Leila e la Blue High Surfer

di Valethebest92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come farmi dei nemici appena arrivo! ***
Capitolo 2: *** Una sonora batosta ***
Capitolo 3: *** Un nuovo amico ***
Capitolo 4: *** Primo Round ***



Capitolo 1
*** Come farmi dei nemici appena arrivo! ***


In una piovosa e fredda giornata di Maggio, quelle tipiche in cui diresti che non ti stai avvicinando all’Estate ma che sei ancora in Autunno, Chiara si trovava a casa sua, guardando fuori dalla finestra a contare le gocce che cadevano dal cielo plumbeo.

Sbuffò, piuttosto contariata: quel genere di giornate la mettevano di malumore; stanca ed annoiata, visto che non aveva nulla da fare, si mise a studiare, aiutandosi col compiuter per i pezzi più difficili, finchè un sito su Google che parlava di Surf non attirò la sua attenzione.
 
Incuriosita ed aggiustandosi meglio gli occhiali sul naso, ciccò sull’icona, venendo accolta, dopo un paio di secondi di caricamento per aprire la pagina, da una musichetta allegra, mentre al centro un riquadro luminoso annunciava:
 
“Siete dei tipi tosti? Amate il mare e l’avventura? Allora questo sito fa per voi! Come tutti gli anni, le isole Hawaii ospitano la Blue High Surfer, una competizione tra Surfisti pronti a sfidarsi all’ultima onda per portarsi a casa l’ambito trofeo! Credete di avere la stoffa? Allora compilate il Modulo d’iscrizione qui sotto, entro due o tre settimane verrete contattati dal nostro staff con una lettera che vi dirà se siete stati presi oppure no! Che cosa state aspettando? Potreste essere voi i campioni di domani!”
 
La castana ci riflettè su per qualche attimo: una competizione surfistica? Non era male come idea, già si vedeva sul gradino più alto del podio ad alzare al vento una coppa tutta dorata! Dovette scendere subito dal piedistallo, rabbrividendo: lei non sapeva nuotare e se fosse caduta in acqua sarebbe affogata di sicuro. Tuttavia, la soluzione le balenò immediatamente nella mente: avrebbe potuto gareggiare qualcun’altra al suo posto! Già, ma chi? Pinuccia era fuori discussione, troppo grassa, probabilmente avrebbe spaccato in due la tavola da surf. Ridacchiò a quel pensiero, divertita, ripromettendosi che non l’avrebbe mai detto alla sua amica per non offenderla (era molto sensibile sul suo peso), tornando subito seria: non rimaneva che un'unica persona, Leila.

Sapendo già di partenza che non l’avrebbe presa bene, la 16enne sospirò, ma era decisa ad andare fino in fondo; così premette sulla barra che diceva “Iscriviti ora!” e la compilò con i dati dell’albina, esitando un attimo quando si trattò di inviarli, chiedendosi se era davvero giusto costringerla a partecipare contro la sua volontà; per un attimo la visione del Trofeo sfocò nella sua testa, ma dicendosi che in fondo si sarebbero divertite, alla fine fece click, mandando l’email a quella strana persona e stampando il foglio già pieno, che afferrò e tenne in aria, sorridendo vittoriosa: ora non rimaneva altro che aspettare.
 
Il giorno successivo l’occhialuta si portò a scuola il documento cartaceo, determinata a dire all’amica che cos’aveva fatto il giorno precedente e sperando vivamente tutta se stessa che non l’avrebbe scuoiata viva ma che le avrebbe fatto un sorriso e detto un semplice “Va bene, parteciperò”; l’occasione la ebbe quando, all’intervallo, tutte e tre si diressero verso il bar per accompagnare l’albina, che si era dimenticata di portare la merenda dall’Orfanotrofio.
 
Tuttavia, agitata ed in ansia com’era, non riuscì a spiccicare parola e le altre due lo notarono; così la mora le chiese, una volta che si sedettero al tavolo per mangiare:
 
-Chiara, sei sicura di stare bene? Sei tesa come una corda di violino e non parli, che hai?-
 
Cogliendo la palla al balzo che l’amica le aveva offerto, la castana rispose, imbarazzata:
 
-Ehm, ecco, io.. Vi devo dire una cosa, soprattutto a te, Leila-
 
Lasciandole di stucco; capendo di non potersi tirare più indietro, prese un bel respiro e dicendosi che la va o la spacca, iniziò a raccontare del Sito che aveva trovato il giorno prima, della gara di surf e dell’iscrizione fatta dall’albina senza che gliel’avesse chiesto.

Proprio quest’ultima, quando l’amica ebbe finito di narrare, saltò in piedi, sbattendo le mani sulla superficie di legno liscia del tavolo ed urlando, sorpresa:
 
-Tu.. Cosa!?!-
 
-Mi dispiace, mi dispiace!- si affrettò a dire la colpevole, disperata, giungendo le mani ed inchinando il capo più volte come segno di pentimento, sicura che l’avrebbe uccisa stavolta- Non ho saputo resistere, mi ero già vista con in mano il Trofeo, ma solo dopo mi son ricordata che io non potevo farlo perché non so nuotare! Così ho pensato a te ed ho compilato quel modulo!-
 
L’albina sbuffò sonoramente, sedendosi, incrociando le braccia al petto e squadrandola per qualche secondo; infine, replicò:
 
-Diamine, Chiara, almeno avresti potuto chiamarmi e consultarmi prima di fare una cosa del genere, dopotutto, hai inserito i miei dati in quel modulo!- poi aggiunse, sospirando e grattandosi gli occhi con la mano destra: -Non importa.. Tra quanto hai detto che ti contatteranno per dirti se sono idonea o no?-
 
-Due o tre settimane al massimo..- fece sorpresa l’altra, per poi aggiungere, sollevata:
 
-Aspetta, non mi dirai che hai deciso di partecipare!-
 
Tuttavia la ragazza sollevò una mano come per dirle di fermarsi e rispose, seria:
 
-Non ho detto questo; ma se mi giudicheranno adatta a partecipare a quella gara, tanto vale che mi alleni-
 
Gli occhi dell’occhialuta si riempirono di lacrime di gioia, saltandole al collo ed esclamando, felice:
 
-Non so come ringraziarti, Leila!-
 
-Beh, dopotutto siamo amiche, giusto?- ribatte lei, sorridendo senza farsi vedere dall’altra.
 
