A friend's honey moon

di forgottentear
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sweet summer's evening ***
Capitolo 2: *** Never enough ***
Capitolo 3: *** Remember ***
Capitolo 4: *** My dreams are far away ***
Capitolo 5: *** Mon ami ***
Capitolo 6: *** A new hope ***
Capitolo 7: *** goodbye ***
Capitolo 8: *** London ***
Capitolo 9: *** The meaning of a rose ***
Capitolo 10: *** Dublin ***
Capitolo 11: *** Green Ireland ***
Capitolo 12: *** Your head over my shoulder ***
Capitolo 13: *** Stockholm ***
Capitolo 14: *** Berlin ***
Capitolo 15: *** something is changing ***
Capitolo 16: *** Rolling over to the East ***
Capitolo 17: *** Prague ***
Capitolo 18: *** kiss me again ***
Capitolo 19: *** Rome ***
Capitolo 20: *** Wien ***
Capitolo 21: *** Freedom ***
Capitolo 22: *** Barcelona ***
Capitolo 23: *** Paris ***
Capitolo 24: *** Thoughts ***
Capitolo 25: *** Blooming in my heart ***



Capitolo 1
*** Sweet summer's evening ***


In quella tiepida sera d tarda estate,Castiel era uscito per una passeggiata attorno all' isolato, aveva voglia d respirare l inebriante profumo della sera, quando il vento portava il fresco profumo dell 'erba appena tagliata e l' aria si riempiva di soffici pollini bianchi,quelli che si divertiva ad acchiappare giocando con il suo nipotino Samandriel,figlio di sua sorella Anna.
"Cas,sembra tu abbia due anni!"gli diceva ridendo la sorella,mentre lo vedeva sollevare il piccolo facendolo volare sulle sue spalle per acchiappare quanti piu pollini possibili. E lui rispondeva facendo la lingua e strizzandole un occhio.
Amava alla follia sua sorella e quel piccolo,l' unico brandello di famiglia rimasto dopo il suicidio della madre,l' abbandono del padre,la caduta nella droga di suo fratello Gabriel e l 'assoluta superba negazione di suo fratello Michael,con cui aveva rotto i contatti da anni.
Lui cercava di tenere insieme i pezzi della sua vita,e ci stava riuscendo.
Appena uscito dal college aveva subito trovato lavoro in uno studio grafico dove poteva dar sfoggio delle sue micidiali abilità di disegnatore. Da nuotatore provetto quale era,nel tempo libero insegnava ai bambini, come stare a galla in quelle che lui definiva le sue adorate fresche e dolci acque.
Aveva tre anni quando il padre l 'aveva messo in una piscina e da allora non aveva fatti che vincere gare e trofei,facendosi notare,da adolescente, dai tecnici della squadra nazionale. Viveva da solo,in un sofisticato loft che aveva arredato tutto di bianco lucido e specchi e che teneva in un maniacale ordine.
Si sentiva felice, gli piaceva la sua vita tranquilla. Forse un po 'eremita,un po' orgoglioso,con quel pizzico d asocialità che gli dava il fascino del bello e dannato che non doveva mai chiedere. In realtà era una persona molto semplice e umile,solo spaventata dall idea di dover mettere in moto e oliare tutto il meccanismo dei suoi sentimenti bloccato dai dolorosi avvenimenti degli ultimi anni. Ciò non toglieva che avesse donne che cadevano davanti,dietro,a destra e a sinistra dei suoi piedi.
Fisico sottile ma ben scolpito, capelli ribelli che parevano una cascata d' oro nero e occhi azzurri,no,non semplicemente azzurri:erano due gemme di zaffiro purissimo che nuotavano in un oceano di cristallo.
Tornarndo a quella sera di agosto... Castiel senti il campanile suonare le nove e si riscosse dai suoi pensieri.Ogni volta che la sua mente partiva,doveva fare un grosso sforzo per ritornare sul binario. Alzò gli occhi al cielo ormai scuro, al grande orologio del campanile,al salice piangente che ondeggiava leggero nella tiepida brezza.
Forse volontariamente,forse no,ma era quasi arrivato a casa di Dean. Il suo migliore amico fin dalla più tenera infanzia.
Abitavano nello stesso quartiere di villette,e avevano condiviso i primi passi,le prime tirate di capelli,i reciproci biberon rubati l' uno dall' altro, i primi giocattoli ,le prime risate,le prime manine appiccicose che si toccavano a vicenda, i primi gelati impiastricciati sul viso,mentre le loro mamme ridevano e chiacchieravano serene sull' erba,ogni tanto attirandoli a se e riempiendoli di baci.
Avevano condiviso le prime scorribande al di la del fiume,le partite a basket nel garage di Dean,i pupazzi di neve in inverno e il gustoso sapore dei salsicciotti arrosto in estate,i fuochi d ' artificio del 4luglio, i primi bisticci,le prime cotte,le ore in punizione in corridoio a scuola a tirarsi aeroplanini di carta,la prima sigaretta,la prima sbronza...la loro vita.
La loro amicizia era qualcosa di inarrestabile,un cristallo puro e durissimo che nulla poteva scalfire. Era arrivato a casa di Dean. Il suo amico aveva come sempre lasciato aperta la finestra della sua stanza al piano terra. Castiel non voleva entrare,non in quel momento terribile della vita del suo amico,non in quella sera in cui voleva solo uscire a prendere una boccata d aria.
Ma i suoi piedi si muovevano da soli,e si trovò a scavalcare il balcone ed entrare in camera di Dean. Il computer acceso emetteva una luce azzurrina,nella penombra Cas vide il profilo del suo amico che dormiva e alla luce della luna vide il suo viso rigato di lacrime.
Accese la piccola luce che Dean aveva accanto al letto,e gli si strinse il cuore a vedere sul comodino una ventina di sigarette spente e una bottiglia di vodka completamente prosciugata. Prese una coperta e la stese sul suo amico,sussurrando"Sono qui con te,Dean"
 

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Capitolo 2
*** Never enough ***


Il primo mese dopo l' incidente in cui Sam aveva perso la vita fu per Castiel come un tunnel di dolore infinito che sembrava non finire mai. Quante volte si pensa alla morte, quante volte appare il flash nella nostra testa di come la nostra vita sia appesa a un filo e a quanto sia fragile, ma scacciamo quel pensiero come una mosca fastidiosa perche fa male, fa troppo male. Perche a noi non può capitare. Perche le cose brutte non devono succedere alle persone belle.
E poi invece ti capita, come uno schiaffo d ' acqua gelida in piena faccia dopo un tuffo avventato, che ti mozza il fiato e ti lascia disorientato e tremante di fronte all’immensita di un mare minaccioso e sconosciuto. Sam e Castiel erano amici. Certo, non come il legame d’acciaio puro e travolgente che legava lui e Dean, ma ..erano amici.
Sam aveva quattro anni meno di Dean, e, se non fosse stato per lo stesso cognome, non avrebbero potuto essere piu diversi: Dean ribelle sfrontato razionale esuberante impavido ,una roccia che pareva impossibile da scalfire con qualsiasi tipo di emozione. Sam era un ragazzo tranquillo, educato, sognatore, silenzioso, dall’equilibrio piu fragile di quello di Dean. I due ragazzi erano orfani di genitori, morti anch' essi in un incidente pochi anni prima.
Mary e John Winchester, la coppia piu invidiata del circondario. Belli, benestanti, attivi nella realtà sociale della cittadina, con due figli altrettanto belli e bravi, a parte la tempra spesso sconveniente di Dean, ma tutto sommato la loro vita andava bene. Tutta un’altra cosa che la situazione perennemente incasinata e precaria che viveva Castiel sulle sue spalle.
Dopo la morte dei genitori, i due fratelli si erano legati ancora di piu l' uno all' altro. Fra loro non mancavano certo le frecciatine e le incomprensioni, ma si adoravano. Dean si sarebbe cavato il cuore dal petto pur di vedere suo fratello felice. Anche se sembrava il contrario, Sam era la sua stampella, la silenziosa lanterna che rischiarava i suoi passi e che lo tratteneva dal fare troppe cavolate quando la sua rabbia si impadroniva di lui.
Castiel adorava lo sguardo traboccante d 'amore e sollecitudine che Dean aveva ogni, ogni santa volta che stava con suo fratello. E Castiel sapeva anche che spesso i due fratelli si addormentavano abbracciati, incastrati l' uno nell' altro come due cucchiai, dopo aver pianto insieme la perdita dei genitori. Se per Castiel la perdita di Sam fu un tunnel di dolore infinito, non poteva nemmeno immaginare l’atroce dolore che poteva provare Dean. Lui stesso l' aveva definito come qualcosa pronto a torturargli i nervi e tritargli le viscere ogni volta che si svegliava.
 Quante volte aveva trovato Dean con un coltellino in mano e le mani piene di graffi, urlando che si tagliava per far uscire il dolore che aveva dentro. Quante volte l’ aveva vegliato l' intera notte per non farlo soffocare nel suo vomito dopo aver bevuto fino a perdere i sensi. Quante volte l’aveva contenuto fisicamente facendo appello a tutte le sue forze perche Dean avrebbe distrutto la casa. E quante volte si era semplicemente seduto sui gradini della sua casa, dopo che Dean gli aveva urlato che non voleva vederlo, ad aspettare che si calmasse, ad esserci, che fosse pioggia freddo caldo o vento. Lui doveva esserci per il suo Dean.
Il tempo passava e piano piano la morsa del dolore si diradava per Dean. Aveva iniziato a bere di meno, era tornato al lavoro, non si feriva più, riuscivano a chiacchierare di qualcosa d’altro, aveva anche iniziato a frequentare una ragazza. Ma erano ancora troppe, troppe le volte che Castiel lo trovava piangendo sul letto, o le domeniche in cui stava immobile sul divano guardando nel vuoto senza la forza di fare alcunché.
E l’incubo che aveva avuto quella sera, le urla “sammy!!!”che rimbombavano ancora nelle sue orecchie… si alzò dal letto, tanto non riusciva a dormire. Mise su l’acqua per farsi un the nero, e mentre aspettava che bollisse, appoggiò la testa al freddo vetro della finestra dilaniato dai dubbi. Forse non stava facendo abbastanza.
Doveva fare qualcosa di più. Lui era il suo migliore amico, la sua ombra fin dalla nascita, erano legati indissolubilmente. Non stava facendo abbastanza. Dean stava ancora male e lui non stava facendo abbastanza. Si sedette con la testa fra le ginocchia e aspettò che la maledetta acqua bollisse.

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Capitolo 3
*** Remember ***


Dopo essere rimasto qualche minuto ad osservare il suo amico dormire,Castiel decise di tornare a casa:avrebbe chiamato Dean l' indomani. Ma mentre stava per uscire dalla finestra,un urlo fortissimo gli fece schizzare il cuore in gola e rabbrividire fin dentro le ossa:Dean si era sollevato di scatto seduto e stava urlando  "sammy!!sammy!!sammyyyyy!!",aveva gli occhi aperti sbarrati ma lo sguardo vitreo e assente.
Castiel gli corse vicino e gli prese le mani cercando di svegliarlo
"Dean Dean sono io calmati ti prego",ma Dean sembrava in preda a un delirio,stringeva le mani di Castiel tirandolo verso di se continuando a urlare "sammy sammy sammy dove sei!!!!". Castiel in preda al panico non sapeva cosa fare ,voleva quasi schiaffeggiarlo pur di farlo uscire dall agonia in cui sembrava sprofondato,ma temeva di spaventarlo ancora di più. Fortunatamente Dean parve zittirsi all' improvviso:respirava affannosamente, aveva la fronte imperlata di sudore ma pareva più cosciente di ciò che gli stava attorno.
Castiel gli stava tenendo ancora le mani e quando lo sguardo di Dean cadde proprio li,le ritirò immediatamente massaggiandosi la nuca imbarazzato. Dean non disse nulla:si alzò dal letto di scatto e scomparve correndo nel bagno. Castiel attese qualche minuto col cuore che batteva ancora fortissimo per lo spavento preso,poi decise di tornare a casa.
Mentre camminava a passo svelto per la strada,con l' aria della notte diventata piu pungente e il cielo che sembrava essersi fatto piu cupo, pensò che fino a poco tempo fa non avrebbe mai pensato di andarsene da casa Dell 'amico senza salutarlo o senza fare almeno due chiacchiere. Ma ultimamente il mondo di Dean pareva non appartenere più a questo.
Arrivato a casa si mise a letto con le mani dietro la testa,guardando il soffitto:si accorse di non aver cenato e a pranzo aveva sbocconcellato solo qualche kraker per non appesantirsi in previsione Dell' allenamento in piscina che svolgeva quasi ogni giorno durante la pausa pranzo. Ma non aveva voglia di nulla.
Mentre iniziava ad altalenare fra il sonno e la veglia,rivide all' improvviso vividi nella mente gli avvenimenti della tragedia che aveva colpito il suo inseparabile amico.
Erano passati tre mesi da quel terribile giorno in cui uscendo dalla piscina aveva visto le due ambulanze passare con le sirene spiegate a tutta velocità,lampeggiando nel buio.
Erano passati tre mesi da quando ,dopo essere salito sull' autobus e aver appoggiato la testa al finestrino,stanco morto,aveva sentito dire dall autista che non poteva proseguire per un ingorgo causato da un gravissimo incidente.
Da quando ,rassegnato al dover andare a piedi, mentre camminava fra la piccola folla creatasi sul marciapiede,mentre la gente usciva dalle auto ferme nell' ingorgo guardando lontano cercando di capire cosa era successo,aveva sentito mormorare quelle parole che...se gli fosse esplosa una bomba nel cuore sarebbe stato meno doloroso
"Hanno detto che è uno dei Winchester...". Buttò il borsone a terra e corse verso le sirene:la zona era già stata transennata, medici e paramedici e poliziotti gli bloccavano la visuale, cercò di superare le barriere ma lo tennero indietro,lui si dimenava dicendo che forse era un suo amico, ci vollero quattro poliziotti a tenerlo fermo perché lui aveva visto,aveva visto di chi era quel corpo riverso sull asfalto in una pozza d sangue, la moto rovesciata accanto,il guardrail completamente divelto.
Gli pareva che il sangue fosse defluito e fosse stato risucchiato in un buco nero. I paramedici scuotevano la testa, voci sussurravano "é morto". Qualcuno scoppiò in lacrime. E,come al rallentatore,vide Dean farsi largo fra la folla col viso ridotto a una maschera d orrore, voleva urlargli "fermo ti prego non andare!!"ma si sentiva come soffocato in una tela di ragno,la mente e i sensi ottenebrati,perché aveva appena realizzato che l' adorato fratello minore del suo migliore amico,Samuel Winchester,era morto.

