Primrose Hill

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pioggia e lacrime ***
Capitolo 2: *** Una drastica decisione ***
Capitolo 3: *** Cos'è successo? ***
Capitolo 4: *** Primrose Hill ***
Capitolo 5: *** Inversione di ruolo ***
Capitolo 6: *** Momenti importanti ***
Capitolo 7: *** Responsabilità ***
Capitolo 8: *** Vuoto ***



Capitolo 1
*** Pioggia e lacrime ***


Il sole scaldava le strade di Magnolia, annunciando una calda primavera. Gli alberi erano carichi di boccioli, pronti ad aprirsi e colorare la città di tutte le sfumature di colore e l’aria si faceva tiepida e croccante ogni giorno di più.
In questo scenario che tanto ricordava un acquerello, una giovane ragazza dai capelli del colore del mare, correva agile e rapida, diretta alla stazione. Nonostante la temperatura calda di cui si poteva finalmente cominciare a godere, suddetta ragazza indossava una camicia a manica lunga, completamente abbottonata e una gonna altrettanto lunga, aperta ai lati con due spacchi che rivelavano, al di sopra degli stivali di cuoio,  la pelle bianchissima delle sue cosce su cui il simbolo della sua gilda quasi riverberava, tatuato in un brillante colore azzurro.
Solo i turisti la guardavano straniti dal suo abbigliamento, chiedendosi se non avesse caldo, perché non c’era anima in tutta Magnolia che non fosse in grado di riconoscere Juvia Loxar e non fosse ormai abituata al suo look sempre sobrio e molto coperto.
-Ciao Juvia!!!- la salutò con un movimento ondeggiante del braccio una ragazza poco più grande di lei, seguita da un coro di voci più squillanti e sottili.
-Vera-san!!! Bambini!!! Buona giornata!!!- rispose, attraverso la strada, sorridendo ai bambini dell’asilo e alla loro maestra.
Normalmente, Juvia si sarebbe fermata a fare due parole con Vera-san e con i piccoli, magari avrebbe anche giocato con loro, intrattenendoli con una delle storie romantiche che tanto era brava ad inventare anche sul momento. Ma quel giorno, Juvia non aveva tempo.  
Era arrivata in Gilda più tardi del normale, concedendosi di indugiare più a lungo del solito sotto le coperte, essendo rientrata il giorno prima da una missione di quasi due settimane insieme a Gajeel-kun, piuttosto impegnativa a dire il vero. Ma non appena Mira l’aveva avvisata che il Team Natsu era partito un quarto d’ora prima del suo arrivo per una missione che sarebbe stata lunga quanto quella che lei aveva appena intrapreso se non di più, era subito partita alla volta della stazione.
Erano 12 giorni, 3 ore, 28 minuti e 47 secondi che non vedeva il suo Gray-sama e non lo avrebbe probabilmente visto per altre due settimane.
Ergo, doveva assolutamente raggiungerlo prima che prendesse il treno per salutarlo e dirgli quanto fosse stato terribile stare senza di lui per 12 giorni, 3 ore, 28 minuti e 47… ah no… 51 secondi.
Con un sorriso a illuminarle tutto il volto e accenderle i grandi occhi blu, Juvia svoltò l’angolo, sentendo qualcosa gonfiarsi al centro del petto e diffondersi in tutto il suo corpo. Sapeva che a farle quell’effetto era il solo pensiero di stare per rivedere Gray-sama e non riuscì a trattenere una cristallina risata.
Lo amava così tanto! Così tanto che non riusciva ancora a crederci a volte, così tanto che c’erano momenti in cui si sentiva sopraffatta da quel sentimento, come se si osservasse da fuori e non potesse fare a meno di domandarsi come una persona potesse arrivare ad amarne un’altra fino a quel punto.
A volte, doveva ammetterlo Juvia, faceva quasi male. Capitavano quelle sere in cui piangeva fino ad addormentarsi, soffocando i singhiozzi nel cuscino, non per il fatto di non essere ricambiata, come si sarebbe potuto pensare, ma perché semplicemente l’amore che provava era troppo, troppo da gestire, persino per lei.
Ma per la maggior parte del tempo, amare così Gray-sama la faceva sentire viva, felice, dava un senso alla sua esistenza, la rendeva degna di essere vissuta. Un’esistenza fatta di amici, risate e sole, finalmente il sole e il cielo sereno, a dare una tregua alle nuvole e alla pioggia, seguendo una giusta alternanza, qualcosa che Juvia aveva pensato di non poter conoscere mai. Almeno fino a prima di Gray.
Tutto il sangue di cui disponeva risalì al suo viso nel ricordare il loro primo incontro e s’impose di rimanere lucida e non perdersi in fantasie solo perché le mancava il tempo materiale per farlo. Scartando un paio di viaggiatori che camminavano nella direzione opposta alla sua con i loro ingombranti bagagli, Juvia si precipitò di slancio nella stazione, studiando affannata i cartelloni per trovare il binario giusto. Sorrise trionfante nel constatare che era arrivata in tempo.
Sempre aggraziata, si affrettò verso l’esterno, ringraziando che il treno che Gray-sama e gli altri avrebbero dovuto prendere giungesse al primo binario, il più vicino dei cinque. Si fermò un istante, guardando a destra e a sinistra, allungandosi alla loro ricerca e lo stomaco le fece una capriola quando un movimento fluttuante colse la sua attenzione, facendola concentrare su un Happy sospeso a mezz’aria e intento a volare su e giù.
Al colmo della gioia, Juvia riprese la sua corsa, girando intorno ai capannelli di persone e alle coppie intente   a salutarsi che rischiarono di trascinare Juvia in un altro dei suoi viaggi mentali, soprattutto quando colse con la coda dell’occhio un ragazzo e una ragazza circa dell’età sua e di Gray-sama persi in un bacio che sembrava non avere fine.
Ripuntò gli occhi davanti a sé, più determinata che mai a raggiungere il mago del ghiaccio, sperando dentro di sé di potergli augurare buon viaggio con altrettanta passione.

 
***

 
-Natsuuuuuu! Lushi è cattiva con me!!!-
Un vena pulsante apparve sulla fronte della bionda, che dovette usare tutta la propria volontà per non cedere all’istinto di colpire l’Exceed con la frusta.
-Happy non sono cattiva con nessuno, chiaro?!-
-Ma gli hai urlato dietro Luce!- protestò Natsu, sempre protettivo nei confronti del suo amico.
-Natsu ha insinuato che non mi faccio la doccia!!!- protestò la maga degli spiriti stellari, indicando il gattino e sgranando gli occhi incredula -E mi da ancora più fastidio dal momento che lui fa la doccia con me!!!-
Natsu incrociò le braccia al petto.
-Era solo una battuta-
-Beh non faceva ridere!-
-Perché sei strana!- affermò con convinzione il Dragon Slayer, lasciando l’amica interdetta.
Un’ondata di qualcosa simile a istinto omicida montò dentro alla bionda che strinse le dita in un pugno, già pronta a calarlo su quella testa vuota e rosa del suo migliore amico, non fosse che la sua attenzione venne attratta dalla donna alla sua destra.
Perplessa, Lucy si girò verso Erza, trovandola rigida, tremante, fumante e con il volto dello stesso colore dei capelli.
-Uh?! Erza?! Stai bene?!- chiese preoccupata la ragazza, facendola voltare con una certa difficoltà verso di sé.
-S-s-s-sì ma c-certo che sto b-b-bene!- affermò con voce incerta e rotta.
-Sei sicura?! Perché non sembra affatto!- s’intromise anche Gray, un sopracciglio alzato.
-Ho d-d-detto che sto b-bene- ripeté, rabbrividendo incontrollata -L-L-Lucy fa la d-doccia con Happy e io s-s-s-sto benissimo! Nessun p-problema per me!-
Lucy e Gray si scambiarono un’occhiata, increduli e accigliati.
-Sei davvero sconvolta per questo?!- chiese il moro, ottenendo solo un’occhiata sgranata dalla grande Titania.
-Erza tu hai fatto il bagno con Natsu e Gray! Nuda! Più volte!!!- protestò la bionda.
-Che c-c-c’entra?! Gray e N-Natsu non sono g-g-g-gatti!- rispose, facendo crollare la mascella ai due maghi.
-Non posso crederci- mormorò Lucy, passandosi una mano sul volto.
-Lo so, inquieta anche me- annuì Gray, puntando poi lo sguardo nel vuoto, perso nei suoi pensieri.
Lucy gli lanciò un’occhiata di sottecchi, piegando poi le labbra in un ghigno saputo, prima di accostarsi a lui.
-A cosa stai pensando Gray?!- chiese, dandogli di gomito.
-Mh?! A niente in particolare- minimizzò il mago, scrollando le spalle.
-Sei sicuro?!- insistette ancora la maga, attirando anche l’attenzione degli altri tre sul moro -Non è che stai pensando a una persona che non vedi da un po’ di tempo… Tipo da due settimane…-
-Sei fuori strada Lucy- tagliò corto, lanciandole un’occhiata storta.
-Oh andiamo Gray non fare il timido! Noi siamo i tuoi più cari amici, a noi puoi dirlo che lllllei ti piace!- continuò indefessa, facendo l’occhiolino a Happy che ridacchiò in risposta, gongolando su e giù.
-Non ti dispiace di non averla salutata?!- chiese Erza, uscita finalmente dal loop di imbarazzo in cui era caduta e improvvisamente costernata -In effetti avremmo potuto prendere il prossimo treno e aspettarla! Sono due settimane che non la vedi!-
-Erza…- la chiamò Gray, freddo e duro, intenzionato a interromperla.
-Fosse stato per me non l’avremmo proprio preso il treno- protestò Natsu, le labbra piegate in un broncio.
-Natsu ne abbiamo già parlato! Non potevamo andarci a piedi!- lo rimproverò Lucy.
-E con questa missione non la vedrai per altre due settimane…- proseguì Erza, facendo saltare del tutto i nervi al moro.
-Non è un problema chiaro?!?! Non è come se io avessi bisogno di vederla prima di partire o quando torno okay?! Anzi, a dire il vero, mi sembra quasi un sogno un mese senza Juvia che mi ronza intorno come una mosca!- esclamò, suonando più duro di quanto avrebbe voluto, rimanendo colpito dalle sue stesse parole ma senza darlo a vedere.
La verità era che era nervoso. E non sapeva nemmeno perché. Anche se di certo non era per il motivo che Lucy e Erza continuavano a insinuare.
No, Gray era assolutamente certo che non fosse per non aver visto Juvia e non averla avuta intorno per due settimane. E nemmeno perché stava partendo proprio quando lei tornava e senza avere nemmeno la possibilità di salutarla.
No sul serio, non era per quello.
Anzi dal suo punto di vista quella era una splendida occasione per disintossicarsi un po’.  
Non che fosse dipendente da Juvia, ovviamente! Ovviamente!
Quello che intendeva dire era che… che… Oh insomma, era chiaro cosa volesse dire!!!
-Cosa c’è?!- abbaiò nel notare come Erza e Lucy lo stessero fissando scettiche.
-Sei uno tsundere senza speranza- commentò la rossa maga, mentre il treno arrivava sbuffando sul binario.
Ignorando gli sguardi delle due amiche e le lamentele di Natsu su quanto odiasse prendere il treno, Gray salì sul mezzo di trasporto, dirigendosi sicuro ad occupare un gruppo da quattro di posti ancora liberi e lasciandosi cadere di fianco al finestrino. Continuò a guardare testardamente fuori mentre il resto della squadra si sistemava, Lucy di fronte a lui, Natsu di fianco alla bionda, sdraiato e con la testa posata sulle sue gambe, Erza alla sua destra e Happy in braccio alla rossa.
Il treno aveva appena ricominciato a muoversi pigramente per uscire dalla stazione di Magnolia, quando una goccia di pioggia colpì violentemente il vetro attraverso cui il moro aveva perso nuovamente lo sguardo, facendolo sobbalzare appena.
-Sembra che oggi a Magnolia dovranno stare chiusi in casa- commentò Erza, sporgendosi appena in avanti e osservando i nuvoloni neri che si addensavano all’orizzonte.
-Come?!- chiese Natsu sorpreso, tirandosi su per un attimo -Ma… fino a un attimo fa c’era il sole!- esclamò quasi scocciato.
-Lo sai che il tempo è imprevedibile da queste parti- mormorò Lucy, riprendendo ad accarezzarlo tra i capelli non appena si rimise giù con il capo sulle sue cosce.
-Dite che dove andiamo ci sarà il sole?!-
-Chi lo sa!- rispose Lucy sorridendo al gattino -Ma non ti devi preoccupare, se piove ti terremo noi al riparo!-
-Aye!!!- esclamò l’Exceed, felice ed entusiasta, facendoli ridacchiare tutti e quattro.
Nessuno di loro notò la ragazza vestita di blu, ferma in mezzo alla banchina con gli occhi fissi sul treno che si allontanava accelerando sempre più, intenta a piangere tutte le sue lacrime. 

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Capitolo 2
*** Una drastica decisione ***


