Make this chaos count

di Dimea
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I/ The Scientist ***
Capitolo 2: *** II/ Soldier's Eyes ***
Capitolo 3: *** III/ Haven't Had Enough ***
Capitolo 4: *** IV/ Wake me up ***
Capitolo 5: *** V/ Halo ***
Capitolo 6: *** VI/ Hit me with your Best Shot ***
Capitolo 7: *** VII/ Unspoken ***
Capitolo 8: *** VIII/ Mr Brightside ***
Capitolo 9: *** IX / We Might Fall ***
Capitolo 10: *** X / She ***
Capitolo 11: *** XI/ Wildest Dreams ***
Capitolo 12: *** XII/This is Gospel ***
Capitolo 13: *** XIII/Nine Crimes ***
Capitolo 14: *** XIV / Hero ***



Capitolo 1
*** I/ The Scientist ***






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I
The Scientist



(Clarke Pov)



Diventa chirurgo
, mi dicevano i parenti fino a qualche anno fa, come tua madre.
Ecco, questo temo sia stato il vero motivo per cui ho scelto un percorso completamente diverso, dopo la graduation. Non molti capiscano cosa voglia dire essere la figlia di Abby Griffin, una dei migliori chirurghi di LA. Le aspettative sono elevate, e poi non ho mai desiderato essere la copia di mia madre.
In ogni caso, non mi sono staccata da medicina, ma mi sono tuffata in un territorio inesplorato.
Quattro anni fa, sono scappata qui a San Diego, per iscrivermi alla California University San Diego, School of Medicine.
La vita da campus non faceva per me, quindi dopo aver passato tre anni -d'inferno- nel dormitorio comune, mi sono trovata un posticino non molto lontano dalla facoltà, insieme a due coinquiline. Oramai è poco più di un anno che conviviamo.
Raven ed Octavia sono come il giorno e la notte, sono davvero pochi gli argomenti che le accomunano, tra cui scarpe e ragazzi. La prima lavora in un'officina, la seconda è una giornalista in una rivista femminile, in gran voga in città. O è la responsabile dell'ambito relazioni di coppia, o qualcosa di simile.
Per ora O, è l'unica con una relazione stabile. Sin da quando la conosco, esce con Lincoln, un ragazzo statuario dalla pelle ambrata. Io e Rav, abbiamo condiviso un ragazzo senza saperlo, per qualche settimana, ma è stato liquidato quasi subito, non appena abbiamo intravisto il doppio gioco. Abbiamo comunque mantenuto Finn nel giro di amici, ed ogni tanto lo ritroviamo ad una serata o ad un'uscita in gruppo.
Noi tre pazzoidi, formiamo uno strano trio, potremmo sembrare l'inizio di una pessima barzelletta: "C'erano una giornalista, una meccanica ed una psichiatra...".
Insomma niente a che vedere con la serie preferita di O, Sex and the City.
Psichiatria non è mai stata, davvero, la mia scelta principale. Lo è diventata silenziosamente, come se avessi riconosciuto in quella specializzazione, la mia strada...Probabilmente perchè sentivo il bisogno di confrontarmi con uno psichiatra. UNO BRAVO.
Sin da subito sono stata tra i migliori del mio corso, ed il master è arrivato dopo i quattro anni canonici.
Avevo in mano la laurea di psicologia da quindici giorni, quando il padre di Wells, il mio migliore amico mi ha chiamata, dicendo che in un piccolo studio associato, situato nel cuore di San Diego, cercavano una Psichiatra specializzata in traumi.
Conoscendo il padre del mio migliore amico, quel posto si è materializzato nel nulla, come se stesse aspettando me... non so se avete inteso.
Insomma, una vita facile, diranno gli incoscienti.
Non penso proprio.
Il mio lavoro, da un mese a questa parte, consiste nel trattare con reduci di stupri e catastrofi, che hanno subito danni da stress post traumatico.
Farsi carico di così tanto dolore, non è naturale e ci vuole una dose di pelo nello stomaco, che non ho. Non ancora, almeno. Spero.
Distaccare il lavoro dalla vita privata non è semplicissimo, per una novellina, in questo campo. Fortunatamente, le mie ore in studio sono limitate a 35/40 a settimana, ed ho le mie coinquiline, pronte a trascinarmi da qualche parte.
Sfortunatamente le mie amiche non si limitano a portarmi fuori, la loro è una disperata ricerca di un uomo che sia in grado di, ehm, sciogliermi. Per Octavia, essere una ventisettenne ancora single, non è concepibile... in realtà, penso di essere l'esperimento per il suo prossimo articolo. Non è una novità che O, scelga me e Raven come cavie.
In ogni caso, queste uscite mondane, terminano ad orari improponibili, rendendo il mio risveglio sempre più difficoltoso.
Rincasare alle quattro, per svegliarsi alle nove, non è il massimo!

Dopo una lotta impari con le coperte, le quali cercavano di trattenermi nel loro mondo caldo ed ovattato,trovo a tentoni la sveglia. L'aggeggio maledetto, gracchia in un angolo del comodino, segnalandomi che è ora di alzare il culo dal letto.
Finalmente mi libero delle sabbie mobili in cotone e pile, ma i postumi della nottata di ieri si fanno sentire.
Nonostante la testa minacci di scoppiare, cerco di trascinarmi verso il bagno per prepararmi per l'ennesima giornata stressante.
Oggi ho un solo appuntamento, ma non promette nulla di buono. Un giovane Marine di ritorno dall'Afghanistan dopo due anni spesi in missioni.
Non mi è dato sapere nome e cognome in anticipo, forse per la privacy del ragazzo. Non ho mai fatto domande su questa strana pratica.
Nonostante il mio essere ben poco patriottica, provo una gran pena per questo ragazzo, Dio solo sa a quali orrori ha dovuto assistere.
A quanto pare, lui non voleva la seduta, ma un suo superiore l'ha obbligato a parteciparvi, dopo la morte di due dei suoi commilitoni.
Sospiro, cercando di domare la foresta bionda che troneggia sul mio capo.
-Dio, Clarke! Hai delle occhiaie mostruose.- squittisce la voce di Octavia alle mie spalle.
Non mi volto nemmeno, so perfettamente che si trova appoggiata allo stipite, con la spalla sinistra.
-Ti ho portato il caffè...- sussurra sorniona. Mi conosce troppo, per non sapere  che l'unico modo per trattarmi a quest'ora, è una tazza bollente di caffè.
Ed io la conosco abbastanza bene, per sapere che quando lei mi porta il caffè, non devo aspettarmi nulla di buono.
Mi volto di scatto, guardandola dagli occhi socchiusi. -Cosa devi dirmi?- sibilo, arricciando il naso.
La sua espressione da finta innocente, conferma la mia teoria.
-Sai... mio fratello dovrebbe tornare in congedo- inizia cantilenando, quasi - E mi chiedevo, se potevamo ospitarlo per qualche giorno qui... finchè non trova una sistemazione.-
Svelato il mistero.
Non rispondo nemmeno, tanto sarebbe fiato sprecato, quindi mi limito ad annuire, accettando la tazza colma di liquido nero.
Octavia non parla molto di suo fratello, forse è un suo rito scaramantico, per poterlo vedere tornare sulle sue gambe. Già, perchè Bellamy è un Marine che ha scelto, per un motivo a me sconosciuto, la vita al fronte.
A dir la verità penso di non aver nemmeno mai visto una sua foto... O, ne terrà qualcuna nel portafoglio o cose del genere. Mi riprometto di chiederle di mostrarmela prima che il ragazzo possa presentarsi alla porta. Sono famosa per il chiudere le porte in faccia, a quanto pare.
Abbasso distrattamente lo sguardo sul cellulare. Nove e quaranta. Dannazione, se non mi sbrigo arriverò in ritardo!
Schizzo fuori dal bagno, dirigendomi verso la mia stanza. Fortunatamente ho la fissa di preparare gli abiti da lavoro, la sera prima.
Infilo la camicia velocemente e la gonna a tubino blu. Cercando di uscire dalla camera, afferro la giacca, saltellando da un piede all'altro per mettere i tacchi.
Detesto essere donna...
Saluto le ragazze, uscendo di casa e mi avvio al garage.
Fortunatamente lo studio si trova a poco più di dieci minuti dal nostro appartamento.
Arrivata al palazzo anni '20, saluto il vecchio portiere che mi sorride ogni mattina e mi avvio agli ascensori.
Quarto piano, alla fine del corridoio, prima porta a destra. Sorrido nel vedere la targhetta in ottone su cui è stato inciso, in corsivo,  Doc. Griffin.
-Buongiorno Dottoressa- mi saluta Clarence, la mia segretaria - Le ho portato il caffè ed un dounut, sulla scrivania- sorride.
-Sei gentilissima, ma lo sai che non devi.- l'ammonisco scherzosamente. Lei è una ragazza dolcissima, ma sono convinta che gran parte della sua cordialità derivi dal timore/affetto che prova per chi mi ha fatto avere il posto.



Continua...


Eccoci qui, sono tornata con una Bellarke, come promesso.
Niente superiori, college o simili. Ho scelto di tentare qualcosa di diverso, forse più maturo (conoscendomi, ben poco maturo).
Qui, Tutti i personaggi sono tra i 25 ed i 30 anni, e credetemi, ne vedrete delle belle.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Ci leggiamo Presto
Dimea


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Capitolo 2
*** II/ Soldier's Eyes ***





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II
Soldier's eyes




(Bellamy PoV)

Non so dire quanto mi sia mancata l'aria di S. Diego, quella strana mescolanza di salsedine, benzina e vita, dopo esser stato circondato per tanto tempo dal fetore della morte e della paura. Posso dire di aver visitato l'Inferno, andate e ritorno. Almeno io. Ma ora sono a casa, e fortunatamente potrò starci per molto, molto tempo.
Non so per quanto tempo ho viaggiato, su quell'aereo. Probabilmente abbastanza per contare tutte le targhette che sto riportando alla base. Quelle che verranno consegnate alle famiglie dei miei compagni, ringraziando Dio, che questa volta non faccio parte di questo macabro souvenir.
Il generale Kane, mi ha obbligato a sottopormi alla visita di uno strizza-cervelli, dopo la tremenda fine di Monroe e Collins, in quell'esplosione.
Ho provato a convincerlo che oramai sono abituato alla Morte, che fa parte di me. Cazzo, sono un Marine!
Nulla da fare. In realtà sto ancora cercando di capire, chi stavo provando a convincere...
Quindi, mi ritrovo in un ascensore, tamburellando nervosamente con il piede. Probabilmente i miei anfibi devono emettere un rumore troppo fastidioso, per il mio vicino, che continua ad aggrottare la fronte ed arricciare il naso. Finalmente le porte si aprono, emettendo uno squillante ding. Mi affretto ad uscire, salutando il vicino che sembra felice di non dover più sopportare i miei rumori.
Percorro il corridoio a grandi falcate, fino alla porta su cui troneggia una targhetta in ottone e busso, per cortesia, ma so che mi stanno aspettando.
Una morettina mi accoglie, sfoderandomi un sorriso a trentadue denti. Il fascino della divisa, colpisce ancora.
-Lei è qui per l'appuntamento?- chiede, cortese, la segretaria.
Mi limito ad annuire, ammiccando, mentre lei arrossisce. Mi era mancato il flirt, senza senso.
La stanza è troppo bianca ed austera per i miei gusti, ma mi lascio cadere su uno dei divani in eco pelle, davanti al desk.
-Si accomodi- sussurra abbassando lo sguardo, prima di afferrare la cornetta - Il paziente è arrivato.- annuisce, prima di indicarmi la porta davanti a me.
Spingo l'uscio, controvoglia, catapultandomi in un cubo dalle pareti grigio ghiaccio. Gli unici mobili sono una libreria semi vuota, alle spalle di una scrivania, una poltrona in eco pelle ed un divanetto bianco... ma è altro a catturare la mia attenzione.
-Prego, si accomodi-
Occhi chiari, capelli biondi legati in una crocchia leggermente sopra la nuca. Mi chiedo se la ragazza su quella poltrona, sia uscita da una fantasia erotica di qualche studente. Occhiali, gonna a tubino al ginocchio e camicia bianca. Probabilmente non si è resa conto che la stoffa della blusa era semi trasparente, riesco ad intravedere il reggiseno in pizzo.
Nonostante l'abbigliamento da porno scolastico, la sua aria è austera, e mi trattengo dal chiedere alla principessa se ha un palo nel culo.
Probabilmente deve avermi letto nel pensiero, visto che mi squadra alzando un sopracciglio.
Questo strizza cervelli deve essere un mezzo depravato per avere due segretarie di bella presenza.
-Sono qui per l'appuntamento con il Dottor Griffin, sono il Tenente Colonnello Blake.- le spiego - Deve ancora arrivare, il dottore?- Improvvisamente lei mi fulmina con lo sguardo. prima di porgermi la mano.
-Benvenuto, signor Blake.- Sibila -Sono la DOTTORESSA Griffin- Cerco di nascondere il mio stupore, ma a dir la verità ora si spiegano molte cose.
Un'ora di colloquio.
Mi è quasi sembrato un interrogatorio, non una seduta.
Altre dieci sedute con quella Principessa sul pisello, e sclererò, ne sono certo. Questa è stata l'ora più lunga della mia vita.
Fortunatamente l'appartamento di mia sorella non dista molto da quello studio, quella spina nel fianco mi ha prosciugato anche l'anima!
Altro ascensore, ma questa volta sono solo, grazie al cielo. Sesto piano, appartamento 63 interno A. Suono il campanello senza nome, aspettandomi quell'adorabile matta di Octavia.
La porta si apre e mi ritrovo davanti una ragazza mora, dalla pelle color miele. Devo aver sbagliato appartamento.
-Tu devi essere Bellamy- sorride - prego, entra.-
Una voce familiare arriva dalle spalle della mora.
-Bel!- Grida O, sbracciandosi, prima di saltarmi addosso con la rincorsa -Grazie per essere tornato!-
-Non potevo non tornare- sussurro.
Non è più la bambina paffutella che andavo a prendere fuori da scuola, ora la mia sorellina è una giovane donna di venticinque anni... e da quello che ho letto su una rivista rosa, è anche in carriera. Mi sento incredibilmente orgoglioso.
Octavia, mi presenta la moretta che mi ha accolto alla porta, poco prima. -Lei è Raven, una delle mie coinquiline-
Probabilmente, la ragazza, deve avere origini sudamericane. Ha un fisco da urlo, niente da ridire!
-Bellamy- sfodero il mio miglior sorriso, stringendole la mano.
-Bentornato- dice lei, ricambiando la stretta.
-Coraggio, mettiti comodo- ridacchia mia sorella -Vado a prenderti un asciugamano, avrai sicuramente bisogno di una doccia- Non ha tutti i torti...
Ho decisamente bisogno di una doccia.
Lascio scivolare l'acqua sulla mia pelle, in silenzio, cercando di non pensare. Di non ricordare.
Probabilmente è la prima volta che lo faccio, dopo l'esplosione di quella mina.
Sto ancora cercando di capire come possa essere sopravvissuto, o come possa avere solo qualche cicatrice.
Non raccontare la vicenda a quella strizza cervelli, forse non è stata la scelta migliore.
Vorrei che quest'acqua cancellasse, anche solo per un secondo, tutto.
Tutto.
Sospiro, avvolgendomi l'asciugamano in vita, ed evitando il mio riflesso nello specchio.
Spalanco la porta, ed un urlo mi coglie impreparato, facendomi quasi cadere l'asciugamano.
La Dottoressa Griffin è davanti a me che cerca di coprirsi la vista con le mani.
-Lei cosa ci fa qui?- Probabilmente è l'unica frase di senso compiuto, che il mio cervello è riuscito a formulare.
-Ci vivo!- Mi urla contro - Ti sembra normale girare in questo stato, in una casa in cui ci sono solo ragazze?!?- La vedo cambiare colore una decina di volte -COPRITI!-
Resto stranito per un secondo.
La mia Psichiatra è la coinquilina di mia sorella.
Questo deve essere un incubo.




Continua...


Fangirl_G: Sono felicissima di ritrovarti, e spero davvero che ti possa piacere questa storia. Penso che tu abbia notato che amo le Bellarke AU, ed ho scelto due ruoli, per loro, che calzano a pennello!
Grazie ancora per tutti i tuoi fantastici commenti.

Eccoci qui con il secondo capitolo.
Spero vi sia piaciuto il punto di vista di Bell.
Ci leggiamo presto
Dimea






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Capitolo 3
*** III/ Haven't Had Enough ***



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III

Haven't Had Enough


 We've been stuck now so long,
We just got the start wrong,
One more last try,
I'ma get the ending right,
You can stop this, and I must insist,
That you haven't had enough,
You haven't had enough,
Stuck now so long,
[ Haven't Had Enough - Marianas Trench]



(Clarke PoV)

Bene, non potevo avere questo cerebroleso solo come paziente, no. Doveva anche essere il mio coinquilino, fortunatamente, a tempo determinato. Ovviamente non posso dire ad Octavia che suo fratello in terapia. Segreto professionale.
Dio quanto mi manda in bestia!
In una casa piena di donne, lui esce nudo dal bagno, avvolto solo nell'asciugamano.
E poi ha da ridire che il suo superiore l'abbia spedito da me...
Ha decisamente bisogno di aiuto.
In una sola ora di seduta con lui, ho già capito quanto sia strafottente, narcisista ed egocentrico.
Solo un giorno. Lui è qui da poco più di ventiquattro ore e già mi manda in bestia. Ieri la figura del bagno, e stamattina la musica in salotto alle sette del mattino, perché doveva "fare esercizio".
Misuro a grandi falcate il soggiorno, schiumando di rabbia come un mastino.
Le ragazze continuano a dire quanto io sia esagerata, sarò antiquata, ma questi comportamenti non li tollero. Sin da quando è entrato nel mio studio ha cominciato a comportarsi come un animale! Vi sembra normale che uno si sdrai sul divano bianco, con gli anfibi?!?
-Dai Clarke, lascia perdere...- ridacchia Raven, stravaccata sulla poltrona rossa -Non è nemmeno un brutto spettacolo- ammicca.
Ma da che parte sta?!? Mi sento offesa dal suo tradimento.
Sto ancora fumando di rabbia, e la voce di Octavia mi solletica i timpani.
-Dai, non è abituato ad avere donne attorno, da un po'- cerca di indorare la pillola, lei.
Non ha importanza! Un minimo di pudore, non guasta.
-Clarke, non fare la zitella acida- mi rimprovera Rav, scherzando. Non le rispondo, mi limito a fulminarla con lo sguardo.
Sbuffo sonoramente, nella speranza che loro capiscano la mia disapprovazione, ma a quanto pare non mi stanno nemmeno seguendo.
Sento dei passi arrivare dal corridoio, prima di vedere Bellamy fare capolino dall'ingresso del salotto. Indossa un paio di Jeans slavati ed una canottiera a coste, da cui si intravedono le sue targhette da Marine. Non avevo ancora notato il suo portamento fiero, tipico dei militari.
Non parla, si limita a farmi un ceno del capo. Mi prudono le mani... Che rabbia! Ho voglia di prenderlo a pugni.
Si siede sul divano, e Raven lo segue a ruota, civettuola. Ecco, la mia amica ha appena trovato la sua nuova preda per una notte. scuoto il capo, sedendomi sulla poltrona libera, mentre O resta in piedi, camminando avanti ed indietro, davanti a noi.
-Ho aspettato parecchio, prima di darvi questa notizia, volevo prima mio fratello a casa.- la vedo gongolare nervosamente, mentre si arrotola una ciocca di capelli all'indice. Arrossisce, abbassando lo sguardo. L'ho vista poche volte così, felice e spaventata al tempo stesso. La sua gabbia toracica si muove al ritmo del suo respiro irregolare. -Lincoln, mi ha chiesto di sposarlo...- Quasi scoppia a piangere, ridendo.
Non so esattamente per quale motivo, probabilmente per deformazione personale, ma il mio istinto ruota la mia testa in direzione del fratello.
Bellamy sbianca, ma ciò che più mi preoccupa è la sua espressione. Normalmente, davanti ad una dichiarazione simile, si assumono espressioni di felicità, preoccupazione, anche rabbia.
Ma la sua è diversa.
Lui è terrorizzato, abbandonato, sperduto.
Lo sguardo vitreo, puntato al pavimento.
Solo ora mi rendo conto di aver fatto un errore di valutazione da ragazzina, da inesperta.
Da neo laureanda, appunto.
Ho lasciato che la sua maschera, mi dicesse più di ciò che avrei dovuto analizzare, in lui. Mi rendo conto di cosa sta succedendo, è in piena crisi e non posso permettere che Octavia lo capisca.
Inspiro profondamente, prima di portare l'attenzione su di me.
-Ma è una notizia fantastica! Bisogna brindare- Richiamo Raven, indicando la cucina - Coraggio, apri quella bottiglia di Brunello del 2003, quella che conservavo per le occasioni speciali!- O cade in trappola. Si illuminano entrambe, avviandosi verso la stanza alla ricerca di bicchieri e vino.
Spariscono alla mia vista e so di non avere molto tempo.
Mi inginocchio davanti a Bellamy, prendendogli le mani.
-Va tutto bene, Bellamy, non è reale.- Sussurro come una cantilena - ora respira. Fai come me.- Lo faccio respirare con il diaframma, per qualche secondo, e lo osservo mutare espressione lentamente.
I suoi occhi non sono più sbarrati ed il suo pallore è scomparso. Tiro un sospiro di sollievo, prima di ammonirlo.
-Da quanto hai questi attacchi?- chiedo.
Scuote la testa, non vuole parlarne. Ci riprovo, non demordo.
-Sei stato mandato da me per un motivo, ma non ne parleremo ora. Voglio solo sapere da quanto hai queste crisi.- Ripeto tranquillamente, cercando di aiutarlo a calmarsi.
-Tre settimane... un mese... non lo so- sussurra con un filo di voce, non vuole farsi sentire dalla sorella.
Annuisco. La situazione è abbastanza chiara.
Il ragazzo soffre di disturbo post traumatico. Avevo tutti i sintomi sotto al naso e me lo sono lasciata sfuggire.
-Domani vedremo di cominciare a lavorarci, ok?- Annuisce -Lo faremo per lei, per Octavia - sorrido dolcemente e lo vedo rispondere. -Per oggi, convincerò Raven a farti assaggiare una caramella, come chiama lei l'erba, per evitare altri attacchi. Domani mi toccherà prescrivertene.- Lo aiuto ad alzarsi. -A tua sorella dirai che è per l'emicrania... come Rav-
Annuisce, non parla. Probabilmente non sa cosa dire. Abbiamo iniziato con il piede sbagliato, e lo ha capito anche lui.
Scrollo le spalle e mi volto per avviarmi verso la cucina, da cui sento un chiocciare allegro, ma la mano di Bellamy mi blocca.
-Piacere, sono Bellamy Blake, il fratello della tua coinquilina... e ti chiedo scusa- sorrido davanti al suo ghigno imbarazzato ed accetto la stretta di mano.
-Clarke Griffin, tua terapista e migliore amica di tua sorella. Tranquillo, dovrei scusarmi anche io.-
Ridacchiando, entriamo in cucina dove le ragazze stanno ancora trafficando alla ricerca dei bicchieri. Entrambe si voltano a guardarci. Fino a qualche minuto prima, eravamo sul piede di guerra, mentre ora chiacchieriamo.
Bellamy corre a prendere in braccio sua sorella, facendola roteare in aria -Congratulazioni, piccola O! Ricordami solo di spezzare le gambe a Lincoln...-
La posa a terra tra le risate generali.
-Clarke,- mi richiama Octavia -Volevo chiederti, se ti andrebbe di farmi da damigella d'onore- saltella come una bambina, ed io accetto di buon grado. Sia io che Rav siamo le sue migliori amiche, ma sappiamo entrambe perchè ha scelto me, sono l'unica in grado di fare ragionare la piccola del gruppo. - Sappiate, che da domani, si comincia con la ricerca dell'abito e la pianificazione dell'evento.-
Sappiamo già come andrà a finire.
Octavia sogna questo momento da sempre, ha pesino una scatola sotto al letto contenete spunti ed idee per il matrimonio.
-In ogni caso si terrà in Italia, in Toscana precisamente. Io e Lincoln partiamo tra due settimane per cercare il posto-




Continua...

