Numb di RedStar12 (/viewuser.php?uid=59583)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Imperfect ***
Capitolo 2: *** Enemies ***
Capitolo 3: *** Blue eyes ***
Capitolo 4: *** Misterious boys ***
Capitolo 5: *** Dreams and phantoms ***
Capitolo 6: *** Revelations - Part One ***
Capitolo 7: *** Revelations - Part Two ***
Capitolo 8: *** Moment of sadness ***
Capitolo 9: *** Back to home with a little surprise ***
Capitolo 1 *** Imperfect ***
Capitolo 1 - Imperfect
Numb
I've become so numb
I can't feel you there
Become so tired
So much more aware
I'm becoming this
All I want to do
Is be more like me
And be less like you
(Linkin Park, Numb)
Capitolo 1: Imperfect
Con un ultimo sforzo delle braccia sottili, Tina riuscì a
sollevarsi quel tanto che bastava per portare il suo viso all'altezza
della finestra senza sforzare le deboli gambe. Sbirciò
timorosamente fuori, immaginandosi che loro fossero
sempre lì, ai lati della porta, appoggiati allo stipite, in
agguato come falchi pronti a balzare sull'indifeso topolino. Invece
niente, neanche l'ombra di quei loschi figuri per tutta l'estensione
della stradina asfaltata della periferia. Con un sospiro di sollievo si
lasciò ricadere sulla sedia a rotelle, le gambe che, nonostante
non funzionassero più da mesi, tremavano come budini, come se
percepissero la sua ansia. Tina sbuffò: le succedeva da quando
era uscita dall'ospedale, due settimane dopo l'incidente, che le gambe
le tremassero sempre dopo ogni sforzo fisico che faceva, anche il
semplice appoggiarsi troppo solo alle braccia.
Tina si passò una mano sul viso, sostandosi qualche ciocca
castana dagli occhi, di un azzurro straordinario, ma spento, come se
fosse opaco o scurito da qualche giocca di nero e grigio. Dopo
l'incidente i suoi occhi non avevano più brillato di gioia,
mostrando quelle piccole sfumature verde mere che si notavano in quei
momenti, nè il suo viso aveva più visto un sorriso. La
sua espressione era rimasta mesta, triste, la stessa di una persona a
cui hanno tolto i suoi tesori più preziosi.
Spingendo le route della carrozzella, Tina riuscì faticosamente
a raggiungere la sua camera da letto nel suo piccolo appartamento nella
periferia di Trieste. Mesi prima, quando poteva ancora scorrazzare
liberamente per i corridoi piastrellati, la casa le sembrava sempre
accogliente e famigliare. Invece, ora che era bloccata su una sedia a
rotelle, paralizzata dalla vita in giù, a Tina quei muri
sembravano le sbarre di una prigione, una prigione che le impediva di
muoversi liberamente e la teneva segregata dentro di sè a causa
del suo handicap.
Sulla scrivania di legno attaccata al muro in mezzo alla stanza dalle
pareti blu notte, capeggiava una foto che ritraeva delle persone
abbracciate, che sorridevano felici. Una donna poco più che
quarantenne, abbronzata, con lunghi capelli castano-rossi, mossi, che
sembravano fragili come se fossero di cristallo, un viso ovale in mezzo
al quale brillavano due grandi occhi azzurro cielo che brillavano di
felicità.
Un uomo poco più grande di lei le cingeva la vita sottile con un
braccio muscoloso, il sorriso un pò nascosto dalla barba nera,
corta e ispida, anche lui felice, l'età che trapelava a malapena
dalle piccole rughe attorno agli occhi e ai lati della bocca, dalla
gaiezza degli occhi color cioccolato fondente e dai capelli nerissimi,
appena attraversati da qualche filo grigio o bianco.
Vicino all'uomo c'era un ragazzo sulla ventina, alto e robusto, ma
snello, i lunghi capelli castano scurissimo, tendente al nero, che
ricadevano in ciocche ribelli sulle spalle non troppo larghe, e gli
occhi azzurrissimi che brillavano in mezzo al viso dai tratti marcati
ma delicati, pallido.
Tina sospirò tristemente, asciugandosi con il dito una lacrima
che era scivolata dal suo occhio destro. Infine...c'era lei. Lei,
Valentina Fiorini, chiamata Tina dagli amici, con i suoi capelli lunghi
color castano scuro, la meches bionda sul lato destro, e con i suoi
occhi uguali a quelli della donna e del ragazzo: sua madre, Elisabetta
Marisi, e suo fratello, Marco Fiorini. L'uomo che stringeva la donna...
era suo padre, Stefano Fiorini, quell'uomo che aveva trascurato la
moglie e i figli i primi anni e, dopo una separazione di poco
più di un anno, era tornato in famiglia e si era finalmente
comportato come un padre che si rispetti.
Lei, Tina... era l'ultima persona ancora viva di quelle ritratte in
quella foto che traboccava di gioia e felicità. L'ultima, dopo
quell'incidente... Tina abbassò lo sguardo sulle proprie gambe,
innaturalmente immobili sulla sedia a rotelle, un po' storte... era
stato lo scotto da pagare per la sua vita... le sue gambe. A volte si
chiedeva come avesse fatto lei a sopravvivere, sotto quel peso che
sembrava intenzionato a schiacciarla, e i suoi genitori e suo fratello
a morire.
Altre due lacrime sbucarono dalle folte ciglia nere della ragazza,
scivolando lungo le guance pallide e paffute, gocciolando poi sulle
gambe. Tina neanche se ne accorse... avrebbero potuto trafiggerle con
un pugnale o tagliargliele di netto che lei non se ne sarebbe neanche
accorta. L'unica cosa che dimostrava che le gambe fossero ancora parte
del suo corpo e non delle semplici protesi, era il loro tremito dopo
ogni sforzo fisico. Un'infermiera le aveva detto che spesso le persone
sentono di più la presenza degli arti solo quando
questi vengono loro asportati o smettono di funzionare. Come era
successo alle sue gambe.
Il suono del campanello riportò bruscamente la ragazza con i
piedi per terra, metaforicamente parlando. Tre suoni vicini, una breve
pausa, poi altri due suono ravvicinati. Tina si asciugò le
lacrime che le rigavano le guance, e le sue labbra rosee si incurvarono
in una specie di mezzo sorriso. Guardò fuori dalla finestra,
dove il sole brillava allegro nel cielo azzurro di inizio giugno. Loro,
i suoi angeli custodi... avrebbero vegliato su di lei anche quel giorno?
Scrittoio dell'autrice
Ed eccomi qui con questa nuova pseudo-fanfic. Pseudo perchè
più che una fic èuna cavolata immane. Insomma, chi l'ha
mai vista una ragazza sulla sedia a rotelle nel mondo di Saint Seiya
(non includo Seiya nell'Overture Tenkai, perchè per me quel film
non esiste!)? Comunque ho voluto comunque tentare di scriverla e
pubblicarla, a voi giudicare se devo continuare o se è meglio
che la interrompa e la cancelli. Sapete, tra una stesura e l'altra di
"The owl. The lily. The vellum." mi capitano dei momenti in cui non so
cosa scrivere, così mi concentro su questa fic. La parola alla
giuria.
Il titolo della fanfic, Numb, è ispirato all'omonima canzone dei
Linkin Park (il cui ritornello apre questo capitolo), e alla condizione
in cui versa la protagonista: "numb" significa "paralizzato", come lo
è Tina, immobilizzatta sulla sedia a rotelle, ma anche
"insensibile", al dolore fisico e a quasi tutte le emozioni.
Un breve scorcio sulla protagonista: Tina è il mio alter ego
"imperfetto", ha il mio stesso nome, ricalca parte del mio carattere e
il mio aspetto fisico, tranne il fatto che io cammino benissimo e non
sono sulla sedia a rotelle, e inoltre, per adattarla meglio alla
storia, ho cambiato l'età: io ho 14 anni, mentre la mia alter
ego ne avrà quasi diciotto.
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Capitolo 2 *** Enemies ***
Capitolo 2 - Misterious boys
You don't turn me off
I will never fail
Things I loved before
Are not for sale
Keep yourself away
Far away from me
I forever stay
Your perfect enemy
(T.A.T.U., Perfect Enemy)
Capitolo 2: Enemies
Tre trilli ravvicinati... una breve pausa... altri due trilli
ravvicinati... Tina guardò l'orologio: le otto e mezza di
mattina. Con la massima
velocità che le permetteva la carrozzella, Tina raggiunse il portone
del suo appartamento, al primo piano e premette il pulsante per aprire
il portone, abbassando poi la maniglia della porta, aprendone un piccolo spiraglio. Non aveva bisogno di chiedere chi era.
Fuori
dal portone del palazzo si trovava senza ombra di dubbio Barbara, la
sua amica cameriera, che lavorava nel bar sotto casa sua, "Il Giglio
d'Oro". Barbara era una donna che era stata molto amica di sua madre,
era molto affezionata a Tina, ed aveva deciso di lavorare presso il
"Giglio", come veniva spesso chiamato il bar, dopo l'incidente proprio
allo scopo di poterla seguire meglio ed esserle più vicina
possibile. Era anche molto apprensiva, e al minimo ritardo faceva un
casino della madonna. Tina già se l'immaginava poco prima che
aprisse il portone, mani sui fianchi, i tacchi bassi delle scarpe che
ticchettavano nervosi sull'asfalto, l'espressione metà ansiosa e
metà corrucciata.
Dopo circa un minuto la porta di casa si spalancò e Barbara
apparve sulla soglia in tutto il suo metro e settanta di altezza. Non
era tanto vecchia, ma neanche tanto giovane, dimostrava appena trenta
dei suoi reali quarant'anni, ed aveva un'aria particolarmente
giovanile, con i suoi capelli corti e a spazzola color rosso cupo e i
vivaci occhi marroni. In quel momento l'espressione dei suoi occhi
però era diversa, ansiosa.
-Valentina Fiorini- iniziò la cameriera, fissando la ragazza
negli occhi, le mani ancora sui fianchi, in stile madre severa -come
mai hai ritardato nell'aprirmi il portone?- concluse con suo solito
tono di voce prorompente, severo. Tina scosse la testa ed indicò
la porta semiaperta della camera -Ero in camera mia, a circa dieci
metri di distanza dalla porta- disse, laconica, indicando le ruote
della carrozzella -E dieci metri di distanza non sono facili da
percorrere in pochi secondi su questo coso!-
concluse, alzando gli occhi azzurri per incrociare quelli marroni di
Barbara. La donna sbuffò, ma addolcì la sua espressione
-Tesoro, ti ricordo che ci sono dei loschi tipacci che ti stanno alle
costole. Non so per quale motivo, ma ti stanno alle costole. Per un
secondo avevo creduto che ti avessero rapita!- disse la donna,
posandosi una mano sul seno sinistro, in corrispondenza del cuore.
Valentina scosse la testa -Avrebbero dovuto passare sotto le ruote
della mia carrozzella- affermò, spavalda.
Barbara rise gentilmente al sentire la battuta della pupilla. Sapeva
benissimo che Tina era troppo buona perfino per tirare uno schiaffo ad
una persona che odiava, figurarsi "investire" i tipacci con la sedia a
rotelle. Oltrepassò la soglia di casa e si mise dietro di lei,
afferrando i manici della sedia -Preso tutto?- chiese, allegra. Tina
fece si con la testa, battendo una mano aperta sulla sua onnipresente
borsetta rossa, "custode" del portafogli, delle chiavi e del cellulare.
Barbara sorrise e spinse la sedia a rotelle fuori, chiudendosi la porta
alle spalle.
Per fortuna l'ascensore del palazzo era abbastanza grande per contenere
agevolemente la donna e la sedia a rotelle insieme, così le due
non faticarono molto ad uscire dal palazzetto. Appena varcarono la
soglia di uscita, Tina vide Barbara fermarsi improvvisamente, facendola
sobbalzare, e guardarsi intorno, fiutando l'aria come un segugio che da
la caccia alla lepre nella foresta. Sicuramente stava controllando che
non ci fossero in giro quei loschi individui che da mesi stavano alle
calcagna della sua pupilla, aspettando il momento in cui la ragazza o i
suoi protettori (praticamente tutti quelli che la conoscevano, un
numero non indifferente) avrebbero fatto un passo falso. Tina
sbuffò impercettibilmente: non le era mai piaciuto essere al
centro dell'attenzione, ma ormai tutti sapevano che era braccata da
degli individui misteriosi. Almeno nessuno sa dei miei angeli custodi,
pensò Tina, mentre Barbara fermava la sedia a rotelle vicino al
solito tavolino, a lato dell'entrata del bar, in modo da poterla tenere
meglio d'occhio anche mentre serviva al banco.
Tina sospirò, ringraziando il calore di quella mattina,
appoggiandosi all'indietro sullo schienale della sedia a rotelle ed
estraendo dalla borsetta gli occhiali da sole, indossandoli per potersi
godere meglio il sole. Ma al suo occhio non sfuggì, anzi
sfuggirono, i tre ragazzi che si erano appena seduti ad un tavolino
poco distante, intenti a parlottare fittamente, gli unici avventori del
bar, oltre a lei, a quell'ora del mattino. Tina socchiuse gli
occhi da sotto le lenti ambrate per poter metter meglio a fuoco i nuovi
arrivati, abbassandosi gli occhiali sul naso per osservarli meglio.
Erano giovani, Tina calcolò che dovessero avere, almeno in
apparenza, appena due o tre anni più di lei (che si stava
avvicinando ai 18 anni), e una cosa che li distingueva dalla maggior
parte dei ragazzi che Tina conosceva era, oltre l'insolito colore
dei capelli (azzurro mare per quello a destra, blu cobalto per quello
in mezzo e violaceo per quello a sinistra), era il fisico statuario di
chi ha passato tutta la vita ad allenarsi. Cosa che, unita alla
perfezione del viso di ciascuno, li rendeva bellissimi ed affascinanti.
Tina sussultò impercettibilmente, reprimendo a stento un moto di
gioia: i suoi angeli custodi! Non gli aveva mai visti in volto, ma sapeva che erano loro! Uno di loro, quello dai capelli azzurri,
si dovette accorgere dello sguardo sconosciuto fisso su di lui,
perchè voltò repentinamente la testa verso Tina, che
però fu lesta a rialzarsi gli occhiali e a rilassarsi nuovamente
contro lo schienale appena in tempo per non farsi scoprire. Gli occhi
color cielo del ragazzi rimasero fissi su di lei ancora per qualche
secondo, sicuri di non essere visti, poi tornarono a posarsi sui suoi
compagni.
Tina sospirò, incrociando le mani dietro la nuca per mettersi
più comoda, in attesa che Barbara arrivasse con il succo
d'arancia e la brioche alla crema che ordinava sempre d'estate. La sera
prima era rimasta reduce da un furioso litigio telefonico con Samantha,
una delle sue amiche più care, ed era andata a letto presto
senza cenare, per smaltire la rabbia e in parte la tristezza. Quella
mattina però pagava le conseguenze per il suo digiuno serale;
Tina pensò, ridacchiando, che il rumore del suo stomaco si
sarebbe sentito perfino in India e in Egitto.
-Siamo allegre questa mattina!- cinguettò allegramente Sofia, la
più giovane delle cameriere che lavoravano al bar, posando il
vassoietto con la colazione di Tina sul tavolino e scostandosi con un
rapido movimento del capo la lunga chioma color caramello scuro dagli
occhi color miele, rivolgendo alla ragazza un sorriso radioso. Tina si
limitò ad annuire, prendendo subito dopo il bicchiere di succo
d'arancia e bevendone un sorso per nascondere il sorriso che le era
affiorato sulle labbra. Eccome, se era allegra, quella mattina. Se il
suo handicap glielo avesse concesso, si sarebbe messa a saltare dalla
gioia.
La gaiezza mattutina fu però di breve durata: Tina aveva appena
finito di mengiare la sua brioche e di vuotare il bicchiere, che un
uomo vestito di nero emerse da dietro l'angolo del bar e si diresse a
passo deciso proprio verso di lei. Lo stomaco di Tina fece una capriola
per la paura e un brivido gelido le percorse la spina dorsale dalla
vertebra lombare sana fino alla nuca. Merda, pensò, sono una stupida! I loschi figuri non erano scomparsi, quel giorno, avevano semplicemente cambiato postazione per poterla sorprendere.
Tina notò con la coda dell'occhio le cameriere, tutte
all'interno del bar, sussultare spaventate e poco dopo dirigersi verso
l'uscita per correre in suo aiuto, ma un secondo individuo in nero
emerse dall'ombra e si parò davanti alla porta del bar,
sbarrandola completamente con la sua mole gigantesca. Tina non
riuscì a vedere oltre perchè una stretta gelida le
afferrò il mento e la costrinse a voltare il viso nella
direzione opposta. I suoi occhi azzurri si incrociarono con quelli neri
come la notte invernale e altrettanto gelidi di uno degli individui, il
capo, suppose Tina, notando il modo in cui altre due figure dai tratti
resi indistinguibili dai lunghi mantelli che indossavano si inchinavano
rispettosamente davanti a lui.
Tina sentì il corpo tremarle convulsamente e un secondo brivido
freddo le percorse la spina dorsale, stavolta propagandosi lungo le
braccia e le gambe paralizzate; gli occhi neri dell'individuo
sembrarono scrutarla nei più profondi recessi della sua anima
per estirparle ogni singolo segreto che vi racchiudeva dentro con
infinita cura. Le labbra dell'individuo si incurvarono in un perfido sorriso, anche se Tina
non lo notò a causa dell'ombra che gli copriva il viso, ma
riuscì comunque a sentire come se fosse sua la sensazione di
vittoria che quell'individuo doveva provare: l'aveva battutta, aveva
ottenuto la sua preda, aveva finalmente compiuto la sua missione.
Improvvisamente l'uomo le lasciò il mento e con un movimento
brusco la sollevò dalla sedia a rotelle e la afferrò
talmente stretta che la ragazza dovette fare appello a tutta la sua
resistenza per non soffocare. Quell'uomo di gelido non aveva solo lo
sguardo e le mani, tutto il suo corpo sembrava fatto di ghiaccio e
neve, di solom gelido ghiaccio. Tina era così terrorizzata che
non aveva neanche la forza di divincolarsi e le sue corde vocali
sembravano annodate in un unico, soffocante nodo in fondo alla gola.
Azzardò un'occhiata alla sua ultima speranza, i suoi angeli
custodi... speranza che svanì quando vide che i posti che prima
occupavano erano vuoti, come se non ci fossero mai stati... il nodo
alla gola le si strinse ancora di più, bloccando sul nascere le
lacrime che stavano premendo per uscire, e chiuse gli occhi, mentre
sentiva i sobbalzi dell'uomo che la trasportava come se fossero
semplici scossoni lontani anni luce da lei.
Dopo minuti che alla ragazza sembrarono ore alle sue orecchie giunse un
grido e il tetro tonfo di un corpo che cade a terra. L'individuo che la
stringeva strinse i denti e imprecò a bassa voce -Maledizione-.
Un secondo grido squarciò l'aria e un secondo corpo cadde a
terra. Improvvisamente l'uomo che teneva prigioniera Tina gettò
un grido di dolore che le fece vibrare i timpani come gong percossi e
cadde all'indietro, lasciando la presa su di lei. La ragazza
scivolò rovinosamente sul terreno asfaltato, aiutata ben poco
dalle sue gambe paralizzate, e cadde sbattendo il didietro, percependo
però solo una breve scossa elettrica. Sentendo ancora la
presenza del terribile individuo, la ragazza fece forza sulle braccia
per cercare di allontanarsi il più possibile solo con il loro
ausilio; riuscì però a fare pochi passi quando
dall'oscurità emerse un'altra figura. La ragazza sussultò
e nascose il viso nelle braccia, troppo impaurita per guardare. Ma
prima riuscì a scorgere una piccola scintilla rosso scarlatto
all'altezza del nuovo arrivato, scintilla che si trasformò quasi
subito in un bagliore sanguigno.
-Scarlet needle!-
Scrittoio dell'autrice
*RedStar12 gongola come una cretina per essere riuscita a scrivere il
secondo chap in una giornata* Ragazze, mi sento proprio ispirata da
questa idea che ho abbozzato, e mi rende felice che le persone che
hanno commentato questa pseudo-fic mi abbiano detto di non cancellarla
e di continuarla (miloxcamus mi ha addirittura minacciata di rievocare
la Presa della Bastiglia sotto casa mia, quindi non posso fare
altrimenti! Jeje!).
Prima di tutto ringrazio di cuore e mando un grosso bacione a stantuffo,
che ha messo questo scarto di fanfic tra i suoi preferiti. Te adoro
caraaaaaaaaaa! *RedStar12 lancia un grosso bacione a stantuffo e
la stritola in un abbraccio da mozzare il fiato*
Bene, ora passiamo alla parte che preferisco del mio scrittoio: le risposte alle recensioni!
kikka_hiwatari: Infatti in
tutte le storie che ho letto su Saint Seiya dove compaiono nuove
protagoniste, le suddette sono al massimo goffe o spaurite, ma mai con
un handicap fisico come la paralisi fisica. Proprio per questo ho
pubblicato "Numb", nonostante facesse schifo, volevo scrivere una fic
diversa e far ricredere tutti quelli che pensano che le Mary Sue siano
sempre il non-plus-ultra in tutto! Grazie per l'incoraggiamento a non
cancellare la fic e a continuarla. Ti ha soddisfatta il seguito?
whitesary: ...piccina... non
pensavo che fossi così sensibile... uno dei fini che mi sono
proposta è anche quella di sensibilizzare le persone "normali" a
vedere gli "handicappati" (qui non usato come termine dispregiativo ma
esplicativo) con occhi diversi e a spiegare in modo un po' meno
"drastico" quanto possa essere difficile per loro muoversi in completa
liberta, specialmente nelle grandi città. Una mia amica è
paraplegica allo stesso modo della protagonista e, quando frequentava
un corso di computer con me, aveva scritto un articolo su questo
problema sul suo blog, e con questa fic voglio in qualche modo darle
una mano. Don't worry Sary-chan, ora che ho visto che qualcuno
l'apprezza sta pur certa che questa fic non la cancello neanche sotto
tortura! Tu però continua a recensire o almeno a leggere, ci
conto!
miloxcamus: Non serve che ti
prostri ai miei piedi Socia, l'avevo intuito. Ma non preoccuparti,
l'importante è che tu abbia letto e soprattutto che ti sia
piaciuta. Mon Dieu, addirittura la Presa della Bastiglia... ok ok, non
la cancello! Eheh, scherzi a parte, sono felice che ti sia piaciuta la
protagonista. Esatto Socia, doppio lavoro! Per questo inizialmente ero
titubante sul pubblicare questa fic, già portare avanti "The
owl. The lily. The vellum." è una faticaccia, addirittura due
potrebbero sembrare un'impresa titanica. Ma vedrò di
accontentare i fans che leggono entrambe, anche se credo che in questo
periodo mi dedicherò di più a "Numb" che all'altra fic.