-Siamoooo… aaaaaaaa… casaaaaaaaaa!!!-
-Aye!!!-
Un paio di passanti si girarono a lanciare un’occhiata al ragazzo dai capelli rosa che aveva steso le braccia al cielo in segno di esultanza non appena era sceso dal treno e al suo gatto azzurro che svolazzava di qua e di là, felice come non mai. Dietro di lui un ragazzo moro, e due ragazze, una bionda e una rossa, risultavano altrettanto contenti anche se in modo decisamente più pacato.
La missione era andata a buon fine ma era durata più del previsto, tenendoli lontani da Magnolia per quasi un mese. E nonostante tutti loro adorassero le avventure, negli ultimi giorni avevano iniziato a sentire la mancanza di casa e dei propri nakama.
A essere onesti non vedevano l’ora di andare in Gilda a salutare tutti, essendo ancora presto nel pomeriggio e non persero tempo, avviandosi subito lungo le strade della città, tagliando per un paio di scorciatoie per arrivare prima, rievocando i momenti più salienti della missione.
Erano a pochi passi da Fairy Tail quando una voce li raggiunse, interrompendo la lite tra Gray e Natsu riguardo a chi dei due avesse dato il colpo di grazia al capo della banda di ladri che erano stati assunti per scovare e catturare.
-Buongiorno!- li salutò con cortesia il mago, facendoli voltare tutti e cinque in tempo per vederlo prodigarsi in un inchino, a beneficio delle due donne presenti -È un piacere vedervi, nonostante ci sia anche Gray con voi-
-Lyon?!- domandò incredulo il moro, avanzando di un passo e sentendo un’immediata fitta di fastidio diffondersi dentro di lui.
Ci mancava solo quell’arrogante, esibizionista, sedicente gentiluomo di suo fratello adottivo per convertire la sua perfetta giornata in un autentico disastro.
Già solo vederlo in condizioni normali gli mandava il sangue alla testa.
Ma dopo aver aspettato così tanto per potersi finalmente godere un pomeriggio di relax con i propri compagni, ritrovarsi intorno il proprio eterno rivale era l’ultima cosa di cui aveva bisogno. Senza contare che sarebbe stato appiccicato a Juvia tutto il tempo.
Non che Gray avesse in programma di passare volontariamente del tempo con Juvia, ovviamente.
Ovviamente!
No davvero, non era quello a cui stava pensando!
Era che… insomma… Se Lyon stava attaccato a Juvia e Juvia a lui, voleva dire che Lyon sarebbe stato attaccato a lui per tutto il tempo.
Lineare no?!
-Ehi Lyon! Cosa fai da queste parti?!- lo salutò Lucy, con decisamente più entusiasmo di quanto non fosse necessario, considerò Gray.
-Sei venuto qui per sfidare Gray?! Perché in quel caso posso prendere il suo posto e…- cominciò Natsu, già euforico all’idea di combattere, battendo il pugno contro il palmo.
-No, no, niente di tutto questo- lo interruppe con gentilezza l’altro mago del ghiaccio, alzando le mani e sorridendo un po’ storto, prima che i suoi occhi venissero pervasi da una luce sognante -Il mio treno passava da Magnolia e ho pensato di fermarmi a fare un saluto a Juvia-chan!-
Gray grugnì irritato mentre Lyon riapriva un occhio per poterlo guardare.
-La cosa ti turba in qualche modo, Gray?!- s’informò sollevando un sopracciglio.
-Oh no, figurati! Agognavo all’idea di averti intorno- commentò, il sarcasmo palpabile nella sua voce.
Lyon aggrottò le sopracciglia. 
-Non ho nessuna intenzione di stare intorno a te! Ho intenzione di stare con Juvia!-
-Come se facesse qualche differenza-
-Beh la farà quando la porterò a fare un giro per la città, come si conviene quando si chiede a una ragazza di uscire!- protestò, con uno sguardo saputo.
-Tu… cosa?!- reagì Gray, sentendo il sangue congelarsi nelle vene e le dita chiudersi a pugno.
-Ho detto che ho intenzione di portare Juvia fuori per un appuntamento. Cos’è, hai il ghiaccio anche nelle orecchie ora?-
-Non accetterà mai- sibilò, tremando in tutto il corpo e avanzando di un passo verso il proprio eterno rivale.
-Questo è tutto da vedere, fiocco  di neve- lo sfidò con un sorriso già trionfante l’albino.
-Sarà meglio che tu stia lontano da lei, Lyon, oppure io…-
-Tu… Cosa?!- chiese Lyon, sollevando le sopracciglia, i volti a pochi centimetri l’uno dall’altro.
-Io… Io ti…-
Una lama si frappose tra loro e Gray deglutì a vuoto, percependo, prima ancora di vederla, la rabbia di Erza. Girò lentamente il capo verso la rossa, trovandola circondata da un’aura rosso fuoco, i capelli ad adombrarle gli occhi e un’espressione a dir poco demoniaca sul volto.
-Credevo che tu e Lyon foste amici, Gray… o mi sbaglio?!- s’informò, provocandogli un brivido lungo la colonna vertebrale.
-N-n-n-no, non ti s-sbagli- affermò con voce flebile il mago.
-Bene! Allora immagino che non ti scocci fare gli onori di casa e accompagnarlo dentro alla Gilda, giusto?!- domandò, lanciandogli uno sguardo fiammeggiante che lo fece sobbalzare.
Grugnendo infastidito e al colmo dell’irritazione, il moro riprese a camminare, facendo segno all’albino di seguirlo mentre Lyon superava gli altri e regalava a Erza un rapido cenno del capo.
-Grazie infinite Erza-san-
Con non poca riluttanza, Gray spinse il portone di legno in modo da spalancarlo completamente, e, senza smettere di avanzare all’interno della Gilda, si girò a guardare Lyon con un’occhiata di ammonimento.
-Sarà meglio che tu stia attento a non congelare nien…-
Un rumore micidiale gli rimbombò nelle orecchie, impedendogli di finire la frase, e stordendolo. Fu solo quando atterrò sul pavimento di schiena, continuando a scivolare per alcuni metri, che realizzò di essere stato colpito da qualcosa con la stessa potenza di un treno in corsa. Confuso e frastornato, si puntellò sui gomiti per sollevare il busto e guardarsi intorno, sentendo l’agitazione crescere.
Cosa stava succedendo?! La Gilda era sotto attacco forse?!
No, non sembrava esserci niente di strano a dire il vero, constatò una volta che la stanza smise di girare.
A parte il fatto che qualcuno lo aveva colpito in pieno stomaco, scaraventandolo quasi fuori da Fairy Tail e che quel qualcuno non era Natsu. E a parte il fatto che gli unici che sembravano sconvolti da quanto appena successo fossero i suoi compagni di squadra e Lyon, mentre tutti gli altri si erano girati a guardarlo quasi come se si fossero aspettati una cosa del genere. Qualcuno era costernato – Levy e Mira soprattutto –, qualcuno infastidito dal rumore – Wakaba e Laki, per dirne un paio – e qualcuno addirittura ostile – come Cana –.
Aspetta… Cana?!
Perché Cana lo stava guardando così?!
Cosa diavolo stava succedendo?!
-Ehi, pervertito!!!-
Il ruggito di Gajeel riempì l’intera gilda e Gray si focalizzò rapido sul Dragon Slayer di ferro, a pochi passi da lui e intento a coprire la breve distanza che li separava in poche falcate. Si rimise in piedi, ancora instabile, perplesso dall’esplosione dell’altro mago, un ragionevole dubbio che fosse stato lui a colpirlo anche se continuava a non capire perché.
Lo vide caricare stirando il braccio all’indietro e trasformandolo in una barra di ferro e si preparò a contrattaccare.
-Ice-Make…-
-Gray i tuoi vestiti!-
-Uh?!-
Il tempo di guardare in basso e constatare che la sola cosa che ancora aveva addosso erano i boxer e un nuovo colpo lo prese in pieno, mandandolo di nuovo gambe all’aria.
E ora sì, ne era certo, era stato Gajeel a colpirlo un attimo prima.
Ma quando si era tolto i vestiti?! Dove li aveva lasciati?! E perché Lucy aveva sentito il bisogno di farglielo notare in un momento del genere?!
Ma soprattutto, soprattutto, cosa diavolo prendeva a Gajeel?!
Un secondo ruggito riempì l’aria, permettendo a Gray di individuare la posizione dell’avversario e scansarsi prima che il mago gli finisse addosso con tutto il suo peso, rotolando di lato.
Scattò in piedi, il busto piegato in avanti e uno sguardo omicida negli occhi.
Se voleva andarci giù pesante, allora eccolo servito.
-Pugno del drago…-
-Ice-Make…-
-… DI FERRO!!!-
-… GEYSER!!!-
-…DI FUOCO!!!-
-NATSU!!!-
-Eh?!- fu tutto quello che Gray riuscì a dire prima di venire investito in pieno da una attacco incrociato dei due Dragon Slayer.
-RISSA!!!- gridò Natsu, gettandosi su di lui, seguito a ruota da Gajeel, Elfman e, per lo stupore di tutti, Mest.
-Lottare è una cosa da UOMINI!!!-
-Mest ma cosa…- urlò Erza, per farsi sentire sopra agli schiamazzi.
-Voglio sapere cosa si prova a partecipare a una mischia del genere!!!- si giustificò il mago, dandole di santa ragione a chiunque gli capitasse a tiro.
Boccali e sgabelli cominciarono a volare in ogni direzione mentre Alzack prendeva in braccio Asuka per impedirle di farsi male e Jet e Droy iniziavano la loro solita discussione su chi dovesse proteggere Levy. Pochi attimi e anche Bixlow si era buttato verso il gruppo di combattenti, dando un consistente  contributo grazie all’aggiunta delle sue bamboline.
Con uno slancio deciso, Gray riuscì ad aggrapparsi al torace di Gajeel e ribaltarlo, portando sé stesso e il Dragon Slayer lontano dalla rissa incontrollata generata dagli altri quattro… beh… otto per essere precisi.
-Cosa ti è preso Gajeel?!- domandò, rimettendosi in piedi ma senza abbassare la guardia.
-Cos’hai combinato con Juvia?! Cosa le hai detto, bastardo?!?-
La mente di Gray si svuotò all’istante a quelle parole e la confusione lo pervase insieme a un senso di panico molto vago e molto distante ma assolutamente percepibile sul fondo del suo stomaco.
Cosa… cosa aveva mai detto a Juvia?! Era da oltre un mese che non la vedeva! Qualunque cosa fosse successa, non poteva essere colpa sua, dannazione!!!
E poi, cosa le era successo?! Stava male per caso?!?!
-Non so di cosa tu stia… Ehi!!! Vuoi darti una calmata?!?!- protestò, evitando l’ennesimo cazzotto.
-Non prendermi per il culo, Fullbuster!!!-
-Io non vedo Juvia da quando è venuta in missione con te, dannazione!!! Non le ho fatto niente!!!-
-Beh a quanto pare la pensiamo diversamente!!!- ribatté sempre più omicida Gajeel, caricandolo un’altra volta.
-Tutto questo è ridicolo!!! Te lo può dire anche lei!!! JUVIA! DOV’È JUVIA?!- alzò la voce per chiamarlo e in quel momento accadde.
Qualcosa di molto, molto strano.
Un raggelante, improvviso, inquietante silenzio scese nella Gilda e tutti si immobilizzarono nel bel mezzo di ciò che stavano facendo, Elfman, Mest e Bixlow compresi, lasciando Natsu a combattere da solo contro le bamboline del Rajinshu.
Le urla ignare e instancabili del rosa furono la sola cosa a rompere l’assordante silenzio per qualche secondo mentre una strana sensazione, stavolta identificabile come terrore allo stato puro, invadeva un immobile Gray, che continuò a guardarsi intorno febbrile, alla ricerca di una risposta o nella speranza di vedere Juvia farsi avanti da un momento all’altro.
-Cosa?!?!- esplose spazientito, allargando le braccia -Allora qualcuno mi dice dov’è?!?- insistette e lo stomaco gli si contrasse nel vedere molte paia di occhi abbassarsi verso il suolo.
Con un fruscio del mantello, Lyon fece un passo avanti, lo sguardo determinato.
-È successo qualcosa a Juvia-chan?!-
Gray girò la testa di scatto e gli lanciò un’occhiata furente per aver anche solo osato insinuare che… che… Come si permetteva?! Era ovvio che Juvia stesse bene! Non poteva esserle successo niente!
Non… non poteva! Semplicemente non era possibile!
Giusto?!
Sentì le proprie dita stringersi a pugno lungo i fianchi la mascella indurirsi, contro la sua volontà, prima che dei passi leggeri e pacati richiamassero la sua attenzione. Lentamente, il moro si voltò e deglutì a vuoto nel vedere Mira avvicinarsi a lui, con un sorriso tirato sul volto. Un sorriso che di felice non aveva nemmeno l’ombra.
Era… era davvero successo qualcosa a Juvia?!
Una patina di sudore freddo gli imperlò la pelle e un brivido lo scosse lungo la colonna vertebrale.
No! Si rifiutava di crederci!
-Gray…- lo chiamò Mira, cauta e un po’ incerta.
Gray si limitò ad osservarla, in disperata attesa che la maga dicesse quello che aveva da dire, purché gli dicesse dove diavolo era finita Juvia e cosa diavolo le era successo! Subito!!!
-Juvia non…- Mira si interruppe, puntando per un attimo gli occhi a terra -Lei se n’è andata- riprese, più sicura di sé e tornando a guardarlo mentre il cuore del ragazzo perdeva svariati battiti -Ha lasciato Fairy Tail tre settimane fa. È una maga di Mermaid Heel ora- 

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Capitolo 3
*** Cos'è successo? ***