#FangirlG_:   Sono felice che ti sia piaciuto il loro incontro, e non temere... ne avrai di Bellarke AU!  

#Guardian of Sun89: Eccolo qui il nuovo capitolo. Spero ti possa piacere ^^


Eccoci qui.
Finalmente si comincia a capire qualcosa di più di Bellamy, il tenebroso Marine che si nasconde in una corazza di strafottenza.
Spero vi sia piaciuto questo capitolo.
Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va. I vostri commenti sono sempre benaccetti.
Ci leggiamo presto
Dimea

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Capitolo 4
*** IV/ Wake me up ***



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V
Halo



Oh my look at those eyes

Look at the trouble that they hide inside
I see the flicker of the pain on the rise
Oh my look at those eyes
Maybe they’re like mine
Things I wish I did not see
I push away all the dirt and debris
But what’ll be left of me
[...]
But look at who’s right beside you
When you’re alone barely holding on
You leave your worries behind you
You’re not alone in the dark
[Look At Those Eyes -Alexz Johnson]


(Clarke PoV)



Penso di aver seriamente bisogno di qualcosa di forte.
Non riesco a credere quanto il mondo faccia schifo. So perfettamente di aver scelto io il mio lavoro, nessuno me l'ha imposto, ma sentire quello che ascolto io ogni giorno. Mi sento impotente. inutile.
Solo ora comprendo le parole di mia madre, quando le dissi di voler diventare una terapista. Gli psichiatri non nascono cinici, lo diventano.
Probabilmente siamo noi, per primi, ad aver bisogno di uno specialista...
Eppure, ho sempre rifiutato un qualsiasi aiuto, specialmente da dopo la morte di mio padre.
Sono un'incoerente nata.
Ai miei pazienti insegno che non devono tenere nulla dentro, mentre io non sono mai stata in grado di esprimere alcun tipo di emozione, se non una strana rabbia che ho tramutato in veleno, che a sua volta mi ha cambiato in un iceberg.
Sfioro con i polpastrelli la mia agenda a pois, regalatami da O e Rav per il mio compleanno.
Dopo Bellamy, ho avuto altri quattro pazienti. Due dei quali erano bambini.
Rileggo le loro cartelle personali, per ricontrollare l'avanzamento della terapia di ognuno.
Il piccolo Jimmy ha otto anni, ha perso la madre in un incidente l'anno scorso. Lui era sul sedile del passeggero accanto a lei. Si è salvato per miracolo. Lui è uno dei miei primi, e sin da subito la cosa che mi ha preoccupato sono stati i suoi disegni... continuava a raffigurare la morte del genitore.
La piccola Ruth ha dodici anni ed ha subito violenze da parte di un amico del padre, per quattro di questi. Soffre di un grave disturbo del sonno ed Il padre sta cercando di convincermi a prescriverle degli psicofarmaci.
Charlotte, sfigurata con l'acido dall'ex fidanzato geloso. Ha smesso di uscire di casa, dopo l'episodio ed è stata la sorella a trascinarla qui.
Rosamunde ha sedici anni e l'hanno scorso ha perso il padre a causa di un rapinatore. Il malintenzionato è entrato nel cuore della notte nella loro abitazione...
Davanti a tutto ciò non mi sento più capace di essere ottimista sugli esseri umani, forse è proprio per questo motivo che non riesco a fidarmi di nessuno.
Mi porto la testa tra le mani, massaggiandomi le tempie.
Ho avuto, compreso il fratello di Octavia, due pazienti di sesso maschile, per questo, vedere un uomo in quello stato mi fa ancora uno strano effetto.
Ho ancora stampata in mente la scena del giovane Blake, che piange con gli occhi sbarrati, quasi spiritati, mentre racconta dell'esplosione.
Mi tornano i brividi, ripensando alle sue mani gelate e tremanti. Sembrava in trance.
Comincio a non essere molto sicura che il portarlo qui in studio possa servire, mi conviene trovare una terapia alternativa più leggera ma continuativa. Una o due sedute settimanali non basteranno.
Non è un aspetto da sottovalutare quello del vivere sotto lo stesso tetto... Probabilmente ha bisogno più aiuto possibile e non può dirlo a sua sorella. La sua migliore amica, l'unica parente.
Siamo legati ad un doppio filo, anzi ad una catena, senza averlo chiesto. Un patto silenzioso a cui non ho intenzione di venire a meno.
Per Octavia.
Per Octavia?
No, non solo.  Non dopo quello che ho visto qualche ora fa.
Ammetto di sentirmi uno schifo dopo il trattamento che ho riservato a Blake due giorni fa, ma la sua costante espressione da egocentrico patentato, mi infastidisce.
Mi manda in bestia.
Sbuffo, lasciandomi cadere sulla poltrona.
L'orologio alla parete segna le tredici e trenta. Sorrido, come sollevata, afferrando la mia giacca e ringraziando il Cielo che il mio turno sia finito... per oggi.
Con una mano spalanco la porta, salutando la mia segretaria, ma qualcosa mi blocca sul posto.
Bellamy è seduto su una poltroncina della sala d'aspetto.
"Ti ha aspettato per quattro ore" dice una vocina nella mia testa, che zittisco prontamente, prima di arrossire.
Una punta di orgoglio si accende dentro di me, poteva andarsene, ma è rimasto ad aspettarmi fino ad ora... poi la nuda verità mi cade addosso come una doccia ghiacciata: Blake, dal suo trespolo, civetta con Clarence. Non attendeva me, voleva solo fare il cretino con la mia segretaria!
Sento il sangue salirmi al cervello... E NON DITEMI CHE NON HO MOTIVO DI ADIRARMI!
-Blake - ringhio tra i denti, richiamandolo all'ordine, mentre ripeto come un mantra "per Octavia" -Alza il culo, che ti porto a casa-
Alza un sopracciglio, ma seguendo il mio invito, e non apre bocca fino all'ascensore.
-Sai, Principessa, dovresti rilassarti- sibila acido.
-Chiamami un'altra volta così, e non avrai più bisogno di una terapista- il mio tono è freddo, forse più del normale e la cosa lo diverte.
Scoppia a ridere, scuotendo il capo più volte.
Mi prudono le mani e mi trattengo dal prenderlo a pugni.
-Cercherò di convincere mia sorella, stasera.- ghigna stimolando la mia curiosità. Lo guardo interrogativa, in attesa di una risposta -Ho bisogno di uscire... ed anche tu.- termina senza guardarmi in faccia.
I seguenti dieci minuti fino a casa vengono colmati da una sinfonia di silenzi e respiri. Mi sembra addirittura strano che non abbia ancora commentato la mia
Dodge Journey 2.0...
Appena entrata nell'appartamento, vengo assalita dalla minore delle mie coinquiline e noto , con orrore, che ha trasformato il salotto in un'appendice della sua stanza.
Pile di giornali da sposa, cataloghi, foto ed addirittura un raccoglitore rilegato in pelle, contenente un campionario di stoffe per gli abiti da sposa.
Come diavolo ha fatto in quattro ore?!?
Con somma soddisfazione, noto di non essere la sola stranita da questa situazione, infatti lo sguardo del fratello è ancora più sconvolto del mio.
-Coraggio, damigella d'onore, abbiamo tanto lavoro da fare!- esordisce O, mentre incrocio lo sguardo esausto di Raven.
-Scappa...- sussurra Rav, prima di essere zittita da un'occhiataccia della più piccola.
Intravedo, alle mie spalle, il fratello della futura sposa che cerca di defilarsi, verso il bagno, nella vana speranza di salvarsi dalla follia maniacale di Octavia.
Già, perchè quando si tratta di lei e Lincoln, la mora, perde il senno della ragione e non mi stupirei se dovesse diventare una Bride-zilla o qualcosa di simile.
-No Bell, anche tu resti qui.- Octavia blocca il fratello, indicandogli con l'indice sinistro il divano.
Arrivati a questo punto sappiamo, tutti e due, di non avere la minima speranza. Sospirando ci lasciamo cadere a peso morto sul divano, facendo volare qualche foto.
-Ora che ci siamo tutti,- esordisce la mora, gongolando -procedo con l'illustrarvi qualche idea.- Afferra un block notes dal tavolino - Visto che siamo in toscana, pensavo di utilizzare come colori il giallo, il verde salvia ed il bianco.- Annuisce, probabilmente soddisfatta di se stessa - Infatti Raven, Lexa e Maya saranno vestite in giallo crema, mentre tu Clarke - Mi lancia un'occhiata - di giallo sole, ma tutte avrete in vita una fascia verde.-
Comincio seriamente cosa mi è saltato in testa quando ho accettato di essere la Damigella D'onore, quindi la sua spalla in questa incredibile follia. Spero solo non si faccia venire un esaurimento nervoso... non sono portata per organizzare matrimoni!


Continua...

#Pixel : Oddio Sono davvero felice che ti stia piacendo e di averti suscitato delle emozioni con la visione di Bell.
Sto cercando di fare qualcosa di particolare, di non cadere nel banale, nel "già letto". Ti ringrazio ancora per i complimente e mi auguro ti possa esser piaciuto anche questo capitolo.

#Fangirl_G: Che Bob sia figo, è palese XD TUTTE AMIAMO BOB!
Comunque anche nel libro Bellamy è così Umano, spaventato,  pieno di rimorsi che non darà mai a vedere. Lo adoro, lui e Clarke sono i due personaggi meglio caratterizzati nella saga della Morgan e sono riusciti a mantenerli (più o meno) intatti nella trasposizione televisiva.
Sei dolcissima ed è sempre un piacere leggere i tuoi commenti, davvero! Preparati, che prima o poi cercherò di farti una sorpresa.


Ecco qui, scusate se ci ho messo molto, ma cercavo di fare un ottimo (o almeno qualcosa di decente) per voi.
Vi ringrazio per tutto il sostegno che mi state donando!
Vorrei farvi notare un paio di cose:
Ogni capitolo ha il titolo di una canzone (Che vi consiglio vivamente di andare ad ascoltare), che insieme alla citazione, formano la "colonna sonora" su cui si basa il capitolo.
Gli unici due a non avere una citazione iniziale sono i primi due, ovvero la presentazione dei protagonisti.
Ho parlato di cicatrici nel capitolo scorso e nel secondo, che presto scoprirete.
Detto questo, per ora non mi viene in mente nulla da dire, tranne che sono una brutta persona... e scoprirete presto il perchè XD
Ci leggiamo Presto
Dimea

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Capitolo 5
*** V/ Halo ***



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V
Halo



Oh my look at those eyes

Look at the trouble that they hide inside
I see the flicker of the pain on the rise
Oh my look at those eyes
Maybe they’re like mine
Things I wish I did not see
I push away all the dirt and debris
But what’ll be left of me
[...]
But look at who’s right beside you
When you’re alone barely holding on
You leave your worries behind you
You’re not alone in the dark
[Look At Those Eyes -Alexz Johnson]


(Clarke PoV)



Penso di aver seriamente bisogno di qualcosa di forte.
Non riesco a credere quanto il mondo faccia schifo. So perfettamente di aver scelto io il mio lavoro, nessuno me l'ha imposto, ma sentire quello che ascolto io ogni giorno. Mi sento impotente. inutile.
Solo ora comprendo le parole di mia madre, quando le dissi di voler diventare una terapista. Gli psichiatri non nascono cinici, lo diventano.
Probabilmente siamo noi, per primi, ad aver bisogno di uno specialista...
Eppure, ho sempre rifiutato un qualsiasi aiuto, specialmente da dopo la morte di mio padre.
Sono un'incoerente nata.
Ai miei pazienti insegno che non devono tenere nulla dentro, mentre io non sono mai stata in grado di esprimere alcun tipo di emozione, se non una strana rabbia che ho tramutato in veleno, che a sua volta mi ha cambiato in un iceberg.
Sfioro con i polpastrelli la mia agenda a pois, regalatami da O e Rav per il mio compleanno.
Dopo Bellamy, ho avuto altri quattro pazienti. Due dei quali erano bambini.
Rileggo le loro cartelle personali, per ricontrollare l'avanzamento della terapia di ognuno.
Il piccolo Jimmy ha otto anni, ha perso la madre in un incidente l'anno scorso. Lui era sul sedile del passeggero accanto a lei. Si è salvato per miracolo. Lui è uno dei miei primi, e sin da subito la cosa che mi ha preoccupato sono stati i suoi disegni... continuava a raffigurare la morte del genitore.
La piccola Ruth ha dodici anni ed ha subito violenze da parte di un amico del padre, per quattro di questi. Soffre di un grave disturbo del sonno ed Il padre sta cercando di convincermi a prescriverle degli psicofarmaci.
Charlotte, sfigurata con l'acido dall'ex fidanzato geloso. Ha smesso di uscire di casa, dopo l'episodio ed è stata la sorella a trascinarla qui.
Rosamunde ha sedici anni e l'hanno scorso ha perso il padre a causa di un rapinatore. Il malintenzionato è entrato nel cuore della notte nella loro abitazione...
Davanti a tutto ciò non mi sento più capace di essere ottimista sugli esseri umani, forse è proprio per questo motivo che non riesco a fidarmi di nessuno.
Mi porto la testa tra le mani, massaggiandomi le tempie.
Ho avuto, compreso il fratello di Octavia, due pazienti di sesso maschile, per questo, vedere un uomo in quello stato mi fa ancora uno strano effetto.
Ho ancora stampata in mente la scena del giovane Blake, che piange con gli occhi sbarrati, quasi spiritati, mentre racconta dell'esplosione.
Mi tornano i brividi, ripensando alle sue mani gelate e tremanti. Sembrava in trance.
Comincio a non essere molto sicura che il portarlo qui in studio possa servire, mi conviene trovare una terapia alternativa più leggera ma continuativa. Una o due sedute settimanali non basteranno.
Non è un aspetto da sottovalutare quello del vivere sotto lo stesso tetto... Probabilmente ha bisogno più aiuto possibile e non può dirlo a sua sorella. La sua migliore amica, l'unica parente.
Siamo legati ad un doppio filo, anzi ad una catena, senza averlo chiesto. Un patto silenzioso a cui non ho intenzione di venire a meno.
Per Octavia.
Per Octavia?
No, non solo.  Non dopo quello che ho visto qualche ora fa.
Ammetto di sentirmi uno schifo dopo il trattamento che ho riservato a Blake due giorni fa, ma la sua costante espressione da egocentrico patentato, mi infastidisce.
Mi manda in bestia.
Sbuffo, lasciandomi cadere sulla poltrona.
L'orologio alla parete segna le tredici e trenta. Sorrido, come sollevata, afferrando la mia giacca e ringraziando il Cielo che il mio turno sia finito... per oggi.
Con una mano spalanco la porta, salutando la mia segretaria, ma qualcosa mi blocca sul posto.
Bellamy è seduto su una poltroncina della sala d'aspetto.
"Ti ha aspettato per quattro ore" dice una vocina nella mia testa, che zittisco prontamente, prima di arrossire.
Una punta di orgoglio si accende dentro di me, poteva andarsene, ma è rimasto ad aspettarmi fino ad ora... poi la nuda verità mi cade addosso come una doccia ghiacciata: Blake, dal suo trespolo, civetta con Clarence. Non attendeva me, voleva solo fare il cretino con la mia segretaria!
Sento il sangue salirmi al cervello... E NON DITEMI CHE NON HO MOTIVO DI ADIRARMI!
-Blake - ringhio tra i denti, richiamandolo all'ordine, mentre ripeto come un mantra "per Octavia" -Alza il culo, che ti porto a casa-
Alza un sopracciglio, ma seguendo il mio invito, e non apre bocca fino all'ascensore.
-Sai, Principessa, dovresti rilassarti- sibila acido.
-Chiamami un'altra volta così, e non avrai più bisogno di una terapista- il mio tono è freddo, forse più del normale e la cosa lo diverte.
Scoppia a ridere, scuotendo il capo più volte.
Mi prudono le mani e mi trattengo dal prenderlo a pugni.
-Cercherò di convincere mia sorella, stasera.- ghigna stimolando la mia curiosità. Lo guardo interrogativa, in attesa di una risposta -Ho bisogno di uscire... ed anche tu.- termina senza guardarmi in faccia.
I seguenti dieci minuti fino a casa vengono colmati da una sinfonia di silenzi e respiri. Mi sembra addirittura strano che non abbia ancora commentato la mia
Dodge Journey 2.0...
Appena entrata nell'appartamento, vengo assalita dalla minore delle mie coinquiline e noto , con orrore, che ha trasformato il salotto in un'appendice della sua stanza.
Pile di giornali da sposa, cataloghi, foto ed addirittura un raccoglitore rilegato in pelle, contenente un campionario di stoffe per gli abiti da sposa.
Come diavolo ha fatto in quattro ore?!?
Con somma soddisfazione, noto di non essere la sola stranita da questa situazione, infatti lo sguardo del fratello è ancora più sconvolto del mio.
-Coraggio, damigella d'onore, abbiamo tanto lavoro da fare!- esordisce O, mentre incrocio lo sguardo esausto di Raven.
-Scappa...- sussurra Rav, prima di essere zittita da un'occhiataccia della più piccola.
Intravedo, alle mie spalle, il fratello della futura sposa che cerca di defilarsi, verso il bagno, nella vana speranza di salvarsi dalla follia maniacale di Octavia.
Già, perchè quando si tratta di lei e Lincoln, la mora, perde il senno della ragione e non mi stupirei se dovesse diventare una Bride-zilla o qualcosa di simile.
-No Bell, anche tu resti qui.- Octavia blocca il fratello, indicandogli con l'indice sinistro il divano.
Arrivati a questo punto sappiamo, tutti e due, di non avere la minima speranza. Sospirando ci lasciamo cadere a peso morto sul divano, facendo volare qualche foto.
-Ora che ci siamo tutti,- esordisce la mora, gongolando -procedo con l'illustrarvi qualche idea.- Afferra un block notes dal tavolino - Visto che siamo in toscana, pensavo di utilizzare come colori il giallo, il verde salvia ed il bianco.- Annuisce, probabilmente soddisfatta di se stessa - Infatti Raven, Lexa e Maya saranno vestite in giallo crema, mentre tu Clarke - Mi lancia un'occhiata - di giallo sole, ma tutte avrete in vita una fascia verde.-
Comincio seriamente cosa mi è saltato in testa quando ho accettato di essere la Damigella D'onore, quindi la sua spalla in questa incredibile follia. Spero solo non si faccia venire un esaurimento nervoso... non sono portata per organizzare matrimoni!


Continua...