Così il tempo che le separava dall’arrivo di quella lettera li spesero allenandosi tra immersioni e nuotate in piscina o guardando video di surfisti che cavalcavano le onde per imparare la tecnica; per l’albina furono molto duri, ma grazie al sostegno delle due amiche riuscì ad arrivare fino in fondo.
 
Allo scadere dell’ultimo giorno della terza settimana, tutte e tre si erano riunite a casa di Chiara, rimanendo in salotto e guardando fuori dall’enorme finestrone, immerse in un aura di tensione che preoccupò non poco i genitori della castana.
 
Rimasero a sbirciare la strada fino a pomeriggio inoltrato, ma proprio quando credettero di essere state gabbate e l’albina era già pronta a strozzare l’occhialuta, il postino si presentò al cancello di quest’ultima, estraendo dal borsone di pelle una piccola bustina; sollevate ma anche molto agitate, il terzetto si fiondò fuori dall’abitazione, raggiungendolo ed esclamando:
 
-Ha qualcosa per noi!?-
 
-Beh, si- rispose quello, sgranando gli occhi dalla sorpresa- Una lettera per Chiara da uno strano tizio di cui non ho capito bene il nome.. Chi di voi tre è Chiara?-
 
-Sono io, sono io!- disse a gran voce la ragazza, facendosi consegnare il pacco dall’uomo che se ne andò; le tre adolescenti invece rimasero sull’uscio, ansiose di scoprirne il contenuto.
 
-Allora, che aspetti?- fece tesa Leila- Aprila, dai!-
 
Chiara annuì, poi si mise a spacchettarla come se fosse un bene prezioso, riuscendo però infine ad estrarre la carta, su cui era scritta in minute ed ordinate parole la risposta.

“Gentile signorina Leila- recitava- Le annunciamo con orgoglio che è stata presa nella competizione e che quindi parteciperà alla Blue High Surfer. Si presenti tra cinque giorni sulla costa delle Isole Hawaii, portandosi con lei un costume, una tavola da surf ed il suo spirito di avventura e competizione. In allegato troverà la mappa ed i biglietti per l’aereo. Le auguriamo buona fortuna e divertimento”
 
Chiara, Leila e Pinuccia dovettero leggerlo per tre volte prima di afferrarne il significato, ma alla fine saltarono e gridarono dalla gioia: erano state ammesse, si volava alle Hawaii! I giorni successivi li spesero andando per negozi a trovare il costume e la tavola da surf, come richiesta nella lettera, per poi riunirsi a casa della castana a fare le valige e partire dopo un saluto ai propri cari.
 
Il viaggio fu lungo ed estenuante, trascorso le prime ore a parlare, emozionate, di quanto sarebbe stato grandioso per poi addormentarsi per tutto il resto. Una volta atterrate, raggiunsero subito la costa designata, un enorme mare di sabbia pieno di ragazzi e ragazze che parlavano o si trovavano in mare a surfare, mentre al centro di tutto quello la tenda dove, a giudicare dalla quantità di microfoni, si usava per i commenti.
 
Leggermente intimidita da quella folla, Leila rabbrividì, facendo un passo indietro; la mora lo notò e disse, seria:
 
-Coraggio, Leila, siamo giunte fin qui, non puoi tirarti indietro proprio ora; ricordati, qualunque cosa succeda, noi saremo al tuo fianco-
 
Rincuorata, l’albina annuì, avviandosi assieme alle altre verso il cuore della folla, raggiungendo infine lo stend dei cronisti e venendo accolte da quello che doveva essere l’Organizzatore dell’evento, un ragazzo basso ma snello, occhi castano chiaro, capelli corti e biondi nascosti sotto ad un berretto, con indosso una t-shirt rossa e pantaloncini bianchi, che strinse la mano a tutte energicamente ed esclamò, raggiante:
 
-Tu devi essere Leila, giusto? Benvenuta alla Grande Blu Surfer, qui troverai pane per i tuoi denti se desideri l’avventura, la sfida e le onde gigantesche! Quest’anno ci sono molti avversari tosti, ma son sicuro che te la saprai cavare, quindi buona fortuna e divertimento!-
 
-Ehm.. Grazie- fece imbarazzata l’altra, senza sapere esattamente cosa dire: ma quanta energia aveva quel tipo? Ad interrompere il momento ci pensò l’entrata di un ragazzo alto, fisico tonico, capelli biondo cenere ed occhi neri come la pece che esclamò, divertito:
 
-Ehi, Phil, passami un’altra birra! Hai visto come ho stracciato quel poveretto? Ah ah ah, scommetto che ora starà andando a piangere tutto triste dalla mammina!-
 
Detto questo afferrò la lattina che l’amico di nome Phil gli aveva tirato; ma quando fece per aprirla, la sua attenzione si spostò sulla 16enne e disse, divertito:
 