-Okay, spiegateci cos’è successo!- esclamò Erza con urgenza, chiudendo la porta dell’infermeria al secondo piano, dove Cana, Gajeel, Mira, Gray, Lyon, Erza, Lucy, Natsu, Happy e Laxus si erano spostati per parlare della “questione Juvia”.
Il Master era via per una riunione straordinaria indetta dal Concilio e aveva affidato la Gilda a suo nipote a cui sembrava parte dei suoi doveri presenziare a quel colloqui.
-È cominciato tutto tre settimane fa più o meno, il giorno che siete partiti…- cominciò Mira.
-E che il bastardo l’ha fatta stare male! Di nuovo!- s’intromise Gajeel
-Io non ho fatto niente!- ringhiò Gray, vicinissimo a perdere del tutto la calma.
-Certo come no- grugnì Cana, roteando gli occhi e facendo scattare il corvino con sguardo incredulo.
Di solito Cana era dalla sua di parte. Anche quando aveva palesemente torto e si comportava come un imbecille e faceva piangere Juvia solo perché non era capace di riflettere prima di parlare e perché le diceva cose che neanche pensava, solo perché non era capace di gestire l’imbarazzo e… comunque… non era quello il punto!
-A dire la verità nemmeno noi siamo riusciti a capire esattamente cosa l’abbia sconvolta così- riprese Mira, sconfortata come non mai, cercando un po’ di sostegno in Laxus che la incoraggiò a continuare con un cenno del capo -Quando il temporale è scoppiato improvvisamente, Gajeel ha capito quasi subito che non era un fenomeno naturale e lui e Lily sono andati a cercare Juvia…-
Gray si azzardò a lanciare un’occhiata di striscio a Gajeel, trovandolo che tremava impercettibilmente.
-L’hanno trovata vicino alla stazione, distrutta e disperata- proseguì Cana, senza giri di parole e molto più diretta rispetto a Mira -Non l’avevo mai vista piangere così- aggiunse per buona misura e il cuore di Gray si strinse in un improvviso, doloroso spasmo nel realizzare da dove quella pioggia improvvisa era arrivata mentre loro lasciavano Magnolia, ignari e felici.
Felice. Che diritto aveva lui di essere felice quando Juvia aveva sofferto così?! Dannazione!
Aveva voglia di spaccare qualcosa!
-Ma… Ma come può essere stata colpa di Gray?! Non abbiamo visto Juvia quella mattina ed era appena tornata da una missione! Non si sono nemmeno parlati!- intervenne Lucy, spostando gli occhi da Cana a Mira e da Mira a Cana.
La castana emise un sospiro, passandosi una mano tra i capelli e chiedendo a Mira con gli occhi di finire lei il racconto.
-Non sappiamo esattamente come sia colpa sua ma… Quando Gajeel l’ha portata qui ha continuato a piangere, non riusciva a calmarsi. Ha accettato di parlare solo con me, Cana e Gajeel e ci ha detto che…- s’interruppe di nuovo, lanciando un’occhiata a Gray che sembrava quasi di scusa -Ha detto che era dispiaciuta di essere stata un simile peso per Gray, che non era mai stata sua intenzione infastidirlo e che voleva solo che Gray fosse felice- concluse in un soffio.
Qualcosa si tese dentro al mago, mentre un nodo gli si formava in gola, obbligandolo a mandare giù rumorosamente. Si afferrò il ponte del naso, incapace di darsi una spiegazione logica a quell’esplosione.
Sì era vero, capitava spesso che Gray si mostrasse infastidito o scocciato dalla sua indole troppo affettuosa ma il problema è che lui non era abituato a tutta quell’espansività. Era… era suo il problema, non di Juvia! E comunque non l’aveva mai considerata un peso e, magari sì, ogni tanto avrebbe voluto un po’ più di spazio ma non significava che… lui non… non voleva che Juvia si allontanasse da lui, dannazione! Non per davvero!
Se voleva che fosse felice perché se n’era andata?!
Non che Gray non potesse essere felice senza di lei, sia chiaro, non intendeva assolutamente quello! Ma erano pur sempre amici e lui si preoccupava dei propri amici e non poteva essere felice se sapeva che uno di loro era stato così male da sentire il bisogno di andarsene e lasciare la Gilda.
No sul serio, era quello il motivo.
-Poi Gajeel l’ha accompagnata a casa e nessuno l’ha più vista per tre giorni. E quando finalmente è tornata è andata diretta da Makarov, chiedendogli un colloquio privato e a quel punto se n’è andata senza una parola. L’abbiamo saputo da jicchan che aveva deciso di unirsi a Mermaid Heel- concluse Cana, appoggiandosi con le mani al davanzale dietro di lei, lasciando vagare lo sguardo sui suoi amici appena tornati a casa.
Un’espressione di crescente comprensione si stava disegnando sul volto di Erza e le sue dita fremevano pericolosamente, stringendo l’elsa della sua spada.
-Ma io non ho parlato con lei… non le ho detto niente…- ripeté di nuovo Gray, disperato di capire cosa avesse scatenato quella reazione così violenta.
-Sì che l’hai fatto- mormorò una voce calma ma lievemente indemoniata.
Il corvino si girò verso la proprietaria di suddetta voce e un brivido di autentico terrore lo percorse in tutto il corpo, obbligandolo a indietreggiare tanto quanto lei avanzava.
-E-E-Erza ma c-cosa dici?!- balbettò alzando le mani ai lati del viso, in segno di difesa.
Perché doveva essere così spaventosa?!
Sobbalzò quando la sua schiena urtò il muro, chiudendogli ogni via di fuga, mentre la rossa maga non accennava a fermarsi. Si bloccò a pochi centimetri da lui e stese il braccio, tirando un pugno sul muro di fianco al suo viso, guardandolo con rabbia e dispiacere.
-Non hai detto qualcosa A lei ma hai detto qualcosa SU di lei quella mattina-
Gray corrugò le sopracciglia, confuso.
-Ma di che…-
-“Non mi sembra vero un mese senza Juvia che mi ronza intorno come una mosca”- lo interruppe, citando le sue parole e lasciandolo interdetto e senza fiato.
Il silenzio calò nella stanza mentre tutti puntavano gli occhi su Gray, osservando il panico attraversare il suo viso.
-Fullbuster- ringhiò Gajeel, stringendo i pugni fino a quasi farsi sanguinare i palmi.
-Non può avermi sentito…- soffiò Gray, scioccato, parlando più con se stesso che con gli altri.
E badate bene, non è che Gray stesse affermando che Juvia fosse sorda o che non poteva effettivamente averlo sentito, perché, in effetti, dal momento che Gajeel l’aveva trovata vicino alla stazione e conoscendo la maga, c’erano ottime probabilità che Juvia quella mattina si trovasse in stazione al solo scopo di salutarlo. Quello che Gray intendeva è che non poteva essere vero, che non voleva crederci e che si sentiva un imbecille. Perché mai e poi mai avrebbe affermato una cosa del genere davanti a Juvia e nemmeno la pensava. L’aveva detto solo per placare le insistenti occhiate sapute e i sorrisetti maliziosi di Lucy ed Erza.
-E invece ti ha sentito eccome- soffiò Erza, rilassando i muscoli e cambiando improvvisamente espressione, continuando ad apparire dispiaciuta ma sorridendogli ora materna -Io so che non lo pensavi davvero ma Juvia…- s’interruppe mentre Gray si girava a cercarla con occhi supplici e il respiro affannato.
-Tutto il freddo che Ur ci ha fatto sopportare da piccoli deve avere ucciso la maggior parte dei tuoi neuroni, Gray- intervenne Lyon, provocando un moto omicida nel moro.
-Stanne fuori!- gli abbaiò contro, ottenendo solo di fargli sollevare un sopracciglio.
-Solo un’idiota come te potrebbe essere infastidito da una ragazza come Juvia! Che oltretutto ti idolatra!-
-Lei non mi infastidisce per niente, al contrario di te! Ti ho detto: stanne fuori!-
-Altrimenti?!-
-Non è il momento di litigare questo!- intervenne Cana, con voce ferma e incredibilmente autoritaria, riuscendo a frenare i due maghi dal saltarsi addosso a vicenda.
-Lushi- chiamò con voce flebile Happy, avvicinandosi alla bionda, senza volare, gli occhioni neri pieni di lacrime.
La maga si accovacciò alla sua altezza, sorridendogli e accarezzandolo sul capo.
-Dimmi Happy-
-Non rivedremo più Juvia?! È andata via senza salutarci!-
Lucy sollevò uno sguardo triste su Natsu e Mira, guardando prima uno e poi l’altra per poi tornare su Happy e prenderlo in braccio.
-Sono sicura che potremo andare a trovarla… ogni tanto…- affermò cercando di mandare giù il groppo che aveva in gola mentre Happy infossava il musino nel suo collo in cerca di conforto.
L’ennesimo assordante silenzio scese nell’infermeria, mentre tutti i presenti puntavano lo sguardo a terra, tutti tranne Natsu e Lucy che invece si guardavano negli occhi, confortandosi a vicenda.
Gray ancora appoggiato al muro, avvertì un suono crepitante alle proprie spalle, realizzando vagamente che aveva involontariamente ghiacciato la parete a cui era appoggiato, tanta era la rabbia che provava.
Era arrabbiato con Juvia, per essersene andata così, era arrabbiato con i suoi nakama per non averla fermata ma, soprattutto, era arrabbiato con se stesso. Come aveva potuto?! Perché si comportava sempre come uno stronzo con lei?!
Sollevò la testa risoluto, mentre una decisione si formava nella sua mente.
-Juvia tornerà a casa- affermò, sicuro e irremovibile, facendo girare tutti verso di sé.
-Di cosa stai parlando, Fullbuster?!- chiese Gajeel, stanco persino di ringhiare.
L’assenza di Juvia lo buttava giù più di quanto volesse ammettere e nonostante Levy gli fosse stata vicino per confortarlo con successo, parlare di nuovo dell’accaduto aveva riaperto in parte la ferita.
Gray puntò gli occhi grigi in quelli rossi del Dragon Slayer, sostenendo il suo sguardo di fuoco prima di parlare di nuovo.
-Vado a prenderla- annunciò, staccandosi dal muro e avviandosi alla porta.
-Cosa?!?!- esclamarono più voci all’unisono, obbligando Gray a girarsi di nuovo.
-Ho detto che vado a prenderla. Vado a Mermaid Heel-
-Non ti sembra di avere fatto già abbastanza danni, bastardo di un ghiacciolo?!-
-Credevo che la rivolessi indietro anche tu, Gajeel!-
-E infatti è così ma sono andato a trovarla e lei sta bene ora e non ho intenzione di lasciarti rovinare di n…-
-È un suo diritto!- intervenne Cana, facendo un passo avanti -Se vuole andare a Mermaid Heel e parlare con Juvia è un suo diritto e nessuno glielo può impedire- aggiunse, cercando poi con gli occhi il suo migliore amico e incoraggiandolo con un cenno del capo.
Gray ghignò, felice di avere di nuovo Cana dalla sua parte.
-Bene- scrollò le spalle il mago di ghiaccio, tornando ad afferrare la maniglia -Allora io vado e…-
-Vengo con te-
Gray si congelò sul posto mentre un fruscio indicava che Lyon si stava muovendo per raggiungerlo.
-Come?!- chiese, sbattendo rapido le palpebre, sperando di avere capito male.
-Ho detto che vengo con te- ripeté l’albino, guardandolo atono.
-Non ne ho bisogno grazie-
-Mermaid Heel si trova appena fuori da Margaret Town. È la mia città e…-
-Sono perfettamente in grado di trovare la sede di una gilda da solo, Lyon!- ringhiò il moro, cominciando a perdere la pazienza.
-Non puoi impedirmi di venire!-
-Perché devi sempre essere così…- cominciò stringendo i pugni, prima di venire colpito da un pensiero improvviso -... Vuoi… Vuoi provare a convincerla a unirsi a Lamia Scale vero?!- chiese, sentendo la rabbia montargli dentro -Non ti sei ancora arreso!-
-Come ti ho già detto non puoi imp…- riprese Lyon, sempre calmo e ragionevole.
-Non te la lascerò mai portare via- sibilò Gray, avvicinando i loro volti, senza nemmeno rendersi conto delle proprie parole.
Lyon lo osservò qualche istante, soffermandosi a studiare la cicatrice sulla sua fronte, prima di ghignare arrogante e con aria di sfida.
-E allora che vinca il migliore- si limitò a rispondere, prima di superare Gray e uscire dall’infermeria con passo deciso. 

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Capitolo 4
*** Primrose Hill ***


