Psiche di Grano. di SenseAndSensibility (/viewuser.php?uid=50942)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Just stay away from the white light. ***
Capitolo 2: *** I said your worst side is your best side. ***
Capitolo 3: *** I've never listened at all. ***
Capitolo 1 *** Just stay away from the white light. ***
Psiche di Grano
(Just stay away from the white
light)
25.06.08 ore 19.00
Caro Thomas, perdona
la mia mancanza di inventiva in questo inizio banale, ma il tuo ragazzo
è in preda ad un inquietante calo d'ispirazione. Sono
stanchissimo, il viaggio per arrivare qua è stato davvero
estenuante, ed averlo fatto con l'unica compagnia di mia madre
sicuramente non ha aiutato. E tu, fidanzato degenere, che mi hai
lasciato solo con lei! Ricordati che non te la perdono.
Comunque, ti scrivo
solo poche righe prima di dormire un po'. La penna mi sta scivolando di
mano, ma scriverti è bello. Non vi rinuncerei per nulla al
mondo.
Perdona ancora la mia
banalità (so che capirai) ma mi manchi davvero. Spero di
rivederti presto, in questo ospedale bianco e vuoto mi sento in
quarantena. Ma guarirò in fretta, vero Thomas? E allora ci
riabbracceremo.
Ti saluto, ma per
dirti che ti amo aspetto che tu venga a trovarmi nel mio sogno... so
già che cercare di resistere alla tua presenza è
una battaglia persa.
A presto, Thomas.
Molto presto... I miei occhi già si chiudono.
26.06.08 ore 4.00 A.M.
Thomas, ti scrivo di
nuovo perchè ho bisogno di calmarmi. Pochi minuti fa ho
aperto gli occhi, e davanti a me ho visto solo forme sconosciute. Non
c’era più il mio letto, la mia libreria, la nostra
televisione. Non c’era più niente di
riconoscibile, solo quadrati di buio nero e luce bianca che si
alternavano a terra e nell’aria, accecandomi, spaventandomi.
Non riuscivo più a distinguere neppure l’immoto
chiarore della luna, tutto si confondeva davanti ai miei
occhi, ancora annebbiati dalla foschia grigia del sonno.
Ho pensato che solo
scriverti mi avrebbe calmato, mi avrebbe riportato di nuovo a contatto
con te dopo essere stato brutalmente allontanato dalle tue braccia con
il mio assurdo risveglio.
E adesso, guardando le
stelle brillare su di un paesaggio a cui dovrò abituarmi
presto - le stesse stelle che brillano sopra e dentro di te - non
riesco a rievocare il motivo di quella sensazione di terrore. Riesco
solo a pensare a te, e all’ultimo bagliore tra le mie dita
del biondo dei tuoi capelli, magnifica cascata di sole - mia e solo mia.
26.06.08 ore 9.47
Questa mattina ho
avuto modo di memorizzare nella mia camera tutto ciò che
questa notte mi aveva irrazionalmente spaventato. In realtà
non c’è molto da mandare a memoria - solo un
letto, un armadio, una scrivania, un comodino e qualche mensola - ma
sapere esattamente su quale punto della moquette dovrò
posare i piedi per muovermi in sicurezza, chissà come, mi
tranquillizza.
Tutto è
bianco, totalmente privo di colore, un bianco così freddo
che divora gli occhi e il cuore. Posare lo sguardo su tutto questo
bianco è difficile, mi acceca, mi stordisce.
Cerco ogni volta di
distrarmi, di guardare fuori dalla finestra - lì ci sono
altri colori, il giallo e l’azzurro che si alternano per
sempre nei colli di grano, a perdita d’occhio - ma ogni volta
il mio sguardo ritorna al bianco.
Solo l’odore
riesce a impedirmi di impazzire di fronte a tanta assenza.
Mi distrae, mi attira.
L’odore dorato e caldo dell’erba sotto il sole, gli
stessi steli lunghi e morbidi che si piegavano sotto i nostri corpi,
ogni qualvolta che mi accompagnavi per mano fuori dalla
civiltà incomprensibile e inquietante. Dicevi sempre che ero
un’anima fragile.
Ricordi, Thomas?
26.06.08 ore 15.36
Sono ancora nella mia
camera bianca, seduto ad una scrivania bianca, a scriverti su fogli
bianchi.
Immagino che, se
continuo così, non resisterò per molto.
Oggi ho conosciuto il
dottore che mi avrà in cura in questo lungo periodo di
lontananza.
E’ molto
alto -anche più di me, riesci ad immaginarlo?- e molto
biondo. Vorrei cercare un aggettivo più adatto... ma
l’unico che riesco ad associargli è cristallino.
E’ come il cristallo, forte e fragile allo stesso tempo.
Può sostenere il peso del mondo, se la sua anima non si
incrina.
Quando una ragnatela
adamantina di fratture si allungherà sulla sua anima di
vetro puro, essa cadrà in pezzi.
