The doors of my heart are open

di Paddy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Libertà di amare ***
Capitolo 2: *** Le regole del gioco ***
Capitolo 3: *** Notte agitata ***
Capitolo 4: *** Decisioni fatali ***
Capitolo 5: *** Il sereno dopo e prima della tempesta ***



Capitolo 1
*** Libertà di amare ***


THE DOORS OF MY HEART ARE OPEN

 

THE DOORS OF MY HEART ARE OPEN

 

 

 

 

 

1.  Libertà di amare

 

 

 

 

 

Ginny scribacchiò frettolosamente gli ultimi appunti di astronomia, fissando in contemporanea l’orologio.

Tre minuti e ventisette secondi.

Le domande erano poche e difficili. Rispose alla prima con il cuore in gola. Forse non dovreva prendersela così tanto per degli sciocchi compiti. Non era mica Hermione!

Due minuti e cinquantatrè secondi.

Fatto! Meno male che le ultime erano piuttosto semplici, se una aveva studiato. E lei ci avevo passato la notte, sui libri.

Un minuto e trentasei secondi.

Lucidatura della bacchetta. Buttò in un angolo i libri di Astronomia, Aritmanzia e Storia della Magia e tirò fuori la bacchetta. Sporca, impolverata e... dio, cos’era quella macchia verde?

Cinque, quattro, tre, due...

“Ginny!”

Saltò sulla sedia, voltandosi di scatto.

“Her... Hermione! Scusa, ma non ho tempo...”

“Che succede?” l’amica fissò con approvazione il suo Piano di Lavoro appuntato sul muro e fece una smorfia accortasi dei libri gettati a terra.

“Che ti succede, eh?” domandò sedendosi sul mio letto disfatto.

“A cosa ti riferisci?” Ginny lanciò un’occhiata all’orologio: iniziava lo Studio Sei. Non poteva perdere tempo; aveva quaranta minuti e cinquanta secondi contati per fare Pozioni, Incantesimi ed allenarsi a Quidditch.

“A... a questo!” indicò la sua stanza sottosopra, i libri da ogni parte, i Piani di Lavoro sulla scrivania.

“Non capisco.”

“Insomma... improvvisamente diventi una studiosa accanita, non ti concedi un minuto che sia uno di pausa... non che questo mi veda contraria” aggiunse sorridendo.

Ginny iniziò ad attorcigliarsi i capelli, cosa che faceva quando ero agitata; ed Hermione lo sapeva.

“E’ che,... quest’anno ho i G.U.F.O., giusto? Voglio impegnarmi al massimo.”

Hermione non riuscì a trattenere un sorriso. “Tutto qui?”

“Certo.”

“Ginny.”

“Cosa?”

“Mancano otto mesi.”

Ginny alzò le spalle guardando da un’altra parte. “E allora? Non è... non fa mica male studiare un po’ di più, no?”

“In un’altro ambito ti avrei elogiata” cominciò Hermione incrociando le braccia. “Ma... Ginny, tu studi troppo! Non hai più un attimo libero! Ti alzi per prima e vai a letto per ultima!”

“Come fai a sapere queste cose?”

“Me l’ha detto Ron... ma si vede benissimo. E’ preoccupato per te... lo siamo tutti.”

“Ma io sto benissimo! Prendo ottimi voti! Vi state angosciando per niente!”

“Oh, Ginny.” Sospirò Hermione. “Quando è stata l’ultima volta che hai letto un libro?”

“Un minuto fa.”

“Intendevo un libro che non fosse di scuola.”

“Io...”

“Lo vedi? E adesso ti mostro anche un’altra cosa. Guardati allo specchio.”

Ginny girò la testa lentamente,... e trattenne un gemito. I capelli erano scompigliati, le guance paonazze, gli occhi vitrei ed era molto dimagrita.

“Ti stai facendo del male” mormorò Hermione alzandosi. “E ora ti domando... perchè?”

“Io... io...” balbettò per qualche secondo, poi scoppiò in lacrime.

Evidentemente Hermione lo prevedeva, perchè la sostenne abbracciandola senza una parola.

“Non... ce la... faccio più....” Ginny singhiozzava a dirotto, sussultando, le spalle tremanti. “E’... è troppo per me...”

“Su, sfogati, tesoro” mormorò Hermione, accarezzandole i capelli. “Dimmi tutto.”

“Io... non posso...”

“Parlare con un’amica fa sempre bene. E ti darò anche qualche consiglio.”

“... ma...”

“Si tratta di un ragazzo, giusto?”

“Come... NO!” Ginny si scostò da Hermione, mentre tre lacrime le solcavano le guance, lo sguardo nuovamente sospettoso e inquieto.

“Su... le capisco, io, queste cose! Lo vedo dai tuoi occhi” Hermione sorrise di nuovo. “Non sono mica solo la secchiona del Grifondoro, eh?”

“Beh...”

“Avanti... chi è lui?”

“L’ho sempre amato” si arrese Ginny “Ma lui non prova la stessa cosa per me.”

Hermione restò in silenzio per qualche secondo. La sua espressione era indecifrabile.

“Parli di Harry... giusto?”

Ginny non rispose, ma il rossore che le comparve sulle guance parlò per lei.

“Sì, io... lo guardo sempre e non riesco a fare a meno di pensare a lui. Ho anche tentato di dimenticarlo mettendomi con Michael o Dean... ma non ce l’ho fatta. Con loro non era come con Harry. Ogni parola, ogni sguardo, ogni sorriso regalatomi da lui era prezioso per me... almeno fino a poco fa.” Sospirò frustrata. “Ma ora non mi basta più. Ho bisogno di più parole, di più sguardi, di più sorrisi. Ho bisogno del suo amore, dei suoi baci, dei suoi abbracci. E il sapere che non li avrò mai mi fa impazzire. Così... ho deciso di affogare tutto il malinquore e la sofferenza nello studio. Ma... ho solo tentato. Per me è impossibile.”

