Numb

di RedStar12
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Imperfect ***
Capitolo 2: *** Enemies ***
Capitolo 3: *** Blue eyes ***
Capitolo 4: *** Misterious boys ***
Capitolo 5: *** Dreams and phantoms ***
Capitolo 6: *** Revelations - Part One ***
Capitolo 7: *** Revelations - Part Two ***
Capitolo 8: *** Moment of sadness ***
Capitolo 9: *** Back to home with a little surprise ***



Capitolo 1
*** Imperfect ***


Capitolo 1 - Imperfect Numb

I've become so numb
I can't feel you there
Become so tired
So much more aware
I'm becoming this
All I want to do
Is be more like me
And be less like you
(Linkin Park, Numb)

Capitolo 1: Imperfect


Con un ultimo sforzo delle braccia sottili, Tina riuscì a sollevarsi quel tanto che bastava per portare il suo viso all'altezza della finestra senza sforzare le deboli gambe. Sbirciò timorosamente fuori, immaginandosi che loro fossero sempre lì, ai lati della porta, appoggiati allo stipite, in agguato come falchi pronti a balzare sull'indifeso topolino. Invece niente, neanche l'ombra di quei loschi figuri per tutta l'estensione della stradina asfaltata della periferia. Con un sospiro di sollievo si lasciò ricadere sulla sedia a rotelle, le gambe che, nonostante non funzionassero più da mesi, tremavano come budini, come se percepissero la sua ansia. Tina sbuffò: le succedeva da quando era uscita dall'ospedale, due settimane dopo l'incidente, che le gambe le tremassero sempre dopo ogni sforzo fisico che faceva, anche il semplice appoggiarsi troppo solo alle braccia.
Tina si passò una mano sul viso, sostandosi qualche ciocca castana dagli occhi, di un azzurro straordinario, ma spento, come se fosse opaco o scurito da qualche giocca di nero e grigio. Dopo l'incidente i suoi occhi non avevano più brillato di gioia, mostrando quelle piccole sfumature verde mere che si notavano in quei momenti, nè il suo viso aveva più visto un sorriso. La sua espressione era rimasta mesta, triste, la stessa di una persona a cui hanno tolto i suoi tesori più preziosi.
Spingendo le route della carrozzella, Tina riuscì faticosamente a raggiungere la sua camera da letto nel suo piccolo appartamento nella periferia di Trieste. Mesi prima, quando poteva ancora scorrazzare liberamente per i corridoi piastrellati, la casa le sembrava sempre accogliente e famigliare. Invece, ora che era bloccata su una sedia a rotelle, paralizzata dalla vita in giù, a Tina quei muri sembravano le sbarre di una prigione, una prigione che le impediva di muoversi liberamente e la teneva segregata dentro di sè a causa del suo handicap.
Sulla scrivania di legno attaccata al muro in mezzo alla stanza dalle pareti blu notte, capeggiava una foto che ritraeva delle persone abbracciate, che sorridevano felici. Una donna poco più che quarantenne, abbronzata, con lunghi capelli castano-rossi, mossi, che sembravano fragili come se fossero di cristallo, un viso ovale in mezzo al quale brillavano due grandi occhi azzurro cielo che brillavano di felicità.
Un uomo poco più grande di lei le cingeva la vita sottile con un braccio muscoloso, il sorriso un pò nascosto dalla barba nera, corta e ispida, anche lui felice, l'età che trapelava a malapena dalle piccole rughe attorno agli occhi e ai lati della bocca, dalla gaiezza degli occhi color cioccolato fondente e dai capelli nerissimi, appena attraversati da qualche filo grigio o bianco.
Vicino all'uomo c'era un ragazzo sulla ventina, alto e robusto, ma snello, i lunghi capelli castano scurissimo, tendente al nero, che ricadevano in ciocche ribelli sulle spalle non troppo larghe, e gli occhi azzurrissimi che brillavano in mezzo al viso dai tratti marcati ma delicati, pallido.
Tina sospirò tristemente, asciugandosi con il dito una lacrima che era scivolata dal suo occhio destro. Infine...c'era lei. Lei, Valentina Fiorini, chiamata Tina dagli amici, con i suoi capelli lunghi color castano scuro, la meches bionda sul lato destro, e con i suoi occhi uguali a quelli della donna e del ragazzo: sua madre, Elisabetta Marisi, e suo fratello, Marco Fiorini. L'uomo che stringeva la donna... era suo padre, Stefano Fiorini, quell'uomo che aveva trascurato la moglie e i figli i primi anni e, dopo una separazione di poco più di un anno, era tornato in famiglia e si era finalmente comportato come un padre che si rispetti.
Lei, Tina... era l'ultima persona ancora viva di quelle ritratte in quella foto che traboccava di gioia e felicità. L'ultima, dopo quell'incidente... Tina abbassò lo sguardo sulle proprie gambe, innaturalmente immobili sulla sedia a rotelle, un po' storte... era stato lo scotto da pagare per la sua vita... le sue gambe. A volte si chiedeva come avesse fatto lei a sopravvivere, sotto quel peso che sembrava intenzionato a schiacciarla, e i suoi genitori e suo fratello a morire.
Altre due lacrime sbucarono dalle folte ciglia nere della ragazza, scivolando lungo le guance pallide e paffute, gocciolando poi sulle gambe. Tina neanche se ne accorse... avrebbero potuto trafiggerle con un pugnale o tagliargliele di netto che lei non se ne sarebbe neanche accorta. L'unica cosa che dimostrava che le gambe fossero ancora parte del suo corpo e non delle semplici protesi, era il loro tremito dopo ogni sforzo fisico. Un'infermiera le aveva detto che spesso le persone sentono di più la presenza degli arti solo quando questi vengono loro asportati o smettono di funzionare. Come era successo alle sue gambe.
Il suono del campanello riportò bruscamente la ragazza con i piedi per terra, metaforicamente parlando. Tre suoni vicini, una breve pausa, poi altri due suono ravvicinati. Tina si asciugò le lacrime che le rigavano le guance, e le sue labbra rosee si incurvarono in una specie di mezzo sorriso. Guardò fuori dalla finestra, dove il sole brillava allegro nel cielo azzurro di inizio giugno. Loro, i suoi angeli custodi... avrebbero vegliato su di lei anche quel giorno?


Scrittoio dell'autrice

Ed eccomi qui con questa nuova pseudo-fanfic. Pseudo perchè più che una fic èuna cavolata immane. Insomma, chi l'ha mai vista una ragazza sulla sedia a rotelle nel mondo di Saint Seiya (non includo Seiya nell'Overture Tenkai, perchè per me quel film non esiste!)? Comunque ho voluto comunque tentare di scriverla e pubblicarla, a voi giudicare se devo continuare o se è meglio che la interrompa e la cancelli. Sapete, tra una stesura e l'altra di "The owl. The lily. The vellum." mi capitano dei momenti in cui non so cosa scrivere, così mi concentro su questa fic. La parola alla giuria.
Il titolo della fanfic, Numb, è ispirato all'omonima canzone dei Linkin Park (il cui ritornello apre questo capitolo), e alla condizione in cui versa la protagonista: "numb" significa "paralizzato", come lo è Tina, immobilizzatta sulla sedia a rotelle, ma anche "insensibile", al dolore fisico e a quasi tutte le emozioni.
Un breve scorcio sulla protagonista: Tina è il mio alter ego "imperfetto", ha il mio stesso nome, ricalca parte del mio carattere e il mio aspetto fisico, tranne il fatto che io cammino benissimo e non sono sulla sedia a rotelle, e inoltre, per adattarla meglio alla storia, ho cambiato l'età: io ho 14 anni, mentre la mia alter ego ne avrà quasi diciotto.

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Capitolo 2
*** Enemies ***


Capitolo 2 - Misterious boys You don't turn me off
I will never fail
Things I loved before
Are not for sale
Keep yourself away
Far away from me
I forever stay
Your perfect enemy
(T.A.T.U., Perfect Enemy)

Capitolo 2: Enemies

Tre trilli ravvicinati... una breve pausa... altri due trilli ravvicinati... Tina guardò l'orologio: le otto e mezza di mattina.
Con la massima velocità che le permetteva la carrozzella, Tina raggiunse il portone del suo appartamento, al primo piano e premette il pulsante per aprire il portone, abbassando poi la maniglia della porta, aprendone un piccolo spiraglio. Non aveva bisogno di chiedere chi era.
Fuori dal portone del palazzo si trovava senza ombra di dubbio Barbara, la sua amica cameriera, che lavorava nel bar sotto casa sua, "Il Giglio d'Oro". Barbara era una donna che era stata molto amica di sua madre, era molto affezionata a Tina, ed aveva deciso di lavorare presso il "Giglio", come veniva spesso chiamato il bar, dopo l'incidente proprio allo scopo di poterla seguire meglio ed esserle più vicina possibile. Era anche molto apprensiva, e al minimo ritardo faceva un casino della madonna. Tina già se l'immaginava poco prima che aprisse il portone, mani sui fianchi, i tacchi bassi delle scarpe che ticchettavano nervosi sull'asfalto, l'espressione metà ansiosa e metà corrucciata.
Dopo circa un minuto la porta di casa si spalancò e Barbara apparve sulla soglia in tutto il suo metro e settanta di altezza. Non era tanto vecchia, ma neanche tanto giovane, dimostrava appena trenta dei suoi reali quarant'anni, ed aveva un'aria particolarmente giovanile, con i suoi capelli corti e a spazzola color rosso cupo e i vivaci occhi marroni. In quel momento l'espressione dei suoi occhi però era diversa, ansiosa.
-Valentina Fiorini- iniziò la cameriera, fissando la ragazza negli occhi, le mani ancora sui fianchi, in stile madre severa -come mai hai ritardato nell'aprirmi il portone?- concluse con suo solito tono di voce prorompente, severo. Tina scosse la testa ed indicò la porta semiaperta della camera -Ero in camera mia, a circa dieci metri di distanza dalla porta- disse, laconica, indicando le ruote della carrozzella -E dieci metri di distanza non sono facili da percorrere in pochi secondi su questo coso!- concluse, alzando gli occhi azzurri per incrociare quelli marroni di Barbara. La donna sbuffò, ma addolcì la sua espressione -Tesoro, ti ricordo che ci sono dei loschi tipacci che ti stanno alle costole. Non so per quale motivo, ma ti stanno alle costole. Per un secondo avevo creduto che ti avessero rapita!- disse la donna, posandosi una mano sul seno sinistro, in corrispondenza del cuore. Valentina scosse la testa -Avrebbero dovuto passare sotto le ruote della mia carrozzella- affermò, spavalda.
Barbara rise gentilmente al sentire la battuta della pupilla. Sapeva benissimo che Tina era troppo buona perfino per tirare uno schiaffo ad una persona che odiava, figurarsi "investire" i tipacci con la sedia a rotelle. Oltrepassò la soglia di casa e si mise dietro di lei, afferrando i manici della sedia -Preso tutto?- chiese, allegra. Tina fece si con la testa, battendo una mano aperta sulla sua onnipresente borsetta rossa, "custode" del portafogli, delle chiavi e del cellulare. Barbara sorrise e spinse la sedia a rotelle fuori, chiudendosi la porta alle spalle.
Per fortuna l'ascensore del palazzo era abbastanza grande per contenere agevolemente la donna e la sedia a rotelle insieme, così le due non faticarono molto ad uscire dal palazzetto. Appena varcarono la soglia di uscita, Tina vide Barbara fermarsi improvvisamente, facendola sobbalzare, e guardarsi intorno, fiutando l'aria come un segugio che da la caccia alla lepre nella foresta. Sicuramente stava controllando che non ci fossero in giro quei loschi individui che da mesi stavano alle calcagna della sua pupilla, aspettando il momento in cui la ragazza o i suoi protettori (praticamente tutti quelli che la conoscevano, un numero non indifferente) avrebbero fatto un passo falso. Tina sbuffò impercettibilmente: non le era mai piaciuto essere al centro dell'attenzione, ma ormai tutti sapevano che era braccata da degli individui misteriosi. Almeno nessuno sa dei miei angeli custodi, pensò Tina, mentre Barbara fermava la sedia a rotelle vicino al solito tavolino, a lato dell'entrata del bar, in modo da poterla tenere meglio d'occhio anche mentre serviva al banco.
Tina sospirò, ringraziando il calore di quella mattina, appoggiandosi all'indietro sullo schienale della sedia a rotelle ed estraendo dalla borsetta gli occhiali da sole, indossandoli per potersi godere meglio il sole. Ma al suo occhio non sfuggì, anzi sfuggirono, i tre ragazzi che si erano appena seduti ad un tavolino poco distante, intenti a parlottare fittamente, gli unici avventori del bar, oltre a lei, a quell'ora del mattino. Tina socchiuse gli occhi da sotto le lenti ambrate per poter metter meglio a fuoco i nuovi arrivati, abbassandosi gli occhiali sul naso per osservarli meglio. Erano giovani, Tina calcolò che dovessero avere, almeno in apparenza, appena due o tre anni più di lei (che si stava avvicinando ai 18 anni), e una cosa che li distingueva dalla maggior parte dei ragazzi che Tina conosceva era, oltre l'insolito colore dei capelli (azzurro mare per quello a destra, blu cobalto per quello in mezzo e violaceo per quello a sinistra), era il fisico statuario di chi ha passato tutta la vita ad allenarsi. Cosa che, unita alla perfezione del viso di ciascuno, li rendeva bellissimi ed affascinanti.
Tina sussultò impercettibilmente, reprimendo a stento un moto di gioia: i suoi angeli custodi! Non gli aveva mai visti in volto, ma sapeva che erano loro! Uno di loro, quello dai capelli azzurri, si dovette accorgere dello sguardo sconosciuto fisso su di lui, perchè voltò repentinamente la testa verso Tina, che però fu lesta a rialzarsi gli occhiali e a rilassarsi nuovamente contro lo schienale appena in tempo per non farsi scoprire. Gli occhi color cielo del ragazzi rimasero fissi su di lei ancora per qualche secondo, sicuri di non essere visti, poi tornarono a posarsi sui suoi compagni.
Tina sospirò, incrociando le mani dietro la nuca per mettersi più comoda, in attesa che Barbara arrivasse con il succo d'arancia e la brioche alla crema che ordinava sempre d'estate. La sera prima era rimasta reduce da un furioso litigio telefonico con Samantha, una delle sue amiche più care, ed era andata a letto presto senza cenare, per smaltire la rabbia e in parte la tristezza. Quella mattina però pagava le conseguenze per il suo digiuno serale; Tina pensò, ridacchiando, che il rumore del suo stomaco si sarebbe sentito perfino in India e in Egitto.
-Siamo allegre questa mattina!- cinguettò allegramente Sofia, la più giovane delle cameriere che lavoravano al bar, posando il vassoietto con la colazione di Tina sul tavolino e scostandosi con un rapido movimento del capo la lunga chioma color caramello scuro dagli occhi color miele, rivolgendo alla ragazza un sorriso radioso. Tina si limitò ad annuire, prendendo subito dopo il bicchiere di succo d'arancia e bevendone un sorso per nascondere il sorriso che le era affiorato sulle labbra. Eccome, se era allegra, quella mattina. Se il suo handicap glielo avesse concesso, si sarebbe messa a saltare dalla gioia.
La gaiezza mattutina fu però di breve durata: Tina aveva appena finito di mengiare la sua brioche e di vuotare il bicchiere, che un uomo vestito di nero emerse da dietro l'angolo del bar e si diresse a passo deciso proprio verso di lei. Lo stomaco di Tina fece una capriola per la paura e un brivido gelido le percorse la spina dorsale dalla vertebra lombare sana fino alla nuca. Merda, pensò, sono una stupida! I loschi figuri non erano scomparsi, quel giorno, avevano semplicemente cambiato postazione per poterla sorprendere.
Tina notò con la coda dell'occhio le cameriere, tutte all'interno del bar, sussultare spaventate e poco dopo dirigersi verso l'uscita per correre in suo aiuto, ma un secondo individuo in nero emerse dall'ombra e si parò davanti alla porta del bar, sbarrandola completamente con la sua mole gigantesca. Tina non riuscì a vedere oltre perchè una stretta gelida le afferrò il mento e la costrinse a voltare il viso nella direzione opposta. I suoi occhi azzurri si incrociarono con quelli neri come la notte invernale e altrettanto gelidi di uno degli individui, il capo, suppose Tina, notando il modo in cui altre due figure dai tratti resi indistinguibili dai lunghi mantelli che indossavano si inchinavano rispettosamente davanti a lui.
Tina sentì il corpo tremarle convulsamente e un secondo brivido freddo le percorse la spina dorsale, stavolta propagandosi lungo le braccia e le gambe paralizzate; gli occhi neri dell'individuo sembrarono scrutarla nei più profondi recessi della sua anima per estirparle ogni singolo segreto che vi racchiudeva dentro con infinita cura. Le labbra dell'individuo si incurvarono in un perfido sorriso, anche se Tina non lo notò a causa dell'ombra che gli copriva il viso, ma riuscì comunque a sentire come se fosse sua la sensazione di vittoria che quell'individuo doveva provare: l'aveva battutta, aveva ottenuto la sua preda, aveva finalmente compiuto la sua missione.
Improvvisamente l'uomo le lasciò il mento e con un movimento brusco la sollevò dalla sedia a rotelle e la afferrò talmente stretta che la ragazza dovette fare appello a tutta la sua resistenza per non soffocare. Quell'uomo di gelido non aveva solo lo sguardo e le mani, tutto il suo corpo sembrava fatto di ghiaccio e neve, di solom gelido ghiaccio. Tina era così terrorizzata che non aveva neanche la forza di divincolarsi e le sue corde vocali sembravano annodate in un unico, soffocante nodo in fondo alla gola. Azzardò un'occhiata alla sua ultima speranza, i suoi angeli custodi... speranza che svanì quando vide che i posti che prima occupavano erano vuoti, come se non ci fossero mai stati... il nodo alla gola le si strinse ancora di più, bloccando sul nascere le lacrime che stavano premendo per uscire, e chiuse gli occhi, mentre sentiva i sobbalzi dell'uomo che la trasportava come se fossero semplici scossoni lontani anni luce da lei.
Dopo minuti che alla ragazza sembrarono ore alle sue orecchie giunse un grido e il tetro tonfo di un corpo che cade a terra. L'individuo che la stringeva strinse i denti e imprecò a bassa voce -Maledizione-. Un secondo grido squarciò l'aria e un secondo corpo cadde a terra. Improvvisamente l'uomo che teneva prigioniera Tina gettò un grido di dolore che le fece vibrare i timpani come gong percossi e cadde all'indietro, lasciando la presa su di lei. La ragazza scivolò rovinosamente sul terreno asfaltato, aiutata ben poco dalle sue gambe paralizzate, e cadde sbattendo il didietro, percependo però solo una breve scossa elettrica. Sentendo ancora la presenza del terribile individuo, la ragazza fece forza sulle braccia per cercare di allontanarsi il più possibile solo con il loro ausilio; riuscì però a fare pochi passi quando dall'oscurità emerse un'altra figura. La ragazza sussultò e nascose il viso nelle braccia, troppo impaurita per guardare. Ma prima riuscì a scorgere una piccola scintilla rosso scarlatto all'altezza del nuovo arrivato, scintilla che si trasformò quasi subito in un bagliore sanguigno.
-Scarlet needle!-

Scrittoio dell'autrice

*RedStar12 gongola come una cretina per essere riuscita a scrivere il secondo chap in una giornata* Ragazze, mi sento proprio ispirata da questa idea che ho abbozzato, e mi rende felice che le persone che hanno commentato questa pseudo-fic mi abbiano detto di non cancellarla e di continuarla (miloxcamus mi ha addirittura minacciata di rievocare la Presa della Bastiglia sotto casa mia, quindi non posso fare altrimenti! Jeje!).
Prima di tutto ringrazio di cuore e mando un grosso bacione a stantuffo, che ha messo questo scarto di fanfic tra i suoi preferiti. Te adoro caraaaaaaaaaa! *RedStar12  lancia un grosso bacione a stantuffo e la stritola in un abbraccio da mozzare il fiato*
Bene, ora passiamo alla parte che preferisco del mio scrittoio: le risposte alle recensioni!
kikka_hiwatari: Infatti in tutte le storie che ho letto su Saint Seiya dove compaiono nuove protagoniste, le suddette sono al massimo goffe o spaurite, ma mai con un handicap fisico come la paralisi fisica. Proprio per questo ho pubblicato "Numb", nonostante facesse schifo, volevo scrivere una fic diversa e far ricredere tutti quelli che pensano che le Mary Sue siano sempre il non-plus-ultra in tutto! Grazie per l'incoraggiamento a non cancellare la fic e a continuarla. Ti ha soddisfatta il seguito?
whitesary: ...piccina... non pensavo che fossi così sensibile... uno dei fini che mi sono proposta è anche quella di sensibilizzare le persone "normali" a vedere gli "handicappati" (qui non usato come termine dispregiativo ma esplicativo) con occhi diversi e a spiegare in modo un po' meno "drastico" quanto possa essere difficile per loro muoversi in completa liberta, specialmente nelle grandi città. Una mia amica è paraplegica allo stesso modo della protagonista e, quando frequentava un corso di computer con me, aveva scritto un articolo su questo problema sul suo blog, e con questa fic voglio in qualche modo darle una mano. Don't worry Sary-chan, ora che ho visto che qualcuno l'apprezza sta pur certa che questa fic non la cancello neanche sotto tortura! Tu però continua a recensire o almeno a leggere, ci conto!
miloxcamus: Non serve che ti prostri ai miei piedi Socia, l'avevo intuito. Ma non preoccuparti, l'importante è che tu abbia letto e soprattutto che ti sia piaciuta. Mon Dieu, addirittura la Presa della Bastiglia... ok ok, non la cancello! Eheh, scherzi a parte, sono felice che ti sia piaciuta la protagonista. Esatto Socia, doppio lavoro! Per questo inizialmente ero titubante sul pubblicare questa fic, già portare avanti "The owl. The lily. The vellum." è una faticaccia, addirittura due potrebbero sembrare un'impresa titanica. Ma vedrò di accontentare i fans che leggono entrambe, anche se credo che in questo periodo mi dedicherò di più a "Numb" che all'altra fic. Tu basta che continui a leggere e a recensire, ok? Alla prossima, Socia (e-mail o recensione che sia, jeje!).
Mymoon96: Oh, mi stai facendo arrossire con tutti questi complimenti. Ti è piaciuto il secondo capitolo? Eheh, a quanto pare le fan di Milo in questo sito sono a bizzeffe... che ne diresti di unirti al fanclub "Fangirl di Milo e Camus" insieme a me e a miloxcamus?