Sai, mi ricorda un
po’ te, Thomas. I suoi capelli sono biondi come il grano che
osservo dondolare nella brezza, fuori dalla mia finestra. Lo
immagino in mezzo a quegli steli dalle ali di vento, a camminare piano,
assorto. Lo vedo guardare il cielo con i suoi occhi di ambra antica, e
alla sua immagine si sostituisce la tua, sorridente.
Ad ogni immagine, in
verità, continua a sostituirsi la tua.
La tua immagine
è forte e indipendente proprio come te.
26.06.08 ore 21.00
Le ultime righe di
questa mia giornata solitaria, interrotta solo per pochi minuti dalle
note chiare della voce del mio medico di cristallo. Mi manchi in un
modo che non riesco neppure a pensare, Thomas. Quando la solita,
prevedibile notte torna a coprire l’estate perpetua che
recano quei chicchi di grano, non riesco ad evitare di pensare a quanto
la lontananza riesca a coprire l’estate che portano i tuoi
occhi.
Spero di non
dimenticarmela mai.
Buonanotte, Thomas.
27.06.08 ore 11.50
E' quasi ora di
pranzo, approfitto di questi pochi minuti liberi per scriverti qualche
riga. Questa mattina ho incontrato di nuovo il medico, che ho scoperto
chiamarsi Daniel. E' francese, sai? Ci ho messo un buon quarto d'ora
per capire dove andasse l'accento. Mi dispiace Thomas, ma dovrai
ricrederti sui francesi -a quanto pare non sono tutti delle merde
(molto a malincuore, ma lo ammetto).
Comunque. Oggi abbiamo
solamente parlato del mio arrivo qui, nulla di più. Neppure
del motivo per cui mi trovo qui, oppure dove sia qui, cose che a
ben vedere mi sono del tutto oscure.
Suppongo che
affronteremo l'argomento oggi pomeriggio, dopo pranzo. Ho una nuova
seduta con lui, che -a quanto pare- diventerà la mia ombra.
Non che mi dispiaccia. Ho assoluto bisogno di distrarmi dal bianco, e
qualunque cosa che si muova e respiri è ben accetta.
Certo che se fossi tu,
Thomas... Quando ti deciderai a venire a trovarmi? Sì, lo
so. Sono qui solo da un giorno e mezzo.
In attesa dei sogni
che mi ricongiungeranno a te, dovrò ingannare il tempo.
A dopo, Thomas.
27.06.08 ore 19.11
Questa sera sono
davvero molto stanco. Non ho fatto nulla di particolare, è
vero - solo una passeggiata all'interno del centro e una chiacchierata
con il medico - ma sento la penna diventare sempre più
pesante, una sorta di foschia incombere ai lati degli occhi. Anche la
foschia è bianca.
Bianco, bianco, bianco.
Nulla cambia e tutto
muta. Contraddittorio, vero? Eppure sento che è
così. La luce della stanza è leggermente diversa
da quella di ieri sera, o della sera precedente. Il letto è
impercettibilmente spostato verso il centro della stanza,
perchè, stamattina - credendo di essere a casa - mi sono
alzato con troppa foga. Eppure nulla è mutato, sono qui solo
da due giorni, e chissà quanti altri dovrò
passarne. La giornata di domani sarà uguale a quella di oggi
e, se tra un anno sarò ancora qui, mi sembrerà
che sia passato un secolo, o un giorno.
E il grano biondo, che
muore e poi rinasce, sarà solo un sogno distante, lo schermo
di una finestra lontana affacciato su di un mondo che non mi appartiene
più.
Promettimi che mi
salverai da questo giorno eterno. Promettimi che intreccerai una corda
di spighe e mi trarrai fuori da questa stanza, come nelle migliori
favole. Promettimi che con quelle stesse spighe costruirai per me una
corona - così che io sia sempre al centro del tuo mondo.
Buonanotte Thomas.
Forse domani mattina mi sveglierò e tu ci sarai di nuovo.
A presto, Thomas. Non
mi stancherei mai di ripetere il tuo nome.
28.06.08 ore 14.00
Ancora non ho scoperto
perchè mi trovo qui. Devo dirti la verità,
però, comincia a non interessarmi più. La mia
permanenza qui cesserà di essermi indifferente solo quando
mi diranno quale sarà il giorno in cui me ne
andrò.
Questa mattina - tanto
per cambiare - ho avuto un nuovo colloquio con Daniel di cristallo.
Voglio riportartene uno stralcio...
“La tua
anima è fragile - sì, ha usato proprio questa
parola, Thomas, la tua parola - è indifesa e leggera.
E’ come... come il grano”.
“Come il
grano, dottore?”
“Sì,
proprio come il grano. Forte e dritta all’apparenza,
portatrice di vita, calore ed estate. Ma con un piccolo soffio di vento
si dissolve in chicchi, sparsi come frammenti impossibili, assurdamente
separati e senza la speranza di tornare ad essere un’unica
entità”.
Thomas,
la mia psiche è di grano...
