TUTTO EBBE INIZIO DA UN SOGNO.

di fedetojen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** IL RISVEGLIO ***
Capitolo 2: *** VERITA’ ***
Capitolo 3: *** TUTTO A SUO TEMPO ***



Capitolo 1
*** IL RISVEGLIO ***


TUTTO EBBE INIZIO DA UN SOGNO.
 
Era tutto sfocato. Io che rincorro qualcuno.
Provo un sentimento di rabbia per chi inseguo.
Lo afferro, lo uccido, lo riduco in mille pezzi.
Diventa ancora tutto più sfocato.
Cammino ancora tutta sporca di sangue e avanzando mi giro sulla destra e mi guardo allo specchio, vedendo così una bestia sporca di sangue, non una persona.
Avevo le sembianze di un cane. O forse no…..
Era tutto troppo sfocato.
All’improvviso il buio.
Non so chi sono, come mi chiamo, quanti anni ho e se ho una famiglia…
 

IL RISVEGLIO
 
Apro gli occhi: avevo la tachicardia e capisco che era solo un sogno, ma non comprendo come mi sono ritrovata stesa su un letto.
Cerco di alzarmi per guardarmi in giro, ma mi gira la testa, come se qualcuno mi avesse dato una botta in testa.
Noto che alle gambe e al braccio destro ho delle fasciature.
Allora dopo un paio di tentativi, cercando di contrastare il dolore che avevo alla testa e riesco a sedermi a letto.
Mi guardo intorno: difronte al letto c’erano una finestra e un comodino.
M’infilo le scarpe e cerco di camminare, ma mi ritrovo a terra senza forze. Subito sento che qualcuno apre la porta.

<< Ehi vacci piano bellezza.>>

Dalla voce è sicuramente un ragazzo che si avvicina a me e mi aiuta ad alzarmi.

<< Grazie. Tu saresti…>> chiesi con un filo di voce.
<< Sono il tuo guardiano: Owen. >> mi rispose. Ma perché guardiano?
<< Guardiano?>> chiesi.
<< Sì. Ti spiegheranno tutto dopo, non ti preoccupare.>> sembrava adulto, ma la sua altezza traeva in inganno.

Mi accompagnò fino ad una stanza piena di libri.
Sembrava una biblioteca e mi fece sedere a una delle tante sedie dell’immenso tavolo posto al centro dell’enorme stanza.
Dopo qualche minuto, vedemmo entrare una massa di persone: per lo più ragazzi e solo tre ragazze.
Una volta che si sedettero tutti, contai al tavolo quattordici persone.
Avevo gli occhi puntati addosso, per non so quale motivo.
Mi sentivo in imbarazzo e Owen mi tranquillizzò sussurrandomi all’orecchio di stare serena.
All’improvviso si alzò un ragazzo con i capelli che arrivavano all’altezza del collo, biondo.

<< Salve a tutti: è da tanto che non ci si vede. Vi ho convocato qui, per una notizia che vi lascerà a bocca aperta. Un mese fa’, ci trovammo in uno scontro con un altro clan. Trovammo un lupo bianco che ci aiutò. I lupi bianchi si sono estinti da quando la Famiglia dei lupi più potente, subì un’imboscata e fu sterminata, e questo lo sappiamo tutti. Ma c’è una leggenda che narra dell’unica figlia dell’ultimo lupo di quella Famiglia, che riuscì a scappare. E oggi si trova in questa stanza, ed è proprio lei!​​ >>

Indicò me con la mano.
Ricaddero gli occhi su di me.
Ansia.
Io non riuscivo a capire granché, poiché il dolore alla testa continuava a essere sempre più forte.

<< Questo cosa vuol dire?!? >> gli gridai contro, non capendo cosa stesse succedendo mi alzai di scatto, feci un segno a Owen che mi capii al volo.
Mi aiutò a ritornare in stanza, ma dopo poco qualcuno bussò.
<< Chi è?>> chiesi infastidita.
<< Posso parlarti?>> chiese la voce misteriosa.
<< Non mi hai detto nemmeno chi sei.>> risposi fredda.
<< Sono il ragazzo che ha parlato poco fa. Vorrei farti un paio di domande.>> Capii che era il ragazzo biondo e così lo feci entrare.
<< Allora entra pure. >> dissi io.

