovere un solo muscolo, sono completamente paralizzato. Gli altri, invece, riescono ad avvicinarsi a Logan. Gli parlano, lo accarezzano cercando di trattenere le lacrime.
Comincio a chiedermi se possa sentirci. Magari non si è nemmeno accorto che siamo qui. Forse non si rende nemmeno conto che non può svegliarsi. Per lui, potrebbe semplicemente star dormendo. Spero che se è così, stia facendo dei bei sogni. Sarebbe davvero brutto se facesse incubi anche in questo stato.
Alexa non riesce più a trattenersi e scoppia in lacrime. Carlos e lei decidono di uscire anche se non sono passati i cinque minuti. Rimaniamo solo James ed io. E Logan, ovviamente.
«Secondo te ci sente?» chiede James.
«Me lo stavo chiedendo anche io. Forse non si è nemmeno reso conto che sta male. A pensarci bene, sarebbe meglio così. Soffrirebbe di meno. Non credi?» 
«Secondo me lo aiuterebbe di più sentirci. Lo conforterebbe saperci accanto a lui.» non ribatto. Non posso sapere cosa preferisce Logan. So solo che vorrei dirgli qualcosa ma le parole mi restano arpionate in gola. Ho la sensazione che vogliano soffocarmi.
«Io vado a casa. Ci vediamo lì.» detto questo, esco.
Lex e Los sono ancora in sala d'attesa, insieme alla famiglia di Logan. Senza salutare nessuno, mi dirigo verso l'uscita. Rifiuto il passaggio a casa che mi offre Walter. Andare a piedi mi schiarirà le idee.

Le chiavi della casa le ho io, per fortuna. Nella fretta non mi sarei neanche ricordato di chiederle agli altri.
Appena entro mi sento strano.Mi sembra di avere un vuoto dentro di me. Il senso di soffocamento, però, se ne è andato. Ora vorrei nuovamente dire le cose che erano indirizzate a Logan, ma non posso. Perché non ci sono riuscito prima? Non capisco cosa mi bloccasse. Forse vederlo lì, con gli occhi chiusi senza la possibilità di aprirli, mi ha un po' sconvolto, ma non tanto da non riuscire ad aprire bocca... Credo.
«Logan.» il suo nome esce dalla mia bocca senza che io lo voglia. È un sussurro, un suono quasi inudibile, ma basta a farmi venire i crampi allo stomaco. Il dolore mi fa venire gli occhi lucidi. Non ho ancora pianto. Da quando ho trovato Logan in fondo a quelle maledette scale, nemmeno una lacrima è uscita dai miei occhi. Credo di essere l'unico a non averlo ancora fatto. Mentre andavo via dall'ospedale erano tutti in lacrime. Probabilmente anche James ha cominciato a piangere. Io no e non voglio. Sarebbe come arrendersi. Come dover accettare che è tutto finito, che Logan non tornerà. Ma io non voglio arrendermi.
Respingo le lacrime trattenendole quasi con violenza.
Improvvisamente mi viene fame. Proprio quando finisco di mangiare qualcosa, Alexa, Carlos e James tornano. Come mi aspettavo, il più alto ha gli occhi rossi, gli occhi di chi ha appena pianto.
«Beh... Ceniamo?» chiede Carlos.
«Io ho già mangiato.» rispondo freddamente per poi dirigermi in camera mia.
Mi sdraio sul letto senza neanche cambiarmi. Provo a dormire ma non ci riesco. Non posso certo aspettarmi di riuscirci, in effetti.
Prendo il cellulare. Provo a distrarmi un po' usandolo. La distrazione finisce quando, per sbaglio, girando sui social, trovo una mia foto con Logan. Alzo gli occhi al cielo e spengo il telefono poggiandolo sul comodino. Mi giro verso sinistra, dove c'è una libreria. Scorro con gli occhi i vari titoli, tanto per fare qualcosa. Quando arrivo al titolo di un libro verde, mi fermo guardando una piccola cornice con la foto di due persone. Me e Logan.
Il mondo ce l'ha con me, è sicuro. 
Mi giro di nuovo. Dopo un po' riesco finalmente a dormire.

«KENDALL!» mi sveglio di soprassalto sentendo la voce di Logan gridare il mio nome. Corro in camera sua aspettandomi di vederlo nel suo letto mentre si agita, ma è vuoto. Mi strofino gli occhi quando mi rendo conto di essermi immaginato tutto. Ero certo di averlo sentito. Sembrava ancora più reale delle volte in cui succedeva davvero.
Guardo quel letto ancora disfatto da questa mattina. Riesco a vedere la forma del suo corpo delineata dalle lenzuola. Lo vedo abbracciato a me. Sento le sue braccia attorno al mio collo. Vedo i suoi occhi curiosi scrutarmi senza sapere che faccio finta di dormire. Sento il suo respiro leggero che riempie l'aria. È una persona così delicata in tutto. Ogni suo gesto, ogni sua azione. Sempre delicato. Lui cercava di apparire sicuro e spensierato, ma sono sempre riuscito a capire quando recitava. Sono arrivato alla conclusione che fingeva la maggior parte del tempo. Vorrei poter capire anche cosa lo rendeva triste.
Mi chiudo la porta alle spalle e vado a sdraiarmi nel suo letto. Mi sembra di sentire il suo calore anche se il materasso è freddo.
Tiro le coperte quasi fino agli occhi. Schiaccio il naso contro il cuscino impregnato del suo odore. Quando dormo qui, sono abituato ad abbracciare Logan ma non potendo farlo mi limito a stringere il cuscino come se fosse una persona o, meglio, Logan.
Non è passato nemmeno un giorno a già mi manca così tanto. Ho già un bisogno assurdo di abbracciarlo fino a togliergli il respiro. Vorrei avere di nuovo i suoi occhi piantati nei miei. Quanto odio vederlo piangere. Più che altro, odio il fatto che avesse motivi per farlo. Lui meriterebbe tutta la felicità di questo mondo. A pensarci mi viene di nuovo da piangere. Per la seconda volta trattengo le lacrime. O almeno ci provo. Non riesco a pensare a cose felici, mi vengono in mente solo i momenti più tristi passati con Logan. I suoi pianti, le sue insicurezze, il suo dolore.
Senza neanche accorgermene ho cominciato a piangere. Non ho più la forza per provare a fermarmi, riesco solo a piangere, piangere e piangere. Soffoco i singhiozzi nel cuscino che si sta bagnando sempre di più.
Ho voglia di urlare. Se non fosse che sveglierei tutti, griderei fino a togliermi la voce.
Sempre col viso attaccato al cuscino, apro la bocca e butto fuori tutta la voce di cui dispongo. Non dico nulla di sensato, urlo e basta. Urlo come se il mondo dovesse sapere che sto male. Eppure nessuno lo verrà a sapere, perché nessuno sentirà queste grida.
I miei amici potranno intuire che soffro perché lo fanno anche loro, ma non sentiranno mai il mio cuore che chiede aiuto. Così come noi non abbiamo sentito Logan quando è caduto. Non sappiamo neanche se ci ha chiamati. Non sappiamo cosa stesse pensando. Non so se stesse pensando al mio bacio.

Angolo me:

AlloooooooraIntanto chiedo perdono per il tempoNon solo ci ho messo un'eternità ma il capitolo è pure triste ea parer mioterribilmente noioso.
Per fortuna non sapete esattamente dove vivoquindi non mi potrete uccidereanche se so che avete una gran voglia di farloIo stessase fossi in voimi ammazzerei.
Sto lavorando a ben due One Shot, uno a tema Halloween (è anche per questi che ci metto tanto ad aggiornare).
Scusate di nuovo e... E nienteCiau.


 

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Capitolo 12
*** Ricerche ***


RICERCHE
 
Kendall
 

Non è vero. Non è vero che quando sta per succedere qualcosa di terribile, hai una brutta sensazione che ti avverte. Non è vero. Se lo fosse, avrei fatto di tutto par salvarlo. Non l'ho salvato. Non ho potuto. È successo troppo in fretta.
Se avessi avuto anche il minimo sospetto su quello che stava per accadergli, avrei almeno provato a sfruttare al massimo quei pochi minuti che rimanevano prima dell'inevitabile. Se fossi stato avvertito del pericolo che correva, ora non sarebbe lì, in quel letto d'ospedale, con gli occhi irrimediabilmente chiusi. Non dovrebbe sopportare i discorsi insensati di Mackenzie. A volte vorrei essere un mago per poterla far sparire. 
«Logie, appena ti svegli giuro che ti perdono! Sarà come se non fosse successo nulla, staremo di nuovo insieme!» queste sono le parole che sento appena entro nella 394. Potrebbe essere quasi dolce, se non fosse per quella voce falsa e carica di promesse di cui non si ricorderà entro cinque minuti.
Mi schiarisco la voce per farle vedere che sono arrivato. 
«Oh, Kendall, sei arrivato! Ti aspettavo da un po', sei in ritardo.» alzo gli occhi al cielo. Il mio ritardo, implicava che lei poteva stare di più con Logan. Se si è arrabbiata, si vede che non teneva a passare del tempo con lui.
«Sì, sì, ci sono. Ora hai il resto della giornata libera, contenta?» non mi importa se nota il disprezzo nella mia voce. Tanto è quello che voleva, in fatti nemmeno si rende conto che ero ironico.
Mackenzie esce dalla stanza senza dire nulla o salutare. Ultimamente, si è creata un'atmosfera spiacevole tra di noi. Un po' perché io sono diventato scontroso in questi ultimi giorni, un po' perché lei, diciamolo, se li cerca i litigi. Ne ha creato uno persino per i turni in cui possiamo vedere Logan. Io, i miei amici e la famiglia Henderson le abbiamo detto che possiamo venire quando vogliamo, ma lei ha insistito per non avere gli orari corrispondenti ai nostri. Insomma, non ci vuole tra i piedi. Così, dopo una settimana di discussioni, abbiamo impostato dei turni per venire in ospedale. È una cosa assurda. Immagino, ancora più assurda per Logan che prima deve subirsi i monologhi di Mackenzie, poi deve sopportare il mio silenzio assoluto.
Continuo a non riuscire a parlare. Non riesco a capire perché, ma appena mi siedo sulla sedia accanto al suo letto, mi blocco. Non riesco neanche a muovermi finché non arriva un infermiera che, insistendo, deve farmi uscire (ho l'ultimo turno di visite della giornata). 
Fin'ora non l'ho mai toccato. Sono sempre rimasto ad osservarlo, spesso immaginandomi di vedere i suoi occhi spalancarsi.
Per un'ora intera, tutti i giorni, rimango seduto guardandolo. Non mi stanco mai, se non mi me stesso, perché sono troppo codardo.
Ero pronto a dichiararmi, l'ho quasi fatto con un bacio, ma adesso che Logan ha bisogno di compagnia non riesco nemmeno a raccontargli qualcosa di divertente. Forse perché non c'è niente di divertente da raccontare. Forse perché ho perso la capacità di divertirmi.
Sapere per certo se Logan può sentirmi o no aiuterebbe. Almeno mi verrebbe in mente qualcosa da dire. Se non mi sente, allora o starei in silenzio, o direi cose stupide, tanto per. Se mi sentisse potrei fare interi discorsi, gli potrei raccontare le mie giornate e le cose nuove che succedono. In realtà lo fanno già gli altri, ma mi piacerebbe dirgli qualcosa, se solo ci riuscissi.
A volte mi vengono dei dubbi: e se lui stesse aspettando solo me? Non è una domanda infondata, me lo chiedo perché, fin'ora, non ha mai avuto reazioni ne con le cure dei medici, ne con i suoi amici. Rimango solo io. Poi, però, mi viene in mente che non sono così indispensabile per lui e torno con i piedi per terra. Già è una situazione assurda, inseriamoci pure una scena in cui io faccio un discorso strappa lacrime grazie al quale lui si sveglia e diventa peggio di uno di quei film che si guardano quando si è depressi, con tanto di vaschetta di gelato e pianti a non finire. Sarebbe troppo ridicolo e del tutto illogico, dato che una persona sola non può fare una specie di miracolo. Anche perché, in quei film per depressi, è sempre la persona amata dal malato che lo salva, non è decisamente il mio caso. Non per essere negativo, ma non credo che Logan provi qualcosa per me oltre amicizia. Dopo il bacio che gli ho dato, avrebbe avuto altre reazioni.
Passo il tempo che mi resta a pensare e riflettere. Quando arriva l'infermiera, Margaret, esco dalla stanza e lei mi fa qualche domanda. Mi chiede sempre qualcosa dopo che vedo Logan.
«Allora, Kendall, hai notato qualche differenza dagli altri giorni?» dopo una settimana di conoscenza, abbiamo deciso di darci del tu. È una ragazza molto simpatica, ci ho fatto amicizia quasi subito.
«No, niente di niente, come sempre» gli rispondo, come ogni giorno.
«In te invece? Hai notato qualcosa di diverso in te?» si riferisce al fatto che mi blocco.
«No, purtroppo nemmeno io sono cambiato di una virgola.» sarebbe anche strano se da un momento all'altro cambiassi atteggiamento.
«Lo sai che dovresti parlargli, vero?» io non so se Margaret sia una veggente o telepatica, ma sembra aver intuito tutto sulla situazione tra me e Logan, nonostante io non le abbia mai detto niente. Forse è proprio il mio silenzio a farle capire.
«Sì, ma che dovrei dirgli se non può rispondere?» la guardo sull'orlo dell'esasperazione.
«Beh, potresti dirgli qualcosa che non ha bisogno di una risposta.» alza le spalle, poi una signora che va in giro con una flebo la chiama e lei deve andare via.
Margaret non ha tutti i torti, ma quello che dovrei dire a Logan ha bisogno di una risposta. Non posso semplicemente dirgli "ti amo" perché poi non saprei come andare avanti e rimarrei con i miei dubbi.
Esco dall'ospedale e salgo in macchina. Accendo la radio, sperando che la musica non mi faccia pensare. Ma il mondo ce l'ha con me e la canzone che parte è una dei BTR, "Famous". La notizia dell'incidente di Logan si è diffusa molto in fretta tra fans e paparazzi, così, ogni tanto, la radio o la televisione colgono l'occasione di fare qualcosa in suo onore. In questo caso, mettendo la canzone in cui Logan fa un pezzo rap.

Your song is on the radio.
Hot rotation video.
Bright lights, fan mail.
Paparazzi on your tail.
Tour bus, private jet.
Thinking big ain't failed you yet.
Just one thing you can't forget.
Takes more than just wanting it.
Aim high, never rest.
Put your passion to the test.
Give your allnever less.
Famous means that you're the best.

È carino il modo in cui tutti pensino a lui, non c'è dubbio, solo che, magicamente, riescono a beccare i momenti, per me, meno opportuni in cui fargli omaggio.
Arrivo a casa di Logan in poco tempo, giusto giusto la durata della canzone. Carlos, Alexa, James ed io abbiamo deciso di rimanere qui, dove siamo più vicini all'ospedale. Ultimamente sono un po' troppo acido con loro, ma questa situazione mi innervosisce e non riesco a fare diversamente. Per evitare di rispondere male, spesso, non gli parlo nemmeno. Come farò oggi.
Entro in casa e vado di filato in camera. Non so nemmeno se gli altri mi hanno visto.

Finisco sull'ennesimo sito. Sarà almeno un'ora che vago nella rete per cercare informazioni sul coma. Voglio sapere tutto, qualsiasi cosa che mi aiuti a capire la situazione di Logan e a sbloccare la mia.
Ho scoperto che il coma si può definire anche "situazione premorte" il che non è molto incoraggiante. Poi, ho trovato un'intervista fatta ad una signora che afferma di aver fatto molti sogni nel suo stato di premorte. Ha detto di aver sognato cose collegate alla sua infanzia. Faceva anche sogni in cui sentiva delle voci, probabilmente quelle delle persone che l'andavano a trovare. Motivo in più per parlare a Logan.
C'è anche gente che non sogna in coma, ma avverte tutto quello che gli sta attorno. Questo è stato affermato (oltre che dalla testimonianza dei diretti interessati) da alcuni esami. Davano un determinato stimolo alle persone e con degli scanner o roba simile controllavano se il loro sistema nervoso le percepiva.
Poi, la parte delle mie ricerche che più mi fa paura. Un signore, quando si è svegliato, ha perso tutti i ricordi dei suoi ultimi dodici anni di vita. Ha detto di aver quasi avuto un infarto quando ha visto la sua famiglia completamente cambiata da come se la ricordava. Quando ha saputo che molte sue conoscenze erano morte, ha rischiato un grave trauma.
Se Logan perdesse la memoria, anche solo di un anno, perderebbe tutte le cose straordinarie successe negli ultimi giorni. La gravidanza di Alexa, la rottura con Mackenzie. La nostra notte sulla spiaggia, sotto le stelle e la luna, il nostro bacio. Non riuscirei mai a fargli riacquistare tutto e non potrei certo ripetere le esperienze. E poi è una persona troppo fragile, se si ritrovasse di fronte ad una realtà completamente diversa dalla sua, crollerebbe. Non potrebbe mai accettare, per esempio, che la band è in pausa. Si aprirebbero troppe ferite in lui che non potrebbero mai guarire. Al massimo, diventare cicatrici e sbiadirsi.
Purtroppo, devo ammettere che se lui perdesse tutti o parte dei suoi ricordi, neanche io reggerei perché non potrei mai vederlo distrutto. Non ci riesco nemmeno se piange e basta! 
Comincio a pensare a come reagirebbe gli altri ad una sua perdita di memoria. La famiglia, morirebbe dentro ma cercherebbe di farsi forza per lui.  James, Carlos e Alexa avrebbero più o meno la loro stessa reazione. Forse, riuscirebbero a reggere meglio la situazione. Mackenzie comincerebbe ad inventarsi le cose più assurde, come una proposta di matrimonio, o, addirittura, un matrimonio già compiuto. Se lo facesse, stavolta, non me ne starei zitto. Non solo direi la verità, ma comincerei a dirle tutti i motivi per cui la trovo una persona insopportabile. Lo farei anche in presenza di Logan.
Comincio a cercare su internet, modi per riacquistare la memoria. Su questo non trovo molto, ma una cosa fattibile c'è: far rivivere al soggetto le esperienze che non ricorda. Tutto sta nel farmi coraggio e baciarlo di nuovo o rifargli compia di notte. A parole sembra facile.

A cena non parliamo molto, anche perché non c'è molto di cui parlare. Nell'aria, c'è solo questo silenzio che, incredibile ma vero, sta cominciando a diventare assordante.
Per rompere il ghiaccio, decido di raccontare agli altri cosa ho scoperto.
-Quindi... Non hai trovato niente che dice che le persone in coma non percepiscono nulla di ciò che gli sta attorno?- chiede Carlos, che sembra molto incuriosito.
-No. Certo, quando sognano un po' di contatto con l'esterno lo perdono, ma neanche tanto visto che nei sogni si introducono le voci di chi gli parla nella realtà.- sembrano tutti molto rallegrati dalle mie scoperte e sembrano non notare troppo la possibilità che Logan non ricordi alcune cose, o almeno allontanano i pensieri da questo il più possibile. Abbiamo tutti bisogno di positività, ultimamente, ma non c'è niente che ce ne dia. Noi stessi siamo negativi, io per primo.
Magari, domani ci sceglieremo con più aspettative e speranze. Forse io mi deciderò finalmente a fare un passo in avanti e a parlare con Logan. Certo, non gli dirò subito che lo amo, ma almeno raccontare la mia giornata, cose che ho sentito in radio o in televisione, questo potrei farlo tranquillamente.
Speriamo bene.