28.06.08 ore 20.00
Questa sera non ho la
forza neppure di cenare, ho detto al medico che sarei andato
immediatamente a dormire. Mi è sembrato piuttosto
compiaciuto, ma forse è solo una mia impressione. Ancora non
ho imparato a leggere bene le sue espressioni, senza contare che il suo
discorso di stamattina mi ha lasciato piuttosto perplesso, oltre che
sorpreso.
E' riuscito ad
analizzare con poche parole quello che tu sei riuscito a farmi capire
solo dopo anni di estenuanti prove, sbagli e cadute.
Oh, Thomas... mi sei
sempre stato vicino, vero? Fin da quando eravamo piccoli ti ricordo
accanto a me, le mie manine che cercavano le tue attraverso le sbarre
del mio minuscolo letto. Tu che mi tendevi le dita, aldilà
del confine, le nostre madri, amiche, che non si accorgevano di nulla.
Di un legame che nasceva...
E quando
siamo cresciuti, i nostri sguardi che si incrociavano complici, a
conoscenza di pensieri, immagini e parole che solo noi potevamo
condividere. E ancora, grandi ormai quanto adesso, i nostri volti uno
di fronte all'altro, le labbra che si cercano timidamente ma con
risolutezza, la sensazione della pelle sotto le dita lievi...
Non riesco a capire se
tutti questi ricordi mi aiuteranno, oppure contribuiranno a farmi
diventare davvero pazzo.
Per ristabilire un
equilibrio serviresti tu, Thomas... per favore, ascolta il mio appello.
29.06.08 ore 3.40 A.M.
Mi sono svegliato con
una gran sete, e non sono più riuscito a ritrovare il sonno.
Odio sprecare sveglio il tempo che potrei passare standoti vicino,
così ti scrivo ancora.
La luce della luna,
leggermente riflessa dal viale di ghiaia bianca sotto la mia finestra,
illumina ancora una volta le mie parole. Mi ricordo quando ti insegnai
per la prima volta a godere del suo chiarore, a capire come vedevo io
quella luna immobile. Mi dicesti che ero un romantico, un'anima antica
dagli occhi d'argento, incapaci di squarciare il velo di armonia che
copriva la mia realtà.
Ricordo che al tempo
non ti compresi bene, e tu ridesti. E mi baciasti, sdraiati in
giardino, la brezza leggera che giocava con i miei pensieri.
Mi manchi davvero:
sono 84 ore, 46 minuti e 50 secondi che non tocco le tue labbra.
Questo, più
di tutto il bianco e la solitudine che mi circondano, sarà
ciò che mi farà davvero impazzire.
29.06.08 ore 22.16
Stasera è
davvero tardi. Avrei voluto scriverti prima, ogni minuto passato senza
la penna in mano, ultimo mio flebile contatto con te, è
stato un'agonia. Ma sono riuscito a raggiungere la mia camera solo
adesso. Questa è stata davvero una giornata intensa. L'ho
passata per la maggior parte del tempo fuori dal centro medico, nei
campi. Daniel mi ha seguito, il suo obiettivo era quello di portarmi a
fare qualche foto fuori, per "distrarmi".
Distrarmi da che cosa,
poi, non lo so.
In ogni caso,
tralasciando le fitte al cuore che il tuo pensiero mi procurava, la
giornata è stata piuttosto piacevole. Sai che adoro le
fotografie, tanto essere fotografato (quante volte mi hai accusato di
manie di protagonismo?) quanto fotografare. Sai anche che cosa penso
delle foto, quali adori scattare, quali siano i miei soggetti
preferiti.
Il mutevole, il
transitorio, l'irripetibile.. Mi hanno sempre affascinato. Sapere di
poter catturare con l'obiettivo qualcosa che un attimo prima
è solido e concreto davanti ai tuoi occhi, e un attimo dopo
è scomparso, mi fa sentire quasi necessario. Come se avessi
preservato un momento irripetibile dall'ignoranza del mondo, l'avessi
portato alla luce e reso immortale. La fotografia è il
nostro pizzico di immortalità.
Niente
potrà eguagliare il momento immortalato nella foto. Ce ne
saranno altri migliori e altri peggiori, ma mai altri uguali.
Ecco perchè
i miei soggetti preferiti sono le persone. Le persone non sono mai
uguali a se stesse, "la
loro più grande qualità è
l'imprevedibilità".
Mi sono lasciato
andare, vero Thomas? Ma ho bisogno di parlare, devo contrastare il
bianco sonno che allunga le sue mani su di me, ancora una volta. E' un
sonno liquido e infido, sono sicuro che non è naturale. Devo
resistergli, anche se le idee cominciano a sfuggirmi.
Oggi, in ogni caso, ho
fatto davvero molte fotografie. Voglio spedirtele appena possibile;
saranno la tua meta.
Saranno la tua mappa
per arrivare fino a me, attraverso il grano di carta nelle tue mani
fino a giungere alle spighe reali che dondolano nel vento, e che,
chicco dopo chicco, ti condurranno dove io sono.
Qui, al mio posto. E' una vita che ti aspetto.