Tu basta che continui a leggere e a recensire, ok? Alla prossima, Socia
(e-mail o recensione che sia, jeje!).
Mymoon96: Oh, mi stai facendo
arrossire con tutti questi complimenti. Ti è piaciuto il secondo
capitolo? Eheh, a quanto pare le fan di Milo in questo sito sono a
bizzeffe... che ne diresti di unirti al fanclub "Fangirl di Milo e
Camus" insieme a me e a miloxcamus?
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Capitolo 3 *** Blue eyes ***
Capitolo 3 - Misterious boys
Haven't we met
You're some kind of beautiful stranger
You could be good for me
I have the taste for danger
If I'm smart then I'll run away
But I'm not so I guess I stay
Heaven forbid
I take my chance on a beautiful stranger
I looked into your eyes
And my world came tumbling down
You're the devil in disguise
That's why I'm singin this song
(Madonna, Beautiful Stranger)
Capitolo 3: Blue eyes
Alle orecchie di Tina giunse il macabro suono di un colpo andato a
segno, seguito dall'urlo di dolore di uno degli individui in nero,
presumibilmente quello che la teneva prigioniera, ma non ebbe il
coraggio di aprire gli occhi nè di scoprirsi il viso, aveva
troppa paura di quello che avrebbe potuto vedere. Sobbalzò
quando sentì qualcosa di caldo sfiorarle la spalla, lasciata
scoperta dalle spalline sottili della canottiera nera che indossava.
D'istinto si raggomitolo ancora di più su sè stessa,
pigolando un -Non farmi del male-, terrorizzata.
-Sta tranquilla, non sono tuo nemico- le sussurrò una voce
maschile, calda e gentile. La ragazza, anche se titubante, si
scostò le braccia dal corpo e sollevò il viso verso
quello del ragazzo, che era inginocchiato vicino a lei, trovandosi in
questo modo ad affondare i suoi occhi in due immense iridi di un
azzurro straordinario, per niente paragonabile al suo, il colore del
cielo e del mare mischiati insieme. Il cuore di Tina perse un battito,
per poi cominciare a battere più velocemente: quello era uno dei
suoi angeli custodi, ne era certa!
-Stai bene? Non ti hanno ferita?- le chiese l'angelo custode,
preoccupato. Tina scosse la testa, certa che non sarebbe riuscita a
formulare una singola frase coerente con quelle iridi puntate in viso
-No, sto bene, ma...- fu l'unica frase che riuscì a formulare,
grazie a Dio senza il solito balbettio che la coglieva quando era
imbarazzata. Si osservò le gambe, fasciate dal solito paio di
jeans sbiaditi, innaturalmente immobili sull'asfalto grigiastro, e
scosse la testa, puntellandosi sulle braccia. Il ragazzo la
osservò per qualche secondo, poi le chiese -Ti sei fatta male
alle gambe?-
Tina si lasciò sfuggire l'ombra di un sorriso, poi la sua
espressione tornò alla consueta tristezza -Sono paralizzata
dalla vita in giù, non posso camminare- si lasciò
sfuggire in un sussurro, aggrappandosi ad un muretto nel tentativo di
rialzarsi, sperando che dopo almeno dieci mesi le sue gambe avrebbero
retto il peso del suo corpo, ma riuscì a malapena a distendere
le ginocchia che le gambe cedettero e la ragazza sarebbe sicuramente
ricaduta a terra se il ragazzo non l'avesse prontamente sorretta e
presa tra le braccia, passandole con tutta la delicatezza possibile un
braccio muscoloso dietro le ginocchia. Tina arrossì non poco per
quell'azione... anzi, si potrebbe dire che le sue guancie divennero
rosse come due ciliege mature al punto giusto. Inoltre il suo viso era
praticamente all'altezza delle spalle del ragazzo, dove erano posate
alcune ciocche dei suoi lunghissimi capelli violacei, di un profumo
talmente intenso e virile che a Tina girò la testa come se fosse
ubriaca.
Rimase comunque accoccolata contro il petto muscoloso del suo angelo
custode, le braccia strette in grembo e gli occhi semichiusi. Quello
era il paradiso, per lei.
-Tina!- la voce disperata di Barbara la riportò bruscamente alla
realtà, appena in tempo per notare lo sguardo battagliero che la
donna assunse quando incrociò lo sguardo con quello del ragazzo
che stringeva tra le braccia la sua protetta. La ragazza girò il
viso verso la sua amica cameriera e fece una cosa che non faceva da
mesi: le sorrise, lasciandola completamente di stucco. A memoria
d'uomo, praticamente nessuno l'aveva mai vista sorridere in un modo
talmente radioso da quando era uscita dall'ospedale. -E' tutto a posto
Barbara, questo ragazzo non ha cattive intenzioni, mi ha salvato da
quei brutti ceffi- disse semplicemente Tina, ma con una voce talmente
limpida e luminosa che nè Barbara nè le altre cameriere
ebbero da ridire mentre il ragazzo adagiava nuovamente, con la maggior
delicatezza possibile, la ragazza sulla sedia a rotelle.
Tina non ebbe neanche il tempo di sospirare di sollievo sentendo
nuovamente la famigliare consistenza del sedile di cuoio sotto le
chiappe, che fu circondata da tutte le cameriere in servizio al
caffè quella mattina (in tutto circa dieci, compresa Barbara) e
sommersa da domande che le entravano da un orecchio e le uscivano
dall'altro. Le sue attenzioni erano tutte per il suo angelo salvatore,
che era indietreggiato di qualche passo per permettere alle donne di
affaccendarsi attorno a Tina. Bastò però un secondo, un
battito di ciglia, il tempo che Tina impiegava per sbattere le
palpebre, che il suo angelo era sparito nel nulla, senza lasciare la
minima traccia.
Le soffocanti attenzioni delle cameriere si quietarono dopo una buona
manciata di minuti durante i quali Tina si vide passare davanti la sua
intera vita... non era mai stata una ragazza a cui piaceva stare al
centro dell'attenzione o venire sommersa di domande e premure. Quando
le donne finalmente si scostarono da lei e le permisero di riprendere a
respirare, Tina si portò le mani al viso e disse, con la voce
strascicata e affannosa, come dopo una lunga corsa, di essere stanca e
di voler tornare nel suo appartamento. Un pò di relax sul suo
divano, magari con un buon libro o il suo portatile, un bel bicchiere
di
latte di soia al cacao e una quantità enorme di biscotti al
cioccolato...
questo le ci voleva, dopo quello che le era accaduto tutto insieme
quella mattina: aver visto i suoi angeli custodi, poi l'improvviso
attacco dei loschi figuri, e poi... Tina scosse leggermente la testa
mentre Barbara, un po' titubante, afferrava i manici della sedia a
rotelle e la spingeva verso il suo rassicurante appartamento... si era
ricordata di quegli occhi, quegli occhi di un azzurro talmente intenso
e profondo che le era sembrato quasi di poterci affondare dentro,
immergendosi in un mare blu e limpido. Sbattè un paio di volte
le palpebre per tentare di scacciare quei due pozzi cristallini che la
fissavano in viso, ma niente da fare, quesgli occhi simili ad
acquemarine sembravano ancorati saldamente alla sua memoria.
Decisamente, aveva bisogno di un po' di sano cazzeggio su MSN(1)!
............
Tina si appoggiò con un sospiro beato al morbido cuscino
foderato di bianco, rilassandosi sullo schienale della sedia a rotelle, e posò il suo portatile Windows
Vista sulle ginocchia, aprendolo. Pochi secondi dopo lo schermo da nero
diventò bianco, con due icone, una vuota e una con l'immagine di
un giglio con la didascalia "RedStar". La ragazza mosse decisa il dito
medio sul pad analogico che fungeva da mouse, spostando la freccetta
sull'icone del giglio, ci battè sopra un colpetto con la punta
del dito, cliccando sopra l'icona, e infine passò il dito indice
della mano destra sul pad analogico. Il sistema di sicurezza del suo
portatile infatti non comprendeva una password come protezione, l'unico
modo per aprirlo era l'impronta digitale di Tina. "Sicurezza
assicurata", come era solito dire suo padre, che di lavoro faceva il
tecnico dei computer e che su questi apparecchi tecnologici ne sapeva
una più del diavolo.
Il colore dello schermo andò pian piano stemperandosi, fino a
tingersi di una cupa tonalità rossa, il colore del sangue. Uno
sfondo rosso dove capeggiava l'immagine nera di una spada e di una rosa
intrecciata ad essa. Tina sorrise, afferrò da una ciotola posata
sul comodino una minibarretta di corn-flakes con gocce di cioccolato e
la sgranocchiò, mentre il dito medio si muoveva sul pad
analogico, muovendo la freccetta verso l'icona di Messanger.
RedStar: La regina delle rotelle è tornata!
GothicPrincess: .....
Tina sobbalzò appena, leggendo l'account che le aveva risposto (si fa per dire). GothicPrincess.
Il nickname di Samantha. Cosa voleva? Litigare ancora? Fare pace? Tina
sperò con tutto il cuore che fosse per la seconda opzione quando
battè con una velocità pazzesca sulla tastiera del
computer per risponderle.
RedStar: Cosa vuoi?
GothicPrincess: ... Mi dispiace se ieri abbiamo litigato... non ero in me...
RedStar: Da quando sei diventata Mrs Hide, Gothic?
GothicPrincess: Colpa di quello stronzo di Ale!
Tina sogghignò. Alessandro Belloccio (di nome e di
fatto), chiamato da tutti Ale, era il ragazzo di Samantha, il classico
fighetto di buona famiglia che va in giro infagottato in abiti
griffatissimi e si sposta con una Mercedes nera super costosa. A Tina
Ale non era mai piaciuto, perchè la sfotteva in continuazione,
prendendola sempre in giro per la sua paralisi ("Toh guarda, c'è Chalotte, la ragazza meccanica!).
Ma a Samantha piaceva, e Tina, che voleva bene alla ragazza come una
sorella, doveva fare buon viso a cattivo gioco; comunque, quando
Samantha non c'era, poteva sempre rispondere per le rime al tizio
antipatico strizzato nel suo giubotto di pelle nera con le borchie
metalliche. E il più belle volte ad averla vinta era lei, solo che Ale non l'avrebbe mai ammesso.
RedStar: Che ha fatto? Ti aveva molestata?
GothicPrincess: No! L'avevo beccato a baciare un'altra! GRRRRRRRRRRR!
RedStar: L'hai mollato tu o ti ha mollato lui?
GothicPrincess: IO l'ho mollato! Non prima di avergli dato un sonoro ceffone!
RedStar: Grande sister! Io però avrei optato per il calcio nelle palle, è più incisivo...
GothicPrincess: ...
RedStar: Io te l'avevo detto, sister: non fidarti del fighetto con la Mercedes, rimarrai fottuta...
GothicPrincess: E avevi ragione! Dannatamente ragione! Dio mio, sono stata una cretina a non crederti!
RedStar: La prossima volta fidati di più della tua medium sentimentale, cocca! :-)
Ovviamente con "medium sentimentale" Tina intendeva sè
stessa. La ragazza, infatti, era dotata di un'incredibile
sensibilità per capire fin da subito gli stati emotivi di una
persona o a intuire come una storia tra due persone sarebbe andata a
finire, se le suddette persone erano fatte una per l'altra, ecc. Per
questo spesso Tina diceva di "essere un pò strega, sotto sotto".
E il più delle volte (ovvero 99.9 volte su 100) aveva
ragionissima!
GothicPrincess: ... scusami tanto...
RedStar: Non serve chiedermi scusa, ti ho già perdonato. Poi...
chissà... probabilmente fra qualche anno capiterà lo
stesso a me...
GothicPrincess: Sarò pronta con la mazza anti-fighetto, allora!
RedStar: Così ti voglio, sister!
GothicPrincess: :-) Com'è andata la mattinata?
Tina sussultò. La sola parola "mattinata" le aveva
riportato alla mente il ricordo dei lschi individui... ma anche si quei
lucenti occhi color cielo.
GothicPrincess: Ehi? Ci sei? Gothic chiama RedStar! Rispondi RedStar! Sei ancora connessa?
Tina scosse la testa per cercare di togliersi dalla testa l'immagine di
quegli occhi azzurri, condita adesso da quella del volto dai tratti da
statua greca del ragazzo a cui appartenevano. Riprese a digitare sulla
tastiera con le dita un po' tremanti.
RedStar: Scusa sister... Mattinata carina, tralasciando gli uomini in nero...
GothicPrincess: CAZZO! TI HANNO PRESA?
RedStar: Se mi avessero preso ora non sarei qui a chattare...
Gothic Princess: COME CAZZO SEI SCAPPATA?
RedStar: ... mi hanno salvata...
GothicPrincess: CHI ti ha salvata? CHIIIIIIIIIIIII?
RedStar: ... un ragazzo...
GothicPrincess: Uno dei tuoi angeli custodi?
Samantha era l'unica amica di Tina a sapere dell'esistenza dei
suoi "angeli", perchè Tina si fidava ciecamente di lei e sapeva
che l'amica non l'avrebbe mai tradita nè avrebbe mai rivelato
questo suo segreto.
RedStar: Si... credo di sì...
GothicPrincess: Oh oh...
Oh mamma!, pensò
Tina, sobbalzando. Quando durante una chat Samantha usava l'espressione
"Oh oh", significava solo una cosa: istinto del gossip a ore dodici!
GothicPrincess: E com'era?
RedStar: Sister...
GothicPrincess: Di che colore aveva gli occhi?
RedStar: ... ti preeeeeeeeegoooooooooo...
GothicPrincess: Era muscoloso? Alto?
RedStar: :-(
GothicPrincess: Eddaiiiiiiiiii sisterina, soddisfa la mia curiosità gemellesca(2)
RedStar: ...tu sei Sagittario...
GothicPrincess: Dettagli... ma dimmi, aveva i capelli lunghi o corti?
RedStar: ECHEPPALLECHESEIIIIIIIII! Ok, lo ammetto, era bello!
GothicPrincess: Bello nel senso di "gnocco" o di "patatone stratosfrerico"?
RedStar: ...patatone stratosferico...
GothicPrincess: EVVAIIIIIII! Era biondo? Moro? Rosso?
RedStar: Nessuna delle tre... aveva i capelli viola, molto lunghi e ribelli...
GothicPrincess: Strano colore... e degli occhi, che mi dici?
Ecco fatto, aveva pronunciato, alzi scritto, la parola fatale.
Di nuovo l'immagine degli occhi azzurrissimi e seducenti del ragazzo
tornò a fare capolino nella sua mente, ma stavolta Tina non fece
alcuno sforzo per scacciarla dalla sua mente. Tanto, ormai lo sapeva,
bastavano pochi attimi prima che quei laghi azzurri tornassero a
perseguitarla...
RedStar: Azzurri. Di un azzurro straordinario, sembravano il cielo ed il mare mischiati insieme...
GothicPrincess: Come siamo poetiche oggi... Blue eyes, baby got's blue eyes, like a deep blue sea, on a blue blue day.(3)
RedStar: O///////////O Va a quel paese!
GothicPrincess: Ihihihih! Ok, lasciamo cadere l'argomento bei fusti...
RedStar: ...grazie infinite... stavo per andare a fuoco...
GothicPrincess: Tornando allora al motivo per cui ti ho contattata...
RedStar: Si?
GothicPrincess: Se non hai impegni questo pomeriggio avrei intenzione di portarti a fare un giretto in centro. Ci stai?
RedStar: E me lo chiedi anche? Certo che ci sto sister!!!!!!!!
Così ti offro un ben frappè per festeggiare il
tuo ritorno tra le single!
GothicPrincess: Solo se è al gianduia! Ok, allora ti passo a prendere fra un'ora, solito segnale. Ok?
RedStar: Ok!
GothicPrincess: Ok sister, allora chiudo!
Tina chiuse l'icona di Messanger e chiuse con uno scatto il
portatile, stirando in alto le braccia. Era felice, felice come non lo
era mai stata in quegli ultimi dieci mesi. E presto avrebbe potuto
assaporare qualche ora di svago lontano dal suo quartierino di
periferia. Sorridendo, girò la sedia a rotelle verso la finestra
del salotto, osservando attraverso il vetro leggermente opaco il colore
azzurro gioioso del cielo senza il minimo sbuffo di nuvola. Scossa la
testa. No, quel colore non era per niente paragonabile agli occhi di
quel ragazzo.
Scrittoio dell'autrice
Dio mio quanto mi sento ispirata nello scrivere questa fic, in meno di
una settimana ho pubblicato tre capitoli! SONO UN MITO! *RedStar12
saltella per la stanza come un coniglio matto*
Prima di tutto auguro Buona Pasqua a tutti quanti! BUONA
PASQUAAAAAAAAAAAAAAAA! *della serie: mi hanno sentita anche in Cile* Vi
è piaciuta la mia sorpresa pasquale (un pò in anticipo,
ma chi se ne frega!)?
Dunque, prima di passare ai ringraziamenti vorrei dare qualche altra
delucidazione sulla protagonista: Tina, come ho detto, è il mio
alter ego "imperfetto", come ben spiegato nel primo capitilo, una cosa
che mi sono dimenticata di dire è però che, mentre Tina
ha perso i genitori in un'incidente d'auto, io ce li ho ancora vivi e
tutti interi (sostituendo il fratello maggiore con un cane obeso,
però! Jeje!). Premetto che il personagio di Samantha più
avanti nella storia rivestità un ruolo importatante per aiutare
la nostra Tina, quindi tenetela d'occhio!
Ora, le spiegazioni numerate:
(1)Tina ha l'account su Messanger, io invece non ce l'ho perchè
secondo il mio paparino può scaricare dei virus sul mio CP,
quindi mi devo contentare delle mail. Ho voluto comunque fare un
pò di pubblicità occulta. Jeje.
(2)Il termine "curiosità gemellesca" l'ho "preso in prestito" da
una fic che seguo appassionatamente su questo sito, "Voyager - Saint
Seiya", scritto dalla favolosa Gem. Spero che a Gem non dispiaccia se
le ho preso quel termine, ma ci stava da Dio nel contesto dove l'ho
inserito, e poi così faccio un pò di pubblicità
alla sua fic! Consiglio a tutti di leggerla, perchè è
divertentissima e ti spacca dalle risate!
(3)La canzoncina che Samantha (GothicPrincess) scrive su Messanger allo
scopo di prendere simpaticamente in giro Tina (RedStar) è la
prima strofa di "Blue eyes" di Elton John.
Bene, ora ho esaurito gli argomenti per scassare le palle e passo ai ringraziamenti. Ringrazio di tutto cuore darkalexandra, kikka_hiwatari, Mymoon96, Terry Alchemist 22 e miloxcamus per
aver messo questa schifezz... ehm, fanfic tra i loro preferiti. VE
QUIERO MUCHOOOOOOOOOO! *lancia bacio a tutte e le stritola in un
soffocante abbraccio alla Aldebaran*
E ora passiamo all'ultima, ma non meno importante, parte del mio
scrittoio, la mia preferita... la risposta alle recensioniiiiiiiii!
kikka_hiwatari: Uao, dici che
la mia fic è addirittura "bellissima"????????????? E che per te
ho fatto bene a mettere una protagonista diversa???????? Ma io te
quiero mucho tesora. Mh, sui suoi assalitori, psso solo dirti che
vestono di nero perchè... non sopportano tanto il sole... ops,
forse ho detto troppo, ora capirai tutto... ma anche no, forse...
eheheh! Che mi dici del seguito che hai atteso? Ti è piaciuto?
Ricambio i tuoi baci, SMACK! A presto!
whitesary: oh, povera piccina,
non sapevo ti intenerissi così facilemente... ti serve un
fazzoletto? *porge fazzolettino di pizzo profumato a Sary* Per quanto
riguarda il sedere degli assalitori, ero sulla "scena del crimine" e
posso dirti che quei bastardi sono morti con un sedere "come una
brenta", come dice mia madre. E vedrò di farglielo fare anche
nei prossimi chap.
Ti ringrazio tanto per il tuo sostegno, ti sono gratissima! Continua a
recensire e, se vuoi, mandami pure un'e-mail, ne sarei felicissima!
Alla prossima recensione (o e-mail)!
Mymoon96: *porge borsa del
ghiaccio a Mymoon96* Ho chiesto a Camus di prepararti una borsa del
ghiaccio elevata allo 0° Assoluto, non si sa mai, fa molto male
battere la testa contro il muro, specialmente per la gioia. Ora capisco
perchè la maggior parte delle fangirl è matta da legare,
sbattono troppe volte la testa contro qualcosa. Tralasciando la botta
in testa, allora siamo d'accordo, da oggi sei ufficialmente iscritta al
fanclub "Fangirl di Milo e Camus". Prima o poi andrò su
Mybanner.it e creerò un bel banner da mettere nell'account
personale, come un distintivo. Jeje!
Oh cara, con tutti questi complimenti mi fai andare a fuoco, allora
altro che Camus, ci vorranno Camus, Hyoga e Isaac messi assieme per
farmi tornare alla temperatura normale! Comunque grazie, è
sempre bello ricevere dei complimenti. Ti aspetto per la prossima
recensione, a presto.
P.S. Come ti invidio che sei Scorpione (che ascendente?), io invece sono Leone ascendente Capricorno. UFFA!
miloxcamus: ...e alla fine
arriva la mia recensitrice preferita! Ma ciao Socia bella! Jeje,
aggiorno molto in fretta perchè questa fic mi ispira da morire e
scrivo molto in fretta. Ti dispiacciono questi "aggiornamenti
repentini"? Sono contenta che Tina ti piaccia. Ti capisco Socia, pure
io quando ero alle medie avevo una compagna di scuola che stava sulla
sedia a rotelle, ed è proprio per aiutare lei a trasmettere il
messaggio dei disabili che ho scritto questa fic! Mh... hai una vaga
idea sugli angeli? E dimmi, chi pensi che siano, così vediamo se
hai fatto jackpot? Se vinci esaudisco il tuo desiderio di spedirti un
paio di angeli custodi. Saga e Kanon vanno bene?