Angolo Me:

Un capitolo di passaggio. Ho impiegato così tanto tempo per un capitolo di passaggio. Mi vergogno di me stessa.
Le ricerche di Kendall, le ho fatte davvero perché l'argomento mi interessa davvero molto. Qui le ho riportate in modo superficiale, magari anche male, ma ci tenevo a dire che sono più o meno fondate.
Ho appena pubblicato un One Shot Kogan che doveva essere per Halloween ma stava per diventare per Natale. Se vi va, andatela a leggere, mi farebbe davvero piacere :).

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Capitolo 13
*** Nervosismo ***


NERVOSISMO
 
Kendall
 

Alla fine non ce l'ho fatta. Non gli ho parlato. Sono nella stessa situazione di prima. Cinque giorni e ancora mi limito a guardarlo, come se non avessi colto tutti i particolari del suo volto.
Agli altri non l'ho detto. Secondo loro, ora Logan ed io facciamo intere conversazioni.
Ovviamente per modo di dire, visto che non è possibile.
Il problema, è che più che cosa da dirgli, ho domande da fargli a cui lui non può rispondere. È talmente frustrante che ormai ho perso le speranze. Passerò sempre i giorni aspettando un miracolo che lo faccia svegliare (magari con tutti i ricordi a posto). Solo, mi sorge un dubbio. Se non si dovesse svegliare, che gli succederebbe? Non può mica rimanere in ospedale per sempre. Prima o poi, ci sarà qualcuno che avrà bisogno del suo letto e quando i dottori capiranno che non c'è speranza, sarà inutile che continuino a prendersi cura di lui. Magari potrebbero provare con delle operazioni. Posso solo fare ipotesi, del resto non ne so niente di medicina. Potrei sempre chiedere a Margaret, ma alcune informazioni devono rimanere segrete. 
Appena esco dalla camera di Logan, vado da lei per chiedere informazioni.
«Hey Margaret, scusa il disturbo, ma avrei qualche domanda da farti.» non le ci vuol molto per capire che si tratta di Logan.
«Chiedi pure, sono a tua disposizione.» mi risponde con un largo sorriso comprensivo.
«Ecco... Io mi chiedevo... Se sono previste operazioni nel caso in cui la situazione di Logan continui per molto tempo.» la ragazza mi guarda per un po', scrutandomi come a voler capire cosa mi voglio sentir rispondere.
«Allora, Kendall, come sai non si può dire con certezza se Logan si sveglierà o no. Per ora possiamo solo provare a farlo reagire in qualche modo con degli stimoli, ma finché non otterremo una reazione importante non potremo operarlo.» la guardo un po' confuso. Lei nota la mia incertezza e cerca di spiegarmi.
«Finché non ha una reazione, non possiamo sapere in quale parte del suo cervello operare dato che non abbiamo ancora capito dove sia esattamente il danno.
So che è complicato da capire, ma ti basti sapere che se cambierà qualcosa, interverremo.» non ho ancora capito molto bene, anzi quasi per niente, ma sembra che per ora non si può far molto.
«No, tranquilla, ho capito. Grazie per le informazioni.» le faccio un piccolo sorriso di apprezzamento. Ci salutiamo e io me ne ritorno a casa.

Non c'è un buon clima qui. Siamo tutti molto tesi e riusciamo a evitare le litigate solo perché nessuno vuole altri brutti pensieri per la testa. I momenti più rischiosi sono quelli in cui incontriamo Mackenzie. Fino a prima dell'incidente, tutti la sopportavamo in silenzio, ma adesso non stiamo più zitti alle sue provocazioni. Oggi non le conviene proprio incontrarmi. Dopo le "belle" notizie ricevute da Margaret, somiglio più ad una mina anti uomo che ad una persona.
Gli unici che per ora non hanno litigato, sono Alexa e Carlos, ma solo tra di loro. Con Alexa non me la sono mai presa, ma con Carlos molte volte e c'era sempre lei a difenderlo, quindi posso dire di aver discusso anche con lei, in qualche modo.
«Allora, muto anche oggi o una parola sei riuscito a dirla?» ecco che arrivano le provocazioni di James.
«Gli ho parlato, come faccio sempre ultimamente. Perché continui a non credermi?» non capisco perché James si sia fissato col fatto che sto mentendo! Ha ragione, ma non può lasciarmi in pace?
«Ah, non so, magari perché non è vero?» alzo gli occhi al cielo.
«Che ne sai tu? Mica ci sei mentre io sto da lui!» gli ricordo.
«In realtà, mi fermo qualche minuto a guardarvi quando ho il turno di visite prima di te.» non so più cosa replicare.
«Ora non neghi, vero?» si intromette Carlos, che fino ad ora aveva cercato di trattenersi.
«Tu restane fuori!» gli diciamo James ed io insieme. Lui sbuffa e torna in silenzio.
«Sai che penso Kendall?» mi chiede il più alto.
«Certo che no. Non posso leggerti nella mente!» replico.
«Beh, penso che se tu non facessi il codardo, a quest'ora Logan starebbe molto meglio! Magari sarebbe anche qui con noi!» come se io potessi fare la differenza.
«Ma se non si veglia quando gli parlate voi, perché mai dovrebbe farlo con me?» il mio tono di voce, ora che ci faccio caso, è molto più alto rispetto a quello dell'inizio della conversazione.
«Sei proprio un cretino, Schmidt!» ed ora passiamo all'uso dei cognomi. La cosa si fa seria. Troppo seria perché io la sopporti.
«Fanculo, Maslow!» gli urlo per poi andarmene in camera mia.
Perché devono prendersela con me? Nessuno di noi sta facendo qualcosa di talmente importante da cambiare radicalmente le cose! Parlare con Logan è solo una cosa che fa sentire gli altri in pace con se stessi! Ma io starò tranquillo solo quando lui sarà uscito da quel maledetto ospedale! Tanto, parlargli non porterà a niente, mi farà solo sentire peggio perché non c'è soluzione a questo problema! 
Margaret parlava di stimoli a cui lui dovrebbe reagire. Ma che genere di stimoli? Io non so come si curano le persone in coma, come potrei riuscirci io se neanche degli esperti ne sono capaci?
Con tutto il casino che ho nella mente, mi è venuto un gran mal di testa e decido che è meglio se mi metto a dormire. O almeno ci provo.

Quando mi sveglio, mi trovo in una situazione ben peggiore di quella di prima. Mackenzie è venuta qui. Sento chiaramente la sua voce invadere il piano terra, salire le scale e arrivare a me. Non credo che voglia incontrarmi, quindi farò finta di non esistere e aspetterò che se ne vada per scendere e andare a mangiare.
Resta talmente tanto tempo che credo ci stia facendo a posta per farmi scendere spinto dalla fame. Non vorrei cedere, ma alla fine devo farlo.
Cerco di scendere senza fare troppo rumore, magari non mi nota. Sgattaiolo in cucina e mi faccio un panino veloce. Decido di mangiarmelo in camera. Sono quasi riuscito ad andarmene senza farmi notare, quando una voce femminile e, purtroppo, conosciuta mi ferma.
«Kendall, eccoti qua! Volevo solo dirti che domani puoi prendere il mio turno, io ho da fare!» passare due ore in silenzio là dentro non sarebbe proprio il massimo.
«Ma se vogliono averla gli altri quell'ora?» dico accennando con la testa al trio dietro di lei.
«Gliel'ho già proposto ma erano tutti d'accordo nel darla a te.» mi risponde con un sorrisetto snervante.
Comincio a pensare che quei tre stiano cospirando contro di me. Ogni occasione è buona per darmi fastidio. Mackenzie è un'altra storia, a lei viene naturale rompere, anche se ultimamente sono diventato uno dei suoi bersagli preferiti. 
Per fargli capire che acconsento, mi limito ad annuire per poi andarmene. Non mi va di litigare ancora.
Mi chiedo cosa impedisca a Mackenzie di andare a trovare Logan. Anche se ho la sensazione che sarà una cosa che mi farà arrabbiare, decido di nascondermi dietro un angolo per rimanere ad ascoltare la conversazione tra lei e gli altri.
«Wow, quanto entusiasmo in Kendall!» la sento commentare con ironia. So di non essere sembrato felice, ma perché dovrei esserlo? Andare da Logan mi fa solo deprimere e per lui non c'è alcun vantaggio, visto che è come se non ci fossi.
«Lascialo stare, ultimamente sta molto sulle sue.» dice James. Certo, come se io fossi l'unico a stare così.
«Beh, dovrebbe darsi una mossa a tirarsi su. Il tempo che ci rimane con Logan potrebbe non essere ancora molto.» non mi piace per niente questa frase. 
«Mack, che intendi?» Alexa da voce ai miei pensieri.
«Intendo che se nemmeno i medici riescono a fare qualcosa per lui, possiamo aspettarci di tutto.» non sembra neanche triste per quel che sta dicendo. È come se stesse parlando di una delle riviste di moda che tanto le piacciono!
«Scusatemi, ora devo tornare a casa. Ciao!» se ne va così, allegra e come se niente fosse.
Non voglio sentire altro, così torno in camera.
Nonostante il modo, quel che ha detto Mackenzie non è poi troppo sbagliato. Logan potrebbe andarsene da un momento all'altro (anche se non vorrei pensare troppo a questo) e se non colgo al volo le occasioni che ho per passare altri momenti con lui nel modo migliore possibile, me ne pentirò. Se solo riuscissi a superare la mia stupida paura di parlargli. Che poi, paura di cosa? Tanto non potrei mai peggiorare la situazione e Logan non potrebbe zittirmi o dirmi che sto dicendo cose stupide.
Il punto è, che non so proprio cosa dirgli. So che gli altri gli raccontano cosa gli accade durante la giornata, ma non succede mai niente di speciale. Che posso fare, elencargli le riflessioni che faccio mentre guardo il soffitto? Non credo proprio, annoierei me stesso, figuriamoci lui.
Visto che le idee non vengono, decido di prendere carta e penna e cominciare a scrivermi qualche discorso.

Ciao Loganmi dispiace non averti parlato fin'orama non avevo le idee molto chia

Accartoccio il primo foglio e lo butto.

Heyfinalmente si fanno quattro chiacchiereeh?

Via anche il secondo.

Ciao, magari non mi sentiperò volevo farti sapere chedopo un po' di ricercheho scoperto varie cose sul coma.

Come gli altri, il terzo, il quarto, il quinto e altri fogli vengono buttati. Ormai ho creato una montagnetta dentro al cestino.

Ho fatto di tutto per trovare le parole giuste da dirtiForsealla finequelle che ti dirò sono comunque sbagliatema ci ho provato e... E che cacchiate sto scrivendo?

Arrivare ad auto insultarsi anche per scritto, direi che è il fondo. Straccio e butto l'ennesimo foglietto, dopo di che, il mio sguardo va a finire verso la finestra. È già buio. Le giornate volano in fretta, senza di lui. Avrei detto che sarebbero sembrate più lunghe, con la noia addosso, e invece è il contrario. Una volta che esco dall'ospedale, mi sembra che passino nemmeno due ore e già vado a dormire. Dormire per modo di dire, in realtà rimango sveglio a pensare. È proprio vero che quando una persona importante ti lascia, anche se non ancora morta, tutto si stravolge. Prima le giornate erano calme e lente, ma per niente noiose. La notte dormivo e se proprio non ci riuscivo, potevo rimanere sveglio ad osservare Logan e ad assicurarmi che non avesse incubi. E quando non li aveva, erano i momenti migliori di sempre perché lui rimaneva sdraiato, calmo, col viso rilassato ed un respiro leggero. Spesso, mi dicevo, avrei voluto vederlo dormire per sempre. Non desideravo altro che il suo sonno eterno. Adesso, invece, è devastante vederlo dormire, dormire, dormire e ancora dormire. So che non sta esattamente dormendo, ma sembra che sia così e, in qualche modo, questo mi fa sentire in colpa per tutte quelle preghiere in cui chiedevo che non si svegliasse.
Ora, per consolarmi, posso solo guardare sue foto (come facevo prima di venire a casa sua o quando non potevo guardarlo la notte), ma lo schermo, l'immobilità dell'immagine non rendono la sua delicatezza o la sua vera essenza. Le foto, colgono solo l'aspetto estetico e solo in parte (neanche molto bene, spesso). Ho paura che se un giorno di lui mi restassero solo quelle, io mi scorderei di com'è vegliare sulla persona che si ama, com'è ascoltare la sua voce senza neanche seguire davvero quello che dice, semplicemente avere quel suono dolce nelle orecchie. Ho paura di scordare com'è toccarlo, abbracciarlo, tenerlo stretto. E sì, ho paura anche di scordare com'è baciarlo. L'ho fatto solo due volte, ma entrambe sono ancora bene impresse nella mia mente, tanto che se ci ripenso, sento ancora le sue labbra morbide sulle mie. Rivedo i suoi occhi confusi, desiderosi di una spiegazione che, per colpa di quella maledetta tempesta, forse non avrà mai.
È questo ciò che posso fare parlandogli. Se gli parlo, posso spiegargli, fargli capire perché, in quel momento, in quel posto e con attorno un mare agitatissimo, l'ho baciato.

Mi dispiace non averti detto niente fin'oraNon mi riferisco solo al momento in cui sei entrato in comama al secondo in cuinella mia testaè passato quell'assurdo pensiero che mi ha portato a fare quella cosa.
Se non avevo ancora mai aperto boccada quando sei finito qui dentroè solo perché ancora non avevo capito cosa dirti
La tua mancanzale giornate troppo tristi e brevime lo hanno fatto capire.
Saia volte mi chiedo se tutto questo non sia una punizione per meCi starebbeinsommaprima desidero di guardarti dormire per semprepoi tu finisci in comaGiàquando venivo nella tua stanza non dormivo affattoora lo saiA proposito di dormiresai che forse è anche un po' colpa tuaperché quella serala prima sera in cui ho dormito quiio ti stavo parlando ma tu sei piombato nel sonnoSe solo fossi rimasto ad ascoltareforse ora...

«... Non saremmo qui, in una camera d'ospedale, con me che cerco di dirti perché ti ho dato quel maledetto bacio. Ora ci sono arrivato, quindi ecco il motivo.» prendo un grande respiro.
«Se ti ho baciato, se cercavo sempre di farti un discorso che tu trovavi strano e inappropriato, è perché ti amo. Non quell'amore da ragazzini, in cui si fanno tante promesse che poi, al primo litigio vengono spazzate via. Quello che provo per te, è quel tipo di amore che mi impedisce di rimanere troppo lontano da te. Non so se tu, anche minimamente, mi ricambi, forse non lo saprò mai, ma ti meritavi una spiegazione ai miei comportamenti.» rimango zitto un attimo, fissando il mio riflesso nello specchio. È da tanto che sto provando questo discorso. Voglio essere impeccabile per quando, tra pochi minuti, lo dirò a lui. 
Mi do un'ultima, e completamente inutile, sistemata ai capelli prima di uscire. Nel tragitto in macchina ripeto ancora le parole di prima. Sono rimasto sveglio tutta la notte per fare un discorso perfetto. Non troppo lungo, facile da capire, ma con tutte le cose davvero importanti da dire.
Arrivato in ospedale, non sono ancora sicuro di essere pronto, ma non lo penserei neanche dopo tre giorni, quindi è uguale.
Lui è sempre lì. Camera 394. Stessa espressione apparentemente rilassata e stessi tubetti che lo collegano agli stessi macchinari di sempre. Si sente il solito bip ritmato, l'unico suono che, di solito, rende le mie visite non del tutto silenziose. Oggi, però, oltre al bip ci sarà la mia voce.

Angolo me:

Eh giàho pubblicato leggermente prima del solitoQuesto implicaperòche il capitolo è scritto un po' di frettaQuestoperché oggi parto per la Polonia con alcuni studenti della mia scuolaCi rimarrò cinque giorniin cui non potrò essere molto attivaquindi ho deciso di pubblicare ora.
Il capitolo mi sembra leggermente complicato, a livello mentale. Non parlo solo della chiacchierata tra l'infermiera e Ken, ma anche dei pensieri su quest'ultimo. Spero vi sia piaciuto lo stesso.