~
Note finali:
Spero che vi sia piaciuto questo primo capitolo. E' da molto tempo che
non mi faccio vedere su EFP (e ho lasciato anche una storia a
metà.. chi mi conosce ne sa qualcosa xD Giuro che mi
rimetterò all'opera) però oggi ho deciso di
postare questo nuovo lavoro.
E' una storia epistolare, come avrete visto, l'ho già
conclusa ed è piuttosto breve. Un altro capitolo, massimo
due. Vedremo.
Inizialmente era nata come storia dell'amore tra due fratelli. Poi mi
sono ricordata che forse su EFP non si può (ho vaghe
rimembranze del regolamento, ma qualcosa mi dice che è
probabile) ..così ho cambiato la loro relazione, sono
diventati due fidanzati.
Li amo comunque xD
Sono molto affezionata a Thomas e Nicholas.
Spero che alcuni di voi abbiano già capito cosa non va in
Nicholas, e che alcuni invece non l'abbiano capito, com'è
giusto che sia.
Sennò mi togliete il gusto di scrivere!
Che dire oltre?
Che spero attendiate il prossimo capitolo, e che leggere questa storia
possa essere per voi un'emozione quanto è stato per me
scriverla.
Ps: un tempo Thomas si chiamava in modo diverso e, appunto, era
fratello di Nicholas. Se mi sono dimenticata di cambiare qualche parte
riguardante la vecchia storia e quella nuova non torna, fatemelo
presente. Sono estremamente distratta.
Ps2: Come al solito sono qui, per (probabili) critiche e (improbabili) complimenti xD Fatevi sotto!
A presto!
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Capitolo 2 *** I said your worst side is your best side. ***
Capitolo
2. I said your worst side is your best side.
30.06.08
ore 12.15
Ancora in camera, ancora una volta a pensare a te. Oggi è
una giornata splendida, il sole scompone l'oro del grano in mille
bagliori.
Un giornata come
questa non può essere esente da ricordi.
Oggi sento il bisogno
della tua voce.
La tua voce roca, pacata, un po' burbera nel solito tentativo di fare
il sostenuto, che con me non attacca. La tua voce calda, un po'
impacciata in una innaturale timidezza mascherata da riflessione,
morbida. La tua voce un po' stonata quando canti con me, estremamente eccitante quando
mi sussurri all'orecchio, come al solito rassicurante anche quando la
sento da lontano.
Semplicemente la tua
voce. Essenza di tutto ciò che sei e che non mostrerai mai.
A nessuno, meno a che
a me.
Inutile dire che,
mentre ti scrivo questo, sorrido.
Ti amo, Thomas.
30.06.08 ore 18.40
Un'altra giornata che
scorre lenta, tra colloqui, visite, test ed una sete sempre presente e
sempre più insistente.
Vorrei che tu fossi
qui. Solo la tua vista mi disseterebbe.
Mi inebrierei di te.
31.06.08 ore 14.00
Torno adesso dal
pranzo. Ho bevuto quasi tutta la brocca d'acqua che mi è
stata offerta, prosciugando anche la riserva destinata al dottore, ma
non sono riuscito a domare la mia sete. Non è arsura,
bisogno dilaniante. E' un bisogno sottile ma insistente, che mi
prosciuga piano, privandomi delle forze e della capacità di
ragionare con lucidità. Mi sono alzato da tavola e sono
corso in camera, pregando il dottore di esentarmi dai doveri del
pomeriggio. Stranamente, mi è stato concesso.
E così,
sono di nuovo qui a scriverti, ancora guardando fuori dalla finestra,
ansioso di un tuo cenno.
Oggi mi mancano le tue mani. Non
voglio essere patetico, non parlerò di quanto io mi senta
dipendente dalla tua pelle. Ma voglio pensare alle tue mani, a come le
muovevi, a come tenevano le mie, a come erano calde nelle serate in cui
io, da vero stupido, uscivo in maniche corte, e tu mi passavi le dita
sulle braccia fredde, per riscaldarmi.
Una miriade di piccoli
ricordi, diffusi come fiocchi di neve.
Neve che sembra
inutile e fuori luogo in questa afosa giornata di giugno, ma che per me
è invece vita, acqua gelida che placa la mia ardente sete.
31.06.08 più tardi
Daniel è
passato dalla mia camera, trattenendosi solo pochi minuti. Eludendo gli
altri medici è riuscito a portare una brocca d'acqua solo
per me, da conservare qui dentro la stanza.
Sa che ho sete, sa che
la sete divora tutto, anche il pensiero.
Sa che è la
sete a condurmi a quel sonno liquido di cui mi sento preda, e
contemporaneamente a svegliarmi durante le notti più
agitate.
Penso che sia un
brav'uomo. Sicuramente sa cosa fare.
Mi fido di lui?
Ho posato la brocca
sulla scrivania, l'acqua scomponeva la luce del sole illuminandomi il
volto.
Daniel mi ha guardato
per un attimo, ha fatto per dire qualcosa, ma poi se n'è
andato in fretta. Io, intanto, non ho ancora bevuto.
Forse per scrivere a
te, forse per osservare il riflesso del sole.