Ecco qui, scusate se ci ho messo molto, ma cercavo di fare un ottimo (o almeno qualcosa di decente) per voi.
Vi ringrazio per tutto il sostegno che mi state donando!
Vorrei farvi notare un paio di cose:
Ogni capitolo ha il titolo di una canzone (Che vi consiglio vivamente di andare ad ascoltare), che insieme alla citazione, formano la "colonna sonora" su cui si basa il capitolo.
Gli unici due a non avere una citazione iniziale sono i primi due, ovvero la presentazione dei protagonisti.
Ho parlato di cicatrici nel capitolo scorso e nel secondo, che presto scoprirete.
Detto questo, per ora non mi viene in mente nulla da dire, tranne che sono una brutta persona... e scoprirete presto il perchè XD
Ci leggiamo Presto
Dimea

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Capitolo 6
*** VI/ Hit me with your Best Shot ***


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VI

Hit Me With Your Best Shot

You could want this
See if it fits for a bit
And if you don't like it
Then you can go like you have been
And I'll never tell, never tell how I fell for it
I never fell before
3, 2, 1, you get right up and I'm the one done
You never say yes, not quite no
Say just enough to make me not go
You choose your words,
[...]
You know, you know you love the way I'm lingering,  
You keep me wrapped right round your finger,  
[...]
Please, I'm the B team
[ B-Team  - Marianas Trench]


A mio parere, le donne hanno il gene del ritardo incluso nella seconda "X".  E non venite a dirmi che sono un maschilista ecc... se anche voi aveste una sorella di quattro anni più piccola, che decide di organizzare un intero matrimonio in Italia, in meno di tre mesi, forse la pensereste come me!
Il pomeriggio, l'appartamento delle ragazze si trasforma nella sede di una perversa scuola per Wedding Planner in erba!
Tra fiori, pizzi, merletti e tacchi, non ci sto capendo più nulla, ed a quanto pare nemmeno quelle buone anime di Monty e Jasper e quel cretino di Finn, trascinati dal tremendo Uragano Octavia, in un mondo al di fuori di qualsiasi legge. Dovreste vedere i loro visi spaventati e spaesati, ogni santo giorno... il loro unico peccato è essere i vicini ci casa di mia sorella, oltre che sui amici.
L'ultima settimana è stata una tremenda agonia, se fosse per Octavia, dovremmo tutti restare a casa per aiutarla nei preparativi e sfuggirle la mattina, sta cominciando a diventare un'impresa.
Sveglia alle sette e doccia di volata per lasciare il bagno libero a Clarke, prima che si svegli mia sorella. Prima di andare da lei in studio, ci fermiamo a fare colazione in un cafè a metà strada. Doppio espresso e donut per la principessa, Espresso e muffin ai mirtilli per me.
Stiamo diventando abitudinari, io e lei, vivendo quasi in simbiosi, impariamo ad accettarci, e sopportarci, più per sopravvivenza che altro. Sembriamo un cane ed una strana gatta.
Io e la principessa abbiamo cominciato a legare ogni giorno di più, forse perché non mi lascia solo un secondo, per evitare una mia ricaduta. Lei la chiama "terapia sperimentale". Fino ad ora ha funzionato, riusciamo a fermare le crisi con la respirazione e, beh, un valido aiuto erboristico. Non fate i moralisti, preferisco una canna a qualche psicofarmaco e poi è solo per uso medico.
Da circa una settimana passo le mattinate in studio dalla mia terapista, lo preferisco a dovermi sorbire Octavia ed i suoi scleri sul tovagliato per il ricevimento.
Tutto sommato mi diverto a flirtare con Clarence, per poi sorbirmi le cazziate della bionda. Non che io sia masochista, sia chiaro, semplicemente mi piace vederla scaldarsi per poco, sembra un barracuda vestito da bambolina, pronta a balzarti alla giugulare 

Devo dire che a parte il suo sentirsi intellettualmente superiore agli altri, non è poi così malaccio, anche se non l'ho ancora capita fino in fondo.
Lei è il dottor Jakill e Hide, il ghiaccio ed il fuoco, a dirla così sembra una strana creatura mitologica... e forse è così.
Comincio seriamente a convincermi che la vera Clarke non sia quella che lei cerca di mostrare, la principessa altezzosa, con la puzza sotto al naso, convinta di avere il peso del mondo sulle spalle, ma la ragazza che ho visto intrappolata nei suoi occhi da bambina, cresciuta troppo in fretta. Non è stato facile notarla, dietro la matassa dei suoi pensieri, anche se continuo a pensare che l'abbia lasciata uscire lei, senza rendersene conto, ogni volta che una una crisi mi colpiva.
Probabilmente lei mostra la vera Clarke, solo alle persone di cui si fida ciecamente... o quando è più vulnerabile.
Un tonfo sordo mi richiama dai miei pensieri. Non riesco nemmeno a capire da che lato sono girato, quando mi sento trascinare dalla poltrona, alzo lo sguardo, mentre Clarke mi urla addosso.
-Bellamy, Dio mio è tardissimo! Dovevamo essere già lì da quindici minuti- sembra parecchio allarmata, ma non riesco a capire cosa stia succedendo, mentre mi trascina fuori dallo studio - A Domani Clarence-
-Principessa, ma che diavolo stai dicendo?!?- Alza il sopracciglio destro, incredula, prima di infilare le mani e frugare nella sua borsa, scrollando la testa mentre le porte dell'ascensore si chiudono alle sue spalle. La guardo, indaffarata nella sua ricerca, mentre qualche ciocca dei suoi capelli scappa, ribelle, dalla coda ben tirata e mi chiedo seriamente se nel suo armadio ci siano solo tailleur, giacche e camicie da lavoro. Non l'ho mai vista con niente di diverso dai suoi completi ed il pigiama.
-Una delle note positive delle agende, - esordisce, ondeggiando davanti al mio naso un libro a pois - ci puoi scrivere gli appuntamenti- Picchietta con l'indice destro su una nota, Prova Octavia ore 13.
Il panico mi assale -Dimmi che stai scherzando- scuoto la testa, mentre lei alza le spalle.
-Devi esserci anche tu, le hai promesso che sarebbe stato il suo regalo!- Lo so che ha dannatamente ragione, ma ciò non toglie che non sono assolutamente felice.
-Ho detto che le avrei regalato l'abito e che avrei speso qualunque cifra pur di vederla felice, ma non che mi sarei fatto trascinare in un gorgo di pizzi e veli!- Punto i piedi, mentre le porte dell'ascensore si aprono. Clarke batte il piede sulla pedana, nervosamente, prima di afferrarmi il polso per tirarmi fuori.
-Pianta di fare i capricci come i bambini- mi rimprovera mentre saliamo in macchina.
Sbuffo, ma lei non ci fa caso e mette in moto. Sorride, come ogni volta che il motore della sua auto fa le fusa. Questo è uno dei pochi momenti in cui l'ho vista con gli angoli delle labbra, rivolti verso l'alto.
Per la prima volta, in una settimana, accende la radio, lasciandomi piacevolmente stupito.
-Abbiamo quaranta minuti di strada e non ho intenzione di discutere sulla meta- sembra leggermi nel pensiero, e le sono grato per non aver lasciato cadere il silenzio.
La vedo collegare l'ipad, prima di partire. Aspetto di sentire le note di qualche sonata di Mozart o cose simili, a vederla così, direi che alla principessa piace la musica classica, ma dalle casse esce qualcosa di molto più familiare.
Istintivamente volto il capo squadrandola -Davvero???- Sembra quasi offesa dalla mia domanda, prima di scoppiare a ridere.
-Beh, ti sembra tanto strano?-
In realtà sì, sentire Carry On My Wayward Son, dei Kansan non è la normalità, quando ti trovi nell'auto di una come la Principessa. Non lo è per niente.
-No- mento spudoratamente, prima di scoppiare a ridere.
Non posso assolutamente discutere sui suoi gusti musicali o in fatto di auto, posso, semplicemente, restarne piacevolmente sorpreso.
Lei mi stupisce ogni giorno di più. Anche ora, mentre canta a squarciagola canzoni che conosco quasi a memoria, di quelle che mia sorella voleva che spegnessi quando eravamo ragazzini, Lei le canticchia con una naturalezza innata, infischiandosene delle stonature. Fa quasi ridere il contrasto che crea il suo genere musicale ed il suo modo di vestirsi, eppure non posso fare altro che ammirarla mentre sbraita su Anyway you want it dei Journey.

-Finalmente!- Sbotta mia sorella, davanti al negozio, accanto a Raven -Siete in ritardo di quasi quarantacinque minuti! Fortunatamente vi conosco abbastanza da darvi l'appuntamento con un'ora di anticipo- Ci fa segno di entrare nella boutique, mentre Clarke alza gli occhi al cielo.
Se c'è qualcosa che non riesco proprio a sopportare sono le sessioni di shopping, è più forte di me. Ore ed ore, seduto con una ragazza che si prova una valanga di vestiti, che le serviranno per poche ore! Forse è per questo che non cerco storie, non amo la ro
utine di
coppia.
Devo dire che il negozio è fin troppo per i miei gusti ed il profumo di rose che ci investe all'ingresso è nauseante. Mi sento quasi a disagio con i miei jeans e la mia t-shirt, accanto a mia sorella e alle sue amiche, tutte in tiro.
-Devi odiarmi parecchio...- ridacchio  rivolgendomi ad Octavia.
-Su, Bel, non fare il bambino- Mi zittisce lei - Questo è un momento importante e poi, hai deciso tu di regalarmelo!- Roteo gli occhi, mentre Raven ridacchia per poi farmi l'occhiolino. Molto interessante... Questo pomeriggio potrebbe rivelarsi molto produttivo.
Sbuffando mi lascio cadere su un divanetto, tra le due amiche, mentre mia sorella si siede davanti a noi.
Altro che cinquanta sfumature di grigio, io sono circondato da duecento variazioni di bianco! A cominciare dalle pareti, le sedute ed i lampadari, fino a quelle nuvole di tulle e cristalli appesi a tanti appendini ordinati. Tutto questo non-colore mi provoca un'emicrania.
Octavia, mostra alle ragazze i modelli che reputa più interessanti, sorridendo radiosa, e la rivedo come da ragazzina prima del ballo scolastico, certo per me fu un incubo ma non ricordavo di averla mai vista più felice, dopo la morte della mamma. Studio le smorfie delle sue accompagnatrici, il modo in cui Clarke alza il sopracciglio ed arriccia le labbra quando vorrebbe esprimere il suo disappunto,  ma sa di non poterlo fare, la luce negli occhi della mia piccola O ed intercetto, ogni tanto, lo sguardo di Raven.
Mi sta tentando, è abbastanza chiaro. Non ricordo nemmeno più, l'ultima volta con cui sono stato con una donna... improvvisamente incrocio un altro sguardo, diverso da quello affamato dell'altra ragazza, questo è più limpido, tras
parente ma indecifrabile e tremendamente fugace. in un solo istante, Clarke distoglie lo sguardo, lasciandomi interdetto per un secondo.
-La signorina Blake?- Una bionda sulla quarantina ci richiama all'ordine, stringendo la mano a mia sorella -Benvenuta, sono Karen la sua assistente personale- Mi stupisco davanti al suo completo nero, finalmente un puntino che spezza quella terribile monotonia candida. -Chi ha portato con lei?-
-Raven e Clarke, mie migliori amiche amiche e la seconda è la mia damigella d'onore, -Ci presenta O -Mentre il musone in mezzo, è mio fratello Bellamy-
L'assistente ci saluta calorosamente, prima di chiederle il Budget -Non mi preoccupa la cifra- Rispondo prima che chiunque possa fiatare - L'abito è il mio regalo per le nozze e non mi importa la spesa, l'importante è vederla felice- Intravedo Clarke sorridere, mentre a mia sorella si illuminano gli occhi.
-Perfetto- riprende Karen - Aveva un modello in mente?- Vedo Octavia annuire, indicando il suo raccoglitore.
-Sì, pensavo a qualcosa di Boho, magari in pizzo- L'assistente annuisce, prima di chiederle dove si svolgerà il matrimonio -In Italia, tra tre mesi.- Vedo l'assistente sbiancare e quasi scoppio a ridere.
-Ok- sussurra -venga con me- Sembra visibilmente sconvolta, mentre si allontanano alla ricerca del trofeo di Octavia.
-Come te la immagini?- Mi chiede Raven. Che domanda... Qualunque cosa indosserà, la vedrò sempre come una bambina, come la piccola di casa che mi chiedeva di portarla in giro per il salotto a cavalcioni. Sarà sempre la mia sorellina che arrivava nel cuore della notte a chiedermi di dormire con lei, perchè aveva paura del mostro sotto al suo letto.
-Bella.- Rispondo semplicemente, sorridendo -Come non mai- Incrocio ancora una volta quello sguardo troppo puro, troppo chiaro per essere della principessa. La vedo sorridere.
Non lo fa spesso, anzi, passa il tempo con quell'espressione gelida stampata in volto...
-Eccola!- Esordisce la mora, distogliendomi dalla mia terapista.
Octavia arriva fluttuando quasi, indossando un abitino crema con le spalline sottili.
-Allora?- chiede lei entusiasta.
-Nah, troppo semplice- dice Raven, mentre Clarke arriccia il naso ed io scuoto la testa. - Ti vediamo con qualcosa più romantico-
La vedo sbuffare e gonfiare le guance, come faceva da piccola quando le veniva negato qualcosa, prima di girarsi sui tacchi e tornare verso i camerini. Trattengo una risata, davanti a quella scena.
Quaranta minuti, tre cambi di abito dopo, mia sorella ritorna con il suo passo leggero.
Resto bloccato, congelato nel tempo, alla sua vista.
Indossa un abito in pizzo avorio che la fascia perfettamente fino ai fianchi, per poi aprirsi morbidamente e scivolare a terra, chiudendosi in una coda. Forse, da fratello maggiore, dovrei dirle qualcosa sul profondo scollo sulla schiena, ma i suoi occhi sono ricolmi di lacrime, e non me la sento di rovinarle questo momento.
Le ragazze restano basite, con gli stessi occhi di Octavia.
-Oddio, Bellamy... è lui- sussurra O, mentre l'assistente le posa il velo sul capo.
E devo ammettere che faccio fatica a non commuovermi anche io.


Continua...


Fangirl_G:  Mi spiace di averti fatto aspettare tanto! Comunque, amo Octavia in versione maniaca del controllo, ce la vedo molto XD
Ti ringrazio per tutto e spero che ti possa piacere questo capitolo.
Sei la lettrice che tutti vorrebbero avere. Grazie *^*


Scusate se ci ho messo più del solito, ma il lavoro mi sta succhiando via un po' più del tempo.
Questo è un capitolo molto più divertente degli altri, per il semplice fatto che non volevo deprimervi o farvi venire il diabete XD
Spero di avervi strappato anche solo una risata e di non essere caduta nel banale.
Fatemi sapere cosa ne pensate, fa sempre piacere ricevere pareri su ciò che si scrive.
Grazie a tutti, per il supporto.
Ci leggiamo presto,
Dimea




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Capitolo 7
*** VII/ Unspoken ***


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VII
Unspoken



So you wanna take a ride with me
Yeah, you wanna break up honestly
I'm not gonna save you
And make it all alright
You're done with with that
It's going down tonight
First of all you've gotta dance for me
And then I'll tell you what it's gonna be
Come a little closer
I'm not gonna bite
C'mon c'mon let's do it all tonight
[...]
There is no me and you
You're done with that
I know what we could do
[Stanfour -Do it All]


(Clarke PoV)

Sto cercando di capire per quale motivo Bellamy sia voluto tornare con me, in auto, e non con Raven o sua sorella. Beh, non ha molta importanza,  finché se ne sta lì buono ed in silenzio, problemi non ce ne sono... forse.
Già, perchè alcune situazioni strane le sta creando senza rendersene conto, o probabilmente senza saperlo.
Raven sta facendo troppe domande su noi e la situazione comincia a darmi sui nervi, quando lei punta una preda, si salvi chi può. La cosa divertente è che, è più che convinta che lui verrebbe a letto con me. Che assurdità, e se anche fosse, non ci cascherei con uno come lui... Troppo belloccio per i miei gusti! Sembra la versione di James Dean dei poveri, con quel sorriso enigmatico, i suoi occhi scuri e le labbra sottili...
No, Clarke! Contegno, forza...
Scuoto la testa, cercando di non attirare l'attenzione del passeggero ed accendo la radio.
La musica è sempre stata mia amica in qualunque istante, sin da quando ero in fasce e mio padre mi cullava sulle note di Sweet Child of Mine. Lei è la mia dolce evasione, l'ora d'aria in cui posso essere me stessa, senza curarmi di ciò che mi circonda. La mia terapia.
-Scorri il dito sullo schermo dell'ipod- indico il mio mp3 a Bellamy -fino ad arrivare a Demons, per favore- Lo vedo annuire, prima di cominciare a trafficare, corrugando la fronte.
La terapia sta progredendo molto velocemente e la cosa non può che rendermi felice, ma mi sono abituata ad averlo tra i piedi... e mi dispiacerà non svegliarlo ogni mattina per trascinarlo con me.
Sorrido tra me e me mentre le note della canzone cominciano ad accarezzarmi i timpani.
Non ha importanza chi si trova nell'abitacolo, potrebbe esserci anche il Presidente, questo è il mio momento...
Con la coda dell'occhio, intravedo lo sguardo di Bellamy su di me. Non è una sensazione fastidiosa, anzi, mi sento rinascere dalle sue iridi nere, profonde come l'inferno.
Non è la prima volta che mi fa sentire così... potente e  libera.
Deglutisco, perdendomi la prima strofa, mentre lui distoglie lo sguardo ed in cuor mio lo ringrazio.
-I want to hide the truth/ I want to shelter you/ But with the beast inside /There’s nowhere we can hide /No matter what we breed/ We still are made of greed/ This is my kingdom come- lascio che la voce esca dal suo guscio, come ho sempre fatto, liberandomi dello stress e di tutto ciò che sono costretta a soffocare.

Mi rendo conto di non essere sola, per la prima volta, quando lui si unisce a me.
-When you feel my heat/ Look into my eyes/ It’s where my demons hide/ It’s where my demons hide/ Don’t get too close/ It’s dark inside/ It’s where my demons hide/ It’s where my demons hide-
A dire la verità, quando ho scoperto che Octavia aveva un fratello, mi ero immaginata una copia maschile della mia amica, non immaginavo certo di trovare il mio alter ego ed il mio gemello al tempo stesso.
Ci stiamo studiando reciprocamente sin dal nostro primo incontro, probabilmente vorrebbe analizzarmi, ma non può nemmeno immaginare quanto siano seppelliti in profondità, i miei demoni. I suoi li conosco a memoria, come se mi appartenessero, così come la sua anima.
Forse non mi dispiacerebbe essere scoperta da lui, potrebbe essere divertente...
Ma che diavolo di pensieri mi vengono in mente?!?
Scuoto il capo, mentre lui resta a fissare la strada. Sento il peso di qualcosa di indefinito sulle nostre teste. Non è imbarazzo, è qualcosa molto più viscoso, con un suo peso specifico.
- Mia sorella ha deciso di uscire stasera, lei e tutta la Truppa... noi compresi.- Perchè quelle ultime due parole sembravano enfatizzate?
Non devo farmi strane idee, probabilmente vuole solo dire che finalmente si esce, visto che da quando è arrivato siamo sempre rimasti chiusi in casa.
Non devo dare peso a certe cose, non devo.
-Già, ne abbiamo proprio bisogno- rispondo atona e lui annuisce.
Tra noi cade il gelo, un velo pesante quanto un macigno, improvvisamente, come se non avessi preso al volo una sua frase o un suo sorriso sommesso. Questo è un silenzio dal retrogusto amaro ed incompleto.
Cosa diavolo vuoi da me, Bellamy Blake? Hai già il mio tempo, la mia pazienza, le mie parole... e le mie attenzioni. Cos'altro vuoi?
Sappi che più di questo non potrai ottenere, da me.
Sei già il mio tremendo e grottesco riflesso, non posso lasciarti entrare più in profondità di adesso, ne uscirei sconfitta e compromessa. Li conosco quelli come te, scappando da un letto all'altro, crogiolandosi tra il profumo di una donna ed il pizzo di una sottana. Sei troppo pericoloso, Blake, ed io sono stufa del pericolo.
Senza nemmeno rendermene conto, siamo arrivati al garage e non posso non tirare un sospiro di sollievo. La mia mente è troppo laboriosa e rumorosa, finirà per farmi venire un'emicrania.
Saliamo sull'ascensore, in silenzio, fino al nostro piano. L'unico rumore che spezza la monotonia degli scricchiolii del macchinario, è la sinfonia creata dai nostri respiri.
Ding.
Le porte si aprono, catapultandoci sul nostro pianerottolo. Non siamo soli.
-Ehi, Clarke- conosco bene quella voce...
-Finn- sorrido imbarazzata, portandomi una ciocca ribelle, dietro l'orecchio sinistro, è incredibile quanto ritorni ad essere una liceale, quando lui è nei paraggi.
Oramai è tutta la settimana che sta frequentando il nostro appartamento, insieme a Monty e Jasper, per aiutare con "l'allerta O", e la situazione iniziale con lui, comincia a risolversi. Certo, Rav mi lancia certe occhiatacce, ma se io non dico nulla sul suo approccio verso il mio cliente, lei dovrebbe evitare qualunque commento sull'argomento Finn Collins.
Devo ammettere che mi interessa abbastanza da poter pensare di dargli un'altra possibilità, dopo il disastro che aveva combinato con me e Raven.
Indossa una camicia rossa a quadri, sopra ad una t-shirt antracite ed un paio di blue jeans. Da un po' ha smesso di portare quella zazzera che gli sfiorava le spalle e devo ammettere che vederlo lavorare in caffetteria, sotto al nostro palazzo, ha il suo effetto... il caffè ha tutto un altro sapore.
-Finn- mormora atono, Bellamy. Non posso non notare gli sguardi in cagnesco che si rivolgono i due ragazzi, non si sono sopportati sin dal primo giorno.
-Stasera uscita di gruppo, eh, Principessa?- annuisco arrossendo e sento lo sguardo di Bel, puntarsi incredulo su di me -Allora a stasera- Mi saluta lui, con il suo sorriso perlaceo, entrando nel suo appartamento.
Bellamy aspetta di sentire la porta chiudersi, prima di rivolgersi a me acidamente -Contieniti principessa-

-Puoi non chiamarmi così?- Ringhio, mentre lui alza un sopracciglio
-Quindi un cretino, che mi ha sentito chiamarti così, può... ed io no. Bene- Si volta verso la porta ed infila la chiave nella toppa, prima di riposizionare il suo sguardo su di me e scrollare la testa. Vedo le sue spalle alzarsi ed abbassarsi al ritmo dell suo respiro irregolare, mentre i suoi occhi non si staccano da me. Il nero delle sue iridi ha preso una profondità incredibile, quasi si perdono le sue sfumature con la pupilla. Mi sento nuda come un verme, sotto quello sguardo accusatore...
Lui lascia scattare la serratura, prima di azzerare il contatto visivo ed entrare nell'appartamento.

