Si sgretolano i muri della mente

di misteryOo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Seduta Numero 0 ***
Capitolo 2: *** Seduta Numero 1 ***
Capitolo 3: *** Seduta Numero 1,5 ***
Capitolo 4: *** Seduta Numero 2 ***
Capitolo 5: *** Seduta Numero 2,5 ***
Capitolo 6: *** Seduta Numero 3 ***
Capitolo 7: *** Seduta Numero 3,5 ***
Capitolo 8: *** Seduta Numero 4 ***



Capitolo 1
*** Seduta Numero 0 ***


PROLOGO

 

Can't let you roam inside my head
(Non posso lasciarti vagare nella mia testa)
-Corduroy, Pearl Jam

 

Seduta Numero 0 (paura)

Potrei crollare questa volta. Prendere per mano la Paura e lasciare che mi guidi. Oltre la terra, oltre il mare. Lontano dalla realtà distorta che creo, dagli incubi lucidi che faccio.

«Buonasera Will»

Dottor Lecter io mi temo. Io non mi comprendo e non mi accetto. Vivo in compagnia di cani e Paura, e mi addormento con la consapevolezza che la mattina, una volta sveglio, potrei scoprirmi impazzito.
Vendendo ed assaporando una vita crudele, senza riuscire a capire il confine tra verità e inganno. Perdendo la capacità di esprimermi, rimanendo intrappolato in una mente, in dei pensieri che non sono miei, che non mi appartengono.

«Si accomodi»

Se non avessi un corpo, se fossi solo uno spirito potrei dirle cosa provo, cosa sento. Potrei dirle che io sono soltanto frutto della Paura. Un bambino gracile e debole, sostenuto dalle braccia forti di una madre che non ha il coraggio di abbandonare una creatura mal riuscita, sbagliata. Vorrei essere impavido, e temerario. Vorrei avere la forza per lasciarmi leggere, senza avere più paura di nascondere tutti i Diavoli che nutro e accudisco nel profondo del mio essere.

«Come si sente oggi?»

Creatore di un uomo che vorrei veder morto: me stesso, mi sento me stesso.

 

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Capitolo 2
*** Seduta Numero 1 ***


 

Gorgeous was his savior, sees her
Drowning in his wake
Daily taste the salt of her tears, but
A chance blamed fate
(Magnifico era il suo salvatore, lui la vede
Affogare nella sua scia
Ogni giorno assapora il sale delle sue lacrime
Ma è colpa del destino)
-Tremor Christ, Pearl Jam

 

 

Seduta Numero 1 (sogno)

«Ero sulla spiaggia e piangevo, stavo morendo. Ogni respiro comportava una fitta dolorosa sotto le costole. Rannicchiato su me stesso stringevo forte le ginocchia al petto» «Prosegui» «È arrivato un uomo poi, l’ho visto uscire dall’acqua e mi è subito parso un dio. Ho pianto ancora più disperatamente nella speranza che si accorgesse di me, e lui mi ha raccolto dalla sabbia senza sforzo, abbracciandomi» 
Will viene scosso da un brivido al ricordo del vento gelido che soffiava sulla spiaggia. Le onde che s’infrangevano sul bagnasciuga, colpendogli il viso come schiaffi.
«Chi era il tuo salvatore?» Domanda Hannibal, ama compiacersi «Dio» Risponde Will «Sono Dio, Will?» Esuberante «Si, Dio» Sussurra nella stanza, e Hannibal sorride.

***

«Lei sogna?» Chiede Will «Qualche notte succede» «Le piace?» «Mi fa sentire vulnerabile» Hannibal chiude lì la conversazione: è troppo esposto e Will troppo curioso.

