Monster

di irene862
(/viewuser.php?uid=101953)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pitturiamo? ***
Capitolo 2: *** Rabbia ***
Capitolo 3: *** Curiosità e ... danza! ***
Capitolo 4: *** Le parolacce non si dicono! ***
Capitolo 5: *** CHAMPS ELYSEES ***
Capitolo 6: *** Monster ***
Capitolo 7: *** Suspense ***



Capitolo 1
*** Pitturiamo? ***


Pitturiamo?

Pitturiamo?

 

“Sei proprio sicura Hailie?” le domandai per l’ennesima volta

“Si, Holly. Sicurissima” rispose scocciata

“Molto bene. Andremo subito! Preparati, si esce a comprare il materiale” l’avvisai uscendo dalla stanza con un sorriso  “Avvisa Lainy e chiedile se vuole venire con noi, anche se, per la sua camera, abbiamo già acquistato tutto settimana scorsa”

A me toccherà la parte difficile … farlo sapere a tuo padre!

Percorsi veloce il lungo corridoio che portava all’ala est della tenuta. Lo avrei trovato, come al solito, rinchiuso nel piccolo studio di registrazione intento a ideare e comporre nuova musica.

Era assurdo come quella villa fosse vasta e provvista di tutto. Era una proprietà immensa perché oltre all’immobile, che constava di centinaia di metri quadrati, vi erano anche un campo da basket, una piscina, un piccolo laghetto artificiale, un sproporzionato giardino e l’area del gazebo, dove si poteva cucinare all’aperto. Insomma ci si poteva benissimo perdere.

Assurdo!

Scossi la testa e mi accorsi di essere arrivata a destinazione. Mi avvicinai alla porta e respirai a fondo.

Lui detestava essere disturbato mentre lavorava, lo sapevo bene. Era stato intransigente sulla questione fin dall’inizio, le poche volte che mi ero azzardata a disturbarlo per chiedergli consensi o pareri mi ero dovuta sorbire una sceneggiata lunga dall’Egitto al Canada.

Ma questa volta era diverso, ero giustificata. Si trattava delle sue figlie e anche su questo punto era stato più che lineare.

Ogni spostamento, ogni decisione, ogni inconveniente, pensiero o desiderio che riguardasse le sue figlie lui voleva esserne informato. Anzi era mio dovere tenerlo aggiornato, un obbligo a cui non potevo sfuggire.

Presi un altro respiro profondo e bussai alla porta. Mentre aspettavo che venisse ad aprire notai la musica che soffusa proveniva dalla stanza.

“E’ aperto!” abbaiò la sua voce

Misi la mano sulla maniglia e la piegai, aprendo così la porta. Feci qualche passo ed entrai all’interno.

“Maledizione Holly, quante volte ti ho detto che non voglio essere disturbato mentre lavoro? Cos’è? Sei sorda, per caso?”

Il suo tono arrabbiato mi investì prima ancora di ritrovarmelo di fronte. Mi fissava con sguardo glaciale, le sopracciglia inarcate, le labbra ridotte ad una linea dura e le mani posate sui fianchi.

No stronzo, non sono sorda!

Pensi che se non fossi stata costretta sarei venuta qui? Meno vedo la tua faccia incazzosa meglio sto!

“Mi dispiace disturbarla Sig. Mathers, non lo avrei fatto se non fosse stato necessario” risposi senza abbassare lo sguardo e con un tono neutrale

“E smettila di chiamarmi Sig. Mathers … mi fai sentire più vecchio di quel che sono. Sono Marshall, hai capito?”

Annuì solamente. Non vedevo l’ora di poter uscire e di potermi richiudere quella dannata porta alle spalle.

“Smettila di aggredirla, EM” si intromise una voce profonda

Questa voce la conosco!

“Dre!” esclamai non appena lo vidi e senza degnare il padrone di casa di ulteriori attenzioni mi fiondai ad abbracciarlo

“Ciao tesoro!” mi salutò sorridendo “Non farci caso… è in quel periodo del mese!” aggiunse ad alta voce in modo da farsi sentire dall’amico

“Fottiti, Dre!” replicò stizzito

Lui replicò con un sorriso ironico

Mi allontanai dal quel corpo massiccio e muscoloso con un sorriso sincero sul viso.

Menomale che ci sono lui e le bimbe, altrimenti chi lo sopporterebbe lo stronzo!

“Non sapevo fossi qui” dissi guardando Dre

Per me quell’uomo era come un padre adottivo, uno zio che mi viziava, un amico su cui poter sempre fare affidamento. Un vero punto fermo.

“Sono arrivato presto, stamattina, per supportare gli sproloqui musicali del tuo datore di lavoro” mi spiegò lui accarezzandomi il capo

“E come sta andando?”  domandai curiosa

“Siamo ad un punto morto” rispose sorridendo

“Ma prego continuate pure! Volete anche the e pasticcini?” si intromise il diretto interessato avvicinandosi a noi “Che cosa vuoi Holly?” domandò seccato rivolgendosi a me

Ogni volta i suoi modi riuscivano a mandarmi in bestia. Mi irritava il suo modo di fare, il modo in cui mi trattava e il tono seccato, svogliato o arrabbiato che usava. E lui lo sapeva molto bene, lo faceva apposta.

Ti diverti a farmi infuriare eh, stronzo?

Ma non temere prima o poi lo trovo il coraggio di gonfiarti la faccia di botte!

Con la coda dell’occhio vidi Dre sollevare lo sguardo al cielo e guardare il suo amico un poco infastidito. Ma io, ormai, ero abituata ai suoi modi e pur volendo con tutta me stessa rispondergli per le rime non lo feci.

“Ero venuta a dirle … a dirti che io ed Hailie stiamo uscendo. Andiamo al centro commerciale, a prendere il materiale per dipingere la sua cameretta” risposi con tono distaccato

“E’ sempre convinta di volerla di quei colori e design terrificanti?” domandò inarcando un sopracciglio

Annuì e sorrisi   “Non sono terrificanti. Sono colori scuri legati allo stile dark-gothic-rock di cui si è invaghita” spiegai

Sbuffò seccato della mia spiegazione e guardandomi ancora a lungo aggiunse “Scommetto che c’è il tuo zampino in questa storia!”

Sentì la risatina ironica di Dre, alle mie spalle poi lui scuotendo la testa continuò

“Le fai ascoltare tutta quella musica orribile che piace tanto a te e me la stai traviando! Spero le passi presto. Vi serviranno dei soldi immagino”

Annuì ancora  “Si, esatto anche se non so bene quanti in realtà. Per Lainy abbiamo speso solo trecento dollari ma ritengo che i colori scelti da Hailie siano un poco più costosi. In compenso risparmieremo sugli attrezzi”

Tentai di sorridere e di dimostrarmi allegra ma il mio tentativo finì direttamente nel cesso dato che lui non sembrò nemmeno notarlo. Si frugò tra le tasche e ne estrasse una carta di credito

“Prendi. Dovrebbe essere sufficiente” e me la porse

“Grazie” risposi

Ero quasi alla porta quando la sua voce mi fermò  “Lainy non viene con voi?”

Mi voltai nella sua direzione  “Ho chiesto ad Hailie di domandarglielo ma non penso voglia venire. Non ama molto questo genere di faccende e poi sta leggendo il suo nuovo romanzo” risposi sorridendo felice

Hailie era una ragazza curiosa, simpatica e spiritosa. Piena di vita e sempre sorridente. Adorava fare bricolage e simili. Ascoltava moltissima musica e amava sperimentare stili diversi.

Sua sorella Lainy era quasi l’esatto opposto. Era timida e riservata, estremamente dolce. Adorava leggere e studiare. Vestiva con colori pastello ed era sempre di buon’umore.

Io le adoravo entrambe. Era uno spasso per me passare il tempo con loro, non era solo un lavoro. Mi ci ero affezionata fin da subito ed ora le consideravo un po’ come le mie figlie.

“Hey, Holly cosa ne pensi?” mi domandò Dre con un sorriso accennando al sottofondo

Rimasi qualche secondo in silenzio ad ascoltare la musica poi con tono meditabondo risposi  “Di primo impatto ti direi che non è malvagia. Il ritmo dei bassi mi piace molto … ma lo sai … non me ne intendo come voi” gli lanciai un bacio al volo e sorrisi chiudendo la porta alle mie spalle.

 

 

 

 

 

“Holly, penso vada bene questo” le sentì dire mentre accovacciata sulle gambe guardava con attenzione una sfilza di varietà di viola.