-Bene bene bene, che cos’abbiamo qui? Una pollastrella in bikini con una tavola da surf! Dai, non mi dirai che sei venuta qui per gareggiare, eh? Perché invece non tifi per me durante questa gara? E’ inutile che provi a sfidarmi, perché quel trofeo è già mio-
 
L’albina si ritrasse, sventolandosi una mano davanti alla faccia: l’alito di quel tipo era insopportabile! Tuttavia, seppe come ribattere, seria:
 
-La gara non è ancora iniziata e non è detto che al termine il trofeo debba essere tuo! Ci sono tanti concorrenti che son venuti fino a qui per aggiudicarselo, non è giusto che tu li spaventi e demoralizzi in questo modo, tutti loro hanno un sogno che con questa gara potrebbero realizzare!-
 
Un coro di “Oh!” stupiti si levò dalla folla intorno a loro e l’albina sollevò la testa in aria, soddisfatta e trionfante; ma l’avversario, dopo un attimo iniziale di sorpresa, riuscì a riprendersi, scoppiando in una risata di scherno ed esclamando:

-Ah ah ah, davvero, piccola, tu mi fai sbellicare dalle risate! Vuoi davvero prendere le difese di quei poveri perdenti? Credi di sapere come surfare meglio del sottoscritto? Pensi di avere una chance per meritarti quel titolo? Allora dimostramelo: io e te, uno contro l’altro, là fuori, adesso. Ah, a meno che tu non abbia paura..- aggiunse, toccandole il naso; la ragazza però si ritrasse, arricciandolo e ringhiando, stizzita:
 
-Io non ho paura di te-
 
Considerandolo come un segno di sfida, il nemico sorrise, divertito, dopodichè gettò la lattina in aria ed afferrò la tavola da surf, mettendosela sotto braccio e correndo verso il mare, fendendo la folla; la 16enne non perse tempo, imitandolo..      

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Capitolo 2
*** Una sonora batosta ***


Raccolta la sfida, Leila afferrò la propria tavola da surf e corse verso il mare, inseguita dal ragazzo, buttandosi ed iniziando a pagaiare verso il largo con le braccia.
 
Una volta che fu abbastanza distante dalla costa, si guardò intorno, mentre l’avversario già cavalcava alcune onde di media grandezza; non appena ebbe finito, le si avvicinò e le disse, con tono di scherno:
 
-Allora, che ti succede? Hai forse paura, piccoletta? Lo sapevo, eri tutto chiacchiere e niente azione!-
 
L’albina gli ringhiò contro, stizzita, poi, non appena vide un gigantesco cavallone dirigersi verso di loro, decise che quella era l’occasione per fargli rimangiare quello che aveva appena detto e dimostrargli quanto valeva; così iniziò a remare con gli arti superiori, lasciando che la corrente la risucchiasse, dopodichè, quando si trovò vicina alla cresta, si mise in piedi sulla tavola, curvando verso sinistra e riuscendo a stare in piedi.
 
Per un attimo, si sentì sulla cima del mondo, toccando con la mano il liquido trasparente e le urla di gioia del pubblico nelle orecchie, mentre la tensione svaniva, lasciando posto allo spirito competitivo che le bruciava dentro, dandole la giusta carica e fiducia per vincere; a rovinare quel magico momento ci pensò il nemico che fece un entrata poco sportiva su di lei, facendole perdere l’equilibrio e cadere in acqua.
 
Trascinata dalle correnti e senza possibilità di riemergere per respirare, la 16enne cercò di resistere al meglio, contorcendosi come un verme e cercando di risalire fendendo l'acqua con le braccia, mentre vedeva il mondo capovolgersi sottosopra ed avvertiva un bruciore provenirle dai polmoni; a peggiorare le cose, il gigantesco muro d’acqua la trasportò fino ad una scogliera, dove la ragazza sbattè la schiena più e più volte, avvertendo il dolore all’altezza del petto aumentare fino a farsi insostenibile.
 
Allo stremo e senza più respiro, Leila si raggomitolò su se stessa, tappandosi la bocca con entrambe le mani, chiudendo e stringendo gli occhi per cercare di resistere, ma un ultimo urto contro la parete rocciosa le fece espellere l’ultimo residuo d’aria che aveva e piombare nel buio dell’incoscienza..
 
-Leila!-
 
-Guarda, si sta svegliando!-
 
L’albina avvertì delle voci attorno a se, confuse e lontane, così decise di stringere ed aprire gli occhi, notando che si trovava nella tenda medica, davanti a se le espressioni sorridenti e gioiose delle sue migliori amiche Chiara e Pinuccia.
 
-Ragazze- mormorò, felice di vederle- Sono felice di vedervi.. Ho vinto, vero? Gliel’ho data una bella lezione a quello sbruffone, eh?-
 
Le altre due si guardarono, divertite e preoccupate; poi la mora rispose:
 
-Beh, diciamo che almeno non sei affogata, anche se ci sei andata molto vicino..-
 
-Ci hai fatto preoccupare molto, sai?- aggiunse la castana, sospirando di sollievo- I Bagnini ti hanno recuperato tra gli scogli priva di conoscenza e ti hanno portata qui.. Temevamo che te ne fossi già andata-
 
-Ah- fece la terza, senza però capire- Ma allora.. Cosa mi è successo?-
 
-Chiedilo al tuo avversario- sbuffò stizzita l’altra, lanciando un occhiata in cagnesco verso l’ingresso, dove il ragazzo stava facendo la sua entrata.
 