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Capitolo 4
*** My dreams are far away ***


Mentre il giorno dopo macinava vasche su vasche in piscina,cambiando meccanicamente stile ogni tot,la sua mente non aveva ancora trovato pace all idea di non essere in grado di aiutare Dean.
Castiel aveva fatto il possibile in quei mesi,standogli accanto il piu possibile e sopportando i suoi scatti d ira. Ma sentiva che non era tutto ciò che poteva dargli.
Fosse stato per lui,avrebbe desiderato che esistesse un incantesimo per travasare tutto il dolore di Dean su di se; lui era abituato alle brutte cose, lui ci aveva fatto la corazza,per andare avanti. Ma Dean...Dean nonostante l aspetto da vero duro,alla fine era una sorta di pupattolo tirato su a pane e zucchero da due genitori adoranti,e ancora non sapeva navigare con maestria nel dolore come era stato costretto a fare castiel.
Usci dalla piscina per tornare a casa coi capelli  ancora umidi, che si sollevavano in soffici riccioli sulle sue spalle. Arrivato a casa,si sdraio sul divano con una birra ghiacciata, facendo scorrere con una mano i messaggi sul cellulare.
H 1915 Gabriel
Bro sei a casa?
H 1925 Gabriel
Bro... Posso passare?ho un problema
19:35 Gabriel
Castiel James Novak. Rispondi.sono nella merda
20:02 Anna
Cassie mi ha chiamato Gabriel. Era molto agitato ma non mi ha detto perché. Richiamalo
20:05 Gabriel
Perché in questa fottuta famiglia nessuno mi aiuta???
Castiel getto il cellulare Nell angolo del divano. Era stufo,stufo e stufo di  tirare fuori Gabriel dai casini. Chiuse gli occhi e si massaggio delicatamente le tempie.
Come avrebbe voluto trovarsi in quel momento su un isola deserta,con la mente libera dai ricordi, con il solo rumore delle onde del mare e dello stormire delle foglie....
un momento. Apri di scatto gli occhi.ma certo. Come aveva fatto a nn pensarci.doveva portare Dean via per un po. Via da quella casa zeppa di ricordi. Un viaggio. Lontano. Lungo. Lui e Dean. Per tenerlo d occhio. Per parlare.per distrarlo. Perché la vita andava avanti. Perché c era un mondo li fuori. Si alzo precipitosamente dal divano infilandosi la prima maglietta che gli capitava,afferro le chiavi e usci nella notte. Non voleva perdere un attimo.
La casa di Dean era buia.la finestra chiusa. Ma lui sapeva che era in casa. Non si erano piu sentiti dalla serata Dell incubo, pochi giorni prima. Si avvicino alla porta, sospiro e bussò. Una,due,tre volte. Nessuna risposta.
 "oh andiamo amico apri!!!!"inizio a urlare,battendo piu forte. La maniglia scattò. Dean apparve sulla soglia con uno sguardo cupo, jeans azzurri e una maglia grigia senza maniche. Castiel gli sorrise.
"posso....?" Senza una parola Dean indietreggiò per farlo entrare,poi chiuse la porta dietro di se appoggiandovisi sopra. cas non sapeva come iniziare il discorso,e non trovo di meglio che dire" Sei uno straccio"
"Cosa vuoi Cas?".le parole di Dean arrivarono dritte come una lama. E lui non perse tempo.
"senti..mi chiedevo se..ecco..prenderesti in considerazione l idea di...ecco,fare un viaggio. Partire. Lasciarci un po alle spalle tutta questa merda e..partire insomma. Per un po..non devi rispondermi adesso ma..."
"un viaggio,Cas?"lo interruppe con un sorrisetto incredulo Dean"tu vieni a propormi di fare un viaggio?ma che cazzo ti salta in testa?ma quale viaggio??guarda,apprezzo il pensiero ma non ci siamo proprio. Adesso e meglio che vai..io...stavo dormendo".
Cas senti la delusione inondare il suo cuore come acqua gelata,ma lo sguardo di Dean sembrava un fuoco di smeraldo e decise di fare dietro front. Che stupido...come poteva pensare che Dean accettasse?stupido..stupido....
Stava per salire i gradini che portavano alla sua porta quando vide accoccolato in un angolo del giardinetto suo fratello Gabriel. Ubriaco fradicio, in trip da chissà che sostanza, ridacchiava indicando il cielo "oh guarda...le lucciole!!Cassie fratellino ti avevo avvisato che ero nei casini!".
Castiel sospiro,tiro su suo fratello e lo sostenne mentre entravano in casa. Si rese conto che forse Dean non era l unico ad aver dannatamente bisogno di alzare le tende per un po.
 

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Capitolo 5
*** Mon ami ***


Nei giorni successivi,Castiel non si fece vedere da Dean,né gli scrisse o telefonò.
Si sentiva quasi imbarazzato a pensare di avergli chiesto del viaggio,data la reazione di Dean,doveva essere stata proprio una richiesta stupida. Ma gli era nata spontanea nel cuore, anche perché viaggiava tutti i giorni sulla carta e tutti i giorni desiderava vedere coi suoi occhi ciò che disegnava.
Castiel era cartografo, lavorava presso un importante studio di topografia e cartografia. Disegnare le mappe geografiche era il suo pane quotidiano.
Fin da piccolo era sempre stato molto abile con carta e matita,sviluppando poi nel corso degli anni particolari attitudini per la geografia, la geologia,la biologia e naturalmente la matematica. Non c era calcolo o problema che sfuggisse alla sua mente prodigiosa. Quante volte aveva passato i pomeriggi a casa di Dean cercando di spiegargli qualche complicata equazione mentre l altro lo guardava con occhi vitrei e divertiti sgranocchiando patatine.
Castiel amava la sensazione della matita sulla carta,i primi schizzi che diventavano poi le linee di un paese,di un continente. Certo ormai usavano per lo piu il computer ma lui preferiva sempre lavorare alla vecchia maniera.
Anche a casa aveva un angolo dove aveva montato tela e cavalletto e dove quando voleva evadere,passava le ore a disegnare gli stati del mondo, in maniera quasi compulsiva, completandoli spesso con bellissimi colori. A volte usava i pennelli,a volte i pastelli a cera,e ad opera finita adorava passare le dita sottili sulla carta ruvida e lucida di colore. Era interessato soprattutto all Europa. Quando la disegnava era così piccola e insignificante..ma sapeva che conteneva piu opere d arte,monumenti e storia che l intera America. Londra,parigi,berlino,madrid...Cavoli,pensò quella sera,gli sarebbe davvero piaciuto poterci andare con Dean.
Ma i sogni non facevano parte del suo destino,evidentemente.
Un po ci aveva sperato...quando gli era venuta l idea aveva il cuore che pompava a mille. Ma davanti alla reazione sprezzante di Dean, si era proprio dato dello stupido.
"avanti Novak",disse fra se e se"rimetti il culo nella realtà e vai a lavare i piatti".
In quel momento suonarono alla porta.
Castiel guardo l orologio.22:15. Aggrotto la fronte e guardo dallo spioncino.
Con un colpo al cuore vide Dean,sul pianerottolo,che si guardava attorno innervosito. Apri la porta immediatamente e non poté trattenere un sorriso.
"ehy,amico". Dean fece un sorriso imbarazzato,chiedendo se poteva entrare.
"of Course"fece Castiel precedendolo nel salotto.
C era una strana atmosfera fra loro,come se fossero quasi estranei. Come se qualcosa fosse cambiato,o stesse cambiando.
Castiel si accese una sigaretta arrampicandosi sul davanzale. Sorrise,ma decise di non dire nulla. Dean stava in piedi ancora accanto alla porta accarezzandosi il collo imbarazzato. Facevano la stessa cosa quando erano imbarazzati,e non si sapeva chi dei due l avesse copiato dall altro.
"senti....".Dean sembro non perdere tempo."mi dispiace per l altra sera. Non dovevo parlarti cosi. Volevi solo aiutarmi,solo aiutarmi come hai dannatamente fatto per mesi e...".
Castiel lo interruppe,sempre sorridendo"nah amico. Tranquillo. Non so come mi sia uscita. Un viaggio lontano,che stupidaggine".
Dean guardo a terra ma poi rialzo lo sguardo. I loro occhi si incontrarono per un istante,e in quell istante Castiel capí.
"veramente..questa stupidaggine...pensavo di accettarla".fece Dean.
Cas resto immobile con la sigaretta accesa,poi si scottó con la cenere,poi  soffio via il fumo che gli si era bloccato in gola iniziando a tossire.
Dean fu subito al suo fianco battendogli sulla schiena "fiuuu amico,non credevo che..."
"davvero???"lo interruppe Cas"davvero verresti con me in Europa??cioè,nn te l avevo ancora detto ma io pensavo all Europa e..si lo si e lontana ma....".
stavolta lo interruppe Dean"andiamo ovunque. Basta che per un po mi tiri fuori da qui". castiel senti il cuore allargarsi. Dio,quanto gli voleva bene.
Gli mise una mano sulla spalla."affare  fatto,mon ami"

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Capitolo 6
*** A new hope ***


I giorni successivi furono occupati dall 'organizzazione pratica della questione:
Entrambi dovevano chiedere un periodo prolungato di ferie dal lavoro, decidere in che ordine toccare le città, occuparsi dei documenti per l' espatrio ecc.
Abitando loro in una piccola cittadina alle porte di New York,sarebbero partiti dall' aeroporto J.F.Kennedy e approdati come prima tappa a Londra.
Cas non stava nella pelle. Se lo meritava,oh come se se lo meritava.
Tutta la sua vita era stata passata a tenere in piedi la sua famiglia, prima a far andare d' accordo i genitori,poi a cercare di tirare su sua madre dalla depressione in cui era caduta, e difenderla dalle crisi di rabbia del padre poi ,17enne,a Dover superare il suo suicidio, a nascondere le bottiglie di vodka al padre, a separarlo fisicamente da Michael quando litigavano fino a mettersi le mani addosso, a correre a prendere Gabriel nel pieno della notte trovandolo ubriaco fatto in qualche vicolo, a tenere stretta Anna in quelle difficili notti.
Ma lui teneva duro, lui era stato chiamato come un angelo del signore e come tale doveva proteggere la sua famiglia. Lui aveva Dean al suo fianco e doveva tenere duro.
 E grazie al cielo quei dolorosi avvenimenti non avevano spezzato la sua dolce anima gentile.
Si era fatto la sua vita e voleva dare un senso a ogni suo momento.
Un giorno una sua amica gli aveva chiesto"ma come fai?ad essere cosi gentile con tutti intendo". Castiel aveva piegato la testa di lato e socchiuso gli occhi come faceva quando nn capiva qualcosa.
"in che senso?"aveva chiesto.
"beh..tutto cio che hai vissuto con la tua famiglia avrebbe trasformato chiunque in un ribelle amareggiato. Tu invece..sei puro".
Il sorriso di Castiel si era spento per un attimo.
Poi aveva detto "ho già conosciuto abbastanza odio. Voglio una vita normale".
E il discorso era finito li. Se n' era fatto una ragione ed era orgoglioso di come si era costruito una vita. E ora, quel viaggio. Con la persona più importante per lui assieme ad Anna.
Era felice,emozionato come un bambino. Spesso gli piaceva pensare che in quel momento,in cui lui stava sul divano a guardare la tv, mille aerei solcavano i cieli, mille treni attraversavano il continente,nelle grandi città le metropolitane accompagnavano fiumane di gente su e giu, per le autostrade si viaggiava,se da lui era buio, dall 'altra parte del mondo le persone si erano appena svegliate.
Se da lui c' era il sole, per altre persone era notte eterna. Se da lui era estate, altre persone camminavano nella neve alta. E ognuna di queste persone aveva una storia da raccontare, una vita diversa, un altro pensiero, un altro sogno. E Dio solo sa quanto avesse bisogno anche Dean di tutto ciò. Sentirsi parte per un po' di qualcosa di diverso.
Pochi giorni prima di partire, erano andati al cimitero a visitare la tomba di Sam.
Dean fece passare le dita sulla foto di suo fratello sorridente.
"hey sammy"disse inginocchiandosi"per un po' non ci si vede...vado con Cas a fare strage di cuori ad altre latitudini..si...un po'...lontano...ma poi..tornerò..".la voce gli si incrinò.
Con la mano sulla foto di Sam, chino' il capo cercando di trattenere le lacrime ma non ci riuscì. Tirò un pugno al marmo soffocando un"accidenti sammy ma perché te ne sei andato??".
Castiel si era tenuto a distanza, ma sentiva che ora era il momento. Si avvicinò inginocchiandosi accanto a Dean e sollevandogli il viso con due dita.
"hey amico..guarda". Dean segui le dita di Castiel che gli indicavano piccoli buchi nel terriccio da cui spuntavano piccolissimi germogli. "stamattina sono venuto qui e ho piantato questi. É biancospino. Il fiore della speranza.
 Quando saremo tornati,sarà fiorito e questo vuol dire che noi continueremo ad avere speranza,che il tuo dolore se ne vada e tu possa andare avanti". Dean sorrise fra le lacrime. Annuì."lo spero Cas. Lo spero proprio".
 