Un bacione mega anche a te! SMACK! Ci sentiamo alla prossima e-mail o recensione, ti aspetto!
P.S. Da ora in poi al nostro fanclub, come scritto sopra, si aggiunge
anche un'altra fangirl di Milo e Camus, Mymoon96. Appena riesco a
creare un banner per il fanclub ti mando il codice, okay?
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Capitolo 4 *** Misterious boys ***
Capitolo 4 - Misterious boys
You, you're alway there for me
When I need you most
Day and night, you're by my side
Protecting me
When I feel like crushing down
You seems to be around
There you are
You're not too far 'causa
Whenever, wherever baby
You'll protect me
No matter what
Hold me tight with alla your might, yeah
And you'll never let me go
You, listen to me when
I speak out loud and you
You know right when my heart's been bent
When my life tumbling around
You take me off the ground
You tell me everything's ok
(Aly e AJ, Protecting me)
Capitolo 4: Misterious boys
Samantha spinse la sedia a rotelle di Tina lungo la viuzza parallela
a Piazza Goldoni, nel centro città, la loro meta prestabilita
ogni volta che decidevano di svagarsi un pò. Entrambe avevano un
sorriso smagliente dipinto in volto, perfino Tina, che dopo l'incidente
era sempre stata triste e malinconica, con la sua amica Samantha si
permetteva di perdere quell'aria di perenne tristezza che le
volteggiava intorno. Erano felici di essersi riappacificate, e inoltre
era impossibile non essere allegre con lo stomaco pieno dell'ottimo
frappè al gianduia preparato nel bar della piazza, il Cream
Caffè, uno delle tappe fisse delle ragazze quando andavano in
città, insieme al negozietto di cosmetici "Sephora" (meta decisa
più da Samy che da Tina) e alla libreria in via Imbriani, il
regno incontrastato di Tina "il topo di biblioteca", come veniva spesso
apostrofata scherzosamente dalle sue amiche bibliotecarie.
Fu proprio davanti alla libreria che Samy si fermò, prendendo
poi la sua onnipresente borsa nera di pelle e iniziando a frugarci
dentro. Tina voltò leggermente il busto per osservare meglio i
movimenti dell'amica, intenta a scavare (sì, scavare,
letteralmente) dentro alla borsetta. Infatti uno dei problemi
più comuni di Samy era proprio quello che, a causa della sua
mania di buttarci in fretta e furia gli oggetti più disparati,
puntualmente faceva una fatica bestia a trovare l'oggetto che le
interessava.
-Porca trota, ero sicura di avercelo messo... non dirmi che...
ohibò, mica l'avrò lasciato a casa... beh?... Ah
sì, eccolo qui!- disse infine, dopo aver scavato in
profondità nei più oscuri recessi della borsetta
maledetta, estraendone con aria trinfonte il portafogli nero laccato.
Samantha era quella che Tina definiva "una neromaniaca", ovvero una
fissata col nero. Neromaniaca però non significava dark o
gothic, perchè Samy era ben lungi dall'esserlo. Inanzitutto non
si truccava gli occhi con l'eye liner marcato nero, nè usava
trucci di colore scuro, fatta eccezione per il mascara per le ciglia,
la pelle era leggermente ambrata, e non pallida come quella di una vera
dark, e inoltre non le serviva tingersi i capelli di nero,
perchè poteva ben vantare una foltissima chioma di ricci neri
come la pece, mai perfettamente spazzolati e sempre con qualche ciuffo
sbarazzino che ricadeva sui vispi occhi verde scuro. Per Tina una
"neromaniaca" era una che si vestiva sempre di nero, indipendentemente
dalla stagione (avete mai provato a camminare al sole vestite
completamente di nero? No? Allora ve lo sconsiglio!), e quel giorno la
sua mise consisteva in un paio di jeans lunghi fino alle caviglie,
scarpe da ginnastica nere con i lacci rossi e una canotta nera con
disegni argentati, il tutto infarcito dal polsino nero con disegnato un
teschio bianco con due ossa incrociate (in pratica il classico simbolo
delle bandiere pirata), di qui Samy non faceva mai a meno, e dalla
collana di
cui non si separava mai, un caro ricordo di un suo vecchio amico, un
semplice laccio di cuoio nero a cui era appeso un pendaglio in argento
lavorato, a forma di punta di freccia.
Tornando alla nostra cara "neromaniaca", dopo minuti di esasperata ed
impaziente escavazione nella sua borsetta, era finalmente riuscita ad
acchiappare il suo portafogli nero lucido, sotto lo sguardo attento di
Tina, lo aprì e ne tirò fuori una manciata di banconote.
-Ordunque, Tina- iniziò Samy, voltandosi verso di lei ed
inginocchiandosi all'altezza del suo viso -fra poco più di un
mese è il tuo compleanno, allora, dato che non so i libri che
hai già- così dicendo le diede le banconote, che Tina
prese con la mano che tremava leggermente -se ti lascio qui in libreria
mentre vado da "Sephora", sei capace di sceglierti uno o due libri che
ti piacciono senza ficcarti nei guai?- concluse, con un sorrisino mezzo
complice e mezzo birichino. Tina le fece la linguaccia -Non sono una
calamita per i guai- rispose, un pò seccata. Samantha
ridacchiò, poi spinse la sedia a rotelle dentro la libreria e si
girò per raggiungere il negozietto di cosmetici sul marciapiede
opposto, girandosi per un nanosecondo verso Tina per strizzarle
l'occhio.
Quando fu certa di non essere vista, Tina rivolse a Samy una linguaccia
e le fece il dito medio, ma poi decise che non valeva la pena
arrabbiarsi troppo per una stupidaggine del genere, così
girò la sedia a rotelle su se stessa e superò l'ingresso
della libreria traboccante di libri. Tina ormai ne conosceva ogni
nicchia, ogni affranto. Maria e Diana, le due commesse, ferme alla
cassa, si voltarono per salutare radiose la ragazza. Ormai la
conoscevano da anni e per loro quella ragazzina che adorava tanto i
libri era diventata come una mascotte, la loro "topolina di
biblioteca". E contrariamente alla maggior parte delle adolescenti, che
detestavano sopra ogni cosa i soprannomi infantili, Tina invece adorava
venire apostrofata in quel modo. La faceva sentire ancora amata e
coccolata.
-Mh... allora... gialli o fantasy? Questo è il problema!- Tina
compì un mezzo giro sulla carrozzella, esibendosi in una parodia
molto ben riuscita della famosa frase dell'"Amleto" di Shakespeare,
scatenando le risatine delle due commesse. Anche la ragazza si
lasciò scappare una piccola risatina, prima di sparire nei
meandri della libreria. Prima tappa: la sezione dei romanzi. Tina era
ormai da cinque anni alla ricerca di un romanzo dello scrittore
francese Alexander Dumas, "Il visconte di Bragellone", e ogni volta che
entrava in una libreria la prima cosa che faceva era fiondarsi nella
sezione "Romanzi" per vedere se lo trovava. E ogni volta ne usciva con
un muso lungo fino a terra. Il muso lungo però le passava
puntualmente quando raggiungeva la sezione del fantasy, dove trovava
sempre qualche libro in grado di far vibrare le corde sempre tese della
sua immaginazione. E ovviamente non poteva mancare una visitina alla
sezione del giallo: se c'era una cosa per cui Tina andava pazza era
rovistare fra le pile di romanzi thriller, noir, giallo classico, ecc.
Era il suo mondo, quello.
Era intenta ad esaminare due libri che l'intrigavano parecchio,
"All'ombra del lungo camino" e "Cuore d'inchiostro", con il volume
"Maya Fox - La predestina" in equilibrio sulle sue coscie, quando le
sue orecchie captarono la vibrazione di una voce conosciuta. A furia di
rimanere confinato in un corpo mezzo paralizzato, il suo cervello
sembrava muoversi più velocemente delle persone normali, i suoi
occhi sapevano riconoscere particolari che ad altre persone sfuggivano,
come una sfumatura particolare di un colore o il guizzo di un occhio,
le sue orecchie captavano suoni che ad altre persone sfuggivano,
vibrazioni, sussurri e accenti particolari che contradistinguevano una
determinata voce. Lentamente, con calcolata lentezza e cautela, Tina
posò "All'ombra del lungo camino" nuovamente sul suo scaffale,
mise "Cuore d'inchiostro" sul libro precedentemente scelto, stando
attenta a non fare il minimo rumore, e infine chiuse gli occhi,
concentrandosi sul suono delle due voci. I loro proprietari stavano
discutendo animatamente, a giudicare dal loro tono concitato; una delle
voci aveva un vago accento... francese, sembrava pronunciare la r come una v,
ma si sentiva a distanza che era abituato a parlare in ben altre
lingue; l'altra, invece, era calda, ironica, sensuale... il cuore di
Tina si fermò per un istante nel suo petto... avrebbe
riconosciuto quella voce tra mille: il suo salvatore dagli occhi
azzurri!
Cercando di fare il minimo rumore possibile, Tina si avvicinò,
maledicendo il maledetto quanto ovattato cigolio delle ruote della
carrozzella, alla fonte delle due voci, riparandosi dietro uno scafflae
di libri. Ci aveva visto giusto, i proprietari delle voci stavano
litigando, sebbene il volume delle voci fosse piuttosto basso e
contenuto, tipico di chi non voleva farsi sentire. Il proprietario
della voce francese era voltato di schiena e Tina non riusciva a
vederlo in faccia, ma riuscì comunque a riconoscere la chioma
color cobalto di uno dei tre ragazzi fermi al bar quella stessa
mattina. Era ancora intenta a cercare di riconoscere chi fosse il
francese, quando la vista le si appannò all'improvviso e gli
occhi presero a bruciarle. Tina si portò di scatto le mani agli
occhi, togliendosi quelle che sembravano delle lenti a contatto. E
infatti lo erano: Tina, oltre che disabile, era anche miope e portava
gli occhiali, ma verso i sedici anni si era arresa alle prediche delle
amiche, che ritenevano gli occhiali ineleganti, ed aveva acconsentito a
portare le lenti a contatto.
La ragazza imprecò sottovoce, prendendo dalla borsetta una
custodia foderata in velluto blu, da cui trasse un paio di occhiali
dalla montatura rettangolare color rosso scarlatto, e quando gli
indossò la vista le si snebbiò e potè nuovamente
concentrarsi sui due ragazzi.
-Ma dico Milo, sei pazzo o che cosa? Hai idea del casino che avresti
potuto combinare?- sbraitò il ragazzo dai capelli cobalto,
parlando sempre a voce moderata, rivolgendo al ragazzo dagli occhi
azzurri uno sguardo furente.
-Che altro avrei dovuto fare Camus? Lasciarla in pasto a quei tizi?-
ribattè il ragazzo dai capelli violacei, chiamato Milo, che, nonostante la posa
tranquilla e lo sguardo limpido, mostrava chiari segni di nervosismo.
Tina riusciva a capirlo dal modo in cui si mordicchiava il
labbro inferiore durante le pause, dal modo in cui stringeva i pugni. Probabilmente, se
non fossero stati in un luogo pubblico, avrebbe sicuramente preso a
pugni l'altro ragazzo.
-Stavano raggiungendo la postazione di Kanon e DeathMask, se ne
sarebbero occupati loro, senza alzare troppo polverone- ringhiò
il francese, chiamato Camus, stringendo i pugni, in un chiaro segno di collera. Per
tutta risposta Milo fece una smorfia poco
convinta -Seeee, se conosco bene quei due si saranno sicuramente messi
a discutere su qualche cazzata, quegli stronzi sarebbero passati
senza che li notassero!- ribattè il ragazzo, sbuffando.
Colpito e affondato. Camus non trovò niente da ribattere e rimase
in silenzio, sotto lo sguardo attento e vigile di Tina e di quello
trionfante di Milo. Dopo minuti che sembraro dilatarsi come ore, Milo
sembrò ridestarsi e si rivolse nuovamente a Camus -C'è un
altro problema-
-Mh?- mugugnò Camus, incrociando le braccia al petto e
rivolgendogli uno sguardo inespressivo. Ma Tina riuscivà a
sentire l'imbarazzo che provava, come se fosse suo. Ridacchiò,
tendendo l'orecchio per sentire meglio.
-La ragazza non è sulla sedia a rotelle perchè si
è fatta male...- si fermò un secondo per incrociare lo
sguardo del francese -...è paralizzata dalla vita in giù,
forse a causa dell'incidente- disse infine, con un accenno di triste
sorriso sulle labbra sottili.
Tina sobbalzò e d'istinto indietreggiò di qualche passo,
fuori dalla portata di vista e udito dei due ragazzi, e si
accasciò sulla sedia, portandosi una mano al cuore, che aveva
cominciato a battere come un tamburo che annunciava la battaglia
imminente. Come fanno a sapere...?
Il suo pensiero però s'interruppe a metà quando,
attraverso la vetrina della libreria, scorse una figura abbigliata con
una cappa nera lunga fino ai piedi... il cuore le sembrò
bloccarsi nel petto e una morsa gelida le prese lo stomaco e la gola
quando incrociò gli occhi neri dell'individuo che quella stessa
mattina l'aveva rapita. Le labbra pallide dell'individuo si incurvarono
in un sorriso di trionfo.
Pochi secondi dopo a Tina sembrò che la temperatura si fosse
abbassata improvvisamente. Si strinse nel suo maglioncino di cotone
leggero, rabbrividendo e sentendo gli arti intorpidirsi come se
centinaia di aghi gelidi le fossero penetrati nelle vene e le avessero
inniettato dell'azoto liquido che le aveva gelato il sangue e
paralizzato interamente il corpo. Alzò faticosamente lo sguardo,
incontrando nuovamente quegli occhi neri come l'inchiostro, talmente
profondi e gelidi da sembrare l'entrata stessa degli Inferi; il sorriso
trionfante non era sparito dalle labbra dell'individuo in nero quando
accotò il proprio viso a quello di Tina, che fu colta da una
paura tremenda quando si rese conto che il cuore dell'uomo non emetteva
alcun suono, come un orologio che aveva esaurito la carica.
-Finalmente ti ho presa, mia piccola Custode. Stavolta non ci sono i
Cavalieri a salvarti, potrò finalmente compiere la mia missione-
le sibilò l'individuo ad un centimetro dal suo viso, alitandole
in faccia con suo fiato che sapeva di inverno, di gelido, pungente
inverno, freddo quanto le dita che si strinsero sul suo mento e le
bloccarono i polsi in una morsa gelida come il ghiaccio. -Il tuo cosmo
è ancora latente in te, mia piccola fragile umana, altrimenti
avresti respinto facilmente la mia "Morsa dell'inverno...- le
sussurrò l'individuo, sfiorandole il collo con il pollice,
aumentando leggermente la pressione quando raggiunse la carotide e la
giugulare, bloccando per pochi nanosecondi il flusso sanguigno di Tina,
che sentì un'improvviso ronzio alla testa e un brivido gelido
percorrerle la spina dorsale. Strinse gli occhi, e fiumi di lacrime le
bagnarono le ciglia, rotolando lungo le sue guancie, si persero sulla
mano gelida che le stringeva il mento, gelandosi all'istante in piccoli
rivoli cristallini. L'individuo sorrise più sadicamente,
scoprendo i denti affilati come coltelli e gli incisivi pronunciati
come quelli di un minaccioso roditore, e avvicinò la bocca alla
vena che pulsava rapidamente sul collo di Tina, seguendo i suoi battiti
accelerati dalla paura.
Un'improvviso bagliore dorato privò momentaneamente la ragazza
della vista, cotringendola a chiudere di scatto gli occhi dietro le
lenti appannate dal gelo. -Togliele le tue zampacce di dosso, fetido
mostro!- ringhiò una voce dall'accento francese, mentre al gelo
rigido generato dall'individuo subentrava un'altro tipo di gelo,
ugualmente pungente, ma con qualcosa che a Tina sembrò
più... accogliente, rinfrescante, come un panno bagnato sulla
fronte di una persona febbricitante. Riaprì piano gli occhi,
riuscendo a vedere attraverso le lenti l'individuo che le veniva
strappato bruscamente di dosso, come risucchiato da una forza
superiore, e la visuale le veniva invasa da una calda luce dorata.
Fu l'ultima cosa che vide, prima di chiudere nuovamente gli occhi e lasciarsi cadere fra le braccia di Morfeo.
..............
-Tina, menomale, ti sei svegliata!- pigolò Samantha con un
sospiro di sollievo quando Tina riaprì finalmente gli occhi,
rendendosi conto di essere stesa nel grande letto a due piazze della
camera dei suoi genitori. Con uno sforzo riuscì a voltare la
testa sul morbido cuscino, inquadrando la figura di Samy nella penombra
della stanza, notando solo allora che le tapparelle della finestra
erano mezze abbassate e che il cielo si era ormai fatto scuro e le
prime, pallide e timide stelle avevano iniziato a puntaggiare la volta
blu notte. -Quanto... ho dormito...?- riuscì a mugugnare con la
voce impastata dal sonno.
-Moltissimo, quasi dodici ore, sono ormai le nove di sera- le rispose
la ragazza, scostandosi un ricciolo nero carbone dal viso -Non sai la
paura che ho avuto quando ho visto la libreria ricoprirsi di ghiaccio.
Ho quasi creduto che tu stessi per morire- mormorò Samantha,
coprendosi la bocca con la mano per nascondere un'espressione d'orrore.
Tina spalancò gli occhi... la libreria... gli angeli... il
gelo...
-Che cosa... è successo... di preciso?- mormorò Tina a
fatica, sentendo il respiro farsi più difficile e le palpebre
diventare improvvisamente più pesanti. Samy abbassò per
un secondo il viso, lasciandndo ricadere sulla fronte alcuni ricci
neri, trattenuti a malapena da una fascia per capelli bianca.
Quando lo rialzò, Tina scorse un lampo strano nei suoi
occhi, un luccichio che non aveva mai visto, la costernazione mista al
senso di colpa. Pronunciò quelle poche parole con la voce
flebile e contratta -Non lo so... non lo so davvero...-
..............
Era ormai mezzanotte passata quando Tina, scivolata da poco
nell'abbraccio del sonno, fu svegliata da un lieve fruscio. Aprì
controvoglia gli occhi, stringendoli per riuscire a mettere a fuoco
qualcosa nell'oscurità. Ebbe un leggero sussulto quando vide due
lucenti iridi azzurre brillare nell'oscurità come stelle. Il
loro proprietario, accortosi della reazione della ragazza, le
posò leggermente un dito sulle labbra, mormorando un
-Shhhhhhh...- soffocato. La ragazza rimase immobile ancora per qualche
secondo, sorpresa e felice allo stesso tempo, poi annuì e
allungò una mano verso il comodino a lato del letto,
raggiungendo quasi subitò con le dita leggermente tramanti
dall'emozione l'interruttore della luce, diffondendo un lieve bagliore
rassicurante nella stanza. Non si era sbagliata, avrebbe riconosciuto
quegli occhi azzurri tra centinaia...
-Sei tu...- mormorò, riconoscendo i lineamenti da statua greca
del ragazzo che quella mattina l'aveva salvata dal minaccioso individuo
in nero e che aveva spiato, non vista, poche ore dopo nella libreria.
Il ragazzo sorrise leggermente, annuendo, lasciando in questo modo
ricadere alcune ciocche ribelli sulla fronte e sulle spalle forti e
robuste. -Sono venuto per vederti...- le disse semplicemente,
sfiorandole la fronte con la punta delle dita. -Grazie... per avermi
salvata- disse Tina, sorridendo debolmente, ma con intensità.
Il suo angelo custode chinò leggermente la testa, fermando la
sua mano sulla guancia della ragazza, tornando poi a fissarla
intensamente negli occhi -Quell'individuo... vuole farti del male...-
mormorò a bassa voce, accarezzandole la guancia con il pollice
-...ma io non permetterò mai che ti porti via...- le
sussurrò, chinandosi sul suo viso e posandole delicatamente le
labbra sulla fronte -...ti proteggerò...-
Tina sorrise, chiudendo nuovamente gli occhi, addormentandosi cullata
dal dolce suono della voce dell'angelo che le aveva rubato il cuore.
Scrittoio dell'autrice
Oh mon Dieu, penso che in questo capitolo forse ho esagerato con il
miele, fa venire il diabete verso la fine. E poi, la scena finale della
visita notturna... si nota che ho visto troppe volte "Twilight" al
cinema? E vi avviso che l'ho visto QUATTRO volte!
Ho iniziato a dare qualche indizio in più sull'identità
del misterioso individuo che da la caccia a Tina, se qualcuna di voi
l'ha capito si faccia sentire... anche se dubito, imprecisa come sono.
Stavolta non ho molto da dire, quindi passo subito ai ringraziamenti: un grazie immenso a leyda e Heather91
per aver messo "Numb" trai loro preferiti. VE ADORO! *RedStar12 spacca
le costole a leyda e Heather con un abbraccio alla Aldebaran*
Ora passiamo alle recensioni:
Gem: non preoccuparti Gem cara,
ho specificati che il termine "curiosità gemellesca" l'avevo
preso in prestito dalla tua fic, non mi permetterei mai di dire il
contrario. Mh... per quanto riguarda lo yaoi... in questa fic non credo
ne scriverò...ma chissà, può darsi che un giorno
scriverò una one-shot oppure una fic su una coppia yaoi, ma
prima voglio andare un pò più avanti con "Numb" e "The
owl. The lily. The vellum.", ma se la pubblicherò ti
manderò una mail. Un bacione e grazie per aver recensito! SMACK!
Mymoon96: Urgh... la tua
felicità è travolgente... *si massaggia le costole
incrinate dall'abbraccio di Mymoon96* Sono contenta che ti sia piaciuto
il modo in cui descrivo Milo in questa fic. Beata te che sei Scorpione
ascendente Vergine (Shaa, non lamentarti di essere l'ascendente della
mia Socia, altrimenti... ndRedStar12 che impugna la daga lunga di Saga
_ O_o ndShaka)! Ah, ma perchè tu e tua sorella siete così
fortunate... aaaaaaaaah... *sognante e con bava alla bocca pensando a
Milo* Allora socia, che ne pensi di questo chap? Ho esagerato con il
romanticismo?
kikka_hiwatari: Ciao tesora!