Quella porta quando veniva aperta, scricchiolava. Mi alzai dal letto e mi sedetti per stare più comoda, le ferite alle gambe e al braccio iniziavano a bruciare e il fastidio era insopportabile, tanto da farmi venire in mente di levarmi le bende, ma decisi di sopportarle ancora un po’.
Il ragazzo biondo si avvicinò a me e si inginocchiò chinando la testa in basso.

<< Mi scusi se prima l’ho messa in imbarazzo, non era mia intenzione.>> Perché mi stava dando del lei? Questa cosa m’infastidiva parecchio.
<< Per favore dammi del tu e alza la testa. >> gli dissi.
<< Lo sai come ti chiami?>> mi chiese guardandomi fisso negli occhi.
<< No….è importante?>> chiesi, ma non mi rispose. L’unica cosa che continuava a fare era guardarmi fisso negli occhi.
<< Sai chi erano i tuoi genitori?>>mi chiese nuovamente. Stavo iniziando a innervosirmi.
<< Ma non capisci che non ricordo nulla?? Secondo te se mi ricordassi qualcosa starei qui seduta a parlarti?? >>

Ero arrabbiata e gli gridai contro quelle parole.
Il suo volto cambiò. Divenne rigido e si vedeva che era frustrato.

<< Sai chi sono io almeno?>>Mi chiese speranzoso.
Il nulla più totale. Non mi veniva nulla. Il suo viso non mi ricordava nulla, nemmeno un nome. Dovevo dargli come risposta un altro no. Ma mi guardò nuovamente in volto, e capì che la mia risposta sarebbe stata più un no che un si.

Allora si alzò e mi disse: << La cena è alle 20 in punto, sii puntuale.>>
Aprì la porta e se ne andò. Ero curiosa di quell’ultima domanda: “ Sai chi sono io almeno?” chi era lui? Era importante per me? Chi erano i miei genitori?

Mi feci tante domande e nel frattempo il tempo passava e mezz’ora prima di mangiare bussò Owen: << Posso entrare? >> mi chiese.
<< Certo, entra pure. >> Mi ero affacciata alla finestra, quel leggero vento era piacevole.
<< Dobbiamo scendere a prendere il tuo vestito. Non puoi mica scendere con quelle robe>> mi disse ridendo.

In effetti, andare in giro con robe sporche di sangue, non era il massimo. Anche perché puzzavo e avevo bisogno di farmi una doccia.

<< Posso farmi una doccia dopo aver scelto cosa mettermi? >> chiesi a Owen.
<< Certo, tutto quello che vuoi. >> mi fece un sorriso e m’invitò ad affrettarmi.

Percorremmo parecchi corridoi, e se fossi dovuta ritornare indietro da sola, mi sarei di sicuro persa.
Entrammo in questa stanza con vari armadi di legno antico e Owen indicandomeli mi disse: << Scegli quello che ti piace di più. >>

Chiuse la porta dietro di me e rimasi sola: io e gli enormi armadi.
Iniziai a spulciare di qua e di là trovando un pantalone sul verde scuro che mi piaceva parecchio.
Lo provai, e mi andò alla perfezione. Mancava solo la maglia.
Lì faceva piuttosto freddo così scelsi di prendere una maglia a maniche lunghe sul blu chiaro.
Uscii dalla stanza e trovai Owen ad aspettarmi.

