Kiss

di LorasWeasley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un bacio al gusto di alcool ***
Capitolo 2: *** Un bacio da meritare ***
Capitolo 3: *** Un bacio sotto il vischio ***
Capitolo 4: *** Un bacio sul palco ***
Capitolo 5: *** Un bacio che mai sarà dato ***
Capitolo 6: *** Un bacio dato per gioco ***
Capitolo 7: *** Un bacio a San Valentino ***
Capitolo 8: *** Un bacio al sapore di sangue e lacrime ***
Capitolo 9: *** Un bacio che ti salva la vita ***
Capitolo 10: *** Un bacio per una scommessa ***
Capitolo 11: *** Un bacio spinto dalla gelosia ***
Capitolo 12: *** Un bacio cullato da una melodia ***



Capitolo 1
*** Un bacio al gusto di alcool ***


Uh,che novità, guardate un pò chi è tornata? Con delle nuove Solangelo, si davvero strano! Ahahah
Questa sarà una raccolta di One-Shot NON collegate tra di loro, ognuna è una storia a se. Ognuna parlerà di un bacio differente.
Vi lascio con la prima storia, spero vi piaccia!
A presto, Deh
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Kiss


Un bacio al gusto di alcool


 
Nico lo cercò con lo sguardo.
Aveva uno strano sorriso in volto e gli occhi che gli brillavano, sicuramente tutto merito dell’alcool.
Era passata la mezzanotte da esattamente 17 minuti ed erano appena finiti i fuochi d’artificio.
Insomma, la notte vera e propria era appena iniziata e metà di loro era già abbastanza ubriaca.
Nico gli si avvicinò barcollando e si aggrappò alla sua maglietta per non cadere, iniziando a strattonarla verso l’alto.
-Voglio farmi il bagno- annunciò Nico continuando a strattonargli la maglietta per togliergliela.
Lo sentì anche Percy, che era messo decisamente peggio di Nico, e iniziò a convincere i suoi amici per farsi tutti un bagno, perché “Che Ferragosto sarebbe senza bagno di mezzanotte?”.
Poi corse in acqua mentre una esasperata Annabeth lo rincorreva urlandogli “Percy, almeno togli le scarpe!”
Qualcun altro seguì il ragazzo in acqua.
Will non era molto felice di quell’idea, ma Nico era diventato abbastanza insistente, così si tolse la maglietta da solo, visto che il ragazzo non riusciva neanche a stare in piedi.
Lo seguì leggermente riluttante – Perché devo farlo anche io?
-Sono abbastanza lucido da rendermi conto di non essere lucido e, quindi, di poter annegare.
Poi corrugò la fronte riflettendo su quello che aveva appena detto e iniziò a ridere – Non ha senso, okay, ma il punto è quello. E tu non vuoi farmi annegare, vero?
E gli uscì il labbro inferiore in un modo così dolce che Will perse un battito.
Tutti loro erano amici da un vita, frequentavano un campo estivo ogni estate da quando avevano all’incirca sei anni.
Aveva legato con tanti ragazzi: Percy, Annabeth, Piper, Leo, Cecil e molti altri. Poi c’era Nico.
Forse erano migliori amici, non era proprio sicuro di ciò, però era sicuro su una cosa: aveva una cotta stratosferica per quel ragazzo da ormai due anni.
Ed essere un diciassettenne con gli ormoni a palla non aiutava per niente.
Fu un bagno che durò al massimo 10 minuti: i 10 minuti più lunghi della sua vita.
Passò metà del tempo cercando di non far annegare Nico, un’altra parte a contenere l’eccitazione, visto che il moro aveva sempre odiato il contatto fisico e adesso se lo ritrovava mezzo nudo, incollato a lui come una cozza per non annegare, e un’ultima parte a sussultare chiedendosi costantemente cosa fosse quella cosa viscida che gli toccava i piedi, nel mare completamente nero non riusciva a vederlo, ma sperò vivamente che fossero solo alghe.
Tutti gli altri erano già usciti da diversi minuti ed erano rimasti solo loro due.
Nico lo stava fissando intensamente, nei suoi occhi brillava il riflesso della luna, sembrava anche vagamente lucido in quel momento.
Poi gli si allontanò di scatto e iniziò a tornare a riva, Will lo seguì riprendendo a respirare.
Quando fu del tutto fuori dall’acqua Nico riuscì a inciampare su dei vestiti, messi in un mucchietto sulla sabbia da qualcuno, e a finire a terra, parò la caduta con le mani e se le sporcò tutte di sabbia.
Si rialzò fissandosi con un mezzo broncio e tornò in acqua.
-Mi lavo solo le mani- annunciò a Will.
-Sole le mani- specificò meglio il ragazzo.
-Si, si, solo quelle.
Neanche il tempo di finire la frase che barcollò e cadde tutto dentro l’acqua.
Will sospirò esasperato e si precipitò a ripescarlo.
Se lo caricò in spalle e tornò alle loro tende.
Mentre si incamminava Nico si lamentava per la posizione scomoda e per il fatto che vedesse il mondo al contrario più del solito.
Poi chiuse la bocca e iniziò a percorre la sua schiena con le proprie dita, facendo dei disegnini astratti.
Quando arrivò al limite del costume commentò tranquillamente –Hai un culo per il quale le ragazze ucciderebbero, lo sai?
Will lo lasciò andare di scatto, come se avesse preso la scossa, stava per dirgli qualcosa, anche se non sapeva bene cosa, quando Annabeth lo chiamò con un tono di voce quasi mortificato.
Il biondo neanche si era accorto che erano arrivati al cerchio che avevano fatto con le tende.
-Che c’è?- Domandò timoroso avvicinandosi.
-Percy ha vomitato- annunciò la bionda.
-Oh, bè, considerando come sono messi non penso sarà l’unico della …
-Dentro la tua tenda.
Will si bloccò di scatto.
-Cosa vuol dire “dentro la mia tenda”?
-Quella è tua, no? Mi sono resa conto troppo tardi che non era la nostra, mi dispiace …
Will non sapeva che dire, e adesso?
Poteva peggiorare la serata? Assolutamente si.
Percy arrivò da loro barcollando e tutto felice annunciò – Tutto aggiustato! Ho asciugato con il sacco a pelo.
-Hai asciugato il tuo vomito nella mia tenda con il mio sacco a pelo!?
Non ricevette risposta perché Percy si allontanò velocemente, ma fece solo due passi che tornò a vomitare.
Annabeth riuscì solo a lanciargli uno sguardo di scuse prima di seguire il suo ragazzo per aiutarlo.
-Will?
La voce di Nico veniva da dietro di lui, si era seduto dentro la sua tenda.
-Voglio dell’altra vodka.
-Non se ne parla- chiuse il discorso.
A quel punto arrivò la voce di Leo.
-Ragazzi, stiamo andando al chiosco a ballare, venite?
Nico si buttò all’indietro coricandosi del tutto nella sua tenda e portandosi una braccio davanti gli occhi.
-Scordatelo, mi sento la testa scoppiare.
Qualcun altro acconsentì e Will disse infine – Mi sa che io passo.
-Dai, ci sono un sacco di ragazze!
Will storse la bocca.
-Ah giusto, tu e la tua cotta. Poi un giorno me lo dici chi è? Non ora, che domani me lo sarò già dimenticato.
Will sospirò e tornò a controllare che Nico non fosse morto.
Lo trovò che sghignazzava, quando si sedette al suo fianco il moro scostò il braccio dagli occhi e lo fissò con uno strano sguardo.
-Io lo so.
-Cosa?
-Chi ti piace.
Will cercò di sembrare indifferente.
-Ah si?
-Oh si, ti piaccio io.
E prima che il biondo potesse dire una qualsiasi cosa si ritrovò le labbra di Nico sulle sue.
Era ciò che aveva sempre sognato, lui che lo baciava lentamente ma con fermezza, lui che si sedeva a cavalcioni sulle sue gambe, lui che gli accarezzava il petto e la schiena arrivando all’elastico del costume.
Era tutto ciò che aveva sempre immaginato e Will lo bloccò.
-Sei ubriaco, Nico.
Negli occhi del moro passò un lampo di lucidità e si staccò da lui con un sospiro.
-Hai ragione, non sarebbe giusto.
Tornò a stendersi come se non fosse successo assolutamente nulla.
-Domani neanche lo ricorderò.
-Io si però … - rispose il biondo in un sospiro.
 
Il mattino dopo furono svegliati dalla luce del sole che entrava prepotentemente dal buco nella tenda che qualcuno aveva appena aperto.
Will cercò di mettere a fuoco la situazione mentre Nico borbottava imprecazioni e maledizioni a chiunque fosse, si girava di schiena e nascondeva il viso tra le braccia.
Il biondo si mise seduto e scoprì di avere davanti a se Percy, aveva un aspetto davvero brutto, la sera prima aveva esagerato un po’ troppo con l’alcool.
-Hey amico- biascicò –Mi dispiace per quello che è successo ieri notte con la tua tenda, Annie mi ha raccontato tutto.
Will fece un gesto non curante con la mano mentre cercava di svegliarsi meglio.
-No davvero, mi spiace, te la vado a ripulire in acqua.
E detto questo si alzò scappando via, era esattamente quello che Will non voleva sentirsi dire.
Sentì la voce di Annabeth che inseguiva il suo ragazzo e commentava –Percy non penso sia una grande idea …
Will era del medesimo parere.
Si stava alzando per inseguirlo quando venne fermato da una presa ferrea sul suo polso.
Nico si era messo seduto, aveva gli occhi socchiusi visto che i raggi del sole gli davano fastidio.
Con la mano libera si sporse in avanti e richiuse la cerniera della tenda, facendo tornare l’ambiente in quella specie di buio.
Lo fissò intensamente negli occhi, poi commentò – Per tua informazione, ricordo ogni cosa di ieri notte.
Poi lo baciò.
Il moro aveva ancora la bocca impastata del sapore acre dell’alcool, nonostante questo Will si sentì in paradiso.
Gli infilò una mano tra i capelli e lo attirò di più a se approfondendo il bacio.
Fu quando le loro lingue iniziarono a rincorrersi e a giocare, che furono interrotti dalla voce di Percy.
-Wiiiiiiilll … Giuro che domani ti compro una nuova tenda!

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Capitolo 2
*** Un bacio da meritare ***


Un bacio da meritare

 
Nico Di Angelo non era un ragazzo che si faceva notare, e a lui andava più che bene.
Gli piaceva passare inosservato e non dare nell’occhio.
Gli piaceva non avere nessuna delle attenzioni su di se.
Più che altro perché non voleva che gli altri si aspettassero qualcosa da lui, per paura di deluderli.
Gli andava più che bene camminare per i corridoi senza che nessuno lo salutasse, senza che nessuno lo notasse o che gli chiedesse qualcosa.
Era semplicemente invisibile e …
-NICO!- Un urlo che attirò l’attenzione di tutto il corridoio.
Nico si bloccò di scatto nascondendosi meglio il viso tra i ciuffi di capelli corvini che gli ricadevano in fronte e i libri che teneva in grembo.
Si, in effetti doveva ancora spiegarsi perché un tipo come Will Solace fosse diventato il suo migliore amico.
Il ragazzo in questione stava continuando a urlare il suo nome mentre si faceva largo tra tutti gli altri ragazzi per raggiungerlo.
Quando gli arrivò di fronte Nico sbottò in un sibilo ironico – Non vedevo l’ora che tutta la scuola conoscesse il mio nome, grazie.
Will sembrò non sentirlo, aveva un cipiglio severo in volto, cosa abbastanza strana per lui.
Nico stava per chiedergli cosa gli era successo, quando il biondo alzò un foglio mettendoglielo sotto il naso.
Era il suo compito di matematica, con una bella F messa in evidenza.
Nico grugnì strappandoglielo dalle mani e nascondendolo dalla vista di tutti.
Lo sorpassò e riprese a camminare più velocemente, naturalmente Will lo inseguì.
-Sai Will, dovresti smetterla di forzare il mio armadietto.
-Se so la combinazione non è forzare.
-Come diavolo fai a con … No guarda, lascia stare, non lo voglio sapere.
Will lo bloccò afferrandolo per un braccio.
-Mi avevi detto che avevi studiato, non ti puoi permettere un’altra insufficienza in quella materia, Nico!
Il moro si limitò a sbuffare –Non la capisco! Te lo giuro, ci ho provato davvero, ma non la capisco.
-Will, ti muovi!?- Qualcuno urlò e il biondo alzò gli occhi al cielo esasperato.
-Arrivo- urlò in risposta senza neanche girarsi a fissare chiunque avesse parlato, poi si rivolse di nuovo a Nico – Questa sera vengo da te e giuro che non me ne vado fino a quando non sarò certo prenderai almeno una B nel prossimo compito.
Nico non ebbe il tempo di rispondere che Will era già scomparso dalla sua vista.
 