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Capitolo 7
*** goodbye ***


La mattina della partenza Castiel aveva preparato qualcosa come 5\6 sveglie: Cellulare, orologio a muro,altro cellulare vecchio,radio,orologio da polso che non usava piu da anni. Non voleva assolutamente rischiare una scena alla "mamma ho perso l aereo". Erano le otto del mattino di una calda e soleggiata mattina di fine settembre. Fece colazione in piedi appoggiato al ripiano della cucina con una lattina di the ghiacciato al limone, non riuscendo a stare fermo dall' emozione. Canticchiava,sorrideva,toccava i mobili tirati a lucido la sera prima pensando"casetta mia,mi piaci tanto ma ora non vedo proprio l ora d partire". Tutto era meticolosamente preparato: Dovendo girare molto aveva solo una grossa valigia e uno zaino. L' aereo dall' aeroporto JF.Kennedy di New York sarebbe decollato per Londra alle 14 in punto,e arrivato alle tre di notte ora locale. Per quella notte avevano prenotato una camera con altri ragazzi in un ostello vicino a Victoria station. "tu non ti fai problemi a dormire con altri vero Cas?"aveva detto Dean chino sul computer qualche sera prima mentre prenotavano. Cas aveva fatto cenno di no con la testa, anche se sperava che Dean non si sarebbe messo a fare casino nel mezzo della notte andando a pomiciarsela con qualche pupattola britannica. Nell ' ultimo periodo si era chiuso nel suo dolore,ma il Dean normale,il Dean sano,il Dean che lui conosceva, poteva essere irrimediabilmente irritante con la sua totale mancanza di tatto e soprattutto,troppo spesso,di limiti. Ma era felicissimo di passare tanto tempo con lui, e uscì di casa fischiettando salutando il vicino che tagliava l erba,la vecchietta Della casa all angolo che stendeva i panni,il bambino della casa a sinistra che lo osservava incuriosito seduto sul triciclo. Una normale mattinata. Ma non per lui. "arrivederci Poughkeepsie!" Borbotto fra se e se col sorriso sulle labbra. Si sarebbe incontrato con Dean alla stazione e avrebbero proseguito in treno fino a Manhattan. La loro cittadina distava circa due ore da New York ma lui non andava spesso. Non amava troppo il caos della Grande mela. Non amava nessun tipo di caos. Dean invece prima della tragedia andava spessissimo a fare le sue notti brave nella metropoli,quindi contava su di lui per arrivare sani e salvi all aeroporto. Quando vide Dean,fu ancora più convinto di ciò che stavano facendo: L amico era vestito con pantaloni larghi militari e una canotta nera aderente sul suo torace perfettamente scolpito,aveva al collo una catenina e si era legato una bandana in testa. Senza che lo vedesse,lo raggiunse di spalle dandogli un piccolo scappellotto "ma come ti sei vestito??". Dean si girò e gli fece un largo sorriso. Manhattan li accolse nella dorata luce della tarda mattinata. Castiel aveva iniziato a sentirsi un po' intimidito da quella fiumana di gente che correva e si spingeva come se fosse inseguita da un nemico,mentre scendevano per prendere la metropolitana. Poco prima Cas aveva obbiettato"ma non erano più comodi quei bellissimi shuttle appena fuori dalla stazione??", giusto per sentirsi rispondere da Dean"principessa Novak, suvvia, non dobbiamo abituarci troppo bene. E poi dobbiamo risparmiare",e in un attimo aveva fatto uscire i loro biglietti dalla macchinetta li vicino, annunciando solennemente"treno E direzione Jamaica station!". "hey aspettami!!"aveva esclamato con voce roca Castiel afferrando il manico della valigia di Dean. La metropolitana arrivò sferragliando, coperta di graffiti coloratissimi. I finestrini erano spalancati e la gente si faceva aria coi giornali. Cas osservava tutti con grande curiosità. Erano tutti a loro agio, incuranti di star attraversando una delle più grandi metropoli del mondo, non si preoccupavano di sbagliare la fermata o non arrivare in tempo. Alcuni tenevano perfino il capo chinato sul libro o il cellulare alzandosi automaticamente alla loro fermata. Ne era estremamente affascinato. Mentre si faceva cullare dal dondolio del treno, sorrise fra se e se vedendo Dean che già iniziava ad avere una luce diversa, che un po' sembrava tornato il Dean di una volta."Hai avuto proprio un ottima idea Novak"pensò,un attimo prima che Dean gli facesse cenno che dovevano scendere.Da Jamaica station presero l Airbus che li avrebbe portati dritti all aeroporto. Dopo lo smarrimento iniziale, Castiel non stava piu nella pelle. Camminando per gli infiniti corridoi per raggiungere il loro terminal, pensò alla sua casa, ad Anna,al suo lavoro, alla sua piscina,a Gabriel:si sentiva in colpa per averlo lasciato ma era sicuro che Anna se ne sarebbe presa cura e insieme a lei il suo più grande amico Balthazar. Il loro aereo li attendeva splendente. Neanche il tempo di prendere i loro posti, che Dean stava flirtando con la hostess e si era già guadagnato un occhiataccia dagli occupanti dei sedili davanti per aver messo le ginocchia sullo schienale. "vedi d non farmi fare troppe figure di merda"aveva detto Cas senza mezzi termini,sistemandosi gli auricolari alle orecchie. "vuoi rilassarti amico?abbiamo un lungo viaggio davanti a noi""appunto"pensò castiel. Ma poi sorrise,sorrise perché era felice,felice di essere li con Dean, felice di solcare l oceano, felice per tutte le meraviglie e le sorprese che li attendevano. E cosi il viaggio iniziò e passò. Dean da circa due ore si era addormentato e la sua testa era involontariamente finita sulla spalla di Cas, che aveva sorriso e solo ogni tanto gli dava un colpetto per non farlo russare. Lui non era riuscito a dormire. Beh,era pomeriggio per loro. Ma quando il pilota annunciò che stavano per iniziare la discesa verso Londra, si ricordo che lì era notte fonda. Nei giorni scorsi aveva letto molte cose sul jet lag e sperava di superarlo dignitosamente. Scosse piano Dean"hey amico,ci siamo". Dean sorrise ancora gli occhi chiusi. L' hostess annunciò "ladies and gentleman We are making our final descent to London Heathrow airport"

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Capitolo 8
*** London ***


Ciao😉 ho visto che siete in diverse a seguire questa storia, mi piacerebbe se lasciaste una recensione, anche critica ben venga 😉 non scrivevo da una vita ma...questi due mi hanno fatto tornare l'ispirazione!!! Victoria station, leggendario capolinea Dell ' Orient express, li accolse con l aria pungente della notte. Mentre si incamminavano verso l ostello, Castiel disse"come avrei voluto vivere Nell epoca vittoriana..ho sempre trovato cosi eccitante la decadenza di quel periodo.. luci tremolanti dei lampioni anneriti dalla fuliggine,nebbia,carrozze,misteri..."" fumo tossico delle fabbriche,Jack lo squartatore.." Terminò Dean, che prima di sentire la risatina di Castiel, era già corso avanti indicando una delle classiche cabine rosse del telefono londinese,eccitato come un bambino."guarda,allora esistono veramente!!".. Castiel sorrise. Era cosi felice di vedere Dean di nuovo cosi vitale. Arrivarono all ostello,salirono la scricchiolante scala che portava alla loro camerata, che si presentò buia e silenziosa. Dean stava per protestare che cavolo di concetto di vita notturna avevano li,ma Cas lo fulminò con un occhiata.Sapeva benissimo cosa stava per dire Dean e non voleva fare figuracce. La luce di una torcia li ferì negli occhi e apparve una ragazza orientale che con un sorriso a 32 denti li accompagnò ai letti liberi. Dopo essersi lavati in un "e che cavolo,li fanno per i nani questi lavandini??", i due ragazzi si infilarono sotto le lenzuola attendendo l' alba del loro primo giorno di viaggio. "Musei""ruota panoramica""musei""ruota panoramica". Appena fuori dall' ostello, con in mano una cartina gigante,i due ragazzi avevano già iniziato a rimbeccarsi. Castiel voleva vedere qualche museo,approfittando del fatto che a Londra fossero tutti gratis, cosa che a Dean aveva fatto storcere immediatamente il naso,e Dean voleva andare sulla London Eye, "quando sai benissimo che ho paura delle grandi altezze"aveva ribattuto Castiel. Ripiegando la cartina con un sorriso sornione,Dean aveva concluso"ma siccome ci vogliamo tanto bene possiamo sforzarci e ...tu fai ciò che piace a me e io ciò che piace a te",detto questo afferrò la sciarpina che aveva Castiel al collo e scappò avanti."ma cosa fai??"protesto debolmente Castiel correndogli dietro. Finirono al British museum, e mentre entrava con un Dean sbuffante alle spalle, Castiel disse"sai che é il più antico museo del mondo e ci sono milioni di oggetti che ripercorrono due milioni di civiltà umana..non é da brividi?sapere che queste cose sono state create da.....""anticaglie"lo interruppe Dean"sono solo anticaglie".Ma più di una volta durante la visita Castiel lo sorprese a osservare i gatti mummificati Dell' antico Egitto, la leggendaria stele di Rosetta, i resti della colossale statua in granito di Ramesse II proveniente dal tempio di Tebe e le inquietanti maschere azteche. E con piacere lo vide anche piu interessato alle opere Della Tate modern, che spaziavano da Duchamp a Picasso a Pollock al famosi dittico dedicato a Marilyn Monroe di Andy Warhol. Al momento di salire sulla gigantesca ruota panoramica sul Tamigi,Castiel fu preso da un momento di vertigine,ma Dean lo afferrò per il polso tenendolo stretto anche per non perdere fra la folla. E Castiel dovette ammettere che il panorama da lassù era spettacolare... Parliament Square,cuore politico e spirituale di Londra, con le imponenti guglie neogotiche del Parlamento e l architettura medievale della Westminster Abbey,il castello di Windsor, il più grande abitato al mondo,il leggendario Big ben in tutta la sua maestosità. Nel tardo pomeriggio,quando le luci della metropoli iniziarono a splendere e il traffico a farsi sostenuto, si mossero verso Soho e il West End,sgranocchiando una mela caramellata. Ed ecco davanti ai loro occhi l' immensa Trafalgar Square, gli archi di China town, i grandi cartelloni al neon di Piccadilly circus ("aspetta Cas,qui ci vuole la foto di rito") per poi approdare al London Trocadero, regno della realtà virtuale dove si diedero alla pazza gioia su simulatori di corse ,autoscontri e bowling. Mentre aspettavano la metropolitana per tornare all' ostello, quasi cullati dall' ossessivo"mind the gap" ripetuti dagli altoparlanti ,seduti pigramente sulle sedie della banchina, stanchi morti,Cas vide Dean con lo sguardo cupo per la prima volta da quando erano partiti . Gli si avvicinò,tanto che le loro gambe si sfioravano. "tutto ok amico?"gli disse dolcemente. Dean alzò gli occhi con un sorriso triste"chissà quanto sarebbe piaciuto tutto questo a Sammy...". A Castiel si strinse il cuore, e lottò contro la voglia di mettere un braccio attorno alle spalle di Dean e stringerlo a se. Invece riuscì solo a dire "si,a Sammy probabilmente sarebbe piaciuto proprio tanto". E poi la sua voce fu coperta dallo sferragliare del treno appena arrivato.

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Capitolo 9
*** The meaning of a rose ***


Scusatemi veramente se mi viene tutto attaccato, io lascio sempre i dovuti spazi ma quando lo pubblico mi si scombina tutto booohhh!!!sorry. Come sempre...se vi piace o anche se non vi piace recensiteee..😉 Castiel diede un grande morso al suo enorme muffin al cioccolato mentre Dean ridacchiava per i baffi di schiuma che si era fatto con l' altrettanto enorme bicchiere di frappuccino che gli stava davanti. Poi sbuffò"mi spieghi come fai a mangiare tutte queste schifezze e restare sempre secco come un chiodo???".Castiel si strinse nelle spalle con un ghigno. Dean alzò gli occhi al cielo e affondò la forchetta nei suoi tripli pancakes pieni di sciroppo al cioccolato. Stavano facendo colazione da Starbucks,era mattina presto e dopo una buona dormita erano pronti per iniziare un nuovo giorno nella mitica Big London. Si erano trovati entrambi d' accordo sulla prima destinazione: Camden Town. Il cielo era cupo sopra le loro teste, ma ad entrambi sembrava proprio l atmosfera migliore per aggirarsi in quella piccola città alternativa,curiosando fra le bancarelle piene di oggetti di ogni tipo. Ma fu quando si fermarono davanti a un negozio di tatuaggi, che Dean si bloccò come colpito da un fulmine. Cas fece tanto d' occhi "non dirmi che vuoi farti un tatuaggio ora???". Dean sorrise sornione."...si...e voglio che anche tu ne faccia uno" "ma sei matto,io non voglio tatuaggi"" ma perché no???vieni ho un idea""nooo Dean ho detto no!!"fece Castiel mentre Dean lo trascinava nel negozio. Quest' ultimo cercò fra le immagini e le piazzò davanti a Castiel che si sentiva sempre più smarrito. "guarda amico:queste rose hanno un significato. Voglio tatuarmi quella nera, che significa il superamento di un periodo negativo e l’inizio di uno migliore. E quella gialla:il simbolo dell' amicizia. Perché se supererò questo periodo nero,sara solo grazie a te amico mio""...dean...grazie ma...""non ho finito"lo interruppe Dean" voglio che anche tu ti tatui la rosa gialla, perché la nostra amicizia deve essere impressa a fuoco su di noi. E poi la rosa bianca: rappresenta la purezza, l’umiltà, l’innocenza. Tu sei questo Cas..in profondità,il tuo cuore e puro, il tuo essere é umile, la tua anima é innocente...questo siamo noi amico e voglio suggellare questo viaggio cosi. Per favore". Cas era rimasto quasi senza fiato, il cuore gli batteva forte. Non era abituato a sentire Dean esprimere i suoi sentimenti e desideri in una maniera tanto esplicita e...quasi poetica...??e poi lo guardava con cosi tanta speranza,che Castiel pensò che si, magari poteva veramente accontentarlo. Uscirono due ore dopo eccitati come bambini,spalla contro spalla per far combaciare le loro rose. Visto lo spirito infantile che respiravano nei loro cuori quella mattina, e visto che si trovava pure li vicino,finirono alla stazione di King' s Cross meglio nota come la stazione col binario 9 e tre quarti...."cavolo è veramente uguale!!!"rideva Dean, rubando uno dei carrelli porta bagagli e spingendo Castiel per farlo sedere dentro iniziando a correre verso uno dei pilastri."oddio aiutoooo fermati scemo!!!!"rideva Castiel riuscendo a bloccare all ultimo momento quella corsa sfrenata. Aveva iniziato a piovere. Decisero di prendere la metropolitana verso Est, per vedere i mitici Docklands,un tempo vivace quartiere di marinai, oggi grattacieli e sedi finanziarie costruiti direttamente sul Tamigi."che spettacolo sembra d stare su una città sull 'acqua" diceva Dean pulendo col dito il vapore dai finestrini per guardare meglio fuori. Nel tardo pomeriggio si recarono a Covent Garden, per gustare la particolarità di questa vivace e colorata parte di Londra con le stradine caratteristiche e la piazza in stile vittoriano con vetro e ferro, dove gironzolarono fra le bancarelle del mercatino osservando le divertenti esibizioni degli artisti di strada. Era l imbrunire quando Dean decretò che essendo quella la loro ultima giornata a Londra, non potevano evitare una visita da Harrods. Castiel pensò che il loro portafoglio l' avrebbe evitata volentieri,ma non voleva deludere Dean. Presero la Piccadilly line scendendo a Knightsbridge e poco dopo si trovarono a bocca aperta davanti ai sette piani del piu grande magazzino di Londra, con qualcosa come 150 reparti stracolmi di ogni....tutto!quando uscirono era ormai buio e si era alzata un aria fredda e pungente. Victoria station e quindi il loro ostello, non era lontana e piuttosto che aspettare l' autobus magari bloccato nel traffico londinese della sera, decisero di tornare a piedi. Mentre passavano vicino a villette illuminate in tipico "british style", mentre le foglie secche si alzavano in mulinelli attorno a loro e i rumori della strada si facevano più attutiti,Dean interruppe i pensieri di Castiel dicendo " ti piacerebbe abitare in una di queste villette?con mogliettina,figliolini,magari un cane..una famiglia,ecco. Non ti manca tutto questo?. Castiel non rispose subito. "forse si..o forse no. Magari..magari si,dovrei decidere cosa fare della mia vita. Ma intanto..intanto ho questo" e si avvicino alla spalla di Dean per far combaciare le loro rose.