Frugo tra i miei trucchi, alla ricerca dell'ombretto nero che sembra scomparso nel nulla. Che nervoso! Possibile che non rimettano mai a posto ciò che gli presto?
-Raveeeeeeeen!- Urlo, nella speranza di essere udita dalla mia amica che risponde con un "subito", seguito da uno scalpiccio di tacchi.
-Scusa- dice dolcemente lei, porgendomi il piccolo astuccino rotondo,  prima di squadrarmi e corrugare la fronte - Clarke...- sbuffa esasperata.
-Che c'è?- chiedo allarmata, davanti al suo sopracciglio alzato ed il suo sguardo indagatore, continuando ad intrecciarmi i capelli.
Con il dito indica il mio abito, una tuta in chiffon nero composta da un paio di pantaloncini morbidi fino a metà coscia e due ampie fasce che, passate davanti ed intrecciate sulla schiena, formano il top.
-Sotto ad un capo del genere, non puoi metterci il reggiseno, al massimo le coppe adesive. Non è scollato solo dietro, è anche aperto fino all'ombelico,  ed i gancetti del reggiseno sono peggio di un pugno nell'occhio!- Sbuffo, slacciando l'imbracatura che compone la parte superiore, per togliere l'intruso, mentre borbotto.
-Ma io non ho le coppe adesive! Vado direttamente a cambiarmi- sbuffo, ma lei mi ferma, sorridendomi. Quando mi mostra quello strano ghigno, ha qualcosa in mente... e non è detto che mi piacerà.
-Le ho io... certo, se sei a caccia le devi togliere prima del "dunque"- ridacchia, uscendo dal bagno- aspettami qui-
A caccia? No, non stasera. Non ho voglia di rincorrere nessuno... Anche se dopo l'ultima settimana dietro ad O, so di aver bisogno di sesso.
Raven torna poco dopo con una scatolina. -Eccoli, questi sono dei portenti per quelle come noi, che non sono piatte!- estrae due adesivi e mi spiega come metterli per ottenere l'effetto Push up. Ri-allaccio il top, facendomi aiutare da Rav, finisco il trucco e corro in camera dove mi aspettano dei sandali alla schiava neri, tacco 10 ed alti fino al ginocchio.
Sospiro, allacciando la collana che arriva all'ombelico. Comincio a temere di sembrare troppo volgare.  Incrociando le dita, afferro la giacca bianca smanicata, infilandola e mi avvicino allo specchio. Un'istante di terrore prima di aprire l'armadio, e la mia mente ragiona già su cosa indossare al posto della tuta, apro l'anta e mi ritrovo davanti al mio riflesso... E devo dire che non sono niente male!
Una voce fastidiosa, acida e tremendamente pungente si fa strada nella mia mente, "Contieniti Principessa", riportandomi a galla le sensazioni di qualche ora prima.
Al Diavolo Bellamy Blake e le sue frecciatine acide! Stasera è la mia sera, e non ho intenzione di farmela rovinare da nessuno. Ho cambiato idea!
Con passo svelto mi avvio in salotto, dove trovo le ragazze sedute sul divano ad aspettare il resto del gruppo e mi piazzo davanti a loro  
- Ta-dah! - Esclamo, girando su me stessa - Troppo?- chiedo, vedendo le loro facce colpite
-Finalmente, qualcosa che metterei io!- Esclama la più piccola abbracciandomi -Era ora, Clarke! Stasera caccia grossa?- scherza Octavia, facendomi l'occhiolino.
Loro sono sempre splendide e provocanti al tempo stesso, senza mai essere volgari. Io sto cercando di imparare, già passare dalla punk, alle superiori, alla psichiatra perennemente in ufficio, è stato un enorme passo avanti, ora sto cercando la via di mezzo.
-Quindi, dove pensavate di andare?- Chiedo curiosa, sedendomi tra loro.
-Tieniti forte Clarke...- mi sussurra Octavia
Il campanello suona, spezzando la suspance che le ragazze stavano creando, e mentre Rav va ad aprire la porta, Bellamy fa capolino dalla cucina.
Le mie amiche sono troppo impegnate ad accogliere gli ospiti, per vedere ciò che accade.
Vedo il moro sbarrare gli occhi e deglutire, avvicinandosi al mio fianco, cercando di aprire bocca senza staccare gli occhi dai miei.
Dentro di me, vorrei urlargli contro per la reazione di poco prima, ma il mio sguardo è incatenato al suo. Perso.
-Wow Clarke, Che donna!- La voce di Jasper spezza quel magnetismo per un istante ed io torno con i piedi per terra, voltandomi verso il mio adulatore. -Fatti ammirare-
Jasper e Monty sono l'anima di ogni serata mondana, di ogni compagnia. Sono le persone che tutti vorrebbero come amici, o almeno come vicini.
Finn mi rivolge un sorriso dolce, inchinando il capo. Arrossisco alla vista di quel gesto e ricambio.
-Questa sì che è una donna che si vuole divertire!- J mi passa una mano sulla spalla, deve essere già brillo, invitando tutti ad uscire per poterci avviare tutti al locale -Al Fluxx signori!- Monty scuote il capo, mentre sento gli occhi di Finn e Bellamy sulla mia schiena
Il Fluxx è IL nightclub più in voga di San Diego. Da quando mi sono trasferita qui, ci sarò andata con le mie coinquiline, non più di due o tre volte. Sfortunatamente è sempre pieno e riuscire ad imbucarsi è sempre impossibile. Ma quanto pare, stasera siamo in lista.
La musica arriva, investendoci al nostro ingresso, e ci dirigiamo in pista, mentre le luci lilla e rosse ci passano in rassegna.
A quanto pare siamo in piena serata anni 80... Meglio di così non poteva assolutamente andare, O ha una passione per la discomusic di quel periodo!
-Oddio!!! Clarke... senti la canzone!- Octavia comincia a Ballare, muovendosi a tempo verso di me e richiamandomi con l'indice destro. Fingo un'espressione sorpresa, prima di scoppiare a ridere e cominciare a ballare con lei sulle note di Don't You Want Me Baby , a casa capita spesso di cantarla in Playback insieme.
La gonna della mia amica ondeggia a tempo, insieme alla stoffa della mia tuta. Le prendo la mano e la faccio piroettare. La nostra è una tradizione, il primo ballo in pista è nostro, anche se questa volta Rav non sta ballando con noi. Peccato per lei.
Jasper e Monty si uniscono a noi. Devo dire che si muovono parecchio bene.
I miei occhi cercano qualcosa, istintivamente, nel mio gruppo... qualcuno che forse non voglio vedere. O forse sì.
E lo trovo con la coda dell'occhio, vedendo Raven passare al contrattacco, strusciandosi contro Bellamy... e lui apprezzare le mosse.
Vedo il suo sguardo spostarsi verso di me, come attirato da una calamita. Mi guarda di sottecchi, incuriosito, mentre ballo con sua sorella. Quasi divertito, prima di scuotere la testa e tornare alla sua cacciatrice/preda. In quell'istante, Octavia si sposta a ballare con Jasper e Monty, facendomi l'occhiolino e per risponderle faccio scorrere il dito dalla rima inferiore dell'occhio alla guancia, imbronciandomi. La vedo scoppiare a ridere mentre con il mento indica alle mie spalle. Mi volto, cozzando contro qualcuno.
-Oddio, scusa...- provo a giustificarmi, prima di rimanere senza fiato davanti a Finn.
-Finalmente, principessa, è tutta sera che provo ad avvicinarmi.- Mi sorride e mi sciolgo. Dio, com'è possibile? - Balli?- Mi porge un drink. L'odore pungente del Jack e Cola arriva dal bicchiere, penetrandomi le narici, inebriandomi.
-Mmmm, nah! Ciondolavo- ridacchio, mentre con la coda dell'occhio intravedo Raven avvinghiata a Bellamy. Qualcosa si smuove davanti a quella scena, non so esattamente cosa ma riconosco un gusto amaro in bocca e la sensazione di un pugno sulla bocca dello stomaco... Forse ho davvero bisogno di un uomo.
Mi avvicino a Finn, lasciando scivolare le labbra vicino al suo orecchio - Vuoi farmi ballare tu?- Le note di Touch Me invadono la pista. Penso di non essere mai stata più fortunata di così.
-Perchè No?- risponde con una voce più roca, mentre gli prendo le mani posandole sui miei fianchi, tra la stoffa e la pelle nuda. Lo sento sussultare e sorridere, mentre le sue dita mi accarezzano la pelle.
Il Jack e Cola scende nella mia gola, lasciandomi le labbra umide di alcol. Passo la lingua per raccogliere il residuo e Finn mi fissa, deglutendo.
Intravedo la bocca di Raven su quella di Bellamy. Resto di sasso per un istante, forse perchè so cosa faranno più tardi... conosco troppo bene la mia amica.

Fanculo.
Sciolgo la treccia, sorridendo trionfante e guardo il ragazzo davanti a me prima di lasciarmi andare del tutto a lui.
Non siamo ragazzini, lasciamo perdere i convenevoli. Sappiamo entrambi come andrà a finire.
Dopo due ore siamo già in camera.
Sento il suo sguardo affamato su di me, la sua eccitazione ho già avuto modo di constatarla prima, ballando.
Slaccio le due bande nere, lasciando ricadere a terra l'abito, come una seconda pelle.
Mi sento invincibile davanti a quegli occhi castani carichi di desiderio.
Le sue mani accarezzano la mia pelle nuda, mentre Finn sussurra il mio nome, tra un bacio sul collo e l'altro.
Lo lascio entrare in me, aggrappandomi con le gambe all'altezza dei suoi reni.
Il mio corpo si muove a ritmo con il suo, mentre le spinte aumentano velocità e profondità, facendomi scappare dei gemiti.
La cosa divertente è che non devo cercare di trattenermi, visto che siamo da lui.
Le sue mani sono ovunque e da nessuna parte, le mie attorno al suo collo.
Venti minuti di fugace passione, prima di crollare ridendo accanto a Finn.
-Dovremmo rifarlo- ridacchia.




Continua...

Lo so che molte sono anti Finnarke (o Flarke), ma credetemi che serviva, e servirà, questa scena... quindi non odiatemi, vi prego.
Bellamy e Clarke sono due cretini adorabili che non hanno ancora capito di essere fatti per stare insieme.
Il Fluxx esiste davvero, ed è uno dei migliori Nightclub (ovvero una discoteca over 21)
di San Diego, a pochi passi dal mare.
Vi prego non odiatemi!!!
 Le canzoni di questo capitolo sono:
Unspoken ( Hurts)
Do it All (Stanfour)
Demons (Imagine Dragons)
Don't You Want me (Human League)
Touch Me (Samatha Fox)


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Capitolo 8
*** VIII/ Mr Brightside ***


VIII
Mr Brightside




We should go to sleep now, You should stay the night.
I'll be up to watch the world around us live and die
Lying on the grass now, dancing for the stars
Maybe one will look on down and tell us who we are
Hallie, We might fall

[We Might Fall - Ryan Star]


(Bellamy Pov)

Quell'idiota di Finn Collins. Non riesco proprio a sopportare la sua faccia sbarbata e quella sue espressione da ebete ogni volta che volge lo sguardo su Clarke. O le sue occhiatacce quando mi vede accanto a lei, a quanto pare i nostri sentimenti sono reciproci.
Oramai è più di una settimana che frequenta l'appartamento delle ragazze, ed ogni volta che lo vedo entrare, vorrei poterlo riempire di pugni.
Mi ricorda qualcosa di viscido e molliccio e non me ne importa nulla che lui sia un grande avvocato o qualcosa di simile, anzi, lo rende ancora più odioso ai miei occhi.
Troppo impostato, ruffiano e stupido per i miei gusti. Eppure quei suoi modi di fare da damerino, piacciono alla principessa...
Già, Principessa. Se quel cretino,la chiama così, va bene, anzi!
Maledetta lei, le sue giacche, i suoi tailleur, la montatura nera e lucida dei suoi occhiali e la sua musica preferita.
Penso che impazzirò, con lei. Anzi ne sono certo.
Mi sento avvolto da una fitta nebbia, ogni volta che le sto accanto. Mi perdo completamente.
Se solo non fosse la mia terapista... o la migliore amica di mia sorella. Sbuffo, lasciandomi cadere sul divano, scompostamente.
Octavia ha deciso di organizzare un'uscita premio per il duro lavoro che il gruppo sta svolgendo con lei. In realtà, penso si sia resa conto che da quando sono tornato, il mio unico svago sia stato seguire la mia terapista come un'ombra. O, mi conosce abbastanza bene da sapere quando ho bisogno una libera uscita da ciò che mi circonda.
Mia sorella e la sua amica mora arrivano accanto a me, sorridendomi.
Ho già capito a cosa vuole arrivare Raven, sin dal primo giorno in cui sono arrivato qui, e tutto sommato non avrei nemmeno problemi ad entrare nel suo letto, non penso che possa infastidire la piccola O.
Insomma, anche io ho bisogno di svago, ogni tanto...
Guardo lo spacco della gonna, da cui si intravede la coscia della ragazza. La sua pelle ambrata, baciata dal sole, non ha nulla a che vedere con quella porcellana di Clarke.
Clarke... davvero Bellamy? CLARKE?!?
Mi alzo di scatto, con la scusa della gola secca e fingendomi scocciato per averle aspettate un'eternità su quel divano troppo bianco e troppo grande. No, in realtà so di cosa ho bisogno ora. Mi avvio in cucina, e la rivedo ballare con la tazza del caffè in mano...
Scuoto il capo per scrollarmi da dosso quella visione delirante, superando il bancone a penisola e mi fiondo sul frigorifero.
Le birre mi aspettano, ordinatamente, nello sportello. Ne afferro uno e la apro con l'accendino che estraggo dalla tasca.
Sospiro, prima di lasciare scorrere il liquido nella mia gola, nella vana speranza che quel minimo di alcol riesca ad assopire i miei pensieri. Nulla, anzi li amplifica.
Sbuffo, appoggiandomi al bancone, continuando a concentrarmi sulla bionda... SULLA BIRRA.
Ho decisamente bisogno di staccare la spina da lei, ed è proprio quello che farò stasera.
Sento la sua voce dal salotto, mentre parla con le ragazze. Non voglio andare ora, e ritrovarmi in un terrificante discorso tra donne,o ancora peggio, sotto lo sguardo severo di Clarke, per la mia scenata di poco prima. Quindi me ne resto qui in compagnia della mia bionda, oramai quasi consumata. Un rapporto breve, ma intenso...
Ma al suono del campanello, capisco che non posso restare rintanato qui dentro. Esco allo scoperto, rientrando in salotto.
Non sono del tutto preparato alla visione di Clarke, no, non così. I miei occhi cadono sulla pelle nuda, quel bianco perlaceo, tanto delicato alla vista che nasconde la più forte delle corazze mai concepite, a contrasto con quella poca stoffa, nera ed impalpabile, che la copre. Deglutisco a fatica, sperando di non sembrare un idiota.
Sembra diversa. Persino i suoi capelli, sempre maniacalmente prigionieri di code tirate, ora sono morbidamente intrecciati ed hanno una speranza di uscire dalla loro carreggiata per mostrare quanto siano ribelli e vivi. Ma ciò che più mi turba, sono i suoi occhi messi in risalto dall'ombretto nero. Resto incatenato a quello sguardo, mentre il mio corpo si muove meccanicamente verso di lei. 
Vorrei poterle dire qualcosa, ma davanti alla sua espressione da bambina perduta, non riesco a fiatare, mi si blocca il respiro.  Per un secondo vedo la vera lei.
-Wow Clarke, Che donna!- Fortunatamente, Jasper, richiama l'attenzione della ragazza, ed io posso tornare a respirare. Forse.

Scrollo il capo, so che finirò per farmi venire un'emicrania così.
Vedo Jasper trascinare fuori la mia terapista e non posso fare a meno di seguirli con lo sguardo, assumendo la mia miglior espressione da menefreghista.
Il Fluxx è a due passi dal mare, riesco a sentire quel profumo di salsedine, persino dalla sala. 
Sin da quando siamo entrati, Raven mi ha trascinato in pista, sfoderando ogni suo asso nella manica. Non fraintendetemi, adoro il modo in cui si struscia su di me. Anzi, spero continui, eppure vorrei dirle che non c'è bisogno di applicarsi tanto, bastava invitarmi ad entrare in camera. Ma devo ammettere che adoro il modo in cui le donne si danno da fare per attirarci nelle loro trappole a ciel sereno.
Volto lo sguardo verso mia sorella e vedo lei, ballare come una ragazzina.
Abbiamo un paio di anni di differenza, non di più, ma lei si diverte come una quindicenne, insieme ad Octavia. Vedo l'orlo della sua tuta ondeggiare a tempo...
Raven aumenta la pressione, e sento il sangue concentrarsi in un unico punto e la temperatura alzarsi improvvisamente. Tra le luci al neon vedo il suo sorriso seducente, quelle labbra carnose che un minuto dopo sono vicino al mio orecchio, e le mie mani sulla sua vita. Sfioro la sua pelle, bollente, con le dita.
Qualcosa mi richiama, ancora una volta. Un ultimo sguardo verso quella chioma bionda, oramai non più sola. Quella sanguisuga di Finn le porge un drink. Clarke si volta verso di me per un istante,un battito di ciglia, come se avesse sentito il mio sguardo su di lei. Li vedo ridacchiare e ballare e non è difficile capire cosa avverrà stasera.
Le labbra della mora, scivolano sulle mie, mentre le nostre lingue si incontrano e scontrano, in quel contatto. Il cervello si spegne in quell'istante, inserisco il pilota automatico, la sciando a lei il comando.
Un'ora dopo siamo in camera sua mentre, ridendo, le dico di non fare rumore e la spoglio.
Il letto non esiste in questo istante. Troppo romantico, troppo personale.
Le sue labbra scivolano sul mio petto e poi sugli addominali, prima di arrivare alla meta, mentre appoggio la schiena alla parete spoglia e passo le mie dita tra i suoi capelli.
Ci sa fare la ragazza...
Estrae qualcosa da un cassetto, e non ho nemmeno bisogno di chiedere. Sappiamo entrambi che sarà solo una notte e complicarci la vita con una gravidanza sarebbe da idioti.
La lascio fare per un po', godendomi le sensazioni, prima di prendere in mano la situazione.
La sollevo appoggiandola al muro, mentre le sue gambe si stringono attorno a me e le sue braccia al mio collo.
Non sono mai stato delicato, e non lo sarò in questo momento.
Ad ogni spinta ansima, geme, avvinghiandosi sempre più forte a me e graffiandomi la schiena.

