l'invincibile sfidante Galkar III

di GirlDestroyer1988
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 無敵の挑戦者 Garkar Three: チェゼナーティコの長いクリスマス ***
Capitolo 2: *** Zemon, il coniglio ciclopico! ***
Capitolo 3: *** tokyo is crying tonight ***
Capitolo 4: *** grande battaglia nell'Alaska! King Mineral III appare ***



Capitolo 1
*** 無敵の挑戦者 Garkar Three: チェゼナーティコの長いクリスマス ***


After the gems è un progetto amatoriale creato da Joe Johnston, sceneggiatore dell’episodio Ritorno al cortile di Steven Universe, sull’omonima serie, creata da Rebecca Sugar. La serie è stata ispirata, su consenso della Sugar e Stuart Snyder, presidente di Cartoon Network. Ispirazioni principali sono state Daltanious, Ufo Diapolon, Ken il guerriero, Quintet
TRAMA
Fine del XXI° secolo. Dopo che Rutilo, Uvarovite, Ametista e Perla, fusesi in Cimofane, la gemma suprema, hanno sconfitto  Citrino, la leader delle gemme invasive, insieme a Wustite, Glauconite e Lapislazzuli, in un ultimo sussulto di rabbia scatenò sulla Terra bombe a trinitite, lanciate dall’omonima gemma, che in seguito si darà la morte nel bombardamento a tappeto. Nel futuro gli effetti delle bombe si sono palesati, generando una nuova era glaciale, che ha devastato il pianeta, con la sopravvivenza dei soli America e Giappone. In California, dove un tempo sorgeva Beach City, sorge la Base O, un enorme disco volante in cui vivono le Gemme del pianeta natale in riproduzioni dei vecchi appartamenti dei “litorali”, insieme ai corpi ibernati delle vecchie gemme, insieme a Steven, Greg, Connie e sua madre. Anche le gemme Wustite, Glauconite e Lapislazzuli, insieme a Onion e la sua famiglia si sono ibernate, seguendo le istruzioni del “programma Ξ”, che decide per loro come affrontare le gemme che occupano le altre due Americhe, l’Africa, l’Europa, la Turchia, gli Emirati Arabi, la Russia, l’India, la Cina, la Corea, la Tailandia, la Polinesia, lo Sri Lanka, l’Oceania. Programma Ξ è in realtà lo spirito di Rutilo, che guida e protegge la colossale base mobile, rendendola invisibile e in grado di spargere “il morbo della rosa rosa”, una gragnuola di proiettili energetici rosa. L’obbiettivo è sconfiggere Uraninite, fusione tra una Citrino in fin di vita e un'altra gemma, Fluorapatite. Uraninite, però, sta morendo a causa di un bossolo contenente un gas al di sotto dello zero assoluto della scala Kelvin, che le ha causato un tumore. Nel combattimento finale non verrà raggiunta dai nostri, ma si sacrificherà per permettere alla Terra di sciogliersi
PERSONAGGI
Onion ragazzino figlio di Vidalia, una delle persone più schive di Beach City. Molto strano, chiuso e silente, apparentemente amorale, in realtà è molto bisognoso di una presenza paterna. Ha fatto amicizia con Steven in modi particolarmente bizzarri, come fargli vedere un video della sua nascita.
Glauconite leader delle gemme native, nome originario Peridot. Pignola, con una coppia di braccia bioniche, all’inizio era nemica di Perla e non conosceva nulla della Terra. Qui è molto triste, e ha paura di sé stessa
Wustite tenente delle gemme native, è nella serie insieme a Corindone (Ruby) e a Steven Rutilo, la gemma Brookite, una delle poche gemme sinceramente maschili.  Inizialmente nemico di Uvarovite, passerà anche lui dalla parte della Terra.
Lapislazzuli l’ultima gemma nativa, piange sempre, ma sa anche essere inaspettatamente tremenda.
ROBOT
I nostri eroi combattono le Gemme-mostro, ottenute da frammenti di gemme alleate di Fluorapatite. Inglobando rifiuti meccanici sono dei cyborg metà esseri minerali viventi sia androidi, e normalmente sono di  3 classi: Smeraldo, Apofilite, e Piropo. Il robot che pilotano, per non ricorrere alla dispendiosa fusione, è Galkar, ispirato all’hockey, sport maschile per eccellenza. Lanciato dalla Base O, è composto da tre robot, Herumeth, Sangord e Ga’at
HERUMETH
Il robot, guidato da Wustite e Onion, che costituisce la testa di Galkar. S’incastra in Ga’at che si trasforma nella casacca di Galkar, con un breve scambio di armi, mentre Sangord diventa le gambe.
Concentrate eye blizzard
Una coppia di getti di Servisol dagli occhi, che possono raggiungere lo zero assoluto
My number is One
Una raffica di “1” d’energia dorata sparati, con potenti effetti distruttivi, dal petto
Loveless deadly shite
Una falce da Cupo Mietitore (con tanto di teschio di bufalo!) dal petto
Explosive puck
Mine magnetiche dall’ombelico
Chomping antennae
Punte acuminate dai gomiti e dalle ginocchia
Queste sono le armi di Herumeth, storpiatura di “helmet” elmetto. Infatti Herumeth diventa la testa, l’elmetto di Galkar.
GA’AT
Il robot, guidato da Glauconite, che costituisce il tronco di Galkar. Testa e gambe si piegano e s’inseriscono nella schiena, e le braccia di Ga’at suppliscono quelle di Herumeth, che si rintanano nel tronco.
My number is Two
Una raffica di “2” d’energia dorata sparati, con potenti effetti distruttivi, dal petto
Compressing spinning shields
Simili ai mecha scudi rotanti di Mechander, sono dei brocchieri provvisti di spine che s’attaccano ai bicipiti di Ga’at, potendo agire sia come armi offensive che come armi difensive
Explosive pinballs
Mine magnetiche sferiche dall’ombelico
Crushing fins
Una ganascia le cui mandibole scattano lateralmente ai reni
Chomping antennae
Punte acuminate dai gomiti e dalle ginocchia
Concentrate flame blizzard
Un lanciafiamme estratto dalla schiena
Queste sono le armi di Ga’at, storpiatura di “coat”, casacca. Infatti Ga’at diventa il tronco, la casacca di Galkar
SANGORD
Il robot, guidato da Lapislazzuli, che costituisce il bacino di Galkar. Gli enormi occhi si piegano lateralmente, la testa s’incastra nell’ano di Herumeth, mentre le braccia di Herumeth si ritirano nel tronco, i piedi si contraggono, i quadricipiti si ritirano, mentre gli stinchi rimangono di lunghezza invariata. Sangord se li infila nelle cavità retrorsiche
Concentrate yell blizzard
Un potente rimbombo sonoro dal becco (Sangord è modellato sulla civetta artica)
My number is Three
Una raffica di “3” d’energia dorata, altamente distruttivi, sparata dal petto
Clinking smashing goupillon
Un enorme sfera metallica, dotata di aculei mortali, attaccata a una lunga catena. Quest’arma viene estratta dal petto
Explosive navel desentegrator
Simile al raggio protonico di Jeeg, un cannone laser nell’ombelico
Chomping antennae
Punte acuminate dai gomiti e dalle ginocchia
GALKAR
Tormenta apocalittica
Una coppia di getti di Servisol dagli occhi, che possono raggiungere lo zero assoluto
Biforcatore assoluto
Una raffica di “2” d’energia dorata sparati, con potenti effetti distruttivi, dal petto
Falcia desertificatrice
Un enorme falce da contadino biblico dal torace
Scudi assassini
Simili ai mecha scudi rotanti di Mechander, sono dei brocchieri provvisti di spine che s’attaccano ai bicipiti di Galkar, potendo agire sia come armi offensive che come armi difensive
Sfere detonanti
Mine magnetiche sferiche dall’ombelico
Compressore bilama
Una ganascia le cui mandibole scattano lateralmente ai reni
Speroni d’assalto
Punte acuminate dai gomiti e dalle ginocchia
Cannone termociclonico
Un lanciafiamme estratto dalla schiena
ZEMON
Costruito inizialmente su ispirazione di Takashi Murakami, nella fattispecie dell’opera Tan Tan Bo Pucking a.k.a Gero Tan come robot reimboscatore, dopo che la gemma Potassio ha distrutto tutti i suoi parenti, verrà trasformato nel robot da combattimento omonimo. Insieme al modulo Guregdeira, costruito dal Dottor Polutan, stermina le gemme fuse che hanno quasi occupato il Giappone (solo l’Hokkaido e la regione di Aomori, rapidamente ricostruite). Quando si incontra con Galkar, non lo attacca anche se scopre che è guidato da delle gemme perché non è in grado di comprendere che le fusioni sono gemme coagulate. Insieme combatteranno le tecno-gemme Berillo e Vanadio, simili a dei giganteschi tentacoli verdi che escono da dei portacipria giganti gialli, che hanno cercato di attaccare Tokyo. I due rimarranno leali, anche dopo l’allontanamento di Galkar dal Giappone, con Wustite, Glauconite e Lapislazzuli li affideranno la custodia del Giappone
Raggi R.E.M
I cannoni laser sulle orecchie
Disintegratori plusvalenti
Una mitragliatrice che si svela quando i suoi incisivi si divaricano
Aquilone spaziale
Trasversalmente al tronco di Zemon decolla questo potente drone, in grado di sparare laser e missili
Missili
Missili lanciati dalla cintura
Calci a tagliola
Le gambe di Zemon possono piegarsi all’indietro per tramutarsi in delle enormi tagliole
Rampino
Le terminazioni dei piedi vengono eiettate sotto forma di uncini a laccio
Maglio rotolanti
Il classico sgancio a reazione degli avambracci del mecha. In questo caso i pugni ruotano sul polso con una coppia di lame fuori dal profilo dell’indice e del mignolo
Disco infernale
Un disco che viene utilizzato come proiettile incendiario, capace di umettarsi di kerosene e, con un cannoncino a frizione di pietra focaia, di ammantarsi di fuoco
Lama tranciante
Al disco infernale si agganciano una coppia di lame. Quest’arma può essere lanciata come un deltaplano, o un boomerang, o essere attaccato magneticamente agli avambracci divenendo un oplita utilizzabile sia per l’attacco che per l’immunità personale.
Stack-up bot
Prima di passare alle Gemme, il Galkar era un mecha che i GD, i Gem Destroyers, una setta segreta che intendeva far distruggere il pianeta delle Gemme da parte della Terra utilizzava per aiutare le Gemme di Rutilo laddove loro non arrivavano. L’addestramento avveniva tramite questo robottino a forma di barattolo di caffè in polvere, per impratichirsi con l’aggancio del Galkar e i susseguenti processi di sganciamento e ri-agganciamento. Permette anche d’impadronirsi del controllo delle armi
-raggi liquefacenti dagli occhi
-un lanciafiamme su ogni capezzolo
-un grosso boomerang dal torace
-dei kunai, lanciati come missili, dalle ginocchia e dai gomiti
 
-un lanciafiamme su ogni capezzolo
-un ombrellone protettivo dal torace
-dei kunai, lanciati come missili, da ginocchia e gomiti
-una mitragliatrice dalla schiena
 