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Capitolo 10
*** Dublin ***


L 'aereo per Dublino partì nella tarda mattinata del giorno seguente. Avevano salutato Londra sotto un pallido sole e con un pizzico di malinconia: Era stata dopotutto la prima tappa del loro lungo viaggio. "La verde Irlanda!!!"esclamò Dean mentre si sistemavano nella loro camera. Castiel sorrise e insieme uscirono per un giro nella capitale. Nei giorni successivi si sarebbero spostati in alcune zone Dell' Irlanda che avevano sentito essere molto belle. Si fermarono a pranzare vicino a Temple bar, zona molto vivace piena di localini caratteristici e gustarono un enorme hamburger in quello dove aveva lavorato Sinead O 'Connor negli anni' 70. Mentre si dirigevano verso il Trinity College,Cas scoppiò a ridere da solo e Dean dovette insistere per un po' prima di farsi dire cosa ci fosse d tanto divertente. Cas ormai stava ridendo talmente tanto che aveva le lacrime agli occhi. "scu...scusa Dean..é che all improvviso sei apparso nella mia mente danzando balli irlandesi in kilt e....". Dean non lo lasciò neanche finire e gli mise una mano sulla bocca "Non t' azzardare a ripetere una cosa del genere!!!fatti sparire questo pensiero dalla mente subitoooo". Ma Castiel non riusciva a smettere di ridere e ben presto anche Dean passò dal broncio seccato al sorrisetto divertito. Fingeva però d' essere sempre arrabbiato con Castiel e ogni tanto gli tirava una spallata quando vedeva che scoppiava a ridere dal nulla. Soprattutto quando lo fece nel bel mezzo dell' austero silenzio della Old Library del Trinity College, esattamente nella sala piu grande dove gli echi erano più forti, e dovette nascondersi dalle occhiatacce della gente dietro una delle antiche librerie di quercia strapiene di volumi. C' era Nell aria un buonissimi profumo di carta stampata, e i due ragazzi restarono affascinati dal famoso Book of Kells, manoscritto opera di monaci Dell '800dc. Castiel moriva dalla voglia di farsi passare sotto le dita le pagine in pergamena, alcune grosse come il cuoio,altre quasi trasparenti,e sentire le venature degli inchiostri nero, rosso, purpureo e giallo che decoravano il libro. Si diressero poi a vedere le due famose cattedrali di Christ Church e St. Patrick, fermandosi a riposare sui prati sottostanti affondando fra i mucchi di foglie multicolori osservando il cielo azzurrissimo. "giochiamo a nascondino Dean"propose all improvviso Castiel"tutti questi anfratti di pietra mi hanno fatto venire voglia..daiii""ma che hai oggi??"sospiro Dean stiracchiandosi, ma decise di accettare: Stare fermo a guardare il cielo gli aveva dato troppo tempo per far vagare la mente in luoghi dolorosi e doveva distrarsi. "io mi nascondo,tu mi cerchi"fece Cas. "ma dove diavolo s' e nascosto???"si chiese Dean dieci minuti dopo quando del suo amico non c' era nemmeno l' ombra. "Castiel,non fare l' idiota vieni fuori!!" Urlò,prima che il suo sguardo venisse attratto da una piccola collinetta d' erba verdissima vicino al sagrato della chiesa. Sbuffò avvicinandosi"Cas!!avevamo detto solo intorno alla..."e si bloccò perché aveva si visto Castiel, ma il suo amico era addormentato,sdraiato su un letto di foglie dorate, con il vento che le faceva alzare in leggeri mulinelli intorno a lui. Sembrava la scena di un qualche film fantasy. Dean sorrise con tenerezza: Provava cosi tanti affetto per quel ragazzo,addormentato in maniera cosi innocente in mezzo al prato; si avvicinò e lo vide sollevare ritmicamente il petto, le labbra semichiuse e la fronte scompigliata dai suoi ciuffi ribelli d ebano..non poté fare a meno di pensare che era veramente un bellissimo ragazzo. Un attimo, come un bellissimo ragazzo??ma cos' andava a pensare.. Era un maschio,lui stesso era un maschio e amava le donne,non i maschi. Per farsi sparire quei pensieri dalla mente, prese Castiel per le gambe e lo trascinò fuori dal suo nascondiglio, pur sentendosi in po' in colpa quando lui spalancò gli occhi un po' nel panico. "cazzo Dean ci hai messo talmente tanto a trovarmi che mi sono addormentato!!"disse massaggiandosi il collo. "eri cosi stanco?"fece Dean che ancora cercava di far evaporare dalla sua mente i pensieri di poco prima. Castiel si strinse nelle spalle, con un agile salto si mise in piedi e disse" non posso più essere stanco ora:Winchester, ci aspetta il paradiso!!". E iniziarono a dirigersi verso la Guinnes Storehouse, dove dopo la visita di rito finirono a scolarsi due pinte a testa di quel nettare color rubino scuro.

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Capitolo 11
*** Green Ireland ***


Il giorno dopo i due amici erano in pullman ad attraversare l' Irlanda per recarsi a Galway,sulla costa occidentale. Il paesaggio si succedeva solamente in prati verdi,mille tonalità di verdi,dallo smeraldo al muschio. Castiel guardava dal finestrino sorridendo:anche questa volta Dean si era addormentato sulla sua spalla, e ronfava abbandonato su di lui come un bambino. Il suo russare leggero e il rollio del motore lo fecero appisolare,e anche lui si addormentò con la testa reclinata su quella di Dean. E si svegliò solamente quando un tossicchiare nervoso gli fece aprire gli occhi.."scusate..ragazzi..siamo al capolinea"..l' autista era davanti a loro,il pullman ormai vuoto. Entrambi sollevarono la testa di scatto e si alzarono per prendere le loro valigie. Dean borbottò. "cosa ci facevi con la testa sulla mia?" "come se tu non mi avessi usato come cuscino per tutto il santo viaggio!!"rispose Castiel ridendo. Dean borbottò ancora qualcosa e uscirono dalla stazione degli autobus. Galway era un incantevole cittadina sull oceano, dove si respirava quell 'aria di antico porto di mare. Altrettanto incantevole era il loro bed and breakfast:un cottage direttamente sulla spiaggia, coi vetri colorati, i fiori perfettamente curati a ogni finestra e i muri bianco panna. Nel mostrare loro la camera, la padrona si scusò perché a causa di un disguido l unica camera disponibile era una matrimoniale...entrambi non seppero se sogghignare o brontolare. Il battello per le isole Aran sarebbe partito a breve, si diressero quindi verso il porticciolo di legno molto old style. Inis mor era la piu grande delle tre isolette, e optarono per girarla in bicicletta. I due amici apprezzarono molto il paesaggio estremamente rurale che si apriva ai loro occhi: Una landa di verde e marroncino interrotta solo dal bianco di qualche capretta qua e la,e del muro di mattoni che attraversava tutta l isola. Si punsero le dita per fare una scorpacciata di lamponi enormi e succosi e,nonostante la temperatura frizzante, camminarono sulla sabbia morbidissima facendosi bagnare i piedi dall 'acqua gelida e trasparentissima. Mangiarono pesce freschissimo Nell' unico ristorantino Dell' isola e iniziarono la salita verso il forte in pietra di Dún Aonghasa, costruito in pietra calcarea direttamente sulla scogliera a picco sull oceano. Quando arrivarono in cima il panorama li lasciò senza fiato : Sotto di loro lo strapiombo di rocce e in fondo l 'acqua azzurrissima che si infrangeva in un mare di schiuma e schizzi bianchissimi. Sopra di loro il cielo immenso, i cui colori variavano dal grigio argenteo al bianco perlato all' azzurro pallido, col sole che trionfava dorato da dietro le nuvole. E in mezzo a loro il vento, che scompigliava i boccoli di Castiel e inondava i loro visi del profumo del sale e della terra bagnata. Dean sembrava felice, pensò Cas,vedendo l' amico in equilibrio su un sasso intento a scattare una foto dietro l altra. O almeno,lo sperava."Dio solo sa quanto vorrei saperti sempre cosi sereno amico mio" si disse fra se e se. Quella sera tornarono al b&b tutti infreddoliti e piuttosto stanchi. Dopo la doccia, mangiarono pigramente una pizza in due seduti sul letto guardando la tv, ma si appisolarono subito e quando Castiel si risvegliò all improvviso,era già quasi notte. Butto via il cartone della pizza e scosse piano l' amico."non dirmi che e gia mattina" farfugliò Dean. "no"sussurrò piano Castiel"volevo solo consigliarti di metterti sotto le coperte che fa freschino". Con gli occhi chiusi Dean strisciò sotto le lenzuola,e lo stesso fece cas. Erano sdraiati l 'uno davanti all altro,i loro visi vicini,le loro fronti quasi si toccavano. "buona notte,Dean""buona notte,Cas"

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Capitolo 12
*** Your head over my shoulder ***


Per il loro ultimo giorno in Irlanda decisero di fare un tour del Connemara, zona selvaggia costituita quasi esclusivamente da acqua,pietre,torbiere, colline brulle e campi abbandonati. Castiel guardava fuori dal finestrino estremamente affascinato: Immaginava di perdersi fra quei paesaggi desolati camminando per ore immerso nei suoi pensieri. Dean al suo fianco tendeva a sbuffare ."voglio ritornare alle scogliere" disse facendo il broncio. Castiel scoppio a ridere dandogli un buffetto sulle guance,poi tornò a guardare il paesaggio. Dean ne fu grato, perché quando Castiel l' aveva toccato sulla guancia aveva sentito come una scarica d adrenalina. Gli era piaciuto moltissimo come le sue dita sottili ed eleganti gli avevano sfiorato il viso, a mò di scappellotto ma anche delicatamente. Forse era arrossito. "Winchester, e due!!!!da quando in qua il tuo cuore di macho balla per il tuo migliore amico?A M I C O!". Per fortuna Castiel sembrava non essersi accorto di nulla. Il pullman fece una sosta in un localino caratteristico e i due amici ne approfittarono per assaggiare il vero Irish coffee. "buon Dio é delizioso!".Dean si leccava le labbra. "visto che abbiamo fatto bene a venire qui" sorrise Castiel. Si avviarono poi a piedi verso l' abbazia di Kylemore,una bellissima costruzione in stile neogotico un tempo dimora privata,oggi convento di benedettini. Davanti a loro si estendeva un lago color azzurro cupo. Castiel lo fissò. Se fossero stati in un fumetto,Dean avrebbe potuto vedere una nuvoletta uscire dalla testa Dell' amico che diceva"acqua!acqua!"..e infatti come se avesse letto i suoi pensieri,Castiel disse"senti...ti andrebbe di fare un tuffo?". Dean sgranò gli occhi "ma cas...é freddo!!" "si...caldo non é..ma un tuffo veloce..guarda che bell' acqua..é deserto qui non c'è nessuno..potremo asciugarci con la coperta che ho nello zaino..eddai..cosi poi ti riscalderai con un altro Irish coffee!" E gli strizzò l occhio. "nah amico,vai tu..sei tu il pesce qui" "no,voglio che venga anche tu..forza e coraggio,lasciati andare!!". Castiel si era già strappato i vestiti di dosso ed era salito su una roccia. "ti aspetto dentro amico" e si era lanciato con un perfetto tuffo di testa riemergendo parecchi metri piu in la. Per Dean, vederlo in azione in acqua era sempre una delizia. Castiel nuotava vigorosamente per non sentire troppo freddo. Aveva visto Dean ancora vestito a riva e con una punta di delusione aveva pensato che non aveva veramente intenzione di buttarsi. Guardò il cielo grigio da cui spuntava un pallido sole. E fu solo allora che si sentì sollevare per la vita e lanciare qualche metro piu avanti. "beccato haha!!" . Dean gli stava davanti con i capelli bagnati appiccicati alla fronte. Il suo profilo nel riflesso Dell' acqua era..."bellissimo"penso Cas" sembra un Dio greco....." "a che pensi cas??""ah...niente..." Iniziarono a schizzarsi come due bambini ma ben presto il freddo si fece sentire e tornarono a riva, asciugandosi il più veloce possibile e quasi correndo verso il localino dove si servirono generosamente di un altro bicchierino di Irish Coffee. Sul pullman del ritorno, mentre fuori stava scendendo il buio,Dean notò che Castiel tremava un po'. "Freddo?". Castiel si strinse nelle spalle "forse ho sottovalutato il meteo" "tieni questa mia maglia allora..ti starà un po' grande ma é calda""e tu Dean?""io non ho freddo" disse Dean strizzandogli l occhio "grazie mille allora..." Poco dopo essersi infilato la maglia, Castiel appoggio il viso al finestrino e si lasciò cullare nel sonno. Nel dormiveglia, sentí la mano di Dean che gli prendeva delicatamente la testa e gliela faceva appoggiare sulla sua spalla. Prima di ri scivolare nel sonno, pensó che era veramente bella questa loro nuova abitudine durante i sonnellini di viaggio.

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Capitolo 13
*** Stockholm ***