Will spalancò la porta e se la richiuse alle spalle velocemente, tutto questo senza bussare o chiedere il permesso.
Sembrava sconvolto.
-Persefone deve smetterla. Che problemi ha con i melograni?
Nico era sdraiato sul suo letto, a pancia in su, i piedi appoggiati al muro e la PSP tra le mani. Rispose senza staccare gli occhi dal gioco, alzando semplicemente le spalle.
-Il vero problema è capire dove li trova tutti quei melograni, ogni volta che viene qualcuno cerca di fargliene mangiare almeno due. Un giorno ti abituerai.
Il biondo sbuffò –Ci conosciamo da anni Nico, non penso mi abituerò mai.
Poi si avvicinò al letto e gli strappò il gioco dalle mani.
Il moro protestò ma il più grande non volle sentire ragione, in compenso gli diede un paio di fogli e un libro di matematica.
Un’ora e mezza dopo Nico non era riuscito a concludere neanche una disequazione.
Il vero problema è che si distraeva con qualsiasi cosa, non ci metteva davvero impegno e così faceva errori di distrazione davvero stupidi che portavano a risultati improponibili, distanti anni luce dal risultato scritto nel libro.
-Questa deve essere giusta!- Sbottò il ragazzo passando a Will un nuovo foglio con una nuova disequazione sopra.
Erano sdraiati sul letto, spalla contro spalla, Nico fissava speranzoso Will mentre quest’ultimo controllava tutto quello che aveva scritto il ragazzo.
-Stai migliorando, il procedimento è giusto- annunciò alla fine –Ma hai sbagliato a calcolare il delta.
Un mugolio disperato uscì dalle labbra di Nico mentre si lasciava cadere del tutto sul letto, andando a sbattere la testa contro il libro.
Will sorrise e cercò di spronarlo –Dai, basta che aggiusti qui ed è fatta.
Nico, visibilmente depresso, fece come gli era stato detto, poi ripassò il foglio a Will per farlo controllare.
Il biondo sorrise.
-Ce l’hai fatta!- E senza pensarci due volte si avvicinò di più schioccandogli un veloce bacio in bocca.
Nico restò impassibile, forse con gli occhi un po’ più sgranati del solito.
-Oh, ehm…- Iniziò il biondo.
-No. Non parlare.
Nico lo disse con un tono così autoritario che Will dovette per forza fare come gli era stato detto.
Il moro non disse e non fece nulla. Semplicemente si mise seduto, poggiò la schiena contro la tastiera del letto, piego le ginocchia e su queste posò fogli e libro, poi iniziò a scrivere.
5 minuti.
10 minuti.
15 minuti.
20 minuti.
Will non sapeva che pensare o che fare.
Si sentiva un idiota, aveva rovinato l’amicizia con il suo migliore amico. Perché non pensava alle cose prima di agire?
-Senti Nico …
-Zitto.
Passarono altri 10 minuti.
Il biondo stava davvero per esplodere quando Nico chiuse di scatto il libro e sorrise soddisfatto al foglio che teneva in mano.
Lo passò a Will fissandolo, in attesa.
Il biondo non aveva idea di cosa aspettarsi, non di certo di trovare dell’altra matematica scritta.
C’erano infatti altre 3 disequazione. Will le controllò tutte due volte, non riusciva a credere che fossero sul serio tutte giuste.
-Wow- riuscì semplicemente a commentare.
Il sorrisetto di Nico si aprì ancora di più, poi gli si avvicinò sedendosi sopra il suo stomaco e si chinò su di lui poggiando le mani ai lati della sua testa, sul materasso.
Sfregò il naso contro il suo, delicatamente, poi gli lasciò un veloce bacio sulle labbra.
-Uno- sussurrò.
Gli lasciò un secondo bacio, sempre a stampo, ma più lungo di quello precedente.
-Due.
Un terzo bacio, decisamente più bagnato e intenso, da lasciarli quasi senza fiato.
-Tre.
Solo a quel punto rotolò di lato, mettendosi al suo fianco nella stessa identica posizione del biondo.
-Sai?- Disse infine fissando il soffitto bianco –La matematica non è poi così brutta.
Will si girò a fissarlo con un sorriso, non rispose, ma spostò la mano alla ricerca di quella dell’atro, intrecciando le loro dita.
 
L’armadietto del biondo fu chiuso di scatto.
Girò lo sguardo e incontro Nico, aveva in volto un sorriso quasi inquietante.
Non disse neanche una parola, semplicemente alzò un foglio, dove spiccava una B+ in rosso.
Will gli strappò il foglio dalle mani, era davvero incredulo.
Nico comunque non gli lasciò il tempo di dire nulla.
Si avvicinò al suo orecchio e sussurrò –Ti aspetto oggi pomeriggio a casa mia. Sono abbastanza certo di meritarmi qualcosa.
Si riprese il suo foglio e andò via.
Will si ritrovò a sorridere come un’ebete mentre si appoggiava all’armadietto con una spalla.

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Capitolo 3
*** Un bacio sotto il vischio ***


Buon Natale!
Deh <3
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Un bacio sotto il vischio

 
Il Natale si passa in famiglia.
Si certo, come no. Quando l’avevi una famiglia.
Erano le 22:35 del 24 Dicembre e Nico era in macchina diretto verso casa sua. Aveva già fatto 2 ore di strada, gliene mancava solo una per poter finalmente seguire la sua tradizione: divano, coperta, cibo spazzatura e un qualche film horror che non aveva assolutamente nulla di natalizio.
Si fermò in un autogrill per far rifornimento di benzina, la sua lancetta era arrivata al limite.
Conosceva molto bene quel posto, per lavoro passava per quell’autostrada tre volte a settimana.
Il distributore di benzina però era chiuso.
Nico si alzò il cappuccio della felpa per ripararsi dalla neve che stava cadendo e corse all’interno dell’autogrill illuminato.
Dentro c’era un solo ragazzo alla cassa, aveva un’espressione cupa, di chi si sarebbe voluto trovare in qualsiasi altro posto meno che li.
Nico conosceva bene anche lui, si apriva sempre in un bellissimo sorriso quando lo vedeva. Aveva iniziato ad andare in quell’autogrill anche quando non aveva realmente bisogno di comprare qualcosa, se si domandava il perché, Nico non avrebbe avuto una risposta.
Si avvicinò al bancone portandosi le mani alla bocca, cercando di riscaldarle con il suo fiato.
Il sorriso del biondo non tardò ad arrivare, contagiando anche gli occhi blu.
-Ciao- proruppe Nico poggiandosi al bancone con i gomiti –Cosa è successo al distributore di benzina?
-Oh, non funziona, c’è stato un guasto e, considerando che è Natale, non verranno a ripararlo almeno fino a dopodomani.
-Cazzo.
Fantastico, era bloccato in un autogrill nel bel mezzo del nulla, in piena notte, nevicava da un giorno e non aveva nessuno che potesse andarlo a prendere.
-Mi spiace- Will si morse un labbro –Ti darei  volentieri un passaggio, ma ho il turno notturno …
-Questo lavoro è terribile, lo sai?
Il biondo non rispose, abbassò semplicemente lo sguardo in imbarazzo.
-Uhm…- Nico riprese a parlare fissando le sue mani -Ti si prospetta un Natale davvero interessante, ti secca se ti faccio compagnia? Non penso di riuscire a farmi un’ora di strada a piedi sotto quella neve, non se voglio arrivare a casa vivo e con tutte le dita attaccate ai diversi arti, s’intende.
Will sorrise come … bè, come se gli avessero appena fatto il regalo di Natale che aveva sempre desiderato, che poi era praticamente la stessa cosa.
La cosa bella di passare la vigilia di Natale dentro un autogrill? Avevi a disposizione di tutto.
Giocarono a carte scommettendo cioccolatini e caramelle.
L’unico cliente che si presentò in tutta la serata fu un vecchio camionista in cerca di un bagno, entrò nel momento esatto in cui Will vinse la sua prima partita (su 16) e per festeggiare stava improvvisando un ballo davvero, davvero, davvero imbarazzante.
Nico non aveva mai riso così tanto in tutta la sua vita.
-Okay basta- proruppe infine il moro dopo l’ennesima tavoletta di cioccolata, poggiando la schiena al muro, erano entrambi seduti a terra –Se continuo così mi viene il diabete.
-Oh, menomale! Ho già speso metà del mio stipendio con tutto quello che ti sei mangiato!
Nico mise su un finto broncio –Non è colpa mia se fai schifo a giocare a carte.
Will roteò gli occhi con un sorrisetto divertito.
Nico abbozzò un sorriso a sua volta, poi si perse a fissare la neve che scendeva, fuori dalle grandi finestre.
Il più grande continuò invece a fissare lui di sottecchi. Ne studiò ogni particolare, tutto quello che si era perso in quei mesi di incontri fugaci.
Restarono in quel silenzio quasi perfetto per diversi minuti, il primo a interrompere tutto fu il più piccolo.
Staccò lo sguardo dalla neve candida per portarlo al suo polso, l’orologio indicava che fosse già passata la mezzanotte.
Sempre con lo sguardo puntato verso il basso sussurrò –Buon Natale, Will.
Il biondo non rispose, non subito almeno. Dopo qualche secondo affermò –Ti sbagli.
Nico alzò lo sguardo confuso, incatenò i suoi occhi scuri con quelli chiari dell’altro.
-Questo lavoro non è poi così terribile, mi fa stare bene la tua presenza e sarei felice anche se tu passassi solo una volta a settimana, per stare la metà del tempo che stai giornalmente.
Nico divenne completamente bordeaux per quella dichiarazione, ma fece comunque una smorfia e, schiarendosi la gola, commentò –Dio Will, sei schifosamente romantico.
Il biondo sorrise, poi si alzò con un colpo di reni e gli tese la mano per fare lo stesso.
Lo trascinò vicino una finestra, apparentemente non aveva nulla di speciale rispetto alle altre, poi Will indicò in alto e Nico alzò gli occhi.
Sopra di loro c’era del vischio, il biondo l’aveva fatto per affermare ancora di più quello che il moro aveva detto.
-Serio?- Disse infatti l’altro con un sopracciglio scuro alzato.
-E posso fare molto di più!
-Oh dei …
Fu solo questo il suo commento, mentre si metteva in punta di piedi e attirava il ragazzo verso di se, con la mano che gli aveva poggiato dietro il collo, alla base dei suoi capelli biondi.
Lo baciò delicatamente, quasi con paura di spezzare quel momento, di scoprire che nulla era reale.
Ma le braccia che circondarono la sua vita attirandolo maggiormente all’altro erano reali, la lingua che quasi timidamente sfiorava la sua era reale e il sussurro sulle sue labbra, quel “Buon Natale, Nico” che non sentiva da troppo tempo, era terribilmente reale.
Nico si ritrovò a pensare che forse non era poi così male modificare le sue tradizioni.

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Capitolo 4
*** Un bacio sul palco ***


Un bacio sul palco

 
Will Solace era un ragazzo di 18 anni che se la cavava a scuola.
Era molto bravo nelle materie scientifiche come matematica e chimica, ma leggermente più scadente in, bè, tutto il resto.
Aveva bisogno di crediti per andare al college, quindi doveva iniziare un’attività pomeridiana.
C’erano ancora posti tra i club di teatro e di moda.
Non che Will fosse un bravo attore, non riusciva neanche a mentire inventando una scusa plausibile per il suo essere impreparato.
Ma, a conti fatti, aveva scelto il corso di teatro.
Erano le tre e mezza del pomeriggio e si stava avviando all’auditorium.
Arrivò davanti la pesante porta verde scuro, prese un bel respiro e l’aprì.
Era quella porta che dava dietro le quinte.
Notò alcuni ragazzi.
Un ragazzo biondo che parlava fitto con una ragazza dai capelli scuri seduti a un tavolo; una ragazza bionda che leggeva un copione, muovendo solo le labbra; un ragazzo ricciolino, seduto sopra una mezza colonna greca, che costruiva un qualcosa di indefinito.
Il primo ad accorgersi di lui fu un ragazzo dai capelli scuri.
Stava passando proprio in quel momento li accanto e, per puro caso, lo notò.
Alzò un sopracciglio prima di aprirsi in un sorriso di benvenuto.
-Ciao, sei nuovo?
Will si limitò ad annuire.
-Io sono Percy.
-Ciao, io mi chiamo W …
Non fece neanche in tempo a finire il suo nome che la pesante porta venne di nuovo aperta a una velocità che, a detta di Will, non era umanamente possibile.
Peccato che lui era rimasto proprio li davanti, la prese in pieno e svenne il secondo dopo.
 