-un raggio ventoso dalla fronte
-un lanciafiamme su ogni capezzolo
-un guantone da box caricato a molla dal torace
-delle pistole-lanciafiamme dai fianchi
-antennine poste sui reni che servono a impedire che l’estrazione dei lanciafiamme non avvenga
-dei kunai, lanciati come missili, dalle ginocchia e dai gomiti
le forze d’occupazione
i GD, stringendo un alleanza con l’esercito, si sono muniti di mezzi militari e d’intervento civile con cui prevenire gli attacchi di Gemme a Beach City
-Classe Kc “Bronzo”: un carro armato che recupera l’antichissima tecnologia della concentrazione dei raggi luminosi del Sole, già utilizzata millenni fa da Archimede per difendere Siracusa
-Classe Iz “prisma” : un carro armato dotato di una sfera stroboscopica, che diffonde un emissione luminosa che altera la percezione cosciente, sortendo un effetto allucinogeno
-Iluyshin-28 Beagle piccolo bombardiere
-Iluyshin AAA Gershwin-Frizz un bizzarro caccia con due coppie di ali e cockpit capace di ruotare di 180°. È un aereo-balestra
-degli airzooka, dati ai soldati.
-delle motoseghe, date ai soldati
-delle comuni bombe a mano, insieme a dei lanciagranate
-dei fucili caricati a acido solforico
-delle asce
-dei tomahawk
Stella nera
Una piccolo hovercraft, utilizzato nelle incursioni con scopi spionistici
 
La pianura era spazzata dal vento.  Malachite era lì, con Cacoxenite sotto di lei, in lento stritolamento. Kunzite, Ametista, Perla e Steven erano lì, sugli scogli, attoniti. Erano arrivati in Italia, a Cesenatico, se non prima che la città fosse stata evacuata prima. L’evacuazione non era però servita a molto; come avvenne a Napoli durante l’epidemia di colera, la città dov’era avvenuto l’esodo, a Cesena, era stata oggetto di un bombardamento a opera di una bomba a trinitite, rendendola collerica. I nostri eroi gemmologici erano stati quindi costretti a affrontare la probabile invasione dell’Italia dalle spiagge cesenaticensi quasi da soli. Nella colonia abbandonata dell’AGIP, sul lungomare Carducci, fuori stagione per le vacanze, in un Dicembre senza Natale, con la sabbia fredda e l’acqua ancora più intirizzente, Steven vedeva sua madre e il suo migliore amico Gemma stare lentamente annegando nella sabbia. “Ormai è la tua fine. Tutto quello che avete costruito….tutto quello che avete accumulato…quegli insulsi esseri umani che vogliono continuare a riprodursi come acari nell’abisso di un vecchio materasso in una discarica….spariranno. l’epoca dell’uomo è finita. Adesso le Gemme della Sacra Citrino domineranno questo vomitevole pianeta” i due altri terrestri a cui Malachite accennava erano Camillo e Donatella, una coppia che, in quegli scenari lunari, avevano incontrato all’autogrill “Rubicone Ovest” e che, consci del terribile Armagheddon che le Gemme di Citrino intendevano scatenare, avevano deciso di diventare Deucalione e Pirra. Con la MG TC dei due al seguito, alla guida della loro astronave composita (Steven=coyote d’oro, Uvarovite=pesce volante d’acciaio, Ametista=anfiosso d’avorio, Perla=anfiosso di peltro) le Gemme avevano raggiunto la baia di Cesenatico, dove Camillo e Donatella erano stati vaccinati, con dopo un estrazione di sangue, e senza più un auto da guidare. Nel quinto piano della struttura Camillo cominciò a accumulare cianfrusaglie come “museo dell’uomo”. Donatella rimaneva in disparte, limitandosi a “accumulare” cose se solo fossero necessarie per sopravvivere allo scoppio dell’apocalisse. Ben presto Camillo riempì quello specifico livello con un decespugliatore nasale, un coltellino svizzero, una bicicletta, un pallone da calcio, un cabinato da sala giochi con pistole, un set di montagne russe K’NeXt, una tigre in banano dall’Indonesia, un proiettore per fogli d’acetato, un motorino da bicicletta, uno sciacquone, una museruola da cane, una protesi per cavalli, un distributore automatico di merendine, un puntatore laser, un tombino, ognuno catalogandolo con una targhetta esplicativa. Nel frattempo anche Donatella si faceva la sua collezione, con un gigantesco pallone del Cornetto Algida™, una Ping-O-Tronic Zanussi™, un vecchio messale vuoto su cui voleva scrivere Oggi è nato mio figlio. “Aspetta prima che le Gemme buone sconfiggano quelle Cattive” disse mentre sfumacchiava su un dondolo davanti all’ingresso principale. “Non ho poi molta voglia di aspettare i tuoi comodi. Tu non fai che limitare sempre di più le cose che utilizzi perché vorresti musealizzarle tutte. Se ci parliamo al cellulare è solo per giocare a fare i protagonisti di La morte viene dal pianeta Aytin, anziché scambiarci sms tra noi come facevamo una volta. Dovresti sì conservare testimonianze dell’umanità, per quando le Gemme ci faranno rintanare tutti sotto terra come scarafaggi, ma non sacrificare te stesso” “Se faremo mai dei bambini, sarà solo perché dovremo. Io sull’umanità non ho più nessuna fiducia. Se le Gemme ci sottometteranno sarà solo colpa nostra. Una volta, tanto tempo fa, viveva una magnifica razza di animali, che dominava il mondo millennio dopo millennio, e correvano, e nuotavano, e combattevano, e volavano! Finché all'improvviso, molto di recente, sono scomparsi. La natura aveva rinunciato, per ricominciare. Noi non eravamo neanche scimmie, allora. Eravamo questi piccoli roditori che si nascondono tra le rocce. E quando spariremo, la natura ricomincerà da capo, probabilmente con le api. Quindi, se noi saremo I fuchi che quelle api alleveranno, fornichiamo e figliamo chiusi nella nostra cellula” “Io non ti riconosco più. Dov’era il Camillo gioioso di vivere e pregno di futuro?” “Il tempo avvelena gli uomini. Già io ero in Guerra con la civiltà che abbiamo trovato venendo al mondo, se mai questo Museo del’uomo prospererà, sarà solo il reliquiario di un fallimento. Quello del sesto stock di esseri umani a nascere sulla Terra. Il settimo e l’ottavo ci considereranno solo e unicamente come coglioni rovinatisi con le loro stesse mani”
Adesso, lì, su quella spiaggia, le cose stavano precipitando. Ma dagli abissi dell’Adriatico emerse la gigantesca Base Ξ, uno scintillante peso color cemento con una testa di marmotta al centro della circonferenza, con 2 malevoli occhi rosa. “Cosa sta succedendo adesso?” urlò Malachite, mentre Cacoxenite, approfittando della sua distrazione, abbracciò Malachite facendole scricchiolare la schiena, saltando poi in aria e eseguendole una Kinniku Buster. Ma contro Malachite non sarebbe bastato. E il combattimento riprese feroce, mentre la Base Ξ schizzava verso l’alto e prendeva poi a sorvolare lo spazio in cerchi concentrici. Eseguì una virata e da essa decollarono I tre robot Herumeth

Sguardo invernale
 Numero uno
 Falce desertificatrice
 
 Puck esplosivi
Punte acuminate
Ga’at

Numero 2
 
    Scudi mortali
Pinball esplosive
Grande ganascia
Punte acuminate
Lanciafiamme
Sangord

Raggio ipersonico
 
Numero 3
Pendolo distruttore
 Raggio centrale
Text Box: GALKARpunte acuminate
 
 
  
 
     
“Cos’è uno scherzo? Cos’è quell’affare? È un robot? Glauconite! È come uno di quei tuoi accrocchi?” e Glauconite, nascostasi anche lei in preda al terrore per un simile combattimento tra giganti,  fece la gnorri. Non sembrava niente di qualunque cosa avesse mai visto su Chrystalia. Il suo Peribot era poco o meno che un bacherozzo in confronto a quel Galkar. Era un gigantesco mecha con una forma di giocatore di hockey, con l’elmetto con delle borchie punzonate lungo l’asse del parietale, il naso lungo un dito, piatto e con un gradino in corrispondenza delle cartilagini laterali, una casacca blu, un grosso due bianco a identificarne la posizione in squadra, un ombelico molto pronunciato con lungo la vita un solco nero, da mutande tenute troppo a lungo, stinchi e avambracci più grossi del quadricipiti e dei bicipiti. Malachite lo guardava atterrita, mentre Cacoxenite era di nuovo sottomessa, compiere la picchiata fatale contro di lei. Beccarsi Galkar in faccia equivaleva allo schianto delle sculture dei faraoni della diga di Assuan in faccia alla velocità di un TAV, e Dio se fece male. Anche perché Malachite era in un qualche modo “organica” mentre Galkar era d’acciaio. Galkar stava spezzando la schiena a Malachite poco a poco, mentre Cacoxenite estraeva la sua arma: un diablo i cui manici erano mazze ferrate con i manici provvisti d’aculei, il filo tagliente, il diablo in oggetto una coppia di altre due stelle del mattino attaccate in un modo simile al Doppio Tohmahawk degli Astrorobot. Lo lanciò verso Malachite, nel frattempo stata intrappolata alla spiaggia dal ghiaccio dello Sguardo invernale e con i capelli (la chioma di Wustite) messa a ardere dal Lanciafiamme. Perse un braccio mentre Galkar procedeva al suo ultimo attacco. Volando verso il mare estrasse la mazza che avrebbe dato poi in testa a Malachite, la Falce desertificatrice, lanciando prima il puck dell’apocalisse, non a caso il Puck esplosivo. Colpita la gigantessa, Galkar li tagliò la testa.  Wustite e Lapislazzuli caddero nella sabbia, fredda e ostile. Cacoxenite e Galkar si avvicinarono agli astanti sulla scogliera (quella che cominciava dal Lungomare Forlì) e Cacoxenite si dissolse in Rubino e Rutilo

e quest’ultima corse ad abbracciare disperata suo figliolo Steven. “Mamma…” “Steven [Rutilo aveva la parlantina alterata dai singhiozzi] ho avuto una paura immensa che quei brutti cattivi potessero ucciderti….” “ANCH’IO CE L’HO AVUTA MAMMAAAAAAHH!!!” e i due rimasero abbracciati, fondendosi per un attimo in Tanzanite
      
la fusione della madre e del figlio (con Greg non funzionava…). Approfittandone, Rubino e Zaffiro corsero tuffandosi nel mare, insieme a una sgattaiolante Ametista. “Chi siete?” chiese Rutilo ai piloti del Galkar. “Qui dentro siamo Zack, Xavier e Zoey. Zack, cioè il sottoscritto, pilota l’elmetto di questo Galkar, Herumeth
               
sotto di me c’è Xavier, il mio migliore amico, che pilota la casacca, Ga’at
       
e infine, sottomessa a tutti noi, c’è il basamento portante, Zoey, che guida i parastinchi di Galkar, Sangord

e sotto la guida del Dottor Rachesaux difendiamo la Terra dalle Gemme cattive! Noi siamo i Gems Destroyers!” e IMPROVVISAMENTE SUGILITE! La fusione tra Ametista e Uvarovite (e Uvarovite sarebbe poi Rubino, lo Ying, il principio maschile, e Zaffiro, il principio femminile, lo Yang, uniti insieme) emerse dall’Adriatico per farsi un “selfie” con Galkar. Poi però decisero di smetterla e Uvarovite e Ametista si scissero, montando sulle spalle del robottone, 30 metri d’altezza per 280 tonnellate di peso, godendosi una citazione di Bernardo di Chartes.


