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di piccolo_uragano_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** venti settembre 1976 ***
Capitolo 2: *** ventun settembre 1976 ***
Capitolo 3: *** ventitré settembre 1976 ***
Capitolo 4: *** venticinque settembre 1976 ***
Capitolo 5: *** 12 ottobre 1976 ***



Capitolo 1
*** venti settembre 1976 ***


"Tuo padre, Harry, era una di quelle persone che si incontrano quando la vita decide di farti un regalo."
(Martha Redfort Black, 'Ti amo più di ieri e meno di domani')



Venti settembre millenovecentosettantasei.
“Redfort, finalmente!” esclamò la professoressa Vector.
Martha era appena entrata nella classe di Artimanzia spettinata e con il fiato corto, i libri in mano e due occhiaie pazzesche. “Mi scusi, professoressa.” Disse.
La verità, era che Martha si era completamente dimenticata di avere lezione, le prime due ore: era rimasta assieme a quello scansafatiche di Sirius Black, con il quale ultimamente stava stringendo un legame davvero strano: non avrebbe mai pensato di potersi considerare quasi amica di un Malandrino. Eppure, ultimamente, lei e Sirius stavano diventando davvero amici. Talmente amici che da dieci giorni a scuola non si parlava d’altro, e talmente amici che erano rimasti a vagabondare per il castello, parlando di Quidditch, quando lui le aveva detto “Ehi, ma tu non avresti Artimanzia, con James?” lei aveva borbottato qualche scusa e aveva iniziato a correre.
“Puoi sederti lì, accanto a Potter.”
Martha scrutò il posto vuoto accanto a James Potter.
Conosceva quel ragazzo: era, senza ombra di dubbio, il ragazzo più popolare di tutta la scuola, insieme a Sirius. Forse, James era più famoso grazie al Quidditch, ma una cosa era certa: non esisteva James senza Sirius, e non esisteva Sirius senza James.
L’amicizia di Martha e Sirius aveva portato James e la ragazza a scontrarsi un paio di volte, mentre si studiavano con diffidenza, perché James non era abituato a dividere Sirius con una presenza femminile (non più di una delle loro partner occasionali) e perché Martha non vedeva di buon occhio il giovane Potter per via del suo interesse morboso nei confronti della sua migliore amica, Lily Evans. Insomma, chi non aveva mai sentito Potter rincorrere la Evans per chiederle di uscire?
Nonostante questo, si sedette accanto a James, sentendo lo sguardo assassino di Brianna Clark – un’oca bionda cotta di James dalla notte dei tempi – trucidarle la nuca. Si girò, e le fece una linguaccia.
“Sai, Redfort” esordì il ragazzo “non credo di averti mai vista arrivare in ritardo a una lezione.”
Lei sistemò la penna e l’inchiostro. “Oh, Potter, c’è sempre una prima volta.” Poi alzò gli occhi verso la lezione. “Che si dice qui?” domandò.
“Che i Chudley Cannons vinceranno anche il prossimo anno.” Rispose lui, iniziando a giocare con l’angolo della pergamena sulla quale avrebbe dovuto prendere appunti.
“Parlavo della lezione, Potter.” Rispose lei, alzando gli occhi al cielo. “E, per la cronaca, io tifo Puddlemore.”
Lui la guardò sconcertato. “Che cosa?!”
Lei lo scrutò, senza rispondere.
Come fai a tifare Puddlemore ed essere amica di Sirius?”
Martha alzò gli occhi al cielo, esasperata. “Ma ti conosco, Potter?” sbuffò.
Lui sembrò rifletterci, poi le tese la mano destra. “Piacere, James Charlus Potter.” Esordì, nuovamente. “Nato il ventisette marzo millenovecentosessanta, da Dorea Black e Charlus Potter. Fiero tifoso dei Chudley Cannons, e non importa quanto ci metterò, ma li amerai anche tu.”
Martha stava per rispondere, quando la voce della professoressa Vector la precedette: “Potter! Redfort!”  Loro si voltarono immediatamente. “Dieci punti in meno a Grifondoro se non saprete rispondere alla domanda che ho appena posto!”
James sorrise. “Insomma, professoressa, stavo cercando di fare amicizia con la Redfort!”
“La risposta non è esatta, signor Potter: cinque punti in meno a Grifondoro!” poi si rivolse a Martha. “Signorina Redfort?”
Lei fissò per qualche secondo la lavagna, e poi pensò velocemente. “Non credo che tra Capricorno ed Acquario esista tutta questa affinità. Punterei di più su Acquario e Pesci.” Rispose, sicura.
La professoressa Vector ne rimase stupita: era sicura che Martha non avesse prestato attenzione. Quindi, ferita nell’orgoglio, si girò e continuò la lezione.
Dopo qualche secondo (secondi in cui Martha si appuntò velocemente tutto ciò che l’insegnante aveva detto) James si voltò di nuovo verso di lei. “Come hai fatto?” le chiese, nemmeno troppo a bassa voce.
“A fare cosa?” rispose lei.
“A rispondere! Stavi parlando con me quando ha fatto la domanda!”
Martha scosse la testa. “No, Potter, tu stavi parlando con me.”
Lui la scrutò. “Quindi non mi stavi ascoltando?”
“Ti ho ascoltato, James Charlus Potter, ventisette marzo, tifoso dei Chudley.” Rispose lei sicura, mentre si appuntava un’altra cosa che l’insegnante aveva appena detto.
“Come hai fatto ad ascoltare sia me che lei?”
“Merlino, Potter, non è difficile!” rispose, ormai esasperata dalla presenza del compagno di Casa. “E non amerò mai i Cannons, dannazione.”
“Quale atto di masochismo ti spinge a tifare Puddlemore?!” James aveva ufficialmente alzato la voce.
“Potter! Redfort! Punizione, giovedì sera!”
Martha alzò gli occhi al cielo. “No, signora: non punterei mezzo galeone su un legame tra Toro e Capricorno, perché sono entrambi segni di terra.”
“Ma non è possibile!” strillò James. “Stavi parlando con me, come hai potuto prestare attenzione?!”
“Potter, modera i toni!” lo riprese la Vector.
“Professoressa, le giuro: la Redfort stava parlando con me! Non è possibile che abbia prestato attenzione alla sua lezione!”
“Mi giuri che la Redfort stava parlando con te? Che bell’amico!” esclamò l’insegnate. “Due settimane di punizione, entrambi!”
“Oh, insomma: io ho risposto alla domanda due volte, e mi mette in punizione?” domandò Martha.
“Potter giura che stessi parlando con lui!” rispose la donna. “Come ti difendi da questo?”
“La parola di Potter vale quanto quella della Cooman, professoressa!”
“Ehi!” si offese James.
“Signorina Redfort, non le permetto di parlare male di una collega! Tre settimane di punizione!”
“Tre settimane?” esclamò James. “Per avermi paragonato alla Cooman le ci vorrebbero mesi di punizione!”
“Perfetto, allora: Potter e Redfort, un mese di punizione, il martedì ed il giovedì sera, nel mio ufficio!”
Martha si coprì il viso con le mani, mentre James si lasciò cadere sulla sedia. “Un mese, porco Salazar!” imprecò.
“Questa me la paghi, Potter.” Ringhiò la ragazza.
“Perché, secondo te a me fa piacere?” replicò lui.
“Il mercoledì devo accompagnare Lily al Lumaclub, ed è già abbastanza terribile. Ora anche la punizione!” James si trattenne, ma si vedeva benissimo che stava per scoppiare a ridere. Lei lo fulminò. “Beh, si può sapere che ti prende?!”
“Tu vai al Lumaclub!” scoppiò lui. “E dire che mi sembravi a posto! Il Lumaclub!”
JAMES POTTER!”
In pochissimi secondi, Grifondoro si ritrovò con venti punti in meno e James Potter era fuori dall’aula di Artimanzia, ma non aveva smesso di ridere. Martha, invece, aveva scosso la testa ed era rimasta seduta, chiedendosi cosa il mondo ci trovasse in James Potter.