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Capitolo 3
*** Blue eyes ***


Capitolo 3 - Misterious boys Haven't we met
You're some kind of beautiful stranger
You could be good for me
I have the taste for danger

If I'm smart then I'll run away
But I'm not so I guess I stay
Heaven forbid
I take my chance on a beautiful stranger

I looked into your eyes
And my world came tumbling down
You're the devil in disguise
That's why I'm singin this song
(Madonna, Beautiful Stranger)

Capitolo 3: Blue eyes

Alle orecchie di Tina giunse il macabro suono di un colpo andato a segno, seguito dall'urlo di dolore di uno degli individui in nero, presumibilmente quello che la teneva prigioniera, ma non ebbe il coraggio di aprire gli occhi nè di scoprirsi il viso, aveva troppa paura di quello che avrebbe potuto vedere. Sobbalzò quando sentì qualcosa di caldo sfiorarle la spalla, lasciata scoperta dalle spalline sottili della canottiera nera che indossava. D'istinto si raggomitolo ancora di più su sè stessa, pigolando un -Non farmi del male-, terrorizzata.
-Sta tranquilla, non sono tuo nemico- le sussurrò una voce maschile, calda e gentile. La ragazza, anche se titubante, si scostò le braccia dal corpo e sollevò il viso verso quello del ragazzo, che era inginocchiato vicino a lei, trovandosi in questo modo ad affondare i suoi occhi in due immense iridi di un azzurro straordinario, per niente paragonabile al suo, il colore del cielo e del mare mischiati insieme. Il cuore di Tina perse un battito, per poi cominciare a battere più velocemente: quello era uno dei suoi angeli custodi, ne era certa!
-Stai bene? Non ti hanno ferita?- le chiese l'angelo custode, preoccupato. Tina scosse la testa, certa che non sarebbe riuscita a formulare una singola frase coerente con quelle iridi puntate in viso -No, sto bene, ma...- fu l'unica frase che riuscì a formulare, grazie a Dio senza il solito balbettio che la coglieva quando era imbarazzata. Si osservò le gambe, fasciate dal solito paio di jeans sbiaditi, innaturalmente immobili sull'asfalto grigiastro, e scosse la testa, puntellandosi sulle braccia. Il ragazzo la osservò per qualche secondo, poi le chiese -Ti sei fatta male alle gambe?-
Tina si lasciò sfuggire l'ombra di un sorriso, poi la sua espressione tornò alla consueta tristezza -Sono paralizzata dalla vita in giù, non posso camminare- si lasciò sfuggire in un sussurro, aggrappandosi ad un muretto nel tentativo di rialzarsi, sperando che dopo almeno dieci mesi le sue gambe avrebbero retto il peso del suo corpo, ma riuscì a malapena a distendere le ginocchia che le gambe cedettero e la ragazza sarebbe sicuramente ricaduta a terra se il ragazzo non l'avesse prontamente sorretta e presa tra le braccia, passandole con tutta la delicatezza possibile un braccio muscoloso dietro le ginocchia. Tina arrossì non poco per quell'azione... anzi, si potrebbe dire che le sue guancie divennero rosse come due ciliege mature al punto giusto. Inoltre il suo viso era praticamente all'altezza delle spalle del ragazzo, dove erano posate alcune ciocche dei suoi lunghissimi capelli violacei, di un profumo talmente intenso e virile che a Tina girò la testa come se fosse ubriaca.
Rimase comunque accoccolata contro il petto muscoloso del suo angelo custode, le braccia strette in grembo e gli occhi semichiusi. Quello era il paradiso, per lei.
-Tina!- la voce disperata di Barbara la riportò bruscamente alla realtà, appena in tempo per notare lo sguardo battagliero che la donna assunse quando incrociò lo sguardo con quello del ragazzo che stringeva tra le braccia la sua protetta. La ragazza girò il viso verso la sua amica cameriera e fece una cosa che non faceva da mesi: le sorrise, lasciandola completamente di stucco. A memoria d'uomo, praticamente nessuno l'aveva mai vista sorridere in un modo talmente radioso da quando era uscita dall'ospedale. -E' tutto a posto Barbara, questo ragazzo non ha cattive intenzioni, mi ha salvato da quei brutti ceffi- disse semplicemente Tina, ma con una voce talmente limpida e luminosa che nè Barbara nè le altre cameriere ebbero da ridire mentre il ragazzo adagiava nuovamente, con la maggior delicatezza possibile, la ragazza sulla sedia a rotelle.
Tina non ebbe neanche il tempo di sospirare di sollievo sentendo nuovamente la famigliare consistenza del sedile di cuoio sotto le chiappe, che fu circondata da tutte le cameriere in servizio al caffè quella mattina (in tutto circa dieci, compresa Barbara) e sommersa da domande che le entravano da un orecchio e le uscivano dall'altro. Le sue attenzioni erano tutte per il suo angelo salvatore, che era indietreggiato di qualche passo per permettere alle donne di affaccendarsi attorno a Tina. Bastò però un secondo, un battito di ciglia, il tempo che Tina impiegava per sbattere le palpebre, che il suo angelo era sparito nel nulla, senza lasciare la minima traccia.
Le soffocanti attenzioni delle cameriere si quietarono dopo una buona manciata di minuti durante i quali Tina si vide passare davanti la sua intera vita... non era mai stata una ragazza a cui piaceva stare al centro dell'attenzione o venire sommersa di domande e premure. Quando le donne finalmente si scostarono da lei e le permisero di riprendere a respirare, Tina si portò le mani al viso e disse, con la voce strascicata e affannosa, come dopo una lunga corsa, di essere stanca e di voler tornare nel suo appartamento. Un pò di relax sul suo divano, magari con un buon libro o il suo portatile, un bel bicchiere di latte di soia al cacao e una quantità enorme di biscotti al cioccolato... questo le ci voleva, dopo quello che le era accaduto tutto insieme quella mattina: aver visto i suoi angeli custodi, poi l'improvviso attacco dei loschi figuri, e poi... Tina scosse leggermente la testa mentre Barbara, un po' titubante, afferrava i manici della sedia a rotelle e la spingeva verso il suo rassicurante appartamento... si era ricordata di quegli occhi, quegli occhi di un azzurro talmente intenso e profondo che le era sembrato quasi di poterci affondare dentro, immergendosi in un mare blu e limpido. Sbattè un paio di volte le palpebre per tentare di scacciare quei due pozzi cristallini che la fissavano in viso, ma niente da fare, quesgli occhi simili ad acquemarine sembravano ancorati saldamente alla sua memoria.
Decisamente, aveva bisogno di un po' di sano cazzeggio su MSN(1)!
............
Tina si appoggiò con un sospiro beato al morbido cuscino foderato di bianco, rilassandosi sullo schienale della sedia a rotelle, e posò il suo portatile Windows Vista sulle ginocchia, aprendolo. Pochi secondi dopo lo schermo da nero diventò bianco, con due icone, una vuota e una con l'immagine di un giglio con la didascalia "RedStar". La ragazza mosse decisa il dito medio sul pad analogico che fungeva da mouse, spostando la freccetta sull'icone del giglio, ci battè sopra un colpetto con la punta del dito, cliccando sopra l'icona, e infine passò il dito indice della mano destra sul pad analogico. Il sistema di sicurezza del suo portatile infatti non comprendeva una password come protezione, l'unico modo per aprirlo era l'impronta digitale di Tina. "Sicurezza assicurata", come era solito dire suo padre, che di lavoro faceva il tecnico dei computer e che su questi apparecchi tecnologici ne sapeva una più del diavolo.
Il colore dello schermo andò pian piano stemperandosi, fino a tingersi di una cupa tonalità rossa, il colore del sangue. Uno sfondo rosso dove capeggiava l'immagine nera di una spada e di una rosa intrecciata ad essa. Tina sorrise, afferrò da una ciotola posata sul comodino una minibarretta di corn-flakes con gocce di cioccolato e la sgranocchiò, mentre il dito medio si muoveva sul pad analogico, muovendo la freccetta verso l'icona di Messanger.

RedStar: La regina delle rotelle è tornata!
GothicPrincess: .....

Tina sobbalzò appena, leggendo l'account che le aveva risposto (si fa per dire). GothicPrincess. Il nickname di Samantha. Cosa voleva? Litigare ancora? Fare pace? Tina sperò con tutto il cuore che fosse per la seconda opzione quando battè con una velocità pazzesca sulla tastiera del computer per risponderle.

RedStar: Cosa vuoi?
GothicPrincess: ... Mi dispiace se ieri abbiamo litigato... non ero in me...
RedStar: Da quando sei diventata Mrs Hide, Gothic?
GothicPrincess: Colpa di quello stronzo di Ale!

Tina sogghignò. Alessandro Belloccio (di nome e di fatto), chiamato da tutti Ale, era il ragazzo di Samantha, il classico fighetto di buona famiglia che va in giro infagottato in abiti griffatissimi e si sposta con una Mercedes nera super costosa. A Tina Ale non era mai piaciuto, perchè la sfotteva in continuazione, prendendola sempre in giro per la sua paralisi ("Toh guarda, c'è Chalotte, la ragazza meccanica!). Ma a Samantha piaceva, e Tina, che voleva bene alla ragazza come una sorella, doveva fare buon viso a cattivo gioco; comunque, quando Samantha non c'era, poteva sempre rispondere per le rime al tizio antipatico strizzato nel suo giubotto di pelle nera con le borchie metalliche. E il più belle volte ad averla vinta era lei, solo che Ale non l'avrebbe mai ammesso.

RedStar: Che ha fatto? Ti aveva molestata?
GothicPrincess: No!  L'avevo beccato a baciare un'altra! GRRRRRRRRRRR!
RedStar: L'hai mollato tu o ti ha mollato lui?
GothicPrincess: IO l'ho mollato! Non prima di avergli dato un sonoro ceffone!
RedStar: Grande sister! Io però avrei optato per il calcio nelle palle, è più incisivo...
GothicPrincess: ...
RedStar: Io te l'avevo detto, sister: non fidarti del fighetto con la Mercedes, rimarrai fottuta...
GothicPrincess: E avevi ragione! Dannatamente ragione! Dio mio, sono stata una cretina a non crederti!
RedStar: La prossima volta fidati di più della tua medium sentimentale, cocca! :-)

Ovviamente con "medium sentimentale" Tina intendeva sè stessa. La ragazza, infatti, era dotata di un'incredibile sensibilità per capire fin da subito gli stati emotivi di una persona o a intuire come una storia tra due persone sarebbe andata a finire, se le suddette persone erano fatte una per l'altra, ecc. Per questo spesso Tina diceva di "essere un pò strega, sotto sotto". E il più delle volte (ovvero 99.9 volte su 100) aveva ragionissima!

GothicPrincess: ... scusami tanto...
RedStar: Non serve chiedermi scusa, ti ho già perdonato. Poi... chissà... probabilmente fra qualche anno capiterà lo stesso a me...
GothicPrincess: Sarò pronta con la mazza anti-fighetto, allora!
RedStar: Così ti voglio, sister!
GothicPrincess: :-) Com'è andata la mattinata?

Tina sussultò. La sola parola "mattinata" le aveva riportato alla mente il ricordo dei lschi individui... ma anche si quei lucenti occhi color cielo.

GothicPrincess: Ehi? Ci sei? Gothic chiama RedStar! Rispondi RedStar! Sei ancora connessa?

Tina scosse la testa per cercare di togliersi dalla testa l'immagine di quegli occhi azzurri, condita adesso da quella del volto dai tratti da statua greca del ragazzo a cui appartenevano. Riprese a digitare sulla tastiera con le dita un po' tremanti.

RedStar: Scusa sister... Mattinata carina, tralasciando gli uomini in nero...
GothicPrincess: CAZZO! TI HANNO PRESA?
RedStar: Se mi avessero preso ora non sarei qui a chattare...
Gothic Princess: COME CAZZO SEI SCAPPATA?
RedStar: ... mi hanno salvata...
GothicPrincess: CHI ti ha salvata? CHIIIIIIIIIIIII?
RedStar: ... un ragazzo...
GothicPrincess: Uno dei tuoi angeli custodi?

Samantha era l'unica amica di Tina a sapere dell'esistenza dei suoi "angeli", perchè Tina si fidava ciecamente di lei e sapeva che l'amica non l'avrebbe mai tradita nè avrebbe mai rivelato questo suo segreto.

RedStar: Si... credo di sì...
GothicPrincess: Oh oh...

Oh mamma!
, pensò Tina, sobbalzando. Quando durante una chat Samantha usava l'espressione "Oh oh", significava solo una cosa: istinto del gossip a ore dodici!

GothicPrincess: E com'era?
RedStar: Sister...
GothicPrincess: Di che colore aveva gli occhi?
RedStar: ... ti preeeeeeeeegoooooooooo...
GothicPrincess: Era muscoloso? Alto?
RedStar: :-(
GothicPrincess: Eddaiiiiiiiiii sisterina, soddisfa la mia curiosità gemellesca
(2)
RedStar: ...tu sei Sagittario...
GothicPrincess: Dettagli... ma dimmi, aveva i capelli lunghi o corti?
RedStar: ECHEPPALLECHESEIIIIIIIII! Ok, lo ammetto, era bello!
GothicPrincess: Bello nel senso di "gnocco" o di "patatone stratosfrerico"?
RedStar: ...patatone stratosferico...
GothicPrincess: EVVAIIIIIII! Era biondo? Moro? Rosso?
RedStar: Nessuna delle tre... aveva i capelli viola, molto lunghi e ribelli... 
GothicPrincess: Strano colore... e degli occhi, che mi dici?

Ecco fatto, aveva pronunciato, alzi scritto, la parola fatale. Di nuovo l'immagine degli occhi azzurrissimi e seducenti del ragazzo tornò a fare capolino nella sua mente, ma stavolta Tina non fece alcuno sforzo per scacciarla dalla sua mente. Tanto, ormai lo sapeva, bastavano pochi attimi prima che quei laghi azzurri tornassero a perseguitarla...

RedStar: Azzurri. Di un azzurro straordinario, sembravano il cielo ed il mare mischiati insieme...
GothicPrincess: Come siamo poetiche oggi... Blue eyes, baby got's blue eyes, like a deep blue sea, on a blue blue day.
(3)
RedStar: O///////////O Va a quel paese!
GothicPrincess: Ihihihih! Ok, lasciamo cadere l'argomento bei fusti...
RedStar: ...grazie infinite... stavo per andare a fuoco...
GothicPrincess: Tornando allora al motivo per cui ti ho contattata...
RedStar: Si?
GothicPrincess: Se non hai impegni questo pomeriggio avrei intenzione di portarti a fare un giretto in centro. Ci stai?
RedStar: E me lo chiedi anche? Certo che ci sto sister!!!!!!!! Così ti offro un ben frappè per  festeggiare il tuo ritorno tra le single!
GothicPrincess: Solo se è al gianduia! Ok, allora ti passo a prendere fra un'ora, solito segnale. Ok?
RedStar: Ok!
GothicPrincess: Ok sister, allora chiudo!

Tina chiuse l'icona di Messanger e chiuse con uno scatto il portatile, stirando in alto le braccia. Era felice, felice come non lo era mai stata in quegli ultimi dieci mesi. E presto avrebbe potuto assaporare qualche ora di svago lontano dal suo quartierino di periferia. Sorridendo, girò la sedia a rotelle verso la finestra del salotto, osservando attraverso il vetro leggermente opaco il colore azzurro gioioso del cielo senza il minimo sbuffo di nuvola. Scossa la testa. No, quel colore non era per niente paragonabile agli occhi di quel ragazzo.

Scrittoio dell'autrice


Dio mio quanto mi sento ispirata nello scrivere questa fic, in meno di una settimana ho pubblicato tre capitoli! SONO UN MITO! *RedStar12 saltella per la stanza come un coniglio matto*
Prima di tutto auguro Buona Pasqua a tutti quanti! BUONA PASQUAAAAAAAAAAAAAAAA! *della serie: mi hanno sentita anche in Cile* Vi è piaciuta la mia sorpresa pasquale (un pò in anticipo, ma chi se ne frega!)?
Dunque, prima di passare ai ringraziamenti vorrei dare qualche altra delucidazione sulla protagonista: Tina, come ho detto, è il mio alter ego "imperfetto", come ben spiegato nel primo capitilo, una cosa che mi sono dimenticata di dire è però che, mentre Tina ha perso i genitori in un'incidente d'auto, io ce li ho ancora vivi e tutti interi (sostituendo il fratello maggiore con un cane obeso, però! Jeje!). Premetto che il personagio di Samantha più avanti nella storia rivestità un ruolo importatante per aiutare la nostra Tina, quindi tenetela d'occhio!
Ora, le spiegazioni numerate:
(1)Tina ha l'account su Messanger, io invece non ce l'ho perchè secondo il mio paparino può scaricare dei virus sul mio CP, quindi mi devo contentare delle mail. Ho voluto comunque fare un pò di pubblicità occulta. Jeje.
(2)Il termine "curiosità gemellesca" l'ho "preso in prestito" da una fic che seguo appassionatamente su questo sito, "Voyager - Saint Seiya", scritto dalla favolosa Gem. Spero che a Gem non dispiaccia se le ho preso quel termine, ma ci stava da Dio nel contesto dove l'ho inserito, e poi così faccio un pò di pubblicità alla sua fic! Consiglio a tutti di leggerla, perchè è divertentissima e ti spacca dalle risate!
(3)La canzoncina che Samantha (GothicPrincess) scrive su Messanger allo scopo di prendere simpaticamente in giro Tina (RedStar) è la prima strofa di "Blue eyes" di Elton John.
Bene, ora ho esaurito gli argomenti per scassare le palle e passo ai ringraziamenti. Ringrazio di tutto cuore darkalexandra, kikka_hiwatari, Mymoon96, Terry Alchemist 22 e miloxcamus per aver messo questa schifezz... ehm, fanfic tra i loro preferiti. VE QUIERO MUCHOOOOOOOOOO! *lancia bacio a tutte e le stritola in un soffocante abbraccio alla Aldebaran*
E ora passiamo all'ultima, ma non meno importante, parte del mio scrittoio, la mia preferita... la risposta alle recensioniiiiiiiii!
kikka_hiwatari: Uao, dici che la mia fic è addirittura "bellissima"????????????? E che per te ho fatto bene a mettere una protagonista diversa???????? Ma io te quiero mucho tesora. Mh, sui suoi assalitori, psso solo dirti che vestono di nero perchè... non sopportano tanto il sole... ops, forse ho detto troppo, ora capirai tutto... ma anche no, forse... eheheh! Che mi dici del seguito che hai atteso? Ti è piaciuto?
Ricambio i tuoi baci, SMACK! A presto!
whitesary: oh, povera piccina, non sapevo ti intenerissi così facilemente... ti serve un fazzoletto? *porge fazzolettino di pizzo profumato a Sary* Per quanto riguarda il sedere degli assalitori, ero sulla "scena del crimine" e posso dirti che quei bastardi sono morti con un sedere "come una brenta", come dice mia madre. E vedrò di farglielo fare anche nei prossimi chap.
Ti ringrazio tanto per il tuo sostegno, ti sono gratissima! Continua a recensire e, se vuoi, mandami pure un'e-mail, ne sarei felicissima! Alla prossima recensione (o e-mail)!
Mymoon96: *porge borsa del ghiaccio a Mymoon96* Ho chiesto a Camus di prepararti una borsa del ghiaccio elevata allo 0° Assoluto, non si sa mai, fa molto male battere la testa contro il muro, specialmente per la gioia. Ora capisco perchè la maggior parte delle fangirl è matta da legare, sbattono troppe volte la testa contro qualcosa. Tralasciando la botta in testa, allora siamo d'accordo, da oggi sei ufficialmente iscritta al fanclub "Fangirl di Milo e Camus". Prima o poi andrò su Mybanner.it e creerò un bel banner da mettere nell'account personale, come un distintivo. Jeje!
Oh cara, con tutti questi complimenti mi fai andare a fuoco, allora altro che Camus, ci vorranno Camus, Hyoga e Isaac messi assieme per farmi tornare alla temperatura normale! Comunque grazie, è sempre bello ricevere dei complimenti. Ti aspetto per la prossima recensione, a presto.
P.S. Come ti invidio che sei Scorpione (che ascendente?), io invece sono Leone ascendente Capricorno. UFFA!
miloxcamus: ...e alla fine arriva la mia recensitrice preferita! Ma ciao Socia bella! Jeje, aggiorno molto in fretta perchè questa fic mi ispira da morire e scrivo molto in fretta. Ti dispiacciono questi "aggiornamenti repentini"? Sono contenta che Tina ti piaccia. Ti capisco Socia, pure io quando ero alle medie avevo una compagna di scuola che stava sulla sedia a rotelle, ed è proprio per aiutare lei a trasmettere il messaggio dei disabili che ho scritto questa fic! Mh... hai una vaga idea sugli angeli? E dimmi, chi pensi che siano, così vediamo se hai fatto jackpot? Se vinci esaudisco il tuo desiderio di spedirti un paio di angeli custodi. Saga e Kanon vanno bene?
Un bacione mega anche a te! SMACK! Ci sentiamo alla prossima e-mail o recensione, ti aspetto!
P.S. Da ora in poi al nostro fanclub, come scritto sopra, si aggiunge anche un'altra fangirl di Milo e Camus, Mymoon96. Appena riesco a creare un banner per il fanclub ti mando il codice, okay?