Citrino, insieme a Calcantite, la veggente (sullo stile della Tatsumaki di One Punch Man con qualcosa del Kinkotsuman di Kinnikuman) delle Gemme native aveva assistito alla figura sveltina di Malachite, decidendo che, se le Gemme a lei sottoposte (Wustite, Glauconite e Lapislazzuli) avessero fallito nuovamente, avrebbe fatto autodistruggere la loro Nave Madre, a forma di mano, esiliandole. “Maestà, la guerra che stiamo combattendo richiede quanti più uomini e donne possibili. Non possiamo assolutamente imprigionarne o ucciderne nessuno” “E non possiamo nemmeno permetterci dei falliti là sul campo di battaglia. È una questione essenziale Calcantite. Piuttosto quella Gemma….Trinitite” “Ah signora mia, Trinitite è un genio. Insieme a Fluorapatite, Smeraldo, Apofilite e Piropo è l’unica Gemma che può seriamente ribaltare le sorti della grande battaglia che stiamo combattendo a suo favore. Smeraldo, Apofilite e Piropo sono i suoi mostri personali, delle Gemme teratologiche le cui porziuncole possono dare vita a potenti mostri soldati. Trinitite, raggiungici. Mostra a Citrino Tua Signora di cosa sei capace” e Trinitite, un umanoide dalla pelle menta pestata nel mortaio incapsulato in un armatura pneumatica grigio scuro, grigio come la mantellina da Batman dei parrucchieri, con un ciuffo ribelle di capelli di un verde ancora più scuro e con sfumature grigiastre e un espressione di sardonico sadismo come il Gin Ichimaru di Bleach, brandendo una vanga. “Illustrissima Citrino. Mi prostro a lei in tutta la mia intimorita abnegazione. In quanto dotto e sapientissimo uomo di scienza di questo pianeta….mi assurgo l’onere di mostrarLe i risultati da me succeduti nell’arte della zootecnica gemmologica. Orsù [fa roteare il braccio destro come un funambolo giocattolo] miei Smeraldo, Apofilite e Piropo. MostrateLe tutto il vostro immenso potenziale…” Smeraldo era un enorme portacipria a forma d’ostia, che scattò rivelando al suo interno un gigantesco tentacolo verde, con un casco di lamelle dai bordi smussati che rivelavano un apparato boccale concepito da un glottologo pazzo. La creatura soffiò fili di bava simile a cera di cristallo davanti a una Citrino che non gradì quel diluvio di mucina più di tanto. Calcantite si lasciò scappare un risolino svolazzante, ma Citrino la freddò con uno sguardo da gatta furente, facendo scricchiolare i denti come a volerseli spaccare. “D’accordo mattacchione. Questo è ben concepito e ha una bella lingua e un bel palato. Ma potrebbe distruggere delle Gemme?” non l’avesse mai chiesto. Lo smeraldo la catturò e la dimenò attraverso il templio, facendola sentire come Janina Faye in L’invasione dei mostri verdi o Faith Domergue in Il mostro dei mari. “METTIMI SUBITO GIU’ O TI FARO’ TAGLIARE LA TESTA!” strillò Citrino mentre Trinitite la osservava trattenendo a stento una risata di irriverente scherno. “Va bene Smeraldo. Ritronizzala con la massima delicatezza” e Citrino era lì lì per tener fede alla sua parola, ma per lei adesso Trinitite era degno d’attenzione. “Apofilite….” Disse sibillino Trinitite tirandosi indietro, e la Gemma mostruosa avanzò verso Citrino ripetendo il teatrino del mostro che sbavava. Apofilite assomigliava a un enorme granchio verde a due teste, e con chele a palla provviste di aculei. L’ultimo fu Piropo. Era una Gemma femminile, pure troppo femminile, una gigantesca diavolessa in bikini. Sarebbe dovuta essere quella meno animalesca, ma si comportava come “quelle donne che corrono coi lupi” camminando carponi e mostrando una ghiera di denti da leonessa. “Attendo ogni Suo ordine”
 
                      
                                                              

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Capitolo 2
*** Zemon, il coniglio ciclopico! ***