“La tua amica è insopportabile, Padfoot.” Esordì James, sedendosi sul letto.
“Quale amica?” domandò Sirius, guardando Prongs esausto dopo solo mezz’ora di lezione.
“La Redfort!” esclamò. “Voglio dire, lo sai che tifa Puddlemore, vero?”
Sirius annuì, sedendosi ai piedi del letto dell’amica. “Si, ne abbiamo parlato.”
James sgranò gli occhi. “E perché è ancora tua amica, per Merlino?”
“Perché la trovo una tipa davvero interessante.” Rispose, con tono serio, ma distogliendo lo sguardo. “Tifa Puddlemore, è vero, ma dei Cannons non si è persa una partita.” La difese, infilandosi in bocca una sigaretta.
“Moony ti ammazza, se fumi in camera.”
“Martha mi ha dato un deodorante per ambienti babbano miracoloso. Devo solo capire come si usa.” Detto ciò, con la bacchetta accese la sigaretta, fece un tiro, e poi la passò a James. “Sbaglio o in teoria Artimanzia non è ancora finita?”
“La Vector mi ha cacciato.”
Sirius scoppiò a ridere. “Che cosa? E perché?!”
“Perché stavo ridendo.”
“Mh.” Rispose Padfoot, buttando fuori il fumo. “E non si ride, ad Artimanzia?”
“Fammi spiegare. La tua amica mi ha fatto mettere in punizione, e poi si è lamentata, perché il mercoledì sera deve accompagnare la rossa al Lumaclub. Capisci, Padfoot?! Tifa Puddlemore e frequenta il Lumaclub!” si lamentò, fingendo di piangere. poi, tirò la testa indietro, fingendosi disperato.
“E la Vector vi ha messi in punizione?”
“No, aspetta, non ho finito. Quella pazza della Redfort stava parlando con me, la Vector ci ha richiamati, e la tua amica è riuscita a rispondere ad una stupidissima domanda che l’altra aveva appena fatto. E questo è successo per due volte. Due volte, Sirius, non è normale!”
Sirius scoppiò a ridere, e James lo guardò con aria offesa. “No, ti prego Prongs, continua.” Lo invitò, trattenendo le risate.
“Allora mi sono alzato in piedi e forse ho urlato ‘come hai fatto? Professoressa, le giuro che stava parlando con me’, lei ha richiamato la Redfort, perché, insomma, non di parla con James Potter, e quella pazza ha detto ‘professoressa, la parola di Potter vale quanto quella della Cooman!’ ora io mi chiedo, come fai ad andarci d’accordo? Tifa Puddlemore, va al Lumaclub e dice una cosa del genere di me! Di me, Padfoot che, se non te lo ricordassi, sono il tuo migliore amico!”
Sirius, a quel punto, quasi cadde dal letto per le troppe risate. James lo fissò, offeso nell’orgoglio. “Oh, per Godric, ma che ti ha fatto quella ragazza? Voglio dire, sei … stai ridendo di me!”
Sirius tentò di ricomporsi, notando l’umore dell’amico. “Perdonami, fratello. Mi dispiace, davvero, ma …” e scoppiò a ridere di nuovo.
James gli tirò un cuscino, furioso. “Non ridere di me, Sirius!”
“Oh, ma io non sto ridendo di te, James: io sto ridendo di te e Martha.”

“Stai ridendo di me, Sirius Black!” Martha proseguì a grandi passi per il corridoio. “Il tuo amico mi ha fatto mettere in punizione, e tu ridi di me!”
Sirius prese a rincorrere Martha. Era più forte di lui, quei due che bisticciavano senza nemmeno conoscersi lo facevano ridere. “Redfort, ti prego, fermati!” le disse. “Insomma, hai detto che la sua parola vale quanto quella della Cooman!” buttò lì. “Come potevi pretendere che non si arrabbiasse?”
Martha sbuffò e alzò gli occhi al cielo, riprendendo a camminare. “L’ho detto per dire, Sirius, insomma: il tuo amico è talmente idiota da prendere tutto sul serio?”
“James non è idiota, sai? È solo permaloso, egocentrico, narcisista e drammatico. Ma non è idiota.”
Martha si fermò di nuovo, e scosse la testa. “Permaloso, egocentrico, narcisista e drammatico? James Potter ti sembra solo questo? È una fottutissima primadonna isterica, con un disperato bisogno di attenzioni, e …”
“Ti sento, Redfort!” strillò James, all’inizio del corridoio.
“Oh, grandioso: il tuo migliore amico ha appena detto che sei permaloso, eg-“
“Si, Redfort, ti ha sentito tutto il castello!” rispose il ragazzo, avvicinandosi. “Poi sarei io, la primadonna isterica!”
“James, tu sei una primadonna isterica.” Lo corresse Sirius, appena si fu avvicinato.
“Padfoot, ma tu da che parte stai?”
“Come ti ha chiamato?” domandò la ragazza.
“Questi sono fatti nostri.”
“Oh, beh, allora non urlarlo, se sono fatti vostri!”
“Guarda che sei tu che stai urlando.” Commentò Lily Evans, passando accanto a loro per entrare nell’aula di Trasfigurazione.
“Oh, fottiti, Potter!” strillò nuovamente Martha, seguendo l’amica, la quale però aveva già preso posto accanto a Remus.
Intanto, James e Sirius erano rimasti con Peter fuori dall’aula. “Dovresti chiederle scusa.” Esordì Padfoot.
“Cosa? Io?! Tu sei matto, Sirius, quella ti ha fatto il lavaggio del cervello!”
“No, per niente.” Rispose. “Potresti sforzarti e provare ad andare d’accordo con lei?”
“Padfoot, con quella non si può andare d’accordo!”
Sirius si guardò attorno, poi guardò di nuovo negli occhi l’amico. “Non so come, ma io mi trovo benissimo con lei. Non è come le altre, James, io sto bene con lei. E non so come finirà, non so quanto durerà, ma ti prego, prova a rendermi felice e ad andarci d’accordo, okay?”

James si sedette accanto a Martha, visibilmente imbarazzato. Lei spostò leggermente la sedia. “Il tuo ego mi soffoca, Potter.” Ringhiò.
Lui annuì, estraendo una pergamena dalla borsa. “Dì al tuo orgoglio che il mio gli chiede scusa.”
“Il tuo orgoglio parla?” domandò Martha in risposta. “Che simpatico.”
James scosse la testa. “Io non ti piaccio, vero, Redfort?”
Martha si voltò, per squadrarlo. “Ehm, no: scusa, ma non sei proprio il mio tipo.” Rispose, storcendo il naso.
“Non ti stavo per chiedere di uscire, sai? Non penso solo a quello.”
“Oh, no: anche al Quidditch.” Rispose lei, secca.
“Pensavo che visto che stai diventando molto amica del mio migliore amico, potremmo provare ad andare d’accordo.”
“Penso che sia una stupidaggine: secondo questo nobile principio morale, io dovrei essere amica di Severus.”
“Godric, mi stai paragonando a Mocciosus?”
“Ti sembra che lo stia facendo?”
“Sì!” esclamò lui, offeso.
“No!” replicò lei. “Non ti sto paragonando a lui, sto allargando la tua visione della cosa!”
“Quale cosa?!”
“La cosa del ‘potremmo provare ad andare d’accordo perché sei amica del mio migliore amico’! Lo trovo un principio nobile, ma, se dovessi rispettarlo, mi toccherebbe diventare amica di Severus Piton!”
James la mandò a quel paese con un gesto. “Come non detto, Redfort.”
Si chinò sulla pergamena, offeso, mentre lei lo guardava, e, per la prima volta in quel giorno, sorrise.
Sirius, dietro di loro, li osservava orgoglioso. “Peter, dieci galeoni che prima di Natale James e Martha saranno amiconi.”
“Quindici che si saranno già ammazzati.” Rilanciò Wormtail.
Sirius sorrise, e, in quello stesso istante, Martha si voltò a guardarlo. Lui non perse il sorriso, e lei, in risposta, gli fece una linguaccia.
Avevano sedici anni, voglia di vivere, di conoscere il mondo. Avevano sedici anni, e non avevano la più pallida idea di cosa avrebbero fatto l’indomani, ne di come sarebbero finiti, del bene che si sarebbero voluti, di come avrebbero combattuto l’uno di fianco all’altra, fidandosi e affidandosi. Avevano sedici anni, e quello era l’inizio di tutto.




Ciao personeeeee. Mi avete scritto in tanti che sentivate la mancanza dei Malandrini originali, e ho più volte risposto che era così anche per me, quindi eccoci qui!
Non so questa storia quanto durerà (ho già in testa tre o quattro capitoli, ma non più di dieci) ma spero vi piaccia - anche l'immagine e la citazione, che troveremo nella long originale nei capitoli a venire. 
Bene, al solito, spero di trovarvi nelle recensioni.