"Dici che qui le case sono tutte cosi?" Chiese Dean trascinando la valigia appena arrivati all aeroporto di Stoccolma, osservando perplesso una casupola tutta in legno tipicamente nordica piazzata in mezzo alla sala dei check in. L' aria fredda della notte svedese li colpì come una lama tagliente e furono più che grati di salire sul pullman che li avrebbe portati al loro bed and breakfast vicino alla stazione centrale. Dal finestrino videro che in realtà Stoccolma era una grande città come tutte, piena di palazzi e luci, e non certo di casette in legno abbarbiccate su qualche montagna. Era fine ottobre, non c 'era ancora neve ma Castiel poteva vedere il luccicare del ghiaccio nei canali."questa città e chiamata la Venezia del nord..sai,La città italiana sull acqua..ecco..anche il centro d Stoccolma e tutto sull acqua" spiego Castiel e tirò una spallata a Dean quando lui rispose"interessante ,professore". Arrivarono al loro hotel stanchi morti e si infilarono subito sotto il piumino. Piu tardi,nel cuore della notte,a Castiel nel dormiveglia parve di sentire la porta della stanza aprirsi. Ricadde subito nel sonno, ma per poco. All improvviso fu subito sveglissimo. Dean non era nel suo letto. Si precipitò nel corridoio col cuore che batteva fortissimo e il cellulare in mano. Aveva gia fatto partire la chiamata verso Dean,quando lo vide raggomitolato su un divanetto in fondo al corridoio,vicino alla grande finestra che dava sul canale. Stava piangendo. Sentì il cuore rotolare via dal petto. Era stufo,stufo di vederlo piangere, di vederlo soffrire, di vederlo incatenato a un passato doloroso in un turbinio di colpe che non avevano ragione d essere ma c' erano, erano li a gravare sul cuore del suo migliore amico e lui...come al solito non faceva abbastanza. Certo,non poteva illudersi che con qualche giorno di viaggio sarebbe passato tutto. Un po ci sperava, però, la sua sindrome del" io ti salverò" aveva fallito ancora una volta,come era stato nella sua famiglia. Si avvicino a Dean circospetto, sussurrando"hey amico..torniamo in stanza..e freddo qui..per favore...". Ma dean per tutta risposta sospirò fra le lacrime"l ho sognato di nuovo cas...un incubo..un incubo terribile...mi manca tanto..."..era veramente affranto, e Castiel non poté fare a meno di abbracciarlo forte mentre Dean piangeva sulla sua spalla. "sono qui dean..io sono qui..non sei solo..." .continuò a ripeterlo finche finalmente Dean sembro calmarsi, e accettò di tornare in stanza. Prima di infilarsi nel letto, strinse il braccio di Castiel mormorando "grazie cas...sono felice d essere qui con te". Si svegliarono col sole che inondava la stanza, di un biancore accecante. Non mancava molto al momento in cui il sole si sarebbe alzato solo di pochissimo sopra la linea Dell' orizzonte. L aspetto di Dean non era dei migliori, aveva i capelli arruffati e gli occhi gonfi, ma sembrava stare meglio. E stette ancora meglio quando si trovò davanti al tavolo della colazione piu pantagruelico che avesse mai visto. C' era ogni ben di Dio,dal dolce al salato, e castiel lo osservò divertito mentre si riempiva il piatto stile torre di Pisa, rischiando anche di rovesciare tutto mentre si era girato a guardare una bella cameriera bionda. Dopo essersi coperti bene, iniziarono il loro giro per la città scandinava. I canali erano gia lastre di ghiaccio, le navi nel porto avevano le ancore affondate al di sotto, e il sole riverberava sul ghiaccio in dorati bagliori accecanti. Passarono la mattinata fra le deliziose isolette di Riddarholmen e Sodermalm,piu simili a casette di un paesaggio fiabesco che si specchiavano sul mare ghiacciato. Si fermarono a pranzare con carne di alce in un localino tipico, e fecero un giro in barca per visitate gli isolotti periferici attorno alla città. E fu quando arrivarono a Kungstradgarden, la via alberata piu frequentata di Stoccolma, che a Castiel venne l idea: Al centro della piazza era allestita una pista da pattinaggio, piena di bambini che sfrecciavano incauti. "no,la mia risposta è no" sbottò Dean ancora prima che Castiel parlasse. Ma come sempre finî per accontentarlo: Doveva cosi tanto a quel ragazzo che dargli queste piccole soddisfazioni non era poi un grande sforzo. E cosi poco dopo stavano scivolando sul ghiaccio, uno avvinghiato all altro per non perdere l equilibrio, con le guance rosse e il naso color pomodoro e gli occhi che lacrimavano dal freddo e dalle risate delle buffissime e numerose cadute di Dean. Castiel ogni volta lo ritirava su e ogni volta le loro mani facevano sempre più fatica a lasciarsi. Castiel pensò che si trattava di istinto di protezione verso Dean, quest ultimo sentiva una tale devozione verso il suo amico che essa iniziava a scottare in maniera sospettosa nel suo cuore. Ma entrambi erano convinti che l' altro non si fosse accorto di niente, per cui smisero di pensarci. Ormai era calato l imbrunire. Con le endorfine a mille per tutto il movimenti fatto,i due amici sentivano il benessere dilagare in ogni poro della propria pelle. Mentre aspettavano la metropolitana a Gamla Stan, la città vecchia, splendente di mille luci tremolanti, bevvero una cioccolata bollente e poi quasi corsero in albergo, buttandosi sotto una doccia calda. Terminarono la serata a guardare tv nel letto, guardando programmi in svedese di cui non capivano una parola, sotterrati sotto il piumone, spalla contro spalla, per poi finire addormentati come sempre, quasi contemporaneamente, i loro volti incastrati l uno sotto l altro e il respiro all unisono.

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Capitolo 14
*** Berlin ***


Berlin Schonefeld: Ancora prima di mettere piede sul suolo tedesco,Castiel era emozionato: Si aspettava molto da questa tappa perché era sempre stato affascinato da Berlino, dalla sua dolorosa storia divisa a metà, dalla sua aria gloriosamente decadente, dove passato e presente correvano su un binario parallelo cercando entrambi di cancellare l' altro. Era tardo pomeriggio quando posarono i bagagli nel loro alberghetto e iniziarono il primo breve giro nei dintorni. L' acqua dello Spree era scura sotto i loro piedi e il cielo si tingeva delle sfumature del tramonto,in una tavolozza di colori dal viola al rosso rubino. Si trovarono davanti alla Siegessaule, la colonna della vittoria,eretta per commemorare la vittoria della Prussia sulla Danimarca nel 1864,con la base ornata di cannoni rubati al nemico. Castiel aveva letto che originariamente si trovava davanti al Reichstag ma fu spostata da Hitler nel 1938 per avere un monumento imponente al termine del viale delle sue parate. Infatti davanti a loro si apriva la lunga Strasse der 17 Juni, strada del 17 giugno, che percorsero con una sosta per osservare il gigantesco monumento commemorativo sovietico, fiancheggiato dai primi due carri armati entrati a Berlino. Erano appena arrivati in quella città e già pareva a entrambi di respirare la storia sulla loro pelle. Sensazione che aumentò quando arrivarono alla porta di Brandeburgo, consapevoli di quanti eventi dolorosi questo imponente monumenti aveva visto,quanti dittatori, militari e dimostranti aveva visto passare sotto di se. Videro pure i segni del muro che allora passava di li, ora null' altro che strisce sul terreno, un tempo linea del terrore che aveva visto separare tante famiglie,amanti, amici. Ormai era buio e i due ragazzi si sentivano piuttosto stanchi. Il traffico era sostenuto ma decisero di tornare indietro con un autobus,che attraversò il vicino quartiere delle Ambasciate, sobrie ed eleganti costruzioni che parevano quasi indifferenti ai moderni palazzi li accanto. Trovarono un panificio pasticceria che vendeva squisitezze molto invitanti che divorarono mentre percorrevano l' ultimo tratto di strada verso il loro albergo. "credo che questa città mi rimarrà impressa piu di altre" disse Dean buttandosi a peso morto sul letto (matrimoniale) e facendo sobbalzare e mugugnare Cas che già era sdraiato. "hey amico tutto ok?" Disse Dean avvicinandosi con le ginocchia a Castiel." Ho mangiato troppo" si lamentò lui "ho un mal di stomaco che non hai idea" "azz mi dispiace amico..vuoi un massaggio al pancino??" Fece Dean con una voce divertita. Castiel sbuffò girandosi dall' altra" non fare l' idiota Dean non ho due anni. Passerà". Ma più tardi, ormai aveva gia quasi preso sonno, quando sentì la mano di Dean farsi strada sotto la sua maglia per iniziare un delicato massaggio sul suo stomaco,sorrise e non disse nulla. Si stava bene, così. Tanto bene.

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Capitolo 15
*** something is changing ***


Quando la mattina dopo Castiel aprì gli occhi, sentì che la mano calda di Dean era ancora appoggiata sul suo stomaco, il braccio attorno alla vita, erano quasi abbracciati. Ieri sera l' aveva massaggiato a lungo e,oltre ad avergli fatto passare il dolore, era stato piacevolissimo il contatto della sua mano calda contro la sua pelle nuda. Dean dormiva alla grossa e Castiel decise di godersi ancora un po quella sensazione di protezione che non provava da tempo, anzi,che non aveva quasi mai concesso a se stesso di provare. Dio com era bello essere abbracciati da qualcuno. Era strano,Dean era il suo migliore amico,e, soprattutto,era un maschio. Castiel non avrebbe saputo spiegarsi cosa di preciso stava cambiando nel loro rapporto, Cos avesse fatto scattare quel..di più. Aveva sempre più voglia di un contatto fisico con Dean, fosse anche solo una stretta sul braccio, una vicinanza mentre camminavano,uno scappellotto giocoso. E vedeva che Dean non era da meno. Anche se pensava lui non se ne accorgesse, l aveva notato piu di una volta fissarlo con due occhi...diversi. Ma era sicuro che Dean, ne tantomeno lui stesso, fosse pronto per affrontare il discorso. Così, quella mattina,dopo essersi goduto ancora un po la bella sensazione di Dean che gli scaldava la pancia, scivolò silenzioso fuori dal letto e andò a farsi la doccia. Quando tornò in camera,Dean era quasi vestito e gli lanciò uno sguardo dolcemente inquieto. Si aspettava che gli dicesse qualcosa?si sentiva molto imbarazzato? Ma disse solo " come va il pancino??".castiel sorrise."bene..." E voleva aggiungere"grazie a te" ma riuscì a trattenersi. Stettero in silenzio per un po e furono entrambi grati quando la donna delle pulizie bussò alla porta chiedendo se poteva pulire la stanza. L' aria su Berlino era frizzante e fresca. La loro giornata era densa di programmi, e iniziarono subito dal Reichstag, il Parlamento. Era stato restaurato dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale, ma sulla facciata erano ancora visibili fori di proiettili. La fila per entrare era lunga ed estenuante. Dean sbuffava saltellando da un piede al altro, e all' improvviso finse di salire in groppa a Castiel dicendo con tono lamentoso" sono stancoooo mi tieni un po in braccio??". Castiel arrossì violentemente e gli sibilò un"ma zitto perché devi sempre fare l idiota" . Dean apparve ferito"stavo scherzando dai..ti seccherebbe proprio tanto la cosa??""ma no Dean ma..cioe..insomma...oh cavolo Dean!!" Castiel non sapeva che dire, e ci volle un occhiataccia di una signora anziana tedesca davanti a loro per far smettere il loro battibecco. Castiel sentiva ancora le guance bruciargli dall' emozione all idea che anche Dean cercasse in tutti i modi il contatto fisico con lui. Ed era ancora piu spaventato perché era da tanto, tanto che nn provava queste emozioni. Se le era negate per anni, per costruirsi un muro di difesa per poter sopravvivere alle cose terribili che stavano accadendo nella sua famiglia, e ci era riuscito bene. Ma adesso...era come un improvvisa tempesta che stava scombinando tutti i suoi equilibri. Ma non ne aveva paura. E questo lo rendeva fiero di se stesso e pieno di fiducia di star provando la cosa giusta. I suoi pensieri furono interrotti da Dean che gli schioccò le dita sotto gli occhi "sei con me Novak?" "fino a quando i tigli fioriranno sull Unter den Linden, Berlino sarà sempre Berlino". Castiel aveva in testa questa canzone di Marlene Dietrich quando attraversarono il famosissimi viale alberato, dovendosi fermare ogni due minuti per osservare i bellissimi palazzi restaurati. Oltre all isola dei musei considerata patrimonio Dell' umanitàdell Unesco,oltre ai teatri, le Chiese e l elegante Friedrichstrasse con i suoi rinomati caffè e ristoranti, i due ragazzi ebbero anche qui l occasione di respirare l ombra nera della storia della città: Visitarono il "Memoriale per il genicidio degli ebrei in Europa" , il monumento nazionale tedesco per le vittime Dell Olocausto per poi passare per Wilhelmstrasse, i cui palazzi furono il centro nevralgico del potere nazista , dove si trovava anche il bunker dove Hitler si suicidò nel 1945. Entrambi avevano voglia di approfondire la storia della città, o meglio, lo era più che altro Castiel ma Dean voleva fare tutto il possibile per esaudire i suoi desideri, gli doveva cosi tanto... Andarono a visitare lo "Scheuneviertel"(" quartiere stalla") ossia l ex quartiere ebreo. Videro la sinagoga teatro degli avvenimenti della terribile notte dei cristalli nel 1938 e il "Gedenkstatte Grosse Hamburger Strasse", una delle più importanti strade ebree i cui palazzi divennero luoghi di detenzione prima del trasporto ai campi di concentramento. I due amici camminavano in silenzio pensando a quei terribili avvenimenti e Dean fu felicissimo quando ripresero la metropolitana per spostarsi a cenare in un luogo diametralmente opposto: Potsdamer Platz, negli anni venti una piazza molto famosa, rasa al suolo durante il conflitto mondiale, abbandonata per 50 anni e ora cuore nevralgico della nuova Berlino. Circondata da palazzi altissimi, la piazza sormontata da una cupola ed edifici tutti in vetro brillava delle mille luci dei ristoranti, dei cinema, del centro commerciale. Cenarono con hamburger e patatine fritte e restarono a guardarsi attorno appollaiati al centro della piazza,cullandosi nel riverbero delle voci e della musica. La notte berlinese sembrava chiamarli, ma decisero entrambi che erano troppo stanchi e tornarono all albergo. Mentre erano seduti sul letto a guardare distrattamente la tv, cadde fra loro un silenzio imbarazzante. Sembrava che Dean sapesse che Castiel in realtà era sveglio la sera prima quando lo aveva massaggiato, e Castiel sapesse che Dean si era accorto che era sveglio alla mattina quando erano mezzi abbracciati. La timidezza e l imbarazzo non erano emozioni molto conosciute a Dean. Tuttavia gli ci volle tutto il suo coraggio per girarsi verso Castiel e con finta disinvoltura dire "stasera niente male al pancino?" Castiel stette zitto qualche secondo, poi sorrise e si girò su un fianco. "Stasera sto bene Dean. Ma se lostesso vuoi venire vicino a me...mi fa piacere". Pochi secondi dopo Dean aveva appoggiato la mano sulla pancia di Castiel. Ancora qualche secondo dopo, aveva intrecciato la sua gamba in quella Dell 'amico. Castiel pregò che Dean non sentisse il suo cuore all impazzata.