Mi fido davvero del
mio Daniel di cristallo?
31.06.08 ancora più
tardi
L'acqua è
rimasta al suo posto, dove l'avevo appoggiata. Illuminata dal sole per
tutto il pomeriggio, parte ha finito per evaporare.
Thomas.. sul fondo si
è depositata una sottile polvere grigia. Evaporando, la
soluzione ha messo in evidenza il suo soluto.
Non posso ovviamente
sapere con certezza quello che sta succedendo.
Ma sono sicuro con la
forza dell'intuito.
E' una medicina,
Thomas. Posso scommettere che è questa a provocare la sete,
il sonno, l'annebbiamento.
A impedirmi di pensare
a te.
Mi stanno drogando.
E dovrò
stare al loro gioco, hanno in mano le uniche cose che non posso
rifiutare.
L'acqua, e il tuo
ricordo.
1.07.08 ore 14.00
Questa mattina mi sono
rifiutato di uscire dalla mia stanza. Ho finto di stare male, ma so che
Daniel se n'è accorto. Quello che non sono riuscito a capire
è se sospetti qualcosa riguardo all'acqua. Se abbia capito
che non l'ho bevuta, che ho compreso il loro gioco.
Sono stato uno stupido
a gettarla, tanto più nel lavandino, ma dopo aver visto
quella polvere non ce l'ho fatta a berla, Thomas. So che mi capirai.
Comunque, Daniel
continua a portarmi ogni ora una nuova brocca. A volte si trattiene per
fare qualche parola, più spesso mi guarda intensamente,
scrutandomi in volto, poi si gira e se ne va.
Ho smesso di farci
caso.
La nebbia bianca
scivola di nuovo davanti ai miei occhi. Ho dovuto bere qualcosa, ho
pensato che avrei potuto resistere. E ci sto provando, Thomas. Come
puoi immaginare, grazie a te.
Solo pensarti
intensamente riesce a impedire alla mia mente di fluttuare via lontano
da qui, persa da qualche parte in un infinito campo di grano, sotto un
immenso cielo estivo.
Oggi... oggi sono i
tuoi capelli al centro dei miei pensieri.
Così biondi
da fare invidia alle spighe di questo mio campo, quasi scintillano al
sole immoto che domina i miei ricordi.
I tuoi capelli che mi
solleticavano il viso quando mi addormentavo tra le tue braccia, che
passavo tra le dita lentamente, per assaporarne il tocco, nei momenti
in cui stentavo a credere che fossi davvero mio.
Ricordo quando te li
scioglievo, dicendoti che così ti trovavo ancora
più bello, incorniciato dal sole.
Non ho tue notizie, ma
so che mi pensi.
E so che un giorno
sarai qui, che ti troverò alla mia porta ad attendermi,
pronto a portarmi via con te nel nostro immenso campo di grano.
1.07.08 ore 18.00
Daniel è
entrato di nuovo prima, portando altra acqua. Questa volta,
però, appoggiato il suo carico sul comodino, si è
seduto sul bordo del letto, le mani incrociate in grembo, guardandomi
con una strana espressione.
Compassione forse?
Ha lasciato passare
qualche attimo prima di parlare, mentre io ascoltavo le gocce nel
recipiente cadere, una ad una, lentamente. Poi mi ha detto: " Nicholas,
adesso è passato un po' di tempo dall'ultima volta che
abbiamo parlato, come siamo soliti fare. Sento il bisogno di farti
qualche domanda. Chi è Thomas?"
Subito le gocce sono
diventate silenti alle mie orecchie, colmate solo dal tuo nome.
Ho guardato Daniel
come si guarda un pazzo: doveva per forza già sapere di te,
dalle informazioni che mia madre gli aveva fornito, dai miei documenti.
Chiedere era privo di senso. Con quel tono, poi. Come se avesse udito
per la prima volta il tuo nome e, curioso, avesse cercato notizie.
Non gli ho risposto.
Se n'è
andato.
2.07.08 ore 13.00
Mi sono alzato di
nuovo dal letto: non potevo più evitare i miei doveri.
Senza contare che lo
sguardo sospettoso e un po' affranto del mio medico di cristallo, non
so come, mi provocava dolore. Dovrei essere indifferente. Magari
furioso. O quantomeno freddo. E invece ciò che pensa di me,
le impressioni che ha, come si comporta in reazione a certe
situazioni.. mi interessa. Forse, alla fine, mi sono affezionato a lui.
Sindrome di Stoccolma?
Può darsi. Dopotutto mi sento circondato da "cose mediche"
costantemente, questa sarebbe solo una delle tante.
Comunque, questa
mattina abbiamo ripreso i colloqui. Non è più
tornato sull'argomento "Thomas", ma so che muore dalla voglia di
chiedermi qualcosa.
E io, d'altronde, cosa
potrei dirgli?
Che ti amo? Che sei il
mio fidanzato, che mi manchi da morire, che adoro ogni fibra di te?
Oppure di quanto siano sensuali le tue mani, profonda la tua voce, di
quanto la tua essenza sconvolga ogni parte di me?