Fatto il misfatto!
Claude xx

 

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Capitolo 2
*** ventun settembre 1976 ***


 
“Oh, andiamo, Martha” rispose James “è impossibile non volerti bene!” 
('ti amo più di ieri e meno di domani', capitolo 57)

 


Ventuno settembre millenovecentosettantasei.
Martha, con aria furiosa, bussava insistentemente contro una porta di legno. “Black! Potter!” urlò.
Erano quasi le nove di sera, e loro – lei ed i Malandrini – si erano salutati un’ora prima in Sala Comune. Ora, lei bussava insistentemente contro la porta della loro stanza.
James aprì la porta, con i capelli più scompigliati che mai e addosso un pigiama davvero orribile, che ricordava quello di un bambino. “Redfort?” domandò, vedendola. Dietro di lui, Sirius si voltò di scatto verso la porta.
“Ciao, Potter.” Sorrise lei, imbarazzata. “Hai detto che io e te siamo amici, giusto?”
Lui la scrutò: aveva tutta l’aria di una persona che aveva bisogno di un grande favore. Gli ci volle qualche secondo per capire. “Hai litigato con la Evans?”
“No.” rispose lei, sicura.
“Allora perché ti hanno cacciata dalla tua stanza?”
Lei inclinò leggermente la testa. “Come sai che non ho un tetto sulla testa?”
James, in risposta, sorrise e scosse la testa. Poi si voltò, guardando la stanza alle sue spalle, quindi tornò a guardare Martha. “Quanto ti fa schifo il disordine?”
“Il giusto.” Rispose lei, leggermente dubbiosa.
Il ragazzo, a quel punto, annuì. “Perfetto, allora.” Si voltò nuovamente, questa volta spalancando la porta.
La prima cosa che Martha vide, fu Sirius che teneva le mani nelle tasche dei pantaloni del pigiama, a petto nudo, e che le sorrideva. Per un breve istante fu rapita dai suoi muscoli, ma poi si perse a guardare il suo sorriso. “Che è successo, Redfort?” domandò, senza smettere di sorriderle.
Lei sbuffò e scosse la testa, guardandosi attorno. Era un vero e proprio porcile: calzini, vestiti, libri, appunti, fotografie, cibo. Quello che, a intuito, era il letto di James, sembrava non venire rifatto da anni, il baule ai piedi del letto di Peter era rovesciato e nessuno si era preoccupato di sistemarlo, e accanto al letto di Sirius una pila di scarpe impediva l’accesso alla finestra. Il solo angolo ordinato sembrava essere quello di Remus: il letto era fatto, il comodino in ordine, il baule a posto.
“Alice e Frank hanno occupato la stanza.” Sbuffò lei, fissando un calzino al centro della stanza.
“In che senso?” domandò Peter.
“Vuoi un disegnino, Peter?” scherzò James.
Lui sembrò capire solo in quel momento. “Oh! Oh, mi d-dispiace … ma non sarai mica entrata, v-vero?”
Lei sorrise e scosse la testa, avvicinandosi a un poster appeso, raffigurante una modella babbana. “No, c’era un biglietto fuori dalla porta.” Rispose, distratta. “Lo sapete che le tette sono finte, vero?” domandò, girandosi e indicando il poster.
I quattro si guardarono perplessi. Martha sorrise. “Non potete fare fantasie su delle tette finte.”
James si portò una mano dietro la nuca. “Perché non sei andata da tua sorella, scusa?”
Sirius si irrigidì: Martha non parlava mai di Rose, gli aveva solo accennato che a luglio avevano litigato e smesso di rivolgersi la parola. Fece per rispondere, ma Martha fu più veloce. “So che una stanza con Rose Redfort, Ashley Clark, Emmeline Vance e Erika Greengrass è il tuo sogno, Potter, ma io andrei a dormire nelle cucine piuttosto che passare un solo secondo con loro.”
James sorrise e si passò una mano nei capelli. A Martha bastò guardarlo per capire cosa significasse il sorrisetto Malandrino che aveva stampato in viso. “Aspetta, non dirmelo.” Sorrise, portando una mano avanti. “Te le sei già fatte tutte, vero?”
Lui scosse la testa. “No, non tutte.” Poi cambiò velocemente argomento. “Hai un pigiama?”
“Non credo sia entrata in stanza a prenderlo, James.” Rispose Sirius, poi guardò Martha. “Ti presto una mia felpa.”
Lo sguardo che le rivolse fu di affetto puro quanto la vita stessa: si stava prendendo cura di lei, e non aveva paura di mostrarlo.
Lei sorrise di quello sguardo e rispose guardandolo con altrettanto affetto. Nessuno potrà mai dire cosa ci fu tra di loro in quel momento, ma anche James, Peter e Remus ebbero la pelle d’oca e sentirono la chimica che c’era tra quei due.
“Dubito esistano indumenti puliti, qui dentro.” Disse lei, dopo un po’.
Sirius sorrise e le lanciò una felpa nera, abbastanza lunga da coprirle il sedere e poi partì alla ricerca dei pantaloni. Ne trovò un paio grigi, e glieli lanciò, mentre James le indicava il bagno. Quando vi entrò, Martha fece un salto all’indietro. “Merlino santissimo!” strillò. “Gratta e netta!”
“Che c’è?” domandò Sirius, facendo capolino con la testa.
“Capelli! Capelli di quel capellone di Potter!”
Sirius sorrise. “Oh. Forse un po’ sono anche miei.”
“Che schifo, che schifo, che schifo!” strillò lei di nuovo. “Ma come fate a vivere qui dentro, come?”
James, lasciandosi cadere sul suo letto, scoppiò a ridere. “Vai da tua sorella se non ti sta bene.”
“Vacci tu da mia sorella, Potter!” grugnì lei in risposta. “Io piuttosto dormo con la Piovra Gigante.”
“Oh, no, fammi capire.” La fermò Sirius. “Noi saremmo l’alternativa alla Piovra Gigante?”
Lei gli fece una linguaccia, continuando a cercare di sistemare il bagno. “No, idiota.” Spostò l’ennesimo calzino. “Come al solito hai capito solo quello che ti va di capire.”
Lui si appoggiò allo stipite della porta e incrociò le braccia. “Perché tu e tua sorella avete litigato?”
Martha, con la punta della bacchetta, pulì la tavoletta del water. “Come fai a fare pipì con il water sporco, Black?”
“Ti confesso una cosa.” Sussurrò lui. “Sono un maschio.”
“Oh, beh, grazie: non lo avevo capito!” rispose lei, indicando con la mano libera il petto nudo di Sirius.
“Ti imbarazza?” domandò lui, divertito.
“Non ti preoccupare, Redfort.” Le urlò James. “La prima volta imbarazza tutte.”
“Compreso te, Potter?” rispose lei. “Ma Godric, come fate la mattina a sedervi su questo gabinetto?”
“Te lo ha appena detto Sirius!” strillò di nuovo James, raggiungendo l’amico sulla porta. “Siamo maschi! La facciamo in piedi!”
Martha, in tutta risposta, alzò gli occhi al cielo e fece segno ai due Malandrini di andarsene. “Lontano, babbei: devo cambiarmi!”
Chiuse la porta in faccia ai due, mentre Peter e Remus li guardavano divertiti, seduti sui rispettivi letti.
“Non fa ridere.” Li bloccò immediatamente Sirius.
“Secondo me, Padfoot” gli rispose James, rimettendosi a sedere sul suo letto “quella ti darà del filo da torcere.”
Sirius gli fece una smorfia, notando che l’amico stava estraendo dal comodino la boccettina di grappa babbana.
“James!” lo richiamò immediatamente Remus. “Ti fa male!”
“Si, mamma.” Rispose Prongs. “Lo so.”
Moony alzò gli occhi al cielo, ma non fece in tempo a replicare, perché la porta del bagno si aprì di nuovo e tutti sentirono ancora la pelle d’oca, mentre Sirius pareva totalmente rapito dalla visione di Martha con addosso quel suo pigiama improvvisato. Lei notò ancora lo sguardo di Sirius, e, di nuovo, non poté fare altro che sorridere: ancora non le era chiaro cosa quello sguardo volesse dire.
Si sedette a terra, tra il letto di Sirius e quello di James, rifiutando ogni invito di Sirius a cambiare i posti in modo che lei stesse sul letto e lui per terra. “Non dire idiozie, Black.” Lo bloccò, all’ennesimo tentativo.
James si perse a guardare le mani di Martha che con aria d’abitudine si intrecciavano i capelli in una treccia. “Redfort, posso chiederti una cosa?”
“Vuoi una treccia anche tu?” scherzò lei.
“No.” sorrise lui. “La Evans dove è andata a dormire?”
Lei lo scrutò qualche secondo prima di rispondere. Ma il suo sguardo era buono, e lei decise di fidarsi. “Da Mary McDonald.”
“Che hai contro Mary McDonald?” domandò Sirius.
“Niente.” Rispose lei semplicemente. “Solo che lei e Marlene mi parlano solo di te.”
“Non sono un argomento abbastanza interessante per te?”
“Affatto.” Gli sorrise lei. “Solo che dopo più di tre minuti diventa nauseante sentire quanto ti trovano bello.”
“Perché, tu non mi trovi bello?”
Il suo sorriso si fece diverso, quasi Malandrino. “Non ho detto questo.” Rispose.
James, in risposta, le passò il contenitore della grappa. Lei ne annusò il contenuto. “Ti fai di alcolici babbani?”
“Solo in occasioni speciali.”
“Questa è un’occasione speciale?” chiese, con sguardo curioso.
“Beh, nessuna ragazza ha mai dormito qui.” Rispose Remus.
“Oh, immagino ci facciate altro con le ragazze in questa stanza.”
I quattro Malandrini scossero la testa. “Non entra nessuno, qui.”
Martha li guardò tutti e quattro, sorpresa. “Davvero?”
Sirius e James scossero la testa. “Ci sono altri posti, per quello.”
“Quindi le ragazze non ce le facciamo qui.”
“E io sono qui perché?”
“Perché non ho intenzione di fare sesso con te.” Rispose sinceramente Sirius.
“Nemmeno io, se ti può rassicurare.”
Martha rise. “Oh, beh, allora cosa sono?”
“Non potremmo essere semplicemente amici?”
“Tu hai amiche?” domandò Martha a Padfoot.
“No.” rispose lui sinceramente. “Tu hai amici?”
“No.” rispose lei, sorridendo e inclinando la testa.
“Mi sembra un buon inizio.” Ironizzò Remus.
“A me sembra una grande stronzata.” Replicò James.
Sirius rise e scosse la testa. “Chiudi la bocca, Prongs.” Poi guardò Martha, ancora seduta a terra. “Come amico ti ordino di salire sul mio letto.”
“Tu non mi ordini assolutamente nulla!” strillò lei in risposta.
“Dai, Martha, non fare la stupida: non puoi dormire per terra.”
“E tu non puoi pretendere di ordinarmi le cose, Sirius!”
Lui scese dal letto, e con la sua solita eleganza si sedette davanti a lei. “Martha.”
“No.” rispose lei, categorica, con le braccia incrociate sul petto.
“Non sai nemmeno cosa voglio chiederti!” si spazientì lui.
“Mi stai chiedendo di fare cambio di posto!”
“Ti sto chiedendo di dormire con me.”