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Capitolo 4
*** Misterious boys ***


Capitolo 4 - Misterious boys You, you're alway there for me
When I need you most
Day and night, you're by my side
Protecting me
When I feel like crushing down
You seems to be around
There you are
You're not too far 'causa

Whenever, wherever baby
You'll protect me
No matter what
Hold me tight with alla your might, yeah
And you'll never let me go

You, listen to me when
I speak out loud and you
You know right when my heart's been bent
When my life tumbling around
You take me off the ground
You tell me everything's ok
(Aly e AJ, Protecting me)

Capitolo 4: Misterious boys

Samantha spinse la sedia a rotelle di Tina lungo la viuzza parallela a Piazza Goldoni, nel centro città, la loro meta prestabilita ogni volta che decidevano di svagarsi un pò. Entrambe avevano un sorriso smagliente dipinto in volto, perfino Tina, che dopo l'incidente era sempre stata triste e malinconica, con la sua amica Samantha si permetteva di perdere quell'aria di perenne tristezza che le volteggiava intorno. Erano felici di essersi riappacificate, e inoltre era impossibile non essere allegre con lo stomaco pieno dell'ottimo frappè al gianduia preparato nel bar della piazza, il Cream Caffè, uno delle tappe fisse delle ragazze quando andavano in città, insieme al negozietto di cosmetici "Sephora" (meta decisa più da Samy che da Tina) e alla libreria in via Imbriani, il regno incontrastato di Tina "il topo di biblioteca", come veniva spesso apostrofata scherzosamente dalle sue amiche bibliotecarie.
Fu proprio davanti alla libreria che Samy si fermò, prendendo poi la sua onnipresente borsa nera di pelle e iniziando a frugarci dentro. Tina voltò leggermente il busto per osservare meglio i movimenti dell'amica, intenta a scavare (sì, scavare, letteralmente) dentro alla borsetta. Infatti uno dei problemi più comuni di Samy era proprio quello che, a causa della sua mania di buttarci in fretta e furia gli oggetti più disparati, puntualmente faceva una fatica bestia a trovare l'oggetto che le interessava.
-Porca trota, ero sicura di avercelo messo... non dirmi che... ohibò, mica l'avrò lasciato a casa... beh?... Ah sì, eccolo qui!- disse infine, dopo aver scavato in profondità nei più oscuri recessi della borsetta maledetta, estraendone con aria trinfonte il portafogli nero laccato. Samantha era quella che Tina definiva "una neromaniaca", ovvero una fissata col nero. Neromaniaca però non significava dark o gothic, perchè Samy era ben lungi dall'esserlo. Inanzitutto non si truccava gli occhi con l'eye liner marcato nero, nè usava trucci di colore scuro, fatta eccezione per il mascara per le ciglia, la pelle era leggermente ambrata, e non pallida come quella di una vera dark, e inoltre non le serviva tingersi i capelli di nero, perchè poteva ben vantare una foltissima chioma di ricci neri come la pece, mai perfettamente spazzolati e sempre con qualche ciuffo sbarazzino che ricadeva sui vispi occhi verde scuro. Per Tina una "neromaniaca" era una che si vestiva sempre di nero, indipendentemente dalla stagione (avete mai provato a camminare al sole vestite completamente di nero? No? Allora ve lo sconsiglio!), e quel giorno la sua mise consisteva in un paio di jeans lunghi fino alle caviglie, scarpe da ginnastica nere con i lacci rossi e una canotta nera con disegni argentati, il tutto infarcito dal polsino nero con disegnato un teschio bianco con due ossa incrociate (in pratica il classico simbolo delle bandiere pirata), di qui Samy non faceva mai a meno, e dalla collana di cui non si separava mai, un caro ricordo di un suo vecchio amico, un semplice laccio di cuoio nero a cui era appeso un pendaglio in argento lavorato, a forma di punta di freccia.
Tornando alla nostra cara "neromaniaca", dopo minuti di esasperata ed impaziente escavazione nella sua borsetta, era finalmente riuscita ad acchiappare il suo portafogli nero lucido, sotto lo sguardo attento di Tina, lo aprì e ne tirò fuori una manciata di banconote. -Ordunque, Tina- iniziò Samy, voltandosi verso di lei ed inginocchiandosi all'altezza del suo viso -fra poco più di un mese è il tuo compleanno, allora, dato che non so i libri che hai già- così dicendo le diede le banconote, che Tina prese con la mano che tremava leggermente -se ti lascio qui in libreria mentre vado da "Sephora", sei capace di sceglierti uno o due libri che ti piacciono senza ficcarti nei guai?- concluse, con un sorrisino mezzo complice e mezzo birichino. Tina le fece la linguaccia -Non sono una calamita per i guai- rispose, un pò seccata. Samantha ridacchiò, poi spinse la sedia a rotelle dentro la libreria e si girò per raggiungere il negozietto di cosmetici sul marciapiede opposto, girandosi per un nanosecondo verso Tina per strizzarle l'occhio.
Quando fu certa di non essere vista, Tina rivolse a Samy una linguaccia e le fece il dito medio, ma poi decise che non valeva la pena arrabbiarsi troppo per una stupidaggine del genere, così girò la sedia a rotelle su se stessa e superò l'ingresso della libreria traboccante di libri. Tina ormai ne conosceva ogni nicchia, ogni affranto. Maria e Diana, le due commesse, ferme alla cassa, si voltarono per salutare radiose la ragazza. Ormai la conoscevano da anni e per loro quella ragazzina che adorava tanto i libri era diventata come una mascotte, la loro "topolina di biblioteca". E contrariamente alla maggior parte delle adolescenti, che detestavano sopra ogni cosa i soprannomi infantili, Tina invece adorava venire apostrofata in quel modo. La faceva sentire ancora amata e coccolata.
-Mh... allora... gialli o fantasy? Questo è il problema!- Tina compì un mezzo giro sulla carrozzella, esibendosi in una parodia molto ben riuscita della famosa frase dell'"Amleto" di Shakespeare, scatenando le risatine delle due commesse. Anche la ragazza si lasciò scappare una piccola risatina, prima di sparire nei meandri della libreria. Prima tappa: la sezione dei romanzi. Tina era ormai da cinque anni alla ricerca di un romanzo dello scrittore francese Alexander Dumas, "Il visconte di Bragellone", e ogni volta che entrava in una libreria la prima cosa che faceva era fiondarsi nella sezione "Romanzi" per vedere se lo trovava. E ogni volta ne usciva con un muso lungo fino a terra. Il muso lungo però le passava puntualmente quando raggiungeva la sezione del fantasy, dove trovava sempre qualche libro in grado di far vibrare le corde sempre tese della sua immaginazione. E ovviamente non poteva mancare una visitina alla sezione del giallo: se c'era una cosa per cui Tina andava pazza era rovistare fra le pile di romanzi thriller, noir, giallo classico, ecc. Era il suo mondo, quello.
Era intenta ad esaminare due libri che l'intrigavano parecchio, "All'ombra del lungo camino" e "Cuore d'inchiostro", con il volume "Maya Fox - La predestina" in equilibrio sulle sue coscie, quando le sue orecchie captarono la vibrazione di una voce conosciuta. A furia di rimanere confinato in un corpo mezzo paralizzato, il suo cervello sembrava muoversi più velocemente delle persone normali, i suoi occhi sapevano riconoscere particolari che ad altre persone sfuggivano, come una sfumatura particolare di un colore o il guizzo di un occhio, le sue orecchie captavano suoni che ad altre persone sfuggivano, vibrazioni, sussurri e accenti particolari che contradistinguevano una determinata voce. Lentamente, con calcolata lentezza e cautela, Tina posò "All'ombra del lungo camino" nuovamente sul suo scaffale, mise "Cuore d'inchiostro" sul libro precedentemente scelto, stando attenta a non fare il minimo rumore, e infine chiuse gli occhi, concentrandosi sul suono delle due voci. I loro proprietari stavano discutendo animatamente, a giudicare dal loro tono concitato; una delle voci aveva un vago accento... francese, sembrava pronunciare la r come una v, ma si sentiva a distanza che era abituato a parlare in ben altre lingue; l'altra, invece, era calda, ironica, sensuale... il cuore di Tina si fermò per un istante nel suo petto... avrebbe riconosciuto quella voce tra mille: il suo salvatore dagli occhi azzurri!
Cercando di fare il minimo rumore possibile, Tina si avvicinò, maledicendo il maledetto quanto ovattato cigolio delle ruote della carrozzella, alla fonte delle due voci, riparandosi dietro uno scafflae di libri. Ci aveva visto giusto, i proprietari delle voci stavano litigando, sebbene il volume delle voci fosse piuttosto basso e contenuto, tipico di chi non voleva farsi sentire. Il proprietario della voce francese era voltato di schiena e Tina non riusciva a vederlo in faccia, ma riuscì comunque a riconoscere la chioma color cobalto di uno dei tre ragazzi fermi al bar quella stessa mattina. Era ancora intenta a cercare di riconoscere chi fosse il francese, quando la vista le si appannò all'improvviso e gli occhi presero a bruciarle. Tina si portò di scatto le mani agli occhi, togliendosi quelle che sembravano delle lenti a contatto. E infatti lo erano: Tina, oltre che disabile, era anche miope e portava gli occhiali, ma verso i sedici anni si era arresa alle prediche delle amiche, che ritenevano gli occhiali ineleganti, ed aveva acconsentito a portare le lenti a contatto.
La ragazza imprecò sottovoce, prendendo dalla borsetta una custodia foderata in velluto blu, da cui trasse un paio di occhiali dalla montatura rettangolare color rosso scarlatto, e quando gli indossò la vista le si snebbiò e potè nuovamente concentrarsi sui due ragazzi.
-Ma dico Milo, sei pazzo o che cosa? Hai idea del casino che avresti potuto combinare?- sbraitò il ragazzo dai capelli cobalto, parlando sempre a voce moderata, rivolgendo al ragazzo dagli occhi azzurri uno sguardo furente.
-Che altro avrei dovuto fare Camus? Lasciarla in pasto a quei tizi?- ribattè il ragazzo dai capelli violacei, chiamato Milo, che, nonostante la posa tranquilla e lo sguardo limpido, mostrava chiari segni di nervosismo. Tina riusciva a capirlo dal modo in cui si mordicchiava il labbro inferiore durante le pause, dal modo in cui stringeva i pugni. Probabilmente, se non fossero stati in un luogo pubblico, avrebbe sicuramente preso a pugni l'altro ragazzo.
-Stavano raggiungendo la postazione di Kanon e DeathMask, se ne sarebbero occupati loro, senza alzare troppo polverone- ringhiò il francese, chiamato Camus, stringendo i pugni, in un chiaro segno di collera. Per tutta risposta Milo fece una smorfia poco convinta -Seeee, se conosco bene quei due si saranno sicuramente messi a discutere su qualche cazzata, quegli stronzi sarebbero passati senza che li notassero!- ribattè il ragazzo, sbuffando.
Colpito e affondato. Camus non trovò niente da ribattere e rimase in silenzio, sotto lo sguardo attento e vigile di Tina e di quello trionfante di Milo. Dopo minuti che sembraro dilatarsi come ore, Milo sembrò ridestarsi e si rivolse nuovamente a Camus -C'è un altro problema-
-Mh?- mugugnò Camus, incrociando le braccia al petto e rivolgendogli uno sguardo inespressivo. Ma Tina riuscivà a sentire l'imbarazzo che provava, come se fosse suo. Ridacchiò, tendendo l'orecchio per sentire meglio.
-La ragazza non è sulla sedia a rotelle perchè si è fatta male...- si fermò un secondo per incrociare lo sguardo del francese -...è paralizzata dalla vita in giù, forse a causa dell'incidente- disse infine, con un accenno di triste sorriso sulle labbra sottili.
Tina sobbalzò e d'istinto indietreggiò di qualche passo, fuori dalla portata di vista e udito dei due ragazzi, e si accasciò sulla sedia, portandosi una mano al cuore, che aveva cominciato a battere come un tamburo che annunciava la battaglia imminente. Come fanno a sapere...? Il suo pensiero però s'interruppe a metà quando, attraverso la vetrina della libreria, scorse una figura abbigliata con una cappa nera lunga fino ai piedi... il cuore le sembrò bloccarsi nel petto e una morsa gelida le prese lo stomaco e la gola quando incrociò gli occhi neri dell'individuo che quella stessa mattina l'aveva rapita. Le labbra pallide dell'individuo si incurvarono in un sorriso di trionfo.
Pochi secondi dopo a Tina sembrò che la temperatura si fosse abbassata improvvisamente. Si strinse nel suo maglioncino di cotone leggero, rabbrividendo e sentendo gli arti intorpidirsi come se centinaia di aghi gelidi le fossero penetrati nelle vene e le avessero inniettato dell'azoto liquido che le aveva gelato il sangue e paralizzato interamente il corpo. Alzò faticosamente lo sguardo, incontrando nuovamente quegli occhi neri come l'inchiostro, talmente profondi e gelidi da sembrare l'entrata stessa degli Inferi; il sorriso trionfante non era sparito dalle labbra dell'individuo in nero quando accotò il proprio viso a quello di Tina, che fu colta da una paura tremenda quando si rese conto che il cuore dell'uomo non emetteva alcun suono, come un orologio che aveva esaurito la carica.
-Finalmente ti ho presa, mia piccola Custode. Stavolta non ci sono i Cavalieri a salvarti, potrò finalmente compiere la mia missione- le sibilò l'individuo ad un centimetro dal suo viso, alitandole in faccia con suo fiato che sapeva di inverno, di gelido, pungente inverno, freddo quanto le dita che si strinsero sul suo mento e le bloccarono i polsi in una morsa gelida come il ghiaccio. -Il tuo cosmo è ancora latente in te, mia piccola fragile umana, altrimenti avresti respinto facilmente la mia "Morsa dell'inverno...- le sussurrò l'individuo, sfiorandole il collo con il pollice, aumentando leggermente la pressione quando raggiunse la carotide e la giugulare, bloccando per pochi nanosecondi il flusso sanguigno di Tina, che sentì un'improvviso ronzio alla testa e un brivido gelido percorrerle la spina dorsale. Strinse gli occhi, e fiumi di lacrime le bagnarono le ciglia, rotolando lungo le sue guancie, si persero sulla mano gelida che le stringeva il mento, gelandosi all'istante in piccoli rivoli cristallini. L'individuo sorrise più sadicamente, scoprendo i denti affilati come coltelli e gli incisivi pronunciati come quelli di un minaccioso roditore, e avvicinò la bocca alla vena che pulsava rapidamente sul collo di Tina, seguendo i suoi battiti accelerati dalla paura.
Un'improvviso bagliore dorato privò momentaneamente la ragazza della vista, cotringendola a chiudere di scatto gli occhi dietro le lenti appannate dal gelo. -Togliele le tue zampacce di dosso, fetido mostro!- ringhiò una voce dall'accento francese, mentre al gelo rigido generato dall'individuo subentrava un'altro tipo di gelo, ugualmente pungente, ma con qualcosa che a Tina sembrò più... accogliente, rinfrescante, come un panno bagnato sulla fronte di una persona febbricitante. Riaprì piano gli occhi, riuscendo a vedere attraverso le lenti l'individuo che le veniva strappato bruscamente di dosso, come risucchiato da una forza superiore, e la visuale le veniva invasa da una calda luce dorata.
Fu l'ultima cosa che vide, prima di chiudere nuovamente gli occhi e lasciarsi cadere fra le braccia di Morfeo.
..............
-Tina, menomale, ti sei svegliata!- pigolò Samantha con un sospiro di sollievo quando Tina riaprì finalmente gli occhi, rendendosi conto di essere stesa nel grande letto a due piazze della camera dei suoi genitori. Con uno sforzo riuscì a voltare la testa sul morbido cuscino, inquadrando la figura di Samy nella penombra della stanza, notando solo allora che le tapparelle della finestra erano mezze abbassate e che il cielo si era ormai fatto scuro e le prime, pallide e timide stelle avevano iniziato a puntaggiare la volta blu notte. -Quanto... ho dormito...?- riuscì a mugugnare con la voce impastata dal sonno.
-Moltissimo, quasi dodici ore, sono ormai le nove di sera- le rispose la ragazza, scostandosi un ricciolo nero carbone dal viso -Non sai la paura che ho avuto quando ho visto la libreria ricoprirsi di ghiaccio. Ho quasi creduto che tu stessi per morire- mormorò Samantha, coprendosi la bocca con la mano per nascondere un'espressione d'orrore. Tina spalancò gli occhi... la libreria... gli angeli... il gelo...
-Che cosa... è successo... di preciso?- mormorò Tina a fatica, sentendo il respiro farsi più difficile e le palpebre diventare improvvisamente più pesanti. Samy abbassò per un secondo il viso, lasciandndo ricadere sulla fronte alcuni ricci neri, trattenuti a malapena da una fascia per capelli bianca. Quando lo rialzò, Tina scorse un lampo strano nei suoi occhi, un luccichio che non aveva mai visto, la costernazione mista al senso di colpa. Pronunciò quelle poche parole con la voce flebile e contratta -Non lo so... non lo so davvero...-
..............
Era ormai mezzanotte passata quando Tina, scivolata da poco nell'abbraccio del sonno, fu svegliata da un lieve fruscio. Aprì controvoglia gli occhi, stringendoli per riuscire a mettere a fuoco qualcosa nell'oscurità. Ebbe un leggero sussulto quando vide due lucenti iridi azzurre brillare nell'oscurità come stelle. Il loro proprietario, accortosi della reazione della ragazza, le posò leggermente un dito sulle labbra, mormorando un -Shhhhhhh...- soffocato. La ragazza rimase immobile ancora per qualche secondo, sorpresa e felice allo stesso tempo, poi annuì e allungò una mano verso il comodino a lato del letto, raggiungendo quasi subitò con le dita leggermente tramanti dall'emozione l'interruttore della luce, diffondendo un lieve bagliore rassicurante nella stanza. Non si era sbagliata, avrebbe riconosciuto quegli occhi azzurri tra centinaia...
-Sei tu...- mormorò, riconoscendo i lineamenti da statua greca del ragazzo che quella mattina l'aveva salvata dal minaccioso individuo in nero e che aveva spiato, non vista, poche ore dopo nella libreria. Il ragazzo sorrise leggermente, annuendo, lasciando in questo modo ricadere alcune ciocche ribelli sulla fronte e sulle spalle forti e robuste. -Sono venuto per vederti...- le disse semplicemente, sfiorandole la fronte con la punta delle dita. -Grazie... per avermi salvata- disse Tina, sorridendo debolmente, ma con intensità.
Il suo angelo custode chinò leggermente la testa, fermando la sua mano sulla guancia della ragazza, tornando poi a fissarla intensamente negli occhi -Quell'individuo... vuole farti del male...- mormorò a bassa voce, accarezzandole la guancia con il pollice -...ma io non permetterò mai che ti porti via...- le sussurrò, chinandosi sul suo viso e posandole delicatamente le labbra sulla fronte -...ti proteggerò...-
Tina sorrise, chiudendo nuovamente gli occhi, addormentandosi cullata dal dolce suono della voce dell'angelo che le aveva rubato il cuore.

Scrittoio dell'autrice

Oh mon Dieu, penso che in questo capitolo forse ho esagerato con il miele, fa venire il diabete verso la fine. E poi, la scena finale della visita notturna... si nota che ho visto troppe volte "Twilight" al cinema? E vi avviso che l'ho visto QUATTRO volte!
Ho iniziato a dare qualche indizio in più sull'identità del misterioso individuo che da la caccia a Tina, se qualcuna di voi l'ha capito si faccia sentire... anche se dubito, imprecisa come sono.
Stavolta non ho molto da dire, quindi passo subito ai ringraziamenti: un grazie immenso a leyda e Heather91 per aver messo "Numb" trai loro preferiti. VE ADORO! *RedStar12 spacca le costole a leyda e Heather con un abbraccio alla Aldebaran*
Ora passiamo alle recensioni:
Gem: non preoccuparti Gem cara, ho specificati che il termine "curiosità gemellesca" l'avevo preso in prestito dalla tua fic, non mi permetterei mai di dire il contrario. Mh... per quanto riguarda lo yaoi... in questa fic non credo ne scriverò...ma chissà, può darsi che un giorno scriverò una one-shot oppure una fic su una coppia yaoi, ma prima voglio andare un pò più avanti con "Numb" e "The owl. The lily. The vellum.", ma se la pubblicherò ti manderò una mail. Un bacione e grazie per aver recensito! SMACK!
Mymoon96: Urgh... la tua felicità è travolgente... *si massaggia le costole incrinate dall'abbraccio di Mymoon96* Sono contenta che ti sia piaciuto il modo in cui descrivo Milo in questa fic. Beata te che sei Scorpione ascendente Vergine (Shaa, non lamentarti di essere l'ascendente della mia Socia, altrimenti... ndRedStar12 che impugna la daga lunga di Saga _ O_o ndShaka)! Ah, ma perchè tu e tua sorella siete così fortunate... aaaaaaaaah... *sognante e con bava alla bocca pensando a Milo* Allora socia, che ne pensi di questo chap? Ho esagerato con il romanticismo?
kikka_hiwatari: Ciao tesora! Sono felice di aver reso bene gli occhi di Milo: essendo per me il particolare più attraente in lui mi è sembrato doveroso descriverlo con dovizia di particolari *sbav* Si vede che son cotta di lui?! Adesso hai qualche idea su chi siano gli assalitori di Tina? Eheh, fammi sapere, a presto!
miloxcamus: *fa pat pat a miloxcamus* non preoccuparti se arrivi in ritardo, l'importante è che tu riesca a leggere. Come si suol dire, "Meglio tardi che mai"... jeje, scherzi a parte, per quanto riguarda gli angeli... ne hai azzeccati 2 su 3: Milo c'era, Camus anche ma era quello coi capelli color cobalto, mentre il terzo non era Saga, ma... rullo di tamburi... Aphrodite! Ma ti spedisco comunque il terzo angelo, ti va bene Dite oppure preferisci qualcun'altro dei Cavalieri? Fammi sapere, che lo impacchetto *prende nastro adesivo e fiocchi rossi* A presto Socia, e auguri di Buona Pasqua!