Mi avvicinai, abbassandomi anche io, per visionare il colore scelto. Stavo per annuire quando venni colpita e travolta in pieno da un uomo dal fisico gigantesco.

“Oh mi scusi … non l’avevo vista”

Alzai la testa pronta a dirne quattro a quel tipo quando mi accorsi di conoscere quello sguardo.

“Jared?” domandai alzandomi

“Holly?”

Annuì sorridendo e un momento dopo ci buttammo l’uno tra le braccia dell’altro.

“Cosa diavolo ci fai qui? E’ una vita che non ci vediamo … che fine hai fatto?”

“Holly? Stai bene?”

Solo in quel momento mi ricordai di essere con Hailie, così sorridendo la rassicurai.

“Sto bene, tesoro. Questo è Jared un mio vecchio amico” le dissi presentandolo “Jared, lei è Hailie. Sono la sua tata.”

“Davvero? Quindi hai smesso di lavorare in quel pub orribile? Menomale” disse tutto d’un fiato  “Ma lasciati guardare un po’ … stai una favola, bambola!”

Scoppiai a ridere mentre lui con una mano sul mio braccio mi faceva girare su me stessa in modo da ammirarmi meglio.

“Grazie, Jared” risposi con un sorriso imbarazzato “Anche tu sei un super-fusto!”

“Hey, io lo sono sempre stato!” ribatté con una punta d’orgoglio

Hailie continuava a spostare lo sguardo da me a lui mentre seguiva interessata la nostra conversazione.

“Come mai sei qui? Acquisti?” domandò lui con un sorriso

Annuì sempre sorridendo “Si, esatto. Dobbiamo ridipingere la sua cameretta e siamo venute ad acquistare il materiale. Tu invece?”

Sorrise e si passò una mano tra i capelli quasi fosse in imbarazzo  “Mi sono appena trasferito, poco lontano e purtroppo mi sono reso conto che il mio nuovo appartamento necessita di qualche piccola riparazione. Sono venuto in cerca del materiale adatto, anche se ti confesso che non ci capisco un fico secco di questa roba” rispose sollevando le spalle

Scoppiai a ridere e così anche Hailie.

“Per fortuna ci hai incontrate … oggi è il tuo giorno fortunato cowboy!” esclamai pavoneggiandomi un poco  “Perché si dà il caso che le due ragazze qui presenti siano appassionate di questa roba!” ribattei sorridendo mentre Hailie annuiva decisa

“Orsù, allora … mie care professioniste … mostratemi la via” replicò lui in tono scherzoso

 

 

 

Passammo un paio d’ore a girovagare per l’intero negozio con lui e il suo carrello che si riempiva sempre più. La sua lista di accessori e utensili sembrava non finire mai, era ormai sera quando riuscimmo ad arrivare alla fine.

“Bene, penso ci sia tutto” disse Hailie scorrendo la lista per l’ennesima volta e ricontrollando il materiale impilato nel carrello.

“Perfetto! Non so come avrei fatto senza di voi … mie eroine!” replicò Jared con un sorriso denso di gratitudine

Sorrisi anche io e spingendo il nostro carrello mi avviai verso la cassa.

Eravamo fuori con entrambi i carrelli quando il cellulare di Hailie prese a suonare.

“E’ papà” mi avvertì poco prima di rispondere

“Sono contenta di averti rincontrato, Jared” dissi accostandomi all’auto con il pesante carrello

“Anche io, molto” rispose sorridendo “Avevo quasi perso la speranza di poterti rivedere. Sei sparita nel nulla tutto d’un colpo”

Annuì ritornando con il pensiero a quel periodo davvero poco felice  “Hai ragione ma ho avuto dei casini familiari. Ho avuto un bel po’ di problemi e ho perso la testa. E’ passato del tempo ma non avere nessun famigliare in vita che ti possa aiutare è dura” gli confessai

La sua espressione cambiò subito e divenne dolente  “Mi spiace molto Holly, non lo sapevo”

“Tranquillo … ora sto meglio” replicai con un sorriso sincero

Un strano flash mi fece voltare e solo allora mi accorsi dei due paparazzi che continuavano a scattare foto verso di noi.

“Oh maledizione! Mi spiace” commentò Jared seguendo il mio sguardo e notando anche lui solo allora i fotografi   “E’ colpa mia… devono avermi seguito!”

“Hailie?” la chiamai a gran voce dato che non era più visibile.

La sua testolina fece capolino dietro l’auto e quando si avvicinò a me le vidi un’espressione tesa e dispiaciuta.

“Tesoro, cosa c’è?” domandai colpita

“E’ per papà … è veramente arrabbiato!” rispose guardandomi e posando lo sguardo anche su Jared

“Beh, ne parliamo non appena abbiamo caricato tutta questa roba in auto” risposi accarezzandole il capo “Su, coraggio … dammi una mano”

“Lasciate che vi aiuti” si offrì Jared, galante

“Ma … e i paparazzi?” gli domandai voltandomi verso di lui

“Pazienza” replicò stampandomi un bacio sulla guancia  “Forza e coraggio” aggiunse facendo l’occhiolino ad Hailie che sorrise felice.

In pochi minuti e solo grazie all’aiuto di Jared riuscimmo a caricare tutto in auto. Ci salutammo velocemente con baci e abbracci e veloce risalì in auto.

Prima di andarmene io e Jared ci scambiammo il numero di cellulare.

 

 

 

 

 

Non appena entrammo in casa una furia dai capelli biondi ci investì in pieno.

“Perché cazzo ci avete messo tutto questo tempo? Dove diavolo siete andate a prenderlo questo materiale, in Lapponia?”

Non mi diedi nemmeno la pena di rispondergli e rivolgendomi ad Hailie che se ne stava in piedi semi-nascosta dietro di me dissi

“Haily tesoro, porteresti questo in camera tua. Io ti raggiungo subito” le passai un fustino di pittura

La vidi annuire in silenzio e percorrere il lungo corridoio diretta in camera sua. Mi voltai per ritornare verso la macchina e cominciare a scaricare gli altri fusti di pittura mentre lui continuava a sbraitare, seguendomi come un’ombra.

“Abbiamo fatto un pò tardi. Tutto qui. Rilassati Marshall” dissi ad un certo punto rivolgendomi a lui per la prima volta

“Non dirmi di rilassarmi, Holly. Non ti permettere! Avete fatto molto più che un pò tardi” rispose scimmiottando le mie parole  

“E’ ora di cena! Siete state via per più di cinque ore. Ero preoccupato, maledizione!” continuò senza accennare ad aiutarmi con la pittura

“Stiamo bene. Hailie sta bene, io sto bene.”

“Non ero preoccupato per te ma per mia figlia!” sibilò velenoso  “Di te non potrebbe importarmene di meno!”

Sollevai la testa di scatto limitandomi a fissarlo a lungo senza rispondere poi ignorandolo, come meritava, mi limitai a chiudere l’auto e trasportare l’ultimo fusto di colore in casa. Mi diressi verso camera di Hailie con il suo sguardo rabbioso sulla nuca.

“Papà ti ha sgridato?” mi domandò Haily non appena entrai

Sorrisi e le accarezzai il capo mentre i suoi occhietti tristi fissavano il mio viso

“Solo un pochino” risposi con un sorriso

Non le dissi che oltre ad avermi sgridato era anche riuscito a ferirmi, come ogni benedetta volta. Non le dissi della mia voglia di rispondere a tono né della mia legittimissima voglia di riempirlo di botte.

“Quando iniziamo?” mi domandò Haily dal bagno dove stava lavandosi le mani

“Direi fra un paio di giorni. Dobbiamo controllare tutto il materiale e provare il colore” risposi osservando con attenzione la sua cameretta

Sorrisi e la presi per mano “Ora vieni. Scendiamo per cena altrimenti papà si arrabbia di nuovo”.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Rabbia ***


Rabbia

… rabbia …

 

 

Ed eccolo lì di nuovo, quel suo sguardo fermo e pieno di quel qualcosa che ancora non ero riuscito ad identificare.

Non avevo mai visto occhi come i suoi. Così limpidi, così luminosi e … pieni. Era come se potessero racchiudere tutta la sua essenza, tutto ciò che era e che sentiva. Erano specchi che, chissà come, riuscivano a trasmettere quello che provava. Che fosse solo rabbia o dolore, gioia o allegria lei li lasciava trasparire da quel suo sguardo incurante di tutto il resto.

Incurante di me e di quello che provocava dentro di me.

Incurante del contraccolpo che sentivo allo stomaco ogni volta che mi fissava e che guardava nei miei di occhi.

Incurante del fatto che riusciva a pietrificarmi senza che io potessi fare alcunché.

