La Confraternita di Hogwarts

di Signorina Granger
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Scelta OC ***
Capitolo 3: *** Sull'Espresso per Hogwarts ***
Capitolo 4: *** Un Banchetto disastroso ***
Capitolo 5: *** Dopo la tempesta ***
Capitolo 6: *** Si comincia ***
Capitolo 7: *** Primo giorno ***
Capitolo 8: *** Interrogatori (Parte I) ***
Capitolo 9: *** Interrogatori (Parte II) ***
Capitolo 10: *** Un segreto di troppo ***
Capitolo 11: *** Lettere ***
Capitolo 12: *** La festa ***
Capitolo 13: *** Post festa ***
Capitolo 14: *** L'ultima Prova (Parte I) ***
Capitolo 15: *** L'ultima Prova (Parte II) ***
Capitolo 16: *** Allo scoperto ***
Capitolo 17: *** Rivelazioni ***
Capitolo 18: *** Una proposta inaspettata (Parte I) ***
Capitolo 19: *** Una proposta inaspettata (Parte II) ***
Capitolo 20: *** Buon Natale ***
Capitolo 21: *** Pronti a partire? ***
Capitolo 22: *** L'Accademia ***
Capitolo 23: *** Ti fidi di me? ***
Capitolo 24: *** Ricordi ***
Capitolo 25: *** La febbre del venerdì sera ***
Capitolo 26: *** Patronus ***
Capitolo 27: *** Antidoti ***
Capitolo 28: *** Duelli ***
Capitolo 29: *** Ritorno alla realtà ***
Capitolo 30: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



Prologo 



Rebecca Hastings sorrise, firmando anche l'ultimo biglietto con l'inchiostro rosso prima di chiuderlo, ripiegando con cura quasi non da lei la pergamena. 

Quell'anno il compito di compilare i biglietti era spettato a lei e per una volta aveva deciso di essere precisa ed ordinata, cercando di scrivere decentemente e non a zampa di gallina come suo solito.    

Ogni anno, sull'Espresso per Hogwarts, uno tra gli studenti anziani della Confraternita mandava gli inviti ai fortunati scelti del sesto o settimo anno... Ma quello era solo l'inizio. La strada da percorrere era lunga. 

La giovane studentessa di Tassorosso sorrise, prendendo tutti i biglietti per poi versarci sopra l'intero contenuto della boccetta appoggiata accanto a lei: le buste furono per un attimo attraversate da un riflesso luminoso prima di tornare normali. 

Rebecca lasciò la presa sulle buste, che però anziché cadere sul pavimento del vagone del treno rimasero a mezz'aria e fluttuanti prima di muoversi da sole, schizzando fuori dal vagone semi vuoto. 


Rebecca sorrise tra se, appoggiandosi allo schienale del sedile imbottito: non vedeva l'ora di vederli in azione... Si, si sarebbe proprio divertita quell'anno, lo sentiva. 












.......................................................................................................
Angolo Autrice: 

Ed eccomi ad iniziare una nuova storia in tarda serata... Che tempismo. 

Allora, questa è l'ennesima storia Interattiva basata su un gruppo diciamo "elitario" di studenti, non mi dileguo in discorsi perché so che ne avete viste diverse.


Regole 

1. Massimo due OC a testa 
2. Mandate la scheda dopo la conferma, avete tempo fino al 15
3. Nella recensione dovete specificare sesso e Casa
4. Potete mandarmi personaggi con cognomi già conosciuti ma evitate possibilmente Weasley: ce ne sono già una marea 
5. Non mandatemi personaggi giapponesi, della Danimarca o Cecoslovacchi... Hogwarts accetta solo ragazzi della Gran Bretagna. 

Gli studenti saranno tutti del settimo o sesto anno, vedete voi quale scegliere e non fate tutti Corvonero, vi prego.     
Se create OC del sesto anno allora questi non sono ancora dentro la Confraternita, se li create del VII potete scegliere. 

Nella storia saranno presenti anche i seguenti personaggi Canon del VII anno: 

Scorpius Malfoy 
Albus Potter 
Rose Weasley 
Dominique Weasley 
Molly Weasley 


La scheda da compilare è questa: 


Nome:
Anno:
Casa:
Aspetto: 
Prestavolto: 
Ruoli: *Quidditch/scuola* 
Stato: 
Aspetto: 
Carattere:
Amicizie/Inamicizie:
Cosa ama/odia: 
Relazione? 
Perché è stato scelto dalla Confraternita? 
Se ci è già dentro, perché? 
Altro:*


È tutto, spero che parteciperete in tanti! 

Signorina Granger 



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Capitolo 2
*** Scelta OC ***


Scelta OC

Per prima cosa vorrei ringraziarvi per le numerosissime recensioni, grazie davvero.  Di conseguenza mi sono arrivati una valanga di OC e scegliere è stata dura, ho dovuto fare una doppia scrematura e avrò cambiato idea mille volte... alla fine mi sono decisa.
Ci sono OC che mi piacevano ma che non sono stati scelti perchè estremamente complessi: non sono sicura che sarei riuscita a renderli bene.
Ho scelto alcuni OC piuttosto complessi e spero di riuscire a gestirli bene, in caso contrario prego gli autori di non uccidermi...

Alla fine per quanto riguarda i personaggi Canon ci saranno Albus e Scorpius: ho tolto Rose, Molly e Dominique perchè ho già abbastanza ragazze, ci sarebbe stata troppa disparità...

In ogni caso, ecco la lista degli OC scelti:


VI Anno

- Abigail Burke, Serpeverde,  Prefetto
- Sophie White, Corvonero, Prefetto e Cercatrice
- Violet Zabini, Grifondoro, Prefetto
- Declan Turner, Tassorosso



VII Anno

- Vincent Nightray, Serpeverde, Cercatore
- Clara Lightwood, Serpeverde, Caposcuola
- Julian Nott, Serpeverde, Caposcuola
- Raine Saunders, Corvonero, Caposcuola
- Isaac Nott, Corvonero, Caposcuola
- Thomas Fletcher, Grifondoro, Cacciatore
- Eleanor Andersen, Grifondoro, Cercatrice
- Shay Mitchell, Tassorosso




Mi sarebbe piaciuto mettere i Prestavolto ma come al solito il mio PC mi mette i bastoni tra le ruote... se riesco li metterò più avanti.
Per amicizie e relazioni ci penserò io in base alle informazioni che mi avete dato, ho già formato le coppie ma ovviamente non ve le dico subito... Sorpresa.

Un'ultima cosa: le persone che hanno gli OC scelti dovrebbero mandarmi se non l'hanno già fatto, cenni sulla famiglia, un suo ricordo particolare bello o brutto ma comunque importante per qualche motivo e magari un prototipo di ragazzo/a ideale, tanto per essere sicura di aver creato coppie possibili.

A presto spero!

Signorina Granger
 

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Capitolo 3
*** Sull'Espresso per Hogwarts ***


~~Capitolo 1: Sull’Espresso per Hogwarts


 


“Ciao Hastings.”

Rebecca non si voltò nemmeno al sentire quella voce: non ne aveva affatto bisogno.
L’avrebbe riconosciuta tra mille, anche se la cosa non era strettamente positiva…

Il tono arrogante e canzonatorio di Vincent Nightray era come un campanello alle orecchie di Rebecca, un suono che la metteva costantemente in allerta.

“Nightray… qual buon vento?” 

Il biondo andò a sedersi di fronte alla ragazza, rivolgendole il suo consueto sorrisetto che ormai Rebecca quasi non odiava più: dopo sei anni ci aveva fatto l’abitudine.

“A parte la voglia incondizionata di rivederti, volevo sapere se hai già mandato i biglietti.”

“Si, poco fa… e la cosa è reciproca, naturalmente.”

Il tono sarcastico decisamente poco velato della ragazza fece sorridere Vincent, che aveva sempre trovato estremamente divertente Rebecca.

Il suo carattere forte l’aveva sempre incuriosito: non aveva mai conosciuto una Tassorosso come lei, aveva sempre pensato che non fosse molto adatta a quella Casa…

Ricordava lo Smistamento come se fosse avvenuto il giorno prima.  Il Cappello Parlante aveva appena sfiorato la sua nuca prima di assegnarlo a Serpeverde, proprio com’era avvenuto con il suo coetaneo e amico/rivale Scorpius Malfoy.

Ma non era andata allo stesso modo per Rebecca Hastings: il Cappello ci aveva messo quasi dieci minuti ad assegnarla… come Albus Potter era una Testurbante, ma non aveva mai rivelato apertamente (o almeno non a lui) in che Casa avesse pensato di mandarla il Cappello…

Vincent aveva provato a scoprirlo innumerevoli volte, gli piaceva scoprire le cose delle persone, conoscere i loro segreti… lo emozionavano, in un certo senso.

I segreti, le bugie… era tutta adrenalina per lui.

Ecco perché era stato scelto dalla Confraternita, l’anno prima: la sua fama da “informatore” aveva raggiunto anche i piani alti di Hogwarts e James Sirius Potter l’aveva scelto per far parte del gruppo.

“Non mi dirai i nomi, vero?”          Rebecca rivolse un sorrisetto al ragazzo, un po’ rendendogli pan per focaccia e un po’ facendogli capire che si, naturalmente non avrebbe parlato.

“Certo che no… saprai i nomi stasera stessa dopo il Banchetto Vincent, abbi un po’ di pazienza.”

“Buffo.”

“Cosa?”

“Tu sei la persona meno paziente che conosca.”


                                                                                    *


Raine dovette sbattere le palpebre un paio di volte per mettere chiaramente a fuoco ciò che aveva davanti.

No, non era possibile.
Doveva esserci per forza un errore…

Lei non poteva aver appena ricevuto il biglietto… il biglietto più ambito e famigerato di Hogwarts, quello che ogni studente del sesto o settimo anno sognava di ricevere…

Lei non poteva averlo ricevuto, doveva essere uno scherzo di cattivo gusto di qualche idiota annoiato: aveva avuto discussioni con gran parte degli studenti di spicco della scuola, come poteva essere stata accettata da loro?

Dal canto suo l’anno prima non era rimasta particolarmente delusa dal non aver ricevuto il biglietto, anzi.

Erano pochi gli studenti che durante il tragitto verso Hogwarts desideravano quasi non riceverlo… e lei era tra quelli.

Eppure doveva essere quello per forza…

Raine alzò lo sguardo sui suoi compagni, seduti nello scompartimento insieme a lei e intenti a ridere e scherzare come se non avessero visto la busta planare fino a Raine, seduta come sempre in un angolo accanto al finestrino.

La ragazza inarcò un sopracciglio, aprendo la busta bianca che aveva una strana sfumatura perlata… forse era sotto un incantesimo in modo che a chi non fosse indirizzata non potesse vederla.

I membri della Confraternita erano tecnicamente segreti, anche se tutti a scuola aveva delle chiare ipotesi sui nomi dei membri…  
Raine non sapeva cosa aspettarsi, forse un testo lungo con le regole o cose simili…

Di certo non si sarebbe aspettata di ricevere una singola frase!

Il suo nome era scritto con inchiostro rosso mattone in un angolo a destra del foglio di pergamena, mentre al centro compariva una singola frase:
 

“Bacia il tuo peggior nemico al Banchetto di stasera.”
 

La calligrafia non era delle più comprensibili, ma almeno riuscì a leggere la frase… anche se non era certa se fosse un bene o meno.

Già il verbo “bacia” le aveva fatto venire la pelle d’oca… lei? Lei che non aveva mai avuto un ragazzo, che non credeva affatto nell’amore e che non sognava minimamente un insulso principe azzurro su un cavolo di cavallo?

Perché proprio a lei?   Per non parlare del complemento oggetto… Il tuo peggior nemico.

Raine contrasse la mascella, ripiegando il foglio quasi con disgusto: chiunque avesse scritto quel biglietto doveva conoscerla per averle assegnato quell’umiliazione.

Qualcuno che fosse al corrente della sua… repulsione per l’amore e che sapesse chi proprio non avrebbe mai sopportato nemmeno in un milione di anni di reclusione forzata insieme.

Doveva baciare Albus Potter quella sera, al Banchetto.  
Quell’anno sarebbe cominciato male, non c’erano dubbi.


                                                                       *


“Salve ragazzi.” 

“Ehi, ci stavamo chiedendo dove ti fossi cacciato amico.”

Scorpius Malfoy rivolse al suo migliore amico una strizzata d’occhio, prima di sedersi accanto alla sua “ragazza” e darle un bacio a stampo sulle labbra.

Lui e Eleanor si erano in un certo senso messi insieme alla fine del sesto anno, anche se la loro non era una storia troppo importante, come i due diretti interessati stessi sostenevano.

“Si, d’accordo, ma evitate le effusioni in pubblico, grazie.”

Clara roteò gli occhi, guardando i due quasi non disapprovazione.
Una Grifondoro e un Serpeverde insieme era da sempre una cosa quasi inconcepibile…

Quando il Serpeverde in questione era Scorpius Malfoy, la cosa diventava scandalistica.
Non aveva avuto una singola storia importante in vita sua, non era un sentimentale e non gli importava troppo di avere una ragazza stabile… aveva avuto qualche storiella, ma niente di più.

Lui e Eleanor non sarebbero durati, sia Clara che Albus erano pronti a metterci una mano sul fuoco.

“Rilassati Clara, non ci tengo io per primo a manifestare affetto davanti a voi due.”

Clara rivolse alla Grifondoro un’occhiata come se volesse chiederle come facesse a stare con Malfoy, ma la mora si limitò a rivolgerle un sorrisetto e a sollevare le sopracciglia, come se non lo sapesse bene nemmeno lei.

Eleanor Andersen era indubbiamente una delle ragazze più belle di Hogwarts e Clara non si era affatto stupita quando Scorpius, verso la fine dell’anno prima, aveva manifestato una specie di interesse (o meglio attrazione fisica) nei suoi confronti.  
Lei, dal canto suo, trovava la Grifondoro piacevole.  Benché fossero di Case rivali erano sempre andate abbastanza d’accordo, in effetti erano abbastanza simili e formavano un duo magnifico e temibile allo stesso tempo: entrambe molto belle, entrambe riservate e dalla lingua tagliente e sicure di se… avevano anche un segreto in comune, anche se naturalmente ancora non lo sapevano.

Forse l’unico che poteva obbiettare qualcosa era Albus, migliore amico di Malfoy e unica persona che il biondo ascoltasse, di tanto in tanto.

Clara rivolse al giovane Potter uno sguardo indagatore, studiando la sua reazione di fronte al teatrino.

Eleanor era mezza stesa sul sedile e teneva le gambe su quelle di Scorpius, che le stava raccontando qualcosa che gli era successo durante l’estate.

Gli occhi verdissimi di Albus erano fissi sui due, come un cane da caccia che cerca una volpe o una lepre.

Clara trovava quasi divertente l’inettitudine di Scorpius: come poteva non rendersi conto che al suo migliore amico piaceva Eleanor? Lei, dal canto suo, se n’era accorta già tempo prima…

Albus però non l’aveva rivelato al suo amico e alla fine la sua decisione gli si era rivoltata contro: sapeva che tra Eleanor e Scorpius era solo una questione fisica, ma di certo gli dava ugualmente fastidio.

Clara si passò una mano tra i lunghi capelli neri, non potendo non ammirare Albus per la sua calma, pazienza e razionalità: aveva deciso di non rovinare la sua amicizia con Scorpius solo per una ragazza... ammirevole davvero.

Clara spostò i grandi occhi scuri sul finestrino, appena in tempo per perdersi invece la reazione di sorpresa che oltrepassò gli occhi azzurri di Eleanor: la Grifondoro del settimo anno si mise leggermente più dritta, osservando quasi basita la busta che si era appena trovata in grembo.

Non c’era mittente naturalmente, ma non c’è n’era un gran bisogno… quello era il suo invito nella Confraternita.

La ragazza si trattenne dal sorridere, osservando con la coda dell’occhio i tre Serpeverde suoi coetanei: avrebbe giurato che fossero tutti nella Confraternita, eppure erano tutti insieme a lei… anche se Scorpius era arrivato solo poco prima.

Gli occhi chiari della ragazza si posarono sul biondo, che stava ridacchiando insieme ad Albus per qualcosa.

Possibile che avesse mandato lui il biglietto? 
Eleanor adorava sentirsi speciale… e aveva sempre usato la sua bellezza quasi eterea per ottenere visibilità, riuscendo perfettamente nel suo intento anche grazie al suo lato arrogante, freddo e sicuro di se che aveva contribuito a costruirle attorno una specie di alone luminoso che non si poteva non ammirare.  Ma ora se era stata scelta dalla Confraternita era speciale davvero, lo era di fatto e non solo per la sua bellezza.          

Eleanor sorrise, aprendo la busta senza preoccuparsi che i tre potessero vederla o meno: avrebbe scoperto molto presto se Scorpius era nella Confraternita.


                                                                                     *


Shay si fermò e sorrise prima di aprire la porta scorrevole di vetro dello scompartimento, scorgendo la figura della sua migliore amica accanto al finestrino.

“Bex! Ciao, ti stavo cercando da un bel po’, come… Vincent?”

La bionda si bloccò di scatto alla vista del ragazzo, strabuzzando gli occhi chiari e pensando per un attimo di avere delle allucinazioni.

Eppure il biondo si voltò verso di lei, rivolgendole un sorrisetto divertito:

“Mitchell.”

La Tassorosso rivolse a Rebecca uno sguardo più che interrogativo mentre si chiudeva la porta scorrevole alle spalle.   La mora le rivolse uno sguardo eloquente e seccato allo stesso tempo, come volendole dire che non l’aveva certo invitato lei nello scompartimento.

La bionda non riuscì a trattenere un sorriso, scavalcando le lunghe gambe di Vincent comodamente distese per sedersi di fronte all’amica, guardandola con curiosità:

“Allora, hai mandato i biglietti?”

“Si, appena il treno è partito… Sono curiosa di vedere come reagiranno, al Banchetto.”

Rebecca sogghignò, immaginandosi e pregustando già il Banchetto di inizio anno… quasi sempre le “prove” che dovevano superare i prescelti si svolgevano alla prima sera e Rebecca non aveva fatto eccezione nemmeno quell’anno.

“Anche io… non sei stata troppo pestifera, vero Bex?”

“Io? Ma se sono un angioletto, lo sai Shay.”

Shay sorrise all’amica, scuotendo appena la testa: le voleva un gran bene, ma non l’avrebbe di certo mai definita angioletto… 

Era una Tassorosso DOC al contrario di Rebecca, che invece era leale e gentile con gli amici quanto impaziente e fredda con chi non reggeva.  Era anche un tantino vendicativa e molto sarcastica, molti in effetti si chiedevano perché non fosse stata assegnata a Corvonero o Serpeverde dal Cappello Parlante.

“A te ha detto i nomi che ha scelto, immagino.”     Commentò Vincent in tono quasi rassegnato rivolgendosi a Shay, che rivolse al Serpeverde un sorriso:

“Circa, diciamo… in un certo senso abbiamo passato le vacanze a consultarsi sull’argomento, ma i nomi che ha scelto alla fine non li ha chiaramente detti nemmeno a me.”

“La solita Hastings… ti piace tenerci sulle spine.”

“Quante storie, infondo scoprirete tutto tra poche ore! Anzi, qualcuno di voi ha capito a che ora è la riunione?”

Alle parole di Rebecca calò il silenzio nello scompartimento, interrotto dallo scorrere della porta in vetro e dall’entrata di un ragazzo moro e molto carino.

“Figuriamoci, sua Superbia Reale ce lo farà sapere con comodo, suppongo.”

“Oh, ciao Fletcher.” 

“Thomas, ciao!” 

Il Grifondoro rivolse un sorriso alle due Tassorosso e uno sguardo un po’ meno allegro a Vincent, sedendo accanto a Rebecca con la sua consueta aria allegra:

“Ciao ragazze, come state?”

“Bene… anche se sarei rimasta in vacanza volentieri e prima che tu me lo chieda no, la presenza di Nightray non mi è chiara.”

Thomas si voltò con aria accigliata a guardare Vincent alle parole di Rebecca, che si limitò a scrollare le spalle:

“Volevo solo fare due chiacchiere con la nuova Seconda Guardiana… inoltre, non mi va di ascoltare Malfoy che si pavoneggia perché è stato nominato da Louis Weasley Capo della Confraternita l’anno scorso.” 

Thomas piegò la bocca in una smorfia alle parole del biondo, annuendo:

“Concordo con lui per una volta… come gli è passato per la mente a Weasley di nominarlo? Ora passeremo l’anno a stendergli il tappeto rosso.”

“Io non stendo niente a nessuno, sia chiaro.”

“E’ una metafora, Shay.”

Vincent fece scivolare una mano nella tasca dei pantaloni neri, tirando fuori il suo Galeone magico che usavano nella Confraternita.

Ne veniva dato uno ad ogni nuovo membro, il Capo della Confraternita lo usava per comunicare agli altri le date e gli orari degli incontri…

Peccato che Malfoy non avesse ancora messo in chiaro l’ora della riunione, che come da tradizione si teneva ogni anno dopo il Banchetto di Benvenuto per discutere dei possibili nuovi membri della Confraternita.

“Niente orario… beh, vorrà dire che glielo chiederò direttamente al Banchetto.”

“Bene, e già che ci sei digli di comunicarlo anche a noi, di grazia… Ma non possiamo tipo spodestarlo?”

Alla domanda di Rebecca Thomas e Shay si scambiarono un’occhiata dubbiosa: non avevano mai sentito di una ribellione contro il Guardiano Capo…

“Non credo a dire il vero, ma tu sei la Seconda Guardiana… puoi provare ad importi come hai sempre fatto.”

Shay sorrise all’amica, immaginandosela che litigava con Malfoy per la sua scarsa responsabilità.

I Guardiani all’interno della Confraternita erano 3 e venivano scelti rispettivamente da quelli che ricoprivano la carica alla fine del loro settimo anno.
L’anno precedente Louis Weasley aveva nominato suo successore Scorpius, James Potter Rebecca e Molly Weasley suo cugino Albus.

“Senz’altro… Chissà che sta facendo adesso.”

“Probabilmente è con Potter e Eleanor.”

Thomas scrollò le spalle, pensando alla sua compagna di Casa: non erano mai stati molto amici per divergenze di carattere, specialmente visto che lei alternava momenti di arroganza e freddezza a più rari di allegria che si avvicinavano al carattere del ragazzo.

“Già… che bella coppia, non c’è che dire.”    Commentò Rebecca in tono ironico mentre Shay rideva mentalmente, scommettendo che si sarebbero lasciati entro il primo mese di scuola… lo sapevano tutti che non provavano quasi niente l’uno per l’altra, Scorpius di certo.

“Affari loro, io non mi immischio.”

“E da quando tu non ficchi il naso in giro Nightray?”

“Diciamo che non voglio subire l’ira di Malfoy, non ora che è anche capo della Confraternita…”

“Sai, ho sempre pensato che voi due potreste odiarvi o amarvi, siete troppo simili.”

Commentò Shay guardando il biondo, che sorrise e annuì: era vero, erano abbastanza simili… ma non erano mai stati grandi amici, anzi. Forse erano sempre stati un po’ rivali proprio perché si assomigliavano moltissimo.

“Si, è vero… forse più odio che amore però.”


                                                                                  *


Isaac camminava per il corridoio, guardandosi intorno alla ricerca di qualche amico.  Aveva intravisto Raine poco prima, ma il vagone erano stracolmo e aveva preferito aspettare e salutarla più tardi al Banchetto.

Il Corvonero non amava la folla, non era mai stato un tipo loquace e troppo socievole… non era affatto timido, semplicemente a volte preferiva starsene in pace e in silenzio.

Nemmeno la sua amica era un tipo loquacissimo e spesso prendeva parte a delle conversazioni senza quasi parlare, commentando solo se si parlava di argomenti che la interessavano realmente.

Il moro rimase impassibile scorgendo la figura che stava camminando nella direzione opposta, verso di lui.

Le probabilità che lo salutasse o che stesse cercando lui erano più scarse di Raine che salutava Albus Potter, di certo il ragazzo stava cercando come lui i suoi amici nei vari vagoni dell’Espresso per Hogwarts.

Come volevasi dimostrare, Julian gli rivolse una fugace occhiata ma non proferì parola per salutarlo, imitato da Isaac che tirò dritto senza fermarsi.

I due cugini non erano ami andati particolarmente d’accordo, decisamente diversi l’uno dall’altro.
Julian adorava stare al centro dell’attenzione, era sempre stato molto popolare grazie alla sua bellezza e spigliatezza.

Anche Isaac era indubbiamente un bel ragazzo, ma a differenza del cugino odiava stare al centro dell’attenzione e faceva di tutto per evitarlo, era più riservato.

Lui Corvonero, Julian Serpeverde…  Non esattamente opposti, ma comunque diversi.
Anche fisicamente lo erano: Julian sembrava un perfetto nordico con i capelli bianchi, la carnagione chiara e gli occhi azzurri… lui invece sembrava quasi uno spagnolo grazie ai capelli lisci e neri dello stesso colore degli occhi e la carnagione abbronzata.

La famiglia in particolare non aveva aiutato, mettendo i due in costante competizione fin da quando erano piccoli a causa dell’età coincidente.

Julian aveva naturalmente reso orgogliosa la famiglia diventando Serpeverde mentre Isaac era finito in Corvonero, la Casa dei cervelloni.

Sempre meglio di Grifondoro certo, ma comunque non era Serpeverde…

E Julian, amico di Scorpius Malfoy e anche di Vincent Nightray, aveva reso orgogliosi i Nott (anche se nessuno era troppo felice della sua amicizia con il figlio di Harry Potter).

Isaac si riscosse dai suoi pensieri, intimandosi mentalmente di non pensare alla sua famiglia mentre si fermava davanti ad uno scompartimento con quattro persone dentro, aprendo la porta di vetro:

“Salve ragazzi, c’è una pre-riunione per caso?”

Gli occhi neri come la pece di Isaac Nott vagarono sui quattro ragazzi suoi coetanei, che ricambiarono: Thomas Fletcher, Vincent Nightray, Rebecca Hastings e Shay Mitchell… quasi tutti i Membri Anziani erano in quello scompartimento, includendo lui.

“No, ma già che ci siamo potremmo anche farla…”

Isaac ignorò il commento di Vincent e andò a sedersi accanto a Shay, che gli rivolse il sorriso dolce e gentile che contraddiceva la bionda.

“Isaac, ciao! Come stai?”    Rebecca si protese in avanti e abbracciò l’amico, rivolgendogli il caldo sorriso che dedicava solo ai suoi amici (quindi quasi tutti i Serpeverde più Eleanor Andersen erano esclusi).

“Ciao Bex, bene… sono curioso di scoprire chi hai scelto, anche se ho una mezza idea… sai, ho incontrato mio cugino qua fuori.”

Isaac quasi sorrise vedendo un velo posarsi sul bel volto poco prima radioso di Rebecca, che abbassò lo sguardo come faceva sempre quando si trovava in difficoltà.

Lo sapeva, ci avrebbe scommesso qualunque cosa…

“Ecco, Isaac… credo di dovertelo dire…”

“Non c’è bisogno Bex, so già che gli hai mandato il biglietto… lo capisco, senza dubbio è indicato.”

“Ehy! Com’è che a lui spifferi i nomi e a noi no?”    Domandò Thomas in un finto tono offeso che gli guadagnò un pugno affettuoso sulla spalla da parte di Rebecca, che sorrise appena:

“Solo perché è un caso particolare, è suo cugino e lo sapete anche voi che non si amano alla follia, no?”

“Poco ma sicuro.”   Commentò Vincent incrociando le braccia al petto e rivolgendo alla Seconda Guardiana uno dei suoi soliti finti bronci da bambino.

Mentre Rebecca e Thomas ordinavano al Serpeverde di levarsi quel broncio dalla faccia, Shay appoggiò una mano sulla spalla di Isaac, rivolgendogli un sorriso consolatorio e incoraggiante:

“Tranquillo Isaac… sono certa che la nostra Bex non è stata troppo clemente con tuo cugino, giusto per dargli una lezione a nome tuo.”

Isaac sorrise alla bionda, non potendo che sperare che avesse ragione: gli sarebbe piaciuto vedere per una volta suo cugino farsi una brutta figura… era certo che Bex non si era risparmiata con nessuno dei prescelti, conoscendola.


                                                                                *


Julian non era ancora entrato nello scompartimento quando gli arrivò il biglietto… il suo biglietto.

L’aveva aperto con un sorriso grande come una casa, felice e soddisfatto allo stesso tempo… ma poi aveva letto il messaggio e gli era quasi crollato il mondo addosso.
 

“Rivela a tuo cugino un tuo segreto, stasera.”
 

Ad Isaac?  Suo cugino era senza dubbio una persona molto riservata, ma non era certo di potersi fidare di lui… poteva tranquillamente andarlo a dire in giro, non erano esattamente molto amici.

Specialmente quando l’anno prima gli aveva fatto uno scherzo che l’aveva fatto finire in punizione per un mese, insieme ad Albus.

Ovviamente aveva dovuto sfuggire all’ira di Raine Saunders sommata a quella del cugino e di Rebecca Hastings: mai mettersi contro quelle due, le due migliori amiche del cugino non erano di certo da sottovalutare….

Sospirando, Julian ripose il biglietto in una tasca ma, invece di entrare nello scompartimento dov’erano comodamente sistemati Albus, Clara, Scorpius e Eleanor, il giovane Nott tirò dritto, cercando il suo migliore amico.

Lui ed Elijah avevano bisogno di parlare, all’istante.


                                                                          *

“Sophie? Ti senti bene?”

“Cosa? Si, benissimo.”

Sophie si sforzò di sorridere all’amica, che però la guardò leggermente stralunata: Lucy Weasley la conosceva bene ormai, ma a volte comunque non capiva la sua amica.

Quando Lucy spostò nuovamente lo sguardo fuori dal finestrino, Sophie abbassò gli occhi azzurri invece sul biglietto che teneva in mano e che aveva appena aperto: quindi Lucy non lo vedeva… non c’era da stupirsene comunque, visto che tecnicamente i membri della Confraternita rimanevano segreti.

Sapeva che si poteva essere scelti dal sesto anno, ma non si sarebbe mai aspettata di ricevere un biglietto durante il viaggio… non si era mai ritenuta così speciale da poter entrare nella Confraternita.

Naturalmente era stata contenta, o almeno finché non aveva letto la sua prova…
 

“Parla durante il Banchetto con gli studenti del settimo anno.”


Lei, che era tendenzialmente timida? Lei che odiava presentarsi o parlare con chi non conosceva?

Chiunque avuto quell’idea o la odiava o voleva seriamente metterla alla prova… per molti poteva sembrare semplice ma non per lei.

Fortunatamente conosceva un minimo i Corvonero del settimo anno, tra i quali Raine Saunders, Isaac Nott e la cugina di Lucy, Roxanne Weasley… ma l’avrebbe di certo messa molto a disagio parlarci durante il Banchetto e il fatto che fossero anche più grandi di lei di certo non contribuiva a tranquillizzarla.

La ragazza rivolse uno sguardo alla sua amica Lucy, chiedendosi se avrebbe potuto portarsela dietro: lei era molto più spigliata e socievole e Roxanne era sua cugina… le sarebbe di certo stata molto d’aiuto, oltre a darle supporto morale.

Non c’era scritto nel biglietto, ma Sophie aveva come la sensazione che avrebbe dovuto farlo da sola.

Dopotutto era la sua prova.


                                                                               *


Declan quasi scoppiò a ridere, quando la busta gli planò sui palmi delle mani: aveva ricevuto il biglietto per entrare nella Confraternita di Hogwarts.

L’essere in un gruppo esclusivo non l’aveva mai attratto, ma d0altro canto aveva sempre sperato di entrarci: sapeva per certo che nel gruppo c’erano membri di famiglie molto importanti…

La Confraternita era il suo trampolino di lancio per, finalmente, raggiungere il suo scopo.

Aveva passato l’intero anno precedente e a cercare di capire con certezza quali fossero i membri del gruppo e alla fine era arrivato a numerose ipotesi, anche se non aveva potuto provarle con certezza.

Ma ora era stato scelto, quindi avrebbe finalmente trovato le risposte che cercava da tempo.

Il ragazzo sorrise soddisfatto mentre apriva la busta, chiedendosi quale fosse la sua prova.

Non riconobbe la scrittura ma riuscì a leggere senza problemi la singola frase color rosso mattone che brillava sul foglio di pergamena perlaceo:
 

“Dichiarati al Banchetto.”

 

Dichiararsi? Lui? A chi?    Non c’erano nomi, quindi doveva scegliere lui.

Declan sbuffò, imprecando a mezza voce: non gli interessava minimamente avere una ragazza e non provava nulla per nessuna, a chi avrebbe dovuto dichiararsi?

Chi aveva scelto la prova o aveva preso un bel granchio oppure, viceversa, sapeva che aveva altro a cui pensare e aveva solo voluto metterlo in difficoltà: non era un maestro con i sentimenti.

Declan provò a pensare a perché l’avessero scelto, anche se il motivo non era poi così misterioso: non ricopriva nessun ruolo ad Hogwarts sotto sua scelta, ma era pur sempre membro di una famiglia facoltosissima… suo nonno era una delle personalità più importanti al Ministero della Magia e magnate della finanza.

Il Tassorosso del sesto anno si passò una mano tra i capelli lisci e scuri, sospirando: avrebbe dovuto farlo quella sera stessa, quindi non aveva molto tempo… doveva scegliere una ragazza da usare e doveva farlo in fretta.

                                                                                 *

Abigail smise di ridere, guardando con emozione il biglietto perlaceo: naturalmente se l’era aspettato, ma immaginarlo e averlo davvero tra le mani era diverso…

La giovane Serpeverde sorrise e aprì il biglietto mentre le sue amiche e compagne di Casa, incuranti, continuavano a ridere e a sparlare di Lily Luna Potter e di sua cugina Lucy Weasley, rispettivamente Grifondoro e Corvonero del quinto e sesto anno.

Abigail Burke era la ragazza più popolare tra il suo anno e non era stupita di essere stata scelta… in realtà l’aveva sempre saputo fin dal primo anno che al sesto l’avrebbero scelta.

Quando aprì la busta però la bocca della ragazza colorata di rosso scuro si piegò in una smorfia e i suoi occhi azzurri si strinsero, mentre un brivido le 0ltrepassava la schiena:

La sua prova…

“Chiedi scusa pubblicamente a Lucy Weasley al Banchetto.”

Eccolo, il prezzo da pagare per entrare nel gruppo più esclusivo e segreto di Hogwarts.

Abigail alzò lo sguardo sulle sue amiche, che ridevano della Corvonero come lei aveva sempre fatto.
L’intelligenza, l’ingenuità e la gentilezza della ragazza l’avevano portata d essere soggetto di non poche prese in giro o scherzi nel corso degli anni, anche se i suoi cugini e sua sorella maggiore non avevano esattamente fatto passare liscio niente a nessuno.

Ma scusarsi pubblicamente… odiava chiedere scusa, specialmente se si trattava di Lucy Weasley…

Glie l’avrebbero rinfacciato per i successivi due anni, senza contare che le sue amiche l’avrebbero presa per matta e si sarebbe rovinata la reputazione della Serpeverde snob con la puzza sotto il naso…

Ma per la Confraternita, questo e altro.


                                                                            *

Violet non si accorse nemmeno subito del biglietto: stava guardando fuori dalla finestra e solo dopo qualche minuto abbassò lo sguardo sul sedile, scorgendo con sorpresa la busta bianco perla.

Era stata scelta dalla Confraternita… la giovane Grifondoro quasi rabbrividì, pensando a suo padre: Blaise Zabini doveva aver letto con disgusto la lettera in cui cinque anni prima gli aveva scritto di essere stata Smistata in Grifondoro.

Probabilmente lui sperava in Serpeverde e la ragazzina non ce l’aveva fatta a far notare al severo padre che anche sua madre era stata Grifondoro… ma la donna era tabù a casa loro, morta quando Violet era piccola.

Suo padre sarebbe stato felice sapendo che era stata scelta nella Confraternita?      Probabilmente sì, anche se non era sicura che il gruppo esistesse quando suo padre aveva studiato ad Hogwarts: stando a voci di corridoio era nata dopo la sconfitta di Voldemort, quindi quando Blaise aveva concluso il suo percorso di studi.

Violet si riscosse, ordinandosi mentalmente di non pensare a suo padre e di leggere invece il contenuto della busta, più curiosa che mai.

La sua prova era, come tutte le altre, scritta in inchiostro rosso e consisteva in una sola, semplice riga:
 

“Umilia qualcuno al Banchetto.”












.......................................................................................................................
Angolo Autrice:


Buongiorno e buona domenica!  Chiedo scusa per il ritardo a dir poco mostruoso ma ho avuto problemi con il PC questa settimana e non ho potuto scrivere un bel niente.

Ecco finalmente la presentazione dei vostri OC e il loro viaggio verso Hogwarts!    Nel prossimo ci sarà naturalmente il Banchetto dove li vedrete messi alla prova...


So che è lunghissimo ma spero sia stato leggibile e che vi sia piaciuto!
Spero di aggiornare presto, ditemi che ne pensate e.... ultima cosa.

Dovete inviarmi, per chi non l'avesse fatto:   Molliccio, Patronus e Amortentia del vostro OC più possibili richieste su amicizie... non è obbligatorio e non è detto che verranno rispettate, ma se volete mandarmi dei nomi fate pure!

A presto spero!

Signorina Granger  

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Capitolo 4
*** Un Banchetto disastroso ***


~~Capitolo 2: Un Banchetto disastroso


 

“Beh, finalmente! Stavo morendo di fame.” 

Fred Weasley agguantò il vassoio della carne ai ferri e cominciò a servirsi il piatto con una velocità paragonabile solo a quella di suo zio Ron, tanto che sua cugina Rose alzò gli occhi al cielo come se le fosse capitato molte altre volte di vedere una scena simile.

Anche Eleanor lanciò al coetaneo uno sguardo semi seccato ma non disse nulla: ormai ci era abituata, dopotutto.

E poi aveva decisamente altro a cui pensare in quel momento: il Banchetto era appena iniziato e lei aveva una prova da superare… in realtà non doveva farlo nell’immediato bensì il giorno dopo, ma la ragazza era già in ansia.

“Presentati senza trucco e con la divisa scolastica domani.”

Eleanor era sempre stata molto, molto sensibile sul suo aspetto.   Era molto condizionata dall’opinione che gli altri avevano su di lei e ci teneva molto a curarsi, ad apparire bella più di quanto non fosse già per natura.

Non essere giudicata bella la metteva semplicemente in crisi.

I commenti dei compagni che sarebbero arrivati alle sue orecchio il giorno successivo già le facevano scorrere un brivido lungo la schiena, pensando che avrebbe dovuto sopportare di indossare la divisa (per lei quasi un optional) e di presentarsi a colazione struccata.

Sapeva di essere comunque molto bella anche senza trucco, ma di certo tutti si sarebbero fatti qualche domanda nel vederla trasandata… avrebbe retto? Non ne era certa.

 
Di fronte a lei, Thomas Fletcher sembrava molto occupato a guardarsi intorno, facendo scorrere gli occhi castani sui tavoli delle Case.
Non erano mai stati particolarmente amici in effetti: lui era una persona socievole ed estroversa, lei invece era molto più riservata, sulle sue e menefreghista… o almeno all’apparenza.

Per distrarsi dal pensiero della sua prova, Eleanor rivolse l’attenzione su Thomas, chiedendosi perché si stesse guardando intorno come alla ricerca di qualcosa invece di mangiare… forse stava cercando con gli occhi qualche amico che non aveva visto in treno?

Eleanor non osò voltarsi per non dare l’impressione di ficcare il naso negli affari altrui, ma era comunque un po’ curiosa, così si decise a parlare:

“Stai cercando qualcuno?”

Thomas sembrò ridestarsi alle parole della ragazza, quasi sobbalzando sulla sedia e spostando lo sguardo sugli occhi azzurri di Eleanor:

“Si, diciamo di sì…”

Thomas abbassò gli occhi sul piatto e riprese a mangiare, lasciando cadere l’argomento e sperando che Eleanor non facesse altre domande, cosa che avvenne.

In realtà Thomas non cercava nessuno in particolare, stava invece controllando se stava accadendo qualcosa di strano, tanto per cercare di individuare i possibili nuovi membri della Confraternita.

Anche lui aveva superato la sua prova al Banchetto l’anno prima…   Thomas sorrise mentre tagliava la sua bistecca, immaginando che gran divertimento doveva provare Rebecca in quel momento.

Di certo il fatto che solo lei sapeva i nomi dei prescelti e le loro sfide doveva renderle quel Banchetto estremamente stimolante, conoscendola.


Eleanor dal canto suo decise di non proseguire con le domande, continuando a mangiare e cercando di non pensare alla prova che l’aspettava il giorno dopo.

Per qualche motivo avevano beccato uno dei suoi punti deboli… chi aveva scritto le sfide non era certo uno sprovveduto.
 Eleanor si costrinse a sorridere, pensando alla soddisfazione che avrebbe provato quando sarebbe entrata nella Confraternita e avrebbe potuto guardare in faccia chi aveva avuto la brillante idea di quella prova.


                                                                                    *

Ora basta, era il momento di farla finita.
Abigail imprecò mentalmente, tenendo lo sguardo fisso sul tavolo dei Corvonero e su una persona in particolare: Lucy Weasley, che con i suoi capelli castano-ramato brillava come un faro sotto le luci della Sala Grande.

Le sue amiche stavano cominciando a chiedersi che accidenti avesse probabilmente, ma la mora non ci badò troppo e invece si alzò dal tavolo affollato dei Serpeverde, decidendo di chiudere quella stupida prova:

“Io vado a riposarmi ragazze, ci vediamo dopo in Dormitorio.”

Abigail fece il giro del tavolo sotto gli sguardi attoniti delle sue compagne di corse, tutte piuttosto sorprese: lei adorava il Banchetto di benvenuto… che accidenti aveva quella sera Abigail Burke?

Il Prefetto di Serpeverde si diresse a passo di marcia verso il famigerato tavolo dei Corvonero, gli occhi fissi sul suo obbiettivo e su nient’altro: doveva dire solo poche parole infondo… poteva andarle peggio.

“Weasley.”  

Abigail vide chiaramente Sophie White spalancare la mascella con la coda dell’occhio, ma la Serpeverde la ignorò e si concentrò invece su Lucy, che si voltò lentamente a guardarla come se stesse avendo una specie di allucinazione: da quando loro due si parlavano nella Sala Grande? In genere si rivolgevano a stento la parola a lezione…

“Che c’è Burke, hai finito la cipria per caso?”

Abigail si morse con forza il labbro per trattenersi dal rispondere per le rime alla giovane Weasley, conscia dello sguardo sospettoso di Roxanne Weasley su di lei: era pronta a scommettere che la ragazza era pronta ad affatturarla se avesse torto un capello alla sua amata cuginetta.

“No, in realtà volevo chiederti… scusa. Mi rendo conto di non essere stata carina l’anno scorso, quindi scusami.”

Quando aveva iniziato a parlare aveva pensato di dire anche “quest’anno andrà diversamente”, ma all’ultimo cambiò idea: dopotutto la sua prova era scusarsi… non comportarsi bene nel corso dell’anno.

Sophie quasi si strozzò con il succo di zucca che stava bevendo, mentre Lucy sgranava gli occhi scuri e probabilmente metà del tavolo dei Serpeverde rischiava un mancamento. 

“Emh… beh, grazie Abigail.”     

La giovane Serpeverde non aggiunse altro, limitandosi a girare sui tacchi e andarsene.

Ci era voluto il completo sotterramento del suo orgoglio, ma alla fine ci era riuscita… Abigail 1, Confraternita 0.


“Si può sapere che le è preso, a quella? L’anno scorso per poco non getta mia cugina in pasto ai lupi mannari ed ora le chiede scusa? Mah…”

Roxanne seguì attentamente Abigail con lo sguardo, osservando la lunga chioma di capelli scuri che ricadeva sulla schiena della ragazza finché questa non scomparve dietro la grande porta di quercia spalancata.

Le due cugine Weasley si scambiarono uno sguardo interrogativo mentre Sophie si domandava se anche Abigail fosse stata scelta dalla Confraternita, come lei…

Dopotutto quel comportamento non era decisamente dalla Serpeverde.

Isaac dal canto suo pensò la stessa cosa, voltandosi leggermente verso il tavolo dei Tassorosso per intercettare Rebecca, che stava parlottando a mezza voce con Shay, seduta accanto a lei come al solito.
L’unica che sembrava quasi non aver assistito alla scena era Raine, che sembrava come in un mezzo stato di trance, silenziosa come suo solito e con l’aria persa.

“Raine, si può sapere che hai?”

Roxanne parlò in tono esasperato, rivolgendosi alla ragazza che stava seduta accanto a lei in uno stato d’ansia poco mascherato dall’espressione sofferente che Raine aveva dipinta in volto.

La Corvonero non rispose subito, chiudendo per un attimo gli occhi castani come per calmarsi.
Doveva darsi una regolata, e in fretta.

Isaac non disse niente ma rivolse all’amica un’occhiata senza alzare il capo, leggermente chino sul piatto d’oro.

Raine era abbastanza strana quella sera… era pronto a scommettere che era stata messa sulla lista di Rebecca, ma ovviamente non poteva chiederlo apertamente.

“Niente Roxy, sono solo un po’ stanca e ho un po’ di nausea dal treno.”

“Beh, allora vai a dormire, non credo che stare qui in mezzo a tutti sia il massimo… e poi a te non piace la folla, no?”

Oh, era vero. Eccome se era vero, Raine Saunders odiava la folla, non le era mai piaciuto stare in mezzo a troppe persone… e detestava stare al centro dell’attenzione.

Ma quella sera non poteva andarsene a letto… prima doveva fare una cosa che l’avrebbe non solo messa sotto l’attenzione di tutti, ma anche umiliata…

Che fine avrebbe fatto la sua reputazione dopo quello stupido, maledetto bacio? 

Probabilmente sarebbe finita nei sotterranei di Hogwarts.

Raine non rispose, limitandosi ad annuire alle parole dell’amica che lanciò ad Isaac uno sguardo eloquente, come a volergli chiedere che avesse la ragazza.

Isaac fece finta di nulla e continuò a mangiare, mentre Raine si alzava lentamente dal tavolo con il piatto ancora mezzo pieno: poco male, aveva decisamente poca voglia di mangiare quella sera.

Sophie, vedendo la ragazza alzarsi, decise che era arrivato il momento giusto di portare a termine la sua sfida, alzandosi e andando ad occupare il posto lasciato vuoto dalla Caposcuola.

Lucy guardò l’amica con cipiglio sorpreso, certa che dovesse esserci qualcosa che non andava quella sera: Abigail Burke le chiedeva pubblicamente scusa e poi Sophie si spostava vicino a dei ragazzi più grandi?

Lucy si alzò e superò in fretta due compagni di Casa per sedere accanto alla cugina, che a differenza di Isaac che non aveva nemmeno alzato lo sguardo dal piatto quasi vuoto stava guardando Sophie con un sopracciglio inarcato: certo non la conosceva benissimo, ma era pur sempre molto amica di sua cugina e membro della sua stessa Casa… non erano di certo estranee e sapeva che Sophie White era abbastanza timida con chi non conosceva bene.

Ma che accidenti stava succedendo?


                                                                           *


“Abigail Burke che si scusa pubblicamente con Lucy Weasley proprio stasera… perché ho l’impressione che non l’abbia fatto di sua spontanea volontà?”

Alla domanda decisamente eloquente di Shay Rebecca piegò le labbra carnose in un sorrisetto, visibilmente soddisfatta e divertita allo stesso tempo dalla situazione che si era creata.

Abigail Burke, per quanto le stesse a dir poco antipatica, aveva appena superato la sua prova… Dal suo posto poteva chiaramente vedere Sophie White, che si era appena spostata vicino ad Isaac e a Roxanne Weasley: ce l’avrebbe fatta anche la giovane Corvonero?

“Stai alludendo a qualcosa Shay?”  

Domandò Rebecca prendendo la coppa d’oro e portarsela alla bocca per bere un sorso di succo di zucca, mentre Shay si tratteneva dal ridere: non voleva di certo far saltare a lei e all’amica la copertura… però si stava divertente un mondo, solo ora capiva la goduria che dovevano aver provato James Potter, Molly e Louis Weasley, Sean Collins, Heather Wilson e Gabriel Baston l’anno prima, quando i poveri novellini con delle prove da superare erano stati loro.

“Io? No, assolutamente.”

Fortunatamente per le due amiche nessuno si era ancora accorto pre4ssochè di nulla e i loro compagni di Tassorosso erano troppo occupati a raccontarsi aneddoti dell’estate per prestare loro troppa attenzione.

Tuttavia anche nel tavolo centrale della sala qualcuno non si stava godendo appieno la cena: Declan Turner stava ancora più in silenzio del solito, evitando di mangiare mentre invece faceva scorrere lo sguardo sulla Sala Grande, esattamente come Thomas Fletcher al tavolo di Grifondoro ad inizio cena.

Solo che mentre il Grifondoro cercava qualche comportamento sospetto che gli indicasse qualche possibile futuro membro della Confraternita, il povero Declan si stava soffermando su ogni ragazza dalla sua età in giù da usare come cavia.

Una del primo anno? Assolutamente no.
Del settimo? Neanche sotto tortura, non avrebbe umiliato se stesso e una ragazza più grande.
Del secondo? Si sarebbe sentito una specie di pedofilo probabilmente, così come con una ragazzina del terzo.

Declan in quel momento quasi si maledisse per non aver mai provato particolare interesse in una ragazza in particolare: in quel momento gli avrebbe anche potuto far comodo…
Fortunatamente per lui però non era esattamente di brutto aspetto e quello che le sue compagne di corso definivano ridendo “fascino orientaleggiante” gli aveva procurato più di qualche ammiratrice nel corso degli anni.

Declan provò a pensare, riflettendo su una possibile ragazza che potesse aver avuto una cotta per lui, anche in passato…

Perché non aveva mai preso parte ai pettegolezzi delle sue compagne, dannazione!

Senta tante cerimonie, Declan si rivolse così alle sue tre compagne, intromettendosi bruscamente nel loro discorso:

“Ragazze, ho bisogno di voi. Erika, sapresti dirmi una ragazza a cui sono piaciuto in passato?”

Declan decise di ignorare il silenzio di tomba che era sceso sulle tre al sentire le sue parole, guardando Erika sgranare gli occhi grigio-azzurri prima di annuire appena, voltandosi leggermente verso il tavolo dei Grifondoro:

“Beh… Lily Potter.”

Declan sorrise, voltandosi di scatto verso il tavolo infondo alla sala:

Assolutamente perfetto… Lily Potter era più piccola di lui di un anno ed era anche abbastanza simpatica… chissà che la prendesse con filosofia.
Con sua grande fortuna James Potter aveva anche lasciato Hogwarts, quindi tecnicamente non avrebbe dovuto subire l’ira del fratello maggiore… o almeno ci sperava.

Certo, Lily aveva cugini in ogni angolo del castello ma quasi tutti avevano finito il loro percorso ad Hogwarts, tra i quali Louis e Molly l’anno prima.
Gli occhi scurissimi di Declan si soffermarono sulla ragazzina, che stava ridendo e scherzando al suo tavolo seduta con delle amiche.

Stava quasi per alzarsi e raggiungerla quando qualcosa lo bloccò: forse sarebbe stato meglio non farlo davanti a tutti nel bel mezzo della sala, come invece aveva fatto Abigail Burke… anche perché Fred Weasley e la sua stazza considerevole erano a cinque metri da Lily e non voleva uscirne con due costole rotte.

Declan sorrise, decidendo mentalmente che avrebbe aspettato di vedere la ragazzina alzarsi per imitarla e “dichiararsi” sulla soglia della Sala, in modo che gli occhi attenti dei membri della Confraternita potessero comunque vederlo.

In effetti era più che certo che nessuno dei nuovi Membri Anziani si sarebbe mosso dalla Sala fino a che la McGranitt non gli avesse cacciati e mandati a letto: ognuno di loro voleva, ovviamente, godersi lo show.

Era più che consapevole di avere qualche paia d’occhi puntato addosso, ma non osò alzare lo sguardo per cercarne la fonte, non potendo sapere che l’origine del suo guaio era a pochi posti di distanza e lo stava osservando con la coda dell’occhio, chiedendosi se avrebbe avuto il coraggio di superare la prova o no.

Naturalmente, in cuor suo Rebecca ci sperava: aveva scelto una quindicina di studenti ma Declan era praticamente l’unico Tassorosso insieme ad Aaron Swan, suo coetaneo… e non le andava a genio il fatto che l’anno successivo non ci sarebbe stato nessuno della sua Casa nella Confraternita, quei pavoni di Serpeverde erano già abbastanza pieni di loro stessi.


                                                                            *


Clara sorrideva, le braccia conserte e lo sguardo fisso davanti a se, osservando la Sala Grande e tutti gli studenti che chiacchieravano, ridevano, scherzavano o ricordavano per un’ultima volta le vacanze prima di salutarle definitivamente.

Si stava davvero divertendo parecchio e invidiando come mai prima d’ora Rebecca Hastings, che aveva il privilegio di conoscere tutti i nomi degli aspiranti membri della Confraternita e probabilmente si stava annotando mentalmente chi aveva già superato chissà quale sfida e osservando i comportamenti degli altri.

“Si, la invidio anche io…”     Mormorò Albus, seduto accanto a lei e nella stessa posizione della sua migliore amica, che si voltò leggermente e si rivolse al giovane Potter:

“Come facevi a sapere che stavo pensando a quello? Ti sei esercitato in Legilimanzia quest’estate con tuo padre?”

“No, decisamente no… ma ormai ti conosco Clara.”

Clara rivolse all’amico un sorriso, pensando che la cosa era reciproca… e che forse Al non la conosceva bene quanto pensava.

Intanto accanto a loro Scorpius se la rideva insieme a Brian Parkinson e Rachel Greengrass, mentre invece Julian stava seduto accanto al biondo in silenzio, lontano dalla simpatia che lo contraddistingueva solitamente.

“Julian, che hai?” 

Clara si sporse leggermente sul tavolo per guardare il ragazzo dai capelli bianco seduto accanto ad Albus.  Il giovane Nott teneva lo sguardo fisso sul tavolo dei Corvonero, dove Sophie White stava parlando con Roxanne Weasley e suo cugino.

Julian parve come risvegliarsi al sentire la voce della ragazza, voltandosi di scatto verso di lei:

“Eh? Niente Clara, stavo solo pensando che devo ancora finire i compiti di Trasfigurazione…”

“Beh, puoi sempre copiare quelli di Al.”

“Scusa, perché non i tuoi?”

“Perché io li ho fatti bene secondo te? Come dice sempre mia madre, “copia bene, se proprio devi farlo.”

“Hai una madre di larghe vedute, non c’è che dire.”   Commentò Vincent in tono neutro, seduto di fronte ad Albus che stava tenendo il collo come una giraffa per sbirciare il tavolo di Grifondoro, dall’altro lato della Sala Grande.

“Potter, mi posso anche spostare se proprio vuoi vedere la An-“

Con gran sollievo di Clara però Vincent non finì la frase, interrotto e colpito da un deciso calcio che Albus gli mollò alla gamba sotto al tavolo. Fortunatamente Julian era tutto concentrato su Isaac e Scorpius era troppo impegnato a pavoneggiarsi mentre raccontata qualche storiella per accorgersi di qualcosa oltre se stesso.

“Taci, Nightray.”   Sibilò Albus prima di schiarirsi la gola e alzarsi in piedi:

“Bene ragazzi… credo che me ne andrò a riposare. Ci vediamo dopo.”

“Ma come, vai già via?”    Domandò Scorpius voltandosi verso l’amico, guardandolo e lasciando sottintendere un pezzo di frase: “ti vuoi perdere lo spettacolo?”

“Si Emh… sono un po’ stanco, ho mal di testa e qui c’è un gran rumore.”

Albus si alzò e Scorpius sbuffò borbottando qualcosa su quanto l’amico dovesse imparare a mentire meglio, mentre invece Clara seguiva attentamente Albus con gli occhi fare il giro del tavolo e avvicinarsi all’uscita della Sala Grande.

Quasi al rallentatore, Clara e Scorpius videro Raine Saunders entrare a passo di marcia nella Sala Grande e dirigersi con decisione verso il Terzo Guardiano.
Per un attimo Vincent pensò che avrebbe tirato fuori la bacchetta e l’avrebbe affatturato (dopotutto era certo che la Hastings sarebbe stata benissimo capace di una cosa simile, dal momento che non amava alla follia Potter), ma invece la mano destra della Corvonero non sfiorarono nemmeno la tasca della veste, prendendo invece Albus con decisione e alzandosi in punta di piedi per baciarlo, vista la differenza di altezza leggermente considerevole.


Accadde tutto molto in fretta.   
Scorpius si strozzò con l’acqua e Julian dovette prenderlo a pacche sulla schiena per fargli passare la tosse, Vincent scoppiò a ridere fragorosamente mentre invece Clara sgranava gli occhi con orrore, quasi come le ragazzine del sesto anno alla vista di Abigail che si scusava con Lucy Weasley.

Dal tavolo dei Corvonero intanto anche Roxanne aveva assistito alla scena e ora la sua mascella sfiorava il pavimento, mentre Isaac si voltava di scatto verso Rebecca per fulminarla con lo sguardo.

La Tassorosso se ne stava con un mezzo sorriso stampato sul bel faccino da angioletto che si ritrovava, mentre Shay si premeva una mano sulla bocca per trattenere le risate a stento.


Ma che accidenti c’era tra Serpeverde e Corvonero quella sera?

Mentre Raine si staccava velocemente da Albus e, dopo avergli lanciato uno sguardo seccato, girava sui tacchi come se niente fosse successo e usciva dalla Sala con noncuranza, Vincent si voltò verso il tavolo dei Tassorosso con il calice in mano, incrociando lo sguardo di Rebecca e rivolgendo un ghigno, alzando leggermente il calice nella direzione della ragazza, che ricambiò.

Aveva tutta la sua stima, decisamente.


                                                                                   *


“Ma che accidenti succede stasera?”       Alla domanda semi-sconvolta di Eleanor, Thomas seppellì la faccia nel calice per evitare di farsi vedere mentre rideva, con Rose e Fred Weasley che invece ci avevano decisamente rinunciato e stavano sghignazzando della grossa:

“Oh mio dio… questa la scrivo a zia Ginny domani mattina, giuro.”     Rise Fred mentre Lily Luna invece pareva mezza sconvolta, con Violet Zabini che le sorrideva leggermente a disagio:

“Emh, Lily… tutto bene?”

La quindicenne annuì appena, mormorando che andava a letto prima di alzarsi e avviarsi verso la porta della Sala Grande, seguita dalle sue compagne.

Violet guardò invece Albus Potter, che dopo aver rivolto a Rebecca Hastings un’occhiata assassina era uscito in fretta e furia dalla sala, mentre al tavolo dei Serpeverde regnava il putiferio.

Era più che certa che Raine avesse appena superato la sua prova… altrimenti non avrebbe baciato Potter di fronte a tutti, proprio alla prima sera.

Anche Eleanor la pensava alla stessa maniera e alzò lo sguardo su Scorpius, che le fece segno di uscire dal fondo della sala.

Beh, tanto che altro ho da fare qui?

Eleanor si alzò e raggiunse il fidanzato fuori dalla Sala Grande per parlare, mentre anche Roxanne Weasley schizzava fuori alla velocità della luce per inseguire di certo l’amica e chiederle spiegazioni.

Isaac invece se la prese con calma: altro che spiegazioni, lo sapeva benissimo perché Raine aveva baciato Potter… una sfida decisamente degna della Confraternita, anche se gli dispiaceva per la sua amica.

Passandole davanti Isaac rivolse a Rebecca un’occhiata quasi di rimprovero, che venne però smorzata subito dal sorriso colpevole che la ragazza gli lanciò: in effetti anche lei aveva dovuto fare una cosa simile solo l’anno precedente.


“Ma qualcuno mi vuole spiegare perché se ne stanno andando tutti? Ecco, appunto.”   Borbottò Shay con uno sbuffo incrociando le braccia al petto e accennando col capo a Declan, che si era appena alzato di scatto e si era quasi lanciato verso le grandi porte intagliate della Sala Grande.

Ovviamente era diretto da Lily Potter, ma solo Rebecca lo sapeva… il fatto che tutti fossero ancora sorpresi dal bacio improvvisato non poteva che giocare a suo favore: nessuno avrebbe fatto troppo caso a lui, sempre che la ragazza non si fosse messa a strillare, certo.

“Che ci vuoi fare Shay, stasera è andata così.”    Commentò Rebecca alzando le spalle, mentre Shay sbuffava e borbottava qualcosa sul fatto che avrebbe voluto godersi di più lo spettacolo.

Anche Clara la pensava così, che protestò quasi allo stesso modo quando notò Julian alzarsi e correre dietro a suo cugino per, ovviamente, parlargli e portare a termine la sua prova… ma Clara non poteva saperlo, naturalmente.

Rebecca fece saettare gli occhi sulla soglia della Sala, piegando istintivamente le labbra in un sorriso quando vide Julian avvicinarsi ad Isaac e Declan a Lily: il ragazzo aveva scelto la sua “vittima”, alla fine…

“Julian che parla con suo cugino? C’è veramente qualcosa che non torna qui…”  Mormorò Brian Parkinson in tono sommesso, mentre invece Clara e Vincent si scambiavano un’occhiata eloquente: c’erano delle prove in corso, ecco cosa stava succedendo.


                                                                              *

Violet sospirò, facendo scorrere con ansia lo sguardo sulla sala: doveva ingegnarsi, inventarsi qualcosa… e doveva farlo alla svelta.

Intravide Sophie White e Lucy Weasley, sue coetanee, alzarsi in piedi mentre parlavano tra loro.

Oh andiamo Violet, proprio loro tra tutti?

Sophie e Lucy le erano sempre state piuttosto simpatiche in realtà… ma forse era meglio farlo con un amico al quale avrebbe potuto spiegare piuttosto che con un quasi estraneo.

La giovane Grifondoro del sesto anno prese la bacchetta dalla veste, stando ben attenta a non sollevarla troppo per non farla spuntare dal tavolo. Accanto a lei Thomas Fletcher stava discutendo animamene di Quidditch con Fred Weasley ed Elijah Cartwright e Rose invece parlava con la sua amica Cora Parker… nessuno stava prestando attenzione a lei.

Seguendo il percorso delle due Corvonero con lo sguardo, Violet sollevò una brocca di succo di zucca con la magia e la fece avvicinare pericolosamente a Sophie… prima di inclinarla.

Con uno strano fruscio il succo color arancio acceso si rovesciò quasi del tutto sulla povera ragazza, che si scansò appena in tempo grazie a dei buoni riflessi per evitare parte del getto.  Il risultato non era dei peggiori ma aveva comunque la camicia e buona parte dei lunghi e mossi capelli castani fradici.

Lucy sgranò gli occhi mentre un coro di risate esplodeva dal tavolo dei Serpeverde, in particolare dalle streghe amiche di Abigail Burke che, Violet ne era certa, sarebbero corse a raccontare il fatto all’amica seduta stante.

Vedendo Sophie correre fuori dalla sala con gli occhi leggermente lucidi Violet piegò le labbra in una smorfia, quasi odiandosi per quello che aveva appena fatto.

Si ripromise di confessare e parlarle al più presto mentre guardava anche Lucy correre fuori dalla Sala Grande per raggiungere l’amica, ma non potè fare a meno di pensare a suo padre.

Era brutto pensarlo, ma Violet era certa che Blaise Zabini sarebbe stato fiero di quel gesto, in perfetto stile Abigail Burke e quindi da perfetta Serpeverde.










..........................................................................................
Angolo Autrice:

Buonasera! Come state? Nonostante siamo tornati a scuola (sai che roba, un giorno di pausa) la voglia di vivere non mi è ancora stata prosciugata, perciò ho deciso di impegnarmi e scrivere in fretta.
Il capitolo è... abbastanza lunghetto a dire il vero, ma non abituateci perchè credetemi, non durerà XD

Che ne dite, vi è piaciuto?  So che gli OC compaiono tutti poco nel capitolo ma dovevo gestire diverse situazioni insieme e non li conosco diciamo ancora bene, quini pardon, ma spero che vi sia piaciuto comunque.    Nel prossimo saranno invece più divisi, non saranno tutti insieme nella stessa stanza quindi sarà molto più facile gestirli per me.

Il prossimo capitolo inizierà circa allo stesso punto e proseguirà con la prima riunione della Confraternita... che succederà? Albus si vendicherà uccidendo Rebecca? 
Chi lo sa, si vedrà... spero di aggiornare presto, giusto per farmi perdonare dall'assenza dell'altra volta. Ho appena concluso un'Interattiva che avevo in corso, quindi avrò anche più tempo da dedicare a questa :)

a presto spero, ditemi cosa ne pensate!

Signorina Granger

 

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Capitolo 5
*** Dopo la tempesta ***


 Angolo Autrice: 
il cursore non va, che meraviglia! Beh, scriverò le mie note inutili qui. 
Come sempre le ore di latino mi fanno venire voglia di scrivere invece che stare attenta, quindi eccomi qua con un altro papiro. 
Non capisco perché ma in questa storia sforno sempre capitoli maxi! Boh... 
Detto ciò, grazie per le precedenti recensioni e spero che anche questo capitolo vi piaccia :) 
Ultima nota prima di lasciarvi alla lettura: come sempre ci tengo a comunicare che chi dovesse sparire nel nulla si ritroverà con un OC decapitato/stirato da un treno. 
Se pensate che lo scriva tanto per fare, vi consiglio di andare a dare uno sguardo alle mie altre Interattive. Detto questo vi saluto, buona lettura (spero) 

Signorina Granger 




Capitolo 3: Dopo la tempesta
 



Raine salì le scale a due gradini alla volta (una specie di impresa, vista la lunghezza ridotta delle sue gambe) e si sbattè la porta del Dormitorio alle spalle prima di buttarsi sul suo morbido e adorato letto a baldacchino che non vedeva da Giugno.
 

L’unica nota positiva era che anche Potter aveva assunto un’espressione da ‘voglia di sparire’, ma ciò con toglieva come si sentisse: schifata, umiliata.

 

Ora tutta la scuola pensava che lei, LEI, provasse qualcosa per Albus Potter.

Avrebbe dovuto chiarire tutto con Isaac e Roxanne al più presto, ma decise che le spiegazioni avrebbero potuto aspettare… in quel momento la Corvonero voleva solo crogiolarsi nella sua vergogna colossale.

 

Se non altro aveva superato la prova, decisamente: aveva baciato Potter davanti a più di metà degli studenti di Hogwarts, doveva per forza aver guadagnato dei punti presso i Membri Anziani della Confraternita.

 

Tuttavia la pace non durò a lungo per la ragazza, che ben presto sentì la porta del Dormitorio spalancarsi di botto per poi udire una voce decisamente familiare, alterata da un tono scioccato e leggermente isterico:

 

“RAINE SAUNDERS. CHE ACCIDENTI VUOL DIRE QUELLO CHE HO APPENA VISTO?”

 

“Mi sorprende che tu non capisca Rox, hai avuto una relazione di quasi un anno con Sam Jordan…vuoi che ti faccia un disegno?”

 

Roxanne si morse una gengiva per evitare di rispondere male all’amica, trattenendo i toni mentre si avvicinava al letto dove Raine era ancora stesa a faccia in giù, i capelli castani che le coprivano collo e volto.

 

“Oh, smettila con il sarcasmo e sii seria! Si può sapere perché hai baciato mio cugino? MIO CUGINO Raine!  Non fraintendermi, sarei felice di averti come cognata, ma voi due vi detestate da quel che mi sembra… oh dio non dirmi che avete una relazione odio/amore stile Il Diario di Bridget Jones!”

 

“Continuo a pensare che tua zia Audrey ti faccia vedere troppi film Babbani… Comunque no Rox, nessuna relazione.  Diciamo che sono stata costretta a baciarlo, era una specie di scommessa.”

 

Raine si girò sul fianco per guardare l’amica in faccia, sospirando appena mentre si alzava a sedere.

Roxanne parve decisamente rilassata alle parole dell’amica, accigliandosi però subito dopo:

 

“Una scommessa? E con chi l’avresti fatta? …Non dirmi che centra quel coglione di mio fratello, ti scongiuro.”

 

“Ma no, Fred non c’entra… beh…Isaac.”

 

Raine pensò al povero Isaac, tirato in ballo senza un vero motivo: era il primo nome che le venne in mente in quel momento…

Roxanne inarcò un sopracciglio, assumendo la stessa espressione scettica che assumeva sua madre quando George Weasley si inventava una qualche scusa azzardata: Isaac?

 

“Isaac, sul serio? Il nostro Isaac che dorme nel Dormitorio accanto?”

 

“E menomale che sono IO quella sarcastica! Certo Rox, quanti altri Isaac conosci qui?”

 

“Sarà…”   Roxanne rivolse all’amica uno guardo sospettoso, alzandosi dal letto per avvicinarsi al suo sotto lo sguardo di Raine:

 

Isaac non faceva scommesse, lo sapevano entrambe… e Raine sapeva perfettamente che la sua amica non avrebbe gettato la spugna tanto facilmente, non senza prima indagare a dovere.

 

Raine però non poté che farsi una domanda, guardando Roxanne entrare in bagno e chiudersi la porta alle spalle canticchiando a mezza voce com’era solita fare: possibile che fosse dentro la Confraternita?    Infondo i membri erano segreti… l’ipotesi che la ragazza potesse essere dentro non era poi così remota.

 

Beh, in ogni caso presto l’avrebbe scoperto.

 

 

                                                                             *

 

“Abby!  Abby, dovevi proprio esserci stasera, ti sei persa delle scenette fantastiche!”

 

Abigail si voltò, il piumino di cotone in mano e lo struccante appoggiato sul lavandino.

Joanne Stuart, amica e compagna di Casa, stava in piedi sulla soglia del bagno e aveva un gran sorriso stampato in volto, come sempre quando aveva qualcosa da raccontare:

 

“Ah sì? Dimmi allora.”

 

“Beh, tanto per cominciare Albus Potter è stato baciato dalla nuova Caposcuola di Corvonero, com’è che si chiama…”

 

“Beh, dubito sia la Weasley…”

 

“Mano è sua cugina! Oddio, quella bassa e mora che si veste sempre elegante…”

 

“Ehm… la Saunders?”

 

“Si, lei! Beh, è uscita dalla Sala Grande ma dopo un po’ boh, è rientrata e ha baciato Albus davanti a tutti! E pensare che si detestano, da quel che ne so.”

 

Abigail non poté trattenere un sorrisetto alle parole dell’amica, trattenendosi però dal parlare per farla continuare: Joanne sapeva sempre tutto, in effetti.

 

“Ma la parte migliore è arrivata dopo, credo ti piacerà. Sophie White è stata diciamo innaffiata da una brocca di succo di zucca, ma giuro che noi non c’entriamo niente questa volta!”

 

“Beh, se non altro non potranno dire che sono stata io.”    Commentò Abigail ridacchiando mentre superava Joanne, uscendo dal bagno e andando a sedersi sul suo letto con il pigiama addosso e i capelli scuri raccolti in uno chignon.

 

Immediatamente tutte e tre le sue compagne di Casa sedettero sul suo letto, tutte con una sola domanda in testa:

 

“Ora Abby… si può sapere perché le hai chiesto scusa’ Tu la detesti, la Weasley!”

 

Abigail piegò le labbra in un sorriso, rilassata: aveva avuto tutto il tempo di preparare una risposta, quando era stata da sola in Sala Comune.

 

“Beh, diciamo che non voglio problemi con i suoi mille cugini… e poi le ho solo chiesto scusa, non che ho fatto un giuramento di eterna fedeltà no? Questo non ci impedirà affatto di divertirci ancora un po’ ragazze… credetemi.”

 

Abigail si lasciò cadere sul letto, stendendosi mentre non sentiva nemmeno le sue amiche ridacchiare e commentare tra loro: aveva solo un pensiero in testa in quel momento… la Confraternita.

 

Aveva seppellito il suo orgoglio certo, ma aveva pur sempre superato la prova… era dentro, o almeno aveva fatto un grosso passo avanti quella sera.

 

 

                                                                           *

 

 

“Ok, basta. Nott, vai da Al e digli di smetterla di lavarsi i denti, è in bagno da mezz’ora!”

 

Julian aprì la bocca per replicare, ma lo sguardo gelido di Clara non sembrava ammettere alcuna replica, così il ragazzo finì per sbuffare, chiudendo il libro e alzandosi dal divano della Sala Comune.

 

“Ed dai Clara, lascialo stare! Non è successo niente di così catastrofico.” 

 

Gli occhi neri di Clara emanavano scintille pericolose, così il ragazzo si rassegnò e si avvicinò alla porta del Dormitorio con l’intenzione di raggiungere Albus.   Scorpius era scomparso nel nulla da dopo il Banchetto e anche Vincent, mentre invece Brian e Rachel se ne stavano su un divano a discutere di quanto era successo a quell’insolito banchetto.

 

“Al… Al, Clara pensa che tu sia traumatizzato. Potresti dirle che non è così per favore?”

 

“No, fallo tu.”

 

“Mi avete preso per un postino? Andiamo Al, ti ha solo baciato santo cielo…”    Julian alzò gli occhi azzurri al cielo, sedendo sul suo letto mentre l’amico se ne stava steso sul suo, una rivista di Quidditch aperta in mano.

 

Non sembrava affatto traumatizzato, solo piuttosto irritato e seccato.

 

“Beh, avrei preferito che non accadesse! Specialmente davanti a Scorp, che mi prenderà per il culo fino al diploma, e davanti ad Eleanor.”

 

“Che accidenti c’entra la Andersen?”

 

Julian inarcò un sopracciglio in direzione dell’amico, che si maledisse mentalmente prima di affrettarsi a cambiare discorso.

Il silenzio calò nella stanza, mentre Albus malediceva mentalmente Rebecca Hastings e Julian invece pensava alla Confraternita e alla sua prova.  Non era stato piacevole rivelare un segreto molto, molto importante proprio a suo cugino…

 

Il ragazzo fu scosso da un brivido anche solo al pensiero di cosa sarebbe successo se Isaac avesse parlato con suo padre…

No, non doveva pensarci.    Isaac era sempre stato riservato e non lo detestava poi molto… non aveva alcun motivo particolare per andare a spifferare tutto a suo padre, o almeno lo sperava.

 

Albus dal canto suo sapeva perfettamente che Raine Saunders non lo avrebbe mai baciato di sua spontanea volontà, quindi le opzioni erano due: o qualcuno l’aveva tenuta sotto la Maledizione Imperius, oppure più probabilmente Rebecca aveva avuto la brillante idea di affibbiarle proprio quella simpatica prova.

Naturalmente non poteva dirlo davanti a Julian che non sapeva della sua appartenenza alla Confraternita, senza contare che non avrebbe potuto comunque dire nulla su Rebecca visto che erano anche abbastanza amici…

 

Maledetta situazione. Aveva bisogno di Scorpius, e in fretta.

 

“Sai dov’è Scorp?”

 

“No Al, non lo vedo dal Banchetto… sarà in giro con la sua ragazza da qualche parte.”

 

Julian parlò in tono del tutto naturale e rilassato, come se stesse dicendo le previsioni meteo… lo stomaco di Albus Potter invece si contrasse in modo poco piacevole a quelle parole, immaginandosi quanto Julian aveva appena detto.

 

Beh, doveva farci l’abitudine dopotutto.

 

“Già… probabilmente è così.”

 

                                                                                  *


Declan si chiuse con un sospiro la porta alle spalle per poi avvicinarsi al suo letto. Mentre si lasciava cadere sul morbido materasso il ragazzo ringraziò mentalmente che il Dormitorio fosse vuoto: non aveva alcuna voglia di parlare con nessuno. 

Non era là persone più sensibile del mondo ma nemmeno un blocco di ghiaccio... Gli era sinceramente dispiaciuto vedere Lily scoppiare a piangere, ma cosa poteva fare? 

La parte peggiore era però venuta dopo, quando era stato quasi decapitato da Fred Weasley e la sua mazza da battitore. Ma perché era sempre così impulsivo, quel ragazzo? 


“Che razza di serata... Cominciamo bene, non c'è dubbio.”   Declan si passò una mano sugli occhi, pregando mentalmente che Fred non tornasse alla carica il giorno dopo o peggio, che anche ad Albus Potter girassero male per quel che era successo. 

Maledetta prova... Non vedeva l'ora di poter entrare nella Confraternita e guardare in faccia chi aveva avuto quell’idea. 


                                                                            *

Violet stava seduta su una poltrona della Sala Comune decisamente affollata. 
Teneva lo sguardo su Lily Potter, che stava seduta tra Rose Weasley e Jane Finnegan. 

Le dispiaceva per lei, infondo era la persona più innocua del mondo e Turner era stato decisamente poco carino... Un po’ come lei, a dirla tutta. 

Violet si sentiva decisamente in colpa e aveva tutta l'intenzione di parlare con Sophie, presto o tardi. Forse non il giorno seguente stesso, ma l'avrebbe fatto: sarebbe stato difficile spiegarle che non l'avrebbe mai fatto spontaneamente, ma il giovane Prefetto di Grifondoro sapeva di dover provarci. 

Il comportamento di Turner le faceva pensare che chissà, magari anche lui era stato scelto dalla Confraternita... Non era poi così impossibile, faceva parte di una famiglia molto importante e probabilmente era uno tra i ragazzi di maggior successo del sesto anno tra fascino e intelligenza. 

Lei? Il motivo non le era troppo chiaro, probabilmente per via di suo padre...

Violet sorrise,n ricordando quando il padre aveva accennato ad un certo Lumaclub quando avevano cenato insieme ad un paio di suoi vecchi compagni di scuola. 
Un gruppo esclusivo... Anche suo padre aveva fatto parte di una cosa simile, anni prima. 

Non le piaceva pensare di essere stata scelta per il suo cognome, ma non trovava altre spiegazioni. Di certo se fosse riuscita ad entrare avrebbe chiesto il motivo della scelta. 


                                                                                     *

 

“Ehy, che ci fai qui?” 

 

Thomas alzò lo sguardo, inarcando un sopracciglio con aria divertita:

 

“Potrei chiederti lo stesso Isaac. Che ci fai qui?”

 

“Beh, nella mia Sala Comune non si fa che parlare di Raine che ha baciato Potter… diciamo che ne avevo abbastanza di pettegolezzi e ipotesi assurde C’è chi pensa che Raine gli voglia rifilare un filtro d’amore, ma ce la vedi?”

 

Thomas scoppiò in una fragorosa risata, guadagnandosi un’occhiataccia da Madama Pince mentre Isaac invece alzava gli occhi al cielo: che idee idiote.

 

“La gente non ha altro da fare, siamo all’inizio… dopodomani nessuno ci penserà, o almeno lo spero. Credi che ci sia lo zampino di Rebecca?”

 

“Non lo penso Thomas, ne sono CERTO. Raine detesta Potter, non l’avrebbe mai baciato… e poi lei non crede nell’amore, dice sempre che le persone innamorate sono delle povere illuse!”

 

“Ah già è vero, mi ricordo il San Valentino dello scorso anno… in ogni caso non mi dispiacerebbe avere Raine nella Confraternita, se non altro sarebbe in grado di far abbassare la cresta a Malfoy e a Potter.”

 

“Già, combinata a Rebecca formano un bel team “scazzottiamo i Serpeverde idioti”. A proposito, credo che anche mio cugino abbia superato la sua prova.”

 

Thomas inarcò un sopracciglio in direzione del Corvonero, che abbassò la voce di un paio di toni per non farsi sentire da un gruppetto di ragazzine del quinto anno che stavano ridendo a pochi tavoli di distanza:

 

“Stavo uscendo dalla Sala Grande, Julian mi ha fermato e ha detto che doveva parlarmi… diciamo che mi ha rivelato una cosa bella grossa. Non l’avrebbe mai fatto normalmente, sai che non siamo troppo legati. Non certo come i Weasley, per esempio.”

 

Al sentire quel nome la bocca di Thomas si piegò in un gran sorriso e il Grifondoro trattenne una risata, ricordando una scena a cui aveva assistito poco prima, dopo il Banchetto.

 

“Si può sapere perché ridi Fletcher?”

 

“Forse ti sei perso la scena mentre parlavi con tuo cugino… Beh, pare che un certo Tassorosso del sesto anno, Declan Turner, si sia dichiarato a Lily Potter finito il Banchetto per poi rimangiarsi la parola, dicendo di averla solo usata per far ingelosire un’altra… la poveretta è entrata in Sala Comune piangendo e Fred non l’ha presa troppo bene.   Non vorrei essere nei panni di Turner, dico solo questo.”

 

Thomas ridacchiò al ricordo della faccia incazzata dell’amico Fred, che era uscito dalla Sala Comune nel giro di due secondi mentre la cuginetta piangeva a dirotto, consolata da Rose Weasley e dalle amiche.

 

Isaac invece inarcò un sopracciglio, cercando di focalizzare l’immagine del ragazzo: non conosceva molti Tassorosso, a parte quelli del suo stesso anno… ma era abbastanza certo che Declan fosse il ragazzo dalle evidenti origini medio orientali che aveva visto spesso al tavolo dei Tassorosso quando si teneva una delle discussioni in labiale tra lui e Rebecca. 

Probabilmente a molti sarebbe sembrato assurdo che non avesse ben presente persone che vedeva da anni... Ma Isaac Nott era fatto così: tendeva a farsi gli affari suoi in ogni situazione, non era troppo socievole e non attaccava bottone con gli sconosciuti... C'erano diversi studenti con i quali non aveva mai parlato. 

“Si beh, in ogni caso... Non dovrebbe esserci la riunione, tecnicamente?” 

Thomas alzò gli occhi castani al cielo alle parole del Corvonero, sbuffando e frugando nelle tasche dei pantaloni neri per trovare il suo Galeone magico: si, tecnicamente...

“Beh, in teoria. Ma come ho detto sul treno, Mr Malfoy si fa attendere... Se non si muove la organizzo io una bella riunione!” 

Isaac sorrise alle parole del Grifondoro, prendendo il suo Galeone dalla tasca e lanciandogli un’occhiata: 

“Non credo ce ne sarà bisogno Thomas... Almeno non questa volta.” 


                                                                             *


Eleanor si chiuse la porta alle spalle, togliendosi la veste in fretta e lasciandola sul letto a baldacchino prima di sedercisi sopra.

Il Dormitorio era silenzioso, tra Elizabeth che già dormiva mentre Rose era ancora al piano di sotto insieme a Cora e agli altri Grifondoro.
Lei però non aveva una gran voglia di parlare con nessuno, dopotutto aveva appena finito una conversazione con Scorpius aveva solo voglia di rilassarsi un po’. 

Eleanor si sfilò lentamente la cravatta rossa e oro, lasciandolo sul letto prima di alzarsi e andare verso il bagno con il pigiama in mano per cambiarsi, non potendo fare a meno di pensare al Banchetto.

Erano successe diverse cose strane quella sera... Di certo c'era lo zampino della Confraternita. 

Il dubbio che Scorpius ne facesse parte si era insinuato dentro di lei è ormai era diventato quasi una certezza: aveva evitato di parlare del bacio tra Albus e Raine, liquidando il discorso con poche parole... In genere si sarebbe soffermato per ridere dell'amico o criticare la Saunders e invece niente.  

Insolito, decisamente. Non stavano insieme da molto, ma Eleanor conosceva comunque bene il ragazzo... Dopotutto era grande amico di Clara e anche lei e la ragazza erano amiche, in un certo senso.        Non era sicura di poterla definire proprio amicizia, diciamo che entrambe erano riservate e schiette, ad entrambe non piaceva parlare di se e quindi insieme si trovavano bene: niente domande indiscrete.

Eleanor si sbottonò la camicia e se la tolse lentamente, soffermandosi come sempre con gli occhi chiari sulla cicatrice che rovinava quasi il suo corpo dalla pelle candida e perfetta. 
La scritta non era ben leggibile... Sua madre non era riuscita nemmeno a fare una scritta decente.

Eleanor contorse la mascella alla vista del segno che sua madre le aveva lasciato, infilandosi in fretta la maglietta del pigiama per evitare di guardarla a lungo. 

Odiava sua madre, odiava quella cicatrice.    Forse perché le rovinava il suo bellissimo corpo perfetto... O più probabilmente, anche se la parte più fredda di lei non voleva ammetterlo, perché la legava indiscutibilmente a sua madre in un modo o nell’altro. 

Fortunatamente non era in un posto troppo visibile... Nessuno aveva mai visto la scritta sul suo corpo e così sarebbe stato per un bel po’. 
Eleanor tornò verso il letto, scostando le coperte e infilandocisi sotto velocemente, decisa a non pensare alla cicatrice o alla sua prova... 

L'avrebbe superata, l'avrebbe fatto eccome: non era solo per la Confraternita... Era una questione in sospeso con se stessa.


                                                                            *


“Dai muoviti, non voglio arrivare tardi!” 

“Un attimo, queste scale mi fanno venire l'asma! Ma perché hanno messo la Stanza delle Necessità al Settimo Piano... I Grifondoro sono fortunati.” 

Shay sbuffò sonoramente, camminando in fretta accanto a Rebecca mentre salivano, sfinite, le scale del sesto piano: bisognava trovare un altro posto per le riunioni, decisamente. 

“E se becchiamo Gazza? O Mrs Purr?” 

“Facile, tu schianti la gatta infernale e io atterrò Gazza.” 

“È come sentiamo, con il tuo formato tascabile?” 


Sia Shay che Rebecca sussultarono al sentire una voce alle loro spalle, voltandosi di scatto per trovarsi davanti Isaac e la sua solita espressione calmissima.

“Oh, sei tu! Pensavo fosse Gazza, per un attimo...” 


Shay tirò un gran sospiro di sollievo, guadagnandosi un’occhiata scettica da Isaac: poteva anche ritenersi offeso se l’aveva davvero scambiato per Gazza...

“State tranquille, l'abbiamo appena schivato al quarto piano.” 

Thomas spuntò dietro ad Isaac con un gran sorriso stampato in volto, vendendo guardando con due facce stupite dalle ragazze: 

“Ma che ci fai qui? Non dovresti essere già al settimo piano?” 

“Si ma eravamo in biblioteca... Coraggio, bando alle ciance e diamoci una bella mossa.” 


I quattro ripresero a salire le scale in fretta, sia per non arrivare tardi e sorbirmi la manfrina di Scorpius che per il timore di essere visti da Gazza o, come lo chiamava Shay, Mr Studenti Fuori dal Letto.

“Beh, finalmente ci siamo! Non vedo esseri viscidi in giro, i Serpeverde saranno già dentro.” 

Osservò Shay guardandosi intorno senza vedere nessuno mentre Thomas camminava avanti e indietro per tre volte davanti al muro apparentemente vuoto, come sempre. 


“Eh... Voilà.”   

“Pronti per la nostra prima riunione da Membri Anziani?” 

“Non essere troppo euforica Shay, di certo passeremo la sera ad ascoltare gli auto-complimenti di Malfoy.” 

Isaac aprì la porta che era comparsa sul muro mentre la Tassorosso ammoniva Rebecca di essere più positiva, prima di entrare nella Stanza delle Necessità. 



“Beh, era anche ora. Finalmente ce l'avete fatta...” 



                                                                     *


“Ehm... Sophie? Posso entrare?”  

Lucy aprì lentamente la porta del bagno, udendo una risposta poco distinguibile da parte dell'amica.  La trovò in piedi davanti al lavandino, i capelli avvolti nel classico turbante fatto con l'asciugamano. 

“Come vanno i capelli?” 

“Meglio, ma se trovo chi ha avuto questa simpatica iniziativa lo riduco male Lucy, dico davvero. La Burke non c'era, ma sono pronta a giurare che si era nascosta dietro ad un tavolo...” 

Lucy scoppiò a ridere, avvicinandosi al lavandino per lavarsi i denti mentre l'amica si tamponava i capelli. 

Le macchie erano state rimosse dagli abiti con un semplice Gratta e Netta, ma per i capelli era tutta un’altra storia... E per i bellissimi capelli di Sophie era stato davvero un peccato, venire presi in pieno dal succo. 

Sophie rivolse all’amica uno sguardo cupo che la fece sorridere ancora di più: adorava la gentilezza della sua amica, ma il fatto che fosse piuttosto permalosa spesso la divertiva. 

“Oh andiamo, che razza di scherzo... Nemmeno il coraggio di farlo in faccia.” 

“Probabilmente è solo stata qualche amica di Abigail, lascia perdere...” 

“Già, probabilmente Joanne... Non mi è mai piaciuta, sai?” 