No, Thomas.
Le
cose più importanti sono le più difficili da
dire, perchè le parole le rimpiccioliscono.
Non ci sono mai state
parole per noi.
E non ce ne sono
neppure adesso.
2.07.08 ore 16.00
Sono rientrato un
attimo in camera, prima di uscire dal centro per una nuova passeggiata
nei campi. Mi sento di nuovo assetato, stanco, con le membra
intorpidite. Ma suppongo che dovrò farci l'abitudine, che
dovrò trasformare il peggior colpo inflittomi nella mia
maggiore forza.
Tutti devono sapere
che non rinuncerò mai al tuo ricordo. Mai.
2.07.08 ore 21.00
Sono seduto vicino al
davanzale, guardando ancora fuori dalla finestra. Sembro un po' una
principessa nostalgica. Ricordi quando, ritornando a casa, mi trovavi
nella mia camera a d aspettarti, accoccolato sul letto, la fronte al
vetro? Mi coprivi gli occhi, mi passavi una mano tra i capelli, mi
baciavi.
Mi dicevi sempre:
"Sono tornato".
E io sapevo che non
intendevi dire che eri di nuovo a casa.
Sapevo che significava
Sono qui, e sono con te.
Di nuovo, per sempre.
Ecco le parole che
vorrei sentire in questo momento.
Sono
tornato.
3.07.08 ore 8.00
Mentre mi preparo per
scendere a colazione, getto un'occhiata distratta alle spighe che si
estendono sconfinate, a poca distanza da me. E' incredibile quanto non
riesca a smettere di pensare a te. Quanto non riesca a smettere di
credere che un giorno ti vedrò attraversare quel campo, il
fiato affannoso e gli occhi limpidi di gioia, per venire a prendere me
e solo me.
Ti amo, Thomas.
Ti amo.
3.07.08 ore 14.30
Vorrei poter rimanere
di nuovo nella mia camera, da solo, senza parlare.
Forse, se rimanessi
per un tempo sufficiente in silenzio, in sola compagnia del tuo
ricordo, tu mi raggiungeresti.
Forse, se ti
chiamassi, tu mi risponderesti..
~
Note finali:
che dire? xD Le note sono le stesse del capitolo precedente. Tra l'altro questo è di transizione xD Il prossimo sarà l'ultimo.
Colgo l'occasione per ringraziare AshleyRiddle
che ha commentato il capitolo uno.
Grazie Daniela ù_ù Ti amo
ù_ù
|
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Capitolo 3 *** I've never listened at all. ***
Capitolo
3. I've never heard anyone, I've never listened at all.
3.07.08 ore 20.45
Daniel ha messo in
atto quella che era stato il suo proposito iniziale: è
diventato la mia ombra. Non riesco più a fare un passo senza
trovarmelo vicino, senza scorgere con la coda dell'occhio il suo camice
bianco, i suoi inconfondibili capelli biondi. Ha abbandonato il sistema
delle sedute di conversazione per la decisione di prendermi per
sfinimento.
So che vuole sapere di
te, Thomas. So quanto l'argomento lo attiri e lo incuriosisca.
Eppure riesco a
malapena a pronunciare il tuo nome, in sua presenza.
4.07.08,
notte fonda
Dalla rabbia,
dall'ansia, dalla preoccupazione, ho perfino dimenticato di scriverti
la buonanotte.
Sai, non credo di
avertelo mai detto.. ma ho alcune cornici sulla scrivania, e sono quasi
tutte vuote. Ci sono alcune delle foto che ho scattato da quando sono
qui, ma nessuna di quelle che avevo portato da casa.
Ci avevo messo
così tanto a scegliere le tue foto più belle,
certo di poterle tenere sempre con me!
Purtroppo mi sono
state tolte quando sono arrivato.
Adesso non so dove
siano, nonostante io, dopotutto, non ne abbia bisogno.
Le mie dita, i miei
occhi e la mia mente conoscono così bene il tuo corpo da
poterne ricostruire l'incanto in ogni momento.
Però
sfiorare la tua immagine con lo sguardo, in ogni momento ed in ogni
modo, mi avrebbe fatto piacere.
E invece, anche
adesso, ancora alla luce fioca della falce argentata di luna che brilla
sopra ai campi, mi ritrovo a guardare una foto di me stesso, che
sorrido camminando in mezzo alle spighe dorate.
Me l'ha scattata
Daniel, di nascosto.
Non so bene quando, ma
posso immaginare a che cosa stavo pensando nel momento dello scatto.
Quello è il sorriso che mostro solo a te.
Guardando il mio
volto, a cui si sovrappone il tuo, posso quasi immaginare che quello
nella foto sia tu.
E che tu, finalmente,
mi abbia raggiunto.
4.07.08,
mattina presto
Non sono
più riuscito a dormire questa notte, così ho
aspettato di veder sorgere il sole oltre i colli di grano. Sono
così stanco..
Inutile dire che
ancora la medicina sta facendo il suo effetto. Sto cercando di
resisterle, in ogni modo, con ogni mezzo.