Incurante e sfacciata.

Incurante, sfacciata e molesta.

Incurante, sfacciata, molesta e terribilmente … terribilmente bellissima.

 

Mi passai una mano fra i capelli e li tirai un poco.

Come diavolo riusciva a farmi sentire in colpa quando solo un secondo prima ero incazzato nero con lei? Perché?

Scossi la testa e rientrai in sala da pranzo dove Lainy era seduta composta a tavola e stava leggendo il suo libro. Sorrisi e avvicinandomi le carezzai il capo.

“Dove sono Hailie ed Holly” mi chiese alzando il capo

“Scenderanno a breve” risposi recuperando in fretta il mio malumore

Perché ci avevano messo così tanto? E perché non mi avevano avvisato?

Quando ero uscito dallo studio, tre ore dopo la loro partenza, mi aspettavo di trovarle in camera a sistemare gli acquisti magari con Lainy che faceva da paciere tra le due e i loro scherzosi battibecchi. Invece avevo trovato la loro camera vuota, Lainy alla finestra con sguardo preoccupato e nessuna traccia di loro.

Avevo atteso, impaziente, un’altra ora e poi le avevo cercate chiamando sul telefono di Hailie.

Mi sedetti a tavola e sbuffando come una locomotiva.

Perché diavolo adesso impiegano tanto tempo?

Le sentì scendere le scale chiacchierando e mi preparai ad un altro scontro.

 

****************************

 

“E’ questo il motivo per cui hai fatto tardi?” sbraitai entrando in salotto dove sapevo trovarvi Holly

Avevo in mano uno stupido giornaletto di gossip, appartenente ad Hailie, su cui per caso avevo posato lo sguardo. Ed in prima pagina capeggiava una foto di Holly con un tizio, di bell’aspetto, mai visto prima.

“Marshall” rispose lei sorpresa e colpita

Ero una furia. Non solo avevano fatto tardi facendomi preoccupare a morte ma il ritardo era dovuto al fatto che lei stesse pomiciando con un tizio qualsiasi? Inammissibile!

Le lanciai violentemente quel giornaletto addosso e con rabbia continuai “Allora? Pretendo una spiegazione, Holly!”

Lei mi guardò per un altro paio di secondi e poi aprì il suddetto giornale. Un lampo di chiarezza passò nei suoi occhi e poi finalmente alzò la testa, pronta a rispondere

Non le diedi il tempo di fare nulla. Non avevo intenzione di ascoltare menzogne o scappatoie. La aggredì nuovamente

“Come ti sei permessa di esporre Hailie a questa porcheria? Ai giornalisti, eh? Sai quanto tengo e quanto mi impegno perché lei sia sempre protetta da questa spazzatura e da quegli avvoltoi di giornalisti di merda. Lo sai?”

Stavo gridandole ferocemente addosso e non riuscivo a pensare ad altro se non a quella foto.

“E tu, durante una commissione, fai la cretina con un tizio e finite in prima pagina! Che cazzo ti salta per la testa?” non le diedi il tempo di rispondere e continuai “E’ per questo che avete fatto tardi? Perché tu avessi il tempo di pomiciare e fare i porci comodi tuoi con ‘sto tizio?”

“Marshall, non è successo …” tentò di dire lei

Le strappai il giornale di mano e continuai ringhiando “Noi qui a preoccuparci e tu te la stavi bellamente spassando! Come ti è passato per la testa, eh? Ce l’hai un cervello?”

Lei continuava a guardarmi fisso mentre vedevo, secondo dopo secondo, i suoi occhi ingrandirsi ed incupirsi per le parole che velenose uscivano dalla mia bocca

“E mia figlia era assieme a te!” proclamai gridando e, stracciando il giornale in mille pezzi, lo gettai a terra rabbioso  “E tu facevi i cazzi tuoi!!!”

Mi avvicinai arrivandole a pochi respiri dal viso e con buia rabbia le sibilai

“Non ti permettere di comportanti in questo modo mai più! Mai più, mi hai sentito Holly?” le presi un braccio e la scossi con forza  “Chi è questo tizio? Cosa ci fa così vicino a te e all’auto? E dov’era mia figlia mentre tu te la spassavi con questo stronzo?”

La vidi impallidire ed i suoi occhi riempirsi di qualcosa di molto vicino alla rabbia e all’indignazione

“Lasciami immediatamente il braccio, Marshall. Mi stai facendo male” sibilò senza scostarsi da me e trattenendo lo sguardo nel mio

“Rispondimi immediatamente altrimenti…”

“Altrimenti cosa?” mi interruppe lei  “Coraggio, cosa mi fai? Mi urli addosso spropositi ed insulti? Mi aggredisci fisicamente? Mi manchi di rispetto denigrando me ed il mio lavoro?”

Mi stupì un poco della sua risposta ma, naturalmente non lo diedi a vedere. Le lasciai il braccio senza però allontanarmi. La mia rabbia era un poco scemata ma non si era di certo esaurita.

“Altrimenti cosa?” continuò ancora lei “Hai insultato me e la mia professionalità, lasciandoti guidare da fantasiose ed irreali speculazioni, senza tener conto di nulla. Non mi hai lasciato spiegare cosa sia realmente accaduto e mi hai aggredito verbalmente in maniera vergognosa! Cos’altro potrai mai farmi, Marshall? Eh?”

Era livida e tremava un poco. Sicuramente tremava di rabbia perché non era nemmeno lontanamente spaventata come mi aspettavo sarebbe stata.

Aveva tirato fuori una forza ed una determinazione che in rarissime occasioni aveva dimostrato ed ora mi fissava immobile e con quei suoi occhi colmi solo di furia.

Continuavo a guardarla senza proferire parola e senza accennare a fare nulla mentre lei era di fronte a me, immobile, vicinissima. E finalmente la ragione tornò a sopraffare quella rabbia crudele.

La trovai magnifica in quella sua giusta collera, splendida e terrificante come la paura, ugualmente forte e determinata. I miei occhi si riempirono di lei, del suo fiato caldo, del suo corpo tremante.

La trovai affascinante come la notte, luminosa e silenziosa come le stelle.

La trovai irresistibile ed eccitante. Perfida e bellissima vestita con nient’altro che quella sua giusta indignazione.

Mi ritrovai a corto di parole e di pensieri. Volevo solo stringerla a me e baciare quelle labbra rosse e piene.

Lei dal canto suo, ignorando quali torbidi pensieri correvano nella mia mente, mi diede un’ultima occhiata nauseata e lasciò la stanza in silenzio.

 

***********************

 

 

Avrei voluto stringerla e farle male. Stringerla con forza e farla gridare e farla piangere.

Avrei voluto poterla toccare e racchiuderle i polsi tra le mani.

Avrei voluto spingerla con rabbia contro il muro e tenerla ferma fino a farla urlare di dolore.

Avrei voluto sentirla sotto di me con il mio corpo a pesarle addosso.

Avrei voluto chiuderle quella dannata bocca e bendarle quel suo sguardo ostile.

Avrei voluto passare le mie dita su quel viso graffiando via tutta quella sua terribile bellezza.

Avrei voluto strattonarle le spalle e levarle a forza quella sua irresistibile dignità ferita, quei suoi occhi scavatori dell’animo umano, quelle sue piccole mani delicate, quella sua bocca rossa sempre piena di gentilezza.

Avrei voluto poter fare tutto questo ma la ragione è tornata a sopraffarmi.

Ora mi sento svuotato di tutto e paziente attendo che qualcosa o qualcuno torni a riempirmi.

Vorrei esser colmo della sua gentilezza invece che della mia diffidenza.

Vorrei esser colmo della sua tenerezza e cortesia invece di questa ira folle ed incontrollata.

Vorrei esser colmo di tutte quelle sue spaventose buone qualità e scambiarle con qualche mia stupefacente cattiva dote.

Vorrei esser colmo della dolcezza dei suoi tratti e dei suoi modi e svuotarmi di questi miei tratti e modi spigolosi e crudeli.

Vorrei esser colmo di lei, della sua pienezza, e riempirla di me, della mia vuotezza.

Vorrei svuotarmi di tutto ciò che sono e farmi riempire, da mani piccole, gentili e delicate, di tutto ciò che è lei.

 

 

… se solo non fossi pieno di tutta questa rabbia...

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Curiosità e ... danza! ***


Curiosità e ... danza!

Curiosità e … danza!

 

 

 

Quella notte non riuscivo proprio a prendere sonno, e dopo essermi rigirata nel letto tentando di costringermi a prender sonno, mi alzai d iniziai a camminare, per qualche minuto, per la stanza.