Hermione rimase in silenzio. Ginny la fissò. Forse aveva fatto un errore a dirglielo? Forse... Hermione era delusa? Pensava male di lei?

Ma un secondo dopo l’amica alzò la testa sorridendo.

“Bene, Ginny.Hai fatto bene a sfogarti. Il tenere tutto dentro, quello fa impazzire. Non devi per forza dimenticarlo. Continua a sognare, e poi forse... ciò che vuoi si avvererà.”

Le sfiorò la guancia con un dito e se ne andò.

Ginny sorrise in direzione di Hermione. Lei sì che era una vera amica.

Lei era la migliore.

 

***

 

Hermione camminava a passi veloci, ansimando, lungo il corridoio. Voleva allontanarsi il prima possibile dalla stanza di Ginny.

Non era possibile.

Perchè a lei? Perchè tutto a lei? Emise un gemito di rabbia e tristezza.

Perchè?

Perchè Ginny Weasley, la sua migliore amica, doveva innamorarsi proprio di Harry Potter, il suo amore? Si fermo appoggiandosi al muro, gli occhi stretti a fermare le lacrime.

Com’era duro tutto quello.

E com’era ingiusto.

Aveva sperato che Ginny se lo fosse tolta dalla testa, e che Michael e Dean l’avessero aiutata a dimenticarlo, e invece ora saltava fuori che si era fidanzata con loro solo perchè amava Harry... e lo amava ancora.

E perchè lei doveva essere sempre così altruista? Era andata da Ginny solo per consolarla, e ora invece toccava a lei essere consolata.

E come se non bastasse, Hermione non aveva nessuna possibilità con Harry. Lui, famoso, ricco, ma chiuso in un mondo lontano da lei, e lei, la secchiona, noiosa, rompi. Troppo diversi.

Non avrebbe funzionato.

Quando si era messo con Cho, aveva sofferto. Enormemente. Non c’era praticamente sfida tra lei e quella bellissima e dolce Corvonero. Harry era talmente innamorato della Chang! E quella stupida se l’era lasciato scappare solo perchè non riusciva a trattenere i ricordi (e le lacrime) per Cedric. Ma aveva vicino un ragazzo talmente dolce come Harry! Ma no, no, lei doveva fare la parte del rubinetto, della povera disgraziata che ha perso il suo vero amore! Ma intanto non si preoccupava di ferire Harry.

E adesso si ritrovava a competere con la sua migliore amica.

Lei pure era stupida: aveva fatto notare a Ginny quanto si fosse poco curata, in quel periodo. Negli anni, quello soprattutto, la rossa era diventata uno schianto: più alta, i capelli lunghi e brillanti, gli occhi profondi, il corpo perfetto in confronto ad Hermione che era rimasta la stessa, solo un po’ più allungata e con i denti a posto.

No, non avrebbe potuto competere con Ginny, sia perchè era sua amica, sia per la profonda differenza fisica e caratteriale che le distingueva.

Harry, se mai avesse dovuto scegliere, non ci avrebbe pensato su neanche un momento.

E allora tanto valeva soffrire in silenzio, e fare come Ginny: esattamente come Ginny, tuffarsi nello studio. Perchè lei, Hermione, proprio lei, predicava bene e razzolava male.

Perchè lei, dal momento in cui si era resa conto d’essere innamorata di Harry, si era buttata nello studio: e così era sempre stato, perciò era esperta in Studio Interessato. Si era accorta subito che Ginny aveva qualche problema di cuore.

Ma, se avesse saputo che c’entrava Harry, l’avrebbe aiutata?

...Sì! Sì, certo che sì. L’amore non era più importante dell’amicizia, specie quello corrisposto.

Lei non avrebbe ostacolato Ginny. L’avrebbe aiutata. Tanto, a Harry non sarebbe importato di lei e, se era riuscita ad andare avanti per sei anni, ce l’avrebbe fatta anche con questo.

Dopotutto, era quello che sapeva fare meglio.

 

 

 

 

 

*Ehi, ciao! Ho voluto provare a scrivere una mielosa ff romantica, di quelle che piacciono a me: ingarbugliata, fitta di equivoci e fraintendimenti. E se siete arrivati/e fino a qui... non vi costerà niente cliccare sulla scritta più in basso...

Thanks!*

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Capitolo 2
*** Le regole del gioco ***


THE DOORS OF MY HEART ARE OPEN

THE DOORS OF MY HEART ARE OPEN

 

 

 

 

 

2. Le regole del gioco

 

 

 

 

Harry si sedette al tavolo, il giornale fra le mani e appoggiato sul tavolo in verticale, in modo da non vedere la creatura dei suoi sogni. Si era già fatto troppo male.

 

-C..ciao!- Ginny gli si sedette accanto, tremebonda. Harry spostò lo sguardo dal quotidiano a lei. Era come al solito bellissima, ma quel giorno aveva un non so che, che la rendeva ancor più affascinante. Saranno state le guance rosee e non più pallide, o l’assenza di occhiaie, o l’aria vispa e gaia, fatto sta che non riuscì subito a staccarle gli occhi di dosso.

 

-Ehm...- Ginny si tolse un ciuffo che le cadeva sbarazzino dalla fronte, e si protese verso di lui. –Nulla di interessante, sul giornale?-

-No, cioè... nulla su Voldemort. Persino Rita Skeeter tace.-

-Il che è tutto dire!- completò Ginny tentando di tirargli su il morale. Harry sorrise.

Ehi, si disse la studentessa, non è poi così difficile! Hermione aveva ragione, farsi avanti è la cosa migliore.

 

Poco più in là, Hermione avrebbe invece tanto voluto aver torto.

Seduta sbilenca, i capelli spettinati per le tante volte che si era rigirata nel letto, fissava i due cupa.