Sirius e Martha non dormirono come dormono due amici: lei era rannicchiata sul suo petto, e lui le cingeva la schiena con le braccia. Eppure, pensò Sirius osservandola dormire, era sicuro che si fossero addormentati dandosi le spalle. Lei aveva continuato a ridere per le battute di James su Lumacorno, e Sirius si era addormentato ascoltando la sua risata e il suo respiro.
Non riusciva a vedere la sveglia luminosa babbana di Remus, ma era quasi sicuro che fosse l’alba.
Ripensandoci, non la voleva nemmeno vedere, la sveglia babbana di Remus: Martha dormiva, con la mano accanto al viso, appoggiata al suo petto, e lui non voleva vedere altro.
Rimase a guardarla fino a quando le prime luci del giorno non iniziarono ad invadere quella piccola stanza. Si concesse di chiudere gli occhi quando iniziò a sentire che Martha si stava svegliando, perché non avrebbe mai voluto che notasse che la stava osservando dormire. Si erano giurati di essere amici, no?
Sentì chiaramente Martha alzarsi e dirigersi verso il bagno: quando si concesse di aprire gli occhi, notò che James lo stava guardando e sorrideva come non mai. “Amici, giusto?” sussurrò.
Sirius, in tutta risposta, gli tirò il cuscino.

“Redfort.” Salutò in un sussurro James, avvicinandosi a lei a Pozioni. Lumacorno aveva ordinato loro di preparare un Distillato della Morte Vivente.
“Potter?” rispose, perplessa. Accanto a lei, Lily Evans e Severus Piton parlavano fitto.
“Ehm, come hai dormito?”
“Ti serve qualcosa?”
“Non ti hanno insegnato che non si risponde a una domanda con un’altra domanda?”
“Non hai notato che lo hai appena fatto tu?”
“Lo hai fatto di nuovo!” si irritò lui. “Sei dannatamente maleducata, Redfort.”
Lei sorrise. “Scommetto che sei qui perché non sai come fare uscire il succo dal fagiolo.”
Lui alzò gli occhi al cielo. “Mi scivola!”
Martha rise. “Oh, che peccato.” Fece per girarsi dall’altra parte, ma James le afferrò il braccio.
“Dai, Martha, te lo chiedo da amico!”
Lei si irrigidì: era la prima volta che la chiamava per nome. “Perché ultimamente i Malandrini hanno deciso di voler essere miei amici?”
“Oh, non dire idiozie, per Godric: io e te non saremo amici come gli amici che dite di essere tu e Sirius.”
Lei aggrottò le sopracciglia. “Non credo di aver capito, Potter.”
“Lo capirai.”
“Quando?”
“Quando ti fermerai e ti concederai di pensare a cosa sta succedendo.” Prima che lei potesse obbiettare di nuovo, lui la precedette. “Fino ad allora, fatto il misfatto!”
“Che vuol dire?”
“Lo capirai …”
 Martha rimase composta e contrattaccò. “Potter, vuoi sapere come fare uscire più succo dal fagiolo?”
Lui si illuminò e annuì.
“Lo capirai!”



*ta daaaa* 
spero vi sia piaciuto. 
Devo confessare una cosa, però. Ho sempre pensato ai dormitori come a delle stanze gigantesche contenenti la maggior parte degli studenti possibili. In vacanza con i miei amici, però, questa settimana, mi sono trovata a dover mettere piede nella stanza dei maschi. Eravamo lì da due giorni e già sentivo una puzza terribile, quindi mi sono chiesta: ma se loro combinano questo casino in quarantotto ore, come era la stanza del Malandrini dopo dieci mesi di scuola? 
Ditemelo voi ahah :3
Ringrazio alwais, felpato8, Distretto_9_e_34 e gossip_girl, le cinque persone che hanno preferito questa storia, le undici che la seguono e chi legge senza dire niente. 

Fatto il misfatto!
Claude xx

 

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Capitolo 3
*** ventitré settembre 1976 ***


"Non importa il sangue, Sirius. Io e te siamo fratelli senza essere il sangue del sangue di nessuno."
James Potter, 'ti amo più di ieri e meno di domani', capitolo 35


Martha, imbronciata, uscì dall’aula di Artimanzia. Era la seconda volta che scontava la punizione della professoressa  Vector, e aveva già ribadito che era colpa di James, solo colpa di James. Lui sembrava ricambiare la sua antipatia, ma allo stesso tempo sembrava divertirsi a darle fastidio.
“Redfort?” la chiamò, uscendo.
“No.” rispose, categorica.
“Ma non sai nemmeno cosa volessi chiederti!” si lamentò, chiudendo la porta.
“Mi stai per chiedere perché Lily ti odia?”
“No.”
“Perché io ti odio?”
“Tu no mi odi, Redfort, noi siamo amici.”
“Oh, e questo quando lo avresti deciso?” Martha abbassò la voce, perché si rese conto che, a pochi metri da loro, una ragazza si stava lamentando.
James si irrigidì, esattamente come lei, ma con cautela la invitò a nascondersi momentaneamente. Martha si ritrovò costretta a respingere il chiaro impulso di correre verso la ragazza, perché non era difficile capire che tre – tre! – ragazzi si erano avvicinati a lei con la chiara intenzione di farle del male. era più alti di lei, più grossi, e dalla voce le loro intenzioni erano tutt’altro che buone.
“Non devi farti vedere.” Le sussurrò James. “Dobbiamo prima capire chi sono.”
“Lei è Mary MacDonanld.” Rispose Martha, sicura, quando lei urlò di nuovo. “Expelliarmus.” Sussurrò, e la bacchetta del primo ragazzo volò lontana.
Lui sembrò irritarsi parecchio. “CHI C’È?” urlò.
Quella voce fu una rivelazione. Amadeus Mulciber.
James  uscì dal nascondiglio, insieme a Martha. “Chi non vorresti mai, Mulciber.” Rispose, a pochi metri da loro.
“Oh, chi abbiamo!” rispose il Serpeverde. “Un altro bel bocconcino!”
“Non osare, Mulciber.” Lo avvertì James.
“Allontanati da lei.” Gli ordinò Martha.
“Altrimenti che ci fai?” domandò il Serpeverde in risposta.
“Non credo tu lo voglia sapere.”
“Oh, no, invece: sono proprio curioso! Pietrificus Total-“
Martha fu più veloce. “Confundus!” sussurrò, e Mulciber lanciò l’Incantesimo della Pastoia a uno dei suoi compagni. “Mary, scappa, va’ da Silente!” le ordinò.
Lei fece per darsela a gambe, ma Mulciber le afferrò il braccio. “Tu non vai da nessuna parte, non ho ancora finito!”
“Hai finito eccome, Mulciber.” Sentenziò James. “Monstrum!”
In un secondo, una serie di spettri si abbatterono sul ragazzo, attaccandolo e regalando al suo viso un’espressione di terrore puro.
“Mary, va’!”  le ordinò di nuovo Martha. Lei approfittò della distrazione di Mulciber per correre via, ma inciampò dopo meno di due metri. Si rialzò, piangendo, e Martha la guardò sparire dietro l’angolo del corridoio, sentendo comunque i suoi singhiozzi, mentre James aveva immobilizzato Mulciber con delle corde.
Martha stava per chiedersi per quale motivo non avesse ancora attaccato il terzo ragazzo, quando, soffermandosi a guardarlo, la risposta le si mostrò chiara e limpida. Quello non era un Serpeverde qualunque: quello era Regulus Black, il fratello minore di Sirius. lo capì dal portamento fiero, perché anche solo la sua ombra assomigliava a Sirius.
“Vattene, Regulus.” Gli disse James. “Sei ancora in tempo: non ti attaccheremo alle spalle.”
“Oh, non credo proprio.” Rispose lui. “Dismundo.”
Fu un attimo: James iniziò a vedere tutto girare, per poi vedere un mondo in cui nulla esisteva. Non esistevano i Malandrini, non esistevano le loro risate, era tutto buio, lui era chiuso in una stanza piena di pipistrelli che lo stavano ammazzando.
Cadde a terra, imponendosi di non strillare, perché sapeva benissimo che era tutto finto, che Regulus lo aveva attaccato ma lui non era stato in grado di rispondere, perché aveva usato un incantesimo potente e Oscuro.
Così, quando Martha urlò Stupeficium, lui si concesse di chiudere gli occhi.