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Capitolo 5
*** Dreams and phantoms ***


Capitolo 5 - Dreams or Visions? Give me a reason to believe that you're gone
I see your shadow so I know they're all wrong
Moonlight on the soft brow earth
It leads me to where you lay
They took you away from me but now I'm taking you home

I will stay forever here with you
My love
The softly spoken words you gave me
"Even in death our love goes on"

Some say I'm crazy for my love (my love)
But no bonds can hold me from your side
Oh my love
They don't know you can't leave me
They don't here you singin' to me
(Even In Death, Evanescence)

Capitolo 5: Dreams and phantoms

-Sorellina...-
-Fratellone!-
Di punto in bianco, la notte in cui il ragazzo dagli occhi azzurri come il cielo e il mare era venuta a trovarla, Tina si era ritrovata catapultata in un posto strano, una specie di stanza vuota dalle pareti dipinte di nero, buia come se fosse uno sgabuzzino. E in quell'oscurità aveva trovato due occhi più grandi e dolci di quelli del suo angelo custode, che la guardavano con affetto.
La ragazza spalancò gli occhi dalla sorpresa e indietreggiò di qualche passo, rendendosi conto di riuscire a reggersi sulle gambe, quando normalmente sarebbe caduta rovinosamente al suolo.
-Sei in una dimensione a metà tra sogno e realtà, mia dolce fiammella- le disse Marco, suo fratello, sorridendole ed improvvisando una specie di piroetta -Qui non servono le gambe per camminare, nè gli occhi per vedere, le mani per toccare, o le orecchie per ascoltare-
Tina sentì le lacrime iniziare a scendere copiose dai suoi occhi, scendere lungo le sue guancie, fino ad estinguersi sul pavimento immaginario di quello strano posto. Mia piccola fiammella... il soprannome con il quale il fratello l'apostrofava sempre, perchè secondo lui la sua sorellina era fragile e delicata come la fiammella di una candela, a cui basta poco più di un soffio per spegnersi, ma che, se alimentata e protetta nel modo giusto, era in grado di crescere a dismisura.
Marco avanzò con passo leggero verso la sorella, camminando senza produrre il minimo rumore, alzò un braccio ed asciugò con la mano le lacrime che rigavano le guance della sorella. Tina sentì una piccola corrente calda sulle guance, e chiuse gli occhi, sentendosi tirare verso il fratello e stringere in un abbraccio caldo, un abbraccio di cui aveva dovuto fare a meno, dopo quel terribile incidente. Vi si abbandonò completamente, congiungendo le mani dietro la schiena del fratello ed aspirando il suo profumo virile, da ragazzo quasi adulto, ma rassicurante. Il fratello le accarezzò i capelli, scostandoglieli dalle orecchie per poterle sussurrare delle parole che dapprima le suonarono confuse, ovattate, ma che poi cominciarono ad assumere un significato logico.
-I'm so tired to being here, suppressed by all my childish fears, and if you have to leave, I wish that you would just leave, 'cause your presence still lingers here, and it won't leave me alone
. These wounds won't seems to heal, this pain is just too real, there's just too much that time cannot erase. When you cried I'd wipe away all of your tears, when you'd scream I'd fight away all of your fears, I held you hand through all these years, but you still have, all of me -
Tina scostò il viso dalla spalla del fratello, fissandolo in profondità negli occhi, tanto simili ai suoi, tranne per la sfumatura più chiara, quasi grigiastra, attorno alla pupilla. Marco le sorrise, senza smettere di sussurrarle all'orecchio -
You used to captivate me, by your resonating light, now I'm bound by the life you left behind, your face it haunts, my once pleasant dreams, your voice it chased away, all the sanity in me. This wounds won't seems to heal, this pain is just too real, there's so much that time cannot erase.
Tina sentì nuovamente le lacrime premere per uscire dalle sue palpebre socchiuse quando il fratello l'attirò nuovamente a sè, facendole posare il viso sulla sua spalla e stringendola nuovamente tra le braccia. Tina chiuse nuovamente gli occhi, lasciando libero sfogo alle lacrime, mentre Marco le accarezzava dolcemente la testa, posandole un bacio trai capelli e rispendendo a sussurrarle all'orecchio -When you'd cry I'd wipe away all of you tears, when you'd scream I'd fight away all of your fears, I held you hand through all these years, but you still have, all of me. I've tried so hard to tell myself that you're gone, but though you're still with me, I've been alone all along- le sollevò nuovamente il viso e la guardò intensamente negli occhi, sorridendole dolcemente -My immortal, degli Evanescence. Grazie della compagnia. Fidati di Milo e degli altri, ti saranno vicini, come lo saremo sempre io, la mamma e papà. Non mollare mai, mia piccola fiammella, e non avere paura dell'oscurità che solo tu puoi rischiarare. Ti voglio bene-
............
-Fratellone...- sussurrò debolmente Tina, aprendo gli occhi, ormai sveglia. La luce fioca del mattino filtrava dalle tapparelle semiabbassate della finestra, illuminando debolmente la stanza dei suoi genitori. La ragazza si rigirò con uno sforzo nel letto, in modo da poter vedere la foto incorniciata sul comodino. La foto ritraeva un ragazzo dai lunghi capelli castano-neri e grandi occhi azzurro-grigi, che abbracciava da dietro una ragazza con i capelli castano-scuri e gli occhi azzurri, posando il mento sulla sua testa. Entrambi sorridevano radiosi all'obbiettivo del fotografo. Tina sospirò tristemente: l'ultima foto che lei e suo fratello Marco avevano scattato insieme, due mesi prima dell'incidente. La ragazza singhiozzò, portandosi una mano al viso, e si rese conto che le sue guancie erano veramente bagnate di lacrime, come se avesse pianto veramente quella notte. Quel sogno poi... le era sembrato così reale: le carezze del fratello... la sua voce dolce e virile... i suoi occhi... la consistenza del suo corpo nell'abbraccio... sembrava tutto così reale. Eppure... era solo un sogno. O forse...?
-Tina... che succede?- i pensieri della ragazza si interruppero bruscamente quando sentì la voce di Samantha, seguita dal cigolio della maniglia che si abbassava. Con un altro sforzo si rigirò, dando le spalle alla foto e voltando il viso verso la porta della camera, che si aprì, mostrando la figura di Samy, assonnata e con i capelli scarmigliati dal sonno -Ti ho sentita piangere...- sussurrò flebilmente, accortasi forse delle lacrime che le imperlavano le guance. Tina annuì, asciugandosi i rivoli salati con un lembo del lenzuolo -Ho sognato... il mio fratellone...- sussurrò con la voce pesante e fievole, come se stesse per scoppiare nuovamente a piangere. Samantha e si sedette vicino, accarezzandole i capelli -Hai sognato Marco? E cosa è successo... nel sogno, intendo?- le chiese. Tina appoggiò la guancia sulla spalla dell'amica -Mi è venuto incontro... mi ha abbracciata... mi ha sussurrato le parole di quella canzone... e mi ha ringraziato per avergli tenuto compagnia...- disse con la voce frammentata. Pensò che forse era più saggio non fare parola dei suoi angeli, non era ancora sicura che Samy si fidasse veramente di quelle persone che la proteggevano senza farsi mai vedere.
-Che canzone ti ha sussurrato?- chiese ancora Samy, riprendendo ad accarezzarle i capelli. Tina socchiuse gli occhi per ricordarsela meglio, poi rispose -My immortal, degli Evanescence. E' una delle canzoni che gli cantavo mentre era in coma, dopo l'incidente, per fargli sentire che gli ero vicina. Sembrava tutto così reale, il suo abbraccio... il suo profumo... il suo calore... come se fosse stato veramente qui con me...-
Samantha le sorrise -E' naturale sognare le persone dopo la loro morte. Mi ricordo che anche io, quando mio padre era morto, lo sognavo praticamente ogni notte- le disse, con una lieve sfumatura triste nella voce. Samantha, come Tina, aveva perso il padre, a cui voleva un bene dell'anima, in un'incidente d'auto. Tina si ricordava che la sua amica aveva pianto fiumi di lacrime nelle settimane seguenti al funerale dell'amato genitore. Questo era uno dei fattori che le teneva più unite, la vicinanza emotiva dettata dalla perdita dei genitori.
E' naturale sognare le persone dopo la loro morte. Sì, era vero... ma si trattava veramente di un sogno?
...........................
La notte dopo Tina faticò ad addormentarsi. Il ricordo del fratello la stava tormentando, come una spina conficcata a forza nel suo fianco. Gettò un'ultima occhiata speranzosa alla finestra dalle tapparelle alzate, in modo da far entrare nella camera la luce fioca della luna e dei lampioni accesi per strada. Sperava che il suo angelo dagli occhi azzurri si ripresentasse, come la notte prima. Era rimasta chiusa a casa tutto il giorno, aveva bisogno di vederlo, di affondare nei suoi occhi color acquamarina. Con uno sbuffò tastò sul comodino alla ricerca del contenitore delle lenti a contatto e dello specchietto. Aprì piano il coperchietto del contenitore sinistro, si mise la lente sulla punta del dito e, osservando la propria immagine riflessa nello specchio, si posizionò la lente sull'occhio. Compì la stessa operazione con l'altra lente, poi sbattè le palpebre, in attesa che la viste le si snebbiasse.
-Che razza di incantesimo mi hai fatto, guardandomi semplicemente con quei tuoi magnifici occhi azzurri, per rendermi così dipendente dalla loro presenza?- chiese retoricamente la ragazza, tornando a distendersi sul letto. Perchè ormai lo sapeva, cosa le faceva desiderare la presenza del suo angelo dagli occhi azzurri, sempre e comunque. Si era innamorata. Per la prima volta nella sua vita, sentiva di provare un amore sincero verso un ragazzo, non una di quelle cottarelle adolescenziali o amori da liceali che lei si vantava non aver mai avuto. Tina era sempre stata una ragazza con saldi principi morali: odiava i ragazzi che sotto un aspetto da duri nascondevano la totale mancanza di un cervello o di un cuore, non sopportava quando un ragazzo illudeva o prendeva in giro le sue compagne, rispondeva a tono alle provocazioni dei ragazzi più arrapati, non si era mai messa con un ragazzo che frequentasse il suo stesso anno o fosse stato più grande. Lei in un ragazzo cercava affetto, intelligenza, dolcezza... tutte qualità che negli innumerevoli ragazzi che avevano affollato le sue scuole non avevano neanche un grammo... i ragazzi del suo liceo, il "Dante Alighieri", erano intelligenti, sì, e alcuni erano anche carini, ma erano totalmente ignoranti su questioni come l'affetto e la comprensione. Per il suo totale rifiuto verso i ragazzi si era guadagnata da certe sue compagne, decisamente più belle e acide di lei, il soprannome "La liceale zitellona". A Tina non importava, avrebbero potuto chiamarla anche con nomi molto più offensivi, tanto a lei non avrebbe nè caldo nè freddo. Era abituata alle prese in giro, fin dalle elementari.
"Cucciola..." all'orecchio le giunse una voce lieve, frusciante, come il sibilo del vento. E la riconobbe, avrebbe riconosciuto quella voce tra centinaia tutte insieme.
-Papà...- sussurrò flebilmente, tirandosi faticosamente a sedere. Dalla semioscurità della stanza comparve una mano evanescente che si posò sulla guancia di Tina, che invece di esserne spaventata, sorrise, posandovi la propria, stupendosi di come fosse calda e corporea, nonostante sembrasse la mano di un fantasma. Il pollice della mano evanescente si mosse per accarezzare la guancia della ragazza, mentre dal buio emergeva lentamente un viso dai tratti marcati, i capelli lisci color carbone, la barba sfatta del medesimo colore e quegli occhi marroni che la squadravano con affetto in mezzo ad un viso pallido ed evanescente. Il viso del suo amato padre.
"Piccola mia, sei in pericolo..." le sussurrò il padre, indicando con l'altra mano, anch'essa evanescente, la porta che conduceva al corridoio. Tina sobbalzò quando sentì un frusciò quasi impercettibile, seguito da una serie di passi lievi e felini sul pavimento. Un brivido le percorse la spina dorsale e il corpo prese a tremarle involontariamente, contro la sua volontà. Aveva paura, paurissima. Il viso del genitore si spostò dal suo viso alle sue gambe, immobili sotto il lenzuolo bianco come se fossero le gambe di un cadavere, scosse tristemente la testa e tornò a fissarla negli occhi.
"Cucciola, lo so che sei paralizzata. Mi dispiace, mi dispiace immensamente di averti ridotto in questo stato... è stata solo colpa mia..." le disse il genitore, gli occhi luccicanti per le lacrime trattenute. Tina avrebbe voluto negare, dirgli che non era affatto colpa sua, ma aveva la gola bloccata dalla morsa del terrore, mentre la temperatura della stanza, anzi di tutta la casa, iniziava lentamente a scendere.
-Tiiiiiiiinaaaaaaaaaaaa! Sei in caaaaaaaaaasaaaaaaa?- gracchiò una sgradevole vociaccia, mentre i passi nel corridoio si facevano sempre più vicini alla porta della sua camera. Stefano Fiorini lasciò improvvisamente la presa sulla figlia e si portò le mani alle orecchie, con un'espressione sofferente stampata in volto, mentre cominciava man mano a diventare sempre più trasparente.
"Il cosmo di quei mostri... è troppo forte... non riesco a sopportarlo
oooooooooooo" gemette con la voce lamentosa, scomparendo del tutto. Tina si ritrovò sola nella sua stanza, in quella casa vuota, senza alcun aiuto, in balia di quel mostro terrificante. Non ebbe neanche il tempo di disperarsi che la porta della sua camera si spalancò improvvisamente, facendo entrare una corrente gelida che sembrò gelare la ragazza fin nelle ossa. Sulla soglia svettava una figura alta e allampanata, la testa calva che riluceva sotto i raggi opalescenti della luna, gli occhi piccoli e assassini che brillavano di una luce sgradevole in mezzo al viso sciupato e pallido, il lungo naso aquilino, e per finire gli incisivi allungati come quelli di un coniglio e affilati come pugnali. I lembi del mantello sventolavano alle sue spalle mossi da un vento freddo e gelido, spargendo tutt'intorno cristalli di ghiaccio. Tina non faticò a ricollegare quella mostruosa visione con l'immagine vista qualche tempo prima in un libro sui misteri della Transilvania.
-No-no-nosferatu...- balbettò Tina, terrorizzata, adossandosi alla testiera del letto, attaccata al muro, sperando che per un qualche miracolo dietro di lei si aprisse un qualche varco che la salvasse da quell'incubo. Vedendo il terrore che la sua sola presenza aveva generato in quella fragile creatura che s'apprestava a rapire, il mostro sorrise, scoprendo gli altri denti, egualmente affilati come guglie di una torre. Alzò lentamente una mano dalle dita adunche e contorte. Le unghie si erano allungate come gli artigli di una belva feroce, lunghi almeno 20 cm, che sembravano composti da ghiaccio puro, freddo e letale insieme. Con un movimento velocissimo del polso, il mostro squarciò di netto le tende della finestra, riducendole in brandelli svolazzanti. -"Ice claws"- sussurrò, compiacendosi della scena che stava dando e del terrore che sentiva nella sua preda.
-Sono proprio io. Vedo che mi conosci, piccola creatura mortale- sibilò il mostro, avanzando quasi senza toccare il pavimento fino ad accostare il naso appuntito al viso della ragazza, che si ritrasse orripilata quando ne sentì la punta fredda e viscida sfiorarle la guancia.
-Poooovera la mia piccola fragile creaturaaaaaaaa...- gracchiò con voce stridula Nosferatu, afferrando con la mano sinistra, sprovvista di artigli, il collo candido della ragazza che tremava per il freddo e la paura -...non ci sono i Cavalieri a proteggerti, e la notte è mia alleata. Chissà come gongolerà il mio Signore quando gli porterò la Custode- si compiacè Nosferatu, seguendo il percorso che la carotide segnava sul collo di Tina -Questione di un secondo, un dolorino di un attimo, e poi non sentirai più niente...- sibilò Nosferatu, piegandole la testa di lato e scoprendole il collo, prima di spalancare la bocca, da cui scaturì una nube di vapore, simile al fiato delle persone quando si condensa nell'aria fredda, che ricoprì la pelle pallida e madida di sudore di un sottile strato di brina candida. Tina si sentì mancare, la sua vista si stava annebbiando e le sembrava quasi di svenire.
-I miei "Denti del ratto" non lasciano scampo, tempo pochi attimi e la mia vittima perde conoscenza per sempre...- sussurrò il mostro, avvicinando gli incisivi al collo di Tina, pronto a squarciare quella carne tenera e fragile, da umana.
-NON PROVARCI NEANCHE, MALEDETTO BASTARDO!-
La stanza fu invasa improvvisamente da una luce abbagliante che costrinse Tina a chiudere del tutto gli occhi per non essere accecata. Nosferatu mollò improvvisamente la presa sul collo della sua preda e si coprì il viso con le braccia rachitiche, piegandosi su sè stesso e contorcendosi dal dolore -NOOOOOOOO! LA LUCE DORATA... MI BRUCIAAAAAAAAAA!- gridò disperatamente, cercando di coprirsi il più possibile con i lembi svolazzanti del suo mantello per proteggersi dalla luce accecante di un cosmo dorato. Tina aprì gli occhi lacrimanti, riuscendo a scorgere attraverso il velo di lacrime la figura di un ragazzo circondato da una calda luce dorata, che sembrava avvolgerla in un abbraccio caldo e rassicurante. In mezzo a quel mare di luce brillavano due occhi azzurri come il cielo ed il mare in un viso perfetto circondato da capelli svolazzanti, violacei. Era lui, il suo angelo!
-Milo...- riuscì a sussurrare, prima che la la stanchezza avesse la meglio su di lei, trascinandola nel sonno, circondata dall'abbraccio di quel cosmo dorato, caldo e accogliente.

Scrittoio dell'autrice

Salve a todos! Pensavate che la festa di Pasqua m'impedisse di postare, e invece no, non è così facile liberarsi di me! Come si suol dire, "L'erba cattiva non muore mai". Ahahahahah! Ahem, cough, cough... *si ricompone* Scusate la mia breve crisi di onnipotenza, ma la mia parte cattiva, il "Genio Perverso", aveva per qualche secondo preso il sopravvento su di me e mi aveva fatto delirare... spero di non avervi spaventate!
Munch, munch... *mentre scrive si ingozza di cioccolato fondente* Tra tutte le feste (gnam) la Pasqua (crunch) è sicuramente (slurp) la mia preferita (chomp) (Smettila di rimpinzarti di cioccolato, ti verranno i brufoli! ndAphrodite che le strappa la cioccolata _ Uffa, che rompi che sei! ndRedStar12 che da fondo alla scorta di cioccolato al latte _ Ingorda, ti sei già ingozzata abbastanza! ndShura che le prende anche la seconda scorta _ Ma uffa, siete peggio dei miei genitori! ndRedStar12 imbronciata).
Ehm, ehm, tralasciando la mia parentesi di cioccolato-ingordigia, ringrazio di cuore tutti quelli che leggono "Numb" senza recensire (cavoli quanti siete!), e domando scusa se non riesco a ringraziare chi mi ha recensito una per una, ma sono parecchio incasinata, quindi accontentatevi, almeno per oggi, di un "GRAZIEEEEEEEEEEEE!" stratosferico! Alla prossima, e recensite in molti!

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Capitolo 6
*** Revelations - Part One ***


Capitolo 6 - Revelations Premetto che questo chap può far venire l'infarto, provocare un arresto cardiaco, svenimenti con tanto di bava, epistassi nasale, ecc., tutte quelle cose che succedono quando una fangirl si emoziona o vede scene da sbavo...