Devo veramente fingere?, pensò. In fondo, io amo Harry e una volta o l’altra lo scoprirà. Tutti i nodi vengono al pettine... e a proposito di nodi, dovrei darmi una pettinata!

 

Tirò fuori una spazzolina e la passò sulla bruna chioma. E poi, si disse, è brutto mentire a Ginny. Lei non vorrebbe. In fin dei conti, però, che altra scelta ho? Se la mia amica venisse a sapere del mio debole per il ragazzo che le piace, mi odierebbe, e Harry non sarebbe più amico, non ricambiando i miei sentimenti.

Sospirò. Sì, era l’unica soluzione possibile, anche se sbagliata.

 

-Hermione!, come mai tutta sola?- Ron si sedette al tavolo, allegro più che mai.

-Oh, io... Harry è con Ginny...- Hermione gesticolò, sentendosi un’inetta. –E poi, a te che importa? Di solito sei estraneo a queste cose!-

-Herm, quando i Serpeverde vengono sconfitti a Quidditch, io mi sentirei pronto anche per una verifica di Pozioni!-

 

Hermione ghignò. –Ah, davvero? Beh, sono contenta! L’esame non sarà troppo difficile, allora!-

-Il che?- Ron sbiancò, fissandola allucinato.

-Ooh, non lo sapevi?- Hermione strabuzzò gli occhi fingendosi dispiaciuta per la gaffe. –Oggi il caro vecchio Piton ci prepara ai M.A.G.O...-

 

-NO!- Ron si portò le mani ai capelli. –Non è possibile! Non è giusto! Come può farci...- ma si interruppe vedendo Hermione ridere a crepapelle.

E capì.

-Tu, brutta....!-

-Credulone! Credulone! Non pensavo ci saresti cascato!-

 

-Io... io...- Ron scosse la testa, poi, con un’agile mossa del cucchiaio, le lanciò addosso del bacon. Il sorriso di Hermione si tramutò in una smorfia.

 

-Sei scemo? Guarda come mi hai ridotta!-

-E tu mi hai fatto venire un’infarto!-

-Bene.- Hermione si alzò e agguantò il resto della colazione con un gesto drammatico, poi si allontanò a grandi passi... se non che si girò di scatto lanciando addosso ad un allibito Ron tutto il contenuto del vassoio!

 

Si allontanò correndo e ridacchiando. Dopotutto, Ron riusciva sempre a farle tornare il buonumore.

 

***

 

-Carta.-

 

Draco Malfoy  sorrise fissando il compagno che stava di fronte a lui.

Tiger si agitò sulla sedia. Stava perdendo, e di brutto.

-Scegli una carta dal mio mazzo. Senza sbirciare, mi raccomando. Avanti, è la tua ultima possibilità.-

-Tanto vincerai comunque tu, capo- esclamò Goyle, sghignazzando.

Tiger grugnì, fulminandolo con un’occhiataccia. Poi allungò una mano grassa verso le cinque carte messe a cerchio davanti a lui.

 

Malfoy si mordicchiò leggermente il labbro inferiore. Non lo avrebbe mai ammesso, ma era leggermente nervoso. Il gioco di Mezzanotte era giunto al punto più ingrato.

Delle ultime cinque carte, Malfoy ne aveva solo una con la luna piena. Tutte le altre erano a spicchi. Se Tiger, com’era probabile, avesse pescato una di quest’ultime, lui avrebbe avuto diritto a fargli scontare una penitenza fra quelle dell’agenda Istruzioni, da compiere a mezzanotte (per questo il gioco aveva quel titolo).

 

Ma se Tiger avesse scoperto la carta con la luna piena, sarebbe stato il contrario e sarebbe toccata a Malfoy la punizione. Sebbene ci fosse il 90% di possibilità di vincita, il Serpeverde non riusciva a fare a meno di pensare cos’avrebbe architettato Tiger avendo a disposizione l’unico modo per metterlo in ridicolo.

 

Malfoy sapeva bene che Tiger ambiva al suo posto di capo del trio, e che lo invidiava, ma era troppo vigliacco per sfidarlo. Avere un’opportunità di imbarazzo per lui, perciò, per Tiger sarebbe stata un’autentica festa.

 

Tiger sollevò la carta. Sia Malfoy che Goyle trattennero il fiato. Poi, una smorfia indefinita apparve sul volto di Tiger.

Qualche secondo di silenzio. E poi...

-Ahahahah!- ululò Tiger. Poi mostrò la carta con la luna piena a Malfoy. –Ho vinto! Ho vinto!-

Goyle fissò di sottecchi il suo capo. Malfoy pareva più pallido del solito, ma non si scompose.

 

-La fortuna ha voluto concederti una vincita sulle cento perdite- commentò. –Bene, adesso facciamo un’altra partita. Voglio la rinvincita e l’avrò.-

 

-Ehi, un attimo!- Tiger afferò il libro d’istruzioni. –Non così in fretta, capo. Hai perso, perciò ti spetta la penitenza. Vieni, Goyle!-

Il grasso Serpeverde mosse qualche passo verso di lui, e insieme sfogliarono le pagine delle punizioni, ridendo a crepapelle.

-Che dici? Un bagno nel lago gelato? Un’imitazione di scimpanzè nello studio di Silente? Una lustratina alle scarpe di Potter?- propose Tiger fra le risate di Goyle.

 

-Sbrigatevi- disse Malfoy a denti stretti, -non ho intenzione di sprecare la mattina con voi. Non ho marinato le lezioni per vedervi sussultare come delle Grifondoro.-

-Ho trovato!- esultò Tiger. Lo fece leggere a Goyle che cadde a terra tenendosi la pancia.

-Senti qui, capo- lesse il bestione. –A proposito di Grifondoro. Ho deciso che come penitenza dovrai... baciarne una!-

 

Malfoy trasalì. Non avrebbero potuto trovare penitenza peggiore.