“Vattene, Brianna.”
Martha irruppe in Infermeria con la solita grazia di un troll.
La ragazza seduta accanto al letto di James, bionda e altissima, guardò Martha con astio. “Io devo stare qui con lui.” Rispose, indicando il letto in cui James era steso.
“No, non devi.” Rispose Martha.
“Si, invece!” si impose lei. “Noi siamo amici, e …”
“No, Clark, voi siete amici di sesso, e gli amici di sesso non fanno questo genere di cose.”
La ragazza sembrò offesa da quell’affermazione. “E tu con quale titolo saresti qui, scusa?”
Martha scosse la testa. “Perché io e lui non siamo amici, e sicuramente non facciamo sesso.” Precisò. “Sirius mi ha chiesto di badare a lui, quindi ora per favore, vattene.”
Brianna, cercando di conservare un minimo di dignità, raccolse le sue cose e si alzò. Prima di andarsene, però, posò un bacio accanto alle labbra di James. Poi, passò accanto a Martha con aria di superiorità. Lei sorrise e scosse la testa, osservando James, ancora addormentato.
Si avvicinò al suo letto, sedendosi accanto ai giganti piedi puzzolenti del Capitano, con un gesto della bacchetta si sfilò le scarpe e posizionò i suoi piedi accanto al braccio di James, afferrando una confezione di Lumache Gelatinose tra le mille cose inutili che, in meno di una notte di degenza, James si era guadagnato. Rimase a guardarlo dormire per qualche minuto, pensando che da addormentato sembrasse quasi simpatico.
Il suo respiro era regolare, leggero e calmo.  Così, addormentato, sembrava quasi un angioletto, con la pelle rosastra e i capelli spettinati. Sembrava innocuo, non sembrava lui. Perché James non era innocuo. James era un tornado, James era energia pura, James era l’amico perfetto e l’amante che ogni donna avrebbe dovuto avere. Martha era quasi sicura che, come Sirius, James portasse la corazza da duro solo per nascondere un grande cuore e un’anima fragile.
Fece uno strano verso, e poi mosse una mano. “Remus, ancora cinque minuti!” mugugnò.
Martha sorrise. “James, è ora!” scherzò. “Dobbiamo scendere a colazione!”
“No, Redfort, è ancora presto!” rispose lui. Dopo qualche secondo, aprì gli occhi di scatto, come se si fosse ricordato quanto era realmente successo. “Redfort!” esclamò. “Redfort, i Serpeverde, e la MacDonald, e …”
“No, Potter, è tutto finito.” Lo tranquillizzò lei. “Guardati intorno, siamo in Infermeria.”
“Perché?” domandò lui mettendosi a sedere. “Chi si è fatto male?”
Martha allargò le braccia. “Secondo te?” poi indicò il fatto che fosse lui, quello steso nel letto dell’Infermeria.
“Oh” disse, quando si rese conto della cosa “e che è successo?”
“Regulus Black ti ha lanciato un incantesimo Oscuro, tu sei caduto a terra e io l’ho Schiantato. Ti stavo raccogliendo, quando è arrivato Silente e mi ha ordinato di chiamare Sirius.”
“E lui dov’è?”
“Calmati Potter, capisco che Sirius sia la sola persona che vorresti vedere, ora, ma quell’idiota è andato a prendersela con suo fratello, e …”
“Ora è in punizione, vero?”
Martha annuì. “Mi ha chiesto di farti da badante, in poche parole. Quindi eccomi qui.”
“Gli ha fatto del male, a Regulus?” domandò.
“Non ci è dato saperlo, ma il giovane Black aveva un occhio nero, a colazione.”
“Colazione? Che ore sono?”
“Ora di pranzo.” Rispose lei, alzando le spalle.
“E perché non sei a pranzo?”
“Perché Sirius mi ha chiesto di badare a te.”
“E perché lo avrebbe fatto?”
“Perché giochiamo al gioco dei perché?”  domandò lei, irritata.
“Non lo so.” Rispose James. “Perché mangi le mie Lumache?”
“Perché io amo le Lumache Gelatinose. Sono le mie preferite.”
Lui rise, afferrando gli occhiali dal comodino. “Seriamente?”
Lei rispose al sorriso. “Perché non dovrei essere seria?”
James scosse la testa. “Perché sono anche le preferite di Sirius.”
Martha lo scrutò. “Davvero?” domandò. Lui annuì. “Allora gliene lascio un paio.”
“Ehi!” protestò James. “A lui si e a me no? Perché?”
“Ci sono troppi ‘perché’ nella tua vita, James Potter.”
“Ah, certo. Perché la Evans mi odia?”
“Troppe domande, Potter!” rispose lei.
“Dimmi perché mi odia.”
“Smettila di pensare che io abbia le risposte ai tuoi mille perché, Potter, è nauseante.”
“Sai cosa è nauseante? Il fatto che tu abbia finito una confezione intera di Lumache.”
“Oh, ho fatto anche di peggio.” Rispose. “Tu sei un Purosangue, non conosci la Nutella.”
“Che roba è?” domandò lui, rivolgendole uno sguardo curioso.
“Una crema, diciamo, buonissima.”
Il suo sguardo sembrava perso. “Redfort?” disse,come in trance.
“Perché mi fissi così?”
“Redfort, di che colore sono esattamente i tuoi capelli?”
Martha sorrise:quando era bambina, i suoi capelli erano biondissimi. Tutti le dicevano che era strana, una bambina con gli occhi così verdi e i capelli così biondi. Con il passare degli anni, però, i capelli si erano scuriti e ora erano più vicini al castano che al biondo.
Alzò le spalle. “Castani chiari, o biondi scuri: che importanza ha?”
“Li trovi bellissimi.” Le disse lui. “Non quanto quelli della Evans, ma …”
“Oh, beh, Lily ha sempre avuto dei capelli bellissimi.” Gli diede retta lei.
“Non avevo mai fatto caso ai tuoi, però. Sono … particolari.”
“No, Potter, sono capelli normali.”
Lui si avvicinò. “E hai gli occhi verdi! Ha ragione Sirius!”
Martha sorrise. “Non credo siano propriamente verdi, voglio dire, sono anche un po’ castani …”
Lui sbuffò e alzò gli occhi al cielo. “Insomma, Redfort, vuoi smetterla di considerarti così ordinaria?”
Lei alzò di nuovo le spalle. “Non lo sono?”
“Sei tutt’altro che ordinaria. E sai che ti dico? Troverò il nome del colore dei tuoi capelli.”
“Perché?”
“Per dimostrarti che non sei ordinaria.”
Martha non fece in tempo a rispondere, perché Sirius fece irruzione in infermeria, seguito da Remus e Peter. Sembrava davvero furioso, e aveva perso completamente il sorriso che rivolgeva solitamente a Martha e James.
“Ehi, Prongs.” disse, avvicinandosi al letto. Posò un leggero bacio sulla fronte di Martha e si sedette sul letto accanto. “Non ti preoccupare, ho sistemato l’idiota che ti ha colpito.”
“Sirius” lo richiamò Martha. “quell’idiota è …”
“Non dirlo” la bloccò lui. “non dire che in teoria sarebbe mio fratello, perché mio fratello è il ragazzo seduto davanti a te ora.”
Martha passò lo sguardo da un Malandrino all’altro, arrivando a comprendere, piano piano, il loro magico legame.
E, nascondendo un sorriso, si disse che erano loro quattro ad essere tutt’altro che ordinari.


Grazie mille di cuore a felpato8 e Distretto_9_e_34, per le recensioni allo scorso capitolo... grazie davvero!
Spero di aver reso l'idea di questo legame che nasce. 