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Capitolo 16
*** Rolling over to the East ***


Per tutta la notte Castiel si era svegliato a tratti e ogni volta era incredulo di sentire che aveva un corpo praticamente attorcigliato attorno a lui, e non il corpo di una bellissima donna, ma del suo migliore amico. "dobbiamo parlarne, dobbiamo parlarne"pensava con la mente annebbiata dal sonno, ma ogni volta si riaddormentava posticipando i se e i perché e godendosi quel corpo che si stringeva a lui come se da lui dipendesse la sua tranquillità. Quando fu l'ora di alzarsi,Dean era già vestito e stava preparando lo zaino per la giornata. "sorgi e splendi cassy!" Gli sorrise "dormito bene??". Castiel si mise seduto sul letto stropicciandosi gli occhi. "si dean..mi hai scaldato tutta la notte..."e fece un sospiro: Forse l argomento stava x essere affrontato. Invece Dean senza guardarlo disse" perché...ti é seccato?" E senza dargli il tempo di rispondere, afferrò la maniglia della porta "io vado a fare colazione sto morendo di fame, ci vediamo di sotto", lasciando Castiel ancora mezzo addormentato coi capelli sparati in aria, stretto al lenzuolo, con le sopracciglia aggrottate. Nel loro ultimo giorno a Berlino, avevano deciso di andare verso Est. Castiel si chiedeva come fosse stato possibile dividere una città in due, separando parenti , amici e costruendo due realtà completamente a se stanti. "ma come hanno fatto con le metropolitane?voglio dire, sotto terra non c era il muro..."chiese Dean, e Castiel rispose che aveva letto che ,oltre ovviamente a esserci due reti diverse di linee metropolitane, gli abitanti di Berlino Ovest continuarono ad utilizzare le stazioni per i loro spostamenti quotidiani; ma i treni occidentali non facevano fermate nella maggior parte delle stazioni comprese nel territorio di Berlino Est. Queste stazioni furono chiamate "Geisterbahnhofe" ( «stazioni fantasma») dagli abitanti di Berlino Ovest, che potevano vedere queste stazioni solo attraverso i finestrini del metrò. "che storia" fece Dean fra se e se mentre scendevano alla fermata di Alexanderplatz. Erano entrambi molto curiosi di vedere questa famosa piazza, e non furono delusi: Ci si ritrovarono improvvisamente in mezzo, era enorme,pur piena di gente e attraversata dai tram e con grandi palazzi a circondarla, pareva quasi..desolata. Castiel capì perché cosi tante canzoni e opere letterarie si erano ispirate a questa piazza:si respirava un aria maestosa e triste allo stesso tempo, sembrava di essere tornati indietro nel tempo, tanto che si aspettava di veder apparire qualche poliziotto della Stasi." Alexanderplatz...Auf wiedersehen..c era la neve..faccio quattro passi a piedi fino alla frontiera....vengo con te..." Canticchiava Dean citando Battiato. Curiosi di immergersi ulteriormente Nell atmosfera di quei dolorosi, enigmatici e tuttavia curiosi anni, presero la metropolitana verso l'est piu estremo della città. Ostbahnhof, Warschauerstrasse, Lichtenberg, Friedrichsfelde...piu proseguivano e più il paesaggio diventava desolato, fabbriche a terreni abbandonati e passarono le stazioni da Marzahn al capolina di Ahrensfelde col naso incollato al finestrino e gli occhi spalancati nel vedere le file sterminate dei blocchi di casermoni in stile sovietico, tutte esattamente uguali,simili a tanti alveari, chilometri e chilometri di cemento. Le stazioni della metropolitana erano deserte, silenziose nonostante poco piu in la vivessero migliaia di persone, solo qualche cartaccia si muoveva alzata dal vento sui binari abbandonati fra i terreni incolti. "incredibile eh?" Fece Dean. Sembrava un w assurdo che lo dicessero loro, abituati a vivere alle porte di una enorme metropoli, ma l 'aria di decadenza di quegli immensi l quartieri fatti di nulla,mista a nostalgia di un passato odiato ma anche scavato profondamente in ogni angolo,era qualcosa di assolutamente affascinante. I due ragazzi erano stanchi, dopo tanti giorni sempre in cammino. Felicissimi di tutto ciò che stavano vedendo, ma entrambi desideravano qualche ora di riposo prima di rimettersi nuovamente in viaggio. Decisero quindi, anche se era solo metà pomeriggio, di restare in camera a riposare. Castiel non faceva che riflettere se doveva affrontare "quel"discorso con Dean, se sarebbe successo qualcosa quel pomeriggio, non capiva se sperarlo o se essere spaventato. La risposta gliela diede Dean poco dopo. Stavano bevendo una birra fresca sul letto dopo essersi fatti una doccia, entrambi ancora a torso nudo poiché nella stanza il riscaldamento era al massimo. La tv era accesa,e Dean con quella che Castiel classificò come finta nonchalance, gli disse "sai che so fare massaggi divini??". Castiel senti il cuore schizzargli in gola ma finse di restare impassibile e ridacchiando disse "si..non ti ricordi quando mi facevi i massaggi dopo le partite di calcio?". Era vero, tempo prima spesso la sera andavano a giocare a calcio insieme e al ritorno,se Cas aveva un doloretto, Dean gli faceva un massaggio veloce. Cosi, fra amici. Ma ora non era piu proprio cosi...erano cambiate delle cose, Castiel non riusciva piu a capire cosa fosse il loro rapporto. Ma decise di facilitare le cose a Dean, e si girò di schiena facendogli un cenno con la mano. "avanti,sono tutto tuo". Dean,dal canto suo, nemmeno lui capiva cosa stava succedendo. Sapeva solo che aveva sempre più voglia di abbracciare Castiel,di toccare quel corpo perfetto, di accarezzarlo, di mostrargli il bene infinito che gli voleva. Forse tornati a casa questo li avrebbe spaventati e allontanati. Ma adesso voleva godersi fino in fondo queste bellissime e nuove sensazioni, e passò la serata a toccare, accarezzare e massaggiare il corpo di Castiel finché vide si era assopito, e anche allora non smise, ma passò una mano fra i suoi capelli e seguì con un dito le linee del suo viso fino ad appoggiare la mano a coppa sulla sua guancia sussurrando fra se e se "Dio quanto sei bello amico mio"

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Capitolo 17
*** Prague ***


Poche cose al mondo emozionavano cosi Castiel come le città fatte di contrasti: Praga era una di quelle, meraviglia imperiale decaduta nel grigiore del potere umano. Se n 'era reso conto nel breve tragitto fra il loro modesto alberghetto e il centro della città. La loro stanza era in un ala esterna ed era molto piccola, ma dal balcone si vedevano le mille guglie colorate del castello e delle Chiese. Prima di arrivarci però, passarono per viuzze buie e losche, poi enormi sottopassaggi sporchi da dove i tram trottavano sbuffanti stracolmi di visi stanchi. I semafori verdi dei pedoni duravano circa tre secondi e ogni volta i due amici si ritrovavano a ridere come pazzi per le corse che dovevano fare per attraversare la strada indenni. La giornata passò visitando le classiche cose da turisti: Partirono dalla piazza del Municipio, osservando il coloratissimo orologio astronomico mentre Castiel sganasciava sotto i baffi sentendo Dean che cercava di pronunciare il nome della piazza in cui erano,Staromestske namesti, fallendo miseramente a ogni tentativo. Tenendo ben stretti i loro zaini attraversarono lo storico Ponte Carlo, teatro nel corso dei secoli di battaglie, processioni ed esecuzioni con le sue trenta statue di santi e religiosi che brillavano nel pallido sole praghese. Arrivarono al Castello, sede del governo ceco, con le sue bellissime guglie stile rinascimentale. Osservarono le insegne di cui era ricca la città, essendo stata priva di numeri civici fino al 1770, per cui le case erano identificate con questi strani simboli alcuni tutt' oggi di difficile comprensione. Fra i piu buffi e misteriosi , l agnello rosso, l aragosta verde, i tre violini( si diceva che un trio di demoni suonasse questi strumenti nelle notti di luna piena) e perfino Lucifero, che indicava ai passanti un ristorante in cui Dean e Castiel decisero di cenare. Dean si abbuffò del famosissimo goulasch di carne e del "veproknedlozelo",maiale con crauti e canederli, di cui aveva scommesso con Castiel che l' avrebbe mangiato se fosse riuscito a pronunciare il suo nome correttamente. Castiel si limitò a mangiare dei "halusky",gnocchetti con formaggio piccante. Quando uscirono dal ristorante era buio. L' aria era molto fredda e pungente ma nonostante questo le strade erano strapiene di gente, turisti e nostrani. Castiel fece uno sbadiglio, ma Dean sbottò "mica vorrai gia tornare in albergo??lo sai per cosa é famosa Praga vero???la birra caro mio!!fiumi di birra a prezzo stracciato!!" . Cas sorrise divertito. "Ok, ci sto. A patto che anche qui pronunci correttamente i nomi: A ogni errore un bicchierino in più!". Lui l' aveva detto ridendo, ma ben presto i due amici si ritrovarono presi dall' atmosfera del fumoso e strapieno locale rustico a piu piani che avevano scelto, con le guance rosse dal caldo e dai primi segnali di una sbronza. "velkopopov...velkopooovick..." Dean cercava di leggere le etichette e Castiel gli tirava pacche sulle spalle ridendo" erroooore!!!altro bicchiere!!" La musica era alta, al loro gioco si unirono altre persone che finirono per trascinarli in pista a ballare. Entrambi erano palesemente su di giri dall' alcool, in quel confine fra l' allegria della tipica sbevazzata fra amici e una sbronza colossale. Attorno a loro ancheggiavano e sculettavano bellissime ragazze bionde, e una aveva preso di mira Castiel facendogli la corte in un modo nauseante. Almeno cosi pensò Dean, che nonostante i sensi rallentati non li perdeva di vista provando una fitta di gelosia. Castiel era cosi bello, coi capelli scuri tutti mossi, gli occhi di quel blu cobalto, la camicia nera leggermente slacciata sul torace perfetto..non sapeva cosa stava succedendo. Non lo capiva. Ma sapeva solo cosa voleva. Si avvicino a Castiel tirandolo per la maglia fingendo di non sentirsi bene. Subito Castiel si staccò dalla presa della bionda per seguire Dean un po fuori dalla mischia. "cazzz ho bevuto troppo" si lamentò Dean. Castiel forse reggeva meglio l' alcool o aveva bevuto sicuramente meno, ma prese il suo amico sotto le spalle e rimasero seduti per un po' in silenzio. Lentamente, molto lentamente,Dean mosse la sua mano verso quella di Castiel, e lui lo aiutò a trovarla. Successe tutto nel tempo di un battito: Prima ad intrecciarsi furono i loro mignoli, poi tutta la mano. Poi Dean fece risalire il suo braccio fino a prendere il mento di Cas fra le mani: Alzò la testa, e pochi secondi dopo le loro labbra erano unite in quello che entrambi poi definirono il più dolce, eccitante e proibito bacio avessero mai dato.

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Capitolo 18
*** kiss me again ***


Le loro labbra non si staccarono per la mezz'ora seguente. Era come essere trascinati da un vortice della passione piu focosa e scintillante, come l'onda di uno tsunami che s'infrange portando via tutto con se. Le loro menti pensavano solo ad assaggiare, mordere e succhiare le labbra dell'altro, ad intrecciare e mollare e poi nuovamente intrecciare le loro dita, a strofinare i loro corpi l' uno sull' altro. Il caldo del locale e della sbornia rendeva tutto cosi bollente che a Castiel sembrava di prendere fuoco da un momento all' altro. Fu proprio Castiel a ritrovare per primo la lucidità, proprio mentre Dean invece la stava perdendo completamente dato che l' aveva appena sbattuto sulla panca e stava per sdraiarsi sopra di lui. Gli prese le spalle e lo bloccò"hey hey hey Dean aspetta..che cazzo stiamo facendo???"mormorò passandosi la mano sugli occhi e sospirando. Dean a malavoglia si era rimesso seduto, con la testa fra le mani,senza rispondere. Restarono in silenzio qualche minuto, poi Castiel gli mise la mano sulla spalla. "che ne dici se torniamo in albergo,ci dormiamo su e ci ragioniamo domani a mente fredda??". Dean annuì piano. Il contatto con l' aria fredda fu un toccasana per entrambi, e tornarono a piedi al loro alberghetto nella foschia della notte. Durante il tragitto non dissero una parola, ma non era un silenzio imbarazzante. Anzi. Castiel si sentiva bene, benissimo. Il cuore leggero, le endorfine a mille, l'alcool stava lentamente evaporando dal suo corpo e lui era sempre più lucido ed era..felice. Forse si sarebbe rovinato tutto, dopo ciò che era successo. Forse l'amicizia di una vita stava per chiudersi, forse stava per trasformarsi, forse per morire. Ma intanto si godeva quella sensazione fresca e genuina che solo un bacio dato con desiderio può dare. E fu lui, una volta che furono nel loro letto, a stringere la mano di Dean, pur mollandola subito dopo, dicendo" buona notte...a domani". "a domani Cas"rispose Dean prima di girarsi dall' altra parte. Al risveglio, il ricordo della sera precedente travolse Castiel con un'ondata di emozione scintillante. Sentendo aria fredda, si girò e vide Dean che guardava il cielo grigio con la finestra aperta. Stava per dire qualcosa, quando Dean parlò, senza girarsi. "ho fottuto tutto, vero?". Castiel non rispose. "ecco, lo sapevo".riprese Dean, sempre restando girato "prima che tu me lo chieda, io non lo so, non lo so che cazzo é successo, non ho mai baciato un uomo in vita mia,ma a parte quello, tu,tu Cas,che sei la mia ombra fin dalla mia nascita e con te ho condiviso ogni mio respiro e non so che cazzo sia successo ma é da quando siamo partiti che ho voglia di toccarti e baciarti, sei bello amico mio cazzo se sei bello, e sei puro sei buono sei unico...ho voglia di te e non mi interessa se ho fottuto tutto perché non avrei potuto resistere ancora e io..." Fu interrotto dalle calde mani di Castiel che lo abbracciavano da dietro e gli sussurravano Nell' orecchio. "chiudi questa finestra Dean Winchester."e cosi Dean fece.."ma apri bene le orecchie per quello che sto per dirti: Non hai rovinato nulla e se ti degni di venire al caldo sotto le coperte con me te lo dimostrerò". Si guardarono e iniziarono a ridere. Ridevano,ridevano come non facevano entrambi da mesi, forse anni. Ridevano, e Dean prese Castiel in braccio baciandogli tutto il viso e poi lo fece girare come un bambino,e poi lo buttò nel letto immobilizzandogli le braccia e mentre lo baciava rideva, rideva come un matto, e Castiel che dopo un po' si divincolò per invertire le loro posizioni e tracciò un dito sulla guancia di Dean. "nemmeno io so che e successo. Ma sono felice che lo sia, forse era scritto che un'amicizia cosi forte doveva evolversi in qualcosa altro, forse siamo stati noi a deviare la strada...ma sono felice Dean ...abbiamo ancora una buona parte del viaggio davanti a noi e se dovrà essere stata una cometa nel nostro cielo o la base per una vita insieme, staremo a vedere. Ma intanto, baciami ancora"