Lucy annuì, trattenendo un sorriso: Sophie era solita fare un’analisi non appena incontrava qualcuno... In realtà non riusciva sempre ad azzeccare il carattere di una persona, ma su Joanna aveva avuto ragione cinque anni prima, definendola ficcanaso e pettegola. 

“Si lo so... Menomale che ci sono io, cosa faresti senza di me!” 

Sophie le rivolse uno dei suoi bellissimi e luminosi sorrisi, mentre Lucy pensava a quanto era accaduto a cena... E a cosa non era accaduto. 

La sua sfida era stata chiara: umilia una tua amica...

Ma non ci era riuscita, alla fine. Non ce l'aveva fatta ad umiliare Sophie, ma non se ne stava affatto pentendo: l'amica aveva già avuto la sua dose di scherzi per quella sera... E poi non le importava troppo della Confraternita infondo. 

Certo sua sorella ci era entrata ricoprendo anche un ruolo importante, ma lei non era Molly: erano diverse e non era tenuta a fare le sue stesse cose, come sua madre stessa le ripeteva sempre. 

Non era disposta a ferire la sua migliore amica per entrare nella Confraternita di Hogwarts. 


Rebecca sgranò leggermente gli occhi, lanciando ad Isaac uno sguardo da “cominciamo bene” mentre i quattro avanzavano nella stanza verso il consueto tavolo rotondo che tanto conoscevano: si erano seduti lì diverse volte l'anno prima. 

Scorpius stava al centro davanti a loro, con Albus a sinistra.    Rebecca piegò le labbra in una smorfia, rendendosi improvvisamente conto che lei avrebbe dovuto prendere posto alla destra del ragazzo.. Perfetto. 

“Beh, che aspettate? Sedetevi, vediamo di muoverci perché non voglio andare a letto alle 4. Ciao Hastings.”  

Alle parole di Clara Rebecca rispose con un cenno del capo, facendo il giro del tavolo per sedere accanto a Scorpius e trascinandosi dietro Shay, che prese posto accanto a lei mentre Clara invece aveva preso posto accanto ad Albus, dall'altra parte del tavolo. 

Vincent stava seduto accanto alla ragazza con aria annoiata mentre Thomas e Isaac sedevano accanto alle due ragazze, entrambi concordi con Clara: dopotutto avevano lezione il giorno dopo è nessuno aveva voglia di cominciare con un paio di occhiaie grandi come il castello...


“Bene, ora che ci siamo tutti possiamo iniziare... Come vi sarete di certo accorti, Al in prima persona, stasera ci sono state le prime prove per entrare nella Confraternita, gentilmente offerte ed ideate da Hastings... Ora, ci faresti la grazia di dirci i nomi dei ragazzi che hai scelto, per favore?” 

“Sono d’accordo, ma togli pure quelli ovvi, tipo Raine Saunders... Dico bene Potter?”


“Nightray, giuro che se non taci ti uccido.” 

Vincent sfoggio un sorriso beffardo mentre si dondolava sulla sedia, visibilmente ancora divertito dalla scena a cui aveva assistito durante il Banchetto. Anche la bocca di Thomas si piegò in un sorrisetto divertito, mentre Rebecca si schiariva la voce prima parlare:

“Beh, in effetti come avrete intuito ho mandato a Raine un biglietto sul treno. Gli altri sono Julian Nott, Eleanor Andersen, Cora Parker, Elijah Cartwright e Rachel Parkinson per il settimo anno. Tra quelli del sesto invece Declan Turner, Sophie White, Lucy Weasley, Violet Zabini, Abigail Burke e Joe Smith.” 

“Ecco perché Turner si è dichiarato a Lily Potter, era la sfida!” 

“Aspetta, Declan Turner ha fatto COSA?” 

Scorpius ignorò la faccia e il tono sgomento di Albus, rivolgendosi invece a Rebecca mentre Thomas riscattava con Shay la scommessa che avevano fatto: ecco spiegato il mistero Abigail Burke, come Shay aveva ipotizzato. 

“Beh, è un bel numero.”   Osservò Clara inarcando un sopracciglio, mentre Isaac sbuffava appena: a differenza di Albus non era troppo felice dell'entrata del cugino nella Confraternita.

“Certo,ma come ben sai non succede mai che tutti quelli scelti inizialmente vengano effettivamente accettati alla fine... Sono sicura che almeno quattro non supereranno le prove. Per ora come sono andati Bex?” 

Alla domanda di Shay Rebecca sorrise, spiegando un foglio e prendendo la penna d'oca che era appena comparsa insieme ad un calamaio sul tavolo: 

“Hanno superato tutti le prove tranne Lucy Weasley e Elijah Cartwright. Tuttavia un paio di loro dovranno portare a termine le loro prove domani, quindi si vedrà.” 

“Bene, spero solo per te che quella di Eleanor non sia nulla di troppo strano Hastings.” 

“Rilassati Malfoy non dovrà baciare nessuno se pensi a questo.” 


Alle parole di Rebecca Albus roteò appena gli occhi verdi: ma parche gli andavano tutte male? Non poteva essere di Eleanor la sfida di baciarlo? La sua solita sfiga ereditata dal padre, probabilmente.

“Che palle, mi sarebbe piaciuto avere Elijah nella Confraternita.”    Thomas sbuffò, lanciando uno sguardo seccato al numero anche troppo elevato di Serpeverde seduti al tavolo. 

Clara invece, anche se come sempre non lo dava a vedere, era piuttosto contenta dai nomi: era già piacevole avere sia Scorpius che Al nella Confraternita ma forse adesso si sarebbero aggiunti anche Julian e Eleanor... Non le sarebbe potuta andare meglio.


“Beh, vorrà dire che sarete in pochi Grifondoro quest’anno, fattene una ragione Fletcher. A questo punto se non c'è altro io andrei, sono un po’ stanco... Solo una cosa. La prossima volta Malfoy cerca di darci un po’ più di preavviso.” 

Vincent si alzò e si congedò senza tante cerimonie, uscendo dalla Stanza delle Necessità con le mani sprofondate nelle tasche. 

“Beh, credo che per una volta abbia ragione Malfoy... Saremmo arrivati in orario se ti fossi decido prima. In ogni caso vado anche io, buona notte.” 

Isaac si alzò scostando rumorosamente la sedia, salutando Thomas con un cenno del capo prima di avviarsi dietro a Vincent. 
Shay borbottò qualcosa sul fatto che non aveva alcuna voglia di rifare di nuovo le scale, mentre Scorpius incrociava le braccia al petto, leggermente offeso: 


“Ok, per la prossima riunione vi darò più preavviso... Anzi, la fissò subito, domani alle 20.30 di nuovo qui, così discuteremo su chi è passato al secondo giro e potremmo organizzarci... Vi va bene, l'agente?”  


“Si, benissimo! Buonanotte ragazzi, ci vediamo domani.”   Thomas sorrise e si alzò, rivolgendo un’occhiata stizzita a Shay che rise e gli strizzò l’occhio, giocherellando con i cinque galeoni che gli aveva appena fregato. 

Quando anche il Grifondoro fu sparito oltre la porta anche Clara decise che era ora di andare a letto, concludendo la loro prima giornata del loro ultimo primo giorno. 

“Beh, vado anche io... Venite anche voi ragazzi?” 

“Sì, certo... Non c'è qualche passaggio segreto per accorciare la strada? Anche perché non vorrei incontrare quel rompi palle di Gazza... Mio padre mi ha detto che già quando andava a scuola lui era così.” 

Scorpius sbuffò e si alzò, facendo sorridere Al: anche suo padre lo ripeteva sempre...

Harry Potter non aveva preso benissimo la stretta amicizia tra il figlio e Scorpius Malfoy, ma alla fine non aveva mai opposto resistenza: dopotutto anche suo padre era diventato amico del rampollo di una famiglia dalla reputazione discutibile... Solo perché lui e Draco avevano avuto delle considerevoli divergenze in passato non voleva dire che i figli non potessero essere amici. 

E poi Scorpius era diverso da suo padre, come Harry stesso aveva potuto constatare: grazie a sua madre Astoria non aveva la stessa vena razzista del padre, anche se una buona dose di sicurezza in se stesso l’aveva comunque. 


Clara, Albus, Scorpius, Rebecca e Shay uscirono insieme dalla Stanza delle Necessità prima di separarsi in fretta e senza tante cerimonie. 

Di certo i rapporti erano migliorati tra loro l’anno prima, in effetti Clara era quasi diventata amica delle due ragazze... Ma la strada era ancora lunga. 

Sarebbero riusciti a fare progressi anche quell’anno? 






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Capitolo 6
*** Si comincia ***


Angolo Autrice:
si, eccomi di nuovo prima del capitolo... Colpa come al solito del cursore. 
Spero che il capitolo vi piacerà, è abbastanza lungo come al solito ma forse un po' meno dei precedenti... Beh, in ogni caso spero che sarà di vostro gradimento. :) 
per rispondere ad una domanda fatta in una recensione, non ricordo da chi: no, non tutti avranno una relazione. Ciò per motivi comunque di disparità tra maschi e femmine, un paio di ragazzi non sono disponibili alle coppie... E comunque non sarei in grado di gestire sette coppie, decisamente, farei fatica già con due... Tre sarà il massimo. 
Detto ciò vi lascio al capitolo, buona lettura e a presto! 
Signorins Granger 


Capitolo 4: Si comincia
 



“Secondo te quanti saranno quest’anno?” 

Filius Vitius accennò un sorriso alla domanda dell’amica, nonché ex collega e ora datrice di lavoro. 
Minerva McGranitt inarcò un sopracciglio invece, come a voler silenziosamente chiedere al piccolo mago di prenderla sul serio, seduta davanti a lui alla sua scrivania. 

Aveva convocato il Vicepreside dopo il Banchetto come faceva ogni anno, per discutere di come fosse andato il Banchetto e le impressioni sui nuovi studenti... E magari anche su quelli più anziani. 


“Ovviamente non posso dirlo con certezza Minerva, ma a giudicare dal... Curioso andamento della serata mi viene da pensare che Abigail Burke o Raine Saunders siano nella lista.” 

Questa volta toccò alla Preside di Hogwarts il turno di sorridere, pensando a come avrebbe reagito Harry Potter se si fosse trovato anche lui a cena: suo figlio che veniva baciato da una compagna che aveva sempre manifestato antipatia nei suoi confronti e la sua figlia più piccola che veniva trattata non troppo bene da uno studente più grande di lei. 

Naturalmente nessuno dei figli poteva reggere il confronto con lui: Harry Potter aveva vissuto più esperienze ad Hogwarts di chiunque altro... Suo padre aveva rallegrato il castello con le sue bighellonate ma Harry aveva affrontato veri problemi a scuola. 
In confronto al padre e al nonno Albus e Lily erano due agnellini, anche se non si era potuto dire lo stesso di James Potter, la fotocopia di suo nonno. 


“Lo credo anche io... Sono certa che Albus Potter ci sia già dentro insieme a Scorpius Malfoy, anche se dubito che possano pensare che noi sappiamo.” 

“Oh, andiamo Minerva... Lo sai bene quanto me che la Confraternita non è così segreta come i nostri studenti pensano. Certo i membri lo sono, ma loro ignorano che noi ceravamo quando è stata fondata, qualche anno fa.” 

Alle parole del vecchio amico Minerva alzò lo sguardo sul quadro di Albus Silente, che dormiva in santa pace nel suo ritratto. 
Di certo lui sarebbe stato più che entusiasta della Confraternita... Peccato che non fosse vissuto in tempo per poterla conoscere.


“È vero, di certo i membri pensano che gli insegnanti ne ignorino l’esistenza... Beh, lasciamoli nelle loro convinzioni.” 


                                                                                *


“Bex, dai alzati.” 

Rebecca sbuffò sonoramente, girandosi su un fianco e puntando gli occhi scuri sulla sua migliore amica, che stava in piedi accanto al suo letto già vestita di tutto punto, i capelli biondi pettinati e le unghie dipinte di bianco.

“Mi stai dicendo che ti sei alzata prima per metterti lo smalto, al primo giorno?” 

“Certo, siamo al settimo anno! Cominceranno a massacrarci già dalla seconda ora, stanne sicura... Quando avrei tempo di farlo altrimenti?” 

Shay piegò le labbra in un gran sorriso allegro mentre l'amica si alzava, borbottando qualcosa sulla puzza di smalto mentre andava in bagno per vestirsi e pettinarsi. 

“Secondo te ce la farà la Andersen? Sai, sono davvero curiosa.”

Shay si appoggiò alla porta del bagno chiusa, parlando a Rebecca che si stava togliendo il pigiama per mettersi la divisa: 

La mora esito per un attimo, immaginandomi la Grifondoro con la divisa e senza trucco. Quando l'aveva vista così l'ultima volta? Probabilmente al primo anno...

“Non saprei, sai che non ci amiamo troppo ma non si può negare che abbia carattere... Secondo me si, se ci tiene davvero ad entrare nella Confraternita.” 

Shay piegò le labbra in una smorfia, pensando alla Grifondoro mano nella mano con Malfoy: bleah.

“Beh, ammetto che non muoio dalla voglia di vedere lei e Malfoy farsi le moine alle riunioni... Anche se secondo me dureranno poco, l'ha detto anche Isaac e pure Thomas!” 

“Lo penso anche io, più che altro perché due bombe vicine causano molti danni se esplodono insieme. Avrei preferito mettere Rose nella lista, ma dopo mi sarei dovuta sorbire tutti i drammi familiari Potter-Weasley e già ne avremmo abbastanza con il duo Nott.” 

Mentre le due Tassorosso scendevano in Sala Comune Shay spostò la mente da Eleanor ad Isaac, chiedendosi cosa avesse saputo dal cugino la sera prima:

“Secondo te cosa ha detto ad Isaac?” 

“Non lo so, ma ho intenzione di scoprirlo... Come te immagino.” 

“Naturale Bex, naturale.” 


                                                                                          *


“Raine, adesso basta! Non costringermi ad alzarti con la magia.” 

“Fa’ pure, non verrò giù comunque.” 


Roxanne Weasley alzò gli occhi al cielo prima di scostare con un colpo di bacchetta le coperte dal letto dell’amica, che però non si mosse e rimase stesa a pancia in giù sul letto con la faccia sprofondata nel cuscino. 

Raine era veramente testarda, quando voleva... Roxanne lo sapeva forse meglio di chiunque altro, ma anche lei non era da meno dopotutto. 

“Andiamo Raine, non puoi perderti il primo giorno! È il nostro ultimo anno!”

“Beh, lo passerò qui. Il pensiero dI avere gli occhi di tutti addosso e sentire i mormorii secondo i quali io sarei innamorata di Potter...” 

“Nessuno ti ha costretta, è stata una tua scelta e ora devi affrontarlo! Se non ti fai vedere riesci ad immaginare le risate di quella strega della Greengrass? Io riesco quasi a sentirla. E poi ti ricordi mia cugina, lo scorso anno? Venne fotografata in biancheria intima da quell’oca della Burke ma è sopravvissuta, quindi alza il culo Saunders.” 


“Gentile come sempre Weasley...”  Mormorò Raine girandosi su un fianco mentre sentiva la porta del Dormitorio chiudersi pesantemente alle spalle dell’amica che, come sempre, era riuscita a convincerla. 

Si alzò di controvoglia e si vestì in fretta, ignorando come suo solito la divisa per indossare una camicia rosso scuro e una gonna nera.  


Al diavolo. Fanculo ai pettegolezzi, aveva superato la prova ed era quasi entrata nella Confraternita... 

Per una volta, Raine non poté non sentirsi almeno un po’ superiore ai compagni di scuola. 


                                                                           *


Rose Weasley stava ridendo quando Eleanor sedette accanto a Cora, quindi di fronte a lei. 

La castana mise immediatamente di farlo, guardando sbigottita la ragazza davanti a lei che riconobbe a stento.

Quella non poteva essere Eleanor Andersen... Cerca qualcosa di diverso, anche se la giovane Weasley non riuscì a capire subito di cosa si trattasse.

Poi i suoi occhi azzurri si soffermarono su quelli azzurrissimi della ragazza, capendo di cosa si trattasse: il trucco. Eleanor era senza trucco, completamente.

“Buongiorno. Rose, puoi passarmi il pane tostato per favore?” 

“C-certo.” 

Evidentemente non era l'unica ad essersene accorta, perché anche Cora sembrava leggermente spaesata mentre Thomas, Fred ed Elijah avevano continuato a parlare e me agiare come se niente fosse.

Beh, d'altronde i maschi non si sarebbero accorti di un cambiamento in una ragazza nemmeno se se lo fosse scritto sulla fronte. 

Naturalmente Eleanor era comunque davvero bella, aveva pur sempre un viso splendido... Ma era diversa, era impossibile negarlo. 
Per non parlare poi del fatto che indossava la divisa e aveva pure raccolto i capelli un una coda! 

Rose e Cora si scambiarono un’occhiata, chiedendosi reciprocamente se Malfoy non le avesse fatto un maleficio o qualcosa del genere.

“Ehm... Eleanor. Non è che hai dimenticato qualcosa?” 

“No niente Rose, o almeno non mi pare. Si cosa state pensando ragazze, non mi sono truccata perché non mi andava, ho dormito qualche minuti in più del solito.” 

Eleanor aveva parlato con il tono più pacato del mondo mentre si versava dello zucchero nella tazza di caffè, con gli sguardi di diverse ragazze Grifondoro puntati addosso. 

L'assenza di trucco sul viso di Eleanor non era passata inosservata nemmeno a Violet, che la stava guardando con tanto d'occhi a qualche posto di distanza. 

Era abbastanza certa di non averla mai vista struccata o con i capelli raccolti insieme alla divisa... Che stava succedendo? 


Che fosse la sua prova? 


Non era da escludere, dopotutto era difficile pensare che la Andersen non fosse già dentro la Confraternita... Se era così era più che certo che fosse stata messa nella lista. La sera prima Violet non le aveva prestato molta attenzione ma era abbastanza certa che non avesse avuto comportamenti insoliti... Quindi si, probabilmente era stata messa anche lei sotto esame. 

Nemmeno a Daisy Jackson, la sua migliore amica, la cosa era passata inosservata. La bionda era seduta accanto a Violet e si era quasi strozzata con un boccone di porridge. 

“Violet, sono io o Eleanor Andersen è diversa dal solito?”

“No Daisy, credo che la vediamo tutti... Beh, di certo ognuno è libero di truccarsi o meno.” 

Violet scrollò le spalle, allungandosi per prendere una fetta di pane dal cestino.  

Aveva decisamente altro a cui pensare, oltre alla situazione estetica della Andersen... Che si truccasse o che arrivasse a colazione in abito da sera a lei non faceva alcuna differenza. 

In realtà era in attesa, era curiosissima di sapere cosa sarebbe successo a quel punto: aveva indiscutibilmente passato la prova, ma era dentro? 

Violet dubitava che fosse così semplice entrare nella Confraternita... No, doveva esserci per forza qualcos’altro, dopotutto la Confraternita era acclamata come un gruppo molto esclusivo: di certo non poteva esserci solo una prova per entrare. 


Gli occhi scuri di Violet vagarono sui tavoli della Sala Grande gremiti di studenti che faceva colazione, soffermandosi su quelli del settimo anno e chiedendosi chi fosse a capo della Confraternita.

Era pronta a scommettere su Scorpius Malfoy, Albus Potter o Clara Lightwood... Ma anche Roxanne Weasley, Eleanor e Rebecca Hastings non erano da escludere. 

In ogni caso l'avrebbe scoperto presto, di chiunque si trattasse.


                                                                                  *


“Nott!” 

Isaac si voltò sentendosi chiamare, inarcando preoccupantemente un sopracciglio alla vista di una Roxy non esattamente allegra che gli si stava avvicinando con aria minacciosa.

In effetti in quel momento Isaac ringrazio che si trovasse in Sala Grande, dove di certo la ragazza non poteva ucciderlo con la magia. 

“Ehm... Ciao Roxanne. Hai dormito male?” 

“No razza di idiota, ma Raine si! Si può sapere perché le hai proposto quella scommessa? Lo sai quanto è orgogliosa, non avrebbe mai detto di no ad una sfida!” 

Isaac sbattè le palpebre un paio di volte mentre restava a guardare la compagna di Casa, senza capire bene cosa stesse dicendo: ma di quale scommessa parlava? 

Lui non faceva mai scommesse! 


“Ehm, veramente..”

“Ma è anche ansiosa e ora preferirebbe sotterrarsi piuttosto che farsi vedere in giro! Sei veramente un cretino Nott.” 


Isaac stava per chiarire che lui non centrava con nessuna scommessa, quando il suo sguardo si posò per caso su Rebecca e Shay, che si stavano avvicinando al tavolo dei Tassorosso chiacchierando allegramente. 

Ma certo... Il bacio.  Raine doveva aver detto a Roxanne che aveva baciato Potter per via di una scommessa con lui per non rivelare la verità all’amica. 

Doveva assecondarla o dire la verità? Se si fosse trattato di qualcun altro di certo avrebbe optato per la seconda, ma con i pochi amici che aveva Isaac era solito essere il più leale possibile. E Raine Saunders era tra quelli.


“Beh, mi spiace, credevo avrebbe rifiutato e le ho proposto la sfida per scherzo. Non credevo che l'avrebbe presa sul serio e quando l'ho vista uscire dalla Sala Grande pensavo che fosse la conferma... Ma poi è tornata dentro e in men che non si dica ha baciato Potter, non potevi di certo fermarla no? Rilassati, se può farti stare meglio dubito che Potter sia contento, credo che provvederà a mettere a tacere qualunque voce di una possibile relazione tra loro, si odiano e lo sai anche tu Weasley.” 


Roxanne non disse niente per qualche momento, tenendo le braccia conserte e gli occhi scuri ereditati dalla madre fissi sul ragazzo. 
Era estremamente bravi con le parole, Isaac Nott. Era molto bravo. 

Sarebbe riuscito a vendere forni a dei beduini, probabilmente... Roxanne non era certo stupida, ma il discorso di Isaac non faceva una piega e non le andava di preoccuparsi già al primo giorno di scuola. 

“Ok, come vuoi... Ma ti tengo d'occhio Nott.” 

Isaac alzò gli occhi al cielo e poi tornò a concentrarsi sulla colazione, proprio mentre Raine raggiungeva i due amici camminando a passo sveltissimo e senza guardarsi intorno, cercando di ignorare gli sguardi che aveva addosso: odiava stare al centro dell’attenzione, specialmente se capitava per via di un bacio falso! 


Non ci aveva riflettuto la sera prima, ma in effetti il fatto di aver usato il suo primo bacio per una sfida e per di più con Potter non le piaceva affatto... Certo, non credeva nell'amore da sempre, ma in ogni caso non era piacevole. 


“Ciao Isaac.” 

“Raine...”      Isaac alzò appena lo sguardo sull’amica dal suo piatto di uova e bacon, rivolgendole un’occhiata inceneritoria per averlo coinvolto in una storia dove, per quanto ne sapeva lei, lui non centrava un bel niente. 

La ragazza gli rivolse uno sguardo come a volergli dire che avrebbero parlato più tardi, lontani dalle orecchie indiscrete di mezza Hogwarts e in primo luogo da Roxanne. 


                                                                        *


“Pensano di darci gli orari o ci faranno aspettare fino a Natale?”    Domandò Scorpius mentre tendeva il collo per cercare di vedere Vitius oltre le teste degli studenti intenti a fare colazione, ma il piccolo insegnante di Incantesimi era ancora al tavolo dei Corvonero a distribuire gli orari.

“Rilassati Malfoy, sei così felice ci iniziare le lezioni che non riesci ad aspettare?”    Vincent guardo il biondo con un sopracciglio inarcato, il tono per una volta non canzonatorio e assente di ironia. 

L'altro gli rivolse un’occhiata seccata senza dire niente, mentre Albus come sempre taceva e si faceva gli affari suoi: preferiva non immischiarsi troppo nelle conversazioni Malfoy-Nightray... In genere non finivano in modo divertente.


Clara doveva pensare la stessa cosa perché anche lei continuò a mangiare come se niente fosse e i due biondi non esistessero, chiedendosi però perché dopo sei anni che si conoscevano non si decidevano ad ignorarsi a vicenda.


Maschi, che razza di cerebrolesi...


Voleva bene a Scorpius ma a volte il ragazzo la irritava non poco e si chiedeva spesso come facesse Eleanor a sopportarlo, oppure come fosse possibile che tutte le ragazzine più piccole avessero gli occhi a cuoricini sia per Malfoy che per Vincent. 

Clara alzò quasi involontariamente lo sguardo su Eleanor e si accigliò per un attimo prima di sgranare gli occhi scuri: Eleanor con coda di cavallo, divisa e senza trucco? 

“Scorp.”  


Scorpius smise di minacciare Vincent con la zuccheriera e si voltò verso l'amica, che gli rivolse uno sguardo interrogativo prima di accennare nella direzione del tavolo di Grifondoro:

“Mi spieghi perché la tua ragazza oggi è ehm... Diversa?” 

“Diversa? In che senso scusa?”        Il biondo si spostò leggermente di lato per vedere oltre Vincent e ebbe una reazione simile a quella di Clara prima che Albus alzasse gli occhi al cielo, quasi seccato:


“Ma non capite? È la sua prova.” 

“Concordo con Potter... Sappiamo tutti che la Andersen è troppo piena di se per girare in quello stato di sua spontanea volontà, tiene molto alla sua immagine.” 

“In effetti sarebbe da Rebecca una sfida del genere... È brava a centrare i punti deboli.” 

Osservò Clara pensando ad alta voce, mentre Scorpius piegava le labbra in una smorfia e rivolgeva alla diretta interessata uno sguardo. 

La Tassorosso sembrava rilassata e allegra come non mai mentre rideva insieme a Shay ed un paio di compagni di casa, come se fosse una mattina come tante e non si fosse nemmeno accorta di Eleanor. 


“Non ha voluto dirci che sfida aveva in mente per Eleanor ma suppongo sia questa. In caso contrario, vedremo presto qualcosa di strano.” 

Vincent scrollò le spalle come se il discorso gli interessasse ben poco, mentre Scorpius invece tirava fuori dalla tasca della veste il suo Galeone incantato e programma la data e l'ora della prossima riunione: quella sera alle 9.

“Stravolte vi ho dato preavviso mi pare... Spero che gli altri arrivino puntuali, dovremmo discutere su cosa fare ora che le prove iniziali sono finite.” 

Alle parole di Scorpius Clara si voltò verso Julian, che stava ridendo come un matto per qualcosa che aveva detto Brian Parkinson. 

Rebecca aveva detto che aveva superato la sua prova... Non poteva non chiedersi che cosa avesse dovuto fare: non gli era parso che avesse avuto comportamenti strani la sera prima. 

La Serpeverde decise di concentrarsi però sulle lezioni mentre l'orario veniva finalmente consegnato: avrebbe scoperto tutto quella sera e poi... Alla prima ora aveva Trasfigurazione con la McGranitt.


“Oh ma che bello, una bella dose di rimproveri per iniziare l'ultimo anno... Credo che andrò a farmi un giro prima di rivedere la McGranitt e il suo cipiglio.

Vincent si alzò in piedi mentre invece Scorpius e Albus si davano il cinque sorridendo: loro non seguivano Trasfigurazione... Quindi avevano la prima ora buca. 


“Beh cerca di esserci a lezione però, altrimenti mi troverò da sola con Brian!” 

Sibilò Clara in tono secco, guadagnandosi un sorrisetto da parte di Vincent è una strizzati ha d’occhio:

“Rilassati Clara, so che senza di me stai male... Vedrò di arrivare puntale a lezione, non preoccuparti.” 


“Certo, come no... Nei tuoi sogni, Nightray.” 


                                                                                  *


“Sesta ora Trasfigurazione e alla prima Incantesimi... Wow, proprio quando si dice relax.”  


Sophie sbuffò e appoggiò il foglio con l'orario sul tavolo, mentre anche Lucy sembrava troppo entusiasta:

“Già, puoi dirlo... Ma almeno in seconda e terza siamo libere, il vantaggio di non seguire più Erbologia!” 

Al sorriso dell’amica Sophie non poté non imitarla, sorridendo a sua volta mentre diversi studenti si alzavano per andare a lezione. 

“Beh, ci conviene andare se non vogliamo tardare alla prima ora del primo giorno! Coraggio, seguiamo la massa.” 

Le due Corvonero si alzarono e si avviarono verso la porta della Sala Grande, imbattendosi in Violet Zabini che rivolse alle due un saluto.

“Ciao ragazze, come state?” 

“Ehm Violet... Tutto bene, anche se la voglia di iniziare è sotto zero. Qualche ora buca?” 

“Prima e ultima, non posso certo lamentarmi.” 


Violet spostò lo sguardo su Sophie, che le rivolse un sorriso senza però aggiungere altro. 

La Grifondoro si chiese se parlasse subito del Banchetto o aspettare... Ma in effetti diglielo davanti s tutti non sarebbe stato il massimo, così decise di aspettare una lezione comune o di incrociarla da qualche parte, possibilmente senza mezza Hogwarts intorno.


“Beh, scusa ma dobbiamo andare, ci vediamo!” Lucy rivolse un largo sorriso alla Grifondoro prima di allontanarsi, seguita Sophie che salutò anch'ella il Prefetto prima di uscire dalla Sala Grande. 

Violet aveva pensato di prendersela comoda per uscire,ma quando vide con la coda dell’occhio Abigail Burke con le sue amiche idiote avvicinarsi cambiò idea all’istante: non aveva nessuna intenzione di sorbirmi uno dei gentili commenti dal Prefetto di Serpeverde. 

Violet decise così di affrettare il passo e uscì in fretta dalla Sala Grande prima di avviarsi verso la scalinata principale, decisa a salire in biblioteca per magari leggere un po’. 

Fortunatamente Abigail aveva Incantesimi alla prima ora e quindi non dovette coi dividere un tavolo con lei nella Biblioteca praticamente deserta: chi non era a lezione era in Sala Comune o a passeggiare nel parco, probabilmente. Le era sempre piaciuto passeggiare ma preferiva farlo magari di notte o nel bosco... E poi preferiva starsene in tranquillità, finché poteva. 
In quel momento la Grifondoro non invidiò per niente Lucy e Sophie che avevano lezione insieme alla simpaticissima Serpeverde... 

Abigail non le aveva mai fatto nulla in particolare ma non erano mai state grandi amiche: appartenevano dopo tutto a due Case da sempre rivali e a Violet i Serpeverde non erano mai piaciuti a prescindere, in effetti forse le ricordavano un po’ troppo suo padre...

Finire a Grifondoro era stato per lei un vero sollievo, sei anni prima. 

Stava pensando a cosa avrebbe potuto leggere quando si accorse di non essere sola nella saletta:

“Ciao Declan.” 


“Zabini...”    

Violet roteò gli occhi: odiava essere chiamata per cognome ma il Tassorosso si ostinava ugualmente a farlo benché lei lo chiamasse invece per nome... A dir poco irritante. 


“Capirai entro il diploma che preferirei mi chiamassi Violet?” 

“Lo so che non ti piace, ma in genere chiamo per cognome chi non conosco troppo bene.” 


Declan scrollò le spalle, passando davanti alla ragazza con un libro sottobraccio. Senza dire altro il ragazzo spari dietro una libreria, mentre Violet tamburellava invece sul tavolo con le dita: non che il ragazzo le stesse troppo simpatico in effetti, non aveva mai capito come facesse Daisy ad essersene invaghita già un paio d'anni prima.

Bah, a volte proprio non la capiva...    

Naturalmente nessuno dei due poteva sapere, in quel momento, che presto sii sarebbero potuti conoscere meglio. 


                                                                               *


Declan entrò in Sala Comune quasi con sollievo: aveva sempre il timore di rimanere bloccato e finire innondato dall’aceto quando gli capitava di dover entrare da solo, ma fortunatamente anche quella volta era riuscito a battere correttamente il nome della Fondatrice che aveva dato il nome alla sua Casa sui barili. 

Ovviamente la sua era praticamente vuota, fatta eccezione per Shay Mitchell che se ne stava seduta su una poltrona, intenta a leggere.

Vederla senza Rebecca Hastings era abbastanza strano in effetti, ma Declan non si fermò ad indugiare e andò a sedersi su uno dei divanetti, dall'altra parte della stanza rispetto alla bionda. 

Il ragazzo apri il libro ma non lesse granché: ogni tanto lanciava qualche occhiata a Shay, come a voler vedere se stesse facendo qualcosa di insolito... Ma nulla, la bionda continuava a tacere mentre leggeva in tutta calma durante la sua ora buca.


Lei e la sua amica Rebecca erano probabilmente le ragazze più sospirate dai ragazzi di Tassorosso: entrambe belle e molto socievoli, si erano guadagnate in fretta l'amicizia è il rispetto di mezza Hogwarts (naturalmente dei ragazzi in particolare).

Dal canto suo, Declan aveva ipotizzato già l'anno prima che le due ragazze potessero far parte della Confraternita.  Dopotutto Rebecca era stata Prefetto, era decisamente una delle ragazze più belle del castello e aveva la simpatia e il rispetto di moltissimi altri studenti degni di nota. 

Gli era giunta voce che fosse una Testurbante e la cosa non lo aveva sorpreso: ci aveva parlato di rado, ma sapeva che era molto più sveglia e furba di quanto non facesse notare a prima vista con quel faccino è quel sorriso angelico, combinati ad una statura minuta. 

Naturalmente non sarebbe andato a chiederlo di punto in bianco nemmeno per l'eredità dei Malfoy, ma era abbastanza sicuro che a il Cappello fosse stato fortemente indeciso tra Tassorosso e Serpeverde: cosa assai rara, vista la gran diversità tra le due Case. 

Shay Mitchell era nota per avere una famiglia non proprio ordinaria: da quel che aveva capito dai discorsi delle sue compagne di corso, Shay aveva una famiglia molto ricca e famosa nel mondo magico, con padre e fratello nel Quidditch e la sorella una musicista.  E poi era, esattamente come la sua amica (dopotutto se andavano molto d'accordo un motivo doveva pur esserci), una Tassorosso decisamente insolita. Non la conosceva bene ma bastava osservarla appena per capire che fosse piuttosto esuberante ed estroversa.

Un vero peccato che i Tassorosso godessero di poca fama nel castello... Non avevano niente di meno degli altri e Declan sapeva che prima o poi l'avrebbero dimostrato a tutti: qualcosa gli diceva che non si sbagliava nel pensare alle due ragazze nella Confraternita e anzi, magari avevano anche una posizione importante dentro di essa. 


                                                                           *


“Eleanor, posso chiederti perché sei struccata?”    Eleanor alzò gli occhi al cielo al sentire la parole di Scorpius, che l'aveva aspettata fuori dall’aula di Trasfigurazione per andare insieme ad Incantesimi.

“Si può sapere perché tutti me lo chiedono? Non sapevo di dover firmare un permesso per non truccarmi!” 


“È solo che non siamo abituati, rilassati...” 

“Sono rilassatissima Malfoy, evita di farmi domande idiote per favore.” 


Scorpius sospirò mentre la mora si allontanava a passo di marcia, visibilmente seccata. Clara rivolse al biondo un’occhiata da “lasciala stare, sarà nervosa” prima di seguire la Grifondoro nel corridoio. 

A volte non la capiva davvero. In genere era fredda e un po’ menefreghista, ma alternava anche momenti di dolcezza e gentilezza decisamente strani...

Una volta aveva scherzato insieme a Julian e a Clara, definendo la Grifondoro ‘bipolare’. Tuttavia non l'aveva più fatto ad alta voce, vista l’occhiata truce che aveva ricevuto da Clara insieme ad una risposta secca sul fare meno lo spiritoso e di avere un po’ più di sensibilità verso i cambi d'umore. 


“Al, secondo te Eleanor ha il ciclo?” 

“E come faccio a saperlo scusa?”   Albus guardò l'amico con un’espressione a metà tra lo schifato e lo sbigottito che fece ridacchiare il biondo, che gli diede una pacca sulla spalla prima di scuotere la testa:

“Lasciamo stare, le ragazze sono assurde. Coraggio, ci aspetta una lezione di Incantesimi!” 


                                                                           *


“Ehy, è da ieri che non ci si vede.” 

Julian quasi sobbalzò, voltandosi di scatto per trovarsi davanti al suo migliore amico, Elijah Cartwright. 

“Elijah! Che ci fai qui?” 


Il Battitore di Grifondoro inarcò un sopracciglio mentre teneva le mani in tasca e lo sguardo sull’amico: 

“Beh, seguo anche io Incantesimi nel caso te ne fossi scordato.” 

“Ah già, certo... In ogni caso alla fine è andata bene.” 

“Si? Che ha detto tuo cugino?” 

A quella domanda Julian esito, guardandosi appena intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno in ascolto prima di parlare:

“Niente di che in realtà ma me lo aspettavo. Gli ho chiesto ovviamente di non dire nulla, specialmente a mio padre... Non ci resta che sperare, Elijah.” 


“Già, speriamo in bene... Thomas Fletcher è amico suo, magari potrei chiedergli di sondare il terreno.. Che dici?” 


Mentre i due ragazzi si avviavano fianco a fianco vero il secondo piano per la lezione, Julian scosse la testa: sapeva già come fare.

“No non serve, tranquillo... So già a chi chiedere e credo che potrei avere delle risposte.” 
                                                             

“Beh, mi fido... Fammi sapere allora, mi raccomando.” 





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Capitolo 7
*** Primo giorno ***


~~Capitolo 5: Primo giorno


 

Vincent si guardò attentamente in torno mentre saliva con cautela la scala a pioli di legno: non aveva alcuna intenzione di prendersi un infarto come l’anno precedente, quando la Cooman gli era quasi piombata alle spalle annunciando la sua morte cruenta per mano di un qualche animale.

“Nightray, ti vuoi sbrigare? Non ci tengo a fare lezione qui!”

“Perché, sei così impaziente di rivedere la tua prof preferita, Hastings?”   Domandò il biondo in tono sarcastico mentre si metteva in piedi sul pavimento di legno, tossendo appena per via dell’odore come sempre fastidiosissimo: quasi non si respirava, in quella stupida aula.

Julian spuntò sulla scala dietro a Vincent, rivolgendo alla Cooman uno sguardo quasi rassegnato: aveva quasi sperato di trovarla cambiata dopo le vacanze, ma la donna era come sempre agghindata da perle e scialli e se ne stava comodamente seduta sulla sua poltrona rossa davanti al camino con un’aria tragica che le si addiceva parecchio.

“Buongiorno professoressa…”   Mormorò Julian mentre le passava velocemente davanti, andando a sistemarsi sul tavolino rotondo, sedendosi di fronte a Vincent.

Rebecca camuffò un colpo di tosse e rivolse all’insegnante un saluto piuttosto pacato prima di sedersi su un pouf, seguita da Shay.

Perché seguissero ancora quella lezione, era un mistero. In realtà Rebecca l’aveva fatto solo per non lasciare l’amica da sola con quella matta…

Quando i pochi studenti del settimo anno si furono seduti la Cooman piegò le labbra in un gran sorriso, guardando attraverso i suoi enormi occhiali i ragazzi:

“Bene miei cari… avete svolto i compiti per le vacanze?”

Rebecca e Shay si scambiarono un’occhiata allarmata mentre Vincent tirava furtivamente fuori un quaderno dalla borsa: si era inventato un po’ tutto di sana pianta, come sempre del resto.

“Però, cominciamo bene…”  Commentò Julian trattenendo una risata, consapevole del fatto che nessuno aveva fatto i compiti.

                                                                                 *

“Bene, grandioso. Siamo al primo giorno e sembra che morirò cadendo dalla scopa, andiamo bene!”

Vincent alzò gli occhi al cielo mentre lasciava la Torre Nord insieme ai compagni, che al momento sghignazzavano alle sue spalle: Rebecca in particolare aveva trovato la lezione molto divertente, rischiando di cadere dal pouf quando la Cooman aveva chiesto a Vincent di spiegarle le conseguenze dell’allineamento di Giove e Nettuno.

“Oh andiamo, dovresti esserci abituato… lei adora prevedere la morte della gente.”

Julian rivolse al compagno di Casa un sorriso consolatorio, non riuscendo però a togliersi il cipiglio divertito dal volto.

“Si, anche troppo… beh, io per oggi ho finito quindi andrò a riposarmi. Ci vediamo dop-“

Il Serpeverde si bloccò di scatto, rendendosi conto che non era solo con le due Tassorosso ma c’era anche Julian. Il ragazzo rivolse al compagno un’occhiata interrogativa, ma Vincent si dileguò in fretta e furia e lasciò alle due ragazze il compito di inventare una scusa lampo:

“Emh… noi… Shay, diglielo.”

COSA?

Shay fulminò l’amica con lo sguardo, cercando di elaborare una scusa abbastanza credibile.

“Beh, Bex non voleva dirlo ma… Vincent le deve fare ripetizioni di Trasfigurazione.”

Rebecca guardò la bionda in modo a dir poco sbigottito e stava per smentire le parole dell’amica prima di bloccarsi, rendendosi conto di avere le mani legate.

Questa me la paghi, bionda.

Julian invece si era messo a ridere dopo un attimo di stupore, non riuscendo a crederci:

“Dio, sul serio? Rebecca Hastings, la persona più orgogliosa che conosca che chiede aiuto? Per di più a Vincent Nightray? Che ti è successo quest’estate?”

“E’ rimasta indietro con i compiti, sai che è pigra… beh, io devo andare a Cura delle Creature Magiche, ci vediamo Julian! Rebecca, ti aspetto nel Salone d’Ingresso.”

Shay si dileguò in quattro e quattr’otto, trattenendosi dal ridere mentre Rebecca la guardava come se volesse disintegrarla: evviva, ora le sarebbe toccato far credere di aver chiesto aiuto a quel deficiente di Nightray per i compiti.

“Senti Bex… so che hai lezione, ma posso chiederti una cosa?”      La Tassorosso si rivolse all’amico, annuendo appena mentre iniziava a scendere le scale insieme a Julian, che riprese subito a parlare anche se un po’ a disagio: parlava raramente di Isaac con Rebecca, anche se sapeva che erano molto amici.

“Volevo chiederti se Isaac ti ha per caso parlato di me ultimamente…”

“No, affatto. Non ti nomina quasi mai a dire il vero, non è facile essere amica di entrambi.”

Julian non potè non sorridere a quelle parole, annuendo: Rebecca lo aveva ripetuto molte volte e doveva essere vero… erano molto diversi e non si adoravano particolarmente, Rebecca aveva sempre fatto da tramite tra i due cugini, in un certo senso.

“Beh, era solo per sapere… ti lascio ai tuoi animali, ci vediamo a cena Bex.”

“Si… ciao, Julian.”

La mora seguì per qualche istante il ragazzo con lo sguardo, chiedendosi che cosa avesse voluto dire con quella domande: forse voleva sapere se le aveva parlato del segreto?   No, Isaac non l’aveva fatto… ma Rebecca aveva tutta l’intenzione di scoprire di cosa si trattasse, come sempre.

                                                                               *

“Non ci credo… ANCORA. Speravo che avessimo chiuso con questi… cosi già due anni e mezzo fa!”

Scorpius parlò a denti stretti mentre si infilava i guanti in pelle di drago, gli occhi chiari fissi sulla cassa di legno che era stata appoggiata sull’erba davanti a lui.

“Beh, in effetti anche io ci speravo… non mi sono mancati per niente. Ti ricordi quando Brian è stato morso?” 

Eleanor fu scossa da un brivido al ricordo della scena, quando il ragazzo era stato morso quasi tre anni prima da uni degli Schiopodi Sparacoda che Hagrid aveva rifilato ai ragazzi.

“Non me lo ricordare, credo che se lo sogni ancora di notte… ma perché dobbiamo fare ripasso?”

Scorpius sbuffò, parlando in tono leggermente lagnoso mentre Shay e Thomas discutevano su chi tra i due doveva infilare al loro animali il collare:

“Non ci penso nemmeno Fletcher, scordatelo! Io l’ho fatto al quarto anno, tocca a te!”

“Non è vero, l’abbiamo fatto una volta a testa… e l’ultima volta sono stato io il tuo turno Shay.”

“Ma sentila, la cavalleria! Tira fuori il tuo coraggio da Grifondoro e metti il collare a quell’affare!”

I due ragazzi si guardarono in cagnesco mentre invece accanto a loro Rebecca e Raine aveva optato per il metodo più diplomatico: pari o dispari.      Alla fine aveva perso Rebecca e ora stava pregando mentalmente di non finire in infermeria come Parkinson…

“Che c’è Hastings, questi simpatici animaletti non ti piacciono?”

Eleanor rivolse alla Tassorosso uno dei suo consenti e simpatici commenti sarcastici che riservava solo per i Tassorosso che tanto detestava, mentre Scorpius sogghignava mentre districava il filo del guinzaglio.

“No Andersen, ma se a te si puoi sempre chiedere ad Hagrid di prestartene uno… ho sentito che tra i loro simili non sono molto aggressivi.”

Raine trattenne un sorriso alle parole di Rebecca, che non aveva nemmeno alzato gli occhi su Eleanor mentre tentava di afferrare uno degli Schiopodi, invano.

Ecco, bene. Si stava già pentendo di averla messa su quella dannata lista… purtroppo per lei però Eleanor aveva superato la sua prova, quindi era passata al turno successivo.

La ragazza e Scorpius avevano già fatto pace dopo la leggera discussione di quella mattina, parlandosi brevemente a pranzo: nessuno si era troppo scomposto, ormai ci avevano fatto l’abitudine alle loro sfuriate lampo…

Eleanor lanciò a Rebecca uno sguardo fulminante con gli occhi chiarissimi, mentre Scorpius rivolgeva invece la sua attenzione su Raine e faceva una simpatica battuta sul bacio che aveva dato ad Albus la sera prima.

Ora, il ragazzo sapeva perfettamente che non l’aveva fatto di sua spontanea volontà, ma Eleanor no e nemmeno Raine sapeva che lui era nella Confraternita e Scorpius non avrebbe mai perso l’occasione di stuzzicare qualcuno di fronte ad Eleanor… Ma la Corvonero si limitò a guardare il Serpeverde con aria fredda, evitando di rispondere o di tirargli dietro uno degli Schiopodi, fin troppo consapevole che Rebecca non l’avrebbe di certo fermata.

“Non rispondi Saunders? Ti facevo più tagliente, devo dire… non eri tu quella sarcastica?”

“Si Malfoy, ma mia madre dice sempre che è meglio stare in silenzio se non si ha nulla di intelligente da dire… evidentemente però a te non è stato insegnato.”

Rebecca trattenne una risata mentre Eleanor rivolgeva al ragazzo uno sguardo quasi dispiaciuto: l’aveva decisamente zittito, ancora una volta.

Raine Saunders aveva la fama di non parlare spesso… ma quando lo faceva, non era a sproposito, mai.

“Bene, detto questo… Rebecca, a che punto sei con quei mostriciattoli?”

“Dammi due minuti, se non gli avrò ancora messo al collare li Schianto in blocco.”


Thomas invece aveva ceduto e così aveva avuto l’arduo compito di infilare collare e guinzaglio ad uno degli animaletti prima di doverne portare uno “a spasso” insieme a Shay, che se ne stava in piedi dietro di lui con le braccia conserte e un gran sorriso allegro ad illuminarle il volto: aveva vinto anche quella volta, ma era certa che Thomas non si sarebbe fatto convincere tanto facilmente alla lezione seguente…


“Fatto, finalmente… ed ora mia cara amica, lo terrai tu il guinzaglio.”    Thomas si alzò da terra, tenendo il laccio del guinzaglio stretto in mano prima di porgerlo con fare deciso a Shay, che sbuffò prima di prenderlo e di borbottare qualcosa:

“Ok, va bene… quel che giusto è giusto.”

“Brava ragazza!”     Thomas le rivolse un sorriso per poi darle una pacca sulla spalla e spolverarsi dai pantaloni neri della divisa la terra che aveva accumulato quando si era inginocchiato per legare gli Schiopodi. 

Anche Rebecca era finalmente riuscita nell’impresa ed ora si stava letteralmente trascinando dietro il “mostriciattolo” con aria soddisfatta, lieta che Malfoy fosse stato quasi morso alla mano dal suo animale.

“Che razza di deficiente… fa tanto il grand’uomo, ma è un cretino. Come fa la Andersen a starci insieme? Mi vengono quasi i brividi…”   Osservò Rebecca lanciandosi uno sguardo alle spalle mentre camminava accanto a Raine, che invece si limitò ad alzare gli occhi castani al cielo:

“Le persone che si somigliano si mettono spesso insieme, pare. Beh, contenti loro…”

“Disse quella che non credeva nell’amore. Sei sempre scettica sull’argomento o l’estate di ha fatto cambiare idea?”

“No Rebecca, direi di no, Ci vorrebbe un meteorite per farlo, credo.”

“Beh, credo che prima o poi quel meteorite precipiterà tra noi Raine… ne sono certa.”

“Pensala come vuoi, peccato che tutta Hogwarts ora pensi che a me piaccia Potter…POTTER! Ma neanche tra mille anni.”

Rebecca sorrise appena con fare divertito, evitando operò di commentare mentre camminava insieme alla Corvonero e abbassava lo sguardo sull’orrendo Schipode: non poteva certo dirle che era stata lei la causa di quel bacio tanto discusso… naturalmente prima o poi la ragazza l’avrebbe saputo, ma per il momento la Guardiana non poteva aprire bocca per regola (e di certo non l’avrebbe fatto comunque, era certa che Raine non l’avrebbe presa bene).

Erano abbastanza diverse sotto molti punti di vista: Raine era più diffidente e introversa di Rebecca, ma condividevano un sarcasmo spiccato e un certo attaccamento ai ricordi e alle cose materiali… erano simili, ma allo stesso tempo diverse: un po’ come Clara e Eleanor.

Ora, mentre la Grifondoro in questione gironzolava insieme a Scorpius e ad uno di quei simpatici animaletti, la Serpeverde si era rintanata in Sala Comune insieme ad Albus per fare la valga di compiti che avevano già assegnato, mentre Vincent se ne stava comodamente stravaccato su un divano.

“Tanto per chiedere Nightray, pensi di fare qualcosa o di passare la serata sul divano?”

“Credo che deciderò più tardi Lightwood… non muoio dalla voglia di studiare.”

Perché, secondo lui io sì? Tra l’altro Al non la smette di lamentarsi… tra poco li sbatto tutti e due fuori da qui!

Clara contorse la mascella con fare seccato: era decisamente in modalità non-disturbare e i compiti di Trasfigurazione non la stavano certo aiutando…

Tra l’altro, Albus se ne stava con il capo appoggiato al mento, lo sguardo un po’ perso e l’aria trasognata. Non serviva certo essere la Cooman per intuire che stava pensando a Scorpius e ad Eleanor. Di ceto se li stava immaginando mano nella mano a saltellare in un prato fiorito…

Clara alzò lo sguardo sull’amico, sbuffando sonoramente prima di chiudere il libro con un colpo secco, facendo risvegliare il ragazzo quasi da uno stato di trance:

“Ehy… Clara! Ma dove stai andando?”

La mora infilò in fretta e furia i libri nella borsa prima di caricarsela sulla spalla, guardando l’amico dritto negli occhi verdi:

“Beh, qui c’è un gran casino e tu di certo non mi aiuto Al… quindi vado in Biblioteca, tu rimani pure qui a pensare a quanto sia triste che Eleanor stia con il tuo migliore amico eccetera. Ah, Nightray? Non ti farò copiare i compiti della McGranitt, quindi ti consiglio vivamente di muovere il culo.”

Sia Albus che Vincent rimasero per un attimo a guardare la mora che girava sui tacchi e si avviava a passo di marcia verso l’uscita della Sala Comune.

“Ma… ma che ha stasera?”    Domandò Albus in tono scombussolato, mentre Vincent si stringeva nelle spalle e tornava a chiudere gli occhi, ancora comodamente stravaccato sul divano:

“Bah, lascia perdere… avrà il ciclo.”

“E piantatele con questa cosa del ciclo! E’ offensivo!”


                                                                           *


“Beh, direi che come primo giorno è stato piuttosto impegnativo… non trovi?”     Domandò Lucy stiracchiandosi mentre Sophie appoggiava la forchetta sul piatto, annuendo appena:

“Direi di sì… ci hanno caricato di compiti come l’anno scorso hanno fatto nella prima settimana! Se non altro quest’anno seguiamo meno materie…”

Lucy annuì con un sorriso, decisamente sollevata visto che da quell’anno non avrebbe finalmente più dovuto seguire Pozioni: aveva sempre avuto un rapporto burrascoso con quella materia, già al secondo anno quando aveva quasi causato lo scioglimento di una sedia.

“Si, è vero. Beh, sono le 8 e dobbiamo ancora studiare i nuovi incantesimi… che ne dici di tornare in Sala Comune?”

“Non è una cattiva idea, sarebbe meglio andare a letto prima di ieri in effetti… ok, andiamo. Sperando di non finire con una brocca di succo in testa anche questa volta.”

Lucy ridacchiò mentre si alzava, imitata dall’amica che la seguì tra la lunga panca di legno e il tavolo dei Tassorosso.

Sophie e Lucy erano appena uscite dalla rumorosa Sala Grande quando furono bloccate da una voce familiare alle loro spalle, che chiamò la prima per nome:

“Sophie! Posso parlarti un attimo per favore?”

Le due Corvonero si voltarono, trovandosi davanti Violet Zabini che si era alzata quando aveva visto le due ragazze fare lo stesso.

“Ciao Violet… certo, dimmi pure.”    
Sophie annuì mentre Lucy invece inarcava un sopracciglio, spostando lo sguardo dalle due coetanee con cipiglio curioso:

“Beh… allora io mi avvio, ci vediamo in Sala Comune Sophie. Ciao Violet.”

Violet salutò la giovane Weasley con un cenno del capo prima che la rossa girasse suoi tacchi, avviandosi verso la scalinata principale.

Violet rimase per un paio di istanti con gli occhi scuri puntati sulla Weasley prima di riscuotersi e rivolgersi nuovamente verso Sophie, che la guardava con curiosità: andavano d’accordo ma non erano mai state troppo legate… il fatto che la Grifondoro dovesse parlarle senza Lucy era abbastanza strano, cosa doveva dirle di così importante?

“Beh, volevo parlarti a proposito di ieri sera… sai, l’incidente con il succo di zucca.”

Sophie inarcò un sopracciglio a quelle parole, puntando dritta verso l’ipotesi che al momento le sembrò più ovvia:

“Sai chi è stato?”

“Beh… diciamo di sì.”     Violet incrociò le braccia al petto, leggermente a disagio: non era il massimo doverglielo dire, ma si sarebbe sentita peggio a non farlo… e sapeva che più avrebbe aspettato a farlo e peggio sarebbe stato.

“Sono… sono stata io Sophie, ma è stato un incidente, non volevo. Davvero, mi dispiace.”

Sophie guardò Violet per qualche istante senza dire nulla, visibilmente accigliata mentre teneva gli occhi azzurrissimi in quelli scuri della Grifondoro.

I due Prefetti erano ormai rimaste sole nel Salone d’Ingresso, il che si rivelò in parte un errore: prima che Sophie parlasse le due ragazze vennero raggiunte da Abigail che sembrava tutto fuorché contenta:

“Ah bene, eccovi qui. Sentite, Julian Nott mi ha detto che stasera il turno di sorveglianza è nostro, dobbiamo iniziare alle 20 e finiremo per le 22.30.”

“Ah, che divertimento…”   Commentò Violet rivolgendo alla Serpeverde uno sguardo leggermente seccato per aver interrotto la conversazione con Sophie, che in realtà quasi non aveva nemmeno ascoltato Abigail: stava ancora pensando a perché diamine Violet Zabini le avesse rovesciato addosso del succo di zucca.

“Beh, non fare quella faccia Zabini perché credimi, sono contenta quanto te. Ora scusate ma ho altro da fare che stare qui con voi oltre i turni, quindi a dopo…”

La mora rivolse alle due coetanee un’ultima occhiata prima di girare sui tacchi e dirigersi verso i sotterranei, giusto per starsene un quarto d’ora in pace prima di passare due ore e mezza con le sue più care amiche.

“Beh…non dici niente?”    Sophie si strinse nelle spalle alle parole di Violet, che la stava guardando con aria leggermente apprensiva: in effetti temeva che si infuriasse a morte.

“Che vuoi che ti dica? Non importa, ormai è passato e non è stato niente di grave… se penso a quello che ha combinato la Burke a Lucy lo scorso anno, un po’ di succo addosso al confronto è niente. E poi i miei capelli sono sopravvissuti, quindi non vedo perché arrabbiarsi. Ci vediamo dopo Violet!”

Violet salutò flebilmente la Corvonero, seguendola con lo sguardo mentre saliva la scalinata principale: il fatto che non se la fosse apparentemente presa per nulla la stupiva un po’, dopotutto non si aspettava una super sfuriata ma nemmeno tanta nonchalance.

Beh, meglio per lei: non aveva molta voglia di farsi dei nemici, specialmente ora che era in lizza per la Confraternita… e chissà, magari anche Sophie stessa era nella sua situazione.

                                                                          *

In realtà la Serpeverde non era poi così dispiaciuta per il turno, anche se avrebbe preferito farlo magari da sola oppure insieme a James Stuart, Prefetto di Serpeverde: era più che certa che quella sera ci sarebbe stata una riunione della Confraternita, che di certo avrebbero discusso delle loro prove, di chi le aveva passate o meno.

Lei era stata la prima, con ogni probabilità… via il dente, via il dolore. Si era tolta il pensiero subito la sera prima a cena e sperava di aver magari guadagnato qualche punto: non le sarebbe dispiaciuto affatto essere nominata Guardiana a fine anno.

Abigail sorrise tra se mentre entrava nella Sala Comune praticamnete deserta, sedendosi su una poltrona di pelle nera leggermente sfondata: qualcosa le diceva che il giorno dopo avrebbe ricevuto notizie dalla Confraternita di Hogwarts… doveva solamente aspettare un po’ e magari chissà, quella sera avrebbe potuto vedere o sentire qualcosa di interessante.

                                                                                 *


“Se sei preoccupato per Fred Weasley, non è nei paraggi Declan.”   

Erika parlò senza nemmeno alzare lo sguardo dal piatto, ricevendo dal ragazzo uno sguardo seccato: la compagna di Casa aveva trovato immensamente divertente la scenetta di Weasley che quasi lo minacciava di morte…naturalmente lo stesso non si poteva dire di lui.

Era sempre stato un ragazzo riservato, era solito farsi gli affari suoi e non discuteva praticamente mai con nessuno a meno che non si arrabbiasse seriamente…  Non era solito attaccar briga o fare comunque qualcosa che potesse metterlo nei guai, ma ora grazie alla Confraternita e a qualcuno in particolare, aveva un Battitore di stazza considerevole alle calcagna.

Grandioso, davvero grandioso per iniziare un anno perfetto.

“Non so perché tu l’abbia fatto e non te lo voglio chiedere, ma se fossi in te io chiederei scusa a Lily Potter… sarebbe un modo per iniziare a sbollire la situazione.”

Alle parole di Erika Declan sbuffò appena, spostando lo sguardo sul tavolo dei Grifondoro come sempre piuttosto rumoroso.  Lily sembrava piuttosto rilassata mentre parlava con qualche sua compagna e suo cugino stava a qualche posto di distanza mentre parlava con Cartwright e Fletcher…

Beh, odiava ammetterlo, ma quella volta doveva:

“Non amo darti corda Erika, ma questa volta hai ragione probabilmente… domani chiederò scusa a Lily, le parlerò.”

“Perché non dopo?”

“Perché se lo facessi capiterei sotto tiro a Weasley e non mi va di finire con una mazza piantata in testa, se me lo permetti!”

                                                                              *

“Fred, si può sapere a cosa stai pensando?”

Thomas sbuffò, voltandosi per cercare di capire su cosa fosse capitata l’attenzione dell’amico, che era più serio e meno scherzoso del solito.

Gli occhi castani di Thomas si posarono su Declan Turner e il Grifondoro non potè fare a meno di sorridere: poveraccio… ovviamente lui sapeva com’erano andate realmente le cose, ma non poteva certo dirlo a Fred, a Lily Luna o allo stesso Turner.

Rebecca aveva realmente dato il meglio di se con quelle prove, anche se Thomas dubitava che avesse immaginato che Declan avrebbe scelto come vittima proprio Lily Luna, scaturendo quindi un’irritazione notevole da parte del cugino che le era da sempre molto attaccato.

“Andiamo Fred, non è successo niente di grave… non l’ha baciata infondo. Credo che a tuo cugino sia andata peggio, riflettendoci.”

Fred emise una specie di grugnito alle parole di Thomas, che cercò di non ridere al ricordo della sera precedente: la faccia sconvolta di Scorpius al vedere Raine baciare Albus… da Oscar.

“Può darsi, ma Al non è sensibile come Lily! E poi lei è più piccola.”

“In effetti non vi pare strano che Potter non abbia detto o fatto nulla? Non credo che non lo sappia, se ne parla da tutto il giorno dopotutto.”

“Ma certo che lo sa Elijah, è impossibile non saperlo ormai… solo forse preferisce non dare spettacolo dopo ieri sera: ha avuto la sua buona dose di visibilità per un po’, a mio parere.”

Thomas soffocò una risata nel calice, ripensando allo sguardo assassino che Albus aveva riservato a Rebecca la sera prima, alla loro prima riunione da Membri Anziani.  In effetti Thomas era del parere che Potter se la fosse un po’ presa già alla fine dell’anno precedente, quando suo fratello aveva nominato Rebecca invece che lui: certo, era comunque un Guardiano… ma il terzo e non il secondo, quindi il tanto ambito compito di scegliere le prove e i futuri membri non era toccato a lui, ma a Rebecca Hastings.

Quella sera ci sarebbe stata la seconda riunione e dal canto suo Thomas non vedeva l’ora: aveva proprio voglia di divertirsi un po’, ascoltando le discussioni tra Malfoy e Nightray o tra quest’ultimo e Rebecca…

Il Serpeverde era solito far arrabbiare la Tassorosso alludendo al motivo per cui era stata nominata Guardiana da James Potter: a sentir lui al ragazzo piaceva Rebecca l’anno prima e quindi l’aveva nominata per quello, anche se effettivamente si era sempre distinta all’interno della Confraternita.

Ovviamente a lei la cosa non piaceva molto e negava di continuo un possibile interesse nei suoi confronti da parte di James Potter, comunque mai manifestato apertamente.

Ma Vincent ogni volta reagiva allo stesso modo: si limitava a sfoggiare uno dei suoi classici sorrisetti strafottenti e rispondeva con poche, semplici parole: ‘Dimentichi che io sono l’informatore, Hastings’.

Thomas sorrise, spostando lo sguardo sul tavolo dei Serpeverde mentre Elijah e Fred continuavano a parlare: aveva come la sensazione che si sarebbe divertito, quell’anno.
Non vedeva l’ora di andare alla riunione e di prendere parte agli Interrogatori.

                                                                             *

Isaac s’infilò una mano in tasca, tirando fuori il più furtivamente possibile il suo galeone: Shay gli aveva fatto cenno di farlo poco prima dal tavolo dei Tassorosso, quindi Malfoy doveva per forza aver programmato la seconda riunione.

Il Corvonero abbassò lo sguardo sotto al tavolo, intravedendo i numeri incisi sulla moneta incantata grazie alla luce delle numerosissime candele che volteggiavano sopra ai tavoli: alle 21… beh, se non altro aveva tempo per rilassarsi un po’ prima di trovarsi di nuovo bloccato in quella banda di matti.

In realtà sapevano tutti di cosa avrebbero parlato quella sera: avrebbero programmato la seconda parte della selezione, ovvero quella che aspettava con curiosità da tutta l’estate. 

Isaac sorrise, rimettendosi la moneta in tasca e continuando a mangiare, senza ascoltare l’accesa discussione tra Roxanne e Raine sulla divisa che quest’ultima si rifiutava costantemente di indossare.

                                                                             *

“Sarai contento, immagino. Sai già di chi vuoi occuparti?”

Alla domanda di Albus Vincent piegò le labbra in un sorriso, annuendo appena con un cenno del capo mentre faceva scorrere gli occhi chiari sulla Sala Grande:

“Oh sì, sono molto contento… non vedevo l’ora, sai quanto mi diverte questo genere di cose.”

“Oh sì, senza dubbio… Non mi dispiacerebbe Julian, ma suppongo che vorrà pensarci Isaac. Non so, deciderò stasera. Tu chi vuoi?”

“Non ne sono sicuro, ma in ogni caso non vedo l’ora di scoprire tutte le cose interessanti che questi novellini tengono nascoste. L’informatore torna in azione. E comunque, so benissimo chi ti piacerebbe interrogare, Potter. Non ci vogliono 12 M.A.G.O per capirlo.”

Albus si limitò ad abbassare appena il capo, lanciando uno sguardo a Scorpius che però stava parlando con Julian e non stava ascoltando, per sua fortuna.

“E’ così lampante?”

“Non so per gli arti, ma per me si… e credo che lo sappia anche Clara. A proposito, hai più scoperto che aveva prima? Era decisamente nervosetta.”

“Lasciamola stare, ha spesso dei momenti così… magari dopo le parlerò, sarà stressata per qualcosa.”     Il giovane Potter puntò gli occhi verdi sulla sedia vuota davanti a lui, dove in genere sedeva Clara che però quella sera non si era fatta vedere a cena: poco male, avrebbero parlato alla riunione… poteva anche evitare la cena, ma non quella.

“Chissà, lo scopriremo. Mi piacerebbe che ci fossero degli Interrogatori anche tra noi, sarebbe fantastico.”

“Per te forse! Io non muoio dalla voglia di rivelarti i miei segreti Nightray, e credo che nemmeno gli altri sarebbero entusiasti… Scorpius e Rebecca in particolar modo. Concentriamoci sui novellini, intanto.”









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Angolo Autrice:

Salve!  Speravo di riuscire a pubblicare ieri ma purtroppo non è stato così... Scusate, ma spero che comunque vi sia piaciuto anche quest'altro maxi capitolo.
Nel prossimo ci sarà ovviamente la seconda riunione... che succederà? Cosa dovranno affrotre adesso questi poveri sventurati?  Lo scoprirete presto, sono abbastanza certa di aggiornare nel weekend.
Detto ciò vi saluto, a presto!

Signorina Granger

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Capitolo 8
*** Interrogatori (Parte I) ***


Angolo Autrice:

Buongiorno! Sono riuscita ad aggiornare nel weekend ma questo capitolo è molto corto... Diciamo che è un'introduzione agli Interrigatori veri e propri, che vi prometto leggerete presto. Ho appena iniziato una nuova storia ma cercherò di continuare ad essere costante anche con questa :) 

Chiedo a chi non l'avesse ancora fatto di mandarmi molliccio, Amortentia e patronus del suo OC e che chi non si dovesse far sentire per un po' è a rischio. 
Detto ciò vi lascio alla lettura, a presto! 

Signorina Granger 





Capitolo
 6: Interrogatori  (Parte I) 



Alle 21 erano tutti lì, puntuali e seduti intorno al tavolo rotondo di legno di noce. 

Sapevano tutti di cosa avrebbero parlato quella sera, e ognuno dei Membri Anziani della Confraternita non vedeva l'ora di cominciare la loro seconda riunione. 


“Bene, visto che ci siamo tutti direi di cominciare. Rebecca, chi doveva svolgere la sua prova oggi c'è riuscito?” 

Alla domanda di Scorpius Rebecca annui, schiarendosi la voce prima di parlare:

“Si, la Andersen e Cora Parker hanno superato le loro sfide, quindi sono passate entrambe al secondo giro.” 

“Eleanor.”    Corresse Albus quasi senza rendermene conto, guadagnandosi un’occhiata accigliata da parte di Shay: e da quando erano amici lui e Miss Splendore lunatica? 

Nessuno disse nulla per un attimo dopo Albus, che si passò una mano tra i capelli neri leggermente spettinati con fare un po’ imbarazzato mentre Vincent si dondolava sulla sedia, impaziente di poter cominciare sul serio:

“In ogni caso sono passate, quindi possiamo cominciare con gli Interrogatori, no?” 

Il Serpeverde parlò con tono emozionato, sorridendo con aria euforica mentre Scorpius annuiva:

“Esattamente... Ora, noi siamo 8 e loro se non erro 10... Quindi due di noi dovranno fare due interrogatori, qualcuno si offre?” 

Manco a dirlo, il braccio di Vincent scattò in aria e Thomas borbottò qualcosa che suono molto come “chi l'avrebbe mai detto”...

Scorpius e Albus si scambiarono un’occhiata quasi rassegnata: entrambi avevano sperato che Nightray avesse cessato di comportarsi da detective... Ma forse non sarebbe mai cambiato su quel fronte. 

“Beh, a parte Vincent?” 

“Io no grazie, non ci tengo particolarmente.” 

Clara alzò le mani in segno di resa, mentre Shay e Rebecca si scambiavano uno sguardo: sapevano entrambe che Isaac non si sarebbe mai offerto...

“A me non va, ho gli allenamenti di Quidditch nei prossimi giorni.”  Anche Albus si tirò indietro e con lui pure Thomas: ora che ci pensava, li aveva pure lui... Dannazione. 
Si sarebbe anche offerto, ma non gli andava di sorbirsi la sfuriata del Capitano Weasley...

“Beh, a questo punto mi offro io, se nessun altro lo fa.”   Shay si strinse nelle spalle, facendo quasi tirare un sospiro di sollievo a Rebecca: già non era troppo entusiasta di dover interrogare e scoprire tutti i segreti di qualcuno che conosceva... Farlo due volte non le sarebbe piaciuto affatto. 

“Beh, in tal caso siamo a posto, Shay e Nightray lo faranno due volte... Ora, dobbiamo decidere chi interrogherà chi. Se non vi dispiace io vorrei occuparmi di Eleanor, visto che è la mia ragazza.” 

Scorpius fece scorrere i freddi occhi grigi sui presenti per assicurarsi che nessuno avesse obiezioni, mentre Vincent si tratteneva dal ridacchiare mentre lanciava al povero Albus uno sguardo divertito: non ci voleva un genio per capire che sarebbe piaciuto anche a lui, interrogare l’enigmatica Eleanor Andersen. 

“Io farò una chiacchierata con mio cugino.”    Isaac parlò per la prima volta da quando si era seduto sulla sua sedia intagliata, facendo sfoggio della sua voce profonda e leggermente roca.

Clara sbuffò appena ma non disse niente: sarebbe piaciuto anche a lei interrogare Julian, ma Isaac ne aveva tutto il diritto: d’altronde erano parenti.

Eleanor e Julian erano stati prenotati ed erano gli unici che le sarebbero potuti interessare... Chi avrebbe interrogato allora?

“Beh, io vorrei interrogare Raine allora... Thomas?”   Rebecca si rivolse a Thomas, che scrollò le spalle prima di rispondere:

“Sinceramente mi è indifferente... Magari Violet Zabini, visto che è della mia stessa Casa.” 

“Aggiudicato, la Zabini è tutta tua. Io allora prendo Abigail Burke, stesso discorso di Fletcher.” 

Clara parlo con tono abbastanza soddisfatto, lieta di aver trovato un criterio per scegliere chi interrogare. 
Albus le rivolse uno sguardo da cane bastonato, probabilmente perché temeva che fosse ancora irritata da quando avevano parlato in sala Comune e lei se n'era andata senza nemmeno scendere per la cena. 

Vincent invece stava tamburellando con le dita sul tavolo, facendo mente locale su chi era rimasto:

“Se la mettiamo con il fattore Case, io prendo Rachel Parkinson... E Declan Turner.” 

“Scusa, perché vuoi parlare con Turner?” 

“Non so, mi incuriosisce... Secondo me nasconde qualcosa.” 


“Oh per l'amore del cielo Nightray, tu vedi misteri anche nella vasca da bagno, probabilmente!”

Sia Shay che Thomas soffocarono una risata alle parole di Rebecca, che alzò gli occhi al cielo con fare esasperato mentre anche Scorpius sorrideva appena senza però darlo troppo a veder: sarebbe morto piuttosto che ridere all’ironia di Rebecca Hastings. 


“Dolce come sempre Hastings... Mangia un po’ di miele domani mattina, ti farebbe bene.” 

Rebecca stava per consigliarli a sua volta di non presentarsi proprio a lezione il giorno dopo, ma venne interrotta da Shay, che parlo per assicurarsi di non dovere assistere ad una discussione tra l'amica e Vincent: non si urlavano mai contro, in genere erano soliti prendersi a frecciatine sottili abbastanza raggelanti.

“Ook, stiamo calmi ragazzi. A questo punto io mi occuperò di Sophie White e di Cora Parker. Albus, manchi solo tu mi pare.” 

Gli occhi dei presenti si spostarono tutti sul giovane Potter, che scrollò le spalle come se non gli facesse alcuna differenza:

“Credo che siano tutti prenotati ormai... Prenderò chi rimane fuori.” 

“In tal caso, credo che sia rimasto solo Joe Smith. Beh, se ci siamo messi d'accordo dobbiamo solo organizzare gli orari... Direi due turni ogni sera per questa settimana.” 

Alle parole di Scorpius Clara annuí, prenotando già per la sera dopo: via il dente, via il dolore... Prima l'avrebbe fatto e prima si sarebbe tolta il pensiero. Rebecca fece un ragionamento simile, perché anche la Tassorosso si prenotò per la serata successiva, seguita da Isaac, Thomas, Scorpius, Albus, Shay e Vincent. 

“Bene, ognuno di noi provvederà a far sapere l'ora allo studente che ha scelto.” 

Scorpius stava quasi per alzarsi e andarsene, ma venne bloccato da Isaac che gli ricordò che dovevano fissare anche la riunione per parlare degli Interrogatori, una volta conclusi. 

Thomas alzò gli occhi al cielo con fare esasperato: possibile che non se ne ricordasse mai? Avrebbero dovuto spodestarlo dal ruolo di leader...

“Ah sì, grazie Nott. Beh, direi sabato sera alle 21... Se non avete altro da dire, io andrei. Ci vediamo a lezione.” 

Scorpius si alzò scostando rumorosamente la sedia sul pavimento, seguito da Clara e Albus. 

Mentre uscivano dalla stanza delle necessità, la ragazza si avvicinò al biondo:

“Sei sicuro di voler parlare con Eleanor?” 

“Certo, perché?” 

“Non so... Potresti scoprire qualcosa di spiacevole. A volte certi segreti è meglio che restino tali, in una relazione.” 

Clara si limitò a stringersi nelle spalle, accelerando il passo e superando così i due amici. I due Serpeverde la guardarono accigliati per urla che attimo, prima che Albus rompesse il silenzio:

“Secondo te che voleva dire? Magari sa qualcosa su Eleanor che noi ignoriamo.” 

“Non è da escludere, ma in tal caso ho tutta l'intenzione di scoprire di cosa si tratta...” 


                                                               *

Rebecca uscì per ultima dalla Stanza delle Necessità, mentre Thomas, Isaac e Shay erano andati a letto circa una ventina di minuti prima. Lei invece si era trattenuta per trascrivere i turni su un foglio e appenderlo sulla bacheca, giusto perché nessuno se ne dimenticasse. 


Tuttavia la Tassorosso non era ancora completamente sola e se ne rese conto non appena la porta si richiuse magicamente alle sue spalle: 

“Hastings.” 

La ragazza sobbalzò al sentirsi chiamare, voltandosi e quasi andando addosso ad un’armatura. 

“Dio... Nightray,m che cavolo ci fai lì? Mi hai fatto prendere un colpo.”   La ragazza sospiro e si passò una mano tra i lunghi capelli mossi, mentre Vincent se ne stava tranquillamente appoggiato al muro con la schiena, le braccia conserte e l'aria rilassata ma con una nota inquisitoria negli occhi azzurri:

“Volevo chiederti una cosa, senza i tuoi amici intorno.” 

“Si? Beh, muoviti allora... Vorrei riuscire ad andare a dormire entro le 23.” 

Vincent sorrise appena, staccandosi dal muro e avvicinandosi di un passo alla ragazza, guardandola dall’alto in basso:

“Mi sono sempre chiesto perché odi gli Interrogatori... Se non erro anche quando quella sotto esame eri tu eri piuttosto nervosa.” 

“Beh, non amo rivelare cose personali, come tutti credo. E dover estorcere informazioni non è il mio passatempo preferito, a differenza tua. Siamo diversi Vincent, nel caso ancora non l'avessi capito.” 

La bocca sottile del Serpeverde si piegò in un sorriso a quelle parole, chinandosi leggermente su di lei e tenendo le mani dietro la schiena:

“Dici? Io penso che siamo più simili di quanto tu non creda... buonanotte, Rebecca.” 

Le rivolse un sorrisetto e interrompe il contatto visivo prima di girare sui tacchi e allontanarsi con calma, tenendo le mani in tasca con fare disinvolto. 

Rebecca invece rimase immobile per un attimo, seguendolo brevemente con lo sguardo:

Simili, eh? Lei aveva sempre sostenuto che fossero molto diversi... Ma forse aveva sempre cercato di autoconvincersi e basta. 

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Capitolo 9
*** Interrogatori (Parte II) ***


~~Capitolo 6: Interrogatori (Parte II)


 

Abigail si passò nervosamente una mano tra i capelli scuri: era nervosa, parecchio nervosa…

In genere era sicura di sé, ma in quel momento la sua sicurezza stava vacillando: era lì, davanti alla porta chiusa della Stanza delle Necessità.

Il biglietto che aveva trovato la mattina sul comodino era chiaro: Stanza delle Necessità, 20.30.

Non sapeva che cosa l’aspettava, ma sapeva che il messaggio era della Confraternita… era certa che fosse vicina ad un’altra prova da superare.

Aveva liquidato le sue amiche con una scusa e aveva lasciato la Sala Grande da sola, salendo al settimo piano con il cuore a mille.
Manon era il momento di farsi prendere dall’agitazione: era il suo momento… e doveva sfruttarlo appieno.

Con un ultimo sospiro, la Serpeverde aprì la porta ed entrò nella Stanza, trovandosi subito nel buoi totale.
Stava quasi per voltarsi e uscire quando qualcosa glielo impedì: una luce si accese a circa cinque metri da lei, facendola quasi sobbalzare: era una lampada da tavolo.

“Siediti, Abigail.”  

La mora si avvicinò deglutendo, sedendosi sulla sedia davanti alla scrivania debolmente illuminata dalla lampada: davanti a lei cera qualcuno ma distinguere la figura le era impossibile per la scarsa luce.

“Per favore, dammi la bacchetta… te la restituirò alla fine della nostra chiacchierata.”

“Chiacchierata?”

“Certo, giusto per conoscerti meglio.”       Dopo un attimo di esitazione, la Serpeverde consegnò la bacchetta a Clara, che sorrise al buio prima di riporla in un cassetto della scrivania: si stava già divertendo un mondo e doveva ancora iniziare.

“Bene Abigail… ora ti farò delle domande e tu dovrai rispondermi sinceramente, d’accordo?”

Clara vide Abigail annuire, sapendo che la ragazza stava cercando di riconoscere la voce: naturalmente aveva sentito Clara parlare molte volte, ma grazie alla magia la voce era modificata e assolutamente irriconoscibile, l’unica cosa che Abigail potete dedurre era il sesso del suo interlocutore.

“Cominciamo allora. Dimmi Abigail, qual è la tua più grande paura?”

“… Essere umiliata davanti a molte persone, credo.”

“E’ una domanda?”

“No, è una risposta. Prossima domanda?” 

Aveva recuperato in fretta il tono insolente, ma Clara sorrise appena: solo ora poteva capire il divertimento di Molly l’anno prima, quando quella sotto esame era stata lei…

Se Abigail voleva fare la spavalda, aveva trovato pane per i suoi denti, poco ma sicuro.

“La mia prossima domanda mia cara Abigail è… quali sono i tuoi segreti?”

A quelle parole Abigail contrasse la mascella e Clara vide chiaramente le pupille della ragazza dilatarsi… brutta bestia, i segreti.

“Io… non posso dirlo.”

“Oh ma certo che puoi. Non temere, le nostre parole non usciranno da questa stanza, solo io ti sto ascoltando e non andrò a spifferare i tuoi affari a mezza scuola. Non è nostra intenzione.”

“E allora perché ci interrogate?”

“Se permetti Burke, facciamo NOI le domande. Perciò dimmi il tuo segreto più grande, oppure me lo dirai sotto effetto del Veritaserum.”

Stronza

Abigail strinse gli occhi, esitando per un attimo prima di parlare: non vedeva l’ora di scoprire chi era quella simpaticona…

“Bene. Il mio segreto riguarda la mia famiglia, mio padre. Non so se lo sai, ma è morto nella guerra.”

“Naturalmente, lo sanno tutti a scuola.”

“Beh, il segreto è che non è morto. Julian Burke è ancora vivo e vegeto, ma lo sappiamo solo io, mia madre… e adesso anche tu. Contenta?”

Clara rimase in silenzio, guardando Abigail: non avrebbe mai pensato a niente del genere… quella non era una stupidaggine da adolescente, era una cosa grossa… un Mangiamorte ancora vivo e in circolazione e nessuno lo sapeva…

Tranne lei.

“Beh, grazie per l’onestà, vedrò di non farlo sapere in giro. Ultima domanda, ma non meno importante: perché dovresti entrare nella Confraternita?”

“Perché sono intelligente, bella e popolare. Molte persone saranno entrate per molto meno immagino… basta?”

La sottile frecciatina non passò inosservata a Clara, che sorrise appena: la velocità con cui aveva risposto quasi la divertiva e se si stava riferendo a lei, si sbagliava di grosso. Aveva avuto i suoi buoni motivi per entrare, l’anno prima.

“Si, è tutto. Puoi andare, tieni la tua bacchetta. Avrai presto nostre notizie, Abigail…”

                                                                            *

“Siediti Raine, puoi darmi la tua bacchetta per favore? Te la restituirò non appena avremmo finito.”

“Ci vorrà molto?”    Raine inarcò un sopracciglio, sedendosi con cautela sulla sedia come se temesse potesse esplodere.  Rebecca sorrise al buio, intuendo cosa stava pensando la sua amica: la conosceva bene e sapeva quanto fosse diffidente… di certo non si fidava per niente non sapendo chi fosse seduto davanti a lei.

“No, se collabori no. Puoi darmi la bacchetta per favore?”

“Perché?”

“Solo per assicurarmi che tu non usi Lumos, per esempio… come sai preferiamo tenere le nostre identità segrete.”

Raine sbuffò e appoggiò la bacchetta sul ripiano della scrivania prima che venisse presa da Rebecca, che la mise in un cassetto prima di parlare di nuovo:

“Bene, grazie. Ora cominciamo… Quali sono i tuoi segreti? Qualcosa che non sa nessuno.”

Raine alzò gli occhi al cielo, visibilmente irritata dalla domanda: non amava parlare di se e Rebecca lo sapeva… in effetti si stava quasi divertendo ad interrogare la Corvonero.

“Niente di particolare, non nascondo niente di clamoroso.”

“Se ne sei convinta… in caso contrario lo scopriremo, non preoccuparti. Punti deboli, paure?”

“Credo che il mio punto debole sia l’ansia. Sono molto ansiosa e credo si noti a dire il vero… e poi sono una persona indecisa, faccio sempre molta fatica a prendere decisioni.”

“Perché dovresti entrare nella Confraternita?”

“Onestamente me lo chiedo pure io, immagino sia per le mie accese discussioni con tutti i “vip” di Hogwarts… o per cercare di annullare le discriminazioni tra le Case. E’ tutto?”

“Se non hai altro da dirmi, si Raine… tieni la tua bacchetta, ci sentiremo presto.”

Raine rivolse alla figura seduta davanti a lei un’occhiataccia prima di alzarsi, incurante che si trattasse di una delle sue amiche.

Rebecca dal canto suo rimase seduta per qualche attimo, tamburellando con le dita sul tavolo: non aveva scoperto niente di nuovo o di particolarmente interessante…


“Allora Julian… qual è la tua paura più grande?”

“Perché vi interessa?”

“Perché ci piace l’idea di conoscere chi potrebbe entrare tra noi… rispondi, per favore.”

Isaac tenne gli occhi scuri fissi in quelli chiari di Julian, che esitò prima di rispondere, visibilmente di controvoglia e abbastanza seccato:

“Credo sia mio padre.”

“Perché?”       Isaac inarcò un sopracciglio, sperando di non aver usato un tono troppo sorpreso: conosceva bene suo zio e certo, non era la persona più amichevole del mondo ma nemmeno un mostro…

“Diciamo che non abbiamo le stesse idee.”

“Che cosa hai detto a tuo cugino Isaac al Banchetto?”

Probabilmente non era da una domanda prevista, ma Isaac volle farla comunque al cugino: giusto per capire se era stato sincero.

“Gli ho rivelato il mio segreto, come mi era stato chiesto. Vale a dire che gioco a Quidditch, anche se nessuno lo sa.”

“E in che modo? Non sei nella squadra di Serpeverde.”

“No, infatti. Ma il mio amico Elijah gioca come Battitore, lui odia il Quidditch e in realtà sono io che gioco al posto suo: usiamo la Pozione Polisucco regolarmente.”

“E perché lo fate?”

“Come ho detto, io e mio padre siamo diversi… lui non vuole che giochi.”

“E pensi che Isaac lo dirà a tuo padre, Julian?”

Già cugino, cosa pensi davvero di me?

Isaac sorrise appena, vedendo il ragazzo abbastanza in difficoltà: non aveva mai potuto chiederglielo e ora invece poteva saperlo senza problemi, dopotutto Julian non sapeva con chi stava parlando.

“Beh… spero di no. Non penso lo farà, è una persona riservata e si fa gli affari suoi, non faceva la spia nemmeno quando eravamo piccoli. Non abbiamo un bel rapporto, ma non penso che mi metterebbe nei guai a tal punto.”

Beh, se non altro riconosce che mi faccio gli affari miei

Isaac scrutò suo cugino per un attimo, dimenticando quasi in che situazione si trovava: lo stava interrogando per la Confraternita dopotutto.

“Perché domande così personali, se posso chiedere?”      Julian inarcò un sopracciglio, curioso di sapere perché la Confraternita si interessasse tanto alla sua famiglia.

“Come ho detto, ci piace conoscere chi potrebbe essere un nostro compagno… non vogliamo avere brutte sorprese in futuro. In ogni caso Julian, abbiamo finito; avrai presto notizie della Confraternita.”

Isaac aprì il cassetto e consegnò la bacchetta al cugino, che la prese e si alzò dalla sedia dopo aver rivolto un ultimo sguardo incerto alla figura che non era riuscito a vedere né a riconoscere, ignaro che si trattasse proprio di suo cugino Isaac… l’ultima persona a cui avrebbe pensato.

                                                                                  *

“Allora Violet… parliamo un po’ di te. Di che cosa hai paura?”

Violet inarcò un sopracciglio, colta alla sprovvista dalla domanda: perché diamine volevano sapere di cosa avesse paura?  

Sperando che non si trattasse di una prova poco piacevole, Violet rispose dopo aver esitato per un attimo, sentendo di dover dire la verità a chiunque fosse seduto davanti a lei, di certo un ragazzo a giudicare dal timbro.

“Ho paura dei tuoni e sono claustrofobica.”

“C’è un motivo particolare?”

“Una volta mi hanno chiusa in uno sgabuzzino, da piccola… da allora non sopporta stare chiusa in uno spazio stretto.”

“Capisco… e dimmi, che rapporto hai con tuo padre?”      Thomas sorrise, conscio che quella domanda non era prevista. Ma aveva sentito del rapporto travagliato di Violet con il famoso Blaise Zabini e voleva saperne di più.

Evidentemente era vero, perché Violet esitò alla domanda, passandosi nervosamente una mano tra i capelli:

“Noi… non andiamo molto d’accordo, specialmente da quando è morta mia madre. Siamo diversi.”

Violet si strinse nelle spalle, come se fosse un dato di fatto, una cosa ovvia che non poteva essere modificata.
Thomas guardò la ragazza con quasi compassione: non doveva avere vita facile a casa, senza la madre e il padre con cui aveva un rapporto molto controverso…  Probabilmente per lei tornare a scuole era sempre un sollievo.

“Perché dovresti entrare nella Confraternita, secondo te?”

Violet sorrise quasi con rassegnazione, rispondendo subito questa volta:

“Immagino sia per il mio cognome… suppongo di non essere la prima che viene scelta per la famiglia.”

No, decisamente no

Pensò Thomas pensando a Shay, Albus o a Scorpius. Non era la prima e nemmeno l’ultima… certo, Violet era anche una studentessa eccellente, Prefetto e una bella ragazza, non era solo per la sua famiglia.