<< Seguimi che ti porto nel bagno.>> era molto gentile con me.
<< Grazie di tutto. >> gli dissi.
Mi rispose con un: << E di che. Se posso fare altro, basta che me lo dici. Nessun problema. >>

Arrivammo al bagno, mi fece entrare e preparai la vasca con acqua calda e tanto sapone.
Quando mi spogliai e mi levai le bende alle braccia e alle gambe, rimasero solo alcuni graffi e delle sbucciature ancora sanguinanti.
Appena entrai, iniziarono di nuovo a farmi male le ferite.
Fortunatamente nel bagno c’erano bende e pomate per le mie ferite.
Non volevo proprio uscire dalla vasca, si stava troppo bene.
Dovevo affrettarmi perché dovevo mettermi le bende e vestirmi.
Mi sbrigai e mi lavai per bene, mi asciugai, mi misi le pomate, le bende e mi vestii.
Uscii dal bagno e con Owen andammo nella sala da pranzo che si trovava pochi metri più avanti.
Riuscivo a camminare da sola, anche se a volte barcollavo.

Come entrai, il ragazzo biondo si avvicinò a me e mi chiese: << Come va?>>
Mi appoggiai al muro con una mano e gli risposi: << Bene. Riesco a camminare ma ho ancora qualche dolore.>>
Mi guardò e prima di parlare mi prese la mano e disse: << Vieni ti aiuto. >>

Non potevo rifiutare visto che già in precedenza gli avevo urlato contro.
Decisi di restare al suo fianco e farmi accompagnare al mio posto.
Mi fece sedere prima di tutti, e una volta che si fosse seduto anche lui affianco a me, si sedettero tutti gli altri.
L’attenzione era rivolta a me e al ragazzo biondo di cui ancora il nome era sconosciuto.

Iniziammo a mangiare e un ragazzo si rivolge al ragazzo biondo dicendo: << Non gli hai detto ancora niente? >>
Con aria serena e pacata gli rispose: << Le dirò tutto domani con più calma. >>

La discussione finì dopo quelle parole e calò il silenzio. Finimmo la cena e il ragazzo biondo mi accompagnò personalmente alla mia stanza.
Non parlammo per tutto il tragitto.
Restammo zitti come due pietre, finché non arrivammo alla porta e mi parlò: << Domani ti spiegherò tutto. Buona notte. >>

Ero davvero stanca e avevo bisogno di dormire.
L’indomani avrei scoperto qualcosa.



Spazio autrice: Salve a tutti. Questa storia è diversa da tutte le altre che ho scritto, in fatti risale a molto tempo fa, prima che io mi iscrivessi su Efp. Spero piaccia e che recensiate per dirmi i vostri pareri. Per me contano un sacco!

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Capitolo 2
*** VERITA’ ***


TUTTO EBBE INIZIO DA UN SOGNO.
 
Era tutto sfocato. Io che rincorro qualcuno.
Provo un sentimento di rabbia per chi inseguo.
Lo afferro, lo uccido, lo riduco in mille pezzi.
Diventa ancora tutto più sfocato.
Cammino ancora tutta sporca di sangue e avanzando mi giro sulla destra e mi guardo allo specchio, vedendo così una bestia sporca di sangue, non una persona.
Avevo le sembianze di un cane. O forse no…..
Era tutto troppo sfocato.
All’improvviso il buio.
Non so chi sono, come mi chiamo, quanti anni ho e se ho una famiglia…



VERITA’


 
Il sole non batteva sulla mia finestra, quindi la stanza era più fresca del solito.
Mi svegliai e diedi uno sguardo all’orologio posto al muro alla mia sinistra.
Erano le 9 in punto.

Oggi era il giorno della verità.
Mi sono alzata e sul comodino c’era un vassoio con un foglio, un bicchiere ancora fumante di latte e dei dolcetti.
Mi diressi vicino al comodino e presi il foglio: “ Buongiorno, spero tu abbia dormito bene. Goditi la colazione, io ti aspetto in giardino. ”
Alla fine del bigliettino c’era una T. sarà l’iniziale del suo nome?
Feci colazione e mi diressi verso la porta cercando di fare meno rumore possibile, ma trovai Owen davanti alla porta che sorvegliava il corridoio.

<< Buongiorno Owen. Vado in bagno e poi in giardino. Puoi dirmi dove devo andare per recarmi al giardino?>> gli chiesi.

<< Buongiorno! Troverai alla fine di questo corridoio una rampa di scale in discesa. Percorrila tutta e alla fine troverai un enorme porta. Esci da lì e vedrai il giardino.>> mi disse.