-Che stai blaterando, scimmione!- sbottò. –Nelle istruzioni non ci può essere l’accenno a delle Grifondoro!-

-No, è vero.- disse Goyle, sempre sorridendo. -Ma qui dice ‘Penitenza n°17: Baciare una persona sgradita al perdente’.-

 

Malfoy strinse i pugni. Non c’era via di scampo. Maledetta sera, maledetta partita, maledetti Tiger&Goyle.

Ma proprio lui, il loro capobanda, non poteva sottrarsi alle regole del gioco.

-Avanti, allora, muovetevi a sceglierne una- disse passandosi la lingua sulle labbra. –Sarà un gioco da ragazzi. Certo che potevate scegliere una penitenza peggiore!- aggiunse, sperando di fargli cambiare idea.

Ma i due stavano già rimuginando sulla malcapitata.

 

-Lavanda Brown? E’ una santarellina.-

-Sì, ma troppo carina- sbuffò Goyle.

-Hanna Abbott?-

-E’ di Tassorosso- disse Malfoy, senza commentare la loro imbecillità.

-Calì Patil?-

-No- gesticolò Tiger semplicemente. Non voleva ammettere di avere una passione segreta per lei.

-La Granger!- esultarono i due scagnozzi in simultanea.

Malfoy represse un conato di vomito. –Fatemi il piacere! E’ talmente viscida che anche toccarla mi fa schifo!-

Ma si pentì subito per la sua uscita. Probabilmente il suo disgusto li avrebbe convinti.

 

-Ne ho una migliore!- sorrise perfidamente Goyle. –Ginny Weasley.-

-La babbanofila? Ancora peggio della Mezzosangue- approvò Tiger.-Okay. Perfetta.-

-Ragazzi, basta!- scoppiò Malfoy. Ne aveva piene le tasche e non sopportava neanche l’idea di poter baciare la Weasley.

 

-Certo- disse Tiger mettendogli una mano sulla spalla. –Ormai è deciso. Entro stanotte, dovrai baciare Ginny Weasley. E’ la regola del gioco. E tu non puoi sottrarti-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Notte agitata ***


THE DOOR OF MY HEART ARE OPEN

THE DOOR OF MY HEART ARE OPEN

 

 

 

 

 

3. Notte agitata

 

 

 

 

Inspira. Enspira. Inspira. Enspira.

 

Draco Malfoy non era per niente a suo agio, e questo lo irritava. Dentrò di sè provava un miscuglio di sentimenti contrastanti che pulsavano desiderosi di essere espressi attraverso un urlo feroce.

Ma urlare in piena notte (mezzanotte), nei corridoi di Hogwarts, non sarebbe stata una buona idea.

 

Controllò di nuovo il corridoio. Poi tese l’orecchio e sentì delle risatine in sottofondo. Strinse i denti. Tiger&Goyle avevano insistito per assistere all’’azione’. Gli stavano dando sui nervi.

Come se non fosse già abbastanza in subbuglio.

 

Tirò fuori la bacchetta ed enspirò per l’ultima volta. Poi la puntò verso l’alto. Si sentiva uno stupido, e lo sarebbe stato dopo la pronuncia dell’incantesimo.

 

-Accio Ginny Weasley!-

 

Le risate in sottofondo aumentarono. Malfoy si morse la lingua per non urlare. Sentì il sapore del sangue nella bocca. Beh, era di sicuro più piacevole di quello che avrebbe sentito poco dopo.

 

Lungo le scale, poi, vide una figura distesa a mezz’aria che volava verso di lui. Inerme, addormentata, a tre metri da terra e sdraiata sul vuoto, stava la Babbanofila.

Sarebbe stata una scena da crepare dalle risate... in un’altra situazione.

 

Malfoy la prese fra le braccia disgustato e la depose a terra. Stava per abbassarsi a baciarla quando sentì una voce.

-Ehi, capo! Lei deve essere sveglia!-

 

Malfoy strinse i pugni. –E chi l’ha deciso, sentiamo?-

 

-‘Clausola della Penitenza n°17: la persona baciata deve essere sveglia e coscente, altrimenti la validità della punizione svanisce’.-

Malfoy si trattenne dell’urlare. Allungò la mano e, maledicendo quella dannata situazione, scrollò la giovane Grifondoro.

 

Ginny si strofinò gli occhi sbadigliando.

-Mmmh... ma che,....- ma si interruppe vedendo Malfoy. –TU? Ma cosa ci fai qui? Cosa ci faccio io qui? Oddio...- strinse convulsamente le coperte che ancora aveva addosso e si alzò per allontanarsi, sempre fissando spaventata e confusa il Serpeverde.

 

-Capo...-

Malfoy alzò gli occhi al cielo. Avrebbe tanto voluto non fermarla, lasciarla allontanarsi. Era già abbastanza umiliante l’averla portata lì.

La prese per un braccio e la fece voltare. Ginny lo fissò atterrita e cercò di divincolarsi, ma la presa di Malfoy era nettamente più forte e risoluta.

 

-Cosa vuoi? Se è uno dei tuoi stupidi scherzi, stavolta...-

-E’ schifoso Weasley, ma devo farlo. Risparmiami i tuoi pigolii.-

Detto questo si chinò e la baciò.

 

Fu un semplice incontrarsi di labbra all’inizio. Quelle morbide e tremanti di Ginny si scontrarono con quelle ruvide e rabbiose di Malfoy. Egli sentiva le mani di Ginny premere contro la sua schiena, nel tentativo di scostarlo da lei. Era un bacio freddo e immobile, con la ragazza che cercava disperatamente di liberarsi, ma senza risultato.

 

Malfoy sentì i suoi compari sghignazzare, e Tiger leggere: -‘Deve inoltre essere un bacio vero, non un semplice toccarsi’.-

Il ragazzo si sentì morire. Ma dovette per forza approfondire il contatto.