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Capitolo 19
*** Rome ***


Dopo l'austroungarico rigore delle ultime destinazioni visitate, per Dean e Castiel fu quasi disorientante trovarsi a Roma. Faceva molto più caldo, la gente parlava scherzava e rideva in gruppi disordinati e tutti sembravano conoscere tutti. Nell'immensa vastità di piazza San Pietro, poi, Dean non resistette alla tentazione di seguire con lo sguardo svariate ragazze more vestite in maniera piuttosto succinta. Il che gli provocò uno scappellotto da parte di Castiel, che con tono divertito ma anche risentito gli disse" Guarda che ti vedo, Winchester". "ahii ma sei matto??mi hai fatto male" fece col broncio " e poi...dai...lo sai che io infondo voglio solo te??". Lo abbracciò da dietro strusciandosi addosso a lui. Castiel scoppiò a ridere" Serio, Dean?due uomini che si strusciano in piazza San Pietro??? Esattamente davanti al Vaticano? "E chi se ne fregaaa" disse Dean alzando la voce, e all improvviso sollevò Castiel fra le braccia quasi urlando "lui é il mio ragazzo avete capito???"guadagnandosi sguardi in par numero disgustati e divertiti. "mettimi giuuuu daii..ti verrà l'ernia" protestò Castiel, ma Dean schioccò la lingua " ma se sei una piuma...a proposito...ho fame" Mentre davanti ai suoi occhi Dean divorava una pizza gigante doppia mozzarella, mentre lo guardava scattare una foto dietro l'altra agli archi, le colonne e i ruderi del Foro Romano, o aggirarsi incuriosito fra le architetture elaborate e ricurve della barocca Piazza Navona, o fingere di essere il professor Langdon dentro nel Pantheon additando le vecchiette come sospette numero uno ("Dean...ti pregooo!!")....mentre lo guardava fare tutte queste cose...Castiel pensava alle parole di Dean:l aveva definito" il suo ragazzo". Una parte del suo cuore ballava dall'emozione, dall'altra la razionalità e la freddezza acquisita gli ultimi anni, non gli lasciavano scampo. Non voleva più lasciarsi andare, non voleva più aprire il suo cuore. Le persone che aveva amato erano o sparite, o avevano finito per odiarsi, o stavano male e lui non poteva far nulla per aiutarle. Piu volte Dean gli aveva suggerito di trovare una persona specializzata con cui elaborare il trauma del suicidio di sua madre. Ma Castiel era terrorizzato. Si era costruito la sua roccaforte, in cui lasciava entrare le emozioni solo quando e come lo diceva lui. Una relazione avrebbe distrutto la sua roccaforte. Una relazione con un uomo, terreno del tutto nuovo per lui. Una relazione con Dean, per di più, una polveriera sempre sul punto di scoppiare. Il suo cuore si riempì di tristezza. Forse era stato tutto uno sbaglio. Forse non dovevano fare questo viaggio. Erano seduti sulla scalinata di piazza di Spagna, e Dean era appena tornato da una spedizione in gelateria con nelle mani due grossi coni alla panna. Castiel fece un cenno di rifiuti con la mano "Non mi va ora Dean...". Dean socchiuse gli occhi. Cosa c'era adesso?? Iniziò a leccare il suo gelato piantando gli occhi su quello di Castiel. "cas...hai tre secondi per dirmi che succede. Dopodiché questo gelato ti finirà in testa,e sai benissimo che sono capace di farlo" Castiel sorrise. Sospirò poi tornando serio. "prima...mi hai definito come il tuo ragazzo?" Alla velocità della luce, nella mente di Dean passarono le seguenti opzioni: Dire la verità, ossia che lui voleva, voleva che Cas fosse il suo ragazzo. Ma se Cas invece si fosse spaventato? Se fosse stato tutto troppo presto?non voleva rovinare nulla ...e cosi optò per l'opzione numero due. Mentire. Fingendo noncuranza, guardò altrove e disse "scherzavo dai Cas.era una battuta, volevo scandalizzare i bigotti". Il cuore di Cas fece una capriola. Sentì come una montagna cadergli addosso. Ecco, aveva ragione. Inutile illudersi. Si alzò all'improvviso "Capisco" disse freddamente. "ora scusa, ma ho voglia di stare un po'solo". Dean immediatamente scattò anch'egli in piedi"dove diavolo vai adesso??cos'ho detto di male?" E gia dentro se si stava maledendo.."avevi due opzioni Winchester e hai sbagliato.Grande!!". Mentre Cas si allontanava, sentí la rabbia salirgli nel cuore. Non voleva, non voleva farlo, ma non trovò altro di meglio che urlargli dietro. "Ma si. Vattene nel tuo olimpo , solito asociale della minchia" . Gettò il gelato in un cestino e fece ritorno a grandi passi verso l hotel.

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Capitolo 20
*** Wien ***


Se avesse dovuto descrivere Vienna, Castiel l' avrebbe paragonata a una dama, candida e raffinata, elegante e maestosa. Che ti permette di guardarla, esplorarla e osservarla, ma non devi sporcare il suo candido velo coi tuoi passi. C' erano palazzi e chiese praticamente di tutte le epoche, tutto era pulito e ordinato, il cielo azzurro cupo che rispecchiava l'oceano degli occhi di Castiel...già, Castiel. Dean era andato a prendere un panino per il pranzo mentre visitavano il Prater, la vecchia riserva di caccia imperiale oggi enorme parco amato dai viennesi per gli ampi viali e gli spazi verdi nonché la gigantesca e storica ruota panoramica ("no,stavolta non mi convincerai a salirci Dean"). Castiel era rimasto sdraiato sull' erba, e quando Dean era tornato col pranzo, non aveva potuto fare a meno di restare in adorazione del suo corpo longilineo allungato in maniera aggraziata sull erba verdissima, in contrasto con i suoi capelli d'ebano, e con gli occhi pieni di blu, del suo blu e di quello del cielo. Si sdraiò accanto a lui e cercò la sua mano, ed entrambi restarono a guardare il cielo in silenzio. Dal loro focoso avvicinamento a Praga , ora erano passati a esplorare piu timidamente e in punta di piedi le loro emozioni e l'attrazione che provavano l uno per l altro. Si sfioravano le mani camminando, dormivano abbracciati, si sorridevano, in un paio d occasione si erano sfiorati le labbra, ma nulla piu. Entrambi sentivano di Dover maturare con calma questo enorme cambiamento del loro rapporto e delle loro vite stesse. Era come veder sbocciare un albero novello che però aveva già radici avvinghiate alla terra, cioè tutti gli anni passati insieme da amici. Castiel era felicissimo quando Dean si stringeva a lui nel letto, adorava giocare con il miele dei suoi capelli e sentire il suo corpo cosi forte e scolpito rilassarsi fra le sue braccia. Ancora preferiva essere lui a coccolare Dean, e non viceversa. Le sue emozioni erano talmente bloccate che non sarebbe mai riuscito a lasciarsi andare come avrebbe voluto. Magari ci voleva solo del tempo. Avrebbero voluto restare cosi tutto il giorno, ma avevano tante cose da vedere. "un giorno però ce lo teniamo solo per noi eh" brontolò Dean rialzandosi. Cas fece un risolino e gli scompigliò i capelli soffiandogli un bacio sulla tempia. Ciò che piacque di più a entrambi furono i monumenti art noveau viennesi, in particolare la Palazzina della Secessione, tutta in bianco e oro con la cupola di foglie d'alloro in filigrana, e i padiglioni di Otto Wagner, vecchia stazione ferroviaria con l'ingresso ad arco decorato d'oro, la "Majolika Haus" decorata con piastrelle smaltate a fiori rosa, blu e bianchi, e la "Wagner Haus" con gli ornamenti in stucco dorato e bianco. Non poteva mancare anche la visita all'eccentrica e particolarissima. "Hundertwasserhaus", con le sue irregolarità e ondeggiamenti in ogni angolo, le buffe cupole a cipolla e la sua facciata coloratissima. Terminarono la loro giornata con la visita al castello "Schönbrunn", dimora estiva dell'imperatrice Maria Teresa d' Austria, e quando uscirono avevano negli occhi talmente tanto sfarzo, oro, cristallo, decorazioni rococò e saloni illuminati da migliaia di candele, che sbatterono gli occhi piu volte per il contrasto col cielo ormai buio. Ma decisero di lasciarsi sopraffare dall'atmosfera aristocratica che respiravano da tutto il giorno, e cenarono in un elegante sala da té con divani rossi e tavoli di marmo. Dean affondò famelico nella sua gigantesca fetta di torta Sacher sporcandosi le labbra di panna montata facendo ridere Castiel, che invece sorseggiava il suo té con modi raffinati guadagnandosi occhiate adoranti da un gruppo di eleganti signore anziane nel tavolo accanto, il tutto con il sottofondo di un bravissimo violinista. Appena tornati in camera, si accorsero entrambi di non desiderare altro che una doccia bollente. Non dovettero nemmeno guardarsi in faccia che poco dopo l'acqua correva calda sui loro corpi stretti nel minuscolo box doccia, la pelle arrossata dal vapore e dalla passione dei loro baci sotto il getto bollente. Castiel accarezzava la schiena di Dean mentre quest ultimo lo rilassava con dolci piccoli baci sul collo, leccando le d'acqua che correvano come piccole perle sulla sua pelle bianca. Entrambi convennero che la giornata non avrebbe potuto finire meglio.

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Capitolo 21
*** Freedom ***


Dicono che gli innamorati vengano tutti qua. Il Gianicolo, la passeggiata che divide Trastevere dal Vaticano, offriva veramente una spettacolare visione di Roma, pensò Castiel. Si era diretto qui a grandi passi, dopo che Dean se n'era andato, terrorizzato da ciò che stava accadendogli. Le emozioni si stavano impossessando sempre più di lui, si sentiva come in balia di una rapida impetuosa che non riusciva a dominare, gli sembrava di cadere sempre più in basso, non era una sensazione di per se brutta, l'emozione che provava era amore, dolcezza, tenerezza e affetto. Ma lui era spaventato. Dean non provava le stesse cose. Ok, c'erano stati momenti di tenerezza fra loro, ma probabilmente era stato solo un momento, per Dean, un lasciarsi andare in preda alle emozioni. Non poteva essere anche lui innamorato. Non poteva. Questo turbinio di pensieri si impossessava sempre di più dell'autocontrollo di Castiel, e ben presto vide la strada davanti a se confondersi, le voci attorno a lui diventare dieci, cento...le facce intorno a lui sciogliersi mentre lui si rendeva conto che stava piangendo. Lacrime, le lacrime, che non aveva mai permesso a se stesso di lasciar cadere da anni, ora spingevano come una tempesta sui suoi occhi e per quanto lui cercasse di cacciarle indietro, quelle più sgomitavano per uscire. Sentì il respiro che gli accelerava nel petto, si prese la testa fra le mani ripetendo “Basta basta basta niente emozioni niente emozioni”... ma ormai sembrava che il treno fosse irrimediabilmente partito. Castiel corse verso un angolo appartato, e si buttò a terra, mise la testa fra le ginocchia e pianse. Pianse perchè aveva trovato sua madre in un lago di sangue nel bagno, era ancora viva e aveva chiuso gli occhi fra le sue braccia. Pianse perchè suo padre, da uomo forte, intelligente, vitale e pieno di iniziative che era, si era trasformato in un buco d'uomo vuoto e se n'era andato. Pianse per Michael, che non era riuscito a trovare un modo per far fronte a tutto ciò, e si era chiuso in guscio d'odio e rancore verso il mondo. Pianse per Gabriel, per la sua innocenza vittima dell'estrema sensibilità che lo avevano portato ad affrontare il tutto cancellandolo con l'alcool. Pianse per Anna, sola col suo bimbo, che, come lui, ogni giorno, voltava pagina e andava avanti. Pianse per Sam, che era morto troppo presto, e per Dean, per il suo amico Dean di cui era innamorato all'improvviso e non sapeva perchè. Gli occhi gli ardevano, la testa gli bruciava, le gambe gli tremavano. Le lacrime non si arrestavano. Ma piano piano iniziò a sentirsi più leggero. Più sperduto, più solo, una formica in mezzo a un mondo di giganti. Aveva bisogno di Dean. Di essere abbracciato da lui, di essere sostenuto. Poi, sarebbe andata come sarebbe andata.

Castiel si alzò in piedi e corse. Corse verso il loro albergo, e Dean era alla finestra della loro stanza con una birra in mano, e quando Castiel gli si gettò addosso piangendo, gli parve una cosa talmente irreale che si tirò un pizzicotto. Castiel stava piangendo???E non riusciva a smettere. “hey amico che ti prende???che ti prende???”. Lo trascinò sul letto e lo tenne forte finchè i singhiozzi non si calmarono. Non sapeva cosa turbava il suo amico, ma sapeva cosa doveva dire. Mentre Castiel cercava di regolare il respiro, Dean gli alzò il mento con due dita e disse” ho detto una cazzata prima. Voglio tu sia il mio ragazzo. Mandami a quel paese, fai quel che vuoi,ma io mi sono innamorato di te Castiel Novak, e voglio tu sia il mio ragazzo.”. A quelle parole, tutto, ma tutto si sarebbe aspettato, tranne Castiel che si asciugava gli occhi, lo fissava e diceva, con la voce ancora incrinata ma allo stesso tempo molto ferma “E io da questo momento sono pronto ad amarti, Dean Winchester”

 

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Capitolo 22
*** Barcelona ***


Quando l'aereo atterrò a Barcellona, le loro mani non si erano mai lasciate per tutto il viaggio. Sia Dean che Castiel non erano cosi felici da tanto, tanto tempo. Si sentivano liberi, purificati, nuovi. In fondo l'avevano sempre saputo che non avrebbero mai potuto voltare pagina nella loro vita senza che l'amico ne fosse coinvolto. Erano nati per vivere insieme.

Dean assaporava la sensazione di pienezza dopo mesi in cui si era sentito come un guscio vuoto e opaco, ora gli sembrava di esplodere di una luce potente, tutto merito dell'amore che aveva scoperto di provare per il suo migliore amico. Castiel invece assaporava una piacevole sensazione di vuoto ma in senso positivo, di leggerezza e serenità, dopo che da anni sentiva su di se una montagna ogni volta che si alzava dal letto.

“Como me gusta esta atmosfera caliente mi corazon!!” scherzava Dean, e sentirlo parlare in spagnolo accese Castiel in mezzo alle gambe in una maniera da farlo avvampare, così si dimostrò subito occupatissimo a rincorrere la sua valigia dal rullo dell'aeroporto. Si vedeva come Dean si sentisse a suo agio nelle città ricche di movida, mentre Castiel preferiva le destinazioni più tranquille e fredde, ma appena misero piede fuori dall'albergo, la sua sensazione fu che quella città gli sarebbe comunque piaciuta moltissimo.

Il loro hotel si trovava nel Barrio Gotico, un quartiere splendidamente conservato e ricco d'atmosfera. Quando passarono davanti alla Cattedrale, con il suo stile gotico e barocco che si fondeva nelle guglie che svettavano contro il cielo del tramonto, Castiel restò per un momento senza fiato. L'aria era calda, piacevolissima, il profumo del mare gli arrivava sottopelle e già, nonostante la stagione, non vedeva l'ora di provare a tuffarsi in mare.

Mangiarono delle tapas squisite in un ristorantino li vicino, e furono tentati di infilarsi in uno dei locali con musica che vedevano nelle vie laterali, ma erano molto stanchi, questa era la scusa ufficiale, ma in realtà adesso che si sentivano cosi liberi di amarsi, non vedevano l'ora di esplorare i loro corpi sotto le lenzuola in santa pace, respirare la loro passione, gustare il calore della loro pelle e la dolcezza dei loro corpi attaccati. Buenas noches, Espana!!

 

Castiel aveva visto molte immagini della Sagrada Familia ma nulla l'aveva preparato al reale impatto con la Chiesa incompiuta di Gaudì. Pensò che avrebbe potuto stare un'intera giornata a osservarne ogni particolare, ogni guglia, ogni ondulazione. E la cosa che ancora di più lo emozionava, era quella di star davanti alla costruzione in atto di quella che stava per diventare l'ottava meraviglia del mondo.

Visitarono anche La Pedrera, altra rappresentazione del genio visionario di Gaudì, con i suoi cancelli in ferro battuto, le bizzarre sculture sul tetto, i balconi che sembravano sfidare le leggi della fisica.

Quando poi visitarono il Parco Guell sempre opera di Gaudì, a Castiel sembrò veramente di entrare nel regno di Alice nel paese delle meraviglie, con tutti quei mosaici e vetri coloratissimi, i padiglioni fiabeschi e le bellissime vedute della città che si potevano gustare dalle piazze di questa bizzarra cittadella.