<< Grazie Owen.>> E mi diressi in bagno.

Mi diedi una ripulita e mi cambiai di nuovo le bende.
Feci come mi disse Owen, scesi la rampa di scale e mi ritrovai davanti a questo enorme porta in legno.
La aprii e il giardino era immenso. Sentii dei cani che abbaiavano e mi diressi verso il loro latrare.

Vidi il ragazzo biondo accarezzarli e giocare con loro. Ma non sembravano dei cani, più cani–lupo.
Appena arrivai a quasi un metro di distanza da lui e i cani, mi ritrovai davanti 5 o 6 cani che mi fissavano in attesa di ordini.
Ma quando arrivò anche lui i cani–lupo abbassarono le orecchie e si accovacciarono a terra, come segno di sottomissione.
Nessun cane aveva mai fatto così in mia presenza.

<< Perché hanno fatto così?>> chiesi a lui. Ma fu come se quella domanda non l’avessi mai fatta.

<< Non ci siamo ancora presentati. Io sono Thomas e tu sei Iris.>> Iris…questo era il mio nome e finalmente lui è Thomas.

<< I tuoi genitori ti diedero questo nome prima di lasciarti scappare. Il tuo nome vuol dire “messaggera degli ordini”, non a caso sei l’unica superstite della Famiglia dei lupi più potente. Tu sei sempre stata saggia, speranzosa, ricca di positività, fiduciosa verso il prossimo…ma dall’ultimo scontro che è avvenuto un mese fa, divenisti un'altra persona. La cosa che più detesti è disonorare la famiglia di noi lupi e tradirci. Il tuo volto era rabbioso e andasti in giro per giorni a cercare chi ti aveva disubbidito e tradito. Quando poi lo trovasti, cascasti nella loro trappola. Era un’imboscata. Io arrivai troppo tardi e tu eri già piena zeppa di sangue, senza forze, stremata. Ti portai qui, eri piena di graffi e ferite sanguinanti. Non apristi occhio fino a 3 giorni fa.>> mi spiegò.

Ma io ancora non capivo chi fosse lui per me….

<< Ma….tu cosa hai a che fare con me?>> chiesi a Thomas.
<< Io discendo dalla seconda dinastia più potente dei lupi….e noi siamo prossimi a sposarci….>> cosa ha detto? Prossimi a sposarci? Sta scherzando vero?
Si accorse della mia faccia sconvolta e mi domandò: << Non ti ricordi i momenti passati insieme? A parlare, a passeggiare…?>> mi chiese lui.

Alcuni flash back sfocati di me e qualcuno che mi abbraccia…un altro flash back di lupi che mi attaccano….
Una forte fitta alla testa mi fa cadere a terra e mi fa urlare per il dolore….

<< Iris cosa c’è? Tutto ok? Parlami! >> mi gridò contro, ma il dolore superava il rumore delle sue parole.

La fitta diventava sempre più forte come se mi allertasse di non sforzarmi a ricordare.

Una voce mi sussurrava: “Tutto a suo tempo”.

Ogni cosa diventa sfocata…sono stremata, non riesco a sopportare il dolore e mi accascio a terra e il buio assale la mia mente.



Spazio Autrice: Scusate se il capitolo non è molto lungo ma lo scrissi tempo fa, quindi lo lascio così com'è senza aggiungere ne togliere qualcosa. Spero vi piaccia e continuate a lasciare recensioni!

Lui è il nostro Thomas

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Capitolo 3
*** TUTTO A SUO TEMPO ***


TUTTO EBBE INIZIO DA UN SOGNO.
 