A volte aiuta…

Niente! Dopo più di 20 minuti del sonno nemmeno l’ombra.

Sbuffai seccata e, facendo attenzione a non fare tropo rumore, mi avventai sulla maniglia della porta per uscire fuori in corridoio.

Magari un po’ di latte caldo mi aiuterà …

Ero così concentrata sul fatto di voler riprendere sonno che non mi accorsi di aver sbagliato strada.

Stavo percorrendo un corridoio che non riconoscevo e fui subito presa dal panico. Una fioca luce illuminava il tutto e camminando lentamente mi avvicinai ad essa. Mi accostai ad una porta di legno chiarissimo ma la trovai chiusa. Sbuffando mi guardai ancora attorno per qualche secondo quando poi un lampo di comprensione mi colse.

Quelle stanze erano sempre chiuse a chiave e il loro accesso era severamente proibito a tutti tranne che a lui.

Al proprietario della casa.

Avevo chiesto sia ad Hailey sia a Lainy notizie su quell’area della casa ma anche loro mi avevano riportato le esatte parole del mio “Boss”.

L’accesso a quelle camere e a quella zona della villa era precluso.

La curiosità, si sa, è donna. Mi ero ritrovata spesso a fantasticare su cosa nascondessero quelle particolari stanze, e quella notte ebbi la mia risposta.

Una donna molto poco vestita, truccata e leggermente alticcia barcollando aveva raggiunto una di quelle stanze e aprendo la porta era scivolata all’interno. Probabilmente il Boss, utilizzava quell’area per il suo piacere personale, tenendolo però ben lontano dalle sue bambine.

Inizialmente quel pensiero mi aveva disgustato ma poi ripensandoci a mente lucida avevo convenuto che era la soluzione migliore. Le bambine avevano entrambe il vizio di entrare in camera mia senza bussare, e giustamente senza malizia alcuna lasciavano la loro porta aperta. Quindi lui si era voluto assicurare che non vedessero spettacoli spiacevoli con i loro occhi innocenti e che la sua vita extra-papà non interferisse con quella quotidiana.

Non permetteva a nessuna delle sue “amiche” di incontrare Hailey o Lainy. Era intransigente su questo. Dovevano passare inosservate, non dovevano farsi sentire né tantomeno vedere.

Erano fantasmi di una notte.

La mattina dopo non c’erano più, il loro pernottamento accuratamente cancellato. Naturalmente non feci parola dell’incontro di quella notte né con le bambine né con il padrone di casa.

Mantenni il segreto.

 

 

 

 

 

“Holly tu sai ballare?” mi domandò Lainy inaspettatamente

Eravamo sedute tutte e tre al tavolo mentre le aiutavo a fare i compiti di scuola.

“Mhmh … non molto” risposi veloce  “Perché?”

“Beh … non ti arrabbiare … ma l’altro giorno passando davanti alla tua camera ti ho visto … e stavi … beh … ballando” la sua voce era esitante

Forse pensava di essere in difetto ma non lo era affatto. Non ero arrabbiata così le sorrisi dolcemente

“Non sono arrabbiata. Si, stavo facendo qualche giravolta”

“Allora sai ballare” esclamò Hailie che aveva seguito il discorso facendo finta di studiare

Sollevai un sopracciglio e sospirai  “Ve l’ho detto… non molto. Mi ha insegnato mia madre … lei era bravissima”

“Davvero?”

Annuì sorridendo al ricordo di lei, dei suoi insegnamenti e delle giornate passate a danzare insieme

“Aveva imparato da bambina e mi ha insegnato qualcosina”

“Facci vedere” esclamò ancora Hailie

“Si, si. Facci vedere” ripetè Lainy

“Non mi sembra il caso, ragazze. E poi stiamo facendo i compiti” risposi in tono severo

“Ti prego Holly … solo un pochino”

“Si, si. Solo qualche passetto” mi pregarono ancora, in coro

Sorrisi e scuotendo la testa annuì  “Però ho bisogno di una stanza grande e di un po’ di musica”

Le vidi sorridere felici e prendendomi per mano mi portarono veloci al piano di sopra davanti alla porta di una stanza in cui non ero mai entrata.

“Qui, va bene” dissero insieme aprendo la porta

La stanza era completamente vuota, priva di mobili, di tappeti o altri oggetti. Le finestre erano spoglie e sprovviste di tende. Il pavimento era in parquet e il soffitto sprovvisto di lampadario. La stanza era illuminata dalla sola luce naturale, che entrava da due grandi finestre.

 

http://www.youtube.com/watch?v=TWPHgcM0-AE

 

“Aspettatemi qui” dissi loro correndo a prendere il mio cd preferito

Quando tornai le trovai sedute a terra nell’angolo più lontano. Entrai lasciando la porta accostata, posai lo stereo a terra inserendo il cd con il quale mia madre mi aveva insegnato a danzare. Premetti il pulsante facendo partire la sua canzone preferita.

Le note di quella canzone si diffusero subito in tutta la stanza così presi un respiro profondo ed iniziai.

Allargai le braccia, mi alzai sulle punte e mi lasciai trasportare da quelle note così dolci e allo stesso tempo così entusiaste.

Giravolte, salti e movimenti sciolti. Mi muovevo con grazia ed eleganza proprio come mi aveva insegnato lei.

Danzo. Sto danzando.

Sorrisi e la mia mente si riempì del ricordo di mia madre, della sua voce, dei suoi consigli e delle sue lezioni.

Sorridi Eve. Sorridi sempre perché la danza è Alegrìa.

Ed io sorrisi.

Sentì la sua voce nella testa. I miei movimenti erano lenti e veloci, dolci ed impetuosi. Salti e giravolte si rincorrevano. Passi lunghi e brevi, poi passi veloci e lenti. E ancora salti e saltelli.

Più sciolta Eve.

Più aggraziata … devi volare non solo danzare.

E così feci. I miei movimenti si fecero più sciolti e meno tesi, le mie movenze più aggraziate.

Giravolte, salti e movimenti non erano più solo quello … erano felicità, risate … erano Alegrìa.

Passo dopo passo sentivo di essere più leggera ed in sintonia con la musica. Muovevo le braccia e il busto con sensuale decisione.

Sorridi Eve. Sorridi sempre perché la danza è Alegrìa.

E divenni io stessa Alegrìa.

Divenni energia, forza e grazia assieme.

Divenni fuoco ed acqua, cielo e terra. Ero mossa solo dal soffio del vento.

Sorridevo percependo nella testa la risata argentina di mia madre, la sua musicalità.

Brava Eve.

Sorridi sempre.

Sii Alegrìa.

Sorridevo felice insieme a mia madre. Danzavo assieme a lei nell’immobilità del tempo, nella gioia del suo sorriso, nella luce dei suoi occhi.

Muovevo le braccia in avanti e in alto creando strane figure. Le gambe piegate e sollevate. Il busto ondeggiava da una parte all’altra, in armonia. Il capo seguiva tutti quei movimenti senza esitare.

Giravolte, spaccate, salti e piegamenti.

Tutto quello era danza. Tutto quello era Alegrìa.

 

 

Quando smisi di volteggiare avevo ancora un sorriso raggiante stampato in volto, il mio petto si alzava e si abbassava impetuoso mentre qualche goccia salata scendeva timida dai miei occhi.

“Sei stata bravissima Holly!” esclamarono contentissime entrambe

Mi affrettai ad asciugarmi quelle lacrime, tornando con la mente ed il corpo in quella stanza, in quel tempo … lontano da mia madre.

Si alzarono e mi corsero incontro abbracciandomi contente.

“Sei stata meravigliosa … vero papà?” domandò Hailie con innocenza

Papa?

“Assolutamente!” esclamò la sua voce

Quando mi voltai lo trovai appoggiato alla porta con le braccia conserte mentre il suo sguardo correva per tutto il mio corpo, dal viso sino ai piedi. Nei suoi occhi non lessi altro che ammirazione, sorpresa e compiacimento persino.

“Sei davvero molto brava, Holly” disse avvicinandosi a noi

Mi sentì arrossire d’imbarazzo e con la coda dell’occhio vidi la figura di mia madre sorridere raggiante, mandarmi un bacio e sparire nel nulla.

“Grazie” pigolai arrossendo

“Papà voglio iscrivermi ad un corso di danza” cominciò a dire Hailie andandogli quasi sotto al naso

“Anche io zio” le fece eco Lainy

“Vedremo” rispose lui senza distogliere il suo sguardo dal mio  “Vedremo”

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Le parolacce non si dicono! ***


Le parolacce non si dicono!