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Capitolo 14
*** Ricordi ***


RICORDI


Kendall

Sarebbe talmente semplice. Dovrei solo aprire la bocca e far uscire la mia voce che, se potesse, mi prenderebbe a pugni.
L'ironia della sorte: ho sempre spronato Logan a sfogarsi con me, a non tenersi dentro le cose. Adesso, invece, sono io ad aver bisogno di frasi rassicuranti. Ho bisogno delle sue braccia attorno a me, anche in un semplice gesto di amicizia. Qualsiasi cosa andrebbe bene, pur di non vederlo più così. Potrei anche sopportare il suo odio.
I miei occhi cadono sulla sua mano pallida ed immobile. Non so come, ma il mio corpo riesce a trovare la forza necessaria per farmela toccare. Anzi, non solo toccare. Riesco a tenerla stretta in una delle mie mani, mentre con l'altra ne accarezzo il dorso. È un po' più freddo del solito, ma non molto. 
«Ce ne ho messo di tempo, eh?» ho parlato. Non me ne sono neanche reso conto. Sono contento di esserci riuscito, pur avendo detto una sciocchezza. 
«Credimi, non sono sicuro nemmeno io del perché mi ci è voluto così tanto!» ormai ho preso il via, posso farcela.
«Non sai quanto mi sento in colpa. Non parlo solo di non averti detto niente fin'ora, ma anche del giorno dell'incidente. Se fossi rimasto con te come volevi, ora staresti bene. Mi dispiace.» se penso a quel giorno, ho ancora tanti rimorsi. 
Ora sento di potergli dire qualsiasi cosa senza barriere, ma non faccio in tempo.
«Kendall, potresti uscire un secondo? È importante.» Margaret apre la porta e mi chiama. Preferirei rimanere qui, ma dalla sua espressione triste capisco che è davvero molto importante, così la seguo.
Fuori, in corridoio, ci sono James, Carlos, Alexa, Mackenzie e la famiglia Henderson. Hanno tutti una faccia da funerale e Presley sta addirittura piangendo.
«Io non voglio!» dice rivolgendosi ai genitori.
«È la cosa più giusta da fare, anche per lui.» le risponde la madre, che sta trattenendo le lacrime per miracolo.
«Scusate, qualcuno vuole spiegarmi cosa sta succedendo?» chiedo decisamente preoccupato. Gli altri mi guardano un attimo, cercano di aprire la bocca per rispondermi ma si bloccano.
«È da tanto tempo che Logan è in coma e non c'è ancora mai stato un miglioramento.» è Margaret a parlare, visto che nessun altro ci riesce. 
«Sì, quindi?» chiedo ancora.
«Quindi... Kendall, mi dispiace davvero tanto... I genitori hanno deciso di far spegnere le macchine.» spegnere le macchine. L'unica parte della frase che mi è rimasta impressa è "spegnere le macchine". Si sono arresi, vogliono lasciarlo morire. Non ci posso credere, come si può anche solo pensare di far morire una persona senza che si sappia se questa vuole o no? Non se ne parla, non lascerò che succeda una cosa del genere.
«No, non potete farlo!» cerco di oppormi.
«È l'unica cosa che si può fare. Non possiamo lasciarlo in quella stanza per sempre!» Mackenzie si alza di scatto dalla sedia e indica la finestra che mostra l'interno della 394. Mi affaccio e guardo Logan, poi mi giro verso di lei. La guardo negli occhi e ci vedo tutta la sua perfidia, molta più del solito. Improvvisamente, capisco perché i genitori di Logan hanno preso questa assurda decisione.
«È stata lei, vero?» chiedo, senza interrompere il contatto visivo.
«Non ha importanza...» il papà di Logan comincia a parlare, ma io lo interrompo.
«Come hai potuto? Come puoi volerlo uccidere?» alla mia affermazione, gli altri trasaliscono, ma lei rimane immobile, come se non le avessi detto niente.
«È per questo che non potevi venire oggi, eh? Dovevi prima convincerli.» continuo a provocarla, ma lei non risponde. 
«Kendall, ora stai esagerando!» Alexa cerca di difendere la sorella, ma io non la ascolto.
«Vi rendete conto che lo ucciderete?!» adesso mi rivolgo a tutti. Non credo abbiano ben chiaro il significato di quello che succederà. Lo perderemo per sempre, non potremo nemmeno fargli delle visite, se non in un cimitero, davanti ad un pezzo di pietra.
«Tanto, morto o in coma, è uguale!» James riceve subito una mia occhiataccia.
«No, non è uguale!» l'unica a capirmi è Presley, ma non dice niente, le sue parole sono bloccate dalle lacrime continue. Sospiro, cerco altre cose da dire, ma capisco che è come parlare con dei robots che hanno la risposta già registrata.
Mi giro e me ne vado. Ogni secondo che passa vado sempre più veloce, allo stesso andamento della mia rabbia che sale
costantemente. Mi ritrovo a correre in mezzo alla gente, giù per le scale, rischiando anche di andare addosso a qualcuno. Mentre giro un angolo, rovescio un carrello contenente varie fiale. Non ho né la voglia né la forza per preoccuparmi di aver fatto un danno grave.
Quando arrivo al parcheggio, sferro un calcio alla gomma dell'auto. Non sento neanche il dolore.
Arrivo a casa in pochi minuti, senza una multa solo per miracolo.
Me ne vado subito in camera, spalanco la porta facendola sbattere e prendo a pugni il muro. Solo quando ho le mani rosse smetto, appoggiandomi contro il mio precedente sfogo con le braccia e la testa bassa.
«L'ho già perso, l'ho perso per sempre.» mormoro tra le lacrime. Piano piano, la tristezza prende il posto della rabbia. Sento una forte malinconia buttarmi a terra, letteralmente. Il pavimento è freddo, ma lo trovo estremamente accogliente in questo momento. Questa freddezza, mi riporta alla mente la sua pelle. Liscia, congelata.
Ora comincio a sentirmi in colpa. In una situazione del genere, ho preferito tenermi le mie paure piuttosto che fargli compagnia! Sono solo riuscito a dirgli due cazzate. Le mie parole non potevano certo fare un miracolo, ma avrei almeno voluto fargli capire che io ero lì per lui, che andrei anche sulla luna se servisse a qualcosa.
Non so per quanto tempo piango, forse anche per delle ore. Quando smetto, sento gli occhi bruciarmi. Devo sbatterli un po' di volte per vedere bene. Vado in bagno a rinfrescarmi il viso e quando il mio sguardo finisce sullo specchio, quasi mi spavento: occhi rossi, vene in evidenza attorno alle palpebre e pelle pallida. Sembro un cadavere. Cadavere. Quello che Logan diventerà. Faccio un piccolo sorrisetto ripensando ai giorni prima dell'incidente, quando eravamo ancora spensierati (nonostante i vari problemi di cuore) e non posso fare a meno di pensare a come vorrei essere stato al suo posto. Beccarmi la storta alla caviglia, l'onda addosso e la caduta dalle scale. Qualsiasi cosa pur di togliere Logan da questa situazione di merda. E mi sembra ancora di star reagendo con leggerezza, perché non riesco a ficcarmi completamente l'idea in testa: Logan verrà fatto morire. Me ne dovrei fare una ragione? Gli altri sembra ci siano riusciti. Persino la famiglia, Presley a parte, ci sta provando. Per Mackenzie non posso certamente stupirmi, l'idea è stata sua. Mi chiedo solo "Perché? Per vendetta? Perché se non lo avrà lei non lo avrà nessuno?" non credo che capirò mai, neanche se me lo spiega direttamente lei. Ma forse non voglio neanche capire, è già disgustoso aver pensato di fare una cosa del genere, se ci mette anche le spiegazioni sicuramente assurde non può che peggiorare.
Forse non avrei dovuto aiutarlo a capire che doveva lasciarla. Almeno ora lei non avrebbe fatto tutto questo. Ma non potevo saperlo, sapevo solo di volerlo sorridente lì, su quella spiaggia illuminata dalla luna. Quanto è stata bella quella sera. Ricordo la sua mano intrecciata alla mia, i suoi sguardi intimiditi, l'acqua e la sabbia sul suo viso e quel primo e forse ultimo bacio. Avrei dovuto dargli un bacio un po' più esplicito anche sulla barca, magari non si sarebbe fatto tutti quei dubbi e non avrebbe salito quelle maledette scale.
La mia malinconia sale sempre di più, mi riporta alla mente tanti ricordi. Quando sono arrivato qui e lui era in mutande (quasi rido a ripensarci), quando ho dormito con lui la prima notte, il nostro abbraccio sotto la pioggia, quando abbiamo cantato Young Love insieme. Continuo a pensare che la scelta di quella canzone non sia un caso. O era per Mackenzie, o per qualcosa che forse non scoprirò mai. Improvvisamente, l'istinto mi dice di scendere in sala hobby. Appena ci entro vado verso la scatola che contiene tutte le canzoni. Cerco il CD di Young Love e quando lo trovo lo esamino da cima a fondo. Non so perché, ma sento di poter trovare qualcosa di utile. La mia idea si rivela esatta. Non ci avevo fatto subito caso, ma all'interno della scatola del CD c'è anche il testo della canzone e tutte le mie parti sono evidenziate. Non so cosa possa significare, ma di dà molto da pensare. Controllo anche altri testi e il risultato è lo stesso: le mie parti saltano subito all'occhio grazie all'evidenziatore giallo. Non riesco a darmi una spiegazione. Decido di tornare su questo particolare dopo, adesso la mia attenzione è catturata da una album di fotografie con la scritta "Big Time Rush - Family" in copertina. Lo sfoglio e vedo che ha fatto fotografie fin dall'inizio della serie, fin dal primo concerto e le ha fatte stampare tutte. Ci sono sia foto con James, Carlos e me, sia foto con fans. Ripenso al titolo che ha dato all'album. Eravamo come una famiglia, ogni pezzo aveva un ruolo, per questo era così equilibrata e forte. Ora che lui se ne andrà, tutto si sta facendo a pezzi. Non c'è più quella bella armonia di una volta. 
Rimetto a posto l'album prima di scoppiare di nuovo a piangere e ne trovo un altro. Il nome è mi fa venire i brividi, ma non perché mi spaventa: Kendall con un cuore vicino. Lo apro con uno scatto e vedo che ci sono solo foto mie o in compagnia di Logan. Ne cerco uno simile con Los o Jamie ma non c'è. Potrebbe voler dire solo una cosa ma non riesco a crederci. Anzi, forse a questo punto non voglio crederci. Scoprire adesso che lui prova qualcosa per me... Mi distruggerebbe. Eppure il destino sembra volere proprio questo, perché alla fine dell'album, dentro a dei porta listini, ci sono una marea di pagine scritte da lui, tutte dedicata a me. Le scriveva come se io, un giorno, potessi leggerle. Una in particolare mi attira. È stropicciata, come se l'avesse accartocciata magari per rabbia o grande tristezza. Probabilmente stava piangendo perché la calligrafia da l'idea di qualcuno che trema e la consistenza della carta è rovinata. Per capire meglio la leggo.

Caro Kendall,
sono stancostanco di dovermi limitare a queste lettere fintedi dovermi sempre accontentareVorrei avere il coraggio di dirtele in faccia tutte queste cosema non ci riescomi intimidisci con un solo sguardoma non perché mi fai pauraperché ho paura di non vederti piùSe io ti dicessi cosa provopotresti scappare via da me e abbandonarmi e io non sopravvivereiPerò le parole ce l'ho quiin golaSe solo avessi il coraggio...
A volte chiudo gli occhi e desidero che sia tu a fare il primo passo o a darmi qualche "spinta", ma questo non succedeForse dovrei arrendermimettermi l'anima in pace e guardare altroveMa è difficileAnni a vederti nei sogniad averti nei miei pensieri e poi lasciarti andareSarebbe davvero complicato.
A volteinvecequando chiudo gli occhi immagino come sarebbe la mia vista se stessi con te. Ci immagino in tipiche scene da film romanticocome ad un picnic, al cinemaal luna parko anche semplicemente a casa da soliTroppo bello per essere veroE in fatti non lo èNon lo sarà mai.
Eccosei riuscito a farmi piangere anche stavoltacontentoMa perché mi dovevi piacere proprio tuNon potevo innamorarmi di una ragazzatipo MackenzieCosì sarebbero stati felici tutti... E invece noquello che doveva aggiudicarsi il mio cuore sei proprio tucomplimenti.
Meglio se smetto di scrivereprima di allagare tutto.

Spero un giorno tuo,

Logan

Sono scoppiato a piangere dopo neanche due righe. Non ci credo, come sono potuto essere così cieco? Ora che lo so per certo mi pare ovvio che è innamorato di me! Lo ha anche dimostrato in un sacco di modi, ma io sono stupido e ho dovuto aspettare la sua morte per capirlo! Stringo fortissimo la lettera al petto, come se non volessi farmela portare via, come se proteggendo lei proteggessi Logan, cosa che mi ero promesso ma di cui non sono stato capace.
Improvvisamente sento la porta aprire. Vorrei alzarmi da terra ma non ne ho la forza, così aspetto che siano James e Carlos a venirmi vicino. Prima, però, cerco di nascondere il più possibile quel che ho trovato. Non avrei dovuto vedere tutto questo neanche io. Prima che faccia in tempo a mettere via la lettera che ho letto, loro si siedono accanto a me.
«Voi lo sapevate?» mi riferisco ai sentimenti di Logan. Sono curioso.
«No, l'infermiera, Margaret, ce l'ha detto poco prima che...» interrompo Los agitando la mano.
«Non mi riferisco a quello.» dico mostrandogli il foglio. Inizialmente sembrano stupiti, poi mi guardano e annuiscono.
«Logan voleva che lo aiutassimo a capire se tu lo ricambiavi.» mi spiega James.
Mi salgono in mente tante domande, ma alla fine ne espongo solo una.
«Quando... Quand'è che lo...» non riesco a finire la frase che piango ancora, rannicchiandomi su me stesso.
«Fra una settimana. Presley ha chiesto che almeno ci fosse ancora un po' di tempo da passare con lui.» a me una settimana sembra niente, ma tanto non andrò più in ospedale. Forse non andrò neanche quel giorno. Mi dispiace non dirgli addio, ma non ce la faccio proprio.
Gli altri due, dopo settimane di litigi, finalmente mi abbracciano, vedendomi così distrutto. Anche loro mi sono mancati da morire. Ma ora non riesco a penare a quanto sia bello sentirmeli vicino. Riesco solo a pensare a quanto faccia schifo tutto questo.

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Capitolo 15
*** Scelta ***


SCELTA
 
Kendall
 

Una settimana è passata e sono ancora deciso a non andare a dirgli addio. È una protesta stupida ed inutile, forse, ma non cambierò idea. Non voglio che le mie ultime parole per lui siano tristi, magari dette piangendo. A lui non piacerebbe sentire certe cose, quindi è meglio che io resti in camera ad aspettare che tornino gli altri. Quando sentirò la porta aprirsi sarà ufficiale e farà male ugualmente, ma meno che aver vissuto tutto in diretta. Sarà egoistico, ma non voglio soffrire ancora. Magari poi non cambierà niente restando a casa o no, ma per ora mi sento meglio così.
Ad interrompere i miei pensieri è uno squillo del telefono che mi dice che è arrivato un messaggio. Controllo la provenienza e devo dire che mi stupisce. È da un gruppo WhatsApp che si chiama "KendallSeiIdiota". Originale, devo ammetterlo.

Carlos: Amico, sei ancora in tempo! Riflettici!

Stamattina lui e James sono stati un'ora a fare un discorso che io non ho neanche ascoltato, il tutto per convincermi ad andare.

Tu: Aspetta e spera, caro.

Non mi va di andare e non andrò. Devono accettarlo.

James: Dai, non è ancora entrato nessuno per salutarlo, devono ancora finire di preparare delle cose. Fai sicuramente in tempo!

Anche James prova a convincermi, ma non ci riesce.

Tu: Che volete che cambi? Non posso mica far miracoli! Non è che adesso arriva San Kendall che sistema le cose!

James: Certo che sei proprio stupido, mi chiedo come mai Logan si sia innamorato proprio di te.

Questo commento mi offende molto. Da quando ho scoperto quello che prova Logan mi chiedo come sia possibile, a volte penso addirittura che non sia vero. Se Jamie fa così non mi aiuta.

Carlos: Ma lui infatti non è innamorato di questo Kendall.

Alzo gli occhi al cielo. Mi ci mancava un Carlos versione Scheakspear.

Tu: Non ti mettere a fare il filosofo, che tanto non ne sei capace.

Carlos: Lo sai cosa intendo. Lui ti ama da morire (nel vero senso della parola), ma non così. Ama il Kendall energico e amichevole, quello spensierato, il simpaticone che piace a tutti! Non questo scontroso e freddo. Se non andrai, gli regalerai degli ultimi istanti di vita consapevole che stai male. Non che non lo sappia già, ma così peggiori solo la situazione, fidati.

Devo ammettere che il ragionamento di Los mi piace ed è vero. Con Logan sono sempre stato aperto e rassicurante, se è innamorato di me lo può essere solo di quel me, perché è quello che gli ho sempre mostrato. Ma non voglio darla vinta agli altri.

Tu: Diventare quasi padre ti fa un bell'effetto.

Con questo commento lascio intendere che apprezzo ciò che mi ha detto.

Carlos: Già. Ah, comunque è un maschio!

Sgrano gli occhi. Una notizia carina in tutto questo casino non fa male.

James: Wow! Congratulazioni!

Tu: Già, sono contento per te e Alexa.

Mi rattristo un po'. Per me non sono contento, affatto. Mi mancherà tantissimo, molto più di quanto mi sia mancato in questi giorni in cui è stato in ospedale.

James: Kendall, pensa a te senza averlo salutato e a te avendolo fatto. Cosa ti viene in mente?

Non ci avevo pensato. Provo a fare come dice e i risultati non sono a mio favore. Se ora rimanessi a casa, mi sentirei in colpa a vita. Se invece andassi lì per dirgli addio, per vederlo un'ultima volta... Sì, starei male per un po', anzi per tanto tempo, ma almeno mi sentirei in pace con me stesso sapendo di aver fatto tutto quello che potevo fare.

Tu: Quanto tempo mi resta?

So che loro due stanno sorridendo, adesso.

James: Ora è uscita Mackenzie, Los e Lex sono appena entrati, dopo tocca a me e infine alla famiglia con i medici... E succederà quel che deve succedere. Se vuoi prendo un po' di tempo.

Leggo velocemente il messaggio e in modo altrettanto fulmineo rispondo.

Tu: Okay arrivo.

Scendo le scale a due a due. Neanche prendo la giacca, vado di corsa in macchina. In ospedale mi fiondo subito verso gli ascensori e mi faccio portare al terzo piano. Velocemente raggiungo la 394, nella quale vedo entrare James. Sono tutti sorpresi di vedermi. Erano sicuri che non sarei arrivato, tranne Margaret che mi guarda compiaciuta.
«Dopo vai tu.» dice sorridendo in modo dolce. Annuisco e lo sguardo mi cade su Mackenzie. Abbiamo deciso di fare le cose per bene e ci siamo parlati. Dice di aver dato questa idea ai genitori di Logan perché lui le mancava troppo, non ce la faceva più a reggere la situazione. A me va bene, cioè, non esattamente, ma non voglio altre spiegazioni e non credo che neanche lei se la stia passando tanto bene. Ma continua a non piacermi come persona, per questo non posso fare niente.
Sento qualcuno abbracciarmi e abbassando lo sguardo vedo Presley attorno a me. Siamo gli unici a non volere quello che sta accadendo e tra noi si è creata un'alleanza silenziosa. Io ricambio l'abbraccio cercando di trattenere le lacrime che lei chiama con le sue. Non deve essere facile perdere una delle persone che più ha fatto parte della sua vita, come per i genitori. Non avranno più un figlio, una delle loro gioie più grandi. 
«Vai pure, Kendall.» Margaret mi avverte che James è uscito dalla stanza, così entro.
Ed ecco che tutto mi arriva addosso stravolgendomi. Lui è lì, immobile ed aspetta solo me. Sospiro e mi siedo sulla sedia bianca vicino al suo letto. Gli prendo la mano, stavolta senza esitare, e comincio a parlare spedito.
«Se solo non ci fossimo preoccupati di quel che avrebbe pensato l'altro ora non saremmo in questa situazione. E se te lo stessi chiedendo, sì, so tutto. Anche se forse non avresti voluto, ho trovato le tue foto e le tue lettere. So anche che l'avevi detto a Los e Jamie. Insomma, so un po' tutto. Tu, invece, non sai quasi niente. Direi di iniziare con ordine.» non ho tempo per ripensamenti, quindi, pur dicendo le cose dal principio, lo faccio velocemente.
«È stato una notte di qualche hanno fa. Tu stavi parlando nel sonno, dicevi il mio nome, e io ho pensato che non c'era visione più bella. A parer mio, potrebbe essere l'ottava meraviglie del mondo. No, non sto scherzando.» ed eccole le lacrime traditrici, sempre pronte a farmi sentire peggio.
«Più il tempo passava più mi rendevo conto quanto amassi passare il tempo con te. Mi piacevano, e mi piacciono tuttora, i tuoi tocchi, la tua voce, sia quando canti sia quando parli. Il tuo modo di muoverti. Insomma, tutto quello che mi è stato tolto da quando sei finito in coma.» l'ultima parte della frase la dico con ironia, un'ironia triste e sconsolata, accompagnata da leggeri singhiozzi.
«Quando sono venuto qui in vacanza, ero felicissimo! Specie nelle notti in cui dormivano insieme. La prima è stata molto importante, perché per la prima volta ho provato a dichiararmi. Se non ti fossi addormentato ci sarei riuscito!» abbasso lo sguardo e faccio una lunga pausa per piangere senza sosta, ripetendo ogni tanto la frase "Se non ti fossi addormentato ci sarei riuscito.". Mi asciugo gli occhi con la manica e ricomincio a parlare.
«Da quel giorno ci ho riprovato spesso, ma c'è sempre stato qualcosa che me lo ha impedito. Magari il destino ci vuole separati.» ora mi rendo conto di una cosa quasi buffa, ma che in questo momento mi fa solo piangere ancora.
«Tutti questi giri di parole e ancora non l'ho detto chiaramente.» mi guardo attorno sicuro che non ci possano essere interferenze e prendo un bel respiro.
«Io ti... Ti amo, Logan.» segue un lungo silenzio. Gli unici suoni sono i bip dell'elettrocardiogramma, che ad un certo punto, non so perché, prende la mia attenzione. Mi accorgo che le linee continue verdi si sono fatte più alte, fitte e veloci. Anche i bip sono aumentati. Aspetto qualche secondo per essere sicuro che non sia la mia immaginazione.
«Logan, che vuol dire?» mi ritrovo a chiedere. Magari vuole che continui a parlare.
«Lo so che ti sembra assurdo, ma è vero! Io ti amo, ti amo tantissimo e da molto tempo.» la mia teoria è esatta. Più parlo, più lui risponde nell'unico modo in cui può. Ripenso a quello che mi aveva detto Margaret riguardo agli stimoli e alle reazioni. Questo ne fa parte? Se fosse così, adesso potrebbero operarlo e lui potrebbe finalmente svegliarsi.
«Ti prego, amore, continua così, torno subito.» la parola "amore" non è scelta a caso. Spero lo emozioni di più e continui a fargli fare quello che sta facendo.
Mi affaccio sul corridoio e chiamo Margaret e i medici.
«Sta succedendo qualcosa​!» non mi rendo nemmeno conto di gridare. Loro mi fanno uscire dalla stanza entrando con una barella vuota appresso e togliendomi la possibilità di sapere quello che succede. Quando ne escono, la barella non è vuota ma con Logan sopra.
«Ci sei riuscito!» mi dice Margaret correndo appresso ai medici, che stanno praticamente volando in mezzo al corridoio, dirigendosi verso un luogo ignoto.
Io per un attimo rimango immobile, con lo sguardo fisso davanti a me. Solo ora mi rendo conto di quel che sta succedendo.  
«Kendall... Che... Che è successo lì dentro?» mi giro verso Presley sentendo la sua domanda, ma non avendo la risposta. La fisso per un po', cercando di capire. Non lo so nemmeno cosa è successo. Sono stato io a causare tutto, ma in modo talmente rapido da non rendermene conto. 
«I-io non... Non ne ho idea.» rispondo sinceramente. Tutti mi guardano straniti, desiderosi di capire.
«Credo... Credo che stiano per operarlo.» sussurro a voce talmente bassa da chiedermi se gli altri mi hanno sentito. Dalle loro facce sconvolte capisco che hanno capito. Senza che nessuno dica niente, ci dirigiamo verso il reparto per le operazioni, seguendo le indicazioni che ogni tanto troviamo sulle pareti. Arrivati a destinazione, ci troviamo in una sala d'attesa completamente diversa da quella della 394. La stanza è più grande, le luci sono molto più basse. Nonostante le pareti siano bianche, anche loro danno una sensazione di cupezza. Ci sono solo due finestre aperte ad illuminare l'ambiente e, essendo questa una giornata nuvolosa, non è una buona illuminazione. Passa pochissima gente qui, la maggior parte piange o è visibilmente arrabbiata, magari per un parente o un amico perduto. Ho il terrore che io debba far parte di quelle persone. Ho finalmente una speranza di rivedere Logan star bene, ma se perdessi anche questa occasione? Non ci sarebbe più niente da fare.
Della poca gente che si vede, solo una minuscola parte è allegra e soddisfatta. Li invidio tantissimo. Loro ormai possono lasciarsi tutto alle spalle e ricominciare a vivere sereni. Noi invece no. Siamo chiusi in un limbo fatto di dubbi, ansia e tensione.
Ci sono tre porte, tutte chiuse e coperte da delle tendine interne. Vedo una di queste aprirsi. Ne esce Margaret che appena ci vede ci viene incontro. Senza che le chiediamo niente, comincia a spiegarci quello che succede.
«Come credo avrete capito, hanno iniziato ad operarlo. E' un'operazione alla testa, un po' rischiosa e molto lunga. Io vi consiglierei di tornare a casa, vi chiameremo appena sarà tutto finito.» guardo gli altri e noto che, probabilmente, la pensano come me: nessuno ha intenzione di andarsene da qui. Soprattutto, vogliamo saperne di più.
«Sta bene? Ce la farà?» chiede la madre ansiosa, parlando a nome di tutti.
«Ancora non si sa. Comunque, non potrei dirvelo. Quello che accade durante le operazioni deve rimanere segreto. Alla fine, però, vi dirò tutto.» mi aspettavo una risposta del genere, specie da lei che è sempre molto professionale. Non chiediamo altro e lei torna al di là di quella porta, lasciandoci soli nella nostra angoscia.