So che saresti fiero
del tuo ragazzo, Thomas.
Ho pensato che adesso
potrei andare a fare due passi. Sicuramente a quest'ora staranno ancora
dormendo tutti.. anche se confesso di aver visto davvero poche persone
girare per il centro, da quando sono arrivato qui.
Thomas.. ti ricordi
quello che ti ho scritto nei primi giorni? Qui nulla è
cambiato, e di nuovo tutto è mutato. Le mura sono ancora
bianche, i corridoi vuoti. I suoni sono ancora ovattati, i camici dei
medici sono ancora appesi agli attaccapanni. E il grano continua ad
imbiondire nel sole.
Eppure io non ho
più paura. E questo dà una luce nuova alle cose.
Le mura saranno
bianche solo fino a che le osserverò. Se
distoglierò lo sguardo per pensare a te, per immaginare te..
non diventeranno altro che un mero sfondo alla tua perfetta figura. E
allora non importerà più quale fosse prima il
loro colore.
I suoni saranno
ovattati solo fino a quando non richiamerò alla mente la
limpidezza della tua risata. Allora diventeranno dolci e brillanti,
adamantini e puri come acqua che stilla dalla roccia.
Tu.. solo tu riesci a
piegare il mio mondo al tuo volere.
Non mi
stancherò mai di ripeterti che ti amo.
Torno presto, Thomas.
Vado a fare due passi. Vado a mescolare con il bianco un po' del tuo
colore..
4.07.08
ore 8.30
Thomas. Thomas.
Ho assoluto bisogno di
parlarti.
Prima, camminando
senza meta per il centro medico, sono passato davanti al salottino di
Daniel. Suppongo che le mie gambe ormai abituate abbiano inconsciamente
scelto quel percorso.
Dentro c'erano due
persone, indossavano entrambe il camice bianco della clinica. Una di
queste era Daniel, ne sono stato sicuro fin dal primo momento.
Riconoscerei ovunque la sua voce cristallina.
L'altro credevo di non
averlo mai sentito neppure nominare, ma evidentemente mi ero sbagliato:
Daniel si è rivolto a lui chiamandolo direttore.
Ed era egli, dunque,
la figura tanto temuta alla quale Daniel aveva spesso accennato.
(Scusa Thomas, se non
te ne ho mai parlato. Ma davvero non credevo che fosse importante)
Di lui riuscivo solo a
vedere una parte del camice, e una ciocca di capelli lunghi, lisci e
castani.
Non mi sarei fermato
ad ascoltare, se non avessi udito il mio nome.
Ma tant'è.
«Daniel,
come procede la cura e la rieducazione del signor Reid?»
«Temo
purtroppo di non riuscire a fare molti progressi, signor direttore.
Nicholas è sempre estremamente riservato per quanto riguarda
il suo presunto fidanzato. Non vuole sentir pronunciare neppure il suo
nome, da labbra che non siano le sue».
(Daniel mi aveva
capito meglio di quanto potessi sperare, allora. Ma Thomas.. riesci ad
immaginare i brividi sulla mia pelle, nell'udire la parola "presunto"?)
«Signor
Villiers. Lei è uno psichiatra. Ed io non l'ho assunta per
fallire. Ho scelto di affidare a lei uno dei casi più
complessi di questo istituto perchè ho pensato che avrebbe
saputo occuparsene con capacità. Il ragazzo prende ancora le
medicine? Continuate a somministragli gli psicofarmaci con l'acqua e
con il cibo?»
«Sì,
signor direttore. Ho temuto per un paio di giorni che potesse essersi
accorto di qualcosa. Sembrava riprendere le forze, riacquistare ardore
e convinzione. Ma è stato solo per poco tempo. L'ho visto
con i miei occhi tornare alla condizione precedente. La più
sicura. Per noi e per lui».
«Bene. Le
faccio i miei complimenti allora, almeno per questo risultato. Ma si
ricordi che il signor Reid è estremamente malato. Da quel
che ci ha raccontato la madre, non solo è convinto che il
suo miglior amico di sempre sia ancora in vita, ma crede addirittura di
amarlo...»
«...
Sì, ce n'è di che far rabbrividire molte
persone...»
«.. Ed
è nostro dovere curarlo. Spero di essere stato chiaro. Buona
giornata».
~
Credo di aver a
malapena sentito, o forse le ho semplicemente immaginate, queste ultime
due parole. Stavo già correndo via, incurante di turbare
davvero l'atmosfera ovattata della quiete mattutina con i miei passi
sconvolti.
Thomas.
Io non gli
crederò mai. Mai arriverò a dubitare anche solo
per un attimo che tu esista, che tu non mi abbia condotto per mano per
tutto questo tempo.
Mi hai accompagnato
per diciannove anni.
Cancellare la tua vita
significherebbe cancellare anche la mia.
Scusa la scrittura
frettolosa, scorretta, fredda. Ma mai, mai, neppure per un attimo devi
pensare che io non ti creda. Mai devi pensare che io non ti
ami.
Per favore, Thomas.