***

Spezza il silenzio con la voce agitata, qualche minuto dopo, riempita da una nota di eccitazione. 
«Ho ucciso mille volte dopo Hobbs» «Chi?» «Non lo ricordo» Hannibal inarca le sopracciglia. 
«Nei sogni» Specifica Will, accorgendosi di aver tralasciato un’ informazione importante. «Ho pugnalato, sparato, soffocato, strozzato. Non ho avuto controllo sull’istinto» Dice, e il tono di voce si alza. Will sembra emozionarsi. «Come ti sei sentito?» «Soddisfatto» Sussurra ora nella stanza, e Hannibal sorride.

***

«Un’altra volta poi, ero sulla scogliera, e c’era sempre il vento gelido che mi apriva piccoli tagli sul viso. È arrivato lei, da dietro, leggero come la brezza. Mi ha appoggiato una mano sulla spalla, mi ha detto che potevo volare se lo volevo» «Cos’hai risposto?» «Che non ci credevo» Hannibal appoggia i gomiti sulle ginocchia e si sporge in avanti, pronto ad ascoltare il seguito.
«Ma che di lei mi fidavo» «E allora?» «Ci siamo buttati nel mare, insieme» «Abbiamo volato?» «No, siamo morti» «E come ti sei sentito?» «Felice» «Perché?» «Non ero più solo»

***

Quella notte Hannibal, nel suo elegante letto, sogna Will Graham. 
Lo sente piegarsi sotto il tocco delle sue mani delicate. 
Si lascia plasmare Will, senza opporre resistenza. E il Dottor Lecter impiega tutto il suo talento nella bellissima creazione, nell’opera d’arte che diventerà Graham.
Hannibal Lecter è Dio, che in una notte modella l’uomo a sua immagine e somiglianza. Sa che Will impazzirà di sicuro. È una mente facilmente distruttibile.

E poi sarà uno spettacolo vederlo rinascere dalle ceneri di vestiti bruciati che ormai non gli calzavano più giusti. Sarà come aver messo al mondo un figlio. E sarò l’unico a poter possedere il vanto di aver concepito una creatura così perfetta. 

Nel sogno Will Graham è pronto ad uccidere, è la cosa che ha imparato a fare meglio. Apre gli occhi e guarda il suo creatore. Nell'intimità del sogno il profiler gli da del "tu" «Avrai il sapore del Divino» Dice Graham, pieno di stupore «O del peccatore» Ipotizza Hannibal, e Will gli bacia dolcemente le labbra.
Lo psichiatra, sentendosi vulnerabile, accetta che la realtà appaia, ora, meno allettante dell’immaginazione.

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE: Eccoci qui con il primo capitolo. La storia sarà più o meno tutta così, senza troppo impegno. Spero che vi piaccia e colgo l’occasione per ringraziare angela73 e Len IlseWitch per le recensioni.

Baci, alla prossima

 

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Capitolo 3
*** Seduta Numero 1,5 ***


 

 

 

Io non so più cosa sono
E se ragiono o se sogno
***
Mi distruggerai, mi distruggerai
E ti maledirò finché avrò vita e fiato
-Mi Distruggerai, Notre Dame De Paris Musical

 

Seduta Numero 1,5 (sogno d’argilla)

Will fa un passo, e affonda nell’argilla. «Dammi la mano» C’è Hannibal, sulla riva di quel fiume marrone, vestito di niente e pronto ad aiutarlo. Will vede sempre l’ombra di Dio in quegli occhi scuri, e pensa alla vita e alla morte, e sa solo che per una volta può lasciarsi salvare.

 
In un gesto carico di fiducia allunga il braccio, senza proferire parola, e permette ad Hannibal di afferrarlo. I piedi nudi, e l’argilla che ormai si sta seccando sono come una calda e lontana estate dell’infanzia. E Will piange, nascondendo il viso nell’abbraccio di Hannibal. Lo psichiatra lo stringe, e lo stringe ancora. Gli svuota i polmoni dal male dell’esistenza, dall’aria tossica che Will Graham si ostina a respirare, e poi si stende con lui sulla terra fangosa. Gli bacia mille volte il viso, e beve le lacrime salate come il mare che sgorgano dai suoi occhi. E lo stringe di nuovo, con l’argilla secca come collante fra i loro corpi. 