Margaret aveva ragione, è un'operazione lunghissima. Sono passate ben tre ore e ancora non si sa nulla. Mackenzie è stata la prima a tornare a casa. Dopo di lei, Alexa (che si stava sentendo molto stanca) insieme al marito. Siamo rimasti io, James che è seduto accanto a me e la famiglia di Logan. 
Io e il castano stiamo parlando. Gli ho raccontato tutto quello che è successo nella camera 394.
«Cosa gli dirai quando si sveglierà?» non ci avevo pensato. Ora Logan sa tutto quello che provo per lui... Nella migliore delle ipotesi, ci metteremo insieme, ma ci sono un sacco di cose che potrebbero impedircelo: l'operazione potrebbe finire male oppure non fare differenza, lasciandolo ancora in coma, potrebbe accadere una delle cose che ho scoperto nelle mie ricerche, quindi potrebbe non ricordarsi niente di quello che gli ho detto o addirittura perdere i ricordi di alcuni mesi, se non anni. Potrebbe addirittura non riconoscermi.
«Sinceramente non ne ho idea. Non avevo mai pensato a questo, mi ero sempre concentrato sulle cose da dirgli mentre "dormiva", senza pensare al futuro. Comunque, se non si svegliasse o non ricordasse alcune cose, potrebbe essere inutile farsi venire in mente qualcosa.» lui mi guarda senza dire niente, allora gli pongo una domanda.
«Tu gli hai mai detto qualcosa sulle mie ricerche?»
«Sì, e non solo su quelle. Ogni giorno, gli facevo un resoconto su di te, riferendogli i tuoi comportamenti o le tue azioni. Era un po' un modo per continuare le nostre indagini. E' per questo che ti stavo sempre addosso... Volevo avere qualcosa di buono di cui parargli... O addirittura convincerti a farlo direttamente te. Sarebbe stata la cosa migliore per lui. A proposito... Mi dispiace per come mi sono comportato. Eri già abbastanza sotto pressione senza che mi ci mettessi io, scusa.» è la prima volta che si scusa con me. Mi fa piacere, in questo modo stiamo ricomponendo la nostra amicizia. Ma ora che so tutta la storia, non sono più arrabbiato con lui.
«Non fa niente. Immagino che nemmeno io sia stato molto sopportabile. Credo di averti fatto venire molte crisi di nervi!» dico cercando di usare il tono più scherzoso che ho a disposizione al momento. Lui, in risposta, mi fa un sorriso che non vedevo da un bel po', dopo di che si alza e mi saluta.
«Torno a casa. Tu non restare troppo. Ciao.» ricambio il saluto e lo guardo allontanarsi. Nonostante la sua raccomandazione, resterò finché non vedrò Logan sano e salvo. Non voglio perdermi neanche un attimo.
Per ingannare l'attesa, prendo il telefono e le cuffie e comincio ad ascoltare della musica. Chiudo gli occhi, cercando di rilassarmi, in modo da far passare il tempo più in fretta. Arrivo a rilassarmi talmente tanto che mi addormento.

«Kendall?» sento una leggera voce femminile chiamarmi, mentre qualcuno mi scuote lentamente la spalla. Sbatto le palpebre e metto a fuoco il volto di Margaret.
«Hanno finito.» giusto il tempo per capire a cosa si riferisce che salto in piedi, improvvisamente pieno di energia.
«Come è andata? E' sveglio? Ti prego, dimmi che sta bene!» nonostante lei parli pochi secondi dopo di me, mi sembra che passi tantissimo tempo prima di sentirmi dire la più bella notizia degli ultimi mesi!
«Sì, sta bene. Domani mattina si sveglierà, per ora è ancora sotto l'effetto di un'anestesia molto forte.» sgrano gli occhi. Non riesco a credere che stia succedendo davvero, eppure è così. Logan è salvo, tutta la storia del coma e dello spegnere le macchine che lo tenevano in vita è solo un ricordo. Dopo tutto questo tempo mi sembra impossibile che una cosa così bella possa essere reale.
«Sul serio? Non sto sognando, non è uno scherzo, vero?» lei mi guarda sorridendo. Non aspetto neanche la sua risposta che già mi metto a saltare di gioia come un pazzo.
«Anche io sono contenta, ma ora calmati e torna a casa, devi dormire e possibilmente in un letto, non su una sedia!» alle sue parole mi giro verso le due finestre e vedo che fuori è buio. Non mi ero neanche reso conto che la luce lieve della luna si era sostituita a quella del sole coperto.
La saluto con un abbraccio e me ne vado. Durante il tragitto per arrivare a casa di Logan, accendo la musica della radio al massimo del volume, incurante del fatto che la gente possa sentirmi da dentro le case. Ogni tanto do un'occhiata fuori dal finestrino, rendendomi conto di quanto sia bella la città a quest'ora, illuminata di puntini gialli o bianchi e silenziosa. O non ci avevo fatto caso, o sono solo io che vedo tutto stupendo stasera.
Arrivato a destinazione, sento la voglia di dire agli altri cosa è successo, ma non voglio svegliarli, così mi dirigo verso la mia camera. Metto il pigiama e poi mi corico sotto le coperte, più sveglio che mai. Stanotte rimarrò sicuramente sveglio, ma, per la prima volta dopo tanto tempo, per una bel motivo.

Angolo Me:

Oh, non sapete come mi sono divertita a scrivere questo capitolo! 
Finalmente sembra che le cose si stiano sistemando! Però... Cosa accadrà quando Logan incontrerà Kendall? Non mi sono risparmiata con la solita dose di suspense, vero?
Prima di lasciarvi a riflettere, volevo dirvi che parte del capitolo l'ho scritto dal computer, per questo le "E" sono con l'apostrofo e non con l'accento.

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Capitolo 16
*** Sorpresa ***


SORPRESA
 
Kendall
 

Non ho chiuso occhio stanotte, eppure appena vedo un filo di luce filtrare dalla finestra fino a raggiungere il mio letto, mi alzo saltando come un grillo!
Mi vesto velocemente, prendendo le prime cose che mi capitano sotto agli occhi - una maglietta bianca a maniche corte, una camicia verdastra che lascio aperta e un paio di jeans neri -. Metto le scarpe, poi scendo in cucina e mi preparo un panino con salame e formaggio che mangerò più tardi in macchina o in ospedale.
Quando sto per uscire, mi rendo conto che Jamie, Los e Lex sono ancora nelle loro camere. Non voglio svegliarli, ma allo stesso tempo voglio arrivare in ospedale il prima possibile, così decido di lasciargli un foglietto in cui spiego che sono uscito e che mi devono raggiungermi appena posso. Lo lascio sul tavolo della colazione e poi esco.
In viaggio, mi viene fame e nonostante l'ora finisco subito il mio panino. Forse è una fame nervosa, credo non sia così strano. 
Appena arrivo mi dirigo verso la 394, trovandola vuota. Basta questo a mandarmi nel panico. Dico a me stesso di calmarmi, quindi mi dirigo verso il punto informazioni, che non è molto lontano. Ci trovo una signora piuttosto in carne, con i capelli neri, ricci e abbondanti tenuti lontani dal viso con una fascia per capelli. Al contrario dei medici o delle infermiere, non indossa un camice, ma solo dei vestiti da ufficio.
«Mi scusi, può dirmi dove trovare Logan Henderson?» chiedo cercando di nascondere l'ansia. La donna sposta lo sguardo dal computer a me. Mi guarda per un secondo, vedendomi probabilmente come una scocciatura aggiunta alle altre. Dopo avermi esaminato, prende una cartella da dentro un cassetto e, aprendola, scorre il dito su una lista di nomi.
«Logan... Logan Henderson... Ah sì!» fa una piccola pausa per pensare alle indicazioni da darmi.
«Sta su questo piano. Reparto operazioni, terza porta da sinistra.» ci sono stato in quella zona, è dove hanno operato Logan. La stanza non è la stessa di ieri, però. La ringrazio e poi mi dirigo velocemente nel luogo che mi ha indicato.
La sala d'attesa è tetra come ieri, solo che stavolta non ci faccio troppo caso. Vedo Margaret uscire proprio dalla stanza che mi ha indicato la signora di prima. Appena mi vede, mi fa un grande sorriso e mi si avvicina.
«Ciao, Kendall! Sei arrivato prestissimo!» mi dice mantenendo il sorriso. E' rassicurante vederla così allegra, ma sono ancora dubbioso riguardo al cambiamento di collocazione di Logie.
«Ciao, ehm... Perché Logan è qui?» le chiedo sperando che non ci siano complicazioni.
«Tranquillo, ora è in una stanza in cui si mettono i pazienti che aspettano la fine dell'anestesia. Ormai la sua è finita, ma ha continuato a dormire senza svegliarsi. Non per motivi preoccupanti, la sua mente era solo troppo stanca.» finalmente mi tranquillizzo.
Provo a chiamare James, ma dopo qualche squillo parte la segreteria telefonica. Guardo l'ora e noto che sono le sette meno dieci, è normale che dormino ancora.
«I genitori sono stati avvisati?» le chiedo.
«Non ancora, potresti chiamarli tu? Devo sistemare un po' di cose, mi faresti un gran favore!»  annuisco e compongo il numero. Non vedo l'ora di sentire il padre o la madre esultare di gioia.
«Pronto?» è il papà, Jeffrey, lo riconosco dalla voce maschile stanca. Gli dico che Logan potrebbe svegliarsi da un momento all'altro e, come immaginavo, lui chiama subito la moglie. Anche se non parlano direttamente con me, li sento gridare felici. Sorrido e riattacco, tanto non credo gli importi di un mio saluto.  
Nel frattempo, Margaret è tornata da Logan. So che è un diritto riservato ai genitori, ma vorrei tanto essere io il primo a salutarlo. Più che altro per sapere da subito cosa pensa di quel che gli ho detto ieri.
Aspetto che Presley, Pamela e Jeffrey arrivino, ma ci stanno mettendo davvero tanto. Dopo tre quarti d'ora di attesa, provo a chiamarli. Mi dicono che stavano arrivando con la macchina ma che sono rimasti bloccati nel traffico di macchine di persone che si alzano molto presto per andare a lavorare.
Sbuffo e poi chiamo Carlos. Grazie a chissà quale miracolo, risponde. Anche lui reagisce in maniera molto entusiasta alle notizie che gli do e mi dice che cercherà di raggiungermi con gli altri il prima possibile. Spero non rimangano bloccati anche loro.
In preda alla noia e all'attesa, cammino avanti e indietro, giocando a non toccare i bordi delle mattonelle bianche sul pavimento. Man mano che passano i minuti, mi stufo anche di quello e smetto. Approfitto del silenzio attorno a me per pensare a cosa dire a Logie. Con calma lo saluto, se ha bisogno di spiegazioni, su qualsiasi cosa abbia dubbi, gliele darò e poi, se non sarà troppo stressato, cercherò di capire cosa pensa di quel che gli ho detto ieri. E' un buon piano. 
Cerco di pensare il meno possibile all'eventualità che possa non ricordare alcuni momenti. Per quel caso, non mi preparo nemmeno un discorso.
«Kendall, manca poco, dove sono tutti quanti?» mi chiede Margaret affacciandosi dalla porta. Sembra che vada molto di fretta, forse manca poco. Solo per questo, comincio ad agitarmi.
«I genitori e Presley sono bloccati nel traffico e gli altri dovrebbero essere appena usciti.» lei mi guarda un attimo, poi si gira rivolgendo lo sguardo all'interno della stanza, poi torna di nuovo a me.
«Beh, allora vieni tu!» sarò davvero il primo come speravo. Insieme a Margaret, ovviamente lei deve assisterlo al risveglio.
Con passo lento entro nella camera. E' un po' più piccola della 394 e non ci sono tutti i macchinari di prima. Niente elettrocardiogramma preoccupanti o flebo. Solo Logan con la testa fasciata per coprire l'incisione dell'operazione, nel suo letto dalle lenzuola candide e due sedie, una alla sua destra ed una alla sua sinistra.
Né io né Margaret ci sediamo. Restiamo entrambi alzati ai piedi del letto.
«Ah, quasi dimenticavo!» esclama ad un certo punto l'infermiera. Credo che anche lei sia emozionata, di solito non si dimentica mai niente. La vedo dirigersi verso la finestra e chiuderne la tenda.
«Non apre gli occhi da tanto tempo, bisogna mantenere un'illuminazione poco alta per farlo riabituare e assicurarsi che non si accechi.» mi spiega mentre spegne anche le luci del soffitto.
D'un tratto, vedo l'ombra di un movimento su quel letto. Non riesco a capire se sia solo la mia immaginazione o la realtà. Mi sembra così anormale che stia per svegliarsi. Eppure, anche Margaret sembra averlo visto muoversi.
«Ci siamo.» annuncia.
Mi sposto dal lato lato sinistro di Logan e gli prendo la mano, senza stringerla troppo, così mi accorgerei se la muovesse. Effettivamente, sento le sue sue dita piegarsi intorno alle mie. Sorrido, mentre il mio cuore comincia a battere fortissimo. Piccoli suoni provengono da lui, mentre gira leggermente la testa verso di me, come se avesse percepito la mia presenza. Stringe le palpebre, creando un'espressione spaventata. Sembra quasi che abbia paura di svegliarsi, per qualche oscuro motivo.
«Puoi aprire gli occhi, Logie, io sono qui.» dico per rassicurarlo. Lui piano piano si rilassa, fino ad aprire gli occhi, facendomi sussultare. Li sbatte un po' di volte, per abituarsi alla luce, nonostante sia poca. Infine li spalanca completamente, piantandoli nei miei. Sono sempre gli stessi. Sempre quegli occhioni marroni che intenerirebbero chiunque. I miei, invece, si sono fatti lucidi. Credo che fra non molto ne usciranno delle lacrime.
«L... Logan...» ho parlato talmente piano che non so nemmeno se mi ha sentito. 
«Kendall?» la sua voce è po' roca, a causa del lungo periodo di tempo in cui non l'ha usata. Le lacrime cominciano a scivolarmi sulle guance, fino a cadere sulla coperta leggera. 
Lui mi guarda confuso, poi pone l'attenzione sulla stanza in cui ci troviamo, soffermandosi per qualche secondo su Margaret, che gli sorride commossa.
«Cosa... Cosa è successo?» deglutisco a quella domanda. Credo che abbia scordato qualcosa.
«Sei stato al mare, su una barca. Te lo ricordi?» gli chiede la ragazza. La ringrazio mentalmente, io non avrei saputo cosa dire, avrei rischiato di sconvolgerlo troppo. 
«Sì... Ricordo che c'era una tempesta e... E io sono caduto dalle scale. Ma poi... Niente.» sospiro. Ha perso i ricordi del suo periodo in coma, dunque non ricorda cosa gli ho detto ieri. Pazienza, posso ripeterglielo, ma in un altro momento, adesso si è già sforzato troppo.
«Esatto. Quando sei caduto, hai battuto la testa molto forte, perdendo una notevole quantità di sangue e non hai potuto respirare per un po', per questo sei entrato in stato di coma. Adesso ti sei svegliato perché siamo riusciti ad operarti.» sembra che si sia spaventato da tutte quelle informazioni spiacevoli. Si porta una mano alla testa, credo che stia cominciando a fargli male. Quando si accorge di non toccare i capelli, ma la fascia che gli hanno messo dopo l'operazione, si impaurisce ancora di più . 
«Tranquillo, ora stai bene, hai solo bisogno di riposarti.» uso un tono il più rassicurante rassicurante possibile. Lui mi guarda e sembra rilassarsi. Ora che ci faccio caso, ho sempre avuto questo "potere" su di lui: mi basta parlargli per calmarlo. A volte devono essere chiacchierate lunghe, mentre a volte bastano poche parole e lui si rilassa. Questo dimostra quanto io sia stupido! Non me ne sono mai accorto, anche se, a ragionarci un po', è evidente.
«Vado a controllare se gli altri sono arrivati.» dice Margaret, col tono di chi non vuole fare da terzo in comodo. Come al solito, mi ritrovo ad esserle grato per la sua capacità di valutare le situazioni, ma devo dire che è anche inquietante, a volte! Riesce a capire tutto da una sola semplice frase! La vedo molto meglio come psicologa che come infermiera, in effetti.
«Non ricordi proprio niente?» chiedo a Logan appena siamo soli. Lui scuote leggermente la testa, senza pensare al mal di testa che gli lancia un'altra fitta, che per fortuna passa subito.
«Perché, è successo qualcosa di importante?» chiede con voce innocente. Io scuoto la testa a mia volta e cala il silenzio. Lui sembra un po' deluso, ma è normale, con una domanda come la mia è ovvio che ci si aspetti qualcosa di importante.
Lo sento lamentarsi all'improvviso, ancora per i dolori alla testa. Il gesto di accarezzarla mi viene spontaneo, senza pensarci. Logan, invece, ne sembra stupito. Mi guarda con i suoi occhi improvvisamente diventati curiosi. Io ricambio il suo sguardo, fermando ogni muscolo del mio corpo, tranne il cuore che sta battendo all'impazzata. Anche lui si è immobilizzato, ma non sembra nervoso come me. Magari dipende dal fatto che io non vedevo i suoi occhi da tanto, mentre per lui è come se fosse passato solo qualche minuto dall'ultima volta.
«Ora esco, ti lascio dormire ancora. Spero di poter ripassare più tardi.» pronuncio in fretta queste parole e senza dargli tempo neanche di pensare ad una risposta mi alzo ed esco.
In sala d'attesa trovo tutti gli altri a festeggiare. Anche Mackenzie, che probabilmente è stata chiamata dalla sorella. Potrei scommettere che, se avessero dello champagne a portata di mano, farebbero un brindisi. Il loro umore è completamente diverso dal mio. Loro sono al settimo cielo, mentre io... Non so, credo mi si possa definire "demoralizzato". E' strano, perché mi aspettavo di fare i salti di gioia. Sono contento, mi sembra quasi un miracolo che Logan sia sveglio, ma mi aspettavo altro, ecco. Nella mia mente, mi immaginavo già una quantità infinita di baci e parole da innamorati smielati. Ma è inutile farne un dramma, mi basterà ripetergli quello che gli ho detto prima che si svegliasse, tanto conosco già la risposta, sarà semplicissimo.
Appena si accorgono della mia presenza, tutti mi vengono addosso quasi investendomi. Sono completamente su di giri, mi riempiono di domande. Io provo a rispondergli, più che altro per calmarli e riavere un po' di spazio vitale.
«Tranquilli, sta bene, davvero benissimo! Ma quando l'ho lasciato era stanco, ora dorme.» alle mie parole si sgonfiano di tutto l'entusiasmo.
«Ah... Ma tra poco si sveglierà, vero?» chiede Pamela con voce un po' smorta. Probabilmente voleva essere la prima a vederlo sveglio, ma sono sicuro che appena si parleranno, si dimenticherà completamente di questo desiderio per concentrarsi completamente sulla gioia di riavere suo figlio.
«Certo, dobbiamo solo aspettare che si riprenda.»  
Tornano a parlare tra di loro, tranne James e Carlos che mi prendono da parte.
«Beh, come è andata?» mi chiede il più basso, chiaramente curioso.
Non so se dirgli della perdita di memoria. Del resto, per loro due non è niente di rilevante e non voglio che si preoccupino per me. Ma, alla fine, sono miei amici ed è normale se vogliono aiutarmi. Privarli della possibilità di farlo mentendo, sarebbe ingiusto.
«Direi bene. Era un po' confuso e stanco, ma appena si sarà fatto una bella dormita si riprenderà alla grande. L'unica cosa non positivissima è che non ricorda niente di quello che gli è successo mentre era in coma, lui credeva di essersi svegliato pochi momenti dopo dell'incidente. Non ricorda la mia dichiarazione.» l'ultima frase la dico con una punta d'amarezza, facendo stupire Carlos che non sapeva nulla riguardo a quello che ero riuscito a dire a Logan.
«Non credo che dovresti pensare troppo a questo. Quando sei uscito da quella stanza, prima, ero convinto di vederti raggiante, invece sembrava che avessi appena fatto visita ad un morto! Ma lui non è morto. E' vivo e appena gli ripeterai le parole di ieri, si sistemerà ogni cosa!» Jamie ha ragione. Sto facendo l'egoista, non è giusto pensare solo alle cose brutte in un momento come questo. Lui è vivo, a soli pochi metri di distanza da me. Solo per questo dovrei mettermi a ringraziare chissà quale Santo. 
Faccio un sorriso, largo e sincero.