-Amico, per me l’hai ucciso.
-Avrà una commozione celebrale, se sempre si risveglia.
-Finiremo tutti nei casini.
-Io propongo di occultare il cadavere.
-Ci sto! Qualcuno che prenda un sacco nero della spazzatura, presto!
Erano queste le voci che Will sentì ancora prima di aprire gli occhi, sembrava appartenessero tutte a persone differenti.
Dopo quell’ultima frase il biondo fece un gemito e tutti si zittirono.
Aprì gli occhi solo qualche secondo dopo, gli ci volle un po’ per mettere a fuoco la situazione, ma la prima cosa chiara che vide furono due enormi occhi neri che lo scrutavano.
Solo successivamente si rese conto che appartenevano a un ragazzo e che, il ragazzo in questione, lo stava scrutando con le labbra ridotte a una linea sottile e la fronte corrugata.
-Ti sembra normale stare fermo, imbambolato, dietro una porta!? Sai quanti casini mi avresti fatto passare se ti avessi ucciso!?
Will fece un nuovo lamento e borbottò – Ho mal di testa.
Il ragazzo alzò un sopracciglio scettico, poi si girò verso un ragazzo biondo con gli occhiali e gli disse – Wow, è anche intelligente.
Il ragazzo biondo si limitò ad alzare gli occhi al cielo con un principio di sorriso, scompigliò i capelli al ragazzo che gli era inginocchiato di fronte e commentò – Cerca di farti perdonare invece di prenderlo in giro.
Infine si allontanò e tutti quanti seguirono il suo esempio, come se la non morte di Will non fosse poi così interessante.
Un ragazzo si stava anche lamentando per non poter mostrare le sue capacità nell’occultare i cadaveri.
In meno di qualche secondo Will restò solo con quel ragazzo strano.
“Strano” fu proprio il primo aggettivo che gli affibbiò, subito dopo gli affiancò “bello”.
Quando tutti furono andati via il moro sospirò, poi domandò davvero preoccupato – No davvero, stai bene?
Will sbuffò con una smorfia che era un misto del dolore e del sorriso che gli era spuntato involontariamente.
-Non ho intenzione di denunciarti, se è questo il tuo problema.
-Fantastico! Anche perché perderesti la causa.
Si alzò in piedi e si spazzolò le mani sui jeans scuri, poi gli porse quella destra per aiutarlo ad alzarsi.
-Sono Nico.
Prima di rispondere, il biondo lanciò un’occhiata alla porta dell’auditorium, fortunatamente era abbastanza lontana.
-Will.
E sospirò di sollievo notando che nessuna catastrofe si abbatté su di lui dopo che ebbe pronunciato il suo nome.
Nico alzò un sopracciglio guardandolo storto poi, dopo che lo aiutò a rimettersi in piedi, andò via pronto a tornare nella sua solitudine.
Ma Will lo inseguì.
Da quel momento iniziò il loro strano rapporto di amicizia.
 
Nico credeva davvero di essere rimasto solo, stava per spegnere tutto e andare via quando sentì una voce da sopra il palco.
Lasciò la sua tracolla su una sedia di plastica e si avvicinò lentamente.
Sul palco trovò Will, stava cercando di “esibirsi” nelle battute che aveva per lo spettacolo primaverile.
Dopo aver assistito a vari tentativi finiti davvero in modo pessimo, Nico decise di fare il suo ingresso.
-Non riusciresti a convincere neanche un bambino.
Will sussultò, ma si riprese abbastanza in fretta e il suo viso si oscurò.
Nel frattempo Nico gli si era avvicinato del tutto, gli strappò il copione dalle mani e si mise a leggere una parte delle battute.
Fece una smorfia per il testo, poi riportò i suoi occhi scuri a incatenare quelli blu dell’altro.
-Ci devi mettere passione, Will. Non stai leggendo la lista della spesa, devi esprimere i sentimenti alla donna della tua vita, tutti devono sospirare e piangere sentendoti dire queste cose.
-Ma … io … non ho idea di come …
-Zitto. Non voglio sentire stupide scuse, sei sopravvissuto a una mia porta in faccia, puoi fare tutto. Ora proviamo.
Will non poté far null’altro che annuire.
-Bene, fa finta che io sono questo personaggio dal nome impronunciabile che deve interpretare Annabeth. Avanti, dimmi tutto quello che provi.
Il biondo deglutì, avrebbe davvero voluto dirgli tutto quello che provava, ma non erano di certo le cose scritte su quello stupido copione.
-Non voglio più stare senza di te. Ho fatto un errore quel giorno, ma ti prego perdonami, perché non penso di poter vivere senza la possibilità di …
-Fermo, fermo, fermo. Ho detto sentimento. Fa davvero così schifo la tua vita sentimentale?
Will incassò il colpo e strinse le labbra.
Lo guardo con uno sguardo truce e riprovò con più grinta.
-Non voglio più stare senza di te!- Gli afferrò una spalla e si chinò leggermente su di lui –Ho fatto un errore quel giorno, ma ti prego, perdonami.- la sua voce si affievolì leggermente nell’ultima parte.
Nico lo stava scrutando con uno strano sguardo che Will non riuscì a comprendere, ma non l’aveva ancora interrotto, quindi era una cosa positiva.
-Perché non penso di poter vivere senza la possibilità di ascoltare la tua voce, rivedere i tuoi fantastici occhi e svegliarmi ogni mattina con te accanto. Lui non ti amerà mai come ti amo io.
Si chinò ancora di più verso il suo viso e finì con un sussurro che sembrò quasi vero.
-Per favore … Non ho mai smesso di amarti.
Poi, bè, ci furono pochissimi secondi di silenzio nei quali Nico fissò intensamente le labbra del biondo.
L’attimo dopo Will l’aveva baciato.
Gli aveva afferrato il viso con entrambe le mani e aveva agito d’istinto.
Nico sorrise nel bacio e rispose con fervore.
Gli accarezzò le labbra con la lingua, che si schiusero all’istante per rendere tutto molto più profondo e umido.
Quando si staccarono avevano entrambi il fiatone.
Però Will aveva lo sguardo basso e le guancie completamente rosse, mentre Nico lo fissava tranquillamente con un sorrisetto quasi malizioso, fu il primo a parlare.
-Uhm, non ricordavo che ci fosse scritto anche questo nel copione.
Se possibile, Will diventò ancora più rosso.
-Io … Bè, mi sarò sbagliato.
Nico alzò gli occhi al cielo ancora più divertito.
-Cerca di non sbagliarti quando proverai con Annabeth, Percy non ne sarebbe così felice. E io potrei stare dalla sua parte.
Fu a quel punto che Will alzò di nuovo lo sguardo.
Poteva essersi appena fatto un film mentale, ma era abbastanza certo che Nico avesse appena detto che gli dava fastidio se andava in giro a baciare altre persone.
Il moro, in ogni caso, sembrava perfettamente a suo agio.
Si allontanò lentamente riprendendosi la tracolla dalla sedia di plastica dove l’aveva lasciata.
-Andiamo?- Chiese poi tranquillamente tenendogli la porta aperta –Ho fame, spero che ti piacciano le cose del MC Donald.
Solo allora Will si aprì in un enorme sorriso.
Si, quello era decisamente un appuntamento.

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Capitolo 5
*** Un bacio che mai sarà dato ***


Un bacio che mai sarà dato
 

-Ciao.
Nico abbozzò un mezzo sorriso mentre si avvicinava al bancone del bar.
Erano le sette di mattina ed era già abbastanza affollato, ma Will riuscì comunque a trovare un attimo per salutare Nico con uno dei suoi bellissimi sorrisi.
-Il solito?- Domandò poi.
-Il solito.
Fece un nuovo sorriso e si mosse veloce per preparare il cappuccino del ragazzo.
Nico aveva iniziato a lavorare in quegli uffici circa 7 mesi prima, dal suo primo giorno di lavoro andava sempre in quel bar.
Dal primo momento non aveva potuto fare a meno di notare quanto quel cameriere biondo fosse carino.
Erano passate due settimane prima che scoprisse il suo nome, per puro caso, da un collega del ragazzo che l’aveva urlato.
Erano passati tre mesi prima che il moro si rendesse conto che per lui aveva delle attenzioni differenti, rispetto a tutte le altre persone che serviva.
No, in realtà Nico era troppo tonto per accorgersene, più che altro gliel’aveva fatto notare Jason, suo migliore amico da una vita e suo collega.
Da quel giorno, ogni mattina, si impuntava di dire qualcosa di differente dal solito “ciao” o “il solito”.
Avrebbe voluto chiedergli come andava e se magari aveva voglia di uscire con lui qualche volta.
Voleva conoscerlo.
Ma non ce l’aveva mai fatta, era stato semplicemente troppo codardo.
Dopo altri due mesi, Jason aveva deciso di intervenire.
Semplicemente, all’ora di pranzo, aveva chiamato il bar per farsi portare qualcosa da mangiare per lui e il suo amico.
Aveva casualmente chiamato con il cellulare di Nico.
E aveva anche casualmente chiesto che a portare l’ordinazione fosse il ragazzo biondo.
Lui e Nico lavoravano nello stesso ufficio ed era stato davvero esilarante per lui vedere come l’amico si stesse quasi per strozzare con la sua stessa saliva alla comparsa del biondo.
Poi si alzò in fretta afferrando il suo cellulare e annunciando qualcosa tipo “Piper mi sta chiamando”. Lo sguardo che gli lanciò Nico l’avrebbe ucciso se ne avesse avuto la capacità.
Così iniziarono davvero a conoscersi. 20 minuti al giorno.
Will aspettava con impazienza la sua pausa pranzo.
Alle 12 in punto afferrava il pranzo di Nico, attraversava la strada, correva dentro l’edificio, prendeva l’ascensore che velocemente lo portava all’ottantatreesimo piano e passava 20 minuti con quel ragazzo.
Jason non c’era mai, ogni giorno aveva una scusa diversa.
E parlavano, parlavano di cose futili, trattavano argomenti profondi.
Ogni giorno Will conosceva un pezzettino nuovo della storia di Nico.
Ogni giorno Nico conosceva un po’ meglio Will.
Sapevano entrambi di essere attratti l’uno dall’altro, sapevano anche che uno dei due avrebbe dovuto dire qualcosa. Ma nessuno aveva ancora preso con entrambe le mani il proprio coraggio e si era aperto.
Si limitavano ai sorrisi, ai leggeri sfioramenti, agli sguardi. Flirtavano, qualche volta uno dei due se ne usciva con una battuta non proprio casta, ma l’argomento moriva li.
Nico, ogni singolo giorno, si riprometteva che quello sarebbe stato il giorno in cui gli avrebbe chiesto di uscire, ma poi non lo faceva, tornava a casa e si diceva “domani, domani glielo chiedo”.
Perché quando sei un ragazzo di soli 23 anni, sei consapevole di avere ancora tutta la vita davanti, sei consapevole di poter riprovare l’indomani. Non hai rimpianti.
Perché avrai modo di rifarti il giorno dopo, non pensi che quella magari è l’ultima volta che lo vedrai, non pensi di avere i minuti contati.
Nico aveva i gomiti poggiati sul bancone del bar, era proteso in avanti.
Will stava dall’altro lato, quasi nella sua stessa posizione, in mezzo a loro la tazza di cappuccino ormai vuota.
-Allora ci vediamo a pranzo?- Chiese Nico fissando le sue labbra, troppo vicini.
Il biondo si limitò ad annuire, sempre quel suo sorriso dolce in volto.
Forse Nico si sbagliava, ma ebbe come la sensazione che il biondo si stesse avvicinando sempre di più. Era ovvio che Nico non l’avrebbe fermato.
Non fu lui infatti a urlare –Will ti muovi? C’è una fila enorme se non te ne sei accorto!
Nico tornò alla realtà, ovvero alla consapevolezza di trovarsi in un bar super affollato, dove stava per baciare il cameriere più carino che avesse mai visto. Molto probabilmente metà dei clienti li stavano fissando.
Will borbottò qualcosa di incomprensibile come risposta, era rosso in volto. A giudicare dal calore che Nico sentiva sul suo volto, era decisamente nel suo stesso stato.
-A dopo- sussurrò semplicemente mentre si voltava e scappava via.
Il tempo non gli aveva concesso neanche un ultimo, vero e intenso sguardo.
 