“Beh, ammetto che in parte è così, ma abbiamo avuto altri motivi. Non ho altre domande per te Violet, puoi andare.”   Thomas aprì il cassetto e restituì la bacchetta alla proprietaria, che la prese quasi con sollievo prima di alzarsi e girare sui tacchi, in parte stupita per la velocità con cui si era svolta la chiacchierata con un qualche membro della Confraternita, ignorando che sedesse accanto a lei ogni giorno da più di cinque anni.

Thomas guardò la ragazza del sesto anno aprire a tentoni la porta della Stanza delle Necessità e uscire senza guardarsi indietro: anche l’Interrogatorio era fatto… ora doveva solo aspettare sabato per discuterne insieme agli altri, poi si sarebbe deciso sul da farsi.


                                                                               *

“Siediti pure, Sophie.”     Sophie si chiuse nervosamente la porta alle spalle, gli occhi azzurri fissi sulla scrivania debolmente e solo in parte illuminata dalla piccola torcia. 

Sedette sulla sedia come le era stato detto e guardò davanti a se, senza vedere chi era seduto sulla sedia oltre la scrivania.  Esattamente come da procedura, Shay le chiese di darle la bacchetta e la Corvonero obbedì, consegnandola senza esitare troppo o fare domande.

La bionda la mise in un cassetto e poi sorrise, rivolgendosi di nuovo alla ragazza:

“Bene, grazie per non aver opposto resistenza… così faremo molto più in fretta. Allora Sophie, perché non mi parli un po’ di te? Non so, i tupi segreti… o cosa ti spaventa di più?”

“Devo proprio?”

“Ci siamo passati tutti, temo di sì se vuoi entrare nella Confraternita. In caso contrario alzati ed esci pure, non ti fermerà nessuno.”

Sophie sospirò, scuotendo appena il capo: ma certo che no, non voleva rinunciare… non a quel punto, non sarebbe stato giusto.  Lei non era una codarda e nemmeno debole. Doveva solo parlare e aprirsi un po’, cosa che comunque faceva di rado.

“Beh, d’accordo allora. Ho paura di deludere chi mi vuole bene e che crede in me, ho paura dei gatti… e che mio padre scopra che vado malissimo in Erbologia.”

“Beh, tutti vanno male in qualcosa, non è poi così grave!”

Sophie però scosse la testa, parlando di nuovo alle parole di Shay:

“Lui pretende molto da me, vuole che eccello in tutto quello che faccio… un po’ come lui e mia madre, non è sempre facile avere dei genitori perfetti.”

“Lo so Sophie, credimi… ma nessuno è perfetto, l’ho imparato anche io. Avere una famiglia fantastica è dura, ma imparerai a fregartene e ad essere solo te stessa, indipendentemente da loro. So di cosa parlo, mi è successo lo stesso.”

Sophie non disse niente, chiedendosi con chi stesse parlando: di certo non si era aspettata una tale sensibilità.

Shay da una parte si pentì di aver parlato in quel modo, forse non doveva prendersi quella confidenza… ma aveva sentito di doverlo dire. Perché la capiva benissimo, dopotutto tutti conoscevano la sua super, perfetta famiglia famosa… e no, non era facile stare al passo con loro.

“Hai dei segreti?”

“Beh, è una cosa stupida… non lo sa nessuno. Quando era piccola volevo diventare una cantante da grande, se vuoi ridere fa’ pure, non me la prenderò.”

Shay sorrise ma non rise, pensando a se stessa: non avrebbe di certo riso a quella rivelazione, considerando che era il lavoro di sua sorella!

“Non riderò, tranquilla… il tuo segreto è al sicuro. C’è altro?”

“No, non credo… odio stare al centro dell’attenzione o stare a contatto con chi non conosco bene, mi mette a disagio.”

“Capisco… secondo te perché ti abbiamo scelta? RE’ la mia ultima domanda Sophie.”

La Corvonero esitò alla domanda della Tassorosso, quasi come se sapesse la risposta ma non volesse dirla ad alta voce:

“Credo sia per la mia famiglia… spero di no ovviamente, ma probabilmente è così. Ho ragione?”

“Mi dispiace Sophie White, ma qui quella interrogata sei tu… io non rispondo alle domande. Detto questo pupi andare, ecco la tua bacchetta.”

Sophie prese la bacchetta con riluttanza, quasi come se volesse rifiutarsi di andarsene senza sapere perché era stata scelta: se lo chiedeva da un po’ e voleva una risposta concreta, non solo i suoi film mentali!

Shay sorrise mentre la guardava voltarsi e avviarsi verso la porta, sapendo che cosa stava pensando la ragazza… lei era stata in una situazione molto simile l’anno prima.
Si, la capiva benissimo… 

Ma come lei avrebbe dimostrato che valeva molto, indipendentemente dal cognome e dalla sua famiglia.

                                                                              *

“Ciao Declan. Siediti.”

Vincent smise di dondolarsi sulla sedia, facendo sì che le quattro gambe di legno del mobile toccassero il pavimento della Stanza delle Necessità.
Declan sedette di fronte a lui abbastanza controvoglia e si vedeva: aveva un’espressione annoiata dipinta in volto, come se trovasse la cosa inutile.

“Non sei contento di essere qui? Significa che sei sulla strada per entrare nella Confraternita.”

“Certo, ma so già cosa mi chiederete… immagino vogliate scoprire i nostri punti deboli, non è così?”

Mica scemo questo

Vincent sorrise divertito, inarcando un sopracciglio mentre sguardava il ragazzo più piccolo con gli occhi chiarissimi.

“Beh, visto che sai già cosa voglio chiederti… coraggio, parla.”

“I miei segreti? Beh, ho assistito alla morte dei miei genitori e spero di riuscire a trovare chi li ha uccisi, un giorno.”

“Perché vuoi entrare nella Confraternita? E secondo te perché ti abbiamo scelto?”

“Suppongo sia per il mio nome, no? Turner… cognome importante.  Voglio entrare per riuscire nel mio intento: sono certo che voi della Confraternita potrete essermi utili nel mio scopo.”

Vincent non parlò per qualche istante, abbastanza sconcertato dalla schiettezza e dalla sincerità del ragazzo: non aveva mai assistito ad una tale dichiarazione di puro opportunismo… quasi quasi gli stava pure simpatico, il Tassorosso.

“Beh, grazie per aver parlato chiaramente. Di che cosa hai paura Declan? Una paura vera.”

“Beh, ho sempre cercato di afre in modo che nessuno scrivesse il mio intento, ma a questo punto tu lo sai… spero solo che non lo spiffererai ai quattro venti.”

“Rilassati, mi farò gli affari miei… il tuo segreto è al sicuro, o almeno per ora.”

Vincent sorrise: l’informatore aveva le sue informazione, le aveva ottenute come sempre.

Declan dal canto suo invece piegò le labbra in una smorfia: ma bene… quel per ora non gli piaceva affatto. Aveva parlato senza problemi perché non era stupido, sapeva che se non avesse parlato gli avrebbero comunque rifilato del Veritaserum.

Era abbastanza certo che alla Confraternita le bugie non piacessero.

                                                                        *

Quando la porta della Stanza delle Necessità si aprì una debole luce filtrò nella stanza buia, facendo fremere Scorpius sulla sedia dove si era seduto: formalmente Eleanor era arrivata… attendeva quel momento da due giorni, non vedeva l’ora di poterle chiedere un bel po’ di cose interessanti.

“Ciao Eleanor, siediti.”   

Scorpius vide chiaramente la ragazza fare una faccia un po’ strana al sentire quella voce: era modificata con la magia e non ci voleva un diploma per capirlo.
Scorpius tirò quasi un sospiro di sollievo: aveva temuto che potesse riconoscerlo… fortunatamente però la pozioni che aveva preparato Rebecca aveva avuto effetto e le loro voci erano irriconoscibili ai futuri membri della Confraternita.

La mora sedette di fronte a lui e posò la bacchetta sulla scrivani con non poca riluttanza quando il biondo glie chiese… in effetti dovette ripetere la domanda un paio di volte prima che la Grifondoro lo ascoltasse…

Sempre testarda, Eleanor Andersen.

La mora incrociò coì le braccia al petto, sbuffando appena: non le piaceva affatto l’idea di essere senza bacchetta. Si sentiva quasi indifesa, vulnerabile.

Scorpius a quel punto si schiarì la voce e decise di cominciare, intuendo i pensieri della ragazza:

“Bene… cominciamo. Di che cosa hai paura, Eleanor?”

“Perché ti interessa?”

“Perché ci interessi tu, e noi vogliamo sapere chi abbiamo davanti. Se non parli di tua spontanea volontà di farò parlare in un altro modo Eleanor, quindi decidi tu.”

“Come sei simpatico. Bene allora… ho paura di mia madre, immagino.”

“Perché?”

“Si può dire che sia la causa dei miei guai… non è stata esattamente una madre affettuosa.”

Eleanor a abbassò gli occhi chiari sulla scrivania, contorcendo la mascella mentre il volto da sua madre, i suoi occhi da pazza e i suoi capelli in disordine le entravano nella mente.

“Succede, immagino…non sei l’unica.”

“No, ma forse sono l’unica ad avere addosso una cicatrice procuratole dalla propria madre. Non chiedermi di fartela vedere perché non lo farò, sia chiaro.”

Scorpius roteò gli occhi, quasi sbuffando: ora sì che era curioso! Che razza di cicatrice aveva la ragazza che le aveva fatto sua madre? Non gliene aveva mai parlato.

“Perché ti ha fatto una cicatrice?”

“Non lo so, non capirà mai cosa passa per la testa di quella pazza drogata. Non è mai in se, mai.”

Scorpius inarcò un sopracciglio, chiedendosi se il “drogata” fosse letterale o solo per insultarla… vista la seconda parte del discorso però, probabilmente intendeva nel vero senso della parola.

“Beh, cambiamo argomento… dimmi i tuoi segreti, se ne hai.”

Eleanor quasi rise alla domanda di Scorpius: se ne aveva… eccome, se ne aveva.

“Se proprio ci tieni… ne ho diversi. Sorvolando sulla storia di mia madre, ho un segreto non indifferente.”

“Sarebbe?”

“Soffro di una… malattia particolare.”

Lo stomaco di Scorpius fece una specie di capriola al sentire la parola –malattia-   

Eleanor era malata? Da quando? Non ne sapeva niente… nessuno gli aveva mai detto o accennato nulla di simile, nemmeno Clara.

Eleanor guardò la figura davanti a se senza poterla vedere, chiedendosi cosa stesse pensando il suo interlocutore… certo, non poteva sapere che si trattasse proprio del suo ragazzo.

“Immagino che tu stia comunque per chiedermelo, quindi te lo dico già: soffro di bipolarismo. Molti si chiedono come mai io a volte sia molto lunatica… beh, non è un difetto, è una patologia.”

Scorpius aprì la bocca per dire qualcosa ma la richiuse subito dopo, senza dire nulla: Eleanor era bipolare… nel vero senza della parola. Aveva una doppia personalità.

“Beh, hai perso la lingua?”

“No, stavo solo pensando a ciò che mi hai detto. Non me l’aspettavo.”

“Beh, non è qualcosa che si vede esteticamente… c’è altro o posso andare?”

Il tono quasi indifferente della mora lasciò Scorpius quasi inorridito, mentre le ridava lentamente la bacchetta.

Aveva subito un trauma fisico e psicologico da parte di sua madre e soffriva di sdoppiamento della personalità… se non altro ora si spiegavano un paio di cose, come la sua repulsione per il fumo, la droga o per i suoi repentini cambi di umore.

Scorpius degludì mentre Eleanor usciva dalla Stanza delle Necessità, chiudendosi la pesante porta alle spalle che si chiuse con un tonfo.

Non avrebbe mai pensato a niente del genere… forse Clara aveva ragione in fondo. Non era stata una grande idea, al sua… forse sarebbe stato meglio non venire a conoscenza di quelle cose.

Pe un attimo Scorpius si chiese se Clara sapesse, a differenza sua… ma poi un altro pensiero gli venne in mente: Eleanor affrontava tutto questo ogni giorno da tutta la vita.

Ma lui era diverso, lui era un Malfoy e un Serpeverde: era codardo e non aveva paura ad ammetterlo.

Lui era pronto, ce l’avrebbe fatta a reggere tutto?   Senza contare che non sapeva come comportarsi… come si sarebbe posto con lei, sapendo tutte quelle cose senza potergliele rivelare?

Scorpius si alzò dalla sedia, spegnendo la lampada dopo essersi passati una mano tra i capelli chiarissimi.   Sospirando riaccese le luci e si avviò in fretta verso l’uscita della Stanza delle Necessità, ancora abbastanza scosso e confuso dalla particolare conversazione avuta con Eleanor.

Non avrebbe mai pensato che dietro quel faccino perfetto si nascondessero tante cose…nessuno l’avrebbe mai detto.

E ora non poteva dirlo nemmeno ad Albus, o almeno non fino all’accettazione definitiva di Eleanor nella Confraternita.

Forse non era in grado di sperare una situazione così… era tutto molto, troppo complicato: più di quanto non avrebbe mai pensato.









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Angolo Autrice:

Beh, eccomi di nuovo! Oggi è giornata produttiva XD
Questo capitolo a differenza del precedente è piuttosto lungo e gli OC compaiono tutti... così ora conoscete qualcosa in più di queti ragazzi!
Che ne dite, vi è piaciuto?    Spero di si, fatemi sapere!

Domanda:  potreste madarmi la descizione di un abito per il vostro OC ad una festa?  un vestito abbastanza elegante, per le ragaze possibilmente corto.. NON mandatemi link perchè non riesco a visualizzarli!

A presto spero!

Signorina Granger

 

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Capitolo 10
*** Un segreto di troppo ***


Angolo autrice:

buonasera! Sono di ritorno con un altro capitolo, non so che abbia fatto, anche questo è abbastanza intermedio, quindi nonnè un granché e non compaiono tutti i personaggi... Però è più lungo dell'altro, quindi spero mi perdonerete.
grazie per le descrizioni degli abiti con i quali mi divertirò molto... A questo proposito ho una domanda per voi: come si comporterebbe il vostro OC ad una festa? Attenzione non un gala ma un party tra studenti... Come si comporterebbe? Che farebbe a grandi linee? Sbizzarritevi. 

Signorina Granger 






Capitolo 7: Un segreto di troppo


 

“Tu lo sapevi?”

 

Clara alzò lo sguardo, confusa: Scorpius era appena entrato di corsa in Sala Comune e si era subito avvicinato a lei e alla poltrona accanto al camino dove si era seduta a ripassare.

 

“Che cosa?”

 

Scorpius si fermò davanti all’amica, che inarcò un sopracciglio quasi con disappunto: che accidenti voleva Malfoy? Aveva appena finito di interrogare Eleanor… ma lei non sapeva proprio un bel niente.

 

“Ho appena… interrogato Eleanor. Perché non me l’hai detto? Non l’avrei interrogata se l’avessi saputo!”

 

“Innanzitutto calmati tesoro, perché stai ansimando… e poi DI COSA stai parlando? Io te l’avevo detto che non era una grande idea, ma tu come sempre hai fatto di testa tua! Non so a cosa ti riferisci.”

 

“Mi riferisco al fatto…”   Scorpius interruppe la frase, lanciandosi uno sguardo alle spalle per assicurarsi che nessuno fosse in ascolto prima di riprendere a parlare, abbassando leggermente la voce mentre si chinava appena verso Clara:

 

“Al fatto che soffre di sdoppiamento della personalità. Lo sapevi?”

 

A Clara per poco non cadde il libro.

La mora sgranò gli occhi scuri, guardando Scorpius con tale sorpresa che il ragazzo non ebbe bisogno di risposte: no, decisamente non lo sapeva.

 

“Eleanor…è bipolare?”

 

“Si, sono rimasto scioccato quanto te… non me n’ero mai reso conto, non ci aveva mai nemmeno pensato.”

 

Oh no, Clara dubitava che fosse rimasto scioccato quanto lo era lei in quel momento… nemmeno lei se n’era mai accorta. Come aveva fatto a non capirlo?

 

Si sentiva quasi… in colpa.

 

Forse lei stava tornando a galla?  Clara sperò vivamente di no mentre alzava nuovamente gli occhi sull’amico, scuotendo appena la testa:

 

“No non lo sapevo… conosci Eleanor, è una che si fa gli affari suoi… è piuttosto riservata.”

 

“Oh cavoli, arriva Al! Fai finta di niente, mi raccomando!”     Scorpius si defilò con una velocità tale che Clara per un attimo si chiese se si fosse Smaterializzato, quando Al le si parò davanti agli occhi con un panino in mano.

 

“Ehy, eccoti qui! Dove sei stata?”

 

“In biblioteca a studiare… tu sei stato nelle cucine, a quanto vedo.”    Potter le rivolse un sorrisetto e le strizzò l’occhio, sedendo sul bracciolo della poltrona e guardandosi intorno probabilmente alla ricerca di Scorpius:

 

“Dov’è finito Scorp?”

 

“Doveva vedersi con Eleanor credo…”

 

“Giusto, l’ha anche interrogata poco fa! Sai qualcosa?”

 

Clara contorse la mascella prima di parlare: odiava mentire ad Al… ma Scorpius l’avrebbe uccisa e non era giusto rivelare ai quattro venti un segreto tale.

 

“…No, niente. Immagino che sapremo qualcosa sabato sera, alla riunione. A te tocca domani, giusto?”

 

“Già, e non vedo l’ora! Così potrò vendicarmi di quel piccolo stronzetto di Smith… l’anno scorso mi ha rovesciato un calamaio addosso! Spero che non entri nella Confraternita…”

 

“Beh, non ci resta che aspettare… non manca molto alla selezione definitiva, mi risulta. Ora scusa ma andrò in Dormitorio per un po’, ho mal di testa e qui c’è un gran baccano.”

 

Clara chiuse il libro e si alzò, salutando Albus e quasi correndo verso il Dormitorio femminile: sentiva lo sguardo confuso dell’amico su di se per essere stato liquidato nel giro di poco, ma doveva filarsela assolutamente… Mary stava venendo a galla e non le andava che qualcuno se ne accorgesse, non certo quella sera.

 

Erano stati svelati già abbastanza segreti per una sera.

 

                                                                             *

 

“Allora? Ti sei divertita?”     Shay fulminò Rebecca con lo sguardo, che ridacchiò dal letto a baldacchino dove si era comodamente stesa.  La bionda si sfilò le scarpe e le lasciò sul tappeto prima di avvicinarsi all’amica, sedendo sul suo letto:

 

“Beh, non esattamente ma è stato abbastanza piacevole… ho scoperto qualcosa in più sull’introversa Sophie White, se non altro. Non chiedermi di anticiparti qualcosa perché non lo farò, sai che non posso.”

 

Rebecca sbuffò, chiudendo Orgoglio e Pregiudizio con un colpo secco e appoggiandolo sul comodino: Rebecca era curiosa, tremendamente curiosa… e odiava aspettare.

 

“Va bene, come ti pare… aspetterò sabato, ma sarà dura. Hai più fatto i compiti per la Cooman?”

 

Shay sgranò gli occhi azzurri con orrore: compiti? Cooman?  … no, decisamente no… aveva passato la serata a fare domande!

 

“Ehm…no! Cavoli, devo subito farli o andrò a letto alle 4!”

 

La bionda fece per alzarsi con aria disperata, ma l’amica la precedette e le lanciò un rotolo di pergamena senza aggiungere altro.

 

Shay le rivolse un gran sorriso, che si affievolì leggermente quando abbassò lo sguardo sulla pergamena: non si capiva niente.

 

“Potevi anche degnarti di scrivere meglio però! Non si capisce un cavolo!”

 

“Ti faccio copiare i compiti di Divinazione e pure ti lamenti? Scrivo a zampa di gallina da quando ho sei anni Shay… non credo che le cose potranno mai cambiare.”

 

                                                                         *

 

Raine sbuffò, passandosi una mano sul viso e alzando il capo: niente, non era proprio il momento… non riusciva a concentrarsi.

 

Continuava a pensare alla Confraternita, all’interrogatorio di due giorni prima… si chiedeva se i membri avrebbero rese in qualche modo pubbliche le informazioni apprese, o perché le avessero richieste… certo lei non aveva nulla di particolare da nascondere, ma comunque non le andava che tutta Hogwarts venisse a conoscenza dei fatti suoi!

 

La Corvonero lanciò un’occhiata alle sue compagne di Dormitorio, che dormivano in pace nei rispettivi letti a baldacchino. Beate loro, lei non ci riusciva proprio… e doveva ancora finire di studiare.

 

Sospirando la ragazza si alzò, stanca di sentire Roxanne russare.  Raccolse libro, penna e calamaio e scese silenziosamente le scale fino alla Sala Comune, sedendo sul divano.

 

Era strano trovare la Sala Comune deserta e completamente al buio… era la prima volta che le capitava.

 

Anche se in realtà tanto deserta non era…

 

“Ehm… ciao.”       Raine sussultò e si voltò di scatto verso la fonte della voce, trovandosi davanti Sophie White in vestaglia.

 

“Ciao Sophie… mi hai spaventata. Nemmeno tu riesci a dormire, vedo.”

 

“No, in effetti no… ho la mente impegnata.”    Sophie si strinse nelle spalle, incrociando le braccia al petto mentre evitava di guardare la ragazza: non sapeva cosa fare o come comportarsi… si sarebbe seduta sul divano ma c’era Raine! Non erano molto in confidenza e non le andava di risultare fastidiosa…

 

“Puoi sederti, se vuoi.”

 

Sophie rivolse a Raine uno sguardo stupito, incuriosita dalle sue parole: Raine Saunders era una persona molto diffidente… era abbastanza strano che la invitasse a sedersi a poca distanza da lei.

 

Senza aggiungere altro la sedicenne sedette sulla poltrona più vecchia e morbida accanto al camino spento, incrociando le gambe e spostando gli occhi azzurri fuori dalla finestra: da una parte si chiedeva a cosa stesse pensando Raine… non l’avrebbe mai chiesto apertamente, naturalmente.

 

Dal canto suo, anche la Caposcuola si stava chiedendo la stessa cosa: che Sophie fosse nella sua stessa situazione? Non era improbabile, visto che era del sesto anno, Prefetto e di famiglia ricca e conosciuta… ormai le mosse della Confraternita erano abbastanza prevedibili, o almeno per lei.

 

Le due ragazze rimasero in silenzio nella stanza per un po’, entrambe troppo poco socievoli per spiccare parole con un’appena conoscente… alla fine Sophie si addormentò e quando si svegliò, alcune ore dopo, trovò la Caposcuola nella sua stessa identica situazione: addormentata su un divano e con un gran bel torcicollo in arrivo.

 

                                                                           *

 

“Eleanor. Possiamo parlare, per favore?”    Eleanor smise di parlare con Rose Weasley e alzò lo sguardo, sentendo la familiare voce di Scorpius che la chiamava. 

In effetti il Serpeverde era in piedi accanto a lei e la stava guardando in modo molto diverso dal solito: serio, quasi nervoso. 

La ragazza esito per un attimo, chiedendosi cosa volesse dirle prima di annuire ed alzarsi:

“Si, certo... Dimmi pure Scorp.”    Eleanor si lasciò la colazione alle spalle e si avviò dentro al ragazzo verso la porta della Sala Grande, mentre dal tavolo dei Serpeverde nessuno si perdeva la scena: 


“Secondo voi cosa le deve dire?”   Mormorò Rachel Parkinson in tono curioso mentre seguiva i movimenti della coppia più chiacchierata del castello con lo sguardo. 

“Non ne ho idea... Al, tu sai qualcosa?” 

Alle parole di Julian tutti si rivolsero a Potter, che alzò lo sguardo dalla sua ciotola di porridge sentendosi interpellato. Il moro si limitò a scrollare le spalle come se la cosa non gli ingessasse affatto, anche se ovviamente non era così e sia Clara che Vincent lo sapevano bene. 

“Non lo so, a me non ha detto niente...” 

“Oh andiamo, facciamoci gli affari nostri! Smettetela di guardarli, lasciamoli stare.”  Clara alzò gli occhi al cielo, quasi esasperata dal comportamento infantile-ficcanaso dei suoi compagni di casa.

Vincent smise di dondolarsi sulla sedia e di tendere il collo per sbirciare la conversazione tra Scorpius e Eleanor. 

Clara dal canto si stava chiedendo se l’improvvisa necessità di Scorp di parlare con la ragazza fosse dovuta all’interrogatorio e a ciò che il ragazzo aveva scoperto su Eleanor... Non aveva un buon presentimento. 


“Pensierosa, Clara?”     La ragazza quasi nemmeno sentì la domanda di Julian, che dovette schioccarle le dita davanti al volto per farla risvegliarlo dallo stato di trance. 

La mora si ridestò di colpo e si voltò verso il ragazzo, che sorrise con fare divertito prima di parlare: 


“Lo prendo come un si... A che stai pensando?” 

“A niente in particolare, solo al fatto che la McGrannit ci ucciderà se non riusciremo a trasformare una cassapanca in un pony... Vincent, ti sei allenato per caso?” 

“Ho la faccia di uno che è stato sveglio fino a tardi a trascinare cassapanche in pony?” 


Vincent inarcò un sopracciglio con aria scettica, indicando si il volto come sempre rilassato e praticamente perfetto. Julian rise mentre invece Clara borbottò qualcosa sul fatto che fosse l'unica a fare i compiti, mente Albus stava ancora in silenzio con aria assorta:  Scorpius gli era parso piuttosto strano dalla sera prima... Distante e pensieroso, come se avesse la testa altrove... Era abbastanza certo che avesse a che fare con Eleanor. 


Il suo ragionamento ebbe conferma quando Abigail Burke arrivò di corsa al tavolo, rivolgendosi alle sue amiche:

“Ragazze, indovinate un po'? Ho appena assistito alla rottura tra Malfoy e la Andersen! Lui l'ha lasciata senza tante preamboli!” 


Albus quasi si strozzò con il porridge, mentre Clara alzava di botto lo sguardo e scambiava uno sguardo stupito con Julian: CHE? 


Dopo un attimo di esitazione Albus si alzò, esortando gli amici a fare lo stesso:

“Andiamo.”  Lui, Julian e Clara sia alarono in fretta e uscirono di corsa dalla Sala grande per raggiungere Scorpius e chiedergli spiegazioni, mentre invece Vincent se ne stava con tutta calma seduto al tavolo, senza smettere di mangiare: certo era curioso, certo lui era l’informatore... Ma sapeva quando era il momento di farsi gli affari suoi e quello era uno di quei momenti. 

                                                                             *

“Oh andiamo, non puoi certo lasciarci così sulle spine! Spiegati bene Abby, che è successo?” 

Abigail piegò le labbra in un sorriso, visibile nate compiaciuta di essere al centro dell'attenzione, ancora una volta. 

“Beh, ero nel Salone d’Ingresso per venire qui e li ho visti parlare non molto lontano dai Sotterranei...  Lei era molto seria e lui le stava parlando, sembrava un po’ scostante a dire il vero... Ovviamente non mi sono rinata ad ascoltare, ma le ha tipo detto che era una relazione di scarsa importanza, che nessuno  dei due teneva realmente all'altro ecc ecc... In ogni caso lei non l'ha presa male.” 

“Beh, credo di non aver mai visto Eleanor Andersen esternare una vera emozione... Mi sarei stupita del contrario.” Osservò Joanne inarcando un sopracciglio, mentre accanto a loro Vincent non si perdeva una sola parola del discorso. 


Quindi Malfoy l'aveva lasciata così di punto in bianco e senza un vero motivo apparente... Interessante. Chissà cosa aveva scoperto, durante l’Interrogatorio...


                                                                              *

“È una mia impressione o c'è movimento al tavolo dei Serpeverde?”   Thomas inarcò un sopracciglio,mentre Isaac gli rivolgeva uno s sguardo stralunato: che accudenti ci faceva al suo tavolo? 


“Ehm... No lo penso anche io... Ma che ci fai qui Tom?” 

“Volevo solo chiederti se tu sai qualcosa... Sarà un altro scherzo di Bex?”  

I due ragazzi si voltarono contemporaneamente verso il tavolo dei Tassorosso, dove Rebecca stava chiacchierando con Shay con tutta calma e tranquillità, come se non si fosse nemmeno accorta che metà del tavolo dei Serpeverde era a dir poco in fermento.

“Mah, non credo... Se così fosse se ne starebbe a sorridere con aria soddisfatta.” 

“Già, ma dimentichi che Rebecca Hastings è un’attrice fenomenale... Non mi stupirebbe se fosse nel bel mezzo di una sua interpretazione Isaac.” 

Isaac non rispose, limitandosi a tenere gli occhi scuri sull’amica: la conosceva bene, o almeno così diceva... Ma a volte non ne era tanto sicuro. 

Aveva imparato solo due tre anni che la conosceva che Rebecca parlava moltissimo... Ma in relata diceva ben poco. 
Non parlava mai di se, non accennava mai a,la famiglia o a ciò che avesse fatto durante le vacanze... Rideva, sorrideva, faceva commenti taglienti o scherzava. Ma di se, quante volte l'aveva sentita parlare? 

Forse mai... Era brava a guardare la frittata, a cambiare discorso e a nascondersi dietro ad un sorriso. Chi dentro quel castello la conosceva veramente?  Isaac cominciava a dubitare di consocerà bene come aveva sempre pensato, anche se la cosa lo rattristava non poco. 


“Chi lo sa, è difficile smascherarla... Ma io credo davvero che non centri questa volta. Non dico che è una ragazza innocente e orche in genere c'è sempre il suo zampino di mezzo, ma per questa volta spezzo una lancia per il suo non coinvolgimento. Magari è solo qualche pettegolezzo messo in giro per passare il tempo.” 

Thomas non rispose, guardando il tavolo dei Serpeverde con aria acciugata: gli  studenti del settimo anno erano quasi tutti usciti... Potter, Julian e la Lightwood erano usciti insieme poco dopo Malfoy: che avesse s che fare con lui? Magari il ragazzo aveva scoperto qualcosa nel suo Interrogatorio... Dal canto suo, Thomas avrebbe interrogato Violet Zabini quella sera e da una parte non vedeva l'ora: sentiva che si sarebbe divertito... E poi avrebbe scoperto qualcosa di interessante, con un po’ di fortuna.

O almeno ci sperava, visto che per interrogare la ragazza aveva rinunciato agli allenamenti di Quidditch... E no, Fred non l'aveva presa troppo bene. 


“Beh, qualche cosa stia succedendo, sento che lo scopriremo sabato sera... Ti dirò, non vedo l'ora. L'anno scorso il festino è stato quasi disastroso, ma questa volta abbiamo noi il coltello dalla parte del manico... Sarà un’occasione per divertirsi,”


“Beh, spero che tu abbia ragione Thomas... Non mi piacerebbe dover tirare di nuovo  giù una ragazza dal lampadario...” 


                                                                         *

“Si può sapere perché l'hai fatto? Lo so che non sei un bambino e che non devi rendere conto a noi, ma non avevi mai accennato al fatto che volessi lasciare Eleanor!” 

Scorpius scrollò le spalle alle parole di Julian, che alzò gli occhi al cielo mentre Albus invece sospirava, seduto su un gradino della scalinata principale accanto ai due compagni e amici. 

“Non c'è un vero motivo... Insomma, lo sapete voi e lo sanno tutti che non provavamo chissà che l'uno per l'altra. Per lo più era attrazione fisica e credo che lei possa dire lo stesso... Non ci è nemmeno rimasta male! Non doveva importarle poi molto.” 

“Ok ma... Perché? Non voglio essere invadente Scorp, ma davvero non ti capisco.” 

Scorpius non disse niente, mentre Albus pensava senza però poter dire nulla: era certo che Scorpius avesse scoperto qualcosa su Eleanor... Voleva sapere cosa, ma di certo non poteva chiederlo davanti a Julian! 

Il ragazzo sospirò, posandosi una mano tra i lisci capelli bianchi come se non capisse l'amico e ci avesse rinunciato:  

“Come vuoi, non mi immischio in faccende che non mi riguardano... Ci vediamo dopo ragazzi, ho lezione.” 

Julian si alzò e salì le scale dopo aver dato una pacca sulla spalla al giovane Malfoy, che parlo solo quando Nott si fu allontanato:

“So cosa stai pensando Al... E si, ha abbastanza a che fare con ieri sera ma preferisco non dire niente... Al massimo parlerò sabato sera alla riunione.” 

Albus sbuffò e borbottò qualcosa di poco comprensibile: era curioso e voleva sapere tutto subito... Non aveva la minima voglia di aspettare! 

Da una parte però doveva anche sere contento della cosa... D'altronde il suo migliore amico e la ragazza che gli piaceva si erano appena lasciati senza troppi danni collaterali.


Sua madre diceva sensore di vedere il alto positivo nelle cose... Per una volta ci era riuscito.


                                                                              *


“Oh... Scusami, pensavo non ci fosse nessuno.” 

Eleanor spostò lo sguardo dalla finestra per posare gli occhi azzurri su Violet, che stava in piedi sulla soglia della Sala Comune e la guardava. 

“Non importa, non è di mia proprietà questa stanza dopotutto...”


Violet entrò nella stanza e sedette su una sedia, rivolgendo alla mora un’occhiata furtiva: ovviamente aveva sentito qualcosa sulla sua rottura con Malfoy a colazione... Era vero o solo un pettegolezzo? Non era mai stata pettegola, ma era comunque abbastanza curiosa.


“Se te lo stai chiedendo si Violet, io e Scorpius ci siamo lasciati... Fammi indovinare, Abigail Burke l'ha fatto sapere s tutta la sala grande?” 

Violet inarcò un sopracciglio, sorpresa non dalle parole della ragazza ma dell'espressione divertita che ave assunto il bel volto di Eleanor, che si voltò verso di lei e piegò le labbra rosse in un sorriso: 

“Beh... In effetti si, ma non c'è da stupirsene.” 

“No, hai ragione... Conosciamo i nostri polli, dopotutto.” 


Violet sorrise appena, senza staccare gli occhi dalla bella Grifondoro: era curiosa, voleva chiederle cosa provasse... Ma non ne aveva il  coraggio. Dopotutto non era in confidenza ed era una domanda molto personale. E poi non le andava troppo di sorrisi una delle frecciatine poco simpatiche di Eleanor Andersen.

“Scommetto che molti si sono dispiaciuti di non aver visto la mia reazione o la scena intera.” 

Violet annuì alle parole di Eleanor, che continuava a sorridere: trovava la situazione davvero divertente... Non era triste né altro, non era arrabbiata con Scorpius... Era certa che se non l'avesse fatto lui l'avrebbe lasciato lei con le stesse motivazioni, presto o tardi. 

La divertiva soltanto la frivolezza delle persone. 

“Beh, suppongo di sì... Ma non è stato nulla di plateale, no?” 

“No Violet, non amo dare spettacolo in effetti. Oh beh, suppongo che mi dovrò sorbire qualche domanda nei prossimi giorni, ma me la caverò.” 

“È solo un pettegolezzo... Si sgonfierà presto, fino al prossimo. Ormai non si parla nemmeno più dell’acclamato bacio tra Potter e Raine Saunders.” 


Eleanor sorrise alle parole di Violet, ricordando lo stupore che lei stessa aveva provato al banchetto al vedere la scena... Poi aveva collegato il tutto alla Confraternita, realizzando che con ogni probabilità Raine era bella sua stessa barca.

Anche Violet ci era dentro, ma la mora non lo sapeva... Non ancora. 

Ma non mancava molto: presto i nomi degli effettivi nuovi membri della Confraternita sarebbero stati svelati.



 

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Capitolo 11
*** Lettere ***


~~Capitolo 8: Lettere


 

Le lacrime le rigavano le guance pallide, mentre teneva il capo chino.  Probabilmente non aveva il coraggio di guardare il padre negli occhi, o forse non riusciva a guardare lui.

Lui invece non staccava gli occhi da lei, mentre le braccia di Althea lo stringevano in un abbraccio. Anche lei piangeva, in silenzio mentre guardava l’uomo che stava parlando con un odio e una rabbia che il bambino non avrebbe mai dimenticato.

“Non avresti dovuto farlo, Jennifer.”

 

Vincent si svegliò di scatto, alzandosi a sedere di colpo e spalancando gli occhi.
Quando si rese conto di essere ad Hogwarts e non a casa sua, il ragazzo quasi tirò un sospiro di sollievo, mentre si passava una mano tra i lisci capelli biondi, lunghi leggermente più della norma per un ragazzo.

Non era la prima volta che faceva quel sogno… ma era sempre orrendo rivivere quel giorno.

 
Vincent si lasciò cadere pesantemente sul letto, chiudendo gli occhi e sospirando: non sapeva che ore fossero, ma grazie al cielo era sabato… niente lezioni quel giorno.

Il Dormitorio era silenzioso, segno che i suoi compagni o dormivano oppure erano già scesi… in entrambi i casi, non gliene importava assolutamente nulla.

                                                                          *

Rebecca piegò a metà la lettera e la infilò nella busta, girandola per scrivere il mittente. Scrivere lettere non era esattamente la sua ambizione da sabato mattina, ma se non l’avesse fatto sarebbero stati guai: non aveva alcuna voglia di sentirsi le lagne di Malfoy.

Quest’ultimo e Potter si erano dileguati dieci minuti prima, quando aveva finito la loro “riunione” in biblioteca: alla fine avevano deciso di “comune accordo” che lei avrebbe dovuto scrivere a destra e a sinistra ai loro ex compagni di Confraternita, oltre che procurarsi le maschere e scrivere i biglietti da dare ai novellini.

Quella sera ci sarebbe stata anche un’altra riunione, dove avrebbero parlato tutti insieme degli Interrogatori e della festa.

Rebecca appoggiò la penna d’oca sul calamaio, sperando che Molly le fungesse dà ancora di salvezza e le mandasse le maschere che le sarebbero servite entro il venerdì successivo.   La festa era stata programmata per il sabato seguente, quindi mancava solamente una settimana… e ovviamente qui gentiluomini di Potter e Malfoy avevano lasciato tutto a lei.

Malfoy aveva sostenuto che lui, essendo il Capo, non poteva abbassarsi a tanto mentre Potter se l’era filata dicendo che era il compito del Secondo Guardiano quello di scrivere biglietti e compagnia.

Rebecca in realtà non aveva ancora ben capito qualche fosse il SUO, di compito… prima o poi se lo avrebbe fatto spiegare per bene, poco ma sicuro.

La Tassorosso aveva appena finito la lettera indirizzata a James quando da uno scaffale comparvero Julian e Clara, intenti a discutere su un libro di Incantesimi.

Il ragazzo si accorse di Rebecca e sorrise nella sua direzione, salutandola come un cenno mentre Clara invece inveiva contro Vitius e le sue relazioni, che aveva preso l’abitudine di rifilare dall’anno precedente.

“Ehy, c’è Rebecca! Ti spiace se ci vediamo vicino a lei?”   Julian si voltò vero la mora, che si limitò ad esprimersi con un cenno del capo: Rebecca Hastings non era certo la sua migliore amica, ma non si erano mai prese a piattate come era quasi successo tra la ragazza e Malfoy.

I due Serpeverde si avvicinarono così al tavolo, sedendo di fronte a lei dopo averle chiesto il permesso. Clara rivolse uno sguardo alle buste sparse sul tavolo, inarcando un sopracciglio senza dire nulla.    Siccome davanti a Julian non poteva parlare, Rebecca si limitò ad alzare gli occhi al cielo in un’espressione seccata, come a volerle far capire che si, i due amici della ragazza le avevano scaricato gentilmente tutto il lavoro.

“Che stai facendo Bex? Scrivi?”

“Già… diciamo che non ho mai scritto alla mia famiglia da quando siamo tornati e credo sia il momento di recuperare.”     Rebecca rivolse a Julian il suo miglior sorriso e una delle sue performance da attrice che le avevano risparmiato punizioni e perdite di punti in moltissime occasioni da quando era ad Hogwarts.

Clara si limitò invece a guardare la ragazza con cipiglio critico, chiedendosi sinceramente come riuscisse ad inventarsi balle a velocità simili: era quasi un talento…

“Beh, beata te che hai tempo, noi dobbiamo fare Incantesimi…”

Julian sbuffò sonoramente, tirando fuori dalla borsa pergamena ed inchiostro lanciando all’amica un’occhiata leggermente eloquente.

La Tassorosso alzò gli occhi al cielo, sospirando prima di parlare in tono serio:

“Se vuoi i miei compiti basta chiedere Julian… lo sai, non ho problemi a far copiare.”

Julian e Clara rivolsero alla ragazza due sorrisi da angioletti grandi come una casa e Rebecca ridacchiò appena, scuotendo il capo:

“Ora non ce l’ho, se volete ve la porto a pranzo…”  

“Come farei senza di te! Grazie Bex.”      Julian sorrise alla Tassorosso, che abbassò lo sguardo e continuò a scrivere la lettera per Louis Weasley: le stava per venire un crampo alla mano e la sua scrittura stava peggiorando sempre di più. Sarebbero riusciti a decifrarla?

Clara se lo stava appunto chiedendo, mentre la ragazza, per distrarsi, chiedeva ai due Serpeverde se sapevano qualcosa riguardo a Scorpius ed Eleanor… ormai non si parlava d’altro.

“Beh, Scorp non ha detto nulla di che… solo che lei non se l’è presa e che nessuno dei due teneva molto all’altro. In realtà me l’aspettavo, ci avrei giurato che non sarebbero durati fino a Natale.”

Julian si strinse nelle spalle, mentre invece Clara pensava alla conversazione tra lei e l’amico due sere prima: quando Scorpius le aveva detto di Eleanor era rimasta a dir poco scioccata… e il fatto che lui l’avesse lasciata solo per quel segreto le dava non poco fastidio.

Eleanor poteva anche non essersela presa, ma Scorpius era stato a dir poco un vigliacco. 
Naturalmente lui era il primo a definirsi tale, ma il suo comportamento irritava ugualmente Clara, che si sentiva chiamata in causa a dir poco: Scorpius avrebbe allontanato anche lei, se avesse saputo del SUO piccolo segreto?

Già la sera prima aveva rischiato abbastanza… Mary aveva deciso di saltar fuori proprio al momento sbagliato e Scorpius e Albus l’avevano guardata in un misto tra preoccupati e sconvolti nel vederla comportarsi in modo allegro, vivace e gentile… sembrava una specie di Shay Mitchell 2.

Julian ormai invece quasi non ci faceva più caso: ci aveva fatto un po’ l’abitudine al fatto che, di tanto in tanto, Clara diventasse molto diversa dal solito… aveva imparato a non fare domande, quasi preferendo non spere e dicendosi che probabilmente era solo meteoropatica.

                                                                           *

“Ciao! Com’è andata?”      Thomas rivolse a Shay uno sguardo confuso, stupito di trovarla fuori dal campo da Quidditch.

La squadra di Grifondoro aveva appena terminato gli allenamenti in previsione della prima partita dell’anno: Grifondoro contro Serpeverde, ad inizio novembre… e né Fred o Rose Weasley né Thomas avevano intenzione di perdere.

“Bene… che ci fai qui?”

La bionda si si limitò a stringersi nelle spalle, affiancando l’amico che si sistemò la scopa sottobraccio mentre iniziava a risalire il parco di Hogwarts.

“Rebecca doveva vedersi con Potter e Malfoy per discutere della festa… quando si è alzata ha svegliato anche me con il suo modo di fare da mandria di buoi e quindi eccomi qui.”

“In parole povere, non sapevi cos’altro fare.”

“Mi hai tolto le parole di bocca Tom.”

Thomas sorrise e scosse appena la testa, mentre davanti a loro Rose e Fred Weasley parlottavano fitto fitto, di certo programmando schemi di Quidditch: la brillante figlia di Hermione Granger aveva ereditato il cervello e l’ingegno della madre... Ma lo sfruttava anche per il Quidditch, con grande orgoglio del padre e degli zii.

Quando a Fred, avendo entrambi i genitori ex giocatori e pure diversi zii… diciamo che non aveva quasi avuto scelta, si era trovato il Quidditch nel DNA.

“Secondo te cosa decideranno per la festa?”

“Non ne ho idea, ma di certo spillerò qualche informazione a Rebecca a pranzo… spero che la facciano al più presto, non vedo l’ora!”

Shay sfoggiò un gran sorriso allegro e Thomas trattené una mezza risata, ricordando la festa dell’anno prima: oh sì, da quel che ricordava Shay amava proprio le feste…

E se si era divertita tanto quando era sotto esame, non immaginava che cosa avrebbe fatto questa volta che non aveva di che preoccuparsi.


Eleanor risaliva il parco da sola, in testa alla squadra che si era sparpagliata alle sue spalle: Rose parlava col cugino, Fletcher era stato raggiunto dalla Mitchell e Eleanor non aveva decisamente alcuna voglia di parlare con lei…    Quanto ad Elijah, quel giorno si era dato malato a detta di Fred e Thomas e così si erano dovuti allenare senza un Battitore.

La ragazza adorava il Quidditch e quel giorno si era decisamente impegnata, rincorrendo il boccino come se ne andasse della sua stessa vita: battere i Serpeverde le avrebbe recato una soddisfazione immensa… E non voleva di certo farsi sfuggire l’occasione.

Non ce l’aveva troppo con Scorpius, ma un dubbio le si era insinuato in testa la sera prima, mentre cercava di dormire nonostante il russare di Rosie: che il ragazzo fosse venuto a sapere del suo segreto? Dopotutto l’aveva rivelato a chissà chi e puff, il giorno dopo lui la lasciava senza un motivo vero e proprio.

C’era decisamente qualcosa che non tornava e Eleanor non era stupida. Fredda, a volte menefreghista e spesso antipatica, ma non certo stupida.
E, a proposito di gente che le stava poco simpatica, la mora piegò le labbra carnose in una smorfia nel vedersi una figura molto familiare che le si stava avvicinando, il consueto sorriso stampato in volto e i capelli biondi lunghi leggermente sopra le spalle che ondeggiavano ad ogni passo.

“Ciao Andersen! Di ritorno dall’allenamento?”

“Non fare domande se sai già la risposta, Nightray... che cosa vuoi?”

Il biondo guardò la ragazza con un’espressione imbronciata, fingendosi offeso com’era solito fare:

“Mi ferisce il fatto che tu mi chieda cosa voglio… devo avere un motivo per parlarti?”

“Credo di sì. Fammi indovinare, sei venuto a spiare gli allenamenti per assicurati di vincere? Beh, mi spiace deluderti ma voi bisce non vincerete il mese prossimo, puoi starne certo.”

Vincent contrasse la mascella: BISCE?
Tuttavia non aveva nessuna voglia di discutere con Eleanor Andersen, così continuò a camminarle affianco e sorvolò:

“Beh, la vedremo… Ti rode non essere stata scelta Capitano, eh?”

Eleanor piegò le labbra in una smorfia, ma non rispose subito: in parte si… ma Fred se lo meritava e poi se l’era aspettato.   James Potter era stato Capitano fino all’anno prima e quando se n’era andato la spilla era passata a suo cugino.

“Fred se l’è meritato, il posto… lo stesso non si può dire di te, Nightray. E ora se non ti dispiace, non ho proprio temo di parlare con te, torna sottoterra con i tuoi simili.”

“E’ stato un piacere, come sempre!”     Vincent sorrise, parlando a voce abbastanza alta mentre la ragazza accelerava di colpo il passo, lasciandolo indietro.

Sapeva di starle antipatico, ma aveva comunque pensato di andare ad infastidirla: in realtà sperava di scoprire qualcosa su lei e Scorpius, ma aveva tempo dopotutto…

Il biondo si lanciò uno sguardo alle spalle, scorgendo Thomas e Shay pochi metri più indietro.
Alla fine sui fermò, permettendo ai due di raggiungerlo per parlargli:

“Salve ragazzi… Mitchell, che ci fai senza la tua dolce metà?”

Shay fulminò il biondo con lo sguardo, rifilandogli mentalmente un paio di parolacce:

“Come sei divertente… la mia “dolce metà” sta parlando con i tuoi simpaticissimi colleghi Serpeverde… non credo si stia divertendo molto in effetti.”

“La Hastings che discute con Potter e Malfoy?”    Vincent inarcò un sopracciglio in un’espressione molto da *WTF* e Thomas alzò gli occhi al cielo, ricordandogli una cosa abbastanza ovvia… o che avrebbe dovuto esserla:

“La festa Nightray… devono decidere quando e come farla.”

“Ahh, giusto. Beh, spero presto! Non so voi, ma io non vedo l’ora.”

“Sono d’accordo, per una volta!”

                                                                                     *

Isaac si buttò sul letto, sfinito: la riunione era stata abbastanza impegnativa, di certo più delle precedenti.

Avevano discusso a non finire sulla festa, sul come farla e sulla sfida che i ragazzi in forse avrebbero dovuto superare: per Malfoy, Potter avrebbero dovuto cambiarla ma Rebecca si era opposta con fermezza insieme a Clara: era sempre la stessa ogni anno e non c’era alcun bisogno di cambiarla, dopotutto l’avevano superata anche loro l’anno prima.

Dal canto suo, Isaac era abbastanza indifferente: non gli importava molto della sfida della festa, per lui era uguale… poi se gli altri avrebbero bevuto tanto dal comportarsi da idioti, erano affari loro.

Alla fine, grazie a lui e Thomas, erano riusciti a mettersi d’accordo: la festa si sarebbe tenuta il sabato successivo con la stessa modalità di sempre, Rebecca aveva già inviato le lettere agli ex membri della Confraternita e scritto i biglietti. Dovevano solo consegnarli adesso e ognuno avrebbe fatto la sua parte: Clara l’avrebbe fatto avere ad Abigail Burke, Potter a suo cugino e a Parkinson, Thomas a Violet Zabini e alla Andersen mentre Shay o Rebecca a Declan Turner. Lui doveva pensare a Joe Smith e a Raine, anche se non aveva idea di come fare: non poteva entrare nel Dormitorio femminile e non poteva nemmeno farglielo avere tramite Roxanne. 

Isaac si passò una mano sul volto, sentendo le voci assordanti dei suoi compagni giù in Sala Comune: lui era tornato e si era defilato in fretta senza farsi notare o dare spiegazioni a nessuno della sua assenza, tanto erano tutti troppo impegnati a chiacchierare o mangiare per preoccuparsene troppo.

In un modo o nell’altro si sarebbe ingegnato, dopotutto il cervello non gli mancava… era stato assegnato a Corvonero per un motivo, o almeno lo sperava.

                                                                                       *

“A che cosa stai pensando?”

“Al test di lunedì.”       Lucy sbuffò sonoramente alle parole di Sophie, scuotendo il capo con disapprovazione:

“E’ sabato sera, non pensarci… domani ce ne preoccuperemo, ora no.”

Lucy rivolse all’amica uno sguardo a mo’ di ordine e la mora obbedì, chiudendo lentamente il libro che stava sfogliando fino a pochi istanti prima:

“Come preferisci, capo.”          Le due ragazze erano salite in Dormitorio poco prima, quando la chiassosità dei compagni di Casa aveva praticamente reso impossibile conversare.

“Non avevi il turno di sorveglianza?”

“Si, ma ho fatto a cambio con Violet… non era molto contenta, ma diciamo che era in debito con me.”    Sophie rivolse alla giovane Weasley un sorrisetto, pensando alla Grifondoro: avevano scambiato i turni di quella settimana usando come scusa lo scherzo fattole da Violet al Banchetto… alla fine la ragazza si era fatta perdonare.

“Beh, non la invidio! Da sola con Abigail Burke, e di sabato sera! Poveraccia, chissà come se la sta passando!”

Lucy scoppiò a ridere e Sophie la seguì poco dopo, immaginandosi le due ragazze costrette a passare la serata insieme: no, non dovevano divertirsi molto… nessuna delle due sopportava l’altra, dopotutto.

                                                                                     *


“Abigail, te lo chiederò un’altra volta… perché siamo qui ferme da dieci minuti?”

Abigail non rispose alla domanda di Violet, che sbuffò sonoramente: erano ferme e in silenzio davanti al muro che celava la Stanza delle Necessità e Violet non ne aveva ancora capito il motivo: la Serpeverde non le aveva risposto per tutte e 5 le volte in cui glie l’aveva chiesto.

“Beh, fa’ come vuoi… io me ne vado a letto, la mia Sala Comune è dietro l’angolo.”

Violet fece per girare sui tacchi e sorrise quando si sentì immediatamente chiamare da Abigail: era certa che in quel modo si sarebbe guadagnata la sua attenzione, finalmente.

La Grifondoro si voltò verso la ragazza, che stava in piedi e con la schiena appoggiata al freddo muro di pietra. Gli occhi azzurri e scintillanti anche al buio di Abigail erano puntati dritti su di lei e per una volta non le stava sorridendo in modo beffardo o arrogante: era seria.

“Tu non vai da nessuna parte Zabini, almeno non fino alle 22… Non ho intenzione di fare il turno da sola mentre tu te ne stai in panciolle.”

“Non avevo alcun dubbio… ora però possiamo andare per favore? Non credo che succederà chissà che standocene qui a fissare un muro!”

Violet non sapeva se Clara era a conoscenza o meno della Stanza delle Necessità, ma il fatto che si fosse fermata a guardare proprio quel muro era un chiaro segno che si, la conosceva.

Ma perché volesse starsene lì come a fare un turno di guardia, era un mistero.

Abigail tornò a guardare il muro e Violet sospirò, passandosi una mano tra i capelli: non sapeva se implorarla o prenderla a minacce.

“D’accordo andiamo… volevo riuscire a vedere una cosa, tutto qui.”     Abigail si staccò dal muro e s’incamminò in fretta nel corridoio buio e Violet la seguì in fretta, curiosa: chissà di che cosa stava parlando… naturalmente chiedere non sarebbe servito a niente, ma Violet non potè non chiedersi se la Serpeverde si stesse riferendo alla Confraternita: dopotutto era molto probabile che le loro riunioni si tenessero lì e non era impossibile che anche Abigail Burke fosse nella loro lista…

Violet osservò la ragazza che camminava un paio di metri davanti a lei, i capelli scuri che le ondeggiavano sulla schiena e la falcata decisa, ampia e veloce come di chi sa esattamente dove vuole andare, e vuole farlo in fretta.

Non avrebbe propriamente gioito nel trovarsela come compagna, ma Violet era abbastanza certa che la cosa fosse reciproca… ad ogni modo, se tutto sarebbe andato ben avrebbe scoperto i nomi dei membri della Confraternita entro poco, o almeno lo sperava.

Non aveva più ricevuto notizie dall’interrogatorio e si stava quasi chiedendo se l’avessero tagliata fuori per qualcosa che aveva detto… Non le restava che aspettare.

                                                                          *

Declan faceva scorrere lo sguardo sulla sala, osservando i presenti.

Quelli del settimo anno avevano fatto un salto nelle cucine una mezz’ora prima ed erano tornati carichi di cibo, come sempre: gli elfi erano sempre molto generosi con chi andava a fargli visita.

Tutti stavano mangiando, ridendo e chiacchierando ma lui preferiva osservare. Era sempre stato del parere che spesso si può capire meglio una persona osservandola piuttosto che parlandoci insieme…

Guardava Shay Mitchell, che rideva come una matta mentre Kevin Jordan tentava di esibirsi nella corda per saltare umana, senza troppi risultati.

Rebecca Hastings invece stava leggendo in fretta una lettera che le era appena arrivata: era entrata in Sala Comune con una busta in mano e si era messa a leggerla senza nemmeno salire in Dormitorio.

Declan moriva dalla voglia di sapere chi le aveva scritto, specialmente quando la ragazza si avvicinò all’amica e le mormorò qualcosa all’orecchio, accennandole la lettera che le fece leggere.

Shay le disse qualcosa in risposta e poi Rebecca era sparita in Dormitorio, portandosi la lettera dietro.

La lettera, ma non la busta.    Shay era tornata a rivolgere l’attenzione e le risate al compagno di corso e così Declan si era alzato, scivolando con nonchalance verso il tavolino dove la busta era stata abbandonata per sbadataggine.

Declan si versò della Burrobirra in un bicchiere e nel farlo girò senza problemi la busta per vederne il retro e quindi leggere il mittente: tanto erano tutti troppo impegnati per accorgersi di lui, che comunque non stava facendo niente di eclatante anche se si sentiva quasi un ladro.

Rebecca Hastings, Hogwarts, Tassorosso

MW

Declan si accigliò per un attimo, cercando di capire chi potessero stare quelle iniziali.  Tuttavia il dubbio durò solamente pochi secondi, perché un volto e un nome gli comparvero presto nella mente: Molly Weasley, naturalmente… la ragazza era un ex Tassorosso uscita da Hogwarts l’anno prima e, per giunta, da quel che ne sapeva lui era amica di Rebecca.

Non c’era quindi niente di strano se le aveva scritto, ma qualcosa gli diceva che non era una semplice lettera di saluti… era certo che ci fosse altro sotto.
 
Solo allora Declan si accorse di una seconda busta, lasciata in un angolo del tavolino. Non si era accorto che Rebecca avesse due lettere, ma forse quella le era arrivata già nel pomeriggio o subito dopo cena.
Declan abbassò lo sguardo per leggere il nome del destinatario, spinto dalla curiosità:

Rebecca Hastings, Hogwarts, Tassorosso

JSP

JSP…. C’era solo una persona con quelle inziali che Rebecca poteva conoscere fuori di Hogwarts: James Sirius Potter.

Come mai tutti i cugini Weasley le stavano scrivendo, per di più di sera? Doveva essere una cosa importante e non poteva trattarsi di un caso se le avevano scritto la stessa sera.

Declan sbuffò appena: moriva dalla voglia di leggerla, ma non poteva farlo senza rompere il sigillo… e a quel punto Rebecca si sarebbe accorta che qualcuno l’aveva aperta.

Al diavolo

Declan ruppe la cera e aprì la busta, pregando mentalmente che Rebecca non decidesse di tornare di sotto proprio in quel momento.

Il Tassorosso si allontanò dalla ressa e salì i gradini del Dormitorio due scalini per volta, ansioso di leggere la lettera di Potter: con un po’ di fortuna la lettera sarebbe stata data per dispersa e nessuno se ne sarebbe preoccupato… e poi la Sala Comune era piena di gente, era impossibile che arrivassero a lui in qualche modo.

Declan sedette sul letto a baldacchino, tirando fuori la lettera dalla busta prima di spiegarla con impazienza:

Un lampo di delusione attraversò gli occhi scuri del ragazzo, che avrebbe sperato in qualcosa di più corposo… invece non c’era scritta che una riga, esclusa la firma in basso.

Qualunque cosa per te, Becky

Qualunque cosa… chissà di che cosa parlava Potter.    Declan però sorrise, lasciandosi cadere sul letto: con quella lettera aveva avuto una conferma personale se non altro: Rebecca Hastings era davvero nella Confraternita.

Sapeva per certo che Potter ci era stato dentro fino all’anno prima e l’ipotesi che avesse fatto entrare anche Rebecca non era poi così strana. Si era vociferato che anche Molly Weasley ne avesse fatto parte, quindi l’argomento delle lettere doveva essere per forza quello.











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Angolo Autrice:

Buonsalve! Come state?
L'arrivo del sabato mi ha messo di buon'umore e così ho finalmente finito questo cavolo di capitolo che mi portavo dietro da giorni...
Ad ogni modo, spero che vi sia piaciuto! Nel prossimo ci sarà la festa, spero che vi piacerà e di non combinare macelli.

Quale prova dovranno affrontare i ragazzi nel corso della serata? 
Lo scoprirete presto!

Signorina Granger

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Capitolo 12
*** La festa ***


~~Capitolo 9: La festa

 

“Ciao Declan.” Declan quasi si soffocò con il pezzo di carne che stava masticando, quando alzò lo sguardo e incontrò gli occhi scuri e il sorriso gentile di Rebecca Hastings.

“Posso sedermi?”

“Certo...”


La ragazza sedette di fronte a lui, che invece la osservò accigliato: perché diamine si era seduta davanti a lui? I suoi compagni invece non sembravano della stessa opinione, visto il modo in cui si davano reciprocamente gomitate e accennavano a Rebecca come perfetti trogloditi: probabilmente se la ragazza si fosse seduta davanti a loro, non si sarebbero posti nessuna domanda.

Rebecca si servì di orata alla griglia e verdura cotta, alzando i grandi occhi scuri su Declan solo quando ebbe il piatto pieno:

“Sai, mi stavo chiedendo... Non è che hai trovato una lettera indirizzata a me, da qualche parte in Sala Comune? Un mio amico doveva scrivermi ma della busta nessuna traccia.”

Declan rimase impassibile, certo che Rebecca l'avrebbe sgamato nel giro di un nano secondo se avesse battuto ciglio:

“No, mi dispiace... Non ho trovato nessuna lettera.”

“Beh, non importa... Chissà dove sarà andata a finire.” Rebecca sospirò prima di iniziare a mangiare, senza aggiungere altro. Declan esitò per un attimo ma poi la imitò, riprendendo a mangiare anche se un po’ nervosamente.

Fortunatamente l'atmosfera si rilassò quando Shay spuntò al tavolo dei Tassorosso, sedendo accanto all'amica e parlandole a raffica.
Le due ragazze si alzarono poco dopo e uscirono dalla Sala Grande con gran sollievo di Declan: avere Rebecca davanti l'aveva messo un po’ a disagio… che non era stupida lo sapeva bene, di certo doveva sospettare qualcosa se gli aveva chiesto della lettera.


“Io terrei gli occhi aperti se fossi in te.”

Declan alzò lo sguardo, domandandosi a chi appartenesse quella voce che, ne era quasi certo, non aveva mai sentito.

Isaac Nott era in piedi davanti a lui, dietro al posto dove poco prima si era seduta Rebecca.

Ora, c'era decisamente qualcosa che non andava.

Non solo Isaac Nott gli aveva rivolto la parola... Ma gli stava pure sorridendo nel modo di chi sa qualcosa che tu non sai.

“Scusami?”

“Dico solo che terrei gli occhi aperti se fossi in te... Conosco bene Rebecca, e credimi. Quando vuole trovare qualcosa, finisce col trovarla. Sempre.”

Isaac gli rivolse un sorriso e poi si congedò senza aggiungere altro, le mani in tasca e il passo rilassato.

Declan lo seguì per un attimo con lo sguardo, digrignando i denti: l’allusione era chiara, non serviva una laurea per capire a cosa si stesse riferendo Isaac... Rebecca avrebbe trovato la altera e chi l'aveva presa.


Declan sospirò appena, spiando l'ora sul l'orologio da polso di Sebastian Kane: le 20... Tra un'ora ci sarebbe stata la festa è di certo non sarebbe potuto mancare.

Declan si alzò da tavola, facendosi mentalmente un appunto importante: stare alla larga da Rebecca Hastings, o almeno per quella sera.


                                                                                    *

Violet si stava spazzolando accuratamente i capelli, guardando allo specchio con lieve soddisfazione: aveva già indossato il suo abito e ai piedi portava già i tacchi neri… anche i capelli era finalmente a posto e ora mancava solamente il trucco. Non si era mai truccata prima d’ora ma aveva deciso che era arrivato il momento di farlo: se non quella sera, quando?

Aveva occupato il bagno per un po’, ma era tornata in Sala Comune con largo anticipo rispetto ai compagni di Casa, mangiando poco e in fretta per potersi preparare in pace e senza creare sospetti.

La festa la rendeva un po’ nervosa in realtà, anche perché non aveva idea di chi si sarebbe trovata davanti… avrebbe dovuto mettere la maschera che aveva trovato la sera prima insieme al biglietto della Confraternita, anche se dubitava che avrebbe celato del tutto la sua identità… anche se probabilmente la combinazione abito-trucco la rendevano comunque molto diversa dal solito.

Guardare le sue amiche truccarsi per anni aveva finalmente dato i suoi frutti: aveva sentito mille volte Daisy elogiarsi per come metteva bene la matita per gli occhi… alla fine aveva quasi imparato a farlo solo guardando e sentendo l’amica.

Violet sorrise alla ragazza quasi estranea che si trovava davanti: era un po’ triste di non poter farsi edere da Daisy… sapeva che l’amica sarebbe stata molto felice di vederla in tiro. Peccato solo che non poteva rivelare ai quattro venti che era in prova per la Confraternita, o l’avrebbero subito cancellata dalla lista.

La Grifondoro s’infilò la veste sopra all’abito per dare meno nell’occhio e uscì di soppiatto dal bagno con biglietto e maschera in tasca: fortunatamente non c’era nessuno in Dormitorio… di certo tutti erano a cena a prendersela comoda, essendo sabato sera e non avendo lezione il giorno dopo.

Era ufficialmente pronta… per la festa e per la prova.

                                                                             *


“Perché era seduta davanti a Declan Turner? Non nego che sia carino, ma...”

“Razza di scema, ho ben altro a cui pensare. Non lo so Shay, qualcosa mi dice che la mia lettera è finita nelle mani di qualcuno... E non escludo che si tratti di lui.”

Shay alzò gli occhi al cielo mentre Rebecca non stava ferma un attimo, continuando a camminare avanti e indietro con lunghi passi per il Dormitorio. La bionda invece stava seduta alla toeletta, studiando il suo riflesso nello specchio con la bacchetta in mano: stava cercando di far cambiare magicamente colore ai suoi capelli.

“Santo cielo Bex, stai ferma! Mi deconcentri! Prima per colpa tua mi sono fatta i capelli rossi invece che azzurri!”

Shay si voltò di scatto verso la mora, che si fermò di colpo e sedette sul letto dopo aver sfoggiato un sorriso colpevole:

“Scusa... Sai che quando sono nervosa non sto mai ferma.”

“Lo so anche troppo bene tesoro, mi stupisce che i tuoi passi non abbiano ancora fatto crollare il pavimento. Non dovresti prepararti?”


Alle parole di Shay Rebecca si limitò a scrollare le spalle, appellando il suo abito dal baule con un colpo di bacchetta.

Quello di Shay era già steso in bella vista sul letto della ragazza, che si stava sistemando i capelli e truccando. Rebecca invece se la stava prendendo decisamente più comoda, visto che era ancora con la divisa addosso.

“Manca ancora un'ora, me la prendo con calma. Spero che gli altri riescano ad arrivare in tempo però, altrimenti avrò scritto duemila lettere per niente!”

I pensieri ad alta voce di Rebecca vennero però interrotti da un’esclamazione di gioia da parte di Shay, che si voltò di scatto indicandosi i capelli:

“C'è l'ho fatta! Ti piacciono?” Rebecca sbattè le palpebre un paio di volte, osservando i capelli azzurri della ragazza in tinta con ombretto e rossetto.
Quando si dice non dare nell’occhio.


“Beh, sono... Originali.”

“Bene, ora sono soddisfatta. E adesso... Vieni qui signorina, ora a te ci pensa Shay.”

Rebecca sgranò gli occhi alle parole dell'amica, guardandola seriamente preoccupata mentre si alzava, un po’ titubante:

“Ok... Ma cerca di non trasfigurarmi, ok? Preferisco tenere intatto il colore dei miei capelli, giusto perché tu lo sappia.”


                                                                                     *


“Sophie muoviti! Volevo farmi il bagno!”

“Si... Solo un minuto Lucy.”

Sophie si guardò allo specchio con fare critico, studiando il suo riflesso: indossava un abito che le aveva regalato Lucy per il compleanno, viola con la scollatura a cuore e la gonna in tulle. Naturalmente non teneva a farsi vedere conciata così fino alla Stanza delle Necessità, così si sarebbe infilata la veste della divisa sopra, per toglierla non appena arrivata al luogo della festa.

Come idea non era male, doveva solo trovare una scusa da rifilare a Lucy: sarebbe stata via per qualche ora, con un po’ di fortuna però l'amica si sarebbe addormentata prima del suo ritorno.

Sophie s’infilò in fretta la veste sopra al vestito, aprendo la porta del bagno e trovandosi davanti l'amica che stava aspettando con impazienza:

“Beh, era ora! Ma perché ti sei truccata?”

“Io... Ma che dici, ero truccata pure prima! Non te ne sei accorta? In ogni caso ora devo andare, ho il turno di sorveglianza questa sera.”

Sophie sfoggiò un sorriso e superò l'amica in fretta, il biglietto e la maschera riposti in una tasca interna della veste. Per una volta dovette ringraziare chi aveva inventato i turni per i Prefetti... Altrimenti non sapeva proprio che scusa si sarebbe inventata.

Lucy inarcò un sopracciglio prima di chiudersi la porta del bagno alle spalle, guardando l'amica che quasi corse fuori dal Dormitorio dopo averla salutata.

“Che cosa mi nascondi White?”


                                                                               *


Abigail sorrise, sistemandosi con una mano i capelli scuri mentre si guardava allo specchio con soddisfazione: finalmente era pronta per le festa, erano le 20:50... Mancavano solo dieci minuti ed era arrivato il momento di andare.

La Serpeverde indossava un abito dalla gonna a palloncino color argento scuro che si era fortunatamente portata da casa: doveva ringraziare sua madre e la sua mania di avere sempre qualcosa di elegante dietro.

La ragazza s’infilò la veste, riponendo con cura la maschera color argento che le era stata recapitata due giorni prima insieme ad un messaggio della Confraternita, scritto con il consueto inchiostro rosso:

Ora noi conosciamo i vostri segreti... Sarete in grado di scoprire i nostri?
Stanza delle Necessità, sabato, ore 21... Abito elegante.

Abigail sorrise prima di riporre in biglietto in tasca, certa che le sarebbe servito per entrare nella Stanza delle Necessità. La prova da superare non era poi così difficile da intuire: dovevano, in qualche modo, venire a conoscenza di un qualche segreto di un membro della Confraternita.

Una prova emozionante, finalmente... La giovane Serpeverde era certa che si sarebbe divertita non poco, quella sera.


                                                                                        *


“Ti dico che è storto.”

“No, è dritto e te lo ripeto.” Scorpius e Clara si scambiarono uno sguardo in cagnesco, entrambi in piedi davanti ad uno dei tanti divanetti di pelle nera disseminati per la Stanza delle Necessità, ancora vuota fatta eccezione per loro due e Al, che invece stava incantando gli alcolici all’angolo bar vicino all'entrata, così che si versassero da soli agli invitati se richiesti.

I due ragazzi si erano occupati di sistemare i divani per la Stanza ma erano fermi da cinque minuti sullo stesso mobile, che secondi Clara era storto ma secondo Scorpius dritto.

“Siete ancora su quel divano? Per l'amor del cielo, chi se ne frega se anche è storto! Nessuno se ne accorgerà.”

Albus alzò gli occhi al cielo mentre faceva planare con un colpo di bacchetta dei calici su diversi vassoi, che sarebbero svolazzati tra gli invitati magicamente, senza bisogno di camerieri.


“Precisamente. Chi se ne frega, è solo un divano.” Scorpius incrociò le braccia al petto e si allontanò, mentre Clara gli faceva il verso alle spalle. Albus soffocò una risata mentre l’amico invece si sistemava la cravatta di velluto verde scuro, con ricami neri abbinata alla camicia e ai pantaloni neri.

Albus invece aveva indossato una camicia color grigio antracite sotto ad una giacca nera, abbinata ai pantaloni... Nessuno dei due aveva abbandonato completamente i colori della loro casa, a differenza di Clara che indossava un vestito blu notte abbinato a dei tacchi molto alti.

“Ok, va bene, lasciamo perdere i divani... Piuttosto, dove sono finiti gli altri?”

“Probabilmente Nightray è caduto in uno specchio, a furia di guardarci dentro.”

Osservò Scorpius mentre si sistemava distrattamente i capelli con una mano, guardandosi intorno per controllare che fosse tutto apposto.

Albus ridacchiò appena, mentre invece Clara piegò le labbra in un sorriso divertito: il suddetto ragazzo aveva appena fatto il suo ingresso nella stanza, guardando Scorpius con aria seccata:

“Le tue battute sono talmente penose che mi viene voglia di saltare la festa, Malfoy. Come puoi vedere sono qui...”

Scorpius si voltò verso il ragazzo senza dire niente, mentre Vincent si avvicinava ai compagni di Casa. Era vestito in modo molto simile all'altro biondino, solo che invece di una cravatta verde ne aveva messa una grigia.


“Vi siete messi d'accordo per fare i gemelli i voi due?” Sghignazzò Albus in tono divertito, mentre anche Clara sorrideva e i due diretti interessati si guardavano invece a vicenda, entrambi con cipiglio critico:

“No grazie, non ci tengo ad essere confuso con certa gente...” Scorpius piegò le labbra in una smorfia e Vincent lo fulminò con lo sguardo. Quest'ultimo però non ebbe il tempo di replicare, perché le porte della Stanza delle Necessità si aprirono nuovamente, facendo entrare Shay, Isaac e Thomas.


“Beh, eccovi finalmente!”

“Scusate il ritardo, Isaac non era soddisfatto dei suoi capelli e ci ha fatto aspettare.”

Shay sfoggiò un gran sorriso, mentre Isaac protestava sonoramente alle sue spalle e Thomas invece ridacchiava. Tuttavia nessuno dei quattro Serpeverde bado troppo alle parole della Tassorosso, troppo intenti a squadrarla da capo a piedi.

Clara inarcò un sopracciglio e fece saettare lo sguardo su Isaac, che però sgranò gli occhi come a volerle consigliare di non fare domande: Shay era decisamente appariscente quella sera.

I suoi capelli erano diventati da biondi ad azzurri e indossava un abito molto aderente di pelle nera, senza spalline e ornato da una cintura borchiata in vita e da una fascia di rete nera sul braccio della ragazza, lunga fino al gomito.

“Però, che semplicità.” Osservò a mezza voce Clara inarcando un sopracciglio, immaginando si cosa avesse pensato Rebecca al vedere la sua amica: sui vestiti le due avevano gusti decisamente differenti.

“Diciamo che non si è fatta mancare niente.” Mormorò Thomas a bassa voce, temendo di essere sentito dall’amica che era già andata ad ispezionare il bar, trascinandosi dietro Isaac.

“Beh, se non altro voi due non l'avete imitata.” Osservò Clara quasi con sollievo, accennando alla camicia bianca e ai pantaloni blu scuro che indossava Thomas, che rise: non si sarebbe vestito di pelle nemmeno per tutto l'oro della Gringott.

Naturalmente anche Isaac la pensava così, che indossava un completo blu lucido abbinato alla camicia bianca.

“Sorvolando sui look... Dov’è Hastings?” Domandò Vincent inarcando un sopracciglio: l'assenza di Rebecca era impossibile da non notare, specialmente perché mancava solamente lei all’appello ormai.

Fu di nuovo Thomas a rispondere, che si strinse nelle spalle prima di parlare:

“Ha detto che arrivava più tardi, voleva aspettare l'arrivo di Molly e degli altri... Potter, sei sicuro che tuo fratello verrà? Bex gli ha scritto ma non ha ricevuto risposta.”

Gli occhi di Scorpius, Clara, Vincent e Thomas si posarono sul moro, che inarcò un sopracciglio prima di rispondere:

“Non saprei, ma dubito che non venga... Conoscete mio fratello, non si perderebbe mai una festa, specialmente se della Confraternita.”


“Effettivamente... Sarebbe strano senza James. L'anno scorso la sua esibizione è stata epica!”

Scorpius e Thomas scoppiarono fragorosamente a ridere, mentre entrambi ricordavano fin troppo bene il ballo che il primogenito di Harry Potter aveva improvvisato su un tavolo. Albus si passò una mano sugli occhi come se volesse scomparire: si era vergognato più lui del fratello quella sera...

“NON RICORDARLO. Spero solo che stasera si dia un tono...”

“Io spero di no, altrimenti che divertimento ci sarebbe? Ad ogni modo tra poco arriveranno i novellini, quindi ci conviene mettere le maschere.”


I Membri Anziani della confraternita si infilarono le rispettive maschere di pizzo e velluto, mentre Shay aveva abbassato con la magia le luci e azionato l'incantesimo di Albus sui vassoi e le bottiglie di alcool.

Per la musica non c'era bisogno di magia, dopotutto erano nella Stanza delle Necessità: bastava pensare ad una cosa perché quella apparisse magicamente.

“Senti Shay... Fammi solo un favore. Non fare pazzie.” Shay rivolse ad Isaac un sorrisetto angelico che non prometteva nulla di buono, accennando alla piccola macchina fotografica che si era portato dietro, come sempre in occasioni simili: la Tassorosso trovava molto divertente andare in giro a fare foto imbarazzanti a destra e a sinistra... Cosa ovviamente non gradita al resto dei malcapitati di turno che erano stati invitati alla sua stessa festa.

“Rilassati Isaac, sarò brava e buona... Almeno per i primi dieci minuti.”


                                                                              *


Julian odiava le feste, le aveva sempre trovate tremendamente noiose... E poi quella prova lo rendeva decisamente nervoso: scoprire un segreto di un membro della Confraternita... Ma come poteva se non sapeva nemmeno i loro nomi?

Il ragazzo sospirò, fermandosi davanti al muro appare mente vuoto per poi mettersi la maschera nera che gli copriva quasi tutto il volto. Camminò davanti al muro per tre volte e poi finalmente la grande porta apparve, con però una scritta incisa sopra:

“Lascia l'invito.”

Accigliato, Julian tirò fuori dalla tasca dei pantaloni blu il biglietto che aveva trovato sul comodino due giorni prima, non sapendo bene come interpretare quella frase.

In che senso ‘lasciare’ l'invito? Julian decise di prendere alla lettera la frase, lasciando cadere il pezzo di pergamena che, con sua somma sorpresa, volteggiò in aria per pochi istanti ma non cadde sul pavimento, venendo invece risucchiato dalla fessura che divideva le due ante della porta, che si aprirono con uno scatto.

“Beh, ingegnoso...” Osservò Julian quasi con ammirazione, riuscendo perfettamente a sentire della musica molto alta da dentro la stanza.

Prima di entrare il ragazzo sospirò, pregando affinché tutto andasse bene: l'ultima cosa che voleva era fare una figuraccia in mezzo agli studenti più influenti della scuola...


Beh, o la va o la spacca


Julian aprì la porta, venendo immediatamente sommerso dalle voci e dalla musica.
La luce nella stanza era abbastanza soffusa e cerano più persone di quante di sarebbe aspettato: dovevano essere circa 30... Dei vassoi carichi di bicchieri svolazzavano tra le persone, che indossavano tutte una maschera simile a quella di Julian.

Beh, perfetto... Come diamine avrebbe fatto a capire con chi parlava? Rischiava di scoprire il segreto di uno studente in prova come lui, se non stava attento.


                                                                               *


“Grazie ancora per le maschere Molly, non so come te le sei procurate così in fretta.”

“Figurati Bex, le ho trovate da Tiri Vispi Weasley... Ma non preoccuparti, mio zio mi ha assicurato che sono normalissime, non provocheranno nessun effetto collaterale.”

Rebecca rivolse a Molly uno sguardo dubbioso, non potendo che sperare che la ragazza avesse ragione.

Le due erano appena entrate nella Stanza delle Necessità e tutti gli altri ex Membri le avevano già precedute.

Rebecca aveva già parlato con Potter, che le aveva assicurato che si, le aveva risposto già la settimana precedente. A quel punto la sua lettera era finita per forza nelle mani di qualcuno e Rebecca era decisa a scoprire di chi si trattasse... Aveva come il presentimento che quella persona si trovasse giusto lì, nella Stanza delle Necessità insieme a lei.

“Bene, ora scusa ma vado a salutare Al... Ci vediamo dopo, Bex.” Molly le strizzò l'occhio prima di sparire oltre Sean Baston e Emily Richardson, che stavano come al solito litigando per la mania del ragazzo di allungare troppo lo sguardo sulle belle ragazze.

Rebecca decise che li avrebbe salutati più tardi e si spostò dalla pista da ballo, cercando di non farsi pestare i piedi da qualcuno mentre osservava i ragazzi che ballavano. Ne riconobbe tranquillamente alcuni, tra i quali naturalmente Shay: poteva anche togliersi la maschera, con quei capelli era decisamente poco in incognito.

Rebecca scosse il capo sorridendo divertita, mentre adocchiava Isaac seduto su un divanetto di pelle da solo. Thomas si era già dato al bere al bar e Rebecca decise di lasciarlo fare, cercando di avvicinarsi invece al Corvonero.

“Mi stavo giusto chiedendo dove fossi finita Hastings... Temevo fossi diventata tutto d'un tratto timida.”

Rebecca si voltò, già sapendo chi le aveva parlato con il consueto tono a metà tra il divertito e il sibillino:

“No Nightray, non mi è ancora successo... Ho ancora il coraggio di far vedere la faccia in giro.”

Rebecca non batté ciglio, mentre Vincnet invece sorrideva e prendeva al volo un bicchiere da un vassoio che gli passò accanto, studiando la Tassorosso da capo a piedi.

“Peccato, speravo ti fossi vestita abbinata a Shay.”

“Preferisco lasciare a lei gli abiti di pelle, non mi donano affatto. Chissà perché mi aspettavo di trovarti in nero...”

“Beh, anche tu sei in nero Hastings... Il tuo abito non sarà di pelle, ma abbiamo fatto una scelta molto simile.”

Rebecca piegò le labbra in una smorfia, ignorando la solita allusione del ragazzo sul fatto che fossero simili, cosa che lei continuava a negare con testardaggine da anni.

Rebecca indossava un abito nero corto in stile impero, senza spalline e con una piccola decorazione argentata che separava la gonna dal corpetto. Anche le décolleté di pizzo erano nere e si, non si poteva negare che indossassero gli stessi colori.

Grazie al cielo aveva rifiutato la proposta di Shay di tingerle i capelli di biondo, o sarebbe sembrata la versione al femminile di Vincnet Nightray.

La ragazza fece per parlare, ma venne interrotta da una voce altrettanto familiare, che la chiamò per nome ad alta voce.
Rebecca non ebbe nemmeno il tempo per insultare l'idiota che aveva appena gridato il suo nome che si ritrovò davanti James Potter, vale a dire l'idiota per antonomasia.

“Potter, potresti non urlare? A questo punto posso anche togliermi la maschera...”

“Oh andiamo Becky, lo sappiamo che non servono a niente... Fanno solo parte della tradizione, tutto qui. Ciao Nightray, come te la passi?”

“Ciao James… bene, ho come la sensazione che mi divertirò stasera. Ma suppongo che tu voglia scambiare due parole con Becky, quindi vi lascio soli.”

Vincent sorrise, scorgendo l’occhiata assassina che gli aveva indirizzato Rebecca prima di voltarsi: si chiese se fosse dovuta al soprannome odiatissimo oppure perché l’aveva lasciata sola con James Potter… probabilmente per entrambi i motivi.

                                                            *

Eleanor sbuffò appena, tenendo gli occhi fissi su Scorpius.  Stava cercando di evitarlo da dieci minuti, ovvero da quando l’aveva riconosciuto poco dopo essere entrata nella Stanza delle Necessità: non aveva alcuna intenzione di parlargli.   Non ne era certa, ma sentiva che il biondo non era sotto esame come lei ma faceva già parte della Confraternita… in ogni caso non aveva alcuna intenzione di parlargli, nemmeno se ci andava di mezzo la sfida da superare.

Eleanor non era affatto nervosa per la sfida, anzi: era del parere che non sarebbe potuta andarle meglio.  Con il suo piccolo dono sarebbe stato assolutamente un gioco da ragazzi scoprire un qualche segreto dai presenti… praticamente si sentiva già al traguardo.

Aveva così deciso di prendersela comoda, aspettando che la maggior parte dei presenti fossero ubriachi prima di cercare di scoprire qualcosa: non sapeva fino a che ora sdarebbe durata la festa, ma in ogni caso aveva tempo…

Aveva così deciso di divertirsi un po’, cercando di riconoscere i presenti: indossavano tutti delle maschere scure ed erano un po’ troppi per essere solamente membri della Confraternita più quelli in prova… a meno che non ci fossero molti più studenti sotto esame di quando Eleanor pensasse.

Tuttavia un ragazzo alto e moro che stava facendo abbastanza l’idiota con una bella ragazza in nero dai capelli scuri sembrava decisamente familiare… e non ci aveva messo molto a riconoscerlo: quello era James Potter, ci avrebbe scommesso qualunque cosa.      

Che fossero presenti dunque anche degli ex membri della Confraternita? Probabilmente li avevano chiamati a raccolta per fare numero o, più probabilmente, per rendere più difficile la prova: Eleanor era abbastanza certa che non sarebbe stato facile capire l’identità degli invitati da ubriachi, anche se le maschere non rendevano impossibile riconoscere i presenti.

Eleanor sorrise appena, facendo vagare gli occhi chiari per la sala: il banco del bar era pieno zeppo di ragazzi e ragazze che bevevano e ridevano.  I divani erano ancora praticamnete vuoti, fatta eccezione per un ragazzo che sedeva da solo nella sua stessa posizione, osservando gli invitati bere e ballare.

 Gli occhi chiari di Eleanor si soffermarono su un ragazzo che sembrava già abbastanza brillo, riconoscendolo all’istante: non poteva non trattarsi che di Thomas Fletcher, dopotutto lo vedeva ogni giorno da sei anni… e che non gli dispiacesse bere era abbastanza risaputo.

Una ragazza mora con addosso un abito color argento stava rifiutando un gran numero di inviti a ballare, ferma ed in piedi a pochi metri da lei: non ne era del tutto certa, ma le sembrava si trattasse di una ragazza di Serpeverde del sesto anno.      Sembrava decisamente sobria, mossa intelligente a parere di Eleanor, e molto attenta a ciò che stava succedendo.    Era in prova, molto probabilmente.

                                                      *

Sophie si lisciò un po’ nervosamente la gonna viola del vestito, facendo scorrere lo sguardo sulle persone sulla pista da ballo: non sapeva come facessero, lei non riusciva proprio a lasciarsi andare in quel modo… di bere, non se ne parlava: aveva una prova da superare, doveva decisamente rimanere lucida!

Una ragazza mora e dalla carnagione chiara con addosso un abito blu dalla scollatura a cuore e la gonna in tulle ricambiò ilo suo sguardo dall’altra parte della stanza, come se stesse cercando di riconoscerla a sua volta.   Tuttavia la carnagione chiara, i capelli scuri e la bellezza statutaria rendevano il compito molto semplice a Sophie: non ci voleva una gran sensibilità alla fisionomia per capire che quella era Eleanor Andersen.

Una ragazza con i capelli azzurri non faceva che fare avanti ed indietro per la sala, ridendo e parlando un po’ con tutti e scaturendo anche la rabbia di un ragazzo biondo, che venne fotografato dalla ragazza quando si rovesciò addosso del Whisky Incendiario.

Non aveva mai visto una ragazza con quei capelli ad Hogwarts, quindi se li era tinti magicamente oppure era esterna… era impossibile che tutti quei ragazzi fossero della Confraternita, erano decisamente troppi. 

La festa non era cominciata da molto, eppure molti erano già troppo ridacchianti per essere completamente sobri… chissà, forse il suo compito sarebbe stato più facile se gli altri fossero stati ubriachi.

Sophie aveva come la sensazione che i membri della Confraternita non prendessero la sfida troppo seriamente: probabilmente volevano solo divertirsi un po’, altrimenti sarebbero stati ben attenti a non bere troppo per non farsi estorcere informazioni troppo facilmente.

Non che tutti stessero bevendo, naturalmente: un ragazzo moro e dalla carnagione olivastra che era rimasto seduto per tutto il tempo senza bere si alzò all’improvviso, facendosi largo tra la calca e superando Sophie, che lo seguì con lo sguardo giusto per seguirne le mosse: il ragazzo raggiunse un angolo non illuminato della sala e poi saporì nel nulla, lasciandola di stucco… non ci si poteva Smaterializzare ad Hogwarts, nemmeno nella Stanza delle Necessità. Dove accidenti era finito?

Dopo qualche attimo Sophie si ridestò, portando nuovamente gli occhi azzurri sulla pista gremita di ragazzi: ok, adesso basta fare la ragazza da parete.

Doveva pur parlare con qualcuno per portare a termine la sua sfida…   Sophie si alzò dal divanetto e prese al volo un calice di vino bianco, scolandosene metà giusto per rilassarsi un po’. Poi sorrise, lo lasciò cadere con noncuranza e si avvicinò alla pista da ballo smettendo, per una volta, di sentirsi un pesce fuor d’acqua.

                                                       *

Quanto mi piacerebbe avere del Veritaserum a disposizione…

Declan sbuffò e abbassò lo sguardo sul bancone del bar, evitando per poco di sobbalzare: vicino al suo bicchiere era magicamente comparsa una fiala contenete un liquido trasparente… Veritaserum.

Il ragazzo esitò un attimo prima di sorridere, stappando la fiala: dopotutto erano nella Stanza delle Necessità… lì poteva comparire qualunque cosa, bastava volerlo.

“Credo che sarebbe un po’ sleale in effetti.”

Declan si voltò di scatto, ritrovandosi a guardare una ragazza sorridente seduta accanto a lui su uno sgabello, vestita di nero e con dei caratteristici capelli azzurri.