Angolo Me:

So che è un capitolo leggermente più piccolo del solito, ma è molto intenso e dopo i giorni in cui vi ho fatto penare, penso d'avervi convinti a riporre le armi! Almeno lo spero... *si guarda attorno sospettosa*

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Capitolo 17
*** Fuori Programma ***


FUORI PROGRAMMA
 
Kendall
 

Sono passati due giorni da quando Logan si è svegliato e sta già molto meglio, anche se ancora non gli hanno tolto la fascia dalla testa e non l'hanno dimesso dall'ospedale perché prima deve finire il suo periodo di riabilitazione. La riabilitazione consiste in alcuni esercizi che gli permetteranno di riprendere le sue abitudine di tutti i giorni.
Oggi proveranno a farlo camminare. Lui sembra abbastanza sicuro, ma è normale, lui non si rende conto del tempo che è passato dall'ultima volta che ha usato le gambe. Ieri Margaret gli ha fatto fare qualche esercizio ma facendolo rimanere sdraiato ed era lei a muoverlo. Oggi sarà molto più tosta.
Mi dirigo verso la 394, che è tornata ad essere la stanza di Logan. In teoria sarebbero i genitori a dover assistere alla sua "prima camminata", ma Logie vuole fargli una sorpresa, quindi lo aiuterò io insieme a Margaret. Così potremo anche passare del tempo insieme, magari anche da soli visto che ancora non gli ho ripetuto la mia dichiarazione.
Nella stanza trovo sia l'infermiera che lui. Logan è seduto sul bordo del letto con le gambe che non toccano terra, mentre Marghy si sta appuntando qualcosa su una cartella.
«Kendall!» Logan sembra molto entusiasta di vedermi. Io lo saluto con un largo sorriso e un gesto della mano, anche se non credo che nessun sorriso possa essere più grande di quello che mi sta dedicando lui.
«Logie! Cos'è tutta quest'allegria?» gli chiedo, perché in effetti sembra esageratamente felice.
«Se oggi riesco a fare tutto bene, mi dimetteranno prima!» mi spiega facendo dondolare le gambe come i bambini quando sono contenti. Io gliele blocco: se le fa faticare, non riuscirà ad andare bene come vorrebbe.
«Okay, Logan! Prova ad alzarti.» lui annuisce a Margaret e poi mi guarda. Capisco subito che vorrebbe che lo aiutassi, quindi gli prendo entrambe le mani, così che possa far leva sulle mie.
Pian piano, comincia a scivolare giù dal letto, fino a trovarsi in piedi. Sembra abbastanza stabile, ma dopo qualche secondo comincia a tremare per lo sforzo.
«Se non ce la fai siediti.» gli suggerisce Margaret, ma lui scuote la testa e stringendo i denti muove un piede in avanti. Non ha fatto un passo molto grande, ma è meglio così. Continua ad avanzare verso di me, quindi io indietreggio per lasciargli spazio.
Questa situazione mi ricorda molto quella di quando si era slogato la caviglia ed io lo aiutavo a camminare.
Lo guardo negli occhi e quando se ne accorge ricambia, sorridendo a fatica.
Ad un certo punto si sente un suo lamento di dolore.
«Okay, può bastare per ora.» dice Margaret, dando il permesso a Logan di sdragliarsi di nuovo. Non sembra molto soddisfatto di come è andata, ma non si rende conto che è stato bravissimo.
«Esco un attimo e torno.» detto questo, lei esce ed io e Logan rimaniamo soli.
Vedendolo imbronciato, provo a tirargli su il morale.
«Secondo me esci entro questa settimana.» dico con sincerità.
«Vorrei tornare a casa domani...» risponde guardando dal lato opposto al mio.
«Non dire sciocchezze! Non ti avrebbero fatto uscire domani nemmeno se oggi fossi stato impeccabile!» lui sbuffa, probabilmente pensa che stia dicendo queste cose solo per consolarlo. Eppure, oggi deve essersi svegliato proprio di buon umore, perché torna subito a sorridere con gli occhi sognanti, come se si stesse pensando a qualcosa di bello.
«A che pensi?» gli chiedo incuriosito.
«A niente, sono solo contento di essere sveglio. Per me è come se non fossi mai stato in coma, ma credo che per te e gli altri non debba essere stata una passeggiata, no?» gli faccio un sorriso un po' malinconico, ripensando a quanto sia stato in pena per lui. Ormai, quei brutti momenti sono lontani nella mia mente, ma ripensarci è sempre spiacevole.
«Già, ci hai fatti preoccupare un bel po'.» lui mi guarda un attimo, poi si mette a sedere e mi abbraccia. Questo gesto mi stupisce molto, ma lo ricambio con molto più che piacere.
«Ken?» era da tanto che non lo sentivo chiamarmi così. È bello.
«Sì, Logie?» uso anche io un soprannome, per non allontanarmi da questa atmosfera dolce.
«Ti voglio bene.» mi dice stringendomi e premendo il viso contro il mio collo. È stupendo vederlo così affettuoso, ma è anche strano. Forse è stato il coma a fargli questo effetto.
Questo sarebbe il momento perfetto per dichiararmi una volta per tutte, ma il suo attuale atteggiamento mi blocca.
Il primo a staccarsi è Logan, che rimane sorridente per tutto il resto della visita.
Andrò a trovarlo anche domani e lo aiuterò di nuovo a camminare. Spero che riesca davvero a farcela in una settimana, sarebbe una grande soddisfazione per entrambi.

A casa parlo con James e Carlos, raccontandogli del comportamento strano di Logan.
«Magari è per via del coma.» dice Carlos, che la pensa come me.
«È quello che ho pensato io. Mi sembra la causa più sensata.» affermo, ma guardando James capisco che lui non è d'accordo.
«Per me c'è qualcosa di più.» dice, cominciando a farmi venire ancora più dubbi di prima.
«Tipo?» gli chiedo.
«Non saprei, ma di certo non è per il coma. In teoria, quello avrebbe dovuto renderlo ancora più introverso.» suggerisce. Non ha tutti i torti, ma se fosse come dice lui, devo capire quali possono essere gli altri motivi.
Sento il campanello della porta suonare e vado ad aprire. Con mia grande sorpresa, è Mackenzie che ci vuole parlare.
«Domani starò io con Logan.» noi tre la guardiamo straniti. Se va lei, non potrò continuare ad aiutare Logan con il suo programma di riabilitazione e non credo che lei ne sia in grado, purtroppo.
«Che sono quelle facce? È il mio ragazzo, è normale che voglia vederlo!» quando dice "il mio ragazzo" quasi mi sento male.
«Non è il tuo ragazzo, vi siete lasciati da un bel po'.» preciso. Lei mi guarda storto prima di rispondere.
«L'ho mollato io, ma ora voglio tornare con lui, quindi siamo di nuovo fidanzati!» mi viene voglia di darle uno schiaffo. Ovviamente non lo farò, ma posso comunque zittirla.
«Strano. Da quel che mi ha detto Logan, è stato lui a rompere. Sì, ricordo perfettamente che mi aveva chiesto se era la cosa giusta da fare! E sai che gli ho detto io? Gli ho detto che era proprio la cosa giusta.» dico con tono vago, come se fosse una cosa da niente. Per un attimo, sembra spaesata e giurerei che Jamie e Los stiano trattenendo le risate.
«Se anche fosse? Domani vado io da lui e basta.» mi risponde, cercando di mantenere un tono
autoritario.
«Mmh, vedremo.» ribatto usando un tono fintamente dubbioso e con un pizzico di sfida. Le assottiglia lo sguardo e poi se ne va. Finalmente, Carlos e James lasciando andare le risate ed anche io mi metto un po' a ridere.
«Mi sento cattivo a dirlo, ma è stato epico!» commenta il latino con una mano davanti alla bocca per provare a smettere di ridere.
In effetti la scena è stata comica, ma non sono riuscito a convincerla a non andare. Ma non ho neanche detto che non andrò io.
Credo che domani rideranno ancora di più.

Angolo me:

So che anche questo capitolo è un po' piccoloma mi serviva per fare un passaggio tra il precedente e il prossimo.
Forseper un po'i capitoli saranno tutti cosìmi dispiace.
Incuriositi dal comportamento di Loganvero?
Mackenzie e Kendall si prenderanno a botte tanto per far felici Jamie e Los?
Vedremo...

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Capitolo 18
*** Basta Intrusioni ***


BASTA INTRUSIONI
 
Kendall
 

Ieri Mackenzie è stata più che chiara nel dire a me e agli altri che oggi starà con Logan da sola, ma non mi convince molto, quindi sono venuto in ospedale lo stesso. Sono arrivato prima di lei, dunque ne ho approfittato per stare un po' con Logan da solo. Sembra dello stesso umore di ieri, è solo un po' più tranquillo.
«Provo a camminare di nuovo.» detto questo, si alza in piedi con facilità. Io mi metto subito di fronte a lui con le braccia in avanti, ma lui non si appoggia. Inizialmente mi chiedo il perché, poi noto che si muove benissimo da solo. Si fa un giro di tutta la camera in modo fluido, anche se a passi un po' corti.
Ci vogliono una decina di minuti prima che si stanchi, e neanche a quel punto vuole sedersi.
«Sei stato bravissimo, ma ora siediti!» lui, inizialmente, sbuffa, ma mi da retta e torna sul letto.
«Com'è possibile che tu sia durato così tanto più di ieri?» gli chiedo. Magari ci è riuscito perché oggi è più rilassato, ma è comunque una differenza troppo grande.
«Beh… Io un'idea ce l'avrei…» dice un po' incerto, ma con un sorrisetto divertito.  Gli faccio capire che vorrei una spiegazione con uno sguardo confuso.
«Ieri notte, quando tutti sono usciti dall'ospedale, mi sono esercitato un po'.» io lo guardo male. Se le cerca proprio le situazioni rischiose!
«"Un po'" quanto?»  vedendo la mia espressione contrariata si intimorisce ed esita prima di rispondere.
«Non so… Qualche oretta…» sospiro. Per fortuna non si è fatto niente, ma deve stare attento! È proprio per  questo suo atteggiamento se è finito in coma e sono sicuro che, come me, non vuole ripetere l'esperienza. Non lo rimprovero, sarebbe inutile anche perché non è successo nulla, ma continuo a guardarlo male.
«L'ho fatto solo per uscire da qui il prima possibile!» cerca di difendersi. Anche io vorrei vederlo già fuori da questo posto, ma, se farlo uscire in una settimana è difficile, farlo in ancora meno tempo è impossibile!
Decido di non rispondergli, anche per non farlo stancare con le mie paranoie. Cominciamo a parlare del più e del meno. Vorrei dirgli la verità adesso, ma visto che tra poco arriverà Mackenzie, non credo sia il caso, dato che lui dovrà essere meno a disagio possibile quando parleranno, in modo che possa essere sicuramente sincero, anche se, conoscendolo, sarà difficile.
Ad un certo punto, esco dalla camera per andare a prendergli dell'acqua, visto che quella che aveva è finita. Quella che distribuiscono alle macchinette costa molto meno di quella del bar, perciò decido di prenderla lì. La fila è un po' lunga, ma non in modo esagerato, per fortuna. La maggior parte delle persone non sono pazienti, ma medici o parenti di chi è ricoverato. Però, qualcuno con una flebo portatile e in sedia a rotelle c'è. Una signora anziana in carrozzella mi colpisce in particolare. Nonostante il luogo, nonostante la sua situazione e nonostante l'età, sorride. Mi ricorda un po' l'atteggiamento strano che aveva Logan ieri, solo che lui non è pienamente consapevole di quello che gli è successo. Ad un tratto, noto che non riesce a premere i numeri per scegliere il prodotto da prendere, sono troppo in alto e lei non ci arriva. Decido di aiutarla, così passo in testa alla fila e mi affianco a lei.
«Buongiorno signora, se vuole l'aiuto io. Cosa vuole prendere?» le chiedo con gentilezza ed ottenendo in cambio un enorme sorriso.
«Grazie, ragazzo. Il numero ventotto, per favore.» mi risponde con voce roca ma gioiosa. Io premo il numero che mi ha riferito e poi prendo il pacchetto di salatini caduto nel raccoglitore. Glielo porgo e, dopo un suo grazie sincero, la guardo allontanarsi sulla sua sedia a rotelle. 
Mi ha colpito davvero molto, con la sua allegria. Mi ha ricordato quanto mi sia sembrato strano Logan ieri. Se ci penso bene, magari fanno entrambi così per sopportare di più l'attesa di uscire da qui.