Sono felice di aver reso bene gli occhi di Milo: essendo per me il
particolare più attraente in lui mi è sembrato doveroso
descriverlo con dovizia di particolari *sbav* Si vede che son cotta di
lui?! Adesso hai qualche idea su chi siano gli assalitori di Tina?
Eheh, fammi sapere, a presto!
miloxcamus: *fa pat pat a
miloxcamus* non preoccuparti se arrivi in ritardo, l'importante
è che tu riesca a leggere. Come si suol dire, "Meglio tardi che
mai"... jeje, scherzi a parte, per quanto riguarda gli angeli... ne hai
azzeccati 2 su 3: Milo c'era, Camus anche ma era quello coi capelli
color cobalto, mentre il terzo non era Saga, ma... rullo di tamburi...
Aphrodite! Ma ti spedisco comunque il terzo angelo, ti va bene Dite
oppure preferisci qualcun'altro dei Cavalieri? Fammi sapere, che lo
impacchetto *prende nastro adesivo e fiocchi rossi* A presto Socia, e
auguri di Buona Pasqua!
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Capitolo 5 *** Dreams and phantoms ***
Capitolo 5 - Dreams or Visions?
Give me a reason to believe that you're gone
I see your shadow so I know they're all wrong
Moonlight on the soft brow earth
It leads me to where you lay
They took you away from me but now I'm taking you home
I will stay forever here with you
My love
The softly spoken words you gave me
"Even in death our love goes on"
Some say I'm crazy for my love (my love)
But no bonds can hold me from your side
Oh my love
They don't know you can't leave me
They don't here you singin' to me
(Even In Death, Evanescence)
Capitolo 5: Dreams and phantoms
-Sorellina...-
-Fratellone!-
Di punto in bianco, la notte in cui il ragazzo dagli occhi azzurri come
il cielo e il mare era venuta a trovarla, Tina si era ritrovata
catapultata in un posto strano, una specie di stanza vuota dalle pareti
dipinte di nero, buia come se fosse uno sgabuzzino. E in
quell'oscurità aveva trovato due occhi più grandi e dolci
di quelli del suo angelo custode, che la guardavano con affetto.
La ragazza spalancò gli occhi dalla sorpresa e
indietreggiò di qualche passo, rendendosi conto di riuscire a
reggersi sulle gambe, quando normalmente sarebbe caduta rovinosamente
al suolo.
-Sei in una dimensione a metà tra sogno e realtà, mia
dolce fiammella- le disse Marco, suo fratello, sorridendole ed
improvvisando una specie di piroetta -Qui non servono le gambe per
camminare, nè gli occhi per vedere, le mani per toccare, o le
orecchie per ascoltare-
Tina sentì le lacrime iniziare a scendere copiose dai suoi
occhi, scendere lungo le sue guancie, fino ad estinguersi sul pavimento
immaginario di quello strano posto. Mia piccola fiammella...
il soprannome con il quale il fratello l'apostrofava sempre,
perchè secondo lui la sua sorellina era fragile e delicata come
la fiammella di una candela, a cui basta poco più di un soffio
per spegnersi, ma che, se alimentata e protetta nel modo giusto, era in grado di
crescere a dismisura.
Marco avanzò con passo leggero verso la sorella, camminando
senza produrre il minimo rumore, alzò un braccio ed
asciugò con la mano le lacrime che rigavano le guance della
sorella. Tina sentì una piccola corrente calda sulle guance, e
chiuse gli occhi, sentendosi tirare verso il fratello e stringere in un
abbraccio caldo, un abbraccio di cui aveva dovuto fare a meno, dopo
quel terribile incidente. Vi si abbandonò completamente,
congiungendo le mani dietro la schiena del fratello ed aspirando il suo
profumo virile, da ragazzo quasi adulto, ma rassicurante. Il fratello le
accarezzò i capelli, scostandoglieli dalle orecchie per poterle
sussurrare delle parole che dapprima le suonarono confuse, ovattate, ma
che poi cominciarono ad assumere un significato logico.
-I'm so tired to being here,
suppressed by all my childish fears, and if you have to leave, I wish
that you would just leave, 'cause your presence still lingers here, and
it won't leave me alone. These
wounds won't seems to heal, this pain is just too real, there's just
too much that time cannot erase. When you cried I'd wipe away all of
your tears, when you'd scream I'd fight away all of your fears, I
held you hand through all these years, but you still have, all of me -
Tina scostò il viso dalla spalla del fratello, fissandolo in
profondità negli occhi, tanto simili ai suoi, tranne per la
sfumatura più chiara, quasi grigiastra, attorno alla pupilla.
Marco le sorrise, senza smettere di sussurrarle all'orecchio -You
used to
captivate me, by your resonating light, now I'm bound by the life you
left behind, your face it haunts, my once pleasant dreams, your voice
it chased away, all the sanity in me. This wounds won't seems to heal,
this pain is just too real, there's so much that time cannot erase.-
Tina sentì nuovamente le lacrime premere per uscire dalle sue
palpebre socchiuse quando il fratello l'attirò nuovamente a
sè, facendole posare il viso sulla sua spalla e stringendola
nuovamente tra le braccia. Tina chiuse nuovamente gli occhi, lasciando
libero sfogo alle lacrime, mentre Marco le accarezzava dolcemente la
testa, posandole un bacio trai capelli e rispendendo a sussurrarle
all'orecchio -When
you'd cry I'd wipe away all of you tears, when you'd scream I'd fight
away all of your fears, I held you hand through all these years, but
you still have, all of me. I've tried so hard to tell myself
that you're gone, but though you're still with me, I've been alone all
along- le sollevò nuovamente il viso e la guardò intensamente negli occhi, sorridendole dolcemente -My immortal,
degli Evanescence.
Grazie della compagnia. Fidati di Milo e degli altri, ti saranno
vicini, come lo saremo sempre io, la mamma e papà. Non mollare
mai, mia piccola fiammella, e non avere paura dell'oscurità che solo tu puoi rischiarare. Ti
voglio bene-
............
-Fratellone...- sussurrò debolmente Tina, aprendo gli occhi,
ormai
sveglia. La luce fioca del mattino filtrava dalle tapparelle
semiabbassate della finestra, illuminando debolmente la stanza dei suoi
genitori. La ragazza si rigirò con uno sforzo nel letto, in modo
da poter vedere la foto incorniciata sul comodino. La foto ritraeva un
ragazzo dai lunghi capelli castano-neri e grandi occhi azzurro-grigi,
che abbracciava da dietro una ragazza con i capelli castano-scuri e gli
occhi azzurri, posando il mento sulla sua testa. Entrambi sorridevano
radiosi all'obbiettivo del fotografo. Tina sospirò tristemente:
l'ultima foto che lei e suo fratello Marco avevano scattato insieme,
due mesi prima dell'incidente. La ragazza singhiozzò,
portandosi una mano al viso, e si rese conto che le sue guancie erano
veramente bagnate di lacrime, come se avesse pianto veramente quella
notte. Quel sogno poi... le era sembrato così reale: le carezze
del fratello... la sua voce dolce e virile... i suoi occhi... la
consistenza del suo corpo nell'abbraccio... sembrava tutto così
reale. Eppure... era solo un sogno. O forse...?
-Tina... che succede?- i pensieri della ragazza si interruppero
bruscamente quando sentì la voce di Samantha, seguita dal
cigolio della maniglia che si abbassava. Con un altro sforzo si
rigirò, dando le spalle alla foto e voltando il viso verso la
porta della camera, che si aprì, mostrando la figura di Samy,
assonnata e con i capelli scarmigliati dal sonno -Ti ho sentita
piangere...- sussurrò flebilmente, accortasi forse delle lacrime
che le imperlavano le guance. Tina annuì, asciugandosi i rivoli
salati con un lembo del lenzuolo -Ho sognato... il mio fratellone...-
sussurrò con la voce pesante e fievole, come se stesse per
scoppiare nuovamente a piangere. Samantha e si sedette vicino,
accarezzandole i capelli -Hai sognato Marco? E cosa è
successo... nel sogno, intendo?- le chiese. Tina appoggiò la
guancia sulla spalla dell'amica -Mi è venuto incontro... mi ha
abbracciata... mi ha sussurrato le parole di quella canzone...
e mi ha ringraziato per avergli tenuto compagnia...- disse con la voce
frammentata. Pensò che forse era più saggio non fare
parola dei suoi angeli, non era ancora sicura che Samy si fidasse
veramente di quelle persone che la proteggevano senza farsi mai vedere.
-Che canzone ti ha sussurrato?- chiese ancora Samy, riprendendo ad
accarezzarle i capelli. Tina socchiuse gli occhi per ricordarsela
meglio, poi rispose -My immortal,
degli Evanescence. E' una delle canzoni che gli cantavo mentre era in
coma, dopo l'incidente, per fargli sentire che gli ero vicina. Sembrava
tutto così reale, il suo abbraccio... il suo profumo... il suo
calore... come se fosse stato veramente qui con me...-
Samantha le sorrise -E' naturale sognare le persone dopo la loro morte.
Mi ricordo che anche io, quando mio padre era morto, lo sognavo
praticamente ogni notte- le disse, con una lieve sfumatura triste nella
voce. Samantha, come Tina, aveva perso il padre, a cui voleva un bene
dell'anima, in un'incidente d'auto. Tina si ricordava che la sua amica
aveva pianto fiumi di lacrime nelle settimane seguenti al funerale
dell'amato genitore. Questo era uno dei fattori che le teneva
più unite, la vicinanza emotiva dettata dalla perdita dei
genitori.
E' naturale sognare le persone dopo la loro morte. Sì, era vero... ma si trattava veramente di un sogno?
...........................
La notte dopo Tina faticò ad addormentarsi. Il ricordo del
fratello la stava tormentando, come una spina conficcata a forza nel
suo fianco. Gettò un'ultima occhiata speranzosa alla finestra
dalle tapparelle alzate, in modo da far entrare nella camera la luce
fioca della luna e dei lampioni accesi per strada. Sperava che il suo
angelo dagli occhi azzurri si ripresentasse, come la notte prima. Era
rimasta chiusa a casa tutto il giorno, aveva bisogno di vederlo, di
affondare nei suoi occhi color acquamarina. Con uno sbuffò
tastò sul comodino alla ricerca del contenitore delle lenti a
contatto e dello specchietto. Aprì piano il coperchietto del
contenitore sinistro, si mise la lente sulla punta del dito e,
osservando la propria immagine riflessa nello specchio, si
posizionò la lente sull'occhio. Compì la stessa
operazione con l'altra lente, poi sbattè le palpebre, in attesa
che la viste le si snebbiasse.
-Che razza di incantesimo mi hai fatto, guardandomi semplicemente con
quei tuoi magnifici occhi azzurri, per rendermi così dipendente
dalla loro presenza?- chiese retoricamente la ragazza, tornando a distendersi sul letto. Perchè
ormai lo sapeva, cosa le faceva desiderare la presenza del suo angelo
dagli occhi azzurri, sempre e comunque. Si era innamorata. Per la prima
volta nella sua vita, sentiva di provare un amore sincero verso un
ragazzo, non una di quelle cottarelle adolescenziali o amori da liceali
che lei si vantava non aver mai avuto. Tina era sempre stata una
ragazza con saldi principi morali: odiava i ragazzi che sotto un
aspetto da duri nascondevano la totale mancanza di un cervello o di un
cuore, non sopportava quando un ragazzo illudeva o prendeva in giro le
sue compagne, rispondeva a tono alle provocazioni dei ragazzi
più arrapati, non si era mai messa con un ragazzo che
frequentasse il suo stesso anno o fosse stato più grande. Lei in
un ragazzo cercava affetto, intelligenza, dolcezza... tutte
qualità che negli innumerevoli ragazzi che avevano affollato le
sue scuole non avevano neanche un grammo... i ragazzi del suo liceo,
il "Dante Alighieri", erano intelligenti, sì, e alcuni erano anche
carini, ma erano totalmente ignoranti su questioni come l'affetto e la
comprensione. Per il suo totale rifiuto verso i ragazzi si era
guadagnata da certe sue compagne, decisamente più belle e acide
di lei, il soprannome "La liceale zitellona". A Tina non importava,
avrebbero potuto chiamarla anche con nomi molto più offensivi,
tanto a lei non avrebbe nè caldo nè freddo. Era abituata alle prese in giro, fin dalle elementari.
"Cucciola..." all'orecchio le giunse una voce lieve, frusciante, come
il sibilo del vento. E la riconobbe, avrebbe riconosciuto quella voce
tra centinaia tutte insieme.
-Papà...- sussurrò flebilmente, tirandosi faticosamente a
sedere. Dalla semioscurità della stanza comparve una mano
evanescente che si posò sulla guancia di Tina, che invece di
esserne spaventata, sorrise, posandovi la propria, stupendosi di come
fosse calda e corporea, nonostante sembrasse la mano di un fantasma. Il
pollice della mano evanescente si mosse per accarezzare la guancia
della ragazza, mentre dal buio emergeva lentamente un viso dai tratti
marcati, i capelli lisci color carbone, la barba sfatta del medesimo
colore e quegli occhi marroni che la squadravano con affetto in mezzo
ad un viso pallido ed evanescente. Il viso del suo amato padre.
"Piccola mia, sei in pericolo..." le sussurrò il padre,
indicando con l'altra mano, anch'essa evanescente, la porta che
conduceva al corridoio. Tina sobbalzò quando sentì un
frusciò quasi impercettibile, seguito da una serie di passi
lievi e felini sul pavimento. Un brivido le percorse la spina dorsale e
il corpo prese a tremarle involontariamente, contro la sua
volontà. Aveva paura, paurissima. Il viso del genitore si
spostò dal suo viso alle sue gambe, immobili sotto il lenzuolo
bianco come se fossero le gambe di un cadavere, scosse tristemente la
testa e tornò a fissarla negli occhi.
"Cucciola, lo so che sei paralizzata. Mi dispiace, mi dispiace
immensamente di averti ridotto in questo stato... è stata solo
colpa mia..." le disse il genitore, gli occhi luccicanti per le lacrime
trattenute. Tina avrebbe voluto negare, dirgli che non era affatto
colpa sua, ma aveva la gola bloccata dalla morsa del terrore, mentre la
temperatura della stanza, anzi di tutta la casa, iniziava lentamente a
scendere.
-Tiiiiiiiinaaaaaaaaaaaa! Sei in caaaaaaaaaasaaaaaaa?- gracchiò
una sgradevole vociaccia, mentre i passi nel corridoio si facevano
sempre più vicini alla porta della sua camera. Stefano Fiorini
lasciò improvvisamente la presa sulla figlia e si portò
le mani alle orecchie, con un'espressione sofferente stampata in volto,
mentre cominciava man mano a diventare sempre più trasparente.
"Il cosmo di quei mostri... è troppo forte... non riesco a sopportarlo
oooooooooooo"
gemette con la voce lamentosa, scomparendo del tutto. Tina si
ritrovò sola nella sua stanza, in quella casa vuota, senza alcun
aiuto, in balia di quel mostro terrificante. Non ebbe neanche il tempo
di disperarsi che la porta della sua camera si spalancò
improvvisamente, facendo entrare una corrente gelida che sembrò
gelare la ragazza fin nelle ossa. Sulla soglia svettava
una figura alta e allampanata, la testa calva che riluceva sotto i
raggi opalescenti della luna, gli occhi piccoli e assassini che
brillavano di una luce sgradevole in mezzo al viso sciupato e pallido,
il lungo naso aquilino, e per finire gli incisivi allungati come quelli
di un coniglio e affilati come pugnali. I lembi del mantello
sventolavano alle sue spalle mossi da un vento freddo e gelido,
spargendo tutt'intorno cristalli di ghiaccio. Tina non faticò a
ricollegare quella mostruosa visione con l'immagine vista qualche tempo prima in un libro sui misteri della Transilvania.
-No-no-nosferatu...- balbettò Tina, terrorizzata, adossandosi
alla testiera del letto, attaccata al muro, sperando che per un qualche
miracolo dietro di lei si aprisse un qualche varco che la salvasse da
quell'incubo. Vedendo il terrore che la sua sola presenza aveva
generato in quella fragile creatura che s'apprestava a rapire, il
mostro sorrise, scoprendo gli altri denti, egualmente affilati come guglie di una torre. Alzò lentamente una mano
dalle dita adunche e contorte. Le unghie si erano allungate come gli
artigli di una belva feroce, lunghi almeno 20 cm, che sembravano
composti da ghiaccio puro, freddo e letale insieme. Con un movimento
velocissimo del polso, il mostro squarciò di netto le tende
della finestra, riducendole in brandelli svolazzanti. -"Ice claws"-
sussurrò, compiacendosi della scena che stava dando e del
terrore che sentiva nella sua preda.
-Sono proprio io. Vedo che mi conosci, piccola creatura mortale-
sibilò il mostro, avanzando quasi senza toccare il pavimento
fino ad accostare il naso appuntito al viso della ragazza, che si
ritrasse orripilata quando ne sentì la punta fredda e viscida
sfiorarle la guancia.
-Poooovera la mia piccola fragile creaturaaaaaaaa...- gracchiò
con voce stridula Nosferatu, afferrando con la mano sinistra,
sprovvista di artigli, il collo candido della ragazza che tremava per
il freddo e la paura -...non ci sono i Cavalieri a proteggerti, e la
notte è mia alleata. Chissà come gongolerà il mio Signore
quando gli porterò la Custode- si compiacè Nosferatu,
seguendo il percorso che la carotide segnava sul collo di Tina
-Questione di un secondo, un dolorino di un attimo, e poi non sentirai
più niente...- sibilò Nosferatu, piegandole la testa di
lato e scoprendole il collo, prima di spalancare la bocca, da cui
scaturì una nube di vapore, simile al fiato delle persone quando
si condensa nell'aria fredda, che ricoprì la pelle pallida e
madida di sudore di un sottile strato di brina candida. Tina si
sentì mancare, la sua vista si stava annebbiando e le sembrava
quasi di svenire.
-I miei "Denti del ratto" non lasciano scampo, tempo pochi attimi e la
mia vittima perde conoscenza per sempre...- sussurrò il mostro,
avvicinando gli incisivi al collo di Tina, pronto a squarciare quella
carne tenera e fragile, da umana.
-NON PROVARCI NEANCHE, MALEDETTO BASTARDO!-
La stanza fu invasa improvvisamente da una luce abbagliante che
costrinse Tina a chiudere del tutto gli occhi per non essere accecata.
Nosferatu mollò improvvisamente la presa sul collo della sua
preda e si coprì il viso con le braccia rachitiche, piegandosi
su sè stesso e contorcendosi dal dolore -NOOOOOOOO! LA LUCE
DORATA... MI BRUCIAAAAAAAAAA!- gridò disperatamente, cercando di
coprirsi il più possibile con i lembi svolazzanti del suo
mantello per proteggersi dalla luce accecante di un cosmo dorato. Tina
aprì gli occhi lacrimanti, riuscendo a scorgere attraverso il
velo di lacrime la figura di un ragazzo circondato da una calda luce
dorata, che sembrava avvolgerla in un abbraccio caldo e rassicurante.
In mezzo a quel mare di luce brillavano due occhi azzurri come il cielo
ed il mare in un viso perfetto circondato da capelli svolazzanti,
violacei. Era lui, il suo angelo!
-Milo...- riuscì a sussurrare, prima che la la stanchezza avesse
la meglio su di lei, trascinandola nel sonno, circondata dall'abbraccio
di quel cosmo dorato, caldo e accogliente.
Scrittoio dell'autrice
Salve a todos! Pensavate che la festa di Pasqua m'impedisse di postare,
e invece no, non è così facile liberarsi di me! Come si
suol dire, "L'erba cattiva non muore mai". Ahahahahah! Ahem, cough,
cough... *si ricompone* Scusate la mia breve crisi di onnipotenza, ma
la mia parte cattiva, il "Genio Perverso", aveva per qualche secondo
preso il sopravvento su di me e mi aveva fatto delirare... spero di non
avervi spaventate!
Munch, munch... *mentre scrive si ingozza di cioccolato fondente* Tra tutte le
feste (gnam) la Pasqua (crunch) è sicuramente (slurp) la mia preferita
(chomp) (Smettila di rimpinzarti di cioccolato, ti verranno i brufoli!
ndAphrodite che le strappa la cioccolata _ Uffa, che rompi che sei!
ndRedStar12 che da fondo alla scorta di cioccolato al latte _ Ingorda,
ti sei già ingozzata abbastanza! ndShura che le prende anche la
seconda scorta _ Ma uffa, siete peggio dei miei genitori! ndRedStar12
imbronciata).
Ehm, ehm, tralasciando la mia parentesi di cioccolato-ingordigia,
ringrazio di cuore tutti quelli che leggono "Numb" senza recensire
(cavoli quanti siete!), e domando scusa se non riesco a ringraziare chi
mi ha recensito una per una, ma sono parecchio incasinata, quindi
accontentatevi, almeno per oggi, di un "GRAZIEEEEEEEEEEEE!"
stratosferico! Alla prossima, e recensite in molti!
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Capitolo 6 *** Revelations - Part One ***
Capitolo 6 - Revelations
Premetto
che questo chap può far venire l'infarto, provocare un arresto
cardiaco, svenimenti con tanto di bava, epistassi nasale, ecc., tutte
quelle cose che succedono quando una fangirl si emoziona o vede scene
da sbavo...
I was stained, with a role, in a day not my own
But as you walked into my life you showed what needed to be shown
And I always knew, what was right, I just didn't know that I might
Peel away and choose to see with such a different sight
And I will never see the sky the same way and
I will lear to say goodbye to yesterday and
I will never cease to fly if held down and
I will always reach too high 'cause I've seen, 'cause I've seen twilight
(Vanessa Carlton, Twilight)
Capitolo 6: Revelations - Part One
-Svegliati piccola... per favore... svegliati...-
Tin si risvegliò dopo quelle che sembrarono delle ore, sentendo
una mano calda che stringeva la sua, accarezzandone delicatamente il
palmo con il pollice. Riaprì faticosamente gli occhi, sbattendo
un pò le palpebre per snebbiarsi la vista e cacciare
l'insistente bruciore, dettato dalle lenti a contatto. Quando la sua
vista tornò alle condizioni normali, nel suo campo visivo
comparve il viso di un ragazzo che conosceva fin troppo bene. Avrebbe
riconosciuto quegli occhi azzurro cielo dovunque, anche senza le lenti
a contatto o gli occhiali, tanto quel colore era intenso e luminoso.