Le parolacce non si dicono!

 

“Dovresti smetterla di dire tutte queste parolacce!”

“Dovresti smetterla di farti i cazzi miei!” le scimmiottai in risposta

“Non mi sto facendo i caz- i fatti tuoi! Ti sto solo consigliando di smetter-“

“Smettila di consigliare!” ringhiai avvicinandomi serio “Non ti pago per consigliarmi”

Lei sollevò il mento, assottigliò lo sguardo e rispose con rabbia appena trattenuta  “Hailie, ieri sera, mi ha chiesto cosa significa lurida troia del cazzo! Dove pensi abbia sentito tutte queste belle paroline?” domandò seria  “Da chi pensi le abbia imparate?”

“Potrebbe averle sentite da te … anche tu imprechi!”

Lei mi guardò a lungo come se avesse appena visto comparire quattro paia di occhi sul mio viso.

“Sei serio? Mi hai mai sentita esprimermi in maniera così scurrile?” le mani sui fianchi ed un’espressione furiosa in viso  “Soprattutto in presenza delle bambine?”

“Scurrile? Non starai esagerando?” ero seccato

Ha ragione, maledizione!

Tornai a voltarmi verso di lei  “E va bene. Qualche volta mi scappa qualche parolaccia ma non pens-“

“Qualche volta? Marshall non riesci a completare una frase, seppur breve, senza usare qualc…”

Iniziai a sbuffare e, come al solito, smisi di ascoltare

Bla-bla-bla-bla  

“Oh, lascia stare!”  dopo qualche secondo, la vidi alzare gli occhi al cielo e scuotere la testa indispettita

Arretrò di un passo e si allontanò lungo il corridoio senza aggiungere altro né guardarmi.

Sollevai le spalle e dimenticai presto la faccenda

 

Qualche giorno dopo …

 

Ero in studio di registrazione, al telefono con Dre e altri produttori

“Ma porca troia Dre … non avete capito un cazzo!” urlai furibondo  “Cosa? No, ho bisogno di altri due mesi per finire”

Camminavo avanti e indietro per riflettere sulle loro proposte quando mi accorsi di una testolina biondo cenere

“Hailie, amore, cosa fai qui?”

“Giochiamo, papi?”

“Amore, adesso papà sta lavorando … dov’è Holly?” domandai con tono seccato

“Sta curando Aly. Ha detto che ha la febbe e di uscire dalla stazza. Ma io vojo giocae. Giochiamo papi?” mi pregò con la sua vocina musicale ed infantile

Annuì sconfitto, non potevo resistere a quel suo dolce musino, così la presi in braccio. Mi voltai verso la mia scrivania, nella sala di registrazione con uno sbuffo spazientito.

Tanto non sarei riuscito a combinare ancora molto…

“Dre, devo lasciarti. La mia prole ha bisogno di me” dissi parlando al telefono, rivolto al mio socio. Salutai gli altri due produttori e chiusi la chiamata.

“Bene! Però scendiamo in salotto”

“Nooo! Vojo giocae qui!” iniziò a fare i capricci, obbligandomi a rimetterla a terra

Scossi la testa deciso  “No, qui no Hailie. Questo è lo studio di papà e potresti farti male. Forza scendiamo”

Lei mise il broncio per nulla convinta delle mie parole, incrociando poi le braccia al petto.

Da parte mia, non mi mossi per non dargliela vinta mentre continuavo a guardarla deciso. Continuammo a battibeccare ancora qualche minuto: lei tentando di convincermi a rimanere ed io tentando di convincerla a scendere di sotto.

“Polca … polca … polca” parlava piano come se non ricordasse quello che voleva dire 

“Cazzo!” esclamò infine alzando le spalle

Aveva appena detto cazzo?  Una parolaccia a cinque anni?

“Hey, signorina … vieni subito qui” le ingiunsi prima che uscisse dalla stanza  “Che cosa hai appena detto?” domandai arrabbiato

“Niente” rispose velocemente, percependo il mio tono

Fece per andarsene di nuovo ma la fermai prendendola per un braccio e con delicatezza la feci voltare nuovamente verso di me.

“Che cosa hai detto, Hailie?”

“Niente!”

“Non è vero!” replicai deciso  “Hai detto una brutta parola, Hailie. Non dirla più! Hai capito?”

“Pelchè?” domandò innocentemente

Holly, dove sei?

Perché … perché …. Perché è una brutta parola e i bambini non possono dirla?

“Perché è una brutta parola che i bambini non possono dire. Non farlo più!” le intimai

“E i gandi possono dilla?” mi domandò curiosa, dopo qualche secondo di silenzio

I grandi possono dirla? No, nemmeno i grandi!

“No, nemmeno i grandi possono dirla” risposi con tono sicuro

“Va bene. Scusa”

Le accarezzai il capo e mi accovacciai sulle ginocchia per essere alla sua altezza.

“Perdonata” le sussurrai all’orecchio

“Adesso giochiamo papi?” chiese ancora con tono allegro come se non fosse successo nulla

Annuì e prendendole la mano scendemmo di sotto, in salotto

“Papi, ma pelchè tu le dici le blutte paloe?” domandò non appena varcammo la porta del salotto

Cazzo! E ora che le rispondo?

“E’ colpa del lavovo?” domandò ancora  “Holly dice sempe che le palole blutte non si dicono e che tu le dici, quacche volta, pelchè sei abbabiato” mi spiegò voltandosi verso di me e guardandomi negli occhi

Distolse lo sguardo per qualche secondo per guardarsi in giro, come in cerca di qualcosa

“Sei abbabiato papi?” mi lasciò la mano per correre verso la cesta dei suoi giochi 

“Io ti faccio abbabiale?” chiese ancora

Parlava così veloce che riuscì a capire poco. Scossi la testa e le sorrisi

“No, amore, non sono arrabbiato” risposi avvicinandomi a lei e alla sua grande cesta rosa

“Sei abbabiato con Aly pelchè ha la febbe?” tirò fuori un bambolotto e il suo biberon

“Certo che no, Hailie. Non sono arrabbiato con Aly. Non è mica colpa sua se si è ammalata” risposi prendendo dalla cesta un bavaglino piccolo adatto ad una bambola.

“Ah, ok” disse quando glielo porsi. Lo prese e lo mise al suo bambolotto come Holly lo metteva a lei quando mangiavamo.

Sorrisi a quella scena e la presi tra le braccia, posandomela sulle ginocchia. Le baciai il capo mentre lei mi spiegava le regole del gioco e quale fosse il ruolo mio, suo e quello della bambola.

“Papi, tu mi vuoi bene?” mi domandò avvicinando il biberon alla bocca della sua bambola

“Certo amore mio” risposi stringendola ancor di più

“Come io vojo bene a Molly?” disse indicando la sua bambola

“Molto di più” risposi baciandola sulla guancia “Voglio un mondo di bene a te e ad Aly!”

Lei sorrise e si strinse a me per godersi quelle dolci coccole

“E vuoi bene anche ad Holly e allo zio Dre?” domandò ancora lasciando cadere Molly a terra e prendendomi il viso tra le sue piccole dita

Annuì con la testa e le baciai ancora la guancia.

 “Anche io ti vojo bene, papi” sussurrò stringendomi le sue piccole braccia al collo

 

 


Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** CHAMPS ELYSEES ***


Champs Elysees

CHAMPS ELYSEES

 

“Mia madre mi ci portava spesso a passeggiare” ricordai ad alta voce  “Diceva che è un posto magico”

Sorrisi al ricordo di quei giorni spensierati in cui con voce dolce e allegra mi invitava ad apprezzare le bellezze del mondo intorno a me. E poi, un giorno, quella maledetta malattia … in poco tempo me l’aveva strappata via. E quasi sovrappensiero cominciai a canticchiare una delle prime canzoni che mi fece imparare in inglese.

“Cosa canti?” mi domandò Hailie, prendendomi per mano

Sorrisi e cominciai a cantare a voce più alta

 

Life, oh life, oh life doo,
Doot doot dooo. Life, oh life, oh life,
Oh life doo doot doo.

 

“E’ una canzone che cantavamo sempre. Tutte le volte che eravamo un poco tristi. La cantavamo assieme e … ci divertivamo molto” tentai di scacciare il pensiero di mia madre sul letto d’ospedale

 

I'm afraid of the dark specially when I'm in a park

And there no one else around, oh I get the shivers.

I don't want to see a ghost, It's the sign that I fear most

I'd rather have a piece of toast and watch the evening news.

Life, oh life, oh life doo,

Doot doot dooo. Life, oh life, oh life,

Oh life doo doot doo.