Era tutto sfocato. Io che rincorro qualcuno.
Provo un sentimento di rabbia per chi inseguo.
Lo afferro, lo uccido, lo riduco in mille pezzi.
Diventa ancora tutto più sfocato.
Cammino ancora tutta sporca di sangue e avanzando mi giro sulla destra e mi guardo allo specchio, vedendo così una bestia sporca di sangue, non una persona.
Avevo le sembianze di un cane. O forse no…..
Era tutto troppo sfocato.
All’improvviso il buio.
Non so chi sono, come mi chiamo, quanti anni ho e se ho una famiglia…


TUTTO A SUO TEMPO

 
Non so se sono morta o viva….Ho gli occhi pesanti ma cerco di aprirli. Ho la vista sfocata e mi guardo intorno.
Vedo Thomas che dorme seduto su una sedia con la testa appoggiata vicino a me.
Per quanti giorni sono stata a dormire? Sposto la mia mano sulla bionda ciocca di capelli, che sono davanti agli occhi di Thomas.

Di scatto alza la testa e mi guarda. << Ti sei svegliata!>> mi dice.

<< Da quanto tempo ho perso conoscenza?>> chiesi facendo delle pause.

<< Quasi due giorni. Pensavo non ti svegliassi più.>>il suo viso si fece sereno, non era più tanto preoccupato. Questa cosa rasserenava anche me. Gli feci un sorriso e lui ricambiò con una carezza sul mio viso. Si vedeva quanto lui tenesse a me. Avevo bisogno di forze e dovevo mangiare.

<< Thomas cosa puoi darmi da mangiare? Avrei desiderio di un po’ di frutta.>> chiesi.

<< Dammi 5 minuti che raccolgo qualche frutto, lo lavo e te lo porto.>> così aspettai che ritornasse. Non attesi più di 5 minuti di orologio, e quando entrò aveva una coppa
piena di frutti.

<< So che ti piacciono molto le albicocche. La maggior parte sono quelle poi ho messo qualche mela e pesca. Prendi ciò che vuoi.>>
Ero andata spedita a prendere le albicocche. Ne andavo davvero pazza, e lui lo sapeva meglio di me.

<< Be siccome oggi è un altro giorno. Vuoi che ti racconti qualcos’altro che non sai?>> mi chiese felice.

<< Certo. Voglio sapere tutto!>> gli risposi. Lui si mise a ridere. Devo essere sincera, all’inizio mi stava antipatico. Ma ora non è più così.

<< Be tutto è un po’ troppo. Vorrei spiegarti cosa vuol dire essere un discendente delle Famiglie dei lupi più potenti. ­– Fece una pausa e continuò a parlare – Noi siamo due discendenti di due famiglie potenti e tu sei l’unica rimasta che comanda qui. Ciò vuol dire che hai potere su tutto e tutti, compreso me. Prima vorrei farti vedere una cosa.>> Mi prese per mano e mi fece alzare dal letto.

<< Andiamo in giardino.>> mi disse. Arrivammo in giardino e mi guardò fisso negli occhi e mi disse: << Aspettami qui, arrivo subito. Però mi raccomando non ti spaventare quando mi vedi.>> non capivo. Perché non dovevo spaventarmi? Non chiesi nulla e aspettai.

Lui si diresse dietro a un muro dell’enorme reggia che mi ospitava. Ero curiosa di cosa mi dovesse far vedere.

Dopo alcuni minuti sentii dei passi. Mi girai e gridai: << Thomas sei tu ??>> e invece vidi arrivare al passo un lupo grigio scuro. Rimasi di ghiaccio.
Pensai: “Un lupo? Era questo che doveva farmi vedere?”

<> quello era Thomas? Non credevo ai miei occhi. Così gli chiesi: <>

<< Posso leggerti nella mente solo quando sono in questa forma. E quest’abilità la possiedono tutti quelli discendenti da una famiglia di lupi.>>

Ero curiosa e spaventata allo stesso tempo. Mi avvicinai a lui, mi inginocchiai e lo accarezzai. Aveva il pelo soffice e affusolato, e appena lo accarezzai chiuse gli occhi e abbassò le orecchie. Era proprio bello, sembrava un lupo selvaggio e invece era Thomas. “Mi piace un sacco il tuo colore del pelo.” Pensai io.

<< Quando vedrai il tuo, ti piacerà ancora di più. Il tuo pelo è bianco come la neve. Uno dei più rari.>> Mi rispose lui.

<> Mi disse. Così mi alzai e lui si allontanò.
Ritornò con un sorriso stampato in volto. Si avvicinò e mi prese una mano.