Fu dopo meno di due ore, mentre si annoiava a morte nel suo ufficio e parlava di cose futili con Jason, che il palazzo tremò.
Le luci si spensero e tutti i computer si scollegarono.
Entrambi i ragazzi si gettarono sotto la scrivania pensando che fosse il terremoto, ma non ci furono nuove scosse.
Non avevano idea di cosa fosse, non parlavano, i cuori a mille, il terrore che si impossessava delle loro membra.
Il fumo nero iniziò a riempire la stanza, Jason si precipitò alla porta cercando di aprirla, nulla da fare, era completamente bloccata.
Afferrò il cellulare e iniziò a chiamare i soccorsi.
Nico faticava a respirare mentre sentiva distrattamente il suo compagno urlare al telefono “Si, siamo in due … siamo bloccati, siamo al piano 83 … non vedo nessuno qui e c’è tanto fumo … dovete sbrigarvi!”
Nico si era avvicinato alla finestra per cercare di respirare, ma anche li adesso risultava difficile far entrare nei polmoni un minimo di ossigeno.
La disperazione gli stava attanagliando lo stomaco.
Prese il cellulare dalla tasca, sapeva che Jason aveva appena chiamato i soccorsi, ma non riusciva a stare con le mani in mano senza far nulla.
Ma quando lo uscì dalla tasca vide che gli stava già arrivando una chiamata, era Will.
Rispose con un colpo di tosse.
-Nico! Nico stai bene! Dio Nico, dove sei?- La voce di Will era disperata, come non l’aveva mai sentita.
Il moro si accasciò a terra, sentiva i polmoni bruciargli, anche il pavimento sotto le sue mani scottava.
-Cosa è successo?- Domandò allarmato lanciando un’occhiata alla porta, perché i soccorsi non arrivavano?
-Un aereo, un aereo si è andato a schiantare nel vostro edificio, devi uscire subito da li!
-Non … Non riesco a respirare- colpo di tosse –La porta è bloccata, i soccorsi non arrivano, io non …
Quanto tempo era passato dall’impatto? Quanto tempo ci voleva per arrivare fino al suo piano?
Fissò Jason, anche il suo migliore amico era ormai seduto a terra, vicino alla finestra insieme a lui, Nico non aveva idea di quando lo avesse raggiunto.
Stava parlando a telefono, stava parlando con Piper, le stava dicendo che l’amava con un tono che Nico non gli aveva mai sentito.
Fu a quel punto che capì.
Il fumo che aveva invaso quasi tutti i suoi polmoni e gli faceva lacrimare gli occhi, il pavimento sempre più bollente. C’era un motivo se i soccorsi non arrivavano.
Non sarebbero mai arrivati, loro stavano per morire.
Gli occhi di Nico erano già lucidi, ma le lacrime che gli solcarono il viso non furono a causa del fumo.
Non sono pronto a morire.
Quello fu il suo unico pensiero, che non espresse a voce alta.
Non aveva più una famiglia, suo padre non c’era mai, sua madre era morta quando lui era molto piccoli e pochi anni dopo anche sua sorella era scomparsa. Ma nonostante questo, Nico non era pronto a morire.
Quale ragazzo, che ha ancora tutta la vita davanti, è pronto a morire?
Franando i singhiozzi e i colpi di tosse riprese contatto con il cellulare.
-Will, Will ascoltami.
Anche Will stava piangendo, Nico lo sentiva da come continuava a ripetere “Ti prego, Nico. Ti prego”.
-Avrei voluto baciarti, sapere se le tue labbra hanno lo stesso sapore che ho sempre immaginato. Sono stato un’idiota ad attendere tutto questo tempo, non pensavo di …
-Tu non stai morendo, Nico. Non puoi farlo!
Will cercava di convincerlo, ma Nico era più certo che stesse cercando di convincere se stesso.
E Nico voleva semplicemente credergli.
-Avrei voluto davvero amarti- sussurrò Nico.
-Io già lo facevo- rispose in un mormorio l’altro dopo qualche secondo.
Nico sorrise impercettibilmente, sentiva la testa farsi sempre più leggera e perdere tutta la concezione con la realtà che lo circondava.
Chiuse gli occhi e l’oblio lo accolse.
Due minuti dopo l’edificio crollò.
Era l’11 Settembre 2001.

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Capitolo 6
*** Un bacio dato per gioco ***


Un bacio dato per gioco


-Non ci credo!- Scoppiò a ridere –No okay … fammi riprendere … no, non ci riesco.
E riprese a ridere fino allo sfinimento.
Will Solace era sdraiato nel letto della sua migliore amica con i piedi poggiati in alto nel muro sopra la tastiera del letto.
Annabeth Chase era sdraiata accanto a lui, ma messa in modo speculare, con la testa dalla parte del cuscino e i piedi incrociati vino al volto di Will.
Il ragazzo si puntellò sui gomiti per fissare meglio la sua amica, stava facendo una smorfia, come se fosse davvero infuriata per la sua risata, ma Will sapeva che infondo era divertita anche lei, la conosceva abbastanza bene, inoltre aveva un angolo della bocca leggermente alzato.
-Cioè, proprio con la mano così- e mosse la mano sventolandola in aria.
La ragazza alzò gli occhi al cielo, questa volta senza nascondere il sorriso, annuendo.
Will si ributtò nel letto scoppiando di nuovo a ridere.
-Smettila!- Annabeth alzò un piede e gli rifilò un leggero calcio nella spalla –E’ stato … tenero.
Questo ebbe come effetto quello di far ridere Will ancora più rumorosamente.
I due ragazzi si conoscevano dall’asilo e subito erano diventati migliori amici, erano inseparabili.
Sempre ognuno a casa dell’altro, sempre in classe insieme, stesso banco.
Erano anche molto simili, entrambi alti, biondi e ricci, intelligenti e con quel sorriso spontaneo. Gli occhi li avevano abbastanza diversi: lui azzurri, come il cielo estivo; lei grigi, come il cielo temporalesco.
Nonostante questo tutti continuavano a scambiarli per fratelli gemelli visto che avevano la stessa età.
Mentre i loro genitori e metà dei loro amici (okay, più di metà) era abbastanza convinta che un giorno si sarebbero messi insieme.
Anche Will era abbastanza sicuro che sarebbe stato fortemente attratto dalla sua migliore amica, se solo gli fosse piaciuto quel genere.
Era un giorno come tanti altri e Annabeth l’aveva trascinato a casa sua subito dopo scuola per raccontargli dell’appuntamento che aveva avuto la sera prima con un certo Percy.
E adesso Will non smetteva di ridere.
Perché all’inizio del racconto sembrava andare tutto bene, lui era tutto perfetto, le aveva portato dei fiori e aveva fatto il perfetto gentiluomo, poi pian piano era entrato sempre di più nel panico.
Forse perché aveva capito quanto era bella e fantastica Annabeth e aveva concluso un casino dopo l’altro.
Per finire con l’accompagnarla a casa e salutarla con la mano.
E non con una stretta di mano, ma proprio sventolandola in aria come un qualsiasi bambino che saluta il suo amichetto dopo essere stato al parco giochi.
Non si erano scambiati neanche un bacio.
-Deve essere veramente carino se nonostante questo pensi ancora di voler uscire con lui.
-Oh, di essere carino lo è molto, anche se non conta solo il suo aspetto. Ma giù le mani, è mio.
 
Mentre Will stava seduto nel sedile del passeggero e sentiva la sua amica canticchiare una canzone che stavano passando alla radio, si chiese per la dodicesima volta perché si fosse fatto incastrare in quel modo.
Quel Percy Jackson l’aveva chiamata il giorno prima e l’aveva invitata a casa sua per una piccola festa che avrebbe dato il giorno dopo.
Poi aveva detto quella frase: “se vuoi portare qualcuno fai pure”.
Così Will si era ritrovato rapito dalla sua amica.
Non era neanche vestito così elegante, perché lei non gli aveva detto dove stessero andando fino a quando questo non era entrato in macchina.
Aveva delle semplici vans bianche, dei pantaloni stretti e azzurri e una semplice maglietta bianca a maniche corte con lo scollo a V.
La sua amica era tutt’altra storia. Vestitino corto, stivali al ginocchio, truccata e capelli acconciati.
Al contrario di quelli di Will che sembrava essersi appena alzato dal letto, cosa che in effetti era vagamente esatta visto che non se li aggiustava da quella mattina.
Arrivarono in una villetta abbastanza grande da essere bifamigliare.
Erano le otto di sera, ma sembrava non esserci nessuno.
Quando andarono a suonare, la porta venne aperta diversi secondi dopo da un ragazzo completamente  nudo, se non fosse stato per i boxer neri.
Li fissò per qualche secondo, poi si soffermò su Annabeth.
-Sei la ragazza con cui mio cugino ha fatto quella fantastica figura qualche giorno fa, vero?
Lei abbozzò semplicemente un sorriso.
Lui si spostò dalla porta per farli entrare.
-Ehm … era una festa a tema spiaggia?- Chiese a quel punto Annabeth.
Il ragazzo si fissò, forse rendendosi conto solo in quel momento di com’era combinato.
-In realtà la festa inizia fra un’ora, ho tutto il tempo per vestirmi, se sempre decido di partecipare, ogni volta sono una tale noia.
Ecco perché sembrava che non ci fosse nessuno… non c’era davvero nessuno e loro erano in estremo anticipo.
Will scoccò un’occhiataccia alla sua amica e lei cercò di difendersi –Percy mi aveva detto di venire a quest’ora e …
-Oh si, giusto. Penso volesse passare un po’ di tempo con te da solo, anche se non aveva messo in conto tuo fratello, credo.
-Non siamo fratelli- risposero in coro i due ragazzi.
Il moro alzò un sopracciglio quasi incredulo.
Quando Annabeth specificò – E’ solo il mio migliore amico – lui fece anche un sorrisetto divertito, come se avesse capito qualcosa prima di tutti loro.
Il ragazzo scrutò Will per un altro po’, infine disse –In effetti non siete proprio uguali, avete anche gli occhi diversi, i tuoi sono più belli.
Le guance di Will divennero rosee e aprì la bocca per dire qualcosa, ma non un suono uscì da essa.
Dal canto suo il moro riportò gli occhi sulla ragazza –Non offenderti, anche tu sei bellissima, capisco perché mio cugino sia entrato nel panico quella sera.
-Grazie- rispose la ragazza perfettamente calma, al contrario del suo amico li accanto.
Poi continuò –Comunque io sono Annabeth, lui è Will.
-Nico- rispose semplicemente il moro, poi fece segno di seguirlo.
Li portò al piano di sopra e aprì la porta di una camera chiusa senza neanche preoccuparsi di bussare.
-Oh Nico, grazie al cielo- si sentì una voce maschile all’interno -Mi devi aiutare, non ho la più pallida idea di che mettere!
-Mi hai preso per il tuo consulente di moda!? Scordatelo. Comunque, non hai sentito il campanello? So chi potrebbe aiutarti, spero tu non ti vergogni troppo.
E prima che il cugino potesse dire qualsiasi cosa il ragazzo aprì ancora di più la porta mostrando il resto della stanza.
All’interno Percy era con un semplice accappatoio intorno alla vita, i capelli ancora gocciolanti.
Will si perse sicuramente qualche parte, era troppo concentrato sul ragazzino in boxer che aveva aperto la porta.
Sembrava più piccolo di lui, ma era terribilmente attraente.
Quando aveva aperto la porta pensava fosse proprio Percy, quindi non si era concentrato molto su di lui.
Ma poi aveva detto di essere il cugino e gli aveva anche fatto un complimento, senza imbarazzarsi, davanti alla sua amica, come se niente fosse.
Quando poi si era girato per precederli sulle scale, Will si stava spaccando la faccia per non aver fissato dove metteva i piedi, troppo concentrato sul fondoschiena del ragazzo. Annabeth aveva ridacchiato.
L’aveva rifatto. Si era concentrato così tanto su di lui che aveva dimenticato il resto che lo circondava.
Così si perse la conversazione avvenuta con il ragazzo dagli occhi verdi, in camera, e si era ritrovato solo con Nico.
Aveva captato solo qualcosa tipo “Perché non fai vedere la casa al suo amico?”
-Sta tranquillo, non penso faranno qualcosa, non subito almeno, Percy è troppo tonto.
Lo assicurò mentre si chiudeva la porta alle spalle.
-Non sono geloso di Annabeth- rispose Will un po’ a disagio per ritrovarsi da solo con lui.
-Si, lo vedo- rispose Nico, senza nessuna ironia, con un nuovo sorrisetto che voleva di nuovo far intendere di aver capito qualcosa prima di lui.
Si avviò lungo il corridoio e Will non poté far null’altro che seguirlo.
-Non ti dispiace se il giro della casa te lo faccio fare qualche altra volta, no? Ho lasciato una partita in sospeso.
Non che si aspettasse davvero una risposta visto che aveva già scelto, ma Will non sarebbe stato neanche capace di dargliela una risposta concreta.
Mentre parlava Nico si era portato le mani dietro la testa stiracchiandosi per bene e, naturalmente, mettendo in mostra i suoi bicipiti.
E Will si era reso conto che i suoi pantaloni erano forse un tantino troppo stretti, inoltre stava boccheggiando come un completo idiota senza trovare nulla di sensato da dire. Perché il moro che aveva davanti poteva anche essere magro e piccolino, ma i muscoli li aveva.
Lo fece entrare nella sua stanza, che sembrava più il covo di un vampiro.
Quasi tutto era nero e c’era così tanta confusione che dovevi fare attenzione a dove mettevi i piedi.
-Siediti pure- annunciò Nico avvicinandosi alla scrivania – Ehm.. dove trovi posto.
Will trovò una seconda sedia, così piena di vestiti che neanche l’aveva notata inizialmente, li spostò sul letto e si sedette accanto al ragazzo.
-Allora … Will, giusto?- Domandò Nico mentre era tutto concentrato a un gioco di guerra al pc, Will neanche ci provò a seguire quello che stava facendo.
-Si- borbottò schiarendosi la gola.
Nico annuì impercettibilmente poi, con un tono perfettamente tranquillo chiese –Quando hai capito che ti piacevano i ragazzi al posto delle ragazze?
Will iniziò a ridere istericamente – Chi ti ha detto una cosa simile?
Nico si limitò a sbuffare, avrebbe anche alzato gli occhi al cielo se non fosse stato troppo concentrato al suo gioco.
-Tu. Sei il migliore amico di una ragazza bellissima e nessuno dei due prova niente per l’altro, non eri geloso neanche un po’ quando l’abbiamo lasciata sola in camera con mio cugino, non ti fai problemi a dichiararti suo amico. Andiamo, vuoi dirmi davvero che sei etero e non hai mai provato nulla per lei? Ti crederò sicuramente.
Will stava per aprire bocca e rispondere, ma Nico continuò –Inoltre, penso tu abbia lasciato una scia di bava mentre salivamo e continuavi a fissarmi il culo.
Will, a quel punto, voleva solo sprofondare in un buco nero e scordare tutto.
Nico si limitò a fare un altro sorrisetto. Quella serata si stava trasformando in qualcosa che non avrebbe potuto contenere l’aggettivo “noioso” al suo interno.
 