La notte era scesa sulla città senza vita. Taranto era un ectoplasma nella nebbia fredda che saliva dal mare. La Base O (così era stata ribattezzata) era localizzata nel Parco Regionale delle Gravine, mentre nell’ex accademia per sottoufficiali della Regia Marina Militare “Lorenzo Bezzi” il Galkar se ne stava appoggiato contro il muro dell’ampio edificio, con Wustite sulla testa, intento a fumare guardando il cielo stellato. Per non fargli prendere il vizio, Onion era rimasto dentro, senza osservare niente. Crisocolla, la Fusione tra Glauconite e Lapislazzuli, se ne stava anche lei addosso al muro, girando e ri-girando tra le sue mani la testa di un €-person, un replicante creato per far stare la gente meno sola. Era demenziale-pensava-che un tempo i robot, le macchine antropomorfe, venissero utilizzate nell’estremo tentativo di sanare anche la solitudine, il vuoto di senso, cose contro cui l’umanità ha invano combattuto per eoni. Però adesso c’era il paradosso che i modi e i mezzi per accomunarsi c’erano, eppure la prigione della propria solitudine era stata alla fine capace di sovrastare l’istinto dell’uomo a cercare un altro uomo. “Non è bene che l’uomo sia solo “ (Gn 18-22). Però adesso l’uomo era davvero più che solo: era fintamente insieme. Non era solo un istinto sessuale insaziabile; era proprio l’istinto comunitario che era stato tradito. I manichini di ieri erano stati ammassati nel cortile dell’accademia militare, come cataste di cadaveri di lebbrosi. Sembravano esseri umani…..c’erano uomini, donne, bambini. Ogni modello avrebbe dovuto lenire un assenza che era ormai diventata insostenibile: l’amore non corrisposto, l’amore non mantenuto, la maternità disattesa, la paternità fallita. Tutta Taranto era metafisicamente piena del passato di una città che aveva fatto solo scelte sbagliate: nei condomini di Via Cauri le tracce di cinofili improvvisati che volevano far sposare i propri cani al posto proprio, certi sicuri che sarebbero stati adulterini a prescindere (e l’esploratrice di quelle macerie umane, Lapislazzuli, poteva tranquillamente immaginare che quelle povere bestie si sarebbero poi ribellate a quella surrogazione a loro spese di un rapporto fattibile solo con creature con un “di più” quali gli esseri umani), in Via delle Tinche l’ennesima storiella di corna e tradimenti sensuali (da abituati a una tv accesa che ci pare spenta), in Corso Vittorio Emanuele II l’inizio della chiusura dell’uomo su sé stesso a causa della proliferazione dei replicanti. Il ricordo del vecchio Wustite corse verso il Giappone, dove Galkar era stato “in tourneè”, osservando la città di notte dall’alto, chiedendosi se un posto simile esistesse o no. L’intera urbanizzazione era totalmente scevra dai vecchi cartelloni al neon, le scritte in caratteri kanji in tubi colorati piegati in una tonnellata di modi diversi, da fare invidia a Trevor Key, niente più colori in una città che un tempo ne era piena. Solo una vecchia radio ancora suonava una canzone della fine di quella che era stata l’ultima guerra mondiale, e tra le ultime guerre combattute esclusivamente da uomini in contrapposizione a altri uomini. Era un giapponese dalla voce roca, le cui r sembravano per ironia l lunghe e strascicate, come belati di dolore, e la canzone non aveva niente di giapponese: era I’m just a gigolo nella versione di Louis Armstrong, con il dimenticato cantante che si sforzava di rifarne il vocione. La città viveva sotto la continua minaccia delle Gemme, e questo semplice fatto aveva fatto sì che si spegnessero tutte quelle luci che emozionarono Fosco Maraini durante il suo primo, abissale viaggio in Giappone. La notte durava venti secondi, e venti secondi il Gnac. Per venti secondi si vedeva il cielo azzurro variegato di nuvole nere, la falce della luna crescente dorata, sottolineata da un impalpabile alone, e poi stelle che più si guardavano più infittivano la loro pungente piccolezza, fino allo spolverio della Via Lattea, tutto questo visto in fretta in fretta, ogni particolare su cui ci si fermava era qualcosa dell’insieme che si perdeva, perché i venti secondi finivano subito e cominciava il Gnac. Scriveva Italo Calvino a proposito dell’inquinamento luminoso, e di come la famiglia di Marcovaldo vivesse l’esprienza. Se il “povero diavolo, simile allo Charlot di Tempi moderni” vedesse la Tokyo di quei giorni, ma se l’avessero vista persino Godzilla, che la distruggeva sempre, Goldrake, che la sorvolava a bordo del suo disco volante, persino il vecchio comandante, pazzo e suicida, Paul Tibbets, dell’Enola Gay, il terribile bombardiere che terminò Hiroshima e Nagasaki in due soli giorni, avrebbero anche loro avuto nostalgia dello GNAC. Lo Spaack CoGNAC, a cui I vandali urbani avevano demolito una lettera dopo l’altra, lasciando solo quell’onomatopea senza senso. Al posto di GNAC ci sarebbe potuto essere こんにゃく, ma il discorso era quello. In verità il mondo, l’Universo, si era spento già da molto tempo. Un pò aveva fatto la preoccupazione ecologica, un bel pò in più aveva fatto la senilità dei giganti, I quali si erano svegliati ciechi, e come Eurinome ribelle abbattendo il serpente Ofione, noi, I nani sulle loro spalle, cademmo uno dopo l’altro ma, schiantandoci, non facemmo nascere nessun nuovo Pelasgo, né tantomeno la nostra prole contenne due nuovi Deucalione e Pirra. Dimentichi di quanta grandezza avevamo sotto di noi, e di quanta essa fosse basilare per la nostra cultura (e per “nostra” intendo pure quella giapponese, per ragioni di globalizzazione), era chiaro che le stelle che potevamo vedere grazie a quei giganti si erano oscurate. Stelle che avevamo creato noi, esattamente come gli edifici che senza fondamenta crollano e che senza tetto rimangono ruderi, si erano spente. Le VERE stelle, quelle che per generazioni avevano ispirato gli esseri umani, adesso brillavano colme di Schaundefreude sulle povere esistenze di quelli che le avevano guardate per così tanto tempo, ricordando l’innominato primato della natura, per cui la bellezza non aveva nessun valore. I giapponesi avevano, in realtà, creato una linea di difesa, lo Zemon. Un tempo un semplice macchinario edile con funzioni di rimboschimento. Dopo che la Gemma Dolomite ebbe distrutto I suoi simili e massacratone I piloti, l’ex pilota dello Zemon, un giovane manovale di nome Sū, decise di massacrarsi il corpo e l’anima con lo scopo di diventare il più forte del mondo, insieme al suo mecha, diventato una creatura che poteva fondersi con lui in simbiosi. Con l’aiuto di uno scienziato, il Dr Polutan, crearono lo Zemen come noi oggi lo conosciamo. Per lo Zemon crearono anche il componente supplementare Guregdeira, in grado di scomporsi Armando di volta in volta lo Zemon in diverse modalità, ognuna con una specifica tendenza per combattere un nemico diverso. Avevamo così lo Zemon Space, lo Zemon Land, lo Zemon Graveyard, lo Zemon Marine. Lo Zemon, potendo dividersi magneticamente, poteva quindi abbracciare questi diversi componenti compiendo queste trasformazioni veicolari. Diventando un robot da combattimento vero e proprio, lo Zemon cominciò a combattere una Gemma dopo l’altra, in particolare le tre utilizzate per l’occupazione giapponese, fortunatamente fallita, Danburite, Ekanite e Hackmanite, che si mostravano sottoforma di tre giganteschi Kaiju: Takowowas, Asasagolas, Aa’as. All’epoca del suo incontro con Galkar, però, le sue motivazioni avevano cominciato a ballare. Aveva senso quella mattanza di Gemme tutte uguali? E se non avesse mai più rivisto quella maledetta, unica responsabile della sua infelicità? E se quello fosse null’altro che un circolo vizioso senza fine? Lentamente smise di odiare le Gemme, semplicemente perchè come puoi odiare qualcosa su cui quell’odio non lo riesci mai a sfogare? Subentra la frustrazione. E frustrato Zemon lo era, quando, appoggiato al fianco di una collina nei pressi della costa di Soyamura, rifletteva sconsolato mentre un ciliegio perdeva le sue foglioline sopra la sua testa. Stava lentamente andando in catatonia, quando la Base O emerse dall’Oceano di Okhotsk, con Galkar che si trascinava dall’acqua, armato con gli Scudi mortali, la Falce desertificatrice, con Wustite che avvertì Glauconite della presenza di un altro essere metallico disteso sulla spiaggia. “Non so assolutamente che cosa dirti!” disse alla Gemma del gruppo della mica, anche lei allibita dalla presenza, sulla Terra, di un secondo gigantesco automa. “Posso stimolarne la percezione del reale usando