-Ah, sono contento di vederti tutta intera- esclamò, divertito, ignorando l’occhiataccia- Sei un vero osso duro, eh?-
 
-Certamente non grazie a te!- ribatte Chiara, sbuffando- Quella manovra era altamente scorretta, potevi anche ucciderla!-
 
-Ma è ancora tra noi, giusto?- replicò il castano, divertito- E poi, non la definirei scorretta; era solo un modo per prendermi quello che è mio-
 
-Allora trovatene un altro- rispose Pinuccia, furiosa- Perché non siamo disposte a vedere un'altra volta la nostra amica quasi morire davanti ai nostri occhi, hai capito?-

-Benvenute nel mondo della Competizione Surfistica, dolcezze- disse invece l’altro, serio- E’ così che si fa in questo genere di gare, vince il più forte ed il debole soccombe; se non siete in grado di capirlo, allora questo non è il posto che fa per voi-
 
Detto questo, dopo un ultima veloce occhiata all’albina, uscì, lasciandole sole.
 
-Ma chi si crede di essere quello!?- sbottò la mora, inferocita- Non può cavarsela così dopo quello che ha fatto, vado a protestare contro la Direzione Gara!-
 
-Lascia stare, Pinuccia- ribattè invece Leila, triste- Forse ha ragione lui, non sono all’altezza per competere in questa gara..-
 
-Ma che stai dicendo, Leila?- domandò perplessa Chiara- Non puoi gettare la spugna così, non dopo tutti gli allenamenti e sacrifici che hai fatto, non dopo quello che è accaduto poche ore fa!-
 
-Quello che è accaduto poche ore fa- replicò l’albina, girandosi su un lato per non farsi vedere dalle amiche- E’ solo una dimostrazione di quanto, nonostante mi sia allenata duramente, non sia ancora pronta per rivaleggiare contro dei professionisti. Ha ragione lui, amiche mie: dovrei tornare a casa, adesso che sono ancora in tempo-
 
-Ma..- fece per dire l’occhialuta, venendo fermata da Pinuccia che le mise una mano sulla spalla e scosse la testa, in segno di non proseguire; quella sospirò amaramente, sconfitta e delusa, per poi andare fuori.

La mora fece per raggiungerla, ma sulla soglia si fermò, voltandosi verso l’amica e dicendo, triste:
 
-Il colpo che hai subito è stato duro, sia fisicamente che nell’orgoglio e posso capirlo; ma non ti puoi arrendere alla prima difficoltà, nessuno è nato esperto in qualsiasi sport, bisogna acquisire maggiore esperienza e per farlo devi imparare dai tuoi errori. E ricordati, Leila, che noi saremo sempre con te, a sostenerti in qualsiasi scelta che farai-
 
Detto questo se ne andò, lasciando sola la ragazza ma con molto a cui pensare per il resto di quella sera e la notte.
 

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Capitolo 3
*** Un nuovo amico ***


"E ricordati, Leila, che noi saremo sempre con te, a sostenerti in qualsiasi scelta che farai"

Con quel pensiero ridondante in testa, Leila non riusciva a dormire, voltandosi a pancia in aria, fissando il soffitto scuro della tenda senza nemmeno vederlo: perchè riusciva a dire sempre la cosa giusta quella ragazza? Tuttavia era troppo tardi per ripensarci: dopo la batosta che aveva subito quel pomeriggio, rischiando anche di lasciarci le penne, aveva capito che quello non era lo sport per lei, quindi sarebbe tornata a casa domani mattina, lasciando la competizione.

"Non puoi arrenderti alla prima difficoltà, nessuno è nato già esperto in qualsiasi sport, bisogna acquisire maggiore esperienza e per farlo, devi imparare dai tuoi errori"

Nuovamente, le parole dell'amica le vennero a galla nella mente, facendola sbuffare sonoramente, per poi scattare a sedere sulla brandina, mettendosi le mani tra i capelli ed arruffandoli, esasperata: che cosa doveva fare? Ricordandosi poi dove si trovava, si guardò intorno, sospirando successivamente di sollievo: era sola, tutti gli altri feriti prima della Competizione erano già stati dimessi.

Capendo che non sarebbe più riuscita a dormire, si alzò, afferrò la felpa che le compagne le avevano lasciato sulla sedia accanto al letto improvvisato, mettendosela sulle spalle per coprirsi, per poi uscire dalla tenda medica e ritrovarsi sulla spiaggia.
Venne accolta da una leggera e fresca brezza notturna che le accarezzò il viso e giocò coi suoi capelli, mentre lei respirava a pieni polmoni; in lontananza vide un falò ed intuì che si trattava della Festa, allestita dagli Organizzatori, per la notte prima dell'inizio della gara.
 
Pensò che probabilmente anche Pinuccia e Chiara stavano partecipando, ma visto che non le andava prenderne parte, camminò verso la zona boschiva che dominava il centro dell'isola, fermandosi al limitare e sedendosi sopra ad una palma col tronco curvato ad esse apposta per fungere da panchina, mettendosi la testa fra le mani e sospirando amaramente, triste.