Fu circa un’ora e mezza e dopo che i due ragazzi decisero finalmente di farsi vedere alla festa al piano di sotto.
Più che altro lo decise Nico, Will annuiva a tutto ciò che proponeva il ragazzo.
In quell’arco di tempo il moro aveva continuato a giocare tranquillamente a quel violento gioco online, poi aveva deciso di vestirsi e rendersi presentabile anche a tutti gli altri.
Aveva uno stile abbastanza diverso da quello di Will.
No, meglio dire che era totalmente diverso.
Anche se il biondo l’aveva già intuito.
E per tutto il tempo, il più piccolo, non aveva fatto nient’altro che provocarlo innocentemente e parlare tranquillamente di argomenti abbastanza provocanti.
Arrivati all’ultimo gradino Will individuò subito la sua migliore amica, era insieme a Percy nell’angolo più buio e lontano della stanza, si stavano sbaciucchiando.
Will sorrise, naturalmente aveva un istinto protettivo verso Annabeth, ma era abbastanza consapevole che la ragazza avrebbe messo ko qual ragazzo senza molti problemi.
Nico lo afferrò per un braccio e lo trascinò verso un gruppo di persone.
Il biondo si rese conto che in effetti doveva più preoccuparsi per se stesso.
-Hey Jason, giochiamo anche noi!
Annunciò il moro lasciandogli il braccio e sedendosi agilmente sopra il mobile al suo fianco.
Un ragazzo biondo gli sorrise divertito, era decisamente ubriaco.
-Fantastico, più siamo e più ci si diverte. Leo, tocca a te.
Will intuì che “Leo” fosse il ragazzo ricciolino che si era appena alzato, si avvicinò a un cappello e ci infilò la mano, la uscì dopo qualche secondo stringendo un foglietto bianco.
Nel frattempo una ragazza, anche questa abbastanza ubriaca, aveva tirato Will per un braccio e l’aveva fatto sedere accanto a se nel divano.
-Rilassati- ridacchiò –Sei a una festa.
Will provò a fare come gli era stato detto, poi fissò il ragazzo che stava ancora leggendo il foglio che aveva pescato, così chiese –Che gioco è?
-A turno si pesca nel cappello e si fa ciò che dice il foglietto che hai pescato, se ti rifiuti c’è una penitenza.
Era stata un’altra ragazza a rispondere distrattamente a Will, era poggiata allo schienale del divano dove questo era seduto, ma fissava intensamente il ricciolino che aveva appena passato il bigliettino a quello che si chiamava Jason, con un sorriso soddisfatto in volto.
La ragazza continuò –Se bacia di nuovo qualcun’altra, giuro che lo lascio sul serio questa volta.
Will ebbe il buon senso di non rispondere.
Cercò con lo sguardo Nico, il ragazzo lo stava già fissando con uno sguardo davvero illeggibile.
Leo però non baciò nessun’altra ragazza, bensì bevve 7 bicchierini con dentro solo lui sapeva cosa, tutti di seguito.
Subito dopo venne il turno di Nico.
Il ragazzo saltò agilmente giù dal mobile, si avvicinò al cappello e infilò la mano dentro.
Quando lesse il bigliettino che aveva tra le mani sorrise soddisfatto.
Come prima aveva fatto il suo amico, lo passò a Jason per mostrare che stava facendo esattamente ciò che c’era scritto.
Will era curioso, così non si perse neanche una sua mossa.
Lo vide avvicinarsi a un tavolo pieno di dolci, scegliere un bignè al cioccolato e poi avvicinarsi a lui.
Il biondo era confuso, lo fu ancora di più quando il ragazzo gli si sedette a cavalcioni sulle gambe.
-Che stai facendo?- Domandò Will con il respiro accelerato.
-Quello che dice il biglietto: “Mangiare un dolce con la persona più carina di qua dentro”.
Will aprì la bocca per rispondere in un qualsiasi modo, ma Nico ne approfittò per infilargli mezzo bignè.
Non gli diede il tempo di protestare che aveva morso ciò che rimaneva del dolce.
Le sue labbra così incontrarono quelle di Will, il suo sapore si mescolò nella sua bocca insieme a quello del cioccolato.
Un pezzo cadde a terra, sporcando le magliette di entrambi, ma nessuno se ne accorse, perché le loro bocche furono finalmente libere di scoprirsi come si deve.
Nico leccò le labbra del biondo, lentamente e senza saltarne neanche un pezzo, eliminando qualsiasi residuo della crema al cioccolato.
Will sospirò di piacere e strinse le braccia intorno ai fianchi del ragazzo.
Quasi involontariamente lo spinse in avanti facendo strusciare i loro bacini, entrambi mugugnarono.
Nico immerse le mani nei suoi capelli e si staccò di qualche centimetro.
Will socchiuse gli occhi e, per la prima in tutta la serata, notò con piacere che il moro aveva le guancie rosse.
Sembravano ubriachi, ma nessuno dei due aveva ancora toccato un goccio di alcool.
Nico lo fissava aspettandosi una reazione qualsiasi. Poteva essere apparso spavaldo per tutta la serata, ma in realtà era una persona abbastanza insicura.
E Will sorrise dolcemente lasciandosi andare contro la spalliera del divano.
L’attimo dopo le labbra del moro erano di nuovo sulle sue.
E nessuno dei due si accorse dei fischi e dei colpi di tosse delle persone che li circondavano.

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Capitolo 7
*** Un bacio a San Valentino ***


Un bacio a San Valentino


Will non aveva nessun programma per il giorno successivo.
Non che non avesse una cotta segreta anche lui, era innamorato di Nico da ormai troppo tempo per ricordarsi il momento preciso in cui era iniziata.
Ma erano migliori amici, forse… Per il biondo era ancora difficile capire i rapporti che Nico aveva con le persone.
Fatto sta che comunque Will non poteva andare da lui e chiedergli di uscire per San Valentino. Nel migliore delle ipotesi il moro gli avrebbe sputato in un occhio.
Così Will stava passando il sabato sera con suo fratello, chiusi in casa a giocare alla play. Il biondo aveva anche rinunciato a infuriarsi per tutte le volte che perdeva, ormai troppo depresso per il giorno successivo.
Poi avvenne il miracolo.
Un solo e semplice messaggio da parte di Nico.
“Domani io e te usciamo”.
Semplice e conciso, Will non riusciva a credere ai propri occhi, dovette infatti leggerlo più volte.
“Dove andiamo? Jrispose con le mani tremanti dopo qualche minuto.
“Sorpresa”.
Will era schizzato in camera sua, lasciando una partita a metà e suo fratello che gli imprecava contro. Aprì l’armadio e lo fissò per qualche secondo.
Poi fece il numero di Lou Ellen. Non appena la ragazza accettò la chiamata, prima che potesse dire una qualsiasi cosa, il biondo esplose tutto d’un fiato con la voce terrorizzata.
-Che diavolo mi metto per un appuntamento, se non ho idea di dove stiamo andando?
 
Dopo intere ore di consulenza via cellulare con la sua migliore amica, il giorno dopo Will si vesti con dei pantaloni verde pastello chiaro e stretti, vans dello stesso colore, camicia a quadri blu e nera sotto un giubbotto bianco.
Nico lo venne a prendere con la macchina, gli fece due colpi di clacson per avvertirlo del proprio arrivo.
Will si precipitò ad aprire lo sportello del passeggero con un sorriso in volto, sorriso che vacillò non appena un odore nauseante colpì le sue narici.
Nico notò la sua smorfia e gli fece un cenno con la mano che voleva liquidare la cosa, aggiunse anche –Fra qualche minuto ti abitui.
Will intensificò la sua smorfia, ma non disse nulla e salì in macchina.
I due ragazzi si scrutarono.
Prima di rimettere a moto Nico commentò –Sei vestito elegante.
-E tu sembri un barbone.
Il moro rispose con un mezzo sorriso mentre la macchina iniziava a muoversi. In effetti aveva degli anfibi sopra la tuta, una maglietta bucata e sporca di ruggine sotto il suo immancabile giubbotto da aviatore. I guanti a mezze dita nelle mani e un cappello floscio in testa che gli arrivava quasi sugli occhi, i ciuffi corvini uscivano disordinati. Tutto il suo abbigliamento era immancabilmente nero.
-Quindi…- Provò ad iniziare il biondo.
-Stiamo andando a fare una scampagnata- finì per lui il più piccolo annunciando finalmente qual’era il loro programma.
-Uhm … Fico … Perché la tua macchina puzza come un cadavere?
Nico si morse un labbro e si grattò dietro la nuca con una mano, iniziò a raccontare senza staccare gli occhi dalla strada.
-Hai presente la mia vicina di casa?
-Si. Quella odiosa.
-E il suo cane?
-Si …
-Ecco … Penso che ieri pomeriggio l’abbia investito per sbaglio.
Will restò in silenzio, Nico continuò.
-Non l’ho proprio fatto apposta … Ma ora è morto e ho bisogno di nascondere il cadavere, quindi adesso lo stiamo andando a seppellire in montagna e nessuno scoprirà mai nulla di tutto questo.
Will continuò a restare in silenzio.
Dopo qualche altro secondo Nico provò a lanciargli un’occhiata, il biondo lo stava fissando impassibile.
-Bè?- Disse iniziando a innervosirsi –Dì qualcosa!
E Will scoppiò a ridere.
Tutta quella situazione era a dir poco da pazzi. Inoltre, aveva davvero creduto che Nico Di Angelo avesse seriamente pensato ad un appuntamento romantico con lui?
-Solo una domanda- tentò il biondo –Sai che giorno è oggi?
-Ovviamente- rispose il moro quasi sentendosi insultato –E’ domenica. E non c’è nessun problema se le gite si fanno di domenica. Ho pensato a tutto io!- Concluse gongolando.
Will sospirò lasciandosi andare contro lo schienale del sedile.
 
I due ragazzi entrarono nel bar, completamente infreddoliti, sporchi e stanchi.
Will si era portato le mani alla bocca per riscaldarle con il suo fiato, nel frattempo si erano andati a sedere in un tavolo abbastanza appartato, uno di fronte all’altro.
Subito una cameriera completamente vestita di rosa si avvicinò loro e domandò cosa volessero.
Optarono entrambi per un caffè.
Nell’attesa Nico fissò il biondo mordendosi un labbro –Mi dispiace … Ti ho praticamente rovinato tutti i vestiti, forse avrei dovuto dirti prima dove saremo andati, avevo… Paura che mi giudicassi.
Will abbassò lo sguardo –Non l’avrei fatto.
-Lo so. Sono un’idiota.
La cameriera tornò con due tazze fumanti.
Nico stava gelando, così afferrò subito la sua tazza per prendere un bel sorso fumante.
Peccato che la cameriera decise di congedarsi proprio in quel momento, non prima di avergli augurato un “Buon San Valentino”.
Nico si strozzò con la bevanda bollente e gliene uscì una buona dose anche dal naso.
Will soffocò una risata e afferrò un tovagliolo, sporgendosi sul tavolo per aiutarlo a ripulire il danno che aveva fatto.
-San Valentino?- Gracchiò il moro con il naso in fiamme.
-Già- rispose laconico Will allontanando lentamente la mano dal suo volto.
Nico lo fissò.
Fissò il suo abbigliamento, ricordò la frase che gli aveva posto quando era salito in macchina “Sai che giorno è oggi?”.
-Tu … Ti aspettavi davvero di uscire con me oggi?
Will alzò un sopracciglio –Non è quello che stiamo facendo?
-Sai cosa intendo. Non ti aspettavi … Tu … Per questo ti sei vestito elegante?
Will arrossì distogliendo lo sguardo, ormai era inutile negare.
-Già.
-Io … Neanche ricordavo che oggi fosse … Ma davvero hai sperato di avere un appuntamento con me?
-Possiamo evitare di rigirare il coltello nella piaga? Mi sento già abbastanza idiota così.
Nico abbassò lo sguardo sul suo caffè ormai non più così ustionante, inaspettatamente poi sorrise.
-E adesso che c’è?- Domandò il biondo fissandolo di sottecchi.
-Sono quel tipo di persona che ti chiede di occultare il cadavere di un cane che ha ucciso quasi per sbaglio la sera prima. E tu ci resti male se non ti chiedo un vero appuntamento. Sei una persona davvero strana, Will.
Okay, detta in quel modo poteva anche sembrare abbastanza esilarante, Will si ritrovò ad abbozzare un sorriso a sua volta –Che vuoi farci, sono attratto dagli psicopatici.
Nico alzò gli occhi al cielo, sempre divertito, poi si sporse sul tavolo.
-Bè, almeno siamo certi che non ti scorderai mai di questo giorno.
Si avvicinò ancora di più e gli scoccò un veloce bacio sulle labbra.
-Però ricorda: so come occultare un cadavere.
-E’ una minaccia?
-Si, è decisamente una minaccia.
Fu Will a quel punto a sporgersi di più sul tavolo per incontrare le labbra dell’altro in un contatto decisamente più lungo del precedente.