la mia idrocinesi” disse Lapislazzuli. Nonostante la corazza di Sangord limitasse di molto le facoltà di Lapislazzuli, riusciva lo stesso a creare costrutti d’acqua, in questo caso un lombrico, che prese a strisciare sulla gamba dello Zemon, il quale lo afferrò e si riattivò. Lo lasciò poi strisciare di nuovo nell’acqua, guardando intensamente Galkar, osservandolo ai raggi X. “Gemme….ancora loro. La mia ossessione involontaria. Perchè continuate a darmi la caccia?” Zemon stette immobile, semplicemente arrancando lungo il crinale della scogliera per tenersi a distanza dall’altro. Galkar arrivò sulla terraferma, e anche lui si appoggiò lungo il precipizio, mentre le tre Gemme e il piccolo umano uscivano le loro postazioni per godersi la visuale, così tanto simile a quella di Beach City. Wustite, vestito come Shin della scuola di Nanto, si mise a osservare intensamente Zemon, un mostruoso coniglio-ciclope uscito da un incubo congiunto di Kazuo Komatsubara e Christopher Kezelos, con le due “pleure” di Polymar, due gigantesche lame a deltaplano, che li uscivano dalla schiena facendolo deambulare come un attore teatrale che indossi un pomposo costume rococo, sul modello di quelli della Daniela Cin di Marcido Marcidoris/Famosa Mimosa, in una sfida tra giganti. “Tu sei una Gemma eh? Nessuna creatura di questa dannata Terra può assomigliarti. O sei un essere umano venuto qui per ricordarmi la mia nullità?” “Parli? Non ci avrei mai creduto. Glauconite? Vieni qui!” disse il robusto “derivato dell’ossido ferroso” all’altra gemma testa di doritos. “Vuoi che l’analizzi?” chiese Glauconite. “No, non m’interessa. Hai per caso qualcosa con le Gemme? Noi non siamo venute a invadere questo posto. Siamo venute qui per prevedere un invasione!” “Allora arrivate tardi! Tre Gemme sono già arrivate. Chiaramente per sottomettere questa nazione! Ne volete sapere I nomi?” “Ne sono molto curioso….” “Danburite, Eckanite e Hackmanite” “Noi siamo Wustite, Glauconite e Lapislazzuli. Con annesse fusioni Andalusite, Malachite e Crisocolla” “Quelle tre Gemme potevano fondersi pure loro. Ne ho conservato le teste, delle tre maledette: Ittrocerite, Iolite, e Labradorite. Non c’è l’hanno fatta a occupare il mio Giappone. Prima I cinesi, poi gli americani, ma no, le Gemme no. sono stato più forte io!” “Vuoi combattere con me, o con il mio mecha o come Andalusite e/o Malachite?” “Non ti converrebbe: ti annicchilerei” “Non c’è l’hai l’etica del samurai? Non dovresti accettare tutte le sfide che ti lanciano, pena il disonore?” Andalusite assomigliava molto a Glauconite, ma con il volto di Wustite, come l’ossido ferroso aveva una stazza imponente, ricca di muscoli guizzanti e tirati come corde d’arpa. Come la petulante raggruppata nella mica aveva braccia semi-coniche, con dita meccaniche non totalmente unite, ma relazionate a loro stesse mediante un sistema MAGLEV. Non aveva armi particolari, come Rubino (soprannominato Corindone) e Zaffiro (le due Gemme che fuse danno vita a Uvarovite/Garnet). Nonostante la grande forza fisica, Andalusite finì però in pezzi, cioè forzosamente de-fusa dal cattivo esito dello scontro. Zemon si mostrò molto forte usando armi di comprovato effetto come i Raggi R.E.M, il Disco infernale, di nuovo i Raggi R.E.M, ancora i Raggi R.E.M, concludendo il combattimento con un arma preistorica: un amigdala, ottenuta da un macigno lavorato nella roccia a colpi di Disintegratori plusvalenti, che, dato in testa a Andalusite come il martellone gigante dei cartoni di Tom&Jerry, la fece de-fondere. “Però così non c’è stato nemmeno tanto gusto!” sbottò Zemon. “Parli come se lo smacco fosse tuo” disse Wustite, adesso meglio equipaggiato con Galkar. “Ora la mia curiosità è un tantino alta” disse Wustite, sentendosi, giustamente, invincibile. La battaglia tra i due-combattuta da Zemon con lo Scudo Rotante e da Galkar con la Falce desertificatrice si protrasse per un intero pomeriggio, mentre, quando il Sole tramontò pascendo le sue fiammelle nell’acqua dell’oceano, i due continuavano a rivaleggiarsi, ma stavolta solo Zemon-nell’atto di ricaricarsi sfruttando la fusione fredda-e Wustite, intento a sbranare enormi Pleocyemati pescati da quell’estremissimo avamposto del Giappone. “Takowowas? Asasagolas? Aa’as? Che razza di nomi sono?” domandò Glauconite, tra un interruzione delle spacconate di Wustite e l’altra. Zemon si pregò di risponderle, mostrandole tre concrezioni, una di titanite, l’altra di antigorite, l’ultima afghanite. “Sono gemme terrestri. Dove le hai trovate?” poi Zemon le sversò a terra, come un cercatore d’oro che ripulisce la mano dalle chicchere d’oro setacciate via dal fiume, per tornare a sconvolgere benignamente il greto del fiume per estrarne nuove pepite, e Glauconite poté osservare che in quelle pietruzze sussisteva tutt’ora una sorta d’impalpabile energia vitale, simile a un vapore. Come se fosse stata Paracelso, o Maurizio Vincenzoni, Glauconite procedette a scannerizzarle, per vedere quale demone vi si agitasse dentro. Il primo, Takowowas, assomigliava a un polpo dalla testa bassa, spessa e piatta, senza veri e propri occhi. il secondo, Asasagolas, un lucertolone tra il drago e il dinosauro….o il kaiju il terzo, Aa’as, assomigliava a una medusa a forma di brufolo, con un solo occhio, e minuti tentacoli gelatinosi poi i bagliori, i vapori, scomparvero, proprio mentre Glauconite cercava invano di afferrarli. Si sentì, nello stesso momento, pervadere da una violenta sensazione d’allarme, come se uno di quei mostri avesse potuto attaccarla alle spalle in quello stesso istante. Nonostante le Gemme non dovrebbero né bere, né mangiare, né tantomeno avere in corpo nessun tipo di liquame (quindi nemmeno acqua sudabile) la sensazione era quella di un animale non gemmologico in uno stato di massima eccitazione. Come un bambino sedotto da “una bella signora ariana” durante un corso di educazione sessuale nazista. “Hai paura eh? Quella è la tua razza. Di invasori dal volto sexy. Sai cosa diceva Ann Henning? Se vuoi che la tua carne, come sotto l’effetto dell’H2s, si sciolga e decomponga, usa tanto miele e balsamo, così non se ne accorgerà. Mi sono scontrato sempre e solo contro questo terzetto maledetto, all’infinito, come in un incubo kafkiano. Queste risalgono all’ultima volta, a quando le porte del Castello si sono finalmente aperte all’agrimensore K. Ma per me era troppo tardi! Io, Sottotenente Giovanni Drogo, sto morendo solo, nel mio eremo, mentre la malattia mi divora le carni! Ah Donald Zinkoff! Ah! Kris Kelvin! Mai aspettaste quanto me. Ne nell’Invincibile, ne sul pianeta Eden, riuscì mai a smascherare il mistero. Perché questa galera? Perché io sono prigioniero della ripetizione? Fino a non troppo, né troppo poco, tempo fa. La mia mente è abbagliata, i miei ricordi sconvolti, confusi, intrecciati in un nodo gordiano inestricabile!” “Ha visto degli Iniettori?” “Vuoi dire quegli affari a forma di batteriofago? Sì, ne ho visti un gruppo. Odiosi aborti….stavano salendo dal Mare Cinese Orientale, nell’Isola di Okinawa, e io li ho respinti tutti. So benissimo come voi Gemme. E so benissimo anche della vostra cultura. Sareste voi le leggendarie Gemme ribelli di Beach City?” “no, noi eravamo le Gemme del pianeta natale. Quelle altre erano nostre nemiche e alleate dei terrestri. Noi avremmo dovuto eliminarle, ma ci hanno “convertito” al bene e alla giustizia. Loro erano Uvarovite, Ametista, Perla e Rutilo. Uvarovite era formata da due sub-Gemme, Rubino e Zaffiro. Seguivano un umano, Brookite, o com’era meglio noto, Steven Rutilo. Anche Wustite è una poli-Gemma! Metà Spinello, metà Topazio. Loro ci hanno affidato quel gigantesco giocatore di hockey, il Galkar che, come le poli-Gemme Malachite e Alessandrite, è tre esseri fusi insieme: Herumeth, la testa, Ga’at, il corpo, Sangord, le gambe. Adesso, te lo dico anche se potrebbe sembrare fuori luogo, ma ti fidi delle Gemme adesso?” “Sto cercando di risvegliare le Gemme sconfitte nelle imboscate per impadronirsi del Giappone, l’unica nazione oggidì libera, ma la fiducia? Mi balla ancora. Non voglio darvi questa delusione, ma le Gemme nella mia mente, nella mia incerta memoria, devono ancora meritarsela, la mia più disinteressata e spassionata fiducia. Non volevo dirvelo per non farvi sentire in angst, ma questa è la verità, e non posso esimermi dal rivelarvela senza mentirvi. Se vi mentissi, mi disattiverei” “Allora, Zemon, ti dimostreremo che siamo anche noi combattenti sul fronte della razza umana!”