-Menonale, stai bene!- esclamò Milo, sollevato, illuminandosi in
un sorriso che avrebbe fatto collassare una ragazza con il cuore
più debole di quello di Tina, che comunque fu sulla buona strada
per andare in ricovero permanente in sala rianimazione.
-Ugh... che è successo? Mi ha investito un tram?- domandò
la ragazza, portandosi una mano sulla testa, che le sembrava pesante
come un macigno. Milo scoppiò a ridere -Non proprio, sei
semplicemente svenuta dopo che quel fottutissimo omuncolo aveva tentato
di ucciderti- le disse senza peli sulla lingua. Al solo ricordo di
ciò che le era successo prima di svenire a Tina semrò di
sentire nuovamente le dita gelide di Nosferatu stringerle nuovamente la
gola. Deglutì a vuoto, tornando a fissare gli occhi limpidi del
ragazzo, che le restituirono un briciolo di coraggio -Che fine ha
fatto... quel mostro?- chiese, guardandosi attorno in modo circospetto,
come se temesse che il brutto figuro potesse sbucare improvvisamente
fuori dall'armadio, da sotto il letto o da dietro il divano.
-Il bestio se l'è svignata poco dopo
che sei svenuta, si è gettato dalla finestra e si è
allontanato prima che potessi inseguirlo- la rassicurò, notando
il suo sguardo ansioso. Tina trasse un sospiro di sollievo -Grazie per
essere rimasto...- sussurrò flebilmente, lievemente imbarazzata.
Il ragazzo piegò la testa di lato, lasciando ricadere la lunga
chioma ribelle sulla spalla destra -E' stato un piacere...- disse
semplicemente, voltandosi per aprire la finestra della camera per far
entrare un po' d'aria -Tra parentesi, non pensavo avessi il sonno tanto
pesante, specialmente data la quantità di adrenalina che dovevi
avere nel sangue. Hai dormito ininterrottamente per dieci ore di fila-
le disse, scostandosi qualche ciocca più ribelle delle altre
dagli occhi.
Tina spalancò gli occhi -Di-dieci ore?- ripetè a
pappagallo, stupita. -Eh sì carina, sono ormai le nove del
mattino, e quando sono arrivato io erano da poco le undici di sera- le
spiegò, facendola andare letteralmente in escandescenza. Anche
se detto per prenderla in giro, il termine "carina" era pur sempre un
complimento, almeno per lei. Ma l'imbarazzo le passò quando si
ricordò l'ora: le nove di mattina!
-Omiodio! A quest'ora Barbara avrà fatto il diavolo a quattro,
sono in
ritardoooo!- esclamò, sobbalzando sul letto. Già si
immaginava i rimproveri di Barbara, fuori dalla porta che camminava
avanti e indietro, come quando era nervosa. Milo, al contrario di Tina,
era invece rilassato e tranquillo -Barbara è passata sotto casa
tua verso le otto e mezza. Le ho detto che per oggi non serve che
venga, perchè mi occuperò io di te- le disse, tranquillo.
Tina sbuffò -Tipico di Barbara, fa tanto la mamma apprensiva, ma
basta che uno dimostri di volermi bene per guadagnare la sua completa
fiducia- borbottò, risentita. Milo fece spallucce, come se la
faccenda non lo riguardasse. Rimase a guardare fuori dalla finestra,
appoggiato con disinvoltura sul muro, per quelle che a Tina, intenta
contemplarlo (anche se il termine più adatto sarebbe stato
"mangiarselo con gli occhi"...), sembrarono delle ore, finchè
non si lasciò sfuggire un sospiro, voltandosi nuovamente a
guardare la ragazza che aveva salvato ben tre volte -Non dovrei
trovarmi qui, tecnicamente...- mormorò, abbastanza forte
perchè lei lo sentisse.
Tina sorrise furbescamente -Ma tu, se ho capito bene, non sei un
soggetto che sta molto volentieri alle regole...- disse, fissandolo
negli occhi. Milo sostenne il suo sguardo, ridacchiando -Hai ragione,
infatti.- disse, prima di riprendere da dove si era fermato -Quindi ora
dissobbedisco alla regola di tenerti d'occhio da lontano e per oggi mi
auto-eleggo tuo tutore... sempre se tu sei d'accordo-
Dire che Tina spalancò gli occhi in quel preciso momento
è puro eufemismo. Certo che era d'accordo! D'accordissimo! Non
avrebbe chiesto di meglio che passare un'intera giornata con il ragazzo
dei suoi sogni come tutor. Calma Tina, calma e sangue freddo, altrimenti qui ci crepi d'infarto... ma chi se ne fotte! Yauuuuuuuuuuuuuuuuuu!
-Ce-certo che sono d'accordo Milo...- balbettò al colmo
dell'emozione. Quello era troppo per lei, non sapeva neanche come
avesse fatto il suo povero cuoricino a non fermarsi di botto. Milo
incarcò un sopracciglio, inclinando la testa sulla spalla (un
gesto che Tina si era scoperta adorare) -Sei strana. Molto strana.-
borbottò, osservandola di sottecchi.
SBAM! Rumore secco di un peso non insignificante che cade dalle nuvole.
-Eh?- fu l'unica cosa intelligente che Tina fu in grado di dire,
fissando inebetita Milo, che sorrise -Non fraintendermi, non era mia
intenzione offenderti. Trovo strana solo una cosa: tu mi conosci a
malapena, per quello che sai potrei anche essere dalla parte di quei
ceffi che vogliono farti la festa, ma ti fidi comunque di me al punto
da permettermi di starti vicino. Tutto qui- si affrettò a
spiegare Milo, accorgendosi dell'espressione allucinata e delusa della
ragazza.
Tina sbattè un paio di volte le palpebre per rendersi conto di
non aver sognato, poi tirò un impercettibile sospiro di
sollievo, contenta che Milo non avesse pensato male di lei, e
tornò a fissarlo negli occhi -E' un mio strano talento che ho
fin da piccola. Mi basta guardare una persona negli occhi per capire se
è buona o cattiva, qualunque sia il suo aspetto esteriore-
spiegò, fissandolo più intensamente nei suoi occhi
azzurro cielo -E nei tuoi occhi non ho visto cattiveria, quindi so che
non sei un malintenzionato- concluse. Tutt'altro, ho visto ben altro nei tuoi occhi...
arrossì impercettibilmente per quel pensiero, per niente da
Valentina Fiorini, sempre indifferente per quanto riguardava le
questioni sull'amore, argomento tabù per lei. Almeno
finchè non aveva incontrato un paio di occhi azzurri che ora la
stavano fissando con dolcezza, mista ad... ammirazione?
Improvvisamente l'aria fu squarciata da un boato alquanto sonoro. Tina
imprecò trai denti, massaggiandosi lo stomaco, rossa come un
peperone. Milo si portò una mano davanti alla bocca per
nascondere una risatina divertita: quella ragazzina gli piaceva,
davvero. Era carina anche con le guance rosse dall'imbarazzo. Scosse la
testa per liberarsi di quell'ingombrante pensiero e si avvicinò
al letto di Tina, sollevandola senza alcuno sforzo tra le braccia. Tina
sobbalzò quando si sentì sollevare dal letto, non solo
perchè era in pigiama estivo (una maglietta extra-large e un
paio di shorts che si intravedevano a malapena)... -Ehi, che fai?
Mettimi giù!- protestò, divincolandosi senza convinzione
tra quelle braccia muscolose e rassicuranti.
Milo le sorrise maliziosamente -L'altro ieri, quando ti ho salvato la
prima volta da quell'omuncolo, non ti era dispiaciuto tanto essere
tenuta in braccio- le sussurrò all'orecchio, dirigendosi in
soggiorno. Tina arrossì vistosamente, ma riuscì
ugualmente a ribattere con una certa convinzione -Ero sconvolta da
quello che mi era successo, non ho molto badato a questo. Mettimi
giù!- ordinò infine.
-Come vuoi- disse allora Milo, con fare conciliante, adagiandola con
delicatezza sul divano del soggiorno. Tina non ebbe neanche il tempo di
dire "ah!" che il ragazzo le aveva voltato le spalle e si era diretto
in cucina -Vado a prepararti la colazione. Tu non muoverti di
lì!- le disse solamente, sparendo dietro la porta a vetri della
cucina. Tina sbuffò, imbronciata, e si raggomitolò per
benino sul divano, incrociando le braccia al petto -Come vuoi che
faccia a muovermi? Sono paralizzata...- borbottò tra sè e
sè. Anche se bello da morire, quel ragazzo a volte la faceva
impazzire, con quel suo modo di fare seducente e innocente insieme.
-Chissà dove saranno gli altri?- si chiese ad alta voce,
stirando per un secondo le braccia in alto, stiracchiandosi.
-Gli altri chi?- chiese Milo, sbucando improvvisamente dalla cucina,
con in mano un vassoio per la colazione. Tina sorrise trionfalmente
sotto i baffi nel notare il vago tremito della voce e delle mani di
Milo, così decise di rischiare -Gli altri ragazzi come te,
quelli che mi stanno alle costole. Credo si chiamino... Cavalieri... o
almeno così mi è parso gli abbia chiamati Nosferatu...-
riflettè ad alta voce Tina, stringendo gli occhi in due
microfessure per poter analizzare meglio le reazioni del ragazzo.
Milo sussultò leggermente nel sentire le parole di Tina. Questa ragazzina è più sveglia di quanto pensassimo,
pensò Milo, posando il vassoio sul tavolo e portandosi due dita
al viso, massaggiandosi le palpebre, riflettendo su come era meglio
agire ora, che il loro segreto era stato "quasi" scoperto. Decise di
giocarsi il tutto e per tutto, Camus gli avrebbe sicuramente fatto una
bella ramanzina sulla sua scarsa capacità di mantenere
l'anonimato ed i segreti più importanti, ma tanto ormai sapeva
che Tina aveva iniziato a fiutare qualcosa. Prese con nonchalanche una
sedia dal tavolo, la posizionò davanti a Tina, che si era girata
(anche se faticosamente) su un fianco, e vi ci sedette sopra,
guardandola fissa negli occhi. -Sai mantenere un segreto?- le chiese.
Tina annuì, portandosi la mano destra al cuore -Parola d'onore,
non ne farò parola- disse con tutta sincerità. Milo le
rivolse un sorriso di gratitudine, poi iniziò -Tu cosa mi
diresti se ti raccontassi che da qualche parte del mondo esistono delle
schiere di Cavalieri presposti alla difesa della reincarnazione di
Athena, dea greca della giustizia?-
Tina sussultò lievemente, portandosi le mani al petto, dove il
suo cuore aveva preso a battere forsennatamente. L'aveva già
sentita questa storia, e si ricordava benissimo da chi e quando.
Parlò con la voce un pò tremante dall'emozione -Ti direi
che è praticamente la stessa storia che mi raccontavano i miei
genitori- vedendo che il ragazzo non dava segni di sorpresa nè
di volerla interrompere, la ragazza prese fiato e raccontò -Era
la mia storia preferita quando ero piccola, i miei genitori me la
raccontavano sempre per farmi addormentare. Parlava delle gesta di
valorosi eroi, che mio padre chiamava quasi con venerazione "I
Cavalieri d'Oro", votati alla protezione della Terra e della
reincarnazione della dea della giustizia e della sapienza. Non mi
dissero mai i loro nomi, ma mi fecero intuire che li dovevano conoscere
bene, perchè parlarono con dovizia di particolari dei loro
poteri e abilità speciali. Erano tutti dotati di un "cosmo", che
mia madre mi spiegò essere un piccolo universo celato dentro
ogni essere vivente, ma sviluppato a tal punto da poter essere
sfruttato solo da chi era stato allenato per anni al suo utilizzo, come
i Cavalieri d'Oro, per l'appunto; combattevano indossando quelle che
mio padre chiamava le "Armature d'Oro", in tutto dodici armature fatte
di oraclion, un materiale simile all'oro, ma molto più
resistente, rappresentanti le dodici costellazioni dello zodiaco, tipo
Ariete, Toro, Gemelli, ecc.: il Cavaliere vestiva l'armatura del suo
stesso segno zodiacale. Oltre ai dodici Cavalieri d'Oro "canonici",
c'era anche un tredicesimo Cavaliere, fratello gemello di uno di loro,
che condivideva il suo titolo di Cavaliere d'Oro, grazie anche allo
sdoppiamento della corazza(1), e il loro Grande Sacerdote,
una specia di Oracolo di Athena, che aveva il compito di
trovare in giro per il mondo i bambini o i ragazzi più
dotati per farli addestrare come cavalieri o soldati semplici. Il
Grande Sacerdote era inoltre un ex-Cavaliere d'Oro, appartenente alla
generazione precedente, che aveva ottenuto da Athena il permesso di
rimanere in vita anche per secoli, mi pare circa 253 anni o giù
di lì. Questo è tutto quello che mi ricordo, saranno anni
che non la sento più.- concluse, riprendendo fiato e fissando
Milo, che aveva gli occhi spalancati e fuori dalle orbite. Quella
ragazza sapeva tutto!
All'occhio allenato di Tina non sfuggirono i movimenti impercettibili
di alcuni mobili del soggiorno, nè al suo orecchio sfuggirono
gli scricchiolii provenienti dalle altre camere dell'appartementino.
Incrociò teatralmente le braccia al petto, si stampò in
faccia un sorrisino di trionfo e si rivolse a Milo, parlando a voce
abbastanza alta da farsi sentire anche da altre persone -Puoi
cortesemente dire di uscire allo scoperto alla persona nascosta dietro
il muro del salotto...-
-Eh?- esclamò una voce maschile, seguita dal tonfo di una caduta e da un brontolio di dolore.
-...a quella chiusa nel bagno piccolo...- continuò Tina,
allargando il suo sorriso. Dalla stanza citata provennero dei sussulti,
seguiti anch'essi da un tonfo ovattato. Il sorriso di Tina si
allargò ancora di più -E che dire della persona nascosta
dietro la pianta qui in salotto...- La pianta citata si rovesciò
improvvisamente a terra, spargendo sulle piastrelle del pavimento
terra, frammenti di ceramica e foglie secche. Milo spalancò
ancora di più gli enormi occhioni azzurri, indeciso se fissare
Tina o le stanze, dalle quali provenivano mugolii, tonfi e improperi di
ogni genere e urlati in ogni lingua possibile. La ragazza roteò
platealmente gli occhi in un'espressione divertita -Abbiamo compagnia, a quanto vedo-
Scrittoio dell'autrice
E dopo la pacchia delle vacanze di Pasqua per molte di noi è il
momento di ritornare al palloso tran tran scolastico. Io ho
ricominciato appena l'altro ieri e già faccio il conto alla
rovescia per il ponte del 1 e del 2 maggio. Fortuna che oggi a scuola
c'era assemblea, così sono potuta tornare a casa prima e, tra
una pulizia e l'altra, finire di scrivere questo chap, sperando di
addolcire almeno un pò la pillola a tutti quelli che si sono
già rotti di essere tornati a scuola.
Che dire di questo chap? Noioso, lo so, ma solo perchè ho deciso
di spezzarlo a metà (non l'ho chiamato "Part One", Parte Uno,
per niente...) e relegarlo a semplice capitolo di transito. Nel
prossimo chap si saprà qualcosa di più su Tina e sui suoi
genitori. Nel frattempo leggete e recensite la prima parte.
Dunque dunque, ho notato che hanno aggiunto un'opzione alqualto
interessante, "Storie seguite"... a questo proposito ringrazio di tutto
cuore anzy, kikka_hiwatari, leyda e whitesary per aver inserito "Numb" tra le loro "Storie seguite"! VE QUIERO MUCHO!
Mi soffermo anche a ringraziare calorosamente daniciao, LadyBlue, miloxcamus e Mymoon96 per avermi messo tra i loro "Autori preferiti". Tesore, appena so quale vi piace vi spedisco a casa il vostro Gold preferito!
Ora passiamo a rispondere alle recensioni, lo scorso capitolo non sono
riuscita a rispondere perchè nel giro di cinque minuti dovevo
andare dalla mia estetista e volevo pubblicare il chap prima,
perchè poi non ne avrei avuto la possibilità. Ma basta
cianciare, let's go!
Snow Fox: nel chap precedente
ti sei un pochino alterata per non essere stata avvisata della mia fic,
quindi ti chiedo scusa per non averti avvisato via mail, mea culpa! *si
inchina alla maniera giapponese* Sono contenta che anche a te piaccia
Tina, anche se è una ragazza disabile. :-)
C'hai ragione volpina, trovarsi Milo nella stanza di notte sarebbe il
sogno di tutte le fangirl che stravedono per lui (io avrei preferito
SENZA quel rompiscatole dentato, ma pazienza!). Come vedi ho aggiornato
presto, piaciuto questo chap? Fammi sapere, a presto!
kikka_hiwatari: Oh tesora, mi
dispiace tanto che tu stia tanto male. Vuoi che ti mandi un Cavaliere a
farti da infermiere? *sussurra all'orecchio* Non è che mi
potresti attaccare qualche virus? Per il pezzo di Tina e Marco ho
dovuto dar fondo a tutta la melensità di cui dispongo in
versione "Angelo Stellato", non avendo mai avuto un fratello maggiore
non so cosa può provare una ragazza che ne ha perso uno a
ritrovarselo di fronte...
Vabbè, in attesa che ti passi la febbre ti mando un bacio a distanza di pronta guarigione! SMACK!
miloxcamus: jeje, sono una
birbante... è che non credevo di riuscire ad avere accesso ad
Internet dal mio portatile prima di giovedì, anche per me
è stata una sorpresa riuscire a pubblicare prima il chap. Ma
vedo che la sorpresa non ti è dispiaciuta, nevvero?
Sai per caso chi è Nosferatu? No, perchè hai fatto una
faccia quando l'hai letto... così, ecco :-O... Non preoccuparti,
come hai letto Nosferatu è scappato via con la coda, anzi il
mantello, tra le gambe, da perfetto essere viscido che è!
Abbasso Nosferatu! E risparmia la mazza e il bazooka per qualcos'altro,
ti ricordo che Nosferatu è quel che è, quindi quegli
aggeggi sono inutili. Meglio se opti per qualcosa di meno distruttivo,
che so, un paletto di frassino? Dell'aglio?
Io scrivo scrivo, Socia, appena finisco di scrivere un chap corro a
pubblicarlo! Ricambio il tuo bacione (SMACK!) e ti do appuntamento alla
prossima recensione!
whitesary: *trattiene Shura*
Capricornetto bello, non far del male alla mia amica Sary,
altrimenti... *mima il taglio della testa* Mi dispiace Sary-chan, ma
dovrai accontentarti di Shura come angelo custode, va bene lo stesso?
*sussurra all'orecchio* Di di sì, altrimenti penso che Shura ti
taglia a fettine...
Sorry Socia, ma non penso che spaccare il cranio a Nosferatu basti per
impedirgli di attentare alla vita di Tina... se hai capito cosa sia
Nosferatu... altrimenti prova a cercare su Wikipedia o aspetta il
prossimo chap. Ti capisco, anche io adoro quella canzone, è
dolcissima e si adattava benissimo a Tina e Marco, me l'immagino
proprio Tina a cantarla al fratello mentre questo è in coma...
Che ne pensi di questo chap? Noioso, vero? Fammi sapere, a presto!
anzy: Una new entry! Benvenuta anzy, è sempre un piacere conoscere nuove recensitrici. Sono
felice che la mia fic ti sia piaciuta e che ti piaccia la "storia" tra
Tina e Milo. Eh sì, se hai capito cos'è Nosferatu, allora
c'è solo da sperare che Tina e i Cavalieri sappiano come
affrontarli, altrimenti... glom...
Tralasciando i cattivi, ti dico "Benvenuta!" tra le
recensitrici/lettrici di "Numb" e ti auguro di uscire sempre
soddisfatta dalla lettura dei miei chap! A presto.
Ne approfitto per rispondere anche a Lenhara e Mymoon96, che avevano recensito il chap precedente:
Lenhara: Grazie per i
complimenti sul mil modo di scrivere e sul plot, sono felice di averti
incuriosito. Spero che continuerai a leggere e recensire ancora questa
fic! Benvenuta anche a te tra le lettrici di Numb! Alla prossima
recensione!
Mymoon96: Mio Dio socia, non
pensavo ti emozionassi così tanto! C'è da dire che
papà Masi però ha ragione, sono cose che possono
capitare. Mi dispiace averti mandato in ospedale, I'm sorry! *inchino
alla giapponese* Ma sono felice che il chap ti sia piaciuto! Un Kiss
anche a te, a presto!
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Capitolo 7 *** Revelations - Part Two ***
Capitolo 7 - Revelations - Part Two
Down to the earth I fall
With dripping wings
Heavy things won't fly
And the sky might catch on fire
And burn the axis of the world
That's why
I prefer the sunless sky
To the glittering stingin' in my eyes.
I feel so light
This is all I wanna feel tonight
I feel so light
Tonight and the rest of my life
Gleaming in the dark sea
I'm as light as air
Floating there breathlessly
When the dreams dissolved
I open up my eyes
I realize that
Everything is shoreless sea
Weightless is passing over me
(Nina Gordon, Tonight and the rest of my life)
Capitolo 7: Revelations - Part Two
-Perdonatemi se vi offendo, ma come spie fate pena- asserì
diplomaticamente Tina, mentre i Cavalieri, sei in tutto uscivano
uno per uno dai loro
nascondigli più disparati, chi massaggiandosi un livido sulla
fronte, sul gomito o anche sul labbro, chi mantenendo una certa
freddezza pur essendo sorpreso di essere stato scoperto e chi
imprecando di tutto e di più, come ad esempio un ragazzo
dall'aria rude, con corti capelli blu notte spettinati e penetranti
occhi neri come le tenebre.