Declan ci mise un attimo a realizzare che quella ragazza era nientemeno che Shay Mitchell, solo con i capelli di un colore diverso.

Per un primo momento si sentì euforico, soddisfatto di averci visto giusto: Shay era alla festa, quindi era quasi per certo dentro la Confraternita.
Subito dopo però imprecò mentalmente: se Shay era dentro, la sua idea era decisamente finita nel cestino.

“Ma se nessuno ha visto niente, credo che nessuno lo saprà mai, no?”

Declan inarcò un sopracciglio, per niente convinto delle parole e del tono da gnorri della ragazza:

“Davvero? E perché dovresti coprirmi ai danni dei tuoi amici?”

“Io non direi proprio danni… dopotutto è Veritaserum, non veleno. E poi nessuno li costringerà a bere, saranno loro a scegliere se farlo o meno. Inoltre, non mi dispiaceva l’idea che arrivi un Tassorosso, siamo sempre in minoranza.”

Shay finì il suo bicchiere di Burrobirra e poi scivolò dallo sgabello, strizzando l’occhio a Declan prima di girare sui tacchi e sparire tra la folla.

Declan rimase per un momento a guardare il punto dove la ragazza era appena sparita prima di tornare a guardare la boccetta che teneva in mano: per lui era importante entrare nel gruppo, lo era davvero… non era per soddisfazione personale o per essere nel gruppo esclusivo della scuola, la sua ambizione andava molto oltre.

Gli serviva entrare nella Confraternita, lo doveva ai suoi genitori.

Declan stappò la boccetta e ordinò qualche bicchiere di Whisky Incendiario che comparvero immediatamente davanti a lui. 
Il Tassorosso versò del Veritasderum dentro alcuni bicchieri e poi ne prese in mano due, guardandosi intorno per decidere a chi far bere il drink: ovviamente Shay era fuori questione, non era un’idiota e nemmeno ubriaca, quindi non avrebbe mai accettato di ebre qualcosa offerto da lui… Poi si accorse di un ragazzo a qualche metro di distanza, con in mano un bicchiere vuoto.  Stava ridendo con un paio di ragazzi più grandi di lui e non sembrava particolarmente lucido, anche se nemmeno ubriaco.

Declan strinse gli occhi, osservando i capelli e il taglio del viso: non ne era del tutto certo, ma quello poteva benissimo essere Thomas Fletcher.

Declan scivolò dallo sgabello e si avvicinò al ragazzo quasi a passo di marcia, sorridendo tra se: non aveva mai amato le feste e in genere era solito dileguarsi prima della fine della serata… chissà se quella sera non avrebbe fatto eccezione.

“Scusa… vuoi da bere?”    Il ragazzo spostò gli occhi castani su di lui, guardandolo per un attimo prima di sorridere con aria allegra:

“Grazie! Posso?”

“Certo, io non lo voglio.”     Declan gli porse il bicchiere di Whisky e l’altro lo prese senza esitazione, trangugiandoselo in due sorsi.

“Beh, mille grazie allora.”

“Di nulla… sei della Confraternita?”     Domandò Declan senza troppi peli sulla lingua, non potendo che sperare che il ragazzo avrebbe continuato a bere durante la serata, così’ da non ricordare quel colloquio.

Dopo aver esitato il moro annuì, parlando con disinvoltura come se gli stesse elencando gli ingredienti per una ricetta:

“Si.”

“Beh, perfetto… mi diresti magari un tuo segreto?”

Thomas rise appena prima di rispondere, come se trovasse divertente ciò che stava per dirgli:

“Sono un bugiardo cronico.”

Declan lo guardò per un attimo, chiedendosi seriamente se il segreto fosse quello o se il Grifondoro lo stesse avvertendo. Poi si ricordò che era pur sempre sotto l’effetto di una pozione, quindi non avrebbe potuto mentire…

“Beh, buono a sapersi… grazie.”      Declan sorrise con sollievo, girando sui tacchi e allontanandosi, lasciando Thomas alle sue bevute e alle risate insieme a Louis Weasley e a Sean Baston.

Era stato decisamente facile… e ora era ancora più vicino alla Confraternita.

                                                         *

Isaac teneva lo sguardo fisso sullo schermo, seduto su una delle due poltrone.   Aveva preferito restare lì, lontano dalla musica che gli impediva persino di pensare, dalle urla e dall’alcool che non avrebbe mai bevuto in ogni caso, in quanto astemio.

Rebecca gli aveva suggerito la settimana prima un’idea, ispirandosi al mondo Babbano: far comparire delle telecamere nella Stanza delle Necessità, così da poter tenere la festa sotto controllo.

Ad Isaac l’idea era decisamente piaciuta e aveva acconsentito, chiedendo alla Stanza una piccola saletta collegata a quella più grande con uno schermo collegato alle telecamere, così da poter vedere tranquillamente ogni singolo invitato.

Gli occhi scuri di Isaac erano fissi su Thomas, che era abbastanza ubriaco e stava ridendo con Sean.  Declan Turner gli aveva appena parlato e poi si era allontanato, uscendo addirittura dalla Sala: doveva aver scoperto un segreto di Tom… non che fosse difficile vista la sua poca lucidità, ma Isaac non poteva non chiedersi che cosa avesse scoperto Turner.

Un rumore di tacchi a spillo alle sue spalle gli fece capire di non essere più solo e il Corvonero sorrise, sapendo benissimo chi stava per sedersi accanto a lui:

“Come mai qui? Mi sembrava ti stessi divertendo con Potter…”

“Fai meno lo spiritoso Nott… ci ho messo un’ora, UN’ORA a liberarmi di James! Non avrei dovuto invitarlo.”   Rebecca sospirò, passandosi una mano tra i capelli scuri e sfilandosi la maschera dal volto, ormai sola con il suo migliore amico.

“Shay si diverte, a quanto vedo.”  Osservò la ragazza in tono divertito, scoppiando a ridere quando vide, nello schermo, Shay fuggire da Molly, che non doveva aver preso molto bene la foto della bionda che l’aveva ritratta mentre si baciava con Kevin Reynolds.

“Beh la conosci, lei adora le feste… scommetto che stava contando le ore che la separavano dalle nove già da ieri sera.”

Mentre parlava Isaac si soffermò con lo sguardo su suo cugino, perfettamente riconoscibile grazie ai capelli chiarissimi, che risaltavano quasi come un faro nella Stanza delle Necessità.

“Julian invece non le ama particolarmente, a quanto vedo…”    Osservò Rebecca guardando a suo volta il Serpeverde prima che Isaac annuisse:

“Si, è così. Anche in quelle di famiglia è solito starsene in disparte… ma credo sia arrivato il momento di andare a farci due chiacchiere. Stai tu qui a controllare la situazione?”

“Tranquillo, di qui non mi muovo per un po’! Ho il terrore che James possa trascinarmi di nuovo a ballare con lui.”

Isaac si alzò e diede all’amica una pacca sulla spalla lasciata nuda dall’abito prima di uscire dalla piccola stanza.

Rebecca continuò a guardare nello schermo, cercando qualche comportamento particolare o degno di attenzione.  Quasi rise accorgendosi che James si era avvicinato ad Abigail Burke e probabilmente le aveva chiesto di ballare: era sicura che lei l’avesse riconosciuto, o non avrebbe mai accettato… aveva rifiutato diverse proposte quella sera, dopotutto.

Gli occhi scuri di Rebecca si spostarono a quel punto su Clara e Malfoy, che stavano ballando insieme.  Fu abbastanza sorpresa di non vedere Albus, in genere quei tre erano inseparabili… dove accidenti era Potter?

Rebecca assottigliò gli occhi, studiando ogni angolo dello schermo per trovare il ragazzo. Quando finalmente lo riconobbe piegò istintivamente le labbra in un sorriso, mettendosi immediatamente comoda sulla poltrona: non voleva assolutamente perdersi la scena.

                                                                              *

Violet contorse la mascella, guardandosi intorno con attenzione: aveva già preso un paio di granchi e non aveva alcuna intenzione di sbagliare: doveva trovare qualcuno della Confraternita, ad ogni costo.   Si era imbattuta in un paio di ex studenti e anche in Julian Nott che però era in prova come lei, da quel che aveva potuto capire… la cosa l’aveva seccata parecchio, possibile che non ne azzeccasse una?

Aveva ricevuto inviti a ballare o a bere parecchio insistenti da un paio di ragazzi ma aveva rifiutato nella maggior parte, preferendo concentrarsi maggiormente sulla sua prova: non le piaceva l’idea di andare in giro a ficcanasare, ma almeno la maggior parte dei presenti era ubriaca o quasi, e poi nemmeno il suo occhio critico poteva negare che quella sera era molto diversa dal solito… molto più bella.
 
Indossava un abito corto e sui toni del viola, la gonna era infatti sfumata da un viola più scuro iniziale per finire quasi sul bianco.  Il corpetto era nero e la gonna un po’ svasata, era un abito fantastico. I tacchi neri e il trucco contribuivano a tirare fuori una bellezza che già di per se c’era, solo mai sfruttata del tutto.

Gli occhi scuri della Grifondoro si posarono su Scorpius Malfoy, stravaccato su un divanetto con un bicchiere in mano e circondato da un paio di ragazze.

Non ci voleva la vista di un’aquila per accorgersi che il ragazzo era decisamente ubriaco… che fosse la volta buona?   Violet escludeva che anche lui fosse in prova, era troppo popolare per non essere stato scelto l’anno prima… e poi non sarebbe stato ubriaco, in caso contrario.

Violet sorrise, alzandosi e avvicinandosi al biondo passando in mezzo alla pista da ballo.    Quella era la volta buona, ci avrebbe messo la mano sul fuoco… E poi Scorpius era ubriaco, non si sarebbe fatto troppi problemi a parlare in quelle condizioni.

“So a cosa stai pensando e credimi, non sarà difficile.”      Violet si fermò e si voltò di scatto, trovandosi davanti una Sophie molto sorridente, con la maschera in mano:

“Ciao, anche tu qui?”

“Già… non mi sarei aspettata di vederti, sono sincera. In ogni caso se pensavi di estorcere qualcosa a Malfoy non avrai problemi, è piuttosto… rilassato. Io ci sono riuscita senza grandi problemi.”

Sophie rivolse alla Grifondoro un largo sorriso, strizzandole l’occhio prima di allontanarsi, senza aggiungere altro.      Quelle parole rincuorarono parecchio Violet, che si avvicinò al ragazzo quasi passo di marcia: se Sophie ci era riuscita, poteva benissimo farlo anche lei.

“Ciao Scorpius. Posso sedermi?”        Il biondo alzò gli occhi chiarissimi e leggermente vacui su di lei, annuendo appena mentre la studiava.  Violet sedette mentre una delle due ragazze si scostava, evidentemente seccata.  La Grifondoro guardò il ragazzo e trattenere una risata, non potendo fare a meno di pensare che Scorpius stava evidentemente cercando di metterla a fuoco con chiarezza.

Oh beh, tanto gli giorno dopo non avrebbe ricordato assolutamente nulla…

                                                                                   *

“Ciao Albus.” 

“Ciao Eleanor… ti diverti?”        Eleanor si limitò a scrollare le spalle, dondolando distrattamente la gamba accavallata sull’altra.     Albus si era seduto accanto a lei pochi secondi prima, un bicchiere in mano:

“Vuoi qualcosa da bere?”

“No, grazie… preferisco non bere, almeno non stasera.”

Eleanor si voltò verso il ragazzo, chiedendosi se scegliere lui o meno come “cavia”: un po’ le sarebbe dispiaciuto sfruttare Albus, ma doveva pur scoprire il segreto di qualcuno dopotutto…

“Sei nervosa per la sfida?”

“No, assolutamente. Tu piuttosto, mi sembra che le prove della Confraternita ti abbiano procurato qualche guaio.”      Eleanor sorrise con cipiglio divertito, ricordando perfettamente il bacio tra il ragazzo e Raine al Banchetto.    Albus per tutta risposta piegò le labbra in una smorfia, facendo saettare gli occhi verdi sulla ragazza in questione, che se ne stava su un divano a parlare con Shay.

“Diciamo che a volte sono un’arma a doppio taglio. Mi dispiace per come è finita tra te e Scorp… non ho ben capito perché l’abbia fatto a dire il vero, ma non prendertela… è fatto così.”

“Se per “così” intendi immaturo Al, allora siamo d’accordo. In ogni caso non preoccuparti, non me la sono troppo presa… non era importante, alla fine.     Forse è un po’ brutto da dire, ma credo che nessuno dei due ci abbia mai tenuto molto all’altro…”

Albus non disse niente, pensando a quando Scorpius e Eleanor si erano messi insieme, poco prima della fine della scuola l’anno prima: non aveva provato rabbia sul momento, solo un gran moto di sconforto… non avrebbe mai capito come avessero fatto a stare insieme anche per qualche mese, se a nessuno dei due importava davvero.

Lui non ci sarebbe mai riuscito.

“Non è brutto… diciamo che dipende da persona a persona. Sai, credo che Scorp non abbia mai realmente provato qualcosa per nessuna. O almeno non che io sappia, non l’ho mai visto interessato sentimentalmente ad una ragazza.”

“Siete molto diversi, a volte mi chiedo come facciate ad essere amici Al. Tu sei più… non lo so, sensibile. Non lo fai vedere sempre, ma credo che tu lo sia infondo.”

Albus alzò lo sguardo sulla ragazza, guardandola negli occhi azzurrissimi che quella sera tendevano quasi al grigio.      Anche Clara glielo diceva, ogni tanto… forse era vero.   Quello che lo stupiva era che Eleanor se ne fosse accorta, lei che si professava come la persona meno empatica e più menefreghista del mondo.

La ragazza dovette intuire i suoi pensieri e capì che stava per chiederle qualcosa sull’argomento, così decise che era arrivato il momento di mettere fine a quella storia, a quella serata e anche a quella prova:

“Ora Al… dimmi, ce l’hai un segreto?”

                                                                             *

“Ciao, cugino.”    

Julian sobbalzò, quasi rovesciando mezzo bicchiere di Burrobirra al sentirsi la voce profonda di Isaac alle spalle, che sembrò abbastanza divertito dalla cosa:

“Isaac! Non pensavo di trovarti qui.” 

“Che ci vuoi fare, sono pieno di sorprese. Senti, so che non ami le feste e so che non ti stai divertendo, quindi voglio renderti le cose più semplici, per una volta…”

“Stai dicendo che mi vuoi aiutare?”      Julian inarcò un sopracciglio con fare scettico, guardando attentamente suo cugino: non sapeva mai se fidarsi o meno… Isaac era molto enigmatico, si conoscevano da sempre ma a volte lo sentiva quasi come un estraneo, molto più lontano di quanto non lo fosse Albus, per esempio.

“Si, ti sembra così strano? Infondo siamo parenti, dobbiamo aiutarci a vicenda o verremo seppelliti dalla mandria Weasley. Senti, ad inizio anno tu mi hai fatto una rivelazione importante… credo sia ora di ricambiare, non trovi?”

Isaac si tolse la maschera dal volto, mostrando un’espressione pacata e tranquilla, come suo solito.  Julian annuì appena, ricordando fin troppo bene il Banchetto e ciò che aveva detto al cugino che, fortunatamente, aveva tenuto la bocca chiusa… finora.

“Beh, se proprio ci tieni… diciamo che non ti impedirò di aiutarmi. Però non mi aspettavo che fossi nella Confraternita, lo confesso! Insomma, ti facevo più uno che odia queste cose.”

“Diciamo che ci sono entrato giusto per passare il tempo, un po’ per mettermi alla prova… in ogni caso eccomi qui. Ed ora ascoltami Julian, perché non mi va di ripetere due volte e voglio chiudere la serata in fretta, se non ti dispiace.”

“Non te lo impedirò, odio le feste…”

“Lo so Julian, lo faccio anche per questo. Vederti come un’anima in pena di sabato sera è decisamente sconfortante.”


                                                                                    *

“Quindi tu facevi parte della Confraternita lo scorso anno?”

“Esatto, ed ero anche uno dei membri più importanti, sai?”

Abigail sfoggiò un sorriso gentile, anche se dentro di se stava cercando di pensare ad un modo per scovare qualcuno che facesse parte della Confraternita: James ne aveva fatto parte fino all’anno prima, ma non valeva… doveva scoprire qualcosa su un membro attuale.

La domanda a quel punto era: CHI? 

Stava ballando con James da un po’ ormai e stava giusto cercando di trovare un modo per svignarsela quando qualcuno ci pensò per lei: Vincent Nightray giunse come una specie di angelo custode e richiamò l’attenzione di Potter, permettendo così alla Serpeverde di squagliarsela alla velocità della luce:

“Potter, non voglio interromperti con la tua amica… voglio solo sapere se hai visto la Hastings, dannazione sono due ore che la cerco!”

“Non so dove sia, l’ho persa di vista qualche tempo fa…”     James rivolse a Vincent uno sguardo un po’ annebbiato e il biondo, per un attimo, si chiese se l’avesse anche solo riconosciuto.   

Il biondo roteò gli occhi e si allontanò, mentre James si girava e rimaneva di stucco, non trovandosi davanti nessuna ragazza vestita color argento.

Decisamente non era la sua serata fortunata, in fatto di ragazze.


Vincent si lasciò sprofondare su un divano, sbuffando: dove diamine era quella ragazza?   L’unica volta in cui gli serviva puff, svaniva nel nulla.

Magari aveva lasciato la festa, dopotutto non amava i posti affollati e il rumore, o almeno così aveva capito da Shay.    La ragazza in questione stava parlando con Raine dall’altra parte della sala e Vincent non aveva alcuna voglia di interromperle, così preferì rimanersene seduto.    Anche perché l’alcool lo faceva sentire un po’ stordito, rendendogli faticosi gli spostamenti.

Quasi non si accorse nemmeno di Julian e di Albus, che gli passarono davanti quasi nello stesso istante prima di uscire dalla Stanza Necessità uno dietro l’altro, separati da un paio di minuti al massimo.

Gli occhi chiari di Vincent si soffermarono su Isaac, che stava camminando nella sua direzione probabilmente per uscire dalla sala a sua volta:

“Nott! Ehy, Nott!”         

Isaac si voltò istintivamente e inarcò un sopracciglio, guardando il biondo stravaccato su un divano, intendo a rigirarsi l’anello d’argento che portava al dito.

“Che c’è Nightray? Mi hai scambiato per mio cugino?”

“No razza di idiota, non sono ubriaco!  Voglio solo sapere se hai visto Hastings, tu e lei siete sempre appiccicati.”

Isaac venne quasi scosso da un brivido al sentire il nome di Rebecca, della quale aveva appena finitor di parlare con Julian, visto che in parte il suo segreto riguardava lei… diciamo che aveva avuto una cotta per lei per i primi tre anni di scuola, non l’aveva mai detto a nessuno prima d’ora.

“Perché vuoi sapere dov’è Rebecca?”     Isaac inarcò un sopracciglio, rivolgendo al biondo uno sguardo quasi sospettoso: non si fidava troppo di Vincent, specialmente se aveva bevuto abbastanza da non essere lucidissimo.

“Rilassati, non voglio rapirla. Le devo chiedere una cosa…”
 
“Davvero? Ti ricordo che sono i novellini che devono scoprire qualcosa su di noi, non il contrario… so che sei molto curioso e impiccione Nightray, ma cerca di farti gli affari tuoi. Ci si vede.”

Isaac girò sui tacchi e se ne andò, lasciando Vincent piuttosto irritato: non aveva ancora saputo dov’era Rebecca, intanto. Il biondo incrociò le braccia al petto e sbuffò, lasciandosi cadere sulla poltrona e chiudendo gli occhi: la testa cominciava a girargli un po’… forse aveva chiuso con i drink per quella sera.

“Mi stai cercando, Nightray? A questo punto penso che tu sia seriamente ubriaco.”

Vincent aprì immediatamente gli occhi, sorridendo al vedersi davanti Rebecca, anche se a testa in giù.  La ragazza lo stava guardando con fare curioso e preoccupato allo stesso tempo e fece il giro della poltrona per avercelo di fronte:

“Si, forse sei ubriaco.”

“No non sono ubriaco, ma perché tutti me lo chiedono! In ogni caso, ti cerco da quando sei fuggita da Potter…”

“Credo che qualunque cosa tu debba dirmi possa aspettare domani, quando sarai lucido… Va’ a dormire Vincent, è meglio.”

Rebecca scosse appena il capo, facendo per girarsi e andarsene.      La musica altissima, le urla, la calca… tutti che spingevano e sgomitavano.  Non era decisamente il suo ambiente preferito.

In quel momento voleva solo sfilarsi quei tacchi infernali e buttarsi a letto, così partì spedita verso la porta della Stanza delle Necessità, zigzando tra i suoi coetanei e stando ben attenta ad evitare James: ci aveva messo un po’ a liberarsi di quel cretino e non aveva alcuna voglia di ritrovarselo appresso. Non aveva mai capito se fingesse di essere interessato a lei solo per irritarla o se fosse sincera… in ogni caso, era comunque un cretino.

                                                                                      *

“Su tieni, prendine un altro.”   Raine porse un bicchierino a Shay, che dopo aver esitato un attimo lo prese ne trangugiò il contenuto, sorridendo poi con fare rilassato: in effetti reggeva piuttosto bene l’alcool, ma non era comunque lucida da un bel po’.

O ora, o mai più: Raine si stampò un gran sorriso sulla faccia e le porse finalmente la domanda fatidica:

“Senti Shay… non è che c’è qualcosa che vorresti confidarmi? Non so, tipo qualcosa di personale… un segreto, forse?”

“Io non ho grandi segreti Raine, sono abbastanza un libro aperto… Tutti sanno sempre cosa penso o cosa provo, l’unica cosa che sono riuscita a nascondere è che mi piace Tom…”

Shay sgranò gli occhi azzurri e si maledisse mentalmente, interrompendosi bruscamente mentre invece Raine sorrideva, soddisfatta: non aveva finito la frase, ma non ce n’era bisogno… ora aveva ciò di cui aveva bisogno.

“Beh, grazie per l’onestà! Rilassati, non lo urlerò ai quattro venti… non bere troppo!”   Raine si alzò con fare allegro e si diresse verso la porta, incrociando la figura familiare di Rebecca, anche lei alta nella norma solo grazie ai tacchi:

“Ciao Bex! Senti, io sto andando via, ma forse tu dovresti restare… Credo che Shay sia un po’ scossa.”         Rebecca inarcò un sopracciglio e guardò in direzione della migliore amica, che stava ancora cercando di capire come diamine avesse potuto farsi sfuggire una cosa simile: non l’aveva mai detto a nessuno, nemmeno a Bex… e ora se lo lasciava sfuggire così, di punto in bianco.

“Che è successo? Ti ha detto qualcosa?”

“Si, diciamo di sì… Credo che dovresti un po’ consolarla. Notte Bex!”

Raine le rivolse un sorrise e poi se ne andò quasi con sollievo, come se fosse contenta che la prova e la festa fossero finalmente finite, per lei.   Rebecca fece così dietro front e puntò dritta alla sua amica, sedendo accanto a lei:

“Shay, che è successo? Cosa hai detto a Raine?”

“Io… oh, maledizione! Non possiamo cancellare la memoria ai novellini, vero?”

“Se entrano nella Confraternita no tesoro… conosci le regole.”

“Merda.”

                                                                               * 

Clara stava seduta su un divanetto, guardando Scorpius soffocando una risata: il biondo si era addormentato su un divano poco lontano, crollato per un mix di drink e stanchezza.

Non era il primo in realtà, visto che anche Thomas si era addormentato circa mezz’ora prima… ma comunque lo avrebbe preso per il culo un po’, poco ma sicuro.

Di Albus nessuna traccia, e nemmeno di Julian: probabilmente se n’erano già andati. Anche Eleanor era sparita nel nulla e la Serpeverde stava prendendo in considerazione l’idea di imitarli quando sentì qualcosa sedersi accanto a lei:

“Ciao Clara… ti disturbo?”

“Ho sempre detto che queste maschere sono inutili… tradizioni del cavolo.”   Clara piegò le labbra in una smorfia e si sfilò la maschera, stanca di portarla per nulla: non serviva poi a molto, faceva solo parte della sfida in se… tanto i ragazzi che non avrebbero superato la prova sarebbero stati sopposti all’Oblivion, quindi nessuno di scomodo avrebbe ricordato comunque i loro nomi.

Abigail per tutta rispoosta si limitò a sorridere, sfilandosi la maschera a sua volta:

“In effetti non servono a molto… Dunque avevo ipotizzato correttamente, sei davvero nella Confraternita. Mi ritengo soddisfatta, anche se mi piacerebbe sapere altro, naturalmente… Non c’è qualcosa che vorresti dirmi?”

Clara soffocò una risata, scuotendo appena il capo: quella sera non era decisamente in se. Aveva bevuto un po’ e si sentiva molto più Mary del solito, decisamente troppo estroversa e socievole per i suoi gusti… tanto valeva mandare tutto a monte, ormai.

“Diciamo pure che vuoi sapere qualcosa su di me Abigail, non serve girarci attorno…”

Dai, diglielo

Cosa? Ma non la conosco nemmeno bene!

Ma che dici, sai tutti i suoi segreti… prendilo come un risarcimento!

Si ma lei non sa che ero io ad Interrogarla!

Beh, tu faglielo sapere, dille che se rivelerà il nostro segreto tu parlerai… ma tesoro, devo insegnarti tutto? 

Clara sbuffò, quasi in lotta con se stessa: in effetti aveva quasi il bisogno di dirlo a qualcuno… e poi meglio Abigail che altri, se non altro avrebbe potuto ripagarla con la stessa moneta se avesse per caso parlato.

“E va bene… Notizia del giorno, Clara Lightwood soffre di sdoppiamento della personalità e nessuno lo sa! Sei la prima a cui lo dico da quando sono ad Hogwarts Abigail, non farmene pentire… o altrimenti, sarai nella mia stessa situazione.”

Incredibile come Mary e Clara si potessero alternare a tale velocità, a volte la ragazza rimaneva quasi stupita da se stessa.

Abigail sgranò gli occhi, guardando la compagna di Casa alzarsi e avvicinarsi con fare disinvolto alla porta della Stanza delle Necessità, decidendo che era ora di andare a dormire.   

Abigail non sapeva se essere più scioccata dal segreto in sé della ragazza o dal fatto che, l’aveva tranquillamente ammesso, era stata lei ad interrogarla e minacciava di rivelare che suo padre era vivo.

Non poteva mettere in mezzo suo padre in quella storia… quindi la decisione era semplice: avrebbe tenuto la bocca chiusa su Clara, ad ogni costo.

Abigail si guardò intorno nella stanza ormai non più piena di ex e attuali studenti, visto che diversi erano tornati nei loro Dormitori come Clara, Julian, Isaac o Eleanor.

Conscia che ormai aveva fatto tutto quello che era da fare, Abigail si alzò, seguendo il tragitto di Clara con una buona dose di mal di testa e male ai piedi: stupida musica e stupide scarpe… era cerca che avrebbe passato il giorno seguente a letto.

                                                                          *


“Credi che dovremnmo sveglarli?”           Domandò Clara a mezza voce rivolta a Shay, che abbozzò un sorriso:  ormai se n’erano andati tutti, eccetto per loro due più Rebecca, Vincent, Scorpius e Thomas. I tre ragazzi si erano addormenbtati su dei divanetti già prima della fine della festa ed ora le tre ragazze erano indecise se svegliarli o lasciarli lì:

“Non so… in realtà credo che dovremmo alsciarli qui, dubito che sarebbero in grado di camminare bene se anche li svegliassimo. Tu che dici Bex?”

“Sono d’accordo, lasciamoli qui… anche se Malfoy da ubriaco è molto più simpatico del solito.”

Osservò Rebecca con un mezzo sorriso, i tacchi in una mano e la bacchetta nell’altra mentre faceva scomparire i vassoi e i milioni di bicchierei usati per i drink.
Shay ridacchiò appena mentre invece Clara alzò gli occhi al cielo, evitando di commentare:

“Come preferite, in realtà non so se ce ne saranno grati o meno… beh, lo vedremo domani mattina immagino. A questo punto io vado, notte ragazze.”

“Ciao Clara.”

“A domani.”  

La mora sparì oltre la porta della Stanza delle Necessità e tra le due Tassorosso calò per qualche attimo il silenzio, mentre Shay teneva gli occhi chiari fissi sull’addormentato Thomas:

“Mi vuoi dire che cosa hai detto a Raine di così sconvolgente? Adiamo, non sarà niente di così atroce!”

Shay NON Disse nulla e Rebecca sbuffò appena, spostando lo sguardo da Shay e Thomas seguendo la traiettoria degli occhi dell’amica.    La mora si accigliò per un attimo, collegando i fili:

“Oh mio dio… ti piace Thomas? Sul serio?”

Rebecca sgranò gli occhi mentre la faccia di Shay diventava dello stesso colore della divisa da Quidditch del ragazzo, ammutolendo appena:

“No! Cioè… beh, forse un po’. Non l’ho fatto apposta, davvero mi è sfuggito! Forse non dovevo bere qualche bicchiere.”

Rebecca rimase a guardarla per un attimo, stentando a crederci: 

“E non me l’hai mai detto? Ma che razza di amiche siamo? Cioè, tu ti sei fatta film mentali su di me e Potter per due anni e io non sapevo nemmeno che ti piacesse Tom? Non è leale, ora comincierò a prenderti un po’ in giro anche io allora.”

Rebecca scoppiò a ridere mentre Shay abbozzava un sorriso colpevole, beccandosi una pacca sul braccio dall’amica: in effetti lei l’aveva presa in giro per la cotta che James aveva per lei per un bel po’… forse era davvero arrivato il momento che le ricambiasse il favore, dopotutto.

“In ogni caso tranquilla, non lo verrà di certo a sapere da me.”

“SICURA? Perché tu con i segreti sei una gran chiacchierona, fatta eccezione per i tuoi. A proposito, Vincent era parecchio brillo e mi ha fatto un super discorso sul fatto che sapesse i segreti di tutti tranne i tuoi… il ragazzo non demorde eh?”

“A quanto pare no, ma dalla mia bocca non è uscita nemmeno una sillaba. I vantaggi dell’essere astemi, suppongo. E ora andiamo Bionda Innamorata, sono le due passate e muoio di sonno! Parleremo delle tue faccende sentimentali domani.”





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Angolo Autrice:

Salve a tutti!    Ecco finalmene questo benedetto capitolo della benedetta festa. Ce l'ho fatta, era pure ora.

So che ci ho messo secoli, ci ho messo credo tre giorni a scriverlo perchè il mio caro, amato computer ultimamente si comporta molto da idiota e il cursore ogni tanto smette completamete di andare, così non riesco ad aprire i documenti -.-
In ogni caso, oggi sono sopravvissuta a cinque ore di verifica e dopo essermi messa sotto ho finito il beneamato capitolo... ora, so che è lungo come la barba di Silente, in effetti forse avrei dovuto dividerlo... (noo, ma va?) in realtà a me non convince troppo ma ormai ci sto dietro da tre giorni e come è uscito è uscito, non ne voglio più sapere di feste e festini per un po'. 

Scriverlo è stata un po' dura causa mille OC tutti nella stessa stanza nello stesso momento, non sono riuscita a dare lo stesso spazio a tutti e mi dispiace, non è il mio forte e cercherò di rimediare in futuro.
Spero che questo... papiro vi sia piaciuto anche perchè so che lo aspettavate.
Ho finito queste note lunghissime e quindi vi lascio, a presto spero!

Signorina Granger

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Capitolo 13
*** Post festa ***


Capitolo 10: Post festa 

 

“Giorno a tutti.” Scorpius sedette al suo solito posto con aria un po’ cupa e un paio di occhiaie scure in faccia, impossibili da non notare data la carnagione chiara del ragazzo.

 

Clara rivolse all’amico uno guardo obliquo ma si trattenne dal ridere, sapendo che avrebbe scatenato l’irritazione del ragazzo. Anche Julian sembrava divertito dalla faccia non troppo allegra del biondo, che probabilmente stava vivendo uno dei peggiori lunedì mattina della sua vita scolastica.

 

“Non hai ancora smaltito la sbornia, Malfoy?” Vincete sfoggiò un sorriso angelico mentre l’altro lo silurava con gli occhi, intimandogli silenziosamente di tacere mentre Albus si asteneva saggiamente dall’intromettersi.

 

“E tu non hai ancora imparato a farti gli affari tuoi.”

 

“Non prendertela con me, nessuno ti ha obbligato a bere tutto quello che hai bevuto!”

 

“Beh…” Cominciarono in coro Albus e Clara prima di interrompersi entrambi bruscamente, ammoniti da uno sguardo di Scorpius mentre Julian sghignazzava, felice di non aver bevuto troppo sabato sera. Il giorno prima Scorpius l’aveva passato interamente a letto, nel Dormitorio… tra gli “te l’avevo detto” di Clara e Al e le prese in giro di Vincent, che invece si era perfettamente ripreso, dopotutto aveva bevuto molto meno del giovane Malfoy alla festa.

 

“Sei proprio un bambino Scorp, è solo colpa tua se ora stai male! Ci vediamo dopo, devo andare a lezione.”

 

“Ma mancano dieci minuti per Trasfigurazione!” Obbiettò Julian inarcando un sopracciglio quando Clara si alzò, mentre Scorpius malediceva se stesso mentalmente e Vincent pensava alla lezione imminente: sarebbe riuscito a trasformare una credenza in un maiale? Non ne era del tutto certo.

 

“Beh, prima devo fare una cosa!” Clara si strinse nelle spalle e si avviò con passo svelto fuori dalla Sala Grande, desiderosa di scambiare due parole con Rebecca e Isaac, che aveva appena visto uscire insieme dalla sala.

 

“Chissà che doveva fare…” Mormorò Julian in tono pensieroso, mentre Albus invece scrollava le spalle con noncuranza, molto rilassato date le due ore buche che lo aspettavano:

 

“Probabilmente parlare con Rebecca o tuo cugino, sono appena usciti insieme.”

 

Julian non riuscì a trattenere un sorrisetto sentendo le parole dell’amico, ricordando cosa gli aveva detto Isaac alla festa… l’idea che il cugino avesse avuto una cotta per l’ormai amica di entrambi lo divertiva non poco, anche se per ora non poteva dirlo a nessuno, tantomeno a Rebecca.

 

“Perché stai ridendo Julian? Ti prego non ridere di Scorp e ci ucciderà tutti!”

 

“E con cosa, con il suo specchietto? O la trousse forse?” Julian sorrise e scosse la testa mentre Vincent alzava gli occhi al cielo, guadagnandosi un ringhio da parte del diretto interessato:

 

“No tranquillo Al, non pensavo a Scorp…”

 

*

 

“Abby, attenta! Che cavolo fai?”

 

Abigail abbassò di botto lo sguardo sul suo calderone e imprecò a mezza voce, spegnendo immediatamente la fiamma prima che il Distillato della Morte Vivente che stava preparando fuoriuscisse dal calderone.

 

“Merda! Mi toccherò ricominciare adesso!” Abigail sbuffò, ripulendo il bordo del calderone e piegando le labbra in una smorfia. Joanne invece ridacchiò sotto i baffi mentre mescolava, divertita dalla gaffe dell’amica. Fortunatamente Lumacorno era troppo impegnato a sgridare Smith per prestare attenzione alla Serpeverde, che svuotò il calderone con un colpo di bacchetta e si adoperò per ricominciare da capo.

 

“Si può sapere a cosa stavi pensando? In genere non ti distrai facilmente.”

 

“Già, ma avevo la testa per aria… sindrome da lunedì mattina, immagino.”

 

Gli occhi chiari della Serpeverde guizzarono davanti a lei, dov’erano sedute Violet Zabini e Sophie White, una accanto all’altra e intente a preparare la pozione.

 

Stava proprio guardando le due quando si era distretta, cercando di ascoltare che cosa si stavano dicendo i due Prefetti: era sicura di averle intraviste alla festa, quindi erano entrambe in lista per la Confraternita.

 

Naturalmente non poteva sapere se le due avessero superato o meno la prova, ma comunque un po’ la seccava l’averle viste: si sarebbe tagliata i capelli a zero piuttosto che dire che Sophie meritasse un posto nel gruppo.

 

Non era certa che anche le due l’avessero vista, ma moriva dalla voglia di sapere se avevano scoperto qualcosa di interessante… e cosa avevano scoperto. Lei era riuscita ad ottenere un segreto non indifferente, per di più da Clara Lightwood, la più popolare tra le Serpeverde.

 

Clara era intelligente, brava a scuola e molto bella… e quel modo di fare freddo e un po’ cinico non avevano che contribuito ad aumentare l’alone di fascino che si era costruita intorno.

 

Peccato che, a quanto pareva, Clara non fosse solo quella. Evidentemente aveva più di un volto, anche se non si trattava della classica maschera cinica che moltissimi adolescenti portavano.

 

Chissà da chi avevano scoperto qualcosa la Grifondoro e la Corvonero… Abigail lanciò alle due un’occhiata obliqua, desiderosa di scoprirlo presto.

 

*

 

“Beh, direi che devo ringraziarti per sabato… Malfoy ha parlato con una tale scioltezza! Come se gli avessi chiesto il suo piatto preferito, da non credere!” Violet rise sul suo Distillato della Morte Vivente in preparazione, mentre anche Sophie sorrideva con cipiglio divertito mentre mescolava la pozione in preparazione:

 

“Di niente, figurati. In effetti da un tipo come Malfoy mi sarei aspettata un segreto più… emozionante. Ma meglio di niente.”

 

“Anche io, onestamente. Ma almeno ora siamo un passo più vicine alla Confraternita.”

 

Gli studenti in lizza per entrare nel gruppo non potevano rivelare che cosa avevano scoperto alla festa e nemmeno i nomi dei presenti, altrimenti sarebbero stati eliminati sul momento. Tuttavia le due non avevano bisogno di troppe parole per capirsi, dopotutto erano a conoscenza della medesima informazione su Scorpius Malfoy: il ragazzo aveva copiato ai G.U.F.O. di Trasfigurazione, ottenendo appunto un Eccezionale non esattamente meritato.

 

“Spero solo che le prove siano finite, ne ho abbastanza… questa storia ha ormai smesso di mettermi ansia, ma è come vivere camminando su una fune.”

 

“Hai ragione, ormai Novembre è alle porte… spero che si sbrighino, anche se sono certa che ci sia un’ultima prova, altrimenti ci avrebbero già fatto avere qualche notizia.”

 

Alle parole di Sophie Violet sospirò, annuendo appena con un cenno del capo: era stufa di aspettare, di essere nervosa… voleva avere una conferma e voleva che accadesse in fretta. Ma la Confraternita sapeva che effetto aveva su di loro e si faceva desiderare come un’attrice alla prima di un film.

 

“Sai che ti dico? Venerdì prossimo è Halloween… non so perché, ma secondo me l’ultima prova sarà proprio quella sera, non chiedermi perché ma sento che è così.”

 

Sophie rivolse a Violet un sorriso incoraggiante e la Grifondoro annuì, sperando che l’amica avesse ragione.

 

Probabilmente le due avrebbero continuato a parlare, ma vennero interrotte da una voce maschile:

 

“Spero che tu abbia ragione White, perché anche io sono stanco di aspettare.”

 

“Merd- “Sophie sobbalzò, rischiando di rovesciare il calderone addosso alla povera Violet, che indietreggiò di scatto e urtò il banco di Joanne e Abigail, che si lasciò sfuggire una sonora imprecazione mentre la sua pozione rischiava di andare in malora per la seconda volta.

 

“E CHE CACCHIO! Basta, è una congiura?” Sbottò la Serpeverde tenendo il suo calderone in equilibrio e lanciando a Declan uno sguardo inceneritorio, che il Tassorosso ignorò deliberatamente mentre tornava a rivolgersi a Sophie e Violet, fermo al banco delle due coetanee:

 

“Scusate, non volevo spaventarvi…” Declan parlò in tono neutro e impassibile, come se non fosse poi tanto dispiaciuto. Violet rivolse al ragazzo un’occhiata esasperata, come a volergli dire “sorridi alla vita!”

 

“Fa’ niente, ma la prossima volta non spuntare così all’improvviso Declan.” Sospirò Sophie alzando gli occhi al cielo, mentre il Tassorosso approfittava dell’assenza momentanea di Lumacorno per scambiare due parole con le due:

 

“Come dicevo… so che non potete dirmi niente e non lo farò nemmeno io, ma sono certo di avervi viste sabato sera… avete superato la prova?”

 

“Si, e tu?” Risposero di rimando le due contemporaneamente, mentre Joanne ripuliva la pozione spanta sul banco e Abigail invece tendeva per bene le orecchie, decisa a non perdersi nemmeno una parola:

 

“Si, anche io… è stato piuttosto facile in effetti. Cosa ti fa credere che l’ultima sfida sarà ad Halloween, Sophie?”

 

Per tutta risposta la Corvonero piegò le labbra in un sorrisetto:

 

“Chiamalo intuito femminile, Turner.”

 

*

 

“Ti ho vista parlare con Clara dopo colazione… cosa vi siete dette?” Mormorò Shay in un sussurro rivolgendosi a Rebecca, mentre le due spazzolavano con cura la criniera del medesimo e scintillante unicorno.

 

“Voleva chiedere una cosa a me e ad Isaac sulla Confraternita… cioè quando avevamo intenzione di organizzare l’ultima prova e la prossima riunione.”
 

“E cioè?”

 

“Come sai spetta a me preparare l’ultima prova, vedrò di inventarmi qualcosa… per la riunione le ho chiesto di parlare con Sua Maestà, non mi va di discutere di nuovo.”

 

“Sarà dura… la Partita è Domenica, scommetto che Tom, Albus e Vincent faranno un po’ di storie per via degli allenamenti.”

 

“Beh, cercheremo di metterci d’accordo. A proposito di Thomas, mi devi ancora spiegare per bene da quand’è che ti piace! Non me l’hai mai detto!”

 

Shay sbuffò appena e abbassò lo sguardo, borbottando qualcosa sulla curiosità dell’amica mentre Rebecca la guardava, sorridendo: era quasi piacevole, per una volta, vedere l’amica un po’ in difficoltà e assente dalla classica allegria ed esuberanza.

 

“Diciamo dalla fine dell’anno scorso.”

 

“Capisco, in tal caso… non me ne volere.” Shay alzò gli occhi sull’amica, inarcando un sopracciglio senza capire le sue parole. Stava per chiederle spiegazioni ma non ne ebbe il tempo, perché Rebecca aveva già alzato lo sguardo e chiamato l’attenzione di qualcuno:

 

“Ehy, Tom! Ti va se facciamo a cambio? Io lavoro con Raine e tu con Shay.”

 

“Cosa? HASTINGS, ME LA PAGHI QUESTA.” Ringhiò Shay sbiancando appena, mentre Thomas inarcava un sopracciglio ma annuiva, avvicinandosi alle due Tassorosso.

 

“Scusa, lo faccio per te!” Sghignazzò la mora strizzandole l’occhio e a allontanarsi, rivolgendo a Thomas un sorriso mentre Shay giurava mentalmente vendetta, programmando di trovare un modo per farla lavorare insieme a Malfoy o a Nightray durante una qualche lezione.

 

“Ciao! Non ci si vede da sabato sera… come va?” Shay alzò gli occhi su Thomas e sorrise appena, maledicendo Rebecca mentalmente. Ora che aveva detto a qualcuno che Thomas le piaceva trovava più difficile stargli vicino, come se se ne fosse realmente resa conto solo allora.

 

“Bene… e tu? Ripreso dalla sbornia?”

 

“Non preoccuparti, reggo l’alcol. Alla fine mi sono solo fatto una bella dormita, anche se ieri avevo un po’ di mal di testa… Malfoy invece era preso peggio, da quel che ho sentito a colazione.”

 

“Non mi sorprende, alla festa non era del tutto in se. Peccato che tu ti sia addormentato, ci siamo davvero divertiti con Rebecca e Isaac… se ci fossi stato anche tu sarebbe stato anche meglio.”

 

Thomas piegò le labbra in un sorriso e annuì appena, ricordando le bevute con Sean e James due sere prima:

 

“In effetti forse mi sono un po’ sprecato la serata… oh beh, fa niente, ormai è andata così. Tu a chi hai detto il tuo segreto? Io a Turner se non ricordo male, ma non sono sicurissimo: non ero propriamente lucido.”

 

“Io a Raine… e mi mette un po’ a disagio avercela davanti, in effetti.” Rispose Shay a voce bassa, lanciando alla Corvonero uno sguardo leggermente apprensivo: sapeva che se avesse parlato sarebbe stata eliminata dalla Confraternita, ma non poteva non preoccuparsi che lo dicesse a Thomas. Non era una pettegola e non ne avrebbe avuto il motivo, ma Shay non poteva comunque esserne certa al 100%.

 

“Rilassati, Raine è a posto. Non è impicciona o pettegola, sono certo che non parlerà, di qualunque cosa si tratti.”

 

“Spero che tu abbia ragione Tom.”

 

*

 

“Sai che non devi dire a nessuno cosa sai di Shay, vero? Lo dico per te, non vorrei doverti cacciare ora che sei così vicina al traguardo.”

 

Alle parole di Rebecca Raine annuì distrattamente:

 

“Si, tranquilla Bex… non aprirò bocca, anche perché non sarebbe da me. Mi infastidirebbe parecchio non raggiungere l’obbiettivo proprio ora.”

 

Rebecca non disse niente, sapendo perfettamente cosa intendeva l’amica… anche lei aveva parlato allo stesso modo, l’anno prima. Ora però doveva trovare qualcosa per l’ultima prova… e doveva farsi venire un’idea in fretta per parlarne alla riunione successiva.

 

*

 

“Scorp, che ne dici di giovedì sera per la riunione? Così potremmo far svolgere la prova sabato sera… gli altri saranno al banchetto e nessuno si accorgerà di nulla.”

 

Alle parole di Clara Scorpius annuì distrattamente, intento a sradicare una pianta che gli stava quasi staccando un braccio con le radici.

 

“Pianta del cacchio! Si, penso vada bene.”

 

“Un corno! Giovedì sera ci sono gli allenamenti!” Sibilò Albus stringendo gli occhi e sporgendosi sul tavolo, guardando i due amici a mo’ di avvertimento. I due alzarono gli occhi al cielo mentre anche Vincent annuiva, dello stesso parere di Potter:

 

“Potter ha ragione, la partita è domenica e non ho nessuna intenzione di perdere, non certo contro i Grifondoro! Mercoledì sarebbe meglio…”

 

“Eh no, mercoledì ci sono i nostri allenamenti!” Obbiettò Thomas ad alta voce con aria indispettita. Vincent stava per rispondergli che non gliene fregava assolutamente niente a nessuno degli allenamenti di Grifondoro ma il gruppetto venne sonoramente zittito dalla Sprite, che li minacciò di affibbiargli nuovamente il Borbutero come al quarto anno.

 

“Ok, allora niente mercoledì e nemmeno giovedì… a questo punto rimane domani. Se vogliamo organizzare la prova per sabato dobbiamo vederci prima di venerdì.”

 

“Beh, non penso che gli altri avranno particolari obiezioni… per me va bene, ma devi sbrigarti ad avvertire gli altri tramite i Galeoni.”

 

Albus parlò a voce bassissima, ben attento a non farsi sentire da Raine che stava lavorando al tavolo dietro insieme ad Isaac. Clara annuì e sorrise, dandosi da sola dell’emerita idiota:

 

Che accidenti sorridi a fare adesso? Svegliati!

E’ il mio turno, non rompere!

 

No, non è il tuo turno… Io non sono così, Mary è solo un’insulsa sfaccettatura. Io sono Clara, punto e basta.

 

La mora si passò distrattamente una mano sulla fronte, sospirando appena: a volte non era facile convivere… Dicono che non c’è guerra peggiore di una contro qualcuno che ami, ma Clara non era affatto della stessa opinione: lo scontro peggiore è quello contro te stessa.

 

“Clara, va tutto bene?” Domandò Albus guardando l’amica con cipiglio accigliato, non potendo non notare che la ragazza era stata un po’ strana negli ultimi tempi, con cambi di umore molto repentini. Più del solito, almeno.

 

“Si Al, tutto bene. Ho solo un po’ di mal di testa, forse quella musica altissima non mi ha fatto molto bene.”

 

“Abbassa la voce, anche se tutta la serra non lo viene a sapere va bene lo stesso! A proposito, voi avete spifferato qualcosa?”

 

Alla domanda di Thomas Albus avvampò di colpo, deglutendo con fatica. Clara e Vincent gli lanciarono due occhiate di sbieco mentre Scorpius contraeva la mascella, annuendo appena:

 

“Si, ne sono certo. La cosa orrenda è che non ricordo a CHI.”

 

“Beh, non è grave. Puoi chiedere ad Isaac o a Rebecca, loro hanno tenuto sotto controllo la serata per quasi tutto il tempo. Sono certo che hanno visto qualcosa.” Thomas scrollò le spalle e Scorpius si rilassò di colpo, lieto di poter sapere a chi aveva rivelato il suo segreto.

 

Gli occhi chiarissimi del ragazzo si spostarono poi sul migliore amico, inarcando un sopracciglio:

 

“Al, che ti prende? Vampata di calore?”

 

“No idiota, non sono in menopausa!” Sibilò il moro in risposta mentre Clara ridacchiava, imitata da Thomas. Vincent invece ignorò le parole del biondo e si rivolse al Grifondoro sfoggiando un sorrisetto:

 

“Io no, non sono così idiota da ubriacarmi in un contesto simile… certo lo stesso non si può dire di Malfoy. In ogni caso, com’è che Nott e la Hastings ci hanno tenuto sotto controllo? Non lo sapevo.”

 

“Si, avevano collegato una specie di schermo da dove potevano guardarci.” Thomas parlò con fare sbrigativo mentre Vincent sorrideva appena, prendendo immediatamente nota di chiedere a Rebecca qualcosa sulla questione: l’idea di poter vedere cosa avevano fatto tutti gli piaceva parecchio, contraendogli piacevolmente lo stomaco.

 

“Tralasciando il modo di fare da spie dei Dinamici Due… Tu Al? A chi hai parlato?”

 

“Ad… Eleanor.” Mormorò il moro passandosi nervosamente un mano tra i capelli, cosa che non sfuggì né a Clara e nemmeno a Scorpius, che guardarono l’amico con crescente curiosità: che cavolo le aveva detto di così tremendo?

 

Eleanor non ci aveva messo molto ad estorcere al ragazzo informazioni… vale a dire che era innamorato di lei da due anni. E Albus non moriva certo dalla voglia di dirlo a Scorpius.

 

Clara probabilmente intuì cosa fosse successo e non fece ulteriori domande, cercando anche di cambiare argomento mentre però la curiosità di Scorpius non vacillava affatto.

 

Non avrebbe lasciato perdere, e lo sapevano tutti e tre.

 

“Allora, signorini… gradite anche un aperitivo? Della Burrobirra o del succo di zucca? Datevi una mossa o levo a tutti dei punti!”

 

*

 

“Dimmi un po’, ti sei divertita sabato?” Alla domanda di Isaac Raine alzò lo sguardo sul ragazzo guardandolo sorpresa: naturalmente era cosciente che l’amico sapeva della sua presenza alla festa… ma non pensava l’avrebbe chiesto così spudoratamente.

 

“Beh… abbastanza. Ma sai che non amo i posti affollati. E tu? Non ricordo di averti visto.”

 

“Me ne sono stato un po’ in disparte in effetti, nemmeno io amo la confusione. Hai scoperto qualcosa di interessante?”

 

“Si, abbastanza… Shay mi ha detto qualcosa che non mi sarei mai aspettata… e nemmeno tu penso. Tu a chi hai parlato?”

 

“Non te lo posso dire, naturalmente… e se fossi in te starei attenta a cosa dici e dove lo dici… Hogwarts ha orecchie ovunque, mia cara amica.”

 

Isaac rivolse alla ragazza un’occhiata enigmatica e poi si allontanò per prendere dei guanti di cuoio, lasciando la Caposcuola a guardarlo un po’ accigliata: si stava riferendo a qualcuno in particolare? Dopotutto non aveva detto niente di che, non aveva nemmeno accennato al segreto di Shay.

 

Ma forse aveva già detto troppo, anche se non se ne rendeva conto. Come aveva detto Isaac, Hogwarts ha orecchie ovunque.

 

*

 

Tutti disprezzavano immensamente le ore di Storia della Magia, ma Eleanor no. Dal canto suo, la ragazza trovava quelle ore un piacevole momento di relax, dove poter staccare dalla concentrazione e dallo studio… e perché no, un momento per riflettere.

 

Il suo punto fisso dal giorno prima era la festa, tanto che aveva fatto schifo negli allenamenti e Fred non era stato troppo contento. Continuava a pensare a quello che aveva visto e sentito, i volti celati dalle maschere che non aveva riconosciuto continuavano a venirle in mente…

 

E poi c’era Albus. Il gentile, introverso Albus Severus Potter. Un po’ le dispiaceva averlo sfruttato in quel modo, anche perché era impossibile negare che una parte di lei già lo sapeva, quel fantomatico segreto.

Sembrava che solo Scorpius non si fosse accorto di come Albus diventasse assorto e distaccato ogni volta che si trovava insieme a loro quando stavano insieme… Clara di certo l’aveva notato, ma evidentemente quell’idiota di un Malfoy no. E pensare che era il suo migliore amico…

 

Il giovane Potter aveva parlato facilmente, il suo dono l’aveva aiutata notevolmente nella sfida… la Lingua Ammaliatrice era un gran bel dono, senza dubbio. Una specie di Imperio meno volgare e molto, molto più esclusivo… e soprattutto, legale.

 

Eleanor sorrise tra se, facendo scorrere gli occhi sui compagni di classe. Quasi tutti sembravano sul punto di andare in come Raine, mentre invece Clara e Albus si stavano sfidando all’Impiccato con ogni probabilità. Clara le aveva rivolto un saluto cordiale all’inizio dell’ora, mentre invece Albus aveva quasi finto di non vederla, limitandosi ad un cenno del capo.

 

Il Serpeverde non era stupido e doveva aver capito che c’era qualcosa sotto… probabilmente si era reso conto di aver parlato con troppa facilità.

 

Gli occhi chiarissimi di Eleanor si spostarono sulla finestra, sbuffando appena vedendo il cielo che era diventato di un grigio ben poco promettente: la giornata sarebbe finita con una bella pioggia, con ogni probabilità. Ma del resto Novembre era alle porte, erano in pieno autunno e la pioggia era il minimo da aspettarsi.

 

Novembre… erano passati quasi due mesi dall’inizio della scuola. E non era ancora dentro alla Confraternita, almeno non ufficialmente. Non poteva che sperare che tutto finisse presto, possibilmente prima delle Vacanze di Natale.

Chissà, magari avrebbe ricevuto un biglietto nei giorni seguenti…

 

Un paio di voci piuttosto accese la ridestarono dai suoi pensieri e Eleanor spostò gli occhi dalla finestra per posarli su Rebecca e Vincent, seduti davanti a lei.

 

Quando Vincent era andato a sedersi accanto alla Tassorosso, probabilmente entrambe si erano prese un colpo… chissà che voleva da lei. Vincent Nightray non faceva mai niente per niente, lo sapevano tutti… ed era nota la sua non amicizia con Rebecca Hastings, quindi doveva essere per qualcosa di abbastanza importante.

 

Evidentemente anche Clara e Albus si stavano facendo la stessa domanda, perché si stavano sussurrando qualcosa mentre lanciavano ai due qualche occhiata curiosa.

 

Tutti e tre però sapevano perfettamente una cosa: doveva aver a che fare con la Confraternita.

 

*

 

“Andiamo Hastings, che ti costa? Non sono affari tuoi, dopotutto!”

 

“Già, ma nemmeno tuoi da quel che mi risulta… e Malfoy non è nemmeno tuo amico!”

 

“Beh, nemmeno tuo mi pare. Voglio solo sapere con chi ha parlato, sono sicuro che lo sai Hastings.”

 

Rebecca sbuffò, alzando gli occhi scuri per posarli su quelli chiari di Vincent. Aveva un’espressione quasi arresa dipinta in volto, come se avesse perso le speranze:

 

“Chiamarmi per nome sarebbe un buon inizio per farmi diventare più gentile… certo che non molli eh?”

 

“Con le cose che mi interessano no, Rebecca… Come te, del resto.”

 

La Tassorosso sospirò e scosse appena il capo mentre invece il biondo sorrideva beffardo, aspettando una risposta:

 

“Ok, come vuoi… del resto come hai detto tu, Malfoy non è nemmeno amico mio. Sophie White e Violet Zabini, ma non ho idea di che cosa abbia detto. E se anche lo sapessi, non te lo direi.”

 

“Ti ringrazio! Con le buone si ottiene tutto anche con te, alla fine.” Vincent sorrise e le strizzò l’occhio, mentre invece la ragazza roteava gli occhi, tornando per qualche minuto a scarabocchiare sulla sua pergamena.

Dopo qualche minuto di silenzio Vincent smise di fissare Ruf con fare annoiato e si voltò invece verso Rebecca, studiando per qualche istante il suo profilo prima di parlare a bassa voce:

 

“Senti… volevo chiederti una cosa. Hai rivelato qualcosa, alla festa? Non ti ho vista per quasi tutta la sera.”

 

“No, non ho detto niente a nessuno… perché, ti sarebbe piaciuto vedermi Vincent?” Domandò Rebecca ridacchiando appena, come se trovasse anche solo l’ipotesi comica.

 

Vincent accennò un sorriso prima di rispondere, per niente sorpreso dalla risposta negativa della ragazza:

 

“Non troppo, però mi sembrava strano non vederti in giro… che fine avevi fatto?”

“Ho passato la serata con Isaac. Entrambi preferiamo stare in pace piuttosto che la folla e la musica assordante.” Rebecca rispose con una scrollata di spalle, mentre invece Vincent assottigliava gli occhi: ricordava perfettamente di aver parlato con Isaac verso la fine della festa, gli aveva chiesto dov’era la ragazza ma lui non aveva risposto, portandosi subito sulla difensiva.

 

“Che c’è?” Domandò Rebecca inarcando un sopracciglio, conscia dell’espressione accigliata che aveva assunto il biondo. Il ragazzo abbassò lo sguardo sulla pergamena vuota, lasciando che qualche ciocca di capelli gli andasse davanti al volto prima di rispondere:

 

“Niente.”

 

Rebecca continuò a guardarlo per qualche istante con la stessa espressione confusa dipinta in volto, ma poi ritornò nel consueto stato di trance di ogni normalissima lezione di Ruf, lasciando perdere il ragazzo: era una persona molto curiosa e normalmente avrebbe insistito, ma conosceva abbastanza Vincent da sapere che era impossibile capire veramente cosa gli passasse per la testa.

 

*

 

“Quando sono gli allenamenti?”

 

“Mercoledì… hai la Pozione pronta spero, la partita è la prossima settimana.”

 

Julian annuì, tenendo lo sguardo fisso davanti a se. Stava seduto su uno dei gradini d’ingresso del castello, sotto al portico e accanto al suo migliore amico Elijah.

 

“Certo, è tutto pronto. Confesso che però un mi spiace… dopotutto Serpeverde è la mia Casa, è sempre difficile scontrarmici.”

 

“Beh, non è il momento di tirarsi indietro amico… ormai ci siamo dentro fino al collo e non possiamo smettere. Però vorrei sapere che pensi di dirlo a tuo padre, prima o poi.”

“No, non credo che lo farò… tu non lo conosci, è meglio che non sappia niente di questa storia.

“Ne sei sicuro? Nemmeno a fine anno, quando tutto sarà finito?”

Elijah inarcò un sopracciglio, guardando l’amico seduto accanto a lui: non aveva mai capito perché Julian si fosse ostinato a tenere tutto segreto… non l’aveva detto a nessuno, nemmeno a Potter o a Malfoy. Anche se arrivati a quel punto era comprensibile: probabilmente entrambi l’avrebbero affatturato, sapendo che contribuiva alla vittoria del “nemico”.

 

“No, o almeno non penso. Già vivo col timore che Isaac parli… forse rimarrà un segreto per ancora un po’ di tempo, ma probabilmente glielo dirò tra qualche anno, quando ormai non vivrò più con lui.”

 

“Come credi, è una tua scelta e io ho provato già abbastanza volte a convincerti. In ogni caso cerca di impegnarti Nott, non vorrei trovarmi contro l’ira di Thomas, Fred, Rose e la Andersen.”

 

“Rilassati amico… sei in buone mani.” Julian si voltò verso l’amico e gli rivolse un sorrisetto, mentre la pioggia cominciava ad infrangersi sui tetti e le finestre del castello. L’ora di cena era ormai vicina e tutti si stavano preparando a raggiungere la Sala Grande, ma ai due amici piaceva ritagliarsi qualche momento di pace, lontani da orecchie e occhi indiscreti.

 

O almeno, così credevano. 













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Angolo Autrice:

Buonasera!
E' il 26 Maggio, piena primavera, c'è il sole fino alle 19, gli uccellini cinguettano... e io sono confinata in casa con libri e appunti.   
Ma tralasciando le gioie che porta Maggio, scusate per il ritardo. Non ricordo bene quando ho aggiornato ma sarà passata circa una settimana o più, quindi pardon ma ho avuto qualche giorno di voglia di scrivere: 0.

Spero comunque che vi sia piaciuto, è abbastanza lungo (come al solito) e il seguito dovrebbe arrivare in fretta... o almeno ci proverò! 
Grazie come sempre per le recensioni e a chi segue la storia anche se non "partecipa"!    

Tra non molto la storia subirà un piccolo... cambio di trama, ma se mi conoscete ci sarete abituati e niente, spero che non vi dispiaerà (questa volta non ucciderò nessuno, lo prometto).
Buona serata, ditemi cosa ne pensate... secondo voi cosa si inventerà Rebecca? E quali coppie shippate? (scusate il termine poco elegante ma non me ne vengono altri al mmento)

Signorina Granger 

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Capitolo 14
*** L'ultima Prova (Parte I) ***


~~Capitolo 11: L’ultima prova (Parte I)



“Dovremmo andare.”      

Non aveva mai capito con certezza che cosa la riportasse indietro, che cosa la riportasse alla realtà.

Non ne aveva mai parlato con nessuno e quindi non aveva mai avuto pareri esterni… ma era abbastanza certa che fossero le persone con le quali si rifiutava di parlare a riportarla alla realtà. A renderla Clara e non Mary.

Clara aprì gli occhi, riconoscendo la voce all’istante.     Si tirò a sedere di scatto sul letto, incontrando gli occhi chiari di Scorpius che la scrutavano dalla soglia della stanza, una mano sulla maniglia della porta aperta e l’altra sullo stipite.

“Scusa, non volevo disturbarti… ma è ora. Abbiamo la riunione.”

“Certo. Vengo subito, tu intanto scendi.”              Lo dileguò con una rapidità e un tono talmente freddo che quasi si sentì in colpa, cogliendo l’espressione cupa negli occhi di Scorpius prima che il biondo chiudesse la porta, lasciandola nuovamente sola nel Dormitorio.

Clara si passò una mano tra i capelli neri, maledicendosi mentalmente.         A volte era dispiaciuta di come si comportava con Albus e Scorpius… infondo erano i suoi migliori amici. Ma era anche consapevole di avere repentini cambi d’umore a causa della doppia personalità, quindi a volte le veniva spontaneo essere più fredda possibile, quasi volendo compensare l’indole troppo estroversa che nascondeva e che veniva fuori quando meno se l’aspettava.

A volte, prima di dormire, pensava se dirlo agli amici, prendeva quasi in considerazione l’idea a volte.  Ma poco dopo si dava da sola dell’idiota e si convinceva a continuare la sua recita…        La sua più grande debolezza non era tanto la sua malattia, quanto più l’idea che qualcuno potesse sapere della sua malattia.    Non sopportava anche solo l’idea di deludere qualcuno, e non voleva essere vista come “quella malata”, tantomeno dai suoi migliori amici.

Clara si alzò dal letto, sistemandosi alla meglio i capelli un po’ arruffati e riallacciandosi la cravatta in un nodo decente mentre scendeva le scale del Dormitorio, diretta in Sala Comune.

Come previsto, Albus e Scorpius erano uno accanto all’altro, in piedi mentre parlavano.    Clara sorrise istintivamente al vedere i suoi due “gendarmi”, odiandosi per non essere sincera con loro come un’amica dovrebbe essere.

Albus sembrò sentirsi osservato, perché si voltò proprio nella sua direzione e piegò le labbra in un sorriso, rivolgendole un cenno. 

“Ciao, bella addormentata! Oggi non ci siamo visti quasi per niente.”

Clara esibì un sorriso colpevole, annuendo appena con il capo: aveva passato tutto il pomeriggio chiusa nel Dormitorio e non si era nemmeno presentata a cena… le sue compagne di Dormitorio erano già rimaste abbastanza stranite dal suo comportamento “peace&love” stile Hippy, non aveva tenuto a mostrarlo anche ad Albus, Julian o Scorpius.  

“Si… avevo un po’ di sonno arretrato e per niente fame. Andiamo?”  

Albus annuì e si incamminò verso l’uscita della Sala Comune, mentre invece Scorpius indugiò per un attimo prima di seguire i due amici: prima o poi Clara gli avrebbe dato delle spiegazioni. Delle vere spiegazioni.

                                                                           *

Aspettare
Aspettare
Aspettare
 

Aspetta, vedrai che tornerà

 

Un sorriso tirato, un tono di voce stanco e due occhi scuri troppo simili ai suoi lucidi

Aspettare
Aspettare
Aspettare
 

Aspetta, vedrai che le cose cambieranno

 

Odia aspettare.   Non ce la fa
 

Ho aspettato anche troppo

 

Rebecca chiuse gli occhi, smettendo di sentire la voce di Shay parlare.      Perché ogni volta che si trattava di aspettare qualcuno, finiva col pensarci?  Era come un chiodo fisso nel suo cervello, che non se n’era mai andato.
Probabilmente Isaac la stava guardando come se fosse pazza, ma non le importava.

“Che cosa c’è Hastings? Non sopporti l’attesa?”

Riaprì lentamente gli occhi, alzando lo sguardo per incontrare il volto sorridente di Nightray. 

“Se si tratta di te, più che attenderti spero ogni volta che non ti presenterai.”

Vincent rise, sedendo accanto a lei mentre Shay, Thomas e Isaac continuavano incuranti a discutere dell’ultima lezione di Trasfigurazione: per una volta, incredibilmente, sono arrivati prima di Malfoy, Potter e Clara.

“Smettila Rebecca, lo so che infondo mi adori. Tutte mi adorano.”

“Certo… peccato che io non sopporto i ragazzi sicuri di sé. E tu ne sei l’incarnazione.”

Vincent non rispose alla provocazione, concentrandosi invece sul volto di Rebecca, meno espressivo e più apatico del solito… anche il suo tono di voce non era carico della solita ironia pungente che lo divertiva tanto.

“Stai bene Hastings? Mi sembri stanca.”

“Appunto, sono solo stanca. Vediamo di finire in fretta.”      Rebecca incrociò le braccia al petto, cercando di scacciare il fiume di pensieri e ricordi che le avevano invaso la mente negli ultimi momenti.    

“Come preferisci. Hai pensato all’ultima prova?”

“Si. Quando saremo tutti spiegherò tutto.”      Vincent sorrise, curioso di sentire che cosa avesse architettato la ragazza.   Quando voleva sapeva essere tremenda e sperava che non si fosse risparmiata come per le prove iniziali… il Banchetto di Benvenuto era stato estremamente divertente.

“Lascia perdere Vincent, non dirà proprio un bel niente! Io sono due giorni che cerco di estorcerle informazioni, ma è troppo testarda… quando non vuole parlare di cuce la bocca nel giro di un minuto.”

Shay alzò gli occhi al cielo con fare esasperato, conoscendo fin troppo bene l’amica.   Era una gran chiacchierona, ma quando si trattava di mantenere segreto qualcosa… era fin troppo brava.

Aveva cercato di capire che cosa avesse pensato Rebecca, ma senza grossi risultati. Era l’ultima prova, quindi era certa che l’amica era stata fortemente indecisa… anche perché era molto orgogliosa e l’ultima cosa che voleva era sentirsi una predica da Scorpius Malfoy.

“Non importa, dopotutto lo scopriremo tra poco. Spero che la nostra Bex non sia stata troppo gentile perché non sarebbe giusto: noi ce la siamo sudata, l’ultima prova.”

Shay scoppiò a ridere alle parole di Thomas, ricordando fin troppo bene che cosa avevano dovuto fare loro l’anno prima: la prova era… farsi mettere in punizione e far perdere punti alla propria Casa, così si erano dovuti mettere di proposito nei guai pur di entrare nella Confraternita.

“Vero! Se penso a quello che ti sei inventato tu, mi viene ancora da ridere!”    Thomas fulminò Isaac con lo sguardo, ricordando fin troppo bene la mega sfuriata della McGranitt che si era dovuto sorbire quando aveva fatto evanascere tutti i mobili del suo ufficio.

“Oh andiamo Tom, è stata una gran trovata! Hai tutta la nostra stima dopo quell’episodio.”    Sorrise Shay dando all’amico una pacca sul braccio, che inarcò un sopracciglio in un’espressione scettica:

“Ah, davvero? E io che speravo di averla per il mio meraviglioso carattere o per il mio incommensurabile talento nel Quidditch…”

Il Grifondoro marcò in modo più che evidente l’ultima parte della frase, guadagnandosi un’occhiata eloquente da parte di Vincent: nessuno dei due aveva dimenticato che dopo meno di una settimana ci sarebbe stata la prima partita della stagione e entrambi non avevano intenzione di perdere.

Tuttavia nessuno ebbe tempo per aggiungere altro, perché le porte della Stanza delle Necessità si aprirono e fecero finalmente la loro comparsa anche Scorpius, Albus e Clara.

“Finalmente! Vi siete persi?”   Domandò Isaac inarcando un sopracciglio, venendo ignorato da tutti e tre i Serpeverde che presero posto in silenzio.

“Per una volta siete arrivati prima di noi… non morirete.”   Si limitò a commentare Clara con una scrollata di spalle, mentre Scorpius si schiariva la voce e iniziava:

“Bene, visto che ci siamo tutti cominciamo. Chi è rimasto in lista?”

“Julian, Abigail, Declan, Raine, Eleanor, Sophie e Violet.”    Rispose subito Isaac mentre Shay annuiva:

“Esatto. L’avevano detto che almeno metà dei nomi non ce l’avrebbero fatta.”

“Beh, direi che sette è un numero più che adeguato… sempre che riescano tutti a superare l’ultima prova.”  Osservò Albus ad alta voce, evitando di precisare la sua speranza sulla non entrata nel gruppo di Raine.

“Beh, speriamo che ce la facciano o l’anno prossimo la Confraternita sarà molto… ristretta. Detto questo, sabato per voi va bene per la prova? Saranno tutti presi dal Banchetto, quindi nessuno si accorgerebbe di eventuali assenze.”    Scorpius fece vagare lo sguardo sui compagni in cerca di segni di dissenso, ma non trovandone alcuna traccia annuì con aria soddisfatta:

“Bene, vada per sabato allora. Qualcuno dovrà scrivere i bigliet- “

“Potter.”       Tutti si voltarono verso Rebecca, che aveva interrotto Scorpius e teneva gli occhi scuri fissi su Albus, l’aria tranquilla e rilassata:

“Come scusa?”  Domandò il diretto interessato inarcando un sopracciglio, mentre la ragazza sorrideva dolcemente:

“TU scriverai i biglietti. L’ho sempre fatto io e ho organizzato l’ultima prova come da manuale… questa volta farai qualcosa tu. Sei un Guardiano anche tu, te lo sei scordato?”

Vincent e Thomas soffocarono le risate mentre Albus contorceva la mascella, senza però avere la faccia tosta di dire niente: Rebecca aveva ragione, obbiettivamente.

“Bene. Lo farò io allora.”    Si limitò a dire il ragazzo dopo qualche istante di silenzio, facendo sorridere Rebecca mentre Clara guardava l’amico con cipiglio divertito, quasi lieta che fosse stato messo alle strette da Rebecca: nemmeno lei poteva negare che aveva scaricato sulla Tassorosso tutto il lavoro.

“D’accordo… chiarito questo punto, che cosa hai pensato per la prova, Hastings?”      Alle parole di Scorpius tutti rivolsero nuovamente l’attenzione di Rebecca, che dopo un attimo di esitazione si strinse nelle spalle:

“Beh, ho avuto poco tempo e esaurito un po’ le idee dopo le prove iniziali, quindi perdonatemi se sono stata “classica”.  Ho pensato che potremmo farli venire qui uno alla volta e far loro affrontare le loro paure.”

“Intendi con un Molliccio?”   Domandò Thomas inarcando un sopracciglio, ricordando benissimo una lontana lezione del terzo anno, quando si erano allenati con quelle creature.

“Non esattamente, anche se sarebbe un’opzione. Pensavo a qualcosa di più “intenso”, per così dire…”


Rebecca piegò le labbra in un sorriso, gli occhi da cerbiatta illuminati da un luccichio pericoloso.   Thomas e Isaac si scambiarono uno sguardo quasi preoccupato, mentre invece Vincent sorrise istintivamente: chissà che cosa intendeva per “intenso” …. Non vedeva l’ora di scoprirlo.

Anche Clara assottigliò gli occhi senza smettere di guardare la Tassorosso, curiosa e allo stesso tempo nervosa: non sapeva mai che cosa aspettarsi dalla compagna… era imprevedibile, come Vincent ripeteva sempre.   La Serpeverde aveva però come la sensazione che non sarebbe stata una prova piacevole, per i novellini.

“Credo che ce lo stiamo domandando tutti, quindi te lo chiedo Bex: esattamente, che cosa intendi?”

Alla domanda di Shay Rebecca rivolse all’amica una strizzatina d’occhio, senza smettere di ridere sotto i baffi:

“Lo vedrete. Fate in modo che vengano qui uno alla volta… al resto penserò io.”

“Odio quel sorriso. Quando sorride così ha in mente qualcosa di strano.”  Borbottò a mezza voce Albus, mentre invece Scorpius sorrideva:

“Lasciamola fare… dopotutto la prova non interessa noi. Voglio proprio vedere come se la caveranno Julian e gli altri.”

Se anche qualcuno avrebbe voluto opporsi, ormai non avrebbe voluto farlo: Scorpius era il Capo e se approvava qualcosa, quel qualcosa poteva essere fatta… e Isaac, Thomas, Shay, Albus, Vincent e Clara lo sapevano bene.

Scorpius si rivolse a Rebecca e le indirizzò un cenno del capo senza dire altro, facendo sorridere lievemente la ragazza:

“Bene allora… cercherò di non deludervi.”

“Non so perché, ma sento che non succederà.”   Mormorò Albus rivolto a Clara e a Vincent, che sorrise con aria divertita mentre incrociava le braccia al petto: 

“Sono stranamente d’accordo… non credo che Rebecca sarà inferiore alle nostre aspettative.”

Per la prima volta Vincent ringraziò mentalmente James Potter per aver nominato la ragazza Secondo Guardiano invece che lui o qualcun altro: non si sarebbe divertito allo stesso modo se quel ruolo fosse stato occupato da un altro dei compagni… poco ma sicuro.

                                                                              *

“Non te l’ho mai chiesto Clara perché preferisco non immischiarmi negli affari altrui. Ma perché sparisci, ogni tanto? Capisco voler stare da sola in certi momenti, ma per quasi intere giornate…”

Clara sorrise appena, senza alzare lo sguardo su Scorpius, che stava seduto sul divano accanto a lei.   I due erano rimasti in silenzio per un po’, guardando il fuoco nel camino prima che Scorpius si decidesse a parlare.

“L’hai detto tu, Scorp. Diciamo che ogni tanto preferisco stare da sola… E sentiamo, da quando sei così sensibile da fare domande?”

Scorpius si limitò a scrollare le spalle, parlando dopo qualche istante di silenzio:

“Non sono sensibile… però sono tuo amico, Clara.  Voglio bene a te, ad Al e a Julian… se c’è qualcosa che non va, vorrei saperlo.”

“Non c’è niente che non va. Davvero Scorp. Va tutto come dovrebbe andare.”

I due si guardarono per un attimo, mentre Scorpius non sembrava del tutto convinto e Clara ne era pienamente consapevole.  Non riuscendo a sopportare quello strano interrogatorio la ragazza si alzò dal divano, lasciando solo il giovane Malfoy sul divano nero:

“Bene, io vado a letto… Ci vediamo domani Scorp.”

Scorpius annuì e non aggiunse altro, mentre Clara lasciava la Sala Comune per tornare al Dormitorio.  Un po’ si sentiva in colpa, ma probabilmente Scorpius era l’ultima persona a cui avrebbe rivelato il suo segreto: non aveva certo dimentico che aveva lasciato Eleanor dopo nemmeno un giorno aver scoperto che soffriva della sua stessa malattia.  Quanto ci avrebbe messo ad allontanare anche lei?

Non lo sapeva e preferiva non doverlo sapere mai.

                                                                          *

Sorrise, facendo scorrere lo sguardo sulle foto sparse sul tavolo.  Incredibile quanto potessero essere importanti delle semplici immagini in bianco e nero… le foto imprigionano, racchiudono dei momenti. E finché queste non svaniscono, quei momento possono essere ricordati anche per sempre.

A volte quei momento voglio essere dimenticati e il modo migliore è liberarsi delle suddette fotografie… Ma non era il caso di quella volta.

Sorrise, prendendo la foto che ritraeva Rebecca Hastings in piedi accanto ad un ragazzo alto e dai capelli scuri, che la teneva per le braccia. Anche dalla foto lei non sembrava troppo contenta e cercava di divincolarsi… di certo se le foto avessero parlato Rebecca avrebbe detto qualche parola poco gentile.

Quella dopo ritraeva invece Albus Potter seduto accanto alla bellissima Eleanor Andersen, impossibile da non riconoscere.      

Forse i tanto idolatrati membri della Confraternita avrebbero dovuto fare più attenzione a Shay Mitchell e alla sua mania di fotografare a destra e a sinistra. O almeno, avrebbero dovuto fare più attenzione a quelle foto.

La nostra mentre è attratta da ciò che non conosciamo, o da ciò che conosciamo solo in parte.

Per questo tutti parlavano così tanto della Confraternita, perché sapevano che caratteristiche dovevano avere i membri ma in pratica nessuno era certo dei loro nomi… la curiosità spingeva gli studenti di Hogwarts a parlare di loro e a sperare di poter entrare nel gruppo.

Ma se tutti avessero saputo chi ne faceva parte, o che cosa facevano?   Forse tutta quella fama, tutte quelle storie… tutto sarebbe cessato.

O almeno lo sperava.








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Angolo Autrice:

Buongiorno e buona domenica!      Sono tornata in modalità lampo e quindi ecco un nuovo capitolo.   Esattamente come prima degli interrogatori, questo è incentrato solo sui membri della Confraternita, gli altri saranno invece protagonisti del prossimo.
Spero che vi sia piaciuto, ditemi che ne pensate!

Signorina Granger

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Capitolo 15
*** L'ultima Prova (Parte II) ***


Angolo Autrice:

Buongiorno! Ecco qui la seconda parte a tempo record! Diciamo che non volevo tenervi sulle spine per troppo tempo.   Spero che vi piacerà, ci ho messo un po' a scriverlo quindi spero sia almeno venuto decente.      Avviso che... è molto lungo, ma non potevo dividerlo ulteriormente, quindi è venuto così.    Inoltre, un personaggio dopo questo capitolo non comparirà più... mi dispiace perchè mi piaceva, ma è andata così, avevo avvertito sull'essere partecipi.
Detto ciò vi lascio alla lettura, spero che vi piacerà e ditemi che ne pensate!

Signorina Granger





~~Capitolo 11: L’ultima Prova (Parte II)


 

“Sai, sono davvero curioso… che cosa hai architettato?”

“Stai per scoprirlo, immagino.”

Rebecca non sollevò lo sguardo, continuando a guardare in basso, li polsi appoggiati alla ringhiera e le mani giunte. Vincent si mise nella sua stessa posizione, piegando maggiormente la schiena per avere il capo alla sua stessa altezza:

“Chi è il primo?”

“Raine.”

                                                                           *

“Dannazione, dannazione, dannazione! Rebecca ci ammazza, muovete il culo!”

Isaac imprecò a voce alta alle sue spalle, ma Shay non ci badò e continuò a correre sulle scale, fianco a fianco con Thomas: si erano presi in ritardo mentre studiavano in Biblioteca… ed ecco il risultato, erano in ritardo.

“Ci fosse una volta in cui arriviamo giusti! La prima chi era?”    Domandò Thomas senza smettere di salire i gradini due alla volta, maledicendo mentalmente i Fondatori per aver collocato quella maledetta stanza proprio al settimo piano.

“Raine! Volevo vedere la sua prova, che nervoso!”   Sbottò Isaac alle sue spalle mentre il trio raggiungeva finalmente il settimo piano e si avventava nel corridoio per raggiungere il tanto agognato muro.

Quando le porte della Stanza si aprirono Isaac, Thomas e Shay rimasero interdetti per un attimo: non si vedeva assolutamente nulla, era tutto buio.   Shay stava per dire qualcosa, ma venne interrotta dalla familiare voce di Rebecca:

“Alla buon ora! Salite, prima che arrivi anche Julian!”

“Ma dove sei?”   Domandò Thomas inarcando un sopracciglio, mentre una scala di metallo compariva a destra della porta.    Rebecca ripeté agli amici di salire e i tre obbedirono, salendo i gradini fino ad arrivare diversi metri più in alto, accanto agli altri membri della Confraternita.  Scorpius, Vincent, Albus, Clara e Rebecca stavano su una specie di terrazzo ed erano appoggiati ad una ringhiera per guardare più in basso e quindi assistere alla prova senza essere visti.

“Ahh, ingegnoso. Scusate il ritardo! Raine ha già finito?”

“Si, l’avete persa per poco… Ma non è andata bene.”   Annunciò Albus in un tono quasi allegro che fece ridacchiare Scorpius, mentre Rebecca lo fulminò con lo sguardo:

“Davvero? Quindi ha fallito la prova?”

Domandò Isaac, piuttosto deluso: sarebbe stato contento se l’amica fosse entrata nel gruppo… non era bello essere circondati da Serpeverde ed esser l’unico Tassorosso.

“Si, Raine è fuori. Scorpius ha già… provveduto, diciamo.”      Rispose Clara annuendo con un cenno del capo e incrociando le braccia al petto, mentre Isaac annuiva con aria delusa.   Rebecca sospirò, mentre Shay rivolse al Corvonero un sorriso incoraggiante, per tirargli su il morale:

“Coraggio, non è poi la fine del mondo!  Avanti, ora tocca a Julian… sarà qui a momenti e scommetto che sei curioso.”     Isaac annuì alle parole della bionde, avvicinandosi anch’egli alla ringhiera per non perdersi la prova imminente: era curioso…che cosa aveva organizzato Rebecca per suo cugino?  Lo conosceva e sapeva esattamente di cosa aveva paura: suo padre.

Scorpius intanto ripose nuovamente la bacchetta in una tasca interna della veste, sperando di non dover nuovamente ripetere l’incantesimo della memoria.

Non gli piaceva, ma era la procedura: se qualcuno falliva la sfida, subiva una rimozione dei ricordi inerenti alla Confraternita da parte del primo Guardiano, vale a dire lui.   L’aveva già dovuto praticare sette o otto volte contando Raine… sperava proprio di aver finito con Oblivion.

 “Allora dicci… che cosa hai preparato? Me lo chiedo da martedì e penso anche gli altri.”   Domandò Thomas con un sorriso, rivolgendosi a Rebecca che però si strinse nelle spalle, accennando con il capo alla porta che si stava aprendo con un cigolio:

“Lo state per scoprire, immagino. E ora silenzio o ci perderemo lo spettacolo.”

                                                                            *

“Emh… c’è nessuno?”   Julian sentì la porta chiudersi alle sue spalle con un tonfo e fece qualche passo avanti, nel buio completo della Stanza.  Stava cominciando a chiedersi se non fosse uno scherzo di qualche idiota quando tutto s’illuminò all’improvviso, facendogli chiudere gli occhi di scatto per non rimanere accecato dalla potente luce bianca.

“Che diamine…”   Mormorò Julian socchiudendo gli occhi azzurri mentre cercava di abituarsi nuovamente alla luce.
Quando riuscì a vedere con chiarezza il ragazzo ammutolì, riconoscendo con orrore chi aveva davanti:

“P-papà?”

Ma l’uomo, che Julian potè constatare era molto più giovane rispetto al presente, non lo stava guardando. Anzi… sembrava che non l’avesse nemmeno sentito parlare.

“Ti sembra il modo di comportarti, ragazzino? In pubblico, per di più… Hai idea di che razza di figura mi hai fatto fare, Julian?”

Julian sgranò gli occhi, mentre qualcosa nella sua mente scattava… un ricordo. 
Quella frase non gli era nuova… ricordava perfettamente di aver già sentito suo padre dirla e anche in che contesto.  

Lentamente il ragazzo si voltò, deglutendo.   A conferma della sua ipotesi eccolo lì, un bambino dai capelli chiarissimi e lo sguardo basso, intimorito dalle parole di suo padre.

Faceva strano vedersi a quanti, 8 anni?   Erano passati quasi 10 anni ma ancora ricordava bene quel giorno… era forse il suo peggior ricordo, ma che anche nel male gli era rimasto impresso nella mente.

“Mi dispiace… scusa, papà. Non volevo.”

Julian si voltò nuovamente verso suo padre, che sospirò e si passo una mano sul viso, scuotendo la testa.

“Lo so che sono un’eterna delusione papà… cerca di mascherarlo almeno un po’.”    Mormorò Juliana a denti stretti, formulando quella frase che avrebbe tanto voluto dire anni prima… peccato che la forza gli fosse mancata.

“Scusa, scusa, mi dispiace… è sempre la stessa storia Julian. Hai 8 anni e tra un paio andrai ad Hogwarts! Devi imparare a comportarti.”

Julian guardò l’espressione seria di suo padre, che parlava dando le spalle alle grandi finestre della camera del figlio, così diversa da com’era nel presente: piena di giochi e… con una gabbia vicino alla grande scrivania.   Una gabbia che Julian non vedeva da molto tempo.

Esattamente come il gufo che c’era al suo interno, che guardava la scena con i grandi occhi gialli spalancati.

Julian sapeva che cosa stava per succedere… come sapeva di non poter fare niente per impedirlo, dopotutto era già successo.

“E per insegnarti a fare quello che ti dico quando te lo dico, Julian… ti meriti una punizione, questa volta.”

Detto questo suo padre raggiunse a grandi passi la gabbia di metallo, mentre se stesso da piccolo sgranava gli occhi con aria spaventata:

“P-papà? Che cosa intendi? Papà, che vuoi fare?”

“Te l’ho detto Julian, ti insegno a comportarti bene.”    Julian contrasse la mascella, guardando per la seconda volta suo padre aprire la gabbia mentre il bambini di 8 anni, così lontano da quello che era adesso, si avventava sull’uomo e gli strattonava la veste, implorandolo di lasciar stare il suo povero gufo, il suo migliore amico.

“Papà, ti prego lascialo stare! Mi comporterò bene lo prometto, ma lascialo stare per favore!”

Lacrime.   Julian distolse lo sguardo, sapendo comunque che il suo volto da bambino era rigato dalle lacrime, mentre suo padre era come sempre impassibile, irremovibile sulla sua decisione.

“Spostati, Julian… lasciami.”    

Suo padre se lo scrollò di dosso con un colpo secco, facendolo quasi cadere sul tappeto della stanza.

Julian sentì il povero gufo stridere e distolse lo sguardo, deciso a non guardare e quindi assistere alla scena per la seconda volta.

Si era appena voltato quando tutto si fermò.  I suoni cessarono, le voci sparirono… come se il tempo si fosse improvvisamente fermato.


Julian aggrottò la fronte, senza capire… perché la scena si era interrotta?

Forse doveva guardare. Forse la sua prova era quella… doveva affrontare quel ricordo, doveva superarlo una volta per tutte.

Lentamente Julian alzò gli occhi, guardando suo padre con il gufo appollaiato sul braccio.

Viveva da anni nel terrore per suo padre, forse proprio da quel giorno… ma era arrivato il momento di chiudere quella porta.   Era arrivato il momento di andare avanti.

Improvvisamente tutto tornò in vita, in movimento: e mentre il bambino dai capelli chiarissimi implorava un’ultima volta, suo padre pronunciò le due parole:

“Avada Kedavra.”

Un lampo di luce verde, un ultimo stridio del povero gufo e poi nulla, il silenzio interrotto solo dai singhiozzi di se stesso, 9 anni prima.