-Quella è la sede di Mermaid Heel- annunciò Lyon, schermandosi con la mano dal sole.
Gray gli lanciò una furibonda occhiata da sopra la spalla, ringhiando sottovoce. La sua sola presenza lo infastidiva da morire.
Cosa ci faceva lì?! Cosa c’entrava lui in tutta quella storia?!
Pensava di avere qualche diritto ma questo dimostrava solo che non aveva capito proprio un accidente di tutta la faccenda.
Non era questione di convincere Juvia a lasciare Mermaid Heel, era questione di convincerla a tornare a Fairy Tail!
Juvia era sua dannazione!
E… e del resto della Gilda ovviamente.
Ovviamente!
-Lo vedo da me, grazie- ribatté acido, più per il pensiero che aveva appena attraversato la sua mente che per la presenza di Lyon in sé -E rivestiti!- lo ammonì.
Lyon puntò gli occhi sul moro, sollevando un sopracciglio.
-Senti chi parla- mormorò.
Gray si accigliò, abbassando per un attimo lo sguardo e saltando su come se l’avessero scottato.
-Merda- imprecò tra i denti mentre tornava sui propri passi per recuperare i propri vestiti sparsi in giro.
-Se non ti conoscessi direi che sei più nervoso del normale- considerò Lyon, seguendo i suoi movimenti con le mani posate sui fianchi.
-Falla finita! Non sono affatto nervoso! E poi anche tu ti sei spogliato!-
-Io ho tolto la maglietta perché avevo caldo- gli fece presente con tono pacato -Non sono rimasto in boxer senza nemmeno accorgermene-
-Senti un po’…- cominciò l’altro mago, avanzando verso di lui con le braccia piene di stoffa arruffata -…Se sei venuto con me solo per rompere le palle, puoi anche tornartene alla tua gilda che oltretutto è qui vicino- gli sibilò in faccia ma Lyon non mosse un solo muscolo, limitandosi a sogghignare.
-Ah Gray! Prenderti in giro sarà uno spasso persino quando avremo ottant’anni!- esclamò l’albino, allontanandosi da lui e incamminandosi verso Primrose Hill, la collina su cui si trovava la sede di Mermaid Heel -Attento a non perdere di nuovo i vestiti. Queste signore ci tengono parecchio all’etichetta e potrebbero non prendere molto bene un uomo nudo nella loro gilda-
Gray sbuffò sonoramente, rimanendo indietro il tempo necessario per rendersi nuovamente presentabile e poi affrontare a sua volta la piccola salita che portava alla sua meta.
Primrose Hill era un luogo tranquillo e isolato e la collina sembrava interamente ricoperta di fiori. Sulla cima, la sede della Mermaid Heel ricordava una pagoda ma a lasciare Gray senza fiato fu lo splendido giardino che entrò nel suo campo visivo una volta che la strada fu nuovamente in piano.
Alberi di ciliegio, in quel periodo in fiore, erano disseminati qua e là, sul bordo di alcuni laghi, sicuramente artificiali ma dall’aspetto naturale, dove galleggiavano alcune ninfee e collegati tra loro da un piccolo corso d’acqua, artificiale anch’esso.
Gray ne ebbe la prova quando si chinò curioso e, sfiorata la superficie trasparente con i polpastrelli, percepì che si trattava di acqua termale.
Quel posto era un sogno, non sembrava nemmeno reale e per un attimo un senso di sollievo e benessere lo pervasero al pensiero che Juvia viveva ora in un luogo tanto bello e rilassante.
Se lo meritava.
Per l’ennesima volta, sobbalzò a causa di un pensiero che non era riuscito ad arginare ma stavolta la sensazione che lo accompagnò non fu imbarazzo ma panico e malinconia.
Juvia meritava di vivere in un posto tanto bello. Quindi perché lui era lì con l’intento di portarla via?!
Era davvero la cosa giusta?! Dopo tutte le volte che l’aveva fatta soffrire, non sarebbe stato meglio lasciarla stare e seguire il consiglio di Gajeel?!
Eppure sentiva che non ne sarebbe stato in grado e sapeva di essere egoista ma non poteva farci niente. Doveva almeno provarci e per un attimo, così breve che nemmeno se ne rese conto, ammise con se stesso che era lì anche per la propria felicità, senza che questa consapevolezza riuscisse a liberarsi da quell’angolino della sua mente dove l’aveva prontamente relegata.
Comunque non avrebbe potuto tirarsi indietro con Lyon che tentava di strapparla a quel luogo per unirsi a Lamia Scale. Se doveva andarsene da quel paradiso era per tornare a casa, la sua vera casa.
E ovviamente stava parlando di Fairy Tail, lui.
-Ehi Gray! Per di qua!-
Si girò verso Lyon che lo aspettava sotto il portico esterno della sede, appoggiato a un pilastro e si rimise in piedi, affrettandosi per raggiungerlo. Salì rapido i tre scalini di legno e si fermò a lanciare un’occhiata a suo fratello.
Mettendo da parte la loro proverbiale rivalità, i due maghi si guardarono, comunicando silenziosamente, e annuirono determinati prima di avvicinarsi alla porta per entrare.
Spinsero entrambe le ante verso l’interno e rimasero fermi un istante sulla soglia mentre molte teste si giravano verso di loro.
L’interno della Mermaid Heel era più luminoso di quanto ci si sarebbe potuto aspettare vedendo la struttura da fuori, grazie a dei finestroni posti al piano più alto. Rispetto a Fairy Tail la gilda aveva un livello in più ma era decisamente più tranquilla e silenziosa.
I due maghi del ghiaccio si mossero, avanzando cauti ma decisi nel salone principale, senza farsi scoraggiare dagli sguardi poco amichevoli delle maghe presenti. Sapevano che il problema non erano loro in quanto Gray Fullbuster e Lyon Vastia ma solo in quanto rappresentati del sesso maschile.
Si bloccarono una volta in mezzo al salone e gli occhi di Gray presero a schizzare da una parte all’altra della gilda, alla sua disperata ricerca.
Dov’era?! Dov’era?! Non c’era?! Era in missione?!
Dannazione no! Aveva bisogno di vederla subito!
-Signore perdonate l’intrusione ma io e il mio fratellino qui…- cominciò Lyon, riuscendo a distogliere per un attimo Gray dalla sua febbrile analisi giusto il tempo di fulminarlo per il “fratellino” -… stiamo cercando una vostra compagna e vi saremmo grati se foste in grado di indicarci dove si trova. Si tratta di Juv…-
Un suono soffocato e per niente piacevole interruppe il discorso di Lyon e quando Gray si voltò ad indagare cosa fosse successo, cosa avesse provocato quel micidiale spostamento d’aria accanto a lui, capì all’istante che quello stesso suono lo aveva prodotto proprio Lyon, visto la condizione in cui versava.
Steso a terra, con la spada, perennemente inguainata, di Kagura alla gola, la maga a cavalcioni sopra di lui e gli arti trattenuti a terra dalla sua magia gravitazionale.
Non fosse stato in un covo di donne pronte a rivoltarlo come un calzino, si sarebbe anche messo a ridere.
-Lyon Vastia- sibilò la mora, scrutandolo -Cosa fai qui? Nessuno ti ha invitato-  
-Stavo cercando di spiegarlo, Kagura-chan- le fece notare prima di flasharla con un sorriso -È bello rivederti- mormorò così piano che solo lei e Gray furono in grado di sentirlo.
La maga trattenne il fiato e sgranò gli occhi indignata, premendo ancora di più la propria arma contro la trachea dell’albino.
-La cosa non è reciproca. Dovresti sapere che gli uomini non sono ammessi nella sede di Mermaid Heel-
-Ci basta sapere dove possiamo trovare Juvia. Non ci interessa restare qui- si intromise Gray, glaciale come non mai.
Kagura si voltò per guardare l’altro mago da sopra la propria spalla.
-Juvia?-
-Sì, Juvia Loxar! Maga dell’acqua, capelli blu, porta sempre un cappotto con il collo di pelo o una gonna lunga! È una mia compagna, ho bisogno di parlarle!- cominciò ad agitarsi per tutto quell’inutile tergiversare, il moro.
Kagura lo osservò ancora un attimo prima di alzarsi e, con esasperante lentezza, riporre la propria katana al suo fianco. Si avvicinò a Gray, lo sguardo impassibile.
-Temo di doverti correggere. Lei era una tua compagna- mormorò, calcando la parola “era” e facendo rabbrividire di fastidio il mago del ghiaccio.
-Tu dimmi dov’è, al resto ci penso io- sibilò tra i denti.
-Non sono così certa che voglia vederti-
-Non sono affari tuoi questi-
-O forse sì, dal momento che Juvia è una mia compagna-
Un lampo omicida attraversò gli occhi di Gray. Un’aura azzurra circondò i suoi pugni, chiusi lungo i fianchi, e Lyon si rimise rapidamente in piedi nel notarlo.
-Gray- lo chiamò piano, allungando una mano verso di loro, pronto a intervenire se necessario.
L’ultima cosa che gli serviva era attaccare Kagura se speravano in un po’ di collaborazione da parte delle altre maghe della Mermaid.
-Gray?!-
Una voce incredula ripeté il nome appena pronunciato dall’albino.
-Lyon?!-
Tutti si girarono verso il portone principale e i due maghi del ghiaccio sgranarono gli occhi sconvolti.
-Kagura-san, che sta succedendo?-
-Juvia…- soffiò Gray, sotto shock.
Lei era lì, davanti a lui, a metà strada tra il portone e il centro della sala, che li fissava incredula, ma qualcosa in quel suo sguardo non andava. Qualcosa in lei non andava.
A parte che il “sama” era scomparso chissà dove ma quella ragazza aveva poco della Juvia che ricordava lui. A partire dal tatuaggio sulla sua coscia. Si trovava nella posizione giusta, aveva il colore giusto ma la forma decisamente sbagliata. La coda della fata era scomparsa per lasciare spazio al simbolo di Mermaid Heel.
Gray puntò gli occhi nei suoi, in una muta implorazione a dirgli che non era vero, che si stava sbagliando, che c’era una valida spiegazione ma ricevendo solo uno sguardo freddo in risposta e una scrollata di spalle nude.
Era quello che lo aveva tanto scioccato, la freddezza nei suoi occhi.
Come faceva Gajeel a dire che stava bene?!?
Quella non era la sua Juvia, la sua sorridente, innamorata, passionale, allegra Juvia.
Quella era la Juvia di Phantom Lord, quella era Ame-onna.
Gray tornò a serrare i pugni, furibondo.
Cosa le avevano fatto?! Chi era stato?!
Che glielo dicessero, ci avrebbe pensato lui a impedire a quel qualcuno di ferire ancora una persona a quel modo. E poi la consapevolezza calò su di lui come una sprangata.
Perché quel qualcuno era proprio lui e Gray non avrebbe saputo spiegare la sensazione che provò nel realizzarlo se non come un rovo che gli attorcigliava lo stomaco, pungendo e stringendo e squarciando. E la voglia di picchiarsi da solo lo inondò da capo a piedi.
Si girò verso Lyon, accarezzando l’idea di chiedergli di colpirlo con un martello di ghiaccio o qualcosa di simile, perché se si fosse picchiato da solo Kagura avrebbe di certo fatto appello alla sua infermità mentale per cacciarlo prima di subito, ma abbandonò rapidamente l’idea.
-Juvia!-
-Juvia-chan!-
I due maghi del ghiaccio si fecero avanti in simultanea.
-Posso parlarti un attimo…-
-Sei sempre più bella ogni volta che ti vedo- le parole di Gray furono sovrastate da quelle di Lyon che, come sempre senza pudore, si era avvicinato a le aveva preso una mano tra le proprie.
Il moro si irrigidì, tremando da capo a piedi per la rabbia. Avanzò di un passo, rischiando seriamente di perdere il controllo.
-Sto cercando di parlare con lei, Lyon!-
L’albino gli lanciò un’occhiata atona, senza lasciare la mano di Juvia.
-E non mi sembra che io te lo stia impedendo in nessun modo-
-Sì invece! Con i tuoi sproloqui!-
Lyon assottigliò lo sguardo, studiando il fratello.
-Sai almeno cosa vuol dire sproloquio?- s’informò alzando il sopracciglio.
-Cosa stai insinuando, razza di…-
-Juvia ora non ha tempo per parlare con nessuno di voi- affermò la maga, interrompendoli.
Con un movimento fluido fece scivolare via la propria mano dalla presa di Lyon mentre i due ragazzi la fissavano interdetti.
-C-cosa?!- domandò Gray, che aveva l’aria di uno a cui avessero fatto una doccia bollente.
Perché chiaro, se fosse stata ghiacciata sarebbe stato assolutamente a proprio agio.
-È molto gentile da parte vostra venire a trovare Juvia ma Juvia deve partire per un lavoro o farà tardi. Sono certa che potremo parlare domani. Forse- li informò, allontanandosi noncurante da loro per uscire.
Gray scambiò un’incredula occhiata con Lyon prima di rincorrerla.
-A-aspetta! Juvia!-
Aveva sentito bene?! Non è che stava sognando?!
Andiamo quella non poteva essere la stessa Juvia Loxar che conosceva lui! Non poteva perché era persino più fredda di quando l’aveva incontrata la prima volta, quando ancora faceva parte di Phantom Lord. Persino in quell’occasione, Juvia si era dimostrata molto più passionale e dolce di quanto il suo aspetto e atteggiamento suggerissero.
Era stata in quell’occasione che si era innamorata di lui, no?! Era stato un dannato colpo di fulmine, giusto?!
E quindi non aveva senso ciò che stava succedendo.
Perché anche se non si aspettava certo un trattamento di favore dopo ciò che le aveva fatto –anche se in cuor suo si era aspettato che Juvia si sarebbe gettata tra le sue braccia non appena lo avesse visto– Juvia non avrebbe mai ignorato due amici che si erano recati lì a farle visita, mai e poi mai.
Non era nella sua natura, non ne sarebbe mai stata capace.
A meno che…
Il sangue si gelò nelle vene di Gray, in senso puramente metaforico per una volta.
A meno che Juvia non fosse così arrabbiata con lui da renderle intollerabile anche solo il fatto di stare in sua presenza, al punto da farle dimenticare le buone maniere persino con Lyon che non le aveva fatto nulla.
A meno che non fosse stata così ferita e determinata a dimenticarlo da… da esserci riuscita!
No, no, no! Non poteva essere!
Gli serviva solo l’occasione giusta per dimostrarlo.
E non avrebbe atteso un minuto di più.
La raggiunse in poche falcate, già fuori dalla sede della gilda.
-Juvia!- la richiamò.
-Juvia deve partire Gray- gli comunicò asciutta.
-E allora vengo con te- affermò il mago.
Juvia si bloccò a quelle parole e si girò a guardarlo, indignata ma a Gray non sfuggì la peculiare luce che per un attimo le accese le iridi. Qualcosa di simile a eccitazione se non addirittura felicità.
-Come prego?- domandò, incredula.
Il moro indurì lo sguardo, determinato.
-Ho detto che vengo con te-
-Juvia non ti ha invitato- ribatté subito la maga, chiaramente infastidita.
Gray boccheggiò per un istante, dandosi del cretino per l’ennesima volta. Se ripensava a tutte le volte che lei gli aveva chiesto di accompagnarla e lui…
Okay basta! Il tempismo non era il suo forte, quel concetto era chiaro, inutile rivangarlo.
Lanciò una furtiva occhiata all’annuncio che Juvia teneva in mano e riuscì a leggere, con enorme soddisfazione, la meta di Juvia in un angolo del pezzo di carta.
-Ho sentito che Orchyd è una splendida città e se voglio andare a farci un giro oggi tu non puoi certo impedirmelo!- concluse trionfante, lasciandola a bocca aperta e senza parole.
Cercò qualcosa con cui ribattere, inutilmente e serrò le labbra per dimostrargli tutto il proprio astio, prima di riprendere a camminare a passo di marcia, giù per la collina e verso la stazione.
Con Gray incredibilmente alle calcagna. 

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Capitolo 5
*** Inversione di ruolo ***


-Che cosa aveva da dirti quel tipo?- chiese quasi ringhiando il moro, mantenendo senza fatica il suo passo.
Chiunque gli avesse visti da fuori, senza conoscerli, avrebbe potuto scommettere che si trattava di una coppia intenta a litigare. Sfortunatamente solo la parte del “litigare” corrispondeva a realtà.
Juvia sbuffò senza preoccuparsi di mascherare il proprio fastidio, le guance ancora rosse per i complimenti che il commesso di quel negozio di abiti doveva averle fatto dal momento in cui aveva messo piede nel locale, anche se Gray aveva atteso fuori.
Aveva atteso fuori perché, in effetti, lui non sarebbe nemmeno dovuto essere lì. Juvia era uscita con Mirianna e Araña per comprare un regalo di compleanno a Kagura e poi la blu si era separata dalle compagne per andare a ritirare il proprio vestito prima di tornare alla gilda.
E Gray lo sapeva, avrebbe potuto descrivere per filo e per segno il pomeriggio di Juvia, perché l’aveva seguita. Erano cinque giorni che la seguiva ovunque e se non fosse stato troppo arrabbiato per l’atteggiamento di quel tipo che l’aveva fatta arrossire in continuazione, come se avesse avuto qualche diritto di farlo, probabilmente si sarebbe insultato da solo.
Di certo, nei momenti di calma si chiedeva come era arrivato a quel punto. Com’era possibile che ora fosse lui a seguire Juvia e a fare di tutto per attirare la sua attenzione?! Che fine aveva fatto la sua dignità?!
C’era da dire che quanto meno lui evitava il pedinamento a distanza. Non tentava di nascondersi, seguiva Juvia apertamente e la approcciava ad ogni occasione, finendo sempre per parlare di tutt’altro che del motivo per cui era andato fin lì e per cui, da una settimana, alloggiava in casa di Lyon. Non era ancora riuscito ad affrontare la questione “torna a Fairy Tail” perché, semplicemente, ogni volta finivano per litigare a causa dello stato di costante nervoso in cui Gray versava, causato dall’atteggiamento così anomalo della sua ex nakama, e perché Juvia non sembrava affatto incline a conversare con lui riguardo a nessun argomento.
Sembrava essere diventata immune al suo fascino e al richiamo delle buone maniere.
Si mostrava sempre infastidita della sua presenza, rispondeva laconica alle sue domande e lo ignorava non appena si presentava l’occasione, mollandolo nel bel mezzo delle loro discussioni – perché solo così sembravano diventati capaci di comunicare – per andare a parlare con qualcuna delle sue compagne o, peggio ancora, con quel deficiente di Lyon.
E Gray sapeva di non potersi lamentare, di meritarlo anche, e non si sarebbe neppure arrabbiato con lei per quella piccola rivincita se solo Juvia gli avesse fatto il favore di ascoltarlo e permettergli di scusarsi prima di cominciare a comportarsi così, dannazione!
-Non sono affari tuoi, Gray- gli comunicò glaciale, dopo avergli scoccato un’occhiata assassina e tornando poi a guardarlo subito, stavolta accigliata -Stai seguendo di nuovo Juvia?- s’informò.
-Sì!- rispose senza esitare e quasi con tono di sfida il mago.
-Ah- commentò Juvia, sollevando le sopracciglia -Inquietante- aggiunse in un soffio prima di riprendere a camminare, lasciandolo indietro.
 Gray sgranò gli occhi sconvolto.
-Cosa?!- gracchiò, prima di rimettersi a correre dietro la ragazza, per recuperare il terreno perso -Juvia, dannazione, vuoi rallentare?-
-Juvia deve arrivare presto al dormitorio-
-Se solo mi dessi retta mezzo secondo, magari smetterei di seguirti-
Juvia si strinse nelle spalle.
-Gray può fare ciò che vuole con il suo tempo. Non è un problema di Juvia-
-Sì ma io vorrei anche tornare a casa!- esclamò esasperato e stavolta la maga si fermò, voltandosi a guardarlo con uno sguardo che lo fece rabbrividire.
-Vai! Chi ti trattiene?- lo ammonì con voce tagliente.
Gray la fissò per un attimo e poi liberò un sospiro, passandosi stancamente una mano tra i capelli.
-Juvia non posso. Non è così semplice-
-Qual è il problema?- s’informò scettica la blu, incrociando le braccia sotto il seno.
-Fosse semplice da spiegare…-
Se Erza fosse stata presente, probabilmente la questione si sarebbe risolta in quel momento perché il problema era molto semplice da spiegare e con una lama alla gola se ne sarebbe accorto anche lui. Ma Gray non era mai stato bravo con le proprie emozioni e anni di inesperienza nell’esternarle ora si facevano sentire.
-Se è una cosa lunga, ora Juvia non ha tempo-
-No aspetta!- incespicò il ragazzo per correre davanti alla maga che si era girata per riprendere la propria marcia, sbarrandole la strada -Okay, se ora non hai tempo di ascoltarmi allora vieni a cena con me stasera! Concedimi due ore e poi me ne tornerò a Magnolia e smetterò di perseguitarti!-
Juvia tremò impercettibilmente, ma abbastanza perché Gray se ne potesse accorgere. I suoi occhi blu si sgranarono increduli un solo istante, le sue labbra si schiusero a immettere più aria in un moto di autentica sorpresa e Gray trattenne il fiato, speranzoso e quasi disperato.
E patetico. Spaventosamente patetico, sì, lo sapeva. Ma per una volta non gli importava.
-Gray sta chiedendo a Juvia di uscire?- s’informò la maga, senza riuscire a celare completamente l’emozione nella propria voce.
Gray annuì, cauto.
-Come… un appuntamento?- chiese conferma, aggrottando le sopracciglia.
Gray ghignò. Era fatta.
-Sì- soffiò, seducente.
Riusciva a vedere molto bene gli ingranaggi di quella testolina blu vorticare rapidi, producendo uno dei suoi soliti trip mentali che di solito finivano con lui che le chiedeva di sposarlo. Anche se, cosa strana, lei sembrava ancora presente a se stessa. Forse aveva imparato a rimanere impassibile quando fantasticava ma Gray era certo che da un momento all’altro sarebbe arrossita, avrebbe distolto lo sguardo e avrebbe mormorato un “Juvia lo adorerebbe Gray-sama” e quello sarebbe stato solo l’inizio.
Quella sera si sarebbe fatto perdonare tutto, l’avrebbe trattata come meritava, le avrebbe spiegato ogni cosa, chiesto scusa e forse a fine serata…
-Grazie ma stasera Juvia non può- lo informò lapidaria, passandogli accanto per tornare a Primrose Hill, lasciandolo di sasso.
Che… Cosa…
-Perché no?!- urlò esasperato, allargando le braccia e ruotando il busto -È solo una cena! Siamo stati nakama, te lo ricordi?!-  
Dannazione, era vero che con lei aveva commesso tanti errori ma non le aveva mai negato qualche ora del suo tempo, quello mai! Che fosse per chiacchierare o chiarire qualche incomprensione, era sempre stato disponibile in quel senso. In fondo le voleva bene da sempre.
-Stasera c’è la festa di compleanno di Kagura-san- si limitò a ribattere la maga, anche lei ad alta voce per compensare la distanza che aveva già messo tra loro.
Gray lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi, svuotato e stanco. Non aveva più nemmeno la forza per inseguirla ma non significava che si sarebbe arreso.
Prese un profondo respiro, cercando di calmarsi.
La festa di Kagura.
Okay, c’era la festa di Kagura.
Ma certo! La festa di Kagura!
Quella era l’occasione perfetta!
Contro ogni pronostico lui e Lyon erano stati invitati a partecipare e Gray ghignò, più agguerrito che mai. Era deciso. Quella sera avrebbe trovato il modo di parlare con lei, che a Juvia piacesse o meno.
-E dovresti rimettere almeno i pantaloni!- lo raggiunse ancora la voce della ragazza, sempre più lontana.
-Merda!-