Hannibal che sussurra teorie sull’amore. Will che morirebbe con lui cento volte ancora.

Il telefono squilla, i cani abbaiano. Hannibal non riattacca subito, attende: è sicuro che il profiler sta dormendo.
«Pronto?» La voce impastata, gli occhi gonfi a causa del pianto, le guance umide per le lacrime. Potrei prendermi cura di te Will.
«Spero che tu abbia appetito, ti sto portando la colazione» Potresti prenderti cura di me Hannibal «Ti aspetto» Il telefono torna muto, e le sensazioni della notte, che sono rimaste attaccate alle pareti del cervello come ragni, s’insinuano nelle crepe dell’animo debole di Will, e vivere nella realtà è una prospettiva deprimente ora.

 

NOTE DELL’AUTRICE: Eccomi qui. Volevo solo specificare che quando il capitolo porterà “0,5” nel numero della seduta sarà di transizione. Sto cercando disperatamente una betareader, se qualcuno lá fuori è disposto a farsi avanti mi contatti. Spero comunque che vi sia piaciuto e se vi va di commentare fatelo. Ringrazio sempre angela73 per il tempo che dedica alla mia storia, e niente.

Alla Prossima.

 

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Capitolo 4
*** Seduta Numero 2 ***


Seduta Numero 2 (muri)

Hanno fatto colazione insieme, e Hannibal ha invitato Will a cena. «Mi farebbe piacere la tua compagnia» Gli ha detto, mentre William ingurgitava le uova strapazzate. E poi ha riso di gusto, quando il profiler, storpiando le lettere a causa della bocca piena, ha accettato.

Il cibo è la mia arte. Col coltello in mano, la carne sul tagliere e i fornelli accesi sono come il pittore con i suoi pennelli, la sua tavolozza e una tela bianca. Creo, dipingo, compongo, invento, esprimo, mi sfogo, mi emoziono, mi esalto. Le portate sono il mio disegno.

***

Un disco di musica classica in sottofondo. Le gambe si sfiorano, e la mano di Will che regge il calice di vino trema leggermente. «Spero che sia stato tutto di tuo gradimento» Il divanetto è comodo, e lo scaffale pieno di libri al posto della televisione dona serenità. «Non mi deludi mai» Dice Will, a bassa voce. Hannibal lo guarda e Graham fa lo stesso. La mano dello psichiatra si posa dolce sulla guancia del profiler.

Tutte le sensazioni delle notti, passate a sognare momenti del genere, invadono Will senza chiedergli il permesso. Stritolano lo stomaco, fanno battere il cuore a mille, intrecciano la realtà con l’immaginazione più sfrenata, quella fatta di desideri che si manifestano senza limiti e barriere, e il cervello esplode nel cranio, con uno scoppio secco, assordante. 

Nell’istante che segue l’esplosione Will non sa come si chiama, dove si trova, quel che è stato e quel che è. Ha dimenticato l’universo, le leggi della scienza e le regole della grammatica. Conosce solo le sottili labbra di Hannibal, che delicate baciano le sue. 

Il bicchiere di vino scivola dalla mano, cade a terra e si frantuma.

***

Ho sentito tutte le tue difese crollare Will. Si sono sgretolati i muri della mente, sotto un leggero tocco di labbra. Sei fragile ed instabile come un castello di carte.
Non temere, avrò cura di te.
Sei il mio disegno.

 

 

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Capitolo 5
*** Seduta Numero 2,5 ***


Seduta Numero 2,5 (campi di grano)

Will corre fuori dalla casa, inciampa nei suoi stessi passi e si rialza velocemente, rimettendosi a scappare. Hannibal lo osserva, appoggiato allo stipite della porta d’entrata, e sorride leccandosi le labbra che vagamente hanno ancora il sapore di Will.