Suo padre rimase impassibile per un attimo, mentre suo figlio era seduto sul tappeto e si teneva le ginocchia con le mani e il corpo inerme del gufo che lui stesso aveva comprato al figlio giaceva sul parquet.

“Bene… ci vediamo a cena, sii puntuale.”      Theodore Nott fece evanascere il corpo del gufo e poi superò suo figlio senza degnarlo di un altro sguardo, uscendo dalla stanza e chiudendosi la porta alle spalle con un colpo secco.

Julian sospirò, passandosi una mano tra i capelli prima di parlare, a bassa voce:

“Ora basta. Basta papà… hai smesso di dirmi cosa fare.”     Gli occhi chiari di Julian si posarono sulla scrivania che conosceva bene, individuando il calamaio e un pezzo di pergamena.    Tutto intorno a lui si era di nuovo bloccato ma il ragazzo non ci badò, superando il bambino ancora raggomitolato sul tappeto per avvicinarsi al tavolo antico, sedendo sulla sedia imbottita e iniziando a scrivere…
 

Papà, gioco a Quidditch, che tu lo voglia o no. 
Ho smesso di comportarmi bene
 
                                                                                 Saluti, Julian

Non sapeva come gli fosse venuto in mente, non sapeva nemmeno come fosse possibile che potesse scrivere davvero quando ne suo padre ne se stesso sembravano averlo visto… forse era la prova a prevedere che scrivesse, ma comunque non gli importava.

Prese la pergamena e la piegò prima che diventasse nuovamente tutto bianco, mentre la stanza spariva alla vista del ragazzo.  Julian chiuse nuovamente gli occhi ma questa volta quando li riaprì non c’era una stanza… intorno a lui era tutto indefinito, come se stesse sognando.

Julian abbassò gli occhi su una specie di fontanella di pietra, l’unica cosa fisica intorno a lui.    C’era dell’acqua dentro e quando Julian ci guardò dentro vide il suo riflesso solo per un attimo, poi il suo volto venne infranto da una scritta color rosso mattone, lo stesso dell’inchiostro usato per i biglietti della Confraternita.
 

Benvenuto nella Confraternita di Hogwarts  

                                                                        *

Violet teneva lo sguardo fisso sul muro, esitando invece di entrare nella Stanza delle Necessità.   Si chiedeva che cosa sarebbe successo, che cosa avrebbe dovuto fare questa volta.

Ironico, ma alla fine la prova si sarebbe tenuta veramente il 31 Ottobre, come si era predetto qualche giorno prima a lezione di Pozioni.  

Violet quando aveva trovato il biglietto nel suo libro di Aritmanzia aveva quasi riso: non capiva perché non glie l’avessero detto di persona… dopotutto ormai sapeva chi faceva parte della Confraternita, e anche chi come lei era in lista per entrarci.

Ma forse a loro piaceva avere quello stile… avvolto nel mistero, diciamo.  Probabilmente il mandare biglietti faceva parte della tradizione.

Violet respirò profondamente, decisa a chiudere finalmente quella storia: o la va o la spacca.
La ragazza camminò per tre volte davanti al muro, fermandosi quando la porta comparve prima di aprirne un’anta.

Dentro la Stanza apparentemente non c’era nulla, era tutto completamente buio… ma per fortuna Violet non ne aveva mai avuto paura.    La Grifondoro si chiuse la porta alle spalle e fece qualche paso nel buio più completo, chiedendosi se non si trattasse per caso di uno scherzo di cattivo gusto: dov’erano tutti? Perché era buio?

Tuttavia non ebbe il tempo di provare a darsi una risposta, perché una luce improvvisa la costrinse a chiudere gli occhi. 

Violet imprecò a mezza voce, strofinandosi gli occhi prima di riaprirli. 
E quando lo fece, per poco non perse i sensi.

“Violet no, che fai!  Così non sarà mai mangiabile… togli i gusci, su.”   

Violet deglutì, gli occhi scuri spalancati e fissi sulla donna che, in piedi dietro al familiare ripiano in marmo, sorrideva ad una bambina di circa sette anni dai capelli castani.

La bambina mise le piccole mani nell’impasto giallastro e tirò fuori i frammenti di guscio delle uova, mentre la donna le accarezzava i capelli raccolti in due codine.

“Mamma.”    

Violet deglutì, mentre sua madre sembrava non averla sentita o vista: come se non ci fosse… possibile che avesse perso i sensi e stesse sognando?  Oppure era quella la prova?  

Ma come avevano potuto tirarle fuori quel ricordo? Che razza di magia era?       

Era l’ultimo ricordo di sua madre, il giorno prima che morisse… erano passati nove anni, ma Violet ricordava benissimo la torta che avevano fatto insieme.     Come ricordava quando l’avevano mangiata tutti e tre insieme; lei, suo padre e sua madre.

In realtà suo padre non era stato molto contento quando era tornato a casa e aveva trovato la moglie intenta a fare una torta…   Ci sono gli elfi, perché l’hai fatta?

Violet ricordava esattamente le sue parole… e ricordava anche quelle di sua madre e il suo sorriso dolce: lei gli aveva risposto che era solo una torta, che aveva passato un bel pomeriggio con sua figlia… che se per una volta si era sporcata le mani, di certo non sarebbe cascato il mondo.

Violet accennò istintivamente un sorriso, guardando sua madre ridere di fronte all’espressione sbigottita della figlia quando le aveva fatto vedere un mestolo.

“Coraggio Violet… mescola. E’ facile!”      La bambina sorrise e, in piedi su uno sgabello, iniziò a mescolare alla meno peggio l’impasto, guidata dalla mano più grande e più forte della madre.

“Vedi? Non è difficile… ti aiuta la mamma tesoro.  Ci sarò sempre, ti mostrerò sempre come cavartela Violet.”

A differenza della torta, delle parole di suo padre e del sorriso di sua madre, questo Violet l’aveva rimosso.  Perciò non si sorprese quando, guardando se stessa alzare lo sguardo sulla donna e rivolgerle un sorriso, gli occhi le si riempirono le lacrime:

“Vorrei che avessi ragione.”     Mormorò Violet deglutendo, guardando madre e figlia finire di preparare l’impasto e poi versarlo nella tortiera, concludendo l’opera mettendola in forno.

Buffo. Ironia della sorte, sua madre era morta proprio il giorno dopo aver detto quelle parole… sfortunatamente, quella fu l’ultima volta in cui le mostrò come fare qualcosa, prendendola per mano e guidandola.

“Fatto! Speriamo che sia venuta buona, o papà ci prenderà in giro a vita!”    Rise sua madre chiudendo lo sportello del forno, mentre un branco di elfi domestici le saltellavano intorno con aria implorante, supplicando la padrona di casa di lasciare la cucina.  

Violet però non li stava ascoltando, teneva invece gli occhi sulla madre: aveva molte sue fotografie a casa, ma vederla dal vivo… era diverso.   Cercava una qualche somiglianza con la bellissima e sorridente donna che aveva di fronte, ma ancora una volta dovette arrendersi al fatto di somigliare maggiormente al padre, eccezione fatta per la carnagione chiara e il sorriso, molto simile a quello della donna.

“Non capisco perché la fate tanto lunga… è solo una torta, non ho preparato un pranzo da sei portate!”        Sua madre rise, mentre la piccola Violet studiava con fare curioso le orecchie da pipistrello di un poveri elfo domestico, che naturalmente non osava dire alla bambina di non toccargliele.

Ma com’erano finiti insieme, i suoi genitori? Se l’era chiesto molte volte, ma rivivendo quel ricordo la sua domanda si era fatta più convinta: lei era così diversa da lui… a prescindere dallo stato di sangue, erano come il giorno e la notte.  Come aveva fatto sua madre ad innamorarsi di Blaise Zabini? Sfortunatamente, non avrebbe mai potuto chiederglielo.

“Mi manchi mamma. Vorrei che ci fossi ancora… che il tuo sorriso illuminasse ancora papà.”    Mormorò Violet guardando sua madre, pensando a come l’uomo fosse cambiato dopo la morte della moglie.

Non capiva.  Perché farle rivedere sua madre? Perché proprio quel ricordo?   Che razza di sfida era?

Forse la sfida era affrontare qualcosa di personale, qualcosa di intimo di cui non si aveva parlato con nessuno… Violet era certa di non aver mai raccontato a nessuno di quell’ultimo momento passato con sua madre.

Se era quella la sfida, per superarla Violet sapeva che cosa doveva fare. Doveva chiudere un capitolo, quella con il nome di sua madre come titolo. 
Le sarebbe sempre mancata e non poteva smettere di pensarci… ma doveva andare avanti e smettere di rimuginare.

Violet piegò le labbra in un sorriso, sapendo che cosa sarebbe successo dopo: stando all’orologio appeso al muro, suo padre stava per tornare… e quello sarebbe stato l’ultimo momento che avrebbero passato come una famiglia.
Tuttavia la giovane Zabini non potè mai riviverlo: il suo ricordo s’interruppe bruscamente così com’era iniziato dopo poche semplici parole della ragazza:

“Mi mancherai mamma… ti voglio bene, ma che lo voglia o no tu non ci sei più. E non tornerai.”

                                                                             *

Man mano che si allontanava dalla Sala Grande sentiva le voci affievolirsi, lentamente come la luce che proveniva dal Salone d’Ingresso.

Eleanor camminava in fretta, salendo i gradini ormai familiari senza fermarsi.     Il biglietto diceva 20.30… e non aveva alcuna intenzione di fare tardi, non alla sua ultima prova.

Attendeva quel momento da due mesi ed era nervosa quanto emozionata, chiedendosi che cosa avrebbe dovuto fare questa volta.   La scelta della notte di Halloween era stata di certo azzeccata, visto che tutti sarebbero rimasti a festeggiare nella Sala Grande fino a tardi, per poi continuare la serata nelle varie Sale Comuni.

In poche parole, nessuno avrebbe prestato troppa attenzione alla sua assenza… e nemmeno a quella degli altri, probabilmente.

Non sapeva in quanti fossero rimasti in lista, ma probabilmente non molti… chissà se la sfida sarebbe stata in comune o singola.

Eleanor raggiunse finalmente il settimo piano, per niente stancata dalle scale che ormai era più che abituata a fare.   La Grifondoro si affrettò a raggiungere la Stanza delle Necessità, sperando che tutto si svolgesse in fretta: il giorno dopo ci sarebbe stata la partita… non voleva andare a dormire tardi e prendere sonno sulla sua scopa.

Quando le porte della Stanza delle Necessità si aprirono Eleanor esitò per un attimo prima di entrare, a disagio dal buio completo che aveva davanti.

“Che diamine…”  Mormorò la ragazza sulla soglia della stanza, esitando prima di entrare.

Oh andiamo Eleanor… fai la Grifondoro, non può essere niente di così spaventoso

Eleanor entrò completamente nella stanza, quasi sobbalzando quando la porta si chiuse pesantemente alle sue spalle.    La ragazza fece un paio di passi avanti nel silenzio e nel buio più completi prima di venire quasi accecata da una luce improvvisa, che la costrinse a chiudere gli occhi all’istante.

Quando poco dopo li riaprì, la ragazza sentì quasi il pavimento mancarle sotto i piedi: non poteva essere vero… lei non poteva essere lì.

Sua madre era davanti a lei. Seduta su una sedia, davanti al tavolo della cucina.

E su quel tavolo c’erano una siringa e un coltello, con cui la donna stava quasi giocherellando.
Eleanor degludì, non avendo il coraggio o la forza di muoversi e parlare… era come bloccata.

Non tanto per aver visto sua madre in sé… quanto per il fatto che aveva già visto quella scena.  Aveva già visto sua madre seduta su quella sedia, intenta a rigirarsi il coltello da carne tra le mani.

Ma non poteva essere… come avevano fatto a ricreare la situazione? O meglio… come avevano fatto a farle rivivere il suo peggior ricordo?

Quasi come se la donna avesse sentito i suoi pensieri, alzò di scatto il capo verso di lei, tanto che Eleanor quasi fece un salto indietro.    Gli occhi della donna erano esattamente come la figlia li ricordava… simili ai suoi, grandi, chiari e limpidi.   Solo che gli occhi di Eleanor non erano mai stati assetati di sangue, e non aveva nemmeno mai avuto le pupille dilatate dalla droga.

“Che cos’hai da guardare?”

Ringhiò sua madre nella sua direzione con tono aggressivo, mentre Eleanor si voltava lentamente, sapendo che cosa avrebbe visto: se stessa, le braccia conserte e un’espressione timorosa sul volto stanco.

“Niente…”   Mormorò a mezza voce e Eleanor assottigliò gli occhi, osservando la sua stessa espressione: non pensava che il suo volto, in quel momento, avrebbe trasmesso tanto disgusto.

Disgusto

Forse era stato proprio quello, a far saltare i nervi a sua madre.
La donna si alzò in piedi di scatto, guardando la figlia con lo stesso odio e disgusto che quegli occhi tanto simili ai suoi le riservavano sempre quando la vedevano drogarsi:

“E’ inutile che fai la moralista, faccio quello che voglio e non devo certo chiederti spiegazioni, capito ragazzina?”

Eleanor recitò l’ultima parte della frase in playback, certa che non avrebbe mai dimenticato le parole di sua madre.   La Grifondoro guardò se stessa fare per girare sui tacchi e lasciare la stanza, ma la donna si era già scostata dal tavolo per avvicinarsi alla figlia, prendendola per un braccio:

“Ok ho capito mamma… non ti guarderò e non ti giudicherò. Puoi fare quello che vuoi.”    Sibilò la ragazzina cercando di divincolarsi, ma la presa di sua madre sul suo braccio no vacillò neppure per un momento, mentre la donna la guardava con rabbia:

“Non prendermi per idiota ragazzina. Mi giudichi sempre. Ti credi migliore di me, non è vero Eleanor?”      Sua madre aveva cominciato a premerle in braccio con forza, tanto che Eleanor se lo sfiorò, quasi riuscendo a sentire la pressione della mano di sua madre sulla pelle.

“Beh, ti do una notizia ragazzina. Che ti piaccia o no sono tua madre, e tu sei esattamente come te.”

Parola sputate con veleno, con la pure intenzione di ferire.  Eleanor non guardò la scena, sapendo che emozioni le trapelassero dal volto: odio, disgusto, rabbia.

“Io non sono come te. Non sarò mai come te.”     Sibilò con rabbia una Eleanor più giovane, mentre quella del presente teneva lo sguardo fisso su un punto non ben definito del muro, sapendo che cosa sarebbe successo dopo: la risata di sua madre le invase la mente in modo così fastidioso che per un attimo pensò di tapparsi le orecchie, ma fortunatamente quella risata ebbe vita breve:

“Davvero? Lo dici tu, ragazzina.  Sei una stronzetta moralista che si crede al di sopra di tutto, ecco cosa sei… io sarò una drogata, ma almeno lo ammetto.”

“Non ti serve ammetterlo. Ce l’hai scritto in faccia.”

Esattamente come la pressione sul braccio, Eleanor sentì la guancia bruciarle quando sua madre la schiaffeggiò.   E il peggio doveva ancora venire.          Eleanor spostò lo sguardo su se stessa e la madre, vedendo la donna che la prendeva nuovamente per un braccio e la trascinava con forza nuovamente verso il tavolo, mentre lei invece cercava di divincolarsi e di urlare.

“Sta’ zitta Eleanor.  Ora ti scrivo io qualcosa addosso… esattamente quello che sei.”

Eleanor tenne lo sguardo fisso su sua madre, che le teneva un braccio inchiodato al tavolo mentre lei, invano, cercava con l’altro di allontanarla, graffiandola e senza smettere di urlare.

La donna intanto aveva nuovamente preso il coltello abbandonato sul tavolo, intimandole al contempo di tacere:

“Taci, tra poco avrai un reale motivo per urlare.”

E in effetti le urla arrivarono. Eccome se arrivarono.   E sentirle forse fece più male di quando sua madre le aveva impresso quelle lettere sulla pelle…

Eleanor si sollevò la manica della camicia, guardando la cicatrice ancora una volta: bitch

Stronza... sua madre aveva tenuto a farle ricordare ogni giorno che opinione aveva di lei.

Eleanor sorrise con amarezza, cercando di allontanarsi le urla dalla mente mentre continuava a guardare la cicatrice che formava una parola, tra l’altro nemmeno completa: a sua madre era scivolato il coltello sulla H e così le aveva ulteriormente deturpato il braccio.

“Non sei nemmeno riuscita a farmi una cicatrice decente… sarò una stronza ma io le cose le faccio come si deve. Ecco che cosa ci differenzia, mamma.”

Eleanor si abbassò nuovamente la manica della camicia, gli occhi azzurri fissi su sua madre che incideva le lettere sul suo braccio mentre lei urlava, pregandola e maledicendola insieme mentre cercava di divincolarsi, prendendo anche a calci il tavolo.

Poi tutto scomparve agli occhi di Eleanor, all’improvviso come era apparso. Tutto intorno a lei tornò ad essere bianco, fatta eccezione per una specie di fontanella di pietra.

La Grifondoro guardò ilo suo riflesso nell’acqua accigliata, ma poi il suo volto scomparve, sostituito da una scritta rossa che la fece sorridere: finalmente.

                                                                               *

“Io credo… credo di averne abbastanza.”  Mormorò Albus passandosi una mano tra i capelli, allontanandosi dalla ringhiera mentre Eleanor, sotto di loro, usciva dalla Stanza delle Necessità.

“Non credo sia necessaria la presenza di tutti. Se vuoi andare, fa pure.”   Rispose Vincent in tono piatto, lanciando ad Albus uno sguardo eloquente.  A differenza del modo Vincent non sembrava troppo turbato da ciò che aveva visto… forse perché si era già fatto le ossa.

Albus esitò, ma Clara gli mise una mano sulla spalla con fare comprensivo:

“Vincent ha ragione Al. Puoi andare se vuoi… nessuno ti giudicherà.”    I due si guardarono per un istante, mentre Albus sapeva esattamente perché l’amica gli stava parlando così: la ragazza sapeva che a lui piaceva Eleanor… ecco perché era così empatica.

“Concordo. Siamo qui per giudicare loro… non per farlo tra noi.”    Alle parole di Thomas Albus annuì, rivolgendo un’occhiata grata a Clara e agli altri prima di iniziare a scendere le scale.

“Beh, chi se l’aspettava… non sapevo nemmeno che ce l’avesse, quella cicatrice.”  Mormorò Shay mentre teneva lo sguardo basso con cipiglio pensieroso, mentre Thomas annuiva appena:

“Io sì, l’ho vista durante gli allenamenti… ma non le ho mai chiesto come se la fosse fatta.”

“Beh, dubito che in ogni caso l’avrebbe detto. Eleanor è riservata sulle sue cose… non ha mai accennato nulla nemmeno a me.”    Osservò Scorpius stringendosi nelle spalle, mentre il gruppo aspettava che anche Abigail arrivasse.

Isaac era tentato di sottolineare che non avevano avuto un rapporto chissà che profondo, ma il suo buonsenso e l’occhiata d’avvertimento che gli lanciò Rebecca servirono a farlo tacere.

Clara invece stava lanciando a Scorpius occhiate piuttosto eloquenti, anche se il Serpeverde ci mise qualche istante per capire a cosa si riferisse la ragazza: la mora alzò gli occhi al cielo, esasperata dall’ottusità dell’amico per poi dire “Albus” in playback, facendo azionare a Malfoy il cervello.   

Il biondo parve come illuminarsi e annuì appena, parlando subito dopo:

“Credo che dovrei andare a vedere come sta Al… è più sensibile di quanto non gli piaccia ammettere. Se non vi dispiace, dovrete continuare senza di me.”

Thomas e Shay si scambiarono un’occhiata e si trattennero entrambi dal ridere, sapendo che stavano pensando la stessa cosa: oh no, non gli dispiaceva per niente.

Scorpius aveva appena cominciato a scendere le scale quando la porta si aprì nuovamente, facendo entrare uno spiraglio di luce nella stanza, l’ombra di Abigail proiettata sul pavimento.

Il silenzio calò nuovamente nel gruppo, mentre Clara, Isaac, Rebecca, Shay, Thomas e Vincent si avvicinavano nuovamente alla ringhiera, per guardare e non perdersi lo spettacolo.

                                                                               *

In un primo momento, Abigail pensò ad uno scherzo. Perché diamine non c’era nessuno, perché era tutto così buio? La sfida era forse dimostrare se avevano o meno paura del buio?

Abigail avanzò di qualche passo nella stanza mentre la porta si chiudeva alle sue spalle, guardandosi intorno con attenzione mentre cercava qualcosa: una fonte di luce, una qualche sagoma… qualunque cosa.

“C’è nessuno?”     Aveva appena parlato quando tutto smise di essere scuro intoro a lei: era come se avessero acceso un super riflettore su tutta la stanza, era diventato tutto improvvisamente bianco.

“Che accidenti combinano quei pazzi?”   Domandò la Serpeverde in tono seccato, stanca delle stramberie della Confraternita: voleva entrarci, ma voleva anche farla finita.

Quando riaprì gli occhi però Abigail non era più nella Stanza delle Necessità… o almeno non all’apparenza. Era, con sua somma sorpresa, nientemeno che a casa sua.

La ragazza si guardò intorno senza capire, chiedendosi perché diamine era in camera sua quando tecnicamente era sotto sfida… a meno che la sfida non fosse quella, per qualche contorta ragione.

Si guardò intorno e vide se stressa, seduta sul grande letto a baldacchino, sotto le coperte.   Era seduta e teneva la schiena contro la testiera del letto, aveva le braccia conserte e non sembrava troppo contenta.

Faceva abbastanza caldo e una gran luce entrava dalle finestre aperte, quindi doveva essere estate… ma Abigail non riusciva a capire di che ricordo si trattasse. 

Si avvicinò al grande e familiare letto e scrutò con attenzione la bambina, cercando di capire quanti anni potesse avere: probabilmente 8, o 9.

La bambina spostò lo sguardo sull’elfo accanto al letto, fulminandolo con lo sguardo.    Abigail guardò la creatura, accigliata: non si era nemmeno accorta della sua presenza… doveva essersi appena Smaterializzato.    
Con un sorriso però, la ragazza riconobbe l’elfo: era Jenkins, uno di quelli che lavorava da più tempo per la sua famiglia.

“Mi hai portato i biscotti, Jenkins?”

“Si signorina Abigail… come mi ha chiesto.”     L’elfo parlò in tono timoroso e abbassando il capo, schioccando le dita per far levitare il vassoio con latte e biscotti fino ad atterrare sul letto, davanti alla bambina.

“Sono al cioccolato?”   Domandò Abigail prendendone uno e studiandolo, come per volersi accertare come fosse tutto come aveva chiesto.  Una brutta abitudine trasmessale dalla madre…

“Si signorina.”      L’elfo stava per congedarsi, ma la bambina lo bloccò, richiamandolo mentre inzuppava un biscotto nel latte con cacao:

“Aspetta Jenkins!”

Fu in quel momento che capì: ora ricordava… ma perché proprio quel ricordo?

Era un’estate di diversi anni prima, quando i suoi genitori erano andati in vacanza e l’avevano lasciata a casa perché sul momento della partenza non stava benissimo.   Probabilmente una famiglia normale avrebbe rimandato il viaggio, ma non la sua.

La famiglia Burke non era solita modificare un piano, Abigail lo sapeva anche fin troppo bene… probabilmente l’aveva capito proprio in quell’occasione.

L’elfo si avvicinò al letto, sorpreso di essere stato trattenuto dalla padroncina.  I due si guardarono a vicenda per qualche secondo, prima che la bambina parlasse di nuovo:

“Mi annoio, non c’è nessuno a tenermi compagnia! Resta qui con me, almeno non starò da sola.”

Abigail sorrise al vedere l’espressione più che sorpresa che era comparsa sul caro Jenkins: poverino, probabilmente gli aveva fatto prendere un colpo con quella richiesta…

In quei giorni Abigail era rimasta a casa, ma non da sola: con gli elfi.  Era stata abituata a non calcolarli più di tanto, fatta eccezione per dare ordini certo.    Eppure in quell’occasione aveva avuto modo di passare più tempo con loro, di conoscerli… di capire che erano esseri viventi e non oggetti da usare.

“Va bene signorina… come preferisce.”   

Abigail sorrise, sapendo che cosa sarebbe successo di lì a pochi minuti: Jenkins avrebbe richiamato altri elfi e presto la camera della bambina sarebbe stata piena di piccole creature con occhi ed orecchie enormi.

Sua madre non l’aveva mai saputo, e di certo era meglio così: Abigail la conosceva e sapeva che non l’avrebbe presa molto bene.

Dopo quei giorni aveva trattato gli elfi in modo molto diverso, arrivando a giocare con loro all’insaputa dei genitori, quando non c’erano.

Sua madre le aveva chiesto, in seguito, perché trattasse gli elfi con anche fin troppa gentilezza: lei rispondeva sempre nello stesso modo, dicendo che in un momento di bisogno le erano stati vicino… a differenza della sua famiglia, ma quella parte ovviamente tendeva sempre a saltarla.

Ogni anno, quando Abigail tornava a casa per le vacanze estive, gli elfi provvedevano a farle trovare i suoi piatto preferiti per cena… cosa che non avevano mai fatto quando suo padre tornava da qualche viaggio di lavoro, con somma soddisfazione della ragazza.
Gli elfi non erano poi così male… Ma probabilmente i suoi genitori non sarebbero mai stati in grado di capirlo.

“Siete degli stupidi, se non lo capite… non volete ammettere che valgono anche loro, anche se vengono sfruttati da secoli per fini personali dei maghi.”

Forse Abigail non sarebbe mai riuscita a dirlo in faccia al padre che l’aveva sempre viziata o alla madre che voleva diventasse esattamente come lei, la perfetta e ricca moglie Purosangue… Ma da quel punto di vista si sentiva più avanti rispetto a loro, se non altro l’aveva ammesso ad alta voce.

                                                                              *

Sophie aggrottò la fronte, guardando dentro la Stanza delle Necessità: beh, sì sarebbe aspettata di tutto, tranne… il nulla.

Lasciò che la porta si richiudesse alle sue spalle e fece qualche passo, entrando nella stanza con passo incerto: che cosa stava succedendo?

Stava per chiamare qualche nome, ma una luce improvvisa la costrinse a chiudere di scatto gli occhi, facendola imprecare a mezza voce per il fastidio agli occhi.

Era certa che, riaprendoli, si sarebbe trovata davanti i membri della Confraternita… e invece si trovò davanti all’ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento: suo padre.

Sophie socchiuse la bocca, spalancando gli occhi e guardando l’uomo senza capire: che ci faceva lì suo padre? Aveva le allucinazioni per caso?

Senza contare che l’uomo non stava dicendo nulla, piuttosto insolito per Jonathan White.
Solo dopo un attimo Sophie si accorse di una cosa: suo padre sembrava più giovane… e non stava guardando lei.

Seguendo lo sguardo dell’uomo, Sophie si ritrovò ad avere il secondo mezzo infarto della serata: ecco che effetto faceva, vedersi nel passato.

Quanti anni aveva? 10, 9?   Di certo era prima di andare ad Hogwarts, ma Sophie non ricordava con precisione quanti anni avesse.

Poi, un sorriso senza gioia comparve sul volto della ragazza: ora capiva… ora ricordava. Sapeva esattamente che ricordo era.

Erano nel giardino di casa, il cielo era azzurro e faceva abbastanza caldo… doveva essere Primavera.

“Papà… non ci riesco!”      Sophie contrasse la mascella, guardando se stessa bambina che tentava, provava a salire su una scopa per la prima volta.    Era in piedi sull’erba e il vecchio manico di scopa era appoggiato a terra accanto a lei, ma non ne voleva proprio sapere niente di alzarsi e farsi prendere dalla mano di Sophie, che sembrava delusa e preoccupata allo stesso tempo.

Come se a lei importasse qualcosa del Quidditch… quello che le importava era di non deludere suo padre.

Jonathan White… Sophie era certa che, se mai fosse entrata nella Sala dei Trofei, ne avrebbe trovati almeno un paio intestati a lui, uno dei più grandi Cercatori Serpeverde degli ultimi due secoli.   Aveva giocato per anni anche da professionista e ovviamente avrebbe voluto che sua figlia seguisse le sue orme, almeno in parte… ma ciò non era successo.

E quel giorno, quando la scopa aveva manifestato il disinteresse di Sophie per il Quidditch, era stata la prima volta in cui la bambina aveva sentito di aver deluso davvero suo padre.
Era sempre stato severo e autoritario, irremovibile quando prendeva una decisione… era stata sgridata dall’uomo molte volte ma quel giorno no. Quel pomeriggio non era andata così.

Sophie si voltò verso suo padre, guardando il suo volto inespressivo di fronte alla bambina. Quel pomeriggio non parlò, non urlò, non la rimproverò e non le rinfacciò nulla.

E per Sophie fu peggio di uno schiaffo… avrebbe preferito essere picchiata piuttosto che sorbirsi quel raggelante silenzio.

“Papà?”      

Dì qualcosa, dannazione.  Parla, urlami… sgridami, ma dì qualcosa!

Se Sophie avesse avuto qualche anno di più, avrebbe detto quelle parole… ma aveva solo 9 anni, non avrebbe ami osato parlare così a suo padre.

Era uno dei suoi ricordi peggiori… un momento che suo padre ogni tanto le rinfacciava, un momento che Sophie avrebbe tanto voluto cancellarsi dalla mente.

Suo padre non si era mai preoccupato di risparmiarsi con le parole, ripetendo spesso quanto la figlia fosse per lui una delusione… ma quella volta, quando non disse assolutamente nulla, Sophie capì che in quel momento lo pensò davvero, a differenza di altre volte in cui l’aveva detto solo per farle rabbia.

“Lo so papà, ti ho deluso… Ma il Quidditch non fa per me. Fattene una ragione.”

Sophie parlò a voce bassa, sperando che un giorno avrebbe trovato il coraggio di dire quelle parole in faccia all’uomo.  

Che la sua prova fosse quella? Farle finalmente affrontare quell’insulso timore, quello stupido senso di inadeguatezza che la martellava di continuo quando c’era di mezzo suo padre?

“Non sono come te. Sono tua figlia, prendimi per come sono e non per come mi vorresti… Non giocherò mai a Quidditch, non credo entrerò nel Wizengamot e probabilmente non farò la Guaritrice come la mamma. Io sono io, voi siete voi.  E grazie al cielo, se me lo permetti.”

Il ricordo s’interruppe bruscamente, facendole vedere il volto ansioso della bambina di 9 anni solo per un altro momento prima di sparire.       Suo padre, se stessa e il giardino scomparvero e tutto intorno a lei fu divenne nuovamente bianco, anche se stavolta c’era qualcosa davanti a lei: una specie di fontanella.

Sophie ci si avvicinò senza capire, ma quando ci guardò dentro la sua bocca si piegò istintivamente nel suo bellissimo sorriso allegro:
 

Benvenuta nella Confraternita di Hogwarts

 

Beh, era anche ora.

                                                                            *

Declan camminava con le mani sprofondate nelle tasche, prendendosela con tutta la calma del mondo: certo era impaziente, ma non voleva dare alla Confraternita la soddisfazione di correre per raggiungerli.

Era curioso… si chiedeva che cosa si fossero inventati, questa volta.   Alla fine la prova si sarebbe svolta realmente quella sera, ma la scelta era stata tanto logica da risultare scontata: nessuno avrebbe prestato attenzione a qualche assenza, non quella sera.

Quando arrivò al settimo piano, Declan guardò l’ora e sorrise, compiaciuto: le 20 e 50… era in orario, dopotutto.

Camminò per tre volte davanti all’ormai conosciuto muro vuoto desiderando di raggiungere la Confraternita e la porta comparve subito.

Declan sorrise e, non vedendo l’ora di essere sottoposto all’ultima sfida, aprì la porta per ritrovarsi al buio, come tutti gli altri.

Era l’ultimo ma non poteva saperlo… il gruppetto della Confraternita ormai cominciava a non vedere l’ora di unirsi agli altri per festeggiare, ma il Tassorosso non poteva sapere nemmeno questo.

“Emh… c’è nessuno?   Domandò Declan in tono incerto mentre la porta si chiudeva alle sue spalle, facendo qualche passo avanti mentre si chiedeva se non fosse tutto uno scherzo.

Stava quasi per prendere in considerazione l’idea di girare sui tacchi e andarsene, quando qualcosa nella stanza cambiò: non era più buio… tutto per qualche secondo si illuminò bruscamente, facendogli chiudere istintivamente gli occhi per la luce improvvisa.

Il ragazzo imprecò a mezza voce mentre si strofinava gli occhi, riaprendoli poco dopo.

Declan si sarebbe aspettato un po’ di tutto, tranne quello che si ritrovò a guardare.    Era nella sua camera… nella sua vecchia camera.  Peccato che in quella stanza non ci mettesse piede ormai da anni. 10, per l’esattezza.

Declan degludì, chiedendosi che accidenti di incantesimo gli avessero fatto mentre abbassava lo sguardo, sapendo cosa avrebbe visto: se stesso da bambino, seduto sul pavimento intento a giuocare con degli innocui lego.

No… non poteva essere. Non proprio quella sera.   

Era come se, all’improvviso, le orecchie gli si fossero tappate. Non sentiva niente, si sentiva quasi galleggiare… come se i suoi piedi non toccassero il pavimento della cameretta.

Il bambino alzò lo sguardo, catturato da un rumore proveniente dal piano di sotto.   Aprì la bocca e Declan capì che cosa disse: “Mamma”.      

Sua madre aveva appena urlato… Declan lo ricordava molto bene, anche se non riusciva a sentirla. Forse non voleva sentirla… non un’altra volta.

Guardò il bambino, l’innocente bambino di sei anni alzarsi e inciampare nei suoi giochi per raggiungere la porta bianca della stanza. Lo seguì fuori dalla camera e si tenne a qualche passo di distanza, mentre il bambino percorreva il corridoio per avvicinarsi alle scale e scendere al piano di sotto.

Declan non era certo di voler vedere ancora una volta, ma sentiva di doverlo fare.

Scese lentamente i gradini e si fermò agli ultimi scalini, deglutendo a fatica: il grande salone era lì, davanti a lui. Insieme a sua madre e a suo padre, entrambi legati su due sedie.

Quasi sorrise al vedere se stesse rannicchiarsi su una angolo delle scale, seminascosto e nella penombra.

Non si poteva dire che fosse stupido, nemmeno a sei anni.

Poi gli occhi di Declan tornarono sui suoi genitori, non potendo fare a meno di confrontarsi con loro: erano davvero simili… suo nonno aveva ragione, quando diceva che somigliava molto a suo padre, e anche un po’ alla bellissima madre.

Peccato che loro non potessero vederlo… peccato, l’avrebbero mai visto cresciuto.

I due maghi che avevano tormentato i suoi sogni per anni erano lì, a pochi metro da lui e in piedi davanti ai genitori, entrambi con le bacchette sfoderate.

Declan contrasse la mascella, maledicendosi per non poter intervenire in alcun modo… era solo una specie di ologramma, non poteva fare niente per i suoi genitori.

Ricordava che cosa avevano detto: volevano sapere i codici della camera blindata dei genitori alla Gringott, ma ovviamente suo padre si era rifiutato.   

Da piccolo Declan aveva rimproverato suo padre quando, mentre piangeva, si diceva che sarebbero sopravvissuti se suo padre avesse rivelato i codici.

Solo quando fu un po’ più grande Declan si era reso conto che niente avrebbe potuto salvarli: anche se suo padre avesse parlato, di certo li avrebbero entrambi uccisi comunque.

Lo stomaco di Declan si contrasse in una morsa dolorosa e il ragazzo sussultò quando il lampo di luce verde illuminò la stanza, uccidendo suo padre.    

L’udito sembrò tornargli a funzionare, perché senti chiaramente l’agghiacciante urlo che gli fece raggelare il sangue nelle vene: aveva urlato.  La sua versione bambina aveva gridato alla vista del corpo inerme del padre sulla sedia, il capo abbandonato all’indietro sulla sedia.

I due uomini si era girati di scatto verso le scale, accorgendosi solo in quel momento della presenza del bambino:

“Maledizione! Ti avevo detto di controllare che non ci fosse!”

“Avevi detto anche che di certo il marmocchio sarebbe stato addormentato!”

I due però non si persero in chiacchiere, perché entrambi si lanciarono verso le scale mentre il bambino cercava invano di mettersi in salvo, salendo i gradini e incespicando.

“Dove credi di andare?”    Domandò uno dei due in tono quasi divertito, la voce leggermente soffusa dalla maschera che indossava, afferrandolo per la maglietta azzurra del pigiama e tirandolo indietro.

Declan sbattè le palpebre, confuso: le immagini si erano fatte più confuse, sfuocate come i suoni… mentre sua madre urlava e piangeva allo stesso tempo, implorando i due bastardi di lasciare vivo Declan, quelli l’avevano colpito alla testa per farlo stare zitto e potersi occupare anche della donna.

E poi niente. Aveva perso i sensi, non poteva ricordare altro.

Declan alzò una mano tremante, asciugandosi gli occhi lucidi: si sarebbe buttato dalla Torre di Astronomia piuttosto che piangere davanti alla Confraternita.

Che razza di prova era quella? Fargli rivivere il suo peggior ricordo li aveva in qualche modo divertiti? Beh, lui di certo non si era divertito per niente.

La sua idea non era cambiata, anzi. Ora semmai era ancora più deciso:

“Prima o poi vi troverò… è una promessa. Dovessero volerci anni, prima o poi vi troverò.”

        
Tutto intorno a lui si fece nuovamente bianco e il ragazzo guardò, accigliato, la fontanella di pietra accanto a lui.     Quando lesse la scritta sorrise istintivamente, prima che tutto tornasse nuovamente buio: non sapeva che razza di trucco avevano usato, ma non gli importava troppo… era finalmente entrato, era tutto ciò che contava.

                                                                              *

“Beh, sfide interessanti… ma come hai fatto, Rebecca? Quando hai detto affrontare le proprie paure, non avrei mai pensato a niente del genere.”    Domandò Isaac guardando l’amica con tanto d’occhi, mentre il gruppetto scendeva le scale di metallo. Rebecca in tutta risposta sorrise stringendosi nelle spalle prima di parlare:

“Diciamo che la sfida non era esattamente affrontarle… era più ammettere le proprie debolezze, ma per anche passarci sopra e andare avanti. Mia madre dice sempre che non c’è forza più grande di ammettere e affrontare i propri talloni d’Achille, anche più delle nostre paure.”

“Ok, ma come hai fatto?”

“Questa Stanza è davvero un portento… basta chiedere le cose giuste, non è stato difficile. Quanto ai loro ricordi… diciamo che mi sono fatta dare un aiuto dalla Legilimanzia.”    Rebecca sorrise e strizzò l’occhio all’amico, che annuì riuscendo a capire: sapeva che la ragazza avrebbe architettato qualcosa di diverso dal solito, ma doveva ammettere che l’aveva sorpreso. E probabilmente parlava a nome di tutti.

“Beh, in ogni caso abbiamo finito… e sono passati tutti, eccetto Raine.  A questo punto ragazzi, io torno in Sala Comune se non vi dispiace… non voglio perdermi lo spettacolo.”

Thomas si stiracchiò e poi salutò tutti, uscendo dalla Stanza delle Necessità seguito da Isaac.

“Credo che andrò anche io, giusto per controllare che Al non sia troppo scioccato. Vieni, Vincent?”    Domandò Clara rivolgendosi al biondo, che si strinse nelle spalle e rispose che se la sarebbe presa con calma: non aveva poi molta voglia della ressa e della confusione che lo attendevano in Sala Comune… e quella sera non aveva bisogno di casino, doveva anzi andare a dormire abbastanza presto per la partita del giorno dopo.

“Come vuoi, allora ci vediamo dopo… ci si vede alla partita, ragazzi.”    Salutò Clara prima di girare sui tacchi e andarsene, mentre Shay si rivolgeva a Rebecca, guardandola come a volerle chiedere se andava in Sala Comune insieme a lei.

La mora la guardò inarcando un sopracciglio, annuendo appena con il capo come a darle un silenzioso consenso: sapeva che voleva salutare Thomas… non serviva che l’aspettasse, lei preferiva fare con comodo.

“Vai pure Shay… devo sistemare un paio di cose qui.”   Rebecca rivolse all’amica un sorrisetto e la bionda per tutta risposta le rivolse uno sguardo carico di gratitudine, prima di salutare in fretta Vincent e andarsene.

“Beh… devo dire che sono colpito Hastings, hai avuto un’idea originale.”

“Grazie, per una volta è bello sentire Sua Altezza fare un apprezzamento…. Piuttosto, non dovresti andare? Se non sbaglio hai una partita domani.”

Vincent inarcò un sopracciglio come a volerle chiedere “ti vuoi così tanto liberare di me?”  Ma quando parlò disse tutt’altro:

“Si, suppongo che verrai a tifare per me.”

Rebecca rise a quelle parole, scuotendo appena la testa:

“Sai che non amo il Quidditch… e poi se non tifassi per lui, Thomas mi ucciderebbe.”

“Come vuoi… ci vediamo Hastings, buonanotte.”   Vincent girò sui tacchi e alzò una mano in segno di saluto mentre camminava verso la porta della Stanza, una mano nella tasca dei pantaloni neri.   Rebecca lo seguì per un attimo con lo sguardo prima di voltarsi, guardando il buio della Stanza davanti a lei: ci aveva pensato per tutta la sera, mentre guardava gli altri affrontare i loro ricordi più significativi.
Forse anche lei aveva bisogna di lasciarsi qualcosa alle spalle… ma probabilmente non era abbastanza coraggiosa.    Rebecca si voltò e seguì Vincent fuori dalla Stanza delle Necessità, chiudendosi la porta alle spalle e affrettandosi nel corridoio, cogliendo di sfuggita delle voci urlanti di certo provenienti dalla Sala Comune di Grifondoro senza però fermarsi ad ascoltare, inziando invece a scendere le scale per tornare alla Sala Comune giusta.                                                                                                                                   

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Capitolo 16
*** Allo scoperto ***


~~Capitolo 12: Allo scoperto    

                                                                                                                            

“Che cosa pensi che dovremmo fare, adesso?”

Minerva McGranitt non rispose subito, continuando a guardare fuori dalla finestra per qualche istante. Pioveva, ma fortunatamente la partita era stata risparmiata dalla pioggia.

Avrebbe dovuto festeggiare per la vittoria di Grifondoro come la Casa interessata, ma la Preside sentiva che nella conosciuta Sala Comune i festeggiamenti erano meno accesi del solito… era sicura che in tutto il castello l’argomento di conversazione non fosse la partita appena finita, ma di cosa tutti avevano trovato di ritorno dal campo da Quidditch.

La donna si voltò verso Filius, che stava seduto su una sedia davanti alla sua scrivania e la guardava, in attesa di una decisione della Preside… che in realtà non aveva nessuna grande idea.

“Non lo so Filius… di certo non ce lo aspettavamo. Nessuno se l’aspettava… chissà chi è stato.”

“Probabilmente qualcuno che non prova molta simpatia verso quei ragazzi… invidia, suppongo. In ogni caso se ne parlerà per un po’, poi le cose si spegneranno. Abbiamo assistito a scandali peggiori, come ben ricorderai.”

Minerva accennò un sorriso, ricordando fin troppo bene i turbolenti anni in cui Harry Potter aveva studiato ad Hogwarts: la Pietra Filosofale, studenti che venivano pietrificati da un serpente gigante, Sirius Black in fuga, il Torneo Tremaghi e il ritorno di Voldemort. Si, ne avevano decisamente passate di peggiori.

“Certo che ricordo… Ma ora le cose cambieranno. Credi che esisterà ancora, dopo oggi?”

Minerva abbassò lo sguardo sulla foto che teneva in mano, facendo vagare gli occhi su tutti i volti che raffigurava.   L’aveva trovata poco prima, quando era tornata nel suo ufficio… qualcuno l’aveva lasciata davanti alla porta.

“Anche se…”

“Anche se cosa?”     La Preside alzò gli occhi sullo storico collega, mentre un’idea si faceva strada nella sua testa:

“Potrebbe essere l’occasione per mettere in pratica un progetto che abbiamo da un po’, Filius.”

                                                                            *

Qualche ora prima

“Thomas, so che hai la testa da un’altra parte, ma potresti almeno sforzarti di sembrare interessato?”

Alle parole di Shay Thomas sbuffò, incrociando le braccia al petto e tamburellando un piede sul pavimento: mancava circa un’ora all’inizio della partita… aveva decisamente altro a cui pensare che alla Confraternita.

Si erano dati appuntamento alla Stanza delle Necessità, convocando anche quelli che ormai erano i nuovi membri: Julian, Abigail, Eleanor, Violet, Declan e Sophie.

Peccato che nessuno dei sei era ancora arrivato.

“Scusate, ma sto pensando alla partita. Credo che Potter e Nightray possano capirmi.”

Alle parole del Grifondoro i due Serpeverde grugnirono in risposta, molto probabilmente in segno di accordo.
Clara e Rebecca si scambiarono uno sguardo esasperato poiché nessuna delle due comprendeva appieno l’ossessione dei ragazzi per quello sport, mentre invece Isaac sembrava abbastanza annoiato, come se la cosa non lo sfiorasse minimamente: nemmeno lui era un grande amante del Quidditch, e poi non giocava la sua Casa… naturalmente tifava per Grifondoro, ma era abbastanza indifferente alla partita.

“Sentite, non ci vorrà molto, basta che arrivino in fretta.”    Disse Shay alzando gli occhi al cielo, sperando che i ragazzi arrivassero in fretta: non aveva alcuna voglia di sorbirsi le lamentele di Albus perché aveva fatto tardi alla partita per colpa loro.

In realtà l’idea di trovarsi con i novellini era stata di Scorpius, che un po’ la stava in effetti rimpiangendo:

“Forse non è stata una grande idea…” Mormorò Scorpius in tono incerto, mentre Clara gli rivolgeva uno sguardo eloquente:

“Cosa te lo fa credere?”       Scorpius fulminò l’amica con lo sguardo, irritato dal suo tono sarcastico proprio mentre le porte della Stanza delle Necessità si aprivano, permettendo a Violet e a Sophie di fare il loro ingresso.

“Emh… ciao. Siamo le prime?”       Domandò la Grifondoro guardandosi intorno, un po’ a disagio dal trovarsi con la Confraternita al completo.

“Beh, finalmente qualcuno che si degna di arrivare!”     Clara assestò ad Albus una potente gomitata allo stomaco, mentre Rebecca invitava gentilmente le due ragazze a prendere posto al tavolo.
Le due sederono una accanto all’altra di fronte ai Guardiani, mentre la porta si apriva nuovamente:

“Scusa il ritardo gente, il Salone d’Ingresso è completamente intasato e non si riesce a passare.”

Esordì Julian avvicinandosi al tavolo con un sorriso, visibilmente più a suo agio rispetto alle due ragazze: dopotutto lui era amico di metà della Confraternita, naturale che fosse rilassato.

Infatti Clara gli sorrise, invitandolo a sedersi nel posto che gli aveva lasciato libero, tra lei e Vincent.
Il biondo se ne stava seduto a braccia conserte, visibilmente pensieroso: nella sua testa la partita era già in atto.

Julian andò a sedersi e rivolse a Rebecca un cenno di saluto, che la ragazza ricambiò vivacemente.  La Tassorosso lanciò un’occhiata obliqua ad Isaac, che se ne stava comodamente stravaccato accanto a lei.    La ragazza sembrava volgergli dire “perché diamine non saluti tuo cugino?”  Ma il Corvonero sembrò non farci minimamente caso, limitandosi a rivolgere al cugino un cenno del capo.

“Eccomi, sono qui… Solo, cerchiamo di fare in fretta per favore: come ben saprete tra poco inizia la partita.”

Tutti si voltarono al sentire la voce di Eleanor, che camminò con passo svelto e deciso verso il tavolo per poi sedersi accanto a Violet.  La mora rivolse un cenno a Clara, ignorando deliberatamente Scorpius.

La Serpeverde rispose al saluto per poi lanciare un’occhiata al biondo, come a voler constatare se il ragazzo stesse guardando la ragazza… ma niente, Scorpius stava parlando con Julian a bassa voce e non sembrava dare nessun peso alla Grifondoro.

Senza saper bene perché, Clara si sentì quasi sollevata, come se le avessero sollevato un macigno dallo stomaco.   Tuttavia non ebbe il tempo di farsi molte domande, perché erano finalmente arrivati anche Abigail e Declan: la Confraternita era al completo, finalmente.

                                                                             *

“Allora, so che c’è la partita e quindi avete altro a cui pensare, perciò sarò breve. Questi Galeoni sono magici, ognuno di noi ne ha uno e ora anche voi.  I numeri incisi non sono riferiti al folletto che ha forgiato la moneta, ma si riferiscono alla data e all’ora in cui si terrà una riunione… Solo Scorpius può modificare i numeri sulla sua moneta essendo il Capo, quindi quando i numeri sulla sua moneta cambiano, cambiano anche sulla vostra. Cercate di non perderlo o spenderlo, per favore… incantarli è stata dura.”    Spiegò Albus mentre Shay distribuiva le monete magiche, ricordando amaramente il pomeriggio della settimana precedente passato insieme ad Isaac, quando avevano impiegato ore ad incantare le monete.

“Bene allora, cercherò di non spenderlo…”

Disse Sophie rigirandosi il suo Galeone tra le mani, ammirata: doveva essere stato difficile collegare tutte le monete a quella di Scorpius… si sarebbe sentita in colpa a perdere la sua.

“Quindi… non c’è altro? Davvero?”   Domandò Abigail inarcando un sopracciglio, mettendosi la moneta in tasca a facendo scorrere lo sguardo da Albus a Thomas, percorrendo tutti i Membri Anziani con gli occhi:

“Beh, per oggi si. Non vogliamo farvi fare tardi alla partita.”     Alle parole di Shay Eleanor inarcò un sopracciglio, visibilmente scettica:

“Quindi ci avete fatto chiamare solo per questo?”

Shay assottigliò pericolosamente gli occhi e stava per dire qualcosa di poco gentile, ma Thomas la precedette, rivolgendo un sorriso ad Eleanor:

“Hai ragione Andersen… forse non dovevamo proprio convocarti. Scusate ragazzi, ma io devo proprio andare… ci vediamo dopo.”   Thomas scoccò alla ragazza un’occhiata fredda prima di alzarsi, rivolgendo agli amici un saluto mentre Shay gli augurava buona fortuna, quasi ringraziandolo con lo sguardo per aver risposto a tono ad Eleanor.

“Beh, vado anche io…”

“Allora auguri, fateci onore.”   Sorrise Julian alle parole di Albus, assestandogli una sonora pacca sulla spalla.   Il moro gli sorrise in risposta, mentre Vincent si alzava con tutta la calma del mondo prima di parlare:

“Naturalmente Nott… non ci faremo battere per niente al mondo.”

A quelle parole anche Eleanor sorrise, alzandosi a sua volta:

“Oh, davvero? Questo è tutto da vedere, Nightray.”

I due si guardarono quasi in cagnesco e Shay stava per chiedere a Rebecca se non era il caso di far comparire un ring, tanto era visibile la rivalità tra i due.

“Mi raccomando Nightray… cerca di vincere. Auguri Al.”   Disse Scorpius alzandosi, scoccando al biondo uno sguardo d’avvertimento: non aveva nessuna intenzione di vedere la sua Casa perdere contro Grifondoro… specialmente visto che ci giocava anche Eleanor.

Il biondo gli rivolse un sorrisetto prima di uscire dalla Stanza delle Necessità, seguito da Albus ed Eleanor.

“Bene… loro vanno a lanciarsi una palla, io invece me ne vado a studiare… Qualcuno viene con me?”

Rebecca parlò guardando Isaac con un gran sorriso stampato in faccia, come in una richiesta silenziosa.    Il moro sbuffò appena, mentre Shay declinava l’offerta.

“Scusa Bex, ma devo andare a vedere Al… e credo che valga anche per Clara.”    Disse Julian in tono quasi colpevole, mentre l’amica annuiva e si alzava: non che Clara avesse voglia di vedere la partita, ma Albus l’avrebbe uccisa se non fosse andata…

“Vero, devo andare a tifare, mio malgrado. Ah, Malfoy… se mi spacchi un timpano come l’anno scorso, ti scaravento giù dalle tribune.”

Scorpius aprì la bocca, indignato dalle parole di Clara che rivolse un saluto generale prima di seguire Julian fuori dalla Stanza delle Necessità, con Scorpius che corse dietro ai due per inziare a battibeccare con l’amica: fare il tifo era un “diritto umano inalienabile”, come diceva sempre il biondo.

“Scusa Bex, ma… preferisco vedere la partita.”    Shay rivolse all’amica uno sguardo colpevole, ma Rebecca le sorrise di rimando, facendole l’occhiolino: naturale… non poteva di certo perdersi una partita di Thomas.

“Beh, ovviamente anche io… devo tifare per la mia Casa.”

“Come se i riferissi a te quando ho chiesto chi mi avrebbe fatto compagnia, Burke.”    Abigail e Rebecca si lanciarono due sguardi carichi d’astio, mentre la mora si auto malediceva per averla messa nella lista, due mesi prima: ma perché diamine l’aveva scelta… non l’aveva mai retta, quella piccola serpe viziata.

“E io mai e poi mai passerei del tempo in tua compagnia Hastings, a meno che non mi minaccino di morte.”

Rebecca contrasse la mascella e il desiderio di cancellarle la memoria e sbatterla fuori dalla Confraternita si fece molto forte, ma grazie al cielo la Tassorosso ebbe il buonsenso di respirare, contare fino a 10 e restare calma.

“Ti capisco… ha la capacità di far saltare i nervi anche a me… ti consiglio di lasciarla perdere, la conosco abbastanza da dire che è più innocua di quanto non voglia far credere.”

Violet sorrise mentre si alzava, con Abigail che era appena uscita dalla Stanza sotto consiglio di Shay, che sapeva cosa succedeva quando l’amica si arrabbiava.

“Beh, vi faccio davvero i miei complimenti… non so proprio come facciate a reggerla a lezione.”   Osservò Rebecca in tono seccato, mentre Sophie si lasciava sfuggire un sorrisetto:

“Oh, a volte me lo chiedo pure io… in ogni caso Rebecca, a me non va molto di vedere la partita… se vuoi rimando a farti compagnia, avrei un bel po’ di compiti da fare in effetti.”

Rebecca sorrise e parve come illuminarsi a quelle parole, guardandola con gratitudine:

“Grazie, non mi piace stare da sola… andiamo Shay, vai pure… so che muori dalla voglia di andare a vedere qualcuno giocare.”     Alle parole della Tassorosso la bionda arrossì appena, borbottando che non voleva vedere nessuno in particolare prima di defilarsi in fretta, sotto gli sguardi divertiti di Isaac e Rebecca che invece conoscevano perfettamente la verità.

“Allora vado anche io… ma a chi vi stavate riferendo?”   Domandò Violet inarcando un sopracciglio con fare curioso, ricevendo un semplice sorrisetto di Rebecca come risposta:

“Forse lo scoprirai… ma non posso dirlo, o la nostra dinamica biondina mi ucciderebbe. Isaac, vieni con me o guardi la partita?”

Isaac esitò per un attimo, non rispondendo mentre si alzava con calma dalla sedia:

“Credo che vi imiterò e mi prenderò avanti con i compiti… anche perché la prospettiva di sentire Roxy sbraitare contro suo fratello non mi attira granché.”

Rebecca sorrise e prese l’amico sottobraccio, trascinandoselo dietro insieme a Sophie mentre anche Violet e Declan uscivano dalla Stanza delle Necessità.   Mentre i due Corvonero più Rebecca si dirigevano verso la Biblioteca però, Violet e Declan rimasero fermi davanti al muro che celava la Stanza, entrambi indecisi sul da farsi:

“Tu che fai Turner… vieni a vedere la partita?”    Alla domanda di Violet Declan esitò, scrollando le spalle dopo un paio di istanti, come se la cosa lo lasciasse indifferente:

“Beh, non ho di meglio da fare in effetti, quindi credo che verrò… però ci conviene muoverci Zabini, inizierà tra poco.”

Violet contrasse la mascella al sentirsi chiamare per cognome ma non disse nulla, non avendo alcuna voglia di mettersi a discutere con il ragazzo: voleva godersi lo spettacolo e non passare metà partita a battibeccare o in un silenzio carico di tensione, come accadeva molto spesso quando si ritrovavano vicini a lezione.

Lei e Declan non era mai andati troppo d’accordo: erano abbastanza diversi in effetti, lui era sempre così sulle sue, così riservato… mentre scendevano le scale Violet gli rivolse uno sguardo, chiedendosi che ricordo avesse dovuto affrontare il Tassorosso nell’ultima prova.  Ne aveva parlato con Sophie mentre raggiungevano insieme la Stanza delle Necessità, subito dopo colazione… ma con lui naturalmente no, non erano in confidenza da parlare di cose riservate.

Però un po’ di curiosità ce l’aveva, in effetti… anche se Violet non avrebbe mai potuto immaginare qual era il ricordo più intenso del ragazzo.

                                                                         *

Il cielo era grigio e nuvoloso da far paura, come se potesse inziare a diluviare da un momento all’altro.
Tuttavia Abigail ebbe l’impressione di essere l’unica ad averci fatto caso, in effetti la sua testa era altrove e si stava concentrando su tutto fuorché sulla partita in se.

La Serpeverde abbassò per l’ennesima volta, guardando Scorpius, Julian seduti un paio di file più in basso sulla tribuna di Serpeverde, con Clara in mezzo ai due ragazzi.

Ed era proprio a lei che stava pensando… all’enigmatica Clara Lightwood e al suo segreto.
Un segreto senza dubbio importante, probabilmente più di quello che custodiva lei.

Lo custodiva da un po’ ormai e non ne aveva assolutamente fatto parola con nessuno… ma ora che era dentro alla Confraternita, le cose erano diverse: tecnicamente non era più tenuta a tenere il segreto… volendo avrebbe anche potuto dirlo ad un altro membro.
E Abigail stava pensando proprio a questo: era pur sempre una malattia e non trovava giusto che nessuno lo sapesse… anche per il bene stesso di Clara.

Non erano affari suoi naturalmente… ma era comunque dell’opinione che qualcuno avrebbe dovuto saperlo.   Malfoy, Nott o Potter… dopotutto erano i migliori amici della ragazza, possibile che non avesse mai parlato con loro in più di sei anni?

Si sentiva quasi… in dovere di dirlo a qualcuno degli amici di Clara, ma d’altra parte si diceva che non doveva, che non erano affari suoi e che di certo la ragazza non avrebbe gradito.

Abigail sbuffò, mentre intorno a lei tutti esultavano per il goal di Vincent, mentre Potter perlustrava il campo in cerca dell’agognato Boccino, in agguerrita competizione con Eleanor.

Non sapeva che cosa fare… Abigail abbassò lo sguardo, guardando Scorpius e Clara ridere per qualcosa che aveva detto Julian. Se quella con il problema fosse stata lei l’avrebbe detto a qualcuno? Forse no… ma se una sua amica fosse stata malata di certo avrebbe voluto saperlo.

Doveva prendere una decisione, se farsi gli affari suoi e fare finta di niente o agire in buona fede.

                                                                                   *

Albus strinse gli occhi, guardando Eleanor dall’altra parte del campo: odiava giocare contro Grifondoro… perché doveva gareggiare con lei, direttamente dato che era Cercatrice, proprio come lui.

Ma non poteva di certo farsi influenzare da quel paio di occhi azzurri… oh no, ogni volta si diceva di fare finta che fosse un’altra persona a competere con lui nella ricerca del Boccino d’Oro.  Dopotutto era figlio e nipote di due tra i più grandi Cercatori ricordati ad Hogwarts, e suo padre era stato il più giovane ad entrare nella squadra nel giro di un secolo… ricordava bene lo sguardo orgoglioso del grande Harry Potter quando era tornato a casa per la prima volta dopo essere entrato nella squadra di Serpeverde… e non era facile, sentirsi all’altezza del padre.

No, non era mai stato semplice essere figlio di Harry Potter… aveva conosciuto milioni di persone che avevano cercato di avvicinarlo per avere un autografo di suo padre, o di zio Ron e zia Hermione.        Però quando era in sella ad una scopa, si sentiva una persona normale, non il figlio di Harry Potter… quando era in sella ad una scopa, sentiva di valere qualcosa al di là del suo cognome.

Per cui avrebbe vinto ancora una volta, avrebbe preso il Boccino. Eleanor Anderson o non Eleanor Andersen.

                                                                               *

“Beh, è stata una gran bella partita!”      Sorrise Julian rivolgendosi a Scorpius, mentre uscivano dallo stadio.    Scorpius sorrise e annuì, visibilmente soddisfatto della vittoria della sua Casa: in più, avrebbe potuto sbattere in faccia ad Eleanor la sconfitta… e non desiderava altro.

“Puoi dirlo, Al è stato bravissimo!”

“Non sono certo un’esperta ma di certo è così… anzi, vado a cercarlo per fargli i complimenti, prima che venga sommerso dalla Casa al completo!”  Gridò Clara rivolgendosi ai due per cercare di sovrastare le urla che li circondavano, prima di girare sui tacchi e sparire in mezzo a sciarpe e bandiere color verde e argento.

“Io lì in mezzo non ci vado, parleremo con Al dopo… meglio tornare al castello o qui finiamo col rimanere bloccati.”   Suggerì Julian mentre fulminava con lo sguardo un ragazzino di Corvonero che gli aveva dato una spallata.   Scorpius annuì e seguì Julian tra la calca, iniziando a risalire il prato.       Anche Nightray era circondato da studenti e studentesse, ma probabilmente Malfoy si sarebbe auto sotterrato piuttosto che andare a fargli i complimenti…

Julian vide Vincent e dovette pensare proprio questo, perché si voltò verso l’amico con un sorrisetto stampato sulla bella faccia:

“Ehy Scorp… non vai a fare le congratulazioni a Nightray?”

“Zitto e cammina Nott, zitto e cammina.”

                                                                          *

“Tom! Ehy, Fletcher… fermati, cavolo!”      Thomas si voltò, vedendo Shay corrergli incontro. La bionda si fermò davanti a lui, dosando il fiatone prima di parlare:

“Ti corro dietro da un bel po’, è poco gentile ignorarmi!”

“Scusa Shay… avevo la testa per aria.”   Si scurò il ragazzo con tono di voce affranto.   Shay provò a fare l’offesa, ma gli occhi castani del ragazzo erano così giù che proprio non ce la fece, così la ragazza gli risolse un sorriso comprensivo, mettendogli una mano sulla spalla:

“Dai, non è una tragedia… l’anno scorso avete vinto la Coppa, non si può vincere sempre, lo dice anche mia madre.”

“Beh, tua madre ha senz’altro ragione… ma a me non piace perdere comunque, specialmente se contro Serpeverde.”     Thomas sbuffò appena, iniziando a camminare fianco a fianco con Shay.  

“Dai, non essere negativo… non è stata colpa tua. Non voglio mettere il dito nella piaga, ma credo che la maggior parte della responsabilità sia di Eleanor.”

“Shay, lo dici perché non la sopporti.”

“Beh… magari un po’ sì, ma è vero. Insomma, è il Cercatore che mette fine alla partita, no? Capita di perdere, non la sto accusando… è molto brava, solo che Potter p stato più veloce di lei. E comunque, anche io avrei preferito vinceste voi, naturalmente. Ora dovremmo sorbirci Potter, Nightray e Malfoy fare i pavoni per un bel po’…”

Thomas annuì e sorrise amaramente, appoggiando un braccio sulle spalle dell’amica:

“Eh già… in ogni caso, grazie per il supporto Shay… come farei senza la mia biondina preferita?”    Thomas rise, scompigliando i capelli della ragazza che abbassò lo sguardo, pregando che Thomas non si accorgesse del rossore che le aveva invaso le guance.

                                                                            *

“Ehy Al!  Eccoti finalmente… bella partita, bravo il mio Cercatore.”    Clara rivolse all’amico un sorriso prima di abbracciarlo, mentre Al sorrideva a sua volta:

“Grazie! Sono molto soddisfatto in effetti… non avrei sopportato che Grifondoro vincesse, anche se dicendolo mi sembra di afre quasi un torto a mio padre…”

“Ma che dici, tuo padre capisce benissimo… me l’hai detto tu, è stato lui a dirti che non gli importava in quale Casa saresti finito, giusto?”

“Già… e menomale che sono finito in Serpeverde, altrimenti forse non saremmo amici, io te, Scorp e Julian.”

Albus sorrise e iniziò a risalire il prato insieme a Clara, pensano a ciò che aveva appena detto: in effetti forse non sarebbero stati amici… ma forse chissà, le cose con Eleanor sarebbero andate diversamente.   Il moro però si riscosse subito, imponendosi si smetterla: doveva pensare ad altro, dannazione!

“Lo so a cosa pensi… però sono contenta che tu abbia battuto proprio Eleanor. Sei stato bravo, non ti sei fatto distrarre.”       Clara sorrise e sembrava davvero pensare quelle parole, come Albus potè constatare.   Il ragazzo le rivolse un sorriso carico di gratitudine, benedicendola mentalmente: come avrebbe fatto senza la sua migliore amica?

Senza togliere niente a Scorp, certo…

Anzi… forse, a proposito di Scorpius, era proprio arrivato il momento di farci due chiacchiere.

                                                                             *

“Non ti ho visto alla partita, Hastings… che ci fai qui?”       Rebecca si voltò, distogliendo lo sguardo dalla discesa erbosa per posare gli occhi scuri sul ragazzo che era comparso davanti a lei:

“Ciao Nightray… no, non ho visto la partita ma ho sentito che avete vinto, sono venuta a fare “supporto morale” a Tom.”

In effetti, la ragazza era un filino contenta che Grifondoro avesse perso… non avrebbe mai retto Eleanor pavoneggiarsi, mai e poi mai. Però d’altra parte anche sentire Potter, Malfoy e Nightray non sarebbe stato da meno… odiava il Quidditch, punto e basta.

“Capisco… in ogni caso abbiamo vinto Hastings… non mi serviva un buona fortuna da parte tua, alla fine.”
Vincent sorrise prima di superarla e avviandosi verso il castello, facendo sbuffare appena: sarebbe morta piuttosto che fare gli auguri a LUI.

                                                                             *

“Che nervoso, speravo davvero che vincessimo!”   Violet sbuffò, incrociando le braccia al petto mentre Declan sorrideva appena, divertito: sentire i brontolii e le esclamazioni della ragazza durante tutta la partita l’aveva divertito non poco, rendendo lo spettacolo molto più interessante:

“Beh, sarà per la prossima volta… anche se mi rendo conto che per voi battere Serpeverde dev’essere quasi fondamentale.”

“Diciamo che non ci amiamo reciprocamente… ma perché si sono tutti fermati? Non si riesce nemmeno ad entrare!”

Osservò la ragazza inarcando un sopracciglio, alzandosi in punta di piedi per riuscire avvedere qualcosa: sembrava che molti si fossero fermati nel Salone d’Ingresso… ma perché?
Cosa c’era di cosa eclatante da vedere?

“Non saprei… magari qualcuno si è sentito male.”  Ipotizzò Declan mentre cercava di vedere qualcosa, ma senza grandi risultati.

Intanto diverse persone avevano cominciato a lanciare occhiate ai due ragazzi, mormorando e osservandoli.

“Che accidenti hanno da guardare questi?”   Domandò il ragazzo in tono seccato, senza capire perché tanto interesse.   Quando i due riuscirono, sgomitando, a mettere piede nel Salone d’Ingresso, per poco non venne un colpo ad entrambi:

“Oh mio dio…”  Mormorò Violet sgranando gli occhi, facendo saettare lo sguardo da ogni angolo della grande sala.

Declan degludì, non riuscendo a crederci: com’era potuto succedere?

“Beh… questa sì che non me l’aspettavo… Ho come l’impressione che stasera si parlerà molto poco della partita.”

Violet gli rivolse uno sguardo di fuoco, chiedendosi come potesse persino essere ironico in quel momento.
Non c’era proprio niente da ridere invece.

Il Salone d’Ingresso era quasi tappezzato da fotografie animate, che erano state appese o anche solo lasciate sul pavimento… foto che ritraevano anche loro.

Violet si chinò, raccogliendone una da terra: ritraeva proprio Declan, seduto su uno sgabello ad un bancone con una bicchiere in mano… ed era stata fatta alla festa.

“Merda… abbiamo un problema.”







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Angolo Autrice:

Salve!  Oggi è giornata di scrittura, quindi eccomi qui con un altro capitolo... ha vinto Serpeverde, voi chi tifavate?  Mi sembrava scontato far vincere Grifondoro... e poi mentre Harry era ad Hogwarts direi che hanno vinto anche troppe volte.
In ogni caso, spero che vi sia piaciuto... di cosa staranno parlando la cara McGranitt e Vitius? Lo scoprirete nel prossimo capitolo! *mi sento molto la voce narrante di un cartone animato, ma va beh*

Spero di riuscire a continuare ad aggiornare con costanza, fortunatamente tra poco inziano le vacanze ma ho un'altra Interattiva in corso e in più ne ho appena iniziata un'altra (lo so lo so, sono autolesionista)... ma spero di riuscire ad essere costante negli aggiornamenti.

Abigail parlerà con qualcuno?
Albus parlerà finalmente con Scorpius?

Beh, lo vedrete.

Signorina Granger

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Capitolo 17
*** Rivelazioni ***


~~Capitolo 13: Rivelazioni


 

“Ok. Voglio fare tre cose: sapere chi è stato, trovarlo e appenderlo alla Torre di Astronomia. COME E’ SUCCESSO?”

Shay sbattè con forza le mani sul tavolo, facendo alzare lo sguardo ad un Isaac piuttosto accigliato:

“A che ti riferisci, Shay?”

“Come sarebbe a cosa mi riferisco? Non ti sei fatto un giro nel Salone d’Ingresso, Isaac? E’ ricoperto da foto… foto nostre. Alla festa della Confraternita.”

Isaac sgranò gli occhi color caramello, spostando lo sguardo dalla bionda a Thomas a Rebecca:

“CHE? E quando ce le avrebbero fatte? … SHAY.” 

La bionda sbuffò e abbassò lo sguardo, mentre Rebecca sospirava e scuoteva il capo, lasciandosi sedere pesantemente accanto ad Isaac:

“Mi dispiace, non pensavo che sarebbero finite nelle mani di qualcuno, quelle foto! Ho dimenticato la macchinetta nella Stanza delle Necessità, ma non pensavo che qualcuno potesse prenderla… sono trona lì il giorno dopo, ma ho pensato che fosse andata persa… lì spariscono molte cose.”

“Beh, in questo caso no… qualcuno deve averla trovata, ha sviluppato le foto e fatto diverse copie, disseminandole per il Salone d’Ingresso durante la partita. Voi non avete notato niente?”

Thomas spostò lo sguardo su Rebecca, Isaac e Sophie, che scosse la testa ancora mezza sconvolta:

“No, non ci siamo mossi da qui, a parte Rebecca… maledizione, ecco perché prima un sacco di gente ci guardava e sussurrava a destra e a sinistra!”

“Si io sono scesa allo stadio, ma quando sono passata il Salone d’Ingresso era vuoto, non c’era nessuna foto… il nostro caro amico deve averle appese dopo.”

“Beh, una cosa è certa: qui urge una riunione, per decidere cosa fare… speriamo che Malfoy sia abbastanza intelligente da arrivarci…”   Osservò Shay mentre tirava fuori dalla tasca il Galeone magico, giusto per controllare se i numeri sulla moneta fossero cambiati.      Con sua grande sorpresa, lo erano davvero:

“Beh, incredibile… Malfoy ha fissato la prossima riunione. Stasera, alle 18.”

“Beh, fantastico… e io fino ad allora me ne starò chiusa in Dormitorio, non voglio sorbirmi domande, sguardi e sussurri.”      Rebecca si alzò dalla sedia, imitata da Shay che decise di seguirla.

“Beh… non hanno tutti i torti, anche io mi sento un po’ a disagio… dio, non abbiamo mica ucciso qualcuno!”   Sbuffò Sophie in tono seccato, lanciandosi un’occhiata alle spalle e fulminando con lo sguardo due ragazzine dei quarto anno sedute ad un paio di tavoli di distanza.

“Già, ma prova a dirlo a tutta Hogwarts… credo che anche io andrò in Sala Comune. L’atmosfera sarebbe già stata funerea per la sconfitta, ora invece tutti spettegoleranno... spero solo che quelle foto spariscano in fretta.”     Thomas sbuffò e si alzò, passandosi una mano tra i lisci capelli scuri e aggiungendo mentalmente quella giornata alle peggiori dell’anno scolastico.

“Sono sicuro che la McGranitt le farà togliere in fretta, è la prima ad odiare i pettegolezzi dopotutto. Io invece resto qui, non mi va di dare soddisfazione a chiunque abbia attaccato le foto in giro: vuole metterci in difficoltò, chiaramente… ma non avrà soddisfazione, non da me.”

Sophie e Thomas rivolsero ad Isaac uno sguardo quasi invidioso: anche a loro sarebbe piaciuto riuscire a fregarsene in quel modo degli altri…
Eppure, solo Isaac sembrava riuscirci appieno.   Il Corvonero rimase infatti seduto al tavolo della Biblioteca, continuando a studiare indisturbato mentre invece Thomas e Sophia prendevano le loro cose e si allontanavo, camminando in fretta e in silenzio, quasi come se non si conoscessero o non avessero niente in comune mentre diverse teste si voltavano, al loro passaggio: tutti avevano, almeno una volta, provato ad ipotizzare chi facesse parte della Confraternita… ma ora era diverso: ora sapevano con certezza chi ne faceva parte.

                                                                                 *

“Io ancora non ci credo… ma chi cazzo può essere stato?”   Domandò Albus con rabbia, contraendo la mascella visibilmente irritato.

“Non saprei… chiunque. Qualcuno che ha trovato le foto di Shay e, spinto probabilmente dall’invidia, ha avuto la brillante idea di appenderle in giro.”

Rispose semplicemente Julian, parlando in tono neutro come se non fosse stato particolarmente toccato dalla cosa.   I due ragazzi si erano rintanati in una angolo della Sala Comune, sotto gli sguardi e i mormorii dei compagni di Casa.

“Ma non hanno altro da fare? Festeggiate la vittoria invece di pensare a noi!” 

Sbottò Clara con rabbia, fulminando con lo sguardo i vari compagni di Casa.

“Piuttosto, che fine ha fatto Scorp? Ho visto che ha segnato una riunione per stasera, ma non lo vedo da un po’…”

Osservò Julian guardandosi intorno con attenzione, scrutando i compagni di Casa e cercando una chioma platinata.

“Tipico. Quando serve non c’è mai… Anzi, eccolo. E’ appena entrato.”    Alle parole di Clara anche Julian e Albus si voltarono verso l’entrata della Sala Comune, vedendo chiaramente Scorpius entrare e dirigersi con passo deciso verso di loro, ignorando deliberatamente tutti gli altri e tenendo gli occhi fissi sui tre amici.

“Eccovi, finalmente… hanno tolto le foto dall’Ingresso, se non altro. Avete visto che ho segnato una riunione per le 18?”

“Si, ce ne siamo accorti.”   Rispose stancamente Clara, sorreggendosi il mendo con una mano mentre Albus teneva gli occhi verdi fissi sul suo migliore amico, riflettendo: dopo la partita aveva deciso di parlargli di Eleanor… ma dopo la faccenda delle foto era il caso?

Forse avrebbe solo incasinato le cose, ma non gli interessava: foto o no, era arrivato il momento di essere sinceri.

“Scorp, posso parlarti? C’è una cosa che devo dirti.”      Julian e Clara si scambiarono uno sguardo interrogativo, mentre entrambi si chiedevano di che cosa stesse parlando Albus.    Dopo un momento di esitazione Scorpius annuì, accigliato esattamente quando gli altri due:

“Si… certo Al.”    Albus sembrò sollevato e si alzò, dirigendosi insieme al biondo verso il Dormitorio.

“Secondo te che cosa vuole dirgli?”     Alla domanda di Julian la bocca di Clara si piegò appena in un sorriso: un’ipotesi lei ce l’aveva… ma non voleva dirlo a Julian finché non ne sarebbe stata sicura.

“Non saprei… vedremo di scoprirlo però.  Ah, Julian… non ho avuto modo di dirtelo, però devo farti i miei complimenti. Sei stato bravo in tutto il percorso per entrare nel gruppo, specialmente nell’ultima prova.”

Alle parole Dell’amica Julian sorrise amaramente, scuotendo il capo come se non importasse:

“Beh, grazie… ma ormai non so quanto conti, no?  Credi che dopo quello che p successo la Confraternita ci sarà ancora?”

“Non lo so Julian… davvero, non lo so. Non ci resta che aspettare, vedremo cosa succederà.”

Clara si voltò, tenendo lo sguardo fisso sul camino acceso: non aveva sinceramente idea di cosa sarebbe successo… avrebbero dovuto parlarne insieme, alla riunione.
Certo che, se tutti sapevano chi faceva parte del gruppo, forse non aveva un gran senso tenere la Confraternita in piedi.

                                                                        *

“Se becco chi è stato, lo uccido. Giuro. Secondo te può essere qualcuno che era in lista ma è stato eliminato? Joe Smith non mi è mai piaciuto.”

“Nemmeno a me, ma non penso… Malfoy ha tolto la memoria a tutti, o almeno in teoria… poi se lui fa gli incantesimi male, è un altro discorso.”

Shay rise appena, stesa testa-piedi accanto a Rebecca sul letto di quest’ultima.
Erano scappate in Dormitorio non appena avevano messo piedi nella Sala Comune, non riuscendo a sopportare gli sguardi di tutta la Casa di Tassorosso.

“Già… mi chiedo chi non ha altro da fare che ficcare il naso negli affari altrui.”

“Credo che metà scuola volesse scoprire chi facesse parte della Confraternita, fino a ieri. Il non sapere è sempre molto emozionante per l’uomo… Siamo curiosi, sempre e comunque.”

Shay non disse niente per un attimo alle parole dell’amica, mentre ripensava alle foto: si sentiva un po’ in colpa in realtà… dopotutto le foto le aveva scattate lei, quindi una buona parte della responsabilità era senza ombra di dubbio sua.

In realtà si era un po’ preoccupata quando non aveva trovato la macchinetta fotografica, sul momento… ma poi si era detta che la Stanza era piena zeppa di cose inutili che erano lì da decenni: quanto ci avrebbero messo a trovarla? Molto, forse anni…      Quindi si era detta di non pensarci troppo, che non era poi grave.

E invece qualcuno le aveva trovato quelle stupide foto, e pure in fretta…

“Credi che gli altri ce l’avranno con me? Insomma, Malfoy deve avermi ripetuto mille volte di non fare foto, ma io sono…”

“Una testona che fa di testa sua, sempre e comunque. Lo so, faccio parte della specie anche io. In ogni caso non credo, la colpa non è tua! Insomma, facciamo tutti delle cazzate… E poi, se Malfoy o Potter dovessero dirti qualcosa, chiama e li sistemo io.”

Shay rise, immaginandosi l’amica prendere a calci i due Serpeverde: sarebbe stato uno spettacolo memorabile, decisamente.

“Che ore sono, Bex? Tra poco c’è la riunione… speriamo solo che non ci siano dei ficcanaso appostati al settimo piano.”

“Tra mezz’ora dobbiamo andare… Comunque se anche ci fossero, li spediremo direttamente nei sotterranei.”

                                                                               *

“E quindi… insomma, le cose stanno così.”

Albus continuò a guardare Scorpius, seduto sul letto davanti a lui. Il moro continuò a torturarsi le mani, osservando l’amico che invece teneva lo sguardo su un punto non ben definito del baldacchino, come se stesse elaborando quello che gli aveva appena detto.

Albus contorse la mascella con nervosismo, sperando che l’amico dicesse qualcosa invece di rimanere un attimo di più in quel silenzio imbarazzante.

“Quindi… ti piace Eleanor. Da quanto?”     Domandò finalmente il biondo, voltandosi a guardare in faccia il suo migliore amico. Con gran sollievo di Albus Scorpius non sembrava nervoso o arrabbiato… sembrava invece perfettamente tranquillo mentre parlava.

“Beh, dall’anno scorso credo. Non te l’ho detto perché beh, poi hai cominciato a manifestare un interesse e non volevo di certo rovinare la nostra amicizia… poi vi siete messi insieme e di certo non te l’avrei detto, non a quel punto.”

Scorpius sospirò a quelle parole, passandosi nervosamente una mano tra i capelli e scuotendo appena il capo, guardando l’amico quasi con tenerezza, come se fosse un bambino che aveva appena detto una stupidaggine.

“Beh, se me l’avessi detto di certo non mi sarei messo con lei… ma non importa Al, ormai è finita e non mi interessa, sinceramente. Se vuoi dichiararti o metterti insieme a lei sei libero di farlo, davvero.”

Per Albus fu quasi come essere investito da un’onda di sollievo: si era davvero tolto un macigno, parlando con Scorpius… e in più non se l’era nemmeno presa, non sarebbe potuta andare meglio.

“Beh, sono davvero sollevato Scorp, non puoi immaginare quanto. Beh, ora credo che dovremmo andare… tra poco inizia la riunione.”

Scorpius annuì e si alzò, imitato dall’amico che fece per uscire dal Dormitorio.

“Ehy, Al?”

Albus si voltò verso il biondo e inarcò un sopracciglio con fare interrogativo, come a volergli chiedere che cosa volesse dirgli:

“Siamo amici da anni Al… e nessuna ragazza, nessuna Eleanor Andersen cambierà questo.”

Albus sorrise, annuendo prima di allungare un braccio e assestare all’amico una sonora pacca sulla schiena:

“Ci puoi contare, ossigenato rompipalle.”

                                                                          *

Un’ora dopo

“Beh, non si può dire che sia stata una riunione tranquilla… Ho veramente pensato che Isaac e Albus si sarebbero lanciati addosso reciprocamente qualcosa, ad un certo punto.”

Violet non potè non annuire alle parole di Sophie, ripensando a quanto successo: come prima riunione effettiva dalla loro entrata nel gruppo non era stata un granché… avevano discusso a lungo, su chi potesse essere stato e su come comportarsi e cosa fare: sarebbero rimasti un gruppo?   Secondo Vincent, Isaac e Thomas non aveva senso tenere ancora in piedi la Confraternita, e di certo non si poteva dire che i ragazzi avessero torto.

“Già… certo che siamo state sfortunate, eh?  Dentro da un giorno e puff, la Confraternita rischia di crollare. Fantastico…”

Violet sbuffò sonoramente mentre usciva insieme alla Corvonero dalla Stanza delle Necessità, lanciando uno sguardo curioso ad Abigail, che stava in piedi accanto alla porta come se stesse aspettando qualcuno.

“Vero, è come se l’avessero fatto apposta! Però mi dispiace per Shay, poverina… Scorpius l’ha fulminata, durante la riunione. Anche se non si può dire che la ragazza non sappia difendersi.”

Sophie sorrise, divertita mentre ricordava come la bionda aveva risposto a tono al Serpeverde, scaturendo risatine da parte di Rebecca, Thomas, Violet e anche Declan.

“In ogni caso, mi piacerebbe sapere chi ha avuto questa brillante idea! Se almeno avesse il coraggio di mostrare la faccia… facile agire così, senza farlo alla luce del sole.”

Violet sbuffò, mentre la voce di Eleanor giungeva alle spalle delle due ragazze:

“Hai ragione, ma si sa che il coraggio non è da tutti… Anche a me piacerebbe sapere chi è stato così gentile da lasciare quelle foto in giro, ma credo che nessuno vorrebbe averci contro.”

Sophie si voltò verso la Grifondoro e inarcò un sopracciglio, senza però dire nulla: in effetti non avrebbe mai voluto essere nel mirino della stessa Eleanor, o peggio di Scorpius, Rebecca o Vincent.

“Sarebbe da idiota mettersi contro 14 studenti… probabilmente era solo qualcuno di invidioso che ha messo le mani sulle foto, ha capito cosa fossero e ha pensato bene di far sapere a tutti chi è nella Confraternita. Ma se gli metto le mani addosso, finisce dritto in infermeria, di chiunque si tratti. Buonanotte, ragazze.”    Eleanor rivolse alle due un sorriso e poi le superò, avviandosi con calma del corridoio.

“Credi che possa essere qualcuno DENTRO alla Confraternita?”   Domandò Violet dopo una attimo di silenzio, ma Sophie scosse la testa con fare scettico:

“Ne dubito… perché fare una cosa simile? Nelle foto compariamo tutti, nessuno escluso. A meno che qualcuno non odi profondamente tutti noi, ma ne dubito fortemente. No, secondo me è qualcuno di esterno che non c’entra nulla, qualcuno che messo il naso in affari che non lo riguardano.”

“Sai Sophie, mio padre dice molte cose sbagliate… però una giusta l’ha detta: chi si fa gli affari propri, vive più a lungo.”

                                                                                   *

“Scorpius! Posso… posso parlarti un attimo? C’è una cosa che dovrei dirti.”

Scorpius rivolse ad Abi9gail uno sguardo accigliato, chiedendosi che cosa dovesse dirgli la ragazza di così importante: non erano di certo amici, non avevano mai parlato molto…  Però forse sapeva qualcosa su quanto successo durante la partita.

“Certo… voi andate ragazzi, vi raggiungo dopo. A quanto pare oggi tutti vogliono parlarmi.”

Scorpius rivolse un sorriso a Julian, Clara e Albus, che rivolsero all’inconsueto duo uno sguardo curioso prima di annuire e girare sui tacchi, lasciandoli soli davanti all’entrata della Stanza delle Necessità.

“Ok… di cosa vuoi parlarmi, Abigail?”   Scorpius si rivolse alla mora e inarcò un sopracciglio, visibilmente curioso.
La ragazza si contorse le dita delle mani, un po’ a disagio mentre dondolava il peso da un piede all’altro.

“Ecco… non riguarda la faccenda delle foto, in realtà. Si tratta di Clara.”

Scorpius si accigliò al sentire il nome della sua amica e Abigail seppe di aver ottenuto la completa attenzione del compagno di Casa: ormai non poteva più tornare indietro, a quel punto doveva parlare per forza.

                                                                                *

Quello non era decisamente una giornata per rilassarsi.
Julian ne ebbe la conferma quando, mentre leggeva un libro e pensava contemporaneamente alla conversazione appena avuta con Elijah sulla Confraternita, Scorpius Malfoy fece irruzione nella Sala Comune con l’aria di chi ha appena fatto una scoperta destinata a cambiare una vita:

“Julian! Dov’è Al?”

“E’ in Dormitorio, credo… perché? Che ti ha detto la Burk- “

Ma Julian non ebbe il tempo di finire la frase, perché il biondo era già corso verso la porta del Dormitorio, scomparendo.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e scosse il capo, decidendo di lasciar perdere e continuando invece a leggere: ormai aveva perso le speranze di capire Scorpius Malfoy.

                                                                         *

“AL! Al, tu lo sapevi?”

“Emh… che cosa dovrei sapere esattamente?”  Domandò il moro inarcando un sopracciglio, mentre si tamponava i capelli neri bagnati con un asciugamano, in piedi sulla soglia del bagno.

Scorpius sbuffò con impazienza, riformulando meglio la domanda:

“Di Clara… tu sapevi che… insomma, del suo problema?”

“Aspetta, rallenta… Clara ha un problema? No che non ne so nulla, te l’ha detto Abigail? Giusto… il segreto alla festa.”

“Si, e devo subito parlare con Clara, sai per caso dov’è? Non c’è in Sala Comune.”

Albus voleva sapere che cosa avesse Clara, che problema ci fosse nella sua migliore amica… ma Scorpius era nervoso e agitato come non ricordava di averlo mai visto, quindi decise che avrebbe avuto tempo di fare domande una volta che l’amico avrebbe parlato con Clara:

“Credo sia nel suo Dormitorio…”

Non aveva nemmeno fatto in tempo a parlare che Scorpius era già corso fuori, senza nemmeno chiudersi la porta alle spalle.
Per di più il biondo per poco non si scontrò di brutto con Vincent, rischiando quasi di causare una rotolata di coppia per le scale.    Scorpius non disse niente e quasi non si fermò nemmeno, continuando a scendere di corsa i gradini mentre invece Vincent si voltava, accigliato:

“Ehy, stai attento Malfoy! Ma che ha?”    Domandò poi il ragazzo rivolgendosi ad Albus, che scosse la testa come a voler lasciar perdere il discorso:

“Lascia stare, niente d’importante…”

                                                                         *

Clara se ne stava comodamente seduta su un divanetto nel corridoio, nella penombra: non era riuscita a stare nella sua camera per più di venti minuti, non riuscendo proprio a sopportare le domande di Rachel… così se l’era filata, rintanandosi nel corridoio deserto del Dormitorio: fortunatamente le ragazze erano tutte nelle loro stanze e nessuna stava facendo su e giù per le scale, così era finalmente sola.