-Fottiti- berciò contro la ragazza placidamente allungata sul
divano, guadagnandosi un'occhiata di rimprovero e una gomitata nelle
costole da parte di un ragazzo dall'aspetto delicato, con vaporosi
capelli azzurri e occhi turchesi, un piccolo neo appena sopra il labbro
e un velo di lucidalabbra color pesca. Tina riconobbe in quest'ultimo
il ragazzo che due giorni prima era insieme a Milo e Camus al "Giglio",
quello che si era accorto della sua occhiata e si era voltato a
guardarla.
-Suca(1)...- rispose Tina, pacata, con un piccolo sorrisino stampato in
faccia. Se non aveva capito male l'accento di quel tipo e lo aveva
collegato al cavaliere giusto del racconto dei suoi genitori,
sicuramente
gli avrebbe tappato la bocca. Infatti, non appena sentì
l'insulto (meglio per voi e per me se non ne spiego il significato ora)
che la ragazza gli aveva rivolto, il tizio le diede le spalle,
accigliato e arrabbiato, borbottando fitto fitto maledizioni di ogni
sorta della cultura siciliana. Il sorrisino di trionfo sul viso paffuto
di Tina si allargò leggermente.
-Noto che la conversazione è iniziata nel migliore del modi-
commentò un ragazzo di circa ventotto anni, con lunghissimi
capelli blu-viola e occhi verdi, fulminando con un'occhiataccia sia il
tizio che Tina, che si limitò ad incrociare le braccia al petto
-Mio riflesso incondizonato, lui mi ha insultato, io gli ho risposto-
disse Tina con la stessa voce tranquilla, osservandosi le unghie della
mano destra, il cui smalto celeste si era sbreccato e scollato in vari
punti.
-Decisamente Stefano non esagerava quando diceva che sua figlia era una
tipetta tosta- osservò un ragazzo dalla pelle abbronzata, con i
capelli corti e ricci, castani e gli
occhi verdi -E decisamente sei anche la figlia di Elisabetta, le
somigli come una goccia d'acqua- aggiunse ancora il ragazzo,
soffermandosi ad osservare la sfumatura castana dei capelli di Tina e
il colore azzurro-grigio dei suoi occhi. La ragazza sobbalzò
leggermente, spalancando gli occhi -Voi... conoscevate... i miei
genitori?- balbettò, sorpresa, gli occhi che si spostavano da un
ragazzo all'altro. La sua diplomatica tranquillità era stata
sostituita in pochi secondi da una strana agitazione e sorpresa.
-Certo che li conoscevamo- asserì improvvisamente una voce
femminile, appartenente ad una ragazza appena apparsa nella stanza,
un'adolescente che dimostrava appena quindici anni, con lunghissimi e
liscissimi capelli violetti, la pelle pallida come porcellana e due
grandi occhi verdi da cerbiatta. Vestiva con un lungo abito bianco
senza maniche dalle spalline sottili e nella mano destra impugnava uno
scettro dal manico nero e lungo, con in cima uno strano emblema dorato.
Tina sobbalzò nuovamente, voltandosi verso la nuova arrivata,
con gli occhi sgranati ormai prossimi a schizzarle fuori dalle orbite
-E tu chi sei?- chiese, stringendosi le mani in grembo. Stavano
succedendo troppe cose strane in una sola mattinata perfino per i suoi
gusti.
La ragazza ignorò la sua domanda e si rivolse ai Cavalieri
-Siete decisamente scarsi nel mantenere i segreti- disse con voce
limpida, un pò musicale, da bambina, ma allo stesso tempo saggia
e paziente. Tutti i Cavalieri puntarono i loro occhi su Milo, ancora
seduto sulla sedia davanti a Tina, rivolgendogli un'occhiata
accusatoria. Tina si sentì in dovere di intervenire in difesa
del ragazzo dei suoi sogni -Signorina, non è stata colpa di
Milo, lui non mi ha detto niente. Sono stata io a fare due più
due, c'erano troppi punti in comune con il racconto dei miei genitori-
intervenne, parlando talmente veloce che quasi dubitò che la
ragazza avesse capito quello che voleva dire.
La quindicenne volse il proprio viso verso quello di Tina, i suoi occhi
verdi e grandi si incrociarono con quelli azzurri e semispenti di Tina.
Un lieve sorriso di compiacimento le piegò la bocca sottile
dalle labbra pallide -Sei nobile e di buon cuore, Valentina Fiorini- le
disse, poi si rivolse nuovamente ai ragazzi -Ma siamo sicuri che sia la
figlia di Stefano?-
-Oh insomma!- sbottò improvvisamente Tina, infervorandosi. La
sua pazienza aveva raggiunto il limite "Danger", era stufa di tutti
questi segreti -Mi volete dire si o no cosa centravano con voi mio
padre e mia madre?- ringhiò, fissando uno per uno i Cavalieri
negli occhi. La ragazza indietreggiò di un passo quando vide lo
sguardo di Tina: infatti i suoi occhi, quando si arrabbiava,
diventavano talmente gelidi e taglienti che potevano essere
paragonabili solo a certe occhiate omicide che Camus riservava spesso e
volentieri a Milo, soprattutto quando combinava una delle sue solite
bravate.
-La pazienza non l'ha decisamente presa da sua madre, ricordo che
nemmeno le bravate di Milo riuscivano a spazientirla- commentò
pacatamente un altro dei Cavaliere, un bel ragazzo alto, con
lunghissimi capelli biondi come grano maturo ed enormi occhi turchesi,
con un piccolo puntino rosso in mezzo alla fronte, il Bindhi sacro che
indicava l'appartenenza alla razza indiana. Calma e sangue freddo, calma e sangue freddo... si
ripetè mentalmente Tina per non cedere alla tentazione di
saltare addosso a quell'aspirante suicida. Se c'era una cosa che la
ragazza non sopportava era quando delle persone menavano troppo il cane
per l'aia e non andavano dritti al sodo anche su sua esplicita
richiesta.
-Non arrabbiarti, Valentina- le disse dolcemente la ragazza dai capelli
violetti, dando lo scettro in mano al ragazzo dai capelli blu-viola e
chinandosi fino ad essere all'altezza degli occhi di Tina, che si
strinse il labbro inferiore frai denti, come faceva quando era nervosa
o prossima allo scoppio della sua pazienza, che in quel momento era
come quella di una bomba a cui hanno tolto la sicura, ma si impose di
non perderne quella poca che le rimaneva. La ragazza più giovane
prese fiato e le disse con la massima dolcezza possibile -Noi tutti
conosciamo i tuoi genitori perchè...- fece una pausa per fissare
Tina negli occhi -...prima di innamorarsi erano come tutti i ragazzi
che vedi in questa stanza: dei Cavalieri votati alla protezione della
giustizia e della pace- concluse, con un impercettibile sospiro,
preparandosi all'esplosione. Se Tina era come gliel'aveva descritta
Stafano, allora ci sarebbero state scintille.
Tina spalancò gli occhi al limite dell'umano possibile. La sua
mascella toccò un punto imprecisato sotto la crosta terrestre.
Le sue dita si tesero come rami. Aveva... capito... bene?...
-No... non è vero... mia madre era un'infermiera... e mio padre
un tecnico di computer... non erano Cavalieri...- balbettò Tina,
cercando intanto di immaginarsi i genitori, che le sembravano talmente
normali, in veste di Cavalieri protettori della giustizia. Scosse
convulsamente la testa... no, decisamente erano agli antipodi, non
poteva essere possibile.
La ragazza dai capelli violetti le posò timidamente una mano sul
braccio -Infatti, tua madre lavorava presso un'ospedale di
proprietà della mia fondazione costruito qui a Trieste, e tuo
padre era uno dei tecnici più in gamba della mia ditta
informatica. Ma questo solo dopo che si furono sposati- le disse,
stringendole leggermente il braccio.
-No... no... non è possibile...- balbettò Tina,
portandosi le mani sulla fronte e abbassando gli occhi sulle sue gambe,
immobili sul divano, il ginocchio leggermente piegato. Se erano dei
Cavalieri... due delle persone più forti al mondo...
-...perchè sono morti?- si chiese tra le lacrime, mentre
immagini che aveva ormai dimenticato le tornavano alla mente. Immagini
di quel giorno maledetto che aveva messo un freno alla sua vita... la
strada buia... i fari della macchina che fendevano il buio come lame
luminose... la pioggia che batteva sui finestrini... le parole di Everytime, di Britney Spears, che uscivano dalla radio e si diffondevano nell'abitacolo... Everytime
I try to fly, I fall without my wings, I feel so small, I guess I need
you baby, and everytime I see you in my dreams, I see your face, you're
haunting me, I guess I need you baby. "Ogni volta che provo a
volare, cado senza le mie ali, mi sento così piccola, credo di
aver bisogno di te baby, e ogni volta che ti vedo nei miei sogni, vedo
il tuo viso, mi stai perseguitando, credo di aver bisogno di te baby".
In quel momento Tina si sentiva piccola piccola, svuotata di ogni
sentimento, immersa in un luogo buio, dove le voci dei cavalieri e
della ragazza le arrivavano attutite, come se fossero avviluppate nel
cotone. Perchè?
Perchè erano morti? Perchè lei era sopravvissuta? Sentiva
le lacrime scorrerle ormai senza sosta dagli occhi, rigarle le guance
in mille rivoli caldi e brucianti, estinguendosi tra le sue dita
tremanti e contratte.
-Sono morti per salvarti... se non fossero morti saresti morta anche tu...-
Tina sentì una voce maschile, dolce e carezzevole, sussurrarle
quelle poche parole all'orecchio. Tina si tolse le mani bagnate di
pianto dal viso e sollevò gli occhi umidi, incontrando un paio
di iridi color del cielo che la osservavano con tristezza -Che
significa?- chiese con la voce rotta, spezzettata e fioca, ridotta ad
un sussurro appena udibile. Milo chinò per un secondo la testa,
poi la risollevò e le prese una mano, guardandola negli occhi
-In quell'incidente saresti morta pure tu, sei tuoi genitori non
avessero rilasciato il loro intero cosmo verso di te, permettendoti di
rimanere sveglia quel tanto che bastava per permettere ai soccorritori
di metterti in salvo. Marco...- Tina sussultò leggermente
sentendo pronunciare il nome del fratello maggiore -... è
sopravvissuto qualche giorno in più, pur rimanendo in coma,
perchè era più giovane e forte dei tuoi genitori. Il
fatto che tu sia rimasta paralizzata deve essere un effetto collaterale
provocato dallo scontro di tre cosmi diversi fusi in un solo corpo...
l'implosione deve aver provocato un'onda d'urto che...-
-...mi ha fratturato la vertebra lombare, causandomi una paralisi
totale degli arti inferiori.- completò Tina, lasciando ricadere
la mano libera sulla sua gamba, non avvertendo la minima pressione
-Così i miei genitori e il mio amato fratellone... si sono
sacrificati per salvarmi...- mormorò, asciugandosi le lacrime
con la punta delle dita. Il pensiero, stranamente, la fece quasi
sorridere: i suoi genitori avevano compiuto un atto estremo per poterla
salvare, dimostrando ancora una volta di amarla più della loro
stessa vita. Papà... mamma... fratellone... grazie...
-Tu... quindi...- iniziò a dire Tina, voltando la testa
per guardare la ragazza dai capelli violetti, seduta compostamente sul
bordo del divano con le mani in grembo -... sei la reincarnazione di
Athena, la dea greca della giustizia...- concluse, ricordandosi il
racconto dei suoi genitori. -Esatto, il mio nome è Saori Kido-
si presentò la ragazza dai capelli violetti, sorridendole. Tina,
anche se a fatica, ricambiò il suo sorriso. Le sembrava di
essersi tolta dal cuore un peso che le gravava in petto da dieci mesi,
dal giorno in cui si era svegliata in quel letto d'ospedale, dopo
l'incidente in quella notte piovosa.
-E noi siamo...- iniziò a dire Camus. -Uhn... come bruciano!- lo
interrupe involontariamente Tina, portandosi le mani agli occhi,
che avevano cominciato a bruciare e lascrimare, togliendosi le lenti a
contatto -Dannatissime lenti a contatto!- imprecò la ragazza,
sbattendo gli occhi, la cui vista era diventata improvvisamente opaca
-E maledetta miopia!- sbottò poi, portandosi una mano a
strofinarsi gli occhi -Scusami se ti ho interroto, Camus, ma le lenti
hanno cominciati a bruciare e ho dovuto toglierle- si scusò la
ragazza, senza smettere di sbattere le palpebre, guardandosi
freneticamente intorno. Se la memoria non l'ingannava, l'ultima volta
che si era messa gli occhiali, poi li aveva tolti e lasciati proprio
là in soggiorno. Il problema era dove, precisamente, li aveva lasciati.
Milo ridacchiò piano, nascondendo un sorrisino dietro la mano, e
tese a Tina una scatola dalla forma allungata, foderata di velluto blu.
Tina sbuffò , contrita e leggermente imbarazzata, prese la
custodia dalla mano di Milo cercando di non sfiorargli il palmo neanche
con la punta delle dita, ne estrasse gli occhiali e li indossò,
sbattendo le palpebre da dietro le lenti per snebbiarsi la vista. Le
sue pupille ora avevano perso quell'impressione glaciale data loro
dalla rabbia e dalla frustazione e la sfumatura grigiastra della
tristezza, e brillavano ancora più intensamente da dietro le
lenti degli occhiali, cosa che fece sussultare i Cavalieri: non avevano
mai visto una ragazza con occhi di una lucentezza e di un colore simile.
-Che avete da fissarmi in quel modo?- chiese Tina, allarmandosi,
accortasi delle occhiate che certi Cavalieri le rivolgevano. I ragazzi
però non ebbero il tempo di rispondere, perchè
all'improvviso nell'aria di diffuse una musica densa e lugubre, dai
toni gotici, e le parole di Hello degli Evanescence (si capisce che sono fissata con 'sto gruppo, vè?) iniziavano ad invadere le orecchie di tutti.
-Cazzo! Il cellulare!- imprecò Tina, tastando fremeticamente
intorno alla ricerca del cellulare, quando se lo vide apparire davanti
volteggiando in aria. Senza chiedersi come cappero facesse il cellulare
a levitare a mezz'aria, la ragazza l'afferrò e premette il tasto
di risposta, portandoselo poi frettolosamente all'orecchio, riuscendo a
malapena a biascicare un -Pronto?- per l'affanno.
-Ti lascio sola per qualche ora e tu ti porti il fidanzato in casa...-
cantilenò giocosamente la voce di Samantha, che, a giudicare
dalla musica che Tina sentiva in sottofondo, stava ascoltando musica
goth rock a tutto volume. Non si preoccupò neanche di arrossire
quando le rispose, troppo agitata per imbarazzarsi -Di che cazzo parli,
Samy? Sai benissimo che non ce l'ho, il fidanzato!- sbraitò con
tutto il fiato che aveva in gola, senza preoccuparsi degli sguardi
perplessi che i ragazzi si stavano scambiando.
-Allora, chi è il bel fusto che sta in casa con te, in questo
preciso istante?- domandò ancora Samy, ridacchiando,
allontanandosi un pò il cellulare dall'orecchio per non rimanere
assordata dalla voce tonante dell'amica. -Un pò di affari tuoi
non te li fai mai, vè? E poi scusa, come cacchio fai a
saperlo?- sbottò nuovamente Tina, stringendo un pugno dalla
rabbia e mordendosi un labbro. Se non ci fossero stati i Cavalieri e la
reincarnazione di Athena nella stanza con lei, avrebbe sicuramente
ricoperto l'amica di insulti ben peggiori.
-Sono una veggente... scherzo, me l'ha detto Barbara!- cinguettò
Samy, alzandosi dallo sgabello dove era seduta e improvvisando qualche
passo di danza sulle note di My happy ending di Avril Lavigne. Non serviva avere un cervello per capire che quella ragazza era fuori di testa...
Tina si mordicchiò il labbro inferiore, inghiottendo una serie
di insulti, in tutte le lingue che conosceva, sparati ad alta
velocità contro Samantha e Barbara, e si limitò a dire,
seppur con la voce ringhiante -Uno di questi giorni ti
disconoscerò come sorella adottiva...-
Samantha ridacchiò per un secondo, facendo una giravolta, poi
tornò improvvisamente seria -A proposito del motivo originale
della mia chiamata...- iniziò a dire, ma venne interrotta da
Tina -Pensavo che fosse "prendermi in giro e sparlare se ho un ragazzo
o no"!- sbottò, infastidita. Una cosa che non sopportava,
l'avrete ormai capito, era quando qualcuno la prendeva in giro su
argomenti delicati come l'amore e l'amicizia. Se poi veniva sfiorato il
tasto "Ragazzi"... che Micene salvi la Dea Athena!
-No, non era quello!- rispose, stranamente, pacata, Samy, facendo una
pausa per prendere un bel respiro -I tizi in nero che ti stanno alle
calcagna sono venuti a farmi visita, poco fa...- disse infine,
mordendosi un labbro tinto di rosso e allontanandosi il telefonino
dall'orecchio. La reazione di Tina sarebbe arrivata tra 3... 2... 1...
-COOOOOOOOOOSAAAAAAAAAAAAAAAAA?!- gridò infatti con tutto il
fiato che aveva in gola Tina, assordando i Cavalieri, Lady Saori e
perfino i piccioni che stazionavano sul cornicione della finestra, che
fuggirono via in un frullare frenetico di ali -Cazzo cazzo cazzo! Quesi
bastardi ti hanno fatto qualcosa? Sei ferita?- chiese Tina, parlando,
come le succedeva quando era nervosissima, talmente veloce che quasi
tutti facevano fatica a capirla al primo colpo. Ma Samy non era tra
questi. La ragazza in nero sfoderò un sorriso a trantadue denti,
premendo il pulsante "STOP" sullo stereo, fermando la musica -No
sister, sto benissimo! Dovevano essere le ultime ruote del carro, li ho
messi K.O. in pochi minuti. Dopo qualche colpetto sono spariti
così come erano venuti. Dalle battute che si sono scambiati ho
capito che volevano arrivare a te.- sospirò e si passò
una mano sul viso -A quanto pare i guai ti corrono dietro-
-Eh già, probabilmente i miei genitori hanno omesso di dirmi che
quando ero piccola per sbaglio avevo ingoiato una calamita per attirare
le sfighe e i cattivi- mormorò Tina, sbuffando. Samy
ridacchiò nuovamente -Ora devo andare, ho un mucchio di cose da
fare. Tu stai attenta e cerca di non metterti nei guai. Ciao!- e
così dicendo spense la chiamata prima ancora che Tina potesse
dire "ah!".
Tina allontanò con lentezza il telefonino dall'orecchio e lo
fissò, tenendolo in mano, come se da esso potessere
improvvisamente sbucare i bastardi che le stavano dando la caccia. E
forse, fra un pò, ne avrebbe anche saputo il motivo...
-Era Samy, una mia amica- sussurrò flebilmente, intuendo la
domanda silenziosa che gli occhi perplessi e interrogativi dei
Cavalieri e di Saori le stavano rivolgendo -Ha detto che alcuni dei
misteriosi individui che mi danno la caccia sono andati a "trovarla" a
casa sua, ma che li ha respinti facilmente. A quanto pare si sono
intestarditi nel cercare di catturarmi, chissà perchè,
poi...- spiegò, rabbrividendo al solo ricordo del freddo
pungente di Nosferatu, delle sue dita gelide strette attorno alla gola
e di quegli incisivi luccicanti che non aspettavano altro che affondare
nella sua carne. I ragazzi e Saori sobbalzarono, poi si scambiarono una
rapida occhiata. Saori, ancora seduta sul bordo del divano, volse il
viso verso Milo -A questo punto non possiamo evitare quello che tu mi
hai chiesto di evitare, Santo dello Scorpione- disse, leggermente
dispiaciuta. Milo abbassò tristemente lo sguardo, prendendo
delicatamente una mano di Tina nella sua.
Scrittoio dell'autrice
Buongiorno a todos, lettori e lettrici! Caspita che fatica che ho fatto nello scrivere questo chap!
Dunque, vi avviso che ho apportato una piccola modifica:
originariamente nel chap precedente i Cavalieri che spiavano Tina
mentre era con Milo in salotto dovevano essere tutti quanti, ma poi mi
è sembrato troppo eccessivo, così il numero di cavalieri
presenti si è ridotto a sei, sette contando anche Milo, che era
già presente. Qualcuno per caso indovina chi sono?
Scusate se non rispondo alle recensioni del chap precedente, ma sono
parecchio incasinata, ho finito di scriverlo ieri ma non sono riuscito
a pubblicarlo perchè dovevo andare a letto, quindi lo pubblico
adesso prima di andare a scuola. Spero di non aver scritto un'emerita
cavolata.
A presto, un bacione, vostra RedStar12.
Ah, dimenticavo... le spiegazioni numerate:
(1) Suca è un insulto detto in dialetto siciliano, utilizzato come il nostro vaffanculo.
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Capitolo 8 *** Moment of sadness ***
Capitolo 8 - The temple
I wanna heal
I wanna feel what I thought was never real
I wanna let go the pain I've held so long
(Erase all the pain till it's gone)
I wanna heal
I wanna feel like I'm close to something real
I wanna find something I've wanted all along
Somewhere I belong
And I've got nothing to say
I can't believe I didn't fall right down on my face
(I was confused)
Looking everywhere only to find
That's it's not the way I had imagined it all in my mind
(So what I am)
What do I have but negativy
'Cause I can't justify the way
Everyone is looking at me
(Nothing to lose)
Nothing to gain / hollow and alone
And the fault is my own
(Linkin Park, Somewhere I belong)
Capitolo 8: Moments of sadness
-Una vacanza in Grecia?- Barbara fissò sospettosa Tina, intenta
a sfogliare distrattamente una rivista di VIP, seduta all'ombra
dell'ombrellone di uno dei tavolini del "Giglio". Era rimasta
estrerrefatta quando Tina le aveva esposto la sua intenzione di andare
a passare qualche mese in Grecia. Era già un miracolo che la sua
pupilla andasse oltre i confini di Trieste, a Muggia, per andare a
trovare i nonni paterni, figurarsi andare al di fuori dell'Italia. Con
il suo handicap, poi.