Quando torno nella camera 394, trovo Mackenzie e Logan che discutono.
«Avevi detto che doveva essere solo una pausa! Direi che ora può bastare!» gli dice lei proprio appena entro io. La ragazza, inizialmente non si accorge della mia presenza, ma appena mi vede la reazione non è certamente positiva.
«Kendall, ti conviene andare via prima che faccia finire in ospedale anche te!» è la prima volta che mi fa provare un minimo di paura. Sembra un'indemoniata e non sarebbe poi così strano se provasse davvero a farmi male.
«Non prendertela anche con lui!» Logan interviene subito in mia difesa, facendomi spuntare un piccolo sorriso.
«Io me la prendo con chi mi pare! Anzi, Schmidt io e te dobbiamo fare quattro chiacchiere!» senza dare tempo né a Logan né a me ribattere, mi afferra per un braccio e mi porta in corridoio. Non so perché, ma probabilmente non vuole che Logan ci senta.
«Devi smetterla di metterti tra me e Logan, hai capito o devo dirtelo un'altra volta?!» almeno è stata diretta.
«Mi dispiace per te, ma penso proprio che me lo dovrai ripetere all'infinito, fino a che non ti sarai stancata!» anche io parlo senza mezzi termini, fregandomene di quello che potrebbe pensare.
Mi osserva per un po', assottigliando gli occhi. Sembra lo sguardo che le avevo lanciato il giorno in cui i genitori di Logie avevano deciso di lasciarlo morire.
«Guarda che non sono cieca, sai? So perfettamente cosa hai in mente. Non sono neanche dispiaciuta nel dirti che, indovina un po', lui non è gay! Figuriamoci, poi, se potrebbe mai fare… Certi pensieri su di te!» per un attimo mi lascia senza parole, non perché crede d'avermi dato la notizia del secolo, ma per come disprezza ciò che Logan è in realtà.
«Toglimi una curiosità: se invece avessi torto, se Logan fosse omosessuale, smetterebbe di piacerti?» le chiedo con un tocco di sarcasmo. Lei mi guarda con una faccia che mi fa presagire una risposta negativa.
«Certo che no! Insomma, sarebbe del tutto fuori norma, nonché inutile!» risponde.
«E se fosse bisessuale? A quel punto gli piacerebbero sia i ragazzi che le ragazze, quindi cosa potrebbe impedirti di essere innamorata di lui?» voglio capire fino a che punto arriva la sua superficialità.
«Schmidt, ma sei scemo?! Cioè, io con uno che… Ah, non riesco neanche a pensarlo!» non so davvero quanto possa essere salda la mia forza di volontà, perché adesso uno schiaffo glielo darei senza troppe cerimonie. Ma, nonostante il ribrezzo che mi fa questa ragazza, ho trovato il modo di togliermela dai piedi.
«E se ti dicessi che, incredibile ma vero, sei tu a sbagliarti? Sai cosa ho trovato a casa di Logan, nella sala hobby? Lettere. Tantissime lettere indirizzate a me, ma mai spedite! C'erano anche degli album fotografici ed uno conteneva solo e soltanto foto mie!» finisco di parlare e mi godo per un attimo il suo sguardo frastornato.
«Beh, ora non rispondi?» la provoco.
Lei indietreggia stendendo le braccia in avanti, come per proteggersi.
«Stai mentendo, queste sono solo bugie, hai inventato tutto tu!» replica, chiudendo gli occhi.
«E invece è vero. Se vuoi te lo posso anche dimostrare. Vieni a casa di Logan questo pomeriggio e vedrai che…» non riesco a finire la frase perché lei mi da uno schiaffo in pieno viso.
«NON DIRE PIÙ COSE DEL GENERE! MAI, MAI PIÙ!» vorrei ribattere, ma qualcosa dietro di lei attira la mia attenzione. È Logan.
«Smettetela, adesso.» ci ordina, mantenendo un tono di voce basso, al contrario di noi che ci eravamo messi ad urlare. Mackenzie si gira con uno scatto e lo guarda a bocca aperta.
«Tu… Tu sei…» nonostante ci provi, non riesce a finire la frase. Anzi, non riesce nemmeno a rimanere qui con noi. Prima indietreggia leggermente, spostando di continuo lo sguardo da Logan a me, poi comincia a correre e se ne va.
Io mi avvicino a Logan, preoccupato sia perché ha lasciato la sua stanza, sia perché potrebbe aver sentito cose che non doveva sentire, almeno non ora e non in questo modo.
«Mi dispiace, Ken. Ti ha fatto male?» mi stupisce che pensi subito allo schiaffo. Pensavo che la sua priorità fosse saperne di più su quello di cui stavamo parlando, soprattutto perché, di sicuro, ha capito che era lui il motivo della discussione.
«No, tranquillo. Anzi, a me dispiace. Non è giusto aver parlato di te alle tue spalle.» lui alza le spalle con noncuranza, facendomi capire che non gli importa.
«Tranquillo, non è certo colpa tua. Comunque, devo ammettere di essere curioso. Che vi siete detti per arrivare ad urlare?» quindi non ha sentito niente, a parte l'ultimo urlo disperato di Mackenzie. 
Non voglio dirgli niente di specifico, perché arriverei a rivelargli i miei sentimenti e farlo ora non sarebbe bello.
«Ma in realtà niente di che. Lei è convinta che io centri qualcosa nel tuo rifiuto per lei.» anche io faccio spallucce, ma stavolta lui si interessa alla cosa.
«Beh, in effetti, tu mi hai aiutato a capire che lasciarla era la cosa migliore, ma lei non dovrebbe attaccarti così, del resto, probabilmente, l'avrei fatto comunque.» ha ragione, ma questo Mackenzie non lo accetterebbe mai.
«Sì, è vero. Comunque, ora va in camera tua, che io devo tornare a casa.» lui annuisce e poi mi saluta.

Faccio un pranzo veloce, non ho tanta fame. Dopo, vado in camera a fare una dormita. La giornata mi ha stancato molto ed è solo a metà.
Vengo svegliato da Alexa che mi dice che è venuta Mackenzie. Vuole parlare con me.
Io sbuffo, rimanendo qualche altro secondo sdraiato. Voglio risolvere le cose con lei, però adesso sono davvero distrutto.
Tuttavia, scendo e la raggiungo in salotto. Ovviamente, non mi saluta.
«Dove sono?» so perfettamente a cosa si riferisce: vuole vedere le lettere e le foto.
Io non le rispondo, semplicemente mi dirigono verso la sala hobby e lei capisce che deve seguirmi.
Scendiamo le scale che portano nella grande stanza e io vado subito verso i cassetti in cui avevo trovato tutto. Ne tiro fuori le cose che vuole vedere la ragazza e gliele porgo.
Le esamina attentamente. Legge ogni singola parola come se fosse quella fondamentale.
Io aspetto senza far uscire una parola dalla mia bocca. Quando finisce di leggere e guardare foto, la vedo completamente impassibile. Ha lo sguardo fisso su di me, ma non sembra che mi veda davvero.
Io, dopo un po', comincio a sentirmi in soggezione, ma non muovo neanche un muscolo.
«Bene.» quando finalmente parla e si muove, io mi rilasso, uscendo dall'apnea in cui ero entrato. 
«Perfetto. Davvero.» anche la sua voce è inespressiva. Non riesco a capire quale sia l'emozione che prevale in lei.
Si dirige verso le scale. Quando arriva alla porta e poggia la mano sulla maniglia, si gira verso di me.
«Dì a Logan che… Anzi, no, lascia perdere.»  e se ne va. Non credo che lo cercherà ancora. Ha capito che, ormai, lei non centra più niente con Logan. Ora è distrutta, ma prima o poi si riprenderà.

Angolo Me:

Zao puzzole :3.
E cosìMackenzie si è tolta dalle ballsNookayscherzi a parteadesso i due piccioncini hanno una preoccupazione in meno e lei se ne è andata spontaneamentequiiiindi tutti felici e contenti (o quasi) :D.
CE VEDEMO :D

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Capitolo 19
*** L'Inaspettato ***


L'INASPETTATO
 
Kendall
 

Oggi, dopo giorni di allenamenti e visite mediche, Logan verrà rilasciato dall'ospedale e potrà tornare a casa. Io, i genitori, la sorella e tutti gli altri stiamo aspettando in sala d'attesa che finisca l'ultimo controllo. Ovviamente, Mackenzie non c'è e questo Logan lo sa. Gli ho detto che lei aveva capito di essere diventata di troppo per lui e che, probabilmente, non si sarebbe più fatta sentire. L'ha presa bene, anche se è dispiaciuto per non averle detto qualcosa lui stesso.
«Sono contentissima!» esclama Presley, facendo sorridere tutti i presenti.
«Anche noi lo siamo, Pres.» le rispondo sincero. Loro non sanno quanto si sia impegnato Logan. Non l'hanno mai visto fare esercizi o camminate, probabilmente pensano che si presenterà a noi in sedia a rotelle. Di sicuro la sua intenzione di fargli una sorpresa andrà a buon fine.
Come pensavo, appena lo vedono venir fuori dalla porta in piedi, senza alcun sostegno, fanno esclamazioni stupite. A Presley e Pamela sfugge anche qualche lacrima. Appena dopo qualche secondo, si alzano e corrono ad abbracciarlo. A loro segue subito Jeffrey, poi Carlos con Alexa ed infine James. Io rimango a guardare, per ora voglio lasciare che si godano questa gioia senza di me, dato che io sapevo già tutto. Mi alzo e vado da Margaret, che è uscita al seguito di Logan insieme a due medici.
«Allora è ufficiale?» le chiedo, tanto per essere sicuro.     
«Assolutamente! Può tranquillamente tornare a casa, non ha neanche bisogno di medicinali. L'unica cosa è che dovrebbe stare attento a quando si trova sulle scale, potrebbe perdere l'equilibrio. Ma a parte questo…» mi guarda e sorride «… Niente. È tutto a posto.» vedo che sta chiaramente trattenendo le lacrime. Per non farle vedere che anche io sono estremamente commosso, la abbraccio ed essendo più alto di lei, le impedisco di vedermi in faccia. Però, c'è Logan che, nel bel mezzo di abbracci e baci, si gira incrociando il mio sguardo e sorridendomi. A lui non riesco a nascondere il mio pianto silenzioso, ma forse è meglio così.
A fine abbraccio, io e Margaret ci salutiamo, promettendoci a vicenda che ci sentiremo ancora ogni tanto. Poi, tutti insieme andiamo verso l'ascensore, che ovviamente non può contenere tutti e otto. Decidiamo che Presley, Jeffrey e Pamela andranno con Logan, mentre Carlos, Alexa, James ed io scenderemo le scale.
Quando arriviamo al parcheggio esterno, facciamo salire Logan in macchina con me, dato che la mia è quella più vuota.
Nonostante le sue proteste, riusciamo a farlo stendere sui sedili posteriori, mentre io vado alla guida.
«Contento di tornare a casa?» gli chiedo retoricamente.
«Tantissimo.» mi risponde.
Il resto del viaggio lo facciamo in silenzio. Quando arriviamo, lo aiuto a scendere ed entriamo in casa. Davanti alle scale che portano al piano di sopra, mi ricordo delle parole di Margaret.
«Aspetta, ti aiuto io.» gli dico poco prima che lui poggi il piede sul primo gradino. Alza gli occhi al cielo, ma mi lascia fare. Lo faccio aggrappare alle mie spalle con un braccio, mentre io lo sorreggo appoggiandogli una mano sul fianco. Non troviamo grandi difficoltà e in poco tempo siamo in camera sua.
«Dovremo fare così ogni volta?» mi chiede lui divertito.
«Certamente, carissimo.» gli rispondo.
«Come vuoi, mammina!» dice mentre si sdraia sul proprio letto. È bello essere tornati alla normalità, dà un senso di pace che non si sentiva da tanto. E sarà ancora meglio quando, finalmente, chiarirò tutto con Logan. Voglio aspettare ancora per poco, giusto per dargli il tempo di riprendersi.
Sentiamo qualcuno che bussa alla porta della camera. Quando vado ad aprire, vedo che sono James, Alexa e Carlos.
«Volevamo solo vedere come sta Logan e… Alexa ed io avremmo una cosa da dirvi.» ci spiega Los.
Io mi vado a sedere accanto a Logan sul suo letto, aspettando la notizia che, dai sorrisi emozionati della coppia, si capisce che è positiva.
«Abbiamo deciso il nome per il bambino!» annuncia lui, stupendo soprattutto il moro, dato che non sapeva neanche il sesso del figlio.
«Wow! Ne sono contento! Quindi? Quale sarà?» chiede proprio lui.
«È un nome molto significativo, non comune. Sono sicura che, quando ne avrete capito il senso, vi piacerà tantissimo.» afferma lei, per poi guardare negli occhi il marito.
«Ocean King!» esclamano insieme. Alexa ha ragione, non è facile da interpretare. Mi ci vuole un po' per arrivare ad una conclusione che, comunque, ha bisogno della conferma dei genitori.
«Gli avvenimenti degli ultimi tempi, in qualche modo, sono tutti legati all'oceano. Voi ragazzi avete deciso di vedervi per una vacanza al mare ed io sono rimasta incinta di Ocean King poco prima che voi prendeste questa decisione. Così, io e Carlos abbiamo voluto collegare nostro figlio a tutto ciò che è successo dopo l'inizio della gravidanza e ci è sembrato che il modo migliore per farlo fosse dargli questo nome.» le parole di Lex confermano quello che avevo pensato. È un'idea meravigliosa, non so nemmeno come esprimermi a parole.
«È stupendo! Il nome lo è già da solo, ma con tutta la spiegazione diventa ancora più unico!» gli dice James commosso, come me che sto per piangere per la seconda volta in poco tempo!
Il primo che si alza e va ad abbracciare i quasi genitori è Logan, io lo seguo subito dopo insieme a James. Rimaniamo attaccati per un bel po', chi piangendo e chi ridendo.
«Purtroppo, però, noi due domani dobbiamo tornare a casa. Fra poco Alexa avrà bisogno di più riposo.» dice Carlos quando sciogliamo l'abbraccio. Noi siamo dispiaciuti, ma capiamo che è giusto così.
«Okay, allora noi andiamo a fare le valigie.» dice Alexa uscendo dalla camera col marito e James.
Io e Logan, nuovamente soli, torniamo a sedermi sul letto e ci mettiamo a chiacchierare, fantasticando su come sarà il piccolo Ocean: capelli lisci biondi, occhi marroni, carnagione olivastra… Ci immaginiamo varie combinazioni basandoci sulle caratteristiche dei genitori. In qualsiasi caso, conveniamo entrambi, sarà bellissimo.
Ad un punto morto della conversazione, in cui nessuno di noi due sa cosa dire o fare, decidiamo di guardarci un film. Lo vediamo dal computer di Logan, così lui non dovrà di nuovo andare sulle scale per scendere. Ci mettiamo un po' a scegliere ed alla fine è lui a decidere e devo ammettere che la sua scelta mi colpisce.
«Resta Anche Domani!» non credo che sia un caso il fatto che voglia vedere un film sul coma.
«Potrà sembrarti strano, ma non me lo sarei mai aspettato!» gli confesso, mettendomi anche un po' a ridere.
«È che sono curioso. Mi è successa una cosa rara ed importante ma non ne ricordo niente.» mi spiega. In effetti ha ragione a volerne sapere di più, per quanto un film possa essere verosimile.
Non ribatto e faccio partire il film da un sito streaming.
Rimaniamo in silenzio per tutto il tempo, completamente presi dalla trama e dagli avvenimenti commoventi e che fanno salire l'ansia. Proprio nel punto cruciale, Logan interrompe il filmato.
«Come ho fatto a svegliarmi?» mi chiede girandosi verso di me e  prima che io possa protestare per la sua azione improvvisa.
«Oh, beh…» non so proprio cosa rispondergli. Ho paura che potrebbe restarci male per la storia dello spegnimento delle macchine e che poi la conversazione vada verso quello che gli avevo detto quel giorno. Ma qualcosa gliela devo dire, anche perché mi sta guardando in modo troppo insistente.
«Allora, Logan… Tu sai cosa si fa alle persone in coma?» gli chiedo inizialmente.
«Sì, i test e le operazioni chirurgiche.» sospiro e abbasso la testa.
«Okay, ma io intendo quando la famiglia, ad esempio, è stanca di aspettare il risveglio.» provo a spiegarmi senza entrare troppo nel dettaglio per non essere indelicato.
«Ah… Sì, ho capito.» non sembra particolarmente sconvolto, per fortuna.
«Non ti dà fastidio questa cosa?» ricordo che io avrei potuto sbriciolare l'intero ospedale con tutta la rabbia che sentivo quando ho saputo cosa avevano deciso i suoi genitori sotto l'influenza di Mackenzie.
«Beh, fosse stato per me avrei detto di no, ma mia madre e mio padre non potevano certamente saperlo. Volevano solo fare ciò che ritenevano giusto.» adoro il suo modo di ragionare. Cerca sempre un motivo per dar ragione agli altri, per fare in modo che non ci siano errori nelle azioni delle persone.
«Comunque non soffermiamoci su questo, continua.» mi incoraggia, improvvisamente alimentato da una strana fretta che fino a qualche secondo fa non aveva.
«Allora… In realtà non c'è molto altro. Credo che tu ti sia svegliato per… Ehm…» cerco al volo una scusa.
«Perché i tuoi genitori, all'ultima visita prima dello spegnimento, ti hanno detto cosa stava per succederti e tu hai reagito perché non volevi.» spero ci creda, anche se mi sento un po' in colpa, infatti abbasso lo sguardo verso lo schermo del computer per non guardarlo negli occhi. Dopo un po' di silenzio comincio a sentirmi a disagio. Non capisco perché non dice niente o perché non fa ripartire il film. Dopo parecchi minuti, spinto dalla curiosità e dall'ansia, rialzo lo sguardo verso di lui e vedo che ha gli occhi lucidi. La cosa mi confonde molto, ma non riesco a darmi una spiegazione prima che lui parli.
«Vaffanculo, Kendall.»

Angolo Me:

*si gusta l'odore dei lettori infuriati* aaah, ora sì che  mi sento a mio agio! 
Lo so, odiate il fatto che faccia sempre finire i capitoli in sospeso, but c'è un motivo a tutto, non preoccupatevi!
Sinceramente, questo capitolo non mi fa impazzire ma ho provato a farlo al meglio, scusate.
Inoltre, devo dirvi che, purtroppo, non manca molto alla fine della storia. Ma non rattristatevi! Ho già tante storie tra le bozze che, personalmente, trovo più interessanti di questa! 
Ora vi lascio alle recensioni con minacce di morte, sfogatevi pure!

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Capitolo 20
*** Nessuna Esitazione ***


NESSUNA ESITAZIONE


Logan

Più velocemente che posso scendo dal letto, tirando le lenzuola addosso a Kendall, per rallentarlo in qualche modo, dato che non voglio che mi raggiunga. Esco dalla stanza di corsa e allo stesso modo attraverso il corridoio, fino alle scale. Ricordo che dovrei essere aiutato a scenderle, il ché mi blocca. Però non voglio che Kendall riesca ad arrivare a me. Non voglio vederlo per il resto della giornata. Ora voglio solo uscire fuori di casa da solo, finalmente. Magari prenderò la macchina e me ne andrò in un parco, vicino ma non troppo. Quello di quel giorno di pioggia sarebbe perfetto, ma mi farebbe venire in mente troppi ricordi. Ne troverò sicuramente un altro.
Ripensare alla rabbia che provo verso Kendall in questo momento mi spinge a far scivolare un piede sul primo gradino. Perché non vuole ripetermi le cose che mi ha detto appena una settimana fa? Tanto sa già come reagirei, l'ha detto lui stesso, non ha motivo per avere paura! Forse, il problema, è che non è vero. Magari, leggendo le mie lettere e guardando l'album di foto ha pensato che l'unico modo per svegliarmi era quello di dichiararsi, pur mentendo. Se fosse così, direi che decisamente non mi ha fatto un favore. Avrei preferito che le cose andassero come stabilite, piuttosto che ricevere una delusione così grande.
Di nuovo i miei occhi si bagnano, ma io li strofino prima ancora che una sola goccia possa superare il limite della palpebra inferiore. Continuo a scendere, chiedendomi ogni tanto come abbia fatto Kendall a non raggiungermi, fino a che non sento dei passi veloci provenire dal corridoio. Ormai sono al terzultimo gradino, ma sembra non bastare, perché sento una mano che si poggia sulla mia spalla, obbligandomi a girarmi.
«Perché ti sei arrabbiato con me?» mi chiede il biondo. Come fa a non capire?
«Sei un cretino, ecco perché!» alzo la spalla nel tentativo di levare la sua mano da essa, ma appena ci riesco lui fa una piccola corsa e si piazza davanti a me, sull'ultimo gradino della scala.
«Logan, ti prego, non fare così! Non ci sto capendo niente, che è successo?» domanda con tono supplichevole, senza riuscire ad intenerirmi.
«Perché mi hai mentito?» gli rispondo con un'altra domanda.
«Ma di cosa parli? Davvero, non capisco!» comincio a spazientirmi.
«Perché in ospedale mi hai detto tutte quelle cose se... Se non sono vere?» ricomincio a piangere, ma stavolta non mi importa. Deve vedere come mi fa stare, magari si renderà conto di quel che ha fatto.
Spalanca gli occhi ed apre la bocca. Di sicuro non si spettava che io, in realtà, ricordi tutto. Cerca di ricomporsi subito. Mi supera andando sull'ultimo gradino per non farmi andar via con un abbraccio, ma appena mi sfiora lo respingo.
«Logan, lasciami spiegare!» tenta di persuadermi, inutilmente.
«Non voglio sentire una sola parola, lasciami in pace!» lo spingo e nel farlo mi sforzo molto, forse troppo, tanto che inizia a girarmi la testa. Comincio a barcollare, fino a che non perdo l'equilibrio. Cado addosso a Kendall, che, non preparato, scivola all'indietro, fino a ritrovarsi disteso a terra con me sopra. 
«Ti sei fatto male?» mi chiede subito preoccupato. Io nego, per poi provare ad alzarmi. Lui me lo impedisce, trattenendomi per i fianchi.
«Kendall, smettila!» gli urlo contro, ancora molto arrabbiato. Sembra che neanche mi abbia sentito.
«Dovremmo smetterla di caderci sempre addosso.» commenta, riferendosi alle altre volte in cui ci siamo trovati in una situazione del genere. Io mi fermo, bloccato non dalle sue mani, ma dal suo atteggiamento. Non riesco a capirlo. È improvvisamente calmo e non la smette di guardarmi, anche se abbasso più volte gli occhi. Comincio a sentirmi davvero in imbarazzo. La situazione peggiora quando vedo che sta avvicinando il suo viso al mio. Porta una delle mani dietro la mia testa, spingendo leggermente perché anche io mi avvicini. Ho capito dove vuole arrivare, ma nonostante questo non riesco a rilassarmi. Fino a poco fa rinnegava quello che mi aveva detto e adesso fa così! Ho paura che stia davvero mentendo, che faccia così perché pensa di farmi star bene. Eppure non sembra, da come mi guarda. Ma tanto, ormai, è inutile che mi faccia domande. Mi lascio andare, lascio che Kendall mi baci. Bugia o no, non voglio lasciarmi sfuggire questa occasione. Gli faccio avere subito accesso alla mia bocca, in modo che le nostre lingue entrino in contatto. È una sensazione bellissima, la più bella che abbia mai provato in tutta la mia vita. Forse troppo bella. Talmente bella che potrebbe illudermi. Mi alzo di scatto e appena sono in piedi indietreggio di qualche passo. Kendall non sembra allarmarsi. Mi si avvicina tranquillo, ma non fa in tempo a dirmi niente.
«Ragazzi, tutto bene? Abbiamo sentito rumori strani e ci siamo preoccupati.» dice James dalla cima delle scale.
È Kendall a rispondergli, dicendogli che va tutto bene. 
Appena il castano torna nella sua stanza, e prima che l'altro possa dirmi qualsiasi cosa, corro su per le scale e chiudo la porta della mia camera a chiave. Non voglio assolutamente parlare con Kendall, o almeno non per ora. Prima devo schiarirmi le idee, capire cosa potrei rispondergli io sia se si riveli tutto solo una mia illusione, sia se questa storia avrà un lieto fine. Il problema è che, per quanto io mi possa preparare, so perfettamente che riuscirò soltanto a fare un casino, probabilmente mettendomi a piangere in entrambi i casi. Mi viene da piangere anche adesso. Ci provo a trattenermi, ma non ci riesco, come non ci sono mai riuscito. Infatti, mi ritrovo steso sul letto, con la faccia che spinge nel cuscino, per impedire che qualcuno senta i miei singhiozzi.