-Che cosa ci fa una ragazza carina come te tutta sola in una notte come questa?- domandò una voce maschile divertita; udendola, l'albina spalancò gli occhi, stupefatta, poi sollevò il capo, ritrovandosi davanti un ragazzo di 26 anni, alto, magro, capelli lunghi, mossi di colore castano scuro, occhi vispi e marroni, vestito con una t-shirt verde e dei pantaloncini, che fungevano anche da costume, bianchi, per poi distogliere ed abbassare nuovamente lo sguardo, abbattuta e mormorare, triste:

-Scusami, ma preferirei rimanere da sola..-

Tuttavia quello non si arrese e le si sedette accanto, rimanendo in silenzio per alcuni secondi, rompendolo successivamente e dicendo, perplesso:

-Che cos'è che ti turba? Se me lo dici, forse posso aiutarti a risolverlo-

La 16enne sospirò ancora, amara, dopodichè, spinta da uno strano moto di fiducia che quel tipo le ispirava, spiegò:

-Il fatto è che mi sono iscritta a questa competizione per divertirmi, ma adesso che ho visto come gareggiano gli altri e che sono più bravi di me, temo di non esserne più all'altezza-

Lui la guardò, probabilmente per studiarla, poi volse lo sguardo verso il cielo stellato e replicò, quasi sognante:

-Ti ho osservato quando hai gareggiato contro Mike, non te la sei cavata male, ma hai bisogno di affilare la tua tecnica; credi di non essere all'altezza degli altri partecipanti? Hai idea di quanto loro ci abbiano messo per imparare ad andare sulla tavola da surf? Siamo partiti tutti dal tuo stesso livello, nessuno nasce imparato in qualsiasi tipo di sport, ma si può imparare passo per passo la giusta tecnica per cavalcare le onde, anche quelle più pericolose-

L'adolescente lo osservò per alcuni secondi, riflettendo sulle parole che aveva appena detto: aveva ragione, non poteva buttarsi giù in quel modo per aver perso una sfida, doveva rialzarsi e guardare avanti, imparare a stare in piedi sulla tavola, ma soprattutto divertirsi; dopotutto, nessuno partiva già esperto, doveva soltanto prendersi il suo tempo.

-Grazie..- sussurrò infine, imbarazzata e con un leggero rossore che le imporporava le guance; al che lui scoppiò a ridere, divertito e rispose:

-Ma ti pare, è un piacere aiutare dei giovani surfisti in difficoltà; e se vuoi, posso anche insegnarti come cavalcare le onde-

-Davvero puoi!?- esclamò lei, saltando in piedi, improvvisamente presa da un fervore che nemmeno lei credeva di avere.

-Ma certo- replicò l'altro, sorridendo- Allora, ci stai?-

-Ci sto!- accettò Leila, stringendogli la mano e scrollandogliela con forza, entusiasta, correndo successivamente verso la tenda medica mentre lo salutava con un braccio alzato; solo, rimasto solo, il ragazzo la guardò andare via, sorpreso, per poi sciogliersi in un sorriso divertito: che tipino, gli ricordava molto se stesso tanto tempo fa..

L'indomani, dopo una nottata passata tranquilla e senza incubi, l'albina si svegliò di buon umore, alzandosi dal "lettino" e spogliandosi dei suoi vestiti, rimanendo in bikini a due pezzi, per poi afferrare la sua tavola da surf ed uscire all'esterno, dicendosi che quella sarebbe stata una grande giornata per lei.

La spiaggia era già gremita di gente, tra spettatori che volevano assistere alla Competizione e surfisti che chiacchieravano allegramente, mentre con una spugna passavano sopra alla tavola della cera, oppure correvano verso il mare per cavalcare le onde, già alte, prima dell'inizio.

Facendo slalom tra la folla, la 16enne raggiunse un pezzo di spiaggia ancora libera, vicino al baracchino dove si faceva la telecronaca, al momento abbandonato ma funzionante, sedendosi sulla sabbia ad aspettare, portandosi le gambe verso il petto, cingendole poi con le braccia e mettendosi ad osservare i colleghi già in mare.

"Sembra che si stiano divertendo un mondo.." pensò, con una punta di malinconia mista a gelosia; ad un tratto, però, le immagini di quando venne spinta in acqua dal bullo ed i momenti in cui si trovava sotto e stava affogando presero il possesso della sua mente, mentre in lei cresceva un grande terrore.

Completamente nel panico e col respiro accelerato, la ragazza si guardò intorno, come se pensasse che stesse per morire, quando una mano le si posò sulla spalla ed una voce femminile la chiamò per nome:

-Leila!-
 
Grazie a questo, l'adolescente riuscì a tornare nel mondo reale, voltandosi e ritrovandosi davanti le sue migliori amiche Pinuccia e Chiara.

-Pinuccia, Chiara!- esclamò, stupita- Come.. Come mi avete trovata?-

-Quando non ti abbiamo vista alla tenda medica, ti abbiamo cercata d'appertutto- rispose la mora, perplessa, per poi aggiungere, stavolta curiosa:

-Ti senti bene? Sei pallida in viso-

-Non è niente, non preoccuparti- ribatte l'amica, cercando di rassicurarla mentre dentro di se cercava ancora di capire che cosa fosse appena accaduto.