Tina sollevò gli occhi dall'articolo sui Linkin Park e
fissò le proprie iridi, che brillavano da dietro gli occhiali da
vista, in quelle di Barbara. Annuì -Ho semplicemente voglia
di... cambiare aria, tutto qui- spiegò, sorseggiando il suo
bicchiere di Coca-cola arricchito con ghiaccio. Barbara restrinse gli
occhi in due fessure, e sulle sue labbra si dipinse un sorrisino
complice -Centra qualcosa quel bel ragazzo che ti fa da tutor?- chiese,
curiosa, osservando di sottecchi il suddetto ragazzo, Milo, seduto a
qualche tavolino di distanza, i limpidi occhi azzurri che non perdevano
un secondo di vista Tina. La ragazza arrossì violentemente, cosa
che fece ridacchiare Barbara, poi scosse con forza la testa, incapace
di dire alcunchè. In fondo, Barbara aveva toccato un punto
cruciale: Tina ormai sapeva di essere innamorata di Milo, ma la sua indole
timida e timorosa la portava a nasconderlo, per paura di perdere
l'amicizia e l'attenzione che il cavaliere le riservava. Magari era
solo senso del dovere o di protezione, ma, come si suol dire, "La
speranza è l'ultima a morire".
Barbara smise di ridere e la fissò con serietà -Hai
già trovato un mezzo per andare in Grecia e un albergo dove
alloggiare?- le chiese. Tina ingoiò l'ultimo pezzo del suo
panino caprese, il suo pranzo, bevve un
sorso di Coca, meditando che balla inventarsi, poi tornò a
fissarla -Ho contattato una mia amica che abita in Grecia, ha detto che
mi ospiterà per tutto il tempo che vorrò. Ha detto che
manderà un aereo privato a prendermi domani, all'aereoporto di
Venezia. Milo mi darà un passaggio fino a lì...-
rispose, a bassa voce, indicando con un breve cenno degli occhi il
ragazzo dagli occhi azzurri. Barbara spalancò gli occhi -Hai
un'amica
straricca e non mi racconti niente?-
Tina si morse un labbro, come faceva quando non sapeva cosa dire e si
sentiva presa in castagna. Barbara conosceva fin troppo bene quel
gesto, e dato che non era una pettegola come Samy, si limitò a
prendere il bicchiere vuoto e a dire -Te e i tuoi segreti, piccola.
Cerca di non farti male e chiamaci ogni tanto- prima di rientrare nel
bar.
Tina tirò un sospiro di sollievo, spuntando dalla sua lista
mentale delle persone da avvertire della sua partenza il nome
"Barbara". Ora era fatta.
Il giorno dopo
-Dove cavolo avrò messo la mia maglietta preferita? Acciderba!-
imprecò Tina, sfrugando nell'armadio a muro della sua camera,
alla ricerca della sua maglietta preferita, quella nera con la stampa
di un lupo al chiaro di una luna piena, un caro ricordo di sua madre.
Altri capi d'abbigliamento, come jeans, canottiere, magliette,
biancheria intima et similia, erano impilati ordinatamente dentro un
trolley blu scuro, aperto sul letto, dove stazionava anche un annoiato
Milo, seduto a gambe incrociate e appoggiato alla parete dietro di lui,
foderata di pannelli di legno.
-Non capisco perchè fai tante storie per una maglietta. Sono
sicuro che Milady potrà prestarti qualche suo vestito, avete
più o meno la stessa taglia- sbuffò Milo, soffermandosi
un secondo in più ad osservare il profilo della ragazza -Anche
se credo che tu abbia una taglia di seno in più- affermò
poi, malizioso. Tina sussultò ed arrossì lievemente, poi
voltò la carrozzella verso Milo per poterlo guardare negli
occhi. Prese un lungo respiro per non perdere la calma -In primis, non
si tratta di una maglietta qualsiasi, ma della mia maglietta preferita.
In secondis, visto l'abito che Saori indossava ieri, ed essendo io
un'acerrima nemica delle gonne, preferisco non correre rischi.-
scandì, prima di incrociare le braccia e fissare Milo in modo
severo, in stile maestrina -E terzis, guardami ancora una volta le
tette e ti faccio nero, chiaro?- concluse, puntando l'indice con fare
accusatorio contro di lui, che alzò le mani, rivolgendo i palmi
verso Tina, in segno di resa -Ho solo fatto una considerazione, non
arrabbiarti- le disse candidamente, contornado tutto con un sorriso e uno sguardo
innocente.
Tina scosse la testa, sapendo che le era impossibile rimproverarlo
quando usava quel tono di voce e quello sguardo con lei, e questa era
una cosa che in parte la faceva imbestialire. Fino a quel momento,
l'unico maschio ad avere quell'ascendente su di lei era stato il suo
fratellone, a cui bastava un'ammiccamento degli occhi azzurri per avere
la sua completa attenzione. Sbuffò sommessamente, tirando
finalmente fuori dall'armadio la sua tanto sospirata maglietta "Night
Watch" e sistemandola ordinatamente nella sua valigia, chiudendone poi
il coperchio con uno scatto.
-Milo...- lo chiamò improvvisamente, alzando verso di lui il
viso, fissandolo da dietro le lenti degli occhiali, le iridi azzurre
ben incorniciate dalla montatura rosso bordeaux -...perchè avevi
chiesto a Saori di evitare di portarmi al Santuario?- gli chiese,
ricordandosi l'espressione accorata e triste nei suoi occhi color mare
quando Saori gli aveva annunciato (dopo aver chiesto il parere di Tina,
che aveva risposto con un balbettante "...sì...") che il giorno
dopo, tempo che preparasse le valigie con lo stretto necessario
e avvisasse i parenti (che non erano mica pochi, SOLO due nonni, due
nonne, tre zii, tre zie e tre cugine), sarebbero partiti alla
volta della Grecia, destinazione il Grande Tempio di Atene, descritto
nel racconto di Elisabetta e Stefano Fiorini come il fulcro dove si
concentravano tutti i cavalieri e gli apprendisti devoti alla dea
Athena.
Tina non ricordava una volta in cui avesse visto tanta tristezza e
rassegnazione negli occhi di una persona, neanche quando il veterinario
aveva annunciato, due anni prima, che per Sissi, la loro cagnolina
(anche se sarebbe più giusto definirla "cagnolona" o "barilotto
dotato di zampe"), da tempo malata di diabete, non c'erano più
speranze di guarigione. Tina ricordava fin troppo bene la tristezza che
aveva letto negli occhi della fratello e del padre quando la madre
aveva annunciato che non c'era altra soluzione che addormentarla
definitivamente, per risparmierle altre sofferenze.
Gli occhi di Milo, prima vivi e brillanti, s'incupirono
improvvisamente, diventando quasi spenti e opachi, come se fossero
offuscati da una nebbiolina grigiognola, come quella che spesso e
volentieri appesantiva il cielo di Trieste durante la stagione
autunnale. Non accennò a rispondere, rimase così, a capo
chino, a fissare le proprie mani strette convulsamente in grembo, gli
occhi tristi e le labbra piegate in una smorfia di tristezza.
Perchè sapeva che il Santuario sarebbe diventato per Tina quello
che adesso lo era il suo appartamento: una prigione.
..................
Quando giunse al Grande Tempio, Tina capì improvvisamente il
motivo per cui Milo, forse, aveva pregato la reincarnazione di Athena
di non portarla là. Osservava con gli occhi sgranati la lunga
distesa di scale, gradoni e scalini che formavano il percorso che
avrebbe dovuto superare per giungere alla Tredicesima Casa, la dimora
di Saori. Milo, alla sua sinistra, le rivolse uno sguardo colpevole,
stringendole la mano, come per chiedere un tacito perdono per non
essere riuscito a risparmiarle quella nuova sfida. La ragazza emise un
breve singhiozzo, intrecciando le sue dita con quelle di Milo, come se
fosse sull'orlo di un precipizio, alla ricerca di un appiglio sicuro.
I suoi occhi si scolorirono quasi verso il grigiastro, assumendo
un'espressione triste -Per me tutte queste scale sono come il monte
Everest. Anzi, come centinaia di monti Everest messi uno sopra l'altro-
mormorò, scuotendo tristemente la testa, facendo ondeggiare la
sua lunga coda di capelli castani sulle spalle. Ci avrebbe messo secoli
solo a superare solo la scalinata che conduceva alla Prima Casa.
Le labbra di Milo si incurvarono in un piccolo sorriso -Anche l'Everest
pare una bazzeccola se lo affronti insieme alle persone giuste- le
disse, prima di sollevarla delicatamente tra le braccia, iniziando a
salire la prima scalinata, stampandole un piccolo bacio d'incoraggiamento sulla fronte. Tina gli si
aggrappò addosso, gettandogli le braccia al collo, come se
avesse paura di cadere. Tutto ciò che desiderava era rimanersene
lì, protetta e al sicuro tra le braccia del ragazzo che amava.
Qualcosa, in tutto quello che aveva visto, le diceva che quello era l'inizio di un brutto periodo. Molto brutto.
Una settimana dopo
Lady Saori sospirò, portandosi una mano a scostarsi
qualche ciocca violetta dalla fronte, e si voltò nuovamente a
guardare i suoi tre Cavalieri d'Oro che avevano chiesto udienza.
-La situazione non è migliorata?- chiese, con la voce fioca. In
fondo al petto sentiva una strana pesantezza, per niente conosciuta.
Solo dopo qualche tempo si sarebbe resa conto che era senso di colpa.
Mu, il Cavaliere dell'Ariete, annuì -Tina non è affatto
migliorata. Poco fa ho parlato con il servitore che va a portarle i
pasti: dice che non ha affatto cambiato posizione dall'altra volta,
l'ha vista appoggiata alla finestra a guardare fuori con aria mesta.
Dice di aver provato a parlarle, ma di non aver ricevuto risposta-
spiegò il pacato Cavaliere, con un sospiro di tristezza.
-Avete tentato di cambiare approccio?- domandò la reincarnazione
di Athena, iniziando a camminare nervosamente avanti e indietro. Shaka,
il Cavaliere della Vergine, annuì -Poco fa abbiamo mandato Marin
e Shaina. Stefano ha detto che Tina è una ragazza molto timida,
ma forse con delle ragazze come lei riuscirà ad aprirsi un
pò- disse il Cavaliere. Sul volto della reincarnazione di Athena
comparve un barlume di speranza. Speranza che, però,
svanì all'istante quando vide le due Sacerdotesse avanzare nella
sala, a capo chino e con l'aria mesta. -Allora?- chiese, la voce
ridotta ad un sussurro.
-Niente- si limitò a dire Shaina, scuotendo i lunghi capelli
verdi. Sul suo volto non v'era più alcuna maschera,
perchè la legge era stata abolita da Athena stessa dopo la
Guerra Sacra contro Hades. Marin alzò il viso, fissandola negli
occhi -Non reagisce. Risponde a monosillabi. Ad un certo punto si
è messa le cuffie e non ha più voluto ascoltarci- disse
la sacerdotessa dai capelli rossi -Sembrava molto triste e abbattuta-
aggiunse poi.
-Ora basta!- esclamò improvvisamente Milo, il terzo cavaliere,
facendo sobbalzare tutte le persone presenti in quella stanza, prima di
girare i tacchi e camminare a grandi falcate verso la porta della sala
del trono. Uscì sbattendo con forza i pesanti battenti dorati,
provocando un fracasso simile ad un gong percosso, e camminò con
passo da gendarme, senza curarsi di scansare le altre persone presenti
in corridoio, fino alla stanza di Tina. -TINA!- la chiamò con
tutto il fiato che aveva in gola, battendo il pugno sulla porta.
Dall'interno, nessuna risposta. Milo battè un secondo colpo
-Valentina Fiorini, ari immediatamente questa porta! Io e te dobbiamo
parlare!-. Di nuovo, silenzio assoluto. Milo emise una sottospecie di
ringhio, imprecando sottovoce, poi indietreggiò di un passo,
rimanendo comunque a contatto con la porta -Tina, non sto scherzando,
se non mi apri immediatamente sfondo la porta!- la minacciò il
ragazzo, iniziando già a prendere lo slancio.
-E' aperto- disse una voce femminile all'interno della stanza. Una voce
piatta, monocorde, triste. Milo sentì una stretta al cuore
quandò afferrò e abbassò la maniglia, facendo un
passo nella stanza. Non era cambiata da otto giorni prima a quando Tina
vi era entrata per la prima volta, e questo era già un brutto
segno. Le uniche cose che mostravano la presenza di un'altra persona
erano la valigia e il borsone appoggiati ai piedi del letto da una
piazza e mezza, attaccato alla parete, dove svettava una finestra
aperta per far entrare l'aria profumata di sale e mare della Grecia.
Tina era seduta sul letto, le gambe immobili come quelle di una bambola allungate sul
materasso. Posava la testa sulle braccia, a loro volta posate sul
davanzale della finestra, gli occhi fissi fuori, le cuffie dell'mp3
nelle orecchie. Furono proprio gli occhi la cosa che sorprese di
più il Cavaliere dello Scorpione. Sembravano vuoti, vacui,
l'iride prima azzurra e brillante ora scurita come da una pesante cappa
che conferiva loro una sfumatura grigiastra, spenta e opaca. Quegli
occhi gli fecero provare una stretta al cuore terribile. -Tina?- la
chiamò, assumendo un tono più basso e morbido,
avvicinandosi al letto. Tina compì un impercettibile movimento
del pollice, muovendo la rotellina dell'mp3 che permetteva di cambiare
canzone. Una canzone molto più adatta a come si sentiva adesso,
non tanto per il ritmo incalzante, quanto per le parole toccanti di
Avril Lavigne, la cantante.
Vedendo che non riceveva risposta, Milo si inginocchiò vicino al
letto, allungando un po' il busto per sentire quello che Tina stava
ascoltando. Un brano di musica rock, si intuiva dalle note martellanti
che fuoriuscivano dalle cuffie. Ma aveva un non so che di... tristezza,
abbandono, confusione. Tina spostò un braccio dal davanzale, si
tolse con lentezza una cuffia e, senza nessun preavviso, la mise
nell'orecchio di Milo, in modo da fargli ascoltare la canzone. Nobody's home.
Well I couldn't tell you, why she
felt that way, she felt it everyday, and I coudn't help her, I just
watched her make, the same mistakes again. What's wrong what's wrong
now?, too many too many problems, don't know where she belongs, wher
she belongs., cantava con foga la cantante. Milo sentì
l'ennesima stretta al cuore e voltò il viso verso Tina, che si
era sciolta dalla sua posizione e ora aveva il viso chino ad osservare
le sue mani, strette in grembo.
She wants to go home, but nobody's
home, that's where she lies, broken inside, without place to go, no
place to go, to dry her eyes, broken inside. "Lei vuole andare
a casa, ma nessuno è casa, è dove lei giace, spezzata
dentro, senza un posto dove andare, nessun posto dove andare, per
asciugarsi gli occhi, spezzata dentro"... era così che Tina si
sentiva, per lei quel posto era diventato una prigione, una gabbia
dorata dove non poteva muoversi, e quella canzone lo stava trasmettendo
benissimo. Milo strinse leggermente un pugno e allungò una mano
per poterla posare su quelle di Tina, stringendole leggermente. La
ragazza non ricambiò la stretta, ma non le allontanò.
Questo era già un passo avanti.
Open your eyes, and look outside,
find the reason why, you've been rejected, and now you can't find, what
you left behind. Be strong be strong now, too many too many problems,
don't know where she belongs, where she belongs. She wants to go home,
but nobody's home, that's where she lies, borken inside, without place
to go, no place to go, to dry her eyes, broken inside.
Tina... pensò Milo, accarezzando leggermente col pollice il dorso della mano di Tina, è così che ti senti... sola, abbandonata... intrappolata...
Her feeling she hides, her dreams she
can't find, she's losing her mind, she's fallen behind, she can't find
her place, she's losing her faith, she's fallen from grace, she's all
over the place. She wants to go home, but nobody's home, that's where
she lies, broken inside, without place to go, no place to go, to dry
her eyes, broken inside. She's lost inside...
Milo si tolse con lentezza la cuffia dall'orecchio e
osservò Tina, che non aveva minimamente cambiato posizione, per
un lunghissimo istante. Era così che si sentiva...
-Che cosa c'è che non va?- le chiese, stringendole una mano. Fu
improvviso. Tina sollevò di scatto la testa e fissò il
Cavaliere negli occhi -Mi chiedi che cosa c'è che non va?-
ripetè la sua domanda con foga, quasi arrabbiata, portandosi la
mano libera trai capelli -C'è che mi sento in gabbia! Questo
posto mi sta stretto! Ho chiesto anche a Saori di poter uscire un
pò, ma lei ha detto che per la mia incolumità è
meglio se rimanga nascosta!- si lamentò, mordendosi un labbro
roseo. Milo la fissò con gli occhi spalancati -Ma anche a
Trieste eri in gabbia, non potevi muoverti da sola...- azzardò,
ma Tina lo bloccò con una stretta della mano -Ero anche
là in gabbia, è vero, ma almeno c'erano delle persone che
erano sempre pronte a farmi vivere qualche attimo di libertà.
Qui invece non c'è nessuno! Nessuno, capisci?- la sua voce era
ormai ridotta al pianto. Si portò la mano libera agli occhi,
singhiozzando -Voglio tornare a casa...- singhiozzò, la voce strozzata.
Milo rimase in silenzio ancora per qualche secondo, poi le
sollevò il viso bagnato di lacrime, costringendola a fissarlo
negli occhi -Lo so che qui ti senti in gabbia, Tina. Quando ho scoperto
che eri paralizzata ho capito che per te vivere qui sarebbe stato come
stare dietro le sbarre, ed ho pregato Milady di non farlo, ma lei era
troppo preoccupata per la tua incolumità e non ha voluto sentire
ragioni. Crede che qui tu sia al sicuro- si fermò per prendere
un lungo respiro -Proverò a parlarle di nuovo per convincerla a
farti tornare in Italia, ma non ti prometto niente. Fino a quel
momento, però, cerca almeno di non chiuderti in te stessa e
nella tua solitudine. Non sentirti triste o abbandonata, perchè
qui, anche se non sembra, ci sono delle persone che ti vogliono bene e
vogliono proteggerti a tutti i costi-. Quando finì di parlare le
rivolse un sorriso, sperando di averla tranquillizzata.
Tina si lasciò sfuggire un lieve sorriso -Farò quello che
mi hai detto solo se mi prometti che verrai a trovarmi ogni giorno,
almeno per qualche minuto- mormorò a bassa voce, imbarazzata,
temendo un risposta negativa. Il Cavaliere le rivolse un sorriso ancora
più radioso -Tutto qui? Se proprio lo desideri, vedrò
quel che posso fare...- le rispose, lasciando la presa sul suo viso. Il
sorriso di Tina si allargò: eccome, se lo desiderava. Fosse
stato per lei avrebbe trascorso ogni ora, ogni minuto del giorno in
compagnia del suo bel Cavaliere dagli occhi azzurri.
-Posso chiederti una cosa?- domandò Tina, leggermente
imbarazzata, attorcigliandosi attorno al dito una ciocca di capelli.
Milo piegò la testa sulla spalla, un gesto che significava una
risposta affermativa. La ragazza arrossì leggermente -Che devo
fare per potermi fare un bagno caldo?-
Scrittoio dell'autrice
Salve a todos, come state? Vi sono mancata? (NOOOOOOOOOO! ndTutti)
What about this chap? ... Boh, solo che è venuto una schifezza
totale, ma mi serviva per amplificare, diciamo così, il rapporto
tra Tina e Milo. Per maggiori sviluppi vi rimando ai prossimi chap,
nella speranza che Milo riesca a convincere la meringa a far tornare
Tina a casa... jeje.
Tengo a fare una precisazione sulla canzone che Tina ascolta sull'mp3: il titolo originale, Nobody's home,
nelle molte traduzioni che ho letto su Internet viene tradotto come "La
casa di nessuno", ma sinceramente non trovo che sia molto chiaro,
quindi ho tradotto il titolo con l'altra traduzione possibile (dato che
"Nobody's home" può significare anche "Nobody is home"), ovvero
"Nessuno è casa" (traducibile anche come "Nessuno è a
casa")...
Bene, dato che non ho messo spiegazioni numerate e non ho nient'altro
in mente per rompervi le scatole, passo direttamente alle recensioni:
kikka_hiwatari: Mh, brava
tesora, tutti i Cavalieri che hai detto sono giusti, ma l'ultimo...
kikka, pensavo fosse il più evidente: DeathMask, ovvero il mio
granchietto preferito! (Chiamami ancora una volta granchietto e sei una
ragazza morta! ndDeathMask _ Ben venga, ho sempre desiderato visitare
l'Ade! ndRedStar12 saltellante _ - -" ndDeathMask). Jeje.
Lo so, le creature come Nosferatu sono delle vere spine nel fianco, ma
mica possono farsela scappare quando sono stati così vicini
dall'acchiapparla? No, eh? Vabbè, vorrà dire che i
Cavalieri lo ridurranno a pezzetti... A proposito, qual'è il tuo
Gold preferito? Ah, e ti sconsiglio di andare a cercare
Nosferatu&company, se hai capito cosa sono farai meglio a
premunirti contro di loro...
In sostanza, sono felicissima che il chap ti sia piaciuto, mi hai fatto
arrossire quando hai detto che ero bravissima! Che ne pensi di questo
chap? Fammi sapere, alla prossima!
miloxcamus: cara la mia socia,
che bello sentirti! Eheheh, se rivelavo subito il motivo della
tristezza di Milo il chap primo sarebbe stato troppo lungo, secondo: io
adoroa quando le mie lettrici si fanno filmini mentali sulle mille e
una possibilità, mi significa che le ho incuriosite. Sai
com'è, business is business. Jeje. Scusa anche se non ho fatto
presentare i Gold, ma altrimenti il chap diveniva troppo lungo...
Grazie tante dei complimentissimi che mi fai. Fammi sapere cosa pensi di questo chap, alla prossima e un mega bacio anche a te!
Gufo_Tave: Imparentata con uno
dei Gold? Mh, in un certo senso ci hai azzeccato, ma non nel modo cha
forse pensi tu. Aspetta e leggi. Mh, in verità quello che
è successo a Tina lo definirei più che altro come una
piccola esplosione generata dallo scontro di tre cosmi differenti in un
corpo solo: in pratica i cosmi dei genitori e del fratello sono entrati
in collisione e hanno fatto BUM! Ok?
Fammi sapere cosa pensi di questo chap, a presto!