Penso di aver misurato troppe volte questo salotto, oramai lo conosco a memoria ed i miei piedi sono quasi diventati piatti a furia di macinare metri, qui dentro.
Avanti e indietro.
Avanti e indietro.
Avanti e indietro.
Mi sento elettrico, nervoso.
Scrollo la testa, cercando di calmarmi, e spengo la quarta sigaretta, nel posacenere vicino al divano.
Sono quasi due ore che percorro questa stanza, probabilmente senza motivo, semplicemente il sonno è scomparso nel nulla cedendo il passo ad una malsana ansia.
Raven dorme, ma non è ciò che mi interessa ora...Certo, non posso lamentarmi del sesso, quello mai!
Anzi, devo dire che la serata non è stata niente male. Ma
, in realtà, penso che lei sia l'ultimo dei miei problemi. Una notte e basta. Niente di più.
Non riesco a capire cosa mi obblighi a restare sveglio, non ha senso questa morsa allo stomaco...
Provo a sdraiarmi sul divano, ma lo scatto della serratura mi fa balzare in piedi, in allerta. Quando la porta si apre, l'illuminazione del pianerottolo proietta un'ombra familiare sul pavimento mentre una mano, alla cieca, corre sulla parete alla ricerca dell'interruttore, accendendo la luce.
La riconosco, ma l'avevo già fatto dall'ombra.
Ha il trucco sfatto, i tacchi in mano e la treccia, oramai sciolta, ha ceduto il testimone alla sua indomabile ed inconfondibile chioma bionda.
Canticchia silenziosamente, a bocca chiusa. Eppure le percepisco chiare, quelle note basse.
Sussulta guardandomi, come se non si aspettasse di vedermi, per poi sorridermi. Ed ecco il pugno nello stomaco. Lo sento forte e chiaro, mentre i suoi occhi indugiano su di me.
-Bellamy, sono le cinque e mezza del mattino- scrolla il capo dolcemente - cosa ti ho detto a riguardo delle tue ore di sonno?- sussurra, per non svegliare le sue coinquiline.
Annuisco solennemente, appoggiandomi alla parete e portando una mano tra i capelli, scompigliandoli.
-Ricordo cosa mi hai detto a proposito del sonno- sibilo, incrociando le braccia. Socchiudo gli occhi, squadrandola, o almeno questo è quello deve pensare lei.
Fa finta di non sentire il mio tono, o semplicemente non le importa. -Avevi caldo?- mi chiede indicandomi il petto nudo -Comunque bel tatuaggio- punta il mio fianco sinistro con l'indice, sorridendomi.
Non sembra nemmeno lei, ma non è ubriaca. Non più, almeno. Sembra solo felice.
-Dove eri finita?- Non riesco a controllare la mia freddezza, non in questo momento, quel sorriso mi infastidisce. Ma perchè?!?
 Non ho ancora terminato la frase e lei ha già mutato espressione. La vedo aggrottare la fronte, mentre mi fissa con i suoi occhi gelidi. Detesto quando mi guarda così, sembra capace di scavarmi dentro, di leggermi anche il peggiore dei pensieri.
-Sono la tua terapista, non tua sorella- scherza lei, facendo spallucce. Quella risposta mi manda in bestia, soprattutto pronunciata con tanta leggerezza.
Mi mordo il labbro, cercando di reprimere ciò che vorrei urlarle contro.
Dio, non capisco più nulla. Ho bisogno una birra.
Succede ancora.
Provo a respirare, e l'ultima cosa che vedo è Clarke che mi corre incontro.
Improvvisamente tutto si oscura.
Il buio.
Sento le fiamme. Le sento chiaramente
Sono attorno a me...
La sabbia.
La polvere.
Il sangue.
Le urla...
La gamba di Murphy.
L'odore della morte.
La morte, sì.
Dovevo morire io...
Una voce mi chiama...
Bellamy!
Sì, è il mio nome...
Bellamy!
Respira Bellamy!
La carne viva...
Non è Reale!
L'esplosione è solo colpa mia.
Non è reale...
Qualcosa lo ripete.
Respira...
No, non è reale...
Sono in ginocchio sul pavimento, al buio, ma sento qualcosa addosso, pesante e caldo. Provo a scrollarmelo da dosso, ma la voce di Clarke mi tranquillizza.
-Va tutto bene, Bellamy. Sono io- è lei, è Clarke. Sento il suo corpo, ogni sua cellula, contro il mio busto. Mi sta abbracciando. Istintivamente la circondo con le mie braccia ed appoggio la testa sulla sua spalla.
-Oramai le crisi stavano passando, che cosa può avermene scatenata una?- Lei non risponde, mi stringe più forte e mi sussurra di fare silenzio.
Non so per quanto tempo restiamo su quel pavimento, circondati dall'oscurità. Il suo profumo solletica i miei sensi, e qualsiasi donna viene spazzata via dalla mia mente.
Il tempo passato poco prima con la sua amica, si azzera. Si cancella dalla mia mente.
Sento la sua pelle sussultare al mio tocco, è inevitabile non sfiorarla, con quel vestito.
Come è possibile?
La vorrei lontana da me e vicina al tempo stesso.
Restiamo così, finché lei non mi intima di stendermi sul divano e lei scompare in cucina, per tornare poco dopo con due tazze.
-Camomilla- mi dice, sorridendomi -Per il sonno- Accetto il dono, ringraziandola, ed aspettandomi di vederla andare verso la sua stanza. Sorprendentemente, invece, si siede accanto a me, sorridendomi. -Ti spiace se ti faccio compagnia?-
La guardo, oramai mi sono abituato al buio e  riesco a vedere i suoi lineamenti, il suo sorriso ed il luccichio dei suoi occhi.
-Sì, ti prego. Resta.- sussurro nell'ombra, mentre le mie palpebre calano.
Mi sveglio di soprassalto, colpito da un raggio di sole.
Mi passo le mani sulla faccia, sperando ti togliere quei maledetti residui di sonno.
Non so per quanto ho dormito.
-Buongiorno- dice una voce, impastata di sonno, al mio fianco. Clarke. Indossa lo stesso abito di ieri sera, oltre che il suo sorriso migliore ed un paio di occhiaie viola.
-'Giorno- sbadiglio - che ore sono?- le chiedo stiracchiandomi. Mi rendo conto che non ha dormito, è rimasta qui a vegliare su di me tutta la notte, dopo la crisi.
-Le nove-trattiene uno sbadiglio -Hai avuto incubi, stanotte?-
Ora che mi ci fa pensare, mi rendo conto di non ricordarmi cosa ho sognato stanotte. Alzo un sopracciglio, scrollando il capo e la vedo sorridere.
-Bene- sospira.
-Ascolta, vai a farti una doccia- le dico gentilmente, cercando di mascherare la mia momentanea confusione -Io preparo il caffè-.
Mi ringrazia, avviandosi verso la sua meta, mentre io entro in cucina. Non mi ricordo nemmeno da quanto non facessi incubi, e per la prima volta mi sento bene.
Ancora non riesco a capire come sia possibile...
Accendo la macchina del caffè e prendo due tazze. Conoscendo le ragazze, la domenica non si svegliano prima delle undici, quindi saremo solo io e lei a fare colazione.
Apro l'anta del pensile sopra al fornello, alla ricerca di biscotti o simili. Un post-it attaccato sul frigorifero attira la tua attenzione.
Riconosci la calligrafia di Octavia. "Lincoln vi ha portato i Donut per colazione...AVANZATEMENE ALMENO UNO". Mentalmente ringrazio mio cognato, che deve essere arrivato, dopo il suo turno, mentre eri con Raven.
Aprendo il frigo, afferro la scatola dei dolci e ne prendo due al cioccolato, lasciando quelli crema e marmellata alle belle addormentate. Sì, Clarke mi sembrerebbe da cioccolato, se già non sapessi che è il suo preferito.
Lei torna poco dopo e si siede davanti a me.
Non parla, sorride ed afferra la sua tazza e la sua ciambella, ringraziandomi con lo sguardo. Ha passato il resto della nottata al mio fianco, e non posso che esserle riconoscente, ma qualcosa mi tormenta...
-Cosa ti piace di lui- le chiedo, e quasi le va il caffè di traverso. Non so esattamente per quale motivo le sto ponendo questa domanda.
-Prego?- Mi risponde, cercando di non soffocare, ed io devo costringermi a non ridere.
-Cosa ti piace di Finn?- le ripropongo la domanda, e la vedo abbassare lo sguardo.
-Beh... è gentile, dolce e premuroso- dice lei, ma sento che qualcosa non torna.
-Ma?- Le chiedo, speranzoso e non so ancora per quale motivo.
-Ma è l'uomo che mia madre vorrebbe vedere al mio fianco- continua lei, prima di rituffarsi nella sua tazza.
Improvvisamente un urlo squarcia il silenzio.
-LURIDO BASTARDO!- La voce di Octavia, fa saltare dal proprio letto tutti i coinquilini.
Guardo, allarmato, Clarke che mi risponde con lo stesso sguardo. Sono pronto ad alzarmi, quando mia sorella fa capolino dalla porta.
Ha gli occhi iniettati di sangue e digrigna i denti, dietro di lei, Lincoln cerca di calmarla.
-Quel grandissimo figlio di puttana!- Sbraita prendendosi una tazza di caffè, senza salutare -Mi ha cancellato i dieci giorni di ferie, che avevo chiesto quindici giorni fa, per sostituirmeli con un servizio in Kansas!- Cerco di capire la situazione, ma un rapido sguardo alla mia terapista mi fa capire che siamo nella merda fino al collo.
-Non potrò andare in Italia!- Ora capisco il motivo dello sclero -Come diavolo farò?!? Nessuno conosce i miei gusti meglio di me-
Improvvisamente mia sorella si illumina e mi guarda, per poi passare lo sguardo sulla Bionda.
-Ma certo! Che idiota...- dice. Ha lo sguardo da Psicopatica e penso di non averla mai vista così, ma capisco che non sta per succedere nulla di buono - Tu mi conosci benissimo- Mi indica, sbarrando gli occhi - e tu sei la mia damigella d'onore, la mia migliore amica.- Vedo Clarke scuotere il capo - Solo voi potete...e me lo dovete! E poi è tutto pagato, vii divertirete- ride istericamente.
Guardo la bionda davanti a me ed annuiamo, spaventati.
Siamo nella merda.


Continua...


Eccoci qui!!
Spero vi sia piaciuto questo capitolo... Ma preparatevi, perchè ora arriva il bello.
Ci sarà da divertirsi dal prossimo capitolo!
Ci leggiamo Presto.
Dimea

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Capitolo 9
*** IX / We Might Fall ***






IX
We Might Fall


Perditi
Sotto il diluvio spogliati
Bella così sarai
Guardalo, Ha mani bellissime
guardalo è puro nell'anima
[...]
Guarda il sole brucia per te, per te
per lui
La bocca trema di passione

[Salvami - Giorgia & Gianna Nannini]



(Clarke PoV)



Sbuffando chiudo il trolley, dopo aver ricontrollato il suo contenuto almeno quindici volte.
In soli sei giorni ho dovuto organizzare le prossime due settimane, in cui sarò in Italia. Fortunatamente, essendo giugno inoltrato, molti dei miei pazienti sono in ferie e Clarence ha dovuto spostarne solo tre.
Sapevo che prima o poi la Bride-zilla, tutt'altro che sopita in Octavia, avrebbe preso il sopravvento, ma in cuor mio avevo sperato di salvarmi da incarichi del genere. Avere a che fare con Octavia Blake , per questioni che riguardano lei soltanto, equivale a chiudersi in una gabbia con un Ghiottone!
In questi ultimi giorni, la situazione si è complicata notevolmente. Dopo la ricaduta di Bellamy, ho cercato di tenermelo accanto il più possibile, sia in studio che in casa, ma non potevo certo prevedere ogni piccolo inconveniente, come Finn.
Il pomeriggio dopo l'uscita in gruppo, mi sono arrivate a casa una dozzina di rose rosse. Lo stupore mio e delle mie amiche, è stato tale , che non sono riuscita a negargli un secondo appuntamento... Il problema è che lui, ora, si aspetta una relazione ed io non sono sicura di volerlo, ma ho acconsentito ad un terzo appuntamento, al mio rientro. Direi che è Inutile dire che Finn non ha preso bene la notizia che viaggerò in compagnia del giovane Blake e non è il caso di ripetere le due dozzine di insulti che sono piovuti dalla bocca del mio amico, riferendosi a Bellamy.
Non fraintendetemi, adoro Finn, ma Bellamy in questo momento è la priorità assoluta, Lui ha bisogno di me, anche se non sarebbe in grado di ammetterlo nemmeno sotto tortura.
Quel ragazzo è dannatamente orgoglioso e tremendamente difficile da gestire. Non posso nascondere il mio timore, che durante questo viaggio possa avere una ricaduta.
Ci aspettano quasi venti ore di volo, compresi gli scali, ed ho paura per ciò che potrebbe accadere...
Trascino la mia valigia attraverso il corridoio ed arrivando nel salone, dove Bellamy, Octavia e Lincoln mi aspettano.
Il mio paziente mi sorride, senza staccare l'auricolare dall'orecchio destro. Oramai sono quattro giorni che ascolta canzoni italiane per poter capire la lingua, o meglio. per rispolverarla, visto che un militare italiano, quando era in Afghanistan, gli aveva insegnato qualche parola.
Indossa un cappellino da baseball viola, una t-shirt bianca ed un paio di jeans chiari. Qualcosa pende dal suo collo e, dal luccichio, riesco a riconoscere le sue targhette da cui non si separa mai. Rispondo al suo saluto con un sorriso.
Due voli, da quattordici e tre ore, che devo dire che sono passati in un batter d'occhio, senza complicazioni. Durante i voli, mi sono riletta Orgoglio e Pregiudizio per la millesima volta. Non posso negare di avere una cotta per Mr Darcy sin da quando ero poco più che una bambina. Quell'uomo burbero ed affascinante, troppo orgoglioso per ammettere di essere innamorato di Elizabeth, ha sempre esercitato su di me un certo fascino ed un certo nervosismo.
Bellamy ha passato il tempo, leggendo qualche frase dal mio libro, ascoltando musica e dormendo. Niente ricadute, o segnali strani... fortunatamente. L'ho tenuto d'occhio tutto il viaggio, forse anche quando non avrei dovuto.

Dopo essere arrivati all'aeroporto di Firenze, scopriamo che Octavia ha affittato anche un'automobile, una fiat 500 rossa.
-Ti va se guido io?- mi sorprende Bellamy - Non hai dormito molto, mentre io sì.- cerca di spiegarmi, caricando le valige nel bagagliaio. Vorrei fermarlo, ma non mi dispiacerebbe lasciargli il timone per un po', dunque acconsento.
-A patto che mi lasci scegliere la musica!- scherzo, ma lui annuisce sorridendomi e dandomi in mano il suo mp3.
-Collegalo al cavo Aux- mi dice mettendo in moto - e scegli una canzone-.
L'auto parte nel silenzio verso l'autostrada, l'unica voce è il navigatore che impartisce ordini ed indicazione, mentre io lascio scorrere le playlist di Bellamy.
Se fosse per me, metterei quasi tutte le canzoni. Sbuffo, mentre il conducente mi lancia uno sguardo di sottecchi sorridendo.
-Sono indecisa!- gracchio, assumendo un cipiglio offeso mentre lui scoppia a ridere e mi dice di andare sulla "s" e passargli il lettore. Lancia una rapida occhiata al display, prima di premere play e ripassarmi l'oggetto. -Perfetto- sussurra mentre dalle casse la musica di un pianoforte.
Mi illumino, voltandomi verso di lui, riconoscendo She di Elvis Costello.
-Amo questo film...- balbetto, mentre lui risponde
-Lo so.- Quasi sussurra, lasciandomi sbalordita - Lo hai ripetuto duecento volte ad Octavia la scorsa sera.- Ridacchia - E so che hai una passione per Julia Roberts e che conosci tutti i suoi film a memoria.-
Questo penso di non averlo mai detto a nessuno.
Lo guardo stupita, mentre lui alza le spalle -Ti ho visto ripetere le sue battute guardando Pretty Woman e Notting Hill.- si spiega, senza scollare lo sguardo.
Lui canticchia, mentre io resto basita, con gli occhi puntati su di lui.- She may be the face I can't forget/ The trace of pleasure or regret/ May be my treasure or the price I have to pay/ She may be the song the summer sings/ May be the chill the autumn brings / May be a hundred different things/ Within the measure of a day -
Probabilmente nemmeno mia madre sa della mia segreta passione, coltivata sin da ragazzina, quando indossavo quegli insulsi pantaloni strappati e le calze a rete rotte. Ho sempre cercato di tenere nascosto ciò che oro, sotto quelle camicie a quadri, cercando di allontanare le persone da me, per non essere osservata, scoperta. Per la prima volta mi ritrovo ad essere studiata esattamente come ho sempre fatto io con tutti, e mi fa paura.
-She may be the reason I survive / The why and wherefore I'm alive / The one I'll care for through the rough in many years/ Me, I'll take her laughter and her tears / And make them all my souvenirs / For where she goes I've got to be  / The meaning of my life is she-
Lo osservo cantare, mentre il panorama cambia velocemente sotto i nostri occhi, e la macchina macina l'asfalto.
Vorrei poter capire tutto quello che sta girando nella sua mente, quanto ha davvero scoperto di me. Quanto sono nuda nel suo sguardo, senza la mia corazza.
Ma la mente gioca scherzi tremendi, ed i miei occhi restano inchiodati alle sue labbra leggermente screpolate che devono sapere di salato, di lacrime ed amaro passato.
Ha notato che lo sto fissando, ma non dice nulla, anzi sorride compiaciuto mentre arrossisco violentemente, maledicendo il mio pallore naturale che rende ancora più evidente la mia reazione.
Finalmente riesco a scollare lo sguardo, ma il mio corpo ancora non risponde del tutto ai miei comandi. Con una mano porto indietro una ciocca di capelli, scostandola dal viso e lascio cadere il silenzio tra noi, mentre la musica cerca di coprire il brusio della mia mente per il resto del tragitto.
Cerco di godermi la vista dall'auto, mentre superiamo Siena. Mi lascio risucchiare da quei colori così caldi e vivi e dalle sfumature che il tramonto getta su di essi. Una parte di me
si maledice per non aver portato il mio Block Notes ed i colori, non si può immortalare questi paesaggi solo in gelide foto. Mi riprometto di comprarmi almeno una matita e dei fogli da disegno, almeno per immortalare le dolci curve di queste colline o gli sterminati campi di girasoli.
La macchina svolta in una stradina sterrata, che porta ad un casolare poco distante dalla strada principale. Il tramonto rende quella costruzione ancora più calda di ciò che è in realtà, un rosso brillante tinge i mattoni scuri, mentre una pigra edera ricopre parte della facciata, con le sue braccia.
Una signora sulla sessantina, dalla corporatura tozza ci aspetta davanti all'ingresso. Si presenta come la proprietaria e non parla nemmeno mezza parola in inglese, fortunatamente Bellamy prova a parlare con lei, spiegandole che c'è una prenotazione a nome Blake.
-Certo, certo.- sorride la signora alta una spanna in meno di me - Seguitemi citti!- ci fa segno di seguirla, all'interno della struttura, su una scala ripida. La casa odora di buono, di fiori e pulito.
Davanti ad una porta si ferma, lasciandoci le chiavi e congratulandosi con noi. Evidentemente deve averci scambiato per i futuri sposi. Lei scende al piano inferiore, mentre noi entriamo nella stanza.
-Dannazione, Octavia!- quasi mi viene un colpo, guardando quella camera. Certo, è tutto fantastico, così accogliente, così familiare... ma dannazione! La mia amica si è scordata di cambiare la prenotazione. -Abbiamo solo un matrimoniale...- sbuffo mentre Bellamy ride.
-Tranquilla, non sono un maniaco, sono un soldato- scherza lui, posando i trolley davanti all'armadio. -Ora, se ti vesti velocemente, magari usciamo a cena. Non so te, ma sto morendo di fame!-
Dopo una mezzoretta di preparativi vari ed evisceramenti di valigie, ci ritroviamo in un paesino ad una quindicina di chilometri dal nostro Bed & Breakfast, alla ricerca di cibo. Bellamy cerca di convincermi ad infilarmi nella prima pizzeria all'orizzonte, mentre io cerco di impuntarmi per una scelta più tipica. A dire la verità, qualunque profumo in questo vicoletto in tufo, mi tenta , ma non voglio buttarmi nella prima trattoria sulla strada.
-Dai Principessa, qualsiasi cosa va bene!- sbuffa Bell, divertito dalla mia indecisione. -Capisco che Mangia, Prega, Ama ti ha dato un'immagine diversa dell'Italia, ma coraggio!-
Gli mostro la lingua in risposta, prima di fiondarmi su di un menù esposto.
-Bellamy, non devi scherzare sulla cucina italiana, è un'arte!- lo schernisco - E grazie al cielo, possiamo permetterci un ristorante decente e non un fast food... ed io ho intenzione di approfittare della mia fortuna, scegliendo un ottimo posto- Lui scrolla il capo, ridendo e io cerco di trattenere una risatina.
Da quando siamo diventati così intimi? Da quando non c'è una frecciatina maligna nelle nostre conversazioni? Mi sorprendo a notare l'evoluzione del nostro strano rapporto. Non posso certo chiamarla amicizia... o forse sì?
-Qui- mi ferma improvvisamente il ragazzo, tirandomi per il passante della cintura, facendomi sussultare per il tocco -Questo posto mi sembra abbastanza carino-
Alzo lo sguardo, su una piccola osteria che emana una calda atmosfera familiare e dal cui ingresso arriva un profumo di fonduta di pecorino e noci. Annuisco al ragazzo, sorridendo.
All'ingresso ci accoglie un cameriere di bell'aspetto, dai profondi occhi verdi, che dice di chiamarsi Luca... e fortunatamente parla inglese! Bellamy mi scocca un'occhiata scocciata, appena rivolgo un sorriso a trentadue denti al ragazzo, facendomi sogghignare. Dopo averci spiegato i piatti, aver preso le nostre ordinazioni ed aver fatto qualche battuta, il cameriere si congeda, avviandosi verso la cucina.
-Certo che gesticolano tanto- scherzo con Bell, e lui mi sorride di rimando, restando in silenzio per alcuni minuti.
I suoi occhi si puntano nei miei, improvvisamente, ed io sono costretta a fissare la fiammella tremula della candela, che ci separa, per non arrossire ancora.
-Clarke- sussurra, facendomi sussultare. Non mi chiama quasi mai per nome -Ti va di parlarmi un po' di te?- Quella domanda mi si scaglia addosso come una doccia fredda, e lui nota la mia espressione interrogativa -Tranquilla, è per fare conversazione- sorride, rassicurandomi.
-Beh, facciamo un gioco...- scherzo con lui -Prova ad indovinare qualcosa su di me-
Lo vedo arricciare le labbra ed aggrottare la fronte, mentre pensa. Mi ricorda un bambino troppo cresciuto e cerco di soffocare un sorriso.
-Da quello che ascolti- dice socchiudendo gli occhi- da ragazzina eri una di quelle alternative, forse anche un po' casinista- mi sorride sornione- Indovinato?-
-Forse dovevi farlo tu lo strizza cervelli- scherzo, cercando di nascondere il mio stupore nell'esser stata scoperta. - Ebbene sì, ero Punk ed una femminista incallita. Non mi perdevo un concerto dei Green Day, ovunque essi fossero, ed avevo tutti i cd dei Blink 182, dei Sum 41, Yellowcard, Offsprings e Good Charlotte. Ammetto di aver avuto una struggente passione anche per altri gruppi più o meno recenti, come i Goo Goo Dolls e i 30 seconds to Mars, ma questo già lo sapevi dalle mie playlist. - alzo le mani - Comunque, mi hai Beccata.- sorrido colpevole.- Ma non hai finito, coraggio!-
- Sabato scorso, mi hai fatto i complimenti per il tatuaggio sul fianco...- lo vedo ghignare -Sono sicuro che ne hai almeno uno- Mi fissa abbastanza sicuro, ed io confesso.
-Ne ho uno, molto nascosto- rispondo - ma non saprai mai dove- sorrido civettuola.
Diavolo! Sto Flirtando con Bellamy Blake? Coraggio Clarke, contegno!
-Che fine ha fatto quella ragazza?- alza un sopracciglio ponendomi la domanda
-A dirti la verità, non lo so. Penso di averla seppellita da qualche parte dentro di me, forse per smetterla di essere le pecora nera della famiglia, o qualcosa del genere- alzo le spalle, fissandolo negli occhi - E poi si è mai vista una Psichiatra Punk?- rido.
-Allora Principessa, puoi farmi una promessa- Lo guardo incuriosita mentre lui
sfodera il suo miglior sorriso - Vorrei che tu, riesumassi questa ragazza pazza, finché siamo qui in Italia- Lo guardo a lungo, mente arrivano le nostre ordinazioni.
Penso sia la prima persona che mi chiede di essere me stessa, dopo tanto tempo, certo, Octavia e Raven sanno del mio passato e lo hanno accettato senza problemi, ma nessun ragazzo è mai arrivato a chiedermi di calare la maschera.
-Ok- sorrido incerta -Ci sto-


Continua...


Note dell'autrice:

Eccoci qui, alla prima sera in Italia, e finalmente Clarke si sta mostrando per quella che è in realtà, o meglio, tutti quei lati che ha cercato di sopire sotto la figura della bacchettona... ed arriva addirittua a flirtare con Bellamy!
il fatto che lei abbia dato una seconda possibilità a Finn, complica la situazione, lo so, ma è proprio questo il bello!
(Sì, penso di essere Sadomasochista...)
Comunque, vorrei ringraziare tutte quelle persone che seguono la storia e tutte quelle che la commentano.
Non potete neanche immaginare quanto i vostri commenti mi rendano felice, mi dimostra quanto amate questa storia. Vi ringrazio davvero tanto!
Scrivete pure, vi risponderò con molto piacere.
Grazie ancora.
Ci leggiamo Presto
Dimea


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Capitolo 10
*** X / She ***


X
She


Mi piaci ma non troppo,
Perchè sei simpatica e invadente
Mi piaci ma non troppo,
 perchè giochi a far l'intelligente
Mi piaci ma non troppo,
perchè troppe volte fai l'amore
[...]
Mi Piaci come Jakill,
ma non troppo se diventi Hide
Ma mi piaci... Ma non troppo!