Stava pensando a tutto quello che era successo da quando si era alzata e non avrebbe mai pensato di vedere un ragazzo entrare di corsa nel Dormitorio, spalancando la porta all’improvviso tanto da farla sobbalzare… specialmente se quel ragazzo era Scorpius Hyperion Malfoy.

“Scorp! Che accidenti stai facendo? Non potresti stare qui!”  Clara inarcò un sopracciglio, mettendosi a sedere dritta mentre lui avanzava con passo deciso verso di lei, guardandola dritta negli occhi per poi fermarsi davanti alla ragazza:

“Lo so, ma dovevo parlarti e non volevo aspettare domani.  Perché non me l’hai detto, Clara?”

La mora inarcò un sopracciglio, guardando il biondo senza capire di che cosa stesse parlando:

“Emh… di che parli Scorp? Che cosa non ti ho detto?”

“Non mi hai detto… non mi hai mai, mai parlato della tua malattia Clara. E ci conosciamo da più di sei anni. Sei anni! Come hai potuto non dire niente per sei anni, a nessuno di noi?”

Clara non disse niente per qualche istante, senza staccare gli occhi da Scorpius.   Per un attimo pensò di aver sentito male, si disse che aveva capito male le parole del ragazzo… perché lui non poteva e non doveva sapere della sua malattia.

“La mia… malattia? Come… Oh mio dio, io la Burke la uccido!”    Sbottò poi la mora con rabbia, passandosi una mano tra i capelli neri mentre il biondo sospirava, scuotendo la testa:

“No, ha fatto bene a dirmelo! Se io avessi un problema, non vorresti che te lo dicessi? Beh, in genere tra amici è così… ma forse tu non la pensi così.”

“Il mio non è un problema, Scorpius. E’ una malattia, una cosa che non passerà, una cosa che fa parte di me, una cosa che non posso controllare!  Non è una cotta per Eleanor Andersen, non è l’aver copiato ad un compito… è una malattia.”

Clara si alzò di colpo, guardando il biondo quasi con rabbia e senza smettere di parlare: ormai era partita… si teneva tutto dentro da troppo, ormai.

“E già che ci siamo, se proprio lo vuoi sapere è proprio per Eleanor che non ti ho detto niente.  Credi che non sappia perché l’hai lasciata, Scorp?  L’hai lasciata il giorno dopo l’interrogatorio, non sono un’idiota!  Hai scoperto che soffre di bipolarismo e l’hai allontanata come un perfetto codardo… dimmi, nella mia testa che cosa mi avrebbe impedito di pensare che avresti fatto lo stesso con me?”

Scorpius si accigliò a quelle parole, guardandola come se fosse pazza prima di parlare nuovamente, tuttavia questa volta a bassa voce, come se stesse dicendo qualcosa di ovvio, di scontato:

“Non ti avrei mai allontanata Clara… come puoi pensarlo?”

“Beh, l’hai fatto con Eleanor mi pare, e soffriamo della stessa malattia. Ho subito pensato che avresti fatto lo stesso con me, quindi mi sono decisa a mantenere il segreto, anche se ormai mi era venuto qualche dubbio.”

Scorpius distese le labbra in un sorriso, cosa che se possibile la fece irritare ancora di più: che cavolo aveva da ridere? Lei non ci trovava proprio niente di divertente, in tutta quella storia.

“Clara Lightwood, sei proprio una cretina.  E’ vero sono stato stupido, ma sono un vero idiota per la maggior parte del tempo e dovresti saperlo, mi conosci bene.  Però non ti avrei mai abbandonata Clara, tu non sei Eleanor.”

“E perché sentiamo, che cosa mi rende diversa?”

Clara incrociò le braccia al petto, gli occhi scuri fiammeggianti posati sul volto di Scorpius, che esitò prima di rispondere, come se stesse pensando a come dire qualcosa: il biondo la guardava accigliato, come se non sapesse spiegarlo nemmeno a se stesso:

“Beh, perché… perché tu sei tu. Sei Clara, la mia Clara.”

Clara sbattè le palpebre un paio di volte, senza smettere di guardare Scorpius mentre elaborava ciò che aveva detto.      

“Beh… non è esattamente la spiegazione che mi aspettavo.”

Clara guardò Scorpius con le braccia conserte e inarcando un sopracciglio, anche se la risposta del ragazzo l’aveva un po’ addolcita.

Scorpius invece non disse niente (cosa abbastanza strana), mentre continuava a guardarla.  Però non era il modo in cui la guardava di solito, e non era nemmeno lontanamente simile al modo in cui guardava Eleanor quando stavano insieme…        Gli occhi grigi di Scorpius Malfoy la osservavano con attenzione, come se la stesse vedendo per la prima volta o si stesse rendendo conto di qualcosa.

“Scorp? A cosa stai…”

Ma Clara non finì mai quella frase, non chiese mai a cosa stesse pensando il ragazzo e non conobbe mai con certezza la risposta.
Però, quando in seguito le capitò di ripensare a quel momento (cosa che accadde molto spesso), la ragazza non si pose problemi riguardo a cosa non aveva saputo quella sera… perché il suo ricordo era concentrato su bel altro: il fatto che Scorpius non le aveva permesso di finire la frase, perché all’improvviso si era avvicinato e le aveva preso la testa tra le mani, baciandola con foga e zittendola all’istante.






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Angolo Autrice:

Buonasera gente!   Dalle recensioni mi era parso di capire che volevate il capitolo seguente alla svelta, quindi mi sono messa d'impegno e sono riuscita ad aggiornare!

Spero che vi sia piaciuto, come vi sarete accorti è concentrato maggiormente sul trio Albus-Clara-Scorpius, infatti quasi tutti gli altri OC quasi non compaiono... mi dispiace, ma capita ogni tanto.
Spero che i fan della coppia Clara/Scorpius siano contenti, per chi invece la shippava con qualcun altro... mi dispiace, ma a me piacevano insieme ed ecco il risultato XD
In ogni caso, ditemi che ne pensate e spero ci vedremo presto con il seguito, nel quale scoprirete che cosa stanno architettando la McGranitt e Vitius!

Signorina Granger

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Capitolo 18
*** Una proposta inaspettata (Parte I) ***


~~Capitolo 14: Una proposta inaspettata (Parte I)

 

Erano passati tre giorni dall’incontro tra Grifondoro e Serpeverde… e quindi anche da quando le foto scattate da Shay erano comparse nel Salone d’Ingresso, ‘smascherando’ così i membri della Confraternita.

Le domande degli altri studenti però non si erano del tutto affievolite e a Clara, Isaac, Scorpius, Rebecca, Shay, Thomas, Vincent, Albus, Julian, Violet, Sophie, Declan e Abigail dovevano ancora sorbirsi qualche terzo grado alquanto spiacevole, di tanto in tanto.

Senza contare che alcuni si erano anche indispettiti per non essere stati scelti, come i gemelli Weasley, Brian Greengrass e molti altri studenti del settimo e sesto anno: qualcuno ebbe anche la brillante idea di dire in giro che era stata Rebecca a scegliere, così la ragazza stava passando delle giornate non proprio piacevoli: grazie al suo carattere ironico e socievole era piuttosto popolare ad Hogwarts, ma ora qualcuno se l’era leggermente presa con lei…

Fortunatamente, era abbastanza intelligente da non darci troppo peso, ripetendo che sarebbe passata, prima o poi… e che l’invidia era una brutta bestia.

Se c’erano due persone che però sembravano aver dimenticato completamente la Confraternita e tutto quello che era successo, erano Clara e Scorpius.   I due Serpeverde giravano per il castello perennemente insieme o in compagnia di Albus e Julian, sorridendo e a volte anche tenendosi per mano.

I due amici non avevano preso male la relazione tra i due, anche se Albus forse doveva ancora riprendersi dallo shock e non sopportava di vederli baciarsi davanti ai suoi occhi:

“Ragazzi, voglio bene ad entrambi e sono davvero felice per voi… MA trovate un altro posto per le moine, grazie.”   

Alle parole di Albus Julian sorrise divertito, mentre Scorpius e Clara scoppiavano a ridere: erano seduti uno accanto all’altro e stavano facendo colazione, che era quasi andata di traverso ad Albus a vederli baciarsi.

“Scusa Al, non ci ho pensato.”     Si scusò Clara con un sorriso, guardando l’amico con sincero affetto e tenerezza insieme: a volte le sembrava quasi un bambino… ma non l’avrebbe mai detto ad alta voce, si sarebbe offeso come non mai.

“Dai Al, lasciali stare… almeno ora che sta con Clara, Scorp è molto meno rompipalle.”

Scorpius lanciò a Julian uno sguardo inceneritorio e l’altro gli rivolse un sorriso angelico, sapendo che Malfoy non avrebbe osato dire o fare nulla, non in presenza di Clara… in effetti la costante presenza della ragazza era quasi un’assicurazione i salvezza per Julian e Albus, che potevano prendere in giro e stuzzicare Scorpius come mai prima d’ora.

“Attento, Nott.”

“Beh, un po’ hanno ragione Scorp… sei più rilassato, in effetti.”

“Secondo me invece fa meno il guastafeste perché ci sei tu, Clara.”

Albus Potter probabilmente avrebbe lasciato la Sala Grande con una zuppiera piena di porridge in testa se non fosse stato per il tempestivo arrivo di Vincent, che era piombato alle spalle di Malfoy in un batter d’occhio:

“Odio dovervi interrompere, ma devo dirvi una cosa… venendo qui ho incrociato Vitius, mi ha detto che la McGranitt ci aspetta nel suo ufficio alle 20 stasera. Tutti quelli della Confraternita.”

Julian inarcò un sopracciglio e scambiò con Clara uno sguardo interrogativo, mentre tutti e cinque si chiedevano che cavolo volesse da loro la Preside:

“Emh… credete che abbia a che fare con le foto?”

“No Potter, secondo me vuole chiederci di entrare nella Confraternita…” 

Abigail si versò del the nella tazza mentre parlava in tono calmo e rilassato, mascherando il sarcasmo e guadagnandosi da Albus uno sguardo seccato:

“Si, divertente Burke…”

Abigail ignorò il ragazzo, lanciando invece uno sguardo a Clara che stava discutendo con il suo ragazzo: fortunatamente, la ragazza non se l’era presa troppo con lei… forse avrebbe dovuto ringraziare la tempestività con cui Malfoy aveva deciso di dichiararsi, Abigail era abbastanza certa che se le cose non fossero andate in quel modo con Scorpius, Clara non sarebbe stata così indulgente con lei…

Certo avevano parlato il giorno dopo e la Serpeverde non era sembrata molto contenta, ma Abigail aveva giurato di averlo detto solo a Scorpius e di averlo fatto in buona fede, così Clara aveva deciso di lasciar perdere.

La ragazza aveva avuto una discussione anche con Albus e alla fine aveva rivelato il suo segreto anche a Julian, facendo promettere però i tre ragazzi di non dirlo a nessun’altro. Per i suoi gusti, lo sapevano già in troppi…

Albus non aveva preso bene la faccenda della malattia, non tanto per il problema in sé di Clara quanto più il fatto che lei non gliene avesse mai parlato. Tuttavia alla fine il ragazzo aveva capito, ‘perdonando’ l’amica ma mettendo le cose in chiaro: d’ora in poi, niente più segreti.

                                                                            *

“Vi volete calmare voi due? Non vi reggo più… smettetela di agitarvi, di certo non è niente di grave.”

Sibilò Declan a denti stretti, rivolgendosi a Violet e a Sophie che invece sembravano molto più nervose di lui: le due ragazze non avevano preso bene la notizia dell’essere state convocate nell’ufficio della McGranitt… chissà che cosa voleva.

La Preside e nessuno dei professori aveva mai fatto intendere di sapere o anche solo interessarsi della Confraternita, ma ripensandoci era improbabile che non lo sapessero: dopotutto il gruppo esisteva da poche generazioni, si era formato subito dopo la fine della Seconda Guerra Magica contro Lord Voldemort… quindi la McGranitt era già Preside, quando la Confraternita era nata. E i professori erano rimasti praticamente gli stessi, nel corso degli anni.

“Non capisco proprio come fai a stare così calmo, Turner! Chissà che cosa vuole dirci la McGranitt… non è che la Confraternita era contro qualche regola della scuola, vero?”

Domandò Sophie in tono allarmato e sgranando gli occhi azzurri, mentre sia Abigail che Declan alzavano gli occhi al cielo, entrambi esasperati: i quattro stavano lavorando allo stesso banco a Pozioni, ma nessuno stava prendendo la lezione troppo sul serio e i due si stavano quasi pentendosi dei posti scelti.

“Non credo. E comunque se anche fosse… Noi quanto siamo stati nella Confraternita? Un giorno, due? Se anche ci fosse qualcosa di sbagliato, e ne dubito, noi non dovremmo di certo essere puniti.”

Le parole di Abigail sembrarono tranquillizzare la Grifondoro e la Corvonero, che per qualche minuto ripresero a lavorare in silenzio… che però durò poco.

“In ogni caso, mi chiedo che cosa voglia… ci ha convocati tutti, se non è per sgridarci o simile, che cosa vuole?”

“Non lo so Zabini, ma lo scopriremo stasera…”

“Declan, per la milionesima volta… il mio nome ti fa così schifo che non lo vuoi pronunciare, o il mio cognome ti piace così tanto dal volerlo dire ogni volta che ti rivolgi a me?”

“Nessuna delle due. Semplicemente, mi viene naturale chiamarti così. Se ti dà fastidio puoi chiamarmi anche tu per cognome, per me non è un problema.”

Violet contrasse la mascella senza aggiungere altro, riprendendo a concentrarsi sulla sua pozione e maledicendo mentalmente il ragazzo, che sembrava del tutto incurante mentre mescolava il contenuto del calderone: lei era solita chiamare per cognome le persone che non sopportava… come Abigail. Declan none era certo suo amico, ma non avevano nemmeno un rapporto d’astio… non vedeva perché dovevano chiamarsi per cognome.

“Per me è affascinante assistere alle vostre conversazioni piene di contenuti, quindi mi duole interrompere ma… secondo me la McGranitt non intende punirci o cose del genere, di certo sa da sempre dell’esistenza della Confraternita… voglio dire, non è certo sorda: molti parlavano spesso della Confraternita, qualcosa deve aver sentito di sicuro in tutto questo tempo!”

“E allora secondo te che cosa vuole dirci, Miss Perspicacia?”    Domandò Sophie inarcando un sopracciglio e parlando in tono sarcastico, facendo scrollare le spalle alla Serpeverde:

“Non ne ho idea… ma sono curiosa di scoprirlo.”

                                                                        *

“Che cosa ci fai qui?”

Non sapeva molte cose di lui… ma di una, ne era certa: si divertiva a farle prendere infarti.

Rebecca quasi sussultò e si voltò di scatto, sbuffando con esasperazione quando si trovò davanti Vincent Nightray, comodamente seduto sul pavimento e appoggiato al muro.
Teneva le braccia conserte e la fissava, naturalmente… Rebecca odiava essere fissata e quel ragazzo aveva il dono di farla sentire a disagio, forse era per gli occhi chiari e penetranti… in ogni caso, la metteva a disagio quando la fissava con fare inquisitorio.

“Nightray… perché non saluti mai o cose del genere, si può sapere?”

“Forse mi diverto a spaventarti… ci hai mai pensato, Hastings?”

Vincent sorrise ma Rebecca non rispose, dandogli le spalle mentre frugava nella sua borsa, cercando una penna e gli appunti di Astronomia.

“In ogni caso… ripeto, che ci fai qui?”

“Sono venuta ad ammirare il panorama! Secondo te cosa faccio alla Torre di Astronomia, genio?”

Il tono di Rebecca era duro, sarcastico… ma Vincent sorrise.   Perché diamine sorrideva?  No… non l’avrebbe mai capito quel ragazzo. Nessuno ci sarebbe mai riuscito.

“Capisco, fai i compiti… io li ho già fatti.”

“In ogni caso non ti chiederei mai di copiare, lo sai.”

Vincent sorrise, annuendo appena senza smettere di guardarla: era vero, lo sapeva… Rebecca Hastings era orgogliosa, terribilmente orgogliosa. Non le piaceva chiedere l’aiuto di nessuno e il suo in particolare.

Rebecca continuò a dare le spalle al ragazzo, mentre continuava a guardare nel telescopio e a scarabocchiare: quella rompiscatole di Sinistra aveva rifilato alla classe il noioso e arduo compito di trascrivere tutto ciò che riuscivano a notare di giorno… cioè quasi niente, ma la professoressa avrebbe linciato di certo chi si sarebbe presentato quasi a mani vuote.

“E tu invece, che chi fai qui se hai già fatto i compiti?”

“Niente di che in realtà… diciamo che mi piace stare qui, non c’è mai nessuno e quindi posso riflettere in santa pace, specialmente negli ultimi giorni.”

Rebecca non disse niente ma capì a cosa si riferiva: ultimamente erano stati quasi assaltati dagli altri studenti e i momenti di solitudine erano stati davvero molto rari, per tutti.

“Hai sentito della McGranitt, comunque?”

Rebecca annuì e finalmente si voltò, rimanendo quasi fulminata da quegli insistenti e chiarissimi occhi:

“Certo… e non vedo l’ora di scoprire che vuole.”

Rebecca tornò a concentrarsi sui suoi compiti di Astronomia, facendo calare la Torre nel più completo silenzio… era quasi strano, in realtà: in genere quando stavano nella stessa stanza finivano con discutere o litigare, specialmente se soli… invece quel giorno sembravano essere tutti e due in stand-by.

“Smettila.”                              La voce di Rebecca echeggiò nella Torre quasi con l’eco, facendo sorridere Vincent che sollevò le sopracciglia con cipiglio divertito e una finta espressione innocente dipinta in volto:

“Non sto facendo niente!”

“Mi stai fissando!  Smettila, mi mette a disagio.”

Rebecca sbuffò appena mentre scriveva qualcosa sulla pergamena, facendo sorridere Vincent che si alzò e si avvicinò alla ragazza con il suo solito passo felpato.   Tenendo le mani dietro la schiena il biondo si chinò leggermente in modo da avere il capo quasi alla stessa altezza di quello della ragazza prima di parlare a bassa voce:

“Quindi anche l’impassibile Rebecca Hastings ha qualche punto debole… e ora che lo so, mi hai dato uno spunto per divertirmi.”

“Nightray. Sparisci immediatamente o giuro che ti faccio volare da questa torre.”

Vincent rise e si mise dritto, girando sui tacchi e salutandola chiamandola con il tanto odiato soprannome affibbiatole da James Potter, “Becky” …    E una scintilla rossa gli sfiorò pericolosamente il capo, mentre usciva quasi di corsa dalla Torre di Astronomia.

                                                                           *

“Ma tu non sei nervoso?”

“No… non credo possa dirci niente di che, non abbiamo fatto niente di male.”

Shay guardò attentamente Thomas, che lanciò un procione morto nel recinto degli Ippogrifi.  I due ragazzi stavano appoggiato allo steccato, intenti a parlare durante la lezione di Cura delle Creature Magiche. Erano stati divisi in coppie e avevano avuto la fortuna di finire insieme… ma lo stesso non si poteva dire di Eleanor e Rebecca, che erano disgraziatamente messe in coppia e rischiavano di uccidersi a vicenda: due caratteri forti vicini non sono mai una garanzia di pace.

“Sicuro? Ti conosco bene Tom e so che sei più bugiardo di quanto non vorrei ammettere…”

Thomas esibì un sorriso sbilenco, guardando la bionda prima di parlare:

“Sai, mi stupisci Shay… nessuno mi ha mai detto una cosa così. E’ vero non sono molto sincero, ma mi vuoi bene lo stesso, no?”

Shay annuì e quasi sospirò, lanciando uno sguardo di traverso al ragazzo: disgraziatamente, si… e più di quanto Thomas non sapesse.
Shay non era mai stata timida… non aveva un carattere introverso e non si teneva mai dentro quasi niente, esternava quasi sempre quello che provava e non aveva mai avuto problemi nel relazionarsi, con nessuno.

Però in quel caso era diverso: si sentiva come una bambina… Rebecca le diceva di buttarsi, ma Shay avrebbe proprio voluto vederla al suo posto!   La bionda si voltò appena verso l’amica, che stava discutendo un po’ troppo animatamente con Eleanor…

Buffo.  Thomas conosceva Eleanor meglio di loro e ripeteva che lei e Rebecca avrebbero anche potuto andare d’accordo… perché infondo non erano molto diverse. Ovviamente sia la Tassorosso che la Grifondoro non avevano reagito bene a quelle parole.

Shay sorrise appena prima di voltarsi a guardare di nuovo gli Ippogrifi, pensando alla Confraternita: chissà che cosa voleva la McGranitt da tutti loro… aveva uno strano presentimento, come se la Preside avesse in serbo qualcosa di completamente inaspettato.

“Non vedo l’ora che arrivi stasera… così ci toglieremo la curiosità, se non altro.  Spero solo che non ci metta in punizione per qualche motivo, ne ho già scontata una da paura l’anno scorso per colpa di quella stupida sfida!”

Alle parole di Thomas Shay ridacchiò, ricordando benissimo la mega punizione che si era beccato il Grifondoro: niente Quidditch per un mese più le pulizie per due settimane nell’aula di Trasfigurazione… non gli era andata troppo bene, decisamente.

“Hai poco da ridere, sono serio!”

“Dai, non fare il permaloso… anche tu al posto mio rideresti! Non sai quanto avrei voluto vedere la faccia della McGranitt quando è entrata nel suo ufficio e l’ha trovato vuoto.”

“Beh, non è stato uno spettacolo piacevole… credo di aver avuto raramente paura come quella volta, e questa volta giuro, sono sincero al 100%.”


Thomas guardò con stupore Shay sorridergli e strizzargli l’occhio prima di scavalcare lo steccato e andare a ‘salutare’ gli Ippogrifi: 

“Non preoccuparti Tom… so esattamente quando menti e quando sei sincero.”

Thomas inarcò un sopracciglio, guardando la ragazza allontanarsi sbigottito: come faceva a capirlo? Era sempre stato bravo a fregare chiunque…     Forse Shay lo conosceva meglio di quanto pensasse.

                                                                                *

“Bene, abbiamo finito, grazie al cielo… quegli animali non mi fanno sentire per niente sicura.”

Eleanor si lanciò un’occhiata alle spalle, guardando con diffidenza gli ippogrifi: Scorpius una volta le aveva detto che suo padre era stato ferito da uno di quegli animali… da quella volta, non li aveva trovati particolarmente simpatici.

“A me non dispiacciono invece… ma è normale che tu abbia gusti strani… del resto stavi con Malfoy.”

Eleanor guardò la Tassorosso male per un istante, prima di addolcirsi appena e accennare un sorriso: quasi dimenticava che Rebecca e Scorpius non si sopportavano proprio.

“Ci sono stata per poco tempo e non era molto importante… in ogni caso hai ragione, non è stato un grande affare!”

Eleanor quasi rise e per una volta Rebecca le rivolse uno sguardo non seccato, guardandola invece stupita… ma piacevolmente:

“Più che altro mi chiedo che cosa si sia bevuta Clara. Secondo me l’ha drogata… E io che pensavo fosse l’unica intelligente di quella Casa…”

Alle parole di Eleanor Rebecca rise, annuendo: anche lei aveva sentito di Clara e Scorpius e ci era rimasta di pietra: lei e la ragazza non erano amico ma avevano sempre avuto un rapporto perlomeno civile… non si sarebbe mai aspettata una relazione tra i due, li aveva sempre visti solo come amici.

“Beh dai, anche Julian si salva… il problema è Malfoy, per l’appunto.”

“Beh, nemmeno quel deficiente di Nightray è da meno! E’ da due giorni che mi sventola quella dannata vittoria davanti alla faccia… a volte vorrei prenderlo a Schiantesimi.”

La bocca di Rebecca si piegò in un sorrisetto alle parole di Eleanor, ricordando l’incontro con il biondo poco prima, quando quasi l’aveva affatturato.  Dava i nervi anche a lei, ma in modo diverso da Malfoy: lui le stava proprio antipatico allo stato puro, invece a volte quando ripensava alle divergenze con Vincent quasi le veniva da ridere, non sapeva bene perché nemmeno lei.

“Che cosa c’è da ridere?”   Domandò Eleanor inarcando un sopracciglio, senza capire il perché del sorriso di Rebecca: che lei sapesse, non era mai andata molto d’accordo con Vincent… ma forse non sapeva per bene tutto.

“No, niente. In ogni caso Andersen… non ho ancora avuto modo di dirtelo, ma complimenti per la sfida.  Le ho organizzate io e le hai superate tutte egregiamente, sei stata davvero ammirevole.”

Eleanor esitò per un attimo, guardando la ragazza prima di accennare un debole sorriso:

“Grazie. E complimenti a te per le prove… sono state piuttosto ardue, in effetti.”

Rebecca sorrise e le strizzò l’occhio prima di allontanarsi con la sua solita falcata decisa ed elegante allo stesso tempo: l’intenzione era stata proprio quella.

Eleanor guardò la Tassorosso allontanarsi per un attimo, la fronte aggrottata: quando non litigavano non era poi così male, in effetti… chissà, magari al diploma sarebbero anche riuscite a stringersi la mano e salutarsi civilmente.

Eleanor sollevò la manica del maglione e si guardò il braccio… e la cicatrice in particolar modo. Sapeva che i Membri Anziani avevano assistito alla sua prova e non poteva essere contenta delle parole di Rebecca… la considerava quasi una vittoria contro sua madre, in un certo senso.

Ora c’era solo da chiedersi che cosa volesse la McGranitt… Eleanor era certa che non volesse sgridarli o altro, la Confraternita in sé non era contro le regole e di certo la Preside sapeva da tempo della sua esistenza… chissà, forse aveva scoperto chi era stato ad appendere le foto in giro e voleva dirlo ai ragazzi.

Eleanor sperò che fosse proprio così, perché le sarebbe sinceramente piaciuto sapere chi fosse stato… era appena riuscita ad entrare e la magia era già finita, una vera seccatura dopo tutto quello che aveva passato per entrare nel gruppo!

La Grifondoro non aveva idea di chi fosse stato… poteva essere uno studente invidioso, ma chissà… forse non si potevano del tutto escludere nemmeno gli stessi membri della Confraternita, anche se era più improbabile della prima opzione.

Eleanor fece nuovamente scivolare la manica del maglione nero sul braccio, sollevando gli occhi sul cielo che aveva assunto una pericolosa sfumatura color grigio scuro… un bel temporale in arrivo, senza dubbio.
La Grifondoro s’incamminò verso la capanna di Hagrid con passo svelto, non vedendo l’ora che quella giornata finisse e allo stesso tempo pregando di schivare la pioggia.

La ragazza aveva una gran voglia di strangolare chi aveva messo le foto in giro… ma fortunatamente erano solo foto e non avevano niente a che fare con l’ultima prova o peggio, l’interrogatorio.
Grazie al cielo nessuno sapeva della sua malattia o di sua madre, a parte i Membri Anziani della Confraternita… non poteva che sperare che non saltasse fuori qualcos’altro di poco piacevole.

                                                                               *

Ufficio della McGranitt, ore 20.00
 
“Vi starete chiedendo perché vi ho fatto chiamare qui… ma sono certa avrete capito che riguarda, in parte, quanto è successo qualche giorno fa.”

Minerva McGranitt fece scorrere lo sguardo sui 14 studenti davanti a lei, alcuni seduti e altri in piedi… e tutti visibilmente curiosi.

“Beh, sappiate che ho sempre saputo dell’esistenza della Confraternita, ero già Preside quando è nata e conosco molto bene chi l’ha fondata… tua zia, Albus, nel caso non lo sapessi.”

Albus inarcò un sopracciglio, cercando di capire a CHI si riferisse la Preside… aveva diverse zie dopotutto, anche se un’idea ce l’aveva:

“Emh… parla di zia Hermione?”

“Si, naturalmente… ha fondato la Confraternita l’anno dopo la Guerra, quando è tronata a scuola per concludere il suo percorso. In ogni caso, sto divagando… se pensate che siate qui per essere puniti o qualcosa di simile vi sbagliate, non vi ho fatto chiamare per questo motivo. In realtà voglio farvi una proposta.”

Minerva osservò le reazioni dei ragazzi, tutti decisamente stupiti dalle sue parole.

“Una proposta?”   Domandò Declan inarcando un sopracciglio, visibilmente scettico. La Preside annuì, immaginandosi le reazioni a ciò che stava per dire:

“Esattamente. Vedete, nessuno degli studenti lo sa ma da un paio d’anni il Ministero della Magia sta cercando di convincerci a realizzare un progetto… e credo sia arrivato il momento di metterlo in pratica, con voi.   Che ne dite di passare qualche mese fuori da Hogwarts?”





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Angolo Autrice:

Buonasera! Non so se sono l'unica, ma qui da me non sembra affatto il 5 Giugno, visto il tempaccio... così mi sono messa a scrivere per ammazzare il tempo ed ecco il risultato!
Ancora una volta concludo tenendovi sulle spine, scusate ma come alcuni di voi ben sanno sono una maestra in questo XD non odiatemi, il seguito arriverà presto!
Come avete appena letto, la storia potrebbe proseguire lontano da Hogwarts... che ne pensate? E avete qualche ipotesi?
Spero che vi sia piaciuto, fatemi sapere che ne pensate!

Signorina Granger

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Capitolo 19
*** Una proposta inaspettata (Parte II) ***


~~Capitolo 14: Una proposta inaspettata (Parte II)


 

“Beh, credo che la domanda sia solamente una… Che ne dite? O andiamo tutti o non va nessuno, quindi la decisione va presa insieme.”

Scorpius stava in piedi, mentre tutti gli altri erano seduti al tavolo di mogano circolare nella Stanza delle Necessità… forse per l’ultima volta.

La McGranitt non li aveva trattenuti a lungo nel suo ufficio, sostenendo che avevano tre giorni per decidere. Il gruppo aveva deciso di riunirsi a discutere immediatamente dopo essere stati congedati dalla Preside e si erano quindi nuovamente seduti intorno a quel tavolo per decidere se accettare o no la proposta della donna.

Lasciare Hogwarts per un paio di mesi subito dopo le vacanze di Natale, per fare una specie di “stage” al Ministero della Magia, più precisamente verso il Dipartimento degli Auror.

“Non so… l’idea di non seguire lezioni e provare l’esperienza da Auror non mi dispiace, ma se accettiamo sarebbe come porre definitamente fine alla Confraternita. O almeno, io la vedo così.”

Alle parole di Julian nessuno disse nulla, segno che si trovavano tutti d’accordo con il Serpeverde: la McGranitt aveva detto che ne parlavano con il Ministero già da un paio d’anni e aveva pensato a loro quando erano spuntate le fantomatiche fotografie: il Ministero aveva richiesto ovviamente studenti grandi e la donna aveva sostenuto che ‘vi reputate i migliori della scuola… dimostratelo. ’

“Beh, credo che ormai non ci sarebbe comunque molto altro da fare… io sono a favore della proposta della McGranitt.”

Decretò Shay in tono fermo, mentre anche Isaac annuiva e si dichiarava d’accordo con l’amica.

“Secondo me hanno ragione, ormai che tutti sono a conoscenza della Confraternita, non servirebbe a molto tenerla in piedi, non credete? Voto sì anche io.”

Eleanor annuì con un cenno del capo, anche se una buona parte di lei era alquanto combattuta: l’idea di chiudere la Confraternita non le piaceva affatto, anche perché non aveva nemmeno fatto in tempo a godersela… ma le cose erano andate così, ormai non si poteva cambiare nulla.

“La penso così anche io, anche se mi dispiace… sarebbe stupido non cogliere questa occasione da parte nostra. Sono verta che molti studenti ucciderebbero per questa opportunità.”

Alle parole di Violet anche Thomas annuì, seguito da Albus:

“Mio fratello mi ucciderà. E mia zia anche… ma va bene anche per me.”    Mormorò il moro in tono piatto, tenendo lo sguardo vacuo e fisso su un punto indefinito davanti a se, come se si stesse immaginando il fratello che lo affatturava… la Confraternita era stata chiusa quando c’era dentro lui, ed era pure un Guardiano. Che razza di figura…

Clara gli mise una mano sulla spalla con fare comprensivo, rivolgendogli un debole sorriso e ripetendo che none era stata certo colpa sua se quelle foto erano finite in giro.

“Anche a me dispiace perché adoro la Confraternita e farne parte… ma è davvero una grande occasione e non mi va di sprecarla. Julian?”

La mora si rivolse all’amico che si strinse nelle spalle, annuendo con un breve cenno del capo come a voler esprimere il suo assenso (anche se in realtà una parte di lui avrebbe preferito rimanere ad Hogwarts e dare la caccia al cretino che aveva messo quelle foto in giro).

“Sono d’accordo con Clara, non credo valga la pena di buttare alle ortiche un’opportunità simile… e poi sarà comunque un modo per fuggire da pettegolezzi e odiose domande, non credete?”

Rebecca parlò volgendo lo sguardo ai cuoi compagni, come a voler vedere se fossero d’accordo con lei o meno.     Declan annuì e convenne con la compagna di Casa, dichiarandosi d’accordo mentre invece Abigail contraeva la mascella: in effetti nemmeno a lei dispiaceva l’idea di passare qualche tempo fuori da Hogwarts, a contatto con la vita reale e lontano da domande e sguardi indiscreti… però non moriva dalla voglia di dichiararsi d’accordo con Rebecca Hastings.

“A questo punto credo che siamo quasi tutti d’accordo sull’accettare… anche per me va bene.”

Alle parole di Sophie gli occhi dei ragazzi si posarono su Abigail e Vincent, che dopo un attimo di esitazione acconsentirono: Vincent non moriva dalla voglia di sciogliere la Confraternita… probabilmente un giorno se ne sarebbe pentito, ma di certo si sarebbe pentito di più se non avesse accettato la proposta più che allettante della McGranitt: quanti avevano avuto quell’occasione prima di loro? Nessuno, nemmeno i grandi Harry Potter, Ronald Weasley ed Hermione Granger.

A quel punto non rimaneva che Scorpius e gli occhi di tutti si posarono sul biondo, che esitò prima di rispondere: essendo il Capo non era facile accettare che la Confraternita si sciogliesse, ma forse tenerla in piedi non sarebbe servito a nulla a quel punto.
Il ragazzo annuì con un cenno del capo prima di parlare, come se volesse convincere più se stesso che i suoi compagni:

“Va bene… domani andrò a parlare con la McGranitt allora.”

Alle parole di Scorpius tutti sorrisero, sollevati che il ragazzo fosse d’accordo: di certo sarebbe stata dura convincerlo, conoscendo la sua testardaggine.

“Bene, allora credo che sia arrivato il momento di raccogliere i galeoni… dateli ad Albus per favore.”

Alle parole del Capo della Confraternita tutti gli studenti frugarono nelle tasche per tirare fuori la moneta incantata e consegnarla al moro, che le prese e le mise dentro ad un sacchetto di tessuto rosso.

“D’accordo… non credo ci sia altro da dire, domani parlerò con la McGranitt e se mi dirà qualcosa, ve lo farò sapere… potete andare, ragazzi.”

La Stanza delle Necessità si riempì per qualche momento del rumore di sedie scostate sul pavimento mentre tutti si alzavano e Albus si rigirava il sacchetto di monete tra le mani, indeciso su che cosa farne.

“Secondo te dovrei tenerli?”

Domandò il moro rivolgendosi a Julian, che si strinse nelle spalle prima di rispondere:

“Se vuoi sì… ma non credo ti saranno utili. Io le lascerei qui, giusto per chiudere definitamente questa storia.”

Albus annuì e lasciò il sacchetto proprio al centro del tavolo intagliato prima di seguire l’amico verso la porta della Stanza, con Clara e Scorpius per ultimi.    
E anche se qualcuno avesse trovato i Galeoni… poco male, al limite li avrebbe spesi per sbaglio.

Il biondo si voltò un’ultima volta prima di uscire, salutando silenziosamente quel lato della Stanza che molto probabilmente non avrebbe visto per un bel po’… e forse era giusto così.

“Dispiace anche a me Scorp… ma non ci stiamo salutando, saremo comunque un gruppo anche senza la Confraternita, anzi: dovrai sopportarli tutti comunque ogni giorno, quando saremo allo stage, no?”

Clara rivolse al biondo un sorriso divertito e lui annuì, sorridendo appena alle sue parole prima di metterle un braccio intorno alle spalle e voltarsi, uscendo dalla stanza e lasciando che la porta si chiudesse e scomparisse alle loro spalle:

“Hai ragione, Clara…”

“Beh, come sempre… coraggio, muoviamoci o faremo tardi alla lezione notturna di Astronomia. Hai fatto i compiti?”

Alle parole della ragazza sul volto di Scorpius comparve una smorfia di terrore, sgranando gli occhi chiari: se n’era completamente scordato.

“Merda… Non è che me li faresti copiare, vero?”







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Angolo Autrice:

Buongiorno a tutti!  So che è molto molto corto ma ho davvero i minuti contati, quindi questo sono riuscita a fare.
Ci vediamo preso con il prossimo capitolo, grazie come sempre per le recensioni!

Signorina Granger

 

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Capitolo 20
*** Buon Natale ***


Piccola premessa: in questo capitolo compaiono pochissimi OC.  Questo perchè il capitolo è ambientato nella Vigilia di Natale, ergo durante le vacanze... ho deciso chi sarebbe rimasto ad Hogwarts e chi no leggendo semplicemnete le schede, cercando chi aveva motivi per non tornare a casa per le feste.   Quelli che compaiono nel capitolo non mi stanno più simpatici o altro, ma per il motivo appena scritto.
Dettò ciò buona lettura, spero che vi piacerà!




~~Capitolo 15: Buon Natale


 

Marley, prima di tutto, era morto. Niente dubbio su questo. Il registro mortuario portava le firme del prete, del chierico, dell'appaltatore delle pompe funebri e della persona che aveva guidato il mortoro. Scrooge vi aveva apposto la sua: e il nome di Scrooge, su qualunque fogliaccio fosse scritto, valeva tant'oro. Il vecchio Marley era proprio morto per quanto è morto, come diciamo noi, un chiodo di porta.


“Oddio, stai scherzando vero? Ancora quel libro… possibile che tu lo legga ogni anno, non ti sei stancata?”

Rebecca non spostò lo sguardo dalle prime pagine del libro che aveva appena iniziato, comodamente stesa sul suo letto.

“Invece di pensare a me e alla mia lettura, perché non vai a salutare Thomas? Tra non molto avete il treno, no?”

Shay borbottò qualcosa e poco dopo Rebecca sentì la porta del Dormitorio chiudersi, cosa che la fece sorridere: sapeva che con quelle parole avrebbe spedito l’amica fuori dalla stanza… così poteva leggere in pace, finalmente.


Rebecca chiuse il libro, girandolo per poter guardarne la copertina.
Ormai il suo vecchio, amato libro preferito era consumato… ma aveva un bel po’ di anni ormai, era normale anche senza contare tutte le volte in cui era stato letto.

Le dita di Rebecca accarezzarono la copertina, riuscendo quasi a sentire ancora una volta il primo capoverso recitato da suo padre.
Rebecca si alzò a sedere sul letto, guardandosi intorno nel Dormitorio completamente vuoto.  Shay e Judit erano partite ormai da un paio di giorni… ed era la Vigilia di Natale.

Era passato più di un mese da quando avevano accettato la proposta della McGranitt e quindi posto fine alla Confraternita… Rebecca sorrise, ricordando il terrore che aveva visto negli occhi di Albus quando dovette salire sul treno per tornare a casa: suo fratello l’avrebbe ucciso, il ragazzo aveva continuato a dirlo per tutto Novembre.

Erano partiti quasi tutti quelli del gruppo, lasciandola praticamnete sola: Clara, Albus, Scorpius, Shay, Isaac, Thomas, Abigail e Sophie… persino Eleanor era tornata a casa.

Tutti si aspettavano il contrario dopo aver assistito al suo complesso ricordo sulla madre, ma la Grifondoro aveva replicato semplicemente che voleva assolutamente salutare la sua sorellastra di quattro anni che non vedeva da un bel po’: avevano lo stesso padre e madre diversa e la ragazza avrebbe passato le vacanze lontano dalla donna che le aveva procurato l’orrenda cicatrice sul braccio e una specie di fobia per sigarette e droga.

Anche Julian aveva deciso di tornare a casa per le vacanze natalizie, sostenendo che avrebbe finalmente affrontato il padre come avrebbe dovuto fare già diverso tempo prima.

Così, alla fine erano rimasti in pochi: lei, Violet, Declan e Nightray.

Già, sarebbe stato senz’altro un Natale con i fiocchi…

                                                                            *

Violet stava seduta accanto al fuoco, gli occhi scuri fissi sulle fiamme zampillanti nel camino.
Non tornava mai a casa per Natale, preferendo di gran lunga passare le feste a scuola anche da sola piuttosto che in compagnia di suo padre… lei e suo padre soli a cena a Natale? Aveva orrendi ricordi a riguardo, alla fine litigavano e basta e lei si chiudeva in camera, così non si parlavano comunque.

Eccetto per lei il Dormitorio era praticamente vuoto e la ragazza aveva immensamente invidiato Lily Potter, Fred e Rose Weasley sul momento di fare i bagagli: lo avevano una bellissima e numerosa famiglia ad aspettarli a casa, una famiglia con cui passare le feste, ridere e farsi auguri e regali.

Lei aveva solo suo padre, e non andavano nemmeno d’accordo… a Natale finiva spesso con il sentirsi sola.
Daisy le aveva detto che, se voleva, era disposta a restare al castello per farle compagnia, sapendo che l’amica non tornava mai a casa per le feste.   Ovviamente però Violet le aveva proibito di farlo, ordinandole invece di tornare a casa per stare con la sua famiglia “Com’è giusto che sia… Natale è la festa della famiglia, non puoi restare qui con me!” 

Così aveva detto Violet all’amica, che l’aveva guardata come se fosse un caso perso.
Conoscendola, Violet sapeva che Daisy avrebbe voluto chiederle perché LEI non tornava a casa, visto che aveva detto che Natale è la festa della famiglia… ma non aveva avuto il coraggio di dirlo, sapendo quanto l’amica avrebbe pagato per avere una famiglia numerosa ad aspettarla a casa… o anche solo un padre più affettuoso dell’affascinante ed enigmatico Blaise Zabini.

Violet si lasciò sprofondare nella poltrona, chiudendo gli occhi e lasciandosi cullare dai ricordi… lentamente, come se stesse andando tra le braccia di Morfeo.


“Ma è… enorme!”

Sua madre le sorrise, accarezzando i capelli castani della figlia e annuendo.

“Si tesoro… c’è un solo regolo molto grande, ed è tutto pe te. Perché non lo scartiamo?”

A Violet piaceva scartare i regali, così aveva preso per mano sua madre e se l’aveva condotta vicino all’enorme albero addobbato posto accanto al camino. Lì davanti c’era un regalo enorme, incartato di rosso e oro…  A suo padre era andata quasi la cena di traverso quando la moglie era comparsa con quella carta, ma la donna non aveva accettato obiezioni da parte dell’ex Serpeverde:

“Sono i colori del Natale, Blaise! Quando metterai da parte il tuo orgoglio da serpe?”

E ovviamente lui si era limitato a sorridere, abbracciandola: Violet non l’aveva mai visto litigare con sua madre, quando entrava in una stanza sembrava che l’uomo s’illuminasse e che ai suoi occhi tuti riprendesse colore e vita.

Non aveva mai visto un uomo più innamorato di suo padre... forse per questo era cambiato così tanto dopo la morte di Katherine.

Violet aveva scartato l’enorme regalo con sua madre, per poi trovarci dentro… un altro regalo, più piccolo.
E la cosa si era ripetuta per un po’, finché il costoso tappeto del salone non si era riempito di carta rossa e nastri d’oro e non era rimasto che un pacchettino minuscolo in mano alla bambina di 6 anni.

Era l’ultimo Natale che aveva passato con sua madre… ed era il più bello che aveva mai trascorso.

“Ma è minuscolo!”

“A volte i tesori più grandi sono racchiusi in cose piccole, Violet… su, aprilo.”      Katherine aveva sorriso amabilmente e la figlia eseguì, aprendo la piccola scatola che conteneva una chiave.

Violet la prese e la guardò accigliata, senza capire.  Suo padre era seduto comodamente sul divano e guardava la scena quasi divertito, una mano posta su una gamba e l’altro braccio steso sullo schienale di pelle.
Se fosse stato pomeriggio o sera avrebbe di certo avuto in mano un calice di vino, ma non certo alle 8 del 25 Dicembre.

Katherine le aveva detto qualcosa… di andare nell’ingresso e di provare ad aprire l’enorme armadio in mogano che era sempre chiuso.

Violet non se l’era fatto ripetere due volte e, curiosa com’era, era corsa nell’ingresso con i genitori al seguito che non volevano di certo perdersi la scena.

La bambina aveva infilato con un po’ di fatica la chiave nella serratura e con l’aiuto di suo padre l’aveva aperto… e dentro ci aveva trovato i suoi regali.

Bambole, libri illustrati, peluche… tutto quello che avrebbe voluto.

Violet si era voltata a bocca aperta verso i genitori e i due erano scoppiati a ridere alla vista dell’espressione della figlia.

 

Violet sorrise inconsciamente, gli occhi ancora chiusi mentre l’immagine dei volti sorridenti dei genitori, uno accanto all’altro mentre Katherine teneva il capo appoggiato alla spalla del marito, erano ancora vividi nella sua mente.

A distanza di anni Violet aveva cambiato visione: il regalo più bello, quel Natale, non fu nessuno di quelli contenuti nell’armadio che anche oggi si ritrovava ad aprire ogni tanto, quasi sperando di risentire la risata di sua madre uscirne…

Il regalo più bello era stato vedere i suoi genitori ridere, insieme e con lei.

Come ogni Natale sarebbe dovuto essere.

                                                                   *

Nevicava

Vincent stava seduto al tavolo dei Serpeverde da un po’ ormai, avendo finito di pranzare da un po’. Ma non aveva nessuna voglia di alzarsi… anche perché non avrebbe saputo cosa fare in ogni caso.

Davanti a lui, sul tavolo, c’era una lettera della zia Althea… gli scriveva ogni anno prima delle vacanze, chiedendogli di tornare a casa… e lui declinava l’offerta, puntualmente.
Non che non volesse bene alla zia, anzi. Quasi si odiava per lasciarla con quel mostro di suo nonno… ma finché poteva stare alla larga dalla sua famiglia, preferiva sfruttare le occasioni.

Quello era il suo ultimo Natale ad Hogwarts… e sarebbe passato esattamente come tutti gli anni, probabilmente.
Da solo, mentre scriveva una lettera a sua zia per farle gli auguri e veniva ignorato e viceversa da suo nonno.

Il ragazzo prese la lettera che gli era arrivata quella mattina e si alzò dal tavolo vuoto, mentre i suoi passi echeggiavano nella grande Sala ormai vuota.

Buffo, erano quasi le 15… non si era quasi reso conto del tempo che passava.
Il Dormitorio e la Sala Comune di Serpeverde erano anche quell’anno praticamente vuote: tutti erano tronati a casa… anche Julian, che l’anno prima era invece rimasto a scuola.

Vincent gli aveva chiesto perché stesse partendo mentre il ragazzo faceva le valige e Nott aveva risposto con nonchalance, dichiarando che era arrivato il momento di affrontare suo padre una volta per tutte.

Il ragazzo era andato alla stazione di Hogsmeade il giorno della partenza, non tanto per salutare qualcuno in particolare ma per passare il tempo e vedere chi restava e chi partiva.

E aveva fatto bene ad andarci, perché aveva assistito ad un’interessante scenetta.

Thomas Fletcher stava chiacchierando con Fred Weasley ed Elijah Cartwright, mentre poco lontano Rebecca Hastings stava salutando Isaac Nott, Scorpius e Clara si parlavano a bassa voce, abbracciati mentre Albus e Julian parlavano poco distanti mentre caricavano i bauli sul treno e lanciavano occhiate quasi disgustate alla coppietta.

Il biondo stava cominciando a chiedersi dove fosse finita Mitchell, stupito di non vederla insieme a Rebecca… anche perché era certo che sarebbe tornata a casa, come tutti gli anni.

E poi la biondissima Tassorosso aveva fatto la sua comparsa.
Diciamo piuttosto che era praticamente corsa a passo di marcio verso il trio di Grifondoro, gli occhi azzurri fissi su uno in particolare.

Vincent aveva appena fatto in tempo a vedere Rebecca smettere di parlare con Nott per voltarsi verso l’amica, come se stesse per assistere ad uno spettacolo che non voleva assolutamente perdersi.

E, beh, ben presto Vincent aveva capito il perché della reazione di Rebecca, e anche dell’aria determinata di Shay:

La bionda si era avvicinata a Fletcher, che se n’era accorto giusto in tempo per rivolgerle un sorriso e smettere di parlare con i due amici… e poi tutti erano ammutoliti.

Shay aveva praticamente afferrato Thomas e l’aveva baciato. Davanti a tutti.

E mentre tutto il settimo anno li guardava basiti e le mascelle di Isaac, Elijah, Albus, Eleanor e Fred sfioravano il terreno, una risata aveva dato vita alla scena:

Rebecca si era messa a ridere e aveva anche applaudito, guardando la scena come se si stesse divertendo un mondo.
E si sa, la risata di Hastings era estremamente contagiosa: in breve diversi avevano riso e applaudito di fronte alla scena, mentre Thomas non sembrava disprezzare l’iniziativa di Shay e anzi, le restava incollato come una sanguisuga.

“E chi la sapeva, questa?”   Aveva domandato Isaac inarcando un sopracciglio e facendo sorridere Rebecca, che gli aveva assestato una gomitata:

“Le persone non ottuse come te, di certo!”


Il treno era partito poco dopo e tutti si erano dovuti salutare, facendo rimanere Vincent e Rebecca praticamnete soli: gli altri del settimo anno erano quasi tutti tornati a casa per le vacanze.

“Oh, anche tu rimani quindi… Non torni dalla tua famiglia?”


Domandò Vincent rivolgendosi alla Tassorosso mentre, fianco a fianco, attraversavano la stazione per tornare ad Hogwarts.

“No, credo che resterò qui a rovinare l’esistenza di qualcuno… un po’ come te, insomma.”

“Mi pare di capire che ci rovineremo le feste a vicenda…”


Il ricordo di Vincent s’interruppe bruscamente alla vista proprio di Rebecca Hastings, che stava attraversando il Salone d’Ingresso imbacuccata in un cappotto scuro e dei guanti beige. Teneva la borsa di scuola su una spalla e aveva un’aria innocente che non ingannava nessuno… Vincent Nightray in special modo.

“Ehy, Hastings!”

Rebecca sembrò raggelare al sentire la voce di Vincent, rivolgendogli un cenno del capo e affrettando il passo probabilmente per evitare il biondo. Che però, disgraziatamente, era più veloce di lei e in breve la raggiunse, sorridendo:

“Dove te ne stai andando? Fuori si gela!”

“Beh, non mi sono vestita così per stare dentro, mi pare ovvio… e poi io adoro la neve.”

Rebecca aveva parlato in fretta e nel classico tono scostante che usava sempre con lui, ma Vincent ci era ormai abituato: sembrava che la ragazza fosse gentile ed estroversa con tutti fuorché lui.

“Beh… credo che ti farò compagnia, se non ti dispiace.”

Lei gli aveva rivolto uno sguardo eloquente dal chiaro significato: anche se le dispiaceva, lui se ne sarebbe fregato altamente e avrebbe fatto quello che voleva… come sempre.

I due uscirono nel freddo di fine Dicembre e la ragazza chiese a Vincent come faceva a non avere freddo… ma lui si limitò a scrollare le spalle, seguendola sull’erba ricoperta da un mano di neve.

Rebecca alla fine si fermò accanto ad un grande faggio non lontano dalla riva del Lago Nero praticamente ghiacciato, sedendo sulla neve e aprendo la borsa.
Vincent sedette accanto a lei, chiedendosi che cosa si fosse portata dietro.

Quando Rebecca tirò fuori un libro il ragazzo inarcò un sopracciglio, sbirciando il titolo: A Christmas Carol… mai sentito.

“Che libro è?”

“E’ un libro natalizio Babbano Vincent… non credo che tu lo conosca.”

Vincent era certo di non averlo mai letto, ma si accigliò ugualmente: era certo di averlo già visto nelle mani della Tassorosso… l’aveva già vista leggerlo, ne era più che sicuro.

“Sono sicuro di averti già vista leggerlo in altre vacanze di Natale… è possibile?”

“Si, lo leggo tutti gli anni. E’ il mio libro preferito.”   Rebecca aveva sorriso mentre apriva il libro, cercando il punto dov’era arrivata.   Vincent aveva sbirciato invece dentro la borsa di cuoio della ragazza e aveva sorriso divertito, tirando fuori un thermos bollente e versandosi del the nel tappo, usandolo a mo’ di tazza.

“Ehy! E’ il mio the quello…fatti un giro nelle cucine anche tu, se ne vuoi!”

Rebecca l’aveva guardato indispettita, mentre lui beveva un sorso di the con tutta la nonchalance del mondo:

“Buono! A che cos’è?”

“E’ alla cannella, e speravo di bermelo in santa pace ma a quanto pare mi sbagliavo.”   Borbottò la ragazza mentre lui sghignazzava, mangiandosi anche uno dei biscotti allo zenzero trovati in una busta nella borsa della mora:

“Generosi questi elfi! Credo che farò un salto nelle cucine pure io… dove sono?”

“Non sei l’informatore, tu? Trovale allora, razza di spiluccatore.”

Rebecca aveva sbuffato, prendendo la borsa e facendo per spostarla in modo da tenete le mani di Vincent lontane dai suoi biscotti: era molto golosa e praticamente aspettava Natale solo per i biscotti allo zenzero da bere con il the… peccato che quell’anno Vincent si fosse infilato tra lei e la sua merenda natalizia.

Il biondo afferrò prontamente la borsa e le sorrise amabilmente, come a farle capire che non avrebbe mollato.
Peccato che lei fosse testarda almeno quanto lui, se non di più:

“Molla l’osso, Nightray!”

“Non credo proprio! Sei un’egoista, non puoi condividere? Menomale che a Natale si è più buoni…”

“Condividere? Fammi il favore, te li mangeresti tutti tu! Molla la borsa, Nightray!”

E pensare che tra due settimane dovrò passare quasi tutto il giorno con lui, a quello stage…

Pensò la ragazza con stizza, distraendosi quanto bastò a Vincent per strapparle la borsa tra le mani… e facendo volare diversi dolci sul manto innevato.

La ragazza rimase in silenzio per un istante, osservando i biscotti a forma di omino che sembravano fare l’angelo sulla neve… prima di sorridere, chiudendo il libro di scatto per poi alzarsi:

“Vuoi la guerra? Bene, allora guerra sia, biondino da strapazzo.”

Pochi istanti dopo, Vincent si ritrovò coperto da neve gelata prima di alzarsi a sua volta e afferrare un po’ di neve per tirarla dietro alla ragazza, senza però reprimere un sorriso esattamente come Rebecca.

Lui non aveva mai fatto una battaglia di neve in vita sua, e lei non si divertiva un po’ da quando era bambina e giocava con i suoi fratelli… ma d’altronde era Natale. Se non ci si divertiva un po’ allora, quando?

                                                                             *

Declan tamburellava sul bracciolo della poltrona con le dita, gli occhi fissi sul camino accesso e scoppiettante.

La Sala Comune era completamente vuota: in effetti era quasi certo che gli unici Tassorosso rimasti ad Hogwarts fossero lui e Rebecca, che però era scomparsa da un po’.
Non avendo nessuna voglia di fare i compiti o studiare, Declan dopo pranzo era tornato nella calda ma vuota Sala Comune, sprofondando in una poltrona scassata e pensando a come se la stavano passando i suoi compagni insieme alla famiglia.

Non aveva nessun ricordo di un Natale con i genitori, era troppo piccolo… dopotutto erano morti quando aveva sei anni.

Declan non tornava mai a casa per Natale, tranne che al suo primo anno ad Hogwarts: non aveva nessuna voglia di vedere suo nonno ed ascoltare i suoi discorsi economi o di politica mentre ripeteva che un giorno il nipote avrebbe seguito le orme sue e di suo figlio, il padre del ragazzo.

Non avendo zii, Declan era stato cresciuto dal nonno paterno dopo la morte dei genitori, passando cinque anni con lui prima di andare finalmente ad Hogwarts.
Declan aveva quasi esultato quando aveva ricevuto la sua lettera: suo nonno era troppo severo, troppo esigente dei suoi confronti… non ce la faceva più.

Era stato ben felice di partire per la scuola, anche se ogni anno durante le vacanze di Natale si sentiva parecchio solo.
Non era mai stato uno socievole, non aveva mai stretto troppi rapporti di amicizia… ma ogni anno quando rimaneva praticamente d asolo e sentiva i discorsi dei suoi compagni prima di partire, i suoi genitori gli mancano come non mai.

Sentiva i suoi compagni parlare di ciò che avrebbero fatto mentre preparavano il baule, dicendo quanto fossero contenti di tornare a casa perché i genitori gli mancavano… e non vedevano l’ora di passare un po’ di tempo con tutta la famiglia.

Lui non aveva mai avuto la possibilità di passare un natale in compagnia… e piuttosto che passarlo da solo con il nonno, preferiva restare a scuola da solo.

Probabilmente non era un bel discorso da fare, ma Declan era fatto così e nemmeno gli importava… anche Rebecca rimaneva sempre ad Hogwarts, ma non le aveva mai chiesto il motivo: sapeva per certo che aveva dei fratelli ai quali era parecchio legata, a giudicare dal numero di lettere che scriveva e riceveva… e di certo i genitori li aveva, Declan ne era sicuro.

Perché quindi non tornava a casa? Avrebbe capito se una sua amica fosse rimasta, come per esempio Shay… ma la bionda partiva sempre ogni anno, quindi Rebecca di certo non rimaneva a scuola per tenere compagnia a qualcuno.

Chissà, magari quella sera glie l’avrebbe chiesto, quando la ragazza sarebbe tornata in Sala Comune. Era partita dopo pranzo con una borsa in spalla e non si faceva vedere da un paio d’ore, ormai… chissà che stava facendo.

Magari era in Biblioteca a leggere…

Declan sbuffò appena, dondolando una gamba: possibile passare così la Vigilia di Natale? E il giorno dopo sarebbe stato anche peggio, di sicuro.

Il moro si alzò, sapendo che doveva per forza scrivere una lettera di auguri al nonno… tanto valeva farlo ora, altrimenti chi l’avrebbe sentito sei mesi dopo, quando sarebbe tornato a casa per l’estate?

                                                                        *

“Rebecca… la mia famiglia non è un granché. Ma perché tu non torni mai a casa? So che hai dei fratelli a cui sei molto affezionata.”

Vincent si voltò verso la ragazza seduta accanto a lui sulla neve, la schiena e il capo appoggiati al tronco dell’albero.

Aveva fatto a battaglia di neve per un po’ finché il ragazzo si era arreso, chiedendo la pace.
Avevano mangiato gli ultimi biscotti superstiti e poi Rebecca si era immersa nella lettura, mentre Vincent stava stranamente in silenzio e ogni tanto sbirciava qualche riga del libro.

Lei sollevò lo sguardo dal libro a quelle parole, senza guardare Vincent ma tenendo gli occhi scuri fissi sul Lago davanti a loro:

“Si, è vero… Diciamo però che a casa mia il Natale non è mai molto allegro. Preferisco stare qui, a volte mi sento più a casa ad Hogwarts che con mia madre nei paraggi… i primi anni che ero qui c’era anche mio fratello Fabian e anche Ian ed Edmund… Quindi restavo qui insieme a loro. Poi naturalmente si sono diplomati ma erano d’accordo con me nella mia decisione di restare qui: lo facevano anche loro del esto.”

“Si, ma loro erano insieme. Tu sei da sola.”

Lei gli rivolse un debole sorrise, scuotendo appena il capo in un modo che fece contorcere lo stomaco a Vincent, non seppe nemmeno lui perché:

“No, non sono da sola… c’è mio padre, con me.”

Rebecca aveva accennato al libro senza smettere di sorridere con fare malinconico, prima di tronare a leggere. E Vincent l’aveva guardata senza capire, cercando di comprendere le parole della ragazza.

Aveva sempre fatto fatica a capirla, fin dal primo anno… e man mano che il tempo passava, Rebecca si era fatta sempre più enigmatica, più riservata e più chiusa in se stessa di quanto non volesse ammettere o far sembrare.

Non era mai riuscito a decifrarla del tutto… ma forse era per questo che si sentiva inevitabilmente attratto da lei.

                                                                             *

Mezzanotte
Anche quell’anno, il 24 Dicembre era passato per far spazio al tanto atteso, tanto acclamato 25.

Violet sorrise amaramente, al buio nel Dormitorio deserto mentre pensava suo padre. Chissà che cosa stava facendo… probabilmente era a letto anche lui, sveglio e nella sua stessa posizione a pancia in su, gli occhi fissi sul soffitto mentre, come la figlia, pensava alla moglie defunta.

“Buon Natale, mamma…”

E mentre parlava, mentre faceva gli auguri a bassa voce a sua madre, Violet chiuse gli occhi, accarezzando la piccola chiave che portava appesa al collo da anni mentre i volti sorridenti e felici dei genitori comparivano ancora una volta nella sua mente.

“E Buon Natale anche a te, papà.”

                          
Violet sorrise appena, mentre sentiva gli occhi inumidirsi… chissà se anche lui le aveva fatto gli auguri. Non avrebbe mai avuto il coraggio di chiederglielo, probabilmente.

Ma come si sul dire, la speranza è l’ultima a morire.

                                                                                  *

“Buon Natale, mamma… Mi manchi tanto.”   

Vincent parlò nel buio, a bassa voce e con la consapevolezza e sicurezza che nessuno poteva sentirlo. 
Gli altri anni a volte anche Julian restava a scuola per Natale, ma quell’anno era solo e poteva fare gli auguri a sua madre ad alta voce, per una volta.

Vincent sorrise appena, riuscendo quasi a vedere la bella madre sorridergli.    

Vincent era certo che anche sua zia stesse pensando alla sorella, ma un pensiero del ragazzo andò anche al tanto odiato nonno.
La bocca sottile di Vincent si piegò in una smorfia al pensare all’uomo che odiava più di chiunque altro… non gli avrebbe fatto gli auguri nemmeno se sotto tortura.

Anzi. Un giorno avrebbe messo proprio quel vecchio maledetto, sotto tortura… prima o poi l’avrebbe fatto, fosse stata l’ultima cosa che sarebbe riuscito a portare a termine.

                                                                          *

“Papà, mamma… buon Natale. E auguri anche a te, vecchio rompipalle.”

Declan sorrise appena, nel buio del Dormitorio mentre stava steso a pancia in su, le braccia dietro il capo e appoggiate sul morbido cuscino.

Infondo voleva bene a suo nonno… solo che forse erano troppo simili per poter andare d’accordo.

Declan chiuse gli occhi, rivivendo il ricordo che aveva già affrontato durante la sua ultima prova per entrare nella Confraternita.
Già, quell’uomo che gli aveva fatto perdere coscienza… ricordava solo una cosa di lui: una cicatrice profonda sulla mano che impugnava la bacchetta.

Non era molto, ma era comunque qualcosa… prima o poi li avrebbe trovati, quei due bastardi.
Chissà che lo stage al Dipartimento degli Auror non lo avrebbe aiutato… di certo Declan Turner non vedeva l’ora di cominciare.

                                                                              *

Marley, prima di tutto, era morto. Niente dubbio su questo. Il registro mortuario portava le firme del prete, del chierico, dell'appaltatore delle pompe funebri e della persona che aveva guidato il mortoro. Scrooge vi aveva apposto la sua: e il nome di Scrooge, su qualunque fogliaccio fosse scritto, valeva tant'oro. Il vecchio Marley era proprio morto per quanto è morto, come diciamo noi, un chiodo di porta.

 

Le prime parole del libro tornarono ancora una volta nella mente di Rebecca, ma questa volta non le stava leggendo… erano recitate da una voce familiare, la voce di suo padre.

Era quello il Natale, per lei: quando suo padre leggeva il libro a lei, Fabian, Ian e Edmund.
Non appena aveva imparato a leggere Rebecca l’aveva subito preso in mano e l’aveva letto tutto d’un fiato, anche se praticamente già lo sapeva a memoria dopo le numerose volte in cui l’aveva sentito.

Suo padre non era spesso a casa, no… ma a Natale tornava quasi sempre, per riabbracciare i figli e leggere il suo libro preferito, ancora una volta.
 

“Papà, ci sarai a Natale, vero? Devi leggerci A Christmas Carol!”

“Rebecca, ormai dovresti leggerlo da sola, hai quasi 8 anni… lascia stare tuo padre!”

Ma suo padre aveva sfoggiato il suo bellissimo sorriso, prendendola e facendola sedere sulle sua ginocchia, come sempre e ignorando le parole della moglie.

“Non ti assicuro niente, principessa… ma cercherò di esserci.”

“Me lo prometti?”

“Te lo prometto, Becky…”


Rebecca sorrise da sola, al buio.    Già… te lo prometto, Becky.

Quella frase era vivida nella sua mente quanto la lettura del libro che la ragazza aveva iniziato a leggere ogni anno da quando aveva capito che nessuno glie l’avrebbe più letto.

Rebecca si girò su un fianco, spostando gli occhi scuri sul comodino dove aveva appoggiato il libro accanto alla foto di suo padre in divisa con lei in braccio, la moglie stretta affianco e le tre pesti accanto a loro, sorridenti.

Gli occhi di Rebecca si soffermarono sulla foto, parlando a bassa voce mentre la mezzanotte era passata da pochi minuti:

“Buon Natale, papà… ovunque tu sia.”









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Angolo Autrice:

Buongiorno!   Eccomi qui, con questo capitolo abbastanza lunghetto e decisamnete fuori tema... ma a chi importa, tanto il Natale piace a tutti, no? O almeno, per me è così.      Avevo deciso di fare un salto temporale e di inziiare subito con la scrittura dello stage, ma poi ho detto... non posso saltare Natale! Quindi eccoci qui.
Detto questo, spero che vi sia piaciuto anche se compaiono solo Declan, Vincent, Violet e Rebecca... diciamo che ho dedicato questo capitolo alla famiglia e loro mi sembravano avere i motivi per restare a scuola.

Che ne pensate del gesto di Shay? Beh, era anche ora, dico io... e non è stata nemmeno friendzonata, quindi esultate pure per la... come l'avete chiamata?  Shaymas, una cosa simile se non erro.      Adoro le coppiette, se non si è ancora notato (*.* autrice shippa senza pietà)

Ad ogni modo, spero davvero che vi sia piaciuto, io mi sono mezza commossa mentre scrivevo queste tristi faccende familiari che, nel caso di Vincent e Rebecca, non sono ancora del tutto chiare... ma le capirete presto meglio, quando comincerà lo stage!
Ditemi cosa ne pensate perchè tengo davvero a questo capitolo, spero che sia venuto bene.

A presto, spero!

Signorina Granger

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Capitolo 21
*** Pronti a partire? ***


~~Capitolo 16: Pronti a partire?


 

“Dev’essere una specie di legge della fisica… perché quando parti ci sta tutto e quando devi fare i bagagli non entra nemmeno metà delle cose?”

“Non ne ho idea, so solo che deve entrarci tutto.”

Rebecca sbuffò, mentre cercava di appallottolare i vestiti per riuscire a far entrare tutti i libri nel baule, mentre Shay era impegnata nella sua stessa operazione.

“Certo, se portassi meno libri ci starebbe tutto Bex…”

“Io senza questi non vado da nessuna parte… Tu dove andresti senza i tuoi trucchi?” 

Shay sorrise appena alle parole dell’amica, annuendo con un cenno del capo: già, proprio da nessuna parte…

L’amore di Rebecca per i classici la spingeva, ogni anno, a portare ad Hogwarts l’intera bibliografia di Jane Austen, di Dickens e Stevenson… e molti altri. Li doveva aver letti tutti mille volte, ma Rebecca sembrava non stancarsene mai.

“Coraggio, con un po’ di fortuna faremo in tempo… quando parte la Passaporta?”

“Alle 15… sicura di non avere tu il mio maglione blu? Non lo trovo da nessuna parte…”

“Non so, devi chiedere a Judit.”

Rebecca sospirò, passandosi nervosamente una mano tra i lunghi capelli scuri raccolti in uno chignon disordinato: l’ultima cosa che voleva era dimenticare qualcosa al castello… lei e Shay avrebbero di certo controllato il Dormitorio da cima a fondo mille volte prima di raggiungere gli altri nell’ufficio della McGranitt.

Le vacanze di Natale erano finite da un paio di giorni e mercoledì 6 Gennaio tutti erano tornati ad Hogwarts, che si era finalmente risvegliata dalla pace e silenziosità durate per due settimane.
Sabato 9 erano tutti pronti per lasciare nuovamente il castello…bagagli permettendo, ovviamente.

“Ma non dovevi passare la mattinata con il tuo ragazzo?”    Domandò Rebecca senza nemmeno voltarsi verso l’amica mentre svuotava il contenuto del comodino sul letto.

Shay piegò le labbra in una smorfia alle parole dell’amico, sbuffando prima di rispondere in tono amareggiato:

“Si, ma Fletcher stamattina si è svegliato e si è reso conto che doveva ancora iniziare a raccogliere le sue cose…”

“Mi spiace, ma conosci Tom… scommetto che si farà perdonare.”

Rebecca rivolse all’amica un sorriso, che si strinse nelle spalle con noncuranza:

“Appunto, lo conosco e la cosa non mi ha stupito troppo… ma non fa nulla, dopotutto da domani passeremo un mucchio di tempo insieme comunque, no?”

Rebecca non rispose, guardando la sua amica mentre cercava di capire se fosse sincera o meno… Ma Shay aveva un’espressione rilassata, quindi probabilmente pensava davvero quello che aveva appena detto.

Beh, tanto meglio: non aveva nessuna voglia di placare le ire di una Shay Mitchell arrabbiata…
Tantomeno quel giorno.

                                                                      *

La Sala Comune dei Serpeverde non era mai stata più movimentata quell’anno come nel primo sabato dopo le vacanze di Natale: Julian, Vincent, Clara, Albus, Scorpius e Abigail erano impegnati a fare i bagagli e ciò poteva risultare problematico, quando lascio le tue cose in ogni angolo della Sala Comune o del Dormitorio…

Come nel caso di Scorpius Malfoy, per esempio.
Il biondo stava setacciando da cima a fondo tutta la Sala Comune, scocciando e disturbando non poco i suoi poveri compagni di Casa che non riuscivano ad avere pace.

Clara invece stava rimpiangendo come non mai la sua amicizia con Albus Severus Potter: il ragazzo le aveva chiesto in prestito un milione di cose nel giro di due mesi e ora era arrivato il momento di riprenderle… se solo il moro ricordasse dove le avesse lasciate.

“ECCO perché non bisogna avere amici maschi! Dannazione Potter, apri questa porta!”

Urlò Clara in tono seccato mentre batteva con scarsa eleganza la mano sulla porta del Dormitorio, aspettando che Albus o Julian le aprissero.

La porta si aprì di scatto un paio di istanti dopo, mostrando un Julian decisamente seccato:

“Clara ti prego, smettila di urlare!”

“Non lo farei, se Al si facesse vedere! Ho bisogno delle cose che gli ho prestato… mi fai entrare, per favore?”

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo ma non disse nulla, spostandosi per lasciar passare Clara. La mora entrò a passo di marcia nella stanza, mentre Albus stava impilando libri e numeri della Gazzetta del Profeta sul suo letto.

“Nervosetta, Clara?”    La mora per tutta risposta lo fulminò con lo sguardo e Albus sorrise sornione, accennando col capo alle cose sul suo letto:

“Tranquilla, sto raccogliendo quasi tutto! Tu come sei messa?”

“Io bene, ho quasi finito… Scorp invece è di là che controlla sotto i divani! E menomale che le ritardatarie siamo noi… anche se non si può dire che qui ci sia ordine.”

Clara piegò le labbra carnose in una smorfia guardandosi intorno e facendo ridacchiare Julian mentre Albus sorrideva colpevole, passandosi una mano tra i capelli scuri:

“Non guardare me, è tutto merito di Al e Scorp… quanto a Vincent, non c’è quasi mai… è in Sala Comune?”

“Si, ma a differenza di Scorpius non sta disturbando tutta la Casa… credo che abbia già fatto i bagagli, a dire il vero.”   Rispose Clara lanciando uno sguardo al letto intatto di Vincent, con il baule chiuso accanto mentre Julian andava in bagno imprecando contro il suo dopobarba che sembrava sparito nel nulla.

“Beh, buon per lui, noi siamo in alto mare… Tieni, ecco le tue cose… ce la fai?”

Albus stava per dare a Clara i suoi libri e appunti quando la porta si spalancò, permettendo per un attimo al frastuono proveniente dalla Sala Comune di entrare.
Albus e Clara si voltarono, vedendo Scorpius in piedi sulla soglia della stanza e con qualche libro che fluttuava magicamente accanto a lui.

Il biondo guardò accigliato i due, in piedi uno di fronte all’altro accanto al letto del suo migliore amico:

“Che ci fai qui, Clara?”

“Prendevo delle cose che ho prestato ad Al secoli fa… Non sarai mica geloso del tuo migliore amico, vero Scorp?”

Clara rise mentre si avvicinava al ragazzo, che abbassò lo sguardo e borbottò qualcosa di incomprensibile mentre anche Albus sorrideva.
Clara scosse appena il capo come se Scorp avesse detto una stupidaggine e si alzò in punta di piedi per dargli un bacio su una guancia:

“Il solito cretino… cercate di muovervi piuttosto… non ho intenzione di lasciare Hogwarts senza i tre moschettieri, e credo che la McGranitt non sarebbe molto contenta di dover rimandare la partenza con un’altra Passaporta.”

Clara rivolse ai due amici uno sguardo ammonitore prima di uscire dal Dormitorio con i libri al seguito, lasciando i due ragazzi a scambiarsi uno sguardo preoccupato: nessuno dei due aveva una gran voglia di vedere la McGranitt arrabbiata con loro…

                                                                            *

“Alle prese con il recupero beni personali?”   Vincent sorrideva, comodamente seduto su una poltrona e l’aria rilassatissima mentre parlava con Clara, che era appena uscita dal Dormitorio maschile.

“La conseguenza del prestare le tue cose ad Albus Potter… ti sconsiglio di farlo, se dovesse chiederti qualcosa. Tu hai già finito, Nightray?”

Vincent chiuse il libro che stava leggendo, annuendo con un cenno del capo e l’aria divertita:

“Si, un’ora fa… a differenza dei tuoi amici, mi sono preso per tempo.”

Clara non disse niente, abbassando invece lo sguardo sul libro che il biondo teneva in mano e cogliendo il titolo di sfuggita mentre faceva per superarlo, diretta al suo Dormitorio:

“Canto di Natale… che libro è? Mai sentito.”

“E’ un libro Babbano… non mi stupisce.”

“E perché leggi un libro Babbano? Dove l’hai scovato?”

Clara guardò Vincent esitare prima di rispondere, pensando sinceramente a come gli fosse venuto in mente di leggere proprio quel libro, che lei non aveva mai sentito:

“Diciamo che me ha parlato una persona.”

“Capisco… beh, ti lascio alla lettura allora, ho il baule da preparare… ci vediamo dopo Vincent!”

Clara girò sui tacchi ed entrò nel suo Dormitorio, mentre Vincent riapriva il libro al punto dov’era arrivato, continuando a leggere nonostante il baccano causato dei compagni di Casa.

                                                                             *

“Pigiama?”

“Preso.”

“Libri?”

“Non che mi serviranno, ma li ho.”

“Effetti personali?”

“Si sì ho tutto! Dai Eleanor, non voglio fare tardi!”

Thomas sbuffò, chiudendo il baule per poi incantarlo, in modo che lo seguisse fluttuando per non doverselo trascinare dietro fino all’ufficio della McGranitt.

Eleanor lo imitò e i due si avvicinarono al quadro della Signora Grassa, che si spostò per farli passare.

“Spero solo di non aver scordato niente… quanto ha detto che staremo via, la McGranitt?”

Domandò Eleanor mentre insieme a Thomas percorreva il corridoio del settimo piano poco illuminato dalla luce naturale: erano a inizio Gennaio e a nemmeno le tre del pomeriggio quasi faceva buio.

“Un paio di mesi… dovremmo tornare ad Hogwarts prima di Aprile. Non che mi dispiaccia perdere delle lezioni, però forse il castello mi mancherà.”

Thomas sorrise, guardandosi intorno con affetto mentre al contrario Eleanor si stringeva nelle spalle, ricordandogli che entro pochi mesi avrebbero dovuto salutare definitivamente l’amata scuola.

I due ragazzi erano appena arrivati al quinto piano quando s’imbatterono in Violet, che rivolse ai due compagni di Casa un saluto.

“Ciao! Sono sollevata di vedervi, temevo di essere l’ultima… del vostro anno vengono tutti, vero?”

“Che intendi?”   Domandò Thomas inarcando un sopracciglio, non capendo la domanda della ragazza che si strinse nelle spalle prima di rispondere:

“Sophie non viene… non le hanno dato l’autorizzazione.”

“Beh, per quel che ne so Isaac, Shay e Rebecca vengono… e credo anche i Serpeverde, quindi dovremmo essere tutti tra quelli del settimo anno.”

Eleanor rivolse al compagno di Casa un’occhiata al sentire il nome di Shay, ridendo sotto i baffi: aveva assistito alla scena di quella mattina, quando la bionda aveva raggiunto Thomas davanti alla Sala Comune come d’accordo e lui si era svegliato da poco con il baule ancora da iniziare a preparare.

Il moro dovette intuire i pensieri della ragazza perché la fulminò con lo sguardo senza però dire niente, mentre insieme a Violet continuavano a scendere le scale praticamnete deserte: sembrava che tutti fossero in Biblioteca a studiare o nelle rispettive Sale Comuni.

Dal canto suo, Eleanor non vedeva l’ora di iniziare quel curioso stage… aveva praticamnete implorato suo padre di firmarle l’autorizzazione, durante le vacanze. Fortunatamente l’uomo non aveva opposto troppa resistenza e aveva acconsentito, con suo gran sollievo: non voleva di certo perdere una simile opportunità… anche se significava passare molto, troppo tempo in compagnia di Vincent Nightray o Scorpius Malfoy.

Tuttavia, l’idea di poter frequentare, almeno in parte, lezioni che venivano realmente sottoposte ad apprendisti Auror era troppo allettante per preoccuparsi troppo dei due Serpeverde… con loro intorno o meno, sarebbe stata comunque un’esperienza memorabile.

“Tuo padre ha firmato l’autorizzazione? Non fraintendere, ma sono stupito… come hai fatto a convincerlo?”

Violet sorrise quasi amaramente alle parole di Thomas, come se fosse d’accordo con lui:

“Non è stato così faticoso, con mia grande sorpresa… in realtà non credo che a mio padre faccia molta differenza, se sono qui, all’Accademia, al Ministero o al San Mungo… gli ho scritto un mese fa e quando gli ho spedito l’autorizzazione da firmare mi è tornata indietro dopo un apio di gironi, firmata e senza una parola di più.”

Nessuno dei tre disse nulla dopo le parole di Violet per qualche minuto, mentre ognuno pensava alle rispettive famiglie e a come avevano reagito in modi diversi davanti alla proposta della McGranitt.

Quando finalmente raggiunsero l’entrata nel suo ufficio, ci trovarono davanti anche Rebecca, Shay e Declan.

“Ah, eccovi qui… mancano solo i Serpeverde e Isaac allora.”

Osservò Declan mentre Shay si avvicinava con un sorriso a Thomas, abbracciandolo mentre il moro si scusava per come le cose erano andate poche ore prima.

“Se non altro questa volta Malfoy non potrà rirenderci per essere in ritardo…” Borbottò Rebecca a mezza voce mentre il gruppetto aspettava di essere al completo per salire nell’ufficio, come avevano stabilito due giorni prima.

La Tassorosso non aveva nemmeno finito di parlare che dal fondo del corridoio comparvero Albus, Scorpius, Clara e Vincent, seguiti subito dopo da Abigail.

“Eccoci! Scusate il ritardo, è stata tutta colpa di Albus.”

“Parla quello che ha finito di fare i bagagli ieri sera, come no…”   Borbottò Albus a mo’ di replica alle parole di Scorpius. Il biondo fece per parlare a sua volta, ma l’occhiata di Clara convinse all’istante i due a tacere, interrompendo sul nascere la discussione su chi aveva fatto far tardi a chi.

“Bene, allora ci siamo tutti… eccetto Isaac. Strano, non è mai ritardo…”  Osservò Thomas accigliandosi mentre anche Rebecca e Shay dovevano pensare la stessa cosa, guardandosi intorno.

Julian invece si limitò a sbuffare, incrociando le braccia al petto: conoscendo il cugino, sarebbe anche stato capace di salire nell’ufficio senza di loro… ma evitò di dirlo ad alta voce, non avendo voglia di discutere con gli amici del cugino.

“E la White? Manca anche lei, no?”   Domandò Abigail inarcando un sopracciglio, notando l’assenza della Corvonero e rivolgendosi a Violet in cerca di una risposta.

La Grifondoro si strinse nelle spalle, ripetendo che la ragazza non sarebbe venuta allo stage poiché i genitori non avevano acconsentito a firmare… Sophie glie l’aveva detto due giorni prima quando era tornata ad Hogwarts, e le era sembrata decisamente arrabbiata con i genitori.

Tuttavia Violet non poteva non capirla: non erano ancora maggiorenni e quindi serviva il permesso dei loro genitori, a differenza che per alcuni tra i ragazzi del settimo anno… se suo padre non avesse firmato, probabilmente sarebbe tornata a casa per urlargli contro.

“Beh, mi spiace per lei ma non posso certo dire che mi mancherà…”  Osservò Abigail quasi con fare compiaciuto, guadagnandosi da Violet uno sguardo a dir poco velenoso prima di replicare a mezza voce:

“Credimi Burke, nemmeno tu le mancherai… Stanne certa.”

Abigail fece per rispondere con stizza mentre Declan alzava gli occhi al cielo con fare esasperato, ormai stufo delle continue frecciatine che erano solite lanciarsi le due ragazze, ma l’arrivo tempestivo di Isaac pose immediatamente fine alla discussione tra le due ragazze.

Isaac si scusò per il ritardo, sostenendo che Raine e Roxanne co avevano messo un’ora a lasciarlo andare, volendo controllare a tutti i costi che avesse preso tutto.

Finalmente al completo, il gruppo che costituiva ormai l’ex Confraternita attivò il gargoyle che celava l’ingresso dell’ufficio della McGranitt che di certo li stava aspettando in attesa, con la Passaporta pronta ad essere usata e portarli all’Accademia per Auror.

“Alla fine hai recuperato tutte le tue cose, Malfoy?”

Scorpius fulminò Vincent con lo sguardo mentre quest’ultimo ridacchiava, grugnendo in risposta mentre Albus soffocava a sua volta una risata. Clara fulminò il m, oro con lo sguardo, come a volergli far capire che aveva ben poco da ridere, dopo averle disseminato appunti e libri per tutto il Dormitorio maschile più la Sala Comune… anzi, era quasi certa che ci fossero cose sue per tutto il castello, ma decisamente non aveva tempo per cercare tutto, non quel giorno.

“Si Nightray... tu hai recuperato il cervello? Credo che tu l’abbia perso da un po’ ormai.”

Erano tutti abbastanza stretti, davanti alla porta della McGranitt, così a Vincent non riuscì difficile assestare al biondo una gomitata decisa allo stomaco, finendo però con l’urtare anche Rebecca e Clara.

“E fai piano Nightray! Non vedi che siamo tutti spiaccicati!”

Sbuffò Rebecca rimettendosi dritta mentre anche Clara imprecava a mezza voce: le era quasi finito il baule della Tassorosso dritto su un piede…

Il biondo però rivolse alla ragazza un sorrisetto proprio mentre la porta stava per aprirsi, facendo appena in tempo a mormorare un’ultima frase prima che la McGranitt comparisse davanti al gruppo:

“Oh, andiamo Hastings… lo so che non ti dà fastidio essermi appiccicata.”

Rebecca stava per dirgli che presto sarebbe stato appiccicato, anzi smaltato sulla parete, ma purtroppo non fece in tempo mentre, alle sue spalle, Clara comprendeva finalmente dove aveva già sentito il titolo del libro che stava leggendo Vincent poco prima: l’aveva già visto in mano proprio a Rebecca.

La mora sorrise con l’aria di chi la sa lunga, cosa che destò la curiosità di Scorpius. Il biondo le chiese a cosa stesse pensando mentre entravano finalmente nell’ufficio con i bauli al seguito, mentre dietro di loro Thomas e Shay non sembravano aver sgradito la vicinanza forzata dallo spazio ristretto, anzi.

“Anche se te lo spiegassi Malfoy, non capiresti…”

“Perché scusa? Stai dicendo che sono un’idiota?”

“Malfoy, quello è già dato per certo, dubito che Clara voglia dire questo.”   Osservò Eleanor a denti stretti e in un tono innocente mentre gli passava accanto, non perdendo affatto l’occasione di prendere in giro l’ex ragazzo. 

Ma Clara non ci badò troppo, sorridendo invece a Scorpius prima che la McGranitt iniziasse a parlare:

“No tesoro, non sei un’idiota… ma sei fin troppo ottuso per renderti conto di qualunque cosa abbia a che fare con i sentimenti. E il fatto che tu ci abbia messo sei anni e mezzo a capire che provavi qualcosa per me… credo che si chiami prova lampante, Scorp.”










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Angolo Autrice:

Buonasera! Ed eccoci finalmente alle porte dello stage... salutate Hogwarts, non la rivedremo per un po'.
So che questo capitolo è scritto abbastanza alla cavolo, gli OC sono tutti molto superficiali ecc... me ne rendo conto, ma non potevo far succedere niente di esaltante, ho dovuto scrivere molto in fretta e quindi ecco il risultato (scadente)
Spero di riuscire a farmi perdonare nel prossimo capitolo!
Come avete letto, anche Sophie è stata eliminata... mi spiace ma, come si suol dire, uomo avvisato mezzo salvato!

Detto ciò vi saluto, a presto!

Signorina Granger

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Capitolo 22
*** L'Accademia ***


~~Capitolo 17: L’Accademia


 

“Chiunque abbia messo quella cavolo di sveglia, è pregata di farla smettere. ALL’ISTANTE.”

Borbottò Eleanor, seppellendo la faccia sotto al cuscino mentre la sveglia assordante aveva rovinato i sogni tranquilli delle studentesse di Hogwarts.

“Non guardate me… Fatela smettere o mi alzo e la disintegro.”    Sospirò Clara senza nemmeno alzare la testa, il piumone sollevato sulla testa e qualche ciocca di capelli scuri visibile.

Ci fu un attimo di silenzio generale, mentre la sveglia continuava a trillare con insistenza quasi esasperante.
Poi Shay si sollevò di scatto, visibilmente infastidita mentre scalciava le coperte e si alzava di botto:

“BASTA. Da dove cavolo arriva?”

“Non lo so, ma non da qui dentro… temo che sia ora di alzarci, ragazze…”

Sospirò Rebecca passandosi una mano sul viso con arai assonnata: rivoleva indietro le vacanze natalizie… e subito, anche.

Le sei ragazze si alzarono e si vestirono in fretta, sbuffando e borbottando a mezza voce mentre il suono assordante della sveglia che sembrava aver invaso tutti i Dormitori dell’Accademia non accennava a smettere: volevano forse svegliare anche i morti, con quell’affare?

“Come primo giorno, direi che cominciamo bene… quasi rimpiango Hogwarts.”   Sbadigliò Abigail mentre usciva dalla grande stanza che avrebbe condiviso con Violet, Clara, Eleanor, Rebecca e Shay per i successivi due mesi prima di tornare ad Hogwarts e concludere così l’anno scolastico.

“Beh, almeno quella roba ha finalmente smesso… stavo andando in crisi nervosa.”    Osservò Clara inarcando un sopracciglio e guardandosi intorno nel corridoio deserto e finalmente silenzioso: al sveglia era cessata nel momento stesso in cui Shay aveva aperto la porta della camera.

Il gruppetto lasciò il Dormitorio femminile senza grandi discorsi e scesero le scale per raggiungere l’Ingresso e da lì passare alla mensa, come il Direttore dell’Accademia nonché Auror in pensione Jakob Lawrence aveva mostrato agli studenti di Hogwarts il giorno prima, quando erano arrivati all’Accademia con la Passaporta.