Sembrava che questa destinazione calzasse di tutto punto con il momento a cui era la loro storia e accogliesse in toto il loro umore: un po'sogno, un po' realtà, un po' magia, un po'spensieratezza.

Dato che si trovava in zona, su richiesta di Dean andarono a vedere anche lo Stadio Camp Nou, il più grande di tutta l'Europa. Era veramente gigantesco, e, fregandosene altamente delle altre persone presenti, Dean mise all'improvviso le mani a coppa e urlò “Ti amo Castiel!!!” e l'eco e il rimbombo che fece questa frase fece rotolare il cuore di Castiel nel petto. Abbracciò fortissimo Dean appoggiando l'orecchio sul suo cuore per sentirlo battere in quell'immensità.

 

Nonostante il clima fosse piuttosto caldo, era comunque novembre e Castiel non voleva rischiare di ammalarsi proprio nell'ultima tratta del loro viaggio: così rinunciò al buttarsi in acqua in una delle numerose spiagge cittadine, ma lostesso entrambi i ragazzi si bearono nel profumo della salsedine e giocarono a rincorrersi sulla spiaggia, prima di immergersi nella movida serale della mitica Rambla.

Mano nella mano, facendosi largo fra la folla, ammirarono il teatro dell'opera, il monumento a Cristoforo Colombo, il Mercat de la Boqueria dove vendevano qualsiasi cosa, il mosaico di Mirò e bevvero alla Fontana de Canaletes sperando, come recitava l'inscrizione, di poterci tornare prima o poi. “Insieme, vero Cas??” “Insieme, Dean”

 

 

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Capitolo 23
*** Paris ***


Proabilmente era il fatto di essere diventato a tutti gli effetti il ragazzo di Dean, di averlo accettato con se stesso e di sentirsi bene come non accadeva da anni...ma Castiel si innamorò perdutamente, follemente e profondamente di Parigi. Ultima tappa del loro viaggio, erano decisi a godersela fino in fondo, senza pensare al ritorno oltreoceano, alla vecchia ma allo stesso tempo nuova realtà che avrebbero dovuto affrontare.

 

Parigi li accolse in una frizzante e luminosissima mattina di novembre, con un Dean che dopo un buon sonno ristoratore si era svegliato affamatissimo e si dirigeva a grandi passi verso un panificio-pasticceria dal nome “Cocquelicot” , tutto arredato di legno rustico e tendine svolazzanti, dove fecero colazione con una freschissima baguette e marmellata e burro fatti in casa. Non riuscivano a staccare gli occhi di dosso l'uno dall'altro, si comportavano come una coppietta in luna di miele (“la luna di miele di due amici, Cas!”), leccando la marmellata dalle labbra del compagno e bevendo dalla stessa tazza stretti stretti su un'unica sedia.

 

Castiel si sentiva così grato al suo amico, che,anche per una cosa cosi importante, complessa e delicata come l'amore, aveva deciso di entrare da protagonista e condividere la sua anima con lui.

 

Grato che da un momento di profonda sofferenza fosse uscita una cosa meravigliosa come la loro storia, che sembrava aver lavato via tutto il nero del periodo precedente lasciando tutto candido come la neve.

 

L'Arco di Trionfo fu il punto di partenza per una giornata di grandi esplorazioni. Seguendo gli Champs Elysèes, ammantati di rosso e oro, si accorsero che la loro camminata era continuamente interrotta da gridolini di sorpresa per i bellissimi edifici che vedevano ovunque, realmente ovunque, loro guardassero: in primis,la loro attenzione fu catturata dal Grand Palais e dal Petit Palais, due stupendi palazzi Belle Epoque costruiti per l' Expo del 1900, la cui facciata era abbellita con elementi Art Noveau in ferro battuto, colonne classiche e cavalli e carrozze in bronzo.

 

La visuale lungo il Pont Alexandre III era spettacolare, la Senna sotto di loro brillava nella luce del mattino riflettendosi sui decori in acciaio e oro che costeggiavano il ponte, e la Tour Eiffel, là infondo, svettante e ...”vera!!” urlò Dean “Allora esiste veramente!!!”.

 

Si divertirono a giocare a nascondino se pur fra il traffico nell'immensa Place de la Concorde, che durante la Rivoluzione Francese era il luogo che decapitò Maria Antonietta e Luigi XVI, e a fare foto appollaiati sull'obelisco centrale proveniente dal tempio di Luxor in Egitto.

 

Furono incuriositi dall'edificio che ospitava il Musee D'Orsay, che, scoprirono, era una stazione ferroviaria entrata in disuso negli anni '40 ma ora fortunatamente riqualificata per ospitare l'importante museo.

A Castiel non sarebbe dispiaciuto fare una capatina al Louvre, ma dato che per le dimensioni del museo in questione, la parola “capatina” pareva non essere appropriata, si accontentò di attraversarne i bei giardini e ammirarne la Piramide di Vetro che ne costituiva l'ingresso.

 

I due ragazzi erano stanchi, ormai era ora di pranzo ma non riuscivano a finire di camminare perchè ovunque si girassero c'era qualcosa che li interessava. Furono molto colpiti dal centro commerciale sotterraneo Forum Des Halles, una volta il principale mercato di Parigi , una sorta di labirinto di negozi tra giardini e i palazzi con dei centri culturali dedicati all'arte e alla poesia.

 

Anche la Chiesa di Sant'Eustachio era molto bella, maestosi archi in stile gotico; li accanto c'erano vari ristoranti novelle cousine e tentennarono un po'all'idea di assaggiare la famosa cucina francese, ma poi si guardarono, scoppiarono a ridere e si divorarono hamburger e patatine nel prato davanti alla Chiesa.

 

“Ti ricordi quando abbiamo giocato a nascondino vicino alla Cattedrale a Dublino??” chiese Dean.

“Certo!” rispose Castiel.

“Ma ti eri veramente addormentato mentre aspettavi che ti trovassi?”

“Haha...l'intenzione non era quella..ma è successo...e poi ho pensato che era invece una buona cosa...perchè..forse...vedendomi cosi indifeso e incosciente...ti sarebbe finalmente venuto il coraggio di baciarmi” rise Castiel

“Già pensavi a baciarmi in Irlanda??” esclamò Dean incredulo.

Castiel gli salì a cavalcioni sulle gambe e lo immobilizzò a terra squadrandolo con quelle due stelle di ghiaccio che erano i suoi occhi. “Perchè, tu no, Dean??”

 

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Capitolo 24
*** Thoughts ***


 

“You can lie to yourself and your minions
You can claim that you haven't a qualm
But you never can run from nor hide what you've done from the eyes
The very eyes of Notre Dame”

 

“Serio, Winchester??mi canti la canzoncina del film disney in un momento cosi solenne??Insomma, siamo davanti alla cattedrale di Notre Dame!!”rise Castiel, e per porre fine all'immediato broncio che aveva messo Dean gli diede un lungo bacio appassionato.

 

“Sei bellissimo” , gli sussurrò poi all'orecchio. Dean glielo mordicchiò e sussurrò “ripetilo che sono bellissimo dai”. Castiel gli tirò uno scappellotto gentile “Suvvia, andiamo. Abbiamo ancora un sacco di cose da vedere in questa meravigliosa città”.

 

Trovarsi davanti alla Dama di ferro fu uno dei momenti più emozionanti del viaggio per Castiel. Anche se tirava un vento fortissimo, c'era un sacco di gente e di venditori ambulanti che cercavano di rifilare ogni tipo di chincaglieria, il cuore gli balzò nel petto trovandosi davanti agli immensi archi e rimase col naso all'insù a guardare le geometrie della torre perdersi in alto con la bocca spalancata. “Vuoi che te la chiuda io la bocca?” disse all'improvviso Dean ridendo, e Castiel gli gettò un'occhiataccia.

 

Era felice del bellissimo viaggio e ancor più felice della storia d'amore nata con il suo Dean, ma ora, all'idea di tornare a casa, si sentiva nervoso e temeva che tutto questo fosse solo stato un bel sogno e che la realtà lo avrebbe fatto svanire come una bolla di sapone. Decise di parlare delle sue paure con Dean perchè non voleva, mai più, nascondere le proprie emozioni. “Più tardi”, decise.

 

Pranzarono con una deliziosa crepe alla crema chantilly e decisero di andare a visitare il leggendario Cimitero di Pere Lachaise, dove erano sepolti molti personaggi famosi del presente e del passato, fra i quali Jim Morrison, Chopin, Oscar Wilde, Balzac, Moliere, Delacroix...il posto era stupendo, immenso, e passarono più di due ore nel saliscendi delle stradine di sassi bianchi, fra tombe di recente costruzione dalle fisionomie bizzarre per poi salire nella parte più antica del cimitero, fra tombe che non erano altro che sassi di pietra avvolti nel muschio e nel silenzio delle anime passate.

 

La giornata stava volando per i due ragazzi, il giorno dopo avrebbero ripreso l'aereo per New York e il tempo pareva fuggire fra le dita come sabbia. Erano stanchi, l'idea di dormire nel loro letto e fare la doccia nel loro bagno era allettante, ma..quel..”e adesso??” li attanagliava entrambi.

 

La visita al quartiere di Montmartre fu il momento più malinconico e allo stesso tempo poetico di tutto il viaggio. Gustarono una baguette e dell'uva fresca nella bellissima Place de Abbesses, credendo entrambi di aver fatto un salto indietro nel tempo data l'architettura art noveau perfettamente mantenuta della stazione della metropolitana, coi suoi archi verdi e le lanterne ambrate, una giostrina di cavalli e le foglie secche che si alzavano a mulinelli davanti ai loro occhi. Nonostante l'aria pungente, pittori e artisti di strada affollavano le viuzze di questo paesino nella metropoli, e Castiel non potè trattenersi da comprare almeno tre stampe ad acquerelli che rappresentavano vari punti di Parigi. Arrivarono alla bianca basilica del Sacre Coeur, il punto più alto di Parigi. La veduta del tramonto sulla città fu uno spettacolo che Castiel non avrebbe mai più dimenticato per il resto della sua vita. L'aria era frizzante e il cielo assumeva le mille tonalità di viola e rosso del tramonto. Castiel si avviluppò nella giacca e appoggiò la testa sulla spalla di Dean, che lo strinse a se.

 

“Tutto ok piccolo??”

“Ho paura, Dean”

“E di che??”

“Che al ritorno....”

 

“Shhhh”.

 

Dean gli prese il viso fra le mani tempestandogli le guance e la fronte di dolci baci.

 

“Anche io ho avuto questi pensieri..ma...santo cielo,guardaci...sembriamo una coppietta del liceo...Scherzi a parte...Cas...io....io non ho paura di quello che è nato. Santo cielo. Cazzo, siamo stupendi insieme e io....sono felice”

 

Castiel dovette fare fatica a non scoppiare di nuovo in lacrime vedendo l'amico aprirsi così e sanare e lenire le sue paure.

 

“Ok Dean” gli sussurrò. “Forza...torniamo a casa”

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Capitolo 25
*** Blooming in my heart ***


“Ti amo”

“Ti amo”

“io di più”

“No, io di piu!”

“Dimostramelo”

“Vuoi sfidarmi Cas??”

“Hahaaa”

Dean era già salito a cavalcioni su Castiel e gli aveva immobilizzato le braccia, e poi piano piano con la lingua era sceso a solleticargli il collo fin sotto le costole, fermandosi a dare piccoli morsetti e succhiare leggermente quelle che sapeva fossero le zone erotiche di Cas.

“Nooo così è sleale”aveva mormorato Cas, ma poi si era lasciato andare affogando nel piacere di Dean che quella sera evidentemente aveva deciso di farlo impazzire.

 

Erano tornati a casa la sera prima, facendo per mano tutta la strada dalla stazione al loro quartiere, guadagnandosi occhiate curiose da parte dei vicini ma andando fieri e a testa alta.

Si erano separati per disfare i bagagli e farsi una doccia, ma , appena entrato in casa, Castiel aveva avvertito un immediato senso di vuoto, come se un buco gli si stesse allargando dalla bocca dello stomaco in su. Aveva passato tanto tempo perennemente insieme a Dean, raramente si erano staccati, prima come amici e poi come fidanzati felici, e sapere di non averlo al suo fianco che diceva cavolate, prendeva in giro i passanti o gli dava piccoli baci veloci sul collo, gli fece salire una nostalgia immensa.

 

L'orologio della cucina ticchettava e tutto era esattamente come l'aveva lasciato. La sua vita sarebbe ripresa come prima, il lavoro, il nuoto, Gabriel, Anna, Samandriel. Ma in tutto questo c'era la consapevolezza di aver fatto un'eperienza unica nella vita che aveva portato a un traguardo meraviglioso per le sue emozioni e la sua felicità.

Aveva ancora negli occhi le meraviglie che aveva visto, la stanchezza del mese per la strada si faceva sempre più opprimente, ma, appena fatto la doccia, capì che già non resisteva più a stare senza Dean; infilò le scarpe e corse verso casa dell'(ex)amico.

Bussò, prima alla porta poi alla finestra, ma non rispose nessuno. Un senso si angoscia lo attanagliò: e se Dean avesse già cambiato idea? Se il tornare nella città e quindi alla vita quotidiana l'avesse fatto pentire delle sue scelte?forse non voleva aprirgli la porta??

Aveva lasciato il cellulare a casa. “Maledizione” borbottò, facendo di corsa la strada fino a casa sua, per prendere il telefono.

 

Ma non ne ebbe bisogno, perchè, appollaiato alla sua finestra che bussava sul vetro, c'era proprio Dean, che come lo vide si precipitò come una valanga verso di lui, sollevandolo in braccio e stringendolo fino a soffocarlo. “Ma dove cazzo sei andato???”

castiel stava per scoppiare a ridere”A casa tua!! Dobbiamo aver fatto lo stesso tragitto ma senza incontrarci!!Io....mi sentivo già...””vuoto e solo” concluse Dean, e gli sorrise. “lo stesso motivo per cui sono venuto qua senza nemmeno disfare le valigie”.

 

Castiel sentiva il cuore leggero come un palloncino. Dean non aveva cambiato idea. “Dai, andiamo dentro che ho proprio bisogno di...””Dormire” gli fece eco Dean. Ridendo come due ragazzini saltarono sul letto di Castiel e si strinsero, pelle contro pelle.

“Grazie Cas”gli sussurrò Dean tenendolo stretto, accarezzandogli le guance e la bocca con un dito.”hai reso la mia vita di nuovo degna di essere vissuta. Chissà se...” sospirò”chissà se è fiorito il biancospino....”

“Andremo a vedere Dean....ma sono sicura che è fiorito”

“Beh, anche se non lo fosse, è fiorito nel mio cuore”

 

La mattina dopo entrarono in silenzio al cimitero. La tomba di Sam era un tripudio di bianco immacolato, Castiel restò a bocca aperta. Dean si avvicinò lentamente e mise un dito sulla foto di Sam sulla lapide.

“Hey Sammy.....devo raccontarti una novità”.

 

 

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