[Mi piaci ma non troppo - Pierdavide Carone]



(Bellamy Pov)


Un impenitente raggio di sole entra dalle tende, piantandosi tra i miei occhi, costringendomi ad alzarmi e sedermi sul materasso. Ad occhio e croce, saranno le sette del mattino.
Un mugugno, proveniente da dietro la mia schiena, mi ricorda che la principessa dorme dall'altro capo del letto. La sento respirare profondamente e cerco di non voltarmi verso di lei. So che dovrei svegliarla, visto che il programma stillato, per oggi, da mia sorella è abbastanza impegnativo, ma non mi sembra giusto trascinarla giù dal letto a quest'ora.
Mi alzo, per reprimere la pulsione di voltarmi a guardarla come uno stalker, ma ottengo l'effetto opposto. Arrivato alla finestra, il mio corpo non risponde più ai comandi, e ruota verso di lei, come una bussola.
Lei, scomposta ed in posizioni imbarazzanti, con i capelli disposti come i raggi del sole sul cuscino. Lei e la sua canottiera nera, che sporge dal lenzuolo. Lei e...
Dannazione!
Inspiro profondamente, cercando di scacciare qualsiasi strana cantilena dal mio cervello. Ora, manca solo che cominci a scrivere poesie!
Sbuffo scrollando il capo ed intimando a me stesso di riprendermi, ma lei si muove sotto quelle coperte, ed io non posso che sentirmi un idiota. So per certo, che se Clarke dovesse abbassare le sue difese, in questi giorni, portarmela a letto risulterebbe una passeggiata, soprattutto dopo averla beccata a fissarmi le labbra in auto. Eppure non è ciò che voglio.
Certo che me la porterei a letto, ma non così. Lei è diversa, me la devo sudare, la devo sperare, la devo volere. O forse, già la voglio.
Il fruscio del lenzuolo mi richiama alla realtà.
Dannazione, ho bisogno una doccia!
Mi dirigo in bagno, sperando di non fare troppo rumore, per lasciarla dormire ancora un po' e per prendermi del tempo per me. Per allontanare ogni pensiero.
Già, perchè ieri è stato difficile addormentarmi accanto a lei, un po' per la curiosità di scoprire dove fosse il suo tatuaggio, e  perchè non giacevo con una ragazza dai tempi del liceo.
Ho sempre cercato di fare ciò che dovevo, per poi tornarmene a casa. Ho sempre pensato che, dormire con qualcuno, fosse qualcosa di troppo intimo. Speciale, ecco.
Appunto. Eppure non ho avuto nulla da ridire davanti a quel letto matrimoniale. Anzi...
Sbuffo, premendo la fronte sulle piastrelle bianche della doccia, mentre l'acqua mi scorre sulla pelle. La sento ripercorrere ogni cicatrice, come fossero tanti letti di fiume, abbandonati.
Una goccia, impunemente, scivola lungo la mia scapola sinistra, per poi andare a sfiorare il mio tatuaggio sul fianco.
For Those I Love I Will Sacrifice. Ricordo ancora il ronzio dell'ago quando, il mese antecedente alla mia prima missione, mi recai insieme al mio compagno di camerata Murphy da uno dei migliori tatuatori di San Diego. Mia madre era venuta a mancare da poco, ed io volevo portare con me una parte dell'ultima cosa importante nella mia vita, per la quale avrei lottato fino alla fine. Per la mia più grande responsabilità: Octavia.
Ricordo ancora l'espressione del tatuatore, quando gli dissi che doveva prendere tutto il fianco. Quel povero diavolo lavorò quasi cinque ore, mentre Murphy rideva, incurante del dolore che avrebbe provato entro poco ed io stringevo i denti. Già, il vecchio Murphy.
Non lo vedo dalla commemorazione, pochi giorni dopo il nostro ritorno. Devo ammetterlo che l'ho trovato meglio di quanto potessi sperare. A quanto mi è stato detto, anche lui è in terapia e sta facendo grandi progressi. Clarke continua a dirmi di chiamarlo, che potrebbe solo farmi bene. Forse non ha tutti i torti...
Mi avvolgo nell'accappatoio, anche se la sola temperatura dell'ambiente potrebbe asciugarmi senza problemi.
Sospiro, infilandomi i boxer, prima di tornare nella stanza.
Clarke dorme ancora, ma so che mi tocca l'ingrato compito di svegliarla. Cerco di non avvicinarmi troppo, per non provocarle una trauma al suo risveglio... Ma devo ammettere, che il sentirla inveire di prima mattina, potrebbe essere divertente. In ogni caso, scrollo le spalle e la chiamo.
-Clarke- Cantileno, ottenendo in risposta un flebile mugugno. -Principessa...- Ritento, ma nulla. Anzi, lei si volta dall'altra parte, rannicchiandosi.
Sbuffo sonoramente, cercando di trovare un modo per farla schiodare dal materasso, ma le uniche cose mi saltano in mente sono azioni che la possono tenere inchiodata al letto.
Improvvisamente, un'illuminazione. - Principessa... se ti alzi ti offro la colazione!-
 La vedo spalancare gli occhi, alzandosi di scatto.

A quanto pare, il programma di mia sorella è tutt'altro che fittissimo! Certamente i primi quattro giorni, sono stati un vero inferno, alla ricerca di location per il matrimonio, ma la settimana restante è "libera". Esatto, questa doveva essere anche una vacanza, non solo una ricerca. Beh, mica male!
Che dire, Clarke è diversa dalla "Principessa" che ho visto fino a prima della nostra partenza, ora somiglia molto di più a quella ragazza intrappolata nei suoi occhi.
In questi ultimi quattro giorni ho avuto, modo di osservarla ridere, arrossire e parlare. Sembra una bambina alla scoperta di un nuovo mondo. L'ho vista abbandonare i suoi tailleur, per riprendere i jeans e le t-shirt, che mai ha indossato da quando sono qui. I capelli sciolti, lasciati ricadere sulle spalle o in balia del vento che entro dal finestrino.
La cosa divertente è che le ho chiesto di essere se stessa con me, ma non le ho mai promesso che avrei fatto lo stesso... o almeno così credevo. Già, di punto in bianco, non so quando, ho calato la mia maschera, permettendole di vedermi veramente. Questo privilegio è sempre stato riservato, unicamente, ad Octavia... eppure ho abbassato ogni mia barriera, davanti ad un suo sorriso.
Afferro l'accendisigari per poter risvegliare la mia sigaretta, mentre la bionda accanto a me balla sul posto. Finalmente siamo all'ultima tappa dell'itinerario di O e non vediamo l'ora di andare a festeggiare stasera.
Sono quattro giorni che le sento dire che vorrebbe aver tempo per poter disegnare o andare a qualche festa in questi paesini, e non mi dispiacerebbe certo divertirmi un po', in fondo siamo in Italia e la prossima volta che potrebbe ricapitarci una situazione simile, sarà al matrimonio di mia sorella.
-Ho due belle notizie per te-  le annuncio, cercando di non staccare lo sguardo dalle curve toscane - Stasera andremo in un borgo qui vicino - la vedo illuminarsi -c'è una festa di paese.- termino di dirlo, mentre lei scoppia a ridere. Probabilmente non se lo aspettava.
-Finalmente!- Gioisce continuando a ballare sul sedile -Sono le notizie migliori che potessi darmi.-
-In realtà, era una sola- Clarke si ferma di colpo, fissandomi incuriosita. -Guarda dietro al sedile- le dico, mentre si tuffa alla ricerca. Ritorna trionfante poco dopo, sorridendomi e stringendo un pacchetto -Coraggio scartalo, è per te- le sorrido.
La vedo illuminarsi mentre, con la foga di una bimba, strappa la carta da pacchi liberando il contenuto.
-Ma...- balbetta Clarke, mentre sogghigno -Perchè?- Mi sventola sotto al naso l'astuccio di alluminio contenete centoventi pastelli, con aria traumatizzata.
-Ti ho visto abbozzare qualcosa, mentre bofonchiavi che non potevi limitarti ad un semplice schizzo in bianco e nero- sorrido -Quindi ho pensato di farti un regalo- La principessa sembra shockata, mantre stringe al petto il dono.
-Ti devono essere costati una fortuna- mormora -sono addirittura acquerellabili...-
-Beh, allora mi farai un disegno, per sdebitarti- Le sorrido ammiccante - Quello che desideri- La sua espressione è indescrivibile, a metà tra l'incredulità e la pura riconoscenza.  Accetta, tornando a guardare fuori dal finestrino, mentre il sole getta dei riflessi sanguigni sul suo profilo delicato.
Clarke è assorta nel paesaggio, persa in quel turbinio di colore.
-Li rincontrerai un giorno, ma non ora... non ora- sussurra improvvisamente, ed io per poco non inchiodo.
-Ripeti!- Le dico strabuzzando gli occhi, prima di darle la possibilità di insultarmi per aver frenato.
-Che succede?!?- Mi chiede allarmata, mentre io mi insulto nella mia mente per aver avuto una tale reazione - Ho ripetuto una frase del Gladiatore...- Quello l'avevo capito.
-Alcune scene sono state girate qui vicino- Penso abbia notato il mio stupore, perchè la vedo illuminarsi - Se ti va possiamo andare a vedere alcuni di questi luoghi-
Cerco di ricompormi, riprendendo la marcia -Beh, potrebbe essere una bella idea- cerco di non dare a vedere la mia voglia di saltare come un bambino, ma lei scoppia a ridere.
-Non dirmi che è il tuo film preferito...- mi punzecchia, ed io cedo, annuendo. - Davvero?!? Vedendoti, avrei pensato più a Bastardi senza gloria...-
-Allora ci sono ancora molte cose che non conosci di me, Principessa- Le sorrido sornione.
-Beh, allora che ne dici di fare un gioco simile a quello che tu hai fatto con me?- Sorrido, piacevolmente stupito da questi idea da parte della principessa, ed accetto.
-Allora... Quindi, il tuo film preferito è "Il Gladiatore". Uhm...-  Corruga la fronte ed arriccia le labbra, con fare pensieroso. Non mi dispiacciono affatto le sue espressioni buffe, che la fanno tornare bambina in un secondo.
Accendo la radio, prima di dare un tiro al mozzicone tra le mie labbra. Qui in Italia, si riesce ad ascoltare solo emittenti Italiane, ma no mi dispiace. Andrea, un ragazzo italiano conosciuto in missione, mi ha insegnato un po' la lingua ed ho cercato di migliorare i suoi insegnamenti ascoltando canzoni. Quindi non mi stupisco di ciò che viene passato dalle emittenti, anche se la stazione che ho scelto ora è Virgin Radio, quindi mi aspetto di sentire del sano Rock. Per ora, uno speaker blatera di qualcosa che non riesco a capire, e le uniche parole che riesco ad afferrare sono Aerosmith e Armaggedon.
-Da ragazzino eri come me. Tormentato e Casinista- dice lei
-Questa era facile, sei una Psichiatra. Indovina altro...- la sfido.

Arriviamo finalmente a Chianciano, dopo una mezzoretta in auto passata ad osservarla senza farmi notare.
Le apro la portiera, accogliendola con un sorriso. Penso di non averlo mai fatto con nessuna e dal rossore che le macchia le guance, sono convinto che lo sappia anche lei.
Lo so che non indossa nulla di particolare, ma non riesco a distogliere lo sguardo. L'abito morbido che le arriva a metà coscia, ha le maniche che, dopo un leggero appiglio sulle spalline sottili, si aprono sulle spalle per poi richiudersi attorno al braccio per pochi centimetri.
La vedo illuminarsi, davanti all'ingresso del parco Fucoli, completamente addobbato a festa.
-Ti piace?- Le chiedo, mentre ci addentriamo alla ricerca del gazebo dove suona la band.
-Questo posto è fantastico- Sussurra, mentre i suoi occhi brillano, sotto le lucine che addobbano le fronde -Sai, è da quando ero bambina che sognavo di venire in Italia- Sospira - Mio padre avrebbe voluto venirci...- abbassa lo sguardo e capisco di non essere l'unico ad aver provato il terrificante vuoto che solo la perdita di un genitore può darti.
-Quando è successo?- chiedo meccanicamente ma cercando di essere il più delicato possibile.
-Avevo dodici anni, ed ha avuto un incidente- Riconosco il tono distaccato di chi è abituato a dirlo, ma non ha ancora abituato la sua mente all'idea.
-Ti capisco.- Le dico- Mia madre è morta di Overdose quando avevo diciotto anni... Quando io ed Octavia l'abbiamo persa, abbiamo capito di essere soli- Sospiro, guardandola negli occhi, cercando un contatto - Per questo mi sono arruolato. Per darle un futuro migliore di quello che ci attendeva- La vedo stupita, e mi rendo conto che non aveva mai pensato a questa eventualità. E forse un po' se ne vergogna.
Cambio discorso, per farle cadere il senso di colpa dalle spalle, mentre avvistiamo il Gazebo.
Riconosco una canzone che ho sul mio lettore musicale, "Io non ti Sposerò" di Masini, e la riconosce anche Clarke.
-Non penso di averti mai chiesto il significato di una canzone- inizia lei, sorridendomi, mentre io scuoto il capo - Allora te lo chiedo ora, viste che l'ascolti spesso-
Sorrido imbarazzato, forse per la prima volta. Non poteva scegliere canzone migliore! Proverò a stare sul vago, evitando di accennare a qualsiasi situazione.
-Parla d'amore, ma non di quell'amore da carie- prendo fiato, mentre lei mi guarda - Questo è un inno a qualcosa di più forte, privo di vincoli dettati da religione o altro. Qualcosa di vero, libero, reale e costante, senza false promesse- Mi trattengo dal dire che questa è anche la mia visione sull'amore... e non solo.
-Dovrebbe sempre essere così- sospira lei e non posso che guardarla, cercando di mascherare la mia incredulità. -Capisco perchè ti piace così tanto-
Prima che possa aprire bocca, riconosco le note della mia canzone preferita, sin da quando ero un ragazzino
-Seguimi- le dico, trascinandola tra la folla danzante. -Ti va di ballare?- le chiedo, mentre lei annuisce divertita.
-Sai ballare?- Mi domanda
-Beh, al ballo scolastico ci sono andato anche io- ghigno - E poi questa è la mia canzone preferita-

I could stay awake just to hear you breathing/ Watch you smile while you are sleeping/ While you’re far away and dreaming / I could spend my life in this sweet surrender
/ I could stay lost in this moment forever / Every moment spent with you is a moment I treasure
 
Clarke si appoggia le mani sulle spalle, mentre le cingo la vita con le mie. La vedo sussultare al tocco e non riesco a gioirne.
Mi perdo nei suoi occhi e sul suo sorriso. Quasi faccio fatica a ricordarmi il mio nome.
Il suo sguardo, mi dice chiaramente che ha cominciato a rivalutarmi, che non mi vede più come il fratello antipatico della sua migliore amica, o il paziente irascibile.

I don’t wanna miss one smile / I don’t wanna miss one kiss / I just wanna be with you / Right here with you just like this / I just wanna hold you close / Feel your heart so close to mine / And just stay here in this moment for all the rest of time / Baby, baby 

Mentre balliamo, mi rendo conto di essermi perso da qualche parte nell'Universo, al nostro primo incontro, e di non aver mai più fatto ritorno.
Fino ad ora mi ero lasciato guidare dal pregiudizio che avevo nei suoi confronti, che mi aveva allontanato da qualcosa di cui mi importava.
Non l'ho detestata sin dal primo momento, al contrario...



Continua...

Scusate il Ritardo!!!!
Tra Lavoro, casa ecc... ho ritardato tantissimo, e vi chiedo scusa.
Tornando al capitolo... ALMENO UNO DEI DUE HA CAPITO! Sia ringraziato il Cielo.
Ah! Vi siete resi conto che le citazioni prima della storia, ora sono canzoni Italiane? Nessuna domanda?

Canzoni:
She - Francesco Renga (Il Titolo)
Mi piaci ma non Troppo -Pierdavide Carone
Io Non ti sposerò - Marco Masini
I Don’t Want To Miss A Thing - Aerosmith

Grazie per tutto il vostro supporto, i vostri fantastici commenti e qualsiasi altra cosa. Vi ringrazio davvero tantissimo, siete fantastici.
Ci leggiamo Presto.
Dimea



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Capitolo 11
*** XI/ Wildest Dreams ***


XI
Wildest Dreams



C'è una notte lunga e limpida
Finirà
Ma è la tenerezza che ci fa paura
[...]
Sei Nell'Anima
In questo spazio indifeso
Inizia tutto con te
Non ci serve un perchè
Siamo Carne e Fiato

[Sei nell'anima -Gianna Nannini]

(Clarke Pov)



Ho tutto sotto controllo.
Non posso dire una menzogna più grande di questa.
Mi sta sfuggendo tutto di mano, tanto da non essere più in grado di distinguere il sogno dalla realtà. E questo mi spaventa.
Vorrei potermi rimangiare qualsiasi promessa fino ad ora formulata e dare un bel colpo di spugna a questo torbido presente.
Lo so, lo so. Non potevo certo prevedere tutto, ma forse avrei dovuto...
Oddio, sto parlando come i miei pazienti! Calma Clarke, calma... andrà tutto bene.
No che non andrà bene, sta già andando tutto a rotoli, come potrà andare bene in futuro.
Sono quindici minuti che misuro questa camera in lungo e in largo a furia di percorrerla, passandomi le mani tra i capelli.
Fortunatamente Bellamy è sotto la doccia e non può vedere il mio nervosismo, altrimenti sarebbe in grado di passare la serata a prendermi in giro!
Mi lascio cadere, per la trentesima volta, sul letto, sospirando.
Non posso fare a meno di pensare che questo viaggio sta aprendo più cassetti dentro la mia anima, che nella mia cultura. La Toscana accanto a Bellamy Blake è qualcosa di magico, di nuovo, di indescrivibile. E lui... è diverso. Non so dire in cosa, perchè all'apparenza risulta il solito ragazzo rude e senza mezze misure, ma sto scoprendo un Bellamy nuovo sotto quella scorza, più umano, più reale. Ho persino scoperto che ha una passione per la lettura, ed il suo libro preferito è il Signore degli Anelli. Non lo avrei mai detto, devo ammetterlo, lo facevo più da Stephen King.
Gli ultimi giorni sono stati incredibili, senza impegni fissi e padroni del nostro tempo, sono persino riuscita a convincerlo a passare un intero pomeriggio a disegnare... o meglio, resistendo alla tentazione di abbozzare il suo profilo.
Non riesco a capire per quale motivo mi stia comportando in questo modo.
Devo resistere solo pochi giorni, poi a casa tornerà tutto come prima... Improvvisamente dei flash della serata danzante a Chianciano, riaffiorano nel mio subconscio, confermandomi ogni mio timore.
Le sue mani sui miei fianchi, ogni suo sorriso, sguardo o parola. Tutto torna a galla, e devo fare i conti con la certezza che qualcosa sta cambiando. Anzi, rettifico. Qualcosa è già cambiato, senza che potessi rendermene conto.
Afferro un cuscino, coprendomi la bocca per soffocare un urlo, scalciando in aria.
-Ehi, Principessa!- Sento due mani avvinghiarmi le caviglie, a mezz'aria. Ho quasi paura a lasciar scivolare via il cuscino e mostrare, al mio paziente, il rossore che mi ricopre il volto -Potresti farti male- mi rimprovera scherzosamente, lanciando via il mio unico riparo. Lo vedo squadrarmi da capo a piedi, indugiando sui pantaloncini, prima di scuotere il capo.
-Forse è il caso che mi vada a preparare- decreto, alzandomi dal letto -O faremo tardi-
Stasera ci aspetta l'ultima "Missione O", ovvero andare a provare il ristorante che dovrebbe fornire il catering al Matrimonio. Mica male, direte voi... già, peccato che sia un posto esclusivo e io di abiti da sera, fino ad un paio di ore fa, non ne avevo portati!
Ho il tempo di una doccia veloce e per il trucco, niente di più. Fortunatamente l'aria calda estiva mi asciuga i capelli in poco, almeno ho qualcosa in meno di cui preoccuparmi.
Mi asciugo il volto , lasciando il mio corpo nudo in balia della corrente tiepida, prima di tamponarmi i capelli. Sto provando a reprimere ogni pensiero, cercando di concentrarmi su ciò che dovremmo fare stasera. La prenotazione è a nome Blake e loro si aspettano gli sposi sicuramente, conoscendo Octavia si è dimenticata di avvisare, come al solito.
Indosso il mio intimo, prima di iniziare a truccarmi. Oggi, quando sono andata alla ricerca dell'abito per stasera, ho deciso di viziarmi un po' e mi sono infilata in un negozio di La Perla a Firenze... Non ho resistito alla tentazione di comprare un paio di completini di pizzo nero, ed il caso ha voluto, che fossero perfetti sotto l'abito appena acquistato.
Passo, finalmente, il blush sulle gote mentre dal mio Ipad escono le note di Layla di Eric Clepton. Non posso non canticchiarle, questa era la canzone che mi faceva ballare mio padre, mettendomi sui suoi piedi quando ero una bambina, e la canzone preferita di mia madre. Ancora mi chiedo per quale motivo mi abbiano chiamato Clarke e non Layla, è un mistero.
Fisso la mia immagine allo specchio, e mi piaccia, Dio se mi piaccio!
Ora manca solo il tocco finale. Apro la custodia dell'abito, respirando a fondo. Questo è stato amore a prima vista, credetemi non sono una che impazzisce per abiti e scarpe, ma quando ho visto questo vestito ho pensato a quanto fosse perfetto per la serata.
Con le dita sfioro il pizzo, sorridendo. In vetrina mi ha ricordato l'abito da Cocktail nero di Pretty Woman, e morivo dalla curiosità di provarlo.
Lo indosso delicatamente e mi rendendo conto, con mio terrore, che avrò bisogno di una mano per chiudere la zip, quindi inspiro profondamente, legandomi i capelli in una coda alta, come Vivian, ed esco dal bagno.
-Bellamy, ho bisogno di aiuto con la zip- lui alza lo sguardo senza fiatare, ma i suoi occhi parlano per lui, ho imparato a decifrarli in questi ultimi giorni. Sento il suo sguardo indugiare sulla mia schiena nuda, come se l'accarezzasse con le dita tra i due lembi di stoffa, e mi sorprendo a pensare alle sue labbra sul mio collo e alle sue mani sui miei fianchi, mantre mi lascia cadere il vestito... Dio mio! Cosa sto pensando?!?
Fortunatamente il rumore della cerniera blocca ogni fantasia, fermando ogni mio segno di cedimento. Respirando profondamente lo ringrazio, prima di infilarmi le scarpe.