I was stained, with a role, in a day not my own

But as you walked into my life you showed what needed to be shown
And I always knew, what was right, I just didn't know that I might
Peel away and choose to see with such a different sight

And I will never see the sky the same way and
I will lear to say goodbye to yesterday and
I will never cease to fly if held down and
I will always reach too high 'cause I've seen, 'cause I've seen twilight
(Vanessa Carlton, Twilight)

Capitolo 6: Revelations - Part One

-Svegliati piccola... per favore... svegliati...-
Tin si risvegliò dopo quelle che sembrarono delle ore, sentendo una mano calda che stringeva la sua, accarezzandone delicatamente il palmo con il pollice. Riaprì faticosamente gli occhi, sbattendo un pò le palpebre per snebbiarsi la vista e cacciare l'insistente bruciore, dettato dalle lenti a contatto. Quando la sua vista tornò alle condizioni normali, nel suo campo visivo comparve il viso di un ragazzo che conosceva fin troppo bene. Avrebbe riconosciuto quegli occhi azzurro cielo dovunque, anche senza le lenti a contatto o gli occhiali, tanto quel colore era intenso e luminoso.
-Menonale, stai bene!- esclamò Milo, sollevato, illuminandosi in un sorriso che avrebbe fatto collassare una ragazza con il cuore più debole di quello di Tina, che comunque fu sulla buona strada per andare in ricovero permanente in sala rianimazione.
-Ugh... che è successo? Mi ha investito un tram?- domandò la ragazza, portandosi una mano sulla testa, che le sembrava pesante come un macigno. Milo scoppiò a ridere -Non proprio, sei semplicemente svenuta dopo che quel fottutissimo omuncolo aveva tentato di ucciderti- le disse senza peli sulla lingua. Al solo ricordo di ciò che le era successo prima di svenire a Tina semrò di sentire nuovamente le dita gelide di Nosferatu stringerle nuovamente la gola. Deglutì a vuoto, tornando a fissare gli occhi limpidi del ragazzo, che le restituirono un briciolo di coraggio -Che fine ha fatto... quel mostro?- chiese, guardandosi attorno in modo circospetto, come se temesse che il brutto figuro potesse sbucare improvvisamente fuori dall'armadio, da sotto il letto o da dietro il divano.
-Il bestio se l'è svignata poco dopo che sei svenuta, si è gettato dalla finestra e si è allontanato prima che potessi inseguirlo- la rassicurò, notando il suo sguardo ansioso. Tina trasse un sospiro di sollievo -Grazie per essere rimasto...- sussurrò flebilmente, lievemente imbarazzata. Il ragazzo piegò la testa di lato, lasciando ricadere la lunga chioma ribelle sulla spalla destra -E' stato un piacere...- disse semplicemente, voltandosi per aprire la finestra della camera per far entrare un po' d'aria -Tra parentesi, non pensavo avessi il sonno tanto pesante, specialmente data la quantità di adrenalina che dovevi avere nel sangue. Hai dormito ininterrottamente per dieci ore di fila- le disse, scostandosi qualche ciocca più ribelle delle altre dagli occhi.
Tina spalancò gli occhi -Di-dieci ore?- ripetè a pappagallo, stupita. -Eh sì carina, sono ormai le nove del mattino, e quando sono arrivato io erano da poco le undici di sera- le spiegò, facendola andare letteralmente in escandescenza. Anche se detto per prenderla in giro, il termine "carina" era pur sempre un complimento, almeno per lei. Ma l'imbarazzo le passò quando si ricordò l'ora: le nove di mattina!
-Omiodio! A quest'ora Barbara avrà fatto il diavolo a quattro, sono in ritardoooo!- esclamò, sobbalzando sul letto. Già si immaginava i rimproveri di Barbara, fuori dalla porta che camminava avanti e indietro, come quando era nervosa. Milo, al contrario di Tina, era invece rilassato e tranquillo -Barbara è passata sotto casa tua verso le otto e mezza. Le ho detto che per oggi non serve che venga, perchè mi occuperò io di te- le disse, tranquillo. Tina sbuffò -Tipico di Barbara, fa tanto la mamma apprensiva, ma basta che uno dimostri di volermi bene per guadagnare la sua completa fiducia- borbottò, risentita. Milo fece spallucce, come se la faccenda non lo riguardasse. Rimase a guardare fuori dalla finestra, appoggiato con disinvoltura sul muro, per quelle che a Tina, intenta contemplarlo (anche se il termine più adatto sarebbe stato "mangiarselo con gli occhi"...), sembrarono delle ore, finchè non si lasciò sfuggire un sospiro, voltandosi nuovamente a guardare la ragazza che aveva salvato ben tre volte -Non dovrei trovarmi qui, tecnicamente...- mormorò, abbastanza forte perchè lei lo sentisse.
Tina sorrise furbescamente -Ma tu, se ho capito bene, non sei un soggetto che sta molto volentieri alle regole...- disse, fissandolo negli occhi. Milo sostenne il suo sguardo, ridacchiando -Hai ragione, infatti.- disse, prima di riprendere da dove si era fermato -Quindi ora dissobbedisco alla regola di tenerti d'occhio da lontano e per oggi mi auto-eleggo tuo tutore... sempre se tu sei d'accordo-
Dire che Tina spalancò gli occhi in quel preciso momento è puro eufemismo. Certo che era d'accordo! D'accordissimo! Non avrebbe chiesto di meglio che passare un'intera giornata con il ragazzo dei suoi sogni come tutor. Calma Tina, calma e sangue freddo, altrimenti qui ci crepi d'infarto... ma chi se ne fotte! Yauuuuuuuuuuuuuuuuuu!
-Ce-certo che sono d'accordo Milo...- balbettò al colmo dell'emozione. Quello era troppo per lei, non sapeva neanche come avesse fatto il suo povero cuoricino a non fermarsi di botto. Milo incarcò un sopracciglio, inclinando la testa sulla spalla (un gesto che Tina si era scoperta adorare) -Sei strana. Molto strana.- borbottò, osservandola di sottecchi.
SBAM! Rumore secco di un peso non insignificante che cade dalle nuvole. -Eh?- fu l'unica cosa intelligente che Tina fu in grado di dire, fissando inebetita Milo, che sorrise -Non fraintendermi, non era mia intenzione offenderti. Trovo strana solo una cosa: tu mi conosci a malapena, per quello che sai potrei anche essere dalla parte di quei ceffi che vogliono farti la festa, ma ti fidi comunque di me al punto da permettermi di starti vicino. Tutto qui- si affrettò a spiegare Milo, accorgendosi dell'espressione allucinata e delusa della ragazza.
Tina sbattè un paio di volte le palpebre per rendersi conto di non aver sognato, poi tirò un impercettibile sospiro di sollievo, contenta che Milo non avesse pensato male di lei, e tornò a fissarlo negli occhi -E' un mio strano talento che ho fin da piccola. Mi basta guardare una persona negli occhi per capire se è buona o cattiva, qualunque sia il suo aspetto esteriore- spiegò, fissandolo più intensamente nei suoi occhi azzurro cielo -E nei tuoi occhi non ho visto cattiveria, quindi so che non sei un malintenzionato- concluse. Tutt'altro, ho visto ben altro nei tuoi occhi... arrossì impercettibilmente per quel pensiero, per niente da Valentina Fiorini, sempre indifferente per quanto riguardava le questioni sull'amore, argomento tabù per lei. Almeno finchè non aveva incontrato un paio di occhi azzurri che ora la stavano fissando con dolcezza, mista ad... ammirazione?
Improvvisamente l'aria fu squarciata da un boato alquanto sonoro. Tina imprecò trai denti, massaggiandosi lo stomaco, rossa come un peperone. Milo si portò una mano davanti alla bocca per nascondere una risatina divertita: quella ragazzina gli piaceva, davvero. Era carina anche con le guance rosse dall'imbarazzo. Scosse la testa per liberarsi di quell'ingombrante pensiero e si avvicinò al letto di Tina, sollevandola senza alcuno sforzo tra le braccia. Tina sobbalzò quando si sentì sollevare dal letto, non solo perchè era in pigiama estivo (una maglietta extra-large e un paio di shorts che si intravedevano a malapena)... -Ehi, che fai? Mettimi giù!- protestò, divincolandosi senza convinzione tra quelle braccia muscolose e rassicuranti.
Milo le sorrise maliziosamente -L'altro ieri, quando ti ho salvato la prima volta da quell'omuncolo, non ti era dispiaciuto tanto essere tenuta in braccio- le sussurrò all'orecchio, dirigendosi in soggiorno. Tina arrossì vistosamente, ma riuscì ugualmente a ribattere con una certa convinzione -Ero sconvolta da quello che mi era successo, non ho molto badato a questo. Mettimi giù!- ordinò infine.
-Come vuoi- disse allora Milo, con fare conciliante, adagiandola con delicatezza sul divano del soggiorno. Tina non ebbe neanche il tempo di dire "ah!" che il ragazzo le aveva voltato le spalle e si era diretto in cucina -Vado a prepararti la colazione. Tu non muoverti di lì!- le disse solamente, sparendo dietro la porta a vetri della cucina. Tina sbuffò, imbronciata, e si raggomitolò per benino sul divano, incrociando le braccia al petto -Come vuoi che faccia a muovermi? Sono paralizzata...- borbottò tra sè e sè. Anche se bello da morire, quel ragazzo a volte la faceva impazzire, con quel suo modo di fare seducente e innocente insieme. -Chissà dove saranno gli altri?- si chiese ad alta voce, stirando per un secondo le braccia in alto, stiracchiandosi.
-Gli altri chi?- chiese Milo, sbucando improvvisamente dalla cucina, con in mano un vassoio per la colazione. Tina sorrise trionfalmente sotto i baffi nel notare il vago tremito della voce e delle mani di Milo, così decise di rischiare -Gli altri ragazzi come te, quelli che mi stanno alle costole. Credo si chiamino... Cavalieri... o almeno così mi è parso gli abbia chiamati Nosferatu...- riflettè ad alta voce Tina, stringendo gli occhi in due microfessure per poter analizzare meglio le reazioni del ragazzo.
Milo sussultò leggermente nel sentire le parole di Tina. Questa ragazzina è più sveglia di quanto pensassimo, pensò Milo, posando il vassoio sul tavolo e portandosi due dita al viso, massaggiandosi le palpebre, riflettendo su come era meglio agire ora, che il loro segreto era stato "quasi" scoperto. Decise di giocarsi il tutto e per tutto, Camus gli avrebbe sicuramente fatto una bella ramanzina sulla sua scarsa capacità di mantenere l'anonimato ed i segreti più importanti, ma tanto ormai sapeva che Tina aveva iniziato a fiutare qualcosa. Prese con nonchalanche una sedia dal tavolo, la posizionò davanti a Tina, che si era girata (anche se faticosamente) su un fianco, e vi ci sedette sopra, guardandola fissa negli occhi. -Sai mantenere un segreto?- le chiese. Tina annuì, portandosi la mano destra al cuore -Parola d'onore, non ne farò parola- disse con tutta sincerità. Milo le rivolse un sorriso di gratitudine, poi iniziò -Tu cosa mi diresti se ti raccontassi che da qualche parte del mondo esistono delle schiere di Cavalieri presposti alla difesa della reincarnazione di Athena, dea greca della giustizia?-
Tina sussultò lievemente, portandosi le mani al petto, dove il suo cuore aveva preso a battere forsennatamente. L'aveva già sentita questa storia, e si ricordava benissimo da chi e quando. Parlò con la voce un pò tremante dall'emozione -Ti direi che è praticamente la stessa storia che mi raccontavano i miei genitori- vedendo che il ragazzo non dava segni di sorpresa nè di volerla interrompere, la ragazza prese fiato e raccontò -Era la mia storia preferita quando ero piccola, i miei genitori me la raccontavano sempre per farmi addormentare. Parlava delle gesta di valorosi eroi, che mio padre chiamava quasi con venerazione "I Cavalieri d'Oro", votati alla protezione della Terra e della reincarnazione della dea della giustizia e della sapienza. Non mi dissero mai i loro nomi, ma mi fecero intuire che li dovevano conoscere bene, perchè parlarono con dovizia di particolari dei loro poteri e abilità speciali. Erano tutti dotati di un "cosmo", che mia madre mi spiegò essere un piccolo universo celato dentro ogni essere vivente, ma sviluppato a tal punto da poter essere sfruttato solo da chi era stato allenato per anni al suo utilizzo, come i Cavalieri d'Oro, per l'appunto; combattevano indossando quelle che mio padre chiamava le "Armature d'Oro", in tutto dodici armature fatte di oraclion, un materiale simile all'oro, ma molto più resistente, rappresentanti le dodici costellazioni dello zodiaco, tipo Ariete, Toro, Gemelli, ecc.: il Cavaliere vestiva l'armatura del suo stesso segno zodiacale. Oltre ai dodici Cavalieri d'Oro "canonici", c'era anche un tredicesimo Cavaliere, fratello gemello di uno di loro, che condivideva il suo titolo di Cavaliere d'Oro, grazie anche allo sdoppiamento della corazza(1), e il loro Grande Sacerdote, una specia di Oracolo di Athena, che aveva il compito di  trovare in giro per il mondo i bambini o i ragazzi più dotati per farli addestrare come cavalieri o soldati semplici. Il Grande Sacerdote era inoltre un ex-Cavaliere d'Oro, appartenente alla generazione precedente, che aveva ottenuto da Athena il permesso di rimanere in vita anche per secoli, mi pare circa 253 anni o giù di lì. Questo è tutto quello che mi ricordo, saranno anni che non la sento più.- concluse, riprendendo fiato e fissando Milo, che aveva gli occhi spalancati e fuori dalle orbite. Quella ragazza sapeva tutto!
All'occhio allenato di Tina non sfuggirono i movimenti impercettibili di alcuni mobili del soggiorno, nè al suo orecchio sfuggirono gli scricchiolii provenienti dalle altre camere dell'appartementino. Incrociò teatralmente le braccia al petto, si stampò in faccia un sorrisino di trionfo e si rivolse a Milo, parlando a voce abbastanza alta da farsi sentire anche da altre persone -Puoi cortesemente dire di uscire allo scoperto alla persona nascosta dietro il muro del salotto...-
-Eh?- esclamò una voce maschile, seguita dal tonfo di una caduta e da un brontolio di dolore.
-...a quella chiusa nel bagno piccolo...- continuò Tina, allargando il suo sorriso. Dalla stanza citata provennero dei sussulti, seguiti anch'essi da un tonfo ovattato. Il sorriso di Tina si allargò ancora di più -E che dire della persona nascosta dietro la pianta qui in salotto...- La pianta citata si rovesciò improvvisamente a terra, spargendo sulle piastrelle del pavimento terra, frammenti di ceramica e foglie secche. Milo spalancò ancora di più gli enormi occhioni azzurri, indeciso se fissare Tina o le stanze, dalle quali provenivano mugolii, tonfi e improperi di ogni genere e urlati in ogni lingua possibile. La ragazza roteò platealmente gli occhi in un'espressione divertita -Abbiamo compagnia, a quanto vedo-

Scrittoio dell'autrice

E dopo la pacchia delle vacanze di Pasqua per molte di noi è il momento di ritornare al palloso tran tran scolastico. Io ho ricominciato appena l'altro ieri e già faccio il conto alla rovescia per il ponte del 1 e del 2 maggio. Fortuna che oggi a scuola c'era assemblea, così sono potuta tornare a casa prima e, tra una pulizia e l'altra, finire di scrivere questo chap, sperando di addolcire almeno un pò la pillola a tutti quelli che si sono già rotti di essere tornati a scuola.
Che dire di questo chap? Noioso, lo so, ma solo perchè ho deciso di spezzarlo a metà (non l'ho chiamato "Part One", Parte Uno, per niente...) e relegarlo a semplice capitolo di transito. Nel prossimo chap si saprà qualcosa di più su Tina e sui suoi genitori. Nel frattempo leggete e recensite la prima parte.
Dunque dunque, ho notato che hanno aggiunto un'opzione alqualto interessante, "Storie seguite"... a questo proposito ringrazio di tutto cuore anzy, kikka_hiwatari, leyda e whitesary per aver inserito "Numb" tra le loro "Storie seguite"! VE QUIERO MUCHO!
Mi soffermo anche a ringraziare calorosamente daniciao, LadyBlue, miloxcamus e Mymoon96 per avermi messo tra i loro "Autori preferiti". Tesore, appena so quale vi piace vi spedisco a casa il vostro Gold preferito!
Ora passiamo a rispondere alle recensioni, lo scorso capitolo non sono riuscita a rispondere perchè nel giro di cinque minuti dovevo andare dalla mia estetista e volevo pubblicare il chap prima, perchè poi non ne avrei avuto la possibilità. Ma basta cianciare, let's go!
Snow Fox: nel chap precedente ti sei un pochino alterata per non essere stata avvisata della mia fic, quindi ti chiedo scusa per non averti avvisato via mail, mea culpa! *si inchina alla maniera giapponese* Sono contenta che anche a te piaccia Tina, anche se è una ragazza disabile. :-)
C'hai ragione volpina, trovarsi Milo nella stanza di notte sarebbe il sogno di tutte le fangirl che stravedono per lui (io avrei preferito SENZA quel rompiscatole dentato, ma pazienza!). Come vedi ho aggiornato presto, piaciuto questo chap? Fammi sapere, a presto!
kikka_hiwatari: Oh tesora, mi dispiace tanto che tu stia tanto male. Vuoi che ti mandi un Cavaliere a farti da infermiere? *sussurra all'orecchio* Non è che mi potresti attaccare qualche virus? Per il pezzo di Tina e Marco ho dovuto dar fondo a tutta la melensità di cui dispongo in versione "Angelo Stellato", non avendo mai avuto un fratello maggiore non so cosa può provare una ragazza che ne ha perso uno a ritrovarselo di fronte...
Vabbè, in attesa che ti passi la febbre ti mando un bacio a distanza di pronta guarigione! SMACK!
miloxcamus: jeje, sono una birbante... è che non credevo di riuscire ad avere accesso ad Internet dal mio portatile prima di giovedì, anche per me è stata una sorpresa riuscire a pubblicare prima il chap. Ma vedo che la sorpresa non ti è dispiaciuta, nevvero?
Sai per caso chi è Nosferatu? No, perchè hai fatto una faccia quando l'hai letto... così, ecco :-O... Non preoccuparti, come hai letto Nosferatu è scappato via con la coda, anzi il mantello, tra le gambe, da perfetto essere viscido che è! Abbasso Nosferatu! E risparmia la mazza e il bazooka per qualcos'altro, ti ricordo che Nosferatu è quel che è, quindi quegli aggeggi sono inutili. Meglio se opti per qualcosa di meno distruttivo, che so, un paletto di frassino? Dell'aglio?
Io scrivo scrivo, Socia, appena finisco di scrivere un chap corro a pubblicarlo! Ricambio il tuo bacione (SMACK!) e ti do appuntamento alla prossima recensione!
whitesary: *trattiene Shura* Capricornetto bello, non far del male alla mia amica Sary, altrimenti... *mima il taglio della testa* Mi dispiace Sary-chan, ma dovrai accontentarti di Shura come angelo custode, va bene lo stesso? *sussurra all'orecchio* Di di sì, altrimenti penso che Shura ti taglia a fettine...
Sorry Socia, ma non penso che spaccare il cranio a Nosferatu basti per impedirgli di attentare alla vita di Tina... se hai capito cosa sia Nosferatu... altrimenti prova a cercare su Wikipedia o aspetta il prossimo chap. Ti capisco, anche io adoro quella canzone, è dolcissima e si adattava benissimo a Tina e Marco, me l'immagino proprio Tina a cantarla al fratello mentre questo è in coma...
Che ne pensi di questo chap? Noioso, vero? Fammi sapere, a presto!
anzy: Una new entry! Benvenuta anzy, è sempre un piacere conoscere nuove recensitrici. Sono felice che la mia fic ti sia piaciuta e che ti piaccia la "storia" tra Tina e Milo. Eh sì, se hai capito cos'è Nosferatu, allora c'è solo da sperare che Tina e i Cavalieri sappiano come affrontarli, altrimenti... glom...
Tralasciando i cattivi, ti dico "Benvenuta!" tra le recensitrici/lettrici di "Numb" e ti auguro di uscire sempre soddisfatta dalla lettura dei miei chap! A presto.

Ne approfitto per rispondere anche a Lenhara e Mymoon96, che avevano recensito il chap precedente:
Lenhara: Grazie per i complimenti sul mil modo di scrivere e sul plot, sono felice di averti incuriosito. Spero che continuerai a leggere e recensire ancora questa fic! Benvenuta anche a te tra le lettrici di Numb! Alla prossima recensione!
Mymoon96: Mio Dio socia, non pensavo ti emozionassi così tanto! C'è da dire che papà Masi però ha ragione, sono cose che possono capitare. Mi dispiace averti mandato in ospedale, I'm sorry! *inchino alla giapponese* Ma sono felice che il chap ti sia piaciuto! Un Kiss anche a te, a presto!

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Capitolo 7
*** Revelations - Part Two ***


Capitolo 7 - Revelations - Part Two Down to the earth I fall
With dripping wings
Heavy things won't fly
And the sky might catch on fire
And burn the axis of the world
That's why
I prefer the sunless sky
To the glittering stingin' in my eyes.