 
§

 
Gray si districò dall’ennesimo capannello di maghe, sistemandosi la camicia e la giacca che si erano un po’ sgualcite a causa di tutte le carezze non richieste di cui quelle ragazzine in piena tempesta ormonale lo stavano omaggiando dall’inizio della serata.
Smosse le spalle, mentre sistemava il colletto e lisciava le maniche a palmo pieno, e il suo disagio aumentò ulteriormente quando si scoprì felice nell’individuare Lyon in un angolo del salone della gilda, decorato a festa.
Magnifico! Era così disperato da volere la compagnia di Lyon!
Soffiando dal naso il proprio fastidio, Gray diede ancora un’occhiata intorno a sé e con disappunto appurò che Juvia continuava a non esserci da nessuna parte, almeno non all’interno del suo campo visivo, e si rassegnò a raggiungere suo fratello, bisognoso di un attimo di tregua.
-Buonasera- lo salutò l’albino.
-Ehi Lyon- rispose atono il moro, lanciando furtive occhiate da sopra la propria spalla -Sono spaventose- sussurrò poi, a mo’ di giustificazione, tornando a voltarsi verso di lui.
E detto da Gray, era un’affermazione non da poco, dal momento che lui aveva una stalker personale. O meglio, aveva avuto.
Ma se si fosse trattato di Juvia non lo avrebbe trovato così spaventoso perché Juvia sapeva quando fermarsi, perché il modo in cui Juvia lo perseguitava era comunque dolce, perché Juvia era innamorata di lui, di ogni sua sfaccettatura, e non lo vedeva semplicemente come un bel faccino su un fisico scolpito.
Perché Juvia era Juvia.
La risata sommessa di Lyon interruppe le sue riflessioni. Gray si girò di scatto verso l’altro mago che si era avvicinato e stava allungando le braccia verso di lui.
-Non spogliarti- lo ammonì, riallacciando i bottoni che Gray aveva già slacciato.
Il moro abbassò le mani, stranamente docile, e lo lasciò fare, cercando di rilassarsi.
-Sai per loro non sei semplicemente uno dei vincitori dei Dai Matou Embu- mormorò Lyon, in modo che solo lui potesse sentirlo, lanciando un’occhiata oltre la spalla di suo fratello e salutando un paio di maghe con un galante cenno del capo -Queste ragazze non vedono un uomo dal vivo da chissà quanto tempo. E di tutti i possibili candidati gli capita proprio un esibizionista che è anche uno dei maghi più famosi e forti di questa epoca. Cerca di metterti nei loro panni-
Gray sgranò gli occhi, colpito dal tono gentile e comprensivo di Lyon.
-Com’è che a te non ti inseguono?! Sei altrettanto famoso!- protestò a sopracciglia corrugate, ricordandosi appena in tempo di non aggiungere “e forte”.
Lyon spostò le mani sulle sue spalle, strisciando i palmi come per pulirgli la giacca da uno strato di polvere immaginaria.
-Era un complimento quello?- domandò, fingendo un’espressione sorpresa per prenderlo in giro.
-Forse…- concesse il moro, ghignando sghembo e facendo sorridere Lyon di rimando.
Si rese conto in quel momento che buona parte della tensione lo aveva abbandonato, grazie al comportamento rassicurante di suo fratello.
-Comunque dico sul serio. Perché a te ti lasciano in pace?- tornò alla carica dopo qualche istante Gray, portandosi di fianco all’albino.
Lyon si strinse nelle spalle.
-Non saprei…- mormorò ma una luce strana attraversò per un attimo i suoi occhi, stranendo Gray.
-Gray! Gray Fullbuster!-
Una voce proruppe, nella loro direzione e il mago in questione si irrigidì, stringendo i denti e strabuzzando gli occhi mentre una giovane ragazza, che non poteva avere più di sedici anni, gli correva incontro sbracciandosi. Carnagione olivastra, occhi verdi, capelli scuri e un vestito color pesca che la facevano quasi risplendere nella sera.
Eppure tutto ciò che quella visione suscitava in Gray era panico. Non ne poteva più e, non fosse stato che la ragazza lo aveva già chiaramente individuato, si sarebbe nascosto persino sotto a un tavolo pur di sfuggire alla sua ennesima ammiratrice.
Per un attimo l’allettante idea di trasformarla in ghiaccio gli attraversò la mente ma non osava pensare alle conseguenze se avesse rovinato la festa di Kagura, aggredendo una sua compagna.
-Eccone un’altra- mugugnò disperato e non gli sfuggì la divertita occhiata che Lyon gli lanciò con la coda dell’occhio.
Stava già per ringhiargli contro qualcosa che la sua ammiratrice lanciò un urlo, mentre scivolava e cadeva di schiena con un tonfo sordo, ritrovandosi subito circondata da un folto gruppo di compagne che la coprirono alla vista dei due maghi.
Gray si girò di scatto verso Lyon.
Da come la ragazza aveva dimostrato di saper correre sui tacchi, non sembrava avesse incespicato nella gonna del vestito e basta. Era più come se avesse slittato su qualcosa di scivoloso che ricopriva il pavimento.
-Sei stato tu?- chiese piano ma l’albino sembrava sorpreso quanto lui dell’improvvisa caduta.
-No! Per chi mi hai preso?- ribatté quasi offeso.
-Scusa tanto- mormorò Gray, sollevando le mani ai lati del viso in segno di resa.
In effetti, a pensarci bene, una lastra di ghiaccio per quanto sottile si sarebbe vista. Il ghiaccio era trasparente ma in un modo diverso rispetto a, per esempio, una pozza d’acqua e…
Gray si voltò veloce non appena il pensiero attraversò la sua mente.
Acqua!
Non era stato Lyon a far scivolare quella ragazza ma era stato comunque qualcuno. E Gray aveva la sua personale idea su chi fosse quel qualcuno.
Scrutò febbrile intorno a sé, alzandosi sulle punte e allungando il collo e, proprio quando stava per rassegnarsi e arrendersi all’evidenza che la sua supposizione doveva essere sbagliata, un fluido movimento di ciocche blu entrò nel suo campo visivo.
La vide uscire dalla gilda, con passo sostenuto, quasi stesse scappando via, e sorrise, non sapeva se per essere riuscito finalmente a individuarla o se perché il suo comportamento confermava la propria convinzione che Juvia avesse fatto scivolare di proposito quella ragazza prima che potesse raggiungerlo.
Senza pensare e senza una parola di congedo, Gray si lanciò al suo inseguimento, gli occhi fissi sulla propria meta, scartando tra le invitate, determinato come non mai.
Era talmente concentrato su Juvia e sull’obbiettivo che si era prefissato per quella sera che non si accorse nemmeno di Lyon che sussurrava un “Vai a prenderla, tigre” alle sue spalle. 

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Capitolo 6
*** Momenti importanti ***