Dopo venti minuti di viaggio, popolati da sguardi e sorrisi, finalmente arriviamo al ristorante a Pienza.
Devo ammettere che mi aspettavo un grande salone, riccamente adornato, non un magnifico giardino a terrazza, con vista sulla campagna Valdorciana!
Bellamy si avvicina al cameriere per la prenotazione e subito veniamo accompagnati  ad uno dei migliori tavoli. La vista da qui è incredibile ed il paesaggio, già fantastico di suo, viene esaltato dal tramonto. Le colline sinuose sono musica per lo sguardo e quei colori, Dio quei colori, sono qualcosa di irreale, di magico. Mi volto verso Bellamy, alla ricerca della sua opinione sulla vista, ma lo trovo a fissarmi con il mezzo sorriso. Non è la prima volta che mi scruta, come se stesse aspettando un mio sguardo.
Per la prima volta trovo il coraggio di dire qualcosa, senza cambiare argomento - Qualcosa non va?- sorrido. Certo, potevo dire qualcosa di diverso, ma è la prima frase che mi è venuta in mente.
-Certo che no. Va tutto benissimo- mi sorride e quasi mi sciolgo, perdendomi nei riflessi rubino tra i suoi capelli corvini.
Il cameriere ritorna portandoci due bicchieri di prosecco e chiedendoci se vogliamo ordinare. Spezza quello strano momento d'intesa, ed io non so se essergliene grata o meno. - Scegli tu per me- sussurro a Bellamy, sperando di non essere udito dall'uomo alla mia destra, e vedo il mio compagno di vacanza sorridere ed indicare un paio di piatti sul menù, voltare pagina ed indicarne quattro e poi chiedere un Brunello di Montalcino. Non so se spaventarmi per le quantità, poi afferro qualcosa che Blake sta sussurrando al cameriere : 2003. Lascio allontanare il ragazzo, prima di rivolgermi a Bell -Come fai a sapere del Brunello del 2003?-
Lui alza le spalle - Era quella che conservavi per le occasioni speciali- Se lo ricorda. Resto impalata, di stucco, a fissarlo. Prima i pastelli, poi il vino. Quanto sai realmente, di me, Bellamy Blake? -Pensavo potesse piacerti- Mi sorride, alzando il Flute - Qui ci vuole un brindisi. All'Italia!-
-All'Italia- dico, prima di avvicinare il bicchiere al suo. Lascio scivolare un po' di prosecco in gola, gustandomi la sua acidità e la sua dolcezza nel finale. -Cosa hai ordinato?- chiedo curiosa, ma lui scuote la testa, dicendo che sarà una sorpresa.
Che Diavolo hai in mente, Bellamy Blake? Mi stupisco a pensarlo con una nota nota di malizia, e so che la domanda corretta da formulare è un'altra "Cosa Diavolo hai in mente Clarke Griffin?". Eppure sono qui ad arrotolarmi una dannatissima ciocca di capelli, mentre chiacchiero amabilmente con il fratello della mia migliore amica, che fino a poco più di una settimana fa non potevo sopportare... forse.
Cerco di riportare alla mente il ricordo di Finn, il nostro vicino di casa. Finn il buono. Finn il dolce. Finn e la scopata galattica. Finn e la nostra prima uscita. Coraggio Clarke, ce la puoi fare... Finn ed il tuo doppio espresso con panna alla caffetteria sotto casa... Bellamy ed il caffè quasi gelato e le ciambelle glassate.
Perfetto, queste tecniche non funzionano, almeno con me.
Nemmeno mi rendo conto di quello che mi è stato appena messo davanti. Abbasso lo sguardo su di un sottile e lungo tagliere in noce, Bellamy nota subito la mia espressione perplessa, e non tarda a spiegare - Quelle strisce di pane hanno su un paté di fegatini ed una composta di visciole.- Il suo sguardo si sposta su un bicchiere da shottino con delle fettine di carne sottili e dure -Il bicchierino è un sorbetto di melone con prosciutto toscano essiccato e l'ultimo è un tortino di pecorino e zafferano- Sorride soddisfatto della scelta, come un bambino orgoglioso del suo nuovo disegno, ed io non posso che assaggiare, accantonando il pregiudizio che mi contraddistingue, restando piacevolmente sorpresa da quei gusti.
Dopo una fantastica anatra laccata al vin santo, un assaggio di filetto di cinta senese all'albicocca, due dolci spettacolari (Quello di Bellamy era al cioccolato e sigaro,  mentre quello il mio era un pan speziato con salsa alle fragole e basilico), e quasi due bottiglie di Brunello bevute quasi esclusivamente da sola, il giovane Blake mi propone una passeggiata ed io non posso fare altro che acconsentire visto che ha voluto pagare il conto del ristorante.
La mia testa sembra foderata da cuscini, e deve essere sicuramente a causa del vino e della brezza calda che ne enfatizza l'effetto. Non ho mai detto di reggere l'alcol, e se questa frase è sfuggita alle mie labbra, mentivo spudoratamente.
Lo Spirito, sopisce ogni freno e lascia libera la parte più selvaggia ed oscura di una persona. Per mia fortuna sono solo alticcia.
No, sto mentendo ancora... devo smetterla di mentire a me stessa!
-Sai, stai davvero bene così- sussurra lui, senza nemmeno sfiorarmi con lo sguardo. Deve essere imbarazzato.
-Grazie- sorrido, prima di incastrare il tacco nei lastroni, che compongono la strada centrale, e rischiare di cadere a faccia a terra. Ma il ragazzo è più svelto e blocca la mia caduta, afferrandomi per un braccio e tirandomi a sé. Perdo un battito, trovandomi contro il suo petto e mi rendo conto di non essere l'unica ad aver provato questa sensazione. Restiamo così, con la sua stretta sul mio polso ed i nostri corpi a contatto, senza staccare i nostri occhi l'uno dall'altra. Ci siamo persi e Dio solo sa dove, io sto vagando nell'Inferno dei suoi occhi, come se fossero un intricato labirinto da percorrere.
Non parlo, non serve.
Una parte del mio cervello, quella sobria, continua a martellarmi la ragione utilizzando come arma un solo nome: Finn. Ma il vino abbraccia la mia parte razionale, cullandola fino a trascinarla nel sonno dell'incoscienza.
Nemmeno me ne rendo conto, i nostri corpi si muovono all'unisono come una sinfonia perfetta. Non mi era mai capitato prima, ho sempre fatto io la prima mossa, o al massimo l'ho lasciata fare, ma per la prima volta siamo calamitati, richiamati l'uno verso l'altra come se la gravità dell'intero pianeta gravasse su di noi.
Non fermatemi, non ora.
Le sue labbra sono sulle mie, le mie sulle sue. Insieme, in una danza colma di passione fugace, di quella pronta a scappare e lasciarti in balia del cuore e dell'anima in pezzi.
Bellamy non sa di salato e disperazione, ma di dolcezza e pazienza. Di buono. E sento di non poterne fare a meno, almeno per ora.
Forse mi complicherà la vita, forse no. Ora non importa, perchè questi sono solo i pensieri fugaci di un'alticcia.
E non ha importanza, di cosa sono ubriaca.
Ci allontaniamo per riprendere fiato, giusto qualche istante, prima di tornare due adolescenti al primo bacio. Ancora una volta.

Perfetto, sono ubriaca e sto fissando la mia immagine allo specchio sperando di non scoppiare a ridere, o peggio ancora a piangere.
Mi sento vuota, come se mi mancasse qualcosa, come se non stessi vivendo.
Ripenso a Finn, il prototipo del ragazzo che mia madre, e le mie amiche, vedrebbero al mio fianco. Quello perfetto, senza una piega sulla camicia, senza scheletri nell'armadio. Insomma, il ragazzo con cui mettere su famiglia, l'uomo che ti tratta come una...
Mi blocco -Principessa- lo sussurro, più al mio riflesso che a me stessa, come se lo stessi incolpando di non aver capito prima. Come se il riflesso fossi io.
E so esattamente cosa fare.
Torno in stanza, dove Bellamy se ne sta sdraiato con un libro in mano e lo chiamo per nome.
Spalanca gli occhi, trattenendo il respiro, mentre mi lascio scivolare il vestito alle caviglie.
Bell si alza, avvicinandosi a me ed iniziando a baciarmi la bocca, per poi scendere sul collo. La sua mano sinistra corre alla mia schiena, e la destra sale, sfiorandomi con due dita sotto al ferretto del reggiseno, sul tatuaggio. Lo sento sorridere sulla mia giugulare, sfiorando le lettere leggermente rialzate sulla mia pelle.
Bellamy mi prende in braccio, adagiandomi sul letto e tornando a baciarmi. Con una tale foga ed una tale passione da farmi perdere la testa.
Improvvisamente si blocca e mi guarda quasi triste.
-Non posso- sussurra -non con te ubriaca, non sarebbe giusto.- Sembra avvilito, sconfitto e mi rendo conto di non riuscirne a capire il motivo.




Continua...

A quanto pare Bellamy è un ragazzo di "principi" ... Uhm.
Scusatemi per il ritardo, ma tra lavoro e casa, la situazione sta diventando insostenibile! Temo di dover scendere ad un capitolo a settimana e non due, come avrei voluto... HO BISOGNO DI UNA VACANZA!
Vorrei Ringraziare tutti i lettori silenziosi e le lettrici tutt'altro che anonime (scusate se riuscirò a rispondere solo dopo l'uscita del capitolo, ma ho preferito prima darvi qualcosa da leggere... Non odiatemi, vi prego).
Ok, passiamo alle note. In primis, il ristorante dove cenano Bell e Clarke, esiste davvero (E per esperienza personale, vi assicuro che si mangia benissimo) e si chiama "Il Chiostro".
Per le canzoni:
Wildest Dreams - Taylor Swift
Sei Nell'anima - Gianna Nannini
Giudizio Universale - Samuele Bersani (Questa è la canzone , per eccellenza, del capitolo e vi consiglio di ascoltarla leggendolo. Non l'ho messa all'interno della storia, perchè è difficile da interpretare, ma spero di avervi dato una chiave di lettura con questo capitolo, per come vedo io questo testo).
Se vi va, lasciate pure un commento ed una domanda, risponderò il prima possibile.
Grazie mille a tutti, una bacio.
Ci leggiamo presto
Dimea

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Capitolo 12
*** XII/This is Gospel ***


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XII
This is Gospel



Come up to meet you, tell you I’m sorry,
You don’t know how lovely you are.
I had to find you, tell you I need you,
Tell you I set you apart. 
Tell me your secrets and ask me your questions,
Oh, lets go back to the start.
Running in circles, coming in tales,
Heads are a science apart.
[The Scientist - Coldplay]




Sono un idiota, uno di quelli della peggior specie.
Non mi era mai capitato di sentirmi così paralizzato alla sola idea di perdere qualcuno, che in realtà, mi crede solo una comparsa della sua vita. Un amico, o poco meno.
Quel bacio è stato qualcosa di incredibile, inspiegabile persino per me che l'ho vissuto. Sento ancora le membra intorpidite dallo shock, a distanza di quasi due settimane.
Avete presente i fuochi d'artificio? Quell'esplosione calda e colorata, in grado di sconvolgerti e scaldarti l'anima al tempo stesso? Li ho sentiti devastarti. Ho sentito il petto invaso da un calore improvviso, nello stesso istante in cui le sue labbra si sono posate sulle mie.
Non ho mai sentito una carica sessuale così forte, come quella che lei mi provoca ogni volta... e ho deciso di allontanarla, quando si è spogliata davanti a me.
Dio mio, che idiota! Mi prenderei a pugni da solo, ma non potevo, non così. Era ubriaca, senza freni e probabilmente non avrebbe ricordato nulla... poi c'era lui, la sua viscida presenza.
 Mi stupisco di questo, non mi sono mai fatto fermare davanti ad una fidanzato, spesso sono stato l'amante o il brivido di una notte, senza remore. Ma non ora, non per lei.

Quella maledetta principessa ha divorato la mia anima in un battito di ciglia e mascara. Una parte di me vorrebbe solo cancellare il viaggio in Italia, ma non posso soffocare tutto quello che ho provato in quei dieci giorni. Le sfumature dei suoi sorrisi ed il suoi colori celati, da scoprire come in una caccia al tesoro. Non è un caso che sia un'artista, lei stessa è una tavolozza di espressioni
Da quando siamo tornati, lei è la stessa con me... no non fraintendete, è esattamente come in toscana, con una sola pecca: Finn.
La vedo spegnersi ogni giorno di più, accanto quell'omuncolo impomatato, come se anche lei si rendesse conto che non vuole una vita al suo fianco.
Clarke non ha bisogno di un cretino, ma non posso nemmeno essere tanto egocentrico da dire che lei ha bisogno di me. Sono io, quello che ha bisogno di lei.
Dio quanto odio questo divano, che mi offre una terrificante visuale sulla porta d'ingresso. Conosco la mia condanna: resterò qui tutta notte, forse nella vana speranza di vederla rincasare e di non saperla nell'appartamento accanto, cercando di non immaginarla tra le sue braccia o tra le sue lenzuola.
Sbuffo, cercando un minimo di contegno e sperando di non sembrare tanto patetico. Le mani massaggiano le tempie, provando a soffocare  i pensieri che affollano la mia mente, ma con scarsi risultati.
-Che succede, - la voce di mia sorella mi richiama alla realtà -ti mancano i cingolati?- Alza il sopracciglio destro sorridendomi ed accomodandosi accanto a me.
-Forse un po'- ridacchio mentre lei mi tira una pacca sulla spalla - Eddai, lo sai che scherzo- Mi scuso, so che la infastidisce il mio ruolo. Lei non ha mai accettato la mia scelta di arruolarmi tra i marine. -Vorrei ringraziarti per il viaggio... insomma era quasi tutto pagato.-
-Te lo sei meritato. Dopo tutto quello che ti è capitato, avevi bisogno di una vacanza- Per la prima volta, da quando è venuta al mondo, i suoi occhi si velano di compassione per me, e non ci vuole un genio a capire che sa qualcosa. -Kane- si limita a sussurrare abbassando il capo, al limite tra la colpevolezza e la preoccupazione.
-Tu sapevi...- mi rendo conto che questa frase non è diretta a mia sorella, semplicemente è una conferma verso me stesso.
-Pensavi di riuscire a tenermi nascoste tutte le crisi? Dio, Bellamy sei in casa mia, davanti ai miei occhi!- scrolla il capo, sembra delusa - Kane mi ha assicurato che ti avrebbe convinto ad andare da qualcuno per farti superare il trauma.- la vedo sospirare ed improvvisamente gli angoli della sua bocca si incurvano, trasformando il suo sguardo preoccupato in un sorriso. -Ma forse non ce ne sarà il bisogno. A quanto pare hai trovato la tua cura...- torna bambina per un secondo, con quell'espressione maliziosa stampata in volto.
Aggrotto la fronte, cercando di carpire il significato della frecciatina. Ammette che mi ci è voluto qualche secondo per capire dove vuole arrivare. Scrollo il capo assumendo un'espressione grave - Non dirai sul serio?- sibilo mentre lei cerca di trattenere una risatina.
-Non è così?- mi punzecchia, O -Ricordati che non puoi mentire a tua sorella...- quel dannatissimo sorrisetto vittorioso! Quanto lo detesto.
-Octavia, sei ubriaca per caso?- le domando sornione, sperando di essere riuscito a zittirla in qualche modo.
-Bellamy, vi ho visto sul divano- mi si gela il sangue nelle vene prima ancora che lei possa finire la frase. Ricordo benissimo quella sera. Avevo aspettato Clarke fino all'alba... e poi la crisi. -Perchè non lo ammetti?-
Un'onda. Uno Tsunami di emozioni mi travolge, devastando qualsiasi argine trattenesse i miei pensieri. Mi ritrovo in piedi davanti a mia sorella, con gli occhi sgranati
-Cosa vuoi sentire O, che penso che la Principessa sia la donna più bella che abbia mai visto? Che non sopporto di vederla accanto a quel coglione? Oppure, dimmi tu, preferisci che ti dica direttamente quanto tenga a lei?- Mi passo una mano sul volo, allontanando qualche ciuffo ribelle dalla fronte. -Cosa vuoi che ti dica.- serro la mascella, deglutendo. Non è una domanda e lei lo sa.
-Ci voleva tanto?- sussurra Octavia con tono quasi materno, come se cercasse di cullarmi con quelle parole. -Per questo ho mandato voi due e non lei e Finn in Italia- Resto basito, gelato da quella frase. Bene! Questa è la mattinata delle rivelazioni del cazzo?!? - Dai Bell, è chiaro come il sole che tieni a lei- si giustifica O - Sono tua sorella, ti conosco almeno quanto conosco me stessa- Con quell'unica frase, O, smonta ogni onda di rabbia, pronta ad invadermi una seconda volta.
Non ha torto, lo so. Probabilmente sono io quello che ha sbagliato in questo periodo, ho taciuto senza ritegno a chiunque cercasse di avvicinarsi a me, beh,  è quello che ho fatto in ventinove anni. Non ho mai provato a cambiare.
-Quando?- quasi sospiro, mentre affondo il volto tra le mani.
- Non esiste un momento certo... - sorride -anche se lo sguardo che le hai lanciato prima di andare al Fluxx, mi ha confermato ogni teoria. E Lincoln mi ha dato ragione -
-Certa volte mi fai paura- la schernisco, schivando una pacca sulla spalla.
Improvvisamente ci blocchiamo entrambi, sentendo una chiave violare la vecchia serratura.
La principessa fa capolino dalla soglia, con un'espressione visibilmente seccata. Istintivamente lancio una rapida occhiata all'orologio : le diciassette. Sono abbastanza spaesato., cosa sta succedendo qui?
-Scusa il ritardo O- taglia corto lei, alzando finalmente lo sguardo, incontrando il mio. Le sorrido e lei si calma. -Ciao Bell-
-Coraggio, tutti in macchina- salta in piedi Octavia - Abbiamo abiti da provare!- Non riesco nemmeno ad aprire bocca. Nel giro di una manciata di secondi mi trovo al posto del passeggero nell'auto di mia sorella, e quasi faccio fatica a capire come ci sono arrivato.
-Dove diavolo stiamo andando?-riesco a sputare, finalmente, dopo cinque minuti di shock.
- A provare gli abiti per il matrimonio- sospira lei - le damigelle e i ragazzi ci stanno aspettando al negozio-
-E io cosa centro?- provo a controbattere. So perfettam,ente di rischiare un viaggio di sola andata per l'obitorio, ma non riesco a capire
-Non te l'ho detto? Che strano... Sarai il testimone.- No, fermi. Me lo dice così?
-Cosa? Dove?- Improvvisamente inchioda ad un semaforo rosso e si volta verso di me, gli occhi sbarrati ed il sopracciglio alzato.
-Sarai il testimone di Lincoln, al MIO matrimonio- sembra una minaccia, più che una proposta.
Scelgo, per la mia incolumità, di non risponderle, mentre la macchina sfreccia tra le strade di San Diego, sforando i limiti concessi.
Fortunatamente il viaggio non dura molto, ma scopro che i ragazzi non ci sono e tutto sommato provo un filo di imbarazzo, circondato da tutte queste ragazze. Non ho intenzione di farmi vedere ingessato in un completo da damerino: ne va della mia reputazione.
Le conosco tutte le damigelle di mia sorella. Alcune sono sue colleghe, come Maya e Anya, altre ex compagne universitarie. Saranno, comprese Clarke e Raven, sette.
Se ne stanno tutte appollaiate sul divanetto, aspettando un cenno di Octavia, mentre Clarke viene incaricata di aiutarmi a scegliere il completo prima di provare il suo abito.
Sento odore di piano, da parte di O, ma cerco di non farvi caso.
-O ha detto di guardare tra le gradazioni di grigio, visto che la cravatta sarà abbinata a me.- tratteniamo a stento una risata sulla tremenda idea della futura sposa di usare il giallo.
Finalmente ci allontaniamo dal reparto femminile, così carico di pizzi e merletti, da darmi la nausea.
La principessa chiama un commesso, per poterci aiutare. Si avvicina a noi un uomo stempiato, sulla sessantina. -Buon pomeriggio. Avremmo bisogno di un completo grigio per lui- Sorride lei, indicandomi - Sarà il testimone di nozze-
-Il matrimonio della signorina Blake?- Annuisco leggermente, mentre la mia compagna di avventure gli spiega che sono il fratello. -Prego, seguitemi- Ci addentriamo in una foresta popolata da giacche, camicie e cravatte di seta, e comincio a rimpiangere il reparto femminile.
Mi vengono mostrati diversi completi, anche se a me sembrano tutti uguali, che provo in silenzio sotto lo sguardo critico dei miei giudici.
Clarke sorride ad ogni giacca che provo, quasi soddisfatta.
Quanto mi distrugge quel sorriso.
La vedo ammirarmi ed i suoi occhi, mentre mi scorrono addosso, parlano in silenzio. Al diavolo, entrambi sappiamo che quel bacio non era dettato dall'alcol, anche se abbiamo cercato di attribuirgliene la colpa. Forse dovremmo parlarne di ciò che è successo in Italia.
Improvvisamente Clarke annuisce, indicando di seguirla. Abbiamo trovato l'abito giusto e tocca a mia sorella l'ultima parola.
Octavia sembra soddisfatta della scelta e mi intima di stare fermo sul piedistallo, dicendo a Clarke di andare a provare l'abito che l'aspetta in camerino.
Le ragazze mi squadrano mordendosi le labbra, evidentemente non sono tanto male in completo.
Alla mia sinistra arriva il commesso con una scatola contenente alcune cravatte.
-Clarke, sei pronta?- squittisce mia sorella, ottenendo un mugugno come risposta.
-Ma proprio lungo, deve essere l'abito?- la voce di Clarke arriva dal camerino -Non sono un metro e novanta!-
-Esci e piantala!- ruggisce Octavia.
La principessa arriva alle mie spalle, ma non me ne rendo subito conto, infatti a confermarmi il suo ingresso, è l'espressione fiera di mia sorella. Mi volto e mi ritrovo a trattenere il fiato. Lei è rossa in volto, con i capelli biondi raccolti da un mollettone, cerca di mantenere lo sguardo fisso sul pavimento.
- Sono fiera di me stessa!- esclama O -guarda come ti sta bene-
L'abito monospalla, giallo sole, le fascia il seno e la vita per poi ricadere fino a sfiorare il pavimento.
Approfitto del momento di chiacchiericcio per avvicinarmi a lei -Sei stupenda- le sussurro facendola avvampare ancora di più. Schiude le labbra, probabilmente per rispondere, ma il commesso si intromette, porgendomi una cravatta di seta, dello stesso colore dell'abito della damigella d'onore. La principessa, ancora arrossata, sorride indicando il mio nuovo accessorio. Si morde il labbro, cercando di non commentare. La nostra diventa una conversazione non verbale fatta di sguardi ed espressioni di apprezzamento al limite della comicità. Nessuno ci nota, in mezzo a quel chiocciare delle damigelle e ritorniamo ragazzini, facendoci le boccacce.
Improvvisamente cala il silenzio e tutti gli sguardi sono puntati su di noi, come riflettori. Octavia sorride maliziosa, mentre le altre ragazze restano impietrite, con la mascella spalancata per lo stupore.
Nemmeno mi rendo conto di averle preso la mano.