I feel so light
This is all I wanna feel tonight
I feel so light
Tonight and the rest of my life

Gleaming in the dark sea
I'm as light as air
Floating there breathlessly
When the dreams dissolved
I open up my eyes
I realize that
Everything is shoreless sea
Weightless is passing over me
(Nina Gordon, Tonight and the rest of my life)

Capitolo 7: Revelations - Part Two

-Perdonatemi se vi offendo, ma come spie fate pena- asserì diplomaticamente Tina, mentre i Cavalieri,  sei in tutto uscivano uno per uno dai loro nascondigli più disparati, chi massaggiandosi un livido sulla fronte, sul gomito o anche sul labbro, chi mantenendo una certa freddezza pur essendo sorpreso di essere stato scoperto e chi imprecando di tutto e di più, come ad esempio un ragazzo dall'aria rude, con corti capelli blu notte spettinati e penetranti occhi neri come le tenebre.
-Fottiti- berciò contro la ragazza placidamente allungata sul divano, guadagnandosi un'occhiata di rimprovero e una gomitata nelle costole da parte di un ragazzo dall'aspetto delicato, con vaporosi capelli azzurri e occhi turchesi, un piccolo neo appena sopra il labbro e un velo di lucidalabbra color pesca. Tina riconobbe in quest'ultimo il ragazzo che due giorni prima era insieme a Milo e Camus al "Giglio", quello che si era accorto della sua occhiata e si era voltato a guardarla.
-Suca(1)...- rispose Tina, pacata, con un piccolo sorrisino stampato in faccia. Se non aveva capito male l'accento di quel tipo e lo aveva collegato al cavaliere giusto del racconto dei suoi genitori, sicuramente gli avrebbe tappato la bocca. Infatti, non appena sentì l'insulto (meglio per voi e per me se non ne spiego il significato ora) che la ragazza gli aveva rivolto, il tizio le diede le spalle, accigliato e arrabbiato, borbottando fitto fitto maledizioni di ogni sorta della cultura siciliana. Il sorrisino di trionfo sul viso paffuto di Tina si allargò leggermente.
-Noto che la conversazione è iniziata nel migliore del modi- commentò un ragazzo di circa ventotto anni, con lunghissimi capelli blu-viola e occhi verdi, fulminando con un'occhiataccia sia il tizio che Tina, che si limitò ad incrociare le braccia al petto -Mio riflesso incondizonato, lui mi ha insultato, io gli ho risposto- disse Tina con la stessa voce tranquilla, osservandosi le unghie della mano destra, il cui smalto celeste si era sbreccato e scollato in vari punti.
-Decisamente Stefano non esagerava quando diceva che sua figlia era una tipetta tosta- osservò un ragazzo dalla pelle abbronzata, con i capelli corti e ricci, castani e gli occhi verdi -E decisamente sei anche la figlia di Elisabetta, le somigli come una goccia d'acqua- aggiunse ancora il ragazzo, soffermandosi ad osservare la sfumatura castana dei capelli di Tina e il colore azzurro-grigio dei suoi occhi. La ragazza sobbalzò leggermente, spalancando gli occhi -Voi... conoscevate... i miei genitori?- balbettò, sorpresa, gli occhi che si spostavano da un ragazzo all'altro. La sua diplomatica tranquillità era stata sostituita in pochi secondi da una strana agitazione e sorpresa.
-Certo che li conoscevamo- asserì improvvisamente una voce femminile, appartenente ad una ragazza appena apparsa nella stanza, un'adolescente che dimostrava appena quindici anni, con lunghissimi e liscissimi capelli violetti, la pelle pallida come porcellana e due grandi occhi verdi da cerbiatta. Vestiva con un lungo abito bianco senza maniche dalle spalline sottili e nella mano destra impugnava uno scettro dal manico nero e lungo, con in cima uno strano emblema dorato. Tina sobbalzò nuovamente, voltandosi verso la nuova arrivata, con gli occhi sgranati ormai prossimi a schizzarle fuori dalle orbite -E tu chi sei?- chiese, stringendosi le mani in grembo. Stavano succedendo troppe cose strane in una sola mattinata perfino per i suoi gusti.
La ragazza ignorò la sua domanda e si rivolse ai Cavalieri -Siete decisamente scarsi nel mantenere i segreti- disse con voce limpida, un pò musicale, da bambina, ma allo stesso tempo saggia e paziente. Tutti i Cavalieri puntarono i loro occhi su Milo, ancora seduto sulla sedia davanti a Tina, rivolgendogli un'occhiata accusatoria. Tina si sentì in dovere di intervenire in difesa del ragazzo dei suoi sogni -Signorina, non è stata colpa di Milo, lui non mi ha detto niente. Sono stata io a fare due più due, c'erano troppi punti in comune con il racconto dei miei genitori- intervenne, parlando talmente veloce che quasi dubitò che la ragazza avesse capito quello che voleva dire.
La quindicenne volse il proprio viso verso quello di Tina, i suoi occhi verdi e grandi si incrociarono con quelli azzurri e semispenti di Tina. Un lieve sorriso di compiacimento le piegò la bocca sottile dalle labbra pallide -Sei nobile e di buon cuore, Valentina Fiorini- le disse, poi si rivolse nuovamente ai ragazzi -Ma siamo sicuri che sia la figlia di Stefano?-
-Oh insomma!- sbottò improvvisamente Tina, infervorandosi. La sua pazienza aveva raggiunto il limite "Danger", era stufa di tutti questi segreti -Mi volete dire si o no cosa centravano con voi mio padre e mia madre?- ringhiò, fissando uno per uno i Cavalieri negli occhi. La ragazza indietreggiò di un passo quando vide lo sguardo di Tina: infatti i suoi occhi, quando si arrabbiava, diventavano talmente gelidi e taglienti che potevano essere paragonabili solo a certe occhiate omicide che Camus riservava spesso e volentieri a Milo, soprattutto quando combinava una delle sue solite bravate.
-La pazienza non l'ha decisamente presa da sua madre, ricordo che nemmeno le bravate di Milo riuscivano a spazientirla- commentò pacatamente un altro dei Cavaliere, un bel ragazzo alto, con lunghissimi capelli biondi come grano maturo ed enormi occhi turchesi, con un piccolo puntino rosso in mezzo alla fronte, il Bindhi sacro che indicava l'appartenenza alla razza indiana. Calma e sangue freddo, calma e sangue freddo... si ripetè mentalmente Tina per non cedere alla tentazione di saltare addosso a quell'aspirante suicida. Se c'era una cosa che la ragazza non sopportava era quando delle persone menavano troppo il cane per l'aia e non andavano dritti al sodo anche su sua esplicita richiesta.
-Non arrabbiarti, Valentina- le disse dolcemente la ragazza dai capelli violetti, dando lo scettro in mano al ragazzo dai capelli blu-viola e chinandosi fino ad essere all'altezza degli occhi di Tina, che si strinse il labbro inferiore frai denti, come faceva quando era nervosa o prossima allo scoppio della sua pazienza, che in quel momento era come quella di una bomba a cui hanno tolto la sicura, ma si impose di non perderne quella poca che le rimaneva. La ragazza più giovane prese fiato e le disse con la massima dolcezza possibile -Noi tutti conosciamo i tuoi genitori perchè...- fece una pausa per fissare Tina negli occhi -...prima di innamorarsi erano come tutti i ragazzi che vedi in questa stanza: dei Cavalieri votati alla protezione della giustizia e della pace- concluse, con un impercettibile sospiro, preparandosi all'esplosione. Se Tina era come gliel'aveva descritta Stafano, allora ci sarebbero state scintille.
Tina spalancò gli occhi al limite dell'umano possibile. La sua mascella toccò un punto imprecisato sotto la crosta terrestre. Le sue dita si tesero come rami. Aveva... capito... bene?...
-No... non è vero... mia madre era un'infermiera... e mio padre un tecnico di computer... non erano Cavalieri...- balbettò Tina, cercando intanto di immaginarsi i genitori, che le sembravano talmente normali, in veste di Cavalieri protettori della giustizia. Scosse convulsamente la testa... no, decisamente erano agli antipodi, non poteva essere possibile.
La ragazza dai capelli violetti le posò timidamente una mano sul braccio -Infatti, tua madre lavorava presso un'ospedale di proprietà della mia fondazione costruito qui a Trieste, e tuo padre era uno dei tecnici più in gamba della mia ditta informatica. Ma questo solo dopo che si furono sposati- le disse, stringendole leggermente il braccio.
-No... no... non è possibile...- balbettò Tina, portandosi le mani sulla fronte e abbassando gli occhi sulle sue gambe, immobili sul divano, il ginocchio leggermente piegato. Se erano dei Cavalieri... due delle persone più forti al mondo... -...perchè sono morti?- si chiese tra le lacrime, mentre immagini che aveva ormai dimenticato le tornavano alla mente. Immagini di quel giorno maledetto che aveva messo un freno alla sua vita... la strada buia... i fari della macchina che fendevano il buio come lame luminose... la pioggia che batteva sui finestrini... le parole di Everytime, di Britney Spears, che uscivano dalla radio e si diffondevano nell'abitacolo...  Everytime I try to fly, I fall without my wings, I feel so small, I guess I need you baby, and everytime I see you in my dreams, I see your face, you're haunting me, I guess I need you baby. "Ogni volta che provo a volare, cado senza le mie ali, mi sento così piccola, credo di aver bisogno di te baby, e ogni volta che ti vedo nei miei sogni, vedo il tuo viso, mi stai perseguitando, credo di aver bisogno di te baby".
In quel momento Tina si sentiva piccola piccola, svuotata di ogni sentimento, immersa in un luogo buio, dove le voci dei cavalieri e della ragazza le arrivavano attutite, come se fossero avviluppate nel cotone. Perchè? Perchè erano morti? Perchè lei era sopravvissuta? Sentiva le lacrime scorrerle ormai senza sosta dagli occhi, rigarle le guance in mille rivoli caldi e brucianti, estinguendosi tra le sue dita tremanti e contratte.
-Sono morti per salvarti... se non fossero morti saresti morta anche tu...-
Tina sentì una voce maschile, dolce e carezzevole, sussurrarle quelle poche parole all'orecchio. Tina si tolse le mani bagnate di pianto dal viso e sollevò gli occhi umidi, incontrando un paio di iridi color del cielo che la osservavano con tristezza -Che significa?- chiese con la voce rotta, spezzettata e fioca, ridotta ad un sussurro appena udibile. Milo chinò per un secondo la testa, poi la risollevò e le prese una mano, guardandola negli occhi -In quell'incidente saresti morta pure tu, sei tuoi genitori non avessero rilasciato il loro intero cosmo verso di te, permettendoti di rimanere sveglia quel tanto che bastava per permettere ai soccorritori di metterti in salvo. Marco...- Tina sussultò leggermente sentendo pronunciare il nome del fratello maggiore -... è sopravvissuto qualche giorno in più, pur rimanendo in coma, perchè era più giovane e forte dei tuoi genitori. Il fatto che tu sia rimasta paralizzata deve essere un effetto collaterale provocato dallo scontro di tre cosmi diversi fusi in un solo corpo... l'implosione deve aver provocato un'onda d'urto che...-
-...mi ha fratturato la vertebra lombare, causandomi una paralisi totale degli arti inferiori.- completò Tina, lasciando ricadere la mano libera sulla sua gamba, non avvertendo la minima pressione -Così i miei genitori e il mio amato fratellone... si sono sacrificati per salvarmi...- mormorò, asciugandosi le lacrime con la punta delle dita. Il pensiero, stranamente, la fece quasi sorridere: i suoi genitori avevano compiuto un atto estremo per poterla salvare, dimostrando ancora una volta di amarla più della loro stessa vita. Papà... mamma... fratellone... grazie...
-Tu... quindi...- iniziò a dire Tina, voltando la testa per guardare la ragazza dai capelli violetti, seduta compostamente sul bordo del divano con le mani in grembo -... sei la reincarnazione di Athena, la dea greca della giustizia...- concluse, ricordandosi il racconto dei suoi genitori. -Esatto, il mio nome è Saori Kido- si presentò la ragazza dai capelli violetti, sorridendole. Tina, anche se a fatica, ricambiò il suo sorriso. Le sembrava di essersi tolta dal cuore un peso che le gravava in petto da dieci mesi, dal giorno in cui si era svegliata in quel letto d'ospedale, dopo l'incidente in quella notte piovosa.
-E noi siamo...- iniziò a dire Camus. -Uhn... come bruciano!- lo interrupe involontariamente Tina, portandosi le mani agli occhi, che avevano cominciato a bruciare e lascrimare, togliendosi le lenti a contatto -Dannatissime lenti a contatto!- imprecò la ragazza, sbattendo gli occhi, la cui vista era diventata improvvisamente opaca -E maledetta miopia!- sbottò poi, portandosi una mano a strofinarsi gli occhi -Scusami se ti ho interroto, Camus, ma le lenti hanno cominciati a bruciare e ho dovuto toglierle- si scusò la ragazza, senza smettere di sbattere le palpebre, guardandosi freneticamente intorno. Se la memoria non l'ingannava, l'ultima volta che si era messa gli occhiali, poi li aveva tolti e lasciati proprio là in soggiorno. Il problema era dove, precisamente, li aveva lasciati.
Milo ridacchiò piano, nascondendo un sorrisino dietro la mano, e tese a Tina una scatola dalla forma allungata, foderata di velluto blu. Tina sbuffò , contrita e leggermente imbarazzata, prese la custodia dalla mano di Milo cercando di non sfiorargli il palmo neanche con la punta delle dita, ne estrasse gli occhiali e li indossò, sbattendo le palpebre da dietro le lenti per snebbiarsi la vista. Le sue pupille ora avevano perso quell'impressione glaciale data loro dalla rabbia e dalla frustazione e la sfumatura grigiastra della tristezza, e brillavano ancora più intensamente da dietro le lenti degli occhiali, cosa che fece sussultare i Cavalieri: non avevano mai visto una ragazza con occhi di una lucentezza e di un colore simile.
-Che avete da fissarmi in quel modo?- chiese Tina, allarmandosi, accortasi delle occhiate che certi Cavalieri le rivolgevano. I ragazzi però non ebbero il tempo di rispondere, perchè all'improvviso nell'aria di diffuse una musica densa e lugubre, dai toni gotici, e le parole di Hello degli Evanescence (si capisce che sono fissata con 'sto gruppo, vè?) iniziavano ad invadere le orecchie di tutti.
-Cazzo! Il cellulare!- imprecò Tina, tastando fremeticamente intorno alla ricerca del cellulare, quando se lo vide apparire davanti volteggiando in aria. Senza chiedersi come cappero facesse il cellulare a levitare a mezz'aria, la ragazza l'afferrò e premette il tasto di risposta, portandoselo poi frettolosamente all'orecchio, riuscendo a malapena a biascicare un -Pronto?- per l'affanno.
-Ti lascio sola per qualche ora e tu ti porti il fidanzato in casa...- cantilenò giocosamente la voce di Samantha, che, a giudicare dalla musica che Tina sentiva in sottofondo, stava ascoltando musica goth rock a tutto volume. Non si preoccupò neanche di arrossire quando le rispose, troppo agitata per imbarazzarsi -Di che cazzo parli, Samy? Sai benissimo che non ce l'ho, il fidanzato!- sbraitò con tutto il fiato che aveva in gola, senza preoccuparsi degli sguardi perplessi che i ragazzi si stavano scambiando.
-Allora, chi è il bel fusto che sta in casa con te, in questo preciso istante?- domandò ancora Samy, ridacchiando, allontanandosi un pò il cellulare dall'orecchio per non rimanere assordata dalla voce tonante dell'amica. -Un pò di affari tuoi non te li fai mai, vè? E poi scusa, come cacchio fai a saperlo?- sbottò nuovamente Tina, stringendo un pugno dalla rabbia e mordendosi un labbro. Se non ci fossero stati i Cavalieri e la reincarnazione di Athena nella stanza con lei, avrebbe sicuramente ricoperto l'amica di insulti ben peggiori.
-Sono una veggente... scherzo, me l'ha detto Barbara!- cinguettò Samy, alzandosi dallo sgabello dove era seduta e improvvisando qualche passo di danza sulle note di My happy ending di Avril Lavigne. Non serviva avere un cervello per capire che quella ragazza era fuori di testa...
Tina si mordicchiò il labbro inferiore, inghiottendo una serie di insulti, in tutte le lingue che conosceva, sparati ad alta velocità contro Samantha e Barbara, e si limitò a dire, seppur con la voce ringhiante -Uno di questi giorni ti disconoscerò come sorella adottiva...-
Samantha ridacchiò per un secondo, facendo una giravolta, poi tornò improvvisamente seria -A proposito del motivo originale della mia chiamata...- iniziò a dire, ma venne interrotta da Tina -Pensavo che fosse "prendermi in giro e sparlare se ho un ragazzo o no"!- sbottò, infastidita. Una cosa che non sopportava, l'avrete ormai capito, era quando qualcuno la prendeva in giro su argomenti delicati come l'amore e l'amicizia. Se poi veniva sfiorato il tasto "Ragazzi"... che Micene salvi la Dea Athena!
-No, non era quello!- rispose, stranamente, pacata, Samy, facendo una pausa per prendere un bel respiro -I tizi in nero che ti stanno alle calcagna sono venuti a farmi visita, poco fa...- disse infine, mordendosi un labbro tinto di rosso e allontanandosi il telefonino dall'orecchio. La reazione di Tina sarebbe arrivata tra 3... 2... 1...
-COOOOOOOOOOSAAAAAAAAAAAAAAAAA?!- gridò infatti con tutto il fiato che aveva in gola Tina, assordando i Cavalieri, Lady Saori e perfino i piccioni che stazionavano sul cornicione della finestra, che fuggirono via in un frullare frenetico di ali -Cazzo cazzo cazzo! Quesi bastardi ti hanno fatto qualcosa? Sei ferita?- chiese Tina, parlando, come le succedeva quando era nervosissima, talmente veloce che quasi tutti facevano fatica a capirla al primo colpo. Ma Samy non era tra questi. La ragazza in nero sfoderò un sorriso a trantadue denti, premendo il pulsante "STOP" sullo stereo, fermando la musica -No sister, sto benissimo! Dovevano essere le ultime ruote del carro, li ho messi K.O. in pochi minuti. Dopo qualche colpetto sono spariti così come erano venuti. Dalle battute che si sono scambiati ho capito che volevano arrivare a te.- sospirò e si passò una mano sul viso -A quanto pare i guai ti corrono dietro-
-Eh già, probabilmente i miei genitori hanno omesso di dirmi che quando ero piccola per sbaglio avevo ingoiato una calamita per attirare le sfighe e i cattivi- mormorò Tina, sbuffando. Samy ridacchiò nuovamente -Ora devo andare, ho un mucchio di cose da fare. Tu stai attenta e cerca di non metterti nei guai. Ciao!- e così dicendo spense la chiamata prima ancora che Tina potesse dire "ah!".
Tina allontanò con lentezza il telefonino dall'orecchio e lo fissò, tenendolo in mano, come se da esso potessere improvvisamente sbucare i bastardi che le stavano dando la caccia. E forse, fra un pò, ne avrebbe anche saputo il motivo...
-Era Samy, una mia amica- sussurrò flebilmente, intuendo la domanda silenziosa che gli occhi perplessi e interrogativi dei Cavalieri e di Saori le stavano rivolgendo -Ha detto che alcuni dei misteriosi individui che mi danno la caccia sono andati a "trovarla" a casa sua, ma che li ha respinti facilmente. A quanto pare si sono intestarditi nel cercare di catturarmi, chissà perchè, poi...- spiegò, rabbrividendo al solo ricordo del freddo pungente di Nosferatu, delle sue dita gelide strette attorno alla gola e di quegli incisivi luccicanti che non aspettavano altro che affondare nella sua carne. I ragazzi e Saori sobbalzarono, poi si scambiarono una rapida occhiata. Saori, ancora seduta sul bordo del divano, volse il viso verso Milo -A questo punto non possiamo evitare quello che tu mi hai chiesto di evitare, Santo dello Scorpione- disse, leggermente dispiaciuta. Milo abbassò tristemente lo sguardo, prendendo delicatamente una mano di Tina nella sua.

Scrittoio dell'autrice

Buongiorno a todos, lettori e lettrici! Caspita che fatica che ho fatto nello scrivere questo chap!
Dunque, vi avviso che ho apportato una piccola modifica: originariamente nel chap precedente i Cavalieri che spiavano Tina mentre era con Milo in salotto dovevano essere tutti quanti, ma poi mi è sembrato troppo eccessivo, così il numero di cavalieri presenti si è ridotto a sei, sette contando anche Milo, che era già presente. Qualcuno per caso indovina chi sono?
Scusate se non rispondo alle recensioni del chap precedente, ma sono parecchio incasinata, ho finito di scriverlo ieri ma non sono riuscito a pubblicarlo perchè dovevo andare a letto, quindi lo pubblico adesso prima di andare a scuola. Spero di non aver scritto un'emerita cavolata.
A presto, un bacione, vostra RedStar12.
Ah, dimenticavo... le spiegazioni numerate:
(1) Suca è un insulto detto in dialetto siciliano, utilizzato come il nostro vaffanculo

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Capitolo 8
*** Moment of sadness ***


Capitolo 8 - The temple I wanna heal
I wanna feel what I thought was never real
I wanna let go the pain I've held so long
(Erase all the pain till it's gone)
I wanna heal
I wanna feel like I'm close to something real
I wanna find something I've wanted all along
Somewhere I belong

And I've got nothing to say
I can't believe I didn't fall right down on my face
(I was confused)
Looking everywhere only to find
That's it's not the way I had imagined it all in my mind
(So what I am)
What do I have but negativy
'Cause I can't justify the way
Everyone is looking at me
(Nothing to lose)
Nothing to gain / hollow and alone
And the fault is my own
(Linkin Park, Somewhere I belong)


Capitolo 8: Moments of sadness                          
                                                                     
-Una vacanza in Grecia?- Barbara fissò sospettosa Tina, intenta a sfogliare distrattamente una rivista di VIP, seduta all'ombra dell'ombrellone di uno dei tavolini del "Giglio". Era rimasta estrerrefatta quando Tina le aveva esposto la sua intenzione di andare a passare qualche mese in Grecia. Era già un miracolo che la sua pupilla andasse oltre i confini di Trieste, a Muggia, per andare a trovare i nonni paterni, figurarsi andare al di fuori dell'Italia. Con il suo handicap, poi.
Tina sollevò gli occhi dall'articolo sui Linkin Park e fissò le proprie iridi, che brillavano da dietro gli occhiali da vista, in quelle di Barbara. Annuì -Ho semplicemente voglia di... cambiare aria, tutto qui- spiegò, sorseggiando il suo bicchiere di Coca-cola arricchito con ghiaccio. Barbara restrinse gli occhi in due fessure, e sulle sue labbra si dipinse un sorrisino complice -Centra qualcosa quel bel ragazzo che ti fa da tutor?- chiese, curiosa, osservando di sottecchi il suddetto ragazzo, Milo, seduto a qualche tavolino di distanza, i limpidi occhi azzurri che non perdevano un secondo di vista Tina. La ragazza arrossì violentemente, cosa che fece ridacchiare Barbara, poi scosse con forza la testa, incapace di dire alcunchè. In fondo, Barbara aveva toccato un punto cruciale: Tina ormai sapeva di essere innamorata di Milo, ma la sua indole timida e timorosa la portava a nasconderlo, per paura di perdere l'amicizia e l'attenzione che il cavaliere le riservava. Magari era solo senso del dovere o di protezione, ma, come si suol dire, "La speranza è l'ultima a morire".
Barbara smise di ridere e la fissò con serietà -Hai già trovato un mezzo per andare in Grecia e un albergo dove alloggiare?- le chiese. Tina ingoiò l'ultimo pezzo del suo panino caprese, il suo pranzo, bevve un sorso di Coca, meditando che balla inventarsi, poi tornò a fissarla -Ho contattato una mia amica che abita in Grecia, ha detto che mi ospiterà per tutto il tempo che vorrò. Ha detto che manderà un aereo privato a prendermi domani, all'aereoporto di Venezia. Milo mi darà un passaggio fino a lì...- rispose, a bassa voce, indicando con un breve cenno degli occhi il ragazzo dagli occhi azzurri. Barbara spalancò gli occhi -Hai un'amica straricca e non mi racconti niente?-
Tina si morse un labbro, come faceva quando non sapeva cosa dire e si sentiva presa in castagna. Barbara conosceva fin troppo bene quel gesto, e dato che non era una pettegola come Samy, si limitò a prendere il bicchiere vuoto e a dire -Te e i tuoi segreti, piccola. Cerca di non farti male e chiamaci ogni tanto- prima di rientrare nel bar.
Tina tirò un sospiro di sollievo, spuntando dalla sua lista mentale delle persone da avvertire della sua partenza il nome "Barbara". Ora era fatta.