 

“Oh si la conosco. Mi piace” dichiarò lei

“Ti va di cantarla assieme?”

Lei annuì sorridendo ed insieme cominciammo a cantare a squarciagola.

 

Life, oh life, oh life doo,

Doot doot dooo. Life, oh life, oh life,

Oh life doo doot doo.

 

So after all said and done
I know I'm not the only one
Life indeed can be fun, If you really want to.
Sometimes living out your dreams, ain't as easy as it seems
You wanna fly around the world, in a beautiful balloon.

 

Life, oh life, oh life doo,

Doot doot dooo. Life, oh life, oh life,

Oh life doo doot doo.

 

Saltellavamo ridendo e cantando mentre dietro di noi, Marshall e Alina ci guardavano sorridendo e scuotendo la testa.

Continuavo a ridere, passeggiando per i magnifici champs elisee e a cantare senza nessun pensiero in testa. Ero felice e così tutte le persone accanto a me. Era bello ridere senza nessun motivo.

Lo so, mamma … tu avresti voluto così … ridere e scherzare senza motivi apparenti.

Vidi Hailie tornare indietro, prendere per mano sua cugina e cominciare a correre davanti a noi. Non aveva smesso un momento di cantare quella sciocca canzone. Mandai loro un bacio con la mano e sorrisi contenta.

“Grazie” mi sussurrò all’orecchio Marshall affiancandomi per poi voltarsi a guardarmi

Risposi con uno sguardo confuso

“Per quello che stai facendo … per lei … oggi” chiarì lui  “E’ importante! E vederle correre e ridere così allegre mi riempie di gioia” continuò distogliendo lo sguardo per posarlo sulle sue figlie

“Mi fa piacere, lo sai” risposi sorridendo, guardandole anche io “Non mi devi ringraziare”

Mi sentì afferrare bruscamente per un braccio

“Si invece”  il suo volto era duro e lo sguardo deciso  “Fai molto per noi … ed io te ne sono grato” era serio da morire

“So che non è facile andare d’accordo con me e tu … sei tanto gentile e disponibile. Sempre … quindi grazie” mi strinse la mano e si chinò a sfiorarmi la guancia con un bacio

Mi portai una mano sopra la guancia stupita perché non me lo sarei mai aspettato da lui. Sorrise e mi prese la mano iniziando a camminare per raggiungere le ragazze, canticchiando anche lui a bassa voce la canzone.

 

Life, oh life, oh life doo,

Doot doot dooo. Life, oh life, oh life,

Oh life doo doot doo.

 

So after all said and done
I know I'm not the only one
Life indeed can be fun, If you really want to.
Sometimes living out your dreams, ain't as easy as it seems
You wanna fly around the world, in a beautiful balloon.

 

Life, oh life, oh life doo,

Doot doot dooo. Life, oh life, oh life,

Oh life doo doot doo.

 

 

 

Rientrammo in albergo molto tardi, tutti stanchissimi. Appena fui in camera mi spogliai e mi buttai sotto il caldo getto della doccia. Poi, più tardi, con ancora addosso solo l’accappatoio, bussai alla camera delle ragazze; volevo dar loro la buonanotte e controllare se avessero bisogno di qualcosa.

Dentro trovai Marshall, anche lui con indosso solo l’accappatoio e venuto con lo stesso scopo, dar loro la buonanotte. Con un sorriso mi avvicinai a Lainy, le diedi un bacio sulla guancia e le rimboccai le coperte.

“Ti voglio bene, Holly” mormorò quasi addormentata

Sorrisi e le risposi con una carezza ed un altro bacio  “Buona notte, tesoro” sussurrai

Accanto al letto di Hailie, suo padre stava finendo di sistemarle lenzuolo e coperta

“Mi sono divertita tanto oggi, Holly” disse lei mettendosi a sedere ed annullando il lavoro di suo padre

Sorrisi raggiante e mi avvicinai per abbracciarla  “Mi sono divertita anche io, tesoro”  le baciai una guancia e scostando un poco la coperta la incitai a rimettersi a letto “Buonanotte e sogni d’oro, Hailie” sussurrai al suo orecchio

Guardai Marshall e lo vidi sorridere sereno. Insieme stavamo per uscire e tornare alle nostre stanze quando la voce di Hailie bloccò entrambi “Ti voglio tanto bene papà … e anche a te Holly” mugugnò prima di sprofondare nel sonno

Sorrisi e mi voltai per soffiarle un bacio con la mano, poi uscì seguita da lui.

Arrivata alla mia porta, mi voltai verso di lui  “Buona notte Marshall” sussurrai

“Notte Holly … e sogni d’oro” rispose con un leggero sorriso, sfiorandomi la guancia con il dorso della mano.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Monster ***


Monster

MONSTER

 

https://www.youtube.com/watch?v=EHkozMIXZ8w

 

 

 

Avevo provato a cercarle in ogni stanza della casa, guardando davvero ovunque. Mi fiondai da basso, scendendo in fretta le scale quando compresi dove si fossero nascoste.

Entrai sicuro in salotto ed aprendo la porta, le trovai accucciate ai piedi di Holly intente a guardare con attenzione un programma alla televisione. Le avevo trovate ed erano effettivamente dove non avevo pensato di cercarle.

Con un sorriso mi avvicinai a loro, appollaiandomi sul lungo bracciolo dell’unico grande divano in pelle presente nella stanza.

“Che guardate?” domandai curioso, accarezzando la testolina di entrambe

“Once upon a time” rispose Ali in un sussurro incitandomi implicitamente a non disturbarle ulteriormente

Vidi Holly sorridere mentre sottovoce mi spiegava  “E’ una serie televisiva che ripropone in chiave moderna le favole più conosciute”

“Mhmh”

“Vuoi unirti a noi?” mi chiese facendomi un pò di posto sul divano

Mi lasciai cadere vicino a lei e prestai attenzione al programma fino a quando Ali non espresse la sua

“Non capisco come riesca Belle ad amare quel tipo” ponderò Ali in un sussurro, voltandosi verso la cugina

“Già” acconsentì lei “Come si può amare un mostro?”

“E’ una bestia!” la riprese Ali

“Bestia o mostro non fa differenza” rispose Hailie sollevando incurante le spalle  “Rumpelstiltskin è brutto e cattivissimo. Di cosa si è innamorata Belle?”

“Ama la parte più buona e quella più cattiva. Luce ed ombra, ama l’uomo e la bestia. Ama lui perché è entrambe le cose!” ponderò, ad alta voce, Holly senza distogliere l’attenzione dallo schermo

“Mah … sarà!” rispose Haylie  “Io non mi innamorerei mai di una persona del genere!”

“Basta con questi discorsi su mostri e bestie!” replicai infastidito ma anche profondamente colpito, poi rivolto ad Haylie  “Per innamorarti c’è ancora tempo. Non pensarci adesso … ne riparliamo fra trenta o quarant’anni del tuo innamorato” meditai brusco

Con la coda dell’occhio vidi Holly sorridere apertamente e accarezzare la guancia di Haylie

 

 

 

 

I’m friends with the monster
That’s under my bed
Get along with the voices inside of my head
You’re trying to save me
Stop holding your breath
And you think I’m crazy
Yeah, you think I’m crazy

I wanted the fame, but not the cover of Newsweek
Oh well, guess beggers can’t be choosey
Wanted to receive attention for my music
Wanted to be left alone, public excuse me
Been wanting my cake, I need it too
Wanting it both ways
Fame may be a balloon cause my ego inflated
When I blew seep it was confusing cause all I wanted to do is be the Bruce Lee of loose leaf
Abused ink, used it as a tool when I blew steam
Hit the lottery (oh wee)
With what I gave up to get was bittersweet
It was like winning a huge meet
Ironic ‘cause I think I’m getting so big I need a shrink
I’m beginning to lose sleep: one sheep, two sheep
Going cucko and cuckier as Kool Keith
But I’m actually weirder than you think cause I’m…

I’m friends with the monster
That’s under my bed
Get along with the voices inside of my head
You’re trying to save me
Stop holding your breath
And you think I’m crazy
Yeah, you think I’m crazy

Well, that’s not fair
Well, that’s not fair

Now I ain’t much of a poet
But I know somebody once told me to seize the moment
And don’t squander it cause you never know when it could all be over
Tomorrow so I keep conjuring
Sometimes I wonder where these thoughts spawn from
Yeah, ponder it, do you wonder there’s no wonder you’re losing your mind the way you’re brought up?
I think you’ve been wandering off down yonder and stumbled upon Jeff VanVonderen
Cause I needed an intervention in this to intervene between me and this monster
And save me from myself and all this conflict
Cause the very things that I love is killing me and I can’t conquer it
My OCD is clonking me in the head
Keep knocking, nobody’s home, I’m sleepwalking
I’m just relaying what the voice of my head saying
Don’t shoot the messenger, I’m just friends with the…