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Capitolo 8
*** Un bacio al sapore di sangue e lacrime ***


Un bacio al sapore di sangue e lacrime

 
Will Solace non era un ragazzo violento.
Will Solace era un ragazzo solare, dolce, gentile e altruista.
Non aveva mai utilizzato la violenza, neanche se lo insultavano o lo provocavano.
Per questo, quando il suo migliore amico, Cecil, l’aveva pregato per andare a fare la prova di pugilato con lui in palestra, aveva tentennato.
Ma poi, quello stesso pomeriggio, si era ritrovato davanti la porta a vetri di quel grande edificio.
Come sempre, Cecil era in ritardo.
Stava camminando percorrendo sempre lo stesso perimetro, lo sguardo a terra su una lattina che faceva rotolare con il piede, a intervalli regolari sbuffava.
Fu appunto perché non stava fissando che si scontrò con qualcuno.
Lui barcollò leggermente all’indietro mentre, al ragazzo che aveva appena scontrato, cadde la borsa che teneva sulla spalla.
Era un ragazzo moro più basso di lui di qualche centimetro.
-Oh, scusa, non ti ho proprio visto …
Ma il moro non sembrò neanche sentirlo, a testa bassa raccolse la sua sacca e svelto s’infilò nella palestra, senza degnare Will di uno sguardo.
 
Cecil era arrivato con ben 20 minuti di ritardo dall’orario dell’appuntamento.
Quando Will lo vide scendere dalla macchina e correre verso di lui lo fissò male, con le braccia incrociate al petto e un piede che battete ritmicamente a terra.
-Cercati una scusa migliore se il motivo per cui sei arrivato in ritardo è perché stavi scopando con quella ragazza- disse il biondo puntandogli un dito al petto.
Cecil si morse un labbro, poi fece un sorriso innocente –Sai che non sono bravo a inventare scuse sul momento …
Will sospirò esasperato, ma non disse più nulla mentre lo seguiva dentro la palestra. Di sicuro non voleva farsi raccontare i particolari e conoscendo il suo migliore amico … si, era decisamente il caso di stare in silenzio.
Dopo un’ora e mezza di lezione Will si accasciò a terra, non riusciva neanche a parlare per quanto fosse stanco. Inoltre, non riusciva a trovare una parte del suo corpo in cui non avesse dolore.
-Okay, forse non è stata una grande idea- ammise Cecil rimettendosi in piedi.
Will non aveva neanche la forza per dichiararsi d’accordo e mandarlo a quel paese per averlo trascinato in quel posto.
Così si alzò a sua volta.
Mentre l’amico andava negli spogliatoi a cambiarsi, Will si dirigeva in bagno per sciacquarsi mani e faccia.
Non aveva portato un cambio, si sarebbe fatto una doccia una volta arrivato a casa.
Fu mentre fissava il suo volto arrossato e sudato allo specchio e si passava le mani bagnate sulle guancie e sulla fronte, che sentì uno strano rumore proveniente da uno dei bagni dietro di lui.
Sembrava un singhiozzo, ma non ne era del tutto sicuro.
Si immobilizzò in completo silenzio, aspettando che un rumore simile, o qualsiasi altra cosa, si ripetesse.
Stava anche per chiedere se, chiunque fosse, avesse bisogno di aiuto, magari quel qualcuno si era sentito male.
Ma proprio mentre stava per aprire bocca, la porta si aprì per prima e da uno di quei bagni uscì il ragazzo minuto che aveva scontrato prima all’entrata.
Si fissarono in silenzio per qualche secondo.
Will non poté fare a meno di notare come il ragazzo avesse gli occhi terribilmente rossi.
Stava per dirgli qualcosa, ma, esattamente come poco prima, fu interrotto prima che riuscisse di nuovo ad aprire bocca.
Il ragazzo scattò e, afferrandolo per il colletto della maglietta, lo inchiodò al muro.
Will non poté non notare anche come i suoi occhi fossero estremamente belli, due pozzi completamente neri in cui potevi precipitare e perderti per sempre, il fatto che fossero circondati dal rosso del pianto (perché Will era abbastanza certo che avesse pianto), li rendeva ancora più surreali e belli.
-Non. Una parola. Con nessuno.
Sibilò il moro sul suo viso.
-Tu non mi conosci e non mi hai mai visto in questo stato.
E per la terza volta, Will, cercò di aprire bocca per rispondere, ma tutto ciò che voleva dire morì sulla sua gola.
 
Quando Cecil lo raggiunse, Will era ancora stordito per quell’incontro decisamente strano.
Stavano andando via, il biondo leggermente zoppicante, quando Cecil sbuffò.
-Avevi ragione, è stata un’idea pessima, non siamo fatti per queste cose, non lo voglio più vedere neanche da lontano un ring da pugilato.
E Will si era girato, quasi involontariamente, verso il ring che il suo amico aveva appena nominato.
Peccato che su quest’ultimo fosse appena salito il ragazzo che aveva incontrato qualche minuto prima in bagno.
Aveva uno sguardo truce, solo dei pantaloncini neri a coprirlo e si stava sgranchendo le braccia dietro la testa, mettendo in risalto i suoi addominali.
Perché si, Will se ne rese conto solo in quel momento, ma per quanto quel ragazzo potesse essere piccolo e bassino era anche ben dotato.
-Ma che dici, Cecil! A me è piaciuto un sacco. Penso proprio che mi iscriverò.
Il suo amico si fermò di botto terribilmente incredulo, stava per domandargli se lo stesse prendendo in giro, quando seguì il suo sguardo.
Tornò a fissare Will e poi di nuovo il ragazzo sopra il ring.
Alla fine diede qualche pacca sulla spalla a Will.
-Tu sai che ti farai ammazzare, si?
 
I giorni continuavano a susseguirsi, faceva sempre più freddo e Will continuava a passare le sue sere a mettere comunque il ghiaccio sui nuovi lividi ricevuti quel giorno.
Aveva scoperto che il ragazzo si chiamava Nico, era due anni più piccolo e, riguardo al carattere, non era propriamente come lui.
Nonostante questo, per Will, Nico era comunque diventata quasi un’ossessione.
Da un altro ragazzo, di nome Jason, che andava raramente in palestra, ma che era amico del moro e che sembrava molto più propenso a non ucciderti se volevi iniziare una conversazione, Will aveva compreso un paio di cose.
Tipo che Nico aveva problemi in famiglia con la sorella più grande.
E il giorno che si erano incontrati avevano appena scoperto che la ragazza stava male, anche se Will non aveva ben capito cosa le fosse successo e che malattia avesse.
Il biondo inoltre non aveva mai raccontato a nessuno, neanche a Jason, che proprio quel giorno aveva sentito Nico piangere in bagno.
Non poteva definirsi un vero e proprio amico di Nico, ma quando il ragazzo lo pestava, senza lasciarlo troppo zoppicante, si scambiavano qualche parola.
Will si vantava anche di averlo fatto ridere, qualche volta.
 
Fu quattro mesi dopo che ci fu una svolta.
Will era arrivato in palestra in ritardo per via della pioggia.
Pioveva così forte che aveva avuto dei problemi con la macchina, ma alla fine ce l’aveva fatta.
Sempre per via del tempo in palestra non c’era quasi nessuno.
Quando entrò trovò Nico sul ring che se la prendeva con un ragazzo forse più grande di lui.
Lo stava picchiando quasi violentemente e con abbastanza furore, non aveva neanche la protezione dei guantoni o semplicemente delle fasce intorno alle nocche.
Quando il suo avversario finì a terra, Nico era già pronto a tirargli un calcio, ma questo alzò le mani di fronte al viso e si arrese, più che altro lo urlò parecchie volte.
Nico urlò frustato e pestò un piede a terra, poi lo attaccò verbalmente.
-Sei un codardo! Possibile che non c’è anche uno solo di voi che riesca a farmi sentire qualcosa!? Fatevi avanti!
Ma la palestra non era affollata e, quei pochi che avevano assistito all’allenamento appena finito, si tenevano alla larga da quel piccolo ragazzino.
Will si riscosse quando, il ragazzo che era appena sceso dal ring, gli passò accanto borbottando qualcosa che sembrava molto un “Sadico e pazzo. Quel ragazzo è solo sadico e pazzo.”
Will lasciò la sua borsa a terra e salì sul ring con un salto.
Nico lo fissò stringendo i pugni, poi sibilò –Spero che tu sia migliorato, ho seriamente bisogno di provare qualcosa.
Will non poté fare a meno di notare come il ragazzo avesse gli occhi lucidi.
-Nico, che cosa è successo?
Ma il moro rispose con un pugno allo stomaco che fece piegare Will leggermente in avanti.
Il biondo non demorse.
-Qualsiasi cosa sia, tutto questo non ti farà sentire meglio.
-Sta zitto!- Un nuovo pugno gli colpì il fianco.
-Perderti nel dolore non ti farà dimenticare ciò che è successo.
-Zitto!- Un calcio.
-Nico, ti prego …
Lo disse con un tono così supplichevole e struggente che Nico urlò dalla frustrazione, perché quell’angelo si era fissato con lui? Perché non lo lasciava in pace?
-E’ morta!- Gli urlò in faccia mentre gli caricava un nuovo pugno.
-Me l’aveva promesso- lo spintonò – Mi aveva promesso che l’avrebbe combattuto il cancro. – Un nuovo calcio – E invece mi ha abbandonato, come hanno sempre fatto tutti! – Gli spaccò il labbro con un nuovo pugno.
Si fermò di fronte a lui, aveva l’affanno, tremava, uno sguardo quasi da folle, i pugni chiusi e le nocche sporche di sangue, Will non avrebbe saputo dire a chi dei due appartenesse.
-Reagisci!
E Will reagì.
Scattò in avanti afferrando il suo viso con entrambe le mani.
Lo baciò prima che lui potesse effettivamente capire cosa stesse succedendo.
Nico non mosse un muscolo, si disse di caricare un nuovo pugno al biondo che lo sovrastava, ma mentre lo pensava si ritrovò ad allentare i pugni e stringere le dita intorno alla sua maglietta.
Per Will furono interminabili quei secondi, ma poi Nico rispose al bacio e il mondo sembrò fermarsi.
Era un bacio dolce ma anche disperato, lento e violento allo stesso tempo.
Il sapore metallico del sangue del labbro spaccato di Will invase le loro bocche, mescolandosi anche alle lacrime di Nico che aveva finalmente deciso di far uscire.
Si staccarono quando i singhiozzi di Nico diventarono troppo potenti, il moro continuò a tenersi aggrappato a lui mentre nascondeva il volto tra il collo e la maglietta.
Will lo strinse, gli accarezzò i capelli e la schiena, poi prese a sussurrare – Passerà tutto Nico, passa sempre tutto. Ci sono io con te, ti prometto che andrà tutto bene.
E Nico si chiese cosa avesse fatto per meritarsi un angelo del genere, come poteva continuare a ripetergli che andava tutto bene quando l’aveva appena picchiato a sangue?
Strinse ancora di più gli occhi facendo uscire nuove lacrime, poi sussurrò sul suo collo – Scusa.
Will si limitò a stringerlo di più –Ti prometto che io non ti abbandonerò, non di mia volontà.
Nico tornò a baciarlo con impeto.
Infondo al suo cuore sapeva, che qualsiasi cosa fosse successa, non avrebbe mai dimenticato quel bacio al sapore di sangue e lacrime.

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Capitolo 9
*** Un bacio che ti salva la vita ***


Un bacio che ti salva la vita

 
Correva, correva a perdifiato.
Okay, forse non era stata poi una così grande idea lanciare cacca di cavallo a quei due coglioni, ma l’avrebbe rifatto altre mille volte.
Nico non era masochista, ma non sopportava l’ingiustizia in generale, se poi si metteva in conto che quei due deficiente se l’erano presa con sua sorella senza che nessuno muovesse un dito … No. Nico non sarebbe mai potuto restare con le mani in mano.
-Di Angelo, sei morto!- Urlò la voce di uno dei due alle sue spalle, era davvero molto vicino.
Nico accelerò il passo, passò in mezzo a un cespuglio graffiandosi tutto il braccio, ma neanche ci fece caso.
Subito dopo il boschetto scomparve e si ritrovò a meno di due metri da uno strapiombo.
Strinse i pugni, e strinse la bocca in una linea retta, si era messo in trappola da solo.  Infine, si girò a fronteggiare i due enormi ragazzi che erano appena arrivati.
Se voleva avere anche solo una minima speranza doveva cercare di utilizzare l’effetto sorpresa.
Non fece passare neanche un secondo dal loro arrivo che sferrò un pugno al naso di quello biondo.
Il ragazzo barcollò all’indietro, Nico non ebbe neanche il tempo di esultare per quel piccolo successo, stava alzando di nuovo il pugno quando l’altro ragazzo lo bloccò girandogli il braccio dietro la schiena.
-Non farai mai più una cosa del genere, hai superato il limite, Di Angelo- lo disse con una voce così rabbiosa che Nico sapeva esattamente cosa avrebbe fatto dopo.
Strabuzzò gli occhi fissando la scogliera a meno di 40 centimetri dai suoi piedi.
-Non potete farlo sul serio- sussurrò trattenendo un mugolio di dolore per il braccio girato in una posizione quasi innaturale.
-Sta tranquillo, nessuno ti verrà a cercare e nessuno sentirà la tua mancanza, finocchio.
Il sollievo per il braccio liberato durò mezzo secondo, un calcio lo colpì in mezzo alla schiena.
Cadde in avanti.
Sentì solo il vuoto.
Urlò.
Alla fine non durò neanche così tanto, il colpo gli tolse tutta l’aria dai polmoni, il gelo si racchiuse intorno alle sue membra.
L’oblio non tardò ad arrivare.
 