A questa sua mossa Ginny si fece rigidissima e non ricambiò, tentando ancora di far finire il bacio, scalciando e divincolandosi. Ma Malfoy non cedeva, nemmeno per farle riprendere il respiro che iniziava a mancarle. Ad un certo punto sentì chiaramente le lacrime calde della Grifondoro sulla guancia.

 

Poi, ad un certo punto...

-Capo, può anche finirla, adesso.-

Malfoy non se lo fece dire due volte. Improvvisamente allontanò la giovane, che barcollò all’indietro. Prima lo guardò qualche secondo, strofinandosi le labbra. Infine corse via singhiozzando, ma facendo in tempo a sentirlo dire: -Non giocherò mai più a Mezzanotte.-

 

Malfoy fissò la ragazza scappare via. Si sentiva malissimo. Stava provando dentro di sè cose che non aveva mai pensato gli sarebbero capitate, e lo disgustavano.

Eppure non riusciva a fare a meno di essere dispiaciuto. Quella povera Babbanofila... essere svegliata così, in piena notte, e baciare colui che odia più al mondo...

No! Cosa gli passava per la testa? Doveva essere soddisfatto di averla sconvolta e stordita, e ridere di lei insieme ai suoi compari che gli davano pacche sulla schiena.

Ma... la cosa più sconvolgente... che tentava di scacciare dalla mente... che gli faceva schifo solo pensare, ma che continuava a girargli in testa... era che...

... che gli era piaciuto.

***

 

Prese il calice che poggiava sul tavolo e lo sorseggiò. Qualche goccia gli scivolò giù per il mento ma non ci badò. Era dissetante e rinfrescante. Era bello poter assaporare di nuovo le cose.

-Di chi è?- domandò al servitore. Egli si prostrò più volte ai suoi piedi prima di rispondere.

-Sangue di giovane madre, signore- rispose.

 

-Buona- esclamò Voldemort, e a Codaliscia salirono le lacrime agli occhi. –Ancora meglio di quello di unicorno. Sei stato efficiente a portarmene un po’. Pensavo che bere il sangue mi sarebbe servito solo a riprendere le mie sembianze da vivo, ma ho scoperto che è delizioso... perchè privarmene?-

-Giusto, perchè?- approvò il servo.

 

-Inoltre- riprese il signore Oscuro –Mi ha chiarito un po’ le idee. Ho deciso chi uccidere per primo.-

-Chi?-

-Un passo per volta, Codaliscia. Sto progettando l’assassinio di...- pronunciò a bassa voce il nome.

 

-Oh!Lei... ma perchè?- l’umile si grattò la testa. –Perchè qualcuno più vicino a lui?-

-Non ragioni- sbraitò Voldemort. –Anche a lei Potter è molto legato. Non dimenticare che posso entrare nei suoi pensieri. Inoltre, il sentimento di colpa legato a quello di dolore faciliterà la sua  sconfitta. Credo inoltre che vedrà la morte come una liberazione.-

 

Fece una pausa. –Allora: le vacanze scolastiche sono tra poco, e lei tornerà di sicuro dai suoi. Avviserò i Mangiamorte di entrare nella sua casa ed uccidere tutti quelli che troveranno dentro. Un bel regalo di Natale per il mio avversario preferito.-

 

Codaliscia rise. Una risata a cui si unì il padrone, una risata malvagia, assetata di sangue e insostenibile...

 

-NO!-

Harry si tirò su a sedere nel letto. Era in un bagno di sudore e tremava tutto.

Accanto a lui, Ron sobbalzò. –Harry!- protestò. –Mi ero appena addormentato...-

 

L’amico non chiese perchè avesse fatto così fatica ad appisolarsi e come mai avesse il sonno così leggero; erano cose futili che in quel momento non gli interessavano.

-Ho... ho sognato di nuovo Voldemort- balbettò.

 

-Un incubo, quindi- sospirò Ron.

-Io... io l’ho sentito che parlava con Codaliscia di un assassinio. Ma... non ricordo altro...- si mise le mani fra i capelli. –Oh, no! Io devo ricordare! E’ importante... ma... non mi pare che abbiano detto la data...-

 

-Calmati, Harry- mormorò Ron mettendogli una mano sulla spalla. –Sogni Voldemort spessissimo. Vedrai che la prossima volta ti ricorderai la data.-

L’amico annuì. Poi i due si sdraiarono di nuovo, chiudendo gli occhi. Ma nessuno dei due si riaddormentò.

 

Era stata una notte rivelatrice, dolorosa e insonne per molti.

 

 

 

Scusate il ritardo!!

Approfitto di questo spazio x pubblicizzare un piccolo sito da me creato ancora vuoto: l’indirizzo è: http://www.forumfree.net/?c=59565

Se volete farci un salto...

Fine pubblicità!

Mi dispiace se il chap è troppo corto, ma con gli esami, tra una cosa e l’altra ho davvero poco tempo!

Detto questo... ciao e recensite!

 

 

 

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Capitolo 4
*** Decisioni fatali ***


Mi prostro ai vostri piedi

Mi prostro ai vostri piedi... non so davvero come farmi perdonare per questa assenza di... due... (tre?).. mesi!! Ma ho avuto gli esami di terza media e, quando finalmente sono finiti, me la sono spassata con le mie amiche... non pensavo proprio alle fanfiction! Ma adesso rieccomi qui con un nuovo e fresco chap che spero gradirete... ciao^^!

 

THE DOORS OF MY HEART ARE OPEN

 

 

 

 

 

4. Decisioni fatali

 

 

 

Toc Toc.

Hermione battè con le nocche sulla porta della stanza. Ginny non rispondeva ancora, ma la ragazza non voleva darsi per vinta. Ginevra non era venuta a lezione quella mattina, e non si era vista nemmeno a pranzo. Harry, Ron ed Hermione erano piuttosto preoccupati, non era mai successa una cosa del genere. Hermione, sicura che ci fosse in ballo qualcosa di grosso, li aveva tranquillizzati con un “è solo la sindrome del troppo studio” e li aveva convinti che una visita femminile l’avrebbe rimessa in sesto.