Mymoon96: Oh tesora, non
è vero che sono the best... beh, forse un pochino... ma lasciamo
stare! Dunque, hai azzeccato i Gold che hai detto, l'ultimo rimasto era
Ioria. Beh, se scrivi questi scleri di recensioni quando sei
addormentata, dormi di meno, allora! No, dai, scherzo... Sono felice
che ti piaccia questa fic, fammi sapere cosa ne pensi di questo chap!
Mi raccomando anch'io, aggiorna "Gli Angeli del Destino" e
"Miracles"!!!!!!!!!
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Capitolo 9 *** Back to home with a little surprise ***
Capitolo 9 - Back to home
I have a smile
Stretched from ear to ear
To see you walking down the road
We meet at the lights
I stare for a while
The world around us disappears
Just you and me
On my island of hope
A breath between us could be a miles
Let me sorround you
My sea to your shore
Let me be the calm you seek
Oh but everytime I'm close to you
There's too much I can't say
And you just walk away
And I forgot
To tell you
I love you
And the nigh's too long
And cold here without you
I grieve in my condition
For I cannot find the words to say
I need you so
(Sarah McLachlan, I Love You)
Capitolo 9: Back to home with a little surprise
-Dannatissima mocciosa!- imprecò per la millesima volta
DeathMask, fissando con odio malcelato Tina, che dall'altro lato del
tavolo sghignazzava come una scema, divertita dalla reazione esagerata
del Cavaliere del Cancro. Con tutta la compostezza che le era possibile
(ovvero ben poca...) la ragazza soffocò le ultime risatine
mordendosi il labbro inferiore e prendendo a fissare il tavolo di legno
del salotto della Quarta Casa, l'unica stanza della Casa a non avere i
muri tappezzati di teste mozzate.
-Suvvia Death, in fondo non sto facendo altro che batterti a Gnagno(1)-
asserì con la sua solita aria diplomatica la ragazza, osservando
l'unica carta che teneva in mano, voltata in modo che solo lei potesse
vedere cosa vi era stampato sopra. Il siciliano, al contrario di lei,
aveva un mazzo di carte che sembrava più un ventaglio da
spiaggia, tante erano le carte accumulate.
-Grr! Per la nona volta!- sbraitò il Cavaliere, frugando
freneticamente tra le carte in mano, alla ricerca di una coppa o di un
tre da buttare sopra la carta in cima al mucchio centrale, per
l'appunto un tre di coppe. Un lieve sorrisino sadico gli curvò
le labbra quando vide una carta che faceva decisamente a caso suo in
quel frangente. -Mi dispiace, ma stavolta vincerò io!-
esclamò con aria trionfante, buttando la carta scelta sul
mucchio centrale: un due di coppe! Nel gioco di carte Gnagno, una carta
con la cifra due aveva lo stesso significato di un "Pesca due" nel
classico gioco "Uno".
Tina corrugò le sopracciglia per un secondo, poi sulle sue
labbra si dipinse un sorrisino -Peccato, mio caro granchietto...- disse
solamente, gettando sul mucchio la sua ultima carta, un due di bastoni
-Eccoti una bella mazzata- lo prese in giro, sorridendo birichina e
appoggiandosi con i gomiti sul tavolo.
-Accidenti!- sbottò il siciliano, sbattendo con rabbia le sue
carte sul tavolo. Con un ulteriore ringhio, il Cavaliere di
chinò per raccogliere le carte che erano cadute per terra come
foglie secche, sotto lo sguardo divertito di Tina -Non sai proprio
perdere, eh, Death?-
Per tutta risposta il Cavaliere ringhiò quello che poteva essere
un "piccola mocciosetta" come un "fottiti", drizzandosi nuovamente in
piedi e gettando con stizza le carte sul tavolo. -Chi me l'ha fatto
fare questo? Ho ben altro da fare, io, che fare da baby sitter ad una mocciosetta...- borbottò tra sè,
ribollendo di rabbia.
-Finchè non hai visto le carte di Gnagno non eri di questo
avviso, mio caro amico crostaceo- disse con semplicità la
ragazza, allungando le braccia per poter raccogliere le carte,
assemblandole in un ordinato mazzo -E se non sbaglio è stata tua
l'idea di fare qualche partitina con tanto di conteggio punti e premio
in palio-
-Chi ha parlato di premi?- chiese improvvisamente la voce squillante di
Milo, appena giunto alla Quarta dopo la sua sessione di
allenamenti pomeridiani, facendo sobbalzare sia DeathMask che Tina.
-Era ora che arrivassi, traditore!- lo rimbeccò DeathMask,
estraendo dalla tasca dei jeans un pacchetto di sigarette e
un'accendino -Prova un'altra volta a rifilarmi questa streghetta e
giuro che ti spezzo in due come questa cicca!- disse poi, spiacciando
tra il pollice e l'indice una delle sue sigarette Malboro. Tina si
coprì la bocca con una mano per nascondere un sorrisino mentre
Milo, ignorando la minaccia di DeathMask, ridacchiava e si chinava
verso di lei, chiedendole -Che diavolo hai combinato per far incazzare
a tal punto il nostro Deathy?-
-Nulla di che, l'ho solo battuto dieci volte a carte- disse la ragazza,
sistemandosi meglio gli occhiali sul naso. Da quando era arrivata al
Santuario, circa dieci giorni prima, la ragazza aveva iniziato a
preferire i suoi occhiali alle lenti a contatto, più che altro
perchè si sentiva a più agio con gli occhiali che
perchè aveva dimenticato la sua scorta di lenti a contatto a
casa.
-E ti sei sbafata tutti i miei biscotti!- sbottò il siciliano,
accendendosi una sigaretta senza preoccuparsi di uscire sul portico.
Tina non fece una piega: entrambi i suoi genitori fumavano, quindi era
abituata all'odore del fumo, tanto che ormai alle sue narici risultava
quasi un profumo. -Considerati fortunato- iniziò a dire,
raccogliendo il mazzo di carte e mettendoselo in grembo -che come
premio abbia chiesto i tuoi biscottini al cioccolato preferiti,
piuttosto che affibbiarti la stessa sorte che ho fatto subire a mio
fratello due anni fa a Natale- concluse, con un lieve sorrisino
malizioso stampato in viso.
-Fuori di qui prima che ti rinchiuda nello sgabuzzino in mezza alle
teste!- berciò il Cavaliere del Cancro, sputandole quasi in
faccia una boccata di fumo. Ridendo come una pazza, Tina si
lasciò prendere in braccio da Milo e trascinare fuori dalla
Quarta Casa di corsa, lasciando DeathMask alla sua rabbia. Non c'era
alcuna sedia a rotelle ad aspettarla fuori, infatti, dato che durante
il giorno passava da una Casa all'altra, Lady Saori aveva convenuto che
era sicuramente più comodo che fosse un Cavaliere a
trasportarla. Inutile dire che il Cavaliere prescelto era ovviamente il
caro Milo.
-Giusto per curiosità, che cos'hai fatto a tuo fratello due anni
fa?- chiese Milo, iniziando a risalire le scale che conducevano alla
Quinta Casa. Tina si riscosse dallo stato di estasi che la prendeva
ogni volta che si trovava in braccio al greco e assunse un fare
cospiratore -Lo sfidai a carte, mettendo come penitenza che ogni volta
che uno di noi perdeva si sarebbe tolto un capo d'abbigliamento-
iniziò a dire Tina, portandosi una mano alla bocca -E alla
fine... ihih... lui è rimasto... mpf... solo con i boxer
addosso...- concluse, cercando di soffocare le risate, cosa che le
riuscì ben poco.
-Alla faccia della timida fanciulla innocente!- esclamò Milo,
roteando platealmente gli occhi azzurri al cielo, ormai prossimo a
raggiungere la dimora di Ioria, il Cavaliere del Leone -Ma sei proprio
sicura di essere Leone? Sadica come sei, saresti ben potuta essere un
Cancro o un Gemelli fatto e finito. Così si spiegherebbe
perchè sei ancora con noi, DeathMask non avrebbe mai eliminato
un suo "simile"-
-In effetti mamma diceva sempre che delle volte somigliavo molto a
DeathMask o a Saga, anche se essere Leone non mi dispiace affatto-
commentò Tina non appena ebbero varcato la soglia della Quinta
Casa, rivolgendo un sorriso smagliante a Ioria, che le sorrise
dolcemente, arruffandole i capelli mentre passava. Tina notò
quasi con piacere che Milo aveva aumentato la stretta su di lei quando
Ioria l'aveva accarezzata. -Geloso?- chiese con un'aria maliziosa che
non era da lei, quando il Cavaliere uscì sul portico dietro la
Quinta Casa. Milo storse il naso -Niente affatto- ribattè,
acido. Tina ridacchiò.
Ogni volta che attraversava le Dodici Case in braccio a Milo, ogni
custode non mancava mai di regalare alla "duchessina", come veniva
spesso scherzosamente appellata, una carezza tra i capelli, un bacio
sulla fronte o addirittura una profumata rosa rossa dai petali
vellutati, come nel caso di Aphrodite. E ogni volta Milo faceva una
fatica sovraumana per trattenere un ringhio sommesso. Stranamente,
però, l'Undicesima Casa quel giorno era vuota. Del suo custode
manco l'ombra.
-Dov'è Camus?- chiese Tina, guardando preoccupata a destra e a
sinistra, alla ricerca di un eventuale segno della presenza del
Cavaliere dell'Acquario. Nei tre giorni che erano seguiti dopo la
"sfuriata" di Milo, Tina si era aperta e aveva legato molto con tutti i
Cavalieri, che ormai la consideravano loro mascotte alla stregua di
Kiki, il fratellino minore di Mu, ma aveva creato un rapporto molto
saldo proprio con il freddo Cavaliere dei ghiacci. Quella ragazzina in
apparenza così fragile era riuscita ad intravedere qualcosa di
più umano e caldo sotto lo strato di freddezza e compostezza che
Camus creava sempre attorno a sè, e a sua volta il Cavaliere era
riuscito ad aprire il cuore piagato di Tina, che ormai lo considerava
alla stregua del suo defunto fratello maggiore. Lui era l'unico, salvo Milo, a conoscere
il suo passato fin nei minimi particolari.
Milo non rispose alla sua domanda, ma sulle sue labbra si disegnò, non visto da Tina, un sorrisino compiaciuto e furbo.
Dopo essersi assicurata di aver perlustrato ogni centimetro quadrato
che le era possibile vedere della Casa dell'Acquario, Tina
sbuffò e scosse la testa, mentre Milo riprendeva a camminare. La
ragazzina ostentava la sua solita aria tranquilla e apatica, ma si
sentiva a distanza che era preoccupata. Preoccupata e sospettosa.
-Ho delle buone notizie- disse improvvisamente Milo. Tina drizzò
le orecchie, improvvisamente attenta. Milo prese fiato e le disse
-Forse sono riuscito a convincere milady a farti tornare in Italia-
prese una pausa mentre Tina strabuzzava gli occhi, poi riprese -Ma
è ancora tutto da vedere. E' per questo che stiamo andando alla
Tredicesima: vuole parlare con te-
Tina sentì improvvisamente l'euforia provata dalla
possibilità di tornare a casa calare di livello fino a sparire.
Incrociò teatralmente le braccia al petto e mise su il broncio
da bimba piccola che le veniva così bene. E te pareva che la
bomboniera non avesse qualche condizione da porre prima di lasciarla
andare.
Suo malgrado, pochi minuti dopo si ritrovò seduta su una comoda
poltroncina nel lussuoso salotto della Tredicesima Casa, con una tazza
fumante di thè in mano. Saori Kido, infagottata in uno dei suoi
soliti abiti di candidi pizzi e merletti, sedeva compostamente su una
poltroncina di fronte a Tina, anche lei con una tazza fumante in mano,
con un sorriso modesto stampato in viso. La reincarnazione di Athena
bevve con lentezza un lungo sorso di thè, posò la tazza
sul tavolino che divideva le due ragazze e fissò Tina negli
occhi -Come Milo ti avrà già accennato, è mia
intenzione assecondare le sue richieste di farti tornare nella tua
città natale- iniziò a dire Saori, la voce vellutata e
dolce come una cucchiaiata di miele. Tina si limitò ad annuire,
accostando le labbra alla tazza e bevendo un rapido sorso di thè
senza staccare gli occhi dalla damina.
-Ad una sola condizione...- riprese Saori. Tina alzò le pupille
al soffitto bianco della stanza: c'aveva visto giusto, e ora
chissà quale assurda condizione le avrebbe posto: non parlare
con nessuno? Rimanere sempre tappata in casa?
-...che uno dei Cavalieri d'Oro ti accompagni. Dovrà tenerti
d'occhio ventiquattr'ore al giorno, proteggerti nel caso di eventuali
attacchi e, se gli è possibile, cercare di scoprire chi siano i
loschi figuri che ti stanno alle calcagna, scoprire perchè lo
fanno e documentarsi su di loro.- concluse Saori, con il modesto
sorriso ormai divenuto una sorrisone a trentadue denti. Tina quasi si
soffocò con l'ultimo sorso di thè, strabuzzò gli
occhi e si rizzò di scatto a sedere. Aveva sentito giusto oppure
aveva capito male?
Il sorriso di Saori si allargò ulteriormente -Per questo ti ho
convocata: volevo metterti al corrente della mia decisione e sapere se
tu eri d'accordo sulla scelta del Cavaliere che ti seguirà-
disse semplicemente, con un sorriso birichino stampato in viso. Tina si
limitò ad annuire, seppur con frenesia, incapace di dire
alcunchè. Eccome, se era d'accordo. Quella soluzione andava
oltre ogni sua più rosea previsione. -Chi è... il
cavaliere prescelto?- chiese Tina, balbettanto leggermente, emozionata.
Fa che sia lui, fa che sia lui, fa che sia lui..., si augurò, incrociando mentalmente le dita. "Lui" era ovviamente Milo.
-Beh, inizialmente si era proposto Camus...- disse Saori, assumendo
un'aria meditabonda. L'entusiasmo di Tina si sgonfiò come un
palloncino. Ecco perchè Camus è sparito dal Tempio, è andato in Italia,
pensò Tina, sconsolata. Non che le dispiacesse tanto stare in
compagnia di Camus, gli voleva bene, ma avrebbe preferito molto di
più passare qualche tempo da sola con il Cavaliere che amava
segretamente. Chi si accontenta, gode.
-... ma Milo si è impuntato è ha preteso di essere lui a
controllarti, così sono stata letteralmente costretta ad
acconsentire. Quindi, volente o nolente, te lo dovrai tenere.- concluse
Saori con un sorriso radioso. Tina sobbalzò per la seconda volta
con gli occhi fuori dalle orbite. Se il suo handicap e il rango di
Saori glielo avessero concesso, l'avrebbe abbracciata di slancio.
-E... quando partiremo?- domandò invece, con la voce tremante dall'emozione. Era troppo vero per essere vero. Qualcuno mi dia un pizzicotto, sto sognando...
-A dire il vero c'è un aereo della Fondazione Kido che vi
sta aspettando all'aeroporto di Atene da oltre mezz'ora. Il pilota mi
ha contattato cinque minuti fa dicendo che se i due passeggeri che deve
portare in Italia non si presentano nel giro di un quarto d'ora parte
senza di loro-
.....
Tina dovette sbattere un paio di volte le palpebre per rendersi conto
che quello non era affatto un sogno, ma la pura realtà. Era di
nuovo in Italia. Si trovava di nuovo nel suo quartierino a Trieste, a
pochi passi dal portone del suo palazzo. Sentiva il cuore scoppiarle di
gioia: sembravano passati secoli dall'ultima volta che aveva varcato
quella soglia.
-Emozionata?- le chiese Milo, sorridente. Tina si limitò ad
appoggiare il viso sul suo petto, sorridendo beata. Il paradiso
esisteva.
Appena ebbero varcato la soglia dell'appartamento di Tina, il cellulare della ragazza prese a squillare. Frozen,
di Madonna. La suoneria che Tina aveva riservato al glaciale signore
dei ghiacci, Camus. Nel giubilo della partenza, Tina si era
praticamente dimenticata della sua "scomparsa". Prese il cellulare
dalla tasca dei jeans che indossava, premette il pulsante col il
telefono verde e se lo portò all'orecchio.
-Risponde la segreteria telefonica di Tina Fiorini. In questo momento
sono troppo occupata per sentire una statua di ghiaccio frances eche
scompare senza dire niente. Siete pregati di richiamare più
tardi o di lasciare un messaggio dopo il bip- disse Tina nel microfono
del telefono, camuffando la voce in modo che sembrasse registrata.
-Sarò glaciale, ma non scemo, cheriè-
affermò la voce dal vago accento francese di Camus, una lieve
nota ironica ad incresparla. Tina fece una smorfia -Complimenti, ti sei
appena guadagnato il terzo posto nella mia classifica personale "Le
persone più bastarde della mia vita". Sparisci senza dire niente
e ti fai risentire solo adesso. Saranno ore che tento di chiamarti!-
sbottò la ragazza, aggrottando le sopracciglia. Milo
ridacchiò e la adagiò delicatamente sulla sedia a
rotelle, precedentemente portata nell'appartamento, e, approfittando
del fatto che la ragazza era troppo concentrata a parlare a telefono
per notarlo, si diresse nel soggiorno, da dove iniziavano già a
provenire dei suoni sospetti.
-Complimenti per la finezza, mon ami-
si limitò a dire il francese, neanche minimamente scalfito da
quelle parole. Tina emise una sottospecie di ringhio. Ecco una cosa che
accomunava gli Acquari come Camus e suo fratello Marco: quella loro
flemma insopportabile e vagamente zen che la mandava letteralmente in
bestia. In quei frangenti il suo sopito spirito da Leone si manifestava
nel pieno della sua potenza repressa.
-Perchè cacchio hai chiamato?- chiese Tina, cercando di apparire
il più sgarbata possibile. Quante volte avrà cercato di
chiamarlo mentre era in aereo per l'Italia? Dieci? Dodici? E quante
volte il telefono o aveva suonavto a vuoto o l'aveva indirizzata verso
la segreteria telefonica? Dodici! Già che qualcuno ignorasse le
sue chiamate per cinque volte di fila la innervosiva, ma dodici volte
la urtava enormemente.
-C'è una sorpresa per te- disse Camus, senza variare minimamente
di tono. Tina drizzò le antenne -Che sorpresa?- chiese,
sospettosa.
-Va in salotto- si limitò a dirle il Cavaliere dell'Acquario.
Tina sbuffò, ma obbedì comunque e spinse le ruote della
carrozzella fino a giungere nel salotto. Milo era appoggiato con
nonchalanche ad una delle pareti di vetro che dividevano il soggiorno
dal corridoio, e fischiettava facendo finta di niente con le braccia
conserte al petto, ma sulle sue labbra, non visto da Tina, troppo
impegnata a guardarsi intorno con aria circospetta, stazionava un
sorriso furbetto.
Dopo aver ispezionato ogni metro cubo del salotto con lo sguardo, Tina
riprese il telefono e disse, piuttosto seccata -Camus, mi stai per caso
pigliando in giro? Nel salotto non c'è nie...- ma non
riuscì a finire la frase perchè Milo le mise
improvvisamente in braccio un batuffolino caldo e morbido che si
agitava leggermente. Osservandolo meglio, Tina si rese conto che si
trattava di un cucciolino di cane dal pelo marrone in varie sfumature,
dal più scuro sul dorso fino al più chiaro sullo stomaco,
le orecchie penzolanti e due occhietti scuri che la guardavano in un
musetto leggermente appuntito e assolutamente tenero. Tina rimase
impalata sul posto con gli occhi spalancati fissi sul cucciolino e il
telefono nella mano, da cui proveniva una leggera risatina. Milo
sorrise e sfilò il telefono dalla mano di Tina spegnendolo.
Il piccolo si mosse un pò goffamente sulle zampette un pò
traballanti e si issò sul grembo di Tina, cercando diraggiundere
il suo viso con il musetto, riuscendo a posar il nasino umido sulla sua
guancia. Le labbra di Tina tremarono senza emettere alcun suono. Con
cautela e insicurezza, la ragazza sollevò una mano fino ad
arrivare quasi a sforare il piccolo, che strusciò la testolina
contro il suo palmo sudato.
Milo sorrise e si inginocchiò vicino a Tina -E' una femmina di
tre mesi- le disse semplicemente, grattando dietro l'orecchio la
cagnolina -I tuoi genitori ci avevano raccontato che fino a tre anni fa
avevi un cane a cui eri molto affezionata, che poi però è
morto- voltò il viso per guardare la cagnolina che scodinzolava
allegra strofinando il nasino contro la guancia di Tina, ancora
ammutolita -Considera questo cagnolino un regalo di consolazione per la
settimana di solitudine che ti abbiamo fatto passare al Santuario.
Dalle un nome-
Tina sollevò gli occhi lucidi dall'emozione verso Milo e lo
fissò per un lungo istante che sembrò durare anni luce,
poi tornò a fissare la cagnolina, accarezzandole cautamente la
testolina -Cocò- disse poi -Si chiamerà Cocò-
Scrittoio dell'autrice
Hi everybody! Come state? In fibrillazione per le ormai prossime
vacanze estive? Jeje, ormai è questione di giorni e molte di noi
potranno finalmente crogiolarsi al sole in spiaggia. Mi raccomando,
tenete bene aperti gli occhi, che magari non vi scappi di vedere uno
dei Cavalieri che prende il sole. Aaaaaaah, sarebbe troppo bello...
Lo so di aver fatto schifo con l'ultima scenetta con la cagnolina, ma
ci stava troppo bene, e poi è ispirata ad un'esperienza vera,
quando poche settimane fa mi hanno mostrato per la prima volta la mia
piccola Cocò. Piccina... proprio adesso sono in soggiorno sul
divano con la mia cucciolina che ronficchia qua vicino a me... Amore...
Oh scusatemi tanto, ma è così puccia...
Scusatemi se stavolta non riesco a rispondere alle recensioni, ma ho
molte cose da fare ancora, ed è tardi, fortuna che domani sono a
casa perchè ci sono le elezioni a scuola. Mi limito a
ringraziare di tutto cuore tutti quelli che hanno aggiunto questa fic
tra le preferite, tra le seguite, chi ha recensito e chi continua a
leggere in silenzio. Ve amo tutti! SMACK!
Baci baci, RedStar12
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