La prima cosa che percepì fu qualcosa di caldo che gli bloccava le labbra.
La seconda fu il bruciore al petto.
Ancora prima di aprire gli occhi iniziò a tossire convulsamente, sputando tutta l’acqua presente nei suoi polmoni.
La pressione sulle sue labbra scomparve di scatto.
L’aria che tornava a riempire i suoi polmoni fu dolorosa, ma fu anche un sollievo, era vivo.
Quando aprì gli occhi il sole lo accecò, ma durò pochissimo visto che venne quasi subito coperto da un volto.
Era un ragazzo, i capelli dorati bagnati, gli occhi azzurri luminosissimi e un’espressione abbastanza preoccupata.
-Sei vivo- sospirò infine lasciandosi cadere all’indietro stremato.
Nico fu di nuovo accecato dal sole, così socchiuse gli occhi e si portò a sedere con qualche sforzo.
Non poté fare a meno di notare che non era su qualcosa di stabile, il legno sotto di lui si muoveva.
Davanti a lui, oltre il ragazzo, c’era una parete di roccia. Si guardò meglio intorno, solo mare.
Era su una piccola barca esattamente sotto lo strapiombo da dove lo avevano lanciato.
Ma Nico ricordava benissimo di essere precipitato in mare, ricordava il gelo e l’acqua che gli riempiva i polmoni.
Tornò a fissare il ragazzo, aveva una semplice maglietta arancione e dei jeans al ginocchio, entrambi bagnati e attaccati alla pelle.
Nico ci mise pochissimo a elaborare tutto quello che era successo.
Si portò una mano alla bocca e strabuzzò gli occhi.
-Tu mi hai baciato!- Disse solamente.
Il ragazzo biondo lo fissò terribilmente confuso, infine commentò –Eri morto. E il tuo unico problema è che ti abbia baciato?
Nico arrossì, rendendosi conto di quanto fosse assurda quella situazione.
-Che … Che cosa è successo?- Sussurrò infine.
-Ero laggiù quando ti ho sentito urlare- disse indicando un punto impreciso dietro le spalle di Nico –Mi sono girato e ti ho visto precipitare, l’impatto dev’essere stato dolorosissimo. Poi non tornavi più in superficie, non potevo lasciarti morire senza aver fatto nulla.
Nico lo fissava rapito, quel ragazzo neanche lo conosceva, ma gli aveva salvato la vita senza pensarci due volte.
-Mi sono tuffato e ti ho ripescato, è stato semplice farti salire in barca, sei leggerissimo! Comunque, ti ho fatto il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca che, per la cronaca, non è proprio un bacio.
Nico arrossì ancora di più.
-Sinceramente stavo perdendo le speranze, ma poi hai tossito sputandomi tutta l’acqua in faccia.
Concluse con un sorriso che fece mozzare il respiro di Nico.
Il ragazzo in questione non disse nulla, non aveva idea di cosa dover dire o fare, semplicemente rimase immobile a fissarlo.
Il biondo si sentì in imbarazzo, così lanciò un’occhiata alla parete di roccia alle sue spalle e, dopo un colpo di tosse, domandò –Ma come hai fatto a cadere?
Solo a quel punto Nico si riscosse, il suo volto si incupì e sarebbe scappato via se non fosse stato bloccato in mezzo al mare.
Raccolse le gambe al petto e poggiò la fronte sopra il tessuto nero bagnato.
-Mi hanno lanciato … Volevano uccidermi.
Il ragazzo biondo rimase spiazzato, Nico non lo vedeva in volto, ma lo intuì dal suo silenzio.
-Devi denunciarli- affermò alla fine.
Nico scosse la testa continuando a tenerla premuta sulle sue gambe –Non mi crederebbero mai, non ho nessuno che sta dalla mia parte.
Il biondo sbuffò –Ti sembro nessuno io?
Solo a quel punto Nico alzò lo sguardo –Senti, io apprezzo davvero tutto quello che hai fatto e ti ringrazio. Ma non hai bisogno di rovinarti la vita. Uno dei motivi per cui mi hanno lanciato da li è perché sono … Perché … Mi piacciono i ragazzi, ecco. E se tu stessi dalla mia parte, loro penserebbero che anche tu … con me …
Lasciò la frase in sospeso.
Il biondo si morse il labbro inferiore, si portò le ciocche bagnate all’indietro e infine sorrise.
Gli porse la mano destra, Nico non capì fino a quando non disse –Ciao, mi chiamo Will Solace.
Nico alzò gli occhi al cielo, però accetto la sua stretta e rispose in un borbottio –Nico Di Angelo.
-E’ un piacere Nico. Ora, che ne dici di tornare sulla terraferma, andarci a cercare qualcosa di asciutto da mettere, passare a fare quella denuncia e poi andarci a prendere un gelato? Magari ti faccio anche vedere com’è un vero bacio.
Nico boccheggiò incredulo, poi sbottò –Mi prendi per il culo?
Will sorrise ancora di più arricciando il naso –Come corri, Di Angelo. Tutto a suo tempo.
Gli fece anche un occhiolino e il moro capì quanto potesse sembrare ambigua la sua domanda.
Però, oltre a diventare di un perfetto rosso pomodoro, si aprì in un principio di sorriso.
Il primo vero sorriso da troppo tempo, primo di una lunga serie.

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Capitolo 10
*** Un bacio per una scommessa ***


Un bacio per una scommessa


Nico Di Angelo, Percy Jackson e Jason Grace erano tre ragazzi completamente differenti.
Ma c’era una cosa molto importante che li accomunava: erano figli dei tre pezzi grossi.
Ade, Poseidone e Giove erano le persone più importanti in quel paese, i più grandi imprenditori e le persone più ricche dell’intero stato.
Così, i tre ragazzi erano stati quasi costretti a diventare amici, perché non avevano nessun’altro con cui parlare durante le cene e i pranzi di lavoro.
Erano praticamente cresciuti insieme e si conoscevano meglio di quanto immaginassero.
Si comportavano anche da ribelli, volevano bene ai loro padri e loro ricambiavano, ma non c’erano mai.
Così erano diventati i classici “cattivi ragazzi” della situazione.
Passavano le loro sere in locali da quattro soldi, dove nessuno sapeva chi erano sul serio. Bevendo e fumando, qualche volta arrivavano anche a drogarsi.
Stavano cadendo sempre più a picco fino a quando non si diedero un freno.
Il primo a mettere la testa a posto fu Percy, dopo aver iniziato una relazione con Annabeth. Ragazza che conoscevano da una vita, ma che il moro aveva sempre odiato.
Ma si sa che dall’odio nasce l’amore.
Annabeth aveva poi presentato una sua amica, Piper, a Jason. Il ragazzo era letteralmente caduto ai suoi piedi. Adesso il biondo aveva anche deciso di frequentare il college.
Qualche sera, tutti insieme uscivano ancora per divertirsi, ma non più ai livelli di prima.
Percy e Jason avevano chiesto ad Annabeth e Piper se avessero qualche altra amica da poter presentare a Nico. Ma le due ragazze scoppiarono a ridere, chiedendo loro se fossero seri perché, dopo tutto quel tempo, non avevano ancora capito che Nico fosse gay.
Nico non si fece problemi a rispondere che fosse vero, quando i due ragazzi andarono a chiederglielo.
Davvero, non ci vedeva nulla di male e pensava che, alla fin fine, non potevano creare così tanti danni.
Si sbagliava di brutto.
Jason e Percy entrarono in fase “cupido”. Fase che durò circa un anno e mezzo. Periodo di tempo in cui Nico avrebbe solo voluti soffocarli nel sonno a giorni alterni.
Quando ormai avevano quasi rinunciato,  un “miracolo” si abbatté su Jason.
-Ho la soluzione.
Furono queste le uniche parole che il biondo annunciò a Percy per telefono. Poi, dopo che entrambi si furono accertati che nessuno era a portata d’orecchio, iniziò a spigare il suo piano.
 
-Piper ma ti ci metti anche tu? Sbaglio o è il tuo ragazzo?
La ragazza si limitò a un’alzata di spalle, come se non le facesse né caldo né freddo –Una scommessa è una scommessa, Nico.
-Non vorrai mica venir meno alla parola data- continuò Percy.
Nico si limitò a sospirare pesantemente, passandosi una mano sul volto e tra i capelli.
Ancora non era ben certo di come fosse finito in quella situazione.
Tutti i suoi amici erano più che convinti che, il giorno prima, dopo che si fosse pesantemente ubriacato, avesse fatto una scommessa con Percy che poi aveva perso.
La sua penitenza era quella di baciare Jason, alla festa che ci sarebbe stata quella sera nella sua confraternita, alla quale tutti loro erano stati invitati.
Nico era abbastanza certo che ci fosse qualcosa sotto.
Ne era più che certo per svariati motivi:
-Non ricordava nulla di una scommessa e di solito, anche a piccoli flash, ricordava cosa faceva da ubriaco, ma in quel momento aveva solo il vuoto.
-Piper era perfettamente tranquilla.
-Annabeth non aveva ancora aperto bocca.
-Percy aveva un inquietante sorrisetto da quando erano partiti e, per tutto il tragitto in macchina, non aveva accennato a farlo scomparire (questo era ciò che lo preoccupava più di tutti).
Dopo 20 minuti arrivarono a quella festa.
La musica si sentiva già a due isolati di distanza, bicchieri vuoti e altra spazzatura rotolava per le strade. Il cortile era pieno di ragazzi sballati che ballavano non seguendo il ritmo, pomiciavano e vomitavano dietro i cespugli.
Dentro era ancora peggio.
Puzza di sudore, la musica che spaccava i timpani che, insieme alle luci stetoscopiche, fecero subito venire il mal di testa a Nico.
Voleva solo andare a casa, per questo disse in fretta –Se proprio devo farlo muoviamoci, prima faccio quest’assurda cosa e meglio sarà per tutti.
-Sono perfettamente d’accordo- rispose Percy quasi urlando per farsi sentire sopra la musica.
Dopo aver lanciato uno sguardo in giro adocchiò la persona che stava cercando.
-Guarda, Jason è li, di spalle al tavolo degli alcolici, lo vedi?
Nico seguì il suo sguardo, non è che capisse molto con tutte quelle strane luci, ma vide una massa di capelli biondi, così si limitò ad annuire.
-Ricorda, Jason non sa niente e lo devi cogliere completamente di sorpresa.
-Ho capito Percy, me l’avrai ripetuto centro volte.
Poi, prima che il moro potesse aggiungere altro, Nico si immerse tra la folla, cercando di sgusciare tra di essa, facendosi spazio a gomitate.
Arrivò da Jason, che era ancora girato, e senza pensarci due volte lo afferrò per una spalla per farlo voltare. Contemporaneamente si mise in punta di piedi e serrò gli occhi. Poi lo baciò.
Fu un semplice labbra contro labbra.
Inizialmente nessuno dei due si mosse, in verità Nico non aveva idea di che tipo di bacio avrebbe dovuto dare.
In realtà neanche immaginava che baciare uno dei suoi migliori amici fosse così piacevole. Aveva le labbra morbide e calde, abbastanza diverse da come se l’era sempre immaginato.
Stava per staccarsi quando il biondo reagì.
Gli artigliò un fianco con la mano, portandoselo più vicino, poi approfondì il bacio aprendo leggermente la bocca.
Nico rimase spiazzato, non che non gli stesse piacendo tutto ciò, ma sembrava piacere anche a Jason e… diavolo, lui stava con Piper!
Si staccarono quando il bisogno di ossigeno divenne una necessità.
Nico si sentiva stordito, aprì lentamente gli occhi e gelò sul posto.
Okay, il ragazzo davanti a lui, che lo stava anche fissando con un cipiglio confuso, aveva i capelli biondi, ma non era assolutamente Jason.
-E tu chi diavolo sei!?- Sbottò quasi con voce isterica.
Il ragazzo biondo sbatté le palpebre ancora più confuso, Nico notò che aveva gli occhi blu, ben differenti da quelli del suo migliore amico. In effetti si rese conto che era un ragazzo particolarmente bello.
-Oh … Ehm … Dovrei domandartelo io, considerando che mi hai baciato tu.
Aveva anche una voce melodiosa. Subito dopo aver parlato si portò una mano a spettinarsi ancora di più i ricci biondi e sorrise imbarazzato, delle fossette spuntarono sulle sue guancie.
Dal bianco cadaverico le guance di Nico divennero rosee, raggiunsero tutte le gradazioni del rosso e arrivarono al viola.
-Io li uccido- sibilò in un sussurro –Davvero, mi dispiace, sono stati quei deficienti dei miei amici e …
-Tranquillo, non mi è dispiaciuto- lo interruppe il biondo.
Nico strabuzzò gli occhi ancora di più –Ma … Sono un ragazzo.
-Si, lo so.
-Oh …
Nico non rispose in nessun’altro modo, primo perché non avrebbe saputo come rispondere, secondo perché altre due voci, ben conosciute, si unirono alle loro.
-Hey! Finalmente vi siete conosciuti!
Nico iniziò a respirare lentamente, cercando di calmarsi per non ucciderli sul posto.
Continuò Jason a parlare facendo le presentazioni –Nico, lui è Will Solace, mio compagno di stanza qui in confraternita. Will, ti ricordi di Nico? L’altro giorno hai visto una sua foto e hai detto che era carino.
-Jason…- sibilò piano Will, adesso lui terribilmente in imbarazzo.
Ma quello che lasciò sconvolti tutti fu Nico.
Iniziò a ridere, prima piano, poi sempre più forte. Era una risata terribilmente isterica.
Aveva capito tutto, tutti i pezzi erano andati a loro posto. Jason e Percy dovevano davvero smetterla di intromettersi nella sua vita sentimentale, avevano fatto tutto quello solo perché un ragazzo aveva espresso un parere vedendo una sua foto, magari l’aveva fatto senza neanche pensarci, come quando per strada commenti un paio di scarpe viste nella vetrina di un negozio.
Continuando a ridere istericamente si girò di scatto a fissare i suoi due migliori amici.
Aveva uno sguardo così terrificante che entrambi non poterono fare a meno di sbiancare.
Una vocina nella loro mente disse loro che forse avevano un po’ esagerato quella volta.
-Vi do tre secondi di vantaggio per scappare.
-Ma …
-Tre.
-Andiamo Nico …
-Due.
-Lo stavamo facendo solo per te …
-Uno.