***

Un frammento cade a terra. Will si china e lo cerca nell’oscurità della notte. Poi un altro pezzo d’anima tocca il terreno con un suono metallico, e a seguire un altro, e un altro ancora. Will gattona in mezzo ad un campo di grano, tastando disperato il terriccio umido alla ricerca di se stesso. Ma non è mai stato in grado di ricostruirsi.

«Andiamo a casa, avanti» Hannibal, come nei sogni, lo raccoglie dalla miseria. Will si aggrappa alle spalle dello psichiatra. Piange, singhiozza senza riuscire a fermarsi, cerca inutilmente di respirare. Hannibal gli accarezza la testa, come un padre fa con il figlio che cadendo si è sbucciato le ginocchia. «Ci sono io adesso» Cerca di rassicurarlo «Non aver paura» E la mente di Will diviene confusa, non riuscendo più a capire da chi deve scappare e da chi deve farsi proteggere. 

***

Hannibal lo stende nel letto. Gli toglie gli occhiali e li appoggia delicatamente sul comodino. Gli rimbocca le coperte e gli posa un dolce bacio sulla fronte. Poi si siede sulla poltrona, e resta lì a guardarlo dormire.

Osserva le numerose espressioni sul volto del profiler che si susseguono durante la notte. Ora sorride, ora è corrucciato. Will ride nel sonno, si agita, suda, parla. «Hannibal» Dice, in un sussurro piacevole come la brezza fresca in un’afosa giornata d’estate. E lo psichiatra si rende conto di non aver mai desiderato così tanto le attenzioni di qualcuno.

***

Will è nudo in mezzo ad un campo di grano. Vede le luci di casa sua in lontananza. Sente l’abbaiare dei cani che giocano in giardino. L’aria dell’imminente primavera gli solletica la pelle. La luna è alta nel cielo, ed illumina gli occhi.

 Will chiama Hannibal. Vuole dirgli che possono vivere così per sempre: nudi in un campo di pannocchie. Vuole fargli sapere che per lui questa è l’incarnazione della serenità, della gioia. Vuole gridargli che è felice, felice di un sentimento che parte dalla pancia e seda tutti gli incubi e le paure.

Sposta i fusti lunghi del grano, correndo, ed improvvisamente lo trova. Eretto in tutta la sua bellezza statuaria. La sagoma del corpo muscoloso e nudo si avvicina lentamente. 
Si abbracciano. Pelle contro pelle, come tutte le volte in cui Will sogna quel momento. «Possiamo stare qui ed essere felici. Io e te» Dice Hannibal, salendo sul materasso, attento a non svegliare Will. 
Graham sorride, nel sogno e nella realtà. 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE: Bene, capitoletto di transizione. Colgo l’occasione per ringraziare BlaBlia per avermi fatto conoscere questa bellissima serie (sono qui grazie a lei), e anche per la splendida recensione che ha lasciato. Ringrazio anche angela73 che continua a seguire la storia. E sì, vi rompo ancora un po’ le scatole informandovi che la mia disperata ricerca di una beta-reader sta continuando, e che se qualcuno là fuori è disposto ad accollarsi questo peso è sempre il benvenuto.

Bene, alla prossima.
Baci, Bice.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Seduta Numero 3 ***


 

 

Seduta Numero 3 (l’amore e la bestia)

Si sveglia nel tardo pomeriggio. In casa è solo. Il profumo di Hannibal aleggia nella stanza, mantenendo vive le sensazioni del sogno che Will ha fatto durante la notte. Il profiler torna sdraiato e sospira. Calcia le coperte in fondo al letto in un gesto di nervosismo. Sospira ancora una volta.