Kendall

Sapevo che avrei dovuto aspettare, che Logan non era ancora pronto! Non so cosa mi sia saltato in mente! Ora è molto più arrabbiato di prima. Si è chiuso nella sua stanza e ogni tanto ne sento uscire dei lamenti. Credo stia piangendo.
Provo a bussare alla sua porta. La prima volta non risponde, neanche alla seconda. Alla terza busso più forte e lui mi grida di andarmene. Se solo capissi cosa lo fa star male, potrei provare a risolvere la situazione. Mi siedo a terra e rimango ad aspettare per un bel po'. Sembra proprio che Logan non abbia la minima intenzione di uscire. Aspetto fino a che gli altri non mi chiamano per andare a pranzare. Vorrei convincere anche Logan a venire, ha bisogno di nutrirsi, ma so che non mi ascolterebbe.
Mangiamo nel silenzio più totale. James e Carlos hanno capito la situazione e Alexa si limita ad assecondarli, dato che non sa niente di me e il moro.
«Ah, comunque parto anche io domani.» la frase di James è l'unica che si sente per tutto il tempo del pranzo. Non gli rispondiamo nemmeno, se non con un verso di conferma.
Appena finiamo, vado in camera mia, dopo aver bussato ancora una volta a Logan, ottenendo solo un silenzio di tomba.
Passo ben due ore steso sul letto a pensare. So che Logan è arrabbiato, ma non capisco il perché!
Decido di mandargli un messaggio. Probabilmente mi ignorerà, ma devo provare.

TuLogan, lo so che ce l'hai con me, ma possiamo sistemare tutto, basta che mi dai delle spiegazioni.

Gli mando un primo messaggio. Vedo che visualizza, ma, proprio come pensavo, non risponde.

TuTi prego.

Non ho idea di che dirgli. Mi sembra di essere tornato a quando dovevo inventarmi un discorso da ripetergli. Considerando che quella volta è andata bene, forse dovrei rifarlo. Il problema è che, al momento, la mia mente non è capace di pensare a cose convincenti. Considerando questo, decido di ridargli il foglio su cui avevo scritto l'altra volta. Ce l'ho ancora perché l'ho conservato nel cassetto della scrivania. Lo rileggo, tanto per essere sicuro che non ci siano errori.
Mi piazzo davanti alla stanza di Logan. Busso piano, giusto per fargli capire che ci sono.
«Logan… Okay che non mi vuoi parlare, ma credo che dovresti leggere una cosa. L'ho scritta per te, per prepararmi a parlarti mentre eri in coma. Avevo un po' di problemi a farlo… Comunque, è dopo questo che ti sei svegliato, anche se, alla fine, ho detto tutta un'altra cosa. Comunque il concetto è quello. Spero davvero che leggerai, così capirai tante cose.» finito il mio discorso confuso, metto il foglio di carta per terra e lo spingo sotto la porta, così sta in camera con Logan.
«Scusa il disturbo.» dico per poi andarmene.

Logan

Sono davvero tentato di andare a leggere quello che mi ha lasciato Kendall. Allo stesso tempo, però, non voglio dargliela vinta. Ma non voglio fare l'infantile, soprattutto perché lui ha detto che dovrei capire un po' di cose con questo. Alla fine, vinco sul mio orgoglio e vado a prendere il pezzo di carta. È un discorso abbastanza lungo, è meglio se me lo leggo a letto.

Mi dispiace non averti detto niente fin'oraNon mi riferisco solo al momento in cui sei entrato in comama al secondo in cuinella mia testaè passato quell'assurdo pensiero che mi ha portato a fare quella cosa.
Se non avevo ancora mai aperto boccada quando sei finito qui dentroè solo perché ancora non avevo capito cosa dirti
La tua mancanzale giornate troppo tristi e brevime lo hanno fatto capire.
Saia volte mi chiedo se tutto questo non sia una punizione per meCi starebbeinsommaprima desidero di guardarti dormire per semprepoi tu finisci in comaGiàquando venivo nella tua stanza non dormivo affattoora lo saiA proposito di dormiresai che forse è anche un po' colpa tuaperché quella serala prima sera in cui ho dormito quiio ti stavo parlando ma tu sei piombato nel sonnoSe solo fossi rimasto ad ascoltareforse ora non saremmo qui, in una camera d'ospedale, con me che cerco di dirti perché ti ho dato quel maledetto bacio. Ora ci sono arrivato, quindi ecco il motivo: se ti ho baciato, se cercavo sempre di farti un discorso che tu trovavi strano e inappropriato, è perché ti amo. Non quell'amore da ragazzini, in cui si fanno tante promesse che poi, al primo litigio vengono spazzate via. Quello che provo, è quel tipo di amore che mi impedisce di rimanere troppo lontano da te. Non so se tu, anche minimamente, mi ricambi, forse non lo saprò mai, ma ti meritavi una spiegazione ai miei comportamenti.

Non riesco a respirare, sono entrato in apnea. Se questo l'ha scritto davvero prima di parlarmi… Non è tutta una bugia come temevo. Se quello che ha scritto è vero, Kendall mi ama. Ed io sarei anche stupido per non averci creduto. In fin dei conti, perché avrebbe dovuto mentirmi? Kendall sa quanto io odi essere preso in giro, non avrebbe mai mentito su una cosa del genere. Ora ne sono sicuro, ne ho la conferma.
Appena riprendo a respirare, vado alla porta e la apro.
Kendall non è in camera sua, così vado da Carlos, Alexa e James per chiedergli se sanno dov'è.
«È uscito, ha preso la macchina.» mi informa il latino. Io neanche ringrazio, volo giù per le scale ed esco. Quando mi trovo davanti alla mia auto, mi rendo conto di aver lasciato le chiavi dentro casa. Non importa, non posso perdere tempo. Comincio a correre, avendo in mente due luoghi in cui potrebbe trovarsi Kendall. Prima vado al parco in cui volevo andare io prima. Vi trovo solo un po' di bambini che giocano con i loro genitori ed una coppietta che si scambia baci affettuosi. A quella visione, ricomincio a correre. Fa caldo e di sicuro una corsa del genere non fa bene alla mia salute,  ma non sento né il sudore né la fatica. Sento solo la voglia di arrivare dalla persona che amo e di restare con lui per sempre, senza nessuno che ci disturbi.
Arrivo in spiaggia ed entro nel bar. Qui Kendall non c'è, così lo cerco da una finestra che si affaccia sul mare ed eccolo lì: è seduto sulla sabbia, sotto l'ombra di una palma, osserva il mare con sguardo riflessivo. Probabilmente mi sta aspettando, o forse no, non importa. Ciò che conta, adesso, è che io vada da lui. Non aspetto un secondo di più. Dopo appena qualche lungo e frettoloso passo, mi ritrovo a pochi centimetri da lui. Ora sono bloccato. Non ho paura, solo che non ho idea di cosa dire o fare.
Lui guarda l'orologio che ha al polso e sbuffa.
«È inutile.» fa per alzarsi, ma appena si gira, a metà tra alzato e seduto, si blocca vedendomi. Io sorrido, non sapendo che altro fare. Anche lui sembra indeciso. Capisco che se non mi muovo io potremmo stare così anche per delle ore, quindi mi abbasso alla sua altezza e lo abbraccio. Anzi, quasi lo soffoco, però lui non si lamenta, anzi, mi abbraccia a sua volta. Appoggio la mia testa sulla sua spalla e lui il suo mento sul mio capo.
«Sono entrambi bei discorsi.» dico con voce bassa, perché mi senta solo lui. Non è che mi vergogno con gli altri, ma voglio che questo sia un momento solo nostro, intimo.
«Sia quello che hai scritto che quello che mi hai detto alla fine.» spiego, mentre inspiro per godermi il suo odore. Mi è sempre piaciuto e probabilmente non smetterà mai. È caloroso e familiare. Ora potremmo anche essere su una distesa di ghiaccio isolata, schiaffeggiati dal vento, ma mi terrebbe comunque al caldo e con questa sensazione di casa.
«Ci ho messo ore per scriverlo. Se leggessi gli altri ti metteresti a ridere.» dice lui con ironia. Sappiamo entrambi che dovremmo dire qualcosa, qualcosa di importante, eppure continuiamo a girarci intorno.
«Magari te li farò leggere proprio per questo. Amo vederti ridere.» non posso non notare come ha accentuato la parola "amo". È il momento di confermare ciò che tutti e due stiamo pensando ma non diciamo.
«Io amo te.» non ho esitato un secondo nel pronunciare queste parole, non sono intimidito dai suoi occhi che ora affondano nei miei, o dalle sue mani sulle mie guance. Non ho più motivo di inquietarmi, non ora che so il perché di tutto. Non provo neanche la minima paura appena Kendall mi bacia, infatti lo ricambio all'istante. Rispetto a quello di qualche ora fa, è un bacio dolce e calmo, come se ce ne fossimo già dati a migliaia prima e questo fosse solo l'ultimo di una serie. Eppure, in realtà, è il primo. Quello di prima non conta e, per quanto sia stato importante, voglio rimuoverlo dalla mente, perché appartiene ad un momento brutto, carico di paura ed incomprensioni.
«Anch'io.» risponde alla mia precedente affermazione quasi soffiando sulle mie labbra, che si scontrano di nuovo con le sue per una manciata di teneri baci a stampo.
Appoggia la schiena contro il tronco della palma ed io faccio la stessa cosa sul suo petto. Abbiamo le mani unite e lo sguardo fisso sul mare, limitato sia dai nostri occhi che fisicamente, ma non potenzialmente.

Angolo Me:

Non voglio disturbarvi troppo dopo un capitolo del generevi dico solo che mi sono emozionata io stessa mentre scrivevo perché finalmente questi due scemotti ce l'hanno fatta!

NESSUNA ESITAZIONE
 
 

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Capitolo 21
*** Come In Un Sogno ***


COME IN UN SOGNO
 

Kendall

Sono ore che siamo abbracciati. O forse solo cinque minuti, non ne ho idea. Comunque, non abbiamo la minima intenzione di separarci. È così bello stare finalmente assieme.
Metto le mie braccia attorno a quelle di Logan, appoggiato su di me, e incrocio le mani all'altezza del suo addome.
Lui gira la testa leggermente, per arrivare al mio collo e lasciarci un bacio leggero.
«Quanto siamo sdolcinati.» commento sorridendogli. Lui sorride ed annuisce. Restiamo ancora un po' seduti a coccolarci, finché non ci rendiamo conto che dovremmo rientrare a casa.
Andiamo con la mia macchina. Logan si siede sul posto del passeggero e, quando può, mi prende la mano destra tenendola stretta. Io ovviamente lo noto, ma senza dirglielo. Conoscendolo, si imbarazzerebbe e smetterebbe di farlo, ma io non voglio che lo faccia, così mi limito ad accarezzargli la pelle con il pollice.
«Dobbiamo decidere come comportarci con gli altri.» dico quando siamo quasi arrivati.
«Beh, per James e Carlos non c'è problema. È Alexa che non sa niente.»
«Io credo che potremmo dirlo anche a lei. Comunque, quasi sicuramente Los si sarà lasciato sfuggire qualcosa.» ridiamo entrambi. Per quanto possa sforzarsi, il latino è comunque un tipo che parla troppo.
«Okay, allora a loro tre lo diciamo.» conferma Logan.
«Sì, ma a tutti gli altri?» sa cosa intendo. I nostri familiari, i fans. Prima o poi dovremo dirlo anche a loro.
«Io preferirei aspettare, se a te non dà fastidio.» mi risponde. È normale che preferisca così, del resto la nostra relazione è solo all'inizio e lui è una persona molto riservata. Comunque, anche io la penso come lui, quindi acconsento.
Troviamo Alexa, Los e Jamie che ci aspettano in salotto. Non ci dicono niente, ma Los sembra si stia trattenendo dal ridere e James mi fa l'occhiolino.
Logan mi guarda, facendomi capire che preferirebbe lasciar parlare me.
«Okay. Vorrei darle la notizia in anteprima, ma credo che ormai anche Lex sappia tutto.» dico riferendomi in modo particolare a Carlos, che lascia andare la risata che stava reprimendo.
«Comunque sì, è ufficiale: io e Logan stiamo insieme!» sorridiamo tutti. Alexa ci viene ad abbracciare e si congratula, ammettendo che il marito gli aveva dato qualche spoiler. È bello che tutti i nostri migliori amici siano contenti per noi. Se non fosse stato così, non oso immaginare i drammi che si sarebbero verificati.
«Okay!» esclama Alexa facendo un battito di mani.
«Ora noi partiamo!» continua. Inizialmente non ci faccio caso, anzi, annuisco e sorrido. Poi però me ne rendo conto: loro tre dovrebbero andarsene domani!
«Scusa, ma cosa stai dicendo? Non avete detto che tornate a casa domani?» chiedo.
«Era così. Ma abbiamo cambiato idea. Partiamo oggi, tra qualche minuto. Dobbiamo solo mettere le ultime cose in valigia!» rimango a bocca aperta per qualche secondo. Da come sta parlando Lex, sembra che niente possa farle cambiare idea, il ché è disarmante. Ma credo di aver capito cosa c'è sotto. Mentre io e Logan eravamo fuori, hanno deciso che se fossimo tornati in casa da fidanzati sarebbero andati via, per lasciarci soli. Diabolicamente opportuni. 
Io e Logan rimaniamo ad aspettarli in salotto, appoggiati allo schienale del divano. Non ci metteranno molto a finire di fare i bagagli, perciò ne approfitto subito per parlare con Logan.
«Penso proprio che io rimarrò ancora per molto.» gli dico ironico. Lui mi risponde con un sorriso, che dopo un po', però, si spegne.
«Che c'è?» gli chiedo appena noto che si è intristito.
«Però dovrai comunque andare via. Dovremo fare sempre avanti e indietro, specialmente tu, con tutti i concerti che fai.» ha ragione, ma non voglio che pensi subito a cose tristi. È appena successa una delle cose più belle del mondo, una cosa che aspettavamo da anni, non deve rovinarsela così.
«Hey, non ci pensare. Magari sarà anche divertente. L'attesa fa parte del piacere, giusto? Sai che bello segnarsi sul calendario i giorni in cui ci incontreremo, inventandoci scuse assurde per appunti tipo "amore" scritti sulle caselle dei giorni, prepararci in tutta fretta appena cinque minuti prima dell'orario stabilito! Io probabilmente farò sempre tardi, tu, invece, sarai sempre in anticipo. Secondo me sarà divertente, rideremo sempre come matti!» mi metto a ridere anche mentre parlo. Lui fa un sorrisino, guardando verso il basso. Non sembra molto convinto.
«È ovvio che non sarà sempre tutto rose e fiori, ma non possiamo farci abbattere in partenza.» gli faccio sollevare il viso.
«Andrà tutto bene.» lo bacio. È così bello poterlo fare liberamente, appena mi va. 
È un bacio diverso da quelli che ci siamo dati precedentemente. È più voglioso. So che non è proprio il momento più adatto per lasciarci trasportare, ma non riesco a fermarmi, e a quanto pare neanche Logan. 
Ci avviciniamo anche con il corpo, le sue mani sulla mia schiena, mentre la mia mano destra va sulla sua nuca e l'altra sulla guancia. Lo faccio schiacciare ancora di più contro il mio viso, finché lui si stacca, continuando però a starmi vicinissimo, facendomi sentire il suo respiro sulle mie labbra.
Mi guarda un attimo negli occhi, poi mi bacia lui. Torna ad essere completamente attaccato a me. Per avvicinarsi ancora di più, muove in avanti il bacino, non so se volontariamente o no. Comunque, questa situazione comincia ad eccitarmi e sento che anche per lui è così.
«Ragazzi, vi assicuro che queste cose potete farle perfettamente dopo.» Carlos ci interrompe scendendo le scale con due valigie in mano, seguito dalla moglie. Noi ci stacchiamo subito, guardando male l'altra coppia e sentendoci un po' in imbarazzo tra di noi. È la prima volta che ci troviamo in una situazione come questa e stiamo insieme da appena qualche ora. Però ci è venuto spontaneo e credo proprio che se succedesse di nuovo non riusciremmo a fermarci. Sinceramente neanche lo voglio, ma non ho il tempo di pensarci, ora dobbiamo salutare gli altri. Sono scesi tutti e si stanno dirigendo fuori casa, alle macchine. Li aiutiamo a caricare le borse nel portabagagli, dopo di ché, a malincuore, li salutiamo.
Quando vado ad abbracciare Carlos per salutarlo, lui mi sussurra una cosa all'orecchio.
«Se non approfitti del fatto che siete da soli, giuri che la prossima volta che ti vedo ti prendo a calci in culo!» io gli do una spinta mentre ride. Per nascondere l'imbarazzo mi metto a ridere, senza guardare Logan, in modo che non intuisca niente. Comunque, scherzi a parte, nonostante che il bacio di prima sia stato intenso e mi abbia fatto venire in mente mille cose molto più forti, non credo che sia il caso di attuarle. Carlos mi potrà anche ammazzare, ma è meglio così.
Restiamo fuori a guardare le auto che partono, fino a quando imboccano una Via che le toglie ai nostri occhi.