Fatto il misfatto,
Claude

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Capitolo 4
*** venticinque settembre 1976 ***


"(...) Ma non si è mai pentito di nulla, perchè aveva scelto me, e senza saperlo aveva scelto anche te, Robert."
(Martha Redfort, capitolo 38 'ti amo più di ieri e meno di domani')


Venticinque settembre millenovecentosettantasei.
Martha, con la cravatta slacciata ma comunque al collo, se ne stava seduta a gambe incrociate sulla riva del lago nero, osservando la Foresta coprire la visuale di ogni suo orizzonte. Lasciò che l’aria pulita di quell’angolo di mondo le riempisse i polmoni, cercando di non pensare a niente, chiuse gli occhi.
“Remus una volta ha detto che questa cosa si chiama yoga.” Esordì una voce dietro di lei.
“Questo si chiama invadere gli spazi altrui.”  Rispose, voltandosi verso James Potter. “E tu dovresti essere ancora in Infermeria.”
“Madama Chips mi ama.” Rispose, sorridendo. “A che pensavi?”
“A niente.”
“Non è possibile non pensare a niente.”
“Certo che è possibile: io lo stavo facendo.”
James si sedette accanto a lei. “Quanto ci tieni a Sirius, da uno a dieci?”
“Ma guarda, sai contare!”  esclamò lei.
“Sono serio: non lo lascerò nelle mani di una ragazza che non ci tiene.”
“Non ti ruberò il ragazzo, Potter.”
“Sirius non è il mio ragazzo.”
“Sei geloso perché ha dormito con me?”
“Sirius è mio fratello, Redfort, e posso dirti con assoluta certezza che lui non dorme mai con nessuna.”
Martha si morse il labbro e ridusse gli occhi a due fessure. “Aspetta, dovrei esserne felice?”
“Dipende.”
“Da cosa?”
“Da quanto ci tieni a lui.”
Martha prese a giocare con un piccolo anello di metallo che portava al dito medio. “Siamo amici, è ovvio che ci tenga a lui.”
“Smettila, Redfort, voi non siete solo amici.”
“E che ne sai tu?” rispose, alzando la voce.
“Te l’ho detto: lui è mio fratello. So ciò che pensa ancora prima che lo sappia lui.”
“E quindi?”
“Quindi, lui ci tiene a te. Ci tiene in modo diverso rispetto a come tiene a chiunque altro. Ed è una bella cosa, per lui, per come è fatto, significa che sta cambiando modo di vedere il mondo che gli sta attorno, significa che sta imparando a pensare al bene di qualcun altro che vada al di fuori di lui o di noi quattro. È una bella cosa ma ci sei di mezzo anche tu: e io non ti conosco, non so come reagirai a tutto questo. Ma se lo farai stare male, ti giuro che ti farò rimpiangere di esistere.”
Martha non sembrò essere scossa da quella minaccia. “Che intendi dire?”
“Che Sirius, a suo modo, ti amerà.”
“E io che dovrei fare?”
“Amarlo, a tuo modo.”
“E come si fa ad amare?”
“Oh.” Rispose lui. “Questo temo proprio di non saperlo.”
Martha scosse la testa e si mordicchiò il labbro, nascondendo un sorriso.

James osservava il Boccino d’Oro che silenziosamente volava sopra la sua testa. Peter dormiva, Remus era impegnato in un disperato ripasso di Pozioni con la Evans in Sala Comune e Sirius era uscito con una certa Jess di Tassorosso. In sintesi, era solo. Di solito non gli pesava questa forma di solitudine, ma quella sera si sentiva la testa dannatamente piena di pensieri più disordinati di quella stessa stanza.
Scuotendo la testa, Appellò una sigaretta: Remus probabilmente avrebbe tirato l’alba o si sarebbe addormentato sul tavolo della Sala Comune, ma ad ogni modo lui sarebbe riuscito a coprire l’odore di tabacco e nicotina.
Stava per accenderla, quando sentì bussare. Il rumore, però, non sembrava provenire dalla porta, ma dalla finestra. Si sentì maledettamente idiota quando aprì la finestra della stanza dicendo “Sì?” Ma quando vide Martha Redfort arrampicata sul cornicione della finestra, capì di non essersi sbagliato.
PER L’AMOR DEL CIELO, REDFORT!” urlò allungando le braccia verso di lei.
“Hai detto che …”
“COSA DIAMINE STAI FACENDO?”
“Ti sto parlando.” Rispose lei, in piedi sul davanzale.
“TI STAI SUICIDANDO!”
“No, affatto! E smettila di urlare, o sveglierai anche i Serpeverde nei sotterranei!”
“Allora che cosa Merlino ci fai sul davanzale della stanza più alta della torre?!”
“Ti sto parlando, se solo mi lasciassi finire la frase, Potter!” ringhiò lei.
“E che mi dici delle considerevoli probabilità di cadere e spiattellarsi al suolo?”
Martha alzò le spalle. “Non mi spaventano un granché, le altezze.”
“E che mi dici della morte, Redfort?!”
Lei sorrise. “Neanche quella. E nemmeno tu dovresti preoccupartene.”
“Scherzi? Sarei l’ultima persona con cui hai parlato, il primo sospettato!”
“No, affatto: se cadessi ora, sembrerebbe un suicidio coi fiocchi, nessuno saprebbe mai da quale finestra sono caduta.”
“Si, va bene, ma io … io lo saprei!”
Lei scoppiò a ridere. “Oh, Potter: non ti sarai mica affezionato a me?”
James scosse la testa. “Non ho di certo detto questo. Sto dicendo che dobbiamo trovare un modo per metterti in salvo!”
“Ma io non sono in pericolo, razza di idiota.” Replicò lui. “L’ho fatto mille volte.”
CHE COSA?!” esclamò lui. “Ti sei arrampicata mille volte sul cornicione della nostra finestra?”
“Non ho detto di quale finestra si trattasse, attento. Comunque, io e mia sorella amavamo arrampicarci dappertutto, da bambine.”
“E hai deciso di raggiungere la Torre di Astronomia da qui?”
“No, ripeto: ti devo parlare.”
“Passare dalla porta era troppo difficile?!”
Lei storse il naso. “Diciamo troppo noioso.”
“Oh, perfetto: domani andiamo a Trasfigurazione passando dal tetto, che ne dici?”
“Perché non la smetti di urlare, James Charlus Potter?” esclamò lei, notando Peter in piedi dietro di lui.
“Perché ho come l’impressione che tu stia per morire!”
“E questo è un buon motivo per urlare, santo cielo?”
“Beh, si! Voglio dire, non potrei dormire sapendo che sei caduta dalla nostra finestra!”
“Oh ti prego, smettila di ripeterlo: penserò davvero che tu ti sia affezionato a me.”
James sbuffò e si passò una mano nei capelli. “Ti sarei grato se evitassi di ripeterlo.”
“Perché, è così?”
Prongs alzò gli occhi al cielo. “Diciamo che se cadessi, ne sarei dispiaciuto.”
“Beh, direi che è già qualcosa: ma non sono qui per questo.”
“Oh, giusto: vuoi un tè con dei biscotti?”
“No.”
“Vuoi entrare, per caso?”
“Nemmeno, è una cosa veloce.”
“E come farai a tornare indietro?”
“Perché credi che questo ti riguardi?”
James sbuffò. “Martha, ti prego, ragiona.” Il sorriso della ragazza sembrò illuminare la notte. “Che hai da ridere?”
“Mi hai chiamata per nome.”
“Cioè?”
“Hai detto ‘Martha’, di solito mi chiami ‘Redfort’.”
“Martha Redfort. Perché non entri e non ne parliamo con calma?”
“Non ce n’è bisogno. Hai detto che lui mi amerà.”
James alzò gli occhi al cielo. “Si, l’ho detto, e …”
“Ma lui è Sirius Black, insomma: i Black non amano! Si accoppiano tra loro, nascono per diventare importanti e non accettano che …”
“In questo hai ragione, ma dimentichi che lui è stato rinnegato.”
“Lui è stato che cosa?!”
“Rinnegato: è scappato di casa, la scorsa estate.”
“E dove vive?”
“Da me.”
Martha alzò gli occhi al cielo, ma, in quel momento, la porta alle spalle di James si spalancò. Prongs si girò di scatto, incrociando gli occhi grigi e stanchi di Sirius. “Che fai alla finestra?”
James si girò per indicargli Martha, accorgendosi che era sparita. “Io? niente. Prendevo un po’ d’aria.”
“Con la sigaretta spenta in mano?”
James si accorse di quanto tutto risultasse assurdo, così, decise di sorridere e pregare Merlino che Sirius non si facesse troppe domande sulla sua salute mentale. “Padfoot, tu pensi di essere in grado di amare?”
Sirius guardò l’amico con aria ancora più perplessa. “Beh, ho appena fatto ululare la cara Jess, quindi …”
“Non in quel senso, idiota.” Lo riprese James, lasciandosi cadere sul suo letto. “Amare nel senso ‘per sempre felici e contenti’.”
“Non mi piacciono le favole.” Replicò Sirius, slacciandosi la camicia. “Perché mi fai questa domanda?”
“Perché di solito i Black non amano.”
“E da quando mi paragoni a loro?”
“Beh, magari vai con le Tassorosso aspettando chi ti farà perdere la testa.”
Sirius sorrise e scosse la testa. “Ma?”
“Cosa ‘ma’?”
“C’era un ‘ma’, dopo quella frase.”
“Ma non ti accorgi che forse l’hai già trovata.”
il giovane Black si voltò a guardare l’amico. “Di chi parli?”
“Di Martha.” Rispose sinceramente James. “Non pensi che con lei potrebbe essere diverso?”
“Diverso da cosa?”
“Da tutto il resto.”
“Beh, Martha lo è.”
“Che cosa?”
“Diversa da tutto il resto.”