-Senti..- fece intanto, titubante, l'occhialuta- Riguardo a quello che ti abbiamo detto ieri.. Ci abbiamo pensato su e siamo giunte alla conclusione che avevi ragione: se non vuoi gareggiare, noi non possiamo costringerti, quindi se vuoi possiamo tornare a casa-

-Ma state scherzando!?- esclamò l'altra, determinata, balzando in piedi- Ma certo che voglio gareggiare, non posso permettere che uno stupido incidente mi blocchi in questo modo!- per poi proseguire, assumendo un'aria che aveva dell'inquietante, accompagnata con un sorriso sadico, unendo il palmo ed il pugno delle mani e facendosi scrocchiare le nocche:

-E poi, ho un conto in sospeso con quel bulletto da quattro soldi, non gliela farò passare liscia dopo lo scherzetto che mi ha fatto-

Spaventate, le due amiche ridacchiarono nervosamente, per poi guardarsi, chiedendosi che cos'avesse fatto cambiare idea all'albina; prima però che potessero dare voce ai loro pensieri, da dietro alla compagna sbucò un ragazzo che le appoggiò una lattina fresca sul collo per scherzare, facendola rabbrividire e saltare; non appena si accorse di chi fosse, esclamò, entusiasta:

-Ah, ma sei tu!-

-Ma certo che sono io, chi ti aspettavi che fosse?- replicò quello, sorridendo divertito, per poi aggiungere, emozionato: -Allora, sei pronta? Andiamo!-


-Si!- urlò lei, contagiata dalla forte carica positiva del nuovo, afferrando la tavola e seguendolo, sparendo tra la folla; sole, Pinuccia e Chiara si guardarono, confuse: che cosa diavolo stava succedendo? 
                

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Capitolo 4
*** Primo Round ***


Sull'altra sponda dell'isola, opposta a quella in cui si svolgeva la Competizione, la situazione non era migliore: grazie al forte vento che si era alzato, portando con se delle nubi che a ritmi regolari coprivano il sole, il mare era piuttosto mosso, con delle onde alte.

-Il mare è mosso oggi, uh?- notò il ragazzo, guardando l'enorme distesa d'acqua- Pazienza, vorrà dire che ci alleneremo in queste condizioni oggi- detto questo, si tolse la maglietta, rivelando un fisico scolpito; Leila lo osservò per qualche secondo, come ammaliata, ma quando si accorse che lui si era reso conto di essere fissato, si volse e l'altra distolse immediatamente lo sguardo, un lieve rossore che le imporporava le guance a causa dell'imbarazzo, chiedendo:

-V.. Vuoi dire che ci alleniamo in acqua?-

-Già- asserì quello, in qualche modo divertito dal comportamento della ragazza- Io credo più alla pratica sul campo che l'allenamento a terra- aggiungendo poi, gentile: -Andiamo?- l'albina rispose con un cenno della testa ed entrambi corsero verso la superficie bagnata, gettandovici dentro, stesi sulle tavole ed iniziando a remare.

Quando furono abbastanza lontani dalla costa, lui si bloccò, sedendosi sulla propria, mentre la 16enne, vedendosi davanti una buona onda e volendo fare una buona impressione sul moro, proseguì, per poi rivolgere la punta verso riva e pagaiando con le braccia per darsi la spinta necessaria, venendo intanto risucchiata dall'onda; una volta che si ritrovò quasi sulla cresta, si mise velocemente in piedi e sterzò a destra.
All'inizio sembrò che la manovra fosse riuscita e tutto fosse andato per il verso giusto; ma quando virò, all'improvviso le immagini di quando aveva affrontato il bullo si fecero vive, più nitide che mai, prendendola alla sprovvista e facendole mancare la concentrazione necessaria, senza la quale cadde miseramente.

Ritrovatasi nuovamente sott'acqua e presa dal panico, l'adolescente cercò disperatamente di riemergere per riprendere fiato, ma era in completa balia delle correnti che la sbalottavano di qua e di là finchè, una volta giunta al limite e senza più respiro nei polmoni, si arrese, spalancando la bocca ed espellendo un nugolo di bollicine, facendosi trascinare via.

Scattò a sedere, tossendo furiosamente per espellere il liquido, mentre qualcuno le batteva alcune pacche sulla schiena, cercando di confortarla e sussurrandole:

-Va tutto bene, va tutto bene, è finita adesso..-

L'allieva, ancora ansante, si guardò intorno e capì di ritrovarsi sulla spiaggia; ma come ci era finita? L'ultima cosa che ricordava era che stava affogando.. Poi la soluzione le venne, quasi immediata, e chiese, girandosi verso il suo salvatore, grata:

-Tu.. Mi hai salvato la vita?-

-Esatto- rispose, sospirando amaramente l'istruttore, per poi guardarla seriamente ed aggiungere:

-Ma mi piacerebbe sapere che cos'è successo mentre eri lassù-

Ancora una volta, l'altra distolse lo sguardo portandolo verso il basso, triste: già, che cos'era successo? Perchè quelle immagini continuavano a tormentarla in quel modo? Era forse il caso che glielo dicesse? Optando per un no come risposta a quest'ultima domanda, replicò, abbattuta:

-Non te lo so dire neppure io.. Forse ho perso soltanto l'equilibrio e son caduta, mi dispiace-
 
Il maggiore la fissò per alcuni secondi, dopodichè sospirò amaramente e decretò, sconfitto:

-Se c'è un dubbio o qualcosa che ti tormenta, finchè non mi dici di cosa si tratta non ne verremo mai a capo; è anche pericoloso continuare in questo modo, quindi direi che per il momento possa bastare così, ti riporto alla tenda medica-

A quelle parole, l'albina sgranò gli occhi, preoccupata, per poi balzare in piedi ed esclamare, determinata:

-Ti prego, sei l'unica speranza che ho di poter imparare ad andare sulla tavola e battere tutti quei surfisti molto più esperti di me! Sono disposta ad imparare, se tu mi vuoi prendere come allieva!-

Il moro la osservò, perplesso: poteva vederle negli occhi quel fuoco che aveva lui stesso molti anni fa, assieme alla voglia di imparare e competere con gli altri! Vinto, si alzò a sua volta e ribatte, serio:

-D'accordo, sarò il tuo istruttore; ma prima di ricominciare ad allenarci in acqua, è bene che tu impari prima come ci si muove sulla tavola sulla terraferma-

-D'accordo!- asserì quella, sorridendo entusiasta, per poi afferrare la sua tavola da surf, appoggiata sulla sabbia poco distante da loro e riposizionarla ai piedi dell'insegnante, che iniziò la lezione:

-Prima di tutto, ci alleneremo a pagaiare per capire quali muscoli dovrai sollecitare e darti la spinta iniziale per cavalcare l'onda; mettiti a prono sulla tavola, in modo tale che il corpo sia esattamente al centro e fammi vedere come fai-

L'amica fece come le era stato detto, muovendo le braccia come se fosse in acqua e sentendosi un pochino stupida, anche se quest'ultima sensazione la cacciò, dicendosi che doveva mettercela tutta per imparare.