Uscì trafelato dalla gilda e per la prima volta in vita sua maledisse di essere un mago del ghiaccio. Se così non fosse stato avrebbe potuto dare la colpa al freddo per i brividi che lo scuotevano. Certo non che il freddo avrebbe potuto comunque spiegare l’ansia che lo agitava dentro.
Si guardò intorno ma Juvia non sembrava in vista da nessuna parte e una cocente delusione cominciò a impossessarsi di lui, unita a una certa frustrazione che gli fece venire voglia di imprecare.
Si fermò vicino a uno degli alberi di ciliegio del giardino e pestò un pugno sul tronco, liberando un verso di rabbia a labbra serrate, che rimase coperto dalla musica, le chiacchiere e le risate che si sentivano da dentro la gilda.
Niente, non c’era niente da fare! Juvia sembrava decisa a impedirgli di avere una civile conversazione con lei ma Gray non era disposto a rinunciare. L’avrebbe imprigionata in una lastra di ghiaccio se necessario.
Doveva parlarle, doveva spiegarle, non poteva tornare indietro senza sapere se c’era una possibilità per loro, dannazione!
Sgranò gli occhi scioccato a quel pensiero e si girò di scatto, lisciandosi la giacca a disagio, quasi che qualcuno lo avesse sentito.
Perché non era affatto quello che sembrava, lui parlava di tutta Fairy Tail ovviamente, quel “loro” era riferito a tutti i suoi nakama che aspettavano, speranzosi di vedere tornare la maga dell’acqua, non parlava di lui e di Juvia, assolutamente non era quello che…
Uno scroscio d’acqua attirò la sua attenzione.
Era certo di aver sentito bene, non se l’era immaginato e socchiuse gli occhi, concentrato.
Un nuovo scroscio, seguito da una risata. Fu più il fremito che lo attraversò che le sue orecchie a confermargli che era la risata di Juvia, quella.
Cercò di individuarne la provenienza e si soffermò con lo sguardo su un gruppo di alberi più fitto, a qualche metro dalle due vasche d’acqua decorative che si trovavano subito fuori dalla sede della gilda.
Lì dietro, ben nascosta da occhi indiscreti, c’era una terza vasca di acqua termale, circondata dai ciliegi, dove le maghe di Mermaid Heel facevano il bagno senza paura di venire spiate da qualche maniaco.
E non perché non fosse possibile ma perché l’eventuale maniaco non avrebbe fatto per niente una bella fine una volta scoperto. Ed era sicuro che lo avrebbero scoperto, eccome se lo era.
Gray non voleva nemmeno immaginare le sorti di un eventuale malcapitato ma fu senza paura né ripensamenti che si diresse verso la macchia di ciliegi, anche perché era sicuro al 99,9% che la ragazza nascosta lì dietro, che rideva e giocava con l’acqua, fosse Juvia.
E se non fosse stata Juvia avrebbe corso qualsiasi rischio fosse necessario.
Cosa diceva sempre Lyon?!
Ah giusto!
Questo e altro per amore!
Anche se nel suo caso era “amicizia” la parola giusta, ovviamente.
Ovviamente!
Si accostò nell’unico punto in cui due ciliegi crescevano abbastanza vicini da non permettere di spiare all’interno ma da consentire a una persona di scivolare oltre gli alberi per raggiungere la vasca. Era talmente ben nascosto, il passaggio, che bisognava sapere che c’era per poterlo trovare e se Lyon non glielo avesse detto che c’era quell’altra vasca Gray non avrebbe mai capito da dove proveniva quella risata.
In effetti, non aveva idea di come Lyon facesse a saperlo ma non era certo il suo primo pensiero  in quel momento, anzi. Quando, superato il limitare della macchia, Juvia entrò nel suo campo visivo, le gambe immerse nella vasca, una mano posata nell’erba e l’altra intenta a far danzare lingue di acqua intorno a sé, come un prestigiatore o un direttore di orchestra, Gray non fu più in grado di pensare a niente.
Niente che non fosse lei e il suo sorriso e quanto fosse bella con la luce lunare che le illuminava il viso, riverberando attraverso le spirali d’acqua  che lei stessa aveva creato.
Il cuore gli accelerò nel petto e Gray si sentì mancare l’aria, eppure sarebbe rimasto a fissarla anche per tutta la notte. Il solo fatto di stare lì con lei, respirare la sua stessa aria, poter godere del suo viso sereno e sorridente lo faceva sentire… felice?!
Beh non ci sarebbe stato niente di strano, non era la prima volta che si sentiva felice perché le persone a cui teneva si sentivano felici. Ma era la prima volta che gli capitava di agognare un contatto fisico con quella persona, abbracciarla in una muta richiesta di condividere quella felicità con lui e solo con lui.
Scosse energicamente la testa.
Non sapeva cosa gli prendesse ma decise che a quello avrebbe pensato più tardi.
Finalmente erano lui e Juvia da soli, senza nessuno che potesse disturbarli o interromperli e la maga era abbastanza di buonumore da sperare che sarebbe stata disposta ad ascoltarlo. Non avrebbe avuto un’altra occasione del genere, doveva approfittarne.
Cauto, si mosse verso di lei, senza distogliere lo sguardo dal suo viso. Per quanto sapesse che era ridicolo, a Gray sembrava la prima volta che la vedeva.
Perché quella ragazza sorridente era innegabilmente Juvia, la vera Juvia, la sua Juvia ma c’erano tanti dettagli che Gray non aveva mai notato.
Come le fossette che le si formavano ai lati della bocca quando sorrideva, i suoi occhi che si accendevano fino quasi a emanare luce propria, quanto fossero affusolate le sue dita, come il movimento dei suoi capelli nel vento ricordasse le onde del mare.
Un suono secco risuonò nella piccola radura, riecheggiando sull’acqua. Gray si bloccò, irrigidito, mentre Juvia si girava di scatto, emettendo un verso di spavento e sorpresa. Si ritrovò a fissare direttamente dentro i suoi grandi occhi blu, sgranati per l’incredulità.
-Gray-s…- cominciò Juvia, serrando di colpo le labbra.
Qualcosa di simile a speranza e sollievo prese a scorrere nelle vene di Gray.
-Gray!- tentò di nuovo la maga, stavolta più convinta -Cosa fai qui?! Juvia non sapeva che Gray era a conoscenza di questo p…-
-Ti cercavo!- tagliò corto l’Ice-maker, un’espressione talmente seria che, suo malgrado, Juvia dovette mandare giù un po’ di saliva per inumidire la gola.
-Gray ha bisogno di qualcosa?- s’informò poi, raddrizzando la schiena e riprendendo il tono formale che da giorni ormai usava con il ragazzo.
Il moro strinse i pugni, controllando a stento la rabbia.
Per un attimo l’aveva rivista e ora la stava già perdendo di nuovo.
Avanzò di un altro passo, determinato come non mai.
-Ti devo parlare!- affermò deciso e quasi furioso, prima di prendere un profondo respiro e passarsi stancamente una mano trai capelli -Ti prego- aggiunse in un sussurro, implorante.
Juvia sobbalzò, perdendo di nuovo la propria freddezza, anche se solo per un attimo. Fiera e bellissima, lo fissò per un interminabile istante prima di muovere una sola volta il capo, dall’alto verso il basso, in un cenno d’assenso.
Gray liberò un respiro che nemmeno si era accorto di trattenere e coprì la distanza che lo separava dal bordo della vasca, dove si sedette, con la schiena rivolta verso l’acqua, una gamba piegata a terra, l’altra piegata in verticale per fare d’appoggio al braccio libero dal compito di sostenere il suo peso, puntellandosi al suolo.
Lasciò scorrere gli occhi sul viso della maga, mai così vicina da settimane ormai, godendosi quel breve attimo di intimità e silenzio, destinato a durare poco. Un senso di crescente eccitazione si gonfiò nel suo petto, così travolgente da renderlo difficile da gestire persino per lui, il freddo mago del ghiaccio, obbligandolo a distogliere bruscamente lo sguardo da Juvia e puntarlo alle proprie spalle.
Si accorse che le gambe della ragazza non erano visibili sotto il pelo dell’acqua ma erano diventate un tutt’uno con essa e sorrise appena, ritrovando in quel gesto tutta la vivacità della Juvia che conosceva lui.
Della Juvia che rivoleva indietro.
-Juvia può trasformare in acqua anche ciò che indossa- mormorò di punto in bianco la maga e Gray si girò a guardarla, sorpreso e interrogativo.
E il cuore gli perse un battito quando gli sembrò di intravedere un certo rossore sulle guance di Juvia.
-Juvia pensava che forse Gray si stesse chiedendo che fine avevano fatto le sue scarpe-
Gray sorrise di nuovo, scuotendo appena il capo.
-Me lo ricordo che puoi trasformare anche i tuoi vestiti. Ho ben presente l’estensione della tua magia- mormorò, portando in automatico la mano al fianco.
Non registrò di non avere più la giacca sulle spalle né di avere la camicia completamente sbottonata mentre si intrufolava con le dita sotto il cotone bianco e, con i polpastrelli, sfiorava un punto ben preciso poco sopra l’anca, dove la cute era più liscia e tesa e, lo sapeva anche senza vederlo, di un bianco quasi perlaceo. Una piccola cicatrice, causata da una bruciatura che Juvia gli aveva lasciato nel corso del loro primo scontro, ustionandolo con dell’acqua bollente.
Non aveva pensato un solo istante mentre compiva quel gesto e, non un solo istante, aveva distolto gli occhi da Juvia. Il palloncino di eccitazione aveva ripreso a gonfiarsi nel suo petto, al doppio della velocità, ed era come se tutto intorno a loro stesse svanendo lentamente, tutto tranne il profumo dei ciliegi in fiore, la tiepida brezza notturna, i giochi di luce provocati dalle lingue d’acqua di Juvia in combutta con la luna.
Gray si accigliò nel notare quanto la maga sembrasse tesa e stava già per  chiederle cosa non andasse quando gli occhi di Juvia si mossero fulminei verso il suo addome esposto, posandosi per un brevissimo istante proprio là dove Gray aveva posato la mano.
Fu appena un battito di ciglia ma non sfuggì al moro, così come non gli sfuggì ciò che gli occhi della ragazza trasmettevano quando tornò a puntarli nei suoi. Desiderio. Quasi disperato.
E Gray perse completamente il controllo.
Un movimento fulmineo e si ritrovò con la mano a coppa intorno alla guancia di Juvia, la punta del suo naso a solleticarle il volto, le labbra a pochi millimetri di distanza.
Prese un profondo respiro, inalando il suo profumo di mare e fiori, sempre meno presente a se stesso.
-Gray…- lo chiamò Juvia, le palpebre pronte a chiudersi, le mani posate sul petto nudo di Gray.
Lo chiamò con l’intento di fermarlo, forse.
Ma la sua voce, improvvisamente roca, non fece che distruggere ancora di più il già poco autocontrollo residuo del mago che chiuse gli occhi ed era già pronto a spingere il volto in avanti per annullare ogni distanza quando un grido bucò la perfetta atmosfera in cui erano immersi, facendoli sobbalzare e allontanare bruscamente l’uno dall’altra.
-Ti ho detto di lasciarmi in pace!- esclamò una voce, la stessa che li aveva appena interrotti, rabbiosa e lievemente sofferente.
Juvia uscì completamente dallo stato di semi-trance in cui era caduta, sgranando gli occhi mentre Gray si accigliava.
-Kagura- mormorò, più a se stessa che a lui.
-No, non finché non mi ascolti!- protestò un’altra voce, lasciandoli entrambi interdetti.
-Lyon?!- domandò Gray a un non meglio precisato interlocutore, mentre cercava di trovare un plausibile motivo per cui suo fratello e Kagura stessero litigando.
-Non c’è niente che tu possa dire che mi interessi!- ribatté la guerriera, la sua voce sempre più vicina e ora mischiata a un rumore di passi rapidi.
Juvia trattenne il fiato con orrore.
-Stanno venendo qui- sussurrò, in panico -Juvia non vuole interrompere un momento così importante per Lyon e Kagura-san- aggiunse parlando a macchinetta.
Gray la guardò stranito.
-Momento import…-
-Dobbiamo nasconderci!- esclamò Juvia, scattando in piedi e schizzando acqua ovunque.
Gray si riparò dalla pioggia di gocce tiepide prima di alzarsi a sua volta e seguire la maga che si diresse decisa verso due ciliegi della macchia tra cui si apriva una piccola nicchia, non abbastanza ampia per uscire da lì ma sufficiente per nascondersi agli occhi di chi stava per entrarci dall’unico ingresso disponibile.
 Gray scivolò contro il tronco, imprecando mentalmente contro gli altri due maghi. Loro avevano appena interrotto il suo momento importante con Juvia, non il contrario! Dannazione!
Ma fece appena in tempo a pensarlo che si ritrovò con il corpo di Juvia spalmato contro il proprio, la sua testa appoggiata al torace, il proprio naso immerso nei suoi capelli. Lo spazio nella nicchia era così poco che non capiva neppure come potessero starci fisicamente in due ma la cosa non gli dispiaceva affatto.
La sentì trattenere il fiato quando portò una mano sul suo fianco e l’altra sulla sua nuca e stava per chiamarla quando Kagura e Lyon fecero la loro comparsa nella radura.
La coppia nascosta si mise in ascolto mentre i due continuava a litigare, i toni sempre più accesi.
-Non puoi ignorarmi così!- protestò l’albino, con rabbia.
-Io faccio ciò che voglio, Lyon! Questa è la mia Gilda, è casa mia! E sei tu che ti sei presentato qui, solo per cercare lei! E io dovrei anche esserne felice?!? Dopo che sei sparito mi è concessa la grazia di rivederti solo perché la tua preziosa Juvia ora si trova qui a Mermaid Heel?!-
Juvia strinse i baveri della camicia di Gray a quelle parole, difficile dire se il motivo fosse la voce ora incrinata della sua amica o un altro. E in effetti anche il moro era piuttosto stranito da quello scambio di battute, dal fatto che Kagura, la combattiva e inscalfibile Kagura fosse sul punto di scoppiare a piangere, dalla nota sofferente che non gli era sfuggita nella voce di Lyon.
-Mesi! Sono mesi che non ti fai vivo e ora…-
-Sei stata tu!- la interruppe l’altro mago, facendo calare un silenzio improvviso e assordante, nel quale il respiro affannato di Kagura rimbombava a tutto spiano.
Gray sentì Lyon sospirare e avrebbe scommesso qualsiasi cosa che si stesse passando una mano tra i capelli.
-Sei… sei stata tu. Mi hai detto di non tornare senza un invito e io l’ho fatto, ho rispettato la tua decisione. Io vivo a venti minuti da qui, dannazione! Hai un’idea di quante volte sarei voluto venire a trovarti?! Hai un’idea di quanto sia stato difficile starti lontano?! Ma tu hai detto di non farmi rivedere e io l’ho fatto, Kagura! Che altro avrei dovuto fare?!-
-Combattere- rispose senza esitare la mora -Combattere per noi!-
-Ma l’ho fatto! Maledizione, è dai Dai Matou Embu che combatto per noi, per te! Credevo non volessi più avere niente a che fare con me e forse sono stato un vigliacco ma ora sono qui e sto combattendo! Perché ti rivoglio e non…-
La voce di Lyon si trasformò in un mugugno inarticolato a cui dopo pochi istanti si aggiunsero ansiti soffocati e Gray sgranò gli occhi, scioccato.
Lyon e Kagura si stavano baciando?!?!
Beh dai rumori che sentiva non è che ci fossero molti dubbi su cosa stessero facendo.
Okay, okay.
Lyon e Kagura si stavano baciando.
Non era niente di così sconvolgente per carità se non che quello sarebbe dovuto essere il SUO bacio, dannazione! Suo e di Juvia!
Soffocò un ringhio, mentre appoggiava la nuca al legno. Quanto meno, quella situazione spiegava perché Lyon si fosse orientato così bene da subito nella sede della Mermaid Heel, come facesse a conoscere la piscina nascosta e anche…
-Ecco perché lui lo lasciavano in pace!- esclamò sottovoce.
Uno scroscio d’acqua risuonò nell’aria, come se qualcuno si fosse tuffato nelle vasca e i gemiti soffocati che seguirono non lasciarono più dubbi ai due maghi nascosti.
Lyon e Kagura erano passati al livello successivo e in quel momento erano sicuramente immersi nella tiepida acqua termale, nudi e così schiacciati l’una contro l’altro da rendere difficile capire dove finisse l’albino e iniziasse la mora.
Gray grugnì, esasperato. 
Che aveva fatto di male per ritrovarsi testimone dell’attività sessuale di Lyon?!
No, okay, lo sapeva che una punizione la meritava ma essere migliore amico di Natsu non era sufficiente?! Sul serio?!
-Meno male che Juvia non si è mischiata all’acqua della vasca per nascondersi- mormorò la maga, rossa come in viso come i capelli di Erza.
Gray la osservò un istante trattenendo una risata e poi scivolò cauto lungo il tronco del ciliegio a cui era appoggiato, fino a sedersi a gambe incrociate nello stretto spazio della nicchia, con Juvia in grembo. La ragazza si aggrappò ancor di più a lui diventando praticamente viola.
-Gray, cosa…-
-Sembra che rimarremo bloccati qui per un po’, meglio mettersi comodi- si giustificò il moro, evitando il suo sguardo.
Stare immobili in uno spazio tanto stretto con Juvia addossata al suo torace nudo, mentre a pochi metri altri due facevano passionalmente l’amore non era certo una prova facile per i suoi ormoni. Ma si rilassò quando Juvia si lasciò andare tra le sue braccia, posando il capo sulla sua spalla.
Gray prese un profondo respiro, un po’ per calmarsi, un po’ per inebriarsi del suo odore, un po’ per l’imbarazzo. Certo, ben riparati com’erano, non era poi tanto diverso da quelle volte che, in missione, alloggiando in qualche albergo, si erano ritrovati dei vicini di stanza piuttosto attivi ma almeno in quelle occasioni non conosceva l’identità dei due amanti.
Mentre stavolta sì e uno dei due era pure suo fratello!
-Dannazione, è più imbarazzante persino si quella volta che ho beccato Erza fare le prove con il proprio riflesso fingendo che fosse Gerard-
-O di quando Juvia ha sentito Gajeel-kun parlare con il suo “drago di ferro”- mormorò la blu, il capo infossato tra la spalla e la gola dell’ice maker.
Gray le lanciò una scioccata occhiata. 
Eh?!?! Cosa… cosa… No, okay, non voleva saperlo!
Poi Juvia sorrise, con un velo di malinconia negli occhi, persa in chissà che ricordo anche se Gray sperava vivamente non c’entrasse “il drago di ferro” di Gajeel. 
-O di quella volta che Gray ha strizzato un seno a Juvia-
Il viso del moro prese fuoco.
-È stato un incidente!- ci tenne a mettere in chiaro e Juvia inclinò appena il capo per poterlo guardare, un sopracciglio sollevato.
-Sicuro?!- domandò scettica, facendolo sobbalzare.
Gray aprì e richiuse la bocca un paio di volte, boccheggiando come un pesce fuor d’acqua.
Oh magnifico! Ora non riusciva più nemmeno a parlare!
Juvia scoppiò in una sommessa risata, tornando a posare la testa sul suo petto.
-Juvia lo sa, Gray. Stava solo scherzando- soffiò e il cuore di Gray accelerò la propria corsa mentre le sue mani si stringevano intorno alla snella figura della maga.
Sapeva che avrebbe dovuto approfittare per parlare con lei, dirle ciò che doveva, ma per un qualche motivo non riusciva a decidersi. Non voleva rovinare quel momento, quell’attimo tutto loro, così bello, intimo e surreale.
Aveva la sua Juvia tra le braccia e voleva solo godersela.
Abbassò il capo, per posare il mento tra i suoi capelli e si rilassò contro l’albero, gli occhi chiusi, stringendola un po’ di più a sé. I suoni intorno a loro divennero sempre più distanti e ovattati.
-Beh forse non potremo raccontarlo in giro ma di sicuro avremo qualcosa con cui ricattarli dopo stasera- articolò Gray con voce impastata.
Non si era nemmeno reso conto di essere così stanco anche se non era certo incomprensibile, visto che erano settimane che dormiva male, quando dormiva. Juvia mugugnò un’indecifrabile risposta, già persa  per metà nel mondo dei sogni. 
Ci vollero solo pochi minuti perché entrambi scivolassero nel sonno, senza neanche rendersene conto e  immersi nel calore l’uno dell’altra.  

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Capitolo 7
*** Responsabilità ***