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Capitolo 3
*** tokyo is crying tonight ***


“Calcantite! Perché i nostri ricognitori non danno più informazioni sul Giappone?” “Mia Eccelsa Citrino, ritengo legittimamente che, al momento dell’infiltrazione, siano stati distrutti. L’isola è quasi impossibile da attaccare” “Nella storia terrestre questo si è dimostrato discutibile. Nel 1945 il paese è persino stato bombardato con delle armi nucleari, non credo sia impossibile per noi impadronircene” “Eccelsissima Citrino, il Giappone ha difese invincibili, colossali automi con armi da crociati duecenteschi, e glieli posso mostrare” “Lo faccia immediatamente” Calcantite non esitò a farle vedere, su uno schermo a occhio di trota, le battaglie intergalattiche di Goldrake, Gaiking, Danguard, Jet Robot, Starzinger. Alabarda spaziale e Maglio perforante! Croci rotanti e Magli perforanti! Frecce cosmiche e Pugni cosmici! Braccio perforante e Missile Rygar! Arpione cosmico! Fucile laser! Devastatore a catena! “e voi materialisti, col vostro chiodo fisso, che Dio è morto e l’ uomo è solo in questo abisso, le verità cercate per terra, da maiali, tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali; tornate a casa nani, levatevi davanti, per la mia rabbia enorme mi servono giganti.” Francesco Guccini-Cirano-D’amore, di morte e d’altre sciocchezze “Questo è fantastico. Ma c’è anche del vero?” chiese Citrino. “Osservi Lei stessa” disse di nuovo Calcantite, con quel tono ispirato da cantantina d’opera, mentre visualizza una pianura sulle coste dell’Hokkaido meridionale, dove I resti di Gemme guerriere emettono fumetti colorati mentre un imponente figura esce dal taglio dell’orizzonte spostandosi mano a mano verso il basso, seguendo un sentiero invisibile. “Qui c’è stato un gigante immenso” disse Calcantite come se non le fregasse nulla. “Il gigante! Dimmelo Calcantite, è una Gemma gigante come potrebbe esserlo stato Malachite, o Andalusite o Hiddenite, oppure…..cos’è quell’altro essere che ha sconfitto Malachite insieme a Cacoxenite, quella volta a Cesenatico?” “Galkar. È il gigante meccanico, come lei ha visto prima” al che Calcantite, con l’aiuto della gemma servetta Opale Rosso, fece vedere cosa la Nave Madre delle Gemme Native aveva avuto modo di riprendere standosene in una zona prossima alla costa. La pianura era spazzata dal vento. Malachite era lì, con Cacoxenite sotto di lei, in lento stritolamento. Kunzite, Ametista, Perla e Steven erano lì, sugli scogli, attoniti. Erano arrivati in Italia, a Cesenatico, se non prima che la città fosse stata evacuata prima. L’evacuazione non era però servita a molto; come avvenne a Napoli durante l’epidemia di colera, la città dov’era avvenuto l’esodo, a Cesena, era stata oggetto di un bombardamento a opera di una bomba a trinitite, rendendola collerica. I nostri eroi gemmologici erano stati quindi costretti a affrontare la probabile invasione dell’Italia dalle spiagge cesenaticensi quasi da soli. Nella colonia abbandonata dell’AGIP, sul lungomare Carducci, fuori stagione per le vacanze, in un Dicembre senza Natale, con la sabbia fredda e l’acqua ancora più intirizzente, Steven vedeva sua madre e il suo migliore amico Gemma stare lentamente annegando nella sabbia. “Ormai è la tua fine. Tutto quello che avete costruito….tutto quello che avete accumulato…quegli insulsi esseri umani che vogliono continuare a riprodursi come acari nell’abisso di un vecchio materasso in una discarica….spariranno. l’epoca dell’uomo è finita. Adesso le Gemme della Sacra Citrino domineranno questo vomitevole pianeta” Adesso, lì, su quella spiaggia, le cose stavano precipitando. Ma dagli abissi dell’Adriatico emerse la gigantesca Base Ξ, uno scintillante peso color cemento con una testa di marmotta al centro della circonferenza, con 2 malevoli occhi rosa. “Cosa sta succedendo adesso?” urlò Malachite, mentre Cacoxenite, approfittando della sua distrazione, abbracciò Malachite facendole scricchiolare la schiena, saltando poi in aria e eseguendole una Kinniku Buster. Ma contro Malachite non sarebbe bastato. E il combattimento riprese feroce, mentre la Base Ξ schizzava verso l’alto e prendeva poi a sorvolare lo spazio in cerchi concentrici. Eseguì una virata e da essa decollarono I tre robot Herumeth, Ga’at e Sangord entrarono trasformati in Galkar. “Cos’è uno scherzo? Cos’è quell’affare? È un robot? Glauconite! È come uno di quei tuoi accrocchi?” e Glauconite, nascostasi anche lei in preda al terrore per un simile combattimento tra giganti, fece la gnorri. Era un gigantesco mecha con una forma di giocatore di hockey, con l’elmetto con delle borchie punzonate lungo l’asse del parietale, il naso lungo un dito, piatto e con un gradino in corrispondenza delle cartilagini laterali, una casacca blu, un grosso due bianco a identificarne la posizione in squadra, un ombelico molto pronunciato con lungo la vita un solco nero, da mutande tenute troppo a lungo, stinchi e avambracci più grossi del quadricipiti e dei bicipiti. Malachite lo guardava atterrita, mentre Cacoxenite era di nuovo sottomessa, compiere la picchiata fatale contro di lei. Beccarsi Galkar in faccia equivaleva allo schianto delle sculture dei faraoni della diga di Assuan in faccia alla velocità di un TAV, e Dio se fece male. Anche perché Malachite era in un qualche modo “organica” mentre Galkar era d’acciaio. Galkar stava spezzando la schiena a Malachite poco a poco, mentre Cacoxenite estraeva la sua arma: un diablo i cui manici erano mazze ferrate con i manici provvisti d’aculei, il filo tagliente, il diablo in oggetto una coppia di altre due stelle del mattino attaccate in un modo simile al Doppio Tohmahawk degli Astrorobot. Lo lanciò verso Malachite, nel frattempo stata intrappolata alla spiaggia dal ghiaccio dello Sguardo invernale e con i capelli (la chioma di Wustite) messa a ardere dal Lanciafiamme. Perse un braccio mentre Galkar procedeva al suo ultimo attacco. Volando verso il mare estrasse la mazza che avrebbe dato poi in testa a Malachite, la Falce desertificatrice, lanciando prima il puck dell’apocalisse, non a caso il Puck esplosivo. Colpita la gigantessa, Galkar li tagliò la testa. Wustite e Lapislazzuli caddero nella sabbia, fredda e ostile. Cacoxenite e Galkar si avvicinarono agli astanti sulla scogliera (quella che cominciava dal Lungomare Forlì) e Cacoxenite si dissolse in Rubino e Rutilo e quest’ultima corse ad abbracciare disperata suo figliolo Steven. “Mamma…” “Steven [Rutilo aveva la parlantina alterata dai singhiozzi] ho avuto una paura immensa che quei brutti cattivi potessero ucciderti….” “ANCH’IO CE L’HO AVUTA MAMMAAAAAAHH!!!” e i due rimasero abbracciati, fondendosi per un attimo in Tanzanite la fusione della madre e del figlio (con Greg non funzionava…). Approfittandone, Rubino e Zaffiro corsero tuffandosi nel mare, insieme a una sgattaiolante Ametista. “Chi siete?” chiese Rutilo ai piloti del Galkar. “Qui dentro siamo Zack, Xavier e Zoey. Zack, cioè il sottoscritto, pilota l’elmetto di questo Galkar, Herumeth sotto di me c’è Xavier, il mio migliore amico, che pilota la casacca, Ga’at e infine, sottomessa a tutti noi, c’è il basamento portante, Zoey, che guida i parastinchi di Galkar, Sangord e sotto la guida del Dottor Rachesaux difendiamo la Terra dalle Gemme cattive! Noi siamo i Gems Destroyers!” e IMPROVVISAMENTE SUGILITE! La fusione tra Ametista e Uvarovite (e Uvarovite sarebbe poi Rubino, lo Ying, il principio maschile, e Zaffiro, il principio femminile, lo Yang, uniti insieme) emerse dall’Adriatico per farsi un “selfie” con Galkar. Poi però decisero di smetterla e Uvarovite e Ametista si scissero, montando sulle spalle del robottone, 30 metri d’altezza per 280 tonnellate di peso, godendosi una citazione di Bernardo di Chartes. “Calcantite, fammi alcuni rewind e screenshot delle sequenze con quel coso. Devo analizzarle insieme a Trinitite in privato” “Stesse spalle massicce, stessa ombra in grado di rabbuiare il Sole….ma vedendone così poche immagini, senza, che ne so, leggerne una pagina enciclopedica, non riesco a farmene un idea più complessa. Però altri ricognitori, meno evidenti, nelle cupe foreste di Aokigahara, hanno ripreso meglio quello strisciante Stål Kæmpe che, sfidando i Mori no idenshi, sfracellava alberi strappandogli dalla terra vomitevole e spezzandoseli sul petto, chiudendoli in una morsa fracassante spingendo all’indietro con le braccia. Come un giulivo Paul Bunyan Zemon, nelle vecchie riprese di Trinitite, si lasciava dietro una mulattiera di alberi sfracellati. Non si limitava però a lasciare tutto così, come i branchi di elefanti nel fitto della jungla di Punjab. Alle sue costole aveva un enorme carrarmato con una cavità al centro, che si caricava del legname abbattuto. Sembravano davvero Paul Bunyan e il suo manzo azzurro. I due stavano costruendo un enorme abitazione, prima fondando le cunette di contenimento delle colonne vegetali-facendo esplodere esatte sezioni di terreno acquoso per la troppa attività fluviale carsica con dei missili-poi prendendo i tronchi gettandoli su degli enormi macigni, tagliando loro la testa con dei pugni a reazione in cui la mano gira su sé stessa con la chiusura a pugno trasformata in una gigantesca frusta da miscelatore maciullante, ponendoli ognuno nel buco ancora fumante. Non ci si faceva scrupoli a forzare i buchi purché i tronchi non “ballassero” quando li venivano dati anche sonore spallate, perché la “clientela” era esigente: anche se era folle pensarlo, quella capanna di tronchi sospesi sarebbe dovuta sopravvivere anche a una carica di Megatherium, i bradipi giganti che con uno scappellotto ti facevano fare touch down in mare aperto. Quell’omone di metallo lavorò con fare arrabbiato, senza però che la rabbia prendesse il sopravvento rendendo il lavoro frettoloso e impreciso. Venne poi la posa del tetto, o meglio, della tettoia di tronchi intrecciati, dopo aver transennato di trasverso i tronchi della prima posa, utilizzando delle liane rese più mollicce con un umidificazione, stringendole con dei robusti nodi. Fu soddisfatto solo quando costruì quella che sembrava una prigione. Ma a lui non importava, perché era così tanto bisognoso di un tetto da accontentarsi anche di una gattabuia. Ecco quindi l’edificazione della tettoia. Il lavoro sul legname fu di nuovo laborioso, creando una cascata di trucioli, ciocchi inutilizzati, cortecce scuoiate, che caddero a valle insieme a dei macigni che li comprimessero tutti, mentre altre liane informi venivano rese più semplici da utilizzare come lacci bagnandole a viva forza nell’acqua di un laghetto, anche qui spaccandosi la schiena fino a che, bisognoso di riposare, si sedette contro altri alberi la cui enorme schiena avrebbe arrecato altri danni, contemplando la scena, le giunture che cigolavano con un crepitio assordante. Sembrava una vecchia bandoliera arrugginita. La costruzione venne poi coperta di terriccio, fino a che poi vi si poté inserire dentro. “Ecco. La mia base è andata perduta, molto tempo fa. So solo che era una costruzione imponente, con colori scuri e minimalisti, e che svettava come un enorme montagna all’orizzonte. Sarebbe stata la cosa più imponente che voi avreste mai potuto vedere. Adesso con il senno di poi non sento più di averne chissà quale bisogno, ma all’epoca ero solo una macchina che non si sarebbe mossa di un micrometro. Ci rimarrete benissimo” “Noi avremmo una nostra base” durante la notte, Zemon, rimpinzantesi d’energia tauonica, fatica a disattivarsi. Come i tursiopi, dorme con un occhio solo, il che, essendo lui un ciclope, equivale a dire che è praticamente sveglio come un grillo. Nella notte sente l’immantinenza di qualcosa. Con la sua mole colossale cerca di muoversi nell’oscurità della notte, seguendo l’antica pista della furia arboricida. Ben presto, in un tacito accordo, Galkar lo affianca. In una sconfinata pianura assolutamente immobile una Gemma, colossale, simile a Feldspato, quella che sarebbe dovuta essere la fusione tra Rutilo, Uvarovite, Ametista e Perla E STEVEN!, con delle altre Gemme, simili a quelle che diedero a Zaffiro l’ultimatum di non innamorarsi di uno “schiavo penecefalo”, Rubino (o Corindone suo nom de plume): Americanite, dal naso a becco di picchio, Brasilianite, dalla cresta a Luna falciatrice, Europeite, dalle corna bovine, Tanzanite, dalla testa a casco, con due bulbosità auricolari. Ognuna la stava colpendo con sommo infierimento, ogni tanto accanendosi con ferocia inaudita mentre la poveretta era stravaccata a terra come un toro prossimo a ricevere la staffilata assassina dal matador, ogni tanto elicitandola a rialzarsi, ma proprio in quel momento scatenando tutta la loro truculenza tribale, diventando anche più sadiche, in quel loro accanirsi da vigliacche su una poveretta inerme. A entrambi l’acido fenico ribolliva nelle giunture. Fu così che, non temendo cosa sarebbe mai potuto succedere loro, Zemon e Galkar si scatenarono, irrompendo in mezzo a quella festa della cattiveria. Numero due! E dal numero di squadra di Galkar partono degli iperbolidi dorati a forma di 2 in rapidissima sequenza, che colpiscono la Gemma di Americanite. Aquilone spaziale! E Zemon divarica il suo tronco, aprendovi attraverso una cerniera parallela alla colonna vertebrale da cui decolla un drone violaceo simile a una manta senza coda, con due speroni bianchi sui reattori. L’oggetto volante non identificato vola troppo veloce, e dove passa, le ali e il muso hanno un bordo modellato come una sciabola, e si sente, e li basta un velocissimo tonneaux a botte per tagliare a metà Brasilianite, decapitandola