<> Quindi quanti anni avevo?
Spostai lo sguardo dalle nostre mani ai suoi occhi. Occhi grandi e verdi, e gli chiesi: << Quanti anni ho?>>.

<> Che cosa voleva dire con questo?

<> chiesi turbata. Scoppiò in una risata di gusto e quasi non la smetteva di ridere così iniziai a scuoterlo e gli dissi: << E dai cosa intendevi??>> Smise di ridere e mi guardò.

<>

<< Quindi di conseguenza viviamo di più?>> chiesi curiosa.

<< Si per mia fortuna, viviamo di più.>> mi disse.

<< Perché per tua fortuna?>> volevo sapere perché aveva detto per sua fortuna. Dovevo cercare di conoscerlo, visto che dalla botta presa dallo scontro, non ricordavo più nulla.

<< Fortunato…perché posso stare più tempo con la ragazza che amo. >> Rimasi di ghiaccio.

Sapevo che si riferiva a me, e a chi altro sennò noi eravamo destinati a sposarci.
Ancora però ero esitante su tante cose.
Come aveva fatto a trasformarsi? C’era una procedura per fare ciò? Perché ci minacciavano altri lupi? Le mie curiosità non erano ancora finite.

<< Iris, dobbiamo iniziare gli allenamenti.>> Quali allenamenti? Cosa mi ero persa?

<< Di che stai parlando Thomas?>>chiesi.

<< Devo dirti come fare per trasformarti, e dobbiamo allenarci a combattere. Ci alleneremo nella palestra sotterranea. Solo noi due sappiamo l’accesso. Anzi solo io, perché tu te ne sarai scordata….>> mi sentivo in colpa, perché non riuscivo, anche se mi sforzavo, a ricordare.

Appena ci provavo la mia testa iniziava a far male e le fitte aumentavano di intensità fino a farmi svenire.
Mi fece visitare l’immenso giardino che circondava la casa. C’erano un sacco di alberi, e a farci compagnia ci furono anche i cani­­–lupo.
Ogni cane aveva gli occhi diversi, e notai un cane che era tutto nero e intorno agli occhi blu chiari aveva dei cerchi bianchi.

Flash back: era tutto molto sfocato, stavo combattendo e vedo lo stesso cane che mi aiuta. Ma viene ferito alla zampa posteriore.
Ritorno alla realtà, e noto che aveva una fasciatura alla zampa posteriore, indicandola dico verso Thomas: << E lei…>>

<< Lei è Luce, ti ha sempre protetto e accompagnato ovunque. Si è fatta male insieme a te nell’ultimo scontro.>>disse accarezzandola.

<< Me la ricordo.>> gli dissi.
Vidi negli occhi di Thomas una luce diversa. << Davvero te lo ricordi ??>> mi disse con aria felice.

<< Si, ho avuto un flash back quando ho visto Luce. Vieni qui, Luce.>>
La chiamai a me e senza esitare, si diresse verso di me senza farmelo ripetere due volte. Si avvicinò e si distese con il muso appoggiato sulla mia gamba.

<< Gli piace quando tu le gratti la testa. Ti vuole un mondo di bene Luce.>> mi disse Thomas.
Mi avvicinai con la mano e le grattai la testa. Eccome se le piaceva, tanto che non smetteva più di scodinzolare. Con quegli occhi parlava.

<< Senti, ma lei mi segue?>>chiesi a Thomas.

<< Lei ti segue ovunque. Sente solo i tuoi ordini, se gli ordino qualcosa mi guarda e basta. E’ la tua compagna fidata.>>

Meglio così, pensai. La cosa migliore era non rimanere soli all’inizio.

<< Thomas io vorrei andare dentro così mi cambio le bende alle gambe e al braccio.>>

<< Ok vai pure. Ti aspetto all’ora di pranzo.>> Gli feci un sorriso e mi alzai.

<< Vieni Luce.>> Luce si alzò e mi seguì al mio fianco destro.
Mi diressi dentro casa e andai in stanza e come mia ombra, avevo Luce.


Thomas versione Lupo

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