Proseguirono in quel modo, tra le grida d'incitazione del maestro che le diceva di spingere di più e metterci più forza, per circa mezz'ora, finchè alla fine, esausta, la 16enne stese le braccia sulla sabbia e mormorò:

-Sono sfinita..-

-Tieni duro, adesso viene un'altra parte fondamentale- replicò il moro, severo, per poi spiegare:

-Il "Taking-off"  , o "Popping Up" in gergo surfistico, ovvero il momento in cui devi prendere l'onda ed alzarti sulla tavola; mentre sei sdraiata, solleva le mani dall'acqua e portale vicino al petto, coi palmi piatti sul surf e le dita appoggiate al bordo, poi, con un unico e rapido movimento, spingi il corpo in alto con la forza delle braccia e porta i piedi sotto di te. Un piede deve occupare lo spazio dove c'erano le mani e l'altro deve restare indietro, divaricato come minimo alla larghezza delle spalle-

-Eh? Ma è difficile, non ce la farò mai!- protestò lei, al che l'allenatore replicò, leggermente divertito e saggio:

-Agli inizi può esserlo, si, per questo esiste un altro metodo, piuttosto efficace per chi è alle prime armi, ovvero metterti in ginocchio e sollevarti su un piede alla volta, finchè non ti trovi in posizione eretta. Allora, quale vuoi fare?-

-Voglio tentare col primo metodo!- esclamò con fermezza l'altra, portandosi in posizione e mettendo fuori la lingua per concentrarsi meglio; successivamente, compì un balzo verso l'alto, ma lo slancio fu troppo e cadde all'indietro, venendo però prontamente afferrata dall'altro che le chiese, premuroso:

-Stai bene? Se non ci riesci fa lo stesso, possiamo provare con la seconda tecnica-

-Non preoccuparti, è tutto a posto- replicò con un sorriso l'albina, rimettendosi in postura per ritentare la manovra.

L'ora successiva trascorse molto velocemente, passata tra cadute e correzioni di movimento, finchè la 16enne udì delle voci, che conosceva molto bene, chiamarla per nome:

-Leila, Leila!-

La diretta interessata alzò lo sguardo, notando le sue due migliori amiche Pinuccia e Chiara che correvano verso di lei, raggiungendola pochi attimi dopo.

-Ragazze, che succede?- domandò, perplessa- Perchè tutta questa fretta?-

-Ti.. Ti abbiamo cercata.. D'appertutto- rispose la castana, piegandosi sulle ginocchia e cercando di calmare il fiatone- La Competizione.. E' il tuo turno.. Adesso..-

Leila spalancò gli occhi, stupefatta: toccava a lei a gareggiare, adesso!? Fece qualche passo indietro, presa da un'ansia incredibile: non poteva andare là ora, si stava ancora allenando per rimanere in piedi, sarebbe stata sconfitta ed umiliata davanti a tutti.. A calmarla, ci pensò il 26enne che disse, sorridendo solare:

-Stai tranquilla, ricordati quello che abbiamo fatto fino ad ora ma soprattutto credi in te stessa ed andrà tutto bene- leggermente rincuorata, l'adolescente sorrise a sua volta e dopo aver mormorato un "Grazie" partì verso la boscaglia, seguita dalle due compagne.

Riunitasi con tutti gli altri sfidanti di quella Batteria, la ragazza iniziò a guardarsi intorno nervosamente, cercando di individuare il suo vero avversario, ovvero il bulletto, ma quando vide che non era nella fila una punta di delusione s'impadronì di lei, mischiandosi poi alla sensazione di angoscia: era lì, assieme a surfisti molto più in gamba di lei, per cercare di vincere! Non ascoltava nemmeno più lo speaker che, con la voce amplificata dal microfono, spiegava le regole della Competizione e come passare il turno, perdendosi quasi lo start, dato col suono di una trombetta, lanciandosi verso il mare assieme agli sfidanti e pagaiando con le braccia fino al mare aperto, dove si fermò, aspettando l'onda migliore mentre alcuni avversari già ne cavalcavano una.

-Allora, piccoletta, che cosa ci fai qui, immobile?- la canzonò Angelika, affiancandola, una robusta donna di origini tedesche arrivata tra la top ten lo scorso anno- Guarda che le Competizioni come queste non si vincono in questo modo, devi cogliere al volo le onde o potresti pentirtene! Oppure aspetti che te ne cada una dal cielo?-

La 16enne la guardò, torva: non riusciva a capire, la stava prendendo in giro oppure spronando? Decidendo in ogni caso che avesse ragione lei e vedendo un buon cavallone in distanza, si mosse verso di lui, per poi puntare la tavola verso la costa e remare più che potè con le braccia, facendosi risucchiare, tentando successivamente di mettersi in piedi con la tecnica che aveva appena imparato ma cadendo miseramente.