«Possiamo stare qui ed essere felici. Io e te» Da un angolo della sua memoria riemerge improvvisamente questa frase. Will sente l’emozioni sintetiche, che il suo cervello ha creato nella notte, attaccarsi alla pelle come colla. E proietta a ripetizione mille volte, sul muro bianco della sua testa, l’immagine di Hannibal che lo tocca e lo bacia, che gli parla, che lo ama. In un piacevole tempore, con la stanchezza che pesa ancora sulle palpebre -nonostante le svariate ore di riposo-, immerso in un intorpidimento dei sensi, si lascia eccitare da quelle visioni. La mano scivola leggera nei calzoni. Afferra il membro già duro, e si muove sicura.

Will fantastica. Vive e si nutre d’immaginazione. Di fatti che non sono mai accaduti, di un corpo nudo che non ha mai visto, di un amore che non è nemmeno sicuro esistere. E quando viene è capace di articolare un’ unica parola. «Hannibal» Ed Hannibal è lì -non è mai andato via- appoggiato come sempre allo stipite della porta: con la bocca leggermente socchiusa, lo sguardo illuminato dalla luce di cui Will risplende e la stoffa dei pantaloni terribilmente tesa.

***

Non c’è bisogno di parlare: i corpi trovano le loro personali posizioni, incastrandosi l’uno con l’altro. Hannibal sovrasta Will. Gli preme l’erezione dura sulla coscia. Lo bacia affamato e, quando le lingue s’incontrano, Hannibal può sentire il sapore della saliva di Will esplodergli sulle papille gustative. Ogni ostacolo è stato abbattuto, ogni barriera spazzata via dalla forza delle braccia di Hannibal, tutte le maschere sono state tolte e posate a terra: sono solo loro stessi, ora.

Will percepisce la presenza di un filo annodato al cuore. Si aggrappa alla corda e la segue per tutta la sua lunghezza. Giunge all’altra estremità, trovando Hannibal -c’è sempre Hannibal- nudo, nudo per davvero questa volta. Lo psichiatra sorride dolcemente. Will sa che sarà un viaggio duro da intraprendere, quello nel profondo dell’animo di Hannibal Lecter.

***

 

Conosce per primo l’amore.
In una sequenza di fotogrammi riprodotti ad altissima velocità, Will si perde nella sensazione di totale passione che quelle immagini gli donano.
Riesce a riconoscere la fantasia del suo nome e quello di Hannibal stupidamente incisi su un albero. Di loro due insieme, in uno spazio bianco e sconfinato, ad essere -in modo semplice e spontaneo- amanti. Di cene a lume di candela, in una casa in Italia. Di una vita che lo fa piangere, da quanto è simile a quella che lui stesso ha desiderato per un tempo infinito. 

«Ti amo William»
«Anch’io»

Conosce la cucina per seconda.
Un profumo di spezie lo avvolge. Il rumore della carne che rosola lentamente in padella gli fa venire l’acquolina in bocca. Il battere ritmico di un coltello sul tagliere si sincronizza con quello del suo cuore. La perfezione, con cui la tavola in sala da pranzo è apparecchiata, gli fa trovare un ordine che non credeva esistere. 

«Vorrei invitarti a cena»
«Ti amo»

Conosce il mostro per terzo.
Will viene trascinato in una fantasia ossessiva che gli divora velocemente lo stomaco. In flash confusi vede se stesso che pugnala un uomo, e Hannibal in disparte che sorride in modo folle. Osserva Hannibal uccidere centinaia di volte, con la mente che grida un desiderio pazzo di espressione. Hannibal che si macchia la camicia bianca di sangue. Hannibal che, a fuoco lento, cuoce corpi umani. Hannibal che, con soddisfazione, serve ai suoi ospiti altri ospiti. Hannibal che raggiunge l’estasi al ricordo del bacio con Will, pianificando una restaurazione completa della mente del profiler. Hannibal che occulta una bestia terrificante in un angolo remoto del suo essere.

Will cerca di liberarsi dal cunicolo da incubo in cui si è infilato, ma le mani dello psichiatra lo tengono ancorato lì. Allora urla, si dimena, teme di essersi perso per sempre.