Salvami.
4.07.08,
più tardi
Non so di preciso che
ore siano. Mi sono risvegliato in un letto che non è il mio,
con in testa pensieri che non sono i miei.
Ho sentito una mano
fredda sfiorarmi il polso, mi sono voltato lentamente. Daniel stava
lentamente estraendo l'ago della flebo dal mio braccio sinistro,
osservando con interesse le volute intricate del mio tatuaggio.
(Ricordo come mi
tenesti la mano mentre me lo tracciavano..)
Daniel adesso lavora
parlando piano di ciò che mi è successo.
Mi hanno trovato
svenuto nella mia camera, avevo da poco finito di scrivere una lettera.
Non sanno di preciso come sia andata. Sperano che possa dirglielo io
visto che, per riguardo, non hanno letto ciò che ho scritto.
La lettera, Thomas!
Se anche non l'hanno
mossa dalla mia scrivania, l'hanno sicuramente letta. Sanno
già che cosa ho fatto. E ormai è troppo tardi.
Ritiro bruscamente il
braccio dalla mano di Daniel.
(Esattamente il gesto
che sperava facessi, temo. I suoi occhi hanno brillato per un attimo)
Spero che le sue dita
non sfiorino mai più le mie.
E
spero che la sua vita non sfiori mai più la mia vita.
Corro in camera.
4.07.08
ore 13.40
Cerco la mia borsa, vi
butto dentro cose alla rinfusa. Sono in preda ad una indescrivibile
frenesia, devo andarmene da qui. Non trovo più niente di
ciò che ho portato, nulla di ciò che ho lasciato.
Non importa. Ritroverò tutto ciò che ho perso
quando ritroverò te, Thomas.
4.07.08
ore 14.00
Vagando inquieto nella
mia stanza, i miei movimenti casuali e lo sguardo irrequieto, poso
inavvertitamente gli occhi sulla finestra. Ed ecco di nuovo il grano
dorato alternarsi per sempre nell'azzurro del cielo, nel caldo giorno
estivo.
Riacquisto la calma,
pensando al tuo sorriso nascosto, quello che attende me e solo me per
rivelarsi. Un sorriso caldo tanto quanto e forse di più di
questa assolata giornata.
Osservo ancora le
spighe dondolare nel vento.
Ed ecco.
Ecco quello che ho
atteso da una vita a questa parte.
Ti fai largo a grandi
passi tra gli alti steli, spostandoli con le tue mani, che tante volte
hanno sorretto le mie. Che hanno sorretto la mia vita.
Guardi alto verso la
mia finestra, sorridendo. Un sorriso così luminoso da
costringere il sole a nascondersi dietro ad una nuvola di passaggio.
Ce ne hai messo di
tempo per arrivare qui, Thomas!
Sei venuto a piedi,
vero? Hai seguito le mie orme, come io ho sempre fatto con le tue.
Pochi passi, adesso, e
sei sotto la mia finestra.
Mi tendi la mano,
invitandomi a scendere.
Poi mi dici.
«Sono
tornato»
~
Forse vorrete sapere
come è andata a finire questa storia.
Posso dirvi solo
questo.
Qualche anno dopo,
nella soffitta della clinica psichiatrica, furono rinvenute molte
lettere, ammassate in uno scatolone polveroso.
Avevano tutte lo
stesso destinatario: Thomas Lee.
Non sembravano essersi
mai mosse dalla clinica.
Ma di Nicholas Reid,
dopo quella mattina di sole, più nessuna traccia.
Io sono convinta che
abbia raggiunto il suo Thomas, da qualche parte nel campo di grano,
che, chissà, forse si estende davvero verso l'infinito.
E voi, a chi credete?
---
Note finali: Bè,
prima di tutto scusate la lunga assenza! Purtroppo gli esami di
maturità si avvicinano crudelmente, e non ho molto tempo per
accendere il pc.
E insomma. Questo è l'ultimo capitolo! Con questo si
conclude la breve storia di Thomas e Nicholas. Spero che vi sia
piaciuta. Spero soprattutto che vi abbia trasmesso un po' dell'emozione
che vi ho riversato nello scriverla.
Immagino che qualcuno di voi avesse capito come andava a finire.
Mi sembra giusto.
Spero però che per la maggior parte dei miei lettori (non
molti in verità, ma vi ringrazio lo stesso!) questo finale
sia stato una sorpresa.
Anche se non credo xD
Ah, per i titoli ho storpiato una canzone dei miei adorati Breaking
Benjamin. Dovevo dirlo ù_ù
Oltre a questo.. Non so bene cosa aggiungere. Ne approfitto quindi per
ringraziare le due ragazze che mi hanno commentato (Daniela ormai ti ho
già detto tutto! Ma Cry_chan... non pensare mai neppure
lontanamente che la tua recensione sia deprimente
ù_ù Ho quasi pianto di gioia quando l'ho letta!
Grazie, davvero).
A questo punto, è giunto il momento di salutarci!
Spero di poter continuare presto a scrivere, lo spero davvero.
Quindi.. see you soon!
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