Martha, con la sua solita agilità, rientrò in camera dalla finestra, saltando a piè pari. Lily, che leggeva Il ritratto di Dorian Gray seduta sul suo letto, osservò l’amica con aria divertita. “Dove sei stata, questa volta?”
Martha la guardò. “Dovevo chiedere una cosa a James Potter.”
“E le scale ti facevano schifo?”
“Ho visto un topo, la scorsa settimana.” Rispose  Martha, sfilandosi i vecchi jeans. “
“Sulle scale?” domandò Lily con aria schifata.
“Si, scendeva le scale.”
“Che schifo!”
Martha annuì, gettando uno sguardo al libro di Lily. “Ma quello non è mio?”
“Può essere.”
“E non lo hai già letto?”
“Può essere anche quello.” Martha sorrise e scosse la testa. “Che dovevi dire a Potter?”
“Nulla di che.”
“E perché non hai aspettato domani mattina?”
“Perché è impossibile beccarlo lontano da Sirius.”
Lily sorrise. “Beh, è vero. Ma perché ti ostini ad arrampicarti?”
“Perché mi ricorda quando mio padre ci portava in montagna.”
“Hai nostalgia di Rose, ammettilo.” La stuzzicò Lily, mettendosi a sedere.
“No, affatto: ha detto cose troppo pesanti.”
Non era difficile ricordare la litigata delle sorelle Redfort avvenuta l’estate precedente: Martha aveva ancora la pelle d’oca all’idea di sua sorella Rose che con espressione furiosa sbatteva la porta dandole della poco di buono.
“Sai, esiste una cosa chiamata perdono.”
“Ah.” Rispose Martha, sistemandosi nel letto. “Che roba è? Si mangia?”
Lily rise e scosse la testa, seguendo Martha e sistemandosi nel letto. “Buonanotte.” Le disse.
“Notte!”

Martha e Sirius, stretti nei loro mantelli rossi e oro, passeggiavano sulla riva del Lago, prendendo in giro Remus e l’esplosione del suo calderone appena avvenuta. Martha stava ancora sorridendo, quando si fermò e guardò Sirius con occhi sinceri. “James ha detto che … che i tuoi ti hanno cacciato.”
Sirius si fermò e la guardò. “Tecnicamente, io me ne sono andato.”
“Non me lo hai mai detto.” Sussurrò lei.
“Si, beh … non mi sembrava importante.”
“Ah no?”
“Per me non lo è.”
“Forse per me si.”
“E che vuoi sapere?”
“Tutto.”
“È una storia lunga, Martha.”
“Io ho tempo.” Rispose lei.
Così, lui si guardò attorno e con eleganza si sedette nel prato, osservando il Lago Nero. “Siediti accanto a me.” La invitò. Lei, senza riuscire ad imitare la sua eleganza, si sedette accanto a lui, tenendosi le ginocchia tra le mani. Lui parlò e raccontò molte cose: la storia dei Black, la loro mania per il sangue puro, l’arazzo con l’albero genealogico, gli occhi pieni di ira di Walburga quando fu Smistato a Grifondoro, il rifiuto di Regulus di seguirlo nei suoi ideali perché troppo contrastanti con quelli del resto della famiglia, i lunghi esili in camera sua, lo studio di Orion in cui era stato invitato più volte per parlare, e quanto quelle parole troppo spesso si trasformassero in insulti. Raccontò di come, anno dopo anno, scoprì di sentirsi estraneo a loro, e di come un giorno di luglio, prese le sue cose, e se ne andò. Con voce leggermente tremante, le raccontò degli occhi lucidi di Regulus,appoggiato alla balaustra, e di come Orion lo avesse minacciato dicendo che, se fosse uscito da quella porta, non sarebbe mai potuto rientrare fino a quando lui e sua madre fossero stati in vita.
Esitò.
“Quindi te ne sei andato?”
“Esatto.”
“Te ne sei mai pentito?”
“No. Vedi, loro avevano progettato la mia vita prima ancora che io nascessi, ed era … fastidioso. Hai presente quando ti stringi troppo la cravatta?” Martha annuì, mordicchiandosi il labbro. Sirius sorrise.
“Perché sorridi?”
“Nulla, mi … mi piace quando ti mordi li labbro.”
Martha sorrise a trentadue denti e distolse lo sguardo. “Dicevi?”
“Era come se avessi addosso una cravatta sempre più stretta.” Sospirò. “Stavo per soffocare.”
“Avevano davvero programmato tutto al posto tuo?”
Sirius annuì. “Avevo anche … una futura fidanzata.”
Martha sorrise. “Ed era carina?”
Sirius sospirò. “Di una bellezza fredda e distaccata.”
“E ti lamenti pure? Avreste avuto dei figli bellissimi!” scherzò Martha.
“Nah, lei non era il mio tipo.” Poi, sorridendo, guardò Martha. “Preferisco le impiccione goffe con gli occhi verdi, io.”
“Oh, come darti torto? Sono personcine fantastiche.” Martha posò la testa sulle ginocchia e Sirius, ridendo le posò l’indice sul naso, schiacchianodolo leggermente.
“Magari un giorno avrò davvero dei figli bellissimi.”
“Si, beh, fammi sapere.” Sorrise lei.
Lui tornò a guardare il Lago: senza che nessuno dei due se ne accorgesse, era arrivato il tramonto. E loro due, seduto davanti al tramonto, era tutto ciò che in quel momento sembrava contare davvero. 

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Capitolo 5
*** 12 ottobre 1976 ***



Martha scosse la testa. "Se davvero c'è una spia, moriremo tutti."
Sirius le accarezzò i capelli. "Io mi fido dei miei amici."

(Ti amo più di ieri e meno di domani, capitolo 36)