Nuovamente, si ritrovò sott'acqua a lottare contro le correnti prodotte dai flutti, mentre le immagini dello scontro contro il bullo venivano nuovamente a galla, cercando di paralizzarla dalla paura, mentre i suoi polmoni bruciavano per l'assenza d'aria; stavolta fu però fortunata perchè, grazie a delle poderose bracciate riuscì a riemergere, spalancando le fauci per riprendere fiato.

Demoralizzata da questo insuccesso, recuperò la tavola, poco distante da lei e vi ci sedette sopra, sospirando amaramente, abbattuta: non era servito a nulla, tutti quegli allenamenti e lei non era ancora riuscita a rimanere in piedi! Guardò verso riva, immaginandosi che il suo allenatore adesso fosse arrabbiato, ma quando vide che stava facendo il tifo a gran voce, accompagnato dalle due amiche, per lei,  spalancò gli occhi, stupefatta, mentre le sue parole fecero capolino nella sua mente:
 
"Ma soprattutto credi in te stessa"
Spronata da quel pensiero che le diede una nuova carica d'energia e notando che un nuovo cavallone stava venendo verso la sua posizione, si mise a pagaiare, sicura che stavolta ce l'avrebbe fatta perchè doveva soltanto credere in se stessa; e così fu: la manovra questa volta riuscì alla perfezione, stando anche in piedi ed esorcizzando i suoi demoni nella testa, cavalcando l'onda e sentendo come se stesse volando, come se fosse in cima al mondo.

Pochi minuti dopo la gara terminò, costringendo i partecipanti a tornare a riva per il verdetto che i Giudici dovevano dare, riuniti nella postazione di commento a confabulare tra loro.

Leila però non se ne curò molto, correndo entusiasta verso le sue amiche ed esclamando:

-Avete visto che roba!?-

-Già, sei stata assolutamente incredibile!- asserì Chiara, per poi far partire un abbraccio di gruppo; a rovinare la festa ci pensò il bulletto che disse, divertito:

-Si, si, ma non montarti la testa, sei stata soltanto fortunata; e la fortuna non ti porta a superare la Batteria-

Prima però che la ragazza potesse ribattere, guardandolo in cagnesco, una mano si appoggiò sulla sua spalla e ribatte, cattivo:

-Vattene, Mike, lei non ti vuole parlare-

Quello si voltò verso il nuovo interlocutore, facendo valere la sua massa fisica ed altezza di pochi centimetri rispetto al moro, sputando poi a terra ed andandosene, ringhiando infastidito.
 
-Ma chi diavolo crede di essere quello!- borbottò stizzita Pinuccia, incrociando le braccia al petto e sbuffando sonoramente, infastidita, al che il ragazzo sospirò e rispose, serio:

-Mike ce l'ha sempre avuto quel vizio di attaccare briga con chi è più debole di lui; ignorarlo è la cosa migliore che si possa fare con lui- l'albina invece lo osservò per qualche secondo, perplessa e chiedendosi come mai il nemico non avesse risposto alla provocazione e se ne fosse andato via con la coda fra le gambe.

Ad interrompere i suoi pensieri fu l'annunciatore, la cui voce si espanse per tutta la spiaggia grazie al microfono ed altoparlanti, che annunciò, come sempre su di giri:

-I Giudici di gara hanno preso la loro decisione ed hanno assegnato i punti, permettendo solo ai primi dieci  surfisti della Batteria 12 di poter passare al prossimo Round! Ho qui il foglio ed ora vado a leggere i risultati!- iniziando una lunga lista di nomi che non conosceva affatto.
L'adolescente non ascoltava nemmeno, sospirando amaramente e guardando la sabbia sotto ai suoi piedi, triste: nonostante ce l'avesse messa tutta e si fosse impegnata, sapeva già che non era riuscita a passare, quindi il suo sogno finiva lì e poteva già tornarsene a casa..

-Leila Pellini..-

Udendo il suo nome, la ragazza sollevò la testa, sgranando gli occhi, stupefatta: ci era riuscita? Aveva passato il turno? Ma.. Come? Era convinta di aver combinato un disastro! Via via che l'incredulità scemava, lasciava il posto ad una certezza: era stata ammessa al round successivo! Guardò le sue compagne, sorprese quanto lei, per poi spiccare un salto, braccia alzate al cielo e gridare, con quanto fiato aveva nei polmoni, soddisfatta:

-Si, ce l'ho fatta! Ce l'ho fatta!- abbracciandosi nuovamente con loro; quando vide il 26enne avvicinarsi, un sorriso dipinto sul volto, corse ad abbracciare anche lui, cogliendolo alla sprovvista.

Una volta che si accorse cosa stesse facendo, si staccò frettolosamente, arrossita leggermente ed imbarazzata, mentre lui diceva, a disagio a sua volta:

-Complimenti, sei stata grande- quella tuttavia scosse la testa, divertita, per poi ribattere, sorridendo dolcemente:

-Senza di voi che avete creduto in me non ce l'avrei mai fatta, sono io che devo ringraziarvi- rimanendo poi  in un silenzio colmo di gratitudine, che ci pensò Pinuccia a spezzare, cingendo le spalle alla surfista e dicendo, entusiasta:


-Che cosa ne dite di andare a festeggiare andando a mangiare qualcosa? La guida dice che vi è un ottimo ristorante qui nella zona dove fanno delle pietanze squisite!- incamminandosi verso la tenda medica, ridendo e scherzando tra loro; rimasto indietro, il moro si limitava a fissarle, mentre pensava che Leila avrebbe fatto molta strada come surfista. 
      

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