 

In realtà, si era preparata tutto un discorso da fare, certa che c’entrassero le ragioni di cuore, e si era anche messa da parte un episodio carino che le avrebbe di certo fatto tornare il sorriso: la recente ‘influenza’ di Malfoy, o almeno così l’aveva chiamata Ruf, notando che il ragazzo sembrava quasi sonnambulo, ed era assente e distante.

Ginny sarebbe morta dal ridere, e insieme l’avrebbero preso in giro.

Sì, era perfetto.

 

Toc Toc.

Hermione bussò per l’ennesima volta, sperando che Ginny le rispondesse.

“Gin! Ci sei? E il rum?”

Era una vecchia e stupida battuta che le faceva sempre sorridere. Ma non questa volta. Ginny  non rispondeva.

E va bene, si disse Hermione. Quando è troppo è troppo.

“Ginevra, ti avviso che fra cinque secondi aprirò la porta, che tu sia presentabile o no! Uno... due... tre... quattro... e...” tirò fuori la bacchetta “...cinque! Alohmora!”

 

Il chiavistello girò, Hermione entrò nella stanza... e represse un gridolino di stupore.

“G-Ginny!”

 

La ragazzina era buttata sul letto, il viso sbattuto e i capelli spettinati. Gli occhi erano rossi e gonfi, segno inconfutabile che aveva pianto; era raggomitolata sotto le coperte e fissava il vuoto.

Hermione non l’aveva mai vista conciata così male. “Ma che... che cosa ti è successo? Oh, Ginny!”

La bruna si avvicinò al letto, fissandola scombussolata. Poi la cinse con le braccia e la strinse a sè, protettiva. “Senti... non so cosa diamine sia successo, ma ti giuro che i responsabili la pagheranno. E cara. Facciamo... dieci galeoni?”

L’espressione di Ginny non mutò. Hermione emise un lungo sospiro. Non era mai stata brava a fare battute.

“Okay, non attacca. Ti prego, dimmi cosa ti prende. Non ti ho mai vista così sconvolta. Sto male solo a vederti ridotta in questo stato. Devo sapere cos’è accaduto, Gin. Devo sapere.”

 

Le parole sincere di Hermione parvero risvegliarla. Ginny si riscosse e la fissò vacua.

“Hermione,... è stato... è stato traumatico.”

La bruna non disse nulla, ma un brivido la attraversò.

 

“Ieri notte... oh, mio dio. No, non posso. Non posso rivivere tutto.”

“Sfogarti ti aiuterà, Gin. Continua, ti libererai di un peso. Continua... ti prego.”

 

Ginny abbassò lo sguardo, gli occhi lucidi. “Sì... hai ragione. Ma il fatto è che... è stato tremendo... un attimo prima sto dormendo tranquilla nel mio letto e un attimo dopo... sono in piedi davanti a Malfoy.”

Hermione sussultò. “Malfoy? Non dirmi che c’entra lui in questa faccenda!”

“E’ lui la faccenda, Hermy! Mi mormora qualcosa come ‘è schifoso ma devo farlo’ e poi... e poi mi...”

“Ti ha violentata?!” scoppiò Hermione, sconvolta.

 

“Oh, no” sussurrò Ginny. “Ma è stato come se l’avesse fatto. Mi ha baciata per un sacco di tempo, mentre i suoi scagnozzi sghignazzavano. Poi mi ha lasciata andare ma, credimi Herm, ero scioccata.”

“Ci credo!” Hermione tremava dallo sdegno e dalla rabbia. “Quel... quel viscido animale di fogna, inetto e ipocrita! Cosa credeva che fossi, un giocattolo da usare quando gli gira?”

“Ma... perchè l’ha fatto? Perchè proprio me? Mi odia!” Hermione aveva ragione, si sentiva molto meglio ora, e il suo cervello aveva ripreso ad andare. E cercava una spiegazione all’ignobile atto del Serpeverde.

 

“Perchè? Ma perchè è uno sporco idiota, mentecatto, perchè aveva voglia di far soffrire qualcuno e...”

“No, Hermy, ragioniamo. Perchè? Nemmeno se fossi così crudele mi costringerei ad una tale tortura quale baciare il mio peggior nemico!” Hermione alzò un sopracciglio. Era evidente che non era d’accordo. “Come prova, prima di baciarmi ha anche detto che sarebbe stato schifoso... Non è strano? Insomma... io voglio capire!”

 

“Hmm.” Hermione si corrucciò, concentrata. “Ricordi qualcos’altro, della notte? A parte il bacio e quella sua affermazione?”

Ginny chiuse gli occhi.

 

Notte...

Risveglio...

Malfoy...

Tiger e Goyle...

“E’ schifoso ma devo farlo...”

Bacio...

Risate...

Stacco...

Lacrime...

Corsa...

E...

“Non giocherò mai più a Mezzanotte!”

 

“Ecco!” Hermione sussultò. “Ecco, Hermy! L’ultima cosa che ho sentito è stato Malfoy che diceva: ‘Non giocherò mai più  Mezzanotte’. Cosè questo Mezzanotte?”

“Aspetta un secondo” Hermione tirò fuori il Dizionario della magia tascabile che portava sempre appresso e lo sfogliò velocemente. “Mezzanotte... dodici in punto, no, non ci interessa... nome... ecco qui! ‘Passatempo piuttosto particolare che si gioca in du (le regole sono citate in basso). Ciò che lo distingue è il fatto che il perdente deve pagare pegno e la penitenza dev’essere un’azione che lui in circostanze normali odierebbe fare, ed è scelta dal vincitore mediante il Libretto delle Istruzioni in cui sono le possibili punizioni.’”

Le due ragazze rimasero in silenzio. Poi...

 

“Pensi anche tu quello che penso io?”