Dodici ottobre millenovecentosettantasei.
Martha stava seduta con le gambe incrociate ai piedi del letto di Sirius.
In quelle ultime due settimane, i ragazzi erano diventati molto più ordinati, tanto che il letto di James ora non assomigliava più ad un ammasso di coperte, cuscini e lenzuola, ma semplicemente ad un letto sfatto. Martha non era una persona ordinata, ma continuava a ripetere che era solo una questione di igiene.
“Quindi dici di non …”
“Dico che hai una grande squadra, Potter, dovresti rilassare e abbracciare la consapevolezza che i Tassorosso non hanno scampo.”
James sorrise. “Si, beh, modestamente …”
Sirius sorrise. “Ma ‘modestamente’ cosa? Sei più in crisi di una dodicenne del tuo fan club che ti incrocia nei corridoi!”
“Si , beh, è la nostra prima partita in questo campionato!!”
“Hai un fan club?!” domandò Martha, ridendo. “Davvero?!”
“Certo!” rispose James, orgoglioso. “Sono troppo bello per non averne uno.”
“Oh, certo.” rispose la ragazza. “Come ho fatto a non pensarci?”
Qualcuno bussò alla porta. “Martha!” strillò la voce di Lily dall’altra parte della porta di legno scuro.
Martha si alzò immediatamente per aprire all’amica. “Lily?” domandò, aprendo la porta.
“Martha, i tuoi amici hanno spazio anche per me? Marlene ha rotto le pluffe!”
“Oh, finalmente!” esclamò Martha, spalancando la porta. “Era ora. Quella non vale nulla.”
“Chi, la McKinnon?” domandò Sirius.
“Beh, il suo lato B qualcosa vale, se permetti.” Rispose James. “Ciao, Evans.”
“Non sono qui per te, Potter.” Rispose lei. “Posso stare sul letto di Peter, tanto lui non torna, vero?”
“Come sai che non torna?” chiese Remus, che era rimasto zitto seduto sul suo letto con il libro che gli aveva prestato la rossa.
“L’ho visto poco fa sul Lago, sembrava molto preso dal suo appuntamento.”
James e Sirius si fecero immediatamente interessati all’argomento, mentre Lily prendeva posto ai piedi del letto di Peter.
“E com’era? Carina? Alta, bassa, mora, bionda?” domandò Sirius.
“Chi?”
“Come ‘chi’? La ragazza con cui era sul Lago, no?”
Lily si irrigidì, e a Martha questo non sfuggì.
“Lo abbiamo istruito bene, però” ammise James “primo appuntamento e già sulla riva del Lago!!”
“Sono fiero di lui.” Gli diede corda di nuovo Sirius. “Davvero fiero!”
“Ma lei, lei è bella? Come sono le tette?” chiese James a Lily.
“Lui … vi ha detto che sarebbe uscito con una ragazza?”
“Tecnicamente, ha detto …”
“Che aveva un appuntamento.” Remus fissava il pavimento. “Oh, Merlino. Vuoi dirmi che …”
“Esatto.” Ammise Lily.
“Porco Salazar.” Martha sembrava stupita. “Peter? Davvero?”
“Beh, ci potevamo arrivare.” Le disse Lily.
“No, non è vero, insomma … forse si.” Chinò leggermente la testa a sinistra. “Okay,avremmo dovuto capirlo.”
James e Sirius, intanto, li fissavano senza capire. “Scusatemi, fanciulle” disse Padfoot. “Potete dirmi cosa sta succedendo?”
“Oh, Sirius” rispose Martha. “dovreste saperlo, voi. Insomma, ci vivete insieme!!”
“Stiamo ancora parlando di Peter, vero?” domandò James. “Perché io non sto capendo.”
“Non è difficile, Potter.” Gli disse Lily, mentre Remus fissava ancora il pavimento.
“Sentite, se la ragazza è una racchia basta dirlo, insomma, possiamo lavorarci!”
“Vedi, Sirius, come al solito non hai capito assolutamente nulla!” gli disse Martha.
“Peter non è uscito con una ragazza.” Disse Remus.
“Esatto.” Continuò Lily. “Peter è uscito con un ragazzo.”
Sirius e James rimasero senza parole, esattamente come Remus. James si passò una mano sul viso, mentre Sirius si lasciò cadere seduto sul suo letto, respirando rumorosamente. Martha lasciò passare qualche minuto (in cui si scambiò sguardi allarmati con Lily) poi si decise a parlare.
“Ragazzi, non … non è che ha il Vaiolo di Drago, è solo …”
“Solo una checca?” disse James.
“Omosessuale. O forse è bisessuale, comunque non c’è bisogno di reagire così!” Precisò Lily.
“Quando è successo?! Perché non ce ne siamo accorti?” chiese Sirius.
“Non è che una mattina si è svegliato e ha deciso di essere omosessuale, sai?!” gli rispose Martha.
“E noi cosa dobbiamo fare, adesso?” domandò Remus.
“Sicuramente non trattarlo come state facendo ora.”
“E come lo stiamo trattando? Peter va con gli uomini!”
“Tu cambi ragazza ogni settimana, James, sei peggio tu!” Martha si alzò e si parò davanti a lui.
“Martha, non …” tentò Sirius.
“Zitto tu,ora è indifendibile persino per te!” strillò. “James Charlus Potter, credi davvero che questo sia un problema?!”
“Se questo non è un problema, di grazia, cosa lo è? Peter gioca a prenderlo nel –“
“Per Morgana, Potter, qui fuori c’è un mago Oscuro che ci vuole uccidere e tu ti preoccupi di chi va a letto con chi?!”
“Mi preoccupo che il mio amico vada a letto con degli altri uomini!” strillò lui di rimando. “Tralasciando il fatto che non è sano, non …”
“Lascia perdere le malattie, Potter, non è questo il tuo problema!”
“Il fatto è che se davvero gli piacciono gli uomini non potrà mai avere una vita normale, e …”
“Perché tu uscito di qui conti di avere una vita normale, Godric? Io conto di diventare una guerriera, conto di combattere perché il mio sangue possa essere considerato uguale al tuo e uguale a quello di Lily, io conto che se davvero Peter è omosessuale i suoi migliori amici possano accettarlo così com’è!”
“Martha, James sta solo dicendo che se Peter fosse … beh, se fosse … si, insomma, perché non dircelo?”
“Perché ammettere di essere una cosa che tu non riesci nemmeno a dire, Sirius?” domandò Martha, abbassando la voce. “Non ve lo ha detto per non vedere queste espressioni sulle vostre facce, non ve lo ha detto perché sa che lo guardereste così e nessuno merita di essere guardato così.” Appellò le sue cose e uscì dalla stanza.
“Dove pensi di andare, di grazia? Dove pensi di dormire?” ringhiò Sirius.
“Lontano da voi ipocriti. Dite che siamo tutti uguali e poi voltate le spalle a un vostro amico.” Scuotendo la testa, uscì dalla stanza e scese la scale senza voltarsi indietro.

Sirius si sedette contro la finestra e imprecò. “Perché quella ragazza è così difficile?”
“Perché è quella giusta, amico.” Rispose Remus, ma Sirius non sentì.
“Insomma, io non ho niente contro i … contro le checche, davvero, solo che … cazzo, Peter dorme con noi, vive con noi da sei anni! Ho bisogno di un paio d’ore per abituarmi alla cosa!”
“Giusto.” Rispose James, seduto sul letto. “Rifai la domanda, Padfoot.”
“Quale domanda?”
“Perché la Redfort è così difficile.”
“Ho sentito la risposta di Moony, idiota. L’ho solo ignorata.”

“Ti darebbe tanto fastidio tornare a dormire in camera nostra, Martha?”
Martha se ne stava seduta sul solito divano. “Sì.”
James sbuffò. “Sirius ha ragione, sai? Sei impossibile.”
“Grazie.”rispose lei, senza mai guardarlo. “A quanto pare lo sono sempre stata.”
“Ad ogni modo” Riprese James “saremmo immensamente onorati se tornassi di sopra da noi. Insomma, ci abbiamo pensato e ti dobbiamo delle scuse.”
Martha spostò lo sguardo verso James. “Non me ne frega niente delle vostre scuse!” esclamò. “Stavate per voltare le spalle ad un vostro amico per una banalità, non me ne faccio niente delle vostre scuse!” scosse la testa e riprese a guardare il fuoco. “Ti prego James, ora vattene, ho bisogno di pensare.”
“A perché Sirius sia così difficile?”
Martha, con espressione perplessa, tornò a guardare James. “Come diamine fai a saperlo? Sei un Leglimens?”
James scosse la testa. “No, è solo che … oh, lascia stare. Dormi bene su quel divano.” Disse, andandosene.
Martha scosse la testa di nuovo. “Potter!” strillò dopo qualche secondo.
Lui tornò sui suoi passi. “Ci hai già ripensato?”
“No, solo … Dì a Sirius di non sentirsi in colpa, okay? Non è colpa sua se è così idiota.”
James sorrise. “Ora ti riconosco!” poi corse di nuovo su per le scale. “Ah, e per la cronaca” disse, affacciandosi alla fine delle scale. “Stai bene con i capelli raccolti.”
Martha sorrise e lo mandò a quel paese con un gesto, e poi Prongs scomparve verso i dormitori maschili. Dopo qualche secondo, Peter entrò in Sala Comune. “C-ciao, Martha.” Disse.
Martha si girò e gli sorrise. “Com’è andata?”
“Bene, insomma … b-benissimo! Mi sono divertito.”
“Peter posso dirti una cosa?”
Peter sembrò spaventato, ma annuì.
“Ricordati sempre di tenerti strette le persone che ti fanno stare bene, anche se la gente vi punterà il dito contro.”
Wormtail spalancò gli occhi. “Tu s-sai qualcosa che …”
“Non è un reato, Peter, non te ne devi vergognare.”
“Si, ma insomma … come lo d-dico agli altri?”
Martha sorrise. “Sai forse loro ancora non lo sanno, ma hanno già accettato la cosa.” Scosse la testa, lasciando per un attimo che i suoi occhi fissassero il vuoto, per poi tornare a guardare Peter. “Ora vai, ti stanno aspettando.”
“Posso d-dirti una cosa io, ora, Martha?” Lei annuì. “Probabilmente ti stai chiedendo perché con Sirius s-sia così difficile, beh credo … credo sia perché ne v-varrà la pena, insomma, p-perché lui sarà quello giusto.”




Allora allora allora. 
Era davvero parecchio tempo che volevo inserire 'questa cosa' in questa storia. Ci ho solo messo parecchio a scriverlo, perchè insomma, un conto è difendere l'argomento con le unghie e con i denti come faccio io, un conto è mettersi davanti al computer e scriverne. Spero comunque di non avervi deluso, e vorrei ringraziarvi per le recensioni che state lasciando alla long perchè mi scalda il cuore quanto ci teniate, davvero, e per tranquillizzarvi: Martha non lascerà Sirius, insomma, lo ama alla follia, ha avuto solo un attimo di debolezza. 
Ecco, tutto qui. Grazie ancora. 

xxx

 

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