Il pomeriggio precedente era passato con grande tranquillità per il gruppetto: avevano fatto il giro dell’Accademia e poi erano stati lasciati a disfare i bagagli con calma per riposarsi prima dell’inizio delle particolari lezioni che li attendevano il giorno seguente.

“Beh, almeno si mangia… ho una fame!”  Osservò Clara con un sorriso al vedere il tavolo imbandito messo a completa disposizione degli allievi dell’Accademia: marmellate, burro, creme spalmabili, pane, brioches, porridge, bevande calde, uova, bacon e salsicce. Decisamente ce n’era per tutti i gusti.

Le sei ragazze occuparono un tavolo rotondo vuoto, mentre alcuni studenti dell’Accademia rivolgevano ai loro “ospiti” sguardi curiosi.

“Mi sento vagamente osservata…” Mormorò Rebecca in tono leggermente nervoso in piedi davanti al tavolo con un piatto in mano.  Clara, che era intenta nella sua stessa operazione e si stava mettendo del pane sul piatto sorrise appena, annuendo:

“Ah già, tu odi essere al centro dell’attenzione! Me l’ha detto Vincent.”

“Si? Nightray chiacchiera un po’ troppo per i miei gusti.”   Osservò Rebecca sbuffando appena, mentre la faccia anche fin troppo bella del Serpeverde con tanto di sorrisetto irritante le balenava nella mente.

Clara sorrise con cipiglio divertito proprio mentre anche i ragazzi facevano il loro ingresso nella mensa, occupando il tavolo accanto a quello dove si erano sistemate loro.

“Sai, io ci rifletterei… ormai un po’ lo conosco e posso dire che non si cura troppo delle persone… Non presta troppa attenzione quasi a nessuno.”

Rebecca stava per chiederle che cosa volesse dire, ma Clara se la filò con la stessa velocità di, passatemi la citazione, Piton davanti ad un flacone di shampoo.

Rebecca sbuffò e girò sui tacchi per tornare a sedersi accanto ad Isaac, che la salutò con un sorriso ironico:

“Ti sei svegliata con le bombe stamattina Bex?”

“Gentile. La tua faccia secondo te è migliore della mia in questo momento?”    Isaac scrollò le spalle e bevve un sorso di caffè anche se, Rebecca dovette ammetterlo, il Corvonero aveva realmente un aspetto migliore del suo.

Com’era possibile che Nott non avesse mai le occhiaie?

“Non ti siedi con Shay?”

“Se non mi vuoi me ne vado Isaac…”

“Non è questo, è che in genere siete sempre appiccicate!”

Rebecca per tutta risposta accennò col capo all’amica, mentre Isaac si voltava nella sua direzione: con un sorrisetto, il Corvonero capì perché Rebecca non si era seduta insieme alla bionda come al solito: Shay era, ovviamente, seduta accanto a Thomas e sorrideva mentre il ragazzo le diceva qualcosa a voce bassa, accarezzandole i capelli biondi sciolti.

“Capisco… non vuoi interrompere i piccioncini, eh?”

“Si beh, ho aspettato parecchio prima che Shay si decidesse e fare quel dannato passo avanti… Tanto vale lasciarli stare adesso, no?”

Rebecca sorrise mentre spalmava della marmellata su una brioches, lanciando un’occhiata quasi intenerita ai due amici.

Isaac rimase fermo per un istante, guardando l’amica quasi accigliato con la fetta di pane in mano a mezz’aria: era un sorriso dolce, quello che aveva appena visto sul volto di Rebecca Hastings?

Forse la marmellata le dava alla testa…

“Rebecca… oh mio dio, non ti facevo così tenerona!”

“IO? TENERONA? Ma che dici Isaac!  Secondo me stai ancora dormendo…”  Borbottò la mora a mezza voce e abbassando lo sguardo, ma Isaac sorrise e ridacchiò: certo, come no… lui era perfettamente sveglio, abbastanza da cogliere i lati più nascosti del carattere di Rebecca.

                                                                           *

“Secondo voi cosa faremo oggi?”   Domandò Julian versandosi del caffè nella tazza, mentre accanto a lui Albus si sbafava la seconda brioches.

“Non lo so, ma Al smettila di abbuffarti! Sembra che non mangi da due giorni!”  Osservò Clara inarcando un sopracciglio, seduta tra Julian e Scorp che invece sorrise divertito al vedere l’amico mangiare in fretta e furia:

“Quando è nervoso, mangia… ormai dovresti saperlo, Clara.”

“Io non sono nervoso, sto benissimo!”   Ribatté deglutendo Albus, fingendosi irritato dalle parole dei due che invece ridacchiarono.  Julian e Albus si scambiarono uno sguardo prima di guardare di nuovo i due: erano molto più simili di quanto non si fossero mai accorti… anche se Clara era indubbiamente più acuta di Scorpius, decisamente.

Quanto alla ragazza, poteva finalmente dire di stare bene. Meglio, se non altro.  Da quando, un paio di mesi prima, aveva iniziato ad essere più di un’amica per Scorpius le cose erano cambiate… in meglio, ovviamente. Aveva molte meno crisi e la sua doppia personalità compariva molto più di rado… riusciva a controllarsi decisamente meglio, anche se Clara non riusciva a spiegarsene chiaramente il motivo.

Forse era più rilassata, più felice. Forse anche inconsciamente Scorpius Malfoy, quel grandissimo idiota alto dai capelli chiarissimi e il sorriso irritante, l’aiutava.
E non poteva fare a meno di essergli grata.

Clara si sporse leggermente verso il ragazzo mentre Julian e Albus discutevano su cosa, secondo loro, avrebbero fatto in quel primo giorno all’Accademia.
Nessuno dei due si accorse dell’amica che si era avvicinata a Scorpius e gli aveva dato un bacio a stampo sulle labbra, facendolo sorridere mentre le circondava le spalle con un braccio:

“Come mai tutto questo affetto? In genere di prima mattina tendi più ad insultarmi che baciarmi.”

Clara sorrise di rimando, non potendo certo negare le parole del ragazzo: in effetti a volte di mattina non era proprio di ottimo umore… ma quel giorno si, quindi tanto valeva approfittarne.

“E’ vero… ma non so Scorp, oggi sono… felice, credo.”

                                                                                  *

“Benvenuti all’Accademia degli Auror, ragazzi. Io sono Sean Rowle, solitamente mi occupo degli allievi del primo anno ma seguirò voi nei prossimi due mesi.”

Sean Rowle doveva avere pochi anni in più dei ragazzi, intorno ai 25. Aveva un sorriso che si sarebbe potuto definire tranquillizzante, nessun ghigno o alcuna nota di scherno… era alto e aveva le spalle larghe, ma ciò che destava maggiore attenzione in chi lo vedeva per la prima volta era la cicatrice ormai bianca che andava dallo zigomo destro fino al mento.

“Ovviamente le lezioni che seguirete non saranno come quelle degli allievi veri e propri dell’Accademia, ma si avvicineranno a ciò che in genere insegnamo: giusto per farvi capire come funzionano le cose qui, e cosa dovrete affrontare se mai qualcuno di voi volesse diventare Auror un giorno. Oggi, essendo la vostra prima “lezione” per mettervi un po’ a vostro agio vi farò lavorare a coppie… vediamo come ve la cavate con la fiducia tra voi.”

Le parole di Sean destarono occhiate curiose e allo stesso tempo confuse da parte dei ragazzi, che si aspettavano più che altro duelli o cose simili… non certo prove di fiducia.

“So a cosa state pensando, ma vi assicuro che in questo lavoro la fiducia è fondamentale… se non vi fidate dei vostri compagni, andrete ben poco lontano. So che vi conoscete tutti tra voi, ma le coppie sono state già preparate dal Professor Vitius.”

Così dicendo Sean tirò fuori dalla tasca dei pantaloni verdi scuro un foglio ripiegato scritto visibilmente con la calligrafia strettissima del Vicepreside. 

Tutti furono scossi da un brivido alle parole dell’istruttore, già temendo il peggio: fiducia, coppie già preparate… di certo nessuno sarebbe finito insieme ad un proprio amico, poco ma sicuro.

E infatti…

“Julian e Isaac.”

I due cugini sgranarono gli occhi prima di scambiarsi uno sguardo indecifrabile: nessuno dei due era particolarmente contento, ma nemmeno schifato dal dover lavorare con l’altro.

“E’ proprio necessario? Insomma, siamo aprenti!”

Osservò Isaac inarcando un sopracciglio, facendo sorridere Sean come se anche lui fosse passato per quella stessa situazione. Il giovane istruttore si limitò a scuotere appena il capo prima di continuare ad elencare le coppie… una più terrificante dell’altra.

“Violet con Abigail.”

“CHE COSA? CON LEI?”     Domandarono in coro le due ragazze prima di guardarsi in cagnesco. Declan soffocò una risata, venendo fulminato dai due Prefetti… tuttavia il Tassorosso ebbe ben poco da ridere, perché Sean aggiunse subito qualcosa prima di passare alla coppia successiva:

“Ah, con voi due c’è anche Declan… visto che siete dispari voi sarete in tre.”

Declan smise subito di ridere, anzi la sua bocca si piegò in una smorfia mentre questa volta il turno di ridacchiare spettò a Shay e a Rebecca, mentre invece Abigail e Violet sembravano entrambe leggermente rincuorate: almeno così Declan aveva ben poco da ridere… ben gli stava.

“Poi ci sono… Eleanor con Scorpius.”

Per poco entrambi non si strozzarono da soli, mentre Julian e Vincent cercavano di non ridere alla faccia sgomenta che aveva assunto il ragazzo e alla smorfia quasi schifata che era comparsa sul volto di Eleanor: tutti e due sembravano essere decisamente pentiti della storia che avevano avuto… certo era stata breve e probabilmente non di grande importanza, ma erano comunque stati insieme.

Scorpius fulminò Julian e Vincent con lo sguardo e intimandogli silenziosamente di tacere, mentre invece Albus si era voltato verso Clara per vedere come aveva reagito alla notizia.

Clara Lightwood non era una ragazza gelosa… e non aveva nessuna intenzione di diventarlo.
Sapeva benissimo cosa c’era stato tra Scorpius e Eleanor, ma sapeva anche quanta importanza avesse avuto quella breve storia per lui… tra l’altro, Eleanor e lei erano sempre andate d’accordo e nessuna delle due si era mai fatta problemi a parlare con l’altra, anche quando Clara e Scorpius avevano iniziato a vedersi.

Clara rivolse ad Albus uno sguardo confuso, come a volergli silenziosamente chiedere perché si fosse voltato verso di lei. Potter per tutta risposta, che aveva un po’ più di sensibilità rispetto al padre, inarcò un sopracciglio con fare eloquente mentre Sean continuava ad elencare le coppie:

“Albus con Thomas, Shay con Clara…”

Rebecca sbiancò per poi avvampare subito dopo: merda. Quindi rimanevano lei… e Nightray.
 

Merda, merda, merda.
 

Aveva sperato di finire con Clara, o anche con Eleanor! Le sarebbe andata bene anche Abigail, ma non certo Vincent! Altro che fidarsi, quel ragazzo aveva il dono di farla sentire a disagio anche solo guardandola!

Shay e Clara si guardarono quasi sollevate, come se entrambe avessero temuto di finire con qualcun altro: in effetti tutte e due avrebbero preferito finire rispettivamente con Thomas e Albus, ma Vitius aveva ovviamente pensato bene di mischiare le carte in gioco.

Quanto ai due ragazzi, si limitarono a guadarsi un po’ in cagnesco: Thomas non gli aveva ancora perdonato di avergli soffiato la vittoria alla partita di inizio Novembre… erano sempre un po’ in competizione per via del Quidditch, ma avevano comunque un rapporto civilissimo.

“E per finire, Rebecca con Vincent.”

Eleanor alzò la mano di scatto e Sean la guardò come a darle il permesso di parlare:

“Non è che si potrebbe fare a cambio? Io con Rebecca e Scorpius con Nightray?”

Scorpius sembrava dello stesso avviso della Grifondoro, perché sorrise come se fosse sollevato dalle parole della ragazza: almeno era scontenta quanto lui di essere finiti insieme… Tuttavia l’istruttore scosse la testa, sostenendo che le coppie dovevano rimanere quelle che Vitius aveva preparato per loro.

Eleanor sbuffò e abbassò il capo delusa, mentre Rebecca si passava nervosamente una mano tra la criniera scusa che le ricadeva sulle spalle, cercando volontariamente di evitare di guardare Vincent, che invece si era girato verso di lei e la guardava come uno che sta guardando un film comico sapendo già come va a finire. (Passatemi le mie similitudini contorte, Nda)

“Bene, ora che ho elencato come sarete divisi, vi posso spiegare cosa dovrete fare… non è difficile in realtà, dovrete solo fidarvi del vostro compagno. Pensate di farcela?”
 

NO, NO, NO!

 

Pensò Rebecca senza però battere ciglio: ormai era diventata parecchio brava a mascherare ciò che pensava, il più delle volte capirla solo guardandola era davvero difficile.

Ovviamente Vincent contribuì al suo stato di disagio perché, mentre il gruppetto seguiva Sean nell’aula “speciale” che aveva preparato per la lezione, il biondo le si avvicinò e le mise un braccio intorno alle spalle senza nemmeno smettere di camminare.

“Giusto, Hastings… pensi di farcela?”

“Tu di certo non arriverai nemmeno all’aula se non mi togli questo braccio di dosso, Nightray.”

Sibilò Rebecca prima di accelerare di scatto e allontanandosi dal ragazzo di un paio di metri, che sorrise appena scuotendo il capo mentre, intorno a lui, nessuno dei compagni sembrava particolarmente allegro mentre si avvicinavano all’aula: prima o poi avrebbe smesso di respingerlo… ne era assolutamente certo.

                                                                      *

“Non è che Scorpius mi fa succedere qualcosa di brutto APPOSTA, vero?”

"Perché lo domandi a me?”

Alla domanda di Albus Eleanor inarcò un sopracciglio scuro e perfettamente curato, guardando il moro come se fosse ovvio ciò che stava per dire:

“Beh sei il suo migliore amico... lo conosci molto bene, no?”

“Sai, credo che pochi possano davvero dire di conoscere Scorp… in ogni caso rilassati, non ti farà niente… se volesse fartela pagare per qualcosa lo farebbe in modo più subdolo, meno in vista diciamo. E poi tu non gli hai fatto nulla, no? Non ha motivo di volerti fare qualche brutto scherzo.”

Albus sorrise e Eleanor si rilassò leggermente, anche se l’idea di dover lavorare in coppia e fidarsi di Scorpius non le piaceva per nulla.

“Che scatole… avrei preferito stare con te, se proprio dovevo stare con un Serpeverde! Ma perché proprio lui? Vitius mi vuole davvero male.”

Albus la guardò e sorrise mentre il gruppo camminava nel grande corridoio illuminato, diretti all’aula dietro a Sean: sembrava non aver sentito l’ultima parte del discorso di Eleanor, come se la sua attenzione si fosse fermata alla prima parte.

“Davvero avresti preferito stare con me?”

“Beh, mi sembra ovvio! Credimi, nemmeno tu vorresti stare con la tua ex ragazza… ti faccio un esempio. Come l’avresti presa se ti avessero messo con la Saunders?”

Alla domanda di Eleanor Albus sgranò gli occhi, avvampando prima di rispondere balbettando leggermente come se non riuscisse a credere a ciò che la ragazza aveva appena detto:

“Io… io non sono mai stato con Raine!”

“Lo so, lo so… però eravate così carini mentre vi baciavate!”   Eleanor scoppiò a ridere, guadagnandosi da Albus uno sguardo inceneritorio. Il ragazzo borbottò qualcosa e la superò con un paio di lunghe falcate, mentre la Grifondoro sbuffava divertita:

“Oh, ma dai Albus, non dirmi che te la sei presa! Come sei permaloso… ma fa sempre così?”

Domandò la mora rivolgendosi a Clara, che aveva seguito il “colloquio” tra i due con visibile interesse. La Serpeverde rispose in tono secco e pragmatico prima di superare la Grifondoro a sua volta, come se non avesse alcun bisogno di pensare alla risposta da darle:

“No, solo quando ci sei di mezzo tu.”










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Angolo Autrice:

Salve, miei cari autori/lettori!
Eccoci finalmente all'Accademia... che ne pensate? Sono stata forse un po' cattiva, ma l'immagine di Eleanor e Scorp insieme che si ammazzano mi divertiva troppo...
Come avrete notato ho voluto dedicare questo capitolo alle coppiette carine e coccolose... ok no, solo Shay e Thomas sonoi carini e coccolosi, gli altri un po' meno.
Ad ogni modo, è incentrato sulle coppiette! (*.*)
Si, sto diventando sempre più smielata, mi sto rammollendo e la colpa è vostra e delle vostre ship! Pure i nomi avete coniato, vi adoro!

Ma ora parliamo di cose serie... cosa nuova, direi.
Non so ancora quanto durerà effettivamente la storia, quest'ultima parte sarà ovviamente incentrata sulla permanenza dei ragazzi all'Accademia, ma preavviso che NON ci saranno altri 20 capitoli... penso che la storia finirà intorno ai 30, o una cosa del genere.
Non chiedetemi perchè ve l'abbia voluto dire, non lo so nemmeno io...

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ci vediamo presto!

Signorina Granger

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Capitolo 23
*** Ti fidi di me? ***



~~Capitolo 18: Ti fidi di me?




“No, no e ancora no. Io non lo faccio, mi rifiuto… al massimo ti butti TU, se proprio ci tieni.”

Eleanor incrociò le braccia al petto, il tono fermo e deciso e gli occhi azzurrissimi fissi su Scorpius, che sbuffò a sua volta guardandola cin aria esasperata:

“Lo sai che soffro un po’ di vertigini! Non mi butto per niente, lo fai tu.”

“Sei un codardo, Malfoy.”

“Forse, ma io sono Serpeverde. Sono codardo per definizione, Eleanor… non siete voi, i cuor di leone?”

Eleanor contrasse la mascella, guardando il ragazzo con odio: la stava prendendo per l’orgoglio… sfortunatamente Scorpius la conosceva e sapeva che non ama tirarsi indietro e ammettere di avere qualche punto debole.

Non che Eleanor soffrisse di vertigini: giocava a Quidditch da anni ormai, l’altezza non le dava nessun problema… quello che la metteva a disagio era doversi buttare nel vuoto con come unica garanzia l’intervento di Scorpius Malfoy.
 
Era una prova di fiducia decisamente considerevole: uno per coppia doveva buttarsi nel vuoto in una specie di fossa artificiale che era comparita magicamenete nell’aula grazie ad un incantesimo. Sean aveva assicurato che sul fondo c’era una rete elastica, ma Eleanor non aveva comunque una gran voglia di saltare…

Tecnicamente, quello che rimaneva su doveva usare la magia per evitare che il compagno precipitasse… una specie di Wingardium Leviosa.

Scorpius l’avrebbe fatto? Oppure l’avrebbe guardata precipitare?  Eleanor guardò il biondo, un po’ a disagio: non che ritenesse Scorpius una cattiva persona, ma era comunque capace di afre brutti scherzi… poi però le parole di Albus le tornarono in mente: secondo lui non avrebbe fatto a meno di aiutarla apposta… se avessero appena litigato magari sì, ma in fin dei conti negli ultimi due mesi praticamnete non si erano mai parlati.

La mora sospirò, annuendo:

“Ok, e va bene… ma se non mi tiri su, ti giuro che ti uccido, capito Malfoy?”
 
Scorpius per tutta risposta sorrise beffardo e annuì, tirando fuori la bacchetta dalla tasca mentre Eleanor si avvicinava al bordo, sospirando e giurando vendetta se il ragazzo non avesse portato a termine la prova correttamente.
Fanculo. Sono una Grifondoro… e sono più coraggioda si Malfoy.

Eleanor chiuse gli occhi, mandando mentalmnete il mondo intero a quel paese mentre faceva un passo nel vuoto.

Sentì il pavimento svanirle sotto i piedi e i capelli le andarono davanti al volto mentre cadeva velocemente. Eleanor aprì gli occhi e prese la bacchetta che teneva in tasca, certa che si sarebbe dovuta salvare da sola quando si bloccò: una pressione allo stomaco l’aveva quasi lasciata senza fiato per un attimo e poi tutto sembrava essere andato al contrario… come quando si torna indietro guardando un film.

Eleanor guardò la rete allontanarsi sempre di più prima di toccare nuovamente il pavimento con le scarpe e avere la faccia sorridente di Scorpius Malfoy davanti agli occhi:

“Visto, Andersen? Ogni tanto bisogna fidarsi…”

“Certo, come no… grazie Malfoy… ora tocca a te.”    Eleanor sorrise al biondo, che deglutì mentre si avvicinava a sua volta al bordo della fossa: non aveva nessuna voglia di farlo, ma non poteva rifiutarsi dopo che Eleanor invece era saltata nel vuoto!

Ripetendosi che non poteva perdere la faccia di fronte all’ex fidanzata e che lei l’avrebbe preso al volo per forza dopo che lui aveva fatto lo stesso, il biondo imitò Eleanor e fece un passo nel vuoto mentre malediceva tutta l’Accademia: col cavolo che sarebbe diventato Auror se le lezioni erano tutte di quel genere!

                                                                                   *

Shay guardò la rete elastica grigiastra infondo all’enorme buca e sbuffò: non aveva una gran voglia di fare una cosa simile, a dire il vero…

Clara aveva fatto il salto poco prima, probabilmente spinta dall’aver visto sia Eleanor che Scorpius farlo: non si sarebbe mai rifiutata dopo che il fidanzato aveva addirittura vinto la leggera paura dell’altezza.

“Coraggio Shay… sei pronta? Non è così orribile in realtà. Se non soffri di vertigini dubito che avrai problemi.”

Shay annuì distrattamente, sentendo appena le parole della Serpeverde che la guardava in attesa, la bacchetta in mano pronta per essere usata.

Che faccio? Salto o no?

Sean non aveva detto che erano obbligati… in fin dei conti non erano veri studenti dell’Accademia. Se volevano potevano rifiutarsi, ma Shay non aveva nessuna voglia di sfigurare davanti ai compagni di scuola!

Gli occhi chiari di Shay vagarono sui suoi compagni: solo Eleanor e Scorpius avevano finito e ora guardavano gli altri come se fosse uno spettacolo piacevole, mentre Abigail e Violet litigavano su chi dovesse saltare per prima e Rebecca sembrava non aver nessuna intenzione di saltare, esattamente come Eleanor poco prima di lei.

Gli occhi della Tassorosso però non si soffermarono su nessuno dei compagni ma andarono invece a cercare quelli scuri di Thomas che, sentendosi osservato, smise di parlare con Potter e si voltò dritto verso di lei.

Il ragazzo distese le labbra in un sorriso, accennando col capo a quella specie di strapiombo artificiale come a volerla invitare a saltare.

Ma chi le ideava, quelle cavolo di prove assurde?

Shay vide Thomas farle l’occhiolino senza smettere di sorridere prima di avvicinarsi al bordo e saltare come se niente fosse.  Shay trattenne il fiato quasi senza rendersene conto, gli occhi azzurri spalancati e fissi sul punto dov’era sparito il ragazzo.    Con la coda dell’occhio vide Albus mormorare l’incantesimo con la bacchetta puntata prontamente verso Thomas, che dopo pochi istanti riemerse come se si fosse addirittura divertito:

“Forte, quasi quasi lo rifarei… sei pronto Potter? Tocca a te ora.”

Thomas giocava a Quidditch, le altezze non lo disturbavano. Shay sorrise nella direzione del ragazzo, sapendo che il suo salto era servito più come una spinta per lei che per altro.

Lui accennò nuovamente con gli occhi allo strapiombo e Shay annuì, voltandosi prima di imitarlo e fare un passo nel vuoto.

La Tassorosso tenne gli occhi serrati mentre i capelli le solleticavano le guance, ma la sensazione di caduta durò poco: Clara l’aveva sollevata prontamente e dopo pochi istanti la bionda era di nuovo circondata dai compagni di scuola.

“Wow… beh, grazie!”   Shay rivolse a Clara un sorriso, che invece la guardò inarcando un sopracciglio prima di accennare leggermente verso Thomas… come a volerle dire ‘Non ringraziare me, ma lui! ’

Capendo perfettamente cosa intendesse la Serpeverde Shay sorrise, superandola e avvicinandosi a Thomas per abbracciarlo e ringraziandolo a bassa voce.
Clara sorrise appena a quella visione, appena prima di sentire due braccia circondarle la vita.

“Ehy… com’è andata?”    Scorpius le appoggiò il mento su una spalla, solleticandole appena il collo col il suo respiro e facendola sorridere:

“Bene, direi… e tu? Alla fine ti sei fidati di Eleanor.”

“Magari non proprio fidato, ma se non altro ce l’ho fatta.”

“Beh, sono fieri di te… vediamo come se la cava Al, invece.”  I due Serpeverde sorrisero, gli occhi di entrambi fissi sul loro migliore amico che stava guardando la fossa con fare preoccupato… ma era pur sempre figlio della persona con la più grande capacità di osare e mettersi nei guai, quindi non potè proprio non saltare per poi venire recuparto quasi immediatamente da Thomas.

“Julian?”     Clara si voltò leggermente, guardando l’amico che stava litigando con Isaac… sembrava che nessuno dei due si fidasse troppo del cugino, sfortunatamente.
 
“Sono sicuro che prima o poi uno dei due salterà… anche se sono entrambi molto testardi.”

“Sono parenti, dopotutto… che vuoi farci. Voglio proprio vedere chi cederà per primo, però.”
 
                                                                                * 

“Ragazze davvero, non vorrei interrompervi ma…”

“ZITTO.”      Declan si tappò la bocca all’istante, fulminato contemporaneamente da due occhiatacce.

Il giovane Tassorosso si morse la lingua per non replicare (o affatturarle) mentre Violet e Abigail continuavano a discutere a voce medio-alta.
Lui il salto l’aveva già fatto, venendo tirato su da Violet… ma ora toccava ad una delle due.

Prima o poi sia Abigail che Violet avrebbero dovuto saltare, il problema era che nessuna delle due voleva farlo prima dell’altra.
 
“E poi dite che siamo noi i codardi! Ma non farmi ridere… si può sapere perché dovrei farlo prima io e non tu?”

“Se permetti Burke, questo ragionamento vale anche per te allora! Fai sempre la prima donna ma poi non hai nemmeno il coraggio di fare un saltino.”

“Non è che non voglio saltare, semplicemente non credo che TU mi prenderai… sia perché l’antipatia è decisamente reciproca e poi perché non mi apre che tu sia una strega chissà quanto eccezionale.”

Violet strinse pericolosamente gli occhi alle parole della Serpeverde, guardandola quasi con odio mentre Declan cominciava ad innervosirsi sul serio: tra poco si sarebbero pure prese per i capelli, se continuavano così…

“Ok ragazze sentite… se volete posso prendervi IO, ma per favore saltate! Una delle due lo deve fare o staremo qui fino a domani!”

Le due ragazze incrociarono le braccia al petto, guardandosi con stizza a vicenda: nessuna delle due voleva cedere per prima e Declan ovviamente questo l’avevo capito. Così, esasperato da quella situazione a dir poco assurda, ordinò immediatamente alle due coetanee di giocarsela a pari e dispari… chi avrebbe perso avrebbe fatto il salto per prima.

“PUNTO E BASTA. SONO STATO CHIARO RAGAZZE?”    Domandò Declan in un tono che non ammetteva assolutamente repliche, gli occhi socchiusi a mo’ di minaccia.

Le due si limitarono ad annuire, un po’ spaesate dal repentino cambio d’0atteggiamento del ragazzo prima di decidersi: alla fine vinse Abigail e Violet, sbuffando e protestando a mezza voce, fu costretta a saltare prima di lei.
 
Alla fine non fu per niente una tragedia e Declan recuperò in fretta la Grifondoro che fece lo stesso con Abigail subito dopo (anche se la Serpeverde aveva espresso qualche dubbio sul fatto che l’altra l’avrebbe presa al volo).

Quando i piedi di Abigail toccarono nuovamente terra la mora sorrise istintivamente, lieta che fosse finalmente finita mentre Declan sembrava aver sudato sette camicie per quella che sarebbe dovuta essere una cosa semplice:

“Era ora, santo cielo… non era poi così difficile, vero? Chi vi capisce è bravo.”

Le due fecero per aprire bocca e protestare, ma lui non gliene diede tempo: il ragazzo girò sui tacchi e si allontanò con le mani in tasca, deciso a non aver più a che fare con quelle due prese contemporaneamente per un bel po’.

                                                                       *

“Andiamo Hastings, c’è anche la rete sotto! Se anche non ti prendessi non ti faresti male in ogni caso.”

Rebecca non disse nulla, le braccia conserte e gli occhi fissi sullo strapiombo. Vincent invece guardava lei, in attesa di una reazione da parte della ragazza: avrebbe preferito che gli urlasse contro, che lo prendesse a parolacce o ad incantesimi… odiava quel silenzio, non era abituato ad una situazione del genere.

“Non puoi farlo tu per primo?”

“No.”       La risposta arrivò secca alle orecchie di Rebecca che si voltò a guardare il ragazzo e incontrò i suoi occhi azzurrissimi: aveva risposto in tono fermo, ma allo stesso tempo quasi gentilmente.

“Perché? Non ti fidi di me, Vincent?”

“No Hastings… io mi fido di te. Però voglio che tu lo faccia per prima: voglio che per una volta tu abbassi le difese.”

Rebecca ancora una volta non rispose, guardando Vincent mentre pensava, riflettendo sulle parole del ragazzo.   Il biondo, dopo un momento di silenzio, sospirò e rivolse alla ragazza un’occhiata quasi rassegnata:

“Perché proprio non ti fidi di me, Rebecca?”

“Non è che non mi fido di te… senti, va bene. Lo faccio… ma se non mi prendi te lo giuro Nightray. Ti uccido.”

Vincent sorrise quasi con sollievo, riconoscendo finalmente la sua solita Rebecca.
Annuì e sorrise, promettendo che l’avrebbe riportata con i piedi per terra entro pochi secondi.

Rebecca si avvicinò al bordo e sospirò leggermente, cercando di non guardare giù: soffriva leggermente di vertigini e l’idea di lanciarsi nel vuoto non la faceva propriamente impazzire… ma poi fu spinta da qualcosa, da tre parole che pronunciò il ragazzo dietro di lei:

“Fidati di me.”

Al diavolo

Rebecca chiuse gli occhi e fece un passo avanti, venendo completamente sopraffatta da un fastidioso senso di vuoto che, dopo pochi secondi, quasi le sembrò piacevole: era cole volare, in un certo senso…

Ma la magia durò ben poco: Rebecca si sentì stringere all’altezza dello stomaco e aprì di scatto gli occhi, guardando la rete allontanarsi prima di sentire nuovamente il pavimento freddo e liscio della stanza sotto ai suoi piedi e il petto di Vincent contro la sua schiena: era finita dritta addosso a lui, che l’aveva afferrata ancor prima di vederla mettere i piedi per terra.

Rebecca, arrossendo leggermente, alzò lo sguardo e incontrò quello di Vincent, che le rivolse un sorrisetto:

“Te l’ho detto che ti avrei presa, Rebecca…”

La Tassorosso rimase immobile per qualche istante, guardandolo senza dire nulla prima di riscuotersi e staccarsi dal ragazzo, voltandosi per guardarlo in faccia:

“Beh, grazie… ora tocca a te… tu ti fidi di me, Vincent?”

Per tutta risposta il biondo le strizzò l’occhio prima di praticamente lanciarsi giù per il tunnel, facendo sgranare gli occhi a Rebecca che afferrò la bacchetta dalla tasca e la tirò subito fuori per recuperare il Serpeverde.

“Razza di cretino, potevi aspettare un momento! Per poco non facevo in tempo a prenderti.”

Ma Vincent non si scompose minimante alle parole della ragazza, sorridendole prima di superarla con le mani in tasca e l’aria rilassatissima:

“Sapevo che mi avresti preso Rebecca… non avevo nessun dubbio a riguardo.”

                                                                           *

“Questa prova è assurda.”

“Almeno su questo siamo d’accordo…”

“Insomma, tu custodisci un mio segreto e io ho fatto lo stesso fino alla settimana scorsa, quando hai finalmente confessato tutto a zio Theo… direi che quella è già stata una sufficiente prova di fiducia, no?”

Julian inarcò un sopracciglio, guardando il cugino con eloquenza: per lui anche sì, ma non era del tutto certo che Sean l’avrebbe pensata allo stesso modo…

Ormai però erano rimasti praticamnete gli ultimi e quella situazione cominciava a stancare enytrambi i ragazzi… e a contribuire all’irritazione di Isaac ci pensò anche Vincent, che ebbe la brillante idea di spuntare a ficcare il naso come suo solito:

“E così custodisci un segreto di Isaac, Julian!”

“NIGHTRAY. SPARISCI. ORA.”

Ringhiò Isaac voltandosi verso il biondo e fulminandolo con gli occhi.  Vincent si finse offeso per un momento, ma dall’occhiataccia doppia che ricevette dai cugini Nott lo convinse a fare come aveva detto il Corvonero… però si ripromise di scoprire che cosa sapeva Julian, ad ogni costo.

Isaac tornò a rivolgersi la cugino, sospirando con rassegnazione:

“Senti, facciamo finita. Vado io e vedi di tirarmi fuori da lì, ok?”

Il Serpeverde annuì, un po’ confuso da come il cugino avesse cambiato idea così alla svelta e fosse improvvisamente disposto a fidarsi di lui… che Nightray gli avesse fatto un incantesimo senza che nessuno dei due se n’accorgesse?

Julian però non si fermò certo a chiedere niente e guardò Isaac avvicinarsi al bordo del pavimento prima di sbuffare e, chiudendo gli occhi, fare un passo avanti.  
L’altro guardò il cugino precipitare per un paio di istanti prima di puntargli contro la bacchetta, recuperandolo come da manuale: meno di tre secondi dopo Isaac era di nuovo accanto a lui, perfettamente integro.

“Hai visto, non era poi così terribile… e non ti ho fatto sfracellare, se può consolarti.”

“In ogni caso c’era la rete, in realtà… ma grazie. Coraggio Julian, tocca a te.”
 
Isaac rivolse al cugino un sorrisetto, invitandolo con un cenno del capo a seguire il suo esempio e a fidarsi di lui.  Julian annuì e sbuffò come se trovasse tutta quella situazione una gran sciocchezza mentre riponeva la bacchetta nella tasca… anche se era prontissimo a tirarla fuori, nel caso in cui il cugino ci avesse messo troppo ad aiutarlo.

“Ok, così poi questa stupida prova di fiducia sarà finita…”

“Concordo. Oh, Julian… prima che tu salta vorrei dirti una cosa.”

Julian alzò gli occhi sul cugino, inarcando un sopracciglio mentre Isaac gli rivolse un sorrisetto minaccioso e gentile insieme: erano diversi esteticamente, ma forse caratterialmente non lo erano poi così tanto…

“Se dici a Vincent quello che ti ho detto alla festa ti uccido nel sonno. Chiaro?”

“Ma è una cosa di anni fa!”

“Lo so, ma non lo sa nessuno e gradirei che continuasse ad essere così… ripeto, chiaro?”

Julian annuì, alzando gli occhi al cielo: non capiva perché Isaac tenesse tanto a tenere segreta una cosa risalente a tre anni prima… aveva avuto una cotta per Rebecca durante i primi anni di scuola, e allora? Conoscendo la ragazza probabilmente ci avrebbe riso su, non era tipo da mettere su casini per una cosa simile.

L’attenzione del Serpeverde però si spostò velocemente sulla fossa nella quale doveva saltare… e si, doveva: suo cugino l’aveva fatto… che figura sarebbe stata se si fosse rifiutato?  
Al l’avrebbe preso in giro fino al diploma e Isaac avrebbe tirato fuori quella storia ad ogni pranzo di famiglia… tutte cose che Julian preferiva sinceramente evitare.

Così Julian Nott si decise e tenendo gli occhi chiusi fece quel dannato salto con la mano pronta ad afferrare la bacchetta se il cugino non si fosse dato una mossa… e comunque l’avrebbe ucciso, in quel caso.












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Angolo Autrice:

Buongiorno, come state?
Avevo finito il capitolo già ieri sera ma non sono riuscita a pubblicarlo, quindi eccomi qui di prima mattina.
Grazie per le recensioni come sempre, vedervi partecipi mi fa davvero molto piacere e spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto... Isaac avrà preso Julian? Tranquilli, è stato un bravo cugino XD 
Quanto a Vincent... secondo me alla fine scoprirà quello che vuole, testardo com'è.
Ci vediamo preso con il seguito, buona giornata!

Signorina Granger

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Capitolo 24
*** Ricordi ***


Capitolo 19: Ricordi

 

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Pioveva. Le gocce s’infrangevano sul vetro della finestra, ma non erano abbastanza grosse o fitte da impedirle di vedere.

 

La macchina nera e lucida era davanti al marciapiede, i fanali accesi nella scarsa luce della sera e i tergicristalli che andavano per riuscire a vedere nonostante la pioggia.

 

Tuttavia i suoi occhi non era posati sulla macchina.

Gli occhi scuri della bambina era fissi sulle due persone in piedi vicino al portico della casa, la donna stretta tra le braccia dell’uomo che aveva un borsone scuro appoggiato ai suoi piedi.

 

I due si staccano e suo padre mormora qualcosa alla donna prima di darle un bacio sulla fronte e voltarsi, lasciando sua madre da sola e probabilmente con gli occhi lucidi… Rebecca non sa se erano lacrime o semplicemente pioggia. Non ha mai avuto il coraggio di chiederlo alla madre nemmeno dopo anni.

 

Rebecca guarda suo padre camminare con il borsone in spalla lungo il vialetto della casa, aprendo il cancello per poi chiuderselo alle spalle.

 

Quasi come se sapesse che lo sta guardando, l’uomo alza gli occhi sulla grande finestra che ricopre quasi interamente la parete della camera della figlia, rivolgendole un sorriso mentre si ferma come se non stesse nemmeno piovendo… probabilmente non gli importa.

 

Rebecca risponde appena al sorriso, sforzandosi di farlo mentre guarda il padre: cerca di ricordarlo così, bello e sorridente.

 

Lui la guarda e le dice qualcosa in labiale prima di rivolgerle, come sempre quando parte, il saluto militare con la mano.

Anche Rebecca dice qualcosa in labiale a suo padre, ma lui non riusce a cogliere quelle tre parole.

 

Ti voglio bene

 

Lui non le ha detto tquesto: le ha detto quello che ripete ogni volta: Tornerò presto.

Tornare… tornare presto.

 

Rebecca ha sentito quell’espressione molte volte: tornerò pesto, tuo padre tornerà presto.

 

Aspetta, aspetta Rebecca: tornerà.

 

Ma Rebecca odia aspettare… e l’ha già fatto anche per troppo tempo.   Ha aspettato per mesi il ritorno di suo padre per i primi anni di vita, stando spesso appollaiata alla finestra della camera nella speranza di vedere un’auto accostare sul marciapiede e il padre Babbano scendere con addosso la divisa e il borsone in spalla.

 

Ma quella volta non tornò più… e Rebecca perse la speranza per ultima tra la madre e i fratelli, aspettò più di quanto non avesse mai fatto prima.

 

Ancora dopo 7 anni, ogni tanto, le capitava di guardare fuori dalla finestra per qualche secondo, come se si aspettasse davvero di vederlo scendere dalla macchina e mantenere la sua ultima promessa.

 

Rebecca appoggiò la fronte al vetro freddo ormai un po’ appannato, mentre già si chiedeva se il padre sarebbe tornato per Natale… ogni anno riusciva ad averlo a casa tutto per lei in quei pochi giorni di festa. Ed era il regalo più bello, era quello il vero Natale per quella bambina…

 

Ma ormai quella bambina non c’era più: non esisteva più alcuna Rebecca che aspettava, nessuna Rebecca che si faceva leggere Canto di Natale…

 

Rebecca aveva smesso di aspettare.

Dicono che la speranza sia l’ultima a morire… e la sua era morta già da tempo ormai.

 

Non avrebbe più aspettato, ne suo padre ne nessun altro: l’aveva già fatto e aveva solo perso tempo.

 

 

 

Rebecca aprì lentamente gli occhi, sentendo le gocce d’acqua infrangersi sul vetro ancora una volta.

Odiava la pioggia, odiava quel suono… ogni goccia le sembrava un secondo sprecato ad aspettare qualcuno che non sarebbe mai tornato a casa.

 

Rebecca guardò la sveglia appoggiata sul comodino tra il suo letto e quello di Eleanor: le 4:27…

 

Quando si ricordò che era venerdì notte quasi sospirò di sollievo: non ce l’avrebbe proprio fatta ad alzarsi presto il giorno dopo… se non altro poteva dormire e godersi il sabato mattina, esattamente come quando era ad Hogwarts.

 

Erano all’Accademia da ormai una settimana, ed era passata velocemente ma lenta allo stesso tempo. Avevano fatto qualche visita al Dipartimento degli Auror, studiato da vicino qualche creatura pericolosa e si erano esercitati nell’affrontare le proprie paure.

 

Il giorno prima avevano fatto un po’ di pratica con l’Occlumanzia e Rebecca aveva rivisito gran parte dei momenti in cui aveva visto il padre partire da casa… specialmente l’ultima, quando l’aveva salutato per sempre senza nemmeno rendersene conto, all’epoca.

 

E aveva pianto.

Rebecca aveva pianto senza nemmeno accorgersene… solo in quel momento si era resa conto che non l’aveva mai fatto per suo padre.

 

Un bel giorno, due anni prima, si era svegliata e aveva semplicemente appurato che non avrebbe mai saputo che fine aveva fatto e che non l’avrebbe mai rivisto. Forse era ancora da qualche parte, ma ormai aveva perso le speranze e non aveva più voglia di aspettare.

 

Rebecca si girò su un fianco, chiudendo gli occhi mentre si chiedeva che cosa stessero sognando le altre ragazze… che fosse l’unica a subire i postumi della sgradevole lezione?

 

                                                                                     *

 

Forse è la ragazzina più strana del mondo… ma non le importa.

 

Shay continua a sorridere…  felice. E' appena stata messa in punizione, ma è felice.

 

“Si può sapere che hai da ridere? Ti diverti tanto a pulire?”   La biondina alza lo sguardo, incontrando gli occhi scuri e leggermente contrariati di un suo coetaneo dai capelli lisci e castani, sorridendogli vivacemente:

 

“Sai, non l’ho mai fatto prima! Non ero mai finita in punizione…”

 

“Beh, se ti piace tanto puoi anche fare la mia parte se vuoi.”    L’altro sbuffa, mentre invece Shay non la smette di sorridere: a casa non è mai stata messa in punizione… forse perché nessuno ha mai avuto tempo per prestarle attenzione.

 

La scuola è cominciata da meno di un mese e Shay ha fatto amicizia solo con una sua compagna di Casa, una certa Rebecca… era stata l’unica ad avvicinarsi a lei non per il suo cognome o per avere un autografo da suo padre o sua madre, l’unica a non interessarsi se si chiamasse Mitchell di cognome. Per lei è Shay e basta.

 

“Come ti chiami? Io sono Shay… sei a Grifondoro, giusto?”

 

Il ragazzino annuisce, mentre continua a spazzare di malavoglia il pavimento polveroso della Sala dei Trofei. Non sa se essere irritato dall’atteggiamento socievole di quella strana ragazzina o se provare simpatia per lei…

 

“Si. Tu sei Tassorosso?”

 

“Esatto.”

 

“Buffo, non avevo mai sentito di una Tassorosso in punizione… io sono Thomas, comunque.”

 

Shay sorride, felice che Thomas non le abbia chiesto se per caso non sia “Shay Mitchell, la figlia di bla bla bla”

Quel ragazzino le sta già simpatico, decisamente.

 

“Beh, io sono speciale, non sono come tutti gli altri… sono certa che avrai modo di scoprirlo da te.”

 

Thomas undicenne non risponde, rivolgendole però un’occhiata a metà tra il preoccupato e il divertito: si, è decisamente la ragazzina più strana del mondo… però è simpatica, in un certo senso.

 

 

Shay aprì lentamente gli occhi, sorridendo appena: il suo primo incontro con Thomas… non l’avrebbe mai scordato. Era stata la sua prima punizione, anche se non ricordava nemmeno che cosa aveva combinato di preciso… aveva dovuto però pulire la Sala dei Trofei insieme al Grifondoro per tutto un pomeriggio e alla fine erano diventati amici.

 

Thomas era una delle poche persone che, al primo anno, la vedevano come Shay e non come una Mitchell… forse era stato anche questo a metterlo subito sotto una buona luce agli occhi della ragazzina, al tempo.

 

Fatto sta che erano passati sei anni e lei continuava ad essere Shay… anche se, molto probabilmente, Thomas la vedeva diversamente rispetto a quel lontanissimo pomeriggio.

 

Il che, ad essere onesti, non poteva certo definirsi un male.

 

                                                                                  *

 

E’ stesa sul letto, le mani appoggiate sulle orecchie per cercare di non sentire.

La porta della sua camera è chiusa e la sta guardando, chiedendosi come può sentire le urla anche così: la porta chiusa, le orecchie tappate.

 

Vorrebbe non sentire, come sempre, ma è inevitabile.

In quel momento non scenderebbe al piano di sotto per nulla al mondo, lo farà solo quando smetteranno le urla… o forse no. Forse quella sera non scenderà affatto.

 

Non le va di vederli… non le va di vedere sua madre e suo padre arrabbiati e tesi, mentre non si guardano in faccia e si parlano a malapena solo perché c’è la figlia davanti a loro.

 

Clara non avrebbe mai pensato che un giorno sarebbero arrivati a tanto… e nemmeno che avrebbe quasi voluto che si lasciassero.

                                                                                                       

Era orrendo da dire, probabilmente… ma non ce la faceva più, stare a casa con loro è diventata un’agonia fatta di continue litigate per motivi che la ragazzina nemmeno vuole sapere.

 

Sbuffa, chiedendosi per quanto ne avranno: ormai è ora di ceno… riuscirà a mangiare quella sera o dovrà restare chiusa in camera sua per altre due ore?

 

Si alza, tirandosi a sedere sul morbido copriletto.  Le urla sono cessate… per ora almeno, chissà per quanto furerà la pace.

 

Ha soltanto tre anni, è una bambina. Però qualche cosa sulla vita forse già l’ha capita… e deve ringraziare in suoi genitori, probabilmente.

                                                                                                                

A quel tempo Clara non lo sapeva, ma mancava poco alla fine delle porte chiuse, delle orecchie tappate con le sue stesse mani per non sentire.   Entro poco i suoi gemitori si sarebbero finalmente lasciati e lei sarebbe andtaava a vivere da sola con sua madre.

 

E quando la porta si apre e sua madre compare sulla soglia della sua stanza, Clara sorride.

Quando Elizabeth Stark le dice di scendere perché papà è tornato e la cena è pronta, la bambina non se lo fa ripetere due volte e scende dal letto… forse per quella sera le urla sono finite.

 

                                                                                 *

 

“Ridatemi la mia bacchetta!”

 

Ridono. Quei due idioti ridono mentre quello biondi si rigira la bacchetta tra le mani.

 

Che divertimento c’è a prendersi gioco di un ragazzino di 11 anni appena arrivato ad Hogwarts?

 

Isaac non ne ha idea… sa solo che lui non sarà così quando andrà al settimo anno. E sa anche che rivuole la sua bacchetta.

 

Molti sono a cena ormai, e la scalinata principale è praticamente deserta tranne lui e i due Corvonero del settimo anno che si stanno divertendo a deriderlo un po’.

 

“A che ti serve? Sei a scuola da un mese non credo che tu abbia imparato molto, no?”

 

Sorride, quel cretino. E Isaac vorrebbe tanto poter dire che ha torto, ma infondo è veramente a scuola solo da poco più di un mese…

 

Sta per rispondere a tono come suo solito (nonostante gli 11 anni ha già una bella lingua biforcuta) ma una voce glielo impedisce, una voce familiare:

 

“Lasciatelo stare!”

 

Tutti e tre si girano, mostrando una ragazzina dai capelli neri, la pelle abbronzata e due enormi occhi castani, puntati sui due imbecilli con aria non troppo pacifica.

 

“Oh, è arrivata la tua fidanzatina… che cosa vuoi farci tesoro, disarmarci per caso?”

 

Ridono, quei due idioti. E Isabelle si avvicina mentre Isaac invece le fa cenno con lo sguardo di lasciar stare, di andare via… ha istinti un po’ suicidi a quanto pare.

 

Sanno benissimo che non può essere in grado di disarmare nessuno, all’inizio del suo secondo anno ad Hogwarts… ma dal modo in cui sorride ai due suggerisce al suo nuovo amico che ha qualcosa in mente lo stesso:

 

“No. Ma qualcuno potrebbe farlo per me, naturalmente.”

 

“Non fare ironia con noi, ragazzina. Vai a cena o ti appendo alla torre di Astronomia.”

 

Ringhia uno mentre l’altro sbuffa, borbottando su quanto siano rompiscatole ed impertinenti i novellini negli ultimi anni.

 

Isaac sospira, pregando che sua sorella abbia il buonsenso di andarsene sul serio… ma forse non è caratteristica della ragazzina, perché è immobile davanti ai due con la mano tesa:

 

“Datemi la sua bacchetta… che cosa vi ha fatto? Ogni tanto è un po’ irritante, è vero… ma dovreste passarci sopra o siete così immaturi?”

 

Parla come una degli ultimi anni e i due la guardano prima di ridere, di nuovo.

 

“Senti questa come si atteggia… davvero ragazzina, fatti gli affari tuoi o…”

 

“… oppure COSA, esattamente?

 

Tutti e quattro si girano verso la fonte della voce e sia Isabelle che Isaac sorridono, sollevati.

 

In cima alle scale c’è un ragazzo dai capelli neri e lucidi dell’ultimo anno, la spilla da Caposcuola luccicante sul petto esattamente come gli occhi verdissimi.

 

“Che sta succedendo qui?”

 

Il ragazzo scende i gradini per raggiungere il gruppetto, mentre Isabelle si affretta a rispondere:

 

“Volevano appendermi alla Torre di Astronomia… e stanno dando fastidio ad Isaac.”

 

Lo studente più grande rivolge uno sguardo gelido ai suoi due coetanei, mentre entrambi sbuffano e abbassano lo sguardo, borbottando qualcosa come “se lo sono meritati”

 

“Ah, davvero? State dicendo che i miei fratellini si meritano di essere infastiditi dai due Corvonero con più scarso cervello che siano mai passati per Hogwarts?”

 

Ian assottiglia gli occhi chiari e minacciosi, mentre i due Corvonero rabbrividiscono e raggelano al sentire la parola “fratellini” …  Sapevano che Ian Nott ha due fratelli minori, ma non pensavano fossero proprio loro.

 

“No, cioè… non sapevamo fossero i tuoi fratelli, Ian!” 

 

Il Serpeverde non sembra molto convinto delle scuse dei due e li fulmina con lo sguardo prima di togliere 40 punti alla loro Casa e liquidarli in fretta:

 

“Filate, e vi conviene non farvi trovare più intorno ad Isabelle o Isaac. Chiaro?”

 

Il concetto dev’essere molto chiaro, perché i due se la danno a gambe alla velocità della luce e spariscono nella Sala Grande, mentre i due giovani Corvonero rivolgono al fratello due identici sorrisi di gratitudine:

 

“Grazie Ian!”    Isabelle rivolge al fratello maggiore il suo smagliante sorriso e lui le strizza l’occhio, ammonendo i due di non mettersi nei guai con quelli più grandi prima di iniziare a scendere le scale insieme a loro per la cena tanto agognata.

 

Isaac apre gli occhi, il ricordo vivido nella memoria.   Sorrise, pensando all’ennesima volta in cui si era messo nei guai insieme ad Isabelle e Ian era andato a tirarli fuori….

 

Aveva imparato a badare a se stesso e a stare lontano dai guai, ma solo quando Ian aveva lasciato Hogwarts… aveva imparato l’arte del “farsi gli affari propri e tirare dritto”, per evitare situazioni spiacevoli.

 

Gli mancava avere i suoi fratelli accanto? Forse sì, anche Isabelle aveva lasciato Hogwarts l’anno prima… un po’ gli mancava non fare più parte del loro trio. Probabilmente non sarebbero più stati legati come da piccoli, ma poteva sempre sperarci…

                                                              

                                                                       *       

 

“Non avresti dovuto farlo, Jennifer.”

 

La voce di suo nonno è gelida, come se stesse parlando con una persona che odia a morte… non certo con sua figlia.

 

Jennifer è legata e non può fare nulla, ma guarda il padre con lo stesso odio e se potesse forse gli farebbe davvero del male… esattamente quanto lui ne ha fatto a lei per tutta la vita.

Gli occhi chiari della giovane donna si posano sulle due persone che ama di più al mondo: sua sorella Althea, che piange silenziosamente mentre tiene in braccio suo figlio, il piccolo Vincent.

 

La grande e fredda sala è piena di persone, c’è praticamente tutta la famiglia… e l’unica che sembra provare compatimento o tristezza per la sorte di Jennifer è proprio sua sorella Althea. Forse l’unica che l’amava davvero, infondo.

 

Vincent non capisce perché sono tutti sono così arrabbiati con sua madre e lancia un’occhiata al marito di Jennifer, che sta in piedi a pochi metri di distanza e gli occhi sono bassi. Ha provato a dire qualcosa, ad intervenire… ma il nonno non vuole sentir ragioni e sa che otterrà ciò che vuole, ovvero far punire la sua stessa figlia.

 

Jennifer lo conosce e sa cosa sta per succedere… così guarda suo figlio e sua sorella, rivolgendole un debole sorriso e chiedendole silenziosamente di fare quello che lei non potrà: prendersi cura di Vincent e di, per quanto possibile, tenerlo alla larga dalla loro orrenda famiglia Purosangue… il loro stesso padre in primis.

 

Vincent è un bambino e non capisce, ma zia Althea purtroppo sì. E sa quello che sta per succedere mentre suo padre si guarda intorno, facendo vagare gli occhi gelidi sui parenti:

 

“Siete d’accordo, allora?”

 

Un brusio di consensi si diffonde per la sala, mentre Althea si morde un labbro per evitare di urlare: vorrebbe tanto maledire suo padre, ma sa che verrebbe punita proprio come sua sorella… e non può lasciare suo nipote in mezzo a quella gente.

 

Tutto questo per cosa? Per un banale tradimento… per un figlio illegittimo. Come se il marito di Jennifer, l’uomo che il padre l’ha costretta a sposare, non abbia delle amanti. Chissà, magari ha anche lui un figlio fuori dal matrimonio, lo sanno sia Jennifer che Althea e di certo lo sa anche il padre.

 

Ma non gli importa, per lui il genero può avere tutte le amanti che vuole… tanto entro poco non sarà più sposato.

 

Althea cerca di coprire gli occhi di suo nipote, ma quel bambino curioso vuole vedere a tutti i costi la sua mamma, non sapendo che è l’ultima volta in cui la vede.

 

“Avada Kedavra.”

 

Il lampo di luce verde esce dalla bacchetta del nonno e si scontro con il corpo di sua madre, che si accascia subito dopo con il busto sul tavolo davanti al quale l’hanno fatta sedere.

 

Ecco cosa succede a chi disobbedisce al capofamiglia… ecco cosa succede se infrangi le regole.

 

E ora Vincent lo sa… e farà di tutto per essere il Nightray meno perfetto che sia mai esistito.

 

Solo anno dopo sua zia gli spiega chiaramente perché sua madre è morta, raccontandogli di suo padre che non era il marito di Jennifer ma un Babbano. Purtroppo il nonno lo scoprì e non la prese affatto bene, sia per il tradimento (in special modo un Babbano, se fosse stato un mago forse sarebbe stato più tollerante) che per il figlio che aveva avuto… non poteva e non voleva accettare una cosa simile nella sua famiglia, in una delle sue stesse figlie.

 

 

Il ricordo s’interrompe, perché l’ultima cosa che ricorda è suo nonno che si volta verso di lui, che ha urlato senza quasi accorgersene. Althea piange in silenzio e lo abbraccia, mentre gli occhi vitrei del nonno si posano su quel bambino che non amerà mai perché risultato della delusione verso sua figlia.

 

Guarda quel bambino che da quel momento lo odierà… e sarà sempre così, finché non lo vedrà chiuso e seppellito in una bara.

 

Vincent si svegliò di soprassalto, ancora una volta.

Aveva fatto quel sogno tante, troppe volte… era un ricordo che lo perseguitava, un chiodo fisso nella sua testa che non se ne sarebbe mai andato.

 

Vincent deglutì, passandosi una mano tra i lunghi capelli biondi prima di farsi ricadere sul letto, sospirando.  Quando la smetterà di fare quel sogno? Forse era per via dell’Occlumanzia, ma comunque non era la prima volta che gli capitava…            

 

                         

Sono passati anni, ma deve ancora digerire quel brutto ricordo… deve ancora perdonare suo nonno ma probabilmente non sarebbe mai riuscito a farlo. E non voleva nemmeno provarci…

 

Si odiavano reciprocamente allo stesso modo e sarebbe stato così per sempre.

 

                                                                        *

 

“Dai Thomas, cerca di starmi dietro!”

 

Thomas sbuffa, guardando suo fratello maggiore sfrecciargli accanto. Stephan è più grande ed è molto bravo a Quidditch… e ha finalmente deciso di insegnarli a giocare, o almeno ci prova.

 

La madre dei due li guarda dalla finestra delle cucina, probabilmente la strega teme che il suo piccolino si rompa l’osso del collo… si fida del primogenito, ma non al 100%. Dopotutto Stephan ha 13 anni, non può certo definirsi adulto.

 

Stephan ha già capito che il fratellino non è fatto per stare in porta, e nemmeno per cercare il Boccino… chissà, magari diventerà Cacciatore, come lui. 

 

Stephan ha un pallone da calcio sottobraccio, che usa come Pluffa: glie l’ha dato suo padre, dicendo che lui da ragazzino giocava a quello… d’altronde è Babbano, non può certo aver conosciuto il Quidditch anche se ha avuto modo di apprezzarlo dopo aver conosciuto l’attuale moglie.

 

Stephan si ferma a mezz’aria e lancia la palla a suo fratello, che prontamente l’afferra rimanendo con una sola mano per reggersi sulla scopa.  E il bambino di 8 anni sorride mentre l’aria gli spettina i lisci capelli scuri, felice e allo stesso tempo determinato a diventare bravo come suo fratello, un giorno… chissà, magari qualche anno dopo anche lui avrebbe insegnato a giocare alla sorellina di 4 anni, Maggie.

 

“Beh, stai migliorando… non sarai mai al mio livello certo, ma puoi andarci vicino.”

 

Stephan gli sorride beffardo e Thomas per tutta rispoosta gli fa la linguaccia prima di lanciare con forza la palla, che Stephan prende per un soffio con la punta delle dita.

 

“Vedrai Stephan… un giorno giocherò anche io nella squadra della mia Casa, e sarà un Cacciatore bravo quanto te!”

 

Il tono e gli occhi scuri di Thomas sono fermi e determinati… è deciso a tener fede alle sue parole e conoscendolo Stephan sorride, sapendo che alla fine riuscirà nel suo intento.

 

“Ne sono sicuro Tom… intanto però, prendi questa!”

 

Stephan ridacchia, lanciando la palla con maggiore forza e mandandola più lontano. Il fratellino segue con gli occhi l’arco che la palla nera e bianca sta compiendo prima di lanciarsi all’inseguimento, volendo prenderla a tutti i costi per non darla vinta al fratello maggiore.

 

 

A distanza di dieci anni Thomas non ricordava se alla fine prese la palla o meno… per quanto si sforzi il suo ricordo s’interrompe lì, con lui che sfreccia verso la palla e Stephan che ride alle sue spalle, certo che il fratellino non ci riuscirà.

 

Ma non ha troppa importanza infondo. Sono passato 10 anni e ora è davvero il Cacciatore nella sua squadra… ed è anche tra i più bravi della scuola.  Thomas sorride appena, ricordando le parole che aveva detto quel giorno… aveva davvero eguagliato Stephan, che ormai l’ha ammesso senza problemi: l’allievo ha superato il maestro.

Thomas aveva anche tenuto fede alla promessa fatta al fratello maggiore: quattro anni dopo ha insegnato davvero a sua sorella Maggie a giocare a Quidditch. Ora la ragazzina è al terzo anno ad Hogwarts, Smistata come i due fratelli a Grifondoro… e chissà, magari l’anno prossima farà anche lei le selezioni, quando il posto occupato da suo fratello rimarrà vuoto.

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Angolo Autrice:

Buongiorno a tutti!   Questo capitolo è dedicato ovviamente agli OC membri anziani della Confraternita, ho sfruttato infatti i ricordi riguardanti loro... è un capitolo un po' introspettivo, così ora sapete qualcosa di più su questi ragazzi. 

Spero che vi sia piaciuto perchè ci ho messo un po' a scriverlo, spero che il risultato sia apprezzabile!

Ci vediamo presto (spero) con il prossimo, grazie come sempre per la recensioni!

Signorina Granger

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Capitolo 25
*** La febbre del venerdì sera ***


Capitolo 20: La febbre del venerdì sera 




“Sei davvero sicura di non voler venire? Mi sento in colpa a lasciarti qui da sola...” 


Rebecca sospirò, alzando gli occhi da Ragione e Sentimento per posarli sulla sua migliore amica,M che si era seduta sul letto accanto a lei e la guardava come se avesse la febbre alta:


“Smettila di procurarti per me Shay! Dico davvero, non sono dell'umore..l ma tu devi vedere Tom, quindi muoviti e vai con le altre!”


Il tono di Rebecca era esattamente quello di chi non ammette alcuna replica, così Shay seppe di aver perso: non avrebbe mai convinto l'amica ad andare con lei e gli altri... Ma se Rebecca voleva stare da sola e in pace, nessuno poteva impedirglielo.

“Come vuoi... Ti saluto Tom e Isaac allora. Ci vediamo dopo, se hai bisogno di qualcosa fammi un fischio!” 

Rebecca sorrise all'amica, annuendo e guardando la bionda uscire dietro a Clara e ad Eleanor. 


Quando aveva espresso la sua intenzione di non andare in mensa dove, ogni sabato, all’Accademia gli studenti si riunivano per rilassarsi, bere, ascoltare musica e fare un po’ di baccano le sue cinque compagnie l'avevano guardata come se avesse detto di amare la torta di mele con l'aceto.
Shay si era ovviamente offerta di rimanere con lei e farle compagnia, ma l'altra le aveva ordinato di andare con gli altri per vedere Thomas. 

A quel punto la bionda aveva provato a convincerla ad andare con loro, ma senza successo. Rebecca era testarda, Shay lo sapeva benissimo e alla fine aveva ceduto, conscia che alla fin fine l'amica faceva sempre come voleva. 


Finalmente sola e in pace Rebecca chiuse gli occhi, sperando che il mal di testa passasse in fretta in modo da poter continuare a leggere. 


                                                                                              *


“Ehi, dov’è Bex?”      Isaac inarcò un sopracciglio, rivolgendosi a Shay che però sembrò non averlo sentito, intenta com'era ad abbracciare Thomas.

Il Corvonero li guardò impassibile, aspettando che finissero con le effusioni per sapere dell'amica:

“È rimasta in camera, ha detto che aveva mal di testa e non le andava di stare in mezzo alla confusione. La conoscete, sapete che non ama la ressa e le feste.” 

Shay si strinse nelle spalle mentre finalmente rispondeva ad Isaac, che annuì quasi sconsolato: Shay e Thomas di certo avrebbero fatto i piccioncini tutta la sera e lui non aveva gran voglia di stare a guardarli... E non c'era nemmeno Rebecca con cui ridere e prenderli in giro.


Probabilmente presto si sarebbe ritirato in camera, come la ragazza... Anche se da una parte voleva tenere d'occhio Nightray. 
Vincent continuava a tartassarlo, chiedendogli di rivelargli il fantomatico segreto che aveva sentito nominare la settimana prima, ma il ragazzo era deciso a non aprire bocca e puntualmente lo liquidava, suggerendogli di farsi gli affari suoi.

Il motivo? Semplice. Il suo segreto riguardava Rebecca e non voleva che proprio lui lo sapesse, certo che non le avrebbe dato pace... Figuriamoci, già le ronzava intorno spesso. 


Manco l'avesse Appellato il caro Vincent comparve davanti ad Isaac, che quasi sospirò: se gli stava per chiedere ancora la stessa cosa, l'avrebbe affatturato sul serio.

Il biondo però non parlò subito, mentre i suoi occhi chiari si muovevano velocemente sui compagni come in crea di qualcosa... Forse non voleva chiedergli del suo segreto, per una volta.

Isaac quasi sorrise con sollievo, che però durò poco quando capì che cosa voleva sapere il ragazzo:

“Nott... Dov’è la Hastings?” 


“Perché ti interessa?” 

Per tutta risposta lui si strinse nelle spalle, guardandolo con attenzione come se volesse estorcergli informazioni con la forza dello sguardo:


“Giusto per sapere, mi sembra strano non vederla insieme a te, Fletcher o alla Mitchell.”


“Beh, Rebecca non aveva voglia di fare festa stasera... Tutto qui. C'è altro?” 

Vincent abbozzò un sorrisetto e Isaac seppe che questa volta stava davvero per chiedergli del suo segreto... Ma il biondo non ne ebbe il tempo, perché il Corvonero se la diede a gambe, avvicinandosi al bancone per prendersi qualcosa da bere. 

Vincent sbuffò, seguendolo con lo sguardo: non poteva sfuggirli... Forse non avrebbe mai parlato, testardo com'era. Ma poteva sempre contare sulle chiacchiere di Julian per scoprire qualcosa.


                                                                            *

“Ok, basta! Se non la smettete io e Al vi faremo firmare un contratto per evitare le smancerie quando ci siamo noi nei paraggi!” 

Julian sbuffò sonoramente, mentre Clara rideva staccandosi da Scorpius, che invece sbuffò prima di afferrare la bottiglia sul tavolo e bere un sorso di birra Babbana a canna.

“Se non vi piace vederci insieme potete anche girare al largo... Di certo non mi dispiacerebbe.” 

Osservò il biondo in tono seccato, continuando ad accarezzare distrattamente la schiena di Clara, che gli si era seduta in braccio sulla sedia. 

Julian per tutta risposta lo fulminò con lo sguardo, mentre Al invece sembrava con la testa per aria come se stesse pensando ad altro.


“Al, dammi una mano con quella testa di Scorp!”

Il moro sembrò come svegliarsi da un sogno e si voltò verso l'amico, guardandolo confuso come a chiedergli di ripetere.

L'altro sospirò, passando si una mano sugli occhi come a chiedersi perché aveva scelto proprio loro come amici e non qualcuno di più normale. 


“Niente Al, lasciata stare.. Sembri pensieroso stasera, che cosa c'è?”   Domandò Clara nel tono gentile che riservava solo ed esclusivamente ad Albus, che però si limitò a scuotere il capo per poi alzarsi:

“Niente... Sono solo un po stanco. Qui c'è troppa confusione, vado a prendere una boccata d'aria.” 

Il giovane Potter si allontano dagli amici, facendosi largo tra gli studenti dell’Accademia per raggiungere uno dei terrazzi.

Clara lo seguì con lo sguardo con cipiglio preoccupato, mentre invece Julian si alzava per andare a prendere altro da bere:


“Secondo te c'è qualcosa che non va? Non credo sia solo stanchezza...” 

Mormorò Clara in tono leggermente allarmato, ma Scorpius non rispose, limitandosi a sospirare.
Poi prese delicatamente il mento della ragazza con le dita, costringendola a guardarlo in faccia invece si seguire gli spostamenti di Albus:

“Se vuoi ci parlerò... Ma smettila di preoccuparti sempre per lui Clara, non è un bambino e nemmeno tuo fratello. Sai, potrei anche diventare geloso di Albus.” 


Clara guardò il ragazzo e per un attimo fece per sorridere, convinta che Scorpius stesse scherzando.
Quando però, guardandolo negli occhi, si rese conto che era più che serio si affrettò a far sparire il sorriso, guardandolo incredula:


“Dio, Scorpius... Non puoi dire sul serio!” 

Per tutta risposta il biondo inarcò un sopracciglio con fare eloquente e questa volta Clara non riuscì a non sorridere, divertita:

“Oh, andiamo Scorp... Al è il mio migliore amico e anche il tuo, non puoi essere geloso di lui. È il mio migliore amico, ma tu sei il mio ragazzo. È diverso.” 


Clara sorrise, non sapendo se ridere o intenerirsi di fronte alla buffa gelosia di Scorpius.
Il biondo si passò una mano tra i capelli, annuendo appena:

“Si, lo so... È solo che a volte quasi ti preoccupi più per lui che per me.”


“Beh, ma questo perché lui ha l’innata capacità di cacciarsi nei guai! Dopo il primo anno ho preso l'abitudine di tenerlo al guinzaglio per controllare che non combini disastri. Da questo punto di vista tu sei il maturo.”

“Scusa un attimo, come sarebbe a dire da questo punto di vista?”

                        
                                                                                      *


“Cerchi queste?” 

Julian si voltò, trovandosi Vincent seduto accanto. Il biondo sorrise, spingendo verso il ragazzo due bottiglie di birra da mezzo litro.

Julian le prese e fece per voltarsi e raggiungere nuovamente Scorpius e Clara, ma si bloccò vedendoli baciarsi.
Il ragazzo sbuffò e girò sui tacchi: non aveva alcuna intenzione di interrompere i due fidanzati.

Sedette così sullo sgabello accanto a Vincent, stappando la bottiglia bevendo un sorso di birra sotto lo sguardo di Vincent, che sorrise:

“Non torni dai tuoi amici, Nott? Ah, certo... Non vuoi interrompere le loro effusioni.”

L'altro non rispose e Vincent sorrise, sapendo di aver indovinato.


Gli avrebbe chiesto perché Albus se n'era andato così di punto in bianco dal l'angolo dove si erano  seduti, ma il ragazzo aveva altro per la testa in quel momento.

“Andiamo Nott, lo sai che sono testardo e che non demordo facilmente... E tu e tuo cugino non siete nemmeno troppo legati infondo! Non lo dirò a nessuno, davvero. Lo terrò per me, voglio solo saperlo.” 


Julian appoggiò la bottiglia sul banco, voltandosi verso il ragazzo: non aveva nessuna voglia di passare la serata con Vincent  a mo’ di corvo, tartassandolo e continuando a chiedergli di Isaac. 

Così il Sepreverde sbuffò, decidendo di darci un taglio: dopotutto non erano affari suoi... E non era una cosa attuale, ma risalente ad anni prima.

“Ok, senti, non mi interessa. Te lo dico così per una buona volta la smetti di tormentarmi... A mio cugino piaceva Rebecca, tutto qui. E preferirebbe che lei non lo venga a sapere.” 


Julian si sentì quasi sollevato dopo aver parlato, lieto che Vincent non l'avrebbe più tartassato di domande... Da un parte si sentiva un po’ in colpa, ma sperava che Nightray stesse davvero zitto, così con un po’ di fortuna non sarebbe successo niente di grave.


Vincent rimase invece immobile, osservando Julian bere un sorso della bevanda quasi incredulo:

Isaac Nott... A Nott piaceva Rebecca Hastings? Li aveva sempre visti solo come grandi amici, nient’altro.

“Aspetta. Ad Isaac piace Rebecca? O piaceva?” 


“Che differenza fa?”

“FA differenza, Julian. Per me.” 


Julian si voltò verso il ragazzo, guardandolo di traverso: che cosa intendeva con quel per me? Vincent lo guardava più serio di quanto non l'avesse mai visto, sembrava quasi teso.

“Nel senso... Mi piace sapere le cose degli altri, ma le cose corrette. Non amo prendere granchi.” 


Julian inarcò un sopracciglio, non del tutto convinto dalle parole di Vincent. Tuttavia non aveva nemmeno voglia di mettersi ad indagare o altro, così si limitò a rispondere:

“Piaceva. O almeno così mi ha detto... Soddisfatto adesso?” 


Julian bevve un altro sorso di birra, mentre Vincent non rispondeva. Aveva l'aria pensierosa come se stesse riflettendo mentre ruotava sullo sgabello, tornando rivolto verso il bancone e non verso Julian. Vincent finì ben presto la bottiglia di birra ma la riempì con un incantesimo... Il primo di una lunga serie.


                                                                                 *


“Ma dov’è finito Isaac?” 


Domandò Shay guardandosi intorno, cercando l'amico con gli occhi ma senza successo: il Corvonero sembrava svanito nel nulla.

“Sarà tornato in camera... Non ama le feste.”

 Shay annuì, seduta accanto a Thomas su una panca, mentre lui le teneva un braccio intorno alle spalle e usava l'altra mano per tenere la bottiglia di birra.

“Ok, ma smettila di bere... Direi che può bastare.”


“Oh andiamo Shay... Reggo l’alcool!”


“Certo, come alla festa della Confraternita? Tu non eri lucido ma io sì e ricordo esattamente cosa é successo... Quindi non esagerare, potresti metterti nei guai.”

Thomas inarcò un sopracciglio, lanciando alla bionda un'occhiata dubbiosa: che intendeva? 
Aveva un ricordo confuso di quella sera in effetti... Aveva bevuto troppo di sicuro, ma non ricordava di aver fatto qualcosa di scandaloso.

“Ti stai riferendo a qualcosa in particolare?” 

“No, assolutamente.”   Shay rivolse al ragazzo un sorriso angelico, dandogli un bacio sulla guancia prima di continuare:

“Dico solo che se stasera fai qualcosa che io non farei... Finirai male. Ma non mi riferisco a niente in particolare, Tom.” 


Thomas le rivolse un sorriso, sapendo anche fin troppo bene che Shay parlava sul serio: il Grifondoro appoggiò la bottiglia sul tavolo davanti a loro, decidendo di darle retta e che per quella sera l’alcool bastava.

                                                                                     *

“Non ti diverti?” 

Declan alzò lo sguardo, vedendo Violet sedersi su una sedia accanto a lui.
Il moro si strinse nelle spalle, tornando a guardare dritto davanti a se.

“Non amo la folla, le feste... E tu?”


“Non credo di essere il tipo in effetti. Abigail sembra divertirsi invece.” 

La Grifondoro accennò col capo alla mora e Declan annuì, lanciando un'occhiata nella sua direzione: Abigail era seduta ad tavolo e intorno a lei c'erano alcuni studenti del primo anno dell’Accademia... Tra i quali diversi ragazzi che pendevano dalle sue labbra mentre raccontava della Confraternita, ovviamente.


“Beh, buon per lei... Quanto a me, credo che tra non molto seguirò l'esempio di Nott e me ne andrò a dormire.” 

Alle parole di Declan Violet represse un sorrisetto: era sicura che il ragazzo avrebbe parlato così... Non si conoscevano ancora benissimo, ma che non fosse un tipo estremamente socievole era chiaro a tutti,

Tuttavia nell'ultimo mese avevano fatto notevoli passi avanti: se non altro aveva smesso di chiamarla Zabini... O almeno quasi sempre. 

“In effetti credo che nemmeno io tarderò molto... È stata davvero una lunga settimana. Chissà che cosa faremo lunedì.” 

Mormorò Violet rivolgendosi a nessuno in particolare, mentre Declan sorrideva divertito:

“Non ricordi? Sean ha detto che la prossima settimana lavoreremo con i Patronus... Dormivi stamattina?” 

“In effetti non è da escludere.” 


Violet rivolse al ragazzo un sorriso colpevole, ricordando fin troppo bene quanta poca attenzione avesse prestato a Sean alla fine della lezione. L’Occlumanzia l'aveva un po’ scombussolata e aveva passato gli ultimi minuti un po’ con la testa per aria. 


“In ogni caso, non so se inizieremo lunedì... Non ha specificato nulla, ha solo detto che ci eserciteremo la settimana prossima.”

“Beh, mi fa piacere. Mi sono sempre chiesta che forma possa avere il mio Patronus, in effetti... E saperne evocare uno a 17 anni non è davvero niente male.” 

Violet sorrise allegramente e Declan si sforzò di imitarla, ma senza grandi risultati: in effetti si stava chiedendo che ricordo avrebbe sfruttato per evocare il suo Patronus... Non aveva molti ricordi felici della sua infanzia, o almeno non abbastanza da riuscire ad evocare un Patronus.


I due rimasero in silenzio per un po’, mentre ognuno pensava alla stessa cosa anche se inconsapevolmente. 

Violet però sapeva che ricordo avrebbe usato... Quello del suo Natale preferito, quello dell’enorme regalo che conteneva la chiave che portava al collo. 


                                                                           *


“Allora non sono l'unica a cercare un po’ di pace...” 

Albus si voltò, guardando Eleanor avvicinarsi e sedendo sulla panca accanto a lui.


“Beh, volevo lasciare Clara e Scorp un po’ da soli... E poi ho mal di testa da stamattina, la musica cominciava a darmi fastidio.” 



Eleanor sorrise e annuì appena con un cenno del capo, ricordando quando stava insieme a Scorpius e Albus cercava sempre di evitare di rimanere solo con loro due.

“Già... Ricordo che lo facevi anche quando Scorpius stava con me. Filartela, intendo... Ma lo capisco, è normale che tu sia a disagio nel vedere il tuo amico con la sua ragazza.”


“Beh, Clara è la mia migliore amica, non è solo la ragazza di Scorp ai miei occhi... Quindi si, è un po’ strano. Con te lo facevo per un altro motivo.” 

Albus rivolse un’occhiata ad Eleanor, che si passò nervosamente una mano tra i capelli, sapendo a cosa alludesse il ragazzo.

Era pienamente consapevole di piacergli dalla festa della Confraternita, quando aveva usato il suo “dono”, la Lingua Ammaliatrice per estorcergli il suo segreto.
Non era certa che Scorpius lo sapesse ma nemmeno le importava, dopotutto si erano lasciati ben prima della festa... E poi lui stava felicemente con Clara, di certo non gli importava granché.


In effetti un po’ si sentiva in colpa per come erano andate le cose.., era stata scorretta nel modo in cui aveva agito, a maggior ragione visto che il segreto di Albus riguardava lei in particolare.
Sul momento non ci aveva dato troppo peso: gli piaceva... Ma non ci aveva badato molto, conscia che la sua bellezza avesse attirato più di un ragazzo nella sua vita. 

In seguito ci aveva riflettuto ma non aveva mai avuto il coraggio di parlarne con Albus, che si comportava come se quella conversazione non fosse mai avvenuta.

Non le parlava se non strettamente necessario e lei non sapeva cosa dirgli... Non sapeva che cosa pensare o cosa provare: non aveva mai pensato ad Albus in modo diverso dall’amico di Scorpius e Clara, non lo conosceva benissimo come loro due.

Però si sentiva quasi come in debito nei suoi confronti, come se gli dovesse qualcosa... E le occasioni di stare da soli erano davvero rare. Eleanor sapeva di doverne approfittare, così dopo diversi minuti di completo silenzio sospirò, pronunciando finalmente quelle due parole:


“Mi dispiace.” 

                                                                              *

Rebecca si svegliò di soprassalto, bruscamente come non le succedeva da anni.
La ragazza ci mise qualche momento a mettere completamente a fuoco la situazione, facendo percorrere lo sguardo nella stanza vuota a avvolta nella penombra.

La luce era spenta ma la finestra aveva le tende tirate e la tapparella non abbassata, quindi c'era un minimo di luce che filtrava attraverso il vetro.
Le ragazze non erano ancora tornate e Rebecca si alzò dal letto sbuffando, scalciando le coperte mentre lanciava un'occhiata seccata all’orologio: era l’una passata... Ma non potevano usare semplicemente la magia per entrare invece di svegliarla a quell’ora? 

Il bussare alla porta si fece decisamente più insistente e Rebecca imprecò, incespicando nei suoi stessi piedi e cercando di non perdere l’equilibrio, aggrappandosi al letto di Violet: le girava la testa, era come se avesse avesse preso una botta mentre dormiva, urtando qualcosa... O forse il mal di testa del pomeriggio era degenerato.

“Arrivo, arrivo.. Un attimo di pazienza!”

Sbuffò la ragazza passandosi una mano sulla fronte, mentre bussavano un'altra volta alla porta... Di quel passo l'avrebbero sfondata.
In effetti non era esattamente un bussare... Più che altro la stavano prendendo a pugni, la porta. 


Rebecca prese la maniglia e aprì la porta, desiderando solo tornare a dormire sotto il suo piumone bello caldo.

“Ma non riuscite ad aspettare un att-“ 


Rebecca però non finì la frase, bloccandosi nel vedere chi aveva davanti: non c'erano le ragazze... Proprio per niente.


“Era ora. Cominciavo a pensare che ti avessero rapita.”

“Nightray che cavolo ci fai qui?” 

Vincent le rivolse uno sguardo serio, chiedendole silenziosamente di entrare. Rebecca fece per chiudere la porta, ma lui la bloccò con la mano e, spostandola di peso con un braccio, entrò nella stanza.

Rebecca sbuffò, sentendo una gran zaffata di alcool dietro al passaggio del biondo. 


Chissà quanto aveva bevuto per presentarsi in camera sua all’una di notte.

“Senti Vincent... Devi aver bevuto davvero tanto per venire qui, oppure hai perso il senso dell’orientamento...”

“No, sono esattamente dove voglio essere.”


Rispose il biondo in tono piatto, sedendosi sul bordo del letto di Violet e posando, ancora una volta, gli inquisitori occhi color ghiaccio su Rebecca, che si sentì come da manuale a disagio.

Dannazione, era in pigiama, struccata e con i capelli raccolti alla meno peggio! Non moriva dalla voglia di farsi vedere così da un ragazzo, anche se si trattava di Vincent Nightray.

Lui però sembrava non badare all’aspetto di Rebecca, che gli si avvicinò leggermente con fare quasi sospettoso, restando comunque a distanza di sicurezza:

“Ok... E che cosa ti spinge qui, in camera mia? Cercavi una delle altre?”


Nemmeno lei era del tutto certa di quello che stava dicendo e Vincent per tutta risposta emise uno sbuffo che sembrava una risata, guardandola con un sopracciglio inarcato:

“Sei seria? Un’altra ragazza? No Rebecca cercavo te, sapevo che eri qui.”

“D'accordo. E di grazia, mi vuoi dire PERCHÉ sei qui all'una? Non potevi aspettare domani?” 

Lui scosse la testa, alzandosi e avvicinandosi a lei di un passo, senza staccare gli occhi azzurri dal volto di Rebecca. 
Il contatto visivo non l'aveva mai messa a disagio, ma con lui era sempre stato diverso.

La ragazza abbassò appena gli occhi, evitando di guardarlo dritto in faccia mentre teneva ancora le braccia conserte quasi a volersi difendere da qualcosa.

Lui le prese il mento tra le mani, costringendola con una lieve pressione a guardarlo: il suo alito sapeva indubbiamente di birra e altro, ma non sembrava ubriaco... Era lucido, o almeno così sembrava. 
Doveva reggere veramente bene l’alcool.


Rebecca deglutì, ordinandosi mentalmente di non sfuggire con lo sguardo a Vincent: il giorno in cui lei sarebbe scappata davanti al ragazzo in qualunque modo sarebbe stata decretata la fine del mondo, ed evidentemente quel giorno non era ancora arrivato:


“C'è qualcosa tra te e Nott?” 


Rebecca si accigliò, chiedendosi se non stesse per caso scherzando... Eppure sembrava davvero serio.
Certa che la stesse prendendo in giro Rebecca sorrise appena, inarcando un sopracciglio:

“Beh, non sei l’informatore tu? Dovresti saperlo senza che te lo dica io.” 


Forse però non fu una grande idea... E il fatto che Vincent avesse stretto la presa sulla sua spalla la convinse che era serio quando le aveva fatto quella domanda.

Il biondo assottigliò gli occhi, guardandola quasi minaccioso:


“Dico sul serio Rebecca... Rispondi.”

Lei esitò, chiedendosi perché se ne uscisse con quell’insolita domanda... 

“Ok, tanto per cominciare... Di chi parli? Sai, ci sono due Nott che conosciamo.”

Rebecca sorrise, cercando di allentare la tensione che si era creata nella stanza e che si sarebbe potuta tagliare con le forbici.  Vincent sospirò, guardandola in modo eloquente come a volerle dire che sapeva benissimo a chi si riferiva... 


“No, Nightray. Isaac è forse il mio migliore amico, non c'è niente tra di noi. Ma come ti è venuto in mente? Probabilmente è per via dell’alcool...” 


Vincent accennò un sorriso e le sembrò sollevato, cessando la presa sul suo mento ed evitandole così un torcicollo.

“No non... Non ha a che fare con l’alcool. Ma lascia stare, non importa.” 


Vincent indugiò per un momento con la mano sulla spalla della ragazza, ma poi la spostò mentre lei lo guardava accigliata, senza capire: e l'aveva svegliata per questo? 
Per una domanda che non aveva nemmeno fondamenta sensate? Insomma, quando mai poteva aver dato modo di far pensare ad una relazione tra lei ed Isaac?


“Scusa una cosa, ma perché tanta fretta? Mi hai svegliato in piena notte per chiedermi una cosa simile, ma non potevi aspettare domani se proprio eri così curioso?” 


Lei inarcò un sopracciglio, sperando di non perdere l'equilibrio e avere un mancamento proprio davanti a Vincent Nightray, che la stava guardando in modo strano... O almeno secondo il suo parere.

Il biondo scosse appena il capo, parlando senza staccare gli occhi da quelli di Rebecca, ancora in piedi ad un metro da lei:


“No... No, non potevo più aspettare.” 


Rebecca non ebbe modo di pensare o dire nient’altro, perché un attimo dopo Vincent le aveva preso la testa tra le mani e baciata quasi con violenza, come se fosse qualcosa che voleva fare da molto, troppo tempo.

La Tassorosso avvertì un senso di vertigini, anche se non seppe mai con certezza se era per la febbre o per il bacio.
Ma poco le importava: si aggrappò alle spalle di Vincent e lui la strinse a sé, smettendo per la prima volta di pensare o cercare di dare una risposta ad ogni cosa.














..............................................................................................................
Angolo Autrice: 


*Entra in scena sulle note della colonna sonora di Momenti di Gloria*


Ci sono riuscita 

Bene gente, è fatta. Si sono baciati e ora le shippatrici di Vincecca possono esultare... Basta, con questa mi ritiro e chiudo tutto.



Nah, scherzavo. Non posso abbandonarvi così, non ora che ho fatto diventare Canon la mia coppia preferita. 
Sorvolando sulle ship senza freni di questo capitolo (volevo trasmettere un po’ di relax dopo il mattone dell'altro giorno), grazie per le precedenti recensioni come sempre, spero che anche questo capitolo più soft vi sia piaciuto. 

Spero che qualcuno abbia colto l'allusione del titolo... Sono l'unica ad aver visto quel mitico film? (Anche se qui è venerdì e non sabato)  Si... No...? Va beh, scusate la banalità ma non ho resistito tra la festa e la febbre di Rebecca, anche se la sua è alla lettera, non come quella del film. 
Ma dettagli. 

E... Niente, vi auguro una buonanotte, spero ci vedremo presto con il prossimo capitolo! 

Signorina Granger 

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Capitolo 26
*** Patronus ***


Capitolo 21: Patronus  



“Giorno a tutti!” 


Vincent lanciò a Rebecca uno sguardo seccato, parlando in tono piatto mentre la ragazza prendeva posto davanti a lui:

“Che diamine ci fai qui?”

“Faccio colazione.”    


Rebecca alzò gli occhi al cielo, interrompendo Vincent che aprí la bocca per dire qualcosa:

“Non sono un’invalida e non voglio stare un altro giorno chiusa in camera... Mi è passata la febbre, ergo oggi torno a lezione.” 


A quelle parole Vincent lanciò uno sguardo a Shay in segno di richiesta d’aiuto, ma la bionda, seduta accanto all’amica, sollevò le sopracciglia come a fargli capire che non c'era speranza: se Rebecca si metteva in testa qualcosa era impossibile smuoverla.


“Buon per te, altrimenti ti perdi tutte le lezioni sui Patronus... Ci lavoriamo da lunedì ma i risultati non sono stati dei migliori... Nessuno, a parte Scorpius e Albus, è riuscito a dare una forma precisa al suo Patronus.”

Sospirò Isaac in tono quasi deluso, mentre invece sulla faccia di Malfoy compariva un sorrisetto soddisfatto: era stato il primo a riuscire ad evocare un Patronus, usando come ricordo quello in cui aveva conosciuto Albus sul treno per Hogwarts... In pochi tentativi era riuscito nell’impresa e il suo Patronus aveva assunto la forma di un falco.