come Anna Bolena. Galkar sguaina la sua Falce desertificatrice, e come un contadino in lotta contro un mostro vegetale miete letteralmente Europeite, la cui fine arriva in pochi sibili. Missili fuori! E dal cinturone El Charro di Zemon partono 12 raffiche parallele di V3 nerastri, che riducono Tanzanite a uno scolapasta. Le Gemme, le sorellastre di gemma, sono a pezzi. Le bambole cattive si sono sfasciate, e Zemon, che oramai sapeva come “moriva” una Gemma (Vi faccio vedere adesso come muore una Gemma cit.Fabrizio Quattrocchi), notò delle anomalie nei loro cadaveri. Le braccia, le gambe, persino le dure teste, come quelle dei modelli di malformazioni craniali gorillesche di Lombroso, erano un riversarsi, uno spogliarsi, di molle, componenti d’acciaio e silice nichelato, erano anche loro dei robot! “Questo giorno non doveva venire” disse Zemon, la cui voce era adesso simile a quella di un essere umano “le Gemme hanno costruito macchine assassine….COME TE!” sbraitò contro Galkar, buttandolo a terra. “Ti assicuro! Noi abbiamo voltato le spalle a tutto questo! Noi non apparteniamo più a Citrino e Calcantite!” “Chi sono? Perché ne parlate come se un tempo loro ubbidivate…..AAAAAAHHHHHHHH!!!! erano i vostri superiori! Saggia scelta tradirle, ma non mi fido. Quando saprò per davvero se o no sareste disposti a farle anche a pezzi, perché non le mostrate più alcuna riverenza?” “Aver combattuto insieme non è sufficiente? Adesso sto anch’io percependo un energia alterata. Ed è inevitabile: Gemme! E vengono da noi!” il Giappone era ancora una nazione inviolata. La difesa di Zemon era stata così veloce, un uragano, che le forze da sbarco, partite dalla Micronesia ferocemente strappata ai francesi, erano appena scese quando smisero di ricordarsene per mancanza di vita. “Vi prego….portatemi a Beach City….il mio nome è Titanite. Sono una delle Gemme ribelli. Voi siete delle fusioni?” “No signorina. Io sono un drone anti-Gemme invasive, lui un mecha costruito da tre Gemme alzatesi contro Citrino, che lo pilotano per non perdere tempo in una fusione, dato che mentre la eseguono potrebbero diventare vulnerabili” “Lei” chiese Glauconite “E’ per caso una fusione. Lo chiedo per le sue dimensioni colossali” “Certo. La mia arma è un enorme roncola. Io sono composta da tre Gemme, come l’Alessandrite del gruppo del crisoberillo, o l’Eliotropio del gruppo del calcedonio. Le mie Gemme sono Pomice la cecchina, Torio la baleniera, Desert Rose la reziaria. Thitanite Thitanite the neosilicate Le mie Gemme sono Pomice la cecchina, Torio la baleniera, Desert Rose la reziaria. Dovevo essere una delle forze d’occupazione micronesiane, ma durante l’attraversamento dell’Oceano Pacifico Settentrionale mi sono divisa in corrispondenza del gorgo del Mar delle Filippine, precedendole. C’erano delle balene-sommergibile” “Balene-sommergibili? Che razza d’armi sarebbero? Sicura che non ti sia confusa con dei veri sommergibili? Quelli costruiti dalla Germania come U-Boot, quelli con le rotelle giganti da triciclo Altrike costruiti in America come , quelli con rampa di lancio incorporata per il decollo d’idrovolanti costruiti in Italia come ? Non sei l’unica. Nei primi incontri con queste macchine da guerra, da Ventimila leghe sotto i mari a La grande battaglia delle navi sul fondo del mare-Kaitei gunkan di Shunro Oshikawa” “No…..non è così. Io so come sono fatti gli animali della Terra. Vi farò vedere qualcosa. Voi li conoscete i libri?” “Sì. Di carta, su Playstation….non importa. L’importante è che tu ce li faccia vedere” e Titanite estrasse dallo spacco delle sue mammelle una serie di tascabili: Moby Dick di Hermann Melville, Ruggine e ossa di Craig Davidson, Addio e grazie di tutto il pesce di Douglas Adams. “Conosci la cetologia?” “Ci hanno addestrate. Conoscete le Ametista del gruppo delle basaltiche subalcaline? Si possono trasformare, in creature terrestri. E inoltre dovevamo imparare per essere le meglio preparate all’invasione. Nessuna generalessa renderebbe le sue soldatesse ignoranti sulla missione amazzonica che devono compiere. I cetacei hanno imparato a pervertire le loro rotte per allontanarsi dalle coste giapponesi. Trovano asilo presso le correnti oceaniche che circolettano l’America Settentrionale, attraversando il canale di Panama, le coste messicane, quelle della Florida, della Georgia, di ambo i Carolina, della Virginia e del Connecticut, riversandosi anche sul Canada, le coste del Quebec, del Nunavut e dello Yukon, arrivando anche nell’Alaska, ricominciando il giro dal gelo di Juneau all’afa di Guadalajara. Non potevano essere giapponesi. I giapponesi cacciano le balene per il grasso e la carne per farne il sushi. Dovevano essere papuasiane. Ma non mi stavo confondendo con sommergibili costruiti in Papuasia, varati a Abau, erano giganteschi mammiferi marini con innestati delle navi da guerra, cariche di bombe, siluri, spolette e torpedini. Mi hanno evitata, credo perché mi rifugiai nella fanghiglia a 11034 metri sott’acqua. Bombardarono le mie ex compagne….quelle erano venute a punirmi….ma non erano extraterrestri….erano state costruite sulla Terra. Tutti quei pezzi sparpagliati in aria vi avrebbero dovuto imbeccare nella giusta direzione” “A che gioco stanno giocando? Chi le ha costruite? Cosa vogliono da noi quei luridi bastardi?” “Robolab ltd, Ishinomaki. Hanno filiali a Odaiba, Toyama, Aizuwakamatsu, Murakami, Shizuoka. Hanno persino le targhe imbullonate. E abbiamo già saggiato l’appartenenza alla Terra di quelle balene d’attacco” “Hanno copiato quella tecnologia….maledetti, mi hanno tradito, SONO VENUTI MENO ALLE LORO STESSE PROMESSE!” “Adesso tu non devi più combattere noi Gemme. Adesso siamo alleati. Qualunque cosa stia montando laggiù, da Tokyo, suppongo, noi l’affronteremo uniti!” Tokyo, Tokyo In a strictly guarded industrial facility In the outskirts of the city Where future is made of iron and plastic I experienced something fantastic 科学博物館 現代美術 - 国際と日本の博物館 自然史博物館 “Tokyo…. La mia città. Sentirla minacciata è per me un ansia intollerabile. Dobbiamo muoverci. Se solo avessi il Guregdeira con me potrei trasformarmi e raggiungere il luogo da cui immancabilmente verrà fatto raggiungere l’acme all’attacco, Shibuya, l’attraversamento oceanico. Lo so perché la prefettura di Inokashira è la via perfetta per compiere un aggressione laterale. Ma il mio modulo bulldozer rischia d’appesantirmi. Anche se potrei volare. Ciononostante anche in queste circostanze rimarrei piuttosto limitato. Tu soffri di problemi simili?” “Per tua e mia fortuna no” rispose Glauconite. Posso raggiungere la mia base e scortarti lì” Viale di Hanami, 1897 i grandi magazzini di Honmachi, 1936 le strade di Tokyo, illuminate dagli schermi della Mitsubishi, nel 1982 Mike Tyson, “turista per caso” nel 1988 uno Zeppelin attraversa Tokyo, nel 1926 Tokyo flagellata dai bombardamenti americani, dopo Pearl Harbor, aspettando Hiroshima, nel 1943 La televisione arriva nelle case, 1958 un po’ stretti sulla metropolitana linea Chiyoda, 1985 “Non starti a crucciarti, Zemon” disse Glauconite, mentre Galkar scendeva su Shibuya, la Falce desertificatrice sguainata. “Eccomi qui” disse Zemon, affiancandosi a Galkar, con lo Scudo rotante sguainato anch’esso, mentre, come nei duelli finali dei western di Gianfranco Parolini, dove i due eroi devono combattere i cattivi nei quartieri della vecchia Santa Fe mentre tutti gli abitanti o hanno fatto tutti i Giuda Iscariota vendendoli per 30$, o i Pietro di Betsaida che li rinnegano mentre un gallo, sulla staccionata, canta In the middle of all that trouble again degli Oliver Onions, la città era deserta. Oh, almeno qui la cosa aveva senso. Si sarebbero fatti uccidere inutilmente da Gemme grandi come Gamera e Anguirus, cose contro solo Galkar e Zemon possono affrontare. “Guarda laggiù” disse Zemon, a poco a poco passato dall’essere un Astroganga con cuore e anima umani, con una voce simile a quella di Val Bettin, di nuovo in un Balatack che viene temporaneamente usato dagli Shayzack, una macchina per uccidere senza niente da offrirti. Se prima era il robot di News of the world dei Queen, triste, umanissimo nel suo lutto sheakspeariano, adesso era un pupazzone di metallo indifferente su uno sfondo monocromo, come l’elefante-aspirapolvere di Max Ernst “Non c’è fumo. Se si stanno avvicinando, molto probabilmente si risparmieranno le distruzioni per dopo” “Lo temo anch’io” rispose il copilota Wustite, ricordandosi di quando dovette affrontare, in un combattimento voluto da Trinitite e Calcantite, Crisocolla, la fusione di Lapislazzuli e Glauconite, sue alleate, perché il solfato idrato voleva testarne le abilità in battaglia [come se già non vi fosse bastato quello che mi avevate fatto prima, STRONZE!], e come fosse disagiato rispetto allo scopo di quell’esame. Erano davvero così disumani da chiedergli una cosa del genere? Si sentiva come Bart Simpson quando Nelson e i suoi bulletti circondano il povero Ralph per prendersi gioco di lui. Ralph “ralfuccio” Winchester sarà pure stato il più rimba di tutta la scuola elementare di Springfield, ma a Bart faceva ingiustizia. D’altronde Bart non è né Nelson, né Serpente, né Montgomery Burns. Lui, come suo padre, in fondo ha un cuore d’oro. Le tre Gemme, da cui erano discese Danburite, Eckanite e Hackmanite: Apofilite, Piropo e Smeraldo. Il papavero dell’oppio verde che esce dal portacipria giallo, la satanassa tettona con la lingerie di Lavinia Kean di Il lupo la volpe e l’oca selvaggia, il granchio color anice a due teste. Apofilite (a sinistra), Piropo (al centro), Smeraldo (a destra) “Preparatevi a diventare di Citrino, nostra regina!” “Citrino? Volete dire il quarzo giallo scintillante? So perfettamente chi sia. E non credo che a me, che adesso sono pura robotica, importi niente, mai più. Vedete questo pugno? [agita uno dei suoi pugni davanti alla corolla di Apofilite, la faccia paonazza di Piropo, il prosoma di Smeraldo] VE LO SPIACCICHERO’ IN FACCIA!” al che Piropo li afferrò le spalle gettandolo a terra, con uno schianto che gettò la testa di Zemon nell’alto dei cieli. Ma, come Nick Quasi-Senza-Testa Zemon può comandare a distanza il suo organismo anche decapitato. E Piropo non solo ricevette l’umiliazione dell’essere spogliata “in pubblico” ma Zemon l’afferrò per le caviglie e la scagliò addosso a Apofilite, per poi rimettersi spalla a spalla con Galkar. Lui fuggì in cielo mentre il possente Apofilite cercava di stritolarlo, ma il “giocatore di Hockey” se ne disinteressò con gli Scudi mortali: i due brocchieri lanciati dall’interno del torace che ridussero l’enorme papavero a un sedano alla julienne. Zemon scagliò la sua Ghigliottina deltaplano (anche detta Lama volante, è una gigantesca mannaia a V, ottenuta dal suo brocchiere in un marsupio sulla schiena, a cui vengono attaccate due grosse lame da taglierino, potendo anche roteare a fresa) contro Piropo, moncandole una gamba. La baldracca demoniaca-che dopo essersi giocata una gamba era riuscita a rivestirsi-venne segata in due da uno dei brocchieri del Galkar, mentre Zemon finiva Apofilite con i Raggi R.E.M. In alto, la Base O fece partire il Morbo della rosa rosa contro Smeraldo, contro cui Galkar stava nel frattempo lottando, con le Punte acuminate, contro le chele del granchio. Quello gli aveva mozzato ambe quelle dei gomiti, ma quelle delle ginocchia intervennero con un effetto Booby Trap ficcandosi negli occhi. La pioggia color confetto di Hylocereus Hondatus (frutto del dragone) colpì come grandine acida il carapace smeraldino del granchio, con Galkar che lo fece scoppiare prima con lo Sguardo invernale, a cui si unì un Maglio frullante di Zemon. Contemplando i danni, Shibuya Square era abbastanza martoriata. Sembrava il “cratere” di un dente affetto da carcinoma gengivale dopo che l’aborto maligno era stato reciso dalla carne e il dente, saltato, aspettava il colpo di grazia. “Tranquillizzati” disse Glauconite. “Non è più del danno che fecero gli Aum Shinrikyo di Shoko Asahara quando gettarono gas venefico nella metropolitana!” “sai anche quest’altra, terrificante storia?” “Ahimè la so. È una notizia che tutti hanno dimenticato. Persino i giapponesi, immagino. Ma credimi, sono fatti molto peggio di quello che credi. Prendiamo l’invasione della Manciuria durante la Seconda Guerra Mondiale, l’Unità 731, i torturatori giapponesi sul modello di Himmler, Freinberger, Ruzzier e John Williams, poi gli anni delle Okkupazioni studentesche, le violenze dell’Armata Rossa di Fusako Shigenobu, il massacro di ragazzine a opera di Tsutomu Miyazaki, e l’intervento militare del Giappone durante la prima guerra afgana con il ministro Kaifu che elargiva ¥ come se non ci fosse un domani…..se vuoi salvare il Giappone, SII TU PER PRIMO il salvamento che vuoi vedere sulla tua nazione!” A Quel ritorno al “presente” Wustite, che era stato il Magnifico Disturbatore di quella conversazione, gettò giù da 30 metri e 280 tonnellate una sigaretta di 60 millimetri per 280 milligrammi, mentre il cielo sopra Berlino Taranto si accendeva dei colori del tramonto, l’ultimo carosello di sbandieratori atmosferici prima del “monoscopio” della notte buia, o, altrimenti, l’accensione, il 16 Novembre del giorno, con i lumini, le candeline aromatiche della notte, libera da proteste, barricate, scontri di piazza e bugigattolo, lacrimogeni, cozzi di scudi di plexiglas e manganelli improvvisati, okkupazioni, Male chiamato Bene e Bene chiamato Male. “Il giorno fu pieno di lampi; ma ora verranno le stelle-le tacite stelle” (cit. Giovanni Pascoli) “Il cielo è stato il primo televisore” (Cit.Nam June Paik)