Un raggio di sole la centrò in pieno viso, svegliandola e obbligandola a socchiudere gli occhi. Sentiva una brezza fresca accarezzarle il volto, ma non aveva freddo. Anzi. Era al caldo, un caldo così accogliente, come una coccola delicata, che le fece venire subito voglia di sprofondare di nuovo nel sonno, abbandonandosi tra le muscolose braccia che la sorreggevano.
Muscolose braccia… considerazione interessante.
Doveva trattarsi di una delle sue vecchie fantasie perché non c’era proprio la materia prima lì a Mermaid Heel per addormentarsi stretta in un paio di muscolose braccia.
Sì, decisamente doveva stare sognando ed era anche un sogno parecchio comodo.
Reclinò il capo all’indietro per sistemarsi meglio sul petto di chiunque fosse che le stesse facendo da cuscino e mise a fuoco, nella luce filtrata dai rami dei ciliegi, un profilo famigliare.
Ancora un po’ comatosa, sorrise studiando il naso dritto, la mandibola squadrata, le palpebre rilassate a nascondere un paio di iridi di un grigio quasi perlaceo. I capelli corvini ricadevano sulla sua fronte, disordinati come sempre, creando un gioco di luci e ombre grazie al cono di sole che riusciva a raggiungerli tra gli alberi in fiore.
Ricordava bene il suo odore pungente, menta e ghiaccio e una punta più aspra, simile al limone, ma non capiva perché fosse diventato improvvisamente così intenso e pervadente. Non lo capì finché non si accorse di avere portato la mano sulla sua guancia, avere girato il viso e avere avvicinato pericolosamente le labbra alle sue.
E un attimo prima di baciarlo Juvia realizzò che non stava affatto sognando.
Spalancò gli occhi, ora ben sveglia, e si tirò bruscamente indietro, il respiro affannato. Con il cuore che marciava a mille, cercò di calmare i fremiti che la scuotevano e conficcò le unghie nel tronco alle sue spalle, che le sbarrava la strada e le impediva di allontanarsi per davvero da Gray, allontanarsi il necessario.
Confusa, stordita e con il sangue che le pompava nelle orecchie, Juvia ritrovò un barlume di lucidità, sufficiente a suggerirle di usare la propria forma Sierra per sgusciare fuori da lì il più rapidamente e silenziosamente possibile.
Incespicò nell’erba che circondava la vasca e registrò vagamente che Lyon e Kagura non erano più da nessuna parte, così come nemmeno i loro vestiti, eccezion fatta per una giacca scura appesa ad un ramo più basso degli altri.
Faticando a rimanere in equilibrio sui tacchi per l’agitazione, Juvia si diresse verso il varco nascosto, per uscire da lì.
Era per caso impazzita?! Cosa stava per fare?!
Era arrivata a tanto così dal cascarci di nuovo e se lo avesse fatto non si sarebbe mai perdonata. Non poteva, semplicemente non poteva.
Non era qualcosa che dipendeva realmente da lei, era questione di sopravvivenza, e non poteva permettersi di perdere la testa per lui. Le cose erano cambiate.
Posò la mano su un ciliegio, il piede già a metà strada oltre il varco quando qualcosa la trascinò all’indietro, obbligandola al contempo a girare su se stessa di centottanta gradi. Una forte presa sulle spalle le impedì di cadere faccia a terra.
-Juvia-
La maga si dimenò, districandosi dalla presa di Gray, un’espressione di puro terrore sul viso.
-Perché stai scappando?- domandò l’ice maker.
Il suo sguardo era serio e duro ma la sua voce lasciava trasparire una sottile sofferenza, sottile e penetrante, come un ago lungo e affilato.
-Juvia non scappa, sta solo tornando a cas…-
-Non è questa casa tua!!!- urlò il moro, facendola sobbalzare per quell’improvviso cambio di tono, incapace di trattenere oltre la propria frustrazione.
Gray si passò una mano tra i capelli, cercando di calmarsi.
-Magnolia è casa tua, Fairy Tail è casa tua! Tu dovresti essere là, non qui! Ti aspettano tutti Juvia!- spiegò, controllando a stento l’agitazione -Sono l’ultimo che ha il diritto di chiederti qualcosa ma ho fatto tutta questa strada e aspettato tutto questo tempo per riportarti a casa! Perché è quello il luogo a cui appartieni! E io ho sbagliato tante cose ma il punto è che tu non puoi rinnegare la tua vera natura a causa mia, non lo accetto, non…-
-Basta!!!- fu il turno della maga di gridare e quello di Gray di sobbalzare.
Due volte quando, sollevato il  viso si accorse dello sguardo furente di Juvia.
-Tu non… accetti?! Cosa importa quello che tu puoi accettare oppure no?! Tutta questa storia gira intorno a quello che Juvia è in grado di accettare e tollerare, tutto quello che Juvia ha accettato e tollerato e ora non può più!!! Non ha niente a che vedere con Gray, non ha mai avuto niente a che vedere con Gray nel momento in cui Juvia ha cancellato il marchio di Fairy Tail dalla propria gamba!!!-
-Se hai preso una decisione così drastica è stata solo colpa mia…-
-No!!! Juvia ha deciso ciò che era meglio per lei, quel che Gray ha fatto è stato esprimere una sua precisa opinione e un suo preciso stato d’animo e Juvia lo ha accettato ma ha anche capito che qualcosa nella sua vita doveva cambiare e questo non ha niente a che vedere con te!!! Dove Juvia stia e cosa faccia è un problema di Juvia e Juvia soltanto!!!-
Gray strinse i pugni fino a sbiancare le nocche.
Vederla così era una tortura, sapere che era solo la causa di tutto quel dolore che traspariva dalla sua espressione furibonda era come la morte da vivi. Un dolore senza fine senza nemmeno la grazia di poter smettere di soffrire.
-Tu devi ascoltarmi, io non intendevo quel che ho detto, è stato solo…-
-Beh Juvia sente quello che dici non quello che intendi!- lo interruppe lapidaria per l’ennesima volta e Gray si sentì annegare.
La stava perdendo, per davvero, ora più che mai, mentre litigava con lei come mai era accaduto prima, se ne stava rendendo conto. E se non fosse riuscito a farsi ascoltare l’avrebbe persa davvero e per sempre. Perché ormai Juvia era a tanto così dall’andare oltre lui e tutto l’amore che aveva sempre cercato di dargli e il dolore che lui le aveva sempre fatto provare.
E non poteva neppure biasimarla ma di certo non poteva perderla.
Non senza lottare.
Anche se aveva il sentore di essere tragicamente in ritardo per quello.
-Ora non mi stai ascoltando però- sibilò, arrabbiato.
Non con lei ma con se stesso. Non con la sua testardaggine ma con la propria. Non per il suo essere così risoluta ma per non esserlo stato abbastanza lui.
-Perché Juvia sa già cosa dirai e no, non è come pensi! Juvia non è più una tua compagna quindi tu non hai nessun diritto di preoccuparti per Juvia! Le compagne di Juvia si preoccuperanno per lei d’ora in poi, le maghe di Mermaid Heel di cui ora Juvia fa parte! Non Fairy Tail!-
Gray indietreggiò, come se Juvia lo avesse appena schiaffeggiato.
Non riusciva a credere alle proprie orecchie, non poteva essere vero. Doveva essere ancora addormentato e quello doveva essere solo un incubo.
Ma sapeva fin troppo bene, dal dolore che prese a pulsargli nel petto, che quella era la realtà.
Scattò d’istinto quando Juvia gli voltò le spalle ma s’impose di fermarsi e calmarsi quando vide che non aveva cercato di allontanarsi.
La maga strinse i pugni lungo i fianchi e tremò, puntando lo sguardo duro e determinato e completamente asciutto davanti a sé. Solo un’incertezza nel parlare lasciava trasparire una qualche emozione in lei, quando parlò di nuovo.
-Ci sarà sempre un posto speciale per Fairy Tail nel… nel mio cuore- mormorò, sforzandosi di parlare in prima persona, per far capire a Gray quanto ciò che stava per dire fosse così vero per lei da non poter più tornare indietro e cambiare idea -Ma non c’è più… non c’è più un posto per me a Fairy Tail- concluse a fatica, dandogli il colpo di grazia.
Perché Gray sapeva che Juvia sapeva che per lei a Fairy Tail ci sarebbe stato per sempre un posto. Ma non poteva fingere di non aver compreso che ormai Juvia non era più interessata ad occuparlo.
Non sarebbe tornata, né per lui né per nessun altro.
Sarebbe rimasta lì, per se stessa.
E Gray non trovò neppure il coraggio di provare a rincorrerla di nuovo quando Juvia, senza più una parola o uno sguardo, uscì dalla macchia, lasciandolo solo a guardare, senza realmente vederli, i fiori dei ciliegi cadere fluttuando al suolo.

 
§
 

Infilò le chiavi nella toppa, fischiettando e smuovendo le spalle, meravigliosamente rilassato.
Sì, era stata una serata meravigliosamente rilassante e andava tutto bene. Il sole splendeva, gli uccellini cantavano e tutto era meraviglioso.
Meraviglioso come il corpo di Kagura schiacciato contro il suo, la gola di lei che palpitava a ogni sfioramento delle sue labbra, i suoi gemiti soffocati contro la propria spalla e…
Lyon cadde quasi fisicamente fuori dagli eccitanti e, sì, che ci crediate o no, meravigliosi ricordi della sera precedente, dopo aver aperto la porta di casa sua.
A una prima occhiata non c’era niente che non andasse. Ma l’uscio sembrava bloccato da qualcosa e a Lyon si gelò il sangue nelle vene quando, fatto il giro per vedere di cosa si trattasse, constatò che l’ostacolo altro non era che un borsone da viaggio.
Chiaramente pieno e con il simbolo di Fairy Tail disegnato sopra.
Il borsone che Max aveva convinto Gray a comprare dalla propria bancarella prima che partisse per Margaret Town insieme a lui.
L’albino lo fissò interdetto per alcuni lunghi istanti, sbattendo ripetutamente le palpebre, come se non fosse in grado di capire le implicazioni che un borsone da viaggio pieno, abbandonato nell’ingresso, portava con sé. Cosa che invece Lyon era perfettamente in grado di capire, perché, insomma, non era precisamente un idiota. Solo che, ecco, forse non voleva capire.
Per questo quando suo fratello uscì dalla cucina, infilandosi una maglietta di cotone a maniche corte con sopra disegnata una… era una farfalla quella?! Sì okay, con sopra disegnata una farfalla, spostò la propria attenzione su di lui, guardandolo come se venisse da un altro pianeta.
-Cosa stai facendo?- chiese, sconvolto.
Gray gli lanciò una rapida occhiata, spostandosi poi in salotto per recuperare alcuni suoi vestiti che erano sparsi in giro da chissà quando. Si guardò intorno, in apprensione. Sperava vivamente di avere recuperato tutti i suoi boxer, non sarebbe stata una bella sorpresa per Lyon.
-Parto- rispose calmo, sbirciando sotto i cuscini del divano e recuperando una canotta di Lyon che intanto non gli aveva levato gli occhi di dosso, seguendo ogni suo movimento.
-Ma non puoi!-
Gray si girò verso di lui e sostenne il suo sguardo alcuni istanti, prima di lanciare la maglia di cotone al legittimo proprietario.
-Non ha senso rimandare- si giustificò semplicemente, con un’alzata di spalle.
Si accovacciò accanto al borsone e aprì la lampo, infilando dentro gli indumenti appena recuperati senza preoccuparsi nemmeno di piegarli. Era già un miracolo che non li avesse persi.
-Ma Juvia…-
Le parole morirono in gola a Lyon quando Gray si rimise bruscamente in piedi, fissandolo dritto negli occhi. E fu allora che Lyon si rese conto che suo fratello non era semplicemente triste, non era semplicemente deluso.
Era devastato, distrutto da qualcosa che lo stava mangiando dentro e che nessuno era in grado di estirpare. Era successo qualcosa, era evidente. E senza bisogno di chiedere, Lyon seppe che il tentativo di Gray di riportare Juvia da lui aveva fallito miseramente.
Sobbalzò appena quando il moro gli posò una mano sulla spalla.
-A volte continuare a lottare non è la soluzione. A volte bisogna sapere prendersi le proprie responsabilità e poi andare avanti- mormorò e tutto ciò che Lyon riuscì a fare fu deglutire a vuoto e annuire, prima di stendere le braccia e trascinarselo contro in un abbraccio che colse l’altro mago alla sprovvista.
Ma ci vollero solo pochi istanti a Gray per tornare in sé e ricambiare, mettendo in quella stretta tutto l’affetto e tutti i “ti voglio bene” che non gli aveva mai detto e che non gli avrebbe detto mai.
Rimasero così per un po’ e quando si separarono bastò un’occhiata l’uno all’altro per sapere che, sì, potevano stare tranquilli, Gray non avrebbe detto a nessuno che Lyon aveva chiaramente il groppo in gola e Lyon non avrebbe mai detto a nessuno che Gray aveva gli occhi lucidi.
Non per la separazione, quello no.
Era più che Lyon non sopportava di vedere suo fratello in quello stato e Gray oltre al proprio dolore doveva sopportare anche di vedere Lyon stare male per lui.
-Cerca di stare bene- fu tutto quello che il mago di Lamia Scale riuscì ad articolare mentre gli dava un’ultima pacca sulla spalla.
Gray annuì.
-Grazie di tutto Lyon. Ci vediamo presto-
-Puoi scommetterci, fiocco di neve-
Il moro sorrise tirato mentre si caricava il borsone sulla spalla e si dirigeva fuori dalla casa con passo sicuro e la testa alta.

 
§

 
Si passò una mano tra i capelli color perla, sospirando, seduto con le gambe piegate davanti a sé, sulla sommità di Primrose Hill, dietro la sede della gilda delle maghe-sirene.
Il sole brillava, gli uccellini cantavano, gli alberi erano in fiore e il mondo faceva schifo.
Ma non schifo come “schifo totale”.
Era più un’alternanza di meraviglioso e schifoso senza una precisa ripartizione tra i due aggettivi. Era meraviglioso se pensava a Kagura e faceva schifo se pensava a Gray.
Perché dai era uno schifo, dannazione, non era giusto che ora che quell’imbecille aveva finalmente aperto gli occhi…
Per cosa aveva rinunciato a Juvia allora?!
Ah già, era stato quando si era innamorato di un’altra donna quindi, sì, sarebbe successo in ogni caso.
Ma comunque!
Si sfregò gli occhi con pollice e indice e non si accorse della ragazza che si era seduta accanto a lui finché le sue dita non si infilarono tra le ciocche di capelli chiari, all’altezza della nuca. Lyon abbandonò per un attimo il capo sul palmo che lo accarezzava, tenendo gli occhi chiusi per godersi meglio quel contatto.
-Non potevi fare niente più di quello che hai fatto- mormorò Kagura e il mago risollevò le palpebre per guardarla.
Era seria, come sempre, ma con una luce negli occhi che era solo per lui. Era anche pronta a rimproverarlo, se necessario, ma lo avrebbe fatto solo perché non sopportava di vederlo così.
-Non è mai stato per lei, vero?- domandò Kagura, conoscendo già la risposta -E nemmeno per me. Sei venuto qui per lui sin dall’inizio, hai solo finto di rivaleggiare con lui ma in realtà volevi esserci se le cose avessero preso la piega sbagliata, per stare accanto a tuo fratello-
La reazione di  Lyon fu più eloquente di una risposta vocale e la mora sorrise, fiera di lui e del proprio intuito.
-Tu ci sei stato Lyon, finché Gray ha avuto bisogno di te. Non sarebbe mai potuto dipendere da te cosa Juvia e Gray avrebbero scelto alla fine. Tu hai fatto il possibile e capisco se ora stai male per lui ma non puoi colpevolizzarti-
L’ice maker tornò a puntare gli occhi davanti a sé.
-Non ha voluto che lo accompagnassi alla stazione-
-E puoi biasimarlo?- chiese Kagura, guardando anche lei l’orizzonte dove il sole cominciava a scendere, tingendo il cielo di arancio e rosa -Nel proprio dolore si è soli, Lyon-
Sì, lo sapeva bene Lyon. Lo aveva imparato quando Ur era morta, quando aveva capito che quella strana visione di Gray ucciso dai draghi non era affatto una visione –e ancora aveva gli incubi a volte–, quando Kagura lo aveva cacciato intimandogli di non tornare.
Ma la cosa non riusciva a confortarlo. A differenza delle carezze di Kagura, del suo profumo nelle narici e della sua silenziosa presenza. Quello gli era di grande conforto, non poteva negarlo.
Si girò a studiarla un attimo, riempiendosi gli occhi di lei. Non capiva come avesse resistito così tanto senza vederla.
-Quando posso tornare?- chiese di punto in bianco e Kagura si girò a guardarlo scioccata e furente e Lyon comprese immediatamente quale fosse il problema -Non sto chiedendo il permesso per venire a trovare la mia donna- mise in chiaro e subito le guance della maga presero colore nel sentirsi chiamare così -Ma ho capito che c’è qualcosa in ballo e ho la netta sensazione che non ti troverei se venissi la settimana prossima e nemmeno quella dopo. Quindi ti chiedo, quando posso tornare?- ripeté, guardandola intensamente negli occhi.
Kagura si sporse verso di lui per baciarlo dopo alcuni istanti di silenzio, accarezzandola con la mano dalla tempia alla mandibola.
-Mi faccio viva io quando torno- mormorò sulle sue labbra.
Lyon piegò il capo per appoggiare la propria fronte alla sua.
-Sarà una missione lunga?-
-Forse-
-Pericolosa?-
-So badare a me stessa- tagliò corto Kagura.
L’ice maker sorrise, accarezzandole il fianco. Era così forte e fiera.
-Quando parti?- domandò piano, roco, mentre il sole scendeva sempre più rapido e la penombra si dilatava sempre più in fretta su Margaret Town e Primrose Hill.
-Domattina-
Lyon ghignò, aumentando possessivo la presa su di lei e avvicinandola a sé, senza incontrare resistenza.
-Allora abbiamo tempo- soffiò, prima di baciarla di nuovo. 
 