I’m friends with the monster
That’s under my bed
Get along with the voices inside of my head
You’re trying to save me
Stop holding your breath
And you think I’m crazy
Yeah, you think I’m crazy

Well, that’s not fair
Well, that’s not fair

Call me crazy, but I had this vision
One day that I’d walk amongst you regular civilians
But until then drums get killed I’m coming straight at
Emcees, blood get spilled and I
Take it back to the days that I get on a Dre track
Give every kid who got played gat
Pumped the villian and sh*t that say back
To the kids who played ‘em
I ain’t here to save the f*cking children but if one kid out of a hundred million
Who are going through a struggle feels and relates that’s great
It’s payback, Russell Wilson falling way back
In the draft, turn nothing into something, still can make that
Straw in the gold chump I will spend
Rumpelstiltskin in a hay stack
Maybe I need a straightjacket, face facts
I am nuts for real, but I’m okay with that
It’s nothing, I’m still friends with a…

I’m friends with the monster
That’s under my bed
Get along with the voices inside of my head
You’re trying to save me
Stop holding your breath
And you think I’m crazy
Yeah, you think I’m crazy

I’m friends with the monster
That’s under my bed
Get along with the voices inside of my head
You’re trying to save me
Stop holding your breath
And you think I’m crazy
Yeah, you think I’m crazy

Well, that’s not fair

 

 

 

Gli porsi il testo con mani tremanti e da quel momento rimasi in attesa; solo e in completo silenzio. Non volli alzare il capo nemmeno quando, molto tempo dopo, la sentì sospirare vicinissima a me.

Volevo sapere cosa ne pensasse…

Volevo avere il suo parere…

Avrebbe capito?

Avrebbe sentito e percepito … e compreso?

Quel testo parlava di me, di quello che avevo dentro … del mostro che mi tenevo dentro da tutta la vita. Del mio mostro, con il quale combattevo da molto tempo, che mi aveva aiutato e dato così tanto ma che, nello stesso tempo, mi aveva anche tolto e strappato quello a cui non avrei dovuto e voluto rinunciare.

Me stesso.

Avevo gettato via così tanto di me stesso, di quel che ero … a causa sua … a causa mia!

E quel testo dichiarava tutto questo. Parlava di me ma raccontava anche di lei, di tutto quello che aveva fatto e di cosa avesse affrontato sino ad ora.

La mia lotta coincideva con la sua, lo sapevo da tempo… tutte quelle voci che sentivo dentro la testa urlavano questo ma anche tanto altro.

Raccontavano i nostri sforzi, le mie sconfitte e le mie cadute.

Raccontavano le nostre lotte, le sue parole e la sua forza nell’aiutarmi a risollevarmi.

Raccontavano le nostre discussioni e i nostri litigi, i nostri scontri e le nostre riappacificazioni.

E gridavano quanto ormai non potessi farne a meno … di come solo lei riuscisse a salvarmi, da lui. Da quel mostro che mi portavo dentro, che non volevo distruggere ma solo rinchiudere in stanze buie e lontane dove avrebbe potuto sfogare tutta quella rabbia e quell’odio scrivendo pezzi di testi di canzoni alle pareti.

 

 

I’m friends with the monster
That’s under my bed

 

 

“Non ci riuscirà” mi sussurrò obbligandomi a sollevare il volto verso il suo  “Non ci riusciranno”

E la vidi lì, con un sorriso ad incorniciarle quel bellissimo volto angelico.

Volevo che capisse che lo sentivo così vicino … perché i mostri, da sempre, si nascondono sotto il letto.

E sorrisi quando capì davvero cosa avesse voluto dire e quanto lei avesse compreso di me e di quel … mostro.

Non sarebbe riuscito a prendermi e a farmi nuovamente del male perché ormai non dormivo più solo, condividevo con lei le mie ore di sonno.

E lei sarebbe stata lì, quando quel maledetto mostro sarebbe venuto fuori strisciando da sotto il letto. Avrebbe combattuto con me, avremmo lottato assieme. E quelle terribili voci che sentivo nella testa sarebbero scomparse, avrebbero smesso di gridare e sarebbero tornate a tacere.

 

 

 

You’re trying to save me
Stop holding your breath

 

 

 

“E non smetterò mai” sussurrò avvicinandosi di qualche passo, il testo stretto fra le sue dita            “E continuerò a trattenere il fiato sino a quando non saremo finalmente al sicuro da lui. Entrambi”

E sorrisi, anzi scoppiai a ridere di cuore, quando capì davvero cosa avesse voluto dire e quanto di me avesse compreso.

Perché avrebbe continuato a salvarmi da me stesso ogni volta, giorno dopo giorno, senza mai stancarsi, senza mai arrendersi.

Avrebbe combattuto contro quella parte di me, così forte ed oscura, sino a quando avrebbe avuto fiato. Ed avrebbe preso fiato solo quando quel maledetto mostro sarebbe stato rinchiuso. Per sempre, in una cella buia, seppellito dalla sua stessa rabbia e dal suo stesso odio circondato solo da confusi pezzi di testo.

 

 

“Non voglio questo per te” esordì allungando una mano ed accarezzandole delicato le gote  “Vorrei poterti dare qualcosa di bello. Cazzo basterebbe qualcosa di diverso e di meno … mentalmente disturbato”

Era così vicina che i nostri respiri si toccavano, accarezzandosi l’un l’altro. Si abbassò un poco verso il mio orecchio sussurrando  “Non è giusto … ma non lo è mai per nessuno”

E sorrisi, anzi scoppiai a ridere di cuore, abbracciandola stretta quando capì davvero cosa avesse voluto dire e quanto a fondo avesse scavato per permettermi di uscire da quella cella buia e farmi vedere di nuovo la luce.

La vita non era mai giusta, non lo era per nessuno. Era dura, difficile e sempre in salita. Ma condividerla con qualcuno che si amava profondamente era tutta un’altra storia … o magari un’altra canzone!

 

 

 

 

 

Volevo la fama…

Volevo ricevere attenzione per la mia musica…

E’ stato come vincere un grande incontro…

Ma, in realtà, sto diventando più strano di quanto pensi…

Perché le cose che amo mi stanno uccidendo e non riesco a sconfiggerle. Il mio Disturbo ossessivo compulsivo sta facendo rumore nella mia testa, continua a bussare…

E salvami da me stesso e da tutto questo conflitto…

Ambasciator non porta pena, sono solo amico con il mostro…

Ma conosco qualcuno che una volta mi ha detto di cogliere l’attimo e di non sperperare perché non si sa mai quando tutto potrebbe essere finito…

Sono fuori di testa per davvero, ma sto bene così…

 

 

 

 

 

“Ho bisogno di uno strizzacervelli?” le chiesi con un sorriso appena accennato, continuando a tenerla tra le braccia

Lei sorrise appena e sembrò pensarci su seriamente, poi incuneò il volto tra il collo e la mia spalla

“No, non credo. Un po’ pazzi lo siamo tutti, no?”

Sorrisi apertamente 

“Mhmh… vero. Eppure... vorrei davvero poterti dare tutto quello che meriti invece … sono riuscito ad attirare anche te in questa cazzo di testa incasinata”

 Well, that’s not fair

Si allontanò un poco da me per guardarmi seria

“Come ti ho già detto una volta, bisogna cogliere l’attimo. Sempre. E non sprecarlo perché non sappiamo quando tutto ciò che di bello abbiamo potrebbe finire. Non voglio assolutamente che quello che abbiamo possa sparire e se l’unica alternativa per averlo è lottare ... lo farò. Non voglio perderti”

“Ed io non voglio perdere te … dovessi davvero distruggerlo questo cazzo di mostro!” replicai sottovoce

Le baciai la punta del naso ed annuì, stringendola nuovamente a me.

 

I’m friends with the monster
That’s under my bed
Get along with the voices inside of my head
You’re trying to save me
Stop holding your breath
And you think I’m crazy
Yeah, you think I’m crazy

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Suspense ***


Suspense

Suspense

 

Il sole non era ancora sorto, il buio della notte si stava diradando lentamente seccato di dover lasciare il posto alle prime luci dell’alba. Le finestre, coperte da pesanti tendaggi, gettavano oscurità su tutta la stanza mentre i mobili proiettavano sprazzi di ombre su ogni cosa.