Logan

Rientrando in casa non posso fare a meno di ripensare a quello che è successo prima. Se Carlos non ci avesse interrotti, non lo avrebbe fatto nient'altro. La cosa mi mette un sacco di ansia, perché ora con noi non c'è nessuno. Vorrei che accadesse qualcosa, ma allo stesso tempo sono spaventato. Mentre ci baciavamo ho fatto un movimento che potrebbe essergli sembrato provocatorio, ma è stata una cosa involontaria! Spero davvero che Kendall non l'abbia presa nel modo sbagliato.
Dato che vorrei proprio evitare l'argomento, cerco una cosa qualsiasi che non ci porti a parlarne. Mi viene in mente che dobbiamo ancora finire di vedere il film. Ne manca poco, ma non importa, perché appena arriverà alla fine sarà più o meno ora di cena, quindi dovremo andare a cucinare e non avremo tempo per chiacchiere. Spero che al momento di mangiare si sarà scordato tutto. 
«Ken, ti va di finire Resta Anche Domani?» gli propongo in modo dolce ma anche neutrale.
«D'accordo, andiamo.» e saliamo le scale per andare camera mia. 
Ci mettiamo sdraiati sul letto, abbracciati con il computer sulle gambe. Io cerco di rilassarmi, ma credo che lui percepisca che sono teso, però non mi dice niente. Nessuno dei due dice una parola per tutta la durata del film. Non è un silenzio molto lungo, dato che ciò che stiamo guardando ha durata breve. Eppure mi sembra che duri in eterno, non in senso positivo.
Appena sento la musica in sottofondo ai titoli di coda, scatto a sedere, tolgo il portatile da sopra di noi, lo metto sul comodino, mi alzo e corro al piano sottostante. Il tutto in qualche secondo. 
Entro in cucina e mi fiondo verso il frigorifero. Le prime cose che mi capitano sott'occhio sono le cotolette di pollo, perciò cucinerò quelle.
Mentre sono davanti ai fornelli, sento delle braccia che mi circondano all'altezza dello sterno. Il mento di Kendall mi si poggia sulla spalla e lui mi parla soffiandomi le parole all'orecchio.
«Non dovresti affaticarti così. È stata una giornata piena e sei appena uscito dall'ospedale.» io scuoto la testa negando.
«Non sono stanco, tranquillo.» ribatto. In risposta, lui mi dà un bacio sul collo e stringe l'abbraccio. Non posso fare a meno di entrare in apnea e bloccare ogni muscolo.
«Ma sei nervoso.» mi corregge vedendo la mia reazione. 
«Senti, lo so che centra anche il bacio di prima, quindi direi di far finta che non c'è mai stato, okay?» si stacca e va a sedersi su una sedia della penisola in cucina. Io annuisco e abbandono il cibo che sta cuocendo e mi giro verso di lui, appoggiandomi al ripiano vicino al lavandino, annuendo di nuovo.
«Sì, credo sia meglio.» dico con un filo di voce. «E sì,in effetti sono nervoso, ma credo sia normale, no?» gli chiedo.
«Certo. Ma è anche vero che ci siamo appena messi insieme e che sarebbe bello vederti più felice.» mi risponde con un sorrisetto malinconico. Comincio a sentirmi in colpa. Ha ragione, oggi dovrei solo rilassarmi ed essere contento. In realtà prima lo ero, ma poi pensare che lui dovrà andarsene e che quel bacio era molto compromettente mi ha rovinato l'umore. Ora però devo impormi e smetterla di pensarci.
«Hai ragione. Scusa. Come posso farmi perdonare?» lo guardo sorridendogli dolcemente.
Lui mi mette le mani sulle spalle e mi trascina in salotto. Mi fa sedere quasi a forza sul divano stendendo sopra di me anche una coperta leggera che già si trovava qui.
«Tu ora non ti muovi! Se vuoi ti guardi un po' di TV, quando io finisco di cucinare ti raggiungo e mangiamo qua sul divano. Chiaro?» mi parla con autorità, come se mi stesse dicendo di fare una cosa difficilissima. Può non sembrare, ma in effetti è così. Vorrei fare tutto normalmente, non come se fossi malato. Ma se fa stare Kendall più tranquillo e sereno, eseguirò.
Accendo la televisione e mi guardo un po' di programmi a caso facendo zapping.
Quando arriva lui con il cibo spengo e comincio a chiacchierare. Voglio farlo contento. Parlo tanto, rido e scherzo. Col passare dei minuti riesco a rilassarmi davvero. Va decisamente meglio, mi sento più tranquillo. Sembra che l'idea di qualcosa di intimo non sia all'orizzonte, il ché aiuta. Non è che non voglia, ma fare qualcosa del genere così presto mi metterebbe a disagio.
A fine cena, non sapendo che fare, andiamo in sala hobby e mettiamo un po' di musica dal juke-box. Con questa, abbiamo creato una bella atmosfera. Continuiamo a parlare di cose a caso. Io sono sdraiato a pancia in su sopra di lui, a sua volta steso sul divanetto. Ci abbracciamo e ci coccoliamo un po', fino a quando tutta la stanchezza e gli sforzi della giornata non mi piombano addosso, facendomi addormentare con la musica e, soprattutto, la voce di Kendall in sottofondo.

Non ho fatto sogni stanotte. Né brutti né belli. E so il perché. Non ho più motivi per fare incubi, ora va tutto bene. Non potrei essere più felice di così. Abbracciato all'amore della mia vita, mangiando dei pasticcini preparati da lui, ridacchiando ogni tanto e scambiandoci teneri baci.
I bei sogni non mi servono. Perché dovrei farne, se ne sto vivendo uno?

Angolo me:

Eeee finalmente il penultimo capitolo è pubblicato!
Lo so che faccio schifolo soPenso che sia uno dei capitoli aggiornato più in ritardo della storia!
Comunqueè sicuro che il prossimo sarà l'ultimoMi mancherà questa storiaormai credo sia un anno che la scrivoMa ne è quasi giunta la fine.

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Capitolo 22
*** La Pace Dopo La Tempesta ***


LA PACE DOPO LA TEMPESTA
 
​Kendall

 

Sto beatamentqe dormendo, quando sento una mano schiantarsi sul mio naso per poi ritirarsi appena il proprietario si accorge del gesto involontario e brusco.
Con un "Aiha" urlato mi metto a sedere, ancora mezzo addormentato e col naso rosso.
«Scusa!» esclama Logan, nascondendo un sorriso sotto la coperta.
Io lo guardo male. Perché diamine doveva svegliarsi ora?! Proprio lui che di solito dorme come un ghiro che ha pure preso un sonnifero! Anche se l'unico a rimetterci sono io, comincio a pensare che dovremmo smetterla di metterci a fare certe cose la sera. Però quella di ieri era abbastanza inevitabile, dato che ero appena tornato da un tour. Sono passati un po' di mesi e, al contrario di quel che Logan temeva, la distanza da sopportare in alcune occasioni non ci ha separati. Anzi, ci ha reso più uniti e forti che mai.
«Mi sei mancato.» dico ignorando il dolore al viso. Da quando sono arrivato ci siamo detti mezza parola, ora bisogna recuperare.
Mi sdraio di nuovo accanto a lui, che mi abbraccia.
«Anche tu.» risponde accarezzandomi il profilo della spalla. È una coccola così piacevole e rasserenante che mi farebbe addormentare di nuovo, se non fosse per il cellulare che comincia a suonare all'improvviso. A questo, si aggiunge anche il cellulare di Logan, dove appare il nome di Carlos. Sullo schermo del mio c'è James. Ho una mezza idea di cosa stia accadendo, quindi afferro subito il telefono e rispondo, così come fa il ragazzo accanto a me.
«Pronto, James, tutto okay?» normalmente non inizierei una conversazione al telefono in questo modo, ma il probabile motivo per cui mi ha chiamato mi ha messo in agitazione.
«Mi ha appena chiamato Carlos, mi ha detto che lui e Alexa sono andati in ospedale perché a lei si sono rotte le acque. Dovrebbe partorire tra qualche ora, io sto per raggiungerli.» mi dice con voce anche più agitata della mia, confermando l'idea che avevo.
«Okay, io ora sto da Logan. L'ospedale è quello in cui stava lui?» devo ammettere che questa domanda mi fa pensare molto. Insomma, neanche troppo tempo fa ci andavo quasi tutti i giorni per Logie che stava male, ora che Alexa sta lì ci dovrò tornare per un motivo completamente diverso.  
«Sì, è proprio quello! Raggiungeteci il prima possibile!» ci salutiamo in fretta, poi io rivolgo la mia attenzione a Logan, che, tutto sorridente, sta ancora parlando con Carlos.
«Amico, rilassati, sarà uno dei giorni più belli della tua vita! E fra poco saremo tutti lì con te.» sta cercando di tranquillizzare Los, di cui sento la voce affannata anche a distanza. Parlano ancora per bel po' (tempo in cui io mi sono rimesso i vestiti di ieri e sono anche andato in bagno), finché il latino non si rilassa abbastanza da poter attaccare.
Mentre io sono in cucina e mi mangio solo un panino veloce al formaggio e prosciutto, Logan fa tutto quello che io ho già fatto. Lui colazione la fa in macchina, mentre io guido e ci porto entrambi in ospedale. Il reparto in cui si trovano gli altri tre è in tutt'altra parte del settore in cui stava Logan. È al primo piano, la stanza è la 72. Ci sono alcune persone malate che passano, ma la maggioranza sono donne accompagnate dal marito, dalla famiglia o da figli già nati. Qui, si respira un'aria decisamente migliore, escludendo le imprecazioni per le contrazioni di qualche donna e i discorsi confusi di alcuni futuri padri. Nonostante le differenze, l'arredamento è identico. Eppure, anche quello sembra essere più splendente. Forse sono io che ora mi permetto di vedere le cose in tutt'altro modo, non ho più l'influenza delle cose brutte che avvenivano prima, anzi, al massimo sono condizionato da una cosa stupenda che sta accadendo: Alexa e suo marito, uno dei miei migliori amici, stanno per avere un figlio, una delle cose più belle al mondo!
Ad accoglierci troviamo una scena che potrebbe sembrare drammatica ad occhi esterni, ma che io e Logan sappiamo essere, in verità, stupenda: James sta cercando di non far svenire Carlos per tachicardia, sventolandogli un dépliant dell'ospedale davanti alla faccia in modo da fargli arrivare un po' d'aria, nel frattempo l'interessato di questo trattamento ha gli occhi al cielo e sembra stia pregando in solo lui sa quale lingua. Al tutto si aggiunge Makenzie che, mentre, giustamente, non si fila per niente me e Logan, fa avanti e indietro per tutto il corridoio, arrivando forse a camminare anche chilometri. Ovviamente c'è anche il resto della famiglia di Alexa, insieme a quella di Carlos, entrambe in completa fibrillazione. Per farla breve, è la prima volta che sono in ospedale e sono il più rilassato di tutti! Non posso dire lo stesso di Logan, che ha già fatto non so quanti respiri profondi per impedirsi di urlare dall'emozione. Gli stringo forte la mano, facendogli girare lo sguardo verso di me. Adoro il modo in cui mi guarda. È carico d'amore, e non lo dico perché riguarda me, ma perché è così e basta. Spesso, è lo stesso sguardo che vedo negli occhi di Carlos mentre guarda sua moglie e probabilmente sarà lo stesso che avrà quando nascerà suo figlio. Credo che sia anche lo stesso che ho io mentre guardo Logan. Ne sono certo.

Il tempo passa, hanno chiamato Carlos e gli hanno detto di entrare per far compagnia ad Alexa, dato che il parto è ufficialmente iniziato. Le pareti delle stanze sono insonorizzate e le finestre, che dovrebbero permettere di vedere il contenuto della camera, chiuse, quindi non possiamo né vedere né sentire niente.
Stiamo in silenzio, eccetto qualche piccola frase, chi chiede l'ora o chi offre un caffè da prendere alle macchinette.
La situazione, da un certo punto di vista, somiglia a quando stavamo aspettando che Logan uscisse dalla sala operatoria, solo che in quel caso la tensione non era positiva come lo è adesso.
Sto cercando di intuire cosa succede in quella stanza. Mi immagino Alexa mentre si sforza di aiutare il bambino a nascere, mentre stringe la mano di Carlos che filma l'intera scena.
«Io non vedo l'ora di vedere il bambino. Sono sicuro che sarà adorabile!» esclama Logan, provocandomi un sorriso. Prendo la sua mano nella mia, accarezzandola col pollice. Dopo poco devo interrompere il contatto, per via della famiglia di Carlos che stava per vederci: non siamo ancora pronti a far sapere a tutti di noi.

Dopo diverse ore, finalmente ci chiamano per dirci che il parto è finito ed è andato bene. Un po' alla volta, ci fanno entrare nella stanza. Per ultimi entriamo Logan, James ed io.
Il piccolo è in braccio alla mamma, che lo guarda in modo radioso. Carlos è seduto su una sedia accanto al letto di Alexa.  Sta piangendo dall'emozione e accarezza la guancia del bimbo dagli occhietti ancora chiusi e la pelle rosea morbida.
«È meraviglioso.» dico, con gli altri due che approvano annuendo con un sorriso enorme stampato in volto.
«È anche meglio di quanto avrei mai potuto immaginare.» dice Lex, continuando a guardare il figlio.
Restiamo con loro finché possiamo. Quando ci dicono di uscire, salutiamo i neo genitori e ce ne andiamo.
Arrivati al parcheggio ci separiamo anche da Jamie, per andare a casa.
Nel tragitto parliamo si Ocean, di quanto sia effettivamente adorabile. Fantastichiamo su tutto quello che succederà nella nuova famigliola: Carlos che impara a cambiare i pannolini, Ocean che dice "mamma" per la prima volta, la sua prima camminata.
Continuiamo così fino a che non ci avviciniamo alla strada che porta alla spiaggia. Qui, improvvisamente e facendomi anche prendere uno spavento enorme (tanto da far inchiodare la macchina), Logan mi urla di fermarmi.
«Che c'è?!» grido a mia volta aspettandomi il peggio.
«Voglio andare al mare!» dice. Inizialmente mi viene voglia di ucciderlo per avermi fatto spaventare solo per questo, poi però capisco.
«Sei sicuro?» non è più salito su una barca da quando c'è stato l'incidente, ci aveva anche provato un po' di tempo fa, con il risultato di farsi quasi venire un infarto.
«Sì, sono sicuro.» afferma con tono deciso. Io lo guardo per un po', poi annuisco sorridendo e scendo dall'auto, dopo averla parcheggiata decentemente.
Noleggiamo la barca. Stavolta ne prendiamo una più piccola, essendo solo in due. La volta scorsa c'era Carlos che sapeva manovrare il timone, quindi mi faccio spiegare da un bagnino come funziona, dato che io non ne ho la più pallida idea. Quando capisco tutto, faccio salire anche Logan, che era rimasto sulla spiaggia. Esita un po', mi fa aspettare qualche minuto prima di mettere in moto, ma alla fine si rilassa e partiamo.
Porto l'imbarcazione lontano dalla riva, ma senza esagerare. Appena mi fermo, mi giro e vedo Logan che fa avanti e indietro sul ponte. Mi avvicino a lui e gli metto una mano sulla spalla.
«Sei stato bravissimo, va bene così, se vuoi possiamo tornare a casa.» l'ultima volta non mi ha dato neanche il tempo di chiamare qualcuno per noleggiare il mezzo, mi ha tenuto bloccato con lui mentre era in preda a una crisi d'ansia.
«No. No, voglio restare.» data la sua fermezza, non insisto.
Inizialmente, stiamo solo seduti a guardare il mare calmo. Il leggero movimento delle onde ondulate è ipnotico, ci fa automaticamente restare in silenzio, in modo da ascoltarne il rumore, quello di due onde che si scontrano, quello dell'acqua che sbatte contro la barca, spalmandovici sopra.
Dopo vari minuti di staticità, mi rendo conto che, nonostante la sua decisione irremovibile, Logan ha bisogno che gli dia il via, deve avere una piccola spinta.
Giro la testa e lo osservo. Quando se ne accorge, si volta anche lui. Sorrido e mi alzo, porgendogli la mano per tirarlo su. Continuo a tenergliela, portandolo al retro della barca, senza ringhiera.
«Rilassati. Il mare è calmissimo, qui l'acqua non è neanche troppo profonda. Puoi farcela.» sorride e annuisce, per poi abbracciarmi improvvisamente, stringendomi forte a sé e nascondendo il viso nell'incavo del mio collo. Io ricambio l'abbraccio, lasciandogli un leggerlo bacio sulla testa, godendomi la morbidezza dei suoi capelli.
Capisco di dover fare qualcosa per assicurarmi che non abbia un attimo di esitazione. Mi viene in mente un'idea, che di sicuro lo porterà a odiarmi a morte, ma che forse è la cosa migliore che possa fare.
Siamo molto vicini al bordo, basterebbe un passo per far penzolare un piede nel vuoto. Alla fine, decido di mettere in atto la mia idea: continuando a stringere il corpo di Logan contro il mio, mi sbilancio verso sinistra, mi do una forte spinta con le gambe e, prima che lui se ne renda conto, siamo in acqua. Qui ci lasciamo andare, per riuscire a tornare in superficie. Appena riesco a trovare una posizione stabile, stendo le braccia in avanti per recuperare Logan, dato che lo vedo più in difficoltà di me. Gli faccio mettere un braccio attorno alle mie spalle, ma lui lo ritira, guardandomi malissimo.
«Stronzo!» mi dice tossicchiando per l'acqua ingoiata. Io scoppio a ridere, anche perché sta facendo una faccia imbronciata troppo buffa.
«Mi ringrazierai.» gli dico con tono sicuro. La sua espressione non cambia, anzi, sembra più arrabbiato di prima.
«Se non l'avessi fatto, saremmo rimasti lì sopra per ore ad aspettare che ti decidessi a buttarti.» affermo.
«Non è vero!» ribatte contrariato.
«Adesso torno sulla barca e mi butto di nuovo. Da solo.» io non rispondo, mi limito ad alzare le mani per dargli il via libera.
Lui risale sul veicolo arrampicandosi sulle scalette. Mi guarda per un secondo, poi distoglie lo sguardo per puntarlo da qualche altra parte.
Dopo poco si spinge in avanti. Mentre è a mezz'aria, cerco di capire velocemente dove atterrerà a mi metto lì. Quando entra in acqua, me lo ritrovo tra le braccia.
«Allora, è stato così difficile?» gli chiedo con ironia. Lui si mette a ridere. Ha una risata meravigliosa, che trasmette allegria. E poi viene da un paio di labbra stupende.  Mi viene voglia di accarezzarle con le mie, leggermente, come fossero petali di rosa.
Mi avvicino a lui, facendo andare un braccio sott'acqua per prenderlo dalla vita e avvicinarlo a sua volta a me.  Quando ci baciamo lo facciamo con delicatezza, come se non volessimo rompere qualcosa, rovinare quei petali. Sempre dolcemente, lo spingo all'indietro, tanto da fargli toccare l'acqua col retro della testa. Ci immergiamo sempre più, fino ad essere completamente avvolti dal mare, improvvisamente diventato un luogo sicuro.

Angolo Me:
Eeeeee... Finito. Già, dopo più di un anno siamo arrivati alla fine. Mi mancherà sicuramente scrivere i capitoli di questa storia, la mia prima vera storia. Ma la cosa che mi consola è che ne scriverò tante altre molto più belle e dal contenuto più significativo.
Ora voglio ringraziare tutti coloro che hanno recensito o che si sono anche minimamente interessati alla storia. Grazie per avermi accompagnata in questa piccola ma grande avventura!


 

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