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Capitolo 8
*** Vuoto ***


-Ci vediamo domani, Gray!- lo salutò Mira da dietro il bancone.
Il moro si limitò a sollevare una mano senza nemmeno voltarsi, grugnendo una risposta.
Sapeva che si sarebbero visti domani. Se avesse optato per una missione sarebbe comunque dovuto passare dalla Gilda, se non fosse andato in missione sapeva già che avrebbe tentato di rimanere a casa ma non sarebbe riuscito a tollerare il silenzio e la solitudine e allora avrebbe cercato la compagnia del resto di Fairy Tail.
Quando stava con loro, a volte, riusciva quasi a divertirsi per davvero. Certo quei momenti avevano breve durata perché subito il pensiero che Juvia non era lì per goderseli insieme a tutti loro gli attraversava impietoso la mente.
A conti fatti era durante le missioni che riusciva davvero a smettere di pensare a lei, quando doveva concentrarsi sul nemico e combattere ma lavorare da solo era più stancante che lavorare in gruppo, soprattutto quando si trattava di affrontare intere bande di delinquenti e Gray aveva bisogno di più riposo tra una missione e l’altra.
Continuando a camminare in automatico verso la propria casa, Gray lanciò un’occhiata al cielo terso e punteggiato da una miriade di stelle. Faceva caldo in quella notte di metà estate.
Gray sospirò.
Metà estate. Così tanto era passato?!
Davvero erano già trascorsi quasi quattro mesi?
Non fosse stato per il calendario che Mira aveva appeso a uno dei pilastri del bar, non avrebbe saputo dire neppure che mese fosse. Era come se il tempo, per lui, si fosse fermato e avesse contemporaneamente continuato a scorrere inesorabile.
Tutti i giorni erano uguali per lui, anche quando gli succedeva di tutto. Se restava lontano da Magnolia per molti giorni a fila a causa di un lavoro, lo scopriva solo al suo ritorno quanto tempo effettivo la missione gli aveva richiesto e solo se qualcuno glielo faceva notare.
Realizzò di essere quasi a casa quando il panorama intorno a lui divenne famigliare e infilò la mano in tasca per recuperare le chiavi, ringraziando mentalmente di avere ancora i pantaloni. La camicia, naturalmente, era scomparsa chissà dove ma non ci diede molto peso.
La strada si fece un po’ più ripida e Gray seppe di essere ormai a destinazione. Sollevò la testa e il cuore gli si fermò per un attimo nel mettere a fuoco una figura femminile che attendeva sulla soglia della sua piccola casa, che però era sempre stata abbastanza grande da ospitare anche Juvia quando la maga si era spostata da lui in pianta stabile dopo che Fairy Tail era stata rifondata.
Si immobilizzò dov’era, studiando la sagoma famigliare e un brivido gli percorse la schiena.
Nella confusione della sua mente, provocata dalla stanchezza  e dall’alcool, era certo di essere vittima di una qualche allucinazione e scosse la testa per tornare in sé ma, niente, la donna era sempre lì.
Deglutì a fatica mentre imponeva ai propri piedi di ricominciare a camminare, azione resa difficile anche dai tremiti che lo scuotevano.
Possibile che fosse…
-Pensavo che ti fossi addormentato lungo la strada su qualche panchina!- esclamò la donna e l’ice maker sgranò per un attimo gli occhi, sorpreso.
Sollievo e delusione lo investirono in un’unica ondata.
No, non era Juvia.
Ma almeno era una persona che era felice di vedere.
-Che fai qui?- le chiese, mentre la raggiungeva.
-Ho finito il ghiaccio- ribatté Cana, sarcastica -Tu che ne dici?-
-Ti avviso che casa mia è un disastro peggio di quella di Natsu- la informò, fermandosi un attimo di fronte a lei, mentre selezionava la chiave giusta nel mazzo.
-La cosa non mi turba- lo informò la maga, le mani sui fianchi -E nemmeno mi stupisce, guardandoti-
Gray le lanciò un’occhiata di sottecchi, alzando un sopracciglio.
-Sei un tale casino, ultimamente. E comunque non credo di averla mai vista in ordine, da che io ricordi, a parte quando Juvia viveva ancora qui- spiegò diretta come sempre, ignorando la reazione di Gray alla menzione della loro ex nakama -In ogni caso, non voglio entrare- aggiunse poi, prendendolo in contropiede.
-Pensavo fossi venuta a trovarmi-
-E infatti è così! Ma è una bella serata e possiamo anche starcene qui sui gradini a goderci le stelle e berci una birra!- propose Cana, con più entusiasmo di quello che Gray avrebbe ritenuto necessario.
Il moro studiò per un attimo il sorriso incoraggiante della sua migliore amica, prima di soffiare dal naso e scrollare le spalle.
-Come preferisci. Ma non so se è il caso che io beva, ho già alzato parecchio il gomito stasera- le fece presente, mentre si accomodavano l’uno accanto all’altra, addossando le schiene alla porta d’ingresso.
-È solo un quarto di litro. Sono piuttosto certa che non ti ucciderà- rispose la maga delle carte, stappando una delle due bottiglie che aveva comprato mentre si dirigeva lì e passandola all’ice maker, che se la porto subito alle labbra nonostante le sue stesse proteste.
Rimasero per un po’ così, a sorseggiare la bevanda ambrata e un po’ amara e guardare le stelle, godendosi semplicemente la presenza l’uno dell’altro, come quando erano bambini.
Poi, quando il silenzio si fece troppo assordante per lui, Gray decise che il male minore era parlare con Cana anche se sarebbero finito su argomenti che non lo avrebbero certo tirato su di morale, lo sapeva.
-Com’è andata la missione?-
-Bene!- rispose subito la ragazza -Siamo appena tornati ma devo dire che lavorare in gruppo non è per niente male! Hai solo una parte di ricompensa ma ci guadagni in salute ed energia!-
Gray grugnì un’inarticolata risposta, gli occhi testardamente puntati alla volta celeste. Cana gli lanciò uno sguardo di striscio.
-Gli manchi, Gray- mormorò dopo un attimo, girandosi completamente verso di lui e anche il moro si voltò a guardarla, senza staccare la nuca dalla porta.
-Cana…- provò ad ammonirla, inutilmente.
-Gray, guarda che io non ci guadagno niente, okay?! Mi piace fare parte del Team Natsu, dico davvero, ma il posto che sto occupando non è mio! E tu gli manchi! Da morire!-
-Io sono sempre qui, quando non siete in missione voi e non sono in missione io, li vedo tutti i giorni, okay?!-
-E allora?! Pensi che venire in Gilda, bere una cosa e sforzarsi di ridere quando qualcuno fa una battuta sia sufficiente?! Manchi a tutti Gray, anche a me!-
-Cana io sono qui!- insistette l’ice maker.
-Ma non ci sei davvero!- ribatté con fervore la castana, lasciandolo senza parole.
La guardò sospirare, mentre si passava una mano tra i capelli, per calmarsi.
-Non ci sei, Gray. Da settimane ormai- riprese, più pacata ma ancora molto tesa -Sei l’ombra di te stesso. Non ti spogli, non ordini da mangiare, non litighi più con Natsu! Davvero ti stupisce che sentiamo la tua mancanza?! Che Natsu, Lucy, Erza, Happy, Wendy e Charle la sentano?! Che io la senta?!?-
Un senso di disagio pervase il moro che però sostenne lo sguardo di Cana ancora alcuni istanti prima di ripuntarlo davanti a sé.
-Beh sono davvero mortificato di darvi un simile dispiacere- commentò, glaciale.
Era arrabbiato, Gray. Era stufo di stare male. Era stufo di fare del male agli altri.  
Cana gli passò una mano tra i capelli, materna. -Sono passati più di tre mesi. So che fa male, credimi lo so. Ma è arrivato il momento di reagire, Gray. Lei non è più qui ma sta bene. Non è morta, dannazione!-
Gray scattò a quelle parole. -Lo so!! Cosa credi?!?! Ce l’ho ben presente che non è morta, Cana!!!-
Un lampo di comprensione attraversò gli occhi indaco di Cana.
Lei e Gray erano come fratello e sorella. Da sempre si capivano con un solo sguardo e le volte che Gray aveva alzato la voce con lei si potevano contare sulle dita di una sola mano.
Il moro distolse lo sguardo, consapevole che ormai era troppo tardi, che Cana gli aveva già letto dentro. E che, volente o nolente, quella sera avrebbe dovuto affrontare quel dolore represso che da mesi cercava di evitare.
-È questo il problema- soffiò Cana, appena un po’ sotto shock.
Non era una domanda.
-Non dire idiozie-
-Non sono idiozie! È questo il problema!-
-Io non la voglio morta, chiaro?!- ringhiò fuori di sé, l’ice maker, senza però fare niente per allontanarla o allontanarsi.
-Certo che no! Il problema non è che non è morta ma è che potrebbe ancora tornare e tu la stai aspettando! Per quello non riesci ad andare avanti!- Gray sobbalzò visibilmente, continuando a evitare il suo sguardo -Vero?! Per quello quando arrivi in Gilda al mattino hai sempre quella faccia tesa e speranzosa! Ti illudi che lei possa essere tornata e ogni volta che scopri che non è così stai sempre peggio! Gray, dannazione, ti stai uccidendo con le tue stesse mani!-
Gray picchiò il retro della testa contro la porta un paio di volte, gettando finalmente la maschera.
-Pensi davvero che se dipendesse da me, non avrei già reagito?- domandò piano, sentendo gli angoli degli occhi pizzicare e strofinandoseli subito con pollice e indice -Non ci riesco, Cana! Vorrei, davvero ma non riesco! È come se mi mancasse qualcosa, una parte di me o… o l’aria. È come se…come se…-
-Come se qualcuno ti avesse tolto un pezzo di cuore?- domandò la castana, con un sorriso saputo ed eloquente, sporgendosi verso di lui -Ti senti vuoto qui?- chiese ancora, posando un palmo sul suo pettorale sinistro.
Gray trattenne il fiato, osservandola nella penombra, senza più difese.
Non è che non lo avesse capito, eh!
Cioè solo un cretino non ci sarebbe arrivato dopo quello che era successo a Primrose Hill e lui non era COSÌ cretino. Insomma, non era Natsu!
Solo, nessuno lo aveva mai ancora detto ad alta voce. Nemmeno lui. Ed era strano, così strano ma anche così vero che si rese conto, Gray, che fingere non aveva senso e ne aveva ancora meno se si trattava della sua migliore amica/sorella a cui non era mai riuscito a nascondere niente. E che non sarebbe stato mai più così al sicuro come in quel momento, in compagnia della sola persona a cui non si era mai vergognato di dire alcunché e protetto dal buio della notte. 
-Io la amo- soffiò in un sussurro quasi inudibile.
Cana sorrise ancora di più, con affetto e comprensione.
-Lo so. Ma andare avanti, non significa dimenticarla- gli disse, spostando la mano sulla sua guancia, mentre Gray deglutiva a vuoto -Significa solo accettare che te ne sei accorto troppo tardi. Non devi smettere di amarla, se non vuoi, non subito almeno. Ma se non vai oltre, tutto il male che ti stai facendo rischia veramente di ucciderti- proseguì con serietà per poi tornare a sorridere, stavolta con scherno -Vuoi veramente far fare questa fine al grande Gray Fullbuster?! Morto di crepacuore?!- gli domandò in tono scherzoso, incrociando le braccia sotto il seno.
Gray riuscì a emettere una roca risata, seguito a ruota da lei.
Rimasero in silenzio per un po’ finché Gray non si girò a guardarla e un impulso improvviso prese il sopravvento su di lui. Allungò il braccio e trascinò Cana verso di sé, stringendola in un abbraccio un po’ rude, che la colse di sorpresa.
-Vai a casa- le mormorò piano -Hai bisogno di dormire. Io starò bene, te lo prometto-
Cana gli circondò il viso con le mani, guardandolo dritto negli occhi.
-Ci conto- lo avvisò e Gray si lasciò sfuggire un’altra fioca risata.
Si sporse per scoccarle un bacio sulla fronte.
-Buonanotte- le augurò mentre si rimetteva in piedi e apriva la porta.
Entrò in casa, senza preoccuparsi di controllare che Cana se ne fosse davvero andata. Probabilmente sarebbe rimasta lì fuori ancora qualche minuto, il tempo di finire la propria birra e quella che Gray aveva avanzato, e poi sarebbe andata a casa a dormire.
Devastato come non mai dalla lotta emotiva che aveva appena affrontato ammettendo con Cana i propri reali sentimenti, si trascinò verso la camera da letto, attento a non inciampare nei vestiti e altri oggetti vari ed eventuali che ricoprivano perennemente il pavimento di casa sua.
Si trascinò verso il bagno, senza nemmeno accendere la luce e raggiunse il lavandino, cercando a tentoni la rubinetteria. Si spruzzò il viso con un po’ d’acqua e si mosse poi verso la propria camera, le mani già sulla cintura, intente a slacciarla.
Ci ripensò un attimo prima di entrare e tornò sui propri passi, diretto stavolta in cucina per prendersi un bicchiere d’acqua.
Cauto, si accostò alla fine del corridoio e passò davanti allo stanzino delle scope, superandolo. Si bloccò di colpo e stese un braccio mentre il suo palmo si stringeva intorno all’asta di una lunga lancia di ghiaccio che puntò subito alla gola di chiunque fosse che si era introdotto in casa sua.
Sentì l’intruso trattenere il fiato in un verso di sorpresa che registrò subito come decisamente molto acuto ma non si lasciò distrarre da quella considerazione.
-Chi sei?!- ringhiò a denti stretti -Che vuoi da me?!-
Il braccio gli tremava, per lo sforzo di sostenere la lancia, reso immane dalla stanchezza e dall’alcool, non certo dalla mancanza di allenamento.
Ma non poteva negare, almeno non con se stesso, di avere i riflessi molto rallentati in quel momento. Così rallentati che si rese conto troppo tardi che il nemico aveva allungato un braccio. Si mosse rapido per cercare di bloccarlo, preparandosi al contempo all’eventuale impatto dell’attacco che stava per ricevere ma, con sua grande sorpresa, la luce del salotto si accese.
Il primo pensiero che attraversò la mente di Gray fu come diavolo faceva il nemico a sapere dell’interruttore vicino allo stanzino delle scope. E il pensiero gli attraversò la mente prima ancora che avesse pienamente realizzato ciò che stava fissando e cioè la mano dell’intruso posata appunto sull’interruttore in questione.
Quindi, di nuovo, come diavolo faceva il nemico a sapere dell’interruttore vicino allo stanzino delle scope?!
-Non hai cambiato la serratura- mormorò una voce e Gray si pietrificò lì dov’era.
Era accaduto tutto così in fretta che non si era ancora girato verso l’intruso e ora non era così sicuro di volerlo fare. Perché se quella voce era solo un brutto tiro della propria mente, beh voleva continuare a illudersi.
Ma la tentazione di controllare ebbe la meglio e il cuore di Gray si fermò per poi riprendere al triplo della velocità quando posò gli occhi sul viso del suo supposto avversario.
-Juvia?!-
 

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