E lei era lì. Sdraiata supina sul suo letto, coperta da fresche lenzuola e una leggera coperta.

L’inverno era ormai alle porte e il freddo si annidava ovunque tentando invano di oltrepassare porte e finestre.

Superai la porta, da dove fino a quel momento l’avevo spiata, avvicinandomi a lei. Il profumo della sua pelle era ovunque e si levava come spirali di vento.

Sapeva di terre lontane, di speziato, sapeva di dolce e salato.

Sapeva di magia, di incantesimi e legami d’amore.

Mi avvicinai ancora di più, inginocchiandomi accanto al letto e mi sporsi di più verso le lenzuola.

Era una cosa strana da fare e francamente, prima di lei, non mi era mai successo. Non lo avevo mai fatto. Lei mi spingeva a fare cose strane, cose così fuori dal normale da farmi rimanere a volte senza parole.

Era una strega.

Mi rendeva incapace di pensare e ragionare con chiarezza, attirandomi verso di lei. Verso quel corpo che ogni giorno e ogni notte desideravo possedere.

Era ancora immersa nel sonno quando lentamente cominciai a scostarle le coperte di dosso. Avevo una strana frenesia addosso.

Volevo guardarla.

Volevo guardare il suo corpo.

Nonostante il freddo indossava una leggera t-shirt in cotone e pantaloncini corti. Me ne rallegrai e con un ultimo gesto la scoprì fino ai piedi.

Holly mugugnò in maniera sconnessa e con un unico atto fluido si voltò dall’altra parte, dandomi così le spalle. La stanza era in penombra ma questo non mi impedì di accarezzare con lo sguardo la sinuosità del suo corpo armonioso.

Dalla curva del collo delicato scesi verso le spalle, esili e sottili. La sua schiena era arcuata, esposta, così vi passai sopra le dita senza però toccarla davvero; la sentivo liscia ma tesa. I fianchi erano un poco sporgenti e morbidi al tatto. Li accarezzai con le dita non riuscendo a frenare la voglia che avevo di toccarla.

Mugugnò di nuovo, allungando le gambe e stendendole lungo il letto. Vi posai sopra lo sguardo e sorrisi.

Le cosce erano toniche e tornite, le gambe lunghe con polpacci sodi. Sorrisi ancora e senza resistere alla smania che invadeva il mio corpo, alla vista del suo, feci l’unica cosa che volevo davvero fare da quando ero entrato in camera sua.

Entrai nel suo letto e mi stesi accanto a lei. Il mio petto contro la sua schiena.

Senza pensare alle conseguenze iniziai ad accarezzarle la pelle dei fianchi e come immaginavo li trovai soffici al tatto. Scesi piano con le dita iniziando a sfiorarle la curva dei glutei. La sentì scostarsi un poco, sempre dormendo, e mugugnare qualcos’altro di incomprensibile.

Sorrisi della sua reazione, probabilmente credeva di sognare e non si era ancora accorta di nulla.

Mi avvicinai ancora di più a lei, le scostai piano i capelli e scesi a baciarle il collo; continuavo ad accarezzare quel corpo con gesti lenti ed appena accennati. Non volevo che il mio tocco la spaventasse.

Sentivo il suo corpo muoversi appena sotto il mio e non ci volle molto perché dal sonno fosse riportata indietro.

“Marshall?” domandò con voce arrochita dal sonno

“Shh”  risposi  “Non volevo svegliarti ma non potevo resistere” mi scusai senza smettere di toccarla e baciarla piano

“Che stai facendo?” mi chiese voltandosi parzialmente in modo da potermi guardare in faccia

“Lasciati solo accarezzare, ok?” glielo sussurrai all’orecchio prima di avvicinarmi ancora a quel tempio di carne che, senza coscienza alcuna, mi spingeva a pensieri peccaminosi e lascivi.

La sentì annuire piano e stendersi più comoda in modo da goder meglio delle mie attenzioni. Passavo le mie dita su e giù su quel bellissimo santuario godendo della sensazione di portarle piacere col mio solo tocco.

La sua pelle era incredibilmente liscia, vellutata e cedevole, come un marshmallow, ed altrettanto tenero. Le massaggiavo gambe e cosce alternando tocchi delicati ad altri più forti, incrociai una mia gamba alle sue e presi a baciarle le spalle e la schiena. Le mie labbra, la mia lingua si susseguivano su quella sua porzione di pelle lasciando scie umide alle quali seguivano immancabili suoi mugolii di piacere.

“Continua ti prego” sussurrò premendosi di più al mio bacino  “Non ti fermare” aggiunse spostandosi i capelli tutti da un lato e lasciando scoperti collo e spalle

“Non ne ho alcuna intenzione” la rassicurai catturando la sua bocca

Le racchiusi un seno con la mano quando la sentì arcuare la schiena sotto la spinta di quel sommesso piacere. I suoi lievi sospiri mi indussero ad aumentare la pressione delle dita, del mio tocco, delle mie strette, dei miei baci.

Iniziai a muovere il bacino contro di lei, contro il suo sedere; la sentì tendersi e sospirare ancora.

I baci diventarono pressanti e più arditi, le voltai il viso e le catturai le labbra in un incontro violento. La sentì mugolare e voltarsi completamente contro di me, le sue braccia attorno alle mie spalle e le sue dita fra i capelli.

Quel tocco mi innescò dentro una reazione così violenta che la voglia di lei straripò da ogni poro. Feci cozzare i nostri bacini, sentendo la mia erezione allungarsi e tendersi per lei.

“Facciamo l’amore, Marshall” mugolò strusciandosi contro di me “Ti prego” aggiunse baciandomi ancora

“Non aspettavo altro” risposi con un sorriso malizioso

 

Le nostre labbra si uniscono accarezzandosi dolcemente, la mia lingua si intreccia alla sua in una densa unione. Gli occhi chiusi per godere meglio di quel momento mentre le mani e le dita vagano leggere su ogni porzione di pelle scoperta.

Mi siedo, poggiando la schiena alla testata del letto, stendo le gambe e la incito a sedersi sopra di me. Le sue cosce sfiorano le mie, le sue ginocchia accarezzano i miei fianchi. Siamo uno di fronte all’altro, le nostre bocche ancora unite quando sento le sue mani scivolare sul mio torace nudo. La sento mugolare di piacere quando con pochi movimenti le sfilo la t-shirt e prendo ad accarezzarle il seno racchiuso in un reggiseno bordeaux in pizzo.

 

“Ti amo” la sentì sussurrarmi all’orecchio mentre la sua schiena si inarcava in cerca di maggior piacere

Le sorrisi accarezzandole il viso e la baciai a lungo, profondamente. Continuava a dondolare il bacino sfregandolo sul mio, solleticando e accarezzando la mia erezione.

 

Si solleva quel tanto che le permette di sfilarsi i pantaloncini e con gesto incurante li getta lontano. Sorrido e prendendole il viso tra le mani lo avvicino al mio. Lei chiude gli occhi e sospira deliziata.

Sa cosa l’aspetta.

La mia bocca si posa leggera sulla sua fronte, passando dalle tempie scendono verso le sopracciglia e gli occhi. Accarezzo tutto dolcemente per poi passare al naso di cui bacio la punta.

Sento le sue mani accarezzare le mie braccia muscolose, le mie spalle.

Continuo il percorso scendendo ancora di più ed arrivando alle guance che soffici si piegano sotto la spinta della mia bocca. Infine la mia parte preferita.

La sua bocca, il suo collo.

I baci lambiscono la morbidezza della sue labbra carnose e del suo collo da cigno.

 

“Facciamo l’amore” mi pregò nuovamente scendendo a baciare la tenera carne dietro l’orecchio

“Cosa pensi stiamo facendo, Holly?” risposi sorridendo scherzoso

“Sai cosa voglio dire” aggiunse ancora prendendo la mia erezione in mano e stringendola un poco

“Questa volta voglio fare le cose con calma” risposi baciandola ancora “Senza fretta” aggiunsi allontanandole la mano

“Non mi vuoi?” domandò colpita da quel mio lieve rifiuto

“Non essere sciocca, Holly. Ti voglio eccome” risposi serio  “E poi … non lo senti quanto ti voglio?” domandai malizioso

“Permettimi allora…”

Non la lasciai finire

“No, voglio fare le cose con calma. Lo faremo lentamente e ti prenderò solo quando il desiderio ci avrà distrutto la mente. Solo allora e non prima”

“Vuoi farmi impazzire?” chiese fingendosi seccata

“Se la vuoi mettere così…”

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2469061