«Ti amo così tanto che per te ucciderei»
«Lo hai già fatto»
«Mille volte»

***

 

Will spalanca gli occhi e spinge Hannibal lontano da sé. Lo psichiatra guarda il ragazzo che ora sta tremando.
Lecter non sente il bisogno di scusarsi. Lui ha deciso, lui ha voluto che Graham lo scrutasse nell’animo, perché sa che l’unico modo per potersi fare amare fino in fondo è mostrarsi fino in fondo.

«Will, parla» Gli ordina, vedendo che gli occhi del profiler sono diventati vacui. Ma Will scuote la testa, e nega, nega, nega. Hannibal allunga una mano per sfiorarlo. «Va via!» Grida improvvisamente Will, rianimandosi. «Non mi toccare» Urla, esternando tutta la rabbia che ha dentro. Tutto il desiderio che ha di uccidere il Dottor Lecter. Tutta la malsana voglia di sangue che gli è rimasta addosso a causa del legame di empatia stabilito con Hannibal. Piange e continua a gridargli di andarsene.

Hannibal capisce che ci vorrà del tempo. Raccoglie le sue cose e sparisce dietro la porta, lasciando Will ad impazzire, da solo.

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Seduta Numero 3,5 ***


Seduta Numero 3,5 (menzogna e verità)

Will è chiuso in una stanza. L’ambiente è completamente buio. Non ci sono finestre, né porte. Il profiler cerca di respirare. Senza che se ne accorga, Hannibal, improvvisamente, appare alle sue spalle e lo abbraccia. 

Il primo istinto sarebbe quello di gridare, voltarsi, colpirlo sul viso e scappare lontano. Invece Will si paralizza. Diventa rigido come una roccia, sotto quell’abbraccio che ora ha più il sapore della morte che dell’amore.
Le labbra dello psichiatra si accostano leggere all’orecchio dell’agente. 

«Possiamo parlarne, e rifletterci. Io e te» Will freme, quando il sussurro caldo di Hannibal gli solletica la pelle. La presa si allenta, Will si volta, lentamente. 
«Mi temi?» Domanda Hannibal, senza sciogliere il contatto. «Temo di più me stesso sotto la tua influenza» Dice, a voce bassa, Will. 

E capisce che, ora che è venuto a conoscenza di un lato di Hannibal, uno in più soltanto, uno in mezzo a mille altri, sarà unicamente una questione di abitudine. Dovranno trovare il giusto equilibrio, le giuste dosi, far combaciare la follia con la razionalità. Trovare una soluzione ed imparare a convivere con i mostri e le ossessioni. 
Nel sogno gli appare tutto fattibile, e sente che, per la prima volta in vita sua, l’amore ha superato i dubbi e la paura.

Si sporge e lo bacia. Le labbra hanno il gusto dolce del vino rosso, la consistenza della carne cotta perfettamente. Will è vorace, impaziente. Cadono a terra. Si spogliano. Si cercano mille volte, si trovano altre mille. In una lotta a chi è il più forte Hannibal lo sovrasta. Gli è sopra, e a Will non importa più: si lascia sottomettere, sopraffare dal desiderio bruciante di ricevere attenzioni. Alza il bacino e l’erezioni sbattono fra loro. Entrambi gemono. 

«Sarò sempre qui» Gli dice Hannibal, mentre entra in lui. «Ovunque ti girerai» Spinge ad un ritmo sostenuto. Riempie e svuota Will di un calore che il profiler, da quel giorno, non smetterà più di cercare. «In qualsiasi momento» Lo bacia. «Che tu stia venendo ucciso» Lo bacia di nuovo. «Che tu stia uccidendo» Gli accarezza i muscoli. «Io sarò con te William» Graham trattiene il fiato. «Per sostenerti, aiutarti, ed amarti, sempre» Un’ ultima spinta e vengono. 