Ginny annuì. “E’ probabile che il baciarmi fosse la penitenza di Malfoy, che probabilmente ha perso una partita di Mezzanotte. Tutto combacia... inoltre questo gioco è assolutamente perfetto per lui. Quando vince inventerà le penitenze più crudeli...” Ginny sospirò. “E’ orribile. Per me è stata più di una punizione, è stato un supplizio, una cosa terribile. Non ero preparata, e anche se adesso sono più tranquilla e razionale... Hermy...” La ragazzina tirò su col naso, mentre una lacrima le solcava il viso. “...è il mio primo vero bacio...”

 

Hermione abbracciò l’amica e la lasciò sfogarsi. Intanto, malediva Malfoy perchè l’aveva e la stava ancora facendo soffrire... e se stessa, che fino a poco tempo prima non sopportava Ginny solo perchè anche lei era innamorata di Harry. Si disgustava da sola.

Ma quella era stata la goccia che faceva traboccare il vaso.

 

“Gin... pensi anche tu quello che penso io?”

“Non so, tu cosa pensi?”

Era il loro scambio di battute preferite. Significava che tutto era tornato alla normalità... o almeno così sembrava.

“Che tra poco è Natale e che tu sarai presto a casa Weasley, circondata da chi ami, e dagli affetti di persone che ti vogliono bene. Con loro dimenticherai, e vedrai che la ferita si rimarginerà.”

 

Ginny si scostò da lei avvicinandosi alla finestra.

“Hermione... io credo che quest’anno rimarrò qui ad Hogwarts.”

“C-come?”

 

“E’ così. Non me la sento di vedere la mia famiglia... non riuscirei a godermi la festa, sto troppo male. Rovinerei il Natale a tutti senza poterlo spiegare. Rimango qui... tanto, Malfoy se ne va. “

“Beh, allora rimaniamo anche noi.”

“Cosa intendi per noi?”

 

“Ma è ovvio, no? Io, Harry e Ron. Non credo che se ne andranno senza di te.”

Ginny sospirò pesantemente. “Già... maledizione. Che vadano pure. Io comunque non gli dirò nulla di Malfoy. Figurarsi! Ron lo massacrerebbe (ed io non voglio che mio fratello si faccia male per colpa mia), mentre Harry... Harry... sarebbe bello se lo facesse anche lui. Ma sono troppo imbarazzata a raccontarlo. E’ così. Comunque... magari passerò anche il Natale con lui!” Ginny si illuminò. “Te lo immagini? Resta qui per me mentre tu e Ron andate dalla mia famiglia... non sarebbe nemmeno male, sai? Ti faccio un favore. Eddai, lo so che mio fratello ti piace...”

La ragazza diede una gomitata ad Hermione, che arrossì simulando una risatina nervosa.

Non ribattè.

 

Non aveva un sesto senso, ma sapeva benissimo che, quando sarebbero stati al corrente della decisione di Ginny, i due avrebbero deciso di rimanere anch’essi... Ron si sarebbe lamentato un po’ ma alla fine avrebbe ceduto...

 

Che bel Natale li aspettava.

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Il sereno dopo e prima della tempesta ***


Questo chap sarà parecchio corto, perchè è un capitolo di transizione, ma spero che sia comunque di gradevole lettura^^

Questo chap sarà parecchio corto, perchè è un capitolo di transizione, ma spero che sia comunque di gradevole lettura^^. Una nota: la tempesta del titolo ha un doppio significato; indica sia quella di conseguenza all’atto di Malfoy, sia la prossima, ben più grave... per questo si intitola “Il sereno dopo (riferito a quella passata) e prima (riferito alla prossima) la tempesta”.

 

THE DOORS OF MY HEART ARE OPEN

 

 

 

 

5. Il sereno dopo e  prima della tempesta

 

 

 

“Ho vinto! Ho vinto! Sì! Sono un genio! Sono la fine del mondo! Ah ahaha aha!”

Ron si rotolava sul tappetto, scosso dalle risa, il viso rosso come un peperone e gli occhi scintillanti dall’orgoglio. Il viso di Harry aveva il medesimo colore, ma la sua espressione era corrucciata e lo guardava con disgusto.

“Avanti, Ron” disse Hermione senza riuscire a trattenere un sorriso “ti sembra il caso di fare tante scene?”

Il rosso non le badò neppure. Prese le Caramelle Sfrizziose al cioccolato e se le portò sugli occhi. “Ehi! Non vi vedo! Vedo solo... dolce! C’è cioccolato dappertutto!”

 

Hermione represse una risata. Era davvero buffissimo. Harry, dal canto suo, continuava a scuotere la testa disgustato.

“Ti prego”, sibilò, “risparmiaci questo teatrino!”

“Non fare tanto il saputello, Harry” fece Ron, il sorriso che andava da un orecchio all’altro e che gli sembrava dipinto in faccia, “e nemmeno il bambino schizzinoso... solo perchè hai perso!”

 

“Non ho realmente perso” ghignò sdegnato. “probabilmente hai dei trucchi nascosti! E’ letteralmente impossibile che tu vinca sempre! Qual’è il tuo segreto, eh? Quale? Perchè ne hai di sicuro uno!”

“Non sai proprio perdere, amico!” starnazzò Ron, tenendosi la pancia. E, ignorando lo sguardo mezzo indispettito mezzo divertito di Hermione, continuò: “ma c’è un modo perchè io non vinca. Lo vuoi sapere, Harryuccio?”

 

Il giovane ignorò il soprannome e si sporse verso Ron, desideroso di sapere.

“Ebbene...” disse Ron “l’unico modo perchè io non vinca è che... io non giochi!”

Hermione stavolta non riuscì a trattenersi e scoppiò in una risata aperta ed irrefrenabile. Era troppo: lo sguardo di Harry che era diventato da pieno di desiderio a pieno di sdegno e vergogna, e quello di Ron che, in effetti, sapeva recitare davvero bene!