“Beh, sta’ pur certo che oggi ci riusciremo anche noi, così non dovremo più sentirti pavoneggiarti...”

Clara lanciò al fidanzato un’evidente occhiata di sfida, mentre Scorpius le rivolse invece un sorrisetto beffardo: alla ragazza non andava giù essere stata battuta sul tempo dal suo migliore amico e dal suo ragazzo, lo sapevano entrambi.


Se non altro, Albus aveva invece il buon senso di tenere la bocca chiusa e di non sbandierare ai quattro venti la velocità con cui era riuscito ad evocare un Patronus formato perfettamente: probabilmente aveva ereditato il talento di suo padre, i suoi zii e sua madre gli aveva più volte detto che a 13 anni sapeva già evocare un Patronus a forma di cervo. 

Sapendo che anche quello di suo nonno James era un cervo, Albus si era sempre chiesto se anche il suo avrebbe avuto quella forma... E invece no. Il suo Patronus, che era riuscito ad evocare correttamente il giorno prima, aveva assunto la forma di un Husky. 

Si sarebbe aspettato tutto, ma di certo non un cane...


Come ricordo aveva usato la conversazione avuta con suo padre appena prima di salire sull’Espresso per Hogwarts per la prima volta, quando l'aveva rassicurato sulla Casa dove sarebbe stato Smistato (proprio Serpeverde, alla fine). Aveva chiesto a Scorpius che ricordo avesse usato, ma l'amico era stato piuttosto vago e non aveva rivelato un granché.

Albus lanciò uno sguardo ai compagni, tutti seduti al suo stesso tavolo... Sembravano tutti pensierosi e nessuno stava parlando poi molto (fatta eccezione per Vincent e Rebecca, che stavano discutendo per divergenze di opinioni).

Se,brava che tutti stessero pensando al ricordo da usare per riuscire, finalmente, ad evocare un Patronus... Erano tutti determinati a riuscirci quel giorno, dopo due di tentativi.



“Oggi cambio ricordo... Evidentemente quello che ho cercato di usare ieri non è abbastanza felice.”   Osservò Thomas in tono pensieroso mentre spalmava della marmellata su una fetta di pane. 

Shay, seduta accanto a lui, inarcò un sopracciglio e gli chiese di che ricordo si trattasse, ma il ragazzo si limitò a sorridere con fare beffardo, scuotendo appena il capo:

“Non te lo dico... Te lo dirò solo se riesco ad evocare un Patronus formato.”


“Cosa? Dai, lo sai che sono curiosa... Non tenermi sulle spine!”

Ma Thomas si limitò a ridacchiare e la bionda sbuffò, incrociando le braccia al petto e dichiarando che, per ripicca, nemmeno lei gli avrebbe detto che ricordo avrebbe usato.


Thomas alzò gli occhi al cielo ma Shay sembrò non badarci, voltandosi e rivolgendo l’attenzione su Vincent e Rebecca, guardando i due con curiosità mentre discutevano a mezza voce sul fatto che la ragazza tornasse a lezione dopo tre giorni di febbre alta.

Shay li guardò, un po’ accigliata: in effetti non aveva chiaramente capito cosa era successo tra quei due... Venerdì lei e le altre erano tornate in camera verso le due e avevano trovato Rebecca che dormiva profondamente sul suo letto e Vincent seduto accanto a lei.

Inutile dire le loro reazioni: Shay si era bloccata sulla soglia a bocca aperta, mentre tutte e cinque si chiedevano mentalmente la stessa cosa: che accidenti ci faceva Vincent Nightray in camera loro? E non sembrava nemmeno ubriaco...

Lui ovviamente non si era dilungato in spiegazioni dettagliate, limitandosi a rivolgere alle ragazze il suo solito sorriso enigmatico, alzandosi dal letto di Rebecca e congedandosi con una sola frase:

“È crollata venti minuti fa... Credo che abbia la febbre.” 


Le cinque non avevano fatto in tempo a chiedergli nulla perché il biondo si era dileguato alla velocità della luce, probabilmente intuendo le loro intenzioni e non avendo voglia di sorbirsi un interrogatorio.

Interrogatorio che, ovviamente, Rebecca si era beccata al suo posto la mattina dopo quando si era svegliata con un gran mal di testa, trovandosi Shay davanti con una faccia inquisitoria:





“È successo qualcosa tra voi ieri sera?” 

“Shay ti prego, ho mal di testa...”

“Sì, lo so. Vincent ha detto che hai la farebbe, secondo lui.”

Rebecca si mise una mano sulla fronte, sentendola più calda del normale. La Tassorosso aveva sbuffato, facendo sprofondare la faccia nel cuscino mentre Shay non demordeva: le altre erano tutte a fare colazione, quindi poteva farle domande e romperle le scatole in tutta calma e tranquillità.

La bionda si era seduta sul letto dell’amica, decisa ad estorcerle informazioni e senza smettere di parlare:

“Rebecca Hastings, sei la mia migliore amico quindi devi dirmelo per forza! Vi siete messi insieme e non me l’hai detto per caso?” 


Il tono di Shay era quasi accusatorio e Rebecca arrossì di colpo, tenendo però la faccia premuta sul cuscino per evitare di darlo a vedere:

“Ma certo che no, Shay... Te l’avrei detto.”


“Te l'avrei detto?”

“Non è la risposta corretta?”

“No, la risposta corretta era ‘ma cosa stai dicendo, io con Nightray? Mai nella vita!’ mi nascondi qualcosa, Bex?” 


Sapendo di non avere scampo Rebecca si era girata per guardare l'amica in faccia, sperando che il rossore fosse sparito. Aveva borbottato così a voce bassa e velocemente che Shay non aveva capito proprio un bel niente, anche se stava quasi ridendo all’imbarazzo dell’amica... Rebecca non si imbarazzava, mai.

“Scusa, puoi ripetere? Non ho capito.” 


Rebecca l'aveva guardato con sguardo omicida, sospirando prima di parlare una volta per tutta in tono piatto più velocemente del normale:

“Ci siamo baciati... Soddisfatta, razza di curiosa?” 


Le due amiche di erano guardate per un attimo e poi Shay aveva reagito allo stesso modo di Rebecca quando lei aveva baciato Thomas: si era messa a ridere, lasciandosi cadere di schiena sul letto dell’amica. 

“Si può sapere che ci trovi di divertente?”

“Tu... Tu e Nightray! Non ci credo, non l'avrei mai pensato... Cioè, avevo il sentore che ti ronzasse intorno naturalmente... Aspetta, devo dirlo a Thomas e ad Isaac!”


La bionda di alzò dal letto senza smettere di ridere, mentre invece l'amica sgranò gli occhi con orrore, cercando invano di fermarla:

“Che? No Shay, non devi dirlo a nessu-“

Ma Shay aveva già aperto la porta della camera per uscire, bloccandosi: davanti a lei c'era proprio Vincent, con tanto di braccio alzato come se stesse per bussare.

I due si guardarono per un attimo e poi lui le rivolse un sorriso:

“Ciao Mitchell... Sono venuto a salutare l’invalida.”

“Non sono affatto invalida!”


Nessuno dei due sembrò però sentirla, mentre Shay sorrideva al ragazzo, facendogli l’occhiolino prima di spostarsi per farlo passare, uscendo dalla stanza ridacchiando.

Rebecca sospirò, seduta sul letto e con il cuscino appoggiato sulle gambe, dove appoggiò la testa come se volesse solo scomparire. 

L'avrebbe uccisa, Shay... La sua amica sarebbe stata sepolta ben presto in una bara. 


                                                                                 *

“Buongiorno ragazzi... E bentornata, Rebecca. Oggi riprendiamo con i Patronus, chissà che non vada meglio di ieri. Voglio che almeno metà di voi riesca ad avocarne uno formato, d’accordo? Se finora non ci siete riusciti, provate a cambiare ricordo... Dovete pensare a qualcosa di davvero felice.” 


Un mormorio generale si diffuse tra i 13 ragazzi dopo le parole di Sean, che non aggiunse altro mentre tutto impugnavano le bacchette.   Scorpius e Albus invece presero comodamente posto su due sedie dopo aver chiesto il permesso all’istruttore con lo sguardo. 


Sean iniziò a passeggiare intorno ai ragazzi, mettendoli leggermente in agitazione anche se tutti si sforzarono di non darlo a vedere mentre, esattamente come nei due giorni precedenti, cercavano di concentrarsi su un ricordo particolarmente felice e positivo. 


Violet respirò profondamente, gli occhi chiusi e la bacchetta stretta in mano. Stufa di quella situazione di stallo, ripercorse mentalmente quel lontano Natale, rivedendo ancora una volta l'enorme regalo nel salone, i volti sorridenti dei suoi genitori e poi l'armadio con dentro i suoi regali...

Doveva riuscirci, un volta per tutte... Quello era uno dei ricordi più intensi che aveva, se non avrebbe funzionato con quello non sapeva proprio come fare.
 

“Expecto Patronum.”


La giovane Grifondoro aprì gli occhi mentre pronunciava l'incantesimo per l'ennesima volta, stupendosi notevolmente e sorridendo con sollievo a ciò che vide: 

ce l'aveva fatta, finalmente... Una colomba d'argento era uscita dalla punta della sua bacchetta. Planando sopra le teste dei suoi compagni che alzarono lo sguardo per guardare il Patronus luminoso con ammirazione.


“Brava Violet... visto? Non è poi così difficile. Avanti ragazzi, continuate a provare!” 


Violet sorrise alle parole di Sean, che ricambiò mentre i compagni si ridestavano, smettendo di guardare il Patronus della Grifondoro per tornare a concentrarsi.


Violet seguì la sua colomba con lo sguardo per un paio di istanti e poi l'animale sparì... Ma la ragazza non ci fece troppo caso, pensando ad altro: forse poteva dire, per una volta, di dover ringraziare suo padre... Il ricordo che riguardava anche lui le aveva permesso di dare forma al suo Patronus per la prima volta. 

                                                                           *

Julian chiuse gli occhi, tornando mentalmente indietro nel tempo di alcuni anni.

Non era più all’Accademia, era a scuola... In sella alla scopa di Elijah, con la mazza da Battitore in mano.

Eleanor aveva appena preso il Boccino... Avevano vinto la partita, anche se Julian non stava giocando con la sua squadra ma con Grifondoro. 

Era la sua prima partita e avevano vinto... E in quel momento Julian Nott si era reso conto di cosa voleva fare nella vita: voleva giocare a Quidditch.


Julian pronunciò la formula senza aprire gli occhi, restando nel campo da Quidditch di Hogwarts con la mente.

Un’esclamazione di sorpresa accanto a lui gli fece aprire gli occhi e il ragazzo sorrise istintivamente vedendo la bellissima volpe artica che era uscita dalla sua bacchetta.

Ce l'aveva fatta, finalmente.


“Non è giusto, mi sento una cretina! I miei amici ci riescono e io no.”  Sbuffò Clara parlando in tono quasi affranto mentre osservava la volpe arriva che aveva iniziato a trotterellare tra i compagni, guadagnandosi sguardi ammirati da tutti. 

Julian sorrise all’amica, mentre dall'altra parte della sala Albus e Scorpius applaudivano in direzione dell’amico:

“Abbi pazienza, se ce l'abbiamo fatta noi puoi benissimo farlo anche tu, Clara... Coraggio, tifiamo per te.”

Julian assestò all’amica una pacca su una spalla mentre il suo Patronus spariva. Clara annuí senza dire nulla, serrando la presa sulla bacchetta mentre Julian si avvicinava con cipiglio soddisfatto verso i due amici.


Julian aveva ragione... Lei non era certo da meno rispetto ai tre ragazzi... Se ce l'avevano fatta loro anche lei poteva farlo benissimo. 

La Serpeverde sospirò prima di riprovarci una, due volte... Un forte alone di luce bianca usciva dalla sua bacchetta, senza però nemmeno l'ombra di un animale.

Imprecando mentalmente la ragazza chiuse gli occhi, facendo mente locale e dicendosi di calmarsi un attimo prima di riprovare. 

Un ricordo felice

Aveva provato con il primo bacio con Scorpius e con quel ricordo era riuscita ad evocare per la prima volta il Patronus, anche se non formato.
Aveva provato con la prima riunione nella Confraternita, con dei momenti con sua madre e altri con Albus, Julian e Scorpius anche avevano fatto visita insieme a Malfoy Manor in estate... Niente. 

La Serpeverde continuò a tenere gli occhi chiusi, rilassandosi mentre un ricordo si faceva strada nella sua mente... Non ci aveva ancora provato, con quello.

Beh, non aveva nulla da perdere dopotutto... Tentar non nuoce. 


Con la mente tornò a più di sei anni prima, durante una delle prime lezioni di Pozioni... La prima volta in cui aveva parlato con Albus Severus Potter. 

Erano finiti in banco insieme ma il loro incontro non era stato tra i più pacifici: avevano finito con il discutere perché entrambi sostenevano di essere in grado di preparare la pozione più velocemente dell'altro... 
Alla fine la sfida si era conclusa in parità e i due ragazzini si erano salutati con un mezzo complimento:  ‘Non sei male, Potter...’ E ‘Neanche tu.’ 

Clara sorrise appena, tenendo ancora gli occhi chiusi: a quel tempo nessuno dei due avrebbe detto di aver appena trovato un grandissimo amico... Buffo come le cose possano cambiare, nel tempo.


“Expecto Patronum.” 




La Serpeverde aprì gli occhi, sorridendo al vedere finalmente un animale argenteo uscire dalla sua bacchetta in un alone di luce: un bellissimo lupo bianco.


Clara sorrise, soddisfatta mentre Albus, Scorpius e Julian fischiavano e applaudivano, ridendo allo stesso tempo.

Clara si voltò verso di loro e accennò un inchino senza smettere di sorridere per poi scoppiare a ridere mentre si avvicinava ai tre, abbracciando istintivamente Albus.


“Come mai tutto questo affetto improvviso?”

“Sta’ zitto Potter... Sappi solo che ti voglio bene.”


                                                                                    *

Thomas guardò per un attimo il lupo bianco di Clara prima che il bellissimo animale magico svanisse in una nuvola argentea, velocemente così come era apparso.

Il ragazzo spostò l'attenzione dal Patronus altrui e si costrinse a concentrarsi di nuovo, rievocando un ricordo poco lontano.

Aveva provato con la sua prima partita di Quidditch, ma senza successo... Così aveva deciso di cambiare e provare con un altro ricordo, più felice del primo e che sperava avrebbe funzionato.

Thomas tornò indietro di poco meno di un mese, quando stava per partire per le vacanze di Natale... Rivide Shay camminare verso di lui con passo deciso e gli sembrò quasi di sentire ancora una volta le labbra della ragazza premute sulle sue mentre spostava realmente lo sguardo su di lei:

“Expecto Patronum.” 

Dopo due giorni e una mattinata intera di tentativi Thomas sorrise, guardando con sollievo e soddisfazione allo stesso tempo il suo Patronus uscire finalmente dalla sua bacchetta in un alone di luce argentea.

Una lepre saltò fuori dalla bacchetta del ragazzo, iniziando a saltare e correre in mezzo ai suoi compagni di scuola, che si voltarono istintivamente per osservarla.

Thomas sorrise vedendo Shay distogliere lo sguardo dalla lepre per posarlo su di lui, inarcando un sopracciglio con fare interrogativo: non aveva dimenticato le parole del ragazzo a colazione... Doveva dirle che ricordo aveva usato per evocare il Patronus. 


Il moro si limitò però a farle l’occhiolino mentre lei gli si avvicinava con lo stesso passo deciso di quel giorno alla stazione, determinata a raggiungere il suo obbiettivo:

“Eh no caro, non mi scappi! Voglio sapere che ricordo hai usat-“ 


Per tutta risposta Thomas la prese per un braccio, attirandola verso di se e baciandola.

Quando si staccarono Shay rivolse al ragazzo un sorriso prima di mormorare:


“Sai una cosa? Mi hai appena dato uno spunto su quale ricordo usare.”

“Beh, impegnanti allora.”  


Thomas le rivolse un sorriso prima di allontanarsi, permettendole nuovamente di provare l'incantesimo.


                                                                                       *

Eleanor spostò lo sguardo dal corvo argentato che voleva sopra le teste dei compagni.

Anche Nightray era riuscito ad evocare il suo Patronus con una forma... E Eleanor non aveva nessuna intenzione di essere da meno degli altri.


Aveva provato con diversi ricordi, dalla sua prima partita di Quidditch all’arrivo della lettera di ammissione ad Hogwarts... Forse era arrivato il momento di cambiare, visti i risultati non eccezionali.


La Grifondoro si concentrò su quando aveva visto la sua sorellina, Marguerite, per la prima volta. Erano passati quattro anni dalla nascita, ma la ragazza ricordava benissimo quando l'aveva vista per la prima volta in braccio a suo padre è avvolta in un asciugamano rosa pallido. 

Fortunatamente Marguerite era nata in estate, così aveva potuto esserci quando era nata... Che fortunata coincidenza.


“Expecto Patronum.” 


Pronunciando la formula con fermezza Eleanor ripensò a sua sorella nata da meno di un'ora in braccio a lei, quando suo padre glie l'aveva messa tra le braccia.


Eleanor sorrise al ricordo e immediatamente un alone di luce uscì dalla sua bacchetta, seguito da un bellissimo cigno d’argento.

Ce l'aveva fatta, finalmente.

La ragazza udì Sean farle i complimenti e gli rivolse un lieve sorriso, soddisfatta e sollevata allo stesso tempo: ci aveva messo un po’, ma l’importante era esserci riuscita, alla fine. 

                                                                                     *

Non era più all’Accademia, nella grande aula illuminata grazie alle finestre aperte. 
Non era più Gennaio inoltrato... Faceva più caldo e c'era il sole.

Era in spiaggia e il cielo era sereno.


Era il suo compleanno e Declan si lasciò sfuggire un sorriso, mentre riviveva l'ultimo compleanno passato con i genitori. Era piccolo e lo ricordava appena, ma il correre e giocare sulla sabbia della costa sud dell’Inghilterra con i genitori gli era rimasto impresso nella mente anche a distanza di anni.

Era uno dei pochi ricordi felici della sua infanzia, quasi l'unico relativo si genitori.

Se non avrebbe funzionato quello, poteva dichiararsi arreso.


“Expecto Patronum.” 


Declan sorrise, guardando soddisfatto la pantera che era appena uscita dalla punta della sua bacchetta...
Una pantera.

In effetti si era chiesto diverse volte che forma avrebbe avuto il suo Patronus, non aveva mai pensato ad un felino... era piacevolmente sorpreso.


Il giovane Tassorosso ringraziò mentalmente i genitori mentre il grosso animale si avvicinava con curiosità ai suoi compagni, facendo quasi sobbalzare Shay, che per un momento pensò di avere accanto una pantera vera.


Li ringraziò per quel bellissimo compleanno, che rimaneva il migliore della sua vita e rappresentava uno dei suoi ricordi più felici. 

                                                                                    *

Abigail sbuffò, seccata dall'essere una tra gli ultimi a non essere ancora ancora riuscita ad evocare un Patronus formato.

La lince di Isaac sparì in una nuvola argentea e Abigail si ridestò, dicendosi mentalmente di concentrarsi per riuscire a sua volta a dare una forma al suo Patronus. 

La Serpeverde si sforzò di pensare ad un ricordo particolarmente piacevole, soffermandosi con la mente a quando le era arrivata la tanto agognata lettera per Hogwarts, lo Smistamento con la voce del Cappello Parlante che l’assegnava come aveva sperato alla Casa verde e argento e poi ai momenti passati in Dormitorio con Joanna e le altre sue compagne, che le rivolgeva o sguardi ammirati e pendevano dalle sue labbra mentre parlava, raccontando delle sue prime relazioni.


“Expecto Patronum.” 


In un primo momento Abigail sorrise, vedendo un animale uscire finalmente dalla punta della sua bacchetta.
Era un volatile e, guardandolo meglio mentre volava per la sala distraendo tutti con il verso non proprio gradevole, la ragazza poté constatare che si trattava di una gazza ladra.


Una gazza? Beh, non era quello che si aspettava... E forse non era nemmeno da andarne molto fieri, ma era comunque l'animale che evidentemente la rappresentava.

Gli occhi chiari della Serpeverde seguirono il volo del Patronus finché non sparì, non sapendo cosa pensare...

Una gazza ladra... Non sapeva molto su quegli animali se non, come tutti, che fossero attratte dalle cose di valore.

Abigail a quel punto non poté fare a meno di sorridere, quasi divertita: beh, forse era davvero così, pensandoci meglio...

                                                                                             *

Rebecca uscì dall’aula per ultima, quasi sbuffando: aveva provato e riprovato un milione di volte, ma alla fine non era riuscita a dare una forma al suo Patronus...  E il fatto di essere l'unica la frustrava non poco, anche con la consapevolezza di aver iniziato a provare l'incantesimo due giorni dopo rispetto agli altri. 

Alla fine anche Shay era riuscita a dare una forma al suo Patronus, che aveva fatto un po’ ridere entrambe: un orsetto lavatore, tenero quanto insolito.


Rebecca, che si era fermata più degli altri per continuare a provare spinta dalla solita testardaggine, fece per raggiungere la mensa ma venne fermata: si sentì afferrare all’improvviso per un braccio e un momento dopo si ritrovò davanti a Vincent accanto al muro del corridoio.


“Non demordi eh? Ti diverti così tanto a farmi prendere spaventi ogni due per tre?” 

“Non sai quanto... In ogni caso, quanto ci hai messo? È da mezz'ora che sono qui fuori ad aspettare che tu esca!” 


Il biondo si dipinse in faccia il suo solito broncio infantile e la Tassorosso sbuffò appena, guardandolo tra il divertito e l’esasperato:   Vincent Nightray probabilmente non era abituato ad aspettare nessuno, le ragazze in special modo.   Sfortunatamente per lui, aveva trovato pane per i suoi denti.

La ragazza inarcò un sopracciglio, ricordando che il ragazzo era effettivamente uscito dall'aula diverso tempo prima di lei... 

“Ti sei davvero appostato qui fuori? È un po da stalker...” 


“Lo so.” 

Vincent sorrise e fece per chinarsi per baciarla, ma Rebecca lo bloccò per fargli una domanda:

“Che ricordo hai usato per evocare il Patronus? Il tuo ha preso forma, alla fine.” 


Vincent annuì con un cenno del capo, ricordando con soddisfazione il corvo a cui era riuscito a dare vita:

“Ho pensato alla prima volta in cui ho fatto questo.” 


Vincent si chinò nuovamente per baciarla e, con gran sollievo del ragazzo, questa volta Rebecca non si oppose... Proprio per niente. 


                                                                                        

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Capitolo 27
*** Antidoti ***


Capitolo 22: Antidoti 




Dopo un’intera settimana passata ad esercitarsi con i Patronus usando anche un Molliccio che aveva assunto la forma di un Dissennatore davanti a Sean, per i giovani studenti di Hogwarts era arrivato di cimentarsi con una materia a loro decisamente conosciuta: Pozioni.

Quando, il lunedì mattina, i 13 studenti avevano raggiunto la loro aula era rimasto quasi scioccati: si sarebbero aspettati di tutto, ma non certo di vedere dei calderoni appoggiati su dei banchi!


Alcuni ovviamente non erano stati molto felici della novità, non sentendo affatto la mancanza della materia.

Sean però non aveva sentito scuse, ordinando ai ragazzi di dividersi in coppie (questa volte libere) per iniziare a lavorare con gli Antidoti.

Per due giorni si erano dedicati a quelli più semplici studiati anche ad Hogwarts, ma il mercoledì avrebbero cominciato con l’Antidoto per veleni rari, molto più complesso.




“So che speravate di fare altro oggi, ma non abbiamo ancora finito con gli Antidoti, che in caso di necessità possono sempre servire... Dividetevi a coppie e poi cominciate, vi ho già scritto la ricetta.”


Tra i ragazzi si diffuse qualche mormorio di protesta, ma nessuno osò obbiettare nulla ad alta voce e si divisero così in coppie, lieti che almeno potessero formarle loro... Non come alla prima lezione. 


I 13 studenti si divisero nei 6 banchi muniti di attrezzi e un calderone ciascuno, mentre Sean sedeva su una sedia e li guardava con cipiglio quasi divertito: ecco cosa si provava a fare l'insegnante, allora... Non era niente male come sensazione. 

La ricetta per la preparazione dell’Antidoto era scritta alla lavagna fatta magicamente comparire da Sean, cosa che contribuiva maggiormente a far sembrare la stanza una vera e propria aula di Hogwarts. 


“Beh, cominciamo... Sembra complicata.” 

Osservò Scorpius inarcando un sopracciglio mentre teneva gli occhi chiari fissi sulla lavagna. 
Julian rivolse all’amico un’occhiata eloquente, come a volergli dire ‘Ma va?’  mentre Albus, che si era messo a lavorare con loro visto che erano dispari, andava a prendere gli ingredienti necessari.



“2 carapaci di Banfello, 1 corno di Graforno, 5 petali di Dittamo, 2 semi di Fuoco freddi e 8 pungiglioni di..” 

Vincent inarcò un sopracciglio, assottigliando gli occhi per riuscire a leggere la scrittura un po’ contorta di Sean:

“Pungiglioni di Billywig.” 

Completò Rebecca al posto del ragazzo, raggiungendolo al banco e appoggiando i suddetti pungiglioni sul ripiano di legno. 

Il biondo rivolse alla ragazza uno sguardo di traverso, chiedendole come facesse a capire la scrittura dell’istruttore. Per tutta risposta la mora rivolse al ragazzo un sorrisetto, dichiarando che tra persone con una pessima scrittura si capivano perfettamente. 


“Effettivamente, hai davvero una pessima scrittura.” 

Vincent sorrise e Rebecca gli diede un pugno sul braccio, mentre accendeva il fornello con la bacchetta per iniziare a far bollire l’acqua. 

“Sai, non posso fare a meno di pensare che tre settimane fa non ti saresti mai messa volontariamente a lavorare in coppia con me.”

“È vero... Probabilmente ho sbattuto la testa da qualche parte, in effetti quella sera mi girava parecchio la testa... Sai, prima che tu mi baciassi.” 

Vincent sbuffò appena, una mano appoggiata sul banco e l'attenzione per l’Antidoto improvvisamente dissolta nel nulla mentre parlava con Rebecca:

“Certo, come no... Altro che botta in testa, era per la febbre.”

“Appunto! Era così alta che mi sono fatta baciare da Vincent Nightray.” 


“Lo dici come se l'avessi fatto contro la tua volontà, tesoro.” 


Rebecca rise appena, lanciando al ragazzo uno sguardo divertito che lo fece ribollire leggermente: possibile che quella ragazza potesse irritarlo e provocarlo come nessun altro?

Ovviamente lei si divertiva moltissimo a farlo arrabbiare sull’argomento, esattamente come lui si era divertito per anni a piombare all'improvviso da ogni angolo e farle prendere infarti. 

Occhio per occhio, finalmente.


“Non ho avuto granché modo di evitarlo in effetti... Mi sei praticamente piombato addosso.” 


Vincent incrociò le braccia al petto a quelle parole, fulminando la ragazza con lo sguardo:

“Se ti ha dato tanto fastidio, vedrò di non farlo più.” 


Rebecca alzò lo sguardo sul ragazzo, inarcando un sopracciglio al vedere l'aria cupa che aveva assunto il biondo: era più che abituata ai suoi bronci... Possibile che si fosse offeso seriamente?

La mora gli mise la mano su una spalla, sorridendo appena:

“Dai Vincent, scherzavo... Dovresti saperlo che mi piace prenderti in giro, non ti sarai offeso per davvero!” 

Rebecca Hastings si stampò in volto il sorriso più dolce che riuscì a trovare, ma il biondo continuò a bruciacchiare i semi di Fuoco con la magia senza dire nulla, tenendo lo sguardo basso.

Rebecca per tutta risposta sospirò, scuotendo appena il capo: maschi. Che bambini. 


                                                                                 *

“Ok, allora... Sean ha scritto che bisogna bruciare i semi di Fuoco...”

“Fatto.” 

“E poi versare il liquido ottenuto nel calderone. Dici che è liquido, questo?” 


Eleanor e Violet osservarono con aria critica il liquido formato dalla combustione dei semi di Fuoco, entrambe non convinte al 100%:

“In effetti forse è un po’ denso... Ma credo che dobbiamo comunque provare, no?” 

Osservò Eleanor inarcando un sopracciglio, sollevando il tagliere di legno che avevano usato per lasciare che il liquido rosso scivolasse nel calderone. 


“Che ansia, mi sembra di essere tornata a scuola... Dici che Sean ci metterà il voto?” 


Domandò Violet facendo un paio di passi indietro esattamente come la compagna, mentre entrambe osservavano la pozione in preparazione che scoppiettava rumorosamente. 


“Beh, spero di no! E in caso, spero che sia più indulgente di Lumacorno!” 

Rispose Eleanor sorridendo, ricordando le prediche ormai note dell’anziano professore di Pozioni ma che ancora non si era deciso ad andare in pensione. 

Al sentire il nome del professore Violet piegò le labbra in una smorfia, ricordando fin troppo bene quando l'insegnante aveva cercato di inserirla in quel dannatissimo Lumaclub...  tutto merito del cognome che portava, ovviamente.

Eleanor sembrò pensare la stessa cosa ma ebbe il buon senso di non dire nulla, trattenendosi però dal sorridere: conosceva abbastanza Violet Zabini da sapere che odiava essere considerata solo per il cognome...  Esattamente come Albus.


Avere i genitori famosi può essere un brutto peso da portare, anche ognuno reagisce ovviamente a modo suo... La Grifondoro lanciò infatti un’occhiata di traverso a Scorpius, sapendo più che bene quanto, a differenza del suo migliore amico, andasse soddisfatto di chiamarsi Malfoy di cognome.

Ovviamente la famiglia aveva avuto un brutto periodo subito dopo la fine della Guerra, ma quando il ragazzo era nato tutto era tornato come ai vecchi tempi e la famiglia Malfoy aveva ripristinato tutte le sue ricchezze, continuando a suscitare rispetto e spesso anche un po’ di timore. 


“Quanto dobbiamo aspettare?”    Domandò Violet con una punta d’impazienza nella voce, facendo ritornare Eleanor alla realtà: la mora sembrò ridestarsi e lanciò uno sguardo alla lavagna per leggere le indicazioni di Sean prima di rispondere:

“Cinque minuti, circa... E li aspetterò volentieri, non muoio dalla voglia di ustionarmi con quella roba.” 

                                                                                     *

“Ma vuoi fare un po’ più piano? Stai facendo tremare tutto il banco!” 

Osservò Albus inarcando un sopracciglio, mentre teneva il calderone per il bordo come se avesse paura di vederlo incrinarsi.

Scorpius per tutta risposta sbuffò appena, riprendendo a pestare i pungiglioni con il manico d’osso un po’ con più calma.


“Secondo te è arrabbiato per qualcosa?”   Mormorò Julian a denti stretti rivolgendosi ad Albus, che lanciò uno sguardo al biondo prima di rispondere a voce molto bassa per non farsi sentire:

“Non che io sappia... Magari ha la giornata storta e basta.” 

“Si, come le ragazze quando hanno il ciclo...” 


“ANCORA CON QUESTA STORIA? Ma non avete altri argomenti?” 


Julian e Albus raggelarono al sentire la voce di Clara tuonare alle loro spalle. I due si voltarono e rivolsero all’amica due sorrisi innocenti, mentre Abigail rideva e Clara fulminava i due con gli occhi scuri.

Scorpius guardò i due amici accigliato, chiedendosi di cosa stesse parlando la ragazza che però gli fece segno con capo di lasciar perdere.


“Ops... Ma come fa a sentire sempre tutto?”   Mormorò Albus in tono allarmato rivolgendosi ancora a Julian, che si strinse nelle spalle come se avesse smesso di chiederselo da un bel po’ di tempo:


“Mi piacerebbe saperlo... Ha un udito incredibile!” 


“Guardate che vi sento, cretini... Sono dietro di voi, se non ve ne siete accorti.” 


I due amici si scambiarono uno sguardo, mentre entrambi pensavano alla stessa cosa: che la ragazza avesse le sue cose?  

Tuttavia ebbero il buonsenso di non aprire bocca e di chiudere l’argomento per evitare di finire con la testa dentro un calderone.


“Si può sapere che sta succedendo?”    Domandò Scorpius inarcando un sopracciglio mentre finiva di pestare i pungiglioni, guardando i due amici chiedendosi che accidenti avessero combinato.

I due però sorrisero di rimando contemporaneamente, affrettandosi a cambiare discorso visto che Clara aveva in mano un coltello che stava usando per incidere i pungiglioni... Ed era a due metri da loro.

Meglio non correre rischi.

                                                                            *

“Che razza di imbecilli...” 

Borbottò Clara a mezza voce, incidendo senza pietà i poveri pungiglioni di Billywig.  Abigail guardò prima i pungiglioni e poi la ragazza, inarcando un sopracciglio mentre sorrideva con fare divertito:

“Mi è sembrato di sentire parlassero del ciclo... Come mai ti sei scaldata tanto, se posso chiederlo?”


“Disiamo che ogni volta in cui mi vedono irritabile o nervosa mi chiedono se ho il ciclo. Ma cosa pensano, che le persone sono di cattivo umore solo in quella situazione? Che razza di idioti...” 


Abigail soffocò una risata, immaginandomi perfettamente Potter e Nott fare quell’insulsa domanda a Clara, che invece sembrava abbastanza seccata mentre continuava ad incidere i pungiglioni con il coltello.

La mora alzò lo sguardo, conscia che i due suddetti idioti si fossero girati a guardarla per assicurarsi che non si fosse arrabbiata... In tutta risposta li incenerì con gli occhi senza nemmeno alzare il capo e i due Serpeverde si affrettarono a voltarsi, probabilmente preoccupati dal coltello in acciaio che l'amica teneva in mano.


“D'accordo Clara, ma mi sento in dovere di dirti che quei poveri pungiglioni non ti hanno fatto niente di male... Smettila di torturarli!” 

Esclamò Abigail prendendo il coltello dalle mani della compagna per appoggiarlo sul banco accanto a lei mentre l'altra versava il liquido uscito dai pungiglioni nel calderone, facendo diventare la pozione in preparazione viola. 

“È giusto che prenda questo colore?” 

Domandò Clara in un po’ dubbiosa, ma Abigail annuì mentre andava avanti a leggere la ricetta alla lavagna, alzandosi in punta di piedi per vedere oltre la testa di Scorpius:

“Si, deve essere proprio viola... Coraggio, ci siamo quasi, dobbiamo mettere quella specie di corno adesso.” 

Le due ragazze spostarono entrambe gli occhi sul corno di Graforno, mentre pensavano la stessa cosa:  


Io non lo tocco.


                                                                                    *

“Ci sei?” 

“Si, credo... Ok, l’ho preso.”   

Shay tenne stretta la presa sulla pinza, stando attenta a non lasciar cadere di nuovo quel cavolo di corno. 

Riuscì finalmente a sollevarlo e a farlo cadere nella pozione ormai quasi pronta.  Il liquido viola si schiarì e cominciò a bollire leggermente mentre Thomas prendeva due Banfelli per toglierci il guscio, come indicato da Sean.

“Non vedo l'ora di finire... Mi sembra di essere ad una lezione super prolungata di Pozioni! Sono tre giorni che prepariamo antidoti...” 

Sbuffò il Grifondoro lanciando uno sguardo seccato a Sean, che sembrava divertirti un mondo dalla sua sedia. Ogni tanto l'istruttore si alzava a e gironzolava tra i ragazzi, che si sentivano praticamente come ad Hogwarts quando Lumacorno ficcava il naso nelle varie pozioni. 

“Tranquillo Tom, sono sicura che domani cambieremo programma... Quelli devi frantumarli.” 

Thomas annuì alle parole della bionda, spezzettando i gusci e pestandoli fino ad ottenere una polverina molto fine, come indicato. 

Il Grifondoro versò il tutto nel calderone e sia lui che Shay osservarono la pozione per vedere il cambio di sfumatura: il viola era diventato ancora più chiaro, quindi avevano fatto tutto correttamente.

“Bene, ci siamo quasi! Cosa manca adesso?” 

Domandò allegramente Shay mentre Thomas tendeva il collo per leggere alla lavagna, decifrando la pessima calligrafia di Sean:

“Devi mettere nella pozione 5 petali di Dittamo.” 

La bionda annuì e, preso il barattolo, aggiunse alla pozione i cinque petali. I due ragazzi a quel punto guardarono la pozione ribollire, pregando mentalmente che assumesse il colore giusto:  nessuno dei due aveva voglia di rifare tutto daccapo.

“Grazie al cielo, è azzurra!” 

Shay sospirò di sollievo prima di sorridere, dandosi il cinque con il fidanzato. 


“Siamo una bella squadra, io e te.”

“Ci puoi giurare, Fletcher!” 

                                                                              *

“Grazie al cielo è del colore giusto, non avrei avuto la minima voglia di rifare tutto.” 

Isaac quasi sospirò di sollievo, mentre Declan versava un po’ della pozione in una fiala dove c'era già un’etichetta con i nomi dei ragazzi. 

“Nemmeno io, in tutta onestà. Bene, è pronta per essere consegnata.” 


Declan sigillò la fiala con un tappo e sorrise soddisfatto, tirandole tra le dita e osservando la sfumatura azzurra dell’Antidoto, esattamente quella descritta da Sean alla lavagna. 

Ormai tutti avevano finito di preparare l’Antidoto e l’istruttore stava passando per i banchi per raccogliere le varie fiale che poi sarebbe state esaminate. 


“Però... Mai visto Nightray con una faccia così lugubre.” 

Osservò il Tassorosso inarcando un sopracciglio, mentre Isaac si voltava per guardare il biondo, in piedi dietro al banco opposto al loro.

In effetti non sembrava molto allegro e non aveva in faccio nemmeno il suo solito sorrisetto... Strano.

Tuttavia Isaac era abituato ai bronci volutamente infantili che spesso comparivano sul volto del ragazzo, quindi non ci diede molto peso e si strinse nelle spalle:


“Non farci caso, lo fa spesso...”

“Lo so, ma questa volta mi sembra come offeso sul serio... Chissà, avrà discusso con la Hastings magari.” 

Declan si strinse nelle spalle e lasciò cadere l'argomento, mente invece Isaac piegava le labbra in una smorfia:

La settimana prima Shay era piombata a colazione, il lunedì, con una faccia che prometteva uno scoop:  si era fiondata dal Corvonero e da Thomas e si era seduta davanti a loro, annunciando che aveva una notiziona da dare ai due ragazzi... Rebecca e Nightray stavano insieme.


Ovviamente ad entrambi per poco non era andata la colazione di traverso e finite le lezioni si erano precipitati nella camera delle ragazze per avere conferma da Rebecca.

Isaac ancora faticava a crederci, o forse preferiva evitare di pensarci. 


Quando Sean si avvicinò Declan consegnò la fiala all’istruttore, imitato da Rebecca.  Quando gli passò accanto, Isaac indirizzò all’amica uno sguardo interrogativo, avvenendo appena con gli occhi in direzione di Vincent.

Lei ovviamente non si fermò a dare spiegazioni e si limitò a roteare gli occhi, come a volergli dire di lasciar stare e che non era successo niente di importante.


Io non ne sarei così sicuro...

Pensò invece Isaac mentre Rebecca gli dava le spalle: dall’occhiata inceneritoria che gli aveva rifilato Nightray due secondi prima, forse era realmente offeso per qualcosa... Perché avesse guardato male lui però, rimaneva un mistero.


“Bene, finalmente si pranza... Sto morendo di fame!”     Osservò Declan avviandosi dietro agli altri fuori dall'aula, seguito da Isaac che si fermò per aspettare Thomas e Shay: 


“Ehilà, Isaac! Com’è andata?” 

“Bene, direi... Voi vi siete divertiti a giocare al piccolo chimico?” 

“Piccolo che?” 

“Niente, lascia stare Shay...” 

Isaac sorrise, mettendo le braccia sulle spalle dei due amici prima di uscire con loro dall’aula, diretti alla mensa per il tanto agognato pranzo.


                                                                                 *

Vincent teneva lo sguardo davanti a se, senza nemmeno vedere realmente Clara camminare tra Scorpius e Albus... Evidentemente la bufera era passata.

Aveva un po’ la testa per aria e stava decisamente pensando ad altro, quindi non faceva molto caso a ciò che succedeva intorno a lui... Però una voce decisamente familiare riportò alla realtà l’attenzione del ragazzo:

“Nightray.” 


Sentendosi chiamare il ragazzo si voltò istintivamente, permettendo così a Rebecca si prenderlo per il colletto della camicia e attirarlo verso di se, baciandolo di sua iniziativa per la prima volta.


Sei un cretino che fa l’infantile... Non si può proprio fare dell’ironia con te


Il messaggio era chiaro e Vincent sorrise sulle labbra carnose di Rebecca, compiaciuto: i suoi bei bronci davano sempre i loro frutti, in fin dei conti.

                                                                                         







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Angolo Autrice:


Ma quanto sono melensa ultimamente... Grazie al cielo mi rifaccio con la storia sugli Hunger Games, dove uccido praticamente tutti.
Grazie per le precedenti recensioni, oggi avevo voglia di scrivere sui nostri cari pargoli e quindi eccomi di nuovo qui XD 

Spero che vi sia piaciuto, ditemi che ne pensate! 

Buonanotte!

Signorina Granger 

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Capitolo 28
*** Duelli ***


Capitolo 23: Duelli 



“Oggi si duella.” 


Alle parole di Sean gli occhi dei 13 studenti s’illuminarono, tutti piuttosto entusiasti all’idea di duellare di nuovo. 

L'avevano già fatto un mese  prima ma poi si erano concentrati sui Patronus, gli Antidoti e poi avevano passato due settimane a lavorare sugli Incantesimi di Cammuffamento. 

All'inizio della penultima settimana di stage l’istruttore aveva quindi deciso di far divertire un po’ i ragazzi, cogliendo perfettamente il malumore da lunedì mattina che li aveva colpiti.


“Allora, faremo esattamente come il mese scorso... A mo’ di torneo. Chiamerò io le coppie che si sfideranno due per volta fino ad arrivare al ‘vincitore’.” 

Sean agitò la bacchetta e due pedane nere rettangolari comparvero nell'aula, una accanto all’altra e della lunghezza di circa 15 m ciascuna. 


Albus abbozzò un sorrisetto alla parola ‘vincitore’, mentre invece Clara fulminò l'amico con lo sguardo: l'altra volta aveva vinto lui, ma l'amica non aveva nessuna voglia di farlo vincere quel giorno.


Dopotutto Albus aveva passato anni a guardare suo padre e i suoi zii sfidarsi alle riunioni di famiglia... E negli ultimi due anni avevano cominciato a farlo pure i suoi cugini più grandi insieme a Ted Lupin sotto i consigli e gli insegnamenti di suo padre, zio Ron e occasionalmente anche di zia Hermione...

Nessuno dei cugini Potter-Weasley avrebbe mai potuto dimenticare il compleanno di Harry di un paio d'anni prima, quando Ron aveva fatto arrabbiare la moglie e alla fine si erano sfidati sul serio... Inutile dire che Hermione Granger aveva fatto mangiare la polvere a Ron Weasley. 



“Bene ragazzi, cominciamo... Chi vuole essere il primo?”


Sean sorrise battendo le mani, facendo vagare lo sguardo sui ragazzi:

“Vediamo... Direi Scorpius contro... Vincent, vieni tu? Come altra coppia facciamo Thomas contro Rebecca.” 

I due Serpeverde si scambiarono uno sguardo di pura sfida mentre invece Thomas e Rebecca si guardarono, entrambi sorridendo:  a volte sfidare un amico può essere più divertente che un rivale... Quantomeno, la si prende sul ridere e non troppo seriamente. 


                                                       
“Secondo te chi vince?”    Domandò a bassa voce Albus rivolgendosi a Clara, che sguainò un sorrisetto prima di parlare:

“Non saprei... però confesso che non mi dispiacerebbe se Nightray facesse abbassare un po’ la cresta al nostro caro Scorp.”


Albus sorrise in risposta, trovandosi d'accordo con l'amica mentre Scorpius, Vincent, Rebecca a Thomas salivano sulle pedane.

Sean si sistemò su una sedia accanto agli altri e diede il via alle ‘danze’ con un sorriso divertito: era passato un po’ dall'ultima volta in cui si erano esercitati con i duelli... Chissà che non avessero imparato qualcosa dalle esperienze precedenti.


                                                                                       *

“Guarda il lato positivo Tom... Tu sei bravo a volare, io in quello faccio pena!” 

Rebecca sorrise, avvicinandosi all'amico per restituirgli la bacchetta che aveva appena fatto volare dall'altra parte della stanza.

Il Grifondoro non poté non sorridere, trovandosi d'accordo con la ragazza mentre riprendeva possesso della sua bacchetta. 

I due amici scesero dalla pedana uno dietro l'altro, mentre un Vincent visibilmente soddisfatto strizzava l'occhio alla ragazza. 

Scorpius al contrario teneva le braccia conserte, abbastanza livido in volto: non amava perdere... Specialmente quando veniva battuto da uno come Vincent Nightray. 

Ovviamente Julian e Albus se la stavano ridendo, ma Clara fece di tutto per non imitarli: conoscendo il ragazzo, di certo Scorpius si sarebbe offeso a morte... Era abbastanza permaloso e Clara non aveva nessuna voglia di doverlo sentire predicare. 


“Ok ragazzi, andiamo con il secondo turno... Isaac contro Violet e Albus contro Julian.” 


“Sono combattuta su chi tifare.”  Osservò Clara mentre teneva gli occhi scuri fissi sui due amici mentre facevano i consueti passi per separarli l'uno dall'altro. 


“A me basta che non vinca Nightray... Se no poi chi lo sente.” 

Alle parole borbottate di Scorpius, Clara rivolse al ragazzo un'occhiata eloquente: il toro che dice cornuto all’asino... Ma la Serpeverde, se non altro, ebbe il buonsenso di tenere il pensiero per se. 

Mente Shay consolava Thomas e Vincent parlava con Rebecca a bassa voce, gli occhi di tutti gli altri più Sean erano puntati sulle due pedane, dove sia Albus che Isaac sembravano divertirsi moltissimo mentre i loro avversari erano in maggiore difficoltà:  Albus era piuttosto veloce e tartassava Julian di incantesimi, mentre per Violet riuscire a disarmare Isaac era quasi impossibile data la considerevole prontezza di riflessi del ragazzo, che parava e schivava tutti i colpi della Grifondoro. 

Dopo circa dieci minuti di estenuante competizione la bacchetta di Julian volò dalle mani del ragazzo, atterrando sul pavimento dell'aula mentre Albus sorrideva all'amico, soddisfatto.

“Beh, però sei stato bravo Julian!”

“Ridi Potter, ridi... La prossima volta ti concio per le feste.” 

I due Serpeverde scesero dalla pedana e Sean restituì a Julian la sua bacchetta, mentre ora gli occhi di tutti erano posati su Isaac e Violet.

Lei aveva un’espressione molto concentrata dipinta in volto come se si stesse impegnando al massimo, mentre il Corvonero appariva decisamente rilassato. 

“Expelliarmus!” 


Un guizzo di luce rossa colpì Violet e la bacchetta sfuggì di mano alla ragazza, che imprecò a mezza voce mentre seguiva con gli occhi l'arco che la bacchetta disegnò in aria prima di cadere sul pavimento, come quella di Julian poco prima.


Isaac piegò le labbra in un sorriso e scese dalla pedana dopo aver appellato la bacchetta di Violet per restituirla alla Grifondoro, che si avvicinò ai compagni con espressione un po’ seccata dipinta in volto. 


“Ok, prossimo turno... Declan contro Shay e Clara contro Eleanor.” 


“Stendila anche da parte mia.”  Mormorò Scorpius rivolgendosi alla fidanzata, che gli rivolse un sorrisetto prima di avvicinarsi alla pedana insieme alla Grifondoro: anche senza l’incoraggiamento di Scorpius, avrebbe comunque cercato di battere Eleanor... A Clara Lightwood non era mai piaciuto perdere. 



“Coraggio Shay, tifiamo per te!”    Shay rivolse a Thomas, Rebecca a Isaac un sorriso alle parole dell’amica, che ovviamente sperava vincesse... Giusto per far capire a Turner che non erano ‘buone solo a parlare’ come il Tassorosso aveva sostenuto in un paio di occasioni. 


“Secondo voi chi vince tra Clara e Eleanor?”    Domandò Isaac inarcando un sopracciglio, osservando le due ragazze. Erano molto simili e ciò le aveva portate ad un rapporto da nemiche/amiche, comportandosi spesso da rivali. 

Il fatto che Eleanor fosse l'ex di Scorpius, nonché attuale ragazzo di Clara, ovviamente aveva contribuito. 

“Non saprei... Ma tifo per Eleanor.”   Rispose Thomas e Violet annuì, entrambi fedeli alla loro Casa mentre invece Abigail inarcava un sopracciglio, ovviamente di tutt’altra opinione: non che avesse qualcosa in particolare contro la Andersen, ma tifava comunque come Clara. 


Il fatto che Violet fosse stata eliminata dal gioco un po’ quasi dispiaceva ad Abigail, anche se da una parte ne era contenta: non le sarebbe dispiaciuto potersi confrontare con la Grifondoro ed eterna nemica in un duello... Anche se il fatto che fosse stata eliminata al primo giro la lasciava comunque soddisfatta e divertita allo stesso tempo. 

Al contrario di quello tra i due Tassorosso, che si concluse con la vittoria di Declan, il duello tra Clara ed Eleanor fu abbastanza lungo: erano tutte e due piuttosto determinate e considerevolmente veloci, con buoni riflessi per parare gli incantesimi dell'altra. 

Mentre Julian e Scorpius tifavamo a gran voce per Clara, Albus teneva gli occhi verdi sulle due ragazze, combattuto sul per chi tifare.   Una era la sua migliore amica e l'altra era... Come definirla? 

Dire che Eleanor era sua amica di certo non era corretto, non erano mai stati amici e probabilmente non sarebbero mai arrivati ad un rapporto simile...

Al momento Albus poteva dire che avevano una relazione strana, non sapeva proprio come poterla chiamare. 

A lui piaceva ancora? Molto probabilmente si.
La cosa era reciproca? Aveva creduto per secoli che no, lui ad Eleanor non interessasse... Però forse ultimamente si era ricreduto.

Albus Potter ricordava benissimo il primo weekend passato all’Accademia, quando gli aveva parlato in terrazzo diversamente dal solito.
Si era scusata con lui per aver approfittato del suo dono per estorcergli velocemente il suo segreto alla festa della Confraternita e per non averci dato importanza... Era pur sempre venuta a sapere che provava qualcosa per lei, quella sera.


Quando aveva finito di parlare Albus aveva sorriso con sincerità, chiedendole se per  non avesse bevuto troppo: Eleanor che si scusava? Cosa abbastanza rara.

Anche lei aveva sorriso alle parole del ragazzo, riconoscendo di essere orgogliosa e di non ammettere spesso i propri errori. 

‘Sono piena di difetti’, così aveva detto... Ma ad Albus non poteva importare dei suoi difetti: a lui Eleanor Andersen piaceva in ogni caso. 

In ogni caso, da quella sera avevano iniziato a passare più tempo insieme... A conoscersi meglio, anche. 
Chissà che finalmente Eleanor non avesse cominciato a guardarlo con occhi diversi...


La voce di una Clara esultante riportò Albus alla realtà e il ragazzo poso gli occhi chiari sulla pedana, mentre Eleanor sbuffava e imprecava a mezza voce: non amava perdere... Anche se per Clara batterla era stata dura e quindi era comunque abbastanza soddisfatta. 

La Serpeverde sorrise e scese dalla pedana, avvicinandosi con cipiglio soddisfatto agli amici e al fidanzato.
Scorpius rivolse alla mora un gran sorriso come se fosse fiero di lei, mentre Julian le assestava una pacca sulla spalla:

“Brava la nostra Clara... Chissà se riuscirai a battere anche Al.”


“Non credo proprio.”   Clara si voltò verso l'amico, che sorrise beffardo mentre invece lei lo fulminò con lo sguardo: eccolo, era proprio li... Il ragazzino di 11 anni che aveva sostenuto di poter preparare la pozione più in fretta di lei. 

Ogni tanto lo rivedeva, ricompariva negli occhi verdi di Albus Potter... E ogni volta moriva dalla voglia di prenderlo a schiaffi o, in alternativa, di batterlo in qualcosa.

“Ah, davvero Potter? Questo è tutto da vedere...” 

I due si guardarono con sfida, lui sorridendo e lui invece perfettamente seria mentre Sean chiamava la prime coppie del secondo e ultimo giro:

“Ok ragazzi, andiamo avanti... Vediamo Vincent contro Abigail e poi Rebecca contro Declan.” 


“Bex, per favore vedi di batterlo anche da parte mia...”    Sibilò Shay a denti stretti rivolgendosi all'amica, che annuì prima di salire sulla pedana insieme al compagno di Casa. 

I due Serpeverde salirono sull’altra pedana e Vincent sorrise mentre estate va la bacchetta: si stava divertendo un mondo... Però quasi gli dispiaceva che Sean avesse messo Rebecca contro Turner, non gli sarebbe affatto dispiaciuto potersi confrontare con la ragazza che gli aveva dato filo da torcere per più di sei anni... Anzi, continuava a farlo tuttora.

                                                                                       *

“Bel lavoro Hastings.” 

Vincent sorrise in direzione di Rebecca, che ricambiò con soddisfazione mentre scendeva dalla pedana per la seconda volta:

“Grazie Nightray... Contraccambio.” 


Vincent guardò la mora avvicinarsi a Shay, che le sorrise per poi dirle qualcosa sottovoce: probabilmente la stava ringraziando per aver battuto Declan come ripicca. 

Anche lui aveva battuto Abigail... Quindi erano entrambi passati avanti. Chissà che Sean non li mettesse uno contro l'altro.


Gli occhi dell'istruttore, ancora seduto sulla sua comoda sedia, vagarono sui pochi ragazzi rimasti in gioco prima di chiamare la coppia successiva:   Albus contro Clara.


Un mormorio seguì le parole dell’istruttore, mentre tutti erano piuttosto curiosi di vedere uno scontro tra i due migliori amici... Albus era molto bravo ma Clara odiava perdere ed era molto determinata, oltre che notevolmente migliorata nel corso del mese passato. 

I due Serpeverde salirono sulla pedana, posizionandosi perfettamente a 10 m l'uno dall'altra, le bacchette in mano mentre si guardavano reciprocamente dritto in faccia, attenti al minimo movimento dell'altro.     Nessuno dei due voleva perdere, specialmente visto l'avversario... Clara specialmente, dopo le parole di Albus. 


“Cinque galeoni che lo stende...” 

Mormorò Julian rivolgendosi ovviamente a Scorpius, che come lui teneva gli occhi fissi sui due senza distrarsi nemmeno per un attimo:

“Ci sto.”      Il rampollo dei Malfoy sorrise senza nemmeno staccare gli occhi dalla pedana: sarebbe morto piuttosto di perdersi uno spettacolo simile... Vedere Clara che faceva il culo al suo migliore amico era decisamente una scena coi contro fiocchi. 

Il silenzio calò completamente nell'aula, mentre nessuno dei due ragazzi muoveva un muscolo e l'attenzione di tutti era completamente su di loro. 

Sembrava che ognuno stesse aspettando la prima mossa dell'altro... Specialmente Clara, che sembrava una leonessa appostata accanto ad una gazzella, in attesa di attaccarla.

Dopo qualche istante Albus fece per aprire la bocca per pronunciare l’incantesimo, ma Clara fu più veloce e lo batté sul tempo, scagliandogli contro l'incantesimo di disarmo non verbalmente e cogliendolo quindi in contropiede. 


Le risate di Julian, Eleanor e Scorpius riempirono l'aula e i due Serpeverde applaudirono pure, anche se Scorpius dovette dare i 5 galeoni a Julian con un po’ di riluttanza. 

Clara rivolse all'amico un sorrisetto prima di scendere dalla pedana e avvicinarsi agli amici, mentre Albus rivolgeva a Julian e a Scorpius un'occhiata di fuoco:

“Non provate nemmeno a ridere o a dire qualcosa...” 

I due trattennero a stento le risate, mentre Scorpius rivolgeva alla ragazza un sorriso compiaciuto è divertito allo stesso tempo:

“Ben fatto tesoro, hai fatto abbassare un po’ la cresta a Potter...” 


“Ha parlato la modestia fatta persona...” 

“Taci, Potter. Almeno io non mi sono fatto battere dalla mia migliore amica dopo averle detto che l'avrei stracciata di sicuro.” 


                                                                                 *

Dopo il duello tra Clara e Albus Sean aveva fatto salire sulla pedana la ragazza e Isaac, che alla fine era riuscito a battere la Serpeverde, anche se con qualche difficoltà.

Ormai in ‘gara’ erano rimasti lui, Vincent e Rebecca e Sean fece duellare quest’ultimi per far prendere ad Isaac un po’ di fiato, mentre gli occhi di tutti erano puntati su duellanti e il silenzio completo era calato nella stanza, interrotto solo dagli incantesimi che i due si lanciavano.


Entrambi sembravano come divertirsi sulla pedana, anche se erano uno contro l'altro... Anzi, forse si divertivano proprio per quel motivo.  Sia il Serpeverde che la Tassorosso erano determinati a battere l'altro, a nessuno dei due piaceva perdere.


“Ma sei sicura che stiano insieme?”    Domandò Thomas inarcando un sopracciglio, guardando i due che se le davano di santa ragione. Shay per tutta risposta sorrise, divertita dal tono incerto del moro:

“Beh, visto che mentre andavo a fare colazione li ho beccati a sbaciucchiarsi fuori dalla mensa... Si Tom, sono abbastanza sicura che sia così.” 

“Beh, allora son strani... Io non mi accanirei mai così duellando con te!” 

La bionda gli sorrise dolcemente, spettinandogli i capelli scuri con la mano:   

“Lo so... Che vuoi farci, sono competitivi, specialmente l'uno con l'altra. E sono curiosa di vedere chi avrà la meglio...” 


Dopo qualche minuto Vincent riuscì finalmente a disarmare Rebecca e la ragazza imprecò a mezza voce mentre la sua bacchetta volava giù dalla pedana.


“Alla fine ti ho battuta, Hastings!”    Vincent sorrise allegramente mentre la ragazza lo inceneriva con lo sguardo, scendendo dalla pedana per recuperare la sua bacchetta. 


“Isaac... Fallo nero.”   Mormorò la Tassorosso all'amico che le rivolse uno sguardo confuso, senza capire le parole della ragazza: ma non stavano insieme lei e Nightray, tecnicamente?
L’orgoglio è proprio una brutta bestia e alla ragazza non andava molto giù il fatto di essere stat battuta proprio da lui... Non poteva che sperare che Isaac vincesse anche per lei. 


“Ok, Isaac e Vincent sulla pedana... Vediamo chi vincerà questa volta.” 


Il Corvonero raggiunse in fretta il biondo sulla pedana, salendo i gradini due alla volta e rivolgendo al Serpeverde un sorriso dopo aver strizzato l'occhio in direzione di Rebecca. 

Vincent se ne accorse e rivolse alla ragazza uno sguardo accigliato, ma lei si limitò a sorridere con fare angelico e non disse nulla prima che i due cominciassero a duellare. 



Se vi state chiedendo chi vinse... Non ve lo dirò, vi lascio liberi di immaginare quello che volete.










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Angolo Autrice:


Buonasera!  Terzo capitolo del giorno, si vede che oggi non avevo niente da fare, eh?

Che volete che vi dica, sono confinata in casa causa malessere (mai in inverno, solo in estate con la mia fortuna) e quindi mi sono messa a scrivere.

Ci saranno di certo errori, scusate ma sono rintronata di mio più il correttore dell’ipad che combina quello che vuole... Chiedo venia.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto come al solito, grazie per le recensioni come sempre! 

Un po’ mi spiace perché siamo alle battute finali... Ci saranno un altro paio di capitoli e poi mi toccherà salutare voi e i vostri strambi, adorabili OC. 

Ma bando ai sentimentalismi, per quelli avrò tempo nell’Epilogo... Buonanotte, ci vediamo presto con il seguito! 


Signorina Granger 



                                                                                               

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Capitolo 29
*** Ritorno alla realtà ***


Capitolo 24: Ritorno alla realtà

 

Eleanor chiuse pesantemente il baule e poi ci si sedette sopra, mentre davanti a lei sia Violet che Shay facevano avanti e indietro per la stanza cercando calzini e pezzi di pigiama.

 

Clara era scomparsa da un po’, ma il suo baule era pronto ai piedi del letto fatto… probabilmente era con Albus e Scorpius.

 

Abigail invece aveva provato a stare un po’ nella grande stanza che condividevano per leggere, ma non aveva retto di fronte alla confusione causata dalle compagne e alla fine era uscita dalla stanza, diretta non si sapeva bene dove.

 

“Shay, per l’ultima volta… non l’ho presa io la tua maglia del pigiama!”   Rebecca sospirò mentre chiudeva il baule a sua volta, lanciando ad Eleanor uno sguardo esasperato prima di sedersi accanto a lei sul suo baule:

 

“Sembra che questa volta non sarò io la ritardataria… pensi che riusciranno a trovare tutte le loro cose in tempo?”

 

“Non ne ho idea, ma lo spero per loro… non credo che la McGranitt sarebbe felice di dover organizzare una seconda Passaporta perché qualcuno ha perso i calzini.”

 

Eleanor sorrise, immaginandosi la faccia incavolata dell’anziana Preside al veder tornare 10 o 11 studenti anziché 13.

 

“E’ davvero passato in fretta questo stage, vero?”

 

“Già, questi due mesi sono volati… siamo già a Marzo.”    Concordò Rebecca annuendo e spostando lo sguardo fuori dalla finestra: pioveva, ovviamente… a Marzo non si vedeva che acqua in tutta l’Inghilterra.

 

Erano arrivati all’Accademia due mesi prima, alla fine della prima settimana di Gennaio… e ora stavano per tornare a scuola per gli ultimi tre mesi di lezioni.

 

“I M.A.G.O. si avvicinano… immagino sia ora di rimettersi a studiare. E’ stata una specie di vacanza, ma è finita purtroppo.”

 

Osservò Eleanor con un sorriso quasi malinconico, mentre Shay ritrovava finalmente la sua maglia del pigiama dispersa da due giorni dietro al letto di Abigail.

 

Rebecca piegò le labbra in una smorfia, non esattamente allegra all’idea di tornare a studiare e alla prospettiva degli esami in generale… anche se Hogwarts era mancata a tutti, infondo.

 

“Era ora, temevo di lasciare l’Accademia senza pigiama!”

 

“Pensi di riuscire a finire di preparare il baule entro un’ora, Shay?”   Domandò Eleanor inarcando un sopracciglio, mentre la Tassorosso annuiva con fermezza:

 

“Assolutamente! Devo riuscirvi, altrimenti chi la sente la McGranitt…”

 

“Beh, allora datti una mossa amica mia…”

 

Osservò Rebecca alzandosi, mentre Violet usciva dal bagno con tra le mani spazzolino, asciugamano, bagnoschiuma e shampoo per mettere il tutto nel suo baule.

 

“Odio prendermi in ritardo! Stupidi calzini, ci ho messo un secolo a trovarli tutti!”

 

Sbuffò la Grifondoro mentre infilava gli oggetti da bagno negli angoli del baule, cercando di farci stare tutto.

 

“Tranquilla Violet, non sei l’unica.”  Rise Rebecca accennando a Shay, guadagnandosi un’occhiataccia dalla bionda che le intimò di aiutarla invece di ridere.

 

Eleanor invece fece un ultimo giro d’ispezione nel bagno e nella camera, aprendo armadi e guardando sotto i letti per assicurarsi di non dimenticare nulla per poi, visto che infondo non aveva proprio altro da fare, mettersi ad aiutare a sua volta Violet e Shay a preparare i bauli.

 

“Qualcuno sa dov’è finita Clara? Da dopo colazione praticamnete non l’ho più vista.”

 

Osservò Shay inarcando un sopracciglio mentre tentava, insieme a Rebecca, chi chiudere il baule che sembrava stesse per esplodere: come al solito, al ritorno non ci sta mai nulla.

 

“Credo andasse dai ragazzi… ha detto qualcosa sul fatto che “siano incapaci a fare le valige”, quindi è andata ad aiutarli.”

 

“Ci credo che sono incapaci! Con tutti profumi che si sarà portato dietro Malfoy non riuscirà nemmeno a chiudere il suo baule!”   Borbottò Eleanor roteando gli occhi chiari e facendo ridacchiare Violet, che fece scattare il gancio del baule prima di tirare un sospiro di sollievo: finalmente ce l’aveva fatta… per un attimo aveva seriamente temuto di dover ricorrere alla magia per riuscire a chiudere il baule stracolmo.

 

Battaglia che Shay invece aveva perso, perché la bionda si alzò e ordinò a Rebecca di allontanarsi dal baule mentre estraeva la bacchetta:

 

“Al diavolo, ora lo sistemo io questo baule del cavolo…”

 

                                                                                           *

 

“Oh mio Dio… ma cosa siete, degli animali per caso?”

 

Clara, sulla soglia della stanza, piegò le labbra in una smorfia quasi schifata mentre i suoi occhi scuri saettavano da una parte all’altra della grande stanza rettangolare.

 

I letti sfatti, gli armadi aperti, il pavimento praticamnete ricoperto da vestiti spiegazzati… oggetti disseminati su comodini e materassi. Di tutto e di più.

 

La ragazza si esibì in una specie di salto ad ostacoli per raggiungere i ragazzi infondo alla stanza, mettendo i piedi nei pochi punti del pavimento non coperti da vestiti vari.

 

I bauli erano tutti aperti tranne uno, che la Serpeverde intuì fosse di Isaac visto che il Corvonero non era nella stanza.

 

Gli occhi scuri di Clara si posarono sui tre moschettieri, in piedi uno accanto all’altro con facce quasi colpevoli.

 

“Pure peggio di quanto pensassi… Tanto per chiedere, pensate di riuscire a sistemare tutto entro diciamo un’ora?”

 

Per tutta risposta i sei ragazzi borbottarono qualcosa di indefinito, facendo sospirare Clara: ad Hogwarts c’erano gli elfi che pulivano costantemente… ma non all’Accademia. E quello era il risultato di sette ragazzi riunititi nella stessa stanza per due mesi.

 

“Ok, facciamo così… SPARITE. Uscite da questa stanza e non fatevi vedere per un po’, io chiamo le altre… chissà che non mi aiutino loro.”

 

Clara alzò gli occhi al cielo, mentre Scorpius e Albus la guardavano in un misto di gratitudine e adorazione.

 

Thomas borbottò un ringraziamento, anche se non era troppo entusiasta all’idea di avere Shay e Rebecca in camera sua a ordinare le sue cose… di certo l’avrebbero preso in giro per secoli per aver chiesto a delle ragazze di pulirgli la camera.

 

“Che fine ha fatto Nott?”

 

“E’ uscito poco fa, lui ha già fatto i bagagli…”

 

“L’unico intelligente, allora. Se è Corvonero e voi no un motivo ci dovrà pur essere… forza, filate.”

 

Clara si spostò di lato per far passare i ragazzi, che le sfilarono davanti in fila indiana senza osare dire nulla e con lo sguardo basso.

 

Vincent alzò gli occhi chiari sulla ragazza e fece per dire qualcosa, ma lo sguardo inceneritorio che gli rivolse dovette fargli capire che in quel momento era meglio tacere.

 

I sei uscirono dalla stanza, seguiti da Clara che si avviò verso il Dormitorio femminile che chiamare le altre ragazze.

 

“Bene, e ora che facciamo per un’ora? Perché ho l’impressione che se mettiamo piede in camera nostra prima del tempo verremo inceneriti.”

 

Osservò Declan inarcando un sopracciglio e Albus annuì, dello stesso parare conoscendo anche fin troppo bene la sua migliore amica:

 

“Beh, credo che me ne andrò in biblioteca… almeno lì staremo tranquilli.”

 

 

“Sai, un po’ mi sento di sfruttare Clara e le altre, visto che ci puliscono la stanza…”

 

Alle parole di Julian Vincent sorrise e si limitò a scrollare le spalle, sostenendo che non era stata un’idea loro… se Clara voleva pulire la loro camera, chi erano per impedirglielo?

 

“Si Nightray, ridi… ma ti ricordo che non ci sarà solo Clara, in quella stanza. Hai presente la tua ragazza, Rebecca Hastings? La persona più curiosa che io conosca? Spero che tu non abbia cose che lei non dovrebbe vedere.”

 

Julian rivolse al compagno di Casa un sorrisetto prima di superarlo per raggiungere Albus e Scorpius, lasciando Thomas e Vincent a scambiarsi due sguardi leggermente preoccupati: erano nella stessa barca.

 

“Tu hai qualcosa che Shay non dovrebbe vedere?”

 

“A mio parere no… ma spero che lei non la pensi diversamente, anche perché conoscendola setaccerà il mio comodino da cima a fondo... Speriamo in bene Nightray, perché ti assicuro che le nostre care ragazze arrabbiate contemporaneamente non sono un buon affare. ”

 

                                                                         *

 

“Ma come si fa a ridurre così una stanza… non avrebbero mai fatto in tempo.”

 

Osservò Violet chiudendo le ante di uno dei tre armadi, mentre Clara sistemava magicamente anche l’ultimo letto, quello di Thomas.

 

“Molto probabilmente no… ma almeno abbiamo finito.”   La Serpeverde sorrise con sollievo, mentre Shay e Rebecca piegavano gli ultimi vestiti con la magia per poi farli planare nei bauli dei rispettivi proprietari.

 

“Fatto! Mi sento molto una donna delle pulizie… I ragazzi ci devono decisamente un favore.”

 

Osservò Shay mentre chiudeva il baule di Thomas e Rebecca annuì, già pregustando il numero di volte in cui avrebbe rinfacciato a Vincent l’avergli pulito la camera.

 

Violet fece lo stesso con il baule di Declan mentre borbottava qualcosa sul fatto che Abigail si fosse dileguata quando aveva sentito le parole “pulire” e “camera dei ragazzi”.   Mossa intelligente visto lo stato in cui era la stanza prima del loro intervento, ma non certo brillante per altruismo.

 

“Bene, grazie al cielo abbiamo finito… se vedo un'altra camicia buttata su un pavimento potrei dare di matto. Direi che possiamo andare, dobbiamo portare le nostre cose nell’ingresso prima di prendere la Passaporta.”

 

Osservò Eleanor lanciando uno sguardo all’orologio appeso al muro: avevano solo altri 15 minuti… poi la Passaporta sarebbe partita, con o senza di loro.

 

“Allora andiamo nell’ingresso e appelliamo i bauli, poi andremo a chiamare i signori.”

 

Sospirò Clara aprendo la porta della camera prima di uscire dalla stanza, nel tono di chi è stanco di dover correre dietro perennemente a qualcun altro… ogni tanto si sentiva quasi la badante dei suoi amici e del suo ragazzo.

 

Una volta al piano terra le ragazze fecero arrivare i bauli dalla loro stanza appellandoli prima che Shay andasse in Biblioteca a chiamare i ragazzi, che fecero lo stesso con le loro valigie.  

Abigail fece la comparsa nell’ingresso con baule al seguito e ben presto tutti erano riuniti nella grande sala, disposti a cerchio intorno al giornale che li avrebbe riportati ad Hogwarts.

 

Avevano già salutato Sean dopo colazione, quindi ormai niente li tratteneva all’Accademia.

 

Chissà se l’anno successivo qualcuno di loro non ci sarebbe tornato per inziare a studiare davvero per diventare Auror.

 

I 13 studenti si strinsero con fatica intorno al vecchio numero di un giornale Babbano, toccandolo anche solo con un dito mentre tenevano l’altra mano stretta su un gancio del baule, in attesa.

 

“Beh, sembra che la vacanza sia finita…”

 

Osservò Isaac guardandosi intorno nella sala vuota quasi con malinconia, mentre Declan annuì:

 

“Già. È ora di tornare alla realtà.”

 

I giovani maghi si guardarono intorno un’ultima volta prima che la Passaporta si azionasse: allo scoccare delle 11 tutti e 13 si sentirono sollevare da terra e l’ormai familiare strappo all’altezza dell’ombelico anticipò il veloce ritorno ad Hogwarts, in Scozia.

 

Quando riaprirono gli occhi erano nell’ufficio della Preside, che era seduta alla sua scrivania mentre scriveva una lettera.

 

La donna alzò lo sguardo come se non fosse affatto sorpresa di vedersi 13 studenti con tanto di valige nell’ufficio e riprese a scrivere con molta noncuranza:

 

“Buongiorno, signori… Spero che abbiate passato bene questi due mesi.”

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Angolo Autrice:

Buonasera!   Si, questo capitolo  fa abbastanza schifo  non è un granchè, ma è decisamente di passaggio e non potevo farci succedere chissà che cosa. Insomma, è venuto così.
Grazie a Regina di cuori15 e JeytonSawyer per aver recensito lo scorso capitolo!

Il prossimo sarà l'ultimo capitolo della storia, arriverà domani e spero che vi piacerà!


Signorina Granger

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Capitolo 30
*** Epilogo ***


Epilogo

 

Clara Lightwood teneva lo sguardo dritto davanti a se, mentre la McGranitt faceva il suo discorso di fine anno.

Gli studenti più grandi erano tutti nella Sala Grande, divise in file per Casa e con i capelli a punta in testa…

 

Gli esami erano finiti un paio di giorni prima… e quello era il fatidico ultimo giorno di scuola.

 

L’ultimo ad Hogwarts, per lei e per i suoi compagni.

Scorpius era in piedi accanto a lei e le rivolse un sorriso, che la mora ricambiò allegramente: credeva che non ce l’avrebbero mai fatta… quante volte avevano fantasticato su quel giorno?

 

Tante, molte, troppe…e alla fine era arrivato. Il giorno del Diploma era finalmente giunto.

 

Gli occhi scuri di Clara si posarono sulla nuca coperta di spettinati capelli neri davanti a lei: il suo migliore amico, Albus Severus Potter, era davanti a lei accanto a Julian.

Clara sorrise, spostando lo sguardo sulla fila dalla parte opposta della sala, quella di Grifondoro.

 

Posò gli occhi scuri su Eleanor, vedendola di profilo accanto a Thomas. 

 

La quasi Ex Serpeverde sorrise appena guardando la ragazza per un paio di istanti, non potendo fare a meno di essere felice per lei e per il suo migliore amico: erano finalmente riusciti a mettersi insieme, alla fine… le pene di Al erano finite, finalmente.

 

Lei e Julian avevano quasi applaudito alla notizia, entrambi ormai leggermente esasperati dalla situazione che era andata avanti per circa due anni.

 

La Preside finì il suo discorso e un appaluso generale animò la Sala Grande mentre i quattro Direttori delle Case si avvicinavano alle file di studenti per consegnare i Diplomi.

                                   

Scorpius si protese leggermente in avanti, sussurrando qualcosa ad Albus che Clara non riuscì a sentire. Il moro annuì appena con un cenno del capo e la ragazza rivolse a Scorpius uno sguardo interrogativo, ma lui si limitò a farle l’occhiolino senza aggiungere altro.

 

Clara guardò il biondo con la coda dell’occhio mentre Lumacorno consegnava i diplomi e la fila scalava velocemente, ripromettendosi di scoprire che cosa stessero architettando quei due.

 

                                                                                 *

 

“Non è strano? Insomma… ce ne stiamo andando. Ce ne stiamo andando per l’ultima volta.”

 

Alle parole di Isaac un sorriso amaro comparve sul volto di Thomas, mentre entrambi tenevano gli occhi scuri sul vetro del grande finestrino, guardando Hogwarts allontanarsi sempre di più.

 

“Lo so… è triste, in effetti. Non credevo che l’avrei detto, ma la scuola mi mancherà. E’ stata come una seconda casa dopotutto, quasi invidio Declan, Violet e Abigail.”

 

Isaac non disse nulla, mentre rivolgeva al castello uno sguardo quasi malinconico.

 

Ne avevano passate tante… punizioni, lezioni, risate, guai… prove. La Confraternita… nessuno di loro avrebbe mai potuto dimenticare tutto quello che avevano combinato.

 

Gli ultimi tre mesi di scuola erano volati, da quando erano tornati dallo stage… si erano gettati sullo studio e sul ripasso in vista dei M.A.G.O. e alla fine ce l’avevano fatta, anche quell’ostacolo era superato.

 

“Credo che mi mancherete… forse sentirò anche la mancanza di Malfoy, pensa a come sono messo male.”

 

Isaac rise alle parole dell’amico, annuendo: capiva perfettamente cosa intendeva… anche a lui sarebbe mancato quell’insolito gruppo di matti.

 

“Sono sicuro che ci rivedremo… Forse capiterà di rado di trovarsi tutti insieme ma io, te, Shay e Bex resteremo in contatto ne sono sicuro.”

 

“Naturalmente… conosci quelle due. Sono troppo simili per stare lontane l’una dall’altra… A proposito, dove sono finite le nostre Tassorosso originali?”

 

“Non saprei Tom… Bex credo sia con Nightray, quanto a Shay dovrebbe raggiungerci presto. Ha detto che andava a salutare i suoi compagni di Casa e poi veniva qui.”

 

Thomas sorrise, appoggiandosi completamente allo schienale del sedile come se si stesse finalmente rilassando dopo un periodo faticoso:

 

“Ma tu guarda com’è finita… Bex ci tradisce per un Serpeverde. Avresti detto che sarebbe andata così?”

 

Il Corvonero sorrise alle parole dell’amico, spostando a sua volta gli occhi sul panorama che li circondava: no, di certo un anno prima o a settembre non avrebbe detto che quell’anno sarebbe andato in quel modo così insolito.

 

Ma era passato, così come la loro avventura ad Hogwarts.

Era tempo di aprire un’altra porta.

 

                                                                           *

 

“Sto morendo di fame… vado a prendere qualcosa da mangiare. Vuoi qualcosa?”

 

Rebecca alzò gli occhi per posarli sul volto di Vincent, accennando un sorriso mentre il biondo si alzava:

 

“Si, grazie… prendimi pure quello che vuoi.”

 

Lui ricambiò il sorriso e poi uscì dallo scompartimento, chiudendosi la porta scorrevole alle spalle e lasciando Rebecca sola.

 

La Tassorosso aspettò per un paio di secondi e poi estrasse dalla tasca un foglio di pergamena già ripiegato e una boccetta contenente un liquido trasparente.

 

Rebecca spiegò il foglio per assicurarsi che fosse tutto apposto e poi sorrise, richiudendolo prima di versarci il liquido sopra.

 

Le sembrò quasi di vivere un dejà vu mentre guardava la busta brillare per un attimo prima di scivolare magicamente fuori dalla stanza come se fosse sotto un incantesimo.

Rebecca sorrise, tappando la piccola boccetta prima di rimettersela in tasca.

 

Non avrebbe mai pensato di doverla riutilizzare…  Ed era incredibile come quell’anno fosse passato in fretta.

 

Le sembrava fossero passati pochi giorni da quando aveva mandato i biglietti ai prescelti per la Confraternita… e invece erano già passati nove mesi.

 

Rebecca appoggiò il capo al vetro, guardando per un attimo fuori dal finestrino prima di chiudere gli occhi, lasciando che i ricordi le avvolgessero piacevolmente i pensieri.

 

Le risate insieme a Shay, il Banchetto di inizio anno, le prove… Gli Interrogatori, l’ultima prova sui ricordi, la partita, le foto sparse per il Salone d’Ingresso… La proposta della McGranitt, la chiusura della Confraternita, Natale e lo stage… Il primo bacio con Vincent.

 

Quasi non si era nemmeno resa conto di avere preso la bacchetta in mano. Aprendo gli occhi Rebecca si rese conto che non aveva più provato a farlo da quando aveva lasciato l’Accademia…

 

Forse era il momento per ritentare.

 

Con i ricordi di tutto l’anno appena passato in testa Rebecca pronunciò a bassa voce le due magiche parole, sorridendo istintivamente alla vista del delfino argenteo che era uscito dalla punta della sua bacchetta.

 

Il bellissimo mammifero nuotò in un mare immaginario davanti a lei prima di scomparire, lasciando la Tassorosso nuovamente sola.

 

Rebecca sorrise mentre sentiva la porta scorrevole aprirsi, facendo entrare nuovamente Vincent che tornò a sedersi accanto a lei.

 

Rebecca appoggiò la testa sulla spalla del ragazzo, continuando a guardare fuori dal finestrino mentre le dita di Vincent iniziavano a giocherellare distrattamente con i suoi capelli scuri.

 

“Di che cosa parlavate tu e Potter, stamattina?”

 

Rebecca abbozzò un sorriso alle parole di Vincent, continuando a guardare fuori dal finestrino:

 

“Niente di che… Niente di nuovo.”

 

                                                                              *

 

“Di certo non si può dire che sia stato un anno tranquillo… però mi spiace che sia finito, ci siamo divertiti.”

 

Osservò Clara con un sorriso, rivolgendo a Scorpius e ad Albus uno sguardo quasi malinconico.

 

“E’ vero, Hogwarts mi mancherà… Ma non preoccuparti Clara, dovrai sopportarci ancora per un po’ temo.”

 

Albus sorrise e strizzò l’occhio all’amica, che ricambiò.

 

“Vero… Insomma, siamo pur sempre i Tre Moschettieri, no? Hogwarts o non Hogwarts, restiamo sempre un trio.”

Scorpius sorrise mentre accarezzava i capelli neri di Clara e Eleanor rientrò poco dopo nello scompartimento, carica di cibo preso al carrello.

 

“Bene, credo che con questo potremo sfamarci per un po’.”

 

La mora sedette accanto ad Albus di fronte a Clara e Scorpius, prima che il ragazzo le avvolgesse le spalle con un braccio.

 

“Non credere, Eleanor… Al è capace di mangiare tutto in un’ora.”

 

Potter fulminò l’amico con lo sguardo mentre invece Clara rise appena, non potendo non trovarsi d’accordo con il fidanzato.    Albus rivolse ad Eleanor un sorriso quasi colpevole e la ragazza tenne ad informarlo che la volta successiva sarebbe andato lui a prendere da mangiare ‘da bravo gentiluomo’.

 

“Che cosa hai detto ad Al, prima? Quando ci stavano consegnando i diplomi.”

 

Clara si rivolse a Scorpius, guardandolo con attenzione mentre lui non smetteva di sfiorarle i capelli, esitando per un attimo prima di rispondere come se stesse scegliendo con attenzione le parole:

 

“Diciamo che… Abbiamo portato a termine il nostro ultimo compito.”

 

Clara inarcò un sopracciglio senza capire appieno le parole di Scorpius, ma lui non aggiunse altro e la Serpeverde capì che non sarebbe riuscita ad estorcergli altro… o almeno fino all’arrivo a King’s Cross.

 

Chissà che cosa intendeva per ‘ultimo compito’… Clara se lo sarebbe chiesto per tutto il viaggio in treno e una volta scesi e Eleanor non a portata d’orecchio li avrebbe tartassati fino ad ottenere ciò che voleva: una risposta.

 

                                                                         *

 

Declan guardò la busta che aveva in mano, accigliato.  Non c’era nessun nome sopra… che fosse uno scherzo?

 

Il Tassorosso spiegò il foglio di pergamena, sgranando gli occhi quando lesse le poche righe scritte in una calligrafia che non aveva mai visto, piena di ghirigori; familiare era invece il colore… un inchiostro color rosso mattone.

 

“Io, Scorpius Malfoy, Primo Guardiano e Capo della Confraternita di Hogwarts, nomino mio successore Declan Turner.”

 

Declan rilesse le poche parole un paio di volte per essere sicuro di aver capito correttamente, ancora incredulo.

Nell’altra mano teneva ancora la busta e solo dopo qualche secondo si rese conto che c’era qualcosa dentro, oltre alla pergamena: qualcosa di rotondo.

 

Declan deglutì, intuendo perfettamente che cosa c’era nella busta.

Il volto del Tassorosso si distese in un sorriso mentre la porta scorrevole si apriva di scatto, permettendo a Violet di entrare:

 

“Che cosa significa? Ho appena ricevuto un biglietto da Rebecca!”

 

Declan alzò lo sguardo e posò gli occhi sulla ragazza, sorridendole e annuendo:

 

“Si, io da Scorpius… ti ha nominata Seconda Guardiana? Io sono stato nominato Guardiano Capo.”

 

Declan sorrise, mostrando alla Grifondoro il galeone che aveva trovato nella busta.  Scorpius, Albus e Rebecca dovevano averli recuperati dalla Stanza delle Necessità… ma loro non ne sapevano nulla.

 

Se l’erano tenuto per loro o avevano condiviso la scelta di riportare in auge la Confraternita con gli altri dei settimo anno?

 

“Anche io ho ricevuto un galeone… E se abbiamo ricevuto un biglietto pure noi, vuol che anche…”

 

Ma Violet non fece in tempo a finire la frase mentre entrava nello scompartimento di Declan, perché la figura di Abigail fece la sua comparsa sulla soglia, una busta in mano e il galeone nell’altra:

 

“Eccovi, speravo di trovarvi insieme… non credevo che l’avrei mai detto. In ogni caso, avete ricevuto un biglietto da Scorpius o dalla Hastings? Io ho ricevuto questo da Potter…”

 

“Si Abigail, siamo stati nominati anche io… Sembra che Declan sarà il nuovo Capo della Confraternita, l’anno prossimo.”

 

Abigail si chiuse la porta scorrevole alle spalle e sedette accanto a Violet di fronte a Declan, che sorrise mentre abbassava lo sguardo sul suo biglietto:

 

“Non c’è che dire, ci hanno fregato un’altra volta… Beh ragazze, temo che dovremmo sopportarci a vicenda anche l’anno prossimo. Quanto a te Violet, ti consiglio di pensare a chi nominare durante le vacanze… A quanto pare non è ancora arrivata la fine della Confraternita di Hogwarts.”

 

Alle parole di Declan sia Abigail che Violet sorrisero, già pregustando il loro settimo anno come Guardiane della Confraternita.

Sarebbe stato un anno movimentato, anche se forse non come quello appena passato… Tutti e tre ne erano certi.

 

Quanto a cosa successe l’anno dopo, chi venne nominato da Violet e quali fossero le prove… Beh, questa è un’altra storia.

 

 

 

 

 

 

………………………………………………………………………………………………………………..

Angolo Autrice:

 

Sono felice di aver finito questa storia, lo ammetto.

E’ la mia Interattiva più lunga finora, oltre che la 5° che finisco… quindi l’averla conclusa mi dà davvero molta soddisfazione dopo due mesi e mezzo di stesura.

 

Allo stesso tempo però mi dispiace, perché mi sono affezionata a tutti gli OC e questa, insieme a “Le Sacre 28”, è l’Interattiva a cui mi sono maggiormente legata.

 

E’ stata una storia piuttosto corposa da scrivere, anche se non avevo un numero altissimo di OC (13 all’inizio, 11 in seguito) sono tutti diversi e molti piuttosto complessi, quindi è stata una storia abbastanza complessa per me da scrivere.

 

Ringraziamenti

Grazie per aver partecipato a:

 

HadleyTheImpossibleGirl

Regina di cuori15

Arya Drottning

PrettyLittleQueen

Oceano2_0

Pink Sweet

JeytonSawyer

Forever_night7

CatherineEarnshaw

 

E anche a Naomi Haruna Chan e Insilentsscreams, anche se vi siete perse per strada.

 

Grazie per aver messo la storia tra le Preferite anche se non partecipavano a:

AMINABELLIL

Amy_demigod

faymorgana

FedericaPotter123

fire_love_blade

skistorn

_Heautontimorumenos

Tra le Ricordate a:

 

Roryna19

 

E tra le Seguite a:

 

becca123

Galbi_Phoenix

RedNeckRonald

sapphire_2

severuslupin

Undomiel

zany tesla

_believeinmagic_

 

Grazie per aver seguito la storia, spero che vi sia piaciuta e mi piacerebbe sapere un vostro parere!

 

Grazie anche a chi ha soltanto letto la storia, spero che vi sia piaciuta!

 

Un grazie speciale alla carissima Hadley che ha recensito ogni capitolo e ad Arya Drottning per aver coniato praticamente tutti i nomi delle nostre fantastiche coppie! Me le porterò sempre nel cuore e spero sarai felice per il lieto fine che ho dato alla Albunor.

 

Sono sicura che ci vedremo in qualche altra mia storia (o anche vostra) … In effetti sto per iniziarne un’altra; lo so sono masochista e dipendete.

 

A presto, spero!

 

Signorina Granger

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