Continua...


Finalmente!
Questo capitolo è stato un parto...
Tra il matrimonio di un amica (per la quale devo scrivere le intenzioni da leggere in chiesa), il lavoro che sotto ferragosto è un casino, l'imminente Lucca Comics ed un raduno cosplay da preparare insieme all'organizzazione di cui faccio parte,  non so più da che parte girarmi!
Fortunatamente siamo arrivati a questo capitolo, e prometto che cercherò di aggiornare il prima possibile!
In ogni caso, avrete capito che Clarke e Bellamy non si sono chiariti per quel bacio... e per ciò che è quasi successo. Ma non temete, non manca molto al chiarimento.
Octavia sapeva delle crisi, ma a quanto pare, non sa che il nostro caro ribelle è in cura dalla sua amica.
Nei prossimi capitoli, entreranno altri personaggi (Tra cui Abby e Wells).
Vi avviso che mancano sei o sette capitoli alla fine (forse otto).
Le canzoni utilizzate sono:
This is Gospel - Panic! at the Disco
The Scientist - Coldplay

Vi ringrazio per la pazienza e per tutti i dolci commenti. Grazie davvero!
Tra un paio di giorni sarà il mio "compleanno" su EFP, Otto anni di rottura di palle a dei poveri lettori XD




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Capitolo 13
*** XIII/Nine Crimes ***


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XIII
Nine Crimes


 
It’s a beautiful disaster 
I get this feeling I can’t miss 
you’re getting harder to resist 
and maybe by the time I know 
it’ll be too late to let you go 
who knew my heart could beat so quick 
my life I gave away for this 
don’t care what anybody sees 
I know I am doing this for me
[Beautiful Disaster - Fedez ft Mika]

(Clarke PoV)

Qualcosa mi sfiora la mano, con la stessa delicatezza di un fiocco di neve.
Brucia quel contatto, forse perchè so da chi proviene o forse perchè quella piccola porzione di pelle è dannatamente bollente.
Tutto si offusca all'improvviso e la mia mente tartaglia.
Sento le fiamme avvolgermi con il loro calore e lentamente scivolo nel loro abbraccio sorridendo dolcemente, più a me stessa che a qualcuno in particolare.
Mi sento sicura, come durante il viaggio in Italia. Accoccolata in un bozzolo fatto di sorrisi e gesti, a volte impercettibili, congelati nel tempo.
Il silenzio ci avvolge, improvvisamente cogliendoci impreparati e complici come bambini sotto l'albero di Natale intenti a scartare i regali in anticipo.
Gli occhi delle ragazze ci passano in rassegna senza fiatare, stupite ed incredule davanti alle nostre dita intrecciate. Sento i loro sussurri rimbombarmi tra le tempie, mentre Octavia mi sorride.
Deglutisco a fatica, mentre il sangue pompa nelle vene ad una velocità sovrumana quasi a voler farmi esplodere la testa.
Una vocina mi dice che dovrei vergognarmi di me stessa, probabilmente è quella parte razionale che ultimamente ho abbandonato...
Improvvisamente un paio di occhi si fanno largo tra i mormorii e le risatine, neanche avessi a che fare con delle quindicenni. Riconosco le iridi ebano di Raven, che brillano, illuminate da un guizzo vivace. La mia amica annuisce strizzando l'occhio destro mentre il suo indice si muove circolarmente, indicandomi che dopo ne riparleremo. Non mi preoccupo, non ne ho motivo. Sembra quasi orgogliosa di me... ma di cosa, poi? Certo, lei non ha mai preso bene la mia storia con Finn, ci considera completamente diversi e male assortiti.
Lancio una rapida occhiata alla mia destra verso un disorientato Blake, che accenna un sorriso sghembo, congedandomi con un sorriso fugace sciogliendo le nostre dita.
Mi avvio in camerino senza fornire alcuna spiegazione, rendendomi conto di quanto sia tutto così semplice tra noi, così reale, naturale ed istintivo, come se non avessimo fatto altro nella nostra vita.
Lascio scivolare l'abito da Damigella d'onore, riposizionandolo sulla gruccia, prima di riprendere la mia mise ed i miei peggiori difetti.

Con Bell non sento il bisogno di sembrare migliore di ciò che sono, accanto a lui, anzi sento il bisogno di essere scoperta e di abbassare la corazza che mi sono costruita in anni.
A Bellamy ho concesso qualcosa che non avevo mai permesso a nessuno. L'ho lasciato sbirciare nella mia anima, senza replicare o senza chiudermi a riccio.

Penso di non aver mai provato ciò che Bellamy è stato in grado di donarmi in così poco tempo e così spontaneamente, senza alcuna pretesa, senza obblighi o sforzi. Probabilmente senza nemmeno rendersene conto.
Ritorna alla mente il ricordo di quelle labbra bollenti sulle mie, pronte a prosciugarmi l'anima in un solo istante. Quel bacio da ragazzini, da liceali, così proibito e pericoloso seppur dato in campo neutrale.

Non posso che sentirmi un'idiota, una bambina capricciosa, quando il volto di Finn balena nella mia mente. Ho al mio fianco un ragazzo fantastico, che non vede l'ora di ricoprirmi di dolcezza... allora perchè non mi sento completa?
Il mio ragazzo è l'uomo perfetto per me e lo so bene. Il futuro marito che mia madre vorrebbe vedere al mio fianco, colui che potrebbe essere il perfetto padre dei miei figli.
Dio, quanto detesto parlare al futuro! A malapena so cosa voglio per cena, non posso certo programmare la mia vita...
Ma l'ho fatto...
Oh mio Dio, l'ho già fatto. Senza neppure rendermene conto.
Il dormire da lui, lo spazzolino lasciato nel suo bagno... mi sono adagiata sugli allori e la motivazione posso nasconderla agli occhi altrui, ma non a me stessa.
Lo stomaco si attorciglia da solo, provocandomi delle fitte al limite della mia soglia del dolore. Conosco quella reazione, non è la prima volta che l'ansia viene a bussare alla mia porta, con prepotenza vorrebbe invadermi ed ho il terrore di non riuscire a fermarla.
Il battito accelera ed il respiro si fa corto e pesante.
Dio, no... non ora.
Un singhiozzo sommesso si fa strada tra le mie labbra e mi rendo conto di essere al punto di non ritorno.
Ma lotto con tutte le mie forze, mentre un'ombra avvolge le sue spire alle mie certezze
Inadeguata.
inutile.
Sola.
Dannatamente, tremendamente, schifosamente sola.
Le gambe tremano, sotto al peso del mondo mio tremendo mondo di cristallo, pronto a sgretolarsi, mentre le lacrime cominciano a rigare il volto.
Mi ritrovo in un angolo del camerino, tenendomi la testa e cercando di capire come sono caduta in questo baratro.
Non vedo il fondo. Non lo sento nemmeno.
Cerco di respirare.
Nulla, come se l'ossigeno fosse sparito dalla stanza.
Annego nella mia solitudine, nella mia inadeguatezza...
La solitudine è sempre stata parte di me, come un caro nemico in agguato. 
Con quel poco che mi resta di lucidità cerco di aggrapparmi ad un'ancora di certezze per poi scoprirla troppo fragile per potermi reggere.
Il panico mi assale, mentre il respiro si fa sempre più corto e pesante.
I polmoni sono vuoti. Sgonfi.
Due mani mi afferrano i polsi, ma non vedo nulla, le lacrime che mi offuscano la vista.
Mi sento scrollare, mentre una voce rassicurante chiama il mio nome. La sento lontana, ma si avvicina. Strisciando nella mia mente ed illuminando le mie paure.
-Clarke, respira... Clarke, va tutto bene-
Davanti a me Bellamy se ne sta in ginocchio, tenendomi le mani. Lo vedo pallido e preoccupato, mentre mi trascina verso di lui, stringendomi.
Resto impietrita un secondo, prendendo coscienza di ciò che è appena accaduto. Non riesco a capacitarmene.
Pensavo di aver passato da parecchio le crisi, erano anni che non se ne ripresentava una.
-Mi hai fatto prendere un colpo- sussurra Bell, con voce calma.
Affondo il volto contro la sua spalla, senza spiegare
. Senza parlare.
Forse ci sarà il momento per capire cosa sia successo... ma non ora.
Sento le sua braccia attorno a me, come un'impenetrabile muraglia, mentre respiro il suo odore e cerco di calmarmi.
Diamine, come ci riesce?
Lentamente il suo battito cardiaco aiuta il mio, riportandolo sula sua stessa frequenza.
Alzo il volto, come una bambina spaesata e lui sorride timido davanti al mio mascara colato ed i miei occhi arrossati.
-Principessa...- sussurra avvicinandosi sempre di più. Quel filo di voce lo lascio entrare, come quella volta in toscana, nella mia anima.
In un solo istante le sue labbra sono sulle mie.



Continua...


Angolo dell'autrice.
Vi chiedo perdono per il ritardo, ma ho avuto alcuni problemi... con me stessa.
Finalmente scopriamo la fragilità di Clarke, donna che tanto di ghiaccio non è.
Vi consiglio di ascoltare 9 Crimes, canzone che in qualche modo sarà presente anche nel prossimo capitolo.
Prometto di aggiornare il prima possibile.
Vi ringrazio per la pazienza.
Sempre vostra
Dimea

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Capitolo 14
*** XIV / Hero ***


.

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XIV
Hero


We’ll do it all
everything on our own
we don’t need anything or anyone
If I lay here, if I just lay here
would you lie with me
and just forget the world?
I don’t quite know how to say, how I feel
those three words are said too much
they’re not enough
[Chasing Cars -  Snow Patrol]



(Bellamy PoV)




Si dice che l'amore sia in grado di portarti talmente in alto alla sola visione della persona amata da farti percepire le vertigini a terra e permetterti di dimenticare tutto ciò che ti circonda per un interminabile istante. Il mondo si ferma congelato in un sorriso, in un battito di ciglia e ti senti Dio, al di sopra di qualsiasi legge di gravità.
Mi chiedo quante persone, in realtà, la pensino così. Quanti di quelli feriti nell'anima e nell'orgoglio, sono convinti di riuscire ancora a sentire le stesse sensazioni che il primo amore è stato in grado di suscitare nel profondo della loro anima, o peggio ancora, quanti siano in grado di credere ancora nell'amore stesso. Sempre che siano mai state innamorate davvero. 
Ricordo una vecchia canzone che diceva "l'amore ci tocca una sola volta per poi restare per sempre", esattamente come un segno indelebile o una delle più brutte ed oscure cicatrici che resta lì nell'anima ma che ti fa dire "lo rifarei anche subito".
Fino ad ora ero convinto di essere stato innamorato almeno una volta. Giuro. Prima di lei, tutto mi era sembrato semplice e dannatamente lineare. 
Questo prima di precipitare nel baratro della sua complessità, nelle sue paure, nei suoi sbalzi d'umore e nei suoi problemi. Prima che lei diventasse parte di me in punta di piedi, incurante dei pezzi di vetro che avrebbe trovato sul suo cammino.
Lei che ha addormentato i miei demoni con un sorriso, ma non si stanca di cullarli quando minacciano di svegliarsi. Lei che ha scelto di farlo.
Lei, a cui non ammetterò mai di essermi innamorato delle sue urla, della sua insicurezza, delle sue lacrime e del suo pessimo carattere... o del suo sarcasmo spesso inopportuno.
Lei che preferisce aiutare gli altri  piuttosto che se stessa.
Noi, così ciechi e sordi.
Allora decido di annegare nelle sue labbra ancora una volta esattamente come quella sera tra i ciottoli di Pienza, dove abbiamo perso il contatto con la realtà inciampando nei sentimenti. Ma qualcosa è cambiato da allora, ora si è aggiunta la consapevolezza che doveva accadere. Dovevamo cadere.
Mi lascio avvelenare dalla sua bocca salata e la tengo stretta come mai prima, mentre trema tra le mie braccia e rivedo quella bambina cresciuta troppo velocemente. Quegli stessi occhi che si illuminavano ammirando dall'altro lato del finestrino ora sono arrossati e persi mentre qualcosa dentro di me urla di stringerla ancora più forte e non lasciare la presa.
Mi sento un egocentrico idiota per aver pensato, anche solo una volta, di essere l'unico dei due ad avere l'inferno nell'anima. Vederla annaspare alla ricerca di aria, tenendosi la testa tra le mani, in quell'angolo in trappola nella sua mente, mi distrugge.
Fragile e delicata come una farfalla sotto quell'armatura troppo stretta, forgiata negli anni tra errori e paure.
L'aiuto a rialzarsi lentamente con la costante paura di spezzare quel poco che ho tra le braccia, mentre lei mi fa un cenno stanco del capo verso l'uscita. Durante il breve tragitto non è difficile inciampare in mia sorella che ci squadra per un istante -Portala a casa, ha bisogno di riposo-. La voce è fin troppo calma, non deve essere la prima volta che succede una cosa del genere. Annuisco, portando Clarke fuori dal negozio e facendola accomodare in auto.
Pallida e silenziosa, tiene lo sguardo altrove e cerco di non indagare su questo comportamento, non dopo la crisi nel camerino. Devo ammettere di essermi spaventato da quella reazione improvvisa, da quei singhiozzi violenti e dalla sua espressione spaventata, ma mi rendo conto di non poterla obbligare a spiegarmene il motivo.
Siamo in viaggio da un buon quarto d'ora, quando lei inizia a parlare e riacquistare colore.
-Grazie- sussurra quasi imbarazzata, mantenendo lo sguardo fuori dal finestrino mentre la radio comincia a canticchiare Hero - Mi spiace solo essere crollata così, non capitava da un po' -. Sembra evitare accuratamente il mio sguardo, forse per il bacio di poco fa.
-Figurati...- rispondo meccanicamente, maledicendomi dopo due secondi -insomma, mi hai aiutato talmente tante volte... ed ora avevi bisogno- sento lo stridere degli specchi, sotto le mie dita, mentre mi passo una mano sulla fronte. Ma lei nulla. Niente. Non scrolla il viso da quel vetro, come se cercasse di ricreare una sorta di barriera invisibile.
-Ti prego alla prima piazzola di sosta, fermati- il tono è risoluto, quasi meccanico. Esattamente come al nostro primo incontro. Mi limito ad annuire, fermandomi dove richiesto.
Inspira.
Espira.
Inspira.
Espira.
Tutto ad occhi chiusi.
Si slaccia improvvisamente la cintura di sicurezza, voltandosi verso di me con cipiglio quasi spaventato mentre deglutisce a fatica.
-Come ci riesci?- il suono della sua voce ricorda un vetro incrinato -Come riesci a guardarmi in quel modo e starmi lontano al tempo stesso?-
Rimango spiazzato, con una risposta bloccata a mezz'aria, cercando di capire dove sia appena stato catapultato -Cosa?- riesco a balbettare.
-Come diavolo fai?- ripete aggrottando le sopracciglia, mentre il suo tono diventa quasi una supplica -Perchè io non ci riesco, cazzo. Ti cerco ovunque, persino nei gesti di Finn! Io non so come ci riesci...-
-Cosa cazzo centra Finn, ora?!?- Sbotto improvvisamente, mentre le sue pupille si restringono e mi rendo conto di aver fatto una cazzata. In un solo istante la sento trattenere un urlo che diventa uno strano grugnito, mentre il suo petto si alza e si abbassa. Apre la portiera sbattendosela alle spalle, prima di appoggiarsi al guardrail e scrollare il capo. La seguo, piazzandomi al suo fianco cercando di non mostrarle la mia perplessità, ma mostrandomi quasi spazientito da quel comportamento da bambina.
-Puoi comportarti da persona normale?- le chiedo, mantre lei alza il capo e sbuffa rumorosamente.
-Sapevo tu fossi un cretino, ma non a questo livello... ti dico che ti cerco nei gesti di quello che dovrebbe essere il mio ragazzo... e tu mi chiedi perchè l'ho nominato?!? Blake sei il solito idiota!- comincia a fare avanti ed indietro in quei pochi metri sicuri della piazzola.
-E questo flusso di cazzate da dove esce? Fino a poco fa avevamo le bocche incollate...- alzo il tono, per cercare di stare al suo pari mentre sbuffa e rotea gli occhi.
-Non l'hai ancora capito?- sembra quasi esasperata.
No, non ho capito nulla di questo cazzo di discorso, nulla! Un buco nero. L'ultimo periodo è stato qualcosa di incredibile e quel bacio nel camerino è stata una conferma. Cosa sta succedendo qui?
-Spiegati Clarke, perchè se mi vomiti addosso concetti senza senso, non posso seguirti-
-Non ti sei mai chiesto perchè discutiamo e ci punzecchiamo tanto spesso?- scrollo il capo, mentre nei suoi occhi torna la bambina che in Italia mi aveva fatto sognare. -Per sentirci vivi, per sentirci uniti. Quasi come se avessimo bisogno di provocarci per sentire qualcosa... Guardaci, Bellamy, stiamo discutendo in una piazzola quando avremmo potuto finire il discorso subito dopo aver nominato Finn, invece no! Noi non ci riusciamo, nessuno dei due.- la vedo prendere fiato mentre si passa una mano tra i capelli, sedendosi sul guardrail - Quasi come se cercassimo di rubarci ogni secondo possibile. Ci mettiamo alla prova ogni santo giorno senza nemmeno rendercene conto, testiamo la nostra attenzione come due idioti...- Abbassa lo sguardo, sussurrando quasi - io testo la tua attenzione, senza rendermene conto- Resto pietrificato, incapace di proferire parola. Sento la testa esplodere e mi siedo accanto a lei.
-Non so cosa mi fai, Bellamy Blake. Spengo ilo cervello quando ti vedo e tutto diventa dannatamente semplice e complicato al tempo stesso. Riesci a farmi diventare stupida- la vedo sorridere e scrollare il capo- E mi fai paura. Tanta come non ne ho mai provata in vita mia. Mi porti talmente in alto che ho paura di cadere da un momento all'altro... La cosa divertente è che non ho bisogno di te, non ho bisogno di nessuno anzi me la sono sempre cavata in questa cazzo di vita. Da sola sono sempre riuscita a fare qualsiasi cosa ma, esatto c'è un 'ma', non voglio farcela da sola, non questa volta almeno.  So che posso rialzarmi sulle mie gambe e che sono abbastanza forte, ma voglio aver bisogno del tuo sorriso, delle tue urla quando discutiamo e delle tue braccia quando sto uno schifo. Io ho bisogno di quella tua cazzo di insicurezza mascherata da egocentrismo e del tuo lato infantile che mi fa dare di matto. Io voglio aver bisogno di te e vorrei che tu avessi bisogno di me, se devo dirla tutta.-
Mi volto cercando di realizzare ciò che ho appena ascoltato, prima di scoppiare a ridere.
-Ti prego non fraintendere, ma non ti sei mai resa conto di nulla?- la vedo aggrottare la fronte -Clarke, sul serio?- scuote il capo ed io rido ancora più forte.
-Come faccio a non fraintendere?!? Mi stai scoppiando a ridere in faccia...- si alza avviandosi verso la portiera, ma la fermo afferrandole il braccio e tirandola a me.
Vedo la curiosità farsi strada nei suoi occhi mentre riordino i pensieri che affollano la mia mente, tanto da prendersi a pugni tra loro. Questo è il momento perfetto per un'uscita spettacolare, per il "ti amo" o la dichiarazione da romanzo, ma lei mi conosce e sa che non sono il tipo. Sa che le romanticherie non sono il mio forte. Finn è quello in grado di riempirle di rose la cucina o portarla in un ristorante elegante, non io. Lui, esatto. Quello da frase scontata o da sciocca poesia trita e ritrita...
Ma lei non è davanti a lui, con quegli occhi da bambina smarrita, no, lei è qui.
Vado in panico un solo istante, come se fossi sull'orlo dei un precipizio... ed in realtà lo sono.
Ma vaffanculo! Che senso ha continuare così, a guardarla da lontano. Clarke non è un soprammobile, lei vale la pena viverla.
-Prima mi hai chiesto come facessi a starti lontano, beh non lo so. Ci provo perchè ti vedo felice al fianco di quel coso e ti posso assicurare che il tuo sorriso resta la cosa più bella che abbia mai visto, non ha importanza per chi tu sorrida. Tu resti la persona migliore che abbia mai incontrato, nonostante le tue stranezze e il tuo essere una sclerata. Sei la mia ancora, lo sei diventata senza che me ne rendessi conto, senza che tu lo volessi. Ma la verità è che da quella gaffe fatta nel tuo studio e quella litigata davanti al bagno, insomma dal primissimo istante in cui ti ho vista mi sono reso conto che avevo, ed ho tutt'ora, bisogno di te sottospecie di principessa psicopatica-

Continua.

Angolo dell'autrice.

Scusate.
Scusatemi davvero per questo ritardo. 
Questo capitolo è pronto da parecchio tempo, ma per una cosa o per l'altra non me la sono sentita di pubblicarlo prima. Anzi a dirla tutta avevo pensato di cancellarlo e riscriverlo da capo... ma non sarebbe stato lo stesso.
Dunque, con tutto il coraggio possibile, vi aspetto al prossimo capitolo.
Ci leggiamo presto.

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