Immaginano uno l’espressione dell’altro, dato che il buio non permette loro di vedersi. «È questo l’amore Hannibal?» Ha la voce alienata, il fiato corto. «Sì William» E, ancora una volta, Lecter è la voce della coscienza, della realtà e della finzione. Hannibal è la verità e la menzogna, ma Will ha scelto di fidarsi.



NOTE DELL’AUTRICE: Saluto tutte le anime impavide giunte fino a questo punto, ringraziandole infinitamente per la pazienza e la voglia che hanno di seguire questo mio delirio, e le avverto che, con la Seduta Numero 4, ovvero il prossimo capitolo, giungiamo al capolinea della storia. E niente.

Alla prossima,

Bice.

 

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Capitolo 8
*** Seduta Numero 4 ***


*Turns the bow back, tows and
Drops the line
Puts his faith in love and Tremor Christ
(Inverte la prua, la traina e
Lascia la rotta
Dirige la sua fede verso l'amore e il Cristo del tremore)
-Pearl Jam, Tremor Christ

 

 

Seduta Numero 4 (barca a vela)
 

Il profiler suona il campanello una volta sola, velocemente. Sente i passi dietro la porta di legno farsi più vicini, poi l’uscio si spalanca e appare Hannibal dal volto rilassato e sorridente. Will lo guarda in silenzio, mentre nella mano destra tiene stretta una bottiglia di vino rosso. «A cosa devo questa tua visita?» «Dobbiamo festeggiare» Risponde Will, timidamente. «E cosa vorresti festeggiare?» Domanda Lecter, senza scomporsi. «Il nostro amore»

***

Hannibal fonde Will, come un operaio fonde i metalli. In un abbraccio ad altissima temperatura, Will diventa un miscuglio liquido di leghe, rosso ed incandescente, come il fuoco che pulsa nel cuore dell’acciaieria.
Cola lentamente nello stampo perfetto che sono le braccia di Hannibal, nella forma che lo psichiatra ha preparato per lui con cura e dedizione. Si lascia plasmare, si raffredda, assume un nuovo aspetto.
Finalmente rinasce, per una volontà che non è stata la sua, con caratteristiche ed attitudini scelte da un personaggio esterno, da un artista che, guardando Will Graham ora, si rende conto di non aver mai creato opera più bella.

Con le lacrime agli occhi, Hannibal lo abbraccia. Lo tiene stretto a sé, spingendo deciso dentro di lui. Svuotandolo e riempiendolo ad un ritmo incalzante. Sussurra dolcemente, raccontando a Will di paesaggi bellissimi, di notti a venire, passate ad amarsi davanti ad un caminetto acceso. E piano, scandendo bene ogni lettera, gli dice che lo ama.

***

Il vento scompiglia i capelli. Will cazza la randa, allontanandosi velocemente dalla riva. Va a morire, perdendosi in un mare di cui non riesce a scorgere la fine. La vela della barca si gonfia. 
«Ma tu hai già trovato te stesso William, tutte le volte che hai guardato negli occhi di Hannibal e hai visto una promessa di speranza»

In risposta alla voce che gli parla da lontano, Will si mette al timone. Inverte la prua, abbandona la rotta. Lascia che la barca venga guidata dal vento, ritornando a riva, dove Hannibal lo aspetta. 

Dirige la sua fede verso l’amore. Sa che non esiste rotta più giusta.

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

 *Le ultime frasi (quelle in corsivo) sono tratte dalla canzone citata all’inizio. Canzone che, già in precedenza, avevo usato come introduzione ad un capitolo. Ho scelto questi versi come conclusione perché esprimono esattamente la mia idea del rapporto fra Will ed Hannibal, e personalmente li trovo bellissimi.

Quindi che dire? Eccoci arrivati alla fine. Perdonatemi per il ritardo, ma quest’ultime settimane di scuola sono state estenuanti. Il mio attaccamento a questi due personaggi è diventato così morboso che penso proprio che scriverò un’altra storia il prima possibile. E nulla, spero che l’abbiate gradita.

Alla prossima,
Bice.

 

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