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Capitolo 11
*** Un bacio spinto dalla gelosia ***


Un bacio spinto dalla gelosia


Le labbra di Rachel non erano poi così brutte.
Quel bacio gli stava piacendo più di quanto si era immaginato.
Certo, non gli faceva provare le farfalle nello stomaco o quel familiare calore al basso ventre, ma … non poteva pretendere troppo.
Forse doveva anche rivedere la sua affermazione di essere gay e forse … Non avrebbe dovuto esagerare così tanto con l’alcool quella notte.
Si staccarono diverso tempo dopo, con un orrendo rumore di risucchio.
Will socchiuse gli occhi e si trovò davanti due occhi verdi illuminati.
Non riuscì a sopprimere un sospiro di delusione, non erano quelli gli occhi che avrebbe voluto vedere.
Ma nessuno sembrò farci caso e il gioco continuò.
Il biondo staccò gli occhi dalla bottiglia a terra che ruotava e li spostò verso un punto impreciso della stanza piena di gente, si sentiva osservato e infatti ebbe ragione.
Una figura completamente nera non staccava gli occhi da lui dalla sua postazione all’ombra, poggiato quasi non curante allo stipite della porta con le braccia incrociate al petto.
I suoi occhi sembrava che mandassero scintille.
Quello sguardo così intenso fece muovere qualcosa nello stomaco di Will, qualcosa che identificò come alcool pronto a uscire dal proprio corpo.
Annunciò velocemente di dover andare in bagno e, barcollando, riuscì ad arrivare nella stanza giusta.
Si buttò in ginocchio e afferrandosi al gabinetto iniziò a tossire, ma non vomitò.
Si passò una mano sui capelli accasciandosi contro il muro, capendo che non era colpa dell’alcool se si trovava in quello stato, ma colpa di un ragazzo ben preciso.
Ragazzo che lo aveva appena seguito in bagno, si era richiuso a chiave la porta alle spalle e gli si era avvicinato, inginocchiandosi quasi ad arrivare alla sua altezza.
Gli afferrò il mento con le mani e gli alzò il viso per poterlo fissare intensamente negli occhi.
-Ti è piaciuto?
Tre semplici parole dette con un tono duro e freddo, quasi disinteressato.
Will avrebbe anche potuto crederci che non gli interessasse nulla di quella storia, se solo i suoi occhi non avessero voluto dire tutt’altro.
-Che ti importa?- Riuscì a rispondere quasi con lo stesso tono.
Ed era vero. A Nico Di Angelo non interessava lui, aveva già messo in chiaro le cose dopo la loro prima scopata. Aveva detto che era solo un modo per divertirsi e sfogarsi, senza nessun sentimento, senza mettere in mezzo le emozioni, potendo vedere anche altri.
Ne erano seguite altre volte a quella, sempre sveltine nei posti più strani, Will lo assecondava solo per riuscire a rubare qualche attimo con lui, anche se tutto quello lo stava lentamente uccidendo.
-Ti è piaciuto?- ripeté imperterrito il ragazzo facendo finta che il biondo non avesse detto nulla.
-Se ti rispondessi di si?
Vide un lampo passare in quegli occhi scuri come le tenebre, era rabbia ma c’era anche qualcos’altro sotto, forse un po’ di terrore.
Sentì anche la sua presa fremere leggermente e, per paura che si potesse scostare e allontanare, gli afferrò il braccio quasi con disperazione.
Nico divenne più risoluto, aumentò la presa sul suo mento senza fargli troppo male e avvicinandosi di più al suo volto ringhiò in un sussurro.
-Tu sei mio.
Will perse un colpo a quella quasi dichiarazione, ma voleva essere certo che Nico stesse intendendo quello che lui sperava, perché non era certo di poter reggere un’altra delusione.
-Io … Sono il tuo ragazzo?
Nico non rispose, tentennò mordendosi un labbro.
Will sfruttò subito l’indecisione del moro e proseguì tutto d’un fiato.
-Perché a me piacerebbe. Dio Nico, non hai idea quante volte avrei voluto urlare al mondo che tu sei il mio ragazzo, prenderti la mano e baciarti anche se siamo circondati da persone. E volevo morire ogni volta che mi parlavi di quell’idiota di Jackson, lui non ti amerà mai come faccio io, per favore …
Will trattenne il fiato mentre attendeva una risposta da parte del moro che puntualmente non arrivò.
-Di qualcosa- supplicò infine.
Nico si morse un labbro –Solo … Non baciarla mai più, okay? Né nessun altro, solo me.
Quella semplice frase fece imporporare le sue guancie perennemente pallide.
Will sorrise, non solo per quella visione terribilmente tenera, ma anche perché sapeva che quella era una dichiarazione a tutti gli effetti.
Non ebbe tempo di rispondere, perché l’attimo dopo le labbra del più piccolo erano sulle sue.
Non c’era nulla di dolce o casto.
Era un bacio a bocca aperta, le lingue che si riscoprivano e si inseguivano.
Nico voleva solo cancellare il sapore di quella ragazza dalla sue labbra, fargliela completamente dimenticare e affermare il suo possesso.
Dal canto suo Will non aveva nulla di che lamentarsi, Nico stava decisamente riuscendo nel suo intento e capì che prima si stava decisamente sbagliando. Non poteva davvero dire che il bacio con Rachel non era stato brutto se messo a confronto con quello.
Si sentiva decisamente in paradiso e la reazione che ebbe il suo basso ventre fu più eloquente di qualsiasi altra cosa.
Si sarebbero spinti decisamente oltre se Will non avesse strabuzzato gli occhi e spinto il ragazzo all’indietro.
Nico lo fissò confuso e mezzo stordito per quello che anche lui stava provando, poi capì quale fosse il problema quando vide il biondo chinarsi sul gabinetto e rigettare tutto quello che aveva bevuto nel corso della serata.
Gli si avvicinò e gli raccolse i capelli biondi con le mani, per lasciargli libero il volto.
Will lo ringraziò e biascicò anche un “scusa” davvero dispiaciuto.
Nico cercò di smorzare la tensione abbozzando un sorriso e lasciandogli un bacio tra i capelli, poi parlò.
-Tesoro, sono abbastanza felice di aver appena iniziato questa relazione. Ma puoi scordati un mio bacio per il resto della serata.

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Capitolo 12
*** Un bacio cullato da una melodia ***


Ciao!
Ed eccoci anche alla fine di questa raccolta... 12 storie, come i 12 dei dell'Olimpo... spero che vi siano piaciute e che non sia risultata troppo banale.
Questa è forse la storia più corta di tutta la raccolta, ma è quella che mi piace di più.
Non ci sono dialoghi, solo pensieri, volevo cercare di far capire i loro sentimenti senza nessun discorso diretto. Spero di esserci riuscita.
La musica che ascolta Nico è di un compositore italiano, io la amo e bè, a un certo punto della storia ho messo il link. Spero vivamente che voi iniziate ad ascoltarla continuando a leggere da quel momento in poi, renderebbe la storia completa.
Grazie per tutto, soprattutto per chi è arrivato fino alla fine.
Magari ci risentiremo in qualche altra mia storia.
Bye bye, Deh

Un bacio cullato da una melodia


Il mondo è bello perché è vario.
E’ questa la frase che dicono sempre tutti.
Il problema stava nel fatto che nessuno accettava mai, per davvero, un pensiero o un modo di vivere diverso dal proprio.
La gente poteva parlare e parlare, ma poi ognuno stava sempre con il proprio gruppo e con il proprio pensiero.
Era questo che pensava Nico mentre fissava quell’ammasso di studenti seduti nei gradini di freddo marmo.
C’era il gruppo delle ochette cheerleader, il gruppo dei giocatori di football palestrati, quello dei nerd, quello dei secchioni e quello dei nulla facenti.
Tutti avevano il proprio posto nella società, la propria etichetta.
E poi c’era Nico, lui non aveva mai avuto un posto ben preciso.
Lui era il ragazzino strano, quello che si vestiva sempre di nero, quello asociale con una vita così incasinata che era decisamente il caso di stargli lontano.
Certo, per ogni cosa c’è un’eccezione.
La sua eccezione aveva il nome di “Will Solace”.
Proprio in quel momento, il ragazzo più grande era qualche gradino più in basso di lui.
Stava in piedi, sorrideva e gesticolava, aveva gli occhi che gli brillavano.
Nico aveva le cuffiette nelle orecchie, non sentiva il suo discorso, ma lo conosceva a memoria per quante volte il biondo glielo aveva ripetuto.
Ogni singola parola veniva dal suo cuore, perché Will metteva l’anima in quello che credeva e amava.
Proprio in quel momento si stava candidando per essere rieletto come rappresentante d’istituto.
Era il candidato perfetto.
Sempre disponibile, felice, solare, combattivo e deciso.
Quando finì, e un altro ragazzo prese il suo posto, il biondo non ci pensò due volte a salire i gradini di marmo e sedersi al suo fianco.
Will aveva un sacco di amici a scuola, ma preferiva andarsi a sedere nel posto più isolato che ci fosse, accanto a quel ragazzino con le cuffie nelle orecchie.
Nessuno dei due disse una parola, semplicemente il più piccolo si tolse un auricolare e lo passò al biondo, facendolo entrare nel suo mondo.

https://www.youtube.com/watch?v=SUxKjM62wGE ]

Mentre lo faceva portò lo sguardo su di lui.
Avrebbe perso intere ore solo per fissarlo, per perdersi nell’azzurro dei suoi occhi, gli bastava solo quello senza chiedere nulla in cambio.
Anche loro due erano una di quelle eccezioni.
Nico amava Will proprio perché era il suo opposto, la sua antitesi.
Era tutte quelle cose che Nico non era e non sarebbe mai stato, ma che lo attraevano come la luce attrae le falene.
Erano una di quelle rare eccezioni perché anche Will amava Nico.
Will lo amava perché conosceva il suo coraggio, sapeva che Nico era una persona terribilmente vera, una di quelle persone che preferiscono dirti una dura verità piuttosto che una bella bugia.
Lo amava perché in 16 anni di vita aveva vissuto tante di quelle cose orrende che un uomo non dovrebbe mai vivere in tutta la sua vita, nonostante questo era ancora li accanto a lui.
Nico avvicinò lentamente una mano al suo volto e gli accarezzò i capelli, scendendo poi sulla guancia.
Will sospirò per quel contatto.
Il moro si morse un labbro e avvicinò anche l’altra mano, gli afferrò il cappuccio della felpa e glielo alzò sul capo, nascondendogli il volto dal resto dei ragazzi di la dentro, portandolo nel suo mondo.
Si sistemò meglio il suo abbassandoselo un po’ di più.
Si isolò completamente dalla realtà, poteva vedere solo la figura del ragazzo davanti a lui e sentire la musica che lo cullava.
Erano le uniche due cose che avessero davvero importanza per Nico.
Lo fissò di nuovo negli occhi e alzò un angolo della bocca in un primo principio di sorriso.
Will rispose con uno timido e quasi imbarazzato.
E mentre la musica esplodeva nelle loro orecchie Nico si sporse in avanti e poggiò le labbra sulle sue.
Erano screpolate e morbide, le sentì tendersi in un sorriso mentre rispondeva con la stessa delicatezza.
No, Nico non poteva e non voleva essere come Will, però sarebbe andato all’inferno per lui.

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