“Razza di... canaglia!” ululò. “Sai come dovrebbero chiamarti?”

“Come? Mangia...pedine?”

 

Harry si alzò e si allontanò, di un rosso vivo. Poi andò a sedersi vicino ad Hermione, che divenne un perfetto camaleonte: assunse lo stesso colorito delle guance del ragazzo.

Dopotutto, stavano passando un bel Natale, mentre tutto lasciava presagire che non lo sarebbe stato. Ginny, infatti, era stata cupa e mogia per la maggior parte del tempo anche dopo la visita di Hermione, ed era stata dura giustificarla ad Harry e Ron tralasciando il fatto Malfoy. L’amica aveva semplicemente spiegato che Ginny era stressata dal troppo studio. La scusa non avrebbe retto durante i giorni di festa, che non comprendevano il lavoro, ma per fortuna proprio in quel periodo Gin si era ripresa, anche grazie al sostegno morale di Hermione e quello, seppur diverso, di Harry e Ron.

Soprattutto Harry...

 

Hermione, pochi giorni prima della vigilia, aveva tirato da parte il ragazzo (con molta fatica, mentre Ginny, ignara, tratteneva Ron con le domande su cosa avrebbe desiderato per Natale) e gli aveva parlato.

“Harry, senti... avrai notato che da un po’ Gin non è più la stessa.”

“Be’, certo, ma... credevo che fosse perchè era stressata! Non è questo il motivo?”

“Oh, no,... è diverso. Ma... non posso dirti la verità. Solo che è qualcosa di traumatizzante ma che Ginny potrà superare solo grazie a te e a Ron.”

“Hermione, ma se tu mi dici questo, io devo sapere!”

“No, non puoi sapere. Mi dispiace. Andrei contro ad una promessa che ho fatto a Gin.”

“Ma ci stai già andando contro, parlandomi!”

 

“Solo in parte. Ascolta, ti prego... devi fidarti di me. Pensando che è semplicemente stanca, probabilmente vi comportereste come sempre con Gin, e invece lei ha bisogno di più premure, affetto... insomma, sforzati, ti prego, di starle più vicino.”

“Ma perchè parli solo a me? E Ron? E’ suo fratello, non ha diritto di sapere? Ne ha anche più di me!”

Con la sua risposta, Hermione chiese mentalmente scusa a Ron, che si vedeva costretta ad offendere.

 

“Sì, ma... sai com’è Ron, no? Vorrebbe ad ogni costo che gli rivelassi il motivo del disagio della sorella, e pur di saperlo sarebbe anche capace di andarglielo a dire.”

“Già.” Sospirò Harry. Hermione avrebbe quasi voluto che la contraddicesse. Povero Ron! “Be’, Herm... mi trovo d’accordo con te. Grazie di avermelo detto.”

“Figurati.”

Mentre Harry se ne andava, Hermione si sentì un’ipocrita. Aveva tradito Ginny e offeso Ron, ingiustamente, e loro le avevano dato fiducia, sempre.

 

Ma lo aveva fatto con un motivo. Semplicemente si sentiva in dovere di avvicinare Harry a Ginny, soprattutto perchè aveva un senso di colpa difficile da sopportare. Gin stava attraversando un momento difficile e aveva bisogno di un’amica sincera, e lei non lo era, perchè non le aveva detto che era semplicemente persa di Harry. E questo significava, ogni volta che parlavano di lui, mentire spudoratamente.

 

Perciò, con il far avvicinare Harry a lei, Hermione si sentiva un po’ meglio (riguardo all’amicizia), seppur soffrisse anche di più (riguardo all’amore).

Nei giorni seguenti Harry era stato molto premuroso; quando Ginny non se la sentiva di uscire dalla camera, le portava la colazione (o meglio, la preparava, e Hermione gliela portava, dato che i ragazzi non potevano salire nel dormitorio delle giovani; e ogni volta si sorbiva i sospiri e la piccola gioia di Ginny quando veniva a conoscenza di colui che le aveva preparato la colazione), le stava vicino, le parlava di più, l’aiutava con i compiti...

 

Per Natale le aveva donato una splendida collanina che si illuminava di mille colori quando colei che la portava era felice. Rispecchiò l’arcobaleno quando Ginny, appreso di chi era il regalo, se la infilava al collo.

Ron aveva ricevuto una nuova scacchiera, ultimo modello (regalo per il quale avevano messo insieme i risparmi Hermione, Harry e Ginny) e aveva sfidato l’amico ad una serie di sfide da lui sempre vinte, mentre la Weasley era sprofondata sulla poltrona ed Hermione era seduta accanto ai due.

 

Ginny, proprio quella sera, aveva chiesto ad Hermione, per la millesima volta: “Ma perchè si comporta così? Perchè tutt’un tratto?”

“Si sarà accorto che stai male e, capendo che ti sentiresti a disagio a spiegare il motivo, tenta di starti accanto.”

“Ma come ha fatto ad accorgersene? Perchè proprio lui e, che ne sò, non Ron?”

“Eh, Gin... Se l’amour!” completava Hermione facendo arrossire di gioia l’amica.

Già, l’amore... la più grande magia, che muoveva l’universo e le azioni di ognuno. Ma lei si vedeva costretta a tentare di eliminarlo, per non far soffrire se stessa e gli altri. Ma era davvero la strada giusta?

 

 

 

 

Ringrazio (precedentemente non l’ho fatto ma dovevo):

 

Hermione91

 

Rowan_MayFair

 

Marco

 

Edvige

 

Miki84

 

Pallina

 

Fede

 

Emma

 

Cry_cre

 

Aletheangel (lo saprai...alla fine! Anche se leggendo fra le righe si possono già capire...)

 

HermioneCh

 

Patty (la tua è la più bella recensione che abbia mai avuto! Grazie!)      

 

 

 

 

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