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Capitolo 4
*** grande battaglia nell'Alaska! King Mineral III appare ***


We Are the Crystal Gems We’ll save the day And if you think we can’t We’ll always find a way for the people of your world believe’n Garneth Amethyst Pearl we are the Homeworld Gems we’ll enslave your race and if you think we can’t WE’LL PUNCH YOU IN THE FACE! For the people of your world Being scared by Lapis Peridot (DON’T TOUCH MY STUFF!) AND JASPER (the only male Gem in the show!) le varie fusioni: 1) Uvarovite+Ametista= Sugilite 2) Uvarovite+Ametista+Perla=Alessandrite 3) Rutilo+Wustite=Berilio Citrino stava morendo, uccisa dal veleno di Trinitite, rivelatisi un ennesimo traditore, nonostante si fosse fusa con Calcantite diventando Fluorapatite, le sue sofferenze erano le stesse, e per di più la fusione l’aveva solo indebolita, moltiplicandone le sofferenze. Quella Gemma le aveva sparato in cuore una bomba a Servisol a alta pressione, per riuscire a impadronirsi di Chrystalia. Era stata la sua terza sconfitta, dopo la prima, causata da Cimofane, poi quella creatura meccanica vestita come un giocatore di hockey (o in alternativa il Sylvester Stallone di Anno 2000 la corsa della morte), adesso essere osservata con pietà dalle Gemme, tutte le 6 che l’avevano tradita. Uvarovite, Ametista e Perla, non invecchiate di un solo secondo, e anche Steven, che però all’epoca del “surgelamento” era già ai varchi dell’adolescenza, quindi già piuttosto grandicello. “Quindi, è tutto finito. Citrino, qui a terra, ora. Non è un bello spettacolo” disse Wustite. “Soprattutto non se non sappiamo dove quel verdolino di Trinitite si è andato a nascondere” disse Glauconite pensierosa. Nel frattempo Fluorapatite si era de-fusa, rivelando Citrino e Calcantite inermi e con la gemma in frantumi, trasecolante un misterioso liquido abbinato al loro carnato. A Gem can bleed? Avrebbe chiesto quel vecchio armadio dalle ante scricchiolanti ma micidiali sulle facce del Batman di Frank Miller. “Voi……” Citrino si colpì il petto e estrasse la bomba che le esplodeva nel petto a effetto centellinato, cercando di pugnalare Lapislazzuli, la quale si difese facendo esplodere la testata a Servisol sfruttandone il quantitativo d’acqua interno e implicito per costruirsi uno scudo. Poi sciolse il ghiaccio in una pozzanghera, che staccò poi dal terreno in un enorme bolla, che poi diradò, disintegrò in una nuvola di vapore. “Ma che brava……chissà chi te l’aveva insegnato?” ma Citrino venne fermata da Calcantite, la quale, tra le due, era quella messa peggio. Nelle mani c’erano i cocci della sua sfera di cristallo, e mentre cercava di controllare la sua ex sovrana, un fiotto di “sangue” blu costume di Superman le colò, spermatico, dalla Gemma crepata, come lacrime da un occhio di cristallo spaccato. “La mia parola è acqua. Acqua ti chiede di non ucciderli. Acqua ti chiede di lasciarli vivere. Acqua ti chiede di poterli assistere nel combattere il nemico comune Trinitite” “MAI!” strillò Citrino prima che la sua ferita collassasse svelando Oro, un Minerale. Oro appariva come un Transformer, che poteva aprirsi come Sky Linx l’Autobot, rivelando al suo interno Diammina, un alogenuro dell’oro, che, atterrata, camminò a metà tra terra e cielo portando a Steven con fare calmo e materno…..inquietantemente come Rutilo era solita fare. “Tu-sei-Steven. Io-sono-Diammina. Lui-mio-servitore-è-Oro. Io-e-Oro-essere-sposati. Lei-Citrino-merita-la-cancellazione. Oro-procedi” e il gigante alle sue spalle spruzzò della scintillante acqua oligominerale addosso a Citrino, e poi staccò i suoi polpastrelli che, agendo come calabroni, punsero Citrino, scaricandole addosso 4000 volt. Citrino emise un urlo inconsulto mentre la sua Gemma si carbonizzava, decomponendosi in modo piuttosto terrificante davanti a uno Steven scioccatissimo nonostante l’età. Lo scheletro di Citrino, simile a quello di un dinosauro, riluceva del citrino di cui era composta, mischiato a zaffiro bianco. Alla scena, Calcantite compì anche lei uno sforzo inconsulto, cadendo in avanti e avvertendo anche lei lo STLASH! Della Gemma, quella tra i seni, la Gemma tra i seni che si frantuma. Quando si rimise in piedi, era, come aveva immaginato, distrutta, rotta, da buttare perché i cocci troppo piccoli avrebbero ferito i piedi scalzi. Il “sangue” ebbe un trasecolamento più forte degli altri, e, come per Citrino, da Calcantite emerse il Metallo Bruno, simile all’Ugo di Magi il labirinto della magia di Yoshifumi Ohtera, ma con una testa più grande e visibile, per non assomigliare a un blemmo venuto male. Anche lui si aprì rivelando Hassio, un metallo transizionale con l’atomo tra i più affollati sulle orbite elettroniche, 108 elettroni. Anche lei era una gnoccolona ultraterrena (e aveva senso, giacché ERA DAVVERO ROBA ULTRATERRENA, extraterrestre) che vide Calcantite, e ordinò-dopo aver parlato con un inane Steven-di farle tirare la calzamaglia una volta per tutte. Bruno, allora, mollò un calcio a Calcantite che la decapitò. La sua testa rotolò dopo che delle agitatissime Gemme facessero il deserto sulla sua traiettoria. Anche lei si sciolse come i barboni trincatori di Viper di James Muro, mostrando il gigantesco scheletro, di calcantite e zaffiro bianco. Trinitite, il silicato di feldspato fuso a altissime temperature, allora apparve, divertendosi con le enormi vertebre della regina che aveva servito, come una iena che dissacra la carcassa del leone che fino a ieri l’aveva tenuta al suo posto, tra i puzzolenti urubù dalla testa platinata, i marabù dal collo gonfio e tumorale, i serpenti velenosi, i suricata dalla tana facile. Il Sole di Chrystalia stava tramontando, la fine di un epoca, l’inizio della libertà, la tanto agognata libertà. Ma le opere per raggiungerla…..sangue. solo sangue. “25 Aprile: si festeggia la sconfitta di un popolo distrutto” avrebbe detto Massimo Viglione. Non solo Trinitite era appena diventato il nemico principale, su una Terra glaciale, non solo era ancora vivo, ma era oltretutto intenzionato a andarci giù davvero, con questi folli progetti. “Pista libera! Cribbio! Mi sento come un vagabondo perso in un parco acquatico in Inverno! O un barbone che scopra in un parco un luna park abbandonato! Il divertimento è appena cominciato. Apofilite, Piropo, Smeraldo! Il nostro momento è giunto! Fondetevi nei mostri più potenti che abbiano mai camminato su Chrystalia! E Iniettori! Camminate sulle vostre 8 zampe fino a qua, e uccideteli tutti!” ma Perla e Glauconite, fusesi in Variscite, lo atterrarono. “Mossha furbah” mugugnò Trinitite, la faccia appiattita dal pavimento. Cercò di colpirle/colpirla con la sua roncola, ma Variscite creò un campo i forza, da cui poi derivò un treno a tutta birra verso Trinitite, che lui cercò di tagliare con la roncola, con i 2 monconi del convoglio, innalzandosi come lo spruzzo di una fontana, e ricadendo su Trinitite come una gabbia. E ogni volta che Trinitite cercava di tagliare le sbarre, queste duellavano contro di lui, facendoli perdere tempo. “è tutto inutile Trinitite. Non indistruttibile, inaffrontabile. Non non farsi distruggere, non far sì che i tuoi nemici usino bene il loro tempo. Non fuggirai mai da lì perché hai troppo odio per arrenderti” “E chi ha detto che vi odi con tutto me stesso? Io anzi, vi amo!” e Trinitite abbracciò le sbarre come peluche. Quelle, deponendo le armi per tenerezza, lo lasciarono uscire, ma Steven all’improvviso lo centrò in pieno con il suo laser della rosa rosa ombelicale. “Sapevo che l’avresti fatto” disse Variscite, continuando a soppesare Trinitite con uno sguardo sovrumanamente indifferente. Quello ricadde nella gabbia, mentre Wustite prendeva il dekaennuplo fascio di sbarre e lo umettava e stropicciava fino a renderlo un muro ottuso e catarifrangente contro cui Trinitite faceva schioccare la sua roncola nel vano tentativo di scalfirlo. “L’uccellino verde acqua è in gabbia Variscite! Ora lasciamelo gettare nella spazzatura….” “Sei libero di farne ciò che desideri. Non è più un problema per noi” e Wustite afferrò la gabbia murata come si afferrerebbe una casa di cartone e con uno slancio colossale…..ma prima dello slancio colossale, sulla cima innevata del Denali (non sentiva freddo perché aveva una coperta termica) girò e mantenne il testone armato di cappello a martello di 90° rispetto a dove avrebbe dovuto guardare per eseguire il grande tiro. Trinitite, furbo furbissimo bello bellissimo (Francesco Tricarico-Il bosco delle fragole-Il bosco delle fragole) abbracciò le sbarre laterali e cadde sulla neve, colpendo poi Wustite a un braccio. Quello era però più potente di un cannone più tagliente di un rasoio, e nonostante sanguinasse un po’ riuscì a togliersi la lama dalla ferita e a assestare un cazzottone a Trinitite. Feldspato di silicio 0 ossido ferroso 1. Trinitite però non voleva mollare, ma venne colto da Azzurrite, fusione tra Lapislazzuli e Ametista. Come tutte le Gemme fuse bine, anche Azzurrite, come anche Varescite, era grossa come King Kong, e pertanto doveva fare un inchino quando usciva per l’immensa scanalatura sul dorso, quasi in vetta, del Denali. “Vedo che non la smetti mai” disse Azzurrite, mentre Wustite le si affiancava. Per far fronte all’evidente disparità numerica, Trinitite recise un pietrone staccandolo dal suo a dire il vero già piuttosto assottigliato picciolo, facendoselo rotolare ai piedi. Poi si sciabolò la Gemma, e, sanguinante grattachecca radioattiva si mise in testa di sollevare quel macigno. Guess what happened. Lo sforzo, sostenuto con un fisico prossimo alla morte per dissanguamento, fece sì che li succedesse lo stesso che era successo a Citrino e Calcantite. La sua Gemma esplose del tutto, mostrando un gigante d’acciaio, o meglio Lantanio, di lantanio, che attaccò Wustite, gettandolo in aria. Venne però recuperato al volo da Galkar, che lo sistemò in una piccola caverna proprio sul cucuzzolo del monte, unendosi alla battaglia contro Lantanio. Lantanio zompò in testa a Galkar, il quale riuscì a metterlo in una Kinniku Buster e a eseguirgliela a valle, eseguendone perciò una da 6.190 metri di quota. Se questo non fa la bua, cos’altro potrebbe? Ma Lantanio non se l’era cavata malaccio, e sradicò uno dei pecci con le fronde inondate di candida neve, e, elettrificandone la corteccia fino a combustionarla lanciò l’enorme torcia contro Galkar, che congelò di nuovo l’albero con lo Sguardo invernale. Lantanio lo colpì al naso con un calcio volante, ma Galkar gli bloccò il piede e vi saltò addosso, spezzandogli una gamba. Quello urlò di strazio e cercò di rompere l’osso del collo con una rotazione di 360° a Galkar, ma essendo mento e sternocledomastoideo un monoblocco, Galkar eseguì una rotazione come un velocissimo girarrosto, per poi estrarre il suo Lanciafiamme e sparare un bel tornado di caldissime fiamme in faccia a Lantanio, nel frattempo guadagnando tempo per issarsi su di sé e attaccarlo con le Pinball esplosive. Ne scagliò tre che, attaccandosi magneticamente al suo costato, esplodendo lo sbatterono a terra, per almeno due balze più in là di Galkar. Lantanio allora estrasse due enormi lame-a roncola-e per Galkar le cose si stavano mettendo male. Ma in Messico, nel frattempo, con l’assistenza di Rutilo agente nottetempo, si era riusciti a costruire un terzo mecha, dopo Zemon che era misteriosamente scomparso a largo del fiordo di Kerochi: King Mineral III. Sebbene la Base O fosse ancora ufficialmente comandata da lei, Rutilo, l’ossido titanico, si era scongelata in segreto ed era andata a dare manforte a un sincrotrone giù a Tijuana, dove i messicani, aiutati dai guatemaltechi, compivano ricerche contro l’invasione delle gemme del diamante oro Citrino. Il King Mineral assomigliava a un antico giocatore di tlachtli, a cui si agganciava un secondo drone, a forma di boomerang, che ne costituisce la casacca da partita. Il suo elmetto è la testa del Dio Giaguaro Tezcatlipoca, che, al momento della battaglia, si chiude sul volto di King Mineral, rendendolo simile al Froggacuda dei Cosmo Crass-The Other World Arco, con un ciuffo a treccia ribelle da dietro la nuca come quello della mezza genio Shantae. Il massiccio messicano (era alto 50 metri e pesante 20 tonnellate) sovrastava sia Galkar che Lantanio al suo apparire e incedere. “Io sono Rutilo, la Gemma che s’innamorò della Terra. Insieme a Uvarovite, Ametista e Perla formammo l’antica Cimofane, la più sublime tra tutte le Gemme, e cacciammo di nuovo su Chrystalia le invasive di Citrino, Wustite, Glauconite e Lapislazzuli. Ora tu mi vedi come il re dei minerali, il satrapo del sottosuolo, colui-che-tutte-le-Gemme-seguiranno. Arrenditi, Metallo Lantanio!” “E tu come sai, cagna, dei Metalli? Come sai che anch’io ne sono uno? E come sai qual è il mio vero nome Metallurgico?” “Lo imparai. Adesso, battiti con me! Tu, straniero!” “Io sono Galkar!” “Corri da mio figlio Steven, ovunque esso si trovi. Falli sapere che io vivo ancora, e che non la farò passare liscia a questi vermi dei cadaveri!” con le braccia parallele al corpo come mulattiere parallele a un autostrada King Mineral schivò Lantanio, trafiggendolo poi con uno degli arpioni retrattili della sua pettorina a ali di jumbo jet. Poi lo afferrò e lo lanciò come una palla da beach volley, eseguendo un bagher che scagliò Lantanio nel McKinley, che lei rapidamente raggiunse balzellon balzelloni. “Tu non tradisti Citrino….tradisti ME! Sono sempre stato io il rivoluzionario contro Diaspro! Il mandante dell’invasione di Beach City! Sorpresa eh? Vacilli!” “Nient’affatto. Non m’importa chi sia il mio nemico, so di certo che lo sconfiggerò. PER GREG!” e datasi la forza pensando al so defunto marito, dal cuore di King Mineral partì un raggio a forma di cuore luminoso delle Superchicche che funse da deterrente per Lantanio, mentre King Mineral estraeva dalla sua placchetta a ali di jumbo jet sulla casacca delle lame che decuplicavano il perimetro della suddetta, estraendola e scagliandola contro Lantanio. Lantanio venne tagliato in due, digievolvendo in Cerio. “Basta. Ho tradito Diaspro perché ero un ateo idiota. Qualcuno convinto che Dio non esistesse perché certe donne sono brutte. Adesso so che è diverso. Grazie mille, rosa rosa”

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