Il giorno dopo
-Dove cavolo avrò messo la mia maglietta preferita? Acciderba!- imprecò Tina, sfrugando nell'armadio a muro della sua camera, alla ricerca della sua maglietta preferita, quella nera con la stampa di un lupo al chiaro di una luna piena, un caro ricordo di sua madre. Altri capi d'abbigliamento, come jeans, canottiere, magliette, biancheria intima et similia, erano impilati ordinatamente dentro un trolley blu scuro, aperto sul letto, dove stazionava anche un annoiato Milo, seduto a gambe incrociate e appoggiato alla parete dietro di lui, foderata di pannelli di legno.
-Non capisco perchè fai tante storie per una maglietta. Sono sicuro che Milady potrà prestarti qualche suo vestito, avete più o meno la stessa taglia- sbuffò Milo, soffermandosi un secondo in più ad osservare il profilo della ragazza -Anche se credo che tu abbia una taglia di seno in più- affermò poi, malizioso. Tina sussultò ed arrossì lievemente, poi voltò la carrozzella verso Milo per poterlo guardare negli occhi. Prese un lungo respiro per non perdere la calma -In primis, non si tratta di una maglietta qualsiasi, ma della mia maglietta preferita. In secondis, visto l'abito che Saori indossava ieri, ed essendo io un'acerrima nemica delle gonne, preferisco non correre rischi.- scandì, prima di incrociare le braccia e fissare Milo in modo severo, in stile maestrina -E terzis, guardami ancora una volta le tette e ti faccio nero, chiaro?- concluse, puntando l'indice con fare accusatorio contro di lui, che alzò le mani, rivolgendo i palmi verso Tina, in segno di resa -Ho solo fatto una considerazione, non arrabbiarti- le disse candidamente, contornado tutto con un sorriso e uno sguardo innocente.
Tina scosse la testa, sapendo che le era impossibile rimproverarlo quando usava quel tono di voce e quello sguardo con lei, e questa era una cosa che in parte la faceva imbestialire. Fino a quel momento, l'unico maschio ad avere quell'ascendente su di lei era stato il suo fratellone, a cui bastava un'ammiccamento degli occhi azzurri per avere la sua completa attenzione. Sbuffò sommessamente, tirando finalmente fuori dall'armadio la sua tanto sospirata maglietta "Night Watch" e sistemandola ordinatamente nella sua valigia, chiudendone poi il coperchio con uno scatto.
-Milo...- lo chiamò improvvisamente, alzando verso di lui il viso, fissandolo da dietro le lenti degli occhiali, le iridi azzurre ben incorniciate dalla montatura rosso bordeaux -...perchè avevi chiesto a Saori di evitare di portarmi al Santuario?- gli chiese, ricordandosi l'espressione accorata e triste nei suoi occhi color mare quando Saori gli aveva annunciato (dopo aver chiesto il parere di Tina, che aveva risposto con un balbettante "...sì...") che il giorno dopo, tempo che preparasse le valigie con lo stretto necessario e avvisasse i parenti (che non erano mica pochi, SOLO due nonni, due nonne, tre zii, tre zie e tre cugine),  sarebbero partiti alla volta della Grecia, destinazione il Grande Tempio di Atene, descritto nel racconto di Elisabetta e Stefano Fiorini come il fulcro dove si concentravano tutti i cavalieri e gli apprendisti devoti alla dea Athena.
Tina non ricordava una volta in cui avesse visto tanta tristezza e rassegnazione negli occhi di una persona, neanche quando il veterinario aveva annunciato, due anni prima, che per Sissi, la loro cagnolina (anche se sarebbe più giusto definirla "cagnolona" o "barilotto dotato di zampe"), da tempo malata di diabete, non c'erano più speranze di guarigione. Tina ricordava fin troppo bene la tristezza che aveva letto negli occhi della fratello e del padre quando la madre aveva annunciato che non c'era altra soluzione che addormentarla definitivamente, per risparmierle altre sofferenze.
Gli occhi di Milo, prima vivi e brillanti, s'incupirono improvvisamente, diventando quasi spenti e opachi, come se fossero offuscati da una nebbiolina grigiognola, come quella che spesso e volentieri appesantiva il cielo di Trieste durante la stagione autunnale. Non accennò a rispondere, rimase così, a capo chino, a fissare le proprie mani strette convulsamente in grembo, gli occhi tristi e le labbra piegate in una smorfia di tristezza. Perchè sapeva che il Santuario sarebbe diventato per Tina quello che adesso lo era il suo appartamento: una prigione.
..................
Quando giunse al Grande Tempio, Tina capì improvvisamente il motivo per cui Milo, forse, aveva pregato la reincarnazione di Athena di non portarla là. Osservava con gli occhi sgranati la lunga distesa di scale, gradoni e scalini che formavano il percorso che avrebbe dovuto superare per giungere alla Tredicesima Casa, la dimora di Saori. Milo, alla sua sinistra, le rivolse uno sguardo colpevole, stringendole la mano, come per chiedere un tacito perdono per non essere riuscito a risparmiarle quella nuova sfida. La ragazza emise un breve singhiozzo, intrecciando le sue dita con quelle di Milo, come se fosse sull'orlo di un precipizio, alla ricerca di un appiglio sicuro.
I suoi occhi si scolorirono quasi verso il grigiastro, assumendo un'espressione triste -Per me tutte queste scale sono come il monte Everest. Anzi, come centinaia di monti Everest messi uno sopra l'altro- mormorò, scuotendo tristemente la testa, facendo ondeggiare la sua lunga coda di capelli castani sulle spalle. Ci avrebbe messo secoli solo a superare solo la scalinata che conduceva alla Prima Casa.
Le labbra di Milo si incurvarono in un piccolo sorriso -Anche l'Everest pare una bazzeccola se lo affronti insieme alle persone giuste- le disse, prima di sollevarla delicatamente tra le braccia, iniziando a salire la prima scalinata, stampandole un piccolo bacio d'incoraggiamento sulla fronte. Tina gli si aggrappò addosso, gettandogli le braccia al collo, come se avesse paura di cadere. Tutto ciò che desiderava era rimanersene lì, protetta e al sicuro tra le braccia del ragazzo che amava.
Qualcosa, in tutto quello che aveva visto, le diceva che quello era l'inizio di un brutto periodo. Molto brutto.

Una settimana dopo
Lady Saori sospirò, portandosi una mano a scostarsi qualche ciocca violetta dalla fronte, e si voltò nuovamente a guardare i suoi tre Cavalieri d'Oro che avevano chiesto udienza.
-La situazione non è migliorata?- chiese, con la voce fioca. In fondo al petto sentiva una strana pesantezza, per niente conosciuta. Solo dopo qualche tempo si sarebbe resa conto che era senso di colpa. Mu, il Cavaliere dell'Ariete, annuì -Tina non è affatto migliorata. Poco fa ho parlato con il servitore che va a portarle i pasti: dice che non ha affatto cambiato posizione dall'altra volta, l'ha vista appoggiata alla finestra a guardare fuori con aria mesta. Dice di aver provato a parlarle, ma di non aver ricevuto risposta- spiegò il pacato Cavaliere, con un sospiro di tristezza.
-Avete tentato di cambiare approccio?- domandò la reincarnazione di Athena, iniziando a camminare nervosamente avanti e indietro. Shaka, il Cavaliere della Vergine, annuì -Poco fa abbiamo mandato Marin e Shaina. Stefano ha detto che Tina è una ragazza molto timida, ma forse con delle ragazze come lei riuscirà ad aprirsi un pò- disse il Cavaliere. Sul volto della reincarnazione di Athena comparve un barlume di speranza. Speranza che, però, svanì all'istante quando vide le due Sacerdotesse avanzare nella sala, a capo chino e con l'aria mesta. -Allora?- chiese, la voce ridotta ad un sussurro.
-Niente- si limitò a dire Shaina, scuotendo i lunghi capelli verdi. Sul suo volto non v'era più alcuna maschera, perchè la legge era stata abolita da Athena stessa dopo la Guerra Sacra contro Hades. Marin alzò il viso, fissandola negli occhi -Non reagisce. Risponde a monosillabi. Ad un certo punto si è messa le cuffie e non ha più voluto ascoltarci- disse la sacerdotessa dai capelli rossi -Sembrava molto triste e abbattuta- aggiunse poi.
-Ora basta!- esclamò improvvisamente Milo, il terzo cavaliere, facendo sobbalzare tutte le persone presenti in quella stanza, prima di girare i tacchi e camminare a grandi falcate verso la porta della sala del trono. Uscì sbattendo con forza i pesanti battenti dorati, provocando un fracasso simile ad un gong percosso, e camminò con passo da gendarme, senza curarsi di scansare le altre persone presenti in corridoio, fino alla stanza di Tina. -TINA!- la chiamò con tutto il fiato che aveva in gola, battendo il pugno sulla porta. Dall'interno, nessuna risposta. Milo battè un secondo colpo -Valentina Fiorini, ari immediatamente questa porta! Io e te dobbiamo parlare!-. Di nuovo, silenzio assoluto. Milo emise una sottospecie di ringhio, imprecando sottovoce, poi indietreggiò di un passo, rimanendo comunque a contatto con la porta -Tina, non sto scherzando, se non mi apri immediatamente sfondo la porta!- la minacciò il ragazzo, iniziando già a prendere lo slancio.
-E' aperto- disse una voce femminile all'interno della stanza. Una voce piatta, monocorde, triste. Milo sentì una stretta al cuore quandò afferrò e abbassò la maniglia, facendo un passo nella stanza. Non era cambiata da otto giorni prima a quando Tina vi era entrata per la prima volta, e questo era già un brutto segno. Le uniche cose che mostravano la presenza di un'altra persona erano la valigia e il borsone appoggiati ai piedi del letto da una piazza e mezza, attaccato alla parete, dove svettava una finestra aperta per far entrare l'aria profumata di sale e mare della Grecia. Tina era seduta sul letto, le gambe immobili come quelle di una bambola allungate sul materasso. Posava la testa sulle braccia, a loro volta posate sul davanzale della finestra, gli occhi fissi fuori, le cuffie dell'mp3 nelle orecchie. Furono proprio gli occhi la cosa che sorprese di più il Cavaliere dello Scorpione. Sembravano vuoti, vacui, l'iride prima azzurra e brillante ora scurita come da una pesante cappa che conferiva loro una sfumatura grigiastra, spenta e opaca. Quegli occhi gli fecero provare una stretta al cuore terribile. -Tina?- la chiamò, assumendo un tono più basso e morbido, avvicinandosi al letto. Tina compì un impercettibile movimento del pollice, muovendo la rotellina dell'mp3 che permetteva di cambiare canzone. Una canzone molto più adatta a come si sentiva adesso, non tanto per il ritmo incalzante, quanto per le parole toccanti di Avril Lavigne, la cantante.
Vedendo che non riceveva risposta, Milo si inginocchiò vicino al letto, allungando un po' il busto per sentire quello che Tina stava ascoltando. Un brano di musica rock, si intuiva dalle note martellanti che fuoriuscivano dalle cuffie. Ma aveva un non so che di... tristezza, abbandono, confusione. Tina spostò un braccio dal davanzale, si tolse con lentezza una cuffia e, senza nessun preavviso, la mise nell'orecchio di Milo, in modo da fargli ascoltare la canzone. Nobody's home.
Well I couldn't tell you, why she felt that way, she felt it everyday, and I coudn't help her, I just watched her make, the same mistakes again. What's wrong what's wrong now?, too many too many problems, don't know where she belongs, wher she belongs., cantava con foga la cantante. Milo sentì l'ennesima stretta al cuore e voltò il viso verso Tina, che si era sciolta dalla sua posizione e ora aveva il viso chino ad osservare le sue mani, strette in grembo.
She wants to go home, but nobody's home, that's where she lies, broken inside, without place to go, no place to go, to dry her eyes, broken inside. "Lei vuole andare a casa, ma nessuno è casa, è dove lei giace, spezzata dentro, senza un posto dove andare, nessun posto dove andare, per asciugarsi gli occhi, spezzata dentro"... era così che Tina si sentiva, per lei quel posto era diventato una prigione, una gabbia dorata dove non poteva muoversi, e quella canzone lo stava trasmettendo benissimo. Milo strinse leggermente un pugno e allungò una mano per poterla posare su quelle di Tina, stringendole leggermente. La ragazza non ricambiò la stretta, ma non le allontanò. Questo era già un passo avanti.
Open your eyes, and look outside, find the reason why, you've been rejected, and now you can't find, what you left behind. Be strong be strong now, too many too many problems, don't know where she belongs, where she belongs. She wants to go home, but nobody's home, that's where she lies, borken inside, without place to go, no place to go, to dry her eyes, broken inside.
Tina... pensò Milo, accarezzando leggermente col pollice il dorso della mano di Tina, è così che ti senti... sola, abbandonata... intrappolata...
Her feeling she hides, her dreams she can't find, she's losing her mind, she's fallen behind, she can't find her place, she's losing her faith, she's fallen from grace, she's all over the place. She wants to go home, but nobody's home, that's where she lies, broken inside, without place to go, no place to go, to dry her eyes, broken inside. She's lost inside...
Milo si tolse con lentezza la cuffia dall'orecchio e osservò Tina, che non aveva minimamente cambiato posizione, per un lunghissimo istante. Era così che si sentiva...
-Che cosa c'è che non va?- le chiese, stringendole una mano. Fu improvviso. Tina sollevò di scatto la testa e fissò il Cavaliere negli occhi -Mi chiedi che cosa c'è che non va?- ripetè la sua domanda con foga, quasi arrabbiata, portandosi la mano libera trai capelli -C'è che mi sento in gabbia! Questo posto mi sta stretto! Ho chiesto anche a Saori di poter uscire un pò, ma lei ha detto che per la mia incolumità è meglio se rimanga nascosta!- si lamentò, mordendosi un labbro roseo. Milo la fissò con gli occhi spalancati -Ma anche a Trieste eri in gabbia, non potevi muoverti da sola...- azzardò, ma Tina lo bloccò con una stretta della mano -Ero anche là in gabbia, è vero, ma almeno c'erano delle persone che erano sempre pronte a farmi vivere qualche attimo di libertà. Qui invece non c'è nessuno! Nessuno, capisci?- la sua voce era ormai ridotta al pianto. Si portò la mano libera agli occhi, singhiozzando -Voglio tornare a casa...- singhiozzò, la voce strozzata.
Milo rimase in silenzio ancora per qualche secondo, poi le sollevò il viso bagnato di lacrime, costringendola a fissarlo negli occhi -Lo so che qui ti senti in gabbia, Tina. Quando ho scoperto che eri paralizzata ho capito che per te vivere qui sarebbe stato come stare dietro le sbarre, ed ho pregato Milady di non farlo, ma lei era troppo preoccupata per la tua incolumità e non ha voluto sentire ragioni. Crede che qui tu sia al sicuro- si fermò per prendere un lungo respiro -Proverò a parlarle di nuovo per convincerla a farti tornare in Italia, ma non ti prometto niente. Fino a quel momento, però, cerca almeno di non chiuderti in te stessa e nella tua solitudine. Non sentirti triste o abbandonata, perchè qui, anche se non sembra, ci sono delle persone che ti vogliono bene e vogliono proteggerti a tutti i costi-. Quando finì di parlare le rivolse un sorriso, sperando di averla tranquillizzata.
Tina si lasciò sfuggire un lieve sorriso -Farò quello che mi hai detto solo se mi prometti che verrai a trovarmi ogni giorno, almeno per qualche minuto- mormorò a bassa voce, imbarazzata, temendo un risposta negativa. Il Cavaliere le rivolse un sorriso ancora più radioso -Tutto qui? Se proprio lo desideri, vedrò quel che posso fare...- le rispose, lasciando la presa sul suo viso. Il sorriso di Tina si allargò: eccome, se lo desiderava. Fosse stato per lei avrebbe trascorso ogni ora, ogni minuto del giorno in compagnia del suo bel Cavaliere dagli occhi azzurri.
-Posso chiederti una cosa?- domandò Tina, leggermente imbarazzata, attorcigliandosi attorno al dito una ciocca di capelli. Milo piegò la testa sulla spalla, un gesto che significava una risposta affermativa. La ragazza arrossì leggermente -Che devo fare per potermi fare un bagno caldo?-

Scrittoio dell'autrice

Salve a todos, come state? Vi sono mancata? (NOOOOOOOOOO! ndTutti)
What about this chap? ... Boh, solo che è venuto una schifezza totale, ma mi serviva per amplificare, diciamo così, il rapporto tra Tina e Milo. Per maggiori sviluppi vi rimando ai prossimi chap, nella speranza che Milo riesca a convincere la meringa a far tornare Tina a casa... jeje.
Tengo a fare una precisazione sulla canzone che Tina ascolta sull'mp3: il titolo originale, Nobody's home, nelle molte traduzioni che ho letto su Internet viene tradotto come "La casa di nessuno", ma sinceramente non trovo che sia molto chiaro, quindi ho tradotto il titolo con l'altra traduzione possibile (dato che "Nobody's home" può significare anche "Nobody is home"), ovvero "Nessuno è casa" (traducibile anche come "Nessuno è a casa")...
Bene, dato che non ho messo spiegazioni numerate e non ho nient'altro in mente per rompervi le scatole, passo direttamente alle recensioni:
kikka_hiwatari: Mh, brava tesora, tutti i Cavalieri che hai detto sono giusti, ma l'ultimo... kikka, pensavo fosse il più evidente: DeathMask, ovvero il mio granchietto preferito! (Chiamami ancora una volta granchietto e sei una ragazza morta! ndDeathMask _ Ben venga, ho sempre desiderato visitare l'Ade! ndRedStar12 saltellante _ - -" ndDeathMask). Jeje.
Lo so, le creature come Nosferatu sono delle vere spine nel fianco, ma mica possono farsela scappare quando sono stati così vicini dall'acchiapparla? No, eh? Vabbè, vorrà dire che i Cavalieri lo ridurranno a pezzetti... A proposito, qual'è il tuo Gold preferito? Ah, e ti sconsiglio di andare a cercare Nosferatu&company, se hai capito cosa sono farai meglio a premunirti contro di loro...
In sostanza, sono felicissima che il chap ti sia piaciuto, mi hai fatto arrossire quando hai detto che ero bravissima! Che ne pensi di questo chap? Fammi sapere, alla prossima!
miloxcamus: cara la mia socia, che bello sentirti! Eheheh, se rivelavo subito il motivo della tristezza di Milo il chap primo sarebbe stato troppo lungo, secondo: io adoroa quando le mie lettrici si fanno filmini mentali sulle mille e una possibilità, mi significa che le ho incuriosite. Sai com'è, business is business. Jeje. Scusa anche se non ho fatto presentare i Gold, ma altrimenti il chap diveniva troppo lungo...
Grazie tante dei complimentissimi che mi fai. Fammi sapere cosa pensi di questo chap, alla prossima e un mega bacio anche a te!
Gufo_Tave: Imparentata con uno dei Gold? Mh, in un certo senso ci hai azzeccato, ma non nel modo cha forse pensi tu. Aspetta e leggi. Mh, in verità quello che è successo a Tina lo definirei più che altro come una piccola esplosione generata dallo scontro di tre cosmi differenti in un corpo solo: in pratica i cosmi dei genitori e del fratello sono entrati in collisione e hanno fatto BUM! Ok?
Fammi sapere cosa pensi di questo chap, a presto!
Mymoon96: Oh tesora, non è vero che sono the best... beh, forse un pochino... ma lasciamo stare! Dunque, hai azzeccato i Gold che hai detto, l'ultimo rimasto era Ioria. Beh, se scrivi questi scleri di recensioni quando sei addormentata, dormi di meno, allora! No, dai, scherzo... Sono felice che ti piaccia questa fic, fammi sapere cosa ne pensi di questo chap! Mi raccomando anch'io, aggiorna "Gli Angeli del Destino" e "Miracles"!!!!!!!!!

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Capitolo 9
*** Back to home with a little surprise ***


Capitolo 9 - Back to home I have a smile
Stretched from ear to ear
To see you walking down the road

We meet at the lights
I stare for a while
The world around us disappears

Just you and me
On my island of hope
A breath between us could be a miles

Let me sorround you
My sea to your shore
Let me be the calm you seek

Oh but everytime I'm close to you
There's too much I can't say
And you just walk away

And I forgot

To tell you
I love you
And the nigh's too long
And cold here without you
I grieve in my condition
For I cannot find the words to say
I need you so
(Sarah McLachlan, I Love You)

Capitolo 9: Back to home with a little surprise

-Dannatissima mocciosa!- imprecò per la millesima volta DeathMask, fissando con odio malcelato Tina, che dall'altro lato del tavolo sghignazzava come una scema, divertita dalla reazione esagerata del Cavaliere del Cancro. Con tutta la compostezza che le era possibile (ovvero ben poca...) la ragazza soffocò le ultime risatine mordendosi il labbro inferiore e prendendo a fissare il tavolo di legno del salotto della Quarta Casa, l'unica stanza della Casa a non avere i muri tappezzati di teste mozzate.
-Suvvia Death, in fondo non sto facendo altro che batterti a Gnagno(1)- asserì con la sua solita aria diplomatica la ragazza, osservando l'unica carta che teneva in mano, voltata in modo che solo lei potesse vedere cosa vi era stampato sopra. Il siciliano, al contrario di lei, aveva un mazzo di carte che sembrava più un ventaglio da spiaggia, tante erano le carte accumulate.
-Grr! Per la nona volta!- sbraitò il Cavaliere, frugando freneticamente tra le carte in mano, alla ricerca di una coppa o di un tre da buttare sopra la carta in cima al mucchio centrale, per l'appunto un tre di coppe. Un lieve sorrisino sadico gli curvò le labbra quando vide una carta che faceva decisamente a caso suo in quel frangente. -Mi dispiace, ma stavolta vincerò io!- esclamò con aria trionfante, buttando la carta scelta sul mucchio centrale: un due di coppe! Nel gioco di carte Gnagno, una carta con la cifra due aveva lo stesso significato di un "Pesca due" nel classico gioco "Uno".
Tina corrugò le sopracciglia per un secondo, poi sulle sue labbra si dipinse un sorrisino -Peccato, mio caro granchietto...- disse solamente, gettando sul mucchio la sua ultima carta, un due di bastoni -Eccoti una bella mazzata- lo prese in giro, sorridendo birichina e appoggiandosi con i gomiti sul tavolo.
-Accidenti!- sbottò il siciliano, sbattendo con rabbia le sue carte sul tavolo. Con un ulteriore ringhio, il Cavaliere di chinò per raccogliere le carte che erano cadute per terra come foglie secche, sotto lo sguardo divertito di Tina -Non sai proprio perdere, eh, Death?-
Per tutta risposta il Cavaliere ringhiò quello che poteva essere un "piccola mocciosetta" come un "fottiti", drizzandosi nuovamente in piedi e gettando con stizza le carte sul tavolo. -Chi me l'ha fatto fare questo? Ho ben altro da fare, io, che fare da baby sitter ad una mocciosetta...- borbottò tra sè, ribollendo di rabbia.
-Finchè non hai visto le carte di Gnagno non eri di questo avviso, mio caro amico crostaceo- disse con semplicità la ragazza, allungando le braccia per poter  raccogliere le carte, assemblandole in un ordinato mazzo -E se non sbaglio è stata tua l'idea di fare qualche partitina con tanto di conteggio punti e premio in palio-
-Chi ha parlato di premi?- chiese improvvisamente la voce squillante di Milo, appena giunto alla Quarta dopo la sua sessione di allenamenti pomeridiani, facendo sobbalzare sia DeathMask che Tina.
-Era ora che arrivassi, traditore!- lo rimbeccò DeathMask, estraendo dalla tasca dei jeans un pacchetto di sigarette e un'accendino -Prova un'altra volta a rifilarmi questa streghetta e giuro che ti spezzo in due come questa cicca!- disse poi, spiacciando tra il pollice e l'indice una delle sue sigarette Malboro. Tina si coprì la bocca con una mano per nascondere un sorrisino mentre Milo, ignorando la minaccia di DeathMask, ridacchiava e si chinava verso di lei, chiedendole -Che diavolo hai combinato per far incazzare a tal punto il nostro Deathy?-
-Nulla di che, l'ho solo battuto dieci volte a carte- disse la ragazza, sistemandosi meglio gli occhiali sul naso. Da quando era arrivata al Santuario, circa dieci giorni prima, la ragazza aveva iniziato a preferire i suoi occhiali alle lenti a contatto, più che altro perchè si sentiva a più agio con gli occhiali che perchè aveva dimenticato la sua scorta di lenti a contatto a casa.
-E ti sei sbafata tutti i miei biscotti!- sbottò il siciliano, accendendosi una sigaretta senza preoccuparsi di uscire sul portico. Tina non fece una piega: entrambi i suoi genitori fumavano, quindi era abituata all'odore del fumo, tanto che ormai alle sue narici risultava quasi un profumo. -Considerati fortunato- iniziò a dire, raccogliendo il mazzo di carte e mettendoselo in grembo -che come premio abbia chiesto i tuoi biscottini al cioccolato preferiti, piuttosto che affibbiarti la stessa sorte che ho fatto subire a mio fratello due anni fa a Natale- concluse, con un lieve sorrisino malizioso stampato in viso.
-Fuori di qui prima che ti rinchiuda nello sgabuzzino in mezza alle teste!- berciò il Cavaliere del Cancro, sputandole quasi in faccia una boccata di fumo. Ridendo come una pazza, Tina si lasciò prendere in braccio da Milo e trascinare fuori dalla Quarta Casa di corsa, lasciando DeathMask alla sua rabbia. Non c'era alcuna sedia a rotelle ad aspettarla fuori, infatti, dato che durante il giorno passava da una Casa all'altra, Lady Saori aveva convenuto che era sicuramente più comodo che fosse un Cavaliere a trasportarla. Inutile dire che il Cavaliere prescelto era ovviamente il caro Milo.
-Giusto per curiosità, che cos'hai fatto a tuo fratello due anni fa?- chiese Milo, iniziando a risalire le scale che conducevano alla Quinta Casa. Tina si riscosse dallo stato di estasi che la prendeva ogni volta che si trovava in braccio al greco e assunse un fare cospiratore -Lo sfidai a carte, mettendo come penitenza che ogni volta che uno di noi perdeva si sarebbe tolto un capo d'abbigliamento- iniziò a dire Tina, portandosi una mano alla bocca -E alla fine... ihih... lui è rimasto... mpf... solo con i boxer addosso...- concluse, cercando di soffocare le risate, cosa che le riuscì ben poco.
-Alla faccia della timida fanciulla innocente!- esclamò Milo, roteando platealmente gli occhi azzurri al cielo, ormai prossimo a raggiungere la dimora di Ioria, il Cavaliere del Leone -Ma sei proprio sicura di essere Leone? Sadica come sei, saresti ben potuta essere un Cancro o un Gemelli fatto e finito. Così si spiegherebbe perchè sei ancora con noi, DeathMask non avrebbe mai eliminato un suo "simile"-
-In effetti mamma diceva sempre che delle volte somigliavo molto a DeathMask o a Saga, anche se essere Leone non mi dispiace affatto- commentò Tina non appena ebbero varcato la soglia della Quinta Casa, rivolgendo un sorriso smagliante a Ioria, che le sorrise dolcemente, arruffandole i capelli mentre passava. Tina notò quasi con piacere che Milo aveva aumentato la stretta su di lei quando Ioria l'aveva accarezzata. -Geloso?- chiese con un'aria maliziosa che non era da lei, quando il Cavaliere uscì sul portico dietro la Quinta Casa. Milo storse il naso -Niente affatto- ribattè, acido. Tina ridacchiò.
Ogni volta che attraversava le Dodici Case in braccio a Milo, ogni custode non mancava mai di regalare alla "duchessina", come veniva spesso scherzosamente appellata, una carezza tra i capelli, un bacio sulla fronte o addirittura una profumata rosa rossa dai petali vellutati, come nel caso di Aphrodite. E ogni volta Milo faceva una fatica sovraumana per trattenere un ringhio sommesso. Stranamente, però, l'Undicesima Casa quel giorno era vuota. Del suo custode manco l'ombra.
-Dov'è Camus?- chiese Tina, guardando preoccupata a destra e a sinistra, alla ricerca di un eventuale segno della presenza del Cavaliere dell'Acquario. Nei tre giorni che erano seguiti dopo la "sfuriata" di Milo, Tina si era aperta e aveva legato molto con tutti i Cavalieri, che ormai la consideravano loro mascotte alla stregua di Kiki, il fratellino minore di Mu, ma aveva creato un rapporto molto saldo proprio con il freddo Cavaliere dei ghiacci. Quella ragazzina in apparenza così fragile era riuscita ad intravedere qualcosa di più umano e caldo sotto lo strato di freddezza e compostezza che Camus creava sempre attorno a sè, e a sua volta il Cavaliere era riuscito ad aprire il cuore piagato di Tina, che ormai lo considerava alla stregua del suo defunto fratello maggiore. Lui era l'unico, salvo Milo, a conoscere il suo passato fin nei minimi particolari.
Milo non rispose alla sua domanda, ma sulle sue labbra si disegnò, non visto da Tina, un sorrisino compiaciuto e furbo.
Dopo essersi assicurata di aver perlustrato ogni centimetro quadrato che le era possibile vedere della Casa dell'Acquario, Tina sbuffò e scosse la testa, mentre Milo riprendeva a camminare. La ragazzina ostentava la sua solita aria tranquilla e apatica, ma si sentiva a distanza che era preoccupata. Preoccupata e sospettosa.
-Ho delle buone notizie- disse improvvisamente Milo. Tina drizzò le orecchie, improvvisamente attenta. Milo prese fiato e le disse -Forse sono riuscito a convincere milady a farti tornare in Italia- prese una pausa mentre Tina strabuzzava gli occhi, poi riprese -Ma è ancora tutto da vedere. E' per questo che stiamo andando alla Tredicesima: vuole parlare con te-
Tina sentì improvvisamente l'euforia provata dalla possibilità di tornare a casa calare di livello fino a sparire. Incrociò teatralmente le braccia al petto e mise su il broncio da bimba piccola che le veniva così bene. E te pareva che la bomboniera non avesse qualche condizione da porre prima di lasciarla andare.
Suo malgrado, pochi minuti dopo si ritrovò seduta su una comoda poltroncina nel lussuoso salotto della Tredicesima Casa, con una tazza fumante di thè in mano. Saori Kido, infagottata in uno dei suoi soliti abiti di candidi pizzi e merletti, sedeva compostamente su una poltroncina di fronte a Tina, anche lei con una tazza fumante in mano, con un sorriso modesto stampato in viso. La reincarnazione di Athena bevve con lentezza un lungo sorso di thè, posò la tazza sul tavolino che divideva le due ragazze e fissò Tina negli occhi -Come Milo ti avrà già accennato, è mia intenzione assecondare le sue richieste di farti tornare nella tua città natale- iniziò a dire Saori, la voce vellutata e dolce come una cucchiaiata di miele. Tina si limitò ad annuire, accostando le labbra alla tazza e bevendo un rapido sorso di thè senza staccare gli occhi dalla damina.
-Ad una sola condizione...- riprese Saori. Tina alzò le pupille al soffitto bianco della stanza: c'aveva visto giusto, e ora chissà quale assurda condizione le avrebbe posto: non parlare con nessuno? Rimanere sempre tappata in casa?
-...che uno dei Cavalieri d'Oro ti accompagni. Dovrà tenerti d'occhio ventiquattr'ore al giorno, proteggerti nel caso di eventuali attacchi e, se gli è possibile, cercare di scoprire chi siano i loschi figuri che ti stanno alle calcagna, scoprire perchè lo fanno e documentarsi su di loro.- concluse Saori, con il modesto sorriso ormai divenuto una sorrisone a trentadue denti. Tina quasi si soffocò con l'ultimo sorso di thè, strabuzzò gli occhi e si rizzò di scatto a sedere. Aveva sentito giusto oppure aveva capito male?
Il sorriso di Saori si allargò ulteriormente -Per questo ti ho convocata: volevo metterti al corrente della mia decisione e sapere se tu eri d'accordo sulla scelta del Cavaliere che ti seguirà- disse semplicemente, con un sorriso birichino stampato in viso. Tina si limitò ad annuire, seppur con frenesia, incapace di dire alcunchè. Eccome, se era d'accordo. Quella soluzione andava oltre ogni sua più rosea previsione. -Chi è... il cavaliere prescelto?- chiese Tina, balbettanto leggermente, emozionata. Fa che sia lui, fa che sia lui, fa che sia lui..., si augurò, incrociando mentalmente le dita. "Lui" era ovviamente Milo.
-Beh, inizialmente si era proposto Camus...- disse Saori, assumendo un'aria meditabonda. L'entusiasmo di Tina si sgonfiò come un palloncino. Ecco perchè Camus è sparito dal Tempio, è andato in Italia, pensò Tina, sconsolata. Non che le dispiacesse tanto stare in compagnia di Camus, gli voleva bene, ma avrebbe preferito molto di più passare qualche tempo da sola con il Cavaliere che amava segretamente. Chi si accontenta, gode.
-... ma Milo si è impuntato è ha preteso di essere lui a controllarti, così sono stata letteralmente costretta ad acconsentire. Quindi, volente o nolente, te lo dovrai tenere.- concluse Saori con un sorriso radioso. Tina sobbalzò per la seconda volta con gli occhi fuori dalle orbite. Se il suo handicap e il rango di Saori glielo avessero concesso, l'avrebbe abbracciata di slancio.
-E... quando partiremo?- domandò invece, con la voce tremante dall'emozione. Era troppo vero per essere vero. Qualcuno mi dia un pizzicotto, sto sognando...
-A dire il vero c'è un aereo della Fondazione Kido che vi sta aspettando all'aeroporto di Atene da oltre mezz'ora. Il pilota mi ha contattato cinque minuti fa dicendo che se i due passeggeri che deve portare in Italia non si presentano nel giro di un quarto d'ora parte senza di loro-
.....
Tina dovette sbattere un paio di volte le palpebre per rendersi conto che quello non era affatto un sogno, ma la pura realtà. Era di nuovo in Italia. Si trovava di nuovo nel suo quartierino a Trieste, a pochi passi dal portone del suo palazzo. Sentiva il cuore scoppiarle di gioia: sembravano passati secoli dall'ultima volta che aveva varcato quella soglia.
-Emozionata?- le chiese Milo, sorridente. Tina si limitò ad appoggiare il viso sul suo petto, sorridendo beata. Il paradiso esisteva.
Appena ebbero varcato la soglia dell'appartamento di Tina, il cellulare della ragazza prese a squillare. Frozen, di Madonna. La suoneria che Tina aveva riservato al glaciale signore dei ghiacci, Camus. Nel giubilo della partenza, Tina si era praticamente dimenticata della sua "scomparsa". Prese il cellulare dalla tasca dei jeans che indossava, premette il pulsante col il telefono verde e se lo portò all'orecchio.
-Risponde la segreteria telefonica di Tina Fiorini. In questo momento sono troppo occupata per sentire una statua di ghiaccio frances eche scompare senza dire niente. Siete pregati di richiamare più tardi o di lasciare un messaggio dopo il bip- disse Tina nel microfono del telefono, camuffando la voce in modo che sembrasse registrata.
-Sarò glaciale, ma non scemo, cheriè- affermò la voce dal vago accento francese di Camus, una lieve nota ironica ad incresparla. Tina fece una smorfia -Complimenti, ti sei appena guadagnato il terzo posto nella mia classifica personale "Le persone più bastarde della mia vita". Sparisci senza dire niente e ti fai risentire solo adesso. Saranno ore che tento di chiamarti!- sbottò la ragazza, aggrottando le sopracciglia. Milo ridacchiò e la adagiò delicatamente sulla sedia a rotelle, precedentemente portata nell'appartamento, e, approfittando del fatto che la ragazza era troppo concentrata a parlare a telefono per notarlo, si diresse nel soggiorno, da dove iniziavano già a provenire dei suoni sospetti.
-Complimenti per la finezza, mon ami- si limitò a dire il francese, neanche minimamente scalfito da quelle parole. Tina emise una sottospecie di ringhio. Ecco una cosa che accomunava gli Acquari come Camus e suo fratello Marco: quella loro flemma insopportabile e vagamente zen che la mandava letteralmente in bestia. In quei frangenti il suo sopito spirito da Leone si manifestava nel pieno della sua potenza repressa.
-Perchè cacchio hai chiamato?- chiese Tina, cercando di apparire il più sgarbata possibile. Quante volte avrà cercato di chiamarlo mentre era in aereo per l'Italia? Dieci? Dodici? E quante volte il telefono o aveva suonavto a vuoto o l'aveva indirizzata verso la segreteria telefonica? Dodici! Già che qualcuno ignorasse le sue chiamate per cinque volte di fila la innervosiva, ma dodici volte la urtava enormemente.
-C'è una sorpresa per te- disse Camus, senza variare minimamente di tono. Tina drizzò le antenne -Che sorpresa?- chiese, sospettosa.
-Va in salotto- si limitò a dirle il Cavaliere dell'Acquario. Tina sbuffò, ma obbedì comunque e spinse le ruote della carrozzella fino a giungere nel salotto. Milo era appoggiato con nonchalanche ad una delle pareti di vetro che dividevano il soggiorno dal corridoio, e fischiettava facendo finta di niente con le braccia conserte al petto, ma sulle sue labbra, non visto da Tina, troppo impegnata a guardarsi intorno con aria circospetta, stazionava un sorriso furbetto.
Dopo aver ispezionato ogni metro cubo del salotto con lo sguardo, Tina riprese il telefono e disse, piuttosto seccata -Camus, mi stai per caso pigliando in giro? Nel salotto non c'è nie...- ma non riuscì  a finire la frase perchè Milo le mise improvvisamente in braccio un batuffolino caldo e morbido che si agitava leggermente. Osservandolo meglio, Tina si rese conto che si trattava di un cucciolino di cane dal pelo marrone in varie sfumature, dal più scuro sul dorso fino al più chiaro sullo stomaco, le orecchie penzolanti e due occhietti scuri che la guardavano in un musetto leggermente appuntito e assolutamente tenero. Tina rimase impalata sul posto con gli occhi spalancati fissi sul cucciolino e il telefono nella mano, da cui proveniva una leggera risatina. Milo sorrise e sfilò il telefono dalla mano di Tina spegnendolo.
Il piccolo si mosse un pò goffamente sulle zampette un pò traballanti e si issò sul grembo di Tina, cercando diraggiundere il suo viso con il musetto, riuscendo a posar il nasino umido sulla sua guancia. Le labbra di Tina tremarono senza emettere alcun suono. Con cautela e insicurezza, la ragazza sollevò una mano fino ad arrivare quasi a sforare il piccolo, che strusciò la testolina contro il suo palmo sudato.
Milo sorrise e si inginocchiò vicino a Tina -E' una femmina di tre mesi- le disse semplicemente, grattando dietro l'orecchio la cagnolina -I tuoi genitori ci avevano raccontato che fino a tre anni fa avevi un cane a cui eri molto affezionata, che poi però è morto- voltò il viso per guardare la cagnolina che scodinzolava allegra strofinando il nasino contro la guancia di Tina, ancora ammutolita -Considera questo cagnolino un regalo di consolazione per la settimana di solitudine che ti abbiamo fatto passare al Santuario. Dalle un nome-
Tina sollevò gli occhi lucidi dall'emozione verso Milo e lo fissò per un lungo istante che sembrò durare anni luce, poi tornò a fissare la cagnolina, accarezzandole cautamente la testolina -Cocò- disse poi -Si chiamerà Cocò-

Scrittoio dell'autrice

Hi everybody! Come state? In fibrillazione per le ormai prossime vacanze estive? Jeje, ormai è questione di giorni e molte di noi potranno finalmente crogiolarsi al sole in spiaggia. Mi raccomando, tenete bene aperti gli occhi, che magari non vi scappi di vedere uno dei Cavalieri che prende il sole. Aaaaaaah, sarebbe troppo bello...
Lo so di aver fatto schifo con l'ultima scenetta con la cagnolina, ma ci stava troppo bene, e poi è ispirata ad un'esperienza vera, quando poche settimane fa mi hanno mostrato per la prima volta la mia piccola Cocò. Piccina... proprio adesso sono in soggiorno sul divano con la mia cucciolina che ronficchia qua vicino a me... Amore... Oh scusatemi tanto, ma è così puccia...
Scusatemi se stavolta non riesco a rispondere alle recensioni, ma ho molte cose da fare ancora, ed è tardi, fortuna che domani sono a casa perchè ci sono le elezioni a scuola. Mi limito a ringraziare di tutto cuore tutti quelli che hanno aggiunto questa fic tra le preferite, tra le seguite, chi ha recensito e chi continua a leggere in silenzio. Ve amo tutti! SMACK!
Baci baci, RedStar12

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